Blue Water Life

di Eve Ell
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO: Una lunga notte a pensare a te! ***
Capitolo 2: *** Giorno 0: La giornata del GIUDIZIO ***
Capitolo 3: *** Giorno 1: La cosa migliore che mi sia capitata ***
Capitolo 4: *** Giorno 2: Mi bastava averlo lì per essere felice. ***
Capitolo 5: *** Giorno 3: E capì che proprio questo doveva essere l'amore. ***
Capitolo 6: *** Giorno 4: Se tu non sei felice come posso esserlo io? ***
Capitolo 7: *** Giorno 5: Quando chiudo gli occhi sei tu che vedo... ***
Capitolo 8: *** Giorno 6: Volevo solo stare con lui e nient'altro ***
Capitolo 9: *** Giorno 7 Mentre scorreva il tempo imprimevo ogni sensazione nel mio cuore ***
Capitolo 10: *** Giorno 8: Lui era lì per me ***
Capitolo 11: *** Giorno 9: Come lo yin e lo yang ***
Capitolo 12: *** Giorno 10: Ad ogni parola sentivo un tuffo al cuore ***
Capitolo 13: *** Giorno 11 Forse sono un po' gelosa... ***
Capitolo 14: *** Giorni 12, 13, 14 : Edge era nel mio presente ***
Capitolo 15: *** QUALCHE TEMPO DOPO - I sommersi e i salvati ***
Capitolo 16: *** CAPITOLO 16: Welcome To NewCastle! Ovvero ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17: Non più un sogno ***
Capitolo 18: *** CAPITOLO FINALE: Insieme ***



Capitolo 1
*** PROLOGO: Una lunga notte a pensare a te! ***


PROLOGO: Una lunga notte a pensare a te

PROLOGO: Una lunga notte a pensare a te!

 

Me ne stavo allungata sul letto, ascoltavo i rumori notturni, le onde del mare, le voci che provenivano dalla strada, le cicale e il respiro di Perry che dormiva.

Anche se erano già le 2 passate, io non riuscivo a chiudere occhio. Sapevo perché, ma volevo far finta che non me ne importasse nulla, che non fosse quello il motivo che mi spingeva a non dormire. Mi giravo e rigiravo nel letto, ma niente, era tutta la notte che pensavo e ripensavo.

Il giorno che stava per venire avrebbe deciso l'andamento delle prossime due settimane successive, che potevano essere di vacanza o di recupero.

La scuola ci avrebbe dato 15 giorni liberi, per riposarci nel caso non ci fossero problemi scolastici, oppure per recuperare qualche materia un po' tralasciata, e fare i compiti no consegnati durante il trimestre. Io sapevo che andava tutto bene, io non ho mai avuto problemi scolastici, ma allora perché quella sera non dormire tranquillamente?...

"Smettila, Rebecca Sanderson, sei ridicola! Guarda in faccia la realtà, sai cosa succederà domani, e che conseguenze avrà! Potrai passare dei bellissimi e lunghissimi pomeriggi con Edge, e non far finta che non t’importi, perché anche i muri della stanza hanno capito come stanno le cose! E non cercare di nascondere queste cose a te stessa, semplicemente non puoi decidere di chi innamorarti!"...Già, mi capitava così quando dovevo darmi una bella sgridata, mi parlavo da sola dandomi della Rebecca, essere chiamata con il mio nome completo è una cosa che permettevo a pochi, e che mi scuoteva.

In ogni caso dopo mille riflessioni decisi di scendere per un bicchiere d'acqua, prima di riprovare ad addormentarti, e strano ma vero trovai nel soggiorno nientemeno che Jilly in piedi.

"Ciao Bec... ancora in piedi? Ma non hai sonno?"

"Già, penso a domani... daranno i risultati!"

"Ahh, già, ma da quello che so tu non avrai problemi no?"

"Già, ma non è per quello... ho troppo per la testa". Bevetti un bicchiere d'acqua gelata, e guardai Jilly seriamente. "Sei stata mai innamorata di un idiota?". Non so perché lo dissi, mi venne così. Dovevo proprio dormire un po’…

"Umhh, ah! Problemi di cuore èh? E chi è l'idiota in questione?".

"Lasciamo stare, non so nemmeno io perché l'ho detto, non sono innamorata!" sbottai.

"Ecco, brava Sanderson, menti a te stessa, ancora una volta!" la mia mente era proprio convinta.

"Susu, vai a letto, è meglio se per ora non ci pensi... domani avrai di che distrarti!"... Jilly era sempre troppo gentile.

"Grazie, hai ragione, cercherò di non pensarci!^^"

"Si, e riposati, buonanotte!" mi disse Jilly imboccando le scale.

"Grazie, anche a te" le dissi. Risalì le scale, girai l'angolo e mi trovai a poco più di un metro dalla camera dell'essere più idiota della terra, colui che non capisce nulla nemmeno se glie lo scrivi su un cartello e te lo appiccichi in fronte: Dean Edgly!

Lui era là, a pochi metri da me, ci divideva solo una porta...

"Bec, adesso frena, che vuoi fare? E se uno dei tre fosse sveglio?? Che diresti? Che volevi entrare in camera per vedere Edge dormire?" la mia mente riusciva a controllare ben poco le mie mani che scivolarono sulla maniglia da sole. Feci una leggera pressione e "clack!" la maniglia scattò.

Aprì poco, e gettai un occhiata furtiva alla stanza. Matt e Heath avevano il letto a castello, e Edge quello davanti la porta! Che fortuna! Ma di Edge vedevo solo le spalle nude. Si, le sue spalle, le sue enormi spalle, chissà che bello starsene fra le sue braccia muscolosissime, senza temere niente  e nessuno, avrei voluto volentieri mettere in pratica le mie idee, peccato che era una cosa unilaterale, poiché Edge non vedeva oltre la sua tavola, includendo le ragazze...Eppure io e lui avremo potuto fare moltissime cose insieme, moltissime...la mia mente fece pessimi pensieri, così con la poca forza di volontà che mi rimaneva andai dritta a letto e mi ci infilai bene sotto. Questa volta il sonno arrivò dopo poco, ma ancora una volta sognai solamente una persona, anzi no, un idiota: Dean Edgly!

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Capitolo 2
*** Giorno 0: La giornata del GIUDIZIO ***


CAPITOLO 1: Il Giorno Del Giudizio

GIORNO 0: La giornata del Giudizio

 

"Allora ragazzi che ne pensate, che materie vi daranno da recuperare?" disse Heath a cui già di prima mattina andava di chiacchierare.

"Oddio Heath, non ci voglio pensare finché non arriviamo a scuola, dammi questi ultimi 10 minuti prima di entrare per rilassarmi" disse Anna, evidentemente contrariata a fare quel discorso.

"Già Heath, tanto fra un po' lo sapremo no?" disse Fly.

Io me ne stavo per conto mio in disparte, chiudevo silenziosamente la fila, a pochi metri da me Perry, tutta presa da Matt... com'erano carini quei due insieme^^

Stavamo facendo il nostro solito tragitto a piedi per andare  a scuola, e si riusciva a parlare solo di materie, ma io avevo altro per la testa. E avevo un sonno che avrei potuto addormentarmi per strada.

"Bec, cos'hai?" disse Perry, che non mi ero nemmeno accorta essersi staccata da Matt per venirmi a parlare. Certe volte è chiacchierona e perfezionista, ma è una brava amica, la mia migliore amica. Lo sapeva a cosa stavo pensando e io sapevo di poter contare su di lei per i miei sfoghi.

"Oddio, non ho dormito bene..." dissi.

"Si si, come no! Nel senso che già stai organizzando mentalmente le vacanze..." disse, e poi abbassò la voce e continuò "e naturalmente i giorni da passare con il principino biondo eh?"...

"Uhh... sono stata tutta la notte a pensare a come potermi offrire per aiutarlo, ma non so che dirgli!".

"Digli semplicemente: Edge, ho saputo della tua carenza a matematica, e mi offro per aiutarti a studiare e a recuperare per i prossimi 15 giorni!" disse, sorridendo.

Ecco, ora tutto chiaro no?? Perry ha centrato il punto!

"Volevo dirlo ad Edge ma non so come comportarmi, e se è giusto dirglielo, oppure magari vuole fare da solo." risposi incupita.

"Ascoltami, ho chiesto a Matt, casualmente ...di indagare se per caso Edge avesse messo gli occhi su qualcuna, sai... chissà" disse Perry, con fare misterioso.

"Eee??" dissi io supplichevole di risposte.

"Ora ti spiego, gli ho detto che una mia amica della C ha una cotta per Edge, e gli ho detto di aiutarmi a capire se ha qualche speranza...Matt ha fatto il suo lavoro, e ho scoperto cose interessanti!" disse.

"Cosa?? Dimmelo, ti prego!" supplicai.

"Pare che Edge sia innamorato di una ragazza, ma non ha chiarito chi. Matt ha saputo da Heath che è una di noi 4, sembra che Edge glie lo abbia detto qualche sera fa, ma io ho fatto qualche ipotesi per chiarire: Anna non può essere perché sta con tuo fratello, e poi Edge e Anna, ma ti immagini? No... io non sono perché sto con Matt e Edge non è tipo da innamorarsi delle ragazze degli amici! E infine Fly non può essere, dato che  Edge sa che Heath ha una cotta per Fly, e poi Fly è una buona amica di Edge, ma nulla più... insomma, chi rimane??" disse lei divertita.

"Emh, i- io..." dissi rimbambita. "E poi è ovvio che sei tu Bec! Troppe cose vi legano: la tavola disegnata da te con lui sopra, le vostre uscite in canotto, il modo in cui ti guarda, e fattelo dire: solo un cieco non può essersene accorto!" disse lei decisa.

"Magari... ma che dico, hai ragione! Prima o poi lo avrò!" dissi svegliandomi d'impulso.

"Si, e io sto facendo già in modo che questo succeda! Ma dipende da te ora... Oh, ma guarda, siamo arrivati a scuola" disse e sorrise, quel sorriso mi spaventò.

"Heath, Fly, perché non riportate anche i miei libri in biblioteca! Oh, Anna guarda c'è Joe, che ti aspetta lì..." disse ancora. Poi guardò Matt e disse "Ehi, Matt noi dobbiamo andare, lo sai dove no?? In quel posto che dicevo questa mattina, a... uhm, a parlare con Jean! Già!",

"Ah, siii, certo... con Jean, logico! Come potrei scordarmi... allora, bhè, noi andiamo, bhè da Jean, credo..." disse Matt spiazzato.

Li vidi allontanarsi, e Perry mi fece l'occhiolino prima si voltare l'angolo con Matt mano nella mano e scomparire tra la folla.

Ecco, io ed Edge finalmente soli. Edge mi guardò. "Ehm, ma chi è Jean?" chiese.

"Ah, si Jean, un’amica di Perry..." dissi distratta.

"Emh, Bec, siccome se ne sono andati tutti, e le lezioni iniziano fra 20 minuti che ne dici se ce ne andiamo un po' in giardino a parlare io e te?" mi chiese.

"Certo..." dissi cercando di sembrare tranquilla. Fortunatamente trovammo una panchina vuota, e ci sedemmo vicini, ero curiosa di sapere di cosa volesse parlare.

"Bene, Bec...era da un po' che volevo chiedertelo, ma dato che non riusciamo mai a parlare tranquillamente, io e te, e in questi giorni ti vedo sempre distratta, ho approfittato per farlo oggi!" disse tutto d'un fiato. Lo guardai, non riuscivo a concentrarmi quando mi stava così vicino, con i suoi occhi così belli, mi sembravano sempre più blu, avrei voluto tuffarmi nei suoi occhi.

"Emh, chiedimi pure tutto?" dissi uscendo per un attimo dai mie pensieri.

"Ecco, mi chiedevo... per caso hai da fare durante le due settimane che verranno?" disse.

"No, non credo, non dovrei avere materie, ne compiti a cui sono indietro, tutto tranquillo".

"Allora, se io dovessi chiederti un favore tu saresti libera?" chiese.

"Si, certo". Arrivò Matt, ci guardò e disse "Su, voi due, è ora di andare!" e la campanella suonò.

 

***************************************************************

"Allora, facciamo il punto della situazione" disse il prof. Kerby.

"Sandersen, ottimi voti devo dire, nessuna materia, ma ripassa biologia, la professoressa Alloway dice che sei calata, per il resto ok" e poi passò ad un altro banco. Tirai un sospiro di sollievo, anche se ero convinta di non avere materie, non avevo la certezza fino a due minuti prima.

"Lawe, come Rebecca, anche tu tutto ok, ma mi raccomando biologia!" e anche Perry sorrise finalmente libera da quel peso.

"Petersen, mi dispiace dirti, che letteratura inglese ti ha dato un 5, non ci vorrà molto per recuperare ma impegnati! Per il resto, ripassa storia, e andrà bene!" anche Anna sorrise, una sola materia era facilissima da recuperare.

"Carroll, Carroll... oddio, che cimitero di voti hai! Allora, un 5 a geografia, un 5+ a storia, e un 4 ad Arte... impegnati, non sono difficilissimi da recuperare, ma dovrai studiare sodo!" Heath, si getto disperato sul banco, facendo ridere tutta la classe.

"Watson, tu benone in moltissime materie, ma vedo che proprio non te la cavi con chimica... hai un 4, ma non è difficile, con un po' di studio. Mi raccomando!" e così anche Fly era sistemata per i prossimi 15 giorni, ma per chimica non era un problema, Perry poteva aiutarla.

"Leyland, umh, vabbè, che te lo dico a fare... il voto più basso che ha è un 7... goditi le vacanze!" e Matt, che non si preoccupava affatto, sorrise bonario.

" Edgly... umh, Dean, vedo che sei migliorato, rispetto al primo trimestre, vedo dei 6, dei 7, e un 9 a educazione fisica... ma matematica, già... hai un 4 +... ti toccherà recuperare... per il resto apposto!" disse Kerby, a Edge, che fece spallucce e firmò la pagella.

Kerby continuò il giro, ma non lo ascoltai più, cominciando a fantasticare sui 15 giorni che mi aspettavano e sulle molte cose da fare.

 

*********************************************************************

Stavo stendendo i panni, dato che erano tutti andati a riposare, appena finito di pranzare, e Jilly aveva trovato proprio me in giardino a leggere.

Guardai l'orologio della parete del giardino, le 15 esatte. Avevo finito di raccontare a Perry della mia conversazione con Edge, e poi ero corsa a stendere i panni. Chissà che ne pensava, l'avevo lasciata ad elaborare. Appesi una maglietta di Fly, poi presi quella di Edge e le mollette per appenderla. Chissà a me come sarebbe stata.

"O no, ecco che ricomincia a fantasticare eh Bec!" la mia mente elaborava cose strane.

Ad un certo punto sentì dei passi... chi era? Jilly forse? Chissà...

"Bec, sei qui?" la voce era fin troppo nota al mio cuore, dato che appena la sentì iniziò a battere forte, senza un determinato motivo.

"Si, dimmi!" dissi mentre Edge sbucava da dietro il muro.

"Jilly mi ha detto che eri qui, vuoi una mano? "chiese. "No, ho quasi fatto!" risposi.

"Senti, riguardo al discorso di questa mattina, io..." disse.

Ecco, questo era il momento adatto per proporgli il mio aiuto per la matematica.

"Si, anche io devo chiederti una cosa." dissi.

"Ok, allora dimmi..." disse.

"No, dimmi prima tu" dissi.

"Senti, lo so che potrei risultarti un po' noioso, ma ho bisogno di te, del tuo aiuto insomma. Dato che mi hai detto questa mattina che non avevi materie, mi chiedevo se potevi aiutarmi con matematica, poiché sei la più brava in classe, a parte Matt, ma lui deve aiutare Heath... che pensi? Immagino che rovinerei le tue vacanze però. Se non vuoi non fa niente, però, insomma non devi rovinarti anche tu i giorni di riposo, ecco tutto" disse, con la sua dolce voce.

Mi resi conto che mi aveva chiesto quello che io volevo chiedere a lui. Riflettei un secondo, e mi venne un’idea. Risposi allora "Emh, guarda Edge, per me è un piacere aiutarti, e non mi crea fastidio, anzi sono felice di esserti utile. Però in cambio, tu potresti coinvolgermi nel tuo allenamento speciale? Cioè la palestra e lo jogging mattutino?" dissi.

"Certo, per me sarebbe fantastico lavorare in compagnia!" disse felice.

"Allora, affare fatto Edge, cominciamo domani! La mattina ci alleneremo fino all'ora che vuoi tu, poi faremo un oretta matematica, pranzo e altre 2 ore matematica. Va bene?" chiesi.

"Più che bene, grazie, mi dedichi tutto questo tempo!" disse.

"Allora, io domani alle 7 e mezza ti chiamo ok?" mi chiese. Annuì, e sorrisi. Vidi Edge un attimo titubante, ma poi mi abbracciò e mi disse "Grazie, Bec, sei un tesoro!" e mi diede un bacio sulla testa.

"Ora vado che è quasi l'ora del mio turno in spiaggia come bagnino! Ma poi avremo 15 giorni liberi!" disse, sorrise e mi salutò con la mano, scomparendo dietro il muro così com’era arrivato.

Io rimasi lì, col cuore al massimo, arrossita, e felice. Stesi gli ultimi panni in fretta e furia, e corsi via in camera mia. Perry doveva sapere subito tutto, la piega che aveva preso quella situazione. La vita andava sempre meglio.

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Capitolo 3
*** Giorno 1: La cosa migliore che mi sia capitata ***


GIORNO 1: La cosa migliore che mi sia capitata

GIORNO 1:  La cosa migliore che mi sia capitata

 

" All of the days have passed us by,
All of the sun is gone... away.

Sidewalks,
Running away from the streets we knew,

Sidewalks,
Running away from the streets we knew,
Sidewalks,
Like the time we thought was made for you
. "

 

Quanto adoravo quella canzone, cioè la adoro tutt'ora, ma in quei giorni mi piaceva ancora di più, mi piaceva ascoltarla, in quel periodo gli Story Of The Year erano il mio gruppo preferito, e Sidewalks la ascoltavo e riascoltavo a ripetizione.

Erano le sette appena, ma l'abitudine che Simmo ci aveva dato di svegliarci alle 6 e mezza ogni mattina si ripercuoteva su di me, che ero già sveglia. Perry dormiva ancora, così avevo preso l'iPod e mi ero messa ad ascoltare un po' di musica aspettando le 7,30 per scendere a fare colazione con Edge e uscire per l'allenamento!

"Si, Bec, si, lo stai proprio pensando, non è un sogno, oggi inizieranno davvero due settimane fantastiche in compagnia di Edge... puoi anche darti un pizzicotto, ma non stai sognando, sei sveglia già da un po'..." la mia mente aveva voglia di rassicurarmi che tutto fosse vero!

Tesi l'orecchio, dei rumori provenienti dal bagno... ma erano solo le 7? Chi era? Già... sicuramente Edge, che si era appena svegliato e si stava cambiando. Sentivo i suoi passi, erano leggeri leggeri, si preoccupava sempre di non dare fastidio a nessuno, e di non svegliare gli altri.

Scesi dal letto, mi infilai i pantaloncini del pigiama (li avevo tolti per il caldo), misi le ciabatte e aprì poco poco la porta per vedere chi fosse. Era proprio Edge, lo vidi infilarsi in bagno e chiudere la porta.

Richiusi furtivamente la porta, e mi rimisi a letto, nel mentre vidi Perry che si metteva dritta, spostando il lenzuolo. Si stiracchiò un po', si scansò i lunghissimi capelli ribelli dalla faccia, e mi disse un po' assonnata "Buongiorno! Chi stavi spiando èh?" e poi sbadigliò.

"Come se tu non lo sapessi, ben svegliata comunque!" dissi scherzando.

"Già, già... ma adesso veniamo a noi! Che hai intenzione di combinare oggi?? Avrete tutta la giornata per stare insieme, vedi di non farla passare così, senza combinare nulla eh!" mi ammonì.

"Perry, abbassa la voce, Fly e Anna dormono, ad un muro di distanza da noi, e Edge è in bagno!" dissi,

"Ahhh, ecco perché spiavi la porta! E brava Bec!" disse divertita.

"Ma dai! Senti, invece di prendermi in giro, dammi qualche consiglio, che pensi che dovrei fare oggi? Uscirmene così, su due piedi, e dirgli che mi piace?" chiesi, e già sentivo il cuore accellerare.

"No, no, Bec... avete ben 15 giorni da passare insieme, devi farli passare bene, cercare di diventare amici più intimi, e dare anche a lui la possibilità di capire che vuole fare. Comunque tu lascia fare a me, vi darò modo di rimanere soli, così avrete tempo per parlare" Perry era sempre così gentile.

"Grazie, vedrai che ce la farò! Anche grazie al tuo aiuto!" la abbracciai.

Si erano fatte le 7,15 quindi mi preparai. Presi il costume arancione, i pantaloncini, la canottiera, e mi infilai in bagno. Finì di legarmi i capelli e scesi in cucina, dove trovai Edge già pronto a fare colazione.

"Buongiorno Bec! Ben alzata!" mi disse. Sorrisi alla bella giornata che era appena iniziata.

 

**********************************************************************

 

"Complimenti Bec! Sei la prima che riesce a resistere a 5 km di corsa mattutini! Qualche volta ci ha provato anche Matt ma dopo l'allenamento in palestra l'ho dovuto riportare in braccio, pensi di farcela?" mi chiese. Sinceramente, quel giorno ero esausta, dopo 5 Km a sgambettare dietro a Edge avrei voluto rimettermi a dormire, e c'èra ancora mezz'ora di palestra che ci attendeva, seguita dalle lezioni di matematica, che per fortuna non erano faticose.

"Si si, ce la faccio, tranquillo, io non sono Matt e mio padre era un allenatore peggiore di Simmo, quindi conta pure su di me per i prossimi 15 giorni" risposi, mentre andavamo verso la palestra.

"Perfetto allora, sono felice di avere una compagna per allenarmi, sai è noioso da soli" disse.

Rimasi un attimo inebriata dal suono della parola Compagna che usciva dalle sue labbra e che intendeva me. Certo, era fantastico stare con lui, anche con tutta la fatica.

"Già, sono felice di poterti fare compagnia... dopotutto siamo compagni di surf no, perché non di allenamenti?" dissi sorridendo.

"A proposito, dato che mi farai il favore di sopportare la mia testa vuota per quindici duri giorni a fare matematica, mi chiedevo, sempre se ti và naturalmente, se, si, insomma... se questa sera per svagarci ti andrebbe di uscire, magari andare al cinema, o fare una passeggiata, dopo cena?" mi disse.

"Se mi và, ma certo! Molto volentieri, sarebbe davvero carino, uscire con il mio compagno di jogging mattutino!" dissi ridendo.

"Allora, certo, magari sarà più divertente che fare pesi, o fare matematica" mentre lo diceva entrammo in palestra. "Certo, non posso dire che passerò a prenderti, ne che ti riporto io a casa, ma se vuoi puoi considerarlo, un appuntamento... così, insomma, se ti và" disse mentre montava i pesi.

"Ah, allora, va bene, un appuntamento è una bella cosa" dissi.

"Brutta cretina, ma che frase è? "Un appuntamento è una bella cosa?" Ma dico, ti sei fumata il cervello, dovevi dirgli "Volevo uscire proprio con te!" e non cose così... sei senza speranze!" la mia mente me ne diceva di tutti i colori. E aveva maledettamente ragione.

Andai verso il fondo della palestra a prendere gli asciugamani, e in quel momento successe la prima cosa strana che indicava come le cose fra me ed Edge stavano cambiando.

Edge afferrò il suo asciugamano ed io il mio, ma mentre andai verso l'angolo dei pesi inciampai su uno step messi lì per terra e cadendo non so perché afferrai la maglietta di Edge e me lo trascinai appresso.  Non feci in tempo a rendermi conto di ciò che era successo che mi ritrovai distesa di pancia con sopra Edge, che mi era, come dire, "caduto" sopra.

"Scusami, emh, ho inciampato, oddio che rimbam..." non finì la frase perché Edge alzò la testa e me lo ritrovai a venti centimetri dalla mia faccia. Il mio cuore inizio ad andare a duemila battiti.

Mi trovavo proprio stesa su un pavimento con Edge sopra, ci separavano pochi centimetri, eppure il mio cervello non riusciva a rendersi conto di cosa stava succedendo.

Non so che mi prese, ma mi ritrovai i suoi occhi puntati addosso, i suoi magnifici occhi, che mi sembravano ogni volta due piccoli mari, e che mi facevano impazzire.

Era tutto strano, e poi faceva caldo, Edge era senza canottiera, io in costume, e stavamo lì per terra. Edge provò a parlare dato che nessuno diceva niente.

"Emh...ti sei fatta male?" disse, ma non si mosse da lì. "No, non credo" dissi.

Adesso non ce la facevo più, avere Edge così vicino mi faceva evaporare ogni traccia di qualche ragionamento sensato.

Cavolo quanto era bello... "Diamine, è il tuo momento signorina! Bacialo!" era la mia mente a parlare.

Non ci pensai troppo su, presi il coraggio a due mani, e mi avvicinai, Edge non faceva una piega.

Lo baciai. Senti che rispondeva subito al bacio. Inizialmente sentì solo le sue labbra, poi anche la sua lingua, e sentì le sue mani sulla schiena.

"Edge, Bec siete qui no?? Ragazzi vi cercava... oddio scusate, emh, non pensavo che... ah, vabbè ripasso più tardi magari..." Matt era appena entrato in palestra e adesso ci guardava con un aria interrogativa. Edge si rimise in piedi, e gli andò incontro.

"Ah, no Matt, dimmi... ehh, ecco, come mai ci cercavi?" gli chiese imbarazzato.

"Ehm, a già, Simmo stava facendo quattro chiacchiere con chi ha qualcosa da recuperare a scuola, per  accertarsi che ci aiutiamo fra noi al fine di recuperare..." disse Matt.

"Ah si, bhè, io ho Bec che mi aiuterà... ma comunque adesso vado casomai si arrabbia" disse Edge.

Mentre i due parlavano io mi rimisi in piedi e rimasi a guardarli.

"Già, vai, è meglio..." disse Matt comprensivo. Edge gli diede una pacca sulla spalla, si girò per un secondo a guardarmi, sorrise e scomparì imboccando le scale.

Matt rimase lì a guardarmi, entrambi eravamo imbarazzati.

"Emh, Matt, sai dov'è Perry, per caso?" chiesi così per dire qualcosa.

"Si, è andata a fare la doccia 20 minuti fa, ora sarà in giro per casa. Se devi parlarne andiamo, tanto anche io devo risalire" mi propose.

"Ah, si certo, va bene" dissi, e imboccammo le scale anche noi.

"Emh, Matt, senti per quello che hai visto... bhè, non interpretarlo male per favore, io sono scivolata e mi sono portata dietro Edge, e rialzandoci l'ho baciato, ma non era nulla" dissi cercando di essere convincente.

"Bec, Bec, non mi devi spiegare niente, anzi guarda, se vi siete baciati, che ci fa? E poi, secondo il mio parere di amico di Edge, io non credo che gli dispiaccia, che tu lo baci, proprio tu...se intendi quello che voglio dire. Comunque io farò finta di non aver visto niente" sorrise.

"Grazie, Matt, sei un amico" abbassai la testa, dovevo essere rossa come un pomodoro.

"Ah, eccoti finalmente, già finiti gli allenamenti??" Perry comparve all'improvviso.

"Tesoro, hai da fare ora?" chiese Matt a Perry.

"Scusami Matt, ti lascio subito Perry, prima però devo chiedergli una cosa, va bene?" dissi.

"Va bene, allora io vado a surfare, ciao!" disse e si dileguò.

Io e Perry ci chiudemmo in camera, e Perry disse " Come mai sei così rossa? Cos'è successo??".

"Perry devo raccontarti una cosa!" dissi, e iniziai a raccontare.

 

**********************************************************************

 

"Bec, così sei veramente bellissima, vedrai che Edge quando ti vede sviene!" mi disse Fly.

"Si si, sviene, sviene, mica come i ragazzi tedeschi!" disse Anna ridendo.

"Non essere troppo dura con quel cavernicolo biondo" rise Perry.

"Perry!" le strillai io.

Eravamo tutte e quattro infilate nel bagno. Fly mi stava finendo di passare l'arriccia-capelli, Anna mi ritoccava lo smalto, e Perry mi truccava. Avevo finito di raccontare per la terza volta di fila quello che era successo la mattina con Edge. Prima a Perry, che ne era felicissima, poi al mio diario, per ricordarmelo per sempre, e infine ad Anna e Fly.

Ero quasi pronta per uscire, le mie amiche mi avevano preparato, per essere perfetta.

"Mi auguro che non svenga, non è proprio l'effetto che vorrei fare, insomma" dissi divertita.

"Fatto, adesso aspetta che si asciughi bene lo smalto, mi raccomando" disse Anna.

"Ok, anche i capelli sono pronti..." disse Fly soddisfatta.

"Aspetta, non battere le ciglia... ok, fatto" disse Perry.

Mi guardai allo specchio e sorrisi, avevano fatto proprio un bel lavoro.

Perry mi mise una mano sulla spalla, guardò i nostri riflessi allo specchio e disse più che soddisfatta:

"Sanderson, sei ufficialmente da urlo!" e io sorrisi felice.

Ci spostammo in camera nostra, e Anna e Fly si sedettero sul letto di Perry. Io camminavo su e giù per la camera. Perry diceva qualcosa a Fly, ma non le capivo più per l'ansia.

"Ne avete più parlato?" disse Anna.

"Di cosa, scusa, non vi stavo seguendo?" dissi.

"Del bacio. Bec, di questa mattina" disse lei.

"Ah, no, bhè, le due ore di matematica del pomeriggio erano per fare matematica, non per parlare, ma lo farò appena usciamo io..." dissi decisa.

"Brava, mi fà piacere che ti sia decisa!" disse Fly. La abbracciai.

"Grazie, ragazze!" dissi emozionata e grata alle mie amiche.

"Forza, Bec, sono le 9!!" disse Anna che non stava più nella pelle. Sentimmo bussare.

"Mi sa che è il cavernicolo!" disse Perry. "Avanti" gridai io.

"Bec, sei pronta? Entro" chiese la voce di Edge fuori dalla porta. "Si vieni..."dissi io.

Edge entrò, tutto in tiro, ed era ancora meglio di sempre.

"Ah, emh...wow, sei, bhè, bellissima!" disse lui. Sorrisi, si prospettava una bella serata.

 

*******************************************************************

"Allora, ti è piaciuto il film?" mi chiese Edge, appena usciti fuori dal cinema.

"Già, è stato veramente divertentissimo, anche se questo tipo di commedie non sono il mio genere, 'Il matrimonio è un affare di famiglia è davvero divertentissimo. E poi, quell' attore, è veramente bravissimo" dissi io soddisfatta.

"Adesso dove vuoi andare?" chiese. "Ti và di fare una passeggiata in spiaggia?" chiesi.

"Perché no? Tanto è ancora presto" mi sorrise.

Il cielo quella sera era bellissimo, stellato e limpido. Adoravo le stelle, ma guardarle con lui era tutta un altra cosa. Mi sentivo bene con lui, sentivo proprio di poter toccare le stelle.

"Mi piace questa spiaggia!"disse. "Si, anche a me. E poi di sera è sempre così tranquilla, nessuno a fare confusione, c'è una pace".

"Bec, sai, sono felice che tu abbia accettato di uscire con me!".

"Edge, senti... a proposito di oggi, scusami, probabilmente nemmeno ti andava quel bacio".

"Bec, ti và di salire su quella palafitta, quella in mezzo agli scogli?" sembrava non ascoltarmi.

Salimmo in quella piccola capanna di legno sull'acqua. E di sedemmo nella panchina, sembrava di stare sul mare e arrivava qualche spruzzo d'acqua di tanto in tanto.

"Riguardo questa mattina, non è che il tuo gesto non mi abbia fatto piacere, ma sai, è che non me lo aspettavo, tutto qui. Per me è stata una sorpresa, ecco tutto" disse convinto.

"Scusami, magari c'è qualcuna che ti piace, e ti ho preso di sprovvista" abbassai la testa.

"No Bec, questa sorpresa mi ha fatto solo comprendere una cosa che sospettavo da un po'!".

"E cioè?" chiesi incominciando a innervosirmi. "Che io ti piaccio!" disse.

"E questo chi lo dice? Può essere che io ti abbia baciato solo così, perché mi andava no?" dissi alzandomi. Mi stava facendo innervosire, si prendeva gioco di me!!

"Ecco, Bec, se fosse così mi dispiacerebbe davvero moltissimo, perché per me non è lo stesso".

"Che vuoi dire? Scusa, ma non ti seguo..." cominciava davvero a essere poco chiaro.

"In realtà c'è una ragazza, è una ragazza bellissima, intelligente e anche spiritosa. Ha un carattere forte, autoritario, certe volte si prende troppe responsabilità, e può sembrare un po' fredda, ma in realtà è una persona splendida, si preoccupa per tutti, ed è un ottima surfista. Umh, è alta più o meno così, ha i capelli neri e gli occhi verdi, ha la mia età. Pensi di aver capito di chi parlo?" disse serio.

"Edge...tu stai dicendo che..." mi salirono le lacrime agli occhi.

"Rebecca Sanderson, tu mi piaci tantissimo, ogni volta che mi sei vicina mi rendo conto che ho trovato un motivo più importante del surf per vivere qui con voi, sei la ragazza più bella e dolce che esista e io voglio solo te, e mi piacerebbe davvero tantissimo che tu non mi abbia baciato solo perché ti andava oggi... Bec mi sono innamorato di te!" mi disse tutto questo con lo sguardo più serio e dolce che gli abbia mai visto sul volto.

Respirò profondamente e mi prese le mani, mi sorrise e disse "Bec, mi piacerebbe sapere se anche tu provi qualcosa per me. Non devi rispondere subito se non vuoi".

"Edge, nessuno mi aveva detto delle cose così belle. Edge, che scemo che sei, come fai a chiedermi se provo qualcosa per te. Tu mi piaci da impazzire, e ti ho baciato perché io volevo baciare solo te. Da quando ti ho visto la prima volta, ci siamo parlati, e poi ogni volta che mi stai accanto e mi parli, o semplicemente sei nei paraggi, non riesco a non pensarci! Anche io sono innamorata di te!".

"Sono felice Bec, ti adoro!" mi disse e sorrise. Mi prese in braccio e mi appoggiò sulla staccionata della palafitta. Mi guardò negli occhi e mi diede un bacio. Anche io lo baciai, e lo abbracciai forte, più forte che potevo, non sarebbe andato mai più via da me, ora lo sapevo.

"Bec, vuoi essere la mia ragazza??" mi chiese, stringendomi.

"E me lo chiedi anche? Certo che voglio, Edge, io voglio solo te!" gli dissi.

Si, è proprio vero, quello che pensi di non volere, a volte è la cosa migliore che ti sia mai capitata.

 

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Capitolo 4
*** Giorno 2: Mi bastava averlo lì per essere felice. ***


CAPITOLO 2: Parte di noi

GIORNO 2: Mi bastava averlo lì per essere felice

 

“Bec, ascoltami… ho un po’ di domande da farti e cose da dirti, dobbiamo fare una bella chiacchierata oggi!”.

“Dimmi pure, Simmo”.

“Bec… cosa ci facevi con Edge l’altro giorno nella palestra, per terra in atteggiamenti strani, se vogliamo dire così”.

“Io? No, non ero con Edge… io dormivo… già, dormivo ancora”.

“Bec, Bec… non dire cavolate, non puoi mentirmi, sono il tuo allenatore, e non ti ho vista solo io, ma anche Deb”.

“No, non è vero, Simmo, credimi, non è successo nulla”.

“Sai, credo che meriterete una punizione voi due…mia cara ragazza, qui alla Solar Blue non si viene mica per fare incontri d’amore… non è un’agenzia per cuori solitari, ma una scuola per formare campioni! E tu, una giovane e promettente surfista, hai infranto le regole lo sai vero?”

“Simmo, io…”.

“No, no, questa volta non sarà così facile… le regole sono regole, chi non le rispetta, fa le valige e torna a casa!”.

“Già, Bec, è così mia cara… anche io come allenatrice sono costretta a punirti”.

“Oh, Deb ti prego…. Perdonami almeno tu Deb!”.

“Rebecca Sanderson sei ufficialmente fuori dalla Sola Blue…”.

“Sei fuori Bec, mi dispiace ma sei fuori, cerca di capire, Simmo ha ragione, qui le regole vanno rispettate mia cara, e tu non l’hai fatto!”.

“Simmo, Deb, vi prego, vi prego…”.

“Vai Bec” “Forza Bec” “Bec…. Bec….”

 

Beeeec!!! Cacchio Bec svegliati!!!! Vuoi svegliarti maledizione! Perché ti lamenti così? Cavolo! E svegliati su!!!”.

Sentivo urlare, era una voce conosciuta. Oddio, allora era solo un sogno, per fortuna Perry mi aveva svegliata.

“Oddio Perry, ho fatto un incubo tremendo… c’èrano Simmo e Deb, io ero seduta ad un tavolo e loro cominciavano a girarmi intorno e a dirmi che facevo con Edge in palestra, e che la Solar non è un agenzia di cuori solitari, e che ero stata cacciata perché non ho rispettato le regole… oddio era così vivido!” le dissi, ansiosa.

“Bec, maledizione, ok che ti fai sogni strani, ma sono le 7 del mattino eh!” disse Perry buttandosi di nuovo la coperta addosso e il cuscino sulla testa.

“Scusami, faccio sogni a ruota libera…” dissi, francamente dispiaciuta.

“Va bene, ma ora comincia a prepararti, che alle 7 e mezza devi fare jogging con Edge, o già ti sei dimenticata??” disse.

“No no, ora vado!” le dissi felice. “Ah, Perry, ti devo raccontare di ieri sera!” dissi ancora più felice.

“Ok, quando torni… ciao” disse, e qualche minuto dopo stava già di nuovo sonnecchiando, come se non si fosse mai svegliata.

Mi infilai velocissima in bagno, infilai costume, pantaloncini e canottiera a tutta velocità, e mi sciacquai la faccia sorridendo al mio riflesso nello specchio!

Si Bec! Da oggi in poi tutto per te sarà speciale!”… soddisfatta imboccai le scale, senza pensare più ai miei incubi. Nulla poteva togliermi Edge dalla testa.

Entrata in cucina sentì il lieve parlottare della tv accesa, e trovai Edge a finire la colazione, e appena mi sentì scendere alzò la testa e mi sorrise.

“Buongiorno Bec!” disse allegro, con un timbro dolce nella voce.

“Giorno…” dissi timida mentre entravo anche io. Sicuramente era la prima volta che davo il buongiorno alla persona che amavo, e non sapevo che dire.

“Dormito bene?” mi chiese. “Umh, abbastanza, a parte sogni su Deb e Simmo, quelli me li risparmierei” dissi, sorridendo.

Mi sedetti sulla sedia affianco a lui, e poggiai la testa sulla sua spalla, e naturalmente il ricordo del sogno sparì com’èra venuto.

“Brutta cosa avere Deb e Simmo anche nei sogni” disse ironicamente, poi mi diede un bacio sulla testa, ancora appoggiata alla spalla. Era bello stare lì così.

“Pronta per questa mattina? Oggi correremo un po’ meno ma più esercizi di palestra!” disse, annunciando il programma del giorno.

“Con te sono pronta a tutto!” dissi allegra. Feci colazione anche io, di fretta, e alle 8 in punto uscimmo da casa, per cominciare a correre.

 

************************************************************

Percorremmo un bel tratto di Blue Water Beach correndo, un po’ passeggiando, finché alla fine optammo per fermarci un po’, anche perché eravamo arrivati fuor dal territorio degli allenamenti della Solar Blue, quindi ne Simmo ne Deb potevano essere lì. Ci sedemmo sulle rocce, l’uno affianco all’altra, potevo quasi sentire il calore della sua pelle, e mi resi conto che il mio cuore stava accelerando molto velocemente. “Sai Edge, sono felice per quello che mi hai detto ieri…” dissi timidamente, cercando di sembrare meno impacciata di quello che ero.

“Bec, sei la cosa più importante che io abbia mai avuto… da quando ti ho visto ho capito che è te che volevo, e voglio che tu non mi lasci mai. Ricordatelo, non ti lascerò mia Bec, mai” mi disse.

“Edge…” riuscì a dire solo il suo nome, poi cominciarono a scendere le lacrime, velocemente. Rifugiai il viso nel suo petto, e sentì il suo abbraccio stringermi come la sera prima. Era stupido piangere, ma erano lacrime di gioia.

Rimanemmo per un po’ così, senza dire niente. Mi bastava averlo lì per essere felice.

Dopo un po’ mi staccai e lo guardai, era così bello col sole di spalle. Mi venne in mente in quel momento che Perry aveva ragione a metà: Edge poteva sembrare un tipo un po’ antipatico e magari un po’ chiuso e scontroso, ma mi chiedo se davvero qualcuno ne sapeva di lui quanto: il realtà era un ragazzo dall’animo gentile, e dolce, ed era bello, mamma mia se lo era. No, Edge non era un ragazzo qualunque, Edge era speciale, ed era mio.

“Bec… ti và di fare un bagno?” mi disse, svegliandomi dai miei ragionamenti.

“Certo, andiamo!”, mi tolsi canottiera e pantaloncini e li appoggiai sulle rocce. Edge mi prese per mano e ci buttammo in acqua. L’acqua era fresca a quell’ora, ma erano appena le 9,30. Nuotammo fianco a fianco per un po’, poi mi prese per mano e ci immergemmo sott’acqua e mi sentivo quasi una sirena innamorata di un dio del mare, probabilmente nessuno era bello come lui.

Usciti dall’acqua tornammo agli scogli, e sistemati gli asciugamani ci sdraiammo vicini, e cercai la sua mano per stringerla.

Sentivo il calore del sole che ci asciugava e l’acqua dei capelli che piano piano scorreva sul mio corpo, e sentivo la mano di Edge chiusa nella mia, non potevo desiderare altro, e mi scordai quasi del resto delle creature intorno a noi, avevo tutto quello che mi serviva per essere felice.

 

*************************************************************

“La radice quadrata di 81, sommata alla radice quadrata di 49, tutto diviso 2, da il risultato dell’espressione… tutto chiaro?” dissi, guardando Edge negli occhi.

Mi sforzavo di rimanere concentrata e spiegare bene, ma con lui davanti era impossibile rimanere tranquilla. Mi perdevo nel mare dei suoi occhi azzurri se solo per poco mi lasciavo distrarre dal suo sguardo.

“Va bene, quindi sarebbe che… 9 sommato a 7 è 16, diviso 2, il risultato dovrebbe essere 8 giusto?” disse concentrato.

“Si, si è 8, perfetto!” dissi io, calcolando velocemente. Mi sorrise soddisfatto.

“Va bene, per oggi abbiamo fatto a sufficienza, direi che può bastare” dissi allegra, guardandolo ancora una volta.

Eravamo distesi sul prato della casa, sopra ad una coperta da pick nick e stavamo facendo matematica da quasi due ore.

“Fantastico!” mi disse. Chiuse i libri e li sistemò sull’erba.

“Allora che ne dici se adesso facciamo qualcosa di più divertente?” disse lui.

“Tipo?” domandai. “Umh… tipo se ti faccio il solletico!” non feci in tempo ha capire che già mi stavo rotolando su e giù dal ridere. Alla fine mi ritrovai distesa fra le sue braccia, e ancora ridevo, senza nemmeno sapere il perché.

Il quel momento sentì le braccia di Edge che mi circondavano, e mi abbandonai a quel calore così bello e morbido. Ricambiai l’abbraccio, e mi ritrovai distesa su di lui. Chiusi gli occhi e appoggia la testa sul suo petto, piano piano mi sintonizzai con il battito del suo cuore. Era come una musica, ma era la musica più speciale che avessi mai sentito, perché era lì e sapevo di poterla ascoltare quando volevo.

