Un nuovo inizio

di cutuletta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un gesto estremo ***
Capitolo 2: *** Passaggio di consegne ***
Capitolo 3: *** Forse ... ***
Capitolo 4: *** le tre fasi della depressione ***
Capitolo 5: *** La nomina del detective capo ***
Capitolo 6: *** Heat off ***
Capitolo 7: *** Tutta colpa della pioggia ***
Capitolo 8: *** Un'altra te ***
Capitolo 9: *** La nuova routine ***
Capitolo 10: *** Mamma e papà sono tornati ***
Capitolo 11: *** ??? ***
Capitolo 12: *** Un segreto difficile da mantenere (Parte I) ***
Capitolo 13: *** Un segreto difficile da mantenere (Parte II) ***
Capitolo 14: *** Un nuovo inizio ***



Capitolo 1
*** Un gesto estremo ***


Kate conosceva bene quella sensazione, quella combinazione di soddisfazione e distensione che provava ogni volta che chiudeva un caso, poter guardare negli occhi i familiari delle vittime e dire “l’abbiamo preso”!

Questa volta non era come le altre. Il caso era chiuso, eppure Kate non si sentiva compiaciuta e sollevata, piuttosto era svuotata. Faceva fatica a compiere anche le azioni più elementari; tutta la sua vita le sembrava totalmente incolore.

Aveva finalmente incastrato il mandante di Lockwood. Quel bastardo era stato tradito da un conto off-shore, una banalità per un losco figuro come lui, abituato a spostare soldi sporchi. Lo aveva arrestato e per lui si profilava un regime di carcere duro a vita. Dopo 12 anni di delusioni, aveva avuto la sua rivincita; la silente promessa fatta alla madre era stata mantenuta, liberandola, finalmente, dai sensi di colpa.

O almeno era quello che si aspettava, quello che sperava … Ma non era così!

Sapere chi c’era dietro tutto e averlo assicurato alla giustizia la rendeva solo più stanca, come se in questi anni quel mistero irrisolto le avesse dato un motivo per affrontare un nuovo giorno, l’avesse resa ciò che è: un poliziotto! Quel baratro, che aveva allontanato in passato, la stava miseramente e beffardamente tirando giù di nuovo, se possibile in modo ancora più crudele, minandola nell’essenza e nelle sue sicurezze.

Dopo settimane di riflessioni e una chiacchierata con suo padre, Kate aveva preso la sua decisione. Una scelta dolorosa, quanto inevitabile …

Castle era rimasto al suo fianco, vedeva quanto fosse spenta e si sentiva impotente. Nonostante Kate cercasse di mascherare le sue angosce, lui la capiva e ascoltava il suo silenzio come se urlasse a gran voce. Le notti insonni di Kate erano le stesse di Rick, sebbene fossero a decine di isolati di distanza, era come se dormissero nello stesso letto, agitandosi in sincronia tra le lenzuola, con gli occhi spalancati.

La sentiva distante, aveva l’impressione che la stesse perdendo ancora prima di averla avuta davvero! Kate allontanava costantemente le persone a cui teneva, a cominciare da Josh, con il quale aveva rotto qualche settimana prima. Quando Castle venne a saperlo, da Lanie, per caso, non da Kate, si sentì sollevato; allo stesso tempo un lampo di paura lo scosse, temendo che la stessa sorte, presto o tardi, sarebbe toccata anche a lui; come se Kate, nel suo personalissimo modo di elaborare la vicenda della madre, si stesse chiudendo in una prigione di solitudine.

Voleva ritrovare la vecchia Kate, gli mancava il suo sorriso! Pensò di passare da lei, sabato mattina; aveva pianificato l’intera giornata e soprattutto il gran finale, le avrebbe finalmente confessato i suoi sentimenti, non le avrebbe permesso di tenerlo alla larga, doveva sapere che lui era lì per lei e ci sarebbe stato “sempre”!

Era davanti casa di Kate e si sentiva emozionato come al suo primo appuntamento da ragazzino, aveva le mani sudate e la bocca asciutta. Era uscito di casa dopo una doccia veloce, senza neanche radersi, non voleva sprecare neanche più un secondo senza dirle quello che provava!

“Calmati Richard” continuava a ripetersi e si sentiva tremendamente sciocco per quell’agitazione adolescenziale e perché si dava suggerimenti in terza persona!

Trovò il coraggio di bussare e fortuna volle che Kate fosse in casa e non ci mettesse molto ad aprire
-Castle, che ci fai qui? –Disse Kate con un’aria sorpresa
-Hey, detective, anch’io sono felice di vederti, posso entrare? –Disse cercando di sembrare sicuro, anche se percepiva di non avere il pieno controllo delle sue azioni.
Kate titubò qualche secondo e non si mosse dall’entrata, quasi fosse restia a far accomodare l’uomo in casa
-Ti disturbo? Ho scelto un momento sbagliato? –Disse Rick, cogliendo la sua titubanza
-No, no, è solo che … - Kate si voltò e scrutò dentro l’appartamento, come se fosse imbarazzata da quello che Castle avrebbe potuto vedere, e poi aggiunse – Dai entra!

Castle immaginò una casa in pieno disordine, una specie di cellula sopravvissuta al disastro di Chernobyl, invece si trovò di fronte uno spettacolo che non aveva previsto: la casa era semi-spoglia, non c’erano più i quadri, niente tappeto, foto, soprammobili; era sparito persino il televisore. Quell’appartamento, così terribilmente triste, sembrava riflettere il vuoto interiore di Kate

-Oh mio Dio, ti hanno derubato? Dove sono i mobili? –Cercò di trattenersi, ma le parole gli uscirono di bocca senza freno
Kate non rispose subito, era evidente che il motivo per cui non voleva farlo entrare era che si sentiva a disagio a mostrare una casa tanto spartana. Dopo un attimo di esitazione, disse:
-Ho tolto un po’ di cose che non mi servivano più! –Lo disse con poca convinzione, sperando che Rick non facesse altre domande. Castle colse il disagio di Kate ed evitò di approfondire, sia con lei, sia nella sua mente, anche se quell’ambiente spettrale gli metteva un po’ i brividi, era talmente vuoto che c’era l’eco.
-Ok! Vatti a cambiare, tuta e scarpe da tennis, ti porto in un posto. Dai che facciamo tardi.
-Co…Cosa? Che hai in mente?
-E’ una sorpresa, dai su, sbrigati! Ce l’hai una tuta e delle scarpe da tennis, sì? O anche quelle fanno parte delle “cose che non ti servono più”? – Disse virgolettando l’ultima parte della frase
Kate fece un respiro profondo, si morse una guancia e si passò una mano tra i capelli, sembrava terribilmente indecisa su cosa fare.
-Castle ho un appuntamento tra mezz’ora che non posso rimandare, mi dispiace!
-Oh andiamo! Senti ok, voleva essere una sorpresa ma te lo dico lo stesso: ho affittato il Giant Stadium per questa mattina, tanto la League è ferma questo week-end. Mi insegni a colpire ad effetto una palla da baseball?

Kate rimase senza parole, quell’uomo aveva prenotato un intero stadio per lei.

-Volevo fare qualcosa per te! Per distrarti … Lo so che non posso neanche lontanamente immaginare quello che provi ma devi smetterla di rimuginare, di chiuderti in te stessa, dovresti essere meno razionale, vivere d’istinto. Non so prendere a pugni qualcuno, ubriacarti … Fare qualcosa di stupido ma che ti faccia sentire viva, che ti faccia tornare a ridere. Dio Kate se solo sapessi quanto sei bella quando ridi …

Kate aveva lo sguardo incatenato alla bocca di lui, sembrava perdersi nelle sue parole. Poi Castle, dopo una pausa, aggiunse:

-Ah tra le cose stupide, per la cronaca, c’è vedermi colpire una palla da baseball. Sono negato, davvero! Non puoi tirarti indietro. Necessito di una personalissima rivincita per tutte le volte che nessuno mi sceglieva in squadra alle gare scolastiche.
Kate sorrise appena, ma rimase in silenzio
-Ovviamente ho la tuta in macchina, - Disse guardandosi il costosissimo vestito che indossava – che, se te lo stai chiedendo, è la Ferrari, sì. E puoi guidarla tu. Eh, allora? Dimmi che vuoi andare ancora all’appuntamento adesso! – Disse con un fare sornione

Kate in quei giorni aveva pensato a tante cose, molte delle quali dolorose; aveva messo in conto di dover fare delle scelte anche drastiche e, in tutto quel turbinio di pensieri, aveva sempre cercato di tenere Castle fuori, perché lui la confondeva, le faceva perdere di vista il suo obiettivo che era ritrovarsi, capire chi era. Ma quando arrivò così dolce, così preoccupato, così semplicemente e meravigliosamente lui, Kate decise che doveva lasciarsi andare, gli doveva almeno questo ...

Lo prese per mano e disse:
-Siediti qui un attimo, torno subito –Lo fece sedere sul divano, che era l’unico mobile superstite della casa, poi si diresse nell’altra stanza, chiusa da una porta scorrevole. Quando riapparve aveva un libro in mano, si sedette accanto allo scrittore e glielo diede. Castle la guardò con aria confusa, era “Non c’è furia all’inferno”, il testo a cui si era ispirato Tisdale nel suo secondo omicidio, in quel caso che li aveva fatti incontrare
-Non capisco …
-Aprilo, prima pagina!
Castle lo aprì, c’era una dedica, non ci mise molto a riconoscere la sua grafia, lesse a voce alta quello che diceva
-“A Katherine, speriamo non ti venga un raffreddore, Richard Castle!”. E’ la dedica peggiore che abbia mai scritto ma che vuol dire e come mai hai una mia dedica?

-Era il 23 Marzo di 10 anni fa, me lo ricordo ancora. Eri alla libreria Sunnydale, sulla Westwood, incontravi le fan per autografare il tuo libro appena uscito. Uscii di casa prestissimo e nella fretta dimenticai l’ombrello! Quando arrivai c’erano almeno duecento persone in attesa e di lì a poco scoppiò un temporale. Ricordo che ero completamente fradicia e continuavo a guardarti firmare gli autografi dalla porta … Mi accorsi che liquidavi in fretta gli uomini e le donne anziane per dedicarti ad autografare con perizia le curve delle giovani affascinanti che ti lusingavano con moine e strusciamenti.

Rick rimase tutto il tempo in silenzio ad ascoltarla ammirato, abbassò la testa appena, come se fosse stato colto sul fatto, in occasione dell’ultima frase di Kate

-Quando toccò a me, e mi hai visto completamente fradicia, hai scritto quella dedica; anche piuttosto di corsa, mentre flirtavi con una bionda con un reggiseno a balconcino

Castle era bloccato, completamente in estasi, si stava chiedendo perché Kate si fosse aperta a tal punto da fargli quella confessione e si sentiva così idiota perché non si ricordava quell’episodio e perché proprio mentre parlava con lei stava facendo il cretino con un’altra

-Ho aspettato un’ora in fila, sotto la pioggia battente, per una mezza occhiata e questa frase. Le gambe mi sostenevano appena quando mi sono avvicinata, ti ho ripetuto il mio nome due volte perché, per quanto mi tremava la voce, non riuscivi a capirlo … Ebbene sì Castle, avevi ragione, ero una tua fan prima che ci incontrassimo, e non ho smesso di esserlo, anche se sono stata tentata, un paio di volte!

Castle era totalmente spiazzato da quell’ammissione, il modo in cui gli parlava, quell’inflessione dolce della voce, era come se fosse un’altra Kate:
-Non capisco, io, sono un tantino confuso. Perché me lo fai vedere solo adesso? Perché mi stai dicendo questo?
-Perché tu fai già qualcosa per me Castle, lo fai continuamente, anche con piccoli gesti come portarmi il caffè la mattina! Non serve affittare uno stadio, tu mi hai aiutato più di chiunque altro, l’hai fatto in passato, senza esserne cosciente, e questo libro ne è la prova, e continui a farlo adesso.

Castle era senza parole, totalmente spiazzato
-Ok Kate, sono un po’ spaventato, perché mi stai dicendo queste cose? No … Non vorrai mica fare un gesto estremo? – Disse con la solita aria da catastrofista, pensando a chissà quale terribile scenario
Kate sorrise e disse:
-Sì, decisamente estremo – Fece una pausa e poi aggiunse:
-Vieni qui … -Invitandolo ad avvicinarsi

Castle deglutì vistosamente e scivolò piano verso di lei. Kate pose un ginocchio sul divano e l’altra gamba tra quelle di Castle, che rimase a guardarla con un’aria imbambolata. Appoggiò le sue mani sul volto di lui, per poi scendere con una carezza fino al colletto della camicia, che usò per avvicinarlo a sé, annullare gli ultimi centimetri di distanza che ancora li separavano, e baciarlo.

Il bacio era carico di desiderio e trasporto, come se tutto quello che era rimasto sepolto per mesi stesse affiorando in superficie rapidamente. Si strinse sempre di più a lui, cercando il suo viso, volendo le sue labbra disperatamente, quasi in quel contatto tentasse di annullare il dolore di quei giorni. Castle le cinse la schiena con le mani con fare deciso, per poi accarezzarla fin sopra le spalle, quasi per tranquillizzarla, come se avvertisse il bisogno di Kate di averlo vicino per placare il suo tormento.
Le mani di lei affondarono nei suoi capelli, spingendo il viso di Rick con maggiore forza contro di lei, sulla sua bocca, mai sazia del suo sapore. La lingua di lei avvolgeva quella di lui che rispondeva timidamente al suo richiamo intenso e incontrollato. Dopo alcuni istanti, Kate dolorosamente si separò da lui, dalle sue labbra ed emise un sospiro affannato, misto a piacere e cedimento... Con la punta del naso gli accarezzò la fronte fino scivolare sul mento, sul quale stampò un deciso bacio a labbra semichiuse. Avvertiva calore sul viso, frutto non solo dell’eccitazione ma anche della barba di lui, che aveva reso quel contatto più ruvido ma non per questo meno bello.

Castle rimase serio a guardarla, poi disse:
-Non mi sono neanche rasato questa mattina, sono davvero un disastro! - Notando come la delicata pelle di Kate fosse arrossata al contatto con la sua barba
-Mi piaci con un filo di barba, mi piace sentirla sul mio viso. - Disse lei con un tono di voce caldo e seducente.

Castle avrebbe voluto baciarla per tutto il giorno, ma la detective riportò radenti al suolo i pensieri dello scrittore che avevano già toccato alte quote. Lei abbandonò quel comodo appoggio, scavalcando con la gamba, come era solita fare con la sua Harley; tornò al suo posto, appoggiò la testa allo schienale del divano, si passò le mani sul viso e poi tra i capelli e, quasi disperata, disse, voltandosi verso di lui:
-Ho un appuntamento tra mezz’ora, Rick. Devo andare.
-Permettimi di farti notare che i gesti estremi non vanno lasciati a metà. –Disse cercando di restare serio e di regolarizzare le pulsazioni
-E’ un impegno che non posso rimandare. Sono costretta a lasciare questa “conversazione” in sospeso, sono un disastro, vero? – Disse sorridendo in modo ammiccante, soprattutto quando pronunciò la parola conversazione e Rick non poté fare a meno di sorridere di rimando, perso nel volto radioso della sua musa, fonte di ispirazione sotto molteplici punti di vista!

Castle ci mise qualche secondo per alzarsi in piedi, gli serviva del tempo per stemperare l’eccitazione di prima. Si avviò tristemente verso la porta, seguito da Kate. Si fermarono entrambi sull’uscio e quando furono uno di fronte all’altra, lui disse:
- Mi chiami appena ti liberi, non farmi aspettare fino a Lunedì, ti prego!
Si avvicinò timidamente e le diede un bacio sulle labbra, quando si staccò da lei, Kate lo cinse subito con le braccia per una replica più decisa che lasciò lo scrittore senza fiato
-Guarda che se continui così non ti lascio andare all’appuntamento!
Non volle chiedere con chi fosse né perché sembrasse così importante, non voleva forzarla.
Lei lo guardò come non aveva mai fatto prima, in un modo così intenso come se volesse imprimersi quell’immagine nella mente, poi disse:
-Ciao Rick!
Quel ciao aveva il sapore di un addio. E forse lo era, anche se uno dei due non lo sapeva ancora!





Ciao a tutti,
che dire … Questa storia sovverte un pochino i miei soliti schemi, mi sono voluta mettere in gioco sotto diversi aspetti:
  • Non è una storia che fa molto ridere (di solito mi piace lavorare sul lato comico)
  • Ci saranno più di 10 capitoli (e di norma preferisco le one shot)
  • Non pubblico mai senza aver prima scritto il finale (stavolta la storia è ancora un work in progress)
Per cui se vi sentite spiazzati nella lettura, vi capisco, sono spiazzata anch’io!
Questo è la mia idea di come le cose sarebbero dovute andare nel finale di stagione e non è detto che sia meno crudele di Marlowe, questa cosa mi lascia sconvolta!
ps: il rating diventerà più acceso, un po' più avanti ...

Grazie della lettura e dei commenti se vorrete lasciarne.
Un ringraziamento particolare a Lucia e alla mia musa psicologa :)

Remember: keep calm, there’s a season 4!

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Capitolo 2
*** Passaggio di consegne ***


Nel capitolo precedente …
-Ho un appuntamento tra mezz’ora, Rick. Devo andare. E’ un impegno che non posso rimandare.
Lei lo guardò come non aveva mai fatto prima, in un modo così intenso come se volesse imprimersi quell’immagine nella mente, poi disse:
-Ciao Rick!
Quel ciao aveva il sapore di un addio …
 
Passaggio di consegne
L’appuntamento di Kate era al distretto con Lanie, Ryan ed Esposito. Aveva chiamato la sua squadra di sabato mattina, destando nei tre una certa preoccupazione.

Arrivò di corsa e trovò i ragazzi ad aspettarla, dubbiosi sulla natura di quella convocazione a sorpresa.

-Eccomi, scusate il ritardo, ho avuto un imprevisto! – Disse mal celando un sorriso; Castle era tutt’altro che un imprevisto, piuttosto un piacevole diversivo! Poi si ricompose e proseguì:

-Mi dispiace avervi disturbato di sabato mattina, ma non ho potuto fare altrimenti. Ho parecchie cose di cui occuparmi e poco tempo per sbrigarle tutte. Inoltre era necessario vedersi qui, perché ho dei documenti da darvi.

Non c’erano casi improrogabili da risolvere, eppure la richiesta di Kate di incontrarsi al distretto era sembrata necessaria, quasi vitale. Il tono di voce con cui aveva invitato i tre a presentarsi in ufficio faceva trasparire urgenza, non solo in termini di tempo, ma necessità di comunicare qualcosa; come se la donna sentisse il bisogno di togliersi un peso. Almeno Ryan e Lanie avevano avuto la sensibilità di cogliere questo aspetto, forse perché avevano parlato direttamente con Kate, invece Esposito era piuttosto seccato, per essere stato convocato di sabato e soprattutto per essere stato interrotto con Lanie in un romantico momento a deux.

Fu proprio il detective dal temperamento latino a rompere quel silenzio, come se nessun altro avesse voglia di fare domande, per paura di non saper gestire le risposte:
-Stai dicendo che dobbiamo lavorare anche di sabato?
Kate non rispose, si avvicinò alla sua scrivania, prese una pesante pila di scartoffie e tornò dai suoi colleghi. Appoggiò i documenti sullo scrittoio di Ryan e cominciò a separarli in due mucchi distinti.
-Non esattamente – Aggiunse. E, dopo che ebbe finito con la divisione delle carte, aggiunse:
-Fatto! Bene ragazzi, questa è la parte difficile.
Si fermò un attimo e fece un gran sospiro
-Questi documenti sono per te Ryan, sono in ordine di importanza, ci sono alcune deposizioni da ricontrollare e alcuni rapporti da scrivere. Questi, invece, sono per te Esposito. Mi raccomando con l’interrogatorio del caso Miller di lunedì, vorrei che fossi incisivo ma senza esagerare; niente colpi di testa!
-Non capisco, non te ne occupi tu? E perché ci stai dando il tuo lavoro?  - Chiese Javier
Ryan e Lanie rimasero dubbiosi ad osservare in silenzio
-Ho chiesto un periodo di ferie a Montgomery, avevo 20 giorni arretrati e in più ho chiesto un periodo di aspettativa. Dovrete occuparvi voi di tutto … D’ora in poi!

L’ultima parte della frase lasciò i tre sempre più sgomenti. Cosa voleva dire “d’ora in poi”? Non aveva detto che quell’incombenza sarebbe stata sulle loro spalle per un po’; d’ora in poi era un periodo lungo, un lasso di tempo che suonava definitivo!
-Aspettativa? Di quanto? – Chiese Lanie ancora un po’ stordita
-6 mesi almeno, rinnovabile fino ad un massimo di tre anni!
Il silenzio scese al distretto.
Ryan, dei tre “moschettieri” di Beckett, sembrava il più ottimista:
-Dai scherzi, ti annoierai a morte a casa per sei mesi, tu hai questo lavoro nel sangue, non resisterai così a lungo. E poi vorrai mica lasciarci qui con Castle? Noi tre da soli non riusciremo mai a smontare le sue assurde teorie.

A Kate venne un nodo alla gola, non solo perché in quel momento razionalizzò tutto quello che stava per lasciarsi alle spalle, ma sentire il nome di Castle, pensare a lui, in quel momento, era la cosa più dolorosa.

-Ci ho pensato a lungo, non è stato facile ma è l’unica decisione che credo abbia senso … Da quando ho risolto il caso di mia madre non ho più stimoli, non mi sento più motivata. Vado avanti per inerzia ed è come se avessi perso interesse per il mio lavoro.
-E cosa hai intenzione di fare? Non ti ci vedo a fare la casalinga disperata, tesoro! –Disse Lanie, abbastanza contrariata.

Lanie aveva conosciuto Beckett nei suoi primi anni in accademia. La ricordava come una ragazza determinata e riservata, ma anche incredibilmente grintosa. Una donna in un ambiente a così alto tasso di testosterone è oggetto di continue battutine e uscite poco eleganti; Beckett aveva sempre avuto la capacità di mettere in riga chiunque provasse a metterla a disagio, con stile e fermezza.
Lanie all’epoca era una tirocinante, ma aveva capito subito che kate avrebbe fatto strada!
Diventarono amiche solo una volta che la giovane detective arrivò al dodicesimo. A Lanie piaceva l’idea che ci fosse un’altra donna a lavorare al suo fianco, a guardarle le spalle.
Tra di loro si era creato un legame speciale, fatto di rispetto e sostegno reciproco, un legame che l’anatomopatologa aveva dannatamente paura di perdere.

-Quando avevo 19 anni avevo così tante idee per il mio futuro, avrei voluto fare la giornalista, l’insegnante, studiare letteratura, viaggiare, trasferirmi in Europa, comprarmi un cane! E qualche mese dopo sono finita in accademia, senza passare dal via, senza aver potuto scegliere. Gli eventi hanno scelto per me …
-Avranno anche scelto gli eventi, mia cara, ma non cambia ciò che sei. Tu sei la migliore detective del distretto, sei intelligente e hai un’empatia con le vittime che non ha eguali. Forse non hai scelto, ma questo non vuol dire che tu non stia già facendo quello che eri destinata a fare. – Disse Lanie, al limite del pianto, con gli occhi lucidi e la voce rotta.
-Il destino ce lo creiamo noi Lanie, con le scelte che facciamo. L’unico motivo per cui ho iniziato a fare la poliziotta è stato trovare il responsabile dell’omicidio di mia madre. Ora che la partita è chiusa non c’è motivo che io resti!
-Quindi hai deciso? Vuoi mollare? –Chiese Ryan, con la voce triste
-Non lo so Ryan, so solo che per una volta nella vita, voglio avere la facoltà di scegliere. Ho decine di opzioni e voglio vagliarle tutte.
-Non potevi iniziare dal cane? – Disse Esposito e si guadagnò le occhiatacce di tutti gli altri – Che c’è? Ha detto che voleva un cane, io avrei iniziato da quello …
-Come pensi di restare fuori da tutto rimanendo a New York, è da pazzi! - Chiese Lanie, con fare scettico, scuotendo la testa
-Infatti non ho detto che resto!

Il viso dei tre, finora confuso, divenne improvvisamente serio e ombroso
-Che vuol dire che non resti? – Chiese Lanie, spaventata da quello che l’amica stava per dire
-C’è un aereo per Boston alle 16 di oggi, un altro per Chicago alle 17, uno per Londra alle 17:30 e persino uno per Tokyo alle 19:00, devo solo scegliere. Ho già liberato il mio appartamento e riconsegnato le chiavi al portiere. E’ tutto deciso, meta a parte … So che ho bisogno di allontanarmi, di cambiare vita!
I tre rimasero in silenzio, Kate guardò quei musi lunghi e aggiunse:
-Oh, andiamo ragazzi, cosa sono quelle facce? Parlo soprattutto a voi due –Disse indicando Ryan ed Esposito – Sapete che questo significa che uno di voi prenderà il mio posto?
I due si guardarono perplessi
-Ho lasciato un foglio a Montgomery con una mia personale valutazione. L’ultima parola spetta a lui, ma c’è odore di promozione nell’aria.

Quell’uscita di Kate non rasserenò gli animi; né Ryan né Esposito avevano voglia di esplorare a fondo le ripercussioni di quell’ultima frase, erano ancora troppo devastati dalla notizia

-Forza ragazzi, vi chiamerò spesso, ci sentiremo … Vi prego non voglio ricordarmi di voi con questi visi tristi, sono assolutamente convinta della scelta che ho fatto e per la prima volta da giorni mi sento serena. Dovreste essere contenti per me!
I tre si guardarono cercando di trarre reciproco conforto dai loro sguardi. Esposito diede inizio ai saluti …
-Avevamo quella scommessa in sospeso sul vincitore di “Dancing with the stars”, te lo ricordi? –Disse Esposito, cercando di non piangere
-Voi due guardate Dancing with the stars? –Chiese Ryan, trasalendo
-Yo amico, lo sai come sono i turni di notte… Se non ci sono casi il tempo non passa mai, fortuna che c’è la tv!
-Prometto che, se dovessi perdere, ti farò un bonifico … Ma tanto vincerà la mia coppia! – Disse Kate che si avvicinò ad Esposito per abbracciarlo e poi disse piano ad un orecchio:
-Prenditi cura di Lanie! Se la fai soffrire salgo sul primo volo, torno e ti spezzo le gambe!
-Ricevuto! –Sussurrò lui, stringendola forte. Quando sciolsero l’abbraccio, Esposito disse a voce alta: -Abbi cura di te!
Fu il turno di Ryan, un altro abbraccio e poi l’irlandese aggiunse:
-Mi sposo ad Ottobre, devi tornare e essere in prima fila
-Non me lo perderei per niente al mondo, Jenny è una donna fortunata – Disse e Ryan iniziò a piangere come un bambino, mentre Kate cercò di trattenere le lacrime, accarezzando dolcemente la spalla del collega.
-Eccoci a noi – Disse in direzione di Lanie, sapendo che lei sarebbe stata la persona più difficile da salutare
-Ti odio Katherine Beckett, non puoi mollarmi da sola in questo covo di maschilisti
-Mi mancherai da morire dottoressa Parish!
-Anche tu – E si abbracciarono. Lacrime rigarono il volto di entrambe.

