Gigli e Rose

di sundayrose
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tradimento ***
Capitolo 2: *** Sensi di colpa ***
Capitolo 3: *** Bruciante verità ***
Capitolo 4: *** Gigli e Rose ***
Capitolo 5: *** Intimità ***
Capitolo 6: *** Complicazioni ***
Capitolo 7: *** Rosso sangue ***
Capitolo 8: *** Incoscienza ***
Capitolo 9: *** Accuse ***
Capitolo 10: *** Tuffo nel passato ***
Capitolo 11: *** Follia ***
Capitolo 12: *** Nel suo mondo ***
Capitolo 13: *** Odi et amo ***
Capitolo 14: *** Come tutto ebbe inizio ***
Capitolo 15: *** Vita e Morte ***
Capitolo 16: *** Lily Rose ***
Capitolo 17: *** Oltre il vetro ***



Capitolo 1
*** Tradimento ***


Tradimento
 
Entrai di corsa in casa e scartai frenetica il pacchetto che avevo appena comprato. Mi precipitai in bagno senza neanche togliere la giacca e attesi.
2 minuti.. era quello il tempo necessario. 2 minuti che potevano cambiarti la vita.
Mi guardai riflessa nello specchio senza avere il coraggio di appurare quello di cui ormai ero certa. Con uno sforzo enorme abbassai lo sguardo sul test e quello che vidi mi lasciò intontita per un attimo. 2 linee rosa: ero incinta,aspettavo un figlio da Harry!!
 
 
4 Mesi dopo
 
Alla stazione di King’s Cross c’era un via vai di bauli,civette e studenti vari. Solo un attento osservatore poteva notare come man mano questi sparissero nella colonna che divideva il binario 9 da quello 10. Dall’altra parte un altro mondo,un mondo dove tutto era possibile,un mondo dove la magia permeava ogni cosa.
L’Hogwarts Express sbuffava come a voler far notare che mancavano pochi minuti alla partenza.
Un ragazzo magro dagli scompigliati capelli neri e con una cicatrice sulla fronte si dirigeva frettoloso verso il treno. Un ragazzo dai capelli rossi e molto più alto di lui lo seguiva non senza difficoltà.
Il rosso si guardò intorno per qualche minuto prima di raggiungere il suo amico in treno.
- Ma dove sarà finita Hermione? Il treno sta per partire e lei ancora non si vede.- Ron si sedette imbronciato. Non aveva visto la sua ragazza per tutta l’estate. Per qualche strana ragione non aveva voluto passare le vacanze a casa sua, con la sua famiglia e con Harry, come aveva fatto nei 6 anni precedenti. Anzi a dirla tutta non l’aveva vista dalla fine della guerra,quando loro avevano trionfato e Voldemort era stato finalmente sconfitto. Lei era tornata a casa dicendo che voleva stare un po’ con i suoi genitori visto che adesso non c’era più pericolo per loro. Ron l’aveva capita, ma ad un certo punto le lettere si erano fatte   sempre più rade e quando lui le aveva proposto di passare le ultime 2 settimane di vacanze a casa sua, prima di tornare ad Hogwarts e finire il settimo anno, lei aveva risposto che sarebbe dovuta andare a trovare una zia in Francia e che si sarebbero rivisti a scuola.
Da quanto in qua preferiva una vecchia zia a lui? Eppure pensava che adesso che la guerra era finita le cose tra loro due sarebbero andate molto meglio. Dopo quel primo bacio ce n’erano stati altri e loro due sembravano finalmente felici e liberi di vivere la loro storia d’amore.
- Tranquillo Ron arriverà di certo. Non è da lei fare tardi.- disse Harry mentre si sistemava sul sedile vicino il finestrino.
Ma il treno partì e Hermione non si fece vedere, facendo preoccupare i suoi 2 amici, ignari del fatto che lei era su quello stesso treno, in uno scompartimento riservato, che accarezzava affettuosamente quello che sarebbe stato il suo segreto ancora per poco.
 
Il treno arrivò ad Hogwarts in perfetto orario. Gli studenti si riversarono sui binari come una marea. Hermione li osservò finchè tutti non fossero scesi. Non voleva essere vista, anche se questo era inevitabile, ma voleva prolungare il più possibile il momento in cui avrebbe dovuto dare spiegazioni.
Uscì dallo scompartimento con cautela guardandosi intorno, ma non c’era nessuno. Fece un sospiro profondo e si incamminò nel corridoio pensando alle parole che avrebbe dovuto dire a Ron, anche se nessuna parola lo avrebbe sollevato dalla delusione e dall’umiliazione.
Non si accorse del ragazzo che la stava guardando e si spaventò quando la sentì chiamare.
- Granger! -
Hermione si voltò di scatto. Malfoy la stava guardando con stupore e incredulità mentre lei si portava istintivamente le mani alla pancia, ormai di 6 mesi.
-Cosa vuoi Malfoy?- Hermione riprese tutto il suo contegno e lo guardò con sfida.
Malfoy si avvicinò lentamente. Non staccava gli occhi da lei e il suo sguardo diventava più duro man mano che si avvicinava. Ormai era ad un passo da lei. Hermione apparentemente sostenne il suo sguardo pieno d’odio,ma in realtà le tremavano le gambe.
Cosa voleva fare? Lui si avvicinò di più e abbassò gli occhi sul suo ventre tondo.
- Auguri e figli maschi- le disse con disprezzo e, oltrepassandola, uscì dal treno.
 
Era in ritardo,sapeva che a quell’ora lo smistamento era ormai finito e, probabilmente, anche il discorso di benvenuto della preside.
Tremava al pensiero di dover entrare in Sala Grande con tutta la scuola al completo, ma non si sarebbe vergognata, avrebbe difeso il suo bambino da tutti, anche da Ron se fosse stato necessario.
Entrò con calma, con le spalle diritte e la testa alta, mentre in tutta la sala piombava il silenzio. Molte posate caddero dalle mani inerti dei loro possessori. Gettò uno sguardo al tavolo dei Grifondoro, Ron la guardava con la bocca aperta, la forchetta sospesa a mezz’aria. Sentì una fitta al cuore per il male che gli stava facendo e per quello che gli avrebbe fatto. Accanto a lui un Harry incredulo.
Dopo un primo attimo di silenzio, voci e bisbiglii cominciarono ad attraversare la Sala.
-E’ incinta!-
-Non ci posso credere chi sarà il padre?-
-Ma Weasley naturalmente e chi se no?-
-Non credo guarda come la sta guardando,non credo lo sapesse.-
-Ehi Granger ti sei data da fare quest’estate - urlò un Serpeverde facendo sghignazzare molti di loro.
-Nott 20 punti in meno a Serpeverde!- replicò severa la McGranitt e lei la ringraziò mentalmente.  
Andò a sedersi al suo tavolo, nel posto più lontano, lontano dai suoi amici. Per le spiegazioni avrebbero dovuto aspettare dopo cena.
Ogni tanto volgeva lo sguardo verso Ron, non mangiava e nei suoi occhi si leggevano tradimento, delusione, rabbia.
Maledisse se stessa per quello che aveva fatto quella dannata notte, quando lui se n’era andato e aveva lasciato lei ed Harry soli a cercare gli Horcrux. Si sentiva sola, ferita dal suo comportamento e aveva lasciato che Harry la consolasse. Avevano passato solo una notte insieme, solo una maledetta notte, ma era bastato a cambiare tutto. Ora portava in grembo il suo bambino e non sapeva se Ron l’avrebbe mai perdonata.
Una fitta al fianco destro la fece sobbalzare, sentì il suo piccolino stiracchiarsi e sorrise accarezzando il punto dove si sentiva il suo piedino.
Qualcuno si sedette vicino a lei e con delicatezza le mise una mano sulla spalla. Si voltò e vide Ginny. Ginny. Avrebbe distrutto anche lei con la sua rivelazione. Lei che amava Harry fin da bambina e che finalmente era felice con lui. Quante persone avrebbe fatto soffrire per il suo stupido errore?
La guardò con tenerezza e l’abbracciò. Si sentì ancora più in colpa.
 
Salì in sala comune prima degli altri e andò diritta nella sua stanza. Ringraziò il cielo di avere una stanza singola, un piccolo privilegio dei caposcuola.
Andò alla finestra e si sedette sul pavimento stringendo convulsamente la pancia. Una piccola lacrima comiciò a scendere seguita da molte altre. Senza quasi accorgersene cominciò a singhiozzare.
In quello stesso momento Ron era fuori di se. Correva nervosamente su per le scale intento a raggiungere Hermione.
-COME HA POTUTO FARMI QUESTO? TI RENDI CONTO HARRY? MI HA TRADITO!! LEI E’ LA MIA RAGAZZA, COME HA POTUTO ANDARE TRA LE BRACCIA DI UN ALTRO?- Urlava senza nemmeno preoccuparsi di chi gli stava intorno e facendo indispettire molto i personaggi dei ritratti. Harry lo seguiva a ruota, non sapeva cosa pensare. Possibile che fosse lui il padre del bambino? No non era possibile, Hermione gliel’avrebbe sicuramente detto. Ma ne era davvero certo? Non l’aveva detto nemmeno al suo ragazzo. Certo quello sarebbe stato molto più complicato e osservando il comportamento di Ron capiva perché non gliene avesse parlato.
Cominciò ad innervosirsi, sentiva lo stomaco attorcigliarsi per la tensione. Se davvero il bambino era suo come avrebbe potuto spiegare la situazione a Ron? Con quale coraggio gli avrebbe detto che lui, il suo migliore amico, era andato a letto con la sua ragazza?
Non gliel’avrebbe mai perdonato. E poi c’era Ginny, questa situazione avrebbe distrutto anche il loro amore. Lui la amava, era sicuro di questo. La amava più di qualsiasi cosa al mondo. Ma come le avrebbe spiegato?
Quello che era successo era stato solo un momento di follia dettato dalla situazione particolare in cui si trovavano lui e Hermione. Forse avevano solo bisogno di sfogarsi e di sentirsi al sicuro, forse volevano che qualcuno li consolasse e che gli dicesse che sarebbe andato tutto bene, ma avevano scelto il modo sbagliato. Dopo quella volta Harry aveva riflettuto su quanto era successo. Sapeva di non amare Hermione, per lei provava solo un affetto sincero, era la sua migliore amica, compagna di innumerevoli avventure in quegli anni, ma nulla di più. Aveva deciso che era meglio dimenticare quanto successo come se non fosse mai accaduto e per tutta l’estate c’era riuscito alla grande, ma ora non sapeva cosa fare.
- COME GLIELO DEVO DIRE NON LA SO LA PAROLA D’ORDINE- Erano arrivati davanti il ritratto della Signora Grassa, alquanto offesa per il tono con cui Ron le stava parlando.
- Bè allora giovanotto non credo di poterla far entrare.- disse la Signora indispettita.
Ron sembrava sull’orlo di una crisi di nervi e stava per ribattere a tono ma Harry lo interruppe
-Sta calmo Ron la so io. Ehm.. Fleur Enchantè.-
Il passaggio si aprì immediatamente.
Ron passò come una furia dalla Sala Comune fulminando con lo sguardo chiunque gli rivolgesse la parola. Andò diritto ai dormitori femminili e senza nemmeno bussare entrò nella stanza di Hermione.
La trovò seduta sul pavimento.
Appena li sentì entrare girò la testa di scatto. Aveva gli occhi rossi e gonfi di pianto e un’espressione colpevole dipinta sul viso.
- Ron… - cominciò supplichevole, ma Ron non la fece finire.
- COS’E’ QUESTA STORIA? E’ PER QUESTO CHE NON SEI VENUTA DA ME QUEST’ESTATE, PER STARE CON IL TUO AMANTE? PER PRENDERTI GIOCO DI ME ALLE MIE SPALLE? – Ron sembrava poter esplodere da un momento all’altro. Il colore del suo viso stava raggiungendo velocemente la tonalità dei suoi capelli.
- Ron lasciami spiegare… -
- NON C’E’ NIENTE DA SPIEGARE, SI VEDE BENISSIMO COS’HAI COMBINATO. SEI INCINTA CAVOLO!! –
- Ron non è come credi, io amo te, amo soltanto te lo sai- Hermione stava per ricominciare  a piangere. Si alzò e si avvicinò a Ron. Cercò di accarezzargli una guancia ma lui la scostò violentemente e le afferrò un polso.
- Non so più niente ormai, non dopo quello che mi hai fatto, non dopo che ti sei comportata come una SGUALDRINA!! – La guardava con odio e la sua presa si faceva più forte man mano che parlava.
Hermione soffocò un gemito mentre copiose lacrime le rigavano il volto.
- Ron basta così, ora stai esagerando le fai male. – Harry si frappose fra loro e lo staccò da Hermione.
- LA DIFENDI ANCHE? MA NON TI RENDI CONTO DI QUELLO CHE MI HA FATTO?-
- Calmati Ron non risolverai la cosa lasciandole lividi per tutto il corpo.- Harry guardò Hermione con tenerezza prima di bagnare un fazzoletto e di avvolgerlo intorno al suo polso. Lei mormorò un flebile “grazie” e si accasciò sul letto.
- Chi è il padre?- La domanda venne diretta e inaspettata. Hermione guardò Harry con paura, come se si aspettasse che fosse lui a rispondere. In quel momento Harry capì.
- Non posso dirtelo – La voce di Hermione era un sussurro.
- Bene. Allora non abbiamo altro da dirci.- E dicendo così uscì dalla stanza con la sensazione che qualcuno gli avesse asportato il cuore dal petto.
 
In quello stesso momento, un ragazzo magro dai capelli biondi stava sdraiato sul letto con le mani dietro la testa a contemplare il soffitto, ma non lo vedeva per davvero. Nella sua mente turbinavano immagini e pensieri: La mezzosangue sul treno che si stringeva la pancia. Sempre lei che entrava a testa alta nella Sala Grande. Lenticchia che la guardava come un pesce a cui manca l’aria. Qualcosa non andava. Cosa hai combinato mezzosangue? Non eri felice con lenticchia?
Perché non hai scelto me? Io avrei potuto renderti felice. 

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Capitolo 2
*** Sensi di colpa ***


Sensi di colpa
 
Il giorno dopo tutta la scuola parlava di quanto era accaduto la sera prima.
Che la intelligente e prevedibile Hermione Granger fosse tornata a scuola incinta era una notizia sconvolgente per tutti. E lo era ancora di più perché, a quanto pare, il padre del bambino non era il suo ,ormai ex ragazzo, Ron.
- Si sono aperte le scommesse sai, anche tra i Grifondoro. C’è chi scommette che il padre del bambino sia un babbano. Chi dice che sia un mago incontrato fuori di qui. Ma la percentuale più alta è quella che sia proprio uno studente della scuola. C’è anche la piccolissima probabilità che sia stata violentata ma non raggiunge nemmeno il 2 % - Seamus Finnigan aggiornava Harry sui pettegolezzi mentre si dirigevano a pozioni. Harry ascoltava in trance mentre le immagini di quella notte gli passavano davanti come diapositive. Alzò la mano per asciugare il sudore freddo che gli imperlava la fronte.
Hermione non si era vista quella mattina a colazione e Ron, dopo i primi 5 minuti di risatine alle sue spalle e di prese in giro, era scappato via dalla Sala Grande e lui non aveva la minima idea di dove si fosse cacciato.
- Sai molti credono che tu sappia qualcosa. Insomma sei il suo migliore amico è impossibile che non ti abbia detto niente. – Seamus lo guardava con aria speranzosa come se si aspettasse davvero che lui avrebbe rivelato lo scoop.
- No Seamus non so niente. E poi perché avrebbe dovuto dirlo a me se nemmeno Ron ne sapeva nulla?-
- Bè con Ron era diverso, non poteva certo dirgli “sai Ron ti ho tradito”- imitando perfettamente la voce di Hermione. – Ma tu.. –
- Senti non so niente davvero- la gola di Harry era diventata improvvisamente secca – E poi sarebbe carino che la smetteste con queste scommesse, non è delicato nei confronti di Hermione.-
- Va bene va bene non ti scaldare però. Senti Harry forse è meglio che ti fai dare un’occhiata, non hai una bella cera stamattina.-
Harry entrò in un bagno e si controllò. Dire che non aveva una bella cera era un eufemismo. Infatti profonde occhiaie nere solcavano i suoi occhi verdi e il suo colorito era più pallido del solito, per non parlare del sudore che gli colava dalla fronte.
- Sai forse è meglio che vai da Madama Chips per farti dare qualcosa. Lo dirò io al professor Lumacorno  -  Seamus l’aveva seguito in bagno e lo guardava con aria preoccupata.
- Si forse hai ragione – e dicendo così tornò indietro, non per andare da Madama Chips, ma per trovare Hermione, doveva parlarle.
 
La trovò in biblioteca, intenta a leggere un grosso volume che illustrava come preparare una pozione contro le nausee della gravidanza. Si sedette vicino a lei e le prese una mano.  
- Sai ancora mi tormentano la mattina. Dovrebbero passare nei primi mesi ma forse si sono affezionate a me e non mi vogliono lasciar andare.- Sorrise triste a questa affermazione e strinse ancora di più la mano di Harry.
- E’ per questo che non sei venuta stamattina a colazione?-
- Anche – rispose lei e Harry capì che non voleva affrontare Ron. La scenata della sera prima l’aveva distrutta.
- L’hai visto? – chiese.
Harry annuì – Si ma non ho avuto modo di parlarci, a colazione è scappato via-
Hermione abbassò gli occhi triste, una lacrima cominciò a scendergli sulla guancia.
- Non mi perdonerà mai-
- Non CI perdonerà mai- disse Harry.
Hermione si voltò e lo abbracciò forte mentre cominciava a singhiozzare contro la sua spalla.
- Oh Harry che cosa abbiamo fatto. Quante persone faremo soffrire per un nostro momento di pazzia -
- Calmati Herm, non serve a nulla pensare al passato, ora la cosa più importante è prenderci cura del bambino. Sai che grande mago uscirà fuori da questi genitori che si ritrova – scherzò Harry cercando di allentare un po’ la tensione. E ci riuscì perché Hermione sorrise.
- Scusa se non te l’ho detto – disse lei guardandosi le mani.
- Tranquilla non ti porto nessun rancore- L’abbracciò di nuovo.
- Dobbiamo dirglielo, non posso vivere con questo segreto. Dobbiamo dire che sei tu il padre del bambino. Probabilmente ci odieranno, probabilmente avremo tutti contro, ma questa è una cosa che va fatta ora. Non voglio che il mio bambino nasca senza sapere chi sia suo padre, oppure con la paura di non poterlo dire a nessuno. Dobbiamo affrontare questa cosa, insieme! – Hermione era risoluta, anche se la voce le tremava.
Harry le accarezzava dolcemente i capelli mentre rifletteva sul modo migliore per dirlo alle due persone più importanti della loro vita: Ron e Ginny.
- Credo che il modo migliore sia dirlo insieme, a tutti e due.-
Hermione annuì.
- Io non posso vivere senza di lui, Harry. Morirei senza di lui.-
Harry la capiva perfettamente, le medesime cose provava lui nei confronti di Ginny. Sapeva che la verità avrebbe compromesso irrimediabilmente il loro rapporto, ma l’inganno l’avrebbe fatto ancora di più.
- Risolveremo questa situazione. -
- Ti voglio bene- disse lei contro il suo petto.
- Anch’io Herm. E voglio bene anche a te piccolino – disse posando un dolce bacio sulla pancia. – A proposito piccolino o piccolina?-
- Non lo so. Voglio che sia una sorpresa – disse con gli occhi che le brillavano.
- Va bene allora aspetteremo. Ora sarà meglio che vada, ho già saltato pozioni e non voglio perdere anche trasfigurazione. A proposito tu non vieni?-
- No. La McGranitt ha detto che mi darà lezioni private nel suo ufficio. E non posso seguire pozioni per via dei fumi che escono dai calderoni,sai.. farebbero male al bambino – e dicendo così si accarezzò la pancia. – Recupererò quando nascerà -
- Sarai un ottima mamma – disse Harry con calore.
- Lo spero tanto!-
Harry le diede un lieve bacio sulla guancia e si alzò, ma Hermione lo trattenne
- Harry… - disse, incapace di dire altro. Ma lui capì.
- Cercherò di parlare con Ron, lo farò ragionare vedrai- e dicendo questo se ne andò lasciandola con la flebile speranza che non tutto sarebbe andato male.
 
Ron non si fece vedere nemmeno a pranzo, così Harry decise di andare a cercarlo prima delle lezioni del pomeriggio. Con Hermione avevano deciso di parlargli quella sera stessa in Sala Comune, quando tutti erano ormai a letto. Però bisognava prima trovarlo.
Controllò ovunque: nella Stanza delle Necessità, sulla Guferia, sulla Torre di Astronomia, nei sotterranei, persino nelle cucine, ma niente. Convenne che molto probabilmente si trovava fuori dal castello e, dopo aver controllato da Hagrid, sulle sponde del lago e nelle serre, lo trovò nel campo di Quidditch. A una prima occhiata non aveva visto nessuno, ma poi scorse un puntino rosso fuoco tra gli spalti più lontani. Lo raggiunse immediatamente. Mentre si avvicinava notò che Ron teneva in mano una grossa bottiglia di whiski incendiario, ormai quasi completamente vuota.
- Ron.. – disse Harry avvicinandosi.
- Lasciami in pace, non voglio vedere nessuno.- Ron aveva la faccia stravolta di uno che non aveva dormito per niente e la voce alterata dall’alcol.
- Non serve a niente bere, non ti impedisce di pensare –
- Non ho chiesto il tuo parere. E poi sono fatti miei se voglio ubriacarmi o no.- dicendo così si scolò l’ultima goccia rimasta nella bottiglia e gettò quest’ultima nel campo. Fece per alzarsi ma barcollò e ricadde sugli spalti.
- Dove credi di andare?- disse Harry sostenendolo per un braccio.
- Nelle cucine. Quei gentili elfi domestici hanno una scorta davvero invidiabile di whiski incendiario,chissà cosa se ne fanno.-
- Ron smettila. Ubriacarti non risolverà la situazione. Devi parlare con Hermione, sta malissimo!-
- E IO? COME CREDI CHE MI SENTA IO? COME TI SENTIRESTI SE LA TUA RAGAZZA TI AVESSE TRADITO? SE AVESSE PREFERITO LE BRACCIA DI UN ALTRO ALLE TUE? Io penso in continuazione a lei,la immagino mentre fa l’amore con un altro, mentre uno sconosciuto la stringe,la bacia,la tocca e questi pensieri sono insopportabili! Io non voglio più pensare a lei, non voglio più vederla,perché ogni volta che la guarderei vedrei la prova del suo tradimento.-  Il viso di Ron era ormai una maschera di dolore.
Harry era distrutto. Non voleva più tenersi questo peso addosso. Il senso di colpa per aver tradito il suo amico era devastante. Sentiva nel suo profondo che Ron non l’avrebbe mai perdonato. Era disposto a perdere la sua amicizia per un briciolo di onestà? Per una verità scomoda che gli avrebbe alleggerito la coscienza? La risposta era difficile, se non impossibile! Sapeva che il senso di colpa per aver distrutto la felicità dell’amico lo avrebbe perseguitato in eterno,ma lui era un Grifondoro,non poteva comportarsi da codardo proprio ora,doveva trovare il coraggio di affrontare la situazione,anche se avrebbe dovuto pagarne il prezzo.
- So cosa provi Ron,posso capirlo. Ma Hermione è davvero distrutta per quello che è successo. Il suo è stato solo uno stupido errore. Ti ama, ha sempre amato te. Ti prego concedile almeno la possibilità di spiegarsi. -
- Perchè la prendi così a cuore? Tu sei mio amico,una volta saresti stato dalla mia parte!-
- Ma io sono dalla tua parte. Cavolo Ron anche lei è mia amica e non posso pensare che tu la condanni così senza nemmeno concederle il beneficio del dubbio.- Harry sapeva di starsi scavando la fossa da solo,ma a questo punto avrebbe sacrificato la sua amicizia per Ron in beneficio dell’amore dei suoi migliori amici.
Ron non sembrava stesse ascoltando,teneva le testa tra le mani e fissava il pavimento.
- Se davvero provi almeno un briciolo di amore nei suoi confronti ci troviamo in Sala Comune a mezzanotte.- E dicendo così Harry se ne andò, lasciando Ron con i suoi pensieri.
 
- Signor Malfoy vuole per cortesia ripetere alla classe qual è il modo corretto di agitare la bacchetta nell’incantesimo di disillusione? – Il professor Vitious osservava Draco dal basso della sua statura,consapevole del fatto che il suo studente non stava seguendo affatto la lezione.
- Ehm.. non credo di averlo capito appieno professore – Draco si riprese immediatamente assumendo il suo solito cipiglio arrogante.
- Bene,farà meglio a seguire con più attenzione in seguito. Signorina Abbott, per favore, ce lo illustri lei.-
Draco aveva la testa tra le nuvole. Ripensava in continuazione alla conversazione che aveva udito quella mattina in biblioteca. La mezzosangue e lo sfregiato parlavano molto intimamente, come se condividessero un segreto. Bastarono poche parole a fargli capire quello che era accaduto.
La mezzosangue e lo sfregiato. Non poteva crederci.
Lui. Il ragazzo perfetto per tutti. San Potter,come lo sbeffeggiavano gli studenti di Serpeverde,aveva ceduto alle normali tentazioni umane,era caduto nel peccato con la ragazza del suo migliore amico. La cosa lo avrebbe fatto godere un tempo,godere del fatto che lui era come tutti,non migliore degli altri, non immune agli errori.
Un tempo lo avrebbe umiliato fino alla morte. Ma ora, ora provava solo disprezzo. No, non solo disprezzo, odio profondo!
Draco sapeva di non avere nessun diritto sulla mezzosangue. Non era il suo ragazzo, non era nemmeno suo amico, ma sapere che il suo acerrimo nemico aveva goduto di lei lo faceva andare in bestia.
Il suo era solo desiderio,lo sapeva. Non avrebbe potuto essere altro,lui non era capace di amare. L’amore era per i deboli, l’amore ti rendeva debole. La passione,il desiderio, invece ti rendeva forte, ti dava potere sugli altri. Questo gli aveva insegnato suo padre: chi non era schiavo dell’amore aveva la mente libera e controllata, per questo era più forte; chi,invece, si faceva accecare dall’amore non sarebbe mai stato lucido,ogni sua azione sarebbe stata condizionata, la sua mente non sarebbe mai stata libera.
Ma allora perché continuava a pensare a lei. Se davvero il suo era solo desiderio perché aveva la mente completamente invasa dai suoi gesti,dai suoi sorrisi,dall’amarezza delle sue lacrime. Avrebbe voluto asciugare quelle lacrime. Ma, più di ogni cosa, avrebbe voluto spaccare la faccia a quel dannato Potter. Lui che aveva messo le mani sul suo sogno.
 
Harry era soprappensiero mentre tornava in Sala Comune, per questo non sentì la presenza alle sue spalle. Una forza disumana lo afferrò per il braccio e lo trascinò in un corridoio vuoto avvinghiandosi a lui.
- Ginny ma che stai…-
- Zitto! E’ tutto il giorno che ti cerco, ma dove diavolo eri finito?- Ginny non lo fece nemmeno rispondere e lo coinvolse subito in un bacio mozzafiato.
Harry si lasciò trasportare e la bloccò al muro stringendola a se con forza.
Non aveva avuto nemmeno un minuto per stare con lei da quanto erano tornati a scuola,le era mancata da impazzire.
Sentì in sottofondo porte che si aprivano e decine di passi, ma non vi fece caso. Solo quando si sentì osservato voltò lo sguardo. Draco Malfoy lo stava osservando con odio. La cosa non lo toccava minimamente visto che quello era il suo passatempo preferito. Ma quella volta lo aveva interrotto in un momento decisamente piacevole per lui, quindi era alquanto infastidito.
- Che cosa vuoi Malfoy? -
Malfoy si avvicinò lentamente senza mutare l’espressione del suo viso.
- Sta attento a te Potter!- E se ne andò così come era arrivato.
 
NOTE DELL’AUTRICE:
Salve a tutti ragazzi! Ecco qui ho finito anche il secondo capitolo. Questi primi due capitoli sono una sorta di introduzione alla storia vera e propria,ma erano necessari per capire cos’era successo e i sentimenti dei personaggi.
Come ha osservato un’attenta lettrice, se Harry e Hermione fossero stati insieme quando Ron li ha lasciati da soli a cercare gli horcrux ,a quest’ora il bambino dovrebbe essere già nato;ma visto che mi piaceva molto l’idea che Hermione arrivasse a scuola incinta, ho collocato il concepimento più o meno a marzo.
Grazie a tutti voi che seguite e a chi recensisce. A presto. 

