Jeanne

di C a l l i o pe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prende lei il comando ***
Capitolo 2: *** Motivazioni ***
Capitolo 3: *** Entrata ***
Capitolo 4: *** Sensazioni ***
Capitolo 5: *** Così il vento cambiò ***
Capitolo 6: *** Arthur ***
Capitolo 7: *** Il Principe non Voluto ***



Capitolo 1
*** Prende lei il comando ***


Francis e Jeanne

 

“Smettetela immediatamente!” Francis abbassò il suo bicchiere di vino e guardò verso la ragazza.

Roteò gli occhi e continuò a sentire senza ascoltare la brunetta davanti a lui.

Erano giorni che continuava a rimproverare i suoi uomini.

'No! Non potete bestemmiare! No! Non dovete bere!'

Non sapeva se appoggiarla o meno. In verità, forse non la voleva appoggiare, perché un francese senza vino non è un francese ma lei diceva che andava bene bere, il problema era quando esageravano.

E poi adesso doveva stare sempre attento a quello che diceva, perché altrimenti lei sarebbe venuta e probabilmente lo avrebbe punito.

Lo aveva minacciato e aveva mantenuto ogni sua parola.

Ma come aveva fatto ad arrivare fino a quel punto? Perché ci era arrivato?

Incurante delle urla della ragazza bevve un sorso di vino.

Era tutto iniziato quando lei si era presentata davanti al re Delfino.

Francis era seduto accanto al re e Delfino sembrava non credere ai suoi occhi.

Quanto sembrava diversa Jeanne in quel momento.

I suoi capelli erano leggermente mossi e bruni, lei era così fragile e sembrava addirittura timida.

Francis quella prima volta la ascoltò mentre faceva un discorso inspirato.

Diceva cose come che Dio aveva parlato con lei, che lei avrebbe potuto salvare il suo reame.

Che lei avrebbe potuto salvare la Francia, a quel punto si fermò e guardò con estrema profondità gli occhi di Francis.

Lui non sapeva quanto fosse durato quello sguardo, sapeva solo che Jeanne stava scavando dentro di lui con violenza e allo stesso tempo, con dolcezza.

Lei sorrise e continuò a parlare.

“Ma tu mi stai ascoltando?” Jeanne davanti a lui aveva la faccia arrossata, forse dal tanto gridargli contro.

Francis sorrise.

“Ovvio che ti sto ascoltando”

“Mi prendi anche in giro?”

“Chi lo sa” Francis iniziò a giocare con il bicchiere

Jeanne sospirando si sedette vicino al francese. “Sei tremendo”

Chissà cosa lo aveva attratto di lei. Chissà cosa lo aveva condotto a dire al re che lei era sincera, che dovevano fidarsi di lei.

Forse perché in quelle tre settimane in cui lei non faceva altro che rispondere a stupide domande tutte riguardanti Dio.

Francis era presente. Perché?

Perché era presente?

'Sai cosa penso? Tu sei qui perché mi credi. Mi hai creduto fin da subito vero?Ne sono sicura. In fondo, tu sei la Francia'

Tu sei la Francia. Quanto lo avevano ferito quelle parole?

Ma … perché lo avevano ferito?

“Dovresti aiutarmi. Che so. Darmi più importanza davanti ai tuoi uomini. In fondo siamo in marcia solo grazie a me. Vero signor d'Aulon?”

D'Aulon la guardò e sorrise. “Ma è anche grazie a Francis se siamo qui, no?”

Jeanne sbuffò.”Fosse più simpatico”

D'Aulon rise.

Allora Francis si alzò e disse “Visto che non mi va più di sentire questa ragazzina che non fa altro che lamentarsi (e poi lamentarsi di me, come si fa?), voglio che ognuno di voi la ascolti e non ve lo sto dicendo come Francis ma come Francia.”

Poi, guardò Jeanne, si riempì un altro bicchiere di vino e sbadigliò

Jeanne guardò d'Aulon interrogativa.

L'uomo si limitò a fare spallucce ridendo.

Francis sorrise tra sé, chissà cosa avrebbe combinato quella ragazzina.

Jeanne lo guardò e disse “Questo posto è bruttissimo, la cosa più brutta che mi potesse capitare e la cosa bella è che mi sono offerta io di venirci”

“Ehi, Pulcelle. Questo posto non è niente in confronto a quello che vedrai. E poi, non è tanto brutto. Ci sono io e io sono bello, o no?”

Jeanne lo guardò irritata ma non smentì le sue parole.

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Capitolo 2
*** Motivazioni ***


Motivazioni

 

Francis non riusciva più ad andare a passo con il suo esercito.

Da quelli che erano, ossia dei rozzi, maldestri, festaioli e sfruttatori, con l'aiuto di Jeanne erano diventati … cos'erano diventati?

Dei santi?

Oppure semplici idioti.

Francis si grattò la testa.

Sì, erano dei semplici idioti che il popolo adorava e lui ormai ne faceva parte.

Bell'impiccio.

Il sole splendeva. Il cielo era blu e l'acqua scorreva, il vento soffiava leggermente e dolcemente.

Sembrava tutto tranquillo.

Vicino al fiume Jeanne era ferma.

Non parlava.

Non sembrava respirare.

Francis, notandola si avvicinò a lei.

Quando ti avvicini ad una persona lo devi fare con uno scopo, altrimenti ogni tuo gesto è inutile.

Se ti avvicini ad una donna stai attento: è una donna.

Non appena Francis decise di fare un passo verso Jeanne, questa prese un pugnale e iniziò a ridere di gusto.

Francis confuso continuò ad avanzare, chiedendosi cosa stesse facendo quella ragazza.

Finché non vide che Jeanne puntava l'arma verso se stessa.

Francis preso dall'ansia gridò “Jeanne!”

La ragazza si girò esclamando un “Eh?” mentre il pugnale tagliava i suoi lunghi capelli castani.

Cosa ti prende? Che ti è venuto in mente?” gridò Francis

Perché?” disse lei non capendo cosa Francis volesse dire. Poi seguendo lo sguardo di Francis che casualmente puntava al pugnale iniziò a ridere. “Volevo solo tagliarmi i capelli”

Perché con un pugnale?” continuò Francis incredulo.

In tutte le storie che mi raccontava e leggeva mio padre, una donna si tagliava i capelli con un pugnale o con una spada, ho pensato, visto che loro alla fine vincono, deve portare fortuna e poi ho pensato che dei capelli lunghi mi avrebbero dato fastidio d'ora in poi, no?” Jeanne esibì il suo sorriso più smagliante, come se tutto fosse normale.

In effetti per lei, lo era.

Non potevi semplicemente legarti i capelli?”

Jeanne ci pensò. “Forse sarebbe stato meglio”

Francis scosse la testa.

Quando sarai più grande lo capirai. Le persone sono tutte pazze, non potrai capire ogni loro movimento o azione ma esistono quel tipo di persone. Loro sono trasparenti ma solo per te. Ricordalo.

I lunghi capelli di Jeanne adesso giacevano a terra e quelli che le rimanevano attaccati avevano una forma obliqua.

Sembrava una pazza con un pugnale in mano pronta ad assassinare chiunque le capitasse a tiro.

Quest'immagine ti rispecchia di più” rise Francis.

Prima, con quei capelli lunghi, aveva l'aria di una ragazza rassegnata e dolce.

Lei non era rassegnata, forse però era dolce.

Chi lo sa.

Fatto sta che non poteva andare in guerra così.

Francis disse a Jeanne di rimanere dov'era e di sedersi, da qualche parte dovevano pur esserci delle forbici ( “...perché è con quelle che ci si taglia i capelli...”) per poterle sistemare quel mostro che aveva in testa.