Più andavo avanti e conoscevo Edge a fondo, e più mi rendevo conto di essere coinvolta da ogni cosa di lui, anche la più piccola.

“Rimaniamo per sempre così” dissi. “Già, magari si potesse fare!” disse lui.

Già in lontananza sentivo Jilly che chiamava per informare che la cena era pronta, e non ci avrebbe messo molto a capire che mancavamo solo noi due.

Ci incantammo per un po’ a guardare il cielo che si tingeva d’arancione e di giallo, e il sole che si nascondeva dietro il mare. Edge era perso in quel tramonto.

Che bello spettacolo!” dissi sorridendo. “Umh, no, non mi servono i tramonti, lo spettacolo più bello del mondo è affianco a me, e sorride”.

Non mi lasciò il tempo di riflettere, e come la sera prima mi baciò nel suo modo così dolce ma forte nello stesso momento che mi abbandonai a lui. Mi strinsi a lui più che potevo, e risposi al suo bacio. Ricorderò per sempre il sole che spariva all’orizzonte  e il suo abbraccio protettivo e forte. E quella fu la prima volta che capì davvero di amare Edge.

 

 

 

 

 

E così sono arrivata anche al 2° capitolo effettivo di questa FAN FICTION che avevo già abbandonato. Dopo un lungo periodo di poca ispirazione (e poco tempo) però ho ripreso a scriverla, grazie a due persone davvero speciali: sono capitata oggi per vedere se qualcuno avesse mai anche solo leggicchiato, sicura di no, e invece mi sono ritrovata 5 recensioni in cui vengo incoraggiata a terminare e questo mi ha fatta talmente felice che ho ripreso a scrivere più determinata che mai. Quindi ringrazio con il cuore queste due persone che mi hanno ridato voglia di portare avanti la storia: Elisy e Valenina! So che è poco ma vorrei dedicarvi questo capitolo ^^ Sono felice che vi siete interessate alla mia FF, e spero che anche questa nuova parte vi piaccia! E per ringraziarvi nel prossimo capitolo aggiungerò il link di un Fan Video su Edge e Bec che è dedicato proprio a voi! Grazie, mi avete resa davvero felice J

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Capitolo 5
*** Giorno 3: E capì che proprio questo doveva essere l'amore. ***


CAPITOLO 3:

GIORNO 3: E capì che proprio questo doveva essere l’amore

 

Guardai verso la finestra della stanza, ancora nella penombra ella mattina appena sorta. Mi sedetti sul marmo freddo del davanzale della finestra, attenta a non fare rumori, e appoggiai la schiena allo stipite, per guardare fuori. Nessun brutto sogno mi aveva svegliato per tutta la notte, e Perry ancora addormentata respirava lentamente.

“Ogni cosa la mattina sembra surreale, mi piace quest’atmosfera magica… solo durante l’alba il mondo sembra fondersi per pochi minuti in un unico universo di luci e ombre. Giorno e notte, luna e sole, il mare rosso e il cielo ancora un po’ stellato. Quest’alba sembra quasi condurre in un altro mondo…” ricordo che stavo facendo queste considerazioni, quando vidi la porta-finestra che dava sul giardino aprirsi e uscire Edge che apriva le persiane.

Ma a cosa mi serve un altro mondo, se in questo c’è tutto quello che desidero…” guardai ancora un po’ la figura lontana del ragazzo più importante della mia vita che si fermava, come me, a guardare l’alba sorgere e poi, silenziosamente, rientrava.

Avrei voluto rimanere ancora lì a fantasticare, ma mi resi conto che erano già le 7,30 ed era ora di andare a fare colazione.

Mi sentivo un po’ assonnata, la sera prima, subito dopo cena, io Perry, Anna e Fly ci eravamo rintanate in camera di Anna e Fly e avevo raccontato loro della sera prima, di Edge e della sua proposta di essere la sua ragazza. Rimasero tutte un po’ accigliate quando gli parlai dell’Edge nascosto, quello dolce, gentile e romantico, che a quanto pare conoscevo solo io, ma anche loro si abituarono presto all’idea che l’amore genera cambiamenti in ognuno di noi.

Mi preparai in fretta, mi legai i capelli, e diedi un ultima occhiata fuori dalla finestra del bagno: il sole era ormai sorto, e con lui un'altra splendida giornata.

Entrai silenziosamente in cucina, e trovai Edge di spalle alla porta, intento a litigare con uno yogurt, lui non si accorse di me, e così rimasi ferma lì a guardarlo, in uno di quei momenti unici, in cui pensi che la vita ti abbia dato qualcosa di davvero unico, e soprattutto, solo tuo.

Rimasi a guardare le sue spalle, i suoi capelli, il suo profilo, la schiena, tutto ciò che comprendeva la persona che mi stava facendo innamorare giorno dopo giorno.

Alla fine bussai alla porta ed entrai, così che si voltò e appena mi vide sorrise.

“Buongiorno Bec… visto che bella giornata oggi!” disse allegro, guardando fuori.

“Già…ottima per allenarsi! Oppure…” dissi io avvicinandomi.

Oppure? Informa il tuo compagno d’allenamento…sono curioso” disse stringendomi alla vita e guardandomi coi suoi occhi color del mare.

“Umh… chissà, magari mi viene in mente qualcosa durante la colazione, oppure hai qualcosa tu da proporre…” sorrisi.

Alla fine optammo per andare a camminare in spiaggia, appena allontanati da Blue Water Beach saremmo stati liberi di fare quello che volevamo, nessuno ci avrebbe notati. Corremmo per un po’ e mentre arrivavamo a Gold Sea Beach notammo da lontano che le imposte della capanna del bagnino erano chiuse, e la spiaggia era vuota. Così mi avvicinai all’entrata delle scalette per scendere giù alla spiaggia e trovai il cancelletto di legno chiuso e un cartello con la scritta “Temporaneamente chiusa per motivi di ristrutturazione delle passerelle”.

Lo riferì a Edge, non avremmo potuto stare lì per quella mattina.

“Va bene, non fa niente, allora vuol dire che ci faremo un giretto camminando nei quartieri commerciali. Ti và?” mi chiese.

“Certo! Va bene…” dissi, felicissima. Era un po’ come andare a fare shopping con il proprio ragazzo, guardare le vetrine, scegliere le cose insieme, passeggiare insieme, e per me si trasformò davvero in una magnifica mattinata.

Camminavamo ai lati della strada e ogni tintoci fermavamo a guardare gli ultimi modelli di tavole usciti, oppure i nuovo equipaggiamenti per le escursioni.

Mentre camminavamo, ad un certo punto mi voltai e vidi Edge tutto agitato, che sembrava pensasse a qualcosa a cui trovare una soluzione. Sorrisi, mentre lui non mi guardava. Camminammo ancora un po’, e ogni volta che lo guardavo sembrava riflettere su chissà che. Alla fine lo guardai accennando appena un sorriso, e inclinai la testa. Si accorse che lo guardavo interrogativa.

“Ehi, c’è qualcosa che non và?” dissi, cercando di essere comprensiva.

“Umh, è che vorrei chiederti una cosa, ma… mi imbarazza un po’…” aveva l’aria tesissima, e a vederlo così mi sentivo subito tesa anche io.

Che mi vuole chiedere…oddio… cosa vorrà sapere!” mi stavo agitando.

“Bec… “ iniziò, un po’ titubante, diversamente da quando faceva il gradasso con gli amici e sembrava fatto di roccia.

“Edge, dimmi tutto, qualsiasi cosa” dissi, cercando di convincermi che non mi avrebbe fatto domande strane, e poi era il mio ragazzo, ed era logico volesse sapere delle cose.

“Bec, è stupido, ma te lo chiedo lo stesso…” disse, fece una piccola pausa. Mi resi conto che ci eravamo fermati.

“Posso prenderti per mano?” disse velocemente.

Ci misi un po’per realizzare, ma appena capì gli feci un sorriso e lo abbracciai, non mi importava della gente che vedeva, ne di sguardi indiscreti, lui era per me adesso.

“Certo che puoi!” dissi. Intrecciai la mia piccola mano bianca nella sua mano più scura, e sentì subito il suo calore. Come potevo non adorarlo, era così dolce. Sembrava un tipo un po’ duro e musone ma in fondo era solo insicuro e anche un po’ timido. Camminammo un po’ in silenzio, le nostre mani parlavano per tutti e due, poi ad un certo punto arrivammo in una zone meno trafficata e mi resi conto che i negozi sparivano piano piano per lasciare spazio alla zona abitativa.

“Bec, non è il caso di tornare indietro?” disse Edge.

Non lo stavo molto a sentire, perché fra tutti i rumori mi era sembrato di sentire un suono strano, un suono un po’ “fuori posto”.

Sembrava un mugolio sommesso. “Si… ehh, un attimo…” dissi allontanandomi.

Proveniva da un gruppo di scatoloni accatastati davanti ad un negozio chiuso, che sicuramente erano lì per lo smaltimento. Ma com’era possibile?

Mi avvicinai ancora e il mugolio non accennava a diminuire, così Edge mi raggiunse.

“Lo senti anche tu?” chiesi. “Si… strano, sembra un cane…” disse.

Spostammo le scatole di cartone una dopo l’altra e alla fine, mentre Edge ne spostava via un mucchio apparve il corpicino piccolo e magro di un cucciolo di cane che si lamentava. Appena lo vidi, povera creatura, mi resi conto della gravità della cosa: un cuccioletto abbandonato in mezzo a dei cartoni, di non più che un mese, magro e moribondo.

“Edge!” lo chiamai, prendendo il cuccioletto in braccio. “Oddio… ma questo cane? Era lì in mezzo allora?” chiese. “Già, deve essere stato abbandonato!” dissi, mentre sentivo una rabbia che mi saliva nel cuore. “Come si può abbandonare una creaturina in un posto del genere a queste condizioni!” strillai.

Il cucciolo si lamentò, era spaventato. Lo guardai meglio, era un batuffolo pelosetto tutto bianco, con gli occhi grandi e le orecchie morbide e pelose, un nasino nero con una macchietta marroncina. Era magro, e sicuramente affamato.

“Dobbiamo portarlo con noi Edge! Non possiamo lasciarlo qui!” lo guardai, convinta.

Titubante rimase un po’ a pensare, ma alla fine si arrese e affermò che era ora di andare e che avremmo trovato una soluzione.

Ci incamminammo subito, a passo svelto, portandolo un po’ a turni. Edge lo teneva stretto a sé, e mi ricordò molto l’immagine di un papà. Arrossì all’idea, scaccia quel pensiero dalla testa e camminai più svelta che potevo.

 

******************************************************************

Arrivati a casa spiegammo subito cosa ci era successo a Jilly e Deb e ognuno dopo aver sentito il riassunto di come avevamo trovato il cane si diede fare per aiutarlo. Jilly prese sotto mano la rubrica telefonica e in men che non si dica aveva già chiamato il veterinario per farlo venire a visitare a domicilio, Deb gli preparò un pasto a base di carne macinata che il cuccioletto spazzolò dalla ciotola e tutti gli altri cercavano qua e là giocattoli e copertine per imbottire una cuccetta provvisoria.

Circa un ora dopo arrivò anche Simmo, che trovando il cane che ancora mangiava qualsiasi cosa gli si parasse sotto al naso, rimase un po’ perplesso.

Fly ci informò che il cane era quasi sicuramente una femmina (lei che di cani se ne intendeva), che non aveva più di 3 settimane e che non era stato completamente svezzato. Ci disse che però, a suo parere, era abbastanza sano.

Dopo un po’ arrivò il veterinario e, portato il cagnolino sul tavolo del terrazzo, lo visitò da cima a fondo.

“Allora ragazzi, questa cagnolina è una femmina di pastore maremmano, una razza comunemente italiana, ha circa 3 settimane e mezzo, ed è relativamente sana. Dovrebbe pesare qualche kilo in più, vista la sua razza, ma a parte questo, con una lavata e le giuste vaccinazioni, entro una settimana sarà una sanissima cuccioletta di un mese. Comunque essendo un cane di taglia grande, se deciderete di tenerlo dovrà essere denunciato al comune” ci spiegò il veterinario, e se ne andò subito dopo.

Passò un ora, e tutti discutevano su come sistemarlo. Alla fine si decise che al canile non si poteva portare perché era già pieno, e di rimetterlo per strada non se ne parlava. Così mentre Simmo ripeteva per la trecentesima volta che non potevamo tenerlo lì con noi, Deb, dopo un lungo silenzio, disse:

“E va bene, basta litigare, basta… facciamo così, dato che avevo deciso di prendere un cane per il mio appartamento nuovo, che ora ha un piccolo giardino, la prenderò con me. Però… e c’è un però… starà con me solo di sera, perché di giorno sono occupata con voi e con le faccende burocratiche. Quindi passerà la giornata qui con voi in giardino e sarete voi a prendervene cura! Che ne dite?” e ci guardò seria.

Un urlo di gioia inondò la sala, e tutto abbracciarono Deb felici della soluzione. Simmo si mise la testa fra le mani. “Dopo un branco di 7 casinari, anche il cane…” disse, arrendendosi. Quello era il suo modo di dire Si, e così alla fine, il batuffonino che ci guardava interessato aveva trovato casa.

Per l’occasione pranzammo tutti fuori in giardino, felici della nuova arrivata. Jilly, che era seduta vicino a Edge ci guardò e disse “Ragazzi, dato che l’avete trovato voi, non sarà il caso di dargli un nome?” e ci rimase a guardare curiosa.

“Certo!” disse Edge “Ma l’ha trovato Bec, che non so proprio come ha fatto, ma ha sentito i suoi lamenti da sotto quel mucchio di roba. Credo spetti a lei decidere il nome” aggiunse.

Sembravano tutti d’accordo, e mi guardavano, tutti curiosi. Ci pensai un po’ su, e alla fine, mentre guardavo quel batuffonino appena lavato e profumato che si girava e rigirava sul prato decisi. “Ragazzi, Deb, vi piace come nome Lady?” dissi chiedendo.

Si guardarono un po’ tutti fra loro, e sentì un coro di “Certo!” “Sicuro!”.

E anche la piccola, abbaglio al suo nuovo nome, che sembra le piacesse.

Si alzarono tutti e andarono a stringergli la zampetta, e le dicevano a turno “Piacere Lady!” “Benvenuta Lady!” “Salve Lady”.

Alla fine del pranzo, anche Simmo si avvicinò a Lady e gli disse serio, come se parlasse a uno di noi “Allora Lady, vediamo di capirci, qui io sono il capo e comando io quindi non fare casini! E per il resto… benvenuta!” e ritornò con la sua aria seria.

Tutti insieme ci buttammo sul prato a giocare con Lady, e passammo più o meno il pomeriggio così, Matt e Perry approfittando della distrazione di Deb e Simmo per scambiarsi qualche bacio, Fly che cercava di imparare a Lady qualche comando, che però alla piccola poco interessava, Anna e Heath che discutevano su chi doveva farle il bagno e chi darle da mangiare, e io ed Edge (che approfittavamo della distrazione generale quanto Matt e Perry) ci godevano il pomeriggio stesi sull’erba.

Rimasi un po’ lì incantata a guardare Lady, poi mi misi a sedere e la chiamai. Lady, da cane molto intelligente qual’era, corse subito da me, e mi leccò una mano. La tenni un po’ stretta a me, e le accarezzavo il pelo lanoso.

Ad un certo punto sentì le braccia di Edge che mi cingevano la vita da dietro e i suoi baci sul collo. “Attenta Bec, potrei essere geloso” disse baciandomi ancora.

“Non c’è pericolo, non posso innamorarmi di un cane” dissi. “Ma è più di un cane, è un po’ come il nostro bambino… come un neonato” disse, stringendomi.

“Già, allora sarà la nostra piccola” dissi, felice al pensiero. Sembra che in meno di una settimana mi fossi trovata una famiglia tutta mia. Sorrisi al pensiero, e guardai la mia piccola nuova famiglia, e capì che proprio questo doveva essere l’amore, condividere le cose belle con chi vuoi bene.

E rimanemmo per molto tempo stretti stretti tutti e tre, guardando ancora una volta il sole che tramontava fondendosi al mare, e capì improvvisamente che quell’atmosfera magica che sembrava aprire la porta di un altro mondo, ci aveva donato quel giorno un regalo straordinario.

 

 

 

Wow… questo capitolo è stato lunghissimo. Scusate se non è stato molto interessante, ma dai prossimo capitoli, soprattutto dal 5° giorno, ho un idea davvero speciale^^ Intanto se avete idee o proposte per il 4° giorno scrivetemi pure, sarò felice di ascoltare i vostri consigli.

E come promesso nel capitolo precedente, ecco il link del video che (ci tengo a ricordare) è dedicato a Elisy e Valenina, per il loro appoggio e i loro splendidi commenti.

http://www.youtube.com/watch?v=2XIicrNlwSU

Vi adoro^^ Grazie davvero tantissimo. Spero che il video vi piaccia e che sia almeno un po’ all’altezza (anche se non saprò mai come ringraziarvi davvero) della vostra gentilezza ( fa anche rima XD).

Al prossimo capitolo^^

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Capitolo 6
*** Giorno 4: Se tu non sei felice come posso esserlo io? ***


Scusatemi se vi annoio con i miei commenti che oggi sono all’inizio del capitolo, e che forse fareste meglio a evitare di legg

Scusatemi se vi annoio con i miei commenti che oggi sono all’inizio del capitolo, e che forse fareste meglio a evitare di leggere (almeno x questo capitolo) dato che è più uno sfogo diretto a tutti gli appassionati di BWH: oggi ho acceso la tv curiosa di vedere BWH (ammetto che non lo vedevo da un po’ dato che non ho avuto tempo) e il caso ha voluto che io trovassi proprio la pubblicità di Italia 1 e,  subito dopo, l’inizio di quello che osa chiamarsi ancora BWH. Bene, risultato? Ho pianto appena vista comparire sugli schermi Kate Bell, la mia adorata Kate, che non rivedevo più sullo schermo dai tempi del suo ultimo film “Macbeth” in cui interpretava una delle streghe. E poi, già… poi ho pianto ancora, imprecando contro la tv, contro Italia 1, ma soprattutto contro i produttori di BWH per aver creato una simile schifezza, in cui ci hanno anche ficcato dentro Kate, e seguendo tutta la sua carriera artistica posso dire che da lei mi sarei aspettata altro! E mi viene ancora da piangere, perché le mie aspettative di una 3° e definitiva serie di BWH andavano veramente oltre. Ma dopo oggi, credo di aver perso totalmente la speranza che si ripeterà mai una serie bella quanto la prima (e unica a questo punto) vera serie di BWH.

Scusate lo sfogo, ma è con la tristezza nel cuore che mi metterò a scrivere questo capito, sapendo che anche la Bec che conoscevo è morta per sempre, e con l’annuncio che farò parlare Bec della sua esperienza come Coach durante lo svolgersi della fanfiction. Per ora è tutto, scusate lo sfogo, e per chi l’avesse letto, vi prego con il cuore di dirmi che ne pensate. Grazie e buona lettura.

 

 

GIORNO 4: se tu non sei felice come posso esserlo io?

 

Quel mattino Simmo e Deb non vennero per niente a Blue Water Beach, e ognuno di noi vide la cosa come un silenzioso permesso di organizzarci la giornata a modo nostro. Verso le 9 Perry ci chiamò per parlarci della sua idea, che reputai geniale.

“Allora ragazzi, stavo pensando, dato che abbiamo, o così sembrerebbe, la giornata libera, come vedete la prospettiva di un bel pick nick tutti insieme?” sorrise.

“Umh, esattamente dove?” chiese Anna.

“Umh, avrei pensato di andare sulle rive del fiume che passa per Lonely Wood, le rive sono sabbiose e il bosco è aria da pick nick! Dai ragazzi! Possiamo fare come vogliamo per tutta la giornata, e possiamo starcene anche un po’ soli, capito no?” disse, guardando Jilly con l’mp3 alle orecchie che passava l’aspirapolvere. Capimmo tutti che rimanendo a casa con Jilly in giro non potevamo combinare nulla.

“Va bene, per me non ci sono problemi!” disse Fly, facendo spallucce.

“Ok, ma posso chiamare anche Joe” disse Anna. Perry fece si con la testa, poi guardò me e i ragazzi. “Va bene, mi piace la prospettiva” disse Heath convinto.

Dove vai tu vengo anche io, tesoro” disse Matt a Perry incurante di tutti noi.

Guardai Edge, non sembrava ne contrario ne convinto. Alla fine anche io e lui acconsentimmo, e in men che non si dica Perry e Fly prepararono panini di tutti i gusti, io riempì i cestini da pick nick con bibite e tutto il necessario, Edge e Matt piegarono le coperte e Heath accompagnò Anna a chiamare Joe.

Sinceramente un po’ mi vergognavo di farmi vedere dal mio gemello con Edge, forse perché noi due eravamo stati così profondamente legati per 17 lunghi anni, e dopo la mia entrata alla Solar molte cose erano cambiate. Forse era proprio quello il destino dei gemelli? Stare insieme, sempre insieme, finché un giorno apparentemente come gli altri, uno si alza e si rende conto che il tuo destino, e ciò che sei e che hai, e che pensi, provi, vedi, sono cose solo tue, e che tu per quanto possa amare l’essere che hai avuto vicino a te da quando hai memoria di esistere, da quando ancora prima della mamma eravamo solo noi due, ti trovi a sognare un futuro diverso, e vedi la vita solo tua, e la vita da a ognuno la propria occasione. Prima con Joe condividevo tutto, siamo sempre andati nella stessa classe, frequentato gli stessi amici, lui mi ha insegnato a surfare, e mi difendeva o mi aiutava se facevo un guaio, spesso si prendeva le colpe e le responsabilità, e se avevo bisogno di lui, era sempre lì. Quando mi innamorai la prima volta, fu lui il primo a saperlo, quando avevo paura del buio mi faceva dormire nel suo letto, quando piangevo era la mia spalla, era il mio migliore amico e il mio confidente. E adesso, le nostre vie, sempre percorse insieme, sempre nella stessa direzione, si erano separate.

Lui era il campione di surf, quello che doveva entrare alla Solar, quello che doveva girare il mondo nel circuito professionale. Per i primi 9 mesi che avevo trascorso lì alla Solar, mi ero sentita in colpa perché lui doveva essere lì, e questo mi faceva sentire una ladra, e cercavo così di evitarlo come potevo. Ma adesso, che le cose erano chiare, mi resi conto che non ero io, ma la vita che faceva che decideva per tutti. Ma intanto il nostro rapporto si era molto sfaldato.

“Bec, sono pronti i cestini?”. Tornai sulla Terra, in meno di 10 secondi.

Cosa Perry? Scusa, ero distratta…” dissi, sobbalzando. “Chiedevo se nei cestini c’è tutto? Ti senti bene Bec…” mi chiese Perry.

Sisi, tutto ok, si anche i cestini sono apposto”. Uscì sul balcone a prendere un po’ d’aria. Guardai fuori, Edge e Matt che parlavano, mentre finivano di mettere le coperte piegate nello zaino. E poi, da lontano scorsi Heath, e dietro Joe mano nella mano con Anna, che arrivavano. “Eccoli… ” mi dissi.

Scesi, e trovai tutto pronto. Intanto entrarono Anna e gli altri. Salutai Joe con la mano, e lui mi risalutò.

“Ciao Bec!” disse in un mezzo sorriso. Perché quella freddezza? Sembrava quasi imbarazzo! Fra me e mio fratello gemello! In quel momento senti il dolore, sembrava che il cuore sanguinasse.

Non dissi nulla durante il tragitto, e anche Edge che capì subito il mio umore se ne restò silenzioso. Guardai Joe e Anna, che camminavano poco avanti a me, e mi venne quasi da piangere, perché solitamente ero io lì al suo fianco.

Presi la mano di Edge, e lo strinsi forte, cercando conforto in lui, con le lacrime che salivano su.

Arrivati al fiume, ognuno si prese una coperta di pile e la allungò sull’erbetta che cresceva, sotto un albero ombroso, al riparo dal sole. Per un po’ parlammo fra di noi, organizzando la settimana che stava per arrivare (anche l’ultima settimana di vacanza di tutto quello splendido anno scolastico prima del mese finale che ci avrebbe portato agli esami per il diploma, e qualche settimana dopo alla sfida finale che avrebbe garantito l’accesso al circuito professionisti), per renderla bellissima.

Alla fine, dopo pranzo, ognuno di noi si spostò più lontano, per starsene tranquilli, e io ed Edge ci sistemammo sotto l’ombra. Edge naturalmente mi chiese subito che cosa mi succedeva, e perché sembravo così triste. Gli spiegai velocemente di me e Joe, e del fatto che mi dispiaceva che le cose erano così cambiate da quando ero alla Solar. Sapevo che quel mio comportarmi rovinava la giornata così ben organizzata anche a lui che non centrava nulla con i rapporti fra me e la mia famiglia.

“Edge, perdonami se ti faccio preoccupare, ti sto rovinando la gita” singhiozzai.

“Bec, se tu non sei felice come posso esserlo io?” mi strinse a lui, e alla fine cedetti ai singhiozzi, e fra le sue forti braccia e il calore del suo petto, piansi le lacrime che per 9 mesi avevo rimandato indietro.

Alla fine, non so come mi addormentai, e quello che successe dopo me lo raccontò quasi tutto Anna.

Sembra che Edge, lasciatami a dormire sotto l’albero, andò da Anna e Joe, scusandosi con Anna, portò Joe sulla riva del fiume e lì parlarono per un po’ (Anna non sapeva cosa, ma sicuramente ero io l’oggetto della discussione) finché Joe non venne a sedersi accanto a me, mentre Edge rimase a spiegare un po’ la situazione ad Anna. Mi svegliai, ancora con gli occhi un po’ gonfi, e mi resi conto quasi subito che quello che mi teneva fra le braccia non era Edge. Misi a fuoco la faccia di Joe e rapidamente mi misi dritta, cercando di capire che stava succedendo.

“Bec” disse Joe, alla mia reazione. “Scusa Joe, ma cosa ci fai tu qui?” chiesi.

“Volevo fare quattro chiacchiere, e dato che è tanto che non parliamo e che oggi abbiamo tempo, se eri d’accordo…” disse, discreto.

“Joe, non so cosa ti abbia detto Edge…” iniziai. “Bec, ascoltami, Edge o chi vuoi adesso non centra nulla, io voglio parlare con te…” fece una lunga pausa e poi mi disse “In questi mesi mi sei mancata… Mi è sembrato di essere davvero solo certe volte”. Lo guardai, aveva gli occhi tristi, i miei stessi occhi, in cui tante volte mi ero specchiata e lui nei miei.

“Sai, mi manca mia sorella, mi manca andare a scuola con lei che mi racconta un mucchio di cose, mi manca la mattina la mia sorellina che mi sveglia e mi prepara il pranzo, mi manca la luce della sua camera accesa la sera, e mi manca guardare un mucchio di DVD insieme fino a notte fonda, mi manca andare a surfare insieme, e ridere, scherzare… mi mancano tutti i nostri litigi, i nostri scherzi a mamma e papà, e i tuoi rimproveri quando non chiudo la finestra, o non rimetto apposto la tavola. Bec, quest’anno mi è sembrato così surreale. In classe prima ci passavamo i bigliettini dei compiti in classe, ci spalleggiavamo se ci sgridavano. Quest’anno ti sei fatta una nuova vita, nuove esperienze, sei diventata un fenomeno della Solar Blue,  hai trovato nuovi amici, e l’amore… e sembra che non ci sia più posto per me” parlava lentamente, ma con voce nostalgica, non arrabbiata.

“Joe, mi dispiace, mi dispiace, tantissimo. È stato così solo perché mi sentivo in colpa nei tuoi confronti, perché io ero alla Solar, ma tu eri il campione fa noi due, tu dovevi esserci, tu mi hai insegnato a surfare e io ho preso un posto che era destinato a te. E non potevo più guardarti in faccia!” dissi, con le lacrime, che di nuovo mi appannavano la vista.

“Bec, come hai potuto anche solo pensare una cosa del genere? Io sono stato felice per te, perché è giusto che tu abbia quel posto, te lo sei meritato come tutti gli altri.

 E non devi assolutamente sentirti in colpa per nulla, e io voglio che tu sia felice, perché tu sei una delle persone più importanti della mia vita, sei mia sorella, sei tutto quello che ho avuto ancora prima di nascere”.

Solo in quel momenti mi resi conto di quanto ero stata stupida, perché mio fratello era la persona che mi conosceva di più e come avevo potuto pensare che lui fosse arrabbiato per uno stupido contratto con una scuola di surf.

Ci abbracciammo, e piansi ancora un po’ come facevo da piccola, ogni volta che avevo bisogni di lui che prontamente mi offriva la sua spalla, ogni volta che poteva.

Parlammo tanto ancora, parlammo di come andavano le cose a casa, di uscire tutti insieme e di passare qualche momento solo noi due, e poi timidamente gli chiesi come andavano le cose con Anna, e anche lui si fece raccontare filo e segno di me ed Edge, stupendosi dei lati del carattere di Edge che non conosceva, e giurando che se mi avesse fatto soffrire gli avrebbe rotto una tavola in testa. Gli dissi che allora doveva stare attento, ma lui ridendo alla fine mi disse che era un bravo ragazzo, e che quel giorno ci aveva aiutati davvero molto.

Il pomeriggio trascorse veloce, e alla fine raccolti armi e bagagli ripartimmo verso casa. Arrivati accompagnai Joe per un breve tratto di strada, fra Blue Water Beach e casa dei nostri genitori, e continuammo a parlare. Lo abbracciai e lo ringraziai della bella giornata. E lo lasciai andare con il sorriso sulle labbra.

Il resto della serata la trascorsi con Edge seduti alla fine del molo a lanciare sassolini nell’acqua blu. Anche quella sera il tramonto si portò via l’ultimo spicchio di sole.

“Grazie per tutto quello che hai fatto oggi Edge… senza il tuo aiuto le cose sarebbero solo continuate a peggiorare” gli dissi appoggiata fra le sue braccia.

“Non devi ringraziarmi Bec. Sai, se c’è qualcosa che ti fa soffrire, ti fa piangere, vieni da me perché per qualsiasi cosa, io non ti lascerò mai sola, e vedremo di risolverla insieme. Non voglio vederti soffrire in alcun modo” mi disse, così dolcemente, baciandomi la testa.

“Grazie Edge, solo averti qui accanto a me mi fa sentire bene” dissi, respirando il profumo del mare e ascoltando il leggero rumore delle onde.

“Sai Bec, non ho mai avuto fratelli ne sorelle, tu invece hai addirittura un gemello e un fratellino piccolo, quindi non so cosa si prova ad essere così uniti, la mia famiglia è molto diversa sotto certi aspetti. Ma conoscendoti ho capito che tu sei molto legata ai tuoi genitori e ai tuoi fratelli, e se per te una cosa conta, allora è importante anche per me, e farò di tutto per farmi voler bene anche da loro” disse, guardando le prime stelle che spuntavano, incorniciando la luna sull’acqua.

“Come si fa a non volerti bene” gli dissi, e rimanemmo a guardare la luna ancora per un po’.

 

 

Scusate se anche questo capitolo non era proprio incentratissimo su Edge e Bec, ma avevo intenzione fin dall’inizio di sviluppare bene il loro mondo anche al di fuori della Surf Academy, e poi trovo che Joe era un bel personaggio che nella serie è stato un po’ tralasciato. Ci tengo a continuare a ringraziare Elisy e Valenina per il loro continuo appoggio. Detto questo,

alla prossima!

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Capitolo 7
*** Giorno 5: Quando chiudo gli occhi sei tu che vedo... ***


GIORNO 4:

GIORNO 5: Quando chiudo i miei occhi sei tu che vedo…

 

Ero ferma sotto il cielo stellato del giardino di casa, me ne stavo lì da un po’; non riuscivo proprio a dormire quella notte, e guardai nuovamente l’orologio: mezzanotte  e cinquantatre. Il cielo era meraviglioso e ogni stella sembrava una porta verso il firmamento. Mi capitava di rado di non aver sonno, ma se succedeva me ne stavo sdraiata sull’erba per ore, rilassandomi alla vista di quel manto scuro. Le luci della casa erano quasi tutte spente, a parte quella dello studio di Simmo che faceva così tardi una sera si e una no. Stesa sul prato ripensai a tutte le cose successe in quella manciata di giorni: le vacanze, gli allenamenti con Edge, il nostro primo bacio, la proposta di fidanzarci, e tutti i giorni seguenti. Quella sera eravamo tornati un po’ prima di cena dal molo, avevamo mangiato e ci eravamo dati la buonanotte ma non riuscivo a prendere sonno e così ero uscita a guardare il cielo, stesa sull’erba fresca del giardino appena illuminato. Chissà quel cielo che ci sovrastava quante cose avrebbe visto ancora, quanti momenti unici alla Solar avrebbe scorto, e quanto del nostro amore segreto e gelosamente custodito avrebbe spiato. Mi si chiudevano gli occhi e mi resi conto che era ora di mettersi a dormire, forse finalmente mi sarebbe arrivato sonno. Guardai ancora un a volta l’orologio: era l’una meno due minuti, e anche Simmo aveva spento definitivamente la luce della camera.

Allora mi alzai, andai in direzione della porta, e in quel momento, come da un suggerimento che veniva da mio io più profondo,  alzai ancora una volta la testa e vidi di sfuggita la coda di una stella cadente che scompariva lontana nel cielo scuro: desiderai con tutte le mie forze di avere Edge accanto per sempre.

 

**************************************************************

“Allora ciurma aprite bene i padiglioni e statemi a sentire perché non ripeterò quello che ho da dire. Dato che in questi 4 giorni, a parte Bec ed Edge, di mattina siete stati a poltrire e di pomeriggio idem, e dato che dovrebbe essere chiaro che le vacanze scolastiche non comportano per forza anche vacanze dall’allenamento, ho deciso che almeno per qualche giorno della settimana bisogna lavorare almeno pochino!” disse Simmo, che ci aveva buttato giù dal letto alle 8, bloccando me ed Edge che uscivamo per l’allenamento mattutino e aprendo bene le orecchie a tutti gli altri, già terribilmente traumatizzati dalla sveglia.

“Ma Simmo, ci avevi detto che in queste due settimane ci avresti fatto riposare un pochino e rilassare, dandoci il tempo di recuperare le materie in cui siamo indietro e organizzarci queste ultime settimane a nostro piacimento!” disse Matt, cercando di essere meno lagnoso possibile, e più convincente che poteva.

“Oh, ma non vi preoccupate troppo, non voglio farvi fare allenamenti extra o cose così, solo vi farò cambiare aria e vi lascerò liberi di are quello che volete sempre però tenendovi fisicamente allenati. Non è nulla di malvagio…” disse Simmo.

“Simmo qual è la tua idea precisamente??” chiese Fly, interrogativa.

“Semplice: vi porterò su una piccola isoletta non molto lontano da qui, e ve ne starete lì buoni buoni con tutte le cose che vi lascerò, e vi dovrete adattare a vivere lì per due giorni di fila. Naturalmente non vi lascerò senza acqua ne cibo, ma vi lascerò il minimo indispensabile per mangiare tutti e 8, e qualcosa per accendere un fuoco, il resto, cioè pescare pesce, accendere un falò, cucinare, montare le tende, trovare un posto adatto dove stabilirsi, esplorare almeno un po’ la zona: quello lo farete tutto da soli, miei cari!” Simmo sorrideva, sicuramente viste le nostre facce non avrebbe potuto fare altrimenti.

“Scusami Simmo, perché hai detto 8?? Noi siamo 7!” lo avvertì Perry.

“Ah, già, ho dimenticato di dirvi che ho invitato anche Joe, e dato che lui è stato molto contento, e che dopotutto potrebbe essere benissimo uno di voi, mi sono detto perché non chiamarlo. E anche perché, aimè, le tende sono da due, e non mi andava che qualcuno dei ragazzi stesse più comodo, no?” disse.

“Ah, bene! Ci sarà da divertirsi allora!” Anna sembrava già avere l’umore alle stelle.

“Bene ragazzi, armi e bagagli: riempite una borsa, una, e dentro ci dovranno essere esattamente queste cose: un cambio per il giorno dopo, una pochette per qualunque tipo di medicina che pensate vi possa essere utile, uno, massimo due asciugamani, le ciabatte, il cellulare acceso e carico, e l’utile per operazioni di primo soccorso. Non voglio vedere giornaletti, macchine fotografiche, e niente che vi possa distrarre. Al massimo chi deve recuperare qualche materia può portare libri e quaderni, ma non troppo pesanti. Ah, e niente trucchi ne braccialini e braccialetti – intanto fissava Perry – ci siamo capiti bene? Controllerò le borse una ad una, fra un ora vi voglio tutti qui, pronti, ora io vado a portare il gommone a riva. Forza, dileguatevi!” così che Simmo finì la sua predica e ci lasciò andare.

Mentre Jilly spariva in cucina a riempire qualche cestino dei viveri per sopravvivere, Matt fece un osservazione che ci fece molto pensare.

“Interessante la storia delle tende da campeggio a due posti, se capite quello che voglio dire…” così disse.

 

***************************************************************

 

 Joe arrivò dopo una quarantina di minuti dalla predica di Simmo, che non risparmiò nemmeno a lui il controllo della borsa, ma il mio fratellino era stato impeccabile.

Alle 9 e mezza eravamo tutti nel divano di casa, borse incluse, pronti per partire, dopo che Simmo aveva rovistato praticamente in ogni tasca di ogni zaino, sacca o borsa che avevamo preparato. Soddisfatto, ci avviammo alla spiaggia, caricammo velocemente tutto sul gommone e ci sedemmo alle estremità, mentre Simmo lo accendeva e dopo un po’ di strattoni alla corda, lo faceva partire.

Perry si accomodò per prima seduta sul bordo destro, seguita da Matt ed Edge, e affianco a lui mi sistemai io, paralleli a noi Fly e Heath, Anna e davanti a me il mio fratellino. Simmo sul lato davanti del gommone, se ne stava tranquillo cambiando un po’ rotta di tanto in tanto. Ci disse che ci volevano 25 minuti per raggiungere l’isolotto, e si raccomandò di essere prudenti e di fare attenzione, perché soprattutto se fosse successo qualcosa di notte lui non sarebbe potuto venire, dato che la marea sarebbe salita fino al punto di coprire le rocce intorno, e per il gommone sarebbe stato impossibile raggiungere la riva senza il pericolo di bucarsi oppure sbagliare direzione. E Simmo sottolineò che non aveva intenzione di chiamare l’elicottero per uno dei nostri scherzetti.

Dopo un po’ cominciai a ripensare alla sera prima e a quella bellissima stella cadente che era passata proprio sopra la mia testa. Guardai Edge sedutomi accanto e quasi involontariamente gli presi la mano e glie la strinsi, nascondendo alla vista di Simmo le nostre dita intrecciate.

Gli spruzzi d’acqua che arrivarono erano insolitamente gradevoli e nemmeno il rumore del gommone mi dava molto fastidio. L’atmosfera generale era di curiosità e felicità, sembra che l’idea di Simmo di abbandonarci su un isolotto per due giorni piacesse a tutti. Sorrisi, era bello sentire tutti intorno a me così contenti.

Ci saremmo rilassati un po’, e mentre facevamo le valige avevamo concordato tra noi che per quei due giorni niente compiti ne ripassi ci sarebbero stati.

Alla fine arrivammo all’isoletta che Simmo aveva scelto per noi, per quei due giorni di libertà e avventura fra la natura.

Scaricammo tutti i bagagli, e Simmo affidò a Matt una piantina che più o meno descriveva il perimetro dell’isola, depressioni e innalzamenti del terreno e i punti più sicuri per accamparsi. Ci aiutò a portare i bagagli oltre la spiaggia, più all’interno dell’isolotto, e si accertò che ognuno di noi avesse il cellulare acceso e carico, per ogni imprevisto o problema.

Alla fine, dopo aver spiegato ai ragazzi come montare le tende e a noi ragazze il tempo della cottura del pesce  e la pulitura, sganciò il gommone, lo accese, e in pochi minuti lo vedemmo scomparire da dove era venuto.

Finalmente eravamo soli, e organizzammo secondo i nostri criteri tutto quello che ci aveva lasciato Simmo per quei 2 giorni.

“Allora ragazzi, come ci organizziamo? Di cose da fare ce ne sono, e anche se non sono nemmeno le 11, dobbiamo cominciare a mettere su qualcosa” affermò Matt, indicando tutte le cose da organizzare.

Bhè, direi che potremmo iniziare col decidere dove montare le tende…” non ebbi il tempo di finire che Perry disse “Già, le tende…”, con l’aria di chi ha qualcosa in mente. Rimasi a guardarla per un po’ senza capire e alla fine Heath parlò per tutti, chiedendo spiegazioni: “Sentiamo, qual è la vostra idea ragazzi?” domandò.

“Allora, se a nessuno di voi dispiace, e dato che Simmo non lo verrà mai a sapere, io e Perry pensavamo di dormire in tenda in coppia, ma invece che ragazza a ragazza e ragazzo con ragazzo, l’idea sarebbe…” in quel momento capì dove voleva arrivare e, più imbarazzata che mai, cominciai a guardarmi i piedi, continuando ad ascoltare

“di dormire in coppie miste, se a voi non reca nessun disturbo naturalmente!” finì la frase Perry.

In quel momento calò il silenzio. Ma quei due erano matti o cosa. Rimasi lì, senza dire nulla, e non ero l’unica che non esprimeva pareri. Fly era rimasta di sasso e Anna aveva una faccia parecchio contrariata.

“Su ragazzi, si tratta solo di una notte, quando ci ricapiterà un occasione così!” continuò Matt.

“Fammi capire bene, e se Simmo casualmente capitasse qui, come glie la spiegheresti una cosa del genere??” chiese Anna, interrogativa.

“Non c’è problema, è semplice: Simmo non verrà di notte, a meno che non viene a nuovo, col gommone non si può arrivare fin qui. E se dovesse magicamente trovarsi qui sull’isola gli si dirà che dormivamo così perché voi ragazze avevate paura di qualche animale, e non ve la sentivate di dormire sole! Ma comunque non verrà, se non domani pomeriggio a riprenderci!” rispose Matt.

“A me sembra un idea esagerata però…” disse Fly, arrossita.

Ma dai, mica dobbiamo per forza dormire poi, se volete potete starvene davanti al falò, oppure allungarvi sulla sabbia” disse Perry, persuadendola.

“Io ci sto, alla fine non capiterà davvero mai più” disse Anna.

Bhè, allora anche io!” Joe la appoggiò subito. Il mio fratellino era diventato più intraprendente di quanto pensavo.

“Per me non ci sono particolari problemi” disse Heath, facendo spallucce.

“Ok, e voi, Fly, Bec, Edge?” disse Perry.

“Guardai Perry cercando un po’ comprensione, ma lei mi guardò come per dire ‘Piantala di fare la ragazzina, non succederà niente’.

“Per me va bene, se Bec è d’accordo” disse Edge. ‘Ok Bec, forse ti stai preoccupando troppo, dopotutto è solo una notte, e poi è di Edge che stiamo parlando, forza smettila di preoccuparti e dì di si!’ come al solito parlavo con me stessa cercando di darmi forza. Guardai Fly, e il suo viso che dava la prova della battaglia interiore che stava combattendo. Accettare o no. Si trattava di così poco, non era difficile.

“Ok… per me và bene!” dissi alla fine, arrendendomi.

“Fly?” chiese Matt, e tutti guardammo la nostra amica biondina.

Non disse nulla per un po’, alla fine respirò e disse convinta “Ma sì dai! Alla fine sarà divertente, e poi quando ci capita più!” e accennò un sorriso.

