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Caspita,
sono in super ritardo!! Il signor Paul sarà arrabbiatissimo! Pensò Sana mentre correva a tutta velocità tra le vie di Tokyo. Diede
uno sguardo all’orologio: le 11.30. Aveva un appuntamento con il proprietario
di un appartamento in centro alle 11:00! Allora corse ancora più forte, mentre
i lunghi capelli castani ondeggiavano alle sue spalle, intrappolati in una
coda.
Sana era appena tornata
a Tokyo da una viaggio in Europa durato due anni, che aveva avuto come scopo
quello di migliorare (se ancora era possibile, visto il suo grande talento!) la
sua recitazione. Ormai era una ventitreenne, e tornata nella sua città aveva
deciso di andare a vivere da sola. Per questo aveva contattato il signor Paul
il giorno prima, che le aveva dato appuntamento a quella mattina per mostrarle
l’appartamento e discutere delle pratiche. Ma lei, come al solito, si era
svegliata tardi, e così ora sfrecciava verso la sua meta senza fiato.
Svoltò un angolo e vide
di fronte al cancello di una bella abitazione a due piani il signor Paul, un
uomo serio e vestito di tutto punto, con un’espressione chiaramente scocciata
in viso. Si fermò davanti a lui frenando con un piede e, piegandosi in due per
riprendere fiato, ansimò: “Scusi il ritardo! Mi dispiace tantissimo! Comunque
ora sono pronta! Può mostrarmi l’appartamento!” e rivolse un grande sorriso al
signor Paul dopo avergli fatto un piccolo inchino.
“Sono spiacente,
signorina Kurata” esordì lui “ma visto che lei non arrivava ho concesso ad un
altro interessato di presentarsi. Dovrebbe arrivare nel giro di qualche minuto.”
Sana sgranò gli occhi: “Cosa?!
Ma sono in ritardo di soli 30 minuti!!!” protestò.
“37” la corresse l’uomo
senza scomporsi.
“Insomma, cerchi di
capirmi! Io ho bisogno di questo appartamento! La prego, non può disdire l’appuntamento
con l’altra persona? Per favore, signor Paul …” ma il signor Paul la interruppe
indicando con un cenno oltre la spalla della ragazza: “Oh, ecco che arriva l’altro
acquirente! Perché non si accorda con lui?”
Sana si voltò di scatto
e … rimase paralizzata. Sembrava che ogni muscolo del suo corpo si fosse
pietrificato, tranne il cuore, che per qualche motivo aveva cominciato a
battere sempre più forte, tanto che le sembrò di sentirlo risuonare nell’aria.
I suoi occhi, increduli, erano fissi sulla figura che le stava venendo
lentamente incontro. Era un ragazzo della sua età: indossava una camicia nera a
maniche corte, con i primi tre bottoni aperti, e un paio di jeans chiari.
Teneva la mano destra nella tasca dei jeans, mentre l’altra gli pendeva al
fianco, muovendosi perfettamente coordinata ad ogni suo passo. Ciuffi biondi
ribelli gli ricadevano sugli occhi, occhi scuri e profondi, che le restituirono
uno sguardo assai familiare.
“Le presento il signor
Hayama” disse il proprietario dell’appartamento facendo un passo verso il
ragazzo, che si era fermato a poco più di un metro da loro. Anche lui non
riusciva a credere a ciò che vedeva, nonostante la sua espressione fosse
rimasta impassibile come sempre. Osservò Sana con attenzione: era ancora più
bella dell’ultima volta in cui l’aveva vista, due anni prima …
Senza lasciar
trasparire alcuna emozione, il ragazzo alzò la mano che teneva nella tasca dei
jeans e la salutò con un semplice “Ciao”. Al suono della sua voce Sana parve
risvegliarsi da un sogno e, senza pensarci, si gettò contro il ragazzo,
abbracciandolo.
“Akito …” riuscì solo a
sussurrare, mentre le braccia forti di lui le si stringevano attorno dopo aver
esitato un istante. Rimasero così per un po’, finché il signor Paul non li
interruppe: “Ah, vi conoscete già? Allora la cosa sarà più semplice.”
I due si allontanarono
un po’ imbarazzati.
“Signor Hayama, la
signorina Kurata si sarebbe dovuta presentare più di mezz’ora fa perché le
mostrassi l’abitazione: anche lei è interessata all’acquisto. Ora, a chi dei
due devo presentare i moduli per la cessione?”
Sana sembrava aver
perso la lingua. L’emozione per aver ritrovato Akito l’aveva lasciata senza
parole. Inoltre era ancora vivo dentro di lei il ricordo del loro ultimo
incontro, quando lui l’aveva salutata con freddezza non appena lei gli aveva
confessato che sarebbe partita, lasciandola in lacrime, e non sapeva cosa
pensasse l’amico di lei, se fosse arrabbiato, se l’avesse dimenticata, se … se
avesse una ragazza …
Di nuovo fu la voce di
Akito a riscuoterla: “La prendiamo insieme” disse, e si voltò verso Sana per
cercare il suo consenso.
La ragazza non riusciva
a credere alle sue orecchie: Akito voleva davvero comprare una casa insieme a
lei? Avrebbero vissuto insieme?! Certo, era sempre stato il suo sogno, ma
davvero era stato lui a proporlo?
Da parte sua, Akito
incrociò le dita dietro la schiena sperando di non aver osato troppo. Lei non
sapeva che per due anni interi non aveva fatto che pensarla, chiedersi dove
fosse, come stesse, cosa facesse … se avesse trovato un ragazzo … non sapeva
che per due anni non aveva mai smesso di amarla …
Alla fine Sana si
decise a rispondere, seppur un po’ esitante: “S-sì, la prendiamo insieme.”
Il proprietario della
casa rimase stupito per qualche istante, poi si riprese e li invitò dentro l’abitazione.
Fece fare loro un breve giro dell’appartamento, poi si accomodarono nel
soggiorno e si occuparono delle questioni legali. Quando l’ex proprietario se
ne fu andato, dopo aver consegnato loro due copie delle chiavi, i due ragazzi
si trovarono finalmente soli. A quel punto Sana non riuscì più a trattenere le
lacrime di gioia che avevano minacciato di uscire dai suoi occhi quando aveva
visto il ragazzo. Ad Akito, nel vederla piangere lì, in piedi davanti ai suoi
occhi, scossa dai singhiozzi, si strinse il cuore. Le si avvicinò lentamente.
“Che hai, ora?” le
chiese.
Appena vide che si
avvicinava, Sana lo abbracciò di nuovo, aggrappandosi alla sua camicia e
affondando il viso nel suo petto, mentre le lacrime non accennavano ad
arrestarsi.
“È che … sono felice di
averti rivisto!” singhiozzò “Mi mancavi! Non ci siamo sentiti per un sacco di
tempo. Pensavo … temevo che mi avessi dimenticata!”
Akito la strinse a sé
una seconda volta, imitando quel gesto che mille volte lei aveva usato per
dargli conforto in passato.
“Non l’ho mai fatto.”
la rassicurò.
Quell’unica frase
sollevò Sana, che a poco a poco si calmò e, asciugandosi le lacrime,si scostò e abbozzò un sorriso. Per la prima
volta osservò attentamente il ragazzo: in quei due anni doveva essersi allenato
parecchio con il karate, perché i suoi muscoli erano più scolpiti. La pelle
abbronzata lo rendeva ancora più bello, e il suo sguardo misterioso la
catturava da dietro un ciuffo di capelli color miele. Non riusciva a togliergli
gli occhi di dosso, era come ipnotizzata. Fu lui, per l’ennesima volta, a
parlare:
“Allora, cos’hai fatto
in questi due anni.” le chiese, e si accomodò sul divano, appoggiando le
braccia sullo schienale e piegando una gamba verso di sé, con il piede sul
sedile. Sana gli rispose, ancora incantata dalla sua bellezza: “Niente di
particolare. Ho studiato recitazione in una scuola per professionisti, e ho partecipato
a qualche serie televisiva per aumentare la mia fama anche negli altri Stati.”
anche lei si sedette sul divano, molto più compostamente di Akito.
“Questo lo so … voglio
dire, ti sei divertita? Hai trovato … nuovi amici?”
In realtà ciò che
voleva chiederle era se aveva trovato un ragazzo, ma non riuscì a pronunciare
quelle parole.
“Oh, sì. Ho conosciuto
molte altre attrici piuttosto in gamba e molto simpatiche, e anche un ragazzo,
Michael …”
Akito si mosse sul
divano, nervoso.
“ … la sua fidanzata era
la mia migliore amica!” proseguì Sana, e il cuore del ragazzo rallentò la sua
corsa. Intanto Sana si era lanciata in un dettagliatissimo resoconto delle sue
avventure e nulla avrebbe potuto interromperla, tranne, qualche ora dopo, il
brontolio dello stomaco di Akito.
“Credo che le tue
chiacchiere mi abbiano messo fame …” disse il ragazzo.
“Sì, certo, le mie chiacchiere … scommetto che non mi
ascoltavi nemmeno! piuttosto guarda che ore sono!” esclamò Sana guardando l’orologio.
“Be’, direi che è ora di pranzare. A proposito, cosa
si mangia?”
“Caspita, è vero! Non abbiamo fatto la spesa!”
“Eh certo, non hai fatto altro che parlare!”
“Se ti annoiavo tanto potevi interrompermi prima! Sai
che sei proprio noioso! Non so come farò a vivere insieme a te!” e mentre lo
diceva, Sana pensò: Eh già. Da ora vivo insieme a lui. Insieme al ragazzo
che mi piace dai tempi delle elementari! Ma come sono finita in questa
situazione?! E perché lui ha voluto comprare l’appartamento con me?
Intanto Akito aveva pensieri simili: Vivere insieme
a me … mi sembra incredibile! E pensare che l’idea l’ho avuta io! Sono io che
mi sono messo in questa situazione. Vivrò con la ragazza che mi piace dai tempi
delle elementari … Ancora non riesco a credere che lei abbia accettato di
comprare l’appartamento con me.
Intanto si era creato un silenzio imbarazzante, che
Sana si affrettò a spezzare: “Be’, allora io vado a fare la spesa. Tu resta
qui, non è un compito adatto a te … piuttosto, te la cavi ai fornelli, vero?”
Akito alzò un sopracciglio: “Perché?”
“Come perché?! Be’ … lo sai che io non sono brava a
cucinare. Perciò speravo che tu …”
“E va bene, ho capito! Cucinerò io! Ma che donna sei?! E volevi andare a vivere
da sola …? Se non ci fossi io …”
Di nuovo cadde il silenzio nella stanza. Allora Sana
prese le chiavi e uscì salutando Akito, che ebbe appena il tempo di urlarle “Ricordati
il sushi!” prima che la porta si chiudesse alle sue spalle.
Non appena fu fuori di
casa, Sana si concesse un grido di esultanza.
Sììììììì!
Non posso crederci! Vivo con Akito! Dio, quanto è bello! Non sono riuscita a
trattenermi dal saltargli addosso! Mi piace davvero troppo. Forse dovrei
dirglielo …
Mentre fantasticava su
come confessare il suo amore al ragazzo, Sana giunse ad un supermarket. Vi entrò
e iniziò a girare tra gli scaffali cercando il banco dei surgelati.
Improvvisamente sentì una voce chiamarla e quando si voltò vide Hisae e Fuka
che le andavano incontro sorridendo.
“Ragazze!” esclamò
Sana. Si abbracciarono e si salutarono.
“Come sono felice di
rivedervi! Ma abbassate la voce, non vorrei essere assaltata dai giornalisti …”
“Ah, sì, scusaci,
Sanachan! Ma dov’eri finita?! Non abbiamo più avuto tue notizie per mesi!”
esclamò Hisae. Sana sorrise loro imbarazzata: “Lo so, scusate, è che l’ultimo
periodo in Europa è stato davvero faticoso! Tra lo studio e il set di un film
non avevo più un momento libero … Sono tornata l’altro ieri, ma non ho potuto
chiamarvi perché sono stata impegnata anche in questi giorni. Sapete, ho deciso
di comprarmi un appartamento … Ma ditemi, come sono andate le cose qui a Tokyo?
So che Aya e Tsuyoshi si sono sposati e sono andati a vivere insieme …”
E iniziarono a parlare
degli ultimi avvenimenti, raccontando anche i minimi, insignificanti dettagli.
Molto tempo dopo,
quando ebbero finito la spesa, uscirono insieme dal supermarket.
“Ah, Sanachan. Hai
detto che volevi trasferirti. Hai già trovato una casa?” chiese Hisae.
“Sai, anche Akito
voleva andare a vivere da solo. Credo proprio che io e Hisaechan saremo le sole
rimaste a vivere ancora con i nostri genitori …” aggiunse Fuka.
“Ah sì? …” fece Sana, fingendo di non sapere nulla dell’amico, ma arrossendo
leggermente. Non voleva ancora dire alle amiche che viveva con Hayama. “Comunque
l’ho comprato oggi. Ho trovato una casetta in centro molto carina, con un bel
giardino!”
E così evitò l’argomento
Hayama raccontando delle peripezie che aveva vissuto per trovare quell’abitazione.
Infine si salutarono e Sana, carica di borse della spesa, corse a casa.
Pochi minuti dopo che
Sana era uscita di casa, Akito aveva ricevuto un sms sul cellulare. Era di
Tsuyoshi:
“Ciao. Cm è andato l’incontro cn il proprietario di quell’appartamento?
Tsuyoshi”
Akito digitò
velocemente la risposta e la inviò al suo migliore amico, ma non accennò al
fatto che ora viveva con Sana. Messaggiarono per un po’, poi Akito si sdraiò
sulla poltrona del salotto aspettando il ritorno della ragazza.
Ma
dove si è cacciata? si chiese tre quarti d’ora
dopo. Comincio a preoccuparmi. E se le fosse successo qualcosa? Forse dovrei
andare a cercarla. E si alzò, prese le chiavi e andò alla porta. Non appena
l’aprì e fece per uscire, si trovò a un soffio dal viso di Sana, che era
arrivata in quel momento. Si affrettò a indietreggiare, leggermente
imbarazzato, e la lasciò entrare.
“Possibile che arrivi
sempre tardi?!” disse, cercando di far finta di nulla.
“Scusa, ma ho
incontrato Hisae e Fuka al supermarket! Non ci sentiamo da mesi e sai com’è,
una cosa tira l’altra, e parlando il tempo è volato …”
“Già, lo so …” fece lui ricordandosi della lunga chiacchierata di prima con la
ragazza.
