And I've never tought she was a little, innocent, sweet girl

di Lady Antares Degona Lienan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. Prima Parte ***
Capitolo 2: *** II. Seconda Parte ***
Capitolo 3: *** III. Terza Parte ***
Capitolo 4: *** IV. Quarta Parte ***



Capitolo 1
*** I. Prima Parte ***


Hermione Granger, boccoli castani e luminosi occhi d’oro, ardenti come tizzoni e spenti come fumo

Hermione Granger, boccoli castani e luminosi occhi d’oro, ardenti come tizzoni e spenti come fumo.

 

Occhi svelti e limpidi in un mare di angosciosa insicurezza, di frustrazione, a volte di rimorso.

 

A volte di paura.

 

Mangiamorte per scelta, scienziata per vocazione.

 

Ma una scelta difficile, tormentata, presa dopo notti insonni a fissarlo nei suoi occhi argento, signore dei signori, algida presenza nel suo letto caldo, a volte incredibilmente freddo. Adesso c’era ancora, la mano tiepida accostata alla sua, in un contatto troppo debole eppure assurdamente proibito.

 

Ma è troppo tardi, Hermione.

 

Troppo tardi per svegliarsi la mattina in tiepide lenzuola oro e rosse, troppo tardi per scendere la scale di pietra fredda a giungere al camino, e galoppare sulla schiena flessuosa della stanchezza. Troppo tardi per salutare Harry e Ron, e scrutarli imperiosa per gli occhiali storti, o il naso sporco di marmellata.

 

È troppo tardi.

 

 

*§(°)§*

 

 

-Non ci posso credere… sei uno sporco ricattatore!!- strillò lei, il volto congestionato a chiazze rosse e bianche, e i capelli sconvolti.

 

-Sai benissimo che anche tu lo vuoi.- chiarì lui con un semplice gesto della mano.

 

Il vuoto si creò fra di loro.

 

-Tu mi desideri.- e con tale constatazione, Draco Malfoy uscì dalla stanza.

 

A fare compagnia ad Hermione, solo il rumore scemante dei suoi passi svelti.

 

 

*§(°)§*

 

 

Tu non sai dove loro siano.

 

E loro ti odiano, così profondamente, anche da aver dimenticato tutto quello che hai fatto per loro. Perché tu sei dalla parte sbagliata.

 

Che poi.

 

Aver capito qual è, questa parte sbagliata.

 

Ma alla fine, ritorni sempre lì, Hermione Granger, occhi da cerbiatta. Alla sua mano tiepida contro la tua.

 

E i nasi sporchi, e i capelli rossi come sole, e gli occhi verdi. Tutto sparisce.

 

 

Tutto ridotto ad uno scambio di calore fra due corpi.

 

E a te basta così, Hermione, dea della ragione, perché la conoscenza della magia oscura è importante per te.

 

E venne il tempo in cui potere e conoscenza si fusero insieme.

 

Un legame inscindibile.

 

Come la sua mano sulla tua.

 

 

 

 

 

 

Fine primo capitolo.

 

 

 

 

 

Allora, direi che si scinde in più parti, breve come questa.

Un flash back, che prenderà la prossima.

E un eventuale, anzi sicura terza, che concluderà la vicenda.

Bacio Mew

 

 

 

I personaggi non mi appartengono, e J.K. Rowling ne detiene i diritti.

La ff non è a scopo di lucro.

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Capitolo 2
*** II. Seconda Parte ***


Hai provato a ribellarti ai suoi occhi argenti, dannatamente intriganti, ma il brivido freddo che ti scorreva lungo la schiena

Hai provato a ribellarti ai suoi occhi argenti, dannatamente intriganti, ma il brivido freddo che ti scorreva lungo la schiena non potevi certo fermarlo.

 

Inutile, come cercare di dissimulare.

 

Dannata pozione a cui è impossibile trovare antidoto, incantesimo difficile da bloccare.

 

Lui, lui ti ha fatto tutto questo. E prima che potessi accorgertene, Hermione Jane Granger, era troppo tardi.