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Capitolo 3
*** Bruciante verità ***


Bruciante verità
 
Hermione stava seduta davanti al caminetto. La Sala Comune era vuota da un pezzo ormai e anche il fuoco era un cumulo di braci. Aveva gli occhi fissi sul buco del ritratto,intenta a cogliere ogni minimo movimento, ma ancora niente. Era nervosa come non lo era mai stata. Quella serata presagiva un cambiamento, nulla sarebbe rimasto lo stesso alla fine e questo la spaventava a morte!
Guardò l’ora,mancavano 5 minuti a mezzanotte. Si portò le mani alla pancia per calmarsi,il suo piccolino dormiva da un pezzo. Avrebbe voluto farlo anche lei. In una situazione normale ora sarebbe stata nel suo letto e l’unico pensiero che l’avrebbe preoccupata sarebbero state le lezioni del giorno dopo. Ma quella non era una situazione normale, anzi.
Il ritratto improvvisamente si aprì e lei trattenne il respiro. Ma lo buttò fuori di colpo quando si accorse che erano solo Harry e Ginny.
- Ancora non è arrivato?- Fece Harry andandosi a sedere sulla poltrona accanto alla sua e facendo accomodare Ginny in braccio a lui.
Hermione fece segno di no con la testa. Non sapeva se doveva temere di più il suo arrivo o la sua assenza. Se fosse arrivato avrebbe dovuto raccontargli tutta la verità, con il pericolo di perderlo per sempre. Ma se non fosse venuto voleva dire che l’aveva già perso,senza possibilità di recupero alcuno.
- Posso sapere perché dobbiamo stare qui anche noi Harry? Immagino che Hermione voglia parlare da sola con Ron, non mi sembra il caso di fare i terzi incomodi.- Ginny era visibilmente perplessa del fatto che Harry le avesse chiesto di essere presente lì quella sera. Non ne capiva la necessità visto che lei non centrava niente in quella storia, e men che meno Harry.
Harry guardò Hermione non sapendo cosa rispondere e lei prese al volo l’occasione.
- Ho chiesto io ad Harry che foste presenti anche voi due. Sai... un po’ di sostegno morale.- Hermione si sentiva un verme, dover mentire così a Ginny era insopportabile. Si prese la testa tra le mani e aspettò per quella che le sembrò un’eternità.
Quando finalmente il passaggio si aprì aveva perso ormai tutte le speranze, ma alzando la testa lo vide, era venuto. Il suo cuore perse un battito quando lo guardò. Era stravolto, aveva negli occhi un ombra di dolore e rabbia che cercava invano di reprimere.
Hermione lo guardava con insistenza ma lui non corrispondeva il suo sguardo. Non voleva vederla. Era venuto ma non voleva guardarla. Una piccola lacrima scese sulla sua guancia.
- Bene, facciamola finita. Che cosa vuoi? – Ron parlava con disprezzo ad Hermione, come se volesse che quella messinscena finisse presto e lui potesse tornare ad ubriacarsi.
Hermione si guardava le mani, non riusciva a trovare le parole giuste per tutto quello che aveva da dire. Aveva una marea di emozioni dentro di se,ma non riusciva ad incanalarle nella giusta direzione. Aprì la bocca ma non ne uscì nessun suono. Chiese l’aiuto di Harry con lo sguardo e lui intervenì.
- Dobbiamo parlarti - Ron voltò la testa di scatto,sorpreso di sentir parlare Harry.
- Cosa centri tu? Non mi sembra che siano affari tuoi questi –
Harry cominciava a sudare, sentiva Ginny innervosirsi sopra le sue gambe.
- In un certo senso lo sono.- disse lui alla fine.
- Oh andiamo, si può sapere di che accidenti stai parlando? – Ron stava velocemente diventando cremisi,mentre spostava lo sguardo da Harry, a Hermione, a Ginny.
- Quando.. – Hermione cominciò ma si bloccò per un attimo trattenendo un singhiozzo.
- Quando stavamo cercando gli Horcrux e tu, influenzato dalla magia oscura del medaglione, ci hai lasciato da soli,fregandotene completamente di noi, di me e dei pericoli che potevamo correre, io mi sentivo davvero distrutta. Non potevo pensare che credessi davvero di essere escluso, che credessi che io preferivo Harry a te. Io ho sempre amato solo te, ma tu non te ne sei mai accorto, non mi hai mai trattato davvero come una ragazza. Pensavo che con Lavanda io avessi raggiunto il limite massimo di sopportazione. Ma quando te ne sei andato, dicendo quelle cose, il mio cuore era davvero andato in pezzi.- Hermione si fermò per prendere fiato.
- Ma cosa centra questo ora? Dopo sono tornato, ti ho chiesto scusa. Ci siamo baciati quando siamo tornati al castello. Avevamo sconfitto Voldemort, potevamo finalmente essere felici. – Ron non riusciva a capire dove voleva arrivare.
- Ti prego lasciami finire. Dopo che te ne sei andato, io mi sentivo vuota, abbandonata. Per giorni ho pianto senza riuscire a fare nient’altro. Ma un giorno la disperazione era arrivata al culmine. Ero seduta per terra e fissavo il pavimento, non so per quanto tempo sono rimasta in quel modo prima che arrivasse Harry. Lui mi ha abbracciata e mi ha fatto sfogare. Mi è stato vicino in quel momento e io mi ci sono aggrappata come ad una roccia in un mare in tempesta. Non so come è successo e ancora adesso non riesco a spiegarmelo, ma quella notte avevo bisogno di sentirmi di nuovo protetta, sicura e ho cercato la sicurezza tra le sue braccia. – Hermione si sentì svuotata dopo quella confessione.
Ginny si alzò di scatto dalle braccia di Harry,come se si fosse scottata e lo guardava allibita.
Ron aveva la faccia di uno che non sembrava aver capito. Ma di colpo tutto gli fu chiaro.
- TU CAROGNA,SEI STATO TU! – Ron si era alzato e aveva afferrato Harry per il bavero della camicia, facendolo sbattere contro il muro.
- E PENSARE CHE TI CREDEVO IL MIO MIGLIORE AMICO. COME HAI POTUTO? – Era stato davvero un cretino. Ma certo, come aveva fatto a non farci caso? Hermione era incinta di 6 mesi e 6 mesi fa era sola con Harry,non c’era nessun altro con lei. Non avrebbe potuto essere nessun altro.
Ora era tutto chiaro. Aveva ragione,aveva sempre avuto ragione su loro due. Si divertivano alle sue spalle mentre lui si struggeva d’amore per lei.
Le grida avevano svegliato parecchi studenti Grifondoro e la Sala Comune si trovò improvvisamente gremita di persone che si chiedevano che cosa stesse succedendo.
Seamus e Dean, appena videro che Ron stava per strangolare Harry, si buttarono su di lui e lo allontanarono trattenendolo con fatica dalle braccia.
- LASCIATEMI ANDARE. VOGLIO SPACCARGLI LA FACCIA,VOGLIO AMMAZZARLO CON LE MIE MANI!- Ron era davvero fuori di se. L’unico suo obiettivo era far male ad Harry, fargli male almeno tanto quanto gliene aveva fatto a lui.
Hermione era intimorita dalla reazione di Ron. Si portò le mani alla pancia istintivamente,come a voler proteggere il bambino e si allontanò dal centro della rissa per rifugiarsi in un angolo,ma qualcuno la prese da un braccio e la strattonò.
- Dove credi di andare?- Ginny era una furia sopra di lei e la guardava con odio. – Prima stravolgi tutto e poi scappi?-
- Ginny,ti prego… - Hermione era sull’orlo delle lacrime e la guardava supplichevole, ma lei non si fece incantare.
- Come ti sei permessa,come hai potuto andare a letto con il MIO RAGAZZO E TRADIRE MIO FRATELLO? Sei solo una sgualdrina. Io ti consideravo mia amica. Ma sono io la stupida, io che ti ho ritenuta tale, io che ti consolavo in questi giorni condannando il comportamento di Ron. – Ginny teneva bloccata Hermione per i polsi mentre le sputava in faccia tutto il suo odio.
- Ginny lasciala andare!- Harry era allibito dal comportamento della sua ragazza e la guardava come se non l’avesse mai vista davvero.
- Cos’è? Difendi la tua amante adesso?-
- Ma lei non è la mia amante! Abbiamo solo commesso uno stupido errore, ma non c’è niente tra di noi,assolutamente niente.- Harry si avvicinò a Ginny tentando di farla calmare e le posò una mano sul braccio per staccarla da Hermione.
- NON MI TOCCARE! SEI SOLO UNO SCHIFOSO BASTARDO,PROPRIO COME TUTTI GLI UOMINI.- Ginny si allontanò da Harry e Hermione come se avesse paura di essere in qualche modo contagiata da una grave malattia.
- Avrei potuto sopportarlo,avrei potuto sopportarlo se tu mi avessi tradito con un altro. Forse avrei potuto superarlo col tempo. Ma mi hai tradito con il mio migliore amico e il mio migliore amico ha tradito me. Questo non lo supererò mai, perché sono stato doppiamente ingannato dalle due persone più importanti della mia vita! – La voce di Ron era un sussurro e faceva ancora più male delle grida precedenti.
Gli studenti che si erano svegliati a causa loro osservavano attenti la situazione, come se si trattasse della puntata clou del loro film preferito.
Hermione era accasciata a terra in lacrime. Ron, ancora trattenuto da Seamus e Dean, teneva la testa bassa intento a guardare il pavimento. Harry al centro tra Hermione e Ginny. Quest’ultima non poteva sopportare oltre quella situazione e scappò via dalla Sala Comune.
- Ginny… - Harry fece per inseguirla ma la voce di Ron lo bloccò.
- Lasciala andare. Non puoi fare niente per lei,come non puoi fare niente per me. Le tue parole di scuse non cambieranno la situazione. Per noi resterai sempre un traditore. Buffo no? Il salvatore del mondo magico rinnegato dal suo migliore amico e dalla sua ragazza. Molti ti vedono come un eroe Harry,anche per noi lo eri. Ma ora.. ora come ti guarderanno gli altri Harry? Come il grande eroe o come quello che ha tradito il suo migliore amico e la sua ragazza? Con quale coraggio andrai in giro d’ora in poi? –
- A me non interessa delle opinioni degli altri Ron. Perché credi che ti abbiamo detto questa cosa? Se davvero non tenevamo a voi avremmo potuto tenerci questo segreto per sempre e vivere le nostre vite. So che prima o poi avresti perdonato Hermione e le cose si sarebbero aggiustate. Ma non sopportavamo il fatto di ingannarvi ancora. Quello che è successo è stato solo un momento di pazzia, ma non ha avuto importanza né per me né per Hermione. Lei ti ama Ron, come io amo Ginny, so che questo è difficile da capire ora, ma è la verità,devi credermi.- Harry lo guardava supplichevole. Doveva credergli.
- Troppe volte sono rimasto in disparte Harry, troppe volte sono stato solamente la tua flebile ombra, l’amico stupido del grande Potter. Ma non mi è mai pesato molto, io non sono fatto per essere un leader. L’unica cosa che avevo era Hermione, il suo amore per me era aria pura. Ma tu hai messo le mani anche su questo, ti sei preso anche lei.-
- Ron non è vero.. – La voce di Hermione era rotta dalle lacrime. – Io non sono di Harry, io sono tua,sono sempre stata tua lo sai. –
Ron si avvicinò a lei lentamente. Seamus e Dean l’avevano lasciato pensando che non ci fosse più nessun pericolo.
- Davvero? Eri mia quando lo baciavi? Eri mia quando ti rotolavi nel letto insieme a lui? RISPONDI! – Ron era ad un centimetro dal suo viso.
Harry lo prese per un braccio e cercò di tirarlo via da lei, ma per tutta risposta lui gli sferrò un pugno,facendolo schiantare sul pavimento con il naso completamente coperto di sangue.
- Si può sapere cosa sta succedendo qui?- La McGranitt era appena entrata e aveva assistito a tutta la scena. La sua espressione era severa.
- Le vostre urla si sentono fin dal piano terra. Signor Weasley mi può gentilmente spiegare il perché di questo comportamento? E perché la signorina Granger è a terra in lacrime?- Nessuno rispose alle sue domande.
- Bene, visto che nessuno sa darmi una spiegazione, 50 punti in meno a Grifondoro! Potter. Weasley. Vi siete guadagnati un mese di punizione. E non voglio sentir dire che tu non centri niente, Potter, questi comportamenti non sono tollerati nella mia Casa. Ci vediamo domani dopo le lezioni nel mio ufficio. E ora tutti a letto, immediatamente!- E dicendo così tutti si ritirarono nelle proprie stanze senza fare nessuna parola.
 
Ginny attraversava i corridoi come una furia. Non sapeva dove stava andando e non le importava nemmeno, voleva solo allontanarsi il più possibile da quella situazione schifosa.
Non piangeva, non aveva lacrime per piangere. Aveva sempre pensato che le lacrime la facessero sembrare debole, per questo non piangeva mai. Era cresciuta con 6 fratelli e questo le aveva formato il carattere. Se l’avessero vista piangere si sarebbero approfittati di lei e lei non voleva essere trattata come una femminuccia.
No, non avrebbe pianto. Era arrabbiata, ferita e umiliata e ora meditava solo vendetta. Voleva fargliela pagare, ad Harry e ad Hermione, per la loro leggerezza, per aver creduto di poter fare tutto questo senza conseguenze, per aver creduto di prendersi gioco di lei.
Ora lei era una donna ferita e una donna ferita è capace di tutto.
 
NOTE DELL’AUTRICE:
Salve a tutti! Ecco qui il nuovo capitolo,spero vi sia piaciuto.
Sinceramente pensavo di costruirlo in maniera differente, ma visto che era venuto troppo lungo ho deciso di dividerlo in due. Le fan di Draco saranno rimaste dispiaciute per la sua assenza, ma non preoccupatevi, ci sarà nel prossimo capitolo. Non esitate a chiedere per qualsiasi spiegazione o chiarimento.
Grazie a tutti voi che seguite la storia, sono davvero felicissima e spero di non avervi deluso.
A presto. Baci.  

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Capitolo 4
*** Gigli e Rose ***


Gigli e Rose
 
Il giorno dopo Draco stava camminando sulle sponde del Lago Nero,le mani in tasca e lo sguardo fisso a terra. Il sole bruciava dietro le sue spalle,si allentò la cravatta e si arrotolò le maniche della camicia.
Tutta la scuola quella mattina parlava di quello che era successo nella Sala Comune dei Grifondoro quella notte. La verità era venuta fuori,la mezzosangue e lo sfregiato avevano deciso di dire tutto ai loro rispettivi fidanzati che,a quanto pare, non l’avevano presa granchè bene e non si potevano più definire tali. Draco sorrise all’idea di quella scena,avrebbe voluto essere presente solo per vedere lenticchia spaccare la faccia a Potter. Un punto a favore del rosso pensò.
Chissà come stava la mezzosangue, doveva essere distrutta. Il trio si era sfasciato ormai e lei era rimasta sola. Bè proprio sola non direi,visto che c’era qualcuno dentro di lei che l’accompagnava sempre.
Alzò lo sguardo al cielo e si domandò che sensazione si provasse a diventare padre,ad essere completamente l’artefice e il protettore di una creatura che non avrebbe ragione di esistere senza di te. Scacciò subito questi pensieri. Sapeva che non lo sarebbe mai diventato. Lui poteva badare solo a se stesso, non sarebbe stato in grado di averne cura. Preferiva non essere padre che essere un cattivo padre.
Però,pensò, avrebbe potuto imparare,la mezzosangue avrebbe potuto insegnarglielo.
Ma che diavolo stava pensando? Lei aspettava un figlio da Potter e amava pazzamente il suo Weasley. Non c’era spazio per lui in tutto questo.
Si portò le mani al viso e si maledisse per quanto tempo avesse perso inutilmente. Se fosse stato una persona diversa, se si fosse comportato diversamente con lei ora forse le cose sarebbero state diverse,forse migliori, forse avrebbe avuto una piccolissima possibilità di essere felice con lei.
Ma era inutile recriminare, quello che è fatto è fatto,ora non poteva fare niente per cambiare le cose. Sarebbe stato condannato a vederla vivere senza di lui.
Il cortile si stava svuotando lentamente,segno che le lezioni stavano per ricominciare. Ma non aveva nessuna voglia di tornare dentro e seguire Trasfigurazione. Preferiva stare lì a fissare le acque calme del lago e a godersi gli ultimi raggi di sole.
Non solo lui però la pensava in questo modo. Draco alzò lo sguardo distrattamente infastidito da una zanzara e la vide. Era lei. Seduta sotto un albero a gambe incrociate che si accarezzava teneramente la pancia. Una visione, pensò immediatamente. Non credo ci fosse parola più azzeccata per descriverla.
La guardò per chissà quanto tempo,non sapendo cosa fare.
Dopo quelle che gli sembrarono ore,prese coraggio e si avvicinò. Man mano che lo faceva però sentiva il coraggio scemarsi,voleva tornare indietro e scappare, ma era come se i suoi piedi non l’ascoltassero e procedessero inesorabilmente verso la meta.
Si fermò quando ormai era ad un passo da lei. La vide alzare lo sguardo e proteggersi gli occhi dal sole per vedere chi le si era avvicinato. Draco lesse un ombra di sorpresa nei suoi occhi.
- Ciao Granger. – La sua voce era ferma come sempre, non tradiva nessuna emozione.
- Malfoy. – Hermione era sorpresa, ma sapeva il perché di quella visita: voleva sbeffeggiarsi di lei per quello che era successo la notte scorsa. Era pur sempre Malfoy,non avrebbe resistito a l’ennesima presa in giro. Ma quella volta Hermione non era in vena di sorbirsi i suoi ghigni malefici. Voleva stare tranquilla.
- Posso sedermi?- Malfoy non aspettò la sua risposta e le si sedette vicino.
- Malfoy lasciami in pace, non sono in vena di starti a sentire oggi.- Hermione era esasperata. Si era seduta lì per stare sola con se stessa e ricordare i momenti in cui, sotto quello stesso albero, si ritrovava con Harry, Ron e Ginny. Momenti ormai lontani,finiti,che non sarebbero ritornati.
- Ehi calma, volevo solo sapere come stavi dopo la scenata di stanotte dei tuoi paladini. – Draco esibì il suo solito ghigno mentre parlava,non per ferirla,era più che altro un’abitudine che aveva preso in quegli anni. Una maschera.
- Non vedo come la cosa possa interessarti- rispose Hermione fredda. Ma improvvisamente si portò le mani sul fianco e trattenne il respiro. Chiuse gli occhi per il dolore, fu un attimo.
- Granger cosa c’è? Stai male?- Draco era visibilmente preoccupato e la fissava intensamente cercando di cogliere un minimo accenno dal suo viso.
Hermione dopo quell’attimo si rilassò di nuovo e si poggiò al tronco dell’albero.
- No. E’ solo il bambino che fa i capricci. Sembra che si stia preparando per una gara di karate, tira certi calci!- Sorrise teneramente a quell’affermazione e continuò ad accarezzarsi la pancia.
- Cosa? Di che stai parlando?- Draco era perplesso.
Hermione sorrise ancora di più per la sua completa ignoranza su tutto quello che riguardava il mondo babbano.
- Niente, niente. – con ancora il sorriso sulle labbra alzò lo sguardo e si perse nei suoi pensieri.
A cosa stai pensando mezzosangue? Fammi entrare nei tuoi pensieri.
- Come lo chiamerai?- A Draco la domanda uscì spontanea dalle sue labbra e si sorprese lui stesso.
Hermione spostò lo sguardo sopra di lui prima di rispondere, come se volesse controllare che non la stesse prendendo in giro. Ma la sua espressione era seria, quindi continuò.
- Non lo so ancora. Non so nemmeno se è maschio o femmina.-
Draco osservò con intensità quella protuberanza del suo corpo,finchè non gli sembrò di vedere un impercettibile movimento. Hermione alzò lo sguardo e gli sorrise. Era bellissima,pensò.
- L’hai visto vero?-
Draco fece di si con la testa.
- Posso?- chiese lui, facendo capire ad Hermione che voleva sentire quel movimento sotto le sue dita.
- Fai sul serio?- Hermione era più che sorpresa. Non si fidava di Malfoy,non capiva nemmeno perché stesse lì a parlare con lui come se fosse un normale amico. Ma una luce nei suoi occhi le fece capire che era sincero, che il suo interesse per lei era sincero.
Lui annuì con la testa e lei gli permise di toccare la pancia.
Hermione lo osservò con attenzione. Vide che aveva una strana espressione sul viso, come se fosse concentrato su qualcosa. Lo trovò indifeso in quel momento,ma nemmeno lei sapeva perché. Di colpo il suo viso si illuminò.
- L’ho sentito,ho sentito che si muoveva.- Draco era allo stesso tempo felice e sconvolto da quella situazione. Si sentiva come un bambino a cui era stato regalato il suo giocattolo preferito,ma ne aveva paura,paura che in qualche modo potesse romperlo solo toccandolo.
Hermione sorrise della espressione limpida del suo viso,come se fosse sinceramente felice per quello che era successo. Da quanto tempo non sorrideva,pensò.
- Strano,gli devi essere simpatico,non si è mai fatto sentire da Harry.-
- Bè allora deve essere una signorina, Potter non ha mai saputo farci con le ragazze, io invece ho un fascino innato. – e ammiccò strafottente.
Hermione rise di gusto da quella battuta. Era strano,ma in quel momento non le importava con chi stesse parlando,Malfoy la stava facendo ridere come nessuno aveva fatto da molto tempo e lei ne aveva un assoluto bisogno.
- Come vanno le cose tra te e Weasley?- La domanda di Draco era diretta.
Hermione abbassò lo sguardo, triste.
- Scusa,non volevo.- Draco si sentì improvvisamente stupido per quella domanda inopportuna.
- No,tranquillo. Dovrò affrontare la realtà prima o poi. Lui non vuole più saperne di me ed è in un certo senso comprensibile. Speravo che ci fosse un minimo di recupero tra di noi,ma dopo quello che è successo ieri sera non credo che avverrà mai. – Hermione si fermò trattenendo le lacrime. – A volte mi chiedo se era necessario dirgli tutta la verità, se forse non era meglio tacergli il fatto che è Harry il padre del bambino, forse avrebbe potuto sopportarlo di più e avrebbe potuto perdonarmi. Ma ora so che non avrò mai il suo perdono, come non lo avrà Harry.- Una piccola lacrima argentea scese dai suoi occhi.
Draco le si avvicinò titubante e con la mano le asciugò quel sottile solco sulla sua guancia.
- Quando diciamo la verità non bisogna dolersi di averla detta. La verità è sempre illuminante. Ci aiuta ad essere coraggiosi. Ne so qualcosa io,perché non lo sono mai stato.-
Hermione lo guardò, sorpresa da quelle parole. Sapeva che aveva ragione,ma in qualche modo avrebbe voluto evitare quella situazione. La sua era solo codardia,non era degna di essere una Grifondoro.
- So cosa stai pensando. Probabilmente penserai di essere una codarda perché non avresti voluto dire a Weasley la verità,ma gliel’hai detta,è questo che ti differenzia dai codardi veri e propri. Loro non avranno mai il coraggio di affrontare la verità,di prendersi le proprie responsabilità,tu lo hai fatto.- Draco era convinto di quello che diceva e voleva convincere anche lei.
- Si ma a cosa è servito? Ron non tornerà mai da me. La verità non ha cambiato la situazione,anzi l’ha solo peggiorata. –
- E’ questa la differenza tra i Serpeverde e i Grifondoro e tu dovresti saperlo bene. Quest’ultimi si batteranno sempre per la verità,anche se questa non porterà benefici,anche se ne va dei loro interessi personali. I Serpeverde invece pensano solo al loro tornaconto e usano la verità solo se ne ricavano dei vantaggi. E’ questa la differenza tra te e me.-
Hermione lo guardò colpita da quelle parole.
- Con questo vorresti dire che mi stai dicendo queste cose solo per un tuo vantaggio personale? – disse lei beffarda.
Draco si mise a ridere. – No,te le sto dicendo perché le penso davvero e perché penso che tu sia una ragazza troppo intelligente per lasciarti andare così. Potrai pensare quello che vuoi ma Weasley non ti merita, non è minimamente alla tua altezza,anche se tu pensi che sia il contrario. Quello che hai fatto non ti rende una persona peggiore,non cancella quello che hai fatto prima. Questo devi mettertelo in testa. –
Hermione era confusa. Voleva potergli credere,ma allo stesso tempo sapeva che lei non era quello che credeva Draco.
- Non indugiare troppo su questi pensieri. Forse tu non te ne rendi conto ma ti stai perdendo uno dei momenti più importanti della vita di una donna. Hai una vita dentro di te,ora devi pensare solo a lui e goderti appieno questo momento. Non farti distrarre dai sensi di colpa,quelli non se ne andranno mai. Invece questo momento ce l’hai solo ora,ora devi viverlo, perché non tornerà tanto presto.-
Hermione sorrise a quelle parole.
-Grazie Draco.-
- Di cosa?- chiese lui.
- Di avermi fatto capire che il mio bambino è più importante di tutto il resto. Stavo per dimenticarlo.- 
 
Quando Hermione salì in camera quella sera un profumo di fiori la inondò. Si guardò in giro per vedere da dove provenisse e scorse sul suo comodino un vaso ricolmo di gigli bianchi e rose rosse. Ne assaporò il profumo intenso affondandoci il viso. Si chiese chi gliel’avesse mandati. Forse Ron l’aveva perdonata e quello era il suo modo per chiederle scusa.
Voleva andare subito da lui e ringraziarlo, abbracciarlo, baciarlo. Ma prima di correre via scorse un bigliettino tra i fiori. Lo aprì,dentro c’era scritta una poesia
 
Finchè il color del giglio e della rosa
Appar diffuso sul vostro sembiante,
ed il vostro guardare ardente,onesto,
con chiara luce la tempesta calma;
finchè la chioma,in una vena d’oro
trascelta,con veloce movimento,
per il bel collo candido ed eretto
muove il vento,disordina e scompiglia:
di vostra lieta primavera il frutto
dolce cogliete, anzi che il tempo irato
la bella vetta ricopra di neve.
Il freddo vento appassirà la rosa
E tutto cangerà l’età incostante
Per non poter mutare suo costume.
 
Era un sonetto di Garcilaso de La Vega. Lo sapeva perché quell’estate si era dedicata a leggere poesie di autori europei.
Quello specifico sonetto era una richiesta del poeta alle giovani donne, per incoraggiarle a vivere la loro vita e di assaporarla appieno ora che erano giovani, prima che il tempo le avesse mutate inesorabilmente. I gigli e le rose stavano ad indicare l’onestà e la passione.
Ma tutto questo cosa aveva a che fare con lei? Perché qualcuno avrebbe dovuto mandargli una cosa del genere? Volevano burlarsi della sua onestà? Oppure volevano incitarla a vivere la sua vita senza sprecare tempo?
Bè di certo tempo non ne aveva sprecato visto che aspettava un bambino già a 18 anni.
Affondò di nuovo il viso in quei fiori. Il loro profumo era inebriante,delizioso. Il bambino scalciò irrequieto dentro di lei.
- Cosa c’è piccolino? Non ti piace questo profumo?- Ma Hermione non finì di dire la frase che tutto cominciò a girare intorno a sé. Poi fu buio assoluto.
 
NOTE DELL’AUTRICE:
Salve a tutti, ecco qui il quarto capitolo. L’ho scritto di getto,le parole mi venivano fuori da sole e spero vi sia piaciuto.
Ora vi do delle piccole precisazioni: il discorso di Draco sulla verità è una citazione di Aldo Moro che a me piace molto e ho voluto inserirla in questo capitolo.
La poesia invece è il sonetto XXIII di Garcilaso de la Vega, poesia che amo molto e che ha ispirato questa mia storia. Visto che avrò un esame a breve di letteratura spagnola spero mi porterà fortuna!
Grazie a tutti per il vostro sostegno e per i complimenti,mi fanno davvero tantissimo piacere!!!
Al prossimo capitolo. Baci. 

