Il mio cuore, le tue mani

di Miwako_chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** My heart, your hands, minus your kiss ***
Capitolo 2: *** Il mio cuore, le tue mani ***



Capitolo 1
*** My heart, your hands, minus your kiss ***
















My heart, your heands,

minus your kiss

















Che odore ha Sasuke?



È lo stesso del ferro. Ti penetra fin dentro, in ogni poro della pelle.
Acre, così intenso da smorzarti il respiro.
Te ne vorresti liberare scuotendo il capo, ma quello t’invade le narici, ti brucia la gola.





Di che cosa sa Sasuke?






Sarà quasi il sapore del sangue. Nero, asciutto sulla strada o tra la polvere.
Così secco che salta al solo sfiorarlo delle unghie.
Un groviglio inestricabile di sentimenti, dolore e lacrime cristallizzati per sempre.









Il silenzio è una costante di ciò che chiamano senza saperlo rapporto, rappresenta il loro particolarissimo modo di comunicare. Una quiete solo apparente, talvolta talmente carica di suoni da rendersi assordante.
Il respiro cadenzato dei due giovani e il delicato fruscio delle lenzuola riempiono la piccola camera, lasciano un retrogusto d’intimità, di sano vissuto, screziano quel silenzio che, se svuotato da tacite promesse, diviene gravoso e opprimente.

Costretto dalla necessità di sentirlo in un solo movimento fluido e aggraziato gli circonda con un braccio la schiena, ma la delicatezza dei modi dura solo per un istante, le dita si ritrovano subito a stringere con foga quella pelle così chiara. Poggia il mento tra le scapole altalenando il capo avanti e indietro, ben consapevole che Sasuke sia ormai già sveglio.
La mattina presto è l’unico momento della giornata in cui sembra vagamente trattabile, negli altri casi, il solo parlargli o sfiorarlo risulta praticamente impossibile senza scatenare una qualche reazione d’insofferenza, o chiusura ermetica nel mutismo.
Vinto da un’irrefrenabile tentazione Naruto affonda il volto nell’incavo del collo. Gli occhi celesti assonnati si chiudono, mentre si lascia inebriare da quel dolce profumo.
Ne è certo, rispetto al passato ora Sasuke sa di altro, quasi gli ricorda l’odore dei fiori d’arancio.
Ha lo stesso identico profumo del momento prima che ti accada qualcosa di bello.
È inevitabile che tra le labbra di Naruto s’infilino dispettosi e serici capelli neri. Con la lingua ci gioca, troppo preso dal torpore del sonno per rendersene conto.
Si spinge ancor più sopra a Sasuke, mentre con la bocca percorre la sagoma di quel collo niveo. Assecondando ogni movimento le lenzuola frusciano come pagine di un libro mosse dal vento.
“Usuratonkachi.” Mormora con la voce impastata dal sonno, socchiudendo leggermente le iridi scure.
Naruto spinge la guancia contro il collo dell'amico, strusciandola poi con vigore.
“Te-me.” Ribatte titubante, come se non sapesse bene in quel momento con quale nome chiamarlo.
“Sei fastidioso.”
Sì, Sasuke è sicuramente più docile del solito la mattina presto. Naruto in fondo lo sa che quello non è altro che il modo tutto suo per dirgli di continuare a stargli vicino. Sfortunatamente, non riesce ancora a spiegarsi come Sasuke possa dire il contrario di ciò che pensa, se da una parte gli chiede di allontanarsi dall’altra lo supplica in silenzio di rimanere lì per sempre.
Le parole svaniscono nella quiete della stanza, illuminata dai suoni della natura e orchestrata da agitati sentimenti. C’è il canto dei passeri che proviene dal giardino, la brezza estiva che smuove le fronde dei ciliegi, perfino il sole pare possedere una qualche segreta melodia racchiusa nei raggi sonanti di luce, che trapelano dagli spiragli delle tapparelle in carta di riso.
“A volte penso se fosse possibile modificare il passato, cambiare i momenti tristi e i propri sbagli con qualcosa di meglio.” È la voce di Sasuke a far riemergere all’improvviso il frammento di un dialogo cominciato tacitamente tra lui e Naruto.
Sbatte le palpebre più volte nella speranza di far risvegliare la sua mente ancora intontita dal sonno. Già normalmente ha difficoltà a seguire i complicati quanto rari discorsi di Sasuke, figurarsi poi in quello stato. La mattina appena sveglio i suoi principali pensieri riguardano ben poche cose: il ramen, il sesso — questo sconosciuto —, Sasuke, e non di certo in quest’ordine d’importanza.
Si sforza un attimo di concentrarsi, ripiega il gomito sulla schiena nuda dell’amico e poggia con pesantezza la fronte contro la sua nuca.
“Di certo non ti avrei mai permesso di andartene.” Lo dice con una lieve sfumatura di prepotenza, stanco di ribadire per l’ennesima volta lo stesso concetto.
“Dio, e tu saresti…” Chiude gli occhi neri con decisione, stringendoli. Fa sempre così quando vuole ricordare qualcosa di lontano negli anni. Il suo strizzare le palpebre non è segno di fastidio o sofferenza, in verità è una sua piccola abitudine che gli fa sembrare di imprimere meglio nella memoria i ricordi che reputa piacevoli e felici.
“Il ninja più imprevedibile di tutta Konoha?” Tira le labbra in un ghigno e gli sembra quasi di non aver messo abbastanza ironia nella domanda.
“Stai forse dicendo che sono troppo prevedibile?” Sbuffa Naruto solleticandogli il collo.
“No, sto solo dicendo che non sei imprevedibile.”
“Però, non sono nemmeno prevedibile.” Puntualizza all’orecchio di Sasuke, che arriccia il naso infastidito, poiché la voce di Naruto rimane nel pronunciare determinate sillabe ancora troppo penetrante per i suoi gusti.
“Una via di mezzo.” Replica inespressivo e voltandosi incontra un paio di occhi azzurri vivacissimi e due labbra piene che si contraggono indispettite.
“Fottiti teme, io non sono una via di mezzo!” Esclama alzandosi di scatto e dopo avergli calpestato appositamente i piedi scende dal letto avviandosi in bagno.

Sasuke si gira in posizione supina allungando le braccia su entrambi i cuscini. Il soffitto biancastro è come un’informe massa sfocata sospesa sopra di lui. La vista deve essergli peggiorata ulteriormente, non riesce più a distinguere la piccola macchia di umidità nell’angolo e dubita che se ne sia andata via da sola. Chiude gli occhi sospirando con stanchezza, potrà sembrare paradossale eppure il buio gli permette alle volte di vedere molto più chiaramente la realtà non solo di quanto possano i suoi occhi, ma anche di quelli che funzionano perfettamente.

Lo scroscio dell’acqua della doccia gli giunge alle orecchie. C’è Naruto ovviamente sotto quella pioggia artificiale, e di certo, se tenesse gli occhi aperti, non potrebbe rivedere nella sua fantasia il corpo del dobe lambito da miriadi di rivoli d’acqua. Stringe le labbra in una smorfia contrita e nasconde la testa sotto il cuscino dell’amico. Forse così riuscirà a soffocare l’assurdità dell’essere follemente geloso di ogni singola goccia.