 

 

 

*§(°)§*

 

 

-Granger, svegliarti la mattina presto non fa certo bene alle tue già apocalittiche occhiaie. Pensi che prima o poi scomparirai dietro di esse…?-

 

Pausa.

 

-Malfoy, se bastasse a non vederti mai più, credimi, lo farei molto volentieri.-

 

Le guance pallide di lui si erano leggermente tese, in uno sbuffo trattenuto. Un vano tentativo di non esplodere davanti a lei, esternando la sua rabbia davanti a mezza Sala Comune. Gli occhi argentei mandarono lampi.

 

Lei rabbrividì, in un fremito non solo immaginario, nascosto da una scrollata indifferente di capo.

 

-Ti si seccherà la lingua, Granger, prima o poi. Vedi come saprò approfittarne.-

 

-Spero proprio di no. Baciarti è l’ultimo punto della lista delle cose da non fare. Se trovi un modo per ribaltarla, fammelo sapere, così magari avrò la soddisfazione di scoppiarti a ridere in faccia.-

 

Un buco nero si creò al centro della Sala Comune, origine i due metri scarsi che dividevano la tavolata Grifondoro e quella Serpeverde. Tutti, dal primo all’ultimo, Corvonero e Tassorosso, trattennero il respiro, nel vano tentativo di non respirare le esalazioni velenose che sembravano provenire dalle anime torbide dei due.

 

-Oca.-

 

-Deficiente.-

 

-Ma come ti permetti?!?- strillarono in coro i due, quasi sputandosi in faccia, e facendo indietreggiare tutti i presenti. I capelli di lei sembravano levitare dall’ira, e la pelle serica di lui aveva assunto una colorazione rosata.

 

-Sei solo uno sporco razzista, Malfoy.-

 

-Non ti permettere, sai, MezzoSangue Zannuta!!- aveva sbraitato, facendo un passo avanti a facendo istintivamente indietreggiare gli altri. Tutti tranne lei.

 

-Non sai neanche cosa vuol dire la parola razzista, Malfoy. Per come la vedo io, potrebbe anche essere un complimento.- fece con aria rassegnata, gli occhi d’ oro  che brillavano divertiti, a simulazione di una calma quasi apparente.

 

-Basta!!- l’ultimo ringhio provenne dalla gola bianca del ragazzo. Infine, lasciò che l’ ira si spandesse in tutto il suo corpo. Con tutte le forze che aveva urlò –Semprerdia!!-

 

L’incantesimo che trasforma in vegetali schizzò nella Sala. Avrebbe sicuramente colpito in pieno la Grifondoro, se solo questa non avesse avuto la prontezza di estrarre la bacchetta, e scagliare un –Wingardium Leviosa!!- che sortì l’effetto sperato.

 

Il metro e 85 di carne che formavano Draco Malfoy cominciarono a levitare, compiendo graziose piroette in aria al ritmo dell’ instancabile bacchetta di Hermione.

 

Il colore del viso, dal roseo al verdastro, faceva presagire un’ imminente defaillance dello stomaco del ragazzo.

 

L’ incantesimo di Draco, dopo aver attraversato almeno una decina di fantasmi e fatto quasi crollare un prezioso vaso sfiorandolo, aveva perso potenza. La sua traiettoria instabile cominciò a tendere verso il basso, proprio mentre Harry Potter entrava nell’enorme Sala.

 

La ragazza sgranò gli occhi, alcune lanciarono gridolini, e un paio di serpeverde si esibirono in grottesche rotolate per terra.

 

25 gennaio. Il giorno in cui Il-Bambino-Che-E’-Sopravvissuto scese in Sala comune e dopo un attimo si trovò una deliziosa orchidea al posto della testa.

 

Tradotto nella lingua di Hermione, una gran bella grana a cui rimediare personalmente.

 

Per Ron, una gran figata.

 

Per Draco Malfoy, una ghiotta occasione per un testa a testa con la Mezzosangue.