Sana non sembrava
convinta, ma per fortuna lo stomaco del ragazzo ricordò loro ancora una volta
che era ora di pranzo.
“Io vado in cucina a
preparare da mangiare. Tu vai pure a fare una doccia.” disse Akito.
Sana annuì e andò in
bagno, mentre lui spariva nella cucina trascinandosi dietro la spesa e
lanciando occhiate fameliche alle confezioni di sushi che spuntavano dai
sacchetti.
Mezz’oretta più tardi,
nella casa si sentiva un buon odorino che raggiunse Sana mentre usciva dal
bagno.
Akito
dev’essere proprio bravo a cucinare, senti che profumino! Pensò. Quando entrò in cucina, il ragazzo si voltò e la fissò a bocca
aperta. Sana indossava soltanto una vestaglia azzurra di raso che le arrivava
un po’ sopra il ginocchio e che metteva in risalto le sue forme, e i capelli
ancora un po’ umidi erano sciolti. Allo sguardo di Akito Sana abbassò la testa
imbarazzata e si giustificò: “Non ho potuto cambiarmi, devo ancora andare a
prendere la mia roba a casa di mia mamma. Avevo portato solo questa …”
Lui si convinse a
richiudere la bocca, ma non riuscì a trattenere un “Sei bellissima” che Sana
apprezzò molto, poi si decise a servire il pranzo. Sana aveva indovinato: era
ottimo. Mangiò con gusto, mentre Akito assaporava il suo sushi soddisfatto.
Dopo pranzo, decisero
di andare a prendere la loro roba a casa dei genitori. Passarono prima dal
padre di Akito, che fu molto felice di rivedere Sana, poi da Misako. I bagagli
di Sana erano tantissimi e molto pesanti, tanto che la ragazza non sarebbe mai
riuscita a trasportarli tutti se Akito non si fosse offerto di darle una mano
prendendo i più pesanti.
Quando tornarono a
casa, Sana trascinò le sue valigie nella propria camera, preceduta da Akito che
senza sforzo portava gli altri bagagli, dopodichè iniziò a sistemare la sua
roba, mentre il ragazzo andava nella camera accanto a fare lo stesso.
Molto tempo dopo, la
stanza di Sana fu perfettamente in ordine. Lei si buttò sul letto, concedendosi
un attimo di riposo. Chiuse gli occhi, e senza volerlo nella sua mente si fece
strada l’immagine di Akito. Lo rivide mentre si offriva di aiutarla, sollevando
le sue valigie come se fossero piume, e il suo cuore innamorato non poté fare a
meno di esplodere di gioia. Poi ripensò ai suoi muscoli allenati, al suo corpo
perfetto … Ma a cosa sto pensando?! Si chiese aprendo improvvisamente
gli occhi e alzandosi dal letto. Scacciò quei pensieri e decise di andare a
vedere se Akito aveva finito di sistemare la sua stanza.
Bussò, e quando udì la
voce del ragazzo che le diceva di entrare aprì la porta e lo vide seduto sul
letto, con una valigia aperta e ancora da svuotare accanto e alcune ancora
chiuse sul pavimento.
“Ehi! Non hai ancora
messo a posto la tua roba?” gli chiese.
Lui alzò lo sguardo da
un soprammobile a forma di dinosauro che teneva in mano.
“Già, è che ho
ritrovato questo” disse, e porse il dinosauro a Sana. Lei lo prese e si sedette
accanto ad Akito.
“Quanti ricordi …”
esordì rigirandolo tra le mani. E in un attimo rivide quel giorno di molti anni
prima, quando glielo aveva regalato per il suo compleanno. Ricordò la festa, il
pupazzo di neve che lui le aveva regalato e di cui teneva ancora la fotografia …
e il bacio che si erano scambiati. Il loro secondo bacio. Lui le aveva posato
le mani sulle spalle e l’aveva fissata negli occhi, con il suo sguardo gelido e
profondo, prima di avvicinarsi. Lei aveva capito cosa voleva fare, ma non si
era spostata …
“Sana …” la voce di
Akito la riportò al presente. Si girò verso di lui. I loro visi erano
vicinissimi. Ancora una volta gli occhi del ragazzo la stavano catturando,
immobilizzandola. Lo vide avvicinarsi ancora di più, chiuse gli occhi, sentì le
sue labbra sfiorare le proprie, si abbandonò al bacio. Quando si divisero,
guardò di nuovo Akito negli occhi: la sua espressione non era più fredda e
impenetrabile, ma era diventata dolce, rassicurante. E lei si sentiva calma,
nonostante il suo cuore battesse forte, gonfio di amore e emozione. Stavano per
scambiarsi un secondo bacio, quando qualcuno suonò il campanello.
Dopo la chiacchierata che aveva fatto con Sana al
supermarket quel mattino, Hisae aveva raccontato del loro incontro all’amica
Aya e insieme avevano deciso di andare a trovare la giovane attrice nel
pomeriggio, così ora stavano camminando verso la casa di Sana e Akito, parlando
del più e del meno. Quando arrivarono in vista dell‘abitazione, scorsero due
ragazzi che si avvicinavano: erano Tsuyoshi e Gomi. Aya guardò suo marito con
sguardo interrogativo. Ma non doveva andare a trovare Akito? Cosa ci fa qui?
si chiese. Intanto anche i ragazzi le avevano notate, e quando si incontrarono
davanti al cancello della casa di Sana e Akito le salutarono.
“Ehi, ciao ragazze!” esclamò Tsuyoshi, poi aggiunse
rivolgendosi ad Aya: “Ma non avevi detto che dovevi andare a trovare Sana
questo pomeriggio?”
“È proprio quello che sto facendo!” rispose lei. In
quel momento sentirono una voce salutarli: era Fuka, che arrivava di corsa.
“Ciao ragazze! Scusate il ritardo!” poi si voltò a
guardare Gomi e Tsuyoshi: “Ehi, ciao! Anche voi siete venuti a trovare Sana?”
I due si guardarono con aria interrogativa: “Veramente
siamo venuti a trovare Akito.”
Anche le ragazze si scambiarono sguardi stupiti, poi
tutti sembrarono aver avuto un’idea:
“Non è che …?” dissero all’unisono.
Al suono del campanello, Sana ritornò in sé. Arrossì,
distolse lo sguardo da Akito, che intanto mormorava maledizioni tra sé e sé
insultando mentalmente chiunque fosse alla porta, e si alzò imbarazzata. Insieme
andarono nell’ingresso. Quando furono vicini alla porta, sentirono le voci dei
loro amici e li riconobbero. Si guardarono, poi si fecero coraggio e insieme
aprirono la porta, preparandosi alla raffica di domande che sarebbe scaturita
di lì a poco. E invece la loro comparsa fece zittire immediatamente i cinque
ragazzi che aspettavano fuori dalla casa, lasciandoli a bocca aperta. Infatti,
nonostante ormai sospettassero che Sana e Akito abitavano insieme, stavano
ancora cercando di negare l’evidenza.
La vista dei loro sguardi sbalorditi fece arrossire
Sana ancora di più, e rimase sulla soglia immobile.
Hisae fu la prima a ritrovare la parola, ma l’unica
cosa che riuscì a dire fu:
“Sana … Hayama … ma voi …?”
A quel punto Akito prese l’iniziativa e disse: “Avanti,
ragazzi, richiudete le bocche e entrate!” e chiuse la porta alle spalle degli
amici esterrefatti. Quando furono in salotto, tutti si rivolsero ai due
conviventi, senza abbandonare le espressioni stupite: “Ma … da quando vivete
insieme?!” “Perché?” “Non è che voi … senza dircelo …?” “Ehi, vi sarete mica
sposati?!”
Queste e altre domande rivolsero ai due ragazzi, che
in breve si affrettarono a spiegare tutto, raccontando ciò che era accaduto
quella mattina. Poi ragazzi e ragazze si divisero, i primi nella camera di
Akito, le altre in quella accanto. Appena chiusero la porta alle loro spalle,
Sana si buttò sul suo letto affondando il viso nel cuscino. Le sue amiche la
seguirono e si sistemarono accanto a lei, pronte ad investirla con un altro
flusso di domande. La prima fu Fuka: “Allora … l’avete già fatto?!”
“Sì, dai, racconta!!” esclamarono le altre avide di
pettegolezzi . Sana riemerse dal cuscino rossa come un peperone e indignata:”Ragazze!!!”
esclamò “Ma siete impazzite?!”
“Be’, che c’è di male?” disse Hisae con falsa innocenza
“Insomma, vi piacete da quanto …? … 10 anni? Ora vi ritrovate dopo molto tempo,
andate a vivere insieme … insomma, qualcosa sarà successo, no?” aggiunse
maliziosa.
Sana abbassò lo sguardo, poi più imbarazzata che mai,
mormorò: “Ci siamo baciati …”
“Ah ah!” esultarono le amiche, e chiesero alla povera
Sana di raccontare tutto nei minimi particolari.
“Accidenti …” commentò Aya “Ragazze, vado a chiamare
Tsu e Gomi, così ce ne andiamo e non disturbiamo Sana e Hayama!” disse.
“Giusto! Divertitevi!” aggiunse Hisae.
“Prometto che non vi interromperemo più …” Fuka strizzò
l’occhio a Sana.
“Smettetela, stupide!” esclamò lei. “Non stavamo
facendo proprio nulla!” e lanciò un cuscino in direzione delle amiche.
“Sì, come no …!?”dissero loro, e si lanciarono in una
battaglia sul letto, ridendo e scherzando.
Nel frattempo, nella camera di Akito …
“L’hai baciata?!” urlò Gomi.
“Stai zitto, scemo! Vuoi che lo sappia tutto l’isolato?!”
gli intimò Akito, che aveva riacquistato il solito atteggiamento.
“Be’, finalmente ti sei deciso a fare qualcosa.”
commentò Tsuyoshi. “Visto, i miei consigli a volte si rivelano utili …” ma
nessuno lo ascoltava, specialmente Gomi che già aveva pronta un’altra domanda.
“Allora, l’avete fatto?!” chiese, impaziente di
sentire la risposta.
“Sì, tre volte.” fece Akito senza scomporsi. L’amico
sgranò gli occhi.
“Che cosa?! Tre volte in un giorno?! Hayama, sei
grande …”
“Akito sta scherzando!” si intromise Tsuyoshi “Non è
vero?!” aggiunse in tono irritato e leggermente minaccioso al ragazzo. Lui si
arrese e disse la verità, lasciando Gomi un po’ deluso.
“Be’, comunque scommetto che non resisterete a lungo.”
sentenziò infine “Guarda Sana! Mi viene da saltarle addosso ogni volta che la
vedo …”
“Che cosa?!” esclamò Akito infuriato aggredendo Gomi e immobilizzandolo con un’agile
mossa di karate.
“Scherzavo, scherzavo …!” si schermì lui. “Certo però
che ha una scollatura …”
“Ah sì?” fece Akito, prima di colpirlo con un pugno
non troppo forte, ma neanche tanto innocuo. “Toglile gli occhi di dosso, hai capito?
E tieni giù le mani da lei!” E iniziarono una lotta sul pavimento. Tsuyoshi
rimase a guardarli per un po’, poi fece spallucce e decise di buttarsi nella
mischia.
Dieci minuti dopo, ragazzi e ragazze si erano calmati,
e Sana e Akito decisero che era ora di mandare via gli ospiti.
Cavolo, se non mi decido a mandarli via non se ne
andranno più, e io e Sana abbiamo lasciato una questione in sospeso … pensò Akito, mentre si alzava
liberando Gomi e Tsuyoshi dalla sua presa e si avviava verso la porta della
camera.
Forse è meglio se dico alle ragazze che ci vediamo
domani. Io e Akito … ci siamo baciati … devo sapere cosa significa per lui …
vorrei che potessimo restare un po‘ da soli … pensò Sana, mentre si districava dai cuscini
di cui era stata il bersaglio preferito in quei minuti e andava verso la porta
della camera.
Quando i due ragazzi aprirono le porte e uscirono nel
corridoio, dicendo agli amici di seguirli di sotto in salotto, si trovarono uno
di fronte all’altra. I loro sguardi si incrociarono per un attimo, e Sana fu
certa di aver intravisto di nuovo un’espressione dolce in quello di Akito, e l’ombra
di un sorriso, ma se anche ci fossero stati, scomparvero non appena arrivarono
anche gli altri. Entrambi arrossirono leggermente, poi come se si fossero messi
d’accordo dissero insieme: “Ragazzi, si è fatto tardi …”
Si guardarono. Ma come facciamo ad essere così in
sintonia pensarono entrambi.
Intanto gli amici non persero l’occasione per
esprimere i loro commenti del tipo:
“Che teneri”
“Sembrate davvero una coppietta affiatata!”
“Siete meravigliosi insieme”
E altri che li fecero arrossire fino alla radice dei
capelli, lasciandoli incapaci di ribattere.
Poi a Tsuyoshi venne un’idea: “Ehi, perché non andiamo
al bowling? Sono le sette, possiamo cenare là.”
Akito lo fulminò con lo sguardo e insieme a Sana cercò
di ribattere, ma gli amici non diedero loro il tempo.
“Sì, dai!” dissero “Ci divertiremo! Èda tanto che non passiamo una serata tutti e
sette insieme!”
“Allora è deciso!” esclamò Tsuyoshi.
Sana e Akito non poterono far altro che sospirare
rassegnati e accettare.
Mezz’ora dopo erano al bowling. Le corsie erano piene,
ma grazie ad alcuni amici di Gomi e Akito che lavoravano lì riuscirono a
trovare presto un posto libero per giocare. Mentre Tsuyoshi e Aya si
allontanavano per prendere qualcosa da mettere sotto i denti, Gomi fece il
primo tiro.
“Ah ah!” esultò quando la palla colpì i birilli
lasciandone in piedi solo uno. Al secondo turno, si concentrò, fece qualche
calcolo, prese bene la mira e … mancò il birillo.
“No!” mormorò deluso, poi si riprese subito: “Tanto
non mi batti, Hayama!” esclamò rivolgendosi all’amico che aveva preso una palla
e si preparava a lanciarla “Ne ho buttati giù nove!”
Akito non gli rispose, né sembrò ascoltarlo. Fissò per
un istante i birilli di fronte a sé, caricò il braccio e lanciò la palla, che
sfrecciò velocissima verso i birilli.
“Strike!” esultò Sana saltellando. Tutti si
complimentarono con Akito, tranne Gomi che si immusonì.
