Il mio cuore, le tue mani di Miwako_chan (/viewuser.php?uid=58642)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** My heart, your hands, minus your kiss ***
Capitolo 2: *** Il mio cuore, le tue mani ***
Capitolo 1 *** My heart, your hands, minus your kiss ***
My
heart, your heands,
minus your kiss
Che
odore ha Sasuke?
È
lo stesso del ferro. Ti penetra fin dentro, in ogni poro della pelle.
Acre,
così intenso da smorzarti il respiro.
Te
ne vorresti liberare scuotendo il capo, ma quello t’invade le
narici, ti brucia la gola.
Di che cosa sa Sasuke?
Sarà
quasi il sapore del sangue. Nero, asciutto sulla strada o tra la
polvere.
Così
secco che salta al solo sfiorarlo delle unghie.
Un
groviglio inestricabile di sentimenti, dolore e lacrime cristallizzati
per sempre.
Il silenzio è
una costante di ciò che chiamano senza saperlo rapporto,
rappresenta il loro particolarissimo modo di comunicare. Una quiete
solo apparente, talvolta talmente carica di suoni da rendersi
assordante.
Il respiro cadenzato dei
due giovani e il delicato fruscio delle lenzuola riempiono la piccola
camera, lasciano un retrogusto d’intimità, di sano
vissuto, screziano quel silenzio che, se svuotato da tacite promesse,
diviene gravoso e opprimente.
Costretto dalla
necessità di sentirlo in un solo movimento fluido e
aggraziato gli circonda con un braccio la schiena, ma la delicatezza
dei modi dura solo per un istante, le dita si ritrovano subito a
stringere con foga quella pelle così chiara. Poggia il mento
tra le scapole altalenando il capo avanti e indietro, ben consapevole
che Sasuke sia ormai già sveglio.
La mattina presto
è l’unico momento della giornata in cui sembra
vagamente trattabile, negli altri casi, il solo parlargli o sfiorarlo
risulta praticamente impossibile senza scatenare una qualche reazione
d’insofferenza, o chiusura ermetica nel mutismo.
Vinto da
un’irrefrenabile tentazione Naruto affonda il volto
nell’incavo del collo. Gli occhi celesti assonnati si
chiudono, mentre si lascia inebriare da quel dolce profumo.
Ne è certo,
rispetto al passato ora Sasuke sa di altro, quasi gli ricorda
l’odore dei fiori d’arancio.
Ha
lo stesso identico profumo del momento prima che ti accada qualcosa di
bello.
È inevitabile
che tra le labbra di Naruto s’infilino dispettosi e serici
capelli neri. Con la lingua ci gioca, troppo preso dal torpore del
sonno per rendersene conto.
Si spinge ancor
più sopra a Sasuke, mentre con la bocca percorre la sagoma
di quel collo niveo. Assecondando ogni movimento le lenzuola frusciano
come pagine di un libro mosse dal vento.
“Usuratonkachi.”
Mormora con la voce impastata dal sonno, socchiudendo leggermente le
iridi scure.
Naruto spinge la guancia
contro il collo dell'amico, strusciandola poi con vigore.
“Te-me.”
Ribatte titubante, come se non sapesse bene in quel momento con quale
nome chiamarlo.
“Sei
fastidioso.”
Sì, Sasuke
è sicuramente più docile del solito la mattina
presto. Naruto in fondo lo sa che quello non è altro che il
modo tutto suo per dirgli di continuare a stargli vicino.
Sfortunatamente, non riesce ancora a spiegarsi come Sasuke possa dire
il contrario di ciò che pensa, se da una parte gli chiede di
allontanarsi dall’altra lo supplica in silenzio di rimanere
lì per sempre.
Le parole svaniscono
nella quiete della stanza, illuminata dai suoni della natura e
orchestrata da agitati sentimenti. C’è il canto
dei passeri che proviene dal giardino, la brezza estiva che smuove le
fronde dei ciliegi, perfino il sole pare possedere una qualche segreta
melodia racchiusa nei raggi sonanti di luce, che trapelano dagli
spiragli delle tapparelle in carta di riso.
“A volte penso
se fosse possibile modificare il passato, cambiare i momenti tristi e i
propri sbagli con qualcosa di meglio.” È la voce
di Sasuke a far riemergere all’improvviso il frammento di un
dialogo cominciato tacitamente tra lui e Naruto.
Sbatte le palpebre
più volte nella speranza di far risvegliare la sua
mente ancora intontita dal sonno. Già normalmente ha
difficoltà a seguire i complicati quanto rari discorsi di
Sasuke, figurarsi poi in quello stato. La mattina appena sveglio i suoi
principali pensieri riguardano ben poche cose: il ramen, il sesso
— questo sconosciuto —, Sasuke, e non di certo in
quest’ordine d’importanza.
Si sforza un attimo di
concentrarsi, ripiega il gomito sulla schiena nuda dell’amico
e poggia con pesantezza la fronte contro la sua nuca.
“Di certo non
ti avrei mai permesso di andartene.” Lo dice con una lieve
sfumatura di prepotenza, stanco di ribadire per l’ennesima
volta lo stesso concetto.
“Dio, e tu
saresti…” Chiude gli occhi neri con decisione,
stringendoli. Fa sempre così quando vuole ricordare qualcosa
di lontano negli anni. Il suo strizzare le palpebre non è
segno di fastidio o sofferenza, in verità è una
sua piccola abitudine che gli fa sembrare di imprimere meglio nella
memoria i ricordi che reputa piacevoli e felici.
“Il ninja
più imprevedibile di tutta Konoha?” Tira le labbra
in un ghigno e gli sembra quasi di non aver messo abbastanza ironia
nella domanda.
“Stai forse
dicendo che sono troppo prevedibile?” Sbuffa Naruto
solleticandogli il collo.
“No, sto solo
dicendo che non sei imprevedibile.”
“Però,
non sono nemmeno prevedibile.” Puntualizza
all’orecchio di Sasuke, che arriccia il naso infastidito,
poiché la voce di Naruto rimane nel pronunciare determinate
sillabe ancora troppo penetrante per i suoi gusti.
“Una via di
mezzo.” Replica inespressivo e voltandosi incontra un paio di
occhi azzurri vivacissimi e due labbra piene che si contraggono
indispettite.
“Fottiti teme,
io non sono una via di mezzo!” Esclama alzandosi di scatto e
dopo avergli calpestato appositamente i piedi scende dal letto
avviandosi in bagno.
Sasuke si gira in posizione supina allungando le braccia su entrambi i
cuscini. Il soffitto biancastro è come un’informe
massa sfocata sospesa sopra di lui. La vista deve essergli peggiorata
ulteriormente, non riesce più a distinguere la piccola
macchia di umidità nell’angolo e dubita che se ne
sia andata via da sola. Chiude gli occhi sospirando con stanchezza,
potrà sembrare paradossale eppure il buio gli permette alle
volte di vedere molto più chiaramente la realtà
non solo di quanto possano i suoi occhi, ma anche di quelli che
funzionano perfettamente.
Lo scroscio
dell’acqua della doccia gli giunge alle orecchie.
C’è Naruto ovviamente sotto quella pioggia
artificiale, e di certo, se tenesse gli occhi aperti, non potrebbe
rivedere nella sua fantasia il corpo del dobe lambito da miriadi di
rivoli d’acqua. Stringe le labbra in una smorfia contrita e
nasconde la testa sotto il cuscino dell’amico. Forse
così riuscirà a soffocare
l’assurdità dell’essere follemente
geloso di ogni singola goccia.