Ryan continuava a singhiozzare senza sosta, incurante di manifestare il cedimento della propria mascolinità, invece Esposito, non volendo scalfire la sua aria da macho, preferì defilarsi
-Yo, Ryan, iniziamo a sistemare queste carte. Non vorrei doverti dare altro lavoro Lunedì, quando mi nomineranno detective capo! – Disse corrugando la fronte in segno di soddisfazione e annuendo. Kate e Lanie sciolsero l’abbraccio, li guardarono e sorrisero
-E chi ti dice che sarai tu il nuovo detective capo? –Replicò l’irlandese, strofinandosi gli occhi

I due continuarono a punzecchiarsi, avviandosi verso l’archivio. Camminando si voltarono per un ultimo cenno in direzione di Beckett, che sollevò la mano a fatica, quasi il dolore di quell’addio le stesse straziando il corpo. Lanie si accorse di quanto Kate fosse devastata da quella decisione, e lei stessa lo era, ma cercò di rendere quel saluto meno amaro, provando a strapparle un sorriso, mentre Kate continuava a fissare i suoi colleghi allontanarsi:
-Dimmi che nella valutazione che hai lasciato al Capitano chiedi di licenziarli entrambi, ti prego!
Risero e dopo un attimo di silenzio, Lanie riprese
-Chiama appena arrivi, in qualunque parte del mondo tu sia, ok?
-Promesso!
-Ti serve una mano con i preparativi? Hai ultimato tutto? Salutato tutti?
-Sì, è tutto pronto, devo solo caricare le valigie su un taxi e andare all’aeroporto!
-Castle lo sa?

Di nuovo lui, di nuovo una fitta allo stomaco che le impedì quasi di respirare. Castle era l’unico motivo per cui non sarebbe andata via, era il suo tormento più grande, ed era l’unica persona a cui non era riuscita a dire addio. Kate non rispose alla domanda, si limitò a guardare il pavimento, sentendosi una codarda, e quel silenzio era la risposta più eloquente che potesse dare.

***

Castle nel frattempo era tornato a casa, memore di quel momento di intimità con Kate. Sentiva ancora il suo profumo, ricordava l’intensità del suo tocco, del suo calore, del suo corpo sul suo. Un senso di beatitudine lo investì completamente, era come anestetizzato; si muoveva in una bolla ovattata, in cui qualunque altra cosa al di fuori del nome Kate non lo scalfiva minimamente. Quando aprì la porta e si recò in cucina, trovò le altre due donne della sua vita a fare colazione.

Negli ultimi giorni avevano visto Rick spegnersi lentamente, erano così preoccupate e tristi di non poter alleviare il suo tormento e non si aspettavano di certo che le cose fossero cambiate, ma il nuovo Castle rivitalizzato le lasciò senza parole:

-Le mie fantastiche donne di casa. Le mie adorate, figlia – Disse baciando Alexis sulla guancia – e madre – disse abbracciando la donna, che guardò perplessa Alexis, altrettanto confusa.
-Rich… Richard, stai bene? – Chiese Martha
-Mai stato meglio madre! Hai cambiato pettinatura? Stai benissimo!
-Mi ha appena fatto un complimento? –Disse in direzione della nipote
-Vado di sopra, mie giovani dame!
-Ha appena detto che sei giovane, nonna!
-Ora inizio a preoccuparmi davvero! –Disse Martha con fare teatrale
-Vado a radermi. Anzi no! Non trovate che stia bene con un po’ di barba incolta?
Poi trotterellò al piano di sopra, volteggiando per le scale come se stesse danzando
-Credi che si sia drogato? –Chiese Alexis alla nonna
-Non so che pensare, mia cara!
-La barba? Oddio non vorrà farsela crescere! Ti ricordi quando si ostinava a portare i baffi?
-Voleva assomigliare a Magnum PI, per questo si comprò la Ferrari!
-Oddio, l’altra sera abbiamo visto Batman e l’attore aveva la barba …
-Tesoro, prepariamoci a far posto in garage alla bat-mobile!



Ciao a tutti,
ebbene sì, Kate parte! Qualcuno di voi l'aveva intuito ... Sono pronta alle sfuriate delle fan di Stana, alle quali posso solo dire: abbiate fede!
Grazie a tutti per la lettura e i commenti, se vorrete lasciarne.

Remember: keep calm, there's a season four! (sarà il mio mantra fino a settembre)

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Capitolo 3
*** Forse ... ***



Finalmente Lunedì era arrivato!

Castle negli ultimi due giorni non aveva fatto altro che attendere quel giorno ... Aveva aspettato per tre anni, ma niente gli era sembrato tanto interminabile come quel fine settimana. Aveva passato ore in contemplazione del cellulare, nell’attesa che squillasse, di leggere il suo nome sul display, ma niente!

Si era detto che era normale, che non doveva dare peso alla cosa, che doveva darle tempo … Aveva ripetuto, come un automa, il gesto di chiamarla decine e decine di volte per poi riporre il telefono. Continuava a scendere le scale, si dirigeva verso la porta pronto a raggiungerla, ma poi finiva per ripensarci e tornare indietro! Kate aveva messo in piazza i suoi sentimenti, ed era la prima volta da quando la conosceva che si spingeva così oltre, non doveva farle pressioni, l’avrebbe solo fatta allontanare.

Arrivò al distretto con gli occhiali da sole, una polo sportiva, il colletto alzato e un’aria frizzante. Quello era il giorno di un nuovo inizio, di un sodalizio con Kate che sarebbe andato oltre le otto ore di lavoro e si sarebbe esteso al privato; non vedeva l’ora di esplorare quella parte di Kate, quella nuova vita insieme!

-Buongiorno miei cari e solerti amici detective!

Esposito e Ryan lo guardarono come se avessero appena visto un alieno; i loro occhi furono attratti in principio dal suo sorriso smagliante e subito dopo dai due caffè che teneva in mano, come al solito, come se nulla fosse cambiato! Si rivolsero un’occhiata fugace e poi commentarono a voce bassa:
-Ma non lo sa? – Chiese Ryan ad Esposito
-Dubito che siano per noi quei due caffè!
-Non trovate che questa giornata sia meravigliosa … Aaaah! – Disse respirando a pieni polmoni, come se fosse su un’alta vetta a fare scorta di aria pura
-Forse è il suo modo di elaborare la partenza di Kate. – Disse Ryan, abbastanza preoccupato da quella versione zen dello scrittore - Deve essere ancora sotto shock!
-Magari ha fumato qualcosa! –Disse Esposito
-Bene ragazzi, non voglio farvi perdere tempo, il vostro lavoro è difficile, importante e voi siete molto professionali e preparati!
-Ok, ha fumato! –Disse Ryan, annuendo in direzione di Esposito
Castle continuava a guardarsi intorno e ad ignorare i discorsi sottobanco dei due detective
-Dov’è Beckett? – Chiese alla fine, non vedendo arrivare la detective
Ryan ed Esposito si guardarono sconvolti
-L’ha rimosso? – Disse Esposito, provando a razionalizzare, verso il collega
-E se se ne fosse andata senza dirgli niente? – Chiese timidamente Ryan
-Arriva più tardi? Oppure è in archivio? – Insisteva Castle, guardandosi intorno
-Oh cavolo, amico! E ora chi glielo dice? – Disse Esposito tra lo sgomento e il panico
-Temo che dovremo farlo noi, ma se vuoi farti avanti, fai pure!  – Disse Ryan al collega, continuando a fissare Castle
-Giochiamocelo a morra! – Commentò Esposito, anche lui con lo sguardo fisso sullo scrittore

Montgomery uscì dal suo ufficio e disse:
-Esposito, nella sala interrogatori, il sospettato sta arrivando!
Esposito in direzione di Ryan
-Anzi  no, credo che la morra non serva più, buona fortuna – Disse dando una pacca alla spalla dell’amico e guadagnandosi una smorfia di disappunto dall’irlandese

-Hey, capitano! Come va? – Chiese Castle accennando un saluto goffo con i caffè in mano
Montgomery vide i caffè e intuì che Castle fosse all’oscuro della situazione; guardò di volata Ryan che scosse la testa e ne ebbe la conferma: Castle non sapeva nulla! Roy aveva sempre considerato Beckett come una figlia, si sentì in obbligo di spiegare a Castle come stavano le cose
-Castle, vieni nel mio ufficio! – Poi lanciò uno sguardo a Ryan, che si tirò un sospiro di sollievo
-Sto aspettando Beckett, a dire il vero …
-Vieni nel mio ufficio, prima – Insistette il capitano, con un tono che non ammetteva repliche
-Ok, appoggio i caffè sulla scrivania. Ryan le dici che sono dal capitano quando arriva?

Ryan si limitò a fare un mezzo cenno con la testa, con la triste consapevolezza di cosa attendesse l’amico nell’ufficio del capitano. Rick, invece, sembrava un bambino in un luna-park, continuava a guardarsi intorno come se fosse indeciso su quale giostra salire. La cercava, voleva la conferma di quel momento che avevano vissuto pochi giorni prima, voleva di nuovo sentire il suo corpo vicino al suo e perdersi nel suo abbraccio. Emanava un tale entusiasmo che Montgomery fu tentato diverse volte di lasciar perdere …

-Siediti Richard!
Castle fu sorpreso, sia per quell’offerta così inusuale, sia perché il capitano non l’aveva mai chiamato per nome. Roy colse lo stupore sul suo volto e precisò:
-Posso chiamarti per nome? In fondo collaboriamo da diversi anni, credo sia ora!
-Certo Roy, vale anche per me, vero? – Disse sorridente più di prima
Il capitano annuì poi proseguì, prendendo il vero motivo di quella “convocazione”  alla larga
-Non credo di avertelo mai detto Richard, ma il lavoro che hai fatto in questi anni è davvero notevole, da far invidia a poliziotti addestrati.
-Mi lusinghi Roy!
-Qualunque cosa succeda, tu sei il benvenuto qui al dodicesimo distretto.
Castle continuava a gongolare felice. Il capitano non sapeva più come rimandare la notizia che avrebbe fatto sparire quel sorriso dal volto dello scrittore …
-Bene, adoro i complimenti, specie di prima mattina, ma ora devo trovare Beckett. – Disse Rick, sollevandosi di scatto dalla sedia
-Appunto di questo, Castle! – Poi il capitano si bloccò …
-Sono tornato Castle?
Il capitano rimase concentrato, non si fece distrarre o impietosire e fu diretto nel dire:
-Beckett non è al distretto oggi. – Si arrestò un attimo per cogliere le reazioni di Castle. Rick sembrava sorpreso ma non preoccupato, non poteva immaginare come stavano le cose. – Non sarà qui neanche nei prossimi giorni, ha chiesto di usufruire delle ferie arretrate.
Lo stupore si dissolse e lasciò spazio al sollievo sul volto di Castle
-Non ci credo! E’ fantastico! Finalmente, oh ci voleva, davvero. Si merita un po’ di riposo, quella donna è una stakanovista – Fece una pausa – Aaah ora capisco il discorso di prima. Teme che io non venga più al distretto perché Beckett è in ferie. Ma no capo, verrò a trovarvi, non si deve preoccupare.

Si sentiva più felice che mai; cominciò a pensare a tutto il tempo che lui e Kate avrebbero passato insieme, alle volte che avrebbero fatto colazione con calma, dopo una notte passata abbracciati, alle piacevoli zuffe tra le lenzuola, alle repliche che avrebbero potuto concedersi sul divano e in altri angoli della casa più scomodi ed eccitanti. Dovevano solo scegliere e ora avevano anche più tempo a disposizione con Kate in congedo!

-Kate se n’è andata, Castle!

Quella frase arrivò in maniera appena percepibile alle sue orecchie, ogni suono era ovattato dalla sua felicità. Mentre continuava ad immaginare la sua nuova vita con lei, la sua mente iniziò a processare le parole del capitano al rallentatore. Il sorriso scomparve, la sua espressione si fece pian piano cupa e dubbiosa.

-E’ andata a casa, è in ferie, giusto? – Voleva solo essere tranquillizzato, quella frase aveva scatenato pensieri che non era pronto ad affrontare; che non era giusto avere ora che si erano trovati, finalmente, dopo tanto tempo.
-Ha chiesto un periodo di aspettativa di sei mesi, ha lasciato New York sabato. Nessuno sa dove sia andata.

Castle sbiancò! Montgomery temette che stesse per cadere, lo vide perdere l’equilibrio per un attimo e appoggiarsi alla sedia con il braccio.
- Mi dispiace, mi dispiace che sia io a doverti dare questa notizia, ma non è detto che non torni … Forse rientrerà  prima di quanto immagini!
Castle cominciò a sentire le gambe cedere e dovette sedersi
-Ha lasciato New York? – Disse guardando la parete alle spalle del capitano – Non è possibile, non mi ha detto niente, non … -Si arrestò ripensando a quanto fosse stata strana Kate l’ultima volta che si erano visti, a quell’appartamento vuoto, a quel bacio che sapeva di addio
Dopo alcuni secondi in cui quel disegno si fece chiaro, aggiunse:
-Gli altri lo sanno?
Roy si limitò ad annuire
-L’ha detto a tutti tranne che a me? – Disse a voce alta. La sua non era una domanda, non si aspettava una risposta, era solo un’amara constatazione.

Il capitano non sapeva come giustificarsi e rimase in silenzio, guardando lo scrittore con aria compassionevole.
-Forse? Tornerà forse? – Rimase in silenzio alcuni istanti, poi si alzò dalla sedia e si diresse verso la porta.

La prima cosa che vide, aprendola, fu la scrivania di Beckett, con i due bicchieri di caffè; il simbolo di tutto quello che erano e che forse non ci sarebbe più stato. Quel dannato “forse” continuava a ronzargli nelle orecchie.

Si diresse verso l’ascensore, mentre Ryan lo guardava preoccupato. Arrivò  con passi lenti e stanchi  e un’aria spenta vicino alla scrivania di Ryan, si fermò un attimo e poi disse:
-Puoi prendere i caffè se vuoi perché tra sei mesi, FORSE tra sei mesi, saranno freddi!

***

Quando Martha rientrò a casa, trovò l’appartamento al buio. Le persiane erano chiuse e le luci spente. Era decisamente strano, a quell’ora del giorno la casa era luminosissima; Rick aveva comprato quell’appartamento proprio per questo motivo, adorava che fosse pieno di luce. Martha si avvicinò con passi incerti all’interruttore del salotto e quando accese la luce sussultò dallo spavento

-Mio Dio Richard, mi hai fatto paura! Cosa ci fai qui al buio? – Disse al figlio seduto sul divano
Castle non rispose, aveva lo sguardo perso, tra le mani oscillava un bicchiere. Martha gli si avvicinò.
-Non è tè vero?  - Disse in riferimento al liquido nel bicchiere
Lui non rispose
-Tesoro ma che succede? Di solito sono io quella che beve alcolici di prima mattina.
-Se n’è andata, mamma!
-Chi se n’è andata? Di chi parli?
-Kate! E’ partita, ha lasciato New York. Ha salutato tutti e non si è scomodata di farmi neanche mezza telefonata. Non risponde, ho lasciato decine di messaggi, l’ho implorata di chiamare, ma niente.
-Dalle tempo caro. La storia dell’omicidio della madre l’ha provata molto. Vedrai che tra qualche giorno tornerà
-Sei mesi mamma. Si è presa sei mesi. Non si tratta di qualche giorno. Sono stato un idiota. Mi ha baciato l’altro giorno, ho creduto che fosse finalmente pronta a stare con me, invece era solo il suo modo di dirmi addio e io non l’ho capito. La sua casa era vuota e io ho pensato che volesse fare spazio. Ho trascurato tutti i segnali, l’ho lasciata andare senza dirle quello che provo e forse non la rivedrò più.

Di nuovo quel forse. Quel bilico lo faceva morire. Era già difficile accettare l’idea che se ne fosse andata, ma l’incertezza in cui l’aveva lasciato lo tormentava.

Martha strinse il figlio tra le braccia poi si versò da bere. Non sapeva cosa dire, non era lei quella brava con le parole in famiglia, ma se c’era qualcosa in cui era brava era l’alcool e sarebbe rimasta lì con suo figlio a sbronzarsi e ad offrirgli la sua spalla per tutto il tempo necessario!
 

 
Ciao a tutti,
prosegue la scia di tristezza, prometto che nel prossimo capitolo sarò meno triste, anche se la mia vena comica sembra aver raggiunto Jack e gli altri sull’isola di Lost!
Ringrazio, come sempre, Lucia perché mi supporta e mi sopporta e anche la Mari che mi cazzia  : ), il mio cuore è per metà sardo!
E grazie a tutti voi che leggete e commentate
Remember: keep calm, there's a season four!

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Capitolo 4
*** le tre fasi della depressione ***


Alexis scese in cucina per fare colazione e trovò sua nonna che si versava del caffè.
-Ci sono novità? – Chiese la piccola di casa Castle con aria speranzosa
-No tesoro!
-Ha dormito sul divano anche stanotte?
-Non credo abbia dormito! Vedessi che faccia …
-Dormire non è l’unica cosa che non fa, allora … Non ha un buon odore, sono giorni che non fa una doccia. Nonna io inizio a preoccuparmi seriamente!

Dopo la partenza di Kate, Castle non riusciva a darsi pace. Non aveva più messo piede al distretto dalla chiacchierata con Montgomery, non era neanche più uscito di casa. Era rimasto su quel divano a guardare le giornate passargli davanti tutte uguali.
Sobbalzava ad ogni squillo del telefono, guardava sconfortato i numeri di Paula e Gina alternarsi sul display senza leggere mai l’unico nome che avrebbe voluto, quello che avrebbe dato di nuovo senso alla sua esistenza.

Detestava farsi vedere così da sua figlia, dalla sua famiglia, ma non riusciva a reagire. Sarebbe stato facile buttarsi sul lavoro per non pensare; nei suoi divorzi era stato così, ma con Kate non se n’era andata solo la donna che amava, ma anche la sua musa; come poteva trovare l’ispirazione per i suoi libri se la donna per cui aveva ritrovato la passione per la scrittura l’aveva piantato in asso?

Partecipava assente alle conversazioni, annuiva in modo stanco, mangiava a malapena. Affogava spesso i pensieri che gli affollavano la mente nell’alcool. Una sera Martha lo trovò seduto sul divano semi-addormentato che invocava il nome di Kate, con la bottiglia stretta tra le braccia. Era difficile capire come fare a ricominciare. Tutto quello che contava davvero per lui se n’era andato con lei.

- E’ normale tesoro, purtroppo.
-Non è normale, è l’ombra di se stesso, non lo riconosco più.
-Perché è ancora nella prima fase!
-Prima fase?
-Vedi tesoro quando qualcuno a cui teniamo ci lascia attraversiamo tre fasi, le cosiddette “tre fasi della depressione”
Alexis si sedette confusa su uno sgabello, in attesa che la nonna le spiegasse.
-Allora la prima fase è quella che sta vivendo tuo padre. Non si ha voglia di reagire, si passa tutto il tempo in casa con la stessa biancheria intima per giorni – Alexis fece una smorfia di disgusto – e non si ha voglia di vedere nessuno. La seconda fase è un periodo di transizione. Inizia inducendo nella persona una reazione, facendola sentire utile ad uno scopo. Ti dico che quando tra me e quel bel fusto di James Leroy finì, solo la mia amica Mary riuscì a farmi uscire inventando la scusa che avevo un provino con Marlon Brando!
-E tu le hai creduto?
-Certo che no! Ma avevo bisogno di uscire; ero pronta a passare alla fase due. Quindi ho fatto finta di crederle!

Alexis la guardò intensamente e sollevò un sopracciglio, lo faceva in modo identico al padre
-E va bene, sì, le ho creduto. Ma ero depressa e vulnerabile, è stata crudele a giocare la carta Brando, era il mio idolo!
Alexis sorrise e scosse leggermente la testa.
-La fase tre?
-La fase tre è quella che precede la ripresa, ed è quella più difficile da gestire per chi sta intorno alla persona mollata, perché questa comincia a fare cose strane, diciamo “alternative”. E’ una sorta di espiazione del dolore.
-La tua terza fase in cosa consisteva?
-Ho iniziato a lavorare a maglia! Volevo fare una coperta a tuo padre
-Nonna tu sei negata per quelle cose.
-Infatti. Hai presente quella specie di sottobicchieri ricamato?
-Vuoi dire quel centrino grosso quanto un piattino da caffè?
-Ecco quella era la mia coperta! Ci ho messo tre mesi per finirla …
Alexis sorrise.

***

Le cose non cambiarono di una virgola per altri tre giorni, finché una mattina Richard ricevette una telefonata da Lanie:
-Castle, ciao sono Lanie
-Hey – Disse senza particolare enfasi
-Non mi importa se sei in pigiama, se stai dormendo o qualunque altra cosa tu stia facendo, alza le chiappe e vieni al distretto. Ora! NON TOCCARE QUELLO … - Si sentì urlare, tanto che Castle fu costretto ad allontanare l’i-phone dall’orecchio. – Se non vieni subito, giuro che faccio un infanticidio!
E riagganciò
-Un infan …?  Lanie? Lanie? – Castle guardò il cellulare ormai atono. Si passò una mano tra i capelli e sulla barba incolta. Se c’era una cosa che il dolore non aveva sepolto era la sua indole curiosa. Cosa era mai successo da spingere Lanie a chiamare? Quando pensò al distretto gli venne un nodo allo stomaco, tornare lì, senza Kate! Amaramente si sollevò dal divano e andò a prepararsi.

Arrivò al distretto dopo 40 minuti. Aveva l’aria sbattuta e sembrava terribilmente pensieroso. Quando aprì la porta dell’obitorio, fu travolto da due bambini che giocavano a rincorrersi, ne vide altri che stavano intorno a Lanie e altri che toccavano la lente d’ingrandimento sul tavolo per le autopsie.
Un bambino si era persino sdraiato sul tavolo, simulando un cadavere. Quella scena gli strappò un sorriso; era il primo dopo dieci giorni.
-AH GRAZIE A DIO SEI ARRIVATO. – Disse Lanie, come se fosse con l’acqua alla gola e avesse appena visto un bagnino di Baywatch
-Ma che succede?
-Viaggio organizzato. Ora le scuole fanno fare dei tour nei commissariati, nelle caserme dei pompieri – i bambini urlano in coro SIIII, quando Lanie pronunciò quella parola; metà di quelle piccole pesti voleva fare il pompiere da grande – si chiama visita formativa.
-Cosa c’entro io con tutto questo?
-Hanno dieci anni Castle, siete più o meno coetanei cerebralmente, e poi mi servono le tue idee da scrittore per tenerli buoni, sto letteralmente dando di matto. Hey tu, quello non è un giocattolo! – Disse avvicinandosi con fare minacciosa ad un bambino che toccava lo sterilizzatore.
Castle si voltò e vide un bambino mettere le mani in un contenitore, gli si avvicinò e disse:
-Fossi in te non lo farei.
-Perché? –Chiese il bambino preoccupato
-E’ lì che mettono gli organi interni dei morti
Il bambino corse piangendo verso la maestra, che guardò Castle come se fosse un maniaco. Lo scrittore demotivato si avvicinò a Lanie e disse a bassa voce:
-Credo che non sia stata una buona idea, non sono dell’umore adatto e ho appena fatto piangere un bambino
-Piantala, sapessi quanti di loro hanno fatto piangere me da stamattina. Bene bambini, un attimo di attenzione – disse a gran voce – questo signore vicino a me è Richard Castle è uno scrittore. Fategli tante domande

Castle si preparò a rispondere abbastanza frustrato da quella situazione
-Sei un poliziotto? Perché non hai la pistola e il distintivo?
-Cosa Scrivi?
-Sei famoso? Io non ti conosco!
-Uno alla volta, vi prego! Allora no, non sono un poliziotto e non ho una pistola. Scrivo libri gialli, sono libri che si ispirano alle vicende dei poliziotti veri. – Si bloccò appena dicendo quella frase, al pensiero della sua musa che l’aveva abbandonato – Sì, sono discretamente famoso!
-Conosci l’autrice di Harry Potter?
-Non di persona, ma ho letto i suoi libri
-BUUUU – si sollevò un coro di disappunto. Castle guardò Lanie, non sapendo che fare
-Racconta qualche storia macabra, su! – Lo incitò Lanie sottovoce
-Se sei uno scrittore, perché stai qua?
Castle ci mise qualche secondo prima di rispondere
-Seguo … Seguivo una detective della polizia per prendere spunto per i miei libri. – fece un grosso respiro, si voltò verso Lanie  e le disse a voce bassa: - Scusami non ce la faccio! – Ed uscì

Gli mancava l’aria in quella stanza, con quella pressione continua e quegli occhietti vispi puntati addosso. Non era in vena di esibizionismi. Non oggi, almeno. Mentre fece per andarsene, vide un bambino seduto su una panca all’uscita dell’obitorio che dondolava le gambe che non riuscivano a toccare terra. Aveva un’aria sconfortata e un lecca lecca in bocca. Si avvicinò a lui:
-Tutto bene?
Il bambino fece spallucce. Castle gli si sedette accanto
-Hai paura di quella camera? La dottoressa Parish ti ha sgridato? Sa essere davvero spaventosa, quando si arrabbia!  -Disse accennando un piccolo sorriso. Quel bambino dall’aria così indifesa fece emergere il suo istinto paterno, distraendolo per un po’ dai suoi problemi...
-No, sono triste!
-E che succede?
-E’ colpa di kelly.
-Una tua amica?
-Mi ha mandato un foglietto per chiedermi se volevo mettermi con lei, io ho detto sì e poi è sparita. – Poi si ammutolì e tornò a succhiare il suo lecca lecca. Castle capiva bene i tormenti di quel giovane ometto, altroché se li capiva.

Qualche minuto più tardi una bambina dall’aria saputella si avvicinò al ragazzo con le pene d’amore, mise le braccia conserte, picchiettando con un piede una mattonella. Assunse uno sguardo di disapprovazione, che si estese allo scrittore che aveva la stessa espressione triste del bimbo e come lui un lecca lecca in bocca

-Mamma ha detto che non devi mangiare quella roba, fa male ai denti. Mi meraviglio che un uomo adulto come lei non lo sappia. – Disse in direzione di Castle che si affrettò a togliersi il lecca lecca dalla bocca e a gettarlo nel cestino
-Oh non rompere! –Disse il bimbo in direzione di sua sorella
-Ma la smetti di commiserarti – Il termine piacque molto a Castle, che fu sorpreso dall’eloquenza della piccola. – Se dovrei vederti
-Ehm scusami veramente si dice se dovessi – Castle si affrettò a correggerla. La bambina lo fulminò con lo sguardo e poi riprese in direzione di suo fratello
-Pensi che kelly tornerebbe da te se ti vedesse – Si voltò verso Castle, che annuì in segno di approvazione – in questo stato? Devi reagire! Ok, lei se n’è andata ma tu sei ancora qui, comportati da bambino di dieci anni, non da mollusco senza cervello. Potresti fare le cose che hai sempre rimandato, come costruire la casetta sull’albero con papà!

Castle guardava quella bambina come se avesse appena avuto un’illuminazione, era rinvigorente sapere finalmente cosa fare e anche un po’ imbarazzante che fosse stata una bambina a farglielo notare.

***

Quando Alexis e Martha rientrarono a casa rimasero sconvolte. Castle era sbarbato, lavato, profumato e aveva addosso una vecchia t-shirt e un jeans strappato.
-papà, co.. cosa fai?
-Ciao tesoro! –Disse con la ritrovata espressione di padre affettuoso e presente. Alexis distese il volto in un sorriso e lo abbracciò, come se fosse appena tornato da un lungo viaggio
-Che bello vederti di nuovo sorridere, papà!
-Già, è merito di un’amica, mi ha aperto gli occhi!

