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Lista capitoli: Capitolo 1: *** PROLOGO: Una lunga notte a pensare a te! *** Capitolo 2: *** Giorno 0: La giornata del GIUDIZIO *** Capitolo 3: *** Giorno 1: La cosa migliore che mi sia capitata *** Capitolo 4: *** Giorno 2: Mi bastava averlo lì per essere felice. *** Capitolo 5: *** Giorno 3: E capì che proprio questo doveva essere l'amore. *** Capitolo 6: *** Giorno 4: Se tu non sei felice come posso esserlo io? *** Capitolo 7: *** Giorno 5: Quando chiudo gli occhi sei tu che vedo... *** Capitolo 8: *** Giorno 6: Volevo solo stare con lui e nient'altro *** Capitolo 9: *** Giorno 7 Mentre scorreva il tempo imprimevo ogni sensazione nel mio cuore *** Capitolo 10: *** Giorno 8: Lui era lì per me *** Capitolo 11: *** Giorno 9: Come lo yin e lo yang *** Capitolo 12: *** Giorno 10: Ad ogni parola sentivo un tuffo al cuore *** Capitolo 13: *** Giorno 11 Forse sono un po' gelosa... *** Capitolo 14: *** Giorni 12, 13, 14 : Edge era nel mio presente *** Capitolo 15: *** QUALCHE TEMPO DOPO - I sommersi e i salvati *** Capitolo 16: *** CAPITOLO 16: Welcome To NewCastle! Ovvero *** Capitolo 17: *** Capitolo 17: Non più un sogno *** Capitolo 18: *** CAPITOLO FINALE: Insieme ***
Capitolo 1 *** PROLOGO: Una lunga notte a pensare a te! ***
PROLOGO: Una lunga notte a pensare a te
PROLOGO: Una lunga
notte a pensare a te!
Me ne stavo allungata sul
letto, ascoltavo i rumori notturni, le onde del mare, le voci che provenivano
dalla strada, le cicale e il respiro di Perry che dormiva.
Anche se erano già le 2
passate, io non riuscivo a chiudere occhio. Sapevo perché, ma volevo far finta
che non me ne importasse nulla, che non fosse quello il motivo che mi spingeva
a non dormire. Mi giravo e rigiravo nel letto, ma niente, era tutta la notte
che pensavo e ripensavo.
Il giorno che stava per
venire avrebbe deciso l'andamento delle prossime due settimane successive, che
potevano essere di vacanza o di recupero.
La scuola ci avrebbe dato
15 giorni liberi, per riposarci nel caso non ci fossero problemi scolastici,
oppure per recuperare qualche materia un po' tralasciata, e fare i compiti no
consegnati durante il trimestre. Io sapevo che andava tutto bene, io non ho mai
avuto problemi scolastici, ma allora perché quella sera non dormire
tranquillamente?...
"Smettila, Rebecca
Sanderson, sei ridicola! Guarda in faccia la realtà, sai cosa succederà
domani, e che conseguenze avrà! Potrai passare dei bellissimi e lunghissimi
pomeriggi con Edge, e non far finta che non t’importi, perché anche i muri
della stanza hanno capito come stanno le cose! E non cercare di nascondere
queste cose a te stessa, semplicemente non puoi decidere di chi
innamorarti!"...Già, mi capitava così quando dovevo darmi una bella
sgridata, mi parlavo da sola dandomi della Rebecca, essere chiamata con il mio
nome completo è una cosa che permettevo a pochi, e che mi scuoteva.
In ogni caso dopo mille riflessioni decisi
di scendere per un bicchiere d'acqua, prima di riprovare ad addormentarti, e
strano ma vero trovai nel soggiorno nientemeno che Jilly in piedi.
"Ciao Bec... ancora in piedi? Ma non
hai sonno?"
"Già, penso a domani... daranno i
risultati!"
"Ahh, già, ma da quello che so tu non
avrai problemi no?"
"Già, ma non è per quello... ho
troppo per la testa". Bevetti un bicchiere d'acqua gelata, e guardai Jilly
seriamente. "Sei stata mai innamorata di un idiota?". Non so perché
lo dissi, mi venne così. Dovevo proprio dormire un po’…
"Umhh, ah! Problemi di cuore èh? E
chi è l'idiota in questione?".
"Lasciamo stare, non so nemmeno io perché
l'ho detto, non sono innamorata!" sbottai.
"Ecco, brava Sanderson, menti a te
stessa, ancora una volta!" la mia mente era proprio convinta.
"Susu, vai a letto, è meglio se per
ora non ci pensi... domani avrai di che distrarti!"... Jilly era sempre
troppo gentile.
"Grazie, hai ragione, cercherò di non
pensarci!^^"
"Si, e riposati, buonanotte!" mi
disse Jilly imboccando le scale.
"Grazie, anche a te" le dissi.
Risalì le scale, girai l'angolo e mi trovai a poco più di un metro dalla camera
dell'essere più idiota della terra, colui che non capisce nulla nemmeno se glie
lo scrivi su un cartello e te lo appiccichi in fronte: Dean Edgly!
Lui era là, a pochi metri da me, ci
divideva solo una porta...
"Bec, adesso frena, che vuoi fare? E
se uno dei tre fosse sveglio?? Che diresti? Che volevi entrare in camera per
vedere Edge dormire?" la mia mente riusciva a controllare ben poco le mie
mani che scivolarono sulla maniglia da sole. Feci una leggera pressione e
"clack!" la maniglia scattò.
Aprì poco, e gettai un occhiata furtiva
alla stanza. Matt e Heath avevano il letto a castello, e Edge quello davanti la
porta! Che fortuna! Ma di Edge vedevo solo le spalle nude. Si, le sue spalle,
le sue enormi spalle, chissà che bello starsene fra le sue braccia
muscolosissime, senza temere nientee
nessuno, avrei voluto volentieri mettere in pratica le mie idee, peccato che
era una cosa unilaterale, poiché Edge non vedeva oltre la sua tavola,
includendo le ragazze...Eppure io e lui avremo potuto fare moltissime cose
insieme, moltissime...la mia mente fece pessimi pensieri, così con la poca
forza di volontà che mi rimaneva andai dritta a letto e mi ci infilai bene
sotto. Questa volta il sonno arrivò dopo poco, ma ancora una volta sognai
solamente una persona, anzi no, un idiota: Dean Edgly!
Capitolo 2 *** Giorno 0: La giornata del GIUDIZIO ***
CAPITOLO 1: Il Giorno Del Giudizio
GIORNO 0: La giornata
del Giudizio
"Allora ragazzi che ne
pensate, che materie vi daranno da recuperare?" disse Heath a cui già di
prima mattina andava di chiacchierare.
"Oddio Heath, non ci
voglio pensare finché non arriviamo a scuola, dammi questi ultimi 10 minuti
prima di entrare per rilassarmi" disse Anna, evidentemente contrariata a
fare quel discorso.
"Già Heath, tanto fra
un po' lo sapremo no?" disse Fly.
Io me ne stavo per conto
mio in disparte, chiudevo silenziosamente la fila, a pochi metri da me Perry,
tutta presa da Matt... com'erano carini quei due insieme^^
Stavamo facendo il nostro
solito tragitto a piedi per andarea
scuola, e si riusciva a parlare solo di materie, ma io avevo altro per la
testa. E avevo un sonno che avrei potuto addormentarmi per strada.
"Bec, cos'hai?"
disse Perry, che non mi ero nemmeno accorta essersi staccata da Matt per
venirmi a parlare. Certe volte è chiacchierona e perfezionista, ma è una brava
amica, la mia migliore amica. Lo sapeva a cosa stavo pensando e io sapevo di
poter contare su di lei per i miei sfoghi.
"Oddio, non ho dormito
bene..." dissi.
"Si si, come no! Nel
senso che già stai organizzando mentalmente le vacanze..." disse, e poi
abbassò la voce e continuò "e naturalmente i giorni da passare con il
principino biondo eh?"...
"Uhh... sono stata
tutta la notte a pensare a come potermi offrire per aiutarlo, ma non so che
dirgli!".
"Digli semplicemente:
Edge, ho saputo della tua carenza a matematica, e mi offro per aiutarti a
studiare e a recuperare per i prossimi 15 giorni!" disse, sorridendo.
Ecco, ora tutto chiaro no??
Perry ha centrato il punto!
"Volevo dirlo ad Edge
ma non so come comportarmi, e se è giusto dirglielo, oppure magari vuole fare
da solo." risposi incupita.
"Ascoltami, ho chiesto
a Matt, casualmente ...di indagare se per caso Edge avesse messo gli occhi su
qualcuna, sai... chissà" disse Perry, con fare misterioso.
"Eee??" dissi io
supplichevole di risposte.
"Ora ti spiego, gli ho
detto che una mia amica della C ha una cotta per Edge, e gli ho detto di
aiutarmi a capire se ha qualche speranza...Matt ha fatto il suo lavoro, e ho
scoperto cose interessanti!" disse.
"Cosa?? Dimmelo, ti
prego!" supplicai.
"Pare che Edge sia innamorato
di una ragazza, ma non ha chiarito chi. Matt ha saputo da Heath che è una di
noi 4, sembra che Edge glie lo abbia detto qualche sera fa, ma io ho fatto
qualche ipotesi per chiarire: Anna non può essere perché sta con tuo fratello,
e poi Edge e Anna, ma ti immagini? No... io non sono perché sto con Matt e Edge
non è tipo da innamorarsi delle ragazze degli amici! E infine Fly non può
essere, dato cheEdge sa che Heath ha
una cotta per Fly, e poi Fly è una buona amica di Edge, ma nulla più... insomma,
chi rimane??" disse lei divertita.
"Emh, i- io..."
dissi rimbambita. "E poi è ovvio che sei tu Bec! Troppe cose vi legano: la
tavola disegnata da te con lui sopra, le vostre uscite in canotto, il modo in
cui ti guarda, e fattelo dire: solo un cieco non può essersene accorto!"
disse lei decisa.
"Magari... ma che
dico, hai ragione! Prima o poi lo avrò!" dissi svegliandomi d'impulso.
"Si, e io sto facendo
già in modo che questo succeda! Ma dipende da te ora... Oh, ma guarda, siamo
arrivati a scuola" disse e sorrise, quel sorriso mi spaventò.
"Heath, Fly, perché
non riportate anche i miei libri in biblioteca! Oh, Anna guarda c'è Joe, che ti
aspetta lì..." disse ancora. Poi guardò Matt e disse "Ehi, Matt noi
dobbiamo andare, lo sai dove no?? In quel posto che dicevo questa mattina, a...
uhm, a parlare con Jean! Già!",
"Ah, siii, certo...
con Jean, logico! Come potrei scordarmi... allora, bhè, noi andiamo, bhè da
Jean, credo..." disse Matt spiazzato.
Li vidi allontanarsi, e
Perry mi fece l'occhiolino prima si voltare l'angolo con Matt mano nella mano e
scomparire tra la folla.
Ecco, io ed Edge finalmente
soli. Edge mi guardò. "Ehm, ma chi è Jean?" chiese.
"Ah, si Jean, un’amica
di Perry..." dissi distratta.
"Emh, Bec, siccome se
ne sono andati tutti, e le lezioni iniziano fra 20 minuti che ne dici se ce ne
andiamo un po' in giardino a parlare io e te?" mi chiese.
"Certo..." dissi
cercando di sembrare tranquilla. Fortunatamente trovammo una panchina vuota, e
ci sedemmo vicini, ero curiosa di sapere di cosa volesse parlare.
"Bene, Bec...era da un
po' che volevo chiedertelo, ma dato che non riusciamo mai a parlare
tranquillamente, io e te, e in questi giorni ti vedo sempre distratta, ho
approfittato per farlo oggi!" disse tutto d'un fiato. Lo guardai, non
riuscivo a concentrarmi quando mi stava così vicino, con i suoi occhi così
belli, mi sembravano sempre più blu, avrei voluto tuffarmi nei suoi occhi.
"Emh, chiedimi pure
tutto?" dissi uscendo per un attimo dai mie pensieri.
"Ecco, mi chiedevo...
per caso hai da fare durante le due settimane che verranno?" disse.
"No, non credo, non
dovrei avere materie, ne compiti a cui sono indietro, tutto tranquillo".
"Allora, se io dovessi
chiederti un favore tu saresti libera?" chiese.
"Si, certo".
Arrivò Matt, ci guardò e disse "Su, voi due, è ora di andare!" e la
campanella suonò.
"Allora, facciamo il
punto della situazione" disse il prof. Kerby.
"Sandersen, ottimi
voti devo dire, nessuna materia, ma ripassa biologia, la professoressa Alloway
dice che sei calata, per il resto ok" e poi passò ad un altro banco. Tirai
un sospiro di sollievo, anche se ero convinta di non avere materie, non avevo
la certezza fino a due minuti prima.
"Lawe, come Rebecca,
anche tu tutto ok, ma mi raccomando biologia!" e anche Perry sorrise
finalmente libera da quel peso.
"Petersen, mi dispiace
dirti, che letteratura inglese ti ha dato un 5, non ci vorrà molto per
recuperare ma impegnati! Per il resto, ripassa storia, e andrà bene!"
anche Anna sorrise, una sola materia era facilissima da recuperare.
"Carroll, Carroll...
oddio, che cimitero di voti hai! Allora, un 5 a geografia, un 5+ a storia, e un
4 ad Arte... impegnati, non sono difficilissimi da recuperare, ma dovrai
studiare sodo!" Heath, si getto disperato sul banco, facendo ridere tutta
la classe.
"Watson, tu benone in
moltissime materie, ma vedo che proprio non te la cavi con chimica... hai un 4,
ma non è difficile, con un po' di studio. Mi raccomando!" e così anche Fly
era sistemata per i prossimi 15 giorni, ma per chimica non era un problema,
Perry poteva aiutarla.
"Leyland, umh, vabbè,
che te lo dico a fare... il voto più basso che ha è un 7... goditi le
vacanze!" e Matt, che non si preoccupava affatto, sorrise bonario.
" Edgly... umh, Dean,
vedo che sei migliorato, rispetto al primo trimestre, vedo dei 6, dei 7, e un 9
a educazione fisica... ma matematica, già... hai un 4 +... ti toccherà
recuperare... per il resto apposto!" disse Kerby, a Edge, che fece spallucce
e firmò la pagella.
Kerby continuò il giro, ma
non lo ascoltai più, cominciando a fantasticare sui 15 giorni che mi
aspettavano e sulle molte cose da fare.
Stavo stendendo i panni, dato che erano tutti andati a riposare, appena finito di
pranzare, e Jilly aveva trovato proprio me in giardino a leggere.
Guardai l'orologio della
parete del giardino, le 15 esatte. Avevo finito di raccontare a Perry della mia
conversazione con Edge, e poi ero corsa a stendere i panni. Chissà che ne
pensava, l'avevo lasciata ad elaborare. Appesi una maglietta di Fly, poi presi
quella di Edge e le mollette per appenderla. Chissà a me come sarebbe stata.
"O no, ecco che
ricomincia a fantasticare eh Bec!" la mia mente elaborava cose strane.
Ad un certo punto sentì dei
passi... chi era? Jilly forse? Chissà...
"Bec, sei qui?"
la voce era fin troppo nota al mio cuore, dato che appena la sentì iniziò a
battere forte, senza un determinato motivo.
"Si, dimmi!" dissi
mentre Edge sbucava da dietro il muro.
"Jilly mi ha detto che
eri qui, vuoi una mano? "chiese. "No, ho quasi fatto!" risposi.
"Senti, riguardo al
discorso di questa mattina, io..." disse.
Ecco, questo era il momento
adatto per proporgli il mio aiuto per la matematica.
"Si, anche io devo
chiederti una cosa." dissi.
"Ok, allora
dimmi..." disse.
"No, dimmi prima
tu" dissi.
"Senti, lo so che
potrei risultarti un po' noioso, ma ho bisogno di te, del tuo aiuto insomma.
Dato che mi hai detto questa mattina che non avevi materie, mi chiedevo se
potevi aiutarmi con matematica, poiché sei la più brava in classe, a parte
Matt, ma lui deve aiutare Heath... che pensi? Immagino che rovinerei le tue
vacanze però. Se non vuoi non fa niente, però, insomma non devi rovinarti anche
tu i giorni di riposo, ecco tutto" disse, con la sua dolce voce.
Mi resi conto che mi aveva
chiesto quello che io volevo chiedere a lui. Riflettei un secondo, e mi venne un’idea.
Risposi allora "Emh, guarda Edge, per me è un piacere aiutarti, e non mi
crea fastidio, anzi sono felice di esserti utile. Però in cambio, tu potresti
coinvolgermi nel tuo allenamento speciale? Cioè la palestra e lo jogging
mattutino?" dissi.
"Certo, per me sarebbe
fantastico lavorare in compagnia!" disse felice.
"Allora, affare fatto
Edge, cominciamo domani! La mattina ci alleneremo fino all'ora che vuoi tu, poi
faremo un oretta matematica, pranzo e altre 2 ore matematica. Va bene?"
chiesi.
"Più che bene, grazie,
mi dedichi tutto questo tempo!" disse.
"Allora, io domani
alle 7 e mezza ti chiamo ok?" mi chiese. Annuì, e sorrisi. Vidi Edge un
attimo titubante, ma poi mi abbracciò e mi disse "Grazie, Bec, sei un
tesoro!" e mi diede un bacio sulla testa.
"Ora vado che è quasi
l'ora del mio turno in spiaggia come bagnino! Ma poi avremo 15 giorni
liberi!" disse, sorrise e mi salutò con la mano, scomparendo dietro il
muro così com’era arrivato.
Io rimasi lì, col cuore al
massimo, arrossita, e felice. Stesi gli ultimi panni in fretta e furia, e corsi
via in camera mia. Perry doveva sapere subito tutto, la piega che aveva preso
quella situazione. La vita andava sempre meglio.
Capitolo 3 *** Giorno 1: La cosa migliore che mi sia capitata ***
GIORNO 1: La cosa migliore che mi sia capitata
GIORNO 1:La cosa migliore che mi sia capitata
" All of the days have passed us by,
All of the sun is gone... away.
Sidewalks,
Running away from the streets we knew,
Sidewalks,
Running away from the streets we knew,
Sidewalks,
Like the time we thought was made for you. "
Quanto adoravo quella
canzone, cioè la adoro tutt'ora, ma in quei giorni mi piaceva ancora di più, mi
piaceva ascoltarla, in quel periodo gli Story Of The Year erano il mio gruppo
preferito, e Sidewalks la ascoltavo e riascoltavo a ripetizione.
Erano le sette appena, ma
l'abitudine che Simmo ci aveva dato di svegliarci alle 6 e mezza ogni mattina
si ripercuoteva su di me, che ero già sveglia. Perry dormiva ancora, così avevo
preso l'iPod e mi ero messa ad ascoltare un po' di musica aspettando le 7,30
per scendere a fare colazione con Edge e uscire per l'allenamento!
"Si, Bec, si, lo stai
proprio pensando, non è un sogno, oggi inizieranno davvero due settimane
fantastiche in compagnia di Edge... puoi anche darti un pizzicotto, ma non stai
sognando, sei sveglia già da un po'..." la mia mente aveva voglia di
rassicurarmi che tutto fosse vero!
Tesi l'orecchio, dei rumori
provenienti dal bagno... ma erano solo le 7? Chi era? Già... sicuramente Edge,
che si era appena svegliato e si stava cambiando. Sentivo i suoi passi, erano
leggeri leggeri, si preoccupava sempre di non dare fastidio a nessuno, e di non
svegliare gli altri.
Scesi dal letto, mi infilai
i pantaloncini del pigiama (li avevo tolti per il caldo), misi le ciabatte e
aprì poco poco la porta per vedere chi fosse. Era proprio Edge, lo vidi
infilarsi in bagno e chiudere la porta.
Richiusi furtivamente la
porta, e mi rimisi a letto, nel mentre vidi Perry che si metteva dritta,
spostando il lenzuolo. Si stiracchiò un po', si scansò i lunghissimi capelli
ribelli dalla faccia, e mi disse un po' assonnata "Buongiorno! Chi stavi
spiando èh?" e poi sbadigliò.
"Come se tu non lo
sapessi, ben svegliata comunque!" dissi scherzando.
"Già, già... ma adesso
veniamo a noi! Che hai intenzione di combinare oggi?? Avrete tutta la giornata
per stare insieme, vedi di non farla passare così, senza combinare nulla
eh!" mi ammonì.
"Perry, abbassa la
voce, Fly e Anna dormono, ad un muro di distanza da noi, e Edge è in
bagno!" dissi,
"Ahhh, ecco perché
spiavi la porta! E brava Bec!" disse divertita.
"Ma dai! Senti, invece
di prendermi in giro, dammi qualche consiglio, che pensi che dovrei fare oggi?
Uscirmene così, su due piedi, e dirgli che mi piace?" chiesi, e già
sentivo il cuore accellerare.
"No, no, Bec... avete
ben 15 giorni da passare insieme, devi farli passare bene, cercare di diventare
amici più intimi, e dare anche a lui la possibilità di capire che vuole fare.
Comunque tu lascia fare a me, vi darò modo di rimanere soli, così avrete tempo
per parlare" Perry era sempre così gentile.
"Grazie, vedrai che ce
la farò! Anche grazie al tuo aiuto!" la abbracciai.
Si erano fatte le 7,15
quindi mi preparai. Presi il costume arancione, i pantaloncini, la canottiera,
e mi infilai in bagno. Finì di legarmi i capelli e scesi in cucina, dove trovai
Edge già pronto a fare colazione.
"Buongiorno Bec! Ben
alzata!" mi disse. Sorrisi alla bella giornata che era appena iniziata.
"Complimenti Bec! Sei
la prima che riesce a resistere a 5 km di corsa mattutini! Qualche volta ci ha
provato anche Matt ma dopo l'allenamento in palestra l'ho dovuto riportare in
braccio, pensi di farcela?" mi chiese. Sinceramente, quel giorno ero
esausta, dopo 5 Km a sgambettare dietro a Edge avrei voluto rimettermi a
dormire, e c'èra ancora mezz'ora di palestra che ci attendeva, seguita dalle
lezioni di matematica, che per fortuna non erano faticose.
"Si si, ce la faccio,
tranquillo, io non sono Matt e mio padre era un allenatore peggiore di Simmo,
quindi conta pure su di me per i prossimi 15 giorni" risposi, mentre
andavamo verso la palestra.
"Perfetto allora, sono
felice di avere una compagna per allenarmi, sai è noioso da soli" disse.
Rimasi un attimo inebriata
dal suono della parola Compagna che usciva dalle sue labbra e che intendeva me.
Certo, era fantastico stare con lui, anche con tutta la fatica.
"Già, sono felice di
poterti fare compagnia... dopotutto siamo compagni di surf no, perché non di
allenamenti?" dissi sorridendo.
"A proposito, dato che
mi farai il favore di sopportare la mia testa vuota per quindici duri giorni a
fare matematica, mi chiedevo, sempre se ti và naturalmente, se, si, insomma...
se questa sera per svagarci ti andrebbe di uscire, magari andare al cinema, o
fare una passeggiata, dopo cena?" mi disse.
"Se mi và, ma certo!
Molto volentieri, sarebbe davvero carino, uscire con il mio compagno di jogging
mattutino!" dissi ridendo.
"Allora, certo, magari
sarà più divertente che fare pesi, o fare matematica" mentre lo diceva
entrammo in palestra. "Certo, non posso dire che passerò a prenderti, ne
che ti riporto io a casa, ma se vuoi puoi considerarlo, un appuntamento...
così, insomma, se ti và" disse mentre montava i pesi.
"Ah, allora, va bene,
un appuntamento è una bella cosa" dissi.
"Brutta cretina, ma
che frase è? "Un appuntamento è una bella cosa?" Ma dico, ti sei
fumata il cervello, dovevi dirgli "Volevo uscire proprio con te!" e
non cose così... sei senza speranze!" la mia mente me ne diceva di tutti i
colori. E aveva maledettamente ragione.
Andai verso il fondo della
palestra a prendere gli asciugamani, e in quel momento successe la prima cosa
strana che indicava come le cose fra me ed Edge stavano cambiando.
Edge afferrò il suo
asciugamano ed io il mio, ma mentre andai verso l'angolo dei pesi inciampai su
uno step messi lì per terra e cadendo non so perché afferrai la maglietta di
Edge e me lo trascinai appresso.Non feci
in tempo a rendermi conto di ciò che era successo che mi ritrovai distesa di
pancia con sopra Edge, che mi era, come dire, "caduto" sopra.
"Scusami, emh, ho
inciampato, oddio che rimbam..." non finì la frase perché Edge alzò la
testa e me lo ritrovai a venti centimetri dalla mia faccia. Il mio cuore inizio
ad andare a duemila battiti.
Mi trovavo proprio stesa su
un pavimento con Edge sopra, ci separavano pochi centimetri, eppure il mio
cervello non riusciva a rendersi conto di cosa stava succedendo.
Non so che mi prese, ma mi
ritrovai i suoi occhi puntati addosso, i suoi magnifici occhi, che mi
sembravano ogni volta due piccoli mari, e che mi facevano impazzire.
Era tutto strano, e poi
faceva caldo, Edge era senza canottiera, io in costume, e stavamo lì per terra.
Edge provò a parlare dato che nessuno diceva niente.
"Emh...ti sei fatta
male?" disse, ma non si mosse da lì. "No, non credo" dissi.
Adesso non ce la facevo
più, avere Edge così vicino mi faceva evaporare ogni traccia di qualche
ragionamento sensato.
Cavolo quanto era bello...
"Diamine, è il tuo momento signorina! Bacialo!" era la mia mente a
parlare.
Non ci pensai troppo su,
presi il coraggio a due mani, e mi avvicinai, Edge non faceva una piega.
Lo baciai. Senti che
rispondeva subito al bacio. Inizialmente sentì solo le sue labbra, poi anche la
sua lingua, e sentì le sue mani sulla schiena.
"Edge, Bec siete qui
no?? Ragazzi vi cercava... oddio scusate, emh, non pensavo che... ah, vabbè
ripasso più tardi magari..." Matt era appena entrato in palestra e adesso
ci guardava con un aria interrogativa. Edge si rimise in piedi, e gli andò
incontro.
"Ah, no Matt, dimmi...
ehh, ecco, come mai ci cercavi?" gli chiese imbarazzato.
"Ehm, a già, Simmo
stava facendo quattro chiacchiere con chi ha qualcosa da recuperare a scuola,
peraccertarsi che ci aiutiamo fra noi
al fine di recuperare..." disse Matt.
"Ah si, bhè, io ho Bec
che mi aiuterà... ma comunque adesso vado casomai si arrabbia" disse Edge.
Mentre i due parlavano io
mi rimisi in piedi e rimasi a guardarli.
"Già, vai, è
meglio..." disse Matt comprensivo. Edge gli diede una pacca sulla spalla,
si girò per un secondo a guardarmi, sorrise e scomparì imboccando le scale.
Matt rimase lì a guardarmi,
entrambi eravamo imbarazzati.
"Emh, Matt, sai dov'è
Perry, per caso?" chiesi così per dire qualcosa.
"Si, è andata a fare
la doccia 20 minuti fa, ora sarà in giro per casa. Se devi parlarne andiamo,
tanto anche io devo risalire" mi propose.
"Ah, si certo, va
bene" dissi, e imboccammo le scale anche noi.
"Emh, Matt, senti per
quello che hai visto... bhè, non interpretarlo male per favore, io sono
scivolata e mi sono portata dietro Edge, e rialzandoci l'ho baciato, ma non era
nulla" dissi cercando di essere convincente.
"Bec, Bec, non mi devi
spiegare niente, anzi guarda, se vi siete baciati, che ci fa? E poi, secondo il
mio parere di amico di Edge, io non credo che gli dispiaccia, che tu lo baci,
proprio tu...se intendi quello che voglio dire. Comunque io farò finta di non
aver visto niente" sorrise.
"Grazie, Matt, sei un
amico" abbassai la testa, dovevo essere rossa come un pomodoro.
"Ah, eccoti
finalmente, già finiti gli allenamenti??" Perry comparve all'improvviso.
"Tesoro, hai da fare
ora?" chiese Matt a Perry.
"Scusami Matt, ti
lascio subito Perry, prima però devo chiedergli una cosa, va bene?" dissi.
"Va bene, allora io
vado a surfare, ciao!" disse e si dileguò.
Io e Perry ci chiudemmo in
camera, e Perry disse " Come mai sei così rossa? Cos'è successo??".
"Perry devo
raccontarti una cosa!" dissi, e iniziai a raccontare.
"Bec, così sei
veramente bellissima, vedrai che Edge quando ti vede sviene!" mi disse
Fly.
"Si si, sviene,
sviene, mica come i ragazzi tedeschi!" disse Anna ridendo.
"Non essere troppo
dura con quel cavernicolo biondo" rise Perry.
"Perry!" le
strillai io.
Eravamo tutte e quattro
infilate nel bagno. Fly mi stava finendo di passare l'arriccia-capelli, Anna mi
ritoccava lo smalto, e Perry mi truccava. Avevo finito di raccontare per la
terza volta di fila quello che era successo la mattina con Edge. Prima a Perry,
che ne era felicissima, poi al mio diario, per ricordarmelo per sempre, e
infine ad Anna e Fly.
Ero quasi pronta per
uscire, le mie amiche mi avevano preparato, per essere perfetta.
"Mi auguro che non
svenga, non è proprio l'effetto che vorrei fare, insomma" dissi divertita.
"Fatto, adesso aspetta
che si asciughi bene lo smalto, mi raccomando" disse Anna.
"Ok, anche i capelli
sono pronti..." disse Fly soddisfatta.
"Aspetta, non battere
le ciglia... ok, fatto" disse Perry.
Mi guardai allo specchio e
sorrisi, avevano fatto proprio un bel lavoro.
Perry mi mise una mano
sulla spalla, guardò i nostri riflessi allo specchio e disse più che
soddisfatta:
"Sanderson, sei
ufficialmente da urlo!" e io sorrisi felice.
Ci spostammo in camera
nostra, e Anna e Fly si sedettero sul letto di Perry. Io camminavo su e giù per
la camera. Perry diceva qualcosa a Fly, ma non le capivo più per l'ansia.
"Ne avete più
parlato?" disse Anna.
"Di cosa, scusa, non
vi stavo seguendo?" dissi.
"Del bacio. Bec, di
questa mattina" disse lei.
"Ah, no, bhè, le due
ore di matematica del pomeriggio erano per fare matematica, non per parlare, ma
lo farò appena usciamo io..." dissi decisa.
"Brava, mi fà piacere che
ti sia decisa!" disse Fly. La abbracciai.
"Grazie,
ragazze!" dissi emozionata e grata alle mie amiche.
"Forza, Bec, sono le
9!!" disse Anna che non stava più nella pelle. Sentimmo bussare.
"Mi sa che è il
cavernicolo!" disse Perry. "Avanti" gridai io.
"Bec, sei pronta?
Entro" chiese la voce di Edge fuori dalla porta. "Si
vieni..."dissi io.
Edge entrò, tutto in tiro,
ed era ancora meglio di sempre.
"Ah, emh...wow, sei,
bhè, bellissima!" disse lui. Sorrisi, si prospettava una bella serata.
"Allora, ti è piaciuto
il film?" mi chiese Edge, appena usciti fuori dal cinema.
"Già, è stato
veramente divertentissimo, anche se questo tipo di commedie non sono il mio
genere, 'Il matrimonio è un affare di famiglia è davvero divertentissimo. E
poi, quell' attore, è veramente bravissimo" dissi io soddisfatta.
"Adesso dove vuoi
andare?" chiese. "Ti và di fare una passeggiata in spiaggia?"
chiesi.
"Perché no? Tanto è
ancora presto" mi sorrise.
Il cielo quella sera era
bellissimo, stellato e limpido. Adoravo le stelle, ma guardarle con lui era
tutta un altra cosa. Mi sentivo bene con lui, sentivo proprio di poter toccare
le stelle.
"Mi piace questa
spiaggia!"disse. "Si, anche a me. E poi di sera è sempre così
tranquilla, nessuno a fare confusione, c'è una pace".
"Bec, sai, sono felice
che tu abbia accettato di uscire con me!".
"Edge, senti... a
proposito di oggi, scusami, probabilmente nemmeno ti andava quel bacio".
"Bec, ti và di salire
su quella palafitta, quella in mezzo agli scogli?" sembrava non
ascoltarmi.
Salimmo in quella piccola
capanna di legno sull'acqua. E di sedemmo nella panchina, sembrava di stare sul
mare e arrivava qualche spruzzo d'acqua di tanto in tanto.
"Riguardo questa
mattina, non è che il tuo gesto non mi abbia fatto piacere, ma sai, è che non
me lo aspettavo, tutto qui. Per me è stata una sorpresa, ecco tutto" disse
convinto.
"Scusami, magari c'è
qualcuna che ti piace, e ti ho preso di sprovvista" abbassai la testa.
"No Bec, questa sorpresa
mi ha fatto solo comprendere una cosa che sospettavo da un po'!".
"E cioè?" chiesi
incominciando a innervosirmi. "Che io ti piaccio!" disse.
"E questo chi lo dice?
Può essere che io ti abbia baciato solo così, perché mi andava no?" dissi
alzandomi. Mi stava facendo innervosire, si prendeva gioco di me!!
"Ecco, Bec, se fosse
così mi dispiacerebbe davvero moltissimo, perché per me non è lo stesso".
"Che vuoi dire? Scusa,
ma non ti seguo..." cominciava davvero a essere poco chiaro.
"In realtà c'è una ragazza,
è una ragazza bellissima, intelligente e anche spiritosa. Ha un carattere
forte, autoritario, certe volte si prende troppe responsabilità, e può sembrare
un po' fredda, ma in realtà è una persona splendida, si preoccupa per tutti, ed
è un ottima surfista. Umh, è alta più o meno così, ha i capelli neri e gli
occhi verdi, ha la mia età. Pensi di aver capito di chi parlo?" disse
serio.
"Edge...tu stai
dicendo che..." mi salirono le lacrime agli occhi.
"Rebecca Sanderson, tu mi piaci
tantissimo, ogni volta che mi sei vicina mi rendo conto che ho trovato un
motivo più importante del surf per vivere qui con voi, sei la ragazza più bella
e dolce che esista e io voglio solo te, e mi piacerebbe davvero tantissimo che
tu non mi abbia baciato solo perché ti andava oggi... Bec mi sono innamorato di
te!" mi disse tutto questo con lo sguardo più serio e dolce che gli abbia
mai visto sul volto.
Respirò profondamente e mi prese le mani,
mi sorrise e disse "Bec, mi piacerebbe sapere se anche tu provi qualcosa
per me. Non devi rispondere subito se non vuoi".
"Edge, nessuno mi aveva detto delle
cose così belle. Edge, che scemo che sei, come fai a chiedermi se provo
qualcosa per te. Tu mi piaci da impazzire, e ti ho baciato perché io volevo
baciare solo te. Da quando ti ho visto la prima volta, ci siamo parlati, e poi
ogni volta che mi stai accanto e mi parli, o semplicemente sei nei paraggi, non
riesco a non pensarci! Anche io sono innamorata di te!".
"Sono felice Bec, ti adoro!" mi
disse e sorrise. Mi prese in braccio e mi appoggiò sulla staccionata della
palafitta. Mi guardò negli occhi e mi diede un bacio. Anche io lo baciai, e lo
abbracciai forte, più forte che potevo, non sarebbe andato mai più via da me,
ora lo sapevo.
"Bec, vuoi essere la mia
ragazza??" mi chiese, stringendomi.
"E me lo chiedi anche? Certo che
voglio, Edge, io voglio solo te!" gli dissi.
Si, è proprio vero, quello che pensi di
non volere, a volte è la cosa migliore che ti sia mai capitata.
Capitolo 4 *** Giorno 2: Mi bastava averlo lì per essere felice. ***
CAPITOLO 2: Parte di noi
GIORNO 2: Mi bastava
averlo lì per essere felice
“Bec, ascoltami… ho un po’ di
domande da farti e cose da dirti, dobbiamo fare una bella chiacchierata oggi!”.
“Dimmi pure, Simmo”.
“Bec… cosa ci facevi con Edge
l’altro giorno nella palestra, per terra in atteggiamenti strani, se vogliamo
dire così”.
“Io? No, non ero con Edge… io dormivo… già, dormivo ancora”.
“Bec, Bec… non dire cavolate,
non puoi mentirmi, sono il tuo allenatore, e non ti ho vista solo io, ma anche
Deb”.
“No, non è vero, Simmo,
credimi, non è successo nulla”.
“Sai, credo che meriterete
una punizione voi due…mia cara ragazza, qui alla Solar
Blue non si viene mica per fare incontri d’amore… non è un’agenzia per cuori
solitari, ma una scuola per formare campioni! E tu, una giovane e promettente
surfista, hai infranto le regole lo sai vero?”
“Simmo, io…”.
“No, no, questa volta non
sarà così facile… le regole sono regole, chi non le
rispetta, fa le valige e torna a casa!”.
“Già, Bec, è così mia cara… anche
io come allenatrice sono costretta a punirti”.
“Oh, Deb ti prego…. Perdonami almeno tu Deb!”.
“Rebecca Sanderson sei
ufficialmente fuori dalla Sola Blue…”.
“Sei fuori Bec, mi dispiace
ma sei fuori, cerca di capire, Simmo ha ragione, qui le regole vanno rispettate
mia cara, e tu non l’hai fatto!”.
“Simmo, Deb, vi prego, vi prego…”.
“Vai Bec” “Forza Bec” “Bec….
Bec….”
“Beeeec!!! Cacchio Bec svegliati!!!! Vuoi svegliarti maledizione! Perché ti lamenti così? Cavolo! E svegliati su!!!”.
Sentivo
urlare, era una voce conosciuta.
Oddio, allora era solo un sogno, per fortuna Perry mi aveva svegliata.
“Oddio Perry, ho fatto un
incubo tremendo… c’èrano Simmo e Deb, io ero seduta ad un tavolo e loro
cominciavano a girarmi intorno e a dirmi che facevo con Edge in palestra, e che
la Solar non è un agenzia di cuori solitari, e che ero
stata cacciata perché non ho rispettato le regole… oddio era così vivido!” le
dissi, ansiosa.
“Bec, maledizione, ok che ti
fai sogni strani, ma sono le 7 del mattino eh!” disse Perry buttandosi di nuovo
la coperta addosso e il cuscino sulla testa.
“Scusami, faccio sogni a
ruota libera…” dissi, francamente dispiaciuta.
“Va bene, ma ora comincia a
prepararti, che alle 7 e mezza devi fare jogging con Edge, o già ti sei
dimenticata??” disse.
“No no,
ora vado!” le dissi felice. “Ah, Perry, ti devo raccontare di ieri sera!” dissi
ancora più felice.
“Ok, quando torni… ciao”
disse, e qualche minuto dopo stava già di nuovo sonnecchiando, come se non si
fosse mai svegliata.
Mi infilai velocissima in bagno, infilai costume,
pantaloncini e canottiera a tutta velocità, e mi sciacquai la faccia sorridendo
al mio riflesso nello specchio!
“Si
Bec! Da oggi in poi tutto per te sarà speciale!”… soddisfatta
imboccai le scale, senza pensare più ai miei incubi. Nulla poteva
togliermi Edge dalla testa.
Entrata in cucina sentì il
lieve parlottare della tv accesa, e trovai Edge a finire la colazione, e appena
mi sentì scendere alzò la testa e mi sorrise.
“Buongiorno Bec!” disse allegro,
con un timbro dolce nella voce.
“Giorno…” dissi timida mentre
entravo anche io. Sicuramente era la prima volta che davo il buongiorno alla
persona che amavo, e non sapevo che dire.
“Dormito bene?” mi chiese.
“Umh, abbastanza, a parte sogni su Deb e Simmo, quelli me li risparmierei”
dissi, sorridendo.
Mi sedetti sulla sedia affianco a lui, e poggiai la testa sulla sua spalla, e
naturalmente il ricordo del sogno sparì com’èra venuto.
“Brutta cosa avere Deb e
Simmo anche nei sogni” disse ironicamente, poi mi diede
un bacio sulla testa, ancora appoggiata alla spalla. Era bello stare lì così.
“Pronta per questa mattina?
Oggi correremo un po’ meno ma più esercizi di palestra!”
disse, annunciando il programma del giorno.
“Con te sono pronta a tutto!”
dissi allegra. Feci colazione anche io, di fretta, e alle 8 in punto uscimmo da casa, per cominciare a correre.
Percorremmo un bel tratto di
Blue Water Beach correndo, un po’ passeggiando, finché alla fine optammo per fermarci un po’, anche perché eravamo arrivati
fuor dal territorio degli allenamenti della Solar Blue, quindi ne Simmo ne Deb
potevano essere lì. Ci sedemmo sulle rocce, l’uno affianco
all’altra, potevo quasi sentire il calore della sua pelle, e mi resi conto che
il mio cuore stava accelerando molto velocemente. “Sai Edge, sono felice per
quello che mi hai detto ieri…” dissi timidamente, cercando di sembrare meno
impacciata di quello che ero.
“Bec, sei la cosa più
importante che io abbia mai avuto… da quando ti ho
visto ho capito che è te che volevo, e voglio che tu non mi lasci mai.
Ricordatelo, non ti lascerò mia Bec, mai” mi disse.
“Edge…” riuscì
a dire solo il suo nome, poi cominciarono a scendere le lacrime,
velocemente. Rifugiai il viso nel suo petto, e sentì il suo abbraccio
stringermi come la sera prima. Era stupido piangere, ma erano lacrime di gioia.
Rimanemmo per un po’ così,
senza dire niente. Mi bastava averlo lì per essere felice.
Dopo un po’ mi staccai e lo
guardai, era così bello col sole di spalle. Mi venne in mente in quel momento
che Perry aveva ragione a metà: Edge poteva sembrare un tipo un po’ antipatico
e magari un po’ chiuso e scontroso, ma mi chiedo se davvero qualcuno ne sapeva
di lui quanto: il realtà era un ragazzo dall’animo
gentile, e dolce, ed era bello, mamma mia se lo era. No, Edge non era un
ragazzo qualunque, Edge era speciale, ed era mio.
“Bec… ti và di fare un
bagno?” mi disse, svegliandomi dai miei ragionamenti.
“Certo, andiamo!”, mi tolsi
canottiera e pantaloncini e li appoggiai sulle rocce.
Edge mi prese per mano e ci buttammo in acqua. L’acqua era fresca a quell’ora, ma erano appena le 9,30. Nuotammo fianco a
fianco per un po’, poi mi prese per mano e ci immergemmo
sott’acqua e mi sentivo quasi una sirena innamorata di un dio del mare,
probabilmente nessuno era bello come lui.
Usciti dall’acqua tornammo
agli scogli, e sistemati gli asciugamani ci sdraiammo
vicini, e cercai la sua mano per stringerla.
Sentivo il calore del sole
che ci asciugava e l’acqua dei capelli che piano piano
scorreva sul mio corpo, e sentivo la mano di Edge
chiusa nella mia, non potevo desiderare altro, e mi scordai quasi del resto
delle creature intorno a noi, avevo tutto quello che mi serviva per essere
felice.
“La radice quadrata di 81,
sommata alla radice quadrata di 49, tutto diviso 2, da il
risultato dell’espressione… tutto chiaro?” dissi, guardando Edge negli occhi.
Mi sforzavo di rimanere
concentrata e spiegare bene, ma con lui davanti era impossibile rimanere
tranquilla. Mi perdevo nel mare dei suoi occhi azzurri se solo per poco mi lasciavo distrarre dal suo sguardo.
“Va bene, quindi sarebbe che…
9 sommato a 7 è 16, diviso 2, il risultato dovrebbe
essere 8 giusto?” disse concentrato.
“Si, si è 8, perfetto!” dissi
io, calcolando velocemente. Mi sorrise soddisfatto.
“Va bene, per oggi abbiamo
fatto a sufficienza, direi che può bastare” dissi allegra, guardandolo ancora
una volta.
Eravamo distesi sul prato
della casa, sopra ad una coperta da pick nick e stavamo facendo matematica da
quasi due ore.
“Fantastico!” mi disse.
Chiuse i libri e li sistemò sull’erba.
“Allora che ne dici se adesso
facciamo qualcosa di più divertente?” disse lui.
“Tipo?” domandai. “Umh… tipo
se ti faccio il solletico!” non feci in tempo ha
capire che già mi stavo rotolando su e giù dal ridere. Alla fine mi ritrovai
distesa fra le sue braccia, e ancora ridevo, senza nemmeno sapere il perché.
Il quel momento sentì le
braccia di Edge che mi circondavano, e mi abbandonai a
quel calore così bello e morbido. Ricambiai l’abbraccio, e mi ritrovai distesa
su di lui. Chiusi gli occhi e appoggia la testa sul suo petto, piano piano mi sintonizzai con il
battito del suo cuore. Era come una musica, ma era la musica più speciale che
avessi mai sentito, perché era lì e sapevo di poterla ascoltare quando volevo.