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Capitolo 5
*** Intimità ***


Intimità
 
Harry era esausto! Era mezzanotte passata e lui stava ritornando lentamente alla Torre di Grifondoro.
La punizione con la McGranitt era appena finita,ma non ne gioiva visto che avrebbe dovuto continuarla per un mese intero.
La preside si era inventata uno strano modo per punire lui e Ron. Nel suo ufficio,che prima era stato di Silente e ancora prima di tutti i presidi di Hogwarts, c’era una quantità non quantificabile di ricordi, tutti dei presidi succedutisi in quella scuola. Ricordi non classificati,senza etichetta e che loro dovevano attentamente visionare, classificare nei vari registri e poi munirli di bigliettino identificativo. Un lavoro estremamente stancante,incrementato dal fatto che quei ricordi non erano nemmeno lontanamente interessanti. Si trattava, infatti, di pensieri di presidi preoccupati della gestione della loro scuola,oppure intenti a trovare una punizione esemplare per le scorribande dei loro studenti, oppure concentrati sull’argomento della lezione del giorno. Nulla di più estenuante!
La preside aveva trovato il giusto modo per tenerli a bada e farli collaborare contemporaneamente. Ron,infatti,doveva visionare i ricordi e poi riferirli ad Harry per la catalogazione. Ma, dopo 4 o 5 tuffi nel pensatoio, Ron si era sentito male ed era andato in infermeria. Non sapeva se si trattasse di una scusa,ma sta di fatto che Harry dovette fare tutto il lavoro da solo quella sera.
Era tentato di andarlo a trovare per vedere se stava davvero male o se la sua era tutta una messinscena per sfuggire alla punizione. Ma ci ripensò,era troppo stanco per sostenere una discussione.
Il piano escogitato dalla McGranitt non aveva migliorato i loro rapporti. Le parole scambiate erano strettamente legate al lavoro che stavano facendo e nessuno dei due guardava l’altro negli occhi. Probabilmente i rapporti non sarebbero più stati gli stessi tra di loro,Harry lo sapeva,ma non poteva fare a meno di sentire un grande vuoto dentro di sé. Aveva perso il suo migliore amico.
Non voleva pensarci più. Indugiare su quei pensieri lo faceva sentire peggio quindi si propose,per i giorni seguenti, di non piangersi più addosso e di limitare i rapporti con Ron a quelli strettamente necessari.
La questione Ginny invece era una cosa completamente diversa. Voleva a tutti i costi recuperare con lei. Anche se non aveva la minima idea di come fare.
Si passò una mano sulla fronte, ora era troppo stanco per pensarci. Voleva solo mettersi a letto e dormire,il giorno dopo non sarebbe stato migliore di quello appena trascorso.
Salì in Sala Comune,non vi trovò nessuno,ma era più che normale a quell’ora.
Si diresse spedito verso i dormitori maschili, ma nel farlo urtò accidentalmente un tavolino e il libro che vi era poggiato cadde rumorosamente sul pavimento.
Harry lo raccolse da terra e lo osservò. Nel cadere si era aperto su una pagina segnata da un petalo di rosa rossa. Era un libro molto antico, con una rilegatura nera e pesante. Harry si accorse che non era un libro di magia,ma una raccolta di poesie. Si chiese che cosa ci facesse lì un libro del genere. Ma non vi fece molto caso,probabilmente era di Hermione,a lei piaceva leggere di tutto.
Lo ripose di nuovo sul tavolino e salì nel dormitorio. Quando si mise nel letto già non ci pensava più.
 
Il giorno dopo Harry si dirigeva in Sala Grande per la colazione. Fortunatamente aveva un’ora libera prima delle lezioni,così avrebbe potuto mettersi in pari con i compiti che non aveva fatto la sera prima.
Si diresse al tavolo dei Grifondoro e,scorgendo Hermione, le si sedette vicino.
- Ciao Herm.- Harry le diede un lieve bacio sulla guancia e si sistemò vicino a lei.
- Buongiorno Harry.- La sua voce era stanca e il suo colorito era più pallido del solito.
- Herm tutto bene? Mi sembri un po’ pallida stamattina. Qualche problema con il bambino? – Harry la guardava preoccupato.
- No, no il bambino sta bene. Non lo so,non ho dormito granchè stanotte. Forse tutte le emozioni di questi giorni.-
Harry le prese una mano comprensivo.
- Io ci sono per qualsiasi cosa Herm. Questo non è un momento facile per nessuno,ne sono consapevole, ma se tu avessi bisogno di qualcosa,di qualunque cosa,anche di piangere se vuoi,io ci sono. Io ci sarò sempre per te non dimenticarlo. Non devi affrontare per forza tutto da sola. -
Hermione sorrise grata. – Lo so Harry, non ho mai dubitato minimamente di questo.- Poi si fermò, come se volesse dire qualcosa ma non avesse il coraggio.
Harry se ne accorse.
- Mi vuoi dire qualcosa?-
Hermione sorrise per la sua perspicacia e annuì.
- Sai,la settimana prossima ho un appuntamento importante e vorrei che mi accompagnassi.-
- Che genere di appuntamento?- chiese Harry curioso.
- Ho… Dobbiamo vedere come sta il nostro piccolino- Hermione sorrise raggiante per quello che aveva detto e guardò Harry.
Lui nel frattempo si era imbambolato. Il suo cervello era rimasto alla parola “nostro”,come se l’avesse capita per la prima volta. Non si era mai soffermato davvero sul fatto che stava per diventare padre. Erano successe troppe cose in quei giorni e tutte insieme,era già un miracolo che non fosse andato fuori di testa. Ma ora la realtà lo travolse come un uragano e lui era felicissimo di farsi coinvolgere in quell’uragano.
- Vuoi che ti accompagni a fare un’ecografia? – Harry glielo chiese per sicurezza,per assicurarsi di non aver capito la cosa sbagliata. Ma a quanto pare era proprio quella perché Hermione annuì.
- Certo ne sarei felicissimo!- Harry l’abbracciò con calore e Hermione rispose felice all’abbraccio.
Ma le sue mani si allentarono di colpo quando vide due persone varcare la porta della Sala Grande. Harry se ne accorse e voltò lo sguardo nelle direzione dove guardava Hermione.
Ron e Ginny erano appena entrati e guardavano nella loro direzione.
Le loro facce erano come un libro aperto.
Ron era un misto di rabbia e disgusto e distolse subito lo sguardo.
Ginny aveva un’espressione di pura sorpresa sul viso. Qualcosa di indecifrabile. E si accigliò ancora di più quando Harry la chiamò. Ma lei si voltò di colpo e andò a sedersi nel punto più lontano da loro.
Harry fece per alzarsi e raggiungerla ma Hermione lo trattenne.
- Non è il caso Harry. Non sentirà le tue ragioni ora, è troppo ferita per farlo. Dobbiamo aspettare un po’ di tempo. Tutti e due.-
Harry si lasciò convincere e si sedette.
- Sai, ieri ho fatto un discorso molto interessante. – Hermione cercò di cambiare argomento.
- Con chi? – Harry si voltò incuriosito,accantonando per un attimo il pensiero di Ginny.
- Con Malfoy. – Hermione lo disse come se fosse la cosa più naturale del mondo.
- COSA?- Molti studenti si girarono al suo grido.
- Sssch, Harry!- Hermione si voltò imbarazzata. – Non c’è bisogno di farla tanto tragica.-
- Tragica, Hermione? E’ Malfoy. Come ti è venuto in mente di parlare con lui?- Harry era allibito!
- E’ successo per caso. E comunque mi ha fatto capire molte cose.- disse Hermione decisa.
- Tipo quali? Ti ha dato consigli su come addestrare tuo figlio alla magia oscura?-
- Harry! Non ha fatto nulla del genere. E’ stato molto gentile invece. – Hermione capiva l’amico ma voleva chiarire subito quella faccenda.
- Hermione, Malfoy non è capace di essere gentile. – Harry sembrava uno che voleva spiegare un concetto molto semplice ad un ritardato.
- Non c’è bisogno di parlarmi con questo tono. So benissimo che non è stato molto affabile in passato,ma ieri è stato davvero carino con me. E mi ha fatto ridere, dopo chissà quanto tempo che non lo facevo.-
- Hermione stai attenta. Solo perché ieri si è comportato in questo modo non vuol dire che non abbia un secondo fine. Tu sei molto fragile in questo momento potresti aggrapparti a qualunque cosa.-
- Io sto benissimo! E comunque la mia situazione non mi impedisce di ragionare con la mia testa, non mi faccio incantare da nessuno.- Hermione era risentita.
- Herm, non volevo dire questo.- Harry non riusciva a trovare le parole giuste. Quando lei però alzò un sopracciglio lui si arrese.
- Ok, ok, fai come vuoi. Ti chiedo solo di stare attenta.-
- Tranquillo so badare a me stessa. –
- E comunque, per la cronaca, cos’è che ti avrebbe detto?- Harry era più che curioso.
- Di non sentirmi in colpa per quello che è successo e che questo non fa di me una persona cattiva. E poi mi ha detto di godermi di più questa gravidanza e di non pensare ai problemi.- Hermione gli omise il fatto di avergli fatto sentire il bambino,sicuramente Harry non l’avrebbe presa bene.
Harry era rimasto colpito e non sapeva cosa dire.
- Finalmente sono riuscita a chiuderti quella boccaccia!- Hermione rise di gusto mentre lo prendeva in giro e Harry si fece contagiare dalla risata dell’amica.
- Si bè, non ha tutti i torti in fondo.- disse lui alla fine.
- E’ quello che penso anch’io.- Hermione sorrise.
Harry guardò l’orologio di colpo.
- Accidenti, l’ora libera che avevo è quasi finita e io non ho fatto niente dei compiti assegnati per oggi. Non voglio beccarmi un’altra punizione. - Harry scattò in piedi e raccolse freneticamente tutti i libri.
Hermione mise una mano nella sua borsa e gli porse un quaderno. Harry la guardò interrogativo.
- Li ho fatti io per te. Sapevo che non ce l’avresti mai fatta con la punizione e tutto il resto e visto che io non avevo di meglio da fare…- Hermione non riuscì a finire la frase che fu travolta da un abbraccio spacca costole.
- Grazie Hermione tu sei la mia salvezza!-
- Ehi piano piano,non così forte. – Hermione cercò di allontanare Harry dolcemente mentre sorrideva.
- Oh scusa piccolino non volevo farti male.- E dicendo così posò un lieve bacio, prima sulla pancia, poi sulla guancia di Hermione.
- Ora scappo. Ci vediamo a pranzo,ok?- disse Harry mentre già si stava allontanando.
- Va bene. A dopo. – Hermione lo salutò con la mano mentre lui usciva dalla Sala Grande.
 
- Qualcosa non ha funzionato, accidenti! Come è possibile?- Una figura incappucciata camminava avanti e indietro per la stanza.
- Forse non ha seguito correttamente le mie istruzioni.- Un’altra voce,più calma.
- Non sia ridicolo le ho seguite alla perfezione. Dobbiamo aumentare la dose. Non posso permettermi di sbagliare di nuovo.-
- Come vuole. Ma le ricordo che se decide di farlo dopo non ci sarà più possibilità di tornare indietro.-
- Io ho già deciso. – La figura incappucciata si tirò su la manica e porse il braccio destro.
- Stavolta farà più male.-
Un urlo disumano si librò nell’aria.
 
NOTE DELL’AUTRICE:
Ciao a tutti! Questo capitolo mi è costato più fatica di quanto credessi,ma alla fine ce l’ho fatta. E’ un capitolo di transizione, che non dice molto,bisogna soffermarsi sui particolari.
Ok non dico più niente altrimenti poi svelo il mistero.
Voglio dirvi solo un’ultima cosa: può darsi che nei prossimi giorni non riuscirò a postare così velocemente,perché avrò un po’ da fare. Ma tranquilli non sparirò.
Grazie a tutti voi che leggete,che seguite e che recensite.
Vi voglio bene. A presto. Baci.
 
  

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Capitolo 6
*** Complicazioni ***


Complicazioni
 
Hermione stava andando in infermeria. Non l’aveva detto ad Harry per non farlo preoccupare, ma non stava affatto bene quella mattina.
Si sentiva terribilmente stanca,come se non avesse dormito. Eppure era sicura di aver dormito come un ghiro.
La cosa strana è che si era svegliata sul pavimento della sua camera, ma non si ricordava assolutamente come ci fosse finita e cosa avesse fatto prima di cadere.
Sentiva che le sfuggiva qualcosa. C’era un momento di buio da quando era ritornata in camera la sera prima a quando si era svegliata quella mattina. Un buco nero che non riusciva a colmare e questo la preoccupò.
Trovò estremamente difficile alzarsi da terra,le forze l’avevano completamente abbandonata e fece uno sforzo enorme per mettersi in piedi. Arrivò in bagno giusto in tempo.
Man mano che il tempo passava le forze le tornarono quasi del tutto,ma continuava ad avere quella strana sensazione alla bocca dello stomaco, come se il suo sesto senso la stesse avvertendo di qualcosa. Non riusciva a scacciare l’agitazione.
Quando arrivò in infermeria si diresse subito verso l’ufficio di Madama Chips, ma si bloccò quando vide che stava parlando con qualcuno oltre il parapetto.
- Ecco, con questa pozione non dovresti avere più problemi. Se non sei abituato ai tuffi nel pensatoio gli effetti collaterali potrebbero essere molto spiacevoli. Ma a te non è andata tanto male. Devi solo prendere un goccio di questo ogni sera prima che cominci la punizione,finchè questa non sarà finita.-
- Grazie Madama Chips.-
Ron.
Detto questo lo vide superare il parapetto e dirigersi verso di lei finchè non si accorse della sua presenza e si bloccò.
Si guardarono per quelle che a lei parvero ore,ma, appena fece un passo speranzosa verso di lui,Ron la superò e uscì deciso dall’infermeria.
Hermione si voltò a guardarlo triste mentre se ne andava.
- Signorina Granger posso fare qualcosa per lei?-  Madama Chips la guardava interrogativa mentre quella sbatteva velocemente gli occhi e si ricomponeva.
- Ehm.. si. Vorrei che mi visitasse. Non mi sento molto bene stamattina e non vorrei che il bambino stesse male.-
Madama Chips la fece sistemare immediatamente su un lettino e prese la bacchetta.
- Quale dolore accusa di preciso?-
- Non si tratta di un dolore vero e proprio. Mi sento incredibilmente stanca e stamattina mi sono risvegliata sul pavimento. Devo essere svenuta ieri sera,ma non riesco minimamente a ricordarmi cosa ho fatto prima di perdere i sensi. Inoltre ho una strana agitazione addosso che non riesco a controllare. – Hermione cercò di essere più precisa possibile su quello che sentiva,ma si accorse di non riuscire a spiegarlo al meglio con le parole.
- Ora vediamo subito come sta il suo bambino.- Madama Chips puntò la bacchetta sul suo ventre tondo e si mise a recitare una strana cantilena. Una luce dorata scaturì dalla punta e illuminò completamente la pancia di Hermione.
Il processo durò un paio di minuti e quando ebbe finito ripose con molta calma la bacchetta nella veste e si sedette.
- Allora? Cosa c’è che non va?- Hermione era preoccupata.
- Oh tranquilla signorina Granger,il suo bambino sta benissimo, è forte e robusto,sta crescendo molto bene.-
Hermione fece un sospiro di sollievo, la tensione era diventata insopportabile.
- Piuttosto lei, ha avuto qualche strana malattia di recente? O ha fatto uso di qualche pozione particolare per curare suddetta malattia?- Madama Chips era curiosa e concentrata.
- Assolutamente no! Non ho avuto nessuna malattia,nemmeno un comune raffreddore.- Hermione era confusa.
- E mi dica,le è capitato altre volte di avvisare questi sintomi di stanchezza e svenimento?-
Ci pensò un attimo.
- No,questa è la prima volta.-
- Bene.- Madama Chips si alzò e andò alla finestra pensierosa.
- Ho qualcosa che non va?- Hermione non riuscì a trattenere la domanda.
Madama Chips si avvicinò lentamente e la guardò per parecchi secondi prima di rispondere.
- Effettivamente no. Ma il suo organismo è molto provato,come se si stesse riprendendo da una lunga convalescenza. Non mi fraintenda,lei sta bene ora. Ma il suo corpo ha ancora i segni di una grave patologia che sembra averla colpita, patologia non da sottovalutare e che l’ha molto debilitata. – Si fermò pensierosa. – La cosa strana però, è che non c’è nessuna traccia della patologia in sé,non riesco a capire cosa possa essere e come mai sia guarita così in fretta.-  
- Ma io stavo benissimo fino a ieri. Non ho mai accusato dolori o sintomi del genere fino a stamattina. Forse il mio corpo è affaticato per le eccessive tensioni di questi giorni. Come lei saprà non ho avuto momenti,per così dire,rilassanti.- Hermione cercava di darsi una spiegazione.
- Mh.. può essere.- Madama Chips si diresse di nuovo verso la finestra.
Ma Hermione notò che non era affatto convinta.
 
Draco si stava dirigendo alla Torre di Astronomia quando la sua attenzione venne catturata da un portone maestoso lasciato incautamente aperto: la Stanza delle Necessità.
Si chiese chi fosse l’imbecille che lo aveva lasciato spalancato,inconsapevole del fatto che chiunque avrebbe potuto entrarvi.
Draco titubò un momento,ma poi decise di entrare.
Era la stanza degli oggetti nascosti. Oggetti portati lì da decine di studenti. Oggetti che non dovevano essere trovati.
Malfoy si mise a vagare in quella immensa stanza grande come una cattedrale e fu invaso dai ricordi.  
Si ricordò di quando,due anni prima,passava quasi tutto il suo tempo lì dentro, per assolvere il piano di qualcuno più pazzo di lui.
Eccolo lì, l’Armadio Svanitore. Si ricordava perfettamente la sua ubicazione,ma allo stesso tempo voleva averla dimenticata.
Quanto tempo perso dietro ad un esaltato. Quanto tempo perso a seguire le persone sbagliate,i valori sbagliati. Ora ne stava pagando le conseguenze.
Continuò a camminare fra quelle colonne e arrivò in un punto completamente distrutto dalle fiamme. Alte macerie riempivano gran parte della stanza. L’Ardemonio di Tiger, pensò.
Quella visione gli fece venire in mente più ricordi di quanto lui potesse sopportare e scappò fuori dalla stanza.
Arrivò sulla Torre quasi correndo,ma quando aprì la porta si bloccò di colpo.
La mezzosangue stava seduta sulla finestra,lo sguardo perso nel vuoto.
- Ciao.- Draco si avvicinò cauto mentre lei girava il capo per vedere chi fosse.
- Ciao Malfoy.- la sua voce era flebile.
Mentre si avvicinava Draco notò che era pallida e i suoi occhi erano stanchi.
- Qualcosa non va?- la guardava preoccupato mentre le si sedeva vicino.
Lei fece spallucce e non disse niente. Continuava a guardare il vuoto sotto di lei.
Draco le prese il viso tra le mani e glielo girò delicatamente.
-Fammi entrare nei tuoi pensieri.-
Hermione notò che la stava guardando intensamente. I suoi occhi profondi la fecero perdere in quel mare argentato e lei vi si tuffò senza alcuna paura,felice di poter annegare.
Lo baciò come mai aveva baciato qualcuno in vita sua, con passione e disperazione.
Lui,all’inizio sorpreso,si riscosse completamente al tocco delle sue labbra e si lasciò trascinare in quel vortice, come se non avesse aspettato altro da tutta la vita.
Ma Hermione sentì una forza dentro di lei che le impose di staccarsi,di fuggire da quel mare travolgente,di tornare alla riva. Si staccò immediatamente,sorpresa per quello che era accaduto e scappò via, lasciando Draco ancora perso in quella tempesta.
 
Ron era in Sala Comune, seduto sulla solita poltrona vicino al fuoco e con la testa tra le mani. Fra qualche minuto sarebbe cominciata la punizione con la McGranitt,ma lui non aveva nessuna voglia di vedere di nuovo Harry. La sua vista gli era diventata intollerabile,non poteva guardarlo senza sentir nascere dentro di lui un risentimento che non poteva controllare. Ma,essendo della stessa Casa,era quasi impossibile non incontrarlo, a pranzo,come a lezione o anche quando andava a dormire,visto che dividevano la stessa camera.
Una parte di lui lo odiava così profondamente da essere quasi spaventato dalla forza di quel sentimento. Ma l’altra voleva tornare ai vecchi tempi,voleva perdonarlo e ricostruire con lui l’amicizia perduta. Si accorse però che la metà di lui dedita al perdono non era abbastanza forte da prevalere sull’altra. Non era ancora pronta per venir fuori.
Pensò ad Hermione. Immagini di lei si susseguirono nella sua mente come un album: la prima volta che l’aveva vista sul treno per Hogwarts;quando si era presa tutte le colpe per aver cercato il Troll al primo anno,salvando lui ed Harry; quando al secondo anno era stata pietrificata; quando l’aveva vista arrivare al Ballo del Ceppo insieme a Krum; le innumerevoli volte che avevano litigato; il suo viso distrutto alla vista di lui che baciava Lavanda; la paura folle che gli era venuta vedendola con la bacchetta puntata alla gola da Bellatrix; il loro primo bacio; il suo ingresso nella Sala Grande con il pancione.
L’ultima immagine distruggeva tutte le altre,era la miccia che le faceva bruciare e di loro rimaneva solo fumo e cenere.
Si lasciò andare quasi pesantemente sullo schienale della poltrona,ma qualcosa di duro nella tasca posteriore dei suoi pantaloni lo fece rinsavire. Lo tirò fuori e vide la boccetta che gli aveva donato Madama Chips quella mattina, se ne era completamente dimenticato.
Guardò l’orologio,mancava un quarto d’ora alla punizione. Stappò la bottiglietta e ingerì un sorso di quel liquido denso e verdastro. Il sapore era disgustoso ma non vi fece molto caso. Meglio quello della sensazione di nausea e sconvolgimento intestinale che gli aveva provocato quel maledetto pensatoio.
Si alzò diretto nell’ufficio della preside, ma prima che potesse uscire dal buco del ritratto vide questo aprirsi per far entrare una scarmigliata Ginny con le braccia piene di pesanti libri.
- Ginny, dove sei stata? Pensavo che potevamo studiare insieme questo pomeriggio,invece non ti ho trovato da nessuna parte.- Ron sperava che la sorella l’avesse aiutato a superare i M.A.G.O. , visto che non poteva contare più su Harry e Hermione.
Ginny lo guardò perplessa per un attimo. – Ehm.. si scusa sono rimasta tutto il pomeriggio in biblioteca a studiare con una mia amica di Corvonero.-
- Ah ok. Vieni ti aiuto con questi,sembrano molto pesanti.- Ron le mise una mano sul braccio per prendere i libri ma lei si scansò di colpo.
- No! Ce la faccio da sola. – E dicendo così la vide sparire su per i dormitori femminili.
Era in ritardo, accidenti! La McGranitt si sarebbe infuriata di nuovo. Arrivò alla porta del suo ufficio con il fiato corto e completamente esausto.
Bussò due volte prima di ricevere l’invito ad entrare.
- Oh signor Weasley aspettavamo solo lei.- La McGranitt era seduta alla sua scrivania intenta a visionare dei documenti.
L’ufficio di Silente era rimasto identico a quando lui era ancora preside. L’unico cambiamento era il suo ritratto nella cornice dorata.
Harry era già lì che lo aspettava, seduto ad un tavolino basso vicino il pensatoio.
- Bene, potete cominciare. – La McGranitt si alzò e porse a Ron una scatola contenente ampolle piene di ricordi.
- Non andrete via da quest’ufficio stasera se non avrete finito di catalogare tutti questi,sono stata chiara?-
- Si,professoressa.- risposero Harry e Ron all’unisono,non propriamente entusiasti visto che la scatola conteneva almeno una cinquantina di ricordi.
Si misero subito all’opera,evitando di sprecare ulteriore tempo.
Ron notò che la pozione datagli da Madama Chips faceva effetto,non aveva più quei fastidiosi sintomi della volta scorsa e ne era molto felice.
Era la decima volta che si tuffava nel pensatoio quella sera. Restò lì un paio di minuti prima di tornare indietro,ma quando ne uscì la sua faccia era sconvolta per quello che aveva visto.
 
NOTE DELL’AUTRICE:
Salve a tutti! Eccomi qui,un po’ in ritardo ma ce l’ho fatta!
Che dire di questo capitolo,le cose cominciano a chiarirsi o a complicarsi? Dipende da come lo si legge. Hihi lo so sono un po’ cattiva!
Spero vi sia piaciuto. Nonostante tutto accetto le vostre critiche qualora vogliate farmele.
Un grazie immenso a tutti voi che mi seguite! Il vostro calore è un incentivo ad andare avanti.
Al prossimo capitolo. Baci. 

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Capitolo 7
*** Rosso sangue ***


Rosso sangue
 
Hermione tornò in camera di corsa. Chiuse la porta dietro di se e le si poggiò contro,cercando di riprendere fiato.
Che aveva combinato? Aveva baciato Draco,aveva baciato Draco Malfoy! Che cosa gli era passato per la testa? Lei amava Ron.
Doveva darsi una calmata,non era possibile che appena le andava qualcosa storto lei andasse in giro a baciare la gente. L’ultima volta era rimasta incinta e non voleva che questo ricapitasse.
Non era capace di affrontare i problemi da sola? Doveva per forza appoggiarsi a qualcuno? I suoi ormoni dovevano stare un pochino più tranquilli.
Però,ripensandoci,era stato bello. Era stato intenso. Era stato voluto,da tutti e due.
Possibile che Malfoy volesse baciarla? Che senso aveva? No,nessun senso. Probabilmente non si era rifiutato per non farla dispiacere. Forse pensava che se si fosse tirato indietro lei sarebbe scoppiata in una crisi di pianto e voleva evitare questo.
Ma che stava dicendo? Stava senza dubbio delirando.
Si mise una mano alla fronte per vedere se avesse la febbre,ma niente. Era fresca come una rosa.
Rosa.
Cosa ci facevano tutte quelle rose nella sua stanza?
 
Draco si girava e rigirava nel letto. Era notte fonda ma i suoi occhi si rifiutavano di chiudersi. Davanti a lui l’immagine della mezzosangue che lo baciava era indelebile. Era impressa come una gigantografia nella sua mente e nel suo cuore.
Lo aveva sorpreso. Pochi nella sua vita erano riusciti a sorprenderlo, ma lei lo aveva fatto. Con la sua passione e spontaneità lo aveva colpito,lo aveva rapito e ora era completamente suo prigioniero.
Sapeva che probabilmente quello era stato solo un episodio occasionale,forse aveva solo bisogno di aggrapparsi a qualcuno e lì,in quel momento,c’era solo lui. Ma non riusciva a smettere di sperare che lei,lì,in quel determinato momento e in quel luogo, avesse voluto solo lui,non uno qualsiasi,ma lui!
Non gli importava che fosse incinta,non gli importava che aspettasse un figlio da un altro,lui la amava. Ora ne era certo, perché avrebbe voluto che quel momento di estasi durasse in eterno. Se gliel’avesse permesso,l’avrebbe resa felice per sempre.
Quel maledetto Weasley,invece,la faceva solo stare male. Aveva visto le profonde occhiaie e il colorito pallido del suo viso, sicuramente provocate dalle tante notti insonni trascorse a pensare quel cretino! Sapeva che lei lo amava ancora,ma quel piccolo bacio gli aveva dato una speranza ed una sicurezza che non aveva prima.
L’indomani le avrebbe parlato,era deciso.
 
Harry uscì dal suo dormitorio stanco e insonnolito per le poche ore di sonno che aveva fatto. La notte scorsa la punizione si era protratta fino alle 2 del mattino,perché Ron ad un certo punto non era più riuscito a dirgli con chiarezza quello che aveva visto e dovette rivedere un medesimo ricordo più di 3 volte,facendolo esasperare a morte!
Bussò alla camera di Hermione per chiamarla e scendere a colazione con lei, ma nessun rumore si sentiva oltre la porta. Forse era già scesa,pensò.
Quando arrivò in Sala Grande, però, notò che non era al tavolo dei Grifondoro. Si sedette insospettito. Strano, lei non è una che fa tardi.
Si mise a mangiare pensieroso,quando,ad un certo punto la vide varcare dalla soglia.
La prima cosa che gli venne in mente, mentre la guardava avvicinarsi, era un fantasma. Si muoveva pianissimo ed era talmente bianca da sembrare evanescente.
- Herm!- Harry le corse incontro e la sostenne accompagnandola fino al suo posto,nel timore che potesse cadere da un momento all’altro.
Lei non sembrò accorgersene e si fece guidare tranquilla al tavolo. Aveva un fiore tra i capelli. Una rosa, talmente rossa da sembrare sangue e che contrastava ancora di più con il pallore della sua pelle.
- Herm, cos’hai? Sei pallidissima,sembri la Dama Grigia!- Harry aspettò una risposta che non venne.
- Perché non mi rispondi?- la scosse con forza,spaventato dal suo stato.
Solo allora lei sembrò riscuotersi e alzò lentamente gli occhi.
Harry notò che erano due pozzi neri senza fondo. Si spaventò a morte!
- HERM! La scosse ancora.
Hermione sbattè più volte gli occhi e alzò lo sguardo su lui.
- Ciao Harry – disse flebilmente e con un sorriso accennato. I suoi occhi erano tornati normali.
- Herm,cosa è successo,perché non rispondevi?- Harry la guardava ancora terrorizzato.
- Oh, non ti ho sentito. Non ho dormito bene stanotte e sono ancora in dormiveglia. – La sua voce era strascicata e parlava lentamente.
- Mi hai fatto spaventare a morte sembravi un fantasma!- Harry si stava lentamente calmando. Ma vide che le condizioni di Hermione erano pessime, se non parlava sembrava morta.
- Oh non essere sciocco, è solo un po’ di stanchezza tutto qui.- Dicendo così i suoi occhi si persero di nuovo nel vuoto.
- Dobbiamo andare da Madama Chips. Non mi piacciono per niente le tue condizioni. – La prese dal braccio e la fece alzare.
Ma in quel momento arrivò improvvisamente il professor Lumacorno che lo bloccò.
- Oh, Harry caro cercavo proprio te.-
- Ehm.. mi scusi professore, ma devo… - Harry voleva liberarsene e portare immediatamente Hermione in infermeria,ma il professore,con il suo solito tono gioviale lo interruppe.
- Ci vorrà un attimo Harry. Volevo solo darti questo interessantissimo libro sulle pozioni meno conosciute. Un grande pozionista come te lo apprezzerà di certo.- E gli ammiccò sorridente.
Harry, per prendere quel pesantissimo libro, lasciò il braccio di Hermione.
Non la sentì che diceva di voler tornare in camera a riposare. Non la sentì allontanarsi.
- La ringrazio professore ma ora devo proprio andare.- Ma quando si voltò Hermione era sparita.
 
