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Casa Stabler
-Kathy bussano, apri tu-disse Elliot
-Ok arrivo-
Quando aprì la porta rimase sorpresa
-Ciao Olivia. Vuoi entrare? -
-C'è Elliot ho bisogno di lui- disse Olivia terribilmente in
colpa. Era la prima volta in più di dodici anni che si
presentava a casa sua per chiedere di lui.
-Certo entra.-disse Kathy spostandosi di lato per farla passare.
-No, aspetto qui-
-Elliot scendi è per te.-
-Olivia che ci fai qui è successo qualcosa ? - chiese Elliot
preoccupato. Olivia non rispose si limitò a fissarlo negli occhi.
Elliot capì che qualcosa non andava, qualcosa la turbava. Fu
quasi tentato di afferrarla per un braccio e di stringerla forte a
sé, ma poi si ricordò della donna alla sua destra e non
poté far altro che dire -Allora abbiamo un caso? -
-No.Ecco io ho bisogno di ...-
Elliot percependo il suo disagio la interruppe -Vieni facciamo due
passi -e senza preoccuparsi di sua moglie, uscì e disse -Vengo
fra un po’ non aspettarmi.-
Erano seduti su quella panchina da quasi dieci minuti ma nessuno dei due parlava
-Allora mi vuoi dire cosa ti tormenta . - disse Elliot
-Mi dispiace non sarei dovuto venire da te a quest'ora , ma....non so
perché avevo bisogno di dirtelo.-disse Olivia abbassando lo
sguardo
-Cosa devi dirmi , mi stai spaventando .-
-Oh, non devi spaventarti non è niente di grave .-
Elliot riusciva a percepire l'agitazione di Olivia e senza nemmeno si
accorgesse, la sua mano era sulla sua spalla e le sussurro -
Andrà tutto bene , dimmi cosa ti preoccupa io ti aiuterò-
-No . non puoi aiutarmi - disse Olivia alzandosi e facendo alcuni
passi. Elliot si alzò la afferrò e la costrinse a
guardarlo negli occhi.
Ed eccolo lì di nuovo quello sguardo: da quando avevano entrambi
capito i veri sentimenti che li univano Olivia, aveva visto quello
sguardo nei suoi occhi quasi ogni giorno
-Mi ha chiesto di sposarlo...-
-Cosa?- Elliot restò paralizzato
Il fatidico giorno, il giorno che lui temeva era arrivato. Il momento
in cui Olivia Benson avrebbe rinunciato al suo amore per lui era
arrivato e il suo cuore era a pezzi .
Elliot fu scosso dal suono del suo telefono, quando vide chi era la guardò negli occhi
-E' lei? Cosa aspetti rispondi -. disse Olivia
-Mi dispiace-
-Non devi è tua moglie .- rispose allontanandosi da lui
-Aspetta Olivia non andare devi ancora dirmi se hai....- ma lei era già andata via.
Era ormai notte fonda e Olivia stava dormendo:quella sera fu difficile
per lei riuscire a dormire non faceva altro che pensare a come i suoi
sentimenti per Elliot stavano incominciando a diventare pericolosi. Le
aveva dato così fastidio vederlo con Kathy a casa sua che quasi
voleva fargli una scenata di gelosia quando lui aveva risposto al
telefono invece di parlare con lei.
Fu svegliata da un rumore alla porta, impugnò la sua pistola e guardò chi era
-Elliot che ci fai qui è notte fonda .-
-Ho bisogno di te mi fai entrare .-
Allora Olivia si fece da parte per farlo entrare.
Elliot fece qualche passo dentro ,Olivia chiuse la porta e senza nemmeno accorgersene si ritrovò tra le braccia di Elliot
-Dimmi che non gli hai detto di sì,ti prego Olivia io...-la sua voce fu spezzata da una lacrima
Olivia non sapeva cosa dire era sembrato cosi freddo e distaccato qualche ora fa invece adesso...
-Non riuscivo a dormire mentre ti pensavo tra le sue braccia . Dimmi cosa hai risposto-
-Elliot non dovresti essere qui-
-Rispondi alla mia domanda -
Era fra le sue braccia e non faceva altro che pensare a quanto
questo fosse sbagliato. Desiderava questo momento più di ogni
altra cosa ma non in queste circostanze non con sua moglie che lo
aspetta a casa
-Elliot dovresti andare a casa- disse Olivia allontanandolo da lei
-Perché non rispondi alla mia domanda-
-Cos'è successo hai litigato con Kathy?- chiese dirigendosi vicino al divano
-Eh cosa c'entra questo ora?-chiese Elliot confuso
-Beh non sembravi cosi interessato qualche ora fa, eri più interessato al tuo telefono-
-Non giocare con me Olivia lo sai che non avevo scelta sapeva che ero con te. Cosa dovevo fare?-
-E dimmi , adesso lo sa dove sei?-chiese con aria di sfida
-Cosa stai cercando di fare?-disse Elliot
-Ho sbagliato Elliot non sarei mai dovuta venire da te questa sera ,perciò ti dico vai a casa prima che....-
-Prima che...cosa?-
-Elliot ma cosa vuoi da me va da lei .per favore Elliot lascia perdere.-
-E se io non voglio credimi Olivia ci ho provato ma non funziona
saperti con lui mi fa impazzire -disse mentre si avvicinava sempre di
più a lei -Lui non ti merita-
-E chi mi merita eh un uomo sposato con cinque figli? Eh Elliot.-
-No ti merita un uomo che non riesce a immaginare la sua vita senza di
te ,l'uomo che ti sogna e che quando si sveglia prega di non aver detto
il tuo nome ad alta voce.-Mentre parlava allungò la sua mano per
asciugarle le lacrime dal viso-L'uomo che ti sta fianco a fianco ogni
giorno da più di dodici anni ma che non può toccarti , ti
merita il tuo partner che ti ama come non ha mai amato nessuno in tutta
la sua vita.-poi dopo un attimo di esitazione disse -Olivia io ti
a...-ma fu fermato dalla mano tremante di Olivia
-Non farlo Elliot .non farlo.-
Ma era ormai tardi Elliot appoggiò le sue labbra su quelle di lei.
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Elliot continuava a baciarla mentre Olivia era paralizzata, ma poi le
sue braccia si mossero autonomamente e si aggrappò al suo collo.
Elliot incoraggiato da questo approfondì il suo bacio mentre la
stringeva ancora più a sé: nella sua mente sapeva che
stava sbagliando che questo avrebbe cambiato tutto fra loro ma non
riusciva a fermarsi.
Era da sempre che desiderava farlo ma non aveva mai avuto il coraggio
quella sera però, forse per paura di perderla, gli sembrava la
cosa più normale da fare.
La sola possibilità di vederla sposata con un altro uomo lo
faceva impazzire: quella donna rappresentava tutto per lui e non poteva
perderla.
Elliot affondò le mani nei suoi capelli per approfondire di
più il bacio quando squillò il telefono di Olivia.
Lei cercò di staccarsi ma Elliot la trattenne -Non rispondere-
-Elliot - ma lui continuava a baciarla sul collo Olivia allora lo spinse via e disse -Dai Elliot fermati -
Raggiunse il telefono e rispose -Benson-
-Ehi stavi dormendo ?mi dispiace. Ma non eri a lavoro?-
Al suono di quella voce Olivia sbiancò aveva dimenticato Peter e la sua proposta.
-No non stavo dormendo, cosa c'è qualcosa non va?-chiese mentre
cercava di allontanarsi, ma Elliot continuava a seguirla con lo sguardo
-No avevo solo voglia di ascoltare la tua voce Sei a casa?-
-No io sono ancora al lavoro sai un caso difficile-mentì abbassando lo sguardo per non farsi vedere da Elliot
-Peccato volevo vederti mi manchi-
-Anche tu, mi manchi ci vedremo domani ora devo andare.-
-Ti amo Olivia-
Ti amo anch'io Peter -e riattaccò
-Non sapevo che fossi così brava a mentire. Brava la mia Olivia Benson.-disse Elliot con sarcasmo.
-Ho avuto un ottimo maestro in dodici anni-
-Io non ho mai mentito né a te né a lei-disse Elliot in tono triste
-Mi sa che ti sbagli caro il mio Stabler hai mentito poco fa-
-A cosa ti riferisci
-Non puoi dire di amarmi se qualche ora fa lo hai detto anche a lei. Allora dimmi a chi hai detto la verità?-
-Olivia io...-
-Non devi giustificarti Elliot abbiamo commesso un errore e non deve più accadere.-
Non sapeva come affrontare quella situazione, avrebbe tanto voluto
gettarsi fra le sue braccia e lasciarsi andare , ma lei lo conosceva
bene e sapeva che se ne sarebbe pentito Lui amava la sua famiglia e non
avrebbe mai fatto qualcosa che potesse distruggerla.
-Un errore? E' questo quello che pensi?-
-Elliot ...-Olivia non riusciva a trovare le parole adatte lei lo amava ma non poteva farlo non era giusto
-Cosa gli hai risposto?-chiese Elliot indispettito
-Cosa c'entra questo adesso-
-Sei venuta da me a casa mia per dirmi una cosa del genere e ora non mi dici cosa gli hai risposto?-
-Scusami tanto se ti ho disturbato, non lo farò più-
-Gli hai detto di si vero?-
-Elliot è meglio se vai a casa-
-Perché diavolo me lo hai detto se non vuoi dirmi cosa hai risposto-
Era ormai arrabbiato con lei. sicuramente aveva detto di sì e
non aveva il coraggio di dirglielo. Ma perché l'aveva baciata
cosa credeva di fare lui era sposato:a cosa stava pensando di certo non
alla sua famiglia e soprattutto non a sua moglie.
Per venti anni ha cercato di far funzionare il suo matrimonio e ora gli
bastava sapere che Olivia avesse un fidanzato per mandare tutto
all'aria.
-Forse hai ragione -disse Elliot -Io torno dalla mia famiglia ti faccio tanti auguri.-
-Aspetta non essere ridicolo quali auguri mi fai-, disse Olivia incredula al suo atteggiamento.
-Cosa stai cercando di fare vuoi prenderti gioco di me?Sai quello che provo e continui ancora a fare il doppio gioco?-
-Ehi non sono io quella sposata e non sono io quella che ha iniziato tutto,Sei stato tu a baciarmi.-
Ora lei era furiosa ma cosa stava succedendo un attimo prima si
baciavano e l'attimo dopo litigavano:com’erano arrivati a questo
punto.
-Sai cosa ti dico forse hai ragione ho iniziato io ma tu non mi hai
fermato. Abbi il coraggio di ammettere che lo volevi quanto me. Vuoi
iniziare così la tua storia con lui? -
-Sei uno stronzo Vai via da casa mia. Ti odio!!!!!
-Dove sei stato? E non dirmi a lavoro perché ho chiamato e lo
sai meglio di me che non eri lì- Kathy era veramente infuriata
odiava quando il marito spariva nel bel mezzo della notte senza dirle
niente.
-Ne parleremo domani ora torna a dormire .-
- Sei stato con lei .-
-Non essere ridicola .-
- Puzzi di lei Elliot !!!-
- Ha avuto un problema con l'auto ha litigato con Peter e sono andato
ad aiutarla soddisfatta ora?- disse Elliot arrabbiato con se stesso per
essere così bravo a mentire a sua moglie.
- Mi dispiace - disse Kathy con un filo di voce si sentiva in colpa per
aver dubitato del marito - Perché non me lo hai detto
subito?-
- Perché credo che non sia giusto parlare dei suoi problemi con chiunque lei si fida di me .-
- Posso capire ma io non sono chiunque sono tua moglie .-
- Lo so credimi lo so bene ora torna a dormire è tardi.-
Quella notte fu difficile addormentarsi per entrambi gli avvenimenti di
quella sera avevano compromesso per sempre la loro partnership e la
loro amicizia. Anzi loro non erano più amici da molto tempo
ormai ....da quando lei era partita per l'Oregon ...anzi forse dal caso
Gitano quando avevano messo i loro sentimenti sul lavoro.
Quando suonò la sua sveglia Olivia era già pronta per
andare al lavoro : aveva dormito pochissimo non aveva fatto altro che
pensare a quel bacio .Sognava da sempre quel momento e purtroppo non le
aveva dato la giusta importanza e aveva il sospetto che lo stesso
avesse fatto Elliot. Ora non sapeva come affrontarlo di sicuro era
ancora arrabbiato e non sapeva come comportarsi:il guaio era che oggi
dovevano seguire un sospettato e questo significava ore chiusa in auto
da sola con lui.
Quando arrivò lui non era ancora arrivato e la cosa non la
stupì affatto ultimamente lui era sempre in ritardo forse aveva
problemi a casa o semplicemente suo figlio non lo faceva dormire
abbastanza.
-Olivia dov'è Elliot? - chiese Cragen
- Ha avuto un problema arriverà tra poco - disse Olivia cercando di coprirlo con il suo capo
-Allora vai con Fin per vedere se la Warner ha qualcosa per noi.-
Olivia non se lo fece dire due volte era ben felice di rimandare il suo incontro con Elliot
Olivia e Fin stavano davanti all'ascensore aspettando che si
aprisse quando si aprì i suoi occhi incontrarono quelli
azzurri di lui
-Dove stai andando?-chiese Elliot sorpreso nel vederla con Fin
-Buongiorno anche a te Elliot- disse Fin percependo la tensione tra i due
- Hai chiesto di lavorare con lui?- continuò ignorando Fin
- No eri in ritardo e allora Cragen mi ha chiesto di ...-
- Hey ma qual è il tuo problema Stabler te la riporto tra una mezz'ora ok? Ora dobbiamo andare Melinda ci aspetta.-
Mentre le porte dell'ascensore si chiudevano Elliot non poteva fare
altro che pensare che la stesse perdendo era sembrata felice di
lavorare con Fin non lo aveva neanche avvisato che questa mattina era
stata assegnata con Fin. Avevano una buona intesa lui subito aveva
percepito la sua incertezza e aveva cercato di allentare la situazione:
da quando lui l'aveva salvata dall'aggressione che subì sotto
coperture aveva sempre un atteggiamento protettivo nei suoi confronti
- Sei arrivato -disse Cragen
-Mi disp...-
-Si lo so Olivia mi ha detto che l'hai avvisata e che hai avuto un problema.-
-Te lo ha detto Olivia?- chiese sorpreso nonostante quello che era
successo lei lo aveva coperto e senza che lui le chiedesse niente
doveva ringraziarla ma come? Era sembrata così triste e
arrabbiata.
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Non avevano lavorato insieme per niente quel giorno lei era stata
bloccata su un caso con Fin e lui invece aveva cercato di tenere sotto
controllo gli spostamenti del loro sospettato e aveva capito che amava
guardare le coppiette nel parco per poi attaccarle.
Era ormai sera quando i quattro si prepararono per il loro appostamento
-Allora Olivia mi ridai il mio partner o mi vuoi scaricare il tuo.- disse Munch
- Ma la smetti di dire sciocchezze e ti muovi .-disse Fin
-Ma cosa ho detto di male .-
-Niente è solo che Fin ha sentito la tua mancanza e non vede l'ora di restare da solo con te .-rispose Olivia scherzando
-Oh amico questo mi lusinga ma la prossima volta cerca di essere
più discreto impara da Elliot che non fa trapelare niente, anche
se è stato tutta la giornata a fissare la sedia vuota di fronte
a lui e il telefono aspettando una telefonata dal suo partner.-
Olivia rimase sorpresa da quelle parole e cercò il suo sguardo
per capire se fosse vero o era solo uno scherzo di Munch ma Elliot
distolse lo sguardo afferrò le chiavi e uscì .
Erano rinchiusi in macchina da un'ora ormai e del loro sospettato
nemmeno l'ombra .C'era un silenzio imbarazzante nessuno dei due aveva
l'intenzione di dire qualcosa .Il silenzio fu rotto dallo squillo di un
telefono
-Benson-
-Ciao Olivia stai lavorando?-
-Si -
-Non sei sola? Non puoi parlare?-
-Sono rinchiusa in auto con Elliot per un appostamento-
-Avete litigato? sembri infastidita.-
-Peter non mi va di parlarne volevi qualcosa?-
-Torni a casa o resti con lui?-
-Lui chi?Non ho proprio voglia di litigare sto lavorando Peter non me
la sto mica spassando e sicuramente non con Elliot.Anch’io vorrei
essere in un altro posto credimi-
-Scusami non volevo mi chiami quando torni a casa, voglio stare con te mi manchi.-disse Peter
-Spero di tornare presto anch’io voglio vederti .Ti chiamo.- e riattaccò
Elliot aveva sentito tutta la conversazione era la prima volta che
Olivia era stata così aperta di solito era più riservata
e non lo lasciava assistere alle sue telefonate.
-Mi dispiace che hai dovuto assistere.-disse Olivia piano
Bé ci sono abituato sembrava una delle mie conversazioni con Kathy.- sospirò Elliot
-Come siamo arrivati a questo punto?-
-Io non lo so. Cragen mi ha detto di questa mattina volevo ringraziarti.-
-Non devi ho solo fatto il mio lavoro.-rispose Olivia senza guardarlo negli occhi
- Che cosa vuoi dire?-
-Dai Elliot lo sai sono il tuo partner è mio dovere pararti il
culo con Cragen , con i tuoi figli e anche con tua....con Kathy.-
-Io non ti ho mai chiesto di farlo-
-Non è quello che ho detto.-
-Senti se sei costretta a stare qui con me non è colpa mia. Ok?
Ho capito che vorresti essere con lui ma io non posso farci niente.-
-Ma cosa diavolo stai dicendo?-
-Hey ragazzi eccolo, il nostro uomo sta venendo verso di voi.- la voce di Munch li distolse dalla loro conversazione
-Si lo abbiamo visto- rispose Elliot
- Ragazzi fate qualcosa se vi vede capisce e scappa-
-Ma...-
-Forza Elliot fai l'uomo e fai finta di baciarla penserà che siate una coppia -
Ma Elliot non riusciva a farlo si sentiva come bloccato: aveva paura di
non riuscire a fermarsi e sapeva benissimo che Olivia non lo avrebbe
mai perdonato
Seduto in quell’auto, non sapeva come
comportarsi, era agitatissimo e Munch non gli facilitava di certo la cosa.
-Stabler ma che fai, dormi?-
Chiuse gli occhi, cercando di
prendere una decisione. Fu Olivia a prendere in mano la situazione, si mise cavalcioni
sulle sue gambe e nascose il viso nel suo collo. Il cuore di Elliot iniziò a
battere forte, sentire il suo corpo praticamente incollato al suo, fu una
sensazione incredibile.
