Sailor Moon - Pensieri e Momenti che avrei voluto vedere o leggere.

di Kate_88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gelosia ***
Capitolo 2: *** Buon compleanno Mamo chan ***
Capitolo 3: *** Torta al Cioccolato ***



Capitolo 1
*** Gelosia ***



In questa prima Shot che darà inizio a questa raccolta (e che mi ha dato anche l'idea) ho voluto affrontare il tema poco sviluppato della gelosia di Mamoru in un determinato punto del Manga.
Per non perdere il punto, se seguite il manga vi consiglio di rileggere le parti con Haruka ed Usagi mentre per chi non ha il manga sotto mano, faccio un veloce riassunto della 3° serie: appaiono un ragazzo ed una ragazza molto misteriosi ed in contemporanea due strane Sailor. Il ragazzo, che non si capisce se realmente è maschio o femmina, inizia a girare molto intorno ad Usagi e mentre sailor Uranus addirittura la bacia, mentre Usagi attende Mamoru, Haruka le si avvicina e quasi la bacia.
Questa scena viene interrotta da Mamoru che arriva...

In questa storia ho voluto affrontare quindi il tema della gelosia ancor prima di quel momento.

Spero vi piaccia e se vi va, come sempre, lasciatemi un commento, un mamo chan gonfiabile o quello che vi pare.

Ringrazio già da ora tutti quelli che seguiranno ma per quanto riguarda la pubblicazione, devo tutto a Sailor Crystal, Diana89, Demy84 e Rei_hino! Grazie!

Baci Baci


Kate







 

Gelosia

 

 

Sto bruciando.

Dentro di me sta succedendo qualcosa, un evento strano mai provato, o forse si?

Quand'è che ho provato una sensazione simile?

Quand'è che ho sentito il fuoco dentro, il cuore a mille, l'insicurezza pressante e la paura al mio fianco?

Ricordo. Quando lei era con Demand, eppure lì era tutto diverso, lì lei era stata rapita, costretta a donare le sue labbra a quell'essere.

Avrei voluto avere la forza di cento uomini per distruggerlo e dirgli che lei era mia, era la mia donna, la mia futura sposa.

Lei è la mia famiglia.

Che piacevole calore quando penso alla famiglia; adesso non è più una sofferenza perché se ci penso subito il suo volto si fa strada nella mia testa e sorrido.

Io che sorrido.

I miei compagni di facoltà non ci avrebbero mai creduto se non lo avessero visto con i loro occhi, quando mi hanno visto leggere uno dei tuoi tanti bigliettini lasciati tra i miei libri, pieni di errori, di coniglietti e tanto amore.

Usako, mi domando cosa farei senza di te e mi domando se davvero sarei in grado, un giorno, di lasciarti andare.

Mi sto prendendo in giro da solo e mi sento quasi un idiota.

Il professore continua a parlare di Anatomia, strani organi ed altro ma al momento non m'interessa perché so che tu hai la testa un po' confusa e spero davvero che non lo sia anche il tuo cuore.

Haruka.

Quel nome mi fa venire una rabbia dentro così forte da rompere la matita ed attirare lo sguardo degli studenti in aula.

Lo so, lo so. Sono Mamoru Chiba, quello taciturno e sempre posato, che siede al primo banco ed attento ascolta la lezione ma scusatemi, questa volta di Anatomia non m'interessa proprio nulla perché sono innamorato e mi sento uno schifo per colpa di quel tipo.

Tipo. Tipa. Tipo. Tipa.

Maschio. Femmina.

Io proprio non lo capisco eppure da uomo dovrei capire subito se davanti mi si para un uomo od una donna.

Haruka, chi sei?

Tu non parli, circuisci la mia ragazza, le ronzi intorno e la confondi.

Io ti sto odiando e non lo sai.

Non so dare un nome a questo sentimento, so solo che da quando sei apparso non dormo sonni tranquilli, che vorrei sempre vedere Usako al mio fianco senza lasciarla mai, senza darle la possibilità d'incontrarti.

Sarebbe come chiuderla in una gabbia ed io non posso e non voglio.

La mia Usako è bella perché è libera.

Lei è la Luna nel cielo e si sa, la Luna che vincolo ha? É circondata da tante stelle, alcune più vicine, alcune più lontane, ma nessuna si azzarda a sfiorare quella superficie pallida che di notte risplende nel cielo.

Ma studiando ho scoperto una cosa, qualcosa di unico che voglio tenere per me e dirglielo magari un giorno quando il suo sorriso innamorato sarà completamente rivolto verso il mio.

La Luna di notte non emette luce propria ma è il Sole che le dona la luce necessaria per brillare, quindi dovrò dirle che io ci sarò sempre, sarò il suo sole e se vorrà l'aiuterò a brillare di notte e risplendere tra miliardi di stelle.

Il professore continua con i suoi discorsi e per la prima volta lascio tutti senza parole e mi alzo per andarmene.

« Scusi ho un impegno improrogabile »

Non ce la posso fare.

Tra un po' ho il mio appuntamento con Usako, la vedrò così bella e solare come sempre ed io prima di arrivare voglio passare a quel dannato istituto, voglio vedere se riesco a scoprire qualcosa e risolvere il mistero di questi talismani e di questi nemici.

Sinceramente?

Sono stufo di queste nuove guerriere, sono stufo di questa Haruka e delle sue premure, sono stufo di tutto.

Vorrei solo vivere tranquillo con la mia donna, la mia fidanzata.

Posso essere egoista anche io per una volta?

La amo davvero tanto e non so se questo è un bene o un male.

Lei ultimamente è così matura, sta crescendo ed ho paura che sfugga dalle mie mani, dalla mia debole presa.

Osservo le mie mani e per un attimo sembrano così piccole, impossibilitate a trattenere una donna bella e forte come lei.

Eppure non dovrei dubitare di me, del mio futuro, perchè Chibiusa è di nuovo con noi, è viva e sana, è allegra ed è la copia di Usako con un pizzico di diligenza in più, forse presa da me.

Sembro pazzo.

Sto ridendo mentre penso a lei, pervaso dalla felicità del momento: quella splendida donna nel futuro mi ha reso padre.

Non importa se saremo Re e Regina oppure due contadini, lei mi renderà Padre ed io credo di avvertire dei brividi di gioia lungo la schiena.

Devo tenerla a me perchè la felicità la possiamo ottenere solo stando insieme, ne sono certo.

Non devo permettere a quella donna o uomo che sia, di portarmela via.

Usako è mia.

Continuo a bruciare dentro.

Ancora non capisco cos'è questa sensazione spiacevole, questa paura e questa fiducia vacillante che avverto dentro.

Mi fido di lei ma odio quel tipo.

Usako guarda solo me! Non donare ad altri il tuo sguardo innamorato, quegli occhi azzurri che all'interno hanno un mondo.

Sono di nuovo in questo istituto ma non vedo nulla di preoccupante così guardo l'orologio e mi accorgo che sono in ritardo.

Tu non dovresti mai aspettarmi, io dovrei essere il principe perfetto e farmi trovare sempre in fondo alla scalinata, pronto a porgerti il mio braccio per farti reggere al mio corpo.

Corro. Sto venendo da te perché mi stai aspettando ma quello che vedo al mio arrivo mi spezza dentro, fa esplodere il mio stomaco, fa dannare il mio cuore.