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Capitolo 3
*** III. Terza Parte ***


b-Tu non sai cosa stai dicendo, Ron

-Tu non sai cosa stai dicendo, Ron!!- l’incalzò Hermione, una faccia contrita a distorcerle i tratti solitamente tranquilli del viso. –Devi essere completamente pazzo per ritenere questa orribile vicenda una… una…-

 

-Una gran figata, Hermione!!- completò per lei Ronald Weasley. Stava cercando di contenere, con scarsi risultati, il sorriso che minacciava di dilagare sul suo viso. –Non ti pare, Harry?- sbatté la mano sulla spalla dell’amico, adagiato su un lettino dell’infermeria, facendo ondeggiare i petali dell’orchidea che quello si ritrovava al posto della testa.

 

-Scusalo, Harry… in realtà non sa quello che dice.- replicò lei seccamente, lanciando al rosso un’occhiata di puro disprezzo. –Mi dispiace tanto, non pensavo di fare un simile guaio…-

 

Una foglia si staccò dal busto, scuotendo l’estremità in un fare di perdono.

 

-Sei davvero carino!! Posso farti una foto?-

 

-Le troppe risate lo hanno stordito!- ruggì, afferrando l’amico per un orecchio e trascinandolo fuori dall’infermeria.

 

Nel frattempo, il suo cervello lavorava alacremente, non di certo rallentato dai brontolii di protesta di Ron. Lei aveva fatto questo apocalittico guaio, e sempre per colpa sua adesso Harry stava lì sdraiato con un’ orchidea al posto della testa. Urgeva trovare una soluzione, e anche rapidamente. Molto rapidamente, prima che si venisse a sapere di tutto ciò, e soprattutto prima che i professori prendessero in considerazione l’idea di farla espellere.

 

-Diavolo, Ronald, vuoi chiudere quel forno prima che io sia a farlo?- sbottò lì seccamente, continuando a marciare con ritmo instancabile.

 

-Posso davvero suggerirti un modo per farlo…?- cinguettò lui tutto occhioni, lanciandole uno sguardo da diabete e carenza di affetto. –Suppongo tu sia inesperta in questo campo… che ne dici?-

 

-Se non vuoi ritrovarti un’erbaccia al posto della testa, caro il mio esperto, segui il mio precedente consiglio.- sfiatò, raggiungendo un delizioso color rosso sulle guance.

 

-Oh, solo un’erbaccia…- mormorò platealmente deluso lui, nell’ atto scenico di mettersi una mano sul cuore. –Così mi ferisci… nemmeno una margherita?- insisté.

 

-Un’ erbaccia è l’unica cosa che troverebbe fertile il vuoto dentro la tua testa.- ribatté seccamente, sventolando una mano con noncuranza.

 

-Ma nemmeno…-

 

-RONALD WEASLEY!!!! Mi sembra strano tutto questo improvviso amore per la botanica!! Se ti trovi tanto a tuo agio con le piante perché non ti trasformi in concime e le aiuti a crescere?!?- sbraitò incollerita, sputandogli in faccia tutto il livore che le si era accumulato nel sangue.

 

Il ragazzo si fermò in mezzo al corridoio, e altrettanto fecero un paio di inattesi spettatori.

 

-Dannazione!!- sibilò Hermione Jane Granger, dandogli le spalle e proseguendo verso la biblioteca trincerata nel silenzio più assoluto.

 

Inutile nascondere che quello che le aveva dato fastidio non erano state le continue insinuazioni di Ron. In maniera alquanto imbarazzante, dovette ammettere, il suo pensiero ritornava al breve scontro con Draco Malfoy. Urgeva trovare un rimedio. Possibilmente, sebbene lo ritenesse improbabile, cercando di conciliare i suoi due problemi.

 

Draco Malfoy & Harry Potter.

 

Una piacevole novità nella monotonia della sua vita a scuola, tra basilischi, centauri, e senza contare l’imminente compito di aritmanzia.

 

 

*§(°)§*

 

 

Dopo due ore di immersione nei libri, Hermione faticava a riemergere dal bunker che lei stessa aveva eretto intorno a sé. Libri di aritmanzia uniti a quelli di incantesimi e maledizioni senza perdono. Ma non riusciva a capire che assurdo anatema avesse usato Draco Malfoy per colpire Harry Potter.

