Moonlit Orchid di Alessia Heartilly (/viewuser.php?uid=458)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. Join us ***
Capitolo 2: *** II. Fade to black ***
Capitolo 3: *** III. Post-it note ***
Capitolo 4: *** IV. One phone call ***
Capitolo 1 *** I. Join us ***
Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono un
marchio registrato Squaresoft e vengono qui utilizzati senza alcuno scopo di
lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.
Premessa dell'autrice: mi piacciono i thriller e i gialli, in qualunque
forma: film, telefilm, libri, fumetti. Qualsiasi cosa. E così mi è successo che
guardando i temi della community 15 flames, che attualmente non è più
online, mi è venuta l'idea di provare a scriverne uno io. Un giallo, almeno. Un
tentativo, se non altro. I titoli di ogni capitolo sono ispirati alla community
che ho citato, e che per fortuna, vista l'idea, mi salvai. La decisione su chi
usare come vittima mi è stata resa semplice da Ashbear: chi legge la sua
After the Fall, che sto attualmente traducendo, potrà capire benissimo.
Per tutti gli altri taccio, per non rovinarvi la sorpresa né nella mia storia, né
in quella di Ashbear. Il titolo invece è stato scelto grazie a un generatore
casuale di titoli (sì, mi sto vergognando di ammetterlo, tranquilli XD) che mi
ha anche suggerito un elemento carino della storia.
Dato che questo è il mio primo esperimento nel genere, ogni vostro commento
sarà utilissimo, sempre che consideriate la storia degna di perderci tempo a
leggere e commentare^^ In particolare, vedere se capite chi è il colpevole sarà
interessantissimo *_*!
Il rating si riferisce all'intera storia. E adesso fine con gli sproloqui, e
buona lettura!
MOONLIT ORCHID
I. Join us
Rinoa sbirciò oltre la tenda rossa; la stanza era gremita di
persone in attesa, ma c'era un silenzio strano che rendeva la situazione quasi
inquietante.
Sospirò e si voltò a guardare se Squall era pronto; era intento a
confabulare con Shu, mentre si sistemava i polsini della divisa. Non appena
rimase solo, lei gli si avvicinò per accarezzargli un braccio con fare
rassicurante. "Sicuro di volerlo fare tu?" gli chiese con dolcezza
quando lui le cinse la vita, attirandola vicina.
"Sì, è un dovere mio," sospirò lui, passandosi la mano
libera tra i capelli. "Anche se proprio non vorrei farlo. Edea... come
sta, l'hai già vista?"
"Sì, l'ho vista, ma... te ne parlo dopo. Forse è meglio non
parlarne nemmeno," disse Rinoa scuotendo la testa. Si strinse forte al suo
petto e la voce le si spezzò quando sussurrò, soffocando le parole contro la
sua giacca, "non riesco nemmeno a credere che sia vero..."
"Nessuno di noi ci riesce," constatò Squall. Stava per
aggiungere altro quando Shu li raggiunse. "Devo andare," sussurrò poi
a Rinoa, abbassandosi a sfiorarle le labbra più per darsi forza che per
consolare lei. "Aspettami qui, ti prego," concluse infine
stringendole la mano, rubando numerosi sguardi nella sua direzione mentre si
avvicinava alla tenda rossa.
Il tempo degli ultimi ritocchi alla divisa e delle ultime
raccomandazioni di Shu, e superò la tenda per affrontare la folla che riempiva
la stanza.
Rinoa poteva sentire la raffica delle loro domande fino a lì, ma
Shu chiese velocemente silenzio con fare professionale e distaccato. "Il
Comandante del Garden di Balamb, Squall Leonhart, vi aggiornerà ora sulla
situazione. Vi lasceremo poi alcuni minuti per le domande," la sentì dire
dalla sua postazione. Fissò lo sguardo sui monitor che riprendevano la stanza.
Gli occhi di Squall sembravano ghiaccio a tutto il mondo, ma per lei parlavano
più della sua bocca.
Quistis e Selphie la raggiunsero, e le tre ragazze ascoltarono la
dichiarazione successiva, stringendosi l'una all'altra per trovare conforto.
Rinoa mantenne lo sguardo fisso sugli occhi di Squall - vuoti, spenti, stanchi.
Addolorati.
"Confermo che il Preside del Garden di Balamb, Cid Kramer, è
stato trovato assassinato questa mattina nella sua suite d'albergo di
Fisherman's Horizon. Il Preside Kramer si trovava lì da alcuni giorni per delle
trattative in corso tra la città e il Garden. Non abbiamo ancora notizie
sull'ora e sulla modalità del... decesso," e qui Rinoa riconobbe uno
spezzarsi della voce che aveva sentito solo poche volte in Squall, "ma
stiamo già collaborando con le forze di polizia di Balamb per trovare il
colpevole e assicurarlo alla giustizia. Questo è davvero tutto quello che
possiamo dirvi per ora, ma possiamo assicurarvi che vi terremo informati."
Dietro la tenda, Quistis si asciugò furtivamente una lacrima,
Selphie strinse forte la mano di Rinoa e lei continuò a fissare il suo
fidanzato che rispondeva al muro di fuoco delle domande. I suoi occhi si
facevano sempre più stretti, era sempre più difficile per lui resistere, ma ad
un certo punto disse qualcosa che la stupì.
"Scusate, ma Cid Kramer per noi era più che il Preside del
Garden," disse alzando una mano come se quello bastasse a bloccare le
domande. "Stiamo vivendo un momento molto difficile e ora come ora ci
risulta complesso concentrarci su cose come chi sarà il prossimo Preside. Vi
prego di avere rispetto di questo," terminò. Fece cenno a Shu di
continuare lei, e lasciò la stanza, fuggendo dietro la tenda rossa dove Rinoa
si fiondò tra le sue braccia.
"Sei andato benissimo," gli sussurrò accarezzandogli la
schiena. Squall ricambiò l'abbraccio, nascondendo il viso tra i suoi capelli, e
aspirando forte il suo profumo come per calmarsi. Quistis e Selphie si
avvicinarono dopo alcuni minuti, e tutti e quattro si abbracciarono. Non c'erano
lacrime, ma la consapevolezza di essere rimasti orfani una seconda volta
rendeva tutto insieme più adulto e più amaro.
Fu Squall il primo a sciogliersi dall'abbraccio. "Zell e
Irvine?"
"Sono rimasti con Edea," rispose Quistis. "Non
pensavamo che fosse il caso di lasciarla sola."
Lui annuì, e tornò a cingere la vita di Rinoa, mentre lei gli
massaggiava il petto; era ancora piuttosto provato dall'esperienza della
conferenza stampa - non era abituato a parlare alle persone se non in tempi di
crisi, e dover affrontare le domande dei giornalisti a poche ore dalla scoperta
della morte di Cid, quando nemmeno loro avevano ancora assorbito la notizia,
era stata un'esperienza stressante, per lui.
Shu rientrò dalla sala con un grosso sospiro, e Squall le fece
cenno di avvicinarsi. Sempre tenendo Rinoa per la vita, assunse un tono
professionale e disse, "so che è difficile anche per voi, ma ho bisogno
che facciate una cosa al più presto, tu e Quistis."
"Sì, signore," rispose Shu ancora prima di sapere di
cosa si trattasse. Quistis si limitò a guardarlo, in attesa.
"La polizia di Balamb intende arrestare Seifer, che si trova
in questo periodo a Fisherman's Horizon. Sapete benissimo che Seifer è il capro
espiatorio preferito dell'opinione pubblica... ma non voglio che siano loro ad
arrestarlo. Quistis, Shu... ho bisogno che lo andiate a prendere e lo portiate
a bordo del Garden. Salperemo al tramonto. Portate con voi chi volete, se
ritenete di aver bisogno di aiuto, ma scendete in abiti civili, non fate capire
che siete SeeD. Cercate di destare meno attenzione possibile. Non appena Seifer
sarà a bordo, convocherò una riunione e vi spiegherò tutto quanto. Potete
farlo, per favore?"
"Sì, signore," risposero entrambe le ragazze,
congedandosi per andare ad eseguire.
Dietro la tenda, la stanza si stava svuotando, e i giornalisti si
lasciavano dietro un chiacchiericcio persistente, fruscii di carta e rumore di
sedie che venivano spostate.
Squall, Rinoa e Selphie rimasero fermi fino a quando il silenzio
tornò a circondarli, tenendosi per mano e cercando di trovare forza da qualche
parte.
Era davvero tutto troppo adulto e troppo amaro.
*~*~*~*~*
Quel
giorno il sole era caldo. Tirava un leggevo venticello che rendeva l'aria un
po' più fresca, chiaro indizio di un autunno in rapido avvicinamento; e il molo
era l'unico punto tranquillo della città.
Erano due i motivi per cui Seifer era lì: primo, la morte di Cid,
così improvvisa e violenta, era stata scioccante anche per lui. Per quanto fosse
strano a dirsi, Seifer era affezionato a tutto quello che era in qualche modo
legato al Garden: ricordava sempre con una punta di nostalgia la sua vita là,
scandita dalle lezioni, dagli allenamenti, dalle battaglie con Squall e dai
soprusi del Comitato Disciplinare nei confronti degli studenti. Sorrise
malinconicamente al pensiero del suo comitato - proprio suo, che
non era mai stato ligio alle regole e ai doveri.
E secondo... aveva bisogno di stare tranquillo, e c'era troppo
movimento in città. Fisherman's Horizon era un luogo che non conosceva armi e
guerre: era semplice, pacifica, dedita alla tutela dell'integrità di persone,
cose e animali, ed era da questo spirito pacifista e rispettoso che nasceva
l'immane impianto a pannelli solari che costituiva il centro della città, il
fiore all'occhiello degli ingegneri fuggiti da Esthar tanti anni prima, uno
schiaffo in faccia a coloro che avevano reso i dintorni di Esthar City quello
che era oramai noto come il Grande Lago Salato. In un posto del genere, un
assassinio efferato come quello di Cid Kramer, così cruento, così rabbioso, era
destinato a suscitare clamore e a rendere nervosi gli abitanti.
Inoltre, ma questo non lo avrebbe mai ammesso, aveva semplicemente
paura. Da cinque anni, da quando i dettagli sulla guerra contro Artemisia erano
stati lentamente divulgati al pubblico, Seifer viveva in un limbo, sospeso tra
il desiderio di trovare la tranquillità per riflettere su quel periodo e la
realtà, molto più dura e prosaica. Per l'opinione pubblica, Seifer Almasy aveva
praticamente attentato all'esistenza dell'umanità; per l'opinione pubblica, la
sua presenza non portava mai a nulla di buono. Ecco perchè a volte si rifugiava
a Fisherman's Horizon - ed ecco perché non era una buona idea trovarsi nello
stesso posto dove era stato compiuto un omicidio.
Il galleggiante non dava segno di muoversi, e il sole del
pomeriggio gli picchiava sulla nuca. Avrebbe preferito che fosse agosto, che il
sole picchiasse così forte da intontirlo, da non farlo pensare, e facesse
luccicare il mare con tanta forza da rendergli impossibile controllare se
qualche pesce si decideva ad abboccare. Ma era quasi ottobre, e il sole era
ancora caldo ma non abbastanza da stordire, e il vento era fresco ma non
abbastanza da irrigidire, e la luce del giorno iniziava a sbiadire. Presto le
giornate sarebbero state troppo brevi, e le notti troppo lunghe, e il buio
sembrava fatto apposta perché gli esseri umani pensassero a tante cose che
durante la giornata scivolavano invece nell'oblio delle occupazioni quotidiane.
Di notte a Seifer venivano in mente tante cose: i missili su Balamb, gli
inganni di Artemisia, le tombe di Trabia, e le centinaia di urla durante lo
scontro tra i Garden - urla di terrore, urla di agonia, urla di chi vuole
vivere e sa che potrà solo morire. E spesso, morire atrocemente.
Era per questo che Seifer preferiva l'estate. Le notti erano più
brevi.
Qualcuno stava scendendo lungo la scala del pilastro
dell'ascensore. Era davvero temerario, quel qualcuno - la scala traballava ad ogni
passo, e sembrava pronta a staccarsi da un momento all'altro. Poi sentì un
rumore di passi che si avvicinava a lui e si scocciò. Avrebbero spaventato i
pesci.
Dietro di lui, qualcuno si schiarì la voce. Sospirò e si arrese -
era il momento di fare il bravo capro espiatorio; per fortuna si era allenato a
farlo per cinque anni.
Si voltò e si stupì nel vedere Quistis e Shu, in abiti civili, che
lo guardavano a braccia conserte. Più indietro, appena giù dalla scala, due
SeeD erano in attesa. Non avevano la divisa, ma non ce n'era bisogno - bastava
guardarli per capire.
"Wow," disse sarcastico. "Vengono a prendermi
addirittura i pezzi grossi?"
"Non siamo qui per scherzare, Seifer. Immagino che tu sappia
che il Preside Cid è stato assassinato questa notte," iniziò Shu.
"Sì, l'ho sentito dire in città," rispose lui,
rifugiandosi nell'atteggiamento strafottente che gli si adattava così bene.
"Abbiamo l'ordine di portarti al Garden, con o senza la tua
collaborazione," intervenne Quistis. "Per cui... semplifichiamoci le
cose e seguici senza fare troppe domande. Avrai più spiegazioni più
tardi."
"Sono in arresto?" chiese lui, incrociando le braccia.
Se volevano arrestarlo di certo non avrebbe collaborato. Avrebbe preferito
litigarsi l'esca col pesce che cercava di prendere da un'ora.
"Ti stiamo solo chiedendo di venire al Garden con noi. Non
dobbiamo dare nell'occhio, Seifer, per cui la tua collaborazione è
fondamentale," glissò Shu.
"Ma sono in arresto?"
L'insistenza di Seifer stava iniziando a dare sui nervi a Quistis,
già a fior di pelle per gli eventi della giornata. "Te lo spiegheremo più
tardi," rispose però, cercando di trattenersi: in fin dei conti, a parti
invertite avrebbe voluto anche lei che le cose fossero più chiare. "Ti
stiamo dicendo tutto quello che possiamo dirti qui. Se verrai con
noi, saremo in grado di spiegarti di più. La segretezza è fondamentale-"
"Oh, lo so," fece lui. "La famigerata segretezza
dei SeeD."
"Vieni o no?" tagliò corto Quistis.
"Se ci tenete," rispose lui facendo spallucce. Tirò su
la canna da pesca, la sistemò con calma, e quando ritenne di essersela presa
abbastanza comoda, si voltò verso le due ragazze. "Mi ammanettate?"
"No," rispose Quistis, avvicinandosi in modo che i due
SeeD in fondo non potessero sentire. "Ti stiamo solo portando al Garden.
Qualsiasi cosa ci venga chiesta, la tua presenza è richiesta perché Cid ti
voleva al suo funerale. Si terrà in alto mare."
Seifer non se la bevve, ma assecondò le due SeeD e permise ai loro
due accompagnatori di camminargli al fianco, mentre risalivano verso il Garden.
Coprirono la distanza in perfetto silenzio, e quando la porta del ponte al
secondo piano si chiuse dietro di loro, Quistis fece cenno ai due ragazzi di
andare pure. "Avvisate il Comandante che Seifer è a bordo, e ditegli che
il corpo del Preside ci verrà consegnato nel giro di un'ora. Consegnategli
questo biglietto e poi sarete liberi."
I due ragazzi salutarono e si allontanarono per eseguire gli
ordini; quando furono abbastanza lontani da non sentire, Quistis si voltò verso
Seifer. "Ti accompagniamo nella tua stanza."
"Ho una stanza?" chiese lui, sempre sarcastico, ma le
due ragazze non risposero.
L'atmosfera che si respirava nel Garden era diversa; come
opprimente, come irrespirabile, come impossibile. Eppure, si disse Seifer
mentre camminava per i corridoi e gli studenti lo guardavano incuriositi, era
come se qualcosa non fosse mai cambiato: c'era sempre quella luminosità che non
aveva mai trovato in nessun altro luogo, e il suono rinfrescante e rilassante
dell'acqua che scorreva nelle fontane, e in generale dava l'idea di un posto
dove si poteva stare bene. Seifer non aveva quella sensazione da tantissimo
tempo.
Quistis e Shu svoltarono nel dormitorio, e poi nell'ala riservata
agli ospiti. Convinto com'era di essere in arresto, Seifer si stupì parecchio,
ma le due ragazze non davano segno di volergli parlare: evidentemente
eseguivano degli ordini, o forse, molto più semplicemente, tornare in un posto
dove il lutto era così intenso le rendeva meno loquaci. Shu aprì la porta della
camera e si fece da parte per farlo entrare.
"Per quello che vale," disse Quistis, dopo aver
controllato che tutto fosse in ordine nella stanza, "Cid ti voleva davvero
al suo funerale. Ce lo ha detto Edea in persona. Per cui... so che non ci
credi, ma posso assicurarti che è vero."
Seifer si sedette sul letto senza dire nulla - i ricordi stavano
diventando ingombranti. Il posto, Edea, Cid, il tornare a far parte di un
gruppo da cui si era sempre sentito escluso... tutto iniziava a girare
vorticosamente e lui voleva solo tornarsene a pescare e dimenticarsi che Cid
Kramer, l'unico padre che avesse mai avuto, era stato barbaramente ucciso, e
che Edea Kramer, la donna che era stata la madre amorevole e la matrigna
crudele, per lui, aveva pensato a lui in quel momento di dolore. Che tutti loro
avessero pensato a lui in un momento di dolore.
Sapeva di accettazione, e unione, e solidarietà, e non era in
arresto. Non c'era pregiudizio. C'era quasi fiducia, forse.
"Perché sono qui?" chiese, quasi a se stesso, senza
alcuna traccia di sarcasmo e strafottenza.
Shu sospirò. "Sei qui per l'omicidio del Preside Cid, ma non
come pensi tu."
Lui le guardò entrambe senza capire.
"Un'ora fa, poco prima della conferenza stampa, Zell ha
chiamato a Balamb per avere gli ultimi aggiornamenti delle indagini. La polizia
era intenzionata ad arrestarti per l'assassinio, senza alcuna prova
certa," continuò Quistis. "Non possiamo ancora dirti niente di
preciso... ma finché rimani qui, nessuno potrà arrestarti, tranne la SeeD."
"E salperemo non appena ci sarà consegnato il corpo di
Cid," terminò Shu.
Le ragazze lo guardavano come se si aspettassero che lui capisse.
Quando Shu vide che in realtà non stava capendo, alzò gli occhi al cielo e
sollevò le mani in un equivocabile gesto che diceva 'non posso crederci'.
"Ti stiamo proteggendo," disse infine Quistis.
In quel momento, Seifer si sentì confuso come non era mai stato in
vita sua.
*~*~*~*~*
Alle cinque del pomeriggio, dieci ore dopo il ritrovamento del
cadavere di Cid Kramer, Squall, Zell, Irvine, Nida e alcuni altri SeeD stavano
portando a spalla la bara del loro Preside verso il salone delle feste, dove
avrebbe ricevuto l'estremo saluto del suo Garden.
Le ragazze attendevano il loro arrivo insieme ad Edea; "cerca
di toccarlo poco," le sussurrò Squall, quando ebbero sistemato la bara sui
cavalletti. Non c'era stato bisogno di un lungo esame sul corpo: era stato fin
da subito lampante che la causa del decesso erano dieci profonde coltellate al
petto, che avevano lasciato il Preside ad agonizzare mentre moriva dissanguato.
L'implicazione della SeeD, e la necessità di partire al più presto per il
Garden, aveva accelerato i tempi. Ma alla riconsegna del corpo, quando su
esplicita richiesta di Squall la bara era stata lasciata aperta, per permettere
a Edea di vedere per l'ultima volta suo marito, erano fioccate raccomandazioni
su come andava toccato poco sul petto. Squall non le capiva - il corpo sarebbe
stato cremato, secondo il rito di Balamb, il giorno dopo, e poi, per rispettare
il desiderio del Preside, le ceneri sarebbero state sparse in alto mare.
Edea sembrò non sentire le raccomandazioni di Squall. Non appena
il coperchio fu sollevato, si fiondò accanto alla bara del marito e posò una
mano sulle sue, mentre con l'altra gli accarezzava i capelli. Non c'erano
singhiozzi, ma i ragazzi non si stupirono: la notizia della morte del marito
l'aveva sconvolta così tanto che per calmare gli scoppi di pianto la dottoressa
Kadowaki aveva dovuto somministrarle dei tranquillanti. Edea era praticamente
rimasta sedata tutto il giorno, e non era mai rimasta sola. In quel momento,
sembrava che non si rendesse nemmeno conto della loro presenza nella stanza; era
tutta concentrata sul viso di suo marito, l'unica parte del corpo che era
rimasta scoperta, e non sentiva altro che il suo dolore. Non smetteva di
toccarlo nemmeno per asciugarsi le lacrime.
"Sei già freddo," sussurrò ad un certo punto, con la
voce spezzata.
Rinoa lanciò uno sguardo a Squall, e quando lui annuì gli si
avvicinò per abbracciarlo. Irvine abbracciò Selphie da dietro, mentre lei
cercava inutilmente di asciugarsi le lacrime. Zell spostava continuamente il
peso da una gamba all'altra, come se non fosse capace di restare fermo, ma si
sforzasse di farlo per rispetto di Edea. Quistis si dava da fare a sistemare
qualsiasi cosa le sembrasse fuori posto nel salone, per non dare a vedere di
star piangendo.
"Shu," sussurrò Squall facendole cenno di avvicinarsi.
Lei annuì, accarezzò la bara del Preside a mo' di saluto, e si avvicinò.
"Forse Seifer vorrà vederlo," disse, guadagnandosi uno sguardo
stupito da Rinoa, ancora stretta a lui, e dalla SeeD che li aveva appena
raggiunti. "Puoi sentire se gli va di salire?"
"Certo," rispose la ragazza, e dopo un ultimo sguardo
alla bara uscì dal salone. Nel silenzio, i suoi passi parvero echeggiare ancora
di più.
Squall cercò con lo sguardo Nida, e gli fece cenno di avvicinarsi.
Il suo saluto fu molto più riservato, meno emotivo; tuttavia non nascose un
certo turbamento quando passò accanto alla bara. Giunto davanti al Comandante,
si mise sull'attenti. "Quando hai finito qui," sussurrò Squall per
non farsi sentire da Edea, "fa tutti i preparativi per la partenza.
Dobbiamo salpare entro le diciassette e trenta."
"Vado subito, signore," rispose Nida, e si avviò al
ponte di comando senza un secondo sguardo alla bara di Cid.
"Sei diventato più sensibile," sussurrò Rinoa, guardando
il suo fidanzato. Lui fece spallucce, come a dire che non era vero, ma lei gli
posò una mano sul petto, e con l'altra lo costrinse a guardarla. "Solo un
paio di anni fa, non avresti mai pensato che forse Seifer voleva rivederlo, e
non avresti mai detto a Nida di andare quando avrebbe finito qui."
Squall sospirò, e stava per risponderle, ma in quel momento Seifer
entrò nella stanza, con Shu che lo seguiva a rispettosa distanza.
Nessuno si mosse, nessuno disse nulla; annuirono solo in direzione
del nuovo arrivato, in un saluto silenzioso. Seifer si avvicinò lentamente alla
bara, come timoroso di disturbare il dolore di Edea, così privato, così
straziante, così unico. Così composto.
Fu l'unico momento in cui Edea alzò gli occhi dal marito. Con la
coda dell'occhio aveva visto il soprabito grigio di Seifer, e in un riflesso di
ricordo aveva sollevato lo sguardo sul suo figlio perduto. Il sorriso che gli
rivolse si impresse come un marchio a fuoco nella mente di Seifer: era insieme
addolorato, malinconico, sollevato e felice. Un miscuglio impossibile davanti a
cui non riuscì a tenere alti gli occhi. Abbassò lo sguardo e in fondo, in un
posto dell'occhio che non credeva di avere più, si sentì pizzicare da una
lacrima fredda che gli solcò il viso. Si passò rabbioso una mano sulla guancia.
Edea lo fermò, senza dire nulla. Portò la mano unita a quella di
Seifer sul petto di Cid.
L'unico rumore a spezzare il silenzio opprimente dei respiri
turbati dalle lacrime fu lo scossone del Garden che si staccava dal molo di
Fisherman's Horizon e salpava per il mare aperto.
*~*~*~*~*
Squall si sfregò gli occhi; stava arrivando un mal di testa, uno
di quelli lancinanti che turbavano le sue giornate da circa un mese.
"Hey," sussurrò Rinoa, sistemando i fogli sulla
scrivania e avvicinandosi a lui. Gli scostò con dolcezza i capelli dal viso,
accarezzandogli una guancia. "Stai bene?"
"Solito mal di testa," rispose lui, prendendole la mano
e baciandola. "Va tutto bene. Deve essere lo stress. Questa situazione
è..." Si interruppe e tirò la mano di Rinoa per farla sedere in braccio a
sé, e le strinse le braccia intorno.
Lei si sistemò più comodamente e gli accarezzò i capelli, e stava
per dirgli qualcosa per consolarlo quando qualcuno bussò alla porta.
"Avanti," disse sicuro lui, aprendo il cassetto della scrivania per
prendere un'aspirina. Rinoa si alzò, si lisciò il vestito e attese che tutti
furono entrati.
"Direi che ci siamo tutti," esordì Squall, continuando a
rovistare nel cassetto alla ricerca del medicinale. Rinunciò a cercarlo perché
la riunione doveva iniziare, e cercò di ignorare la spinta dolorosa dietro
l'occhio destro che gli faceva quasi vedere doppio. "Allora. Come
sapete... il funerale avrà luogo domani al tramonto, in mare aperto. Ci sono
due motivi per questo... il primo è che era un desiderio esplicito di Cid. Il
secondo è essenzialmente proteggere Seifer."
"Proteggerlo?" intervenne Irvine, che essendo rimasto
con Edea insieme a Zell non aveva capito il reale motivo della presenza di
Seifer a bordo.
"Sì, proteggerlo," rispose Squall annuendo.
"Stamattina la polizia di Balamb sembrava assolutamente intenzionata a
incolparlo dell'omicidio. Lo hanno ammesso direttamente con Zell," e qui
fece cenno al suo amico, che annuì per confermare l'affermazione. "Ma
Seifer è conosciuto a Fisherman's Horizon. L'albergatore ci ha assicurato che
la persona che è entrata non era lui, perché lo avrebbe riconosciuto, ma non ha
saputo darci una descrizione dell'assassino. La polizia di Balamb ritiene che
la popolazione di FH voglia proteggere Seifer. Per cui ho deciso di farlo salire
a bordo. Cid ha lasciato una specie di testamento spirituale in cui ci chiede
di aiutarlo. E portarlo a bordo, giustificandomi con il funerale, è l'unico
modo in cui attualmente posso farlo."
"Quindi come procediamo?" chiese Quistis.
"Dobbiamo indagare da qui. Non possiamo attraccare,
altrimenti Seifer verrà arrestato. Finché rimaniamo in alto mare, lui è al
sicuro. Per cui dobbiamo scoprire chi ha ucciso Cid prima di tornare a terra, e
possibilmente dobbiamo avere prove. Sarà ancora più difficile perché saremo
lontani... cercare testimoni, prove e quant'altro sarà ancora più difficile. Ci
serve ogni aiuto possibile. Anche quello di Seifer," concluse.
"Come fai ad essere sicuro che non sia stato Seifer? In fin
dei conti può essere vero che a FH lo stiano proteggendo," intervenne
Selphie..
"Per colpa mia," rispose Rinoa. "I miei poteri
sono... inquieti, come se mi volessero segnalare qualcosa. Quando Cid era al
Garden, percepivo una specie di pericolo. Non so spiegarlo meglio, è solo una
percezione generica. Ma quando Cid è sceso a FH, e quando è stato assassinato,
io non ho percepito nulla, come se il pericolo si fosse allontanato."
"Questo ci fa credere che l'assassino sia interno al
Garden," disse Squall.
"Non ho capito bene. Cid era a bordo e quindi tu percepivi il
pericolo?" chiese Selphie. Rinoa annuì. "Ma scusa... così sembra
quasi che il pericolo fosse Cid..."
"Non mi sono spiegata bene. Cid è sceso a terra in tarda
mattinata. Io ho percepito qualcosa per tutta la giornata, fino a iera sera.
All'improvviso poi si è placata quella sensazione."
"E come siete sicuri che significhi qualcosa? Non potrebbe
essere una coincidenza?" domanzò Zell, ancora poco convinto.
"Ho contattato Laguna," rispose Squall. "E ho
chiesto di parlare con Odine. Lui ha confermato. Le Streghe percepiscono se un
Cavaliere, anche di un'altra Strega e anche se non lo è più, come nel caso di
Cid, si trova in pericolo. Non avvertono precisamente che tipo di pericolo e da
chi, ma hanno una sensazione generica."
"Capisco," disse Quistis. "Quindi possiamo dire che
Rinoa ha smesso di percepire pericolo quando l'assassino è sceso dal Garden,
giusto?"
"Esatto," annuì Rinoa. "Secondo Odine, è anche una
questione di vicinanza."
"Questo ci rende praticamente sicuri che l'assassino è uno
del Garden," osservò Squall.
Attese che tutti avessero assimilato la notizia, e poi si rivolse
a Rinoa. "Per favore, puoi andare a prendere Seifer? Voglio spiegare
meglio quando ci sarà anche lui."