Rigira la tazzina di
caffè rigorosamente senza zucchero tra le mani, soffiandoci
sopra con stizza. Sasuke non è innervosito più di
tanto dal fatto che pur essendo passati ben cinque minuti il
caffè sia ancora bollente, quanto dalla sparizione
inspiegabile dei suoi senbei[1]. Nel posto fino a ieri occupato
dalla loro colorata confezione, ora è presente uno
sgradevole spazio vuoto, e non se ne capacita.
Avverte i passi
strascicati di Naruto che giunge in cucina una volta terminata la
doccia. Ha i capelli ancora umidi che gli incorniciano il volto e, da
idiota quant’è, si è scordato di
asciugarsi i piedi lasciando ad ogni passo le sue belle impronte sul
pavimento.
Sasuke
l’osserva con sguardo annoiato, sollevando appena un
sopracciglio per mostrare tutta la sua indignazione. Sebbene la
tentazione di rimproverarlo con aria di superiorità sia
forte, abbandona subito il proposito di iniziare a discutere con lui
per quanto riguarda il tener in ordine la casa, poiché come
la scorsa volta, Naruto potrebbe giustamente obbiettare che anche se
Sasuke non bagna, non sbriciola, non sporca, o quant’altro
è anche vero che non ha mai mosso un dito in una qualsiasi
faccenda domestica. Quindi, se è lui che pulisce, ha anche
il sacro santo diritto di sporcare.
Sasuke continua a
guardarlo mentre si avventa su un anonimo sacchetto che gira
già da qualche giorno per casa, dopodiché con una
lieve smorfia torna a scrutare con amarezza la dispensa.
“Che fine
hanno fatto i miei
senbei?” Chiede sottolineando con finta indifferenza il
possessivo — miei —.
“Shono
finifi.” Bofonchia Naruto, mentre s’ingozza con gli
strani dolcetti arraffati dal sacchetto di carta.
“E chi li ha
finiti?” Chiude gli occhi fremendo leggermente. Ci sta
davvero provando a mantenere la calma, ma il dobe ha
un’innata bravura nel mettere a dura prova i suoi
già di per sé delicati nervi, e alla fine non
riesce proprio a trattenersi dal sibilare in modo minaccioso ogni
singola parola.
“Tu, teme,
ieri e te l’ho pure detto, ma non mi stai mai ad
ascoltare.” Mugugna masticando con gusto. “E poi a
me i tuoi senbei fanno pure schifo, te lo dico nel caso che stessi
sospettando di me, anzi, tu stavi sospettando di me.”
“Ti sbagli, io
sto ancora sospettando di te, dobe.” Incalza assottigliando
lo sguardo.
“Be’
non dovresti, davvero, ti giuro, piuttosto che mangiarli avrei
preferito buttarli nel cesso.” Borbotta sputacchiando
briciole e nel frattempo annuisce vigorosamente, come se
quell’insulsa affermazione potesse in qualche modo
rassicurare Sasuke che tra l’altro, colpito da
un’innocente briciola di Naruto in piena faccia, incomincia a
mostrare i primi sintomi di un esaurimento nervoso.
“Perché
non chiudi la bocca mentre mangi, dobe?” Il tono basso e
calmo di voce non concorda assolutamente con la violenza usata per
chiudere l’anta della dispensa, che per poco non si smonta.
Naruto pensa bene
allora, al fine di calmare gli indemoniati spiriti di Sasuke, di
piazzargli in mano uno di quei morbidi dolci al cioccolato.
Sasuke concede al
piccolo sgorbio un solo sguardo di pura indifferenza, poi lo pigia
contro la guancia dell’amico.
“Sai che non
mangio dolci, dobe.” Mormora continuando a premergli con
forza quella sottospecie di biscotto contro.
Naruto glielo porta via
dalla mano con un morso, sfiorandogli con i denti la punta delle dita.
“Scemo, non sai che ti perdi.” Accenna a un
sorriso. “Sakura-chan è stata così
gentile a portarceli, le farai un dispiacere se non ne assaggi nemmeno
uno.”
“È
da mesi che non si fa vedere, quando l'hai incontrata?”
Glielo chiede lo stesso, sviando lo sguardo, nonostante gli interessi
poco tendente al niente.
“Ah
già, te non c’eri. Sarà stato due
giorni fa, quando Tsunade-baba ti aveva convocato e io stavo fuori dal
suo ufficio ad aspettarti.” Replica passandosi un braccio per
pulirsi la bocca.
“Che caso,
proprio l’unica volta in cui io non sono presente lei si fa
vedere.” Replica Sasuke con sottile sarcasmo.
“Non
l’avrà mica fatto apposta, no? Quanto sei
malizioso.”
“E tu ingenuo,
anche un bambino lo capirebbe che mi sta evitando.”
“Non credo
proprio e poi scusami, dimmi perché se ti sta evitando, come
tu dici, avrebbe fatto dei biscotti apposta per te?” Gli
chiede con tono impertinente sventolandogli il sacchetto mezzo vuoto
davanti agli occhi.
A questo punto per
Sasuke la conversazione può anche concludersi, e con un
verso monosillabico di risposta si risiede con altera eleganza al
tavolo.
Naruto gli getta
un’occhiata torva iniziando a trafficare con i fornelli per
prepararsi la colazione.
“Vuoi un
po’ di latte?” Gli chiede versandone un
po’ nel pentolino.
Sasuke volta il capo
dall’altra parte e sorseggiando il caffè evita
accuratamente di rispondergli.
Mentre aspetta che il
latte di soia si riscaldi, Naruto si dà da fare con la
preparazione di una confezione di ramen istantaneo e si appresta a
riempirsi un bicchiere di succo d’arancia, brontola soltanto
un poco, ormai abituato alla gentile considerazione che gli dedica
l’Uchiha.
Nella cucina
è sceso un delicato silenzio interrotto ogni tanto dal
cozzare di pentole e stoviglie durante le operazioni culinarie di
Naruto.
Sasuke conosce
abbastanza bene l’amico da sapere che quella quiete
preannuncia un’imminente tempesta. Socchiude le iridi scure
per prepararsi a godere del momento che sta per arrivare. Infatti, fra
poco Naruto inizierà a dar aria alla bocca per svariati
minuti, parlando ininterrottamente di qualsiasi cosa gli passi per la
testa.
Come di consueto, Sasuke
gli intimerà ripetutamente di tacere o si
sforzerà di non starlo ad ascoltare, ma Naruto non si
azzittirà di certo, anche perché sa perfettamente
che Sasuke in realtà ama poter sentire la sua voce.
A parte la sfilza di
cazzate in cui riprende la questione di Sakura, cercando di
giustificarla del fatto che non si faccia quasi mai vedere con la scusa
che ha bisogno di tempo, e tempo per cosa non viene specificato,
affronta anche argomenti degni d’interesse, del tipo che oggi
pomeriggio si esce a comprare i senbei.
“E
già che ci siamo si potrebbe prendere anche un nuovo futon,
Sakura mi ha detto che c’è una svendita al negozio
di Ocasaba.” Prosegue Naruto rigirando la misoshiru[2] sul fuoco.
La storia del futon
effettivamente non è così semplice da spiegare.