Martha e Alexis sapevano della gita al distretto, pensavano che le parole di Rick fossero rivolte a Lanie, mai avrebbero immaginato che dietro ci fosse una bambina di dieci anni!

-Sono contenta, caro! Ma perché hai quei jeans strappati?
-Non potevo mettere quelli buoni, si sarebbero rovinati.
-Rovinati per cosa papà?
-Ci sono parecchi lavori da fare per casa, ho sempre rimandato, ma ora ho tutto il tempo per occuparmene. A partire dall’anta del tuo armadio … - Disse stringendo tra le braccia la sua piccola.
Alexis guardò la nonna perplessa e preoccupata. Castle fra tutte le sue doti non aveva di certo la manualità per i lavori di riparazione domestica. Non appena Castle si allontanò, Martha disse, accostandosi all’orecchio della nipote:
-E’ entrato nella terza fase!
 
 


Salve gente,
capitoletto di passaggio questo, mi serviva per stemperare un po’ il clima agonizzante dei precedenti e per prepararvi al prossimo che verterà su un argomento che rompe un po' gli equilibri …
Grazie per la lettura e i commenti, se vorrete lasciarne!

In onore delle mie adorate Lu e Mari, il mantra ve lo scrivo così:
“Arregoda, abarra calmu, c'esti sa quarta stagioni!”

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Capitolo 5
*** La nomina del detective capo ***



Alexis scese in cucina in pigiama, con i capelli stropicciati e completamente fradicia.
-Tesoro ma che ti è successo? – Chiese Martha, mentre Alexis continuava a gocciolare per casa con un’espressione tra la rabbia e la disperazione
-Vuoi sapere cosa mi è successo? – Chiese quasi isterica -Mi sono svegliata, alla solita ora, ho guardato fuori dalla finestra e mi sono fatta trasportare da questa bella giornata di sole e CI SONO VOLUTI DUE MINUTI PER FARMI PASSARE TUTTO L’ENTUSIASMO! – Disse  con un tono di voce più alto
-Tesoro ma …
-Ho quasi rischiato di morire travolta dall’anta dell’armadio, che mi è finita sul braccio e per poco credo non sia rotto. Poi sono andata in bagno e ho provato ad aprire l’acqua, facendo attenzione perché so che perde, e il getto mi ha investito. Ah se non bastasse, sono quasi caduta dalle scale perché non sapevo di dover scansare cassette per gli attrezzi!
-Giornata storta, mi dispiace tesoro!
-Giornata storta? Chiama le cose col loro nome! Senti nonna, io sono contenta che papà si stia riprendendo, ma questo suo nuovo hobby di fare l’uomo di casa non fa bene né a noi né all’appartamento. Dobbiamo fare qualcosa!
-Deduco che tu non sia ancora stata in salotto, vero?
-Oh mio Dio, perché?

Alexis si avviò in salotto e trovò suo padre con un cappellino di giornale in testa, i mobili fasciati da cellophan e una serie di secchi di vernice per terra. Martha le andò dietro, le si accostò ad un orecchio e disse
-Si sente Michelangelo! Dice che vuole dare un tocco di colore al soggiorno

Alexis sollevò gli occhi al cielo! Castle si voltò e vide le due donne di casa che lo fissavano
-Eccola, la mia bambina! – Disse scendendo da una scala. Poi allargò le braccia e proseguì:
-Allora? Che te ne pare? Sembro un perfetto imbianchino?  … Ma tesoro che cosa è successo, perché sei bagnata dalla testa ai piedi?
-Ho avuto un diverbio con il rubinetto del bagno!
-Ma lo avevo sistemato! Ok, gli do un’occhiata appena finisco con i campioni di vernice
Alexis guardò prima preoccupata in direzione della nonna, poi terrorizzata verso la parete sulla quale erano stampate diverse strisce di colore
-Non vorrai fare il salotto a righe, vero papà?
-Ma no, che dici! Ho messo sul muro alcuni colori per capire quale utilizzare. C’è scritto sul barattolo che l’effetto del colore cambia una volta che lo si diluisce e lo si passa sulla parete. Volevo avere una prova tangibile di quell’effetto. Che te ne pare? Questo celeste? Che ne dici?

Alexis guardò in direzione della nonna, le strisce erano irregolari, sgocciolanti e disomogenee. L’intera parete dipinta in quel modo avrebbe reso il salotto inguardabile!
-Fammici pensare … Però papà il salotto è davvero spazioso. Non conviene chiamare un esperto che ti dia una mano, non vorrei ti stancassi! – Sperò che quell’osservazione lo facesse desistere
-Ah ma ho tutto il tempo piccola, non ti preoccupare! Ora fila di sopra ad asciugarti, non vorrei che ti venisse un malanno! Ah stai attenta al piano doccia, stamattina ho passato il silicone sul bordo!

Alexis scosse la testa in preda alla disperazione, poi salì in camera e decise che avrebbe evitato la doccia per concedersi un bagno caldo, che l’avrebbe aiutata anche a calmarsi. Quando ebbe finito, scese e raggiunse la nonna al piano di sotto

-Io vado da Kelly a studiare, dobbiamo pensare a qualcosa, però, non può andare avanti così!
Martha annuì, presa tra due fuochi. Voleva il bene del figlio e sapeva che quel rito di passaggio era solo un modo per non pensare a Beckett, ma voleva anche non doversi preoccupare dell’incolumità di sua nipote; così fece una telefonata.
Era essenziale trovare il modo di fare uscire Richard di casa.

***

Prima di cena suonarono alla porta, Alexis andò ad aprire e si trovò davanti Ryan ed Esposito.
-Hey ragazzi! Che sorpresa, entrate! Come mai da queste parti?
-Ci ha chiamato tua nonna, dice che Castle è un po’ fuori di testa – Disse Esposito. Ryan gli diede una gomitata; doveva usare modi un tantino meno diretti con Alexis
-Esposito voleva dire che tua nonna ci ha chiamati perché è preoccupata – rivolse uno sguardo all’amico, facendogli intendere che erano quelle le parole che avrebbe dovuto usare – perché tuo padre esce poco di casa, voleva che trovassimo il modo di incentivarlo!
-No, no Ryan, ha ragione Esposito, è davvero fuori controllo …
Esposito rivolse uno sguardo trionfante a Ryan che entrò con fare sconfitto
-Dov’è? - Chiese risoluto il detective dal temperamento latino
-E’ in salotto, preparatevi al peggio!

Quando i due entrarono in salotto videro un ambiente terrificante: secchi rovesciati, vernice schizzata sui mobili, cellophan raggomitolato in ogni angolo e una pittura celeste che gocciolava dal muro. Castle era di fronte ad una parete che passava un rullo con fare scomposto e disarticolato. Era totalmente e palesemente negato!
-Yo, Castle!
Il pittore-scrittore si voltò di scatto al suono di quel familiare “yo”
-HEEEY, chi si vede! Non ci credo. – Appoggiò il rullo e si tolse il cappello di carta dalla testa. Si avvicinò e salutò i suoi amici
-Come stai Castle?  -Chiese Ryan, dopo avergli stretto la mano e aver ricevuto in cambio una macchia di vernice
-Bene ragazzi. Mi sto dedicando alla mia famiglia, alla mia casa! Che dite? Vi piace?
-E’ un nuovo stile di pittura? –Chiese Ryan; Castle si voltò verso la parete, non capendo la natura di quella domanda- Intendo che la pittura non dovrebbe né scolare né fare le bolle! Non avrai mica passato più mani senza aspettare che si asciugasse, vero?

Castle si guardò appena intorno. Era esattamente quello che aveva fatto.

Richard doveva fare i conti per la prima volta con sentimenti che lo dilaniavano, che lo spaccavano a metà: da una parte si sentiva in colpa, come se non fosse stato sufficientemente bravo da cogliere tutti i segnali, da fermare Kate in tempo. Cercava di rimediare ai suoi errori rendendosi utile per la sua famiglia, come se sentisse il bisogno di riversare le attenzioni che non aveva saputo dare a Kate agli altri suoi affetti.

Ma ancora di più si sentiva abbandonato. Non lasci qualcuno a cui tieni senza dare una spiegazione, non te ne vai da qualcuno il cui solo pensiero che non ci sia ti fa mancare l’aria. Forse Kate non teneva a lui abbastanza o forse lui le aveva dato motivo di andarsene …
Così in qualunque cosa facesse era alla disperata ricerca di approvazione, voleva sentirsi dire che era giusto, che si stava muovendo bene. Voleva conferme, voleva che qualcuno gli dicesse che gli sarebbe rimasto vicino, che gli avrebbe voluto bene comunque, anche se era completamente fuori strada, anche se stava prendendo una cantonata.

Si limitò a non rispondere a Ryan, facendo un gesto con la mano, come ad ignorare la domanda e aggiunse:
-Allora vi posso offrire una birra? Dai rimanete a cena, oppure ci spariamo una partitina alla wii, eh?

Voleva davvero che non se ne andassero, aveva bisogno di tenere la mente occupata o di tenersi in movimento. Non appena si fermava un attimo il pensiero di Kate riaffiorava in maniera così brutale da fargli male, un dolore quasi fisico!

-Castle, grazie ma dobbiamo andare. Abbiamo una cena stasera. Ma siamo passati perché – Ryan si interruppe e lasciò che finisse la frase Esposito
-Ci sono ancora delle tue cose al distretto: i tuoi occhiali, le matrioske che avevi comprato per quel caso, ti ricordi?

Castle accennò un sorriso pensando a quel caso, pensando a Beckett, a quando erano ancora insieme, e anche a quel lecca lecca russo che sapeva di sapone.

-Non mi servono, teneteli voi ragazzi! – Disse con un’aria affranta
I due si guardarono, presi un po’ alla sprovvista, e alla ricerca di una scusa alternativa
-Gli occhiali, andiamo i tuoi ray-ban! Conquisti il mondo quando te li metti. –Disse Esposito
-Non esco spesso ultimamente, non mi servono, davvero!
Dopo aver riflettuto qualche istante, Ryan sobbalzò, diede un colpo al braccio di Esposito e disse:
-Domani devi per forza venire al distretto. E’ il gran giorno! Montgomery elegge capo detective uno di noi due, non vorrai perderti la scena …
Esposito lo guardò in segno di approvazione; quella sì che era un’ottima scusa!

E in effetti quel pretesto fu inoppugnabile. Castle si armò di scatolone e il giorno successivo si recò al distretto
-Eccolo – Disse Ryan
-Sei venuto! –Disse Esposito

Entrambi erano estremamente felici di vederlo, non soltanto perché erano riusciti a convincerlo ad uscire di casa, ma anche perché le loro giornate erano riprese a fatica dopo la partenza di Beckett, dopo tanti anni di collaborazione con lei era così strano non trovarla più alla sua scrivania, non avere più lei ad impartire ordini, e vedere Castle era come fare un piacevole tuffo nel passato.
-Cos’è quello scatolone? – Chiese Ryan
-Che domande! E’ per le mie cose!
I tre sorrisero; un paio di occhiali e una matrioska erano decisamente poca cosa per quello scatolone immenso
-Non ti sembra eccessivo?
-No, fa molto cinema hollywoodiano,  sai quelle commedie in cui ti licenziano e tu torni a prendere le tue cose con uno scatolone! Anche se di solito il protagonista ha sempre una pianta grassa da mettere nella scatola, dovrei procurarmene una! – Si voltò e vide un simpatico cactus sulla scrivania di Karposky – Potrei prendere quella di Karposky…
La donna, che era dietro di lui, passando gli diede un buffetto e aggiunse:
-Non pensarci nemmeno, Castle!
Castle fece una smorfia
-Ciao Karposky, non ti avevo visto! – poi in direzione di Ryan, aggiunse a voce bassa – Potevi dirmelo che era alle mie spalle …

Riponeva le sue cose nello scatolone con infinita tenerezza; Ryan ed Esposito rimasero a guardarlo tristi, potendo solo lontanamente immaginare quanto fosse dura per lui. C’era ancora la targhetta di Beckett sulla scrivania, nessuno se l’era sentita di toglierla, anche se era passato quasi un mese. Guardò la sua sedia, ci si sedette e cominciò ad molleggiare su e giù come era solito fare.

-Se potesse vedermi adesso mi urlerebbe di scendere. – Disse con gli occhi lucidi, guardando verso l’ascensore. Ryan ed Esposito non aggiunsero molto; l’irlandese si mordeva le labbra cercava di trattenere le lacrime. Anche Castle non voleva farsi vedere in quello stato, così fece un bel respiro, sistemò la sedia come l’aveva trovata, come se Beckett dovesse rientrare da un momento all’altro, si aggiustò la giacca e cercò di assumere il suo solito atteggiamento da burlone.
Guardò in direzione di Montgomery e lo vide che gesticolava al telefono.

-Vado a sondare il campo … - Disse in direzione dei due, facendo intendere quanto fosse curioso di conoscere in anteprima la decisione di Montgomery sul nuovo capitano e, dopo qualche istante, aggiunse: - Anche se credo sia inevitabile che abbia scelto Esposito!
-SIII! –Disse Esposito, allungando la mano verso il collega. Avevano scommesso sulla scelta di Castle, ognuno puntando su se stesso. Ryan allungò venti verdoni in direzione del collega con aria doppiamente sconfitta! Almeno quel siparietto era servito per alleggerire l’atmosfera!

Castle bussò all’ufficio del capitano il quale, ancora al telefono, gli fece cenno di entrare.
-Bene, falla salire! – Disse, prima di chiudere la conversazione – Castle che piacere vederti! Carina la scatola! – Disse ridendo
-Sono venuto ad assistere alla scelta! Decisione difficile eh comandante?
-Sono nervosi?
-Mi dia qualche anteprima! Avanti, chi ha scelto?
-Vuoi davvero saperlo? – Castle non rispose, si limitò ad annuire in fretta con la testa, come fanno i bambini quando gli si chiede se vogliono un gelato – Ci ho riflettuto a lungo e alla fine non ho scelto!
Castle lo guardò perplesso
-Cioè il dodicesimo avrà due detective capo?
-No, ne avrà sempre uno, ma nessuno di loro due… - Castle continuava a guardarlo sorpreso - Ho chiamato il 57°, e mi sono fatto mandare il loro detective migliore: Vic Logan! Un detective incredibile, ha una  percentuale di casi risolta del 98%. E’ una macchina da guerra! Vedessi che prestanza fisica, poi!
-Wow!
- E’ una persona molto determinata, farà rigare dritto quei due!
-Non vedo l’ora di conoscerlo.- Disse con un ghigno divertito, pensando a quanto sarebbero stati delusi Ryan ed Esposito che facevano sogni di gloria da settimane.
Squillò il telefono, il comandante rispose:
-Sì! Ah bene! Ottimo. – E riagganciò – Ci siamo, il nuovo detective è arrivato – Disse in direzione di Castle.

Montgomery uscì dalla sua stanza, Castle lo seguiva a ruota. Non appena si avvicinarono a Ryan ed Esposito i due si alzarono in piedi di scatto e si misero sull’attenti. Il capitano fu lapidario nel comunicare loro la notizia:
-Ragazzi, avete fatto tutti e due un ottimo lavoro! Mi auguro continuerete a farlo anche col nuovo detective
I due si guardarono perplessi, mentre Castle trattenne un sorriso.
-Nuovo detective? – Chiese Esposito, chiaramente sconvolto
-Ci ho riflettuto molto, ma ragazzi, parliamoci francamente, voi due siete amici, nessuno avrebbe visto l’altro come suo superiore. A me serve qualcuno che vi dia ordini e si aspetti che li eseguiate in maniera incondizionata. Ho chiamato il 57°distretto e mi sono fatto mandare un altro detective. Una persona esterna è la cosa migliore!
I due si guardarono terribilmente delusi e Castle rincarò la dose:
-Eh ora che vedrete Schwarzenegger sarà anche peggio! – Castle gonfiò i bicipiti, simulando un uomo muscoloso e dalle sembianze terrificanti – E’ un tipo tosto, vi chiederà di fare le flessioni e ti farà togliere quei gilet di tweed, Ryan – Montgomery sorrideva mentre i due detective assunsero un’espressione preoccupata.
Guardando le loro facce Castle non riusciva a trattenersi dal ridere, non poteva aspettarsi che presto quella stessa espressione avrebbe abbandonato il volto dei due per comparire sul suo...

Si intravide una sagoma in lontananza. Si muoveva con un passo felino e molto elegante. Era una donna bionda, magra, aveva sicuramente più di trent’anni ma non aveva nulla da invidiare ad una diciottenne. Era seducente ma senza ostentare. Indossava con naturalezza dei tacchi vertiginosi che mettevano in risalto gambe longilinee e lunghissime ed un fisico atletico. Il suo incedere era sontuoso, non si poteva fare a meno di notarla. Si fermò ad un paio di metri dal gruppo.
-Vi presento il detective Logan – Disse il capitano
I due si voltarono e sembrarono rilassarsi, dalle premesse si aspettavano un uomo dall’aria minacciosa, non di certo una donna affascinante. Quello sconvolto era Castle. Si avvicinò al capitano mentre Ryan ed Esposito facevano gli onori di casa.
-Ma aveva detto parlato di un detective, non di una donna!
-Un poliziotto non ha sesso Castle!
-Ma Vic, che razza di nome è Vic?
-E’ il diminutivo di Victoria – disse, incalzando la detective e porgendo la mano a Rick – lei deve essere lo scrittore, il Signor Castle!
Castle, leggermente in imbarazzo, disse:
-Ehm sì, sono io. Mi scusi, mi aspettavo un detective uomo, sa il nome …
-E’ un errore molto comune, non è il primo! Non si preoccupi!
La donna sembrava incredibilmente sicura di sé, aveva qualcosa di magnetico che colpì subito Castle. La verità è che gli ricordava Beckett, quel piglio, quella fierezza … 
-Tornate a lavoro adesso! –Disse il capitano a Ryan ed Esposito – lei detective venga con me, le faccio fare un giro per il distretto!
-Certo!

Poi squillò il cellulare a Montgomery, che fece cenno di dover rispondere e si allontanò. La detective e Castle ebbero modo di scambiare qualche parola da soli:
-Bello scatolone! Non è un po’ vuoto? Non c’è neanche una pianta!
-Già! - Castle sorrise, era  buffo che avesse fatto la sua stessa osservazione!
-Deduco che se ne stia andando – Disse in riferimento allo scatolone che Castle stringeva goffamente sotto il braccio
-Sì, è impossibile fare ricerche se il soggetto delle tue ricerche non è disponibile! – Disse con amarezza
-Beh non è detto! Basta cambiare soggetto.
Castle la guardò perplesso
-Sa, non sono mai stata immortalata in un libro. L’idea è stimolante. Se volesse restare, sarei felice di farle da “ispirazione sostitutiva”! – Disse virgolettando le ultime due parole e lanciandogli un’occhiata che lasciò intendere a Castle che questa detective sarebbe stata meno restia alla sua corte, ipoteticamente, della precedente.
-Andiamo – Disse di ritorno dalla sua telefonata il capitano
-Non deve rispondere subito, ci pensi! E’ stato piacere Signor Castle– Disse e gli porse la mano per congedarlo
-Piacere mio, detective Logan
-Vic, solo Vic. – Disse e si allontanò con il capitano
Castle ripeté a voce bassa:
-Piacere mio Vic! – Continuando a guardare la detective allontanarsi con un’aria da pesce lesso…
 




Ciao raga,
ho letto alcuni spoiler di recente in cui si parla di una sostituta donna per Montgomery che potrebbe avere un interesse per il nostro Riccardone, volevo dire che questa idea l’ho avuta prima del barbuto malefico (Marlowe), e non so se iniziare a preoccuparmi perché comincio ad avere pensieri affini ai suoi …
Mi sono immaginata, in un ipotetico casting, nel ruolo della detective Logan l’attrice Julie Benz.
Sono curiosa di sapere cosa ne pensate di questa new entry e se avete teorie su come evolverà la storia ….

Comunque, al solito, vi ringrazio per la lettura
.
Remember keep calm, there’s a season four!

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Capitolo 6
*** Heat off ***



Erano le 8 di mattina, Alexis stava andando in cucina per fare colazione, quando un uomo con una salopette di jeans e un caschetto giallo in testa le diede il buongiorno. Dopo  aver sbarrato gli occhi incredula ed essersi affrettata a chiudere bene la sua vestaglia, passando davanti lo studio di suo padre vide qualcosa di ancora più stupefacente: era seduto al suo pc e digitava freneticamente, come se avesse paura di dimenticarsi le troppe idee che gli affollavano la testa.
Piedi sulla scrivania, con tanto di calzettoni di spugna, pc sulla pancia; sembrava quello dei bei tempi, sembrava essere tornato quello di sempre!

Per Alexis fu come un miraggio, non vedeva suo padre scrivere da settimane. Non si era più avvicinato al pc, che definiva aggeggio infernale, da quando Kate era andata via. Alexis si incamminò verso di lui a passi lenti, temendo che potesse rompere quella specie di incantesimo, ma Castle sollevò lo sguardo e la vide.

-Heyyy, piccola! Spero non ti abbia svegliato Jack.
-Intendi il tipo col caschetto giallo che vaga per casa nostra alle 8 del mattino, papà?
-Intendo l’uomo che riparerà i danni che tuo padre in versione muratore disperato ha disseminato per casa. Il rubinetto del bagno dovrebbe già essere a posto!

Alexis si avvicinò, lo abbracciò e lo baciò con dolcezza.
-Grazie! Sono contenta che tu abbia smesso, papà, eri un totale disastro!
-Ah ti ringrazio per la delicatezza con cui l’hai detto, figlia!
-Scusa la brutalità, ma tu devi fare quello che ti riesce meglio, ovvero scrivere. Sono contenta di vederti di nuovo al computer. Quindi non è più un aggeggio infernale?
-Diciamo che abbiamo appianato parte delle nostre divergenze. – Disse, facendo un sorriso
-Cosa scrivi? Posso dare una sbirciatina?

Castle appoggiò il pc sulla scrivania e ruotò lo schermo in modo che la figlia potesse leggere.
-E’ fantastico, stai scrivendo un altro libro su Nikki Heat!
-E’ solo una scaletta di massima, che te ne pare?
Alexis inizialmente eccitata, corrugava sempre più la fronte man mano che procedeva con la lettura:
- … Aspetta, aspetta! Che vuol dire? Deve esserci un errore!
-Cosa tesoro? Ho scritto di nuovo dimensione con la z?
-No, è solo che la trama è sconcertante. Come fai a scrivere un libro su Nikki, senza Nikki?
-Tesoro, ho sempre cercato di ricalcare la realtà, a parte le scene spinte, intendo! Ora Kate non c’è, la cosa più logica è che questo libro sia senza Nikki
-E chi sarebbe questa Rogan? Detective Rogan?
-E’ la sostituta di Nikki.
-E lei da dove è spuntata?
-E’ la nuova detective del distretto, mi ha ispirato lei. Mi ha chiesto di collaborare e magari prendere spunto per il mio nuovo libro. La trovo un’ottima idea. –Disse soddisfatto

Alexis sembrava un toro che ha appena visto un drappo rosso

-Vuoi rimpiazzare Beckett?
-No, tesoro. Cerco di scrivere romanzi fedeli alla realtà.
-Eh di un po’ quanto è sexy la nuova detective?
-Co …Cosa c’entra se è o meno sexy?
-Papà, piantala! Sei rimasto anni dietro a Kate non certo per i libri, hai materiale per scrivere un’enciclopedia. Ora che lei non c’è, spunta una nuova detective e tu vorresti seguirla come facevi con lei?
-Non capisco cosa ci sia di male!
-Te lo ricordi un certo detective Schlemming del tuo romanzo Naked Heat? Se non sbaglio è per quel detective che sei partito per gli Hamptons con Gina e quanto ci hai messo a capire che avevi commesso uno sbaglio?
Castle non rispose, assumendo l’aria di un colpevole appena stanato.
-Papà, non puoi farlo di nuovo. I problemi non si affrontano fuggendo o mettendo la testa sotto la sabbia degli Hamptons. E di certo non puoi sostituire una detective con un’altra!
-Io volevo solo …
-Vuoi che ti trovi con un’altra quando tornerà?  … Di nuovo?
-Kate se n’è andata Alexis, è più di un mese e non si è mai fatta sentire. Dobbiamo farcene una ragione.
-Questa è la sua città, qui è nata e cresciuta, le persone che ama sono qui, tu sei qui. Lei tornerà papà, fidati!

Detto questo, gli diede un bacio sulla fronte, una pacca sulla spalla e lo lasciò a riflettere davanti al monitor. Non appena Alexis uscì dalla stanza, selezionò tutto il testo che aveva scritto nelle ultime due ore e rimase a contemplare il titolo “Heat off”, con l’indice pronto a digitare il tasto canc. Era davvero pronto a voltare pagina? A rinunciare a Kate, ai suoi sentimenti e persino al suo alter-ego letterario?

***

Castle si recò al distretto. Quando le porte dell’ascensore si aprirono la prima cosa che vide fu la detective Logan seduta alla scrivania di Beckett. Era così strano vedere un’altra seduta al suo posto, anzi non era strano era sbagliato, innaturale. Una parte di lui voleva andare dalla detective e invitarla ad alzarsi, quasi quel posto fosse una sorta di simulacro inviolabile, un’altra parte, quella più ragionevole, processava quella scena come un passaggio inevitabile: quel tavolo non poteva rimanere vuoto, non lo avrebbe voluto neanche Beckett.

-Salve
La detective alzò lo sguardo e rispose sorridendo poi, dopo essersi adagiata con la schiena sulla sedia, aggiunse:
-Rick, che piacere!
-Volevo, sono venuto per, insomma io volevo ringraziarti per la tua offerta, ma non posso accettare!
Vic non era sorpresa e la reazione lasciò Castle perplesso. Non sembrava neanche dispiaciuta, insomma non riusciva a decifrarla.
-Perché?
-Perché cosa?
-Perché non puoi accettare?
-Ah beh io …
-Aspetta, facciamo così, me lo dici in macchina
Si sollevò dalla sedia, prese la giacca e le chiavi
-In macchina?
-Sì, sono strumenti a quattro ruote che servono per il trasporto … - Disse ironica la detective. Castle fece un sorriso amaro. Non capiva bene le intenzioni della donna, ma a quel punto se la sua era una provocazione o una sfida, non si sarebbe tirato indietro.

Arrivarono su una scena del crimine, non che fosse stata la detective ad illuminare Castle, il nastro giallo aveva svelato il mistero per lei.
-Mi hai portato su una scena del crimine?
-Volevo che vedessi a cosa rinunciavi, prima di aver rinunciato del tutto!
-So come è fatta una scena del crimine, grazie! Ne ho viste centinaia negli ultimi anni.
-Sì, ma non con me!
Quella donna era arrogante ma in modo sexy per Castle. Non riusciva mai a prevedere le sue mosse e aveva un’abilità ad anticiparlo nel contrattacco che lo spiazzava.

-I coniugi Tiggle, sull’ottantina, sono stati uccisi ieri notte. La ricostruzione più plausibile è che fossero a letto, lui deve aver sentito dei rumori, deve essersi alzato per controllare ed è stato freddato in salotto. Un colpo da distanza ravvicinata. – La detective ricostruiva la dinamica, mentre mostrava l’appartamento a Castle - La moglie è stata trovata in camera, un colpo secco alla testa. Nessun testimone, nessuno ha sentito gli spari. In casa non manca nulla, secondo quanto dice il figlio, a parte una collana di diamanti.

