Moonlit Orchid

di Alessia Heartilly
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. Join us ***
Capitolo 2: *** II. Fade to black ***
Capitolo 3: *** III. Post-it note ***
Capitolo 4: *** IV. One phone call ***



Capitolo 1
*** I. Join us ***


Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono un marchio registrato Squaresoft e vengono qui utilizzati senza alcuno scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

Premessa dell'autrice: mi piacciono i thriller e i gialli, in qualunque forma: film, telefilm, libri, fumetti. Qualsiasi cosa. E così mi è successo che guardando i temi della community 15 flames, che attualmente non è più online, mi è venuta l'idea di provare a scriverne uno io. Un giallo, almeno. Un tentativo, se non altro. I titoli di ogni capitolo sono ispirati alla community che ho citato, e che per fortuna, vista l'idea, mi salvai. La decisione su chi usare come vittima mi è stata resa semplice da Ashbear: chi legge la sua After the Fall, che sto attualmente traducendo, potrà capire benissimo. Per tutti gli altri taccio, per non rovinarvi la sorpresa né nella mia storia, né in quella di Ashbear. Il titolo invece è stato scelto grazie a un generatore casuale di titoli (sì, mi sto vergognando di ammetterlo, tranquilli XD) che mi ha anche suggerito un elemento carino della storia.
Dato che questo è il mio primo esperimento nel genere, ogni vostro commento sarà utilissimo, sempre che consideriate la storia degna di perderci tempo a leggere e commentare^^ In particolare, vedere se capite chi è il colpevole sarà interessantissimo *_*!
Il rating si riferisce all'intera storia. E adesso fine con gli sproloqui, e buona lettura!

MOONLIT ORCHID
I. Join us

Rinoa sbirciò oltre la tenda rossa; la stanza era gremita di persone in attesa, ma c'era un silenzio strano che rendeva la situazione quasi inquietante.

Sospirò e si voltò a guardare se Squall era pronto; era intento a confabulare con Shu, mentre si sistemava i polsini della divisa. Non appena rimase solo, lei gli si avvicinò per accarezzargli un braccio con fare rassicurante. "Sicuro di volerlo fare tu?" gli chiese con dolcezza quando lui le cinse la vita, attirandola vicina.

"Sì, è un dovere mio," sospirò lui, passandosi la mano libera tra i capelli. "Anche se proprio non vorrei farlo. Edea... come sta, l'hai già vista?"

"Sì, l'ho vista, ma... te ne parlo dopo. Forse è meglio non parlarne nemmeno," disse Rinoa scuotendo la testa. Si strinse forte al suo petto e la voce le si spezzò quando sussurrò, soffocando le parole contro la sua giacca, "non riesco nemmeno a credere che sia vero..."

"Nessuno di noi ci riesce," constatò Squall. Stava per aggiungere altro quando Shu li raggiunse. "Devo andare," sussurrò poi a Rinoa, abbassandosi a sfiorarle le labbra più per darsi forza che per consolare lei. "Aspettami qui, ti prego," concluse infine stringendole la mano, rubando numerosi sguardi nella sua direzione mentre si avvicinava alla tenda rossa.

Il tempo degli ultimi ritocchi alla divisa e delle ultime raccomandazioni di Shu, e superò la tenda per affrontare la folla che riempiva la stanza.

Rinoa poteva sentire la raffica delle loro domande fino a lì, ma Shu chiese velocemente silenzio con fare professionale e distaccato. "Il Comandante del Garden di Balamb, Squall Leonhart, vi aggiornerà ora sulla situazione. Vi lasceremo poi alcuni minuti per le domande," la sentì dire dalla sua postazione. Fissò lo sguardo sui monitor che riprendevano la stanza. Gli occhi di Squall sembravano ghiaccio a tutto il mondo, ma per lei parlavano più della sua bocca.

Quistis e Selphie la raggiunsero, e le tre ragazze ascoltarono la dichiarazione successiva, stringendosi l'una all'altra per trovare conforto. Rinoa mantenne lo sguardo fisso sugli occhi di Squall - vuoti, spenti, stanchi. Addolorati.

"Confermo che il Preside del Garden di Balamb, Cid Kramer, è stato trovato assassinato questa mattina nella sua suite d'albergo di Fisherman's Horizon. Il Preside Kramer si trovava lì da alcuni giorni per delle trattative in corso tra la città e il Garden. Non abbiamo ancora notizie sull'ora e sulla modalità del... decesso," e qui Rinoa riconobbe uno spezzarsi della voce che aveva sentito solo poche volte in Squall, "ma stiamo già collaborando con le forze di polizia di Balamb per trovare il colpevole e assicurarlo alla giustizia. Questo è davvero tutto quello che possiamo dirvi per ora, ma possiamo assicurarvi che vi terremo informati."

Dietro la tenda, Quistis si asciugò furtivamente una lacrima, Selphie strinse forte la mano di Rinoa e lei continuò a fissare il suo fidanzato che rispondeva al muro di fuoco delle domande. I suoi occhi si facevano sempre più stretti, era sempre più difficile per lui resistere, ma ad un certo punto disse qualcosa che la stupì.

"Scusate, ma Cid Kramer per noi era più che il Preside del Garden," disse alzando una mano come se quello bastasse a bloccare le domande. "Stiamo vivendo un momento molto difficile e ora come ora ci risulta complesso concentrarci su cose come chi sarà il prossimo Preside. Vi prego di avere rispetto di questo," terminò. Fece cenno a Shu di continuare lei, e lasciò la stanza, fuggendo dietro la tenda rossa dove Rinoa si fiondò tra le sue braccia.

"Sei andato benissimo," gli sussurrò accarezzandogli la schiena. Squall ricambiò l'abbraccio, nascondendo il viso tra i suoi capelli, e aspirando forte il suo profumo come per calmarsi. Quistis e Selphie si avvicinarono dopo alcuni minuti, e tutti e quattro si abbracciarono. Non c'erano lacrime, ma la consapevolezza di essere rimasti orfani una seconda volta rendeva tutto insieme più adulto e più amaro.

Fu Squall il primo a sciogliersi dall'abbraccio. "Zell e Irvine?"

"Sono rimasti con Edea," rispose Quistis. "Non pensavamo che fosse il caso di lasciarla sola."

Lui annuì, e tornò a cingere la vita di Rinoa, mentre lei gli massaggiava il petto; era ancora piuttosto provato dall'esperienza della conferenza stampa - non era abituato a parlare alle persone se non in tempi di crisi, e dover affrontare le domande dei giornalisti a poche ore dalla scoperta della morte di Cid, quando nemmeno loro avevano ancora assorbito la notizia, era stata un'esperienza stressante, per lui.

Shu rientrò dalla sala con un grosso sospiro, e Squall le fece cenno di avvicinarsi. Sempre tenendo Rinoa per la vita, assunse un tono professionale e disse, "so che è difficile anche per voi, ma ho bisogno che facciate una cosa al più presto, tu e Quistis."

"Sì, signore," rispose Shu ancora prima di sapere di cosa si trattasse. Quistis si limitò a guardarlo, in attesa.

"La polizia di Balamb intende arrestare Seifer, che si trova in questo periodo a Fisherman's Horizon. Sapete benissimo che Seifer è il capro espiatorio preferito dell'opinione pubblica... ma non voglio che siano loro ad arrestarlo. Quistis, Shu... ho bisogno che lo andiate a prendere e lo portiate a bordo del Garden. Salperemo al tramonto. Portate con voi chi volete, se ritenete di aver bisogno di aiuto, ma scendete in abiti civili, non fate capire che siete SeeD. Cercate di destare meno attenzione possibile. Non appena Seifer sarà a bordo, convocherò una riunione e vi spiegherò tutto quanto. Potete farlo, per favore?"

"Sì, signore," risposero entrambe le ragazze, congedandosi per andare ad eseguire.

Dietro la tenda, la stanza si stava svuotando, e i giornalisti si lasciavano dietro un chiacchiericcio persistente, fruscii di carta e rumore di sedie che venivano spostate.

Squall, Rinoa e Selphie rimasero fermi fino a quando il silenzio tornò a circondarli, tenendosi per mano e cercando di trovare forza da qualche parte.

Era davvero tutto troppo adulto e troppo amaro.

*~*~*~*~*

Quel giorno il sole era caldo. Tirava un leggevo venticello che rendeva l'aria un po' più fresca, chiaro indizio di un autunno in rapido avvicinamento; e il molo era l'unico punto tranquillo della città.

Erano due i motivi per cui Seifer era lì: primo, la morte di Cid, così improvvisa e violenta, era stata scioccante anche per lui. Per quanto fosse strano a dirsi, Seifer era affezionato a tutto quello che era in qualche modo legato al Garden: ricordava sempre con una punta di nostalgia la sua vita là, scandita dalle lezioni, dagli allenamenti, dalle battaglie con Squall e dai soprusi del Comitato Disciplinare nei confronti degli studenti. Sorrise malinconicamente al pensiero del suo comitato - proprio suo, che non era mai stato ligio alle regole e ai doveri.

E secondo... aveva bisogno di stare tranquillo, e c'era troppo movimento in città. Fisherman's Horizon era un luogo che non conosceva armi e guerre: era semplice, pacifica, dedita alla tutela dell'integrità di persone, cose e animali, ed era da questo spirito pacifista e rispettoso che nasceva l'immane impianto a pannelli solari che costituiva il centro della città, il fiore all'occhiello degli ingegneri fuggiti da Esthar tanti anni prima, uno schiaffo in faccia a coloro che avevano reso i dintorni di Esthar City quello che era oramai noto come il Grande Lago Salato. In un posto del genere, un assassinio efferato come quello di Cid Kramer, così cruento, così rabbioso, era destinato a suscitare clamore e a rendere nervosi gli abitanti.

Inoltre, ma questo non lo avrebbe mai ammesso, aveva semplicemente paura. Da cinque anni, da quando i dettagli sulla guerra contro Artemisia erano stati lentamente divulgati al pubblico, Seifer viveva in un limbo, sospeso tra il desiderio di trovare la tranquillità per riflettere su quel periodo e la realtà, molto più dura e prosaica. Per l'opinione pubblica, Seifer Almasy aveva praticamente attentato all'esistenza dell'umanità; per l'opinione pubblica, la sua presenza non portava mai a nulla di buono. Ecco perchè a volte si rifugiava a Fisherman's Horizon - ed ecco perché non era una buona idea trovarsi nello stesso posto dove era stato compiuto un omicidio.

Il galleggiante non dava segno di muoversi, e il sole del pomeriggio gli picchiava sulla nuca. Avrebbe preferito che fosse agosto, che il sole picchiasse così forte da intontirlo, da non farlo pensare, e facesse luccicare il mare con tanta forza da rendergli impossibile controllare se qualche pesce si decideva ad abboccare. Ma era quasi ottobre, e il sole era ancora caldo ma non abbastanza da stordire, e il vento era fresco ma non abbastanza da irrigidire, e la luce del giorno iniziava a sbiadire. Presto le giornate sarebbero state troppo brevi, e le notti troppo lunghe, e il buio sembrava fatto apposta perché gli esseri umani pensassero a tante cose che durante la giornata scivolavano invece nell'oblio delle occupazioni quotidiane. Di notte a Seifer venivano in mente tante cose: i missili su Balamb, gli inganni di Artemisia, le tombe di Trabia, e le centinaia di urla durante lo scontro tra i Garden - urla di terrore, urla di agonia, urla di chi vuole vivere e sa che potrà solo morire. E spesso, morire atrocemente.

Era per questo che Seifer preferiva l'estate. Le notti erano più brevi.

Qualcuno stava scendendo lungo la scala del pilastro dell'ascensore. Era davvero temerario, quel qualcuno - la scala traballava ad ogni passo, e sembrava pronta a staccarsi da un momento all'altro. Poi sentì un rumore di passi che si avvicinava a lui e si scocciò. Avrebbero spaventato i pesci.

Dietro di lui, qualcuno si schiarì la voce. Sospirò e si arrese - era il momento di fare il bravo capro espiatorio; per fortuna si era allenato a farlo per cinque anni.

Si voltò e si stupì nel vedere Quistis e Shu, in abiti civili, che lo guardavano a braccia conserte. Più indietro, appena giù dalla scala, due SeeD erano in attesa. Non avevano la divisa, ma non ce n'era bisogno - bastava guardarli per capire.

"Wow," disse sarcastico. "Vengono a prendermi addirittura i pezzi grossi?"

"Non siamo qui per scherzare, Seifer. Immagino che tu sappia che il Preside Cid è stato assassinato questa notte," iniziò Shu.

"Sì, l'ho sentito dire in città," rispose lui, rifugiandosi nell'atteggiamento strafottente che gli si adattava così bene.

"Abbiamo l'ordine di portarti al Garden, con o senza la tua collaborazione," intervenne Quistis. "Per cui... semplifichiamoci le cose e seguici senza fare troppe domande. Avrai più spiegazioni più tardi."

"Sono in arresto?" chiese lui, incrociando le braccia. Se volevano arrestarlo di certo non avrebbe collaborato. Avrebbe preferito litigarsi l'esca col pesce che cercava di prendere da un'ora.

"Ti stiamo solo chiedendo di venire al Garden con noi. Non dobbiamo dare nell'occhio, Seifer, per cui la tua collaborazione è fondamentale," glissò Shu.

"Ma sono in arresto?"

L'insistenza di Seifer stava iniziando a dare sui nervi a Quistis, già a fior di pelle per gli eventi della giornata. "Te lo spiegheremo più tardi," rispose però, cercando di trattenersi: in fin dei conti, a parti invertite avrebbe voluto anche lei che le cose fossero più chiare. "Ti stiamo dicendo tutto quello che possiamo dirti qui. Se verrai con noi, saremo in grado di spiegarti di più. La segretezza è fondamentale-"

"Oh, lo so," fece lui. "La famigerata segretezza dei SeeD."

"Vieni o no?" tagliò corto Quistis.

"Se ci tenete," rispose lui facendo spallucce. Tirò su la canna da pesca, la sistemò con calma, e quando ritenne di essersela presa abbastanza comoda, si voltò verso le due ragazze. "Mi ammanettate?"

"No," rispose Quistis, avvicinandosi in modo che i due SeeD in fondo non potessero sentire. "Ti stiamo solo portando al Garden. Qualsiasi cosa ci venga chiesta, la tua presenza è richiesta perché Cid ti voleva al suo funerale. Si terrà in alto mare."

Seifer non se la bevve, ma assecondò le due SeeD e permise ai loro due accompagnatori di camminargli al fianco, mentre risalivano verso il Garden. Coprirono la distanza in perfetto silenzio, e quando la porta del ponte al secondo piano si chiuse dietro di loro, Quistis fece cenno ai due ragazzi di andare pure. "Avvisate il Comandante che Seifer è a bordo, e ditegli che il corpo del Preside ci verrà consegnato nel giro di un'ora. Consegnategli questo biglietto e poi sarete liberi."

I due ragazzi salutarono e si allontanarono per eseguire gli ordini; quando furono abbastanza lontani da non sentire, Quistis si voltò verso Seifer. "Ti accompagniamo nella tua stanza."

"Ho una stanza?" chiese lui, sempre sarcastico, ma le due ragazze non risposero.

L'atmosfera che si respirava nel Garden era diversa; come opprimente, come irrespirabile, come impossibile. Eppure, si disse Seifer mentre camminava per i corridoi e gli studenti lo guardavano incuriositi, era come se qualcosa non fosse mai cambiato: c'era sempre quella luminosità che non aveva mai trovato in nessun altro luogo, e il suono rinfrescante e rilassante dell'acqua che scorreva nelle fontane, e in generale dava l'idea di un posto dove si poteva stare bene. Seifer non aveva quella sensazione da tantissimo tempo.

Quistis e Shu svoltarono nel dormitorio, e poi nell'ala riservata agli ospiti. Convinto com'era di essere in arresto, Seifer si stupì parecchio, ma le due ragazze non davano segno di volergli parlare: evidentemente eseguivano degli ordini, o forse, molto più semplicemente, tornare in un posto dove il lutto era così intenso le rendeva meno loquaci. Shu aprì la porta della camera e si fece da parte per farlo entrare.

"Per quello che vale," disse Quistis, dopo aver controllato che tutto fosse in ordine nella stanza, "Cid ti voleva davvero al suo funerale. Ce lo ha detto Edea in persona. Per cui... so che non ci credi, ma posso assicurarti che è vero."

Seifer si sedette sul letto senza dire nulla - i ricordi stavano diventando ingombranti. Il posto, Edea, Cid, il tornare a far parte di un gruppo da cui si era sempre sentito escluso... tutto iniziava a girare vorticosamente e lui voleva solo tornarsene a pescare e dimenticarsi che Cid Kramer, l'unico padre che avesse mai avuto, era stato barbaramente ucciso, e che Edea Kramer, la donna che era stata la madre amorevole e la matrigna crudele, per lui, aveva pensato a lui in quel momento di dolore. Che tutti loro avessero pensato a lui in un momento di dolore.

Sapeva di accettazione, e unione, e solidarietà, e non era in arresto. Non c'era pregiudizio. C'era quasi fiducia, forse.

"Perché sono qui?" chiese, quasi a se stesso, senza alcuna traccia di sarcasmo e strafottenza.

Shu sospirò. "Sei qui per l'omicidio del Preside Cid, ma non come pensi tu."

Lui le guardò entrambe senza capire.

"Un'ora fa, poco prima della conferenza stampa, Zell ha chiamato a Balamb per avere gli ultimi aggiornamenti delle indagini. La polizia era intenzionata ad arrestarti per l'assassinio, senza alcuna prova certa," continuò Quistis. "Non possiamo ancora dirti niente di preciso... ma finché rimani qui, nessuno potrà arrestarti, tranne la SeeD."

"E salperemo non appena ci sarà consegnato il corpo di Cid," terminò Shu.

Le ragazze lo guardavano come se si aspettassero che lui capisse. Quando Shu vide che in realtà non stava capendo, alzò gli occhi al cielo e sollevò le mani in un equivocabile gesto che diceva 'non posso crederci'.

"Ti stiamo proteggendo," disse infine Quistis.

In quel momento, Seifer si sentì confuso come non era mai stato in vita sua.

*~*~*~*~*

Alle cinque del pomeriggio, dieci ore dopo il ritrovamento del cadavere di Cid Kramer, Squall, Zell, Irvine, Nida e alcuni altri SeeD stavano portando a spalla la bara del loro Preside verso il salone delle feste, dove avrebbe ricevuto l'estremo saluto del suo Garden.

Le ragazze attendevano il loro arrivo insieme ad Edea; "cerca di toccarlo poco," le sussurrò Squall, quando ebbero sistemato la bara sui cavalletti. Non c'era stato bisogno di un lungo esame sul corpo: era stato fin da subito lampante che la causa del decesso erano dieci profonde coltellate al petto, che avevano lasciato il Preside ad agonizzare mentre moriva dissanguato. L'implicazione della SeeD, e la necessità di partire al più presto per il Garden, aveva accelerato i tempi. Ma alla riconsegna del corpo, quando su esplicita richiesta di Squall la bara era stata lasciata aperta, per permettere a Edea di vedere per l'ultima volta suo marito, erano fioccate raccomandazioni su come andava toccato poco sul petto. Squall non le capiva - il corpo sarebbe stato cremato, secondo il rito di Balamb, il giorno dopo, e poi, per rispettare il desiderio del Preside, le ceneri sarebbero state sparse in alto mare.

Edea sembrò non sentire le raccomandazioni di Squall. Non appena il coperchio fu sollevato, si fiondò accanto alla bara del marito e posò una mano sulle sue, mentre con l'altra gli accarezzava i capelli. Non c'erano singhiozzi, ma i ragazzi non si stupirono: la notizia della morte del marito l'aveva sconvolta così tanto che per calmare gli scoppi di pianto la dottoressa Kadowaki aveva dovuto somministrarle dei tranquillanti. Edea era praticamente rimasta sedata tutto il giorno, e non era mai rimasta sola. In quel momento, sembrava che non si rendesse nemmeno conto della loro presenza nella stanza; era tutta concentrata sul viso di suo marito, l'unica parte del corpo che era rimasta scoperta, e non sentiva altro che il suo dolore. Non smetteva di toccarlo nemmeno per asciugarsi le lacrime.

"Sei già freddo," sussurrò ad un certo punto, con la voce spezzata.