-Olivia ma che…-
-Presto finirà tutto, ora cerca per
lo meno di essere convincente!-
Elliot appoggiò le mani sui suoi
fianchi e la sentì tremare. Piano la strinse attirandola a sé. Fu invasa da un
calore che partiva dal punto in cui le mani di Elliot la toccavano, per
espandersi in tutto il corpo.
-Bravi, continuate così!-
Con mani tremanti gli accarezzò il
viso, mentre lui le accarezzava la schiena. Anche se era solo per finta,
entrambi stavano provando sensazioni tutt’altro che finte.
Entrambi avevano sognato per
tantissimo tempo, di stare in quella posizione e ritrovarsi adesso, dopo il
loro bacio, era davvero complicato.
Olivia iniziò a dargli piccoli baci
sul collo, rendendogli difficile pensare. Sentire le sue labbra sul suo collo
era davvero eccitante. La strinse ancora di più a sé, tanto da sentire i suoi
seni sul suo torace.
Presa dal calore che quel contatto le
stava regalando, Olivia iniziò a muovere lentamente il bacino, suscitandogli
gemiti di piacere, che a stento riuscì a trattenere.
Quando si rese conto di quello che
aveva fatto, arrossì violentemente, nascondendo ancora di più la testa nel suo
collo.
A quel punto Elliot non era più in
grado di riflettere, non dopo quello che aveva fatto Olivia. Le prese il volto
tra le mani e la baciò.
-Ehi, ragazzi ma che fate?-
Olivia si staccò da Elliot per
guardarlo negli occhi, lui la afferrò per la nuca, con l’intento di continuare
quello che aveva interrotto. Olivia lo fermò indicando gli auricolari.
Che stupido, sentiranno tutto! Pensò Elliot.
Con movimenti decisi e veloci, si
tolse gli auricolari interrompendo ogni contatto con l’altra auto.
-Così siamo completamente soli!-
disse sfoggiando il suo sorriso marchi Stabler.
-Elliot non peggioriamo la situazione!- lui
però non la stava ascoltando, la attirò a sé e le sussurrò –Ti
voglio!-
Non poté far almeno che unire di
nuovo le labbra alle sue, non riusciva a resistere a quello sguardo. Si
baciarono con ardore, facendo scontrare avidamente le loro lingue. In
pochissimo tempo l’auto si riempì di gemiti e sospiri. Ormai in preda alle loro
emozioni, avevano completamente dimenticato di essere osservati da un uomo che
godeva nel vederli.
Elliot allungò le mani sotto la
maglietta, per entrare in contatto con la pelle calda di Olivia. Anche se aveva
le mani fredde, Olivia avvertiva di andare a fuoco dove lui la toccava. Iniziò
a muovere di nuovo il bacino, facendolo eccitare ancora di più. Strinse le mani
forte sulla sua pelle, mentre cercava di trattenersi: moriva dalla voglia di
accompagnare ogni sua mossa, con delle spinte.
-Olivia, se continui così, non riuscirò a
fermarmi!- ansimò.
Proprio quando Elliot spinse il suo
bacino verso quello di Olivia, furono interrotti da una pistola puntata su di
loro.
Cazzo! Avevo completamente
dimenticato quel pervertito!
*****
Tornati in centrale, non si erano più
parlati. Avevano incastrato il colpevole e ora erano occupati con i loro
verbali. Olivia guardò l’orologio: era tardissimo. Alzò il viso dal computer,
per fissarlo sulla sedia vuota di fronte a lei. Non lo vedeva da un po’, forse
era tornato a casa. Si guardò intorno e, solo ora, notò che era rimasta sola.
Prese il cellulare e chiamò Peter. Dopo due squilli s’inserì la segreteria
telefonica.
Stupendo quando ha bisogno di te, non
ci sei mai!
In realtà aveva bisogno di sentire la
sua voce per cancellare tutti quei pensieri che affollavano la sua mente. Non
riusciva ad allontanare i ricordi di quanto accaduto qualche ora prima. Era
stato sul punto di fare l’amore con Elliot proprio mentre era in servizio.
Esausta dalla giornata trascorsa, dai
suoi pensieri e soprattutto dal desiderio che quell’uomo era riuscito a
svegliare in lei, decise di ritornare a casa. Andò agli armadietti, per prendere
alcune cose, quando il suo cuore si fermò. Lui era lì, seduto su una panca, con
la testa fra le mani. Si bloccò e non riusciva a muoversi. Avevano
completamente rovinato la loro amicizia e ora non sapeva come comportarsi.
Poteva sempre giustificarsi affermando di averlo fatto solo per il caso.
Sarebbe stato tutto inutile, non ci avrebbe creduto mai. I gemiti e le reazioni
del suo corpo a quel contatto, non potevano essere finti.
-Sei ancora qui? Credevo fossi
tornato a casa!- il suo tono era teso.
Alzò il viso per intrecciare lo
sguardo con quello di lei.
-Avevo bisogno di fare una doccia!-
Anche lei aveva bisogno di una
doccia, ma si era rifiutata di alimentare voci, che sicuramente Munch già stava
diffondendo.
-Ora ti conviene andare, Kathy sarà in
pensiero!-
Elliot si alzò e disse –Cos’era quello?-
-Tu non ti decidevi a muoverti, così
ho preso io l’iniziativa!- disse dandogli le spalle.
-E c’era proprio bisogno di
strusciarti in quel modo?- la sua rabbia cresceva sempre di più.
Sai benissimo che con me non puoi
fingere, perché continui a farlo?
-Scusami tanto se ho urtato la tua
sensibilità! Non volevo turbarti!- rispose con sarcasmo.
Prese alcune cose dal suo armadietto,
le mise in borsa, richiuse l’armadietto con uno scatto e si girò per andarsene.
Il suo braccio fu fermato dalle forti dita di lui. Proprio nel punto dove
quelle dita sfioravano la sua pelle, sentì bruciare.
Elliot non toccarmi!
-Anche quando tremavi tra le mie
mani, stavi fingendo?-
Lei aveva il viso abbassato senza
rispondere.
-Olivia rispondimi!-
-A cosa servirà? Tu sei sposato ed io….-
Strinse forte le mani sul suo
braccio.
-Tu cosa? Lo ami?-
-Elliot…...-
-Olivia stavamo per fare l’amore in quella
macchina, non hai potuto fingere in quel modo. Il tuo corpo ha reagito a ogni
mio tocco!-
-Cosa vuoi che ti dica? Non sono
riuscita a controllarmi, ti chiedo scusa!-
Aveva gli occhi pieni di lacrime,
mentre cercava di allontanarlo. In tutta risposta Elliot la strinse forte
accarezzandole la schiena.
-Non devi scusarti, io lo volevo
almeno quanto te!-
Al suono di quelle parole non riuscì
a fermarsi, si aggrappò a lui e lo baciò. Elliot la strinse forte, spingendola
con la schiena agli armadietti. Continuavano a baciarsi, mentre le mani
iniziarono a muoversi di volontà propria.
Salve a tutti come promesso ho
ripreso la mia storia. Questo capitolo è breve, ma fatemi sapere se vi piace la
piega che sta prendendo la storia. Aspetto con ansia di sapere se secondo voi devono
cedere al loro amore, oppure devono cercare di resistere ancora!
Un bacio e a presto.
PS ho deciso di cambiare il rating
per essere più sicura!
Continuava a rigirarsi nel letto,
cercando di non svegliare la donna al suo fianco. Non riusciva proprio a
dormire. La sua mente sembrava una macchina i cui ingranaggi non volevano
smettere di muoversi. Si voltò per guardare l’ora.
Cazzo! Se continuo così, non dormirò
per niente!
Prese il cellulare per vedere se per
caso avesse qualche chiamata.
Che stupido, cosa ti aspettavi?
Sospirò pesantemente, cambiando
ancora una volta la posizione. Ora era di fronte a quella donna, che da anni
divideva il letto con lui. La vedeva dormire tranquilla e un senso di colpa lo
invase. Nella sua vita, mai avrebbe pensato di ritrovarsi in una situazione del
genere: legato a una donna che non amava più e costretto a stare fianco a
fianco con la donna che amava, senza poterla avere.
La sua mente ritornò a qualche ora
prima, quando la stringeva forte tra le sue braccia, ripensava ai suoi gemiti e
alla morbidezza della sua pelle.
Dannazione, ora basta!
Un leggero movimento della donna al
suo fianco lo fece immobilizzare.
-Non dormi?- chiese, ancora
assonnata.
-No, ma tu torna a dormire!-
-Un caso difficile?- Kathy si mise
sul fianco per guardarlo in faccia.
-Si- mentì spudoratamente.
-Ne hai parlato con Olivia?-
Non rispose si limitò solamente a
fissarla.
-Non guardarmi così, lo dici sempre
anche tu! Solo lei può aiutarti. Ti sto solo dicendo di chiamarla e di parlarne
con lei!- gli diede un bacio a fior di labbra e poi sussurrò –Non ci posso
credere ho consigliato a mio marito di chiamare un’altra!-
Come vorrei che fosse così facile!
Questa volta però neanche Olivia può aiutarmi!
Era stato sul punto di tradire la
moglie, ma la cosa che più non riusciva a sopportare è che aveva compromesso il
suo rapporto con lei. In tutti questi anni, la paura di perderla come partner,
lo aveva sempre portato a reprimere qualsiasi tipo di sentimento nei suoi
confronti.
Esausto ormai di restare a
tormentarsi nel letto, si alzò e si diresse in salone. Guardò di nuovo
l’orologio e capì che tra quasi tre ore l’avrebbe rivista. All’improvviso il
suo cellulare squillò.
-Stabler!-
-Abbiamo un caso!-
Erano ormai da quattro ore sulla
scena del crimine, Melinda aveva fatto trasportare il cadavere e ora non
restava che aspettare la scientifica. Si sentiva esausta e aveva un tremendo
bisogno di un caffè. SI guardò intorno e l’unica cosa che vedeva erano i suoi
colleghi intendi a lavorare. Si allontanò per sedersi su una panchina, poco
distante. Chiuse gli occhi e iniziò a massaggiarsi le tempie. Avvertiva un
fastidioso mal di testa ed erano solo appena le otto. A volte odiava il suo
lavoro proprio per questo, non aveva orari. Quando aveva avuto la telefonata,
si era sentita sollevata dal momento che non riusciva a dormire, ora, però
desiderava tornare a casa e riposare. L’aroma di caffè invase prepotente i suoi
sensi, costringendola ad aprire gli occhi. Lui era lì con una tazza di caffè
fumante. Con un sospiro di sollievo, la prese e lo ringraziò.
Sapeva sempre come aiutarla, anche
con un semplice caffè.
-Penso che possiamo tornare in
centrale, il nostro lavoro qui è finito!-
-Ti raggiungo tra cinque minuti!-
Elliot la fissava, di solito
arrivavano sul lavoro insieme, questa mattina invece lei era venuta con la sua
auto, dicendogli che non era a casa. L’idea di dove potesse essere lo aveva
turbato tanto. Si sedette accanto a lei, facendo attenzione a non toccarla.
Restarono in quella posizione per quindici minuti, senza dire una sola parola.
C’era un silenzio che stranamente riuscì a calmare gli animi di entrambi. Era
sempre così, bastava solo la presenza dell’altro per sentirsi meglio.
-Ora possiamo andare- si alzò e
aspettò che lui la imitasse. Si diressero alle loro auto e prima di salire
sulla sua Oliva lo chiamò e gli disse
-Grazie!-
Conoscendolo bene sapeva benissimo
che stava soffrendo almeno quanto lei, ma aveva comunque deciso di starle
accanto senza chiedere nulla. Aveva trascorso la notte a chiedersi come avrebbe
dovuto reagire, ecco perché era venuta a lavoro con la sua auto. Non era ancora
pronta a restare rinchiusa al suo fianco, nello spazio ridotto di un auto.
Quando arrivarono in centrale, si dedicarono completamente al caso e su ordine
di Cragen, Elliot fu affiancato da Munch mentre Olivia da Fin. Non avevano
avuto nessuna opportunità di parlare della sera prima.
-Finalmente ho finito!- esclamò
stiracchiandosi e guardandosi intorno. Anche questa sera aveva fatto tardi ed
era tutto solo. Fin e Munch erano tornati a casa, mentre di Olivia non sapeva
nulla. Non riusciva a capire se, lo stesse evitando, o se era frutto della sua
immaginazione. Spense il computer, si alzò dalla sedia quando il telefono
squillò.
Dannazione, hanno sempre la capacità
di suonare nel momento sbagliato!
-Detective Stabler!-
-Elliot sono Peter. Olivia è con te?-
-No non sono mica la sua babysitter!-
-Scusa è che non la vedo da qualche
giorno e…-
Come? E allora dov’era questa notte?
Uno strano presentimento lo assalì.
Mi ha mentito! Non voleva restare
sola con me!
Incurante dell’altra persona al
telefono, riattaccò, prese le sue cose e andò da lei. Non sapeva se fosse
ritornata a casa, ma aveva tutta l’intenzione di parlarle.
Quando arrivò, mostrò il suo
distintivo al portinaio per farlo passare. Di solito gli bastava bussare il
citofono e Olivia gli apriva, ora aveva paura che lei non volesse vederlo.
Arrivò alla porta e bussò. Nessun segno di vita, prese il cellulare e schiacciò
il tasto delle chiamate rapide. Dopo qualche secondo sentì il telefono
dell’altra squillare.
Allora sei in casa!
-Non dirmi che abbiamo un caso!- fu colto
alla sprovvista dalla sua voce.
-Aprimi!-
-Ma dove sei?-
-Olivia aprimi!-
Indossò l’accappatoio e si diresse
alla porta, la aprì e fu sorpresa nel ritrovarselo lì, con un aria tutt’altro
che rilassata.
-Perché non hai bussato?- gli chiese
facendosi da parte per farlo entrare.
-L’ho fatto, ma non aprivi!-
-Stavo facendo il bagno, non ti ho
sentito. Che cosa volevi?-
Si sedette sul divano e solo ora
realizzò che aveva addosso solo un accappatoio. Il suo cuore iniziò a battere
forte.
Non è possibile, riprenditi Stabler!
-Allora? E successo qualcosa?-
sembrava infastidita dalla sua visita.
In realtà aveva deciso di rimanere da
sola e cercare di recuperare qualche ora di sonno.
-Dove sei stata ieri?- chiese
all’improvviso.
-Perché lo vuoi sapere?-
Che abbia scoperto la verità?
-Peter mi ha detto che non ti vede da
qualche giorno. Se non eri con lui, dove sei stata?-
Aveva parlato con Peter alle sue
spalle!
Si sentiva agitata, aveva cercato per
tutta la giornata di non restare sola con lui e adesso lui si piombava in casa
sua per farle una scenata?
-Credo che questi non siano affari
tuoi! Ora se hai finito, io dovrei finire di…-
Elliot si alzò di scatto e si parò
davanti a lei, fissandola dritta negli occhi.
-Non cercare di fuggire. Mi dispiace
per quello che è successo. Ma non allontanarti da me!-
Nei suoi occhi poteva vedere angoscia
e dolore, facendola sentire male. Sapeva benissimo che anche lui stesse
soffrendo, ma era stato più forte di lei, quella mattina non aveva avuto le
forze per affrontarlo.
-Non mi sto allontanando, ho solo
bisogno di stare da sola!-
Aveva bisogno di riprendere la
situazione che le era sfuggita. Aveva impiegato anni per stabilire quella linea
di confine ed era bastato un secondo per oltrepassarla. Moriva dalla voglia di
gettarsi tra le sue braccia e aprirgli il cuore, ma non poteva farlo. Aveva
addirittura pensato di chiedere il trasferimento, poi però non riusciva a
vedere la sua vita senza quell’uomo. Era così confusa che non sapeva più cosa fosse
giusto e cosa fosse sbagliato.
Percependo la sua confusione,
appoggiò le mani sulle sue spalle e cercò di attirarla a sé. Olivia però lo
allontanò.
-Olivia se non avesse squillato il
telefono, noi avremo…-
-Lo so, lo so Elliot!- lo interruppe
con gesti convulsi delle mani.
-E’ proprio per questo che abbiamo
bisogno di stare lontani per un po’!-
-Ma …-
-Non ci sono ma. Sei disposto a
lasciarla per me?-
Elliot non rispose. Non si trattava
di Kathy, ma di molte altre cose. Lui era cresciuto con l’idea del matrimonio
come una cosa sacra e poi c’erano i suoi figli. Eli era ancora così piccolo,
non poteva fargli una cosa del genere.
-Ecco vedi! Del resto io non sono
disposta a essere la tua amante!-
Elliot abbassò il viso non avendo il
coraggio di leggere il dolore che di sicuro c’era nei suoi occhi.
-Ti chiedo solo di non allontanarti
da me!- sussurrò con un filo di voce.
Da quel giorno non ripresero più quel
discorso. Ritornarono a lavorare insieme, anche se a volte aleggiava nell’aria
una strana tensione. Elliot iniziò a rinchiudersi in se stesso, escludendo
anche sua moglie. Lo stesso fece Olivia, che inconsciamente allontanava Peter
da sé.
La situazione sembrava essere rimasta
in un punto morto, intrappolando entrambi in un limbo.
Tutto però precipitò, quando si
ritrovarono all’annuale ballo di beneficenza organizzato dal dipartimento.
Anche quest’anno, come tutti gli
altri anni, il dipartimento organizzava un ballo di beneficenza.
Seduta alla sua scrivania rileggeva
il suo invito, sospirando pesantemente. Non aveva nessuna intenzione di
andarci, ma poche ore prima Cragen le aveva gentilmente ricordato, che la sua
presenza era espressamente richiesta, in quanto in quell’occasione avrebbe
ricevuto un riconoscimento.
Ora, mentre rigirava quell’invito tra
le mani, sperava solo di essere chiamata per un caso, per poter così rifiutare.
Non amava particolarmente quelle
feste, anche perché si sentiva fuori luogo. Ogni anno vedersi circondata da
tutti i suoi colleghi con i rispettivi compagni, mentre lei era da sola, era
frustante.
Ma tu non sei sola! Tu hai Peter! Le urlò una vocina nella sua testa.
Peter!
Quest’anno sarebbe stato diverso,
forse peggio degli altri anni. Ritrovarsi accompagnata da Peter e incontrare
lui con sua moglie!
-Ehi ci sei?- Fin era davanti a lei,
mentre le sventolava un foglio.
-Scusa, cosa c’è?-
-Ti ho portato il dossier che mi
avevi chiesto!-
-Grazie!-
Fin si allontanò dalla sua scrivania,
poi voltandosi le disse –Quest’anno ci verrai?-
-Non posso rifiutare, sembra che
dovrò ritirare un riconoscimento!- rispose, con un sospiro di esasperazione.
In quell’istante arrivò Kathy con in
braccio Eli. Si guardava intorno in cerca del marito.