Vorrei urlare, correre lì su quella panchina e spaccare la faccia a quel tipo che ti sta così vicino che potrebbe baciarti.

Non l'ha fatto, vero?

Non voglio dubitare della mia Usako, non voglio, non devo, ma Haruka è di nuovo lì, la sfiora e la guarda come se la volesse mangiare.

Sembra quasi che sia innamorato di lei. La guarda con gli occhi dell'amore o forse sono io pazzo e vedo tutto distorto.

« Usa! »

La chiamo.

Voglio che guardi solo me, quel ragazzo sconvolto e sfatto che è corso per incontrarla.

Lo so che le da fastidio se la chiamo “Usa” ma in questo momento sento solo questo e quel continuo bruciore dentro.

Quel corpo, quel cuore, quell'intera donna la voglio solo per me.

Mi domando di nuovo se lei voglia stare con me per il resto della vita.

Mi domando se lei un giorno continuerà a stare con me o se mi chiederà degli spazi, momenti in cui vorrà restare da sola.

La verità? Se un giorno dovesse fuggire, la rincorrerò senza mai fermarmi, andrà bene anche se avrà un altro, ma io non la lascerò mai.

Sono pessimo?

Si ma sono anche innamorato.

Tu mi stai guardando, stai correndo da me ed io ti abbraccio.

Non so cosa t'abbia fatto ma questo momento sta lasciando spazio ad uno strano sentimento, un qualcosa che m'imbarazza ed al quale non so dare un nome.

Ti porto a casa mia e di fronte all'odore del caffè restiamo in silenzio.

Vorrei dire tante cose eppure non so da dove iniziare ed inizi tu peccato che vieni interrotta da Chibiusa.

Forse un po' devo abituarmi alle sue interruzioni.

« Avete litigato? »

Chibiusa è piccola ma è anche intelligente, solo che questa volta sono io che non capisco.

Abbiamo litigato, Usako?

Ti ho visto con quel tipo, ho avvertito ancora quella strana sensazione ed adesso non riesco a parlarti. Mi sento in imbarazzo.

Pensando e ripensando, inizio ad assecondare i desideri di Chibiusa e l'aiuto in questo strano compito.

Usa tu resti qui, lei non ti fa fuggire. Io non ti faccio fuggire e quando ormai il mio compito di padre è finito, scopriamo che quella piccola peste sta dormendo.

In un attimo mi rendo conto che quell'imbarazzo è sparito, spazzato via dalla felicità di una famiglia.

« Mamo chan, perdonami... »

Non capisco cosa stai dicendo. Mi abbracci e mi chiedi scusa ma per cosa? Tu non hai colpe amore mio, la tua unica colpa è quella di essere così ingenua e giusta.

« Mi hai vista con Haruka al parco... »

« Io ho fiducia in te Usa! »

« Io sono stata molto gelosa vedendoti con Michiru. »

Gelosia.

Un momento! Io conosco questa parola. Conosco questo sentimento.

In un attimo tutte le mie paure ed incertezze hanno trovato un nome ed io ho ritrovato il sorriso.

Ti guardo negli occhi, ti voglio osservare e scrutare la tua espressione non appena rivelerò cosa sento.

Ascoltami Usako, sto parlando proprio al tuo cuore.

« Anche io sto bruciando di gelosia a causa di quel tipo. »

Sei stupita.

Ti ho detto queste parole con la voce migliore che potessi tirar fuori, carezzandoti i fianchi, alzando la tua frangia, frenando la voglia che ancora mi spinge a prenderti in braccio e coprire il tuo corpo con uno scudo di baci inviolabile da altri.

Chibiusa dorme e tu dovresti tornare a casa ma stavolta ti afferro e non ti lascio scappare.

Stanotte dormi qui Usako e quando la notte sarà calata, permettimi di guardarti con la luce della luna sul tuo corpo nudo, permettimi di baciare ciò che la Luna ti ha donato, permettimi di amarti e coprirti con il mio corpo, proteggendo ogni parte di te.

Permettimi di pretendere qualcosa, perché ho dannatamente voglia di quel tuo profumo dolce su di me, lo stesso profumo che c'era su quel fazzoletto, lo stesso profumo che hai sempre portato addosso, sulla tua pelle e che non hai mai lavato via perché ti appartiene.

Ti amo Usako; scoprilo seguendo la scia dei miei baci, lo sguardo dei miei occhi o semplicemente ascoltami: te lo ripeterò oltre l'infinito, oltre l'eternità perché io ci sarò sempre.










L'ultimo appunto lo faccio sul Rating della Raccolta.
L'ho messo arancione perchè in futuro voglio sbizzarrirmi con altre scene, nel caso poi io cambi idea sfrutterò il tastino Modifica che gentilmente mi viene offerto.
Credo di aver detto tutto ma se di nuovo ho dimenticato qualcosa... modificaaaaaa



Baci baci!

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Capitolo 2
*** Buon compleanno Mamo chan ***


Buona sera! Ecco qui una nuova parte che mancava nel manga ed io ho voluto riscrivere. Giuro che poi aggiorno le altre fic!
Istruzioni per comprendere questa shot servono? No, però se volete nel manga, nel volume 4 (se non erro) c'è una scena d'amore tra Mamoru ed Usagi dove lei gli parla del suo compleanno, rivelando la sua gelosia verso Chibiusa. La shot è basata appunto sul compleanno di Mamoru.
Spero che questa shot vi piaccia e che vi doni un minimo di emozioni.
Aggiungo una cosa che ritengo davvero importante: Questa shot è stata richiesta da Demy84. L'ho accontentata con piacere in quanto preziosa amica ed autrice che personalmente stimo, spero quindi di non averla delusa ed aver descritto bene l'amore di questi due personaggi che entrambe amiamo.


Baci Baci

Kate

 

 

Buon Compleanno, Mamo chan

 

 

 

Tra poco è il tuo compleanno eh?

Il tre agosto, giusto? Cosa vuoi?

Puoi chiedermi qualunque cosa tu voglia! Pensaci!

e Mamoru ci stava pensando.

 

Le battaglie contro i nemici della Luna nera erano ormai terminate e se da una parte c'era Chibiusa che era tornata ad allietare il suo stato d'animo, dall'altra c'era Usagi che piena di gelosia non era più la stessa ai suoi occhi. Mamoru ne soffriva.

Non sapeva come spiegare ad Usagi la sensazione di benessere che provava con Chibiusa e non riusciva a farle capire che, nonostante fosse carina, era solo una bambina che era in quel mondo senza una madre ed un padre per imparare e che semplicemente in un futuro sarebbe diventata sua figlia.

Lei l'avrebbe messa al mondo.

Stringere la mano di quella bambina era come fare un triplo salto mortale, abbandonarsi all'incertezza della vita, alla fantastica gioia di vivere. Erano sensazioni che riusciva a provare solo con Chibiusa o con Usagi perché loro erano strettamente collegate.

Si somigliavano e Mamoru sorrideva nel vederle anche solo bisticciare.

Adesso però mancavano solo due giorni al suo compleanno e le parole di Usagi gli rimbombavano nella testa.

Puoi chiedermi qualunque cosa tu voglia.

Qualunque.

Cosa voleva lui? Da giorni s'interrogava su cosa volesse ed il risultato era davvero scarso.