-Diamanti? Ho letto sul Times che c’è una banda che ruba diamanti e ha messo a segno diversi colpi nelle ultime settimane. Magari ha agito ancora!
-Ottima osservazione, è la prima cosa a cui ho pensato anch’io, ma il modus operandi è diverso e finora questi criminali ci hanno tenuto a rivendicare la paternità dei loro misfatti. Altre idee?
Sembrava sfidarlo e Castle non ci stava a perdere
-Il figlio hai detto? Quanto eredita con la morte dei suoi genitori?
-Non avevano molto, la casa è in affitto, conto in banca abbastanza esiguo, nessuna cosa di valore. A parte la collana rubata! Ma osservazione interessante anche questa. Ora capisco perché la detective Beckett ti portava con lei …

Castle le rivolse uno sguardo truce, non poteva ridurre il rapporto con Beckett ad una mera collaborazione, quello che c’era tra loro era ben altro. Castle non aggiunse nulla, ma il suo sguardo era sufficiente perché la detective capisse la sua silente obiezione.  

-Ci ho riflettuto e mi sono accorta che c’è un’incongruenza in questa scena del crimine, vediamo se scopri qual è!

Cavolo, lo stava davvero sfidando! Quindi sarebbe stato quello il leitmotiv di una loro eventuale collaborazione? Giocare sul tempo e competere per chi risolve prima il caso? Castle avvertì l’adrenalina scorrergli nelle vene, come quando giocava a poker, come quando dava la caccia ai criminali nei suoi libri. Cominciò a guardarsi intorno, alla ricerca di indizi. Non era uno di quelli che ci stava a perdere.

-Da dove sono entrati i ladri?
La detective sorrise, forse aveva colto l’incongruenza, che lei ci aveva messo ore a capire, prima di quanto pensasse. Aveva davvero un ottimo intuito!
-Dalla porta, ci sono segni di effrazione.
Castle si avvicinò in modo sospetto alla finestra della camera dei defunti coniugi
-Era assicurata la collana?
-Sì, per 50000 $.
-L’accesso ideale per l’appartamento è la camera da letto. Affaccia su un vicolo buio ed isolato, ma i ladri sono entrati dalla porta, perché? Ho forse trovato l’incongruenza detective?
Lei sorrise di nuovo.
-Eh già, ammetto che pensavo ci avresti messo di più … Hai teorie sul motivo, visto che sei così brillante?

Gli stava forse chiedendo una mano? E quello sembrava un complimento … Ok, la detective Logan, decisamente non era Beckett, e quel modo di fare pieno di lusinghe e attenzioni fece piacere a Castle che aveva bisogno di essere coccolato un po’.

Castle si avvicinò alla porta e cominciò ad esaminare la serratura
-Forse ho una teoria!
-Sono tutta orecchi!
-Vedi questa increspatura del legno intorno alla maniglia? Se i ladri avessero scassinato la porta dall’esterno non dovrebbe esserci.
La detective rimase dubbiosa ad osservare la porta
- E’ probabile che i ladri avessero le chiavi, devono essere entrati e una volta all’interno hanno scassinato la porta per simulare un’effrazione. Magari c’entra il figlio! Ha pensato bene di simulare una rapina, rubare la collana, incassare i soldi dall’assicurazione e, così, guadagnarci due volte.

La detective era piacevolmente sorpresa
-I tecnici della scientifica hanno esaminato quest’ingresso, Rick sei sicuro?
-Una volta io e Beckett – Si fermò un attimo, pronunciare il suo nome a voce alta gli metteva un nodo allo stomaco – abbiamo arrestato un esperto in serrature e furti con scasso, ci ha spiegato qualche trucco. Ora so anche togliermi le manette senza usare le chiavi!
La detective alzò un sopracciglio
-Beckett mi avrebbe fulminato pensando ad un possibile doppio senso di questa frase!
-Andavi a letto con lei?
-Con Beckett? No, no, noi eravamo amici! – Lo disse con un tono quasi dispiaciuto
La detective annuì, come se avesse compreso le dietrologie celate in quella frase
-Tu eri innamorato, ma lei no?
-No, no, ma che … No! Eravamo amici, solo amici! Amici e basta!
-Beh quando lavoreremo insieme, evita di nominarla ogni tre secondi, allora.
-Ma ho detto che non accetto la tua offerta!
-Rick, hai trovato un elemento essenziale per la risoluzione di un caso, credo che dovresti riconsiderare la tua partecipazione, tenendo presente quanto puoi essere utile alla polizia.

Poi prese il telefono
-Esposito? Sono Logan, voglio un incartamento completo sui dati personali del figlio dei Tiggle. Voglio sapere anche quanti denti ha in bocca, mi sono spiegata? Sulla mia scrivania tra mezz’ora. E manda una squadra di esperti a casa Tiggle, voglio che ricontrollino la scena. Sì Esposito, di nuovo! – Chiuse il telefono. – Andiamo, ti accompagno in centrale.

Appena saliti in auto, alla detective squillò il cellulare:
-Hey, amore! No, sono ancora a lavoro ... Ma certo, lo sai. Sì, anch’io, un bacio!
Castle sembrò sorpreso, non si aspettava che la detective avesse un compagno né, tantomeno, che fosse così tenera nel privato
-Non sapevo fossi sposata.
-Separata, a dire il vero! Era mio figlio al telefono.
-Hai un figlio?
-Era un modo carino per dire cavolo non ti facevo così vecchia o un modo velato per dire che non sembro una donna che possa avere figli?
Riusciva sempre a spiazzarlo, con lei non aveva mai la frase giusta da dire
-No, io volevo solo, sono sorpreso, solo questo. Quanti anni ha?
-16.
-Davvero? Anch’io ho una figlia di 16 anni, quasi 17! Lei è il mio orgoglio.
-Anche Mark è il mio. Sai Castle, credo che io e te abbiamo più cose in comune di quanto pensi. E’ un peccato che tu abbia ancora dei dubbi sulla nostra collaborazione, faremmo scintille insieme. – Gli disse e gli lanciò un’occhiata intensa che Castle accolse in modo imbarazzato. Probabilmente le scintille a cui alludeva non erano legate al distintivo e alle indagini …

Quando arrivarono in centrale Esposito consegnò il plico alla detective che non lo ringraziò neppure, guadagnandosi un’occhiataccia dell’uomo. La detective lesse la documentazione, mentre Castle rimase in attesa. Poi sollevò lo sguardo e disse:
-Avevate degli accordi tu e Beckett?
-Accordi? Che intendi?
-Non so, cose che non potevi fare o obblighi che dovevi rispettare?

Castle ci pensò un attimo:
-Non direi; obblighi non proprio. Io le portavo il caffè la mattina, non potevo giocare con la sua sedia e non mi ha mai fatto guidare.
-Bene, direi che concordo sulla sedia! Di solito prendo un cappuccino e queste sono le chiavi. – Disse porgendogli le chiavi dell’auto
Castle rimase imbambolato a guardarla, quella donna non avrebbe accettato un no come risposta. La sua determinazione era accattivante per certi aspetti e irritante per altri, eppure non aveva la forza di tirarsi indietro. Afferrò le chiavi con il ghigno di un bambino felice
-Dove andiamo?
-Kensinton Avenue. Ci facciamo una bella chiacchierata con il figlio dei Tiggle!
-Posso accendere la sirena?

La detective sorrise. Era acida con tutti, ma Castle le piaceva e la eccitava parecchio, soprattutto quel suo lato fanciullesco e non aveva paura di darlo a vedere. Si diressero verso l’ascensore insieme; Esposito e Ryan assistettero alla scena increduli, con le bocche leggermente aperte per lo stupore

-Mi lascia guidare – Disse sottovoce, mostrando le chiavi ai due amici, e sollevando il pollice sinistro in segno di vittoria
Ryan ed Esposito commentarono la scena dopo qualche secondo:
-Credo che papà si sia appena risposato!
-Ha fatto presto! – Rispose seccato Esposito.
 



Ciao a tutti,
SPAZIO PROMOZIONALE:  primo NON perdetevi il prossimo capitolo (vi anticipo che il rating sarà un po’ più di giallo), secondo, io non sono molto brava con i dettagli crime, la parte sulla collana di Diamanti è un omaggio a Luli87 che ha scritto una storia che si chiama appunto Diamanti, molto avvincente, che vi consiglio di leggere!
Detto questo, grazie per la lettura e i commenti, se vorrete lasciarne.

Remember keep calm, there’s a forth season 

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Capitolo 7
*** Tutta colpa della pioggia ***



Era quasi fine Agosto e la città di New York era costretta a barattare gli ultimi scampoli d’estate con improvvisi temporali e un clima frizzantino, decisamente fuori stagione.

Il gomito sul bracciolo della sedia, una mano a giocherellare con le labbra e uno sguardo perso in quell’inferno d’acqua; al riparo nel suo loft lussuoso mentre fuori impazzava il finimondo, eppure agitato interiormente quanto quel rincorrersi di lampi e tuoni che c’era fuori dalla sua finestra.

Erano passati quasi quattro mesi da quando Kate era partita e per Castle era come rivivere la scorsa estate negli Hamptons, con la differenza che il problema non era più come rientrare in scena, ma se e quando Kate avrebbe mai deciso di farlo.

Questi mesi erano passati in modo lento, ma meno amaro del previsto, Castle si era ricostruito una sua normalità, fatta di silenzi a volte, di meno sorrisi, ma, tutto sommato, accettabile. Aveva persino ricominciato a lavorare al suo libro. Aveva modificato la bozza iniziale, il nuovo titolo era “Heat break”, con Nikki che viene sospesa dal distretto per aver infranto le regole e viene rimpiazzata dalla detective Rogan, affascinante quanto misteriosa, con Rook chiamato a fare da tramite tra le due.Eh già, la detective Logan … Ebbene sì, Castle aveva accettato di collaborare con lei e tornare al distretto.

Alexis, che in principio era contraria a questo nuovo sodalizio, si era ricreduta; aveva persino fatto amicizia con Mark, il figlio di Victoria, suscitando la gelosia di Ashley.

Victoria aveva un’influenza positiva su Rick, tra i due c’era una bella sintonia. Rick apprezzava le sue qualità di detective e non era indifferente alla sua bellezza, ma aveva messo da subito le cose in chiaro: non se la sentiva di andare oltre, potevano collaborare ed essere amici, niente di più!
Vic adorava provocarlo, capiva e rispettava la sua posizione, ma era chiaro che quel limite che si erano imposti si assottigliava man mano che la loro collaborazione andava avanti, che si spingevano nel personale con confidenze, uscite, cene, persino cinema a quattro con i loro figli.

 “Rick e Vic”, lo scrittore si fermò a riflettere su quanto fossero cacofonici i loro nomi insieme e per uno scrittore dettagli del genere non erano da trascurare. Si ritrovò a chiedersi se non fosse un segno del destino: potevano davvero stare insieme due persone i cui nomi facevano così tanto contrasto?
Forse stava solo cercando delle scuse, la verità era che finché fosse rimasto solo questo avrebbe significato lasciare uno spiraglio aperto per Kate, per un suo eventuale ritorno …

Il campanello lo distolse dai suoi pensieri; guardò l’orologio, erano le 10. Alexis era da Kelly, una sua amica, Martha doveva essere ad un corso di recitazione, ma con molta probabilità si era dimenticata le chiavi di casa; con quel tempo assurdo forse la madre aveva preferito tornare a casa; gli attori e le loro strane superstizioni, magari portava male recitare quando tuona!

-Siiii, arrivo. Mamma se hai dimenticato le chiavi di nuovo, io …
Aprì la porta e non era sua madre. Era Vic, completamente fradicia

-Ciao Rick, scusami se piombo qui a quest’ora, ma sono stata travolta da una turbolenza! – Gli piaceva quel suo modo di scherzare anche sulle cose non piacevoli. Erano simili in questo, a dire il vero, erano parecchie le cose in cui i loro caratteri avevano dei punti di tangenza.

-Vieni, entra!
-Dai rimango qui, non vorrei bagnare dappertutto! –Disse rimanendo ferma sull’uscio
-Ma scherzi? Dai, accomodati – Disse accompagnandola ad entrare, con una mano sulla schiena. – Ti prenderai un malanno così, vado a prenderti degli asciugamani.
Castle andò di sopra. Vic gli chiese, alzando il tono di voce in modo che potesse sentirla anche al piano superiore:
-Sei solo?
E analogamente lo scrittore rispose:
-Sì, mia figlia dorme fuori e mia madre ha un corso almeno fino a mezzanotte.

Soddisfatta la detective si tolse i vestiti bagnati rimanendo solo in biancheria intima, una biancheria di pizzo nero, che metteva in risalto un fisico tonico e seducente. Quando Castle scese con alcuni soffici asciugamani tra le mani e la vide in versione “miss maglietta bagnata”, senza maglietta però, si bloccò un istante, poi proseguì con meno sicurezza la sua discesa e rischiò più volte di rotolarsi giù dalle scale. Rimase qualche secondo in contemplazione cercando le parole più adatte da dire, con le braccia distese verso di lei, per porgerle gli asciugamani.

-Spero non ti dispiaccia, mi sono tolta di dosso quei vestiti fradici.
-No, hai hai fatt … fatto be …bene! – Disse balbettando e in preda ad uno stato confusionale. Sentiva il bisogno di aria, come quando la cravatta gli stringeva troppo il colletto della camicia.

Nel prendere gli asciugamani lei sfiorò la sua mano, intenzionalmente:
-Scusami, sono bagnata, parecchio bagnata! – Il tono con cui aveva posto l’accento su quel termine non fece di certo rallentare i battiti di Rick, che rimase a fissarla con la bocca semi-chiusa, mentre si asciugava.
In realtà, più che asciugarsi, stava perpetrando un rito di seduzione, quella serie di movimenti lenti, la maniera di indugiare su alcuni punti precisi, di farsi scivolare addosso il telo come se la stesse accarezzando, era un modo per attirare completamente l’attenzione dello scrittore.
E, a giudicare dal suo stato di trance, ci stava riuscendo benissimo.

-Hai fre … fredd …o? Vuoi che ti prenda qualche vestito dall’armadio di mia madre? – Disse, cercando di rimanere calmo.
Lei si avvicinò, gli accarezzò il torace e iniziò a sbottonargli la camicia. Lui rimase immobile, trattenendo il respiro. Arrivata all’ultimo bottone, gliela sfilò e se la mise addosso, lasciandolo in maglietta.
- Mi arrangio con questa, per ora! – Quel “per ora” lasciava intendere che forse, più tardi, non avrebbe avuto indosso la camicia
-Ti metto questi ad asciugare. – Disse dopo essersi allontanato. Era il suo modo di “allentare la cravatta”!

Vic si sedette sul divano e quando lui tornò gli fece cenno con la mano di sedersi accanto a lei. Deglutì, tirò un sospiro e si sedette a due spanne dalla detective
-Dio Rick, sembra che tu abbia paura di me, avvicinati, non mordo mica. Non sempre almeno!

Rick si avvicinò appena, allora fu lei a guadagnare centimetri, sedendosi di fianco a lui. Gli sfiorò il ginocchio con la gamba e poi appoggiò una mano sulla sua coscia, risalendo lentamente fino all’inguine. Castle sembrava completamente in balia di lei; chiuse appena gli occhi, quando le attenzioni della donna si fecero più insistenti su di lui. Poi lei si avvicinò e stuzzicò le sue labbra con la lingua prima di baciarlo con passione e desiderio. Castle rispose con evidente trasporto, cingendole la schiena con le braccia ed assaporandola come aveva evitato di fare da mesi.

Castle non era mai stato da solo per molto tempo, sin dai tempi dell’università, sebbene avesse avuto poche storie importanti, si era sempre concesso avventure, anche dopo i suoi divorzi. Da quando aveva conosciuto Kate, però, era come se avesse perso interesse per le altre donne. Dopo la rottura con Gina, quel bacio sotto copertura, quel bacio d’addio, non c’era stato più nulla.

-Andiamo di sopra? – Disse lei, dopo una brusca frenata e alcuni istanti di silenzio carichi di promesse e respiri affannosi.
Si alzò in piedi e gli porse la mano. Quando stava per rispondere, suonarono alla porta

-Credo sia mia madre. Ultimamente si dimentica sempre le chiavi. – Disse, alzandosi di scatto, come se il trillo del campanello avesse avuto su di lui lo stesso effetto della sveglia che ti interrompe nel mezzo di un sogno.
-Va ad aprire, prendo una bottiglia di vino e vado di sopra, ti aspetto lì… - Disse, mordendosi un dito

Castle andò ad aprire la porta, ancora abbastanza frastornato
-Mamma ti ho detto cento volte di  por …
Non era Martha alla porta!


“Era il 23 Marzo di 10 anni fa, me lo ricordo ancora. Eri alla libreria Sunnydale, incontravi le fan per autografare il tuo libro appena uscito. Uscii di casa prestissimo e nella fretta dimenticai l’ombrello! … di lì a poco scoppiò un temporale. Ricordo che ero completamente fradicia e continuavo a guardarti firmare gli autografi dalla porta … Quando toccò a me, hai scritto quella  dedica  piuttosto di corsa, mentre flirtavi con una bionda con un reggiseno a balconcino. Ho aspettato un’ora in fila, sotto la pioggia battente, per una mezza occhiata e una frase che hai scritto mentre facevi il cretino con un’altra”.

Quante volte quelle parole in quei mesi gli erano rimbalzate nella testa; si sentiva così sciocco, come poteva non averla notata, non averle dato la considerazione che meritava. Lei era in fila, sotto la pioggia, era completamente fradicia, e doveva essere bellissima, e lui non l’aveva degnata di uno sguardo per flirtare con un’altra. Giurò a se stesso che non avrebbe commesso quell’errore un’altra volta.

E ora lei era lì, zuppa dalla testa ai piedi, sulla soglia di casa sua, con le valigie in un angolino. Era lì che aveva il respiro affannoso, forse aveva corso per cercare riparo, forse aveva corso perché aveva fretta di tornare a casa, forse aveva voglia di vederlo, ma lei era lì, di fronte a lui, dopo tanti mesi, Kate Beckett era tornata!

-Ciao Rick!
Dio, quelle parole! Il modo in cui aveva pronunciato il suo nome. Quanto gli era mancato anche il suono della sua voce. Avrebbe voluto abbracciarla, baciarla, dirle quanto gli era mancata, quanto era stato male, invece rimase bloccato sulla porta. Con la bocca semichiusa non faceva altro che pronunciare suoni gutturali indecifrabili; fece cenno come di voler dire qualcosa ma lei lo bloccò

-No, non dire niente, lascia parlare me. Sono appena rientrata, non ho neanche appoggiato le valigie da mio padre, avevo bisogno di vederti prima, volevo vederti, dovevo spiegarti. Rick me ne sono andata per ritrovarmi e l’unica cosa che ho capito è che tutto quello che ho cercato che pensavo di non avere io ce l’ho già. E’ questa la mia vita, a New York, con te!

A Castle mancò l’aria, socchiuse un attimo gli occhi, dopo aver avvertito una sensazione di vertigine. Aveva aspettato così tanto tempo che Kate gli dicesse quelle cose …

-Non voglio più aspettare, non posso più aspettare io voglio te Rick, e non ho più paura di quello che provo, io ti a …

Si interruppe all’improvviso e il suo sguardo pieno di amore e trasporto divenne cupo; i suoi occhi non erano più rivolti verso Rick, ma alla sua sinistra. Rick ne seguì la traiettoria e vide Vic di fianco, con la sua camicia addosso, due bicchieri in mano e del vino. Si voltò di fretta per guardare kate, ancora incapace di proferire parola …

-Che succede Rick? – Chiese Vic, guardando in direzione di Kate.

Beckett abbassò lo sguardo, non riuscendo a trattenere le lacrime; erano troppo intense le emozioni che stava vivendo per poterle gestire. Ci era cascata di nuovo; eccola lì, la scena era identica a quella che aveva vissuto prima degli Hamptons, con lei disposta ad aprire il suo cuore e lui con una bionda al suo fianco pronto a spezzarglielo, senza ritegno. Perché era stata così stupida da credere che le cose potessero funzionare? Che lui fosse cambiato? Sollevò lo sguardo, sperando che le sue lacrime venissero confuse con gocce di pioggia

-Mi scusi, credo di aver sbagliato appartamento! – Disse prima di prendere le sue valigie e muoversi verso l’ascensore, senza guardarsi indietro.
Rick rimase immobile, totalmente incapace di reagire.
-Allora? Vieni? – Disse Victoria
Lui diede un’occhiata fugace all’ascensore che si chiudeva, che allontanava Kate da lui, di nuovo ... Poi si voltò, guardò Vic, annuì e chiuse la porta!
 
 
 
Ciao a tutti,
sono pronta a pubbliche fustigazioni … Devo dire che questo è uno dei capitoli che mi è piaciuto di più scrivere; finalmente Kate è tornata, anche se non nel modo in cui tutti avremmo voluto! Sono curiosa di sapere che ne pensate. Accetto anche insulti : )

Keep calm (for the chapter) and remember there’s a 4th season

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Capitolo 8
*** Un'altra te ***



Quante cose erano cambiate in quei quattro mesi, eppure Kate e Rick erano ancora distesi nei loro letti, a guardare il soffitto insonni, anche se per motivi diversi …

***

Lanie aprì la porta della sala interrogatori in preda all’ansia; di solito Montgomery non la coinvolgeva nei briefing, lei li metteva in moto con le sue analisi, con le sue perizie, ma poi lasciava che gli agenti facessero il lavoro sul campo. Fu stupita e sollevata di trovare lì dentro anche il suo uomo, che camminava nervoso con le braccia conserte, e il più placido Ryan, che invece stava in piedi, di fronte allo specchio, con le mani appoggiate allo schienale della sedia.
-Anche voi qui?
-Hey, baby! – Disse Esposito, avvicinandosi e dandole un bacio sulla guancia – Tu che ci fai da queste parti?
-Mi ha convocato Montgomery!
-Anche a noi! – Disse preoccupato Ryan
-Deve essere successo qualcosa di serio … - Rispose preoccupata la dottoressa legale
-Magari la strega si è dimessa! – Disse speranzoso Esposito, facendo spallucce

La strega era la detective Logan! Al distretto nessuno la sopportava: impartiva ordini senza mai guardare gli agenti negli occhi, non rivolgeva mai un sorriso, un gesto, una parola di cortesia. Pretendeva che le sue richieste avessero la priorità anche su settimane di arretrati, non risparmiava scenate e sembrava che nel suo nutrito vocabolario mancasse la parola “grazie”. Era una leader, ma solo sulla carta; tutti la rispettavano perché erano costretti a farlo non perché lei avesse fatto qualcosa per creare un legame, per meritarsi la loro stima.

Montgomery e Beckett osservavano la scena da dietro il vetro.

Beckett era tornata al distretto. Non era nei suoi piani rientrare subito a lavoro, aveva pensato di sfruttare appieno il suo periodo di aspettativa, magari godersi qualche giorno tranquillo con Castle, ma era chiaro che i progetti erano saltati! Per cui tornare in ufficio sembrava l’ipotesi migliore, qualcosa che le tenesse la mente occupata, che non la facesse pensare a lui e alla sua amichetta bionda. Avrebbe scoperto presto e amaramente quanto si sbagliava …

Kate continuava a guardarsi intorno con gli occhi lucidi, cercando di notare differenze, riappropriandosi di ogni centimetro di quel posto a cui ora sapeva per certo di appartenere. Ogni angolo le riportava alla mente un ricordo, un aneddoto, tutto quello che le era mancato: gli interrogatori, il suo distintivo, la sua scrivania, persino la macchinetta del caffè con cui litigava a suon di sbuffi, la sua pistola … La faceva sorridere l’idea di tutte le volte che in quei mesi, in  modo quasi automatico, aveva inconsciamente riprodotto il gesto di portarsi la mano alla fondina,  incappando a vuoto nella tasca dei pantaloni. Le era mancato persino l’odore stantio dell’ufficio, ma, cosa più importante, le era mancata la sua squadra.

Montgomery continuava a guardarla in silenzio mentre lei scrutava i suoi amici: Kate sembrava un’altra, non era più la donna confusa e spaventata di pochi mesi prima, era serena, sicura, consapevole. Era davvero diversa, la vecchia Kate non avrebbe mostrato alcun cedimento, avrebbe celato sorrisi e lacrime, invece, la nuova rinfrancata Kate non trattenne il pianto non appena Lanie entrò in stanza, così come sorrise di cuore quando Esposito si avvicinò premuroso alla dottoressa, notando come il loro affetto fosse rimasto immutato nel tempo.

Dopo averle concesso qualche minuto per riabituarsi alla situazione, le chiese:
-Te la senti? Vuoi andare a salutarli?
-Mi sembra di non vederli da un secolo … - Disse Kate, agitata come se fosse il suo primo giorno di scuola
Roy le strinse forte una mano e disse:
-Bentornata a casa detective!

Uscirono dalla stanza di osservazione e il capitano aprì la porta della sala interrogatori. I tre all’interno si voltarono di scatto; Roy li guardò per qualche secondo con un’aria funerea, seminando preoccupazione sui loro volti e poi il capitano si sciolse in un sorriso, si spostò di qualche centimetro e lasciò intravedere Kate, che se ne stava dietro di lui sorridendo e mordendosi il labbro inferiore.

I tre alla vista della detective non poterono che sorridere di rimando e Montgomery fu costretto a spostarsi dalla soglia della porta, dopo essere stato travolto dall’irruenza di Lanie, che correva ad abbracciare la sua amica. Ryan ed Esposito si guardarono e si diedero delle pacche sulle spalle, come se la loro squadra di basket avesse appena segnato il punto partita. Il capitano si defilò, lasciando i ragazzi da soli

-La fai salutare anche a noi o vuoi tenertela stretta così per tutto il giorno? – Disse Ryan, che fremeva per riabbracciare Kate.
-Non vedo questa donna da mesi, aspetterai tutto il tempo che serve. – Disse voltandosi verso di lui, ma senza lasciare Kate. Non l’avrebbe lasciata, non le avrebbe permesso di andarsene di nuovo, a costo di tenerla stretta così a vita! Le strinse il viso tra le mani e la scrutò per qualche istante.

Era bellissima, il suo volto era disteso e rilassato. Aveva l’aria appena un po’ stanca, pensò che potesse trattarsi del jet lag, chissà da quale parte del mondo tornava, non poteva immaginare che fosse rimasta sveglia per motivi che con la geografia non avevano nulla a che fare. Aveva preso qualche chilo, il che non poteva che donarle, dato che l’ultima volta era decisamente troppo magra. Aveva anche tagliato un po’ i capelli che le cadevano sul viso, leggermente d’orato da un filo di abbronzatura, in modo perfetto.

-Sei uno splendore ragazza mia! E questo taglio ti sta divinamente.
-Ha iniziato a parlare di capelli! E’ la fine Ryan, ci vorranno almeno un paio d’ore … - Disse Esposito facendo il vago. La sua ragazza si voltò, gli lanciò un’occhiataccia e aggiunse in direzione di Kate:
-Ok, Saluta questi due rompiscatole, così si tolgono dai piedi e mi racconti tutto!