Tornò poco dopo con delle piccole forbici e ordinò a Jeanne di sedersi.

Non darmi ordini, odio chi mi da ordini” sbuffò lei sedendosi.

Ma non fece altre obiezioni, anzi, sembrava che un gatto quando qualcuno gli fa le fusa.

Come se godesse del massaggio continuo dato dalle mani di Francis che, in quel preciso istante era concentrato nel capire come tagliarle i capelli.

Rimasero così per molto tempo come se il mondo si fosse pietrificato.

Perché?

Non lo so.

Lo sapranno loro.

Quel momento, non doveva finire ma Jeanne, stanca del silenzio e dello scorrere dell'acqua mormorò qualcosa.

Francis emise un fine “Eh?”

Stavo pensando nel perché tu sei venuto con noi in questa spedizione senza speranza”

Non credo siano cose che ti possano riguardare”

E invece la riguardavano.

Devi seguire qualunque battaglia Francis. Sia persa o no, lo devi fare, perché chiunque ci vada fa parte di te e si sta sacrificando per te. Come loro proteggono te, tu devi proteggere loro.

Figurati poi con una donna.

Sono proprio un gentiluomo”

Cosa?”

Non ti riguarda” Francis tagliò un ciuffo di capelli obliqui “E tu invece?Non credo che il semplice fatto che Dio ti parli ti abbia spinto fino a qui.”

La ragione vera è quello, però. Perché me l'ha detto Dio. Vorrei dirti che non ti riguarda... ma, in realtà ti riguarda” annuì con forza “Sì, ti riguarda. A tredici anni Dio mi parlò la prima volta. Diceva cose strane per una ragazzina di tredici anni sai?” Jeanne si girò verso Francis, ritrovandosi davanti delle forbici aperte. Le scansò con una mano e guardò negli occhi Francis sorridendo.

Parlava di un ragazzo biondo che doveva essere salvato. Un ragazzo biondo con gli occhi blu.”

Jeanne si sedette di nuovo”Proprio come te. Poi mi ha detto qualcosa come che dovrò pagare un po' per salvare il ragazzo dagli occhi blu ma che mi sarebbe stata accanto.

Quando siamo stati costretti ad andarcene dalla mia casa a causa della guerra, ho saputo che la Francia era in guerra e mi sono ricordata che tu sei la Francia. Quindi eri in pericolo, quindi eri tu il ragazzo da salvare.

Mia madre e mio padre non volevano io facessi una cosa tanto pericolosa, a quanto pare tu non sei esattamente un buon cristiano sai? Mi volevano far sposare così non avrei potuto far più niente.”

Jeanne si fermò “ Che avresti fatto se mi fossi sposata eh? Comunque sono scappata, altrimenti non sarei qui” rise. “Sai una cosa? Non l'ho mai detto a nessuno ma, ho lasciato una sorellina. Mi chiedo se ora stia bene”

Fatto”

Eh?”

Francis le diede una pacca sulla spalla.

Donne.

 

 

.

.

.

Oddio, ultimamente sono troppo pigra per dire qualcosa, chiedo scusa.

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Capitolo 3
*** Entrata ***


Entrata

 

Siamo a neanche un giorno da Orleans, quindi adesso spiegatemi: perché non ci stiamo muovendo?”

Francis si chiedeva se un giorno o l'altro sarebbe riuscito a togliere quella brutta abitudine di Jeanne.

Non faceva altro che gridare e poi, gridava solo verso di lui, come se tutte le colpe fossero sue.

Cioè, la maggior parte delle volte lo erano, come quando aveva deciso di liberare il cavallo della Pucelle perché lo vedeva triste ma … quella volta non era colpa sua.

Davvero.

Spiegami! Perché?”

Francis guardando dall'altra parte sbadigliò.

Rispondimi!”

Ma tra tutte le ragazze della Francia, perché gli doveva capitare proprio lei?

Perché è assediata, va bene? Non possiamo arrivare lì e fare agli inglesi :ehi ciao, sai dovremmo entrare per combattere contro di voi, non è che ci fareste questo favore?”

D'Aulon rise.

Cosa cavolo c'era da ridere?

In realtà quei due erano lì discutendo ormai da ore e non avevano concluso niente.

Le loro opinioni erano diversissime e non riuscivano a trovare il loro punto d'incontro.

O, per lo meno,Jeanne non sembrava essere disponibile a trovare un accordo.

Rapido e veloce” aveva gridato pochi minuti prima.

Francis non riusciva neanche a capire perché stesse litigando su tattiche di guerra, con una ragazzina di 19 anni che non aveva mai visto la guerra in vita sua, glielo aveva dovuto spiegare d'Aulon. L'esercito, come il popolo, adorava Jeanne e credeva realmente che qualunque cosa fosse successa, Dio li avrebbe salvati tutti per mezzo di Jeanne.

Bella roba, aveva pensato spazientito Francis.

Secondo Jeanne, dovevano azzardare e presentarsi alla porta principale perché secondo lei Dio era dalla loro parte e nessuno li avrebbe potuto fermare.

Francis invece diceva che era inutile continuare a fare affidamento su Dio ( “Dagli un po' di pace poverino! Non può sistemarti la vita lui!”) e dovevano invece essere più cauti, magari mandare qualcuno a studiare la situazione per poi capire come entrare nella città.

Per Jeanne era solo una perdita di tempo.

E se poi non tornassero?”

Francis l'aveva fulminata con lo sguardo “Pensa a te piuttosto” poi ci aveva pensati bene e aveva annuito tra sé e sé.

Tutti i presenti, cioè solo Jeanne e d'Aulon, lo fissavano, aspettando una spiegazione per quel gesto ma Francis si girò di spalle e disse “Credo che andrò a dormire”

Jeanne guardò il sole che nonostante già si apprestasse a voler nascondersi per poi tornare a splendere il giorno dopo, ancora brillava a Ovest.

Che stupido” mormorò “Adesso è diventato anche prevedibile” sospirò ed andò a sellare il suo cavallo, che ovviamente era miracolosamente tornato da lei dopo l'effimera libertà datagli da Francis.

 

**

Non ti voglio con me, vattene”

Jeanne in groppa al cavallo faceva finta di niente.

Quante volte glielo aveva detto da quando erano partiti?

Devono essere state 10 volte.

No, troppo poche.

Magari 15.

Non erano di più aspetta … erano …

Hai capito? Vattene.”

Uffa, non era riuscita a calcolare il numero di prima pensa adesso.

Erano … “ 18. 18 volte”

Ma tu mi stai ascoltando?” disse irritato Francis.

Jeanne sorrise “Ti ascolto come tu ascolti me. Interpretando. Quindi il tuo 'Vattene' è un ' Grazie per essere qui Jeanne' e il tuo non ti voglio qui è ...”

Non ti voglio qui”

19”

Perché ti ostini tanto a voler venire?”

Perché non vuoi che io venga?”

Non sono affari tuoi”

Adesso basta con questa storia. Basta.

Davvero, basta. Non la sopportava più.

Non sono affari miei.” Jeanne fermò il cavallo “Non sono mai affari miei. Stai sempre lì zitto, senza dire una parola su quello che tutti vorrebbero sentire. Mi dai sui nervi!”

Allora perché sei qui?”

Eh no. Non lascerò che tu prenda tutta la gloria!” gridò lei sarcasticamente “Perché è di questo che si tratta vero? Gloria. E' questo quello che mi vuoi far credere, vero? Certo, perché siamo tutti stupidi.”

Smettila di gridare” disse Francis

Ehi tu, sai, Francis, la cosiddetta Francia, fa tutto questo per puro org ...”