Non voleva da Usagi nessun regalo che fosse forzato, niente che la costringesse a spendere soldi inutilmente, tuttavia non poteva chiederle una cenetta romantica con piatti sofisticati preparati da lei, era consapevole che avrebbero passato la notte abbracciati al pronto soccorso, in attesa di una lavanda gastrica o di una flebo per mettere a tacere l'eventuale colica.

Cosa voleva da Usagi?

A due giorni dal suo compleanno, non lo sapeva.

Quello sarebbe stato il primo compleanno che realmente avrebbe passato con lei e di una cosa era certo: non voleva passarlo con nessun altro che non fosse la sua fidanzata.

Cosa gli piaceva di lei?

Doveva rispondere a quella domanda prima di trovare la soluzione al regalo.

 

Usagi rimuginava su un catalogo, sfogliando le pagine senza alcun interesse sotto lo sguardo attento di Minako.

« Cos'hai? »

« Non so cosa regalare a Mamo chan »

« E guardi il catalogo degli elettrodomestici? Dubito gli possa servire una lavastoviglie, ce l'ha già e dubito tu possa permetterti di comprarne una, nel caso gli si sia rotta »

« Già. Gli ho chiesto infatti, prima che andassimo nel futuro, cosa volesse per il tre, solo che non mi ha fatto sapere nulla. »

« Io credo che non ti dirà nulla » intervenne Makoto che sorseggiava il suo succo, osservando Furuhata con la coda dell'occhio « ti dirò. Mamoru non mi sembra un tipo da lavastoviglie o da qualsiasi oggetto. Io lo vedo più come un papà che preferisce il pensierino fatto con il cartoncino ed i colori, insomma un oggetto creato da te. »

« Si ma io non sono Chibiusa. Non posso andare alla scuola elementare e chiedere alla sua maestra se mi presta la colla ed i brillantini per scrivere auguri Mamo chan »

« E se gli preparassi una cena? » intervenne Rei prima di scuotere il capo ed agitare le mani « lascia stare »

« Secondo me potresti regalargli un libro. Ce ne sono di libri interessanti sui fenomeni della fisica, sull'applicazione delle formule e la risoluzione di alcuni problemi da parte di alcuni fisici famosi. »

« No Ami, grazie. »

Usagi sbuffò sconsolata continuando a girare quel catalogo, facendo sciogliere il gelato alla crema e cioccolato nella coppa.

« Dai Usagi vedrai che gli farai passare un compleanno indimenticabile »

Minako cercava di consolarla mentre con lo sguardo indicò a Rei il gelato sciolto.

« Giusto Usa. Mangia il gelato e non pensarci. Sarà una bellissima giornata. »

« Mako chan... mi aiuteresti a preparare una torta? »

Le quattro ragazze, nel sentire le parole di Usagi, avvertirono il sangue gelare in corpo mentre Makoto abbandonava la cannuccia in favore di respiri regolari.

« Usa, sai quanto io ti voglia bene ma... »

« Salve ragazze! »

L'arrivo di Chibiusa interruppe quella conversazione che Makoto aveva appena iniziato, mettendo a tacere tutti.

« Che succede? Usa hai una faccia... »

Chibiusa, con la sua ingenuità, era riuscita a rompere l'atmosfera seria e cupa che avvolgeva Usagi, regalandole un sorriso.

« Chibiusa che ci fai qui? Non dovresti essere a scuola? » Ami la guardò un po' severa, rompendo quell'aria dura quando la ragazzina scosse il capo.

« Ho finito. La maestra mi ha aiutata a fare una cosa. »

« Che cosa? » Minako sporse oltre il tavolo, accompagnata dalla sua curiosità.

« È un regalo per Mamo chan. La maestra mi ha aiutata a dipingere Milord ma non le ho detto che era per lui, poi io ci ho scritto “Auguri Mamo chan”. Gli chiederò se per il tre mi porta al Luna Park! »

Usagi guardò Chibiusa con un'espressione imbronciata ed arrabbiata, tanto da alzarsi e sbattere i palmi delle mani sulla superficie del tavolo.

« Chibiusa, il giorno del compleanno di Mamoru, vorrei starci io con lui. »

« Deciderà lui! »

« Ti ho detto che starò io con lui » non disse altro, semplicemente lasciò il locale, pagando alla cassa senza attendere il resto.

Chibiusa aveva gli occhi lucidi mentre stringeva i manici del suo zainetto.

« Ehi Chibiusa, non essere arrabbiata con Usagi. Credo che lei sia solo un po' tesa »

Makoto aveva sempre le parole giuste per lei, questo lo sapeva.

« Io volevo solo stare con Mamo chan... »

« Chibi, forse ti manca un po' il tuo papà. Senti, è vero che sei qui per l'addestramento ma non credo che la mamma si arrabbierà se tornerai nel tuo futuro per dare il tuo regalo a papà, no? Conoscendo Usagi, sarebbe felicissima di riabbracciare la sua bimba. »

« Quindi posso tornare qualche giorno dal mio papà? »

« Si credo di si. »

Chibiusa si fece sfuggire un paio di lacrime per la gioia; accarezzava già sulla pelle la sensazione di riabbracciare il suo papà. Si, Mamoru lo sarebbe diventato ma non poteva paragonarlo ad Endymion. Lei amava il suo papà incondizionatamente.

 

Mamoru continuava a struggersi per quella richiesta da fare alla sua Usagi, una richiesta che doveva essere speciale per due motivi: sarebbe stato il suo regalo ma soprattutto era da parte della sua donna, il motivo migliore per chiederlo.

C'era qualcosa in lui che era cambiato negli ultimi tempi e questo cambiamento era dovuto alla presenza di quella ragazza che sorridendo tra un compito andato male ed un scarpa allacciata lenta, era riuscita ad entrare nella sua vita stravolgendola.

Che piacevole sensazione e che pace che avvertiva quando pensava a quella ragazza, arrivando a desiderare di averla sempre con sé; voleva assaporare il piacere di sorridere con lei, lontani da paure o gelosie, lontani da tutti.

Se ne stava seduto sul suo letto, ad osservare quell'appartamento e sorrise: quel posto gli piaceva.

 

Chibiusa era tornata a casa e dopo aver salutato la mamma Ikuko, salì in camera di Usagi, bussando alla porta chiusa con una targa ed un coniglio appesi che invitavano calorosamente a non entrare.

« Chi è? »

« Posso entrare? »

« Vieni... »

Usagi aveva già infilato il pigiama anche se era solo metà pomeriggio e se ne stava seduta alla scrivania a sfogliare cataloghi di vario genere.

« Senti Usagi, prima Makoto mi ha detto una cosa... »

« Cosa? »

« Che a me manca il mio papà »

Usagi sorrise e si voltò verso quella ragazzina dai capelli rosa; allargò le braccia e le fece segno d'avvicinarsi.

Erano a volte rivali, a volte capricciose e golose, spesso vispe ed impiccione e semplicemente erano madre e figlia di altre epoche.

Chibiusa si gettò tra le braccia di Usagi e per un attimo assaporò l'abbraccio della madre.

« Non vedo l'ora di tornare da mamma e papà. Sarà per poco ma starò un po' con loro. »

« Meriti di stare con loro Chibiusa e scusami per oggi. Ero solo un po' nervosa. »

« Senti Usagi, quando sono a casa, mamma ogni volta prova a fare qualcosa per il papà per il suo compleanno, tipo torte, biscotti e il papà... »

Usagi non ascoltò il resto del discorso che sciolse l'abbracciò e si alzò in piedi uscendo dalla camera, indossando il cappotto in pigiama ed infilando le scarpe all'ingresso, senza attendere il resto del discorso di quella bambina che provò a richiamare la ragazza senza esito positivo; Usagi uscì di casa annunciandolo con un semplice « Io esco ».