Siii!!” Perry e Matt si abbracciarono. Insomma, le sorti della serata erano state decise, e senza nemmeno metterci a decidere le più che ovvie coppie della serata, ognuno si avviò con il proprio partner e la propria tenda a scegliere un posto un po’ lontano dagli altri in cui montarla per la notte.

 

**************************************************************

Per un po’ io ed Edge camminammo in silenzio, l’uno affianco all’altro, io con la borsa in mano, e lui con lo zaino sulle spalle e la sacca della tenda in mano.

Alla fine, mentre ci eravamo già parecchio allontanati, Edge ruppe il silenzio:

“Bec, se non volevi accettare per qualsiasi motivo, non dovevi farlo per forza solo per far contenti Perry e Matt… o me” disse, serio.

Non sapevo che dire, da quando era iniziata la discussione ero combattuta circa il fatto se volevo dormire con lui o meno.

Da un lato mi sentivo felicissima di aver tutto quel tempo per noi due, anche tutta la notte, senza doverci preoccupare continuamente di Simmo, Jilly o Deb, di avere dei momenti tutti nostri, ma allo stesso tempo quell’intimità mi spaventava parecchio, primo perché non mi sentivo ancora nemmeno all’altezza di avere un ragazzo, pensa di doverci passare tutto quel tempo, e poi, cosa più importante, in realtà non so cosa avrei fatto io. Edge con me era sempre stato molto controllato, ma io, che ero così attratta da lui, non sapevo se fossi riuscita a controllarmi, dato che lui mi attraeva tantissimo. Ma come avrei potuto spiegargli tutte quelle cose.

“Bec… mi stai ascoltando? Va bene qui si o no?” chiese innervosito. Probabilmente aveva parlato per tutto il tempo, ma io mi ero persa tutto il discorso.

“Eh? A qui? Emh… non saremo troppo lontani dagli altri?” dissi.

“Non penso che gli altri gradirebbero molto la presenza della nostra tenda a due passi dalla loro” disse, ancora più innervosito.

Non risposi. Alla fine, vedendo che non dicevo nulla, si mese a piantare la tenda per conto suo, e io, me ne rimasi lì in silenzio fino a che non terminò il montaggio.

“Bec, ti ho già detto che se non ti và non fa niente! Puoi dormire nella tenda, io dormo fuori!” disse, guardando la tenda.

Non è che non mi và, è che….” Cosa gli potevo dire?

“Non devi inventarti scuse Bec, se non vuoi non vuoi e basta!” disse, sempre più irritato, e anche io mi stavo parecchio innervosendo.

“Non mi sto inventando scuse… ma non mi sembrava il caso di fare la guastafeste a tutti per una sola notte” dissi, alzando la voce.

Ecco, avevo di nuovo ripreso il mio atteggiamento chiuso e antipatico, dicendo cose che no pensavo. Volevo davvero passare la notte con lui.

“Senti, fai come ti pare. Se è solo per far contenti gli altri, allora importa poco anche a me. Se non riesci nemmeno a essere obiettiva con te stessa, e fai le cose per gli altri, io cosa devo pensare… diamine!” disse, davvero arrabbiato. “Vado ad aiutare a raccogliere la legna, vedi tu!” disse, e si dileguò.

Cavolo, ecco qui che avevo rovinato quelli che potevano essere due bellissimi giorni, solo perché non sapevo come spiegargli la mia indecisione.

‘Però anche lui, non è stato gentile, ne comprensivo! E poi non è colpa mia, io ho detto di si come tutti, se lui se la prende perché ero titubante da me che vuole! Cavolo!’ pensai tra me e me, e decisi di andare ad aiutare Perry con il fuoco e la piastra per cuocere i pesci, mentre Edge e Matt stavano raccogliendo legna, Joe aiutava Fly e Anna con le cane da pesca e Heath, sempre l’ultimo, finiva di montare la tenda sua e di Fly. Con Perry mi sarei potuta sfogare un po’ almeno.

Andai da lei, con chissà che faccia, infatti appena arrivai mi vide e mi domandò preoccupata “Ehi, Bec, che hai? È per caso successo qualcosa?”.

Uff, Perry, guarda, certe volte non capisco se sono io che sbaglio, o è Edge che esagera…” le dissi. Gli raccontai del nostro litigio, e del fatto che lui aveva preso male il mio tentennamento nel rispondere alla proposta di Matt.

“Bec, secondo me Edge, anche se non lo dà a vedere, su certe cose è un po’ insicuro, e vedendo che anche tu eri insicura, ci è stato male perché pensa che tu l’abbia fatto solo per far contenti noi, e non perché ti andava realmente di passare la notte con lui da soli”. Aveva pienamente ragione, ma che potevo farci.

“Ho capito, ma avrebbe anche potuto trovare normale il fatto che io potrei essere agitata!” dissi, sbottando dopo tanto sopportare.

“Agitata Bec? Perché agitata? Sei col ragazzo che ti piace, che non farebbe mai nulla di male nei tuoi confronti, anzi farebbe di tutto per renderti felice, finalmente con un po’ di privacy, e invece di rilassarti ti agiti?” anche lei non capiva.

Ma non è per qualcosa che potrebbe fare lui Perry…” dissi, abbattuta.

“Allora qual è il problema? Perché, davvero, io non lo vedo!” disse, mentre puliva la griglia. ‘Già, qual è il vero problema Bec?’ mi domandai, già sapendo la risposta.

“Perry, non potevo dire a Edge che non volevo stare con lui perché essendo il mio primo ragazzo non saprei come comportarmi!” mentivo ancora.

“Bec, seriamente, ormai ti conosco, non mentire, cos’è che ti spaventa?” era proprio vero, Perry mi conosceva eccome, e aveva ragione.

“Il problema è che non so come potrei reagire io! Edge mi piace tantissimo, e anche se lui è sempre controllato e tranquillo, non so cosa potrei fare io! Ecco, è questo il problema: io sono il problema!” quasi urlai, arrossendo come mai.

Vidi Perry ridere. Ecco come si fa a rendersi ridicoli!

“Bec, solo per questo! Perché sei fortemente attratta fisicamente da Edge! Non hai avuto il coraggio di dirgli una cosa tanto normale?” disse, sorpresa e divertita.

Ma Perry, cosa gli dicevo? Non voglio dormire con te perché potrei non rispondere delle mie azioni!” dissi, ancora più imbarazzata.

Ma è una cosa normale! Che pensi, che a Edge tu non fai ne caldo ne freddo? Chissà quante ne penserà lui, che è un uomo, e tu ti stai a preoccupare? Bec, lui ti sta dando tempo, ma logicamente prima o poi andrete oltre un semplice bacio, come tutti! Ma lui lo sa che ci vuole tempo! Bec, ti stai preoccupando di cose inutili!” disse.

Ma mi vergognavo! E ho rovinato tutto…” ero completamente abbattuta, e sapevo che Perry aveva ragione su tutta la linea.

“Tranquilla, parlaci, digli quello che hai detto a me, e vedrai che capirà, vi ci farete due risate sopra, e passeremo due bellissimi giorni, in piena libertà e senza nessuno a cui rendere conto!” disse, allegra.

“Già, allora farò così!” dissi, rimandando a chissà quando.

E puoi farlo adesso, stanno arrivando con altra legna per il fuoco!” disse, soddisfatta.

Mi girai, Matt e Edge erano a meno di 20 metri da noi. No, non avrei potuto, non in quel momento. Andai da Heath a tutta velocità, e sperai che lui avesse bisogno di una mano con la tenda.

“Heath! Come và il montaggio?” dissi, appena arrivai dall’altra parte della spiaggia.

“Ah, bhè… direi che ho finito Bec!!” disse, allegro. Mi morsi le labbra, non aveva bisogno di nulla. “Però se vuoi, adesso vado a dare una mano con le canne da pesca ai ragazzi, vuoi venire? Magari siamo fortunati e prendiamo qualche bel pesciolone da mettere sotto i miei denti affamati, no!” mi chiese, allegro.

Heath era sempre così comprensivo con me, mi capiva sempre se avevo qualche problema o se c’èra qualcosa che non andava, e mi aiutava sempre, come poteva, e per questo lo adoravo.

“Certo! Va bene” dissi. Ci incamminammo sulle rocce dove Anna e Joe pescavano. Fly era appena andata ad aiutare Perry col “pranzo” in più che Simmo ci aveva lasciato. Grazie al cielo mi stava tirando su con tutte le sue battute, e dopo un sacco di risate recuperai il mio buon umore, mi misi accanto a Heath a pescare e ridemmo ancora per un po’.

Guardai per un attimo verso Perry e vidi Edge li affianco che chissà da quanto stava guardando me ed Heath e non sembrava per niente contento.

 

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Durante il pranzo Edge si mantenne a rigorosa distanza da me e parlò pochissimo, io, triste per come si erano messe le cose me ne rimasi in silenzio, rispondendo a monosillabi solo quando venivo interpellata.

Arrivò il pomeriggio, e Anna propose un bagno, Perry e Fly, che avevano pulito, cucinato e servito il pesce e non avevano un ottimo odore, erano entusiaste dell’idea, e tutti gli altri accettarono.

Solo Matt si era accorto dello strano comportamento di Edge, e si allontanarono insieme a prendere gli asciugamani, informandosi da Edge di cosa non andava.

Heath, che non aveva voglia di seguire le ragazze e Joe in mare mi di avvicinò mentre me ne stavo su una roccia a riposare, o quella era la scusa che avevo messo a Joe quando voleva trascinarmi in acqua a forza.

“Allora Bec? Che c’è che non và?” mi disse. Poteva andare a divertirsi ma non lo fece per chiedermi come andava, perciò mi sentì un po’ meglio.

Gli spiegai del litigio con Edge, e che non sapevo come fare per far pace e per convincerlo che volevo davvero passare la sera con lui.

“Edge è così Bec… devi dargli tempo, magari a semplicemente frainteso la tua esitazione , ma in fin dei conti capirà, vai a parlargli” mi disse gentilmente.

Mi sentivo un po’ meglio dopo quella chiacchierata. Cercai con gli occhi il mio Edge. Se ne stava fra Matt e Fly in mezzo alle onde. “Per ora vado a riposarmi un po’, ieri non mi veniva sonno e sono rimasta alzata fino al tardi… gli parlerò questa sera, se non lo farà prima lui” gli dissi.

“Va bene, ti accompagno allora” disse, comprensivo.

Mi accompagnò davvero fino alla tenda, che essendo dall’altra parte della spiaggia era coperta dagli arbusti e lontana dall’acqua.

“Bec, sei sicura che non vuoi che resti a farti compagnia?” mi disse. In quel momento, forse per la stanchezza, per la tensione accumulata o per la tristezza scoppia a piangere, singhiozzando silenziosamente.

“Ehi, Bec… dai, su, tirati su, non fare così! Vedrai che si sistemerà tutto, a Edge piaci davvero, non è scemo, vedrai che capirà!” disse Heath. Grazie al cielo c’èra lui, e mi sentì subito meglio. Lo abbracciai e singhiozzai unGrazie’ strozzato, appoggiando il mento alla sua spalla. Anche lui ricambiò l’abbraccio e mi sentì meglio.

Non sapevo che qualcuno ci aveva seguito e ci stava guardando.

 

A cena l’atmosfera era stranamente tesa, e parlavano tranquilli fra loro solo Anna, Heath, Fly e Joe. Perry mi si era seduta accanto e mi chiedeva sottovoce come andavano le cose fra me ed Edge, e quest’ultimo discuteva con Matt.

Continuai a fissare il falò per un bel po’ prima di rispondere a Perry, alla fine le spiegai velocemente che non c’érano stati cambiamenti dalla nostra ultima chiacchierata.

Finita la cena, ripulito tutto e messo nelle buste di plastica accuratamente lasciate in gran quantità da Simmo, era appena sorta la luna. Guardai l’orologio: le 10, 15 appena. Non ero stanca, mi ero riposata tutto il pomeriggio mentre gli altri si facevano il bagno, chi ripassava materie su materie e chi giocava a pallone. Solo verso le 7 mi ero messa sulla roccia in cui erano montate le canne da pesca con Matt, Joe e Anna. Heath e Fly erano andati a prendere altra legna per mantenere vivo il falò, e Edge aveva accuratamente evitato di rivolgermi la parola per tutto il pomeriggio. Perry, che aveva bisogno di una mano a riaccendere il fuoco l’aveva tenuto occupato fino a che anche il pesce da cucinare non arrivò, e io mi offrì di aiutarla a cucinare, insieme a Fly, evitando il suo sguardo. Anna e Joe, insieme a Heath continuarono a cercare legna, così che a lui non rimase che smontare le canne.

Ripercorso tutto il mio bel pomeriggio, mi ritrovai a fissare il focolare. Mi venivano le lacrime agli occhi a pensare a come potevamo divertirci e invece, per colpa mia, stava andando tutto male.

Alla fine, pulito tutto, ognuno si risedette intorno al fuoco, e in quel moment mi sentì davvero a disagio. Joe, con cui avevo parlato un po’ durante la pesca era tranquillo, e mi faceva segno di invitare Edge a sedersi accanto a me.

Perry si appoggiò a Matt, dall’altra parte del falò rispetto a dov’èro io: potevo vedere la sua faccia rilassata fra le fiamme. Joe mano nella mano con Anna alla mia sinistra, e Heath con Fly fra le braccia alla mia destra. Alla fine Edge, ultimo ad arrivare mi si sedette accanto senza troppe cerimonie, ma non disse nulla.

Cominciava a fare parecchio freddo, e anche con tutto il fuoco mi venne la pelle d’oca. Alzarmi per andare fino alla tenda  a prendere la felpa però mi sembrava esagerato, e perciò mi presi le gambe e me le strinsi al petto, al chiarore del falò che bruciava e crepitava allegramente.

Sentivo i ragazzi discutere fra loro sulla settimana successiva, proponendo magari di tornare lì, qualcuno che esprimeva la sua paura per le materie da recuperare, chi rideva  e scherzava. Solo io ed Edge non dicemmo nulla. Alla fine mentre il fuoco si spegneva lentamente, e con esso tutte le chiacchiere e le risate, Perry disse con la voce stanca e sbadigliando: “Ragazzi sono le 11, mi sembra il caso di infilarci in tenda, dato che poi stamattina Simmo ci ha buttati giù dai letti alle 8, non so voi ma io sono stanca”. Vidi Anna e Fly annuire, e Joe con loro.

Nessuno sembrava preoccupato, nervoso o agitato, e quindi uno ad uno si alzarono da lì, e anche io non potei fare altrimenti.

“Edge, spegniamo il fuoco con la sabbia” disse Matt, dandomi il tempo di parlare a Perry. “Aiutami, non so che dirgli!” implorai. “Bec, parlagli, capirà! Non inventarti scuse, digli la verità e basta! Forza” e mi strinse la mano.

Alla fine Matt, sistemato anche l’ultimo bagliore di un po’ di brace la prese per mano e diede la buonanotte generale e si allontanò con Perry nel buio.

Edge si incamminò verso la tenda, accese una torcia e io mi sistemai al suo fianco senza dire nulla. Completo silenzio.

Avevo così freddo senza il fuoco. Cominciai involontariamente a battere i denti e mi presi i gomiti con le mani per scaldarmi. Guardavo per terra. Non sapevo che dire ne che fare. Ad un certo punto vidi Edge fermarsi, mi mise la sua felpa sulle spalle, mi cacciò fuori i capelli dalla felpa e continuò a camminare senza dire nulla.

“Grazie” non riuscì a dire altro finché non arrivammo alla tenda. Mi dispiaceva per lui che sentiva freddo quanto me ma che potevo dirgli?

Davanti alla tenda alla fine si decise a parlare lui.

“Bec, io dormo fuori, mi metto qui sulla sabbia così puoi stare più comoda” disse inespressivo.

“No, non puoi dormire qui fuori! Fa troppo freddo, ti sentiresti male, e io… io non voglio dormire da sola” dissi. Finalmente l’avevo detto, certo volevo dire che io volevo dormire con lui, ma non ci riuscì.

“Allora se vuoi ti chiamo Heath, magari lui ti può fare compagnia!” disse.

“Edge…” rimasi di stucco. Cosa era andato a pensare?

“Vi ho visti oggi come vi divertivate e poi oggi pomeriggio mentre ti accompagnava, come vi abbracciavate” disse, secco.

Cominciai a respirare più velocemente, non poteva essere vero. Cosa stava dicendo? Sentì il cuore che batteva, anzi martellava, e vidi gli occhi appannarsi.

“Edge… io e Heath stavamo solo parlando, gli stavo chiedendo aiuto, non sapevo come scusarmi con te, e l’ho chiesto a lui! Fra me e Heath non c’è nulla!” dissi, sull’orlo delle lacrime.

“Bec, se ti piace non devi raccontarmi bugie, preferisco che tu mi dica la verità piuttosto!” disse, guardandomi. Vedevo i suoi occhi celesti nel buio, e poi sempre più sfocati. Mandai giù quello che sembrava un boccone amaro, e cercai di spiegargli.

“Edge, non è così, io sono innamorata di te! Vuoi sapere perché oggi ero titubante! Non è perché mi piace Heath, lui non centra nulla!” dissi, respirando a lungo.

E allora dimmelo, spiegami!” disse, duramente, lo sguardo severo.

A stento riuscivo a trattenere le lacrime, e non riuscivo a parlare. Sentì alla fine le lacrime calde rigarmi il volto e scendere giù fino al collo.

“Allora?” disse. “Edge io non ho accettato subito perché avevo paura di questa serata, avevo paura di deluderti, non sapevo come comportarmi, cosa fare, e avevo paura di sembrarti sciocca e infantile, e se tu ti fossi reso conto di quanto sono insicura e mi avessi lasciato sarei morta di dolore. Tu mi piaci così tanto, sei sempre così controllato, e avevo paura di non essere alla tua altezza, di non essere abbastanza attraente, e di quello che avrei potuto fare io. Quando chiudo i miei occhi sei tu che vedo, e sei tutto ciò che voglio e sogno, e se tu decidessi di lasciarmi non saprei come fare… non vivrei più” quasi strillai, alla fine non ce la feci più.

Mi ero resa ridicola, stupida, infantile, e mi abbandonai ai singhiozzi, lasciando le lacrime scorrere lontano da me, nell’oscurità.

Edge non disse nulla, e i miei singhiozzi divennero un pianto disperato. Poi, ad un certo punto, sotto la chiara luce lunare vidi le lacrime sul volto di Edge e rimasi per un attimo senza respiro. Stavo facendo soffrire anche lui. Lasciai cadere le braccia lungo la schiena e abbassai la testa. Non feci in tempo a dir nulla che Edge si avvicinò e mi abbracciò, mi strinse così forte a se. E mi sentivo così piccola. Sentì il suo braccio intorno alla schiena e l’altro sulla testa che mi accarezzava i capelli. Poggiai il viso nel suo petto e continuai a piangere senza sapere il perché.

“Bec, non dire mai più una cosa del genere. Io non potrei vivere senza di te, e nemmeno se tu decidessi di lasciarmi mi rassegnerei, io voglio solo te e tu sei perfetta così come sei, non voglio un’altra Bec e non voglio che tu cambi, io voglio te, e se penserai ancora una cosa del genere mi arrabbierò tanto. Sei l’unica cosa che mi fa credere in me e non potrei mai stare senza te….” Sentì il suo cuore accellerare, battere più forte e alla fine prese fiato e mi disse stringendomi ancora di più a se stesso: “Bec, io sono innamorato di te!”.

Liberai le braccia dal suo abbraccio e lo strinsi anche io, più forte che potevo e gli dissi, senza più piangere: “Anche io Edge, anche io…”.

Alla fine entrammo nella tenda, e mi allungai sul materassino che c’èra dentro. Anche lui mi si allungò accanto, tirammo su la coperta e mi strinsi forte a lui, affondai la testa nel suo petto e chiusi gli occhi. Sentì le sue mani che mi accarezzavano la schiena, e continuai a sentirle finché non mi addormentai avvolta da quel calore.

 

Wow! Questo capitolo è lungo 10 pagine… mamma mia che fatica! Ma devo dire che fino ad ora è quello che mi piace di più di tutti!

L’inizio l’ho scritto due sere fa mentre ero a vedere le stelle con i miei genitori e mia sorella, e volendo condividere con Bec, Edge  e voi lettori quello splendido spettacolo ho scritto della stella cadente, che io non sono riuscita a vedere, sigh. Piaciuta la fine? O preferivate qualche giorno in più di silenzi fra Edge e Bec? No, io non ce la facevo ad andare al letto con l’idea di loro due così tristi. Grazie per tutte quelle ragazze che avranno avuto la pazienza di leggere fino qui. Vi abbraccio forte forte, e spero vivamente che vi sia piaciuto anche questo capitolone ^^

Alla prossima! E mi raccomando ditemi che ne pensate!

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Capitolo 8
*** Giorno 6: Volevo solo stare con lui e nient'altro ***


GIORNO 6:

GIORNO 6: Volevo solo stare con lui e nient’altro

 

La tenue luce del mattino rifletteva i propri raggi sulla nostra tenda, così aprì gli occhi lentamente, misi a fuoco le immagini intorno a me e mi ricordai in un secondo tutti gli eventi del giorno precedente: non ero nel mio letto alla Solar Blue in camera con Perry, bensì su un isolotto con tutti i ragazzi, ed ero a dormire in una tenda, con Edge, alla prima luce della mattina appena sorta.

Respirai profondamente l’aria fresca e pulita, l’odore del mare a pochi passi da noi, e mi girai a riposare sul lato dove dormiva Edge, il viso disteso e addormentato, sentivo ancora le sue braccia intorno al mio corpo. Sistematomi sul fianco destro mi ritrovai faccia a faccia con Edge. Ancora una volta mi pervase una sensazione di benessere e felicità, e appoggiai la testa all’altezza delle scapole di Edge, immersa nell’odore della sua pelle, sorrisi e strinsi forte la sua t-shirt.

Restai così per non so quanto tempo, raggomitolata a lui, mentre fuori sorgeva il sole e la luce si faceva sempre più intensa e brillante.

Sorrisi, sorridevo dentro di me, e volevo sorridere al mondo: ciò che era successo la sera precedente era un lontano ricordo, e quel nostro strano litigio era servito a farmi capire (e anche a Edge) che non potevo stare assolutamente senza di lui. Finalmente mi ero resa conto che per essere amata mi bastava essere me stessa, così come ero, perché a Edge è così che piacevo. A pensare a quanti problemi mi ero fatta mi veniva da ridere, ero stata proprio stupida, e non aveva portato a nulla il mio comportamento infantile. Ma le cose adesso erano sistemate e avrei fatto di tutto per renderle solo migliori di così… sempre se c’èra qualcosa di meglio del dormire fra le braccia del ragazzo che ti piace, ascoltando il rumore del mare e senza l’ansia che qualcuno potesse vederci oppure disturbarci,

Mentre mi perdevo nei miei pensieri sentì le braccia di Edge scivolarmi dietro la schiena e stringermi. Scansai un po’ la faccia e mi misi all’altezza del suo viso.

“Ben sveglio…” dissi mentre lui era ancora intento a svegliarsi.

“Buongiorno Bec…” detto questo, mi diede un bacio sulla fronte e rimase a guardarmi sorridere come una stupida, ma una stupida davvero felice.

“Dormito bene?” mi chiese. “Più che bene…non avrei mai creduto che una tenda potesse essere così comoda!” gli dissi, stringendolo anche io.

Sentivo il calore del suo corpo così vicino al mio ed era fantastico starcene solo noi lì, insieme, e una volta tanto senza inutili preoccupazioni.

Lo baciai: in quel momento volevo solo stare con lui e nient’altro. Anche lui mi baciò, sentivo che anche lui lo voleva, e voleva me, quanto io volevo lui.

Decisi che quella sarebbe stata la giusta occasione per dimostrargli che non avevo più timori sulla nostra storia, oppure su quello che lui poteva pensare, e avevo dimenticato tutti i problemi che mi ero fatta.

Mi staccai dalle sue labbra, e lo strinsi con più foga, sentì le sue labbra sul collo e i suoi baci caldissimi sulla mia pelle.

Mi allungai sulla schiena, trovandomi sotto a Edge, continuando a baciarlo. Infilai le mani sotto alla sua tshirt e gli accarezzai la pelle nuda della schiena, intanto sentivo la sua mano che mi accarezzava i capelli, e l’alta che mi sfiorava le gambe.

Sentì una gamba di Edge fra le mie, e le sue mani accarezzarmi le gambe, sempre più su, mi staccai dal suo bacio e gli sfilai la maglietta. Mi batteva sempre più forte il cuore, e potevo quasi sentire anche il suo battere all’unisono col mio. Sentì le sue mani sulla schiena e poi sfilarmi la canottiera; continuai a baciarlo, e ogni bacio mi sembrava più intenso del precedente, più infuocato.

D’un tratto Edge si staccò dal mio bacio, respirò un attimo e poi mi guardò negli occhi, ancora allungato su di me. “Bec, senti, sei sicura che vuoi davvero…” disse piano, titubante, rendendosi conto che quelli non erano più solo teneri baci.

“Edge, se non volessi, ti avrei già fermato… non ho più paura” dissi sincera, guardandolo dritto nei suoi occhi color del cielo, che io amavo.

“Va bene allora, ma ti prego se non te la senti più dimmelo” mi disse, premuroso.

“No… solo, ti prego, fai piano, per me è la prima volta…” dissi, arrossendo.

Anche la mia, Bec” disse. Per un attimo non capì, poi misi a fuoco le sue parole. Anche per lui era la prima volta? Insomma, era un momento molto speciale per tutti e due, e questo mi fece sentire tranquilla.

“Allora affidiamoci alle nostre emozioni…” dissi, e lo bacia ancora. Sentì le mani di Edge sui fianchi, e poi lo sentì sbottonarmi la gonna, farla scivolare delicatamente giù per le gambe e toglierla. Era bello starcene finalmente insieme senza complessi o paure. Solo noi, il nostro amore che cresceva come cresciamo noi e la tenue speranza che tutto questo non sia solo un bel sogno da cui ci sveglieremo una mattina.

“Edge, sarà così per sempre vero?” gli chiesi guardando in alto verso i suoi occhi.

Finché lo vorrai tu Bec…io ci sarò” disse, e mi accarezzò il viso, delicatamente. Era meraviglioso, era tutto veramente meraviglioso.

Lo baciai ancora, sentivo le sue mani scorrere sul mio corpo, e poi i suoi baci sul collo, roventi. Respiravo lentamente, potevo ascoltare il mio respiro lento ed eccitato, sentivo da fuori anche il rumore del mare e… concentrandomi ancora sentì qualcosa di familiare venire da fuori. Era una voce.

Ehiii! Bec! Edge! Forza! Simmo è appena arrivato!! Smettete di fare tutto quello che state facendo e fatevi vedere!” era la voce di Matt e ci chiamava. Mi staccai da Edge, e dissi “Hai sentito?” , sembrava non capire. Poi la voce di Matt si ripeté più vicina e chiara “Edge, sono Matt! Dove avete montato la vostra tenda! Simmo è arrivato!”.

“Cavolo!” disse Edge. “Aspetta, mi rimetto la maglietta ed esco” disse. Si infilò la t-shirt a velocità da record e uscì dalla tenda, andando verso Matt.

“Matt! Siamo qui, che sta succedendo, diamine???” disse, visibilmente innervosito.

“Oh, eccoti, mamma mia vi siete proprio nascosti con quella tenda!” disse Matt. Potevo sentire bene la sua voce, probabilmente era abbastanza vicino.

“Matt! Vieni al punto, che succede?” disse Edge, anche la sua voce era vicina.

“Non so cosa ho interrotto, ma a quanto pare Simmo ci ha fatto uno scherzetto! Aveva detto di venire dopo pranzo, bhè… è già arrivato! Fortunatamente Heath, Fly e Joe erano già a pesca, e hanno visto il gommone arrivare, così Joe è corso a svegliare Anna, e Heath è gentilmente venuto a interrompere, cioè, a svegliare me e Perry…” poi li sentì bisbigliare qualcosa tra loro, ma immaginavo su cosa puntasse la conversazione, dopotutto Matt ed Edge erano sempre in competizione fra loro.

“Va bene, comunque ora muovetevi, anche perché se vi trova a dormire nella stessa tenda sono guai, quindi vedete di non farvi vedere…” mentre parlava, uscì dalla tenda anche io, che nel mentre mi ero ricomposta.

“Ha già attraccato?” chiesi a Matt. “Buongiorno Bec! Emh, no, ma è da un po’ che vi cerco, quindi forse si. Muovetevi!” e se ne andò com’era arrivato.

Edge tornò verso di me, che ero rimasta accanto alla tenda, e per un attimo rimase lì a fissare la tenda, probabilmente pensava a cosa dire. Alla fine parlai io, sicura che pensavamo tutti e due la stessa cosa. “Edge, avremo molte altre occasioni. Adesso andiamo, anche perché se Simmo sapesse, saremmo davvero nei guai!” dissi.

“Mi dispiace Bec…” disse, con voce abbattuta. Non sapeva quanto a me, ma che potevamo farci? “Avremmo la nostra occasione!” dissi, allegra.

Edge cominciò a smontare la tenda, mentre io piegavo le nostre poche cose e le rimettevo nelle borse. Cinque minuti dopo ci avviammo verso la spiaggia. Edge arrivò per primo, e lo sentì dire che era andato a smontare la tenda mentre io finivo di sistemare il mio bagaglio e quello di Perry.

Dopo qualche minuto arrivai anche io, e salutai Simmo che nel mentre stava aiutando i ragazzi a smontare le canne. Perry mi fece cenno di raggiungerla.

“Bec, allora, se Simmo chiede qualcosa, noi abbiamo dormito insieme, anche Anna e Fly, e i ragazzi si stanno organizzando” disse, sotto voce.

Vidi Edge e Joe poco lontani da noi che riaccendevano il fuoco per cucinare, e pensai che Heath e Matt erano a cercare legna.

“Allora, oggi pranziamo tutti insieme, ho portato della carne da cuocere con le piastre per la brace. Vedo che ve la siete cavata bene! Tutto pulito, non avete dato fuoco a nulla e da quello che vedo nella busta della spazzatura avete anche pescato e cucinato pesce! Che bravi scout che ho! Posso ritenermi soddisfatto!” disse, allegro.

Probabilmente non notò nemmeno le facce scocciate di Matt ed Edge, durante il pranzo. Sembrava che gli fosse andata di traverso la giornata. Perry, soprappensiero, mangiava silenziosamente, e io, accanto a lei, la imitavo.

Intanto Simmo aveva intrapreso un interessantissima conversazione circa quanto è bello surfare sul riff della costa nord con mio fratello Joe e Fly, che veniva da quella zona. Anna e Heath sembravano tranquilli e parlavano fra di loro, probabilmente delle materie da recuperare, e le cose da studiare.

Passò veloce anche il pranzo, anticipato a poco più di mezzogiorno, dato che ci eravamo tutti svegliati tardi ma non avevamo fatto colazione, e poi anche perché Simmo voleva ripartire per non farci dimenticare dei nostri doveri di bravi studenti, e naturalmente per farci lavare e cambiare.

In un certo senso mi sentì sollevata di ritornare a casa, lavarmi e avere un attimo il tempo di ragionare su tutto quello che era successo durante quei due giorni fra me ed Edge.

Un po’ dopo l’una Simmo ci informò che era ora di ripartire, anche se avrebbe voluto fermarsi un po’ di più, così ognuno di noi recuperò i propri bagagli e dopo aver caricato tutto sul gommone, salutammo il nostro splendido isolotto delle avventure, e il gommone ripartì a tutta velocità lasciando una leggera scia.

Questa volta noi ragazze tutte a destra, e i ragazzi tutti sul lato sinistro. Simmo non sembrò notare nulla di strano e non fece alcuna domanda.

Guardai l’isolotto scomparire pian piano all’orizzonte e l’acqua blu sotto di noi, finché l’isola fu un puntino indefinito e non mi rimase che guardare la schiuma bianca che segnava il nostro passaggio.

 

***************************************************************

“Santo cielo, adesso mi sento davvero meglio, avevo la pelle che mi tirava e i capelli pieni di salsedine” affermò Perry mentre rientrava in camera, dopo essere stata quasi 20 minuti chiusa in bagno a fare la doccia e ad asciugare i capelli.

Si sedette sul letto e prese i suoi calzoncini e la sua canottiera preferite e se li infilò, mentre io me ne stavo sul letto, allungata a guardarmi il soffitto.

Avevo fatto la doccia per prima, oppure mi sarebbe toccato a natale, data la sua lentezza e i lunghi capelli da asciugare.

“Dopotutto non è andata male la nostra gitarella da giovani marmotte sull’isoletta, tu che ne dici?”. Mi chiese spazzolandosi i lunghi capelli.

Sistemati anche i capelli in una coda, mi disse “Spero che fra te ed Edge ora i vostri disguidi siano chiariti” mentre si avvicinava al mio letto e si sedeva.

Mi misi seduta sul letto accanto a lei con le gambe incrociate. Non avevo molta voglia di parlare, ma Perry si stava preoccupando, era evidente, e perciò la accontentai. Dopotutto mi voleva davvero bene e non volevo che si agitasse per me.

“Si, è stata una bella gita. Anche se avrei preferito non litigare con Edge, e mi sarei risparmiata di mangiare tutto quel pesce, però non è andata male, credo…”

“Alla fine tu ed Edge avete fatto pace ieri sera? Non abbiamo avuto nemmeno il tempo di parlarne! Mi dispiace non essere stata di molto aiuto!”

“Macché, tranquilla Perry, eravamo andati per goderci la gita, e lo stesso vale per te, non devi preoccuparti per me! E poi alla fine abbiamo fatto pace io ed Edge”

“Ah, ne sono felice, spiegami un po’ cos’è successo. Ti và?”.

Gli raccontai un po’ della sera prima, di quello che mi aveva detto lui, del fatto che pensava mi piacesse Heath, e di quello che avevo detto io a lui, pensando di essere ridicola, delle sue parole di conforto e di aver dormito tranquilli.

“Per fortuna Bec! Pensavo che ti avesse fatto dormire fuori!” disse, ridendo.

“Scema che sei! Ma come ti viene in mente”, sorrisi anche io… che ironia, fuori ci voleva dormire lui quella sera!

E questa mattina, come mai ci avete messo tutto quel tempo per svegliarvi e per farvi vivi? Matt non vi trovava!”.

“Diciamo che Edge aveva montato la tenda in un posto abbastanza appartato e nascosto, quindi Matt ha fatto fatica a ritrovarci” dissi, vagamente.

“Tu non me la racconti per niente giusta Senderson! Sputa fuori tutta la verità! Non siete nemmeno venuti a fare colazione voi due!” disse, curiosa più che mai immaginando sicuramente chissà che cosa.

“A quanto ho potuto sentire nemmeno tu e Matt avete fatto colazione!” dissi, guardandola maliziosamente, al che arrossì e guardò altrove.

“Stiamo parlando di voi, dopo te lo racconto questo! Ma insomma dimmi, Bec, è successo, insomma, lo sai che voglio dire!” disse, scrutandomi.

Cosa vai farfugliando?? Spiegati Perry, che vuoi dire?!” gli dissi interrogativa.

“Mamma mia Bec, quanto sei lenta di comprendonio! Certe volte penso che tu viva su un altro pianeta! Quello voglio dire è se… bhè, l’avete fatto… quello?” disse, tutto d’un fiato.

“Perry!!!!” dissi afferrando quello che tentava di chiedermi. Arrossì e guardai per terra.

“Oddio Bec! Guardami! Non dirmi che… o cielo! L’avete fatto??! Oddio Bec, e non me lo dici! Non dici niente!” disse agitata.

“Perry, calmati! Ascoltami un attimo! Non l’abbiamo fatto!” dissi, esasperata.

“Umh… allora perché sei arrossita! Bec a me puoi dirlo!” mi disse seriamente.

“Diciamo che eravamo sul punto, si insomma… eravamo sul punto di farlo, ma è arrivato Matt strillando che Simmo era venuto a prenderci e stata attraccando il gommone, così Edge è dovuto uscire a chiedere che diamine stava succedendo, e io sono rimasta lì nella tenda a bocca asciutta! Tutto qui!” dissi spiegandole tutto.

“Ah… ecco cosa si stavano dicendo allora Matt ed Edge quando sono andata a chiamarli per avvertirli che era pronto il pranzo!” disse lei, ricordando gli eventi della mattina che era appena trascorsa.

Cosa?” chiesi curiosa. “Bho, vedevo che farfugliavano qualcosa, ma appena si sono accorti che ero dietro di loro si sono azzittiti. Ho capito solo alcune parole di Edge che diceva “Simmo… rovinato tutto” e Matt qualcosa tipo “E dillo a me… che sfortuna” ma niente di più di questo.

“Perry, però tu devi ancora spiegarmi a te com’è andata! Non fare finta di niente!” dissi io curiosa ancora di più di prima.

“Più o meno quello che è successo a te…”. Mi spiegò che quando si erano svegliati, anche loro erano andati oltre dei teneri baci e lei era sicura che sarebbe successo. Ma avevano sentito il rumore di un gommone che si avvicinava, e dopo un po’ la voce di Heath aveva dato la conferma che Simmo era venuto a riprenderli, così anche loro, a malincuore dovettero rivestirsi e Matt, che era pronto ed era vicino alla nostra tenda,  era andato a chiamare Edge e me immaginando che dormivamo ancora insieme e che non ci fossimo resi conto che Simmo era arrivato di gran carriera.

“Insomma ci è andata proprio male, Simmo ha rovinato proprio tutto! Prima ci dà l’occasione e poi ce la toglie! Che roba” protestò Perry, appoggiando la testa sulla mia spalla e sospirando. Aveva dannatamente ragione.

“Già… adesso come adesso non mi viene nemmeno in mente un’altra possibilità di rimanere un po’ soli. Peccato…” dissi, abbattuta.

Rimanemmo ancora lì a contemplare l’idea di un'altra possibilità, e a commemorare le nostre occasioni perse, poi ci allungammo una accanto all’altra e discutemmo su improbabili modi per far allontanare Simmo, Deb e Jilly. Ma, dopotutto sapevamo di non avere speranza… quei tre ci controllavano a vista.

Mentre ci concentravamo in un qualche fantomatico piano sentì il rumore familiare di un macchina che entrava nel viale di casa. Era la macchina di Deb. Subito dopo sentì la macchina spegnersi, e sentì un cane abbaiare, Lady era arrivata con Deb. Anche loro due erano venute a informarsi sull’esito della nostra gitarella.

 

*************************************************************

Scesi al piano terra lasciando Perry sul mio letto a ragionare, e sperando di non dovermi mettere a raccontare a Deb delle nostre avventure alla Robinson Crusoe. Appena varcata la soglia della cucina Lady mi saltellò addosso, tutta contenta di vedermi e visibilmente divertita dal fatto che stavo perdendo l’equilibrio. Salutai Deb e mi sedetti sul divano con Lady che mi saltellava addosso, solo allora mi resi conto che Edge e Matt stavano guardando al tv con due facce cupe.

“Bec, posso chiederti un favore? Oggi non ho avuto il tempo di portare Lady a passeggiare, ma il veterinario mi ha imposto di farla passeggiare con il collare perché non diventi troppo irrequieta… ti và di portarla un po’ a camminare in spiaggia?” mi chiese Deb, approfittando del mio arrivo.

Ma certo Deb! Nessun problema, volevo proprio andare a fare due passi!” dissi, ringraziando di non dover rimanere lì a testimoniare a favore le grandi idee di Simmo. Gli attaccai il guinzaio al collare e Lady, contenta, si affrettò a puntare verso al porta. “Vai da sola Bec?” disse Jilly. Stavo per risponderle che non c’èra problema, ma Edge mi anticipò. “No, la accompagno io, se non ti dispiace Bec” disse.

“No, affatto! Andiamo allora!” dissi, sorridendo.

Scendemmo le scalette e in un attimo arrivammo in spiaggia, Lady correva emozionata da una parte all’altra della spiaggia, che a quell’ora era semideserta.

Dopo un breve tratto, controllai che eravamo fuori dalla visuale di casa Solar, mi avvicinai a Edge e lo presi per mano.

“Sembra che questa mattina non sia andata male solo a noi!” esordì serenamente.

“Ne hai parlato con Perry?” chiese Edge.

“Si, mi ha detto che anche lei e Matt ci hanno provato, ma a quanto pare l’arrivo di Simmo non ha rovinato la mattinata solo a noi” gli risposi.

“Già, anche Matt mi ha detto la stessa cosa… non siamo gli unici sfortunati” assentì. Sentirci fare quei discorsi fu un po’ strano per me, ma mi resi conto che non mi mettevano in ansia, e nemmeno provai vergogna, ma invece mi sembrava una cosa naturale fra persone che stanno insieme.

“Non ti dispiace se ne parlo con Matt, no?” mi chiese, premuroso.

Sorrisi, guardando il mare fino all’orizzonte. “Ma certo che no, anche io ne parlo con Perry, e credo sia normale confidarsi con gli amici”. Era una bella serata.

“Già… soprattutto quando si condividono certe sfortune” disse, ironicamente.

“Sembra che anche loro siano al nostro stesso punto! Quindi ci possono capire meglio di chiunque altro!”. Alla fine decidemmo di sederci sulle rocce davanti alla riva, dove mi ero seduta accanto a lui tanto tempo prima, lì alla spiaggia della Forca, e Anna aveva sfidato mio fratello Joe.

Sembravano passati secoli da quando era successo, e chissà che mentre ero seduta vicino a lui quel giorno di molti mesi prima, qualcuno già immaginava il nostro amore. Sembrava un tempo così lontano, quasi irreale.

“Anche l’altra volta, eravamo seduti se queste rocce, vicini… ma tu eri preoccupata per tuo fratello e per Anna. Ricordi?” chiede Edge. Quella  doveva essere telepatia.

“Pensavo la stessa cosa!” dissi, sorridendo, mentre guardavo Lady che correva da una parte all’altra della spiaggia dietro ad una farfalla che svolazzava pigramente qua e là.

Appoggiai il guinzaio di Lady e presi la mano di Edge. Lo guardai fisso nei suoi occhi in cui avevo sempre paura di perdermi. “Ci riproveremo! Te lo prometto! Ci tengo molto anche io a fare questo passo con te!” dissi, seriamente.

“Allora siamo in due!” disse stringendomi a se. Appoggiai la testa al suo petto, strinsi la sua mano e respirai l’aria salata di mare.

Lady correva qua e là, il suo pelo bianchissimo sullo sfondo arancione del tramonto sul mare: ero proprio un immagine da sogno.

 

 

 

Questo capitolo è stato una vera faticata. Ci ho messo tre giorni a scriverlo, più che altro a scrivere la prima parte. Ero indecisa sul fargli rispettare le mie idee e farli aspettare il futuro, oppure fargli fare la cosa più ovvia. Vi sembrerò scema a dire una cosa del genere, ma ultimamente Edge e Bec sono diventati un po’ troppo indipendenti e ormai fanno come vogliono loro, sfuggendo al mio controllo! Sembra che la storia la decidano loro, non io. Mi pare quasi di averli in testa e che mi dicano loro che fargli fare. Sono pazza?

Scusatemi davvero, questo capitolo prometteva meglio, ma è andato così… però, buona notizia, dal prossimo capitolo ho in serbo una cosa davvero interessante, vi rivelo solo che Edge e Bec passeranno molto tempo insieme, e conosceremo delle persone molto speciali! Spero che piacerà a tutti! Abbiate pazienza con me, scusatemi ^^”

Ringrazio ancora Elisy e Valenina, siete troppo buone con me… un abbraccio! Alla prossima!