Francis le tappò la bocca. “Stai zitta.” Jeanne protestò con la bocca tappata arrivando asputarci addosso. Francis si guardò la mano e pulì la saliva su di lei dicendo “Lo so che per te è importante fare scenate e gridare ma vedi laggiù?” Francis indicò delle ombre che si muovevano in lontananza “ Non sappiamo se sono nostri alleati o no.”

Sono nostri alleanti”

Come fai saperlo?”

Jeanne si avvicinò di poco alle ombre con il cavallo quindi gridò”Vous cherchez des alliés qui ne mangent pas la malbouffe” Cerco alleati che non mangino cibo scadente.

Tipico, pensò Francis scuotendo la testa, come poteva non averlo pensato.

Avrebbe dovuto tapparle la bocca e legarla al cavallo.

E lui lo aveva fatto?

No. E perché?

Perché doveva mantenere la sua figura da gentiluomo.

Maddai.

Scese immediatamente da cavallo, raggiunse Jeanne e prendendola con un braccio la nascose tra i cavalli.

A quel punto la voce delle ombre si alzò nel buio.

Nous aussi, du français, nous le voudrions entrer par cette porte que nous avons conservé par les Britanniques” Anche noi, da francesi, vorremmo che entrassero da questa porta che abbiamo preservato dagli inglesi.

Vedi? Francesi. Alleati. Chi aveva ragione? Io” allora si alzò e gridò ”Aspettateli qui domani vi assicuro che domani arriveranno” nel dire questo in Jeanne fiorì un sorriso di trionfo che Francis non volle notare.

Il giorno dopo Francis e Jeanne seguiti dai cavalieri, nonostante Francis continuasse a pensare che fosse una cattiva idea.

Avrebbe preferito morire nel bosco piuttosto che darle ragione, in fondo.

Ad aspettarli alle porte c'era Bastardo d'Orleans, che aspettava i venti.

 

 

Lei se l'è presa ma tanto lui non l'ascolta ._.

Lei lo ascolta ma non ascolta le parole, ascolta qualcos'altro

E adesso c'è anche Bastardo che non m'ispira per niente simpatia, probabilmente storpierò il suo personaggio fino a farlo diventare un pazzo o un codardo.

Grazie per aver recensito, sono veramente contenta, mi hanno fatto veramente piacere. Davvero.

Mi sono messa a fare una danza strana per la felicità (?)

 

Aspettiamo i venti favorevoli

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Capitolo 4
*** Sensazioni ***


Sensazioni

 

Quindi, Orleans non era caduta. Tutti i francesi avevano una nuova speranza. Gli inglesi avrebbero finalmente trovato pane per il loro denti. E adesso avrebbero potuto combattere come si deve.

Allora perché siamo ancora qui fermi?”

A Francis quella scena sapeva tanto di deja vu.

Ora che ci pensava, d'Aulon aveva ragione, da fuori era divertente da vedere come scena.

Jeanne continuava a gridare a Bastardo che sembrava volersi mimitizzare, scomparire, morire all'istante, in un suo momento di quasi lucidità, chiese aiuto a Francis che fece spallucce come per dire 'Ehi, io ci sono già passato, non hai via di fuga.'

Dovrebbe prima riposarsi, non crede?” cercava di giustificarsi Bastardo.

Riposarmi? Riposarmi?” sembrava impazzita “Io dovrei riposarmi mentre sono circondata dal nemico!Mentre i francesi sono minacciati da quei prepotenti? Oh, sì, mi sembra veramente il momento giusto di riposare!”

Ma, dobbiamo aspettare per avere i rinforzi. Saranno qui non appena cambierà il vento, quindi ...”

Quando cambierà il vento! Io non ci credo” la rabbia di Jeanne cresceva di momento dopo momento. “Io dovrei aspettare che il vento cambi”

Diciamo che è fondamentale per attraversare la Loira, Jeanne”

Che fai, adesso lo difendi anche?”

Francis roteò gli occhi. “Sii ragionevole”

Io sono ragionevole” rispose Jeanne come una bambina capricciosa.

Quindi non vuoi dare una giornata senza pensieri agli uomini che ti hanno seguito fin qui e che sono consapevoli di poter morire oggi, come domani?”

Jeanne abbassò gli occhi. “Tu” disse verso Bastardo” Tu avresti dovuto portarci subito in battaglia”

poi fece cenno di andarsene, sbattendo i piedi se ne andò.

 

Tieniti pronto perché questa è solo la calma prima della tempesta

 

Cosa stai facendo?”

Francis chiuse il libro. “Mi annoio”

Avevi ragione sai, su quello sei soldati. Forse è meglio dargli almeno un giorno di riposo ma, tutte quelle persone che non sono al sicuro? Quelle persone che rimarranno vittime di questa guerra oggi?”

Francis riaprì il libro e non rispose.

Perché quella domanda l'aveva incisa dentro di sé da anni ma ormai, aveva fatto sì che quella domanda non tornasse più, sopprimendola continuamente.

Cosa leggi?”

Jeanne doveva essere veramente molto annoiata per volerlo sapere.

Magari nemmeno lo voleva sapere.

Francis le porse il libro.

Jeanne lo guardò e poi lo ridiede indietro. “Allora?”

Francis la guardò.”Come allora? Non hai letto?”

Jeanne lo guardò confusa, poi con un sorriso tirato disse “Io non so leggere”

Le si vedeva in faccia che se ne vergognava. Si toccava leggermente l'orecchio sinistro con la mano e non guardava negli occhi Francis.

Quindi non sai neanche scrivere”

No” ammise lei.

E' un problema, come farai quando dovrai firmare sui documenti di guerra?”

Eh?”

Francis e Jeanne si sedettero al primo tavolo disponibile e Francis insegnò tutte le lettere a Jeanne, con la stessa pazienza che tanto tempo prima qualcuno aveva avuto, insegnandogli le medesime cose.

Non sapeva da dove era uscita fuori quella pazienza. Sapeva che era lì, che aspettava qualcuno con cui usarla.

Perché proprio Jeanne?

Forse perché era una ragazza strana, che per tagliarsi i capelli usa un pugnale, che grida ogni secondo, forse perché avevano opinioni diverse su tante cose, tranne che su quelle più importanti o forse semplicemete perché da quando aveva 13 anni, non faceva altro che pensare a lui, al ragazzino biondo dagli occhi blu.

Forse perché lei rischiava la sua vita per lui.

Ironico.

Di solito è il principe che deve venire correndo a salvare la sua principessa.

I ruoli si erano invertiti.

Lui era quello da salvare,vulnerabile e cauto, lei quella che con i suoi comportamenti forti e impulsivi lo veniva a salvare.

Dal punto di vista di Jeanne, Francis era il principe,ma non lo avrebbe mai ammesso, né a lui né a se stessa.

Forse perché avrebbe dovuto pagare un prezzo per questo, quella tranquillità che c'era nel loro rapporto, quel loro potersi dire tutto in faccia.

No. Non lo voleva perdere e si nascondeva dietro i da poco corti capelli.

Mentre Francis insegnava a Jeanne le lettere e i suoni, Jeanne sorrideva, come se non volesse capire, come se le piacesse quel momento e Francis si perdeva nel sorriso, ricordando però che lei era il sorriso della Pucelle, l'unico sorriso in cui non si poteva perdere.

Perché lei era la Pucelle, la Punzella, la vergine, la pura.

Aveva veramente il coraggio di macchiarla?

Perché il suo amore l'avrebbe macchiata, vero?

La Francia, avrebbe perso la sua speranza vero?

Lei doveva rimanere pura.

Fino alla fine.

Francis si stava maledicendo per aver deciso di starle così accanto.

Perché doveva rendersi conto di tutto questo in quel momento?

Perché?