Lei annuì, e si avviò alla porta. Aveva appena posato la mano
sulla maniglia quando Squall la richiamò.
"E ti prego, portami un'aspirina."
*~*~*~*~*
Seifer si era messo comodo.
La stanza era decisamente migliore di quella a cui aveva avuto
diritto da studente - quella doveva condividerla con uno scemotto che tremava
quando vedeva un mostro più grande di un Lesmathor, mentre questa... questa era
tutta sua. Per non parlare della stanza in sé: si trovava nell'ala che il
Garden dedicava ai suoi ospiti esterni, e li trattava davvero bene. Certo, era
logico; d'altra parte quegli ospiti andavano trattati con riguardo, se non si
volevano perdere i loro preziosi guil. Alla fine girava tutto intorno ai soldi,
e Seifer scosse la testa amareggiato.
Era cambiato, si disse. Quel pensiero qualche anno prima gli
avrebbe fatto fare uno di quei suoi famosi sorrisi da presa in giro.
Uno di quelli a cui Quistis rispondeva con una piccola ma
intollerabile umiliazione.
Non riuscì a continuare lungo quel filo di pensieri, perché
qualcuno bussò alla porta. Andò svogliatamente ad aprire e si trovò davanti
Rinoa. "Hey," le disse, appoggiandosi spavaldo allo stipite.
"Capisco che Squall sia noioso, ma che tu corra già da me mi sembra
esagerato."
"Piantala," disse Rinoa scuotendo la testa. "C'è
una riunione. Squall mi ha mandato a prenderti. Vuole che tu sia
presente."
"Peccato," rispose lui scrollando le spalle, e poi uscì,
chiudendo la porta.
"Seguimi." Rinoa si voltò e iniziò a camminare verso il
corridoio circolare principale, da cui avrebbero preso l'ascensore.
"Lo so dov'è l'ufficio del Preside..." disse lui, più
per fare conversazione che altro.
"Le cose sono un po' cambiare," ammise Rinoa.
"Quando abbiamo fatto muovere il Garden l'ufficio del Preside è
praticamente scomparso. Ora al suo posto c'è la cabina di comando, ma per lo
più ci va solo Nida, che è il nostro pilota ufficiale, e Squall per comunicare
cambi di rotta. O per emergenze."
"Capisco... quindi dove si va?"
"Sempre al terzo piano, ma è un po' un labirinto. In pratica
finita la guerra abbiamo dovuto rifare quasi tutto il terzo piano. Se non ci
sei mai stato prima, difficilmente saprai dov'è l'ufficio giusto."
Ci fu un momento di silenzio, interrotto solo dal rumore dei
tacchi di Rinoa sul pavimento di marmo.
"Sei felice con lui?" domandò Seifer a bruciapelo, senza
nemmeno sapere perché.
Lei sorrise, mentre entravano nell'ascensore. "Sì, davvero
tanto," rispose, senza il desiderio di elaborare. Per lo meno non con
Seifer.
"Bene. Altrimenti gli facevo un'altra cicatrice."
Rinoa ridacchiò soltanto, e poi tornò seria, quasi malinconica.
Lui si schiarì la voce e decise di fare la domanda che più gli
premeva. "Proteggermi è un'idea di Squall?"
"Sì," rispose lei senza guardarlo.
"E come fa a essere sicuro che non sia stato io ad ammazzare
Cid?"
Rinoa sospirò profondamente, chiudendo gli occhi e appoggiandosi
alla parete dell'ascensore. "I miei poteri hanno percepito un pericolo
interno al Garden. Tu non ne fai parte, quindi..."
"Questo mi esclude. Capisco. E gli basta?"
"Abbiamo verificato questa teoria anche con il dottor Odine.
Una Strega percepisce se un Cavaliere, anche se non è il suo, è in pericolo.
Sono stata parecchio inquieta, in questi giorni. Riteniamo che sia per questo
motivo."
Seifer tacque, riflettendo sulla notizia. Nemmeno lui ne era al
corrente. "Sì, ma... non è poco?"
Rinoa sospirò nuovamente. "Per la polizia di Balamb,
ovviamente lo sarebbe... ma nessuno sa che io sono una Strega. Uscirmene a dire
che lo sono, per poi dimostrare che sei innocente sarebbe poco credibile. Per
via del nostro rapporto in passato, e del tuo legame con il resto del gruppo,
sembrerebbe che siamo disposti a tutto per salvarti. Per cui abbiamo deciso di
tenere nascosto anche questo. Ufficialmente sei qui per il funerale.
Ufficiosamente, però, è l'unico modo che abbiamo per guadagnare tempo. Se la
polizia di Balamb ti arrestasse, ti condannerebbero in fretta, più di quanto
pensi. E a noi quel tempo serve."
"Capisco," disse Seifer pensoso.
"In più," aggiunse Rinoa mentre le porte dell'ascensore
si aprivano, "nessuno di noi crede che tu sia colpevole."
La notizia sembrò stupirlo ancora più di quanto era successo quel
giorno. "E perché?"
"Perché ti conosciamo."
*~*~*~*~*
"Eccoci," disse Rinoa entrando e facendo cenno a Seifer
di seguirla.
Lui entrò piuttosto timidamente - d'altro canto non si vedevano da
cinque anni. Era normale un po' d'imbarazzo al primo incontro, no? Non sarebbe
sembrato un gallinaccio come Zell, no?
Rinoa gli fece cenno di sedersi su una delle sedie libere, e si
avvicinò a Squall, porgendogli l'aspirina che lui le aveva chiesto, con un
bicchiere d'acqua che aveva recuperato fuori dall'ufficio grazie a Nida. Lui la
inghiottì immediatamente, e poi le fece cenno di sederglisi accanto, mentre
iniziava a parlare.
"Seifer," esordì. "Sai perché sei qui?"
"A quanto ho capito il Garden mi sta proteggendo,"
rispose Seifer, ancora poco convinto.
"Esatto," rispose Squall, stringendosi le dita alle
tempie. Il mal di testa diventava ad ogni secondo più martellante.
"Stamattina come sai Cid è stato trovato assassinato nella sua stanza
all'albergo di FH. Poche ore dopo, Zell ha parlato con la polizia di Balamb,
che era fermamente intenzionata ad arrestarti. Lo è tuttora,
probabilmente,"continuò appoggiandosi allo schienale della sua sedia.
"Ma noi dubitiamo che tu abbia ucciso Cid."
"Per la sensazione di Rinoa?"
"Per questo, e anche perché nessuno in città ha riconosciuto
te come la persona che è entrata all'albergo. Inoltre io sono convinto che non
lo avresti mai ucciso. Lui era praticamente la ragione per cui tu sei ancora
vivo. E i legami di gratitudine con chi ti salva la vita tu li consideri sacri.
Questo lo so bene."
I due uomini si fissarono a lungo. Nella stanza c'era un silenzio
carico di nostalgia, di tempi perduti, di come sarebbe stato se. Di ricordi
d'infanzia, di adolescenza, di scherno e rispetto, di amicizia e di guerra, e
di perdono e di pace.
Fu Seifer a parlare per primo. "Per quello che può valere la
mia parola, non ho ucciso Cid."
Squall annuì semplicemente, e anche gli altri fecero lo stesso.
"Perché siamo riuniti qui?" chiese allora Seifer.
"Non possiamo scagionarti con la sensazione di Rinoa. Nessuno
attualmente sa che è una strega, a parte noi, Cid, Edea e il governo di Esthar.
Nemmeno Caraway lo sa. Ho pensato che se Rinoa si esponesse adesso per
scagionarti sarebbe poco credibile. L'unico effetto sarebbe rafforzare l'idea
che l'assassino sei tu. E non possiamo permettercelo," iniziò Squall.
"Zell, puoi continuare tu?" Parlare diventava sempre più fisicamente
doloroso.
"Certo," rispose l'altro. "La polizia di Balamb non
ha alcuna prova certa che Seifer sia l'assassino. Tuttavia l'opinione pubblica
su Seifer è... categorica, a dir poco. Credo non ci sia bisogno di spiegarmi
oltre," disse Zell, e tutti annuirono, a parte Seifer che fece un suono
strano, come quello di un sorriso incredulo e sarcastico. "Bene.
Stamattina, quando li ho contattati, gli investigatori erano intenzionati ad
arrestarti," continuò rivolto direttamente a Seifer. "Credo che
intendessero arrestarti prima ed eventualmente indagare dopo. Ma quando io e
Sakura, la mia ragazza, siamo scesi a FH per sapere quando avremmo potuto
riavere il corpo, abbiamo capito che nessuno in città ti riteneva colpevole.
L'albergatore non ha saputo darci una descrizione della persona che ha visto
scappare, ma è sicuro al cento per cento che non sei tu. Ha detto che era
troppo basso e troppo magro per essere te."
"Nessuno però ha potuto darti un alibi," intervenne
Quistis. "Nessuno sa dove fossi quando Cid è stato ucciso. Al di là della
descrizione vaga dell'albergatore, non abbiamo niente, a questo punto."
"Ed è per questo che abbiamo deciso di farti salire a
bordo," spiegò Shu. "Fino a quando non avremo chiarito dove eri tu e
chi era la persona che è scappata, ti proteggeremo."
"Non capisco come," borbottò Seifer, che cominciava ad
avere l'inquietante sensazione che qualcuno volesse incastrarlo.
"Sfrutteremo quello che Cid ha fatto in passato," disse
Squall. "Alla fine della guerra, Cid ha fatto valere il peso del nostro
impegno nella sconfitta di Artemisia per salvarti. Ha praticamente preteso che
il Garden fosse considerato come una nazione indipendente."
"E questo che vuol dire?" chiese Seifer.
"In pratica, Cid ha ottenuto che il Garden potesse
amministrare da sé alcune funzioni, come quella della giustizia. Questo ci ha
reso indipendenti da qualsiasi altra nazione volesse sfruttarci, come ha fatto
Galbadia con il suo Garden. In più, ci permette di giudicare noi stessi,
secondo un codice interno, tutti coloro che fanno parte del Garden," disse
Shu.
"In pratica," intervenne Rinoa. "Tu vivevi al
Garden. Questa era la tua casa. Anche se non eri un SeeD, la tua residenza
formale era qui."
"Nessun'altra nazione aveva il potere di giudicarti, se non
il Garden di Balamb," affermò Quistis.
Ora lo stavano guardando tutti, e Seifer si sentì insieme
accettato ed estraneo.
"Nella persona di Cid, il Garden di Balamb, cinque anni fa,
ha stabilito che il tuo coinvolgimento nella guerra fosse secondario e dovuto a
manipolazione. Non ti ha considerato perseguibile per un reato... era come se
tu non fossi in grado di capire cosa stavi facendo," disse Squall. "E
questo ci torna utile anche adesso. Tu vivi a FH, ma finché sei nel Garden
nessuno può arrestarti. E finché il Garden rimane in mare aperto, non è
possibile stabilire in che nazione ti trovi. E in ogni caso, faremo in modo di
stare il più possibile in acque esthariane. Laguna ci ha assicurato la sua
collaborazione."
"Tutto questo solo per proteggermi?" chiese Seifer,
sbalordito.
"No." Squall si alzò e si voltò a guardare fuori dalla
sua finestra la cittadina di FH che si allontanava sempre di più. "In
realtà, lo scopo è un altro."
"Sarebbe?"
"Unisciti a noi," rispose il Comandante, voltandosi
appena.
"Cosa?!" Seifer decise: non ci stava capendo più niente.
Quelle non erano le persone che in teoria avrebbero dovuto essere ben felici di
una sua condanna?
"Cid era un padre per tutti noi," continuò Squall,
voltandosi del tutto a guardare il gruppo. "Non possiamo accettare che chi
l'ha ucciso rimanga impunito, così come non possiamo accettare che l'omicidio
venga attribuito secondo criteri... discutibili."
"A dir poco," borbottò Seifer sotto voce.
"D'ora in poi abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile per
scovare il colpevole. Dovremo farlo dal mare aperto, però. Per cui ci servi
anche tu. Tu conoscevi FH, i suoi abitanti... se qualcosa non torna, tu lo
saprai meglio di noi. Unisciti a noi."
Seifer scosse la testa, incredulo. Tutti lo stavano incitando ad
accettare, ma lui non era sicuro di poterlo fare: alla fine non sarebbe
sembrato anche quello un modo come un altro per scagionarlo? Certo, lui non
aveva ucciso Cid, e l'idea di doversi difendere da quell'accusa lo faceva
imbestialire... ma non era forse proprio per questo che forse avrebbe meglio a
non indagare? Dove si era mai sentito che un indiziato potesse dare una mano
alle indagini?
Aveva quasi deciso di dire no, e di lasciargli fare il capro
espiatorio, ma quando alzò lo sguardo, tutti quelli occhi puntati su di lui,
fiduciosi e in attesa, smossero qualcosa dentro di lui. Quelle erano le persone
che lui aveva praticamente tradito, ma adesso... volevano aiutarlo. Erano
disposte a tutto per aiutarlo.
"Farò quello che posso," borbottò.
Squall gli si avvicinò e gli tese la mano. "Benvenuto tra
noi, allora."
*****
Nota dell'autrice: ed ecco qui. Come vedete non ho ucciso nessuno
di fondamentale XD
Prima cosa: lo so, ho troppe storie in ballo. Tranquilli, credo di star
entrando nel periodo denominato "voglio 56 ore al giorno per scrivere!"
Grazie come sempre a Little Rinoa che mi ha betato la storia, grazie in
anticipo a tutti voi di aver letto e, se lo farete, di aver commentato, e per
le risposte a commenti, critiche e domande vi rimando al mio solito post sul
mio blog Wide Awake (qui o qui, tanto è lo stesso post in due blog diversi). Grazie e alla prossima! – Alessia Heartilly |
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** II. Fade to black ***
MOONLIT ORCHID
II. Fade to Black
Quistis non
temeva molte cose, nella vita. Ma aveva sicuramente paura della morte.
Non era il
massimo per un SeeD, se ne rendeva conto, ma un conto era essere SeeD che vanno
a fare missioni sul campo ogni tanto, un altro conto era essere un SeeD in
prima linea in una guerra. E in quella guerra, Quistis aveva visto morire
troppi ragazzi troppo giovani e troppo inesperti. Nomi su una lapide
commemorativa, nomi, date, numeri, statistiche. Era tutta lì la loro morte. A
nessuno di loro era stata dedicata una frase; c'era un encomio generico che
chiudeva la lapide. Non c'erano immagini. E a piangerli erano stati tutti
quanti all'inizio, e poi solo gli amici stretti, e poi il dolore si era
affievolito, i ricordi iniziavano a svanire, e di quei ragazzi, troppo giovani,
troppo inesperti, troppo presto morti, non sarebbero restate altro che le lettere
dorate a marcare il nome e le date di inizio e fine delle loro vite.
Era di questo
che aveva paura. Che anche il suo nome, prima o poi, sarebbe finito su una
lapide, che di lei non sarebbe rimasto altro che quello, e qualche ricordo
sbiadito che alla fine sarebbe stato così vago da essere inesistente. Aveva
avuto ragione Squall, anni prima, a pretendere che non si parlasse al passato
di lui? Sarebbe stata così anche la morte di Cid? Un passaggio all'apparenza
indolore dal presente al passato, un passaggio veloce e fuggevole dalla vita
alla morte?
Alle
diciassette, le ceneri di Cid Kramer sarebbero state buttate nel mare, così
come aveva chiesto lui stesso. Tra qualche giorno, sarebbe stata posata una
lapide accanto a quella degli studenti defunti. E poi la vita avrebbe
continuato a scorrere, e le persone si sarebbero dimenticate di Cid Kramer. O
almeno, le persone per cui non era stato un marito e un padre.
Una brezza
salì dal mare, e la fece rabbrividire. Iniziava già a fare freddo. Rimase ferma
davanti alla lapide degli studenti, posando gli occhi sull'orchidea
commemorativa che Edea aveva fatto mettere lì davanti. Quell'orchidea aveva dei
fiori così candidi che se si andava lì di notte parevano brillare, ed era per
questo che era stata scelta: come una luce nel buio, aveva detto la Madre, l'ex
Strega, la donna che aveva indirettamente causato la morte dei
duecentoquarantanove studenti elencati sulla lapide. Quistis lesse i nomi,
cercando di ricordare se qualcuno di quei ragazzi era stato un suo studente; ma
ad ogni nome si sovrapponeva Cid, ad ogni viso ricordato con sforzo si
sovrapponeva quello di Cid, e le sue decine di tic: togliersi gli occhiali,
pulirli, incrociare le mani dietro la schiena, allargare le braccia sopra la
testa per enfatizzare i concetti, muoversi lentamente... Cid, Cid e ancora Cid.
Cid e il
ricordo di Cid.
Dietro di lei
si avvicinavano dei passi. Lei li ignorò volutamente, fin quando la persona le
si fermò proprio accanto, e rimase rispettosamente in silenzio davanti allo
spaventoso elenco di studenti. Dopo svariati minuti, Quistis si voltò e lo
guardò incuriosita.
Seifer
fissava la lapide con un'espressione indecifrabile.
"Sai,"
disse con voce malinconica e insieme ironica, "la cosa più triste è che
non conoscevo nemmeno la metà di queste persone."
Quistis
sospirò, e tornò a guardare l'orchidea bianca e pallida. "Penso sia una
ragione in più per ricordarle adesso."
Ci fu
silenzio. "Ci penso, ogni tanto," rispose lui. "Non sapevo bene
come Cid mi avesse salvato, fino a quando Squall ieri me l'ha spiegato. Mi
viene da pensare che sono salvo grazie anche a queste persone."
Quistis seguì
il ragionamento in silenzio. La morte di quei ragazzi per la vittoria finale?
La morte per la solita storia di bene che sconfigge il male? Era una cosa forse
anche più triste. "Già."
I due
rimasero in silenzio ancora, persi ciascuno nei propri pensieri. Avevano perso
il senso del tempo quando il caratteristico suono che annunciava una
comunicazione interna si diffuse nel Garden, e la voce di Shu richiese poi la
presenza di Quistis sul ponte di comando.
Lei sospirò,
si scostò i capelli dal viso, diede un'ultima occhiata alla lapide e
all'orchidea commemorativa, fece un cenno del capo a mo' di saluto e si voltò
verso Seifer. "La cerimonia si terrà qui alle diciassette," gli disse
con voce monotona.
Seifer si
voltò a guardarla: Quistis era sempre stata una bellissima ragazza dall'aspetto
severo, freddo e un po' malinconico, ma in quel momento aveva dipinto sul volto
un dolore che non seppe riconoscere e che insieme gli parve estremamente
familiare.
"Grazie."
Con un cenno
del capo, Quistis si allontanò verso la scalinata che l'avrebbe riportata
all'interno.
"Quistis!"
la chiamò all'improvviso Seifer. Lui le corse incontro, si fermò ai piedi della
scalinata e le disse di nuovo, "grazie."
"Cid
voleva che ci fossi anche tu," iniziò a spiegare lei, stupita.
"Non per
questo," rispose lui scuotendo la testa. Alzò un braccio e indicò la
lapide. "Per quello."
Quistis lo
guardò confusa, leggermente colta di sorpresa da quella frase.
"Per non
avermi detto che non ho il diritto di rimanere qui," chiarì lui.
Quistis aprì
la bocca in un cenno di sorpresa silenzioso, e poi la richiuse, guardandolo con
un'espressione che, se possibile, parlava di un dolore anche più profondo. Si
chiese quando fosse diventato un esperto delle espressioni facciali umane - e
scacciò il pensiero perché indicava un cambiamento che non riusciva ancora a
inquadrare.
"Di
niente," rispose lei, prima di voltarsi e andarsene.
Non lo aveva
detto, rifletté poi, entrando in ascensore e premendo il bottone per il terzo
piano. E non lo aveva pensato, e questo misurava la distanza tra la persona che
era oggi, disposta ad accettare, comprendere e rimediare ai propri errori, e la
persona che era stata allora, che invece non avrebbe esitato né a pensare né a
dire a Seifer che doveva andarsene. Era cresciuta, in quei cinque anni, e aveva
avuto modo di capire meglio se stessa, e anche Squall e Seifer, le due persone
più enigmatiche che aveva avuto come alunni. Aveva imparato a non darsi colpe
che non aveva, e aveva imparato che le persone vivono il dolore e il rimorso
secondo i propri tempi personali.
Per cinque
anni, Seifer non si era mai fatto vedere, come se avesse cura di allontanarsi
prima che il Garden attraccasse nei porti del mondo. Nessuno di loro lo aveva
mai incontrato, ma lei aveva sentito abbastanza parlare di lui per sapere che
non era esattamente la persona che conosceva. Qualcosa era successo, e non era
solo la manipolazione di Artemisia. Era qualcosa di profondo, e lei era curiosa
di sapere cosa esattamente gli fosse successo, che persona fosse diventata, che
passaggio ci fosse stato dal ragazzo strafottente che metteva i piedi sul
banco, in classe, persino durante le lezioni del professor Aki, e la persona
che osservava nomi sconosciuti su una lapide commemorativa con la maturità
dolorosa che lei aveva percepito.
Il cicalino
dell'ascensore la avvisò del suo arrivo.
Uscì,
sospirando, e si preparò ad affrontare qualsiasi cosa volesse Shu da lei.
*~*~*~*~*
La brezza che
saliva dal mare aveva costretto tutti a stringersi vicini.
Non era tanto
per il freddo, però, quanto piuttosto per la necessità di sentirsi vivi, l'uno
accanto all'altro, nel calore che passava tra le divise ufficiali. Le ragazze
si erano strette intorno a Edea; Seifer era un po' più in disparte, accanto a
Irvine e Zell. Dietro di loro, tutti i SeeD che ci tenevano a dare l'ultimo
addio al loro Preside erano presenti, pronti a fare il saluto ufficiale non
appena Squall avrebbe aperto l'urna per gettare le sue ceneri in mare.
L'elogio
funebre era finito da poco. Edea non era in condizioni di parlare; ci aveva
pensato Squall, tenendo per tutto il tempo gli occhi fissi sui suoi amici, su
Rinoa, per avere la forza di essere forte per tutti. Era stato un discorso
breve, ma sentito, alla fine del quale Squall aveva detto che tutti i presenti
avevano sicuramente un ricordo di Cid come figura paterna, perché Cid aveva un
istinto da padre che li rendeva tutti un po' suoi figli, per come aveva saputo
guidarli lasciando che ciascuno di loro imparasse dai propri errori. E aveva
chiesto che ognuno, all'apertura dell'urna, cercasse quel ricordo del Cid
paterno che avevano conosciuto, e che lo ricordassero così, con un saluto SeeD,
perché potessero mischiarsi anche nella morte i suoi ruoli di padre e di
Preside, come in vita. Poi era tornato accanto ai suoi amici.
Ci fu una
pausa di silenzio in cui l'unico rumore era la brezza del mare che penetrava
tra i fili d'erba e tra le fronde degli alberi.
Dopo qualche
istante, Squall avanzò verso il piccolo piedistallo su cui era stata posta
l'urna con le ceneri di Cid, e la sollevò, aprendola. Si voltò verso i suoi
amici per capire chi di loro avrebbe voluto aiutarlo; e lentamente tutti,
compresa Edea, si fecero avanti. Gli altri SeeD rimasero rispettosamente
indietro; Cid era stato un padre per tutti loro, ma per il gruppo
dell'orfanotrofio era stato un padre nel vero senso della parola. Attesero che
il vento si calmasse, e poi, lentamente, ciascuno prese una manciata di ceneri,
si avvicinò al bordo del Giardino, dove c'era ancora la crepa dovuta alla
guerra tra Garden, e la fece scivolare dolcemente nel mare.
Si udì il
rumore dei tacchi che sbattevano mentre ciascun SeeD salutava il proprio
Preside.
Cid Kramer
aveva espressamente voluto solo poche cose nel suo testamento. Aveva chiesto
che le sue ceneri fossero sparse in mare, perché potessero raggiungere Centra,
dove aveva vissuto i suoi anni più felici insieme a sua moglie e ai loro figli
adottivi; aveva chiesto che venisse fatto al tramonto, perché era quello il
momento in cui all'orfanotrofio radunava tutti i bambini per leggere una fiaba,
mentre Edea preparava la cena, e perché era quello il momento del suo discorso
settimanale al Garden; e aveva chiesto che l'urna delle sue ceneri, vuota,
venisse consegnata a sua moglie, perché ne facesse quello che riteneva più
opportuno. Edea la strinse al seno singhiozzando, mentre le ragazze cercavano
di consolarla; Squall si strinse gli occhi, cercando di non dare a vedere la sua
commozione, e si voltò per parlare ancora.
"Ognuno
di voi potrà rimanere qui quanto vorrà. Per il Garden di Balamb, questo è il
luogo dove potrete onorare la memoria di Cid, se lo vorrete."
C'era un
silenzio irreale, nell'aria, un rumore di brezza che lo rendeva inquieto, un
frusciare di onde che sembrava lambirgli il cervello, come se l'acqua si
infrangesse sui suoi neuroni, avvisandolo dell'arrivo dell'ennesimo mal di
testa.
"Per
questa sera, il coprifuoco è annullato. Avrete tutto il tempo di fermarvi qui,
quando e quanto vorrete. Tra quattro giorni verrà posata la lapide
commemorativa accanto al Monumento degli Studenti. Consideratevi fin da ora
invitati alla cerimonia. Avrete maggiori dettagli al più presto. Siete liberi
di fare quello che volete, adesso."
I SeeD si
sparsero lentamente nel Giardino, chi vicino alla lapide commemorativa, chi
sulle panchine sparse qua e là, chi all'ombra degli alberi, stringendosi nella
divisa e ricordando insieme Cid.
Squall si
avvicinò ai suoi amici. Non ci fu bisogno di dire che ognuno era libero di
salutare Cid come voleva; lentamente, come in processione, passarono tutti
accanto al bordo del Garden da cui il mare portava via il loro padre e Preside.
Edea pianse,
in ginocchio e in silenzio, stringendosi al petto l'urna di suo marito, ma
stavolta gli altri rimasero a rispettosa distanza. Avevano tutti una sensazione
nettissima di separazione, e di impossibilità di capire. Cosa si provava quando
l'amore della propria vita se ne andava per sempre? Cosa significava perdere il
proprio compagno della vita, dopo averci passato insieme dei decenni? Le
relazioni più lunghe di cui avevano esperienza i ragazzi non erano nulla di
paragonabile a ciò che aveva legato Cid ed Edea, anche solo per tutta la parte
di vita che avevano passato insieme.
Quando infine
Edea si alzò, fu Zell ad avvicinarsi per primo. Lanciò qualche pugno nell'aria,
un saluto piuttosto bizzarro, e sussurrò qualcosa che il vento si mangiò e che
nessuno, a parte lui, riuscì a sentire. Stava ringraziando il Preside Cid di
avergli insegnato a dare il meglio di sé dandogli completa fiducia. Poi lasciò
scivolare in acqua qualcosa che aveva stretto nel pugno fino a quel momento, si
alzò con le mani sui fianchi, annuì alla vastità dell'oceano e si voltò, con
gli occhi lucidi. Sakura aprì le braccia per consolarlo.
Poi toccò a
Quistis. Sembrava che fissasse semplicemente il mare, e il sole all'orizzonte;
aveva le braccia incrociate, come quando, in classe, ascoltava i suoi studenti
rispondere alle sue domande. Il vento le scompigliava le ciocche di capelli che
lasciava come sempre libere dalla pettinatura; dopo un lungo momento, in cui
non fece altro che rimanere immobile a fissare il mare, annuì e si voltò, dopo
essersi asciugata furtivamente una lacrima.
Selphie si
avvicinò al bordo facendo tintinnare uno degli ultimi ornamenti che aveva usato
per i suoi festival. Cid era stato un grande fan delle sue feste; la mancanza
di Norg aveva reso il Garden un posto con meno regole e più libertà, tra cui la
gioia di vivere che Selphie sapeva trasmettere negli eventi che organizzava.
Lasciò cadere l'ornamento in acqua, perché seguisse le ceneri di Cid, con la
promessa che da quel momento in poi, ogni evento alla memoria di Cid Kramer
avrebbe finanziato dei progetti per gli orfani nel mondo. Era sicura che Cid
avrebbe approvato, e anche Edea, nel suo dolore composto e silenzioso, era
riuscita a sorridere lievemente all'idea.
Poi si
avvicinò Irvine. Era l'unico ad aver sempre ricordato chi fosse Edea, e quindi,
di riflesso, chi fosse Cid; questo lo aveva avvicinato moltissimo al Preside,
che lo aveva spesso consolato della sua sofferenza e del suo senso di colpa per
aver sparato quel colpo perfetto che avrebbe ucciso Edea, se Artemisia non
avesse usato la magia. Sentiva la perdita acutamente, come se qualcuno gli
avesse conficcato qualcosa nel petto; giurò in silenzio che avrebbe catturato
il suo assassino e si sarebbe accertato che passasse la vita a marcire nei
sotterranei della Prigione del Deserto. Poi si allontanò ed andò da Selphie, che
lo accolse tra le braccia.
Rimanevano
solo Seifer, Squall e Rinoa; Seifer scosse appena la testa, quando gli occhi
suoi e di Squall si incontrarono, e allora lui spinse in avanti Rinoa,
facendole cenno di salutarlo pure, se voleva. Lui preferiva fare per ultimo.