 





Rigira la tazzina di caffè rigorosamente senza zucchero tra le mani, soffiandoci sopra con stizza. Sasuke non è innervosito più di tanto dal fatto che pur essendo passati ben cinque minuti il caffè sia ancora bollente, quanto dalla sparizione inspiegabile dei suoi senbei
[1]. Nel posto fino a ieri occupato dalla loro colorata confezione, ora è presente uno sgradevole spazio vuoto, e non se ne capacita.  
Avverte i passi strascicati di Naruto che giunge in cucina una volta terminata la doccia. Ha i capelli ancora umidi che gli incorniciano il volto e, da idiota quant’è, si è scordato di asciugarsi i piedi lasciando ad ogni passo le sue belle impronte sul pavimento.
Sasuke l’osserva con sguardo annoiato, sollevando appena un sopracciglio per mostrare tutta la sua indignazione. Sebbene la tentazione di rimproverarlo con aria di superiorità sia forte, abbandona subito il proposito di iniziare a discutere con lui per quanto riguarda il tener in ordine la casa, poiché come la scorsa volta, Naruto potrebbe giustamente obbiettare che anche se Sasuke non bagna, non sbriciola, non sporca, o quant’altro è anche vero che non ha mai mosso un dito in una qualsiasi faccenda domestica. Quindi, se è lui che pulisce, ha anche il sacro santo diritto di sporcare.

Sasuke continua a guardarlo mentre si avventa su un anonimo sacchetto che gira già da qualche giorno per casa, dopodiché con una lieve smorfia torna a scrutare con amarezza la dispensa.
“Che fine hanno fatto i miei senbei?” Chiede sottolineando con finta indifferenza il possessivo — miei —.
“Shono finifi.” Bofonchia Naruto, mentre s’ingozza con gli strani dolcetti arraffati dal sacchetto di carta.
“E chi li ha finiti?” Chiude gli occhi fremendo leggermente. Ci sta davvero provando a mantenere la calma, ma il dobe ha un’innata bravura nel mettere a dura prova i suoi già di per sé delicati nervi, e alla fine non riesce proprio a trattenersi dal sibilare in modo minaccioso ogni singola parola.
“Tu, teme, ieri e te l’ho pure detto, ma non mi stai mai ad ascoltare.” Mugugna masticando con gusto. “E poi a me i tuoi senbei fanno pure schifo, te lo dico nel caso che stessi sospettando di me, anzi, tu stavi sospettando di me.”
“Ti sbagli, io sto ancora sospettando di te, dobe.” Incalza assottigliando lo sguardo.
“Be’ non dovresti, davvero, ti giuro, piuttosto che mangiarli avrei preferito buttarli nel cesso.” Borbotta sputacchiando briciole e nel frattempo annuisce vigorosamente, come se quell’insulsa affermazione potesse in qualche modo rassicurare Sasuke che tra l’altro, colpito da un’innocente briciola di Naruto in piena faccia, incomincia a mostrare i primi sintomi di un esaurimento nervoso.
“Perché non chiudi la bocca mentre mangi, dobe?” Il tono basso e calmo di voce non concorda assolutamente con la violenza usata per chiudere l’anta della dispensa, che per poco non si smonta.
Naruto pensa bene allora, al fine di calmare gli indemoniati spiriti di Sasuke, di piazzargli in mano uno di quei morbidi dolci al cioccolato.
Sasuke concede al piccolo sgorbio un solo sguardo di pura indifferenza, poi lo pigia contro la guancia dell’amico.
“Sai che non mangio dolci, dobe.” Mormora continuando a premergli con forza quella sottospecie di biscotto contro.
Naruto glielo porta via dalla mano con un morso, sfiorandogli con i denti la punta delle dita. “Scemo, non sai che ti perdi.” Accenna a un sorriso. “Sakura-chan è stata così gentile a portarceli, le farai un dispiacere se non ne assaggi nemmeno uno.”
“È da mesi che non si fa vedere, quando l'hai incontrata?” Glielo chiede lo stesso, sviando lo sguardo, nonostante gli interessi poco tendente al niente.
“Ah già, te non c’eri. Sarà stato due giorni fa, quando Tsunade-baba ti aveva convocato e io stavo fuori dal suo ufficio ad aspettarti.” Replica passandosi un braccio per pulirsi la bocca.
“Che caso, proprio l’unica volta in cui io non sono presente lei si fa vedere.” Replica Sasuke con sottile sarcasmo.
“Non l’avrà mica fatto apposta, no? Quanto sei malizioso.”
“E tu ingenuo, anche un bambino lo capirebbe che mi sta evitando.”
“Non credo proprio e poi scusami, dimmi perché se ti sta evitando, come tu dici, avrebbe fatto dei biscotti apposta per te?” Gli chiede con tono impertinente sventolandogli il sacchetto mezzo vuoto davanti agli occhi.
A questo punto per Sasuke la conversazione può anche concludersi, e con un verso monosillabico di risposta si risiede con altera eleganza al tavolo.
Naruto gli getta un’occhiata torva iniziando a trafficare con i fornelli per prepararsi la colazione.
“Vuoi un po’ di latte?” Gli chiede versandone un po’ nel pentolino.
Sasuke volta il capo dall’altra parte e sorseggiando il caffè evita accuratamente di rispondergli.
Mentre aspetta che il latte di soia si riscaldi, Naruto si dà da fare con la preparazione di una confezione di ramen istantaneo e si appresta a riempirsi un bicchiere di succo d’arancia, brontola soltanto un poco, ormai abituato alla gentile considerazione che gli dedica l’Uchiha.

Nella cucina è sceso un delicato silenzio interrotto ogni tanto dal cozzare di pentole e stoviglie durante le operazioni culinarie di Naruto.
Sasuke conosce abbastanza bene l’amico da sapere che quella quiete preannuncia un’imminente tempesta. Socchiude le iridi scure per prepararsi a godere del momento che sta per arrivare. Infatti, fra poco Naruto inizierà a dar aria alla bocca per svariati minuti, parlando ininterrottamente di qualsiasi cosa gli passi per la testa.
Come di consueto, Sasuke gli intimerà ripetutamente di tacere o si sforzerà di non starlo ad ascoltare, ma Naruto non si azzittirà di certo, anche perché sa perfettamente che Sasuke in realtà ama poter sentire la sua voce.