-Ciao Olivia, dov’è mio marito?- il
suo tono era distaccato, era sempre così negli ultimi anni. Da quando si era
separata dal marito, aveva cambiato atteggiamento nei suoi confronti.
Nonostante Elliot fosse ritornato da lei, continuava a trattarla come sua
nemica.
-E’ fuori per un caso, ma tornerà
presto, accomodati!- le rispose Olivia gentile. Appoggiò l’invito sulla
scrivania, era a disagio con quella donna accanto, soprattutto dopo quello che
era successo con suo marito.
-Tu perché non sei con lui?- le
chiese all’improvviso Kathy. Ultimamente aveva notato qualcosa di strano in
Elliot, aveva cercato di chiedergli cosa c’era che non andasse, ma come al
solito, lui non le disse nulla.
-Sai può capitare di dover lavorare a
casi diversi, non stiamo mica sempre appiccicati!- rispose Olivia, mentre
continuava a sentirsi a disagio.
Quella donna aveva la capacità di
farla sentire in colpa, anche se in fondo non aveva fatto niente.
O quasi…
Erano passati quarantacinque minuti,
Kathy era in bagno con il piccolo, quando sentì dei passi arrivare alla sua
destra, molto lentamente girò il viso, per ritrovarsi Elliot con due tazze di
caffè tra le mani. Con passo deciso si diresse verso di lei e appoggiò le tazze
sulla scrivania.
-Oh grazie Elliot, sei il migliore!-
-Visto? Mi chiedo come faresti senza
di me!- scherzò con orgoglio.
-Non montarti la testa!- alzò lo
sguardo e solo ora vide un bruttissimo taglio al collo.
Oh mio dio!
D’istinto si alzò e mise la mano
sulla ferita.
-Cosa ti è successo?- il terrore s’impossessò
del suo cuore.
-Non è nulla, solo un graffio!- cercò
di tranquillizzarla Elliot.
-Un graffio? Ma hai dei punti! Che
cosa è successo?-
Olivia con dita tremanti, iniziò ad
accarezzargli la ferita. Era così spaventata che per un attimo, dimenticò dove
si trovavano e chi c’era in quella stanza. Quella ferita le fece tornare alla
mente un altro episodio. In quell’occasione era lei a essere ferita, era lui a
essere terrorizzato. In quell’occasione per la prima volta misero i propri
sentimenti al di sopra di tutto e tutti. In quell’occasione per il loro amore,
avevano perso un bambino, e avevano rischiato di rovinare per sempre la loro
partnership.
-Olivia non è nulla, davvero!- le
disse prendendole la mano nella sua. I loro occhi s’incontrarono ed Elliot vide
i suoi occhi pieni di paura, proprio come allora.
Un leggero colpo di tosse, li
sorprese alle loro spalle. Elliot rimase pietrificato nel vedere la moglie con
il suo bambino. D’istinto lasciò andare la mano di Olivia, e fece un passo indietro,
per allontanarsi da lei. Olivia abbassò lo sguardo e senza voltarsi lasciò la
stanza.
Sentiva un dolore al cuore, un misto
tra paura, per averlo quasi perso, e rabbia perché aveva scelto ancora lei!
-Kathy è successo qualcosa?-
-Devi dirmi tu cos’era quello
sguardo!- aveva un tono freddo e distaccato.
-Non iniziare, non qui!- Elliot si
avvicinò e prese il bambino in braccio, dandogli un bacio tra i capelli.
-Lei allora che ti tocca? A lei non
dici niente?-
-Non essere stupida era semplicemente
preoccupata e poi lei non mi tocca!-
Era sdraiata sul letto, dove di
solito riposava, quando era di turno la notte. Non aveva proprio voglia di
ritornare di là e assistere alla sua conversazione con la moglie. Quando aveva
visto quel graffio, si era lasciata prendere dalla paura, da dimenticare della
sua presenza. Proprio come aveva fatto Elliot, qualche anno prima, quando
vedendola a terra, ferita alla gola, si era completamente dimenticato di quel
bambino, per correre da lei. All’improvviso sentì il letto alla sua destra
sprofondare e senza aprire gli occhi, capì subito che era lui.
-Mi dispiace per prima, non volevo
metterti in difficoltà con lei!- sapeva benissimo che la moglie gli avrebbe
fatto una scenata.
-Come stai? Sembravi così
terrorizzata! Ma sto bene, non è nulla!-
-Perché non mi hai chiamata? Ti avrei
raggiunto in ospedale- si era messa seduta, con le spalle appoggiate allo
schienale. Lui la guardava e le sorrise, amava profondamente quando si
preoccupava di lui, lo faceva sentire amato.
-Scusami, ma non volevo farti
preoccupare!-
Senza riflettere avvicinò il viso al
suo, guardandola dritto negli occhi. Appoggiò la fronte alla sua e sospirò
pesantemente.
-Ti ha visto mentre toccavi la ferita
e si è arrabbiata!- chiuse gli occhi, mentre si riempiva del suo odore.
Non sapeva perché le stesse dicendo
una cosa del genere, ma ormai la considerava parte della sua vita e non
riusciva a nasconderle nulla.
-Elliot hai ricevuto l’invito per il
ballo di beneficenza?-
Sorrise al suo tentativo di cambiare
argomento, sapeva benissimo che odiava essere la causa delle sue lotte con la
moglie, fu proprio per questo che assecondò il suo gioco, annuendo con la
testa, senza staccarsi da lei.
-Elliot io devo andarci-
-Lo so, anch’io devo andarci sembra
che dovrò premiare una splendida detective-
Olivia si staccò da lui e sorpresa
disse –Sarai tu a darmi il riconoscimento?-
E ora? A quella festa ci sarà sua
moglie, ci sarà Peter….
-Perché hai quello sguardo? Cosa ti
preoccupa?-
-Lo sai vero che io dovrò venire con
Peter?-
-Perché? Puoi sempre lasciarlo a
casa!-
-Tu la lasci a casa?-
Elliot sospirò pesantemente, si alzò
dal letto e iniziò a camminare per la stanza.
Non riusciva proprio a sopportare di
vederla accanto a quello, era davvero gelosissimo. Avrebbe fatto volentieri
almeno di sua moglie, ma dopo la scenata di poco prima, non poteva rischiare di
alimentare altri sospetti.
-Bene tu vai con lui, che io vado con
lei!- disse uscendo, sbattendo la porta alle sue spalle.
-Elliot aspetta non fare il bambino!-
si alzò e aprì la porta per fermarlo, ma fu tutto inutile, lui era già
impegnato in u caso con Munch.
Quando tornò a casa, trovò Peter che la
aspettava fuori casa. Si avvicinò a lei e la strinse a sé. Erano due giorni che
non si vedevano e lui sembrava aver bisogno di lei. Entrarono e mentre Olivia
andò a farsi una doccia, Peter cucinò qualcosa per la cena. Trascorsero una
serata tranquilla, evitando di parlare di lavoro. Olivia decise di andare a
letto presto, visto che il suo turno iniziava presto e senza dire una sola
parola, lo afferrò per mano e lo condusse in camera con sé: si addormentarono
abbracciati. Era da un po’ di tempo che non avvertiva più la stessa attrazione
di una volta, ma non voleva affrontare questo problema, anche perché sapeva
benissimo il motivo.
Elliot! Lui era il motivo!
Era ormai arrivato il fatidico giorno
del ballo, come previsto Olivia si presentò con Peter ed Elliot con Kathy.
Quella sera Kathy si era mostrata stranamente gentile nei confronti di Olivia,
forse perché l’aveva vista con Peter. I due si scambiarono pochissime parole,
anche se di nascosto continuavano a fissarsi.
La sala era piena di poliziotti e
Peter iniziava a sentirsi a disagio, non sapeva esattamente come comportarsi.
-Allora Olivia come ti senti? Sei
emozionata?- Olivia si voltò per vedere chi avesse parlato.
-Ash tu che ci fai qui?- chiese con
titubanza.
-Quando ho saputo che ci saresti
stata anche tu, non ho potuto rifiutare l’invito di una collega!- rispose,
avvicinandosi a lei.
-E la tua collega sa che la stai
usando per vedere la mia collega?- il tono della sua voce era duro e
protettivo. Incurante degli sguardi di sua moglie e di Peter, s’intromise tra i
due impedendogli di avvicinarsi a lei.
Ash sorrise beffardo e disse –Sempre
possessivo, non sei cambiato affatto. Mi domando come faccia a sopportarti!-
Olivia iniziava a sentirsi a disagio, Elliot sembrava veramente sul punto di esplodere.
La situazione era davvero critica con Kathy e Peter che assistevano a quella
scena alquanto infastiditi.
-Povera la donna che avrà la sfortuna
di viverti accanto, credo che solo Olivia abbia la pazienza necessaria per
farlo-
Ma cosa diavolo stai dicendo?
Quando Ash collaborò con loro, Elliot
sin dall’inizio si mostrò ostile nei suoi confronti. Ricordava ancora benissimo
quando la accusò di averlo messo da parte.
“Siamo una squadra e spetta a me
guardarti le spalle” le
aveva detto, specificando chiaramente che non voleva cederla a lui. Del resto
con lui era sempre stato così, anche con Dean.
Un leggero colpo di tosse la distolse
dai suoi pensieri.
-Sono spiacente d’informarla che
Olivia non è l’unica donna a riuscire a stargli accanto! Vero amore?- sorrise,
anche se si vedeva lontano un miglio che era arrabbiata.
-Oh quindi c’è una signora Stabler.
Mi scusi non volevo mancarle di rispetto. Visto che lui è impegnato, che ne
dici di unirti a me questa sera, Olivia?-
Il viso di Elliot si tinse improvvisamente
di rosso, la collera si stava impossessando di lui.
-Mi dispiace ma sono felicemente
impegnata- rispose Olivia indicando Peter.
-Oh! Con lui non sei scontroso?-
-Se non la smetti ti faccio vedere
davvero cosa significa per me essere scontroso!-
Vedendo che la situazione stava per
degenerare, Olivia decise di intervenire.
-Senti Ash, mi fa piacere di averti
rivisto, ora però è meglio se torni dalla tua collega-
Tra i quattro scese un silenzio
imbarazzante, era innegabile che la reazione di Elliot era stata ben
interpretata da tutti.
Gelosia. Lui era geloso!
Peter sembrava particolarmente
infastidito e con una stretta intorno al braccio di Olivia, la condusse in un
posto meno affollato.
-Mi vuoi spiegare cosa significava
quella scena?-
Non sapeva come rispondergli, era la
prima volta che Peter si mostrava in qualche modo alterato.
-Sai com’è fatto, non prendertela!-
cercò di giustificarsi Olivia.
-Io so benissimo lui com’è fatto.
Quello che non capisco è il tuo comportamento. Non fai nulla per fermarlo, anzi
sembra quasi ti faccia piacere che sia così geloso!-
Oh cavolo e adesso?
La situazione le stava completamente
sfuggendo di mano, se anche Peter iniziava a infastidirsi del loro comportamento,
era la fine.
-Ma che dici?- era incerta su come affrontare
quella discussione.
-Non cercare di sviare le cose.
Quando sei con me, cerchi sempre di non farlo ingelosire, quando in teoria
dovrebbe essere il contrario. Anche prima, non ti sei minimamente preoccupata
di presentarmi a quel tuo collega, ma hai cercato solo di non far ingelosire
lui!-
-Qual è il tuo problema? Vuoi che ti
presenti ai miei colleghi?-
Peter rise sarcastico captando il suo
tentativo di cambiare le carte.
-Con me non attacca, se è lui che
vuoi, prenditelo, io mi faccio da parte. Ma abbi il coraggio di dirmelo in
faccia!-
-Peter ne possiamo parlare dopo, per
favore!-
Con sua enorme sorpresa non fece
obiezioni, anche se avvertiva un certo distacco da lui. Era stufa di continuare
questa farsa, non poteva continuare così. Il suo cuore aveva già sofferto
abbastanza.
Quando tornarono in sala, Elliot e
sua moglie erano impegnati in una conversazione, Olivia si avvicinò a loro e
gli sussurrò :-Ho bisogno di parlarti!
-Cosa diavolo credevi di fare? Lei
era lì, ma sei completamente matto?-
-Perché ti scaldi tanto? Volevi forse
restare con lui?-
Lui la guardava, era davvero
bellissima quella sera. Quell’abito nero fasciava alla perfezione il suo corpo.
Perché non riusciva a capire che era pazzamente geloso di qualsiasi uomo le si
avvicinava?
-Non essere stupido!-
Elliot si avvicinò a lei e le
sussurrò –Mi dispiace-
-No Elliot non pensare di cavartela
con un “Mi dispiace”. Lui ha capito tutto, Elliot! Perché fai sempre
così, perché riesci sempre ad allontanare tutti da me!-
-Io non ti lascio!- le sussurrò,
avvicinandosi a lei per accarezzarle il viso.
Olivia allontanò la sua mano, mentre
aveva gli occhi lucidi.
-Tu hai lei, Elliot! È lei che non
lascerai non me! Non posso certo competere con la tua famiglia!-
Avvertiva un nodo alla gola che minacciava
di trasformarsi in lacrime. Dopo quella sera di sicuro si sarebbe ritrovata di
nuovo da sola. Non poteva certo continuare così, non era giusto.
Tra i due c’era un silenzio insopportabile,
nessuno dei due sapeva cosa fare.
…E’ giunto il momento di consegnare
un riconoscimento a uno dei nostri migliori Detective dell’Unità Vittime
Speciali…
-E’ il tuo momento, vai!-
Quando salì sul palco, sentì su di sé
gli occhi di tutti gli invitati. Riuscì a intercettare lo sguardo deluso di
Peter e uno strano senso di angoscia la invase. Quell’uomo moriva per lei, le
aveva addirittura chiesto di sposarlo, accettando senza alcuna protesta la sua
richiesta di più tempo per riflettere.
E lei cosa stava facendo? Stava
giocando con i suoi sentimenti!
Quando Elliot le consegnò la medaglia
di riconoscimento, nei suoi occhi lesse tutta la sua ammirazione. Quell’uomo
era unico e insostituibile per lei. Lo ringraziò abbracciandolo forte e con sua
sorpresa lui ricambiò l’abbraccio, stringendola forte. Era davvero contenta di
poter ricevere questo riconoscimento, proprio da lui. La persona che tanto
avrebbe voluto al suo fianco in quell’occasione. Ora era nelle sue braccia
proprio come in quel giorno, quando Sonya Paxton era morta e lui l’aveva
raggiunta per stringerla forte a sé.
Ringraziò tutti i presenti poi aprì
le danze, ballando proprio con lui, il suo partner.
Elliot la stringeva forte tra le sue
braccia, mentre Olivia gli appoggiò le mani sulle spalle. Iniziarono a ballare
al tempo di musica, Olivia lo strinse forte per il collo, appoggiando la testa
sulla sua spalla.
-Perché deve essere così difficile?-
sussurrò con la voce incrinata dall’emozione. In quel momento avrebbe mandato
volentieri tutto all’aria per coronare finalmente il suo amore.
Si guardavano negli occhi senza dire
una sola parola. Il suo sguardo poi si posò di nuovo su quella cicatrice, senza
pensarci allungò la mano per sfiorarla con dita tremanti.
-Non è ancora guarita?-
Elliot le sorrise e con un tono di
superiorità rispose –Ti ho detto che non è nulla, non devi preoccuparti!-
-Parli facile tu, ma quando capitò a
me, anche tu eri terrorizzato!-
Lo sguardo di Elliot s’incupì, aveva
ragione, quella volta aveva rischiato di perderla per sempre.
-Hai ragione, ho avuto davvero tanta
paura-
-Scusami non volevo aprire vecchi
ricordi- sussurrò Olivia, togliendo la mano.
Dopo un attimo di silenzio riprese
–E’ buffo come tutto sia iniziato per una ferita al collo e ora sembra che
tutto finisca proprio per una ferita al collo!-
Tutto finisca proprio per una ferita
al collo!
Elliot si fermò di colpo, la guardò e
disse –Cosa stai cercando di dirmi?-
Olivia sospirò e alzando il viso
rispose:
-Elliot promettimi che starai sempre
bene, promettimi che non rischierai più la tua vita!-
Le accarezzò il viso e avvicinandola
ancora di più sussurrò –Vorrei farlo, ma non posso-
Sorrise triste e rispose –Hai
ragione, ma io non potrei vivere se tu…-
Vederla così triste fece nascere in
lui il desiderio di stringerla forte e di baciarla. Incapace ormai di
controllarsi, l’afferrò per il braccio e la condusse fuori da quella stanza.
Entrò in uno stanzino e incominciò a baciarla. Olivia chiuse gli occhi incapace
ormai di allontanarlo. Sentire le sue labbra era una sensazione davvero
incredibile. Non voleva in nessun modo lasciarlo andare
In tutti questi anni aveva represso
i suoi sentimenti, ora non ne aveva più la forza. Schiuse le labbra per
permettere alla sua lingua di invaderle la bocca.
Elliot continuava a baciarla,
spingendola con delicatezza al muro. Intromise una gamba tra le sue,
costringendola a divaricarle. I loro corpi erano completamente appiccicati e
questo portò Olivia a gemere nella sua bocca. Le mani di entrambi viaggiavano
nell’esplorare l’altro. Poteva sentirlo gemere sotto il suo tocco e la cosa le
regalava tanto piacere. Il loro respiro era ormai affannoso, le mani toccavano
parti del corpo mai toccate prime.
All’improvviso però Elliot si staccò
da lei e cercando di riprendere fiato le disse:
-Non possiamo farlo! Non qui
appoggiati a una parete. Tu meriti di meglio!-
-Elliot…-
-No dico sul serio Olivia! Io voglio
fare l’amore con te più di qualsiasi altra cosa, ma non in questo modo!-
la interruppe lui.
Gli sorrise, ringraziandolo in
silenzio, queste sue parole le fecero capire che non era solo desiderio, ma
qualcosa di più profondo. Rimasero in quella stanza, giusto il tempo per
ricomporsi poi decisero di uscire. Quando aprì la porta, rimase paralizzato.
Quando vide i suoi occhi così tristi
e la sua voce incrinata dal dolore, non seppe resistere la afferrò per un
braccio per condurla nella prima stanza disponibile, lontano da tutti. Aveva
l’esigenza di sentirla vicina, doveva farle capire che davvero ci teneva a lei.
Aprì con forza la porta e la trascinò dentro. Quando richiuse la porta furono
avvolti dall’oscurità. La abbracciò forte e la baciò con passione, aveva resistito
tutta la sera e ora poteva finalmente stringerla a sé. Ogni volta che qualcun
altro la guardava, non riusciva a trattenersi: moriva dalla voglia di gridare a
tutti che Olivia Benson era solo sua!