Ron scendeva velocemente le scale. Doveva cercare Harry.
Aveva trascorso la notte insonne a pensare e ripensare a quello che aveva visto nel pensatoio. Quel ricordo gli era impresso nella mente.
 
L’ufficio di Silente, ma Silente probabilmente non era nemmeno mai stato in quella scuola.
Pochi ritratti c’erano in quell’ufficio,segno che pochi presidi vi erano stati.
Un uomo alto e massiccio sedeva alla scrivania. Aveva lunghi capelli e folti baffi neri,il suo sguardo era accigliato.
Qualcuno bussò alla porta e lui lo fece velocemente entrare.
- Preside Wilder,Jane Callaway è entrata di nuovo in trance. Sta dicendo un mucchio di cose,la maggior parte senza senso.- Un ragazzo basso e molto agitato parlava velocemente.
- Ti ricordi qualcuna di queste cose?- Il preside era curioso e spaventato al tempo stesso.
- Una. La ripete in continuazione, come una cantilena.-
- Avanti, mi dica.- Il preside era sulle spine.
- “Colui che avrà due volte salvato il mondo magico dovrà salvarlo una terza. Dovrà salvarlo dal sangue del suo sangue,generato non per amore, ma per tradimento.”-
 
Il ricordo finiva in questo modo, non spiegando chi fosse Jane Callaway, né che cosa le era successo. Ma Ron, appena lo vide, pensò ad Harry, ad Hermione e al loro bambino. Generato non per amore,ma per tradimento da colui che aveva salvato due volte il mondo magico.
Ma che cosa voleva dire? Che nel grembo di Hermione si nascondeva il nuovo signore oscuro?
Era andato in piena notte in biblioteca per vedere se riusciva a scoprire qualcosa di più su questa Jane Callaway. Ci mise un po’, ma alla fine trovò un intero libro su di lei. A quanto pare era stata la più grande veggente del mondo magico in quasi tremila anni. Aveva cominciato ad avere visioni dall’età di 3 anni e queste si erano sempre avverate. All’epoca del ricordo lei aveva 11 anni,era appena entrata ad Hogwarts.
Aveva appena scoperto queste cose e ora si dirigeva come un forsennato verso la Sala Grande per trovare Harry. Doveva cercarlo, doveva informarlo.
Lo vide uscire agitato dalla Sala Grande.
- Harry!- Ron lo chiamò superando gli ultimi quattro scalini con un salto.
Harry si voltò sorpreso e lo fu ancora di più quando vide che lo stava chiamando uno spaventatissimo Ron.
- Harry ti devo parlare, immediatamente! Dov’è Hermione?-
Harry ancora stupefatto ci mise un po’ a rispondere.
- Era qui un attimo fa ma ora è sparita. La stavo cercando.-
- Dobbiamo trovarla subito. E’ in pericolo!-
- Cosa?- Ma a rispondere non fu Harry.
Draco Malfoy si stava avvicinando velocemente a loro.
- Cosa vuoi Malfoy? La cosa non ti riguarda. – Ron era indispettito da quella inopportuna intromissione.
Draco non sapeva cosa dire. Quelle cose non gli riguardavano,era vero. Ma doveva lasciar perdere le antiche rivalità, doveva sapere cosa era successo ad Hermione.
- Tengo anch’io alla mezzosangue.- riuscì a dire alla fine.
- Ah si? E da quando?- Ron era sempre più furioso.
- Insomma smettetela voi due. Non mi sembra il momento giusto per litigare. Ron mi vuoi spiegare di che diavolo stai parlando?- Harry si intromise,chiudendo la discussione.
- Non c’è tempo per spiegarti ora, dobbiamo trovarla. – e dicendo così Ron si arrampicò su per le scale, diretto nella Torre di Grifondoro. Harry e Draco lo seguirono a ruota.
La Torreera vuota,tutti gli studenti erano a lezione a quell’ora,tranne loro tre.
Arrivarono di corsa fino alla stanza di Hermione. Provarono a bussare, ma niente. Provarono ad aprire, ma la porta era chiusa a chiave.
Troppo disperato per poter tentare un Alohomora, Ron cominciò a dare spallate contro il legno massiccio.
Harry e Draco,dapprima sorpresi, cominciarono subito ad aiutarlo e dopo 5 o 6 spallate la porta si aprì di botto.
La scena che si presentò davanti ai loro occhi li fece terrorizzare. La stanza era completamente coperta di sangue!
Anzi no, non era sangue. Erano petali di rosa. Migliaia e migliaia di petali di rosa,rossi come il sangue. La camera ne era totalmente invasa. Nessun colore si distingueva sotto di essi.
Al centro, sul letto a baldacchino, era adagiata Hermione,ugualmente coperta di petali.
Faceva spavento,era bianca come un lenzuolo. Sembrava morta.
Ma qualcosa rendeva ancora più spaventosa quella visione. Attorno a lei, come un guscio o uno scudo,un’aura dorata che l’avvolgeva.
Ron provò ad andare verso di lei,ma venne sbalzato indietro non appena toccò la superficie dorata.
- Ma cosa diavolo sta succedendo?-
Hermione aveva cominciato ad agitarsi nel sonno. Un forza potentissima scalciava nel suo ventre.
 
NOTE DELL’AUTRICE:
Oh mamma che capitolo! Un po’ dark a dire il vero,ma mi è piaciuto scriverlo. Spero che a voi sia piaciuto leggerlo!
Qualcosa comincia a chiarirsi? Forse, ma non tutto.
Grazie a tutti voi che seguite la storia.
Al prossimo capitolo. Baci . 

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Capitolo 8
*** Incoscienza ***


Incoscienza
 
 
Hermione si ridestò all’improvviso.
Cos’era stato quel colpo che l’aveva svegliata? Sembrava che qualcuno le si fosse buttato addosso.
Cercò di aprire gli occhi,ma la luce era troppo accecante. Voleva alzarsi,ma era come se fosse bloccata da funi invisibili.
Stette lì ferma per chissà quanto tempo,a galleggiare in un limbo senza nessun senso e logica.
Era bello,pensò,stare lì completamente libera dai pensieri,completamente al di fuori dalle comuni preoccupazioni,completamente tranquilla e in pace.
Forse era morta. Si doveva essere così, il paradiso doveva essere quello.
Sorrise con gli occhi al pensiero che la sua vita fosse finita. Ma come era finita non riusciva a ricordarselo.
Pensieri confusi le turbinavano in testa. Immagini sfocate,forse dei suoi ultimi istanti.
Harry.. Ron.. Draco. Ma non riusciva a capire le loro voci e le loro espressioni.
Perché Harry era terrorizzato?
Perché Ron era furioso?
Perché Draco la guardava in quel modo?
Non riusciva a ricordare nulla di tutto questo. Era come se la sua mente volesse proteggerla da tutto quello che aveva vissuto prima di quel momento.
Poi tutto quel rosso che l’ammaliava e allo stesso tempo la soffocava, che la inebriava ma la indeboliva, e una forza dentro di lei che cercava di distoglierla da tutto questo.
C’era qualcosa che le sfuggiva,qualcosa di importante per lei,lo sapeva. Una sensazione di non vivere solo per se stessa la possedeva,ma cosa voleva dire?
C’era una forza che non voleva farla pensare, che si rifiutava di lasciarla andare alla consapevolezza. Voleva che lei stesse lì, in quella pace, per sempre.
Un altro colpo la riscosse. Il mondo intorno a lei tremava,ma c’era mondo intorno a lei?
Poi un altro scossone e un altro ancora. Cose intorno a lei cominciavano a cadere e il suo istinto le fece subito portare le mani alla pancia.
Il bambino.
Non poteva essere morta,lei era incinta, aspettava un bambino.
Ma qualcosa nel suo tocco la fece spaventare.
Aprì gli occhi di scatto, infischiandosene del dolore agli occhi, e quello che vide la lasciò di stucco.
La sua pancia era completamente piatta. Nessuna protuberanza,nessun rigonfiamento. Dov’era il suo bambino?
Che cosa le era successo? Possibile che avesse partorito e non se lo ricordasse? E se era così dov’era il suo bambino? Chi l’aveva preso?
Si alzò in piedi con fatica,ma determinata a scoprire che cosa stava succedendo.
Dopo il primo attimo di smarrimento si guardò intorno.
Che posto era quello?
Si trovava in un prato immenso, non se ne vedeva la fine. Il verde era talmente brillante da farle male agli occhi e dovunque guardasse il paesaggio era identico.
Splendeva un sole pallido,malato, come se al posto di esso vi avessero messo una lampadina.
Ma non era questo che la spaventò. Nel cielo si stavano addensando,ad una velocità impressionante, decine e decine di nuvole nere come la notte. Ma queste,invece di coprire il sole, rimanevano dietro di esso, come se la palla di fuoco fosse molto più vicino a lei delle nubi.
Un’altra scossa e la terra tremò.
Hermione cominciò a correre spaventata, non sapeva dove,ma voleva allontanarsi il più possibile da quella situazione spaventosa. Correva,ma era come se girasse sempre intorno,non arrivava mai da nessuna parte. Ancora scosse e lei cadde sull’erba. Guardò verso il cielo, le nubi si stavano velocemente avvicinando,stavano arrivando al pallido sole.
Non sapeva cosa fare, non sapeva se era davvero in pericolo,se quella era la realtà o solo un gioco perverso della sua fantasia.
Aveva paura,questo lo sapeva,perché era una cosa che non poteva controllare.
Cercò di rimettersi in piedi,ma la terra cominciò a tremare in maniera incontrollabile. Non era solo una scossa, ma un vero e proprio terremoto.
La terra cominciò ad aprirsi intorno a lei e sotto di lei,mentre tutto tremava. Voragini scure e profonde solcavano il prato pronte per inghiottirla.
Guardava impotente il suo destino compiersi e finire nell’oscurità di quelle crepe. Da una parte sperò che finisse presto.
Ma una forza agile e potente la prese e la fece precipitare parecchi metri più in là,mentre la terra dove si trovava un attimo prima sprofondava nel vuoto.
Si alzò di scatto mentre girava la testa da una parte all’altra per vedere chi l’avesse salvata,ma non vide nessuno.
- Chi sei? – la sua voce le rimbombò nelle orecchie, come se avesse parlato in un megafono, mentre una fastidiosa eco si prolungava nello spazio intorno a lei.
Nessuna risposta.
Mise le mani a terra per alzarsi.
- Ferma!-
Hermione si bloccò di colpo. Da dove veniva quella voce?
- Chi è là? Fatti vedere!- cercava di restare calma ma la sua voce tremava.
Nessuno si fece vedere,nessuno rispose.
Hermione aspettò per chissà quanto tempo,ancora stesa a terra. Voleva fidarsi di quella voce che l’aveva salvata,ma allo stesso tempo la spaventava a morte.
Quell’attesa era snervante. Non sopportava di dover rimanere lì ferma ad aspettare qualcuno che probabilmente non si sarebbe mai mostrato.
Decise di provare ad alzarsi di nuovo,almeno avrebbe sentito di nuovo quella voce. Ma prima che potesse farlo un puntino rosso catturò la sua attenzione. Stava scendendo dolcemente dal cielo,come una piuma.
Man mano che si avvicinava,Hermione si accorse che era un petalo di rosa rossa. Tese la mano per accoglierlo sul suo palmo,ma un attimo prima che toccasse la sua pelle un’altra mano le prese il braccio e la scostò di colpo. Il petalo cadde sull’erba e la bruciò nel punto dove era caduto.
- Non devi toccarlo. Qualunque cosa succeda non farti toccare.-
Hermione teneva ancora gli occhi fissi sull’erba bruciata,completamente sconvolta. Ma al suono di quella voce si girò di scatto e vide chi le aveva parlato.
Erano faccia a faccia. Occhi negli occhi. Quegli occhi che lei conosceva bene,più di chiunque altro,forse.
Occhi determinati.
Occhi coraggiosi.
I suoi occhi.
Era lei.
La sua perfetta copia le stava davanti e la guardava come in uno specchio.
- Ch.. chi sei tu?- la voce di Hermione era un sussurro.
Ma la sua sosia non parlò. Si alzò in piedi e le voltò le spalle mentre osservava il cielo.
- Che cosa sta succedendo? Dove sono? Dov’è il mio bambino?- Hermione faceva domande a raffica,sperando che le potesse dare una risposta. Ma quella non parlò.
- Rispondimi!-
- Zitta!- la seconda Hermione si voltò di scatto facendola tacere.
In quel momento un fulmine piombò dal cielo e si piantò ad un paio di metri da loro,provocando un’altra voragine.
Il cielo si stava facendo sempre più scuro e il pallido sole sembrava non resistere a lungo con la sua luce.
Un’altra scossa,un altro fulmine e decine di petali cominciavano a piovere dal cielo.
- Accidenti! Quei cretini stanno rompendo la barriera.- L’altra Hermione mise le mani al cielo e cominciò a dire strani incantesimi a lei sconosciuti.
Hermione la osservò attenta,mentre lei con gli occhi chiusi e la fronte corrucciata per la concentrazione ripeteva a memoria parole incomprensibili. Una luce fuoriuscì dalle sue mani e si espanse nel cielo formando uno scudo che bloccò i petali e i fulmini.
L’altra Hermione riaprì gli occhi e osservò il lavoro che aveva fatto. Il sole adesso sembrava più luminoso e le nuvole più lontane. Si girò verso l’Hermione ancora stesa a terra e la guardò con preoccupazione.
- Questa barriera non durerà a lungo,dobbiamo trovare una soluzione.-
Hermione si alzò tremante,spaventata da quanto era successo. Guardava il sole di nuovo splendente e le nuvole momentaneamente più lontane e più rade. Poi guardò lei.
- Che cosa hai fatto? Come ci sei riuscita? Che cosa volevi dire con “stanno rompendo la barriera”?- Hermione voleva delle risposte. Non capiva il senso di quel luogo e di quello che stava succedendo e questo per lei era frustrante.
- Calma. Io non posso darti nessuna risposta,devi capirle da sola. - L’altra Hermione continuava a guardare il cielo.
- Oh ti prego non essere così enigmatica,io sto impazzendo!- Hermione si portò le mani al viso esasperata.
- Cosa stanno a significare quelle nubi? E i petali? Perché sono così attratta da loro se questi possono distruggermi? Che posto è questo?-
L’altra Hermione la guardò comprensiva mentre si faceva tutte quelle domande.
- Questo mondo è la tua incoscienza, un posto tra la coscienza e il sogno,dove tutti ci rifugiamo per proteggerci.-
- Ma non sono stata io a rifugiarmi qui, chi mi ci ha portato?- Hermione capì la risposta appena formulò la domanda. – Sei stata tu vero?-
L’altra Hermione sorrise.
- Perché mi stai proteggendo?-
- Perché senza di te io non esisterei. Io sono dentro di te, faccio parte di te.- La seconda Hermione sospirò. – Non permetterò che ti accada nulla. Ti proteggerò da tutti,anche dai tuoi amici se fosse necessario. Anzi,soprattutto da loro.-
- Che cosa vuol dire? Che è colpa loro se sono qui?- Hermione era confusa.
- Non ho detto questo. Ma il male si annida ovunque, anche in una creatura affascinante come una rosa. E’ il fascino del male che ti attira,ma se lo lasci fare questo ti distrugge. E’ l’odio che ti distruggerà.-
Hermione stava lentamente capendo.
- Le rose simboleggiano l’odio? L’odio nei miei confronti? Ma perché?- Ma capì prima che l’altra potesse rispondere. – Se non mi avessi portata qui io sarei morta. Le nuvole sono la morte. Il sole le tiene lontane. - Hermione guardò il cielo. – Sono ancora in pericolo.-
Le nuvole erano tornate scure e avevano quasi completamente coperto il sole.
Un petalo solitario scese dal cielo,ma prima che potessero fermarlo toccò il piede di Hermione che cominciò lentamente a scomparire.
- NO!- L’altra Hermione guardava impotente e terrorizzata. Poi si ridestò all’improvviso – Dammi la mano,non ce la farò mai da sola dobbiamo farlo insieme.-
Nel frattempo un fortissimo vento si era scatenato,provocando un uragano che si stava velocemente e inesorabilmente avvicinando a loro.
Hermione prese la mano della sua gemella. – Cosa devo fare?-
- Alza l’altra mano al cielo e concentrati.- La seconda Hermione chiuse di nuovo gli occhi e cominciò a ripetere l’incantesimo detto in precedenza.
Hermione seguì il suo consiglio,chiuse gli occhi e si concentrò. Sentì una magia potentissima attraversarle il braccio e invaderla completamente. Quella forza si scaldò dentro di lei e all’improvviso esplose fuori dal suo corpo provocando una luce accecante.
Hermione aprì gli occhi a fatica mentre tutto scompariva inghiottito dalla luce. Girò la testa e vide l’altra Hermione sorridere.
- Chi sei tu?-
- Credo che tu lo sappia.- e dicendo così scomparve riprendendo il posto che aveva abbandonato poco prima.
 
NOTE DELL’AUTRICE:
Ciao a tutti!! Mi scuso tantissimo per il ritardo, ma ho avuto davvero tanto da fare in questi giorni.
Allora,più confusi che mai oppure un po’ più lucidi?
Questo capitolo è un’allegoria e spero che io abbia saputo renderla al meglio, altrimenti sono sempre disponibile per chiarimenti.
Grazie a tutti voi che seguite con passione questa fanfiction!
Al prossimo capitolo. Baci. 

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Capitolo 9
*** Accuse ***


Accuse
 
Harry,Ron e Draco guardavano attoniti la scena davanti a loro. Hermione,dapprima calma e serena, appena Ron tentò di superare la barriera di luce, cominciò ad agitarsi nel sonno in maniera incontrollabile. La creatura dentro di lei sembrava volesse lacerarle le viscere.
Era una visione sconvolgente quella che si presentava ai loro occhi,ancora di più perché non potevano fare niente per impedirla o farla cessare. Quello strano scudo sembrava non voler lasciar passare nessuno,isolando Hermione nella sua sofferenza.
Ma Ron non si dava per vinto,voleva a tutti i costi penetrare quella barriera e più volte tentò di buttarcisi contro senza risultato.
- Si può sapere cosa stai facendo?- Harry prese Ron per un braccio e lo scostò,evitando che si schiantasse di nuovo contro di essa.
- Io almeno sto facendo qualcosa!- disse Ron guardandolo in cagnesco e scagliando una fattura che rimbalzò sullo scudo facendolo schiantare a terra.
Si rialzò imprecando mentre un urlo riempì la stanza. Hermione si contorceva toccandosi convulsamente la pancia,come a voler testare che ci fosse ancora.
Ron ancora più disperato cominciò a lanciare schiantesimi a raffica,sperando di riuscire in qualche modo ad indebolire la barriera. Sembrò riuscirci perché la luce diminuì di molto la sua intensità e lo scudo sembrava molto più debole di prima.
Intenzionato a voler a tutti i costi salvare Hermione,Ron non ascoltava le parole di Harry. Quest’ultimo,esasperato, prese Ron per le spalle e lo schiacciò al muro.
- Mi vuoi dire che cosa sta succedendo?-
- Non c’è tempo per le spiegazioni,dobbiamo salvare Hermione.- Ron lo guardò contrariato,come se gli stesse impedendo di fare qualcosa per lei.
- Da cosa? Da cosa dobbiamo salvarla? Sono giorni che Hermione è strana, completamente assente a volte e incredibilmente pallida. Ma non te ne è mai importato fino ad ora, anche quando ti dicevo di starle più vicino durante le punizioni non sembravi ascoltarmi. E ora vieni qui, come se davvero ci tenessi a lei, e pretendi che io ti aiuti a salvarla da una cosa che, a quanto pare, solo tu sei a conoscenza.- Harry marcò bene le ultime parole.
- Stai forse insinuando che è colpa mia quello che le è successo?- Ron era allibito.
- Dammi un buon motivo per dubitarne. Tu le hai fatto qualcosa non è vero? Da quando ti abbiamo detto la verità lei non è più la stessa. Ti sei voluto vendicare eh? Ma ora la cosa ti è sfuggita di mano e cerchi il mio aiuto. – Harry lo strinse ancora di più al muro. – Che cosa le hai fatto?-
- Davvero pensi che io avrei potuto farle del male?- Ron guardava Harry con incredulità. – Io la amo!-
- Non sembrava così fino ad oggi.-
- Diavolo, Harry! Che cosa avrei dovuto fare? Mi ha tradito. Voi mi avete tradito!-
- Un buon motivo per sbarazzarsi di lei e del bambino, no?- Harry era estremamente convinto della sua teoria.
Ma Ron sembrò recuperare tutta la sua forza con quelle parole e con una spinta fece volare Harry a terra.
-Se proprio ci tieni a saperlo, tutto quello che le sta succedendo è colpa tua. Solo tua!- Ron era furioso.
- Che cosa stai dicendo?- Harry si rialzò da terra furente.
-Già proprio così. Tu non dai mai la colpa a te stesso vero? Tu sei il grande eroe, tu sei quello che ha sconfitto Voldemort, ma questo adesso si è ritorto su Hermione. L’hai messa in pericolo con il tuo senso di onnipotenza.-
- Ora mi stai davvero stancando. Di che cosa stai parlando?- Harry era furioso per le accuse di Ron.
- Tu l’hai messa incinta. Hai trasferito la parte di Voldemort che c’era dentro di te in lei. E ora lei ha dentro di se il nuovo Signore Oscuro e questo la sta uccidendo. Quella cosa la sta uccidendo.-
Harry rimase senza parole per un attimo.
- Non può essere. La parte di Voldemort che era dentro di me è andata distrutta la notte che l’ho ucciso. Non c’è più traccia di lui.-
- Come fai ad esserne certo? Guardala! Un bambino normale non sarebbe in grado di fare questo.- Si voltarono verso Hermione che continuava ad agitarsi. La sua pancia sembrava trasparente, si potevano distinguere chiaramente tutti i movimenti della creatura che,a quanto pare, voleva sfondare il suo ventre per uscirne.
- Dobbiamo liberarla da quella cosa che la sta mangiando.- Ron si diresse combattivo verso Hermione ma Harry si frappose.
- Tu non ucciderai mio figlio.-
- Lui sta uccidendo Hermione!- Ron era diventato completamente paonazzo. Sembrava un vulcano pronto a scoppiare.
Ma prima che Harry potesse ribattere, una strana brezza attraversò la stanza facendo sollevare parecchi petali da terra. Uno di essi attraversò la barriera e si diresse verso la mano di Hermione, ma prima che toccasse il suo palmo, questo si dissolse.  Hermione si fermò all’improvviso e sbarrò gli occhi. Quegli occhi aperti e senza espressione facevano ancora più paura delle convulsioni precedenti.
- Si è svegliata – Ron le si stava avvicinando ma Harry lo trattenne.
- Aspetta. Non è lei.-
Hermione infatti cominciò a recitare una strana cantilena in una lingua sconosciuta. Dalle sue mani si sprigionò una luce potente che ricostituì la barriera precedentemente indebolita. Quando ebbe finito richiuse gli occhi. Calma e in pace come era all’inizio.
- E’ MORTA! QUEL MOSTRO L’HA UCCISA!- Ron era disperato e tentò di nuovo di varcare la soglia di luce per andare da lei. Ma qualcun altro lo fermò.
- Calmati lenticchia. Non è morta, non lo vedi che respira tranquilla?- Malfoy era stato in disparte fino a quel momento,intento ad assistere alla scena.
C’era qualcosa che non quadrava. Per quanto potenti potevano essere le arti oscure non avrebbero mai potuto provocare una cosa del genere. O meglio, c’era qualcosa che si era in qualche modo mescolata a loro, ma non riusciva a capire cosa.
- Che cosa ci fai ancora qui Malfoy? Non è il tuo posto questo.- Ron era rimasto sorpreso nel constatare che quel furetto era ancora lì ad impicciarsi degli affari loro.
- Non sei tu a dovermi dire quale sia il mio posto.- Malfoy si avvicinò a Ron con fare minaccioso.
- Se vuoi te lo posso mostrare.- anche Ron si avvicinò fermandosi ad un centimetro dal suo viso.
- Ehi calma, questo non è il momento.- Harry li divise con fare autorevole.
- Mi spieghi cosa centra lui in tutto questo?- Ron si rivolse ad Harry. Cominciava a perdere la pazienza.
- Lenticchia ora mi stai davvero stancando. Con quale diritto vieni qui a pretendere di salvare Hermione se tu per primo l’hai abbandonata quando aveva più bisogno di te?-
- Oh no, non mi farò certo fare la predica da te Malfoy. Non mi stupirei se dietro tutto questo ci fossero i tuoi amici Mangiamorte. Cos’è, vuoi testare con i tuoi occhi la nascita del nuovo Signore Oscuro e andare a riferirlo ai tuoi amichetti? Non te la lascerò portare via.- dicendo così Ron cominciò di nuovo a lanciare incantesimi alla barriera per liberare Hermione.
- Fermati imbecille. Non lo vedi che appena tenti di scalfire quello scudo, Hermione si agita? Quella è una protezione.- Malfoy aveva afferrato il braccio di Ron che impugnava la bacchetta, per impedirgli di lanciare altri schiantesimi.
Hermione infatti riprese ad agitarsi e il bambino a scalciare.
- Lasciami Malfoy. Tu non sai di cosa parli. Tu vuoi che la lasci lì per farla morire.- Ron si liberò e continuò a schiantare il guscio. Ma ad ogni incantesimo lanciato Hermione diventava sempre più irrequieta.
- Ron,fermati! Forse Malfoy ha ragione.- Harry aveva osservato la scena e si era accorto che, se lo scudo non veniva scalfito,Hermione stava molto più tranquilla.
- Quella è la sua protezione. C’è qualcosa di strano in questa stanza, qualcosa di oscuro, lo posso percepire. Qualcosa da cui lei si protegge.- Malfoy tentava di convincere Ron, che però non gli stava a sentire.
- Si certo che c’è qualcosa di oscuro in questa stanza da cui si vuole proteggere. Sei tu! Tu che vuoi venderla ai Mangiamorte per veder di nuovo risorgere il Signore Oscuro.-
- Accidenti Potter come fai ad essergli amico, è completamente ottuso!- Malfoy era esasperato.
Harry fece finta di non sentire e si rivolse a Ron.
- Mi vuoi spiegare perché sei così convinto che dentro di lei si celi il nuovo Voldemort?-
- Per la profezia!- Ron aveva omesso quel particolare.
- Quale profezia?- Harry e Draco parlarono all’unisono.
- La profezia che ho visto nel pensatoio durante le punizioni con la McGranitt.-  
- Di che profezia parli? Perché non mi hai detto niente fino ad ora?- Harry era confuso e arrabbiato.
- Perché non ne ho avuto l’occasione. E comunque l’ho scoperto solo stanotte.- Ron cercò di difendersi.
Harry si portò le mani al viso spazientito.
- Allora? Mi vuoi dire di cosa parla oppure hai deciso di tenerci completamente all’oscuro e di continuare a fare il pazzo da solo?- 
- “Colui che ha due volte salvato il mondo magico dovrà salvarlo una terza. Dovrà salvarlo dal sangue del suo sangue,generato non per amore ma per tradimento.” Ecco la profezia. E ora dimmi se non ci vedi quello che ci ho visto anch’io.- Ron era risentito.
Harry era scioccato da quelle parole. Se davvero Ron aveva ragione e la profezia era esatta,lui doveva salvare il mondo magico da un nuovo pericolo. Questa volta generato da lui stesso. Doveva uccidere suo figlio.
No, non poteva essere. Doveva esserci un’altra spiegazione ne era sicuro.
Guardò Hermione apprensivo mentre quella scalciava e si dibatteva nel letto di rose. Possibile che fosse il bambino a provocarle tutto questo? Possibile che suo figlio, una creatura non ancora nata, fosse così potente? Tanto potente e malvagio da uccidere la propria madre?
No, non poteva crederlo.
Se davvero la profezia era esatta lui avrebbe salvato il mondo magico, ma non ad un prezzo così alto.
- Ci deve essere un’altra spiegazione.- Harry tentava di convincere più se stesso che Ron.
- Non c’è un’altra spiegazione Harry. Quella cosa nel suo grembo è completamente fuori controllo. Guarda come l’ha ridotta. Se è così potente ancora prima di nascere figuriamoci quando sarà nato. Dobbiamo liberarci di lui ora! - e dicendo così scagliò un altro potente incantesimo contro lo scudo.
- NO!- Harry tentò di impedirglielo, ma arrivò troppo tardi.
Hermione ormai urlava senza più freni,scalciando come una posseduta.
Con quell’ultimo incantesimo la barriera cedette quasi completamente. Un vento fortissimo prese vita nella stanza e i milioni di petali sparsi si alzarono in alte spirali dirigendosi verso di lei.
I tre guardavano impotenti la scena non avendo la minima idea di cosa fare.
I petali attraversarono senza alcuna difficoltà la barriera e si poggiarono su corpo di Hermione pronti a soffocarla.
Ma qualcosa di imprevisto accadde. Hermione alzò una mano al cielo e mise l’altra sulla pancia,ricominciando a dire frasi senza senso. Una luce che proveniva da lei stessa cominciò ad invaderla completamente, finchè non esplose fuori dal suo corpo.
Harry, Ron e Draco vennero sbalzati fuori dalla stanza.
 