A parte la sfilza di cazzate in cui riprende la questione di Sakura, cercando di giustificarla del fatto che non si faccia quasi mai vedere con la scusa che ha bisogno di tempo, e tempo per cosa non viene specificato, affronta anche argomenti degni d’interesse, del tipo che oggi pomeriggio si esce a comprare i senbei.
“E già che ci siamo si potrebbe prendere anche un nuovo futon, Sakura mi ha detto che c’è una svendita al negozio di Ocasaba.” Prosegue Naruto rigirando la misoshiru
[2] sul fuoco.
La storia del futon effettivamente non è così semplice da spiegare. Sembrerebbe che a causa di una terribile maledizione tutti gli ignari futon che entrano in casa Uzumaki siano destinati a sparire misteriosamente. Il fatto è che ne hanno già comprati due ed entrambi si sono inspiegabilmente volatilizzati nel giro di pochi giorni.
Per il primo acquisto il diretto responsabile della sparizione è Naruto Uzumaki in persona. Invece, con il secondo futon le cose andarono diversamente, un giorno Naruto avvicinandosi a passo felpato al luogo dove risiedeva la vittima trovò il misfatto già portato a termine. Contando che vivono solo in due nella stessa casa e che se uno non è stato… be’, insomma, è facile smascherare il colpevole.
Per spiegare i suddetti rapimenti di materassi bisogna partire dal presupposto che sia Naruto che Sasuke non hanno nessuna intenzione di dormine su uno scomodo e scadente futon, e per quanto siano capaci di negarlo all’infinito non trovano per nulla spiacevole condividere il letto matrimoniale. Tuttavia, il loro tacito accordo è di tirare in ballo ogni tot giorni questa storia, in modo che non sembri effettivamente vero che gli piaccia dormire insieme, ma solo una questione di pura fatalità.
“Anche se ovviamente finiremo per litigare come l’altra volta. Quindi te lo dico già teme, io dormo nel mio letto.” Borbotta continuando a vagare per la cucina.
Sasuke con la coda dell’occhio e la tazzina poggiata a fior di labbra, segue ogni spostamento di Naruto. Sarà forse per i capelli biondi spettinati ancora gocciolanti o per il sorriso sereno che gli rilassa i lineamenti del volto, ma fatto sta che non riesce in alcun modo a staccargli gli occhi di dosso. La pelle ambrata dopo la doccia emana un profumo inebriante e vinto da una voglia travolgente, senza neanche accorgersi, allunga un braccio verso di lui.
“Che c’è? Vuoi qualcosa?” Sbraita Naruto con ben poca gentilezza, gettando uno sguardo alla mano dell’amico che lo sta quasi per sfiorare.
Solo in quel momento Sasuke si rende conto del suo gesto e ritrae immediatamente il braccio. Sta già per rispondere con un laconico — niente —, ma in quel modo pensa che farebbe la figura del debole o dell’insicuro, e se ben ricorda lui in fondo è un Uchiha, Sasuke Uchiha, e questo comporta che può ben dire e fare tutto ciò che più gli aggrada senza doversi intimidire, o peggio ancora, vergognare.
“Volevo toccarti.” Lo dice alla stessa maniera di — un bicchier d’acqua, grazie —, o — ti faccio presente che il mio caffè scotta ancora —.
Naruto lo guarda e per una frazione di secondo gli occhi azzurri mozzafiato si sgranano.
Poi, dopo, si arrabbia.
Con rapidità gli afferra il polso portandosi la sua mano al petto, e Sasuke istintivamente stringe con forza tra le dita la stoffa della maglia nera.
“Ti ci voleva così tanto, ne teme!?” Abbaia stringendo con forza il polso sottile e strattonando quel braccio che rimane fermamente incollato al suo petto.
Sasuke lo fissa palesando fastidio. “Non urlare così tanto, usuratonkachi.”
“Teme! Io faccio quello che mi pare!” Esclama a voce alta e penetrante, stritolandogli il polso nella foga.
Naruto è il tipico esemplare di Innamorabbiato o Rabbiamorato, come dir si voglia, termine coniato da Sakura Haruno stessa quando non trovava altro modo per definire il sentimento provato dell’amico nei confronti di Sasuke.
Naruto ha i più svariati motivi per essere arrabbiato con lui, altrettanti per esserne innamorato. In tutti quegli anni che sono rimasti lontani, ha saputo coltivare in sé quel disperato sentimento, ma allo stesso modo una cieca rabbia ha radicato nel suo cuore. Non è arrabbiato per il male che gli ha fatto Sasuke, è furioso per il male che Sasuke ha fatto a se stesso.
“Sei assurdo, Naruto.” Asserisce con aria svogliata e le dita ancora ben ancorate alla maglia.
“Sai cos’è veramente assurdo, teme?” Vocia mostrando i denti, senza aspettare una risposta. “È assurdo che da otto mesi che viviamo sotto lo stesso tetto non abbiamo ancora fatto nulla!”
“E che cosa avremmo dovuto fare di grazia?”
Naruto esita un attimo nel rispondere. “Niente!” Replica infine.
Sasuke lascia andare la presa e intrecciando le dita all’altezza del viso volge lo sguardo davanti a sé. In un momento Naruto ha perso tutto ciò che aveva d’interessante e lui può tranquillamente ricadere nella sua apatia.
“Guardami.” Sillaba a poca distanza dal viso di Sasuke, non glielo sta dicendo, tanto meno chiedendo, piuttosto è un ordine.
Uchiha inizia a sorseggiare il caffè osservando il confuso paesaggio alla finestra, ai suoi occhi il giardino non è altro che un’indistinta chiazza di color verde sgargiante.
“Ti ho detto di guardarmi.”
Non ne ha intenzione. Poggia la tazzina sul tavolo, appurando quanto Naruto possa essere testardo e snervante alle volte, — il più delle volte —.
“Che c’è? Non riesci a guardarmi negli occhi?” Lo dice con tono sferzante, sa bene che Sasuke è intelligente, ma non tanto da sapere sorvolare su una provocazione.
Infatti, si alza da tavola facendo stridere le gambe della sedia e con tutta calma si volta verso Naruto per puntare le sue iridi scure contro due spicchi di cielo dagli indefiniti contorni.
“Ti sto guardando usuratonkachi.” Mormora stringendo gli occhi per mettere a fuoco i delicati lineamenti di Naruto.
Sasuke è dannatamente vicino, potrebbe contare ogni singola ciglia di quegli occhi così neri e percorrere con la punta della lingua il contorno di quella bocca sottile. Potrebbe addirittura baciarlo,
“Dannato teme, io…”
se non l’avesse già fatto lui.

Le loro labbra si uniscono in un morbido bacio. Naruto ha ancora gli occhi sgranati dalla meraviglia e non sa cosa accadrebbe se anche lui come Sasuke decidesse di chiuderli.
Sente le dita dell’Uchiha che si aggrappano all’orlo della sua maglia e lo vede protendere il collo per premere con più forza le labbra contro le sue.
Serra le iridi blu, è consapevole che Sasuke gli stia disperatamente urlando qualcosa attraverso quel gesto, e risponde al bacio con tutta la sua rabbia e impazienza.
In fondo non è la prima volta che si baciano, sanno a grandi linee come si fa, l’unica differenza è che oggi nessuno dei due è nella fase rem.
Naruto schiude le labbra lasciando alle loro lingue affamate la libertà di assaporarsi a vicenda.
Ed è così che il bacio casto e incerto diviene disperato. Iniziano i morsi, lo scontrarsi di labbra in rudi movenze, e sembrerebbe quasi che con quel tenero legame violento vogliano recuperare tutto il tempo perduto.
Naruto carezza il collo dell’amico, gli sfiora il viso e gli scosta i capelli dalla fronte, ha un bisogno assoluto di sentire Sasuke sotto di lui e su di lui, sentire Sasuke e — dentro Sasuke —.
Prima che l’aria termini, il bacio si fa più irruento e appassionato. Tutti i loro sentimenti dolci e contrastanti in un istante sembrano sciogliersi in una vertiginosa spirale.
Sasuke continua a stringere Naruto a sé tirandolo per la maglia, mentre si alza in punta di piedi per avere più libertà in quella bocca che ha appena dichiarato come sua.
Combattono per l’ultima volta le lingue e infine si allontanano, solo un rivolo di saliva lucente a mantenere ancora unito il rapporto.