Con molta delicatezza la spinse al
muro, facendola appoggiare la schiena. Olivia non oppose resistenza quando
intromise una gamba tra le sue, anzi iniziò a gemere nella sua bocca. Come
preso da una smania improvvisa, iniziò a toccarla per tutto il corpo e lo
stesso fece lei.
Ma cosa sto facendo, se non mi fermo,
finiremo col farlo!
Seppure con uno sforzo enorme, si
staccò da lei e ansimando le disse:
-Non possiamo farlo! Non qui
appoggiati a una parete. Tu meriti di meglio!-
-Elliot…-
-No dico sul serio Olivia! Io voglio
fare l’amore con te più di qualsiasi altra cosa, ma non in questo modo!-
Vide il suo sguardo incredulo e pensò
di aver rovinato tutto. Il suo respiro si bloccò aspettando la reazione di Olivia.
Lei le sorrise e gli prese la mano, facendogli capire di condividere le sue
idee.
Restarono in quella posizione per
riprendere fiato, poi Elliot aprì la porta, impreparato alla vista che gli si
parò davanti.
-Cosa diavolo state facendo rinchiusi
lì dentro?-
Elliot era come paralizzato, non
sapeva cosa fare. Sua moglie era lì davanti a lui e non poteva certo negare di
essere stato rinchiuso, da solo con la sua partner, in quella stanza. Cercò di
pensare a una scusa plausibile da inventare, ma non ci riuscì.
Perché negli interrogatori riesci
sempre a cavartela, mentre ora sembri un bambino colto a rubare delle
caramelle? Si
rimproverò mentalmente. Non sapeva proprio cosa fare.
Era sul punto di spiegare la verità
alla moglie, quando la donna al suo fianco, fece un passo in avanti.
-Allora volete spiegarmi cosa ci fate
lì dentro?-
Olivia la fissò cercando di mostrarsi
contrariata, poi sbottò:
-Vuoi sapere cosa stavamo facendo?
Bene, stavo semplicemente ricordando al tuo maritino, che io non sono sua
sorella e che quindi non deve trattarmi come tale!-
Ma cosa stai dicendo?
-Sorella?- Kathy sembrava confusa.
-La sua bella scenata di poco prima,
ha fatto ingelosire Peter e per colpa sua abbiamo litigato!-
Olivia sembrava furiosa, faceva
davvero paura.
Kathy guardò suo marito e poi Olivia,
possibile che avesse frainteso tutto? Che l’atteggiamento di Elliot infastidisse
anche lei?
Olivia si voltò verso Elliot e
continuò –Io lo so che lo fai per difendermi e mi sei davvero di aiuto a volte,
ma quando c’è il mio uomo non farlo!-
Ehi vacci piano con questi paroloni!
Il mio uomo?
Dopo quelle battute inventate lì sul
momento, non ebbero più l’opportunità di restare da soli, furono completamenti
impegnati con i loro colleghi.
Elliot guardava sua moglie e sapeva
benissimo che le spiegazioni di Oliva non la avevano convinta e già preannunciava
una dura lotta, una volta tornati a casa. Si guardava intorno per cercarla, ma
sembrava sparita e la cosa che non sopportava era che anche Peter era
introvabile.
Quando finalmente la trovò, era
abbracciata a lui mentre ballavano: sembrava così stanca. Sentiva nascere dentro
una rabbia, che lo portò a stringere forte i pugni.
Non puoi continuare così!
Si bloccò quando sentì qualcosa di
caldo accarezzargli la mano, abbassò il viso per vedere sua moglie che lo
guardava preoccupata.
-Qualcosa non va?-
-Niente, sono solo annoiato!- mentì
-Torniamo a casa!- suggerì Kathy, poi
alzando lo sguardo li vide e capì la vera ragione del comportamento del marito.
-Non riesci proprio a vederla con
lui- non era una domanda.
A volta si chiedeva perché si
ostinava a stargli ancora accanto. Era ormai da anni che provava forti
sentimenti per quella donna. Quando scoprì di aspettare Eli, s’illuse di
poterlo riconquistare, ma il destino volle che proprio quella donna salvasse la
vita a lei e al suo bambino, avvicinandolo ancora di più a lei.
Olivia era tra le braccia di Peter
mentre ripensava a quello che era successo in quello stanzino. Era ormai al
limite, era sicura che se lui non si fosse fermato, avrebbe accettato di
iniziare una relazione. Lei che odiava il tradimento, era pronta a diventare
l’altra donna per lui.
-A cosa pensi?- le chiese,
distogliendola dai suoi pensieri.
Alzò il viso per guardarlo: aveva uno
sguardo così dolce e lei si sentiva un verme.
Ma come fa lui con sua moglie?
Come fa a non sentirsi in colpa?
Sospirò pesantemente, appoggiando la
testa sulla sua spalla.
-Scusami, mi dispiace- sussurrò.
-Di cosa stai parlando?-
Olivia si allontanò, giusto per
guardarlo in faccia, poi continuò –Per prima, mi dispiace!- non aveva avuto il
coraggio di dirgli la verità. Le accarezzò il viso e sorridendole disse
–Scusami tu, sono stato troppo impulsivo- Si avvicinò a lei e la baciò. Non
poté far altro che assecondare quel bacio, anche se non provava le stesse
sensazioni provate poco prima con Elliot.
Ormai era decisa a mettere la parola
fine a quella farsa. Non poteva continuare così, doveva iniziare a pensare alla
sua vita e al suo futuro con quest’uomo.
Con il tempo riuscirò ad amarti come
meriti!
Riuscirò a dimenticarlo!
*****
Era notte fondo ma non riusciva a
chiudere occhi, non faceva altro che pensare ai suoi gemiti e alla sua pelle.
Ogni volta che chiudeva gli occhi, l’immagine di lei appoggiata a quel muro,
completamente abbandonata alle sue mani, lo invadeva senza alcuna possibilità
di bloccarle. I suoi pensieri poi si spostarono alle sue parole mentre stavano
ballando
“Elliot promettimi che starai sempre
bene, promettimi che non rischierai più la tua vita!”
Perché avrà detto quella frase?
“E’ buffo come tutto sia iniziato per
una ferita al collo e ora sembra che tutto finisca proprio per una ferita al
collo!”
Cosa diavolo ha voluto dire con
quella frase?
Spalancò gli occhi dal terrore
No, non dirmi che…
Senza riflettere su quello che stava
per fare, si alzò come una furia e iniziò a vestirsi.
Olivia non puoi farmi questo!
Non puoi lasciarmi!
Non posso permetterti di farlo!
-Ma dove stai andando?- Kathy, si era
svegliata.
-Torna a dormire!-
Si sedette sul letto mentre guardava
il marito vestirsi come un indemoniato.
-Mi vuoi dire cosa ti prende?-
Non aveva nessuna voglia di parlare
con lei. In questo preciso momento, Olivia stava progettando di abbandonarlo
per sempre e lui doveva fermarla.
-Devo risolvere un problema a lavoro,
tu torna a dormire!-
-Credi davvero di potertela cavare
così? Mi credi davvero così stupida?- era furiosa, non poteva certo mentirle
così facilmente.
Elliot non le rispose, aprì la porta
della camera, andò in soggiorno prese le chiavi, il distintivo, la pistola e
uscì. Lungo il tragitto pensò a tutti i momenti vissuti con lei e non poteva
far almeno di darsi dello stupido.
Hai rovinato tutto!
Ora la perderai per sempre!
Fu svegliata da un colpo alla porta e
da una voce che la chiamava
Olivia! Olivia!
Accese la lampada per vedere che ora
fossero. La sveglia segnava le tre del mattino, quando ascoltò ancora quella
voce, incominciò a spaventarsi.
Cosa sarà successo?
Si alzò e senza guardare chi fosse
aprì la porta.
-Elliot cosa è successo?-
Lui non rispose, la afferrò per le
spalle spingendola all’interno. Quando furono dentro, chiuse la porta con un
calcio, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi.
-Mi vuoi dire cosa è successo?-
-Non farlo!-
-Di cosa stai parlando?-
Abbassò il viso per cercare di
riprendersi, non voleva di certo aggredirla, ma era più forte di lui.
-Se ti ho turbata, ti chiedo scusa!-
Elliot Stabler che chiede scusa?
Ma cosa è successo?
-Elliot calmati, non riesco a
capire!-
-Lo hai promesso, non allontanarti da
me!-
Sorrise capendo finalmente perché era
così agitato.
Hai frainteso le mie parole.
Come al solito sei giunto a
conclusioni affrettate!
Allungò una mano per accarezzargli il
viso: -Io non vado da nessuna parte! Non sono poi così forte!-
Lui la guardava non riuscendo a
capire.
-Elliot non ho intenzione di
abbandonare l’unità. Puoi stare tranquillo, non ti libererai così facilmente di
me!-
-Ma allora perché hai detto…-
-Elliot è tardi, va a casa!- lo interruppe,
spostando lo sguardo verso la camera.
Elliot seguì il suo sguardo e il suo
cuore si fermò per un attimo.
-Lui è di là? Hai fatto l’amore con
lui?-
-Questi non sono affari tuoi! Sbaglio
o tu hai dormito nel letto con tua moglie?-
Iniziava a sentire la rabbia
montargli, lui si era disperato per paura di perderla, mentre lei era tra le
braccia di un altro.
-Sono sola, sei contento ora?-
Lui la fissò e non riuscì a
controllare il suo cuore. Era una donna stupenda, si avvicinò lentamente a lei
e fissandola dritto negli occhi sussurrò
-Ti amo!-
-Elliot non dirlo!- cercò di
allontanarsi da lui. Non voleva peggiorare ulteriormente la situazione. Già era
difficile resistergli, se adesso si metteva a sbandierare così i suoi
sentimenti, non sapeva proprio come fare.
-Perché no? È la verità!-
-Elliot non peggiorare ulteriormente
la situazione- rispose cercando di allontanarsi.
Lui la guardava mentre cercava di
mettere una certa distanza fra loro, poi sorridendo replicò –Peggiorare? Può
essere peggiore di così? Non riesco a trattenermi quando sei con lui! Dimmi
Olivia cosa sarebbe peggiore?-
Oh! Non sai come siano complicate
adesso le cose!
Lui si avvicinava a lei e in un
attimo, non sapendo nemmeno lei chi iniziò e chi assecondò chi, si ritrovò tra
le sue braccia, mentre le loro bocche si scontravano, dando vita a sospiri e
gemiti di piacere.
In questi anni si era sempre
ripromessa di non cedere mai a quell’attrazione, di rispettare il suo
matrimonio e la sua famiglia. Si era sempre detta di non poter fare una cosa
del genere ai suoi bambini, che l’avevano accettata nella loro famiglia.
Avevano accettato il suo complicato rapporto con il loro papà, senza fare
obiezioni. Ora invece fra le sue braccia non riusciva a sentirsi in colpa. Non
riusciva a pensare che quelle carezze e quei gemiti, che le suscitavano
sensazioni incredibili, fossero sbagliate. Si ritrovò a pensare come potesse un
amore così forte e genuino, fare del male a così tante persone.
Era buffo come avesse trascorso gli
ultimi tredici anni della sua vita a tormentarsi, per cercare di auto
convincersi di quanto sbagliati fossero quei sentimenti e invece, in quel
momento, non poteva far almeno di sentirsi pienamente soddisfatta. Non riusciva
a pensare altro che al corpo di lui strettamente in contatto con il suo.
Non riusciva più a riflettere, con
agitazione assecondò ogni sua carezza, alzando le braccia, quando lui le sfilò
la maglietta, poi sospirando sussurrò –Elliot…in camera!-
Si mosse leggermente, mentre le
lenzuola fresche le fasciavano il corpo nudo. Allungò una mano per rendersi
conto che il letto era vuoto.
Era solo un sogno!
Ancora con gli occhi chiusi, la sua
mente fu invasa da immagini confuse. Non riusciva a capire se stesse ancora
sognando o semplicemente ricordando.
Immagini di lui tra le sue braccia.
Immagini di lui completamente nudo,
sopra di lei
Gemiti, sospiri e un forte calore che
le invase il corpo.
Olivia…
Ti amo!...
Continuava a rigirarsi nel letto,
come se stesse facendo un incubo.
È sbagliato!
Non ora! Continuava a urlarle una vocina
nella testa.
Ripetimi la domanda?
Si bloccò, sentì il respiro mancarle.
Ricordava di aver detto quelle parole.
Si! Lo voglio!
Ti amo!
L’immagine di Peter si accavallò a
quella di Elliot. Uno strano senso di angoscia la avvolse, cercò di svegliarsi
ma non riusciva ad aprire gli occhi.
Cosa ho fatto?
Non può essere!
Non posso avergli fatto una cosa del
genere?
Sentì un nodo in gola, mentre calde
lacrime iniziarono a cadere dai suoi occhi. Sentì qualcosa di caldo
accarezzarle il viso, mentre una voce si faceva spazio tra le immagini della
sua mente confusa.
-Olivia! Olivia?-
Spalancò gli occhi, per trovarselo di
fronte. Si alzò di scatto mettendosi seduta. I suoi occhi vagavano per tutta la
stanza.
Sono nel mio letto! Pensò sospirando. Poi però la figura
dell’uomo al suo fianco, la fece rabbuiare di nuovo.
È successo davvero!
Non era un sogno!
Ho fatto l’amore con…
-Stai bene? Hai ancora degli incubi?-
Lo fissò non sapendo cosa
rispondergli, poi scosse leggermente la testa in senso di diniego. Lui le
accarezzò le guance e molto piano le sussurrò –Allora perché stavi piangendo?-
Abbassò lo sguardo, incapace di
guardarlo negli occhi.
Sono una persona orribile!
Perdonami Elliot!
Ti prego, perdonami!
Lui le fece sollevare il mento e le
stampò un bacio sulla bocca. Quel gesto così intimo la colpì nel profondo.
Lo guardava mentre finiva di
vestirsi, lo vide infilarsi l’orologio e sistemarsi il distintivo e la pistola.
Guardò l’orologio e vide che era ancora presto per andare al lavoro, poi un
pensiero la colpì.
Deve tornare da sua moglie!
-Vai via?-
-Olivia io…-
Era davvero felice di essere
finalmente riuscito a dar voce ai suoi sentimenti, ma la situazione non era
cambiata. Lui aveva ancora una famiglia e una moglie.
Non hai il diritto di sentirti così!
Si sdraiò di nuovo ricoprendosi fino
al mento.
-Ci rivediamo tra qualche ora!- gli
disse, voltandosi di spalle.
-Olivia-
-Vai Elliot, non preoccuparti. Sto
bene!-
Quel fastidioso nodo alla gola era
ritornato. Questa volta accompagnato da un senso di colpa, che le stava
riducendo il cuore a poche briciole.
Fece il giro del letto, per guardarla
negli occhi, le accarezzò il viso e la baciò. Fu un bacio carico di amore al
quale non fu in grado di opporsi. Poi senza dire nulla si alzò e lasciò
l’appartamento. Rimase immobile, cercando di ascoltare i passi di lui, che
piano si allontanava da lei. Sentì il rumore della porta aprirsi e poi
chiudersi. Riuscì a sentire il rumore dell’auto che partiva. Allungò la mano e
la poggiò sul cuscino accanto al suo volto. L’immagine del suo viso che dormiva
accanto a lei la invase. Gli occhi iniziarono a bruciarle, mentre quelle calde
lacrime incominciarono di nuovo a rigarle il viso.
Cosa ho fatto?
E adesso?
Continuava a torturarsi mentre nelle sue orecchie non
poteva far almeno di ricordare le sue parole.
Sono così felice!
Ti amo!
La voce di Peter si unì a quella di
Elliot, proprio come avevano fatto le immagini poco prima.
-Oh mio dio!-
Si coprì la bocca con la mano,
impedendosi di urlare. Il suo corpo iniziò a tremare scosso dai singhiozzi.
Sono una persona orribile!
Perdonami Elliot!
Si lasciò andare sul letto,
nascondendo il viso nel cuscino, pieno del suo odore, iniziando a piangere come
una disperata
Appena tornati a casa, Olivia era più
che decisa di aver fatto la scelta giusta. Se voleva mettere la parola fine a
questa situazione con Elliot, senza però perderlo, non aveva altra scelta. Si
accomodarono sul divano, mentre si tolse le scarpe. Non era abituata a
indossare scarpe così alte.
Alzò le gambe, fino a portarsi le
ginocchia al mento. Peter sembrava così pensieroso, mentre si sedeva al suo
fianco. Durante tutto il tragitto non aveva detto una sola parola, e Olivia era
sicurissima che stesse pensando ancora alla reazione di Elliot. Appoggiò la
testa sulla sua spalla, sorprendendolo.
Lui non si mosse, si limitò solamente
a fissarla.
-Sai in questi giorni ho capito una
cosa!- disse Olivia, senza guardarlo in faccia.
-Ho capito che ho bisogno di cambiamenti
radicali nella mia vita! Ho bisogno di qualcuno al mio fianco!- mentre diceva
quelle parole, avvertiva una strana fitta al cuore.
Era ben conscia di star mettendo la
parola fine a quello che stava nascendo con Elliot.
Non sta nascendo proprio nulla!
Abbiamo solo abbassato le nostre
difese, e questo non deve proprio accadere!
Scosse la testa per abbandonare quei
pensieri, poi alzò il viso per guardarlo.
-Cosa significa?- chiese perplesso
non riuscendo a capire il discorso di Olivia.
La donna si alzò e gli si parò
davanti
-Chiedimelo di nuovo!-
-Cosa?-
-Ripetimi la domanda!-
Gli occhi di Peter sì illuminarono,
intuendo a cosa si riferisse Olivia. Si alzò, le prese le mani nelle sue e
disse:
-Olivia Benson mi vuoi sposare?-
Lei chiuse gli occhi, stringendo
forte quelle mani e con voce carica di emozione rispose:
-Si! Lo voglio!-
Nel momento in cui pronunciò quelle
parole, sentì il suo cuore spaccarsi in due. Non credeva che delle semplici
parole, che avrebbero dovuto renderla felice, potessero farle così male.
Aveva deciso che l’unico modo per
porre fine alla situazione con Elliot, che era diventata pericolosa, era quella
di aggiungere un ulteriore ostacolo tra di loro.
Vide gli occhi di Peter illuminarsi
ancora di più, se questo era possibile. Sentì le sue braccia stringerla forte,
le sue labbra sfiorare le sue. Sentì l’emozione nella sua voce, mentre le
diceva:
-Sono così felice! Ti amo!-
*****
Aveva un bruttissimo mal di testa, da
quando Elliot l’aveva lasciata, aveva continuato ad avere lo stesso incubo. Lei
fra le braccia di Elliot, mentre accettava di sposarsi con Peter.