Rinoa non
pretendeva di provare le stesse cose che provavano gli altri; Cid era stato un
padre per lei quanto Edea era stata una madre, quando avevano cercato di
aiutarla a gestire la magia della Strega, ma non era la stessa cosa che per gli
altri. Lei aveva comunque due genitori di riferimento, che erano Caraway e
Julia Heartilly; amava questa coppia come si amano due cari zii senza figli,
affettuosi e dolci, ma si rendeva bene conto che poteva capire cosa provavano
gli altri, ma non era paragonabile il loro dolore. Tuttavia, Cid era stato una
persona a cui lei aveva voluto molto bene; le era sempre stato vicino, quando
c'erano problemi con Squall, quando aveva bisogno di parlare dei suoi poteri
con una persona che potesse capirla, o semplicemente con qualcuno. L'aveva
sempre aiutata a non sentirsi in colpa per aver nascosto il suo dono a suo
padre, considerato che poteva metterlo in pericolo; soffriva della sua morte, e
soffriva per il dolore che vedeva nel suo ragazzo e nei loro amici. Rimase china
vicina al bordo, come parlando in silenzio alle acque sottostanti, e poi si
alzò, stringendosi gli anelli che portava al collo tra le dita. Tornò da Squall
con due lacrime silenziose sulle guance.
Ci fu un
surreale momento di silenzio, in cui persino il vento parve tacere. Squall e
Seifer si guardarono, annuirono, e si avvicinarono insieme.
La maggior
parte delle persone non capiva il rapporto che c'era tra loro. Squall e Seifer
non erano completamente rivali, e non erano del tutto amici. Spesso chi li
aveva visti combattere aveva pensato a un odio così radicato da arrivare ai
duelli cruenti a cui erano abituati; ma poi altre volte si vedeva una forma di
rispetto, tra i due, che sembrava quasi impossibile. In quel momento, quando
entrambi si avvicinarono al limitare del Giardino, la maggior parte del Garden
non capì, ma il gruppo di amici vide quel saluto per quel che era: i due
pupilli di Cid Kramer, entrambi allo stesso tempo il meglio e il peggio del
Garden, gli unici due veri specialisti di gunblade al mondo, i Cavalieri del
passato, del presente e del futuro racchiusi in uno unico momento nel tempo.
L'eroe e il
reietto.
Lentamente,
Squall si raddrizzò nel saluto SeeD, e anche Seifer lo fece, e nessuno fiatò
perché nessuno sentiva che non aveva il diritto di farlo. Poi si allontanarono
entrambi per prendere ciascuno una custodia da sotto il piedistallo dell'urna,
coperto da un telo di velluto rosso scuro, e le aprirono.
Contenevano
entrambe un gunblade.
I due ragazzi
impugnarono il loro primo gunblade di bambini, quando Cid aveva visto in loro
il talento innato che serviva per maneggiare quell'arma leggendaria, e aveva
regalato loro quell'arma praticamente giocattolo per iniziare a fare pratica.
Era così che era iniziata anche la loro rivalità, ed entrambi si trovarono ad
accarezzare la lama poco affilata, l'impugnatura scarica, con la mente che
vagava fra i ricordi. Entrambi fecero volteggiare il proprio gunblade in un
gesto che parve un perfetto riflesso allo specchio, e poi tornarono al bordo
del Giardino, fissando il mare.
Lo splash dei
gunblade contro l'acqua sottostante fu l'unico rumore che si udì.
E poi, le due
figure stagliate contro il sole morente ripeterono il saluto SeeD, e quello
parve a tutti l'unico saluto degno del Garden di Balamb.
*~*~*~*~*
Squall posò
una mano sulla schiena di Rinoa, in un contatto rassicurante, mentre lei
bussava alla porta di Edea.
C'era un
ultimo desiderio di Cid da esaudire, e loro due erano le persone scelte da lui
stesso per farlo. Rinoa si strinse al petto la borsa per il nervosismo,
voltandosi a guardare Squall; lui mosse la mano sulla sua schiena, in una
carezza dolce che non seppe comunque calmarla.
La porta si
aprì poco dopo; era Shu.
"Ciao,"
li salutò a voce bassa. "Rimango io con lei stasera. So che c'è la cena da
Selphie, ma secondo la Kadowaki non è ancora il caso di lasciarla sola.
Scusatemi con gli altri, per favore."
Rinoa annuì,
stringendosi di nuovo la borsa al petto. "Dobbiamo consegnare una cosa ad
Edea," disse poi. "Possiamo entrare?"
Stava per
chiedere se era un brutto momento, ma si morse la lingua. Ovviamente era un
brutto momento. Il resto della vita, per Edea, sarebbe stato un brutto momento.
Shu annuì e
si fece da parte per farli entrare. "Si è appena messa a letto, l'ho
convinta solo a bere un po' di brodo. È in camera da letto, se volete
parlarle."
"Vai
pure tu, Rinoa," disse Squall. "Io devo chiarire alcune cose con Shu
per i prossimi giorni. Se hai bisogno sono qui."
Rinoa annuì,
e si diresse alla camera da letto, mentre Shu e Squall si sedevano sul divano e
iniziavano a parlare sottovoce.
Bussò piano
alla porta, e rimase in attesa del permesso di entrare, che però non arrivò.
Bussò di nuovo e premette appena la maniglia; spinse la porta e infilò la testa
nella stanza.
"Rinoa?"
mormorò Edea.
"Sì,
sono io," rispose lei, con le gambe che tremavano di nervosismo.
"Posso entrare?"
"Vieni,"
disse la Madre, e nella stanza ci fu un fruscio di stoffe; coperte spostate,
forse. Rinoa si chiuse la porta alle spalle. "Siediti qui con me," le
disse Edea, spostandosi verso un paio di poltrone sull'altro lato della stanza.
Rinoa avanzò piano, come temendo di disturbare nonostante l'invito, e si
sedette lentamente.
Ci fu un
momento di silenzio, in cui Rinoa cercò di valutare come introdurre
l'argomento; fu Edea, alla fine, ad ammettere, "Cid era ancora un
Cavaliere, nonostante tutto."
"Lo si è
per sempre," commentò Rinoa, e l'altra donna annuì, spostando lo sguardo
sul mare, fuori dalla sua finestra, che ospitava suo marito. "C'è ancora
una parte di legame, signora?"
Edea annuì
soltanto.
"Posso
fare qualcosa per lei?" domandò allora la ragazza. Le si stringeva il
cuore all'idea di Edea che era rimasta praticamente sola - c'erano loro
ragazzi, ma Rinoa sapeva, in qualche modo, che non bastava, che era diverso. E
le si stringeva il cuore all'idea che non c'era praticamente nulla che loro
potessero fare, pur con tutta la buona volontà da cui erano animati.
"Non
dovete pensare a me," rispose sospirando Edea. "Voi ragazzi dovete
farvi forza a vicenda. Avete tante cose a cui pensare adesso, e io posso
farcela da sola. Questo è un fardello solo mio." Allungò una mano a prendere
quella di Rinoa e la strinse leggermente. "So a cosa ti riferisci. Ma non
puoi fare niente come Strega, è una cosa che devo affrontare da sola."
"È
doloroso," disse Rinoa, e non era una domanda, era un'affermazione, che
pronunciò con una sicurezza di cui non avrebbe saputo stabilire la provenienza.
"Sì,"
rispose Edea. "Non so spiegare come mai una parte del legame ci fosse
ancora. Credevo semplicemente che fosse svanito quando ti ho passato i
poteri... e ho sempre pensato che il resto fosse dovuto al fatto che io e Cid
stiamo... stavamo... insieme da anni."
Rinoa sapeva
bene cosa Edea intendesse con 'il resto'. Era stata lei stessa a insegnare a
lei e a Squall come gestire 'il resto'.
Il resto era
una marea di sensazioni condivise tra la Strega e il suo Cavaliere, che
fluttuavano tra i due avvisando uno di ciò che stava succedendo all'altra. Era
così che si percepiva pericolo, preoccupazione, sollievo... tutta la gamma
possibile di sensazioni umane. Era così che si percepiva il dolore delle ferite
dell'altro, il flusso di energia della guarigione, il ribollire della magia
davanti a pericoli lontani. Il resto significava che quando la Strega o il
Cavaliere morivano qualcosa moriva fisicamente anche nell'altro: un dito che
non si riusciva più a muovere, un organo che deperiva e provocava l'insorgere
di una malattia, un qualcosa che poteva andare da una vaga infiammazione della
pelle al fermarsi del cuore.
Non sapeva se
qualcosa era morto in Edea, ma sapeva che sentiva la mancanza di Cid più
acutamente di quanto potesse sentirla una moglie che perde il marito.
"Era... legata...
quando è successo?" chiese esitante Rinoa.
Essere legati
era un termine che aveva coniato lei stessa, per cercare di spiegare quello che
succedeva. Era il termine con cui indicava una sorta di presenza della Strega
nel Cavaliere, o viceversa, come una carezza ai pensieri, un lambire della
coscienza, che sapeva essere calmante e rilassante. Lo usava spesso, con
Squall, quando era stanco, o nervoso. Lo aiutava ad arrivare alla fine della
giornata. Essere legati era la sensazione del mattino, quando qualcosa sul
fondo della mente, qualcosa che sapeva proprio di Squall, la spingeva fuori dal
sonno. Essere legati era la sensazione più incredibile e terrificante del
mondo, che rendeva insieme tremendamente liberi e tremendamente vulnerabili.
Era come essere nudi nel senso più profondo della parola.
"In
parte," rispose Edea.
Ed essere
legati quando l'altro moriva era la cosa più terribile da vivere. Era come una
lama che tagliava la mente.
"In
realtà," sorrise triste, continuando a spiegarsi, "era solo per
dargli la buonanotte. Quando ho sentito la recisione, pensavo che fosse perché
lui si era addormentato... più passa il tempo e più questo residuo di legame di
fa più debole. Non avrei mai pensato che..."
Si
interruppe, e Rinoa si alzò, come aveva fatto spesso durante quegli anni, e
andò a sedersi per terra, davanti a Edea, posandole la testa sulle gambe. Cercò
di convogliare un po' della sua magia, una parte di consolazione, una parte di
conforto, e una parte di vicinanza, ma non fu sicura di riuscirci. Rispettò il
desiderio di silenzio di Edea, il suo piangere senza farsi né vedere né
sentire, con la sensazione di riuscire a capire quella perdita - la recisione
era qualcosa che non aveva mai sopportato del tutto. Era strano allungare le
dita verso la mente di Squall e sentirlo chiudersi a riccio, era come essere
tagliata fuori, e le dava un dolore fisico, come un taglio accidentale su un
dito mentre si cucina. La recisione avveniva ogni notte, quando ci si
addormentava.
Ma Edea non
avrebbe mai più vissuto la sensazione meravigliosa dell'essere di nuovo
insieme, al mattino, di una vicinanza sconosciuta a chiunque altro, di quel ritrovarsi
che le dipingeva un sorriso sul volto ogni giorno. Squall le diceva sempre che
la mattina, appena sveglia, era bellissima. E lei sapeva, nonostante i segni
del cuscino sul viso, i capelli spettinati e gli occhi pieni di sonno, che lui
lo pensava davvero, perché la sua ammirazione era la prima, rinvigorente
sensazione del mattino.
Per Edea la
recisione era definitiva.
Rimase seduta
accanto alla sua maestra di magia e di vita fino a quando sentì la campana del
Garden battere le otto di sera. Allora sollevò lo sguardo, ed Edea, con un
gesto materno, le accarezzò i capelli. "Grazie," disse soltanto la
donna.
"Ero
venuta per darle questo," rispose Rinoa rialzandosi e tornando a sedersi.
Aprì la mano che aveva tenuto chiusa fino a quel momento, e mostrò il
medaglione ad Edea. "Cid ha allegato una lettera per il Comandante del
Garden di Balamb, al suo testamento. Non ha indicato il nome, solo il titolo.
Aveva dato precise istruzioni; andava aperta solo dopo il funerale. Squall l'ha
aperta in presenza mia e di Nida, come testimoni, questa sera. Conteneva
questo."
Allungò il
medaglione ed Edea lo prese, con mani tremanti.
"La
lettera indicava che deve aprirlo, signora."
Edea tastò
con le dita alla ricerca della chiusura da far scattare, e quando ci riuscì le
sembrò di sentire un odore stantio di fiori secchi.
"Cid
diceva che l'interno del medaglione contiene un miscuglio di cose. Sono dei
fiori polverizzati, un po' di sabbia della spiaggia dietro l'orfanotrofio, e la
terra su cui è stato costruito il Garden. Può farne quello che vuole, ma per
lui, quello che c'è dentro il medaglione è il riassunto della vostra
vita."
Edea rimase a
fissare il medaglione con uno sguardo che Rinoa non seppe decifrare, e poi lo
fece scattare per richiuderlo. Aprì a fatica il fermaglio della collana che lo
accompagnava, e cercò più volte senza successo di chiuderlo poi dietro al
collo. "La aiuto io," intervenne Rinoa quando la vide in difficoltà.
Quando sfiorò le dita di Edea per prendere la catenina, rabbrividì per quanto la
sua pelle era fredda.
"Non
c'era nient'altro?" chiese Edea quando Rinoa tornò a sedersi.
La ragazza
scosse la testa. "Nient'altro. Ma Squall è disposto a darle la lettera, se
lei se la sente."
"Sì, mi
piacerebbe averla... se Cid non ha disposto che fosse distrutta o cose del
genere."
Rinoa infilò
la mano nella sua piccola borsa a tracolla, ed estrasse una busta piegata in
due, che recava il sigillo spezzato del Garden. Sulla busta c'erano le firme di
Rinoa e Nida, i due testimoni, e sotto il sigillo quella di Squall. "Ecco
a lei," sussurrò allungando la lettera sul tavolinetto, davanti a Edea.
"Grazie,"
sussurrò la donna, e fece per aprire la busta, ma esitò.
"Il
legame è mai passato attraverso gli oggetti per voi, Rinoa?"
"A
volte," ammise la ragazza. "Ma solo se Squall era lontano, come
quando è in missione e io rimango al Garden. Allora se lascia dei biglietti o
dei promemoria, e io li tocco, posso sentire la sua presenza. Negli oggetti
personali, come i vestiti, gli asciugamani... è molto più forte. Ma mi sembra che
con il tempo si... consumi, ecco. Che più tocco gli oggetti e meno quello che
rimane di lui sia forte."
Edea esitò
allora a toccare la busta, ritirando le dita. "Pensi... pensi che loro
sappiano di farlo?"
"Non
credo che Squall sia il tipo di ragazzo che fa cose del genere di
proposito," ammise Rinoa. "Penso sia una cosa inconscia. Forse
dipende da quando lo fanno, non sono ancora riuscita a capirlo... e magari è
solo una mia impressione. Potrei essermi suggestionata. Ma non so come possa
funzionare con voi," terminò.
"Non ci
ho mai fatto caso... ma se la sua presenza è ancora un po' in questa lettera...
ho paura di perderla."
Rinoa
rifletté un momento su quelle parole, e poi allungò le mani a stringere quelle
di Edea. "Non posso dirle che riesco a immaginare o capire cosa prova,
perché non è così e la falsità non la aiuta. Ma posso dirle una cosa." Si
spostò sulla sedia, come se avvicinarsi di più potesse dare più forza alle sue
parole. "Lei non ha avuto modo di salutare suo marito. Probabilmente, se
avesse saputo che non lo avrebbe più rivisto gli avrebbe detto molte più cose
quando è partito per Fisherman's Horizon. Questa è la sua possibilità. Se
davvero una parte di Cid è ancora viva in quella lettera, solo lei può
sentirla. Può essere la sua occasione di dire addio... e non rimandi, signora.
Non si lasci sfuggire questa opportunità, perché altrimenti lo rimpiangerà per
tutta la vita."
Edea rifletté
un poco, poi annuì e strinse le mani di Rinoa. La ragazza capì, e si alzò.
"La
lascio sola. Sono sicura che vorrà vivere questo momento intimo come meglio
crede..."
"Grazie,"
sussurrò la donna, con la voce resa roca dalle lacrime.
"Se ha
bisogno di qualcosa c'è Shu... e se vuole uno di noi, siamo tutti da Selphie
stasera. So che le risulta difficile crederlo adesso, ma... non è sola,
Edea."
Rinoa aiutò
Edea ad alzarsi, dato che quest'ultima sembrava fare molta fatica a muoversi, e
si lasciò abbracciare. Non era stata una delle sue bambine, ma quel legame da
ex Strega a giovane Strega si era fatto sempre più stretto, negli anni,
arrivando a renderle l'una per l'altra l'unica persona in grado di capire certe
cose.
"Domani
mattina verrò a trovarla, se può farle piacere..."
Edea annuì e
poi lasciò andare Rinoa. "Quando vuoi. Adesso vai... non voglio farti fare
tardi con tutti. So che questa sera è per ricordare Cid... e vi ringrazio di
quello che intendete fare per lui."
"E per
lei," aggiunse Rinoa. "Non deve. Cid era un papà, per tutti
noi."
*~*~*~*~*
Quando Rinoa
e Squall arrivarono all'appartamento di Selphie, tutti gli altri erano già lì.
Rinoa allungò
la borsa a Selphie perché la riponesse, e si scusò del ritardo. "Siamo
stati da Edea. Shu starà con lei stanotte, si scusa con noi ma non potrà
venire."
"Sarà
per un'altra volta. Non è riuscito a venire nemmeno Nida," rispose Selphie
guidando i suoi amici verso il tavolo. "Il Garden ha preso una corrente
piuttosto forte, e siccome ha ordine di rimanere in acque esthariane, prevede
di fare un po' di fatica per riuscirci."
Squall annuì;
si era accorto del lieve scossone, poco prima, mentre uscivano
dall'appartamento di Cid ed Edea. Sperava solo che il pilota del Garden
riuscisse a trovare un punto tranquillo per la notte. Sapeva per esperienza che
le correnti notturne che il Garden aveva avuto la sfortuna di incontrare in
quegli anni avevano reso la notte difficoltosa per tutte le matricole più
giovani, per lo più bambini, e di riflesso anche alle matricole più grandi, che
si dovevano occupare di loro. Inoltre quando c'erano correnti troppo forti
l'Infermeria si riempiva troppo e troppo in fretta.
"Sedetevi
pure," disse Selphie, indicando i loro posti. "Io e Quistis arriviamo
subito!"
"Serve
una mano?" domandò Rinoa.
"Mi
aiuterai dopo, adesso siediti, sei appena arrivata... e poi è quasi tutto
pronto, mancavate solo voi!"
Squall fermò
gli occhi su Seifer. Quando era stato invitato da Selphie, dopo il funerale,
aveva letto sul volto del suo rivale lo stupore; sembrava che gli riuscisse
ancora difficile accettare che il gruppo credesse alla sua innocenza e lo
volesse come una parte di sé. Seifer aveva provato a schernirsi, quel
pomeriggio, ma poi aveva finito le scuse. E soprattutto non era abituato
all'insistenza di Selphie, anche se doveva ammettere che chiunque sarebbe stato
steso dalle parole della ragazza: "fai parte della nostra famiglia. Cid ti
ha voluto qui nel male, adesso noi ti vogliamo nel bene. O quasi."
Di certo, non
sarebbe stata una cena semplice.
Seifer
ricambiò il suo sguardo con un'espressione seria, quasi più consapevole. Squall
annuì semplicemente a mo' di saluto.
Sembrava che
Selphie avesse deciso il posto di tutti, a tavola. Aveva fatto in modo che le
coppie fossero sedute vicine, ma che comunque le ragazze fossero vicine
abbastanza tra loro da poter chiacchierare; aveva inoltre fatto in modo che
Seifer fosse lontano sia da Zell che da Squall, e l'aveva quindi messo a sedere
tra Quistis e Irvine. Accanto a Quistis, c'era Sakura, poi Zell, Squall, Rinoa
e Selphie stessa. In questo modo Quistis poteva godere della compagnia di
Sakura, se voleva, senza dover per forza parlare con Seifer. Le era sembrata la
sistemazione che avrebbe assicurato più tranquillità alla serata; il forfait
sia di Nida che di Shu aveva complicato le cose, ma si riteneva abbastanza
soddisfatta.
Per un po'
mangiarono in silenzio, ma con sorpresa di tutti fu Seifer a romperlo per
primo.
"E così
è stato Cid a volermi qui."
"Già,"
tagliò corto Squall.
"Ma
se... se lui mi avesse dimenticato..."
"Sì, ti
avremmo voluto qui comunque." Stavolta era stata Selphie a parlare.
"Altrimenti non ti avremmo invitato a cena, ti pare?"
La
conversazione poi si spostò su Cid. Erano per lo più i ragazzi
dell'orfanotrofio a ricordare, con Rinoa e Sakura che se ne stavano un po' in
disparte, in segno di rispetto di quello che gli altri condividevano e da cui
loro erano state escluse. Risero insieme a loro della rabbia goffa di Cid,
quando i ragazzi raccontarono di quella volta che avevano acceso i fuochi
d'artificio senza averne il permesso. Si commossero quando ognuno citò ciò che
Cid aveva detto alla loro promozione. Non cercarono di imporre i loro ricordi,
ma lasciarono che fossero gli altri a decidere cosa condividere anche con loro
e cosa no. Si limitarono a stringere le mani dei rispettivi fidanzati quando il
dolore, dopo ogni risata, sembrava più acuto.
Questo
silenzio diede modo a Rinoa di osservare Quistis.
Aveva notato
che la sua amica, all'arrivo di Seifer a bordo, era diventata piuttosto rigida;
era come se avesse eretto un muro di difesa tra sé e il nuovo arrivato. Quistis
non le aveva mai raccontato molto dell'anno in cui aveva fatto da insegnante
sia a Seifer che a Squall; quel poco che sapeva gliel'aveva detto il suo
ragazzo, dopo parecchie insistenze. Aveva un'idea piuttosto vaga di che
rapporto avesse avuto Quistis con i suoi due alunni più problematici, così
speculari, uguali e diversi; ma aveva capito che Seifer aveva cercato in tutti
i modi di sminuire il valore della sua insegnante. Per quanto lei avesse
cercato di rispondere a tono, e per quanto dalla sua facciata fredda e composta
non trapelasse nulla, le offese di Seifer, le piccole umiliazioni, i
punzecchiamenti mai innocenti ma fatti per ferire, tutto quello che passava tra
lei e Seifer, insomma, le aveva fatto del male. Rinoa non si sarebbe spinta a
dire che aveva minato la stima di sé di Quistis, ma di sicuro aveva minato la
sua sicurezza, le aveva fatto mettere in dubbio le sue capacità, e non c'era
nulla di peggio di una persona insicura a gestire una classe così fortemente
competitiva come quella che aveva avuto. Piano piano si era trovata con un
mucchietto di cenere tra le mani, ciò che rimaneva del suo progetto di essere
un'insegnante rispettata.
Nessun alunno
aveva rispettato l'insegnante numero quattordici Quistis Trepe, perché Seifer
aveva rivelato benissimo quali fossero i suoi punti deboli.
E i Fan di
Trepe non erano rispettosi, erano fanatici, il che peggiorava le cose.
Ma notava
anche qualcosa di diverso in Quistis, quella sera. Forse la consapevolezza del
dolore comune, che per Seifer era accentuato dal modo in cui era stato
marchiato come colpevole senza alcuna prova, l'aveva resa più sciolta. Era
sempre sulle sue, ma ogni tanto guardava Seifer con un'espressione che le
ricordava tanto la mancanza. Se ci pensava, in quella stanza erano tutte
coppie: lei era pronta a sostenere Squall nel dolore della perdita, e sapeva di
poter contare su di lui per avere sostegno a sua volta. Era sicura che la
stessa cosa valesse anche per Sakura e Zell, e ancora più per Selphie e Irvine,
colpiti entrambi dalla perdita di quello che consideravano un padre, mentre lei
e Sakura non avevano questo ricordo di Cid.
Ma Quistis
non aveva nessuno.
Finita la
cena, si sarebbero salutati tutti quanti, e Quistis sarebbe stata l'unica a
tornare da sola nel suo appartamento, l'unica che avrebbe sofferto da sola,
l'unica che non avrebbe tratto quel minimo di conforto dall'intimità condivisa
di una coppia. Certo, c'erano loro, e avrebbero sostenuto Quistis tanto quanto
si sostenevano l'un l'altro. Ma Rinoa sapeva che non era la stessa cosa, sapeva
che Quistis non pensava che fosse la stessa cosa. E le sembrava esattamente
questo quello che vedeva sul viso di Quistis: la mancanza di quello che vedeva
in tutti loro, la mancanza di quella consolazione in più che tutti loro
potevano avere.
L'unica altra
persona nelle stesse condizioni in quella stanza era Seifer.
Poteva funzionare,
si trovò a pensare Rinoa. Quistis era stata piuttosto sfortunata, in quegli
anni - aveva persino provato a uscire qualche volta con Nida, ma non aveva mai
funzionato. Si trovava in difficoltà anche per il suo lavoro: da una parte, gli
studenti, essendo un'insegnante, le erano inaccessibili, e dall'altra gli
istruttori erano spesso troppo grandi; Quistis poteva essere matura, ma aveva
comunque solo ventitrè anni. Ma Seifer aveva la sua stessa età, e soprattutto,
non era più la persona che l'aveva derisa e umiliata anni prima; certo,
avrebbero avuto molte cose da sistemare e chiarire, ma forse... vedeva Quistis
soffrire di solitudine e fare finta di niente da anni, e se c'era anche solo
una remota possibilità che la sua amica potesse essere felice con Seifer,
allora lei era ben decisa a coglierla e offrirgliela. Era sicura che era meglio
provarci, e magari fallire, piuttosto che rimanere con il rimpianto di cosa
sarebbe stato se solo avesse avuto più coraggio.
"Ti
aiuto io," disse Rinoa a fine cena, quando Selphie si alzò per portare in
tavola il dolce.
Non appena
furono in cucina, Rinoa prese Selphie per un braccio e le disse sottovoce,
"hai visto anche tu?"
"Quistis?"
sussurrò a sua volta Selphie. Negli anni il rapporto tra le due si era stretto
moltissimo, fino a farle diventare ottime amiche; con l'esperienza avevano
imparato a capirsi l'un l'altra, a volte senza bisogno di parlare. Ed entrambe
avevano organizzato svariate serate per risollevare il morale di Quistis e
farle capire che non era sola, entrambre avevano raccolto le sue confidenze, ed
entrambe sapevano leggere abbastanza oltre la maschera per capire che la
solitudine la feriva più di quanto cercasse di non dare a vedere.
"Sì,"
rispose soltanto Rinoa, prendendo i piattini da dolce. Selphie annuì.
"Credi
che possa funzionare?" domandò a quel punto Selphie, distribuendo la torta
nei piatti.
Rinoa fece
spallucce. "Non lo so. Ma lui mi sembra molto cambiato, e anche lei l'ha
notato. Lo ha guardato spesso stasera, anche se cercava di non farsi vedere. E
non so... all'inizio mi sembrava molto più rigida, come se cercasse di
distaccarsi. Forse temeva che lui non fosse cambiato affatto... ma sembra che
abbia notato la differenza. Sembrava davvero incuriosita, stasera."
"Ho
paura che possa soffrire," rispose Selphie. "Ho visto anch'io che lo
guardava, ma forse è il momento... è stata una giornata difficile per tutti.
Forse non siamo abbastanza lucide per capire bene."
"Anche
io ho paura che soffra," disse Rinoa, fermandosi per guardare in faccia
l'amica. "Ma molte volte ci è capitato di essere alle cene e alle feste
ufficiali insieme a lei e altri SeeD che potevano interessarle. Magari con
qualcuno è anche uscita. Ma non l'ho mai vista incuriosita come stasera. Non
so... forse non funzionerà. Non sappiamo nemmeno cosa farà Seifer una volta
finite le indagini. Ma non voglio avere il rimpianto di non aver fatto
niente... sai anche tu come vive Quistis."
"Già."
Selphie andò a prendere un vassoio per sé e uno per Rinoa, e iniziò a
distribuire i piatti. "Vorrei tanto che anche lei trovasse qualcuno con
cui essere felice, come noi. Ma non vorrei causarle altro dolore... anche se
non lo dà a vedere, soffre molto di solitudine..."
"Lo
so," rispose Rinoa. "Per questo voglio aiutarla... Selphie, dobbiamo
almeno cercare di darle una possibilità. Se Seifer le interessa davvero c'è
poco tempo per aiutarli... non possiamo tirare avanti le indagini in eterno.
Che risolviamo il mistero o no, prima o poi dovremo tornare a terra. E allora
proteggere Seifer sarà più difficile."
"Hai in
mente qualcosa?"
"Solo di
cercare di favorirli. Sono sicura che tra quei due possa succedere qualcosa...
ma so anche che sono entrambi molto orgogliosi e non faranno il primo passo
senza una spintarella. Se riusciamo a fare in modo che prendano almeno in
considerazione l'idea, tutto quello che succederà alla fine delle indagini
dipenderà solo da loro."
"E se
non funziona?" chiese Selphie, sollevando il vassoio mentre Rinoa la
imitava.
"Se non
funziona, vorrei almeno che Quistis avesse qualcuno che possa aiutarla in
questi giorni. Non voglio più che soffra da sola."
"Nemmeno
io. Siamo d'accordo, allora?"
"Niente
interferenze troppo decise. Solo piccoli aiuti. E poi starà a loro decidere
come accoglierli." Le due ragazze annuirono, come per suggellare il patto.