Rinoa lanciò uno sguardo a Squall, e quando lui annuì gli si avvicinò per abbracciarlo. Irvine abbracciò Selphie da dietro, mentre lei cercava inutilmente di asciugarsi le lacrime. Zell spostava continuamente il peso da una gamba all'altra, come se non fosse capace di restare fermo, ma si sforzasse di farlo per rispetto di Edea. Quistis si dava da fare a sistemare qualsiasi cosa le sembrasse fuori posto nel salone, per non dare a vedere di star piangendo.

"Shu," sussurrò Squall facendole cenno di avvicinarsi. Lei annuì, accarezzò la bara del Preside a mo' di saluto, e si avvicinò. "Forse Seifer vorrà vederlo," disse, guadagnandosi uno sguardo stupito da Rinoa, ancora stretta a lui, e dalla SeeD che li aveva appena raggiunti. "Puoi sentire se gli va di salire?"

"Certo," rispose la ragazza, e dopo un ultimo sguardo alla bara uscì dal salone. Nel silenzio, i suoi passi parvero echeggiare ancora di più.

Squall cercò con lo sguardo Nida, e gli fece cenno di avvicinarsi. Il suo saluto fu molto più riservato, meno emotivo; tuttavia non nascose un certo turbamento quando passò accanto alla bara. Giunto davanti al Comandante, si mise sull'attenti. "Quando hai finito qui," sussurrò Squall per non farsi sentire da Edea, "fa tutti i preparativi per la partenza. Dobbiamo salpare entro le diciassette e trenta."

"Vado subito, signore," rispose Nida, e si avviò al ponte di comando senza un secondo sguardo alla bara di Cid.

"Sei diventato più sensibile," sussurrò Rinoa, guardando il suo fidanzato. Lui fece spallucce, come a dire che non era vero, ma lei gli posò una mano sul petto, e con l'altra lo costrinse a guardarla. "Solo un paio di anni fa, non avresti mai pensato che forse Seifer voleva rivederlo, e non avresti mai detto a Nida di andare quando avrebbe finito qui."

Squall sospirò, e stava per risponderle, ma in quel momento Seifer entrò nella stanza, con Shu che lo seguiva a rispettosa distanza.

Nessuno si mosse, nessuno disse nulla; annuirono solo in direzione del nuovo arrivato, in un saluto silenzioso. Seifer si avvicinò lentamente alla bara, come timoroso di disturbare il dolore di Edea, così privato, così straziante, così unico. Così composto.

Fu l'unico momento in cui Edea alzò gli occhi dal marito. Con la coda dell'occhio aveva visto il soprabito grigio di Seifer, e in un riflesso di ricordo aveva sollevato lo sguardo sul suo figlio perduto. Il sorriso che gli rivolse si impresse come un marchio a fuoco nella mente di Seifer: era insieme addolorato, malinconico, sollevato e felice. Un miscuglio impossibile davanti a cui non riuscì a tenere alti gli occhi. Abbassò lo sguardo e in fondo, in un posto dell'occhio che non credeva di avere più, si sentì pizzicare da una lacrima fredda che gli solcò il viso. Si passò rabbioso una mano sulla guancia.

Edea lo fermò, senza dire nulla. Portò la mano unita a quella di Seifer sul petto di Cid.

L'unico rumore a spezzare il silenzio opprimente dei respiri turbati dalle lacrime fu lo scossone del Garden che si staccava dal molo di Fisherman's Horizon e salpava per il mare aperto.

*~*~*~*~*

Squall si sfregò gli occhi; stava arrivando un mal di testa, uno di quelli lancinanti che turbavano le sue giornate da circa un mese.

"Hey," sussurrò Rinoa, sistemando i fogli sulla scrivania e avvicinandosi a lui. Gli scostò con dolcezza i capelli dal viso, accarezzandogli una guancia. "Stai bene?"

"Solito mal di testa," rispose lui, prendendole la mano e baciandola. "Va tutto bene. Deve essere lo stress. Questa situazione è..." Si interruppe e tirò la mano di Rinoa per farla sedere in braccio a sé, e le strinse le braccia intorno.

Lei si sistemò più comodamente e gli accarezzò i capelli, e stava per dirgli qualcosa per consolarlo quando qualcuno bussò alla porta. "Avanti," disse sicuro lui, aprendo il cassetto della scrivania per prendere un'aspirina. Rinoa si alzò, si lisciò il vestito e attese che tutti furono entrati.

"Direi che ci siamo tutti," esordì Squall, continuando a rovistare nel cassetto alla ricerca del medicinale. Rinunciò a cercarlo perché la riunione doveva iniziare, e cercò di ignorare la spinta dolorosa dietro l'occhio destro che gli faceva quasi vedere doppio. "Allora. Come sapete... il funerale avrà luogo domani al tramonto, in mare aperto. Ci sono due motivi per questo... il primo è che era un desiderio esplicito di Cid. Il secondo è essenzialmente proteggere Seifer."

"Proteggerlo?" intervenne Irvine, che essendo rimasto con Edea insieme a Zell non aveva capito il reale motivo della presenza di Seifer a bordo.

"Sì, proteggerlo," rispose Squall annuendo. "Stamattina la polizia di Balamb sembrava assolutamente intenzionata a incolparlo dell'omicidio. Lo hanno ammesso direttamente con Zell," e qui fece cenno al suo amico, che annuì per confermare l'affermazione. "Ma Seifer è conosciuto a Fisherman's Horizon. L'albergatore ci ha assicurato che la persona che è entrata non era lui, perché lo avrebbe riconosciuto, ma non ha saputo darci una descrizione dell'assassino. La polizia di Balamb ritiene che la popolazione di FH voglia proteggere Seifer. Per cui ho deciso di farlo salire a bordo. Cid ha lasciato una specie di testamento spirituale in cui ci chiede di aiutarlo. E portarlo a bordo, giustificandomi con il funerale, è l'unico modo in cui attualmente posso farlo."

"Quindi come procediamo?" chiese Quistis.

"Dobbiamo indagare da qui. Non possiamo attraccare, altrimenti Seifer verrà arrestato. Finché rimaniamo in alto mare, lui è al sicuro. Per cui dobbiamo scoprire chi ha ucciso Cid prima di tornare a terra, e possibilmente dobbiamo avere prove. Sarà ancora più difficile perché saremo lontani... cercare testimoni, prove e quant'altro sarà ancora più difficile. Ci serve ogni aiuto possibile. Anche quello di Seifer," concluse.

"Come fai ad essere sicuro che non sia stato Seifer? In fin dei conti può essere vero che a FH lo stiano proteggendo," intervenne Selphie..

"Per colpa mia," rispose Rinoa. "I miei poteri sono... inquieti, come se mi volessero segnalare qualcosa. Quando Cid era al Garden, percepivo una specie di pericolo. Non so spiegarlo meglio, è solo una percezione generica. Ma quando Cid è sceso a FH, e quando è stato assassinato, io non ho percepito nulla, come se il pericolo si fosse allontanato."

"Questo ci fa credere che l'assassino sia interno al Garden," disse Squall.

"Non ho capito bene. Cid era a bordo e quindi tu percepivi il pericolo?" chiese Selphie. Rinoa annuì. "Ma scusa... così sembra quasi che il pericolo fosse Cid..."

"Non mi sono spiegata bene. Cid è sceso a terra in tarda mattinata. Io ho percepito qualcosa per tutta la giornata, fino a iera sera. All'improvviso poi si è placata quella sensazione."

"E come siete sicuri che significhi qualcosa? Non potrebbe essere una coincidenza?" domanzò Zell, ancora poco convinto.

"Ho contattato Laguna," rispose Squall. "E ho chiesto di parlare con Odine. Lui ha confermato. Le Streghe percepiscono se un Cavaliere, anche di un'altra Strega e anche se non lo è più, come nel caso di Cid, si trova in pericolo. Non avvertono precisamente che tipo di pericolo e da chi, ma hanno una sensazione generica."

"Capisco," disse Quistis. "Quindi possiamo dire che Rinoa ha smesso di percepire pericolo quando l'assassino è sceso dal Garden, giusto?"

"Esatto," annuì Rinoa. "Secondo Odine, è anche una questione di vicinanza."

"Questo ci rende praticamente sicuri che l'assassino è uno del Garden," osservò Squall.

Attese che tutti avessero assimilato la notizia, e poi si rivolse a Rinoa. "Per favore, puoi andare a prendere Seifer? Voglio spiegare meglio quando ci sarà anche lui."

Lei annuì, e si avviò alla porta. Aveva appena posato la mano sulla maniglia quando Squall la richiamò.

"E ti prego, portami un'aspirina."

*~*~*~*~*

Seifer si era messo comodo.

La stanza era decisamente migliore di quella a cui aveva avuto diritto da studente - quella doveva condividerla con uno scemotto che tremava quando vedeva un mostro più grande di un Lesmathor, mentre questa... questa era tutta sua. Per non parlare della stanza in sé: si trovava nell'ala che il Garden dedicava ai suoi ospiti esterni, e li trattava davvero bene. Certo, era logico; d'altra parte quegli ospiti andavano trattati con riguardo, se non si volevano perdere i loro preziosi guil. Alla fine girava tutto intorno ai soldi, e Seifer scosse la testa amareggiato.

Era cambiato, si disse. Quel pensiero qualche anno prima gli avrebbe fatto fare uno di quei suoi famosi sorrisi da presa in giro.

Uno di quelli a cui Quistis rispondeva con una piccola ma intollerabile umiliazione.

Non riuscì a continuare lungo quel filo di pensieri, perché qualcuno bussò alla porta. Andò svogliatamente ad aprire e si trovò davanti Rinoa. "Hey," le disse, appoggiandosi spavaldo allo stipite. "Capisco che Squall sia noioso, ma che tu corra già da me mi sembra esagerato."

"Piantala," disse Rinoa scuotendo la testa. "C'è una riunione. Squall mi ha mandato a prenderti. Vuole che tu sia presente."

"Peccato," rispose lui scrollando le spalle, e poi uscì, chiudendo la porta.

"Seguimi." Rinoa si voltò e iniziò a camminare verso il corridoio circolare principale, da cui avrebbero preso l'ascensore.

"Lo so dov'è l'ufficio del Preside..." disse lui, più per fare conversazione che altro.

"Le cose sono un po' cambiare," ammise Rinoa. "Quando abbiamo fatto muovere il Garden l'ufficio del Preside è praticamente scomparso. Ora al suo posto c'è la cabina di comando, ma per lo più ci va solo Nida, che è il nostro pilota ufficiale, e Squall per comunicare cambi di rotta. O per emergenze."

"Capisco... quindi dove si va?"

"Sempre al terzo piano, ma è un po' un labirinto. In pratica finita la guerra abbiamo dovuto rifare quasi tutto il terzo piano. Se non ci sei mai stato prima, difficilmente saprai dov'è l'ufficio giusto."

Ci fu un momento di silenzio, interrotto solo dal rumore dei tacchi di Rinoa sul pavimento di marmo.

"Sei felice con lui?" domandò Seifer a bruciapelo, senza nemmeno sapere perché.

Lei sorrise, mentre entravano nell'ascensore. "Sì, davvero tanto," rispose, senza il desiderio di elaborare. Per lo meno non con Seifer.

"Bene. Altrimenti gli facevo un'altra cicatrice."

Rinoa ridacchiò soltanto, e poi tornò seria, quasi malinconica.

Lui si schiarì la voce e decise di fare la domanda che più gli premeva. "Proteggermi è un'idea di Squall?"

"Sì," rispose lei senza guardarlo.

"E come fa a essere sicuro che non sia stato io ad ammazzare Cid?"

Rinoa sospirò profondamente, chiudendo gli occhi e appoggiandosi alla parete dell'ascensore. "I miei poteri hanno percepito un pericolo interno al Garden. Tu non ne fai parte, quindi..."

"Questo mi esclude. Capisco. E gli basta?"

"Abbiamo verificato questa teoria anche con il dottor Odine. Una Strega percepisce se un Cavaliere, anche se non è il suo, è in pericolo. Sono stata parecchio inquieta, in questi giorni. Riteniamo che sia per questo motivo."

Seifer tacque, riflettendo sulla notizia. Nemmeno lui ne era al corrente. "Sì, ma... non è poco?"

Rinoa sospirò nuovamente. "Per la polizia di Balamb, ovviamente lo sarebbe... ma nessuno sa che io sono una Strega. Uscirmene a dire che lo sono, per poi dimostrare che sei innocente sarebbe poco credibile. Per via del nostro rapporto in passato, e del tuo legame con il resto del gruppo, sembrerebbe che siamo disposti a tutto per salvarti. Per cui abbiamo deciso di tenere nascosto anche questo. Ufficialmente sei qui per il funerale. Ufficiosamente, però, è l'unico modo che abbiamo per guadagnare tempo. Se la polizia di Balamb ti arrestasse, ti condannerebbero in fretta, più di quanto pensi. E a noi quel tempo serve."

"Capisco," disse Seifer pensoso.

"In più," aggiunse Rinoa mentre le porte dell'ascensore si aprivano, "nessuno di noi crede che tu sia colpevole."

La notizia sembrò stupirlo ancora più di quanto era successo quel giorno. "E perché?"

"Perché ti conosciamo."

*~*~*~*~*

"Eccoci," disse Rinoa entrando e facendo cenno a Seifer di seguirla.

Lui entrò piuttosto timidamente - d'altro canto non si vedevano da cinque anni. Era normale un po' d'imbarazzo al primo incontro, no? Non sarebbe sembrato un gallinaccio come Zell, no?

Rinoa gli fece cenno di sedersi su una delle sedie libere, e si avvicinò a Squall, porgendogli l'aspirina che lui le aveva chiesto, con un bicchiere d'acqua che aveva recuperato fuori dall'ufficio grazie a Nida. Lui la inghiottì immediatamente, e poi le fece cenno di sederglisi accanto, mentre iniziava a parlare.

"Seifer," esordì. "Sai perché sei qui?"

"A quanto ho capito il Garden mi sta proteggendo," rispose Seifer, ancora poco convinto.

"Esatto," rispose Squall, stringendosi le dita alle tempie. Il mal di testa diventava ad ogni secondo più martellante. "Stamattina come sai Cid è stato trovato assassinato nella sua stanza all'albergo di FH. Poche ore dopo, Zell ha parlato con la polizia di Balamb, che era fermamente intenzionata ad arrestarti. Lo è tuttora, probabilmente,"continuò appoggiandosi allo schienale della sua sedia. "Ma noi dubitiamo che tu abbia ucciso Cid."

"Per la sensazione di Rinoa?"

"Per questo, e anche perché nessuno in città ha riconosciuto te come la persona che è entrata all'albergo. Inoltre io sono convinto che non lo avresti mai ucciso. Lui era praticamente la ragione per cui tu sei ancora vivo. E i legami di gratitudine con chi ti salva la vita tu li consideri sacri. Questo lo so bene."

I due uomini si fissarono a lungo. Nella stanza c'era un silenzio carico di nostalgia, di tempi perduti, di come sarebbe stato se. Di ricordi d'infanzia, di adolescenza, di scherno e rispetto, di amicizia e di guerra, e di perdono e di pace.

Fu Seifer a parlare per primo. "Per quello che può valere la mia parola, non ho ucciso Cid."

Squall annuì semplicemente, e anche gli altri fecero lo stesso.

"Perché siamo riuniti qui?" chiese allora Seifer.

"Non possiamo scagionarti con la sensazione di Rinoa. Nessuno attualmente sa che è una strega, a parte noi, Cid, Edea e il governo di Esthar. Nemmeno Caraway lo sa. Ho pensato che se Rinoa si esponesse adesso per scagionarti sarebbe poco credibile. L'unico effetto sarebbe rafforzare l'idea che l'assassino sei tu. E non possiamo permettercelo," iniziò Squall. "Zell, puoi continuare tu?" Parlare diventava sempre più fisicamente doloroso.

"Certo," rispose l'altro. "La polizia di Balamb non ha alcuna prova certa che Seifer sia l'assassino. Tuttavia l'opinione pubblica su Seifer è... categorica, a dir poco. Credo non ci sia bisogno di spiegarmi oltre," disse Zell, e tutti annuirono, a parte Seifer che fece un suono strano, come quello di un sorriso incredulo e sarcastico. "Bene. Stamattina, quando li ho contattati, gli investigatori erano intenzionati ad arrestarti," continuò rivolto direttamente a Seifer. "Credo che intendessero arrestarti prima ed eventualmente indagare dopo. Ma quando io e Sakura, la mia ragazza, siamo scesi a FH per sapere quando avremmo potuto riavere il corpo, abbiamo capito che nessuno in città ti riteneva colpevole. L'albergatore non ha saputo darci una descrizione della persona che ha visto scappare, ma è sicuro al cento per cento che non sei tu. Ha detto che era troppo basso e troppo magro per essere te."

"Nessuno però ha potuto darti un alibi," intervenne Quistis. "Nessuno sa dove fossi quando Cid è stato ucciso. Al di là della descrizione vaga dell'albergatore, non abbiamo niente, a questo punto."

"Ed è per questo che abbiamo deciso di farti salire a bordo," spiegò Shu. "Fino a quando non avremo chiarito dove eri tu e chi era la persona che è scappata, ti proteggeremo."

"Non capisco come," borbottò Seifer, che cominciava ad avere l'inquietante sensazione che qualcuno volesse incastrarlo.

"Sfrutteremo quello che Cid ha fatto in passato," disse Squall. "Alla fine della guerra, Cid ha fatto valere il peso del nostro impegno nella sconfitta di Artemisia per salvarti. Ha praticamente preteso che il Garden fosse considerato come una nazione indipendente."

"E questo che vuol dire?" chiese Seifer.

"In pratica, Cid ha ottenuto che il Garden potesse amministrare da sé alcune funzioni, come quella della giustizia. Questo ci ha reso indipendenti da qualsiasi altra nazione volesse sfruttarci, come ha fatto Galbadia con il suo Garden. In più, ci permette di giudicare noi stessi, secondo un codice interno, tutti coloro che fanno parte del Garden," disse Shu.

"In pratica," intervenne Rinoa. "Tu vivevi al Garden. Questa era la tua casa. Anche se non eri un SeeD, la tua residenza formale era qui."

"Nessun'altra nazione aveva il potere di giudicarti, se non il Garden di Balamb," affermò Quistis.

Ora lo stavano guardando tutti, e Seifer si sentì insieme accettato ed estraneo.

"Nella persona di Cid, il Garden di Balamb, cinque anni fa, ha stabilito che il tuo coinvolgimento nella guerra fosse secondario e dovuto a manipolazione. Non ti ha considerato perseguibile per un reato... era come se tu non fossi in grado di capire cosa stavi facendo," disse Squall. "E questo ci torna utile anche adesso. Tu vivi a FH, ma finché sei nel Garden nessuno può arrestarti. E finché il Garden rimane in mare aperto, non è possibile stabilire in che nazione ti trovi. E in ogni caso, faremo in modo di stare il più possibile in acque esthariane. Laguna ci ha assicurato la sua collaborazione."

"Tutto questo solo per proteggermi?" chiese Seifer, sbalordito.

"No." Squall si alzò e si voltò a guardare fuori dalla sua finestra la cittadina di FH che si allontanava sempre di più. "In realtà, lo scopo è un altro."

"Sarebbe?"

"Unisciti a noi," rispose il Comandante, voltandosi appena.

"Cosa?!" Seifer decise: non ci stava capendo più niente. Quelle non erano le persone che in teoria avrebbero dovuto essere ben felici di una sua condanna?

"Cid era un padre per tutti noi," continuò Squall, voltandosi del tutto a guardare il gruppo. "Non possiamo accettare che chi l'ha ucciso rimanga impunito, così come non possiamo accettare che l'omicidio venga attribuito secondo criteri... discutibili."

"A dir poco," borbottò Seifer sotto voce.

"D'ora in poi abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile per scovare il colpevole. Dovremo farlo dal mare aperto, però. Per cui ci servi anche tu. Tu conoscevi FH, i suoi abitanti... se qualcosa non torna, tu lo saprai meglio di noi. Unisciti a noi."

Seifer scosse la testa, incredulo. Tutti lo stavano incitando ad accettare, ma lui non era sicuro di poterlo fare: alla fine non sarebbe sembrato anche quello un modo come un altro per scagionarlo? Certo, lui non aveva ucciso Cid, e l'idea di doversi difendere da quell'accusa lo faceva imbestialire... ma non era forse proprio per questo che forse avrebbe meglio a non indagare? Dove si era mai sentito che un indiziato potesse dare una mano alle indagini?