Non aveva senso.

Quanti bicchieri d'acqua aveva bevuto Francis quel pomeriggio per ritrovare il suo respiro?

Quanti sguardi nascosti si erano scambiati?

Quando avevano iniziato a sentirsi in questo modo?

Quando Francis le aveva tagliato i capelli?

Quando aveva messo a rischio la sua vita per salvare quella dei suoi soldati?

Sicuramente però li provavano.

Forse Jeanne da sempre.

Francis da quando Jeanne gli aveva scavato nell'anima con un semplice sguardo.

Ma quella sensazione non era amore vero?

E' solo una sensazione che si prova con le donne. Non è amore. E' semplice complicità. Vero?

Quando il sole tramontò, Jeanne scrisse sul foglio Francis sorridendo.

Nessuno, tranne lo stesso Francis avrebbe mai saputo che lei fosse capace di scrivere il suo nome.

Chiedeteglielo, se volete.

Ha ancora quel vecchio foglio,se ne volete la prova.

Non se ne separerà mai più

 

 

Mi sono data all'intimità di Francis e Jeanne, sai tanto per rendere più drammatico quello che segue.

Devo essere sadica vero?

Però a me piacevano così *^*

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Capitolo 5
*** Così il vento cambiò ***


Così il vento cambiò

 

Il giorno dopo il tempo cambiò, portando con sé la nave dove si nascondevano molti soldati, portando con sé l'aspro odore di una battaglia.

Jeanne guardava sbarcare gli uomini uno dopo l'altro.

In realtà si sentiva un po' in colpa.

Giusto un po'.

E tutto era colpa di un idiota che non si era nemmeno degnato di presentarsi davanti ai suoi uomini quella mattina.

'Ad essere sincero sono un po' stanco, farti da maestro è stata una delle cose più faticose che io abbia mai fatto' si era giustificato quella mattina.

Oh, certo. Lui era stanco.

Lo doveva raccontare a Jeanne.

Lei non aveva chiuso occhio per tutta la notte perché tutte le volte che si addormentava vedeva solo …

Jeanne scosse la testa.

Concentrata. Concentrata. Doveva essere concentrata.

Stupido Francis.

Allora ieri come sei stata?”

Jeanne trasalì e si allontanò di scatto da d'Aulon che la guardò stranito.

Sei tu” disse un po' delusa Jeanne

Chi altri dovrei essere?”

Jeanne scrollò le spalle e continuò a guardare gli uomini che scendevano dall'enorme barca. Sembravano non voler finire mai.

Ti senti bene?” chiese d'Aulon.

Jeanne annuì “Benissimo”

Sicura?”

Perché? Sembro strana?” disse lei indicandosi il viso.

Certo che sembrava strana.

Non stava gridando, né mandando i soldati a confessarsi, non stava fissando cartine che in realtà non capiva molto bene e non aveva mangiato quella mattina.

D'Aulon la guardò per bene.

Non so, non sembri concentrata come al solito”

Su Jeanne cadde la pesantezza della parola concentrata e disse “Ah! Davvero?” senza troppa euforia.

Sembri sulle nuvole, sarà successo qualcosa?”

Jeanne scosse la testa “No. Niente.”

Sicura?”

Oggi è piuttosto invadente signor d'Aulon”

Davvero?” d'Aulon si zittì per cinque secondi “Hai lo sguardo di qualcuno innamorato” disse con tono grave.

Jeanne non si girò a guardarlo per due ragioni. La prima era che era diventata tutta rossa. La seconda era che non avrebbe avuto il coraggio di dire una bugia, quindi rimase in silenzio.

Jeanne” la chiamò d'Aulon “E' normale, in fondo sei solo una ragazzina, prima o poi doveva succedere ma... hai fatto una scelta, capisci?Per adesso, almeno finché non è finita questa stupida guerra dovrai continuare ad essere la Pucelle, capisci? In questo preciso istante, non puoi.”

Jeanne deglutì.”Perché mi dici questo?”

“ … nonostante questo, sono contento per te sai? Aveva ragione Bastardo. Quando cambia il vento è il miglior momento per aprire le braccia ai cambiamenti. Tu aspetta il prossimo cambiamento, capito?”

Facile parlare, ma come voleva affrontare Jeanne quel Francis che sbadigliando si dirigeva verso di loro?

Ma non c'era tempo per pensare a queste cose “E' arrivato” disse Francis “ O almeno qualcuno lo ha visto saltellare sa queste parti”

Allora non c'è tempo da perdere” rispose d'Aulon.

In poco tempo, si trovavano già sul campo di battaglia.

 

**

Francis correva tra le spade e le frecce.

Sapeva come farla finita con certe battaglie.

La prima cosa da fare era trovare Arthur, che probabilmente si trovava lì, o chiunque fosse a capo di quei soldati inglesi, e alla fine sconfiggerlo.

In quel modo avrebbe dato fine alla morte di tutti gli uomini che si trovavano in quel posto.

Il problema però era: dove si era cacciato Arthur?

Aveva cercato dappertutto ma, di Arthur nemmeno l'ombra. Aveva pensato che quindi il gruppo di uomini fosse capitanato da qualcun altro ma, tutti sembravano muoversi come volevano senza che nessuno desse ordini agli altri.

Esattamente come se fossero capitanati da un bambino,

In fondo, Arthur era una mezza specie di bambino quindi, doveva trovarsi lì intorno.

Francis si guardò di nuovo intorno.

Sei venuto a giocare?”

Arthur” s'irritò Francis.

Arthur si avvicinò a Francis sorridendo “Sei venuto a giocare?”

Non sono venuto a giocare. Sono venuto a dirti di andartene”

Quindi mi seguirai”

No”

Allora perché mi chiedi di andarmene? Dovresti sapere benissimo perché siamo qui”

Vattene ragazzino e porta via tutta questa gente, mi danno fastidio”

Io me ne andrò quando anche tu verrai con me.”

Quante volte te lo devo dire? Non … “

Ancora non capisci? Siamo venuti qui per recuperarti.” Arthur sorrise. Sembrava essere arrossito, ma Francis non fece caso a questi dettagli.”Vieni con noi e lascia perdere. Non capisco perché ti ostini a rimanere qui”

Quante volte dovrò dirti che io non so di cosa tu stia parlando? Questa è casa mia!”

Arthur continuò a sorridere.

Quel ragazzo era piuttosto ambiguo. Quando si era presentato alla corte francese, sembrava essere deciso e con le idee chiare ma, quando aveva parlato direttamente con Francis sembrava confuso se non un pochino patetico. Farfugliava e diceva cose senza senso.

Poi il re Edoardo III dichiarò guerra e Arthur chiese pubblicamente che Francis venisse a vivere in Inghilterra, quando Francis le chiese perché rispose parole senza senso come ' Siamo in famiglia, certe cose non dovrebbero succedere, ma sappi che se tu rifiutassi, verrà versato molto sangue francese finché tu non sopporterai più la vista del rosso e non ci pregherai in ginocchio di venire con noi inglesi'

Effettivamente, la situazione della Francia non era delle migliori e la speranza di una vittoria era arrivata solo con Jeanne.

Quando Francis incontrava Arthur in battaglia, l'inglese aveva sempre un sorriso tra il sadico e il malizioso che proprio in quel momento nacque dalle labbra di Arthur.

Francis indietreggiò, inquietato.

Va bene. Se non vuoi capire, va bene lo stesso.” disse Arthur impugnando la spada.

Francis di scatto si preparò per la battaglia e Arthur veloce attaccò in un punto molto vicino a lui. Poi si scansò, ammirando la sua opera.

Francis paralizzato da chissà quale forza non aveva il coraggio di muoversi.

Chiuse gli occhi, pregando.