Quando fu il turno di
Sana, il primo tiro fu un disastro: la palla finì nel canale a lato del
corridoio prima ancora di arrivare a metà percorso.
“Oh, sono una frana!”
si lamentò.
Akito prese una palla e
andò verso di lei.
“Devi tenerla così”
disse, e le mostrò come doveva mettere le dita “E spingerla in questo modo”
proseguì, allungando il braccio dietro di sé e riportandolo poi avanti,
trattenendo però la palla. Sana rimase a guardare i possenti muscoli del
ragazzo che si tendevano ad ogni suo movimento. Poi si riscosse, prese la palla
che Akito le porgeva e cercò di imitarlo.
“Così?” gli chiese,
mentre si sforzava di trattenere il peso della palla. Akito scosse la testa con
aria paziente e le si avvicinò.
“No. Devi mettere le
dita in questo modo” le rispiegò, e mise una mano sulla sua, spostandole le
dita nella posizione corretta. “E devi muovere il braccio così” e si mise alle
sue spalle, tenendo la sua mano nella propria e tirandole dolcemente il braccio
indietro.
Sana si sentì le guance
in fiamme: stare così vicina ad Akito, tra le sue braccia, faceva battere il
suo cuore a mille.
“Ok?” le chiese lui.
Lei voltò la testa verso il ragazzo, che la teneva ancora contro di sé. Il suo
viso era a pochi centimetri da quello di Sana, e di nuovo i suoi occhi erano
dolci, la tranquillizzavano. Si perse in quello sguardo, annuendo
distrattamente. Poi si riscosse, sentendo le voci dei loro amici dietro di
loro:
“Ehi, cosa state facendo?!” chiese Tsuyoshi, che era tornato da loro con dei
panini. I due ragazzi si affrettarono ad allontanarsi, poi Sana gridò un “Niente!”
poco convincente all’amico e si preparò a tirare la palla. Cercò di imitare i
gesti di Akito, spinse con forza il braccio in avanti, lasciò andare la palla e
la guardò rotolare verso i birilli socchiudendo gli occhi e incrociando le dita
…
“Forte Sana!”
esclamarono Hisae e Fuka.
“Nove birilli! Sei alla
pari con Gomi.” esultò Aya.
Sana rivolse un grande
sorriso a tutti quanti, e un’occhiata colma di gratitudine ad Akito, che le
fece un cenno d’intesa sorridendole teneramente, prima di tornare serio e far
finta di nulla.
La partita si concluse
con la vittoria di Akito, che aveva superato Gomi di 10 punti. Sana era terza
dopo di lui, e si concesse un bicchiere di alcolico per festeggiare.
“Ehi, sicura che lo
reggi?” le chiese Akito, vedendo le guance della ragazza arrossarsi ad ogni
sorso. “Io non ho intenzione di portarti in braccio fino in casa!”
“Certo che lo reggo!” rispose lei con espressione
indignata. “E te lo dimostro subito!” e così dicendo, bevve un sorso più lungo
degli altri, svuotando il bicchiere. Un istante dopo, gli occhi le si fecero
lucidi, tanto che cominciò a lacrimare. Akito iniziò a preoccuparsi, ma Sana si
asciugò gli occhi e, come se si fosse ripresa, gli disse: “Visto?! Lo reggo
meglio di te!”. Akito scosse la testa e non disse più nulla, ma continuò a
scoccarle occhiate apprensive per il resto della serata. Quando tutti furono
stanchi (e Gomi un po’ ubriaco) decisero finalmente di tornare a casa. Si
salutarono fuori dal locale, poi tutti si allontanarono in direzioni diverse,
tranne Sana e Akito, che rimasero ad aspettare un taxi. Era già passata
mezzanotte.
“Mi … mi gira la testa …” mormorò Sana ad un certo
punto, poi perse l’equilibrio e cadde contro Akito. Il ragazzo la sostenne
appena in tempo.
“Cos’hai?” le chiese. Nella sua voce c’era una nota di
preoccupazione, come nei suoi occhi che scrutavano quelli lucidi della ragazza
e che osservavano le sue guance arrossate.
“Ho mal di testa …” si lamentò lei, chiudendo gli
occhi.
“Non eri tu quella che reggeva l’alcol?” la prese in
giro Akito, poi la sollevò da terra.
“Avevi detto che non mi avresti portata in braccio …”
gli sussurrò lei all’orecchio.
In quel momento arrivò il taxi. Akito fece sedere Sana
in macchina, prese posto vicino a lei, diede all’autista l’indirizzo della loro
casa e il taxi partì. Pochi minuti dopo, il ragazzo sentì un peso sulla spalla
sinistra: Sana si era addormentata. Quando arrivarono, fu costretto a portarla
in braccio fino alla sua camera da letto, ma non gli dispiacque. La sdraiò sul
letto, poi, prima di andare in camera sua, si fermò a guardarla. Era
bellissima, con il petto che si alzava e abbassava lentamente, i capelli sparsi
in disordine attorno al viso, le guance rosse per l’alcol, le labbra lievemente
dischiuse …
Si avvicinò al suo viso, chiuse gli occhi … Sana si
mosse leggermente, mugolando, ma continuando a dormire. Akito si fermò, riaprì
gli occhi, sospirò. Prese una coperta e la stese sul corpo della ragazza, poi
le diede un ultimo sguardo e uscì dalla camera chiudendosi la porta alle spalle.
Erano già le undici e
mezza di mattina, il sole che filtrava dalla finestra si spandeva nella camera
illuminandola e riscaldandola. Sana aprì lentamente gli occhi, colpita da un
raggio di sole che la ferì. Quando si abituò alla luce, si mise a sedere sul
letto, ancora un po‘ intontita dal sonno.
Ma
come sono arrivata in camera?! si chiese. Mi
ricordo che eravamo tutti al bowling, poi siamo usciti, io non stavo bene e
Akito …
“Akito …” mormorò al
silenzio della sua camera.
Improvvisamente sentì
bussare alla porta.
“Sana, sei sveglia?”
era la sua voce.
Sana gli diede il
permesso di entrare, e lo vide spuntare sulla soglia con una tazza di caffé in
mano
“Buon giorno!” le
disse.
“’Giorno” rispose lei,
poi si buttò sul cuscino premendosi una mano sulla fronte.
“Che mal di testa!!” si
lamentò.
“E ci credo!” commentò
Akito, sedendosi sul letto accanto a lei e porgendole la tazza. “Ieri ti sei
scolata un intero bicchiere di alcolico! Tieni, bevi questo.”
Sana prese il caffé
dalle mani di Akito e ne bevve un sorso. Subito dopo, però, allontanò la tazza
dalle labbra.
“Puah! È amaro!” disse
disgustata.
“Certo! È quello che ti
ci vuole. Bevilo tutto, e niente storie!”
Sana fece come le aveva
detto il ragazzo, e alcuni minuti dopo si sentì meglio. Intanto Akito era sceso
a preparare un bagno caldo per la ragazza.
Quando anche lei fu
scesa di sotto, lui la salutò dicendole che andava a correre.
“Aspetta!” lo fermò
Sana prima che uscisse. Gli si avvicinò, si alzò in punta di piedi e gli diede
un bacio sulla guancia.
“Grazie” gli disse, poi
si allontanò con passo leggero, lasciandolo ammutolito sulla soglia.
Quasi un’ora dopo,
Akito tornò a casa e non appena aprì la porta fu investito dal profumo di sushi
appena cotto che gli fece ritrovare le energie perse nella corsa. Quando ebbe
chiuso la porta alle sue spalle, Sana uscì dalla cucina con un sorriso
smagliante stampato sulle labbra e lo salutò.
“Mentre eri fuori ti ho
preparato il tuo piatto preferito! Spero mi sia venuto bene …” gli disse
felice.
Lui apprezzò il suo
gesto, la ringraziò, corse a farsi una doccia e poi si accomodò a tavola
insieme alla ragazza. Iniziò a mangiare il sushi che, doveva ammetterlo, aveva
davvero un bel aspetto. Sana incrociò le dita dietro la schiena mentre il
ragazzo assaggiava il primo boccone, lo masticava lentamente e deglutiva. Poi
Akito tese le labbra in un sorriso e si complimentò: “è davvero ottimo. Hai
imparato a cucinare, finalmente!”
Sana arrossì. Devo
ricordarmi di ringraziare ancora una volta Aya per essere venuta a darmi una
mano pensò tra sé e sé.
Quel pomeriggio
stettero a casa, un po’ guardando la tv, un po’ chiacchierando con gli amici al
telefono. Verso le sei di sera sentirono suonare il campanello. Sana andò ad
aprire e si trovò di fronte un uomo sulla quarantina con in mano un foglio e
una penna che senza neanche un saluto le chiese:
“C’è Hayama Akito?”
La ragazza non fece in
tempo a voltarsi che il ragazzo apparve sulla soglia alle sue spalle:
“Eccomi.”
“Metta una firma qui …”
e gli porse il foglio e la penna “ … bene, il suo premio è qua davanti.
Arrivederci.” disse, poi fece un inchino a Sana e aggiunse “Signora Hayama …” e
se ne andò salendo su un camion e partendo a tutto gas, prima che la ragazza,
imbarazzatissima, potesse ribattere.
Rimase per un attimo
ammutolita, poi si riscosse e seguì Akito che si dirigeva al cancello della
casa.
“Di che premio parlava?”
gli chiese quando furono sul marciapiede, cercando di non prestare attenzione
al fatto che l‘avevano scambiata per la moglie di Akito. Lui si limitò ad
indicarle un punto di fronte a sé. Sana si voltò e rimase senza fiato: davanti
a loro era parcheggiata una moto da corsa nuova fiammante, che risplendeva alla
luce del sole.
“Ti piace?” le chiese “Era
il primo premio di un torneo di karate. L’ho vinta un mesetto fa.” spiegò.
Sana era ancora senza
parole e si limitò ad annuire.
“Senti, ti va di fare
un giro?” le propose, poi prima che lei potesse rispondergli salì in sella e
girò la chiave, dando gas. Sana rimase immobile di fronte a lui.
Com’è
bello … pensò osservando il ragazzo in sella alla moto.
“Dai, monta!” la esortò
lui, e finalmente Sana si decise a salire dietro il ragazzo, che attese che si
fosse sistemata prima di partire a tutta velocità. Sana non poté fare altro che
stringersi forte ad Akito, abbracciandolo. Fecero un giro della città
sfrecciando a tutto gas tra le macchine. Akito controllava perfettamente la
moto, guidandola tra curve e semafori che sembravano diventare verdi solo per
lasciarli passare senza fermarsi mai. Poi uscirono dalla città, e Akito diede
ancora più gas, accelerando e impennando. Sana si strinse più forte a lui,ma non aveva paura. Si fidava del ragazzo,
sapeva che con lui sarebbe sempre stata al sicuro, e sfruttò quel momento solo
come una scusa per poterlo abbracciare ancora più forte. Chiuse gli occhi,
appoggiò la testa alla sua schiena, assaporando il suo profumo e la piacevole
carezza del vento che stavano sfidando, immaginando di volare insieme al suo
angelo tra la leggerezza delle nuvole.
Poi improvvisamente
quella sensazione sparì, il vento cessò e la moto perse velocità, fino a
fermarsi. Akito spense il motore, e Sana fu costretta a sciogliere l’abbraccio
e ad aprire gli occhi. Ciò che vide fu uno spettacolo stupendo: la baia di
Tokyo era indorata dalla luce del sole morente, che tingeva tutto con sfumature
rosa e arancio. Sana scese dalla moto, seguita da Akito, e avanzò verso il
bordo dell’altopiano dove il ragazzo l’aveva portata, incantata dallo
spettacolo offerto dal tramonto. Il mare sotto di loro brillava degli ultimi
raggi del sole ormai quasi scomparso all’orizzonte. Stettero immobili e in
silenzio ad ammirare quel paesaggio mozzafiato. Come se si fossero mosse ad un
comando silenzioso, le loro mani si cercarono allo stesso momento, e si
trovarono intrecciando le dita in un dolce legame.
“È bellissimo …” mormorò
Sana.
“Come te” replicò
Akito. Si guardarono negli occhi … sguardi profondi, sguardi intensi, sguardi
innamorati, che svelarono tutti i loro sentimenti con una complice intesa,
senza il bisogno di parole. Il ragazzo attirò Sana a sé, le mise le mani sui
fianchi, la strinse contro di sé. Lei gli gettò le braccia al collo, si alzò in
punta di piedi, si avvicinò ancora di più ad Akito … entrambi chiusero gli
occhi per assaporare quel momento, mentre le loro labbra si univano in un dolce
bacio. I loro corpi formavano un’unica ombra alle loro spalle, immersa nei
colori infuocati del crepuscolo.
“Ti amo” sussurrarono
insieme qualche secondo dopo. Di nuovo si stupirono della loro sintonia.
Entrambi arrossirono, mentre un debole sorriso compariva sulle loro labbra, ma
subito lo dissolsero in un altro bacio.
Il sole mattutino donò a Sana un dolce risveglio. Si
mosse nel letto, ancora un po’ assonnata, e sentì un braccio forte avvolgerla e
stringerla affettuosamente. Si girò, aprì gli occhi e salutò con un sorriso
Akito.
Lui in risposta la strinse ancora di più a sé,
mormorandole un roco “Ciao” all’orecchio. Rimasero abbracciati per un po’,
assaporando la stupenda sensazione di essere finalmente l’uno dell’altra. Solo
molto tempo dopo, quando ormai era ora di pranzo, si decisero ad alzarsi. Si
fecero una doccia, poi scesero in cucina dove Akito preparò qualcosa da
mangiare. Dopo pranzo, Sana si rivolse al ragazzo:
“Oggi non sei andato a correre; non devi stare in allenamento?” osservò. Lui le
si avvicinò, la baciò, poi le sussurrò all’orecchio: “Preferisco fare esercizio
a casa …” e la prese in braccio, portandola di sopra.
Un’oretta più tardi, sentirono suonare il campanello. Sana
scese dal letto, si infilò una camicia di Akito che trovò su una sedia e andò
alla porta. Quando l’aprì vide Aya, Fuka, Hisae, Tsuyoshi e Gomi ad aspettarla.
Non appena la videro, con i capelli scompigliati, gli occhi arrossati per il
sonno e solo la camicia di Akito addosso, gli amici spalancarono gli occhi con
aria stupita. Rimasero per un attimo a boccheggiare, mentre Sana arrossiva
imbarazzata.