Kate fece un passo verso Ryan ed Esposito che ansiosi le si avvicinarono insieme. Dopo aver gesticolato un po’ per decidere chi dovesse salutarla per prima, Ryan fece un passo verso Kate e si abbracciarono teneramente, mentre Esposito rimase ansioso in attesa del suo turno. Quando sciolse l’abbraccio con Ryan, che piangeva come in occasione del loro addio, gli passò una mano sul viso per asciugargli le lacrime e lui si avvicinò per abbracciarla di nuovo
-Hey, muoviti, tocca a me adesso!  - Disse Esposito impaziente
E quando fu il suo turno sollevò Kate da terra di una decina di centimetri e la strinse forte.
-Ok, Esposito! Mi sei mancato anche tu – Disse, dandogli un colpo sulla spalla e invitandolo a farla scendere
-Ragazzi mi siete mancati da morire! – Disse con affanno. Lacrime solcarono prepotenti il suo viso e non le importava che la vedessero piangere, erano lacrime di gioia, era felice, si sentiva in pace. Strinse la mano di Lanie e sorrise. Nessun posto in cui era stata in quelle settimane l’aveva fatta sentire così, ora dava un senso alla frase “nessun posto è come casa”.

-Racconta, dove sei stata? – Chiese Esposito curiosissimo
- Un po’ qua, un po’ là. Ho girato parecchio! Vediamo, da dove comincio … Ho frequentato un corso estivo di giornalismo e mi hanno scambiato per una del terzo anno, è stato elettrizzante! Sono stata in Ohio, ho fatto un salto sulla west coast, ho guidato per giorni nel deserto e sono andata persino a Las Vegas e posso dirvi una cosa: state lontani dal tavolo verde, è come una droga! Nelle ultime 5 settimane sono stata a Montreal, in Canada, da alcuni miei parenti. Ho speso in quattro mesi il fondo che mettevo da parte da una vita, ma ne è valsa la pena!  - I tre la guardavano completamente rapiti dal fascino dei luoghi in cui era stata.

-Ma ora sei tornata, giusto? Se…Sei tornata per restare, vero? – Chiese titubante Ryan
Dopo qualche istante, Kate rispose con voce ferma.
-Assolutamente sì! – Disse sorridendo e stringendo con decisione la mano di Lanie, che ricambiò con una strizzatina e un’occhiata piena di affetto -Ma basta parlare di me, voi che mi dite?
-Ah solita routine: omicidi, arresti …  - Disse Esposito
-Io e Esposito andiamo a vivere insieme … - Disse Lanie in preda all’euforia
Ryan guardò il collega sconvolto
-Ma eravamo d’accordo di non dire niente, ancora … - Disse Esposito sorpreso in direzione di Lanie. Poi si voltò verso Ryan che allargò le braccia e corrugò la fronte, deluso che l’amico non gli avesse detto nulla.
Kate abbracciò Lanie
-E’ fantastico, sono felicissima per voi ragazzi. E tu Ryan? I preparativi come vanno? Sono curiosa, chi di voi due devo chiamare “capo”, adesso?

I tre si guardarono perplessi
-Che c’è? – Disse Beckett sorpresa
-Non lo sai? – Disse Ryan
-Sapere cosa? Va tutto bene tra te e Jenny?
-Sì, certo, naturalmente. Ci amiamo come non mai. No, parlavo del capo detective. Montgomery non ha scelto nessuno di noi due!
-Saggia decisione! – Disse, strizzando l’occhio verso Ryan, che Kate aveva indicato come sua opzione.
-Già, ha scelto la strega … - Disse Esposito
-La strega? Di nuovo questa strega. L’ho sentita anche prima dalla stanza di osservazione. Di chi parlate?
-Si chiama Victoria Logan, è una detective del 57°esimo distretto, l’hanno mandata qui per rimpiazzarti, è come dire … - Lanie si arrestò per cercare la parola più adatta
-Una stronza – Dissero all’unisono Esposito e Ryan
-Oh su ragazzi, non ci credo …
-Credici, invece – Disse Lanie – E’ spocchiosa, rigida, algida, superba, antipatica …
-E’ cattiva! – Disse Ryan, con l’espressione di un bambino messo in punizione dalla maestra

-Ragazzi, è una donna che fa il capo tra gli uomini e viene da un altro distretto, immagino il suo atteggiamento sia un meccanismo di difesa. Non andateci giù troppo duro, forza!
-La odiano tutti qui dentro, l’altro giorno le abbiamo messo il sale nel caffè … - Disse Esposito, ridendo
-Hey! Queste cose non si fanno chiaro? Non siamo scolaretti! Abbiate rispetto per lei e per la posizione che ricopre, mi sono spiegata?
-Ok, anzi, giusto in tempo. Eccola sta arrivando, è lei. – Disse Esposito, indicando con l’indice la porta
-Salve capo, questa è Beckett. – Disse Esposito

Kate si voltò e rimase di sasso! Aveva i capelli lisci e un tailleur nero dal taglio classico, ma era lei. Non si sarebbe tolta quell’immagine dalla testa per molto tempo. Era la donna che aveva addosso la camicia di Rick, che le stava accanto con una bottiglia di vino in mano, era la donna con cui probabilmente ora lui usciva, con cui evidentemente faceva sesso!

Ebbe come la sensazione che il cuore le si fosse fermato.

Che ci faceva quella donna lì? Non le bastava aver preso il suo uomo (anche se tecnicamente Rick non era suo), aveva anche il suo posto? E per di più doveva vederla tutti i giorni fare quello che prima faceva lei e stare ai suoi ordini?

Anche la detective capo rimase sorpresa, non si aspettava che la donna della sera prima fosse Beckett; Rick non le aveva dato alcun tipo di spiegazione.

Nel frattempo i tre rimasero in silenzio a guardare la scena. Sembrava di assistere al momento in cui due cowboy si sfidano a duello in un film western e rimangono in silenzio a scrutarsi, aspettando di capire quando agire. Fu Vic a sparare per prima:
-Oh …! Quindi tu sei Beckett!  - Guardò in direzione degli altri – Le presentazioni non servono, io e la detective ci siamo già viste! – Disse algida.

La reazione non lasciò perplessi i tre, anzi, era perfettamente in linea con il comportamento che la donna aveva tenuto sin dalla prima volta che aveva messo piede al distretto, la cosa strana era il modo in cui aveva lasciato in sospeso la frase “ci siamo già viste”! Magari avevano collaborato ad un caso? Magari si erano incontrate in accademia? Oppure c’era dell’altro …

– Visto che siamo in un distretto a lavorare e non ad una festa di bentornato, vi pregherei di ricomporvi e darvi una mossa, abbiamo un cadavere. L’indirizzo è sulla mia scrivania.

Fece per andarsene, poi si voltò e disse in direzione di Beckett:
-La MIA scrivania –Aveva appena sparato il suo secondo colpo. Ci teneva a sottolineare che era lei che comandava adesso – Per ora dividerà la postazione con il detective Ryan. Raggiunga la scena del crimine coni suoi colleghi!
Dopo qualche istante, aggiunse con un tono che sembrava una presa in giro:

-Ah, bentornata!

Poi se ne andò. Beckett rimase a fissarla, incerta se piantare in asso tutto di nuovo.

-Dovevo metterle del cianuro nel caffè, non il sale … - Disse Esposito a Beckett – Andiamo!
Kate si sedette davanti, Ryan alla guida ed Esposito fu costretto ad accovacciarsi nella postazione riservata ai criminali. Le battute dei suoi colleghi quando arrivarono sulla scena del crimine furono tremende.

-Dove vi siete già viste tu e Logan?
-Ti prego Javier, non ora!
 

Arrivati sul posto, Kate oltrepassò il nastro giallo si avvicinò al cadavere, coperto da un telo bianco. Lanie la raggiunse e disse:
-Dove vi siete già viste tu e la detective?
Kate non rispose.
-Buongiorno Sam – Salutò un agente vicino al cadavere – Do un’occhiata se non ti dispiace
-Bentornata detective, che piacere vederla. Sono desolato, ma non può! Nessuno può guardare il corpo prima dell’arrivo della detective, è la regola!
Kate era spiazzata, aveva lavorato con quell’agente per anni, era lei la detective, non quella Victoria Logan appena arrivata
-Andiamo Sam, sono io …
-Spiacente!

-Io la odio! – Disse Kate, furente in direzione di Lanie. Non era il tipo da lasciarsi andare a pareri poco professionali su una collega, ma si sentiva decisamente frustrata. – Che accidenti di regola è questa? Vuole anche il tappeto rosso, l’inchino, il baciamano? – Kate sembrava isterica –Ah, è irritante! – Disse mordendosi le labbra – Presuntuosa, arrogante che non è altro! E non è neanche così affascinante … - Lanie corrugò la fronte in occasione di quell’ultima esternazione: cosa c’entrava il fascino con il modo di porsi della detective?! - Dimmi almeno che non è brava, Lanie ti prego!
-E’ una stronza, davvero! Ma sa fare bene il suo lavoro!

Kate era sconfortata e delusa; quella giornata doveva essere un nuovo inizio per lei radioso e brillante, non si aspettava questo, e il colpo finale non era ancora arrivato!
-Salve, signor Castle! – Disse l’agente

Kate era di spalle, aveva sentito tante volte pronunciare quel nome sulla scena del crimine, ma stavolta doveva essersi sbagliata, non poteva essere lui, non … E quando si voltò, lo vide con due caffè in mano e un’aria frastornata e stanca, di uno che non aveva dormito molto. Il pensiero del motivo che lo aveva tenuto sveglio le fece male come un colpo allo stomaco. Lanie guardò sorridente verso Castle e disse:

-Ta daaan, guarda chi c’è? E’ tornata la nostra Kate, hai vist … - Ma si interruppe.

Tra i due non c’era commozione, voglia di abbracciarsi, desiderio di sentirsi di nuovo dopo tanto tempo. La scena ricordava l’incontro tra Kate e la detective al distretto, c’era un profondo silenzio e un forte imbarazzo da ambedue le parti.

Kate osservò i caffè che aveva in mano, ripensò alla detective che era a casa sua, non poteva essere una coincidenza che quella donna lavorasse al distretto. Le venne un atroce dubbio, il dubbio che lui avesse continuato a presentarsi giorno dopo giorno al distretto, anche senza di lei, e che ora fosse la detective a ricevere le sue premure, i suoi caffè, forse era lei la donna con cui condivideva le sue assurde teorie sulla Cia e sugli alieni.

-Che ci fa lui qui? – Disse Kate verso Lanie, non avendo la forza di chiederlo direttamente allo scrittore.
Lanie era confusa, non capiva il motivo di un tale distacco, ma non ebbe il tempo di rispondere che arrivò Vic:
-Ciao Rick! Qual è il mio? – Disse indicando i caffè.

Rick non rispose, alzò la mano sinistra che stringeva il caffè di Vic e guardò pietrificato in direzione di Kate, che in quel preciso istante ebbe la conferma di tutti i suoi timori e si sentì morire dentro, di nuovo, in maniera anche più intensa della sera prima. Avrebbe anche potuto capire se fosse stato solo sesso con quella donna, ma non poteva tollerare che l’avesse sostituita anche in quel rapporto speciale fatto di connessioni, congetture e riti, come quello del caffè, che era solo loro.

-Grazie! – Disse sorridendo e accarezzando teneramente il suo braccio, come sono solite fare due persone molto intime

Il tono della detective era dolce, affabile e ammiccante. Con Rick quella vipera era un’altra. A kate stava per venire un embolo! Non si era mai sentita così arrabbiata  e delusa come in quel momento. Rick continuava a guardarla  come se leggesse i suoi pensieri, preoccupato all’idea di aver commesso uno sbaglio imperdonabile.

-Cominci ad esaminare il corpo dottoressa Parish, io sento cosa ha da dire l’agente di sorveglianza - Disse la Logan.

Quando la detective si allontanò Rick avvicinò l’altro caffè a Kate
-E’ per te, c’è la cannella! – Disse con una voce flebile, assolutamente intimorito

Kate lo guardò furiosa, prese il caffè in modo secco dalle sue mani, lo gettò nel cestino dei rifiuti alle sue spalle e si allontanò verso l’auto di Ryan ed Esposito, lasciando Castle pensieroso a guardare l’asfalto e Lanie ad elaborare la situazione in silenzio.





Salve gente,
ho scritto il capitolo più che in fretta che ho potuto ...
La cosa positiva è che Kate è tornata per restare, il rovescio della medaglia è che la Logan non è fuori dai giochi ...
Volevo ringraziarvi per gli adorabili commenti del capitolo precedente, erano garbate persino le minacce!
Grazie davvero!

Remember: keep calm, there's a 4th season

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Capitolo 9
*** La nuova routine ***



La giornata di Rick non si prospettava delle migliori, dopo il secondo amaro incontro con Kate.

La sera prima rivederla era stato un insieme di emozioni, un groviglio che a fatica riusciva a districare. La confusione l’aveva letteralmente paralizzato e ora pian piano cercava di sciogliere i suoi nodi, le sue incertezze. Si sentiva ferito ogni volta che la guardava, eppure aveva un disperato bisogno di vederla, di cercarla. Aveva comprato il caffè alla cannella, sperando che lei ci fosse, volendo ricostruire qualcosa con quel gesto e la risposta di Kate di gettarlo nella spazzatura gli fece capire che ricominciare non era difficile solo per lui.

Si avvicinò alla detective Logan, come da routine, per conoscere dettagli sul nuovo caso ed ebbe il secondo “buongiorno” di quella mattina
-Quindi era Beckett ieri sera. - Disse secca Victoria
-Ehm, sì! – Rispose imbarazzato
-Ti ringrazio per avermelo detto Rick, per avermi risparmiato una sgradevole sorpresa oggi al distretto e un momento per niente imbarazzante …
-Io, io vole …
Non lo fece finire
-Non ho fatto una scenata davanti agli altri perché, in primis, mi ritengo una professionista, secondo, perché immagino che ora faranno tutti quadrato intorno a lei e non voglio che pensino che non ho alleati. Per cui, se la tua idea è di schierarti dalla sua parte, te ne puoi anche tornare a casa!

L’equilibrio precario di quei mesi si era definitivamente sfaldato. La detective Logan l’aveva intuito che, d’ora in poi, con Kate di nuovo al distretto, sarebbe stata ancora più dura imporsi come leader; aveva bisogno che almeno Rick la sostenesse, anche se non era un poliziotto, lui contava come un qualunque altro membro della squadra. Castle si sentiva preso tra due fuochi, sapeva che alla prima occasione la sua decisione avrebbe ferito qualcuno e iniziò a pentirsi di aver accettato quella collaborazione.

Beckett camminava nervosamente vicino l’auto di Ryan ed Esposito, cercando di calmarsi. Le sembrava di rivivere le stesse situazioni di pochi mesi prima, quando Nathalie Rodes si presentò al distretto, con la differenza che la sua controfigura, stavolta, non era un’attrice, non era una recita la sua, era tutto dannatamente reale.

La Logan la vide e la raggiunse.
-Ryan ed Esposito rimangono per raccogliere alcune deposizioni, lei mi serve al distretto, venga pure in macchina con noi – Quel “noi” comprendeva lei e Rick. Erano un “noi”? Di qualunque natura fosse quel binomio non fece che aumentare il senso di nausea di Kate, che controvoglia dovette annuire e avvicinarsi alla vettura.
La Logan non aveva bisogno di Beckett, la sua era l’ennesima dimostrazione che era lei ad impartire gli ordini e soprattutto le serviva un tour guidato in cui fosse lei a fare da cicerone per definire ogni linea d’ombra e ogni zona di dominio, a partire da Rick!

Beckett si sedette a malincuore nella parte posteriore dell’auto e fu amaro constatare prima che l’auto non era la sua solita decennale compagna di avventure, con gli ammortizzatori andanti e la marmitta rumorosa, e poi che alla guida c’era Rick. Si accomodò ed iniziò ad osservare l’abitacolo: sedili in pelle, navigatore, accensione elettronica …  La detective, che la scrutava dallo specchietto, disse con aria soddisfatta
-Le piace la nuova auto?

Qualsiasi cosa dicesse irritava Kate, la irritava il modo in cui parlava, il suo tono di voce, il modo formale in cui le dava del “lei”. Kate si limitò a fare un sorriso forzoso e un serratissimo cenno con la testa.

-Rick mi ha fatto notare quanto fosse usurata la sua auto precedente, - nel dirlo accarezzò la spalla dello scrittore, intento ad armeggiare con la cintura di sicurezza -così ho chiesto che la sostituissero con una di nuova generazione con i fondi del 57° che io stessa ho provveduto a raccogliere. Così ci guadagniamo tutti, noi siamo più comodi e l’ambiente è meno inquinato!

Non c’era una singola cosa che Kate non detestasse in quel momento: non sopportava il modo in cui la detective lanciava sguardi languidi e carezze a Castle, il modo in cui lo chiamava per nome, detestava quell’auto perfetta a impatto zero sull’ambiente, quei sedili comodi comprati con i soldi del virtuoso 57° distretto e detestava Rick, perché era lì, perché aveva scelto di lavorare con un’altra, perché stava guidando, disprezzava quella donna che si concedeva e gli concedeva cose che da lei non aveva mai avuto e odiava anche se stessa, perché si sentiva in parte responsabile e perché doveva rimanere lì a guardare quel teatrino che la detective stava mettendo in piedi, senza poter fare niente!

-Hai aggiornato la detective, Rick?
-Ehm – Rick continuava a guardare Kate dallo specchietto, aveva paura di quello che avrebbe potuto leggere nei suoi occhi: disapprovazione, odio o peggio dolore! Avrebbe sopportato tutto, ma non di essere la causa della sua sofferenza.
-Bene, lo faccio io allora! Rick mi sta dando una mano con le indagini, come faceva con lei; ho ereditato anche il suo caffè…

Castle si sentiva sempre più in imbarazzo ad ogni nuova frase della detective. Quando aveva accettato di collaborare con lei, lo aveva fatto preso dall’euforia di avere un nuovo “giocattolo” tra le mani, senza riflettere troppo e soprattutto senza rendersi conto di quanto questo avrebbe potuto ferire Kate, se fosse tornata. Ma ora che la detective elencava tutte le sue attività ad alta voce si rese conto di quanto alcuni passaggi sembrassero meschini. Suonava come se l’avesse sostituita, ma non era affatto così, non erano certe quelle le sue intenzioni!

 Kate restò in silenzio, mordendosi le labbra ed evitando lo sguardo di lui.
-Siamo anche co-protagoniste nel nuovo romanzo, lo sapeva? Ho un alter-ego letterario che affianca Nikki Heat; Rook ha un gran bel da fare con due donne … - Kate che, finora aveva evitato di incrociare lo sguardo di Rick, si voltò verso di lui con un’espressione quasi rabbiosa e rimasero alcuni istanti incatenati a scrutarsi dalo specchietto retrovisore. Castle perse completamente di vista la strada, tanto che ad un certo punto la detective urlò:
-Sta attento! –mettendo le mani sul volante e aiutandolo a sterzare, evitando così una vecchietta che attraversava – Stavi per investire quella donna, Rick! – Aggiunse sconvolta e lasciandolo sgomento. Era così concentrato su Kate da aver perso di vista il resto
-E’ … E’ spuntata all’improvviso!
-Aveva un bastone e faceva mezzo passo alla volta … - Rick non rispose, la detective colse il motivo della sua distrazione e non aggiunse altro; nessuno lo fece, fino all’arrivo in centrale.

Quando tornarono al distretto Kate si recò da Lanie con la scusa di avere indicazioni sull’ora del decesso e di raccogliere altre informazioni utili, la verità è che aveva bisogno di allontanarsi da loro e soprattutto sfogarsi con qualcuno. Entrò in tutta fretta in obitorio e senza rifletterci troppo cominciò a parlare a ruota libera, tanto che Lanie, che stava per illustrarle i dettagli del caso, si ammutolì:

-Sono andata da lui ieri sera, appena tornata. Ho preso due taxi, ho percorso tre isolati a piedi, correndo sotto la pioggia, con quelle valigie pesanti solo per lui, perché avevo un disperato bisogno di vederlo, di abbracciarlo, di sentirlo di nuovo e lui era con quella. – Si fermò un istante dopo aver parlato quasi in apnea – lei aveva del vino, era senza vestiti  e …  Mi sono sentita una stupida! A volte ci illudiamo di essere speciali per qualcuno e non ci accorgiamo, invece, di essere sostituibili, come le auto vecchie. – Si appoggiò al muro con gli occhi lucidi. Lanie si tolse i guanti, si avvinò a lei e le mise una mano sul braccio.

-Tesoro mi dispiace, ti abbraccerei ma non mi sembra il caso, dato che ho abbracciato prima lui. – disse indicando il cadavere e cercando di farla sorridere – Ascolta – disse, sollevandole il mento con un dito – sono davvero tentata di andare al piano di sopra stritolate i gioiellini di Castle e fare un’autopsia su di loro, ma, anche se nemmeno a me è andato giù il fatto che stia lavorando con quella, dovevi vederlo i primi tempi che te ne sei andata, Kate, era un uomo distrutto. Non so cosa ci sia tra loro, ma di una cosa sono certa: nessun’altra può prendere il posto di Kate Beckett!
-Ti sbagli, c’è una detective al piano di sopra che siede alla mia scrivania che può provartelo, e io devo stare qui a prendere ordini da lei …
-Hey, questo atteggiamento non mi piace. Tu sei incredibilmente forte e determinata, la Logan se pensa di venire a casa tua a comandare si sbaglia di grosso. Ora ti asciughi le lacrime, fai un bel respiro, vai di sopra e le fai il culo, perché è quello che si merita e perché tu, mia cara, vali mille volte lei.   

Come al solito Lanie aveva saputo spingere i tasti giusti, era stata diretta, schietta e l’aveva anche fatta sorridere.
-Ok, dimmi del caso adesso – Disse con ritrovata energia

Qualche minuto dopo, tornò in ufficio per comunicare le informazioni sulla vittima:
-Possiamo riportare sulla lavagna l’ora del decesso
-Quale lavagna? – Disse la Logan
-La lavagna con lo schema temporale! La lavagna che usiamo per i casi.
La detective Logan sorrise
-Detective conosce la differenza tra l’uomo erectus e quello sapiens?
Kate si stava appellando a tutta la calma che possedeva per non piazzarle uno schiaffo su quel viso perfetto
-Mi illumini
Prese un tablet e lo mostrò alla detective
-L’erectus è la sua lavagna, il sapiens è questo tablet. Sa come si usa vero?

Kate fece un passo in avanti verso la detective, aveva l’aria di una che stava per sferrare un pugno. Esposito e Ryan si alzarono di scatto dalla sedia in modo da essere pronti a fermarla e Castle invece assisteva impietrito alla scena.

- Usiamo questi strumenti da un po’. I pennarelli sono sorpassati, a meno che lei non frequenti l’asilo.

Kate non doveva reagire alle sue provocazioni, era quello che voleva la donna. Il loro era uno sfiancante gioco di nervi in cui, prima o poi, la più debole avrebbe ceduto.

-Io scrivo molte delle mie idee su carta, prima di riportarle al pc. Non mi sento un uomo erectus per questo!  … Con uomo erectus, intendo l’uomo preistorico, non che abbia problemi con l’ere… - Disse Castle gesticolando e agitandosi.
Entrambe si voltarono verso di lui. Castle, in un modo un po’ goffo, cercava di difendere Kate. Quella situazione era già abbastanza difficile, senza che la detective ci mettesse del suo. Kate non aveva mai sopportato che qualcuno prendesse le sue parti, ma in quella occasione quell’intervento non le dispiacque affatto; mentre Vic non apprezzò l’intromissione e fulminò lo scrittore con lo sguardo, spingendolo a tacere.


-Mamma!
La voce di un giovane uomo destò la curiosità di tutti, spezzando quel clima teso. Si trattava di Mark, il figlio di Vic, al suo fianco una sorridente Alexis, gli teneva le mani appoggiate su un braccio.
-Che ci fai qui? Sai che non devi venire dove lavoro …
-Scusami, mi servono le chiavi di casa. Salve Mr. Castle!

Rick fece un cenno con la testa e rimase a guardare il modo in cui la figlia stringeva il bicipite del giovanotto. Alexis,  che se ne accorse, lasciò subito la presa e salutò il padre con la mano e un sorriso colpevole.

Vic fece cenno al figlio di seguirlo, mentre Alexis si avvicinò a suo padre e, non appena si voltò, vide Kate
-Oh mio Dio! Kaaate …
-Alexiiis, ciao! – Disse sorridente e la ragazza corse ad abbracciarla
-Non avevo dubbi che saresti tornata. Ti trovo benissimo!
-Anche tu sei in forma!
-Chiavi prese! Andiamo  - Disse Mark ad Alexis
-Bene! Ciao Kate, sono immensamente felice che tu sia tornata. – Poi si voltò verso suo padre – Ci vediamo stasera
-Dove andate? – Chiese in ansia Castle
-A casa di Mark!
Castle deglutì preoccupato, prese per il braccio la figlia e si spostarono in un angolo
-A casa di Mark, da soli?
-Papà, tranquillo, andiamo a studiare ...
-Sì, anch’io andavo a studiare a 17 anni a casa di Molly Andrews, ma poi finivamo per usare il tavolo, ok non serve che te lo dica … Non voglio che stiate da soli in una casa, mi sono spiegato?
-Come l’ha presa Kate della tua collaborazione con la detective?
-Non provare a cambiare discorso signorina, non voglio che …
-Papà fidati di me, so quello che faccio! E non per essere crudele ma TE L’AVEVO DETTO che sarebbe tornata e se fossi in lei io sarei furiosa. Hai già abbastanza problemi a cui pensare! Meglio che io vada! – Gli diede un buffetto sulla guancia e lo lasciò lì a riflettere dubbioso. Quando i due ragazzi  uscirono, Castle si avvicinò a Victoria:
-Hai permesso a tuo figlio di andare a casa con Alexis, loro due soli?
- Non preoccuparti Rick, da quel punto di vista, Mark non ha ripreso da sua madre!
Dicendolo alzò lo sguardo verso Kate; ormai ogni mezzo era un pretesto per colpire Beckett.

Il pomeriggio sembrò non passare mai. Kate continuava a darsi gomitate con Ryan con cui divideva la scrivania. Alle 17:00 in punto Castle fuggì dal distretto per andare a recuperare Alexis a casa della detective e la Logan uscì con lui, mentre Kate rimase a lavorare al caso altre 4 ore.
Alle nove passate, ormai stanca, alzò gli occhi e si rese conto di essere rimasta sola al distretto. Si massaggiò il collo e si mise seduta alla sua vecchia scrivania a fissare il vuoto dove prima c’era la sua lavagna. La spiazzava che in pochi mesi potessero essere cambiate così tante cose e così poche nel suo cuore e nella sua testa!

Sentì qualcuno avvicinarsi e poi sedersi accanto a lei. Non ci fu bisogno di voltarsi per capire chi fosse, riconosceva il suo profumo; quello non era cambiato! Si voltò appena e i due occhi azzurri che la fissavano così vicini riportarono a galla tutta la frustrazione delle ultime ore.
-Giornata dura eh?
Lei non rispose, rimase seduta a pochi centimetri da lui ma voltò la testa per evitare di guardarlo
-Ti va di parlarne?
Non rispose ancora
-Non avevo dubbi che ti avrei trovata qui, certe cose non cambiano …
-Già! Altre, invece, cambiano perfino troppo in fretta! – Stavolta rispose amaramente. Poi si alzò dalla scrivania
-Kate ti prego, sono tornato apposta per spiegarti – La prese per un braccio, cercando di farla restare
-Non c’è molto da dire: non sono più io la detective da cui tornare, Castle. – Si liberò dalla presa dello scrittore con il braccio ancora libero, prese la giacca e si incamminò verso l’ascensore, mentre lui rimase lì, immobile a guardarla, come la sera precedente!