Aveva quasi deciso di dire no, e di lasciargli fare il capro espiatorio, ma quando alzò lo sguardo, tutti quelli occhi puntati su di lui, fiduciosi e in attesa, smossero qualcosa dentro di lui. Quelle erano le persone che lui aveva praticamente tradito, ma adesso... volevano aiutarlo. Erano disposte a tutto per aiutarlo.

"Farò quello che posso," borbottò.

Squall gli si avvicinò e gli tese la mano. "Benvenuto tra noi, allora."

*****
Nota dell'autrice: ed ecco qui. Come vedete non ho ucciso nessuno di fondamentale XD
Prima cosa: lo so, ho troppe storie in ballo. Tranquilli, credo di star entrando nel periodo denominato "voglio 56 ore al giorno per scrivere!"
Grazie come sempre a Little Rinoa che mi ha betato la storia, grazie in anticipo a tutti voi di aver letto e, se lo farete, di aver commentato, e per le risposte a commenti, critiche e domande vi rimando al mio solito post sul mio blog Wide Awake (qui o qui, tanto è lo stesso post in due blog diversi). Grazie e alla prossima! – Alessia Heartilly

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Capitolo 2
*** II. Fade to black ***


MOONLIT ORCHID
II. Fade to Black

Quistis non temeva molte cose, nella vita. Ma aveva sicuramente paura della morte.

Non era il massimo per un SeeD, se ne rendeva conto, ma un conto era essere SeeD che vanno a fare missioni sul campo ogni tanto, un altro conto era essere un SeeD in prima linea in una guerra. E in quella guerra, Quistis aveva visto morire troppi ragazzi troppo giovani e troppo inesperti. Nomi su una lapide commemorativa, nomi, date, numeri, statistiche. Era tutta lì la loro morte. A nessuno di loro era stata dedicata una frase; c'era un encomio generico che chiudeva la lapide. Non c'erano immagini. E a piangerli erano stati tutti quanti all'inizio, e poi solo gli amici stretti, e poi il dolore si era affievolito, i ricordi iniziavano a svanire, e di quei ragazzi, troppo giovani, troppo inesperti, troppo presto morti, non sarebbero restate altro che le lettere dorate a marcare il nome e le date di inizio e fine delle loro vite.

Era di questo che aveva paura. Che anche il suo nome, prima o poi, sarebbe finito su una lapide, che di lei non sarebbe rimasto altro che quello, e qualche ricordo sbiadito che alla fine sarebbe stato così vago da essere inesistente. Aveva avuto ragione Squall, anni prima, a pretendere che non si parlasse al passato di lui? Sarebbe stata così anche la morte di Cid? Un passaggio all'apparenza indolore dal presente al passato, un passaggio veloce e fuggevole dalla vita alla morte?

Alle diciassette, le ceneri di Cid Kramer sarebbero state buttate nel mare, così come aveva chiesto lui stesso. Tra qualche giorno, sarebbe stata posata una lapide accanto a quella degli studenti defunti. E poi la vita avrebbe continuato a scorrere, e le persone si sarebbero dimenticate di Cid Kramer. O almeno, le persone per cui non era stato un marito e un padre.

Una brezza salì dal mare, e la fece rabbrividire. Iniziava già a fare freddo. Rimase ferma davanti alla lapide degli studenti, posando gli occhi sull'orchidea commemorativa che Edea aveva fatto mettere lì davanti. Quell'orchidea aveva dei fiori così candidi che se si andava lì di notte parevano brillare, ed era per questo che era stata scelta: come una luce nel buio, aveva detto la Madre, l'ex Strega, la donna che aveva indirettamente causato la morte dei duecentoquarantanove studenti elencati sulla lapide. Quistis lesse i nomi, cercando di ricordare se qualcuno di quei ragazzi era stato un suo studente; ma ad ogni nome si sovrapponeva Cid, ad ogni viso ricordato con sforzo si sovrapponeva quello di Cid, e le sue decine di tic: togliersi gli occhiali, pulirli, incrociare le mani dietro la schiena, allargare le braccia sopra la testa per enfatizzare i concetti, muoversi lentamente... Cid, Cid e ancora Cid.

Cid e il ricordo di Cid.

Dietro di lei si avvicinavano dei passi. Lei li ignorò volutamente, fin quando la persona le si fermò proprio accanto, e rimase rispettosamente in silenzio davanti allo spaventoso elenco di studenti. Dopo svariati minuti, Quistis si voltò e lo guardò incuriosita.

Seifer fissava la lapide con un'espressione indecifrabile.

"Sai," disse con voce malinconica e insieme ironica, "la cosa più triste è che non conoscevo nemmeno la metà di queste persone."

Quistis sospirò, e tornò a guardare l'orchidea bianca e pallida. "Penso sia una ragione in più per ricordarle adesso."

Ci fu silenzio. "Ci penso, ogni tanto," rispose lui. "Non sapevo bene come Cid mi avesse salvato, fino a quando Squall ieri me l'ha spiegato. Mi viene da pensare che sono salvo grazie anche a queste persone."

Quistis seguì il ragionamento in silenzio. La morte di quei ragazzi per la vittoria finale? La morte per la solita storia di bene che sconfigge il male? Era una cosa forse anche più triste. "Già."

I due rimasero in silenzio ancora, persi ciascuno nei propri pensieri. Avevano perso il senso del tempo quando il caratteristico suono che annunciava una comunicazione interna si diffuse nel Garden, e la voce di Shu richiese poi la presenza di Quistis sul ponte di comando.

Lei sospirò, si scostò i capelli dal viso, diede un'ultima occhiata alla lapide e all'orchidea commemorativa, fece un cenno del capo a mo' di saluto e si voltò verso Seifer. "La cerimonia si terrà qui alle diciassette," gli disse con voce monotona.

Seifer si voltò a guardarla: Quistis era sempre stata una bellissima ragazza dall'aspetto severo, freddo e un po' malinconico, ma in quel momento aveva dipinto sul volto un dolore che non seppe riconoscere e che insieme gli parve estremamente familiare.

"Grazie."

Con un cenno del capo, Quistis si allontanò verso la scalinata che l'avrebbe riportata all'interno.

"Quistis!" la chiamò all'improvviso Seifer. Lui le corse incontro, si fermò ai piedi della scalinata e le disse di nuovo, "grazie."

"Cid voleva che ci fossi anche tu," iniziò a spiegare lei, stupita.

"Non per questo," rispose lui scuotendo la testa. Alzò un braccio e indicò la lapide. "Per quello."

Quistis lo guardò confusa, leggermente colta di sorpresa da quella frase.

"Per non avermi detto che non ho il diritto di rimanere qui," chiarì lui.

Quistis aprì la bocca in un cenno di sorpresa silenzioso, e poi la richiuse, guardandolo con un'espressione che, se possibile, parlava di un dolore anche più profondo. Si chiese quando fosse diventato un esperto delle espressioni facciali umane - e scacciò il pensiero perché indicava un cambiamento che non riusciva ancora a inquadrare.

"Di niente," rispose lei, prima di voltarsi e andarsene.

Non lo aveva detto, rifletté poi, entrando in ascensore e premendo il bottone per il terzo piano. E non lo aveva pensato, e questo misurava la distanza tra la persona che era oggi, disposta ad accettare, comprendere e rimediare ai propri errori, e la persona che era stata allora, che invece non avrebbe esitato né a pensare né a dire a Seifer che doveva andarsene. Era cresciuta, in quei cinque anni, e aveva avuto modo di capire meglio se stessa, e anche Squall e Seifer, le due persone più enigmatiche che aveva avuto come alunni. Aveva imparato a non darsi colpe che non aveva, e aveva imparato che le persone vivono il dolore e il rimorso secondo i propri tempi personali.

Per cinque anni, Seifer non si era mai fatto vedere, come se avesse cura di allontanarsi prima che il Garden attraccasse nei porti del mondo. Nessuno di loro lo aveva mai incontrato, ma lei aveva sentito abbastanza parlare di lui per sapere che non era esattamente la persona che conosceva. Qualcosa era successo, e non era solo la manipolazione di Artemisia. Era qualcosa di profondo, e lei era curiosa di sapere cosa esattamente gli fosse successo, che persona fosse diventata, che passaggio ci fosse stato dal ragazzo strafottente che metteva i piedi sul banco, in classe, persino durante le lezioni del professor Aki, e la persona che osservava nomi sconosciuti su una lapide commemorativa con la maturità dolorosa che lei aveva percepito.

Il cicalino dell'ascensore la avvisò del suo arrivo.

Uscì, sospirando, e si preparò ad affrontare qualsiasi cosa volesse Shu da lei.

*~*~*~*~*

La brezza che saliva dal mare aveva costretto tutti a stringersi vicini.

Non era tanto per il freddo, però, quanto piuttosto per la necessità di sentirsi vivi, l'uno accanto all'altro, nel calore che passava tra le divise ufficiali. Le ragazze si erano strette intorno a Edea; Seifer era un po' più in disparte, accanto a Irvine e Zell. Dietro di loro, tutti i SeeD che ci tenevano a dare l'ultimo addio al loro Preside erano presenti, pronti a fare il saluto ufficiale non appena Squall avrebbe aperto l'urna per gettare le sue ceneri in mare.

L'elogio funebre era finito da poco. Edea non era in condizioni di parlare; ci aveva pensato Squall, tenendo per tutto il tempo gli occhi fissi sui suoi amici, su Rinoa, per avere la forza di essere forte per tutti. Era stato un discorso breve, ma sentito, alla fine del quale Squall aveva detto che tutti i presenti avevano sicuramente un ricordo di Cid come figura paterna, perché Cid aveva un istinto da padre che li rendeva tutti un po' suoi figli, per come aveva saputo guidarli lasciando che ciascuno di loro imparasse dai propri errori. E aveva chiesto che ognuno, all'apertura dell'urna, cercasse quel ricordo del Cid paterno che avevano conosciuto, e che lo ricordassero così, con un saluto SeeD, perché potessero mischiarsi anche nella morte i suoi ruoli di padre e di Preside, come in vita. Poi era tornato accanto ai suoi amici.

Ci fu una pausa di silenzio in cui l'unico rumore era la brezza del mare che penetrava tra i fili d'erba e tra le fronde degli alberi.

Dopo qualche istante, Squall avanzò verso il piccolo piedistallo su cui era stata posta l'urna con le ceneri di Cid, e la sollevò, aprendola. Si voltò verso i suoi amici per capire chi di loro avrebbe voluto aiutarlo; e lentamente tutti, compresa Edea, si fecero avanti. Gli altri SeeD rimasero rispettosamente indietro; Cid era stato un padre per tutti loro, ma per il gruppo dell'orfanotrofio era stato un padre nel vero senso della parola. Attesero che il vento si calmasse, e poi, lentamente, ciascuno prese una manciata di ceneri, si avvicinò al bordo del Giardino, dove c'era ancora la crepa dovuta alla guerra tra Garden, e la fece scivolare dolcemente nel mare.

Si udì il rumore dei tacchi che sbattevano mentre ciascun SeeD salutava il proprio Preside.

Cid Kramer aveva espressamente voluto solo poche cose nel suo testamento. Aveva chiesto che le sue ceneri fossero sparse in mare, perché potessero raggiungere Centra, dove aveva vissuto i suoi anni più felici insieme a sua moglie e ai loro figli adottivi; aveva chiesto che venisse fatto al tramonto, perché era quello il momento in cui all'orfanotrofio radunava tutti i bambini per leggere una fiaba, mentre Edea preparava la cena, e perché era quello il momento del suo discorso settimanale al Garden; e aveva chiesto che l'urna delle sue ceneri, vuota, venisse consegnata a sua moglie, perché ne facesse quello che riteneva più opportuno. Edea la strinse al seno singhiozzando, mentre le ragazze cercavano di consolarla; Squall si strinse gli occhi, cercando di non dare a vedere la sua commozione, e si voltò per parlare ancora.

"Ognuno di voi potrà rimanere qui quanto vorrà. Per il Garden di Balamb, questo è il luogo dove potrete onorare la memoria di Cid, se lo vorrete."

C'era un silenzio irreale, nell'aria, un rumore di brezza che lo rendeva inquieto, un frusciare di onde che sembrava lambirgli il cervello, come se l'acqua si infrangesse sui suoi neuroni, avvisandolo dell'arrivo dell'ennesimo mal di testa.

"Per questa sera, il coprifuoco è annullato. Avrete tutto il tempo di fermarvi qui, quando e quanto vorrete. Tra quattro giorni verrà posata la lapide commemorativa accanto al Monumento degli Studenti. Consideratevi fin da ora invitati alla cerimonia. Avrete maggiori dettagli al più presto. Siete liberi di fare quello che volete, adesso."

I SeeD si sparsero lentamente nel Giardino, chi vicino alla lapide commemorativa, chi sulle panchine sparse qua e là, chi all'ombra degli alberi, stringendosi nella divisa e ricordando insieme Cid.

Squall si avvicinò ai suoi amici. Non ci fu bisogno di dire che ognuno era libero di salutare Cid come voleva; lentamente, come in processione, passarono tutti accanto al bordo del Garden da cui il mare portava via il loro padre e Preside.

Edea pianse, in ginocchio e in silenzio, stringendosi al petto l'urna di suo marito, ma stavolta gli altri rimasero a rispettosa distanza. Avevano tutti una sensazione nettissima di separazione, e di impossibilità di capire. Cosa si provava quando l'amore della propria vita se ne andava per sempre? Cosa significava perdere il proprio compagno della vita, dopo averci passato insieme dei decenni? Le relazioni più lunghe di cui avevano esperienza i ragazzi non erano nulla di paragonabile a ciò che aveva legato Cid ed Edea, anche solo per tutta la parte di vita che avevano passato insieme.

Quando infine Edea si alzò, fu Zell ad avvicinarsi per primo. Lanciò qualche pugno nell'aria, un saluto piuttosto bizzarro, e sussurrò qualcosa che il vento si mangiò e che nessuno, a parte lui, riuscì a sentire. Stava ringraziando il Preside Cid di avergli insegnato a dare il meglio di sé dandogli completa fiducia. Poi lasciò scivolare in acqua qualcosa che aveva stretto nel pugno fino a quel momento, si alzò con le mani sui fianchi, annuì alla vastità dell'oceano e si voltò, con gli occhi lucidi. Sakura aprì le braccia per consolarlo.

Poi toccò a Quistis. Sembrava che fissasse semplicemente il mare, e il sole all'orizzonte; aveva le braccia incrociate, come quando, in classe, ascoltava i suoi studenti rispondere alle sue domande. Il vento le scompigliava le ciocche di capelli che lasciava come sempre libere dalla pettinatura; dopo un lungo momento, in cui non fece altro che rimanere immobile a fissare il mare, annuì e si voltò, dopo essersi asciugata furtivamente una lacrima.

Selphie si avvicinò al bordo facendo tintinnare uno degli ultimi ornamenti che aveva usato per i suoi festival. Cid era stato un grande fan delle sue feste; la mancanza di Norg aveva reso il Garden un posto con meno regole e più libertà, tra cui la gioia di vivere che Selphie sapeva trasmettere negli eventi che organizzava. Lasciò cadere l'ornamento in acqua, perché seguisse le ceneri di Cid, con la promessa che da quel momento in poi, ogni evento alla memoria di Cid Kramer avrebbe finanziato dei progetti per gli orfani nel mondo. Era sicura che Cid avrebbe approvato, e anche Edea, nel suo dolore composto e silenzioso, era riuscita a sorridere lievemente all'idea.

Poi si avvicinò Irvine. Era l'unico ad aver sempre ricordato chi fosse Edea, e quindi, di riflesso, chi fosse Cid; questo lo aveva avvicinato moltissimo al Preside, che lo aveva spesso consolato della sua sofferenza e del suo senso di colpa per aver sparato quel colpo perfetto che avrebbe ucciso Edea, se Artemisia non avesse usato la magia. Sentiva la perdita acutamente, come se qualcuno gli avesse conficcato qualcosa nel petto; giurò in silenzio che avrebbe catturato il suo assassino e si sarebbe accertato che passasse la vita a marcire nei sotterranei della Prigione del Deserto. Poi si allontanò ed andò da Selphie, che lo accolse tra le braccia.

Rimanevano solo Seifer, Squall e Rinoa; Seifer scosse appena la testa, quando gli occhi suoi e di Squall si incontrarono, e allora lui spinse in avanti Rinoa, facendole cenno di salutarlo pure, se voleva. Lui preferiva fare per ultimo.

Rinoa non pretendeva di provare le stesse cose che provavano gli altri; Cid era stato un padre per lei quanto Edea era stata una madre, quando avevano cercato di aiutarla a gestire la magia della Strega, ma non era la stessa cosa che per gli altri. Lei aveva comunque due genitori di riferimento, che erano Caraway e Julia Heartilly; amava questa coppia come si amano due cari zii senza figli, affettuosi e dolci, ma si rendeva bene conto che poteva capire cosa provavano gli altri, ma non era paragonabile il loro dolore. Tuttavia, Cid era stato una persona a cui lei aveva voluto molto bene; le era sempre stato vicino, quando c'erano problemi con Squall, quando aveva bisogno di parlare dei suoi poteri con una persona che potesse capirla, o semplicemente con qualcuno. L'aveva sempre aiutata a non sentirsi in colpa per aver nascosto il suo dono a suo padre, considerato che poteva metterlo in pericolo; soffriva della sua morte, e soffriva per il dolore che vedeva nel suo ragazzo e nei loro amici. Rimase china vicina al bordo, come parlando in silenzio alle acque sottostanti, e poi si alzò, stringendosi gli anelli che portava al collo tra le dita. Tornò da Squall con due lacrime silenziose sulle guance.

Ci fu un surreale momento di silenzio, in cui persino il vento parve tacere. Squall e Seifer si guardarono, annuirono, e si avvicinarono insieme.

La maggior parte delle persone non capiva il rapporto che c'era tra loro. Squall e Seifer non erano completamente rivali, e non erano del tutto amici. Spesso chi li aveva visti combattere aveva pensato a un odio così radicato da arrivare ai duelli cruenti a cui erano abituati; ma poi altre volte si vedeva una forma di rispetto, tra i due, che sembrava quasi impossibile. In quel momento, quando entrambi si avvicinarono al limitare del Giardino, la maggior parte del Garden non capì, ma il gruppo di amici vide quel saluto per quel che era: i due pupilli di Cid Kramer, entrambi allo stesso tempo il meglio e il peggio del Garden, gli unici due veri specialisti di gunblade al mondo, i Cavalieri del passato, del presente e del futuro racchiusi in uno unico momento nel tempo.

L'eroe e il reietto.

Lentamente, Squall si raddrizzò nel saluto SeeD, e anche Seifer lo fece, e nessuno fiatò perché nessuno sentiva che non aveva il diritto di farlo. Poi si allontanarono entrambi per prendere ciascuno una custodia da sotto il piedistallo dell'urna, coperto da un telo di velluto rosso scuro, e le aprirono.

Contenevano entrambe un gunblade.

I due ragazzi impugnarono il loro primo gunblade di bambini, quando Cid aveva visto in loro il talento innato che serviva per maneggiare quell'arma leggendaria, e aveva regalato loro quell'arma praticamente giocattolo per iniziare a fare pratica. Era così che era iniziata anche la loro rivalità, ed entrambi si trovarono ad accarezzare la lama poco affilata, l'impugnatura scarica, con la mente che vagava fra i ricordi. Entrambi fecero volteggiare il proprio gunblade in un gesto che parve un perfetto riflesso allo specchio, e poi tornarono al bordo del Giardino, fissando il mare.

Lo splash dei gunblade contro l'acqua sottostante fu l'unico rumore che si udì.

E poi, le due figure stagliate contro il sole morente ripeterono il saluto SeeD, e quello parve a tutti l'unico saluto degno del Garden di Balamb.

*~*~*~*~*

Squall posò una mano sulla schiena di Rinoa, in un contatto rassicurante, mentre lei bussava alla porta di Edea.

C'era un ultimo desiderio di Cid da esaudire, e loro due erano le persone scelte da lui stesso per farlo. Rinoa si strinse al petto la borsa per il nervosismo, voltandosi a guardare Squall; lui mosse la mano sulla sua schiena, in una carezza dolce che non seppe comunque calmarla.