“Sana …?! Abbiamo interrotto qualcosa?”
“Perché hai solo quella camicia?”
“Già! E per di più di Akito! Cos‘è successo?!”
“Ehm …” riuscì solo a rispondere Sana, quando alle sue
spalle comparve Akito in jeans e a petto nudo, con i capelli biondi
scompigliati, che fece crescere la meraviglia e il dubbio nei ragazzi.
“Ciao!” li salutò, come se niente fosse.
“Ehm … dai, entrate.” li invitò infine Sana. Mentre i
ragazzi andavano nell’ingresso, Sana e Akito si scambiarono una fugace
occhiata, poi li seguirono. Quando li raggiunsero, tutti si voltarono verso di
loro, ancora con espressioni interrogative stampate sul viso. Sana e Akito si
presero per mano, preparandosi a dare spiegazioni, ma questo gesto non fece che
stupire ancora di più i ragazzi.
“Allora, è evidente che ci siamo persi qualcosa …”
esordì Hisae.
“Già!” confermò Aya.
“Tu con solo la camicia di Akito addosso …” iniziò
Fuka guardando Sana.
“ … tu con solo un paio di jeans …” continuò Tsuyoshi
accennando ad Akito.
“… e in più vi tenete per mano?!” finì Gomi.
“Ma che succede?!” chiesero tutti insieme. Sana e
Akito arrossirono entrambi, poi dissero all’unisono:
“Ecco … noi …”
Si bloccarono per cedere la parola all’altro, ma
nessuno dei due parlava più, allora si decisero allo stesso momento: “Sì,
insomma, noi …”
Si guardarono negli occhi, poi scoppiarono a ridere,
sempre insieme.
“Basta!” esclamò Fuka. “Decidetevi! Allora, Sana …
parla tu.”
“Quello che cerchiamo di dire … e che ormai avrete
capito … è che Akito e io stiamo insieme!” disse tutto d’un fiato. Akito l’abbracciò
da dietro stringendola tra le braccia muscolose e dandole un bacio sui capelli.
I loro amici rimasero per un attimo in silenzio,
attoniti, poi improvvisamente sui volti di Fuka e Gomi si stamparono due grandi
sorrisi.
“Evvai!” esultarono voltandosi verso gli amici. “Ragazzi, ve l’avevamo detto! Fuori
i soldi!” gioirono
Sana e Akito li guardarono a bocca aperta, chiedendosi
di cosa stessero parlando, e la ragazza spiegò:
“Avevamo scommesso che vi sareste messi insieme prima di tre giorni! Loro
pensavano che non sarebbe successo, ma noi vi conosciamo troppo bene …”
“Sapevamo che non avreste resistito a lungo vivendo
sotto lo stesso tetto!” continuò Gomi.
Sana e Akito si guardarono imbarazzati.
“Be’, l’avevano capito prima di noi …” disse il
ragazzo.
“Già” confermò lei, poi si baciarono, scatenando gli
applausi degli amici.
Per quella sera decisero di andare a festeggiare tutti
insieme in discoteca. Alle nove e mezza, Sana e Akito presero la moto e
andarono al locale dove si erano dati appuntamento con gli altri, sfrecciando
veloci tra le macchine. Quando arrivarono, Gomi rimase incantato dalla moto,
osservandola con gli occhi che brillavano. Akito se ne accorse, e si affrettò a
chiarire: “Giù le mani dalla mia moto, ok?”
Gomi annuì, ma non ne
distolse gli occhi finché non entrarono nella discoteca. Cercarono un divanetto
libero e ci si sedettero, aspettando che mettessero la musica. Hisae si sedette
in braccio a Gomi, Aya si sistemò su Tsuyoshi, mentre Sana abbracciò Akito, che
la teneva stretta a sé. Fuka li guardò per un po’, poi disse: “Ok, io vado a
prendere da bere!”. Nessuno sembrò accorgersene, perché le tre coppiette
avevano iniziato a baciarsi e sembravano molto impegnate, così la ragazza alzò
gli occhi al cielo prima di allontanarsi in direzione del bancone del bar. Solo
quando tornò con le bevande gli altri sembrarono tornare al mondo reale e le
dedicarono tutta la loro attenzione.
Sana prese un bicchiere
dalle mani di Fuka e lo avvicinò alle labbra, ma non fece in tempo a bere un
sorso che Akito glielo prese allontanandoglielo.
“Eh no!” le disse “Questa
volta non bevi! Non ti ricordi com’è finita l’ultima volta?”
Sana replicò
imbronciata, tentando di riprendersi il bicchiere, ma inutilmente: “Non sei
mica mia madre! E poi bevo solo qualche sorso!” Ma Akito non glielo concesse, e
sottrasse il bicchiere alla sua presa, allontanandolo ancora di più dalla
ragazza. Allora Sana si allungò per tentare di nuovo di afferrarlo, ma così
facendo finì (forse volutamente) a pochi centimetri dal viso di Akito, che
approfittò del momento per rubarle un bacio appassionato. Quando si staccarono,
Sana socchiuse gli occhi con malizia e disse: “E va bene, mi hai convinta …”
prima di baciarlo di nuovo.
Dopo qualche minuto
finalmente attaccò la musica e i ragazzi scesero in pista. Ballarono per tutta
la notte, prima a coppie, poi le ragazze in gruppo, poi di nuovo ognuna al
collo del proprio ragazzo. Dopo un po’, Sana si staccò da Akito: “Devo andare
in bagno. Torno subito.” gli diede un ultimo bacio, poi si voltò e uscì a
fatica dalla pista diretta al bagno delle ragazze. Qui si aggiustò un po’ il
trucco, si specchiò per verificare il risultato poi, soddisfatta, uscì. Iniziò
a cercare Akito e gli amici, ma ad un tratto si sentì afferrare per il polso.
Si voltò e vide un ragazzo di qualche anno più grande di lei che la guardava
con un sorrisetto per niente rassicurante sulle labbra.
“Ehi, bella! Che ci fai
tutta sola? Vieni a ballare con me!” le disse tirandola verso di sé. Sana tentò
di fare resistenza.
“No, non voglio! E il
mio ragazzo mi sta aspettando!”
“Ma quale ragazzo, se
stai girando da sola?! Dai, dammi un bacio … vieni qua …”
Sana, spaventata, tentò
di divincolarsi dalla presa del ragazzo, ma lui non la lasciava andare.
Improvvisamente un pugno lo colpì al volto e Sana si trovò finalmente libera.
Davanti a lei, a farle da scudo, c’era Akito, con la mano destra chiusa a pugno
ancora sollevata e uno sguardo furente negli occhi.
“Non t’azzardare mai più
a toccare la mia ragazza, hai capito?!” gli intimò. Il ragazzo, in risposta,
tentò di colpirlo a sua volta, ma Akito fu più veloce e lo immobilizzò. Si
preparò a sferrare un altro pugno, ma la voce tremante di Sana lo fermò: “No!
Lascialo perdere, Akito! Non ne vale la pena.”
Akito si bloccò, poi lentamente lo lasciò andare,
senza però smettere di guardarlo con odio: i suoi occhi avevano riacquistato l’espressione
minacciosa e fredda di una volta, raggelando il sangue nelle vene del ragazzo
che, spaventato, si voltò e si allontanò in fretta.
Sana si rifugiò tra le braccia di Akito, che la
accolsero protettive donandole immediatamente conforto.
“Con me sei al sicuro”le disse “Non ti lascerò più
allontanare”.
Lei lo strinse di più, sussurrandogli un “Ti amo”al
quale lui rispose con un bacio.
“Ehi, che ne dici se ce ne andiamo?” le chiese lui
dopo un attimo.
Lei lo fissò con aria interrogativa.
“Dai, usciamo da qui e torniamo a casa!” le propose
Akito prendendola per mano. “Io dico che possiamo divertirci di più là …”
Sana gli sorrise e si lasciò condurre fuori dalla
discoteca attraverso la marea di gente scatenata. Una volta fuori, salirono
sulla moto, Akito accese il motore, diede gas e insieme si allontanarono veloci
dai rumori di quella notte, dagli altri ragazzi, dal resto del mondo …
“Ma dove sono finiti Sana e Hayama?” chiese d’un
tratto Fuka agli altri. In quel momento, il cellulare di Tsuyoshi vibrò: un
messaggio.
“Noi siamo tornati a casa … Akito.”
Il ragazzo riferì il messaggio agli altri, dopodichè
ripresero a ballare, anche se le ragazze erano un po’ più abbattute.
Beata Sana! pensavano tutte, mentre soprattutto Aya e Hisae
scoccavano occhiate speranzose ai loro ragazzi, desiderando che anche loro
decidessero improvvisamente di portarle a casa, lontano dalla folla …
Passarono settimane,
mentre l’amore tra Akito e Sana aumentava sempre di più. L’espressione
selvaggia di un tempo aveva abbandonato per sempre gli occhi profondi del
ragazzo, lasciandovi soltanto uno sguardo innamorato, che si accendeva ogni
volta che incontrava quello sereno di Sana.
Un giorno, la ragazza
era andata a fare la spesa insieme ad Aya. Avevano saccheggiato ogni bancone
del supermarket, e l’amica stava spiegando a Sana come preparare un ottimo
dolce ad Akito. Dopo un po’, si accorse che lei non la stava più ascoltando,
così la guardò e notò che era molto pallida.
“Sana, non ti senti
bene?” le chiese. L’amica tese le labbra in un debole sorriso.
“In effetti sono un po’
stanca, e ho una nausea tremenda” si lamentò. Aya le prese i sacchetti della
spesa e le disse, avanzando verso una panchina: “Vieni, è meglio se ti siedi un
attimo …”
Sana annuì, poi fece
per seguire l’amica, ma dopo pochi passi sentì le forze abbandonarla e si
accasciò a terra, svenuta.
“Cosa?! Sana è svenuta?
Ma cos’ha?! Sta bene, ora? Dille che arrivo subito!”
Aya sentì che la
comunicazione era stata interrotta. Mise via il cellulare, poi si avvicinò al
letto di Sana.
“Akito sta arrivando”
le disse “Quando gli ho detto che eri in ospedale gli è preso un colpo!”
L’amica scoppiò a
ridere. Dopo che era svenuta, Aya aveva chiamato un’ambulanza e l’aveva
accompagnata all’ospedale. Per fortuna l’amica si era ripresa subito, e l’avrebbero
dimessa nel giro di qualche ora.
“Secondo te, come la
prenderà Aky?” chiese d’un tratto Sana. L’altra la guardò sorridendo:
“Io dico che si sentirà il ragazzo più felice della Terra! Oh, credo che stia
arrivando …” ma non fece in tempo a finire la frase che la porta della stanza
si aprì e entrò Akito, sudato e con il respiro affannato: evidentemente aveva
corso per tre rampe di scale.
“Sana!” esclamò
abbracciandola, rincuorato nel vederla sorridere. “Come stai?” le chiese quando
l’ebbe liberata dalla stretta e le ebbe dato un dolce bacio sulle labbra.
“Non preoccuparti, stiamo
bene!” rispose lei con un sorriso smagliante.
Lui la guardò
interrogativo.
“Stiamo?” chiese
stranito “C’era solo Aya con te, ma lei non si è sentita male …”
Sana lo interruppe
prendendogli una mano e posandosela sul grembo.
“Io e il piccolo …”
disse teneramente. In un attimo vide gli occhi di Akito illuminarsi di gioia e
le sue labbra tendersi in uno dei suoi rari, stupendi sorrisi, prima di unirsi
a quelle di Sana.
Aya decise di lasciarli
soli, e uscì dalla stanza dicendo che andava ad avvisare suo marito della lieta
notizia.
Quando i due ragazzi
rimasero soli, Akito si lasciò sfuggire una lacrima. Sana lo guardò
preoccupata:
“Aky, non sei contento? Non volevi questo bambino?” chiese timorosa. Lui si
affrettò a rassicurarla:
“No, no, non è questo! Sono davvero felice che tu sia incinta, desidero davvero
un figlio con te … però …”
“Dimmi, cosa c’è?” gli chiese dolcemente.
“Vedi … mia madre …”
iniziò il ragazzo. Sana capì subito: “Non devi preoccuparti! Non mi accadrà
nulla. Sarà una gravidanza felice, senza problemi!”
Akito le sorrise di
nuovo, e l’abbracciò forte. In quel momento entrò nella stanza una medico. I
due ragazzi sciolsero l’abbraccio per sentire cosa voleva dire.
“Signorina Kurata?” iniziò il dottore.
“No.” lo interruppe
Akito, poi si voltò verso Sana. “Signora Hayama.” disse sorridendo. Gli occhi
di Sana si colmarono di lacrime di gioia, mentre abbracciava il suo futuro
marito.
Ciao a tutti!!! Come vi è
sembrata questa mia prima ff su Kodomo no Omocha? Mi raccomando: fatemelo
sapere, recensite!!! Ringrazio tutti quelli che hanno scritto altre ff su
Rossana, perché molti di voi mi hanno dato l’ispirazione per la mia J. Un grazie anche a chi ha letto e lasciato un
commento!
Ah, ancora una cosa … ho già
in mente un seguito! Ho già iniziato il settimo capitolo, e spero di riuscire a
realizzarlo in fretta! Ciaooooo! Daisy
Hello! Ecco il settimo capitolo! Jè un po’ breve, ma è solo un’introduzione al
resto della storia, che spero vi piaccia. E ho già
iniziato l’ottavo, sempre che abbiate ancora voglia di seguirmi! ^_^. A presto,
by Daisy. JJJ
Capitolo 7.
Le sembrava incredibile. Tutto era accaduto così in
fretta: scoprire di aspettare un bambino, la proposta di Akito
di sposarlo, le nozze con tutti gli amici che sorridevano, felici per loro, e
ora quel viaggio. Si era ritrovata su quell’aereo diretto a Tahiti, con Akito
accanto che le stringeva la mano, spaventato dall’idea del volo,
ma felice di poter trascorrere una luna di miele con sua moglie e il
loro piccolo, lontani dal resto del mondo. Ancora stentava a credere che fosse
tutto vero, temeva di svegliarsi nel suo letto e scoprire che era tutto uno
splendido sogno. Ma la voce di Akito e la sua carezza
sul ventre la convinse che si trattava di una stupenda realtà.
“Ehi, tutto ok? Non ti senti bene?”
Sana si accorse di essere rimasta in silenzio da quando erano saliti sull’aereo, con lo sguardo perso
dietro le sue riflessioni. Si voltò con un sorriso verso di lui, lusingata
dalla sua preoccupazione.