Chibiusa si mangiò le mani per non aver terminato il discorso, per non aver detto ad Usagi che suo padre ogni anno, il giorno dopo il suo compleanno, nascondeva il mal di pancia alla madre.

Era tardi ormai per avvertirla e quando Usagi tornò lei già dormiva.

Al rientro, Usagi aveva l'aria sconsolata e le guance tutte rosse per la corsa.

« Usa chan che ti è successo? »

« Mamma tu cosa regali ogni anno a papà per il compleanno? »

« C'entra il tuo ragazzo? »

Usagi sorrise avvertendo le farfalle nello stomaco al suo solo pensiero, poi mosse la frangia e morse il labbro inferiore, incapace di rispondere a quella domanda così ovvia eppure imbarazzante.

« Capito. Senti io al papà di solito regalo una cravatta e gli faccio un dolce, solo perché so che la prima gli serve, la seconda gli piace. Regalagli qualcosa che sia utile e lo faccia felice. Ah... sarebbe carino se ogni tanto lo facessi venire a casa, voglio proprio conoscerlo. »

« Ehm grazie mamma... » presa dall'imbarazzo non disse altro, semplicemente tornò in camera e sdraiandosi a pancia all'aria, s'addormentò.

 

Mamoru guardava il soffitto e non sapeva che a qualche isolato di distanza, anche Usagi guardava nella stessa direzione.

Due cuori, un solo amore e la voglia di stupire la persona più importante della propria vita.

Chiusero gli occhi senza ricordarsi che quella sera la luna era piena ed avrebbe portato il giusto influsso alle loro vite, avrebbe sicuramente stravolto le loro giornate così tanto da renderli ancora più vivi.

 

Il mattino, Chibiusa partì per il futuro, verso quel tempo che e apparteneva, pronta a trascorrere più di una giornata con il suo papà.

Nella sua mente c'era l'abbraccio del padre, della madre e soprattutto i giochi e le favole che solo loro sapevano raccontare con la giusta melodia; erano i suoi genitori e li amava incondizionatamente, ed anche se li conosceva nel passato, nulla poteva eguagliare il sorriso dolce della madre o l'abbraccio forte del padre.

Correndo in direzione della porta del tempo, Chibiusa avvertiva lungo il corpo mille brividi eppure quella porta era vuota ed un senso di tristezza s'impadronì di lei.

Sospirò e quando Chronos le diede il permesso, varcò la soglia beandosi del panorama di Crystal City.

Correva in direzione di quella città, di quel palazzo, della sua famiglia; Chibiusa correva in direzione dell'abbraccio più caldo del mondo.

 

Usagi si era appena svegliata per il caldo, quel sole che prepotente bussava alla sua finestra, quando si rese conto che era mezzogiorno e che era quasi ora di pranzo.

Ikuko era già ai fornelli ed Usagi si sentì piacevolmente felice; la sua mamma si alzava presto ogni mattino per regalarle un pasto dignitoso per iniziare la giornata, baciava suo fratello sulla fronte e sorrideva felice al marito rendendolo l'uomo più appagato della Terra. Sua madre era davvero d'ammirare ed in silenzio sperava di diventare come lei.

Se pensava al futuro non poteva fare a meno di pensare a Mamoru e Chibiusa; sulla pelle avvertiva ancora la sensazione d'averlo visto con i suoi occhi, d'aver visto la se stessa del futuro con la corona che la ringraziava. Si era vista felice dopo una lunga battaglia, estasiata per l'abbraccio della figlia.

Lei nel futuro sarebbe stata felice ma doveva lottare per ottenere quel risultato, a partire dal compleanno del suo Mamo chan.

« Mamma... non ti scotti le mani quando prepari gli Onigiri? »

Usagi era scesa in cucina indossando una gonna lunga ed una maglia a maniche corte, sedendo a tavola mentre l'odore del pesce inondava la cucina.

« Usa chan, come sempre ti svegli tardi. Lo sai che quando ti sposerai dovrai accettare nuovi doveri? »

« Si però è presto per sposarmi. Dai, dimmi come fai gli onigiri e la tempura. Dimmi anche come fai i tuoi dolcetti. »

« Mamma ma non è che Usagi si è trovata il ragazzo? Anche se secondo me non se la prenderebbe neanche uno scorfano »

Shingo era appena entrato in cucina, con la sua solita allegria un po' sfacciata, tipica di quell'età.

« Shingo sei un idiota! »

« Non mettetevi a litigare! Usa chan oggi proprio non ho tempo, devo lavare i panni, stirare quelli accumulati, devo portare Shin agli allenamenti e devo fare la spesa. Devo poi sistemarti la gonna della divisa e... »

« Ho capito, mi faccio aiutare da Mako Chan. »

« Grazie tesoro! »

Usagi sospirò ed in silenzio si dedicò al pranzo cucinato dalla madre, mangiando con lentezza e giocando con il cibo nel piatto, sovrappensiero.

Il compleanno di Mamo chan doveva essere speciale ma qualcosa stava andando storto.

 

Il pomeriggio, Mamoru era seduto su una panchina in attesa di Usagi, leggendo un libro senza voltare mai pagina, pensando al suo compleanno.

Chibiusa era partita, le ragazze sicuramente gli avrebbero fatto solo gli auguri ed i compagni di università erano stati avvertiti che avrebbe passato la giornata con la sua ragazza. Aveva campo libero per una giornata indimenticabile che ancora non aveva programmato.

Aveva controllato decine di libri i cui titoli spaziavano da “un compleanno da favola – come organizzarlo” a “Dieci importanti regole per una festa perfetta” poi aveva preso in rassegna volumi più impegnativi come “Regala alla tua fidanzata una giornata da sogno” e “ Donne: Istruzioni per l'uso”; tutti avevano dato uno scarso risultato.

Ogni libro parlava di grandi regali, cene importanti, partenze improvvise e costosi alberghi, c'erano poi le istruzioni su come trattare le donne ma nulla di tutto questo era Usagi.

Usagi era diversa dalla massa, il suo problema è che bastava così poco per farla felice che non sapeva mai quando il poco era abbastanza o quando era davvero poco.

Problemi a cui non trovava via d'uscita perchè a lui bastava anche solo un bacio per essere felice ma sapeva che Usagi avrebbe fatto storie per trovare qualcosa di più concreto.

« Mamo chan! Scusa il ritardo! »

« Sei sempre in ritardo... ti perdono dai. Dove vogliamo andare? »

« Mh... »

Restando seduto sulla panchina, Mamoru osserva Usagi che pensava soffermandosi sulla sua gonna lunga e la t – shirt che delineava quelle forme tenere da stringere e proteggere; gli odango poi, amava quei codini e sperava in cuor suo che non li sciogliesse mai.

« Mamo chan andiamo in centro? »

« Oddio Usa, oggi? Dai lo sai che in questo periodo è pieno di gente! »

« Ma che dici! È il due di agosto! In città ci siamo rimasti io te e Luna. Anche gli animali sono andati al mare » con la sua semplicità, Usagi aveva riassunto un'intera stagione estiva nella capitale giapponese.