Più andavo avanti e conoscevo
Edge a fondo, e più mi rendevo conto di essere coinvolta da ogni cosa di lui,
anche la più piccola.
“Rimaniamo per sempre così”
dissi. “Già, magari si potesse fare!” disse lui.
Già in lontananza sentivo
Jilly che chiamava per informare che la cena era pronta, e non ci avrebbe messo molto a capire che mancavamo solo noi due.
Ci incantammo per un po’ a guardare il cielo che si
tingeva d’arancione e di giallo, e il sole che si nascondeva dietro il mare.
Edge era perso in quel tramonto.
“Che
bello spettacolo!” dissi sorridendo. “Umh, no, non mi servono i tramonti, lo
spettacolo più bello del mondo è affianco a me, e sorride”.
Non mi lasciò il tempo di
riflettere, e come la sera prima mi baciò nel suo modo così dolce ma forte
nello stesso momento che mi abbandonai a lui. Mi strinsi a lui più che potevo,
e risposi al suo bacio. Ricorderò per sempre il sole che spariva
all’orizzontee il suo abbraccio
protettivo e forte. E quella fu la prima volta che capì davvero di amare Edge.
E così sono arrivata anche al 2° capitolo effettivo di questa
FAN FICTION che avevo già abbandonato. Dopo un lungo periodo di poca ispirazione
(e poco tempo) però ho ripreso a scriverla, grazie a due persone davvero
speciali: sono capitata oggi per vedere se qualcuno avesse mai anche solo
leggicchiato, sicura di no, e invece mi sono ritrovata 5 recensioni in cui vengo incoraggiata a terminare e questo mi ha fatta talmente
felice che ho ripreso a scrivere più determinata che mai. Quindi
ringrazio con il cuore queste due persone che mi hanno ridato voglia di portare
avanti la storia: Elisy e Valenina!
So che è poco ma vorrei dedicarvi questo capitolo ^^
Sono felice che vi siete interessate alla mia FF, e spero che anche questa
nuova parte vi piaccia! E per ringraziarvi nel
prossimo capitolo aggiungerò il link di un Fan Video
su Edge e Bec che è dedicato proprio a voi! Grazie, mi avete resa davvero
felice J
Capitolo 5 *** Giorno 3: E capì che proprio questo doveva essere l'amore. ***
CAPITOLO 3:
GIORNO
3: E capì che
proprio questo doveva essere l’amore
Guardai verso la finestra
della stanza, ancora nella penombra ella mattina
appena sorta. Mi sedetti sul marmo freddo del davanzale della finestra, attenta
a non fare rumori, e appoggiai la schiena allo stipite, per guardare fuori.
Nessun brutto sogno mi aveva svegliato per tutta la notte, e
Perry ancora addormentata respirava lentamente.
“Ogni cosa la mattina sembra surreale, mi piacequest’atmosfera
magica… solo durante l’alba il mondo sembra fondersi per pochi minuti in un
unico universo di luci e ombre. Giorno e notte, luna e sole,
il mare rosso e il cielo ancora un po’ stellato. Quest’alba
sembra quasi condurre in un altro mondo…” ricordo che stavo facendo queste
considerazioni, quando vidi la porta-finestra che dava sul giardino aprirsi e
uscire Edge che apriva le persiane.
“Ma
a cosa mi serve un altro mondo, se in questo c’è tutto quello che desidero…”
guardai ancora un po’ la figura lontana del ragazzo più importante della mia
vita che si fermava, come me, a guardare l’alba sorgere e poi, silenziosamente,
rientrava.
Avrei
voluto rimanere ancora lì a
fantasticare, ma mi resi conto che erano già le 7,30 ed era ora di andare a
fare colazione.
Mi sentivo un po’ assonnata,
la sera prima, subito dopo cena, io Perry, Anna e Fly ci eravamo
rintanate in camera di Anna e Fly e avevo raccontato loro della sera prima, di
Edge e della sua proposta di essere la sua ragazza. Rimasero tutte un po’
accigliate quando gli parlai dell’Edge nascosto, quello dolce, gentile e
romantico, che a quanto pare conoscevo solo io, ma anche
loro si abituarono presto all’idea che l’amore genera cambiamenti in ognuno di
noi.
Mi preparai in fretta, mi
legai i capelli, e diedi un ultima occhiata fuori
dalla finestra del bagno: il sole era ormai sorto, e con lui un'altra splendida
giornata.
Entrai silenziosamente in
cucina, e trovai Edge di spalle alla porta, intento a litigare con uno yogurt,
lui non si accorse di me, e così rimasi ferma lì a guardarlo, in uno di quei
momenti unici, in cui pensi che la vita ti abbia dato
qualcosa di davvero unico, e soprattutto, solo tuo.
Rimasi a guardare le sue
spalle, i suoi capelli, il suo profilo, la schiena, tutto ciò che comprendeva
la persona che mi stava facendo innamorare giorno dopo giorno.
Alla fine bussai alla porta
ed entrai, così che si voltò e appena mi vide sorrise.
“Buongiorno Bec… visto che bella giornata oggi!” disse allegro, guardando
fuori.
“Già…ottima per allenarsi! Oppure…” dissi io avvicinandomi.
“Oppure?
Informa il tuo compagno d’allenamento…sono curioso” disse stringendomi alla
vita e guardandomi coi suoi occhi color del mare.
“Umh… chissà, magari mi viene
in mente qualcosa durante la colazione, oppure hai qualcosa tu da proporre…”
sorrisi.
Alla fine optammo
per andare a camminare in spiaggia, appena allontanati da Blue Water Beach saremmo
stati liberi di fare quello che volevamo, nessuno ci avrebbe notati. Corremmo
per un po’ e mentre arrivavamo a Gold Sea Beach
notammo da lontano che le imposte della capanna del
bagnino erano chiuse, e la spiaggia era vuota. Così mi avvicinai all’entrata
delle scalette per scendere giù alla spiaggia e trovai il cancelletto
di legno chiuso e un cartello con la scritta “Temporaneamente chiusa per motivi
di ristrutturazione delle passerelle”.
Lo riferì a Edge, non avremmo potuto stare lì per quella mattina.
“Va bene, non fa niente,
allora vuol dire che ci faremo un giretto camminando nei quartieri commerciali.
Ti và?” mi chiese.
“Certo! Va
bene…” dissi, felicissima. Era un po’ come andare a fare shopping con il
proprio ragazzo, guardare le vetrine, scegliere le cose insieme, passeggiare
insieme, e per me si trasformò davvero in una magnifica mattinata.
Camminavamo ai lati della
strada e ogni tintoci fermavamo a guardare gli ultimi modelli di tavole usciti,
oppure i nuovo equipaggiamenti per le escursioni.
Mentre camminavamo, ad un certo punto mi voltai e vidi Edge
tutto agitato, che sembrava pensasse a qualcosa a cui trovare una soluzione.
Sorrisi, mentre lui non mi guardava. Camminammo ancora un po’, e ogni volta che
lo guardavo sembrava riflettere su chissà che. Alla fine lo guardai accennando
appena un sorriso, e inclinai la testa. Si accorse che lo guardavo
interrogativa.
“Ehi, c’è qualcosa che non
và?” dissi, cercando di essere comprensiva.
“Umh, è che vorrei chiederti
una cosa, ma… mi imbarazza un po’…” aveva l’aria
tesissima, e a vederlo così mi sentivo subito tesa anche io.
“Che
mi vuole chiedere…oddio… cosa vorrà sapere!” mi stavo agitando.
“Bec… “ iniziò, un po’
titubante, diversamente da quando faceva il gradasso con gli amici e sembrava
fatto di roccia.
“Edge, dimmi tutto, qualsiasi
cosa” dissi, cercando di convincermi che non mi avrebbe fatto domande strane, e
poi era il mio ragazzo, ed era logico volesse sapere
delle cose.
“Bec, è stupido, ma te lo
chiedo lo stesso…” disse, fece una piccola pausa. Mi
resi conto che ci eravamo fermati.
“Posso prenderti per mano?”
disse velocemente.
Ci misi un po’per realizzare,
ma appena capì gli feci un sorriso e lo abbracciai,
non mi importava della gente che vedeva, ne di sguardi indiscreti, lui era per
me adesso.
“Certo che puoi!” dissi.
Intrecciai la mia piccola mano bianca nella sua mano più scura, e sentì subito
il suo calore. Come potevo non adorarlo, era così
dolce. Sembrava un tipo un po’ duro e musone ma in fondo era solo insicuro e
anche un po’ timido. Camminammo un po’ in silenzio, le nostre mani parlavano
per tutti e due, poi ad un certo punto arrivammo in
una zone meno trafficata e mi resi conto che i negozi sparivano piano piano per lasciare spazio alla zona abitativa.
“Bec, non è il caso di
tornare indietro?” disse Edge.
Non lo stavo molto a sentire,
perché fra tutti i rumori mi era sembrato di sentire
un suono strano, un suono un po’ “fuori posto”.
Sembrava un mugolio sommesso.
“Si… ehh, un attimo…” dissi allontanandomi.
Proveniva da un gruppo di
scatoloni accatastati davanti ad un negozio chiuso, che sicuramente erano lì per lo smaltimento. Ma
com’era possibile?
Mi avvicinai ancora e il
mugolio non accennava a diminuire, così Edge mi raggiunse.
“Lo senti anche tu?” chiesi.
“Si… strano, sembra un cane…” disse.
Spostammo le scatole di
cartone una dopo l’altra e alla fine, mentre Edge ne spostava via un mucchio
apparve il corpicino piccolo e magro di un cucciolo di cane che si lamentava.
Appena lo vidi, povera creatura, mi resi conto della gravità della cosa: un
cuccioletto abbandonato in mezzo a dei cartoni, di non più che un mese, magro e
moribondo.
“Edge!” lo chiamai, prendendo
il cuccioletto in braccio. “Oddio… ma questo cane? Era lì in mezzo allora?”
chiese. “Già, deve essere stato abbandonato!” dissi, mentre sentivo una rabbia
che mi saliva nel cuore. “Come si può abbandonare una creaturina in un posto
del genere a queste condizioni!” strillai.
Il cucciolo si lamentò, era spaventato. Lo guardai
meglio, era un batuffolo pelosetto tutto bianco, con gli occhi grandi e
le orecchie morbide e pelose, un nasino nero con una macchietta marroncina. Era
magro, e sicuramente affamato.
“Dobbiamo portarlo con noi
Edge! Non possiamo lasciarlo qui!” lo guardai,
convinta.
Titubante rimase un po’ a
pensare, ma alla fine si arrese e affermò che era ora di andare e che avremmo
trovato una soluzione.
Ci incamminammo subito, a passo svelto, portandolo un po’
a turni. Edge lo teneva stretto a sé, e mi ricordò molto l’immagine di un papà.
Arrossì all’idea, scaccia quel pensiero dalla testa e camminai più svelta che
potevo.
Arrivati a casa spiegammo
subito cosa ci era successo a Jilly e Deb e ognuno
dopo aver sentito il riassunto di come avevamo trovato il cane si diede fare
per aiutarlo. Jilly prese sotto mano la rubrica telefonica e in men che non si dica aveva già chiamato il veterinario per farlo venire a
visitare a domicilio, Deb gli preparò un pasto a base di carne macinata che il
cuccioletto spazzolò dalla ciotola e tutti gli altri cercavano qua e là
giocattoli e copertine per imbottire una cuccetta provvisoria.
Circa un
ora dopo arrivò anche Simmo, che trovando il cane che ancora mangiava
qualsiasi cosa gli si parasse sotto al naso, rimase un po’ perplesso.
Fly ci informò
che il cane era quasi sicuramente una femmina (lei che di cani se ne
intendeva), che non aveva più di 3 settimane e che non era stato completamente
svezzato. Ci disse che però, a suo parere, era abbastanza sano.
Dopo un po’ arrivò il
veterinario e, portato il cagnolino sul tavolo del terrazzo, lo visitò da cima
a fondo.
“Allora ragazzi, questa cagnolina
è una femmina di pastore maremmano, una razza comunemente italiana, ha circa 3
settimane e mezzo, ed è relativamente sana. Dovrebbe pesare qualche kilo in
più, vista la sua razza, ma a parte questo, con una
lavata e le giuste vaccinazioni, entro una settimana sarà una sanissima
cuccioletta di un mese. Comunque essendo un cane di
taglia grande, se deciderete di tenerlo dovrà essere denunciato al comune” ci
spiegò il veterinario, e se ne andò subito dopo.
Passò un
ora, e tutti discutevano su come sistemarlo. Alla fine si decise che al
canile non si poteva portare perché era già pieno, e di rimetterlo per strada
non se ne parlava. Così mentre Simmo ripeteva per la trecentesima volta che non
potevamo tenerlo lì con noi, Deb, dopo un lungo silenzio, disse:
“E va bene, basta litigare,
basta… facciamo così, dato che avevo deciso di
prendere un cane per il mio appartamento nuovo, che ora ha un piccolo giardino,
la prenderò con me. Però… e c’è un però… starà con me solo di sera, perché di
giorno sono occupata con voi e con le faccende burocratiche. Quindi
passerà la giornata qui con voi in giardino e sarete voi a prendervene cura! Che ne dite?” e ci guardò seria.
Un urlo di gioia inondò la
sala, e tutto abbracciarono Deb felici della
soluzione. Simmo si mise la testa fra le mani. “Dopo un branco di 7 casinari, anche il cane…” disse, arrendendosi. Quello era
il suo modo di dire Si, e così alla fine, il batuffonino che ci guardava
interessato aveva trovato casa.
Per l’occasione pranzammo
tutti fuori in giardino, felici della nuova arrivata.
Jilly, che era seduta vicino a Edge ci guardò e disse
“Ragazzi, dato che l’avete trovato voi, non sarà il caso di dargli un nome?” e
ci rimase a guardare curiosa.
“Certo!” disse Edge “Ma l’ha
trovato Bec, che non so proprio come ha fatto, ma ha sentito i suoi lamenti da
sotto quel mucchio di roba. Credo spetti a lei decidere il
nome” aggiunse.
Sembravano tutti d’accordo, e
mi guardavano, tutti curiosi. Ci pensai un po’ su, e alla fine, mentre guardavo
quel batuffonino appena lavato e profumato che si girava e rigirava sul prato decisi. “Ragazzi, Deb, vi piace come nome Lady?”
dissi chiedendo.
Si guardarono un po’ tutti
fra loro, e sentì un coro di “Certo!” “Sicuro!”.
E anche la
piccola, abbaglio al suo nuovo nome, che sembra le piacesse.
Si alzarono tutti e andarono
a stringergli la zampetta, e le dicevano a turno “Piacere Lady!” “Benvenuta
Lady!” “Salve Lady”.
Alla fine del pranzo, anche
Simmo si avvicinò a Lady e gli disse serio, come se parlasse a
uno di noi “Allora Lady, vediamo di capirci, qui io sono il capo e comando io
quindi non fare casini! E per il resto… benvenuta!” e
ritornò con la sua aria seria.
Tutti
insieme ci buttammo sul prato a
giocare con Lady, e passammo più o meno il pomeriggio così, Matt e Perry
approfittando della distrazione di Deb e Simmo per scambiarsi qualche bacio,
Fly che cercava di imparare a Lady qualche comando, che però alla piccola poco
interessava, Anna e Heath che discutevano su chi doveva farle il bagno e chi
darle da mangiare, e io ed Edge (che approfittavamo della distrazione generale
quanto Matt e Perry) ci godevano il pomeriggio stesi sull’erba.
Rimasi un po’ lì incantata a
guardare Lady, poi mi misi a sedere e la chiamai. Lady, da cane molto
intelligente qual’era, corse
subito da me, e mi leccò una mano. La tenni un po’ stretta a me, e le
accarezzavo il pelo lanoso.
Ad un certo punto sentì le
braccia di Edge che mi cingevano la vita da dietro e i
suoi baci sul collo. “Attenta Bec, potrei essere geloso” disse baciandomi ancora.
“Non c’è pericolo, non posso
innamorarmi di un cane” dissi. “Ma è più di un cane, è
un po’ come il nostro bambino… come un neonato” disse, stringendomi.
“Già, allora sarà la nostra
piccola” dissi, felice al pensiero. Sembra che in meno di una settimana mi fossi trovata una famiglia tutta mia. Sorrisi al pensiero, e
guardai la mia piccola nuova famiglia, e capì che
proprio questo doveva essere l’amore, condividere le cose belle con chi vuoi
bene.
E rimanemmo per molto tempo stretti stretti tutti e
tre, guardando ancora una volta il sole che tramontava fondendosi al mare, e
capì improvvisamente che quell’atmosfera magica che sembrava aprire la porta di
un altro mondo, ci aveva donato quel giorno un regalo straordinario.
Wow…
questo capitolo è stato lunghissimo. Scusate se non è stato molto interessante,
ma dai prossimo capitoli, soprattutto dal 5° giorno,
ho un idea davvero speciale^^ Intanto se avete idee o proposte per il 4° giorno
scrivetemi pure, sarò felice di ascoltare i vostri consigli.
E
come promesso nel capitolo precedente, ecco il link
del video che (ci tengo a ricordare) è dedicato aElisy e Valenina, per il loro
appoggio e i loro splendidi commenti.
Vi adoro^^ Grazie davvero tantissimo. Spero
che il video vi piaccia e che sia almeno un po’ all’altezza (anche se non saprò
mai come ringraziarvi davvero) della vostra gentilezza ( fa anche rima XD).
Capitolo 6 *** Giorno 4: Se tu non sei felice come posso esserlo io? ***
Scusatemi se vi annoio con i miei commenti che oggi sono all’inizio del
capitolo, e che forse fareste meglio a evitare di legg
Scusatemi se vi annoio con i miei commenti che oggi sono
all’inizio del capitolo, e che forse fareste meglio a
evitare di leggere (almeno x questo capitolo) dato che è più uno sfogo diretto
a tutti gli appassionati di BWH: oggi ho acceso la tv curiosa di vedere BWH
(ammetto che non lo vedevo da un po’ dato che non ho avuto tempo) e il caso ha
voluto che io trovassi proprio la pubblicità di Italia 1 e,subito dopo, l’inizio di quello che osa
chiamarsi ancora BWH. Bene, risultato? Ho pianto appena vista comparire sugli
schermi KateBell, la mia
adorata Kate, che non rivedevo più sullo schermo dai
tempi del suo ultimo film “Macbeth” in cui
interpretava una delle streghe. E poi, già… poi ho pianto ancora, imprecando
contro la tv, contro Italia 1, ma soprattutto contro
i produttori di BWH per aver creato una simile schifezza, in cui ci hanno anche
ficcato dentro Kate, e seguendo tutta la sua carriera
artistica posso dire che da lei mi sarei aspettata
altro! E mi viene ancora da piangere, perché le mie aspettative
di una 3° e definitiva serie di BWH andavano veramente oltre. Ma dopo oggi, credo di aver perso totalmente la speranza che
si ripeterà mai una serie bella quanto la prima (e unica a questo punto) vera
serie di BWH.
Scusate lo sfogo, ma è con la tristezza nel cuore che mi
metterò a scrivere questo capito, sapendo che anche la Bec che conoscevo è
morta per sempre, e con l’annuncio che farò parlare
Bec della sua esperienza come Coach durante lo
svolgersi della fanfiction. Per ora è tutto, scusate
lo sfogo, e per chi l’avesse letto, vi prego con il
cuore di dirmi che ne pensate. Grazie e buona lettura.
GIORNO
4: se tu non sei
felice come posso esserlo io?
Quel mattino Simmo e Deb non vennero per niente a Blue Water Beach, e ognuno di noi vide
la cosa come un silenzioso permesso di organizzarci la giornata a modo nostro.
Verso le 9 Perry ci chiamò per parlarci della sua idea, che reputai geniale.
“Allora ragazzi, stavo
pensando, dato che abbiamo, o così sembrerebbe, la
giornata libera, come vedete la prospettiva di un bel pick nick tutti insieme?”
sorrise.
“Umh, esattamente dove?”
chiese Anna.
“Umh, avrei pensato di andare
sulle rive del fiume che passa per Lonely Wood,
le rive sono sabbiose e il bosco è aria da pick nick! Dai ragazzi! Possiamo
fare come vogliamo per tutta la giornata, e possiamo starcene anche un po’
soli, capito no?” disse, guardando Jilly con l’mp3
alle orecchie che passava l’aspirapolvere. Capimmo tutti che rimanendo a casa con
Jilly in giro non potevamo combinare nulla.
“Va bene, per me non ci sono
problemi!” disse Fly, facendo spallucce.
“Ok, ma posso chiamare anche
Joe” disse Anna. Perry fece si con la testa, poi
guardò me e i ragazzi. “Va bene, mi piace la prospettiva” disse Heath convinto.
“Dove
vai tu vengo anche io, tesoro” disse Matt a Perry incurante di tutti noi.
Guardai
Edge, non sembrava ne contrario ne
convinto. Alla fine anche io e lui acconsentimmo, e in
men che non si dica Perry e Fly prepararono panini di tutti i gusti, io riempì
i cestini da pick nick con bibite e tutto il necessario, Edge e Matt piegarono
le coperte e Heath accompagnò Anna a chiamare Joe.
Sinceramente un po’ mi
vergognavo di farmi vedere dal mio gemello con Edge, forse perché noi due
eravamo stati così profondamente legati per 17 lunghi anni, e dopo la mia
entrata alla Solar molte cose erano cambiate. Forse era proprio quello il
destino dei gemelli? Stare insieme, sempre insieme, finché un giorno
apparentemente come gli altri, uno si alza e si rende conto che il tuo destino,
e ciò che sei e che hai, e che pensi, provi, vedi,
sono cose solo tue, e che tu per quanto possa amare l’essere che hai avuto
vicino a te da quando hai memoria di esistere, da quando ancora prima della
mamma eravamo solo noi due, ti trovi a sognare un futuro diverso, e vedi la
vita solo tua, e la vita da a ognuno la propria occasione. Prima con Joe condividevo tutto, siamo sempre andati nella stessa classe,
frequentato gli stessi amici, lui mi ha insegnato a surfare, e mi difendeva o
mi aiutava se facevo un guaio, spesso si prendeva le colpe e le responsabilità,
e se avevo bisogno di lui, era sempre lì. Quando mi innamorai
la prima volta, fu lui il primo a saperlo, quando avevo paura del buio mi
faceva dormire nel suo letto, quando piangevo era la mia spalla, era il mio
migliore amico e il mio confidente. E adesso, le
nostre vie, sempre percorse insieme, sempre nella stessa direzione, si erano
separate.
Lui era il campione di surf,
quello che doveva entrare alla Solar, quello che doveva girare il mondo nel
circuito professionale. Per i primi 9 mesi che avevo trascorso lì alla Solar,
mi ero sentita in colpa perché lui doveva essere lì, e questo mi faceva sentire
una ladra, e cercavo così di evitarlo come potevo. Ma
adesso, che le cose erano chiare, mi resi conto che non ero io, ma la vita che
faceva che decideva per tutti. Ma intanto il nostro
rapporto si era molto sfaldato.
“Bec, sono pronti i
cestini?”. Tornai sulla Terra, in meno di 10 secondi.
“Cosa
Perry? Scusa, ero distratta…” dissi, sobbalzando.
“Chiedevo se nei cestini c’è tutto? Ti senti bene Bec…” mi chiese Perry.
“Sisi,
tutto ok, si anche i cestini sono apposto”. Uscì sul
balcone a prendere un po’ d’aria. Guardai fuori, Edge e Matt che parlavano,
mentre finivano di mettere le coperte piegate nello zaino. E poi, da lontano
scorsi Heath, e dietro Joe mano nella mano con Anna, che arrivavano.
“Eccoli… ” mi dissi.
Scesi, e trovai tutto pronto.
Intanto entrarono Anna e gli altri. Salutai Joe con la mano, e lui mi risalutò.
“Ciao Bec!” disse in un mezzo
sorriso. Perché quella freddezza? Sembrava quasi
imbarazzo! Fra me e mio fratello gemello! In quel momento senti il dolore, sembrava che il cuore sanguinasse.
Non dissi nulla durante il
tragitto, e anche Edge che capì subito il mio umore se ne restò silenzioso.
Guardai Joe e Anna, che camminavano poco avanti a me,
e mi venne quasi da piangere, perché solitamente ero io lì al suo fianco.
Presi la mano di Edge, e lo strinsi forte, cercando conforto in lui, con
le lacrime che salivano su.
Arrivati al fiume, ognuno si
prese una coperta di pile e la allungò sull’erbetta che cresceva, sotto un
albero ombroso, al riparo dal sole. Per un po’ parlammo fra
di noi, organizzando la settimana che stava per arrivare (anche l’ultima
settimana di vacanza di tutto quello splendido anno scolastico prima del mese
finale che ci avrebbe portato agli esami per il diploma, e qualche settimana
dopo alla sfida finale che avrebbe garantito l’accesso al circuito
professionisti), per renderla bellissima.
Alla fine, dopo pranzo,
ognuno di noi si spostò più lontano, per starsene tranquilli, e io ed Edge ci sistemammo sotto l’ombra. Edge naturalmente mi
chiese subito che cosa mi succedeva, e perché sembravo così triste. Gli spiegai
velocemente di me e Joe, e del fatto che mi dispiaceva che le cose erano così
cambiate da quando ero alla Solar. Sapevo che quel mio comportarmi rovinava la giornata così ben organizzata anche a lui che
non centrava nulla con i rapporti fra me e la mia famiglia.
“Edge, perdonami se ti faccio
preoccupare, ti sto rovinando la gita” singhiozzai.
“Bec, se tu non sei felice
come posso esserlo io?” mi strinse a lui, e alla fine cedetti ai singhiozzi, e
fra le sue forti braccia e il calore del suo petto, piansi le lacrime che per 9
mesi avevo rimandato indietro.
Alla fine, non so come mi
addormentai, e quello che successe dopo me lo raccontò
quasi tutto Anna.
Sembra che Edge, lasciatami a
dormire sotto l’albero, andò da Anna e Joe, scusandosi
con Anna, portò Joe sulla riva del fiume e lì parlarono per un po’ (Anna non
sapeva cosa, ma sicuramente ero io l’oggetto della discussione) finché Joe non
venne a sedersi accanto a me, mentre Edge rimase a spiegare un po’ la
situazione ad Anna. Mi svegliai, ancora con gli occhi un po’ gonfi, e mi resi
conto quasi subito che quello che mi teneva fra le braccia non era Edge. Misi a
fuoco la faccia di Joe e rapidamente mi misi dritta, cercando di capire che
stava succedendo.
“Bec” disse Joe, alla mia reazione.
“Scusa Joe, ma cosa ci fai tu qui?” chiesi.
“Volevo fare quattro
chiacchiere, e dato che è tanto che non parliamo e che
oggi abbiamo tempo, se eri d’accordo…” disse, discreto.
“Joe, non so cosa ti abbia
detto Edge…” iniziai. “Bec, ascoltami, Edge o chi vuoi adesso non centra nulla,
io voglio parlare con te…” fece una lunga pausa e poi mi disse “In questi mesi
mi sei mancata… Mi è sembrato di essere davvero solo certe volte”. Lo guardai,
aveva gli occhi tristi, i miei stessi occhi, in cui tante volte mi ero specchiata e lui nei miei.
“Sai, mi manca mia sorella,
mi manca andare a scuola con lei che mi racconta un mucchio di cose, mi manca
la mattina la mia sorellina che mi sveglia e mi prepara il pranzo, mi manca la
luce della sua camera accesa la sera, e mi manca guardare un mucchio di DVD
insieme fino a notte fonda, mi manca andare a surfare insieme, e ridere,
scherzare… mi mancano tutti i nostri litigi, i nostri scherzi a mamma e papà, e
i tuoi rimproveri quando non chiudo la finestra, o non rimetto apposto la
tavola. Bec, quest’anno mi è sembrato così surreale.
In classe prima ci passavamo i bigliettini dei compiti in classe, ci
spalleggiavamo se ci sgridavano. Quest’anno ti sei
fatta una nuova vita, nuove esperienze, sei diventata un fenomeno della Solar
Blue,hai trovato nuovi amici, e
l’amore… e sembra che non ci sia più posto per me” parlava
lentamente, ma con voce nostalgica, non arrabbiata.
“Joe, mi dispiace, mi
dispiace, tantissimo. È stato così solo perché mi sentivo in colpa nei tuoi
confronti, perché io ero alla Solar, ma tu eri il
campione fa noi due, tu dovevi esserci, tu mi hai insegnato a surfare e io ho
preso un posto che era destinato a te. E non potevo
più guardarti in faccia!” dissi, con le lacrime, che di nuovo mi appannavano la
vista.
“Bec, come hai potuto anche
solo pensare una cosa del genere? Io sono stato felice per te, perché è giusto
che tu abbia quel posto, te lo sei meritato come tutti
gli altri.
E non devi
assolutamente sentirti in colpa per nulla, e io voglio che tu sia felice,
perché tu sei una delle persone più importanti della mia vita, sei mia sorella,
sei tutto quello che ho avuto ancora prima di nascere”.
Solo in
quel momenti mi resi conto di quanto ero stata stupida, perché mio
fratello era la persona che mi conosceva di più e come avevo potuto pensare che
lui fosse arrabbiato per uno stupido contratto con una scuola di surf.
Ci abbracciammo, e piansi
ancora un po’ come facevo da piccola, ogni volta che avevo bisogni di lui che
prontamente mi offriva la sua spalla, ogni volta che poteva.
Parlammo tanto ancora,
parlammo di come andavano le cose a casa, di uscire tutti
insieme e di passare qualche momento solo noi due, e poi timidamente gli
chiesi come andavano le cose con Anna, e anche lui si fece raccontare filo e segno
di me ed Edge, stupendosi dei lati del carattere di Edge che non conosceva, e
giurando che se mi avesse fatto soffrire gli avrebbe rotto una tavola in testa.
Gli dissi che allora doveva stare attento, ma lui ridendo alla fine mi disse
che era un bravo ragazzo, e che quel giorno ci aveva aiutati
davvero molto.
Il pomeriggio trascorse
veloce, e alla fine raccolti armi e bagagli ripartimmo
verso casa. Arrivati accompagnai Joe per un breve tratto di strada, fra Blue
Water Beach e casa dei nostri genitori, e continuammo a parlare. Lo abbracciai
e lo ringraziai della bella giornata. E lo lasciai
andare con il sorriso sulle labbra.
Il resto della serata la trascorsi con Edge seduti alla fine del molo a lanciare
sassolini nell’acqua blu. Anche quella sera il tramonto
si portò via l’ultimo spicchio di sole.
“Grazie per tutto quello che
hai fatto oggi Edge… senza il tuo aiuto le cose sarebbero solo continuate a
peggiorare” gli dissi appoggiata fra le sue braccia.
“Non devi ringraziarmi Bec.
Sai, se c’è qualcosa che ti fa soffrire, ti fa piangere, vieni da me perché per
qualsiasi cosa, io non ti lascerò mai sola, e vedremo di risolverla insieme.
Non voglio vederti soffrire in alcun modo” mi disse,
così dolcemente, baciandomi la testa.
“Grazie Edge, solo averti qui
accanto a me mi fa sentire bene” dissi, respirando il
profumo del mare e ascoltando il leggero rumore delle onde.
“Sai Bec, non ho mai avuto
fratelli ne sorelle, tu invece hai addirittura un
gemello e un fratellino piccolo, quindi non so cosa si prova ad essere così
uniti, la mia famiglia è molto diversa sotto certi aspetti. Ma
conoscendoti ho capito che tu sei molto legata ai tuoi genitori e ai tuoi
fratelli, e se per te una cosa conta, allora è importante anche per me, e farò
di tutto per farmi voler bene anche da loro” disse, guardando le prime stelle
che spuntavano, incorniciando la luna sull’acqua.
“Come si fa a non volerti
bene” gli dissi, e rimanemmo a guardare la luna ancora per un po’.
Scusate
se anche questo capitolo non era proprio incentratissimo
su Edge e Bec, ma avevo intenzione fin dall’inizio di sviluppare bene il loro
mondo anche al di fuori della SurfAcademy,
e poi trovo che Joe era un bel personaggio che nella serie è stato un po’
tralasciato. Ci tengo a continuare a ringraziare Elisy e Valenina per il loro
continuo appoggio. Detto questo,
Capitolo 7 *** Giorno 5: Quando chiudo gli occhi sei tu che vedo... ***
GIORNO 4:
GIORNO
5: Quando chiudo i
miei occhi sei tu che vedo…
Ero ferma sotto il cielo
stellato del giardino di casa, me ne stavo lì da un po’; non riuscivo proprio a
dormire quella notte, e guardai nuovamente l’orologio: mezzanottee cinquantatre. Il cielo era
meraviglioso e ogni stella sembrava una porta verso il firmamento. Mi
capitava di rado di non aver sonno, ma se succedeva me ne stavo sdraiata
sull’erba per ore, rilassandomi alla vista di quel manto scuro. Le luci della
casa erano quasi tutte spente, a parte quella dello studio di Simmo che faceva
così tardi una sera si e una no.
Stesa sul prato ripensai a tutte le cose successe in quella manciata di giorni:
le vacanze, gli allenamenti con Edge, il nostro primo bacio, la proposta di
fidanzarci, e tutti i giorni seguenti. Quella sera eravamo tornati un po’ prima
di cena dal molo, avevamo mangiato e ci eravamo dati
la buonanotte ma non riuscivo a prendere sonno e così ero uscita a guardare il
cielo, stesa sull’erba fresca del giardino appena illuminato. Chissà quel cielo
che ci sovrastava quante cose avrebbe visto ancora, quanti momenti unici alla
Solar avrebbe scorto, e quanto del nostro amore segreto e gelosamente custodito
avrebbe spiato. Mi si chiudevano gli occhi e mi resi conto che era ora di
mettersi a dormire, forse finalmente mi sarebbe arrivato
sonno. Guardai ancora un a volta l’orologio: era l’una meno due minuti, e anche
Simmo aveva spento definitivamente la luce della camera.
Allora mi alzai, andai in
direzione della porta, e in quel momento, come da un suggerimento che veniva da
mio io più profondo,alzai ancora una volta la testa e vidi di sfuggita la coda di una stella
cadente che scompariva lontana nel cielo scuro: desiderai con tutte le mie
forze di avere Edge accanto per sempre.
“Allora ciurma aprite bene i padiglioni e statemi a sentire perché non
ripeterò quello che ho da dire. Dato che in questi 4 giorni, a parte Bec ed Edge, di mattina siete stati a poltrire e di pomeriggio
idem, e dato che dovrebbe essere chiaro che le vacanze scolastiche non
comportano per forza anche vacanze dall’allenamento, ho deciso che almeno per
qualche giorno della settimana bisogna lavorare almeno pochino!” disse Simmo,
che ci aveva buttato giù dal letto alle 8, bloccando me ed Edge che uscivamo
per l’allenamento mattutino e aprendo bene le orecchie a tutti gli altri, già
terribilmente traumatizzati dalla sveglia.
“Ma Simmo, ci avevi detto che
in queste due settimane ci avresti fatto riposare un pochino e rilassare,
dandoci il tempo di recuperare le materie in cui siamo indietro e organizzarci
queste ultime settimane a nostro piacimento!” disse Matt, cercando di essere meno lagnoso possibile, e più convincente che
poteva.
“Oh, ma non vi preoccupate
troppo, non voglio farvi fare allenamenti extra o cose così, solo vi farò
cambiare aria e vi lascerò liberi di are quello che
volete sempre però tenendovi fisicamente allenati. Non è
nulla di malvagio…” disse Simmo.
“Simmo qual è la tua idea
precisamente??” chiese Fly, interrogativa.
“Semplice: vi porterò su una piccola isoletta non molto lontano da qui, e ve ne
starete lì buoni buoni con tutte le cose che vi
lascerò, e vi dovrete adattare a vivere lì per due giorni di fila. Naturalmente
non vi lascerò senza acqua ne cibo, ma vi lascerò il minimo indispensabile per
mangiare tutti e 8, e qualcosa per accendere un fuoco, il resto, cioè pescare pesce, accendere un falò, cucinare, montare le
tende, trovare un posto adatto dove stabilirsi, esplorare almeno un po’ la
zona: quello lo farete tutto da soli, miei cari!” Simmo sorrideva, sicuramente
viste le nostre facce non avrebbe potuto fare altrimenti.
“Scusami Simmo, perché hai
detto 8?? Noi siamo 7!” lo avvertì Perry.
“Ah, già, ho dimenticato di
dirvi che ho invitato anche Joe, e dato che lui è
stato molto contento, e che dopotutto potrebbe essere benissimo uno di voi, mi
sono detto perché non chiamarlo. E anche perché, aimè,
le tende sono da due, e non mi andava che qualcuno dei
ragazzi stesse più comodo, no?” disse.
“Ah, bene! Ci sarà da divertirsi allora!” Anna sembrava già avere l’umore
alle stelle.
“Bene ragazzi, armi e
bagagli: riempite una borsa, una, e dentro ci dovranno
essere esattamente queste cose: un cambio per il giorno dopo, una pochette per
qualunque tipo di medicina che pensate vi possa essere utile, uno, massimo due
asciugamani, le ciabatte, il cellulare acceso e carico, e l’utile per
operazioni di primo soccorso. Non voglio vedere giornaletti, macchine
fotografiche, e niente che vi possa distrarre. Al
massimo chi deve recuperare qualche materia può portare libri e quaderni, ma
non troppo pesanti. Ah, e niente trucchi ne
braccialini e braccialetti – intanto fissava Perry – ci siamo capiti bene?
Controllerò le borse una ad una, fra un ora vi voglio
tutti qui, pronti, ora io vado a portare il gommone a riva. Forza,
dileguatevi!” così che Simmo finì la sua predica e ci lasciò andare.
Mentre Jilly spariva in
cucina a riempire qualche cestino dei viveri per sopravvivere, Matt fece un osservazione che ci fece molto pensare.
“Interessante la storia delle
tende da campeggio a due posti, se capite quello che voglio dire…” così disse.
Joe arrivò dopo una quarantina di minuti dalla
predica di Simmo, che non risparmiò nemmeno a lui il controllo della borsa, ma
il mio fratellino era stato impeccabile.
Alle 9 e mezza eravamo tutti nel divano di casa, borse incluse, pronti per
partire, dopo che Simmo aveva rovistato praticamente in ogni tasca di ogni zaino,
sacca o borsa che avevamo preparato. Soddisfatto, ci avviammo alla spiaggia,
caricammo velocemente tutto sul gommone e ci sedemmo
alle estremità, mentre Simmo lo accendeva e dopo un po’ di strattoni alla
corda, lo faceva partire.
Perry si accomodò per prima
seduta sul bordo destro, seguita da Matt ed Edge, e
affianco a lui mi sistemai io, paralleli a noi Fly e Heath, Anna e davanti a me
il mio fratellino. Simmo sul lato davanti del gommone, se ne stava tranquillo
cambiando un po’ rotta di tanto in tanto. Ci disse che ci volevano 25 minuti
per raggiungere l’isolotto, e si raccomandò di essere
prudenti e di fare attenzione, perché soprattutto se fosse successo
qualcosa di notte lui non sarebbe potuto venire, dato che la marea sarebbe
salita fino al punto di coprire le rocce intorno, e per il gommone sarebbe
stato impossibile raggiungere la riva senza il pericolo di bucarsi oppure
sbagliare direzione. E Simmo sottolineò che non aveva
intenzione di chiamare l’elicottero per uno dei nostri scherzetti.
Dopo un po’ cominciai a
ripensare alla sera prima e a quella bellissima stella
cadente che era passata proprio sopra la mia testa. Guardai Edge sedutomi
accanto e quasi involontariamente gli presi la mano e glie la strinsi, nascondendo alla vista di Simmo le nostre dita
intrecciate.
Gli spruzzi d’acqua che
arrivarono erano insolitamente gradevoli e nemmeno il rumore del gommone mi
dava molto fastidio. L’atmosfera generale era di curiosità e felicità, sembra che l’idea di Simmo di abbandonarci su un isolotto
per due giorni piacesse a tutti. Sorrisi, era bello sentire tutti intorno a me
così contenti.
Ci saremmo rilassati un po’,
e mentre facevamo le valige avevamo concordato tra noi che per quei due giorni
niente compiti ne ripassi ci sarebbero stati.
Alla fine arrivammo
all’isoletta che Simmo aveva scelto per noi, per quei due giorni di libertà e
avventura fra la natura.
Scaricammo tutti i bagagli, e
Simmo affidò a Matt una piantina che più o meno descriveva il perimetro
dell’isola, depressioni e innalzamenti del terreno e i punti più sicuri per
accamparsi. Ci aiutò a portare i bagagli oltre la spiaggia, più all’interno
dell’isolotto, e si accertò che ognuno di noi avesse il cellulare acceso e
carico, per ogni imprevisto o problema.
Alla fine, dopo aver spiegato
ai ragazzi come montare le tende e a noi ragazze il tempo della cottura del
pescee la pulitura, sganciò il gommone,
lo accese, e in pochi minuti lo vedemmo scomparire da
dove era venuto.
Finalmente eravamo soli, e organizzammo
secondo i nostri criteri tutto quello che ci aveva lasciato Simmo per quei 2
giorni.
“Allora ragazzi, come ci
organizziamo? Di cose da fare ce ne sono, e anche se non sono nemmeno le 11,
dobbiamo cominciare a mettere su qualcosa” affermò
Matt, indicando tutte le cose da organizzare.
“Bhè,
direi che potremmo iniziare col decidere dove montare
le tende…” non ebbi il tempo di finire che Perry disse “Già, le tende…”, con
l’aria di chi ha qualcosa in mente. Rimasi a guardarla per un po’ senza capire
e alla fine Heath parlò per tutti, chiedendo spiegazioni: “Sentiamo, qual è la
vostra idea ragazzi?” domandò.
“Allora, se a nessuno di voi
dispiace, e dato che Simmo non lo verrà mai a sapere,
io e Perry pensavamo di dormire in tenda in coppia, ma invece che ragazza a
ragazza e ragazzo con ragazzo, l’idea sarebbe…” in quel momento capì dove
voleva arrivare e, più imbarazzata che mai, cominciai a guardarmi i piedi,
continuando ad ascoltare
“di dormire in coppie miste,
se a voi non reca nessun disturbo naturalmente!” finì la frase Perry.
In quel momento calò il
silenzio. Ma quei due erano matti o cosa. Rimasi lì,
senza dire nulla, e non ero l’unica che non esprimeva pareri. Fly era rimasta
di sasso e Anna aveva una faccia parecchio contrariata.
“Su ragazzi, si tratta solo
di una notte, quando ci ricapiterà un occasione così!”
continuò Matt.
“Fammi capire bene, e se
Simmo casualmente capitasse qui, come glie la spiegheresti una cosa del
genere??” chiese Anna, interrogativa.
“Non c’è problema, è
semplice: Simmo non verrà di notte, a meno che non viene
a nuovo, col gommone non si può arrivare fin qui. E se dovesse
magicamente trovarsi qui sull’isola gli si dirà che dormivamo così perché voi
ragazze avevate paura di qualche animale, e non ve la sentivate di dormire
sole! Ma comunque non verrà, se non domani pomeriggio
a riprenderci!” rispose Matt.
“A me sembra un idea esagerata però…” disse Fly, arrossita.
“Ma
dai, mica dobbiamo per forza dormire poi, se volete potete starvene davanti al
falò, oppure allungarvi sulla sabbia” disse Perry, persuadendola.
“Io ci sto, alla fine non
capiterà davvero mai più” disse Anna.
“Bhè,
allora anche io!” Joe la appoggiò subito. Il mio fratellino era diventato più
intraprendente di quanto pensavo.
“Per me non ci sono
particolari problemi” disse Heath, facendo spallucce.
“Ok, e voi, Fly, Bec, Edge?”
disse Perry.
“Guardai Perry cercando un
po’ comprensione, ma lei mi guardò come per dire ‘Piantala
di fare la ragazzina, non succederà niente’.
“Per me va bene, se Bec è
d’accordo” disse Edge. ‘Ok Bec, forse ti stai preoccupando troppo, dopotutto è
solo una notte, e poi è di Edge che stiamo parlando,
forza smettila di preoccuparti e dì di si!’ come al solito parlavo con me
stessa cercando di darmi forza. Guardai Fly, e il suo viso che dava la prova
della battaglia interiore che stava combattendo. Accettare o no. Si trattava di così poco, non era difficile.
“Ok… per me và bene!” dissi
alla fine, arrendendomi.
“Fly?” chiese Matt, e tutti guardammo la nostra amica biondina.
Non disse nulla per un po’,
alla fine respirò e disse convinta “Ma sì dai! Alla
fine sarà divertente, e poi quando ci capita più!” e accennò un sorriso.
“Siii!!”