 

In realtà, per colpire lei…

 

Il suo cuore ebbe un leggero fremito, che lei ebbe la prontezza di calmare premendovi sopra con la mano destra. Fece un breve respiro, scosse la testa, lasciando che i ricci castani scivolassero ribelli nello spazio.

 

Stupido, arrogante Draco Malfoy…

 

-Ehi Granger.-

 

Bellissimo….

 

-Vedo che non hai ancora trovato la soluzione al tuo problema.- fece arrogante, appoggiandosi di fianco a lei, un gomito sul libro di aritmanzia e uno sul tavolo di legno di cedro.

 

-E in un improvviso momento di compassione hai deciso di darmi una mano?- chiese scettica in uno sbuffo, abbandonando la testa contro il piano. Un ricciolo di lei andò a scontrarsi contro la guancia pallida del ragazzo.

 

-Non qui. Stasera, al dormitorio serpeverde.- le sussurrò in un secondo, alzandosi con un movimento fluido e degno di una serpe qual era.

 

Tempo un secondo, e di lui non era rimasto che il profumo.

 

 

*§(°)§*

 

 

-Perché…?- si chiese piagnucolando Hermione Granger. –Perché sono così scema? Non so nemmeno cosa ci faccio qui…-

 

Era ferma davanti al ritratto di una donna dall’ aspetto altero e raffinato. Gli occhi di ghiaccio di lei che l’osservavano. Letizia Creanza, il quadro di accesso a Serpeverde.

Se non fosse stato che la donna non aveva la minima intenzione di farla passare.

 

-Non è proprio possibile, signorina. Non sei chiaramente una serpeverde!- aveva obbiettato con occhio scettico e un volto imperturbabile, quasi di marmo. –Commetterei un grave errore a farti passare… e poi chi lo sente il professor Piton!-

 

-Ma io ho un appuntamento con…-

 

-Con?- insisté la donna, piegando un sopracciglio.

 

-Con… lui, insomma… ecco…- la sua bocca era impastata, i movimenti scoordinati, così come i suoi pensieri. –Con Draco Malfoy.- disse mestamente, non senza vergogna.

 

-Impossibile.- osservò Letizia. –Draco Malfoy non potrebbe mai avere un appuntamento con te.-

 

-Tante grazie.-

 

-Dico sul serio.-

 

-Senta, signora…-

 

-Signorina!-

 

-Si, va bene, quello che è! Devo passare, un mio amico ha un’ orchidea al posto della testa…-

 

-Mai sentita scusa più banale.-

 

-Insomma, per aiutare Harry Potter, il mio amico, ho bisogno di parlare con Draco Malfoy, che ha promesso di aiutarmi.- riuscì finalmente a terminare, rossa in volto per l’ ira.

 

-Questa è l’apoteosi dell’ impossibilità!!- ridacchiò la donna, scuotendo i capelli neri e continuando a fissare lo specchio.

 

-No, davvero, lo so che non sembro molto credibile però…-

 

-Ah, Draco Malfoy… mi ricorda vagamente un mio vecchio pretendente… bello, perfetto… se solo non lo avessi avvelenato per invidia… povero Marco, non sapeva proprio cosa lo aspettava… ma si sa, insomma! Fare il doppio gioco contro di me!!-  fece un sospiro, a corona di un’ aria mesta e fintamente disperata.

 

-Senta, io non vorrei…-

 

-Mio povero amo…-

 

-Silentio!!- il corridoio tornò silenzioso, mentre le labbra della nobildonna continuavano a muoversi. Il volto aveva assunto un’ espressione imbronciata, quasi offesa.

 

-Mi spiace.- sussurrò Hermione, riuscendo dopo un po’ a forzare la guardia del quadro. –Ma non stavi proprio mai zitta!!.