Mamoru si limitò ad una risata, alzandosi da quella panchina piena di pensieri e stringendo la mano di quella ragazza, intrecciando le dita con le sue.

« Senti Usako, per domani... »

« Uff domani... io non ti ho ancora comprato nulla. Non so proprio che regalarti! Il televisore nuovo costa troppo! »

« Ma sei matta? Lascia stare queste cose che poi il televisore ho già ordinato quello nuovo! Comunque non so, dove vuoi andare? »

« Mamo... è il tuo compleanno. Dovresti decidere tu o comunque sarei io a doverti chiedere dove vuoi andare, funziona così »

Funziona così. L'aveva detto con una dolcezza e semplicità fuori dal comune mentre stringeva quella mano e lo trascinava lungo la via centrale, concentrandosi sui vari negozi aperti con i negozianti che agitavano i ventagli per il caldo.

Nella sua testa c'erano quelle parole.

Non aveva mai festeggiato il suo compleanno, non era mai stato felice in quel giorno perché la sua famiglia non c'era, ora però, una famiglia l'aveva.

Come funzionavano i compleanni in famiglia? Lui non sapeva rispondere.

« Senti Usa, di solito come passate i compleanni a casa? »

« Mh? Dipende. Quand'ero piccola mamma mi preparava sempre una torta grande, mi faceva soffiare le candeline quando tutti erano presenti e solo se eravamo tutti riuniti mi faceva aprire i regali, infatti attendevo sempre i nonni che arrivavano tardi. Poi quando invece è il compleanno di mamma o papà, lei fa una grande cena per tutti, compra una torta con le candeline ed io e Shingo compriamo sempre un regalino, mentre Shingo ha sempre festeggiato come me, insomma non è mai niente di dispendioso o grande. »

« Quindi di regola avete il pranzo o la cena in famiglia »

« Si, però di solito lo facciamo il giorno prima, a mezzanotte si fanno gli auguri e poi bè, il giorno proprio del compleanno o si va con gli amici oppure si decide una meta per tutti. »

« Bè ne ho perse di occasioni in passato... »

« Mi dispiace Mamo chan... » si era stretta a lui, al suo braccio e con la guancia strusciava appena contro la stoffa della giacca; era dolce ed era la sua Usako.

In quelle parole Mamoru aveva trovato la soluzione.

« Usako ti spiace se ci fermiamo da una parte? »

« Dove? »

« Lì » e con la mano indicò un super market proprio su quella via.

« Che devi prendere? »

« Spesa » e senza giustificare altro, la trascinò in quel super market, godendo di quei momenti.

Usagi non capiva ma aveva notato una luce diversa negli occhi di Mamoru, una luce infantile e tenera, quella luce che si nota negli occhi di ogni festeggiato il giorno del suo compleanno.

 

All'interno del super market non era difficile attirare l'attenzione: Mamoru spingeva il carrello mentre Usagi al suo fianco domandava cosa dovesse prendere.

« Dunque... fammi pensare. Direi riso... »

« Mamo, non ti sei fatto la lista? »

« No. Di solito compro sempre le st... »

« Oddio che buoni! »

Usagi l'aveva interrotto senza pensarci due volte, osservando e prendendo una scatola di biscotti al burro misti.

« Mamo devi assolutamente prenderli ed assaggiarli. Sono buonissimi! Ed anche questo, questo e questo! »

« Ehm Usa... » cercava di attirare la sua attenzione, di farla calmare, ma a nulla servì: Usagi era Usagi ed era normale che impazzisse di fronte ai biscotti, le patatine e tutto il cibo in generale.

Dopo mezz'ora di presenza nel locale, il carrello era pieno ed i due terzi del contenuto apparteneva alla categoria delle schifezze.

« Mamo, quelle cose le devi proprio provare! »

« Va bene, va bene. Senti Usa, aspettami un attimo in cassa, vado a prendere una cosa che ho dimenticato. »

« Va bene! »

« Ah tieni Usa, ti lascio i soldi. Se è il tuo turno prima di che torno, almeno puoi pagare. »

« Va bene Mamo chan! » e sorrise a quell'uomo che sembrava euforico alla sola idea di completare una spesa fatta insieme.

« Attende qualcuno? » la cassiera osservava Usagi che a sua volta si guardava intorno.

« No no grazie. Intanto pago. »

« Benissimo »

Una volta pagato, Usagi attese Mamoru fuori il market, con le buste a terra e lo sguardo curioso.

Mamoru uscì poco dopo, con una busta in mano ed il sorriso sul volto.

« Che hai preso? »

« Poi vedi dopo a casa. Dammi le buste che pesano. Andiamo? »

« Eh si, non possiamo girare con queste buste, rischiano anche di rompersi. Dimmi che hai comprato, dai... »

« No... »

« Dai! »

« No... »

« Dai! »

« Usako, non ti faccio mangiare i biscotti! »

« Cattivo » e come suo solito, mise quel broncio così infantile e dolce da far sciogliere Mamoru.

La pace piaceva ad entrambi e non volevano che quel momento fosse rotto da qualcosa.

L'aria da respirare era diversa dai mesi precedenti, non c'era l'odore e la minaccia del male.

 

Una volta a casa, Mamoru poggiò le buste sul tavolo della cucina, sospirando per il peso di quegli acquisti in gran parte inutili.

« Senti Mamo chan, ma avevi bisogno di tutta quella roba in casa? »

« Ma se hai voluto prendere tu tutti quei biscotti ed altro! »

« Si ma avevo capito ti servissero! »

« Sai una cosa? Si mi servivano... senti Usako, parliamo di una cosa seria. Devo darti una cosa. »

Mamoru si era fatto serio ed afferrando il polso di Usagi, la trascinò in salone facendola sedere sul divano.

« Mamo che succede? Oddio, sei andato a comprare il pane e ti sei innamorato della panettiera? No ti prego, dimmi di no! »

« Usa ma quale panettiera?! »

« Allora hai dimenticato il salmone e ti sei innamorato della pescivendola! »

« Ma che dici?! E poi l'hai vista la pescivendola com'è? »

« Ah allora ammetti di aver guardato! »

« Non cambiamo discorso... » deglutì cercando di uscire da quel discorso pericoloso e di far calmare quella ragazza tutta odango e gelosia « Senti, ricordi cosa mi hai detto tempo fa? »

« Mh... quando? »

« Riguardo il mio compleanno »

« Certo! Ah finalmente hai deciso cosa posso comprarti? Si ma sappi che non ho tanti risparmi e non posso comprarti un nuovo computer! »

« Dai non voglio che mi compri niente, anzi, ti ho comprato una cosa... »

« A me? Ma non è il tuo di compleanno? »

Usagi non capiva e Mamoru versava in uno stato di profondo imbarazzo, avvertendo le guance arrossare seppure visibilmente rimanevano del loro colore.

« Non pensare male... »

« Io non penso nulla... »

« Bè dai, tieni, guardalo e poi devo chiederti un'altra cosa... »

Usagi annuì e prese la busta che Mamoru le porse, aprendola e notando all'interno un grembiule rosa da cucina con un coniglietto ricamato sopra.

« Che carino Mamo chan! Ma come mai me l'hai regalato? »

Usagi continuava a mirare quel grembiule, girandolo sopra e sotto, fingendo d'indossarlo posandolo sul corpo.