Perry e Matt si abbracciarono. Insomma, le sorti della serata erano state
decise, e senza nemmeno metterci a decidere le più che ovvie coppie della
serata, ognuno si avviò con il proprio partner e la
propria tenda a scegliere un posto un po’ lontano dagli altri in cui montarla
per la notte.
Per un po’ io ed Edge camminammo in silenzio, l’uno affianco all’altro, io
con la borsa in mano, e lui con lo zaino sulle spalle e la sacca della tenda in
mano.
Alla fine, mentre ci eravamo già parecchio allontanati, Edge ruppe il
silenzio:
“Bec, se non volevi accettare
per qualsiasi motivo, non dovevi farlo per forza solo per far contenti Perry e
Matt… o me” disse, serio.
Non sapevo che dire, da
quando era iniziata la discussione ero combattuta
circa il fatto se volevo dormire con lui o meno.
Da un lato mi sentivo felicissima
di aver tutto quel tempo per noi due, anche tutta la notte, senza doverci
preoccupare continuamente di Simmo, Jilly o Deb, di avere dei momenti tutti
nostri, ma allo stesso tempo quell’intimità mi
spaventava parecchio, primo perché non mi sentivo ancora nemmeno all’altezza di
avere un ragazzo, pensa di doverci passare tutto quel
tempo, e poi, cosa più importante, in realtà non so cosa avrei fatto io. Edge
con me era sempre stato molto controllato, ma io, che ero così attratta da lui,
non sapevo se fossi riuscita a controllarmi, dato che lui mi attraeva
tantissimo. Ma come avrei potuto spiegargli tutte
quelle cose.
“Bec… mi stai ascoltando? Va
bene qui si o no?” chiese innervosito. Probabilmente
aveva parlato per tutto il tempo, ma io mi ero persa tutto il discorso.
“Eh? A qui? Emh… non saremo troppo lontani dagli altri?” dissi.
“Non penso che gli altri
gradirebbero molto la presenza della nostra tenda a due passi dalla loro”
disse, ancora più innervosito.
Non risposi. Alla fine, vedendo
che non dicevo nulla, si mese a piantare la tenda per
conto suo, e io, me ne rimasi lì in silenzio fino a che non terminò il
montaggio.
“Bec, ti ho già detto che se
non ti và non fa niente! Puoi dormire nella tenda, io dormo
fuori!” disse, guardando la tenda.
“Non è che
non mi và, è che….” Cosa gli potevo dire?
“Non devi inventarti scuse
Bec, se non vuoi non vuoi e basta!” disse, sempre più irritato, e anche io mi
stavo parecchio innervosendo.
“Non mi sto inventando scuse…
ma non mi sembrava il caso di fare la guastafeste a tutti per una sola notte”
dissi, alzando la voce.
Ecco, avevo di nuovo ripreso
il mio atteggiamento chiuso e antipatico, dicendo cose che no
pensavo. Volevo davvero passare la notte con lui.
“Senti, fai come ti pare. Se
è solo per far contenti gli altri, allora importa poco
anche a me. Se non riesci nemmeno a essere obiettiva con te stessa, e fai le
cose per gli altri, io cosa devo pensare… diamine!” disse, davvero arrabbiato.
“Vado ad aiutare a raccogliere la legna, vedi tu!” disse, e si dileguò.
Cavolo, ecco qui che avevo
rovinato quelli che potevano essere due bellissimi giorni, solo perché non
sapevo come spiegargli la mia indecisione.
‘Però anche lui, non è stato
gentile, ne comprensivo! E poi non è colpa mia, io ho
detto di si come tutti, se lui se la prende perché ero
titubante da me che vuole! Cavolo!’ pensai tra me e me, e decisi di andare ad
aiutare Perry con il fuoco e la piastra per cuocere i pesci, mentre Edge e Matt
stavano raccogliendo legna, Joe aiutava Fly e Anna con le
cane da pesca e Heath, sempre l’ultimo, finiva di montare la tenda sua e
di Fly. Con Perry mi sarei potuta sfogare un po’ almeno.
Andai da lei, con chissà che
faccia, infatti appena arrivai mi vide e mi domandò
preoccupata “Ehi, Bec, che hai? È per caso successo qualcosa?”.
“Uff,
Perry, guarda, certe volte non capisco se sono io che sbaglio, o è Edge che
esagera…” le dissi. Gli raccontai del nostro litigio, e del fatto che lui aveva
preso male il mio tentennamento nel rispondere alla proposta di Matt.
“Bec, secondo me Edge, anche se non lo dà a vedere, su certe cose è un po’
insicuro, e vedendo che anche tu eri insicura, ci è stato male perché pensa che
tu l’abbia fatto solo per far contenti noi, e non perché ti andava realmente di
passare la notte con lui da soli”. Aveva pienamente ragione, ma che potevo
farci.
“Ho capito, ma avrebbe anche
potuto trovare normale il fatto che io potrei essere agitata!” dissi, sbottando
dopo tanto sopportare.
“Agitata Bec? Perché agitata? Sei col ragazzo che ti piace, che non
farebbe mai nulla di male nei tuoi confronti, anzi farebbe di tutto per
renderti felice, finalmente con un po’ di privacy, e invece di rilassarti ti
agiti?” anche lei non capiva.
“Ma
non è per qualcosa che potrebbe fare lui Perry…” dissi, abbattuta.
“Allora qual è il problema?
Perché, davvero, io non lo vedo!” disse, mentre puliva
la griglia. ‘Già, qual è il vero problema Bec?’ mi
domandai, già sapendo la risposta.
“Perry, non potevo dire a
Edge che non volevo stare con lui perché essendo il mio primo ragazzo non
saprei come comportarmi!” mentivo ancora.
“Bec, seriamente, ormai ti
conosco, non mentire, cos’è che ti spaventa?” era proprio vero, Perry mi
conosceva eccome, e aveva ragione.
“Il problema è che non so
come potrei reagire io! Edge mi piace tantissimo, e anche se lui è sempre
controllato e tranquillo, non so cosa potrei fare io! Ecco, è questo il
problema: io sono il problema!” quasi urlai, arrossendo come mai.
Vidi Perry ridere. Ecco come
si fa a rendersi ridicoli!
“Bec, solo per questo! Perché sei fortemente attratta fisicamente da Edge! Non hai avuto il coraggio di dirgli una cosa tanto normale?” disse,
sorpresa e divertita.
“Ma
Perry, cosa gli dicevo? Non voglio dormire con te perché potrei non rispondere
delle mie azioni!” dissi, ancora più imbarazzata.
“Ma
è una cosa normale! Che pensi, che a Edge tu non fai ne
caldo ne freddo? Chissà quante ne penserà lui, che è un uomo, e tu ti stai a preoccupare? Bec, lui ti sta dando tempo, ma logicamente prima o poi andrete oltre un semplice bacio, come tutti! Ma lui lo sa che ci vuole tempo! Bec, ti stai
preoccupando di cose inutili!” disse.
“Ma
mi vergognavo! E ho rovinato tutto…” ero completamente
abbattuta, e sapevo che Perry aveva ragione su tutta la linea.
“Tranquilla, parlaci, digli
quello che hai detto a me, e vedrai che capirà, vi ci farete due risate sopra,
e passeremo due bellissimi giorni, in piena libertà e senza nessuno
a cui rendere conto!” disse, allegra.
“Già, allora farò così!”
dissi, rimandando a chissà quando.
“E
puoi farlo adesso, stanno arrivando con altra legna per il fuoco!” disse,
soddisfatta.
Mi girai, Matt e Edge erano a meno di 20 metri da noi. No, non avrei potuto, non
in quel momento. Andai da Heath a tutta velocità, e sperai che lui avesse
bisogno di una mano con la tenda.
“Heath! Come và il
montaggio?” dissi, appena arrivai dall’altra parte
della spiaggia.
“Ah, bhè… direi che ho finito
Bec!!” disse, allegro. Mi morsi le labbra, non aveva
bisogno di nulla. “Però se vuoi, adesso vado a dare
una mano con le canne da pesca ai ragazzi, vuoi venire? Magari siamo fortunati
e prendiamo qualche bel pesciolone da mettere sotto i
miei denti affamati, no!” mi chiese, allegro.
Heath era sempre così
comprensivo con me, mi capiva sempre se avevo qualche problema o se c’èra
qualcosa che non andava, e mi aiutava sempre, come poteva, e per questo lo
adoravo.
“Certo! Va
bene” dissi. Ci incamminammo sulle rocce dove
Anna e Joe pescavano. Fly era appena andata ad aiutare Perry col “pranzo” in
più che Simmo ci aveva lasciato. Grazie al cielo mi stava tirando su con tutte
le sue battute, e dopo un sacco di risate recuperai il
mio buon umore, mi misi accanto a Heath a pescare e ridemmo ancora per un po’.
Guardai per un attimo verso
Perry e vidi Edge li affianco che chissà da quanto
stava guardando me ed Heath e non sembrava per niente contento.
Durante il pranzo Edge si
mantenne a rigorosa distanza da me e parlò pochissimo, io, triste per come si
erano messe le cose me ne rimasi in silenzio, rispondendo a monosillabi solo
quando venivo interpellata.
Arrivò il pomeriggio, e Anna
propose un bagno, Perry e Fly, che avevano pulito, cucinato e servito il pesce
e non avevano un ottimo odore, erano entusiaste
dell’idea, e tutti gli altri accettarono.
Solo Matt si era accorto
dello strano comportamento di Edge, e si allontanarono
insieme a prendere gli asciugamani, informandosi da Edge di cosa non andava.
Heath, che non aveva voglia
di seguire le ragazze e Joe in mare mi di avvicinò
mentre me ne stavo su una roccia a riposare, o quella era la scusa che avevo
messo a Joe quando voleva trascinarmi in acqua a forza.
“Allora Bec? Che c’è che non và?” mi disse. Poteva andare a divertirsi ma non
lo fece per chiedermi come andava, perciò mi sentì un po’ meglio.
Gli spiegai del litigio con
Edge, e che non sapevo come fare per far pace e per convincerlo che volevo
davvero passare la sera con lui.
“Edge è così Bec… devi dargli
tempo, magari a semplicemente frainteso la tua esitazione ,
ma in fin dei conti capirà, vai a parlargli” mi disse gentilmente.
Mi sentivo un po’ meglio dopo
quella chiacchierata. Cercai con gli occhi il mio Edge. Se ne stava fra Matt e
Fly in mezzo alle onde. “Per ora vado a riposarmi un po’, ieri non mi veniva
sonno e sono rimasta alzata fino al tardi… gli parlerò
questa sera, se non lo farà prima lui” gli dissi.
“Va bene, ti accompagno
allora” disse, comprensivo.
Mi accompagnò davvero fino
alla tenda, che essendo dall’altra parte della spiaggia era coperta dagli arbusti e lontana dall’acqua.
“Bec, sei sicura che non vuoi
che resti a farti compagnia?” mi disse. In quel momento, forse per la
stanchezza, per la tensione accumulata o per la tristezza scoppia a piangere,
singhiozzando silenziosamente.
“Ehi, Bec… dai, su, tirati
su, non fare così! Vedrai che si sistemerà tutto, a Edge piaci
davvero, non è scemo, vedrai che capirà!” disse Heath. Grazie al cielo c’èra
lui, e mi sentì subito meglio. Lo abbracciai e singhiozzai un
‘Grazie’ strozzato, appoggiando il mento alla
sua spalla. Anche lui ricambiò l’abbraccio e mi sentì
meglio.
Non sapevo che qualcuno ci
aveva seguito e ci stava guardando.
A cena l’atmosfera era
stranamente tesa, e parlavano tranquilli fra loro solo Anna, Heath, Fly e Joe.
Perry mi si era seduta accanto e mi chiedeva sottovoce come andavano le cose
fra me ed Edge, e quest’ultimo
discuteva con Matt.
Continuai a fissare il falò
per un bel po’ prima di rispondere a Perry, alla fine le spiegai velocemente
che non c’érano stati cambiamenti dalla nostra ultima chiacchierata.
Finita la cena, ripulito
tutto e messo nelle buste di plastica accuratamente lasciate in gran quantità
da Simmo, era appena sorta la luna. Guardai l’orologio: le 10, 15 appena. Non
ero stanca, mi ero riposata tutto il pomeriggio mentre gli altri si facevano il
bagno, chi ripassava materie su materie e chi giocava a pallone. Solo verso le
7 mi ero messa sulla roccia in cui erano montate le
canne da pesca con Matt, Joe e Anna. Heath e Fly erano andati a prendere altra
legna per mantenere vivo il falò, e Edge aveva accuratamente
evitato di rivolgermi la parola per tutto il pomeriggio. Perry, che aveva
bisogno di una mano a riaccendere il fuoco l’aveva
tenuto occupato fino a che anche il pesce da cucinare non arrivò, e io mi offrì
di aiutarla a cucinare, insieme a Fly, evitando il suo sguardo. Anna e Joe,
insieme a Heath continuarono a cercare legna, così che a lui non rimase che
smontare le canne.
Ripercorso tutto il mio bel
pomeriggio, mi ritrovai a fissare il focolare. Mi venivano le lacrime agli
occhi a pensare a come potevamo divertirci e invece, per colpa mia, stava
andando tutto male.
Alla fine, pulito tutto,
ognuno si risedette intorno al fuoco, e in quel moment mi sentì davvero a
disagio. Joe, con cui avevo parlato un po’ durante la pesca
era tranquillo, e mi faceva segno di invitare Edge a sedersi accanto a me.
Perry si appoggiò a Matt,
dall’altra parte del falò rispetto a dov’èro io: potevo vedere la sua faccia
rilassata fra le fiamme. Joe mano nella mano con Anna alla
mia sinistra, e Heath con Fly fra le braccia alla mia destra. Alla fine Edge, ultimo ad arrivare mi si sedette accanto
senza troppe cerimonie, ma non disse nulla.
Cominciava a fare parecchio
freddo, e anche con tutto il fuoco mi venne la pelle d’oca. Alzarmi per andare
fino alla tendaa prendere la felpa però
mi sembrava esagerato, e perciò mi presi le gambe e me le strinsi al petto, al
chiarore del falò che bruciava e crepitava allegramente.
Sentivo i ragazzi discutere
fra loro sulla settimana successiva, proponendo magari di tornare lì, qualcuno
che esprimeva la sua paura per le materie da recuperare, chi ridevae scherzava. Solo io ed
Edge non dicemmo nulla. Alla fine mentre il fuoco si spegneva lentamente, e con
esso tutte le chiacchiere e le risate, Perry disse con
la voce stanca e sbadigliando: “Ragazzi sono le 11, mi sembra il caso di
infilarci in tenda, dato che poi stamattina Simmo ci ha buttati giù dai letti
alle 8, non so voi ma io sono stanca”. Vidi Anna e Fly annuire, e Joe con loro.
Nessuno sembrava preoccupato,
nervoso o agitato, e quindi uno ad uno si alzarono da lì, e anche io non potei
fare altrimenti.
“Edge, spegniamo il fuoco con
la sabbia” disse Matt, dandomi il tempo di parlare a Perry. “Aiutami, non so
che dirgli!” implorai. “Bec, parlagli, capirà! Non inventarti scuse, digli la
verità e basta! Forza” e mi strinse la mano.
Alla fine Matt, sistemato
anche l’ultimo bagliore di un po’ di brace la prese per mano e diede la
buonanotte generale e si allontanò con Perry nel buio.
Edge si incamminò
verso la tenda, accese una torcia e io mi sistemai al suo fianco senza dire
nulla. Completo silenzio.
Avevo così freddo senza il
fuoco. Cominciai involontariamente a battere i denti e mi presi i gomiti con le
mani per scaldarmi. Guardavo per terra. Non sapevo che dire ne
che fare. Ad un certo punto vidi Edge fermarsi, mi mise la sua felpa sulle
spalle, mi cacciò fuori i capelli dalla felpa e continuò a camminare senza dire
nulla.
“Grazie” non riuscì a dire
altro finché non arrivammo alla tenda. Mi dispiaceva per lui che sentiva freddo
quanto me ma che potevo dirgli?
Davanti alla tenda alla fine
si decise a parlare lui.
“Bec, io dormo fuori, mi
metto qui sulla sabbia così puoi stare più comoda” disse inespressivo.
“No, non puoi dormire qui
fuori! Fa troppo freddo, ti sentiresti male, e io… io non voglio dormire da
sola” dissi. Finalmente l’avevo detto, certo volevo
dire che io volevo dormire con lui, ma non ci riuscì.
“Allora se vuoi ti chiamo
Heath, magari lui ti può fare compagnia!” disse.
“Edge…” rimasi di stucco. Cosa era andato a pensare?
“Vi ho visti
oggi come vi divertivate e poi oggi pomeriggio mentre ti accompagnava,
come vi abbracciavate” disse, secco.
Cominciai a
respirare più velocemente, non poteva
essere vero. Cosa stava dicendo? Sentì il cuore che
batteva, anzi martellava, e vidi gli occhi appannarsi.
“Edge… io e Heath stavamo solo parlando, gli stavo chiedendo aiuto, non sapevo
come scusarmi con te, e l’ho chiesto a lui! Fra me e Heath non c’è nulla!” dissi, sull’orlo delle lacrime.
“Bec, se ti piace non devi
raccontarmi bugie, preferisco che tu mi dica la verità piuttosto!” disse,
guardandomi. Vedevo i suoi occhi celesti nel buio, e poi sempre più sfocati.
Mandai giù quello che sembrava un boccone amaro, e cercai
di spiegargli.
“Edge, non è così, io sono
innamorata di te! Vuoi sapere perché oggi ero titubante! Non è perché mi piace
Heath, lui non centra nulla!” dissi, respirando a
lungo.
“E
allora dimmelo, spiegami!” disse, duramente, lo sguardo severo.
A stento riuscivo a
trattenere le lacrime, e non riuscivo a parlare. Sentì alla fine le lacrime
calde rigarmi il volto e scendere giù fino al collo.
“Allora?” disse. “Edge io non
ho accettato subito perché avevo paura di questa serata, avevo paura di
deluderti, non sapevo come comportarmi, cosa fare, e avevo paura di sembrarti
sciocca e infantile, e se tu ti fossi reso conto di quanto sono insicura e mi avessi lasciato sarei morta di dolore. Tu mi piaci così
tanto, sei sempre così controllato, e avevo paura di
non essere alla tua altezza, di non essere abbastanza attraente, e di quello
che avrei potuto fare io. Quando chiudo i miei occhi
sei tu che vedo, e sei tutto ciò che voglio e sogno, e se tu decidessi di
lasciarmi non saprei come fare… non vivrei più” quasi strillai, alla fine non
ce la feci più.
Mi ero resa ridicola,
stupida, infantile, e mi abbandonai ai singhiozzi,
lasciando le lacrime scorrere lontano da me, nell’oscurità.
Edge non disse nulla, e i
miei singhiozzi divennero un pianto disperato. Poi, ad un certo punto, sotto la
chiara luce lunare vidi le lacrime sul volto di Edge e
rimasi per un attimo senza respiro. Stavo facendo soffrire anche lui. Lasciai
cadere le braccia lungo la schiena e abbassai la testa. Non feci in tempo a dir
nulla che Edge si avvicinò e mi abbracciò, mi strinse così forte a se. E mi sentivo così piccola. Sentì il suo braccio intorno alla
schiena e l’altro sulla testa che mi accarezzava i capelli. Poggiai il viso nel
suo petto e continuai a piangere senza sapere il perché.
“Bec, non dire mai più una
cosa del genere. Io non potrei vivere senza di te, e nemmeno se tu decidessi di
lasciarmi mi rassegnerei, io voglio solo te e tu sei
perfetta così come sei, non voglio un’altra Bec e non voglio che tu cambi, io
voglio te, e se penserai ancora una cosa del genere mi arrabbierò tanto. Sei
l’unica cosa che mi fa credere in me e non potrei mai stare senza te….” Sentì il suo cuore accellerare, battere più forte e
alla fine prese fiato e mi disse stringendomi ancora di più a se stesso: “Bec,
io sono innamorato di te!”.
Liberai le braccia dal suo
abbraccio e lo strinsi anche io, più forte che potevo e gli dissi, senza più
piangere: “Anche io Edge, anche io…”.
Alla fine entrammo nella
tenda, e mi allungai sul materassino che c’èra dentro. Anche
lui mi si allungò accanto, tirammo su la coperta e mi strinsi forte a lui,
affondai la testa nel suo petto e chiusi gli occhi. Sentì le sue mani che mi
accarezzavano la schiena, e continuai a sentirle finché non mi addormentai
avvolta da quel calore.
Wow!
Questo capitolo è lungo 10 pagine… mamma mia che
fatica! Ma devo dire che fino ad ora è quello che mi
piace di più di tutti!
L’inizio
l’ho scritto due sere fa mentre ero a vedere le stelle con i miei genitori e
mia sorella, e volendo condividere con Bec, Edgee voi lettori quello splendido spettacolo ho scritto della stella cadente, che io non sono riuscita a
vedere, sigh. Piaciuta la fine? O
preferivate qualche giorno in più di silenzi fra Edge e Bec? No, io non ce la
facevo ad andare al letto con l’idea di loro due così tristi. Grazie per tutte
quelle ragazze che avranno avuto la pazienza di leggere fino
qui. Vi abbraccio forte forte, e spero vivamente che vi sia piaciuto anche
questo capitolone ^^
Alla
prossima! E mi raccomando ditemi che ne pensate!
Capitolo 8 *** Giorno 6: Volevo solo stare con lui e nient'altro ***
GIORNO 6:
GIORNO
6: Volevo solo stare
con lui e nient’altro
La tenue luce del mattino
rifletteva i propri raggi sulla nostra tenda, così aprì gli occhi lentamente,
misi a fuoco le immagini intorno a me e mi ricordai in
un secondo tutti gli eventi del giorno precedente: non ero nel mio letto alla
Solar Blue in camera con Perry, bensì su un isolotto con tutti i ragazzi, ed
ero a dormire in una tenda, con Edge, alla prima luce della mattina appena
sorta.
Respirai profondamente l’aria
fresca e pulita, l’odore del mare a pochi passi da noi, e mi girai
a riposare sul lato dove dormiva Edge, il viso disteso e addormentato, sentivo
ancora le sue braccia intorno al mio corpo. Sistematomi sul fianco destro mi
ritrovai faccia a faccia con Edge. Ancora una volta mi pervase una sensazione
di benessere e felicità, e appoggiai la testa all’altezza delle scapole di Edge, immersa nell’odore della sua pelle, sorrisi e
strinsi forte la sua t-shirt.
Restai così per non so quanto
tempo, raggomitolata a lui, mentre fuori sorgeva il sole e la luce si faceva sempre più intensa e brillante.
Sorrisi, sorridevo
dentro di me, e volevo sorridere al mondo: ciò che era successo la sera
precedente era un lontano ricordo, e quel nostro strano litigio era servito a
farmi capire (e anche a Edge) che non potevo stare assolutamente senza di lui.
Finalmente mi ero resa conto che per essere amata mi bastava essere me stessa,
così come ero, perché a Edge è così che piacevo. A
pensare a quanti problemi mi ero fatta mi veniva da ridere, ero stata proprio
stupida, e non aveva portato a nulla il mio comportamento infantile. Ma le cose
adesso erano sistemate e avrei fatto di tutto per renderle solo migliori di
così… sempre se c’èra qualcosa di meglio del dormire fra le braccia del ragazzo
che ti piace, ascoltando il rumore del mare e senza l’ansia che qualcuno
potesse vederci oppure disturbarci,
Mentre mi perdevo nei miei
pensieri sentì le braccia di Edge scivolarmi dietro la
schiena e stringermi. Scansai un po’ la faccia e mi misi all’altezza del suo
viso.
“Ben sveglio…” dissi mentre
lui era ancora intento a svegliarsi.
“Buongiorno Bec…” detto
questo, mi diede un bacio sulla fronte e rimase a guardarmi sorridere come una
stupida, ma una stupida davvero felice.
“Dormito bene?” mi chiese.
“Più che bene…non avrei mai creduto che una tenda potesse essere così comoda!”
gli dissi, stringendolo anche io.
Sentivo il calore del suo
corpo così vicino al mio ed era fantastico starcene solo noi lì, insieme, e una
volta tanto senza inutili preoccupazioni.
Lo baciai: in quel momento
volevo solo stare con lui e nient’altro. Anche lui mi
baciò, sentivo che anche lui lo voleva, e voleva me, quanto io volevo lui.
Decisi che quella sarebbe
stata la giusta occasione per dimostrargli che non avevo più timori sulla
nostra storia, oppure su quello che lui poteva pensare, e avevo
dimenticato tutti i problemi che mi ero fatta.
Mi staccai dalle sue labbra,
e lo strinsi con più foga, sentì le sue labbra sul collo e i suoi baci caldissimi
sulla mia pelle.
Mi allungai sulla schiena,
trovandomi sotto a Edge, continuando a baciarlo. Infilai
le mani sotto alla sua tshirt e gli accarezzai la
pelle nuda della schiena, intanto sentivo la sua mano che mi accarezzava i
capelli, e l’alta che mi sfiorava le gambe.
Sentì una gamba di Edge fra le mie, e le sue mani accarezzarmi le gambe,
sempre più su, mi staccai dal suo bacio e gli sfilai la maglietta. Mi batteva
sempre più forte il cuore, e potevo quasi sentire anche il suo battere
all’unisono col mio. Sentì le sue mani sulla schiena e poi sfilarmi la
canottiera; continuai a baciarlo, e ogni bacio mi sembrava più intenso del
precedente, più infuocato.
D’un tratto Edge si staccò dal mio bacio, respirò un
attimo e poi mi guardò negli occhi, ancora allungato su di me. “Bec, senti, sei
sicura che vuoi davvero…” disse piano, titubante, rendendosi conto che quelli
non erano più solo teneri baci.
“Edge, se non volessi, ti
avrei già fermato… non ho più paura” dissi sincera, guardandolo dritto nei suoi
occhi color del cielo, che io amavo.
“Va bene allora, ma ti prego
se non te la senti più dimmelo” mi disse, premuroso.
“No… solo, ti prego, fai
piano, per me è la prima volta…” dissi, arrossendo.
“Anche
la mia, Bec” disse. Per un attimo non capì, poi misi a
fuoco le sue parole. Anche per lui era la prima volta?
Insomma, era un momento molto speciale per tutti e due,
e questo mi fece sentire tranquilla.
“Allora affidiamoci alle
nostre emozioni…” dissi, e lo bacia ancora. Sentì le
mani di Edge sui fianchi, e poi lo sentì sbottonarmi
la gonna, farla scivolare delicatamente giù per le gambe e toglierla. Era bello
starcene finalmente insieme senza complessi o paure. Solo noi, il nostro amore
che cresceva come cresciamo noi e la tenue speranza che tutto questo non sia
solo un bel sogno da cui ci sveglieremo una mattina.
“Edge, sarà così per sempre
vero?” gli chiesi guardando in alto verso i suoi
occhi.
“Finché
lo vorrai tu Bec…io ci sarò” disse, e mi accarezzò il viso, delicatamente. Era meraviglioso, era tutto veramente meraviglioso.
Lo baciai
ancora, sentivo le sue mani scorrere sul mio corpo, e poi i suoi baci
sul collo, roventi. Respiravo lentamente, potevo ascoltare il mio respiro lento
ed eccitato, sentivo da fuori anche il rumore del mare e… concentrandomi ancora
sentì qualcosa di familiare venire da fuori. Era una voce.
“Ehiii!
Bec! Edge! Forza! Simmo è appena arrivato!! Smettete di fare tutto quello che
state facendo e fatevi vedere!” era la voce di Matt e
ci chiamava. Mi staccai da Edge, e dissi “Hai sentito?” ,
sembrava non capire. Poi la voce di Matt si ripeté più vicina e chiara “Edge, sono Matt! Dove avete montato la
vostra tenda! Simmo è arrivato!”.
“Cavolo!” disse Edge. “Aspetta,
mi rimetto la maglietta ed esco” disse. Si infilò la
t-shirt a velocità da record e uscì dalla tenda, andando verso Matt.
“Matt! Siamo qui, che sta
succedendo, diamine???” disse, visibilmente
innervosito.
“Oh, eccoti, mamma mia vi
siete proprio nascosti con quella tenda!” disse Matt. Potevo
sentire bene la sua voce, probabilmente era abbastanza vicino.
“Matt! Vieni al punto, che
succede?” disse Edge, anche la sua voce era vicina.
“Non so cosa ho interrotto,
ma a quanto pare Simmo ci ha fatto uno scherzetto! Aveva detto di venire dopo pranzo, bhè… è già arrivato!
Fortunatamente Heath, Fly e Joe erano già a pesca, e hanno visto il gommone
arrivare, così Joe è corso a svegliare Anna, e Heath è gentilmente venuto a interrompere, cioè, a svegliare me e Perry…” poi li sentì
bisbigliare qualcosa tra loro, ma immaginavo su cosa puntasse la conversazione,
dopotutto Matt ed Edge erano sempre in competizione fra loro.
“Va bene, comunque
ora muovetevi, anche perché se vi trova a dormire nella stessa tenda sono guai,
quindi vedete di non farvi vedere…” mentre parlava, uscì dalla tenda anche io,
che nel mentre mi ero ricomposta.
“Ha già attraccato?” chiesi a
Matt. “Buongiorno Bec! Emh, no, ma è da un po’ che vi cerco, quindi forse si.
Muovetevi!” e se ne andò com’era arrivato.
Edge tornò verso di me, che ero rimasta accanto alla tenda, e per un attimo rimase lì a
fissare la tenda, probabilmente pensava a cosa dire. Alla fine parlai io, sicura
che pensavamo tutti e due la stessa cosa. “Edge,
avremo molte altre occasioni. Adesso andiamo, anche perché se Simmo sapesse,
saremmo davvero nei guai!” dissi.
“Mi dispiace Bec…” disse, con
voce abbattuta. Non sapeva quanto a me, ma che potevamo farci? “Avremmo la
nostra occasione!” dissi, allegra.
Edge cominciò a smontare la
tenda, mentre io piegavo le nostre poche cose e le rimettevo nelle borse.
Cinque minuti dopo ci avviammo verso la spiaggia. Edge arrivò per primo, e lo
sentì dire che era andato a smontare la tenda mentre io finivo di sistemare il
mio bagaglio e quello di Perry.
Dopo qualche minuto arrivai
anche io, e salutai Simmo che nel mentre stava aiutando i ragazzi a smontare le
canne. Perry mi fece cenno di raggiungerla.
“Bec, allora, se Simmo chiede
qualcosa, noi abbiamo dormito insieme, anche Anna e Fly, e i ragazzi si stanno
organizzando” disse, sotto voce.
Vidi Edge e Joe poco lontani
da noi che riaccendevano il fuoco per cucinare, e
pensai che Heath e Matt erano a cercare legna.
“Allora, oggi pranziamo tutti insieme, ho portato della carne da cuocere con le
piastre per la brace. Vedo che ve la siete cavata
bene! Tutto pulito, non avete dato fuoco a nulla e da quello che vedo nella busta della spazzatura avete anche pescato e
cucinato pesce! Che bravi scout che ho! Posso ritenermi soddisfatto!” disse, allegro.
Probabilmente non notò
nemmeno le facce scocciate di Matt ed Edge, durante il
pranzo. Sembrava che gli fosse andata di traverso la giornata. Perry, soprappensiero,
mangiava silenziosamente, e io, accanto a lei, la imitavo.
Intanto Simmo aveva
intrapreso un interessantissima conversazione circa
quanto è bello surfare sul riff della costa nord con
mio fratello Joe e Fly, che veniva da quella zona. Anna e Heath sembravano
tranquilli e parlavano fra di loro, probabilmente
delle materie da recuperare, e le cose da studiare.
Passò veloce anche il pranzo,
anticipato a poco più di mezzogiorno, dato che ci eravamo
tutti svegliati tardi ma non avevamo fatto colazione, e poi anche perché Simmo
voleva ripartire per non farci dimenticare dei nostri doveri di bravi studenti,
e naturalmente per farci lavare e cambiare.
In un certo senso mi sentì
sollevata di ritornare a casa, lavarmi e avere un attimo il tempo di ragionare
su tutto quello che era successo durante quei due giorni fra me ed Edge.
Un po’ dopo l’una Simmo ci informò che era ora di ripartire, anche se avrebbe voluto
fermarsi un po’ di più, così ognuno di noi recuperò i propri bagagli e dopo
aver caricato tutto sul gommone, salutammo il nostro splendido isolotto delle
avventure, e il gommone ripartì a tutta velocità lasciando una leggera scia.
Questa volta noi ragazze
tutte a destra, e i ragazzi tutti sul lato sinistro. Simmo non sembrò notare
nulla di strano e non fece alcuna domanda.
Guardai l’isolotto scomparire
pian piano all’orizzonte e l’acqua blu sotto di noi, finché l’isola fu un
puntino indefinito e non mi rimase che guardare la schiuma bianca che segnava
il nostro passaggio.
“Santo cielo, adesso mi sento
davvero meglio, avevo la pelle che mi tirava e i capelli pieni di salsedine”
affermò Perry mentre rientrava in camera, dopo essere stata
quasi 20 minuti chiusa in bagno a fare la doccia e ad asciugare i
capelli.
Si sedette sul letto e prese
i suoi calzoncini e la sua canottiera preferite e se
li infilò, mentre io me ne stavo sul letto, allungata a guardarmi il soffitto.
Avevo fatto la doccia per
prima, oppure mi sarebbe toccato a natale, data la sua
lentezza e i lunghi capelli da asciugare.
“Dopotutto non è andata male
la nostra gitarella da giovani marmotte sull’isoletta, tu che ne dici?”. Mi
chiese spazzolandosi i lunghi capelli.
Sistemati anche i capelli in
una coda, mi disse “Spero che fra te ed Edge ora i
vostri disguidi siano chiariti” mentre si avvicinava al mio letto e si sedeva.
Mi misi seduta sul letto accanto
a lei con le gambe incrociate. Non avevo molta voglia di parlare, ma Perry si
stava preoccupando, era evidente, e perciò la accontentai. Dopotutto mi voleva
davvero bene e non volevo che si agitasse per me.
“Si, è stata una bella gita.
Anche se avrei preferito non litigare con Edge, e mi
sarei risparmiata di mangiare tutto quel pesce, però non è andata male, credo…”
“Alla fine tu ed Edge avete fatto pace ieri sera? Non abbiamo avuto
nemmeno il tempo di parlarne! Mi dispiace non essere stata di molto aiuto!”
“Macché, tranquilla Perry,
eravamo andati per goderci la gita, e lo stesso vale per te, non devi preoccuparti per me! E poi alla fine abbiamo fatto pace
io ed Edge”
“Ah, ne sono felice, spiegami un po’ cos’è successo. Ti và?”.
Gli raccontai un po’ della
sera prima, di quello che mi aveva detto lui, del fatto che pensava mi piacesse
Heath, e di quello che avevo detto io a lui, pensando di
essere ridicola, delle sue parole di conforto e di aver dormito
tranquilli.
“Per fortuna Bec! Pensavo che
ti avesse fatto dormire fuori!” disse, ridendo.
“Scema che sei! Ma come ti viene in mente”, sorrisi anche io… che ironia,
fuori ci voleva dormire lui quella sera!
“E
questa mattina, come mai ci avete messo tutto quel tempo per svegliarvi e per
farvi vivi? Matt non vi trovava!”.
“Diciamo che Edge aveva
montato la tenda in un posto abbastanza appartato e nascosto, quindi Matt ha
fatto fatica a ritrovarci” dissi, vagamente.
“Tu non me la racconti per
niente giusta Senderson! Sputa fuori tutta la verità!
Non siete nemmeno venuti a fare colazione voi due!” disse,
curiosa più che mai immaginando sicuramente chissà che cosa.
“A quanto ho potuto sentire
nemmeno tu e Matt avete fatto colazione!” dissi, guardandola maliziosamente, al
che arrossì e guardò altrove.
“Stiamo parlando di voi, dopo
te lo racconto questo! Ma
insomma dimmi, Bec, è successo, insomma, lo sai che voglio dire!” disse, scrutandomi.
“Cosa vai
farfugliando?? Spiegati Perry, che vuoi dire?!” gli
dissi interrogativa.
“Mamma mia Bec, quanto sei lenta di comprendonio! Certe volte penso che tu viva su
un altro pianeta! Quello voglio dire è se… bhè, l’avete
fatto… quello?” disse, tutto d’un fiato.
“Perry!!!!”
dissi afferrando quello che tentava di chiedermi. Arrossì e guardai per terra.
“Oddio Bec! Guardami! Non
dirmi che… o cielo! L’avete fatto??! Oddio Bec, e non me lo dici! Non dici niente!” disse agitata.
“Perry, calmati! Ascoltami un
attimo! Non l’abbiamo fatto!” dissi, esasperata.
“Umh… allora perché sei
arrossita! Bec a me puoi dirlo!” mi disse seriamente.
“Diciamo che eravamo sul
punto, si insomma… eravamo sul punto di farlo, ma è
arrivato Matt strillando che Simmo era venuto a prenderci e stata attraccando
il gommone, così Edge è dovuto uscire a chiedere che diamine stava succedendo,
e io sono rimasta lì nella tenda a bocca asciutta! Tutto qui!” dissi spiegandole tutto.
“Ah… ecco cosa si stavano
dicendo allora Matt ed Edge quando sono andata a chiamarli
per avvertirli che era pronto il pranzo!” disse lei, ricordando gli eventi
della mattina che era appena trascorsa.
“Cosa?”
chiesi curiosa. “Bho, vedevo che farfugliavano
qualcosa, ma appena si sono accorti che ero dietro di loro si sono azzittiti.
Ho capito solo alcune parole di Edge che diceva “Simmo…
rovinato tutto” e Matt qualcosa tipo “E dillo a me… che sfortuna” ma niente di
più di questo.
“Perry, però tu devi ancora
spiegarmi a te com’è andata! Non fare finta di niente!”
dissi io curiosa ancora di più di prima.
“Più o meno quello che è
successo a te…”. Mi spiegò che quando si erano svegliati, anche loro erano
andati oltre dei teneri baci e lei era sicura che
sarebbe successo. Ma avevano sentito il rumore di un gommone che si avvicinava,
e dopo un po’ la voce di Heath aveva dato la conferma che Simmo era venuto a riprenderli, così anche loro, a malincuore
dovettero rivestirsi e Matt, che era pronto ed era vicino alla nostra tenda, era andato a chiamare Edge e me immaginando che
dormivamo ancora insieme e che non ci fossimo resi conto che Simmo era arrivato
di gran carriera.
“Insomma ci
è andata proprio male, Simmo ha rovinato proprio tutto! Prima ci dà l’occasione
e poi ce la toglie! Che roba” protestò Perry, appoggiando la
testa sulla mia spalla e sospirando. Aveva dannatamente ragione.
“Già… adesso come adesso non
mi viene nemmeno in mente un’altra possibilità di rimanere un po’ soli. Peccato…”
dissi, abbattuta.
Rimanemmo ancora lì a
contemplare l’idea di un'altra possibilità, e a commemorare le nostre occasioni
perse, poi ci allungammo una accanto all’altra e discutemmo su improbabili modi
per far allontanare Simmo, Deb e Jilly. Ma, dopotutto
sapevamo di non avere speranza… quei tre ci controllavano a vista.
Mentre ci concentravamo in un
qualche fantomatico piano sentì il rumore familiare di
un macchina che entrava nel viale di casa. Era la macchina di Deb. Subito dopo
sentì la macchina spegnersi, e sentì un cane abbaiare, Lady era
arrivata con Deb. Anche loro due erano venute a
informarsi sull’esito della nostra gitarella.
Scesi al piano terra
lasciando Perry sul mio letto a ragionare, e sperando di non dovermi mettere a
raccontare a Deb delle nostre avventure alla Robinson Crusoe. Appena varcata la soglia della cucina Lady mi saltellò addosso,
tutta contenta di vedermi e visibilmente divertita dal fatto che stavo perdendo
l’equilibrio. Salutai Deb e mi sedetti sul divano con Lady che mi
saltellava addosso, solo allora mi resi conto che Edge e Matt stavano guardando
al tv con due facce cupe.
“Bec, posso chiederti un
favore? Oggi non ho avuto il tempo di portare Lady a passeggiare, ma il
veterinario mi ha imposto di farla passeggiare con il collare perché non
diventi troppo irrequieta… ti và di portarla un po’ a camminare in spiaggia?”
mi chiese Deb, approfittando del mio arrivo.
“Ma
certo Deb! Nessun problema, volevo proprio andare a fare due
passi!” dissi, ringraziando di non dover rimanere lì a testimoniare a
favore le grandi idee di Simmo. Gli attaccai il guinzaio al collare e Lady,
contenta, si affrettò a puntare verso al porta. “Vai
da sola Bec?” disse Jilly. Stavo per risponderle che non c’èra problema, ma
Edge mi anticipò. “No, la accompagno io, se non ti dispiace Bec” disse.
“No, affatto! Andiamo allora!” dissi, sorridendo.
Scendemmo le scalette e in un
attimo arrivammo in spiaggia, Lady correva emozionata da una parte all’altra
della spiaggia, che a quell’ora era semideserta.
Dopo un breve tratto,
controllai che eravamo fuori dalla visuale di casa
Solar, mi avvicinai a Edge e lo presi per mano.
“Sembra che questa mattina non
sia andata male solo a noi!” esordì serenamente.
“Ne hai parlato con Perry?”
chiese Edge.
“Si, mi ha detto che anche
lei e Matt ci hanno provato, ma a quanto pare l’arrivo di Simmo non ha rovinato
la mattinata solo a noi” gli risposi.
“Già, anche Matt mi ha detto
la stessa cosa… non siamo gli unici sfortunati” assentì. Sentirci fare quei
discorsi fu un po’ strano per me, ma mi resi conto che non mi mettevano in
ansia, e nemmeno provai vergogna, ma invece mi sembrava una cosa naturale fra
persone che stanno insieme.
“Non ti dispiace se ne parlo
con Matt, no?” mi chiese, premuroso.
Sorrisi, guardando il mare
fino all’orizzonte. “Ma certo che no, anche io ne
parlo con Perry, e credo sia normale confidarsi con gli amici”. Era una bella
serata.
“Già… soprattutto quando si
condividono certe sfortune” disse, ironicamente.
“Sembra che anche loro siano
al nostro stesso punto! Quindi ci possono capire
meglio di chiunque altro!”. Alla fine decidemmo di sederci sulle rocce davanti
alla riva, dove mi ero seduta accanto a lui tanto tempo prima,
lì alla spiaggia della Forca, e Anna aveva sfidato mio fratello Joe.
Sembravano passati secoli da
quando era successo, e chissà che mentre ero seduta vicino a lui quel giorno di
molti mesi prima, qualcuno già immaginava il nostro amore. Sembrava un tempo
così lontano, quasi irreale.
“Anche l’altra volta, eravamo
seduti se queste rocce, vicini… ma tu eri preoccupata per tuo
fratello e per Anna. Ricordi?” chiede Edge. Quella doveva essere telepatia.
“Pensavo la stessa cosa!”
dissi, sorridendo, mentre guardavo Lady che correva da una parte all’altra
della spiaggia dietro ad una farfalla che svolazzava pigramente qua e là.
Appoggiai il guinzaio di Lady
e presi la mano di Edge. Lo guardai fisso nei suoi
occhi in cui avevo sempre paura di perdermi. “Ci riproveremo! Te lo prometto!
Ci tengo molto anche io a fare questo passo con te!” dissi,
seriamente.
“Allora siamo in due!” disse
stringendomi a se. Appoggiai la testa al suo petto, strinsi
la sua mano e respirai l’aria salata di mare.
Lady correva qua e là, il suo
pelo bianchissimo sullo sfondo arancione del tramonto sul mare: ero proprio un immagine da sogno.
Questo
capitolo è stato una vera faticata. Ci ho messo tre giorni a scriverlo, più che
altro a scrivere la prima parte. Ero indecisa sul fargli rispettare le mie idee
e farli aspettare il futuro, oppure fargli fare la
cosa più ovvia. Vi sembrerò scema a dire una cosa del genere, ma ultimamente
Edge e Bec sono diventati un po’ troppo indipendenti e
ormai fanno come vogliono loro, sfuggendo al mio controllo! Sembra che la
storia la decidano loro, non io. Mi pare quasi di averli in testa e che mi dicano loro che fargli fare. Sono pazza?
Scusatemi
davvero, questo capitolo prometteva meglio, ma è andato così… però, buona
notizia, dal prossimo capitolo ho in serbo una cosa davvero interessante, vi
rivelo solo che Edge e Bec passeranno molto tempo insieme, e conosceremo delle
persone molto speciali! Spero che piacerà a tutti! Abbiate
pazienza con me, scusatemi ^^”
Ringrazio
ancora Elisy e Valenina, siete
troppo buone con me… un abbraccio! Alla prossima!