Quando
finalmente tornarono dagli altri, Squall stava annunciando come intendeva
procedere con le indagini. "Dobbiamo iniziare già domani," disse,
come se stesse rispondendo alla domanda di qualcuno. "Possiamo rimanere in
mare poco tempo, e dobbiamo sfruttarlo tutto per indagare. Domani mattina ci
riuniremo e faremo il punto della situazione con tutto quello che sappiamo. Poi
decideremo come procedere a seconda di quello che abbiamo. Direi di incontrarci
per le nove nel mio ufficio."
"Che
succede?" chiese Selphie, distribuendo i piatti.
"Nulla
di che," le rispose Irvine scrollando le spalle. "Zell ha chiesto a
Squall cosa pensava di fare, dato che oggi non abbiamo risolto nulla. Domani
iniziamo a darci dentro per cercare di incastrare il bastardo che ha ammazzato
Cid."
Squall annuì.
"Esatto. Domani mattina per favore cercate di venire tutti pronti con
quello che avete scoperto ieri. Poi decideremo come lavorare."
"Hai già
qualche idea, Squall?" domandò Quistis, infilando il cucchiaino nel dolce
che Rinoa le aveva posato davanti.
"Credo
che sia stato qualcuno che ce l'aveva molto con Cid. È morto dissanguato in
seguito a dieci coltellate. Una tale violenza si giustifica solo se l'assassino
conosceva Cid e voleva fargliela pagare per qualcosa."
"E
cosa?" domandò Seifer, riflettendo sulle conclusioni del suo ex rivale.
"Dobbiamo
scoprirlo noi. Credo che se scopriamo il motivo dell'omicidio, ci sarà più
facile scoprire anche chi è stato. Per questo non ho mai creduto che fossi
stato tu. Perché tu non avevi motivo di ucciderlo, semmai di essergli
grato."
"Quindi
dovremmo scovare qualcosa che il Preside ha fatto e che possa aver fatto
arrabbiare qualcuno?" domandò Irvine strofinandosi il mento.
"Beh, è
un'idea da cui partire, ma non dobbiamo tralasciare niente. Se avete una
qualsiasi idea, ditela. Può servire tutto."
"Ne
riparliamo domattina," disse Rinoa, sedendosi accanto a Squall. "Oggi
è solo per ricordare Cid. Da domani cercheremo di incastrare il suo
assassino."
"E ci
riusciremo," aggiunse Selphie, sorridendo alla sua amica in un modo che
sottintendeva anche qualcos'altro.
Ad esempio,
che sarebbero riuscite in quello che si erano prefissate, in cucina.
Rinoa annuì a
sua volta. E poi, gli occhi di tutte e due le ragazze si spostarono
furtivamente su Quistis, per poi tornare a incontrarsi con un'espressione
complice.
Quistis stava
guardando Seifer.
*~*~*~*~*
Una cosa che
Squall adorava della possibilità del Garden di muoversi erano le notti passate
in viaggio.
Nida sembrava
essere riuscito a evitare la corrente per la notte, e aveva probabilmente
inserito il mantenimento automatico della posizione. L'acqua cullava dolcemente
il Garden, con un movimento leggero a malapena percepibile. Squall lo coglieva
solo grazie al suo legame da Cavaliere con Rinoa.
E c'era
un'altra cosa, che solo Rinoa era riuscita a percepire, quella prima notte
passata insieme, e che lui non aveva mai detto. Le notti passate in viaggio gli
ricordavano la sera della vittoria di cinque anni prima, gli ricordavano la
prima notte passata con Rinoa, gli ricordavano momenti felici, sereni,
tranquilli. Trovava qualcosa di tranquillizzante nel mare che scivolava sotto
al Garden.
Ma quella
notte non riusciva a dormire.
Il mal di
testa gli martellava dietro gli occhi fin da metà cena. Era stato sopportabile,
ma ora il dolore saliva a ondate, allargandosi e stringendosi come un cerchio
intorno alle tempie, rendendogli difficoltoso vedere. Squall non era molto
incline a prendere farmaci o a usare magie per curarsi, ma sapeva bene di non
poter usare la magia in quelle condizioni; il dolore gli rendeva impossibile
concentrarsi abbastanza da fare un incantesimo, e inoltre negli ultimi giorni
la magia non serviva a nulla. Sopportava quando sapeva di poterci riuscire, ma
ora stava diventando troppo.
Si alzò a
sedere sul letto, strizzando gli occhi e stropicciandoli per focalizzare meglio
quando gli sembrò che, nel sollevarsi, una palla gli premesse contro l'occhio
destro impedendogli di vedere bene. Quando gli parve di vederci normalmente,
ignorò la spinta ancora più dolorosa e martellante e buttò le gambe giù dal
letto, sperando che il freddo del pavimento servisse ad aiutarlo a concentrarsi
su qualcosa che non fosse la testa. Aprì il cassetto del comodino e frugò un
po' alla cieca, cercando le sue aspirine. Trovò una scatola che gli parve
quella giusta e quando la vista gli restituì un'immagine un po' più ferma di
ciò che teneva in mano, prese due pastiglie e le inghiottì. Non ebbe bisogno di
guardare per sapere che c'era un bicchiere d'acqua sul suo comodino; da quando
soffriva di quei mal di testa, Rinoa aveva preso l'abitudine di prepararlo
prima di andare a dormire. Nonostante il dolore, sorrise di quella
sollecitudine della sua compagna, ma il sorriso divenne immediatamente una
smorfia.
Rimase seduto
alcuni minuti, nella speranza che il mal di testa almeno si attenuasse.
Dietro di lui
le lenzuola frusciarono e poco dopo la voce assonnata di Rinoa, seguita
immediatamente dalle sue braccia che gli cinsero la vita, gli sussurrò,
"stai bene, Squall?"
"Ho il
solito mal di testa. Stai tranquilla, torna a dormire," le disse,
accarezzandole le mani.
Lei non lo
ascoltò, e poco dopo la sentì appoggiarsi alla sua schiena, posargli un bacio
in mezzo alle spalle. "Vuoi che provi a curarti io?"
Squall sembrò
rifletterci un momento. Poteva aspettare che il farmaco facesse effetto, ma
sapeva che la magia di Rinoa era in pratica l'unica cosa a risolvere il
problema... e aveva bisogno di dormire. La mattina dopo doveva essere ben
sveglio e attento. "Se vuoi, mi aiuterebbe almeno a dormire."
Rinoa si
scostò da lui, e Squall infilò nuovamente le gambe sotto le coperte, girandosi
verso di lei. Le posò un bacio veloce sulle labbra, con una smorfia per il
dolore pulsante che gli causò quel movimento, e annuì come per darle il
segnale.
Rinoa sollevò
le mani, posandole sulle tempie di Squall. Chiusero gli occhi entrambi, e lei
si concentrò, andando alla ricerca dell'energia curatrice dentro di sé, per poi
incanalarla nelle dita a contatto con il suo Cavaliere. Inspirò profondamente,
premette appena sulle tempie del suo ragazzo, visualizzò il suo dolore come
un'ombra verde-nera, e poi, mentre buttava lentamente fuori l'aria, rilasciò
l'energia.
Squall urlò
in maniera straziante, separandosi bruscamente da lei.
Non era mai
successo prima, e Rinoa interruppe immediatamente il contatto, cercando di non
toccarlo fino a quando la temperatura delle sue mani fosse tornata normale. Lo
osservò impietrita, mentre lui si lasciava cadere sul cuscino, inspirando ed
espirando profondamente nel tentativo di ricacciare quel dolore insopportabile
nel suo cervello.
"Squall,
che succede?" chiese Rinoa con la voce rotta.
Lui non
rispose per qualche secondo, e Rinoa stava per chiederlo di nuovo quando
allungò una mano e gliela strinse. "La tua magia non funziona," disse
poi con voce estremamente roca e forzata.
"Non
posso curarti?"
Lui scosse la
testa, rimanendo coricato a occhi chiusi. "Non appena ho sentito la tua
energia, è stato come se mi esplodesse il cervello."
"Mi
dispiace," disse lei, cogliendo l'occasione di asciugarsi le lacrime
mentre lui non poteva vedere, e cercando di mantenere la voce ferma.
"Volevo solo farti stare meglio..."
"Lo
so..." Squall si sforzò di aprire gli occhi, e le prese una mano,
tirandola a sé perché si accoccolasse tra le sue braccia. Le strinse un braccio
intorno alla vita e con l'altra mano le accarezzò una guancia. "Lo so che
vuoi farmi stare meglio. Non potevamo saperlo."
"Mi
dispiace tanto..."
Squall
strinse le braccia intorno alla sua ragazza, e lei si accoccolò contro il suo
petto, cercando di asciugarsi le lacrime prima che gli bagnassero la pelle.
"Che
cosa ti sta succedendo? Non hai mai sofferto di mal di testa, e poi..."
"Ho
lavorato molto, sarà un po' di stress... non preoccuparti..."
"Non
posso!" sbottò infine Rinoa, sollevandosi su un gomito a guardarlo.
"Soffri di mal di testa che nemmeno la mia magia riesce a curare - non sappiamo
cosa sia, non vuoi parlarne con la Kadowaki e io ho paura!"
"Rinoa,
calmati adesso," cercò di rassicurarla Squall, lottando con il dolore e
attirandola di nuovo al petto, dove lei scoppiò in singhiozzi. "Ti
prometto che ne parlerò con la Kadowaki. Voglio solo scoprire chi ha ucciso
Cid, prima. Per favore, cerca di essere paziente ancora un po'... ti prometto
che scopriremo anche cosa mi sta succedendo. Solo che prima... capisci?"
Lei mosse la
testa sul suo petto in un cenno d'assenso, attese che il pianto si calmasse,
mentre lui continuava a coccolarla, e poi si tirò su per sfiorargli le tempie
con le dita. "Mi sento così impotente..." sussurrò con la voce arrochita
dalle lacrime, baciandolo leggermente.
"Lo so,
ma mi fai stare bene comunque. Ho preso due aspirine, sono sicuro che tra poco
passerà. Adesso voglio abbracciarti e basta," continuò rispondendo ai suoi
baci. "Cerca di concentrarti sul movimento del mare. Mi aiuta..."
Non era del
tutto vero, ma almeno era una distrazione sufficiente. Rinoa si concentrò sulla
sensazione di essere dolcemente cullata dall'acqua, e la trasmise a Squall,
nella speranza che lo aiutasse con il suo dolore. Non sembrava che funzionasse
molto, però: secondo lui era più l'immobilità che altro a rendere meno acuto il
dolore. La vista sembrava ferma, ma la testa gli martellava ancora senza
tregua, spingendogli qualcosa dietro l'occhio, in un modo quasi sinistro. Cercò
di voltare la testa e quel qualcosa sembrò muoversi, come una palla che gli
rotolava nel cervello. Chiuse gli occhi e fece una smorfia.
Rinoa non
disse nulla. Continuò a rimanere concentrata, sollevandosi per sfiorargli con
una mano una tempia, baciandogli l'altra, cercando di fargli percepire il
battito del suo cuore, e poco a poco lui si trovò a seguire quel ritmo, mentre
lei continuava ad accarezzarlo e baciarlo, fino a quando il suo pulsare
doloroso somigliò a quello del cuore di Rinoa, e lentamente il dolore si
affievolì, senza mai svanire del tutto.
"Dormi,"
sussurrò lei scostandogli i capelli dalla fronte, e afferrando poi le coperte
per tirarle bene fin sulle spalle, come se il caldo lo aiutasse.
Rimase
sveglia a lungo, anche dopo che lui si fu addormentato in un sonno un po'
inquieto, continuando ad accarezzarlo e baciarlo, cercando di riflettere per capire
cosa gli stesse succedendo.
Squall non
aveva mai sofferto di mal di testa, o in generale, Rinoa non lo aveva mai visto
malato in quegli anni; ma da circa un mese aveva iniziato a soffrire di quei
mal di testa lancinanti che quasi tutte le sere arrivavano quasi puntualmente.
All'inizio, i medicinali o la magia riuscivano a curarlo, ma con il passare del
tempo sembrava sempre più difficile, e l'urlo di quella sera sembrava quasi
inumano. Non aveva mai reagito così ai suoi tentativi di curarlo, anzi; all'inizio
era stato un sollievo. Ma quella sera...
Rinoa si
chiese quali altri cambiamenti avrebbero portato quei mal di testa. Non erano
ancora nemmeno riusciti a capire da cosa fossero provocati; all'inizio Squall
pensava che fosse semplicemente una questione di stress. Settembre era un mese
importante per il Garden, con le nuove immatricolazioni, gli esami di idoneità
e tutti i nuovi piani; ma oramai quel periodo era passato, e invece i mal di
testa si facevano sempre più forti.
E, a quanto
pareva, più pericolosi.
La loro vita
aveva iniziato ad adattarsi, ormai. Cercavano di fare tutto il possibile prima
di cena, dato che era l'ora in cui, di solito, i mal di testa si presentavano;
i rapporti con gli amici ne avevano risentito un po', dato che a volte Squall
nemmeno riusciva a vedere bene per il dolore, e preferiva stare nel loro
appartamento. La loro intimità ne aveva risentito, dato che anche il semplice
movimento di alzarsi gli arrecava dolore; il sesso era fuori discussione, e i
pochi minuti rubati al lavoro ogni tanto erano ben poca cosa rispetto a quello
a cui si erano abituati negli anni. Il lavoro veniva svolto quasi tutto la
mattina, lasciando le cose meno complesse e urgenti al pomeriggio; ma poi
andava ricontrollato, perché la fretta poteva giocare brutti scherzi. E tutto
quello che la carica ufficiale di Squall richiedeva - come i discorsi, le cene
e via discorrendo - stava diventando sempre più pesante, in quelle condizioni.
Rinoa cercò
di ripensare a cosa fosse successo un mese prima che potesse scatenare una
reazione del genere.
Squall aveva
incontrato un mostro diverso dal solito? Non le sembrava; inoltre, sarebbe
stato inserito nel bestiario mondiale, ma non c'erano cambiamenti da almeno due
anni.
Che fosse
stato avvelenato? Il programma anti-avvelenamento del Garden lo rendeva
praticamente impossibile. E Squall se ne sarebbe accorto.
Era davvero
lo stress? Ma allora perché continuava a soffrirne, e soprattutto perché
proprio quell'anno, perché non era mai successo prima?
La sua testa
continuò a farsi domande senza risposte fino all'alba.
E quando
Squall si svegliò dal suo sonno inquieto, e le sorrise per farle capire che
adesso stava bene, lei poté solo sorridere a sua volta e cadere in un sonno
troppo breve e troppo poco riposante.
*****
Nota dell’autrice: sì, i mal di testa di Squall sono importanti.
Per questo li descrivo così tanto (anche perché ne soffro anche io, ma vabbè,
questo dona solo realismo – purtroppo XD).
Dal prossimo capitolo iniziamo a cercare di capire chi è stato!
Solito link al post in cui rispondo a commenti, qui o qui critiche eccetera, anche se,
dove posso, lo faccio direttamente sui siti interessati. Grazie a tutti e alla
prossima! – Alessia Heartilly |
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** III. Post-it note ***
MOONLIT ORCHID
III. Post-it note
Quando Rinoa entrò nell'ufficio di Squall,
con il solito sacchetto di brioche per le riunioni, lui stava fissando dei
documenti e alzò a malapena lo sguardo.
"Hey," lo salutò lei, posando il
sacchetto e girando intorno alla scrivania per baciarlo sulla guancia. Lui si
strofinò un po' gli occhi e poi allungò un braccio, per farle capire di sedersi
sulle sue gambe. "Non stai bene?" chiese Rinoa preoccupata, vedendo
il suo gesto.
"No, sto bene, sono solo un po'
stanco... ed è arrivato un nuovo problema, come se non ne avessimo già
abbastanza!" Indicò con una mano il foglio che stava leggendo quando era
entrata lei, e lei si sporse per prenderlo, seguendo il suo implicito invito.
Dopo una lettura veloce, disse sospirando,
"beh, di sicuro non perdono tempo..."
"Hanno già marchiato Seifer come il
colpevole, quello che faremo adesso ha poca importanza. A loro interessa solo
sapere chi sarà il prossimo Preside." Squall appoggiò la testa allo
schienale, con una mano che scorreva lentamente sulla coscia di Rinoa, e chiuse
gli occhi. "Non hanno nemmeno avuto la decenza di aspettare un po'. Se
guardi la data è del giorno della morte di Cid."
Lei gli strinse le braccia intorno al
collo, baciandogli ancora la guancia. "Mi dispiace..."
Squall le spostò il viso per poterla
baciare, e cercò di consolarsi nel suo amore di quella mancanza di rispetto,
per la persona che Cid era stato e per il dolore che loro sentivano per la sua
perdita. "Stanno arrivando," gli sussurrò poco dopo Rinoa a fior di
labbra, e si alzò, lisciandosi i pantaloni.
Dopo nemmeno trenta secondi qualcuno bussò
alla porta.
"Sensi da Strega," disse lei
sorridendo, mentre lui dava il permesso di entrare.
Quando tutti furono entrati, Seifer
compreso, si sistemarono sulle varie sedie sparse intorno alla scrivania; Rinoa
aprì il sacchetto delle brioche e le distribuì a tutti. Sembrava che tutti ci
fossero abituati, e Seifer evitò di fare commenti - probabilmente per loro era
una specie di rituale. Addentò il suo croissant e cercò di trattenere il più
possibile lo stupore: di certo non era una cosa da mensa. Non ricordava cose
così buone, e di sicuro non avrebbe messo in discussione né le riunioni né il
rituale della colazione insieme da quel momento in poi.
"Bene, allora. Prima di iniziare,
voglio dirvi una cosa." Rinoa si sedette accanto a lui, e gli strinse una
mano sotto la scrivania. "Stamattina ho trovato dei documenti sulla mia
scrivania... uno di questi richiede che comunichiamo al più presto agli altri
Garden chi sostituirà Cid come Preside del Garden di Balamb. Non c'è bisogno
che vi dica che ovviamente non ho nemmeno lontanamente pensato a chi possa
essere. In giornata comunicherò che per il momento siamo occupati nel trovare
l'assassino di Cid, e che quindi qualsiasi altra faccenda verrà rimandata a
dopo la fine delle indagini."
Quistis annuì. "Non ci hanno nemmeno
lasciato il tempo di seppellirlo..."
"Già," concordò Zell, sbattendo
un pugno contro l'altra mano per sfogare in parte la sua rabbia. Almeno il rispetto
di Cid...
"Non pensiamoci più," disse
Squall. "Concentriamoci su quello che ci preme davvero adesso. Per prima
cosa, dobbiamo pensare anche ad Edea..."
"Sono stata da lei questa
mattina," intervenne Rinoa. "Ha passato la notte piuttosto
tranquilla. Mi ha detto che sarebbe andata a passare la giornata con le
matricole più giovani, per cercare di distrarsi un po'. Più tardi tornerò a
trovarla... sembra che abbia ancora un certo legame da Strega con Cid, per cui
la cosa è anche più difficile del previsto, per lei."
"Ci sarà bisogno che qualcuno la
tenga informata di come procediamo," rifletté Quistis. "E se lo
facessi tu, Rinoa?"
"Io?" La ragazza sembrava
piuttosto stupita dell'offerta - concordava sul fatto di informare Edea, ma che
lo facesse lei...?
"Beh, sì," continuò Quistis.
"Lo hai appena detto, sembra che una parte del suo legame Strega-Cavaliere
con Cid ci sia ancora. Quella è una cosa che solo tu puoi capire... e so che ti
rende particolarmente ricettiva di quello che ti circonda."
"Sì, è vero, ma non so se -"
"Ha ragione," concordò allora
Selphie. "Sono notizie che dovremo darle con un po' di tatto. Se tu riesci
a percepire quello che prova, o anche solo a capirlo meglio di noi, sei tu la
persona giusta. Noi possiamo starle vicino, ma ci sono cose che solo voi due
potete comprendere del tutto."
Rinoa si voltò verso Squall, come cercando
la sua approvazione. "Io penso che abbiano ragione," disse allora lui
annuendo. "Non c'è bisogno che tu le dica sempre ogni cosa. Sarà il tuo
istinto a dirti quando parlarle e quanto dirle. Ma tra noi sei la persona
migliore per farlo... noi altri le staremo vicino in altri modi."
"Va bene, allora. Grazie," disse
poi rivolta a Quistis, con un sorriso appena accennato, a cui l'insegnante
rispose annuendo.
"Bene," disse allora Squall
riprendendo la situazione in mano. "Stabiliamo i punti fermi. Diciamo
tutto quello che abbiamo scoperto e mettiamo in gioco tutte le idee. Zell,
cominci tu? Poi andremo in senso orario."
Zell annuì. "Cid è stato ucciso con
dieci coltellate al petto, ed è morto dissanguato per le gravi ferite. Sembra
che sia morto intorno alle ventitré del ventiquattro settembre, due giorni fa.
Stiamo aspettando i risultati definitivi dell'autopsia, che comprende anche un
rapporto tossicologico per capire se Cid sia stato drogato prima di essere
accoltellato. Dovremmo riceverlo al massimo entro due giorni."
Irvine si grattò il mento con le dita.
"L'assassino voleva una morte lenta. Zell, sai se per caso aveva colpi
anche all'altezza dello stomaco?"
"Credo ce ne fossero un paio. Dico
coltellate al petto, ma in realtà ad essere precisi erano sparse su petto e
addome."
"Cosa intendevi, Irvine?" chiese
Squall.
"Beh, ieri sera dicevi che secondo te
si tratta di qualcuno che ce l'ha con Cid... e riflettendoci ho notato che ha
scelto una morte piuttosto... dolorosa. E lenta. Non solo ce l'aveva con lui,
ma voleva anche che soffrisse. Ci sarebbero stati altri modi per ucciderlo più
rapidamente. Solo un'idea."
"Mi sembra un'ottima idea,
però," annuì Rinoa.
"Già, credo anch'io," concordò
Squall. "Sakura, tu hai scoperto qualcosa?"
"Io e Zell siamo scesi a FH e ci
siamo divisi i compiti: lui ha parlato con il medico legale e io con
l'albergatore e quelli che potevano essere i testimoni. L'albergatore ha visto
entrare qualcuno, ma era sul retro perché era molto tardi, e quindi non sa
darci una descrizione. E non lo ha visto uscire, per cui ha pensato fosse un
cliente che si è registrato durante il turno di sua moglie. Quando gli ho detto
che sospettavano fosse Seifer, lui ha negato, dicendo che lo conosce molto bene
e la persona che ha visto era troppo bassa e troppo magra per poter essere
Seifer. I testimoni non sono stati di molto aiuto; se hanno visto entrare
qualcuno, non ci hanno dato peso. Nessuno ha sentito rumori di lotta o urla.
Per questo abbiamo chiesto che venisse analizzato il sangue di Cid."
"Bene. Irvine?"
"Cid ha lasciato il Maggiore Dobe e
sua moglie intorno alle ventuno e trenta, dopo aver cenato con loro. È
rientrato subito dopo all'albergo e si è ritirato in camera sua. L'albergatore
si è accorto della sua morte solo la mattina, quando è andato a
svegliarlo."
"Perché dormiva in albergo?"
chiese Seifer. "Non poteva rientrare al Garden?"
"Cid è partito per FH prima del
Garden," rispose Selphie. "Circa tre giorni prima. Il Garden doveva
terminare di caricare le provviste che avevamo acquistato a Balamb. Quando
siamo salpati il Preside era in viaggio già da ventiquattro ore. Il resto è il
tempo che abbiamo impiegato ad arrivare a FH."
"Questo ci fa pensare anche che
l'assassino sia interno al Garden," aggiunse Rinoa. "Tu eri a FH già
da tempo, ma Cid è stato ucciso proprio la sera in cui il Garden ha attraccato.
Una coincidenza strana. Somma la mia percezione e capisci perché abbiamo molti
dubbi."
"Quindi riassumendo..." iniziò
Squall, ma venne interrotto quando qualcuno bussò alla porta ed entrò senza
attendere di avere il permesso.
Era Shu, e sembrava piuttosto trafelata.
"Scusate l'intrusione," iniziò.
"Ma ho bisogno di dirvi una cosa."
Entrò, richiudendosi la porta alle spalle.
"Comandante," disse poi a mo' di saluto.
"Parla pure, Shu," annuì lui, ma
lei scosse la testa.
"Non qui. Incontriamoci tutti tra
mezz'ora nella Sala del Supremo. Squall, ho bisogno di parlarti urgentemente,
hai un minuto?"
"Sì certo," rispose lui,
piuttosto stupito dal modo di fare della sua Vice-Comandante. "Ok, allora,
scendete pure tutti... cercate solo di non dare troppo nell'occhio. Chiariremo
tutto dopo. Noi arriviamo appena avremo finito qui."
Tutti annuirono, anche se condividevano lo
stupore e la curiosità di Squall. Quando furono tutti fuori, e li sentirono
parlottare per stabilire come scendere tutti senza attirare troppa attenzione,
Squall si alzò e si rivolse direttamente a Shu, incrociando le braccia.
"Sembra che tu abbia scoperto
qualcosa di grosso," iniziò.
"Forse è una cosa stupida, ma era
troppo ben nascosto per non provare almeno a capire cosa significa." Shu
si avvicinò di qualche passo e allungò un oggettino giallo.
"Oh," disse soltanto Squall.
"Volevo che fossi il primo a
vederlo."
*~*~*~*~*
La Sala del Supremo veniva utilizzata
raramente, e solitamente era per tenere riunioni della massima importanza e
segretezza, o per contrattare con clienti che avevano particolarmente a cuore
l'anonimato.
Per questo, quando Shu aveva chiesto che
tutti si incontrassero lì, il gruppo aveva capito che si trattava di qualcosa
di grosso; solo Seifer era rimasto piuttosto spaesato, ma era stato
ragguagliato velocemente sull'utilizzo di quella stanza mentre scendeva in
ascensore insieme a Quistis.
I ragazzi occuparono il tempo in
chiacchiere piuttosto nervose e supposizioni su cosa poteva mai aver scoperto
Shu; si tranquillizzarono, per modo di dire, solo quando il cicalino
dell'ascensore annunciò l'arrivo di Shu e Squall.
Fu Shu a interrompere per prima il
silenzio. "È solo una misura di sicurezza, ragazzi. Se non escludiamo che
l'assassino sia interno al Garden, allora dobbiamo anche prendere misure
aggiuntive per non farci scoprire. Potrebbe anche darsi che ci spii."
"Che cos'hai scoperto, Shu?"
chiese Quistis.
"Accomodiamoci di là,"
intervenne Squall indicando il grande tavolo rotondo posizionato al posto del
trono di Norg. Quando tutti si furono seduti, Shu si schiarì la voce e,
rimanendo in piedi, iniziò a spiegare.
"Come vi avrà già detto il
Comandante, qualche ora dopo la morte di Cid abbiamo ricevuto la richiesta di
notifica della nomina del nuovo Preside dai Garden di Trabia, Galbadia ed
Esthar. Squall l'ha esaminata stamattina e mi ha detto di avviare le procedure
di controllo, anche se la nomina vera e propria non avverrà se non dopo la
cattura del vero assassino."
Squall annuì come per confermare. "È
solo per evitare che gli altri Garden ficchino il naso nei nostri affari, ora
che la situazione è delicata."
"In cosa consistono queste
procedure?" chiese Sakura.
"Fondamentalmente si controlla se il
Preside uscente aveva qualche pratica in corso, ad esempio richieste di
missioni, in modo da smistare tutto alle persone di competenza, mentre viene
discussa la nomina del nuovo Preside. Si tratta di procedure valide per tutte
le maggiori cariche del Garden," spiegò Shu. "Stamattina ho iniziato
a controllare la scrivania di Cid, per togliere tutti gli effetti personali ed
esaminare carte e documenti. Sotto alla pila delle carte denominate 'da
buttare', ho trovato questo." Allungò una busta di plastica in cui aveva
infilato l'oggetto che aveva trovato, e lo fece passare di mano in mano.
Fu solo Seifer a parlare. "Tutto
questo casino per un post-it?"
"Sì, ma ora vi spiego anche perché.
Ho eseguito una ricerca preliminare nell'ufficio, subito dopo la morte di Cid,
come da protocollo, per rintracciare il testamento. Ho controllato anche negli
schedari che Cid ha sulla scrivania, per le richieste in entrata, in uscita e le
carte da buttare. E posso affermare con sicurezza che quando ho fatto quella
ricerca, questo," e sottolineò la parola sollevando la
busta, "non c'era."
"La ricerca è stata eseguita alla
presenza di due SeeD e due matricole scelte a caso," aggiunse Squall.
"Quindi possiamo dire di avere quattro testimoni potenziali del fatto che
questa prova è stata posizionata dopo quell'esame."
"Potenziali?" intervenne
Selphie.
"Sì. Ti spiego poi," disse
Squall, facendo cenno a Shu di continuare.
"Ora, sappiamo che qualcuno ha voluto
quindi sbarazzarsi di questa prova, e ha pensato di farlo mettendola tra le
carte da buttare del Preside. Quindi sapeva che era stata fatta un'ispezione
preliminare, e che con tutta probabilità quella pila di carte non sarebbe stata
riesaminata. Già il fatto che il biglietto sia stato posizionato dopo
l'ispezione e che sia stato posizionato proprio nelle carte da buttare indica
che qualcuno sperava che andasse perduto. Per questo mi ha insospettito, e ho
pensato fosse meglio indagare."