NOTE DELL’AUTRICE:
Salve a tutti. Ecco qui il nono capitolo, spero vi sia piaciuto!
Questo capitolo si svolge in contemporanea ad “Incoscienza”, mi sembrava giusto far vedere i due punti di vista per spiegare al meglio la storia.
Grazie a tutti voi che leggete,che seguite e che recensite questa mia fanfiction.
Un bacio a tutti. Al prossimo capitolo. 

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Capitolo 10
*** Tuffo nel passato ***


Tuffo nel passato
 
Harry si dirigeva veloce verso l’ufficio della McGranitt.
Tutta quella situazione lo spaventava a morte e sapeva che da solo non avrebbe mai potuto farcela. Era sempre stato così, nonostante tutto quello che dicevano sul fatto che fosse il Prescelto e che fosse stato destinato a sconfiggere Voldemort, lui non ce l’avrebbe mai fatta da solo. Aveva sempre avuto bisogno di qualcuno per cavarsela, a volte solo della semplice fortuna, ma se non ci fossero stati i suoi amici poteva dire con certezza che non sarebbe arrivato dove era ora.
Hermione l’aveva aiutato innumerevoli volte in quegli anni, molte volte gli aveva salvato la vita,ora era arrivato il momento di ricambiare. Non solo perché portava in grembo suo figlio,ma perché lei era una persona importante per lui e non vi avrebbe rinunciato.
La profezia di Ron gli ronzava in testa come una fastidiosa zanzara. Qualunque cosa facesse ce l’aveva sempre davanti,impressa a caratteri cubitali nei suoi occhi.
Avrebbe voluto dimenticarla,scordare quelle parole che pesavano come macigni. Avrebbe voluto non averla mai ascoltata, a quest’ora si sarebbe preoccupato solo di Hermione e non della creatura dentro di lei.
Non l’avrebbe ucciso, di questo era certo. Non avrebbe ucciso il sangue del suo sangue,anche se si fosse trattato di un mago peggiore di Voldemort. Avrebbe trovato una soluzione alternativa. Doveva trovarla.
Per questo stava andando nell’ufficio della preside, lì avrebbe trovato tutte le risposte che cercava.
Bussò più volte ma non rispose nessuno, come si aspettava. A quell’ora la McGranitt era impegnata con le lezioni di Trasfigurazione,sarebbe stato strano trovarla in ufficio.
Aprì la porta cauto pronto ad un’eventuale sorpresa,ma la stanza era vuota come previsto.
Si diresse veloce verso il pensatoio,i ricordi che avevano visionato la sera prima dovevano essere ancora lì. Si aggirò frenetico fra le tante ampolle sparse sul tavolino finchè non trovò quello che cercava. Il ricordo che celava la sua profezia.
La guardò a lungo. Ora che l’aveva in mano non sapere cosa fare. Voleva davvero vedere quel ricordo e realizzare in pieno l’ineluttabilità del suo destino? O preferiva ignorarlo e trovare un altro modo per salvare il suo bambino e Hermione?
Ma quale altro modo? Non aveva la benché minima idea di cosa fare. Non sapeva nemmeno cosa stesse succedendo esattamente. Era stato trascinato in un vortice da cui non sapeva come venirne fuori. Doveva trovare una soluzione al più presto però, prima che fosse stato troppo tardi.
Quello che era successo poco prima nella camera di Hermione lo aveva scosso profondamente. Vederla soffrire in quel modo senza poter far nulla per aiutarla era stato devastante. Possibile che il bambino avesse imprigionato Hermione in quello scudo per farla morire? E se voleva proteggerla,come diceva Malfoy? Ma da cosa voleva proteggerla? Da loro? Voleva che la madre stesse lontano da loro? Voleva contaminare anche lei al male?
Domande, troppe domande senza risposta.
Si accasciò su una sedia con il viso tra le mani. Si sentiva impotente e inutile.
Pensava che quell’anno sarebbe stato diverso, che con la morte di Voldemort finalmente tutto sarebbe andato meglio. Ma lui continuava a perseguitarlo anche dopo la morte,era legato a filo doppio al suo destino e lui non possedeva le forbici per recidere quel legame.
Ora era entrato prepotentemente anche nella vita di suo figlio,ancora prima di nascere lo aveva contaminato. Ma lui non avrebbe permesso che la vita del suo bambino fosse come quella di Voldemort. Lui non avrebbe passato l’esistenza rinnegato da tutti, non avrebbe fondato la sua vita sull’odio. Sarebbe stata diversa, sarebbe stato amato,avrebbe cambiato la sua indole malvagia.
- Harry,Harry. Pensavo che avessi capito,pensavo che avessi compreso dopo tutti questi anni.-
Harry alzò la testa di scatto. Aveva riconosciuto subito quella voce, voce che aveva tanto amato in quegli anni.
Il professor Silente lo guardava teneramente dalla sua cornice dorata. Quegli occhi dolci e penetranti lo scrutavano fin dentro l’anima. Aveva sempre pensato che potesse leggergli nel pensiero con quegli occhi.
- Professor Silente. – Harry si alzò dalla sedia e si avvicinò al ritratto.
- Ciao Harry, è bello vedere che le cose non cambiano col passare del tempo. Sempre eternamente combattuto su ciò che è più giusto fare.-
- E’ un mio difetto professore.- disse Harry sorridendo. Ma si rabbuiò di colpo. – Purtroppo però questa volta non c’è molto da decidere, la profezia parla chiaro.-
- Harry sai benissimo quanto me che le profezie possono essere straordinariamente fuorvianti a volte. Lo hai vissuto sulla tua pelle.- Silente sospirò.
- Non c’è nulla di fuorviante adesso,professore. La profezia parla che io dovrò uccidere mio figlio per salvare il mondo magico, cosa c’è di fuorviante in questo?- Harry cominciava ad alterarsi.
Silente lo guardò comprensivo prima di rispondere.
- Ho sempre pensato che tu abbia avuto un destino troppo crudele. Così giovane hai dovuto affrontare cose che alcuni maghi, ben più grandi di te, non vedono nemmeno nei loro incubi più atroci. Tuttavia hai saputo affrontare con coraggio tutte le prove che la vita ti ha posto davanti. Non ti sei mai tirato indietro e questo fa di te una persona speciale.-
- Si ma questo non mi basterà stavolta. Come potrò trovare il coraggio di uccidere mio figlio? Avevo ragione 3 anni fa quando dicevo che c’era qualcosa di sbagliato in me,che il legame con Voldemort era troppo forte per poter essere ignorato, ci deve essere stato per forza un appiglio alla mia personalità malvagia altrimenti non sarebbe durato così a lungo. Io ho una parte cattiva in me, una parte a cui Voldemort si è aggrappato, una parte che ora si è trasferita nel mio bambino.- Harry buttò fuori tutte le sue convinzioni e paure e ora sembravano più vere che mai.
- Ti devo mostrare una cosa Harry.- Appena dette queste parole,Silente scomparve dalla cornice e al suo posto si materializzarono immagini.
C’erano due persone che parlavano in una stanza. Uno era lui,più piccolo di come era adesso. L’altra persona era un uomo,più alto,con i capelli più lunghi e la barba non curata.
Sirius.
Ad Harry si inumidirono improvvisamente gli occhi.
Le loro immagini nel ritratto cominciarono subito a parlare.
- Harry, il mondo non è diviso in persone buone e Mangiamorte. Ognuno di noi ha sia luce che oscurità dentro di sé. […] Tu non sei una persona cattiva,sei una persona buonissima a cui sono capitate cose cattive.-
L’immagine improvvisamente cambiò.
C’era Harry,steso a terra al Ministero della Magia. Voldemort era appena entrato in lui.
Silente era chinato sulla sua figura e gli parlava teneramente.
- Harry, non conta quanto siete simili, ma quanto non lo siete.-
L’immagine si dissolse e Silente ricomparve nella cornice dorata.
- Ricordi queste parole Harry?-
Harry annuì triste. Quei ricordi erano troppo,non poteva sopportarli in quel momento. La morte di Sirius era stata un duro colpo per lui,come quella di Silente. Avendo perso i genitori quando aveva appena un anno, loro erano per lui tutto ciò che si potesse avvicinare ad una famiglia. Ma anche loro se n’erano andati a causa di quella guerra folle e malsana e ora si sentiva più solo che mai.
Aveva perso tutto,tutto a causa di Voldemort. Non avrebbe permesso di perdere anche suo figlio.
- Ne comprendi il significato?- Silente lo guardava attento dietro gli occhiali a mezzaluna.
Harry annuì di nuovo,non sapendo cosa dire. Il suo sguardo era fisso a terra.
- Non è il nostro destino,o le nostre capacità,o la nostra indole a decidere chi siamo veramente. Sono le nostre scelte. Noi scegliamo di agire per il bene o per il male. Questo è il libero arbitrio. Non si decide la personalità di un uomo dalla sua discendenza,credevo che questo lo avessi capito già da tempo.- Silente continuò ma Harry non lo guardava. – Io,come te,come il tuo bambino persino, come tutti,tutti abbiamo una personalità cattiva dentro di noi, l’importante è non farla prevalere su di noi. Tuo figlio,come hai ben visto,è già straordinariamente potente ancora prima di nascere,ma questo non vuol dire che il suo potere derivi da Voldemort. Lui è il figlio di due dei maghi che hanno contribuito alla salvezza del mondo magico, di due maghi molto potenti,è naturale che lui sia una mago potente a sua volta.-
- Ma la profezia…- Harry cominciò ma Silente lo interruppe.
- Le profezie, come d’altronde il futuro di ogni uomo, cambiano a seconda delle scelte che si fanno. A questo proposito ho ragione di pensare che se non ci fosse stata una scelta dettata dall’odio, a quest’ora la profezia non avrebbe ragione di esistere.-
- Di che scelta parla professore?- Harry era confuso.
- Oh sono profondamente rammaricato,ma non credo di potertene parlare Harry. Vedi, io sono un uomo morto ormai e come tale ho una visione straordinariamente ampia su ciò che succede sul mondo dei vivi, ma non posso influenzarlo in alcun modo. Quello che ti ho detto oggi sono cose che già sapevi, che erano già dentro di te, le avevi solo momentaneamente dimenticate. Ma non posso informarti su ciò che non sai, perché io del resto non esisto.- Silente sorrise – Tuttavia posso darti un piccolo consiglio: non riporre la tua fiducia incondizionatamente.-
- Tutto qui?- Harry era deluso,si aspettava qualcosa di più.
- Si Harry, tutto qui.- Silente continuava a sorridere amabile dall’alto della sua cornice. – Ora sarà meglio che vai Harry, la professoressa McGranitt sarà qui a momenti e non credo che le farebbe molto piacere trovarti nel suo ufficio.-
Harry annuì. – E’ stato bello parlare con lei,professore. E’ stato come tornare nel passato.-
- Il passato non torna Harry,io sono solo un ricordo in una cornice. Ma quando vorrai parlarmi ricorda che ci sarò sempre per te.-
Harry sorrise e si girò per andarsene ma Silente lo bloccò.
- Ricorda le mie parole,Harry: sono le nostre scelte che cambiano la nostra personalità.-
Harry fissava ancora la porta dell’ufficio. Quando si girò,Silente russava profondamente nella sua cornice dorata.
 
Draco era seduto sul pavimento e guardava Hermione dormire beata nel suo letto. Attorno a lei,molto più grande e potente di prima, lo scudo che la proteggeva. Era profondamente convinto che quella era una protezione,anche se il rosso affermava il contrario. Fortunatamente Weasley aveva deciso di sfogare i suoi nervi da qualche altra parte,così adesso era da solo e poteva concentrarsi meglio su quello che stava succedendo.
C’era qualcosa di oscuro e malvagio in quella stanza,lo poteva percepire benissimo. Tutti quegli anni passati a sguazzare nelle arti oscure erano serviti a qualcosa e ora riusciva a fiutarne l’odore anche a chilometri di distanza. Quella camera ne era completamente impregnata. Però non riusciva a capire da dove provenisse.
Ti salverò mezzosangue,te lo prometto.
Poggiò la testa al muro pensieroso mentre con una mano giocherellava con i petali di rosa sul pavimento.
Guardò per terra e la verità gli arrivò improvvisa come uno schiaffo in faccia.
Si alzò di scatto e corse fuori dalla stanza. Sapeva dove doveva andare.
Arrivò nella Stanza delle Necessità con il fiato corto e si diresse rapidamente verso l’Armadio Svanitore. Mise la mano sulla maniglia, ma prima che potesse aprirlo quello si spalancò da solo e una figura ne uscì.
I suoi occhi sorpresi incontrarono lo sguardo gelido di Draco.
- Che cosa ci fai tu qui?-
 
NOTE DELL’AUTRICE:
Salve a tutti, eccomi di nuovo qui con il decimo capitolo. Spero tanto che vi sia piaciuto.
Allora,cosa avrà voluto dire Silente con quelle parole? E chi avrà visto Draco uscire dall’Armadio Svanitore?
Per scoprirlo continuate a seguirmi.
Grazie a tutti voi che seguite la mia storia.
Al prossimo capitolo. Un bacio grande. 

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Capitolo 11
*** Follia ***


Follia
 
- Che cosa ci fai tu qui?- Draco guardava gelido le iridi chiare della Weasley. – Allora?- disse più aggressivo.
- Non credo che tu mi possa parlare con questo tono Malfoy. Io posso andare dove voglio e l’Armadio Svanitore non è di tua proprietà.- Ginny lo guardò dall’alto in basso con disprezzo.
- Sei tu che l’altra volta hai lasciato aperta la porta della Stanza delle Necessità.- Draco capì di colpo.- Da quanto tempo vieni qui dentro?-
Ma Ginny non rispose, continuava a guardarlo con sfida. Poi voltò le spalle per andarsene, ma lui la bloccò per un braccio.
- Non abbiamo ancora finito. Ora tu vieni con me.- E dicendo così la trascinò nell’armadio insieme a lui.
- Che cosa stai facendo, lasciami andare mi fai male.- Ginny si divincolava con tutta la forza che aveva, ma la presa di Draco era ferrea.
Sapeva dove portava quell’armadio,se lo ricordava benissimo. Adesso doveva scoprire che cosa ci andasse a fare la piattola in un posto del genere.
Fu un attimo ed erano già dall’altra parte. Draco aprì con un calcio la porta dell’armadio e saltò fuori,trascinandosi dietro Ginny che continuava a dibattersi.
Il proprietario di Magie Sinister venne fuori dal retrobottega, attirato da quel gran fracasso. Ma appena vide Draco Malfoy che teneva ferma la Weasley si fermò sospettoso.
- Signor Malfoy,qual buon vento la porta qui? E’ da molto che non ci vediamo.- Il negoziante aveva ripreso tutto il suo sangue freddo.
- E sinceramente speravo di non vederla più. – disse Draco gelido. – Allora rossa,mi vuoi dire che cosa ci vieni a fare tu in un posto come questo?-
- Ti sbagli,io non sono mai stata qui in vita mia.- Ginny tentava di divincolarsi,ma Draco la teneva ferma senza alcuno sforzo.
- Non mentire. Io stesso ho riparato l’Armadio Svanitore,non può portarti dovunque,questo è l’unico collegamento con quello di Hogwarts.- Draco la guardava con occhi penetranti,ma Ginny non si fece intimidire.
- Signor Malfoy le posso assicurare che la signorina non è mai stata nel mio negozio.- il negoziante cercava di mantenere calma la situazione,ma con scarso risultato.
- Mente in modo così spudorato anche a me, Sinister?- Draco gli si avvicinò pericolosamente. – Eppure un tempo avrebbe fatto di tutto per esaudire i miei desideri,non è vero? Ma le cose sono cambiate, ora preferisce prendere ordini da una ragazzina di Grifondoro.-
- Attento a come parli,Malfoy.- Ginny lo guardava con odio mentre tentava di liberarsi dalla sua stretta.
- Altrimenti? Non ho paura di te,Weasley.- disse Draco beffardo.
- Dovresti averne,tu non sai di cosa sono capace.-
Gli occhi di Draco si ridussero a due fessure. – Facciamola finita. Sono venuto qui per un motivo. – Fece un sospiro e continuò. – Un fatto spiacevole è accaduto ad una persona a me molto cara e sono sicuro che qui troverò tutte le risposte che sto cercando. Non è vero Weasley?- Draco strinse ancora di più il braccio di Ginny.
- Non so di cosa stai parlando.- rispose lei sulla difensiva.
- Oh io credo proprio di si.- Ma non finì di dire la frase che si accorse che qualcosa di umidiccio gli bagnava la mano.
Sbarrò gli occhi disgustato. Il braccio di Ginny che teneva stretto nella sua morsa d’acciaio era completamente ricoperto di sangue. Questo bagnava la camicia candida della divisa e gocciolava fin sopra al pavimento.
- Ma cosa… -
Draco era sorpreso, ma la sua distrazione gli fu fatale perché Ginny si liberò dalla sua presa.
Accadde tutto molto velocemente.
Ginny scivolò di lato recuperando la bacchetta che aveva nella veste.
- STUPEFICIUM!- gridò in direzione di Draco.
Ma lui si riprese giusto in tempo per schivare il colpo, che andò a schiantarsi contro una mensola piena di ampolle dal contenuto equivoco.
Nel frattempo anche lui aveva recuperato la sua bacchetta e lanciò un incantesimo contro Ginny,che però si riparò dietro il bancone.
Si susseguirono lampi di vari colori che distrussero in gran parte il negozio di Magie Sinister, ma nessuno di loro andò a segno.
Finchè Ginny con un movimento veloce e inaspettato non sorprese Malfoy.
- INCARCERAMUS!-
Pesanti corde apparvero dal nulla e imprigionarono Draco all’istante. Tentò di dibattersi e divincolarsi ma senza risultato.
- Lasciami andare Weasley,o te ne pentirai!- Draco si agitava furioso.
Ginny rise, di una risata folle che a Draco ricordava terribilmente quella della zia Bellatrix. Come aveva fatto a ridursi in quel modo? Che cosa le era successo?
- No, non credo che ti lascerò andare. E’ così bello vederti sottomesso da una ragazzina di Grifondoro.- Ginny continuò a ridere beffarda.
Draco continuò a guardarla disgustato, senza rispondere.
- Cos’è, non fai più lo spavaldo ora? Ho proprio colpito nel tuo orgoglio,eh?- Ginny si avvicinò pericolosamente a lui. – Cosa si prova ad essere la vittima per una volta? A non avere il controllo della situazione?- Ginny si avvicinò di più.
Draco poteva sentire il suo alito nell’incavo del suo collo.
- A me piace un sacco.- Ginny chiuse queste parole poggiando le sue labbra su quelle di Draco.
Non fu un vero e proprio bacio. Fu più che altro un contatto di labbra che sprigionava odio e disprezzo.
Draco era una statua di ghiaccio. Non un solo pensiero girava in lui durante quel gesto. Ma si riscosse immediatamente e con un gesto forte e deciso morse il labbro di Ginny fino a farlo sanguinare.
Lei si allontanò di scatto e con un movimento fulmineo lo schiaffeggiò in pieno viso.
- Ho sempre io l’ultima parola,Malfoy. Ricordatelo.- disse, asciugandosi il sangue che gli colava dal labbro con il dorso della mano.
Sinister aveva assistito a tutta la scena immobile dietro il bancone. Quella ragazzina era davvero folle. L’aveva capito subito,da quando era entrata in quel negozio la prima volta. Ma, d’altronde, solo i folli o i disperati ricorrevano a lui.
- Sarà meglio che si fasci quella,signorina Weasley. Sta perdendo del sangue prezioso.- Sinister recuperò una garza e la porse a Ginny. Questa gliela strappò dalle mani,come se si fosse risentita che lui le avesse dato un consiglio.
Draco guardava attento la scena. Che cosa si era fatta la Weasley per perdere così tanto sangue?
Ginny si strappò la manica della camicia senza tanti complimenti,per essere più facilitata a medicarsi la ferita.
La prima cosa che Draco notò furono le innumerevoli incisioni nel suo braccio,alcune molto profonde che lasciavano intravedere la carne viva. Era come se si fosse affettata il braccio con un coltello.
Ma per quale motivo?
Ginny tentò di chiudere le ferite con un incantesimo di guarigione, ma questo fermò solo un po’ la fuoriuscita del sangue.
- Gliel’avevo detto che era troppo pericoloso rifarlo così prest… -
- ZITTO!- Ginny si voltò di scatto verso Sinister e lo guardò con occhi truci. Questo si zittì immediatamente.
Draco faceva correre lo sguardo da Ginny a Sinister. Quei due nascondevano qualcosa di importante,qualcosa che sicuramente centrava con il malessere di Hermione.
- Che cosa hai fatto ad Hermione?- Draco cominciava ad essere impaziente. La situazione era sfuggita da sotto il suo controllo e ora stava lì,legato sul pavimento, mentre Hermione era ancora nel suo letto completamente incosciente. Doveva saperne di più. Doveva salvarla.
Ginny rise di sbieco, mentre con un altro incantesimo,più potente e più oscuro del primo, guariva completamente le ferite sul suo braccio.
Quando ebbe finito alzò lo sguardo su di lui divertita.
- E così anche tu sei rimasto incantato dal fascino della mezzosangue. Questo andava oltre la mia immaginazione.- Ginny recuperò una sedia barcollante e si sedette proprio di fronte a Draco. Nelle sue mani la sua bacchetta e quella rubata precedentemente al ragazzo.
Gli occhi di Draco caddero nuovamente sul braccio della piattola. Ora che era stato ripulito dal sangue si potevano vedere benissimo le incisioni,formavano un disegno. Guardò più attentamente e sbarrò gli occhi.
Una rosa.
Alzò lo sguardo su di lei e si accorse che lo stava osservando con uno sguardo indecifrabile,come se gli stesse leggendo nel pensiero. E forse lo stava facendo davvero.
All’improvviso si mise a ridere. – Oh ti prego, non mi dire che ti sei innamorato della Granger.- Ginny era tra la divertita e la disgustata. Poi il suo viso si illuminò ancora di più. – Si è proprio così. Chi l’avrebbe detto che il gelido Draco Malfoy si sarebbe mai innamorato? Di una mezzosangue poi.-
- CHE COSA LE HAI FATTO?- Draco era furioso.
- Oh sai non penso proprio che posso dirtelo. O forse si, visto che non lo andrai a dire a nessuno.- I suoi occhi erano completamente folli. – Ma non preoccuparti, se la cosa più importante per te è starle vicino, posso dirti che fra poco la raggiungerai, per sempre.-
- LEI NON E’ MORTA!- Draco cominciava ad essere terrorizzato.
- Lo sarà presto. – E dicendo questo sorrise ancora di più.
- Come puoi farle questo? Lei è tua amica!-
- Amica? AMICA? NON E’ MIA AMICA CHI VA A LETTO CON IL MIO RAGAZZO. NON E’ MIA AMICA CHI ROVINA LA VITA DI MIO FRATELLO. NON E’ MIA AMICA UNA TRADITRICE!- Ginny era fuori di sé. I suoi occhi lanciavano fiamme.
- E’ per questa stupida ragione tu vuoi ucciderla?- Draco era spaventato e allibito.
- Si. Perché nessuno deve poter pensare di prendermi in giro in questo modo.- Ginny si alzò e cominciò ad aggirarsi per la stanza,inquieta. – Io non posso passarci sopra. E’ stato un atto spregevole nei miei confronti e in quelli di mio fratello. Adesso devono solo pagare!-
- Non credo che Ron vorrebbe questo.- Draco cercava di distoglierla dal suo intento, ma lei non voleva sentir ragione.
- Ron è un cretino. Preferisce farsi mettere i piedi in testa da tutti,non mi stupirei se adesso continuasse a sbavare dietro ad Hermione, dopo tutto quello che gli ha fatto.- Scosse la testa contrariata.- No. Io sono diversa. Io non mi faccio prendere in giro da nessuno. Ron capirà.-
Draco era scioccato. Davvero quella era Ginny Weasley? Come aveva fatto Potter a non accorgersi che celasse un’anima così oscura dentro di sé?
Doveva trovare un modo per sfuggire a quella situazione impossibile. Doveva cercare di guadagnare tempo,doveva provare a farle perdere tempo. Forse in questo modo Potter avrebbe trovato una soluzione e sarebbe riuscito a salvare Hermione prima che la follia di Ginny la raggiungesse.
Non gli importava se lui stesso fosse morto,la vita di Hermione valeva più di tutto.
-Che cos’hai sul braccio?-
- Credo che tu conosca già la risposta vero, Draco?- Ginny sorrise. – Ho letto nella tua mente,so che ti sei fatto un’idea su quello che è successo. Ma d’altronde sarebbe stato davvero disonorevole per te non capire. Tu che sei sempre stato così a contatto con le arti oscure,non avresti potuto essere ingannato da un’innocente Grifondoro che con queste cose non ha mai avuto niente a che fare.-
- Adesso però ne sei imbevuta più te di me,Weasley.-
- Forse hai ragione.- Ginny continuava a sorridere. – Ma credo che sia una delle sensazioni più travolgenti che io abbia mai sentito. Le arti oscure ti danno il potere di fare tutto.-
- Ma a quale prezzo?- Draco da una parte la capiva,conosceva quella sensazione. Ma col tempo aveva compreso che le arti oscure ti laceravano l’anima,fino a che non sarebbe rimasto nulla della personalità di origine.
- Non mi importa il prezzo. Mi importa quello che adesso sono capaci di fare.- Ginny si avvicinò al bancone e prese una fialetta che vi era poggiata sopra.
Draco si chiedeva come fosse sopravvissuta alla battaglia di poco prima.
L’ampolla conteneva un liquido denso,di un rosso cupo.
Sangue.
Ginny fece comparire con un movimento di bacchetta un fascio di bellissime rose rosse. Ne assaporò il profumo intenso prima di prendere la boccetta e di cospargere completamente il suo contenuto su di esse.
Queste divennero improvvisamente nere, poi di nuovo rosse come prima.
Ginny sorrise soddisfatta. – Credo che la nostra amica stia per ricevere un altro omaggio floreale. –
- Lei ha un’anima troppo pura per essere scalfita dal tuo odio.- Draco tentava di convincere più se stesso che Ginny.
- Su questo ti sbagli. L’odio uccide tutti,soprattutto chi ha un’anima debole e colpevole come lei. Non ha scampo.- disse con gli occhi che le brillavano. – Però c’è una cosa di cui mi devo occupare prima.- Ginny prese la sua bacchetta e la puntò contro Draco.
- Questo ti farà a pezzi l’anima.- disse lui,non per dissuaderla,ma per informarla.
- La mia anima è già a pezzi. AVADA KEDAVRA!-
Un lampo di luce verde e il corpo di Draco si accasciò inerte.
 
NOTE DELL’AUTRICE:
Salve a tutti! Ecco qui l’undicesimo capitolo. Spero che vi sia piaciuto!
E così era Ginny la persona che Draco aveva visto uscire dall’Armadio Svanitore. Devo dire che molti di voi avevano indovinato, complimenti!!
L’ho descritta completamente pazza in questo capitolo, mi sono sorpresa di me stessa. Ha persino ucciso Draco!! Mh…
Allora, alcuni nodi vengono al pettine. Ma non tutti.
Nel corso della storia ho avuto un lapsus,non ero del tutto certa che il negoziante di Magie Sinister si chiamasse Sinister.. boh. Perdonatemi qualora avessi sbagliato.
Grazie a tutti voi che leggete la storia e che recensite. Vi voglio bene!
Al prossimo capitolo. Baci. 