Capitolo 9 *** Giorno 7 Mentre scorreva il tempo imprimevo ogni sensazione nel mio cuore ***
GIORNO 7:
GIORNO
7: Mentre scorreva
il tempo imprimevo ogni sensazione nel mio cuore
La mattina sembrava
limpida quel giorno, non c’erano nuvole in cielo. Edge e Matt erano di
turno come bagnini la domenica, quindi ne approfittai
per andare con Anna, Fly e Perry in centro a comprare qualcosa di nuovo, fare
la spesa per Jilly e uscire un po’ per starmene sola con le mie amiche.
Dopo un giretto velocissimo
ai negozi dove vendevano articoli da surf ci fermammo
in un bar per fare uno spuntino e bere qualcosa.
Inizialmente la conversazione
si era soffermata sul recupero delle materie, le idee strampalate di Simmo e le
sue probabili sorprese successive dopo quella
dell’isola, ma dopo (non so bene chi iniziò) finimmo per parlare della serata
in tenda.
“Perry, raccontaci…
siamo curiose! Che cos’è successo la sera
scorsa con Matt?” chiese Anna, mentre sorseggiava il suo succo al mirtillo.
Fly se ne stava lì a guardare
Perry, aspettando la risposta.
Alla fine Perry decise che
dopotutto le andava di farsi fare l’interrogatorio:
era pur sempre un altro modo per passare il tempo fra
amiche.
“Voi che dite?? Matt è sempre molto carino con me, non mi farebbe mai proposte
poco appropriate!” disse, seriamente.
“Quindi
avete dormito anche voi?” chiese Fly, improvvisamente più interessata.
Perry, che si aspettava
quella domanda, raccontò anche a loro, abbassando la voce o alzandola durante
il racconto, della sua notte tranquilla e della mattinata successiva, più
“ricca di passione”, per citare le sue parole.
Anche se già mi aveva accennato alla cosa il pomeriggio
prima, e poi mi aveva raccontato meglio durante la sera, ascoltai di nuovo la
storia di Perry, che a mio parere non si rendeva conto di essere sempre più
innamorata di Matt (anche se a suo parere era lui quello più cotto fra i due).
“E
tu invece Anna? Tu e Joe che avete combinato tutta la
notte?” disse Perry giocherellando con i ghiaccioli del suo succo
all’albicocca.
Mentre glie lo chiedeva quasi non mi strozzai, sentendo una domanda così tranquilla
su mio fratello e Anna, e sulla loro notte insieme.
“Mamma mia Perry, sempre a
pensare a male! Joe è un ragazzo così dolce e gentile! Non abbiamo fatto nulla
di particolare, abbiamo parlato un po’ di noi, dei nostri progetti, e alla fine
ci siamo addormentati, ma al sorgere del sole eravamo
di nuovo in piedi!” spiego Anna. Mi tranquillizzai un po’, dopotutto mio
fratello era un tipo molto responsabile, chissà di cosa andavo preoccupandomi.
Distrattamente fissai le
bollicine del mio succo di pera che vagavano qua e là per il bicchiere. ‘Chissà Edge che stava facendo?’ mi domandai.
“E tu ed
Edge che avete combinato Bec?” chiese Anna interessata quanto Fly, che intanto
aveva finito il suo succo all’ananas e torturava la cannuccia.
“Io ed
Edge?” dissi, ripensando a tutte le cose successe quel giorno. “In realtà io ed Edge quel giorno abbiamo litigato per una stupidaggine:
se l’è presa perché pensava che non mi andasse di dormire con lui!” dissi ad
Anna.
“Ma
poi avete fatto pace?” chiese Fly, curiosa.
“Si, diciamo che ci è voluto il fatto che eravamo rimasti soli e che non
potevamo non parlarne…” dichiarai, cercando di apparire tranquilla.
“Si, ma poi??” chiese Anna.
“Già Bec, racconta a Fly e Anna quello che è successo!” disse Perry, tutta
emozionata. Insomma alla fine mi toccò raccontare anche a loro della mattinata
dopo, e di ciò che era successo. Fly ascoltava tutta interessata, e Anna faceva
strane espressioni di divertimento o stupore. Alla fine gli raccontai anche del
discorso avuto durante la passeggiata alla Forca con Lady, e del fatto che
avevamo deciso tutti e due di riprova a fare il
fatidico passo. Fly sgranò gli occhi e Anna mi fissò ancora più interessata.
Conclusi dicendo che non avevo fretta, ma che ormai sapevo che il rapporto fra
me ed Edge era forte e quindi ero convinta della mia
decisione. Ci fu un’ attimo di silenzio dopo il mio
racconto, e alla fine Anna sentenziò “Magari Joe fosse così intraprendente!
Uffa…”, e anche Fly sospirò.
“Come fate ragazze a non
avere paura di queste cose… a me solo a pensarci viene la pelle d’oca” aggiunse
la piccola biondina. “Fly… non è che non abbiamo paura, credo che l’idea
spaventi tutte noi… dopotutto entrare in intimità così tanto
con una persona non è facile, ma se ci si ama…” disse Perry sorridendole.
“Se
ci si ama non si ha paura di abbandonarsi a quel sentimento e vivere appieno
ogni emozione!” dissi io, pensando al mio Edge.
“Già, e poi alla fine ognuno
di noi ha i proprio tempi, come persona e come coppia,
quindi se ora non te la senti è normale, ma verrà anche per te il tempo di
volere di più di un bacio o una carezza dalla persona che ami” disse Anna
sognante.
Pensai che doveva
essere una cosa magnifica avere un legame così profondo con la persona che ami.
Mentre Perry si abbracciava Fly che si era un po’ rincuorata
e Anna prendeva i bicchieri ormai vuoti per riportarli al bancone, sentì il
cellulare che squillava e aprì velocemente la tasta della borsa per rispondere.
Guardai il display acceso che diceva “Simmo” e squillava. Risposi. “Simmo,
pronto, sei tu?”, dall’altra parte sentì la voce del mio coach che disse “Si Bec sono io,
senti, tornate subito a casa, ho delle notizie importantissime da comunicarti e
c’è una decisione da prendere entro l’ora di pranzo! La cosa è urgente quindi
non perdete tempo! Sbrigatevi!”.
“Va bene Simmo, arriviamo
subito!” e sentì il click della chiusura della chiamata.
“Che
vuole Simmo di domenica mattina! Non vorrà scambiare qualche
turno da bagnino… oggi proprio non mi và” disse Perry.
“No… sembrava una cosa molto
importante, ha detto di fare presto” dissi, assorta, ragionando su cosa potesse spingere Simmo a chiamarmi con tutta quella foga e
dirmi di tornare. “Andiamo allora” disse Fly. Presi la borsa, mi alzai dalla
sedia, seguita dalle altre, e ci avviamo velocemente
verso Blue Water Beach.
“Allora và benissimo, certo…
si, si, nessun problema…. No, no, macché, alle ragazze farà piacere, faranno a
botte per venire… cosa? A, ma certo! Si, si…. Oh, mi sa che sono loro! Allora
vi richiamo io, dopo pranzo. Grazie. Si, ma certo! A dopo” e vidi Simmo
riattaccare mentre io e le ragazze rientravamo a
poggiavamo le rispettive borse sul divano.
“Deb fa scendere Edge” Simmo
gridò ordini al piano di sopra mentre ci faceva un cenno di mano per salutarci.
“Ragazze, ho ottime notizie!
Sedetevi, e ascoltatemi bene… oh, Edge, siediti, la cosa riguarda più te che
loro in realtà” disse, mentre arrivava Edge di gran
carriera per le scale. Sorrisi appena mi vide, e si sedette accanto a Simmo.
“Allora Edge, indovina un po’
chi ha chiamato?” gli chiese Simmo serio.
“Che
ne so… la Solar Blue che ha deciso che ho vinto per merito il posto nel
circuito professionale?” disse ironicamente. “No, per ora no
Edge, ma è sempre una cosa che può interessante. Ero al telefono con Liv, con tua madre, e mi ha detto di comunicarti questo: dato che anche quest’anno si terrà
a Melbourne la famosissima gara di surf fra spiagge, che tu hai più volte vinto
negli anni passati nella sezione Juniores, tua madre vuole che quest’anno tu partecipi per la selezione maschile Senior,
per rappresentare il club di surf di tuo padre. Mi sembra di aver capito che
per te non è una cosa nuova, e che Ben ci tiene molto che tu partecipi anche quest’anno. E poi, essendo una
gara regionale, la Solar Blue verrà anche sponsorizzata, avendo due di voi lì…
così ho subito accettato di mandarvi!” disse Simmo soddisfatto.
“Due di noi?” chiese Perry
sorpresa quanto me, Anna, Fly ed Edge.
“Già, perché Liv mi ha detto
che vuole che per la sezione femminile Senior una rappresentante della Solar
Blue, così mi ha detto di scegliere una di voi 4 che avrebbe accompagnato Edge
per questi 3 giorni, e avrebbe gareggiato… però sinceramente è una scelta un
po’ difficile, così vorrei che Edge mi aiutasse” disse Simmo.
“No
Simmo, Edge non aiuterà nessuno, è tua responsabilità di coach mandare la ragazza più adatta” disse Fly seriamente.
“Già Fly… ma comunque ci sono varie cose da soppesare… la classifica, la
vostra situazione scolastica, i tempi, perciò voglio riflettere con voi”
continuò Simmo. “E poi Edge deve essere d’accordo!”
aggiunse il coach.
“Per me è indifferente” disse
Edge, guardandolo e facendo spallucce.
“Va bene… allora ragazze che
mi dite?” ci domandò Simmo.
“Simmo, io non ne ho molto voglia in realtà, più che altro perché devo studiare
per recuperare qualche materia perciò mancando tre giorni non avrei tempo… e
poi non sono proprio la più alta in classifica” affermò esplicitamente Fly.
“E nemmeno io ho molto tempo,
e poi in quella zona che io sappia ci sono longboard,
le onde basse ma lunghe, non me la cavo su quel tipo di onda
sinceramente” disse Anna “e sono l’ultima in classifica attualmente” aggiunse
un po’ giù.
“Bhè,
allora credo proprio che ci manderò Perry! Mi sembra un’ottima scelta!” disse Simmo fissandola come se avesse detto la cosa più
naturale del mondo.
“No
guarda Simmo, devo aiutare Fly con le materie e con le longboard
se la cava molto meglio di me Bec che è allenata anche alla resistenza
sott’acqua… e poi se aggiornassi la tua classifica dato che hai in mano quella
di due settimane fa ti accorgeresti che Bec è avanti a me di un punto e mezzo,
prima nella tua classifica” sentenziò Perry scocciata.
“Ah già, ma guarda tu… hai
ragione… Bec, che ne pensi?” mi chiese Simmo.
Rimasi un attimo a pensare.
‘Oddio ma sta succedendo davvero?’ mi chiesi.
“Ma
poi Simmo, Bec sta dando ripetizioni a Edge in matematica, quindi così potranno
anche studiare… mi sembra la cosa più ovvia da fare!” aggiunse Perry.
Simmo sembrava molto
concentrato. Alla fine anche comunicai il mio parere “Simmo, per me và bene,
anche perché non ho materie da recuperare, le longboard
sono la mia specialità, e non mi farà male cambiare aria… se a Edge và bene
portarsi appresso una seccatura come me!” dissi, mascherando la mia felicità.
“Per me va bene, on ho
problemi con nessuno…” disse Edge, vagamente felice.
“Allora è deciso! Partirete
questa sera alle 6! Andate a preparare i bagagli… su che per essere
all’aeroporto alle 5,30 per l’imbarco dobbiamo partire almeno alle 4! Forza!
Muoversi…” disse, e aggiunse “Ora chiamo per confermare a Liv e Ben che
arriverete lì con l’aereo delle 6 da Sydney, quindi con arrivo previsto a Melbourne alle 7,30! Giusto in
tempo per la cena!” e se ne andò tutto contento in
cucina a telefonare. Abbracciai le ragazze, sapevo che in realtà gli sarebbe
piaciuto andare, ma che mi avevano lasciato il posto per darmi il tempo di
stare con Edge lontano da Blue Water Beach e dagli occhi di Simmo e Deb.
Poi guardai Edgeegli feci un sorriso
d’intesa. Che bello, finalmente un po’ di tempo
insieme. Poi, mentre tornai per riprendere la borsa nel salone
sentì Simmo che diceva tutto contento “Perfetto… allora Bec alloggerà nella
vostra villa…….. Pagherete voi le spese e l’iscrizione!...... Si, Bec è
entusiasta, e anche Edge, vanno molto d’accordo…… Ma certo Liv, le dirò anche
questo!.... Sisi, è la ragazza mora con gli occhi
verdi, Rebecca….. Ok, allora manderete l’auto a prenderli?...... Va bene
allora! Ciao, salutami Ben…” e riattaccò. Venne verso
di me e mi spiegò l’organizzazione dei giorni successivi. “Bec, allora, Liv ha
detto che è molto contenta di conoscerti, e pagherà ogni spesa il club di surf
di Ben quindi nessun problema. Ho detto a Liv che tu ed
Edge andate d’accordo, quindi non vi scannate se non è proprio necessario, mi
raccomando… e, un ultima cosa, cerca di vincere!” disse convinto.
“Ma
certo…” dissi io. Ma riuscivo solo a pensare ‘Wow, conoscerò Ben Edgly e Liv Cameron, i genitori di Edge’.
“Ah, Bec, prima che mi
dimentichi… portati un vestito elegante. La sera della premiazione danno sempre un party, non vorrei mandarti impreparata”.
Disse anche qualche altra cosa dopo, ma io stavo già fantasticando sui giorni
successivi.
“I signori passeggeri sono
pregati gentilmente di recarsi a prendere le navette verso il volo 1206 che
partirà fra 10 minuti per arrivare all’aeroporto di Melbourne alle ore 7,30 di
sera” ripeté la voce giovane e squillante dell’hostess mentre io ed Edge salivamo sulla navetta lasciandoci Simmo alle
spalle, per andare a prendere il nostro volo. Appena scomparsi
alla vista del nostro allenatore, ci prendemmo per mano, e ci sedemmo sui
piccoli sedili della navetta piena di una diecina di passeggeri che ci avrebbe
portato direttamente davanti al nostro aereo.
Arrivati scendemmo dalla
navetta, e ci avviammo velocemente all’entrata dell’aereo.
“Biglietti prego?” disse
l’hostess che controllava i passeggeri. Edge le diede i nostri biglietti, già
pagati da suo padre, la ragazza controllò prima il mio e poi il suo, e glie li restituì. “Buon viaggi ragazzi”
sorrise e ci fece passare.
Senza difficoltà trovammo i
posti A44 e A45 della prima classe, sistemammo gli zaini sul ripiano e ci
sedemmo tranquilli ai nostri posti.
Dopo una ventina di minuti
eravamo già in volo su Sydney e controllando l’orologio notai che eravamo decollati anche un po’ in anticipo. Respirai e
sorrisi.
“Emozionata Bec?” mi chiese
Edge prendendomi la mano e intrecciando le sue dita fra le mie. “Già, un
pochino. Conoscerò i tuoi genitori!” dissi, eccitata.
“Ma
anche io conosco i tuoi e non c’è nulla di strano!” rispose lui guardandomi.
“Ok, ma i miei non sono
campioni mondiali di surf che hanno partecipato 10 volte al Worl
Tour Circuite vincendo premi in competizioni di tutti i tipi, in Australia, Indonesia, Hawaii, Nuova Zelanda, Europa… i miei genitori
sono noiosi. Ma i tuoi!” dissi, ancora più eccitata.
Edge sembrò sorpreso.
“Se lo dici tu… secondo me sono solo Ben e Liv, due
fissati col surf” mi rispose.
“Parlami un po’ di casa tua,
di loro” gli chiesi curiosa. Inizialmente non volle raccontare ma una volta convinto mi spiegò molte cose interessanti.
“Bhè,
di mamma già sai quasi tutto. Che dire, ha 37 anni, è
una brava surfista, è bionda… ma che ne so. Pare che lei e mio padre Ben si
siano conosciuti in spiaggia, legati dalla passione
del surf, lui la allenò per renderla una campionessa e lei lo fece innamorare.
Si sono sposati giovanissimi. Mamma aveva 18 anni, papà
invece 22, hanno avuto me un anno dopo, mamma aveva 19 anni, e poi hanno
detto basta ai figli. Per undici anni mamma è stata una campionessa
nel World Tour Circuite, poi a 30 anni ha deciso che avrebbe gareggiato
solo per divertimento, e uscì dal circuito. Nel mentre papà ha messo su un azienda di articoli sportivi che si ingrandì in un paio
di anni, trasformandosi in un industria affermata. Mamma ha continuato a fare
da modella per articoli sportivi, da surf, un po’ di tutti i tipi, ha scritto
una biografia… e adesso sono diventati così ricchi da aprire un club tutto
loro, e vivono facendo quello che gli pare. Mi hanno spedito alla Solar tutti
contenti della mia vittoria alle qualificazioni e ogni anno, da quando ho 12
anni mi fanno partecipare alla gara regionale rappresentando il club sportivo.
Più o meno ti ho raccontato tutto” disse.
“Come mi dovrò comportare con
loro?” gli domandai sempre più in tensione. Edge mi guardò e disse “Bec, sii
naturale, e andrà benissimo!” e mi baciò la fronte.
Parlammo ancora un po’, e un oretta dopo l’hostess ci informò di allacciare bene le
cinture di sicurezza perché l’aereo avrebbe cominciato l’atterraggio. Strinsi
la mano di Edge, ma fortunatamente durò poco la
discesa, e dopo dieci minuti recuperammo gli zaini e scendemmo verso l’uscita.
L’hostess ci salutò gentilmente, e appena messo piede a terra io ed Edge respirammo l’aria fresca. Entrammo in sala ‘Arrivi’ mentre Edge mi spiegava che avevano mandato
l’autista di famiglia a prenderci.
Effettivamente dopo pochi
minuti Edge avvistò un uomo con un cartello in mano, bianco con la scritta nera
“Mr. Dean e Miss. Rebecca”. Ecco, era lui il nostro uomo.
Edge corse incontro al
signore di mezza età e lo abbraccio, staccandosi dalla
mia mano. “George! Come stai? Che bello rivedervi!” disse allegro al signore.
“Bene Dean, bene direi! Che bello rivedere te! Sono
felicissimo che siete ritornato per un po’ da noi. A casa mancate a tutti. La signora Claire ha fatto i salti di gioia quando ha saputo che
tornavate!” disse quello che doveva essere il signor
George.
“Già, la nonna mi è mancata!”
disse entusiasto Edge.
“E questa signorina così
bella immagino sia Rebecca? Piacere
cara, io sono George, l’autista di casa Edgly”
disse premuroso l’uomo porgendomi la mano.
“E
anche mio nonno acquisito” aggiunse Edge. Strinsi la mano a quel simpatico
signore e mi presentai: “Il piacere è mio. Mi chiami Bec per
favore!” dissi.
“I vostri bagagli sono già in
macchina, li ho fatti controllare e portare all’auto mentre vi aspettavo.
Venite!”. Ci guidò alla macchina, e mentre ci accomodavamo Edge mi spiegò della
buffa parentela con l’autista. “George è l’autista di famiglia, ma ha sposato
mia nonna Claire 10 anni fa circa, dopo la
morte di mio nonno… per me è più che un nonno!” Edge era insolitamente allegro.
“Ah, già, dimenticavo, nonna vive con noi, ha 59 anni, ma tu fà finta di
pensare che ne abbia meno di 50 così la farai felice!”
disse ridendo. Il viaggio della durata di 30 minuti per arrivare alla villa fu
molto divertente. George mi fece ridere da morire.
“Allora Edge, presenterai la
signorina Bec a Liv e Ben come la tua ragazza?” chiese curioso George. Io arrossì, e io ed Edge ci rendemmo conto che già ci eravamo
fatti scoprire. “Anche tu già lo hai capito è… bhè,
non lo so. Penso che lo dirò a mamma e alla nonna, ma a papà no, perché
potrebbe rompere dicendo che mi deconcentro dal surf se penso all’amore… lo
conosci Ben” disse, riflettendo.
Alla fine arrivammo alla
villa, che più che altro sembrava un castello. Rimasi senza fiato nel vedere i
giardini bellissimi, la piscina, il campo da pallavolo e poi l’enorme casa
bianca di tre piani che si stagliava maestosa verso il cielo.
Scesi dall’auto, e rimasi
senza fiato. Edge scaricò la mia valigia, e mi si avvicinò.
“Tu vivi qui?” gli chiesi
sbalordita. “Già… così pare” disse lui tranquillo, ma felice di rivedere casa
sua allo stesso tempo. George ripartì e sparì lungo un altro viale, mentre Edge
mi fece strada verso una bellissima portafinestra di vetro splendente, passando
per un sentiero lastricato immerso in un giardinetto. Aprì la vetrata, spinse
ed entrò, poi disse “C’è qualcuno? Mamma? Nonna?”.
Sentimmo delle voci di donne arrivare da qualche parte dell’appartamento.
“Liv smettila
di preoccuparti, saranno a momenti! Avranno trovato
traffico” disse la voce più anziana. “Oh mamma, mi dispiace che quella
povera ragazza debba anche finire in mezzo al traffico!” rispose la giovane voce.
Poi comparvero due donne che
potevano a prima vista sembrare sorelle, ma che mi resi subito conto erano
invece mamma e figlia. “Ma dai Liv…” disse la signora, ma non finì la frase che
vide Edge e quasi urlò “Dean!” e si buttò al collo di Edge.
Lo stesso successe meno di
due secondi dopo per quella che riconobbi subito come
Liv Cameron, che ci guardò sorpresa e si gettò ad
abbracciare suo figlio.
“Oh, tesoro mio! Finalmente!
Tua madre stava già cominciando ad agitarsi!” disse la
nonna ad Edge. “Mamma smettila! Ero solo preoccupata!” disse
Liv.
Io respirai profondamente,
facendomi piccola piccola vedendo quel quadretto
familiare che si ricongiungeva, e il mio idolo del surf da quando ero piccola
in carne ed ossa che abbracciava suo figlio.
Alla fine si staccarono e
Edge mi presentò alle due donne. “Nonna, mamma lei è la mia compagna
dell’accademia, Rebecca” disse indicandomi, “Bec queste sono
mia nonna Claire e mia
madre Liv” disse indicandole.
Rimasi lì a sorridere come un
ebete appena Liv mi strinse la mano, ma prontamente Edge chiarì “Mamma, Bec è
la tua fan numero uno, quindi se ora sviene è tutto normale!” scherzò. Ma io stavo davvero per svenire. “Oh, che carina, ma credo
che anche a te non manchino le qualità per diventare una grande
surfista!” e mi sorrise. La signora Claire invece mi
guardò e disse al nipote “Dean, devi stare proprio bene all’accademia, con
delle ragazze così carine, gentili ed educate, magari
non torni più qui fra gli anziani”. Ci facemmo una risata generale.
Mio sentì davvero felice, e
la tensione mi abbandonò lasciando spazio alla curiosità. Mentre Edge poggiava
i bagagli al salone apparve quella che doveva essere
la governante. “Leyla fa portare i bagagli di Rebecca e Dean nelle camere che
sono state preparate per favore” disse alla signora. “Certo Liv, preparo
qualcosa da bere?” domandò. “Magari, grazie” le rispose la signora Claire.
Ci sedemmo nell’ampio e
bellissimo salone a bere, e a fare quattro chiacchiere.
“Mamma hai fatto preparare
per Bec una bella camera?” chiese Edge.
“Certo Dean! La migliore!
Spero si troverà bene!” disse sorridendomi.
“Grazie Liv, la
ringrazio…”dissi profondamente grata. “Oh, tesoro non
darmi del lei, niente formalità!” mi disse. “Va bene, allora grazie Liv”
sorrisi.
“Sono così felice di
conoscerti, immagino che tu sia una buona amica di
Edge, a forza di stare all’accademia Bec… posso chiamarti Bec, ti dispiace?”
disse ancora.
“No, ma certo, mi chiamano
tutti così, quindi se lo farà anche lei ne sarò felice” dissi, allegra. Riflettei sulla sua domanda, non sapevo che rispondere.
“Mamma, nonna… ho una cosa
molto importante da dirvi, però mi raccomando, silenzio con Ben…” disse Edge.
Ecco, stava per dirglielo. Oddio…
“Dimmi tutto Dean!” disse la
nonna. Liv sembrava molto interessata e ci fissava.
“Bhè,
ecco… Bec, ed io…” disse. “Siii” annuì la nonna
visibilmente curiosa.
“Bec è la mia ragazza, stiamo insieme” disse tutto d’un fiato.
Le due donne rimasero un
attimo in silenzio ad elaborare. Poi sorrisero entrambe.
“Tesoro, allora andare all’accademia
ti ha fatto proprio bene!” esordì la nonna.
“Rebecca, cioè
Bec, mi fa molto piacere saperlo! Mi raccomando, se ti fa arrabbiare, prenditi
la libertà di dirgliene quattro anche per me allora, anzi vieni a dirmelo
subito mi raccomando” disse Liv allegra. Intanto io arrossì a velocità esorbitante.
“Si… emh, certo!” dissi, a stento. Edge mi
sorrise.
“Bene ragazzi, ora vi mostro
le camere, edopo si cena. Bec, domani
conoscerai anche Ben, torna domani da un viaggio di lavoro, giusto in tempo per
la gara!” mi spiegò Liv.
Salimmo due
piani, la casa era magnifica.
Tutto di gran classe, ogni stanza che vivi o intravidi era ben arredata, e mi
resi conto solo dopo che quella era solo un ala della
villa: l’ala destra. La mia camera era bellissima, ariosa, arredata benissimo e
molto grande. Aveva un balcone fantastico, che girava intorno a tutto il piano della casa.
Claire e Liv mi lasciarono in camera con Edge, e per un po’
rimanemmo allungati a parlare e a ridere, un po’ stanchi. Verso le 8,30 ci
chiamarono per la cena. Mi divertì moltissimo a cena con Liv e Claire, arrivarono subito anche George e la governate, dopo un po’ anche quelli che mi presentarono come
il giardiniere Claus, la cameriera Annie e il cuoco Paul. E tutto mangiavano al nostro tavolo come membri della famiglia. Si
stava proprio bene quella sera, e mi rilassai tantissimo. Mi resi conto che Liv
era una persona semplice e gentile, e che la nonna i
Edge era altrettanto buona e dolce. Dopo cena (erano quasi le 10 fra una risata
e l’altra) diedi la buona notte a tutti e salì in camera mia, dopo un po’ di
fatica per ritrovarla, mi feci una doccia, asciugai i capelli e li lasciai
sciolti sulle spalle. Frugando fra i vestiti ritrovai la camicia da notte
nuova: sembrava più un bellissimo “abito” lungo fino alle ginocchia bianco a
merletti celesti, ma era molto leggero, e comodo. Infilata la camicia da notte,
spazzolai i capelli e mi guardai allo specchio, sorridendo al mio riflesso. Infilai
le morbide ciabattine in pelo celesti e aprì la grande
portafinestra di vetro che dava sul grosso balcone, respirando l’aria fresca e
pulita della sera. Mentre ero incantata a guardare il
panorama, sentì bussare. Era Edge. Purtroppo ero già in camicia da notte. “Tesoro?
Sei qui?” chiese a bassa voce. “Sto ammirando il giardino illuminato di notte”
dissi, e subito anche lui arrivò sul balcone.
“Allora, che ne pensi di
tutta quella banda di matti?” mi domandò ridendo.
“Che
sono meravigliosi! Ed è tutto meraviglioso!” dissi,
felicissima sorridendogli.
“Tu sei meravigliosa!” affermò
e mi baciò. “Sembri un raggio di luna…” mi disse.
“E
tu sei il mio sole…” gli dissi, abbracciandolo. La luce della luna ci illuminava, incantando il giardino sottostante e tutto il
paesaggio lunare.
Rimanemmo abbracciati sul
balcone alla luce della luna ancora un po’, e mentre scorreva il tempo
imprimevo ogni sensazione nel mio cuore, cercando di ricordare gli odori, le
luci e i rumori della notte. Edge mi baciò ancora e mi diede la buona notte, e
chiuse la porta dietro di sé. Mandai un messaggio a Perry per dirle che andava
tutto bene e che mi mancava, poi spensi il telefono e mi infilai
nel gigantesco letto matrimoniale (probabilmente la camera degli ospiti era
fatta anche per ospitare coppie) tirando su le coperte. Respirai a fondo il
profumo dei fiori freschi che erano nel vaso sul
comodino, e l’odore delicato delle coperte pulite e mi addormentai poco dopo
felice più che mai.
Eccomi!
Sono le 2,27 di notte, quindi ci ho messo quasi 5 ore a scrivere questo
capitolo, ma sono soddisfatta.Ehi Elisy spero che
la storia sia all’altezza delle tue aspettative dopo
le mie piccole anticipazioni! Ti ringrazio per tutte le tue recensioni! Ogni
volta che inserisco un capitolo e vado a controllare e vedo quel piccolo “1”
nel numero delle recensioni già so che sei tu, e
sorrido! Ho un angelo che mi fa venire voglia di scrivere! Grazie davvero ^^
E
grazie anche a rikyErupy, una nuova lettrice della storia! Spero
continuerai a seguirmi! Aspetto anche Valenina che ha il computer in pappa XD Grazie anche a te, e
mi raccomando pubblica presto altri capitoli della tua FF, la adoro da morire!
Spero
vi siano piaciute la nonninae la madre di Edge! Chissà come sarà Ben invece! Vi ringrazio ancora
tutte e spero di avervi con me anche nel prossimo capitolo! Vi adoro, e penso
che scrivere per persone come voi sia una soddisfazione enorme!
Le prime luci del mattino mi
svegliarono, entrando dalla grande porta finestra che stava dall’altra parte
dell’enorme stanza, parallela al mio letto enorme.
Aprì lentamente gli occhi e
sorrisi al mattino, accesi subito il cellulare per vedere se ci fossero chiamate
da parte di mamma, papà, Joe oppure Perry e i ragazzi. C’èra un nuovo
messaggio: era la risposta di Perry a quello della sera precedente.
Io le avevo scritto «Ciao
cara! Ho appena finito di cenare! Qui è tutto bellissimo, la mamma e la nonna
di Edge sono fantastiche, e la villa sembra un castello! Comunque domani ti
chiamo! Buonanotte! Ti voglio bene… Bec» e lei mi aveva risposto subito dopo
«Ehi! E brava, già ti stai accasando eh? Cerca di divertirti e mi raccomando,
non perderti in giro per casa! Qui Simmo rompe e Deb sembra un cane da caccia!
Comunque non pensare a noi e vinci! Ci sentiamo domani, notte!».
Mi era difficile staccarmi da
Perry, non avendo avuto mai una sorella per 16 anni della mia vita, e
ritrovandomi a passare poi un anno intero con una ragazza che adoravo e che era
ormai la mia migliore amica, non era più abituata a vivere senza ridere e
scherzare fra amiche e farci confidenze continuamente.
Guardai l’orologio sul
display del cellulare: le otto meno dieci.
Mi aveva detto Edge che
solitamente la colazione era alle otto e mezza in salone, perciò mi rimanevano
ancora quaranta minuti. Mi feci una doccia velocissima, senza bagnare i
capelli, mi infilai il costume e poi presi dalla borsa uno dei vestiti che mi
ero portata per quei tre giorni. Non mi ero portata calzoncini e canottiere per
fare almeno un po’ bella figura con due signore così eleganti e belle come la
nonna e la madre di Edge, ed effettivamenteavevo fatto bene, anche perché non ho mai tempo per mettere i vestiti
alla Solar.
Dato che rimanevano ancora
più di 20 minuti prima dell’orario di colazione, presi il foglietto su cui Edge
mi aveva scritto le indicazioni per arrivare in camera sua senza passare dentro
casa e svegliare tutti. Dato che ogni piano aveva un balcone che girava intorno
alla casa, decisi di spostarmi da fuori: presi le scale scesi che collegavano
il balcone del mio piano con quello del piano di sotto e scesi. Edge aveva
scritto che la sua camera aveva la porta finestra sul lato opposto al mio,
perciò se io dalla finestra vedevo la piscina e il campo da tennis, allora
dovevo andare sul lato dietro della casa. Dato l’enorme perimetro della casa ci
misi un po’ ad arrivare, e una volta lì ricordai di dover trovare la 3° porta
finestra, che era quella centrale, che sicuramente lui aveva lasciato sganciata
per farmi entrare se avessi voluto.
Aprì la porta finestra ed
entrai senza fare rumore, mi guardai intorno: il letto era vuoto,le cose di Edge erano sparse qua e là e la
porta della stanza era ancora chiusa, quindi non era uscito. Forse si stava
lavando o vestendo. Poi mi ricordai che oltretutto quasi tutte le stanze
avevano il bagno direttamente in camera, e se la mia lo aveva (ed era quella
degli ospiti) era impossibile che non fosse così per quella di Edge. Girai per
un po’ su e giù per l’enorme stanza e alla fine trovai la porta da cui
provenivano dei rumori. Probabilmente era Edge che si vestiva. Bussai e dissi ad
alta voce “Edge, sono Bec, sei lì?”. La mia domanda ottenne subito risposta.
“Buongiorno Bec! Si sono qui, stavo facendo la doccia. Mi vesto ed esco.
Siediti sul letto intanto… faccio presto!” disse.
Tirai un sospiro di sollievo,
non avevo sbagliato camera, ed Edge era lì. Mi sedetti sul letto e cominciai a
guardarmi intorno. Sulla scrivania c’erano un mucchio di cornici con
altrettante foto. Mi alzai per guardarle. La prima gia l’avevo vista su
Internet: Liv a 20 anni circa con il suo primo trofeo, conquistato al circuito
mondiale professionale. Aveva stupito tutti, una ragazza di soli 19 anni che
era entrata solo grazie al suo talento nel circuito e aveva guadagnato il 2°
posto ai mondiali di surf, che quell’anno si erano
svolti a Bali in Indonesia.
Altre due o tre foto erano
sempre di lei con i suoi trofei, mentre eseguiva un Aerial perfetto, oppure mentre sorrideva con la sua tavola
da surf storica sotto braccio.
Passai ad un'altra foto: Liv,
Claire e quello che sembrava essere Edge che
sorridevano vittoriosi, ma quello non poteva essere Edge perché Liv aveva
appena 21-22 anni. Probabilmente era Ben? No, non probabilmente, di sicuro.
Aveva gli stessi occhi blu di Edge, lo stesso fisico statuario e muscoloso e lo
stesso portamento maestoso del figlio. Anche la stessa espressione orgogliosa e
sicura di sé la diceva tutta, e i capelli chiari disordinati facevano per lui
per forza il padre di Edge.
Era sicuramente giovanissimo
in quella foto: se Liv aveva 20 anni lui non ne aveva più di 25. Anche loro si
erano conosciuti per l’amore che li legava al surf e la passione di praticarlo.
Mio sarebbe piaciuto avere un percorso di vita simile al loro. Chissà quante
cose avevano visto, fatto, e desiderato insieme.
Passai alla fotografia dopo,
che ritraeva una Liv sicuramente a 16-17 anni con un trofeo in mano.
Probabilmente di qualche gara regionale.
La foto dopo mostrava il
matrimonio di Liv e Bec, si capiva solo perché erano sotto una specie di
balcone addobbato di fiori e c’era anche quello che doveva essere un sacerdote,
infatti la cerimonia era festeggiata in spiaggia con lo sfondo del mare al
tramonto e al posto di abiti eleganti c’erano vestiti a fantasia floreale,
collane e corone di fiori. Forse erano le Hawaii oppure era proprio una delle
bellissime spiagge di Bali, dato che si erano sposati
dopo aver vinto il mondiale, e dopo un po’ era nato Edge. In qualsiasi caso era
una bellissima foto.
Le altre le guardai di
sfuggita, e mi soffermai su quella che avevo visto dietro al libro
autobiografico di Liv: lei con Edge in braccio, che aveva circa 5 anni.
Le altre erano tutte di lui
da piccolo, che surfava oppure giocava.
Mentre le guardavo Edge uscì
dal bagno, si infilò una maglietta e vedendomi guardare le foto, mi disse “Ti
piacciono? In quasi tutte c’è mamma al suo debutto!”, io sorrisi e dissi “Sono
bellissime! Anche le tue da piccolo!”. Lo vidi arrossire e girarsi dall’altra
parte facendo finta di fissare chissà che.
“Va bene, è ora di fare
colazione… andiamo?” chiese. Annuì, e ci incamminammo fuori dalla stanza per
scendere a mangiare.
In salone trovammo George e
la nonna di Edge che già mangiavano e ci salutarono con un “Buongiorno!” in
coro, poi vidi sbucare Liv da quella che doveva essere la cucina, con il
vassoio delle brioche.
“Oh buongiorno ragazzi! Ecco,
sedetevi pure qui, e mangiate, vado a prendere il latte. Torno subito!” e sparì
di nuovo. Io ed Edge ci sedemmo vicini e Liv mi chiese mentre si versava il the
“Allora Rebecca, dormito bene? Era comodo il letto? Ho pensato solo questa
mattina che magari avresti preferito una camera sull’altro lato. Sai di mattina
le camere che danno sul piazzale si illuminano subito e arrivano un bel po’ di
rumori!”… “Oh no, grazie signora Claire, ma sono
stata benissimo, e la camera è bellissima! Non si preoccupi assolutamente per
me, non era nemmeno più abituata a dormire sola. All’accademia divido una
camera molto piccola con un’altra ragazza, quindi per me è enorme quella
stanza!” le risposi.
“Allora va bene, ma se
dovessi avere qualche problema mi raccomando di dirmelo subito e farò in modo
che sia risolto! E non darmi del lei, dammi pure del tu cara!” disse allegra.
Annuì, e nel mentre tornò di nuovo Liv con il latte.
La colazione fu molto
allegra: Liv mi domandò se stavo bene, se volevo chiamare qualcuno, se avevo
dormito, se mi serviva qualcosa, se c’èra qualcosa che non mangiavo e un
mucchio di altre cose.
Dopo colazione Liv sparì per
un po’ così Edge, io e Claire rimanemmo a parlare un
po’ della gara, di come si sarebbe svolta e delle varie categorie.
Dopo un po’ Liv ricomparve e
ci disse “Allora, ho appena chiamato Ben, sembra che arrivi in tempo per
pranzare con noi. Poi vi porterà in spiaggia, lui personalmente e vi dirà tutto
quello che c’è da sapere per domani. Sembrava molto allegro, il suo viaggio di
lavoro deve essere andato parecchio bene! Adesso Dean perché non porti Rebecca,
emh, cioè Bec, a fare un giro per la casa… forza, non siate pigri!” e mi
sorrise.
“Ah! Senti Dean, non ho detto
a papà di Bec, perciò magari diglielo solo dopo la gara, o fate come volete
insomma!” aggiunse.
“Va bene mamma… ma non so se
glie lo dirò! Lo sai com’è fatto papà. Poi dice che mi distraggo dal mio
obbiettivo finale, e che invece non mi devo far prendere da nient’altro, ma
devo solo concentrarmi e rimanere sempre pronto!” disse sbuffando. “Le solite
ramanzine di papà, lo sai no?” chiese alla mamma.
“Lo fa per il tuo bene… lo
sai!” disse Liv. “Comunque ora rilassatevi, se volete andare in piscina, o qui
in giro…” aggiunse. Edge si alzò e mi portò a visitare tutti i giardini della
casa, la piscina, una piccola serra che curava Claire,
e mi fece conoscere tutti i suoi cani, gatti, i conigli addomesticati, le
tartarughe, i pesci e le rane del laghetto e anche i bellissimi uccelli che la
mamma adorava, che se ne stavano tranquilli nelle voliere a fissarci di tanto,
saltellando qua e là.
Alla fine decidemmo di
rilassarci un po’ sotto ad un albero del giardino, che cresceva vicino al
piccolo laghetto delle tartarughe. Passò George con la macchina, ci salutò e ci
disse “Ehi! Vado a prendere Ben all’aeroporto! Ci vediamo dopo!” e scomparve
lungo il viale che conduceva alla strada.
La mattina passò tranquilla,
fra coccole e carezze, lontano dal resto del mondo, e quasi non credevo a tutto
quello che era successo nelle ultime 24 ore. Solo la mattina prima ero a
lamentarmi con le ragazze di come Simmo e le sue sorprese avevano rovinato la
nostra avventura sull’isola e adesso ero fra le braccia di Edge, a casa sua,
quasi dall’altra parte dell’Australia. Wow!
Mancava qualche minuto
all’una quando l’auto di George ricomparve lungo il vialetto. I vetri scuri
dell’auto alzati, e l’arrivo rallentato dell’auto.
Io, che me ne stavo
abbracciata a Edge, a coccolarlo e a baciarlo, ed Edge che non faceva una piega,
ci rendemmo subito conto dell’arrivo di Ben, perciò ci staccammo alla velocità
della luce e ci alzammo in piedi.
L’auto intanto aveva
parcheggiato proprio davanti al piazzale, e si era fermata. Vidi Liv uscire
fuori, preparata e ben vestita e poi Claire
dietro di lei.
Una figura imponente, alta ed
elegante scese dalla macchina. Lo vedevo solo di spalle, ma anche così si capiva
che doveva essere un bell’ uomo, distinto e curato.
Poi Liv gli corse incontro, lo abbracciò e lo bacio. Vidi anche Claire andare verso di lui e abbracciarlo, e poi li vidi
entrare tutti insieme (George compreso che nel mentre aveva parcheggiato) in
casa e sparire.
Io ed Edge rimanemmo ancora
un po’ lì in piedi, poi arrivò Leyla, che ci venne incontro e disse “Signorina
Rebecca, Dean, Ben ha finito di cambiarsi e il pranzo è quasi pronto. Se volete
venire dentro a salutare, vi aspettano!”.
“Certo, arriviamo, grazie
Leyla!” disse Edge. Cominciò a battermi forte in cuore, più forte della sera
prima, quando avevo fatto la conoscenza di Liv e Claire.
Edge mi diede un bacio e mi
disse “Tranquilla, ti adorerà!” e io annuì, poco convinta.
Entrammo e ci dirigemmo verso
il salone. Arrivava la voce di Liv “oh Ben! La adorerai, è una ragazza davvero
simpatica, anche molto intelligente ed educata, e da quello che mi hanno detto
è un asso del surf… ma per stare alla Solar con Dean deve essere così! E poi è
molto carina!....” Liv parlava di me?
Entrammo in salone, Edge
davanti ed io dietro. Claire ci sorrise e Ben si
girò.
“Dean! Eccoti finalmente!”
disse, con una voce forte e profonda. Abbracciò suo figlio, e gli diede una
pacca sulla spalla. Lo guardai bene. Era davvero un bell’uomo:
alto, più di Edge, muscoloso, sembrava molto più giovane di un quarantenne, la
carnagione scusa e abbronzata, slanciato e imponente. I capelli, diversi dalla
foto che avevo misto la mattina erano più scuri, e un po’ spettinati.
Rimasi un po’ incantata a
veder quei due giganti darsi pacche, mentre io e Liv vicine, apparivamo così
piccole e fragili. Poi l’attenzione ricadde su di me, ed Edge si fece da parte
per farmi salutare dal padre.
“Tu devi essere Rebecca! Ho
sentito molto parlare di te! Come già sparai io sono Ben! Piacere!” disse
gentilmente porgendomi la mano.
“Il piacere è mio, Ben! La
ringrazio per la sua gentilezza. Sono felice di conoscerla!” dissi,
stringendogli la mano.
“Allora, sembra che il pranzo
sia pronto. Ci sediamo?” chiese. In men che non si dica già eravamo tutti a
tavola a pranzare.
“Allora Rebecca, mio figlio
si impegna all’accademia? Come và a scuola? E che combina di bello con voi
altri ragazzi?” mi chiese.
“Bhè,
si impegna tantissimo. Lui è quello che il numero più altro del punteggio sia
maschile che femminile, nella tabella di Simmo. Non si è mai fatto superare da
nessuno, e durante questi 15 giorni di vacanze ha anche svolto un allenamento
speciale, per mantenersi in forma…” dissi, mentre Leyla ci serviva i piatti.
“Ah! E con la scuola? Dean è
sempre stato un po’ pigro… come và?” mi chiese.
“Bene… solo qualche voto
basso a matematica. Ma durante questi giorni lo sto aiutando un po’ io con lo
studio, quindi non credo che avrà qualche problema… anzi, credo che recupererà
tranquillamente”. Vidi Ben molto soddisfatto, annuire, e poi dare un'altra
pacca sulla spalla a Edge, che si era messo a mangiare accanto al padre.
“E bravo! Mi piace sapere
queste cose! Sono sicuro che farai un’ottima figura anche alle finali! Continua
così…” Edge intanto era intento a mangiare e annuì.
“E tu Rebecca? Che mi dici?
Come ti và all’accademia? Immagino che se Simmo a scelto te per venire qui
sarai tu la migliore delle tue compagne! Giusto?” mi chiese.