La porta si aprì poco dopo; era Shu.

"Ciao," li salutò a voce bassa. "Rimango io con lei stasera. So che c'è la cena da Selphie, ma secondo la Kadowaki non è ancora il caso di lasciarla sola. Scusatemi con gli altri, per favore."

Rinoa annuì, stringendosi di nuovo la borsa al petto. "Dobbiamo consegnare una cosa ad Edea," disse poi. "Possiamo entrare?"

Stava per chiedere se era un brutto momento, ma si morse la lingua. Ovviamente era un brutto momento. Il resto della vita, per Edea, sarebbe stato un brutto momento.

Shu annuì e si fece da parte per farli entrare. "Si è appena messa a letto, l'ho convinta solo a bere un po' di brodo. È in camera da letto, se volete parlarle."

"Vai pure tu, Rinoa," disse Squall. "Io devo chiarire alcune cose con Shu per i prossimi giorni. Se hai bisogno sono qui."

Rinoa annuì, e si diresse alla camera da letto, mentre Shu e Squall si sedevano sul divano e iniziavano a parlare sottovoce.

Bussò piano alla porta, e rimase in attesa del permesso di entrare, che però non arrivò. Bussò di nuovo e premette appena la maniglia; spinse la porta e infilò la testa nella stanza.

"Rinoa?" mormorò Edea.

"Sì, sono io," rispose lei, con le gambe che tremavano di nervosismo. "Posso entrare?"

"Vieni," disse la Madre, e nella stanza ci fu un fruscio di stoffe; coperte spostate, forse. Rinoa si chiuse la porta alle spalle. "Siediti qui con me," le disse Edea, spostandosi verso un paio di poltrone sull'altro lato della stanza. Rinoa avanzò piano, come temendo di disturbare nonostante l'invito, e si sedette lentamente.

Ci fu un momento di silenzio, in cui Rinoa cercò di valutare come introdurre l'argomento; fu Edea, alla fine, ad ammettere, "Cid era ancora un Cavaliere, nonostante tutto."

"Lo si è per sempre," commentò Rinoa, e l'altra donna annuì, spostando lo sguardo sul mare, fuori dalla sua finestra, che ospitava suo marito. "C'è ancora una parte di legame, signora?"

Edea annuì soltanto.

"Posso fare qualcosa per lei?" domandò allora la ragazza. Le si stringeva il cuore all'idea di Edea che era rimasta praticamente sola - c'erano loro ragazzi, ma Rinoa sapeva, in qualche modo, che non bastava, che era diverso. E le si stringeva il cuore all'idea che non c'era praticamente nulla che loro potessero fare, pur con tutta la buona volontà da cui erano animati.

"Non dovete pensare a me," rispose sospirando Edea. "Voi ragazzi dovete farvi forza a vicenda. Avete tante cose a cui pensare adesso, e io posso farcela da sola. Questo è un fardello solo mio." Allungò una mano a prendere quella di Rinoa e la strinse leggermente. "So a cosa ti riferisci. Ma non puoi fare niente come Strega, è una cosa che devo affrontare da sola."

"È doloroso," disse Rinoa, e non era una domanda, era un'affermazione, che pronunciò con una sicurezza di cui non avrebbe saputo stabilire la provenienza.

"Sì," rispose Edea. "Non so spiegare come mai una parte del legame ci fosse ancora. Credevo semplicemente che fosse svanito quando ti ho passato i poteri... e ho sempre pensato che il resto fosse dovuto al fatto che io e Cid stiamo... stavamo... insieme da anni."

Rinoa sapeva bene cosa Edea intendesse con 'il resto'. Era stata lei stessa a insegnare a lei e a Squall come gestire 'il resto'.

Il resto era una marea di sensazioni condivise tra la Strega e il suo Cavaliere, che fluttuavano tra i due avvisando uno di ciò che stava succedendo all'altra. Era così che si percepiva pericolo, preoccupazione, sollievo... tutta la gamma possibile di sensazioni umane. Era così che si percepiva il dolore delle ferite dell'altro, il flusso di energia della guarigione, il ribollire della magia davanti a pericoli lontani. Il resto significava che quando la Strega o il Cavaliere morivano qualcosa moriva fisicamente anche nell'altro: un dito che non si riusciva più a muovere, un organo che deperiva e provocava l'insorgere di una malattia, un qualcosa che poteva andare da una vaga infiammazione della pelle al fermarsi del cuore.

Non sapeva se qualcosa era morto in Edea, ma sapeva che sentiva la mancanza di Cid più acutamente di quanto potesse sentirla una moglie che perde il marito.

"Era... legata... quando è successo?" chiese esitante Rinoa.

Essere legati era un termine che aveva coniato lei stessa, per cercare di spiegare quello che succedeva. Era il termine con cui indicava una sorta di presenza della Strega nel Cavaliere, o viceversa, come una carezza ai pensieri, un lambire della coscienza, che sapeva essere calmante e rilassante. Lo usava spesso, con Squall, quando era stanco, o nervoso. Lo aiutava ad arrivare alla fine della giornata. Essere legati era la sensazione del mattino, quando qualcosa sul fondo della mente, qualcosa che sapeva proprio di Squall, la spingeva fuori dal sonno. Essere legati era la sensazione più incredibile e terrificante del mondo, che rendeva insieme tremendamente liberi e tremendamente vulnerabili. Era come essere nudi nel senso più profondo della parola.

"In parte," rispose Edea.

Ed essere legati quando l'altro moriva era la cosa più terribile da vivere. Era come una lama che tagliava la mente.

"In realtà," sorrise triste, continuando a spiegarsi, "era solo per dargli la buonanotte. Quando ho sentito la recisione, pensavo che fosse perché lui si era addormentato... più passa il tempo e più questo residuo di legame di fa più debole. Non avrei mai pensato che..."

Si interruppe, e Rinoa si alzò, come aveva fatto spesso durante quegli anni, e andò a sedersi per terra, davanti a Edea, posandole la testa sulle gambe. Cercò di convogliare un po' della sua magia, una parte di consolazione, una parte di conforto, e una parte di vicinanza, ma non fu sicura di riuscirci. Rispettò il desiderio di silenzio di Edea, il suo piangere senza farsi né vedere né sentire, con la sensazione di riuscire a capire quella perdita - la recisione era qualcosa che non aveva mai sopportato del tutto. Era strano allungare le dita verso la mente di Squall e sentirlo chiudersi a riccio, era come essere tagliata fuori, e le dava un dolore fisico, come un taglio accidentale su un dito mentre si cucina. La recisione avveniva ogni notte, quando ci si addormentava.

Ma Edea non avrebbe mai più vissuto la sensazione meravigliosa dell'essere di nuovo insieme, al mattino, di una vicinanza sconosciuta a chiunque altro, di quel ritrovarsi che le dipingeva un sorriso sul volto ogni giorno. Squall le diceva sempre che la mattina, appena sveglia, era bellissima. E lei sapeva, nonostante i segni del cuscino sul viso, i capelli spettinati e gli occhi pieni di sonno, che lui lo pensava davvero, perché la sua ammirazione era la prima, rinvigorente sensazione del mattino.

Per Edea la recisione era definitiva.

Rimase seduta accanto alla sua maestra di magia e di vita fino a quando sentì la campana del Garden battere le otto di sera. Allora sollevò lo sguardo, ed Edea, con un gesto materno, le accarezzò i capelli. "Grazie," disse soltanto la donna.

"Ero venuta per darle questo," rispose Rinoa rialzandosi e tornando a sedersi. Aprì la mano che aveva tenuto chiusa fino a quel momento, e mostrò il medaglione ad Edea. "Cid ha allegato una lettera per il Comandante del Garden di Balamb, al suo testamento. Non ha indicato il nome, solo il titolo. Aveva dato precise istruzioni; andava aperta solo dopo il funerale. Squall l'ha aperta in presenza mia e di Nida, come testimoni, questa sera. Conteneva questo."

Allungò il medaglione ed Edea lo prese, con mani tremanti.

"La lettera indicava che deve aprirlo, signora."

Edea tastò con le dita alla ricerca della chiusura da far scattare, e quando ci riuscì le sembrò di sentire un odore stantio di fiori secchi.

"Cid diceva che l'interno del medaglione contiene un miscuglio di cose. Sono dei fiori polverizzati, un po' di sabbia della spiaggia dietro l'orfanotrofio, e la terra su cui è stato costruito il Garden. Può farne quello che vuole, ma per lui, quello che c'è dentro il medaglione è il riassunto della vostra vita."

Edea rimase a fissare il medaglione con uno sguardo che Rinoa non seppe decifrare, e poi lo fece scattare per richiuderlo. Aprì a fatica il fermaglio della collana che lo accompagnava, e cercò più volte senza successo di chiuderlo poi dietro al collo. "La aiuto io," intervenne Rinoa quando la vide in difficoltà. Quando sfiorò le dita di Edea per prendere la catenina, rabbrividì per quanto la sua pelle era fredda.

"Non c'era nient'altro?" chiese Edea quando Rinoa tornò a sedersi.

La ragazza scosse la testa. "Nient'altro. Ma Squall è disposto a darle la lettera, se lei se la sente."

"Sì, mi piacerebbe averla... se Cid non ha disposto che fosse distrutta o cose del genere."

Rinoa infilò la mano nella sua piccola borsa a tracolla, ed estrasse una busta piegata in due, che recava il sigillo spezzato del Garden. Sulla busta c'erano le firme di Rinoa e Nida, i due testimoni, e sotto il sigillo quella di Squall. "Ecco a lei," sussurrò allungando la lettera sul tavolinetto, davanti a Edea.

"Grazie," sussurrò la donna, e fece per aprire la busta, ma esitò.

"Il legame è mai passato attraverso gli oggetti per voi, Rinoa?"

"A volte," ammise la ragazza. "Ma solo se Squall era lontano, come quando è in missione e io rimango al Garden. Allora se lascia dei biglietti o dei promemoria, e io li tocco, posso sentire la sua presenza. Negli oggetti personali, come i vestiti, gli asciugamani... è molto più forte. Ma mi sembra che con il tempo si... consumi, ecco. Che più tocco gli oggetti e meno quello che rimane di lui sia forte."

Edea esitò allora a toccare la busta, ritirando le dita. "Pensi... pensi che loro sappiano di farlo?"

"Non credo che Squall sia il tipo di ragazzo che fa cose del genere di proposito," ammise Rinoa. "Penso sia una cosa inconscia. Forse dipende da quando lo fanno, non sono ancora riuscita a capirlo... e magari è solo una mia impressione. Potrei essermi suggestionata. Ma non so come possa funzionare con voi," terminò.

"Non ci ho mai fatto caso... ma se la sua presenza è ancora un po' in questa lettera... ho paura di perderla."

Rinoa rifletté un momento su quelle parole, e poi allungò le mani a stringere quelle di Edea. "Non posso dirle che riesco a immaginare o capire cosa prova, perché non è così e la falsità non la aiuta. Ma posso dirle una cosa." Si spostò sulla sedia, come se avvicinarsi di più potesse dare più forza alle sue parole. "Lei non ha avuto modo di salutare suo marito. Probabilmente, se avesse saputo che non lo avrebbe più rivisto gli avrebbe detto molte più cose quando è partito per Fisherman's Horizon. Questa è la sua possibilità. Se davvero una parte di Cid è ancora viva in quella lettera, solo lei può sentirla. Può essere la sua occasione di dire addio... e non rimandi, signora. Non si lasci sfuggire questa opportunità, perché altrimenti lo rimpiangerà per tutta la vita."

Edea rifletté un poco, poi annuì e strinse le mani di Rinoa. La ragazza capì, e si alzò.

"La lascio sola. Sono sicura che vorrà vivere questo momento intimo come meglio crede..."

"Grazie," sussurrò la donna, con la voce resa roca dalle lacrime.

"Se ha bisogno di qualcosa c'è Shu... e se vuole uno di noi, siamo tutti da Selphie stasera. So che le risulta difficile crederlo adesso, ma... non è sola, Edea."

Rinoa aiutò Edea ad alzarsi, dato che quest'ultima sembrava fare molta fatica a muoversi, e si lasciò abbracciare. Non era stata una delle sue bambine, ma quel legame da ex Strega a giovane Strega si era fatto sempre più stretto, negli anni, arrivando a renderle l'una per l'altra l'unica persona in grado di capire certe cose.

"Domani mattina verrò a trovarla, se può farle piacere..."

Edea annuì e poi lasciò andare Rinoa. "Quando vuoi. Adesso vai... non voglio farti fare tardi con tutti. So che questa sera è per ricordare Cid... e vi ringrazio di quello che intendete fare per lui."

"E per lei," aggiunse Rinoa. "Non deve. Cid era un papà, per tutti noi."

*~*~*~*~*

Quando Rinoa e Squall arrivarono all'appartamento di Selphie, tutti gli altri erano già lì.

Rinoa allungò la borsa a Selphie perché la riponesse, e si scusò del ritardo. "Siamo stati da Edea. Shu starà con lei stanotte, si scusa con noi ma non potrà venire."

"Sarà per un'altra volta. Non è riuscito a venire nemmeno Nida," rispose Selphie guidando i suoi amici verso il tavolo. "Il Garden ha preso una corrente piuttosto forte, e siccome ha ordine di rimanere in acque esthariane, prevede di fare un po' di fatica per riuscirci."

Squall annuì; si era accorto del lieve scossone, poco prima, mentre uscivano dall'appartamento di Cid ed Edea. Sperava solo che il pilota del Garden riuscisse a trovare un punto tranquillo per la notte. Sapeva per esperienza che le correnti notturne che il Garden aveva avuto la sfortuna di incontrare in quegli anni avevano reso la notte difficoltosa per tutte le matricole più giovani, per lo più bambini, e di riflesso anche alle matricole più grandi, che si dovevano occupare di loro. Inoltre quando c'erano correnti troppo forti l'Infermeria si riempiva troppo e troppo in fretta.

"Sedetevi pure," disse Selphie, indicando i loro posti. "Io e Quistis arriviamo subito!"

"Serve una mano?" domandò Rinoa.

"Mi aiuterai dopo, adesso siediti, sei appena arrivata... e poi è quasi tutto pronto, mancavate solo voi!"

Squall fermò gli occhi su Seifer. Quando era stato invitato da Selphie, dopo il funerale, aveva letto sul volto del suo rivale lo stupore; sembrava che gli riuscisse ancora difficile accettare che il gruppo credesse alla sua innocenza e lo volesse come una parte di sé. Seifer aveva provato a schernirsi, quel pomeriggio, ma poi aveva finito le scuse. E soprattutto non era abituato all'insistenza di Selphie, anche se doveva ammettere che chiunque sarebbe stato steso dalle parole della ragazza: "fai parte della nostra famiglia. Cid ti ha voluto qui nel male, adesso noi ti vogliamo nel bene. O quasi."

Di certo, non sarebbe stata una cena semplice.

Seifer ricambiò il suo sguardo con un'espressione seria, quasi più consapevole. Squall annuì semplicemente a mo' di saluto.

Sembrava che Selphie avesse deciso il posto di tutti, a tavola. Aveva fatto in modo che le coppie fossero sedute vicine, ma che comunque le ragazze fossero vicine abbastanza tra loro da poter chiacchierare; aveva inoltre fatto in modo che Seifer fosse lontano sia da Zell che da Squall, e l'aveva quindi messo a sedere tra Quistis e Irvine. Accanto a Quistis, c'era Sakura, poi Zell, Squall, Rinoa e Selphie stessa. In questo modo Quistis poteva godere della compagnia di Sakura, se voleva, senza dover per forza parlare con Seifer. Le era sembrata la sistemazione che avrebbe assicurato più tranquillità alla serata; il forfait sia di Nida che di Shu aveva complicato le cose, ma si riteneva abbastanza soddisfatta.

Per un po' mangiarono in silenzio, ma con sorpresa di tutti fu Seifer a romperlo per primo.

"E così è stato Cid a volermi qui."

"Già," tagliò corto Squall.

"Ma se... se lui mi avesse dimenticato..."

"Sì, ti avremmo voluto qui comunque." Stavolta era stata Selphie a parlare. "Altrimenti non ti avremmo invitato a cena, ti pare?"

La conversazione poi si spostò su Cid. Erano per lo più i ragazzi dell'orfanotrofio a ricordare, con Rinoa e Sakura che se ne stavano un po' in disparte, in segno di rispetto di quello che gli altri condividevano e da cui loro erano state escluse. Risero insieme a loro della rabbia goffa di Cid, quando i ragazzi raccontarono di quella volta che avevano acceso i fuochi d'artificio senza averne il permesso. Si commossero quando ognuno citò ciò che Cid aveva detto alla loro promozione. Non cercarono di imporre i loro ricordi, ma lasciarono che fossero gli altri a decidere cosa condividere anche con loro e cosa no. Si limitarono a stringere le mani dei rispettivi fidanzati quando il dolore, dopo ogni risata, sembrava più acuto.

Questo silenzio diede modo a Rinoa di osservare Quistis.

Aveva notato che la sua amica, all'arrivo di Seifer a bordo, era diventata piuttosto rigida; era come se avesse eretto un muro di difesa tra sé e il nuovo arrivato. Quistis non le aveva mai raccontato molto dell'anno in cui aveva fatto da insegnante sia a Seifer che a Squall; quel poco che sapeva gliel'aveva detto il suo ragazzo, dopo parecchie insistenze. Aveva un'idea piuttosto vaga di che rapporto avesse avuto Quistis con i suoi due alunni più problematici, così speculari, uguali e diversi; ma aveva capito che Seifer aveva cercato in tutti i modi di sminuire il valore della sua insegnante. Per quanto lei avesse cercato di rispondere a tono, e per quanto dalla sua facciata fredda e composta non trapelasse nulla, le offese di Seifer, le piccole umiliazioni, i punzecchiamenti mai innocenti ma fatti per ferire, tutto quello che passava tra lei e Seifer, insomma, le aveva fatto del male. Rinoa non si sarebbe spinta a dire che aveva minato la stima di sé di Quistis, ma di sicuro aveva minato la sua sicurezza, le aveva fatto mettere in dubbio le sue capacità, e non c'era nulla di peggio di una persona insicura a gestire una classe così fortemente competitiva come quella che aveva avuto. Piano piano si era trovata con un mucchietto di cenere tra le mani, ciò che rimaneva del suo progetto di essere un'insegnante rispettata.

Nessun alunno aveva rispettato l'insegnante numero quattordici Quistis Trepe, perché Seifer aveva rivelato benissimo quali fossero i suoi punti deboli.

E i Fan di Trepe non erano rispettosi, erano fanatici, il che peggiorava le cose.

Ma notava anche qualcosa di diverso in Quistis, quella sera. Forse la consapevolezza del dolore comune, che per Seifer era accentuato dal modo in cui era stato marchiato come colpevole senza alcuna prova, l'aveva resa più sciolta. Era sempre sulle sue, ma ogni tanto guardava Seifer con un'espressione che le ricordava tanto la mancanza. Se ci pensava, in quella stanza erano tutte coppie: lei era pronta a sostenere Squall nel dolore della perdita, e sapeva di poter contare su di lui per avere sostegno a sua volta. Era sicura che la stessa cosa valesse anche per Sakura e Zell, e ancora più per Selphie e Irvine, colpiti entrambi dalla perdita di quello che consideravano un padre, mentre lei e Sakura non avevano questo ricordo di Cid.

Ma Quistis non aveva nessuno.

Finita la cena, si sarebbero salutati tutti quanti, e Quistis sarebbe stata l'unica a tornare da sola nel suo appartamento, l'unica che avrebbe sofferto da sola, l'unica che non avrebbe tratto quel minimo di conforto dall'intimità condivisa di una coppia. Certo, c'erano loro, e avrebbero sostenuto Quistis tanto quanto si sostenevano l'un l'altro. Ma Rinoa sapeva che non era la stessa cosa, sapeva che Quistis non pensava che fosse la stessa cosa. E le sembrava esattamente questo quello che vedeva sul viso di Quistis: la mancanza di quello che vedeva in tutti loro, la mancanza di quella consolazione in più che tutti loro potevano avere.

L'unica altra persona nelle stesse condizioni in quella stanza era Seifer.

