Le ali della fenice polacca

di ChimicalLove
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Scavo la mia stessa tomba ***
Capitolo 2: *** La ferocia nazista ***
Capitolo 3: *** Finalmente di nuovo in volo ***



Capitolo 1
*** Scavo la mia stessa tomba ***


Scavo la mia tomba in questa puzza di uomo bruciato, gas , morte e pazzia.
Da quando sono arrivati i tedeschi in Polonia, sono stato rinchiuso prima in una prigione, poi mi hanno portato ad Auschwitz..il campo peggiore di tutta la Polonia, secondo molti.
Il mio stato è diventato un campo di concentramento.
Tanto sapevo che la mutua alleanza non serviva a nulla...
Sotto la pala si muoveva la terra.Questa era la punizione per essermi ribellato. Alla fenice polacca avevano di nuovo tagliato le ali.
Le braccia mi pesano, sempre di più, mentre ordini in tedesco provenienti da quelli aguzzini mi esortavano a muovermi. 
Il poco cibo che davano a me, o che davano al tutte le persone rinchiuse in quel campo, non bastava a sfamarci. Non bastava quella minestra da quattro soldi e quel piccolo pezzo di pane secco.
C'erano altri uomini con me. Scavavano anche loro la loro tomba.
Erano tutti destinati alle camere a gas, proprio come me. Eravamo impossibili da "addommesticare"...Per questo ci mandavano alle camere a gas.
Ad un tratto lo vidi. Lui...Il mio aguzzino. Ludwig
Parlava con uno dei suoi subordinati, mentre m'indicava con quel dito guantato di nero.
Lui era tutto tirato a lucido, mentre io, avevo a malapena di che vestirmi e mangiare.
Due uomini mi presero sotto le braccia, alzandomi. Comincia a dimenarmi. Avevo capito alcune parole del tedesco. Non mi volevano portare nella camere a gas. Ero troppo importante per loro
 
<< Lasciatemi! >>
 
Continuavo ad urlare, mentre cercavo di dare calci e pugni ai due uomini che mi tenevano. 
Mi arrivò poi un colpo con il calcio della pistola sulla testa.
Il mondo dienne ad un tratto buio, mentre mi trascinavano via, tra le mie lacrime, mischiate al sangue che proveniva dalla ferita aperta dal calcio della pistola.
Quando avrei riavuto la mia agognata libertà?
Quando, la fenice polacca avrebbe riaperto le ali verso un cielo azzurro e mai più coperto da quella nube, da quell'ombra di morte?

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Capitolo 2
*** La ferocia nazista ***


Non sapevo quanto tempo fosse passato..Quanto avessi dormito...So solo che mi trovavo in una stanza mal illuminata. 
Una voce mi chiamava, apro meglio gli occhi smeraldo, ritrovandomi davanti il tedesco.
Cosa voleva ancora lui da me?
Cerco di muovermi, e solo allora mi accorgo che sono legato ad una sedia. Cerco di liberarmi, inutilmente. Le poche forze che mi rimangono non possono bastare per recidere quelle corde così spesse...
Gli occhi viscidi di Ludwig mi osservano. Mi fanno paura. Ma non mostro quella paura... Lo guardo anche io, con fare accusatorio. Lo accuso di tutte le atrocità che ha commesso, contro il mio, contro il suo popolo. Contro il popolo mondiale. 
Voleva dirne quattro al tedesco, accusarlo anche a parole, ma appena aprivo bocca la mano del tedesco si faceva sentire forte e chiara sulla guancia. Prima su una e poi sull'altra. 
Rabbia. Dolore. Tristezza. Emozioni che si mescolava in me, e che piano piano facevano emergere quella parte che odiavo, e che cercavo di tenere nascosta.
Quella sua parte non sorrideva...Era la sua parte triste.
Adesso il tedesco si girava, mostrandogli la schiena. Sentiva muovere qualcosa...E poi, quando si girò, capì che cosa era. 
Nella mani del tedesco riluceva un frustino nero e lucido.
Poi pronunziò quelle parole che per me erano peggio di cento coltellate
 
<< Hai presente la tomba che hai scavato? Oggi è arrivato un carico di bambini...penso che nella tua c'è ne staranno almeno una decina >>
 
Cominciai a dimenarmi, a urlare.Con quelle forze che solo un disperato può avere. Perchè dei bambini? Perchè?Perchè ciò? Che cosa avevo fatto di male?
E io gli risposi. Non sapevo stare zitto
 
<< Perchè fai ciò? Perchè?! TI ODIO! >>
 
Lo sguardo gelido del tedesco era di nuovo su di me. Esso mi osservava maligno, con un ghigno cattivo sul viso.
Sentì un pugno allo stomaco. Un calcio, una ginocchiata e botte. Botte. Botte e ancora botte.
Tutto finì nel buio...
E solo la mia disperazione mi accompagnava...
La disperazione di un morto ancora in vita.
 