Pregando perché i suoi peccati non fossero espiati da altri in quel momento.

Pregando perché doveva trovare la forza di proteggere i francesi dall'invasione.

Pregava perché chiunque fosse stato colpito dietro di lui, non fosse Jeanne.

Ti prego Dio, non punirci.

Stupido Francis, chi ti credi di essere?

Dio non punisce, dovresti saperlo bene ormai.

Dio fa solo quello che gli va. Non sei così importante da cambiare i suoi piani.

Francis!” questa era Jeanne, ne era sicuro.

Francis si girò di scatto guardando la scena.

Giovanni, il fratello di Jeanne era a terra, ferito probabilmente a morte mentre da lontano Jeanne correva per raggiungerli.

Con un gesto Francis fece capire che non si doveva avvicinare ma Jeanne non l'avrebbe mai ascoltato.

Avevano ragione Giovanni e Pietro.

Jeanne non doveva trovarsi lì.

Forse ne era consapevole lui stesso ma per cecità aveva lasciato che la ragazza lo seguisse.

Jeanne era ferita. Le si vedeva chiaramente una macchia di sangue sulla sua spalla destra.

Francis sentì il suo odio gravare sul petto.

Una donna in guerra” rise Arthur non appena Jeanne raggiunse il fratello.

Jeanne sembrò non sentire. Si era inginocchiata vicino al fratello cercando di fermare tutto quel sangue che usciva.

Arthur si avvicinò a Francis e chiese “Possibile sia colpa sua se tu non vuoi unirti a noi?”

Arthur si avvicinò a Jeanne e le sussurrò qualcosa, allora lei scattò in piedi con la rabbia dipinta in volto.

Poi un'espressione nuova. Possibile che quello fosse odio?

Jeanne poteva provare odio?

Francis strinse la spada e la puntò contro Arthur”Uh! Che paura!” rise Arthur “Tanto tra poco verrai con noi. E se non o farai ...” Arthur si girò sorridendo, guardò Jeanne ricambiava lo sguardo.

Chissà cosa le aveva detto. “...Sono sicuro che verrai. Ci vediamo la prossima volta per giocare”

Così Arthur scomparì seguendo il vento.

 

**

Arthur se n'era andato, avevano vinto la prima battaglia per poter liberare la città.

Francis non se l'aspettava così la sua prima vittoria.

Non se l'aspettava così neanche Jeanne.

Jeanne … “

Pietro mi ha detto che gli hai ordinato di tornare a casa”

Sì, è vero. Sono venuto a dirti che … “

... che devo andarmene con lui vero?”

Jeanne guardò offesa Francis

Francis non trovava le parole. Possibile fosse così difficile parlare con quella ragazza?

Ascolta Jeanne … “

Fin da quando ero piccola non potevo uscire molto,Giovanni è stata la prima persona a farmi vedere il mondo esterno. Ricordo che mi portava nei paesini vicini al nostro e poi iniziava a giocare con me a nascondino o ad acchiapparella. Una volta mi sono persa e l'ho ritrovato esattamente davanti alla chiesa, allora gli avevo domandato se mi avesse dimenticata e lui mi aveva risposto di no e che non mi avrebbe mai lasciata. E' stato sempre un buon fratello maggiore, migliore di quello che io avessi mai potuto sperare. E adesso se n'è andato...”

Jeanne non piangeva.

Stava lì, semplicemente guardando Francis che cercava delle parole abbastanza delicate per poter parlare con lei.

Jeanne … “

Jeanne sorrise, come se non fosse successo niente come se tutto andasse bene.

Però lui se n'è dovuto andare, capisci? Sai cosa mi da fastidio adesso? Ma non un fastidio normale, con cui posso sopravvivere, un fastidio tremendo che mi farebbe venir voglia di gridare e prendere a calci la causa? Tu e la tua stupida idea di mandarmi via. Perché tu mi vuoi mandare via. “

Non hai paura che ti possano fare del male, Jeanne? L'unica maniera per tenere salva te e la speranza è tenerti lontano dalla lotta”

Che razza di speranza sarei allora? Non parlarmi come se fossi una bambina capricciosa da calmare perché non lo sono. La verità è che hai intenzione anche tu di andartene vero? Sì. T e ne vuoi andare anche tu, quindi io ti odio. Ti odio. Ti odio. Ti odio. Ti odio.” Jeanne scoppiò in una crisi di pianto e Francis si sedette accanto a lei, ascoltando tutti i suoi deliri, che molto spesso erano semplicemente degli insulti verso di lui. Quando si fu calmata e quando le lacrime finirono di cadere sussurrò “Almeno tu non mi lasciare” poi in modo più chiaro “Sono lunatica, scusami”

Bene …” mormorò Francis che si alzò e stava per andarsene.

Tanto è inutile. Dovunque tu vada io verrò con te.” gridò Jeanne seguendolo.

Peggio che una sanguisuga”

Sì, sono il tuo incubo” disse lei seria. “Tanto non me ne vado. E non ti lascerò in mano di quell'inglese maniaco”

Eh?”

Non sono affari tuoi, sono cose tra me e quel Arthur”

 

 

 

Mi chiedo cosa abbia detto Arthur a Jeanne …

Poi Arthur mezzo maniaco mi piace così tanto …. devo essere un tipo veramente strano.

Un gatto passa per la strada e guarda male il mio cane che però poi si stanca di abbaiare e se torna a dormire, mi chiedo se il gatto non stesse veramente facendo niente ….

Chissà chi è questo stupido cane...

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Capitolo 6
*** Arthur ***


Arthur

 

Finalmente avevano vinto.

Cioè non vinto vinto, la guerra era ancora in corso ovviamente ma … ma avevano Orleans.

L'avevano liberata.

Francis saltellava per la città con una rosa in mano gridando “Oggi festeggiamo! Una grandissima festa per inaugurare la prima delle nostre numerosissime vittorie!” ogni tanto gli abitanti della città lo fermavano e gli chiedevano:” Ma è sicuro di quello che sta dicendo?”

E Francis con un grandissimo sorriso rispondeva “ Certo. Jeanne ci ha dato il permesso” e poi correva dietro chiunque passasse di lì per caso.

Quella sera, il vino scorreva a fiumi.

Gli uomini cantavano, bevevano e ridevano.

Le loro risate si alzarono fino al cielo.

Stavano sfidando palesemente quella cattiva sorte che si era abbattuta su di loro.

Francis, ovviamente ubriaco era il centro della festa, finché non iniziò a parlare con d'Aulon.

Francis. Non trovi che manchi qualcosa in questa festa?” disse l' ubriaco d'Aulon.

Francis si girò per guardare meglio la piazza.

La gente ballava, scherzava, la musica era alta e i bambini correvano da tutte la parti, inseguendosi in un gioco infinito.

Non mi sembra” rispose infine.

Maddai, Francis. Non ci credo. Le donne. Mancano le donne!”

Francis continuò a guardarsi in giro. Forse era troppo ubriaco per accorgersene ma era vero. Nessuno saltava addosso a nessuno.

Ma c'era Jeanne che si era unita ai bimbi e li cercava tutti uno ad uno, per poi correre a tanarli.

Una perfetta bambina.

Francis sorrise.

Sai d'Aulon, non me n'ero accorto” confessò lui “ ma credo di essermi innamorato di Jeanne … “

D'Aulon disse “ Credo che se sei tu, vada bene, cioè, se siete voi due deve andare bene”

Cosa stai dicendo? Vuoi fare una cosa a tre? Non credo che Jeanne sia d'accordo”

A quel punto proprio Jeanne si avvicinò a loro, smettendola di giocare con quei bambini che le si erano attaccati ai piedi “Di cosa parlate?”