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Capitolo 12
*** Nel suo mondo ***


Nel suo mondo
 
Draco aprì gli occhi a fatica, era come se qualcuno gliel’avesse incollati con il magiscotch. Quella luce accecante poi non aiutava per niente.
Sentiva un dolore fortissimo al petto,come se avesse le costole rotte,ma non ricordava di aver fatto e botte con nessuno di recente.
Anche la parte sinistra del suo viso era infuocata. Forse aveva ricevuto uno schiaffo da qualcuno. Non se lo ricordava.
Aveva un senso di nausea terribile alla bocca dello stomaco e la sensazione di essere appena sceso dalle montagne russe. Perché si sentiva in modo così strano?
Riuscì finalmente a spalancare gli occhi e quello che vide lo sorprese.
Che cosa ci faceva lui in un campo fiorito? Non ricordava di esserci mai stato in vita sua.
Vita.
Quella non era la sua vita, non era il suo mondo. Era forse morto?
No,non poteva essere. Se lui fosse morto non sarebbe andato di certo in paradiso, sempre se un prato di gigli bianchi potesse definirsi paradiso.
Cercò di mettersi in piedi non senza sforzo,le gambe gli tremavano e la testa gli girava. Alzò gli occhi al cielo,il sole era accecante e non c’era nemmeno una nuvola. Di sicuro non era in Inghilterra.
Si guardò intorno curioso,quella situazione era tremendamente strana,anche perché una parte di lui diceva che non doveva trovarsi lì in quel momento,che quello non era il suo posto.
Cercò di ricordarsi i momenti precedenti al suo risveglio in quel luogo,ma l’unica cosa a cui riusciva a pensare era il dolore acuto al petto. Si guardò,ma non aveva né ferite né lividi.
C’era qualcosa di cui doveva ricordarsi,qualcosa di importante. Ma per quanto ci provasse non ci riusciva. Era come trattenere l’acqua con le mani,quando pensi di esserci riuscito lei scivola sempre via.
Scrutò l’orizzonte in cerca di vita,non poteva mica essere il solo in quel maledetto luogo. Ma vide soltanto un albero in lontananza,tutto il resto del paesaggio era uguale.
Decise di dirigersi lì,almeno si sarebbe riparato da quel sole bruciante. Poi avrebbe deciso cosa fare.
Si incamminò lento ma deciso verso quell’unico punto di riferimento. Ma sembrava che più si avvicinasse,più l’albero risultasse lontano.
Camminò per quelle che gli parvero ore,o forse giorni,non poteva dirlo visto che il sole brillava imperterrito sempre nello stesso punto.
Quando finalmente arrivò a pochi metri dalla quercia secolare si accorse che c’era qualcuno ai suoi piedi.
Era una ragazza,dai morbidi boccoli castani e con la pelle chiara, intenta a cogliere le uniche rose rosse presenti in quel campo. Stava seduta a gambe incrociate sull’erba e gli dava le spalle.
Quella visione fu come un Deja-vu per lui,sembrava che avesse vissuto precedentemente quel momento,forse in un’altra vita.
Lui si avvicinò di più,cauto,mentre la ragazza,ignara della sua presenza, si girò quel tanto per fargli intravedere il profilo del suo viso.
Quella visione sprigionò dentro di lui un vortice di emozioni indescrivibili: tenerezza,amore,senso di protezione,impotenza,frustrazione,rabbia, paura.
Si ricordò di tutto,di tutta la sua vita, grazie a lei. Delle molteplici volte che l’aveva umiliata in quegli anni; di quando si era accorto di provare qualcosa per lei; di quando aveva rischiato di morire, nella battaglia contro Voldemort; di quando l’aveva vista entrare nella Sala Grande con il pancione; di quando aveva parlato con lei teneramente sotto quell’albero; di quando l’aveva baciato,donandogli una forza che non credeva di possedere; di quando l’aveva vista agitarsi in quel letto, che era la sua prigione e la sua protezione; dello scontro con Ginny; della sua morte.
Allora era morto davvero. Si ricordava benissimo di quando Ginny aveva scagliato l’Avada Kedavra contro di lui, non c’è scampo da quell’incantesimo.
Ecco cos’era quel dolore acuto al petto, la maledizione senza perdono era ancora dentro di lui. L’aveva preso e portato in quel luogo incredibile,così lontano dalla sua vera vita.
Ma allora,anche lei era morta se si trovava lì.
Quella maledetta Weasley aveva vinto,aveva messo fine alla sua vita per una stupida gelosia,per uno stupido senso di onnipotenza. E ora era lì, con lui, di nuovo insieme.
Ma,chissà se lei lo sapeva.
Si avvicinò ancora,lentamente,finchè non resistette e la chiamò.
- Hermione.- 
Lei si girò di scatto,sorpresa. Ma nel momento stesso in cui Draco vide i suoi occhi capì che non era lei.
Era identica ad Hermione. Stesso viso,stessa corporatura,stessi capelli, stesso sguardo forte. Ma gli occhi color nocciola,che Draco tanto amava in Hermione, non erano presenti in quella ragazza.
Aveva gli occhi verdi. Non poteva essere lei.
La ragazza si alzò immediatamente e girò la testa da una parte all’altra,forse per vedere se ci fosse qualcun altro.
- Che cosa ci fai tu qui?- aveva gli occhi socchiusi e il suo tono non prometteva niente di buono. Sembrava furiosa. – Questo non è il tuo posto. Come ci sei arrivato?-
Draco non sapeva cosa dire. Quella situazione era troppo per lui. Non solo era morto e si trovava in un luogo impossibile,ma l’alter ego di Hermione era anche arrabbiato con lui perché,a quanto pare, la sua anima si era catapultata nel mondo sbagliato.
La sosia di Hermione lo guardava con le braccia incrociate e con un cipiglio severo.
Draco pensò che assomigliava terribilmente a quella vera.
- Chi sei tu?- quella domanda gli uscì spontanea,voleva sapere chi fosse quella ragazza così simile ad Hermione,eppure così diversa.
- Oh no,le domande le faccio io. Come diavolo hai fatto ad arrivare fin qui? Questo è un mondo protetto,un mondo privato, dove tu non centri assolutamente niente. Se tu sei riuscito ad entrare vuol dire che anche altri possono farlo e io non posso permetterlo.- L’altra Hermione si passò una mano sulla fronte, arrabbiata e spaventata allo stesso tempo. – Te ne devi andare,ora. Questo posto non è per te.-
- E come faccio?- Draco era perplesso.
- E io che ne so? Sei tu che sei arrivato fin qui,torna come sei venuto.- La sosia cominciava ad irritarsi decisamente.
- Ma io non so come ci sono arrivato. So solo che prima di svegliarmi qui sono morto,quindi questo deve essere il mio paradiso. Però,anche se ho sempre pensato che il mio paradiso fosse Hermione,ritrovarmi qui la sua sosia isterica non mi fa certo piacere.- Draco disse queste parole tutte d’un fiato,risentito.
Lei lo guardò con uno sguardo indecifrabile per un po’. Poi,senza alcun preavviso, scoppiò in una risata fragorosa,fino a piegarsi in due e con le lacrime agli occhi.
- Cosa c’è da ridere?- Draco era ancora più offeso.
- T.. tu pensi che questo sia l’aldilà?- chiese lei ancora scossa dalle risate.
- Perché, non è così?- Draco cominciava ad essere confuso.
- Oh mio dio, pensavo fossi più intelligente!- Si asciugò gli occhi e scosse la testa ancora divertita.
- Perché,tu mi conosci?- Non ci stava capendo più niente.
- Certo che ti conosco. E a dir la verità non mi sei mai piaciuto.- disse lei ricomponendosi.
- Bè, credo che la cosa sia reciproca.- Draco era irritato e confuso. Chi era quella tizia? Cominciava a dargli sui nervi sul serio. – Come fai a conoscermi?-
- Non credo che questo ti interessi.- disse lei dandogli le spalle e abbassandosi a prendere le rose che aveva lasciato per terra.
- Mi vuoi dire almeno che posto è questo?-
- Credo che non ti riguardi nemmeno questo.- rispose lei,ancora di spalle.
- Mi riguarda eccome visto che ci sono anch’io.-
Lei si girò e lo guardò negli occhi. – Questo è stato un terribile errore, a cui dobbiamo rimediare immediatamente. Tu non puoi stare qui.-
- Questo l’avevo capito,lo stai ripetendo fino alla nausea.-
- Non fare tanto lo spiritoso,tu non sai quanto sia grave la situazione.- disse lei alterandosi.
- Se tu mi spiegassi,forse capirei anch’io.- Draco era esasperato.
- Non posso. Questo non è il tuo mondo, è il suo. Solo lei può entrarci. Tutto questo è stato creato solo per lei.-
- Lei chi?- chiese confuso,ma ad un tratto capì.- Hermione, vero?-
La ragazza annuì.
Draco era spaesato. Quello era il mondo di Hermione. La sua protezione. – Come ho fatto io ad arrivare fin qui?-
- E’ quello che mi sto chiedendo da quando ti ho visto.- Disse lei preoccupata.
- Ma io sono morto. E se questo è il mondo di Hermione vuol dire che è morta anche lei.- Cercava di darsi una spiegazione. Ma più cercava di ordinare le carte,più queste si mischiavano.
- Stai tranquillo,lei è viva e vegeta. E anche tu.-
- Ma come è possibile? Ginny mi ha ucciso. Mi ricordo perfettamente il suo Avada Kedavra. Mi fa ancora male il petto nel punto in cui mi ha colpito.-
- Un’altra cosa da chiarire,ma penso che le due siano collegate.- disse lei,pensierosa.
- Che vuoi dire?- chiese curioso.
Quella sospirò e cercò di trovare le parole giuste per spiegargli. – Tu non sei morto e in qualche modo,non so come, sei finito qui,nel mondo di Hermione, nella sua protezione. Questo vuol dire che in qualche modo siete collegati. Non fraintendere non è l’amore che vi lega,non ne sarei affatto felice.- Disse lei schietta.
Draco alzò un sopracciglio. Chi si credeva di essere quella per essere contraria ai sentimenti di Hermione? Sempre se Hermione avesse dei sentimenti per lui.
- E allora cosa è che ci lega?- chiese lui,evitando di fare storie per la frase precedente.
Lei sembrò pensarci,poi il suo viso si illuminò. – No! Oh no no no,come ho fatto ad essere così stupida?- Andava avanti e indietro con le mani tra i capelli disperata.
- Cosa?- Chiese lui perplesso.
Lei si fermò e lo guardò, stupita che non avesse ancora capito. – Tu hai la sua protezione.- Disse lei in tono ovvio. – Quando vi siete baciati è successo qualcosa. C’era magnetismo tra di voi e io non ho potuto fermarla. Era impossibile come tentare di separare due calamite. Ma ci dovevo riuscire, non potevo permettere che facesse quell’errore,allora ho usato tutta la forza di cui ero capace per dividervi. Però troppa forza si è sprigionata da me e sono rimasta debole. Per questo dopo lei è stata così vulnerabile. La forza che ho usato si è trasferita in te. Tu sei vivo grazie a me.-
Draco era sempre più confuso. – Quindi ti dovrei ringraziare.-
Lei lo guardò con occhi truci. – Non capisci. Quel bacio non doveva mai accadere. Per colpa tua ora lei è in gran parte senza protezione,per questo non riesco mai a distruggere queste del tutto.- Disse riferendosi alle rose.
- Ma chi accidenti sei tu? La sua coscienza? O un angelo custode un po’ troppo invadente e impertinente? Se tu non ci avessi diviso ora non avresti questo problema.- Disse lui risentito.
- Si e mi sarei liberata di te definitivamente.- Disse lei acida.
- Oh ma come siamo gentili.- Rispose Draco,sarcastico.
-Non è il momento di litigare ora,dobbiamo trovare il modo di trasferire la protezione che è dentro di te in lei. Altrimenti non ha scampo.- La sosia era disperata. – Tranquillo non morirai,ormai sei salvo, ti risveglierai quando anche lei si risveglierà.- Disse lei,rispondendo alla domanda interiore di Draco.
- E come facciamo a fare questo trasferimento?-
Lei non rispose subito,era intenta a guardare le rose che aveva in mano. Poi alzò lo sguardo al cielo e lo abbassò sul prato. – E’ troppo tardi.-
Draco seguì il suo sguardo e vide che pesanti nuvoloni neri stavano addensandosi nel cielo. Poi guardò giù e si accorse che i gigli bianchi nel campo si stavano trasformando rapidamente in rose rosse. L’odio era riuscito a penetrare nuovamente la barriera.
- NO. Non permetterò che accada.- La sosia di Hermione si inginocchiò e stese le mani sulle rose. Tutto il loro potere,tutta la loro forza,tutto l’odio si trasferì in lei.
Draco poteva vedere la magia oscura che passava dai fiori a lei. Ora ne era completamente invasa.
Le nuvole si diradarono. I fiori scomparvero. Tutto stava scomparendo intorno a lui. Non c’era più bisogno di protezione,perché non c’era più odio intorno.
Ora era tutto dentro di lei.
Prima di scomparire,Draco la vide aprire gli occhi,rossi come il sangue.
Non era più lei.
Li aveva salvati,sacrificando se stessa.
Nello stesso momento in cui tutto scomparve, Draco e Hermione si risvegliarono contemporaneamente.
 
NOTE DELL’AUTRICE:
Ciao a tutti! Eccomi qui,più presto del previsto,a presentarvi il dodicesimo capitolo.
Vi eravate spaventati per la morte di Draco,eh? Si che sono cattiva ma non così tanto!
Allora,qui Draco è nel mondo di Hermione e, come avete visto, non è morto grazie alla sua protezione.
Ma adesso cosa è successo alla “sosia di Hermione?”
Vi ricordate le parole di Silente?
Bene. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Al prossimo. Baci baci. 

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Capitolo 13
*** Odi et amo ***


Odi et amo
 
I loro occhi si aprirono insieme. Stesso momento,stesso battito di cuore,stesso respiro. Uniti,come mai due persone sono state unite,al di là della magia,al di là dell’amore stesso. Uniti da una protezione che valeva più di tutto,che li aveva salvati, che,in qualche modo,aveva fatto si che le loro anime si conoscessero e si amassero. Ognuno di loro era entrato dentro l’altro e ne aveva visto il lato più umano e il lato peggiore; e nonostante questo si erano amati,forse più di prima,perché avevano conosciuto il male che c’era dentro di loro e lo avevano accettato.  Ora erano un tutt’uno,ecco perché non potevano stare lontani: una parte della loro anima reclamava prepotentemente l’altra,come se senza non potesse respirare.
Per questo si alzarono,per questo corsero l’uno contro l’altro,per trovarsi. Ma,arrivati l’uno di fronte all’altra,non poterono avvicinarsi,non poterono toccarsi,un vetro li divideva. Un vetro di rancore,un vetro di pregiudizi, un vetro di malcelata ostilità. Dovevano rompere quel vetro,perché separati stavano già morendo.
Occhi di ghiaccio si aprirono all’improvviso – Hermione!-
Occhi di cioccolato si aprirono di scatto – Draco!-
Ora sapevano che erano uniti al di là di tutto.
 
Hermione si mise a sedere di scatto sul letto. Cos’erano quelle emozioni che provava dentro di se? Mai,in tutta la sua vita aveva provato quello strano groviglio di amore e odio,tutto incanalato verso una sola persona.
Voleva trovarlo,lo sentiva tremendamente vicino,eppure così lontano.
Si mise in piedi non senza sforzo,le forze le mancavano e le gambe le tremavano. Ma la sua determinazione era più forte di tutto.
Sapeva che non sarebbe sopravvissuta senza di lui,solo lui avrebbe potuto liberarla,solo lui avrebbe potuto salvarla.
Ma una parte dentro di se era contraria alla loro unione.
Hermione si fermò di colpo,il fiato le si era spezzato in gola per il dolore acuto al ventre. Cercò di fare pressione su di esso per attenuarlo,ma questo,al contrario,si accentuò facendola crollare a terra. Nel frattempo una strana forza cominciò ad invaderla e improvvisamente non voleva più andare da lui,perché lo odiava con tutte le sue forze.
Quell’oscuro potere la fece indebolire ulteriormente e lei,ormai sdraiata sul pavimento con le mani intorno alla pancia,non poteva far altro che aspettare che una nuova sensazione si impadronisse di lei. Non aveva alcun controllo su di esse e si lasciava trasportare come un naufrago si lascia trasportare dalle onde,non poteva fare niente per fermarle.
Amore e odio erano presenti in lei in ugual misura e la stavano facendo impazzire.
Ti odio e ti amo. Forse mi chiederai come sia possibile; non lo so,ma è proprio così e mi tormento.”
 
Draco si guardò intorno,all’inizio spaesato,ma poi tutto gli venne in mente.
Era ancora all’interno di Magie Sinister, ma non c’era nessuna traccia né di Ginny né del proprietario.
L’avevano lasciato lì,senza controllo e addirittura slegato. Ma forse non credevano che si sarebbe risvegliato dalla morte.
Sorrise dentro di se,la vita gli aveva dato un’altra opportunità,ora non poteva fallire.
Si diresse, senza indugiare oltre,verso l’Armadio Svanitore e in un attimo era già ad Hogwarts.
Doveva trovare quella pazza Weasley,doveva fargliela pagare per tutto quello che aveva fatto a lui e ad Hermione. Voleva che marcisse ad  Azkaban insieme a tutti quelli come lei.
Ma,prima di tutto, doveva andare da Hermione. Era attratto da lei come una calamita,come se senza di lei non potesse sopravvivere. Dopo tutto quello che era successo,era consapevole che solo lui avrebbe potuto liberarla,solo lui avrebbe potuto salvarla dal male che si annidava dentro di lei.
Arrivò nella sua stanza con il fiato corto per la corsa che aveva fatto. La trovò sul pavimento,mentre Weasley le teneva la testa sulle proprie gambe,accarezzandole dolcemente i boccoli castani.
- Hermione.- La voce di Draco era un sussurro.
Lei aprì lentamente gli occhi,mentre la testa di Ron si girò di scatto verso di lui.
Draco vide il viso di Hermione illuminarsi di uno splendido sorriso carico di amore e sollievo. Come se tutto il tempo passato ad aspettare fosse finalmente finito e ora erano di nuovo lì,di nuovo insieme,di nuovo uniti.
Sorrise anch’egli,contagiato dalla sua luminosità e si avvicinò a lei,confortato che stesse bene.
Ma improvvisamente il suo volto cambiò. Tutto divenne scuro,a cominciare dalla sua espressione. I suoi occhi lanciavano fiamme,non restava niente dell’Hermione precedente.
- Non ti avvicinare! Non voglio che ti avvicini a me per nessun motivo!- La voce di Hermione era alta e i suoi occhi erano pieni di odio nei suoi confronti.
Draco era confuso, perché si comportava così? Che cosa le aveva fatto per meritarsi un simile trattamento?
Le si avvicinò ancora,cauto.
- Ti ho detto di starmi lontana!- Ma nemmeno ebbe finito di dire la frase che subito un nuovo dolore le attraversò il ventre,facendola crollare nuovamente tra le braccia di Ron.
- Hai sentito cosa ha detto? Stalle lontano,non vedi che la fai agitare? Lei deve stare tranquilla ora.- Ron guardava accorato Hermione.
Draco pensò che quella era l’occasione giusta per lenticchia di tenerla lontana da lui.
- Perché è sul pavimento,che cosa le è successo?-
Voleva delle spiegazioni,non riusciva a credere che Hermione fosse cambiata così improvvisamente. Le era successo qualcosa.
- L’ho trovata così,a terra, svenuta. Pensavo che fosse caduta dal letto durante quel sonno, ma poi mi sono accorto che non c’era la barriera e nemmeno tutte quelle rose dell’altra volta.- Ron si fermò e lo guardò con occhi accusatori. – Perché non eri con lei? Ti avevo lasciato qui con lei,perché te ne sei andato? Sapevi benissimo che non poteva restare sola.-
Draco era allibito. – Mi prendi in giro? Prima rischi di ucciderla con i tuoi maledetti incantesimi e la abbandoni perché non sei in grado di contenere la tua collera e poi fai la predica  a me? Se proprio lo vuoi sapere io stavo cercando di salvarla,mentre tu non hai fatto niente,niente per lei. Sei solo uno stupido che si tira indietro quando le cose si fanno troppo complicate, per poi ritornare quando è tutto risolto e accusare gli altri di non aver fatto abbastanza.-
- Non mi sembra che è tutto risolto. Anche se non è più in quel letto forse sta peggio di prima.- Ron era paonazzo.
Draco si accorse che voleva alzarsi e prenderlo a pugni, ma avere Hermione tra le braccia lo frenava.
- Questo è tutta colpa della tua dannata sorella.- Draco non riuscì a trattenersi.
Ron lo guardò sospettoso,poi infuriato.- Che cosa vuoi dire?-
Non sapeva cosa rispondere. Non sapeva se dire a Ron tutta la verità e cioè che era stata Ginny a mettere in pericolo la vita di Hermione e la sua, oppure lasciare le cose come stavano e far si che la verità venisse fuori da sola.
Ma la voce di Hermione interruppe i suoi pensieri,liberandolo da quella scelta.
- Draco, non dire più di quanto ti è concesso dire. Noi sappiamo la verità, ma questa non gioverà a nessuno oltre noi due.- I suoi occhi erano diventati di nuovo dolci e comprensivi.
Draco sapeva cosa voleva dire. Loro sapevano la verità perché l’avevano vissuta,anche se da incoscienti. Ma questa verità serviva solo a loro, perché solo loro erano in grado di salvare quello che c’era da salvare. Se Harry e Ron ne fossero venuti a conoscenza avrebbero sofferto più del dovuto e questo lei non lo voleva.
Draco annuì in sua risposta. Capì che Hermione era consapevole di quello che era successo quando lui era nel suo mondo,del legame che c’era tra di loro e del perché non fosse morto. Sapeva tutto, forse anche che dentro di lei si celava una creatura oscura generata dall’odio di Ginny. Forse sapeva anche che avrebbe dovuto distruggerla, per il suo bene e per quello di tutti. La domanda è se l’avrebbe fatto.
La vide agitata e tormentata dai dolori che quella creatura le stava provocando. La vide cambiare espressione cento volte in un minuto: odio,amore, rabbia,sofferenza;capendo quando fosse Hermione e quando,invece,non lo era. La vide tremare per le contrazioni, per poi ricadere spossata, ancora tra le braccia di Ron.
La cosa dentro di lei la stava torturando, ma lei combatteva con tutte le sue forze per far si che la sua coscienza rimanesse sempre presente e per evitare che al suo bambino fossero attribuite ancora più colpe.
Draco si inginocchiò vicino a lei e le prese la mano. – Cosa vuoi che faccia per farti stare meglio?- Le chiese accorato.
- Baciami.- La sua voce era flebile,ma il suo bisogno di lui esplodeva dai pori della sua pelle come scintille di fuochi d’artificio.
-COSA?- Ron era diventato più rosso di quanto lui avrebbe potuto sopportare. Guardava Hermione come se fosse completamente impazzita. – Non ti lascerò baciare quell’essere, non lascerò che tu mi tradisca di nuovo.-
Lei lo guardò con un’espressione strana, un misto di affetto e compassione. – Tu non capisci,noi ormai siamo uniti.- E dicendo questo attirò Draco a sé e lo baciò con passione, come quella volta sulla Torre. Come quella volta che cambiò tutto.
Le loro anime si incontrarono di nuovo e si riconobbero. Danzarono insieme di un ballo intenso e delicato, che sapeva di speranza,che sapeva di amore ritrovato. Tutto intorno a loro scomparve. La camera, il letto, Ron e perfino i loro corpi svanirono,rimasero solo le loro anime, unite da un vincolo eterno. Anime sorelle,anime gemelle,anime che combaciavano alla perfezione l’una con l’altra, senza lasciare il minimo spazio per far si che qualcuno si introducesse tra di loro.
Purtroppo però qualcuno le conosceva troppo bene e sapeva dove poter forzare, dove il punto era più debole per poter penetrare tra di loro.
Artigli strapparono l’anima di Hermione da quella di Draco, interrompendo la loro danza. Artigli ne lacerarono i bordi in modo che mai più combaciassero.
Hermione spinse via Draco da sé e lo guardò con odio. – Come ti sei permesso? Non avvicinarti mai più a me. MAI!- Urlò con quanto fiato aveva in gola,ma questo le fu fatale.
Violente contrazioni presero a scuoterla in maniera incontrollabile. Era preda di spaventose convulsioni che fecero terrorizzare Draco e Ron.
- Che cosa facciamo?- Ron cercava di tenerla ferma,ma senza risultato.
Draco le prese di nuovo la mano e la guardò negli occhi. – Hermione. So che sei lì dentro da qualche parte. Ti prego vieni fuori. Non lasciare che lei ti sovrasti,tu sei più forte.-
Hermione lo guardò di rimando,i suoi occhi erano sofferenti ma decisi. Draco seppe che era tornata.
All’improvviso qualcosa bagnò entrambi. Entrambi abbassarono lo sguardo e videro una pozza d’acqua che si allargava sul pavimento.
- Che diavolo è?- Ron era tra il sorpreso e il disgustato.
- Le si sono rotte le acque,idiota.- Draco era spaventato. Era presto,era troppo presto perché potesse nascere. Era incinta da soli 6 mesi.
- Harry. Dov’è Harry? Voglio Harry.- Hermione aveva un tono flebile ed era scossa dai tremiti provocatole dai dolori.
Draco pensava che stesse delirando, ma quando vide che lo ripeteva in continuazione decise di andarlo a cercare e di portarlo lì immediatamente.
In quello stesso momento però, Harry varcò la porta.
Fu sommerso da una marea di sensazioni provocate dalla scena che stava vedendo.
Si inginocchiò immediatamente vicino ad Hermione. – Herm!- Disse,confuso e spaventato al tempo stesso.
Hermione gli sorrise. – Credo che il nostro piccolino voglia uscire.-
 
NOTE DELL’AUTRICE:
Salve a tutti! Prima di tutto voglio scusarmi tantissimo per l’immenso ritardo, ma ho avuto davvero molto da fare. Oltretutto ho cancellato le prime due stesure di questo capitolo perché non mi convincevano per niente. Quindi siamo arrivati a questo, spero che vi sia piaciuto.
Se però trovate alcuni punti oscuri,o avete bisogno di un chiarimento ricordate che io sono sempre a disposizione.
Il titolo del capitolo è il carme di Catullo Odi et amo, che viene poi recitato da Hermione all’inizio del capitolo.
Bene, questo è tutto.
Grazie a tutti voi per l’immenso affetto che ricevo ogni volta.
Al prossimo capitolo. Baci. 