« Senti, credi che tua madre e tuo padre s'arrabbierebbero se stasera resti a dormire da Makoto? »

« Perchè devo andare da Makoto? »

« No Usako, voglio che resti a dormire qui, solo che non puoi dirlo ai tuoi, neanche mi conoscono. »

« Mamo ma... »

« Per favore, l'hai detto tu, avrei potuto chiedere qualunque cosa... »

« Ma non ti ho comprato nulla... »

« Lo so ed è meglio così. Arrivando nella mia vita mi hai fatto un regalo grandissimo, non devi comprarmi nulla, devi solo continuare ad essere così come sei, perchè ormai tu sei la mia famiglia e voglio condividere con te i momenti più belli ed importanti. Io non ho mai avuto un compleanno in famiglia, quindi questo è il regalo che ti chiedo: voglio un compleanno in famiglia. »

Mamoru carezzava le ginocchia di Usagi mentre lei stringeva quel grembiule ed osservava quel ragazzo con il cuore che batteva forte; non riusciva a far rallentare i suoi battiti perchè quell'uomo rappresentava il suo futuro e la sua famiglia.

Lo baciò.

Si chinò in avanti e poggiò le labbra su quelle di Mamoru, regalandogli il primo “Si” importante della sua vita, o forse era il secondo non lo ricordava in quel momento, ma avvertì l'emozione di quell'uomo dal calore delle sue labbra: bruciavano d'amore.

« Chiamo mamma » gli disse dopo quel bacio, con la dolcezza che la caratterizzava dopo quei momenti.

Era Usagi, aveva quindici anni ed era già grande per tutte quelle avventure che avevano riempito le sue giornate; era una piccola donna, una ragazza che aveva riempito l'esistenza vuota di quel ragazzo.

Mamoru la osservava; non poteva fare a meno di scrutare quella ragazza così piccola e forte, quel corpo che aveva sfiorato e che carezzava sempre con delicatezza, forza e passione, proteggendo quell'anima che lei gentilmente gli aveva concesso.

L'aveva scoperto da poco, tutte le voci che circolavano sull'amore, sul sesso, erano tutte false. Non era vero che in un rapporto era necessario quell'atto per funzionare, lui aveva fatto l'amore con lei anche solo baciandola, quando lei concesse le sue labbra, poi aveva fatto l'amore stringendola, proteggendola, abbracciandola e solo quando tutto quell'amore era stato dimostrato la passione si era fatta sentire aiutandoli a completare con una bella cornice quel quadro di sentimenti.

« Che ha detto? »

« Ha riso un po' e poi ha detto che devo fare la brava da Mako chan. »

« Ha capito tutto... »

« Oggi Shingo ha detto che sono uno scorfano e che non troverò mai un fidanzato! »

« Meglio » mormorò con la voce addolcita da quella conversazione, avvicinandosi alla ragazza « così sicuramente nessuno proverà a portarti via da me, ancora. »

Si abbracciarono e per qualche secondo il mondo sparì, stretti in quel momento di magica intensità e respiri silenziosi.

Passarono qualche minuto in quella posizione, finché non si guardarono e Mamoru indicò quel tavolo con le buste.

« Senti te la posso fare un'altra richiesta? »

« Dimmi... »

« Cucini? »

« Eh? » Usagi lo guardava, stupita da quella richiesta così strana ed insolita.

« Dai mi bastano due Onigiri. Per favore... »

« E va bene! Preparo gli Onigiri! Tu resta qui buono! »

Si allontanò da quel ragazzo, portando le buste in cucina e richiudendo la porta mentre Mamoru sedeva sul divano gustando quel momento.

« Io apparecchio! » come un bambino davanti al primo gioco, era euforico e subito si alzò a prendere la tovaglia e tutto l'occorrente per la cena speciale.

 

Usagi in cucina non aveva lo stesso sorriso; dopo aver lavato il riso diverse volte, sbagliato più di tre volte la cottura ed aver impastato male gli Onigiri, era finalmente riuscita ad avere almeno una consistenza più o meno buona.

Con le Umeboshi in una terrina e la mani sporche di sale, iniziò ad impastare l'Onigiri per dargli una forma triangolare, tuttavia ciò che ne usciva erano forme strane, senza logica ed a volte il riso, impastato troppo tempo, perdeva la sua forma diventando una pappa.

« Dannati cosi... è colpa di Shingo, è tutta colpa sua »

Dopo due ore da sola in cucina, era riuscita a creare tre Onigiri tondi ed uno a forma di disco schiacciato con la umeboshi in superficie.

Sbirciando nelle buste trovò poi un po' di sushi pronto e lo dispose su un piatto, facendo crollare a volte il pesce sopra il riso; in un altro piatto dispose i biscotti poi controllando ancora le buste notò il necessario per fare una torta e senza curarsi delle dosi precise che non conosceva, iniziò a mischiare le uova, lo zucchero e la farina, aggiunse poi del cacao e provò ad infornarla.

Uscì quindi dalla cucina, vestita con l'aggiunta del grembiule già un po' macchiato e con un filo d'imbarazzo richiamò l'attenzione del suo Mamoru.

« Usako tutto a posto? »

« Io ci ho provato ma ne sono usciti solo quattro, così ho preso anche il sushi ma si è un po' rovinato. I biscotti però sono interi ed ho provato a fare una torta, è in forno. »

« Non vedo l'ora di assaggiare tutto. »

« Bè garantisco solo sui biscotti. Sono comprati. »

« Allora mangiamo tutto e giudico io. Intanto ho apparecchiato. »

« Sei stato bravissimo, Mamo chan »

Sedettero a tavola e con il rumore in sottofondo del televisore si dedicarono a quella cena nuova e per la prima volta, in famiglia.

« Usa perchè un onigiri è a forma di disco? Sembra un ufo con la umeboshi sopra. »

« Non è colpa mia, cioè secondo me abbiamo comprato un riso scadente. Era strano... »

« Giusto. Allora la prossima volta proviamo a comprarne uno di quelli ancora più costosi. »

« Grazie Mamo chan » rispose trattenendo una risata, incrociando lo sguardo del suo uomo.

C'erano momenti d'imbarazzo e momenti di pura ironia nell'osservare il pesce scadente del sushi o quei biscotti che si sbriciolavano al primo tocco, poi però c'erano i momenti in cui gli sguardi s'incrociavano e tutto il corpo rispondeva al richiamo di quel sentimento che univa le labbra e catturava i cuori.

Bruciavano.

Bruciavano ed insieme a loro bruciava la torta che non aumentava di volume per la mancanza di lievito, che non prendeva forma per gli ingredienti in quantità sbagliate, eppure quell'odore li distrasse per un solo attimo, il tempo per Mamoru di spegnere quell'elettrodomestico e tornare a dedicarsi nuovamente a quella perla preziosa.

Nella mente c'era una melodia, una musica che conoscevano bene dai tempi antichi e che si riproponeva nei loro cuori ogni volta che si sfioravano, era la lenta musica di un carillon che scandiva i diversi momenti della loro vita, proponendo ogni volta una nuova sfida ed un nuovo destino a quei due innamorati.

Mamoru Chiba cercava l'amore ed in Usagi aveva trovato la famiglia.

Usagi non cercava nulla ed inciampando nello sguardo di quel ragazzo trovò tutto.