Ma come ho fatto a cacciarmi in una
situazione del genere?
La cosa peggiore era che non riusciva
a trovare il coraggio per dirlo a Elliot. Poi un altro problema la travolse
Che cosa avrebbe fatto quando Peter
le avrebbe dato l’anello? A quel punto era obbligata a dirgli tutta la verità!
Non è per lui che dovresti sentirti
in colpa!
Dovresti sentirti in colpa per Peter!
Continui ancora a pensare alla
persona sbagliata!
La rimproverò una vocina nella sua testa.
-Basta!- esclamò, appoggiando la
testa sulla scrivania.
Aveva trascorso la giornata al
computer, cercando di non pensare alla notte precedente. Se si fermare un solo
minuto, la sua mente subito le giocava brutti scherzi. Ricordava l’effetto
delle sue forti mani sulla sua pelle, le sensazioni di sentirlo così vicino,
poi però un senso di angoscia la assaliva, facendola sentire una persona
orribile. Chiuse gli occhi, cercando di fermare i suoi pensieri, che da quella
mattina, la stavano uccidendo.
Quando entrò, non si aspettava di
trovarla ancora lì. Era stato impegnato tutta la giornata in un caso e non
aveva avuto l’opportunità di rivederla. Molte volte era stato sul punto di
chiamarla, ma poi la mancanza di argomenti, l’aveva fermato. Si era sentito
terribilmente in colpa quando l’aveva lasciata così da sola, per ritornare a
casa sua. Si avvicinò piano e si sedette sul bordo della scrivania, accanto a
lei. Ancora con la testa appoggiata alla scrivania, avvertì la sua presenza, ma
preferì non muoversi. Sentì la sua mano accarezzarle delicatamente la spalla.
-Dormi?- le chiese piano.
Olivia non rispose, si limitò a
godersi quel gesto, che mai prima d’ora le era sembrato così sbagliato.
-Olivia? Stai bene?- sembrava
preoccupato.
Girò la testa verso di lui,
fissandolo.
-Dove sei stato?-
-Il caso Bakker- continuava ad
accarezzarle la spalla, salendo fino al collo per poi riscendere. Quel semplice
contatto gli regalava sensazioni, cui non voleva rinunciare.
-Ti ho chiesto se stai bene?-
Lei rise sarcastica, poi alzando la
schiena, interrompendo quel contatto disse: -Perché lo chiedi? Vuoi sapere come
mi sento dopo questa notte?-
Elliot la fissava, non riuscendo a
comprendere questo suo atteggiamento ostile.
-Sono solo preoccupato! Se la cosa ti
turba, non ti chiederò più nulla!-
-Come è andata questa mattina con tua
moglie?-
-Vuoi litigare? Sono venuto qua con
le migliori intenzioni, ma se tu vuoi li…-
-Le migliori intenzioni? E quali
sono? Portarmi di nuovo a letto? O convincermi di dimenticare tutto?-
Il tono di Olivia era davvero ostile.
Non si sarebbe mai aspettato una reazione del genere. Aveva pensato a un
ripensamento, ma mai che avrebbe reagito in quel modo.
Lui quella mattina si era sentito
l’uomo più felice del mondo. Era tornato a casa, si era riposato sul divano,
perché non poteva mettersi nel letto con la moglie dopo aver fatto l’amore con
lei.
Non poteva rischiare di perdere il
suo odore che ancora sentiva sulla sua pelle. Era stato sul punto di raccontare
tutto alla moglie, poi però preferì parlarne prima con lei! Non voleva
commettere errori, non ora che finalmente aveva fatto chiarezza nei suoi
sentimenti. Ora più che mai era convinto del suo amore per lei!
Si alzò di scatto, si guardò intorno
poi si abbassò per arrivare con il viso al suo livello.
-Ti sei pentita?- chiese con il cuore
che martellava per la paura della sua risposta.
Lo vide mentre cercava di trattenersi
dal toccarla, lesse nel suo sguardo tutto lo stupore per quell’atteggiamento e
non seppe resistere, gli sfiorò leggermente la guancia e gli sussurrò –Non potrei
mai pentirmi!-
Era la verità: non avrebbe mai potuto pentirsi di aver fatto l’amore con lui.
Aveva trascorso ore nel suo letto nel pentirsi di aver scelto di sposare Peter,
nell’aver creduto di poterlo dimenticare; ma mai un secondo si era pentita di
aver trascorso la notte con lui.
Istintivamente, Elliot voltò
leggermente il viso, iniziando a baciarle le dita, che lo sfioravano con
delicatezza. Quelle dita esitanti emanavano un calore che gli scaldò il cuore.
Afferrò la sua mano, si alzò costringendo l’altra a seguirlo e si diresse nello
stanzino, dove erano soliti riposare. Chiuse la porta alle loro spalle e iniziò
a baciarla.
-Ho pensato a te, per tutto il
giorno!- il suo tono era basso e seducente, regalandole brividi in tutto il
corpo. Non riuscì a trattenere un gemito, che prepotente le sfuggì. Quando era
tra le sue braccia, tutto passava in secondo piano. Elliot la strinse forte
continuando a baciarla. Quando si staccarono per guardarsi negli occhi, lesse
un desiderio, lo stesso che sentiva lei. Appoggiò le mani sulle sue spalle e
sospirando sussurrò: -Non qui, Elliot!- Si avvicinò, facendo aderire il suo
corpo a quello di lui, avvicinò la bocca al suo orecchio e sussurrò –Portami a
casa!-
Quelle poche parole, sussurrate con
tanta passione, al suo orecchio ebbero un effetto devastante su di lui. Non
riusciva più a riflettere, sentiva solo quelle parole rimbombargli nelle
orecchie.
Portami a casa!
Quella donna era una sorpresa
continua.
Durante tutto il tragitto, non fece
altro che ripensare al suo comportamento: quella frase che le era sfuggita,
aveva sorpreso prima lei, e poi lui. Non si era mai considerata una persona
tanto debole, da non riuscire a controllarsi. A dire la verità era la prima volta
che le accadeva e un pensiero le fece curvare le labbra in un sorriso.
Dopo tanti anni, ancora non sono
immune al fascino Stabler!
La guardò mentre sorrideva con lo
sguardo abbassato
-Cos’hai da ridere?- le chiese
aspettando che l’altra lo guardasse.
Lei lo guardò perplessa
-Niente, stavo solo riflettendo!-
dopo un attimo di silenzio riprese –Hai avvertito che farai tardi?-
Non passò inosservato il cambiamento,
anche se lieve, del suo tono di voce.
-Tu hai avvertito di non voler
visite?-
Olivia sorrise piano nell’udire il
tono contrariato di lui, era davvero geloso e la cosa la rendeva stranamente
felice. Sapere di riuscire a suscitare un sentimento così forte in lui, la faceva
sentire davvero importante.
Anche se in quel preciso momento era
sbagliato, doveva trovare il coraggio di dirgli la verità.
La macchina si fermò ed Elliot spense
il motore, si girò lentamente per guardarla
-Vuoi restare in auto o m’inviti a
salire?-
Olivia lo guardò confusa poi aprì la
porta, preferendo non rovinare quel momento: forse era da egoisti, ma voleva
godersi ancora un’altra serata con lui.
Arrivarono all’ingresso e Olivia aprì
la porta: furono accolti dal buio. Si chiuse la porta alle spalle sorpreso nel
vedere la sua abilità nel camminare al buio.
Sarà abituata! Si ritrovò a pensare e la cosa gli
fece stringere il cuore, nel pensarla così sola, in un appartamento avvolto dal
buio. Si ritrovò a pensare a come quell’ambiente era completamente differente
dal suo, dove trovare un attimo di solitudine, era praticamente impossibile.
Pensò a come le grida dei suoi bambini gli scaldavano il cuore, a come le liti
con sua moglie lo portavano spesso a desiderare di vivere in un luogo sperduto
dal mondo.
Poi la sua mente iniziò a immaginarsi
abbracciato a quella donna nell’oscurità di quell’appartamento, per poi
ritrovarsi finalmente in quel posto sperduto tra le braccia della donna della
sua vita.
Scrollò quei pensieri con movimenti
decisi della testa
-Non hai pagato le bollette?-
Olivia lo guardò con sguardo
interrogativo, senza accorgersi che in quell’oscurità lui non potesse vedere
l’espressione del suo sguardo.
-Come?-
-La luce! Non la accendi mai?-
-Oh!- fu la sola risposta di Olivia
che con passi decisi si diresse verso la parete per raggiungere l’interruttore.
Sentì la sua mano afferrarla per il braccio e facendola fermare a pochi passi
da lui. Anche nel buio poteva avvertire il suo sguardo che la fissava, dandole
brividi lungo la schiena. Allungò una mano per sfiorarle la guancia –Credevo
non volessi guardarmi in faccia!- cercò di sdrammatizzare.
-E’ solo abitudine. Non c’è bisogno
di accendere le luci, quando in casa sei da sola. Sai la conosco abbastanza
bene!-
Quelle parole, anche se dette in un
tono completamente neutro, lo colpirono molto. Si sentiva davvero male nel
toglierle la possibilità di poter creare una famiglia, tutta sua. Nel toglierle
la possibilità di non essere più da sola.
Finché c’erano i suoi figli e sua
moglie, non poteva prometterle di regalarle la luce. Olivia sembrò percepire i
suoi pensieri, appoggiò il viso alla sua mano e sospirando sussurrò –Non devi
sentirti in colpa! Succede solo quando torno davvero tardi!-
Avanzò lentamente verso di lui, fino
a quando non fu abbastanza vicino, da poter appoggiare la testa sulla sua
spalla. Quel gesto lo colpì: Olivia era una donna che non amava esternare le
proprie debolezze, ora invece con quel gesto, gli stava chiedendo conforto. Lui
la strinse forte pensando che mai le avrebbe fatto del male.
Spingendosi contro il suo corpo,
costringendolo a indietreggiare, si avvicinò alla parete, allungò la mano e
raggiunse l’interruttore.
-Non accenderla!-
Olivia alzò la testa per guardarlo,
ma sentì la sua mano che la afferrava per la nuca, costringendola a non
muoversi –Fammi restare ancora un po’ nel tuo mondo!-
Olivia sospirò pesantemente,
abbandonandosi al suo abbraccio
Vorrei tanto che tu entrassi nel mio
mondo, ma…
-A cosa stai pensando?- il tono basso
della sua voce, la distolse dai suoi pensieri
-A nulla- mentì
-Non mentirmi! Ho capito che c’è
qualcosa che ti turba!-
Olivia si staccò da quell’abbraccio e
accese la luce. Non voleva rovinare quel momento ma quel discorso stava
prendendo una brutta piega. Si avvicinò al telefono, lasciandolo lì da solo.
Una spia la informò della presenza di un messaggio in segreteria. Senza
riflettere schiacciò il pulsante per vedere chi fosse.
-Ciao amore! Anche oggi lavori fino a
tardi? Volevo vederti per parlare un po’! Chiamami quando torni a casa. Ti amo!-
La voce di Peter aveva letteralmente
assalito il silenzio che c’era nell’aria, facendo paralizzare entrambi,
incapaci di affrontare la situazione. Quando si decise a muoversi, la rabbia si
era già impossessata di lui e poteva capirlo dal suo sguardo.
-Mi dispiace- sussurrò mentre si
accingeva a cancellare il messaggio.
Ti amo
Lei glielo avrà mai detto? Si ritrovò a pensare, mentre sentiva
il suo cuore stringersi in una morsa di dolore, nel pensare che forse lo avesse
fatto. La guardò fisso negli occhi rendendosi conto che quando avevano fatto
l’amore, lei non gli aveva detto di amarlo.
Che cosa provi per me?
Ami me o lui? Avrebbe tanto voluto chiederle, ma
qualcosa lo bloccava: forse la paura di scoprire che in fondo Olivia non lo
amava.
Lei si avvicinò e accarezzandogli il
viso sorrise piano all’evidente agitazione che lo stava tormentando.
-Sai è strano poterti toccare! Dopo
tutti questi anni, devo abituarmi a tutto questo!-
Lui afferrò la mano che aveva sul
viso, la portò alle labbra e iniziò a baciarla, quando sentì quella domanda
spingere prepotente, per uscire dalle sue labbra.
-Cosa provi per me?-
Olivia lo guardò perplessa non
riuscendo a capire il vero significato di quella domanda.
Può essere che tu non capisca quanto
io ti ama?
Sorrise debolmente mentre sussurrava
–A volte tendo sempre a sopravvalutare le persone-
-Cosa vuoi dire?-
-Ci conosciamo ormai da tredici anni,
e tu stai ancora a chiedermi cosa provo per te?-
Lui non rispose in fondo era vero, ma
aveva comunque bisogno di sentirselo dire. In quel momento si sentiva come
quando suo figlio gli chiedeva se gli volesse bene
Papà ma tu mi vuoi bene?
In quell’occasione non poteva far
almeno di sentirsi in colpa, per non riuscire a far capire a quel bambino che
era tutto il suo mondo. Ora invece capiva che a volte hai il bisogno di
sentirti dire di essere amato, in particolare dalla persona che ami.
-Elliot sembri proprio un bambino! Mi
viene un dubbio: ma c’eri anche tu l’altra notte con me?-
-Non prenderti gioco di me!- si
divincolò da lei e allontanandosi continuò –Se non vuoi rispondermi non farlo,
ma non prenderti gioco di me!-
Olivia iniziò a ridere, colpita dalla
sua reazione, lo afferrò per farlo girare verso di lei, si avvicinò lentamente
–Non rider-
Fu bloccato dalle labbra di lei che
si posarono sulle sue. Afferrò le mani e intrecciò le dita alle sue
-Ti amo!- sussurrò piano sulle
labbra, facendogli sciogliere il cuore.
-Sei l’unica persona che è riuscito a
far battere il mio cuore. E tu questo lo sai!-
Era vero lui la conosceva bene e
sapeva benissimo che nella sua vita, nessuno era riuscito a starle accanto.
Sei l’unico uomo che mi sopporta! Chi
altro ci riuscirebbe?
Sorrise nel ricordare quelle parole,
che pochi anni prima gli aveva detto. Lui era l’unico che aveva saputo scalfire
quella barriera che aveva innalzato intorno al suo cuore. L’unico che sapeva
come interpretare i suoi silenzi e i suoi sguardi. Come del resto sapeva fare
lei: era l’unica capace a tener frenata la sua innata irascibilità, sapeva
interpretare i suoi stati d’animo senza invadere i suoi spazi.
-Olivia sei la mia ancora di
sicurezza!-
Tu sei sua amica, gli dai sicurezza
Quelle parole le affiorarono alla
mente
-Anche lei lo ha detto-
Elliot interruppe il suo discorso
baciandola, non voleva che nessuno s’intromettesse in quel momento, che era
tutto loro. Si abbandonò a quel bacio, stringendosi forte a lui.
-Fai l’amore con me- gli sussurrò
all’orecchio.
La guardava dormire, aveva
un’espressione così rilassata che molte poche volte le aveva visto. Capiva
benissimo di averla messa in una brutta situazione ma avrebbe fatto qualsiasi
cosa per renderla felice. Allungò le mani per scostarle una ciocca di capelli
che le ricadeva sul viso. Si ritrovò a pensare che non aveva mai provato niente
del genere per quella che ora era sua moglie, neanche quando erano fidanzati.
Le sfiorò lentamente la guancia con
la punta delle dita. Aprì gli occhi sorridendo nel vederlo ancora accanto a lei
-Devi andare?-
L’accenno di un sorriso dalle sue
labbra, le fece capire che era ormai tempo di tornare alla normalità.
-Resta con me, non andare da lei!-
non riuscì a trattenersi dal dire. Notò la sua mano bloccarsi, interrompendo
bruscamente le sue carezze. Non si sarebbe mai aspettato una reazione del
genere da lei. Senza riflettere su quello che faceva, si abbassò per
intrappolare le sue labbra in un bacio travolgente.
-Scusa non volevo, scusami- la sua
voce tradì le sue parole.
Afferrò il telefonino e iniziò a
digitare il numero di casa, Olivia gli mise una mano sul braccio e sussurrò:
-Non devi farlo!-
Non ascoltarmi, Elliot!
Non lo hai mai fatto, non iniziare
adesso!
-Shh!- rispose appoggiandole l’indice
sulla bocca.
Senza pensarci due volte informò la
moglie che avrebbe passato la notte in centrale, a causa di un caso urgente.
Dopo un momento di esitazione lo vide irrigidirsi e chiedere di parlare con il
suo bambino. I suoi lineamenti si ammorbidirono quando lo sentì chiacchierare
con il bambino. In quel momento si sentì davvero egoista: lo aveva obbligato a
restare con lei invece che tornare a casa. Si alzò lentamente dal letto, per
dargli almeno un po’ di privacy.
-Perché sei andata via?- era seduta
sul divano completamente al buio. Vederlo così premuroso nei confronti del
figlio, la faceva sentire in colpa.
-Sei ancora in tempo a tornare, puoi
sempre dirle che ti copro io!-
Elliot le alzò le gambe per sedersi
sul divano per poi lasciarle ricadere sulle sue.
-Credevo volessi stare con me questa
notte!- cercò di sdrammatizzare.
-Elliot siamo in tempo per finirla
qui!- lui si sporse un po’ in avanti per guardarla
-Io non credo di essere capace di
dividerti con lei! Come so benissimo che non potrai mai scegliere me!-
Con movimenti veloci e decisi, la
costrinse a guardarlo negli occhi: erano così tristi e questo era l’ultima cosa
che voleva.
Le accarezzò lentamente la guancia,
sorridendo appena –Tu non devi dividermi con nessuno! O meglio solo con i miei
bambini!-
Non farlo, non dirmi che vuoi
lasciarla!
Non ora, non voglio sentirti!
Sentiva il cuore batterle forte,
stava vivendo un momento bellissimo ma l’angoscia per la questione di Peter le
impediva di goderselo appieno. Chiuse gli occhi incapace di sostenere il suo
sguardo.
-Olivia cosa ti turba?-
Le afferrò il viso tra le mani e
fissandola disse –Guardami!-
Con riluttanza aprì gli occhi per
incontrare l’azzurro dei suoi occhi
-Sono così confusa Elliot! Questo
dovrebbe essere il momento più bello della mia vita e invece non riesco a far
almeno di sentirmi in colpa. Verso la tua famiglia, verso Peter e soprattutto
verso di te!-
Lui in risposta le diede un bacio
sulla guancia sorprendendola.
-Anche per me è così, ma ora
cerchiamo di goderci questo momento tutto nostro-
Lei annuì accompagnando il movimento
della testa con uno battito di ciglia
-Anche se devo dire la verità, non
riesco a sentirmi in colpa per quell’imbusto che ti ronza sempre intorno!-
Disse suscitando una risata per
l’evidente gelosia che era incapace di nascondere.