“No, è tutto a posto. Stiamo bene!”
lo rassicurò posando una mano sulla sua, alludendo anche al bambino. Vide
il volto di Akito rilassarsi. “È solo che ancora non mi sembra vero … ” continuò.
Un tenero bacio sulle labbra la zittì.
“E invece è la realtà” le
disse dolcemente lui. “Siamo sposati, avremo una bellissima bambina e stiamo
per goderci una magica luna di miele!”
Sentirlo dalle sue labbra sembrò fugare ogni
incredulità in Sana. Allargò il sorriso, poi divertita gli
chiese: “E come sai che sarà una bambina? Non potrebbe essere un bel
maschietto, uguale a suo padre?!”
Lui sorrise con aria maliziosa: “Se nostro figlio deve
essere bello, intelligente, gentile, adorabile - e sono certo che sarà così -
non può che essere come sua madre!”
Si scambiarono un altro bacio, poi una voce metallica
avvisò i passeggeri di allacciare le cinture e di prepararsi al decollo, mentre
il motore dell’aereo si accendeva con un rombo assordante. Il sorriso scomparve
in un attimo dal volto di Akito, che seguì il
consiglio del pilota allacciando ben stretta la cintura e strinse ancora più
forte la mano di Sana. Lei lo guardò divertita. Sapeva che odiava l’altezza, e
un volo in aereo era una dura prova da superare per lui. Cercò di dargli tutto
il suo appoggio ricambiando la stretta e cercando un argomento di discussione
per distrarlo dalla partenza.
“Hai qualche idea per il nome del piccolo?” gli chiese. Akito deglutì a fatica mentre
cercava di concentrarsi su Sana.
“N-non so …” riuscì solo a
dire, mentre l’aereo iniziava a muoversi.
“Io pensavo a Kim. O Mirko. Mi piace anche Yuji, però.”
“E se fosse una femmina?” ribadì
lui.
“Veramente non ci ho pensato. Tanto sarà un maschio!”
“Ma allora sei proprio
testarda! Comunque io la chiamerei Karin.”
“Sì, è un bel nome. Be’, vorrà dire
che dopo questo bambino dovremo darci da fare per avere una femminuccia …”
“Ti dico che questa sarà Karin!”
Ormai Akito era troppo preso dal
convincere Sana che avrebbero avuto una femmina da non pensare più al
decollo. Sana scoppiò a ridere, divertita dalla sua determinazione.
“Vedremo … Comunque stai
meglio, ora?”
Lui la guardò per un attimo con aria interrogativa,
poi si accorse che l’aereo stava già volando verso la sua meta e che gli altri
passeggeri si stavano slacciando le cinture. Si lasciò andare ad un sorriso di
gratitudine e ad un bacio di ringraziamento, ma quando il suo sguardo cadde sul
finestrino accanto alla ragazza ebbe un giramento di testa e quasi svenne.
“Aky, stai bene?!” esclamò Sana spaventata vedendo che si era appoggiato
pesantemente al sedile con gli occhi chiusi e il viso pallido. Fermò un’hostess
e le chiese di portarle dell’acqua, poi accarezzò amorevolmente la testa di Akito, che aveva lentamente riaperto gli occhi, ancora
scosso dal fatto di trovarsi a migliaia di metri da terra. Bevve un sorso dell’acqua
che Sana gli porgeva, poi decise di dormire per non dover pensare al volo. Lei
lo fece appoggiare alla sua spalla, continuando ad accarezzargli i capelli,
mentre lui scivolava nel sonno.
Molte ore dopo l’aereo atterrò a Tahiti, nella parte
nord-occidentale dell’isola. Per fortuna Akito non si svegliò durante l’atterraggio,
e Sana lo chiamò solo quando ormai il carrello dell’aereo
aveva toccato terra.
Andarono a ritirare i bagagli, che Akito si caricò in spalla e tra le braccia permettendo a Sana di
portare solo due buste leggere, ed uscirono dall’aeroporto. Con un taxi
raggiunsero il bungalow che avevano affittato. L’orario del volo era stato
perfetto: erano arrivati in tempo per godersi uno
splendido tramonto sul mare dell’isola. Sistemarono alla meglio i bagagli nella
loro stanza, poi ordinarono la cena perché gliela portassero e si sistemarono
sulla veranda, dalla quale si scorgeva un pezzo di spiaggia dalla sabbia bianca
e fine, contornata da alcune palme e indorata dalla luce di quel meraviglioso
tramonto. Si sdraiarono abbracciati su un lettino, ammirando lo spettacolo.
“Sai, mi ricorda un certo tramonto sulla Baia di Tokyo
…” bisbigliò Akito. Sana sorrise ricordandosi dell’episodio
che avevano vissuto pochi mesi prima, dopo la loro corsa in moto.
“Anche a me … manca solo la
moto …”
“Be’, ci sono anche altre due
differenze” le fece osservare lui. Sana lo guardò in attesa che continuasse.
“Tu sei ancora più bella …”
La ragazza non trattenne un
dolce bacio.
“… e ora siamo in tre ad
ammirare il paesaggio!” concluse accarezzando il punto in cui la nuova vita
stava sbocciando. Sana gli sorrise ancora: “Già: io,
te, e il piccolo Kim!”
“Karin!” la corresse Akito.
“No, è Kim!”
“Ho detto Karin!”
Avrebbero continuato per tutta la sera se il servizio
in camera non li avesse interrotti bussando alla porta per consegnare loro la
cena. La consumarono sulla veranda, mentre gli ultimi raggi del sole venivano inghiottiti dal mare, poi rimasero ad ammirare le
stelle accendersi sopra di loro finché non furono vinti dalla stanchezza e si
addormentarono abbracciati sul lettino.
Il sole, già caldo, svegliò i due la mattina dopo. Ansiosi
di visitare Tahiti (soprattutto Sana che contava di entrare in ogni singolo
negozio di souvenir), fecero una colazione breve per poi precipitarsi tra le
allegre vie dell’isola. Come Akito temeva, Sana lo trascinò in giro tra le
colorate bancarelle per tutta la mattina, e solo un miracolo riuscì a convincerla
a non comprare ogni souvenir che vedeva. Leggermente sollevato per aver salvato
qualche spicciolo, ma comunque carico di una decina di
pacchetti, Akito persuase Sana a tornare al loro bungalow per posare i nuovi
acquisti e poter fare una passeggiata sulla spiaggia prima di pranzo. Stava
prendendo gli asciugamani da stendere sulla sabbia quando
vide Sana piegarsi in due con una mano sulla pancia. Immediatamente si precipitò
accanto a lei, preoccupato.
“Sana! Tesoro, cos’hai?!” il
tono della sua voce era spaventato.
“Niente, amore. Ho solo un po’ di nausea, ma è normale
per una donna incinta!” cercò di tranquillizzarlo lei,
ma non ci riuscì.
“Ma ti fa male la pancia? C’è
qualcosa che non va?!”
“È solo una piccola fitta, non devi
preoccuparti! Ora sto bene!”
“Forse è meglio se facciamo una visita di controllo. Almeno
staremo tranquilli …” Akito fece una pausa, prima di
riprendere con un tono più basso, quasi un sussurro “Non voglio perdere
anche te …”
Sana sapeva che quell’“anche”
si riferiva a sua madre, e teneramente si avvicinò al giovane e lo abbracciò.
“Aky … Sto bene, davvero!
Non succederà nulla. Stai tranquillo!”. Lui si calmò un poco, ma ancora era preoccupato. Solo la rassicurazione seguente di Sana lo
tranquillizzò del tutto: “Comunque se vuoi andiamo all’ospedale
per un controllo, ok?”
Una volta all’ospedale, il medico effettuò
una breve visita a Sana.
“Signora Hayama …” disse, e
subito Akito si alzò per ascoltare l’esito degli esami, con il cuore in
tumulto.
“ … lei e il piccolo state
bene. Non ci sono complicazioni, la gravidanza è
perfetta!” concluse con un sorriso. Akito sospirò, sollevato. Poi il medico
parlò di nuovo: “Ah, ancora una cosa. Se volete,
possodirviilsessodel bambino …”
Ma entrambi lo interruppero
con un “NO!”. Si guardarono negli occhi per un istante, poi Sana aggiunse: “Preferiamo
scoprirlo alla nascita, grazie.”E
lasciarono l’ospedale ringraziando il dottore.
“Hai paura di scoprire che è una femmina, eh?” le
chiese Akito con un sorrisetto.
“Ma piantala! Semmai tu hai paura di scoprire che sarà un piccolo Hayama uguale a te in tutto e per tutto … e chi potrebbe
desiderare di meglio!” aggiunse.
“Mmmmh … sono lusingato! … ma sarà una femmina!”
Sana lo colpì ad un braccio, scherzosa.
“Ho detto maschio! Senti, sono sua madre, lo sento!”
“E allora?! Io sono suo
padre!”
Sana si bloccò di colpo, fermandosi qualche passo
dietro ad Akito. Quando si voltò, il giovane vide che
una lacrima le stava scendendo sul viso.
“Ehi, piccola, cosac’è?” le chiese apprensivo. Sana sollevò lo sguardo velato di lacrime sul suo, poi con voce
tremante, con un singhiozzo, iniziò: “Aky … io
… i-io non …”
“Cosa?” le chiese lui, chiedendosi cosa
stesse cercando di dirgli. Lei fece un sospiro, poi cercando di controllare
il tremito della sua voce rivelò in un sussurro: “N-non
sono sicura che il bambino sia tuo …”
Ciao a tutti! Solo una cosa: prima di uccidermi o pensare chissà cosa …
leggete il prossimo capitolo! non traete
conclusioni affrettate, ci sarà una surprise!(come dice sempre la miamiglioreamica!
J) By yours Daisy
Akito sentì qualcosa
spezzarsi dentro di lui. Non riusciva a credere alle parole che gli aveva detto
Sana. Non sono sicura che il bambino sia tuo?! Cosa voleva dire?! Era stata con
un altro? Era andata a letto con un altro?! E glielo aveva detto solo ora,
durante la loro luna di miele, dopo tre mesi dall’averlo concepito, dopo aver
accettato di sposarlo, dopo avergli fatto credere di essere diventato padre?!
Non era possibile. Si rifiutava di crederlo. Sana non lo avrebbe mai fatto! Si
amavano …
Strinse i pugni
cercando di controllarsi, cercando di non scoppiare, di non iniziare ad urlare
in mezzo alla strada come l’impulso dentro di lui gli suggeriva di fare. Rimase
in silenzio, non trovò parole con cui esprimersi. Non riuscì nemmeno a capire
quali emozioni lo stessero attraversando in quel momento: rabbia? Delusione?
Forse entrambe? Poi un rumore soffocato gli fece alzare di nuovo su Sana lo
sguardo che aveva spostato a terra, e ciò che vide lo stupì ancora di più: Sana
aveva le mani davanti alla bocca e stava cercando di trattenere una risata.
Improvvisamente non ce la fece più e scoppiò a ridere, tenendosi le mani sulla
pancia e quasi rotolandosi a terra. Akito la guardò a bocca aperta, ancora in
cerca di spiegazioni. Rimase muto, scioccato, mentre Sana si riprendeva e
finalmente gli parlava:
“Dovevi vedere la tua faccia!” esclamò, apparentemente divertita. “Aky … stavo
scherzando!!” gli rivelò.
Il giovane impiegò qualche
secondo a realizzare ciò che stava succedendo.
“C-cosa?” le chiese
credendo di non aver capito bene, ancora incredulo per l’assurdità della
situazione.
“Amore … era uno
scherzo! Certo che sei tu il padre! E chi altri?! Io amo te! Te soltanto!”
Akito si sentì
finalmente sollevato. Per un attimo aveva creduto davvero che quel bambino non
fosse suo! Gli venne quasi voglia di mettersi a ridere insieme a Sana: era un’attrice,
avrebbe dovuto pensarci! Era riuscita ad ingannarlo con uno dei perfetti pianti
che aveva imparato a fingere alla Komawari! Non riusciva a crederci. Decise di
vendicarsi.
“Ah sì? Uno scherzo?!
Chi mi dice che tu non stia cercando soltanto di nascondermi ciò che ti sei
fatta involontariamente sfuggire di bocca?!” le chiese con voce tagliente. Sana
lo guardò stupita.
“Non posso credere che
tu sia andata a letto con un altro! E me lo dici solo tre mesi dopo?! E chi
era, eh? Naozumi, forse?!” continuò lui. Sana aprì la bocca per ribattere, ma
rimase senza parole. Solo dopo un po’ riuscì a ripetere: “Era uno scherzo …” Ma
un ultimo sguardo gelido di Akito le fece morire le parole in gola. Il giovane
si voltò e si allontanò.
“Dove vai?! Akito!”
gridò Sana preoccupata.
“A chiamare l’avvocato!
Voglio il divorzio!!” esclamò lui con voce dura fermandosi, ma senza voltarsi.
Sana si pietrificò.
Akito cercò di trattenersi dallo scoppiare a ridere come aveva fatto Sana, e ci
riuscì per miracolo. Pensando che ormai la sua vendetta si fosse compiuta, si
girò verso di lei con un sorriso e la guardò con lo sguardo dolce che riservava
solo a lei.
“Dai, stavo scherzando”
la rassicurò avvicinandosi. “Lo so che non era vero. Ti amo!” e l’abbracciò.
Lei gli si strinse con forza.
“Non ho saputo
resistere! Scusami.” le disse dolcemente. “Mi sono preso una piccola rivincita …!”
Entrambi sorrisero guardandosi negli occhi. Poi come conferma del loro amore e
della loro sincerità si scambiarono un bellissimo bacio, dolce e appassionato,
lungo e intenso, bacio di scusa, bacio d’amore, bacio di unione, bacio stupendo
per entrambi.
“Allora, sono un bravo
attore?” le chiese Akito dopo.
“Mmmh … devo ammettere
che sei molto bravo! Potresti recitare in un film!”
“Se fosse un film d’amore
e tu fossi la protagonista, non esiterei un istante!” le disse prima di
baciarla di nuovo, poi si avviarono verso il loro bungalow tenendosi per mano.