Rinoa allungò una mano a prendere la
busta. "È la grafia di Cid?"
"Ho fatto un confronto grossolano con
le istruzioni che mi ha dato prima della partenza. Secondo me è stato scritto
da lui, ma possiamo chiedere conferma a un esperto."
"Sembra un codice, ma..." Rinoa
esaminò cosa c'era scritto, rifletté un po' e poi disse, "potrebbe
riguardare qualcosa interno al Garden?" Fece passare di nuovo la busta.
"Somiglia ai codici che assegniamo
alle stanze," disse Quistis dopo averlo esaminato.
"873-56... non si legge benissimo...
vedo solo una specie di H e una N." Selphie fece passare la
busta al suo ragazzo, nella speranza che ci capisse di più.
Ma la ricerca del significato del codice
venne interrotta dallo scampanio del Garden che annunciava la fine
dell'allenamento all'esterno e l'inizio delle lezioni teoriche un quarto d'ora
dopo.
"Dobbiamo rimandare," sbuffò
Squall passandosi una mano tra i capelli. "Ok, ognuno ai propri compiti
abituali. Nel frattempo cercate di pensare a cosa possa essere quel codice. Mi
raccomando, nessuno deve sapere che stiamo davvero indagando." Si rivolse
a Selphie. "Per questo diciamo potenziali. L'assassino è nel
Garden, deve pensare di essere al sicuro. Se qualcuno vi chiede qualcosa, le
riunioni servono a stabilire il prossimo Preside."
I ragazzi annuirono, e si alzarono in
silenzio, ciascuno rimuginando per conto suo.
"Shu, tu continua a esaminare
l'ufficio del Preside come prima. Qualsiasi cosa trovi che ti sembra sospetta,
portamela. Ci aggiorniamo tutti qui per le undici e trenta di questa mattina.
Zell, hai tempo per fare un salto nei nostri uffici?"
"Oggi?"
Squall annuì.
"Solo dopo pranzo. Ma perché?"
"Dobbiamo eliminare il sospetto che
ci siano delle microspie."
*~*~*~*~*
Alle undici e trenta, come aveva richiesto
Squall, il gruppo si riunì di nuovo.
Era difficile tenere segreto
quell'incontro, però, per cui la scusa inventata da Squall funzionò benissimo:
studenti e SeeD del Garden di Balamb pensarono che i pezzi grossi si riunissero
per stabilire il prossimo Preside, e continuarono la loro giornata senza
guardarsi l'un l'altro alla ricerca di un colpevole.
"Allora," iniziò Squall non
appena tutti si furono seduti intorno al tavolo. "Ho pensato a una
cosa."
"Cioè?" chiese curiosa Selphie.
"Non siamo investigatori. In questo
momento indaghiamo solo perché ci siamo costretti, per cui non siamo abituati
alle cose da fare. Procediamo secondo un protocollo che nessuno di noi ha mai
messo in atto. Non so come funzionino le indagini della polizia, ma ritengo che
dovremmo annotare le nostre considerazioni per evitare di dimenticarle. E anche
per non perdere il filo logico dei ragionamenti."
"A cosa stai pensando?" domandò
Quistis.
"Una specie di diario delle
indagini."
"Ma pensi che ci tornerebbe
utile?" Irvine si grattò il mento.
"Beh, credo che sia utile capire come
siamo arrivati a scoprire certe cose. Non potremmo farne una copia per tutti,
sarebbe troppo lungo... ma tanto ci riuniamo sempre tutti insieme. Ho
intenzione di fare una riunione delle indagini la mattina e una la sera. In
quelle occasioni il diario passerà di mano in mano. Spero che vedere le
conclusioni delle giornate possa aiutarci a trovare nuove idee, perché le
indagini saranno difficili."
"Io sono d'accordo," disse Shu.
"Alla fine, è un modo per riuscire a tenerci informati. Non abbiamo
familiarità con queste cose."
"Hai anche pensato a chi può
occuparsene?" domandò Zell.
"Ho pensato a Rinoa." Si voltò a
guardarla e iniziò a spiegare la sua scelta. "Questo periodo è quello con
meno lavoro, per te. Le lezioni di magia non inizieranno fino all'anno nuovo, e
l'Infermeria può sempre chiamarti se ci sono urgenze. Mentre invece, per fare
un esempio, Quistis è impegnata con la distribuzione dei nuovi studenti e la
gestione delle risorse. Lo stesso vale per gli altri. La magia viene insegnata
solo quando le matricole sanno gestire l'arma, e sappiamo tutti che ci vuole
qualche mese. E Seifer non può per ovvie ragioni. Insomma, attualmente sei
quella che ha più tempo da dedicare a questa cosa. E ci serve che sia il più
particolareggiata possibile."
"Voi che ne dite?" domandò Rinoa
rivolta al resto dei compagni.
"Io sono d'accordo, e in ogni caso ti
aiuteremo se avrai bisogno," disse Quistis, e gli altri la seguirono.
"Bene. Stabilito questo,"
continuò Squall, allungando un anonimo quaderno bianco e spesso insieme a un
blocco per appunti con biro a Rinoa, "direi che possiamo procedere. Zell,
dopo pranzo riesci a controllare gli uffici del terzo piano?"
"Sì. Conto di finire entro
sera."
"Bene. Tieni traccia di dove hai
trovato le eventuali microspie. Una volta esaminati tutti gli uffici ci
riuniremo di sopra. Allora... qualche idea sul post-it?"
"Io ho pensato che possa essere
qualcosa di interno al Garden," intervenne Selphie. "Somiglia ai
codici che assegniamo alle stanze..."
"Ma che c'entrano le lettere?"
domandò Seifer.
"Circa tre anni fa il Garden è stato
ristrutturato, ed è stato inserito un sistema di comunicazione diretta con ogni
dormitorio," iniziò a spiegare Quistis. "In pratica da ogni ufficio
del terzo piano è possibile contattare una stanza specifica, in modo che la
comunicazione non debba per forza essere pubblica. Ogni stanza quindi ha
ricevuto un numero identificativo, e una coppia di lettere che serve a
stabilire il settore in cui si trova la stanza. Dai nostri computer possiamo
ricercare il codice identificativo della stanza, e una volta trovato quello che
ci interessa, possiamo comunicare direttamente dal computer."
"Ma dovete sapere tutti i codici
così?" domandò Seifer, con un'idea che si formava nella sua mente.
"Non è necessario," gli rispose
Zell. "Ho creato un sistema di ricerca per cui è possibile usare vari
criteri. Nome, cognome, numero di matricola, settore della stanza... ad
esempio, potrei cercare Seifer Almasy nel sistema e contattarti nella stanza in
cui ti trovi, senza dover sapere in che stanza stai o in quale settore. Anche
scrivere solo Seifer basterebbe."
"Ma se il sistema è così
avanzato," rifletté allora Seifer, "anche al Preside bastava una
ricerca del genere, o no?"
"Ovviamente," annuì Shu.
"E allora a che scopo segnarsi il
numero su un post-it? Tanto gli bastava cercare con il computer e poi il
collegamento era diretto. O sbaglio?"
"Hai ragione, ma il sistema funziona
anche dall'esterno," rispose Squall. "Supponiamo che io sia a Balamb,
e voglio contattare Rinoa che si trova all'interno del Garden. Chiamo il
centralino, e se conosco già il codice della stanza, sveltisco di molto la procedura,
perché il collegamento è diretto e non deve essere approvato da un
responsabile."
"A questo punto possiamo solo fare
una cosa," disse Rinoa. "Uno di noi deve salire al terzo piano e
tentare una ricerca di questo codice all'interno del Garden. Non ricordo questa
coppia di lettere."
"Ci penso io," intervenne Shu,
scribacchiando il codice su un foglietto che infilò nel taschino della divisa.
"Faccio in fretta," e si diresse con passo veloce all'ascensore.
"Mentre aspettiamo avete altre
idee?" domandò Squall.
"Che voi sappiate è un sistema di
classificazione diffuso?" Seifer stava ancora riflettendo sulla teoria del
settore interno - non gli tornava.
"Non direi," rispose Rinoa.
"Ai tempi abbiamo chiesto la collaborazione di Esthar e FH per la
tecnologia necessaria, e al resto ha pensato Zell. Per ragioni di sicurezza
abbiamo chiesto che l'utilizzo del software di Zell fosse vietato al pubblico,
escluse Esthar e FH che ci avevano fornito la base tecnica. Io credo che al
massimo sia utilizzato in queste città."
"Potrebbe essere un messaggio
cifrato?" domandò Irvine. "Non so..." continuò a riflettere a
voce alta, prendendo il sacchetto del post-it. "Le lettere potrebbero
essere iniziali?"
"Beh, qualsiasi lettera potrebbe
essere un'iniziale," disse Squall scrollando le spalle. "Ma se la tua
teoria è giusta, allora la chiave sta nei numeri."
"Una data?" chiese Selphie.
"Naaa, i numeri non coinciderebbero... a meno che qualcuno abbia voluto
nascondere la data vera, ma non ci arriveremo mai."
"Un numero di matricola?"
ipotizzò Quistis. "Ma sembra molto lungo, e anche se in mezzo è difficile
da capire, sembrano numeri. Non abbiamo così tanti studenti."
"I numeri che assegniamo agli
esterni?" azzardò Rinoa. "Di solito sono più lunghi di quelli delle
matricole."
"Lo escludo," disse Zell.
"I numeri degli esterni li assegno io stesso, e sono univoci e
progressivi. Inoltre le lettere vengono aggiunte solo a chi effettivamente
richiede i servizi dei SeeD."
"Aspettate, i numeri agli
esterni?" chiese Seifer. "A che vi servono?"
"A identificare le persone con cui
abbiamo a che fare," rispose Squall. "Ci sono stati alcuni incidenti
spiacevoli, i primi mesi dopo Artemisia. Abbiamo iniziato allora ad assegnare
dei numeri identificativi agli esterni. Ad esempio Laguna, Ellione, Caraway.
Quando si trovano all'ingresso, il software permette di ricercare le
registrazioni precedenti, con il confronto delle impronte digitali. In questo
modo cerchiamo di assicurarci che le persone addette all'ingresso possano
sempre sapere chi entra, anche senza averlo mai visto prima. Inoltre nel file
vengono registrati comportamenti, autorizzazioni e quant'altro... se un esterno
entra al Garden e crea qualche pasticcio, noi possiamo decidere di 'bandirlo'.
Questo significa che se si ripresenta all'ingresso, il sistema lo riconosce e i
SeeD di guardia possono scortarlo fuori dal Garden o nelle nostre celle di
detenzione, a seconda di cosa abbiamo stabilito."
"In più ogni volta che entra un
esterno veniamo avvisati sui nostri computer," aggiunse Rinoa.
"Cosa molto scocciante, se posso
dirlo, quando ci sono le feste di Selphie," ridacchiò Irvine. "Ma
bisogna riconoscere che in questo modo abbiamo diminuito di molto i problemi
collegati all'ingresso di sconosciuti che si imbucavano."
"Pensavo vi piacesse vantarvi delle
vostre feste," fece sardonico Seifer, guardando Squall.
"Non se significa mettere a
repentaglio la vita di qualcuno. Non abbiamo solo amici, Seifer," rispose
il Comandante, fissando l'ex rivale con uno sguardo che parlava di cose che
Seifer non conosceva, non poteva conoscere, e sarebbe stato meglio per lui non
conoscerle mai.
"Quindi chiunque entra al Garden è in
pratica 'schedato', e ha un codice che potrebbe essere questo?" domandò
allora Seifer sventolando la loro unica prova.
"Come ripeto, non lo è," rispose
Zell. "Sì, ogni esterno è registrato nel Garden, e ha un numero
identificativo che è solo suo. Questo significa che se qualcuno entra al Garden
una sola volta nella sua vita, il suo numero non verrà mai riciclato. Ma per
distinguere i clienti dai semplici visitatori assegniamo delle lettere al
numero, che di solito corrispondono a quelle della prima missione
richiesta."
"Capisco," rispose Seifer.
"Ma allora cosa può essere?"
"Non è un numero interno al
Garden," disse Shu, rientrando nella stanza. "Ho fatto un controllo
con i numeri che riesco a leggere e con le lettere... aveva ragione Rinoa, non
risulta un'associazione di quelle lettere nelle nostre stanze. Per sicurezza ho
controllato anche gli esterni, ma anche lì zero risultati," terminò
accomodandosi.
"A questo punto siamo al punto di
partenza," disse Rinoa, facendo ruotare la penna tra le dita. Gettò
un'occhiata ai suoi appunti e riassunse, "ricapitoliamo. Il codice non è
assegnato a nessuna stanza del Garden e a nessuno degli esterni registrati, per
cui scartiamo questa pista. Abbiamo ipotizzato che possa essere un numero di
matricola, ma lo abbiamo escluso per la lunghezza, e abbiamo pensato che possa
essere un messaggio cifrato, in cui le lettere sono iniziali di qualcuno o
qualcosa e i numeri qualcosa che dobbiamo capire."
"Una ricerca fra gli studenti con
quelle iniziali?" suggerì Irvine.
"A questo punto tanto vale provare.
Una volta che scoviamo le persone con quelle iniziali, possiamo vedere nelle
loro cartelle se troviamo qualcosa riguardo i numeri." Squall si voltò
verso Shu. "Pensi di farcela oggi pomeriggio?"
"Sì signore."
"Zell, tu che ci sai fare con i
computer," disse Quistis sporgendosi in avanti per guardare l'amico,
"non potresti provare a vedere se ai numeri corrispondono lettere? Magari
il messaggio c'è davvero."
"Ci posso provare," rispose
Zell, voltandosi a guardare Squall per avere la sua approvazione, che ottenne.
"Però ragazzi," disse Sakura,
che aveva solo ascoltato fino a quel momento. "Come ha detto anche Rinoa,
le lettere potrebbero essere iniziali di qualcosa."
"Hai ragione," annuì Squall.
"Pensi di poter fare una ricerca in biblioteca?"
"Assolutamente sì. Ho il turno del
pomeriggio."
"Bene allora. Procedete come abbiamo
detto: Shu con la ricerca delle iniziali tra gli studenti e i SeeD, Sakura con
la ricerca tra le cose o i luoghi, e Zell a cercare di vedere se si può
decriptare il messaggio eventuale. Prima però vorrei che tu controllassi gli
uffici."
"Non c'è problema!"
"Nel frattempo continuiamo a pensare
a cosa possa essere. Seifer, se secondo te lettere e numeri possono collegarsi
a qualcosa ad FH, non esitare a farcelo sapere."
"Cercherò di spremermi le meningi, ma
francamente non mi pare di ricordare nulla di simile."
"Basta che ci provi. Ok, direi
che..." Controllò l'orologio. "Possiamo andare a pranzo. Ci riuniamo
nel mio ufficio stasera. In caso cambi qualcosa vi avverto sui cercapersone, e
uno di voi andrà a prendere Seifer. A più tardi."
*~*~*~*~*
Era quasi ottobre, ormai, e in mare non
faceva mai molto caldo, ma Quistis amava le giornate d'autunno.
E decise di pranzare in Giardino, perché
c'era bel tempo ed erano le ultime giornate belle che poteva godersi, e soprattutto
perché aveva finto tutta la mattina di non guardare ogni studente come il
potenziale assassino di Cid, e doverlo fare di nuovo alla mensa piena di
persone le rendeva difficile tutto quanto.
Si sedette su una panchina, aprì il suo
cestino del pranzo e ne estrasse un'insalata di riso poco invitante. Pensò se
andare a prendersi un libro, ma poi ricordò di doversi concentrare su quel
post-it; sperava che le ricerche del pomeriggio potessero servire, perché
davvero non aveva altre idee oltre a quelle che erano state esposte, e
scartate, quella mattina. Era tutta immersa nelle possibilità e nelle
riflessioni quando qualcuno arrivò alle sue spalle, facendo scricchiolare le
foglie secche sotto gli stivali.
Sobbalzò quando la persona si sedette
accanto a lei.
"Scusa, non volevo spaventarti,"
disse Seifer, appoggiandosi allo schienale della panchina.
"Scusami tu, avrei dovuto stare più
attenta. Ero così concentrata che..."
"Non devi scusarti," la
interruppe lui, quasi bruscamente. "Immagino che avessi bisogno di tempo. Io
so di averne bisogno."
"Rientro difficile?" disse lei,
affondando la forchetta nel riso e avvicinandogli poi il cestino perché si
servisse. "C'è un'insalata, dentro. Se hai fame."
"Grazie. Difficile, sì," rispose
Seifer prendendo l'insalata, ma senza togliere la pellicola trasparente per
mangiare.
"Beh, il Garden non è cambiato poi
molto, sai," ribatté Quistis guardandolo con la coda dell'occhio.
"Ho visto. Metà del Garden pensa che
abbia ammazzato Cid e l'altra metà pensa che forse non l'ho fatto, ma comunque
sono responsabile di quella lapide laggiù," fece lui ironico.
Quistis continuò a masticare il suo
boccone, come riflettendo su cosa dire. Poi, sospirando, rispose, "è il
problema che affrontiamo tutti noi ogni giorno. Siamo in vista, nel bene e nel
male. Metà del Garden pensa che Squall sia un buon leader, e metà che non
sappia quello che fa e che sotto sotto è manipolato da Rinoa. Metà del Garden
pensa che io ci provi tutti i giorni con Squall e l'altra metà pensa che Rinoa
dovrebbe togliersi di mezzo. Metà del Garden pensa che Irvine sia una spia
galbadiana... non è cambiato nulla rispetto ai vecchi tempi, Seifer. Siamo
ancora nel mirino delle dicerie. Gli studenti aumentano, ma rimaniamo una
comunità chiusa e spesso isolata. I pettegolezzi sono all'ordine del giorno, e
il novantanove per cento delle volte sono inventati di sana pianta, tanto per
vedere che succede."
"Non ci ero più abituato," disse
Seifer dopo un po'. "Non che fuori parlino benissimo di me, ma pensavo che
qui... con quello che ha fatto Cid per me..."
"Lo capisco," rispose Quistis,
con un tono quasi consolatorio. "Insomma sei qui perché volevi sfuggire
alle dicerie," continuò poi, mescolando svogliatamente il suo riso.
"Sì, infatti. All'inizio pensavo di
poter origliare qualcosa, sentire se magari qualcuno parlava dell'assassino...
ma poi mi sono accorto di chi parlavano e ho preferito lasciar
perdere. In più non mi viene in mente niente per quel dannato post-it. E
tu," disse voltandosi a guardarla, "perché sei qui?"
"Mangio sempre in Giardino quando c'è
bel tempo e non fa freddo," rispose lei. Ma poi il suo sguardo si fissò
sulla lapide dei caduti, dall'altra parte del sentiero, e abbassò gli occhi.
"In realtà..."
Lui attese alcuni secondi che lei
continuasse, e quando non lo fece la incalzò, "in realtà?"
"Squall ha detto di far finta di
nulla, perché altrimenti l'assassino potrebbe mettersi in allarme. Ma non è la
cosa più semplice del mondo. Io sono la coordinatrice degli studenti, ho
rapporti più o meno stretti praticamente con tutti... pensare che tra loro
possa esserci chi ha ucciso Cid è..."
"Non riesci a credere che qualcuno al
Garden possa averlo fatto," concluse Seifer.
Lei annuì soltanto. "E non è solo
questo," continuò. "La finzione mi... distrugge. Dover far finta che
tutto sia a posto mentre sotto sotto spio tutti quanti alla ricerca di un
indizio è devastante. Capisco le motivazioni di Squall, fino a quando non
avremo prove certe non possiamo far trapelare che indaghiamo. Però allo stesso
tempo continuo a fissare tutti e di tutti mi dico: ah no, lui no, non può
averlo fatto. Ma so che su qualcuno mi sbaglio, ed è questo che mi fa rabbia,
perché se non mi sbagliassi incastrerei l'assassino di Cid, se non-" Si interruppe,
posò la forchetta e rimise la pellicola sulla sua ciotolina. Le era passata la
fame.
"Se l'avessi notato prima Cid sarebbe
ancora vivo. È questo che ti fa stare peggio, vero?" sussurrò Seifer.
"Sì, esatto."
Ci fu un momento di silenzio, e poi,
mettendo da parte l'insalata ancora intatta, Seifer disse, "non te ne sei
accorta, è vero, ma non se n'è accorto nessuno degli altri. Evidentemente, si
sa nascondere bene. Non fartene una colpa, o comunque non pensare che sia colpa
tua più degli altri. Se ci fossero stati dei segnali, uno di voi li avrebbe
colti. Ma nessuno l'ha fatto, per cui finché non scopriamo chi è stato, non
sentirti così. Cid non lo vorrebbe."
"È così difficile," disse
soltanto lei.
"Già."
Ci fu un altro lungo silenzio, in cui
ognuno si perse nelle sue riflessioni, finché Quistis guardò l'orologio e si
alzò. "Tra pochi minuti devo essere a una lezione... devo proprio andare.
Ti lascio qui il cestino," disse, prendendosi solo la ciotola della sua
insalata di riso, a cui mancavano forse due forchettate. "Se ti viene
fame. Serviti pure, ok?"
Lui annuì, ma non diede segno di aver
voglia di mangiare.
"E..." Qui lei sembrò piuttosto
a disagio, e distolse velocemente lo sguardo. "Grazie per avermi
ascoltata."
Lui scrollò le spalle. "Non c'è
problema. Ora vai e non sentirti in colpa. Lo hai detto tu stessa. Hai rapporti
stretti con tutti. Le tue capacità di osservazione saranno utili."
Lei annuì, ma non rispose.
Salì alla sua aula del secondo piano con
il pensiero di quanto fosse stato facile parlare con lui.
E solo molto più tardi si rese conto di
quanto era diverso questo Seifer da quello che era stato seduto in quei banchi,
anni prima.
*~*~*~*~*
Dopo aver pranzato con Squall nel suo
ufficio, dato che i tempi erano troppo ristretti e lui aveva troppo da fare per
pranzare nel loro appartamento, Rinoa tornò a casa.
Gettò il quaderno adibito a diario delle
indagini e il blocco per appunti sul divano, e andò immediatamente a farsi una
doccia calda. La aiutava a schiarire i pensieri, e ne aveva bisogno per
riuscire ad essere efficiente nel riordinare i suoi appunti in un modo che
risultasse chiaro per tutti. Poi si infilò un paio di pantaloni comodi e la
maglia azzurra che le lasciava una spalla scoperta, il suo abituale
abbigliamento da studio, si preparò un tè caldo e si dispose a riordinare tutto
quanto.
Lesse dapprima tutti i suoi appunti, e poi
cercò di pensare a uno schema che potesse andar bene per i loro scopi; decise
di segnare tutto quanto come fosse un verbale, appuntando data e ora delle
riunioni all'inizio, i vari interventi nel mezzo, e aggiungere alla fine un
riquadro contenente le conclusioni più importanti. In questo modo avevano sia
qualcosa di schematico sia tutte le riflessioni che avevano portato a quelle
conclusioni. E decise che avrebbe appuntato le impressioni che avrebbe avuto
lei nel riordinare tutto a parte, per esporle nella riunione successiva.
Iniziò quindi dalle considerazioni di
tutti. Ciò che avevano riportato Zell, Irvine e Sakura su quello che avevano
ricostruito di quella sera. A quanto pareva Cid era rimasto solo almeno due ore
e mezza, da quando aveva lasciato i Dobe fino a quando era stato accoltellato;
non aveva ancora l'ora precisa della morte, ma pensava che un lasso di tempo di
circa mezz'ora per il dissanguamento fosse sufficiente. Erano sempre in tempo
per correggere la stima. Evidenziò i nomi collegati ai vari interventi, in modo
che chiunque sapesse da chi venivano le informazioni. Specificò inoltre che
bisognava assolutamente parlare di nuovo con l'albergatore, per chiarire la
questione della persona che era entrata e della sua testimonianza su Seifer.
Poi inserì l'interruzione di Shu, e sul perché aveva ritenuto importante quel
post-it; e mentre ricopiava sul diario delle indagini tutte le ipotesi che
erano saltate fuori durante la discussione, si ricordò di qualcosa che aveva
detto.
E più guardava quel numero, più le
sembrava vagamente familiare.
Per realizzare il loro sistema di
comunicazione interno, era stato richiesto l'aiuto della tecnologia di Esthar e
della genialità degli ingegneri di FH. E lei stessa aveva detto che, se
qualcuno al di fuori del Garden utilizzava quel sistema, era possibile che
fossero FH ed Esthar a farlo. E la città in cui Cid era morto era proprio FH,
per cui quel numero doveva essere in qualche modo collegato alla città.
Ma in che modo?
Rinoa sorbì il suo tè riflettendo su cosa
potesse significare. Se quel codice era stato creato come venivano creati
quelli che loro assegnavano alle stanze, allora la persona ideale era Zell; era
sua, in fin dei conti, l'idea del software di assegnazione e collegamento. Ma
il software veniva usato solo internamente al Garden, per cui come potevano
essere sicuri che ci fosse un parallelo tra i numeri che creava e quello che
cercavano di decifrare?
Perché le risultava familiare, in qualche
modo che non sapeva ricordare?
Pensò e ripensò a quel numero, cercando di
abbinarne anche solo una parte a qualcosa di conosciuto, qualcosa che potesse
farli andare avanti. Decise di togliersi il dubbio di poterlo confondere con i
numeri delle stanze dei loro amici; andò al telefono, prese la rubrica e
controllò tutti i numeri. Non c'era alcuna corrispondenza che giustificasse
quella sensazione di aver già visto quel numero.
Poi si ricordò che l'anno prima lei e
Squall avevano passato un paio di giorni a FH, durante un viaggio verso Esthar;
forse qualcosa di quel viaggio la stava disturbando. Andò a frugare
nell'armadio, dove aveva riposto la sua scatola dei ricordi di quella
mini-vacanza; frugò tra carte, biglietti e oggetti, finché trovò il volantino
dell'albergo. C'era un appunto di Squall, scritto a penna all'interno.
Ecco perché era così familiare!
Tornò in salotto e confrontò il numero del
post-it con quello che Squall aveva scritto sul volantino; ovviamente non era
del tutto uguale, ma era abbastanza simile da poter ritenere che venisse
dall'albergo. Sul volantino, Squall aveva appuntato il numero diretto della
loro stanza per comunicarlo al Garden quando erano arrivati; i due numeri erano
più o meno simili, ma furono le lettere a convincerla. Se il sistema di
assegnazione era quello del Garden, le lettere indicavano esattamente la zona,
e il fatto che tra quelle scritte da Squall e quelle del post-it ce ne fosse
una in comune indicava che erano i numeri di due stanze diverse dell'albergo.
Decise di verificare immediatamente se la
sua intuizione era davvero corretta; digitò velocemente il numero dell'albergo
di FH.
"Fisherman's Hotel." La voce di
donna le giunse disturbata attraverso il cavo; peccato, sperava di poter
parlare con l'albergatore per potergli chiedere della persona sospetta che era
entrata.
"Salve, sono Rinoa Heartilly. La sto
chiamando dal Garden di Balamb... si ricorda di me?"
"Ah, sì! Certo, mi ricordo di lei.
State ancora indagando sul povero Cid?" domandò la donna.
"Sì, signora... per questo vi chiamo,
ho bisogno del vostro aiuto per una cosa," rispose cortesemente Rinoa.
"Posso chiedere a lei?"
"Sì, sono la moglie del proprietario.
Mi dica pure!"
"Vede signora, nel ripulire la
scrivania del nostro Preside abbiamo trovato un biglietto con un numero scritto
a penna. Io e il mio fidanzato siamo stati lì da voi l'anno scorso, e ho un
numero simile che ci eravamo segnati per le emergenze... volevo chiederle se
lei potrebbe confermarmi se il numero è vostro oppure no."
"Ha il numero? Sa, qui abbiamo poche
stanze, dovrò fare una ricerca manuale, ma posso dirle subito quello che vuole
sapere..."
"Purtroppo non riesco a leggere bene
tutto il numero," rispose Rinoa. "Riesce a dirmelo anche se gliene
leggo solo una parte?"
"Come le dicevo, abbiamo poche
stanze. Dovremmo riuscirci," rispose l'altra donna, e Rinoa udì un
frusciare di carta, come se stesse sfogliando velocemente un registro.
"I numeri che riesco a leggere sono
otto sette tre cinque sei. Poi ho due lettere, H e N-"
"Allora la stanza è sicuramente
nostra, e precisamente una delle nostre suite!" La donna sembrava più
eccitata di Rinoa per quella scoperta.
"Ne è assolutamente sicura?"
domandò Rinoa, affrettandosi per prendere un blocco e una penna e scriversi
tutto.
"Oh sì!" assicurò la donna.
"Quando abbiamo inserito questo sistema, abbiamo deciso di scegliere come
lettere per l'assegnazione la H di 'hotel', appunto, e poi le lettere
dei punti cardinali. Abbiamo usato le lettere N, S, O ed E
per le nostre suite, che si trovano tutte all'ultimo piano, secondo i punti
cardinali. Tutte le altre stanze sono contrassegnate semplicemente dalle
lettere HF, che sarebbero le iniziali di Fisherman's Hotel."
"Ok, quindi lei mi può assicurare che
si tratta del numero di una delle vostre suite?" domandò Rinoa, prendendo
febbrilmente nota della spiegazione della donna.