Nella sua mente non riusciva a
sentirsi in colpa, perché per lui Olivia non era mai stata di Peter. Lui la
conosceva da molto prima e sicuramente i suoi sentimenti erano più forti di
qualsiasi cosa potesse provare quel damerino.
-Cosa ne dici se mangiamo qualcosa?
Sai non mi hai dato il tempo di cenare!- ironizzò Elliot, mentre lei le dava
uno schiaffo sul braccio.
Insieme si alzarono e si diressero in
cucina cercando di preparare qualcosa che potesse sembrare una cena. Mangiarono
seduti sul divano, guardarono un po’ di tv, poi si spostarono in camera.
Trascorsero la notte abbracciati,
dormirono l’uno tra le braccia dell’altro, lasciando fuori da quella camera
tutti i loro problemi.
Fu svegliata da una leggera pressione
che sentì sulla fronte, si mosse appena e subito avvertì la presenza di un
corpo caldo praticamente appiccicato al suo. Respirò a fondo per essere invasa
dal suo odore, aprì gli occhi e ritrovò il viso di Elliot a pochi centimetri
dal suo. Sorrise lievemente rendendosi conto che quella notte non aveva avuto
incubi, dopo tantissimo tempo. Si ritrovò a pensare che la vicinanza di Elliot
le dava sicurezza anche quando dormiva.
-A cosa pensi?-
-Da quando sei sveglio?- preferì non
rispondere alla sua domanda.
Guardò l’orologio e dopo aver
riflettuto rispose
-Bhe forse da trenta minuti, non so!-
La verità era che era sveglio da
quasi un ora ormai, ma non voleva che si svegliasse da sola.
-Grazie- disse Olivia intuendo che le
stesse mentendo.
-Per cosa?-
-Per non esserti alzato. Per avermi
aspettato-
Dopo un attimo di silenzio, in cui
era sembrato evidentemente in imbarazzo, riprese a parlare:
-Olivia dovremo muoverci, altrimenti
se chiama al lavoro e non mi trova…- non terminò la frase notando l’espressione
del suo viso.
Senza dire una parola gli diede un
bacio e si alzò.
****
Era quasi mezzogiorno quando entrò in
centrale: contro ogni sua previsione, lui non c’era e la cosa la sorpresa. Di solito
quando restava a lavoro per tutta la notte, in mattinata tornava a casa per
fare una doccia e poi ritornare. Oggi invece non era tornato e aveva pensato di
trovarlo attaccato al computer, ora invece un brutto presentimento l’assalì
trovando la sua scrivania completamente vuota. Sentì alcuni passi arrivare dal
corridoio si voltò per incontrare Peter.
-Ciao anche tu qui?- chiese Peter
mentre notava la scrivania vuota di fronte a loro
-Ciao- rispose la donna
-Dove sono?-
Lei si limitò a rispondere con
u’alzata di spalle.
-Oh ed io che era così ansioso di
dargli l’anello!- sospirò Peter, dimenticandosi della donna al suo fianco.
-L’anello?- chiese curiosa
-L’ho detto ad alta voce?-
Vedendo il sorriso dell’altra sospirò
–Bhe è un segreto ma posso dirtelo, Olivia ha accettato di sposarmi!-
Kathy fu sorpresa nell’udire quelle
parole: aveva aspettato questo giorno da quando suo marito aveva iniziato a
mettere la sua partner prima di lei. Il suo cuore era pieno di gioia
Elliot lo sa?
Il pensiero fu inevitabile
È un segreto, ma posso dirtelo!
Un pensiero invase subito la sua
mente
-Non darglielo ora. Perché non fai in
modo che sia indimenticabile?-
Peter la guardò perplesso non
riuscendo a capire cosa volesse dire.
-Sai tra qualche giorno sarà il
compleanno del mio piccolo e aveva pensato di invitarvi a pranzo. Sarebbe
davvero una bella cosa se glielo chiedi in quell’occasione: sai noi siamo
diventati un po’ come la sua famiglia!- mentì Kathy.
In realtà sperava che Elliot si
svegliasse da quel limbo che lo faceva restare attaccato alla sua bella
partner. Forse così avrebbe capito che i suoi sentimenti non erano corrisposti.
Nell’ultima settimana non faceva
altro che pensare alla situazione assurda che si era creata con Peter che
evitava di incontrarla e con Kathy che ogni giorno le ricordava del compleanno
di Eli. La cosa le sembrava alquanto strana, visto che negli altri anni sopportava
appena la sua presenza. Anzi se avesse potuto fare almeno d’invitarla, sarebbe
stata più che felice. Non glielo aveva mai detto ma Olivia aveva capito che la
sua presenza era dovuta al fatto di avere salvato la vita al suo bambino.
Nell’ultima settimana il suo rapporto
con Elliot era stato quasi inesistente: impegnati in casi diversi, non avevano
avuto l’opportunità di vedersi. Era assurdo ma iniziava a sentire la sua
mancanza. Afferrò il telefono con il solo scopo di chiamarlo poi però vedendo
l’ora, decise di non farlo.
Di sicuro è a casa con la sua
famiglia!
Decise di prepararsi un bagno per
rilassarsi per la settimana impegnativa, appena finita e per rimettersi in
occasione del giorno dopo. Inconsciamente portò il cellulare con sé, con la
speranza che almeno l’avrebbe chiamata.
Immersa nella vasca lasciò vagare la
sua mente: immagini dell’ultima notte trascorsa con Elliot iniziarono ad
apparire. Cullata dal calore dell’acqua, cercò di pensare a tutte le sensazioni
che quell’uomo era in grado di regalarle.
Fu risvegliata dai suoi pensieri
dalla squillo del cellulare.
-Benson!-
-Stabler!-
Il cuore di Olivia iniziò a battere
forte, forse a causa dei pensieri che fino a pochi secondi prima aleggiavano
nella sua mente, pensieri non proprio limpidi.
-Ci sei?-
-Si dimmi!- si alzò per cercare di
ritrovare lucidità.
-Sei in acqua?- chiese con tono
malizioso.
-Dove sei?- nel silenzio che seguì,
capì perfettamente, dove fosse.
-Richiamami tra cinque minuti!- aveva
leggermente abbassato il tono della voce, come se stesse sussurrando.
-Ma cosa significa?- ma dall’altro
lato ebbe come risposta il segnale d’interruzione della chiamata. Uscì dalla
vasca, si coprì con l’accappatoio e si diresse in salotto, con il cellulare tra
le mani, aspettando che passassero quei cinque minuti.
Seduto sul divano con sua moglie al
suo fianco, guardava la tv mentre con la mente contava i secondi che mancavano.
Era quasi una settimana che non si vedevano e ora, dopo averla sentita e dopo
averla immaginata completamente nuda, immersa nella vasca da bagno, non
riusciva a resistere, doveva vederla. Anche solo per stringerla forte a sé.
Aveva aspettato di essere da solo per chiamarla, per sentire almeno la sua
voce. Il destino a volte giocava brutti scherzi, avevano trascorso così tanto
tempo insieme e proprio ora che ne avevano bisogno, erano costretti a lavorare
a due casi differenti che li costringeva a non vedersi per giorni interi. Era
anche arrivato al punto di andare prima al lavoro, giusto per poterle dare il
“buongiorno”.
Kathy si strinse ancora di più a lui
cercando un contatto che da tanto non avevano più. Quando il silenzio che li
avvolgeva fu rotto dallo squillo del suo telefono, Elliot balzò in piedi.
-Stabler!-
-Perché mi hai fatto richiamare?-
-Si ho capito capitano, arrivo
subito!- chiuse di nuovo la chiamata, mentre fissava sua moglie.
-Devi ritornare a lavoro?-
-Si, nessuno era disponibile e si
tratta di un caso urgente!- mentì spudoratamente. La cosa buffa era che invece
di sentirsi in colpa nei confronti di quella donna, si sentiva elettrizzato
all’idea di poterla di nuovo stringere a sé.
-Quando tornerai?-
-Non lo so, ma se faccio tardi, ti
chiamo-
Prese la giacca, la pistola, il
distintivo e le chiavi e stava per andare quando Kathy lo chiamò –Cerca di fare
in modo di non impegnarti per domani! Ricordati che è il compleanno di tuo
figlio!-
Come potrei dimenticarlo! Dovrò
mangiare insieme a quell’idiota!
*****
-A che ora devi tornare a casa?-
erano a letto completamente nudi, l’uno tra le braccia dell’altro. Le accarezzò
i capelli non ancora abituato a quella nuova intimità.
-Ho detto che dovevo lavorare quindi
posso restare ancora un po’!-
Rimasero abbracciati senza parlare di
nulla, godendosi entrambi della vicinanza dell’altro. Proprio come avevano
sempre fatto, accontentarsi di starsi accanto senza pretendere nulla in cambio.
Solo che ora la situazione era completamente diversa: ora si erano amati e
anche quel silenzio sembrava più importante e significativo. Olivia poggiò la
testa sul suo cuore e si lasciò cullare dal battito del suo cuore.
Era strano ma quando dormiva tra le
sue braccia, cosa che accadeva troppo raramente, non aveva incubi, riusciva a
dormire serena e tranquilla. Questo fatto la spaventava perché sapeva benissimo
che quella situazione non sarebbe durata per sempre.
Quando si svegliò, si ritrovò
appoggiata al cuscino mentre Elliot era già vestito, pronto per tornare a casa.
-Vai via?- si tirò su coprendosi con
le lenzuola. Lui annuì semplicemente per poi darle un bacio sulla bocca.
-Ci vediamo tra qualche ora!- le
sussurrò a fior di labbra.
È vero la festa di Eli!
-Elliot posso chiederti un favore?-
la guardò confuso, poi le sorrise e annuì.
-Sai vero che Kathy ha invitato anche
Peter?-
L’espressione del viso di Elliot mutò
al solo sentirlo nominare.
-Quando siamo in camera, non devi
nominarlo!- era agitato, non riusciva proprio a tollerare la presenza di
quell’individuo nella sua vita.
-Ecco, è proprio di questo che voglio
parlarti! Ti chiedo di controllarti. Facciamo in modo che sia indolore per
tutti!-
Lo guardava per cercare di capire a
cosa stesse pensando e, dalla sua espressione, percepì che non aveva gradito
quella sua richiesta. A volte non riusciva a capirlo, quando avevano iniziato
questa relazione, se di relazione si poteva parlare, sapeva benissimo della sua
esistenza, ora non poteva comportarsi come un fidanzato geloso. Forse era il
contrario: doveva essere Peter a essere geloso.
Lui la guardò poi rispose:-Tu però
non fare la fidanzatina innamorata!-
Fidanzatina innamorata?
Ma con chi credi di star parlando?
-Oh ha parlato il maritino premuroso-
scattò, alzandosi e avvolgendosi nelle lenzuola.
-Proprio tu vieni a dirmi come devo
comportarmi? Tu che non hai il minimo riguardo nei miei confronti!-
Ecco il guaio era fatto! Tutta la
serenità che avevano condiviso si era fatta benedire a causa della gelosia.
-Cosa stai insinuando?- Elliot la
fronteggiava sfidandola.
Credi di farmi paura?
Beh ti sbagli mio caro!
-Hai forse il coraggio di negare che
quando c’è lei io per te non esisto!-
Si pentì immediatamente di quelle
parole. Il viso di Elliot cambiò subito espressione dopo aver registrato quelle
parole.
Sei gelosa!
Con un sorriso che illuminò il suo sguardo,
si avvicinò e le accarezzò la guancia
-Non era mia intenzione farti
soffrire. Scusa- le sussurrò appoggiando la fronte sulla sua.
Quelle scuse la sorpresero, mai si
sarebbe aspettata una reazione del genere.
Non devi scusarti!
Non farlo!
-So cosa stai provando, anche a me dà
fastidio vederti con qualcuno- la baciò con passione, invadendole la bocca con
la sua lingua. Avvertiva un colore percorrerle tutto il corpo, riscaldandole il
cuore.
Quando si staccarono, lui le afferrò
il viso con entrambe le mai e fissandola negli occhi disse:
-Presto finirà tutto. Te lo
prometto!-
L’effetto che quelle parole ebbero su
Olivia non furono quelle che si aspettava, lo capì dalla sua reazione: si
scostò da lui e con il terrore nella voce gli chiese:- Vuoi lasciarla?-
-Credevo non volessi essere la mia
amante!- esclamò sarcastico, cercando di controllare la sua rabbia.
-Non essere stupido!- cercò di
difendersi Olivia, capendo solo ora di aver reagito nel modo sbagliato.
-Allora perché la cosa ti sconvolge
tanto? Forse non vuoi rinunciare al tuo bel ragazzo?-
-Non pensi ai tuoi figli?-
Quella domanda fu la goccia che fece
traboccare il vaso, lo vide arrossire violentemente mentre cercava inutilmente
di contenersi.
-Non cercare di usare i miei figli
per giustificare la tua reazione!-
Cosa ho combinato?
-Elliot io…- allungò una mano per
sfiorarlo, nel vano tentativo di calmarlo.
-Non toccarmi!-
Uscì da quella stanza senza nemmeno
salutarla, accecato ormai dall’ira.
******
Seduta in auto accanto a Peter, non
faceva altro che pensare alla sua discussione con Elliot. Aveva una paura
tremenda che fosse ancora arrabbiato e conoscendolo bene, si prospettava una
serata tutt’altro che facile. Aveva tentato in ogni modo di evitare di andarci,
ma Peter sembrava così ansioso di partecipare a una festa in casa Stabler, che
alla fine fu costretta ad arrendersi. Stringeva nelle mani il regalo che aveva
comprato Peter perché lei si era rifiutata di accompagnarlo, con la scusa del
lavoro. Sempre con la preoccupazione di non far ingelosire Elliot.
Furono accolti da una Kathy
particolarmente felice e complice con Peter.
Ma cosa stai architettando?
Il piccolo Eli si precipitò tra le
sue braccia stringendola forte.
È uguale a me!
Le parole orgogliose di Elliot le
tornarono in mente facendola sorridere. Era proprio vero, quel bambino sembrava
adorarla proprio come il suo papà, almeno fino la notte prima.
-Olivia!-
-Ciao piccolo! Se diventato davvero
grande! Tantissimi auguri!- gli diede un bacio sulla guancia, mentre il bambino
sembrava un po’ imbarazzato. Lo sguardo del bambino si spostò in direzione di
Peter.
-Chi sei?- gli chiese senza mezzi
termini.
Olivia si alzò –Lui è Peter un mio
amico. Peter lui è Eli!-
Il ragazzino non sembrava molto
entusiasta di fare la sua conoscenza infatti lo degnò solo di uno sguardo torvo,
per poi dedicarsi di nuovo a Olivia.
A differenza degli altri anni, Kathy
aveva organizzato una festa solo per la famiglia, visto che con i suoi amici
avrebbe festeggiato l’indomani a scuola. La casa era decorata con qualche
palloncino e con uno striscione di ”Buon Compleanno”, attaccato dove
presumibilmente dovevano scattare le foto. Si guardava intorno per cerca
qualsiasi cosa che manifestasse la sua presenza, ma non riuscì a trovare
niente.
Kathy era in cucina impegnata con la
cena mentre Peter e Olivia erano in soggiorno con il piccolo Eli.
-Dove sono gli altri?- chiese Olivia
al piccolo.
-Maureen sta per arrivare, Katleen è
in camera sua a studiare e i gemelli non lo so!- rispose il bambino, impegnato
a capire il suo nuovo gioco.
Ed Elliot? Avrebbe tanto voluto chiedergli ma
non ebbe il coraggio.
Era quasi ora di cena e di lui
nemmeno l’ombra, era stata sul punto di chiedere a Kathy dove fosse finito,
quando il rumore della porta che si aprì la colse di sorpresa.
Lui era lì, con il suo splendido
sorriso e con un regalo enorme per il suo bambino che, come lo vide arrivare, si
allontanò da Olivia per andarlo a salutare. Posò il regalo a terra per prendere
il bambino in braccio e dargli un bacio enorme sulla guancia.
-Hai fatto il bravo?- chiese, mentre
gli spettinava i capelli.
Il ragazzino annuì allontanando la
mano del padre dai suoi capelli, che la madre accuratamente gli aveva
sistemato.
-Cosa c’è in quel pacco?- chiese
curioso, capendo che era il suo regalo. Elliot lo rimise a terra e glielo
diede.
-Vai in camera tua e aprilo!-
Così il bambino tutto contento non se
lo fece ripetere una seconda volta.
Si ritrovarono loro tre da soli,
Olivia in piedi accanto al divano, dove era seduto Peter, ed Elliot poco
distante da loro. Sentiva il cuore iniziare ad agitarsi non sapeva se fosse
ancora arrabbiato. Senza degnarla di un solo sguardo, si diresse in cucina
dalla moglie, lasciandola da sola con i suoi pensieri.
Cosa ti aspettavi? Che ti stringesse
forte a sé!
Erano trascorsi trenta minuti
dall’arrivo di Elliot ma a lei sembravano un’eternità: l’aveva visto uscire
dalla cucina per dirigersi in camera sua. Avrebbe tanto voluto seguirlo ma con
Peter sempre attaccato a lei, non poté farlo. Decise di raggiungere Kathy per
chiederle se avesse bisogno di qualcosa, aveva bisogno di distrarsi altrimenti
quel giorno sarebbe stato lunghissimo.
-Olivia sei ospite non devi
preoccuparti!-
Da quando sei così gentile?
-Forse potresti aiutarmi a scegliere
il vino da mettere in tavola- disse, dopo aver riflettuto un attimo.
-Non m’intendo di vini, puoi
chiederlo a Peter!-
Kathy colse l’occasione per restare
sola con Peter, lasciandola in cucina. Non sopportava quell’atmosfera pesante
che aleggiava in quella casa. Era sempre così ma oggi sembrava diverso, come se
qualcosa stesse per accadere. Prese un bicchiere e si versò dell’acqua,
fermandosi vicino al lavandino.
All’improvviso sentì il suo profumo e
capì che era dietro di lei, quello che non si aspettava era di sentire il
calore del suo corpo, praticamente attaccato al suo. Avvertì le sue braccia
stringerla per la vita, attirandola ancora di più vicino al suo corpo. La sua
testa nascondersi nell’incavo del collo e l’alito solleticarla mentre
sussurrava –Sei bellissima!-
Le sembrava di essere invasa da una
scarica elettrica lungo tutta la schiena. Chiuse gli occhi per godersi quel
momento, senza però dire nulla. Dopo averla completamente ignorata, sperava di
cavarsela così?
Iniziò a baciarla sul collo, mentre
la stringava ancora più forte. La sentì leggermente trasalire quando fece
salire la mano verso l’alto.