 
Ciao a tutti,
ok, ho scritto il capitolo diverse volte, ho anche pensato di cancellarlo ad un certo punto, ma poi sono giunta a un compromesso: non succede nulla di eclatante, ma mi serviva per far capire a Kate le nuove dinamiche nel distretto e quindi l'ho lasciato.
Dal prossimo le cose si fanno interessanti e sapremo finalmente se è ora che la Logan tolga le tende dal distretto, visto che Kate è tornata, oppure no …

Grazie mille per la lettura e i commenti; la Logan vi saluta e vi vuole bene : )

Remember: keep calm, there’s a 4th season!

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Capitolo 10
*** Mamma e papà sono tornati ***


Kate arrivò di corsa nell’ufficio di Montgomery. Il capitano l’aveva convocata di prima mattina con urgenza, e la ragione non poteva che essere una: ridarle il suo posto! Ora che lei era tornata, non c’era motivo che la detective Logan restasse, o almeno era quello che sperava.
Non sopportava l’idea che quella donna bevesse il caffè di Castle, che fosse lei ad ispirarlo, che fosse lei ad intrattenerlo e in più doveva vedersela tutti i giorni a lavoro e prendere ordini da lei. Avevano collaborato solo 24 ore e sentiva già di non poter sostenere quella situazione ancora per molto.

Quando entrò nell’ufficio di Montgomery …
-Mi scusi, signore c’era traff … - Non completò la frase, che vide la detective Logan sulla sedia di fronte la scrivania del Capitano. A quanto pare, anche lei era stata convocata. Questo rafforzava la convinzione di Kate che si trattasse del posto da capo detective.

Le due si lanciarono uno sguardo di fuoco, poi Montgomery invitò Kate a sedersi e iniziò a parlare:
-Bene detective, vi ho chiamate perché mi sembra giusto discutere con voi di una decisione che ho preso.

Kate e Victoria si scrutavano. Kate non vedeva l’ora di far sparire quel piglio sicuro dal volto della sua sostituta, che invece sembrava perfettamente a suo agio e per niente preoccupata. Le dava ai nervi tutta quella sicurezza; quello era il suo distretto, la sua squadra, il suo uomo e si sarebbe ripresa tutto!

-Ho avuto il privilegio di lavorare con due detective straordinarie; non tutti possono dirlo! Oltre ad essere due detective brillanti, mi avete dato molto anche come persone e di questo non posso che ringraziarvi … Victoria hai fatto un ottimo lavoro in questi mesi in cui Kate è stata in congedo …

Kate cominciò a sorridere, era arrivato il momento, si stava per sbarazzare di questo ulteriore ostacolo dai capelli biondi. Nel frattempo Ryan ed Esposito, che erano fuori dall’ufficio a sbirciare, vennero raggiunti da Castle
-Che state facendo? – Chiese Castle, facendo spaventare i due che erano intenti ad osservare la scena
-Castle mi hai fatto prendere un colpo! – Disse Ryan, leggermente impallidito, mentre Esposito continuava a guardarlo storto
-Cosa spiate? Che succede nell’ufficio di Montgomery?
-Convocazione per Logan e Beckett, credo che in vista ci sia una riorganizzazione al vertice! – Disse Ryan, sfregandosi entusiasta le mani
-Speriamo! – Disse Esposito

Entrambi erano ansiosi all’idea che Beckett tornasse al suo posto; Castle sembrava pensieroso, chissà se la sua musa gli avrebbe ancora concesso asilo al distretto dopo tutto quanto. Esposito si voltò verso Castle, notando quanto fosse stranamente silenzioso e lo trovò sguarnito dei due caffè
-Niente caffè oggi?
-Storia lunga … - Si affrettò a rispondere. Aveva deciso di evitare caffè d’ora in avanti

Intanto nell’ufficio di Montgomery:
-Non posso ignorare l’ottimo lavoro svolto dalla detective Logan in questo periodo e il 57° è al completo, per cui rimarrai da noi detective. Da oggi sei un membro ufficiale del 12°.
Le diede la mano in segno di congratulazione, il sorriso sul volto di Kate sparì velocemente
-COSA? – Disse stordita Beckett
-Hai problemi d’udito? –Rispose acida la Logan

Le due si erano alzate in piedi e si muovevano annullando i centimetri di distanza come se stessero per arrivare alle mani. Montgomery rimase immobile basito, mentre da fuori i commenti iniziarono a fioccare
-Oddio, ma non vorranno picchiarsi? – Disse Ryan in preda al panico
-Tira fuori l’i-phone che poi pubblichiamo il video su u-tube – Disse Esposito in direzione di Castle

Da Montgomery:
-Questo è il mio distretto, non credere che poche settimane al comando possano cambiare le cose …
-A dire il vero sono cambiate molte cose, anche fuori dal distretto.

La Logan era una provocatrice nata, sapeva bene dove colpire Kate e non risparmiò nessun colpo basso
-Signore! – Cercava di placare gli animi il capitano
-Davvero molto professionale portare il discorso su un piano extra lavorativo
-Perché non è questo il motivo per cui ti dà tanto fastidio lavorare con me? Ammettilo Beckett, il lavoro non c’entra niente, il problema è Castle
-Signore vi prego!
-Non mi interessa minimamente con chi va a letto Castle. Il suo pessimo gusto in fatto di donne è affar suo, non mio.
-SIGNOREEE!

Le due la smisero, guardarono Montgomery che sembrava inferocito

-I vostri problemi personali siete pregate di tenerli fuori da quest’ufficio. Quello che volevo dire, prima che mi interrompeste, è che ho deciso di prendermi qualche giorno per scegliere a chi assegnare il comando. Vediamo come si mette questo caso e poi deciderò. Da adesso il vostro comportamento sarà oggetto di valutazione per il posto di detective capo, mi sono spiegato?
-Capitano, non può parlare sul serio, mi ero presa una pausa, ma ora sono qui. Quel posto è mio!
-Evidentemente c’è qualcuno che lo sa occupare meglio!
-Stà zitta!
-BASTA, SMETTETELA! Il vostro infantilismo non mi rassicura, potrei sempre decidere di assegnare il posto a qualcun altro. Ci sono sviluppi sul caso, questo è l’indirizzo, vi voglio sul posto, portate anche Ryan ed Esposito. E’ TUTTO!

Kate uscì dalla stanza infuriata, passò davanti ai tre uomini senza rivolgere loro lo sguardo e si diresse verso l’ascensore. Castle assistette alla scena impotente, di certo il suo intervento, in quel momento, non l’avrebbe fatta calmare. Poi uscì anche la detective Logan
-Ryan, Esposito, andate tra la South e la Lexinton, c’è un magazzino non registrato al catasto e il titolare sembrerebbe essere il fratello della vittima, vedete di scoprire qualcosa. Io devo rimanere qui a compilare delle scartoffie. – Diede le chiavi dell’auto a Castle – Vai anche tu – Disse con amarezza, dopo aver visto le sue mani prive del caffè!

Quando Rick scese nel parcheggio auto della polizia, trovò Kate appoggiata alla macchina, con le braccia conserte e un’aria sconvolta. Si rivolsero appena uno sguardo.
-Vic non viene, deve compilare delle pratiche.
-Vic – ripeté tra sé Kate, infastidita dal suo chiamarla per nome, ma non rispose a Castle
Lui fece scattare le portiere con la serratura automatica e aggiunse:
-Vuoi guidare tu? – Ma la detective era già salita in auto.
La strada da percorrere non era molta, Castle si voltava verso Kate ma lei aveva lo sguardo perso fuori dal finestrino e gli dava le spalle.
-Che è successo da Montgomery? Vuoi parlarne?

Lei non rispose, si voltò ancora di più verso il finestrino con un pugno sotto al mento continuava a guardare la strada scorrerle veloce davanti agli occhi, come negli ultimi mesi in treno o in pullman. I suoi pensieri si erano persi in quei km, ogni volta con uno sconosciuto seduto al posto accanto al suo. Stavolta c’era lui di fianco, lui che l’aveva ascoltata e protetta in questi tre anni, eppure parte di lei lo sentiva come un estraneo del treno. Era delusa, lui l’aveva delusa, avrebbe potuto affrontare tutto con lui al suo fianco, così si sentiva tremendamente sola!

-Ok, non vuoi parlarne – Disse Castle
Il suono della sua voce le faceva male, aveva desiderato così tanto in questi mesi poterla sentire anche solo per un istante e adesso era come se ogni sua parola fosse una stilettata.
-Mi terrai il broncio a vita?
Lei continuava a non rispondere
-Kate, dannazione, dì qualcosa, parlami!

Ancora nessuna risposta. Così alla prima piazzola di sosta, sterzò violentemente, fermò l’auto e scese dalla macchina. Anche Kate uscì dalla vettura.
-Sei impazzito? – Gli urlò contro
Lui continuava a camminare nervosamente e a scompigliarsi i capelli

-Sì, sono letteralmente impazzito, se vuoi saperlo! Per settimane … Ti ho chiamato centinaia di volte, sono arrivato ad odiare la voce della tua segreteria telefonica. Dio, Kate, te ne sei andata senza dirmi una parola! Ti immagini come mi sono sentito quando al distretto Montgomery mi ha detto che eri partita per non so dove? Montgomery, Kate, dannazione! Ha dovuto dirmelo uno che non noi non c’entra niente …

Lei rimase ferma a fissarlo, senza rispondere, mentre lui continuava a dimenarsi

-Tu non sai da quanto volevo che mi baciassi, che mi guardassi nel modo in cui l’hai fatto l’ultima volta … Ho passato un week-end intero a fantasticare su come sarebbe stato e tu hai mandato tutto a rotoli. TU, KATE, non io, tu te ne sei andata, dovrei essere io quello arrabbiato, non tu!

Lei sorrise amaramente, aprì la portiera per rimettersi in auto

-Fai pure, accomodati, tornatene in macchina; fai quello che sai fare meglio quando le cose si complicano. Scappa, vattene, anzi prendi le chiavi dell’auto parti e mollami qui da solo, DI NUOVO!

Kate si voltò furente, con gli occhi lucidi e le mani chiuse a pugno
-Ma quanto sei ipocrita? Parli di delusione, di sofferenza, ma non sono io quella che porta il caffè a un’altra detective, che usa lei come nuovo soggetto per il suo libro. Ma certo, perché per te una detective vale l’altra, giusto? Anzi no! Una donna vale l’altra, perché anche negli Hamptons è andata così, io ti ho detto no e tu avevi subito pronto il tuo rimpiazzo.
-Sei ingiusta, non sai come sono stato male, ero a pezzi!
-Ci credo Rick, devi aver sofferto parecchio, per quanto? Due, tre giorni? Poi è arrivata la nuova detective a tirarti su il morale e non solo quello! Da quanto fate sesso?
-Tu te ne sei andata senza dirmi niente, io avrei potuto …
-SMETTILA DI RIPETERLO COME UN DISCO ROTTO! Avresti potuto cosa? Farmi cambiare idea? Venire con me? Credi che siano opzioni a cui non avessi pensato? Credi davvero che non ti abbia salutato per egoismo? Rick avevo un disperato bisogno di andarmene, di allontanare i demoni del mio passato e tu eri l’unico che avrebbe potuto farmi cambiare idea. Sapevo che se ti avessi guardato negli occhi e detto tutto non avrei più avuto il coraggio di andarmene. Mi dispiace se sei stato male, ma non credere che io sia stata meglio!

Si guardarono per qualche istante senza dirsi nulla.

-Non hai avuto abbastanza fiducia in me da dirmelo, non hai mai creduto in me, in noi. La verità è che te ne sei andata senza dire niente perché era più comodo per te!
-Sai una cosa, hai vinto tu! Io sono la cattiva e tu quello inconsolabile. Adesso andiamo, c’è un caso che ci aspetta.

E salì in auto. Qualche istante dopo anche Rick rientrò e, prima di mettere in moto, aggiunse:
-Mi dispiace! Sono stato un idiota ad accettare di tornare al distretto con la Logan, ma tu non ti sei certo comportata meglio … La triste realtà è che in questa storia non ci sono vincitori, abbiamo perso entrambi e possiamo continuare ad ignorarlo o andare avanti e provare a ricostruire qualcosa. Sta solo a noi deciderlo!

Il resto del tragitto avvenne nel silenzio più assoluto. Entrambi ripensavano a quel confronto, al loro primo vero chiarimento.
Quando arrivarono, scesero dalla macchina entrambi, Rick si avvicinò e le disse:
-Vuoi che mi chiami fuori? Se vuoi che lasci il distretto lo faccio, dimmi tu quello che ti può far stare meglio

Kate distese un braccio e gli mostrò il palmo di una mano, Rick la guardò perplessa.
-Dammi le chiavi dell’auto … Al ritorno guido io!
Rick accennò un sorriso, mise le mani in tasca e prese le chiavi; le appoggiò delicatamente sul palmo di Kate, per poi accarezzarle il dorso con un gesto lento e calcolato e lei rimase ferma a lasciarglielo fare.

Si avvicinano insieme da Esposito e Ryan
-Vi aspettiamo da 15 minuti, tutto ok? – Chiese Ryan preoccupato
-C’era traffico – Dissero all’unisono, senza aver concordato la scusa in precedenza. Si guardarono appena e Castle distese le labbra, accennando un sorriso.
-Mamma e papà sono tornati! – Disse Esposito a Ryan, dandogli una stretta sulla spalla

Tornando al distretto, si trovarono in ufficio a fare il punto della situazione.
L'unica a beneficiare dell'omicidio sembrava essere la moglie della vittima, pronta ad intascare un patrimonio, di cui sarebbe stata privata con l’imminente divorzio; ma il fratello della vittima aveva troppi affari loschi alle spalle per essere ignorato ...

-Io scommetto sul fratello. – Disse Esposito
-Anch’io.- Disse Ryan
-Siamo poliziotti, non allibratori e i poliziotti valutano le prove! Per ora abbiamo un’ex moglie arrabbiata e un fratello pulito, concentriamoci su di lei! – Disse acida la detective
-Non così tanto pulito, perché non registrare al catasto il suo magazzino? Perché circondarlo di guardie? C’è qualcosa che non quadra! Dovremmo perquisire quel palazzo.- Disse Kate. La moglie aveva un movente più solido, ma il suo istinto le diceva che stavano cercando nella direzione sbagliata.
-Non abbiamo un mandato. Niente mandato, niente perquisizione! – Disse Logan
-Chiamiamo un giudice e ce lo procuriamo. Un’ora e siamo al magazzino. Non avrà il tempo di eliminare le prove.
-Sono le 20:00, detective. I giudici sono tutti fuori servizio a quest’ora e poi mi sembra di aver detto che la nostra priorità è la moglie.

Kate guardò Castle, che colse le sue intenzioni; non bastavano certo pochi mesi per cancellare quel loro modo di parlarsi senza proferire parola.
Castle si sentì realmente preso tra due fuochi: poteva tirarsi indietro e appoggiare Vic o chiamare il suo amico Simpson e dar manforte a Kate. La testa e il cuore gli dicevano di fare cose diverse, prevalse il cuore:
-Il giudice Horace Simpson è un mio amico, lo chiamo, mi deve anche un favore! – Guardò kate che abbassò la testa come per ringraziarlo.
-Ti posso parlare qui fuori, Rick? – Disse la detective Logan, abbastanza contrariata
Uscirono dalla sala, tra i commenti di Esposito e Ryan
-Ti rendi conto di quello che sta facendo?
-Cerca di risolvere un caso!
-No, vuole solo trovare un pretesto per contraddirmi. Io mi baso sulle prove, lei no! E gradirei che non le dessi corda, siamo già tre contro uno lì dentro, non mi serve un quarto ostile!
-Kate è una detective scrupolosa, non userebbe il caso per una questione di ripicca personale  e poi, se fossi io a scrivere questa storia, non farei mai commettere l’omicidio all’ex moglie, la principale sospettata, andiamo è scontato! Invece un fratello con affari loschi lascerebbe tutti a bocca aperta!
-Non è un libro questo Rick, è la vita reale! Se sei con me entri, altrimenti te ne vai a casa!

Rientrarono in ufficio e i commenti si arrestarono di colpo
-Non ci avvarremo delle conoscenze di Rick, per questa sera. – disse secca la detective
-Ma potrebbe inquinare le prove – Disse Esposito
Kate stranamente aggiunse:
-No, ha ragione la detective Logan, concentriamoci sull’ex moglie.

Rick la guardò perplessa, la detective fu soddisfatta e congedò tutti. Ryan ed Esposito uscirono dalla stanza scuotendo la testa
-Che c’è? – Chiese Kate a Rick
-Niente – Disse lui, intuendo perfettamente le reali intenzioni di Beckett.




Salve a tutti,
lasciatemi dire che siete davvero stupendi, vi ringrazio per il calore e l'assiduità con cui seguite questa storia.
Questo capitolo è stato un tormento, ad ogni rilettura spunta qlc che non mi convince ... Spero vi piaccia!
Nota dolente, Roy è un traditore, da vivo e da morto, è davvero un insensibile!
E la Logan sta ancora qui ... Ma forse è già fuori gioco. Il prossimo capitolo è a rating davvero acceso, spero di postarlo per fine settimana!
Grazie ancora

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Capitolo 11
*** ??? ***


Avvertimento: il rating del capitolo a mio avviso non è rosso, ma è comunque un arancione molto intenso. Lascio a voi la scelta di proseguire con la lettura o meno!

Kate Beckett entrò di soppiatto nel magazzino, forzò la serratura con delle forcine, accese la torcia e per non essere impreparata estrasse la sua pistola e si intrufolò nell’ufficio del sospettato. L’ufficio, a dispetto dell’ambiente esterno abbandonato, era estremamente curato; c’erano persino luci notturne che costeggiavano il perimetro della stanza, lasciando l’ambiente in penombra.

Quando sentì un rumore, sollevò l’arma e la torcia di scatto
-Sono io, calma, sono io! – Disse Rick, coprendosi gli occhi dalla luce della torcia
-Castle, che ci fai qui? E soprattutto come hai fatto ad entrare?
-Che domande! Ti stavo aspettando! Avevo capito che bluffavi prima in centrale. Ho strisciato la mia Visa sulla porta, non sapevo che funzionasse davvero! Sembravo Indiana Jones!

Kate rimase immobile, con un’espressione seccata e con la pistola e la torcia puntate verso di lui
-Senti, ora che hai capito che sono io, perché non abbassi l’arma?
-Perché non sono ancora sicura di non volerla usare!
Castle fece un cenno con la mano come per ignorarla e si voltò, lei abbassò l’arma

-Ho controllato già gli schedari e la scrivania, niente! Se è invischiato in qualcosa, le prove non sono qui!
-Fantastico! – Disse amareggiata Kate – La tua detective farà i salti di gioia!
-Non è la mia detective!
-Ah no? Ci vai solo a letto?
-Kate, andiamo!
-Non dovevi venire, se la detective lo scopre ti farà una ramanzina per esserti schierato dalla mia parte, come ha fatto con Horace Simpson, prima al distretto.

-Io sono dalla tua parte Kate, qualunque cosa succeda!
Rimasero in silenzio per pochi istanti, poi proseguì:
-E, per la cronaca, non vado a letto con lei. E’ vero, era nel mio appartamento l’altra sera, aveva indosso la mia camicia, ma non è come sembra. Si è presentata da me completamente fradicia per via del temporale e le ho dato qualcosa da mettersi. E sai un’altra cosa? Sì, ci ha provato!

Kate era rimasta in silenzio ad osservarlo in quella penombra, si mordeva una guancia. Non era professionale parlare lì, in quell’ufficio, come non lo era stato neanche infrangere le regole per cercare indizi, ma in quel momento Kate veniva prima della Detective Beckett e Kate aveva bisogno di capire cosa c’era tra lui e la Logan.

-  … Ma l’ho mandata via dopo che tu te ne sei andata, non ho fatto sesso con lei. Avrei potuto, ma non l’ho fatto, non è mai accaduto, non c’è mai stato niente in questi mesi; se fosse successo l’avrei fatto per i motivi sbagliati, l’avrei fatto pensando ad un’altra …
Rimase in silenzio, poi aggiunse
-volendo un’altra …
  Amando un’altra!

Quelle parole arrivarono dritte al cuore di Kate, il suo stomaco si contrasse ed ebbe una fitta, lui fece un passo verso di lei e lei rimase immobile, un altro passo e lei era ancora lì ferma, quando furono a pochi centimetri  alcune voci li bloccarono. Rimasero fermi in silenzio ad ascoltare …

La vigilanza notturna – Disse Castle a voce bassa a Beckett, la quale non rispose, limitandosi a fare una smorfia. Cominciò a guardarsi intorno, alla ricerca di un posto in cui potersi nascondere. Si avvicinò ad una porta scorrevole, la sfilò ed intravide un cubicolo di 1 metro per due, con delle grucce in alto; doveva essere utilizzato come angolo appendi-abiti. Fece cenno a Castle di infilarsi lì dentro.

Bisbigliando, disse:
-No, non ci entro in quel buco. Odio le cabine appendi-abito. L’ultima volta che ho aperto quella di casa mia, ho trovato il criceto di Ashley che rosicchiava il mio berretto.
-Castle, muoviti! Vuoi che ci scoprano? Non c’è nessun criceto adesso!

Castle entrò in quell’antro stretto e buio, Kate lo seguì e si chiuse la porta alle spalle, facendo scattare la serratura circolare, in modo che chiunque provasse a sfilare la porta dall’esterno la trovasse bloccata. Quella stanza era dannatamente stretta, tra Castle e Beckett la distanza era minima. Kate si rese conto solo dopo essersi serrata lì dentro con Castle di quanto fossero tremendamente vicini e di come quella situazione potesse rivelarsi persino più pericolosa di un’eventuale denuncia per violazione di domicilio.

Castle, dapprima appoggiato sulla parete in fondo al quel cubicolo, si sospinse in avanti con le spalle e fu a pochi centimetri dalla detective, che percepì la sua vicinanza, potendo sentire il suo respiro sui capelli. Incamerò silenziosamente aria per cercare di regolarizzare le pulsazioni, ma le mani dello scrittore sui suoi fianchi annullarono l’effetto. Castle guadagnò ancora qualche altro centimetro … Ora il suo corpo sfiorava interamente quello della detective, rendendole impossibile ragionare con lucidità. Kate pensò che dovesse toglierselo di dosso, e alla svelta!

-Castle spostati. –Disse a voce bassa, con poca convinzione, come se fosse un pro-forma. Doveva dirsi di averlo almeno ammonito per quel contatto non richiesto ma assolutamente non spiacevole.
-Shhh – Disse Castle, un soffio arrivò tra i capelli di Kate che cominciò ad avere caldo, un caldo dirompente che le accese il viso e il corpo. Poi lui le spostò i capelli da un lato, lasciando il collo scoperto. Si avvicinò con la bocca al suo orecchio e disse con voce suadente: - Non vorrai che ci scoprano! – Con le labbra aveva appena sfiorato il suo lobo, a Kate iniziò a girare la testa.

Castle appoggiò la sua bocca alla base del collo di Kate, che istintivamente aveva inclinato la testa quasi per rendergli quel gesto più facile. A labbra dischiuse percorse tutto il collo della detective, fino ad arrivare al suo orecchio, qui iniziò a giocare con il suo lobo, mordicchiandoglielo e per la prima volta facendole sentire la lingua.
Kate era rimasta rigida per tutto il tempo, con le mani lungo i fianchi; era il suo modo di negare quanto desiderasse il contatto di Rick, ma quando le sue attenzioni si fecero più insistenti, Kate sembrò quasi vacillare, dovette appoggiare una mano alla porta, come se avesse appena avuto un capogiro.

Castle insistette con baci in quel punto che sembrava particolarmente sensibile. Le sue mani dai fianchi salirono a brandire il seno, gli bastò sfiorarlo appena perché la donna si lasciasse andare ad un gemito a denti stretti. Sentiva il suo calore, la sua eccitazione crescere e si strinse ancora di più a lei, dandole modo di capire quanto l’eccitazione fosse reciproca.
Allora il braccio destro di Kate cinse il collo dello scrittore, attirandolo sempre di più vicino a sé, mentre lui proseguì a baciarla, stavolta dall’orecchio si spostò lungo la mandibola, fino al mento. Alternava baci e piccoli morsi che resero l’attesa di quel contatto, che ormai sembrava inevitabile, ancora più voluto, più carico di desiderio e aspettative.

Dal mento risalì con la lingua fino alla sua bocca e incontrò le labbra spalancate di lei pronte ad accogliere quelle di lui, a  sentire di nuovo la sua lingua contro la sua.
Non si assaporavano da mesi; quel bacio era il simbolo del loro essersi ritrovati, il modo di consolidare un’unione che in fondo non si era mai spezzata e non era abbastanza! Le loro attese erano andate avanti per troppo tempo perché un bacio potesse bastare.

Mentre le loro lingue avanzavano in una lotta infuocata, Castle fece voltare Kate, la spinse contro la porta per proseguire la loro schermaglia di amorosi sensi. Le mani di lei passarono dai suoi capelli ad accarezzargli le spalle per poi raggiungere il suo torace, mentre lui insisteva a torturarle il seno.

Gemiti e sussulti erano il loro modo di comunicare, senza parole. Persi in quell’estasi, in quel preludio di piacere totalizzante trascurarono completamente il motivo per cui si trovavano in quel magazzino abbandonato, un altro, dopo il primo bacio a fare loro da cornice.

Le tolse la camicetta con un fare deciso e lo stesso fece col reggiseno. Anche la sua bocca e la sua lingua arrivarono a dare manforte alle sue mani sulle sue spalle, sui seni di Kate, sul suo ventre. Lei inarcò la schiena e lasciò cadere la testa all’indietro, sotto il peso piacevole e deciso del suo tocco.

Non si erano detti nulla da qualche minuto. Un flebile e ansimante -Mi sei mancata! – ruppe il silenzio.

Kate si fece largo con le mani sotto la camicia di lui, voleva sentire la sua pelle, lo accarezzò fino ad arrivare ai suoi pantaloni. Sentiva quanto lui la volesse e il desiderio era reciproco, così lo liberò in fretta dalla prigionia di bottone e cerniera.
Castle rese l’attesa ancora più intensa allontanando le mani di Kate per usare con perizia le proprie sul corpo della detective, ormai in preda a brividi e contrazioni muscolari sempre più frequenti. Sentì le dita di lui che la liberavano dai pantaloni, per cercarla ancora più intimamente. Kate provava a controllarsi mordendosi le labbra, ma un grido netto le uscì di bocca quando le mani di lui arrivarono sotto la sua biancheria, nella parte più intima di lei.