Poteva funzionare, si trovò a pensare Rinoa. Quistis era stata piuttosto sfortunata, in quegli anni - aveva persino provato a uscire qualche volta con Nida, ma non aveva mai funzionato. Si trovava in difficoltà anche per il suo lavoro: da una parte, gli studenti, essendo un'insegnante, le erano inaccessibili, e dall'altra gli istruttori erano spesso troppo grandi; Quistis poteva essere matura, ma aveva comunque solo ventitrè anni. Ma Seifer aveva la sua stessa età, e soprattutto, non era più la persona che l'aveva derisa e umiliata anni prima; certo, avrebbero avuto molte cose da sistemare e chiarire, ma forse... vedeva Quistis soffrire di solitudine e fare finta di niente da anni, e se c'era anche solo una remota possibilità che la sua amica potesse essere felice con Seifer, allora lei era ben decisa a coglierla e offrirgliela. Era sicura che era meglio provarci, e magari fallire, piuttosto che rimanere con il rimpianto di cosa sarebbe stato se solo avesse avuto più coraggio.

"Ti aiuto io," disse Rinoa a fine cena, quando Selphie si alzò per portare in tavola il dolce.

Non appena furono in cucina, Rinoa prese Selphie per un braccio e le disse sottovoce, "hai visto anche tu?"

"Quistis?" sussurrò a sua volta Selphie. Negli anni il rapporto tra le due si era stretto moltissimo, fino a farle diventare ottime amiche; con l'esperienza avevano imparato a capirsi l'un l'altra, a volte senza bisogno di parlare. Ed entrambe avevano organizzato svariate serate per risollevare il morale di Quistis e farle capire che non era sola, entrambre avevano raccolto le sue confidenze, ed entrambe sapevano leggere abbastanza oltre la maschera per capire che la solitudine la feriva più di quanto cercasse di non dare a vedere.

"Sì," rispose soltanto Rinoa, prendendo i piattini da dolce. Selphie annuì.

"Credi che possa funzionare?" domandò a quel punto Selphie, distribuendo la torta nei piatti.

Rinoa fece spallucce. "Non lo so. Ma lui mi sembra molto cambiato, e anche lei l'ha notato. Lo ha guardato spesso stasera, anche se cercava di non farsi vedere. E non so... all'inizio mi sembrava molto più rigida, come se cercasse di distaccarsi. Forse temeva che lui non fosse cambiato affatto... ma sembra che abbia notato la differenza. Sembrava davvero incuriosita, stasera."

"Ho paura che possa soffrire," rispose Selphie. "Ho visto anch'io che lo guardava, ma forse è il momento... è stata una giornata difficile per tutti. Forse non siamo abbastanza lucide per capire bene."

"Anche io ho paura che soffra," disse Rinoa, fermandosi per guardare in faccia l'amica. "Ma molte volte ci è capitato di essere alle cene e alle feste ufficiali insieme a lei e altri SeeD che potevano interessarle. Magari con qualcuno è anche uscita. Ma non l'ho mai vista incuriosita come stasera. Non so... forse non funzionerà. Non sappiamo nemmeno cosa farà Seifer una volta finite le indagini. Ma non voglio avere il rimpianto di non aver fatto niente... sai anche tu come vive Quistis."

"Già." Selphie andò a prendere un vassoio per sé e uno per Rinoa, e iniziò a distribuire i piatti. "Vorrei tanto che anche lei trovasse qualcuno con cui essere felice, come noi. Ma non vorrei causarle altro dolore... anche se non lo dà a vedere, soffre molto di solitudine..."

"Lo so," rispose Rinoa. "Per questo voglio aiutarla... Selphie, dobbiamo almeno cercare di darle una possibilità. Se Seifer le interessa davvero c'è poco tempo per aiutarli... non possiamo tirare avanti le indagini in eterno. Che risolviamo il mistero o no, prima o poi dovremo tornare a terra. E allora proteggere Seifer sarà più difficile."

"Hai in mente qualcosa?"

"Solo di cercare di favorirli. Sono sicura che tra quei due possa succedere qualcosa... ma so anche che sono entrambi molto orgogliosi e non faranno il primo passo senza una spintarella. Se riusciamo a fare in modo che prendano almeno in considerazione l'idea, tutto quello che succederà alla fine delle indagini dipenderà solo da loro."

"E se non funziona?" chiese Selphie, sollevando il vassoio mentre Rinoa la imitava.

"Se non funziona, vorrei almeno che Quistis avesse qualcuno che possa aiutarla in questi giorni. Non voglio più che soffra da sola."

"Nemmeno io. Siamo d'accordo, allora?"

"Niente interferenze troppo decise. Solo piccoli aiuti. E poi starà a loro decidere come accoglierli." Le due ragazze annuirono, come per suggellare il patto.

Quando finalmente tornarono dagli altri, Squall stava annunciando come intendeva procedere con le indagini. "Dobbiamo iniziare già domani," disse, come se stesse rispondendo alla domanda di qualcuno. "Possiamo rimanere in mare poco tempo, e dobbiamo sfruttarlo tutto per indagare. Domani mattina ci riuniremo e faremo il punto della situazione con tutto quello che sappiamo. Poi decideremo come procedere a seconda di quello che abbiamo. Direi di incontrarci per le nove nel mio ufficio."

"Che succede?" chiese Selphie, distribuendo i piatti.

"Nulla di che," le rispose Irvine scrollando le spalle. "Zell ha chiesto a Squall cosa pensava di fare, dato che oggi non abbiamo risolto nulla. Domani iniziamo a darci dentro per cercare di incastrare il bastardo che ha ammazzato Cid."

Squall annuì. "Esatto. Domani mattina per favore cercate di venire tutti pronti con quello che avete scoperto ieri. Poi decideremo come lavorare."

"Hai già qualche idea, Squall?" domandò Quistis, infilando il cucchiaino nel dolce che Rinoa le aveva posato davanti.

"Credo che sia stato qualcuno che ce l'aveva molto con Cid. È morto dissanguato in seguito a dieci coltellate. Una tale violenza si giustifica solo se l'assassino conosceva Cid e voleva fargliela pagare per qualcosa."

"E cosa?" domandò Seifer, riflettendo sulle conclusioni del suo ex rivale.

"Dobbiamo scoprirlo noi. Credo che se scopriamo il motivo dell'omicidio, ci sarà più facile scoprire anche chi è stato. Per questo non ho mai creduto che fossi stato tu. Perché tu non avevi motivo di ucciderlo, semmai di essergli grato."

"Quindi dovremmo scovare qualcosa che il Preside ha fatto e che possa aver fatto arrabbiare qualcuno?" domandò Irvine strofinandosi il mento.

"Beh, è un'idea da cui partire, ma non dobbiamo tralasciare niente. Se avete una qualsiasi idea, ditela. Può servire tutto."

"Ne riparliamo domattina," disse Rinoa, sedendosi accanto a Squall. "Oggi è solo per ricordare Cid. Da domani cercheremo di incastrare il suo assassino."

"E ci riusciremo," aggiunse Selphie, sorridendo alla sua amica in un modo che sottintendeva anche qualcos'altro.

Ad esempio, che sarebbero riuscite in quello che si erano prefissate, in cucina.

Rinoa annuì a sua volta. E poi, gli occhi di tutte e due le ragazze si spostarono furtivamente su Quistis, per poi tornare a incontrarsi con un'espressione complice.

Quistis stava guardando Seifer.

*~*~*~*~*

Una cosa che Squall adorava della possibilità del Garden di muoversi erano le notti passate in viaggio.

Nida sembrava essere riuscito a evitare la corrente per la notte, e aveva probabilmente inserito il mantenimento automatico della posizione. L'acqua cullava dolcemente il Garden, con un movimento leggero a malapena percepibile. Squall lo coglieva solo grazie al suo legame da Cavaliere con Rinoa.

E c'era un'altra cosa, che solo Rinoa era riuscita a percepire, quella prima notte passata insieme, e che lui non aveva mai detto. Le notti passate in viaggio gli ricordavano la sera della vittoria di cinque anni prima, gli ricordavano la prima notte passata con Rinoa, gli ricordavano momenti felici, sereni, tranquilli. Trovava qualcosa di tranquillizzante nel mare che scivolava sotto al Garden.

Ma quella notte non riusciva a dormire.

Il mal di testa gli martellava dietro gli occhi fin da metà cena. Era stato sopportabile, ma ora il dolore saliva a ondate, allargandosi e stringendosi come un cerchio intorno alle tempie, rendendogli difficoltoso vedere. Squall non era molto incline a prendere farmaci o a usare magie per curarsi, ma sapeva bene di non poter usare la magia in quelle condizioni; il dolore gli rendeva impossibile concentrarsi abbastanza da fare un incantesimo, e inoltre negli ultimi giorni la magia non serviva a nulla. Sopportava quando sapeva di poterci riuscire, ma ora stava diventando troppo.

Si alzò a sedere sul letto, strizzando gli occhi e stropicciandoli per focalizzare meglio quando gli sembrò che, nel sollevarsi, una palla gli premesse contro l'occhio destro impedendogli di vedere bene. Quando gli parve di vederci normalmente, ignorò la spinta ancora più dolorosa e martellante e buttò le gambe giù dal letto, sperando che il freddo del pavimento servisse ad aiutarlo a concentrarsi su qualcosa che non fosse la testa. Aprì il cassetto del comodino e frugò un po' alla cieca, cercando le sue aspirine. Trovò una scatola che gli parve quella giusta e quando la vista gli restituì un'immagine un po' più ferma di ciò che teneva in mano, prese due pastiglie e le inghiottì. Non ebbe bisogno di guardare per sapere che c'era un bicchiere d'acqua sul suo comodino; da quando soffriva di quei mal di testa, Rinoa aveva preso l'abitudine di prepararlo prima di andare a dormire. Nonostante il dolore, sorrise di quella sollecitudine della sua compagna, ma il sorriso divenne immediatamente una smorfia.

Rimase seduto alcuni minuti, nella speranza che il mal di testa almeno si attenuasse.

Dietro di lui le lenzuola frusciarono e poco dopo la voce assonnata di Rinoa, seguita immediatamente dalle sue braccia che gli cinsero la vita, gli sussurrò, "stai bene, Squall?"

"Ho il solito mal di testa. Stai tranquilla, torna a dormire," le disse, accarezzandole le mani.

Lei non lo ascoltò, e poco dopo la sentì appoggiarsi alla sua schiena, posargli un bacio in mezzo alle spalle. "Vuoi che provi a curarti io?"

Squall sembrò rifletterci un momento. Poteva aspettare che il farmaco facesse effetto, ma sapeva che la magia di Rinoa era in pratica l'unica cosa a risolvere il problema... e aveva bisogno di dormire. La mattina dopo doveva essere ben sveglio e attento. "Se vuoi, mi aiuterebbe almeno a dormire."

Rinoa si scostò da lui, e Squall infilò nuovamente le gambe sotto le coperte, girandosi verso di lei. Le posò un bacio veloce sulle labbra, con una smorfia per il dolore pulsante che gli causò quel movimento, e annuì come per darle il segnale.

Rinoa sollevò le mani, posandole sulle tempie di Squall. Chiusero gli occhi entrambi, e lei si concentrò, andando alla ricerca dell'energia curatrice dentro di sé, per poi incanalarla nelle dita a contatto con il suo Cavaliere. Inspirò profondamente, premette appena sulle tempie del suo ragazzo, visualizzò il suo dolore come un'ombra verde-nera, e poi, mentre buttava lentamente fuori l'aria, rilasciò l'energia.

Squall urlò in maniera straziante, separandosi bruscamente da lei.

Non era mai successo prima, e Rinoa interruppe immediatamente il contatto, cercando di non toccarlo fino a quando la temperatura delle sue mani fosse tornata normale. Lo osservò impietrita, mentre lui si lasciava cadere sul cuscino, inspirando ed espirando profondamente nel tentativo di ricacciare quel dolore insopportabile nel suo cervello.

"Squall, che succede?" chiese Rinoa con la voce rotta.

Lui non rispose per qualche secondo, e Rinoa stava per chiederlo di nuovo quando allungò una mano e gliela strinse. "La tua magia non funziona," disse poi con voce estremamente roca e forzata.

"Non posso curarti?"

Lui scosse la testa, rimanendo coricato a occhi chiusi. "Non appena ho sentito la tua energia, è stato come se mi esplodesse il cervello."

"Mi dispiace," disse lei, cogliendo l'occasione di asciugarsi le lacrime mentre lui non poteva vedere, e cercando di mantenere la voce ferma. "Volevo solo farti stare meglio..."

"Lo so..." Squall si sforzò di aprire gli occhi, e le prese una mano, tirandola a sé perché si accoccolasse tra le sue braccia. Le strinse un braccio intorno alla vita e con l'altra mano le accarezzò una guancia. "Lo so che vuoi farmi stare meglio. Non potevamo saperlo."

"Mi dispiace tanto..."

Squall strinse le braccia intorno alla sua ragazza, e lei si accoccolò contro il suo petto, cercando di asciugarsi le lacrime prima che gli bagnassero la pelle.

"Che cosa ti sta succedendo? Non hai mai sofferto di mal di testa, e poi..."

"Ho lavorato molto, sarà un po' di stress... non preoccuparti..."

"Non posso!" sbottò infine Rinoa, sollevandosi su un gomito a guardarlo. "Soffri di mal di testa che nemmeno la mia magia riesce a curare - non sappiamo cosa sia, non vuoi parlarne con la Kadowaki e io ho paura!"

"Rinoa, calmati adesso," cercò di rassicurarla Squall, lottando con il dolore e attirandola di nuovo al petto, dove lei scoppiò in singhiozzi. "Ti prometto che ne parlerò con la Kadowaki. Voglio solo scoprire chi ha ucciso Cid, prima. Per favore, cerca di essere paziente ancora un po'... ti prometto che scopriremo anche cosa mi sta succedendo. Solo che prima... capisci?"

Lei mosse la testa sul suo petto in un cenno d'assenso, attese che il pianto si calmasse, mentre lui continuava a coccolarla, e poi si tirò su per sfiorargli le tempie con le dita. "Mi sento così impotente..." sussurrò con la voce arrochita dalle lacrime, baciandolo leggermente.

"Lo so, ma mi fai stare bene comunque. Ho preso due aspirine, sono sicuro che tra poco passerà. Adesso voglio abbracciarti e basta," continuò rispondendo ai suoi baci. "Cerca di concentrarti sul movimento del mare. Mi aiuta..."

Non era del tutto vero, ma almeno era una distrazione sufficiente. Rinoa si concentrò sulla sensazione di essere dolcemente cullata dall'acqua, e la trasmise a Squall, nella speranza che lo aiutasse con il suo dolore. Non sembrava che funzionasse molto, però: secondo lui era più l'immobilità che altro a rendere meno acuto il dolore. La vista sembrava ferma, ma la testa gli martellava ancora senza tregua, spingendogli qualcosa dietro l'occhio, in un modo quasi sinistro. Cercò di voltare la testa e quel qualcosa sembrò muoversi, come una palla che gli rotolava nel cervello. Chiuse gli occhi e fece una smorfia.

Rinoa non disse nulla. Continuò a rimanere concentrata, sollevandosi per sfiorargli con una mano una tempia, baciandogli l'altra, cercando di fargli percepire il battito del suo cuore, e poco a poco lui si trovò a seguire quel ritmo, mentre lei continuava ad accarezzarlo e baciarlo, fino a quando il suo pulsare doloroso somigliò a quello del cuore di Rinoa, e lentamente il dolore si affievolì, senza mai svanire del tutto.

"Dormi," sussurrò lei scostandogli i capelli dalla fronte, e afferrando poi le coperte per tirarle bene fin sulle spalle, come se il caldo lo aiutasse.

Rimase sveglia a lungo, anche dopo che lui si fu addormentato in un sonno un po' inquieto, continuando ad accarezzarlo e baciarlo, cercando di riflettere per capire cosa gli stesse succedendo.

Squall non aveva mai sofferto di mal di testa, o in generale, Rinoa non lo aveva mai visto malato in quegli anni; ma da circa un mese aveva iniziato a soffrire di quei mal di testa lancinanti che quasi tutte le sere arrivavano quasi puntualmente. All'inizio, i medicinali o la magia riuscivano a curarlo, ma con il passare del tempo sembrava sempre più difficile, e l'urlo di quella sera sembrava quasi inumano. Non aveva mai reagito così ai suoi tentativi di curarlo, anzi; all'inizio era stato un sollievo. Ma quella sera...

Rinoa si chiese quali altri cambiamenti avrebbero portato quei mal di testa. Non erano ancora nemmeno riusciti a capire da cosa fossero provocati; all'inizio Squall pensava che fosse semplicemente una questione di stress. Settembre era un mese importante per il Garden, con le nuove immatricolazioni, gli esami di idoneità e tutti i nuovi piani; ma oramai quel periodo era passato, e invece i mal di testa si facevano sempre più forti.

E, a quanto pareva, più pericolosi.

La loro vita aveva iniziato ad adattarsi, ormai. Cercavano di fare tutto il possibile prima di cena, dato che era l'ora in cui, di solito, i mal di testa si presentavano; i rapporti con gli amici ne avevano risentito un po', dato che a volte Squall nemmeno riusciva a vedere bene per il dolore, e preferiva stare nel loro appartamento. La loro intimità ne aveva risentito, dato che anche il semplice movimento di alzarsi gli arrecava dolore; il sesso era fuori discussione, e i pochi minuti rubati al lavoro ogni tanto erano ben poca cosa rispetto a quello a cui si erano abituati negli anni. Il lavoro veniva svolto quasi tutto la mattina, lasciando le cose meno complesse e urgenti al pomeriggio; ma poi andava ricontrollato, perché la fretta poteva giocare brutti scherzi. E tutto quello che la carica ufficiale di Squall richiedeva - come i discorsi, le cene e via discorrendo - stava diventando sempre più pesante, in quelle condizioni.

Rinoa cercò di ripensare a cosa fosse successo un mese prima che potesse scatenare una reazione del genere.

Squall aveva incontrato un mostro diverso dal solito? Non le sembrava; inoltre, sarebbe stato inserito nel bestiario mondiale, ma non c'erano cambiamenti da almeno due anni.

Che fosse stato avvelenato? Il programma anti-avvelenamento del Garden lo rendeva praticamente impossibile. E Squall se ne sarebbe accorto.

Era davvero lo stress? Ma allora perché continuava a soffrirne, e soprattutto perché proprio quell'anno, perché non era mai successo prima?

La sua testa continuò a farsi domande senza risposte fino all'alba.

E quando Squall si svegliò dal suo sonno inquieto, e le sorrise per farle capire che adesso stava bene, lei poté solo sorridere a sua volta e cadere in un sonno troppo breve e troppo poco riposante.

*****
Nota dell’autrice: sì, i mal di testa di Squall sono importanti. Per questo li descrivo così tanto (anche perché ne soffro anche io, ma vabbè, questo dona solo realismo – purtroppo XD).
Dal prossimo capitolo iniziamo a cercare di capire chi è stato!
Solito link al post in cui rispondo a commenti, qui o qui critiche eccetera, anche se, dove posso, lo faccio direttamente sui siti interessati. Grazie a tutti e alla prossima! – Alessia Heartilly

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Capitolo 3
*** III. Post-it note ***


MOONLIT ORCHID
III. Post-it note

Quando Rinoa entrò nell'ufficio di Squall, con il solito sacchetto di brioche per le riunioni, lui stava fissando dei documenti e alzò a malapena lo sguardo.

"Hey," lo salutò lei, posando il sacchetto e girando intorno alla scrivania per baciarlo sulla guancia. Lui si strofinò un po' gli occhi e poi allungò un braccio, per farle capire di sedersi sulle sue gambe. "Non stai bene?" chiese Rinoa preoccupata, vedendo il suo gesto.

"No, sto bene, sono solo un po' stanco... ed è arrivato un nuovo problema, come se non ne avessimo già abbastanza!" Indicò con una mano il foglio che stava leggendo quando era entrata lei, e lei si sporse per prenderlo, seguendo il suo implicito invito.

Dopo una lettura veloce, disse sospirando, "beh, di sicuro non perdono tempo..."

"Hanno già marchiato Seifer come il colpevole, quello che faremo adesso ha poca importanza. A loro interessa solo sapere chi sarà il prossimo Preside." Squall appoggiò la testa allo schienale, con una mano che scorreva lentamente sulla coscia di Rinoa, e chiuse gli occhi. "Non hanno nemmeno avuto la decenza di aspettare un po'. Se guardi la data è del giorno della morte di Cid."

Lei gli strinse le braccia intorno al collo, baciandogli ancora la guancia. "Mi dispiace..."