“Emh… diciamo che fra noi
ragazze c’è poca differenza. Veniamo tutte da differenti zone e abbiamo tutte
molta esperienza, quindi non saprei dire se una è migliore dell’altra. Siamo
ben assortite, ecco!” gli risposi.
“Comunque, tu controlla che
Edge non si faccia distrarre da niente e da nessuno in questi due ultimi mesi
che vi dividono dalla finale. È importante che ce la metta tutta e vinca!”
disse, serio. “Che tu sappia c’è qualcosa che lo potrebbe distrarre… o una
qualche ragazza, un qualche amico?”. Guardai nel piatto cercando di trovare una
risposta decente, ma alla fine mormorai solo “No, non che io sappia almeno…” e
rimasi silenziosamente a fissare il piatto.
Dopo pranzo rimasi un po’
seduta al divano a fare quattro chiacchiere con Liv, mentre Claire
era in cucina a sistemare, ed Edge era con Ben a parlare un po’ “fra uomini”.
Liv era molto gentile con me,
mi disse di non preoccuparmi di quello che diceva Ben, perché lui voleva solo
il bene del figlio, ma certe volte non capiva che non si poteva sacrificare
tutto per una sola cosa. Rimasi molto contenta quando mi disse che lei era
davvero felice che ero la ragazza di Edge, e sperava che lui mi trattasse bene
e che saremmo stati felici insieme. Mi trovavo davvero molto bene a parlare con
Liv, anche se mi sentivo spesso a disagio: pensare che era una surfista di fama
mondiale, che era una donna bellissima e che era la madre del mio ragazzo mi
faceva sentire un po’ a disagio. Comunque dopo un po’ arrivò Edge e mi propose
di andarci a riposare un po’. Accettai volentieri e lasciammo Liv in compagnia
di suo marito, e ce ne andammo verso la mia camera. Arrivati davanti alla porta
entrai e notai che qualcuno aveva già sistemato tutto. Sicuramente Leyla aveva
rifatto il letto e rimesso in ordine durante la mattina. Entrai. “Allora, io
vado…” mi disse Edge. Fece per andare, ma lo fermai. “Ti và di farmi compagnia?”
gli domandai.
“Ma certo!” mi disse, felice.
Entrò anche lui in camera. Andai ad aprire le finestre e chiudere le persiane,
almeno passava un po’ d’aria. Edge si accomodò sul grosso letto e iniziò a
guardarsi intorno. Andai verso la porta e la chiusi bene, poi andai anche io a
sedermi sul letto al suo fianco.
“Come ti sembra allora?” mi
chiese Edge, distrattamente.
“Chi, Ben?” chiesi. Annuì. “Bhè, mi sembra tuo padre. Si preoccupa per te e vuole ad
ogni costo che tu vinca, perché un’occasione del genere non capita mica a
tutti… credo che faccia bene a volere che tu non ti distragga e ce la metta
tutta. Dopotutto se riuscirai a vincere avrai una vita fantastica, la strada
spianata verso ogni competizione, e potrai vivere facendo quello che ti
piace…non tutti hanno questa fortuna e io credo che tuo padre ci tenga che tu
possa vivere felicemente con qualcosa che ti appassiona!Si, è un bravo papà…”
dissi.
“Già, lo penso anche io…”
disse Edge. Ci alzammo e andammo sul balcone a prendere un po’ d’aria. Mi
appoggiai alla ringhiera ed Edge mi si avvicinò. Guardai, come la sera prima,
il panorama, illuminato dal sole pomeridiano. Il laghetto, la serra, la
piscina, il bel giardino verde, il piazzale.
“Guarda un po’…” disse Edge,
indicandomi un punto. Guardai bene verso il giardino, c’èra un piccolo dondolo,
e lì seduti c’erano Liv e Ben. Se ne stavano abbracciati stetti a parlare, e
intanto si dondolavano piano. Sicuramente anche se Ben era stato via solo
quattro giorni, a Liv era mancato molto. Erano molto uniti e innamorati.
“Sono proprio una bella
coppia!” dissi, sorridendo a Edge.
“Già… ma anche noi!” disse, e
mi strinse. “Edge!” dissi…
“Forza, rientriamo, prima che
qualcuno ci veda!” dissi. Entrammo, e richiusi le persiane. “Ma sei proprio
scemo! Tuo padre poteva vederci!” dissi, arrabbiata.
“Non mi importa Bec! Con mio
padre non vorrei condividere solo la passione per il surf, ma anche potergli
dire di quanto sono felice con te. Però se sapesse che ora il surf è caduto al
secondo posto, perché nel mio cuore ci sei solo tu, si arrabbierebbe molto. Ma
verrà a saperlo prima o poi…!” disse, guardandomi con gli occhi pieni di
dolcezza. La mia indignazione scomparve subito e lo abbracciai.
“Ti adoro!” dissi, e ci
allungammo sul letto. Lo baciai, e rimanemmo abbracciati sul letto a parlare,
finché non venne l’ora di andare in spiaggia con Ben e quindi Edge sempre
passando per il balcone andrò in camera sua a cambiarsi.
Alle cinque di pomeriggio Ben
ci portò alla spiaggia privata del suo club che avrebbe ospitato il giorno dopo
la gara. Era già tutto pronto, e l’unica cosa che mancava erano i giudici, che
sarebbero arrivati in serata e sarebbero stati ospitati dal club.
Ben ci spiegò che la mattina
ci sarebbe stata la gara femminile senior e junior, e nel pomeriggio stessa
cosa per la gara maschile. Poi, la sera, durante il party che chiudeva la gara
si sarebbero annunciati i vincitori. Quindi, dopotutto, la giornata stressante
sarebbe stata quella dopo, in cui avremmo gareggiato, invece il resto del tempo
che sarei rimasta ci saremmo rilassati.
Ben fu fortunato: le onde di
quel pomeriggio erano mega swell e
molto lontane dal Riff perciò ci volle subito veder
surfare, per rendersi conto delle nostre probabilità di vittoria il giorno
dopo.
Mandò per primo Edge, che
fece del suo meglio, riuscendo anche a fare due Aerial, che resero davvero molto soddisfatto Ben. Sembrava
molto contento, e come Edge uscì dall’acqua si congratulò con lui affermando
che Simmo aveva fatto davvero un buon lavoro e che sicuramente quest’anno avrebbe vinto il torneo Senior come aveva vinto
quelli junior negli ultimi 4 anni. Edge sembrò essere contento di ricevere quei
complimenti dal padre e di averlo reso felice.
Venne il mio turno: sperai
con tutto il cuore che arrivassero onde perfette per fare almeno un po’ bella
figura. Fui abbastanza fortunata, le manovre mi riuscirono molto bene e devo
dire che quel tratto di spiaggia era perfetto per surfare, e quindi per fare
qualsiasi genere di acrobazia in acqua.
Vidi dopo una diecina di
minuti Ben che mi faceva segno di uscire, e tornai verso gli scogli dove li
avevo lasciati a sedere.
Strinsi le dita sperando con
tutto il cuore che Ben fosse rimasto almeno un po’ impressionato da quelle
manovre in cui mi ero impegnata tanto. Li raggiunsi e li vidi molto allegri.
“Rebecca! Mi avevano detto che eri brava, ma cavolo! Non pensavo che tu fossi
così dotata, per avere 17 anni! Credo proprio che domani vinceremo tutti e
quattro i titoli! Complimenti Rebecca! Mi piace il tuo stile, molto fluido,
sicuro di se, che sa adattarsi… riesci davvero a cavalcare le ode come se
fossero sotto il tuo controllo! Davvero stupefacente! Lo sai… hai una tecnica
che mi ricorda quella di Liv alla tua età. Anche lei aveva quel portamento
sicuro e riusciva a fare delle manovre così spettacolari! Ottimo direi!”… e
andò avanti così per molto.
Insomma, se la mattina mi era
sembrato preoccupato sul fatto che potevo essere brava o meno, il pomeriggio
era talmente contento e sicuro della vittoria, che ci riportò a casa e ci
raccomandò di riposarci e mangiare abbastanza perché non potevamo non vincere
quelle gare. Arrivati a casa, quella sera Ben lodò me ed Edge dicendo che quest’anno ogni club che avrebbe partecipato sarebbe stato
sconfitto senza troppi problemi, e verso ora di cena chiamò Simmo e rimasero
quasi un ora a parlare di me ed Edge, e di quanto era stato bravo ad allenarci.
Ben ci comunicò che la gara
femminile Senior ci sarebbe stata alle 12, mentre quella maschile alle 17. Liv
invece mi informò che a rappresentare il club di Ben ci sarebbero stati due
ragazzini di 14 e 15 anni che lui aveva accuratamente scelto fra tutti gli
iscritti alla scuola. Il ragazzino che partecipava alla Junior aveva 15 anni ed
era il vincitore uscente dell’anno prima, mentre, sorpresa delle sorprese, la
ragazzina di 14 anni che partecipava per la Junior femminile era la cuginetta
di Edge, la figlia della sorella di Liv, un’allegra biondina di nome Summer, che era stata allenata personalmente da Ben per due
anni.
Insomma, sembrava che il club
di Ben aveva ampie possibilità di vittoria, e Ben aveva preparato tutto molto
bene.
Dopo cena, andai a lavarmi e
dopo essermi messa in camicia da notte, iniziai a riflettere sul giorno dopo:
la mia vittoria era importante oltre che per Ben, Simmo e tutte le persone che
ci avrebbero guadagnato in fama, pubblicità e bella figura, anche per me,
perché mi avrebbe dato la possibilità di essere apprezzata e ringraziata da Ben
e da tutta la sua famiglia, e così anche l’opportunità di poter essere felice
con Edge senza nascondermi più. Era importante che il giorno dopo avessi
conquistato la vittoria, per fare felice me stessa e rendere tutto più facile.
Decisi di telefonare a Perry,
mi sembrava giusto farmi sentire anche da lei.
Presi il cellulare, composi
il numero di casa Solar e attesi di sentire gli squilli. Uno, due, tre
squilli…. “Solar Blue sono Deb?”
“Ehi Deb, ciao sono Bec!”
“Ehi Bec, che piacere
sentirti! Come stai? Pronta per domani?”
“Già, un po’ agitata ma
pronta! Voi?”
“Bene, tutto regolare qui!
Vuoi parlare con qualcuno in particolare?”
“Potresti passarmi Perry, per
favore?” domandai, sperando che fosse libera.
“Certo, aspetta, la chiamo…”
…….. “Ecco, arriva! Allora ti lascio Bec, mi raccomando tieni alto il nome
della Solar Blue! Simmo conta su di te!” disse, e mi salutò. “Ehi Bec! Che
bello sentirti! Come stai? Come procede la vacanza con Edge?” sentire la voce
della mia migliore amica mi fece subito sorridere.
“Ciao tesoro! Qui tutto
benone devo dire. Mi sto divertendo un sacco, e sono tutti così gentili con me!
E domani c’è la gara!” dissi allegra.
“E brava la mia Bec! Che
dicono i genitori di Edge, di te e lui?”.
“Bhè,
la mamma e la nonna sono rimaste un po’ stupite ma sembravano molto contente!
Anche tutti gli altri qui mi trattano molto bene!”.
“E il papà di Edge che cosa
ne pensa di te ed Edge? Deve essere contento che un cavernicolo come il figlio
abbia trovato una come te che lo sopporti!”.
“In realtà non glie lo
abbiamo detto… diciamo che non gli piacerebbe sapere che il figlio si distrae
dal surf per pensare alle donne… ma comunque mi ha riempito di complimenti
oggi, quindi credo di andargli abbastanza a genio!”.
“Benissimo allora! Diciamo
che ti sei accasata! E brava…”
“Perry! Ma dai! Gli sto
simpatica ma non è che hanno deciso di adottarmi! E dimmi, tu come te la passi?
Fly e Anna stanno tutte e due bene? Heath e Matt? Lady?”.
“Tutti bene, qui si muore di
noia… ieri sera siamo andati tutti al cinema, anche con Joe, e abbiamo mangiato
in pizzeria, ma oltre questo niente di che. Mi sa che stai meglio tu, da quello
che ho capito vivi in un palazzo!”.
“Più che altro sembra un
castello! Però si sto bene direi”.
“Edge come sta? Immagino sia
contento di essere a casa per un po’?”
“Si si,
è abbastanza felice, e poi domani c’è la gara! È preparatissimo!”
“Bene, sono contenta! Qui ti
salutano tutti, e ti mandano un ‘buona fortuna’ per domani mattina! Anche
Simmo, e dice di vincere!”.
“Bene, salutameli tutti
quanti, e dì loro che tornerò con un trofeo!”
“Fantastico! Saluta anche
Edge e digli buona fortuna! Ora ti devo salutare che la cena è pronta e Jilly
ha paura che si raffreddi tutto! Mi raccomando facci fare bella figura e cerca
di riposarti un po’! Ci vediamo dopodomani quando torni! Notte!”.
“Grazie tesoro. Buonanotte a
tutti! Ciao!”. Riattaccai, e mi allungai sul letto soddisfatta di averla
sentita e di sapere che andava tutto bene.
Dopo un po’ sentì bussare
alla porta, e dissi “Chi è?”, sentì la voce di Edge “Bec, sono Edge, posso
entrare?”, che bello era venuto a farmi compagnia.
“Certo, vieni! Chiudi bene
quando entri!” dissi. Edge entrò, già in pantaloncini e senza maglietta. Si
allungò sul letto affianco a me.
“Ho parlato con Perry, cinque
minuti fa” gli dissi.
“Ah e che dice?” domandò.
“Tutto bene! Ci fanno gli auguri per domani! Sperano di vederci tornare
vittoriosi!” dissi allungandomi sulla spalla, verso di lui.
“Bene, e noi lo faremo!”
disse, anche lui voltandosi verso di me.
“Insieme possiamo fare tutto!”
gli dissi, rifugiandomi fra le sue braccia. Lui mi strinse a se, senza dire
niente. Mi piaceva quando era così spontaneo.
“Potremmo anche abbandonare
Simmo su un isolotto deserto solo con una canna da pesca… però poi se ci
raggiunge a nuoto e torna sono guai!” disse, ironicamente.
Iniziai a ridere all’idea di
Simmo naufrago, magro magro con la canna da pesca in
mano. “Già!” dissi continuando a ridere.
Anche Edge sorrise e poi mi
fece una carezza sul viso spostandomi ciuffi di capelli dal viso. “Sei così bella
quando ridi… “ mi disse.
Tornai a sorridere, e arrossì.
Lo abbracciai, e lui fece lo stesso. Alla fine mi resi conto che si stava
facendo tardi. Guardai l’orologio, le 11,20 passate.
Allora decisi, raccogliendo
tutto il coraggio che avevo, di fargli una proposta un po’ bizzarra. “Edge,
senti, dato che è tardi, invece di scendere giù fino in camera tua, perché non
rimani a dormire qui con me?” dissi, imbarazzata.
Guardai il suo petto,
respirava lentamente. “Per me và bene, però metti la sveglia una mezz’oretta
prima che arrivi Leyla a svegliarmi, così ho il tempo di scendere, sennò sono
guai se non mi trova!” mi disse, felice della proposta.
Così impostai la sveglia, mi
sciolsi i capelli e tirai su le coperte. Mi infiali sotto le lenzuola,
abbracciai Edge poggiando la testa sul suo petto, e respirai. L’odore della
pelle di Edge mi piaceva tantissimo. Lo strinsi, ascoltando il suo cuore.
Pensai che lui era lì per me, e non l’avrei mai lasciato andare via. Mai.
Forse mi addormentai dopo un
minuto, forse dopo un ora, non lo so, ma ricordo solo di averlo tenuto stretto
tutta la notte, sognando i suoi baci.
Eccomi! Finalmente ho finito anche
questo capitolo! Insomma come vi sembra il nostro Ben? Volevo fare un
personaggio un po’ più autoritario all’inizio, ma poi ci ho ripensato, anche
perché questo avrebbe spaventato e messo in ansia Bec ancora di più.
Comunque grazie a tutte voi che avete
recensito l’altro capitolo! Come sempre grazie a Valenia,
Elisy e rikyErupy
per l’appoggio e i commenti sempre positivi e gentilissimi!
Ora carico anche questo capitolo e volo
a leggere il 15° capitolo della FF di Valenina! Sono
così curiosa J
Capitolo 11 *** Giorno 9: Come lo yin e lo yang ***
GIORNO 9:
GIORNO 9: Come lo yin e lo yang
Di quel giorno in realtà mi
ricordo davvero poco, forse per la tensionee l’ansia, forse per il desiderio che passasse in fretta quella prova
che mi bollava o no come ragazza adatta ad Edge, o forse era solo la paura di
una gara; non lo so, però non mi ricordo comunque molto.
Quella mattina mi svegliai presto,
aprì gli occhi e ricordai di aver dormito fra le braccia di Edge, che era già
sveglio. Mi scostai i capelli dalla faccia, e lo guardai sorridendo.
“Buongiorno!” mi disse.
“Mhh…
che ore sono? Dimmi che è presto…” poggiai la testa sul cuscino.
“Sono le sette e mezza… non è
presto, ma nemmeno tardi. Fra venti minuti scendo giù in camera mia… Leyla è
sempre puntuale, e alle 8 sarà davanti alla porta, quindi meglio anticiparmi”
disse stiracchiandosi. “Hai dormito bene?” mi chiese.
“Non potrei immaginare di
dormire meglio… e tu?” chiesi, tirando su una coperta.
“E chi ha dormito? Fra il
pensiero della gara che si avvicina, e l’averti fra le mie braccia,
addormentata… dormire non era nelle mie priorità, chissà quando ci ricapiterà,
poi!” disse, accarezzandomi la testa.
“Oh! Ma che fai? Mi guardi
mentre dormo? Magari russo anche! Joe mi diceva sempre che …” non feci in tempo
a finire perché Edge mi baciò e mi strinse a sé. Lo abbracciai anche io,
adoravo i suoi baci, ma così era ancora meglio. Era la magnifica sensazione di
averlo solo per me, quasi a completarmi, e ogni secondo che passava, ogni
bacio, ogni carezza e ogni sguardo che ci scambiavamo mi dava la certezza
sempre più grande che quell’amore era destinato a
vivere per sempre. Capì che non era perché ci legava una tavola, non perché ci
univa una passione comune, e nemmeno perché eravamo costretti a vivere in una
casa insieme ogni giorno, né per altri motivi, ma solo perché era quello che desideravamo,
quello che sognavamo più delle altre cose, solo perché ci volevamo.
Sentì le due labbra spostarsi
sul collo, e sentì il cuore battere più veloce. Non c’èra nulla che non mi
piacesse, che non amavo di lui, che non mi faceva stare bene, e in quel primo
mattino di un giorno che, dopotutto, era uno come tanti altri capì una cosa:
finalmente avevo abbandonato la vecchia Bec, paurosa e complessata di non
essere all’altezza, stringendo con Edge un legame indissolubilmente forte,
quello dell’amore, un amore destinato a durare.
E così, consapevole di come
ero cambiata e maturata, presi la mia decisione!
“Edge, senti, ascoltami, ho
deciso una cosa, ma devi dirmi se sei d’accordo”, subito smise di baciarmi e mi
ascoltò, perché mi rispettava e dava importanza ad ogni mio singolo sguardo,
emozione e parola.
Incrociai i suoi magnifici occhi
blu, e sentì il mio cuore accellerare forte, battere, battere, battere contro
il petto, uscire da un momento all’altro.
Ci vuole una buona dose di
coraggio per dire determinate cose, e a me ne servì davvero moltissima, così
cercai la sua mano sotto le coperte, la strinsi e la misi sul mio petto.
“Ascolta il mio cuore…lo senti?”.
Respirai a fondo, e lo
guardai, e dopotutto anche se non capiva che stava succedendo, mi ascoltava.
Respirai ancora, sentivo il cuore accellerare, troppo veloce, e quasi corse via,
via con le parole che scivolarono leggere fuori da me, sospese nell’aria.
“Ho preso una decisione, e
spero che sarai d’accordo: questa sera dopo la festa voglio fare l’amore con
te!”. Ecco, non potevo tornare indietro e nemmeno avrei voluto farlo. Respirai
in silenzio, e aspettai che Edge rispondesse.
“Va bene Bec… lo voglio
tantissimo anche io. Questo giorno sarà speciale, che vinceremo o perderemo!”
disse, abbracciandomi.
Il resto di quel mattino è
quasi buio totale per me, ricordo solo che Edge tornò in camera sua, andammo a
fare colazione alle 8,30 e già alle 10,30 eravamo in spiaggia. La gara junior
femminile si svolse abbastanza velocemente, le onde erano buone e quella che mi
presentarono come la cuginetta di Edge, Summer, era una piccola macchina da guerra sulla tavola. Ben
aveva fatto un ottimo lavoro.
Alla fine vennero le dodici,
e i giudici di gara dichiararono aperta la Femminile Senior. Prima di me surfarono due ragazze dei club vicino a quello di Ben. La
prima se la cavò più o meno, ma perse delle ottime onde, e questo mi tirò su,
ma la seconda mi spaventò, sicuramente fece un ottimo punteggio totale. Poi
sentì il suono della trombetta che segnalava la fine del tempo, vidi i giudici
consultarsi e sentì il coordinatore della gara annunciare “La prossima è
Rebecca Sanderson, surfista proveniente da Sydney, attualmente impegnata con
l’accademia Solar Blue” feci un passo avanti e mi feci vedere. “Partecipa per
rappresentare il club Lidge, di Ben Edgly. Ha 17 anni e ha già vinto gare da cadetto in
Indonesia, Australia Ovest e concorsi locali. Un applauso per Rebecca!”. Sentì
il vento tra i capelli, salutai i giudici con la mano e corsi in acqua. Sentì
la trombetta suonare, il tempo era partito. La fortuna era dalla mia, le onde
arrivavano proprio dal mio lato e non mi fu difficile surfare dato che ero
spinta dal vento. Sentivo la tensione sciogliersi, il cuore rallentare la sua
corsa, e le gambe stabili sulla tavola. Riuscì a fare manovre che spesso nelle
onde troppo corte di Blue Water Beach non mi riuscirono, e soprattutto dato che
le long
board erano la mia specialità riuscì a
rimanere in equilibrio per tutta la coda dell’onda. Ricordo che mi sembrava di
volare con onde magnifiche come quelle, e capì come mai Edge era l’unico di noi
della Solar a saper fare un Aerial perfetto:
allenarsi su quelle onde ti fa imparare tutto molto più velocemente, e
dopotutto anche Liv aveva affrontato le stesse onde per diventare una stella
del surf.
Alla fine sentì anche io la
trombetta che segnava lo scadere dei dieci minuti e uscì velocemente
dall’acqua. Tornai alla giuria e sentì gli applausi accogliermi. Edge e Ben
rimasero al loro posto (in una situazione normale probabilmente Edge sarebbe
venuto ad abbracciarmi, ma con Ben nei paraggi…) mentre vidi Liv corrermi
incontro e abbracciarmi.
“Tesoro! Sei stata
bravissima! Santo cielo, mentre surfavi nessuno
faceva una piega o diceva un acca, avevano tutti gli occhi incollati su di te
che davi uno spettacolo che qui pochi avevano visto, da una ragazza della tua
età!” Liv mi abbracciò ancora. Poi fu il turno di Claire.
“Brava ragazza! Complimenti! Credo che tu abbia fatto proprio un figurone!” e
mi abbracciò. Mentre ricambiavo l’abbraccio sentì che mi sussurrava
nell’orecchio “Ben è rimasto molto colpito! Vai a prenderti i tuoi
complimenti!”.
Le sorrisi, e andai verso
Edge e Ben anche per prendere l’asciugamano.
“Rebecca! Rebecca! Credo che
non mi servirà nemmeno vedere le altre performance! La tua esibizione ha
azzittito la spiaggia! Nemmeno le pettegole del club parlavano, troppo intende
a vederti all’opera! Complimenti, complimenti!!” disse, e mi diede una pacca
sulla spalla, e poi disse fra sé e sé “Avremo presto un altro trofeo!” e andò a
poggiare la mia tavola al sole. Edge venne verso di me e mi abbracciò. Non
potevo chiedere di più in quella situazione, ma mi bastava sentire il suo
calore.
“Sei stata meravigliosa! Come
dice papà, era da tanto che questa spiaggia non vedeva esibizioni così
spettacolari. Forse dai tempi di mamma! Sei ufficialmente la nuova Liv Cameron! Papà è molto fiero di te!” mi disse. Avrei preferito
i suoi baci a qualsiasi complimento, ma i suoi sorrisi dicevano tutto.
Il pranzo fù
veloce. La spiaggia si dimezzò, la gente tornava a casa per le ore più calde,
ma Ben volle rimanere a monitorare il vento, il tempo e soprattutto Edge. Leyla
aveva preparato dei panini per tutti, così mangiammo tutti insieme, anche con
George che era venuto a portarci il cestino del pranzo.
Dopo mangiato mi allungai con
Liv ed Edge sotto l’ombra, era abbastanza caldo, e perciò a nessuno andava di
fare altro, fuorché riposare. Verso le 2,30 di pomeriggio i giudici tornarono,
e con loro arrivò il piccolo Owen, il ragazzo che
avrebbe rappresentato Ben e il club per la categoria maschile junior.
Era un ragazzino alto e
magro, dimostrava i suoi 15 anni, e quando vide Edge lo abbracciò. Sembrava che
non si vedessero dall’anno prima quando Edge era partito per Sydney dopo aver
ricevuto il contratto di nuovo allievo della Solar Blue. Edge gli fece molte
domande, e si scambiarono qualche pacca alla schiena, poi si avvicinarono
insieme a me e Liv. La mamma di Edge lo salutò offrendogli da bere, dopotutto
lei lo vedeva ogni giorno quando Ben lo allenava. Poi lo vidi guardarmi e alla
fine mi disse “Tu sei Rebecca Sanderson vero? Della Solar?”.
“Già, si, Ben ti ha parlato
di me?” gli domandai. Lui scosse la testa, e mi disse spiegandomi “Vi seguo
ogni settimana dal sito, sia Edge che gli altri ragazzi, e spesso sbircio anche
la classifica delle ragazze. Tu sei sempre prima o seconda, per questo mi
ricordo di te… e poi anche perché si mormora sul blog che ci sia qualcosa fra te e Edge, l’ho letto…” non
fece in tempo a finire la frase perché Edge gli mise una mano sulla bocca, se
lo caricò in braccio e lo portò lontano dalle orecchie di Ben. Li seguì
accertandomi che Ben fosse distratto, e probabilmente non aveva sentito nulla dato
che era tutto preso a discutere con George sulla forza del vento e altre cosa
incomprensibili.
“Owen! Sei scemo! C’èra mio padre lì!! Se ti sentiva…”
disse Edge serio.
“Allora è vero?? Quella è la
tua ragazza??” disse il ragazzino di risposta mentre mi vide arrivare.
“Macché, queste sono voci che
mettono quelli che aprono i blog per farsi pubblicità e avere più visite! Lo
sai che io non mi interesso delle ragazze, ma solo del surf. Non ho mica tempo
ti trovarmi la ragazza io, devo diventare un campione!” disse serio.
“Mi deludi Owen, pensavo che tu avessi mi stimassi e avessi un po’ più
considerazione su di me! E invece pensi che io mi cerchi la ragazza alla Solar
invece di allenarmi! E vabbè…” disse, un po’ arrabbiato.
“No, Edge, scusami, sai sono
voci che girano da un po’ ormai! E poi hai delle ragazze così belle a casa…
Pensavo che…” replicò Owen. Insomma, io ero lì, ma
sembravo invisibile. Comunque Owen sembrò convinto.
“Scusatemi, e scusami soprattutto tu Rebecca… come ho potuto pensare che una
ragazza bella come te possa andare a innamorarsi di questo sbruffone scontroso!
Ho sbagliato di certo!” disse ridendo. Vidi Edge che lo guardava male.
“Ahh!
Certo! Sbruffone scontroso èh!! Adesso te lo do io lo sbruffone scontroso!
Vieni qui!” strillò Edge. Li vidi rincorrersi e azzuffarsi teneramente.
“Alla fine ti ho preso!”
disse Edge, riportandolo da noi, sulle spalle. Erano proprio scemi. “Sai
fratellone, mi sei mancato tantissimo! Perché non rimani qui?” gli disse Owen serio. Rimasi un po’ sconcertata da quella frase. Ma
subito arrivò la spiegazione. “Ehi, ma allora siamo ancora fratelli tu ed io??
Non avevi detto che non mi volevi più vedere??” chiese Edge. “No, quando ti ho
detto che non ti volevo più come fratello era perché te ne stavi andando e io
non potevo sopportare che saresti stato un anno via, lontano da tutti noi, ma
poi ho capito che lo facevi per diventare un campione, e i campioni devono
sacrificare molto per arrivare in altro! Questo me lo hai imparato tu, ricordi?
Avevo paura questa mattina che tu ti fossi dimenticato di me e ora non volessi
essere mio fratello, ma invece sei il mio fratellone di prima!” disse Owen tuttoserioserioe convinto. Alla fine Liv mi
spiegò bene la faccenda, mentre i due continuavano a parlare fra loro.
“Edge si è scordato di
dirtelo, ma quel ragazzino è una specie di fratellino per lui. Gli ha imparato
lui a surfare e lo ha iscritto al club di Ben, sono quasi cresciuti insieme, ed
essendo figli unici entrambi hanno deciso di essere fratelli. Ma quando l’anno
scorso Edge è stato preso alla Solar come allievo Owen gli disse, anzi lo pregò, di non partire. Ci rimase
molto male quando Edge andò via, non andò nemmeno all’aeroporto a salutarlo e
giurò di non volerlo più come fratello. Alla fine però sembra che Owen abbia perdonato quello che per lui fu un tradimento.
Lo ha aspettato tanto, e ora vuole fargli vedere quanto è migliorato! Sarà una
bella gara!” concluse Liv, sorridendomi.
Guardai Edge, ogni giorno che
passavo con lui lo vedevo sotto una luce differente, sempre più illuminato,
mostrando le sue mille sfaccettature. Nessuno lo conosceva davvero forse, ma in
fondo era un ragazzo migliore di tanti altri, e una persona meritevole di stima
e ammirazione. Anche lui durante quell’anno si era
portato dentro notevoli sofferenze, ma non aveva mai fatto pesare nulla a
nessuno. Anzi, io l’avevo riempito di stupidaggini con la storia di Joe, che
non era alla Solar, che non ci parlavamo più, con le mie paure di perdere le
mie amiche, di non essere all’altezza delle cose, e lui mi aveva sempre aiutato
a guardare avanti, anche quando era solo un amico. E invece lui, dall’altra
parte dello stato, lontano da parenti, amici, genitori, da Owen,
dalla sua spiaggia e dalle sue onde, con la colpa di aver abbandonato le persone
che amava per pensare a se stesso, fra gente che non si sforzava molto di
capirlo e conoscerlo e con una ragazza che si lamentava di stupidaggini, lui ce
la metteva tutta ogni giorno senza lamentarsi mai. Ancora una volta mi resi
conto di che persona straordinaria avevo accanto, e di che fortuna mi era
capitata. E mi domandai di nuovo se davvero ero degna di lui.
Lasciai la mia nuvoletta di
pensieri quando sentì la tromba dei giudici, e guardandomi introno mi resi
conto che la gente si era triplicata e che erano le 3,30 di pomeriggio, quindi
la gara junior stava per iniziare. Io ed Edge ci spostammo accanto a Ben che
stava aprendo la custodia della tavola di Owen.
Sicuramente Ben aveva riposto
molta fiducia in quel ragazzino, e si aspettava che con Edge a cui dimostrare i
suoi miglioramenti si sarebbe impegnato ancora di più.
Ci informammo sulla posizione
di Owen, avrebbe surfato per secondo. Le onde alte che si
erano viste la mattina erano un po’ diminuite, ma l’acqua era lo stesso
perfetta per surfare. I primi dieci minuti del primo degli sfidanti di Owen passarono in fretta, e non si dimostrò
particolarmente temibile come avversario. Arrivò il turno di surfare anche per Owen, e il giudice lo presentò. Entrò nell’acqua spavaldo
(mi ricordava moltissimo qualcuno) e surfò per quei dieci minuti al meglio
delle sue capacità. Fu molto bravo per un ragazzino di appena 15 anni. Quando
uscì si complimentarono in molti con lui. Anche io ed Edge applaudimmo la sua
performance, finché Ben non se lo portò via, per dirgli chissà cosa. Guardai i surfer successivi, e poi l’orologio: le 4,20. Edge avrebbe
gareggiato alle 5. Alla fine anche la gara junior terminò e cominciai a sentire
l’agitazione nell’aria. Quella gara era la più importante, la fase che tutti
aspettavano. La gara maschile Senior, con il ritorno del grande Dean Edgly.
Almeno queste furono le voce che sentivo mentre andavo a prendere da bere.
La tensione era palpabile, si
poteva sentire nell’aria. Alle 5 meno 10 andai io stessa a informarmi sulla
posizione di Edge: surfava come me per terzo.
Lo vidi molto teso. I muscoli
contratti, silenzioso, respirava irregolarmente, guardava fisso il mare, e poi
il primo partecipante: non staccò mai gli occhi dal suo rivale, ne mentre era
fra le onde, ne fuori. E lo stesso accadde 15 minuti dopo, con la performance
del secondo surfer dei Senior. Alla fine non
parlava più nessuno, vedevo Ben che guardava i giudici cercando di capire le
loro impressioni, Liv e Claire che
sussurravano qualcosa fra loro. Io e Owen
rimanemmo lì in silenzio, e alla fine anche il secondo sfidante uscì dall’acqua
al suono della trombetta che annunciava lo scadere dei 10 minuti di gara. Pochi
istanti dividevano Edge dalle onde.
Qualche minuto e il giudice chiamò
Edge. “Signore, signori, adesso abbiamo il piacere di vedere il vincitore di
tre edizioni successive della nostra competizione: direttamente di ritorno da
Sydney dalla famosissima accademia di Surf Solar Blue e figlio di Ben Edgly, vi presento Dean Edgly! Per chi non lo sapesse ha 17 anni, e ha surfato su i
migliori spot australiani! Buona fortuna Dean!” quelli del club di Ben
scoppiarono in un applauso, e anche la gente di altri club applaudiva.
Vidi Edge salutare i giudici
con la mano, e con la tavola sottobraccio dirigersi in acqua. Quello che
vedemmo dopo fu uno spettacolo di puro talento, e duro allenamento. Riuscì in 3
perfetti Aerial, cavalcò la coda di quasi
tutte le onde che gli arrivarono sotto la tavola e passò sotto i tunnel d’acqua
di tutti i mega swell che si presentavano.
Probabilmente fu anche perché il vento era buono e le onde alte, ma diede il
meglio di se stesso dimostrando che non era alla Solar per caso.
Alla fine di quei dieci
minuti tornò verso di noi, godendosi l’applauso del pubblico e i complimenti
del presentatore, entusiasta della performance.
Liv e Claire corsero ad abbracciarlo, Owen gli urlò complimenti per dieci minuti e alla fine
venne anche il mio turno. Lo abbracciai cercando di sembrare naturale, e gli
feci i miei complimenti, e alla fine Ben soddisfatto diede una pacca al figlio
e si complimentò con tutto il cuore.
La gara Senior si concluse
alle 6 passate, e così dopo che Ben si fermò a chiedere a che ora si sarebbe
svolta la festa, ripartimmo per Villa Cameron.
Arrivati li ognuno si rilassò in camera propria, e dato che alle 8 dovevamo
essere pronti, e mancava poco più di un ora, iniziai a prepararmi, per essere
pronta e perfetta. Anche quella prova ormai era andata e sicuramente avevo dato
il meglio di me. Mio sentì contenta e sollevata e mentre mi facevo la doccia la
mia mente andò ai fatti della mattina. Se avessi vinto o meno, quel giorno
sarebbe stato indimenticabile lo stesso. Per un attimo avvertì il cuore
fermarsi, e poi accellerare.
Uscita dalla doccia iniziai a
decidere che cosa indossare per la serata che veniva.
Su consiglio di Deb, che di
party per la premiazione ne aveva visti e vissuti, avevo portato due vestiti
eleganti, giusti per l’occasione.
Alla fine, dopo averci
ragionato un po’ su scelsi il mio vestito preferito: era molto leggero, non
lunghissimo (arrivava poco oltre le ginocchia), la parte davanti azzurra e la
parte di dietro celeste chiaro, le spalline molto ampie e una fascia sotto il
seno, azzurra. Arricciai un po’ i capelli, sperando che quei boccoli durassero
per la serata a venire. Per le scarpe scelsi un paio di tacchi non troppo alti,
argentati, molto semplici ma che si adattavano bene al vestito. Sistemai un
paio di fermacapelli ai lati della testa e indossai l’unico paio di orecchini e
collana che mi ero portata. Dopotutto era meglio così, sapevo che se mi fossi
portatapiù cose ci avrei messo una vita
a scegliere. Sistemati anche i capelli passai allo smalto, azzurro chiaro,
coordinato col vestito, e il trucco leggero. Decisi di non metterne troppo,
soprattutto per lasciare un tono naturale a occhi e viso, scelsi il colore di
rossetto più chiaro e misi un po’ di fard. Alla fine, alle 8 meno qualche
minuto ero pronta a scendere. Scesi le scale con passo leggero, e arrivai al
secondo piano. La porta di Edge era aperta perciò capì che doveva già essere
giù ad aspettarmi con gli altri. Mi affrettai a scendere anche le scale che
portavano direttamente al salone, probabilmente erano tutti lì.
Mentre imboccavo la prima rampa
di scale già sentivo il vociare proveniente dal salone, quindi mi rassicurai,
erano tutti lì. Ascoltai il brusio e sentì la voce di Liv che diceva “Cerca di
starle vicino Dean, non conosce nessuno, e se vi faranno delle interviste per i
giornali locali, date risposte veloci, non perderci tempo. Cercate di godervi
la festa! E invitala a ballare, non fare il difficile! Ben diglielo!”….. sentì
la voce di Ben. “Certo Dean, questa sera cerca di divertirti, e fà divertire
anche Rebecca, è stata così gentile a saltare le sue vacanze per venire fin qua
a gareggiare per il mio club, cerca di dedicarti a lei durante la serata!”…
parlavano ancora di me? Dopotutto mi faceva piacere sentire Liv convincere Ben
a lasciare libero Edge per una serata! Alla fine arrivai anche alla rampa di
scale che scendeva direttamente nel salone. La scena che mi trovai davanti era
questa: Edge e Ben di spalle alle scale, e Liv davanti a Edge che gli sistemava
il papillon dello smoking, la vidi alzare la testa, guardarmi e sorridermi. Subito
anche Ben ed Edge si girarono e credo che l’espressione di Edge di quel giorno
non la dimenticherò mai: mentre scendevo lentamente le scale, cercando di non
inciampare, Edge con la bocca spalancata e una faccia più che stupita, che mi
guardava col fiato sospeso. Alzai le braccia in segno di “che c’è? Sono io” e
continuai a scendere. Vidi Liv assestare una gomitata a Edge e sussurrare
qualcosa, subito Edge mi corse incontro e mi porse il braccio da vero
gentiluomo.
“Signorina, oggi sono il suo
cavaliere” mi disse guardandomi felice.
“E dov’è il cavallo?” dissi
felice, prendendolo sotto braccio.
“Bene ora che ci siamo tutti
possiamo anche andare!” sentenziò Ben prendendo una bellissima Liv sottobraccio
e incamminandosi verso la porta.
“E dove sono Claire e George?” chiesi io non vedendoli arrivare.
“Oh, sono andati al garage a
prendere la Mercedes, mi pare ovvio! Volevi
andare a piedi?” mi disse Ben ridendo.
“Credevo che andassimo con
l’auto che guida George di solito!” dissi io sorpresa.
“No, papà nelle grandi
occasioni usa una delle sue macchie eleganti, e dato che oggi siamo sei ha
deciso di esagerare e prendere la Mercedes
italiana… papà è fatto così che ci vuoi fare!” disse Edge di tutta risposta.
Arrivati in giardino George
era davanti all’auto con Claire e parlare, e appena
ci videro arrivare ci riempirono di complimenti.
“Ma che bella coppietta!”
disse Claire, mentre io arrossivo. “Nonna…” disse
Edge a denti stretti mentre guardava Ben che saliva.
“Ma che ti importa Dean!
Tanto prima o poi lo scoprirà!” disse Claire.
“Ti piace quest’auto
Rebecca?” chiese George tutto contento di poter guidare di tanto intanto anche
auto del genere.
“Sinceramente non sono
nemmeno mai salita su una Mercedes, a
Sydney poca gente ha queste auto, e non le usa certo nei nostri quartieri”
spiegai.
“Benissimo, c’è sempre una
prima volta per tutto! Anche per salire su determinati tipi di macchine! Spero
ti piaccia!” disse, e salì al posto di guida.
Entrai in quell’auto
magnifica e mi sedetti accanto a Edge. Mi sentivo un po’ una principessa quella
sera, ed era tutto così bello…
Arrivammo in 10 minuti al
locale della festa, e George ci lasciò proprio davanti all’entrata mentre lui
andò a parcheggiare.
Ben consegnò gli inviti al
portiere e subito entrammo, l’atmosfera era tranquilla, e mi sembrava più una
festa da “Vincitori di Oscar e premi Nobel” che dà gara sportiva, ma si vede
che lì andavano di moda le feste sfarzose.
Alle 9, quando la lista degli
invitati era completa sentimmo la voce dell’organizzatore del torneo e del
party annunciare l’inizio della premiazione.
“Buonasera signori, signore,
signorine e tutti voi presenti! Sono JoshCattish, e vi do il benvenuto al
party di premiazione della gara sportiva di quest’anno!
Senza ulteriori indugi cominciamo con la vincitrice di quest’anno
della gara Femminile Junior, svolta questa mattina. Di tutte e 5 le ragazze che
rappresentavano i vari club partecipanti, la vincitrice è…………………………….” Un’
attimo di silenzio mentre tutti stavano col fiato sospeso, Ben soprattutto.
“È Sara Beans del Club Sun
Beach! Complimenti! Ha vinto con un punteggiodi 9, 9, 8!” e una ragazzina castana e magra, tutta
vestita di rosa salì sul palco. Vidi Ben sbarrare gli occhi…
“Seconda arrivata, e
vincitrice del premio Nuovo Talento con i voti 8, 9, 8 è SummerKeyshCameron del Club Lidge! Complimenti!” …. E vidi Ben che si era un po’ ripreso mentre la
piccola Summer saliva sul palco tutta contenta. Annunciarono il
terzo premio, e un’altra ragazzina salì a ritirarlo, poi ricominciò il silenzio
in sala.
“Per la categoria Maschile
Junior svoltasi questo pomeriggio, il vincitore con un punteggio di 9, 7, 8
è……………………………….” Ancora silenzio in sala.
“È OwenSevier del club Lidge! Complimenti!” disse. Vidi Owen tutto elegante salire sul palco a ritirare il suo premio!
Fece un inchino al pubblico che applaudì e ritirò il suo premio, salutando me
ed Edge che da sotto il palco lo acclamavamo.
Chiamarono gli altri nomi dei
rispettivi rappresentanti di altri Club, ma Ben per quel frangente con ci fece
caso, troppo preso a complimentarsi con Owen, e ad ammirare il loro sudatissimo premio!
“Bene signori e signore, ed
ora il momento che tutti voi aspettate! Annunciamo il vincitore e la vincitrice
delle gare Senior Maschile e Femminile di quest’anno.
Con i punteggi complessivi maschili di 10, 9, 10 e femminili di 9, 9, 10 il
vincitore e la vincitrice di quest’anno delle gare
Senior sono…………”.
Silenzio nella sala, non
vedevo volare una mosca, e cercando la mano di Edge la stinsi tra la mia più
forse che potevo, col cuore a mille battiti al minuto.
“Sono Dean Edgly e Rebecca
Sanderson! Fategli un applauso!!” sentì dire.
In un impeto di gioia che mi
scosse come una scarica quasi mi lanciai addosso ad Edge, abbracciandolo con
tutte le mie forze!! “Abbiamo vinto!” gli dissi felicissima.
Allora successe qualcosa che
ha dell’incredibile. In un secondo mi trovai stretta ad Edge, le sue braccia
intorno alla vita e le sue labbra che mi baciavano, così anche io lo bacia
troppo felice della vittoria. Mi resi conto solo dopo che tutti ci guardavano, che
Ben era sorpreso e ci fissava e che era il caso di andare sul palco a ritirare
il premio, dato che anche il presentatore ci fissava.
Presi per mano Edge e salimmo
le scalette del palco, avvicinandoci al presentatore.
“Bene ragazzi! Dean, Rebecca,
come ci si sente ad aver vinto la gara insieme, entrambi rappresentanti del
Club Lidge? Siete soddisfatti?”.