Riaprono con lentezza le palpebre. Naruto si ritrova davanti due occhi neri, non più freddi e impassibili, ma lievemente sgranati in un’espressione sconcertata. Sembra quasi che Sasuke sia rimasto stupito dal suo stesso gesto; tiene le labbra ancora schiuse e ansima appena, non riesci a respirare perché qualcosa gli sta sfondando il petto. Il suo cuore sta ruggendo furioso, gli è salito fino in gola e ne sente il battito rimbombargli nelle orecchie.

Il respiro caldo di Naruto gli sfiora il collo. Sasuke riesce a percepire chiaramente la voglia dell’amico di tornare a unirsi a lui in un bacio, glielo sta silenziosamente chiedendo.
Socchiude gli occhi, mentre il cuore si gonfia, trema e sussulta incontrollato. Non sa gestire tutto questo Sasuke, i suoi unici sentimenti rimasti sono il rancore e il desiderio di vendetta, tutti gli altri ha iniziato a seppellirli con difficoltà da quando aveva sette anni.
Non è abituato a controllare queste emozioni, lo fanno sentire profondamente a disagio, totalmente fuori luogo.
L’odio, invece, e la collera li sente suoi, come appendici del suo essere. Non ha paura a mostrarli, sono il veleno nero che copioso gli cola dal cuore, lo fanno sentire vivo e completo scongiurando la sua angosciante paura del vuoto.
Adesso, però, tutte quelle emozioni che con sofferenza aveva allontanato da sé gli stanno sfondando il petto, è certo che se non farà al più presto qualcosa il suo cuore cadrà sanguinante per terra.
Ghermisce la mano di Naruto portandosela al petto, sotto la maglia bianca, contro la sua pelle.
“Che diavolo è questo?!” Vocia scuotendo il capo, è umiliante per lui non sapersi dare una spiegazione.
Naruto avverte chiaramente sotto il palmo della mano i battiti accelerati del cuore di Sasuke e inclinando il volto, punta lo sguardo su quel pallido viso perfetto.
“Non posso credere che tu non lo sappia.” Mormora semplicemente.
Sasuke abbassa il volto nascondendosi dietro i lungi capelli neri. È tutto così imbarazzante, probabilmente anche sbagliato, non ci capisce più nulla. Ha baciato Naruto e non vuol vedere altra spiegazione se non quella che desiderava farlo azzittire. Eppure, perché chiudergli la bocca quando lui adora sentirlo parlare? È contradditorio da far schifo Sasuke.
Ora ha solo voglia di scappare o di rimanere lì per sempre. Anzi no, farà i capricci e poi scapperà.
“Usuratonkachi, ti detesto.” Gli ringhia contro, vuole solo litigare. È l’unico modo che conosce per rapportarsi con Naruto ed è la cosa che gli riesce meglio.
“Quanto sei stupido, teme.” Ride unendo le sue labbra a quelle di Sasuke in un bacio morbido e veloce. Uchiha sulle prime si oppone arricciando le labbra, ma poi cede lasciando che la lingua calda di Naruto irrompa dentro di lui.
All’improvviso, come colto da un ripensamento, si scansa in malo modo da Naruto tentando di colpirlo al volto con un pugno, che però l’amico riesce facilmente a bloccare con una mano.
Nonostante Sasuke abbia cercato di allontanarlo, Naruto non solo resta impassibile di fronte a lui, ma si avvicina ulteriormente solleticandogli il collo con le ciocche chiare. Tiene ancora stretto il pugno di Sasuke nella mano, al momento è l’unico punto di contatto che gli permette di tenere l’Uchiha accanto a sé.
Sasuke deglutisce visibilmente, non riesce più a gestire il confronto con Naruto. Si sente nudo, ha bisogno delle sue distanze, di nascondersi dietro il muro di freddezza e impassibilità, ed è per questo che sussurra qualcosa di simile a un — devo andare —.
Naruto socchiude gli occhi celesti in una mesta espressione e, reclinando docilmente il capo, lascia scivolare via la mano di Sasuke dalla sua. Resta immobile a guardarlo mentre si avvicina alla porta di casa.

Con un gesto secco Sasuke apre il fusuma d’ingresso decorato con preziosi dipinti di paesaggi autunnali. I due pannelli scorrendo lungo i binari aprono la vista sul minuscolo giardino di casa Uzumaki. La sagoma nera di Sasuke si staglia in mezzo al vivace sfondo verde, screziato dal giallo allegro dei girasoli e dai variopinti liliums, mentre la luce calda del sole invade la cucina, illuminando, se possibile, ancor più gli occhi di Naruto e rischiarando in tenui tinte bluastre i capelli di Sasuke.
Uchiha si ferma qualche secondo sulla soglia di casa. Socchiude le palpebre sia per proteggere gli occhi dal solleone estivo, sia per mettere a fuoco l’ambiente esterno che per ora non gli sembra altro che un confuso quadro ad acquerelli, dove il verde si amalgama in un’unica sfumatura di colore con l’azzurro terso del cielo.
Sta aspettando che Naruto dica qualcosa, qualunque cosa, e quando nessuna parola viene pronunciata, avanza per lo stretto viale fra i tulipani rossi avvicinandosi al cancello.
“Teme!!!”
Si volta con esasperante lentezza scrutando il suo grande amore dobe che strepita sulla soglia di casa.
“Naruto…” Si rivolge a lui in un sussurro a malapena percettibile, tanto sa che riuscirà a sentirlo ugualmente. “Non urlare che ti viene la voce acuta.”
Naruto lo guarda arrossendo di rabbia e, incassando il capo nelle spalle, increspa sulle labbra un adorabile broncio.
“Ahou
[3] si può sapere dove cazzo stai andando?” Sbraita raggiungendolo.
Sasuke continua ad avanzare senza degnarlo d’attenzione. Tiene il viso rivolto al cielo, mentre la brezza leggera gli scompiglia i capelli; la conversazione non ancora iniziata, a quanto pare, ha già smesso d'interessarlo.
“Oi, rispondi.”
Si morsica dall’interno il labbro inferiore, indispettito dal sentire la voce penetrante di Naruto così vicina alle orecchie.
“A comprare i senbei.” Replica con aria scocciata, allungando ulteriormente il passo per distanziarlo.
“Per tua e soprattutto mia sfortuna sai che non puoi andartene in giro da solo.”
“Vuoi proprio farmi incazzare oggi dobe, ammettilo.” Quasi ringhia Sasuke.
Uzumaki scoppia in una risata cristallina, così forte e allegra che Sasuke si ritrova a stringere i pugni per l’irritazione.
Si gira verso Naruto di scatto pronto a picchiarlo — seriamente questa volta —, ma ritrovandosi davanti al volto solare dell’amico con gli angoli della bocca piegati verso il cielo, in un attimo Sasuke si calma, rilassando le mani lungo i fianchi.
Così ritorna sui suoi passi, arricciando le labbra nella smorfia che più considera vicina a un sorriso.


