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Capitolo 9
*** Giorno 7 Mentre scorreva il tempo imprimevo ogni sensazione nel mio cuore ***


GIORNO 7:

GIORNO 7: Mentre scorreva il tempo imprimevo ogni sensazione nel mio cuore

 

La mattina sembrava limpida quel giorno, non c’erano nuvole in cielo. Edge e Matt erano di turno come bagnini la domenica, quindi ne approfittai per andare con Anna, Fly e Perry in centro a comprare qualcosa di nuovo, fare la spesa per Jilly e uscire un po’ per starmene sola con le mie amiche.

Dopo un giretto velocissimo ai negozi dove vendevano articoli da surf ci fermammo in un bar per fare uno spuntino e bere qualcosa.

Inizialmente la conversazione si era soffermata sul recupero delle materie, le idee strampalate di Simmo e le sue probabili sorprese successive dopo quella dell’isola, ma dopo (non so bene chi iniziò) finimmo per parlare della serata in tenda.

“Perry, raccontaci… siamo curiose! Che cos’è successo la sera scorsa con Matt?” chiese Anna, mentre sorseggiava il suo succo al mirtillo.

Fly se ne stava lì a guardare Perry, aspettando la risposta.

Alla fine Perry decise che dopotutto le andava di farsi fare l’interrogatorio: era pur sempre un altro modo per passare il tempo fra amiche.

“Voi che dite?? Matt è sempre molto carino con me, non mi farebbe mai proposte poco appropriate!” disse, seriamente.

Quindi avete dormito anche voi?” chiese Fly, improvvisamente più interessata.

Perry, che si aspettava quella domanda, raccontò anche a loro, abbassando la voce o alzandola durante il racconto, della sua notte tranquilla e della mattinata successiva, più “ricca di passione”, per citare le sue parole.

Anche se già mi aveva accennato alla cosa il pomeriggio prima, e poi mi aveva raccontato meglio durante la sera, ascoltai di nuovo la storia di Perry, che a mio parere non si rendeva conto di essere sempre più innamorata di Matt (anche se a suo parere era lui quello più cotto fra i due).

E tu invece Anna? Tu e Joe che avete combinato tutta la notte?” disse Perry giocherellando con i ghiaccioli del suo succo all’albicocca.

Mentre glie lo chiedeva quasi non mi strozzai, sentendo una domanda così tranquilla su mio fratello e Anna, e sulla loro notte insieme.

“Mamma mia Perry, sempre a pensare a male! Joe è un ragazzo così dolce e gentile! Non abbiamo fatto nulla di particolare, abbiamo parlato un po’ di noi, dei nostri progetti, e alla fine ci siamo addormentati, ma al sorgere del sole eravamo di nuovo in piedi!” spiego Anna. Mi tranquillizzai un po’, dopotutto mio fratello era un tipo molto responsabile, chissà di cosa andavo preoccupandomi.

Distrattamente fissai le bollicine del mio succo di pera che vagavano qua e là per il bicchiere. ‘Chissà Edge che stava facendo?’ mi domandai.

“E tu ed Edge che avete combinato Bec?” chiese Anna interessata quanto Fly, che intanto aveva finito il suo succo all’ananas e torturava la cannuccia.

“Io ed Edge?” dissi, ripensando a tutte le cose successe quel giorno. “In realtà io ed Edge quel giorno abbiamo litigato per una stupidaggine: se l’è presa perché pensava che non mi andasse di dormire con lui!” dissi ad Anna.

Ma poi avete fatto pace?” chiese Fly, curiosa.

“Si, diciamo che ci è voluto il fatto che eravamo rimasti soli e che non potevamo non parlarne…” dichiarai, cercando di apparire tranquilla.

“Si, ma poi??” chiese Anna. “Già Bec, racconta a Fly e Anna quello che è successo!” disse Perry, tutta emozionata. Insomma alla fine mi toccò raccontare anche a loro della mattinata dopo, e di ciò che era successo. Fly ascoltava tutta interessata, e Anna faceva strane espressioni di divertimento o stupore. Alla fine gli raccontai anche del discorso avuto durante la passeggiata alla Forca con Lady, e del fatto che avevamo deciso tutti e due di riprova a fare il fatidico passo. Fly sgranò gli occhi e Anna mi fissò ancora più interessata. Conclusi dicendo che non avevo fretta, ma che ormai sapevo che il rapporto fra me ed Edge era forte e quindi ero convinta della mia decisione. Ci fu un’ attimo di silenzio dopo il mio racconto, e alla fine Anna sentenziò “Magari Joe fosse così intraprendente! Uffa…”, e anche Fly sospirò.

“Come fate ragazze a non avere paura di queste cose… a me solo a pensarci viene la pelle d’oca” aggiunse la piccola biondina. “Fly… non è che non abbiamo paura, credo che l’idea spaventi tutte noi… dopotutto entrare in intimità così tanto con una persona non è facile, ma se ci si ama…” disse Perry sorridendole.

Se ci si ama non si ha paura di abbandonarsi a quel sentimento e vivere appieno ogni emozione!” dissi io, pensando al mio Edge.

“Già, e poi alla fine ognuno di noi ha i proprio tempi, come persona e come coppia, quindi se ora non te la senti è normale, ma verrà anche per te il tempo di volere di più di un bacio o una carezza dalla persona che ami” disse Anna sognante.

Pensai che doveva essere una cosa magnifica avere un legame così profondo con la persona che ami. Mentre Perry si abbracciava Fly che si era un po’ rincuorata e Anna prendeva i bicchieri ormai vuoti per riportarli al bancone, sentì il cellulare che squillava e aprì velocemente la tasta della borsa per rispondere. Guardai il display acceso che diceva “Simmo” e squillava. Risposi. “Simmo, pronto, sei tu?”, dall’altra parte sentì la voce del mio coach che disse “Si Bec sono io, senti, tornate subito a casa, ho delle notizie importantissime da comunicarti e c’è una decisione da prendere entro l’ora di pranzo! La cosa è urgente quindi non perdete tempo! Sbrigatevi!”.

“Va bene Simmo, arriviamo subito!” e sentì il click della chiusura della chiamata.

Che vuole Simmo di domenica mattina! Non vorrà scambiare qualche turno da bagnino… oggi proprio non mi và” disse Perry.

“No… sembrava una cosa molto importante, ha detto di fare presto” dissi, assorta, ragionando su cosa potesse spingere Simmo a chiamarmi con tutta quella foga e dirmi di tornare. “Andiamo allora” disse Fly. Presi la borsa, mi alzai dalla sedia, seguita dalle altre, e ci avviamo velocemente verso Blue Water Beach.

 

****************************************************************

“Allora và benissimo, certo… si, si, nessun problema…. No, no, macché, alle ragazze farà piacere, faranno a botte per venire… cosa? A, ma certo! Si, si…. Oh, mi sa che sono loro! Allora vi richiamo io, dopo pranzo. Grazie. Si, ma certo! A dopo” e vidi Simmo riattaccare mentre io e le ragazze rientravamo a poggiavamo le rispettive borse sul divano.

“Deb fa scendere Edge” Simmo gridò ordini al piano di sopra mentre ci faceva un cenno di mano per salutarci.

“Ragazze, ho ottime notizie! Sedetevi, e ascoltatemi bene… oh, Edge, siediti, la cosa riguarda più te che loro in realtà” disse, mentre arrivava Edge di gran carriera per le scale. Sorrisi appena mi vide, e si sedette accanto a Simmo.

“Allora Edge, indovina un po’ chi ha chiamato?” gli chiese Simmo serio.

Che ne so… la Solar Blue che ha deciso che ho vinto per merito il posto nel circuito professionale?” disse ironicamente. “No, per ora no Edge, ma è sempre una cosa che può interessante. Ero al telefono con Liv, con tua madre, e mi ha detto di comunicarti questo: dato che anche quest’anno si terrà a Melbourne la famosissima gara di surf fra spiagge, che tu hai più volte vinto negli anni passati nella sezione Juniores, tua madre vuole che quest’anno tu partecipi per la selezione maschile Senior, per rappresentare il club di surf di tuo padre. Mi sembra di aver capito che per te non è una cosa nuova, e che Ben ci tiene molto che tu partecipi anche quest’anno. E poi, essendo una gara regionale, la Solar Blue verrà anche sponsorizzata, avendo due di voi lì… così ho subito accettato di mandarvi!” disse Simmo soddisfatto.

“Due di noi?” chiese Perry sorpresa quanto me, Anna, Fly ed Edge.

“Già, perché Liv mi ha detto che vuole che per la sezione femminile Senior una rappresentante della Solar Blue, così mi ha detto di scegliere una di voi 4 che avrebbe accompagnato Edge per questi 3 giorni, e avrebbe gareggiato… però sinceramente è una scelta un po’ difficile, così vorrei che Edge mi aiutasse” disse Simmo.

No Simmo, Edge non aiuterà nessuno, è tua responsabilità di coach mandare la ragazza più adatta” disse Fly seriamente.

“Già Fly… ma comunque ci sono varie cose da soppesare… la classifica, la vostra situazione scolastica, i tempi, perciò voglio riflettere con voi” continuò Simmo. “E poi Edge deve essere d’accordo!” aggiunse il coach.

“Per me è indifferente” disse Edge, guardandolo e facendo spallucce.

“Va bene… allora ragazze che mi dite?” ci domandò Simmo.

“Simmo, io non ne ho molto voglia in realtà, più che altro perché devo studiare per recuperare qualche materia perciò mancando tre giorni non avrei tempo… e poi non sono proprio la più alta in classifica” affermò esplicitamente Fly.

“E nemmeno io ho molto tempo, e poi in quella zona che io sappia ci sono longboard, le onde basse ma lunghe, non me la cavo su quel tipo di onda sinceramente” disse Anna “e sono l’ultima in classifica attualmente” aggiunse un po’ giù.

Bhè, allora credo proprio che ci manderò Perry! Mi sembra un’ottima scelta!” disse Simmo fissandola come se avesse detto la cosa più naturale del mondo.

No guarda Simmo, devo aiutare Fly con le materie e con le longboard se la cava molto meglio di me Bec che è allenata anche alla resistenza sott’acqua… e poi se aggiornassi la tua classifica dato che hai in mano quella di due settimane fa ti accorgeresti che Bec è avanti a me di un punto e mezzo, prima nella tua classifica” sentenziò Perry scocciata.

“Ah già, ma guarda tu… hai ragione… Bec, che ne pensi?” mi chiese Simmo.

Rimasi un attimo a pensare. ‘Oddio ma sta succedendo davvero?’ mi chiesi.

Ma poi Simmo, Bec sta dando ripetizioni a Edge in matematica, quindi così potranno anche studiare… mi sembra la cosa più ovvia da fare!” aggiunse Perry.

Simmo sembrava molto concentrato. Alla fine anche comunicai il mio parere “Simmo, per me và bene, anche perché non ho materie da recuperare, le longboard sono la mia specialità, e non mi farà male cambiare aria… se a Edge và bene portarsi appresso una seccatura come me!” dissi, mascherando la mia felicità.

“Per me va bene, on ho problemi con nessuno…” disse Edge, vagamente felice.

“Allora è deciso! Partirete questa sera alle 6! Andate a preparare i bagagli… su che per essere all’aeroporto alle 5,30 per l’imbarco dobbiamo partire almeno alle 4! Forza! Muoversi…” disse, e aggiunse “Ora chiamo per confermare a Liv e Ben che arriverete lì con l’aereo delle 6 da Sydney, quindi con arrivo previsto a Melbourne alle 7,30! Giusto in tempo per la cena!” e se ne andò tutto contento in cucina a telefonare. Abbracciai le ragazze, sapevo che in realtà gli sarebbe piaciuto andare, ma che mi avevano lasciato il posto per darmi il tempo di stare con Edge lontano da Blue Water Beach e dagli occhi di Simmo e Deb.

Poi guardai Edge  egli feci un sorriso d’intesa. Che bello, finalmente un po’ di tempo insieme. Poi, mentre tornai per riprendere la borsa nel salone sentì Simmo che diceva tutto contento “Perfetto… allora Bec alloggerà nella vostra villa…….. Pagherete voi le spese e l’iscrizione!...... Si, Bec è entusiasta, e anche Edge, vanno molto d’accordo…… Ma certo Liv, le dirò anche questo!.... Sisi, è la ragazza mora con gli occhi verdi, Rebecca….. Ok, allora manderete l’auto a prenderli?...... Va bene allora! Ciao, salutami Ben…” e riattaccò. Venne verso di me e mi spiegò l’organizzazione dei giorni successivi. “Bec, allora, Liv ha detto che è molto contenta di conoscerti, e pagherà ogni spesa il club di surf di Ben quindi nessun problema. Ho detto a Liv che tu ed Edge andate d’accordo, quindi non vi scannate se non è proprio necessario, mi raccomando… e, un ultima cosa, cerca di vincere!” disse convinto.

Ma certo…” dissi io. Ma riuscivo solo a pensare ‘Wow, conoscerò Ben Edgly e Liv Cameron, i genitori di Edge’.

“Ah, Bec, prima che mi dimentichi… portati un vestito elegante. La sera della premiazione danno sempre un party, non vorrei mandarti impreparata”. Disse anche qualche altra cosa dopo, ma io stavo già fantasticando sui giorni successivi.

 

***************************************************************

“I signori passeggeri sono pregati gentilmente di recarsi a prendere le navette verso il volo 1206 che partirà fra 10 minuti per arrivare all’aeroporto di Melbourne alle ore 7,30 di sera” ripeté la voce giovane e squillante dell’hostess mentre io ed Edge salivamo sulla navetta lasciandoci Simmo alle spalle, per andare a prendere il nostro volo. Appena scomparsi alla vista del nostro allenatore, ci prendemmo per mano, e ci sedemmo sui piccoli sedili della navetta piena di una diecina di passeggeri che ci avrebbe portato direttamente davanti al nostro aereo.

Arrivati scendemmo dalla navetta, e ci avviammo velocemente all’entrata dell’aereo.

“Biglietti prego?” disse l’hostess che controllava i passeggeri. Edge le diede i nostri biglietti, già pagati da suo padre, la ragazza controllò prima il mio e poi il suo, e glie li restituì. “Buon viaggi ragazzi” sorrise e ci fece passare.

Senza difficoltà trovammo i posti A44 e A45 della prima classe, sistemammo gli zaini sul ripiano e ci sedemmo tranquilli ai nostri posti.

Dopo una ventina di minuti eravamo già in volo su Sydney e controllando l’orologio notai che eravamo decollati anche un po’ in anticipo. Respirai e sorrisi.

“Emozionata Bec?” mi chiese Edge prendendomi la mano e intrecciando le sue dita fra le mie. “Già, un pochino. Conoscerò i tuoi genitori!” dissi, eccitata.

Ma anche io conosco i tuoi e non c’è nulla di strano!” rispose lui guardandomi.

“Ok, ma i miei non sono campioni mondiali di surf che hanno partecipato 10 volte al Worl Tour Circuite vincendo premi in competizioni di tutti i tipi, in Australia, Indonesia, Hawaii, Nuova Zelanda, Europa… i miei genitori sono noiosi. Ma i tuoi!” dissi, ancora più eccitata. Edge sembrò sorpreso.

“Se lo dici tu… secondo me sono solo Ben e Liv, due fissati col surf” mi rispose.

“Parlami un po’ di casa tua, di loro” gli chiesi curiosa. Inizialmente non volle raccontare ma una volta convinto mi spiegò molte cose interessanti.

Bhè, di mamma già sai quasi tutto. Che dire, ha 37 anni, è una brava surfista, è bionda… ma che ne so. Pare che lei e mio padre Ben si siano conosciuti in spiaggia, legati dalla passione del surf, lui la allenò per renderla una campionessa e lei lo fece innamorare. Si sono sposati giovanissimi. Mamma aveva 18 anni, papà invece 22, hanno avuto me un anno dopo, mamma aveva 19 anni, e poi hanno detto basta ai figli. Per undici anni mamma è stata una campionessa nel World Tour Circuite, poi a 30 anni ha deciso che avrebbe gareggiato solo per divertimento, e uscì dal circuito. Nel mentre papà ha messo su un azienda di articoli sportivi che si ingrandì in un paio di anni, trasformandosi in un industria affermata. Mamma ha continuato a fare da modella per articoli sportivi, da surf, un po’ di tutti i tipi, ha scritto una biografia… e adesso sono diventati così ricchi da aprire un club tutto loro, e vivono facendo quello che gli pare. Mi hanno spedito alla Solar tutti contenti della mia vittoria alle qualificazioni e ogni anno, da quando ho 12 anni mi fanno partecipare alla gara regionale rappresentando il club sportivo. Più o meno ti ho raccontato tutto” disse.

“Come mi dovrò comportare con loro?” gli domandai sempre più in tensione. Edge mi guardò e disse “Bec, sii naturale, e andrà benissimo!” e mi baciò la fronte.

Parlammo ancora un po’, e un oretta dopo l’hostess ci informò di allacciare bene le cinture di sicurezza perché l’aereo avrebbe cominciato l’atterraggio. Strinsi la mano di Edge, ma fortunatamente durò poco la discesa, e dopo dieci minuti recuperammo gli zaini e scendemmo verso l’uscita. L’hostess ci salutò gentilmente, e appena messo piede a terra io ed Edge respirammo l’aria fresca. Entrammo in sala ‘Arrivi’ mentre Edge mi spiegava che avevano mandato l’autista di famiglia a prenderci.

Effettivamente dopo pochi minuti Edge avvistò un uomo con un cartello in mano, bianco con la scritta nera “Mr. Dean e Miss. Rebecca”. Ecco, era lui il nostro uomo.

Edge corse incontro al signore di mezza età e lo abbraccio, staccandosi dalla mia mano. “George! Come stai? Che bello rivedervi!” disse allegro al signore.

“Bene Dean, bene direi! Che bello rivedere te! Sono felicissimo che siete ritornato per un po’ da noi. A casa mancate a tutti. La signora Claire ha fatto i salti di gioia quando ha saputo che tornavate!” disse quello che doveva essere il signor George.

“Già, la nonna mi è mancata!” disse entusiasto Edge.

“E questa signorina così bella immagino sia Rebecca? Piacere cara, io sono George, l’autista di casa Edgly” disse premuroso l’uomo porgendomi la mano.

E anche mio nonno acquisito” aggiunse Edge. Strinsi la mano a quel simpatico signore e mi presentai: “Il piacere è mio. Mi chiami Bec per favore!” dissi.

“I vostri bagagli sono già in macchina, li ho fatti controllare e portare all’auto mentre vi aspettavo. Venite!”. Ci guidò alla macchina, e mentre ci accomodavamo Edge mi spiegò della buffa parentela con l’autista. “George è l’autista di famiglia, ma ha sposato mia nonna Claire 10 anni fa circa, dopo la morte di mio nonno… per me è più che un nonno!” Edge era insolitamente allegro. “Ah, già, dimenticavo, nonna vive con noi, ha 59 anni, ma tu fà finta di pensare che ne abbia meno di 50 così la farai felice!” disse ridendo. Il viaggio della durata di 30 minuti per arrivare alla villa fu molto divertente. George mi fece ridere da morire.

“Allora Edge, presenterai la signorina Bec a Liv e Ben come la tua ragazza?” chiese curioso George. Io arrossì, e io ed Edge ci rendemmo conto che già ci eravamo fatti scoprire. “Anche tu già lo hai capito è… bhè, non lo so. Penso che lo dirò a mamma e alla nonna, ma a papà no, perché potrebbe rompere dicendo che mi deconcentro dal surf se penso all’amore… lo conosci Ben” disse, riflettendo.

Alla fine arrivammo alla villa, che più che altro sembrava un castello. Rimasi senza fiato nel vedere i giardini bellissimi, la piscina, il campo da pallavolo e poi l’enorme casa bianca di tre piani che si stagliava maestosa verso il cielo.

Scesi dall’auto, e rimasi senza fiato. Edge scaricò la mia valigia, e mi si avvicinò.

“Tu vivi qui?” gli chiesi sbalordita. “Già… così pare” disse lui tranquillo, ma felice di rivedere casa sua allo stesso tempo. George ripartì e sparì lungo un altro viale, mentre Edge mi fece strada verso una bellissima portafinestra di vetro splendente, passando per un sentiero lastricato immerso in un giardinetto. Aprì la vetrata, spinse ed entrò, poi disse “C’è qualcuno? Mamma? Nonna?”. Sentimmo delle voci di donne arrivare da qualche parte dell’appartamento.

“Liv smettila di preoccuparti, saranno a momenti! Avranno trovato traffico” disse la voce più anziana. “Oh mamma, mi dispiace che quella povera ragazza debba anche finire in mezzo al traffico!” rispose la giovane voce.

Poi comparvero due donne che potevano a prima vista sembrare sorelle, ma che mi resi subito conto erano invece mamma e figlia. “Ma dai Liv…” disse la signora, ma non finì la frase che vide Edge e quasi urlò “Dean!” e si buttò al collo di Edge.

Lo stesso successe meno di due secondi dopo per quella che riconobbi subito come Liv Cameron, che ci guardò sorpresa e si gettò ad abbracciare suo figlio.

“Oh, tesoro mio! Finalmente! Tua madre stava già cominciando ad agitarsi!” disse la nonna ad Edge. “Mamma smettila! Ero solo preoccupata!” disse Liv.

Io respirai profondamente, facendomi piccola piccola vedendo quel quadretto familiare che si ricongiungeva, e il mio idolo del surf da quando ero piccola in carne ed ossa che abbracciava suo figlio.

Alla fine si staccarono e Edge mi presentò alle due donne. “Nonna, mamma lei è la mia compagna dell’accademia, Rebecca” disse indicandomi, “Bec queste sono mia nonna Claire e mia madre Liv” disse indicandole.

Rimasi lì a sorridere come un ebete appena Liv mi strinse la mano, ma prontamente Edge chiarì “Mamma, Bec è la tua fan numero uno, quindi se ora sviene è tutto normale!” scherzò. Ma io stavo davvero per svenire. “Oh, che carina, ma credo che anche a te non manchino le qualità per diventare una grande surfista!” e mi sorrise. La signora Claire invece mi guardò e disse al nipote “Dean, devi stare proprio bene all’accademia, con delle ragazze così carine, gentili ed educate, magari non torni più qui fra gli anziani”. Ci facemmo una risata generale.

Mio sentì davvero felice, e la tensione mi abbandonò lasciando spazio alla curiosità. Mentre Edge poggiava i bagagli al salone apparve quella che doveva essere la governante. “Leyla fa portare i bagagli di Rebecca e Dean nelle camere che sono state preparate per favore” disse alla signora. “Certo Liv, preparo qualcosa da bere?” domandò. “Magari, grazie” le rispose la signora Claire.

Ci sedemmo nell’ampio e bellissimo salone a bere, e a fare quattro chiacchiere.

“Mamma hai fatto preparare per Bec una bella camera?” chiese Edge.

“Certo Dean! La migliore! Spero si troverà bene!” disse sorridendomi.

“Grazie Liv, la ringrazio…”dissi profondamente grata. “Oh, tesoro non darmi del lei, niente formalità!” mi disse. “Va bene, allora grazie Liv” sorrisi.

“Sono così felice di conoscerti, immagino che tu sia una buona amica di Edge, a forza di stare all’accademia Bec… posso chiamarti Bec, ti dispiace?” disse ancora.

“No, ma certo, mi chiamano tutti così, quindi se lo farà anche lei ne sarò felice” dissi, allegra. Riflettei sulla sua domanda, non sapevo che rispondere.

“Mamma, nonna… ho una cosa molto importante da dirvi, però mi raccomando, silenzio con Ben…” disse Edge. Ecco, stava per dirglielo. Oddio…

“Dimmi tutto Dean!” disse la nonna. Liv sembrava molto interessata e ci fissava.

Bhè, ecco… Bec, ed io…” disse. “Siii” annuì la nonna visibilmente curiosa.

“Bec è la mia ragazza, stiamo insieme” disse tutto d’un fiato.

Le due donne rimasero un attimo in silenzio ad elaborare. Poi sorrisero entrambe.

“Tesoro, allora andare all’accademia ti ha fatto proprio bene!” esordì la nonna.

“Rebecca, cioè Bec, mi fa molto piacere saperlo! Mi raccomando, se ti fa arrabbiare, prenditi la libertà di dirgliene quattro anche per me allora, anzi vieni a dirmelo subito mi raccomando” disse Liv allegra. Intanto io arrossì a velocità esorbitante.

 “Si… emh, certo!” dissi, a stento. Edge mi sorrise.

“Bene ragazzi, ora vi mostro le camere, e  dopo si cena. Bec, domani conoscerai anche Ben, torna domani da un viaggio di lavoro, giusto in tempo per la gara!” mi spiegò Liv.

Salimmo due piani, la casa era magnifica. Tutto di gran classe, ogni stanza che vivi o intravidi era ben arredata, e mi resi conto solo dopo che quella era solo un ala della villa: l’ala destra. La mia camera era bellissima, ariosa, arredata benissimo e molto grande. Aveva un balcone fantastico, che girava intorno a tutto il piano della casa.

Claire e Liv mi lasciarono in camera con Edge, e per un po’ rimanemmo allungati a parlare e a ridere, un po’ stanchi. Verso le 8,30 ci chiamarono per la cena. Mi divertì moltissimo a cena con Liv e Claire, arrivarono subito anche George e la governate, dopo un po’ anche quelli che mi presentarono come il giardiniere Claus, la cameriera Annie e il cuoco Paul. E tutto mangiavano al nostro tavolo come membri della famiglia. Si stava proprio bene quella sera, e mi rilassai tantissimo. Mi resi conto che Liv era una persona semplice e gentile, e che la nonna i Edge era altrettanto buona e dolce. Dopo cena (erano quasi le 10 fra una risata e l’altra) diedi la buona notte a tutti e salì in camera mia, dopo un po’ di fatica per ritrovarla, mi feci una doccia, asciugai i capelli e li lasciai sciolti sulle spalle. Frugando fra i vestiti ritrovai la camicia da notte nuova: sembrava più un bellissimo “abito” lungo fino alle ginocchia bianco a merletti celesti, ma era molto leggero, e comodo. Infilata la camicia da notte, spazzolai i capelli e mi guardai allo specchio, sorridendo al mio riflesso. Infilai le morbide ciabattine in pelo celesti e aprì la grande portafinestra di vetro che dava sul grosso balcone, respirando l’aria fresca e pulita della sera. Mentre ero incantata a guardare il panorama, sentì bussare. Era Edge. Purtroppo ero già in camicia da notte. “Tesoro? Sei qui?” chiese a bassa voce. “Sto ammirando il giardino illuminato di notte” dissi, e subito anche lui arrivò sul balcone.

“Allora, che ne pensi di tutta quella banda di matti?” mi domandò ridendo.

Che sono meravigliosi! Ed è tutto meraviglioso!” dissi, felicissima sorridendogli.

“Tu sei meravigliosa!” affermò e mi baciò. “Sembri un raggio di luna…” mi disse.

E tu sei il mio sole…” gli dissi, abbracciandolo. La luce della luna ci illuminava, incantando il giardino sottostante e tutto il paesaggio lunare.

Rimanemmo abbracciati sul balcone alla luce della luna ancora un po’, e mentre scorreva il tempo imprimevo ogni sensazione nel mio cuore, cercando di ricordare gli odori, le luci e i rumori della notte. Edge mi baciò ancora e mi diede la buona notte, e chiuse la porta dietro di sé. Mandai un messaggio a Perry per dirle che andava tutto bene e che mi mancava, poi spensi il telefono e mi infilai nel gigantesco letto matrimoniale (probabilmente la camera degli ospiti era fatta anche per ospitare coppie) tirando su le coperte. Respirai a fondo il profumo dei fiori freschi che erano nel vaso sul comodino, e l’odore delicato delle coperte pulite e mi addormentai poco dopo felice più che mai.

 

 

Eccomi! Sono le 2,27 di notte, quindi ci ho messo quasi 5 ore a scrivere questo capitolo, ma sono soddisfatta.  Ehi Elisy spero che la storia sia all’altezza delle tue aspettative dopo le mie piccole anticipazioni! Ti ringrazio per tutte le tue recensioni! Ogni volta che inserisco un capitolo e vado a controllare e vedo quel piccolo “1” nel numero delle recensioni già so che sei tu, e sorrido! Ho un angelo che mi fa venire voglia di scrivere! Grazie davvero ^^

E grazie anche a rikyErupy, una nuova lettrice della storia! Spero continuerai a seguirmi! Aspetto anche Valenina che ha il computer in pappa XD Grazie anche a te, e mi raccomando pubblica presto altri capitoli della tua FF, la adoro da morire!

Spero vi siano piaciute la nonnina  e la madre di Edge! Chissà come sarà Ben invece! Vi ringrazio ancora tutte e spero di avervi con me anche nel prossimo capitolo! Vi adoro, e penso che scrivere per persone come voi sia una soddisfazione enorme! 

A presto allora! Un abbraccio <3

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Capitolo 10
*** Giorno 8: Lui era lì per me ***


GIORNO 8:

GIORNO 8: Lui era lì per me

 

Le prime luci del mattino mi svegliarono, entrando dalla grande porta finestra che stava dall’altra parte dell’enorme stanza, parallela al mio letto enorme.

Aprì lentamente gli occhi e sorrisi al mattino, accesi subito il cellulare per vedere se ci fossero chiamate da parte di mamma, papà, Joe oppure Perry e i ragazzi. C’èra un nuovo messaggio: era la risposta di Perry a quello della sera precedente.

Io le avevo scritto «Ciao cara! Ho appena finito di cenare! Qui è tutto bellissimo, la mamma e la nonna di Edge sono fantastiche, e la villa sembra un castello! Comunque domani ti chiamo! Buonanotte! Ti voglio bene… Bec» e lei mi aveva risposto subito dopo «Ehi! E brava, già ti stai accasando eh? Cerca di divertirti e mi raccomando, non perderti in giro per casa! Qui Simmo rompe e Deb sembra un cane da caccia! Comunque non pensare a noi e vinci! Ci sentiamo domani, notte!».

Mi era difficile staccarmi da Perry, non avendo avuto mai una sorella per 16 anni della mia vita, e ritrovandomi a passare poi un anno intero con una ragazza che adoravo e che era ormai la mia migliore amica, non era più abituata a vivere senza ridere e scherzare fra amiche e farci confidenze continuamente.

Guardai l’orologio sul display del cellulare: le otto meno dieci.

Mi aveva detto Edge che solitamente la colazione era alle otto e mezza in salone, perciò mi rimanevano ancora quaranta minuti. Mi feci una doccia velocissima, senza bagnare i capelli, mi infilai il costume e poi presi dalla borsa uno dei vestiti che mi ero portata per quei tre giorni. Non mi ero portata calzoncini e canottiere per fare almeno un po’ bella figura con due signore così eleganti e belle come la nonna e la madre di Edge, ed effettivamente  avevo fatto bene, anche perché non ho mai tempo per mettere i vestiti alla Solar.

Dato che rimanevano ancora più di 20 minuti prima dell’orario di colazione, presi il foglietto su cui Edge mi aveva scritto le indicazioni per arrivare in camera sua senza passare dentro casa e svegliare tutti. Dato che ogni piano aveva un balcone che girava intorno alla casa, decisi di spostarmi da fuori: presi le scale scesi che collegavano il balcone del mio piano con quello del piano di sotto e scesi. Edge aveva scritto che la sua camera aveva la porta finestra sul lato opposto al mio, perciò se io dalla finestra vedevo la piscina e il campo da tennis, allora dovevo andare sul lato dietro della casa. Dato l’enorme perimetro della casa ci misi un po’ ad arrivare, e una volta lì ricordai di dover trovare la 3° porta finestra, che era quella centrale, che sicuramente lui aveva lasciato sganciata per farmi entrare se avessi voluto.

Aprì la porta finestra ed entrai senza fare rumore, mi guardai intorno: il letto era vuoto,  le cose di Edge erano sparse qua e là e la porta della stanza era ancora chiusa, quindi non era uscito. Forse si stava lavando o vestendo. Poi mi ricordai che oltretutto quasi tutte le stanze avevano il bagno direttamente in camera, e se la mia lo aveva (ed era quella degli ospiti) era impossibile che non fosse così per quella di Edge. Girai per un po’ su e giù per l’enorme stanza e alla fine trovai la porta da cui provenivano dei rumori. Probabilmente era Edge che si vestiva. Bussai e dissi ad alta voce “Edge, sono Bec, sei lì?”. La mia domanda ottenne subito risposta. “Buongiorno Bec! Si sono qui, stavo facendo la doccia. Mi vesto ed esco. Siediti sul letto intanto… faccio presto!” disse.

Tirai un sospiro di sollievo, non avevo sbagliato camera, ed Edge era lì. Mi sedetti sul letto e cominciai a guardarmi intorno. Sulla scrivania c’erano un mucchio di cornici con altrettante foto. Mi alzai per guardarle. La prima gia l’avevo vista su Internet: Liv a 20 anni circa con il suo primo trofeo, conquistato al circuito mondiale professionale. Aveva stupito tutti, una ragazza di soli 19 anni che era entrata solo grazie al suo talento nel circuito e aveva guadagnato il 2° posto ai mondiali di surf, che quell’anno si erano svolti a Bali in Indonesia.

Altre due o tre foto erano sempre di lei con i suoi trofei, mentre eseguiva un Aerial perfetto, oppure mentre sorrideva con la sua tavola da surf storica sotto braccio.

Passai ad un'altra foto: Liv, Claire e quello che sembrava essere Edge che sorridevano vittoriosi, ma quello non poteva essere Edge perché Liv aveva appena 21-22 anni. Probabilmente era Ben? No, non probabilmente, di sicuro. Aveva gli stessi occhi blu di Edge, lo stesso fisico statuario e muscoloso e lo stesso portamento maestoso del figlio. Anche la stessa espressione orgogliosa e sicura di sé la diceva tutta, e i capelli chiari disordinati facevano per lui per forza il padre di Edge.

Era sicuramente giovanissimo in quella foto: se Liv aveva 20 anni lui non ne aveva più di 25. Anche loro si erano conosciuti per l’amore che li legava al surf e la passione di praticarlo. Mio sarebbe piaciuto avere un percorso di vita simile al loro. Chissà quante cose avevano visto, fatto, e desiderato insieme.

Passai alla fotografia dopo, che ritraeva una Liv sicuramente a 16-17 anni con un trofeo in mano. Probabilmente di qualche gara regionale.

La foto dopo mostrava il matrimonio di Liv e Bec, si capiva solo perché erano sotto una specie di balcone addobbato di fiori e c’era anche quello che doveva essere un sacerdote, infatti la cerimonia era festeggiata in spiaggia con lo sfondo del mare al tramonto e al posto di abiti eleganti c’erano vestiti a fantasia floreale, collane e corone di fiori. Forse erano le Hawaii oppure era proprio una delle bellissime spiagge di Bali, dato che si erano sposati dopo aver vinto il mondiale, e dopo un po’ era nato Edge. In qualsiasi caso era una bellissima foto.

Le altre le guardai di sfuggita, e mi soffermai su quella che avevo visto dietro al libro autobiografico di Liv: lei con Edge in braccio, che aveva circa 5 anni.

Le altre erano tutte di lui da piccolo, che surfava oppure giocava.

Mentre le guardavo Edge uscì dal bagno, si infilò una maglietta e vedendomi guardare le foto, mi disse “Ti piacciono? In quasi tutte c’è mamma al suo debutto!”, io sorrisi e dissi “Sono bellissime! Anche le tue da piccolo!”. Lo vidi arrossire e girarsi dall’altra parte facendo finta di fissare chissà che.

“Va bene, è ora di fare colazione… andiamo?” chiese. Annuì, e ci incamminammo fuori dalla stanza per scendere a mangiare.

In salone trovammo George e la nonna di Edge che già mangiavano e ci salutarono con un “Buongiorno!” in coro, poi vidi sbucare Liv da quella che doveva essere la cucina, con il vassoio delle brioche.

“Oh buongiorno ragazzi! Ecco, sedetevi pure qui, e mangiate, vado a prendere il latte. Torno subito!” e sparì di nuovo. Io ed Edge ci sedemmo vicini e Liv mi chiese mentre si versava il the “Allora Rebecca, dormito bene? Era comodo il letto? Ho pensato solo questa mattina che magari avresti preferito una camera sull’altro lato. Sai di mattina le camere che danno sul piazzale si illuminano subito e arrivano un bel po’ di rumori!”… “Oh no, grazie signora Claire, ma sono stata benissimo, e la camera è bellissima! Non si preoccupi assolutamente per me, non era nemmeno più abituata a dormire sola. All’accademia divido una camera molto piccola con un’altra ragazza, quindi per me è enorme quella stanza!” le risposi.

“Allora va bene, ma se dovessi avere qualche problema mi raccomando di dirmelo subito e farò in modo che sia risolto! E non darmi del lei, dammi pure del tu cara!” disse allegra. Annuì, e nel mentre tornò di nuovo Liv con il latte.

La colazione fu molto allegra: Liv mi domandò se stavo bene, se volevo chiamare qualcuno, se avevo dormito, se mi serviva qualcosa, se c’èra qualcosa che non mangiavo e un mucchio di altre cose.

Dopo colazione Liv sparì per un po’ così Edge, io e Claire rimanemmo a parlare un po’ della gara, di come si sarebbe svolta e delle varie categorie.

Dopo un po’ Liv ricomparve e ci disse “Allora, ho appena chiamato Ben, sembra che arrivi in tempo per pranzare con noi. Poi vi porterà in spiaggia, lui personalmente e vi dirà tutto quello che c’è da sapere per domani. Sembrava molto allegro, il suo viaggio di lavoro deve essere andato parecchio bene! Adesso Dean perché non porti Rebecca, emh, cioè Bec, a fare un giro per la casa… forza, non siate pigri!” e mi sorrise.

“Ah! Senti Dean, non ho detto a papà di Bec, perciò magari diglielo solo dopo la gara, o fate come volete insomma!” aggiunse.

“Va bene mamma… ma non so se glie lo dirò! Lo sai com’è fatto papà. Poi dice che mi distraggo dal mio obbiettivo finale, e che invece non mi devo far prendere da nient’altro, ma devo solo concentrarmi e rimanere sempre pronto!” disse sbuffando. “Le solite ramanzine di papà, lo sai no?” chiese alla mamma.

“Lo fa per il tuo bene… lo sai!” disse Liv. “Comunque ora rilassatevi, se volete andare in piscina, o qui in giro…” aggiunse. Edge si alzò e mi portò a visitare tutti i giardini della casa, la piscina, una piccola serra che curava Claire, e mi fece conoscere tutti i suoi cani, gatti, i conigli addomesticati, le tartarughe, i pesci e le rane del laghetto e anche i bellissimi uccelli che la mamma adorava, che se ne stavano tranquilli nelle voliere a fissarci di tanto, saltellando qua e là.

Alla fine decidemmo di rilassarci un po’ sotto ad un albero del giardino, che cresceva vicino al piccolo laghetto delle tartarughe. Passò George con la macchina, ci salutò e ci disse “Ehi! Vado a prendere Ben all’aeroporto! Ci vediamo dopo!” e scomparve lungo il viale che conduceva alla strada.

La mattina passò tranquilla, fra coccole e carezze, lontano dal resto del mondo, e quasi non credevo a tutto quello che era successo nelle ultime 24 ore. Solo la mattina prima ero a lamentarmi con le ragazze di come Simmo e le sue sorprese avevano rovinato la nostra avventura sull’isola e adesso ero fra le braccia di Edge, a casa sua, quasi dall’altra parte dell’Australia. Wow!

Mancava qualche minuto all’una quando l’auto di George ricomparve lungo il vialetto. I vetri scuri dell’auto alzati, e l’arrivo rallentato dell’auto.

Io, che me ne stavo abbracciata a Edge, a coccolarlo e a baciarlo, ed Edge che non faceva una piega, ci rendemmo subito conto dell’arrivo di Ben, perciò ci staccammo alla velocità della luce e ci alzammo in piedi.

L’auto intanto aveva parcheggiato proprio davanti al piazzale, e si era fermata. Vidi Liv uscire fuori, preparata e ben vestita e poi Claire dietro di lei.

Una figura imponente, alta ed elegante scese dalla macchina. Lo vedevo solo di spalle, ma anche così si capiva che doveva essere un bell’ uomo, distinto e curato. Poi Liv gli corse incontro, lo abbracciò e lo bacio. Vidi anche Claire andare verso di lui e abbracciarlo, e poi li vidi entrare tutti insieme (George compreso che nel mentre aveva parcheggiato) in casa e sparire.

Io ed Edge rimanemmo ancora un po’ lì in piedi, poi arrivò Leyla, che ci venne incontro e disse “Signorina Rebecca, Dean, Ben ha finito di cambiarsi e il pranzo è quasi pronto. Se volete venire dentro a salutare, vi aspettano!”.

“Certo, arriviamo, grazie Leyla!” disse Edge. Cominciò a battermi forte in cuore, più forte della sera prima, quando avevo fatto la conoscenza di Liv e Claire.

Edge mi diede un bacio e mi disse “Tranquilla, ti adorerà!” e io annuì, poco convinta.

Entrammo e ci dirigemmo verso il salone. Arrivava la voce di Liv “oh Ben! La adorerai, è una ragazza davvero simpatica, anche molto intelligente ed educata, e da quello che mi hanno detto è un asso del surf… ma per stare alla Solar con Dean deve essere così! E poi è molto carina!....” Liv parlava di me?

Entrammo in salone, Edge davanti ed io dietro. Claire ci sorrise e Ben si girò.

“Dean! Eccoti finalmente!” disse, con una voce forte e profonda. Abbracciò suo figlio, e gli diede una pacca sulla spalla. Lo guardai bene. Era davvero un bell’uomo: alto, più di Edge, muscoloso, sembrava molto più giovane di un quarantenne, la carnagione scusa e abbronzata, slanciato e imponente. I capelli, diversi dalla foto che avevo misto la mattina erano più scuri, e un po’ spettinati.

Rimasi un po’ incantata a veder quei due giganti darsi pacche, mentre io e Liv vicine, apparivamo così piccole e fragili. Poi l’attenzione ricadde su di me, ed Edge si fece da parte per farmi salutare dal padre.

“Tu devi essere Rebecca! Ho sentito molto parlare di te! Come già sparai io sono Ben! Piacere!” disse gentilmente porgendomi la mano.

“Il piacere è mio, Ben! La ringrazio per la sua gentilezza. Sono felice di conoscerla!” dissi, stringendogli la mano.

“Allora, sembra che il pranzo sia pronto. Ci sediamo?” chiese. In men che non si dica già eravamo tutti a tavola a pranzare.

“Allora Rebecca, mio figlio si impegna all’accademia? Come và a scuola? E che combina di bello con voi altri ragazzi?” mi chiese.

Bhè, si impegna tantissimo. Lui è quello che il numero più altro del punteggio sia maschile che femminile, nella tabella di Simmo. Non si è mai fatto superare da nessuno, e durante questi 15 giorni di vacanze ha anche svolto un allenamento speciale, per mantenersi in forma…” dissi, mentre Leyla ci serviva i piatti.

“Ah! E con la scuola? Dean è sempre stato un po’ pigro… come và?” mi chiese.

“Bene… solo qualche voto basso a matematica. Ma durante questi giorni lo sto aiutando un po’ io con lo studio, quindi non credo che avrà qualche problema… anzi, credo che recupererà tranquillamente”. Vidi Ben molto soddisfatto, annuire, e poi dare un'altra pacca sulla spalla a Edge, che si era messo a mangiare accanto al padre.

“E bravo! Mi piace sapere queste cose! Sono sicuro che farai un’ottima figura anche alle finali! Continua così…” Edge intanto era intento a mangiare e annuì.

“E tu Rebecca? Che mi dici? Come ti và all’accademia? Immagino che se Simmo a scelto te per venire qui sarai tu la migliore delle tue compagne! Giusto?” mi chiese.