 

 

*§(°)§*

 

-è permesso…?-

 

La porta in vetro e metallo, di foggia stranamente moderna, si era aperta silenziosamente, senza un cigolio. Una corrente d’aria fredda si era intrufolata nella stanza, sfogliando pagine di libri aperti. Poi Hermione Jane Granger l’aveva chiusa alle sue spalle, scrutando curiosa all’interno della Sala. Non aveva mai visto dall’interno la stanza di un serpeverde.

 

Non era così fredda come se l’era immaginata, con un enorme letto a baldacchino e le lenzuola chiare. Una finestra enorme, gotica, bucava la parete e conferiva al tutto una luce forte ma abbastanza delicata, quasi rispettosa della pelle chiara del proprietario.

 

E poi, libri ovunque.

 

Non era un ambiente asettico, privo di vita. Testimoni il letto sfatto e il camino accesso, nell’angolo a sinistra.

 

Sentì le sue guance arroventarsi. Il pensiero di essere nella sua stanza le aveva improvvisamente colpito la mente. Era rimasta impreparata. Il nome di Draco Malfoy scottava nella sua testa come le fiamme del camino sulla sua mano fredda. E rotolava, rimbalzava, senza mai perdere di intensità. Dilagava, prima verso lo stomaco e giù, fino ai piedi, fino a pervadere ogni cellula del suo corpo.

 

-Granger…?- lui comparve da dietro una poltrona, un libro dalla copertina scura in mano, a contrasto con la pelle diafana.

 

-Sono qui. Devo dire che la vostra entrata è ben presidiata. Ho rischiato di finire stordita dalle chiacchere di Letizia.- fece imbarazzata, con la lingua che articolava parole in libertà. Sorrise nervosamente.

 

-Non ti mangio, Granger.- fece sospettoso. –Pensavo di venirti a prendere fra un po’.-

 

-In ritardo.- sottolineò lei.

 

-In ritardo.- concesse il biondo, limitandosi ad alzare le spalle.

 

-Siamo veloci, Malfoy. Dimmi che incantesimo gli hai scagliato contro.-

 

-Uh, non ti aspetterai che io te lo dica così.- disse pigramente lui. La sua mano si agitò pigra, in uno svolazzo, aumentando in maniera esponenziale il terrore della Grifondoro. Le gambe affusolate di Hermione divennero improvvisamente rigide.

 

-E allora?- incrociò le braccia al petto, ma l’occhiata arroventata che lui le lanciò la fecero desistere dal fare la superiore.

 

-Devi seguirmi. Al lato oscuro.-

 

Improvvisamente, per Hermione, quella stanza divenne un’enorme trappola per topi, di cui lei non riusciva a scorgere l’ uscita.

 

 

 

 

 

 

 

Purtroppo mi vedo costretta a fare un’altra parte… grazie per i commenti!!

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Capitolo 4
*** IV. Quarta Parte ***


Un grazie a tutti coloro che hanno commentato^^

Un grazie a tutti coloro che hanno commentato^^

L.A.

 

 

 

 

IV. Quarta parte [ultima]

 

 

Il sangue defluì dal suo viso. Il colorito scemò, passando da un delicato rosa ad un pallore grigiastro. Serrò i denti.

 

Fece vagare gli occhi d’oro lungo tutto il perimetro della stanza, accorgendosi, non senza disappunto, di non saperne uscire.

 

Aveva un’insana voglia di piangere. Voleva che calde, rassicuranti lacrime scivolassero lungo le guance, scaldandole un po’.

 

Non lo fece.

Vi era qualcosa che, dal profondo, le impediva di mostrarsi debole e insicura.

 

Così, in un impeto di irrazionalità balenato dal profondo, rialzò lo sguardo e lo lasciò cadere sulla figura arrogante e quasi fastidiosa di Draco Malfoy.

 

Sogghignava, divertito. Lo sguardo di metallo che si scontrava con quello simile di Hermione, solo più preparato, più accorto. Quello di lei, però, era più libero. La ragazza, infastidita, si morse un labbro con dedizione, stringendo forte i pugni, lasciando i segni delle unghie curate sul palmo.