Note:

[1] = è un prodotto tipico della cucina giapponese, si tratta di una specie di cracker solitamente salato.

[2] = è una zuppa tradizionale della cucina giapponese costituita sostanzialmente da brodo, in particolare dashi mescolata con
      pasta di miso.
[3]  = Scemo!




Angolino Autrice:

Salve a tutti! Avevo voglia di scrivere qualcosa di veramente semplice e leggero, ed ecco qui questa sottospecie di Naru/Sasu.
È una breve fiction di due capitoli che comprende un arco di tempo di sole ventiquattro ore, e nel prossimo capitolo si capirà meglio il perché di tutta questa situazione. Mi scuso per l'estrema insulsaggine della storia, nonostante ci abbia davvero provato a scrivere qualcosa di decente, perciò vorrei dirvi lo stesso che sarei davvero felicissima di ricevere la vostra opinione!

Ci tengo infine a ringraziare di cuore tutto coloro che hanno letto e chi deciderà di recensire (se ci sarà ovviamente qualcuno a farlo) xD

Alla prossima!










 


  

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Capitolo 2
*** Il mio cuore, le tue mani ***


















Teneva il capo chinato verso il basso, le mani dietro la schiena gli erano state legate così strette da impedire quasi che il sangue circolasse nei polsi, e i suoi occhi, bendati da una spessa fascia nera, erano per la prima volta completamente inoffensivi.
Era lì, Sasuke Uchiha, da almeno due ore in quella tana di lupi. Restava fermo, immobile, al centro della sala, accompagnato unicamente dall’opprimente consapevolezza che il suo tempo stesse ormai per scadere. Sasuke portava al collo l’invisibile cappio della fine e senza opporsi si lasciava sommergere, come all’interno di una clessidra, dalla sabbia di ore, minuti e secondi della sua vita. Non faceva così male la sensazione di soffocamento, Sasuke del resto era abituato ad affogare negli abissi più bui.

Quando il tuo corpo affonda tra i flutti dell’oceano fino a raggiungere la sabbia,
per sprofondare ancora ti basta solo scavare.



Terza giornata del processo.

Erano all’incirca dieci gli ANBU stretti intorno a Sasuke. Alle sue spalle un’assemblea d’idioti confabulava con insistenza, e davanti ai suoi occhi bendati sedevano almeno tre Kage e un consiglio di vecchi moribondi che si dibattevano per aver l’ultima parola sulla sua vita.
Non aveva paura della morte, né del cappio a cui sarebbe stato appeso, e nemmeno di dover scontare il resto dei suoi giorni dentro una lurida cella, a spaventarlo era la sua totale indifferenza verso se stesso.
“Valutando il significativo contributo di Uchiha Sasuke alla sconfitta di Uchiha Madara e…”
La voce autoritaria della Godaime risuonò forte nell’aula mescolandosi alle feroci repliche del Consiglio, e Sasuke si chiese in quel momento perché oltre gli occhi non gli avessero chiuso anche le orecchie.
“Chiedo la revoca della pena capitale, affinché Uchiha Sasuke sia sottoposto a custodia cautelare in carcere, e in seguito sia reso possibile un suo eventuale reintegro in società sotto la tutela di personale scelto.”
Sasuke sollevò il viso inclinandolo lievemente di lato. La metaforica sabbia che lentamente cominciava a soffocarlo, penetrandogli nelle narici e infilandosi tra le sue labbra, iniziò a ritrarsi e turbinando nell’aria si ricongiunse alle ore e agli anni nell’altra metà della clessidra. Il tempo era tornato al suo giusto scorrere, al suo inesorabile scandirsi con lenti battiti.
Udì il distinto rumore di un sospiro di sollievo, ma non seppe riconoscerlo come suo. Schiuse le labbra respirando con affanno, come se fosse riemerso sulla superficie dell’acqua dopo un’infinità di tempo.
Sasuke aveva paura, dannatamente paura, di ricominciare a vivere. Sarebbe stato molto più facile per lui abbandonarsi a quel morbido e rassicurante cappio. Era già morto da tempo, precisamente da quando aveva sette anni. Si era affogato con le sue stesse mani; non avrebbe avuto alcun senso ricominciare.


Ottocentosedicesimo giorno di carcere.

“Te lo presento Sasuke, questa è la tua cura.”
Osservò, assottigliando le iridi scure, lo sghiribizzo arancione dagli indefiniti contorni a pochi passi da lui.
Aveva sempre creduto che Tsunade fosse una beota, ma non certo fino a questo punto.
“Naruto Uzumaki”

















Pigia il naso contro la vetrina del negozio per riuscire a osservare meglio il piatto esposto ricolmo di senbei.
Tondeggianti, di pasticceria e dalla scorza dorata, niente male davvero. Devono essere suoi.
“Sì dai, sei bello teme. Ora però puoi smetterla di specchiarti e scrostarti dal vetro?”
Osserva per un attimo l’immagine riflessa di Naruto che lo richiama scaccolandosi.
“Usuratonkachi.” Mormora istintivamente. Poi socchiudendo gli occhi e sbuffando con stizza si raddrizza in piedi, avvicinandosi all’amico.
“Voglio quelli.” Ordina perentorio.
“Quanto costano?” Chiede tirando le labbra in una smorfia, mentre con una mano estrae l’inguardabile portafoglio verde a forma di rospo.
“Non lo so, ‘sti dannati scrivono troppo in piccolo.”
Nel momento in cui Naruto si abbassa davanti alla vetrina per controllare il prezzo, Sasuke solleva lo sguardo concentrando l’attenzione sulla sua immagine riflessa. Gli fa uno strano effetto non potersi riconoscere a causa della miopia, riesce soltanto a distinguere l’alta figura di un uomo dai capelli neri e la pelle bianchissima. Per un istante si confonde e in quello che dovrebbe essere il suo volto, rivede il viso del fratello.

“Dieci ryo per ‘sta roba! Ma è un furto!”

Sgrana gli occhi di fronte a quella somiglianza che in modo fulmineo e lancinante gli ha fatto riaffiorare alla mente ricordi che avrebbe preferito dimenticare. Non saprebbe spiegarlo a parole, ma non vuole assomigliare a lui, per quanto lo ami, non vuole essere come Itachi.
Lascia scorrere lo sguardo più in là, oltre la sottile lastra di vetro, posandolo su alcuni clienti che si sono voltati verso di lui. Non riesce a scorgere le loro espressioni colme di disprezzo, anche se può facilmente immaginarle.

“Sas’ke sei proprio sicuro di volerli?”