“Emh… diciamo che fra noi ragazze c’è poca differenza. Veniamo tutte da differenti zone e abbiamo tutte molta esperienza, quindi non saprei dire se una è migliore dell’altra. Siamo ben assortite, ecco!” gli risposi.

“Comunque, tu controlla che Edge non si faccia distrarre da niente e da nessuno in questi due ultimi mesi che vi dividono dalla finale. È importante che ce la metta tutta e vinca!” disse, serio. “Che tu sappia c’è qualcosa che lo potrebbe distrarre… o una qualche ragazza, un qualche amico?”. Guardai nel piatto cercando di trovare una risposta decente, ma alla fine mormorai solo “No, non che io sappia almeno…” e rimasi silenziosamente a fissare il piatto.

 

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Dopo pranzo rimasi un po’ seduta al divano a fare quattro chiacchiere con Liv, mentre Claire era in cucina a sistemare, ed Edge era con Ben a parlare un po’ “fra uomini”.

Liv era molto gentile con me, mi disse di non preoccuparmi di quello che diceva Ben, perché lui voleva solo il bene del figlio, ma certe volte non capiva che non si poteva sacrificare tutto per una sola cosa. Rimasi molto contenta quando mi disse che lei era davvero felice che ero la ragazza di Edge, e sperava che lui mi trattasse bene e che saremmo stati felici insieme. Mi trovavo davvero molto bene a parlare con Liv, anche se mi sentivo spesso a disagio: pensare che era una surfista di fama mondiale, che era una donna bellissima e che era la madre del mio ragazzo mi faceva sentire un po’ a disagio. Comunque dopo un po’ arrivò Edge e mi propose di andarci a riposare un po’. Accettai volentieri e lasciammo Liv in compagnia di suo marito, e ce ne andammo verso la mia camera. Arrivati davanti alla porta entrai e notai che qualcuno aveva già sistemato tutto. Sicuramente Leyla aveva rifatto il letto e rimesso in ordine durante la mattina. Entrai. “Allora, io vado…” mi disse Edge. Fece per andare, ma lo fermai. “Ti và di farmi compagnia?” gli domandai.

“Ma certo!” mi disse, felice. Entrò anche lui in camera. Andai ad aprire le finestre e chiudere le persiane, almeno passava un po’ d’aria. Edge si accomodò sul grosso letto e iniziò a guardarsi intorno. Andai verso la porta e la chiusi bene, poi andai anche io a sedermi sul letto al suo fianco.

“Come ti sembra allora?” mi chiese Edge, distrattamente.

“Chi, Ben?” chiesi. Annuì. “Bhè, mi sembra tuo padre. Si preoccupa per te e vuole ad ogni costo che tu vinca, perché un’occasione del genere non capita mica a tutti… credo che faccia bene a volere che tu non ti distragga e ce la metta tutta. Dopotutto se riuscirai a vincere avrai una vita fantastica, la strada spianata verso ogni competizione, e potrai vivere facendo quello che ti piace…non tutti hanno questa fortuna e io credo che tuo padre ci tenga che tu possa vivere felicemente con qualcosa che ti appassiona!Si, è un bravo papà…” dissi.

“Già, lo penso anche io…” disse Edge. Ci alzammo e andammo sul balcone a prendere un po’ d’aria. Mi appoggiai alla ringhiera ed Edge mi si avvicinò. Guardai, come la sera prima, il panorama, illuminato dal sole pomeridiano. Il laghetto, la serra, la piscina, il bel giardino verde, il piazzale.

“Guarda un po’…” disse Edge, indicandomi un punto. Guardai bene verso il giardino, c’èra un piccolo dondolo, e lì seduti c’erano Liv e Ben. Se ne stavano abbracciati stetti a parlare, e intanto si dondolavano piano. Sicuramente anche se Ben era stato via solo quattro giorni, a Liv era mancato molto. Erano molto uniti e innamorati.

“Sono proprio una bella coppia!” dissi, sorridendo a Edge.

“Già… ma anche noi!” disse, e mi strinse. “Edge!” dissi…

“Forza, rientriamo, prima che qualcuno ci veda!” dissi. Entrammo, e richiusi le persiane. “Ma sei proprio scemo! Tuo padre poteva vederci!” dissi, arrabbiata.

“Non mi importa Bec! Con mio padre non vorrei condividere solo la passione per il surf, ma anche potergli dire di quanto sono felice con te. Però se sapesse che ora il surf è caduto al secondo posto, perché nel mio cuore ci sei solo tu, si arrabbierebbe molto. Ma verrà a saperlo prima o poi…!” disse, guardandomi con gli occhi pieni di dolcezza. La mia indignazione scomparve subito e lo abbracciai.

“Ti adoro!” dissi, e ci allungammo sul letto. Lo baciai, e rimanemmo abbracciati sul letto a parlare, finché non venne l’ora di andare in spiaggia con Ben e quindi Edge sempre passando per il balcone andrò in camera sua a cambiarsi.

Alle cinque di pomeriggio Ben ci portò alla spiaggia privata del suo club che avrebbe ospitato il giorno dopo la gara. Era già tutto pronto, e l’unica cosa che mancava erano i giudici, che sarebbero arrivati in serata e sarebbero stati ospitati dal club.

Ben ci spiegò che la mattina ci sarebbe stata la gara femminile senior e junior, e nel pomeriggio stessa cosa per la gara maschile. Poi, la sera, durante il party che chiudeva la gara si sarebbero annunciati i vincitori. Quindi, dopotutto, la giornata stressante sarebbe stata quella dopo, in cui avremmo gareggiato, invece il resto del tempo che sarei rimasta ci saremmo rilassati.

Ben fu fortunato: le onde di quel pomeriggio erano mega swell e molto lontane dal Riff perciò ci volle subito veder surfare, per rendersi conto delle nostre probabilità di vittoria il giorno dopo.

Mandò per primo Edge, che fece del suo meglio, riuscendo anche a fare due Aerial, che resero davvero molto soddisfatto Ben. Sembrava molto contento, e come Edge uscì dall’acqua si congratulò con lui affermando che Simmo aveva fatto davvero un buon lavoro e che sicuramente quest’anno avrebbe vinto il torneo Senior come aveva vinto quelli junior negli ultimi 4 anni. Edge sembrò essere contento di ricevere quei complimenti dal padre e di averlo reso felice.

Venne il mio turno: sperai con tutto il cuore che arrivassero onde perfette per fare almeno un po’ bella figura. Fui abbastanza fortunata, le manovre mi riuscirono molto bene e devo dire che quel tratto di spiaggia era perfetto per surfare, e quindi per fare qualsiasi genere di acrobazia in acqua.

Vidi dopo una diecina di minuti Ben che mi faceva segno di uscire, e tornai verso gli scogli dove li avevo lasciati a sedere.

Strinsi le dita sperando con tutto il cuore che Ben fosse rimasto almeno un po’ impressionato da quelle manovre in cui mi ero impegnata tanto. Li raggiunsi e li vidi molto allegri. “Rebecca! Mi avevano detto che eri brava, ma cavolo! Non pensavo che tu fossi così dotata, per avere 17 anni! Credo proprio che domani vinceremo tutti e quattro i titoli! Complimenti Rebecca! Mi piace il tuo stile, molto fluido, sicuro di se, che sa adattarsi… riesci davvero a cavalcare le ode come se fossero sotto il tuo controllo! Davvero stupefacente! Lo sai… hai una tecnica che mi ricorda quella di Liv alla tua età. Anche lei aveva quel portamento sicuro e riusciva a fare delle manovre così spettacolari! Ottimo direi!”… e andò avanti così per molto.

Insomma, se la mattina mi era sembrato preoccupato sul fatto che potevo essere brava o meno, il pomeriggio era talmente contento e sicuro della vittoria, che ci riportò a casa e ci raccomandò di riposarci e mangiare abbastanza perché non potevamo non vincere quelle gare. Arrivati a casa, quella sera Ben lodò me ed Edge dicendo che quest’anno ogni club che avrebbe partecipato sarebbe stato sconfitto senza troppi problemi, e verso ora di cena chiamò Simmo e rimasero quasi un ora a parlare di me ed Edge, e di quanto era stato bravo ad allenarci.

Ben ci comunicò che la gara femminile Senior ci sarebbe stata alle 12, mentre quella maschile alle 17. Liv invece mi informò che a rappresentare il club di Ben ci sarebbero stati due ragazzini di 14 e 15 anni che lui aveva accuratamente scelto fra tutti gli iscritti alla scuola. Il ragazzino che partecipava alla Junior aveva 15 anni ed era il vincitore uscente dell’anno prima, mentre, sorpresa delle sorprese, la ragazzina di 14 anni che partecipava per la Junior femminile era la cuginetta di Edge, la figlia della sorella di Liv, un’allegra biondina di nome Summer, che era stata allenata personalmente da Ben per due anni.

Insomma, sembrava che il club di Ben aveva ampie possibilità di vittoria, e Ben aveva preparato tutto molto bene.

Dopo cena, andai a lavarmi e dopo essermi messa in camicia da notte, iniziai a riflettere sul giorno dopo: la mia vittoria era importante oltre che per Ben, Simmo e tutte le persone che ci avrebbero guadagnato in fama, pubblicità e bella figura, anche per me, perché mi avrebbe dato la possibilità di essere apprezzata e ringraziata da Ben e da tutta la sua famiglia, e così anche l’opportunità di poter essere felice con Edge senza nascondermi più. Era importante che il giorno dopo avessi conquistato la vittoria, per fare felice me stessa e rendere tutto più facile.

Decisi di telefonare a Perry, mi sembrava giusto farmi sentire anche da lei.

Presi il cellulare, composi il numero di casa Solar e attesi di sentire gli squilli. Uno, due, tre squilli…. “Solar Blue sono Deb?”

“Ehi Deb, ciao sono Bec!”

“Ehi Bec, che piacere sentirti! Come stai? Pronta per domani?”

“Già, un po’ agitata ma pronta! Voi?”

“Bene, tutto regolare qui! Vuoi parlare con qualcuno in particolare?”

“Potresti passarmi Perry, per favore?” domandai, sperando che fosse libera.

“Certo, aspetta, la chiamo…” …….. “Ecco, arriva! Allora ti lascio Bec, mi raccomando tieni alto il nome della Solar Blue! Simmo conta su di te!” disse, e mi salutò. “Ehi Bec! Che bello sentirti! Come stai? Come procede la vacanza con Edge?” sentire la voce della mia migliore amica mi fece subito sorridere.

“Ciao tesoro! Qui tutto benone devo dire. Mi sto divertendo un sacco, e sono tutti così gentili con me! E domani c’è la gara!” dissi allegra.

“E brava la mia Bec! Che dicono i genitori di Edge, di te e lui?”.

Bhè, la mamma e la nonna sono rimaste un po’ stupite ma sembravano molto contente! Anche tutti gli altri qui mi trattano molto bene!”.

“E il papà di Edge che cosa ne pensa di te ed Edge? Deve essere contento che un cavernicolo come il figlio abbia trovato una come te che lo sopporti!”.

“In realtà non glie lo abbiamo detto… diciamo che non gli piacerebbe sapere che il figlio si distrae dal surf per pensare alle donne… ma comunque mi ha riempito di complimenti oggi, quindi credo di andargli abbastanza a genio!”.

“Benissimo allora! Diciamo che ti sei accasata! E brava…”

“Perry! Ma dai! Gli sto simpatica ma non è che hanno deciso di adottarmi! E dimmi, tu come te la passi? Fly e Anna stanno tutte e due bene? Heath e Matt? Lady?”.

“Tutti bene, qui si muore di noia… ieri sera siamo andati tutti al cinema, anche con Joe, e abbiamo mangiato in pizzeria, ma oltre questo niente di che. Mi sa che stai meglio tu, da quello che ho capito vivi in un palazzo!”.

“Più che altro sembra un castello! Però si sto bene direi”.

“Edge come sta? Immagino sia contento di essere a casa per un po’?”

“Si si, è abbastanza felice, e poi domani c’è la gara! È preparatissimo!”

“Bene, sono contenta! Qui ti salutano tutti, e ti mandano un ‘buona fortuna’ per domani mattina! Anche Simmo, e dice di vincere!”.

“Bene, salutameli tutti quanti, e dì loro che tornerò con un trofeo!”

“Fantastico! Saluta anche Edge e digli buona fortuna! Ora ti devo salutare che la cena è pronta e Jilly ha paura che si raffreddi tutto! Mi raccomando facci fare bella figura e cerca di riposarti un po’! Ci vediamo dopodomani quando torni! Notte!”.

“Grazie tesoro. Buonanotte a tutti! Ciao!”. Riattaccai, e mi allungai sul letto soddisfatta di averla sentita e di sapere che andava tutto bene.

Dopo un po’ sentì bussare alla porta, e dissi “Chi è?”, sentì la voce di Edge “Bec, sono Edge, posso entrare?”, che bello era venuto a farmi compagnia.

“Certo, vieni! Chiudi bene quando entri!” dissi. Edge entrò, già in pantaloncini e senza maglietta. Si allungò sul letto affianco a me.

“Ho parlato con Perry, cinque minuti fa” gli dissi.

“Ah e che dice?” domandò. “Tutto bene! Ci fanno gli auguri per domani! Sperano di vederci tornare vittoriosi!” dissi allungandomi sulla spalla, verso di lui.

“Bene, e noi lo faremo!” disse, anche lui voltandosi verso di me.

“Insieme possiamo fare tutto!” gli dissi, rifugiandomi fra le sue braccia. Lui mi strinse a se, senza dire niente. Mi piaceva quando era così spontaneo.

“Potremmo anche abbandonare Simmo su un isolotto deserto solo con una canna da pesca… però poi se ci raggiunge a nuoto e torna sono guai!” disse, ironicamente.

Iniziai a ridere all’idea di Simmo naufrago, magro magro con la canna da pesca in mano. “Già!” dissi continuando a ridere.

Anche Edge sorrise e poi mi fece una carezza sul viso spostandomi ciuffi di capelli dal viso. “Sei così bella quando ridi… “ mi disse.

Tornai a sorridere, e arrossì. Lo abbracciai, e lui fece lo stesso. Alla fine mi resi conto che si stava facendo tardi. Guardai l’orologio, le 11,20 passate.

Allora decisi, raccogliendo tutto il coraggio che avevo, di fargli una proposta un po’ bizzarra. “Edge, senti, dato che è tardi, invece di scendere giù fino in camera tua, perché non rimani a dormire qui con me?” dissi, imbarazzata.

Guardai il suo petto, respirava lentamente. “Per me và bene, però metti la sveglia una mezz’oretta prima che arrivi Leyla a svegliarmi, così ho il tempo di scendere, sennò sono guai se non mi trova!” mi disse, felice della proposta.

Così impostai la sveglia, mi sciolsi i capelli e tirai su le coperte. Mi infiali sotto le lenzuola, abbracciai Edge poggiando la testa sul suo petto, e respirai. L’odore della pelle di Edge mi piaceva tantissimo. Lo strinsi, ascoltando il suo cuore. Pensai che lui era lì per me, e non l’avrei mai lasciato andare via. Mai.

Forse mi addormentai dopo un minuto, forse dopo un ora, non lo so, ma ricordo solo di averlo tenuto stretto tutta la notte, sognando i suoi baci.

 

 

Eccomi! Finalmente ho finito anche questo capitolo! Insomma come vi sembra il nostro Ben? Volevo fare un personaggio un po’ più autoritario all’inizio, ma poi ci ho ripensato, anche perché questo avrebbe spaventato e messo in ansia Bec ancora di più.

Comunque grazie a tutte voi che avete recensito l’altro capitolo! Come sempre grazie a Valenia, Elisy e rikyErupy per l’appoggio e i commenti sempre positivi e gentilissimi!

Ora carico anche questo capitolo e volo a leggere il 15° capitolo della FF di Valenina! Sono così curiosa J

Un bacio ragazze! Al prossimo capitolo!

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Capitolo 11
*** Giorno 9: Come lo yin e lo yang ***


GIORNO 9:

GIORNO 9: Come lo yin e lo yang

 

Di quel giorno in realtà mi ricordo davvero poco, forse per la tensione  e l’ansia, forse per il desiderio che passasse in fretta quella prova che mi bollava o no come ragazza adatta ad Edge, o forse era solo la paura di una gara; non lo so, però non mi ricordo comunque molto.

Quella mattina mi svegliai presto, aprì gli occhi e ricordai di aver dormito fra le braccia di Edge, che era già sveglio. Mi scostai i capelli dalla faccia, e lo guardai sorridendo. “Buongiorno!” mi disse.

Mhh… che ore sono? Dimmi che è presto…” poggiai la testa sul cuscino.

“Sono le sette e mezza… non è presto, ma nemmeno tardi. Fra venti minuti scendo giù in camera mia… Leyla è sempre puntuale, e alle 8 sarà davanti alla porta, quindi meglio anticiparmi” disse stiracchiandosi. “Hai dormito bene?” mi chiese.

“Non potrei immaginare di dormire meglio… e tu?” chiesi, tirando su una coperta.

“E chi ha dormito? Fra il pensiero della gara che si avvicina, e l’averti fra le mie braccia, addormentata… dormire non era nelle mie priorità, chissà quando ci ricapiterà, poi!” disse, accarezzandomi la testa.

“Oh! Ma che fai? Mi guardi mentre dormo? Magari russo anche! Joe mi diceva sempre che …” non feci in tempo a finire perché Edge mi baciò e mi strinse a sé. Lo abbracciai anche io, adoravo i suoi baci, ma così era ancora meglio. Era la magnifica sensazione di averlo solo per me, quasi a completarmi, e ogni secondo che passava, ogni bacio, ogni carezza e ogni sguardo che ci scambiavamo mi dava la certezza sempre più grande che quell’amore era destinato a vivere per sempre. Capì che non era perché ci legava una tavola, non perché ci univa una passione comune, e nemmeno perché eravamo costretti a vivere in una casa insieme ogni giorno, né per altri motivi, ma solo perché era quello che desideravamo, quello che sognavamo più delle altre cose, solo perché ci volevamo.

Sentì le due labbra spostarsi sul collo, e sentì il cuore battere più veloce. Non c’èra nulla che non mi piacesse, che non amavo di lui, che non mi faceva stare bene, e in quel primo mattino di un giorno che, dopotutto, era uno come tanti altri capì una cosa: finalmente avevo abbandonato la vecchia Bec, paurosa e complessata di non essere all’altezza, stringendo con Edge un legame indissolubilmente forte, quello dell’amore, un amore destinato a durare.

E così, consapevole di come ero cambiata e maturata, presi la mia decisione!

“Edge, senti, ascoltami, ho deciso una cosa, ma devi dirmi se sei d’accordo”, subito smise di baciarmi e mi ascoltò, perché mi rispettava e dava importanza ad ogni mio singolo sguardo, emozione e parola.

Incrociai i suoi magnifici occhi blu, e sentì il mio cuore accellerare forte, battere, battere, battere contro il petto, uscire da un momento all’altro.

Ci vuole una buona dose di coraggio per dire determinate cose, e a me ne servì davvero moltissima, così cercai la sua mano sotto le coperte, la strinsi e la misi sul mio petto. “Ascolta il mio cuore…lo senti?”.

Respirai a fondo, e lo guardai, e dopotutto anche se non capiva che stava succedendo, mi ascoltava. Respirai ancora, sentivo il cuore accellerare, troppo veloce, e quasi corse via, via con le parole che scivolarono leggere fuori da me, sospese nell’aria.

“Ho preso una decisione, e spero che sarai d’accordo: questa sera dopo la festa voglio fare l’amore con te!”. Ecco, non potevo tornare indietro e nemmeno avrei voluto farlo. Respirai in silenzio, e aspettai che Edge rispondesse.

“Va bene Bec… lo voglio tantissimo anche io. Questo giorno sarà speciale, che vinceremo o perderemo!” disse, abbracciandomi.

 

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Il resto di quel mattino è quasi buio totale per me, ricordo solo che Edge tornò in camera sua, andammo a fare colazione alle 8,30 e già alle 10,30 eravamo in spiaggia. La gara junior femminile si svolse abbastanza velocemente, le onde erano buone e quella che mi presentarono come la cuginetta di Edge, Summer, era una piccola macchina da guerra sulla tavola. Ben aveva fatto un ottimo lavoro.

Alla fine vennero le dodici, e i giudici di gara dichiararono aperta la Femminile Senior. Prima di me surfarono due ragazze dei club vicino a quello di Ben. La prima se la cavò più o meno, ma perse delle ottime onde, e questo mi tirò su, ma la seconda mi spaventò, sicuramente fece un ottimo punteggio totale. Poi sentì il suono della trombetta che segnalava la fine del tempo, vidi i giudici consultarsi e sentì il coordinatore della gara annunciare “La prossima è Rebecca Sanderson, surfista proveniente da Sydney, attualmente impegnata con l’accademia Solar Blue” feci un passo avanti e mi feci vedere. “Partecipa per rappresentare il club Lidge, di Ben Edgly. Ha 17 anni e ha già vinto gare da cadetto in Indonesia, Australia Ovest e concorsi locali. Un applauso per Rebecca!”. Sentì il vento tra i capelli, salutai i giudici con la mano e corsi in acqua. Sentì la trombetta suonare, il tempo era partito. La fortuna era dalla mia, le onde arrivavano proprio dal mio lato e non mi fu difficile surfare dato che ero spinta dal vento. Sentivo la tensione sciogliersi, il cuore rallentare la sua corsa, e le gambe stabili sulla tavola. Riuscì a fare manovre che spesso nelle onde troppo corte di Blue Water Beach non mi riuscirono, e soprattutto dato che le long board erano la mia specialità riuscì a rimanere in equilibrio per tutta la coda dell’onda. Ricordo che mi sembrava di volare con onde magnifiche come quelle, e capì come mai Edge era l’unico di noi della Solar a saper fare un Aerial perfetto: allenarsi su quelle onde ti fa imparare tutto molto più velocemente, e dopotutto anche Liv aveva affrontato le stesse onde per diventare una stella del surf.

Alla fine sentì anche io la trombetta che segnava lo scadere dei dieci minuti e uscì velocemente dall’acqua. Tornai alla giuria e sentì gli applausi accogliermi. Edge e Ben rimasero al loro posto (in una situazione normale probabilmente Edge sarebbe venuto ad abbracciarmi, ma con Ben nei paraggi…) mentre vidi Liv corrermi incontro e abbracciarmi.

“Tesoro! Sei stata bravissima! Santo cielo, mentre surfavi nessuno faceva una piega o diceva un acca, avevano tutti gli occhi incollati su di te che davi uno spettacolo che qui pochi avevano visto, da una ragazza della tua età!” Liv mi abbracciò ancora. Poi fu il turno di Claire. “Brava ragazza! Complimenti! Credo che tu abbia fatto proprio un figurone!” e mi abbracciò. Mentre ricambiavo l’abbraccio sentì che mi sussurrava nell’orecchio “Ben è rimasto molto colpito! Vai a prenderti i tuoi complimenti!”.

Le sorrisi, e andai verso Edge e Ben anche per prendere l’asciugamano.

“Rebecca! Rebecca! Credo che non mi servirà nemmeno vedere le altre performance! La tua esibizione ha azzittito la spiaggia! Nemmeno le pettegole del club parlavano, troppo intende a vederti all’opera! Complimenti, complimenti!!” disse, e mi diede una pacca sulla spalla, e poi disse fra sé e sé “Avremo presto un altro trofeo!” e andò a poggiare la mia tavola al sole. Edge venne verso di me e mi abbracciò. Non potevo chiedere di più in quella situazione, ma mi bastava sentire il suo calore.

“Sei stata meravigliosa! Come dice papà, era da tanto che questa spiaggia non vedeva esibizioni così spettacolari. Forse dai tempi di mamma! Sei ufficialmente la nuova Liv Cameron! Papà è molto fiero di te!” mi disse. Avrei preferito i suoi baci a qualsiasi complimento, ma i suoi sorrisi dicevano tutto.

Il pranzo veloce. La spiaggia si dimezzò, la gente tornava a casa per le ore più calde, ma Ben volle rimanere a monitorare il vento, il tempo e soprattutto Edge. Leyla aveva preparato dei panini per tutti, così mangiammo tutti insieme, anche con George che era venuto a portarci il cestino del pranzo.

Dopo mangiato mi allungai con Liv ed Edge sotto l’ombra, era abbastanza caldo, e perciò a nessuno andava di fare altro, fuorché riposare. Verso le 2,30 di pomeriggio i giudici tornarono, e con loro arrivò il piccolo Owen, il ragazzo che avrebbe rappresentato Ben e il club per la categoria maschile junior.

Era un ragazzino alto e magro, dimostrava i suoi 15 anni, e quando vide Edge lo abbracciò. Sembrava che non si vedessero dall’anno prima quando Edge era partito per Sydney dopo aver ricevuto il contratto di nuovo allievo della Solar Blue. Edge gli fece molte domande, e si scambiarono qualche pacca alla schiena, poi si avvicinarono insieme a me e Liv. La mamma di Edge lo salutò offrendogli da bere, dopotutto lei lo vedeva ogni giorno quando Ben lo allenava. Poi lo vidi guardarmi e alla fine mi disse “Tu sei Rebecca Sanderson vero? Della Solar?”.

“Già, si, Ben ti ha parlato di me?” gli domandai. Lui scosse la testa, e mi disse spiegandomi “Vi seguo ogni settimana dal sito, sia Edge che gli altri ragazzi, e spesso sbircio anche la classifica delle ragazze. Tu sei sempre prima o seconda, per questo mi ricordo di te… e poi anche perché si mormora sul blog che ci sia qualcosa fra te e Edge, l’ho letto…” non fece in tempo a finire la frase perché Edge gli mise una mano sulla bocca, se lo caricò in braccio e lo portò lontano dalle orecchie di Ben. Li seguì accertandomi che Ben fosse distratto, e probabilmente non aveva sentito nulla dato che era tutto preso a discutere con George sulla forza del vento e altre cosa incomprensibili.

Owen! Sei scemo! C’èra mio padre lì!! Se ti sentiva…” disse Edge serio.

“Allora è vero?? Quella è la tua ragazza??” disse il ragazzino di risposta mentre mi vide arrivare.

“Macché, queste sono voci che mettono quelli che aprono i blog per farsi pubblicità e avere più visite! Lo sai che io non mi interesso delle ragazze, ma solo del surf. Non ho mica tempo ti trovarmi la ragazza io, devo diventare un campione!” disse serio.

“Mi deludi Owen, pensavo che tu avessi mi stimassi e avessi un po’ più considerazione su di me! E invece pensi che io mi cerchi la ragazza alla Solar invece di allenarmi! E vabbè…” disse, un po’ arrabbiato.

“No, Edge, scusami, sai sono voci che girano da un po’ ormai! E poi hai delle ragazze così belle a casa… Pensavo che…” replicò Owen. Insomma, io ero lì, ma sembravo invisibile. Comunque Owen sembrò convinto. “Scusatemi, e scusami soprattutto tu Rebecca… come ho potuto pensare che una ragazza bella come te possa andare a innamorarsi di questo sbruffone scontroso! Ho sbagliato di certo!” disse ridendo. Vidi Edge che lo guardava male.

Ahh! Certo! Sbruffone scontroso èh!! Adesso te lo do io lo sbruffone scontroso! Vieni qui!” strillò Edge. Li vidi rincorrersi e azzuffarsi teneramente.

“Alla fine ti ho preso!” disse Edge, riportandolo da noi, sulle spalle. Erano proprio scemi. “Sai fratellone, mi sei mancato tantissimo! Perché non rimani qui?” gli disse Owen serio. Rimasi un po’ sconcertata da quella frase. Ma subito arrivò la spiegazione. “Ehi, ma allora siamo ancora fratelli tu ed io?? Non avevi detto che non mi volevi più vedere??” chiese Edge. “No, quando ti ho detto che non ti volevo più come fratello era perché te ne stavi andando e io non potevo sopportare che saresti stato un anno via, lontano da tutti noi, ma poi ho capito che lo facevi per diventare un campione, e i campioni devono sacrificare molto per arrivare in altro! Questo me lo hai imparato tu, ricordi? Avevo paura questa mattina che tu ti fossi dimenticato di me e ora non volessi essere mio fratello, ma invece sei il mio fratellone di prima!” disse Owen tutto serio serio e convinto. Alla fine Liv mi spiegò bene la faccenda, mentre i due continuavano a parlare fra loro.

“Edge si è scordato di dirtelo, ma quel ragazzino è una specie di fratellino per lui. Gli ha imparato lui a surfare e lo ha iscritto al club di Ben, sono quasi cresciuti insieme, ed essendo figli unici entrambi hanno deciso di essere fratelli. Ma quando l’anno scorso Edge è stato preso alla Solar come allievo Owen gli disse, anzi lo pregò, di non partire. Ci rimase molto male quando Edge andò via, non andò nemmeno all’aeroporto a salutarlo e giurò di non volerlo più come fratello. Alla fine però sembra che Owen abbia perdonato quello che per lui fu un tradimento. Lo ha aspettato tanto, e ora vuole fargli vedere quanto è migliorato! Sarà una bella gara!” concluse Liv, sorridendomi.

Guardai Edge, ogni giorno che passavo con lui lo vedevo sotto una luce differente, sempre più illuminato, mostrando le sue mille sfaccettature. Nessuno lo conosceva davvero forse, ma in fondo era un ragazzo migliore di tanti altri, e una persona meritevole di stima e ammirazione. Anche lui durante quell’anno si era portato dentro notevoli sofferenze, ma non aveva mai fatto pesare nulla a nessuno. Anzi, io l’avevo riempito di stupidaggini con la storia di Joe, che non era alla Solar, che non ci parlavamo più, con le mie paure di perdere le mie amiche, di non essere all’altezza delle cose, e lui mi aveva sempre aiutato a guardare avanti, anche quando era solo un amico. E invece lui, dall’altra parte dello stato, lontano da parenti, amici, genitori, da Owen, dalla sua spiaggia e dalle sue onde, con la colpa di aver abbandonato le persone che amava per pensare a se stesso, fra gente che non si sforzava molto di capirlo e conoscerlo e con una ragazza che si lamentava di stupidaggini, lui ce la metteva tutta ogni giorno senza lamentarsi mai. Ancora una volta mi resi conto di che persona straordinaria avevo accanto, e di che fortuna mi era capitata. E mi domandai di nuovo se davvero ero degna di lui.

Lasciai la mia nuvoletta di pensieri quando sentì la tromba dei giudici, e guardandomi introno mi resi conto che la gente si era triplicata e che erano le 3,30 di pomeriggio, quindi la gara junior stava per iniziare. Io ed Edge ci spostammo accanto a Ben che stava aprendo la custodia della tavola di Owen.

Sicuramente Ben aveva riposto molta fiducia in quel ragazzino, e si aspettava che con Edge a cui dimostrare i suoi miglioramenti si sarebbe impegnato ancora di più.

Ci informammo sulla posizione di Owen, avrebbe surfato per secondo. Le onde alte che si erano viste la mattina erano un po’ diminuite, ma l’acqua era lo stesso perfetta per surfare. I primi dieci minuti del primo degli sfidanti di Owen passarono in fretta, e non si dimostrò particolarmente temibile come avversario. Arrivò il turno di surfare anche per Owen, e il giudice lo presentò. Entrò nell’acqua spavaldo (mi ricordava moltissimo qualcuno) e surfò per quei dieci minuti al meglio delle sue capacità. Fu molto bravo per un ragazzino di appena 15 anni. Quando uscì si complimentarono in molti con lui. Anche io ed Edge applaudimmo la sua performance, finché Ben non se lo portò via, per dirgli chissà cosa. Guardai i surfer successivi, e poi l’orologio: le 4,20. Edge avrebbe gareggiato alle 5. Alla fine anche la gara junior terminò e cominciai a sentire l’agitazione nell’aria. Quella gara era la più importante, la fase che tutti aspettavano. La gara maschile Senior, con il ritorno del grande Dean Edgly. Almeno queste furono le voce che sentivo mentre andavo a prendere da bere.

La tensione era palpabile, si poteva sentire nell’aria. Alle 5 meno 10 andai io stessa a informarmi sulla posizione di Edge: surfava come me per terzo.

Lo vidi molto teso. I muscoli contratti, silenzioso, respirava irregolarmente, guardava fisso il mare, e poi il primo partecipante: non staccò mai gli occhi dal suo rivale, ne mentre era fra le onde, ne fuori. E lo stesso accadde 15 minuti dopo, con la performance del secondo surfer dei Senior. Alla fine non parlava più nessuno, vedevo Ben che guardava i giudici cercando di capire le loro impressioni, Liv e Claire che sussurravano qualcosa fra loro. Io e Owen rimanemmo lì in silenzio, e alla fine anche il secondo sfidante uscì dall’acqua al suono della trombetta che annunciava lo scadere dei 10 minuti di gara. Pochi istanti dividevano Edge dalle onde.

Qualche minuto e il giudice chiamò Edge. “Signore, signori, adesso abbiamo il piacere di vedere il vincitore di tre edizioni successive della nostra competizione: direttamente di ritorno da Sydney dalla famosissima accademia di Surf Solar Blue e figlio di Ben Edgly, vi presento Dean Edgly! Per chi non lo sapesse ha 17 anni, e ha surfato su i migliori spot australiani! Buona fortuna Dean!” quelli del club di Ben scoppiarono in un applauso, e anche la gente di altri club applaudiva.

Vidi Edge salutare i giudici con la mano, e con la tavola sottobraccio dirigersi in acqua. Quello che vedemmo dopo fu uno spettacolo di puro talento, e duro allenamento. Riuscì in 3 perfetti Aerial, cavalcò la coda di quasi tutte le onde che gli arrivarono sotto la tavola e passò sotto i tunnel d’acqua di tutti i mega swell che si presentavano. Probabilmente fu anche perché il vento era buono e le onde alte, ma diede il meglio di se stesso dimostrando che non era alla Solar per caso.

Alla fine di quei dieci minuti tornò verso di noi, godendosi l’applauso del pubblico e i complimenti del presentatore, entusiasta della performance.

Liv e Claire corsero ad abbracciarlo, Owen gli urlò complimenti per dieci minuti e alla fine venne anche il mio turno. Lo abbracciai cercando di sembrare naturale, e gli feci i miei complimenti, e alla fine Ben soddisfatto diede una pacca al figlio e si complimentò con tutto il cuore.

La gara Senior si concluse alle 6 passate, e così dopo che Ben si fermò a chiedere a che ora si sarebbe svolta la festa, ripartimmo per Villa Cameron. Arrivati li ognuno si rilassò in camera propria, e dato che alle 8 dovevamo essere pronti, e mancava poco più di un ora, iniziai a prepararmi, per essere pronta e perfetta. Anche quella prova ormai era andata e sicuramente avevo dato il meglio di me. Mio sentì contenta e sollevata e mentre mi facevo la doccia la mia mente andò ai fatti della mattina. Se avessi vinto o meno, quel giorno sarebbe stato indimenticabile lo stesso. Per un attimo avvertì il cuore fermarsi, e poi accellerare.

Uscita dalla doccia iniziai a decidere che cosa indossare per la serata che veniva.

Su consiglio di Deb, che di party per la premiazione ne aveva visti e vissuti, avevo portato due vestiti eleganti, giusti per l’occasione.

Alla fine, dopo averci ragionato un po’ su scelsi il mio vestito preferito: era molto leggero, non lunghissimo (arrivava poco oltre le ginocchia), la parte davanti azzurra e la parte di dietro celeste chiaro, le spalline molto ampie e una fascia sotto il seno, azzurra. Arricciai un po’ i capelli, sperando che quei boccoli durassero per la serata a venire. Per le scarpe scelsi un paio di tacchi non troppo alti, argentati, molto semplici ma che si adattavano bene al vestito. Sistemai un paio di fermacapelli ai lati della testa e indossai l’unico paio di orecchini e collana che mi ero portata. Dopotutto era meglio così, sapevo che se mi fossi portata  più cose ci avrei messo una vita a scegliere. Sistemati anche i capelli passai allo smalto, azzurro chiaro, coordinato col vestito, e il trucco leggero. Decisi di non metterne troppo, soprattutto per lasciare un tono naturale a occhi e viso, scelsi il colore di rossetto più chiaro e misi un po’ di fard. Alla fine, alle 8 meno qualche minuto ero pronta a scendere. Scesi le scale con passo leggero, e arrivai al secondo piano. La porta di Edge era aperta perciò capì che doveva già essere giù ad aspettarmi con gli altri. Mi affrettai a scendere anche le scale che portavano direttamente al salone, probabilmente erano tutti lì.

Mentre imboccavo la prima rampa di scale già sentivo il vociare proveniente dal salone, quindi mi rassicurai, erano tutti lì. Ascoltai il brusio e sentì la voce di Liv che diceva “Cerca di starle vicino Dean, non conosce nessuno, e se vi faranno delle interviste per i giornali locali, date risposte veloci, non perderci tempo. Cercate di godervi la festa! E invitala a ballare, non fare il difficile! Ben diglielo!”….. sentì la voce di Ben. “Certo Dean, questa sera cerca di divertirti, e fà divertire anche Rebecca, è stata così gentile a saltare le sue vacanze per venire fin qua a gareggiare per il mio club, cerca di dedicarti a lei durante la serata!”… parlavano ancora di me? Dopotutto mi faceva piacere sentire Liv convincere Ben a lasciare libero Edge per una serata! Alla fine arrivai anche alla rampa di scale che scendeva direttamente nel salone. La scena che mi trovai davanti era questa: Edge e Ben di spalle alle scale, e Liv davanti a Edge che gli sistemava il papillon dello smoking, la vidi alzare la testa, guardarmi e sorridermi. Subito anche Ben ed Edge si girarono e credo che l’espressione di Edge di quel giorno non la dimenticherò mai: mentre scendevo lentamente le scale, cercando di non inciampare, Edge con la bocca spalancata e una faccia più che stupita, che mi guardava col fiato sospeso. Alzai le braccia in segno di “che c’è? Sono io” e continuai a scendere. Vidi Liv assestare una gomitata a Edge e sussurrare qualcosa, subito Edge mi corse incontro e mi porse il braccio da vero gentiluomo.

“Signorina, oggi sono il suo cavaliere” mi disse guardandomi felice.

“E dov’è il cavallo?” dissi felice, prendendolo sotto braccio.

“Bene ora che ci siamo tutti possiamo anche andare!” sentenziò Ben prendendo una bellissima Liv sottobraccio e incamminandosi verso la porta.

“E dove sono Claire e George?” chiesi io non vedendoli arrivare.

“Oh, sono andati al garage a prendere la Mercedes, mi pare ovvio! Volevi andare a piedi?” mi disse Ben ridendo.

“Credevo che andassimo con l’auto che guida George di solito!” dissi io sorpresa.

“No, papà nelle grandi occasioni usa una delle sue macchie eleganti, e dato che oggi siamo sei ha deciso di esagerare e prendere la Mercedes italiana… papà è fatto così che ci vuoi fare!” disse Edge di tutta risposta.

Arrivati in giardino George era davanti all’auto con Claire e parlare, e appena ci videro arrivare ci riempirono di complimenti.

“Ma che bella coppietta!” disse Claire, mentre io arrossivo. “Nonna…” disse Edge a denti stretti mentre guardava Ben che saliva.

“Ma che ti importa Dean! Tanto prima o poi lo scoprirà!” disse Claire.

“Ti piace quest’auto Rebecca?” chiese George tutto contento di poter guidare di tanto intanto anche auto del genere.

“Sinceramente non sono nemmeno mai salita su una Mercedes, a Sydney poca gente ha queste auto, e non le usa certo nei nostri quartieri” spiegai.

“Benissimo, c’è sempre una prima volta per tutto! Anche per salire su determinati tipi di macchine! Spero ti piaccia!” disse, e salì al posto di guida.

Entrai in quell’auto magnifica e mi sedetti accanto a Edge. Mi sentivo un po’ una principessa quella sera, ed era tutto così bello…

Arrivammo in 10 minuti al locale della festa, e George ci lasciò proprio davanti all’entrata mentre lui andò a parcheggiare.

Ben consegnò gli inviti al portiere e subito entrammo, l’atmosfera era tranquilla, e mi sembrava più una festa da “Vincitori di Oscar e premi Nobel” che dà gara sportiva, ma si vede che lì andavano di moda le feste sfarzose.

Alle 9, quando la lista degli invitati era completa sentimmo la voce dell’organizzatore del torneo e del party annunciare l’inizio della premiazione.

“Buonasera signori, signore, signorine e tutti voi presenti! Sono Josh Cattish, e vi do il benvenuto al party di premiazione della gara sportiva di quest’anno! Senza ulteriori indugi cominciamo con la vincitrice di quest’anno della gara Femminile Junior, svolta questa mattina. Di tutte e 5 le ragazze che rappresentavano i vari club partecipanti, la vincitrice è…………………………….” Un’ attimo di silenzio mentre tutti stavano col fiato sospeso, Ben soprattutto.

“È Sara Beans del Club Sun Beach! Complimenti! Ha vinto con un punteggio di 9, 9, 8!” e una ragazzina castana e magra, tutta vestita di rosa salì sul palco. Vidi Ben sbarrare gli occhi…

“Seconda arrivata, e vincitrice del premio Nuovo Talento con i voti 8, 9, 8 è Summer Keysh Cameron del Club Lidge! Complimenti!” …. E vidi Ben che si era un po’ ripreso mentre la piccola Summer saliva sul palco tutta contenta. Annunciarono il terzo premio, e un’altra ragazzina salì a ritirarlo, poi ricominciò il silenzio in sala.

“Per la categoria Maschile Junior svoltasi questo pomeriggio, il vincitore con un punteggio di 9, 7, 8 è……………………………….” Ancora silenzio in sala.

“È Owen Sevier del club Lidge! Complimenti!” disse. Vidi Owen tutto elegante salire sul palco a ritirare il suo premio! Fece un inchino al pubblico che applaudì e ritirò il suo premio, salutando me ed Edge che da sotto il palco lo acclamavamo.

Chiamarono gli altri nomi dei rispettivi rappresentanti di altri Club, ma Ben per quel frangente con ci fece caso, troppo preso a complimentarsi con Owen, e ad ammirare il loro sudatissimo premio!

“Bene signori e signore, ed ora il momento che tutti voi aspettate! Annunciamo il vincitore e la vincitrice delle gare Senior Maschile e Femminile di quest’anno. Con i punteggi complessivi maschili di 10, 9, 10 e femminili di 9, 9, 10 il vincitore e la vincitrice di quest’anno delle gare Senior sono…………”.

Silenzio nella sala, non vedevo volare una mosca, e cercando la mano di Edge la stinsi tra la mia più forse che potevo, col cuore a mille battiti al minuto.

“Sono Dean Edgly e Rebecca Sanderson! Fategli un applauso!!” sentì dire.

In un impeto di gioia che mi scosse come una scarica quasi mi lanciai addosso ad Edge, abbracciandolo con tutte le mie forze!! “Abbiamo vinto!” gli dissi felicissima.

Allora successe qualcosa che ha dell’incredibile. In un secondo mi trovai stretta ad Edge, le sue braccia intorno alla vita e le sue labbra che mi baciavano, così anche io lo bacia troppo felice della vittoria. Mi resi conto solo dopo che tutti ci guardavano, che Ben era sorpreso e ci fissava e che era il caso di andare sul palco a ritirare il premio, dato che anche il presentatore ci fissava.

Presi per mano Edge e salimmo le scalette del palco, avvicinandoci al presentatore.

“Bene ragazzi! Dean, Rebecca, come ci si sente ad aver vinto la gara insieme, entrambi rappresentanti del Club Lidge? Siete soddisfatti?”.

“Tantissimo, anche se è la mia seconda vittoria in categoria Senior è sempre fantastico!” disse Edge, spensierato al microfono.

“Già, è davvero meraviglioso! Sono soddisfatta!” risposi anche io.