 

Poi qualcosa si accese in lei. Come una piccola scintilla, le pervase tutto il corpo.

 

-Divertente, Malfoy.-

 

-Non sto scherzando. Mi dovrai seguire, al Lato Oscuro.-

 

La scintilla divenne un incendio. Non riuscì a controllarsi.

 

-Non ci posso credere… sei uno sporco ricattatore!!- strillò lei, il volto congestionato a chiazze rosse e bianche, e i capelli ora sconvolti.

 

-Sai benissimo che anche tu lo vuoi.- chiarì lui con un semplice gesto della mano.

 

Il vuoto si creò fra di loro.

 

-Tu mi desideri.- e con tale constatazione, Draco Malfoy uscì dalla stanza.

 

A fare compagnia ad Hermione, solo il rumore scemante dei suoi passi svelti.

 

 

*§(°)§*

 

 

-Mia cara, hai una faccia sconvolta!-

 

Il quadro di Serpeverde, tale Letizia Creanza, si lisciò i capelli neri in un gesto fluido della mano. La sua aria di sufficienza irritò un’ Hermione già alterata.

 

-Stai zitta…- sibilò, oltrepassandola velocemente. Non si voltò nemmeno ad osservarla. Il suono della sua voce, graffiante, l’infastidiva.

 

-Non te lo permetto!- piagnucolò, lanciandole uno sguardo di puro odio. Poi tornò, maniacale, ad osservarsi le mani. -Prima hai osato addirittura zittirmi!! È inammissibile!!- squittì, troppo impegnata nel curarsi le unghie per vedere lo sguardo della Grifondoro. Non ottenne nessuna risposta.

 

-MI ASCOLTI ?!?- la testa di Hermione fumò. Voleva solo farla tacere, zittirla, ridurla al silenzio.

 

-Crucio!!!!- la Maledizione Senza Perdono saettò veloce verso il quadro. Lo colpì con forza, lasciando solo qualche pezzo di tela a penzolare lungo la cornice scheggiata. Letizia Creanza osservò con aria terrorizzata, da un quadro a fianco, quello che restava della sua stanza da toeletta.

 

-Tu sei pazza…- alitò. –Silente saprà tutto!! Non puoi utilizzare le Maledizioni!! Pazza!!- poi cominciò a gridare, quasi ululare, per rendere nota a tutti la sua disgrazia.

 

Hermione corse. Corse fino a che non ebbe più un briciolo di coscienza, di ragione, nemmeno di speranza.

 

Sette anni di scuola, tra i libri, e la fatica. Tutto buttato in un attimo, in una parola, in un gesto. Per colpa sua. E adesso? E adesso, che cosa… cosa poteva fare? Come poteva discolparsi…?

 

Crucio… crucio…

 

Le girava la testa. Aveva usato una Maledizione Senza Perdono. Senza pensarci. Istintivamente. Forse non era la buona che tutti credevano. Lo aveva nel sangue. Uccidere. Far diventare la sua coscienza torbida, senza più luce. Con lui. Draco Malfoy. Colpa sua.

 

-Draco Malfoy…- e poi prese di nuovo a correre.

 

 

 

*§(°)§*

 

 

 

Lo trovò in giardino, vicino al portico. Fumava tranquillo, un’espressione assorta sul viso. Quasi delicata.

 

Assurdamente, in quel momento di stordimento, l’unico pensiero razionale che le colpì la mente fu che Draco Malfoy era dannatamente bello. Ed inaccessibile.

 

Il ragazzo l’osservò, con occhio critico.

 

-Che pasticcio, Granger…- disse quasi deluso. –Una cosa così rozza… proprio non è da te.-

 

Era così tranquillo… come se se lo fosse aspettato.

La mente di Hermione non la tradì, ancora una volta.