Mentre camminavano, Sana non poté fare a meno di riflettere sul comportamento
di Akito. Era incredibile come era riuscita a cambiarlo!! All’inizio era un
ragazzo chiuso, introverso, freddo, distaccato. Non si interessava degli altri,
aveva un atteggiamento da lupo solitario, allontanava chiunque tentasse di
avere un qualsiasi rapporto con lui, non si confidava con nessuno, chiudendo
ogni sentimento dentro di sé, vivendo in silenzio il dolore che provava per la
perdita della madre e la freddezza della famiglia. Ma poi loro due si erano
incontrati, e Sana era riuscita a penetrare le sue difese. Con la sua allegria,
la sua spensieratezza la sua disponibilità era riuscita ad arrivare al cuore
solitario del ragazzo, aprendolo alla luce e al confronto, al dialogo e allo
sfogo. In pochi anni era riuscita a farlo emergere dall‘oscurità della quale si
era volutamente circondato, a fargli capire che c’era chi si preoccupava per
lui, chi voleva prendersene cura, chi soffriva per le sue scelte … e chi lo
amava. Finalmente, dopo molto tempo, si era sentito amato. Ma fino a nemmeno un
anno prima ancora non era riuscito ad abbandonare del tutto il suo
atteggiamento freddo e riservato. Solo l’arrivo di Sana nella sua vita, il
viverci insieme, il dichiararle i propri sentimenti, lo scoprire che venivano
ricambiati, lo aveva cambiato. Sana era riuscita con il suo amore a far
emergere la sua parte nascosta: ora Akito sorrideva, scherzava, non si
vergognava di dimostrare i suoi sentimenti, che fosse con una frase, con un
abbraccio, o con un dolce bacio. La teneva per mano tra gli sguardi curiosi o
invidiosi degli altri. Era arrivato a sposarla, a darle un figlio, al voler
costruire una famiglia. Da ragazzo chiuso e solitario, era diventato un uomo
maturo e innamorato, sorridente e divertente, dolce e protettivo.
“Ehi, cosa c’è?” La
voce di Akito la distolse improvvisamente dalle sue riflessioni. Sana si
riscosse, accorgendosi che lo stava fissando, e gli sorrise scuotendo la testa:
“Niente, scusa. Ti amo.” gli disse semplicemente.
“Anch’io”
E a quella risposta
Sana sorrise ancora di più, felice e innamorata, persa nello sguardo dolce di
Akito e nel suono della sua voce.
Dopo un gustoso pranzo
in un ristorante affacciato alla spiaggia, passeggiarono sempre mano nella mano
sul bagnasciuga bianco e assolato, mentre piccole fragili onde li rincorrevano,
cercando di catturare i loro piedi nudi che le sfidavano, ritirandosi veloci
quando le vedevano avvicinarsi troppo. Un’onda più dispettosa delle altre riuscì
a schizzare il pareo di Sana e a depositare una goccia salata sul suo ventre,
dove il piccolo Kim (o la piccola Karin) forse ascoltava il dolce rumore del
mare. Un bacio di Akito la catturò tra le labbra, dove Sana la cercò poco tempo
dopo, perdendosi in un bacio salato e profumato di mare, trovando solo l’amore
di Akito e non più quella goccia che si era persa tra le loro bocche.
Poi lei, ridendo, gli
sfuggì e corse nell’acqua, schizzandolo scherzosamente. Lui le fece un sorriso
e si lanciò al suo inseguimento, sfidando le onde più alte che trovò un po’ più
lontano dalla riva. La raggiunse, l’abbracciò, nuotarono insieme fino al
tramonto, lasciandosi cullare dai flutti.
Infine, la sera,
tornarono finalmente al bungalow. Mancavano pochi metri all’ingresso, quando
Sana si bloccò di colpo e con un mugolio disse: “Oh, no! Ho perso la collanina!
Dev’essermi caduta sul sentiero che porta al nostro bungalow, perché quando
eravamo in spiaggia ce l’avevo ancora!”
“Non preoccuparti, la vado
a cercare io. Sarà qui vicino, ci metto un attimo. Tu entra a cambiarti, ti
raggiungo subito!” le disse Akito, dopodichè si voltò e iniziò a ripercorrere i
loro passi. Sana, dopo aver preso le chiavi che le aveva porto, andò alla
porta, ma come fece per far scattare la serratura si accorse che era già
aperta. Allora poggiò una mano sul battente e spinse delicatamente, aprendola
lentamente. Ciò che vide la fece restare a bocca aperta sulla soglia …
Sana rimase immobile
sulla soglia fissando inorridita la foto che lei e Akito avevano scattato la
sera prima, che li ritraeva abbracciati sullo sfondo di un bellissimo tramonto,
ora a pezzi per terra, strappata dalle mani della persona che le stava di
fronte. Rivolse lo sguardo con un misto di stupore e paura agli occhi di
ghiaccio che la fissavano dal salotto del suo bungalow.
“Ciao Sana.”
Quelle semplici parole
la spaventarono. Naozumi le si avvicinò lentamente, e lei rimase immobile,
pietrificata.
“Ho visto i giornali.”
continuò lui con un tono basso e atono, privo di emozione. “Vi siete sposati …”
La sua voce era quasi
un sussurro. Sana era paralizzata: era da anni che non vedeva l’attore, per
molto tempo gli aveva scritto solo qualche lettera. Naozumi le aveva spesso
mandato sms, o aveva provato a telefonarle, ma Sana non aveva quasi mai
risposto, e da quando era andata a vivere con Akito ogni contatto era caduto.
Trovarselo lì davanti, con quell’espressione vuota, l’aveva spaventata. Avrebbe
voluto scappare via e correre a cercare Akito, ma la paura la bloccava sulla
porta ancora aperta alle sue spalle. Intanto Naozumi si era avvicinato ancora
di più, fino a trovarsi a pochi centimetri da lei.
“State bene insieme?”
Sana non gli rispose,
aveva paura che qualsiasi sua reazione avrebbe potuto scatenare qualcosa. Ma il
ragazzo sembrava calmo.
“Perché non mi hai più
scritto, Sana?” ora il tono della sua voce stava salendo. “Perché non mi hai più
detto nulla? Perché sei uscita dalla mia vita in questo modo?! PERCHé STAI CON
LUI??!!”
Naozumi aveva iniziato
ad urlare. Sana, terrorizzata da quel Naozumi impazzito si voltò e fece per
correre via, per scappare, ma una mano del ragazzo l’afferrò con forza ad un
braccio e la strattonò violentemente, immobilizzandola.
“Perchè scappi?! Dove
vuoi andare? Da lui?!” Naozumi aveva perso il controllo e l’aveva sbattuta
contro una parete, tenendola ferma.
“Nao!” gridò lei,
mentre lacrime di paura iniziavano a rotolarle sulle guance. “Nao … ti prego …
lasciami!”
Ma lui non l’ascoltava.
“Tu dovevi essere mia,
Sana! Io ti amavo … io ti amo! Anche tu mi ami, non è vero?” e cercò di
baciarla, ma lei si spostò rapidamente riuscendo ad evitarlo, prima di urlare
con tutto il fiato che aveva in corpo il nome di Akito. Lui si infuriò ancora
di più e le diede uno schiaffo, ma non le impedì di continuare ad urlare: “Akito!
Aiutami! Aky!!!”
“Brutta …!!” Naozumi
alzò un braccio pronto a colpirla di nuovo. Sana chiuse gli occhi, piegandosi
su se stessa per proteggere il ventre dove cresceva il suo piccolo, ma non sentì
nulla. Quando li riaprì, vide Naozumi steso a terra con Akito sopra di lui che
lo immobilizzava con le ginocchia e continuava a colpirlo con i pugni.
Il ragazzo, non appena
aveva sentito il grido di Sana, si era messo a correre in direzione del
bungalow. Quando aveva visto Naozumi colpirla con quello schiaffo, la rabbia
era montata dentro di lui fino a farlo piombare in casa di corsa e a fargli
colpire il ragazzo con un forte pugno nello stomaco, mandandolo a terra.
Ora non risparmiava
nemmeno un colpo. Voleva solo far male a Naozumi, punirlo per ciò che aveva
fatto a Sana, per averla toccata, per averla colpita, per averla spaventata.
Era accecato dalla rabbia e se Sana non lo avesse afferrato per un braccio e
non lo avesse allontanato da Naozumi lo avrebbe ucciso.
Una volta in piedi,
Akito abbracciò la moglie, che intanto era scoppiata in singhiozzi poggiandosi
alla sua spalla, mentre Naozumi, sanguinante, cercava di rialzarsi a fatica.
Quando anche lui fu in piedi, si guardò attorno stranito, poi vide Sana
piangere e fece un passo incerto verso di lei, con un’espressione seriamente
dispiaciuta sul viso, ma Akito lo bloccò con uno sguardo tagliente quanto le
sue parole:
“Non osare avvicinarti, Kamura! Stalle lontano!”
“Sana …” mormorò lui. “Mi
… mi dispiace. Io non volevo … ti prego scusami! Ero fuori di me!”
Sana smise di
singhiozzare e si scostò lentamente da Akito, voltandosi a guardarlo. I suoi
occhi erano tristi.
“Non sapevo cosa
facevo, perdonami” una lacrima scese sul volto dell’attore. “È che … sapere che
ti eri sposata con Hayama, che aspettavate un figlio … non so cosa mi è
successo! Non l’ho voluto accettare … pensavo … volevo … che tu fossi mia …”
“Lei non è mai stata tua, Kamura, e lo sai!” ruggì Akito. Quelle parole
sembrarono ferirlo ancora di più, ma l’attore non fece nulla. Semplicemente
rivolse uno sguardo abbattuto a Sana e le mormorò: “Sana … perdonami …”
Lei non riuscì a dire
nulla. In quel momento provava pietà per Naozumi, ma il modo in cui l’aveva
aggredita … non riuscì a dirgli niente. Akito ruppe il silenzio con un sibilo
minaccioso: “Sparisci!”
Naozumi sospirò, poi
andò lentamente verso la porta. Si voltò un’ultima volta verso Sana, che di
nuovo si stringeva ad Akito cercando la protezione delle sue braccia, prima di
correre via.
Sana continuò a
singhiozzare per alcuni minuti, protetta dall’abbraccio del marito. La paura
era ormai scomparsa, ma l’immagine di quel Naozumi sconvolto e folle non
abbandonava la sua mente, sconvolgendola. Come aveva fatto a ridursi così? Come
poteva essere arrivato a tanto? Teneva davvero a lei in quel modo? E lei non se
n’era mai accorta … Quasi le dispiaceva per l’amico.
Il suo sguardo si posò
di nuovo sulla foto strappata di lei e Akito. Si inginocchiò a terra e prese
tra le mani tremanti i pezzi, cercando di ricomporre la loro immagine distrutta
dalla rabbia e dalla disperazione di Naozumi. Poi avvertì Akito chinarsi dietro
di lei e sentì qualcosa di freddo posarsi sul suo collo con delicatezza: Akito
le stava mettendo al collo una catenina d’oro.
“Ehi, hai visto cos’ho
ritrovato qua fuori?” le sussurrò all’orecchio.
Sana portò una mano
alla collana prendendo il ciondolo a forma di cuore. Se lo rigirò tra le dita
osservando la scritta che vi era incisa: Sana & Akito. E dall’altra
parte il disegno di un bocciolo di rosa. Si ricordò di quando Akito gliel’aveva
regalato, il giorno del loro matrimonio.
Flashback.
Sul letto di Sana
giaceva un bellissimo abito bianco, senza spalline, con un’ampia e lunga gonna
di tulle ornata da piccoli brillantini e sul petto un intricato disegno di rami
e foglioline incastonato da piccoli diamanti. Accanto c’era un lungo velo
appeso ad una coroncina di fiori bianchi. Sana stava ad ammirare il suo abito
da sposa mentre le sue amiche continuavano a complimentarsi con lei per l’ottima
scelta, quando ad un tratto qualcuno bussò alla porta. Sana corse ad aprire,
agitata per l’imminenza della cerimonia, e rimase a bocca aperta quando si trovò
di fronte lo sposo, già vestito e pronto per incamminarsi verso l’altare.
“Akito!!!!” gridò,
facendo sobbalzare Aya, Fuka e Hisae. “Vattene subito! Cosa ci fai qui?! Non
devi vedere la sposa prima della cerimonia! Vuoi portare sfiga?!”
Akito sorrise
divertito, poi la baciò frenando quel flusso di parole. Quando si scostò, si
giustificò: “Non stavi zitta … Comunque volevo solo darti questa, vorrei che la
indossassi oggi.”
Detto questo trasse
fuori da una tasca la catenina dorata con il ciondolo. Le si avvicinò e gliela
mise al collo, poi fece un passo indietro. Sana prese il ciondolo tra le dita,
osservando l’incisione che c’era su entrambi i lati. Sorrise, poi domandò al
ragazzo: “Perché c’è inciso un bocciolo di rosa sul retro?”
Lui la guardò negli
occhi con sguardo dolce, poi con un tenero sorriso le spiegò: “Rappresenta in
tutto il nostro rapporto. Le spine che si devono affrontare per poterla
cogliere sono i problemi che abbiamo superato, i litigi che abbiamo vissuto all’inizio.
Inoltre è un fiore bellissimo, fresco, puro, come noi. Ed è solo un bocciolo
perché, come il nostro amore, è destinato a sbocciare in tutto il suo
splendore, pur essendo già stupendo.”
Il ragazzo sorrise alla
vista delle lacrime di commozione che sgorgavano dagli occhi di Sana. Lei
ricambiò il sorriso, poi lo baciò con passione, mentre le loro amiche,
meravigliate dal nuovo, poetico, Akito, trattenevano anch’esse a stento le
lacrime.
Fine
flashback.
Mentre osservava quella
rosa, tra le braccia di Akito, nel loro bungalow, le sembrò di vederla
sbocciare.
Dopo un mese, trascorso tra passeggiate sulla sabbia,
nuotate tra i pesci colorati, pomeriggi fatti di baci, tramonti di abbracci e notti di sospiri, giunse il termine della luna
di miele. Sana e Akito si trovarono, pur con un po‘ di malinconia, sull’aereo
di ritorno a Tokyo. Arrivati all’aeroporto, chiamarono un taxi e si fecero accompagnare a casa.. Akito fece scattare la
serratura, portò dentro le valigie, le posò subito dietro la porta, poi la
chiuse alle spalle di Sana e l’abbracciò nel buio della loro casa. Tra un bacio
e l’altro lei sussurrò, con un po‘ di tristezza: “Finalmente a casa …”
“Già …” mormorò lui prima di sigillare la sua bocca
con le proprie labbra. Qualcosa però gli fece interrompere il bacio.
“Cos’era?!” bisbigliò Sana,
che aveva sentito un rumore provenire dal soggiorno.