 
*Piccola nota dell'autrice*
 
Vorrei ricordare che Feliks è visto più o meno come un qualsiasi prigioniero nazista, e Ludwig come un qualsiasi aguzzino

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Capitolo 3
*** Finalmente di nuovo in volo ***


Mi risveglio. Devo essere ritornato nella camerata. Sentivo il legno duro dei letti sotto di me.
La testa mi fa male. So solo che qualcuno mi ha messo una fasciatura.
Mi alzo seduto, guardandomi attorno.
Si...Questa era la mia camerata. C'erano i soliti uomini, divisi da lingue e tradizioni, ma accomunati tutti dal non essere più uomini, dall'essere in quel campo perchè avevano un idea diversa da quella nazista. Un idea di libertà, di pace e fratellanza. Loro non erano lì per morire. Erano lì per sopravvivere.
Però sapere che dei bambini erano morti...E lui gli aveva scavato la fossa...
Delle grosse lacrime cominciarono a scendermi sul viso. Erano lacrime di rabbia. Di dolore. Se solo potessi evitare tutto ciò.
Tutto quel dolore...Tutta quella tristezza e tutta quella morte. 
Prendo la testa bionda tra le mani, stringendola e piangendo. In quel momento era l'unico modo per sfogarmi.
Sentivo quelle lacrime salate corrermi per le guance, come piccoli fiumi. 
Ma adesso me le asciugo, e mangio quel poco di pane ammuffito e secco che mi danno. Sarei vissuto, e mi sarei vendicato.
La fenice polacca non poteva morire un altre volta. Sarebbe risorta, come sempre!
 
 
Passano gli anni.
Ogni giorno è una tortura. 
Volema morire. Voleva togliersi ogni sofferenza, ma sapeva che era egoistico.
Per questo aveva deciso di soppravvivere. Per ricordare e per vendicare il suo popolo. Ma non sapeva ancora per quanto avrebbe resistito. Forse veramente per poco.
Le forze che usava ogni giorno erano ormai le ultime. Tra poco non c'è l'avrebbe più fatta. e sarebbe caduto nel girone dei perduti. Molto probabilmente avrebbe cercato lui stesso la morte....ma un giorno, uno di quei giorni che si susseguivano, tra lavoro e dolore, lacrime e morte; il campo era in subbuglio, prendevano uomini su uomini e gli uccidevano così, su due piedi....Sembrava l'apocalisse. 
Si nascose e aspettç che tutto finisse.
 
 
Solo quando tutto il rumore, e le urla erano finite uscì dal mio nascondiglio. 
Mi guardo attorno, spaventato. 
Corpi.
Sangue.
Morte.
Mi guardo meglio attorno. Non c'erano i tedeschi intorno...non c'era nessuno. 
Che fine avevano fatto?
Ecco che delle urla invece scaturivano da altri posti. 
Erano ordini in russo, o in inglese e si..Anche in polacco. 
Mi trascino con le poche forse rimaste verso quelle voci. 
Che i tedeschi avessero perso? Che finalmente potessi tornare libero?
Arrivo, dove una lunga fila di prigionieri nazisti, con un sorriso, uscivano dai cancelli di Auschwitz.
Guardo meglio gli uomini. Quelle erano divise russe! 
Mi mette anche io in fila, seguendo gli altri prigionieri. Un sorriso nuovo sul viso.
Ad un tratto qualcuno mi ferma. Che ancora non fossi libero?
Mi giro...e davanti a me c'è il mio più caro amico. 
Toris era davanti a me. Non ci credo! 
Lo abbraccio di slancio, circondandolo con le braccia, piangendo, ma piangendo di felicità.
Finalmente la mia vita aveva di nuovo senso. 
Ero libero.
E a fenice polacca avrebbe potuto riprendere il volo per i cieli azzurri della polonia
 
FINE
 
 
*nota autrice*
 
che dire..spero che vi sia piaciuta. essendo la mia prima FF, è un po' corta, ma la prossima vi prometto che allungherò i capitoli.
Baci e cornetti al cioccolato.
Nana

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