Non può negare che a volte ripensi alla vendetta, a distruggere la causa del suo dolore, a macchiarsi del sangue di tutti coloro che godono tutt’ora di una pace nata dal massacro. Perché trova profondamente ingiusto che quei bastardi, che ora stanno guardando sia lui che Naruto con occhi di biasimo, vivano sereni nella loro ignoranza, mentre la sua famiglia e Itachi sono…

“Da Abeshi, sì ne sono certo, costano per lo meno la metà. Ok che non saranno di pasticceria, questo te lo concedo, ma comunque non c’è confronto!”

Ma non lo farà, no, non troverà sollievo nella morte di quella miserabile società, non distruggerà il Villaggio dell’Ipocrisia.

“Oi, ma mi stai ascoltando?!”

Non si è mai pentito del suo passato, nemmeno una volta. Ogni sua scelta, per quanto estrema e talvolta suicida, gli è stata dettata dal cuore. È stato l’amore per la sua famiglia a muoverlo verso quell’abisso di tenebre ed è stato sempre l’amore a farlo riemerge.
Sasuke ama follemente Mikoto, Fugako e Itachi, ma ama ancor più Naruto, tanto da mettere da parte tutto l’odio e ogni desiderio di vendetta, talmente tanto da poter risollevarsi dal vortice della disperazione.
Cadrà di nuovo ne è certo, ma ora sa che esiste nella sua vita un ottimo motivo per continuare a rialzarsi.


“Teme sto parlando con te!”

Finalmente solleva lo sguardo sul ragazzo biondo, che da qualche minuto gli sta sbraitando contro alla disperata ricerca d’attenzione.
“Scusami, ero sovrappensiero.” Sussurra, guardando altrove.
Rialza immediatamente gli occhi neri non appena Naruto gli poggia una mano sulla fronte, scostandogli la frangia.
“Ehi, mi stai chiedendo scusa? Sicuro di sentirti bene?” Gli domanda perplesso.
In pochi secondi Sasuke riesce a pizzicarsi dolorosamente il labbro inferiore dall’interno, a stringere convulsamente i pugni, a fremere di rabbia, e a far riassopire il tutto sotto uno spesso strato di autocontrollo e calcolata freddezza.
“Smettila idiota.” Esordisce infine scacciando con un gesto la mano di Naruto, riservandogli lo stesso trattamento di una mosca fastidiosa.
Naruto gli risponde prontamente con una linguaccia.
“A che pensavi teme?” Riprende la parola dopo qualche attimo di silenzio.
“Nulla che tu debba sapere.” Replica, iniziando a incamminarsi lungo il viale.
Naruto resta un attimo interdetto, poi raggiunge correndo l’amico.
“Oi teme, e i senbei? Non li vuoi più?” Blatera trotterellandogli vicino.
Sasuke ovviamente tace, probabilmente non considera la domanda degna di risposta.
“Allora?”
Vado al negozio di Abeshi.” Replica laconico, sottolineando accuratamente con la voce il verbo prima persona singolare — vado —.
Naruto sorride radioso, guardando Sasuke con interesse.
“Va che prima non dicevo sul serio, cioè sì, ma se vuoi quelli, anche se costano di più te li prendo ugualmente.”
“Dio, ma di che stai farneticando?” Sibila, inarcando con irritazione il sopracciglio destro.
“Eh? Ma di prima, no? Quando ti ho detto… Non hai ascoltato una sola parola, vero?! Bah, lascia stare!”
“Usuratonkachi
[1].” Bisbiglia a fior di labbra.
“Va teme che ti ho sentito!” Esclama Naruto offeso, mettendo su il broncio. “Ma davvero pensi che io sia inutile?” Aggiunge poco dopo, con voce mesta.
Sasuke tira le labbra in una lieve smorfia. Quella domanda oltre ad essere inaspettata è pure troppo imbarazzante e inopportuna per i suoi gusti;
“Che c’è ti sei morso la lingua?”
e se fosse soltanto scomoda e fuori luogo potrebbe anche farsene una ragione, ma mette anche in luce con tremenda evidenza le sue sconfinate contraddizioni personali.


Lo insulto sempre dandogli dell’inutile, quando invece penso che sia la persona — l’unica — più importante della mia vita.


“Tzs.”
“Sarebbe questa la tua risposta?” Commenta seccato, portandosi le mani dietro la nuca.
“Taci,” Ringhia a denti stretti. “us’ratonkachi.”
“Teme.” Borbotta Naruto di rimando, giusto per avere l’ultima parola. Alza lo sguardo al cielo osservando le sporadiche nuvole bianche, mentre segue Sasuke a qualche passo di distanza.

I due ragazzi sono un vero e proprio catalizzatore di sguardi, lo conferma il fermarsi improvviso della maggior parte dei passanti non appena sono a portata di vista. Molti abitanti di Konoha non sono ancora abituati all’idea di ritrovarsi un ex-ninja traditore tranquillamente in giro per il villaggio, e alla situazione già di per sé paradossale si aggiunge anche il lato ironico di vederlo perennemente accompagnato da quel casinista di Naruto Uzumaki, il suo, per così dire, custode personale.
Quindi, una buona dose a ciascuno di occhiate perplesse e di biasimo, quest’ultime dedicate in particolar modo all’Uchiha, non gliele risparmia proprio nessuno.

Sasuke è costretto ad ammettere che quegli sguardi insistenti e per nulla amichevoli stanno incominciando a irritarlo, e con la coda dell’occhio cerca il volto di Naruto per verificare se anche lui è dello stesso avviso, ma ne resta deluso poiché l’amico sembra fregarsene altamente, impegnato più che altro a sputacchiare per terra i noccioli di ciliegie, che di tanto in tanto ruba dalle fronde basse degli alberi che fiancheggiano il viale.
Adesso che ci pensa saranno almeno dieci minuti che Naruto non spiccica parola e questo in un certo senso lo turba. La sua voce ha come un effetto estraniante su di lui, lo allontana dai pensieri dolorosi riempiendogli la testa di altro, e anche se questo altro si rivela il più delle volte estremamente snervante e fastidioso, per Sasuke è molto meglio che essere da solo faccia a faccia con i suoi ricordi.
Bene, che la Naruterapia inizi.
“Ti faccio presente che non sei costretto a seguirmi, dobe.” Proferisce mordace. Non c’è modo migliore, e soprattutto non ne conosce altri, per cominciare una piacevole conversazione tra amici.
“Ne, teme,” Mugugna sputando l’ennesimo nocciolo tra i cespugli. “guarda che se dipendesse da me stai certo che spenderei il mio tempo più decentemente di così.”
“A volte ho come l’impressione che te ne approfitti.” Mormora sibillino, gettando una rapida occhiata a Naruto per vedere la sua reazione.
“Che stai insinuando scusa?”
“Che mi stai dietro più di quanto ti sia richiesto.”
“Ancora con questa storia? Sai che ti dico? Che tu hai le manie di persecuzione! Come puoi minimamente pensare che mi faccia piacere starti dietro tutto il santo giorno, condividere i miei risparmi con te, addirittura il mio letto e...”
Sasuke irrigidisce ogni muscolo del corpo al solo sentire quelle parole e, socchiudendo gli occhi in un’espressione rabbiosa, decide di distrarsi canticchiando mentalmente il ritornello di qualche canzoncina idiota, ma quando si rende conto di non conoscerne nessuna si arrende di fronte all’inevitabile e terribilmente imbarazzante monologo di Naruto.
“…doverti seguire perfino al cesso e accompagnarti ogni volta a comprare ‘sti cacchio di senbei come se fossi la tua balia!? No! Ti assicuro che non è assolutamente piacevole, ma questi sono gli ordini di Tsunade-baba e non posso farci proprio nulla!” Termina di abbaiare, accorgendosi improvvisamente che i suoi schiamazzi hanno attirato più occhiate indesiderate del previsto.