"Certo che sì. E posso dirle il
numero completo, se le serve."
"Mi sarebbe di grande aiuto,
signora," rispose Rinoa. La mano le doleva.
"Il numero completo è otto sette tre,
cinque sei uno, quattro cinque due HN. Si tratta del numero diretto alla
nostra suite 'Nord'... che è la suite in cui soggiornava il Preside." La
notizia non stupì Rinoa - già quando aveva pensato che fosse un numero
dell'albergo, aveva anche pensato che potesse essere solo della stanza di Cid.
"Il Preside ci chiese il numero per poterlo lasciare a voi, al Garden, per
eventuali emergenze."
"Capisco... ma credo che poi si sia
scordato di farcelo avere. Sono ore che cerchiamo di capire che numero
è..."
"Davvero?" domandò la donna con
uno strano tono di voce. "Mi sembra strano, signorina. Il Preside ha
ricevuto una telefonata, la sera in cui è morto."
Rinoa lasciò cadere la penna per lo
stupore. "Come, scusi?"
"Qualcuno ha contattato Cid usando il
numero diretto. Non so dirle chi, perché non è passato per il nostro
centralino, ma viene comunque registrato l'arrivo di una chiamata, per tutelarci
se viene fatta con l'addebito al ricevente. Posso dirle che è arrivata una
telefonata intorno alle ventidue. L'unica telefonata che ha ricevuto. Ho il
numero da cui è arrivata, se mi dà un secondo per cercarlo."
"Sì, la prego," rispose quasi
meccanicamente Rinoa. Qualcuno aveva chiamato Cid? La persona che l'aveva
ucciso?
"Il numero da cui abbiamo ricevuto la
chiamata è tre nove sette, due quattro quattro, sette sette sette PU."
PU. Preside - Ufficio.
Chi poteva mai chiamare Cid, alle
ventidue, un'ora prima della sua morte, dal suo ufficio al Garden?
"La ringrazio moltissimo,
signora," disse Rinoa. "Posso contare sul vostro aiuto in futuro?
Credo che dovremo parlare ancora con suo marito..."
"Certo, ma mio marito lo troverete
tra qualche giorno. Adesso è a Deling, per una terapia per la sua
artrite."
"Grazie, signora, e buona giornata.
Ci faremo vivi noi."
Quasi non udì il saluto della signora.
Digitò meccanicamente il numero
dell'ufficio di Squall.
"Leonhart."
"Squall, sono io," disse
laconicamente. "Ho novità sul post-it. Si tratta del numero di telefono
diretto alla camera di Cid in albergo a FH... e c'è di più. Cid ha ricevuto una
telefonata, prima di morire."
*~*~*~*~*
Squall aveva appena finito di inviare
messaggi sui cercapersone di tutti quando bussarono alla porta del suo ufficio.
"Avanti," disse a voce alta, e
poco dopo Seifer e Zell entrarono. "Accomodatevi."
"Non dovevamo riunirci stasera?"
domandò Zell grattandosi la testa.
"Sì, ma ci sono novità. Zell, tutto a
posto qui?" Squall fece frusciare della carta e fece ruotare un dito, ad
indicare la stanza intera.
Zell capì che si riferiva alle microspie.
"Sì, tutto a posto. A dire il vero non ne ho trovate in nessun ufficio, a
parte quello del Preside. Ho preso appunti, ma ho lasciato tutto in
camera..."
"Non ha importanza, domani ci dirai.
L'importante è che possiamo parlare tranquillamente qui."
"Che è successo? Perché hai chiamato
solo noi?" domandò Seifer, appoggiandosi allo schienale della sua sedia.
"Poco fa Rinoa mi ha chiamato. Nel
riordinare gli appunti per il diario delle indagini, si è ricordata di un
nostro viaggio a FH lo scorso anno. Su un vecchio volantino ha trovato il
numero che avevo appuntato, e siccome era molto simile a quello scritto da Cid,
ha chiamato l'albergo per avere una conferma," rispose Squall, guardando
alternativamente l'uno e poi l'altro.
"Ha decifrato il numero?"
"Esatto. E non solo." Squall
allungò un foglio a ciascuno dei due uomini davanti a lui. "L'albergatrice
le ha confermato che in effetti si tratta del numero diretto a una delle loro
suite. Hanno adottato un sistema simile al nostro. Irvine aveva in parte
ragione, le lettere sono iniziali - H di hotel e N di nord. Le
suite si chiamano come i punti cardinali, e Cid alloggiava proprio nella suite
nord. Rinoa si è fatta dare il numero completo. Lo trovate scritto lì."
"Hai detto 'non solo',"
sottolineò Seifer. "Ha scoperto altro?"
"Sì, in effetti sì," disse
Squall. "Ho chiesto dettagli anche io. L'hotel di FH ha un sistema di
comunicazione simile al nostro, ma leggermente modificato. Se guardate sul
foglio," continuò, indicando brevemente i documenti per poi posarsi una
mano sul mento, "è possibile sia telefonare al centralino e farsi passare
una stanza, sia chiamare direttamente la stanza. Ma l'albergo ha inserito un
dispositivo che registra tutte le chiamate in arrivo -"
"Cioè possiamo sapere cosa viene
detto?" domandò Zell.
"No, non registra in quel senso. In
pratica ogni volta che l'albergo riceve una telefonata viene stampata una
specie di 'ricevuta', su cui sono segnate data, ora, numero del chiamante e
numero della stanza ricevente. Secondo l'albergatrice è un sistema per
tutelarsi nel caso la telefonata sia a carico del ricevente. Ogni ricevuta
viene allegata alla stanza corrispondente, e se l'albergo nota una spesa strana
sa dove andare a cercare. Ora, a quanto pare, Cid ha richiesto all'albergo il
numero della sua stanza per le emergenze, ma quando Rinoa ha detto alla signora
che forse se ne era dimenticato, lei se n'è stupita molto. Ed è stato a questo
punto che ha rivelato che Cid ha ricevuto una telefonata. Ha anche dato il
numero chiamante a Rinoa. Si tratta del numero dell'ufficio del Preside."
"Come fate a esserne sicuri?"
domandò Seifer.
"Quello del Preside è l'unico numero
con le lettere PU. Preside - Ufficio," rispose Zell facendo
scorrere velocemente il foglio che gli aveva dato Squall.
"Faremo una ricerca comunque, più per
quando consegneremo le prove alla polizia che altro. Ma il numero del Preside
lo conosciamo bene," disse Squall.
"Ma non ci hai chiamato solo per
questo, no?" Anche Seifer fece scorrere velocemente gli occhi sul suo
foglio, e poi li spostò sul suo ex rivale.
"Infatti," annuì Squall.
"Ho appena inviato un messaggio a tutti con la scoperta di Rinoa. Ho detto
a tutti di interrompere le ricerche sul numero. Ma vorrei che voi faceste delle
cose. In particolare, Zell," continuò voltandosi verso l'amico, "ho
bisogno che rintracci tutte le telefonate che Cid ha ricevuto a FH e che sono
partite da qui. L'albergatrice dice che è l'unica, ma il loro sistema non
registra le chiamate in arrivo se nessuno risponde. Credo che chiunque abbia
chiamato possa averlo fatto più di una volta. Sul foglio c'è il numero
completo. Vorrei che tu rintracciassi tutte le telefonate dal Garden a questo
numero, e segnati le stanze da cui sono partite, soprattutto se non è l'ufficio
del Preside."
"Pensi che sia stato
l'assassino?" gli chiese Seifer.
Squall annuì di nuovo. "Secondo me è
probabile," rispose poi. "Vedi, tutti sapevano che il Preside si
trovava a FH, ma nessuno sapeva il suo programma, nemmeno Edea, perché lui e i
Dobe avevano stabilito di deciderlo al momento."
"Potrebbe essere che l'omicidio sia
legato al motivo per cui si trovava a FH?" ipotizzò Zell.
"Mi sembrerebbe molto strano,"
rispose Squall.
"Ehm, potete spiegarmi...?"
disse Seifer, guardando prima l'uno e poi l'altro.
"Alla fine della guerra, con la morte
di Norg, il Garden è stato completamente riorganizzato e il potere è stato
suddiviso in vari responsabili di determinati settori. Quando dobbiamo prendere
una decisione importante, ci riuniamo e ne discutiamo... a volte raggiungiamo
un accordo, ma altre volte non raggiungiamo una maggioranza. In questo caso ci
sono due possibilità; nel primo caso, il Preside prende la decisione
autonomamente. Nel secondo caso, la decisione viene presa con una specie di
votazione tra gli studenti. Ognuno accede dal terminale con i suoi dati e
vota."
"Ma così potete vedere chi vota
cosa?"
"No," rispose Zell. "Il
sistema è opera mia. Le credenziali d'accesso servono solo per evitare che la
stessa persona voti più volte. Ma i voti arrivano direttamente all'ufficio del
Preside in maniera anonima."
"Ok, ho capito. Quindi stavolta che
era successo?"
"Avevamo pensato di sostituire la
copertura del Garden con dei pannelli solari simili a quelli che usa FH, per
permetterci di separarci dai generatori che costano molto, quando siamo in
viaggio. Ma c'era anche una grossa spesa da fare per gli studenti, per cui
c'era disaccordo. Il Preside ha deciso di rimettere la decisione a studenti e
SeeD, che hanno votato per i pannelli solari, anche perché FH era disposta ad
acquistare l'energia che produrremo in eccesso, in cambio del loro aiuto nella
progettazione e realizzazione dell'impianto. Il Preside quindi si trovava a FH
per discutere i termini dell'accordo," terminò Squall.
"Quindi può darsi che Cid sia stato
ucciso da qualcuno incazzato per questo progetto?" domandò Seifer.
"Non credo. Almeno, non penso sia
possibile," rispose Squall.
"La percentuale di vittoria è stata
schiacciante," aggiunse Zell.
"In ogni caso, non credo giustifichi
la rabbia che ha subito Cid," continuò il Comandante. "Penso che al
massimo possa essere un catalizzatore di qualcosa di più profondo. In ogni
caso, dobbiamo scoprire le telefonate. Zell, per favore occupatene al più
presto, i risultati ce li darai domani."
"Certamente."
"E io che c'entro?" domandò a
quel punto Seifer.
"Ho pensato una cosa... se
l'assassino ha telefonato a Cid, è probabile che lo abbia anche cercato in
città, prima. Non sapendo il suo programma doveva assicurarsi di trovarlo. Per
cui penso non solo che troveremo altre telefonate, ma che forse qualcuno lo ha
visto. E tu eri sul posto, Seifer. Ho bisogno che cerchi di ricordare al
massimo se hai notato qualcosa di insolito."
"Te lo avrei già detto," disse
Seifer scrollando le spalle.
"Sì, ma... dov'eri quella sera?"
chiese bruscamente Squall.
"Perché, ora pensi che sia stato
io?" rispose il suo ex rivale in torno di sfida.
Squall sbuffò e alzò la mano in un gesto
volto a minimizzare quel pensiero sciocco. "No, ma a seconda di dove ti
trovavi, possiamo stabilire se hai visto qualcosa."
Seifer grugnì. "Ero al molo, da
solo."
"Il molo del vecchio pescatore?"
"Esatto, proprio quello."
"Ok, non avrai visto niente...
qualcosa hai sentito?" insistette Squall.
"Non direi... beh, forse..."
"Non preoccuparti, va bene tutto.
Decideremo poi se è utile o no," lo incoraggiò il Comandante.
"Non so dirti che ore erano, non
avevo un orologio," iniziò Seifer. "Ma ho sentito dei rumori sul
ponte in metallo."
"Qualcuno che scendeva dal Garden ad
esempio?" domandò Zell.
"Potrebbe essere, sì. Qualcuno che
camminava. Ma non ho sentito scendere l'ascensore, per cui credo che non sia
andato in città."
"Logico," rifletté Squall a voce
alta. "I due fratelli che spostano gli ascensori lo avrebbero
riconosciuto. Ma l'intenzione di controllare c'era... solo un dubbio. Di notte
l'ascensore funziona?"
"Sì," rispose Seifer. "Ma i
fratelli non se ne occupano. Viene attivato un dispositivo che permette alle
persone di salire e scendere da sole."
"Quindi abbiamo stabilito che questa
persona è scesa dal Garden... Seifer, l'hai sentita camminare una volta
sola?"
"Ha camminato su e giù un paio di
volte, mi sembra. Ma non saprei, il rumore dal molo si sente, ma non è
possibile stabilire esattamente cosa succede."
"Ok, allora diciamo che ha camminato
sul ponte, ma poi temendo di essere riconosciuto dai due fratelli, è tornato
dentro. Dopo di che sappiamo che ha chiamato Cid alla sera, presumibilmente
dopo le ventuno e trenta, dato che ha risposto. E poi è evidentemente sceso
usando il dispositivo manuale e ha ucciso Cid."
"Ma come facciamo a essere sicuri che
sia stato l'assassino a chiamare Cid?" domandò Seifer.
"Cid non si è ricordato di darci il
numero. Per cui chi l'ha chiamato deve per forza essere chi l'ha poi ucciso,
perché era l'unico che tramite il numero sapeva la stanza. Inoltre la
telefonata sarà servita anche a convincere Cid ad aprirgli."
"Beh, intanto vediamo che risultati
ci sono. Vado a lavorarci," disse Zell alzandosi.
Anche Squall si alzò, annuendo. "Sì,
vai pure. Seifer, se ricordi altro..."
"...domattina vi dirò se mi viene in
mente qualcosa, ma davvero..."
"Va bene così," lo interruppe
Squall alzando una mano. "Ma una cosa ancora, Seifer..."
Ci fu un momento di silenzio.
"Se ti azzardi ancora a dirmi che
penso che sei stato tu, prepara il gunblade."
*~*~*~*~*
Il Garden era un posto dove le abitudini,
la routine e la disciplina regnavano sovrane.
Seifer camminava lungo i corridoi. Erano
oramai le undici di sera, l'ora in cui entrava in vigore il coprifuoco. Squall
aveva esteso la sospensione del coprifuoco fino a quando sarebbe stata posata
la lapide commemorativa per Cid; nessuno però si avventurava nei corridoi. Anni
di abitudine e ferrea disciplina avevano reso naturale per le persone terminare
i compiti delle giornate in modo da essere in camera per le undici. Ricordò le
avventure del Comitato Disciplinare, che seguiva lo staff di guardia per
controllare la presenza delle matricole nelle stanze; ricordò la sensazione di
onnipotenza nello stabilire la punizione di chi violava le regole, quando anche
lui, come matricola SeeD, violava velatamente la regola stando in giro per i
corridoi. Poco importava avere l'approvazione formale del Preside Cid, almeno
per quanto riguardava il controllo delle presenze; era l'ossimoro insito nel
suo ruolo che gli dava quel brivido di potere che gli piaceva così tanto.
Il brivido era ancora più intenso quando
era un SeeD a subire la punizione - subirla da lui, semplice matricola,
oltretutto ripetente.
Scese i gradini del Giardino e seguì al
buio l'istinto. C'era silenzio, e pace - solo il vento leggero tra le foglie,
lo sciabordio del mare contro il Garden e la luce fioca dei pochi lampioncini
sparsi lungo i sentieri. Si diresse alla lapide commemorativa delle vittime
della guerra, e solo quando fu a pochi metri riconobbe la sagoma di una
persona.
C'era qualcosa in Quistis che era
inconfondibile. Era forse quel suo stare in piedi, il peso appoggiato su una
gamba, le braccia incrociate sotto il seno, chiusa al mondo, fredda e
impassibile, glaciale SeeD prodigio capace di diventare membro dell'esercito
d'elite più prestigioso al mondo a soli quindici anni. E lui la riconobbe al
buio, perché nessuno aveva quella postura, quella figura che per lui era
irrimediabilmente associata a lei.
Valutò per un momento se girarsi e
andarsene per non disturbarla, ma in quel momento lei mosse una mano per
scostarsi i capelli dal viso e si voltò, come se avesse percepito di essere
osservata.
"Seifer," disse piano.
Lui fece un cenno con la testa - piuttosto
inutile, dato il buio - e si avvicinò a lei in silenzio. "Non volevo
disturbarti," disse poi a mo' di scusa.
"Non preoccuparti," rispose lei,
con gli occhi fissi sull'orchidea bianca e sulle lettere dorate della lapide,
fiocamente illuminate dal basso.
Ci fu un lungo silenzio, ma non era
imbarazzato, anche se Seifer riusciva a percepire una tensione sottile,
sottostante, dovuta a qualcosa che nessuno dei due era ancora pronto ad
affrontare. Fissò la lapide, l'orchidea, immaginando l'omaggio a Cid,
ricordando il funerale, pensando a come doveva essere stato elencare tutti quei
nomi, contattare eventuali familiari, affrontare la perdita. Quando era giovane
e non vedeva l'ora di buttarsi in battaglia, non aveva mai pensato al dopo.
Aveva detto a Squall, poco prima dell'esame, che il campo di battaglia per lui
era uno spinta in più, un passo avanti verso il suo sogno. Ma allora non aveva
mai visto quello che restava dopo: i corpi, il sangue, le urla. I morti e il
dolore. I ricordi che svaniscono e il dolore che invece non si attenua, ma
diventa semplicemente un compagno silenzioso. E soprattutto allora vedeva il
suo sogno avvolto dall'alone romantico tipico degli ideali; non aveva visto, né
pensava esistesse, il lato buio e oscuro che adesso gli pesava sulla coscienza.
"Come stai?" gli chiese a un
certo punto lei, senza distogliere lo sguardo dalla lapide.
Seifer ebbe l'impressione angosciante che
lei stesse parlando a quelle decine di morti mentre parlava anche lui, ed ebbe
un brivido all'idea che forse, in effetti, una parte di lui poteva stare
benissimo su quella lapide, frantumata in ognuno di quei nomi.
"...Bene," disse infine, e la
sentì emettere un suono quasi di scherno, come una risata trattenuta. "Ok,
non è una situazione semplice. E non è facile nemmeno osservare tutti sapendo
che per qualcuno, quando salterà fuori il colpevole, sarò stato comunque io e
sarà comunque colpa mia, di tutto: perché è stato arrestato
l'amico di qualcuno o il fidanzato di qualcun altro e non importa se sarà
colpevole o no. Ho l'impressione di cercare un capro espiatorio."
Quistis non si mosse. Sospirò soltanto e
disse poi, "non pensarlo nemmeno. Se c'è una cosa di cui non possiamo
dubitare è la colpevolezza e l'innocenza. Non cerchiamo un capro espiatorio.
Cerchiamo l'assassino di Cid, perché qualcuno deve pagare per la sua morte ma
deve essere la persona, perché Cid merita giustizia vera."
"Lo so..."
"E allora on parlare di capri
espiatori, ma solo di assassini." Sembrava sbrigativa, ma in realtà Seifer
si trovò a pensare che avesse parlato in fretta per non fargli sentire che si
era commossa. Era sicuro che Quistis sapesse benissimo che lui aveva ragione, o
non gli avrebbe parlato, quel pomeriggio, dei pettegolezzi che circolavano su
Rinoa, su di lei, su Irvine... Quistis sapeva che lui era ormai un esterno alla
comunità del Garden, e gli esterni erano il bersaglio preferito dei
pettegolezzi. Se Squall avesse scelto una qualsiasi SeeD come sua compagna,
invece che Rinoa, i pettegolezzi su di lui non ci sarebbero stati, perché il
punto focale di tutto era che Rinoa era un'esterna, a prescindere da quanto
fosse ben inserita.
E Seifer sapeva, come lo sapeva Quistis,
che se un altro SeeD fosse stato sospettato dell'omicidio fin dall'inizio, come
lo era stato lui, nessuno avrebbe ritenuto alla fine che il colpevole fosse un
capro espiatorio.
Era fatta così la comunità del Garden:
chiusa, sospettosa nei confronti degli estranei, sempre disposta a difendere i
propri membri, soprattutto nei confronti di un esterno, anche se i propri
membri erano nel torto.
E lui, da traditore, era diventato un
estraneo. Poco importava che nessuno avesse detto nulla durante l'omaggio suo e
di Squall a Cid; quello era un omaggio al passato, e di quel passato Seifer
aveva fatto parte.
Nel presente, non era altro che una
persona a causa della quale un qualche altro SeeD sarebbe stato accusato
ingiustamente.
Seifer distolse gli occhi dalla lapide e
li spostò su Quistis, illuminata solo a malapena in viso dalla luce perenne
sotto alla lapide. Sembrava estremamente concentrata.
"Dici che non possiamo dubitare di
colpevolezza e innocenza," disse senza smettere di guardarla. Lei non
batté ciglio. "Ma per quanto riguarda me, Quistis?"
"Abbiamo già appurato che sei
innocente," rispose lei, spostando appena gli occhi di lato per vederlo
solo di sfuggita. "Nessuno di noi ha mai -"
"Non intendevo adesso."
"Oh."
Ci fu un altro lungo momento di silenzio.
Seifer capì immediatamente di aver toccato un nervo scoperto; da quando era
rientrato al Garden, non aveva parlato con nessuno dell'esperienza con
Artemisia. Era un argomento che non erano riusciti ad affrontare, un po' per la
mancanza di tempo, un po' perché in quei giorni avevano tutti altro per la
testa. E un po' perché non avevano avuto la volontà di farlo. Ma era qualcosa
di sospeso, tra tutti loro; Seifer sapeva che una volta defluito il dolore, una
volta individuato il colpevole, ci sarebbe stato da affrontare quello che
veniva dopo, e discutere di quei mesi di guerra sarebbe stato inevitabile.
Ma la tensione gli lasciava addosso come
un formicolio fastidioso, per cui aveva bisogno di sapere che cosa pensavano
tutti loro - lo stavano proteggendo e aiutando, era vero, ma doveva sapere di
cosa era ritenuto colpevole.
"Allora?" la incoraggiò lui,
ancora in attesa della risposta.
Quistis si passò le mani sulle ciocche
libere di capelli, tornò a incrociarle poi sotto il seno, sempre con lo sguardo
fisso sulla lapide, e poi sospirò profondamente. "Seifer, oramai..."
Stava per dire che era nel passato, ma sapeva lei stessa che sarebbe
stata una bugia. Non era nel passato, e non tanto per il tradimento verso il
Garden, ma per il tradimento verso di loro. Loro che erano cresciuti insieme,
loro che avevano condiviso lo stesso sentimento di abbandono, loro che avevano
studiato le stesse cose e imparato le stesse procedure. Perché a loro,
che erano il suo gruppo di amici fin dall'infanzia? Per che cosa? Un sogno
romantico valeva la perdita di affetti dimenticati, ma presto ritrovati.
Scosse la testa e non disse altro.
"Puoi dirmi quello che pensi,
Quistis. Non mi offenderò," disse lui, notando il suo atteggiamento.
"No," rispose lei, e stavolta abbassò
lo sguardo, e scosse di nuovo la testa con un sorriso incredibilmente ironico,
incredibilmente addolorato, incredibilmente beffardo. "No, non posso
dirtelo."
Non lo guardò quando si girò per
andarsene, e lui tacque, sapendo bene che per ogni cosa serve tempo. Nel
Giardino tornò ad esserci solo lo sciabordio del mare, il vento tra le foglie,
e il rumore dei tacchi di Quistis, il fruscio della gonna mentre si
allontanava.
Si fermò sull'ultimo scalino che portava
all'edificio principale.
"Un giorno, forse," aggiunse,
come se quei pochi passi l'avessero fatta riflettere.
"Quando vorrai." Quando
saremo pronti.
Ci fu un altro lungo silenzio, in cui lei
rimase ferma sullo scalino, come rimuginando, e lui rimase fermo a fissare la
lapide, a leggere la sua colpa nascosta tra le lettere dorate dei nomi degli
studenti, e la sua innocenza in quelle provvisorie che formavano il nome di
Cid.
"Buonanotte, Quistis," disse
infine, come a farle capire che poteva andare, non c'era bisogno che
aggiungesse niente.
Lei fece un cenno del capo, che lui non
poté vedere, e si allontanò.
Seifer ascoltò i passi di Quistis fino a
quando gli sembrò che fossero svaniti nel vento, nel mare, nelle voci dei morti
che salivano dai nomi che si stava imprimendo a fuoco nella memoria.
*****
Nota dell'autrice: e rieccomi! Scusate la lungaggine XD Sto diventando ultraprolissa, questo è 20 pagine ;_; Scusate se ve lo chiedo spudoratamente, ma... che pensate dell'aderenza ai prompt? Perché io mi sto sforzando, ma non vorrei fare cretinate^^
Grazie come sempre a Little Rinoa che mi ha betato la storia (anche se questo capitolo è stato postato prima della betatura finale), grazie in
anticipo a tutti voi di aver letto e, se lo farete, di aver commentato, e per
le risposte a commenti, critiche e domande vi rimando al mio solito post sul
mio blog Wide Awake (qui o qui, tanto è lo stesso post in due blog diversi). Grazie e alla prossima! – Alessia Heartilly |
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** IV. One phone call ***
MOONLIT ORCHID
IV. One phone call
La mattina successiva il gruppo era particolarmente silenzioso.
Non era una questione di sfiducia, o di dubbio; semplicemente erano tutti abbastanza incuriositi dalla scoperta di Rinoa e dalle decisioni successive di Squall. Il Comandante era stato piuttosto conciso nelle spiegazioni, e tutti ora si aspettavano di avere chiarimenti su ciò che era successo il pomeriggio precedente.
Dopo aver distribuito come al solito la colazione ed essersi accomodata accanto a Squall, Rinoa si schiarì la voce e aprì il diario delle indagini. "Allora, come sapete ieri è saltato fuori un post-it con un numero che non riuscivamo a decifrare. Mentre sistemavo il diario, ieri pomeriggio, mi sono resa conto che il numero mi sembrava familiare. Un depliant di un viaggio dello scorso anno, per cui ci eravamo fermati un paio di giorni a FH, mi ha fatto capire che forse il numero era dell'albergo. Ho chiamato e ho avuto conferma della cosa, e la signora mi ha anche detto che la sera in cui è stato ucciso, Cid ha ricevuto una telefonata in camera. Il numero chiamante era quello dell'ufficio del Preside."
Mentre Rinoa faceva passare di mano in mano il diario delle indagini, Squall prese la parola. "Anche io ho chiamato l'albergo, dopo che Rinoa mi ha informato. A quanto pare hanno un sistema simile al nostro, leggermente modificato per permettere all'albergo di registrare l'arrivo di una chiamata, anche se non passa dal centralino, e stampare una ricevuta da allegare al conto della camera in questione. Per cui c'è una prova fisica e tangibile della telefonata. Ho chiesto alla signora di metterla al sicuro, ma ho avuto un'intuizione. Credo che l'assassino abbia usato la telefonata per accertarsi di trovare Cid nella sua camera."
"Giusto," intervenne Irvine sorseggiando del caffè. "Nessuno sapeva il programma di Cid."
"Esatto," confermò Squall. "Ho chiesto a Zell di controllare se dall'ufficio del Preside sono partite altre telefonate, dato che l'albergo registra solo quelle che effettivamente hanno risposta, mentre noi abbiamo anche una traccia delle telefonate effettuate anche senza alcuna risposta. Zell, hai novità?"
"Assolutamente sì," rispose Zell. "Innanzitutto," iniziò, allungandosi verso Squall, "ecco il rapporto sulle microspie che mi hai chiesto di cercare. Per quanto riguarda le telefonate, ho analizzato tutto a partire da un mese prima della partenza di Cid, per sicurezza. Cid ha chiamato varie volte diversi numeri di FH; l'albergo, i Dobe eccetera. Tutto nella norma. Ma mentre era già a FH dal suo ufficio sono partite un paio di telefonate oltre a quella di cui abbiamo notizia. Sono state effettuate entrambe il giorno in cui è morto." Fece passare un foglio su cui aveva appuntato gli orari. "La prima è stata effettuata poco prima dell'attracco del Garden, intorno alle venti. La seconda invece è delle ventuno e trenta circa. E poi c'è la nostra, quella a cui Cid ha risposto, delle ventidue circa."
"L'assassino cercava di sapere se il Preside era nella sua stanza," concluse Quistis.
"Già, a quanto pare." Zell scrollò le spalle. "Io ho pensato che abbia cercato di chiamarlo poco prima dell'attracco per evitare disturbi. Sapete, è una fase delicata e perdere la linea è molto probabile. Poi però non l'ha trovato, e l'ha richiamato... ma Cid, come sappiamo, era dai Dobe. Quando l'ha trovato in stanza è sceso e l'ha ucciso."
"Sì, mi sembra la cosa più probabile," annuì Squall. "Hai trovato altre chiamate verso il numero della stanza?"
"No, zero," rispose Zell. "Le uniche telefonate a quel numero sono partite dall'ufficio del Preside."
"Abbastanza strano," intervenne Selphie mescolando lo zucchero nella sua tazza. "Vorrebbe dire che chi ha chiamato Cid a FH aveva accesso al suo ufficio."
"Deve avere una chiave," annuì Shu. "Ma sono pochi ad averla, praticamente solo Cid e sua moglie, per ragioni di sicurezza..."
"Forse l'ha duplicata?" suggerì Rinoa. "Se ha avuto modo di sottrarre il post-it con il numero di telefono a Cid, non c'è ragione di pensare che nella stessa occasione non possa aver preso la chiave per farne una copia."