“A chi dedicate la vittoria?” chiese il presentatore tutto preso dalle domande.

“A mio padre che mi ha insegnato a surfare, e al mio coach Simmo della Solar che ora non è qui!” disse Edge felice.

“A Simmo, anche io, e a tutta la famiglia Edgly e Cameron che sono stati gentilissimo con me e mi hanno dato l’opportunità di partecipare! Grazie!” dissi.

Vidi Liv, George e Claire che ci mandavano baci da sotto al palco e Ben che applaudiva contento.

Scendemmo dal palco, e l’applauso continuò ancora per un po’. Poi sentì l’abbraccio di Liv, Claire e George e i loro complimenti, e anche Ben mi abbracciò!

“Bravi ragazzi, complimenti! Questo è un altro trofeo per il club! Mi congratulo, per il punteggio altissimo che avete fatto!” disse Ben. Sorrisi, Edge lo stesso.

“Però ora mi dovreste spiegare una cosa…” disse Ben.

“Si papà, lo so, ti riferisci a me e Bec… volevamo evitare di dirtelo sennò tu avresti fatto la solita tiritera sulla concentrazione e l’impegno, ma mi sembra giusto che tu lo sappia. Bec e io stiamo insieme papà…” spiegò Edge.

Rimasi in attesa, pronta a sentire una predica di due ore, ma invece Ben disse solo

“Va bene Dean, allora va bene così. Dopotutto Rebecca è una brava ragazza, è adorabile, educata e veramente una grande surfer. Meglio lei che un’altra, e poi adesso siete i campioni in carica, non posso certo dirvi io cosa fare o no! Però Edge, e Rebecca vale anche per te, mettetecela tutta alla Solar, mi raccomando!” ci disse, molto tranquillamente. Sorrisi, sorrisi e sorrisi ancora! Andava tutto benissimo!

“Emh…. Posso dare un occhiatina ai trofei?” domandò Ben. Naturalmente Edge glie li affidò entrambi, e credo che Ben due minuti dopo era già a pavoneggiarsi coi gestori dei club rivali, dopotutto aveva vinto 3 premi da primo posto, e un premio speciale, se lo meritava!

Andava tutto magnificamente bene! Ero così felice che Ben avesse accettato al nostra relazione che non mi innervosì nemmeno alle infinite domande degli intervistatori e fotografi dei giornali locali, che ci trattennero una buona ora fra le foto e il resto.

La serata trascorse veloce, fra i complimenti di tutti e qualche ballo con Edge, stretti stretti sotto le luci soffuse della sala, condividendo serenità e allegria.

Alla fine, all’una passata, Claire ci radunò tutti mentre George ci aspettava in macchina fuori, vicino ai parcheggi.

Il ritorno fu più breve dell’andata, dato che a quell’ora non c’erano macchine per strada e quasi non mi accorsi dello spostamento durante il tragitto.

Arrivati a casa George si fermò davanti al piazzale e ci fece scendere poi andò al garage. Entrammo in salone, Claire e Ben raccontarono a Leyla (che era rimasta sveglia ad attenderci) della serata e della vittoria, e anche lei si congratulò con me ed Edge. Liv e io andammo in cucina a bere un bicchier d’acqua. Era tutto molto silenzioso quella sera, e io non riuscivo a far altro che pensare a quello che stava per succedere. Seguì Liv distrattamente, e arrivate in cucina chiusi la porta.

“Allora cara, ti sei divertita?” mi domandò versando l’acqua nei bicchieri.

“Si, direi di si, sono contenta della vittoria, ma credo che lo cosa più bella della serata è stata la reazione di Ben su me ed Edge…” dissi, sorridendo.

“Già, ma dopotutto lui è uno che si preoccupa per il figlio, non è che non vuole che si trovi una ragazza” mi disse, porgendomi il bicchiere.

“Ma certo, è una persona davvero magnifica!!” dissi, bevendo.

“Sono contenta che Edge abbia trovato una ragazza come te… ero preoccupata sotto questo aspetto, ma vedo che non ce n’è motivo. Sei proprio un tesoro Bec!” mi disse.

“Grazie, Liv, ma è lei a essere troppo gentile” dissi, porgendogli il bicchiere vuoto.

“Macché, so quello che dico. Adesso andiamo a riposare, domani è un altro giorno. Ah! Il vostro aereo per Sydney parte alle 6 di pomeriggio, quindi almeno per pranzo i vedrò! Sono già passati questi giorni…peccato” disse, aprendo la porta.

“Già, sono stata proprio bene qui!” dissi, sorridendole.

“Mi fa piacere tesoro, ti auguro buon riposo! Ben andiamo!!” disse.

“Grazie, anche a te. Buonanotte!” dissi, seguendo Edge per le scale, che nel mentre era salito. Arrivammo al primo piano e vidi Edge che andava in camera sua, e subito dissi “Dove vai?” e lui si girò verso di me.

“Non sei stanca? Direi che è tardi, non vuoi dormire?” mi chiese.

“Edge!” dissi. Come gli veniva in mente?

“Questa sera dormirò con te, in qualsiasi caso, sonno o no…” dissi. Forse era il sonno che mi dava alla testa, o forse no, ma penso che si rese conto che ormai avevo deciso e non mi sarei tirata indietro, ne avrei avuto ripensamenti.

Lo presi per mano, e mentre salivamo le scale ripensai a quella volta nella tenda, e alla nostra goffaggine. Iniziai a sentire il cuore accellerare, scalino per scalino, mentre salivamo e poi arrivavamo davanti alla porta.

Aprì la porta della camera, entrammo e la richiusi, questa volta a chiave, per sicurezza, nel caso la mattina qualcuno fosse salito a svegliarmi.

“Bec, per questa sera è meglio se ci riposiamo, dopotutto è tardi…” mi disse seriamente. Ci sedemmo sul letto, vicini, appoggiai la testa al suo petto.

“Sai, è fantastico che tuo padre abbia accettato che noi due stiamo insieme… credo che le nostre vittorie gli abbiano fatto capire che ci sosteniamo a vicenda, non abbiamo distrazioni dalla nostra storia…” dissi, contenta.

“Già…ma credo che anche se non avessimo vinto questa sera glie lo avrei detto lo stesso di noi” disse Edge, abbracciandomi.

“Perché?” chiesi. “Penso che quando una persona sia molto felice perché ha trovato qualcuno da amare e perché la vita gli ha regalato una cosa così importante come tu lo sei per me, ti venga voglia di gridare a tutti di questa fortuna e di questa felicità, e vuoi condividerla con chi ami, e perciò penso che se mio padre vuole vedermi felice avrebbe dovuto condividere con me questa mia gioia. Dici che avremmo dovuto tenerla per noi?” mi chiese. Lo strinsi forte, comprendendo i suoi sentimenti.

“No, l’amore è una cosa bellissima e dà tanta felicità. Credo che tutti vogliano condividere questa felicità e mostrarla agli altri. Noi compresi…” gli risposi.

Edge mi guardò, senza dire nulla, e per un po’ rimanemmo in silenzio.

Alla fine Edge, prendendomi le mani, mi guardò e mi disse, serio:

“Bec, c’è una cosa che devo dirti…”. Rimasi col fiato sospeso. Che stava succedendo? Perché era così serio? Mi resi conto lentamente che il mio primo amore era pieno di domande, di interrogativi e questioni, non sempre andava tutto bene, ma sapevo che quell’innamoramento stava crescendo e io volevo riporre nella nostra storia molta fiducia. Lo ascoltai senza paura.

“Credo che forse mi troverai stupido, o affrettato, ma quando provo certe cose ho bisogno di dirle, non voglio tenermi dentro nulla, voglio che tu sappia quello che mi fai provare, sentire e quello che mi trasmetti” mi disse. Rimasi in silenzio, faccia a faccia, pronta a qualsiasi cosa. Sentì la sua mano sul viso, e una carezza delicata. Attesi.

“Bec, quando ti ho conosciuta ho capito che eri speciale. Sei una ragazza magnifica, con un carattere forte, sei carismatica, sei bella… sei una di quelle ragazze che diventano donne incantevoli, forti e incredibili. Non pensavo minimamente che tu potessi anche solo provare interesse nei mie confronti. Ma poi mi hai baciato, hai detto che ti piacevo, hai addirittura accettato di essere la mia ragazza. Quasi non ci credevo, mi dicevo “Ma com’è possibile? È tutto vero? Ci sarà sicuramente qualcosa che non và!”. E così aspettavo che tu ti stufassi, o che io mi rendessi conto che tu non eri la persona che credevo. Invece quello che ho scoperto piano piano da quando ci siamo messi insieme è che io adoro i tuoi pregi, i tuoi difetti, ti adoro quando sorridi, quando ridi, quando allungata sul prato pensi che nessuno ti guardi e giocherelli coi fili d’erba, quando te ne stai per conto tuo a pensare e sembra che nessuno possa entrare nella tua mente. Bec, io ero certo di essermi preso una bella cotta per te, ma pensavo che niente avrebbe potuto affascinarmi, interessarmi, incantarmi più del surf. Ma pare che mi sbagliassi. Lo sia, io non so bene cosa sia l’amore, ma se l’amore è anche solo un po’ quello che provo per te, allora Bec mi sa che io ti amo.”

Rimasi lì a fissarlo. Il cuore si era fermato. Me lo sentivo in gola. Sentivo l’eco di quell’ultima frase… “ti amo” , l’aveva detto davvero, non era un sogno.

Nessuno mi aveva mai detto “ti amo” e non pensavo che una frase così semplice potesse fare quell’effetto. Sentivo la pelle d’oca, il respiro accellerare, il cuore prendere a battere ancora più forte.

Rimasi silenziosa, e guardai la coperta del letto su sui eravamo seduti. Sentivo il cuore martellare e un senso di calore dentro di me.

“Edge…” respirai. “Nessuno mi aveva mai detto niente del genere. Io…” già, non sapevo che dire. Ma dopotutto il mio cuore lo sapeva.

“Ti amo anche io Edge, come non ho mai amato nessuno”, lo abbracciai stringendolo forte a me. Orami ero certa che nulla ci avrebbe più divisi. Nulla.

Baciai le sue labbra, e sentivo le sue braccia intorno alla vita. Mi spostò, e mi poggiò delicatamente al centro del letto, poi spense la luce e accese la fioca lucina della lampada sul comodino. Tornò da me mi guardò dolcemente, lo baciai ancora. Inizia a sbottonargli la camicia, mentre sentivo le sue mani accarezzarmi e le sue labbra infuocate sul collo. Sfilai via la camicia e gli baciai il petto. Sentì le sue mani dietro la schiena, e la chiusura del vestito scivolare giù piano piano. Sentì le spalline scivolare giù, e i suoi baci sulle spalle, mentre mi sfilava il vestito con le mani. Me lo sfilai via e lo lasciai cadere per terra, poi mi allungai e lui sopra di me, continuando a baciarmi. Sentivo i suoi baci sul collo, sul petto e le sue mani accarezzarmi le gambe. Sbottonai i pantaloni e glie li sfilai via, sentivo le sue gambe scivolare fra le mie.

Lo bacia ancora, sentivo la passione fra di noi, sentivo il desiderio aumentare.

Sentì le mani di Edge dietro la schiena, accarezzarmi e lo baciai ancora, sentivo le sue labbra calde e mi piacevano tutte quelle sensazioni nuove.

Sentì le sue mani sul reggiseno, e sentì sbottonarlo e venire via. Tolto anche quello lo bacia ancora e tirammo su le coperte, ci infilammo sotto e lasciai ricadere le coperte su di noi. Sentivo il suo corpo contro il mio, e le nostre gambe intrecciate, quasi un tutt’uno. Cominciai a baciargli il petto, mentre sentivo le mani di Edge stringermi a lui, scorrere lungo i fianchi e cominciare ad accarezzarmi in mezzo alle gambe, sempre più su. Emisi un piccolo gemito di piacere, e lo baciai avida delle sue labbra. Sentì le sue mani sugli slip, e poi abbassarli. Anche quelli scivolarono via, e mentre lo baciavo mi spostai dall’altro lato del letto, seguita da lui, e lentamente gli levai i boxer, che scivolarono via, fra le nostre gambe e poi fra le coperte.

Fra un bacio e l’altro gli sussurrai “Facciamo piano” e sentì la sua voce all’orecchio, che mi sussurrava “Non ti farò male, tranquilla”.  Mi tranquillizzai, non mi avrebbe mai fatto del male, lo sapevo.

Intrecciai le sue dita fra le mie, e poggiai la testa nel collo di Edge, fidandomi ciecamente di lui. Fu allora che mi pervasero mille sensazioni: dolore, piacere, il bisogni sempre più trepidante, più voglioso, più insistente di amarci, più che potevamo. Annaspavo, quasi dentro un vortice, una spirale di sensazioni, emozioni e gesti che ci facevano stare bene. Sentì dolore e strinsi forte le sue mani, le sue dita fra le mie, socchiusi gli occhi e mi aggrappai alla sua schiena. Poi dolore lascio presto il posto al piacere, non solo fisico, quasi spirituale, mi sentì pervadere da sensazioni ci calore, protezione, completezza. Fu tutto naturale, tutto quasi armonico, come lo yin e lo yang che si completano a vicenda, come se io fossi fatta solo per lui.

Quella notte fu tutto perfetto, ci guidarono le nostre sensazioni che quando si tratta d’amore non sbagliano. Mi sentì una donna innamorata, non una ragazzina spaventata e complessata. Dolcemente anche la passione piano piano si spense, e rimanemmo solo io e lui, stretti l’uno all’altra, scambiandoci tenere occhiate e carezze. Riuscivo a sentire il suo respiro lento, quasi si fondeva con il mio.

“Ti amo Bec… ormai ti ho affidato il mio cuore” mi disse, stringendomi forte, forte a lui, al suo petto, poggiandomi proprio sul suo cuore.

Ascoltai per un po’ quei battiti, che lui affidava a me. Niente era più meraviglioso.

“Ti amo anch’io Edge. E non smetterò mai…”. Ci coccolammo ancora per molto, ma senza dire nulla. Le parole non servivano, il suo affetto e i suoi baci dicevano tutto. Lo sentì spegnere la luce, poggiai il viso nell’incavo del suo collo, e chiusi gli occhi, respirai lentamente e mi addormentai, fondendo la nostra dolce realtà con sogni ancora più dolci.

 

 

ODDIO! Questo capitolo è stato tale e quale a un parto… sono 6 ore ininterrotte che scrivo, ma il capitolo va avanti da tre giorni. Santo cielo, adesso che ho messo punto mi sento esausta.

Scusate, spero che vi sia piaciuto, speriamo solo di non dover cambiare il Rating da Arancione a Rosso -_-‘ Che ne pensate, lo cambio?

Comunque, ditemi, ditemi, ditemi! Ditemi quello che pensate di questo capitolo? Vi è piaciuto? Vi è sembrato un po’ carino? Vi ha emozionato un po’? Che ve ne pare? Io ce l’ho messa veramente tutta, spero che apprezzerete anche questo ^^

Comunque… avete visto il servizio fotografico che ha fatto la nostra Kate per la rivista FHM?? E che ne pensate?

Io ve lo dirò nel prossimo capitolo,  adesso ho il cervello fuso e i neuroni che vogliono ammutinarsi…

Se non avete visto le sue foto vi lascio il link e poi mi dite anche voi che ne pensate!

http://www.facebook.com/pages/Kate-Bell/68895962477?v=photos&ref=ts#!/album.php?aid=72871&id=68895962477

 

Ci sentiamo al prossimo capitolo ragazze mie! Spero che queste 11 pagine vi siano piaciute! Un bacio!

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Capitolo 12
*** Giorno 10: Ad ogni parola sentivo un tuffo al cuore ***


GIORNO 10:

GIORNO 10: Ad ogni parola sentivo un tuffo al cuore

 

Ho sempre pensato che la vita è una cosa veramente strana: ti dà e ti toglie le cose quando vuole lei, come vuole lei e senza un reale motivo apparente. Non avevo mai pensato che si potessero governare, almeno in minima parte, gli eventi che il mondo ti butta addosso. E invece mi sbagliavo. Dopo il mio incontro con Edge non solo mi resi conto che se vuoi qualcosa con tutte le tue forze la vita più esaudire il tuo desiderio, ma arrivai alla conclusione che la vita te la fai tu da sola e, dopotutto, l’importante è lottare e agire per avere quello che si vuole.

Già… probabilmente maturai come persona più in quei pochi momenti con Edge, che in anni e anni di solchi mentali scavati dentro alla paura di non riuscire mai a ottenere ciò che desideravo, oppure di non esserne abbastanza degna.

Comunque, alla fine passai anche io la mia linea di confine, entrando a far parte di una schiera di persone che non guardano la vita scorrere, ma se la fanno loro la vita, gestendola dal primo minuto della mattina all’ultimo prima di andare a dormire.

E cominciai quella mia nuova vita già da quella mattina.

Mi svegliai che il sole era già sorto da un pezzo, senza preoccupazioni: nessuno sarebbe venuto a cercare Edge o a svegliare me, dato l’orario della sera prima.

E poi stavo bene così, avevo la persona che amavo accanto,e non mi serviva nient’altro. Lo guardai dormire, e lo abbracciai ancora un po’. Poggiai la testa più vicino alla sua, e lentamente respirai l’aria fresca del mattino che entrava dalle finestre.

“Bec… sei sveglia?” sentì la voce di Edge sussurrarmi piano.

“Buongiorno…” dissi, baciandolo su una guancia. Si era svegliato anche lui.

Mhhh… buongiorno amore mio, come stai?” mi domandò girandosi verso di me.

“Direi bene, forse un po’ indolenzita ma bene…” gli risposi poggiando la testa sulla sua spalla. Stavo davvero bene, ero felice.

“Tu come stai?” gli domandai, guardandolo.

“Bene, sono molto felice. Non potrei esserlo più di così!” mi disse, baciandomi delicatamente la testa.

“Sono stata bene ieri sera… è stato bello…” dissi, ripercorrendo i ricordi della sera precedente, felice di aver fatto un passo così grande.

Anche per me, non sono mai stato più felice” mi disse, stringendomi.

Anch’io Edge… e mi sento cresciuta, mi sento davvero più matura. Finalmente sono diventata più grande, sono diventata una donna” gli dissi, prendendo consapevolezza di una cosa così grande e così importante che finalmente era accaduta.

E sono felice di esserlo diventata grazie a te…”. Ci baciammo per un po’, poi Edge guardando l’orologio mi disse “Sono le 10 passate, non sarà il caso di farci vedere? Che ne dici? Più che altro anche per fare colazione…” .

“Già, mi sa che hai ragione”. Avrei preferito rimanere un po’ di più a coccolarci ma eravamo sempre in casa dei genitori di Edge e non mi sembrava il caso di sparire la sera prima e ricomparire a ora di pranzo.

“Vado in camera mia, sperando di non incontrare qualcuno sul balcone. Quando ti sei lavata vieni in camera, così scendiamo insieme per colazione” mi disse.

Si rivestì velocemente e scomparì dietro alle persiane della portafinestra. Guardai l’azzurro del cielo che faceva capolino dai vetri,  rimanendo ancora un po’ allungata sul letto, stiracchiandomi un po’.

Il sole splendeva alto, e come ogni giorno scaldava la casa. I raggi entravano pigri in camera e illuminavano la stanza. Sorrisi, non so il perché ma sorrisi. Solo quel sole era a conoscenza di noi due, e ci spiava spesso dall’alto del cielo.

Alla fine mi alzai dal letto, accertandomi che non ci fosse niente di strano. Decisamente, per averci dormito una sola persona, le coperte erano un po’ troppo in disordine e notai delle goccioline di sangue sulla federa. Non era molto, ma la vista mi fece prendere coscienza ancora una volta che ero diventata una donna, donandomi completamente alla persona che amavo.

Decisi di togliere federa e coperte, piegarle e portarle giù, dopotutto avrebbero dovuto lavarle e metterne altre pulite, perciò nessuno ci avrebbe fatto caso.

Mi infilai dentro la doccia, aprì l’acqua calda e la lasciai scorrere lungo il corpo, rilassandomi e riflettendo circa tutte le cose successe nelle 24 ore precedenti.

La gara di surf, la mia esibizione, il piccolo Owen, l’esibizione di Edge, la premiazione, la vittoria di entrambi, Ben che accetta la nostra relazione, il ritorno a casa, Edge ed io che dichiariamo di amarci e la nostra prima notte d’amore.

Guardai me stessa, il mio corpo e l’acqua che scivolava: fuori non sembrava essere cambiato niente, ma dentro di me, e non solo nel fisico, qualcosa era cambiato: ero diventata adulta, avevo passato un’altra fase della vita.

E sapevo di aver fatto quello che volevo, senza rimpianti, ne rimorsi, con la persona che amavo, e che mi amava. E questo mi fece sorridere di nuovo, pensai che dopotutto non ogni ragazza ha la mia fortuna.

Mi asciugai i capelli, mi misi l’ultimo vestitino pulito che mi rimaneva e piegai il resto delle cose per metterle in valigia. Alle 6 del pomeriggio ci aspettava l’aereo che ci avrebbe riportato a Sydney, chiudendo definitivamente anche questa avventura così bella, ma così breve.

Guardai il vestito, le scarpe e tutto il resto delle cose che portavo la sera precedente, e le ripiegai con cura dopo averle raccolte. Anche loro raccontavano di quella sera che sapeva di passione.

Finito di preparare la valigia e il beautycase, chiusi tutto e li appoggiai sulla sedia. Poi tolsi le coperte e le ripiegai, per portarle a lavare. Infilai le infradito e passando per le scale arrivai in camera di Edge.

Lo trovai che si asciugava i capelli, già vestito e quasi pronto. Mentre finiva col phon, ripiegai anche le sue cose e le infilai in valigia. Dopo una diecina di minuti scendemmo tutti e due a fare colazione.

Dopo colazione Edge ed io decidemmo di farci una passeggiata in spiaggia, dove incontrammo Owen e Summer che avevano rinunciato a cavalcare qualche onda, dato che il mare era abbastanza piatto. Inizialmente non ci videro arrivare, mano nella mano, ma poi ci notarono e non chiesero nulla, dato che entrambi avevano già assistito la sera precedente al nostro “Bacio rivelatore” davanti più o meno a tutti gli invitati al party, e avevano capito tutto.

Guardandoli sorrisi, ecco altri due futuri campioni che si affacciavano all’inizio di una vita che gli avrebbe dato soddisfazioni, dolori e molte, moltissime emozioni.

“Dean! Rebecca! Ciao!” ci urlò Owen quando eravamo abbastanza vicini per sentirli.

“Ehi Owen, Summer! Che combinate?” gli domandò Edge.

“Cercavamo di surfare ma come vedete qui è tutto una tavola, quindi ci abbiamo rinunciato…” disse Summer spiegando la situazione.

“Già, mi sa che vi toccherà aspettare almeno il pomeriggio…” dissi guardandoli.

“Ripartirete oggi vero?” ci chiese Owen un po’ abbattuto dalla sua stessa domanda.

“Già, alle 6 c’è l’aereo per Sydney… è durata troppo poco questa vacanza, voi che ne pensate?” gli chiese Edge.

“Ci sarebbe piaciuto passare un po’ più di tempo con dei campioni come voi, avremmo potuto imparare molto da voi, e poi eravamo entrambi contenti di riavere mio cugino qui, immagina la sua ragazza!” disse Summer accennando un sorriso.

Sorrisi anche io guardandola, mi piaceva davvero molto quella ragazzina, anche se la conoscevo solo dal giorno precedente.

“Dillo, che eri più contenta di conoscere il tuo idolo più che di rivedere tuo cugino!” la canzonò Owen dandosi l’aria di chi sa cose ad altri ignote.

“Zitto!” disse Summer dandogli una gomitata che Owen non sembrò apprezzare.

“Lo sai Rebecca? Sei la sua surfista preferita della Solar, e quando ha saputo che eri la ragazza che veniva qui a fare la gara Senior è stata tutto il giorno a rincoglionirmi che non vedeva l’ora di conoscerti!” disse Owen prendendola in giro.

“Smettila, stupido! Sta zitto!” disse Summer, che era arrossita ed era furiosa.

“Ah! Mi fa piacere che ti piace la mia tecnica Summer! Se vuoi prima di partire ci facciamo qualche foto insieme allora! Così le potrai tenere con te prima di rivederci di nuovo, che dici?” le chiesi felice dell’apprezzamento della ragazza.

Si si, andate a fare le foto così io e Dean possiamo parlare in pace, dobbiamo fare discorsi da uomini!” disse Owen tutto contento.

Io e Summer ridemmo, e alla fine ci allontanammo insieme, per fare qualche foto, fortunatamente portavo sempre la macchinetta fotografica in borsa se uscivo con Edge.

Inizialmente Summer mi parlò del più e del meno, del fatto che lei e Owen erano andati a surfare ma non c’erano onde, che le dispiaceva di non aver vinto il titolo la sera prima e cose così, poi all’improvviso mi fece una domanda privata.

“Ti piace mio cugino?” mi chiese tutta contenta mentre ci allontanavamo. Rimasi un attimo a elaborare, domandandomi se Ben non le avesse chiesto di indagare sulle mie intenzioni, ma alla fine scartai l’idea e risposi seriamente.

“Già, mi piace moltissimo. Mi ha chiesto lui di essere la sua ragazza!” le raccontai allegramente, un po’ tutta la storia, e la sua dichiarazione.

“A te piace qualcuno invece? Oppure hai un amico a cui vuoi bene?” le chiesi.

“Non mi piace nessuno, io non ho tempo per certe cose, devo puntare  diventare una campionessa, a migliorare fino a vincere, come te oppure zia Liv. Ben dice che non devo avere distrazioni, e solo così potrò imparare e vincere!” disse, seria. Rimasi un po’ a ragionare sulle sue parole, era la degna cugina di Edge.

Ma non c’è proprio nessuno con cui ti piace stare? Che ne so, Owen? Direi che è carino no? E poi è un bravo surfista!” la buttai lì, vedendo che ne pensava.

Owen è carino ma è stupido, vedi che figura mi fa fare? Però se diventerà bello e famoso allora andrà bene per me, per ora siamo amici” disse, seria.

“Mi sì, hai tempo per l’amore, quando poi ti innamori davvero non è facile pensare al resto…” dissi, sorridendole.

“Tu lo ami? Ami mio cugino?” mi domandò. Quella ragazzina era molto più precoce di quello che pensavo, ma non mi dispiacevano le sue domande.

Si, lo amo, e credo che anche per lui sia lo stesso, anzi ne sono certa!” le risposi.

Quindi vi sposerete?” mi domandò ancora. Rimasi un attimo a pensare.

“Questo si vedrà in futuro, adesso dobbiamo diventare campioni di surf… Ben si arrabbierebbe molto se Edge si distrae dal surf per pensare a me, e anche io voglio che lui insegua la sua passione prima di tutto!” dissi, sperando di averla soddisfatta.

“Allora va bene così, per ora mettetecela tutta! Così poi Ben vi farà sposare… ma se ti servisse una mano per convincere zio chiamami!” mi disse seria seria.

“Benissimo allora, me ne ricorderò!” le risposi.

Ci facemmo qualche foto insieme, e dopo un altro po’ di chiacchiere tornammo dai nostri “uomini” presi nella conversazione, per avvertirli che era ora di andare.

Edge si mise d’accordo con Owen e Summer perché venissero a casa verso le 5 di pomeriggio per salutarci, e dopo un po’ io e lui rientrammo per pranzo a Villa Camerun Edgly.

 

**************************************************************

Il pranzo fu molto allegro, e anche il resto del pomeriggio trascorse veloce fra  chiacchiere e raccomandazioni. Dopotutto Edge ripartiva di nuovo per altri 2 mesi, e poi chissà… magari per un altro anno intero per il Word Tour… e magari io con lui. Le prospettive erano tante, e anche Ben e Liv si augurarono per noi due sempre il meglio. Puntuali alle 5 vennero Owen e Summer. Rimanemmo un po’ con loro a parlare, e alla fine George ci chiamò per dirci che la macchina era pronta e che era ora di partire per l’aeroporto.

Mentre lui finiva di caricare i bagagli io ed Edge salutammo Claire, Leyla e Ben. Venne il turno di Summer che mi disse che si aspettava la mia vittoria per il circuito mondiale. Le dissi che avrei cercato di non deluderla, ma che non era facile vincere, e le dissi che speravo di rivederla presto, ancora più brava nel surf e pronta per sfidarmi. Owen abbracciò Edge e rimasero molto a parlare e Owen si fece promettere la vittoria per il circuito professionale.

Ben ci abbracciò entrambi, e disse al figlio di continuare così, e di tornare vittorioso a Melbourne come nuovo surfista professionista. Abbracciò anche me, mi ringraziò della vittoria e della mi gentilezza, mi affidò Edge e mi disse che sperava di rivedermi presto. Ringraziai lui e tutti gli altri. Alla fine George disse che la macchina era pronta e che ci avrebbe accompagnato anche Liv.

Io ed Edge salimmo dietro, Liv davanti e la macchina partì. Salutavo ancora con la mano mentre tutto si faceva piccolo piccolo e spariva in lontananza. Rimasi a guardare fuori dal finestrino finché Villa Camerun Edgly sparì alla mia vista.

 

All’aeroporto di Melbourne ci toccò salutare anche Liv e George. Mi sentivo molto grata verso la mamma di Edge, per la sua gentilezza e la sua semplicità. Adesso non era solo più il mio idolo sportivo ma anche il ritratto della donna da imitare nella vita, sperando di diventare una persona magnifica come lei. Rimase molto contenta delle mie parole e mi disse che era felice di avermi conosciuta. Anche George fu molto gentile con me e mi disse di mettercela tutta nel surf e avere molta pazienza con Edge. Sentimmo l’hostess che annunciava che il volo Melbourne - Sydney delle 6 era pronto all’imbarco dei passeggeri, e così dopo un ultimo abbraccio ci lasciammo entrambi alle spalle, scomparendo mano nella mano fra le persone che come noi si apprestavano a tornare da un viaggio, che lungo o corto che sia, era stato magnifico.

 

*******************************************************************

L’ora e mezza di aereo passò in fretta e io e Edge ci godemmo gli ultimi istanti di intimità prima che la minaccia “Simmo Deb” ripiombasse su di noi per monitorare tutte le nostre azioni e decisioni.

“In fin dei conti sono stati dei bei giorni no?” mi chiese Edge.

“Già, sono stati indimenticabili sotto ogni aspetto. Mi ha fatto piacere conoscere la tua famiglia, sono stati tutti fin troppo gentili con me… e sono stata felice di aver vinto anche la competizione. Direi che è andata proprio bene!” dissi.

“Si, ma c’è anche da dire che ce lo siamo meritato proprio quel premio!” disse Edge.

“Simmo già lo saprà immagino?” chiesi.

“Già… papà lo ha chiamato questa mattina per confermare il nostro arrivo a Sydney con questo volo, e per dargli la notizia della vittoria. Anche Simmo si è preso i suoi meriti insomma!” disse, spiegandomi.

“Ci manderà più spesso in giro allora!” dissi, ridendo.

“Già! Senti, hai per caso sentito i ragazzi da questa mattina?” mi chiese Edge.

“No, non ho avuto tempo di chiamare Perry, ne gli altri, preferivo godermi gli ultimi momenti con la tua famiglia… e poi fra due ore e mezza li rivedremo!” gli risposi.

“Anche questa avventura è finita. Ma sono stato davvero felice di viverla con te! Non dimenticherò nulla di questi giorni” mi disse. “Neanche io” dissi.

Strinsi la sua mano fino alla fine del viaggio. L’atterraggio fu rapido, e dopo una ventina di minuti eravamo già sul suolo di Sydney a cercare Simmo.

Rimanemmo seduti agli Arrivi finché il nostro allenatore non comparì da lontano e si fece sempre più vicino. Respirai. La liberta dura sempre troppo poco.

“Bec! Edge! Ben tornati, campioni della Solar! Come state… tutto bene il viaggio di ritorno? Forza! Raccontatemi tutto!!”.

 

****************************************************************

Durante il viaggio di ritorno Edge e Simmo parlarono per tutto il tempo, Edge raccontando della gara e Simmo complimentandosi a turno con me o con lui. Sinceramente non mi importava molto della gara o della vittoria, era passato tutto in secondo piano nel mio cuore, certo, ero contenta di aver fatto fare bella figura al Club di Ben, di aver vinto una competizione e di aver ricevuto tutti quei complimenti, ma quello che era successo con Edge era di maggiore importanza.

Non vedevo l’ora di infilarmi in camera con Perry e raccontarle tutto quanto, parlarle della sera prima e di quello che ci eravamo detti.

Mi sembrava un secolo che non vedevo Perry, invece era solo qualche giorno. Ma avevo un bisogno di lei enorme in questi momenti, di confidarmi, parlare, raccontarle tutto ed essere ascoltata dalla mia migliore amica.

Quando finalmente entrammo nel quartiere di Blue Water Beach sentì un sussulto al cuore. Simmo parcheggiò e io non feci in tempo a scendere che una testa bianca e pelosa mi saltò addosso, felicissima di rivedermi.

“Lady! Ciao pelosona!! Come stai? Che bello rivederti! Ti sono mancata vero?” dissi, mentre la accarezzavo.

“Eccoli! Sono tornati!” sentì da lontano la voce di Fly che richiamava all’attenzione una mandria di gente. In pochi secondi mi ritrovai ad abbracciare Fly, Anna e una Perry che mi era corsa in contro quasi urlando di felicità.

Anche Edge ricevette qualche pacca sulla spalla di Heath e Matt, e li vidi iniziare a parlottare fra di loro. Abbracciate le ragazze spuntò anche Deb e dietro di lei Jilly. Abbraccia anche loro e subito venni sommersa da un mucchio di domande.

“Come stai?” “Com’è Melbourne?” “Sei stanca?” “Ti sei divertita?” “Hai fame?” “Tutto bene il viaggio di ritorno?” “Ti siamo mancate vero?”….

Entrammo in casa e ci sedemmo tutti intorno al tavolo, così mentre Jilly serviva la cena a tutti noi, Edge e io raccontammo i particolari della gara e della festa di premiazione, omettendo dettagli come il bacio oppure le domande “private” dei giornalisti, curiosissimi.

Dopo cena Simmo ci trattenne ancora un po’ in salone per chiederci cose più tecniche, ci ringraziò da parte del responsabile della Solar per tutta la pubblicità, ci informò di averci dato un punto bonus per uno sul tabellone e chiese a Edge come andava con la matematica. Dopo il breve interrogatorio, ci lasciò andare.

Io ed Edge ci fermammo davanti alla porta della mia camera, e ci guardammo per un po’, prima seriamente e poi sorridendo.

“Allora da oggi ricomincia il nostro amore clandestino?” mi chiese Edge, prendendomi la mano, fissandomi coi suoi occhi blu.

“Così pare… sembra che Ben non abbia detto nulla a Simmo!” dissi io, allegra.

“Già… Pare che da domani i nostri baci ricominceranno a essere rubati, qua e là. Mi sono piaciuti questi giorni di libertà” disse, stringendomi a se.

“Si, ma una relazione clandestina è molto più eccitante” dissi, maliziosamente.

Ci baciammo tenendo d’occhio le scale e le porte delle camere. Alla fine Edge mi diede la buonanotte, e ognuno si infilò in camera propria, silenziosamente.

Perry era già lì ad aspettarmi, seduta sul letto in pigiama.

“Forza! Quanto tempo vi ci vuole! Adesso mi devi raccontare ogni cosa… che avete combinato vuoi due? Vi vedo molto diversi da qualche giorno fà. Devi dirmi tutto!” disse, fissandomi. Richiusi la porta. Guardai per un attimo a terra e pensai al modo più facile per dirgli cosa era accaduto.

Rimasi davanti alla porta chiusa, respirai, e alla fine alzai la testa sorridendole.

“Oddio Perry! Non ce la facevo più, non vedevo l’ora di raccontartelo!” dissi.

“Raccontarmi cosa Bec?” disse, spalancando gli occhi curiosa.

“Oddio Perry! Io e Edge, ieri sera…” accennai, il resto della frase rimase sospeso.

Cosa? Ieri sera cosa?” disse, poi spalancò la bocca, come se avesse avuto un illuminazione. “Bec, non vorrai dirmi che tu e Edge… oddio, è quello che stai cercando di dirmi??” domandò.

Feci si con la testa, le parole mi erano morte in bocca. Andai verso il letto e Perry continuava a fissarmi.

“Bec? Seriamente! Tu e Edge… l’avete fatto?” mi domandò mentre mi sedevo vicino a lei, e la guadavo arrossendo.

“Già, dopo la festa di premiazione” dissi, piano piano.

“Ahhh!” strillò, gettandomi le braccia al collo. Mi abbracciò e cominciò a cacciare grida. “Adesso mi devi raccontare tutto!” disse, quasi in fibrillazione per quella notizia. “Allora…..” cominciai a raccontare. Ad ogni parola sentivo un tuffo al cuore, e rievocare quei dolci ricordi mi rese ancora più felice.

Durante il resto della sera gli raccontai quello che era successo, lei mi raccontò che anche lei e Matt ne avevano parlato, il giorno prima, e che stavano escogitando qualcosa per rimanere senza Deb, Simmo e Jilly tra i piedi. Chissà quali piani segreti stavano architettando quei due?

La serata passò veloce, e alla fine ci addormentammo tutte e due, e anche se mi mancarono le braccia di Edge, ero felice di essere di nuovo in quella che era ormai la mia casa e dove c’erano tutte le persone più importanti per me.

 

 

Salve! Dopo una settimana di pausa fra impegni qua e là, finalmente sono riuscita a riportare Edge e Bec alla Solar!

Sono stata davvero contenta che abbiate apprezzato il capitolo, grazie ai vostri complimenti Valenina e Elisy siete sempre così gentili con me. Mi date davvero voglia di scrivere e mettercela tutta.

Allora, che dirvi: Elisy, oddio, Kate si sposa? Non ne sapevo nulla? Ma per caso l’hai letto da qualche parte? Mi sono presa un colpo °o°

Comunque grazie per i complimenti, sono felice che ti abbia migliorato un po’ la giornata il capitolo precedente!

Valenina, spero che gli esami siano andati bene! Ho incrociato le dita per te! Vado ogni giorno a vedere se la tua FF è aggiornata, e bramo il nuovo capitolo! Sono d’accordo con te, le foto sono davvero belle, ma credo di preferirla al naturale, in stile “marino”!

Grazei per la recensione dello spoiler anche a te, rikyErupy, fammi sapere che ne pensi di questi capitoli eh!

Ultima cosa, se avete facebook sul mio profilo c’è il link della mia pagina, aggiungetemi se volete! Mi farebbe davvero piacere J

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! A prestissimo!

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Capitolo 13
*** Giorno 11 Forse sono un po' gelosa... ***


GIORNO 11:

GIORNO 11: Forse sono un po’ gelosa…

 

Quella mattina mi sveglia abbastanza presto, ma dato che sapevo che Edge si sarebbe riposato invece di fare gli allenamenti uscì da sola con Lady per andarmene un po’ in spiaggia a riflettere. Di surfare non mi andava proprio dato che solo due giorni prima avevo vinto una competizione, e nemmeno di correre o fare pesi, perciò presi Lady e ci andammo a fare una passeggiata rilassante in spiaggia.

Anche se era ancora un cucciolo di poco più di un mese già facevo fatica a starle appresso, così per un po’ la lasciai correre spensierata finché lei non si adattò al mio ritmo lento e finimmo per camminare l’una affianco all’altra.

Mi sarebbe piaciuto fare una visita a Joe, ma ero certa che l’avrei visto comunque se fosse venuto a prendere Anna per qualche appuntamento, così rinunciai, e continuammo a camminare ancora.

Di prima mattina la spiaggia non è mai stata affollata, e anche quel giorno era tutto tranquillo. Mentre camminavo notai da lontano un gruppo di ragazze che erano sedute su degli scogli poco lontani da dove stavo per passare io.

Inizialmente non le riconobbi, poi mi resi conto che erano delle ragazze della mia scuola, e guardando meglio riconobbi tre delle ragazze della classe accanto alla mia, e un’altra che conoscevo di vista.

Mentre procedevo con Lady affianco vidi che mi guardavano e quando ero a pochi metri da loro probabilmente mi riconobbero, così mi chiamarono.

Mi avvicinai al gruppetto tirandomi dietro Lady, e vidi che non mi ero sbagliata: c’èrano Jean, Cheyenne, Rose e la ragazza che conoscevo di vista.

“Ehi ciao ragazze come state?” domandai sorridendo.

“Bec! Che bella sorpresa, noi stiamo bene, tu piuttosto? Non ti abbiamo vista per niente questi giorni a Blue Water, né a fare da bagnino, ne a surfare, che fine hai fatto?” mi domandò Rose, la ragazza che delle tre conoscevo meglio. Era una vecchia amica delle elementari, una ragazza simpatica e allegra. Non mi dispiaceva fare quattro chiacchiere con lei.

“Non sono stata in città in questi giorni, ero a Melbourne per una competizione, sono tornata ieri pomeriggio!” risposi, allegramente.

E di chi è questo bel cagnolino?” mi domandò Jean mentre accarezzava Lady. Jean era un’amica di Perry, io ci avevo parlato solo 3-4 volte quindi non ho mai avuto una grande idea di lei, ma ci parlavo volentieri. Lei e Cheyenne erano due delle ragazze più carine della loro classe, e stavano sempre insieme, da quando le avevo viste la prima volta, erano un po’ come me e Perry.

“Lady, l’ho trovata la settimana scorsa fra un mucchio di cartoni. Devono averla abbandonata, e non potevo lasciarla lì. L’ho portata alla Solar e l’ha adottata la nostra allenatrice Deb, ma è sempre a casa con noi, e dato che sta mattina non mi andava di uscire da sola l’ho portata con me!” spiegai.

“Ah, Bec, non ti abbiamo presentato Alice, lei è una matricola, sicuramente l’avrai vista qualche volta in giro a scuola, è mia cugina! Alice lei è Bec, della classe vicina alla mia” ci presentò Cheyenne. Strinsi la mano alla mia nuova amica Alice.

“Piacere! Ti ho visto qualche volta in giro effettivamente, non mi sei nuova!” dissi allegra, salutandola. Era una ragazza molto carina, dai capelli marroni e lunghi, la carnagione chiara e gli occhi scuri. Assomigliava molto a sua cugina Cheyenne, avevano la stessa bellezza.

Se non fosse che avevo interessi e amici diversi dai loro, mi sarei creata qualcuno dei miei complessi a frequentarle, erano tutte ragazze molto belle, abbastanza popolari, e soprattutto piene di ragazzi. Probabilmente mi ero distaccata da Rose quando eravamo entrate al liceo proprio perché io mi ero dedicata troppo al surf entrando a far parte del gruppo di surfisti fissati, vale a dire gli amici di mio fratello, mentre lei era diventata il terzo membro del club di Jean e Cheyenne, e ora si era aggiunta anche Alice. Erano tutte e quattro veramente belle, e per un periodo avevo visto anche Matt e Heath interessato a quelle quattro, ma da quello che sentivo dire in giro quelle ragazze si interessavano di più ai ragazzi che stranamente non subivano il loro fascino. Comunque non mi preoccupavano molto, non si facevano mai vedere in classe da noi. Rimasi a fare una chiacchierata con loro un altro po’, e alla fine mi congedai. Si erano fatte le 10 fra una cosa e l’altra e Edge doveva assolutamente ripassare matematica. Le salutai, e mentre richiamavo Lady che nel mentre si era andata a fare una corsetta, Jean mi domandò un’ultima cosa:

 “Bec, scusa, pensi che se oggi pomeriggio passassimo troveremmo qualcuno lì da voi?” riflettei un attimo sulla sua strana domanda. Che dovevano venire a fare alla Solar? “Dipende chi cercate…” dissi, tranquilla.