Ora che Naruto si è finalmente deciso a tacere, cala un tiepido silenzio tra i due che continuano a camminare a circa un metro di distanza l’uno dall’altro; sembra quasi di vedere appeso a mezz’aria un sottilissimo filo rosso a tenerli uniti.
La piccola bottega di Abeshi fa capolino da dietro l’angolo all’ombra di alcuni ontani. Sasuke con un rapido ed elegante movimento della mano si asciuga le gocce di sudore sulla fronte, scompigliandosi la frangia. Con un lieve sbuffo si ritrova a confermare a se stesso che, sì, quella è davvero una delle estati più torride della sua vita.
“Oi, Sas’ke, guarda in su.” Le parole di Naruto lo sfiorano dolcemente.
“Cosa.” Replica atono, senza neanche sforzarsi di dare una flessione interrogativa al tono di voce.
“Un aquilone.”
Solleva lo sguardo al cielo cercandolo, e a pensare che a lui manco piacciono quei cosi volanti.
Ecco che improvvisamente l’aria dispettosa gli ingarbuglia i capelli neri, e sia le nuvole che il cielo iniziano a correre veloci proprio davanti ai suoi occhi.
No, il mondo non è ancora impazzito, è solo Naruto che dopo aver preso Sasuke per mano lo trascina via con sé.
É da dodici anni che nessuno lo teneva più per mano e ora, mentre quella di Naruto racchiude la sua in una salda presa, è come se una scarica di adrenalina gli percorresse tutto il corpo.
La mente di Sasuke è affollata da miriadi di sentimenti sciocchi e scontati, ma al contempo straordinariamente soffici e piacevoli. Incredibile come il suo migliore amico riesca, con un gesto così semplice e spontaneo, ad annientare tutte le barriere che imprigionano il suo cuore e a scuoterlo fin nel profondo.
La mano di Naruto è bollente, in confronto alla sua così fredda. Lo sta ustionando, eppure non intende né smettere di correre insieme a lui, né tantomeno lasciare la presa, anzi, se fosse un po’ meno Sasuke e un po’ più se stesso in un momento simile potrebbe addirittura scoppiare a ridere o urlare di gioia.


Ramen e pomodori.

Rivolge uno sguardo sconsolato alla sua cena: una potenziale ciotola di ottimo ramen irrimediabilmente rovinata. Si potesse poi chiamare ramen… il piatto in questione sono semplici soba
[2] con sugo di pomodoro e qualche verdura. Si può sapere che fine ha fatto il pollo? O il maiale? I kamaboko[3]? Le uova? Il miso? Volatilizzati.
“Dannato Sasuke e dannato il suo ‘E oggi cucino io!’” Borbotta a bassa voce Naruto, rimestando con nervoso gli spaghetti.
Dopo aver scrutato con sospetto l’ennesimo boccone, porta le bacchette alla bocca masticando titubante. A esser sinceri non è proprio così pessimo, ma non può certo definirsi ramen! Al massimo gli concede la nomina di ‘aborto di quello che sarebbe dovuto essere’.
Solleva un altro grumo di soba e polpa di pomodoro. In fin dei conti, pessima o a malapena commestibile che sia, quella roba l’ha fatta Sasuke, e già questo di per sé è un motivo più che valido per sforzarsi di apprezzare la cena.

In questa sera d’estate c’è pace e tranquillità. C’è Naruto seduto sul bordo del porticato che rigira i soba sulle bacchette mentre immerge i piedi nudi nell’erba, e c’è Sasuke accovacciato sul ciliegio di casa Uzumaki con una gamba a penzoloni.
Naruto l’osserva d’ogni tanto, alzando lo sguardo per scovare il suo profilo tra le fronde. Fra tutti gli alberi del giardino Sasuke sale unicamente su quello lì, come se fosse il prescelto, disdegnando il bellissimo pesco e l’alto nocciolo. Tra la chioma verde e i rami flessibili del ciliegio è capace di trattenersi anche per ore osservando il tramonto e il lento calar della sera.
È in questi momenti che Naruto ha come l’impressione che nell’amico scatti qualcosa, forse, una sottile malinconia del passato.
Sasuke non manca mai l’occasione per ribadire che è del tutto indifferente a Sakura, ma Naruto è convinto che la sua sia solo la solita farsa in cui dice il contrario di ciò che realmente pensa. Quel ciliegio su cui sale tutte le sere ne è la dimostrazione. Può anche darsi che si sbagli, eppure ha come l’impressione che la vicinanza di Sasuke a quell’albero, che porta lo stesso nome dell’amica, sia il suo modo per colmare la mancanza di Sakura, per placare la nostalgia di quei giorni lontani, quando loro tre erano ancora una squadra e la follia della vendetta non si era ancora impadronita del suo cuore.

Sopra i due ragazzi si staglia il cielo della sera con le sue meravigliose tonalità del blu che diventano verso l’orizzonte, dove il sole è tramontato, più chiare e luminose, di un azzurro tenue screziato di rosa.
I vivaci colori del giardino, ora che il sole non può più illuminarli, sono mutati nelle fredde tinte del mare e rischiarati soltanto dai giochi delle lucciole tra gli steli d’erba. I tulipani rossi del viale sembrano delle coppe dai grandi petali turchesi, mentre i caldi girasoli si richiudono su se stessi chinando il capo in attesa di un nuovo giorno.
Naruto poggia a terra la ciotola ormai vuota e solleva lo sguardo per cercare la figura di Sasuke nascosta tra le fronde, ma non riuscendo a scorgerlo è subito sopraffatto dalla preoccupazione. Il suo cuore perde un battito e poi lo recupera insieme ad un altro milione quando con la coda dell’occhio ritrova l’amico: Sasuke è proprio davanti a lui, con quella maglia bianca e sempre troppo larga, con quelle labbra tirate in una sottile linea orizzontale, e i capelli neri e spettinati che gli incorniciano il volto. Sasuke ha la stessa maestosità ed eleganza di una pantera, ma al contempo è debole e dannatamente fragile, come il cuore di una quattordicenne.
Uno sbatter di ciglia è sufficiente perché Naruto si ritrovi un braccio dell’Uchiha poggiato sulla spalla e quel viso perfetto accanto al suo. Il profumo di Sasuke gli invade le narici e schiudendo lievemente le labbra cerca di respirarlo anche con la bocca, è lo stesso identico profumo dell’attimo prima che ti accada qualcosa di bello.
Naruto resta immobile con i capelli serici di Sasuke che gli solleticano una guancia, aspetta solo che arrivi il qualcosa di bello.
“Vieni dentro.” Mormora raucamente. La voce non è più atona come al solito, ma flessa in una particolare intonazione.
Naruto sgrana gli occhi azzurri per un istante. La vicinanza di Sasuke gli ha sempre fatto uno strano effetto: lo agita e gli dà pace, lo entusiasma e lo sotterra, è come un pugno nello stomaco e il sesso, depressione ed euforia insieme.
In quelle due parole Naruto è capace di leggerci di tutto: disperazione, malizia, rabbia, erotismo. — Vieni dentro casa —, — Naruto, vieni con me —, — vieni —, — Naruto, vienimi dentro —. Non ci capisce più nulla, la voce profonda di Sasuke sa pizzicargli con maestria ogni singola corda dell’anima.