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Capitolo 14
*** Come tutto ebbe inizio ***


Come tutto ebbe inizio
 
Ginny camminava frenetica per i corridoi.
Non sarebbe voluta arrivare a compiere quel gesto, ma ormai Draco sapeva troppo e non poteva permettere che andasse in giro a spifferare tutto, rischiando di rovinare il suo piano.
Sapeva di essere già condannata ad una vita dannata. Quello che aveva fatto aveva delle conseguenze, come del resto tutto quello che riguardava la magia oscura, quindi un omicidio in più non avrebbe cambiato di molto la sua situazione.
Si ricordava perfettamente di quando,pochi giorni prima,percorreva quegli stessi corridoi desiderosa di vendetta,non appena aveva scoperto la verità su Hermione ed Harry.
Non sapeva dove andare, non sapeva cosa fare, voleva solo trovare un modo per fargliela pagare.
Il destino,o forse qualcuno più in alto di lei, le porse la soluzione su un piatto d’argento. Si ritrovò per caso davanti la porta della biblioteca,senza sapere come ci fosse arrivata e senza che le importasse davvero. Decise di entrare. Era notte fonda, nessuno sarebbe passato di lì, quindi poteva girovagare indisturbata anche nel Reparto Proibito.
Non era mai entrata in quell’ala della biblioteca, non ne aveva mai avuto bisogno, ma ora le cose erano cambiate, ora era disposta a tutto per raggiungere il suo scopo.
Prese diversi tomi dalla rilegatura nera e pesante. Non sapeva bene cosa stesse cercando, ma sapeva che qualcuno le sarebbe venuto in aiuto.
Lesse per tutta la notte, senza trovare niente che avesse potuto in qualche modo servirle. Attraverso le tende delle finestre già filtravano i primi raggi di sole. Era già mattina e probabilmente Madama Pince stava già recandosi lì.
Chiuse velocemente tutti i libri che aveva preso e li rimise al loro posto. Ma un volume un po’ più piccolo degli altri catturò la sua attenzione. Era simile a quelli che aveva visto,stessa copertina nera,stessa rilegatura pesante,ma il titolo rosso sangue la attirò come una calamita: “Fiori e maledizioni”. Quello strano accostamento la incuriosì e decise che avrebbe voluto vedere cosa conteneva.
Si risedette al suo posto e lo aprì,leggendo attentamente ogni parola,ogni riga,ogni pagina di quel libro. Ci mise poco meno di un’ora, ma quando alzò lo sguardo,questo era illuminato da una nuova luce,una luce di speranza,una luce di vittoria. I suoi sforzi erano stati premiati,era arrivata a qualcosa,ora non doveva far altro che mettere in pratica le istruzioni.
Aveva bisogno di un mago adulto e dedito alle arti oscure. Ne conosceva parecchi per fama, ma dopo la fine della guerra erano quasi tutti ad Azkaban. Ma,anche se l’avesse trovato,non sarebbe potuta uscire facilmente dal castello. Oltre le gite ad Hogsmeade non vi erano altre possibilità di uscita.
Fu allora che si ricordò dell’Armadio Svanitore. Durante il suo quinto anno i Mangiamorte,con l’aiuto di Malfoy, erano penetrati nel castello attraverso quel passaggio ingegnoso, usato molti anni prima quando Voldemort era al potere.
Al contrario degli altri armadi,però,che potevano portarti ovunque,quello costituiva un passaggio solo con l’armadio presente da Magie Sinister. In questo modo Ginny  ebbe trovato non solo il modo per uscire dal castello, ma anche il mago che l’avrebbe aiutata.
Prese il suo libro, il mantello e si recò immediatamente nella Stanza delle Necessità.
La prima volta che entrò da Magie Sinister fu invasa da un tanfo di polvere e legno vecchio. Tossì un paio di volte,infastidita da quell’odore nauseante. Questo richiamò l’attenzione di Sinister, che si materializzò immediatamente dietro il bancone. Guardava Ginny con fare sospettoso,aveva riconosciuto la divisa di Hogwarts e lo stemma dei Grifondoro. Si chiese cosa volesse quella ragazzina da lui. Non voleva guai,ne aveva avuti già abbastanza quando quell’idiota di Malfoy aveva tentato di maledire Silente con la collana presa nel suo negozio, o quando avevano scoperto che da lì i Mangiamorte erano passati per arrivare al castello.
- Mi sa che ha sbagliato bottega, signorina. Qui non siamo ai Tiri Vispi Weasley.-
Ginny si mise a ridere di gusto. – Lo so perfettamente signor Sinister,dato che sono la sorella dei proprietari.- Dicendo così si levò il cappuccio del mantello facendo vedere la sua chioma rossa, segno distintivo dei Weasley appunto.
Sinister era ancora più sospettoso. Quella situazione non gli piaceva per niente. – E allora cosa potrebbe mai trovare una Weasley di tanto interessante nel mio negozio?-
- Oh dipende da quello che lei è in grado di offrirmi.- Un mezzo sorriso spuntava dagli angoli della sua bocca e i suoi occhi erano quelli di un’esaltata.
- Che cosa intende?- Sinister voleva scoprire dove volesse andare a finire.
Ginny si tolse il mantello e si accomodò su una sedia lì vicino.
- Non credo che le abbia concesso di accomodarsi.- disse Sinister con tono acido.
Lei lo guardò ancora con quello strano sorriso e con occhi di sfida.
- Mettiamola così,Sinister, o lei mi aiuta o io andrò a dire al Ministero della Magia che non era sotto la Maledizione Imperius quando ha aiutato i Mangiamorte ad entrare nel castello. Perché è questo quello che ha detto,vero? Per questo non l’hanno condotta immediatamente ad Azkaban,dove sono invece tutti i suoi compari.- Il tono di Ginny era fermo e deciso. Si sorprese lei stessa per la sua audacia.
- Lei non ha prove contro di me.- Sinister cominciava ad innervosirsi.
- Forse, ma concorderà con me che gli auror terranno conto più della mia parola che di quella del proprietario di un negozio dalla dubbia fama.-
Sinister si sentì in trappola. Ginny se ne accorse e il suo viso si illuminò immediatamente di un sorriso di vittoria.
-Dovrei aiutarla a fare cosa?-
Ginny rovistò nella sua borsa e prese il libro che aveva rubato dalla biblioteca. – Conosce questo,vero?- Disse mostrandolo a Sinister. – Voglio che lei sia il mio Mentore.-
Lui alzò di scatto gli occhi su quella ragazzina. – Questa è magia oscura di altissimo livello,non credo che una come lei sia in grado di compierla.-
- Per questo ho bisogno del suo aiuto. Lì c’è scritto che il rituale può essere compiuto dalla persona stessa o da un mago adulto e lei mi sembra perfetto.-
- Forse non comprende la potenza e la pericolosità di questo rituale. Il Sigillo dell’odio è stato bandito anche dai maghi più spietati, è imprevedibile e tremendamente pericoloso se si sbaglia qualcosa. Per non parlare che avrà effetto solo se il sangue donato non conterrà nemmeno una goccia di sentimenti umani.- Sinister cercava di distogliere Ginny da quell’azione suicida, ma lei aveva già deciso.
- So benissimo i pericoli e i vantaggi di quest’incantesimo e mi creda che i vantaggi saranno molto più grandi degli eventuali effetti collaterali.- Sorrise ancora di quel sorriso spietato.
Sinister si accorse che era irremovibile, quindi lasciò perdere tutti i discorsi di persuasione e andò subito al sodo. – Con quest’incantesimo la sua anima sarà dannata per l’eternità, non ci saranno vie di scampo.-
- Ne sono perfettamente consapevole, ma non ha alcuna importanza per me.- Aveva calcolato tutto,niente l’avrebbe fermata dal compiere quel gesto.
Siniser annuì. – Posso chiederle chi ha intenzione di uccidere?-
- Hermione Granger.-
Sinister era allibito. Guardò Ginny con stupore e incredulità,ma evitò di fare domande. Era meglio non sapere. – Quando vuole farlo?-
- Ora.- Disse lei secca.
- Bene. Si tiri su la manica del braccio destro.- Sinister prese la bacchetta e attese che Ginny avesse finito. – Che fiori ha intenzione di usare?-
- Le rose rosse.-
Sinister recepì l’informazione e cominciò a incidere il braccio di Ginny con la bacchetta, ripetendo ad alta voce un incantesimo dalle parole sconosciute.
Ginny si sentì lentamente invadere da una forza che mai aveva conosciuto in tutta la sua vita. Si sentì potente e inarrestabile. Ora era capace di fare tutto, perché quell’incantesimo le apriva completamente le porte delle arti oscure e non solo. La sua mente era una biblioteca di sortilegi,non solo riguardanti la magia nera, e sapeva che sarebbe stata in grado di compierli uno per uno.
Nello stesso momento in cui questo potere l’invadeva,sentì qualcosa rompersi dentro di sé. La sua anima si era spezzata,non aveva retto a tanta magia oscura, e ora anche quella era stata contagiata. Ormai era dannata per sempre.
Quando Sinister ebbe finito, Ginny abbassò gli occhi sul braccio. Ora vi era incisa una rosa dal gambo lungo e piena di spine. Sorrise soddisfatta.
Voleva vedere immediatamente l’effetto di quel potere immane,quindi prese la bacchetta e pronunciò – IMPERIO!-
Sinister le si inginocchiò davanti e le baciò i piedi.
Ginny rise, di una risata secca e incontrollata, di una risata che sapeva di pazzia.
Sinister si rialzò indispettito. – Se ha finito i suoi giochetti, potremo continuare con il rituale.-
Ginny si calmò e lo guardò divertita. – Oh andiamo non se la prenda, volevo solo saggiare il mio potere.-
- Ora che l’ha fatto possiamo proseguire?-
Ginny annuì ancora divertita.
- Questo farà male.- Sinister cominciò a recitare un altro incantesimo, diverso dal precedente, e subito dalle incisioni sul braccio cominciò a sgorgare sangue.
Ginny strinse i denti e si morse il labbro per non urlare e quando ebbe finito si accasciò sulla sedia tirando un sospiro di sollievo.
- Il resto del rituale deve farlo lei. Faccia comparire le rose che desidera far recapitare alla sua vittima e le bagni con il suo sangue. Questo, impregnato d’odio nei suoi confronti, la ucciderà all’istante.- Sinister le porse un’ampolla che Ginny riempì col suo sangue.
- Per completare il rituale deve apporre un bigliettino all’interno dei fiori. Il messaggio che vi sarà scritto all’interno fungerà da avvio all’intero procedimento. Quando la vittima lo leggerà l’odio comincerà a penetrare dentro di lei fino a distruggerla.-
Ginny seguì attentamente le istruzioni. Nel bigliettino decise di scrivere la poesia che Hermione le mandò alla fine di una sua lettera quell’estate, all’insaputa di Ron. Nella poesia si parlava di rose, la cosa la divertì ancora di più.
Finito il rituale, le rose vennero fatte recapitare all’inconsapevole vittima.
Ginny già esultava dentro di sé per la sua vittoria.
Ma qualcosa andò storto. Il giorno dopo,infatti, quando Hermione sarebbe già dovuta essere all’altro mondo, Ginny la vide seduta al tavolo dei Grifondoro in compagnia di Harry.
Questo la fece imbestialire ancora di più. Come era possibile? Doveva essere già morta. Qualcosa era andato storto.
Per questo decise di andare da Sinister nuovamente e ripetere il rituale, stavolta con maggior potenza. Lui le assicurò che quella volta avrebbe funzionato di sicuro, ma lei sentiva che c’era qualcosa, un intoppo nel suo piano, qualcosa o qualcuno che le stava impedendo di raggiungere il suo scopo.
Quando,dopo la sua ennesima visita a Sinister, Ginny si ritrovò faccia a faccia con Malfoy fuori dall’Armadio Svanitore, si sentì crollare la terra sotto i piedi. L’aveva scoperta, sapeva che stava tramando qualcosa. Ma il suo tono di sorpresa le fece dubitare sui suoi pensieri, forse era soltanto insospettito.
Poi tutto accadde troppo velocemente. Lui la trascinò di nuovo da Sinister e la intimò di dirgli se sapesse qualcosa su quello che era successo ad Hermione. Ma Ginny fu più veloce di lui e passò dalla parte della preda a quella del cacciatore.
Ora nulla importava più, poteva anche dirgli tutto, tanto lui era comunque condannato.
Lo uccise poco dopo.
Ora vagava per quei corridoi diretta sulla Torre di Grifondoro. Stavolta sentiva che il suo odio era stato assorbito totalmente. Sorrise di gioia nel constatare che finalmente ce l’aveva fatta, finalmente era riuscita nel suo scopo. Ma stavolta voleva accertarsene di persona.
Attraversò il buco del ritratto come una scheggia e si fiondò nella camera di Hermione. Ma lo spettacolo che le si parò davanti non era quello che si aspettava.
Hermione era sul pavimento,stava per partorire. Attorno a lei c’erano Ron, Harry e Draco.
Draco.
Come era possibile che Draco fosse lì? Draco era morto,l’aveva ucciso poco prima.
Si sentì cedere le gambe,qualcosa era andato nuovamente storto.
Vide una luce attraversare il ventre di Hermione e arrivare tra le sue gambe. Lei urlava e scalpitava come una posseduta,mentre loro cercavano di tenerla ferma.
In quell’istante tutto le fu più chiaro. C’era stata una pecca nel suo piano, una falla. Non aveva calcolato una cosa importante, quella che probabilmente aveva salvato lei e perfino Malfoy : il bambino.
 
NOTE DELL’AUTRICE:
Ciao a tutti! Eccomi qui con il nuovo capitolo.
Questo è più che altro un flash-back sui movimenti e le decisioni di Ginny. Mi sembrava opportuno scriverlo per far capire meglio a voi lettori come è successo tutto ciò.
Ultimamente girovago molto sulle pagine di Harry Potter su Facebook e, non so voi, ma io non vedo l’ora che arrivi il 13 luglio per vedere l’ultimo film. Anche se so che sarà molto traumatico per me uscire dal cinema e sapere che non ce ne saranno altri.
Non so se voi provate le stesse sensazioni, ma credo di si, d’altronde siamo accomunati dalla stessa passione!
Bene,chiudo qui i miei sprazzi di malinconia,non voglio atterrirvi ulteriormente.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Al prossimo. Bacioni. 

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Capitolo 15
*** Vita e Morte ***


Vita e Morte
 
- Ginny!- La voce di Harry sovrastò le urla di Hermione.
Ron e Draco voltarono la testa di scatto.
Ginny era una statua di marmo. Stava impalata sul ciglio della porta e il suo volto era una maschera di sorpresa e sconfitta,mista a qualcosa che Harry non seppe definire, forse rabbia.
- Ginny, presto devi andare a chiamare la McGranitt. Hermione deve essere portata  immediatamente al San Mungo!-  Harry supplicò Ginny con lo sguardo. Sapeva che i rapporti tra loro due non erano più gli stessi,ma non poteva negargli un aiuto.
Ginny però rimase lì,ferma al suo posto. Non un muscolo si protese verso Hermione, non un gesto fece capire che si sarebbe mossa per aiutarla.
- Ginny… - Harry la stava pregando.
Ma nel frattempo Draco si era alzato in piedi e puntava la bacchetta contro di lei. – Non una mossa Weasley, o ti lascio qui per terra stecchita.-
Harry e Ron Guardarono Draco come se fosse fuori di testa.
La sua espressione era dura e stringeva la bacchetta fino a farsi sbiancare le nocche. Si poteva intravedere la vena del suo collo che pulsava furiosamente.
Osservava la scena come un serpente osserva la sua preda: con attenzione,ma pronto a scattare al suo minimo movimento.
Come un serpente,si aizzò contro di lei non appena tentò di scappare. Ma stavolta fu lui più veloce.
- INCARCERAMUS!- Draco urlò in sua direzione e lei non fece in tempo nemmeno a rendersi conto di quanto stava succedendo che già era sul pavimento completamente legata.
- Ma che diavolo stai fac.. – Ron si alzò di scatto per fermare Malfoy,seguito da Harry, ma qualcosa bloccò entrambi.
Le mani di Hermione stringevano i loro polsi,impedendogli di muoversi oltre. Ormai non avrebbe potuto più impedire che la verità saltasse fuori,ormai non avrebbe più potuto proteggere Harry e Ron da una consapevolezza che distruggeva l’anima più dell’odio. Ormai le cose erano diventate troppo pesanti per essere ignorate.
Harry e Ron abbassarono gli occhi su di lei, stupiti. Era stravolta e i suoi occhi imploravano pietà per quello che le stava succedendo,tuttavia la sua presa era ferrea,non aveva intenzione di lasciarli andare.
- N-non fatelo! Draco vuole solo proteggerci.- disse lei con un filo di voce.
- Proteggerci? Proteggerci da cosa?- Ron stava per scattare nuovamente contro di lui,ma Hermione lo tratteneva con più forza di quanto lei credesse di possedere. – Lascia andare mia sorella, vigliacco!-
Ma Malfoy non dava segno di averli sentiti,si avvicinava a lei minaccioso,la bacchetta puntata contro. – Dovrei ammazzarti qui immediatamente per quello che hai fatto,ma non voglio sporcarmi le mani con il tuo sudicio sangue.-
Ginny si mise a ridere,di nuovo con quella risata folle tanto somigliante a Bellatrix. – Dì piuttosto che hai paura,Malferret. Non sei stato in grado di uccidere Silente,pure essendo minacciato da Voldemort,figurati se avresti il coraggio di uccidere me.-
- Stavolta è diverso Weasley,stavolta ho un ottimo motivo per farlo!- e dicendo così la afferrò per i capelli e le tirò la testa all’indietro,la bacchetta puntata contro la sua gola.
Stava per dirlo,stava per fare davvero quell’incantesimo fatale,quello che lo avrebbe reso per sempre un assassino.
Non era come con Silente. Lì,in quel momento e in quel luogo era quello che voleva di più:cancellare dall’esistenza colei che aveva fatto tanto del male alla ragazza che amava più di se stesso e che aveva trasformato il suo bambino in un mostro.
Ma un colpo lo sollevò in aria e lo fece sbattere contro la parete.
- NO!- Hermione urlò, ma nessuno sembrò sentirla.
Harry era riuscito a liberarsi dalla sua presa e puntava la bacchetta contro Draco. – Non ti azzardare mai più a fare una cosa del genere! Che diavolo ti è preso? Pensavo fossi dalla nostra parte!-
Draco si stava rialzando a fatica dopo la botta precedente,lo sguardo furioso fisso in quello di Harry. – Sono dalla vostra parte,idiota! E’ lei l’artefice di tutto questo. E’ stata lei a gettare quella maledizione su Hermione. Voleva vendicarsi,voleva uccidere lei e il bambino,in questo modo l’avrebbe fatta pagare anche a te.-
- Ma che cosa stai dicendo?- Harry era allibito. Come poteva Malfoy inventarsi una cosa del genere? Avrebbe dovuto sapere che non gli avrebbe mai creduto.
- Harry non credergli. E’ stato lui, è stato lui fin dall’inizio. Io volevo perdonarti già il giorno dopo la rivelazione del vostro segreto,ma lui me l’ha impedito. Ha gettato la maledizione Imperius su di me in modo da controllare tutti i miei movimenti e io non potevo fare niente per fermarlo. Si è avvicinato a voi fingendosi amico,fingendosi afflitto per tutte le angherie che eravate costretti a subire per causa sua, ma in realtà voleva vendicarsi di tutto il male che voi avete fatto alla sua famiglia in questi anni. E’ stato lui a fare quell’incantesimo ad Hermione e vuole far ricadere la colpa su di me. Ma lo sai che non è possibile,vero Harry? Sai che io non farei mai una cosa del genere.- Ginny lo guardava con occhi imploranti e colmi di lacrime.
Harry si lasciò sciogliere da quello sguardo. – Certo che lo so.-
- E’ UNA BUGIARDA! Ha cercato di uccidermi,ho ancora il segno del suo Avada Kedavra sul petto. Mi sono salvato solo grazie ad Hermione e alla protezione che lei mi ha trasmesso con quel bacio.-
- Quale bacio?- Ron si intromise di colpo nella conversazione,toccato sul vivo. Il suo braccio ancora intrappolato nella presa ferrea di Hermione.
- Il bacio che ci siamo dati sulla Torre di Astronomia alcuni giorni fa. E’ stato questo che mi ha salvato, ma l’ha detto una parte di lei mentre ero dentro di lei. So che può sembrare assurdo ma è la verità. Ginny voleva ucciderla con il suo odio e per poco non ci stava riuscendo. E’ stato il suo angelo, o qualcosa del genere, a salvarla e a salvare me e ora lei non è più in pericolo. Ma qualcosa è successo,il suo odio si è trasferito dentro quella ragazza tanto simile a lei. Non so chi sia, ma lei l’ha salvata a scapito suo. Ginny non è quello che credete, è malvagia. Ha corrotto la sua anima a tal punto da non essere più quella di prima, ormai è dannata per sempre e tutto questo solo per vendicarsi di voi.- Malfoy cercava di spiegare tutto quello che era successo in quei giorni, ma dai volti di Ron ed Harry capiva che non gli credevano.
- Davvero pensi che io ti creda? La tua storia è assurda, dall’inizio alla fine.- Harry era incredulo. – Pensi davvero che io sia così sciocco da bermi le tue parole? La verità è che non avrei dovuto fidarmi di te. Quando Hermione ha cominciato a sentirsi male avrei dovuto subito pensare a te. Che stupido sono stato, lei mi aveva detto che avevate parlato e che tu avevi cercato di confortarla, ma era tutta una messinscena,vero? E’ stato in quel momento che le hai fatto qualcosa, è stato da quel momento che è cambiata!- Harry puntava la bacchetta contro di lui deciso.
- Harry, no! Draco ha ragione, è tutta colpa di Ginny. – Ma Hermione non riuscì a finire la frase che una nuova contrazione la scosse, facendola gridare.
Si teneva le mani sulla pancia, mentre questa si illuminava ad ogni contrazione.
Harry girò lo sguardo verso di lei, per poi ricondurlo su Malfoy. – Che cosa le hai fatto? Hai confuso la sua mente in modo da credere che sia Ginny la colpevole?-
- Ma come fai ad essere così ottuso? Ti sto dicendo la verità. Credi davvero che le farei del male? Credi davvero che sarei stato capace di farle tutto questo? Io la amo!- Non gli interessava esprimere i suoi sentimenti davanti a Potter e Weasley, voleva solo che gli credessero, perché altrimenti le conseguenze sarebbero state disastrose.
- Che altro ti stai inventando ora?- Ron era furioso. Come poteva dire tutte quelle menzogne? Niente era vero,dalla prima all’ultima parola. Dal bacio al suo amore per lei. Dalla colpevolezza di Ginny al fatto che lei avesse tentato di ucciderli. Niente era vero. Non poteva essere vero.
Un altro grido e Hermione fu scossa dai tremiti. Quello non era un parto normale,quello non era un bambino normale. – Guarda,guarda cosa le hai fatto. E’ per colpa tua che Hermione è in questo stato. E’ per colpa tua che adesso la profezia ha ragione di esistere. Silente aveva ragione, c’è stata una scelta dettata dall’odio, una scelta che ha cambiato tutto, che ha fatto sì che la profezia diventasse vera. La tua scelta. Il tuo odio verso di me, verso di noi! - Harry ora aveva tutto chiaro. – E’ questo che volevi,non è vero? Volevi vendicarti di noi, ma quando hai scoperto la profezia una nuova speranza si è accesa dentro di te. La speranza che un nuovo signore oscuro potesse sorgere. Per questo hai continuato, facendo in modo che lui diventasse più potente, fregandotene della vita di Hermione.- Harry continuava a tenere la bacchetta puntata contro di lui.
Mai in vita sua aveva provato tanto odio verso una persona. Stavolta aveva toccato una creatura innocente.. suo figlio. Questo non poteva sopportarlo. – Facciamola finita. – Harry stava per schiantare Draco,che tentava di ribattere, ma un nuovo grido lo fermò.
Hermione era in preda alle convulsioni. Poteva vedere ogni singola traccia di dolore sul suo viso.
- Harry muoviti, schianta Malfoy e libera Ginny, dobbiamo portare Hermione all’ospedale!- Ron la guardava preoccupato.
Ad ogni contrazione, ad ogni urlo, ad ogni sua supplica, sentiva il suo corpo essere trapassato da milioni di scosse. Stava soffrendo terribilmente per quella cosa che portava in grembo.
Harry liberò immediatamente Ginny dalle corde con un incantesimo. Ma nemmeno finì di pronunciarlo che un altro incantesimo lo colpì di striscio.
Cadde sul pavimento ferito lievemente al braccio. Ma quando alzò gli occhi il suo cuore sprofondò negli abissi del suo petto.
Ginny stava sopra di lui, la bacchetta puntata contro. Era stata lei a pronunciare l’incantesimo. - Ginny, ma cosa…-
Lei non lo fece finire nemmeno di parlare che scoppiò in una fragorosa risata. – Come è facile prenderti in giro,Harry. Bastano un paio di occhi dolci e un po’ di lacrime perché tu ti faccia sopraffare dal tuo eroismo.-
Harry era disorientato. Tentò di rialzarsi ma Ginny lo bloccò con un altro incantesimo,facendolo schiantare al muro, immobilizzato.
- Ginny sei impazzita? Che cosa stai combinando?- Ron si liberò dalla presa di Hermione e si avvicinò alla sorella.
- Faccio quello che andava fatto da molto tempo. Che stupido che sei Ron, ti sei fatto incantare da questi due come un allocco. Ma non hai nemmeno un briciolo di orgoglio in quella testa vuota? Come fai a parlare ancora con loro dopo tutto quello che ci hanno fatto?- Ginny era contrariata dal comportamento del fratello. Lo guardava con disprezzo, come se non fosse all’altezza di essere nemmeno suo lontano parente.
- S- sei stata tu a fare tutto questo?- Ron era incredulo. Come era potuta arrivare a tanto?
- Certo che si. Lei mi ha tolto tutto,tutto quello che volevo nella vita. Ha distrutto il mio sogno. Loro si sono presi gioco di me e anche di te, come fai a non capirlo?-
- Capisco soltanto che sei diventata un mostro. Hai cercato di uccidere Hermione e hai trasformato quel bambino in qualcosa che nemmeno noi sappiamo cosa sia.-
- Questo non era nei miei piani, è successo. Io volevo solo liberarmi di lei.- Ginny guardava Hermione dall’alto. La vedeva soffrire, ma non provava la minima pietà per lei. Alzò la bacchetta e gliela puntò contro. – Ora devo solo finire ciò che ho iniziato.-
Hermione vide la bacchetta di Ginny puntata contro di lei e i suoi occhi si riempirono di terrore.
Ma un’altra voce parlò e un altro incantesimo sferzò l’aria.
-STUPEFICIUM!- Ron e Draco pronunciarono insieme l’incantesimo.
Quel doppio colpo fece crollare immediatamente Ginny sul pavimento, come una statua di marmo.
I due si guardarono con uno sguardo carico di sottintesi. Sguardo di scuse,sguardo di comprensione.
Ron si avvicinò ad Harry e lo sbloccò dall’incantesimo che l’aveva immobilizzato al muro.
Harry guardò Ginny svenuta. Sentì un vuoto dentro di sé che forse non avrebbe mai colmato.
Improvvisamente si ricordò il consiglio di Silente: “Non riporre la tua fiducia incondizionatamente”. Aveva avuto fiducia in lei condannando immediatamente Malfoy. Come al solito non aveva capito.
Si scusò con Draco per come lo aveva trattato e lui sembrò capire.
Ma improvvisamente un urlo disumano gelò l’aria intorno a lui,intorno a loro.
Tutti si immobilizzarono all’istante. I pensieri che un attimo prima vagavano nella loro mente si smaterializzarono di colpo nell’udire quel suono.
Girarono la testa all’unisono e quello che videro li spaventò come non mai in vita loro.
Hermione scalpitava come una posseduta, il viso contorto in una maschera di dolore.
La sua voce era un grido rauco, come se provenisse dal profondo di una caverna.
Non era la sua voce.
Non era lei.
Il dolore era ormai una costante del suo corpo. Non appariva più ad intervalli regolari. Si era impossessato di lei e rimaneva permanente in lei.
I tre ragazzi mai avevano visto in vita loro una scena tanto cruenta. Ma ormai era troppo tardi per portarla da qualche parte,ormai era troppo tardi per salvare entrambi.
Il bambino stava nascendo.
Harry si inginocchiò di fronte a lei e le prese la mano. Ron fece lo stesso dall’altra parte.
Sentiva le unghia di Hermione penetrare nella sua carne, ma non gli importava, se questo fosse bastato ad aiutarla si sarebbe fatto spolpare la mano.
- Herm.. – Harry la chiamava, ma lei non lo sentiva. Sentiva solo il dolore e la consapevolezza che né lei né il bambino sarebbero sopravvissuti.
Tutti erano consapevoli di questo.
La maledizione che l’aveva colpita era troppo potente e,anche se in qualche modo ne era uscita, il parto prematuro la condannava senza alcuno scampo. Senza contare il fatto che quella che stava per nascere non era una creatura normale.
Eppure come era possibile? Loro erano maghi,sarebbero dovuti essere capaci di fare qualsiasi cosa.
A cosa serviva in realtà la magia,se poi non poteva salvare le persone che si amano?
Harry si sentì uno stupido. Non aveva capito niente, niente! Non era stato in grado di proteggere Hermione e il suo bambino.
- Dobbiamo fare qualcosa! Il bambino le sta succhiando tutta l’energia vitale.- Ron era pallidissimo per la paura, ma mai quanto Hermione.
Ad ogni urlo diventava sempre più cerea e smunta. Le sue guance non erano più tonde e rosee, ma grigie e incavate. Era come se il bambino la stesse prosciugando per non rischiare di morire a sua volta.
Ormai era esausta. Harry sapeva che non ce l’avrebbe fatta a farlo nascere, non le rimanevano più forze.
Non sapeva cosa fare, era impotente e incapace di fronte quella situazione.
Fu Draco ad intervenire.
Scostò Harry e Ron e la prese tra le braccia.
La guardò per un’infinità di tempo prima di avvicinarsi a lei e baciarla.
Fu un bacio disperato,perché da questo dipendeva la vita di Hermione.
Sentì che qualcosa lo abbandonava per trasferirsi in lei. Qualcosa che a lui non serviva più, ma che per lei era vitale.
Vide il suo viso ritornare pieno e roseo.
Vide di nuovo i suoi occhi brillanti.
La vide tornare piena delle sue forze.
Non riusciva a capacitarsi come non ci avesse pensato prima. La protezione che aveva salvato lui ora potava salvare anche lei e,forse,anche il suo bambino.
Harry e Ron lo guardarono stupiti. Non capivano come avesse fatto a far tornare di nuovo Hermione come prima.
Forse un giorno gliel’avrebbe spiegato.
Hermione si sentiva di nuovo viva e potente. Si sentiva capace di fare tutto.
Allora spinse, spinse con quanta forza aveva in corpo. Il suo bambino voleva uscire da troppo tempo, ora era arrivato il momento giusto.
Draco, Harry e Ron l’aiutarono, per quanto poterono. Nessuno dei tre sapeva niente di parti, ma cercarono ugualmente di sostenerla.
Il bambino, anzi la bambina,nacque poco dopo.
Hermione,sfinita, si accasciò sul pavimento addormentandosi all’istante.
La bambina era piccolissima e incredibilmente fragile. Ma immediatamente capirono che era speciale.
Non piangeva. Teneva gli occhi aperti a scrutare il mondo intorno a sé.
Harry ebbe un tuffo al cuore quando vide che aveva i suoi stessi occhi. Verdi, come anche quelli di sua madre.
Qualcosa però rendeva inquietante quella visione celestiale.
Un’aura nera galleggiava intorno alla bambina. Era l’odio di Ginny, quello che lei aveva completamente assorbito per salvare Hermione.
Ma l’odio non voleva rimanere in lei. Sentiva che lì,da qualche parte, c’era colei che l’aveva generato.
Come un bambino che cerca la sua mamma, l’odio si unì di nuovo a Ginny. Ma per la sua anima era troppo.
La sua anima, lacerata per quello che aveva fatto, non sopportò quell’incredibile e potente ondata di odio.
Ginny si riscosse immediatamente quando il suo odio penetrò di nuovo in lei. Poi tutto fu anarchia.
Ginny urlava e scalciava e pestava i piedi in terra. Si alzava e poi ricadeva. Il suo odio stava facendo a brandelli la sua anima già gravemente compromessa.
Harry, Ron e Draco guardarono allibiti quella scena.
Harry si precipitò verso di lei, ma ormai non c’era più niente da fare.
Ginny stava immobile sul pavimento. Gli occhi spalancati che ormai non vedevano più niente.
 