Stavamo pensando di fare una cosa a tre … “ rispose d'immediato Francis.

C-cosa hai detto?” disse arrossendo Jeanne. Poi due bambini le si avvicinarono e la tirarono per le braccia, volevano giocare. Nel vedere i due uomini si fermarono, aspettando che Jeanne dicesse qualcosa per congedarsi. Alla fine lei farfugliò “Siete ubriachi?” scappando via.

Secondo me ci sta” disse Francis ad un d'Aulon che non la smetteva di ridere a crepapelle “ Ma tu toccala anche solo con il pensiero e giuro che ti pentirai, hai capito?” poi Francis, con ancora in mano quella rosa che portava in giro da tipo tutta la giornata, si allontanò dalla folla, dal rumore, dalla festa.

 

**

 

Arthur osservava la luna, rimpiangendo la sconfitta.

Aspetta.

Quando era successo tutto questo? Quando era diventato lui il cattivo? Perché lui era il cattivo, o no?

Tutto questo era troppo confuso.

Quando era piccolo, Arthur era sempre chiuso dentro quello stupido palazzo.

Una volta aveva sentito parlare un viandante di una storia strana ma che lo rispecchiava benissimo.

Quella di quella bella ragazza rinchiusa in una torre...

Più o meno la vita di Arthur era come quella di quella ragazza.

Lui era nato lì e stava crescendo lì. Nessuno voleva che lui uscisse, nessuno tranne lui.

Lo aveva chiesto a tutti, lì dentro. Tutti pensavano che le uniche parole che sapesse dire era “Posso uscire?

perché dopo l'ennesimo “No” guardava per terra in silenzio e se ne andava in quel giardino interno che gli dava l'illusione di essere fuori.

Non parlava con nessuno

E allo stesso tempo parlava.

Quanti sovrani lo avevano guardato durante gli anni, non crescere e parlare da solo?

Quando Edoardo III gli si era avvicinato, Arthur aveva il corpo di un ragazzo di 15 anni, per sapere quando tutto questo accadeva vi dirò che il così detto Sacro Romano Impero giocherellava allegramente tra i suoi campi insieme a Gilbert, Romano era già stato affidato ad Antonio che non aveva ancora rivisto, come Francis, il piccolo Veneziano, ritirato su alcune colline insieme al nonno.

Dicevo: Arthur.

Edoardo III preoccupato dello strano comportamento del “bambino” lo mandò in viaggio per conoscere il mondo.

Ad Arthur brillavano gli occhi. Avrebbe finalmente visto il mondo.

Prese con sé un cappello da pirata, una spada e una barca poi partì.

Non incontrò tante persone nel suo viaggio. Incontrò solo Antonio e Romano.

Romano aveva rubato uno degli anelli della regina e correva all'impazzata. Antonio gli correva dietro.

Romano, vedendo in testa ad Arthur un cappello simile a quello che portava Antonio, corse fino al ragazzo nascondendosi.

Poi gli disse che era l'uomo più brutto che avesse mai visto in vita sua e ricominciò a correre.

Grazie a Romano, ebbe luogo la prima discussione tra Antonio ed Arthur, su quanto fosse maleducato quel ragazzino,Arthur aveva detto ad Antonio che se proprio voleva crescere qualcuno, lo avrebbe dovuto fare in una maniera diversa e non dandogli tutta quella libertà, che lo aveva visto diventare un ragazzino pigro, viziato e pieno di difetti, come il fatto di essere un ladro poco fine 'Io ho conosciuto un ladro, si chiamava Robin, era un ladro, ma era educato e giusto, mi ha aiutato durante l'assenza di Riccardo,era pure simpatico, ma il tuo ladro, è semplicemente un rozzo senza nessun pregio' Antonio si rese conto che le parole di Athur avevano ferito Romano che, nonostante stessa ancora correndo, lo faceva terribilmente vicino ai due, pur di dare fastidio. 'L'unico che può insultare Romano, è Romano, il mio compito è quello di controllare che questo ragazzino non si metta nei guai e non l'ha mai fatto, allora perché togliergli le gioie di una vita all'aperto? Lui deve crescere in questo ambiente, nella sua completa libertà, altrimenti crescerei una bambola e, ad essere sincero è più divertente rincorrere questo teppista piuttosto che una bambola. Tu dici che è rozzo. E allora? L'importante non è questo. Ti posso assicurare che Romano è giusto, a modo suo, anche se le popolazioni al di fuori della sua non lo capiscono molto e ti assicuro che ha molti pregi, anche se a prima vista non si riescono a vedere, torna dal tuo Robin, io ho Romano per divertirmi. E non cercare di dargli fastidio mai più.'

Arthur aveva ammirato la maniera in cui Antonio aveva difeso Romano e probabilmente, se solo avessero cresciuto anche lui così avrebbe risposto dicendo che quell'idiota aveva ragione, dopo tutto. Invece rispose 'Sono tutti strani in questi paesi' guardando Romano continuare a correre lontano da lui, seguito da Antonio.

Arthur ammirava i sentimenti fraterni di Antonio ma non sapeva come esprimere i suoi.

Tornò a casa e raccontò tutto quello che aveva visto ad Edoardo III che gli chiese se voleva incontrare il vicino di casa sia suo che di quel “ragazzo strano con i capelli castani e gli occhi da idiota” e “quel bambino maleducato con uno strano ciuffo in testa e la faccia da teppista”. Ovviamente Arthur accettò.

Iniziava ad adorare Edoardo, in quanto era stato l'unico a comprendere i suoi pensieri.

Quindi si ritrovò in Francia, sempre con il suo cappello da pirata e la sua spada.

Se voi chiedeste a Francis, quando hai incontrato per la prima volta Arthur? Lui risponderebbe: a casa mia, insieme a Filippo, ovviamente.

Se glielo chiedeste ad Arthur lui risponderebbe 'In un grandissimo prato, lui non sapeva fossi io perché ero vestito da pirata,con noi non c'era nessuno'

Arthur, vestito da pirata, stava giocando, da solo, quando Francis si avvicinò a lui e iniziò a chiedergli chi fosse, da dove venisse, se fosse solo.

Arthur non rispose e Francis si era messo a ridere e aveva detto “In fondo non importa, ma sai? Gli uomini devono essere nobili e non dei fuorilegge, non ti vestire da pirata,mon dieu

Vedendo il ragazzo da solo, era rimasto insieme a lui finché non l'avevano richiamato e si era visto costretto a tornarsene a casa. Arthur si era divertito tantissimo, grazie a Francis e aveva un buon ricordo del biondino dagli occhi blu che era un pochino più grande di lui

Tornato a casa, aveva raccontato tutto ad Edoardo che sorrise e gli chiese “Qui ti senti solo?”

Arthur non rispose.

Edoardo allora disse “ E se quel ragazzo venisse a vivere qui?”

Arthur si mostrò entusiasta all'idea.

Vestito in modo pressapoco decente si presentò, insieme al re, davanti alla corte francese, questa volta senza cappello da pirata, solo con la sua spada.

Pochi mesi dopo il re di Francis morì ed Edoardo chiese se non fosse meglio che lui prendesse il controllo della Francia.

Francis si era opposto con tutte le sue forze e aveva cercato di attaccare Edoardo.

A quel punto Arthur, riparato dalla maschera che si era costruito in molti anni disse “Che fai? Attacchi un re? Vuoi per caso la guerra?” sul suo viso fiorì un sorriso sinistro.

Chi non lo conosceva aveva pensato fosse assetato del sangue francese, quando in realtà, Arthur ammirava profondamente Francis.