Squall le spostò il viso per poterla baciare, e cercò di consolarsi nel suo amore di quella mancanza di rispetto, per la persona che Cid era stato e per il dolore che loro sentivano per la sua perdita. "Stanno arrivando," gli sussurrò poco dopo Rinoa a fior di labbra, e si alzò, lisciandosi i pantaloni.

Dopo nemmeno trenta secondi qualcuno bussò alla porta.

"Sensi da Strega," disse lei sorridendo, mentre lui dava il permesso di entrare.

Quando tutti furono entrati, Seifer compreso, si sistemarono sulle varie sedie sparse intorno alla scrivania; Rinoa aprì il sacchetto delle brioche e le distribuì a tutti. Sembrava che tutti ci fossero abituati, e Seifer evitò di fare commenti - probabilmente per loro era una specie di rituale. Addentò il suo croissant e cercò di trattenere il più possibile lo stupore: di certo non era una cosa da mensa. Non ricordava cose così buone, e di sicuro non avrebbe messo in discussione né le riunioni né il rituale della colazione insieme da quel momento in poi.

"Bene, allora. Prima di iniziare, voglio dirvi una cosa." Rinoa si sedette accanto a lui, e gli strinse una mano sotto la scrivania. "Stamattina ho trovato dei documenti sulla mia scrivania... uno di questi richiede che comunichiamo al più presto agli altri Garden chi sostituirà Cid come Preside del Garden di Balamb. Non c'è bisogno che vi dica che ovviamente non ho nemmeno lontanamente pensato a chi possa essere. In giornata comunicherò che per il momento siamo occupati nel trovare l'assassino di Cid, e che quindi qualsiasi altra faccenda verrà rimandata a dopo la fine delle indagini."

Quistis annuì. "Non ci hanno nemmeno lasciato il tempo di seppellirlo..."

"Già," concordò Zell, sbattendo un pugno contro l'altra mano per sfogare in parte la sua rabbia. Almeno il rispetto di Cid...

"Non pensiamoci più," disse Squall. "Concentriamoci su quello che ci preme davvero adesso. Per prima cosa, dobbiamo pensare anche ad Edea..."

"Sono stata da lei questa mattina," intervenne Rinoa. "Ha passato la notte piuttosto tranquilla. Mi ha detto che sarebbe andata a passare la giornata con le matricole più giovani, per cercare di distrarsi un po'. Più tardi tornerò a trovarla... sembra che abbia ancora un certo legame da Strega con Cid, per cui la cosa è anche più difficile del previsto, per lei."

"Ci sarà bisogno che qualcuno la tenga informata di come procediamo," rifletté Quistis. "E se lo facessi tu, Rinoa?"

"Io?" La ragazza sembrava piuttosto stupita dell'offerta - concordava sul fatto di informare Edea, ma che lo facesse lei...?

"Beh, sì," continuò Quistis. "Lo hai appena detto, sembra che una parte del suo legame Strega-Cavaliere con Cid ci sia ancora. Quella è una cosa che solo tu puoi capire... e so che ti rende particolarmente ricettiva di quello che ti circonda."

"Sì, è vero, ma non so se -"

"Ha ragione," concordò allora Selphie. "Sono notizie che dovremo darle con un po' di tatto. Se tu riesci a percepire quello che prova, o anche solo a capirlo meglio di noi, sei tu la persona giusta. Noi possiamo starle vicino, ma ci sono cose che solo voi due potete comprendere del tutto."

Rinoa si voltò verso Squall, come cercando la sua approvazione. "Io penso che abbiano ragione," disse allora lui annuendo. "Non c'è bisogno che tu le dica sempre ogni cosa. Sarà il tuo istinto a dirti quando parlarle e quanto dirle. Ma tra noi sei la persona migliore per farlo... noi altri le staremo vicino in altri modi."

"Va bene, allora. Grazie," disse poi rivolta a Quistis, con un sorriso appena accennato, a cui l'insegnante rispose annuendo.

"Bene," disse allora Squall riprendendo la situazione in mano. "Stabiliamo i punti fermi. Diciamo tutto quello che abbiamo scoperto e mettiamo in gioco tutte le idee. Zell, cominci tu? Poi andremo in senso orario."

Zell annuì. "Cid è stato ucciso con dieci coltellate al petto, ed è morto dissanguato per le gravi ferite. Sembra che sia morto intorno alle ventitré del ventiquattro settembre, due giorni fa. Stiamo aspettando i risultati definitivi dell'autopsia, che comprende anche un rapporto tossicologico per capire se Cid sia stato drogato prima di essere accoltellato. Dovremmo riceverlo al massimo entro due giorni."

Irvine si grattò il mento con le dita. "L'assassino voleva una morte lenta. Zell, sai se per caso aveva colpi anche all'altezza dello stomaco?"

"Credo ce ne fossero un paio. Dico coltellate al petto, ma in realtà ad essere precisi erano sparse su petto e addome."

"Cosa intendevi, Irvine?" chiese Squall.

"Beh, ieri sera dicevi che secondo te si tratta di qualcuno che ce l'ha con Cid... e riflettendoci ho notato che ha scelto una morte piuttosto... dolorosa. E lenta. Non solo ce l'aveva con lui, ma voleva anche che soffrisse. Ci sarebbero stati altri modi per ucciderlo più rapidamente. Solo un'idea."

"Mi sembra un'ottima idea, però," annuì Rinoa.

"Già, credo anch'io," concordò Squall. "Sakura, tu hai scoperto qualcosa?"

"Io e Zell siamo scesi a FH e ci siamo divisi i compiti: lui ha parlato con il medico legale e io con l'albergatore e quelli che potevano essere i testimoni. L'albergatore ha visto entrare qualcuno, ma era sul retro perché era molto tardi, e quindi non sa darci una descrizione. E non lo ha visto uscire, per cui ha pensato fosse un cliente che si è registrato durante il turno di sua moglie. Quando gli ho detto che sospettavano fosse Seifer, lui ha negato, dicendo che lo conosce molto bene e la persona che ha visto era troppo bassa e troppo magra per poter essere Seifer. I testimoni non sono stati di molto aiuto; se hanno visto entrare qualcuno, non ci hanno dato peso. Nessuno ha sentito rumori di lotta o urla. Per questo abbiamo chiesto che venisse analizzato il sangue di Cid."

"Bene. Irvine?"

"Cid ha lasciato il Maggiore Dobe e sua moglie intorno alle ventuno e trenta, dopo aver cenato con loro. È rientrato subito dopo all'albergo e si è ritirato in camera sua. L'albergatore si è accorto della sua morte solo la mattina, quando è andato a svegliarlo."

"Perché dormiva in albergo?" chiese Seifer. "Non poteva rientrare al Garden?"

"Cid è partito per FH prima del Garden," rispose Selphie. "Circa tre giorni prima. Il Garden doveva terminare di caricare le provviste che avevamo acquistato a Balamb. Quando siamo salpati il Preside era in viaggio già da ventiquattro ore. Il resto è il tempo che abbiamo impiegato ad arrivare a FH."

"Questo ci fa pensare anche che l'assassino sia interno al Garden," aggiunse Rinoa. "Tu eri a FH già da tempo, ma Cid è stato ucciso proprio la sera in cui il Garden ha attraccato. Una coincidenza strana. Somma la mia percezione e capisci perché abbiamo molti dubbi."

"Quindi riassumendo..." iniziò Squall, ma venne interrotto quando qualcuno bussò alla porta ed entrò senza attendere di avere il permesso.

Era Shu, e sembrava piuttosto trafelata.

"Scusate l'intrusione," iniziò. "Ma ho bisogno di dirvi una cosa."

Entrò, richiudendosi la porta alle spalle. "Comandante," disse poi a mo' di saluto.

"Parla pure, Shu," annuì lui, ma lei scosse la testa.

"Non qui. Incontriamoci tutti tra mezz'ora nella Sala del Supremo. Squall, ho bisogno di parlarti urgentemente, hai un minuto?"

"Sì certo," rispose lui, piuttosto stupito dal modo di fare della sua Vice-Comandante. "Ok, allora, scendete pure tutti... cercate solo di non dare troppo nell'occhio. Chiariremo tutto dopo. Noi arriviamo appena avremo finito qui."

Tutti annuirono, anche se condividevano lo stupore e la curiosità di Squall. Quando furono tutti fuori, e li sentirono parlottare per stabilire come scendere tutti senza attirare troppa attenzione, Squall si alzò e si rivolse direttamente a Shu, incrociando le braccia.

"Sembra che tu abbia scoperto qualcosa di grosso," iniziò.

"Forse è una cosa stupida, ma era troppo ben nascosto per non provare almeno a capire cosa significa." Shu si avvicinò di qualche passo e allungò un oggettino giallo.

"Oh," disse soltanto Squall.

"Volevo che fossi il primo a vederlo."

*~*~*~*~*

La Sala del Supremo veniva utilizzata raramente, e solitamente era per tenere riunioni della massima importanza e segretezza, o per contrattare con clienti che avevano particolarmente a cuore l'anonimato.

Per questo, quando Shu aveva chiesto che tutti si incontrassero lì, il gruppo aveva capito che si trattava di qualcosa di grosso; solo Seifer era rimasto piuttosto spaesato, ma era stato ragguagliato velocemente sull'utilizzo di quella stanza mentre scendeva in ascensore insieme a Quistis.

I ragazzi occuparono il tempo in chiacchiere piuttosto nervose e supposizioni su cosa poteva mai aver scoperto Shu; si tranquillizzarono, per modo di dire, solo quando il cicalino dell'ascensore annunciò l'arrivo di Shu e Squall.

Fu Shu a interrompere per prima il silenzio. "È solo una misura di sicurezza, ragazzi. Se non escludiamo che l'assassino sia interno al Garden, allora dobbiamo anche prendere misure aggiuntive per non farci scoprire. Potrebbe anche darsi che ci spii."

"Che cos'hai scoperto, Shu?" chiese Quistis.

"Accomodiamoci di là," intervenne Squall indicando il grande tavolo rotondo posizionato al posto del trono di Norg. Quando tutti si furono seduti, Shu si schiarì la voce e, rimanendo in piedi, iniziò a spiegare.

"Come vi avrà già detto il Comandante, qualche ora dopo la morte di Cid abbiamo ricevuto la richiesta di notifica della nomina del nuovo Preside dai Garden di Trabia, Galbadia ed Esthar. Squall l'ha esaminata stamattina e mi ha detto di avviare le procedure di controllo, anche se la nomina vera e propria non avverrà se non dopo la cattura del vero assassino."

Squall annuì come per confermare. "È solo per evitare che gli altri Garden ficchino il naso nei nostri affari, ora che la situazione è delicata."

"In cosa consistono queste procedure?" chiese Sakura.

"Fondamentalmente si controlla se il Preside uscente aveva qualche pratica in corso, ad esempio richieste di missioni, in modo da smistare tutto alle persone di competenza, mentre viene discussa la nomina del nuovo Preside. Si tratta di procedure valide per tutte le maggiori cariche del Garden," spiegò Shu. "Stamattina ho iniziato a controllare la scrivania di Cid, per togliere tutti gli effetti personali ed esaminare carte e documenti. Sotto alla pila delle carte denominate 'da buttare', ho trovato questo." Allungò una busta di plastica in cui aveva infilato l'oggetto che aveva trovato, e lo fece passare di mano in mano.

Fu solo Seifer a parlare. "Tutto questo casino per un post-it?"

"Sì, ma ora vi spiego anche perché. Ho eseguito una ricerca preliminare nell'ufficio, subito dopo la morte di Cid, come da protocollo, per rintracciare il testamento. Ho controllato anche negli schedari che Cid ha sulla scrivania, per le richieste in entrata, in uscita e le carte da buttare. E posso affermare con sicurezza che quando ho fatto quella ricerca, questo," e sottolineò la parola sollevando la busta, "non c'era."

"La ricerca è stata eseguita alla presenza di due SeeD e due matricole scelte a caso," aggiunse Squall. "Quindi possiamo dire di avere quattro testimoni potenziali del fatto che questa prova è stata posizionata dopo quell'esame."

"Potenziali?" intervenne Selphie.

"Sì. Ti spiego poi," disse Squall, facendo cenno a Shu di continuare.

"Ora, sappiamo che qualcuno ha voluto quindi sbarazzarsi di questa prova, e ha pensato di farlo mettendola tra le carte da buttare del Preside. Quindi sapeva che era stata fatta un'ispezione preliminare, e che con tutta probabilità quella pila di carte non sarebbe stata riesaminata. Già il fatto che il biglietto sia stato posizionato dopo l'ispezione e che sia stato posizionato proprio nelle carte da buttare indica che qualcuno sperava che andasse perduto. Per questo mi ha insospettito, e ho pensato fosse meglio indagare."

Rinoa allungò una mano a prendere la busta. "È la grafia di Cid?"

"Ho fatto un confronto grossolano con le istruzioni che mi ha dato prima della partenza. Secondo me è stato scritto da lui, ma possiamo chiedere conferma a un esperto."

"Sembra un codice, ma..." Rinoa esaminò cosa c'era scritto, rifletté un po' e poi disse, "potrebbe riguardare qualcosa interno al Garden?" Fece passare di nuovo la busta.

"Somiglia ai codici che assegniamo alle stanze," disse Quistis dopo averlo esaminato.

"873-56... non si legge benissimo... vedo solo una specie di H e una N." Selphie fece passare la busta al suo ragazzo, nella speranza che ci capisse di più.

Ma la ricerca del significato del codice venne interrotta dallo scampanio del Garden che annunciava la fine dell'allenamento all'esterno e l'inizio delle lezioni teoriche un quarto d'ora dopo.

"Dobbiamo rimandare," sbuffò Squall passandosi una mano tra i capelli. "Ok, ognuno ai propri compiti abituali. Nel frattempo cercate di pensare a cosa possa essere quel codice. Mi raccomando, nessuno deve sapere che stiamo davvero indagando." Si rivolse a Selphie. "Per questo diciamo potenziali. L'assassino è nel Garden, deve pensare di essere al sicuro. Se qualcuno vi chiede qualcosa, le riunioni servono a stabilire il prossimo Preside."

I ragazzi annuirono, e si alzarono in silenzio, ciascuno rimuginando per conto suo.

"Shu, tu continua a esaminare l'ufficio del Preside come prima. Qualsiasi cosa trovi che ti sembra sospetta, portamela. Ci aggiorniamo tutti qui per le undici e trenta di questa mattina. Zell, hai tempo per fare un salto nei nostri uffici?"

"Oggi?"

Squall annuì.

"Solo dopo pranzo. Ma perché?"

"Dobbiamo eliminare il sospetto che ci siano delle microspie."

*~*~*~*~*

Alle undici e trenta, come aveva richiesto Squall, il gruppo si riunì di nuovo.

Era difficile tenere segreto quell'incontro, però, per cui la scusa inventata da Squall funzionò benissimo: studenti e SeeD del Garden di Balamb pensarono che i pezzi grossi si riunissero per stabilire il prossimo Preside, e continuarono la loro giornata senza guardarsi l'un l'altro alla ricerca di un colpevole.

"Allora," iniziò Squall non appena tutti si furono seduti intorno al tavolo. "Ho pensato a una cosa."

"Cioè?" chiese curiosa Selphie.

"Non siamo investigatori. In questo momento indaghiamo solo perché ci siamo costretti, per cui non siamo abituati alle cose da fare. Procediamo secondo un protocollo che nessuno di noi ha mai messo in atto. Non so come funzionino le indagini della polizia, ma ritengo che dovremmo annotare le nostre considerazioni per evitare di dimenticarle. E anche per non perdere il filo logico dei ragionamenti."

"A cosa stai pensando?" domandò Quistis.

"Una specie di diario delle indagini."

"Ma pensi che ci tornerebbe utile?" Irvine si grattò il mento.

"Beh, credo che sia utile capire come siamo arrivati a scoprire certe cose. Non potremmo farne una copia per tutti, sarebbe troppo lungo... ma tanto ci riuniamo sempre tutti insieme. Ho intenzione di fare una riunione delle indagini la mattina e una la sera. In quelle occasioni il diario passerà di mano in mano. Spero che vedere le conclusioni delle giornate possa aiutarci a trovare nuove idee, perché le indagini saranno difficili."

"Io sono d'accordo," disse Shu. "Alla fine, è un modo per riuscire a tenerci informati. Non abbiamo familiarità con queste cose."

"Hai anche pensato a chi può occuparsene?" domandò Zell.

"Ho pensato a Rinoa." Si voltò a guardarla e iniziò a spiegare la sua scelta. "Questo periodo è quello con meno lavoro, per te. Le lezioni di magia non inizieranno fino all'anno nuovo, e l'Infermeria può sempre chiamarti se ci sono urgenze. Mentre invece, per fare un esempio, Quistis è impegnata con la distribuzione dei nuovi studenti e la gestione delle risorse. Lo stesso vale per gli altri. La magia viene insegnata solo quando le matricole sanno gestire l'arma, e sappiamo tutti che ci vuole qualche mese. E Seifer non può per ovvie ragioni. Insomma, attualmente sei quella che ha più tempo da dedicare a questa cosa. E ci serve che sia il più particolareggiata possibile."

"Voi che ne dite?" domandò Rinoa rivolta al resto dei compagni.

"Io sono d'accordo, e in ogni caso ti aiuteremo se avrai bisogno," disse Quistis, e gli altri la seguirono.

"Bene. Stabilito questo," continuò Squall, allungando un anonimo quaderno bianco e spesso insieme a un blocco per appunti con biro a Rinoa, "direi che possiamo procedere. Zell, dopo pranzo riesci a controllare gli uffici del terzo piano?"

"Sì. Conto di finire entro sera."

"Bene. Tieni traccia di dove hai trovato le eventuali microspie. Una volta esaminati tutti gli uffici ci riuniremo di sopra. Allora... qualche idea sul post-it?"

"Io ho pensato che possa essere qualcosa di interno al Garden," intervenne Selphie. "Somiglia ai codici che assegniamo alle stanze..."

"Ma che c'entrano le lettere?" domandò Seifer.

"Circa tre anni fa il Garden è stato ristrutturato, ed è stato inserito un sistema di comunicazione diretta con ogni dormitorio," iniziò a spiegare Quistis. "In pratica da ogni ufficio del terzo piano è possibile contattare una stanza specifica, in modo che la comunicazione non debba per forza essere pubblica. Ogni stanza quindi ha ricevuto un numero identificativo, e una coppia di lettere che serve a stabilire il settore in cui si trova la stanza. Dai nostri computer possiamo ricercare il codice identificativo della stanza, e una volta trovato quello che ci interessa, possiamo comunicare direttamente dal computer."

"Ma dovete sapere tutti i codici così?" domandò Seifer, con un'idea che si formava nella sua mente.

"Non è necessario," gli rispose Zell. "Ho creato un sistema di ricerca per cui è possibile usare vari criteri. Nome, cognome, numero di matricola, settore della stanza... ad esempio, potrei cercare Seifer Almasy nel sistema e contattarti nella stanza in cui ti trovi, senza dover sapere in che stanza stai o in quale settore. Anche scrivere solo Seifer basterebbe."

"Ma se il sistema è così avanzato," rifletté allora Seifer, "anche al Preside bastava una ricerca del genere, o no?"

"Ovviamente," annuì Shu.

"E allora a che scopo segnarsi il numero su un post-it? Tanto gli bastava cercare con il computer e poi il collegamento era diretto. O sbaglio?"

"Hai ragione, ma il sistema funziona anche dall'esterno," rispose Squall. "Supponiamo che io sia a Balamb, e voglio contattare Rinoa che si trova all'interno del Garden. Chiamo il centralino, e se conosco già il codice della stanza, sveltisco di molto la procedura, perché il collegamento è diretto e non deve essere approvato da un responsabile."

"A questo punto possiamo solo fare una cosa," disse Rinoa. "Uno di noi deve salire al terzo piano e tentare una ricerca di questo codice all'interno del Garden. Non ricordo questa coppia di lettere."

"Ci penso io," intervenne Shu, scribacchiando il codice su un foglietto che infilò nel taschino della divisa. "Faccio in fretta," e si diresse con passo veloce all'ascensore.

"Mentre aspettiamo avete altre idee?" domandò Squall.

"Che voi sappiate è un sistema di classificazione diffuso?" Seifer stava ancora riflettendo sulla teoria del settore interno - non gli tornava.