 

-Avevi programmato tutto.- fece con aria incolore, gli occhi fissi in un punto dietro di lui. –Tutto. Dall’incantesimo quasi sbagliato, al fatto che io avrei reagito così.-

 

-Brava, Granger… ancora una volta il tuo cervello funziona. So di te quello che mi serve per attuare il mio piano.-

 

-E cosa, Malfoy…? Come pretendi di conoscermi, se hai passato sette anni solo a prendermi in giro?- ringhiò irosa, muovendo un passo in avanti. –Ti credi meglio di me, solo perché stai qui a fumarti una sigaretta? Solo perché secondo te, sei dalla parte giusta?- non voleva ammetterlo, eppure sapeva l’ascendente che lui aveva su di lei. –Hai sbagliato persona, Malfoy.-

 

-Draco.- la corresse il biondo. Lei ebbe un brivido.

 

-Tu mi chiami Granger.-

 

-Allora Hermione.-

 

Un altro mattone della sua fortezza crollò, rotolando nell’abisso degli occhi di ghiaccio di Draco. Hermione Jane Granger tremò, la speranza di uscirne illesa improvvisamente instabile. Quasi sull’orlo di un baratro.

Vacillò, ma poi rimase in piedi.

 

-Allora, Draco…- cominciò, ironica. –Cosa sai di me che ti ha indotto a pensare a tutto questo piano…?- era ben conscia del fatto che stava correndo, nemmeno camminando, sull’orlo di un precipizio.

 

-So che sei intelligente.- Hermione pensò che sembrava quasi un complimento. Doveva stare attenta. Non doveva cedere.

 

-So che vivi per la cultura. Più è irraggiungibile, migliore è la sfida. E le arti oscure mi sembrano una meta sufficientemente lontana.-

 

La ragazza inclinò un sopracciglio. Allora forse lo aveva sottovalutato. Oppure era lei ad essere prevedibile?

 

-C’è il tuo amico Potter. Se fossi stata smistata a Serpeverde, magari lo avresti lasciato così… ma sei una Grifondoro, e visto che nemmeno Silente sa cosa fare… beh, non potresti mai abbandonarlo.-

 

-E poi… beh, Hermione… so che ti attraggo. Non vale la pena di rischiare?-

 

Si, valeva la pena. Fu quello che Hermione pensò, così, all’improvviso.

 

Al diavolo Harry…

 

Solo Draco. Draco. Non più Malfoy. Draco.

 

All’improvviso, ebbe un sussulto. Si era alzato, in un movimento fluido, silenzioso.

 

-Stai lontano, Malfoy.- gli intimò minacciosa, la voce leggermente incrinata.

 

-Draco.- avanzò di un altro passo, mantenendo lo sguardo fisso sulla bacchetta tremolante di lei.

 

-Stammi lontano!!!-

 

-Se no, cosa fai? Mi lanci un’ altra maledizione senza perdono…?-

 

L’orrore si quello che aveva fatto colpì la Grifondoro con ritrovata energia. Le venne da vomitare, tanto che si chinò su se stessa, ripiegandosi come un foglio di carta esposto al vento.

 

-Hermione…?-

 

-Stai INDIETRO!- ebbe la forza di rialzarsi, gli occhi d’oro grondanti di lacrime. Lui era ad un passo. Le bloccò il braccio destro, serrandolo in una morsa.

 

-Col tempo, imparerai a farlo, Hermione. Non avere paura.-

 

È vero, l’orgoglio è una qualità dei buoni. Ma i buoni che diventano cattivi… loro sono i peggiori.

 

-L’ho sempre saputo, Hermione.-

 

-Cosa…?- la sua disperazione è in forma di lacrime, che incendiano i suoi occhi d’oro. Presto saranno spenti. –Che non eri nata Grifondoro.-

 

 

 

*§(°)§*

 

 

 

Volevo conoscere. Sapere, imparare, perfino stupire.

 

Stupirlo, ammaliarlo quasi.

 

Ancora una volta, la cosa più importante per me è la sua mano stretta nella mia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

FINE.

 

 

 

Non ho ritenuto “giusta” per questa storia una scena romantica, o almeno nel vero e proprio senso del termine. Non aveva senso che Hermione baciasse Draco nel giardino. Non vi erano gli estremi. Spero di non avervi deluso.

 

L.A.

 

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