Siete voi che ci state attaccando moralmente sapendo cosa sta succedendo” ribatté Francis

Noi richiediamo ciò che è nostro! E se non ce lo concedete ...” … cosa? Se non glielo avessero concesso …. cosa?

Dichiareremo guerra” finì Edoardo

Non abbiamo paura” dissero all'unisono Filippo de Volois e Francis.

Da lì l'unica cosa che avevano fatto Francis e Arthur fu combattere. Da lì, era diventato il cattivo.

Per egoismo. Per avere accanto qualcuno che lo capisse e che l'avesse fatto sentire bene, soprattutto ora che Edoardo III era morto.

Arthur sospirò.

Però aveva perso Orleans. Cosa poteva fare adesso?

Parlare con gli unicorni? Non ne aveva voglia in quel momento.

Nascondendosi controllava i punti deboli della città da fuori insieme a due o tre dei suoi uomini.

Da lì si sentiva benissimo le risate di quei francesi. Ridevano della sua sventura, della sua solitudine come se fosse una cosa bella.

Stupidi.

A quel punto sentì qualcuno uscire dalla città e canticchiare. Era Francis.

La Francia, smise di cantare ed iniziò a contemplare la luna davanti a lui, con una rosa e una bottiglia di vino in mano.

Poi guardò verso il campo di battaglia e sospirò.

Gettò sia la rosa che il vino a terra e gridò “Questo è per i morti!”

Poi cadde, vittima del sonno.

Arthur si avvicinò al biondo di nascosto. Cercò nella sua borsa una boccetta e disse “ Purtroppo non ho il latte per voi ma …. “ buttò l'acqua, mentre che gli uomini lo raggiungevano “Per i morti”

Poi guardò Francis che ronfava davanti a lui.

Era un'occasione d'oro.

Avrebbe vinto la guerra e tutto quello che c'era dietro.

Ma Francis era più grande e più pesante di lui. Non importava. Aveva altri uomini a cui affidarsi.

Lo sequestriamo, allora” disse Arthur.

I suoi soldati lo guardarono, poi annuirono e lo aiutarono a portare Francis via, lontano dal suo adorato territorio.

 

 

Come avete capito, credo, ho cambiato la storia, cioè, non la storia ma la storia storia, nel senso che non seguo la storia ma la mia storia. Storia.

Quella che Francis versa non è proprio una libagione, credo sia un tributo per far capire che anche loro dovevano festeggiare, anche se erano morti. Invece Arthur getta l'acqua per dire, mi avete servito durante la vita, adesso voglio rendervi il favore da morti.

Poi, finalmente ho potuto parlare di Romano e dei suoi modi fini <3

A proposito, lo posto oggi, così se dovessi morire, sapreste i motivi di Arthur, poverino, non lo voglio mica trattare male u.u

Quando il padrone è nei guai il cane è corso anche se voleva andare contro il gatto, come diceva il delfino. Questo porterà molti problemi al povero cane. Ma continuo a chiedermi chi sia...

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Capitolo 7
*** Il Principe non Voluto ***


Il Principe non voluto

 

Quando Francis aprì gli occhi riuscì a pensare a sole due cose: sicuramente il giorno prima aveva “ abusato” del vino e che probabilmente quel mal di testa non sarebbe passato tanto facilmente.

Infastidito dalla luce che entrava si tirò le lenzuola fino alla testa nonostante facesse caldo e cercò di girarsi dall'altra parte.

Poi, finalmente, il mal di testa gli diede un attimo di tregua giusto per poter pensare : aspetta, dove sono?

Francis si sedette di scatto sul letto facendo tornare il mal di testa ed accecandosi di sua spontanea volontà a causa della troppa luce all'interno della stanza.

Capì immediatamente di non trovarsi in una sua camera.

La divisa indossata il giorno prima era scomparsa sostituita da una lunga camicia da notte.

Normalmente Francis avrebbe pensato “ Ieri sera ho fatto colpo” e si sarebbe messo a ridere, avrebbe cercato i suoi vestiti e poi se ne sarebbe andato, ma accanto a lui, nel letto, non c'era nessuno.

Bagno?

Improbabile,

Francis si alzò dal letto, cercando di non cadere. Così si accorse che i suoi vestiti non erano a terra buttati a caso per la stanza ma erano ordinatamente piegati su un mobile davanti al letto.

Anche questo era strano.

Francis decise di scendere dal letto e prendere i suoi vestiti quando sentì delle piccole manine attaccarsi ai suoi piedi, subito dopo vide un bambino biondo con gli occhi verdi che lo fissava con aria “minacciosa”.

You're taller than me. I hate it so I hate you?”

E tu chi sei?”

I don't understand. What did you say?”

Inglese.

Francis voleva sbattere la testa al muro.

Ma tra tutte le donne che ci potevano essere, doveva ritrovarsi proprio una inglese? (Il mal di testa non lo lasciava pensare normalente, lo dico per difenderlo)

I know chi sei. You are Francis, vero? Io sono your king “ a quel punto il ragazzino si alzò in piedi davanti a Francis “Inchina yourself”

Cosa stai dicendo ragazzino?”

So ti ordino gioca with me!” lo ignorò il ragazzino, deluso perché Francis non aveva obbedito ad un suo ordine.

Francis ignorò il ragazzino che continuava a gridargli di giocare con lui per tutto il tempo e una volta vestito se ne andò verso la porta.

It è chiusa” lo avvertì il bambino che stava tornando sotto il letto e tirando fuori dei soldatini fatti di legno.

Francis lo continuò ad ignorare ed iniziò prima a spingere poi a tirare la porta che però rimaneva sempre chiusa. Allora Francis andò verso la finestra solo per scoprire che si trovavano al terzo piano.

Guardando fuori dalla finestra Francis finalmente capì.

Prigioniero del nemico. Cioè, voleva dire che il giorno prima non era riuscito a fare colpo?

Che delusione.

So, giocherai with me?” il ragazzino aveva accomodato sul letto con i suoi soldatini e guardava Francis speranzoso.

No” Francis cercava di calcolare quanto fossero in alto per potersene andare ma, un salto del genere probabilmente avrebbe ucciso chiunque quindi optò per aspettare e vedere cosa sarebbe successo.

Why? Ti sto antipatico?” disse il ragazzino sull'orlo di una crisi di pianto.

Francis sospirò.

Bambini.

Non sarebbe riuscito a scappare, almeno non quel giorno. Se avesse detto di no di nuovo il bambino si sarebbe messo a piangere e non gli avrebbe dato tregua per tutto il giorno.

Bambini.

Se gioco con te prometti che non ti metti a piangere”

I promise.” disse il ragazzino sorridendo e gettando verso Francis tutti i giochi che era riuscito a nascondere sotto il letto.

 

**

 

Cosa stai facendo?”

Niente” il Principe Nero sorrise ad Arthur destatosi dai suoi pensieri.

Arthur guardò la porta che a sua volta stava guardando il Principe Nero.

La porta della camera dove erano rinchiusi sia Francis che il piccolo principe.

Non era il momento di aprirla.

Richard era ancora in punizione e se avesse aperto quella porta probabilmente sia lui che Francis avrebbero deciso di scappare. Quella era la camera più sicura da ogni tipo di pericolo sia interno che esterno.

Aveva ordinato lui stesso di sorvegliarla 24 ore su 24. Questo, ovviamente già prima che Francis fosse stato portato da lui come “ospite”. La decisione era stata presa da quando il piccolo Richard aveva deciso che in quel posto si annoiava e aveva dato sfogo ad ogni suo tipo di fantasia.

Una volta Arthur lo aveva trovato con una spada sopra un albero convinto che se fosse sceso una scimmia lo avrebbe catturato e portato a casa, aveva affidato il ruolo della scimmia ad Arthur visto che il ragazzo lo aveva preso e riportato dai suoi istruttori che a quanto pare non facevano bene il loro lavoro.