-Elliot smettila!-
-Non hai detto questo stanotte!-
sussurrò malizioso.
La fece voltare per ritrovarsi a
faccia a faccia: era davvero bellissima, con quel piccolo broncio che mal
celava il suo desiderio.
-Perché ti sei comportato in quel
modo? Quando m’ignori non ti sopporto!-
-Stavo solo cercando di fare quello
che mi hai chiesto. Non puoi pretendere che resti a guardare mentre sei con
lui!-
Ed io che credevo fossi ancora
arrabbiato!
Sentì le sue dita sfiorarle la guancia
per poi arrivare a sfiorarle le labbra. Lottò con il desiderio di cingergli le
braccia al collo e baciarlo.
-Credevo fossi ancora arrabbiato-
ansimò, incapace di controllare l’effetto che quelle carezze le stavano
facendo.
-Shh! È tutto passato!- sussurrò
prima di baciarla.
Una volta non avrebbe mai fatto una
cosa del genere in casa sua, con i suoi figli dall’altro lato della porta e con
la moglie a pochi passi ma, ora che l’aveva avuta, non era più in grado di
staccarsi da lei.
Dopo un attimo di esitazione, si
lasciò andare schiudendo appena le labbra per dargli ampio accesso. Preso dal
momento la spinse all’indietro bloccandola tra il suo corpo e il lavandino. Le
labbra lasciarono le sue per dedicarsi al collo, mentre Olivia allungava le
mani tra i capelli
-Elliot! Oh mio dio! Elliot.
Potrebbero veder…-
Fu di nuovo assalita dalle sue labbra
che le impedirono di continuare la frase. Avvertì la sua gamba spingere in
mezzo alle sue, costringendola a divaricarle appena. Iniziò a muoverla
sfiorandole il suo punto d’eccitazione. Non riuscì a trattenere un gemito che
fu inghiottito dalle labbra smaniose di lui.
Sembrava tutto amplificato, forse
dalla consapevolezza del pericolo di essere scoperti. Non riusciva a spiegarsi
il perché, sapeva solo che non riusciva a staccarsi da quel corpo. Elliot
continuava a spingerle la gamba strusciandola, dandole piacere tanto da indurla
a seguire le sue spinte con il bacino. Non sapeva neanche lei come, ma si
ritrovò con una mano sul suo petto e con l’altra sulla cintura dei suoi
pantaloni, che piano scese per incontrare la sua eccitazione. Lo sentì gemere
sotto il suo tocco e si accese ancora di più.
-Ti voglio!- le sussurrò, afferrandola
e facendola sedere sul mobile. Con trepidazione infilò la mano tra le sue gambe
per accarezzarla intimamente.
-Oh Elliot, ma Kathy…-
-Shh! Basta che non urli!-
Erano ormai fuori controllo, non
riuscivano più a ragionare con lucidità: mai avrebbero pensato di essere capaci
di fare una cosa del genere. Eppure erano proprio loro che stavano facendo
l’amore, in casa di Elliot a pochi passi dalla sua famiglia.
Stranamente la cena trascorse nel
migliore dei modi, con i figli di Elliot che la rendevano partecipe delle
novità, con Kathy che sembrava stranamente felice e con Peter che sembrava eccitato.
L’unica cosa che guastava il tutto era quel senso di colpa che le affiorava
ogni volta che ripensava a quello che era successo in cucina. Erano arrivati al
piacere poco prima dell’arrivo di Maureen, e il solo pensiero di essere
scoperti dalla maggiore delle Stabler, le aveva fatto chiudere lo stomaco. Lui
invece sembrava tranquillo, fatta eccezione per le occhiatacce che, di tanto in
tanto, lanciava a Peter. Tutto sembrava tranquillo fino all’arrivo del dolce.
Dopo aver spento le candeline e aver fatto le foto tutti erano intenti a
gustare la torta, quando un Peter super eccitato, richiamò l’attenzione di
tutti, affermando di aver qualcosa da comunicare. Il cuore di Olivia iniziò a
battere forte intuendo cosa volesse dire.
Ma cosa ti salta in mente?
Non ora! Non qui!
Lo vide mettersi le mani in tasca per
poi mettere in bella vista una scatoletta contenente un anello. La reazione di
Elliot fu immediata: sembrava un lupo in allerta per azzannare la sua preda.
-Colgo quest’occasione per donare
quest’anello alla mia futura moglie!-
Si voltò verso di lei e prendendole
la mano disse –Sono felice che tu abbia accettato di essere mia moglie! Ti
amo!-
Tutti erano presi dall’eccitazione
del momento e uno strano vocio invase la stanza, con le figlie di Elliot che si
complimentavano con Olivia. Il rumore di una sedia caduta fece piombare di
colpo il silenzio: Elliot si era alzato di scatto e ora la fissava dritto negli
occhi
-Cosa diavolo significa questa
scenetta?- il tono della sua voce metteva paura, non lo aveva mai visto così.
-Dai Elliot calmati e congratulati
con Olivia - cercò d’intromettersi Kathy.
-Tu stanne fuori! Olivia guardami e
dimmi la verità, hai davvero accettato di essere sua moglie?-
Non riusciva a controllarsi, si
sentiva come un vulcano sull’orlo di esplodere. Non poteva essere la verità.
Non dopo tutto quello che era successo tra loro.
Olivia non riusciva a reggere il suo
sguardo, abbassò il viso aumentando così la furia di Elliot, che con pochi
passi l’aveva raggiunta, costringendola a guardarlo.
-Metti giù le mani!- esclamò Peter,
quando notò la mano di Elliot stringere forte sul braccio di Olivia.
Elliot avvertì la mano dell’altro
circondargli il polso e, senza riflettere, scagliò un pugno che lo colpì in
pieno viso.
-Ma che fai? Sei impazzito?- la voce
di Kathy divenne stridula dalla paura. Elliot però non vedeva e non ascoltava
nessuno, continuava a prenderlo a pugni, fino a quando non sentì qualcosa di
caldo toccargli la schiena. In quell’istante si fermò e si voltò: gli occhi di
Olivia colmi di lacrime fecero sciogliere in un attimo tutta la sua furia. Si
avvicinò a lei e appoggiò la fronte sulla sua, sotto gli sguardi allibiti dei
suoi familiari.
-Dimmi che è tutta una menzogna. Ti
prego Olivia, non farmi questo!- il suo silenzio però contribuì a peggiorare la
situazione. Era davvero furioso: ora era tutto chiaro.
La vuoi lasciare?
Hai sempre mentito!
Ed io che ho tradito mia moglie
proprio in casa mia!
-Elliot mi vuoi spiegare cosa diavolo
sta succedendo?- Kathy era sull’orlo di una crisi, non riusciva a credere ai
suoi occhi.
-Tu lo sapevi? È per questo che li
hai invitati, vero?-
Percependo la tensione nell’aria e
prevedendo guai, anche molto grossi, Maureen prese i suoi fratelli e lasciò
quella stanza. Era sicura che da lì a poco i loro genitori avrebbero finalmente
messo fine a quella farsa, che scambiavano per famiglia. Era ormai da anni che
aveva capito che il suo papà provava qualcosa di veramente speciale per Olivia
e, se in un primo momento non lo aveva accettato, ora si ritrovava a chiedersi
perché non si decidesse a dar voce al suo cuore.
-Hai ragione l’ho fatto per farti
capire una volta per tutte che non potrai mai averla. Lei non è tua!-
Le rivolse un ultimo sguardo, poi
senza dire una parole, afferrò le chiavi dell’auto e uscì sbattendo
violentemente la porta.
Era ferma, immobile, non sapeva cosa
fare con Peter e Kathy che la fissavano, mentre il cuore e il cervello le
urlavano di andare da lui, di spiegargli come erano andate realmente le cose. Sbatté
le palpebre come se si fosse appena svegliata da un incubo, si voltò afferrò la
sua borsa e si diresse verso l’uscita.
-Dove vai?- la voce di Peter era
alquanto alterata.
Aveva capito cosa fosse successo ma
non poteva lasciarla andare così, dopo essere stato umiliato in quel modo.
L’aveva tradito e non si era minimamente preoccupata di dargli una qualsiasi
spiegazione.
-Peter devo andare da lui! Mi
dispiace credimi, ma non posso lasciarlo da solo!-
-Lui non è solo! Lui ha me e i suoi
bambini. Lascialo in pace!-
Olivia fissò Kathy con tutto il
disprezzo che provava per quella donna. Arrivare a progettare una cosa del
genere per allontanarla dal marito , era davvero patetico.
-Sei un’illusa se credi che questo ci
possa separare!- le sussurrò Olivia prima di uscire.
Appena arrivata subito notò la sua
auto nel parcheggio, spense il motore e si diresse dove era sicura che
l’avrebbe trovato. Aprì la porta e lui era seduto sulla panchina, con i gomiti
appoggiati alle gambe, mentre nascondeva il viso nelle mani. Quella scena le
fece ricordare qualche anno prima, quando lei si era trasferita alla sezione
crimini informatici.
Tu che fai qui?
Perché non me lo hai detto?
Scusa avrei dovuto dirtelo è che…
È troppo complicato!
Anche quella volta lo aveva ferito,
anche quella volta lui era andato via senza aggiungere nulla, solo un
semplicissimo “Grazie per essere venuta”.
Forse tutto era iniziato proprio in
quel preciso istante, tutta la sua lotta per cercare di stargli lontano, senza
successo.
Ora però non sarebbe scappata, non
gli avrebbe permesso di mandare tutto all’aria. Ora era pronta per affrontare
tutti e tutto.
-Elliot!- sussurrò piano, mentre
varcava l’ingresso.
-Che ci fai qui?- chiese alzandosi e
voltandole le spalle.
Sentì il corpo di Olivia stringersi
forte al suo, sentì il suo profumo invadere il suo spazio, le braccia di lei
abbracciarlo forte e poi sentì la sua voce incrinata dalle lacrime che lo
implorava.
-Lascia che ti spieghi cosa è
successo!-
Chiedo scusa per il ritardo ma ho
avuto alcuni problemi nello scrivere questo capitolo.
Spero vi piaccia! Ringrazio Celesten
e Neamh che continuano a recensirmi: grazie di cuore.
Colgo quest’occasione per donare
quest’anello alla mia futura moglie!
Sono felice che tu abbia accettato di
essere mia moglie! Ti amo!
Continuava a tormentarsi con quelle
farsi che gli martellavano nella testa.
Come ho fatto a essere così stupido?
Non riusciva a capire più nulla,
eppure da quando avevano fatto l’amore, il loro rapporto si era evoluto così
tanto, l’aveva vista arrendersi a lui e invece…
Le immagini dei loro corpi
intrecciati, mentre facevano l’amore in cucina e la voce di Maureen che si mischiava
con i gemiti di Olivia, iniziarono a invaderlo.
Come ho potuto fare una cosa del
genere?
Se mia figlia avesse scoperto tutto?
Si lasciò andare sulla panchina
mentre si nascondeva il viso tra le mani.
Era dunque questo ciò che ti
tormentava?
Era così confuso: se da un lato si
sentiva ferito dalla persona che più amava al mondo, dall’altro lato, l’idea di
saperla sposata con lui, lo faceva stare male.
-Elliot- il suo cuore mancò un
battito quando sentì la sua voce. Lo aveva seguito e ora cosa pretendeva?
-Che ci fai qui?- chiese, mentre si
alzava: non riusciva a restare calmo. Avrebbe tanto voluto scuoterla per farle
cambiare idea, per farle capire che era lui l’uomo adatto a lei e non quel
Peter.
Evitava di guardarla perché sapeva
benissimo che non sarebbe riuscito a resistere ai suoi occhi. Ne aveva avuto
una conferma proprio poche ore prima. Quando era tornato a casa, era ancora
arrabbiato poi, vederla con quell’aria preoccupata appena rientrato a casa, gli
aveva fatto cambiare idea: non era riuscito a restare arrabbiato e aveva finito
col fare l’amore con lei, nella sua cucina, rischiando di essere scoperto da
sua figlia.
Scrollò violentemente la testa
cercando di togliersi quel senso di colpa che continuava ad affliggerlo. Non
riusciva a capire con esattezza dove lei si trovasse, ma il solo sapere che era
dietro di lui, lo metteva in agitazione. All’improvviso sentì il suo corpo
stringerlo forte, il suo profumo invaderlo nel profondo e le sue braccia
stringerlo con prepotenza e poi lo sentì: stava piangendo mentre lo supplicava
di darle una possibilità di spiegarsi.
-Lascia che ti spieghi cosa è
successo!-
Sei sleale! Non piangere!
Sentire la sua voce incrinata dalle lacrime,
era insopportabile. Lui odiava vederla soffrire ancora di più se era lui la
causa del suo dolore.
Non avendo nessuna reazione, Olivia
poggiò la fronte sulla sua schiena e iniziò a parlare.
-E’ successo la sera dopo il ballo,
prima che tu venissi e che…- un singhiozzo le impedì di continuare. Nella sua
mente aveva tante volte cercato un modo per spiegargli la situazione ma, ogni
volta, non riusciva a trovare nulla di adeguato.
-Io ho davvero creduto che fosse la
cosa giusta da fare. Il nostro rapporto era arrivato a un punto pericoloso, io
dovevo fare qualcosa per proteggere almeno la nostra amicizia-
Respirò a fondo cercando di liberarsi
di quel nodo che le rendeva impossibile respirare. Elliot rimase lì immobile ad
ascoltarla.
-Io era davvero convinta che il tempo
mi avesse aiutata, sapevo di non essere in grado di perderti completamente così,
pur di restarti accanto, ho deciso di sposarlo. Sono stata una stupida, ora lo
so. Quando tu sei venuto e hai detto di amarmi non sono riuscita a
controllarmi. Elliot credimi se ti dico che non volevo ferirti.-
-Perché non me lo hai detto?-
Ecco la domanda da un milione di
dollari!
Perché? Perché sono una codarda!
Perché ho avuto paura, paura di
perderti!
-Sai quante volte ho pensato di
farlo? Ma non ci sono riuscita. Infondo Olivia Benson non è poi così forte come
tutti credono. Ho avuto paura di perderti!-
Per lei era difficile ammetterlo ma
era la verità. Per anni aveva sognato di poterlo amare e ora che era riuscita,
almeno in parte, a realizzare il suo sogno, non era riuscita a dirgli la
verità.
Sapeva di aver sbagliato ma doveva in
qualsiasi modo riuscire a fargli capire che i suoi sentimenti erano sinceri.
Elliot continuava a darle le spalle senza dare nessun indizio su quello che
stava provando. Strinse un po’ di più la presa per avere una minima reazione da
lui ma inutilmente: sembrava una statua e Olivia non sapeva più cosa fare.
Chiuse gli occhi cercando di percepire anche un minimo movimento che l’avrebbe
aiutata a capire.
Le toccò le mani per farle rompere
quella presa e liberarsi da quell’abbraccio.
-Hai fatto l’amore con lui?-
-Cosa?- sperava di non aver capito
bene ma il suo silenzio le fece capire che purtroppo aveva sentito bene.
-E’ questo il tuo problema? Sapere se
sono stata a letto con lui?-
Elliot si voltò per guardarla, per la
prima volta da quando era arrivata: lui la guardava senza darle ulteriori
spiegazioni per la sua domanda.
-Tu hai fatto l’amore con tua
moglie?-
Lui rise beffardo per ritornare
subito serio, aveva lo sguardo di quando interrogava il peggiore dei criminali.
-La situazione è diversa, e tu lo sai!-
-Perché sei un uomo?-
-No, perché lei c’è sempre stata e il
suo ruolo era ben chiaro a me quanto a te!-
Non poteva parlare sul serio!
Io che mi sono preoccupata e invece
tu pensi solo a questo?
-Su questo si basa l’amore che tanto
dici di provare per me?- chiese, abbassando il viso e con tono deluso.
Si avvicinò e le afferrò il braccio
con forza –Non fare la parte della vittima! Ho bisogno di sapere se urlavi il
suo nome dopo aver urlato il mio!-
Olivia lo fissò negli occhi e un
senso di nausea la colpì.
Questo pensi di me?
Avrebbe tanto voluto chiedergli ma la
paura di sentire la risposta affermativa, le fece mancare il coraggio. Finì col
fare com’era solita fare: quando ti senti attaccata la miglior cosa è
contrattaccare, non lasciare spazio all’altro di prendere il sopravvento.
-Sei uno stronzo Elliot! Sai che ti
dico? Vaffanculo!- con uno scatto si liberò dalla sua presa e andò via,
sbattendo con forza la porta, lasciandolo lì da solo.
Dopo quella lite il loro rapporto era
completamente inesistente: non sapeva come ci fosse riuscito ma aveva ottenuto
un incarico sotto copertura e non lo vedeva e sentiva da quasi tre settimane.
Olivia aveva definitivamente rotto
con Peter con non pochi drammi.
Quando quella sera tornò a casa,
trovò Peter ad attenderla con ancora la scatola con l’anello in mano. Senza
dire una sola parola aprì la porta lascandola aperta per farlo entrare. Non
aveva nessuna voglia di parlare con lui, ma doveva dargli una spiegazione.
-Hai parlato con lui?-
-Peter mi dispiace! Non volevo
ferirti!-
-Da quando tempo vai a letto con
lui?- il suo tono era di disprezzo. Stranamente le sue parole non la colpirono,
forse perché sapeva che lui aveva tutto il diritto di essere arrabbiato.
-E’ per lui che non hai voluto più
fare l’amore con me-
Non era una domanda e Olivia non
rispose: infondo era un uomo intelligente e subito aveva capito.
Peter iniziò ad andare avanti e
indietro evidentemente agitato.
Ed io che pensavo che si trattasse di
un caso difficile!
Da quando aveva scoperto il lavoro di
Olivia era stato molto comprensivo con lei, cercando di non essere troppo
assillante. Ecco perché quando lei lo rifiutava lui non diceva mai niente,
attribuendo il suo comportamento a qualche caso particolarmente difficile.
Si fermò davanti a lei e le porse
l’anello
-Prendilo!- le disse con convinzione
-Cosa?-
-Non è qui con te, questo significa
che avete litigato! Diventa mia moglie io posso aiutarti a dimenticarlo!-
Olivia lo guardava perplessa, dopo
tutto quello che gli aveva fatto non poteva continuare a volerla sposare.
-Peter non posso-
-Credi davvero che lui ti possa
perdonare? Lui non lascerà mai sua moglie!-
Continuava a fissarlo pensando che
forse lui aveva ragione: Elliot non l’avrebbe mai perdonata.
-Forse hai ragione ma io non posso
farlo. Io non provo quello che provi tu e non posso continuare a farti del
male-
Senza aggiungere altro Peter uscì
dalla porta e dalla sua vita per sempre.