Sembrerebbe che a causa di una terribile maledizione tutti gli ignari
futon che entrano in casa Uzumaki siano destinati a sparire
misteriosamente. Il fatto è che ne hanno già
comprati due ed entrambi si sono inspiegabilmente volatilizzati nel
giro di pochi giorni.
Per il primo acquisto il
diretto responsabile della sparizione è Naruto Uzumaki in
persona. Invece, con il secondo futon le cose andarono diversamente, un
giorno Naruto avvicinandosi a passo felpato al luogo dove risiedeva la
vittima trovò il misfatto già portato a termine.
Contando che vivono solo in due nella stessa casa e che se uno non
è stato… be’, insomma, è
facile smascherare il colpevole.
Per spiegare i suddetti
rapimenti di materassi bisogna partire dal presupposto che sia Naruto
che Sasuke non hanno nessuna intenzione di dormine su uno scomodo e
scadente futon, e per quanto siano capaci di negarlo
all’infinito non trovano per nulla spiacevole condividere il
letto matrimoniale. Tuttavia, il loro tacito accordo è di
tirare in ballo ogni tot giorni questa storia, in modo che non sembri
effettivamente vero che gli piaccia dormire insieme, ma solo una
questione di pura fatalità.
“Anche se
ovviamente finiremo per litigare come l’altra volta. Quindi
te lo dico già teme, io dormo nel mio letto.”
Borbotta continuando a vagare per la cucina.
Sasuke con la coda
dell’occhio e la tazzina poggiata a fior di labbra, segue
ogni spostamento di Naruto. Sarà forse per i capelli biondi
spettinati ancora gocciolanti o per il sorriso sereno che gli rilassa i
lineamenti del volto, ma fatto sta che non riesce in alcun modo a
staccargli gli occhi di dosso. La pelle ambrata dopo la doccia emana un
profumo inebriante e vinto da una voglia travolgente, senza neanche
accorgersi, allunga un braccio verso di lui.
“Che
c’è? Vuoi qualcosa?” Sbraita Naruto con
ben poca gentilezza, gettando uno sguardo alla mano
dell’amico che lo sta quasi per sfiorare.
Solo in quel momento
Sasuke si rende conto del suo gesto e ritrae immediatamente il braccio.
Sta già per rispondere con un laconico — niente
—, ma in quel modo pensa che farebbe la figura del debole o
dell’insicuro, e se ben ricorda lui in fondo è un
Uchiha, Sasuke Uchiha, e questo comporta che può ben dire e
fare tutto ciò che più gli aggrada senza doversi
intimidire, o peggio ancora, vergognare.
“Volevo
toccarti.” Lo dice alla stessa maniera di — un
bicchier d’acqua, grazie —, o — ti faccio
presente che il mio caffè scotta ancora —.
Naruto lo guarda e per
una frazione di secondo gli occhi azzurri mozzafiato si sgranano.
Poi, dopo, si arrabbia.
Con rapidità
gli afferra il polso portandosi la sua mano al petto, e Sasuke
istintivamente stringe con forza tra le dita la stoffa della maglia
nera.
“Ti ci voleva
così tanto, ne teme!?” Abbaia stringendo con forza
il polso sottile e strattonando quel braccio che rimane fermamente
incollato al suo petto.
Sasuke lo fissa
palesando fastidio. “Non urlare così tanto,
usuratonkachi.”
“Teme! Io
faccio quello che mi pare!” Esclama a voce alta e penetrante,
stritolandogli il polso nella foga.
Naruto è il
tipico esemplare di Innamorabbiato
o Rabbiamorato,
come dir si voglia, termine coniato da Sakura Haruno stessa quando non
trovava altro modo per definire il sentimento provato
dell’amico nei confronti di Sasuke.
Naruto ha i
più svariati motivi per essere arrabbiato con lui,
altrettanti per esserne innamorato. In tutti quegli anni che sono
rimasti lontani, ha saputo coltivare in sé quel disperato
sentimento, ma allo stesso modo una cieca rabbia ha radicato nel suo
cuore. Non è arrabbiato per il male che gli ha fatto Sasuke,
è furioso per il male che Sasuke ha fatto a se stesso.
“Sei assurdo,
Naruto.” Asserisce con aria svogliata e le dita ancora ben
ancorate alla maglia.
“Sai
cos’è veramente assurdo, teme?” Vocia
mostrando i denti, senza aspettare una risposta.
“È assurdo che da otto mesi che viviamo sotto lo
stesso tetto non abbiamo ancora fatto nulla!”
“E che cosa
avremmo dovuto fare di grazia?”
Naruto esita un attimo
nel rispondere. “Niente!” Replica infine.
Sasuke lascia andare la
presa e intrecciando le dita all’altezza del viso volge lo
sguardo davanti a sé. In un momento Naruto ha perso tutto
ciò che aveva d’interessante e lui può
tranquillamente ricadere nella sua apatia.
“Guardami.”
Sillaba a poca distanza dal viso di Sasuke, non glielo sta dicendo,
tanto meno chiedendo, piuttosto è un ordine.
Uchiha inizia a
sorseggiare il caffè osservando il confuso paesaggio alla
finestra, ai suoi occhi il giardino non è altro che
un’indistinta chiazza di color verde sgargiante.
“Ti ho detto
di guardarmi.”
Non ne ha intenzione.
Poggia la tazzina sul tavolo, appurando quanto Naruto possa essere
testardo e snervante alle volte, — il più delle
volte —.
“Che
c’è? Non riesci a guardarmi negli
occhi?” Lo dice con tono sferzante, sa bene che Sasuke
è intelligente, ma non tanto da sapere sorvolare su una
provocazione.
Infatti, si alza da
tavola facendo stridere le gambe della sedia e con tutta calma si volta
verso Naruto per puntare le sue iridi scure contro due spicchi di cielo
dagli indefiniti contorni.
“Ti sto
guardando usuratonkachi.” Mormora stringendo gli occhi per
mettere a fuoco i delicati lineamenti di Naruto.
Sasuke è
dannatamente vicino, potrebbe contare ogni singola ciglia di quegli
occhi così neri e percorrere con la punta della lingua il
contorno di quella bocca sottile. Potrebbe addirittura baciarlo,
“Dannato teme,
io…”
se non
l’avesse già fatto lui.
Le loro labbra si
uniscono in un morbido bacio. Naruto ha ancora gli occhi sgranati dalla
meraviglia e non sa cosa accadrebbe se anche lui come Sasuke decidesse
di chiuderli.
Sente le dita
dell’Uchiha che si aggrappano all’orlo della sua
maglia e lo vede protendere il collo per premere con più
forza le labbra contro le sue.
Serra le iridi blu,
è consapevole che Sasuke gli stia disperatamente urlando
qualcosa attraverso quel gesto, e risponde al bacio con tutta la sua
rabbia e impazienza.
In fondo non
è la prima volta che si baciano, sanno a grandi linee come
si fa, l’unica differenza è che oggi nessuno dei
due è nella fase rem.
Naruto schiude le labbra
lasciando alle loro lingue affamate la libertà di
assaporarsi a vicenda.
Ed è
così che il bacio casto e incerto diviene disperato.
Iniziano i morsi, lo scontrarsi di labbra in rudi movenze, e
sembrerebbe quasi che con quel tenero legame violento vogliano
recuperare tutto il tempo perduto.