NOTE DELL’AUTRICE:
Salve a tutti!
Lo so, sono incredibilmente in ritardo,cruciatemi pure!!! Purtroppo con gli esami non ho avuto molto tempo a disposizione, perciò sono riuscita a postare il capitolo solo ora.
Questo capitolo è stato un parto anche per me. Incredibilmente complicato da scrivere, ma spero sia venuto bene.
Allora le carte si sono scoperte del tutto e la bambina è finalmente venuta al mondo. Ma qualcun altro invece se n’è andato. Non so se questa scelta susciterà scalpore o se invece già ve l’aspettavate.
Bè commentate pure,lascio a voi lo spazio.
Un’ultima cosa,credo che ci saranno altri due capitoli e poi la storia sarà finita.
Bene, spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Al prossimo,baci.  

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Capitolo 16
*** Lily Rose ***


Lily Rose
 
Hermione stava seduta sotto il suo albero preferito,sulle rive del Lago Nero.
Nonostante il cielo fosse sereno,la brezza autunnale cominciava a farsi sentire e rabbrividì stringendosi ancora di più nel mantello.
Restò lì ferma ad ammirare il sole che tramontava,mentre un Tehestral planava sul lago per abbeverarsi. Per poi scomparire di nuovo nel folto della foresta.
Rimpiangeva i giorni in cui non avrebbe potuto vederlo,ma dopo tutto quello che era successo in quegli anni era inevitabile.
Il dolore per la perdita dei suoi amici occupava sempre uno spazio troppo grande nella sua mente e nel suo cuore, difficilmente l’avrebbe abbandonata.
Ripensò a quanto era successo appena una settimana prima. Non era tornata nemmeno da un mese a scuola e già aveva vissuto esperienze che le sarebbero bastate per una vita intera.
Non avrebbe mai immaginato che la nascita della sua prima figlia l’avrebbe segnata tanto.
Si ricordò del momento in cui fu concepita. Già da allora avrebbe dovuto capire che non sarebbe stata una bambina normale. La figlia del mago che aveva salvato il mondo magico e della strega che forse più di tutti l’aveva aiutato,non poteva essere un’innocente,tranquilla,normale bambina.
O forse lo sarebbe stata,se qualcosa non si fosse insinuato nella sua mente e nel suo corpo per cercare di distruggerla.
Le venne in mente il momento in cui varcò l’entrata della Sala Grande il primo giorno di scuola. Allora,sebbene in un tempo non molto lontano,pensava solo a cosa avrebbero pensato di lei i suoi compagni,ma,soprattutto,Ron.
La sua reazione fu terribile.
Non scorse nemmeno un briciolo di pietà nei suoi occhi.
La rabbia,la delusione,lo sconforto, sembravano sprigionare da lui in ogni sua parola,in ogni suo gesto.
Hermione comprese ben presto che non ci sarebbe stata nessuna possibilità di redenzione ai suoi occhi.
Tuttavia, quello di cui era sicura in quei giorni,ora cominciava a vacillare dentro di lei.
La sicurezza di amarlo più di se stessa,ora non era più certezza.
Qualcosa era cambiato,forse ancora prima che qualcosa iniziasse.
Il loro rapporto di amicizia/amore era durato troppo tempo in quegli anni. Lei aveva idealizzato una persona che forse in realtà non esisteva.
Il fatto di essersi lasciata andare con tanta leggerezza tra le braccia di Harry dimostrava che probabilmente il suo cuore non era mai stato suo.
Ma in quel momento non l’aveva capito.
Poi Ron era tornato,avevano combattuto e lei pensava che finalmente avrebbero potuto vivere la loro storia senza più nascondersi. Era davvero convinta che questo fosse quello che voleva.
Ma qualcosa andò storto di nuovo.
Lei scoprì di essere incinta e si nascose,mentendo al ragazzo che credeva di amare.
Quando lui lo scoprì e le parlò in quel modo si sentì come se stesse prendendo a pugnalate il suo cuore.
Si sentì piccola e fragile sotto il peso di quelle parole tanto crudeli,ma quello che la feriva di più era la consapevolezza che lui avesse pienamente ragione.
In quel momento si sentiva persa,sentiva di poter morire senza di lui,senza il suo amore.
Ma si era sbagliata.
Lei era morta,forse non completamente,ma aveva rischiato di morire davvero a causa di Ginny.
Eppure non aveva pensato a lui in quel momento.
Un pensiero la teneva legata a filo doppio al mondo terrestre
Un pensiero che non aveva mai creduto di possedere.
Un pensiero che,successivamente,l’aveva riportata alla vita.
Draco.
Era stupita e spaventata al tempo stesso. Non capiva se quel sentimento che sentiva crescere a dismisura verso di lui fosse vero o soltanto un altro stupido scherzo della sua mente.
Sta di fatto che da quando,pochi giorni prima, avevano parlato sotto quello stesso albero,la sua visione nei suoi confronti era totalmente cambiata.
Era cambiato lui.
Quel giorno l’aveva sentito incredibilmente vicino,come se capisse davvero quello che provava e volesse in tutti i modi farla riemergere dal buio in cui era sprofondata.
I suoi occhi erano come mare argentato per lei e lei voleva con tutta se stessa sprofondare in quel mare,senza che le importasse minimamente di annegare.
Rischiò di annegare pochi giorni dopo, in quel bacio passionale e travolgente come una tempesta.
Non sapeva cosa le fosse preso,ma lì,in quel momento, era la cosa che voleva di più.
Non ebbe nemmeno il tempo di capire,di chiarire quei sentimenti,che sprofondò nel buio della sua incoscienza.
Trascorse dei momenti terribili,momenti in cui credette davvero di morire,in cui credette davvero di rimanere lì bloccata per sempre.
Ma un angelo la salvò.
Allora non aveva capito.
Tuttavia il pensiero di Draco era fisso nella sua mente.
Qualunque cosa pensasse,qualunque cosa facesse per salvarsi la vita lui era sempre lì.
Ma non come prima.
In quel momento il suo amore per lui era legato in maniera quasi viscerale all’odio per lui.
Amore e odio riversati verso una sola persona.
Pensò che forse si era sbagliata,che se sentiva tanto odio nei suoi confronti allora forse non l’amava.
Allora non aveva capito.
Quando si svegliò,il suo corpo la fece quasi impazzire di dolore.
Mai in vita sua aveva provato dolore tanto grande.
Il più bel dolore che una donna possa avere.
Ripensò con un sorriso a tutto quello che era successo,anche se terribilmente drammatico,ormai era tutto finito.
Scostò con delicatezza il mantello e vide quello che sarebbe rimasto per sempre l’amore della sua vita.
Sua figlia.
La piccolina dormiva teneramente tra le sue braccia,avvolta nel suo mantello.
Né Harry,né Ron, né Draco avrebbero potuto eguagliare il suo amore per lei.
L’amore di una madre verso sua figlia è sempre troppo grande per poter essere paragonato a qualcos’altro.
Guardò con devozione quell’esserino tanto minuscolo eppure tanto grande da averla salvata.
-Avrei dovuto capirlo che eri tu. Potrai mai perdonarmi?- Hermione disse quelle parole quasi in un sussurro.
Ma come se avesse davvero sentito o capito quello che aveva detto,la bambina aprì i suoi occhioni verdi e guardò intensamente la madre.
Hermione sorrise a quello sguardo e la strinse ancora più forte.
Ora finalmente aveva una visione chiara e completa.
 
Draco guardava quella scena da più di mezz’ora,seduto vicino ad un cespuglio non molto distante da lei. Ma non aveva il coraggio di avvicinarsi e di interrompere quel colloquio interiore.
Guardava Hermione accarezzare la bimba dolcemente e si sentì come se stesse in qualche modo violando la sua privacy,come se fosse di troppo.
Non aveva avuto modo di parlare con lei da quella sera in cui tutto era finito e,al tempo stesso, iniziato.
Era stata quasi tutto il tempo in infermeria a vegliare sulle condizioni della bimba. Condizioni però,che a quanto pare,erano perfette,nonostante la nascita prematura e l’incredibile vicenda che l’aveva coinvolta.
Perché adesso Draco lo sapeva,era la bambina che lui aveva visto nel mondo di Hermione. Era lei che si era sacrificata per salvare la madre.
Era rimasto stupito di come una creatura ancora così piccola potesse essere così potente da salvare una vita.
Provò un moto di riconoscenza inimmaginabile verso di lei,nonostante a lei non piacesse per niente lui.
Si accigliò un attimo ripensando alle parole di quella ragazza impertinente.
Perché ce l’aveva tanto con lui?
Ma la risposta arrivò immediatamente.
Lei è una parte di Hermione e come tale ha subito tutto quello che lui aveva fatto alla madre non molto tempo fa.
Non poteva condannarla,era comprensibile che lo odiasse tanto.
Sconfortato si alzò e fece per allontanarsi, ma una voce,improvvisa e inaspettata, lo chiamò.
Draco si girò sorpreso. La Granger lo guardava sorridente e gli faceva segno di avvicinarsi.
Andò da lei e le si sedette vicino.
- Da quanto tempo mi osservavi?-
Draco la guardò stupito,ma vide che non c’era la minima traccia di ostilità nei suoi occhi. -Come facevi a saperlo?-
-Sesto senso.- Rispose lei sorridendo.
-Non sei andata?- le chiese lui facendo cenno a una piccola radura dietro di loro.
Hermione voltò lo sguardo nella direzione che aveva indicato Draco. A un centinaio di metri di distanza una piccola folla camminava in silenzio,seguendo una piccola bara di un marrone rossiccio.
Il funerale di Ginny.
Hermione riconobbe la famiglia Weasley in prima fila,con Ron che abbracciava affettuosamente la mamma in lacrime.
Dietro di loro Harry,Neville,Luna,Seamus e tutti i loro compagni di Hogwarts.
Distolse lo sguardo e scosse il capo.
Draco non le chiese altro,comprendendone il motivo.
-Sai,al contrario di quanto tutti pensano io non la odio.-
Malfoy si voltò stupefatto a quelle parole. Il volto di Hermione perso nel tramonto all'orizzonte.
- Provo solo una grande pena per lei,perchè ha lasciato che l'odio prevalesse sul suo buon senso.-
Draco la guardò ammirato. Come al solito lei era un passo avanti. Lui non credeva che il suo odio nei confronti della piattola sarebbe mai scomparso.
Aveva cercato di uccidere lei e la piccola.
No. Non provava nemmeno un briciolo di pietà per la sua morte.
Un guaìto simile ad un miagolìo gli fece abbassare gli occhi.
La bambina agitava le braccia e si divincolava,sembrava stesse per piangere.
- Sarà meglio che me ne vada,non credo di starle molto simpatico.- disse Draco facendo per alzarsi.
- Oh no,io credo soltanto che voglia catturare la nostra attenzione.- disse lei sorridendo.
Poi fece una cosa molto strana.
Riposizionò la bambina sulle sue braccia e gliela porse.
Draco la guardava allibito.
-Avanti,non ti fa male.- Disse lei trattenendo a stento una risata alla vista della sua espressione. - In questo modo capiremo se le vai a genio.-
-Oh io credo proprio di no.- Rispose lui ritirandosi. - E poi non sono capace.-
Hermione lo guardò alzando un sopracciglio. - Chi l'avrebbe detto che il grande Draco Malfoy avesse paura di una neonata.-
-Io non ho paura.- Disse risentito.
La prese con tutta la delicatezza di cui era capace,accogliendola lentamente tra le sue braccia.
Si aspettava che si mettesse a piangere all'istante,invece ancora una volta rimase sorpreso.
La bambina lo guardava intensamente con i suoi occhioni e Draco si sentì invadere da una sensazione che non aveva mai provato.
Nello stesso istante alzò un ditino verso di lui,facendolo ruotare più volte.
Improvvisamente,nella sua manina,apparve un giglio.
Draco era stupefatto. - Come ha fatto?-
-Bè,è una domanda un pò strana fatta da un mago non ti pare?- Rispose Hermione raggiante. -Credo che questa sia la dimostrazione della sua benevolenza,ti ha offerto un magnifico fiore.-
Ma Malfoy non sembrava averla sentita. Era completamente affascinato da quella creaturina.
-Come l'hai chiamata?- disse ad un tratto,scoprendo che non sapeva il suo nome.
-Lily Rose.- Disse lei immediatamente.
Quel nome le venne facile e spontaneo,come se fosse sempre stato suo. D'altronde i gigli e le rose facevano parte della sua storia.
- Lily Rose. Un nome perfetto per questo fiorellino.- Draco si voltò sorridendo verso Hermione.
Di nuovo occhi negli occhi.
Di nuovo ferro e calamita.
Stavolta fu un bacio calmo.
Lento.
Dolce.
Il loro primo VERO bacio.
Si separarono riluttanti tenendo ancora gli occhi fissi l'uno nell'altra.
Adesso ne era certa,non provava più niente per Ron.
Un fiammifero non può essere paragonato ad un incendio.
Si avvicinò di più e poggiò la testa sulla spalla di Draco,mentre lui la circondava con il suo braccio.
Un mugolìo e abbassarono gli occhi sulla bimba.
Forse si erano sbagliati,ma sembrava stesse sorridendo.
 
NOTE DELL'AUTRICE:
Eccomi di nuovo qui per presentarvi il penultimo capitolo.
Spero vi sia piaciuto!!
E' una quasi chiusura e devo dirlo che mi dispiace un pò.
Per il nome della bimba ho fuso il nome della vera bimba di Harry e della vera bimba di Hermione (nel libro),ma credo che siano comunque azzeccatissimi perchè richiamano il titolo di questa mia storia :)
Bene,credo di non dovervi dire altro.
Fatemi sapere se vi è piaciuto.
Al prossimo capitolo. Baci. 

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Capitolo 17
*** Oltre il vetro ***


Oltre il vetro
 
C’erano una volta tre ragazzi legati da una fortissima amicizia.
Il primo ragazzo era famoso,ma mai avrebbe voluto esserlo. Dietro i suoi occhiali tondi osservava il mondo con curiosità e lo affrontava con coraggio.
Il secondo ragazzo era il sesto di sette figli. Non era mai stato il primo,né in famiglia,né a scuola, ma per il ragazzo con gli occhiali tondi era l’amico più caro che potesse avere.
L’ultima era una ragazza, forse la più pignola e sapientona dei tre. Ma si può affermare senza dubbio che la sua saggezza fu loro di aiuto numerose volte.
Coraggio
Lealtà
Saggezza
Tutto mescolato ad un grande cuore e ad un immenso senso di giustizia.
Questa era la pozione dell’amicizia perfetta.
I tre si conobbero su un treno,un treno che li avrebbe portati lontano dalle loro vite abituali, che li avrebbe condotti al di là del mondo conosciuto. In un luogo impregnato di magia,dove luci e ombre si fondono e confondono.
I tre ragazzi scoprirono presto che l’apparenza non è altro che una lastra di vetro: puoi osservarla da lontano e vedere solo il riflesso esteriore di chi la guarda,ma solo avvicinandoti puoi scoprire quali meraviglie o quali malvagità si celano oltre il vetro.
Fu così che persone da loro ritenute abiette e corrotte si rivelarono grandi eroi,mentre altre, per cui avrebbero donato la loro stessa vita, non riuscirono a liberarsi dal rancore che li colmava,scaricandolo sulle persone care.
Certamente era anche un po’ colpa loro. Presi dalle loro responsabilità e dalla loro missione non fecero caso ai sentimenti: a quelli dentro di loro e a quelli che li circondavano.
Fu un grave errore.
Il primo ragazzo non era fatto per il romanticismo. Nonostante fosse dotato di grande sensibilità e molte ragazze bramassero per lui, non riusciva a sbloccarsi davvero con loro; forse perché pensava fossero affascinate solo da quello che lui rappresentava,o forse per il timore che rischiassero costantemente la vita al suo fianco.
Chi lo sa.
Sta di fatto,però,che un giorno gli fu tutto più chiaro e la sua vita fu completamente invasa da una chioma rosso fuoco.
Il secondo ragazzo era talmente timido e impacciato da rasentare il ridicolo.
Il suo approccio con le ragazze non era privo di difficoltà. Tanto era coraggioso in campo,quanto imbranato nei rapporti interpersonali.
Innamorato segretamente della terza ragazza,non fu mai capace di dirglielo chiaramente,ignorando il fatto che lei provasse le medesime cose per lui.
La ragazza,intanto, osservava in silenzio i successi sentimentali del primo ragazzo e la completa incapacità del secondo nell’esprimere i suoi sentimenti.
Tuttavia era convinta che un giorno sarebbero stati insieme e insieme avrebbero compensato l’uno le mancanze dell’altro.
Così fu non molto tempo dopo.
Ma tutto cambiò con la velocità di un battito di cuore.
Solo una cosa può trasformare in maniera irreversibile l’animo umano: la guerra.
I tre amici si ritrovarono ad affrontare da soli una minaccia terribile.
Lontani dalla loro casa.
Lontani dalla loro famiglia.
Lontani da ogni spiraglio di normalità.
Tutto si stava rapidamente trasformando in qualcosa di oscuro. Persino l’aria che respiravano modificò la propria consistenza; sembrava quasi che penetrasse dentro di loro per insinuarne i pensieri più folli.
Paura.
Angoscia.
Senso di incapacità.
Odio.
Dolore.
Follia.
Ognuno di loro assaporò queste sensazioni come si assapora una medicina amara: il sapore che lascia in bocca non lo si può dimenticare.
Fu in quel periodo che il primo ragazzo si sentì un incapace.
Fu in quel periodo che il secondo ragazzo pensò che i suoi amici cospirassero contro di lui.
Fu in quel periodo che la ragazza temette di aver perso il suo amore per sempre.
Tutto era molto confuso,i contorni della realtà apparivano sfocati come se un bambino con la gomma li avesse cancellati.
Fuori imperversava la guerra,ma la ragazza riusciva solo a pensare al suo cuore infranto.
Il primo ragazzo non poteva fare niente per lei,tranne che cercare di confortarla.
Lo fece.
Nessuno di loro sapeva o poteva mai immaginare che quel gesto avrebbe creato un fiore. Un fiore che più di una volta li avrebbe salvati.
 
La guerra finì.
La luce prevalse sulle tenebre e sembrò che tutto potesse tornare alla normalità.
Così fu per un certo periodo.
Il secondo ragazzo tornò dalla ragazza che amava e finalmente, insieme, poterono vivere felici la loro storia.
Anche il primo ragazzo tornò dalla chioma rosso fuoco,che, nel frattempo, non l’aveva mai abbandonato.
Tutti erano felici.
Tutti sembravano felici.
Ma non lo erano.
Come si può vivere con una colpa sul cuore pesante come un macigno?
Come la si può trascinare per le strade senza che nessuno si accorga con quale fatica la stai trasportando?
Come si può fingere un sorriso mentre in realtà vorresti solo sederti e liberarti di quel peso per respirare un po’?
La ragazza per la prima volta in vita sua non ebbe coraggio.
Preferì aspettare. Ma si accorse ben presto che il fiore dentro di lei esisteva e cresceva.
Crebbe così tanto che era impossibile cercare di nasconderlo. Così,il primo giorno di scuola,tutti seppero di quel fiore.
Il primo ragazzo era sorpreso.
Il secondo ragazzo era allibito.
Lei non poteva far altro che camminare e lasciar scorrere le parole che si stavano insediando nella sua mente.
Sapeva che quello che aveva fatto era sbagliato,ma allo stesso tempo capì che quello che le era successo era la cosa più straordinaria della sua vita e non vi avrebbe rinunciato.
Quel fiore era tutta la sua vita.
 
Ma quando si seppe la verità fu l’inferno!
Al pari di un cane ferito che cerca di mordere chiunque gli si avvicini,il secondo ragazzo non riuscì a controllare la sua rabbia e tagliò con feroci coltellate il filo che lo legava ai suoi due amici.
Ma niente fu la sua reazione in confronto a quella della chioma rosso fuoco.
Se quello era un cane ferito,lei era un vulcano.
Silenzioso.
Imprevedibile.
Letale.
Covò dentro di sé la rabbia e il rancore come si fa con la lava. All’inizio non ti rendi conto della sua potenza distruttrice,ma quando il vulcano erutta e sprigiona con tutta la ferocia possibile il suo fuoco,ti accorgi che non hai scampo.
La terza ragazza fu quella che risentì in prima persona gli effetti del vulcano su di lei.
Bruciava dentro di sé e non aveva il mezzo per spegnere quel fuoco. Sapeva che stava morendo e non poteva fare niente per scappare.
Ma una forza inaspettata la salvò.
Il suo fiore riversò acqua su quel fuoco come se ne avesse ricevuta troppa e volesse farne beneficiare,invece, chi l’aveva fatto sbocciare.
L’acqua interruppe momentaneamente l’incendio,ma la lava procedeva ineluttabile. Era troppo poca per poter fermare la potenza di un vulcano.
Il fiore sapeva che lì,da qualche parte,c’era un ruscello costituito dalle mille sinfonie dell’amore. Sapeva che una volta era stata una goccia di quel ruscello,ma questo era andato altrove, lasciandola sola e impotente. Sapeva che solo lui poteva salvarla.
I due ragazzi,però, non si fidavano del ruscello.
Col tempo avevano appurato che era alquanto ambiguo e,molte volte,distruttivo. Non potevano affidare nelle sue mani la vita della loro amica.
Lui però non fece caso alle loro parole. Sapeva che c’era bisogno del dono che il fiore gli aveva affidato. Sapeva che fra quelle gocce c’era l’antidoto che avrebbe salvato lei.
Vide la lava raggiungere il cuore della ragazza e seppe che doveva fare qualcosa per fermarla,perché altrimenti anche lui ne sarebbe stato distrutto.
Il ruscello divenne fiume,il fiume una cascata. Con tutta la sua potenza arginò il lento ma ineluttabile cammino di quel fuoco.
Lo bloccò.
Lo combattè.
Lo distrusse.
Come se le avessero gettato un secchio d’acqua addosso,la ragazza si svegliò di soprassalto,ma con l’anima limpida.
Nonostante questo,però,anche se il fuoco era ormai spento,il suo fumo tossico continuava ad aleggiare dentro la ragazza,attorno al suo fiore.
Quest’ultimo aveva bisogno di aria fresca e pulita. Voleva uscire a tutti i costi,altrimenti sarebbe soffocato.
Con mille urla di dolore il fiore venne al mondo.
Più affascinante di una rosa.
Più delicato di un giglio.
Più potente di mille raggi di sole.
Si liberò del fumo che lo stava soffocando,riconducendolo nel cuore del vulcano.
Questo sembrò che volesse nuovamente scoppiare,ma, dopo uno spruzzo di scintille, si spense.
Il secondo ragazzo rimase immobile e atterrito.
Guardò il nuovo fiore venuto alla luce.
Guardò la ragazza stanca e spossata per le troppe angherie subite.
Guardò il suo migliore amico che cullava dolcemente la piccola creatura.
Guardò il ruscello che l’aveva salvata accarezzarle lievemente i capelli.
Guardò il vulcano steso a terra.. ormai morto.
Capì che non c’era più posto per lui. Il filo dell’amicizia che aveva reciso non poteva più essere riparato.
Preferì allontanarsi da loro e compiere un cammino diverso.
La ragazza sapeva che a salvarla erano stati il suo fiore e il ruscello.
Altri fili si stavano intrecciando. Fili più complessi. Fili più robusti.
Il nodo dell’amore incondizionato e dell’amore appena nato.
Nodi che non si sarebbero mai più sciolti.
 
Hermione chiuse il libricino delicatamente.
La bambina aveva ancora gli occhi che le brillavano per la storia appena sentita.
-Mamma,questo è il racconto più bello che io abbia mai ascoltato!-
Hermione sorrise dietro i suoi boccoli scuri e le diede un lieve bacio sulla guancia. –Grazie piccola mia.-
- E’ una storia vera?-
Hermione annuì mentre le rimboccava le coperte.
- E chi sono i personaggi di cui parla?- chiese Lily curiosa.
- Te lo spiegherò quando sarai più grande. Ora dormi,è molto tardi.- E dicendo così le poggiò un dolce bacio sulla fronte e si allontanò.
Ma prima che potesse raggiungere la porta,la vocina della sua bambina la fermò. – Guarda che non sono così stupida,sai? So di chi parla la storia. I tre ragazzi siete tu,papà e Ron Weasley. La chioma rosso fuoco (o il vulcano) era Ginny Weasley. Il ruscello è Dray e il fiore sono io.-
Hermione si voltò stupefatta. Sul viso della bambina c’era una chiara sensazione di compiacimento.
- Per le mutande di Merlino, credo che avremo una nuova So-Tutto-Io in famiglia.- Draco aveva guardato tutta la scena appoggiato allo stipite della porta,con un’espressione di puro divertimento dipinta sul viso.
Hermione gli affibbiò una gomitata nelle costole.- Io ero solo molto intelligente.- disse sorridendo.
- Si e anche molto adorabile.- Disse Draco baciandola con passione sulle labbra.
- Oh vi prego non in camera mia.- Disse la bambina fingendosi infastidita.
Draco e Hermione risero di gusto e si allontanarono.
- Buonanotte piccola mia.-
- Buonanotte Lily.-
-Buonanotte mamma. Buonanotte Dray.- Ma come se avesse dimenticato qualcosa,la bambina scattò a sedere sul letto.
Hermione se ne accorse e si fermò.- Cosa c’è Lily?-
- Ma,se nessuno di voi si fidava di Dray perché pensavate che fosse cattivo,tu come hai fatto ad innamorarti di lui?-
La madre la guardò intensamente,di nuovo stupita del ragionamento della figlia. Ma nei suoi occhi vedeva la stessa curiosità e trepidazione che avevano caratterizzato anche lei fin da piccolissima. – Amare qualcuno significa scoprire una meraviglia che resta invisibile a tutti gli altri.-
- E questo che vuol dire?- chiese la bambina indispettita.
- Che ho scoperto che il suo animo non era così oscuro come noi credevamo.-
-Allora,hai saputo guardare oltre il vetro.-
Hermione sorrise raggiante – Si,tesoro. Ho saputo guardare oltre il vetro.-
 
NOTE DELL’AUTRICE:
Si lo so sono imperdonabile.
Mi scuso immensamente con tutti voi per il grande ritardo,ma tra impegni vari e problemi al computer non mi è stato possibile postare prima.
Spero che voi lettori non mi abbiate mandata a quel paese (anche se sarebbe comprensibile) e spero che leggerete lo stesso questo mio ultimo capitolo.
Sono trascorsi 7 anni (anche se nel capitolo non ne faccio cenno) e Hermione decide di raccontare alla figlia quello che è successo tramite una storia.
Volevo ricreare un ambiente familiare e credo che la lettura di un racconto prima di andare a dormire sia uno dei momenti più intimi in assoluto.
E’ doveroso da parte mia ringraziare tutti voi che mi avete seguita fin dal primo capitolo e che insieme a me avete vissuto questa avventura.
Ringrazio chi ha recensito e chi ha solamente letto la mia fanfiction.
Ho una nuova storia che mi ronza in mente e spero di riuscire a postarla al più presto.
Vi abbraccio tutti virtualmente.
Con affetto
Sundayrose.

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