Stava lavorando al computer quando il
rumore dei tacchi che colpivano il pavimento l’avvertì che qualcuno, una donna
con precisione, stesse arrivando. Alzò lo sguardo per incrociare quello azzurro
di Maureen: solo ora si accorgeva di come erano uguali a quelli del padre.
-Ciao- la salutò la ragazza.
Olivia si sentiva particolarmente a
disagio sia per essere stata quasi scoperta proprio da lei sia per la scenata a
cui aveva assistito lei e i suoi fratelli
Dimmi che è tutta una menzogna. Ti prego
Olivia, non farmi questo!
Le parole che Elliot le aveva
sussurrato a pochi centimetri dal viso e davanti a tutti, le affiorarono alla
mente facendo aumentare il suo senso di disagio.
-Maureen è successo qualcosa?-
La ragazza le sorrise e disse –Questo
devi dirmelo tu. Cosa sta succedendo?-
-Se parli di tuo padre, non so dove
sia, devi parlare con Cragen-
-Olivia non sono una bambina e non
trattarmi come se lo fossi. Tu sai bene di cosa sto parlando!-
La determinazione nella sua voce la
stupì: solo ora capì che Maureen era una donna e forse avrebbe capito. Di
sicuro non avrebbe accettato ma forse, almeno in parte, avrebbe potuto
comprendere.
Sedute al tavolo di un bar stavano
sorseggiando un caffè caldo: Olivia non sapeva da dove iniziare, in fondo non
sapeva cosa Maureen aveva intuito. La guardava e, a differenza di lei, sembrava
molto tranquilla, forse aveva parlato con Elliot che l’aveva assicurata che si
era trattato di un errore.
-Papà è tornato ieri!- disse
all’improvviso Maureen
È tornato? Allora sta bene!
Questi furono i primi pensieri di
Olivia.
-Lui non sa che sono qui con te, non
voleva che m’intromettessi, ma non posso continuare a vederlo così!-
-Cosa sai?- trovò il coraggio di
chiederle.
Arrossi visibilmente: ora sembrava
una bambina mentre stava per confessare un segreto.
-So tutto! Vi ho visti e sentiti in
cucina!- rivelò, arrossendo ancora di più.
Oh Elliot!
Immagini dei loro corpi avvinghiati
mentre raggiungevano il piacere invasero la sua mente.
Ora fu la volta di Olivia arrossire
imbarazzata.
Maureen alzò lo sguardo e sorrise nel
vedere l’espressione di Olivia
-E’ buffo hai avuto la sua stessa
reazione!-
Alzò di scatto la testa incredula
-Lui lo sa?-
Maureen annuì e iniziò a raccontarle
il suo dialogo con il padre.
Dopo la litigata con Olivia rimase
ancora per qualche ora da solo, poi decise di ritornare a casa anche perché
doveva dare delle spiegazioni alla sua famiglia, ai suoi bambini.
Quando aprì la porta la casa era
avvolta dal buio e subito capì che non c’era nessuno.
Accese la luce e fu sorpreso nel
vedere la sua bambina sdraiata sul divano.
-Sei tornato!- esclamò, alzandosi e
mettendosi seduta.
-E’ andata via?- chiese sedendosi
accanto alla sua bambina.
Maureen annuì per poi aggiungere
–Katleen ed io ci siamo rifiutate di seguirla. Anche i gemelli volevano restare
ma sai mamma come è fatta!-
-Dov’è tua sorella?- chiese Elliot,
intuendo che non era rimasto per lui.
-Sai anche come è fatta Kathleen, è
dal suo ragazzo!-
Kathleen era sempre stata ribelle,
nonostante prendesse le medicine, continuava ad avere un comportamento ribelle.
A volte si chiedeva se davvero era dovuto alla sua malattia o se semplicemente
era così.
-Tu sei rimasta per me?-
Maureen non rispose, appoggiò la
testa sul braccio del padre e lo strinse forte.
-Papà cosa è successo stasera?- le
chiese con un filo di voce, quasi temesse una reazione eccessiva del padre. Aveva
ancora ben in mente la reazione di Elliot nei confronti del povero Peter.
-Nulla, credo solo che lui non sia
adatto a lei!- si limitò a risponderle.
-Sei sicuro che si tratti solo di
questo?-
-Lei è mia amica-
-Lei? Non riesci neanche a dire il
suo nome?-
Quelle parole lo colpirono: cosa
sapeva sua figlia?
-Cosa vuoi dire?-
-Non sembravate solo amici in cucina
quando sono arrivata!- esclamò, evitando di guardarlo negli occhi.
Si scostò da lei per guardarla negli
occhi –H-hai visto?- balbettò in evidente imbarazzo.
La ragazza si limitò ad annuire anche
perché le parole erano superflue.
-M-Maureen senti io…- non riusciva a
parlare.
Maureen lo guardò e vederlo così
imbarazzato le fece tenerezza: il suo papà forte sembrava così debole ora e
tutto per amore.
-Come è andata con Olivia, sei
riuscito a spiegarti?-
Lo sguardo di Elliot cambiò subito
espressione.
-Questo non deve interessarti! Tu sei
mia figlia e non dovresti…-
-Papà sono abbastanza grande da
capire che tu e la mamma non vi amate più! E sono abbastanza grande per capire
che sei completamente pazzo di Olivia- lo interruppe sfidandolo con lo sguardo
– e lei di te!- esclamò dopo un po’ di silenzio.
Olivia continuava a guadarla stupita.
Mai si sarebbe aspettata di ritrovarsi seduta al bar con lei, la prima figlia
di Elliot. Laragazza fissava la tazza di caffè, che stringeva
forte tra le mani, come se l’aiutasse a trovare la forza di continuare.
-Olivia io non so cosa vi siete
detti. E sinceramente non voglio saperlo. Però tu conosci papà, qualsiasi cosa
abbia detto o fatto, è solo perché lui ha bisogno di certezze. Era pronto a
fare un passo molto importante nella sua vita e…- non riusciva a trovare le
parole, non voleva peggiorare ulteriormente la situazione.
Da quando era tornato, Elliot si era
rinchiuso in camera rifiutando di parlare con chiunque, anche con lei. Aveva
cercato di convincerlo a chiarirsi almeno con la madre e i gemelli, ma lui si
era rifiutato. La sua unica speranza era che almeno Olivia riuscisse a farlo
ragionare.
-Non fraintendermi io non voglio
difenderlo e tanto meno voglio accusarti di qualcosa, vorrei solo che capissi
perché si sia comportato in quel modo-
Olivia capiva bene le parole di
Maureen, del resto lo conosceva bene e sapeva benissimo che, con quelle parole,
lui aveva solo cercato di capire se davvero lei lo amasse oppure no! Solo che a
volte non riusciva proprio a controllarsi e il suo tono l’aveva ferita nel
profondo.
-Olivia lui ha bisogno di te! Lui ti
ama veramente e ti chiedo solo di dargli un’opportunità!-
Con quelle parole Maureen si alzò e
la lasciò da sola a riflettere su tutta la situazione.
****
Erano trascorsi dieci giorni da
quando Olivia aveva avuto quella conversazione con Maureen. Elliot era tornato
al lavoro ma continuava a trattarla in modo gelido, facendo qualsiasi cosa in
suo potere per lavorare con qualcun altro. La situazione era così pesante e non
sembrava voler migliorare: se nei primi giorni Olivia aveva tollerato il suo
comportamento, nella speranza che sarebbe riuscito a superarlo, ora non lo
sopportava più, non quando metteva in pericolo il loro lavoro.
Si erano trovati in una brutta
situazione e lui non si era fidata di lei, affrontando da solo un pericoloso criminale,
rimanendo ferito al braccio e con due agenti in ospedale.
Quando Olivia e Fin avevano avuto la
sua richiesta di appoggio, lei gli aveva risposto di attendere il loro arrivo.
Lui però si era rifiutato di aspettare facendo irruzione nel nascondiglio del
criminale.
Nel giro di pochi minuti la
situazione si era fatta pericolosa: in conclusione il criminale era scappato e
lui si ritrovava con un braccio fasciato.
-Cosa diavolo credevi di fare?-
Olivia era davvero arrabbiata. Quando era arrivata sulla scena lo aveva trovato
a terra, con il braccio sanguinante. Il suo cuore si era fermato bloccandola,
non avendo il coraggio di scoprire se…
Lui non le rispose evitando di
guardarla.
-Potevi morire ma sei completamente
pazzo?-
-Rilassati, non sono morto come puoi
vedere!-
Era la prima volta che le rivolgeva
la parola da quella maledettissima sera.
-Non fare lo stronzo. Ci sono persone
che ti vogliono bene, non hai pensato a loro?-
Si alzò di scatto dalla sedia per
pararsi davanti a lei e guardandola con aria di sfida disse –Sì come no!
Persone che mi amano ma che non esitano a pugnalarmi alle spalle!-
Quelle parole la ferirono
profondamente, non sapeva spiegarsi bene il motivo ma non fu in grado di
controbattere.
Credi che io l’abbia fatto per
ferirti?
-Stabler! Benson! Nel mio ufficio,
subito!-
La voce di Cragen rimbombò nell’aria,
interrompendo quel diverbio che stava degenerando in una vera battaglia
verbale.
Entrarono nell’ufficio di Cragen,
entrambi con il viso abbassato, consci della strigliata che li attendeva per
via del caso.
-Cosa diavolo sta succedendo tra di
voi?-
Elliot lo fulminò con lo sguardo,
intuendo benissimo a cosa si riferisse.
-Non ci siamo capiti…- cercò di
giustificarsi Olivia.
-Non sto parlando del caso, di quello
parleremo dopo. Mi riferisco a voi due. Cosa sta succedendo?-
-Questi non sono affari suoi!-
puntualizzò Elliot, non accettando nessun tipo d’intervento da lui.
-Ti sbagli, se i vostri problemi
influiscono sul lavoro, allora sono fatti miei!-
-Capitano ci dis…-
-Se non si fida di come lavoriamo,
farebbe meglio a cambiare squadra!- la interruppe Elliot, facendolo arrabbiare.
-Stabler ti conviene pensare bene a
quello che dici!-
Cragen si diresse verso la porta, la
aprì e con un tono che non permetteva repliche, aggiunse –Resterete qui finché
non avrete chiarito le cose tra di voi!- uscì richiudendo la porta, lasciandoli
da soli.
Elliot vagava per la stanza come un
leone in gabbia. Dalla sua postura poteva capire che non aveva nessuna
intenzione di parlarle. Se continuava con quell’atteggiamento rischiava il
lavoro e lei non poteva permettere che, per colpa sua, perdesse anche quello.
Non sapeva quel’era la situazione con Kathy ma se lui non aveva intenzione di
dare al loro rapporto una possibilità, lei lo avrebbe accettato.
Lui ti ama e ti chiedo di dargli
un’opportunità!
Le parole di Maureen le ronzavano nelle
orecchie e così senza riflettere disse:
-Non ho fatto l’amore con lui!-
Lo vide fermarsi di colpo e le
sembrava che avesse smesso di respirare.
-Da quando hai detto di amarmi, non
l’ho più toccato. Non potevo!-
Sembrava completamente paralizzato,
sentiva il respiro fermarsi in gola e non riusciva a convincere i suoi polmoni
di riprendere a funzionare. Le parole di Olivia avevano avuto uno strano
effetto sul suo cuore: lo sentiva leggero, come se tutto quel rancore, che lo
aveva avvolto nell’ultimo periodo, fosse all’improvviso evaporato. Si voltò per
guardarla e solo ora capì che in fondo lui l’aveva sempre saputo.
-Perché dici questo ora?-
-Non parli più con me, da quando?
Elliot, oggi ho rischiato di perderti e…-
Non riuscì a continuare, sentiva una
morsa stringerle forte il cuore.
-Questa domanda ti ha afflitto tanto
da allontanarti da me.-
Continuava a fissarla e, mosse da
volontà propria, le sue gambe iniziarono a camminare per avvicinarlo a lei.
Erano ormai a pochi centimetri di
distanza, poteva sentire l’odore della sua colonia.
-Quando ti ho visto disteso a terra
il mio cuore ha smesso di battere. Ho temuto di averti perso per sempre-
Con dita tremanti sfiorò il punto
dove era stato ferito e lo vide seguire con lo sguardo la sua mano, senza però
respingere quel contatto.
-Se non puoi perdonarmi posso
capirlo, ma non allontanarmi anche sul lavoro. Mi uccidi così!-
Lo fissava negli occhi completamente
ignara di come avrebbe reagito a quelle parole. Sentì la sua forte mano
accarezzarle la guancia, lo vide avvicinare il viso al suo per appoggiare la
fronte sulla sua e sussurrarle: –Scusa!-
Quella semplice parola le fece
sciogliere il nodo che, da più di un mese, le si era bloccato in gola: sentì calde
lacrime sfuggire dai suoi occhi, bagnarle il viso per essere poi asciugate
dalle sue labbra. Tutto il dolore dell’ultimo periodo si liberò prepotente,
facendola crollare in un pianto che lui accolse nel suo petto. La strinse forte
mentre il suo corpo veniva scossa dai singhiozzi.
-Non ho mai voluto farti del male!-
singhiozzò nel suo petto.
Lui non rispose e non cercò nemmeno
di consolarla: aveva bisogno di piangere, anche se gli faceva male vederla in
quello stato.
-Elliot io ti amo!-
Non ebbe nessuna parola da lui ma la
cosa non la preoccupò, perché era bastato il battito del suo cuore a farle
capire che anche lui provava la stessa cosa. Alzò il viso per unirlo al suo in
un bacio d’amore, incuranti di chi potesse vederli.
-Olivia sei disposta a lasciarlo per
me?-
Lei lo fissava sorridendo tra le
lacrime –Con Peter è finita da tempo!-
Lui la strinse forte e appoggiò la
bocca sul suo orecchio –Vieni a casa con me!- le baciò il collo per poi
continuare –A casa mia!-
Ormai era più che sicuro di voler
stare con lei e la prima cosa da fare era quello di informare i suoi figli. Non
voleva aspettare ancora: avevano già aspettato troppo.
Con un po’ di perplessità, Olivia
accettò la sua proposta immaginando che, se Maureen sapesse, forse anche gli
altri figli avrebbero saputo. E invece…
-Papà ma cosa ti è successo?- chiese Kathleen,
vedendolo con il braccio ferito.
-Solo un graffio. Dov’è tua sorella?-
-In camera adesso arriva- spostò lo
sguardo su Olivia e poi ritornò a fissare il padre –E’ successo qualcosa?
Perché Olivia è a casa nostra?- chiese leggermente preoccupata. In
quell’istante arrivò Maureen che vedendoli insieme, s’illuminò intuendo cosa
fosse successo.
-Quindi se ho capito bene tu e
Olivia…-
Kathleen sembrava sorpresa forse non
aveva mai capito il rapporto che la legava a suo padre.
-Mamma lo sa?-
-Oh Kathleen ma sei cieca o cosa?
Mamma lo ha sempre saputo, solo che faceva finta proprio come stai facendo tu
adesso!- sbottò Maureen: era impossibile che non avesse capito niente. Olivia
si sentiva terribilmente a disagio, si sentiva di troppo in quella
conversazione di famiglia.
-Ragazze non litigate. Ho intenzione
di parlare con vostra madre domani stesso!-
-Vai dai nonni?- chiese Kathleen
Elliot annuì.
-E la porti con te?-
-Perché lo chiedi?-
-Papà ti conviene andarci da solo,
conosci la mamma sarebbe capace di farle del male!- scherzò Kathleen.
-Forse hai ragione!- esclamò Elliot
ridendo: con quella battuta Kathleen gli fece capire che accettava la sua
relazione con Olivia.
-Ehi state dimenticando che Olivia è
un detective e non so se a mamma conviene mettersi contro di lei!-
-Hai ragione, ricordi la faccia di
mamma quando Olivia le disse “Sei un’illusa se credi che questo ci possa
separare!”. Era pallida come un lenzuolo!- ridacchiò Kathleen.
Dopo la breve chiacchierata con le
figlie, preparò la cena e cenarono tutti insieme. Vederla seduta al tavolo di
casa sua e parlare con le sue figlie fu davvero una sensazione incredibile. Ora
più che mai era convinto a mettere definitivamente la parola fine a quel
matrimonio.
Erano le undici passate, Maureen e Kathleen
dopo la cena, erano uscite e loro erano rimasti da soli. Seduti sul divano
completamenti avvolti nel silenzio, si godevano la pace di quel momento.
-Resta con me stanotte!- le sussurrò
Elliot, dandole tanti baci sulla guancia.
-Non mi sembra il caso!- si alzò
staccandosi contro voglia da lui. Lui la seguì per stringerla forte.
-Cos’era quella storia di Kathleen?-
le chiese all’improvviso Elliot
Abbassò il viso imbarazzata, non
credeva che le figlie stessero origliando.
-Tua moglie sperava di dividerci ed
io…-
Fu bloccata dalle sue labbra che s’impossessarono
della sua bocca, impedendole di continuare. Le loro lingue si scontrarono
mentre con le mani iniziarono a esplorarsi.
-Mi piaci quando fai la detective!
Sei così sexy, cara detective Benson!- le sussurrò all’orecchio.
Iniziò a baciarle il collo facendola
gemere dal piacere. Affondò la mano nei suoi capelli stringendolo forte a sé.
-Ho voglia di…-
Questa volta fu lei a catturargli la
bocca, impedendogli di continuare.
-Vieni con me?-
-Nel suo letto?-
Lui la guardò curioso poi con un
sorriso disse –Fammi capire in cucina sì, ma nel suo letto no?-
-Smettila Elliot, già mi sento
abbastanza in colpa. Se solo penso che tua figlia ci ha visti…-
-Te l’ha detto?- le chiese,
continuando a baciarla. Lei annuì godendosi appieno quel contatto.
-Sarei voluto sprofondare!-
Le baciò il collo per poi spostarsi
alla bocca, le mani si spostarono sotto la magliette per toccare la pelle calda
della schiena.
-Olivia davvero, vieni con me!-
Lei afferrò il suo viso tra le mani e
obbligandolo a guardarla disse –Avremo tutto il tempo per stare insieme. Ma ora
no! Dobbiamo almeno rispettare le tue figlie-
Gli stampò un bacio sulla bocca e lo
lasciò andare.
-Ora è meglio che vada!-
Era quasi fuori dalla porta, quando
sentì le sue braccia circondarla di nuovo in un abbraccio.
-Ti amo!- le disse sottovoce.
-Ti amo- gli rispose, ricambiando
l’abbraccio.
Ora che finalmente si erano
dichiarati niente e nessuno avrebbe potuto ostacolare il loro amore.
THE END
Grazie a tutti quelli che mi hanno
seguita. Spero che questo capitolo vi piaccia.