“Tantissimo, anche se è la
mia seconda vittoria in categoria Senior è sempre fantastico!” disse Edge,
spensierato al microfono.
“Già, è davvero meraviglioso!
Sono soddisfatta!” risposi anche io.
“A chi dedicate la vittoria?”
chiese il presentatore tutto preso dalle domande.
“A mio padre che mi ha
insegnato a surfare, e al mio coach Simmo
della Solar che ora non è qui!” disse Edge felice.
“A Simmo, anche io, e a tutta
la famiglia Edgly e Cameron che sono stati
gentilissimo con me e mi hanno dato l’opportunità di partecipare! Grazie!”
dissi.
Vidi Liv, George e Claire che ci mandavano baci da sotto al palco e Ben che
applaudiva contento.
Scendemmo dal palco, e
l’applauso continuò ancora per un po’. Poi sentì l’abbraccio di Liv, Claire e George e i loro complimenti, e anche Ben mi
abbracciò!
“Bravi ragazzi, complimenti!
Questo è un altro trofeo per il club! Mi congratulo, per il punteggio altissimo
che avete fatto!” disse Ben. Sorrisi, Edge lo stesso.
“Però ora mi dovreste
spiegare una cosa…” disse Ben.
“Si papà, lo so, ti riferisci
a me e Bec… volevamo evitare di dirtelo sennò tu avresti fatto la solita
tiritera sulla concentrazione e l’impegno, ma mi sembra giusto che tu lo
sappia. Bec e io stiamo insieme papà…” spiegò Edge.
Rimasi in attesa, pronta a
sentire una predica di due ore, ma invece Ben disse solo
“Va bene Dean, allora va bene
così. Dopotutto Rebecca è una brava ragazza, è adorabile, educata e veramente
una grande surfer. Meglio lei che un’altra, e poi
adesso siete i campioni in carica, non posso certo dirvi io cosa fare o no!
Però Edge, e Rebecca vale anche per te, mettetecela tutta alla Solar, mi
raccomando!” ci disse, molto tranquillamente. Sorrisi, sorrisi e sorrisi
ancora! Andava tutto benissimo!
“Emh…. Posso dare un
occhiatina ai trofei?” domandò Ben. Naturalmente Edge glie li affidò entrambi,
e credo che Ben due minuti dopo era già a pavoneggiarsi coi gestori dei club
rivali, dopotutto aveva vinto 3 premi da primo posto, e un premio speciale, se
lo meritava!
Andava tutto magnificamente
bene! Ero così felice che Ben avesse accettato al nostra relazione che non mi
innervosì nemmeno alle infinite domande degli intervistatori e fotografi dei
giornali locali, che ci trattennero una buona ora fra le foto e il resto.
La serata trascorse veloce,
fra i complimenti di tutti e qualche ballo con Edge, stretti stretti sotto le luci soffuse della sala, condividendo
serenità e allegria.
Alla fine, all’una passata, Claire ci radunò tutti mentre George ci aspettava in
macchina fuori, vicino ai parcheggi.
Il ritorno fu più breve
dell’andata, dato che a quell’ora non c’erano
macchine per strada e quasi non mi accorsi dello spostamento durante il
tragitto.
Arrivati a casa George si
fermò davanti al piazzale e ci fece scendere poi andò al garage. Entrammo in
salone, Claire e Ben raccontarono a Leyla (che era rimasta sveglia
ad attenderci) della serata e della vittoria, e anche lei si congratulò con me
ed Edge. Liv e io andammo in cucina a bere un bicchier d’acqua. Era tutto molto
silenzioso quella sera, e io non riuscivo a far altro che pensare a quello che
stava per succedere. Seguì Liv distrattamente, e arrivate in cucina chiusi la
porta.
“Allora cara, ti sei
divertita?” mi domandò versando l’acqua nei bicchieri.
“Si, direi di si, sono
contenta della vittoria, ma credo che lo cosa più bella della serata è stata la
reazione di Ben su me ed Edge…” dissi, sorridendo.
“Già, ma dopotutto lui è uno
che si preoccupa per il figlio, non è che non vuole che si trovi una ragazza”
mi disse, porgendomi il bicchiere.
“Ma certo, è una persona
davvero magnifica!!” dissi, bevendo.
“Sono contenta che Edge abbia
trovato una ragazza come te… ero preoccupata sotto questo aspetto, ma vedo che
non ce n’è motivo. Sei proprio un tesoro Bec!” mi disse.
“Grazie, Liv, ma è lei a
essere troppo gentile” dissi, porgendogli il bicchiere vuoto.
“Macché, so quello che dico.
Adesso andiamo a riposare, domani è un altro giorno. Ah! Il vostro aereo per
Sydney parte alle 6 di pomeriggio, quindi almeno per pranzo i vedrò! Sono già
passati questi giorni…peccato” disse, aprendo la porta.
“Già, sono stata proprio bene
qui!” dissi, sorridendole.
“Mi fa piacere tesoro, ti
auguro buon riposo! Ben andiamo!!” disse.
“Grazie, anche a te.
Buonanotte!” dissi, seguendo Edge per le scale, che nel mentre era salito.
Arrivammo al primo piano e vidi Edge che andava in camera sua, e subito dissi
“Dove vai?” e lui si girò verso di me.
“Non sei stanca? Direi che è
tardi, non vuoi dormire?” mi chiese.
“Edge!” dissi. Come gli
veniva in mente?
“Questa sera dormirò con te,
in qualsiasi caso, sonno o no…” dissi. Forse era il sonno che mi dava alla
testa, o forse no, ma penso che si rese conto che ormai avevo deciso e non mi
sarei tirata indietro, ne avrei avuto ripensamenti.
Lo presi per mano, e mentre
salivamo le scale ripensai a quella volta nella tenda, e alla nostra
goffaggine. Iniziai a sentire il cuore accellerare, scalino per scalino, mentre
salivamo e poi arrivavamo davanti alla porta.
Aprì la porta della camera,
entrammo e la richiusi, questa volta a chiave, per sicurezza, nel caso la
mattina qualcuno fosse salito a svegliarmi.
“Bec, per questa sera è
meglio se ci riposiamo, dopotutto è tardi…” mi disse seriamente. Ci sedemmo sul
letto, vicini, appoggiai la testa al suo petto.
“Sai, è fantastico che tuo
padre abbia accettato che noi due stiamo insieme… credo che le nostre vittorie
gli abbiano fatto capire che ci sosteniamo a vicenda, non abbiamo distrazioni
dalla nostra storia…” dissi, contenta.
“Già…ma credo che anche se
non avessimo vinto questa sera glie lo avrei detto lo stesso di noi” disse Edge,
abbracciandomi.
“Perché?” chiesi. “Penso che
quando una persona sia molto felice perché ha trovato qualcuno da amare e
perché la vita gli ha regalato una cosa così importante come tu lo sei per me,
ti venga voglia di gridare a tutti di questa fortuna e di questa felicità, e
vuoi condividerla con chi ami, e perciò penso che se mio padre vuole vedermi
felice avrebbe dovuto condividere con me questa mia gioia. Dici che avremmo
dovuto tenerla per noi?” mi chiese. Lo strinsi forte, comprendendo i suoi
sentimenti.
“No, l’amore è una cosa
bellissima e dà tanta felicità. Credo che tutti vogliano condividere questa
felicità e mostrarla agli altri. Noi compresi…” gli risposi.
Edge mi guardò, senza dire
nulla, e per un po’ rimanemmo in silenzio.
Alla fine Edge, prendendomi
le mani, mi guardò e mi disse, serio:
“Bec, c’è una cosa che devo
dirti…”. Rimasi col fiato sospeso. Che stava succedendo? Perché era così serio?
Mi resi conto lentamente che il mio primo amore era pieno di domande, di
interrogativi e questioni, non sempre andava tutto bene, ma sapevo che quell’innamoramento stava crescendo e io volevo riporre
nella nostra storia molta fiducia. Lo ascoltai senza paura.
“Credo che forse mi troverai
stupido, o affrettato, ma quando provo certe cose ho bisogno di dirle, non
voglio tenermi dentro nulla, voglio che tu sappia quello che mi fai provare,
sentire e quello che mi trasmetti” mi disse. Rimasi in silenzio, faccia a
faccia, pronta a qualsiasi cosa. Sentì la sua mano sul viso, e una carezza
delicata. Attesi.
“Bec, quando ti ho conosciuta
ho capito che eri speciale. Sei una ragazza magnifica, con un carattere forte,
sei carismatica, sei bella… sei una di quelle ragazze che diventano donne incantevoli,
forti e incredibili. Non pensavo minimamente che tu potessi anche solo provare
interesse nei mie confronti. Ma poi mi hai baciato, hai detto che ti piacevo,
hai addirittura accettato di essere la mia ragazza. Quasi non ci credevo, mi
dicevo “Ma com’è possibile? È tutto vero? Ci sarà sicuramente qualcosa che non
và!”. E così aspettavo che tu ti stufassi, o che io mi rendessi conto che tu
non eri la persona che credevo. Invece quello che ho scoperto piano piano da quando ci siamo messi insieme è che io adoro i
tuoi pregi, i tuoi difetti, ti adoro quando sorridi, quando ridi, quando
allungata sul prato pensi che nessuno ti guardi e giocherelli coi fili d’erba,
quando te ne stai per conto tuo a pensare e sembra che nessuno possa entrare
nella tua mente. Bec, io ero certo di essermi preso una bella cotta per te, ma
pensavo che niente avrebbe potuto affascinarmi, interessarmi, incantarmi più
del surf. Ma pare che mi sbagliassi. Lo sia, io non so bene cosa sia l’amore,
ma se l’amore è anche solo un po’ quello che provo per te, allora Bec mi sa che
io ti amo.”
Rimasi lì a fissarlo. Il
cuore si era fermato. Me lo sentivo in gola. Sentivo l’eco di quell’ultima frase… “ti amo” , l’aveva detto davvero, non
era un sogno.
Nessuno mi aveva mai detto
“ti amo” e non pensavo che una frase così semplice potesse fare quell’effetto. Sentivo la pelle d’oca, il respiro
accellerare, il cuore prendere a battere ancora più forte.
Rimasi silenziosa, e guardai
la coperta del letto su sui eravamo seduti. Sentivo il cuore martellare e un
senso di calore dentro di me.
“Edge…” respirai. “Nessuno mi
aveva mai detto niente del genere. Io…” già, non sapevo che dire. Ma dopotutto
il mio cuore lo sapeva.
“Ti amo anche io Edge, come
non ho mai amato nessuno”, lo abbracciai stringendolo forte a me. Orami ero
certa che nulla ci avrebbe più divisi. Nulla.
Baciai le sue labbra, e
sentivo le sue braccia intorno alla vita. Mi spostò, e mi poggiò delicatamente
al centro del letto, poi spense la luce e accese la fioca lucina della lampada
sul comodino. Tornò da me mi guardò dolcemente, lo baciai ancora. Inizia a
sbottonargli la camicia, mentre sentivo le sue mani accarezzarmi e le sue
labbra infuocate sul collo. Sfilai via la camicia e gli baciai il petto. Sentì
le sue mani dietro la schiena, e la chiusura del vestito scivolare giù piano piano. Sentì le spalline scivolare giù, e i suoi baci sulle
spalle, mentre mi sfilava il vestito con le mani. Me lo sfilai via e lo lasciai
cadere per terra, poi mi allungai e lui sopra di me, continuando a baciarmi.
Sentivo i suoi baci sul collo, sul petto e le sue mani accarezzarmi le gambe.
Sbottonai i pantaloni e glie li sfilai via, sentivo le sue gambe scivolare fra
le mie.
Lo bacia ancora, sentivo la
passione fra di noi, sentivo il desiderio aumentare.
Sentì le mani di Edge dietro
la schiena, accarezzarmi e lo baciai ancora, sentivo le sue labbra calde e mi
piacevano tutte quelle sensazioni nuove.
Sentì le sue mani sul
reggiseno, e sentì sbottonarlo e venire via. Tolto anche quello lo bacia ancora
e tirammo su le coperte, ci infilammo sotto e lasciai ricadere le coperte su di
noi. Sentivo il suo corpo contro il mio, e le nostre gambe intrecciate, quasi
un tutt’uno. Cominciai a baciargli il petto, mentre sentivo le mani di Edge
stringermi a lui, scorrere lungo i fianchi e cominciare ad accarezzarmi in
mezzo alle gambe, sempre più su. Emisi un piccolo gemito di piacere, e lo
baciai avida delle sue labbra. Sentì le sue mani sugli slip, e poi abbassarli.
Anche quelli scivolarono via, e mentre lo baciavo mi spostai dall’altro lato
del letto, seguita da lui, e lentamente gli levai i boxer, che scivolarono via,
fra le nostre gambe e poi fra le coperte.
Fra un bacio e l’altro gli
sussurrai “Facciamo piano” e sentì la sua voce all’orecchio, che mi sussurrava
“Non ti farò male, tranquilla”.Mi
tranquillizzai, non mi avrebbe mai fatto del male, lo sapevo.
Intrecciai le sue dita fra le
mie, e poggiai la testa nel collo di Edge, fidandomi ciecamente di lui. Fu
allora che mi pervasero mille sensazioni: dolore, piacere, il bisogni sempre
più trepidante, più voglioso, più insistente di amarci, più che potevamo.
Annaspavo, quasi dentro un vortice, una spirale di sensazioni, emozioni e gesti
che ci facevano stare bene. Sentì dolore e strinsi forte le sue mani, le sue
dita fra le mie, socchiusi gli occhi e mi aggrappai alla sua schiena. Poi
dolore lascio presto il posto al piacere, non solo fisico, quasi spirituale, mi
sentì pervadere da sensazioni ci calore, protezione, completezza. Fu tutto
naturale, tutto quasi armonico, come lo yin e lo yang che si
completano a vicenda, come se io fossi fatta solo per lui.
Quella notte fu tutto
perfetto, ci guidarono le nostre sensazioni che quando si tratta d’amore non
sbagliano. Mi sentì una donna innamorata, non una ragazzina spaventata e
complessata. Dolcemente anche la passione piano piano
si spense, e rimanemmo solo io e lui, stretti l’uno all’altra, scambiandoci
tenere occhiate e carezze. Riuscivo a sentire il suo respiro lento, quasi si
fondeva con il mio.
“Ti amo Bec… ormai ti ho
affidato il mio cuore” mi disse, stringendomi forte, forte a lui, al suo petto,
poggiandomi proprio sul suo cuore.
Ascoltai per un po’ quei
battiti, che lui affidava a me. Niente era più meraviglioso.
“Ti amo anch’io Edge. E non
smetterò mai…”. Ci coccolammo ancora per molto, ma senza dire nulla. Le parole
non servivano, il suo affetto e i suoi baci dicevano tutto. Lo sentì spegnere
la luce, poggiai il viso nell’incavo del suo collo, e chiusi gli occhi,
respirai lentamente e mi addormentai, fondendo la nostra dolce realtà con sogni
ancora più dolci.
ODDIO! Questo capitolo è stato tale e
quale a un parto… sono 6 ore ininterrotte che scrivo, ma il capitolo va avanti
da tre giorni. Santo cielo, adesso che ho messo punto mi sento esausta.
Scusate, spero che vi sia piaciuto,
speriamo solo di non dover cambiare il Rating da Arancione a Rosso -_-‘ Che ne
pensate, lo cambio?
Comunque, ditemi, ditemi, ditemi! Ditemi
quello che pensate di questo capitolo? Vi è piaciuto? Vi è sembrato un po’
carino? Vi ha emozionato un po’? Che ve ne pare? Io ce l’ho messa veramente
tutta, spero che apprezzerete anche questo ^^
Comunque… avete visto il servizio
fotografico che ha fatto la nostra Kate per la
rivista FHM?? E che ne pensate?
Io ve lo dirò nel prossimo
capitolo,adesso ho il cervello fuso e i
neuroni che vogliono ammutinarsi…
Se non avete visto le sue foto vi lascio
il link e poi mi dite anche voi che ne pensate!
Capitolo 12 *** Giorno 10: Ad ogni parola sentivo un tuffo al cuore ***
GIORNO 10:
GIORNO
10: Ad ogni parola
sentivo un tuffo al cuore
Ho sempre pensato che la vita
è una cosa veramente strana: ti dà e ti toglie le cose
quando vuole lei, come vuole lei e senza un reale motivo apparente. Non avevo
mai pensato che si potessero governare, almeno in minima parte, gli eventi che
il mondo ti butta addosso. E invece mi sbagliavo. Dopo
il mio incontro con Edge non solo mi resi conto che se vuoi qualcosa con tutte
le tue forze la vita più esaudire il tuo desiderio, ma
arrivai alla conclusione che la vita te la fai tu da sola e, dopotutto,
l’importante è lottare e agire per avere quello che si vuole.
Già… probabilmente maturai
come persona più in quei pochi momenti con Edge, che in anni e anni di solchi
mentali scavati dentro alla paura di non riuscire mai
a ottenere ciò che desideravo, oppure di non esserne abbastanza degna.
Comunque, alla fine passai anche io la mia linea di confine,
entrando a far parte di una schiera di persone che non guardano la vita
scorrere, ma se la fanno loro la vita, gestendola dal primo minuto della
mattina all’ultimo prima di andare a dormire.
E cominciai quella mia nuova vita già da quella
mattina.
Mi svegliai che il sole era
già sorto da un pezzo, senza preoccupazioni: nessuno sarebbe venuto a cercare
Edge o a svegliare me, dato l’orario della sera prima.
E poi stavo bene così, avevo
la persona che amavo accanto,e non mi serviva
nient’altro. Lo guardai dormire, e lo abbracciai ancora un po’. Poggiai la
testa più vicino alla sua, e lentamente respirai l’aria fresca del mattino che
entrava dalle finestre.
“Bec… sei sveglia?” sentì la
voce di Edge sussurrarmi piano.
“Buongiorno…” dissi,
baciandolo su una guancia. Si era svegliato anche lui.
“Mhhh…
buongiorno amore mio, come stai?” mi domandò girandosi verso di me.
“Direi bene, forse un po’
indolenzita ma bene…” gli risposi poggiando la testa sulla sua spalla. Stavo davvero bene, ero felice.
“Tu come stai?” gli domandai,
guardandolo.
“Bene, sono molto felice. Non
potrei esserlo più di così!” mi disse, baciandomi
delicatamente la testa.
“Sono stata bene ieri sera… è
stato bello…” dissi, ripercorrendo i ricordi della sera precedente, felice di
aver fatto un passo così grande.
“Anche
per me, non sono mai stato più felice” mi disse, stringendomi.
“Anch’io
Edge… e mi sento cresciuta, mi sento davvero più matura. Finalmente sono
diventata più grande, sono diventata una donna” gli dissi,
prendendo consapevolezza di una cosa così grande e così importante che
finalmente era accaduta.
“E
sono felice di esserlo diventata grazie a te…”. Ci baciammo
per un po’, poi Edge guardando l’orologio mi disse “Sono le 10 passate,
non sarà il caso di farci vedere? Che ne dici? Più che
altro anche per fare colazione…” .
“Già, mi sa che hai ragione”.
Avrei preferito rimanere un po’ di più a coccolarci ma eravamo sempre in casa
dei genitori di Edge e non mi sembrava il caso di
sparire la sera prima e ricomparire a ora di pranzo.
“Vado in camera mia, sperando
di non incontrare qualcuno sul balcone. Quando ti sei
lavata vieni in camera, così scendiamo insieme per colazione” mi disse.
Si rivestì velocemente e
scomparì dietro alle persiane della portafinestra. Guardai l’azzurro del cielo
che faceva capolino dai vetri, rimanendo
ancora un po’ allungata sul letto, stiracchiandomi un po’.
Il sole splendeva alto, e
come ogni giorno scaldava la casa. I raggi entravano pigri in camera e
illuminavano la stanza. Sorrisi, non so il perché ma sorrisi. Solo quel sole
era a conoscenza di noi due, e ci spiava spesso dall’alto del cielo.
Alla fine mi alzai dal letto,
accertandomi che non ci fosse niente di strano. Decisamente, per averci dormito una sola persona, le coperte
erano un po’ troppo in disordine e notai delle goccioline di sangue sulla
federa. Non era molto, ma la vista mi fece prendere coscienza ancora una volta
che ero diventata una donna, donandomi completamente alla persona che amavo.
Decisi di togliere federa e
coperte, piegarle e portarle giù, dopotutto avrebbero dovuto lavarle e metterne
altre pulite, perciò nessuno ci avrebbe fatto caso.
Mi infilai dentro la doccia, aprì l’acqua calda e la lasciai
scorrere lungo il corpo, rilassandomi e riflettendo circa tutte le cose
successe nelle 24 ore precedenti.
La gara di surf, la mia
esibizione, il piccolo Owen,
l’esibizione di Edge, la premiazione, la vittoria di
entrambi, Ben che accetta la nostra relazione, il ritorno a casa, Edge ed io
che dichiariamo di amarci e la nostra prima notte d’amore.
Guardai me
stessa, il mio corpo e l’acqua che scivolava: fuori non sembrava essere
cambiato niente, ma dentro di me, e non solo nel fisico, qualcosa era cambiato:
ero diventata adulta, avevo passato un’altra fase della vita.
E sapevo di aver fatto quello che volevo, senza
rimpianti, ne rimorsi, con la persona che amavo, e che mi amava. E questo mi
fece sorridere di nuovo, pensai che dopotutto non ogni ragazza ha la mia fortuna.
Mi asciugai i capelli, mi misi
l’ultimo vestitino pulito che mi rimaneva e piegai il resto delle cose per
metterle in valigia. Alle 6 del pomeriggio ci aspettava l’aereo che ci avrebbe
riportato a Sydney, chiudendo definitivamente anche questa avventura
così bella, ma così breve.
Guardai il vestito, le scarpe
e tutto il resto delle cose che portavo la sera
precedente, e le ripiegai con cura dopo averle raccolte. Anche
loro raccontavano di quella sera che sapeva di passione.
Finito di preparare la
valigia e il beautycase, chiusi tutto e li appoggiai
sulla sedia. Poi tolsi le coperte e le ripiegai, per portarle a lavare. Infilai
le infradito e passando per le scale arrivai in camera di Edge.
Lo trovai
che si asciugava i capelli, già vestito e quasi pronto. Mentre finiva col phon,
ripiegai anche le sue cose e le infilai in valigia.
Dopo una diecina di minuti scendemmo tutti e due a
fare colazione.
Dopo colazione Edge ed io decidemmo di farci una passeggiata in spiaggia, dove
incontrammo Owen e Summer che avevano rinunciato a cavalcare qualche onda, dato
che il mare era abbastanza piatto. Inizialmente non ci videro arrivare, mano
nella mano, ma poi ci notarono e non chiesero nulla, dato che entrambi avevano già assistito la sera precedente al nostro “Bacio
rivelatore” davanti più o meno a tutti gli invitati al party, e avevano capito
tutto.
Guardandoli sorrisi, ecco
altri due futuri campioni che si affacciavano all’inizio di una vita che gli
avrebbe dato soddisfazioni, dolori e molte, moltissime emozioni.
“Dean! Rebecca! Ciao!” ci
urlò Owen quando eravamo abbastanza vicini per
sentirli.
“Ehi Owen, Summer! Che combinate?” gli domandò Edge.
“Cercavamo di surfare ma come
vedete qui è tutto una tavola, quindi ci abbiamo
rinunciato…” disse Summer spiegando la situazione.
“Già, mi sa che vi toccherà
aspettare almeno il pomeriggio…” dissi guardandoli.
“Ripartirete oggi vero?” ci
chiese Owen un po’ abbattuto dalla sua stessa domanda.
“Già, alle 6 c’è l’aereo per
Sydney… è durata troppo poco questa vacanza, voi che ne pensate?” gli chiese
Edge.
“Ci sarebbe piaciuto passare
un po’ più di tempo con dei campioni come voi, avremmo potuto imparare molto da
voi, e poi eravamo entrambi contenti di riavere mio cugino qui, immagina la sua
ragazza!” disse Summer accennando un sorriso.
Sorrisi anche io guardandola,
mi piaceva davvero molto quella ragazzina, anche se la conoscevo solo dal
giorno precedente.
“Dillo, che eri più contenta di conoscere il tuo idolo più che di rivedere tuo cugino!”
la canzonò Owen dandosi l’aria di chi sa cose
ad altri ignote.
“Zitto!” disse Summer dandogli una gomitata che Owen non sembrò apprezzare.
“Lo sai Rebecca? Sei la sua
surfista preferita della Solar, e quando ha saputo che eri la ragazza che
veniva qui a fare la gara Senior è stata tutto il
giorno a rincoglionirmi che non vedeva l’ora di conoscerti!” disse Owen prendendola in giro.
“Smettila, stupido! Sta
zitto!” disseSummer, che era arrossita ed era furiosa.
“Ah! Mi fa piacere che ti
piace la mia tecnica Summer! Se vuoi
prima di partire ci facciamo qualche foto insieme
allora! Così le potrai tenere con te prima di rivederci di nuovo, che dici?” le
chiesi felice dell’apprezzamento della ragazza.
“Sisi, andate a fare le foto così io e Dean possiamo parlare
in pace, dobbiamo fare discorsi da uomini!” disse Owen tutto contento.
Io e Summerridemmo, e alla fine ci
allontanammo insieme, per fare qualche foto, fortunatamente portavo sempre la
macchinetta fotografica in borsa se uscivo con Edge.
Inizialmente Summer mi parlò del più e del meno, del fatto che lei e Owenerano andati a surfare ma non
c’erano onde, che le dispiaceva di non aver vinto il titolo la sera prima e
cose così, poi all’improvviso mi fece una domanda privata.
“Ti piace mio cugino?” mi
chiese tutta contenta mentre ci allontanavamo. Rimasi un attimo a elaborare, domandandomi se Ben non le avesse chiesto di
indagare sulle mie intenzioni, ma alla fine scartai l’idea e risposi
seriamente.
“Già, mi piace moltissimo. Mi
ha chiesto lui di essere la sua ragazza!” le raccontai
allegramente, un po’ tutta la storia, e la sua dichiarazione.
“A te piace qualcuno invece? Oppure hai un amico a cui vuoi bene?” le chiesi.
“Non mi piace nessuno, io non
ho tempo per certe cose, devo puntarediventare una campionessa, a migliorare fino
a vincere, come te oppure zia Liv. Ben dice che non devo avere distrazioni, e
solo così potrò imparare e vincere!” disse, seria.
Rimasi un po’ a ragionare sulle sue parole, era la degna cugina di Edge.
“Ma
non c’è proprio nessuno con cui ti piace stare? Che ne
so, Owen? Direi che è carino no? E
poi è un bravo surfista!” la buttai lì, vedendo che ne pensava.
“Owen
è carino ma è stupido, vedi che figura mi fa fare?
Però se diventerà bello e famoso allora andrà bene per
me, per ora siamo amici” disse, seria.
“Mi sì, hai tempo per
l’amore, quando poi ti innamori davvero non è facile
pensare al resto…” dissi, sorridendole.
“Tu lo ami? Ami mio cugino?” mi domandò. Quella ragazzina era molto più
precoce di quello che pensavo, ma non mi dispiacevano le sue domande.
“Si,
lo amo, e credo che anche per lui sia lo stesso, anzi ne sono certa!” le
risposi.
“Quindi
vi sposerete?” mi domandò ancora. Rimasi un attimo a pensare.
“Questo si vedrà in futuro,
adesso dobbiamo diventare campioni di surf… Ben si arrabbierebbe molto se Edge
si distrae dal surf per pensare a me, e anche io voglio che lui insegua la sua
passione prima di tutto!” dissi, sperando di averla
soddisfatta.
“Allora va
bene così, per ora mettetecela tutta! Così poi Ben vi farà sposare… ma
se ti servisse una mano per convincere zio chiamami!”
mi disse seria seria.
“Benissimo allora, me ne
ricorderò!” le risposi.
Ci facemmo qualche foto
insieme, e dopo un altro po’ di chiacchiere tornammo
dai nostri “uomini” presi nella conversazione, per avvertirli che era ora di
andare.
Edge si mise d’accordo con Owen e Summer perché
venissero a casa verso le 5 di pomeriggio per salutarci, e dopo un po’ io e lui
rientrammo per pranzo a Villa Camerun Edgly.
Il pranzo fu molto allegro, e
anche il resto del pomeriggio trascorse veloce frachiacchiere e raccomandazioni. Dopotutto Edge
ripartiva di nuovo per altri 2 mesi, e poi chissà… magari per un altro anno
intero per il Word Tour… e magari io con lui. Le prospettive erano tante, e
anche Ben e Liv si augurarono per noi due sempre il meglio. Puntuali alle 5
vennero Owen e Summer.
Rimanemmo un po’ con loro a parlare, e alla fine George ci chiamò per dirci che
la macchina era pronta e che era ora di partire per l’aeroporto.
Mentre lui finiva di caricare
i bagagli io ed Edge salutammo Claire, Leyla e Ben. Venne il turno di Summer che mi disse che si aspettava la mia vittoria per il
circuito mondiale. Le dissi che avrei cercato di non deluderla, ma che non era
facile vincere, e le dissi che speravo di rivederla presto, ancora più brava
nel surf e pronta per sfidarmi. Owen abbracciò
Edge e rimasero molto a parlare e Owen si
fece promettere la vittoria per il circuito
professionale.
Ben ci abbracciò entrambi, e
disse al figlio di continuare così, e di tornare vittorioso a Melbourne come
nuovo surfista professionista. Abbracciò anche me, mi ringraziò della vittoria
e della mi gentilezza, mi affidò Edge e mi disse che sperava di rivedermi
presto. Ringraziai lui e tutti gli altri. Alla fine George disse che la
macchina era pronta e che ci avrebbe accompagnato anche Liv.
Io ed
Edge salimmo dietro, Liv davanti e la macchina partì. Salutavo ancora con la
mano mentre tutto si faceva piccolo piccolo e spariva
in lontananza. Rimasi a guardare fuori dal finestrino
finché Villa Camerun Edgly sparì alla mia vista.
All’aeroporto di Melbourne ci
toccò salutare anche Liv e George. Mi sentivo molto grata
verso la mamma di Edge, per la sua gentilezza e la sua semplicità. Adesso non
era solo più il mio idolo sportivo ma anche il ritratto della donna da imitare
nella vita, sperando di diventare una persona magnifica come lei. Rimase molto
contenta delle mie parole e mi disse che era felice di avermi conosciuta. Anche George fu molto gentile con me e mi disse di
mettercela tutta nel surf e avere molta pazienza con Edge. Sentimmo l’hostess
che annunciava che il volo Melbourne - Sydney delle 6 era pronto all’imbarco
dei passeggeri, e così dopo un ultimo abbraccio ci lasciammo entrambi alle
spalle, scomparendo mano nella mano fra le persone che come noi si apprestavano
a tornare da un viaggio, che lungo o corto che sia, era stato magnifico.
L’ora e mezza di aereo passò in fretta e io e Edge ci godemmo gli ultimi
istanti di intimità prima che la minaccia “Simmo Deb” ripiombasse su di noi per
monitorare tutte le nostre azioni e decisioni.
“In fin dei conti sono stati
dei bei giorni no?” mi chiese Edge.
“Già, sono stati
indimenticabili sotto ogni aspetto. Mi ha fatto piacere conoscere la tua
famiglia, sono stati tutti fin troppo gentili con me… e sono stata felice di
aver vinto anche la competizione. Direi che è andata proprio bene!” dissi.
“Si, ma c’è anche da dire che
ce lo siamo meritato proprio quel premio!” disse Edge.
“Simmo già lo saprà
immagino?” chiesi.
“Già… papà lo ha chiamato
questa mattina per confermare il nostro arrivo a Sydney con questo volo, e per
dargli la notizia della vittoria. Anche Simmo si è
preso i suoi meriti insomma!” disse, spiegandomi.
“Ci manderà più spesso in
giro allora!” dissi, ridendo.
“Già! Senti,
hai per caso sentito i ragazzi da questa mattina?” mi chiese Edge.
“No, non ho avuto tempo di
chiamare Perry, ne gli altri, preferivo godermi gli
ultimi momenti con la tua famiglia… e poi fra due ore e mezza li rivedremo!”
gli risposi.
“Anche questa
avventura è finita. Ma sono stato davvero
felice di viverla con te! Non dimenticherò nulla di questi
giorni” mi disse. “Neanche io” dissi.
Strinsi la sua mano fino alla
fine del viaggio. L’atterraggio fu rapido, e dopo una ventina di minuti eravamo
già sul suolo di Sydney a cercare Simmo.
Rimanemmo seduti agli Arrivi
finché il nostro allenatore non comparì da lontano e si fece sempre più vicino.
Respirai. La liberta dura sempre troppo poco.
“Bec! Edge! Ben tornati,
campioni della Solar! Come state… tutto bene il viaggio di ritorno? Forza!
Raccontatemi tutto!!”.
Durante il viaggio di ritorno
Edge e Simmo parlarono per tutto il tempo, Edge raccontando della gara e Simmo
complimentandosi a turno con me o con lui. Sinceramente non mi
importava molto della gara o della vittoria, era passato tutto in
secondo piano nel mio cuore, certo, ero contenta di aver fatto fare bella
figura al Club di Ben, di aver vinto una competizione e di aver ricevuto tutti quei
complimenti, ma quello che era successo con Edge era di maggiore importanza.
Non vedevo l’ora di infilarmi
in camera con Perry e raccontarle tutto quanto, parlarle della sera prima e di quello
che ci eravamo detti.
Mi sembrava un secolo che non
vedevo Perry, invece era solo qualche giorno. Ma avevo
un bisogno di lei enorme in questi momenti, di confidarmi,
parlare, raccontarle tutto ed essere ascoltata dalla mia migliore amica.
Quando finalmente entrammo nel
quartiere di Blue Water Beach sentì un sussulto al cuore.
Simmo parcheggiò e io non feci in tempo a scendere che una testa bianca e
pelosa mi saltò addosso, felicissima di rivedermi.
“Lady! Ciao pelosona!! Come
stai? Che bello rivederti! Ti sono mancata vero?”
dissi, mentre la accarezzavo.
“Eccoli! Sono tornati!” sentì da lontano la voce di Fly che richiamava all’attenzione
una mandria di gente. In pochi secondi mi ritrovai ad abbracciare Fly, Anna e
una Perry che mi era corsa in contro quasi urlando di felicità.
Anche Edge ricevette qualche
pacca sulla spalla di Heath e Matt, e li vidi iniziare a parlottare fra di loro. Abbracciate le ragazze spuntò
anche Deb e dietro di lei Jilly. Abbraccia anche loro e subito venni sommersa da un mucchio di domande.
“Come stai?” “Com’è Melbourne?”
“Sei stanca?” “Ti sei divertita?” “Hai fame?” “Tutto bene il viaggio di
ritorno?” “Ti siamo mancate vero?”….
Entrammo in casa e ci sedemmo
tutti intorno al tavolo, così mentre Jilly serviva la cena a tutti noi, Edge e
io raccontammo i particolari della gara e della festa di premiazione, omettendo
dettagli come il bacio oppure le domande “private” dei giornalisti,
curiosissimi.
Dopo cena Simmo ci trattenne
ancora un po’ in salone per chiederci cose più tecniche, ci ringraziò da parte
del responsabile della Solar per tutta la pubblicità, ci informò
di averci dato un punto bonus per uno sul tabellone e chiese a Edge come andava
con la matematica. Dopo il breve interrogatorio, ci lasciò andare.
Io ed
Edge ci fermammo davanti alla porta della mia camera, e ci guardammo per un po’,
prima seriamente e poi sorridendo.
“Allora da oggi ricomincia il
nostro amore clandestino?” mi chiese Edge, prendendomi la mano, fissandomi coi suoi occhi blu.
“Così pare… sembra che Ben
non abbia detto nulla a Simmo!” dissi io, allegra.
“Già… Pare che da domani i
nostri baci ricominceranno a essere rubati, qua e là.
Mi sono piaciuti questi giorni di libertà” disse,
stringendomi a se.
“Si, ma una relazione
clandestina è molto più eccitante” dissi,
maliziosamente.
Ci baciammo tenendo d’occhio
le scale e le porte delle camere. Alla fine Edge mi diede la buonanotte, e ognuno
si infilò in camera propria, silenziosamente.
Perry era già lì ad
aspettarmi, seduta sul letto in pigiama.
“Forza! Quanto tempo vi ci
vuole! Adesso mi devi raccontare ogni cosa… che avete combinato vuoi due? Vi
vedo molto diversi da qualche giorno fà. Devi dirmi tutto!”
disse, fissandomi. Richiusi la porta. Guardai per un attimo a terra e
pensai al modo più facile per dirgli cosa era accaduto.
Rimasi davanti alla porta
chiusa, respirai, e alla fine alzai la testa sorridendole.
“Oddio Perry! Non ce la facevo più, non vedevo l’ora di raccontartelo!” dissi.
“Raccontarmi cosa Bec?”
disse, spalancando gli occhi curiosa.
“Oddio Perry! Io e Edge, ieri
sera…” accennai, il resto della frase rimase sospeso.
“Cosa?
Ieri sera cosa?” disse, poi spalancò la bocca, come se avesse avuto un illuminazione. “Bec, non vorrai dirmi che tu e Edge…
oddio, è quello che stai cercando di dirmi??” domandò.
Feci si
con la testa, le parole mi erano morte in bocca. Andai verso il letto e Perry
continuava a fissarmi.
“Bec? Seriamente! Tu e Edge…
l’avete fatto?” mi domandò mentre mi sedevo vicino a
lei, e la guadavo arrossendo.
“Già, dopo la festa di
premiazione” dissi, piano piano.
“Ahhh!” strillò, gettandomi
le braccia al collo. Mi abbracciò e cominciò a cacciare grida. “Adesso mi devi
raccontare tutto!” disse, quasi in fibrillazione per quella notizia. “Allora…..”
cominciai a raccontare. Ad ogni parola sentivo un
tuffo al cuore, e rievocare quei dolci ricordi mi rese
ancora più felice.
Durante il resto della sera
gli raccontai quello che era successo, lei mi raccontò
che anche lei e Matt ne avevano parlato, il giorno prima, e che stavano
escogitando qualcosa per rimanere senza Deb, Simmo e Jilly tra i piedi. Chissà
quali piani segreti stavano architettando quei due?
La serata passò veloce, e
alla fine ci addormentammo tutte e due, e anche se mi mancarono le braccia di Edge, ero felice di essere di nuovo in quella che era
ormai la mia casa e dove c’erano tutte le persone più importanti per me.
Salve!
Dopo una settimana di pausa fra impegni qua e là, finalmente sono riuscita a
riportare Edge e Bec alla Solar!
Sono
stata davvero contenta che abbiate apprezzato il capitolo, grazie ai vostri
complimenti ValeninaeElisysiete sempre così gentili con me.
Mi date davvero voglia di scrivere e mettercela tutta.
Allora,
che dirvi: Elisy,
oddio, Kate si sposa? Non ne sapevo nulla? Ma per caso l’hai letto da qualche parte? Mi sono presa un
colpo °o°
Comunque grazie per i complimenti, sono felice che ti
abbia migliorato un po’ la giornata il capitolo precedente!
Valenina, spero che gli esami
siano andati bene! Ho incrociato le dita per te! Vado ogni giorno a vedere se
la tua FF è aggiornata, e bramo il nuovo capitolo! Sono d’accordo
con te, le foto sono davvero belle, ma credo di preferirla al naturale,
in stile “marino”!
Grazei per la recensione dello spoiler anche a te, rikyErupy, fammisapere che nepensi di
questi capitoli eh!
Ultima
cosa, se avete facebooksul mio profilo c’è il link della mia pagina,
aggiungetemi se volete! Mi farebbe davvero piacere J
Spero
che questo capitolo vi sia piaciuto! A prestissimo!
Capitolo 13 *** Giorno 11 Forse sono un po' gelosa... ***
GIORNO 11:
GIORNO 11: Forse sono un po’ gelosa…
Quella mattina mi sveglia
abbastanza presto, ma dato che sapevo che Edge si
sarebbe riposato invece di fare gli allenamenti uscì da sola con Lady per
andarmene un po’ in spiaggia a riflettere. Di surfare non mi andava proprio dato che solo due giorni prima avevo vinto una competizione,
e nemmeno di correre o fare pesi, perciò presi Lady e ci andammo a fare una
passeggiata rilassante in spiaggia.
Anche se era ancora un cucciolo
di poco più di un mese già facevo fatica a starle
appresso, così per un po’ la lasciai correre spensierata finché lei non si
adattò al mio ritmo lento e finimmo per camminare l’una affianco all’altra.
Mi sarebbe piaciuto fare una
visita a Joe, ma ero certa che l’avrei visto comunque
se fosse venuto a prendere Anna per qualche appuntamento, così rinunciai, e
continuammo a camminare ancora.
Di prima mattina la spiaggia
non è mai stata affollata, e anche quel giorno era
tutto tranquillo. Mentre camminavo notai da lontano un
gruppo di ragazze che erano sedute su degli scogli poco lontani da dove stavo
per passare io.
Inizialmente non le
riconobbi, poi mi resi conto che erano delle ragazze della mia scuola, e
guardando meglio riconobbi tre delle ragazze della classe accanto alla mia, e
un’altra che conoscevo di vista.
Mentre procedevo con Lady affianco vidi che mi guardavano e
quando ero a pochi metri da loro probabilmente mi riconobbero, così mi
chiamarono.
Mi avvicinai al gruppetto
tirandomi dietro Lady, e vidi che non mi ero sbagliata: c’èrano Jean, Cheyenne, Rose e la ragazza che conoscevo di vista.
“Ehi ciao ragazze come
state?” domandai sorridendo.
“Bec! Che
bella sorpresa, noi stiamo bene, tu piuttosto? Non ti abbiamo vista per niente
questi giorni a Blue Water, né a fare da bagnino, ne a
surfare, che fine hai fatto?” mi domandò Rose, la ragazza che delle tre
conoscevo meglio. Era una vecchia amica delle elementari, una ragazza simpatica
e allegra. Non mi dispiaceva fare quattro chiacchiere con lei.
“Non sono stata in città in
questi giorni, ero a Melbourne per una competizione, sono tornata ieri
pomeriggio!” risposi, allegramente.
“E
di chi è questo bel cagnolino?” mi domandò Jean mentre accarezzava Lady. Jean
era un’amica di Perry, io ci avevo parlato solo 3-4 volte quindi non ho mai
avuto una grande idea di lei, ma ci parlavo volentieri. Lei e Cheyenneerano due delle ragazze più
carine della loro classe, e stavano sempre insieme, da quando le avevo viste la
prima volta, erano un po’ come me e Perry.
“Lady, l’ho trovata la
settimana scorsa fra un mucchio di cartoni. Devono averla abbandonata, e non potevo lasciarla lì. L’ho portata alla Solar e l’ha adottata
la nostra allenatrice Deb, ma è sempre a casa con noi, e dato che sta mattina
non mi andava di uscire da sola l’ho portata con me!”
spiegai.
“Ah, Bec, non ti abbiamo
presentato Alice, lei è una matricola, sicuramente l’avrai
vista qualche volta in giro a scuola, è mia cugina! Alice lei è Bec, della classe vicina alla mia” ci presentòCheyenne. Strinsi la mano alla mia nuova amica Alice.
“Piacere! Ti ho visto qualche volta in giro effettivamente, non mi sei
nuova!” dissi allegra, salutandola. Era una ragazza molto carina, dai capelli
marroni e lunghi, la carnagione chiara e gli occhi scuri. Assomigliava
molto a sua cugina Cheyenne,
avevano la stessa bellezza.
Se non fosse
che avevo interessi e amici diversi dai loro, mi sarei creata qualcuno dei miei
complessi a frequentarle, erano tutte ragazze molto belle, abbastanza popolari,
e soprattutto piene di ragazzi. Probabilmente mi ero distaccata da Rose quando
eravamo entrate al liceo proprio perché io mi ero dedicata troppo al surf
entrando a far parte del gruppo di surfisti fissati, vale
a dire gli amici di mio fratello, mentre lei era diventata il terzo membro del
club di Jean e Cheyenne, e ora si era aggiunta
anche Alice. Erano tutte e quattro veramente belle, e per un periodo avevo
visto anche Matt e Heath interessato a quelle quattro, ma da quello che sentivo
dire in giro quelle ragazze si interessavano di più ai
ragazzi che stranamente non subivano il loro fascino. Comunque
non mi preoccupavano molto, non si facevano mai vedere in classe da noi. Rimasi
a fare una chiacchierata con loro un altro po’, e alla fine mi congedai. Si
erano fatte le 10 fra una cosa e l’altra e Edge doveva assolutamente ripassare
matematica. Le salutai, e mentre richiamavo Lady che nel mentre si era andata a
fare una corsetta, Jean mi domandò un’ultima cosa:
“Bec, scusa, pensi che se oggi pomeriggio passassimo troveremmo qualcuno lì da voi?”
riflettei un attimo sulla sua strana domanda. Che
dovevano venire a fare alla Solar? “Dipende chi cercate…” dissi, tranquilla.