“Non lo so … No!” disse, vedendo che lei stava per
accendere la luce. “Se c’è un ladro, noi conosciamo la
casa meglio di lui, quindi il buio ci aiuta. Stammi vicino.”
Sana gli si accostò e lo seguì
mentre si avvicinava lentamente alla porta del soggiorno. Trattenne il fiato mentre Akito l’apriva con cautela. Dietro, però, si
vedeva solo il buio. Akito fece qualche passo nella stanza, facendo
attenzione a non far rumore. D’improvviso Sana lo afferrò
per un braccio, fermandolo: “Ho sentito qualcosa dietro di noi!” sussurrò. Akito
cercò di penetrare l’oscurità con lo sguardo, quando d’improvviso sentirono un
click alle loro spalle …
“SORPRESA!!!”
Quando i loro occhi si furono abituati alla luce, Sana
e Akito poterono vedere tutti i loro amici di fronte a
loro che li salutavano tenendo in mano un grande striscione con la scritta: “Bentornati!”
e il disegno stilizzato di un aereo che si allontanava da una piccola isoletta
con al centro una palma, piccola caricatura di Tahiti. Dietro di loro, Tsuyoshi si stava allontanando dall’interruttore che aveva
appena premuto.
Sana corse ad abbracciare e baciare Aya, Hisae, Fuka
e Gomi, mentre Akito si avventò su Tsuyoshi gridando: “Ma sei impazzito?!
Ci hai fatto prendere un colpo! Ti ricordo che Sana è incinta! Non puoi
permetterti di spaventarla, nelle sue condizioni!” e intanto fingeva
di colpirlo.
“Dai, Aky, smettila!” gli
disse Sana “Lo so che fa piacere anche a te che siano tutti qui!” sorrise
divertita vedendo che lui arrossiva, sapendo che aveva fatto centro.
È incredibile come con me non abbia
timore a mostrare i suoi sentimenti e di come invece gli sia difficile con gli
altri, pensò
sorridendo.
“Allora, com’è stata la vostra vacanza?” chiese Fuka.
“Non penso che possa superare la nostra
incredibilmente dolce e romantica luna di miele, vero tesoruccio?”
disse Aya abbracciando Tsuyoshi.
“Certo che no, cara!” rispose lui baciandola.
Cercando di non badare alle sdolcinatezze dei due,
Sana rispose: “è stata meravigliosa! Un intero mese in
un’isola stupenda, con tramonti mozzafiato, da sola con Akito, che è il marito
più dolce che si possa desiderare! Mi sentivo in paradiso!!”
Le ragazze la ascoltavano con occhi sognanti.
“E sapete che una sera mi ha
portata nel ristorante migliore di Tahiti, e poi ha noleggiato uno yacht
carissimo e mi ha portata ad ammirare il tramonto in mezzo al mare, lontano dal
resto del mondo, soli sul lettino della barca, abbracciati e cullati dalle onde
…”
“Ok, ok! Ora basta! Sì, è stata una bella luna di
miele, tutto qui!” si intromise Akito, leggermente
imbarazzato, impedendo che Sana svelasse altri particolari di quella serata. Per
sua fortuna, Hisae sviò la conversazione esclamando: “Ah,
Sana! Hai letto i giornali? Sei sulla prima pagina di tutte le riviste
scandalistiche! O meglio … lo è NaozumiKamura!”
Forse non era stata davvero una fortuna, visto che
Akito cercava di dimenticare l’episodio.
“Ma è vero che ti ha aggredita
nel vostro bungalow?!” continuò l’amica con gli occhi sgranati, mentre anche le
altre si facevano più attente in attesa di una conferma.
“Ehm … sì, in effetti è vero …”
disse solo Sana, ma le amiche, avide di particolari, le chiesero di raccontare
tutto l’episodio. Lei, sapendo che ad Akito dava fastidio, cercò di non
soffermarsi troppo su quel fatto.
“Ma no, niente … era sconvolto per la notizia del
nostro matrimonio … pensava di poter avere ancora una chance con me, ma poi ha
capito che io e Akito ci amiamo davvero e se n’è
andato … piuttosto, ragazze, ditemi: c’è qualche novità?”
Fortunatamente, la prospettiva di poter raccontare
tutti i piccoli avvenimenti che Sana si era persa distolse le amiche dall’episodio
“Kamura”, e si lanciarono in una fitta rete di
pettegolezzi. I ragazzi scuoterono la testa indignati
e se ne andarono nella vecchia camera di Akito (ora vuota e in attesa di
ospitare il nuovo piccolo Hayama) per non sentire
quel fiume di chiacchiere.
“Allora, Hayama. Com’è stata
per te la luna di miele?” chiese Gomi buttandosi sul
letto.
“Stupenda” disse sinceramente
lui, arrossendo leggermente. I suoi amici restarono a bocca aperta. Infatti si aspettavano più una risposta del tipo “Niente di
speciale” o “Non mi è dispiaciuta”, come Akito avrebbe detto una volta. Quando si ripresero, Tsuyoshi
squadrò l’amico con occhio critico: “Sana ti ha davvero cambiato, Akito!” fu il
suo commento, subito approvato da Gomi. Eh già … Sana
lo aveva davvero cambiato. Una volta non avrebbe mai dato a vedere che qualcosa
gli piaceva, ma quando si trattava di lei … era come
se volesse far sapere a tutto il mondo che Sana era meravigliosa, che l’amava e
che era sua. Cercando di riacquistare un po’ del suo vecchio atteggiamento
diede un piccolo pugno al braccio dell’amico intimandogli di smetterla, poi
fece lo scontroso per il resto del tempo, con un sospiro di Gomi
che disse: “Riecco l’Hayama di un tempo”. Ma anche
questo commento fu accompagnato da un colpo di Akito.
Molte ore dopo, i ragazzi scesero di nuovo nel
salotto, trovando ancora le ragazze impegnate in divertenti discussioni, almeno
a sentire le risatine che ogni tanto si levavano dal loro gruppetto. Quando si
fu avvicinato abbastanza, Akito riuscì a capire l’argomento del dialogo:
“… e ne è convinto!” stava dicendo Sana. “Pensa tu che
ogni giorno continuavamo a litigarci.”
“Secondo me hai ragione tu”
fu il parere convinto di Fuka.
“Già, anch’io penso che sarà un maschietto!” disse Aya.
“Infatti!” ribadì Sana. “Se
ne dovrà convincere anche lui quando vedrà i completini
azzurri che comprerò domani …”
Akito si avvicinò lentamente alle sue spalle senza
farsi vedere e all’improvvisò l’abbracciò da dietro
posandole le mani sul ventre già un po’ gonfio. Sana emise un gridolino di sorpresa.
“Cos’è che comprerai, cara?” chiese lui con un
sorriso.
“Hai sentito bene: dei completini
azzurri per il nostro piccolo, caro!” rispose lei guardandolo con aria di
sfida.
“Ma scusa, amore, la piccola Karin avrà bisogno di un corredo rosa, è la tradizione per
le bambine!” le ricordò Akito.
“Hai ragione, ma il nostro Kimavrà bisogno di un corredo azzurro, essendo un bellissimo maschietto!”
replicò Sana.
I loro amici restavano a guardarli a
bocca aperta ascoltando quel bizzarro litigio, poi finalmente Fuka li interruppe:
“Alt! Basta! Fermi!” esclamò. “Abbiamo capito che ancora non conoscete il sesso
del bambino!”
“Ma veramente lo sappiamo!
Sarà …” protestarono marito e moglie insieme, ma Fuka
li zittì di nuovo: “Ho detto smettetela! Mancano ancora pochi mesi alla
nascita, no? Fra un po’ saprete chi avrà ragione, non c’è
bisogno di litigare ora … E i completini possono
aspettare!” aggiunse anticipando la successiva battuta di Sana. Seguì un
momento di silenzio, durante il quale tutti si guardarono, poi scoppiarono a
ridere insieme, divertiti dalla situazione.
Infine i loro amici decisero di lasciare i neosposi da
soli e se ne andarono insieme poco prima dell’ora di
cena. Akito preparò un pasto veloce per entrambi, poi portò i bagagli nella
loro camera al piano di sopra e iniziarono a sistemarli. Quando ebbero finito
erano già le undici ed entrambi crollarono sfiniti sul
letto e, stravolti per il viaggio in aereo, si addormentarono non appena
chiusero gli occhi.
Salve a tutti! qst capitolo è un po’ deludente,
vero?! Please, forgive me,
ma in qst giorni sn un po’
a corto di idee, qndi
dovrete aspettare una mia ispirazione improvvisa x vedere un altro capitolo
(sempre ke lo vogliate …). Cmq
spero di riuscire ad aggiornare presto, anke se nn vi prometto niente visto ke
tra l’altro lunedì si torna a scuola! Grazie a tutti quelli ke
ancora continuano a leggere la mia ff e grazie 1000 x
i commenti! Jvvtttb
Annuncio a tutti i lettori: sarete felici di sapere ke … siamo
finalmente giunti all’ultimo capitolo
Annuncio a tutti i
lettori: sarete felici di sapere ke … siamo finalmente giunti all’ultimo
capitolo! E ovviamente, scoprirete se il figlio di Akito
e Sana si chiamerà Kim o Karin!
Voi ke ne pensate? Maschio o femmina? Be’, sorbitevi
queste ultime, lunghissime, pagine e verrete a capo del mistero!JSpero sarete soddisfatti della mia fic,
e mi raccomando, fatemelo sapere! Come sempre, un
grandissimo GRAZIE a tutti voi ke leggete e
recensite, xkè è anche merito vostro se sn arrivata fino al 12° capitolo. THANKS!!!JJJVvukdb! Spero ci rivedremo
presto con un’altra mia ff! ^_^ yoursDaisy
Capitolo 12.
Mesi dopo …
“Mmmmh …” mugolò Sana
rigirandosi nel letto. Una piccola fitta dentro il ventre la svegliò: il
bambino sembrava essere impaziente che la madre si alzasse. Sana si portò una
mano all’addome, ormai tanto gonfio da formare un’ampia onda sotto il lenzuolo,
mentre allungava l’altra al suo fianco, cercando la figura di
Akito, ma le sue dita incontrarono solo il materasso. Con un piccolo
sforzo aprì gli occhi e mise a fuoco la stanza: il marito non c’era, e neanche
la camicia e il paio di jeans che si era sfilato la sera prima. Allora cercò a
tastoni la sveglia e premette il pulsante che azionava
l’illuminazione del display: erano quasi le dodici. Rimase ancora qualche
minuto in un dolce dormiveglia, tra le tiepide lenzuola, ma l’agitazione del piccolo
dentro di lei la costrinse ad alzarsi dopo poco.
Scese in cucina e si preparò un caffé. Lo stava
sorseggiando, ancora un po’ assonnata, quando sentì chiudersi la porta dell’ingresso.
“Aky, sei tu?” chiese, poi
tacque aspettando una risposta.
“Sì, amore.” disse lui, poi
sentì i suoi passi salire le scale. Sana si alzò dal tavolo della cucina e si
diresse alla porta quando lo sentì scendere di nuovo.
“Ciao, piccola!” disse Akito
comparendo sulla soglia e baciandola teneramente.
“’Giorno!” rispose lei con un
sorriso rispondendo al bacio, poi gli chiese, curiosa: “Dove sei andato
stamattina?”
Lui continuò a prepararsi un tè. “A correre.” rispose. “Sai che devo tenermi in forma!”
Sana rimase un attimo in silenzio, poi osservò: “Ma
non hai indossato la tuta quando ti sei alzato.”
Per un attimo, le sembrò che Akito si bloccasse, poi però lui riprese subito ad armeggiare con la bustina del
tè e rispose tranquillamente: “Mi sono cambiato dopo in salotto, per non
svegliarti; infatti sono uscito dopo un po’.” Poi mise il tè in una tazza, vi
aggiunse il limone e si sedette accanto a Sana. Quando
lei ebbe finito il caffé, si alzò, andò a lavare la tazzina, poi si avvicinò ad
Akito e lo baciò con passione. Quando si staccò, gli
fece un sorriso sussurrandogli: “Sai che giorno è oggi?”
Lui le rivolse un’espressione interrogativa: “Certo”
rispose “Oggi è sabato!”, poi continuò a guardarla senza capire il senso di
quella domanda, né dell’inaspettato bacio.
Sana lo fissò per un attimo, poi
sospirò. “Già …” mormorò. “ … è sabato …” e uscì dalla cucina per andare
in camera a cambiarsi.
Dopo pranzo, Akito diede un rapido bacio a Sana e la
salutò: “Ciao! Io devo uscire con Tsuyoshi. Cerco di
tornare presto. Tu non affaticarti, eh?” disse accarezzandole il ventre, poi prese le chiavi ed uscì di casa. Quando
lei fu sicura che si era allontanato, prese il telefono e andò di sopra,
sedendosi sul letto.
“…”
“Pronto?”
“Pronto, Aya? Ciao”
“Ah, ciao Sana! Come va?
Tutto a posto? Ormai manca poco, eh!” disse l’amica
dall’altro capo del filo riferendosi alla gravidanza.
“Sì, sì. Va tutto bene, grazie.” la
rassicurò Sana.
“Ehi, ma cos’hai? Hai un tono
… è successo qualcosa?” chiese Aya preoccupata
sentendo che l’amica non aveva la voce allegra di sempre.
“Più che altro non è successo niente!” disse lei
triste. Aya non capì cosa volesse dire.
“Aya … oggi sono otto mesi
che io e Akysiamo sposati! Di
solito per il nostro 'mesiversario' mi regala sempre un mazzo di
rose appena mi sveglio …”
“Davvero?!” la interruppe l’amica
“Caspita! Ma sei sicura che sia Akito Hayama quello
che hai sposato?! Di certo non è l’Akito freddo e
insensibile che conoscevo io …” commentò sorpresa.
“Il punto non è questo, Aya!”
alzò la voce Sana, irritata. “Il punto è che questa mattina
non solo non mi ha portato le rose, ma quando mi sono svegliata lui non
c’era e quando è tornato non mi ha neanche fatto gli auguri di 'buon mesiversario'!!!!!! Allora io gli ho
chiesto se sapesse che giorno era e lui sai cosa mi ha risposto?!”
Aya stette in silenzio aspettando
che l’amica proseguisse.
“Mi ha risposto: 'certo, oggi è sabato'!!! E sai cosa significa?!” Sana
ormai stava quasi urlando, e Aya ancora una volta
attese la risposta.