Naruto carezza il collo
dell’amico, gli sfiora il viso e gli scosta i capelli dalla
fronte, ha un bisogno assoluto di sentire Sasuke sotto di lui e su di
lui, sentire Sasuke e — dentro Sasuke —.
Prima che
l’aria termini, il bacio si fa più irruento e
appassionato. Tutti i loro sentimenti dolci e contrastanti in un
istante sembrano sciogliersi in una vertiginosa spirale.
Sasuke continua a
stringere Naruto a sé tirandolo per la maglia, mentre si
alza in punta di piedi per avere più libertà in
quella bocca che ha appena dichiarato come sua.
Combattono per
l’ultima volta le lingue e infine si allontanano, solo un
rivolo di saliva lucente a mantenere ancora unito il rapporto.
Riaprono con lentezza le
palpebre. Naruto si ritrova davanti due occhi neri, non più
freddi e impassibili, ma lievemente sgranati in
un’espressione sconcertata. Sembra quasi che Sasuke sia
rimasto stupito dal suo stesso gesto; tiene le labbra ancora schiuse e
ansima appena, non riesci a respirare perché qualcosa gli
sta sfondando il petto. Il suo cuore sta ruggendo furioso, gli
è salito fino in gola e ne sente il battito rimbombargli
nelle orecchie.
Il respiro caldo di
Naruto gli sfiora il collo. Sasuke riesce a percepire chiaramente la
voglia dell’amico di tornare a unirsi a lui in un bacio,
glielo sta silenziosamente chiedendo.
Socchiude gli occhi,
mentre il cuore si gonfia, trema e sussulta incontrollato. Non sa
gestire tutto questo Sasuke, i suoi unici sentimenti rimasti sono il
rancore e il desiderio di vendetta, tutti gli altri ha iniziato a
seppellirli con difficoltà da quando aveva sette anni.
Non è
abituato a controllare queste emozioni, lo fanno sentire profondamente
a disagio, totalmente fuori luogo.
L’odio,
invece, e la collera li sente suoi, come appendici del suo essere. Non
ha paura a mostrarli, sono il veleno nero che copioso gli cola dal
cuore, lo fanno sentire vivo e completo scongiurando la sua angosciante
paura del vuoto.
Adesso, però,
tutte quelle emozioni che con sofferenza aveva allontanato da
sé gli stanno sfondando il petto, è certo che se
non farà al più presto qualcosa il suo cuore
cadrà sanguinante per terra.
Ghermisce la mano di
Naruto portandosela al petto, sotto la maglia bianca, contro la sua
pelle.
“Che diavolo
è questo?!” Vocia scuotendo il capo, è
umiliante per lui non sapersi dare una spiegazione.
Naruto avverte
chiaramente sotto il palmo della mano i battiti accelerati del cuore di
Sasuke e inclinando il volto, punta lo sguardo su quel pallido viso
perfetto.
“Non posso
credere che tu non lo sappia.” Mormora semplicemente.
Sasuke abbassa il volto
nascondendosi dietro i lungi capelli neri. È tutto
così imbarazzante, probabilmente anche sbagliato, non ci
capisce più nulla. Ha baciato Naruto e non vuol vedere altra
spiegazione se non quella che desiderava farlo azzittire. Eppure,
perché chiudergli la bocca quando lui adora sentirlo
parlare? È contradditorio da far schifo Sasuke.
Ora ha solo voglia di
scappare o di rimanere lì per sempre. Anzi no,
farà i capricci e poi scapperà.
“Usuratonkachi,
ti detesto.” Gli ringhia contro, vuole solo litigare.
È l’unico modo che conosce per rapportarsi con
Naruto ed è la cosa che gli riesce meglio.
“Quanto sei
stupido, teme.” Ride unendo le sue labbra a quelle di Sasuke
in un bacio morbido e veloce. Uchiha sulle prime si oppone arricciando
le labbra, ma poi cede lasciando che la lingua calda di Naruto irrompa
dentro di lui.
All’improvviso,
come colto da un ripensamento, si scansa in malo modo da Naruto
tentando di colpirlo al volto con un pugno, che però
l’amico riesce facilmente a bloccare con una mano.
Nonostante Sasuke abbia
cercato di allontanarlo, Naruto non solo resta impassibile di fronte a
lui, ma si avvicina ulteriormente solleticandogli il collo con le
ciocche chiare. Tiene ancora stretto il pugno di Sasuke nella mano, al
momento è l’unico punto di contatto che gli
permette di tenere l’Uchiha accanto a sé.
Sasuke deglutisce
visibilmente, non riesce più a gestire il confronto con
Naruto. Si sente nudo, ha bisogno delle sue distanze, di nascondersi
dietro il muro di freddezza e impassibilità, ed è
per questo che sussurra qualcosa di simile a un — devo andare
—.
Naruto socchiude gli
occhi celesti in una mesta espressione e, reclinando docilmente il
capo, lascia scivolare via la mano di Sasuke dalla sua. Resta immobile
a guardarlo mentre si avvicina alla porta di casa.
Con un gesto secco
Sasuke apre il fusuma d’ingresso decorato con preziosi
dipinti di paesaggi autunnali. I due pannelli scorrendo lungo i binari
aprono la vista sul minuscolo giardino di casa Uzumaki. La sagoma nera
di Sasuke si staglia in mezzo al vivace sfondo verde, screziato dal
giallo allegro dei girasoli e dai variopinti liliums, mentre la luce
calda del sole invade la cucina, illuminando, se possibile, ancor
più gli occhi di Naruto e rischiarando in tenui tinte
bluastre i capelli di Sasuke.
Uchiha si ferma qualche
secondo sulla soglia di casa. Socchiude le palpebre sia per proteggere
gli occhi dal solleone estivo, sia per mettere a fuoco
l’ambiente esterno che per ora non gli sembra altro che un
confuso quadro ad acquerelli, dove il verde si amalgama in
un’unica sfumatura di colore con l’azzurro terso
del cielo.
Sta aspettando che
Naruto dica qualcosa, qualunque cosa, e quando nessuna parola viene
pronunciata, avanza per lo stretto viale fra i tulipani rossi
avvicinandosi al cancello.
“Teme!!!”
Si volta con esasperante
lentezza scrutando il suo grande amore dobe che strepita sulla soglia
di casa.
“Naruto…”
Si rivolge a lui in un sussurro a malapena percettibile, tanto sa che
riuscirà a sentirlo ugualmente. “Non urlare che ti
viene la voce acuta.”
Naruto lo guarda
arrossendo di rabbia e, incassando il capo nelle spalle, increspa sulle
labbra un adorabile broncio.
“Ahou[3]
si può sapere dove
cazzo stai andando?” Sbraita raggiungendolo.
Sasuke continua ad
avanzare senza degnarlo d’attenzione. Tiene il viso rivolto
al cielo, mentre la brezza leggera gli scompiglia i capelli; la
conversazione non ancora iniziata, a quanto pare, ha già
smesso d'interessarlo.
“Oi,
rispondi.”
Si morsica
dall’interno il labbro inferiore, indispettito dal sentire la
voce penetrante di Naruto così vicina alle orecchie.
“A comprare i
senbei.” Replica con aria scocciata, allungando ulteriormente
il passo per distanziarlo.
“Per tua e
soprattutto mia
sfortuna sai che non puoi andartene in giro da solo.”