“Avevamo bisogno di Perry,
dobbiamo parlare con lei, e poi Alice voleva conoscere voi della Solar…” mi
disse Rose.
Quella storia mi suonava
davvero strana. “Emh, oggi pomeriggio sono di turno da bagnini Fly e Heath,
perciò il resto del gruppo e a casa, e Perry deve aiutare Anna a studiare
quindi la trovate di certo, magari passate verso le 5. Va
bene per voi?” domandai. “Ma certo, più che
bene. Che fortuna averti incontrata! Allora ci vediamo oggi pomeriggio Bec, grazie!” mi disse Jean.
“Nulla, ciao allora! Ciao
Alice, è stato un piacere!” dissi, salutandola.
“Anche
per me Bec, a presto!” mi rispose la ragazza.
Mi assicurai di essere
seguita da Lady e tornai alla Solar pensierosa.
“Perry scusami, hai un attimo?”
domandai alla mia amica mentre lei finiva di rifarsi il letto.
“Certo! Dimmi pure…” disse. “Come mai secondo te Rose, Jane, Cheyenne e sua cugina Alice oggi vengono da noi a trovarti?”
domandai.
“No, non viene nessuno a trovarmi che mi risulti!” mi rispose.
“Le ho incontrate in spiaggia,
mi hanno salutata e mi hanno chiesto se oggi
pomeriggio avrebbero trovato noi ragazzi alla Solar, volevano venire…” dissi.
“Umh… aspetta, faccio una
telefonata e ti dico”. Disse, e si mise a comporre il numero di telefono sul
display.
“Io vado un attimo fuori al
balcone a raccogliere i panni”.
Mentre lei parlava finì di prendere le canottiere che avevo
steso e quando rientrai la vidi un po’ preoccupata.
“Allora?” domandai. “Allora…
sapevo che non era nulla di buono” disse, seria.
“Devi sapere che quel
gruppetto ultimamente è entrato in rivalità con un altro gruppo di ragazze
molto carine della scuola, e da quello che mi ha appena detto Mary, la compagna
di banco di Jane, pare che si siano sfidate
per decidere chi dei due gruppi fosse più popolaree avesse più successo.
Pare che vincerà il gruppo di
ragazze che riuscirà a conquistare per primo dei
ragazzi scelti appositamente per questa prova: diciamo che i ragazzi scelti
sono quelli che non hanno mai destato interesse per nessuna delle quattro…”
rimase lì a guardarmi, ma sinceramente non capivo cosa voleva dire, così
continuò.
“Bec, se vengono qui oggi è per Matt, Heath o Edge, ma ti vorrei far notare
che quelle ragazze sanno che Matt sta con me e Heath non è un ragazzo che “non
ha mai destato interesse per loro”, perciò, mi viene da pensare che vengano qui
per Edge. A meno che qualcuna non si sia presa una
bella cotta per Simmo mi pare l’unica possibilità logica…” disse, e finita la
frase cominciò a scrutarmi.
Rimasi lì a pensare a che
cosa avrei fatto se soltanto una di quelle 4 avesse provato a toccare il mio
ragazzo, o solo a provarci con lui. Ma alla fine, non
dissi nulla.
“Bec, hai capito? Potrebbero
provare ad abbindolare in qualche modo Edge! Ma hai
capito??” disse, per l’ennesima volta.
“Bhe, sai che ti dico, Bec è
cambiata, non mi faccio abbindolare da loro, Edge è mio e nessuno di loro lo
avrà, e so già come fare!” dissi. Perry sembrava perplessa.
“Diciamo che gli dimostrerò a
priori che io e Edge stiamo insieme, e che non c’è
speranza! Non sono più la Bec di due settimane fa, e lotterò per ciò che
voglio!” dissi. Mi sentivo pronta ad affrontare i
leoni per Edge, e così fu.
“Allora, hai capito tutti i
passaggi? Non è difficile, alla fine con un po’ di pratica si
impara no?” domandai a Edge.
Eravamo stesi sul prato a
ripassare matematica, Simmo e Deb erano fuori per fare
le loro commissioni, quindi eravamo liberi di fare quello che ci pareva.
“Umh, potrei imparare più
velocemente se avessi un qualche premio appena riesco a fare tutti i passaggi
per bene…” mi disse Edge baciandomi sulla guancia, poi mi si avvicinò all’orecchio
e disse “Oppure vuole lei un premio alla fine della lezione prof?” disse piano
baciandomi ancora la guancia.
Quando si comportava così mi faceva sentire strana, mi
mandava in autocombustione spontanea. Diciamo che se avessi potuto saltargli addosso l’avrei fatto, ma mi risparmiavo per l’arrivo di
quelle quattro conquistatrici da strapazzo.
Continuammo per un po’
matematica e per un po’ le carezze, ma a breve mi arrivò all’orecchio il vocio
sommesso di un gruppetto di ragazze che si avvicinava.
Sorrisi soddisfatta, e
guardai Edge che finiva matematica.
“Adesso avrai il tuo premio…”dissi,
allegra. Dato il fatto che avevo il cervello in tilt da un pezzo (e anche Edge,
e non per via solo della matematica) non feci in tempo a mettere via i libri che
ci ritrovammo distesi sul prato a baciarci.
Perry sapeva tutto quello che
doveva fare ed ero certa che avrebbe seguito le mie indicazioni alla lettera.
Mentre sentivo le mani di Edge sotto la maglietta, tesi l’orecchio e mi arrivò la
voce di Perry e altre voci che si avvicinavano.
Edge smise di baciarmi e mi
disse “Bec, e se Jilly ci vede?”.
“Jilly sta dentro casa a
cucinare da un pezzo a quest’ora, tranquillo… chissà quando ricapita che
manchino Simmo e Deb insieme!” dissi, guardandolo languidamente.
“Già, che mi preoccupo a fare”
disse e mi baciò.
Intanto la voce di Perry si
avvicinava sempre di più, insieme alle altre.
“Già, Edge ripassa spesso
matematica con Bec a quest’ora. Vi accompagno subito da loro, ecco venite, venite pure” diceva.
Continuai a baciare Edge, ma
guardavo il cespuglio da dove sarebbero sbucate con la coda dell’occhio.
Alle fine le sentì vicinissime. “Si si,
devono essere qui… Bec, siete qui?” disse, e poi comparve Perry facendo finta
di essere sorpresa appena ci trovo a baciarci.
“Ah, eccoli, ma guarda un po’,
pare che abbiano finito di fare matematica, e si siano
dedicati ad altro. Eh eh em…” disse, mentre comparivano le facce delle
quattro ragazze. Subito io e Edge ci staccammo e mi
misi in piedi.
“Ehi ciao! Alla fine siete
venute… scusatemi, io e Edge dovevamo studiare. Vi
serviva qualcosa?” dissi, mentre anche Edge si alzava visibilmente imbarazzato.
“Ah, no no, eravamo giusto
venute a trovare Perry per un salutino…” disse Jane.
“Già, già. Continuate pure a
fare quello che facevate, noi ce ne andiamo, scusateci”
disse Rose. Cheyenne si tirò via Perry e scomparirono
con Alice dietro.
Mi venne da ridere, ma mi trentenni
finché non mi accertai che se n’erano andate.
Alla fine scoppiai a ridere solo
a ricordare le loro facce. Edge mi guardò.
“Ma
che volevano??” disse, “Perché ci cercavano?”.
“Edge!!!
Bec!! La cena, forza! Muovetevi!” Jilly ci chiamò che
era pronto.
“Te lo
racconto questa sera, è lunga da spiegare!” dissi, e continuai a ridere.
Dopo cena io e Edge rimanemmo un po’ allungati sul mio letto mentre Perry era
giù a guardare la televisione con gli altri. Gli raccontai che cosa era
successo, e di quelle ragazze. Inizialmente non capì, poi anche lui scoppiò a
ridere.
“E
insomma, tu e Perry avevate architettato tutto!” disse, ridendo.
“Già, mi sembra ovvio.
Dovevano capire al volo le cose come stavano, e questo mi sembrava il metodo
migliore per tutto no?” dissi, cercando di essere seria.
“Si, allora bisogna farle
venire più spesso” disse lui baciandomi il collo.
“No, guarda, preferisco di no…”
dissi, guardandolo.
“Insomma adesso fai anche la
gelosa, eh!” disse.
“Non è che
sono gelosa, è che mi sembrava giusto dimostrargli che i ragazzi non sono
giocattoli per le loro scommesse infantili!” protestai.
“Umh, diciamo che allora ti
preoccupavi, magari di cosa avrei potuto dire io” disse.
“Perché,
tu che avresti detto? Sentiamo? Che le avresti risposto se una di quelle
quattro ti chiedeva un appuntamento?” dissi
innervosita.
“Umh… chissà, ci avrei
pensato su, magari l’altra era più carina!” disse, pensieroso.
“Ah, è così! Bene, e io che
mi ero preoccupata di levarle dai piedi!” dissi, arrabbiata.
“Ma
tanto tu non sei gelosa!” mi disse, serio.
“Ma
certo, guarda fai così, chiamale allora, e chiedigli di uscire, magari anche
questa sera, almeno sei contento!” dissi, alzandomi dal letto arrabbiata, per
andarmene.
Riuscì a fare si e no due passi che Edge mi afferrò il braccio e mi tirò
indietro, verso di sé. Non riuscì a protestare perché mi ritrovai fra le sue
braccia, che mi baciava tenendomi stretta a lui con forza. Sapevo che non avrei potuto andarmene da nessuna parte, anche se avessi
voluto. E poi non volevo.
Lo baciai anche io, e alla
fine ci staccammo, e anche se ero ancora arrabbiata non cercai di andarmene.
“Ancora arrabbiata?” mi
domandò scostandomi dalla faccia un ciuffo di capelli che mi ricadevo
sul viso, mentre ci sedevamo di nuovo sul letto.
“Umh… certe volte sei
terribile!” dissi, convinta cercando di sembrare offesa, anche se in realtà mi faceva piacere tutto quell’affetto.
“Bec, quelle quattro messe
insieme non arrivano a essere belle, intelligenti,
spiritose, dolci, e fantastiche come te, nemmeno fra un milione di anni! E
nemmeno se inventassero un’altra Bec ti cambierei! Con
nessuna ragazza al mondo!” disse, guardandomi serio, dritto negli occhi. Alla
fine mi arresi.
“Umh… forse sono un po’
gelosa…” dissi, arrossendo, guardando per terra.
“Forse?” mi domandò
sorridendo.
“Già, lo sono, e nemmeno
poco, direi!”.
“Ti amo Bec!”.
“Anche
io ti amo. Sono dannatemene innamorata di te” dissi.
Sorrise, vittorioso.
Ok, ok,
questo capitolo è un po’ una schifezza, ma che dirvi… oggi è ricominciata la
scuola, e sono tornata sconvolta e con 7 pagine di filosofia.
Perdonatemi,
ma non sono riuscita a fare di meglio.
E a voi
la scuola? Il lavoro? Qualsiasi cosa, come vi vanno??
Fatemi
sapere!! Soprattutto Valenina, tutto
apposto con gli esami di riparazione ?? Fammi sapere!
Un bacio
anche aElisy,
e aspetto i commenti di rikyErupy.
Capitolo 14 *** Giorni 12, 13, 14 : Edge era nel mio presente ***
GIORNI 12,13,14 : Edge era nel mio presente
GIORNI 12,13,14 : Edge era nel mio presente
Durante gli ultimi tre giorni
di vacanza non successe nulla di molto interessante. Erano tutti molto agitati
per le carenze che dovevano recuperare, e nessuno era
certo fino in fondo di aver capito ogni cosa. Passammo il venerdì in gruppetti
da due o da tre a fare ripasso delle materie difficili, e ogni tanto, quando
Deb o Simmo ci lasciavano riposare un po’ ce ne stavamo in acqua a rilassarci.
Io ed
Edge passammo la mattina fra equazioni e frazioni, radici quadrate e potenze, e
cercai di non distrarmi e di non distarlo col mio comportamento.
Probabilmente quella
settimana in cui erano successe tutte quelle cose era
trascorsa troppo veloce, ugualmente la settimana prima.
Il pomeriggio, dopo una breve
riunione con Deb e Simmo, che ci informarono di aver
detratto responsabilità durante la nostra giornata, a partire dal lunedì
successivo, data l’intensività dell’allenamento che ci aspettava, e Jilly ci
disse che avrebbe pensato lei alle faccende principali, decidemmo di fare una
passeggiata tutti insieme per discutere dell’organizzazione dell’ultimo mese di
scuola, e delle ultime settimane della nostra convivenza insieme.
L’argomento mi spaventò, e
forse fu la prima volta che presi coscienza che tutto
questo stava per finire. Mentre passeggiavamo mano nella mano, io e Edge ci guardammo, probabilmente pensando entrambi al momento
successivo alla vittoria di due, e alla sconfitta di tutti gli altri.
Abbassai lo sguardo e
continuai a camminare, pensando che dopotutto la vita và
avanti e che non poteva essere per sempre così bello.
Durante la notte non riuscì a
pensare ad altro, se non al fatto che ormai mancava così poco alla finale, e
che dopo sarebbe cambiato tutto, sarebbe stato tutto
diverso.
Mi girai e rigirai nel letto,
ascoltavo il respiro lento della mia migliore amica, che dormiva, e alla fine scesi in giardino, a prendere un po’ d’aria.
Incontrai Anna,
intenta a trafficare in cucina con un bicchiere di succo d’arancia.
“Ehi, non ti ha mai detto
nessuno che il succo d’arancia fa male dopo cena, non è facile da digerire!”
dissi, entrando.
“Ehi, Bec… già hai ragione,
ma avevo sete… anche tu non riesci a dormire?” .
“Già, stavo ripensando al
lungo discorso di oggi pomeriggio… mi sembra così
surreale tutto ciò. Forse in un certo senso una parte di me aveva cominciato a
sperare che tutto questo non finisse mai più, e invece a
quanto pare anche le cose più belle non sono infinite. E tu?” le domandai, incuriosita dalla sua insonnia.
“Umh. Una cosa del genere, sto
pensando a come sarà tornare in Germania, tornare dalla mia famiglia, chissà
quante cose sono cambiate, e chissà quante cose mi mancheranno qui, che non
potrò più vedere…” sorrise, tristemente. Era veramente triste, con uno sguardo
velato quasi dalle lacrime. Non avevo mai visto Anna piangere, e forse non la rivedrò
mai più piangere, ma quella sera scoppiò a piangere.
“Parli di mio fratello?”
dissi, cominciando a capirla, dopotutto non era così diversa da me, e come ogni
altra persona innamorata si preoccupava del futuro.
“Si, ma non solo di quello Bec….” Si appoggiò alla mia spalla, continuando a
piangere. Era veramente triste, e sicuramente si vergognava di farsi vedere
così abbattuta, ma certe volte non ci si può fare
nulla.
“Sai, tutti voi, siete la mia nuova famiglia. Mi mancherete. E mi mancherà l’Australia, il clima, la cordialità della
gente, le belle spiagge, tutto, proprio tutto. Ma so
già pensando al peggio, anche se manca ancora un mese. Che
stupida che sono…” disse, fra un singhiozzo e l’altro.
Quella notte mi sembrò lunga,
molto lunga. Rimasi con lei, e parlammo a lungo. Le chiesi cosa prevedeva per
il futuro, come pensava di fare dopo gli esami, e se non fosse entrata nel
circuito, dove pensava di andare nel caso in Germania non volesse
più tornare, e soprattutto parlammo di Joe.
Sapevo che Anna amava davvero
mio fratello, ma quella sera me lo confermò, più di qualsiasi altra cosa. Disse
che non voleva lasciarlo, che la lontananza gli avrebbe fatto troppo male, e
che non riusciva nemmeno a pensare all’idea di perderlo.
Alla fine, dopo qualche ora a
parlare decidemmo di tornare a letto. Anna mi ringraziò per averla ascoltata e
mi pregò di non dire nulla a Joe ne agli altri.
Accettai di non farne parola con nessuno e la accompagnai in camera. Tornai a
letto anche io e mi addormentai.
Il sabato non vidi Edge per
tutta la giornata. La mattina ero di turno alla spiaggia come bagnina, con Matt, e il pomeriggio si svolsero le prove di
matematica, storia e altre materie per vedere se le lacune erano state
recuperate. Pensai tutto il pomeriggio a lui, ma sapevo che sarebbe andato
tutto bene, avevamo studiato moltissimo, e Edge è uno
che ce la mette sempre tutta in quello che fa.
La sera parlammo un po’ e mi
raccontò che era stato un test facile, che era sicuro che fosse andato bene e
che anche gli altri erano tranquilli.
Lo abbracciai e gli dissi che
ero fiera di lui, e che non dubitavo assolutamente sui risultati del test. Rimassimo un po’ a coccolarci sugli scogli della spiaggia,
poi quando il sole era del tutto sparito, per lasciare il posto a dolci raggi
di luna bianchi, che attraversavano il mare, tornammo alla Solar. Anche quella sera era tutto tranquillo, anche il penultimo
giorno delle vacanze era passato.
Mi chiesi spesso come mai il
tempo certe volte sembra non passare mai, e invece certe altre sembra correre via da te, veloce, sempre più veloce, fugge,
e tu lo insegui, gli corri dietro, e chiedi altro tempo, ma lui se ne và, e tu
non lo raggiungi mai.
Era stata più o meno così
quella settimana, e lo stesso per quella prima: una corsa col tempo, cercando di
non sprecare un minuto.
Il bacio in palestra, la
dichiarazione, l’isola, la tenda, il torneo, la vittoria, la nostra notte
d’amore, il ritorno alla Solar, la piccola Lady, gli esami, il continuo fuggire
dagli occhi indiscreti degli allenatori, le ripetizioni, i baci rubati qua e
là, tutto mi ritornava alla mente come un fiume di ricordi in piena, e sembrava
tutto un lungo sogno, una fantasia irreale e distorta, lontana.
Mi scosse un brivido,
respirai, mi convinsi: era tutto vero, era stato tutto reale, e ogni cosa era
stata bella per quello che era stata, non volevo che qualcosa fosse stato
diverso, per una volta non volevo cambiare nulla ne di
me ne dei fatti che mi erano accaduti.
La mattina dopo, la domenica,
passò l’ansia degli esami, e con la consapevolezza che quello era davvero
l’ultimo giorno di vacanza della nostra vita alla Solar, ognuno di noi cercò di
sorridere, ma in fondo eravamo tutti tesi e tristi. Andammo a fare surf per
tutta la mattinata, e lontano da Simmo e Deb, che per una volta ci avevano lasciati liberi, ci lasciammo andare alle nostre
emozioni. Decidemmo che la sera saremmo andati a mangiare tutti
insieme in una pizzeria molto carina.
Passammo il pomeriggio a preparaci, per essere davvero carine, e ognuno di noi fece
del suo meglio, sia per i ragazzi che per noi stesse… ognuna di noi voleva
chiudere quelle due settimane in bellezza, dopotutto!
La serata
trascorse tranquilla e ognuno si
rilassò. Ridemmo e scherzammo cercando di buttarci alle spalle gli altri
pensieri che impertinenti, ogni tanto tornavano da noi
e ci balzavano dietro alle spalle a tradimento, e fra una risata e un sospiro
ognuno di noi si rincuorò un pochino.
Durante il tragitto per il
ritorno di dividemmo, Fly e Heath andarono veloci a
casa con Matt e Perry, dato che volevano dormire il più possibile per il giorno
dopo, Anna e Joe presero una strada diversa dato che Anna voleva accompagnare
Joe a casa, così io ed Edge rimanemmo soli, e optammo per passare sulla
spiaggia, dato che di notte era tranquilla, e poi perché volevamo passeggiare
un po’ insieme.
“Allora, ti sei divertita
tesoro?” mi disse, mentre mi stringeva la mano tra le sue.
“Già, è impossibile non
divertirsi quando siamo tutti insieme” dissi allegra.
“Umh, è vero… peccato che
queste serate siano così poco frequenti nelle agende di Deb e Simmo!” disse,
sorridendo.
“Ce ne saranno altre vero? Anche dopo la Solar Blue, dopo la vittoria di qualcuno di
noi, ce ne saranno molte altre, no?” dissi, stringendolo. Ecco, il dolore mi
tornava su, crudo e freddo come una pietra nello stomaco.
“Penso di si
Bec, lo spero con tutto il cuore. Noi ce la metteremo tutta
no?” disse, cercando di consolarmi, stringendomi.
“Si” dissi, con voce flebile,
respirando forte quell’odore marino misto al profumo
della pelle del mio Edge.
“Andrà tutto bene, anche dopo
la Solar, qualsiasi cosa succeda!” dissi, convincendomi.
Edge sciolse l’abbraccio e mi
prese per mano, portandomi sulla casetta di legno sull’acqua dove si era
dichiarato, due settimane prima.
“Bec, ascoltami, voglio che
tu mi faccia una promessa. Facciamo una Yubikiri, una
promessa inviolabile in giapponese.
Promettiamoci che qualunque cosa succederà, che vinca tu oppure io, che se la
vita ci dividerà, se non tutto andrà bene e se gli
eventi non ci aiuteranno, un giorno, un giorno qualsiasi, ci ritroveremo ancora
qui e ci ameremo ancora. Qualsiasi cosa succeda, se
anche fosse fra molti anni, un giorno ci ritroveremo qui, ci guarderemo e ci
ameremo ancora…” disse, accarezzandomi.
“Te lo prometto Edge…” dissi,
guardandolo fisso, sforzandomi di sorridere. Dopotutto sapevamo entrambi che sarebbero cambiate molte cose, anzi tutte le cose della
nostra vita, dopo la finale, e Edge stava cercando di darci delle sicurezze lo
stesso.
Lo vidi infilare le mani in
tasca alla sua felpa e tirarne fuori qualcosa. Guardai verso la luce della luna
che illuminava quel poco che si vedeva, e riconobbi i contorni di un piccolo
pacchettino.
“Apri la scatola Bec, questo
è per te” mi disse, porgendomi la scatolina.
Presi il piccolo pacchettino
dalle sue mani, e lo guardai. “Cos’è?” domandai.
“Apri, e vedrai…” disse,
convincente.
Scartai piano piano il pacchettino, aprì lentamente il coperchio e tirai
fuori il contenuto con cura.
Era una collana con un
ciondolo a forma di cuore, lo guardai bene e sorrisi.
“È bellissima Edge, davvero,
è la cosa più bella che qualcuno mi abbia mai
regalato. Ti ringrazio, mi piace tantissimo!” dissi,
sorridendo.
“Aprilo, apri
il ciondolo” disse, soddisfatto.
Curiosa mi resi
conto guardando meglio che effettivamente poteva aprirsi. Allora feci scattare
la piccola estremità ad un lato, e aprì il cuore che rivelò di
essere vuoto dentro. Guardai la prima e la seconda facciata, c’èrano
delle piccole scritte, cercai di leggere. “Rebecca”e“Dean”, la prima a destra, la
seconda a sinistra.
“Oddio, è bellissimo. Ci hai
fatto scrivere i nostri nomi dentro… grazie, Edge, lo metterò subito, e lo
porterò sempre con me. Ti adoro!” dissi.
Edge mi mise al collo il
ciondolo, e mi guardò. “Almeno porterai con te sempre anche un pezzettino di
me. E quando ti sentirai sola, aprilo, e ti ricorderai che non sei mai sola, amore mio. Ricordati che ti amo, e nessuno cambierà
mai tutto ciò. Rebecca Sanderson ti amo, ti amo
tantissimo” mi disse, baciandomi la fronte.
“Per me è lo stesso. Ti prego, non dimenticarlo mai” dissi.
Si concluse
così anche l’ultimo giorno delle vacanze più belle della mia vita, di giorni
che non dimenticherò mai e che porterò per sempre dentro di me.
Guardai riflessa la luna
all’orizzonte, strinsi più forte a me Edge, e sorrisi, dopotutto la finale era
ancora nel mio futuro, ma Edge era nel mio presente.
“Ci saranno ancora moltissimi
giorni di noi, quindi dobbiamo essere felici” dissi.
Quella notte il cielo era
pieno di stelle, e mi sembrava che brillassero tutte per noi, e il riflesso
della luna sull’acqua era ancora più bello di sempre.
Dopo un mese di pausa e anche di più,
sono tornata. Bhè, non sono morta, insomma!! ^^
Purtroppo è solo ricominciata la scuola,
e l’estate è lentamente scivolata via trascinandosi l’autunno, è iniziato
Ottobre. Spero che continuerete tutte a seguire l’epilogo
della storia. Ormai siamo vicini alla fine, e spero che non vi deluderà.
Un abbraccio, e a presto, spero… Ciao!
Capitolo 15 *** QUALCHE TEMPO DOPO - I sommersi e i salvati ***
QUALCHE MESE DOPO: I sommersi e i salvati
QUALCHE MESE DOPO: I sommersi e i
salvati
Tutti i fatti che vi ho raccontato sono i ricordi più belli che ho dei giorni
passati alla Solar Blue. In un certo senso però ho anche odiato la Solar,
perché mi ha resa così felice e poi mi ha cacciata via, senza nemmeno darmi la
possibilità di scegliere, perché il mio anno era finito.
Al rientro dalle vacanze
rimaneva più o meno un mese di studio prima degli esami finali, e questo portò
una serie di situazioni drammatiche (Heath non era sicuro di passare gli esami,
né di avere il minimo sufficiente del punteggio per accedere alla finale),
situazioni di incongruenze e causate dallo stress, e
soprattutto pochissimo tempo libero per tutti noi. Quelli che Simmo chiamava i “vostri focosi bollori” si erano via via andati
spegnendo dato il carico di allenamento insopportabile e la situazione pian
piano si era fatta sempre più dura.
Alla fine erano arrivati gli
esami, e tutti (compreso Heath anche se con il minimo indispensabile del
punteggio e grazie ad una monetina) avevamo alla fine passato
anche quell’incombenza.
E dopo tanto attendere, tanto
faticare e impegnarsi era alla fine arrivato anche il
giorno più spaventoso e atteso di tutti i mesi passati insieme: la finale.
Ricordo poco di quel giorno,
so solo che l’ansia mi divorò e che durante tutto il giorno l’agitazione fece
da padrona.
La gara andò piuttosto bene,
e non solo per me, ma per tutti noi… E la sera che ci comunicarono i risultati
finali non sapevo proprio cosa aspettarmi.
Gli ultimi momenti prima
della premiazione furono terribili: sudavo freddo, avevo il cuore a mille, mi
venivano delle crisi mentali e non riuscivo a stare ferma.
Alla fine, con sollievo di
tutti, uno dei direttori della Solar salì sul palco per informare tutti dei
vincitori della Solar Blue di quell’anno.
Quando dissero
i loro nomi da una parte tirai un sospiro di sollievo pensando che comunque era
finalmente finita anche quell’esperienza, ma dall’altra sentì in un attimo
scorrere via speranze e sogni.
“I vincitori di quest’anno
della Solar Blue sono Fly Watson e Dean Edgly!” e così Simmo chiuse un altro
capitolo della mia vita, lo stesso che aveva aperto quando
mi aveva definitivamente chiamato per farmi firmare il contratto con la Solar,
solo un’anno prima.
Già quella sera stessa
sentivo che qualcosa stava per cambiare, che non sarebbe andato più tutto bene,
perché dopotutto ogni cosa a suo tempo terminava portandosi via ricordi ed
eventi, e anche questa volta non si faceva eccezione.
Una settimana dopo Edge partì per il circuito professionale, dove lo
aspettavano una serie di gare in competizioni con cui avrebbe dovuto “farsi le
ossa!” a detta di Simmo, ma che io sapevo essere un biglietto di sola andata
verso una carriera splendente e piena di fama, consensi e vittorie.
Il giorno che partì mi sentì
una vera e propria fallita. Lui era arrivato come un campione, con la fama di
chi ha già un futuro scritto, ancora prima di nascere. Io ero sempre stata lì,
in quel piccolo quartiere di Sidney, c’èro già da prima che lui arrivasse, e lì
sarei rimasta. Quell’ aereo
non era per me.
Ricordo che
piansi, che gli promisi che lo avrei chiamato, che non si sarebbe liberato di
me, e che ci saremmo rivisti presto.
Non sapevo che ci aspettava tutt’altro destino.
Lo lasciai salire su
quell’aereo, ma prima lo baciai e gli dissi che lo amavo, e che volevo vederlo
realizzato e pienamente protagonista del suo sogno di surfista professionista.
Non sapevo che quel giorno
sarebbe stata l’ultima volta che avrei visto Edge ,
prima di molto molto tempo.
Gli eventi che seguirono
furono rapidi. Edge divenne il centro dell’attenzione dei
media. Riuscì a parlare con lui per i primi 3-4 mesi solo al telefono.
Era in giro per il mondo: Africa, Sud America, Hawaii, addirittura Europa.
Alla fine un giorno mi
rispose la sua coach personale, e fu il giorno
che il mondo per me cambiò per sempre.
“Pronto, Edge! Sono Bec!” dissi.
“Non sono il signor Dean.
Sono la sua personal coach, Sharon! E cercavo proprio di parlare con lei, se non sbaglio
lei è la signorina Rebecca, quella che chiama sempre
per distrarre Dean! Bene, le deve essere chiara una cosa: Edge non vuole più
sentirla, ne avere nulla a che fare con lei! Mi ha
detto di riferirle di no chiamare più questo numero,
anche perché fra un po’ sarà disattivato. Il signorino Dean non deve e non
vuole essere disturbato da nessuno, e ha deciso di mettere al primo posto di ogni cosa il surf, perciò non ha più tempo per lei. Non
lo cerchi più e vedrà che lui non sarà più distratto e avrà una magnifica
carriera! Non è questo che vuole?” disse la voce della donna che così
crudelmente mi tagliò fuori dalla vita dell’unico
ragazzo che io abbia mai amato.
“Ma lei ne
è sicura?” domandai tremante.
“Certo! Per quale motivo
secondo lei lui non risponde più alle sue chiamate, ne ai
messaggi e mi ha fatto rispondere adesso? Logico, è stufo di lei! Pensa che
ormai i vostri flirt da ragazzini siano acqua passata e che sia per lui che per
te sia ora di andare avanti! Mi dispiace, ma Dean deve concentrarsi sul surf!” sentenziò senza scrupoli.
“Allora grazie. Riferisca ala
signor Edge che questa sarà la mia ultima chiamata…
arrivederci” dissi, scossa e con voce rotta, e subito riattaccai.
Passarono da quella
telefonata quasi 5 mesi. Per il primi 2 rimasi in stato di shock chiedendomi
che cosa avessi fatti di male per meritarmi un simile dolore,
e alla fine decisi di andare avanti. Alleai per il primo mese una banda
di ragazzini rompiscatole e immaturi che erano il nuovo gruppo di Simmo alla
Solar, ma alla fine, 4 mesi dopo mi arrivò la risposta dall’ università
di biologia marina, per comunicarmi che mi avevano presa.
E quello non fù l’unico
evento lieto che mi risollevò man mano la vita.
Una sera Anna e Joe, entrambi
ancora felicemente innamorati, portarono me e il resto della famiglia ad un
ristorante, per comunicarci la più grande notizia che
si possa ricevere, e che ci rese felicissimi.
Anna viveva stabilmente a
Sidney, si era specializzata come istruttrice di Kite-surf, mentre Joe aveva
trovato impiego come vicedirettore di un negozio di articoli
da surf, e così erano andati a vivere insieme, in un piccolo appartamento non
lontano da quello mio e di mamma e papà.
Quella
sera, più felici e sorridenti che mai ci comunicarono la notizia: “Mamma, papà,
Bec, Ben, io e Anna abbiamo preso una decisione: vogliamo sposarci a Maggio
dell’anno prossimo”. Inizialmente
fummo tutti sorpresi da tanta ansia e da tutta quella fretta, ma la spiegazione
ci arrivò subito: “Sappiamo che sembra presto, e che forse è un po’ prematuro, ma Anna vuole vivere qui, io voglio averla sempre
affianco, e voglio che il nostro bambino nasca qui in Australia!” disse Joe
serio.
Rimanemmo stupiti! Joe stava
per diventare padre! Anna aspettava un bambino!
I miei ascoltarono i progetti
di Joe, le decisioni che avevano preso e anche quello che pensavano
i genitori di Anna. Erano entrambi maturi, e si amavano e così non ci furono
impedimenti.
Si sposarono in Germania, per
conoscere la famiglia di Anna, e per un desiderio su
personale. Mi piacque molto visitare l’Europa, e il clima che ci avvolse in
quei giorni era di festa e di felicità.
Alla fine tornammo a Sidney,
e piani piano tornammo alla vita di sempre. La pancia di Anna cresceva, e con la sua creatura anche la nostra
ansia ed emozione diventava sempre più grande.
Io inizia
l’università e così divisi la mia vita fra l’aiuto che potevo dare a mio
fratello e sua moglie, e lo studio. Certi giorni mi sentivo sola. Terribilmente
sola. Alti però mi rendevo conto di avere una vita piena, felice e con le
persone a me care affianco.
Alla fine arrivarono i
risultati dell’ecografia del 5 mesi di Anna,il desiderio segreto che solo a me Anna aveva
svelato era stato esaudito: aspettava una bambina!
Gli ultimi mesi sembravano
non passare più e giorno dopo giorno si faceva più dura fra lo studio e le cose
da fare, ma ero comunque felice: era in arrivo un
angioletto, all’università mi davo parecchio da fare e mi sentivo soddisfatta
dell’andamento delle cose, e da come dicevano i giornali la carriera del super
talentuoso Dean Edgly andava a gonfie vele.
Alla fine, dopo nove lunghi
mesi di attesa per Anna, Joe e per tutti noi,
finalmente arrivò da noi quel piccolo batuffolino bianco, che fu una gioia immensa.
“Ciao Nivose, ben arrivata,
la tua mamma e il tuo papà sono qui con te!” disse
Anna appena la vide.
E così arrivò la piccola
Nivose, un nome che le stava a pennello dato che era
nata mentre nevicava ed era bianca come la neve.
Due anni più tardi arrivò
anche il giorno della mia laurea, e con essa
finalmente l’inizio del mio lavoro come biologa marina, nella barriera
corallina.
Certo, avevo una nipotina
splendida, un bel lavoro, un sacco di persone che amavo attorno, e tanti
impegni che mi tenevano occupata, ma mi mancava sempre qualcosa. Qualcosa che
non poteva essere sostituito ne cambiato in nessun modo: volevo riavere Edge.
Tenei il ciondolo a forma di
cuore e spesso andai alla capannina di legno, dove anni prima si era
dichiarato, magari sperando di trovarlo lì per dirmi che mi amava ancora e che
non mi avrebbe lasciato mai più, ma ogni volta alla capannina c’èro solo io in
compagnia di qualche gabbiano, e c’èra sempre solo un mare di lacrime a
caratterizzare le mie visite sempre più saltuarie in quel luogo tanto bello
quanto inevitabilmente doloroso.
Un giorno ci andai, decisa ad
abbandonare al mare il ciondolo che tanto mi aveva tenuta legata a lui, e che
tanto spesso avevo guardato e stretto sperando in una qualche risposta o
consolazione.
Avevo tenuto quel ciondolo
anche durante il tempo in cui avevo avuto altre
relazioni, nel periodo dell’università e anche successivamente, e ognuna di
loro era lentamente naufragata. Il confronto con Edge era troppo forte, e ogni
uomo che frequentavo ne usciva sconfitto.
Il giorno che andai a gettare
definitivamente via quell’ultimo ricordo che mi teneva legata a lui, come se in
un certo senso qualcuno lo avesse saputo e voleva impedirlo, arrivò la
chiamata.
Lo ricordo
ancora bene: ero sugli scogli, ancora una volta guardavo il ciondolo e quello
che c’èra intagliato dentro: “Rebecca”e“Dean”.
Volevo gettare quel maledetto pendente fra le onde, così
finalmente avrei chiuso col passato, ma le mie braccia non avevano il coraggio
di farlo.
Squillò il telefono. Mi rimisi in fretta la collana al collo, e
afferrai il cellulare.
Il display diceva “Perry”. Era almeno dall’anno
prima che non la sentivo.
“Pronto?” dissi.
“Bec!! Sono Perry!” rispose.
“Tesoro! Come stai??” domandai, felice di
sentirla.
“Tutto bene!!Anzi
benissimo! Tu invece?” mi chiese.
“Bene, bene… al lavoro la solita noia, a casa
tutti bene, e Nivose sta diventando grande… al solito! Tu? A cosa devo al telefonata?” chiesi.
“Bhè, volevo che tu fossi la prima a
saperlo! Bec… oddio, che emozione! Ok…” disse elettrica.
“Ok Perry, respira! Respira e dimmi tutto!” feci io.
“Fiuuuu…. Ok, arriva il notizione: Bec, io e Matt ci sposiamo!!” disse tutto d’un fiato.
Rimasi accigliata! La mia migliore amica si sposava! Ma era una notizia meravigliosa! E
la sentivo così felice!
“Bec! Ti rendi conto!! Dimmi qualcosa!!!” disse lei.
“Perry! Questo è semplicemente magnifico!!
Io sono felicissima per voi due! Raccontami come te lo
ha chiesto, che ti ha detto! Dimmi tutto!” quasi stavo strillando.
Per Perry le mie domande furono quasi un
intervista: mi raccontò per filo e per segno di come Matt l’aveva
portata a cena su un lussuosissimo yatch, che avevano cenato insieme, e che
alla fine lui alla luce della luna le aveva fatto la proposta.
Rimasi intontita da tutto quel romanticismo, e da tutta la felicità di Perry. Alla fine del racconto le dissi
che era tutto fantastico, e che volevo essere la sue
testimone, se era d’accordo.
“Certo scema! Te lo avrei detto ora io!” disse,
allegra.
“Wow! Allora benissimo! E dimmi, a quando
è fissata la data?” domandai.
“Fra un mese e mezzo. Vogliamo fare in fretta, perché appena la
casa dove volevamo andareconvivere sarà pronta vorremmo andarci ad abitare, e sinceramente
sono convinta al 100% di questa decisione, quindi non voglio indugiare oltre.
Va bene per te no?” disse.
“Certo! Benissimo!” dissi, sapendo che ero libera per quel
periodo.
“Ti farò sapere di preciso la data! Appena la saprò anche io”
disse felice.
“Perry, scusami, ma chi è il testimone di Matt?” domandai
incuriosita.
“Eh eh… già il
testimone di Matt!” disse Perry cambiando voce.
“E poi scusa, chi ci sarà oltre me?”
domandai ancora più incuriosita.
“Emhhh… bhè, logico, Anna e Joe, Heath e
Fly, e poi Simmo, Jilly, Deb… emh, bhè, i miei nonni, i parenti, Edge…. E tane
altre persone…!” disse un po’ imbarazzata.
Ebbi un tuffo al cuore. Edge. Già, Edge.
“Bec, ci sei?” domandò.
“Ah, si, sono qui… tutto bene. E chi è il
testimone di Matt? Perché non me lo dici?” domandai
insistente.
“Bec… non te la prendere, non dipende da me ma da Matt, e lo sai
che lui non sta a farsi i problemi circa certe cose…
ha voluto a tutti i costi Edge come testimone, e lui ha accettato. Sarà anche
lui al matrimonio Bec” disse alla fine arresasi al
fatto di non poter nascondere le cose per quelle che erano.
“Va bene Perry, tranquilla và bene.
Scusami ma ora devo lasciarti perché la batteria del cellulare si sta per
scaricare e devo andare a casa che si sta facendo notte, e sono ancora sugli
scogli in spiaggia. Ci sentiamo presto però e cerca di farmi sapere la data appena
puoi così mi organizzo con il lavoro, e per il resto degli impegni!” dissi, scossa ma con voce ferma.
“Va bene tesoro, va bene! Allora, bhè, mi
ha fatto piacere risentirti, e spero che per te tutto ciò non sia un problema!”
disse seria.
“Stai tranquilla Perry, và tutto bene,
giuro, và tutto bene. Nulla rovinerà il tuo matrimonio, e io ci sarò perché
voglio vedere la mia migliore amica che si sposa, e nulla si fermerà!” dissi.
“Grazie Bec! Sapevo che avresti capito! Ti adoro!”
disse serena.
“Ma è logico tesoro! Fammi sapere al più
presto allora eh!” risposi.
“Certo certo. A prestissimo! Un bacione Bec!!
Ti voglio bene!”.
“ Anche io Perry. Aspetterò tue notizie.
Un bacio” e riattaccai.
Rimasi un po’ a fissare il cellulare,
riflettendo sulle parole di Perry, e alla fine lo infilai di fretta in
tasca.
Stava succedendo
tutto troppo in fretta. Stavo per rivedere Edge. Dopo quasi 5 anni dall’ultima
volta che l’avevo sentito, dall’ultima volta che gli
avevo detto che lo amavo… Sembrava un’eternità, e invece mi ritornò tutto in
mente troppo in fretta.
A
quanto pare quel
ciondolo aveva stretto un legame troppo forte tra noi due, impossibile da
spezzare. Respirai a fondo. Insomma le emozioni mi travolsero. Ero in balia dei
ricordi. Tirai fuori dalla mente ogni segreta
emozione, e ogni ricordo.
Non c’èrano più
ricordi sommersi, e ricordi salvati. C’èra solo il
fatto che lo avrei rivisto, e sapevo che per me sarebbe stata una prova dura,
ma che in qualche modo mi avrebbe aiutata a
dimenticare per sempre o a capire che era ora di dire basta ai ricordi
dell’adolescenza che ormai erano solo frammenti di una vita che non sarebbe
tornata più.
L’avrei rivisto e
affrontato: non era più tempo di piangersi addosso. Lui era un atleta famoso e
stimato. Io una donna in carriera e nel suo piccolo felice.
Saremmo
stati solo noi, anche
5 anni dopo. E quello che ci aspettava sarebbe stato
tutto da vedere. Ma se quella era la mia seconda
chance me la sarei giocata tutta fino alla fine.
Non ero più una
vinta e lui un vincitore, non era più un salvato e io una sommersa. Eravamo
solo noi due, e questa volta sarebbe stato diverso: avrei ripreso
definitivamente il mano il mio sogno oppure lo avrei
abbandonato per sempre.
Capitolo 16 *** CAPITOLO 16: Welcome To NewCastle! Ovvero ***
CAPITOLO FINALE:
CAPITOLO 16:
Welcome to NewCastle! Ovvero “Perry che dici?”.
“Nivose,
mi raccomando allacciati bene la cintura perché sennò arriva l’hostess e ti
sgrida, le brave bambine portano sempre la cintura”.
“Si Bec, ma mi stringe un sacco!”.
“Aspetta
che te la allargo bene….. ecco, va meglio adesso??”.
“Sisi,
grazie. Ti voglio bene. Posso avere una caramella? Fra quanto
partiamo?”.
“Ecco,
subito. La vuoi al limone o alla fragola?”.
“Fragola
grazie. Ci vuole tanto per arrivare, io avrei caldo”.
“No,
no, con un oretta arriviamo, intanto tu gioca un po’
con il Nintendo, oppure se ti và ho portato i colori a pastello. Fai un bel
disegno, così poi lo regali a zia Perry!”.
“Ok,
allora prendo i fogli. Grazie Bec. Mi apri la scatola?”.
“Ecco
qui Niv, allora fa un bel disegno”.
‘IL VOLO NUMERO 3459 PROVENIENTE DA SYDNEY, DIRETTO A
NEWCASTLE PARTIRA’ FRA 3 MINUTI. SI PREGANO I GENTILI VIAGGIATORI DI
ALLACCIARSI LE CINTURE E RIMANERE SEDUTI”.
“Ok
Nivose, stiamo per partire… adesso se guardi il finestrino ogni figura si fa più
piccola”.
“Umh…
quando partiamo allora guardo”.
Finalmente
Perry mi aveva chiamata, per dirmi che si sarebbe sposata il 15 novembre, quasi
in estate, e aveva deciso di sposarsi dove abitava adesso con Matt, in un
piccolo quartiere di New Castle, a Reddish Area, una zona sul mare. Mi disse
che però preferiva che io arrivassi prima per aiutarla con l’organizzazione
della cerimonia e per le prove. Dato che non aveva sorelle e voleva un parere
fidato mi disse di arrivare almeno il 12. Così la mattina del 12 novembre, fra
un sole caldo e la temperatura in salita io e Nivose salimmo
sull’aereo diretto a New Castle. Portai Nivose perché Anna e Joe me l’avevano lasciata in custodia due giorni prima di partire per
un convegno di specializzazione sui Kite che Anna ci teneva a fare. Così la
portai con me, tanto Anna e Joe per il 14 sarebbero
arrivati.