C'era il desiderio di mostrare in continuazione quei sentimenti, un attaccamento speciale a quella metà, incapaci di vivere senso; per quel motivo Mamoru baciò Usagi, per quello ed altri mille o infiniti.

La baciò per ringraziarla dei momenti belli ed anche di quelli che sarebbero arrivati, per ogni istante ed ogni attimo che con lei viveva in piena serenità; dimenticò ogni nemico passato ed il passato ancora più lontano: in quel momento esistevano solo due ragazzi con desideri comuni.

Entrambi volevano fare l'amore, quello fatto di sentimenti e passione, diverso da ogni altro perchè erano loro due e sapevano di essere speciali, fatti l'uno per l'altro.

Mamoru la ringraziava con i gesti mentre baciava quelle labbra ed in silenzio, colti dalla passione dove le uniche parole erano fatti di gemiti, la stese a terra nuovamente su quel pavimento che più volte li aveva visti protagonisti. Non poteva aspettare o forse doveva solo fermare i primi battiti per darle la sicurezza futura. Carezzò i fianchi, la fece muovere sotto di sé ogni volta che i polpastrelli la sfioravano.

Bruciavano ancora.

Usagi attirò il volto di quell'uomo verso il collo, l'offrì come la pagina bianca di uno scrittore dove lui era la penna: stavano scrivendo il romanzo della loro vita.

La prese con dolcezza, la trascinò ormai con gli odango morbidi verso il letto, sdraiandola e sovrastandola.

Erano movimenti fatti di lentezza e forza, attimi in cui si chiedeva di più e momenti in cui si respirava, pelle contro pelle, bocca contro bocca.

Lei spesso si stringeva nuda contro il corpo di lui, accogliendolo dentro, donandogli un caldo riparo che Mamoru accettava, regalandole carezze che lasciavano un segno particolare, scie di passione su quel corpo candido che si bagnava di sudore, su quel letto dove le lenzuola, ormai stropicciate, partecipavano assistendo a quell'unione da silenti spettatrici.

Baci continui che correvano dai seni alle gambe, regalandole quei brividi, scuotendole il corpo e regalandole quel momento di massimo splendore in quell'atto così voluto, quel momento che lo stesso Mamoru raggiunse dopo i baci di quella donna che gemendo tra le sue braccia, faceva capire al suo uomo quanti brividi era in grado di donare.

Era notte ormai ed i respiri si erano confusi tanto da renderli esausti, vicini ed uniti in quel letto che ora accoglieva i corpi piacevolmente stanchi.

Fuori c'era la luna e la sveglia sul comodino segnava i minuti oltre la mezzanotte.

Usagi si girò verso quell'uomo e sovrastandolo con dolcezza, con i capelli che ormai sciolti scendevano di lato carezzandole il corpo, baciò le sue labbra osservandolo con quegli occhi azzurri.

« Buon compleanno, Mamo chan »

Mamoru avvertì il cuore scoppiare; le carezzò i fianchi tirando le lenzuola un po' per coprirla almeno un po', poi le baciò le labbra e sorrise.

« Ti amo Usako »

« Spero di regalarti sempre dei compleanni migliori. Ti amo »

Mamoru sorrise.

Sapeva che nel futuro sarebbe stato felice, avrebbe avuto una figlia, una moglie stupenda ed una vita piena d'amore ma non sapeva quanto fosse meraviglioso il presente, che era iniziato con un incontro fortuito ed era continuato con tanto amore ed un compleanno speciale. Le avrebbe regalato il mondo, l'avrebbe resa felice e si sarebbe cibato dei suoi sorrisi.

Voleva renderla ancora più bella grazie a quel mix d'ingredienti che portavano alla felicità. Ancora non sapeva cosa avrebbe fatto il giorno del suo compleanno, non sapeva dove l'avrebbe portata, ma aveva iniziato quella giornata in famiglia e sapeva che nella sua vita avrebbe lottato per concretizzare quell'unione.

Con Usagi aveva scoperto che di lei gli piaceva veramente tutto, anche l'Onigiri a forma di Ufo.








L'onigiri è la classica pallina di riso con l'alga (può essere messa o meno) che spesso vediamo negli anime.
L'umeboshi è una prugna dal sapore particolare che spesso si usa mettere negli Onigiri.
Spero di avervi detto tutto.
La frase iniziale in corsivo è presa dal manga, quindi non ne detengo i diritti.

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Capitolo 3
*** Torta al Cioccolato ***


Buongiorno. 
Da ieri mi frullavano in testa questi pensieri per Naru, la Naru dell'Anime che ha visto morire l'uomo di cui era innamorata: Nevius.
Probabilmente non molte amano questa coppia, io sinceramente l'adoro. Nel momento in cui nell'anime era stato concepito questo amore, ho trovato crudele far morire Nevius e sinceramente dubito che Naru si sia ripresa in fretta come si vede.
La morte di una persona cara resta nel cuore, anche dopo molto tempo.
Questa shot è quindi una Missing Moments, con i pensieri di Naru e le sue illusioni sul rapporto con Nevius. Non ha vera e propria collocazione temporale, non mi andava di inserirla in un vero e proprio periodo perchè questi pensieri si possono immaginare dopo una settimana o anche dopo anni.
La verità è nel mezzo.
Spero che vi piaccia. Forse non è bellissima, non è scritta molto bene però spero comunque che le emozioni vi raggiungano, anche se un pò tristi.

Se vi va poi, fatemi sapere cosa ne pensate. È sempre bello ricevere commenti e sapere cosa ne pensa il letto di quel che legge.


Un bacio a tutte.


Kate



Alcune parti in corsivo sono tratte dall'Episodio di Sailor Moon - Addio Nevius. 


 


 

 

Torta al Cioccolato

 

 

 

 

 

Ti ho cercata in mezzo ai volti che vedevo intorno a me
più credevo di trovarti più eri inafferrabile
ogni tanto m'illudevo fossi veramente tu
e sentivo la tua voce anche se già non c'eri più

 

 

(Ritornerò – Max Pezzali)

 

 

 

Ciao Nevius! Scusa se ti ho fatto aspettare, non sapevo cosa mettermi.

Finalmente il nostro primo appuntamento ed immaginandolo tante volte, dopo aver provato svariati discorsi davanti allo specchio, avrei detto proprio così.

Indossando un abito arancione, con le cuciture chiare e le scarpe aperte, avrei camminato al tuo fianco, entrambi con i capelli al vento in un pomeriggio d'estate, pronti per mangiare un pezzo di Torta al Cioccolato.

Avresti finalmente assaggiato quel dolce, quel pezzo di torta che ci eravamo promessi nel bosco mentre medicavo le tue ferite.

Un fazzoletto è tutto quel che resta delle nostre promesse, dei sorrisi fatti e di quelli che dovevamo scambiarci sotto un sole estivo o nella notte di Natale, scambiandoci piccoli regali e baci.

Avremo solcato i sette mari con la nostra fantasia, ci saremo detti frasi d'affetto il pomeriggio quando sorprendendomi ti saresti fatto trovare davanti scuola.

A me non resta nulla di quelle promesse, neanche una tomba da visitare al quale portare fiori freschi.

Forse dovrei ricordarmi com'è iniziato tutto o com'è iniziata quella strana sera, quando sei apparso alla finestra e mi hai rivelato tante cose; mentivi ancora e non avresti mai smesso, vero?