"Non direi," rispose Rinoa. "Ai tempi abbiamo chiesto la collaborazione di Esthar e FH per la tecnologia necessaria, e al resto ha pensato Zell. Per ragioni di sicurezza abbiamo chiesto che l'utilizzo del software di Zell fosse vietato al pubblico, escluse Esthar e FH che ci avevano fornito la base tecnica. Io credo che al massimo sia utilizzato in queste città."

"Potrebbe essere un messaggio cifrato?" domandò Irvine. "Non so..." continuò a riflettere a voce alta, prendendo il sacchetto del post-it. "Le lettere potrebbero essere iniziali?"

"Beh, qualsiasi lettera potrebbe essere un'iniziale," disse Squall scrollando le spalle. "Ma se la tua teoria è giusta, allora la chiave sta nei numeri."

"Una data?" chiese Selphie. "Naaa, i numeri non coinciderebbero... a meno che qualcuno abbia voluto nascondere la data vera, ma non ci arriveremo mai."

"Un numero di matricola?" ipotizzò Quistis. "Ma sembra molto lungo, e anche se in mezzo è difficile da capire, sembrano numeri. Non abbiamo così tanti studenti."

"I numeri che assegniamo agli esterni?" azzardò Rinoa. "Di solito sono più lunghi di quelli delle matricole."

"Lo escludo," disse Zell. "I numeri degli esterni li assegno io stesso, e sono univoci e progressivi. Inoltre le lettere vengono aggiunte solo a chi effettivamente richiede i servizi dei SeeD."

"Aspettate, i numeri agli esterni?" chiese Seifer. "A che vi servono?"

"A identificare le persone con cui abbiamo a che fare," rispose Squall. "Ci sono stati alcuni incidenti spiacevoli, i primi mesi dopo Artemisia. Abbiamo iniziato allora ad assegnare dei numeri identificativi agli esterni. Ad esempio Laguna, Ellione, Caraway. Quando si trovano all'ingresso, il software permette di ricercare le registrazioni precedenti, con il confronto delle impronte digitali. In questo modo cerchiamo di assicurarci che le persone addette all'ingresso possano sempre sapere chi entra, anche senza averlo mai visto prima. Inoltre nel file vengono registrati comportamenti, autorizzazioni e quant'altro... se un esterno entra al Garden e crea qualche pasticcio, noi possiamo decidere di 'bandirlo'. Questo significa che se si ripresenta all'ingresso, il sistema lo riconosce e i SeeD di guardia possono scortarlo fuori dal Garden o nelle nostre celle di detenzione, a seconda di cosa abbiamo stabilito."

"In più ogni volta che entra un esterno veniamo avvisati sui nostri computer," aggiunse Rinoa.

"Cosa molto scocciante, se posso dirlo, quando ci sono le feste di Selphie," ridacchiò Irvine. "Ma bisogna riconoscere che in questo modo abbiamo diminuito di molto i problemi collegati all'ingresso di sconosciuti che si imbucavano."

"Pensavo vi piacesse vantarvi delle vostre feste," fece sardonico Seifer, guardando Squall.

"Non se significa mettere a repentaglio la vita di qualcuno. Non abbiamo solo amici, Seifer," rispose il Comandante, fissando l'ex rivale con uno sguardo che parlava di cose che Seifer non conosceva, non poteva conoscere, e sarebbe stato meglio per lui non conoscerle mai.

"Quindi chiunque entra al Garden è in pratica 'schedato', e ha un codice che potrebbe essere questo?" domandò allora Seifer sventolando la loro unica prova.

"Come ripeto, non lo è," rispose Zell. "Sì, ogni esterno è registrato nel Garden, e ha un numero identificativo che è solo suo. Questo significa che se qualcuno entra al Garden una sola volta nella sua vita, il suo numero non verrà mai riciclato. Ma per distinguere i clienti dai semplici visitatori assegniamo delle lettere al numero, che di solito corrispondono a quelle della prima missione richiesta."

"Capisco," rispose Seifer. "Ma allora cosa può essere?"

"Non è un numero interno al Garden," disse Shu, rientrando nella stanza. "Ho fatto un controllo con i numeri che riesco a leggere e con le lettere... aveva ragione Rinoa, non risulta un'associazione di quelle lettere nelle nostre stanze. Per sicurezza ho controllato anche gli esterni, ma anche lì zero risultati," terminò accomodandosi.

"A questo punto siamo al punto di partenza," disse Rinoa, facendo ruotare la penna tra le dita. Gettò un'occhiata ai suoi appunti e riassunse, "ricapitoliamo. Il codice non è assegnato a nessuna stanza del Garden e a nessuno degli esterni registrati, per cui scartiamo questa pista. Abbiamo ipotizzato che possa essere un numero di matricola, ma lo abbiamo escluso per la lunghezza, e abbiamo pensato che possa essere un messaggio cifrato, in cui le lettere sono iniziali di qualcuno o qualcosa e i numeri qualcosa che dobbiamo capire."

"Una ricerca fra gli studenti con quelle iniziali?" suggerì Irvine.

"A questo punto tanto vale provare. Una volta che scoviamo le persone con quelle iniziali, possiamo vedere nelle loro cartelle se troviamo qualcosa riguardo i numeri." Squall si voltò verso Shu. "Pensi di farcela oggi pomeriggio?"

"Sì signore."

"Zell, tu che ci sai fare con i computer," disse Quistis sporgendosi in avanti per guardare l'amico, "non potresti provare a vedere se ai numeri corrispondono lettere? Magari il messaggio c'è davvero."

"Ci posso provare," rispose Zell, voltandosi a guardare Squall per avere la sua approvazione, che ottenne.

"Però ragazzi," disse Sakura, che aveva solo ascoltato fino a quel momento. "Come ha detto anche Rinoa, le lettere potrebbero essere iniziali di qualcosa."

"Hai ragione," annuì Squall. "Pensi di poter fare una ricerca in biblioteca?"

"Assolutamente sì. Ho il turno del pomeriggio."

"Bene allora. Procedete come abbiamo detto: Shu con la ricerca delle iniziali tra gli studenti e i SeeD, Sakura con la ricerca tra le cose o i luoghi, e Zell a cercare di vedere se si può decriptare il messaggio eventuale. Prima però vorrei che tu controllassi gli uffici."

"Non c'è problema!"

"Nel frattempo continuiamo a pensare a cosa possa essere. Seifer, se secondo te lettere e numeri possono collegarsi a qualcosa ad FH, non esitare a farcelo sapere."

"Cercherò di spremermi le meningi, ma francamente non mi pare di ricordare nulla di simile."

"Basta che ci provi. Ok, direi che..." Controllò l'orologio. "Possiamo andare a pranzo. Ci riuniamo nel mio ufficio stasera. In caso cambi qualcosa vi avverto sui cercapersone, e uno di voi andrà a prendere Seifer. A più tardi."

*~*~*~*~*

Era quasi ottobre, ormai, e in mare non faceva mai molto caldo, ma Quistis amava le giornate d'autunno.

E decise di pranzare in Giardino, perché c'era bel tempo ed erano le ultime giornate belle che poteva godersi, e soprattutto perché aveva finto tutta la mattina di non guardare ogni studente come il potenziale assassino di Cid, e doverlo fare di nuovo alla mensa piena di persone le rendeva difficile tutto quanto.

Si sedette su una panchina, aprì il suo cestino del pranzo e ne estrasse un'insalata di riso poco invitante. Pensò se andare a prendersi un libro, ma poi ricordò di doversi concentrare su quel post-it; sperava che le ricerche del pomeriggio potessero servire, perché davvero non aveva altre idee oltre a quelle che erano state esposte, e scartate, quella mattina. Era tutta immersa nelle possibilità e nelle riflessioni quando qualcuno arrivò alle sue spalle, facendo scricchiolare le foglie secche sotto gli stivali.

Sobbalzò quando la persona si sedette accanto a lei.

"Scusa, non volevo spaventarti," disse Seifer, appoggiandosi allo schienale della panchina.

"Scusami tu, avrei dovuto stare più attenta. Ero così concentrata che..."

"Non devi scusarti," la interruppe lui, quasi bruscamente. "Immagino che avessi bisogno di tempo. Io so di averne bisogno."

"Rientro difficile?" disse lei, affondando la forchetta nel riso e avvicinandogli poi il cestino perché si servisse. "C'è un'insalata, dentro. Se hai fame."

"Grazie. Difficile, sì," rispose Seifer prendendo l'insalata, ma senza togliere la pellicola trasparente per mangiare.

"Beh, il Garden non è cambiato poi molto, sai," ribatté Quistis guardandolo con la coda dell'occhio.

"Ho visto. Metà del Garden pensa che abbia ammazzato Cid e l'altra metà pensa che forse non l'ho fatto, ma comunque sono responsabile di quella lapide laggiù," fece lui ironico.

Quistis continuò a masticare il suo boccone, come riflettendo su cosa dire. Poi, sospirando, rispose, "è il problema che affrontiamo tutti noi ogni giorno. Siamo in vista, nel bene e nel male. Metà del Garden pensa che Squall sia un buon leader, e metà che non sappia quello che fa e che sotto sotto è manipolato da Rinoa. Metà del Garden pensa che io ci provi tutti i giorni con Squall e l'altra metà pensa che Rinoa dovrebbe togliersi di mezzo. Metà del Garden pensa che Irvine sia una spia galbadiana... non è cambiato nulla rispetto ai vecchi tempi, Seifer. Siamo ancora nel mirino delle dicerie. Gli studenti aumentano, ma rimaniamo una comunità chiusa e spesso isolata. I pettegolezzi sono all'ordine del giorno, e il novantanove per cento delle volte sono inventati di sana pianta, tanto per vedere che succede."

"Non ci ero più abituato," disse Seifer dopo un po'. "Non che fuori parlino benissimo di me, ma pensavo che qui... con quello che ha fatto Cid per me..."

"Lo capisco," rispose Quistis, con un tono quasi consolatorio. "Insomma sei qui perché volevi sfuggire alle dicerie," continuò poi, mescolando svogliatamente il suo riso.

"Sì, infatti. All'inizio pensavo di poter origliare qualcosa, sentire se magari qualcuno parlava dell'assassino... ma poi mi sono accorto di chi parlavano e ho preferito lasciar perdere. In più non mi viene in mente niente per quel dannato post-it. E tu," disse voltandosi a guardarla, "perché sei qui?"

"Mangio sempre in Giardino quando c'è bel tempo e non fa freddo," rispose lei. Ma poi il suo sguardo si fissò sulla lapide dei caduti, dall'altra parte del sentiero, e abbassò gli occhi. "In realtà..."

Lui attese alcuni secondi che lei continuasse, e quando non lo fece la incalzò, "in realtà?"

"Squall ha detto di far finta di nulla, perché altrimenti l'assassino potrebbe mettersi in allarme. Ma non è la cosa più semplice del mondo. Io sono la coordinatrice degli studenti, ho rapporti più o meno stretti praticamente con tutti... pensare che tra loro possa esserci chi ha ucciso Cid è..."

"Non riesci a credere che qualcuno al Garden possa averlo fatto," concluse Seifer.

Lei annuì soltanto. "E non è solo questo," continuò. "La finzione mi... distrugge. Dover far finta che tutto sia a posto mentre sotto sotto spio tutti quanti alla ricerca di un indizio è devastante. Capisco le motivazioni di Squall, fino a quando non avremo prove certe non possiamo far trapelare che indaghiamo. Però allo stesso tempo continuo a fissare tutti e di tutti mi dico: ah no, lui no, non può averlo fatto. Ma so che su qualcuno mi sbaglio, ed è questo che mi fa rabbia, perché se non mi sbagliassi incastrerei l'assassino di Cid, se non-" Si interruppe, posò la forchetta e rimise la pellicola sulla sua ciotolina. Le era passata la fame.

"Se l'avessi notato prima Cid sarebbe ancora vivo. È questo che ti fa stare peggio, vero?" sussurrò Seifer.

"Sì, esatto."

Ci fu un momento di silenzio, e poi, mettendo da parte l'insalata ancora intatta, Seifer disse, "non te ne sei accorta, è vero, ma non se n'è accorto nessuno degli altri. Evidentemente, si sa nascondere bene. Non fartene una colpa, o comunque non pensare che sia colpa tua più degli altri. Se ci fossero stati dei segnali, uno di voi li avrebbe colti. Ma nessuno l'ha fatto, per cui finché non scopriamo chi è stato, non sentirti così. Cid non lo vorrebbe."

"È così difficile," disse soltanto lei.

"Già."

Ci fu un altro lungo silenzio, in cui ognuno si perse nelle sue riflessioni, finché Quistis guardò l'orologio e si alzò. "Tra pochi minuti devo essere a una lezione... devo proprio andare. Ti lascio qui il cestino," disse, prendendosi solo la ciotola della sua insalata di riso, a cui mancavano forse due forchettate. "Se ti viene fame. Serviti pure, ok?"

Lui annuì, ma non diede segno di aver voglia di mangiare.

"E..." Qui lei sembrò piuttosto a disagio, e distolse velocemente lo sguardo. "Grazie per avermi ascoltata."

Lui scrollò le spalle. "Non c'è problema. Ora vai e non sentirti in colpa. Lo hai detto tu stessa. Hai rapporti stretti con tutti. Le tue capacità di osservazione saranno utili."

Lei annuì, ma non rispose.

Salì alla sua aula del secondo piano con il pensiero di quanto fosse stato facile parlare con lui.

E solo molto più tardi si rese conto di quanto era diverso questo Seifer da quello che era stato seduto in quei banchi, anni prima.

*~*~*~*~*

Dopo aver pranzato con Squall nel suo ufficio, dato che i tempi erano troppo ristretti e lui aveva troppo da fare per pranzare nel loro appartamento, Rinoa tornò a casa.

Gettò il quaderno adibito a diario delle indagini e il blocco per appunti sul divano, e andò immediatamente a farsi una doccia calda. La aiutava a schiarire i pensieri, e ne aveva bisogno per riuscire ad essere efficiente nel riordinare i suoi appunti in un modo che risultasse chiaro per tutti. Poi si infilò un paio di pantaloni comodi e la maglia azzurra che le lasciava una spalla scoperta, il suo abituale abbigliamento da studio, si preparò un tè caldo e si dispose a riordinare tutto quanto.

Lesse dapprima tutti i suoi appunti, e poi cercò di pensare a uno schema che potesse andar bene per i loro scopi; decise di segnare tutto quanto come fosse un verbale, appuntando data e ora delle riunioni all'inizio, i vari interventi nel mezzo, e aggiungere alla fine un riquadro contenente le conclusioni più importanti. In questo modo avevano sia qualcosa di schematico sia tutte le riflessioni che avevano portato a quelle conclusioni. E decise che avrebbe appuntato le impressioni che avrebbe avuto lei nel riordinare tutto a parte, per esporle nella riunione successiva.

Iniziò quindi dalle considerazioni di tutti. Ciò che avevano riportato Zell, Irvine e Sakura su quello che avevano ricostruito di quella sera. A quanto pareva Cid era rimasto solo almeno due ore e mezza, da quando aveva lasciato i Dobe fino a quando era stato accoltellato; non aveva ancora l'ora precisa della morte, ma pensava che un lasso di tempo di circa mezz'ora per il dissanguamento fosse sufficiente. Erano sempre in tempo per correggere la stima. Evidenziò i nomi collegati ai vari interventi, in modo che chiunque sapesse da chi venivano le informazioni. Specificò inoltre che bisognava assolutamente parlare di nuovo con l'albergatore, per chiarire la questione della persona che era entrata e della sua testimonianza su Seifer. Poi inserì l'interruzione di Shu, e sul perché aveva ritenuto importante quel post-it; e mentre ricopiava sul diario delle indagini tutte le ipotesi che erano saltate fuori durante la discussione, si ricordò di qualcosa che aveva detto.

E più guardava quel numero, più le sembrava vagamente familiare.

Per realizzare il loro sistema di comunicazione interno, era stato richiesto l'aiuto della tecnologia di Esthar e della genialità degli ingegneri di FH. E lei stessa aveva detto che, se qualcuno al di fuori del Garden utilizzava quel sistema, era possibile che fossero FH ed Esthar a farlo. E la città in cui Cid era morto era proprio FH, per cui quel numero doveva essere in qualche modo collegato alla città.

Ma in che modo?

Rinoa sorbì il suo tè riflettendo su cosa potesse significare. Se quel codice era stato creato come venivano creati quelli che loro assegnavano alle stanze, allora la persona ideale era Zell; era sua, in fin dei conti, l'idea del software di assegnazione e collegamento. Ma il software veniva usato solo internamente al Garden, per cui come potevano essere sicuri che ci fosse un parallelo tra i numeri che creava e quello che cercavano di decifrare?

Perché le risultava familiare, in qualche modo che non sapeva ricordare?

Pensò e ripensò a quel numero, cercando di abbinarne anche solo una parte a qualcosa di conosciuto, qualcosa che potesse farli andare avanti. Decise di togliersi il dubbio di poterlo confondere con i numeri delle stanze dei loro amici; andò al telefono, prese la rubrica e controllò tutti i numeri. Non c'era alcuna corrispondenza che giustificasse quella sensazione di aver già visto quel numero.

Poi si ricordò che l'anno prima lei e Squall avevano passato un paio di giorni a FH, durante un viaggio verso Esthar; forse qualcosa di quel viaggio la stava disturbando. Andò a frugare nell'armadio, dove aveva riposto la sua scatola dei ricordi di quella mini-vacanza; frugò tra carte, biglietti e oggetti, finché trovò il volantino dell'albergo. C'era un appunto di Squall, scritto a penna all'interno.

Ecco perché era così familiare!

Tornò in salotto e confrontò il numero del post-it con quello che Squall aveva scritto sul volantino; ovviamente non era del tutto uguale, ma era abbastanza simile da poter ritenere che venisse dall'albergo. Sul volantino, Squall aveva appuntato il numero diretto della loro stanza per comunicarlo al Garden quando erano arrivati; i due numeri erano più o meno simili, ma furono le lettere a convincerla. Se il sistema di assegnazione era quello del Garden, le lettere indicavano esattamente la zona, e il fatto che tra quelle scritte da Squall e quelle del post-it ce ne fosse una in comune indicava che erano i numeri di due stanze diverse dell'albergo.

Decise di verificare immediatamente se la sua intuizione era davvero corretta; digitò velocemente il numero dell'albergo di FH.

"Fisherman's Hotel." La voce di donna le giunse disturbata attraverso il cavo; peccato, sperava di poter parlare con l'albergatore per potergli chiedere della persona sospetta che era entrata.

"Salve, sono Rinoa Heartilly. La sto chiamando dal Garden di Balamb... si ricorda di me?"

"Ah, sì! Certo, mi ricordo di lei. State ancora indagando sul povero Cid?" domandò la donna.

"Sì, signora... per questo vi chiamo, ho bisogno del vostro aiuto per una cosa," rispose cortesemente Rinoa. "Posso chiedere a lei?"

"Sì, sono la moglie del proprietario. Mi dica pure!"

"Vede signora, nel ripulire la scrivania del nostro Preside abbiamo trovato un biglietto con un numero scritto a penna. Io e il mio fidanzato siamo stati lì da voi l'anno scorso, e ho un numero simile che ci eravamo segnati per le emergenze... volevo chiederle se lei potrebbe confermarmi se il numero è vostro oppure no."

"Ha il numero? Sa, qui abbiamo poche stanze, dovrò fare una ricerca manuale, ma posso dirle subito quello che vuole sapere..."

"Purtroppo non riesco a leggere bene tutto il numero," rispose Rinoa. "Riesce a dirmelo anche se gliene leggo solo una parte?"

"Come le dicevo, abbiamo poche stanze. Dovremmo riuscirci," rispose l'altra donna, e Rinoa udì un frusciare di carta, come se stesse sfogliando velocemente un registro.

"I numeri che riesco a leggere sono otto sette tre cinque sei. Poi ho due lettere, H e N-"

"Allora la stanza è sicuramente nostra, e precisamente una delle nostre suite!" La donna sembrava più eccitata di Rinoa per quella scoperta.

"Ne è assolutamente sicura?" domandò Rinoa, affrettandosi per prendere un blocco e una penna e scriversi tutto.