“Vuoi proprio
farmi incazzare oggi dobe, ammettilo.” Quasi ringhia Sasuke.
Uzumaki scoppia in una
risata cristallina, così forte e allegra che Sasuke si
ritrova a stringere i pugni per l’irritazione.
Si gira verso Naruto di
scatto pronto a picchiarlo — seriamente questa volta
—, ma ritrovandosi davanti al volto solare
dell’amico con gli angoli della bocca piegati verso il cielo,
in un attimo Sasuke si calma, rilassando le mani lungo i fianchi.
Così ritorna
sui suoi passi, arricciando le labbra nella smorfia che più
considera vicina a un sorriso.
Note:
[1] = è un prodotto tipico della cucina giapponese, si
tratta di una specie di cracker solitamente salato.
[2] =
è una zuppa tradizionale della cucina giapponese costituita
sostanzialmente da brodo, in particolare dashi mescolata con
pasta di miso.
[3] =
Scemo!
Angolino Autrice:
Salve a tutti! Avevo voglia di scrivere qualcosa di veramente semplice
e leggero, ed ecco qui questa sottospecie di Naru/Sasu.
È una breve fiction
di due capitoli che comprende un arco di tempo di sole
ventiquattro ore, e nel prossimo capitolo si capirà meglio
il perché di tutta questa situazione. Mi scuso per
l'estrema insulsaggine della storia, nonostante ci
abbia davvero provato a scrivere qualcosa di decente, perciò
vorrei dirvi lo stesso che sarei davvero felicissima di ricevere la
vostra opinione!
Ci tengo infine a ringraziare di cuore tutto coloro che hanno letto e
chi deciderà di recensire (se ci sarà ovviamente
qualcuno a farlo) xD
Alla prossima!
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Capitolo 2 *** Il mio cuore, le tue mani ***
Teneva
il capo chinato verso il basso, le mani dietro la schiena gli erano
state legate così strette da impedire quasi che il sangue
circolasse nei polsi, e i suoi occhi, bendati da una spessa fascia
nera, erano per la prima volta completamente inoffensivi.
Era
lì, Sasuke Uchiha, da almeno due ore in quella tana di lupi.
Restava fermo, immobile, al centro della sala, accompagnato unicamente
dall’opprimente consapevolezza che il suo tempo stesse ormai
per scadere. Sasuke portava al collo l’invisibile cappio
della fine e senza opporsi si lasciava sommergere, come
all’interno di una clessidra, dalla sabbia di ore, minuti e
secondi della sua vita. Non faceva così male la sensazione
di soffocamento, Sasuke del resto era abituato ad affogare negli abissi
più bui.
Quando il tuo corpo
affonda tra i flutti dell’oceano fino a raggiungere la
sabbia,
per
sprofondare ancora ti basta solo scavare.
Terza
giornata del processo.
Erano
all’incirca dieci gli ANBU stretti intorno a Sasuke. Alle sue
spalle un’assemblea d’idioti confabulava con
insistenza, e davanti ai suoi occhi bendati sedevano almeno tre Kage e
un consiglio di vecchi moribondi che si dibattevano per aver
l’ultima parola sulla sua vita.
Non
aveva paura della morte, né del cappio a cui sarebbe stato
appeso, e nemmeno di dover scontare il resto dei suoi giorni dentro una
lurida cella, a spaventarlo era la sua totale indifferenza verso se
stesso.
“Valutando
il significativo contributo di Uchiha Sasuke alla sconfitta di Uchiha
Madara e…”
La
voce autoritaria della Godaime risuonò forte
nell’aula mescolandosi alle feroci repliche del Consiglio, e
Sasuke si chiese in quel momento perché oltre gli occhi non
gli avessero chiuso anche le orecchie.
“Chiedo
la revoca della pena capitale, affinché Uchiha Sasuke sia
sottoposto a custodia cautelare in carcere, e in seguito sia reso
possibile un suo eventuale reintegro in società sotto la
tutela di personale scelto.”
Sasuke
sollevò il viso inclinandolo lievemente di lato. La
metaforica sabbia che lentamente cominciava a soffocarlo, penetrandogli
nelle narici e infilandosi tra le sue labbra, iniziò a
ritrarsi e turbinando nell’aria si ricongiunse alle ore e
agli anni nell’altra metà della clessidra. Il
tempo era tornato al suo giusto scorrere, al suo inesorabile scandirsi
con lenti battiti.
Udì
il distinto rumore di un sospiro di sollievo, ma non seppe riconoscerlo
come suo. Schiuse le labbra respirando con affanno, come se fosse
riemerso sulla superficie dell’acqua dopo
un’infinità di tempo.
Sasuke
aveva paura, dannatamente paura, di ricominciare a vivere. Sarebbe
stato molto più facile per lui abbandonarsi a quel morbido e
rassicurante cappio. Era già morto da tempo, precisamente da
quando aveva sette anni. Si era affogato con le sue stesse mani; non
avrebbe avuto alcun senso ricominciare.
Ottocentosedicesimo
giorno di carcere.
“Te
lo presento Sasuke, questa è la tua cura.”
Osservò, assottigliando le iridi
scure, lo sghiribizzo arancione dagli indefiniti contorni a pochi passi
da lui.
Aveva sempre creduto che Tsunade fosse una
beota, ma non certo fino a questo punto.
“Naruto Uzumaki”
Pigia il naso contro la
vetrina del negozio per riuscire a osservare meglio il piatto esposto
ricolmo di senbei.
Tondeggianti, di
pasticceria e dalla scorza dorata, niente male davvero. Devono essere
suoi.
“Sì
dai, sei bello teme. Ora però puoi smetterla di specchiarti
e scrostarti dal vetro?”
Osserva per un attimo
l’immagine riflessa di Naruto che lo richiama scaccolandosi.
“Usuratonkachi.”
Mormora istintivamente. Poi socchiudendo gli occhi e sbuffando con
stizza si raddrizza in piedi, avvicinandosi all’amico.
“Voglio
quelli.” Ordina perentorio.
“Quanto
costano?” Chiede tirando le labbra in una smorfia, mentre con
una mano estrae l’inguardabile portafoglio verde a forma di
rospo.
“Non lo so,
‘sti dannati scrivono troppo in piccolo.”
Nel momento in cui
Naruto si abbassa davanti alla vetrina per controllare il prezzo,
Sasuke solleva lo sguardo concentrando l’attenzione sulla sua
immagine riflessa. Gli fa uno strano effetto non potersi riconoscere a
causa della miopia, riesce soltanto a distinguere l’alta
figura di un uomo dai capelli neri e la pelle bianchissima. Per un
istante si confonde e in quello che dovrebbe essere il suo volto,
rivede il viso del fratello.
“Dieci ryo per
‘sta roba! Ma è un furto!”
Sgrana gli occhi di
fronte a quella somiglianza che in modo fulmineo e lancinante gli ha
fatto riaffiorare alla mente ricordi che avrebbe preferito dimenticare.
Non saprebbe spiegarlo a parole, ma non vuole assomigliare a lui, per
quanto lo ami, non vuole essere come Itachi.
Lascia scorrere lo
sguardo più in là, oltre la sottile lastra di
vetro, posandolo su alcuni clienti che si sono voltati verso di lui.
Non riesce a scorgere le loro espressioni colme di disprezzo, anche se
può facilmente immaginarle.
“Sas’ke
sei proprio sicuro di volerli?”