Pur avendo solo 5 anni Nivose era già intraprendente e
ubbidiente. Era una bambina brava e buona, non faceva i capricci ed era
abbastanza silenziosa. Io e lei avevamo un forte legame, venuto fuori dal fatto che Anna e Joe mi avevano coinvolta
moltissimo nella sua crescita, e per lei ero la seconda madre, anche
affettivamente lei mi considerava un po’ la terza parte della famiglia, un po’
“mamma due” insomma.
La
cosa terribilmente inquietante di Nivose era il fatto che
più cresceva e più fisicamente prendeva tutte le caratteristiche della mia
famiglia: di Anna aveva solo il naso perfetto e gli occhi chiari, per il resto
aveva preso tutto il patrimonio genetico di mio fratello, e perciò il mio. Praticamente per farla breve Nivose era la mia copia esatta
e identica di quando ero piccola io. Era incredibile quanto ci assomigliassimo, aveva i capelli neri e mossi come i miei e
quelli di Joe, anche il colore della pelle, il taglio degli occhi, la forma del
viso, le ciglia lunghe, la corporatura era identica. Anna se n’èra fatta subito
una ragione, e poi era felice che assomigliasse a me e Joe, però per me era
sempre strano vedere la mia copia in formato mini.
“Signorina
scusi, ha allacciato le cinture?”.
“Oh,
si esso, apposto”.
“E sua figlia? le hai allacciate piccola?” chiese l’hostess a
Nivose.
“Sisi,
le ho allacciate benissimo signorina!” disse lei
felice.
“Ma che carina che sei, come ti chiami?”.
“Nivose,
e lei è la mia zietta Bec, ma solo io posso chiamarla Bec, lei la chiami Rebecca!” disse la piccola.
“Oh
mi scusi, pensavo fosse sua figlia.”
“Stia
tranquilla, lo pensano tutti” sorrisi alla hostess.
“Va
bene, buon viaggio allora!” disse. Sorrise e se ne andò.
Il
viaggio dirò 45 minuti, e Nivose dormì o colorò quasi
sempre, perciò io mi rilassai.
Arrivai
all’aeroporto e recuperai al mia valigia e quella di
Niv, che intanto contava le altre valigie sul nastro trasportatore. Si erano
fatte le 11,30. Uscite fuori dall’aeroporto guardai in
giro e dopo qualche minuto trovai un taxi libero. Gli diedi l’indirizzo della
casa di Perry che lei mi aveva dettato la sera prima, e partimmo.
Nivose
si ricordava vagamente Perry, che aveva visto si e no
due volte, così per il resto del viaggio gli parlai di lei, di Matt e del loro
matrimonio. Il taxista era simpatico, e mi parlò un po’ di New Castle,
spiegandomi che era una città sia turistica che economicamente attiva, e mi chiese
di dov’eravamo. Quando il tassista di mi disse che
saremmo stati a casa di Perry dopo un quarto d’ora la chiami per dirle di
aspettarci fuori. Il quartiere dove viveva era magnifico, e soprattutto molto
vicino al mare. Avevo sempre bisogno di vederlo, e sapere che ero vicina al mare anche in quel caso mi faceva tranquillizzare.
Arrivammo alla meta e ad aspettarci, davanti ad una
bellissima villetta col giardino c’erano lei e sua madre, Sylvia.
Il
tassista si fermò un po’ prima della strada, non potendo entrare troppo nelle
zone residenziali, così pagai e scaricai il bagagli.
Lo salutai ringraziandolo per la sua gentilezza, anche Nivose lo salutò, e poi
corsi in contro a Perry, che era sempre più bella ogni
volta che la vedevo.
“Perry!!” la abbraccia forte forte. “Come stai?” le chiesi.
“Bene,
bene, e voi? Tutto bene il viaggio!” chiese.
“Si,
le nuvole erano bianche bianche e le cose da sopra si
vedevano piccole. Però io non ho avuto paura!” le
disse Nivose.
“Tesoro, sei diventata così bella. Sembri
una Bec in miniatura” disse Perry, prendendola in braccio.
“Io
sono più bella di zia Bec, lei è vecchia… io sono nuova!” disse Nivose. Ridemmo
tutte e due insieme.
Sylvia
ci salutò entrambe appena arrivammo in casa e ci
accolse con la sua solita gentilezza. Perry mi comunicò che Matt era ancora al
lavoro e non sarebbe tornato prima delle 5 a casa. Pranzammo tutte
insieme e Perry mi raccontò i fatti delle ultime settimane: qualche
guaio con il ristorante, il vestito da sposa cambiato all’ultimo minuto e cose
così… purtroppo avere le idee non troppo chiare era proprio da Perry. Alle 5 in
punto Matt arrivò a casa e ci salutò felicissima di rivederci. Nivose non se lo
ricordava molto ma comunque fù molto gentile con lui.
Perry e Matt erano sempre una bellissima coppia, ormai era proprio ora del grande passo, anche perché stavano insieme dai tempi del
Surf Academy, perciò ormai il loro legame era saldo. Nel pomeriggio Perry mi
portò sulla spiaggia dove era stata allestita una piccola
cappelletta non lontano dal mare dove si sarebbe svolta la cerimonia, e
la trovai veramente deliziosa. Quel poco che avevo visto di NewCastle
mi piacque molto, e anche Nivose si stava divertendo un mondo, anche perché
Matt gli dedicava moltissimo tempo. La sera cenammo sul terrazzo della casa di
Perry, e discutemmo di quello che avremmo dovuto fare il giorno dopo. Ad un
certo punto mi ricordai i dirgli che Anna e Joe sarebbero
arrivati solo il 14. Matt mi chiese come stavano e così Nivose si mise a
raccontare tutto del lavoro di Anna e di Joe, e della
conferenza di Kite. Dopo cena Perry tirò fuori degli album vecchissimi di
quanto andavamo ancora a scuola tutti insieme, delle
gare e di tutte le gite fatte insieme: c’èrano le foto del compleanno di Fly,
quelle del ballo di fine anno, quelle del picnick, e di tanti altri momenti… mi
si strinse il cuore a vedere tutti quei ricordi. Mi sembrava ieri che ero una studentessa della Surf Academy Solar Blue, e correvo
sulla spiaggia e cavalcavo le onde con tutti i miei amici, e adesso avevo la
figlia di mio fratello affianco e la mia migliore amica che si sposava. Girando
le pagine Perry trovò una foto di me ed Edge al ballo
che fece da sfondo alla premiazione finale. La presi in mano e rimasi un po’ a
guardarla, quasi come se concentrandomi avessi potuto
tornare a quel momento e cambiare le cose.
Matt
mi disse che gli dispiaceva per come erano andate le
cose e che Edge era stato troppo preso da fama e gare per pensare a quello che
faceva; gli dissi che ormai era acqua passata. Matt sorrise e continuò a
sfogliare l’album senza indugiare oltre. Ad un certo punto Nivose mi chiese di
portarla al bagno, così la accompagnai e chiusi la porta. Sentì squillare il
telefono e pensai che potevano essere Joe e Anna dato
che gli avevo lasciato il recapito di casa di Perry, così andai in salone e
vidi Matt rispondere. Perry intanto entrò anche lei nella sala.
“Pronto”
disse Matt….. Lo vedi un po’ confuso. “Non ti sento,
aspetta ti metto in vivavoce!” disse.
“Pronto
Matt! Matt sei tu amico?”. Oddio. Quella voce. Oddio.
“Si
sono io. Edge sei tu?”.
“Si,
si, ma mi senti Matt?”.
“Si,
dimmi tutto”.
“Volevo
dirti che domani arrivo con il volo delle 12,55 quindi
dovrei essere lì per le 14, 30. Vengo con il taxi a casa tua ok? Ci trovo
qualcuno o mi lasci fuori come la volta scorsa?”.
Perry
scoppiò a ridere, probabilmente ricordando la scena. “Nono, amico, tranquillo,
non ti lascio fuori!” rise Matt.
“Senti
Perry come ride! Perry guarda che ti sento dal viva voce!” disse
Edge.
“Ciao
Edge! Cerca di essere puntuale domani eh!” disse Perry
ridendo. Poi mi fece segno di salutare dal viva voce. La guardai e scossi la
testa, non se ne parlava neanche. Non volevo che sapesse che ascoltavo anche io
la telefonata, ma purtroppo in quel momento arrivò Nivose, più infervorata che
mai urlò: “Becccccc!!! Uffa Bec non arrivo allo
sciacquone! Vieni di là con meeee! Beeec!” mi urlò, più vicina al telefono che
a me.
“Pronto
Matt! Ma chi è?” fece dalla cornetta Edge. “Avete un
asilo serale?”.
Nivose
intanto si avvicino dritta dritta alla cornetta.
“BEEEEEEEEEEC!!! Vieni con me!!” e urlò davvero di
brutto. Per un attimo nessuno parlò, alla fine dissi
io ad alta voce “Dai andiamo, basta che la smetti di urlare”. La mia copertura
era andata.
“Ma
c’è Bec lì..? E chi è la
ragazzina che strilla?” fece Edge.
Vidi
un lampo negli occhi di Perry e la vidi afferrare a velocità supersonica la
cornetta. “Si, si, Bec è arrivata oggi, con la sua bambina Nivose. Era lei che
strillava… comunque quando pensi che arriverai?” disse
Perry sghignazzando. “Ehmhhh. È? Bec e la bambina… emh, già l’ora. Ah, bhè… non
lo so. Ti faccio sapere domani. Ci vediamo domani ragazzi. Ciao, buonanotte!” e
riattaccò.
“Perry
ma che diamine dici?? Nivose è la
mia bambina?” dissi.
“Tranquilla
Bec, è un trucco, lascia fare a me e vedremo. Tanto Nivose è tale e quale a te,
nessuno lo capirà che non è tua figlia se non lo diciamo. E
vediamo Edge come si comporterà!”. Sorrise soddisfatta.
“Oddio
Perry… in che guaio mi stai cacciando…” dissi. Accompagnai Nivose al bagno e le
feci vedere che stavo tirando io lo sciacquone. Dopo la
portai sopra, le misi il pigiama e la misi nel letto che le aveva preparato
apposta Sylvia. Le diedi un bacinetto e spensi la luce, sperando che si sarebbe
addormentata presto.
Riscesi
in salone e andai da Perry. “Tu sei matta!” le dissi.
“Nono,
vedrai che funzionerà… Hai visto come ha reagito alla
notizia…! Bec stai al gioco domani e vedrai. E alle
brutte gli si dirà che ha capito male!” e rise ancora.
Matt
ci guardò seriamente preoccupato. Chissà che cosa avrebbe
combinato quella scema. Alla fine mi guardai bene dal chiederle altro,
con la paura che le venisse qualche altra idea, e mi infilai
dritta nella camera degli ospiti, controllai che Nivose dormiva e mi
addormentai anche io, col pensiero che il giorno dopo sarebbe stato un giorno
importantissimo.
La mattina dopo il nostro arrivo a casa di Perry, il 13
esattamente, sarebbe arrivato a NewCastle (ad un orario indefinito) Edge.
Quella mattina mi svegliai presto, come d’abitudine, perché la mattina
mi alzavo presto per prepararmi con calma e fare colazione come si deve prima
di andare a lavoro.
Nivose aveva dormito tranquilla per tutta la notte, così anche io
avevo potuto dormire tanto. Scesi in cucina pian piano e ci trovai Matt che se
ne stava seduto a prepararsi un panino.
“Giorno” gli dissi. “Ciao Bec!” mi rispose ancora un po’
assonnato. “Siediti pure, prendi quello che vuoi, è tutto sul tavolo, e le
tazze sono lì nella credenza blu”, mi disse.
“Grazie Matt!” dissi, e mi versai in una tazza bianca un po’ di
latte.
“Sei sveglia da tanto?” mi chiese. “No, no, anzi… mi sono
svegliata dieci minuti fa!”.
“Era comodo il letto?” chiese ancora. “Sisi, anzi, non ho nemmeno
mal di schiena. Nivose anche sembra dormire bene!”.
“Sono contento, se vi serve qualcosa non esitate a chiederci, mi
raccomando Bec”.
Ero strano sentire qualcuno, al di fuori della mia famiglia, che
mi chiamava ancora Bec. Non mi facevo chiamare più così da nessuno che non
fossero Joe, Anna e i miei, anche perché mi chiamavano così all’accademia.
Bevvi con calma il latte, che era ancora caldo, e rimasi a
guardare per un po’ il fondo della tazza.
Matt non disse nulla per un po’, perciò rimasi con la testa fra le
nuvole a pensare a che cosa preparare a Nivose appena si fosse svegliata.
Alla fine Matt ruppe il silenzio.
“Allora Bec, sei pronta a rivedere Edge?” chiese, senza porsi
troppi problemi.
Lo guardai per un attimo, e in quell’attimo rividi il ragazzo
diciassettenne che correva come un matto con Edge e Heath sulla spiaggia, che
corteggiava una Perry adolescente, che faceva acrobazie da surfer
professionista, che si scolava il latte di prima mattina prima di correre a
scuola mentre Simmo gli diceva di sbrigarsi.
Adesso Matt era un uomo in carriera, si era laureato, viveva con
la donna che amava, era felice, e non era più un adolescente. Quante cose erano
cambiate. E allora, se tutte queste cose erano cambiate, se il tempo era
passato per lui, perché solo io non ero andata avanti? E che diritto avevo a
tenermi attaccata ancora a ricordi adolescenziali a cui mi aggrappavo
disperatamente… che diritto avevo a rivolere Edge? Nessuno.
“Sai Matt, in questi anni ne ho viste e vissute tante, a fatte
tante. Credo che sia bello portare nel cuore i ricordi felici dell’adolescenza,
ma ad un certo punto bisogna avere la forza di staccarsene. E io, colpa mia,
sua, del destino, non so di chi… io ancora non trovo la forza. Ma che diritto
ne ho io? Che diritto ho di volerlo ancora per me, di rimanere attaccata ad un
idea di amore che è stata una storiella adolescenziale?”.
“Ma tu Bec non la consideri tale, o mi sbaglio?”.
“Se anche non la considerassi tale, se anche fosse stata per me la
storia può bella della mia vita, ormai sono passati cinque anni, e credo
vivamente che Edge sia andato avanti…” dissi, nostalgica.
“Bec, per Edge la vostra non è stata una storiella estiva, tutti
noi del gruppo sapevamo che quello che c’èra tra te e lui era speciale. Nessuno
di noi capiva come mai Edge, che è quello che è, si fosse potuto innamorare
tralasciando carriera e allenamenti, ma è accaduto, e quello è stato un periodo
felice per te e lui, o mi sbaglio? Secondo te per Edge non ha contato nulla?”
chiese.
“Bhè, dal modo molto tranquillo e molto gentile con cui lui mi ha
lasciata non mi pare proprio che gli sia importato più di molto di me, e che le
cose fra noi per lui contassero così tanto” dissi, infastidita da quella
domanda così schietta di Matt.
“Ma scusa se tu lo hai lasciato lui che colpa ne ha?” mi domandò.
A quella domanda rimasi fulminata. Che cosa mi stava chiedendo Matt? Che colpa
ne avevo lui se IO l’avevo lasciato? Ma era impazzito? O non sapeva affatto
com’erano andate le cose?
“Matt scusa, ma che cosa diavolo vai dicendo?? Guarda che non sono
stata io a lasciarlo, ma LUI!”.
“No Bec, guarda, a me lui non ha detto questo…” disse
interrogativo.
“Allora ti ha detto una cazzata dato il fatto che lui mi ha
mollato e anche in modo molto maleducato e menefreghista!”.
“Spiegati Bec, perché adesso mi stò cominciando a preoccupare…”
disse.
“Un pomeriggio di 5 anni fa più o meno, dato che lui mi aveva dato
il numero del suo cellulare privato, lo chiamai per sapere come stava, dove lo
aveva portato il Circuito, e quando pensava di aver tempo per vederci. Ebbene,
quel giorno mi rispose la sua coatch, e mi disse che lui non voleva essere più
disturbato da quelle telefonate che gli facevo, che si
era stufato di me e che non voleva saperne più nulla. Anzi la sua coach disse anche che lui aveva un futuro come
star del surf e perciò i flirt da ragazzini non gli interessavano più! E mi
pregò di non chiamare ne cercarlo più, spiegandomi che aveva risposto lei
perché glie lo aveva chiesto proprio Edge. Così sono
andate le cose Matt, perché dovrei dirti una stupidaggine?” dissi,
quasi in lacrime.
“Bec, a me Edge a detto tutta un'altra
cosa…” disse, serio.
“E spiegami allora cosa ti ha raccontato
della fine della nostra storia. Dimmi, perché sono davvero curiosa di saperlo!”
dissi.
“Più o meno nello stesso periodo che dicevi tu, una sera Edge mi chiamò,
lo sentivo distrutto e quasi sull’orlo delle lacrime. Mi disse che aveva
bisogno di vedermi e mi disse se poteva venire il giorno dopo a trovarmi. Il
giorno dopo lo andai a prendere all’aeroporto, e dato
che ci eravamo appena trasferiti a vivere insieme io e Perry lo portai a
prendere un caffè, perché casa era un macello. Mi raccontò che tu, qualche pomeriggio prima, mentre lui era fuori per delle
interviste, avevi chiamato il suo numero privato e che aveva risposto Sharon, la sua coach.
Pare che Sharon gli disse
che avevi chiamato per fargli sapere che non volevi più stare con lui, che
volevi rompere perché ti eri innamorata di un ragazzo dell’università, e che
per te la vostra relazione dei tempi dell’Accademia era stata solo una
storiella da ragazzini, e soprattutto volevi chiudere con lui perché la
lontananza ti faceva troppo male e avevi pregato di non essere più chiamata per
non soffrirne ulteriormente. Edge era così distrutto che si mise a piangere
dentro al bar in cui eravamo e mi disse che non sapeva
che fare. Gli dissi di chiamarti, ma lui mi disse che
aveva paura di ferirti ancora di più facendosi sentire e cercando di farti
cambiare idea, e mi spiegò che tu avevi esplicitamente detto di non voler
essere più chiamata. Alla fine mi disse che era meglio, per la tua felicità e
per l’amore che provava per te, che voi aveste preso ognuno la propria strada,
perché comunque la lontananza era dolorosa, e lui non
voleva che tu soffrissi per lui.
Guarda Bec questa è la pura
verità, mi dispiace, ma questo è tutto quello che è successo, e guarda, non
credo che Edge sia il tipo da inventarsi certe cavolate per farsi compatire. Io
ti credo Bec, ma credo anche a quello che ho visto coi
miei occhi… scusami Bec, ora devo andare, si sta per fare tardi, ma vedremo di
capire insieme che diamine è successo” mi disse. Si alzò dalla sedia, prese la
giacca dall’attaccapanni, le chiavi dell’auto, mi fece un cenno e uscì dalla
porta, diretto al lavoro.
In quel momento mi chiesi che diamine stava
succedendo…
“Beeec! La mamma quando arriva??” domandò Nivose che aveva appena finito di
vestirsi.
“Nivose, lo sai, mammina arriva domani
mattina. Lo sai che aveva da fare. Domani mattina te la spupazzerai
quanto vuoi, per ora ci sono io. Va bene?” dissi,
cercando di farla rabbonire.
“Sisi, per tu
sei la mia mamma numero due, quindi dato che la mamma uno non c’è posso
chiamare te mamma? Posso eh?” chiese, speranzosa.
“Si Nivose, tanto già lo fai senza
chiedere perciò…” dissi, esasperata.
“Mammina Bec! Mammina
Bec! Tu mi vuoi bene vero?”. “Siii, Nivose, si! Uh
guarda, i cartoni animati! C’è SpongeBob! Perché non
li guardi!!” chiesi speranzosa.
“Siii! Spongebob!”
disse, e si buttò sul divano a guardare la tv. Mentre Perry lavava i piatti
della colazione le raccontai della conversazione con
Matt, e lei mi disse che era tutto molto strano, ma che non sapeva proprio come
spiegarsi due versioni dello stesso fatto così differenti. Era tutto veramente
molto strano, e la cosa peggiore era il fatto che non
sapevamo come venirne a capo.
Guardai l’orologio della cucina, segnava le 12, 45.
Sentì la suoneria che avvertiva dell’arrivo di un messaggio dal telefono di Perry. La vidi leggere e poi mi disse “Comunque
presto scopriremo tutta la verità: Edge dice che il suo volo sta per partire!”
e poggiò il telefono.
Le due ore successive all’arrivo del messaggio per me furono
stressantissime. Sarebbe arrivato per le 14.30, o così aveva
detto per telefono la sera prima. Mancava sempre meno.
Fino alle 13,30 rimasi con Nivose a
guardare i cartoni, poi Perry preparò il pranzo, così mangiammo con molta
calma. Guardai l’orologio: segnava le 14.05 in punto. Respirai profondamente.
“Mamma Bec chiamiamo papà???” mi disse
Nivose tutta contenta. Le diedi il cellulare e lei chiamò Joe. Mi ci fece
parlare giusto due minuti per sapere come stavo, e poi gli iniziò a raccontare
com’era andato il volo, e a chiedere quando arrivavano. Alla fine riattaccò
tutta contenta, e mi disse che Anna e Joe le avevano
comprato un regalo.
“Ah Bec, senti, domani mattina arrivano anche Heath e Fly, ma sta
sera arrivano anche mia sorella e mio padre e quindi
servirebbe la camera degli ospiti. Matt ha prenotato per te, Nivose, Fly e gli
altri un hotel molto carino a 400 metri da qui. Per voi non è
un problema no?” domandò.
“Ma certo che no, tranquilla, poi me lo
avevi già detto per telefono che potevamo rimanere solo ieri sera. Logicamente
tua sorella e i tuoi vengono a stare qui” dissi. Perry
sorrise e si sedette affianco a Nivose.
“Va bene, allora questa sera vi faccio accompagnare all’hotel ok?”
chiese Perry. Annuì con la testa.
Appoggiai la testa allo schienale del divano, e mi rilassai un
attimo guardando Perry e Nivose che giocavano. Perry ci sapeva proprio fare con
i bambini, ed ero certa che sarebbe diventata un ottima madre.
Chiamai a casa mia per dire che stavamo tutti bene e per chiedere
come si sentiva Ben, dato che l’avevo lasciato con un
brutto raffreddore. Sembrava che anche lì andasse tutto bene. Mamma si fece
passare anche Nivose che naturalmente cominciò a strillare al telefono come
sentì la voce della cornetta, e la tenette un quarto d’ora solo per
raccontargli del viaggio. Alla fine riattaccò il telefono e cominciò a dirmi
che aveva caldo, così la portai in camera e le la cambiai togliendole la
maglietta e mettendole un vestitino bianco pieno di ricami di cotone, per farla
stare più fresca e più libera. Riscese in salone Perry stava spegnendo la tv.
Guardai ancora una volta l’orologio: 14.26 circa.
L’ansia mi assalì, e presi a respirare velocemente. Sentivo le
gambe molli. Dovevo stare tranquilla. Dopo qualche minuto a Perry squillò il
telefono, e il suono mi fece sobbalzare.
“Pronto?” disse Perry. “Ehi ciao!!Ma sei arrivato? Ah… emh uh… quindici minuti? Ok, vengo
fuori ad aspettarti!” fece una pausa più lunga poi disse “Si
si, và benissimo. Ok, esco fuori. Ciao!” e riattaccò.
Mi guardò e poggiò il telefono sul tavolino. “Era Edge. Sta per
arrivare… esco fuori ad aspettarlo, ed è il caso che vieni anche tu Bec…” mi disse facendo leggere pause tra una frase e l’altra, come
per scandire e chiarificare meglio il discorso.
“Emhhh, Perry, ti prego…” dissi. “No! Bec, adesso esci e non fare
la codarda, non è che lui rimarrà fuori casa sapendoti
dentro! Anzi fa una cosa, sistemati bene prima di uscire, deve vedere subito
comesei
diventata bella. Muoviti!” e mi spinse il bagno sotto gli occhi curiosi di Niv
che non capiva cosa stesse accadendo.
Mi pettinò in men che non si dica, mi
disse di stare tranquilla e mi abbracciò. Ci infilammo
le scarpe e uscimmo dal bagno. Vidi Niv che ancora ci guardava, e quando capì
che uscivamo ci venne dietro dietro. Ci mettemmo
davanti al cancello di casa aspettando di vedere il taxi bianco arrivare.
Nivose chiese perché uscivamo e Perry le spiegò che aspettavamo un amico, così
lei si mise curiosa a guardare in giro per vedere se arrivava qualcuno.
“Perry….oddio Perry, che ansia…!” dissi.
“Tranquilla! Ma vuoi stare tranquilla??Mica ti mangia oppure ti fa il quinto grado Bec!” disse lei,
giustamente parlando.
Alla fine la figura di un taxi bianco comparve all’orizzonte, e
non poteva essere nessun’altro
se non lui dato che erano passati 15 minuti abbondanti dalla telefonata.
Visi il taxi fermarsi, e parcheggiare davanti
al cancello, a pochi metri da noi. Mi resi
conto che non stavo respirando così presi aria e strinsi i denti.
“Il signore che aspettiamo è arrivato?” disse Niv, curiosissima.
“Si Niv è dentro quella macchina bianca!”
rispose Perry.
Vidi aprirsi lo sportello e scendere una persona del tutto
differente dal ragazzo diciassettenne che avevo conosciuto e amato
cinque anni prima: dall’auto venne fuori un uomo alto, più di me, biondo
con i capelli non molto lunghi, robusto, vestito elegantissimo e molto abbronzato,
con un bellissimo portamento e con molta eleganza.
Lo vidi scaricare le valigie con l’aiuto del taxista, pagarlo e
stingergli la mano. Poi lo vidi venire verso di noi, e guardando Nivose mi resi
conto che era rimasta impressionata e si nascondeva dietro le mie gambe.
Si avvicinò e sorrise. Andò verso Perry e la abbracciò. “Ciao
Perry! Come stai? Ti trovo in formissima! Come sempre…” disse. “Bene bene
grazie! Anche io ti trovo molto bene! Sei davvero
abbronzantissimo Edge! Mamma mia!” disse scherzando. Poi lo vidi girarsi verso
di me avvicinarsi. Respirai più che potevo.
“Ciao Bec. Come stai?” mi domandò
guardandomi dritto negli occhi.
“Bene, bene, grazie Edge. E tu come stai?
Il viaggio è andato bene?” chiesi simulando
tranquillità.
“Si, direi di si. Grazie” disse e poi
guardò Niv che lo squadrava con i suoi grandi occhioni verdissimi e il collo
piegato per vedere in altro. Sorrise.
“Signore come sei alto!” disse Nivose stupita sempre dietro di me.
“Ciao piccolina, come sei bella! Come ti
chiami?” Edge chiese a Nivose.
“Grazie signore, il mio nome è Nivose però
per gli amici di Perry sono Niv. Il mio nome è europeo lo
sai? Significa Neve!! E tu come ti chiami?” chiese allegra.
“Il mio nome è Dean piccolina. Hai un bellissimo
nome Nivose, la tua mamma ha degli ottimi gusti!” disse.
“Grazie, anche il tuo nome è bello! Sei vento pure tu qui con
l’aereo?” gli domandò.
“Si, anche io, e poi con il taxi!” rispose Edge sorridendole.
“Ehi entriamo su, che stiamo facendo qui fuori. Su su!” fece Perry
allegra, così Edge prese le valigie e ci dirigemmo in
casa, io con Niv per mano che ancora guardava incuriosita quell’uomo così bello
che non aveva mai visto.
Entrati in casa Perry gli fece poggiare le valigie in salone e gli
spiegò che Matt sarebbe stato a casa per le cinque. Poi scappò in cucina a
preparare il caffè lasciando me e Nivose sole con Edge che sembrava già
conoscere la casa.
“Allora Bec, ti trovo molto bene…quando
sei arrivata?” mi chiese, mentre Niv non smetteva un minuto di fissarlo.
“Ieri mattina, verso l’una. Abbiamo preso un volo presto perché
Perry aveva bisogno di aiuto per le ultime cose, così
sono arrivata prima. Com’è andato il volo a te? Tutto bene?” chiesi un po’
imbarazzata.
“Sisi, tutto bene. Partito in orario e
arrivato in orario. Solo per trovare la valigia ci è voluto un po’, ma per il resto tutto bene. E poi il taxista era molto disponibile e ha ritrovato subito
la strada perciò sono arrivato senza nessun intoppo” mi disse tranquillo.
“Dean, ma tu che lavoro fai? Perché mi sembra
di averti già visto in televisione, alla pubblicità delle tavole per fare surf
per i bambini!” disse Nivose allegra.
“Sisi, hai visto bene. Faccio il
surfista, e faccio anche le pubblicità per l’equipaggiamento da surf!” disse.
“Che bello! Anche
io da grande voglio fare la surfista come la mamma, e come zia e papà!” sorrise
Nivose tutta contenta e spumeggiante.
“Ma che carina che sei. Dimmi chi sono la
tua mamma e il tuo papà?” le domandò Edge.
“La mia mamma si chiama Anna e il mio papà Joe, domani quando
arrivano te li faccio conoscere. Sono un po’ bassi però
sono simpatici!” gli rispose Niv.
“Ah! Lei è la figlia di tuo fratello e Anna? Si sono
sposati?” mi chiese Edge sorpreso.
“Si, più o meno quattro anni fa. Non hanno invitato nessuno
dell’accademia perché sono andati a sposarsi in Germania. E
poi è nata lei, qualche mese dopo. Non sono venuti subito perché Anna aveva un
corso da seguire, ma domani arrivano, sul mattino tardi” spiegai.
“Pensa che credevo fosse tua figlia! Siete identiche!” mi disse ancora sorpreso.
“Bhè, è figlia del mio gemello, ma se
noti ha anche qualche tratto di Anna. E guarda, il
carattere secondo me è quello!” dissi, prendendola in
braccio e facendola sedere sulle mie gambe.
“È davvero una bella bimba!” disse sorridendo.
Perry arrivò con il caffè, e ce lo servì.
Nivose bevve un po’ di succo e poi si mise ad ascoltare i discorsi di Perry ed Edge.
Alle 5 arrivò Matt che salutò calorosamente Edge, e dopo che anche
lui prese il suo caffè vidi i due uscire in giardino
per parlare. Perry mi spiegò che Matt voleva chiedergli chiarimenti circa il
discorso che avevamo fatto la mattina. Guardavo ogni
tanto le loro espressioni dalla finestra, e man man che Matt parlava Edge si rabbugliava,
aveva la faccia interrogativa oppure sorpresa.
Io portai Nivose in spiaggia a passeggiare un po’ e ci prendemmo
entrambe un gelato, dato che non ci andava di cenare. Tornate a casa Matt ed Edge erano già rientrati. Quando anche io rientrai vidi
Perry Matt ed Edge che mi guardarono. Niv corse in bagno mentre io andai da Perry a dirle di non cucinare per
noi. Perry disse che dato che nemmeno Edge voleva mangiare lei e Matt avrebbero
cenato più tardi.
Matti ci chiese a che ora volevamo andare
all’hotel e io gli dissi che per me andava bene anche subito. Allora, tutti
d’accordo, scesi le valigie mie e di Niv, portai Niv al bagno e quando le
valigie erano state caricate salimmo in macchina, io e Niv dietro, Edge e Matt
davanti.
Dopo 5 minuti eravamo all’hotel, una struttura molto piccola e
carina. Scendemmo le valigie e Matt salutando l’amico che conosceva della Reception si fece dare le chiavi delle stanze e ci
accompagnò in camera. Io avevo la camera 144 con Nivose, ed
Edge la 147, nel mio stesso corridoio.
Salutato Matt ognuno si infilò nella sua
stanza e, appena Nivose si scelse il letto, sistemai i panni e tutto quello che
ci serviva e la misi a dormire.
Si addormentò subito, così spensi la televisione e dopo essermi
presa un cardigan nero chiusi al porta a chiave ed
uscì. Avevo voglia di un po’ d’aria fresca così scesi
giù al bar con l’idea di bere qualcosa. Il bar era molto carino e ben
illuminato, così entrando notai subito che anche Edge era seduto ad un tavolo.
Evidentemente avevamo avuto entrambi la stessa idea. Alla
fine decisi di andare a sedermi da lui.
“Ciao. Posso?” dissi, probabilmente
distraendolo dai suoi pensieri.
“Ehi ciao. Sisi
siediti!” disse. Mi accomodai e in un lampo arrivò il cameriere.
“Desidera?” chiese. “Un caffè freddo grazie?” dissi. “Subito signorina!” disse e sparì.
Notai il bicchiere vuoto di Edge e capì
che lui aveva già fatto.
“Sei qui da molto?” domandai. “No, diciamo venti minuti” disse. “Ah..” dissi.
“Nivose dorme?” mi domandò. “Si, dorme grazie al cielo. Avevo
bisogno di aria!” dissi, un po’ stanca.
“Ti capisco, si vede che è una bambina energica!” mi disse
sorridendo.
“Già, fin troppo” dissi io. Il cameriere portò il caffè freddo, e
di nuovo sparì.
Mentre lo bevevo
vidi Edge guardarmi il collo, ma non riuscivo a capire che cosa guardasse. Alla
fine lui mi domandò “Ancora lo porti?” indicando il nostro ciondolo. Mi venne
un colpo. Mi ero proprio dimenticata di toglierlo. Imbarazzata più che mai
risposi “Si, si, sai l’abitudine. E poi dopotutto al
di fuori del significato sentimentale è un bel ciondolo!” cercando di mascherare
l’imbarazzo.
“Mi fa piacere che ancora lo indossi… è stato davvero un regalo
fatto con il cuore” mi disse serio.
“Già, quanto tempo è passato” dissi io, ancora più in imbarazzo.
Vidi Edge puntarmi i suoi occhi addosso e dirmi molto seriamente
“Bec, mi dispiace moltissimo per come è finita tra di
noi, e secondo me non era così che doveva andare” sentenziò.
“Hai parlato con Matt?” domandai subito.
“Si, e mi ha spiegato. Davvero ti ha detto Sharon
che non volevo più saperne nulla di te?” chiese.
“Sei libero di non crederci, ma è così!
Le sue testuali parole sono state “Edge non vuole più sentirla,neavere nulla a che fare con lei! Mi ha detto di riferirle
dinon chiamare più questo numero” e quindi io ho fatto come mi
è stato chiesto. Logicamente che altro avrei dovuto
fare. Io volevo veramente che tu ti realizzassi nel surf, ti volevo vedere sul
podio sempre e saperti felice. Se serviva andarmene
dalla tua vita per far si che tu ti potessi realizzare io l’avrei fatto
volentieri perché sapevo che sarebbe servito per essere un campione. Però sentirmi dire così è stato dolorosissimo Edge. Comunque l’ho accettato alla fine, e ho cercato di andare
avanti per quanto ho potuto” dissi, cercando di rimanere molto tranquilla,
anche se quei ricordi ancora mi laceravano l’anima.
“Mi dispiace Bec, ma come ti ho detto a me Sharon
raccontò che avevi chiamato tu perché volevi lasciarmi, e perché eri stanca e
non sopportavi la lontananza che ti faceva soffrire; mi disse che non volevi
essere più cercata e così io a malincuore non ti cercai più” disse dispiaciuto.
“Scusatemi signori il bar sta chiudendo” disse il barista. “Ah,
si. Guardi metta il conto alla camera 144, pagherò alla fine del soggiorno” dissi. Ci alzammo e uscimmo nel giardino dell’hotel che
illuminato com’èra in piena notte era bellissimo, un vero spettacolo.
“Alla fine Bec, io volevo cercarti, ma non volevo farti del male,
e il tempo passava e passava… Sharon mi disse così,
ed era così convinta” disse sempre molto molto
seriamente.
“Probabilmente si era innamorata di te, e raccontò a entrambi delle bugie be
architettate!” dissi, seriamente rilassata. “Mi dispiace molto Bec. Non ne sapevo nulla…” disse.
“Tranquillo, io sono andata avanti. Anna e Joe si sono sposati e
hanno avuto Nivose, che mi ha riempito la vita. Mi
sono laureata, ora sono una biologa, ma non ho smesso di surfare!”.
“Mi ricordo che era il tuo sogno alternativo alla carriera da
sportiva!” disse contento.
“Già, è stata una vittoria. Mi sono sentita davvero realizzata.
Adesso lavoro infatti e mi piace il mio lavoro, anzi
lo adoro!” dissi, sorridendo.
“E stai con qualcuno?” domandò a
bruciapelo. Rimasi un attimo interdetta poi risposi.
“Attualmente no, ma neanche
precedentemente comunque c’è stato nulla di serio. Gli uomini che frequentavo
si accorgevano tutti che avevo avuto qualcuno accanto che era un termine di
paragone con loro troppo grosso. E alla fine, visto poi quanto sono noiosa e
poco collaborativi, puntualmente mi hanno mollata!”
dissi, ironica.
“Con “termine di paragone troppo grosso” intendi me?” chiese.
“Già… la nostra storia mi ha segnato più di quanto pensassi. Lui rimase a fissarmi. Alla fine ci sedemmo su una
panchina davanti ad una bellissima fontana.
“E tu? A donne?” chiesi. “Per un periodo
sono stato con Sharon, ma non la amavo affatto, ance
io avevo un termine di paragone da fare con le altre di livello troppo alto per cui nessuna poteva competere con te” disse.
“Tu pensa…” dissi ridendo. “Guarda che sono serio!” mi disse.
“Sisi, purtroppo nella vita accade anche
questo!” risposi io sarcastica.
“Bec, seriamente… io sono stato malissimo senza di te. Cercavo di
non pensarci, e più provavo più mi tornavi in mente. Per un periodo smisi anche
di allenarmi. Volevo rivederti ma non potevo. Ero a
pezzi, e non riuscivo a rinunciare a te. Non sei l’unica che ne ha sofferto!” disse, serio.
“Ormai è acqua passata, no Edge?” domandai io stupita e sorpresa.
“No Bec, io oggi quando ti ho rivisto ho capito che quello che
provavo per te non è davvero mai finito. I miei sentimenti si sono affievoliti
perché non potevo vederti, e anche solo pensarti mi faceva
male. Ma non ho mai smesso di pensarti, mai, ogni
giorno che passava, ogni notte. E lo sai quante volte avrei
voluto mollare tutto e venire a Sidney a parlarti! Quante volte, Bec…”
disse.
“Perché non l’hai fatto?” chiesi io. Il
cuore prese a battermi velocissimo.
“Perché avevo paura che tu mi avresti
preso in giro e rifiutato, e sapevo che se fosse accaduto sarei stato distrutto
dal dolore…” disse lui. Fece una pausa. Mi guardò e alla fine mi prese le mani
fa le sue, e senza dire nulla le strinse. Sentì in un attimo gli occhi
inondarsi di lacrime. Alla fine espirai fuori tutta l’aria che avevo nei
polmoni, e lo guardai dritto negli occhi azzurri mare che tanto avevo amato.
“Bec, ascoltami… io ti amo ancora Bec. Ti
ho sempre amata, anche se in questi 5 anni non ti ho
visto, sei sempre stata nel mio cuore. Io ho bisogno di te Bec. Sei come l’aria
per me, e fin’ora io ho
vissuto solo con la speranza di rivederti per poterti parlare. Non ti sto prendendo
in giro, io ti amo ancora… lo so che non è giusto da parte mia ricomparire così
nella tua vita e stravolgerla, ma se tu potessi darmi ancora una possibilità,
io questa volta non ti lascerò per nulla al mondo…” disse,
tutto d’un fiato, serissimo.
Scoppiai a piangere e mi sentì una vera deficiente. Lo guardai e
non riuscì a fare a meno di pensare che tutto quello che vivevo era un sogno.
“Anche io ti amo ancora Edge… tantissimo.
E non sai quanto desideravo anche io rivederti per
parlarti… Oddio Edge, questo deve essere un sogno” dissi, abbracciandolo e
stringendolo forte.
“No Bec, non è un sogno. È tutto vero Bec, tutto vero. Sei la cosa più bella che potessi
mai chiedere, e questa volta ti seguirò in capo al mondo!” mi strinse forte a
se, e io mi sentì così felice e protetta fra le sue braccia. Poggiai la testa
sul suo petto e ascoltai il battito del suo cuore. Era la stessa musica
meravigliosa di cinque anni prima. Era come il nostro amore,
era meravigliosa.
“Amore mio…” disse. Mi strinse la vita con le braccia e mi baciò.
Dopo cinque anni, dopo giorni di disperazione, tristezza, depressione e apatia,
per la prima volta sentì la vita rifiorire in me.
In quel parco davanti a quella fontana,
illuminati dalla luce bianca della luna, le nostre labbra si sfiorarono come
non facevano da anni. In quell’attimo così meraviglioso il mio sogno di sempre
si fuse con la realtà. Finalmente non era più un sogno.
Dopo quella sera
all’hotel le cose man mano presero una piega positiva: inizialmente fu
difficile spiegare a Joe e ad Anna che io ed Edge ci
eravamo rimessi insieme, e che cosa era precedentemente successo. Ne mio
fratello ne Anna videro subito di buon occhio la cosa, perché loro mi avevano
sostenuto e avevano vissuto con me ogni momento di quel abbandono, anche i
peggiori, però alla fine videro che le cose andavano bene e si rassegnarono di
buon grado alla nostra relazione. Edge dal canto suo,
pur trovandosi un po’ in difficoltà inizialmente, alla fine si abituò a essere
sempre guardato con aria sospettosa. Comunque il matrimonio di Perry e Matt
andò splendidamente, e fu anche una bella occasione per rivedere Fly e Heath. Li trovai entrambi abbastanza bene: Heath era finalmente diventato un fotografo di sport,
coronando il suo sogno, e lavorava per un grosso giornale di Melbourne, invece
Fly stava finendo di frequentare l’università per diventare una personal
trainer per giovani e promettenti atleti, come lei mi spiegò non gli piaceva la
carriera da surfista, infatti nemmeno un anno dopo la sua entrata nel circuito
aveva mollato. Comunque Fly e Heath avevano mantenuto
un ottimo rapporto, anche se la loro storia era finita proprio dopo la fine
dell’anno accademico alla scuola di surf.Fly era attualmente fidanzata con un ragazzo dell’università che
frequentava, e Heath dedicava tutto il suo amore e
affetto all’ultimo modello di Canon uscita in commercio. Come diceva lui “non
c’è nessuna fretta di inguagliarmi fino al collo con
una donna e poi con dei bambini, e se mi dovesse venire voglia verrò a vedere
Matt che fa il papà così come mi è venuta mi passa!”. Comunque ognuno di loro
sembrava abbastanza felice e ben avviato per la sua strada.
Dopo il matrimonio di Matt e Perry andò
tutto per il meglio fra me ed Edge: lui venne
stabilmente a vivere a Sidney, e pur non potendo per via delle gare e dei
concorsi stare continuamente con me,alla fine mi adattai alla vita con lui, e dopo meno di un anno andammo a
vivere insieme. Inizialmente la nostra storia andò a finire sui giornali, con
titoli come “Il re delle onde torna alla sua fiamma adolescenziale: niente meno
che Rebecca Sanderson!” oppure “Lo squalo Dean torna
ai tempi della scuola di surf!”, ma dopo un po’ non ci fu più nulla di nuovo da
dire, e riuscì ad essere lasciata in pace da paparazzi e giornalisti. Due anni
dopo la nostra convivenza Edge mi chiese di sposarci,
e quello fu un altro dei giorni più belli della mia vita: eravamo ai Caraibi,
dove Edge doveva gareggiare il giorno stesso. La
mattina della gara mi disse che se vinceva mi avrebbe detto una cosa che era
importantissima: la sera a cena, con tanto di lume di candela e abito elegante,
mi chiese se ero d’accordo a vivere ancora lontano da lui a intervalli di
tempo, per via delle gare e del surf, e mi chiese se volevo che rinunciasse al
surf per dedicarsi a noi due. Gli dissi che io volevo solo vederlo felice e
soddisfatto di ciò che faceva, e se per tutta la vita sarebbe stato felice con
il surf io lo avrei accettato. Così mi portò nella nostra camera d’albergo, mi
disse che la cosa che amava di più ero io e non il surf, e mi fece trovare
sotto al cuscino un meraviglioso anello d’oro con cui mi chiese di sposarlo. Il
resto della storia è quello che ci si aspetta sempre ma che alla fine pur
essendo scontato è il migliore: dopo il nostro matrimonio nacquero Audrey e Kristal, due gemelle meravigliose, seguite dal piccolo Adam. E più o meno nello stesso periodo nacquero anche
Sharon e Mark, i figli di Matt e Perry, e arrivò per la mia piccola Nivose un fratellino tutt’altro che buono come lei: Duke.
Fly e Haeth si sposarono anche loro, e anche per loro
arrivarono la felicità e il successo. Alla fine la vita ci aveva portato tutti
in strade molto diverse e lontane,ma la
nostra amicizia era forte, e quel legami così bello non si spezzò mai. Io ed Edge, anche se il nostro amore era stato messo a dura
prova,non ci separammo mai più e in
ogni istante della mia vita si rafforza la certezza che il nostro amore durerà
per sempre.