Con dolcezza Castle la massaggiava e alternava tocchi più decisi e altri più deboli, regolandosi con i battiti di Kate. Stava giocando con lei, voleva eccitarla senza concederle il piacere definitivo. Nella penombra la vedeva dimenarsi, sentiva il suo corpo contrarsi e l’idea di essere lui a dettare i tempi ad averla sotto giogo lo faceva impazzire.
-Perché mi torturi in questo modo, Rick? –Chiese quasi implorante lei
-Devo farti scontare un’attesa di mesi! –Disse lui accennando un sorriso

Lei continuava a mordergli il labbro, con la testa leggermente all’indietro, aspettando la sua mossa …
Finalmente la spinse ancora contro la porta, ormai era evidente per entrambi come l’eccitazione fosse padrona di lui e di lei. Le sfilò l’ultimo brandello di stoffa che ancora divideva i loro corpi poi strinse con decisione i suoi glutei e prese entrambe le gambe della detective che lo assecondò cingendogli la vita. Rick afferrò l’anca verso di sé mentre concretizzava la fusione dei loro corpi, quell’ultimo, definitivo intimo contatto.

La penetrazione fu decisa, quasi sorprese Kate quel gesto così risoluto dopo una lunga attesa, tanto che si lasciò sfuggire un gemito che sapeva di piacere e anche di dolore. Questo frenò Rick nella sua spinta, ma fu lei ad incitarlo a continuare:

-Più forte Rick, non ti fermare! –Mentre era completamente in balia di lui, delle sue mani, della sua bocca, del suo sesso dentro di lei! La porta, che sembrava volesse cedere ad ogni spinta, fece da scudo ai due amanti per tutto il tempo, finché entrambi non furono travolti da un piacere immenso e quasi catartico.

Si rivestirono a fatica, si scrutavano nella penombra, in silenzio.
-Sai, devo dire che ho rivalutato le cabine porta abiti! – Disse lui sorridendo e suscitando in lei un sorriso analogo.

Uscirono di soppiatto da quell’ufficio e dal palazzo. Kate si mise alla guida e lui la seguì lato passeggero, in quel gesto automatico che avevano ripetuto infinite volte in quegli ultimi tre anni.
-Non andiamo al distretto? – Chiese lui, dopo che Kate svoltò per la Kensinton, anziché per la Avenue!
-E’ tardi Castle, andiamo a casa!
-Ma casa mia è dall’altra parte
-Infatti andiamo da me! - Disse Kate, come se fosse la cosa più ovvia del mondo e guadagnandosi un sorriso soddisfatto di lui.

Tornati da lei, si tolsero i vestiti salendo le scale e baciandosi selvaggiamente, come se poco prima non fosse successo nulla, come se non si vedessero da mesi. Si concessero una replica tra le lenzuola altrettanto concitata, stavolta con Kate a dettare i tempi sopra di lui, e si addormentarono sfiniti.

Kate aprì gli occhi un paio di ore dopo. Guardò l’orologio, erano le 3:15. Si voltò verso Rick e lo vide dormire beato, gli passò una mano sul torace caldo; il contatto con la sua pelle gli regalava un brivido nuovo ogni volta. Si rese conto di non aver ancora smaltito del tutto l’adrenalina di poco prima, così si avvicinò all’orecchio di Castle e lo chiamò con voce suadente, ma lui non rispose. Con un fare più deciso lo scosse fino a svegliarlo. Lui sobbalzò in modo scomposto
-Che c’è? Dobbiamo andare al distretto? Stai bene? Un omicidio? – Era confuso e agitato
-Calmati Rick!
-Stai bene?
-Sì, tutto ok!
-Ma che ore sono?
-Sono le 3 e un quarto!
-Ti hanno chiamato dal distretto? Dobbiamo andare?
-No!
Castle la guardava confuso, non capiva perché l’avesse svegliato, ma ebbe timore di chiederglielo, magari voleva buttarlo fuori di casa!
-Avevo voglia di te! – Disse lei, portandosi un dito in bocca, come una bambina, con un tono dolce
-Scusa?
-Ok, ti ho svegliato perché volevo fare l’amore con te, va bene? –Disse frustrata dal suo non capire
Castle rimase qualche secondo pensieroso
-Non te lo  ripeterò un’altra volta – Disse lei stizzita, come se le fosse costato parecchio ammetterlo
-Fammi capire: mi hai svegliato, nel cuore della notte, solo perché eri in preda ad un istinto sessuale? – Disse lui con un non so che di disapprovazione.

Poi si stese, si coprì con il lenzuolo e tornò a dormire, voltandosi dall’altro lato.
Kate rimase impietrita. Dopo un paio di secondi Rick si voltò di scatto e disse:
-Non potevi svegliarmi prima?

Lei sorrise appena e si trovò le labbra dello scrittore contro le sue e i loro corpi furono di nuovo vicini. Se non ci fosse stata la sveglia e il lavoro al distretto, avrebbero continuato a fare l’amore per tutto il giorno. Dei due Castle sembrava quello più provato, non si ricordava neanche Meredith così scatenata! Kate era così incontenibile, che era difficile tenere il suo passo …
 
 


Eccoci qua,
un altro magazzino, Kate che non rispetta gli ordini, Castle che anticipa le mosse della detective … Sembra proprio che sia tornato tutto alla normalità, Logan a parte, che è ancora dietro l’angolo! Spero di essermi fatta perdonare per i capitoli precedenti in cui ho sfinito psicologicamente il nostro duo preferito e anche voi.

Non so se avete notato che manca il titolo, mi aiutate a sceglierlo? Suggerimenti? Grazie davvero per il vostro affetto, vi lascio col solito mantra

Remember: keep calm, there’s a 4th season!

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Capitolo 12
*** Un segreto difficile da mantenere (Parte I) ***



Non gli capitava da tanto tempo, ma quella mattina si svegliò col sorriso sulle labbra. Distese le braccia su quelle lenzuola che sapevano di lei, morbide come il suo corpo, vellutate come la sua pelle e si sentì in pace. Si infilò la maglietta e raggiunse Kate al piano di sotto. Un profumino delizioso lo avvolse. Era tutto quello che aveva sempre voluto, era persino meglio di quanto avesse immaginato ed era difficile superare le aspettative e la creatività di uno scrittore estroso come Richard Castle.

Kate aveva i capelli raccolti in una coda e una tenuta ginnica, “armeggiava” con una padella e delle uova e c’era una brocca di caffè fumante, pronta sul ripiano della cucina. A Castle venne in mente uno spettacolo che Martha l’aveva costretto a guardare di recente a teatro, il modo in cui Kate si muoveva era leggiadro come le ballerine di quella rappresentazione; era incredibile come quella donna rendesse fuori dal comune anche le cose più ordinarie.

Si avvicinò facendo attenzione a non fare troppo rumore. Quando fu sufficientemente vicino si schiarì la voce, attirando l’attenzione di Kate, che si voltò verso di lui e gli sorrise.
-Buongiorno – Disse lui. Aveva i capelli spettinati e si era infilato la maglietta al contrario, aveva dormito pochissimo ed era più tenero e buffo del solito. Si avvicinò e le diede un bacio sulla mano, uno sul braccio, sul gomito, sulla spalla, sul collo, sulla guancia, poi le cinse la vita con le braccia, la guardò dritta negli occhi e aggiunse:
-Buongiorno l’ho già detto?
Lei sorrise ed annuì
-Non credo di averlo capito bene, però … - Disse mettendogli le braccia intorno al collo.
Lui annuì, si avvicinò e le diede un bacio tenero sulle labbra, poi un altro, un altro ancora e la tenerezza divenne passione nel giro di pochi secondi.

L’odore di bruciato e il crepitio delle uova in padella destarono i due
-Oh nooo – Disse Kate, prima di affrettarsi a togliere la padella dal fuoco. Guardò triste i suoi pancake bruciacchiati – Fortuna che ne avevo preparati altri prima!
-Pancake, eh! – Disse Rick, alzando un sopracciglio; Kate lo guardò con un’aria dubbiosa – Qualcuno una volta ha detto che è un modo commestibile per ringraziare il proprio partner per la notte trascorsa insieme. – Disse gonfiando il petto con un’aria soddisfatta
-Sgonfiati mister muscolo, ho preparato una colazione di fortuna con le uniche cose che avevo in frigo. Devo ancora finire di sistemarmi e non ho avuto il tempo di fare la spesa.
-Ti do una mano a sistemare casa questo week end, se vuoi!

Kate sorrise e poi la sua espressione divenne interrogativa, socchiuse gli occhi, fece il giro del bancone della cucina e cominciò a camminare intorno a Rick con fare sospetto. Lui la seguiva  con lo sguardo incerto sulle sue intenzioni.
-A proposito di casa … - Disse Kate, cominciando a mostrare le sue carte – Vuoi sapere una cosa buffa?
Rick annuì in fretta e un ciuffo di capelli gli finì sulla fronte
-La mattina successiva al mio rientro sono passata per vedere se la mia casa fosse per miracolo ancora disponibile. Non ci speravo, è in una buona posizione, l’affitto non è altissimo, è anche abbastanza spaziosa … E invece Seamus, il portiere, mi ha detto che era libera!
-Sei stata fortunata. – Disse, mettendosi un pezzo di pancake in bocca
-La cosa strana è che Seamus mi ha detto che “qualcuno” aveva affittato questa casa subito dopo la mia partenza e ha riconsegnato le chiavi proprio la mattina che sono passata.
-Una coincidenza – Disse mangiucchiando il pancake
-Mi ha detto anche che questo qualcuno non ha mai messo piede in questa casa, se non la prima volta, quando ha sottoscritto il contratto d’affitto.
-Ma quanto parla questo Seamus, non c’è una clausola di riservatezza che i portieri devono firmare in queste circostanze?
-Ha aggiunto che era “uno famoso”, uno scrittore … - Disse lei avvicinandosi e facendogli lo sguardo dolce
-Gli scrittori hanno davvero un debole per te …
– Come facevi a sapere che sarei tornata?
-Non lo sapevo, ma non ho mai smesso di sperarlo. – Disse lui, accennando un sorriso. I loro sguardi erano incatenati, lei continuava ad avvicinarsi, e a pochi centimetri dalle sue labbra si interruppe e si sollevò di scatto.
-E mentre speravi, uscivi con la detective di scorta? – Disse con un tono quasi canzonatorio

Lui sorrise.
-Ok, vuoi saperla tu una cosa buffa adesso? … Quando abbiamo iniziato a lavorare insieme io e te, ero così eccitato dal fatto che avrei potuto fare tutto quello che vedevo nei film, come inseguire criminali sgommando per New York al volante di una super spider, mettere la sirena sul tettuccio, entrare in auto dal finestrino come Hazzard ...

Kate lo guardava con le braccia conserte e un lieve sorriso sul volto, che divenne più accentuato quando si immaginò la scena di Castle che entrava dal finestrino di una volante.

-Ma poi mi hai mostrato la tua auto mal concia, non mi hai mai fatto guidare e non mi hai permesso di accendere la sirena. Ed è stato incredibile comunque! Ti sei fidata di me al punto da darmi la tua pistola, abbiamo catturato presunti viaggiatori del tempo, fatto cacce al tesoro. 

Si interruppe, le appoggiò una mano sul braccio e poi proseguì, mentre parlava continuava ad accarezzarle il braccio con le dita

-Con la Logan ho fatto tutto quello che ho sempre sognato di fare, a parte entrare dal finestrino, ci ho provato una volta, ma sono rimasto incastrato …  - Kate sollevò gli occhi al cielo, poi lui riprese: -Comunque, dicevamo, mi sono reso conto che ogni volta che ero al volante, che accendevo la sirena, ma non c’eri tu con me a condividere quelle cose, beh non era poi così divertente … In questa equazione sostituire una detective con un’altra non produce lo stesso risultato.

Kate si avvicinò, gli prese le mani e disse:
-Mi dispiace di essermene andata senza dire niente. – Aveva gli  occhi lucidi e un’aria tremendamente imbarazzata – Mi sarei dovuta fidare di te, avresti capito.
-Sai cosa avrei fatto, se me l'avessi detto? Avrei preparato le valigie, preso Alexis, impacchettato mia madre e saremmo venuti con te. E avrei portato mia madre solo perché non mi fido a lasciarla a casa da sola.

Le mise le braccia intorno la vita e l’attirò a sé
-Basta parlare degli sbagli fatti in passato; pensiamo a goderci il nostro nuovo inizio, e poi direi che siamo pari, giusto? – Disse sporgendo le labbra in avanti come se si aspettasse di ricevere un bacio
-Ma non ci pensare neanche.- Rispose Kate, divincolandosi. – Ti farò scontare amaramente le sgommate e le sirene accese con la Logan, ci puoi giurare. – Cercava di rimanere seria nel dirlo, ma le scappò un sorriso, lui si avvicinò e iniziarono con le tenerezze.

Sul più bello suonò il cellulare di Beckett. -Non rispondere – Sussurrò Rick al suo orecchio.
-E’ Esposito, magari ci sono novità sul caso. – Premette il tasto di risposta, ma Castle non la lasciava andare, continuava a baciarle il collo, le spalle, le braccia, a solleticarle la pancia
-BEEEcketTT – Disse, non riuscendo a controllare il tono della voce, date le sollecitazioni dello scrittore
-Beckett, stai bene? – Chiese Esposito preoccupato
-Benissimo! Cosa c’è?  …  - Con un tono più basso aggiunse: - Smettila
Esposito corrugò la fronte e guardò perplesso in direzione del telefono. Ryan che lo vide chiese:
-Che hai?
Esposito, dopo aver allontanato il telefono, rispose all’amico
-Credo mi abbia appena chiesto di smetterla di fare non so cosa, o forse non ce l’aveva con me.
-Metti in vivavoce.
-Dicevi Esposito? Basta, ma la vuoi finir …
I due si guardavano, Ryan si sedette vicino al telefono per capire meglio
-Ma con chi parli? –Chiese Esposito
-Ah no, scusa è la tEEELEvisione – Non riusciva a controllare il tono della voce mentre Castle rideva, continuando a torturarla e  a ripeterle all’orecchio –“Riaggancia”
-Dovresti venire in centrale il prima possibile, Lanie ha trovato qualcosa.
-Bene – Non riuscì a finire la frase che Rick le tolse il telefono di mano e chiuse la conversazione.
-Dio ma quanto parla Esposito? – Chiese, dopo averle baciato il collo
-Troppo assolutamente, le tue mani mi stavano facendo impazzire …

In realtà Rick pensava di aver chiuso il telefono, ma Esposito e Ryan erano ancora in comunicazione con loro … Sebbene riuscissero a malapena a percepire la voce maschile, si capiva benissimo quello che diceva Kate
-Te lo dicevo che non era sola
-Riaggancia, dai, non è carino origliare – Disse Ryan, da perfetto gentleman
-Scherzi? Non vuoi capire con chi è?
Ryan si avvicinò ed entrambi incollarono l’orecchio al telefono per captare meglio. Si sentivano mugolii, gemiti, risatine
-Chiunque sia, ci sa fare. – Disse Ryan
-Sembra un film porno per non vedenti. – Disse Esposito, guadagnandosi un’occhiataccia dal collega per la battuta di pessimo gusto. – Che c’è? Anche loro avranno diritto ai porno.- Un “Oh Riiiick” dall’altro lato del telefono fece sobbalzare i due
-Riiick? – Chiese Ryan
-E’ Castle! Deve per forza essere lui … L’avevo detto che mamma e papà erano tornati!
I due sorrisero e si diedero il pugno in segno di approvazione
-Ok, ora chiudi.
-Non sei curioso di vedere come va a finire? – Si sentì rumore di piatti rotti – Ho l’impressione che stiano facendo una colazione trasgressiva
-Riaggancia, forza!
-Dai solo un altro po’ – Ma la Logan arrivò ed Esposito chiuse velocemente la conversazione
-Cosa state facendo?  -Chiese con il solito piglio arrogante
-Ho avvisato Beckett, arriva appena finisce di fare colazione – Disse, aggiungendo un colpo di tosse in direzione del collega che sorrise al pensiero della “colazione” alternativa di quei due.
-Bene! Occupatevi di quei tabulati telefonici. – E si allontanò
Esposito alzò la cornetta dell’interfono e aggiunse:
-Devo dirlo a Lanie.
 

Quando Kate e Rick arrivarono al distretto, scesi dal taxi, lei si bloccò sull’entrata e si voltò verso Rick
-Ho capito, vuoi che non entriamo insieme, giusto?
-Rick negli ultimi giorni ho dovuto metabolizzare parecchie cose, non vorrei aggiungere alla lista le battutine di Esposito o le occhiatine inquisitrici del distretto.
-Ricevuto! Mi farò il giro dell’isolato due volte e poi entro.
-Grazie – Disse, lasciandogli un bacio sulla  guancia

Intanto Kate arrivò da Lanie
-Ciao Lanie, Esposito mi ha detto che ci sono novità …
Lanie non rispose e iniziò a guardarla con un sorrisetto malizioso
-Buongiorno a te, come mai tanta euforia?
-Di che euforia parli?
-Hai l’aria stanca, un sorriso stampato in faccia, hai fatto sesso stanotte?
-LANIE, ma che ti salta in mente, n… nooo!
-Ok, sei una pessima bugiarda e anche una pessima amica, vai a letto con Castle e non mi dici niente?
-Ca…Castle?
-Non fare l’ingenua, avete dato spettacolo al telefono questa mattina quando Esposito vi ha chiamato, avete lasciato il telefono acceso mentre “facevate colazione”. – Kate rimase senza parole, con la bocca leggermente aperta e il volto che si imporporava lentamente. In quel momento entrò Castle

-Buongiorno signore. Mi hanno detto che ci sono sviluppi sul caso.
Kate si voltò e il sorriso sul viso di Castle scomparve vedendo l’espressione di Kate, che poi lo colpì sul braccio
-Auuu. Ma che ho fatto?
-Non hai chiuso il telefono stamattina.
Guardò Lanie che sorrideva divertita, poi di nuovo Kate e fu colto dal dubbio. La situazione non lo metteva a disagio, ma non voleva che Kate potesse sentirsi in imbarazzo
-Scusami, io, io non me lo ricordo, non so. Il mio iphone si spegne subito, forse ho premuto il tasto sbagliato. – Disse grattandosi la testa
-Beh a giudicare da quello che mi ha detto Esposito eravate piuttosto “affamati” .- Disse Lanie, che poi si ricompose – Abbiamo trovato delle tracce di dna sul corpo della vittima, le stiamo analizzando. Ce n’erano sotto le unghie, sul volto, e sembrano compatibili con i segni di una colluttazione. E’ altamente probabile che si tratti del dna del nostro assassino. Vi potrò dire qualcosa non prima di 12/24 ore, ma la cosa certa è che non si tratta di una donna
-Quindi non è stata l’ex moglie? – Chiese Castle, mentre Beckett cercava ancora di ricomporsi
-Non si può dire con certezza, ma la vittima ha lottato con qualcuno poco prima di morire e questo qualcuno non era una donna!
-Bene, aggiorno i documenti, grazie Lanie. – Disse Beckett

Castle uscì accennando un sorriso e Lanie gli lanciò un’occhiata di ammirazione, poi, prima che Beckett lasciasse l’obitorio, Lanie la prese per un braccio e aggiunse:
-Ovviamente mi racconti tutto più tardi. Non ci sto che Esposito sappia dove ti ha messo le mani e io no.
Kate sollevò gli occhi al cielo leggermente in imbarazzo ed uscì.

Castle l’aspettava vicino l’ascensore con un’aria da cane bastonato.
-Scusami!
-Non è colpa tua, ma prepariamoci alle battutine di quei due al piano di sopra. – Disse amareggiata, prima di entrare in ascensore.

Quando arrivarono Esposito e Ryan fecero loro un’accoglienza da stadio, con fischi e applausi
-Shhh, siete impazziti? – Disse Beckett invitandoli ad abbassare il tono di voce e ad assumere un atteggiamento più consono al posto di lavoro
-Arrivano anche insieme, hai visto Esposito? – Disse Ryan al collega
-Smettila Ryan, non metterli a disagio.- Beckett fu sorpresa dell’uscita di Javier – Allora ragazzi, le uova le avere sbattute o strapazzate? – Disse voltandosi verso l’amico che gli diede il pugno per congratularsi dell’azzeccato doppio senso della sua uscita.
-O montate magari … - Aggiunse ancora
-Siete davvero pessimi. – Rispose Kate

Non appena Beckett diede loro le spalle, Esposito si avvicinò a Castle e sottovoce disse:
-Era ora amico – E fecero feed the birds
Kate si voltò e li colse sul fatto
-CASTLEEEE!
Lo scrittore ritrasse subito la mano. Montgomery uscì dal suo ufficio, attirato dagli schiamazzi

-Bene, Beckett, Castle, siete arrivati! Volevo parlare giusto con voi. Nel mio ufficio, ADESSO!

Il comandante sembrava parecchio adirato, Kate e Rick si guardarono negli occhi e immaginarono di conoscere il motivo di quella convocazione dai toni per nulla amichevoli.
In lontananza la detective Logan aveva visto tutto, l’arrivo di Kate e Rick insieme, l’esultanza di Esposito e Ryan e rimase in disparte a tirare le tristi somme di un’equazione, dalla quale sembrava essere stata decisamente elisa.
 
 


Ciao ragazzi,
ancora poche cose da definire e ci siamo, la storia sta per giungere all’epilogo; ci sarà anche una Logan di mezzo, ma non voglio protrarla all’infinito come Beautiful ;)
Al solito, vi ringrazio per la lettura e i commenti.

PS: state facendo la caccia a Nathan per l’Italia? Mi auguro che qualcuno riesca a beccarlo e che "il potere del Fillion" sia con voi …

Remember: Keep calm, there’s a 4th season

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Capitolo 13
*** Un segreto difficile da mantenere (Parte II) ***



-Chiudete la porta – Disse Montgomery, accarezzandosi la barba ruvida

Kate era qualche passo avanti a Castle; quando era in servizio aveva questo istinto di protezione nei suoi confronti, si sentiva responsabile per lui anche quando combinava qualche guaio. Montgomery prese un plico e lo lanciò sulla scrivania, il che fece sollevare qualche carta e, all’unisono, le spalle di un preoccupato Rick.

-Il caso a cui stiamo lavorando ha attirato l’attenzione di persone molto influenti, a quanto pare la vittima aveva contattato la procura, pochi giorni prima di morire, per rivelare delle importanti informazioni su un presunto smaltimento irregolare di rifiuti.

Castle e Beckett rimasero in piedi in silenzio ad ascoltare.

-Il giudice Markway è stato sollecitato a firmare un mandato per il magazzino del fratello della vittima e questa mattina alle 6 una squadra speciale ha fatto irruzione nel complesso.

Montgomery rimase in attesa, si aspettava che i due dicessero qualcosa, ma né Kate né Rick proferirono alcunché.

-Bene – disse con tono stizzito Roy, poi estrasse da una cartellina un dvd, lo inserì nel pc, ruotò lo schermo in direzione dei due e avviò la riproduzione. Le immagini mostravano una ripresa interna del magazzino.
Castle e Beckett sgranarono gli occhi non appena riconobbero il palazzo

-Il magazzino aveva delle telecamere, un sofisticato sistema difficile da rilevare ad occhio nudo e guardate un po’ … – Disse mandando avanti alcune riprese per poi bloccarsi all’arrivo di Castle nell’ufficio. Castle cercò di evitare lo sguardo di disapprovazione che Montgomery gli stava lanciando, ma sentiva i suoi occhi trafiggerlo come lame.

-Signore le posso spiegare – Accennò timidamente Beckett, che fu bruscamente interrotta dall’ira di Roy
-OOOOh davvero? No perché mandando avanti qualche minuto, ecco un’altra effrazione, di un’agente, di una MIA agente. Sono davvero curioso di sentire le vostre spiegazioni
-Abbiamo cercato di essere tempestivi, il sospettato poteva inquinare le prove o peggio distruggerle, mi rendo conto che non ci siamo comportati … - Non riuscì a terminare la frase che il capitano incalzò
-Tu Castle, niente da aggiungere?
-Ah beh io, vede io … Ha notato con che scioltezza sono entrato? – Il suo tentativo di sdrammatizzare gli costò le occhiatacce degli altri due. Fece cenno di aver capito e lasciò che il capitano proseguisse
-Sono stufo delle vostre insubordinazioni. Beckett sei tornata da pochi giorni e già non rispetti gli ordini e per giunta proprio ora che sto valutando a chi assegnare il posto da detective capo.
-Signore io …

Montgomery mandò avanti il nastro e aggiunse

-Questi siete voi due, 31 minuti dopo che uscite dall’ufficio. Ora, non voglio sapere cosa avete fatto 31 minuti chiusi lì dentro; – Castle assunse l’aria di uno che fischietta per sviare inevitabili sospetti – sono riuscito a fare in modo che questi nastri non vengano archiviati come prove, perché non dicono nulla di rilevante, ma sono molto deluso e arrabbiato. Tu Castle SPARISCI, non voglio vederti al distretto per il resto della giornata e tu Beckett, sappi che terrò seriamente presente questo tuo ennesimo colpo di testa.

I due fecero per andarsene con l’aria colpevole, Castle si bloccò e disse:

-C’erano mica telecamere anche nel vano porta abiti dell’ufficio? – Beckett gli rivolse un’occhiata furiosa – Nel caso ne vorrei una copia! – Disse entusiasta
-FUORII – Ribadì Montgomery – Tu resta ancora un secondo Beckett
-Signore sono davvero desolata, ero sicura che avremmo trovato qualcosa in quel magazzino e la Logan non mi avrebbe mai permesso di indagare, così mi sono fatta prendere la mano e sono andata da sola, mi disp … - Beckett si interruppe un tantino perplessa; Montgomery non sembrava arrabbiato, anzi, stava sorridendo.

-31 minuti in un ufficio semi vuoto … -Disse lasciando intendere di sapere perfettamente cosa fosse successo. Kate cercò di mantenere un’aria professionale, ma percepì un senso di calore mandarle a fuoco le guance.
-Era ora detective che gli dessi una chance. – Sorrise più contento che mai. Kate sollevò lo sguardo tremendamente in imbarazzo – Davanti a Castle ho dovuto assumere un atteggiamento professionale ma, detto tra noi, sono più felice che arrabbiato. Ora esci e fa finta che ti abbia dato una strigliata storica.

***

Quella giornata non era andata esattamente come nei piani di Kate: tutti sapevano di lei e Rick, persino Montgomery, e nessuno le aveva risparmiato battutine e frasi imbarazzanti. La Logan era stranamente silenziosa, questo almeno le dava un po’ di tregua e anche il fatto che Rick fosse stato costretto a tornare a casa; era meglio non avere tra i piedi un bambino a cui badare. Esausta guardò l’orologio, erano le 18:00. Si avvicinò alla scrivania dei colleghi:

-Ragazzi andate a casa, per oggi può bastare.
-Sei sicura? La Logan voleva che ultimassimo dei rapporti per oggi – Chiese Ryan
-Ci penso io a lei, andate. – Poi si imbatté nella scrivania della Logan, su cui era placidamente appoggiato il suo adorato tablet; Kate lo prese, poi si voltò verso Ryan ed Esposito:

-Sapete qual è il lato negativo della tecnologia? Che è dannatamente fragile. – Disse, lasciandosi scivolare il tablet dalle mani e facendolo cadere a terra. I ragazzi rimasero impietriti a guardarla – Provate a buttar giù così una lavagna! – Disse, paga di aver messo in atto la sua piccola vendetta. Non soddisfatta del rumore metallico di quella caduta, diede allo strumento tecnologico due assestati colpi di tacco e poi si rintanò nella sala accanto la stanza caffè, davanti la sua vecchia lavagna.