"Questo restringe il campo," annuì Quistis. "Se ha potuto rubare post-it e chiavi, allora significa che è una persona con facile accesso al terzo piano."
"Non è detto," intervenne Squall. "In questo periodo stiamo facendo i colloqui di orientamento con le matricole, che dopo devono passare dal Preside per comunicare l'indirizzo di specializzazione che hanno scelto. Cid era distratto, lo sappiamo tutti. Potrebbe essere stata una di queste matricole, per quanto ne sappiamo."
"Allora non ci basterebbe isolare i nomi di tutti quelli che hanno avuto accesso all'ufficio e controllarli?" domandò Seifer.
"No, perché nessuno sa che stiamo indagando," gli ricordò Irvine. "E i colloqui riguardano praticamente tutti gli studenti, sarebbe come esaminare il Garden intero. In più non possiamo perquisire le stanze senza ragionevoli motivi."
"E c'è un'altra cosa," disse Quistis. "Fino a prova contraria non sappiamo chi è stato a chiamare Cid, potrebbe essere anche una coincidenza."
"Potrebbe essere stata Edea," osservò Shu. "Magari è riuscito a dare il numero a lei, ma poi gli è stato rubato e non ha potuto comunicarlo a noi."
"Ok, allora leviamoci questo dubbio," disse con fermezza Squall. "Rinoa, puoi occupartene tu? Vorrei che chiedessi ad Edea se Cid le ha comunicato il numero della sua stanza e se lo chiamato dal suo ufficio."
"Va bene," annuì Rinoa. "Cercherò di essere il più delicata possibile. Posso avere gli orari delle chiamate, per favore?"
Zell le allungò il foglio e Rinoa lo infilò nel diario delle indagini. Gli occhi di tutti si spostarono su Squall, in attesa che lui decidesse cosa fare.
"Allora," iniziò lui passandosi una mano tra i capelli. "Non possiamo perdere questa pista, anche perché non abbiamo altro. Mentre Rinoa parla con Edea, vorrei che voi stendeste comunque un elenco delle matricole che hanno partecipato ai colloqui. Rinoa, puoi controllare quando il Preside ha fatto la prima chiamata all'albergo?"
Rinoa scartabellò velocemente nel suo diario e poi stese il foglio con gli orari davanti a lui. "Eccola qui. Il quindici settembre."
"Bene. Allora dovremo avere un elenco di tutte le matricole che dal quindici settembre in poi hanno fatto il colloquio."
"Perché non quelle prima?" domandò Zell.
"Perché immagino che Cid abbia chiesto il numero diretto della sua stanza quando ha prenotato. Potrebbe averlo fatto già la prima volta. Ma prima del quindici settembre ovviamente non poteva averlo annotato."
"Ma l'assassino potrebbe avere un complice che ha rubato la chiave prima di quella data..."
"Se è così lo troveremo," affermò Shu. "Ma Squall ha ragione. Se troviamo chi ha rubato il post-it, poi arriveremo anche a trovare chi ha rubato la chiave, anche se è un'altra persona."
"Bene, allora stendiamo gli elenchi," annuì Quistis. "Ci vorrà un po', però. Sarebbe l'ideale evidenziare quelli che hanno una certa abilità con le armi come quella che ha ucciso Cid."
"Fallo pure," le disse Squall. "Ma ricordiamo che era un coltello, non serve una speciale abilità. Seifer..."
Il ragazzo alzò lo sguardo. Era stato abbastanza taciturno durante l'incontro, dato che non aveva nulla di particolare da aggiungere. "Sì?"
"So che non sarà semplice, ma vorrei che tu prestassi attenzione ai pettegolezzi. C'è sempre un fondo di verità. Può darsi che attraverso quello che dicono di te si riesca a scoprire cosa è successo. Puoi farlo?"
"Nessun problema," rispose Seifer scrollando le spalle, anche se di certo non era una cosa che non vedeva l'ora di fare.
"Direi che è tutto per stamattina. Mi raccomando, continuate a fingere che non si stia indagando. È importante che l'assassino non scopra cosa stiamo facendo."
Gli altri annuirono, e poco alla volta uscirono tutti dalla stanza. Solo Rinoa rimase con Squall.
"Qualcosa non va?" le chiese lui alzandosi quando la porta si richiuse dietro a Shu.
Rinoa scosse la testa, e poi si avvicinò per posargli la testa sul petto. "Ad ogni passo avanti sembra che ne facciamo due indietro. Abbiamo scoperto le telefonate... ma se è stata una delle matricole... ne abbiamo esaminate centinaia in queste settimane!"
"Lo so, ma faremo un passo alla volta. Vedrai che ce la faremo," la rassicurò Squall, stringendola al petto e baciandole la fronte. "Senti, che programmi hai per oggi?"
"Andrò da Edea appena ti lascio," rispose lei sospirando. "Poi approfitterò del tempo che mi resta per sistemare il diario e stendere il mio elenco. Ho fatto anch'io dei colloqui. Ho lezione solo alle quattro, quindi ho tutto il tempo."
"Che ne dici se pranziamo a casa, oggi?" le domandò lui, ritraendosi leggermente per guardarla negli occhi. "Lo so che mangiare qui è più veloce, visto il periodo, ma oggi vorrei che stessimo un po' soli. Lo so che per gli altri è difficile capire il rapporto tra la Strega e il suo Cavaliere... ma a me interessa sapere come sta Edea. Come hanno detto ieri ci sono cose che solo noi due possiamo capire."
"Certo. Ti aspetto direttamente a casa, allora," gli sorrise Rinoa sollevandosi sulle punte a baciarlo. Lui rispose stringendola di nuovo a sé, cercando di infonderle sicurezza e conforto nell'abbraccio. "Vado da Edea," disse Rinoa sottovoce, separandosi da lui a malincuore. "Cerca di essere puntuale, ok?"
"Farò del mio meglio," rispose lui, trattenendola per una mano per baciarla a mo' di saluto. "Stai tranquilla. Vedrai che riusciremo a trovare il bandolo della matassa. Edea ti dirà che non ha chiamato, e allora sapremo che abbiamo un indizio importante. Fidati, Rinoa."
"Farò del mio meglio."
*~*~*~*~*
Il mondo non era che una massa confusa di luce fioca e buio tenue.
Edea sbatté le palpebre, senza sapere con sicurezza se il rumore che l'aveva svegliata fosse reale o un semplice sogno. Guardò l'orologio sul suo comodino; le nove e mezza. Le gocce che le aveva prescritto la Kadowaki funzionavano, a quanto pareva: era crollata la sera prima e non ricordava di essersi svegliata una sola volta durante la notte.
Come d'abitudine si voltò verso l'altra parte del letto, allungando una mano per svegliare Cid... e fu in quel momento che il mondo e la realtà tornarono ad essere dolorosamente nitidi. Cid non c'era, Cid non c'era più, e la sua parte di letto era fredda e in ordine, e lei aveva paura di sfiorare il suo cuscino, di non avere più quella poca presenza del suo Cavaliere rimasta imprigionata tra le fibre.
Il rumore si ripeté mentre si asciugava veloce una lacrima.
Qualcuno stava bussando alla porta.
Gettò indietro le coperte e si alzò, un po' intontita, e si avvolse nella sua vestaglia. Quando finalmente aprì la porta trovò Rinoa ad aspettarla pazientemente.
"Buongiorno," la salutò la giovane strega. "Mi dispiace di averla svegliata. Se vuole torno più tardi..."
"No, non preoccuparti," rispose Edea con la bocca impastata. "Se hai un po' di pazienza, mi vesto e facciamo colazione insieme."
Rinoa annuì educatamente ed entrò, mentre l'altra si faceva da parte per farla entrare. Edea le fece segno di accomodarsi sul divano, e Rinoa obbedì ancora una volta, giocando distrattamente con un bottone allentato del suo golfino mentre ascoltava i rumori di Edea che si vestiva e poi preparava qualcosa in cucina.
Quando finalmente Edea ritornò con due tazze di tè, Rinoa non se la sentì di rifiutare; ne bevve un po' più per educazione che per reale voglia di farlo, e poi cercò un modo di introdurre l'argomento il più delicatamente possibile. Ma fu Edea stessa a farlo, quasi bruscamente.
"Avevi ragione," esordì infatti posando la tazza sul tavolino. "Una parte di Cid era... nella lettera."
Rinoa annuì soltanto, deglutendo per il nervosismo.
"Non pensavo che ci fosse davvero. Ma quando l'ho sentita..."
Rinoa allungò la mano a prendere quella della sua mentore, e la strinse. "Lo so, signora. Questo posso davvero capirlo."
Edea la guardò, e la sua espressione era tremendamente addolorata e insieme serena. "C'è qualcosa che devi dirmi, vero?"
"Sono così trasparente?"
L'altra sorrise vagamente. "Ci conosciamo da tanto," rispose.
"Sono qui per dirle una cosa, sì." Lasciò la mano di Edea per infilarla nella tasca posteriore dei suoi jeans ed estrarne una fotocopia degli orari delle telefonate che aveva preparato Zell. "Sa che stiamo indagando, vero?"
"So qualcosa, ma non molto."
"Uhm... per farla breve la polizia di Balamb intendeva arrestare Seifer. Ma ho avuto una strana sensazione, quando è stato ucciso Cid... è una sensazione da strega, capisce? Come se un pericolo fosse all'interno del Garden e poi non più. Per questo e anche per altri motivi riteniamo che non sia stato Seifer."
"Ritenete... tu e Squall?" chiese Edea.
"Sì, ma anche gli altri, quando abbiamo spiegato la cosa. Abbiamo deciso di indagare meglio, perché crediamo che l'assassino sia nel Garden. E durante le nostre indagini abbiamo trovato un biglietto, nell'ufficio di Cid. Shu dice che all'esame preliminare dell'ufficio non c'era. Sul biglietto c'era un numero, e abbiamo scoperto che era il numero di telefono della sua stanza d'albergo."
"Oh. Capisco."
"L'albergatrice ci ha detto che quella sera qualcuno ha chiamato Cid. Ma la cosa strana è che la telefonata è partita dall'ufficio del Preside." Rinoa notò che Edea si era fatta particolarmente attenta, e cercò di essere il più chiara e delicata possibile. "Zell ha fatto qualche ricerca e ha trovato tre telefonate, tutte e tre dall'ufficio. Noi..." Si interruppe, si grattò una guancia, riflettendo sulle parole giuste, e continuò, "noi pensiamo che possa essere stato chi ha ucciso Cid, per determinare se era in stanza e in quale stanza si trovava-"
"Nessuno sapeva dei suoi programmi," osservò Edea, apparentemente persa nella riflessione.
"Esatto. Ma vede... la nostra teoria svanisce, se la telefonata è stata fatta da qualcun altro. Shu dice che solo lei ha una copia delle chiavi dell'ufficio, per ragioni di sicurezza. So che può sembrare piuttosto insensato sentirselo chiedere... ma ricorda per caso di aver chiamato lei suo marito quella sera?"
Edea scosse la testa, con gran sollievo di Rinoa: per prima cosa perché significava avere un solido indizio, e poi perché le evitava di chiederle come mai aveva chiamato dall'ufficio, e non dall'appartamento, come sarebbe stato più logico.
"Non avrei potuto telefonargli. Non avevo il numero."
Rinoa sbarrò gli occhi. Allora la teoria del furto delle chiavi era fondata!
"Cid mi aveva detto che avrebbe chiesto il numero diretto alla sua stanza, per farmelo avere. Se n'era scordato la prima volta, e ricordo perfettamente che, la mattina in cui sapevo che avrebbe dovuto confermare la prenotazione, gli ho ricordato a colazione di farselo dare. Quando è tornato a casa e gli ho chiesto se aveva il numero, lui mi ha risposto che era successa una cosa buffa. Ha detto proprio così: buffa. Aveva chiesto e annotato il numero, ma non riusciva più a trovare il post-it su cui l'aveva scritto." Il viso di Edea si contrasse in una dolorosa smorfia dovuta al ricordo di un momento felice. Sereno. "Io ho riso. Gli ho detto che sicuramente era per via della confusione del suo ufficio, e che l'avrei trovato io riordinando. Ma non ho trovato niente, e così ho pensato che Cid avesse inventato una scusa perché se n'era dimenticato ancora, o che forse avesse buttato il biglietto per sbaglio. O ancora che fosse convinto di averlo chiesto, ma si fosse confuso con tutte le cose che aveva da fare." Edea tacque un momento, prese la tazza e bevve un sorso di tè, e poi aggiunse pensosa, "mi sembra strano, però. Cid chiudeva sempre l'ufficio a chiave, quando si allontanava, anche se si trattava di scendere a pranzo. Figurarsi per un viaggio di qualche giorno."
Rinoa deglutì. "Signora, la nostra teoria è che, se non l'ha chiamato lei, allora qualcuno deve aver rubato le chiavi dell'ufficio e il numero. Non ricorda per caso di aver perso le sue chiavi, anche solo temporaneamente?"
Edea tacque, bevendo il tè mentre rifletteva. Rinoa la imitò, ancora una volta per pura educazione. "No, non mi pare. Io non porto mai le chiavi dell'ufficio di Cid con me. Le tengo nel mio comodino, ma solo io so dove. Mi sembra giusto sapere esattamente dove sono in caso di emergenza."
"Capisco... quindi devono averle rubate a Cid. Ricorda che lui per caso gliene abbia parlato?"
"No. Cid era molto distratto, ma teneva molto alle chiavi del suo ufficio. Faceva molta attenzione a non lasciarle in giro," rispose Edea.
Un furto veloce, rifletté Rinoa. Giusto il tempo di fare la copia senza che il Preside se ne accorgesse. D'altra parte, lui avrebbe cercato le chiavi solo per chiudere...
Ci fu un momento di silenzio, in cui il cervello di Rinoa continuò ad elaborare teorie. Poi Edea posò la tazza con un tintinnio di porcellana contro il vetro del tavolino, si schiarì la voce e affrontò ciò che le stava più a cuore. "Mi hai detto di avere una sensazione," esordì.
La giovane strega annuì. "Sì, infatti. Il dottor Odine ha confermato che è normale."
"Potresti...?" Edea si interruppe, incapace di andare oltre, e fece capire con un gesto a Rinoa di spiegarsi meglio.
"Oh. Certo! Beh, secondo Odine una Strega percepisce se un Cavaliere è in pericolo. Non deve necessariamente essere il suo. Sostanzialmente, ha una percezione più vaga e generica di ciò che prova quando il suo Cavaliere è in pericolo. Quando abbiamo attraccato a FH, ho avuto per tutto il giorno una sensazione di inquietudine nei miei poteri. Come ripeto era vaga, ma era legata a qualcosa di negativo. Quando..." Si interruppe, cercando un modo di dirlo delicatamente. "Verso le dieci di sera, non ho sentito altro, come se tutto fosse svanito. Non avevo capito cosa fosse davvero e quindi ho immaginato che fosse la stanchezza del viaggio, la tensione di questo periodo. Ma poi..."
"Capisco," la interruppe in fretta Edea. "Devo dirti una cosa, allora."
Rinoa piegò la testa su un lato, incuriosita.
"Quando ero ancora una Strega mi capitava spesso, ma non mi succedeva più davvero da anni. Qualche giorno prima della morte di Cid, ho avuto un incubo. Era tutto molto poco definito, e molto vago. Non capivo né il luogo né il tempo, ma vedevo chiaramente soltanto una cosa. Mio marito che moriva."
"Qualche giorno prima?" ripeté Rinoa. "Non può essere stata una percezione di pericolo..."
"Non lo credo nemmeno io," continuò Edea. "Ma come ti ripeto mi capitava spesso, quando ero una Strega. Più o meno allo stesso modo. Vedevo chiaramente solo una cosa, e puntualmente quella cosa succedeva. Ma non mi capitava da anni, e l'ho sempre attribuita ai poteri. Per cui non mi sono preoccupata..."
"Penso che sia normale, Edea," cercò di rincuorarla Rinoa. "Nessuno avrebbe dato peso a un incubo..."
"Avrei dovuto pensarci," rispose l'altra, però. "Io non... a te non è mai capitato, Rinoa?"
La giovane Strega rifletté per qualche momento, cercando di ricordare qualcosa di simile; ma alla fine scosse la testa. "No, non che io ricordi... e se è capitato, sinceramente, non ci ho fatto caso. Forse ho pensato che fosse una coincidenza e basta, e adesso non me ne ricordo."
"Capisco."
Rinoa avrebbe voluto indagare di più su quell'incubo, ma capiva che Edea si sentiva già abbastanza in colpa così. In effetti non aveva mentito: non ricordava che le fosse mai capitato nulla di simile. E che succedesse poi dopo così tanto tempo, e per di più quando non c'era di mezzo un potere magico che poteva provocare quella specie di sogno premonitore... era troppo strano, e lei non era mai stata una di quelle persone che credevano a cose simili. Decise di lasciar cadere l'argomento, se Edea avesse smesso di parlarne, e di non appuntare quell'avvenimento nel diario delle indagini. Dopo tutto poteva essere una semplice coincidenza, e nel diario voleva mettere solo cose reali e tangibili.
"Vorrei che tu stessi attenta, però," le disse Edea.
Rinoa alzò lo sguardo. "A cosa?"
"Se è vero che l'assassino è nel Garden potresti percepire ancora qualcosa. Vorrei che tu ci prestassi attenzione, se succedesse di nuovo. Se il mio sogno ha qualcosa a che fare con quello che è successo - se è un sogno premonitore, insomma, l'assassino ha un tatuaggio all'interno dell'avambraccio, quasi vicino al gomito. Somiglia a uno scorpione."
"Lo terrò a mente," annuì Rinoa. Poi sollevò la sua tazza, finì il suo tè e si alzò per andarsene. "La ringrazio del suo aiuto, Edea. Le farò sapere qualcosa al più presto. Se..."
"Se?" domandò Edea, quando vide che la ragazza si era interrotta e si era portata una mano a stringere gli anelli della sua catenina.
"Se avesse bisogno di qualcosa, noi... io e Squall siamo sempre a sua disposizione."
Edea annuì soltanto. "Ricordati solo del tatuaggio, Rinoa. Ne sono sicura. Uno scorpione."
*~*~*~*~*
Rinoa entrò nell'ufficio di Squall con un'aspirina e una bottiglietta d'acqua.
Oramai era diventata una routine; Squall iniziava a soffrire di mal di testa proprio verso sera, quasi sempre intorno all'orario della riunione, al massimo della cena. L'ufficio era vuoto e silenzioso; si mise quindi a ricontrollare per bene i suoi appunti, in modo da poter esporre i progressi - anche se di poco conto - della giornata. Poco dopo si accorse che Squall era entrato, e si stava avvicinando a lei. Non sobbalzò nemmeno quando lui la abbracciò da dietro; era una cosa indescrivibile, ma anche senza vedere chi era, lei sapeva che non poteva essere altri che Squall. Essere una Strega a volte aveva i suoi vantaggi.
"Hey," la salutò lui stringendola forte, con un bacio sulla tempia.
"Hey... ti ho portato l'aspirina, se ti serve," rispose Rinoa, voltandosi per strofinare il naso contro la guancia del suo fidanzato.
"Stasera non mi serve," disse Squall stupendola. "Non ho ancora nessuna avvisaglia del mal di testa, per cui... sembra che potrò farne a meno. Ma lasciamola qui, non si sa mai..."
"Oh, bene," sorrise lei, lasciandosi andare nel suo abbraccio. Squall era sempre così caldo, così forte, così tanto più grande di lei, minuta e fragile, che era bellissimo appoggiarsi a lui e lasciarsi sostenere. Rimasero abbracciati a lungo, con lui che le accarezzava la schiena e lei che si lasciava sprofondare nella sua mente, alla ricerca del suo male, mentre era dormiente, per capire come era possibile curarlo.
"Non serve, stasera," disse lui percependo quello sfarfallare dentro di sé. "Stai tranquilla, godiamoci la serata. Tra poco arriveranno gli altri..."
"Infatti stavo guardando gli appunti," rispose lei tornando a dargli le spalle, in modo che lui non potesse vedere l'esitazione sul suo viso. Il sogno di Edea non era concreto, non era tangibile... ma forse andava considerato un po' di più? Ma come avrebbero potuto giustificarlo, poi? Seifer era innocente, e lo sapevano tutti... ma il problema era che di questa innocenza andavano convinti anche tutti quelli che lo consideravano colpevole. E il sogno di una ex-Strega, la donna che per di più aveva fatto lanciare dei missili su quel Garden, che aveva fatto distruggere il Garden di Trabia, che aveva dato ordine di mettere a ferro e fuoco qualsiasi città pur di scovare Ellione, non era una prova abbastanza attendibile. Diamine, ci sarebbero state persone per cui nemmeno il coltello insanguinato in mano a un'altra persona sarebbe stata una prova sufficiente.
"Sembri turbata. Che è successo...?" le domandò lui, sfiorandole il collo prima con il naso e poi con la bocca.
"Nulla di particolare, è solo che-"
Venne interrotta da qualcuno che bussava alla porta. Squall diede un ultimo bacio al collo di Rinoa, e si separò da lei prima di dire, "avanti!"
I ragazzi si accomodarono tutti nell'ufficio, e Shu, entrando per ultima, si chiuse la porta alle spalle. "Comandante, Nida ha detto di dover spostare il Garden. Sembra che stanotte ci sia una perturbazione nella zona e vuole evitarla."
Squall annuì. "Perfetto. Appena abbiamo finito qui comunicagli pure di procedere come ritiene opportuno, purché si resti in acque esthariane, e di fare una comunicazione pubblica della partenza, in modo che si preparino tutti."
"Sissignore."
"Bene, direi che possiamo iniziare... Rinoa?"
"Sì," disse lei annuendo. "Ho parlato con Edea, questa mattina... lei mi ha confermato di non aver chiamato lei Cid, anche perché non aveva il numero."
"Quindi la nostra pista è confermata!" fece Zell, picchiandosi un pugno contro l'altro palmo in segno di vittoria.
"A quanto pare sì... Edea mi ha detto di aver chiesto più volte a Cid il numero a cui poterlo contattare a FH, ma non l'ha mai avuto. Mi ha anche raccontato che Cid le aveva detto di averlo chiesto e di esserselo appuntato, ma poi non era riuscito a trovare più il post-it. Lei ha anche pensato che fosse una scusa, dato che non l'aveva trovato nemmeno lei riordinando l'ufficio, o che Cid lo avesse dimenticato o buttato per sbaglio."
"Wow. Gli è stato rubato praticamente subito," osservò Seifer.
"Già, a quanto pare sì. Cid non ha nemmeno avuto il tempo di comunicarlo a qualcun altro."
"Quindi qualcuno ha rubato il numero e anche le chiavi... ma come?" domandò Quistis.
"Ho chiesto a Edea se per caso ricordava di aver perso le sue chiavi, o se magari Cid le aveva detto di non trovarle. Ma mi ha detto che non è mai successo... lei tiene sempre le chiavi nell'appartamento, in un punto che solo lei conosce, e dice che Cid stava sempre molto attento alle sue chiavi."
"Potrebbe averle perse di vista," intervenne Irvine. "Non poteva averle sempre sotto il naso."
"No, ma Edea dice che aveva sempre l'abitudine di chiudere a chiave il suo ufficio, anche se si allontanava per poco tempo."
"Confermo," disse Shu. "Una volta mi è capitato di dovergli portare un documento e di aver trovato l'ufficio chiuso a chiave. Ho dovuto aspettarlo per quasi venti minuti. Era sceso in mensa per prendersi una limonata."
Ci fu un momento di silenzio, il serpeggiare del ricordo di Cid e delle sue piccole manie e abitudini nella stanza, un velo di commozione negli occhi di tutti.
"Ok, ragioniamo," iniziò Irvine grattandosi la nuca. "Voglio rubare le chiavi al Preside e farne una copia. Cosa devo fare per non farmi notare?"
"Devi aspettare di essere invitato nel suo ufficio, magari quando ci sono i colloqui di orientamento e non si può mai sapere chi è stato," suggerì Selphie.
"Quindi aspetto che il Preside si giri, magari trovo una scusa per distrarlo. Gli frego le chiavi, le porto fuori, le duplico..."
"No, non può essere andata così," lo interruppe Squall. "In questo modo dovresti entrare nell'ufficio due volte: la prima volta per rubare le chiavi e la seconda per riportarle. Cid sicuramente le cercherebbe solo al momento di chiudere la porta, ma comunque non puoi rischiare che lui debba uscire e si accorga del furto. Ci sarebbero molti meno sospettati e verresti beccato. E poi sembrerebbe strano che uno studente qualsiasi entri nell'ufficio del Preside due volte."
"Ma come duplichi delle chiavi direttamente nella stanza?" domandò Rinoa.
"Non le duplichi," rispose Quistis, intuendo infine com'erano andate le cose. "Molto semplicemente fai in modo di memorizzarne la forma. Forse fotografandole, forse disegnandole su un foglio, forse ne fai un calco. Hai la forma della chiave da portarti fuori dall'ufficio, ma la chiave non si muove e il Preside non dubita di niente. Poi quando sei al sicuro puoi riprodurre le dentellature della chiave, e nessuno si è accorto di niente."
"Esistono anche dei GF che possono farlo... qualunque GF che influisca in qualche modo sulla mira, migliorandola, rende la vista più nitida e dona una specie di memoria fotografica precisa al minimo dettaglio," disse Squall. "Ricordo che una volta riuscii a tracciare una mappa a memoria solo avendola vista una volta, quando ero in Junction con Diablos."
"Se fosse in Junction sarebbe molto più semplice trovarlo, no?" domandò speranzoso Seifer.
"Sì, ma è solo un'ipotesi..." rispose Squall, allargando le braccia. "Dobbiamo considerare tutte le possibilità, e al momento non possiamo escludere niente, nemmeno il calco, come ha detto Quistis."
"Quindi ricapitolando," intervenne Rinoa, "l'assassino ha aspettato di essere convocato da Cid per qualche motivo. Lo ha distratto se necessario per fare in modo di memorizzare in qualche modo la chiave dell'ufficio per poi duplicarla con calma. Nella stessa occasione ha rubato il post-it?"
"Probabile, ma anche qui, non possiamo escludere niente," ribadì Squall.
"Una volta in possesso di chiavi e numero, è entrato nell'ufficio in modo che la telefonata non fosse direttamente rintracciabile, si è accertato che Cid fosse in camera, ed è sceso ad ucciderlo. Il coltello chissà dov'è... ma il post-it voleva eliminarlo dall'ufficio," terminò Shu.
"Perché non gettarlo magari in mare? Sarebbe stato più logico," osservò Seifer.
"L'aveva dimenticato, forse," ipotizzò Rinoa scrollando le spalle. "Forse voleva agire in fretta, ed è sceso senza pensare al post-it. Poi però tornando ha dovuto eliminarlo in qualche modo... l'ha tenuto con sé e l'ha rimesso nell'ufficio solo dopo l'esame iniziale."
"Perché non buttarlo normalmente, a quel punto?"
"La carta viene riciclata, al Garden, e prima di distruggere ogni foglio si controlla che non ci siano informazioni vitali per il Garden," spiegò Squall. "Su un numero del genere avremmo fatto ricerche. Avrebbe rischiato che si scoprisse che l'aveva buttato lui. Così invece avremmo semplicemente pensato che Cid si era scordato di essersi segnato il numero. O non l’avremmo nemmeno scoperto."
Seifer grugnì. In quegli anni erano cambiate davvero troppo cose al Garden.
"Scusate, ma ho un dubbio," disse Quistis. "Un procedimento del genere poteva richiedere molto tempo. Magari la chiave è stata rubata mesi fa, ma non si è mai presentata l'occasione di usarla. Vi sembra possibile che l'assassino possa aver pensato che valeva la pena aspettare per uccidere Cid?"
"Dipende dalla sua motivazione, credo," rispose Squall. "Di certo ha ideato un bel piano, tanto che nessuno si è accorto di niente... di sicuro c'era dietro una pianificazione e una premeditazione che hanno richiesto del tempo. Oppure, molto semplicemente, ha fatto in modo di essere convocato per qualche motivo dal Preside... se è uno studente, bastava infrangere le regole qualche volta per subire la ramanzina e avere accesso all'ufficio. In ogni caso sì: uccidere Cid per questa persona valeva l'attesa e il rischio."
"Io forse ho qualcosa..." disse piano Seifer.
"Sui pettegolezzi?" domandò Squall quando vide che l'altro non accennava a continuare.
"Sulla motivazione."
"Possiamo parlarne a cena?" intervenne Selphie alzandosi, scambiandosi un'occhiata d'intesa con Rinoa. "Rifletteremo meglio con la pancia piena. Venite tutti da me e Irvine tra mezz'ora. Parleremo con calma e senza dare nell'occhio."
"Buona idea," annuì Rinoa. "Siamo qui dentro da parecchio, gli studenti si insospettiranno."
Si alzarono tutti per andarsene, e solo quando rimasero solo loro due e Seifer, Squall disse, "quello che hai sentito voglio saperlo."
"Potrebbe non essere importante."
"Lo decideremo insieme," rispose Rinoa quasi minimizzando l'obiezione.
Insieme, pensò Seifer. Era da un sacco di tempo che quella parola, per lui, aveva perso ogni significato.
*~*~*~*~*
Mezz'ora dopo, i ragazzi erano tutti riuniti da Selphie, che stava giusto portando in tavola la pasta quando Shu entrò trafelata.