La cosa che spaventava Arthur era: chi aveva fatto vedere una scimmia a quel bambino?

Arthur era sicuro che quel ragazzino lo avrebbe fatto invecchiare presto e anche tanto. Ogni giorno si controllava allo specchio cercando di scrutare qualche capello bianco che ovviamente non aveva.

In più non era proprio il momento di andargli dietro in una sua eventuale fuga. Erano in guerra ed Arthur aveva deciso di proteggere il simbolo dell'unione tra Francia ed Inghilterra, quel bambino.

Cosa avrebbe potuto vedere una volta fuori da quella stanza?

Solo morte e disperazione.

Arthur stava sempre dietro al piccolo principe al contrario dell'uomo che si ritrovava davanti, in realtà al contrario di tutti.

L'odio per quel bambino, dovuto alle sue origini francesi era palpabile. 'Perché il figlio di un nemico dovrebbe essere il nostro re?' chiedevano tutti.

Probabilmente non riuscivano a capire l'importanza di quel bambino per metà francese e per metà inglese. Un simbolo. Una speranza per poter portare la pace e per poter convincere Francis ad accettare l'unione tra i due paesi.

Ma non tutti erano d'accordo con quel piano. Tutti potevano essere possibili traditori.

Guardando il Principe Nero Arthur ricordò i dubbi nutriti per lui in passato.

Il Principe Nero gli era sempre sembrato sospetto ma conoscendolo, aveva perso quest'impressione. Nonostante fosse chiamato come Nero, cosa che gli dava un qualcosa di ambiguo, il suo carattere era quasi sempre solare e positivo.

Allora Arthur si chiedeva il perché di quel soprannome e perché Richard ...

Ehi aspettami! Da solo mi annoio!” gli gridò dietro.

Io non aspetto nessuno” rise il Principe Nero.

 

**

“ … and ho preso la lucertola and it was like...” il ragazzino continuava a parlare mezzo francese e mezzo inglese da più o meno mezz'ora. Era logorroico. Aveva parlato di gite al lago e di strani esseri che lui e Arthur avevano visto. Aveva parlato di quando aveva visto per la prima volta una volpe selvatica e di come ….

Insomma, era riuscito a raccontargli otto anni di vita in mezz'ora. Poi, ascoltò delle voci fuori dalla porta.

Francis riconobbe immediatamente la voce di Arthur ma non aveva mai sentito in vita sua la voce dell'altro uomo che parlava.

Richard si paralizzò guardando la porta prese il braccio di Francis e lo tirò in basso.

Negli occhi del bambino Francis riuscì a vedere chiaramente la paura.

Paura.

Un principe non prova mai paura per qualcuno. Di solito crescono arroganti, stupidi e amati da tutti.

Cosa succede?”

Il bambino gli fece cenno di non parlare.

In quel momento Francis si accorse che stava tremando. Si sedette vicino a lui e aspettò che le voci in corridoio si allontanassero e che il bambino si calmasse.

Era Richard, ormai Francis ne era sicuro. Francese nonostante fosse stato cresciuto come un inglese.

Prima di partire anni addietro per una spedizione re Delfino gli aveva detto quello che stava succedendo a corte e sembrava che la guerra civile che voleva scoppiare fosse stata stroncata grazie al matrimonio tra Caterina, sorella del re, e un certo Enrico.

Da quel matrimonio era nato un bambino e quel bambino era quel rompiscatole davanti a lui. Francis ne era più che sicuro.

Il bambino di fianco a lui era il bambino rapito anni prima.

Tutti lo pensavano morto.

Alcuni dicevano che lo stesso Enrico nella sua fuga dal castello aveva portato con sé il bambino ma era impossibile: Enrico era scomparso mesi prima.

Altri dicevano che Dio aveva portato via il bambino, non avendo accettato che “un bambino fosse stato messo in mezzo ad una guerra solo per puro egoismo umano”

Quante volte Francis aveva dovuto vedere le lacrime disperate di Caterina?

'Francis, perché lui? Era piccolo. Non aveva ancora iniziato a vivere. Era il mio bimbo, il mio unico bambino. Era la mia vita, l'ho tenuto in pancia per mesi, allora perché Dio me lo ha voluto togliere?Non è giusto. Adesso che anche mio figlio mi ha abbandonato, sono sola al mondo. Non è giusto!'

In quei momenti Francis sorrideva a Caterina e diceva “Dio non è mai giusto, non con noi per lo meno”

E adesso quel bambino era lì, seduto tremante vicino a lui.

Arthur ti tratta male?” chiese una volta che le voci non furono più udibili.

Richard si girò verso di lui e lo guardò con aria sconvolta, come se avesse detto una bestemmia. “Arthur non mi tratterebbe mai male” poi abbassò lo sguardo “però lui non mi crede”

Non ci crede? In cosa?”

Non crede che lui sia cattivo” il bambino si morse le labbra.

Chi è cattivo, Richard?”

Lui uccide. Uccide gli inglesi but anche i francesi. Lui hates us. Lui hates everyone. Anche Arthur” il bambino scosse la testa spaventato

Come fai a saperlo?”

L' ho visto and l'ho detto ad Arthur but he non ci crede. I'm afraid” Richard ricominciò a tremare, spaventato ancora di più se possibile.

Francis lo abbracciò e gli accarezzò i capelli.

Povero bambino.

Un francese cresciuto sotto gli inglesi, probabilmente odiato da tutti, strappato via dalle braccia della madre che ancora piangeva la sua perdita. Non aveva mai conosciuto il calore di qualcuno che gli volesse bene,un amore materno, puro, semplice. Costretto a vedere una guerra, costretto a vedere le persone cadere morte davanti ai propri occhi e come principe chiedersi 'Questo è quello che mi aspetta per tutta la mia vita?' . Capire di essere un semplice mezzo, uno strumento in mano di persone che si credono più grandi di lui.

Era questo il suo destino? Era questo quello che Dio voleva per quel povero bambino?

Non era forse meglio portarlo via?

Non era forse meglio quello che veniva raccontato a Caterina? Non era la cosa migliore pensare che quel bambino era stato “salvato” da Dio per non fargli vivere questa stupida guerra?

Rinchiuso in una stanza per non fargli vedere le atrocità di una guerra, conosceva questa perfettamente e sapeva quello che gli sarebbe successo.

Quando Richard si alzò e disse “Se lo dici a qualcuno non ti farò più giocare con me” e prese i suoi giocattoli inventandosi una nuova storia, Francis si chiedeva se quello che i suoi occhi avevano visto avesse macchiato l'innocenza e la spensieratezza che ogni bambino doveva avere.

Poteva salvare quel bambino da quella guerra?

Oppure sarebbe morto perdendo ogni tipo di emozione umana senza che lui potesse fare niente?

Possibile fosse così inutile anche in questa situazione?

 

 

E' stato difficile scrivere questo capitolo ...

Sto a – 3, in realtà -2 perché uno è un post

Mi capisco da sola :D

Vorrei rispondere direttamente alle recensioni ma la verità è che siamo nelle ultime settimane di scuola e il tempo stringe, comunque claws terrò conto del tuo suggerimento sull'interpunzione e sì, seguirò la mia storia ma a volte dovrò sviarmi dalla Storia, tipo quella di questo bimbo, non si sa nemmeno il nome, poverino e ho dovuto anticipare il suo allontanamento della madre di anni!

Il prossimo capitolo Jeanne tornerà e ci salverà tutti … più o meno quindi non disperate! E spero di poter aggiornare per il prossimo mercoledì, oppure prima, Quien sabe?

 

 

 

 

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