Non può
negare che a volte ripensi alla vendetta, a distruggere la causa del
suo dolore, a macchiarsi del sangue di tutti coloro che godono
tutt’ora di una pace nata dal massacro. Perché
trova profondamente ingiusto che quei bastardi, che ora stanno
guardando sia lui che Naruto con occhi di biasimo, vivano sereni nella
loro ignoranza, mentre la sua famiglia e Itachi sono…
“Da Abeshi,
sì ne sono certo, costano per lo meno la metà. Ok
che non saranno di pasticceria, questo te lo concedo, ma comunque non
c’è confronto!”
Ma non lo
farà, no, non troverà sollievo nella morte di
quella miserabile società, non distruggerà il
Villaggio dell’Ipocrisia.
“Oi, ma mi
stai ascoltando?!”
Non si è mai
pentito del suo passato, nemmeno una volta. Ogni sua scelta, per quanto
estrema e talvolta suicida, gli è stata dettata dal cuore.
È stato l’amore per la sua famiglia a muoverlo
verso quell’abisso di tenebre ed è stato sempre
l’amore a farlo riemerge.
Sasuke ama follemente
Mikoto, Fugako e Itachi, ma ama ancor più Naruto, tanto da
mettere da parte tutto l’odio e ogni desiderio di vendetta,
talmente tanto da poter risollevarsi dal vortice della disperazione.
Cadrà di nuovo ne è certo, ma ora sa che esiste
nella sua vita un ottimo motivo per continuare a rialzarsi.
“Teme sto
parlando con te!”
Finalmente solleva lo
sguardo sul ragazzo biondo, che da qualche minuto gli sta sbraitando
contro alla disperata ricerca d’attenzione.
“Scusami, ero
sovrappensiero.” Sussurra, guardando altrove.
Rialza immediatamente
gli occhi neri non appena Naruto gli poggia una mano sulla fronte,
scostandogli la frangia.
“Ehi, mi stai
chiedendo scusa? Sicuro di sentirti bene?” Gli domanda
perplesso.
In pochi secondi Sasuke
riesce a pizzicarsi dolorosamente il labbro inferiore
dall’interno, a stringere convulsamente i pugni, a fremere di
rabbia, e a far riassopire il tutto sotto uno spesso strato di
autocontrollo e calcolata freddezza.
“Smettila
idiota.” Esordisce infine scacciando con un gesto la mano di
Naruto, riservandogli lo stesso trattamento di una mosca fastidiosa.
Naruto gli risponde
prontamente con una linguaccia.
“A che pensavi
teme?” Riprende la parola dopo qualche attimo di silenzio.
“Nulla che tu
debba sapere.” Replica, iniziando a incamminarsi lungo il
viale.
Naruto resta un attimo
interdetto, poi raggiunge correndo l’amico.
“Oi teme, e i
senbei? Non li vuoi più?” Blatera
trotterellandogli vicino.
Sasuke ovviamente tace,
probabilmente non considera la domanda degna di risposta.
“Allora?”
“Vado al negozio di
Abeshi.” Replica laconico, sottolineando accuratamente con la
voce il verbo prima persona singolare — vado —.
Naruto sorride radioso,
guardando Sasuke con interesse.
“Va che prima
non dicevo sul serio, cioè sì, ma se vuoi quelli,
anche se costano di più te li prendo ugualmente.”
“Dio, ma di
che stai farneticando?” Sibila, inarcando con irritazione il
sopracciglio destro.
“Eh? Ma di
prima, no? Quando ti ho detto… Non hai ascoltato una sola
parola, vero?! Bah, lascia stare!”
“Usuratonkachi[1].” Bisbiglia a fior di
labbra.
“Va teme che
ti ho sentito!” Esclama Naruto offeso, mettendo su il
broncio. “Ma davvero pensi che io sia inutile?”
Aggiunge poco dopo, con voce mesta.
Sasuke tira le labbra in
una lieve smorfia. Quella domanda oltre ad essere inaspettata
è pure troppo imbarazzante e inopportuna per i suoi gusti;
“Che
c’è ti sei morso la lingua?”
e se fosse soltanto
scomoda e fuori luogo potrebbe anche farsene una ragione, ma mette
anche in luce con tremenda evidenza le sue sconfinate contraddizioni
personali.
Lo insulto sempre
dandogli dell’inutile, quando invece penso che sia la persona
— l’unica — più importante
della mia vita.
“Tzs.”
“Sarebbe
questa la tua risposta?” Commenta seccato, portandosi le mani
dietro la nuca.
“Taci,”
Ringhia a denti stretti. “us’ratonkachi.”
“Teme.”
Borbotta Naruto di rimando, giusto per avere l’ultima parola.
Alza lo sguardo al cielo osservando le sporadiche nuvole bianche,
mentre segue Sasuke a qualche passo di distanza.
I due ragazzi sono un
vero e proprio catalizzatore di sguardi, lo conferma il fermarsi
improvviso della maggior parte dei passanti non appena sono a portata
di vista. Molti abitanti di Konoha non sono ancora abituati
all’idea di ritrovarsi un ex-ninja traditore tranquillamente
in giro per il villaggio, e alla situazione già di per
sé paradossale si aggiunge anche il lato ironico di vederlo
perennemente accompagnato da quel casinista di Naruto Uzumaki, il suo,
per così dire, custode
personale.
Quindi, una buona dose a
ciascuno di occhiate perplesse e di biasimo, quest’ultime
dedicate in particolar modo all’Uchiha, non gliele risparmia
proprio nessuno.
Sasuke è
costretto ad ammettere che quegli sguardi insistenti e per nulla
amichevoli stanno incominciando a irritarlo, e con la coda
dell’occhio cerca il volto di Naruto per verificare se anche
lui è dello stesso avviso, ma ne resta deluso
poiché l’amico sembra fregarsene altamente,
impegnato più che altro a sputacchiare per terra i noccioli
di ciliegie, che di tanto in tanto ruba dalle fronde basse degli alberi
che fiancheggiano il viale.
Adesso che ci pensa
saranno almeno dieci minuti che Naruto non spiccica parola e questo in
un certo senso lo turba. La sua voce ha come un effetto estraniante su
di lui, lo allontana dai pensieri dolorosi riempiendogli la testa di
altro, e anche se questo altro
si rivela il più delle volte estremamente snervante e
fastidioso, per Sasuke è molto meglio che essere da solo
faccia a faccia con i suoi ricordi.
Bene, che la Naruterapia inizi.
“Ti faccio
presente che non sei costretto a seguirmi, dobe.” Proferisce
mordace. Non c’è modo migliore, e soprattutto non
ne conosce altri, per cominciare una piacevole conversazione tra amici.
“Ne,
teme,” Mugugna sputando l’ennesimo nocciolo tra i
cespugli. “guarda che se dipendesse da me stai certo che
spenderei il mio tempo più decentemente di
così.”
“A volte ho
come l’impressione che te ne approfitti.” Mormora
sibillino, gettando una rapida occhiata a Naruto per vedere la sua
reazione.
“Che stai
insinuando scusa?”
“Che mi stai
dietro più di quanto ti sia richiesto.”
“Ancora con
questa storia? Sai che ti dico? Che tu hai le manie di persecuzione!
Come puoi minimamente pensare che mi faccia piacere starti dietro tutto
il santo giorno, condividere i miei risparmi con te, addirittura il mio
letto e...”