“Avevamo bisogno di Perry, dobbiamo parlare con lei, e poi Alice voleva conoscere voi della Solar…” mi disse Rose.

Quella storia mi suonava davvero strana. “Emh, oggi pomeriggio sono di turno da bagnini Fly e Heath, perciò il resto del gruppo e a casa, e Perry deve aiutare Anna a studiare quindi la trovate di certo, magari passate verso le 5. Va bene per voi?” domandai. “Ma certo, più che bene. Che fortuna averti incontrata! Allora ci vediamo oggi pomeriggio Bec, grazie!” mi disse Jean.

“Nulla, ciao allora! Ciao Alice, è stato un piacere!” dissi, salutandola.

Anche per me Bec, a presto!” mi rispose la ragazza.

Mi assicurai di essere seguita da Lady e tornai alla Solar pensierosa.

 

*****************************************************************

 

“Perry scusami, hai un attimo?” domandai alla mia amica mentre lei finiva di rifarsi il letto.

“Certo! Dimmi pure…” disse. “Come mai secondo te Rose, Jane, Cheyenne e sua cugina Alice oggi vengono da noi a trovarti?” domandai.

“No, non viene nessuno a trovarmi che mi risulti!” mi rispose.

“Le ho incontrate in spiaggia, mi hanno salutata e mi hanno chiesto se oggi pomeriggio avrebbero trovato noi ragazzi alla Solar, volevano venire…” dissi.

“Umh… aspetta, faccio una telefonata e ti dico”. Disse, e si mise a comporre il numero di telefono sul display.

“Io vado un attimo fuori al balcone a raccogliere i panni”.

Mentre lei parlava finì di prendere le canottiere che avevo steso e quando rientrai la vidi un po’ preoccupata.

“Allora?” domandai. “Allora… sapevo che non era nulla di buono” disse, seria.

“Devi sapere che quel gruppetto ultimamente è entrato in rivalità con un altro gruppo di ragazze molto carine della scuola, e da quello che mi ha appena detto Mary, la compagna di banco di Jane, pare che si siano sfidate per decidere chi dei due gruppi fosse più popolare  e avesse più successo.

Pare che vincerà il gruppo di ragazze che riuscirà a conquistare per primo dei ragazzi scelti appositamente per questa prova: diciamo che i ragazzi scelti sono quelli che non hanno mai destato interesse per nessuna delle quattro…” rimase lì a guardarmi, ma sinceramente non capivo cosa voleva dire, così continuò.

“Bec, se vengono qui oggi è per Matt, Heath o Edge, ma ti vorrei far notare che quelle ragazze sanno che Matt sta con me e Heath non è un ragazzo che “non ha mai destato interesse per loro”, perciò, mi viene da pensare che vengano qui per Edge. A meno che qualcuna non si sia presa una bella cotta per Simmo mi pare l’unica possibilità logica…” disse, e finita la frase cominciò a scrutarmi.

Rimasi lì a pensare a che cosa avrei fatto se soltanto una di quelle 4 avesse provato a toccare il mio ragazzo, o solo a provarci con lui. Ma alla fine, non dissi nulla.

“Bec, hai capito? Potrebbero provare ad abbindolare in qualche modo Edge! Ma hai capito??” disse, per l’ennesima volta.

“Bhe, sai che ti dico, Bec è cambiata, non mi faccio abbindolare da loro, Edge è mio e nessuno di loro lo avrà, e so già come fare!” dissi. Perry sembrava perplessa.

“Diciamo che gli dimostrerò a priori che io e Edge stiamo insieme, e che non c’è speranza! Non sono più la Bec di due settimane fa, e lotterò per ciò che voglio!” dissi. Mi sentivo pronta ad affrontare i leoni per Edge, e così fu.

 

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“Allora, hai capito tutti i passaggi? Non è difficile, alla fine con un po’ di pratica si impara no?” domandai a Edge.

Eravamo stesi sul prato a ripassare matematica, Simmo e Deb erano fuori per fare le loro commissioni, quindi eravamo liberi di fare quello che ci pareva.

“Umh, potrei imparare più velocemente se avessi un qualche premio appena riesco a fare tutti i passaggi per bene…” mi disse Edge baciandomi sulla guancia, poi mi si avvicinò all’orecchio e disse “Oppure vuole lei un premio alla fine della lezione prof?” disse piano baciandomi ancora la guancia.

Quando si comportava così mi faceva sentire strana, mi mandava in autocombustione spontanea. Diciamo che se avessi potuto saltargli addosso l’avrei fatto, ma mi risparmiavo per l’arrivo di quelle quattro conquistatrici da strapazzo.

Continuammo per un po’ matematica e per un po’ le carezze, ma a breve mi arrivò all’orecchio il vocio sommesso di un gruppetto di ragazze che si avvicinava.

Sorrisi soddisfatta, e guardai Edge che finiva matematica.

“Adesso avrai il tuo premio…”dissi, allegra. Dato il fatto che avevo il cervello in tilt da un pezzo (e anche Edge, e non per via solo della matematica) non feci in tempo a mettere via i libri che ci ritrovammo distesi sul prato a baciarci.

Perry sapeva tutto quello che doveva fare ed ero certa che avrebbe seguito le mie indicazioni alla lettera.

Mentre sentivo le mani di Edge sotto la maglietta, tesi l’orecchio e mi arrivò la voce di Perry e altre voci che si avvicinavano.

Edge smise di baciarmi e mi disse “Bec, e se Jilly ci vede?”.

“Jilly sta dentro casa a cucinare da un pezzo a quest’ora, tranquillo… chissà quando ricapita che manchino Simmo e Deb insieme!” dissi, guardandolo languidamente.

“Già, che mi preoccupo a fare” disse e mi baciò.

Intanto la voce di Perry si avvicinava sempre di più, insieme alle altre.

“Già, Edge ripassa spesso matematica con Bec a quest’ora. Vi accompagno subito da loro, ecco venite, venite pure” diceva.

Continuai a baciare Edge, ma guardavo il cespuglio da dove sarebbero sbucate con la coda dell’occhio.

Alle fine le sentì vicinissime. “Si si, devono essere qui… Bec, siete qui?” disse, e poi comparve Perry facendo finta di essere sorpresa appena ci trovo a baciarci.

“Ah, eccoli, ma guarda un po’, pare che abbiano finito di fare matematica, e si siano dedicati ad altro. Eh eh em…” disse, mentre comparivano le facce delle quattro ragazze. Subito io e Edge ci staccammo e mi misi in piedi.

“Ehi ciao! Alla fine siete venute… scusatemi, io e Edge dovevamo studiare. Vi serviva qualcosa?” dissi, mentre anche Edge si alzava visibilmente imbarazzato.

“Ah, no no, eravamo giusto venute a trovare Perry per un salutino…” disse Jane.

“Già, già. Continuate pure a fare quello che facevate, noi ce ne andiamo, scusateci” disse Rose. Cheyenne si tirò via Perry e scomparirono con Alice dietro.

Mi venne da ridere, ma mi trentenni finché non mi accertai che se n’erano andate.

Alla fine scoppiai a ridere solo a ricordare le loro facce. Edge mi guardò.

Ma che volevano??” disse, “Perché ci cercavano?”.

“Edge!!! Bec!! La cena, forza! Muovetevi!” Jilly ci chiamò che era pronto.

“Te lo racconto questa sera, è lunga da spiegare!” dissi, e continuai a ridere.

 

*****************************************************************

Dopo cena io e Edge rimanemmo un po’ allungati sul mio letto mentre Perry era giù a guardare la televisione con gli altri. Gli raccontai che cosa era successo, e di quelle ragazze. Inizialmente non capì, poi anche lui scoppiò a ridere.

E insomma, tu e Perry avevate architettato tutto!” disse, ridendo.

“Già, mi sembra ovvio. Dovevano capire al volo le cose come stavano, e questo mi sembrava il metodo migliore per tutto no?” dissi, cercando di essere seria.

“Si, allora bisogna farle venire più spesso” disse lui baciandomi il collo.

“No, guarda, preferisco di no…” dissi, guardandolo.

“Insomma adesso fai anche la gelosa, eh!” disse.

Non è che sono gelosa, è che mi sembrava giusto dimostrargli che i ragazzi non sono giocattoli per le loro scommesse infantili!” protestai.

“Umh, diciamo che allora ti preoccupavi, magari di cosa avrei potuto dire io” disse.

Perché, tu che avresti detto? Sentiamo? Che le avresti risposto se una di quelle quattro ti chiedeva un appuntamento?” dissi innervosita.

“Umh… chissà, ci avrei pensato su, magari l’altra era più carina!” disse, pensieroso.

“Ah, è così! Bene, e io che mi ero preoccupata di levarle dai piedi!” dissi, arrabbiata.

Ma tanto tu non sei gelosa!” mi disse, serio.

Ma certo, guarda fai così, chiamale allora, e chiedigli di uscire, magari anche questa sera, almeno sei contento!” dissi, alzandomi dal letto arrabbiata, per andarmene.

Riuscì a fare si e no due passi che Edge mi afferrò il braccio e mi tirò indietro, verso di sé. Non riuscì a protestare perché mi ritrovai fra le sue braccia, che mi baciava tenendomi stretta a lui con forza. Sapevo che non avrei potuto andarmene da nessuna parte, anche se avessi voluto. E poi non volevo.

Lo baciai anche io, e alla fine ci staccammo, e anche se ero ancora arrabbiata non cercai di andarmene.

“Ancora arrabbiata?” mi domandò scostandomi dalla faccia un ciuffo di capelli che mi ricadevo sul viso, mentre ci sedevamo di nuovo sul letto.

“Umh… certe volte sei terribile!” dissi, convinta cercando di sembrare offesa, anche se in realtà mi faceva piacere tutto quell’affetto.

“Bec, quelle quattro messe insieme non arrivano a essere belle, intelligenti, spiritose, dolci, e fantastiche come te, nemmeno fra un milione di anni! E nemmeno se inventassero un’altra Bec ti cambierei! Con nessuna ragazza al mondo!” disse, guardandomi serio, dritto negli occhi. Alla fine mi arresi.

“Umh… forse sono un po’ gelosa…” dissi, arrossendo, guardando per terra.

“Forse?” mi domandò sorridendo.

“Già, lo sono, e nemmeno poco, direi!”.

“Ti amo Bec!”.

Anche io ti amo. Sono dannatemene innamorata di te” dissi.

Sorrise, vittorioso.

 

 

Ok, ok, questo capitolo è un po’ una schifezza, ma che dirvi… oggi è ricominciata la scuola, e sono tornata sconvolta e con 7 pagine di filosofia.

Perdonatemi, ma non sono riuscita a fare di meglio.

E a voi la scuola? Il lavoro? Qualsiasi cosa, come vi vanno??

Fatemi sapere!! Soprattutto Valenina, tutto apposto con gli esami di riparazione ?? Fammi sapere!

Un bacio anche a Elisy, e aspetto i commenti di rikyErupy.

Un bacio ragazze! A prestissimo! J

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Capitolo 14
*** Giorni 12, 13, 14 : Edge era nel mio presente ***


GIORNI 12,13,14 : Edge era nel mio presente

GIORNI 12,13,14 : Edge era nel mio presente

 

Durante gli ultimi tre giorni di vacanza non successe nulla di molto interessante. Erano tutti molto agitati per le carenze che dovevano recuperare, e nessuno era certo fino in fondo di aver capito ogni cosa. Passammo il venerdì in gruppetti da due o da tre a fare ripasso delle materie difficili, e ogni tanto, quando Deb o Simmo ci lasciavano riposare un po’ ce ne stavamo in acqua a rilassarci.

Io ed Edge passammo la mattina fra equazioni e frazioni, radici quadrate e potenze, e cercai di non distrarmi e di non distarlo col mio comportamento.

Probabilmente quella settimana in cui erano successe tutte quelle cose era trascorsa troppo veloce, ugualmente la settimana prima.

Il pomeriggio, dopo una breve riunione con Deb e Simmo, che ci informarono di aver detratto responsabilità durante la nostra giornata, a partire dal lunedì successivo, data l’intensività dell’allenamento che ci aspettava, e Jilly ci disse che avrebbe pensato lei alle faccende principali, decidemmo di fare una passeggiata tutti insieme per discutere dell’organizzazione dell’ultimo mese di scuola, e delle ultime settimane della nostra convivenza insieme.

L’argomento mi spaventò, e forse fu la prima volta che presi coscienza che tutto questo stava per finire. Mentre passeggiavamo mano nella mano, io e Edge ci guardammo, probabilmente pensando entrambi al momento successivo alla vittoria di due, e alla sconfitta di tutti gli altri.

Abbassai lo sguardo e continuai a camminare, pensando che dopotutto la vita avanti e che non poteva essere per sempre così bello.

Durante la notte non riuscì a pensare ad altro, se non al fatto che ormai mancava così poco alla finale, e che dopo sarebbe cambiato tutto, sarebbe stato tutto diverso.

Mi girai e rigirai nel letto, ascoltavo il respiro lento della mia migliore amica, che dormiva, e alla fine scesi in giardino, a prendere un po’ d’aria.

Incontrai Anna, intenta a trafficare in cucina con un bicchiere di succo d’arancia.

“Ehi, non ti ha mai detto nessuno che il succo d’arancia fa male dopo cena, non è facile da digerire!” dissi, entrando.

“Ehi, Bec… già hai ragione, ma avevo sete… anche tu non riesci a dormire?” .

“Già, stavo ripensando al lungo discorso di oggi pomeriggio… mi sembra così surreale tutto ciò. Forse in un certo senso una parte di me aveva cominciato a sperare che tutto questo non finisse mai più, e invece a quanto pare anche le cose più belle non sono infinite. E tu?” le domandai, incuriosita dalla sua insonnia.

“Umh. Una cosa del genere, sto pensando a come sarà tornare in Germania, tornare dalla mia famiglia, chissà quante cose sono cambiate, e chissà quante cose mi mancheranno qui, che non potrò più vedere…” sorrise, tristemente. Era veramente triste, con uno sguardo velato quasi dalle lacrime. Non avevo mai visto Anna piangere, e forse non la rivedrò mai più piangere, ma quella sera scoppiò a piangere.

“Parli di mio fratello?” dissi, cominciando a capirla, dopotutto non era così diversa da me, e come ogni altra persona innamorata si preoccupava del futuro.

“Si, ma non solo di quello Bec….” Si appoggiò alla mia spalla, continuando a piangere. Era veramente triste, e sicuramente si vergognava di farsi vedere così abbattuta, ma certe volte non ci si può fare nulla.

“Sai, tutti voi, siete la mia nuova famiglia. Mi mancherete. E mi mancherà l’Australia, il clima, la cordialità della gente, le belle spiagge, tutto, proprio tutto. Ma so già pensando al peggio, anche se manca ancora un mese. Che stupida che sono…” disse, fra un singhiozzo e l’altro.

Quella notte mi sembrò lunga, molto lunga. Rimasi con lei, e parlammo a lungo. Le chiesi cosa prevedeva per il futuro, come pensava di fare dopo gli esami, e se non fosse entrata nel circuito, dove pensava di andare nel caso in Germania non volesse più tornare, e soprattutto parlammo di Joe.

Sapevo che Anna amava davvero mio fratello, ma quella sera me lo confermò, più di qualsiasi altra cosa. Disse che non voleva lasciarlo, che la lontananza gli avrebbe fatto troppo male, e che non riusciva nemmeno a pensare all’idea di perderlo.

Alla fine, dopo qualche ora a parlare decidemmo di tornare a letto. Anna mi ringraziò per averla ascoltata e mi pregò di non dire nulla a Joe ne agli altri. Accettai di non farne parola con nessuno e la accompagnai in camera. Tornai a letto anche io e mi addormentai.

Il sabato non vidi Edge per tutta la giornata. La mattina ero di turno alla spiaggia come bagnina, con Matt, e il pomeriggio si svolsero le prove di matematica, storia e altre materie per vedere se le lacune erano state recuperate. Pensai tutto il pomeriggio a lui, ma sapevo che sarebbe andato tutto bene, avevamo studiato moltissimo, e Edge è uno che ce la mette sempre tutta in quello che fa.

La sera parlammo un po’ e mi raccontò che era stato un test facile, che era sicuro che fosse andato bene e che anche gli altri erano tranquilli.

Lo abbracciai e gli dissi che ero fiera di lui, e che non dubitavo assolutamente sui risultati del test. Rimassimo un po’ a coccolarci sugli scogli della spiaggia, poi quando il sole era del tutto sparito, per lasciare il posto a dolci raggi di luna bianchi, che attraversavano il mare, tornammo alla Solar. Anche quella sera era tutto tranquillo, anche il penultimo giorno delle vacanze era passato.

Mi chiesi spesso come mai il tempo certe volte sembra non passare mai, e invece certe altre sembra correre via da te, veloce, sempre più veloce, fugge, e tu lo insegui, gli corri dietro, e chiedi altro tempo, ma lui se ne và, e tu non lo raggiungi mai.

Era stata più o meno così quella settimana, e lo stesso per quella prima: una corsa col tempo, cercando di non sprecare un minuto.

Il bacio in palestra, la dichiarazione, l’isola, la tenda, il torneo, la vittoria, la nostra notte d’amore, il ritorno alla Solar, la piccola Lady, gli esami, il continuo fuggire dagli occhi indiscreti degli allenatori, le ripetizioni, i baci rubati qua e là, tutto mi ritornava alla mente come un fiume di ricordi in piena, e sembrava tutto un lungo sogno, una fantasia irreale e distorta, lontana.

Mi scosse un brivido, respirai, mi convinsi: era tutto vero, era stato tutto reale, e ogni cosa era stata bella per quello che era stata, non volevo che qualcosa fosse stato diverso, per una volta non volevo cambiare nulla ne di me ne dei fatti che mi erano accaduti.

La mattina dopo, la domenica, passò l’ansia degli esami, e con la consapevolezza che quello era davvero l’ultimo giorno di vacanza della nostra vita alla Solar, ognuno di noi cercò di sorridere, ma in fondo eravamo tutti tesi e tristi. Andammo a fare surf per tutta la mattinata, e lontano da Simmo e Deb, che per una volta ci avevano lasciati liberi, ci lasciammo andare alle nostre emozioni. Decidemmo che la sera saremmo andati a mangiare tutti insieme in una pizzeria molto carina.

Passammo il pomeriggio a preparaci, per essere davvero carine, e ognuno di noi fece del suo meglio, sia per i ragazzi che per noi stesse… ognuna di noi voleva chiudere quelle due settimane in bellezza, dopotutto!

La serata trascorse tranquilla e ognuno si rilassò. Ridemmo e scherzammo cercando di buttarci alle spalle gli altri pensieri che impertinenti, ogni tanto tornavano da noi e ci balzavano dietro alle spalle a tradimento, e fra una risata e un sospiro ognuno di noi si rincuorò un pochino.

Durante il tragitto per il ritorno di dividemmo, Fly e Heath andarono veloci a casa con Matt e Perry, dato che volevano dormire il più possibile per il giorno dopo, Anna e Joe presero una strada diversa dato che Anna voleva accompagnare Joe a casa, così io ed Edge rimanemmo soli, e optammo per passare sulla spiaggia, dato che di notte era tranquilla, e poi perché volevamo passeggiare un po’ insieme.

“Allora, ti sei divertita tesoro?” mi disse, mentre mi stringeva la mano tra le sue.

“Già, è impossibile non divertirsi quando siamo tutti insieme” dissi allegra.

“Umh, è vero… peccato che queste serate siano così poco frequenti nelle agende di Deb e Simmo!” disse, sorridendo.

“Ce ne saranno altre vero? Anche dopo la Solar Blue, dopo la vittoria di qualcuno di noi, ce ne saranno molte altre, no?” dissi, stringendolo. Ecco, il dolore mi tornava su, crudo e freddo come una pietra nello stomaco.

“Penso di si Bec, lo spero con tutto il cuore. Noi ce la metteremo tutta no?” disse, cercando di consolarmi, stringendomi.

“Si” dissi, con voce flebile, respirando forte quell’odore marino misto al profumo della pelle del mio Edge.

“Andrà tutto bene, anche dopo la Solar, qualsiasi cosa succeda!” dissi, convincendomi.

Edge sciolse l’abbraccio e mi prese per mano, portandomi sulla casetta di legno sull’acqua dove si era dichiarato, due settimane prima.

“Bec, ascoltami, voglio che tu mi faccia una promessa. Facciamo una Yubikiri, una  promessa inviolabile in giapponese. Promettiamoci che qualunque cosa succederà, che vinca tu oppure io, che se la vita ci dividerà, se non tutto andrà bene e se gli eventi non ci aiuteranno, un giorno, un giorno qualsiasi, ci ritroveremo ancora qui e ci ameremo ancora. Qualsiasi cosa succeda, se anche fosse fra molti anni, un giorno ci ritroveremo qui, ci guarderemo e ci ameremo ancora…” disse, accarezzandomi.

“Te lo prometto Edge…” dissi, guardandolo fisso, sforzandomi di sorridere. Dopotutto sapevamo entrambi che sarebbero cambiate molte cose, anzi tutte le cose della nostra vita, dopo la finale, e Edge stava cercando di darci delle sicurezze lo stesso.

Lo vidi infilare le mani in tasca alla sua felpa e tirarne fuori qualcosa. Guardai verso la luce della luna che illuminava quel poco che si vedeva, e riconobbi i contorni di un piccolo pacchettino.

“Apri la scatola Bec, questo è per te” mi disse, porgendomi la scatolina.

Presi il piccolo pacchettino dalle sue mani, e lo guardai. “Cos’è?” domandai.

“Apri, e vedrai…” disse, convincente.

Scartai piano piano il pacchettino, aprì lentamente il coperchio e tirai fuori il contenuto con cura.

Era una collana con un ciondolo a forma di cuore, lo guardai bene e sorrisi.

“È bellissima Edge, davvero, è la cosa più bella che qualcuno mi abbia mai regalato. Ti ringrazio, mi piace tantissimo!” dissi, sorridendo.

“Aprilo, apri il ciondolo” disse, soddisfatto.

Curiosa mi resi conto guardando meglio che effettivamente poteva aprirsi. Allora feci scattare la piccola estremità ad un lato, e aprì il cuore che rivelò di essere vuoto dentro. Guardai la prima e la seconda facciata, c’èrano delle piccole scritte, cercai di leggere. Rebecca e  Dean”, la prima a destra, la seconda a sinistra.

“Oddio, è bellissimo. Ci hai fatto scrivere i nostri nomi dentro… grazie, Edge, lo metterò subito, e lo porterò sempre con me. Ti adoro!” dissi.

Edge mi mise al collo il ciondolo, e mi guardò. “Almeno porterai con te sempre anche un pezzettino di me. E quando ti sentirai sola, aprilo, e ti ricorderai che non sei mai sola, amore mio. Ricordati che ti amo, e nessuno cambierà mai tutto ciò. Rebecca Sanderson ti amo, ti amo tantissimo” mi disse, baciandomi la fronte.

“Per me è lo stesso. Ti prego, non dimenticarlo mai” dissi.

Si concluse così anche l’ultimo giorno delle vacanze più belle della mia vita, di giorni che non dimenticherò mai e che porterò per sempre dentro di me.

Guardai riflessa la luna all’orizzonte, strinsi più forte a me Edge, e sorrisi, dopotutto la finale era ancora nel mio futuro, ma Edge era nel mio presente.

“Ci saranno ancora moltissimi giorni di noi, quindi dobbiamo essere felici” dissi.

Quella notte il cielo era pieno di stelle, e mi sembrava che brillassero tutte per noi, e il riflesso della luna sull’acqua era ancora più bello di sempre.

 

 

Dopo un mese di pausa e anche di più, sono tornata. Bhè, non sono morta, insomma!! ^^

Purtroppo è solo ricominciata la scuola, e l’estate è lentamente scivolata via trascinandosi l’autunno, è iniziato Ottobre. Spero che continuerete tutte a seguire l’epilogo della storia. Ormai siamo vicini alla fine, e spero che non vi deluderà. Un abbraccio, e a presto, spero… Ciao!

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Capitolo 15
*** QUALCHE TEMPO DOPO - I sommersi e i salvati ***


QUALCHE MESE DOPO: I sommersi e i salvati

QUALCHE MESE DOPO: I sommersi e i salvati

 

Tutti i fatti che vi ho raccontato sono i ricordi più belli che ho dei giorni passati alla Solar Blue. In un certo senso però ho anche odiato la Solar, perché mi ha resa così felice e poi mi ha cacciata via, senza nemmeno darmi la possibilità di scegliere, perché il mio anno era finito.

Al rientro dalle vacanze rimaneva più o meno un mese di studio prima degli esami finali, e questo portò una serie di situazioni drammatiche (Heath non era sicuro di passare gli esami, né di avere il minimo sufficiente del punteggio per accedere alla finale), situazioni di incongruenze e causate dallo stress, e soprattutto pochissimo tempo libero per tutti noi. Quelli che Simmo chiamava i “vostri focosi bollori” si erano via via andati spegnendo dato il carico di allenamento insopportabile e la situazione pian piano si era fatta sempre più dura.

Alla fine erano arrivati gli esami, e tutti (compreso Heath anche se con il minimo indispensabile del punteggio e grazie ad una monetina) avevamo alla fine passato anche quell’incombenza.

E dopo tanto attendere, tanto faticare e impegnarsi era alla fine arrivato anche il giorno più spaventoso e atteso di tutti i mesi passati insieme: la finale.

Ricordo poco di quel giorno, so solo che l’ansia mi divorò e che durante tutto il giorno l’agitazione fece da padrona.

La gara andò piuttosto bene, e non solo per me, ma per tutti noi… E la sera che ci comunicarono i risultati finali non sapevo proprio cosa aspettarmi.

Gli ultimi momenti prima della premiazione furono terribili: sudavo freddo, avevo il cuore a mille, mi venivano delle crisi mentali e non riuscivo a stare ferma.

Alla fine, con sollievo di tutti, uno dei direttori della Solar salì sul palco per informare tutti dei vincitori della Solar Blue di quell’anno.

Quando dissero i loro nomi da una parte tirai un sospiro di sollievo pensando che comunque era finalmente finita anche quell’esperienza, ma dall’altra sentì in un attimo scorrere via speranze e sogni.

“I vincitori di quest’anno della Solar Blue sono Fly Watson e Dean Edgly!” e così Simmo chiuse un altro capitolo della mia vita, lo stesso che aveva aperto quando mi aveva definitivamente chiamato per farmi firmare il contratto con la Solar, solo un’anno prima.

Già quella sera stessa sentivo che qualcosa stava per cambiare, che non sarebbe andato più tutto bene, perché dopotutto ogni cosa a suo tempo terminava portandosi via ricordi ed eventi, e anche questa volta non si faceva eccezione.

Una settimana dopo Edge partì per il circuito professionale, dove lo aspettavano una serie di gare in competizioni con cui avrebbe dovuto “farsi le ossa!” a detta di Simmo, ma che io sapevo essere un biglietto di sola andata verso una carriera splendente e piena di fama, consensi e vittorie.

Il giorno che partì mi sentì una vera e propria fallita. Lui era arrivato come un campione, con la fama di chi ha già un futuro scritto, ancora prima di nascere. Io ero sempre stata lì, in quel piccolo quartiere di Sidney, c’èro già da prima che lui arrivasse, e lì sarei rimasta. Quell’ aereo non era per me.

Ricordo che piansi, che gli promisi che lo avrei chiamato, che non si sarebbe liberato di me, e che ci saremmo rivisti presto. Non sapevo che ci aspettava tutt’altro destino.

Lo lasciai salire su quell’aereo, ma prima lo baciai e gli dissi che lo amavo, e che volevo vederlo realizzato e pienamente protagonista del suo sogno di surfista professionista.

Non sapevo che quel giorno sarebbe stata l’ultima volta che avrei visto Edge , prima di molto molto tempo.

Gli eventi che seguirono furono rapidi. Edge divenne il centro dell’attenzione dei media. Riuscì a parlare con lui per i primi 3-4 mesi solo al telefono. Era in giro per il mondo: Africa, Sud America, Hawaii, addirittura Europa.

Alla fine un giorno mi rispose la sua coach personale, e fu il giorno che il mondo per me cambiò per sempre.

“Pronto, Edge! Sono Bec!” dissi.

“Non sono il signor Dean. Sono la sua personal coach, Sharon! E cercavo proprio di parlare con lei, se non sbaglio lei è la signorina Rebecca, quella che chiama sempre per distrarre Dean! Bene, le deve essere chiara una cosa: Edge non vuole più sentirla, ne avere nulla a che fare con lei! Mi ha detto di riferirle di no chiamare più questo numero, anche perché fra un po’ sarà disattivato. Il signorino Dean non deve e non vuole essere disturbato da nessuno, e ha deciso di mettere al primo posto di ogni cosa il surf, perciò non ha più tempo per lei. Non lo cerchi più e vedrà che lui non sarà più distratto e avrà una magnifica carriera! Non è questo che vuole?” disse la voce della donna che così crudelmente mi tagliò fuori dalla vita dell’unico ragazzo che io abbia mai amato.

“Ma lei ne è sicura?” domandai tremante.

“Certo! Per quale motivo secondo lei lui non risponde più alle sue chiamate, ne ai messaggi e mi ha fatto rispondere adesso? Logico, è stufo di lei! Pensa che ormai i vostri flirt da ragazzini siano acqua passata e che sia per lui che per te sia ora di andare avanti! Mi dispiace, ma Dean deve concentrarsi sul surf!” sentenziò senza scrupoli.

“Allora grazie. Riferisca ala signor Edge che questa sarà la mia ultima chiamata… arrivederci” dissi, scossa e con voce rotta, e subito riattaccai.

Era definitivamente tutto finito.

 

********************************************************************************

Passarono da quella telefonata quasi 5 mesi. Per il primi 2 rimasi in stato di shock chiedendomi che cosa avessi fatti di male per meritarmi un simile dolore, e alla fine decisi di andare avanti. Alleai per il primo mese una banda di ragazzini rompiscatole e immaturi che erano il nuovo gruppo di Simmo alla Solar, ma alla fine, 4 mesi dopo mi arrivò la risposta dall’ università di biologia marina, per comunicarmi che mi avevano presa.

E quello non l’unico evento lieto che mi risollevò man mano la vita.

Una sera Anna e Joe, entrambi ancora felicemente innamorati, portarono me e il resto della famiglia ad un ristorante, per comunicarci la più grande notizia che si possa ricevere, e che ci rese felicissimi.

Anna viveva stabilmente a Sidney, si era specializzata come istruttrice di Kite-surf, mentre Joe aveva trovato impiego come vicedirettore di un negozio di articoli da surf, e così erano andati a vivere insieme, in un piccolo appartamento non lontano da quello mio e di mamma e papà.

Quella sera, più felici e sorridenti che mai ci comunicarono la notizia: “Mamma, papà, Bec, Ben, io e Anna abbiamo preso una decisione: vogliamo sposarci a Maggio dell’anno prossimo”. Inizialmente fummo tutti sorpresi da tanta ansia e da tutta quella fretta, ma la spiegazione ci arrivò subito: “Sappiamo che sembra presto, e che forse è un po’ prematuro, ma Anna vuole vivere qui, io voglio averla sempre affianco, e voglio che il nostro bambino nasca qui in Australia!” disse Joe serio.

Rimanemmo stupiti! Joe stava per diventare padre! Anna aspettava un bambino!

I miei ascoltarono i progetti di Joe, le decisioni che avevano preso e anche quello che pensavano i genitori di Anna. Erano entrambi maturi, e si amavano e così non ci furono impedimenti.

Si sposarono in Germania, per conoscere la famiglia di Anna, e per un desiderio su personale. Mi piacque molto visitare l’Europa, e il clima che ci avvolse in quei giorni era di festa e di felicità.

Alla fine tornammo a Sidney, e piani piano tornammo alla vita di sempre. La pancia di Anna cresceva, e con la sua creatura anche la nostra ansia ed emozione diventava sempre più grande.

Io inizia l’università e così divisi la mia vita fra l’aiuto che potevo dare a mio fratello e sua moglie, e lo studio. Certi giorni mi sentivo sola. Terribilmente sola. Alti però mi rendevo conto di avere una vita piena, felice e con le persone a me care affianco.

Alla fine arrivarono i risultati dell’ecografia del 5 mesi di Anna,  il desiderio segreto che solo a me Anna aveva svelato era stato esaudito: aspettava una bambina!

Gli ultimi mesi sembravano non passare più e giorno dopo giorno si faceva più dura fra lo studio e le cose da fare, ma ero comunque felice: era in arrivo un angioletto, all’università mi davo parecchio da fare e mi sentivo soddisfatta dell’andamento delle cose, e da come dicevano i giornali la carriera del super talentuoso Dean Edgly andava a gonfie vele.

Alla fine, dopo nove lunghi mesi di attesa per Anna, Joe e per tutti noi, finalmente arrivò da noi quel piccolo batuffolino bianco, che fu una gioia immensa.

“Ciao Nivose, ben arrivata, la tua mamma e il tuo papà sono qui con te!” disse Anna appena la vide.

E così arrivò la piccola Nivose, un nome che le stava a pennello dato che era nata mentre nevicava ed era bianca come la neve.

Due anni più tardi arrivò anche il giorno della mia laurea, e con essa finalmente l’inizio del mio lavoro come biologa marina, nella barriera corallina.

Certo, avevo una nipotina splendida, un bel lavoro, un sacco di persone che amavo attorno, e tanti impegni che mi tenevano occupata, ma mi mancava sempre qualcosa. Qualcosa che non poteva essere sostituito ne cambiato in nessun modo: volevo riavere Edge.

Tenei il ciondolo a forma di cuore e spesso andai alla capannina di legno, dove anni prima si era dichiarato, magari sperando di trovarlo lì per dirmi che mi amava ancora e che non mi avrebbe lasciato mai più, ma ogni volta alla capannina c’èro solo io in compagnia di qualche gabbiano, e c’èra sempre solo un mare di lacrime a caratterizzare le mie visite sempre più saltuarie in quel luogo tanto bello quanto inevitabilmente doloroso.

Un giorno ci andai, decisa ad abbandonare al mare il ciondolo che tanto mi aveva tenuta legata a lui, e che tanto spesso avevo guardato e stretto sperando in una qualche risposta o consolazione.

Avevo tenuto quel ciondolo anche durante il tempo in cui avevo avuto altre relazioni, nel periodo dell’università e anche successivamente, e ognuna di loro era lentamente naufragata. Il confronto con Edge era troppo forte, e ogni uomo che frequentavo ne usciva sconfitto.

Il giorno che andai a gettare definitivamente via quell’ultimo ricordo che mi teneva legata a lui, come se in un certo senso qualcuno lo avesse saputo e voleva impedirlo, arrivò la chiamata.

Lo ricordo ancora bene: ero sugli scogli, ancora una volta guardavo il ciondolo e quello che c’èra intagliato dentro:Rebecca e  Dean”.

Volevo gettare quel maledetto pendente fra le onde, così finalmente avrei chiuso col passato, ma le mie braccia non avevano il coraggio di farlo.

Squillò il telefono. Mi rimisi in fretta la collana al collo, e afferrai il cellulare.

Il display diceva “Perry”. Era almeno dall’anno prima che non la sentivo.

“Pronto?” dissi.

“Bec!! Sono Perry!” rispose.

“Tesoro! Come stai??” domandai, felice di sentirla.

“Tutto bene!! Anzi benissimo! Tu invece?” mi chiese.

“Bene, bene… al lavoro la solita noia, a casa tutti bene, e Nivose sta diventando grande… al solito! Tu? A cosa devo al telefonata?” chiesi.

Bhè, volevo che tu fossi la prima a saperlo! Bec… oddio, che emozione! Ok…” disse elettrica.

“Ok Perry, respira! Respira e dimmi tutto!” feci io.

“Fiuuuu…. Ok, arriva il notizione: Bec, io e Matt ci sposiamo!!” disse tutto d’un fiato.

Rimasi accigliata! La mia migliore amica si sposava! Ma era una notizia meravigliosa! E la sentivo così felice!

“Bec! Ti rendi conto!! Dimmi qualcosa!!!” disse lei.

“Perry! Questo è semplicemente magnifico!! Io sono felicissima per voi due! Raccontami come te lo ha chiesto, che ti ha detto! Dimmi tutto!” quasi stavo strillando.

Per Perry le mie domande furono quasi un intervista: mi raccontò per filo e per segno di come Matt l’aveva portata a cena su un lussuosissimo yatch, che avevano cenato insieme, e che alla fine lui alla luce della luna le aveva fatto la proposta.

Rimasi intontita da tutto quel romanticismo, e da tutta la felicità di Perry. Alla fine del racconto le dissi che era tutto fantastico, e che volevo essere la sue testimone, se era d’accordo.

“Certo scema! Te lo avrei detto ora io!” disse, allegra.

“Wow! Allora benissimo! E dimmi, a quando è fissata la data?” domandai.

“Fra un mese e mezzo. Vogliamo fare in fretta, perché appena la casa dove volevamo andare  convivere sarà pronta vorremmo andarci ad abitare, e sinceramente sono convinta al 100% di questa decisione, quindi non voglio indugiare oltre. Va bene per te no?” disse.

“Certo! Benissimo!” dissi, sapendo che ero libera per quel periodo.

“Ti farò sapere di preciso la data! Appena la saprò anche io” disse felice.

“Perry, scusami, ma chi è il testimone di Matt?” domandai incuriosita.

“Eh eh… già il testimone di Matt!” disse Perry cambiando voce.

“E poi scusa, chi ci sarà oltre me?” domandai ancora più incuriosita.

“Emhhh… bhè, logico, Anna e Joe, Heath e Fly, e poi Simmo, Jilly, Deb… emh, bhè, i miei nonni, i parenti, Edge…. E tane altre persone…!” disse un po’ imbarazzata.

Ebbi un tuffo al cuore. Edge. Già, Edge.

“Bec, ci sei?” domandò.

“Ah, si, sono qui… tutto bene. E chi è il testimone di Matt? Perché non me lo dici?” domandai insistente.

“Bec… non te la prendere, non dipende da me ma da Matt, e lo sai che lui non sta a farsi i problemi circa certe cose… ha voluto a tutti i costi Edge come testimone, e lui ha accettato. Sarà anche lui al matrimonio Bec” disse alla fine arresasi al fatto di non poter nascondere le cose per quelle che erano.

Va bene Perry, tranquilla và bene. Scusami ma ora devo lasciarti perché la batteria del cellulare si sta per scaricare e devo andare a casa che si sta facendo notte, e sono ancora sugli scogli in spiaggia. Ci sentiamo presto però e cerca di farmi sapere la data appena puoi così mi organizzo con il lavoro, e per il resto degli impegni!” dissi, scossa ma con voce ferma.

Va bene tesoro, va bene! Allora, bhè, mi ha fatto piacere risentirti, e spero che per te tutto ciò non sia un problema!” disse seria.

Stai tranquilla Perry, và tutto bene, giuro, và tutto bene. Nulla rovinerà il tuo matrimonio, e io ci sarò perché voglio vedere la mia migliore amica che si sposa, e nulla si fermerà!” dissi.

“Grazie Bec! Sapevo che avresti capito! Ti adoro!” disse serena.

Ma è logico tesoro! Fammi sapere al più presto allora eh!” risposi.

“Certo certo. A prestissimo! Un bacione Bec!! Ti voglio bene!”.

Anche io Perry. Aspetterò tue notizie. Un bacio” e riattaccai.

Rimasi un po’ a fissare il cellulare, riflettendo sulle parole di Perry, e alla fine lo infilai di fretta in tasca.

Stava succedendo tutto troppo in fretta. Stavo per rivedere Edge. Dopo quasi 5 anni dall’ultima volta che l’avevo sentito, dall’ultima volta che gli avevo detto che lo amavo… Sembrava un’eternità, e invece mi ritornò tutto in mente troppo in fretta.

A quanto pare quel ciondolo aveva stretto un legame troppo forte tra noi due, impossibile da spezzare. Respirai a fondo. Insomma le emozioni mi travolsero. Ero in balia dei ricordi. Tirai fuori dalla mente ogni segreta emozione, e ogni ricordo.

Non c’èrano più ricordi sommersi, e ricordi salvati. C’èra solo il fatto che lo avrei rivisto, e sapevo che per me sarebbe stata una prova dura, ma che in qualche modo mi avrebbe aiutata a dimenticare per sempre o a capire che era ora di dire basta ai ricordi dell’adolescenza che ormai erano solo frammenti di una vita che non sarebbe tornata più.

L’avrei rivisto e affrontato: non era più tempo di piangersi addosso. Lui era un atleta famoso e stimato. Io una donna in carriera e nel suo piccolo felice.

Saremmo stati solo noi, anche 5 anni dopo. E quello che ci aspettava sarebbe stato tutto da vedere. Ma se quella era la mia seconda chance me la sarei giocata tutta fino alla fine.

Non ero più una vinta e lui un vincitore, non era più un salvato e io una sommersa. Eravamo solo noi due, e questa volta sarebbe stato diverso: avrei ripreso definitivamente il mano il mio sogno oppure lo avrei abbandonato per sempre.

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Capitolo 16
*** CAPITOLO 16: Welcome To NewCastle! Ovvero ***


CAPITOLO FINALE:

CAPITOLO 16: Welcome to NewCastle! Ovvero “Perry che dici?”.

 

 

“Nivose, mi raccomando allacciati bene la cintura perché sennò arriva l’hostess e ti sgrida, le brave bambine portano sempre la cintura”.

Si Bec, ma mi stringe un sacco!”.

“Aspetta che te la allargo bene….. ecco, va meglio adesso??”.

“Sisi, grazie. Ti voglio bene. Posso avere una caramella? Fra quanto partiamo?”.

“Ecco, subito. La vuoi al limone o alla fragola?”.

“Fragola grazie. Ci vuole tanto per arrivare, io avrei caldo”.

“No, no, con un oretta arriviamo, intanto tu gioca un po’ con il Nintendo, oppure se ti và ho portato i colori a pastello. Fai un bel disegno, così poi lo regali a zia Perry!”.

“Ok, allora prendo i fogli. Grazie Bec. Mi apri la scatola?”.

“Ecco qui Niv, allora fa un bel disegno”.

‘IL VOLO NUMERO 3459 PROVENIENTE DA SYDNEY, DIRETTO A NEWCASTLE PARTIRA’ FRA 3 MINUTI. SI PREGANO I GENTILI VIAGGIATORI DI ALLACCIARSI LE CINTURE E RIMANERE SEDUTI”.

“Ok Nivose, stiamo per partire… adesso se guardi il finestrino ogni figura si fa più piccola”.

“Umh… quando partiamo allora guardo”.

Finalmente Perry mi aveva chiamata, per dirmi che si sarebbe sposata il 15 novembre, quasi in estate, e aveva deciso di sposarsi dove abitava adesso con Matt, in un piccolo quartiere di New Castle, a Reddish Area, una zona sul mare. Mi disse che però preferiva che io arrivassi prima per aiutarla con l’organizzazione della cerimonia e per le prove. Dato che non aveva sorelle e voleva un parere fidato mi disse di arrivare almeno il 12. Così la mattina del 12 novembre, fra un sole caldo e la temperatura in salita io e Nivose salimmo sull’aereo diretto a New Castle. Portai Nivose perché Anna e Joe me l’avevano lasciata in custodia due giorni prima di partire per un convegno di specializzazione sui Kite che Anna ci teneva a fare. Così la portai con me, tanto Anna e Joe per il 14 sarebbero arrivati.

Pur avendo solo 5 anni Nivose era già intraprendente e ubbidiente. Era una bambina brava e buona, non faceva i capricci ed era abbastanza silenziosa. Io e lei avevamo un forte legame, venuto fuori dal fatto che Anna e Joe mi avevano coinvolta moltissimo nella sua crescita, e per lei ero la seconda madre, anche affettivamente lei mi considerava un po’ la terza parte della famiglia, un po’ “mamma due” insomma.