Io avrei voluto dirti che ti amavo, non volevo lasciarti con la supposizione di questo sentimento, solo con l'incertezza di una verità fin troppo evidente; ti amavo da tempo, dalla tua prima apparizione, dal tuo primo nome falso e la torta al cioccolato io la volevo mangiare solo con te.

Non con Usagi, non con Umino, non con la mamma. Con te.

Sarebbe stato un pezzo di torta particolare: la tua prima torta al cioccolato e ti saresti stupito della bontà di quel mix di ingredienti, con il pan di spagna soffice e la crema così morbida da avvolgere e coprire il palato.

Ti sei sporcato. Proprio lì. Si all'angolo. Un po' più su. Ecco si, lì!

Questa scena l'ho sempre immaginata nella mia testa, nel mio cuore, come un momento di pura felicità sotto lo sguardo incredulo degli altri clienti, che sicuramente avrebbero guardato stupiti la nostra strana coppia.

Eri così grande rispetto a me? Quanti anni avevi?

Forse te l'avrei chiesto mentre con la punta della lingua cercavi la crema intorno alla tua bocca, creando facce buffe e rifiutandoti di usare il fazzoletto.

Come potevo ridere di quelle tue espressioni così tenere?

Io so cosa sarebbe successo in quel momento: sarei stata assalita dalla voglia di essere stretta dalle tue braccia, di baciare le tue labbra e sfogare i miei sentimenti di ragazzina, così diversi dai tuoi che probabilmente erano quelli di un adulto.

Ti avrei chiesto se c'era tanta differenza tra il mio sguardo ed il tuo, se i sentimenti li vedevamo insieme o se tu volavi sopra di me, lontano dalle mie fantasie infantili.

Tutti vogliamo volare ed a differenza della massa, tu potevi farlo eppure il momento più bello che ho vissuto al tuo fianco è stato tra le tue braccia, mentre avevi i piedi a terra e mi portavi in salvo; avresti ripreso il volo a breve, per sempre.

Ritornerò Naru, Ritornerò.

Bugie. Quante me ne hai raccontate, quante me ne avresti raccontate ancora?

Chissà se realmente ero innamorata di te o delle tue bugie perché per un attimo mi sono sentita come un'ancella al servizio del re, piena di complimenti per gli ottimi servigi, illusa da quelle parole fatte apposta per compiacermi e spingermi a svolgere al meglio il mio lavoro.

Sono stata un'ancella dei giorni moderni, una piccola orfanella nel tuo cuore, più o meno.

Mi sono spaventata, ho cercato risposte.

Nevius ma tu mi ami? Perché proprio io? Non credi che Sailor Moon sia più bella?

Avresti riso delle mie paranoie, saresti scoppiato in una sonora risata poi avresti carezzato il mio capo e smosso i capelli; carezzandomi le guance mi avresti guardato con il tuo sguardo carico di magia e non avresti detto nulla, convincendomi con quei pochi gesti.

Sono stata una stupida a credere che davvero saremo rimasti insieme per tanto tempo, avrei dovuto gustare i momenti che il destino ci concedeva, non dovevo essere egoista e chiedere di più; chi si accontenta gode ma alla fine cosa mi resta? Io non ho goduto di questo amore, è morto in partenza prima che potesse nascere sulle nostre labbra, lasciandomi solo insoddisfatta di questo piacere che in breve s'è tramutato in dolore.

Sciocco, vero? Sciocco pensare che un essere come te, in grado di volare e scomparire con uno schiocco delle dita, potesse rimanere con me, con una comune mortale che la mattina si alza e va a scuola, che studia il minimo per rimanere nella media.

Non ero speciale, non tanto da farti sopravvivere e far cambiare idea a chi ha provocato la tua morte.

Cosa mi resta di te? Me lo puoi dire tu? Mi resta un fazzoletto sporco del tuo sangue dal colore insolito, un pigiama strappato che ormai non mi entra più ed i segni sulle mani che non sono mai spariti, bruciature causate da quelle strane piante che si erano conficcate nel tuo petto, bruciature di fulmini e lacrime.

Posso crescere, crescere ancora, innamorarmi di qualcun altro ed invecchiare; posso correre il rischio di dire Sì all'altare e mettere al mondo nuovi figli pronti ad amare e gioire, eppure pensi davvero che io possa dimenticare quello che sei stato per me?

Sei stato così importante, così vivo e strano che non posso dimenticarti anzi, non voglio. Non voglio perdere il tuo ricordo o l'immagine del tuo viso perché solo questo mi resta: la mente e gli occhi.

Mi sono accorta di una stranezza fuori dal normale, qualcosa che non mi sarei aspettata, un affronto da parte del mondo e dell'intero sistema: il giorno dopo la tua morte il Sole sorse comunque, la Luna brillò di notte circondata da miliardi di Stelle; tutti corsero per entrare puntuali a scuola, la gente andava comunque a lavorare, le coppie ridevano felici.

Non è giusto, non credi? Tu sei morto e nessuno ti ha portato un fiore o dedicato una preghiera, forse però hanno ragione: la tua tomba non esiste così come non esiste più il tuo corpo.

Ho paura che un giorno io arrivi a credere di averti sognato ed aver sofferto tanto tempo in nome di un sogno; un bel sogno.

Ho paura di rispondere a domande sull'amore, alle amiche che un giorno mi chiederanno se mi sono mai innamorata, se sono mai stata corrisposta: cosa risponderò?

Voglio chiudere gli occhi, guardare fuori dalla finestra e ricordarmi di te.

Avresti i capelli sciolti al vento, gli occhi fissi sul mio volto, la divisa del tuo mondo ed un sorriso lieve, appena accennato sulla pelle più scura della mia; parleresti la lingua comune, mi racconteresti bugie per farmi sorridere ed arriveresti a promettermi un pezzo di torta al cioccolato. Sfioreresti il mio viso con le tue mani grandi, calde ed accoglienti; m'inviteresti a qualche ballo usandomi come copertura per i tuoi loschi piani, poi mi chiederesti scusa consapevole del mio perdono.

Sei stato il miglior doppiogiochista che io abbia mai conosciuto, così bravo da vivere nel mio cuore anche senza un corpo, in grado di farmi cedere alle lacrime al tuo semplice ricordo, capace di donarmi sogni ed incubi in una notte.

La torta al cioccolato?

Si esatto! A te piace?

Oh si, mi piace molto.

Forse ti sarebbe piaciuta davvero la torta al cioccolato di quel bar, io ne sono certa, adesso però non mi resta che mangiarla da sola, immaginandoti seduto di fronte a me.

È amaro il gusto del cioccolato senza di te.

Credo che per tutti il primo amore venga concepito come una sorta di sperimentazione del rapporto di coppia; io avrei voluto sperimentare con te ogni mio giorno, amandoti fino alla fine, litigando per le sciocchezze come capita alle mie amiche.

L'amore è denso d'illusioni come il cioccolato che viene lavorato per essere dolce; in realtà è amaro l'amore, amaro come un seme di cacao.

 

 

 

Ed il tempo se ne andò con te
tra i rimpianti e le lacrime
e i ricordi e la felicità
a l'Amore che non tornerà

che quando si perde è perso ormai
chissà un giorno se mi rivedrai
ti batterà il cuore per un po'
solamente per un attimo

 

(Ritornerò – Max Pezzali) 


 


 

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