Sasuke irrigidisce ogni
muscolo del corpo al solo sentire quelle parole e, socchiudendo gli
occhi in un’espressione rabbiosa, decide di distrarsi
canticchiando mentalmente il ritornello di qualche canzoncina idiota,
ma quando si rende conto di non conoscerne nessuna si arrende di fronte
all’inevitabile e terribilmente imbarazzante monologo di
Naruto.
“…doverti
seguire perfino al cesso e accompagnarti ogni volta a comprare
‘sti cacchio di senbei come se fossi la tua balia!? No! Ti
assicuro che non è assolutamente piacevole, ma questi sono
gli ordini di Tsunade-baba e non posso farci proprio nulla!”
Termina di abbaiare, accorgendosi improvvisamente che i suoi schiamazzi
hanno attirato più occhiate indesiderate del previsto.
Ora che Naruto si
è finalmente deciso a tacere, cala un tiepido silenzio tra i
due che continuano a camminare a circa un metro di distanza
l’uno dall’altro; sembra quasi di vedere appeso a
mezz’aria un sottilissimo filo rosso a tenerli uniti.
La piccola bottega di
Abeshi fa capolino da dietro l’angolo all’ombra di
alcuni ontani. Sasuke con un rapido ed elegante movimento della mano si
asciuga le gocce di sudore sulla fronte, scompigliandosi la frangia.
Con un lieve sbuffo si ritrova a confermare a se stesso che,
sì, quella è davvero una delle estati
più torride della sua vita.
“Oi,
Sas’ke, guarda in su.” Le parole di Naruto lo
sfiorano dolcemente.
“Cosa.”
Replica atono, senza neanche sforzarsi di dare una flessione
interrogativa al tono di voce.
“Un
aquilone.”
Solleva lo sguardo al
cielo cercandolo, e a pensare che a lui manco piacciono quei cosi volanti.
Ecco che improvvisamente
l’aria dispettosa gli ingarbuglia i capelli neri, e sia le
nuvole che il cielo iniziano a correre veloci proprio davanti ai suoi
occhi.
No, il mondo non
è ancora impazzito, è solo Naruto che dopo aver
preso Sasuke per mano lo trascina via con sé.
É da dodici
anni che nessuno lo teneva più per mano e ora, mentre quella
di Naruto racchiude la sua in una salda presa, è come se una
scarica di adrenalina gli percorresse tutto il corpo.
La mente di Sasuke
è affollata da miriadi di sentimenti sciocchi e scontati, ma
al contempo straordinariamente soffici e piacevoli. Incredibile come il
suo migliore amico riesca, con un gesto così semplice e
spontaneo, ad annientare tutte le barriere che imprigionano il suo
cuore e a scuoterlo fin nel profondo.
La mano di Naruto
è bollente, in confronto alla sua così fredda. Lo
sta ustionando, eppure non intende né smettere di correre
insieme a lui, né tantomeno lasciare la presa, anzi, se
fosse un po’ meno Sasuke
e un po’ più se stesso in un momento simile
potrebbe addirittura scoppiare a ridere o urlare di gioia.
Ramen
e pomodori.
Rivolge uno sguardo sconsolato alla sua cena: una potenziale ciotola di
ottimo ramen irrimediabilmente rovinata. Si potesse poi chiamare
ramen… il piatto in questione sono semplici soba[2] con sugo di pomodoro e qualche
verdura. Si può sapere che fine ha fatto il pollo? O il
maiale? I kamaboko[3]? Le uova? Il miso?
Volatilizzati.
“Dannato
Sasuke e dannato il suo ‘E oggi cucino
io!’” Borbotta a bassa voce Naruto, rimestando con
nervoso gli spaghetti.
Dopo aver scrutato con
sospetto l’ennesimo boccone, porta le bacchette alla bocca
masticando titubante. A esser sinceri non è proprio
così pessimo, ma non può certo definirsi ramen!
Al massimo gli concede la nomina di ‘aborto di quello che
sarebbe dovuto essere’.
Solleva un altro grumo
di soba e polpa di pomodoro. In fin dei conti, pessima o a malapena
commestibile che sia, quella roba
l’ha fatta Sasuke, e già questo di per
sé è un motivo più che valido per
sforzarsi di apprezzare la cena.
In questa sera
d’estate c’è pace e
tranquillità. C’è Naruto seduto sul
bordo del porticato che rigira i soba sulle bacchette mentre immerge i
piedi nudi nell’erba, e c’è Sasuke
accovacciato sul ciliegio di casa Uzumaki con una gamba a penzoloni.
Naruto
l’osserva d’ogni tanto, alzando lo sguardo per
scovare il suo profilo tra le fronde. Fra tutti gli alberi del giardino
Sasuke sale unicamente su quello lì, come se fosse il
prescelto, disdegnando il bellissimo pesco e l’alto nocciolo.
Tra la chioma verde e i rami flessibili del ciliegio è
capace di trattenersi anche per ore osservando il tramonto e il lento
calar della sera.
È in questi
momenti che Naruto ha come l’impressione che
nell’amico scatti qualcosa, forse, una sottile malinconia del
passato.
Sasuke non manca mai
l’occasione per ribadire che è del tutto
indifferente a Sakura, ma Naruto è convinto che la sua sia
solo la solita farsa in cui dice il contrario di ciò che
realmente pensa. Quel ciliegio su cui sale tutte le sere ne
è la dimostrazione. Può anche darsi che si
sbagli, eppure ha come l’impressione che la vicinanza di
Sasuke a quell’albero, che porta lo stesso nome
dell’amica, sia il suo modo per colmare la mancanza di
Sakura, per placare la nostalgia di quei giorni lontani, quando loro
tre erano ancora una squadra e la follia della vendetta non si era
ancora impadronita del suo cuore.
Sopra i due
ragazzi si staglia il cielo della sera con le sue meravigliose
tonalità del blu che diventano verso l’orizzonte,
dove il sole è tramontato, più chiare e luminose,
di un azzurro tenue screziato di rosa.
I vivaci colori del
giardino, ora che il sole non può più
illuminarli, sono mutati nelle fredde tinte del mare e rischiarati
soltanto dai giochi delle lucciole tra gli steli d’erba. I
tulipani rossi del viale sembrano delle coppe dai grandi petali
turchesi, mentre i caldi girasoli si richiudono su se stessi chinando
il capo in attesa di un nuovo giorno.
Naruto poggia a terra la
ciotola ormai vuota e solleva lo sguardo per cercare la figura di
Sasuke nascosta tra le fronde, ma non riuscendo a scorgerlo
è subito sopraffatto dalla preoccupazione. Il suo cuore
perde un battito e poi lo recupera insieme ad un altro milione quando
con la coda dell’occhio ritrova l’amico: Sasuke
è proprio davanti a lui, con quella maglia bianca e sempre troppo larga, con
quelle labbra tirate in una sottile linea orizzontale, e i capelli neri
e spettinati che gli incorniciano il volto. Sasuke ha la stessa
maestosità ed eleganza di una pantera, ma al contempo
è debole e dannatamente fragile, come il cuore di una
quattordicenne.
Uno sbatter di ciglia
è sufficiente perché Naruto si ritrovi un braccio
dell’Uchiha poggiato sulla spalla e quel viso perfetto
accanto al suo. Il profumo di Sasuke gli invade le narici e schiudendo
lievemente le labbra cerca di respirarlo anche con la bocca, è lo stesso identico
profumo dell’attimo prima che ti accada qualcosa di bello.