“Significa che si è dimenticato del nostro
mesiversario!” Sana iniziò a singhiozzare. Aya non
sapeva cosa dire all’amica.
“Ma no, dai! Non fare così …”
ma Sana ormai era inarrestabile.
“E c’è un’altra cosa!” esclamò tra i singhiozzi “Quando gli ho chiesto dove fosse andato sembrava
mi stesse nascondendo qualcosa! E se … e se avesse un’amante?!”
butto lì.
Aya non riuscì a trattenere una
risata, irritando ancora di più Sana.
“Ma dai … Akito un’amante?!”
la prese in giro tra le risa “Quell’Akito che ti ama fin dalle elementari, che
ti ha sposato e che ti ha dato un figlio?! Quell’Akito che per te è pure
diventato un poeta il giorno del vostro matrimonio?! Ma
mi prendi in giro??”
Sana smise di piangere, ascoltando l’amica, che
proseguì: “Senti, Sana: Akito ti ama più di ogni altra
cosa! Non ti tradirebbe mai! E tu lo sai, no?!”
Sana si calmò. “Hai ragione, Aya
… Non lo farebbe mai” poi stette in silenzio per un attimo
prima di proseguire: “Ma allora perché mi è sembrato che mi nascondesse
qualcosa?”
“Sarà qualche stupidaggine. Dopotutto è un maschio …! Sai,
ora che mi ci fai pensare, anche Tsuyoshi questa
mattina era un po’ strano … ah, già, ora mi ricordo! Ha
detto che doveva vedersi con tuo marito oggi. Quindi vedi che Akito non ti sta tradendo!”
“Non saprei … conosci bene tuo marito???!” a Sana era tornato il buonumore e la voglia di
scherzare. Le due risero alla battuta, poi decisero di
non dare troppo peso a tutta la questione. Sana ringraziò l’amica,
poi la salutò, sollevata.
“Akito!”
Il giovane si voltò e vide che Tsuyoshi
gli stava correndo incontro.
“Possibile che sei sempre in ritardo?!”
si lamentò un po’ scocciato. L’amico si fermò davanti a lui a riprendere fiato,
scusandosi, poi insieme iniziarono a camminare.
“Senti, ma … come l’ha presa Sana?” chiese Tsuyoshi dopo pochi istanti, curioso.
Akito, un po’ divertito, ma anche un po’ dispiaciuto
per la giovane, gli rispose: “Credo malissimo … Quando ho finto di aver
dimenticato che era il nostro mesiversario ha fatto una faccia! Mi dispiace,
però …”
“Sì, ma pensa a come sarà felice questa sera!” lo incoraggiò
l’amico, e Akito si sentì meglio.
“Ehm … potresti ricordarmi perché dovevo venire anch’io?!” disse ancora Tsuyoshi. Akito
alzò gli occhi al cielo prima di rispondere: “Perché
tu, a differenza di me, te ne intendi di queste cose!”
“Già, ma chi è che ha pensato di regalare quel
ciondolo a Sana? …” chiese l’altro riferendosi alla collanina con il bocciolo
di rosa. Akito arrossì leggermente, quasi vergognandosi di aver avuto un‘idea
tanto dolce. “Senti, volevo che mi accompagnassi e basta, ok?!”
sbottò “Quanto la fai lunga!”
Tsuyoshi si decise finalmente a
tacere, seguendo l’amico che si fermò davanti ad una profumeria.
“È qui che volevi portarmi?!”
chiese sorpreso.
Akito si voltò stizzito: “Secondo te?!
Se mi sono fermato qui ..!”
“Mamma mia come sei irascibile oggi!” esclamò l’amico,
ma un’occhiata torva dell’altro lo raggelò: “Ok, ok, scherzavo! Allora, cosa devo fare?” disse rassegnato, seguendolo dentro il negozio.
“Be’, ecco, pensavo che avresti potuto consigliarmi
nella scelta di un regalo per Sana.”spiegò Akito, aggirandosi tra gli scaffali di cosmetici con
l’aria di chi non sa in che mondo è capitato. Tsuyoshi
gonfiò il petto con fare orgoglioso. “Non preoccuparti” gli disse. “Conosco
perfettamente i gusti delle donne! (Non sai quante
volte Aya mi abbia trascinato in posti come questo …)
Allora, tu pensavi ad un lucidalabbra, un eyeliner, un ombretto, un phard …?”
Akito lo fissò con occhi stralunati: “Eh?!” si limitò a dire. Tsuyoshi
scosse la testa sconsolato.
“Ok, lascia perdere. Che ne dici di un profumo?”
Lui annuì, fidandosi dell’“esperto”.
Mezz’ora dopo uscirono dal negozio con un pacchetto
regalo contenente il profumo per Sana, che Tsuyoshi
gli aveva indicato come quello per il quale “tutte le donne impazzivano in quel
periodo”. A detta sua, Ayane aveva
comprate due confezioni appena lo aveva visto.
“E ci credo che le donne lo
preferiscono” commentò Akito “Era il più caro!”
Poi si rivolse di nuovo all’amico. “Ah, Tsu. Mi serve un altro favore, grossissimo!”.
Tsuyoshi rimase ad ascoltare la
richiesta con gli occhi sgranati.
“No, Akito! La mia BMW no! È nuovissima! Mi è costata un
occhio! No, non puoichiedermidiprestartela!!”
“E dai, mica te la rovino! Voglio
riportare Sana alla Baia, ma non posso andare in moto: è incinta! Ed è anche quasi al nono mese! Tsu,
ti prego! Ho bisognodellatuamacchina!”
L’amico lo guardò negli occhi; questa volta Akito
aveva cambiato tattica: invece che il solito sguardo tagliente aveva adottato
un’espressione da tenero cucciolo indifeso, che funzionò alla grande! Felice
del risultato ottenuto, salutò Tsuyoshi che, ancora
preoccupato per la sua auto, ma ormai costretto a dovergliela prestare, tornò a
casa, mentre Akito prese il cellulare e compose un numero.
“Pronto?”
“Ciao Fuka”
“Ah, ciao Akito! Cosa c’è?”
Il giovane spiegò all’amica di cosa aveva bisogno.
“Che cosa?! Vuoi fare una
sorpresa a Sana e vuoi che la intrattenga fuori di casa fino a stasera?” esclamòFuka incredula. “Ma sei
tu, Hayama?!No, perché … una volta non avresti mai fatto una cosa simile
…”
Akito si innervosì: “Uffa, ma
perché ce l’avete tutti con questa storia?! Non posso volerle fare una bella
sorpresa per il nostro ottavo mesiversario?!”
“No, no!” disse subito lei. Mamma mia com’è
irascibile oggi!pensò, ma per fortuna non lo fece
notare anche a lui e si limitò a garantirgli il suo aiuto.
“Grazie” disse lui, e chiuse la comunicazione, prima
di dirigersi verso un negozio di fiori.
Intanto …
Sana sentì squillare il telefono e andò a rispondere:
era Fuka.
“Come? Venire a fare shopping
con te? Non saprei … oggi non sono dell’umore adatto …”
disse Sana.
“Perché, cos’è successo?”
chiese Fuka, che in realtà sapeva bene dello scherzo
che le aveva fatto Akito quella mattina. Sana, comunque,
gliene parlò, e l’amica le disse: “Be’, secondo me un po’ di shopping è quello
che ti ci vuole per tirarti su e non pensarci! Di solito
appena lo senti nominare ti fiondi immediatamente
fuori!”
Sana ci pensò un attimo, poi le rispose: “Hai ragione,
mi hai convinta! Mi preparo e vengo subito in centro,
ok?”
“Ok. A tra poco! E fai con calma, ricordati che sei incinta!” fece Fuka. È fatta!
“Glieli recapiteremo il prima possibile, signore”
Akito ringraziò il fioraio, poi uscì
dal negozio. Tutte quelle rose mi sono costate un patrimonio … quasi più del
profumo!! pensò. M per la mia piccola Sana,
questo e altro.Sorrise tra sé, poi si avviò lentamente
verso casa, chiedendosi se Fuka fosse già riuscita a
far uscire Sana. Quando ormai mancavano pochi isolati alla loro
villetta, ricevette unsms
sul cellulare: “Missione compiuta! Sana sta per uscire. Con un po’ di shopping riuscirò a tenerla occupata a lungo! ;-) Fuka”
Akito ringraziò mentalmente l’amica,
poi si diresse verso casa con più sicurezza. Camminò però troppo in
fretta, tanto che quando arrivò in vista del cancello Sana stava ancora
uscendo. Come la scorse, fece appena in tempo a svoltare in un vicolo per non
farsi vedere: ci mancava solo che lo beccasse con il profumo! Fortunatamente,
Sana non si era accorta di lui e si incamminò nella
direzione opposta per andare all’appuntamento con Fuka.
Finalmente via libera! Akito corse in casa e si precipitò subito ai fornelli,
con l’intenzione di preparare un’ottima cenetta per loro due. Fu indaffarato
per il resto del pomeriggio, durante il quale dovette anche correre alla porta
a ricevere i mazzi di rose che aveva comprato e preparare il tavolo sul
terrazzino. Finalmente, per le sette tutto era pronto. Si buttò sul divano per
riprendere fiato, sfinito ma soddisfatto per l’ottimo lavoro. Poi prese il
cellulare e, come avevano stabilito, fece uno squillo a Fuka,
per avvertirla che era tutto a posto e Sana poteva
tornare a casa.
Mentre aspettava, andò in camera a darsi un’ultima
sistemata, preparandosi a accogliere la moglie.
Nel frattempo …
Fuka aveva accompagnato Sana fino
a casa, aiutandola a portare tutte le buste degli acquisti. Una
volta arrivati al cancello, la salutò, poi mentre si allontanava mormorò
con un sorriso un “Beata te” che a Sana parve di udire, ma non capendo cosa
intendesse lei pensò di averlo immaginato. Quindi si
diresse alla porta di casa trascinando dietro di sé le borse. Non appena ebbe
chiuso la porta alle sue spalle eposato a terra le buste, Sana si
accorse che c’era una strana atmosfera in casa. Avanzò verso il salotto, e vide
alcune candele accese nella penombra.
“Akito …” chiamò procedendo lentamente, incantata. Poi
scorse una figura emergere dall’ombra e avvicinarsi a lei. Akito la raggiunse,
le mise le mani sui fianchi e la baciò dolcemente.
“Buon mesiversario” le sussurrò con un sorriso. Sana
rimase a bocca aperta, ancora incredula. Senza aggiungere altro, Akito la prese per mano e la portò sul terrazzo. Sana si bloccò,
meravigliata: tutt’intorno ad un tavolino apparecchiato e con una candela rossa
al centro c’erano grandi mazzi di rose, bellissime e profumate, rosa, rosse,
bianche, gialle. Una lacrima di commozione le scese sulla guancia, e subito la
mano di Akito la catturò teneramente.
“Non avrai pensato che me ne fossi dimenticato?” le
chiese. In quel momento Sana si sentì una stupida per
aver dubitato di lui solo qualche ora prima.
“Aky …“ mormorò, e per farsi
perdonare, lo abbracciò e gli si strinse forte, felice e innamorata. Quando si
staccò, lui le sorrise ancora e si avvicinò al tavolo, scoprendo i piatti: era
la cena migliore che avesse mai preparato, degna di uno
chef! Sana guardò quelle pietanze con gli occhi sgranati e l’acquolina in
bocca.
“Allora, non ti siedi?” le chiese Akito spostando
indietro una sedia e indicandogliela.
Sana, che ancora non era riuscita a dire nulla per la
sorpresa, gli sorrise e si avvicinò al tavolo. Fece
per sedersi, ma qualcosa la fermò.
“Ehi, che cos’hai?!” esclamò
Akito preoccupato. Lei si era appoggiata allo schienale della sedia e si teneva
le mani sul ventre.
“Oddio …” disse, mettendo ancora più paura al giovane.
“Cosa succede, Sana?!” la
prese per le spalle, cercando di capire cos’avesse. Lei alzò gli occhi e fissò
i suoi, poi in un sussurro gli disse: “Ci siamo …” Akito si immobilizzò.
“Sta per nascere!”
In pochi secondi si ritrovarono sulla BMW di Tsuyoshi a correre verso l’ospedale. Akito guidava come un
folle, ed era una fortuna che il suo amico non ci fosse!
Giunsero alla clinica in pochi minuti, e Akito aiutò Sana a scendere dalla
macchina e la portò dentro. Tutto gli sembrò accadere in una frazione di
secondo: un dottore corse loro incontro, lo separò da Sana, fece entrare lei in
una stanza e lui ne rimase chiuso fuori. Non seppe per
quanto aveva continuato ad andare su e giù per il corridoio in cui l’avevano
lasciato, gli sembrò che fosse un’eternità. L’angoscia lo attanagliava, mentre
i rumori che provenivano dalla sala parto lo agitavano. Continuava a chiedersi
se Sana stesse bene, se tutto stesse procedendo
normalmente, se ci fossero o no complicazioni. Continuò a tormentarsi per quei
pochi minuti in cui rimase fuori dalla sala, con il
cuore in tumulto, mentre continuava ad affiorare, seppur non voluto in quel
momento, il ricordo di sua madre e di ciò che le era accaduto.
Poi, improvvisamente, i rumori cessarono, e nel
silenzio poté udire il vagito di un bambino. Si immobilizzò,
aspettando con impazienza che gli venisse aperta la porta. Gli sembrò di nuovo
di attendere per un tempo infinito. E poi, finalmente, un’infermiera spinse un
battente della porta verso di lui e gli sorrise: “Può
entrare”.
Akito balzò in avanti con uno scatto, ansioso di
rivedere Sana nonostante ne fosse stato separato solo per qualche minuto. E la
vista del suo viso, sorridente, seppure stanco, e
solcato da lacrime di pura gioia, lo liberò di ogni preoccupazione, riempiendogli
il cuore di felicità e amore. Avanzò lentamente verso di lei, sorridendo tra le
lacrime che ora inondavano anche i suoi occhi. Sana alzò lo sguardo su di lui.
Si guardarono per un lungo istante, trasmettendosi silenziosamente ogni parola
che avrebbero potuto pronunciare, amandosi con quello sguardo, esprimendo a se
stessi la loro gioia di quel momento magico e indimenticabile. Poi una sola
frase uscì dalle labbra di Sana in un caldo sussurro, donando ad Akito altre
lacrime di commozione e un sorriso ancora più grande: “Vieni, saluta la piccola
Karin.”