"Scusatemi," disse. "Purtroppo c'è stato qualche problema nello spostamento. Siamo ancorati giusto al confine, ma Nida deve rimanere su a controllare... se solo ci spostassimo di qualche metro finiremmo in acque galbadiane."
Squall annuì. "D'accordo. Passata la perturbazione, ci sposteremo di nuovo. Puoi comunicarlo domattina a Nida come prima cosa?"
La ragazza annuì e andò ad accomodarsi accanto a Selphie. Una volta che furono tutti serviti, fu lei stessa a introdurre l'argomento. "Allora, Seifer... che stavi dicendo?"
"Beh," rispose lui inghiottendo il boccone. "I pettegolezzi girano su di me e basta, al momento, ma quasi tutte le voci sostengono che Cid sia stato ucciso per una vendetta o per spianarsi la strada per il potere."
"Mmh," disse Squall. "Concetto interessante."
"Come ti ho detto prima, potrebbe non essere niente," ribatté Seifer, quasi sulla difensiva.
"Io non credo," intervenne Rinoa. "Pensiamoci... soprattutto la teoria del potere mi sembra piuttosto plausibile."
Anche Zell annuì. "Vero," disse agitando la forchetta. "Uccidere Cid provocherebbe sicuramente un riassestamento del Garden, perché vorrebbe dire avere un altro Preside... che potrebbe voler fare dei cambiamenti. Se non ricordo male, un nuovo Preside può prendere la decisione di riassestare le alte gerarchie come più gli piace."
"Quindi avrebbe anche potuto togliere a Squall il grado di Comandante, e nominare qualcun altro, ad esempio... basta che Squall venga riassegnato a un incarico adatto al suo rango SeeD," spiegò Quistis, notando che Seifer sembrava confuso. Rinoa e Selphie la osservarono brevemente; lei continuava a guardarlo, anche se la sua espressione era un po' più indecifrabile della sera del funerale.
"Parlano anche di vendetta," notò Irvine. "Anche se penso che sia più per la persona di cui parlano che altro. Senza offesa, Seifer."
"Non fa niente," rispose lui. "Quindi la vendetta sarebbe da scartare?"
"Gli ultimi anni sono stati piuttosto tranquilli," disse Squall. "All'inizio abbiamo avuto grossi problemi, ma con il tempo i gruppi pro-Artemisia si sono spenti da soli e le acque si sono calmate. Non è successo nulla ultimamente che mi faccia pensare che qualcuno volesse uccidere Cid... a meno che si tratti di qualcosa successo cinque anni fa, ma mi sembra un po' troppo spingersi così indietro."
"Anche secondo me," disse Selphie. "Deve essere qualcosa di recente. Ma non è successo nulla... io credo che se c'è qualcosa di vero nei pettegolezzi potrebbe essere proprio la faccenda del potere."
"Cid non si sarebbe mai dimesso," aggiunse Shu. "Il Garden era un'idea sua e di Edea, e la gestione andava bene. Nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di chiedergli di farsi da parte, e sinceramente nessuno ne vedeva il motivo. E Cid era ancora abbastanza giovane, sarebbe stato Preside ancora per parecchi anni, di questo passo. Forse qualcuno lo voleva fuori dai piedi... e per farlo ha scelto di ucciderlo."
"Poteva anche provare diversamente," osservò Seifer.
"Non l'avrebbe tolto di mezzo diversamente," obiettò Rinoa scuotendo la testa. "Non con la fama che il Garden di Balamb ha ottenuto per la vicenda di Artemisia."
Ci fu un momento di silenzio.
"Scusate, ma..." Shu posò la forchetta nel piatto vuoto, bevve un sorso di vino e riprese a parlare. "Se è davvero qualcuno che ha tolto di mezzo Cid per una questione di potere, allora è collegato alla persona che ne prenderà il posto. Se è qualcuno che può essere eletto come Preside, il cerchio si restringe un po'."
"In realtà è molto probabile che la nuova Preside sia Edea."
Tutti si voltarono a guardare Squall.
"Che c'è? Sarebbe la scelta più logica. Il Garden è un'idea sua, in più sa come portarlo ai tempi di Artemisia per contrastarla. Sa come pensava il nemico. Sarebbe difficile da far capire a qualcuno, forse, ma sarebbe la scelta più logica."
"Forse questa persona è nelle grazie di Edea?" azzardò Sakura. "Sinceramente non credo proprio che sostituirebbe uno di voi. Forse chi ha ucciso Cid pensa di poter avere come Preside qualcuno che gli è più vicino."
"Qualcuno che sostituirebbe uno di noi, e piazzerebbe l'assassino? Se fosse così la teoria del complice sarebbe sempre più realistica," rifletté Selphie.
"O forse l'assassino stesso pensa di poter diventare il nuovo Preside." Rinoa aiutò l'amica a raccogliere i piatti sporchi e portare in tavola il secondo. "Sapete," disse poi, quando si furono riaccomodate e tutti furono serviti. "Mi è venuta in mente una cosa. Edea mi ha detto di aver ricordato a Cid di chiedere il numero della stanza quando ha confermato la prenotazione. Non sappiamo quando l'ha fatto di preciso, ma forse possiamo limitare le nostre liste a quelle date."
"Ma che senso ha?" domandò Seifer. "Sono matricole. Che speranza hanno di diventare Preside?"
"Sono malleabili," rifletté Quistis. "Possono essere state comprate da qualcuno per commettere il furto. A uccidere Cid può sempre essere stata un'altra persona."
"Proviamo comunque a verificare," disse Squall. "Domattina snelliamo tutte le liste e facciamo qualche controllo su quelle matricole. Già così saranno più di cento persone, ma abbiamo già ristretto un po' di più il ventaglio delle probabilità."
"Stiamo andando nella direzione giusta," disse Quistis, guardando di sottecchi Seifer, come se volesse in qualche modo rassicurarlo, ma senza farsi cogliere in fallo. La cosa non sfuggì comunque a Selphie e Rinoa. "Pensateci... se davvero Cid è stato ucciso per questioni di potere, o di vendetta come dicono in giro, allora l'assassino va cercato per forza nel Garden."
"Perché?" chiese Zell. Seifer fu contento che fosse lui a fare la figura del gallinaccio idiota - nemmeno lui aveva capito il ragionamento di Quistis.
"Beh, quando si cambia Preside si tende a scegliere qualcuno del proprio Garden, ma niente vieta di offrire il posto a qualcuno che fa parte degli altri Garden. Quello di Esthar è relativamente nuovo, e deve ancora stabilizzarsi, e Trabia deve riprendersi dopo i bombardamenti. Ma quello di Galbadia è sempre stato molto più implicato di noi nella politica mondiale, e potrebbe avere qualche interesse in più a sostituire Cid, visti anche i legami di Squall con Laguna. Ma non c'era nessuno degli altri Garden, a FH, e nessuno degli abitanti di FH aveva interesse a far parte del Garden. Ci tollerano, ma non ci apprezzano. E Seifer non potrebbe mai aspirare a un incarico importante del Garden, non essendo un SeeD. Le uniche persone interessate a uccidere Cid sono proprio da cercare all'interno del Garden di Balamb."
"Gli studenti dovrebbero aver imparato a ragionare meglio di quanto fanno," borbottò Shu.
"Potrebbe essere tutto un piano," osservò Squall. "L'assassino è interno al Garden, ma forse il mandante no. Ma se davvero c'è un mandante esterno, allora l'assassino potrebbe anche avere il compito di spargere voci, alimentare pettegolezzi. Forse Seifer era semplicemente nel posto sbagliato; se lui fosse stato a Deling City al momento dell'omicidio, per fare un esempio, l'assassino avrebbe cercato un altro capro espiatorio."
"Se ci fosse un mandante esterno, l'assassino dovrebbe comunicare con lui, però," osservò Rinoa. "Forse faremmo meglio a controllare se ci sono telefonate sospette."
"Giusto," concordò Squall. "Zell, quando avremo pronte le liste delle matricole, facciamo un controllo sulle telefonate che effettuano."
"Ok, ora basta parlare di lavoro!" cinguettò Selphie. "Cerchiamo di fare discorsi più adatti al dolce!"
I ragazzi accolsero la proposta di Selphie, e la discussione si spostò piano piano sui loro ricordi di bambini. Rinoa e Selphie continuarono ad osservare Quistis; sembrava insieme che cercasse lo sguardo di Seifer e che lo evitasse, distogliendolo subito quando si accorgeva che lui si voltava. Rinoa dovette reprimere una risatina; era così che si comportava all'inizio con Squall, quando la fase della cotta era ancora nel pieno del vigore. Ricordava che poi però, man mano che passava la semplice infatuazione e subentrava l'innamoramento e poi si radicava l'amore, lo guardava continuamente, come se non riuscisse a saziarsi gli occhi della sua vista. E anche quando lui si voltava a guardarla non riusciva a far finta di niente - sorrideva, una comunicazione silenziosa che lui aveva capito solo dopo. Sperava che succedesse anche a Quistis, prima o poi, glielo augurava con tutto il cuore.
Se l'espressione di Quistis era indecifrabile, però, quella di Seifer non era tanto da meno. Rinoa cercò di capire se ci fosse qualcosa di diverso in lui; l'unica cosa che riusciva a capire era la gran confusione nei suoi occhi - in quegli anni al Garden erano cambiate parecchie cose rispetto a quando lo frequentava lui, e spesso gli sfuggivano alcuni passaggi che invece per loro erano chiari. Sembrava apprezzare le spiegazioni di Quistis; lei sembrava anche piuttosto sollecita a dargliele, per fargli capire dove stavano andando a parare. Lui sembrava incline a cercare il suo sguardo in quei momenti - quando non capiva qualcosa e lei glielo spiegava prontamente. Non ricambiava il gioco di sguardi di Quistis, ma se era rimasto ancora un pochino il ragazzo che aveva conosciuto svariate estati prima, allora non era il tipo che faceva quelle cose. Era più diretto, e sicuramente, se avesse guardato Quistis, non avrebbe distolto gli occhi solo perché lo guardava anche lei. Anzi.
Fu lei, però, ad essere colta in fallo.
La sua silenziosa osservazione fu notata proprio da Seifer, che la guardò dapprima confuso, poi un po' incredulo, e poi socchiudendo gli occhi con un'espressione che lei conosceva bene - una specie di minaccia blanda, un invito implicito a non impicciarsi, ma che durò solo pochi secondi. Era stato interpellato direttamente e non ebbe più modo di minacciarla velatamente dall'altro lato del tavolo.
Rinoa si limitò a sorridere.
Se Seifer usava la famosa 'espressione minaccia' che lei conosceva bene da quell'estate di amicizia, allora voleva dire che qualcosa si era mosso.
Sperava solo che fosse qualcosa di buono per Quistis.
*~*~*~*~*
Su di lei soffiava una brezza fredda che la portò a voltarsi, avvolgendosi meglio nelle coperte.
Forse aveva dimenticato la finestra aperta, ma in quel momento aveva troppo freddo per alzarsi a chiuderla; preferiva rannicchiarsi contro il corpo caldo di Squall e stringersi forte a lui, sperando che la perturbazione passasse, o che almeno si placasse il vento.
Senza aprire gli occhi, si tirò per bene le coperte sulle spalle e poi scivolò nel letto per incontrare il corpo del suo fidanzato.
Sentì subito qualcosa che non andava: il letto era freddo, umido, appiccicaticcio. Aprì gli occhi, ma fu come se non l'avesse fatto: era tutto buio e lei non poteva vedere niente. Cercò di parlare, ma non le uscì un filo di voce, e un terrore gelido e crepitante le salì dentro e le soffiò intorno come quella brezza che saliva dal mare - che cosa stava succedendo?
Provò a chiamare Squall, ma le uscì solo un rantolo, come il gorgoglio di una gola piena di sangue. Sbarrò inutilmente gli occhi e agitò freneticamente le mani alla ricerca di Squall; il letto sembrava imbevuto di liquido, e quando ebbe il coraggio di portarsi una mano sul naso, per cercare di capire cosa fosse, rimase paralizzata nel sentire l'odore metallico del sangue. I suoi movimenti si fecero ancora più scomposti, e si mosse nel letto fino a cadere rovinosamente a terra.
Le parve che nella stanza riecheggiasse l'urlo silenzioso che le squarciò la gola quando sentì sotto di sé il corpo gelido di Squall, e affondò con la mano in qualcosa di viscido e vischioso - la ferita che aveva ucc-
-poco dopo si trovò in quello che le parve di riconoscere come l'ufficio del Preside. Era tutto molto confuso e nebuloso, ma c'era qualcosa di così nitido e chiaro nell'immagine che le parve di vedere una fotografia venuta davvero male. Un tatuaggio, uno scorpione nero che parve scorgerla, mentre le mani, sfocate e impossibili da riconoscere, trafficavano con delle chiavi e qualcosa che non riuscì a vedere. Poi il tatuaggio - il tatuaggio! - parve accorgersi della sua presenza e la coda dello scorpione si agitò, l'animale parve sorgere dalla carne di quel braccio pronto a balzarle addosso, affondarle il pungiglione nella pelle e di nuovo quell'urlo soffocato di sangue-
-era nella sala relax, adesso. Prendeva un bicchiere d'acqua. Ma proprio quando stava per portarla alla bocca l'acqua diventava rossa, e poi verde, fetida come la poltiglia che rimaneva di un Molboro ucciso, e poi diventava fauci nere e spalancate pronte a divorarla-
-uno scossone-
"Rinoa?"
Un altro scossone, ma delicato. Aprì gli occhi e finalmente riuscì a svegliarsi, boccheggiando. Si tirò su a sedere, gemendo solo per sentire il suono della propria voce, che nell'incubo le era stato negato, e poi si abbandonò contro il petto di Squall.
"Incubo?" le domandò soltanto lui, e lei annuì, bagnandogli la pelle di lacrime. "Vuoi parlarne?"
Lei scosse la testa. "Era troppo confuso," disse con voce roca. Era stato inquietante, e incomprensibile, e forse era stata solo suggestionata da Edea, e Squall aveva già abbastanza problemi senza doversi mettere a pensare anche a quello.
Squall non insistette e continuò semplicemente ad abbracciarla. Qualche minuto dopo sembrò quasi che l'incubo di Rinoa non ci fosse mai stato; lei spostò il viso fino a strofinargli il naso contro il collo. "Mmmh, sai di sapone," sospirò, e lui sorrise mentre il suo respiro caldo gli correva contro la pelle.
"Esco ora dalla doccia."
La mano di Rinoa si sollevò e affondò tra i suoi capelli ancora umidi. Era una cosa che adorava, svegliarsi per trovarlo profumato e ancora umido della doccia, e le piaceva quando entrava sotto le coperte, lei calda e lui fresco, e la sua pelle era liscia e morbida sotto alle sue mani e i suoi capelli gocciolanti erano piccole pozze di piacere che si allargavano sul suo seno, sul suo ventre, sul suo viso.
"Come stai?" gli sussurrò all'orecchio, vagamente ansimante.
"Niente mal di testa," disse lui in un sorriso, e si scostò per prenderle il viso con una mano e guardarla intensamente prima di baciarla. "Sicura di non voler parlare dell'incubo?" le domandò dopo averle mozzato il fiato.
"Quale incubo?" rispose lei sopprimendo un brivido, e Squall ricambiò con un sorriso malizioso, e le fece scorrere le mani sulla schiena fino a infilarle sotto l'orlo della camicia da notte. "Oh, questo mi è mancato," gemette quando Squall sollevò lentamente la stoffa, facendole scorrere un dito lungo la spina dorsale. C'era qualcosa nella sua schiena che la eccitava e che a lui piaceva moltissimo - e faceva sempre attenzione ad accarezzarla proprio lì quando la spogliava.
Rinoa scostò la mano inumidita dai capelli ancora bagnati di Squall, e la fece scorrere sulle sue spalle, massaggiandole leggermente, per poi scendere fino a quando incontrò l'asciugamano che lui si era avvolto intorno ai fianchi. Ebbe appena il tempo di aprirlo e gettarlo a terra, prima di alzare le braccia per farsi togliere la camicia da notte. A separarli c'erano solo le mutandine di pizzo che aveva indossato per lui - sapeva che senza mal di testa lui sarebbe stato più incline al sesso - e le coperte su cui si era seduto.
Rinoa si separò da lui e, sorridendo, si spostò nel letto fino a fargli spazio per entrare, cosa che Squall fece prontamente. Era sempre interessante osservarlo scivolare tra le coperte nudo ed eccitato, e lei lo fece mordendosi un labbro, fino a quando lo ebbe addosso e riuscì solo a pensare alla sua pelle fresca contro di lei, ardente, e i capelli umidi in cui tornò ad affondare le dita.
"Le mie preferite," disse lui infilando le dita nell'orlo delle mutandine, e rimase così, a baciarle a lungo il collo e il seno, prima di abbassarle e stringerla nuda a sé. Rinoa mosse le gambe per spingere il pizzo in fondo al letto, e poi le allargò perché lui potesse stendersi su di lei. Sentiva la sua erezione strusciare contro il suo sesso, e sospirò di piacere quando lui iniziò a muoversi con più decisione, sussurrandole quanto le era mancato tutto quello. Quanto non gli bastava fare l'amore in fretta in ufficio, quanto avesse desiderato essere libero dai mal di testa per poter fare l'amore così, nel loro letto, per tutto il tempo che volevano. Rinoa rispose ad ogni frase con un bacio, mugolando quanto condivideva ogni singolo pensiero, quanto le erano mancate le piccole cose, come i capelli umidi che adorava, e quanto fosse davvero troppo impaziente per giocare a lungo. Ci sarebbe stato tempo, gli sussurrò in un bacio umido all'orecchio, ma prima aveva bisogno di lui, prima...
"Sì sì sì," gemette quando lo sentì entrare di colpo, quasi violento. Gli strinse le gambe intorno ai fianchi e rimase avvinghiata il più strettamente possibile a lui, allargando la bocca sul suo collo, sulla guancia, sulla bocca aperta per i gemiti di piacere. Quando però si accorse che lui aveva intenzione di continuare così, con movimenti forti ma un po' troppo lenti per quello che desiderava lei, abbassò le gambe e le usò per spingere via le coperte. Lui sorrise, sapendo bene cosa significava, e si lasciò rovesciare, accarezzandole le cosce mentre lei si muoveva veloce su di lui, stringendosi i seni e i capezzoli. Lo eccitava quando faceva così - era come se lei sapesse generare tutto il piacere che provava, e sapere di essere invece lui a farla godere così era qualcosa che lo portava sempre a emettere un gemito roco. Era in momenti come quello che il legame tra lui e la sua Strega diventava incandescente; era un aprirsi completamente che nessun altro poteva condividere, era il poter entrare totalmente e completamente in lei, era scoprire l'anfratto più oscuro della sua mente e lasciarsi accecare da quello più luminoso. Era anche per questo che adorava essere il suo Cavaliere: perché quando facevano l'amore Rinoa diventava sua come non sarebbe mai stata altrimenti, e dopo, quando finiva tutto, non c'erano segreti. E la cosa più stupefacente e meravigliosa era che lei continuava ad amarlo anche dopo aver visto cosa si nascondeva nell'ombra della sua mente, e lui di questo era infinitamente grato.
Rinoa gli prese il viso tra le mani e lui mosse le sue per accarezzarle i seni, e i movimenti si fecero più veloci e più scomposti, fino a quando lei si sporse in avanti per gemergli l'orgasmo sulle labbra. Squall si lasciò andare e poco dopo lei gli fu completamente addosso, con il viso accanto al suo sul cuscino e il respiro caldo che gli solleticava l'orecchio.
"Non pensare nemmeno ad addormentarti," le disse lui quando ebbe ripreso un po' di fiato. Rinoa rise, e si sollevò su un gomito per guardarlo.
"Non volevo addormentarmi," gli rispose chinandosi a baciarlo. "Mi mancava tanto, tutto questo. Non mi ero accorta di quanto..."
"Anche a me," disse Squall scostandole i capelli dal viso. "Io però me ne ero accorto," aggiunse poi ridendo, e lei si chinò di nuovo con un sorriso sulle labbra.
"Questo non significa che non devi comunque andare dalla Kadowaki."
Squall sospirò, passandole una mano sulla schiena. "Lo so. Ma non possiamo goderci questa serata e basta?"
"Oh, tesoro, possiamo godercela finché vogliamo," gli rispose Rinoa con quel tono che lui conosceva bene; lo usava spesso con i bambini più piccoli a cui badava all'Infermeria. "Ma ti conosco bene," continuò, con un buffetto sul suo naso, "e so che se ti passeranno definitivamente i mal di testa tu starai lontano dalla Kadowaki il più possibile. Io invece vorrei che ti facessi visitare comunque."
"Sto bene solo da una sera... è un po' presto per stabilire che sono 'passati definitivamente', Rinoa."
"Infatti ho detto se. Squall... se non mi sono accorta di quanto mi mancava fare l'amore così non è perché non mi interessi... è perché sono troppo preoccupata per te, e cerco di capire cosa ti sta succedendo. Lo so che potrebbe essere una sciocchezza. Ma appunto per questo... che ti costa? Se è una sciocchezza potremmo risolverla e tornare alla nostra vita. Non ti sei accorto dell'impatto che hanno i tuoi mal di testa su tutto, non solo sul sesso?"
"Sì," sospirò Squall. "Me ne sono accorto."
"Promettimi che ci andrai comunque," mugolò lei baciandolo, strusciandosi contro di lui nel modo che sapeva essergli irresistibile. "Anche se dovessero essere spariti, promettimi che ne parlerai con la Kadowaki."
"Quando avremo finito con le indagini," sussurrò lui ricambiando. "Te lo prometto. Quando avremo trovato l'assassino di Cid, andrò dritto dalla Kadowaki. Anche prima della conferenza stampa."
Rinoa rise, e si sollevò a sedere sul letto. Prese le mutandine che aveva spinto via poco prima e le gettò per terra, e poi prese le coperte e le trascinò sui loro corpi, avvolgendo entrambi strettamente tra le lenzuola, aderendo così perfettamente a Squall che gli sarebbe stato impossibile non capire le sue intenzioni.
"Ora stai solo cercando di evitare la stampa," disse Rinoa salendogli sopra, e lui la strinse forte prima di rovesciarla sul letto e sistemarsi tra le sue gambe.
"Sì, beh... stampa e Kadowaki sono due cose che eviterei come la peste. Ma se devo scegliere, la Kadowaki vince senza dubbio..."
La risata di Rinoa si spense nel bacio appassionato che seguì alla battuta di Squall.
"Ora possiamo tornare a goderci la serata?" le chiese lui, passandole lentamente una mano sui fianchi.
Rinoa sorrise, e rispose soltanto afferrando le coperte e tirandole sulle loro teste.
*~*~*~*~*
Dannazione a Rinoa.
Avrebbe dovuto immaginarlo che era una cattiva idea. L'aveva capito praticamente subito; in quell'estate di sette anni prima, le amiche che Rinoa si era fatta a Timber lo avevano guardato più o meno come lo aveva guardato lei quella sera. Non era uno sguardo ammirato, né innamorato; era piuttosto calcolatore, quasi, come di qualcuno che ha un piano e si sta accertando che funzioni. Quando aveva visto quello sguardo in Rinoa aveva capito cosa aveva in mente: lui e Quistis - lui era solo, lei era sola, e Rinoa voleva bene ad entrambi quanto bastava per cercare di dar loro un frammento di felicità, se le era possibile. Aveva cercato di sembrare minaccioso, di lanciarle con gli occhi un messaggio ben chiaro: non impicciarti. Ma poi aveva dovuto guardare Zell per rispondere a una sua domanda, e poi sarebbe stato inutile.
In tutto quello era sicuro che fosse coinvolta anche Selphie.
Ma cosa era esattamente tutto quello?
Non era del tutto sicuro di averlo capito. Rinoa evidentemente pensava che tra lui e Quistis potesse esserci qualcosa; non era il tipo da buttare energie in cause che sapeva perse. Se Quistis avesse avuto su di lui le stesse idee di anni prima, Rinoa non avrebbe fatto nulla per spingerli l'uno verso l'altra. Che cosa sapeva esattamente la sua amica che a lui era sfuggito? Quistis era una persona diversa da quella che lui aveva lasciato al Garden per fuggire a Timber e consegnarsi subito dopo in mano alla strega. Non c'era livore, in lei, sembrava piuttosto che ci fosse rimpianto. Ma rimpianto per lui?
Cazzo, che casino.
E subito dopo lo stesso pensiero dell'ultima mezz'ora.
Dannazione a Rinoa.
Era proprio per lei che era lì. Il problema era semplicemente che per come aveva conosciuto Rinoa, se cercava di buttarlo tra le braccia di Quistis c'era un motivo. Gli era sempre sembrata una ragazza sensibile e piuttosto attenta alle sensazioni delle persone; era empatica e sapeva capire profondamente chi aveva davanti, soprattutto perché aveva la tendenza a insistere fino a capirlo davvero. Lo aveva fatto anche con lui, dopo tutto. Era stata questa convinzione a pungolarlo dopo la cena, a spingerlo a uscire, a cercare di capire anche lui quello che aveva capito Rinoa. E soprattutto c'era la curiosità - perché proprio lui, perché proprio con Quistis, e che cosa c'era che aveva davanti agli occhi e non aveva ancora capito. Era stato questo a portarlo in Giardino, davanti all'orchidea dei caduti, ad aspettare Quistis che non sembrava incline ad uscire, quella sera.
L'orchidea sembrava quasi luccicare sotto la luce notturna. Il Giardino era per lo più buio, solo la lapide rimaneva illuminata, e la luce azzurra fluorescente che caratterizzava il Garden era stata notevolmente affievolita, quanto bastava per essere insieme visibili a chi si fosse avvicinato troppo e invisibili a tutti gli altri. Non era il Garden che ricordava, non era il Garden che aveva passato anni a evitare, né quello che aveva passato gli anni precedenti a prendere in giro. Regole, disciplina... non era il Garden che ricordava, e pensava che se non fosse cambiato nulla, almeno in ciò che era intorno a lui, forse le cose sarebbero state più facili. Forse non avrebbe pensato di uscire a cercare un'occasione forse persa in passato, e forse non avrebbe pensato che, in fondo, non c'era nulla da evitare in quel posto.
Dannazione a Rinoa, e anche a Quistis.
La sua attesa si rivelava più inutile ad ogni minuto che passava, ma non era ancora pronto ad alzarsi e andare a letto. Lì, sulla lapide dei caduti con la sua luce perenne, lì con quell'orchidea bianca, notturna e luminosa, lì nella solitudine del vento e del mare le cose si facevano chiare. Non era più lo stesso Garden, e lui non era più lo stesso Seifer. Aveva pensato di spezzare unilateralmente l'equilibrio tra lui e l'istituzione che aveva tradito, tra il traditore e i traditi, tra i salvatori e il criminale, tra gli eroi e il reietto. Ma non poteva e adesso lo capiva, perché non è possibile spezzare l'equilibrio con il passato. Si può solo ricostruirlo ad ogni minuto che passa, nella speranza di trovare un equilibrio migliore - più sano, forse. Quistis rappresentava il cambiamento: di quel posto, di quel passato, della persona che lei era e che forse era sempre stata, se lui fosse stato meno cieco e ottuso e arrabbiato con il mondo.
Ancora cinque minuti, e poi a letto. Tanto Quistis non sarebbe uscita quella sera, e lui sarebbe rimasto con quella curiosità che lo attanagliava da quando aveva incrociato gli occhi di Rinoa, e comunque perché non smetteva di sperare di vederla arrivare, là in fondo, in cima alle scale? C'erano cose da dirsi, cose da capire, cose da rivelare, e possibile che solo lui sentisse questa spinta incredibile a voler disseppellire tutto quello che aveva passato anni a ficcare il più possibile sotto terra? Possibile che solo lui sentisse che era il momento dei conti con il passato, e non un passato generico, formato da tutti i minuti della loro vita, ma un passato specifico, perfettamente definito, rappresentato l'uno dall'altra?
I cinque minuti divennero dieci e quando infine decise di andare seriamente a letto, erano diventati venti. Si alzò, lanciò un'occhiata alla lapide, lesse tutti i nomi, inviò un saluto a Cid, accarezzò con lo sguardo l'orchidea e poi salì le scale. Si rese conto di aver fatto di tutto per attardarsi quando fu nel corridoio principale del Garden, e quando si chiuse alle spalle la porta della sua stanza per gli ospiti si passò una mano tra i capelli.
Era deluso.
Deluso da Quistis che non era uscita, da se stesso perché aveva pensato chissà cosa, da Rinoa e Selphie e dai loro piani folli e da tutta l'umanità che lo considerava colpevole.
E più di ogni altra cosa era stupito perché era deluso, e perché non era sicuro di poter tornare a ficcare sotto terra tutto quello che aveva quasi riportato alla luce quella sera.
*****
Nota dell’autrice: scusatemi il ritardo! Purtroppo la mia vena creativa va a periodi oscillanti, e gli aggiornamenti ne risentono. Questo capitolo è stato betato da me, per cui se ci fossero errori è solo colpa mia. Le risposte ai commenti le faccio sui siti dov’è possibile, ma comunque tengo sempre il post che riassume tutto. Sono indietrissimo con le risposte, ma prometto che leggo tutti i vostri commenti e ne tengo conto, e ve ne ringrazio. Solo non ho tempo libero sufficiente a fare tutto ;_;
Alla prossima! – Alessia Heartilly |
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=721954
|