Naruto resta immobile
con i capelli serici di Sasuke che gli solleticano una guancia, aspetta
solo che arrivi il
qualcosa di bello.
“Vieni
dentro.” Mormora raucamente. La voce non è
più atona come al solito, ma flessa in una particolare
intonazione.
Naruto sgrana gli occhi
azzurri per un istante. La vicinanza di Sasuke gli ha sempre fatto uno
strano effetto: lo agita e gli dà pace, lo entusiasma e lo
sotterra, è come un pugno nello stomaco e il sesso,
depressione ed euforia insieme.
In quelle due parole
Naruto è capace di leggerci di tutto: disperazione, malizia,
rabbia, erotismo. — Vieni dentro casa —,
— Naruto, vieni con me —, — vieni
—, — Naruto, vienimi dentro —. Non ci
capisce più nulla, la voce profonda di Sasuke sa pizzicargli
con maestria ogni singola corda dell’anima.
Quella semplice
frase con le sue sfumature e interpretazioni contrastanti, la forza di
Sasuke e la sua intima fragilità, il suo cuore che batte
furioso e il freddo autocontrollo. Sasuke è un urlo
straziante e il silenzio dei sensi, odio intrinseco all’amore.
È antitesi e contraddizione, è incoerenza
assoluta.
Naruto si volta lentamente verso di lui. Lo guarda negli occhi, gli
osserva la bocca sottile, ma invitante, e i lunghi capelli che gli
sfiorano il volto. Gli prende una ciocca tra le dita — ha
sempre desiderato farlo — e con un gesto spontaneo attira
Sasuke verso di sé, baciandolo a fior di labbra.
Non
c’è rabbia, né impazienza,
né disperazione, è solo un bacio dolcemente
provocante, vagamente passionale, pieno di curiosità e
sentimenti che s’intrecciano.
Sasuke stringe gli occhi
colto da qualche emozione più forte delle altre, e quasi si
lascia andare sull’amico circondandolo in un debole e
solamente accennato abbraccio. Vuole prolungare il suo legame con Naruto,
sentirlo parte di sé, avere il suo sapore impresso per
sempre, vuole dimenticarsi di qualcosa e ricordare solo di questo
istante.
Termina
l’unione delle labbra, e Sasuke rimane con gli occhi fissi
sul volto di Naruto e la mano che ancora gli stringe possessiva un
braccio.
Schiude la bocca, mai
prima d’allora aveva sentito il bisogno così
assoluto di esprimere un sentimento; ma è dannatamente
difficile per lui dar voce alle emozioni, è come se mettesse
a nudo la sua parte più vulnerabile e non può
sopportarlo.
Alla fine sceglie di tacere, e così fa riassopire quel
coraggioso sentimento nel cuore che scalpita, singhiozza, urla
disperato, perché si rifiuta di essere ancora una volta il
cimitero dell’amore. Ma Sasuke non vuol sentir ragioni, che
gridi pure, che gli sfondi il petto quell’insensato cuore,
tanto lui è ancora troppo debole per accorgersi anche solo
di esserlo. Serra le labbra e abbassa lo sguardo.
“Ti voglio
bene, Sas’ke.”
Alza gli occhi neri non
appena quel sussurro gli trapassa le orecchie. La voce di Naruto
è piena di calore e le sue parole sono talmente cariche di
sincerità che non riescono a librarsi e disperdersi
nell’aria, ma rimangono sospese tra loro due.
Naruto, al contrario di
Sasuke, è fortissimo e coraggioso, non ha paura di soffrire
e dice sempre quello che pensa.
Uchiha volta il capo di
lato e, corrucciando le sopracciglia, allunga sulle labbra un amaro
sorriso. Poi si gira improvvisamente verso l’amico, con i
lineamenti del viso tesi e i pugni serrati.
“Idiota!”
Lo sgrida alzando la voce.
Naruto rimane allibito a
fissarlo, mentre Sasuke si tira su in piedi evitando accuratamente di
rivolgergli lo sguardo. Allora si alza anche lui di scatto,
ritrovandosi a pochi centimetri dal volto di Sasuke, e con una rabbia e
frustrazione addosso non indifferenti.
“Ehi! Stupido
di un Uchiha, che c’è? Non ci credi a quello che
ti ho detto?”
Sasuke tace continuando
a negargli lo sguardo. Non è che non ci crede, semplicemente
non si capacita di come Naruto possa sprecare il suo tempo a voler bene
a una persona come lui.
“Ahou sai che
ti dico? Che…”
“Cosa.”
Gli spezza la frase bruscamente, guardandolo finalmente negli occhi.
“Non
m’interrompere teme!” Abbaia arricciando il naso e
afferrandogli con forza un lembo della maglia. “Che non me ne
frega niente se non mi credi! Io saprò dimostrartelo ogni
volta!”
Che Dio gliene scampi
dal subirsi le dimostrazioni di affetto di Naruto, soprattutto
perché lui… perché lui non se le
merita.
Sasuke socchiude le
iridi scure e, alzandosi appena sulla punta dei piedi, posa un bacio
rude e impacciato sulla fronte di Naruto.
A loro basta un solo
scambio di colpi per comprendersi alla perfezione, e lo stesso vale per
quando si baciano, i loro sentimenti scaturiscono spontanei senza
alcuna possibilità di fermarli. Naruto sa già
tutto, conosce ogni cosa, Sasuke gli ha appena detto che va bene così.
Il fusuma si apre con il suo inconfondibile rumore che sa di casa, Sasuke
entra, Naruto lo segue. Non c’è più
bisogno di dirsi nulla.
Alla
fine, Naruto,
è
sempre la solita
tacita
promessa
‘il
mio cuore, le tue mani’.
Note:
[1] = Lo so, lo so
che sapete perfettamente cosa vuol dire, ma aggiungo soltanto una
piccola precisazione per far capire meglio una frase della fanfiction.
‘Usuratonkachi’ letteralmente significa "piccolo
martello" e quindi potrebbe voler dire anche inutile.
[2] = I soba sono un piatto della cucina giapponese consistente di
sottili tagliatelle di grano saraceno, solitamente cotti e serviti con
varie guarnizioni e condimenti. Occasionalmente si usa soba per
riferirsi alle tagliatelle in generale. A volte il ramen viene chiamato
chūka soba o shina soba (entrambe le parole significano "spaghetti
cinesi").
[3] = Sono le rotelline del ramen!^-^
Angolino
dell’autrice:
Ciao a tutti!
Come prima cosa
vorrei ringraziare di cuore chi ha recensito il precedente capitolo: wari, ryanforever, Lovy chan, DienLeben, AliH, Aria_chan e Ilarione. Le vostre
recensioni mi hanno reso davvero felicissima!
Mille grazie anche
a chi ha inserito la storia nelle preferite, ricordate e seguite!
Passando al
capitolo, spero veramente di non avervi deluso, anche se credo proprio
di averci ficcato un po’ troppo zucchero e la mia solita dose
di banalità e fesserie a vanvera xD
Comunque sia, ci
tengo a sapere cosa ne pensate, quindi se avete tempo e voglia, sarei
felice di ricevere la vostra opinione!
Un bacione grande
a tutti coloro che hanno letto, seguito e commentato ^-^
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