Quella semplice frase con le sue sfumature e interpretazioni contrastanti, la forza di Sasuke e la sua intima fragilità, il suo cuore che batte furioso e il freddo autocontrollo. Sasuke è un urlo straziante e il silenzio dei sensi, odio intrinseco all’amore.
È antitesi e contraddizione, è incoerenza assoluta.


Naruto si volta lentamente verso di lui. Lo guarda negli occhi, gli osserva la bocca sottile, ma invitante, e i lunghi capelli che gli sfiorano il volto. Gli prende una ciocca tra le dita — ha sempre desiderato farlo — e con un gesto spontaneo attira Sasuke verso di sé, baciandolo a fior di labbra.

Non c’è rabbia, né impazienza, né disperazione, è solo un bacio dolcemente provocante, vagamente passionale, pieno di curiosità e sentimenti che s’intrecciano.
Sasuke stringe gli occhi colto da qualche emozione più forte delle altre, e quasi si lascia andare sull’amico circondandolo in un debole e solamente accennato abbraccio. Vuole prolungare il suo legame con Naruto, sentirlo parte di sé, avere il suo sapore impresso per sempre, vuole dimenticarsi di qualcosa e ricordare solo di questo istante.
Termina l’unione delle labbra, e Sasuke rimane con gli occhi fissi sul volto di Naruto e la mano che ancora gli stringe possessiva un braccio.
Schiude la bocca, mai prima d’allora aveva sentito il bisogno così assoluto di esprimere un sentimento; ma è dannatamente difficile per lui dar voce alle emozioni, è come se mettesse a nudo la sua parte più vulnerabile e non può sopportarlo.
Alla fine sceglie di tacere, e così fa riassopire quel coraggioso sentimento nel cuore che scalpita, singhiozza, urla disperato, perché si rifiuta di essere ancora una volta il cimitero dell’amore. Ma Sasuke non vuol sentir ragioni, che gridi pure, che gli sfondi il petto quell’insensato cuore, tanto lui è ancora troppo debole per accorgersi anche solo di esserlo. Serra le labbra e abbassa lo sguardo.

“Ti voglio bene, Sas’ke.”
Alza gli occhi neri non appena quel sussurro gli trapassa le orecchie. La voce di Naruto è piena di calore e le sue parole sono talmente cariche di sincerità che non riescono a librarsi e disperdersi nell’aria, ma rimangono sospese tra loro due.
Naruto, al contrario di Sasuke, è fortissimo e coraggioso, non ha paura di soffrire e dice sempre quello che pensa.
Uchiha volta il capo di lato e, corrucciando le sopracciglia, allunga sulle labbra un amaro sorriso. Poi si gira improvvisamente verso l’amico, con i lineamenti del viso tesi e i pugni serrati.
“Idiota!” Lo sgrida alzando la voce.
Naruto rimane allibito a fissarlo, mentre Sasuke si tira su in piedi evitando accuratamente di rivolgergli lo sguardo. Allora si alza anche lui di scatto, ritrovandosi a pochi centimetri dal volto di Sasuke, e con una rabbia e frustrazione addosso non indifferenti.
“Ehi! Stupido di un Uchiha, che c’è? Non ci credi a quello che ti ho detto?”
Sasuke tace continuando a negargli lo sguardo. Non è che non ci crede, semplicemente non si capacita di come Naruto possa sprecare il suo tempo a voler bene a una persona come lui.
“Ahou sai che ti dico? Che…”
“Cosa.” Gli spezza la frase bruscamente, guardandolo finalmente negli occhi.
“Non m’interrompere teme!” Abbaia arricciando il naso e afferrandogli con forza un lembo della maglia. “Che non me ne frega niente se non mi credi! Io saprò dimostrartelo ogni volta!”
Che Dio gliene scampi dal subirsi le dimostrazioni di affetto di Naruto, soprattutto perché lui… perché lui non se le merita.
Sasuke socchiude le iridi scure e, alzandosi appena sulla punta dei piedi, posa un bacio rude e impacciato sulla fronte di Naruto.
A loro basta un solo scambio di colpi per comprendersi alla perfezione, e lo stesso vale per quando si baciano, i loro sentimenti scaturiscono spontanei senza alcuna possibilità di fermarli. Naruto sa già tutto, conosce ogni cosa, Sasuke gli ha appena detto che va bene così.

Il fusuma si apre con il suo inconfondibile rumore che sa di casa, Sasuke entra, Naruto lo segue. Non c’è più bisogno di dirsi nulla.





Alla fine, Naruto,
è sempre la solita
tacita promessa
‘il mio cuore, le tue mani’.


















Note:

[1] = Lo so, lo so che sapete perfettamente cosa vuol dire, ma aggiungo soltanto una piccola precisazione per far capire meglio una frase della fanfiction. ‘Usuratonkachi’ letteralmente significa "piccolo martello" e quindi potrebbe voler dire anche inutile.

[2] = I soba sono un piatto della cucina giapponese consistente di sottili tagliatelle di grano saraceno, solitamente cotti e serviti con varie guarnizioni e condimenti. Occasionalmente si usa soba per riferirsi alle tagliatelle in generale. A volte il ramen viene chiamato chūka soba o shina soba (entrambe le parole significano "spaghetti cinesi").


[3] = Sono le rotelline del ramen!^-^




Angolino dell’autrice:

Ciao a tutti!

Come prima cosa vorrei ringraziare di cuore chi ha recensito il precedente capitolo: wari, ryanforever, Lovy chan, DienLeben, AliH, Aria_chan e Ilarione. Le vostre recensioni mi hanno reso davvero felicissima!
Mille grazie anche a chi ha inserito la storia nelle preferite, ricordate e seguite!
Passando al capitolo, spero veramente di non avervi deluso, anche se credo proprio di averci ficcato un po’ troppo zucchero e la mia solita dose di banalità e fesserie a vanvera xD
Comunque sia, ci tengo a sapere cosa ne pensate, quindi se avete tempo e voglia, sarei felice di ricevere la vostra opinione!

Un bacione grande a tutti coloro che hanno letto, seguito e commentato ^-^

















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