La cosa terribilmente inquietante di Nivose era il fatto che più cresceva e più fisicamente prendeva tutte le caratteristiche della mia famiglia: di Anna aveva solo il naso perfetto e gli occhi chiari, per il resto aveva preso tutto il patrimonio genetico di mio fratello, e perciò il mio. Praticamente per farla breve Nivose era la mia copia esatta e identica di quando ero piccola io. Era incredibile quanto ci assomigliassimo, aveva i capelli neri e mossi come i miei e quelli di Joe, anche il colore della pelle, il taglio degli occhi, la forma del viso, le ciglia lunghe, la corporatura era identica. Anna se n’èra fatta subito una ragione, e poi era felice che assomigliasse a me e Joe, però per me era sempre strano vedere la mia copia in formato mini.

“Signorina scusi, ha allacciato le cinture?”.

“Oh, si esso, apposto”.

E sua figlia? le hai allacciate piccola?” chiese l’hostess a Nivose.

“Sisi, le ho allacciate benissimo signorina!” disse lei felice.

Ma che carina che sei, come ti chiami?”.

“Nivose, e lei è la mia zietta Bec, ma solo io posso chiamarla Bec, lei la chiami Rebecca!” disse la piccola.

“Oh mi scusi, pensavo fosse sua figlia.”

“Stia tranquilla, lo pensano tutti” sorrisi alla hostess.

“Va bene, buon viaggio allora!” disse. Sorrise e se ne andò.

Il viaggio dirò 45 minuti, e Nivose dormì o colorò quasi sempre, perciò io mi rilassai.

Arrivai all’aeroporto e recuperai al mia valigia e quella di Niv, che intanto contava le altre valigie sul nastro trasportatore. Si erano fatte le 11,30. Uscite fuori dall’aeroporto guardai in giro e dopo qualche minuto trovai un taxi libero. Gli diedi l’indirizzo della casa di Perry che lei mi aveva dettato la sera prima, e partimmo.

Nivose si ricordava vagamente Perry, che aveva visto si e no due volte, così per il resto del viaggio gli parlai di lei, di Matt e del loro matrimonio. Il taxista era simpatico, e mi parlò un po’ di New Castle, spiegandomi che era una città sia turistica che economicamente attiva, e mi chiese di dov’eravamo. Quando il tassista di mi disse che saremmo stati a casa di Perry dopo un quarto d’ora la chiami per dirle di aspettarci fuori. Il quartiere dove viveva era magnifico, e soprattutto molto vicino al mare. Avevo sempre bisogno di vederlo, e sapere che ero vicina al mare anche in quel caso mi faceva tranquillizzare. Arrivammo alla meta e ad aspettarci, davanti ad una bellissima villetta col giardino c’erano lei e sua madre, Sylvia.

Il tassista si fermò un po’ prima della strada, non potendo entrare troppo nelle zone residenziali, così pagai e scaricai il bagagli. Lo salutai ringraziandolo per la sua gentilezza, anche Nivose lo salutò, e poi corsi in contro a Perry, che era sempre più bella ogni volta che la vedevo.

“Perry!!” la abbraccia forte forte. “Come stai?” le chiesi.

“Bene, bene, e voi? Tutto bene il viaggio!” chiese.

“Si, le nuvole erano bianche bianche e le cose da sopra si vedevano piccole. Però io non ho avuto paura!” le disse Nivose.

Tesoro, sei diventata così bella. Sembri una Bec in miniatura” disse Perry, prendendola in braccio.

“Io sono più bella di zia Bec, lei è vecchia… io sono nuova!” disse Nivose. Ridemmo tutte e due insieme.

Sylvia ci salutò entrambe appena arrivammo in casa e ci accolse con la sua solita gentilezza. Perry mi comunicò che Matt era ancora al lavoro e non sarebbe tornato prima delle 5 a casa. Pranzammo tutte insieme e Perry mi raccontò i fatti delle ultime settimane: qualche guaio con il ristorante, il vestito da sposa cambiato all’ultimo minuto e cose così… purtroppo avere le idee non troppo chiare era proprio da Perry. Alle 5 in punto Matt arrivò a casa e ci salutò felicissima di rivederci. Nivose non se lo ricordava molto ma comunque fù molto gentile con lui. Perry e Matt erano sempre una bellissima coppia, ormai era proprio ora del grande passo, anche perché stavano insieme dai tempi del Surf Academy, perciò ormai il loro legame era saldo. Nel pomeriggio Perry mi portò sulla spiaggia dove era stata allestita una piccola cappelletta non lontano dal mare dove si sarebbe svolta la cerimonia, e la trovai veramente deliziosa. Quel poco che avevo visto di NewCastle mi piacque molto, e anche Nivose si stava divertendo un mondo, anche perché Matt gli dedicava moltissimo tempo. La sera cenammo sul terrazzo della casa di Perry, e discutemmo di quello che avremmo dovuto fare il giorno dopo. Ad un certo punto mi ricordai i dirgli che Anna e Joe sarebbero arrivati solo il 14. Matt mi chiese come stavano e così Nivose si mise a raccontare tutto del lavoro di Anna e di Joe, e della conferenza di Kite. Dopo cena Perry tirò fuori degli album vecchissimi di quanto andavamo ancora a scuola tutti insieme, delle gare e di tutte le gite fatte insieme: c’èrano le foto del compleanno di Fly, quelle del ballo di fine anno, quelle del picnick, e di tanti altri momenti… mi si strinse il cuore a vedere tutti quei ricordi. Mi sembrava ieri che ero una studentessa della Surf Academy Solar Blue, e correvo sulla spiaggia e cavalcavo le onde con tutti i miei amici, e adesso avevo la figlia di mio fratello affianco e la mia migliore amica che si sposava. Girando le pagine Perry trovò una foto di me ed Edge al ballo che fece da sfondo alla premiazione finale. La presi in mano e rimasi un po’ a guardarla, quasi come se concentrandomi avessi potuto tornare a quel momento e cambiare le cose.

Matt mi disse che gli dispiaceva per come erano andate le cose e che Edge era stato troppo preso da fama e gare per pensare a quello che faceva; gli dissi che ormai era acqua passata. Matt sorrise e continuò a sfogliare l’album senza indugiare oltre. Ad un certo punto Nivose mi chiese di portarla al bagno, così la accompagnai e chiusi la porta. Sentì squillare il telefono e pensai che potevano essere Joe e Anna dato che gli avevo lasciato il recapito di casa di Perry, così andai in salone e vidi Matt rispondere. Perry intanto entrò anche lei nella sala.

“Pronto” disse Matt….. Lo vedi un po’ confuso. “Non ti sento, aspetta ti metto in vivavoce!” disse.

“Pronto Matt! Matt sei tu amico?”. Oddio. Quella voce. Oddio.

“Si sono io. Edge sei tu?”.

“Si, si, ma mi senti Matt?”.

“Si, dimmi tutto”.

“Volevo dirti che domani arrivo con il volo delle 12,55 quindi dovrei essere lì per le 14, 30. Vengo con il taxi a casa tua ok? Ci trovo qualcuno o mi lasci fuori come la volta scorsa?”.

Perry scoppiò a ridere, probabilmente ricordando la scena. “Nono, amico, tranquillo, non ti lascio fuori!” rise Matt.

“Senti Perry come ride! Perry guarda che ti sento dal viva voce!” disse Edge.

“Ciao Edge! Cerca di essere puntuale domani eh!” disse Perry ridendo. Poi mi fece segno di salutare dal viva voce. La guardai e scossi la testa, non se ne parlava neanche. Non volevo che sapesse che ascoltavo anche io la telefonata, ma purtroppo in quel momento arrivò Nivose, più infervorata che mai urlò: “Becccccc!!! Uffa Bec non arrivo allo sciacquone! Vieni di là con meeee! Beeec!” mi urlò, più vicina al telefono che a me.

“Pronto Matt! Ma chi è?” fece dalla cornetta Edge. “Avete un asilo serale?”.

Nivose intanto si avvicino dritta dritta alla cornetta. “BEEEEEEEEEEC!!! Vieni con me!!” e urlò davvero di brutto. Per un attimo nessuno parlò, alla fine dissi io ad alta voce “Dai andiamo, basta che la smetti di urlare”. La mia copertura era andata.

“Ma c’è Bec lì..? E chi è la ragazzina che strilla?” fece Edge.

Vidi un lampo negli occhi di Perry e la vidi afferrare a velocità supersonica la cornetta. “Si, si, Bec è arrivata oggi, con la sua bambina Nivose. Era lei che strillava… comunque quando pensi che arriverai?” disse Perry sghignazzando. “Ehmhhh. È? Bec e la bambina… emh, già l’ora. Ah, bhè… non lo so. Ti faccio sapere domani. Ci vediamo domani ragazzi. Ciao, buonanotte!” e riattaccò.

“Perry ma che diamine dici?? Nivose è la mia bambina?” dissi.

“Tranquilla Bec, è un trucco, lascia fare a me e vedremo. Tanto Nivose è tale e quale a te, nessuno lo capirà che non è tua figlia se non lo diciamo. E vediamo Edge come si comporterà!”. Sorrise soddisfatta.

“Oddio Perry… in che guaio mi stai cacciando…” dissi. Accompagnai Nivose al bagno e le feci vedere che stavo tirando io lo sciacquone. Dopo la portai sopra, le misi il pigiama e la misi nel letto che le aveva preparato apposta Sylvia. Le diedi un bacinetto e spensi la luce, sperando che si sarebbe addormentata presto.

Riscesi in salone e andai da Perry. “Tu sei matta!” le dissi.

“Nono, vedrai che funzionerà… Hai visto come ha reagito alla notizia…! Bec stai al gioco domani e vedrai. E alle brutte gli si dirà che ha capito male!” e rise ancora.

Matt ci guardò seriamente preoccupato. Chissà che cosa avrebbe combinato quella scema. Alla fine mi guardai bene dal chiederle altro, con la paura che le venisse qualche altra idea, e mi infilai dritta nella camera degli ospiti, controllai che Nivose dormiva e mi addormentai anche io, col pensiero che il giorno dopo sarebbe stato un giorno importantissimo.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17: Non più un sogno ***


CAPITOLO 16:

CAPITOLO 17: Non più un sogno

 

 

La mattina dopo il nostro arrivo a casa di Perry, il 13 esattamente, sarebbe arrivato a NewCastle (ad un orario indefinito) Edge.

Quella mattina mi svegliai presto, come d’abitudine, perché la mattina mi alzavo presto per prepararmi con calma e fare colazione come si deve prima di andare a lavoro.

Nivose aveva dormito tranquilla per tutta la notte, così anche io avevo potuto dormire tanto. Scesi in cucina pian piano e ci trovai Matt che se ne stava seduto a prepararsi un panino.

“Giorno” gli dissi. “Ciao Bec!” mi rispose ancora un po’ assonnato. “Siediti pure, prendi quello che vuoi, è tutto sul tavolo, e le tazze sono lì nella credenza blu”, mi disse.

“Grazie Matt!” dissi, e mi versai in una tazza bianca un po’ di latte.

“Sei sveglia da tanto?” mi chiese. “No, no, anzi… mi sono svegliata dieci minuti fa!”.

“Era comodo il letto?” chiese ancora. “Sisi, anzi, non ho nemmeno mal di schiena. Nivose anche sembra dormire bene!”.

“Sono contento, se vi serve qualcosa non esitate a chiederci, mi raccomando Bec”.

Ero strano sentire qualcuno, al di fuori della mia famiglia, che mi chiamava ancora Bec. Non mi facevo chiamare più così da nessuno che non fossero Joe, Anna e i miei, anche perché mi chiamavano così all’accademia.

Bevvi con calma il latte, che era ancora caldo, e rimasi a guardare per un po’ il fondo della tazza.

Matt non disse nulla per un po’, perciò rimasi con la testa fra le nuvole a pensare a che cosa preparare a Nivose appena si fosse svegliata.

Alla fine Matt ruppe il silenzio.

“Allora Bec, sei pronta a rivedere Edge?” chiese, senza porsi troppi problemi.

Lo guardai per un attimo, e in quell’attimo rividi il ragazzo diciassettenne che correva come un matto con Edge e Heath sulla spiaggia, che corteggiava una Perry adolescente, che faceva acrobazie da surfer professionista, che si scolava il latte di prima mattina prima di correre a scuola mentre Simmo gli diceva di sbrigarsi.

Adesso Matt era un uomo in carriera, si era laureato, viveva con la donna che amava, era felice, e non era più un adolescente. Quante cose erano cambiate. E allora, se tutte queste cose erano cambiate, se il tempo era passato per lui, perché solo io non ero andata avanti? E che diritto avevo a tenermi attaccata ancora a ricordi adolescenziali a cui mi aggrappavo disperatamente… che diritto avevo a rivolere Edge? Nessuno.

“Sai Matt, in questi anni ne ho viste e vissute tante, a fatte tante. Credo che sia bello portare nel cuore i ricordi felici dell’adolescenza, ma ad un certo punto bisogna avere la forza di staccarsene. E io, colpa mia, sua, del destino, non so di chi… io ancora non trovo la forza. Ma che diritto ne ho io? Che diritto ho di volerlo ancora per me, di rimanere attaccata ad un idea di amore che è stata una storiella adolescenziale?”.

“Ma tu Bec non la consideri tale, o mi sbaglio?”.

“Se anche non la considerassi tale, se anche fosse stata per me la storia può bella della mia vita, ormai sono passati cinque anni, e credo vivamente che Edge sia andato avanti…” dissi, nostalgica.

“Bec, per Edge la vostra non è stata una storiella estiva, tutti noi del gruppo sapevamo che quello che c’èra tra te e lui era speciale. Nessuno di noi capiva come mai Edge, che è quello che è, si fosse potuto innamorare tralasciando carriera e allenamenti, ma è accaduto, e quello è stato un periodo felice per te e lui, o mi sbaglio? Secondo te per Edge non ha contato nulla?” chiese.

“Bhè, dal modo molto tranquillo e molto gentile con cui lui mi ha lasciata non mi pare proprio che gli sia importato più di molto di me, e che le cose fra noi per lui contassero così tanto” dissi, infastidita da quella domanda così schietta di Matt.

“Ma scusa se tu lo hai lasciato lui che colpa ne ha?” mi domandò. A quella domanda rimasi fulminata. Che cosa mi stava chiedendo Matt? Che colpa ne avevo lui se IO l’avevo lasciato? Ma era impazzito? O non sapeva affatto com’erano andate le cose?

“Matt scusa, ma che cosa diavolo vai dicendo?? Guarda che non sono stata io a lasciarlo, ma LUI!”.

“No Bec, guarda, a me lui non ha detto questo…” disse interrogativo.

“Allora ti ha detto una cazzata dato il fatto che lui mi ha mollato e anche in modo molto maleducato e menefreghista!”.

“Spiegati Bec, perché adesso mi stò cominciando a preoccupare…” disse.

“Un pomeriggio di 5 anni fa più o meno, dato che lui mi aveva dato il numero del suo cellulare privato, lo chiamai per sapere come stava, dove lo aveva portato il Circuito, e quando pensava di aver tempo per vederci. Ebbene, quel giorno mi rispose la sua coatch, e mi disse che lui non voleva essere più disturbato da quelle telefonate che gli facevo, che si era stufato di me e che non voleva saperne più nulla. Anzi la sua coach disse anche che lui aveva un futuro come star del surf e perciò i flirt da ragazzini non gli interessavano più! E mi pregò di non chiamare ne cercarlo più, spiegandomi che aveva risposto lei perché glie lo aveva chiesto proprio Edge. Così sono andate le cose Matt, perché dovrei dirti una stupidaggine?” dissi, quasi in lacrime.

“Bec, a me Edge a detto tutta un'altra cosa…” disse, serio.

E spiegami allora cosa ti ha raccontato della fine della nostra storia. Dimmi, perché sono davvero curiosa di saperlo!” dissi.

“Più o meno nello stesso periodo che dicevi tu, una sera Edge mi chiamò, lo sentivo distrutto e quasi sull’orlo delle lacrime. Mi disse che aveva bisogno di vedermi e mi disse se poteva venire il giorno dopo a trovarmi. Il giorno dopo lo andai a prendere all’aeroporto, e dato che ci eravamo appena trasferiti a vivere insieme io e Perry lo portai a prendere un caffè, perché casa era un macello. Mi raccontò che tu, qualche pomeriggio prima, mentre lui era fuori per delle interviste, avevi chiamato il suo numero privato e che aveva risposto Sharon, la sua coach. Pare che Sharon gli disse che avevi chiamato per fargli sapere che non volevi più stare con lui, che volevi rompere perché ti eri innamorata di un ragazzo dell’università, e che per te la vostra relazione dei tempi dell’Accademia era stata solo una storiella da ragazzini, e soprattutto volevi chiudere con lui perché la lontananza ti faceva troppo male e avevi pregato di non essere più chiamata per non soffrirne ulteriormente. Edge era così distrutto che si mise a piangere dentro al bar in cui eravamo e mi disse che non sapeva che fare. Gli dissi di chiamarti, ma lui mi disse che aveva paura di ferirti ancora di più facendosi sentire e cercando di farti cambiare idea, e mi spiegò che tu avevi esplicitamente detto di non voler essere più chiamata. Alla fine mi disse che era meglio, per la tua felicità e per l’amore che provava per te, che voi aveste preso ognuno la propria strada, perché comunque la lontananza era dolorosa, e lui non voleva che tu soffrissi per lui.

Guarda Bec questa è la pura verità, mi dispiace, ma questo è tutto quello che è successo, e guarda, non credo che Edge sia il tipo da inventarsi certe cavolate per farsi compatire. Io ti credo Bec, ma credo anche a quello che ho visto coi miei occhi… scusami Bec, ora devo andare, si sta per fare tardi, ma vedremo di capire insieme che diamine è successo” mi disse. Si alzò dalla sedia, prese la giacca dall’attaccapanni, le chiavi dell’auto, mi fece un cenno e uscì dalla porta, diretto al lavoro.

In quel momento mi chiesi che diamine stava succedendo…

 

********************************************************************************

 

Beeec! La mamma quando arriva??” domandò Nivose che aveva appena finito di vestirsi.

“Nivose, lo sai, mammina arriva domani mattina. Lo sai che aveva da fare. Domani mattina te la spupazzerai quanto vuoi, per ora ci sono io. Va bene?” dissi, cercando di farla rabbonire.

Sisi, per tu sei la mia mamma numero due, quindi dato che la mamma uno non c’è posso chiamare te mamma? Posso eh?” chiese, speranzosa.

Si Nivose, tanto già lo fai senza chiedere perciò…” dissi, esasperata.

Mammina Bec! Mammina Bec! Tu mi vuoi bene vero?”. “Siii, Nivose, si! Uh guarda, i cartoni animati! C’è SpongeBob! Perché non li guardi!!” chiesi speranzosa.

Siii! Spongebob!” disse, e si buttò sul divano a guardare la tv. Mentre Perry lavava i piatti della colazione le raccontai della conversazione con Matt, e lei mi disse che era tutto molto strano, ma che non sapeva proprio come spiegarsi due versioni dello stesso fatto così differenti. Era tutto veramente molto strano, e la cosa peggiore era il fatto che non sapevamo come venirne a capo.

Guardai l’orologio della cucina, segnava le 12, 45. Sentì la suoneria che avvertiva dell’arrivo di un messaggio dal telefono di Perry. La vidi leggere e poi mi disse “Comunque presto scopriremo tutta la verità: Edge dice che il suo volo sta per partire!” e poggiò il telefono.

Le due ore successive all’arrivo del messaggio per me furono stressantissime. Sarebbe arrivato per le 14.30, o così aveva detto per telefono la sera prima. Mancava sempre meno.

Fino alle 13,30 rimasi con Nivose a guardare i cartoni, poi Perry preparò il pranzo, così mangiammo con molta calma. Guardai l’orologio: segnava le 14.05 in punto. Respirai profondamente.

“Mamma Bec chiamiamo papà???” mi disse Nivose tutta contenta. Le diedi il cellulare e lei chiamò Joe. Mi ci fece parlare giusto due minuti per sapere come stavo, e poi gli iniziò a raccontare com’era andato il volo, e a chiedere quando arrivavano. Alla fine riattaccò tutta contenta, e mi disse che Anna e Joe le avevano comprato un regalo.

“Ah Bec, senti, domani mattina arrivano anche Heath e Fly, ma sta sera arrivano anche mia sorella e mio padre e quindi servirebbe la camera degli ospiti. Matt ha prenotato per te, Nivose, Fly e gli altri un hotel molto carino a 400 metri da qui. Per voi non è un problema no?” domandò.

Ma certo che no, tranquilla, poi me lo avevi già detto per telefono che potevamo rimanere solo ieri sera. Logicamente tua sorella e i tuoi vengono a stare qui” dissi. Perry sorrise e si sedette affianco a Nivose.

“Va bene, allora questa sera vi faccio accompagnare all’hotel ok?” chiese Perry. Annuì con la testa.

Appoggiai la testa allo schienale del divano, e mi rilassai un attimo guardando Perry e Nivose che giocavano. Perry ci sapeva proprio fare con i bambini, ed ero certa che sarebbe diventata un ottima madre.

Chiamai a casa mia per dire che stavamo tutti bene e per chiedere come si sentiva Ben, dato che l’avevo lasciato con un brutto raffreddore. Sembrava che anche lì andasse tutto bene. Mamma si fece passare anche Nivose che naturalmente cominciò a strillare al telefono come sentì la voce della cornetta, e la tenette un quarto d’ora solo per raccontargli del viaggio. Alla fine riattaccò il telefono e cominciò a dirmi che aveva caldo, così la portai in camera e le la cambiai togliendole la maglietta e mettendole un vestitino bianco pieno di ricami di cotone, per farla stare più fresca e più libera. Riscese in salone Perry stava spegnendo la tv. Guardai ancora una volta l’orologio: 14.26 circa.

L’ansia mi assalì, e presi a respirare velocemente. Sentivo le gambe molli. Dovevo stare tranquilla. Dopo qualche minuto a Perry squillò il telefono, e il suono mi fece sobbalzare.

“Pronto?” disse Perry. “Ehi ciao!! Ma sei arrivato? Ah… emh uh… quindici minuti? Ok, vengo fuori ad aspettarti!” fece una pausa più lunga poi disse “Si si, và benissimo. Ok, esco fuori. Ciao!” e riattaccò.

Mi guardò e poggiò il telefono sul tavolino. “Era Edge. Sta per arrivare… esco fuori ad aspettarlo, ed è il caso che vieni anche tu Bec…” mi disse facendo leggere pause tra una frase e l’altra, come per scandire e chiarificare meglio il discorso.

“Emhhh, Perry, ti prego…” dissi. “No! Bec, adesso esci e non fare la codarda, non è che lui rimarrà fuori casa sapendoti dentro! Anzi fa una cosa, sistemati bene prima di uscire, deve vedere subito come  sei diventata bella. Muoviti!” e mi spinse il bagno sotto gli occhi curiosi di Niv che non capiva cosa stesse accadendo.

Mi pettinò in men che non si dica, mi disse di stare tranquilla e mi abbracciò. Ci infilammo le scarpe e uscimmo dal bagno. Vidi Niv che ancora ci guardava, e quando capì che uscivamo ci venne dietro dietro. Ci mettemmo davanti al cancello di casa aspettando di vedere il taxi bianco arrivare. Nivose chiese perché uscivamo e Perry le spiegò che aspettavamo un amico, così lei si mise curiosa a guardare in giro per vedere se arrivava qualcuno.

“Perry….oddio Perry, che ansia…!” dissi. “Tranquilla! Ma vuoi stare tranquilla?? Mica ti mangia oppure ti fa il quinto grado Bec!” disse lei, giustamente parlando.

Alla fine la figura di un taxi bianco comparve all’orizzonte, e non poteva essere nessun’altro se non lui dato che erano passati 15 minuti abbondanti dalla telefonata.

Visi il taxi fermarsi, e parcheggiare davanti al cancello, a pochi metri da noi. Mi resi conto che non stavo respirando così presi aria e strinsi i denti.

“Il signore che aspettiamo è arrivato?” disse Niv, curiosissima.

Si Niv è dentro quella macchina bianca!” rispose Perry.

Vidi aprirsi lo sportello e scendere una persona del tutto differente dal ragazzo diciassettenne che avevo conosciuto e amato cinque anni prima: dall’auto venne fuori un uomo alto, più di me, biondo con i capelli non molto lunghi, robusto, vestito elegantissimo e molto abbronzato, con un bellissimo portamento e con molta eleganza.

Lo vidi scaricare le valigie con l’aiuto del taxista, pagarlo e stingergli la mano. Poi lo vidi venire verso di noi, e guardando Nivose mi resi conto che era rimasta impressionata e si nascondeva dietro le mie gambe.

Si avvicinò e sorrise. Andò verso Perry e la abbracciò. “Ciao Perry! Come stai? Ti trovo in formissima! Come sempre…” disse. “Bene bene grazie! Anche io ti trovo molto bene! Sei davvero abbronzantissimo Edge! Mamma mia!” disse scherzando. Poi lo vidi girarsi verso di me avvicinarsi. Respirai più che potevo.

“Ciao Bec. Come stai?” mi domandò guardandomi dritto negli occhi.

“Bene, bene, grazie Edge. E tu come stai? Il viaggio è andato bene?” chiesi simulando tranquillità.

“Si, direi di si. Grazie” disse e poi guardò Niv che lo squadrava con i suoi grandi occhioni verdissimi e il collo piegato per vedere in altro. Sorrise.

“Signore come sei alto!” disse Nivose stupita sempre dietro di me.

Ciao piccolina, come sei bella! Come ti chiami?” Edge chiese a Nivose.

“Grazie signore, il mio nome è Nivose però per gli amici di Perry sono Niv. Il mio nome è europeo lo sai? Significa Neve!! E tu come ti chiami?” chiese allegra.

“Il mio nome è Dean piccolina. Hai un bellissimo nome Nivose, la tua mamma ha degli ottimi gusti!” disse.

“Grazie, anche il tuo nome è bello! Sei vento pure tu qui con l’aereo?” gli domandò.

“Si, anche io, e poi con il taxi!” rispose Edge sorridendole.

“Ehi entriamo su, che stiamo facendo qui fuori. Su su!” fece Perry allegra, così Edge prese le valigie e ci dirigemmo in casa, io con Niv per mano che ancora guardava incuriosita quell’uomo così bello che non aveva mai visto.

Entrati in casa Perry gli fece poggiare le valigie in salone e gli spiegò che Matt sarebbe stato a casa per le cinque. Poi scappò in cucina a preparare il caffè lasciando me e Nivose sole con Edge che sembrava già conoscere la casa.

“Allora Bec, ti trovo molto bene…quando sei arrivata?” mi chiese, mentre Niv non smetteva un minuto di fissarlo.

“Ieri mattina, verso l’una. Abbiamo preso un volo presto perché Perry aveva bisogno di aiuto per le ultime cose, così sono arrivata prima. Com’è andato il volo a te? Tutto bene?” chiesi un po’ imbarazzata.

Sisi, tutto bene. Partito in orario e arrivato in orario. Solo per trovare la valigia ci è voluto un po’, ma per il resto tutto bene. E poi il taxista era molto disponibile e ha ritrovato subito la strada perciò sono arrivato senza nessun intoppo” mi disse tranquillo.

“Dean, ma tu che lavoro fai? Perché mi sembra di averti già visto in televisione, alla pubblicità delle tavole per fare surf per i bambini!” disse Nivose allegra.

Sisi, hai visto bene. Faccio il surfista, e faccio anche le pubblicità per l’equipaggiamento da surf!” disse.

Che bello! Anche io da grande voglio fare la surfista come la mamma, e come zia e papà!” sorrise Nivose tutta contenta e spumeggiante.

Ma che carina che sei. Dimmi chi sono la tua mamma e il tuo papà?” le domandò Edge.

“La mia mamma si chiama Anna e il mio papà Joe, domani quando arrivano te li faccio conoscere. Sono un po’ bassi però sono simpatici!” gli rispose Niv.

“Ah! Lei è la figlia di tuo fratello e Anna? Si sono sposati?” mi chiese Edge sorpreso.

“Si, più o meno quattro anni fa. Non hanno invitato nessuno dell’accademia perché sono andati a sposarsi in Germania. E poi è nata lei, qualche mese dopo. Non sono venuti subito perché Anna aveva un corso da seguire, ma domani arrivano, sul mattino tardi” spiegai.

“Pensa che credevo fosse tua figlia! Siete identiche!” mi disse ancora sorpreso.

Bhè, è figlia del mio gemello, ma se noti ha anche qualche tratto di Anna. E guarda, il carattere secondo me è quello!” dissi, prendendola in braccio e facendola sedere sulle mie gambe.

“È davvero una bella bimba!” disse sorridendo.

Perry arrivò con il caffè, e ce lo servì. Nivose bevve un po’ di succo e poi si mise ad ascoltare i discorsi di Perry ed Edge.

Alle 5 arrivò Matt che salutò calorosamente Edge, e dopo che anche lui prese il suo caffè vidi i due uscire in giardino per parlare. Perry mi spiegò che Matt voleva chiedergli chiarimenti circa il discorso che avevamo fatto la mattina. Guardavo ogni tanto le loro espressioni dalla finestra, e man man che Matt parlava Edge si rabbugliava, aveva la faccia interrogativa oppure sorpresa.

Io portai Nivose in spiaggia a passeggiare un po’ e ci prendemmo entrambe un gelato, dato che non ci andava di cenare. Tornate a casa Matt ed Edge erano già rientrati. Quando anche io rientrai vidi Perry Matt ed Edge che mi guardarono. Niv corse in bagno mentre io andai da Perry a dirle di non cucinare per noi. Perry disse che dato che nemmeno Edge voleva mangiare lei e Matt avrebbero cenato più tardi.

Matti ci chiese a che ora volevamo andare all’hotel e io gli dissi che per me andava bene anche subito. Allora, tutti d’accordo, scesi le valigie mie e di Niv, portai Niv al bagno e quando le valigie erano state caricate salimmo in macchina, io e Niv dietro, Edge e Matt davanti.

Dopo 5 minuti eravamo all’hotel, una struttura molto piccola e carina. Scendemmo le valigie e Matt salutando l’amico che conosceva della Reception si fece dare le chiavi delle stanze e ci accompagnò in camera. Io avevo la camera 144 con Nivose, ed Edge la 147, nel mio stesso corridoio.

Salutato Matt ognuno si infilò nella sua stanza e, appena Nivose si scelse il letto, sistemai i panni e tutto quello che ci serviva e la misi a dormire.

Si addormentò subito, così spensi la televisione e dopo essermi presa un cardigan nero chiusi al porta a chiave ed uscì. Avevo voglia di un po’ d’aria fresca così scesi giù al bar con l’idea di bere qualcosa. Il bar era molto carino e ben illuminato, così entrando notai subito che anche Edge era seduto ad un tavolo. Evidentemente avevamo avuto entrambi la stessa idea. Alla fine decisi di andare a sedermi da lui.

“Ciao. Posso?” dissi, probabilmente distraendolo dai suoi pensieri.

“Ehi ciao. Si si siediti!” disse. Mi accomodai e in un lampo arrivò il cameriere.

“Desidera?” chiese. “Un caffè freddo grazie?” dissi. “Subito signorina!” disse e sparì.

Notai il bicchiere vuoto di Edge e capì che lui aveva già fatto.

“Sei qui da molto?” domandai. “No, diciamo venti minuti” disse. “Ah..” dissi.

“Nivose dorme?” mi domandò. “Si, dorme grazie al cielo. Avevo bisogno di aria!” dissi, un po’ stanca.

“Ti capisco, si vede che è una bambina energica!” mi disse sorridendo.

“Già, fin troppo” dissi io. Il cameriere portò il caffè freddo, e di nuovo sparì.

Mentre lo bevevo vidi Edge guardarmi il collo, ma non riuscivo a capire che cosa guardasse. Alla fine lui mi domandò “Ancora lo porti?” indicando il nostro ciondolo. Mi venne un colpo. Mi ero proprio dimenticata di toglierlo. Imbarazzata più che mai risposi “Si, si, sai l’abitudine. E poi dopotutto al di fuori del significato sentimentale è un bel ciondolo!” cercando di mascherare l’imbarazzo.

“Mi fa piacere che ancora lo indossi… è stato davvero un regalo fatto con il cuore” mi disse serio.

“Già, quanto tempo è passato” dissi io, ancora più in imbarazzo.

Vidi Edge puntarmi i suoi occhi addosso e dirmi molto seriamente “Bec, mi dispiace moltissimo per come è finita tra di noi, e secondo me non era così che doveva andare” sentenziò.

“Hai parlato con Matt?” domandai subito.

“Si, e mi ha spiegato. Davvero ti ha detto Sharon che non volevo più saperne nulla di te?” chiese.

Sei libero di non crederci, ma è così! Le sue testuali parole sono state “Edge non vuole più sentirla, ne avere nulla a che fare con lei! Mi ha detto di riferirle di non chiamare più questo numero” e quindi io ho fatto come mi è stato chiesto. Logicamente che altro avrei dovuto fare. Io volevo veramente che tu ti realizzassi nel surf, ti volevo vedere sul podio sempre e saperti felice. Se serviva andarmene dalla tua vita per far si che tu ti potessi realizzare io l’avrei fatto volentieri perché sapevo che sarebbe servito per essere un campione. Però sentirmi dire così è stato dolorosissimo Edge. Comunque l’ho accettato alla fine, e ho cercato di andare avanti per quanto ho potuto” dissi, cercando di rimanere molto tranquilla, anche se quei ricordi ancora mi laceravano l’anima.

“Mi dispiace Bec, ma come ti ho detto a me Sharon raccontò che avevi chiamato tu perché volevi lasciarmi, e perché eri stanca e non sopportavi la lontananza che ti faceva soffrire; mi disse che non volevi essere più cercata e così io a malincuore non ti cercai più” disse dispiaciuto.

“Scusatemi signori il bar sta chiudendo” disse il barista. “Ah, si. Guardi metta il conto alla camera 144, pagherò alla fine del soggiorno” dissi. Ci alzammo e uscimmo nel giardino dell’hotel che illuminato com’èra in piena notte era bellissimo, un vero spettacolo.

“Alla fine Bec, io volevo cercarti, ma non volevo farti del male, e il tempo passava e passava… Sharon mi disse così, ed era così convinta” disse sempre molto molto seriamente.

“Probabilmente si era innamorata di te, e raccontò a entrambi delle bugie be architettate!” dissi, seriamente rilassata. “Mi dispiace molto Bec. Non ne sapevo nulla…” disse.

“Tranquillo, io sono andata avanti. Anna e Joe si sono sposati e hanno avuto Nivose, che mi ha riempito la vita. Mi sono laureata, ora sono una biologa, ma non ho smesso di surfare!”.

“Mi ricordo che era il tuo sogno alternativo alla carriera da sportiva!” disse contento.

“Già, è stata una vittoria. Mi sono sentita davvero realizzata. Adesso lavoro infatti e mi piace il mio lavoro, anzi lo adoro!” dissi, sorridendo.

E stai con qualcuno?” domandò a bruciapelo. Rimasi un attimo interdetta poi risposi.

Attualmente no, ma neanche precedentemente comunque c’è stato nulla di serio. Gli uomini che frequentavo si accorgevano tutti che avevo avuto qualcuno accanto che era un termine di paragone con loro troppo grosso. E alla fine, visto poi quanto sono noiosa e poco collaborativi, puntualmente mi hanno mollata!” dissi, ironica.

“Con “termine di paragone troppo grosso” intendi me?” chiese.

“Già… la nostra storia mi ha segnato più di quanto pensassi. Lui rimase a fissarmi. Alla fine ci sedemmo su una panchina davanti ad una bellissima fontana.

E tu? A donne?” chiesi. “Per un periodo sono stato con Sharon, ma non la amavo affatto, ance io avevo un termine di paragone da fare con le altre di livello troppo alto per cui nessuna poteva competere con te” disse.

“Tu pensa…” dissi ridendo. “Guarda che sono serio!” mi disse.

Sisi, purtroppo nella vita accade anche questo!” risposi io sarcastica.

“Bec, seriamente… io sono stato malissimo senza di te. Cercavo di non pensarci, e più provavo più mi tornavi in mente. Per un periodo smisi anche di allenarmi. Volevo rivederti ma non potevo. Ero a pezzi, e non riuscivo a rinunciare a te. Non sei l’unica che ne ha sofferto!” disse, serio.

“Ormai è acqua passata, no Edge?” domandai io stupita e sorpresa.

“No Bec, io oggi quando ti ho rivisto ho capito che quello che provavo per te non è davvero mai finito. I miei sentimenti si sono affievoliti perché non potevo vederti, e anche solo pensarti mi faceva male. Ma non ho mai smesso di pensarti, mai, ogni giorno che passava, ogni notte. E lo sai quante volte avrei voluto mollare tutto e venire a Sidney a parlarti! Quante volte, Bec…” disse.

Perché non l’hai fatto?” chiesi io. Il cuore prese a battermi velocissimo.

Perché avevo paura che tu mi avresti preso in giro e rifiutato, e sapevo che se fosse accaduto sarei stato distrutto dal dolore…” disse lui. Fece una pausa. Mi guardò e alla fine mi prese le mani fa le sue, e senza dire nulla le strinse. Sentì in un attimo gli occhi inondarsi di lacrime. Alla fine espirai fuori tutta l’aria che avevo nei polmoni, e lo guardai dritto negli occhi azzurri mare che tanto avevo amato.

“Bec, ascoltami… io ti amo ancora Bec. Ti ho sempre amata, anche se in questi 5 anni non ti ho visto, sei sempre stata nel mio cuore. Io ho bisogno di te Bec. Sei come l’aria per me, e fin’ora io ho vissuto solo con la speranza di rivederti per poterti parlare. Non ti sto prendendo in giro, io ti amo ancora… lo so che non è giusto da parte mia ricomparire così nella tua vita e stravolgerla, ma se tu potessi darmi ancora una possibilità, io questa volta non ti lascerò per nulla al mondo…” disse, tutto d’un fiato, serissimo.

Scoppiai a piangere e mi sentì una vera deficiente. Lo guardai e non riuscì a fare a meno di pensare che tutto quello che vivevo era un sogno.

Anche io ti amo ancora Edge… tantissimo. E non sai quanto desideravo anche io rivederti per parlarti… Oddio Edge, questo deve essere un sogno” dissi, abbracciandolo e stringendolo forte.

“No Bec, non è un sogno. È tutto vero Bec, tutto vero. Sei la cosa più bella che potessi mai chiedere, e questa volta ti seguirò in capo al mondo!” mi strinse forte a se, e io mi sentì così felice e protetta fra le sue braccia. Poggiai la testa sul suo petto e ascoltai il battito del suo cuore. Era la stessa musica meravigliosa di cinque anni prima. Era come il nostro amore, era meravigliosa.

“Amore mio…” disse. Mi strinse la vita con le braccia e mi baciò. Dopo cinque anni, dopo giorni di disperazione, tristezza, depressione e apatia, per la prima volta sentì la vita rifiorire in me.

In quel parco davanti a quella fontana, illuminati dalla luce bianca della luna, le nostre labbra si sfiorarono come non facevano da anni. In quell’attimo così meraviglioso il mio sogno di sempre si fuse con la realtà. Finalmente non era più un sogno.

 

 

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Capitolo 18
*** CAPITOLO FINALE: Insieme ***


CAPITOLO FINALE: Insieme

 

 Dopo quella sera all’hotel le cose man mano presero una piega positiva: inizialmente fu difficile spiegare a Joe e ad Anna che io ed Edge ci eravamo rimessi insieme, e che cosa era precedentemente successo. Ne mio fratello ne Anna videro subito di buon occhio la cosa, perché loro mi avevano sostenuto e avevano vissuto con me ogni momento di quel abbandono, anche i peggiori, però alla fine videro che le cose andavano bene e si rassegnarono di buon grado alla nostra relazione. Edge dal canto suo, pur trovandosi un po’ in difficoltà inizialmente, alla fine si abituò a essere sempre guardato con aria sospettosa. Comunque il matrimonio di Perry e Matt andò splendidamente, e fu anche una bella occasione per rivedere Fly e Heath. Li trovai entrambi abbastanza bene: Heath era finalmente diventato un fotografo di sport, coronando il suo sogno, e lavorava per un grosso giornale di Melbourne, invece Fly stava finendo di frequentare l’università per diventare una personal trainer per giovani e promettenti atleti, come lei mi spiegò non gli piaceva la carriera da surfista, infatti nemmeno un anno dopo la sua entrata nel circuito aveva mollato. Comunque Fly e Heath avevano mantenuto un ottimo rapporto, anche se la loro storia era finita proprio dopo la fine dell’anno accademico alla scuola di surf.                                                                                   Fly era attualmente fidanzata con un ragazzo dell’università che frequentava, e Heath dedicava tutto il suo amore e affetto all’ultimo modello di Canon uscita in commercio. Come diceva lui “non c’è nessuna fretta di inguagliarmi fino al collo con una donna e poi con dei bambini, e se mi dovesse venire voglia verrò a vedere Matt che fa il papà così come mi è venuta mi passa!”. Comunque ognuno di loro sembrava abbastanza felice e ben avviato per la sua strada. 

 

Dopo il matrimonio di Matt e Perry andò tutto per il meglio fra me ed Edge: lui venne stabilmente a vivere a Sidney, e pur non potendo per via delle gare e dei concorsi stare continuamente con me,  alla fine mi adattai alla vita con lui, e dopo meno di un anno andammo a vivere insieme. Inizialmente la nostra storia andò a finire sui giornali, con titoli come “Il re delle onde torna alla sua fiamma adolescenziale: niente meno che Rebecca Sanderson!” oppure “Lo squalo Dean torna ai tempi della scuola di surf!”, ma dopo un po’ non ci fu più nulla di nuovo da dire, e riuscì ad essere lasciata in pace da paparazzi e giornalisti. Due anni dopo la nostra convivenza Edge mi chiese di sposarci, e quello fu un altro dei giorni più belli della mia vita: eravamo ai Caraibi, dove Edge doveva gareggiare il giorno stesso. La mattina della gara mi disse che se vinceva mi avrebbe detto una cosa che era importantissima: la sera a cena, con tanto di lume di candela e abito elegante, mi chiese se ero d’accordo a vivere ancora lontano da lui a intervalli di tempo, per via delle gare e del surf, e mi chiese se volevo che rinunciasse al surf per dedicarsi a noi due. Gli dissi che io volevo solo vederlo felice e soddisfatto di ciò che faceva, e se per tutta la vita sarebbe stato felice con il surf io lo avrei accettato. Così mi portò nella nostra camera d’albergo, mi disse che la cosa che amava di più ero io e non il surf, e mi fece trovare sotto al cuscino un meraviglioso anello d’oro con cui mi chiese di sposarlo. Il resto della storia è quello che ci si aspetta sempre ma che alla fine pur essendo scontato è il migliore: dopo il nostro matrimonio nacquero Audrey e Kristal, due gemelle meravigliose, seguite dal piccolo Adam. E più o meno nello stesso periodo nacquero anche Sharon e Mark, i figli di Matt e Perry, e arrivò per la mia piccola Nivose un fratellino tutt’altro che buono come lei: Duke. Fly e Haeth si sposarono anche loro, e anche per loro arrivarono la felicità e il successo. Alla fine la vita ci aveva portato tutti in strade molto diverse e lontane,  ma la nostra amicizia era forte, e quel legami così bello non si spezzò mai. Io ed Edge, anche se il nostro amore era stato messo a dura prova,  non ci separammo mai più e in ogni istante della mia vita si rafforza la certezza che il nostro amore durerà per sempre.

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