Qualche minuto dopo la Logan passò da lei.
-E’ tornata alla sua lavagna, vedo!
Kate non rispose
-E’ stata in quel magazzino, vero? Ha deliberatamente ignorato un ordine, ha infranto la legge e ha coinvolto Rick; questo per dimostrare cosa esattamente? Solo per facilitare la mia nomina a capo detective?
Kate chiuse il pennarello, lo appoggiò alla lavagna, incrociò le braccia al petto e iniziò a scrutare la detective frontalmente
-Sa Beckett perché il suo capo non le ha ridato il posto? Perché lei è acerba, crede di poter essere il capo che è anche amico dei suoi subalterni, di poter fare a modo suo, di aggirare il sistema, ma non è così che funziona e si aspetti tolleranza zero per questo suo atteggiamento irresponsabile. Quando sarò io al comando, la sbatto fuori al primo errore.

-Sai Vic, sono davvero stufa … Sono stufa della tua arroganza, del modo in cui continui a darmi del lei come se volessi mantenere le distanze, come se ti sentissi superiore, e sono stanca del modo in cui tratti i ragazzi. Hai ragione, io sono una persona che agisce di istinto, a volte, non ho un fascicolo lindo come il tuo, ma almeno sono convinta che il rispetto delle persone della mia squadra sia sentito, e non legato alla mia carica, non mi sento migliore di te o di nessun altro, cerco solo di fare il mio lavoro secondo coscienza, anche se questo significa infrangere le regole. E vuoi che la dica tutta? Penso che tu sia una stronza, una donna repressa, talmente insicura che ha bisogno di spogliarsi davanti ad un uomo perché non altre carte da giocarsi per sedurlo … E sai che ti dico, potrai anche essere nominata capo detective, ma non cambierei una sola cosa di me con te.

Fece per andarsene, lasciando la detective ad ingoiare il boccone amaro, poi si voltò e aggiunse
-Ah credo di non avertelo ancora detto: benvenuta al 12° distretto!

***

Castle andò ad aprire
-Heey – Disse e si avvicinò per darle un bacio sulle labbra. Kate cercò di tenerlo a distanza, appoggiando le mani sul torace dello scrittore
-Alexis e Martha potrebbero vederci, oggi abbiamo già dato spettacolo a sufficienza, non ti pare?
-Alexis dorme da Paige e mia madre è ad un corso. Sono solo e annoiato … – Disse con un’aria da cucciolo
Kate sollevò gli occhi al cielo, poi lo spinse ad entrare
-E quanto dura il corso di Martha? – Disse ammiccando
-Conosco quello sguardo, ragazzaccia, che hai in mente?
Lei chiuse la porta, mise il chiavistello, lo spinse contro il mobile e disse:
-Vedrai! - Iniziò a sbottonargli la camicia e a baciarlo sul collo e in pochi minuti finirono sul pavimento del salotto di Rick …

Erano distesi sul parquet del salotto, entrambi supini in silenzio e si tenevano per mano. In quei giorni la maggior parte delle loro tenerezze si era manifestata in silenzio. Non erano bravi con le parole, ma con i gesti sapevano mostrarsi tutto l’affetto, l’amore, la profonda devozione che provavano l’uno nei confronti dell’altra. Rick cercò di sistemarsi su un fianco ed emise un lamento; Kate si voltò verso di lui, poi lui aggiunse:

-La prossima volta appoggiamoci almeno al divano, la mia schiena è a pezzi, non ho più l’età per certe cose!
Kate scosse la testa
-Eh, dovrò trovarmene uno più giovane, allora!
-Ah sì, brava, fai presto a parlare tu. Te ne stavi comoda sopra di me, sono io quello che ha fatto il lavoro sporco.
Si avvicinò e gli lasciò un bacio, per poi mordicchiargli il labbro.
-Non mi sembra che ti sia dispiaciuto!
-Non ho detto questo!
Tornò al suo posto, si portò una mano sulla fronte e iniziò a guardare il soffitto
-A cosa pensi? – Chiese Rick, timidamente, mentre le accarezzava il braccio e la spalla
-A niente! – Disse, mentendo
-Bugiarda! Che c’è Kate? – Chiese con una tenerezza che sciolse la detective. Lei si voltò e disse:
-Stavo pensando a Montgomery!
Castle sgranò gli occhi
-Oh ti ringrazio, io mi spacco la schiena per farti felice e tu pensi a un altro uomo mentre sei ancora qui distesa con me? – Disse cercando di rimanere serio, ma alla fine non riuscì a trattenere un sorriso e ricevette in cambio un buffetto da Kate
-Scemo!
-Cosa ti preoccupa?
-Lo darà a lei Rick, darà alla detective Logan il mio posto.
-Non è vero!
-Ha più anni di servizio, è integerrima e ora che Montgomery sa che abbiamo fatto un’irruzione non autorizzata in quel magazzino, ho perso altri punti. – Si tirò indietro i capelli con una mano e si sistemò una ciocca dietro un orecchio, poi aggiunse – dividerò la mia scrivania con Ryan per il resto della mia carriera.
-Montgomery non darà mai il tuo posto ad un’altra, sei come una figlia per lui.
-Non è una questione affettiva Rick, si tratta di scegliere la persona più idonea, ed è evidente che non sono io. Non mi avrebbe messo in discussione se non avesse dei dubbi!

-Ascoltami – Disse prendendole il mento con due dita e facendola voltare verso di lui – Ho lavorato abbastanza a lungo con Victoria Logan per giungere alle tue stesse conclusioni: è brava, un’ottima detective; nulla da eccepire, davvero! Ma non è come te, non è Kate Beckett, tu non sei solo brava, sei straordinaria. Ci sono capitati casi assurdi, casi che non avremmo mai risolto senza il tuo istinto, senza qualche colpo di testa. Ti ricordi la collaborazione con la Shaw? Tu le hai salvato la vita perché hai agito d’istinto, se ci fosse stata un’altra detective lei sarebbe morta!
-Sei dannatamente di parte, lo sai?
-Sono onorato di esserlo, ma parlo sul serio Kate. Un buon detective deve essere pronto anche a infrangere le regole qualche volta, questo la Logan, in tanti anni di servizio, non l’ha ancora imparato, semplicemente perché certe cose non si apprendono. Non nasciamo mica tutti straordinari! – Disse lui con un sorriso meraviglioso, poi prese la mano di Kate e gliela baciò – E nella peggiore delle ipotesi, potresti sempre, che ne so, ritirarti e dedicarti alla cucina; vedo già il titolo del mio prossimo libro: - Disse con un fare teatrale, eredità di Martha – “Kitchen Heat”, dalle armi ai fornelli! Eh, che te ne pare?

Kate sorrise, era incredibile come quell’uomo riuscisse a distrarla, a tirarla su di morale, a farla sentire viva, completa, adeguata. Dopo qualche secondo in silenzio, aggiunse:

-Rick io  … - Si arrestò; bruciava ancora il ricordo della volta che voleva dirgli quello che provava e lui era con un’altra. Rick intuì il suo freno e la anticipò:
-Anch’io!
Kate si bloccò
-Ma non ho detto niente!
-Beh, qualunque cosa tu stessi per dire, vale anche per me!

Kate si avvicinò e lo baciò prima teneramente e poi con una passione sempre più incalzante; tornò su di lui, gli accarezzò il torace e poi si alzò in piedi. Lui rimase a guardarla

-Ti è venuta in mente qualche idea? – Disse Rick, alzando un sopracciglio
-Oh sì – Rispose ammiccante. Poi lei prese la sua biancheria, i pantaloni e cominciò ad infilarseli
-Wo, wo, wo, hey frena! A cosa servono I vestiti?
-Sono per la mia idea, ossia tornare a casa!
-Ma no, perché?
-Rick, tua madre starà per tornare, non voglio che mi veda qui, già abbastanza persone sanno di noi!
-C’è il chiavistello alla porta, vedrai che non riuscirà ad entrare e andrà a dormire in qualche costoso hotel a mie spese. Dai torna qui vicino a me, anche a me è venuta un’idea! – Disse cercando di afferrarle le gambe per farla stendere. Ma kate non si lasciò convincere.
-Tirati su e diamo una sistemata a questi cuscini!
Lui fece un sorrisino malizioso, stava per aggiungere qualcosa ma Kate anticipò lui, questa volta
-Risparmiami la battutina che stavi per fare sul “tirarti su”. Sbrigati! – Disse lanciandogli i pantaloni

Lui trotterellò con i pantaloni ancora sbottonati fino all’ingresso, la baciò e aprì la porta, proprio in quell’istante Martha li sorprese. I due si bloccarono impacciati e al loro imbarazzo si aggiunse quello di Martha che non sapeva che fare.
-Ah, io stavo, in realtà volevo dirti che dormo fuori Richard! – Si voltò e fece per andarsene, ma Kate la trattenne per un braccio
-Sto per andarmene Martha, non ti preoccupare. – Poi guardò sconfitta verso Castle, ormai tutti sapevano di loro! Lui le diede un bacio tenero sulle labbra e aggiunse:
-Chiamami quando arrivi a casa!

Lei annuì e fece un cenno con la mano in direzione di Martha. Quando chiuse la porta, Martha guardò Richard, lo abbracciò e disse:
-Era ora, ragazzo mio!
Lui sorrise. Martha vide i cuscini e una coperta sul pavimento e non ci mise molto a ricostruire la scena. Si voltò verso il figlio, che fece spallucce.
-Tesoro, non hai più l’età per fare certe cose. Il mio unguento per il mal di schiena è nel primo cassetto del bagno! Buona notte!
-Ma che dici, madre, figurati … - Disse facendo il macho. Non appena la madre di voltò fu costretto a sostenersi la schiena con la mano, prima di sedersi sul bracciolo del divano. Tra sé disse – Credo che mi servirà proprio, invece!
 



Ciao a tutti,
scusate se c’ho messo un po’, prima di postare, ma la ricerca di Nathan per tutta l’Italia mi ha sfinito, e non l’ho manco trovato! Ma questa caccia all’uomo non è stata infruttuosa, mi ha dato modo di incontrare un gruppo di folli fan di Castle e di passare una gran bella giornata romana…
Detto questo, so che vi sentite tutti meglio ora che conoscete i retroscena della mia vita, vi do appuntamento all’ultimo capitolo, settimana prossima, se riesco anche prima. Siete pronti a salutare la Logan?

Grazie a tutti e ricordate:
keep calm, there’s a 4th season

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Capitolo 14
*** Un nuovo inizio ***



Bussarono alla porta; Rick andò ad aprire e fu sorpreso di trovare Victoria Logan sull’uscio di casa sua, alle 8 del mattino. Non era solo stupito, era anche un po’ spaventato; ricordava bene quello che era successo l’ultima volta, si era allontanato e lei si era tolta tutti i vestiti. Non sapeva come comportarsi, poteva essere cortese e farla entrare, ma se le sue intenzioni non fossero cambiate?

-Victoria! Co..come mai da queste parti? – Disse con qualche esitazione nella voce
-Mi fai entrare Rick o mi lasci sulla porta?- Rispose risoluta
-Ah, ecco, io, vedi … - In evidente imbarazzo non riusciva a completare la frase, ma Vic lo anticpò
-Sta tranquillo, non mi toglierò i vestiti questa volta!
-Ma figurati, scherzi! L’idea non mi aveva neanche sfiorato – Disse, tirando un sospiro di sollievo e lasciandola entrare
-Posso offrirti qualcosa? Vuoi un caffè? – Disse con ritrovata oratoria
-Pensavo avessi smesso di offrirmi il caffè … - Il tono della detective era pungente ma rassegnato

Rick non rispose, si limitò ad assumere un’aria dispiaciuta, e lo era davvero!  Vic gli era stata vicino quando aveva più bisogno e lui l’aveva messa da parte non appena Kate era tornata. Non andava fiero del suo comportamento.

-Vic, mi disp … – Ma lei lo bloccò
-Non sono qui per le tue scuse Rick. Non devi sentirti in colpa per aver scelto, era inevitabile che lo facessi; anche se speravo che le cose andassero diversamente... - Prese un plico dalla borsa e glielo diede
-Che cos’è?
-Aprilo!

Rick aprì la cartellina e lesse ad alta voce le parti che colpirono di più la sua attenzione

-Sicurezza nazionale? Washington? – Sollevò lo sguardo e Vic annuiva con le braccia conserte  - Che significa?
-Non è chiaro?
-Vuoi andare a Washington? Giocare a fare Wonder Woman per difendere il Paese? Vuoi portare tuo figlio a più di 130 miglia dalla sua casa, dai suoi amici solo perché non hai vinto tu? Non ti sembra egoistico? – Non era arrabbiato, ma il suo tono era decisamente amaro. Voleva solo evitare che Vic partisse per i motivi sbagliati, che se ne andasse per colpa sua. Aveva vissuto dolorosamente, sulla sua pelle, le conseguenze di una partenza non del tutto ponderata.
-Ho ricevuto questo incartamento tre settimane fa e mi hanno offerto un mese di tempo per decidere. Ho aspettato un segno, qualcosa che mi dicesse che cosa avrei dovuto fare. Sono stata ore a fissare la porta di casa mia in attesa che qualcuno bussasse e qualche giorno fa quel segno è arrivato; qualcuno ha bussato, ma non alla mia porta!
Rick non è stato facile per me reinventarmi dopo un divorzio sofferto, arrivare in un nuovo distretto e prendere il posto di quella che amano tutti e che tutti rimpiangono. Ho dovuto subire occhiatacce, confabulazioni sottobanco, risatine beffarde. Mi sono detta che col tempo le cose sarebbero cambiate, ma mi illudevo, e ora sono stufa di aspettare, di lasciare che gli eventi scelgano al posto mio. Questa è l’occasione giusta per dimostrare quanto valgo, non voglio e non posso farmela scappare! Ho dato le dimissioni al distretto mezz’ora fa, partirò in giornata.

Rick rimase in silenzio. Forse solo lui aveva avuto modo di conoscere la vera Victoria, una donna che usa l’arroganza per mascherare la sua fragilità, le ferite profonde inferte da una vita non facile, una donna che non si arrende e ha il coraggio si rialzarsi. Pensò al figlio Mark, sballottato da una parte all’altra del paese, come i cocci di un’unione ormai infranta, e gli venne in mente Alexis, a quanto fosse stato fortunato ad averle potuto concedere, tutto sommato, una stabilità anche dopo la separazione da Meredith e a quanto sarebbe mancato a sua figlia il suo nuovo amico, con cui aveva tante cose in comune …

-E non preoccuparti per Mark, rimarrà qui con suo padre;  è la soluzione migliore! Lavorerò 16 ore al giorno, non avrò tempo per lui e non voglio sconvolgergli l’esistenza, io e suo padre ci abbiamo già pensato abbastanza. Lo vedrò nei week-end e alle feste!
-Non stai partendo per colpa mia, vero?

Lei non rispose. Rick contava per lei più di quanto volesse ammettere; per la prima volta, dopo tanto tempo, si sentiva capita da un uomo, un uomo adulto, con la testa sulle spalle, con una sicurezza economica. Si era ritrovata troppe volte a fantasticare su loro due. Non poteva negare che se lui le avesse dato una chance, la sua scelta sarebbe stata un’altra. Victoria gli sorrise con gli occhi lucidi e fece come per andarsene. Rick la prese per un braccio e la fece voltare

-Posso fare qualcosa per te?

Lei si ricompose. Era Victoria Logan, una donna determinata, non le andava giù che Rick si ricordasse di lei come una di quelle che piangono dando l’addio a un vecchio amico. Riacquistò la sua sicurezza e gli si avvicinò spiazzandolo, gli mise una mano sul petto, accostò la bocca al suo orecchio e disse in modo molto sensuale:

-Sesso! Del sano sesso che sia selvaggio e bollente …

Castle era completamente spiazzato, voleva rispondere ma non riusciva a formulare frasi connesse, non riusciva proprio ad ordinare i pensieri. Vic lo guardò e colse il panico, sorrise e aggiunse con una voce tranquilla e derisoria

-Inserisci una scena così nel prossimo libro tra Rook e la Rogan, se davvero vuoi fare qualcosa per me! -Castle tornò a respirare e fece un sorriso - O devi chiedere il permesso a Nikki Heat? – Disse, virgolettando il nome dell’alter-ego di Beckett.
-E’ un addio quindi?
-C’è la premiere del libro e poi l’incarico a Washington dura solo un anno, potresti rivedermi prima di quanto tu non pensi … -  Temporeggiò qualche istante, poi aggiunse: - Dato che so che starai morendo dalla curiosità, ti lascio questa busta che mi ha consegnato Montgomery stamattina; c’è il nome della detective capo. Io non l’ho aperta e credo che quella destinata a Beckett ora non serva più, per cui sarai l’unico, a parte il Capitano, a saperlo. Alla fine sono sempre io quella che fa regali, anche se non te li meriti. – Disse sorridendo ammiccante – Ah, dieci a uno che ha scelto me …

Gli diede un bacio sulla guancia e lui ricambiò facendole un saluto con la mano; chiudendo la porta, si lasciò alle spalle il capitolo Victoria Logan! Fece un grosso respiro e aprì la busta. Estrasse il foglio e lesse il nome. Si grattò la testa, rimase a riflettere su quei caratteri alcuni secondi e poi la richiuse scuotendo la testa e accennando un sorriso. Guardò l’orologio e corse al piano di sopra per preparasi.


Quando arrivò al distretto trovò Ryan, Esposito e Beckett vicino la scrivania della Logan, o meglio l’ex scrivania della Logan. Fingevano sconforto, ma non riuscirono a reggere la messa in scena a lungo. Ryan dopo pochi istanti prese la targhetta sulla scrivania, la girò, con tanto di rullo di tamburi simulato da Esposito, e quando lesse ad alta voce:
-Detective Beckett
Si alzò un coro entusiasta. Esposito prese una bottiglia e cominciò a togliere la carta per stapparla
-Non  abbiamo badato a spese per festeggiare, il miglior champagne sottocosto della zona. – Disse Esposito, armeggiando con la bottiglia
-E ne abbiamo di motivi per festeggiare … – Aggiunse Ryan
Castle rimase in silenzio, sorrideva e guardava Beckett, che di rimando sorrideva senza parlare.
-Il primo motivo è che abbiamo risolto il caso. Le tracce di dna hanno dato un riscontro: il fratello della vittima! Dopo due ore di interrogatorio in cui io e Esposito l’abbiamo torchiato, ha ceduto e ha confessato.
-Avevamo tutti ragione sin dall’inizio, era stato quel bastardo – Disse Esposito, che continuava a litigare con la bottiglia che sembrava non volersi aprire. – Tutti, tranne la Logan … - E aggiunse un sorriso soddisfatto
-Si occupava di smaltimento illegale di rifiuti, il fratello l’aveva scoperto, voleva che si costituisse o avrebbe denunciato il fatto, invece lui ha preferito farlo fuori. – Ryan spiegò la dinamica
-Secondo motivo: la strega se n’è andata – Disse Esposito che non era ancora riuscito a stappare la bottiglia
-E terzo – Disse Ryan, afferrando la bottiglia dalle mani dell’amico e stappandola abilmente, suscitando lo stupore del collega – Dopo Esposito e Lanie, c’è un’altra coppia al distretto!

I due si allontanarono alla ricerca di bicchieri
-Yo, ma come hai fatto?  - Esposito ancora non si capacitava di come il più minuto collega fosse riuscito nell’ardua impresa di stappare la bottiglia prima di lui
-E’ questione di polso …

Una volta soli, Rick si avvicinò a Kate
-Congratulazioni detective capo! – Stava per baciarla, ma Kate lo bloccò
-Grazie, ma contegno Castle, niente smancerie in ufficio!
-Ok! – Rick aveva un’aria terribilmente triste, non sembrava avesse voglia di festeggiare!
-Stai bene? Non hai l’aria di uno che vuole unirsi alla festa …
-No, è solo che, ah no, lascia stare!
-Parla Rick, che hai?
-Eh che è tutto perfetto, tutto troppo perfetto. Noi, il caso risolto, tu che sei tornata al tuo posto. Ho paura della perfezione, l’ultima volta che l’ho vissuta mi sono svegliato e tu non c’eri più e il mio mondo è andato in pezzi.
-Non succederà stavolta, non ho nessuna intenzione di andarmene.
Si avvicinò e lo baciò
-Ma avevi detto niente smancerie in ufficio?
-Al diavolo il protocollo, oggi è festa! – Disse regalandogli un sorriso meraviglioso
-A proposito di festa … Mi è venuta in mente un’idea carina per stasera – Disse, alzando un sopracciglio
-Non so perché, ho l’impressione che sia una di quelle idee minimaliste in cui i vestiti non sono contemplati, mi sbaglio?
-Katherine Beckett, sei davvero una ragazzaccia, a dire il vero sono contemplati e come; tenuta ginnica, per la precisione. Sono quattro mesi che mi devi una lezione di baseball …

Intanto tornarono Ryan ed Esposito con i bicchieri, versarono da bere e alzarono i calici
-Serve un brindisi. – Disse Ryan e istintivamente tutti guardarono verso Castle
-Perché guardate tutti verso di me?
-Sei tu lo scrittore, pensa a una frase, andiamo … -Disse Esposito, ansioso di assaporare lo champagne
-A un nuovo inizio! – Disse Kate risoluta
-Mi piace – Disse, Rick facendo incontrare il suo bicchiere con quello di Kate. Anche Ryan ed Esposito annuirono in segno di approvazione
-Sta attento Castle che Kate ti ruba il mestiere …  - Disse sorridendo Ryan
-Anche se c’è una cosa che manca … - Disse Kate – Sono curiosa di sapere chi avrebbe scelto Montgomery se Vic non avesse dato le dimissioni. Potrei chiederglielo …
Lasciò la frase in sospeso e Rick aggiunse
-Non è meglio un lieto fine con un alone di mistero?  E’ la formula vincente di ogni best-seller … Forse sono salvo, hai ancora un po’ di cose da imparare prima di prendere il mio posto. – Disse, baciandole la fronte
E chissà se Castle aveva detto quella frase perché lui già sapeva che non era Kate quella scelta o solo perché non c’era nulla che potesse rendere quel momento più perfetto di così …

***

Dopo il lavoro si recarono al piccolo stadio del Liceo Lincoln. Castle prese Kate per mano e insieme raggiunsero l’ingresso.
-Ti piace? – Disse lui una volta entrati nello stadio – Non è il Giant Stadium, ma è tutto nostro per un’ora! E’ lo stadio in cui mi allenavo con la scuola, ho chiesto a George, il custode, se poteva tenerlo aperto per noi.
-Fammi capire, qualche mese fa eri disposto ad affittare il Giant Stadium, adesso che vengo a letto con te mi porti in uno stadio liceale?
-Parli già come le mie ex mogli! – Disse Rick, beccandosi un colpo sulla spalla – Non è colpa mia se il Giant era occupato. Dai andiamo in campo …

Prese una mazza da baseball si mise sulla base, pronto a ricevere, e impugnò il legno come se stesse tenendo una mazza da golf

-Non stringerla con le mani sovrapposte, una sotto l’altra e la schiena è dritta non curva – Kate dava le direttive a distanza. Lui fece alcuni accorgimenti, ma senza troppo successo, così lei si avvicinò.
-Aspetta Tiger Woods, ti faccio vedere – Gli accarezzò delicatamente il braccio poi strinse la sua mano su quella di Rick, rendendo quell’esperienza educativa anche incredibilmente eccitante. Spostò le mani di Rick in modo da stringere la mazza da baseball correttamente e spostò la sua schiena all’indietro, facendo leva col corpo che aderiva perfettamente a quello dello scrittore.
-Ecco, ora sei posizionato correttamente.
Castle si guardò le braccia e poi disse:
-Praticamente sono nella stessa posizione di prima. La tua era solo una scusa per mettermi le mani addosso, ammettilo. – Lei sorrise, scosse la testa,

indietreggiò qualche metro e poi azionò la macchina lancia palline
Uno, due, tre, quattro colpi andarono completamente a vuoto. Castle non riusciva a prendere una pallina e Kate rideva per i suoi movimenti scomposti.
-Non mi stai per nulla facendo rivivere traumi giovanili con il tuo scherno, grazie detective!

Lei si avvicinò, voleva cingergli le spalle per aiutarlo a colpire, ma prima che arrivasse Castle prese la pallina, di esterno, quasi per fortuna, tanto che la pallina non si allontanò se non di qualche metro. Rick si voltò verso di lei, gettò la mazza a terra, alzò le braccia e disse:
-Ce l’ho fatta – Poi abbracciò la detective e la fece volteggiare un paio di volte, le diede un bacio e espirò soddisfatto
-Tecnicamente saresti eliminato! – Disse Kate, celando un sorriso – La pallina non è arrivata neanche in prima base!
-Sei crudele, lo sai?

Si avvicinò e gli fece una carezza, in quell’istante avvertirono qualche goccia. Stava per piovere. E all’improvviso le gocce divennero più insistenti  e si moltiplicarono, lei prese la mano di lui e disse:
-Dai – Invitandolo a correre e a mettersi al riparo
-Aspetta!  Ho un conto in sospeso con te e la pioggia – Disse lui, rimanendo fermo
-Sai Kate io volevo dirti che …
-Anch’io – Disse lei, interrompendolo
-Ma non ho detto nulla!
-Qualunque cosa stessi per dire, vale anche per me! – Rispose lei, facendo il verso a quello che lui le aveva detto il giorno prima a casa sua
-E se stavo per dire che ti amo?
Lei si fermò un istante, incurante della pioggia che aveva cominciato a farsi più fitta; poi si avvicinò, si sollevò sulle punte dei piedi, gli cinse il collo con le braccia e lo baciò. Pochi secondi dopo aggiunse:
- Direi che ora abbiamo regolato i conti con la pioggia. – Gli prese una mano, pronta a correre al riparo, ma Castle non sembrava volersi muovere
-Stavo pensando … Non è che vuoi passare in vantaggio? – Disse sollevando un sopracciglio – Abbiamo lo stadio prenotato ancora per un po’ …
-Non farti strane idee, non darò spettacolo davanti a George!
-Guarda che George è un tipo riservato, non lo dirà a nessuno.
La detective si allontanò, mentre Rick rimase immobile a guardarla, lei guadagnò qualche metro poi richiamò il suo uomo con un tono di voce più alto
-CASTLEEE!
-Occheeeiii – Disse lui.
Dopo averla raggiunta, mano nella mano corsero per mettersi al riparo, finalmente pronti a vivere la loro nuova vita insieme!




 
Ciao a tutti,
come prima cosa vorrei aggiungere una nota al capitolo: non ho mai giocato a baseball e non so bene come si faccia, la parte in cui Kate spiega a Rick come colpire è legata alla mia esperienza con la wii con il mio cuginetto di 8 anni, che riesce a fare più fuoricampo di me, per cui non prendete quei consigli come oro colato!

Questa storia è nata come un esperimento e voi con il vostro affetto, la lettura e i commenti, persino con  le telefonate anonime in cui mi intimavate di uccidere la Logan, l’avete resa speciale. Per cui vi ringrazio profondamente!
Mi ritirerò per un po’, in attesa che maturi una nuova idea, per cui vi auguro una buona estate e sappiate che la mia casella di posta su efp è sempre aperta, anche se avete solo voglia di fare un salutino, non fatevi scrupoli.

Sono curiosa di sapere qual è la scena che vi ha colpito di più della storia, se ne avete una!
Vi lascio con il mantra un tantino ritoccato
Remember, keep calm che la Logan se n’è andata, (anche se magari poi torna)!

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