"Oh sì!" assicurò la donna. "Quando abbiamo inserito questo sistema, abbiamo deciso di scegliere come lettere per l'assegnazione la H di 'hotel', appunto, e poi le lettere dei punti cardinali. Abbiamo usato le lettere N, S, O ed E per le nostre suite, che si trovano tutte all'ultimo piano, secondo i punti cardinali. Tutte le altre stanze sono contrassegnate semplicemente dalle lettere HF, che sarebbero le iniziali di Fisherman's Hotel."

"Ok, quindi lei mi può assicurare che si tratta del numero di una delle vostre suite?" domandò Rinoa, prendendo febbrilmente nota della spiegazione della donna.

"Certo che sì. E posso dirle il numero completo, se le serve."

"Mi sarebbe di grande aiuto, signora," rispose Rinoa. La mano le doleva.

"Il numero completo è otto sette tre, cinque sei uno, quattro cinque due HN. Si tratta del numero diretto alla nostra suite 'Nord'... che è la suite in cui soggiornava il Preside." La notizia non stupì Rinoa - già quando aveva pensato che fosse un numero dell'albergo, aveva anche pensato che potesse essere solo della stanza di Cid. "Il Preside ci chiese il numero per poterlo lasciare a voi, al Garden, per eventuali emergenze."

"Capisco... ma credo che poi si sia scordato di farcelo avere. Sono ore che cerchiamo di capire che numero è..."

"Davvero?" domandò la donna con uno strano tono di voce. "Mi sembra strano, signorina. Il Preside ha ricevuto una telefonata, la sera in cui è morto."

Rinoa lasciò cadere la penna per lo stupore. "Come, scusi?"

"Qualcuno ha contattato Cid usando il numero diretto. Non so dirle chi, perché non è passato per il nostro centralino, ma viene comunque registrato l'arrivo di una chiamata, per tutelarci se viene fatta con l'addebito al ricevente. Posso dirle che è arrivata una telefonata intorno alle ventidue. L'unica telefonata che ha ricevuto. Ho il numero da cui è arrivata, se mi dà un secondo per cercarlo."

"Sì, la prego," rispose quasi meccanicamente Rinoa. Qualcuno aveva chiamato Cid? La persona che l'aveva ucciso?

"Il numero da cui abbiamo ricevuto la chiamata è tre nove sette, due quattro quattro, sette sette sette PU."

PU. Preside - Ufficio.

Chi poteva mai chiamare Cid, alle ventidue, un'ora prima della sua morte, dal suo ufficio al Garden?

"La ringrazio moltissimo, signora," disse Rinoa. "Posso contare sul vostro aiuto in futuro? Credo che dovremo parlare ancora con suo marito..."

"Certo, ma mio marito lo troverete tra qualche giorno. Adesso è a Deling, per una terapia per la sua artrite."

"Grazie, signora, e buona giornata. Ci faremo vivi noi."

Quasi non udì il saluto della signora.

Digitò meccanicamente il numero dell'ufficio di Squall.

"Leonhart."

"Squall, sono io," disse laconicamente. "Ho novità sul post-it. Si tratta del numero di telefono diretto alla camera di Cid in albergo a FH... e c'è di più. Cid ha ricevuto una telefonata, prima di morire."

*~*~*~*~*

Squall aveva appena finito di inviare messaggi sui cercapersone di tutti quando bussarono alla porta del suo ufficio.

"Avanti," disse a voce alta, e poco dopo Seifer e Zell entrarono. "Accomodatevi."

"Non dovevamo riunirci stasera?" domandò Zell grattandosi la testa.

"Sì, ma ci sono novità. Zell, tutto a posto qui?" Squall fece frusciare della carta e fece ruotare un dito, ad indicare la stanza intera.

Zell capì che si riferiva alle microspie. "Sì, tutto a posto. A dire il vero non ne ho trovate in nessun ufficio, a parte quello del Preside. Ho preso appunti, ma ho lasciato tutto in camera..."

"Non ha importanza, domani ci dirai. L'importante è che possiamo parlare tranquillamente qui."

"Che è successo? Perché hai chiamato solo noi?" domandò Seifer, appoggiandosi allo schienale della sua sedia.

"Poco fa Rinoa mi ha chiamato. Nel riordinare gli appunti per il diario delle indagini, si è ricordata di un nostro viaggio a FH lo scorso anno. Su un vecchio volantino ha trovato il numero che avevo appuntato, e siccome era molto simile a quello scritto da Cid, ha chiamato l'albergo per avere una conferma," rispose Squall, guardando alternativamente l'uno e poi l'altro.

"Ha decifrato il numero?"

"Esatto. E non solo." Squall allungò un foglio a ciascuno dei due uomini davanti a lui. "L'albergatrice le ha confermato che in effetti si tratta del numero diretto a una delle loro suite. Hanno adottato un sistema simile al nostro. Irvine aveva in parte ragione, le lettere sono iniziali - H di hotel e N di nord. Le suite si chiamano come i punti cardinali, e Cid alloggiava proprio nella suite nord. Rinoa si è fatta dare il numero completo. Lo trovate scritto lì."

"Hai detto 'non solo'," sottolineò Seifer. "Ha scoperto altro?"

"Sì, in effetti sì," disse Squall. "Ho chiesto dettagli anche io. L'hotel di FH ha un sistema di comunicazione simile al nostro, ma leggermente modificato. Se guardate sul foglio," continuò, indicando brevemente i documenti per poi posarsi una mano sul mento, "è possibile sia telefonare al centralino e farsi passare una stanza, sia chiamare direttamente la stanza. Ma l'albergo ha inserito un dispositivo che registra tutte le chiamate in arrivo -"

"Cioè possiamo sapere cosa viene detto?" domandò Zell.

"No, non registra in quel senso. In pratica ogni volta che l'albergo riceve una telefonata viene stampata una specie di 'ricevuta', su cui sono segnate data, ora, numero del chiamante e numero della stanza ricevente. Secondo l'albergatrice è un sistema per tutelarsi nel caso la telefonata sia a carico del ricevente. Ogni ricevuta viene allegata alla stanza corrispondente, e se l'albergo nota una spesa strana sa dove andare a cercare. Ora, a quanto pare, Cid ha richiesto all'albergo il numero della sua stanza per le emergenze, ma quando Rinoa ha detto alla signora che forse se ne era dimenticato, lei se n'è stupita molto. Ed è stato a questo punto che ha rivelato che Cid ha ricevuto una telefonata. Ha anche dato il numero chiamante a Rinoa. Si tratta del numero dell'ufficio del Preside."

"Come fate a esserne sicuri?" domandò Seifer.

"Quello del Preside è l'unico numero con le lettere PU. Preside - Ufficio," rispose Zell facendo scorrere velocemente il foglio che gli aveva dato Squall.

"Faremo una ricerca comunque, più per quando consegneremo le prove alla polizia che altro. Ma il numero del Preside lo conosciamo bene," disse Squall.

"Ma non ci hai chiamato solo per questo, no?" Anche Seifer fece scorrere velocemente gli occhi sul suo foglio, e poi li spostò sul suo ex rivale.

"Infatti," annuì Squall. "Ho appena inviato un messaggio a tutti con la scoperta di Rinoa. Ho detto a tutti di interrompere le ricerche sul numero. Ma vorrei che voi faceste delle cose. In particolare, Zell," continuò voltandosi verso l'amico, "ho bisogno che rintracci tutte le telefonate che Cid ha ricevuto a FH e che sono partite da qui. L'albergatrice dice che è l'unica, ma il loro sistema non registra le chiamate in arrivo se nessuno risponde. Credo che chiunque abbia chiamato possa averlo fatto più di una volta. Sul foglio c'è il numero completo. Vorrei che tu rintracciassi tutte le telefonate dal Garden a questo numero, e segnati le stanze da cui sono partite, soprattutto se non è l'ufficio del Preside."

"Pensi che sia stato l'assassino?" gli chiese Seifer.

Squall annuì di nuovo. "Secondo me è probabile," rispose poi. "Vedi, tutti sapevano che il Preside si trovava a FH, ma nessuno sapeva il suo programma, nemmeno Edea, perché lui e i Dobe avevano stabilito di deciderlo al momento."

"Potrebbe essere che l'omicidio sia legato al motivo per cui si trovava a FH?" ipotizzò Zell.

"Mi sembrerebbe molto strano," rispose Squall.

"Ehm, potete spiegarmi...?" disse Seifer, guardando prima l'uno e poi l'altro.

"Alla fine della guerra, con la morte di Norg, il Garden è stato completamente riorganizzato e il potere è stato suddiviso in vari responsabili di determinati settori. Quando dobbiamo prendere una decisione importante, ci riuniamo e ne discutiamo... a volte raggiungiamo un accordo, ma altre volte non raggiungiamo una maggioranza. In questo caso ci sono due possibilità; nel primo caso, il Preside prende la decisione autonomamente. Nel secondo caso, la decisione viene presa con una specie di votazione tra gli studenti. Ognuno accede dal terminale con i suoi dati e vota."

"Ma così potete vedere chi vota cosa?"

"No," rispose Zell. "Il sistema è opera mia. Le credenziali d'accesso servono solo per evitare che la stessa persona voti più volte. Ma i voti arrivano direttamente all'ufficio del Preside in maniera anonima."

"Ok, ho capito. Quindi stavolta che era successo?"

"Avevamo pensato di sostituire la copertura del Garden con dei pannelli solari simili a quelli che usa FH, per permetterci di separarci dai generatori che costano molto, quando siamo in viaggio. Ma c'era anche una grossa spesa da fare per gli studenti, per cui c'era disaccordo. Il Preside ha deciso di rimettere la decisione a studenti e SeeD, che hanno votato per i pannelli solari, anche perché FH era disposta ad acquistare l'energia che produrremo in eccesso, in cambio del loro aiuto nella progettazione e realizzazione dell'impianto. Il Preside quindi si trovava a FH per discutere i termini dell'accordo," terminò Squall.

"Quindi può darsi che Cid sia stato ucciso da qualcuno incazzato per questo progetto?" domandò Seifer.

"Non credo. Almeno, non penso sia possibile," rispose Squall.

"La percentuale di vittoria è stata schiacciante," aggiunse Zell.

"In ogni caso, non credo giustifichi la rabbia che ha subito Cid," continuò il Comandante. "Penso che al massimo possa essere un catalizzatore di qualcosa di più profondo. In ogni caso, dobbiamo scoprire le telefonate. Zell, per favore occupatene al più presto, i risultati ce li darai domani."

"Certamente."

"E io che c'entro?" domandò a quel punto Seifer.

"Ho pensato una cosa... se l'assassino ha telefonato a Cid, è probabile che lo abbia anche cercato in città, prima. Non sapendo il suo programma doveva assicurarsi di trovarlo. Per cui penso non solo che troveremo altre telefonate, ma che forse qualcuno lo ha visto. E tu eri sul posto, Seifer. Ho bisogno che cerchi di ricordare al massimo se hai notato qualcosa di insolito."

"Te lo avrei già detto," disse Seifer scrollando le spalle.

"Sì, ma... dov'eri quella sera?" chiese bruscamente Squall.

"Perché, ora pensi che sia stato io?" rispose il suo ex rivale in torno di sfida.

Squall sbuffò e alzò la mano in un gesto volto a minimizzare quel pensiero sciocco. "No, ma a seconda di dove ti trovavi, possiamo stabilire se hai visto qualcosa."

Seifer grugnì. "Ero al molo, da solo."

"Il molo del vecchio pescatore?"

"Esatto, proprio quello."

"Ok, non avrai visto niente... qualcosa hai sentito?" insistette Squall.

"Non direi... beh, forse..."

"Non preoccuparti, va bene tutto. Decideremo poi se è utile o no," lo incoraggiò il Comandante.

"Non so dirti che ore erano, non avevo un orologio," iniziò Seifer. "Ma ho sentito dei rumori sul ponte in metallo."

"Qualcuno che scendeva dal Garden ad esempio?" domandò Zell.

"Potrebbe essere, sì. Qualcuno che camminava. Ma non ho sentito scendere l'ascensore, per cui credo che non sia andato in città."

"Logico," rifletté Squall a voce alta. "I due fratelli che spostano gli ascensori lo avrebbero riconosciuto. Ma l'intenzione di controllare c'era... solo un dubbio. Di notte l'ascensore funziona?"

"Sì," rispose Seifer. "Ma i fratelli non se ne occupano. Viene attivato un dispositivo che permette alle persone di salire e scendere da sole."

"Quindi abbiamo stabilito che questa persona è scesa dal Garden... Seifer, l'hai sentita camminare una volta sola?"

"Ha camminato su e giù un paio di volte, mi sembra. Ma non saprei, il rumore dal molo si sente, ma non è possibile stabilire esattamente cosa succede."

"Ok, allora diciamo che ha camminato sul ponte, ma poi temendo di essere riconosciuto dai due fratelli, è tornato dentro. Dopo di che sappiamo che ha chiamato Cid alla sera, presumibilmente dopo le ventuno e trenta, dato che ha risposto. E poi è evidentemente sceso usando il dispositivo manuale e ha ucciso Cid."

"Ma come facciamo a essere sicuri che sia stato l'assassino a chiamare Cid?" domandò Seifer.

"Cid non si è ricordato di darci il numero. Per cui chi l'ha chiamato deve per forza essere chi l'ha poi ucciso, perché era l'unico che tramite il numero sapeva la stanza. Inoltre la telefonata sarà servita anche a convincere Cid ad aprirgli."

"Beh, intanto vediamo che risultati ci sono. Vado a lavorarci," disse Zell alzandosi.

Anche Squall si alzò, annuendo. "Sì, vai pure. Seifer, se ricordi altro..."

"...domattina vi dirò se mi viene in mente qualcosa, ma davvero..."

"Va bene così," lo interruppe Squall alzando una mano. "Ma una cosa ancora, Seifer..."

Ci fu un momento di silenzio.

"Se ti azzardi ancora a dirmi che penso che sei stato tu, prepara il gunblade."

*~*~*~*~*

Il Garden era un posto dove le abitudini, la routine e la disciplina regnavano sovrane.

Seifer camminava lungo i corridoi. Erano oramai le undici di sera, l'ora in cui entrava in vigore il coprifuoco. Squall aveva esteso la sospensione del coprifuoco fino a quando sarebbe stata posata la lapide commemorativa per Cid; nessuno però si avventurava nei corridoi. Anni di abitudine e ferrea disciplina avevano reso naturale per le persone terminare i compiti delle giornate in modo da essere in camera per le undici. Ricordò le avventure del Comitato Disciplinare, che seguiva lo staff di guardia per controllare la presenza delle matricole nelle stanze; ricordò la sensazione di onnipotenza nello stabilire la punizione di chi violava le regole, quando anche lui, come matricola SeeD, violava velatamente la regola stando in giro per i corridoi. Poco importava avere l'approvazione formale del Preside Cid, almeno per quanto riguardava il controllo delle presenze; era l'ossimoro insito nel suo ruolo che gli dava quel brivido di potere che gli piaceva così tanto.

Il brivido era ancora più intenso quando era un SeeD a subire la punizione - subirla da lui, semplice matricola, oltretutto ripetente.

Scese i gradini del Giardino e seguì al buio l'istinto. C'era silenzio, e pace - solo il vento leggero tra le foglie, lo sciabordio del mare contro il Garden e la luce fioca dei pochi lampioncini sparsi lungo i sentieri. Si diresse alla lapide commemorativa delle vittime della guerra, e solo quando fu a pochi metri riconobbe la sagoma di una persona.

C'era qualcosa in Quistis che era inconfondibile. Era forse quel suo stare in piedi, il peso appoggiato su una gamba, le braccia incrociate sotto il seno, chiusa al mondo, fredda e impassibile, glaciale SeeD prodigio capace di diventare membro dell'esercito d'elite più prestigioso al mondo a soli quindici anni. E lui la riconobbe al buio, perché nessuno aveva quella postura, quella figura che per lui era irrimediabilmente associata a lei.

Valutò per un momento se girarsi e andarsene per non disturbarla, ma in quel momento lei mosse una mano per scostarsi i capelli dal viso e si voltò, come se avesse percepito di essere osservata.

"Seifer," disse piano.

Lui fece un cenno con la testa - piuttosto inutile, dato il buio - e si avvicinò a lei in silenzio. "Non volevo disturbarti," disse poi a mo' di scusa.

"Non preoccuparti," rispose lei, con gli occhi fissi sull'orchidea bianca e sulle lettere dorate della lapide, fiocamente illuminate dal basso.

Ci fu un lungo silenzio, ma non era imbarazzato, anche se Seifer riusciva a percepire una tensione sottile, sottostante, dovuta a qualcosa che nessuno dei due era ancora pronto ad affrontare. Fissò la lapide, l'orchidea, immaginando l'omaggio a Cid, ricordando il funerale, pensando a come doveva essere stato elencare tutti quei nomi, contattare eventuali familiari, affrontare la perdita. Quando era giovane e non vedeva l'ora di buttarsi in battaglia, non aveva mai pensato al dopo. Aveva detto a Squall, poco prima dell'esame, che il campo di battaglia per lui era uno spinta in più, un passo avanti verso il suo sogno. Ma allora non aveva mai visto quello che restava dopo: i corpi, il sangue, le urla. I morti e il dolore. I ricordi che svaniscono e il dolore che invece non si attenua, ma diventa semplicemente un compagno silenzioso. E soprattutto allora vedeva il suo sogno avvolto dall'alone romantico tipico degli ideali; non aveva visto, né pensava esistesse, il lato buio e oscuro che adesso gli pesava sulla coscienza.

"Come stai?" gli chiese a un certo punto lei, senza distogliere lo sguardo dalla lapide.

Seifer ebbe l'impressione angosciante che lei stesse parlando a quelle decine di morti mentre parlava anche lui, ed ebbe un brivido all'idea che forse, in effetti, una parte di lui poteva stare benissimo su quella lapide, frantumata in ognuno di quei nomi.

"...Bene," disse infine, e la sentì emettere un suono quasi di scherno, come una risata trattenuta. "Ok, non è una situazione semplice. E non è facile nemmeno osservare tutti sapendo che per qualcuno, quando salterà fuori il colpevole, sarò stato comunque io e sarà comunque colpa mia, di tutto: perché è stato arrestato l'amico di qualcuno o il fidanzato di qualcun altro e non importa se sarà colpevole o no. Ho l'impressione di cercare un capro espiatorio."

Quistis non si mosse. Sospirò soltanto e disse poi, "non pensarlo nemmeno. Se c'è una cosa di cui non possiamo dubitare è la colpevolezza e l'innocenza. Non cerchiamo un capro espiatorio. Cerchiamo l'assassino di Cid, perché qualcuno deve pagare per la sua morte ma deve essere la persona, perché Cid merita giustizia vera."

"Lo so..."

"E allora on parlare di capri espiatori, ma solo di assassini." Sembrava sbrigativa, ma in realtà Seifer si trovò a pensare che avesse parlato in fretta per non fargli sentire che si era commossa. Era sicuro che Quistis sapesse benissimo che lui aveva ragione, o non gli avrebbe parlato, quel pomeriggio, dei pettegolezzi che circolavano su Rinoa, su di lei, su Irvine... Quistis sapeva che lui era ormai un esterno alla comunità del Garden, e gli esterni erano il bersaglio preferito dei pettegolezzi. Se Squall avesse scelto una qualsiasi SeeD come sua compagna, invece che Rinoa, i pettegolezzi su di lui non ci sarebbero stati, perché il punto focale di tutto era che Rinoa era un'esterna, a prescindere da quanto fosse ben inserita.

E Seifer sapeva, come lo sapeva Quistis, che se un altro SeeD fosse stato sospettato dell'omicidio fin dall'inizio, come lo era stato lui, nessuno avrebbe ritenuto alla fine che il colpevole fosse un capro espiatorio.

Era fatta così la comunità del Garden: chiusa, sospettosa nei confronti degli estranei, sempre disposta a difendere i propri membri, soprattutto nei confronti di un esterno, anche se i propri membri erano nel torto.

E lui, da traditore, era diventato un estraneo. Poco importava che nessuno avesse detto nulla durante l'omaggio suo e di Squall a Cid; quello era un omaggio al passato, e di quel passato Seifer aveva fatto parte.

Nel presente, non era altro che una persona a causa della quale un qualche altro SeeD sarebbe stato accusato ingiustamente.

Seifer distolse gli occhi dalla lapide e li spostò su Quistis, illuminata solo a malapena in viso dalla luce perenne sotto alla lapide. Sembrava estremamente concentrata.

"Dici che non possiamo dubitare di colpevolezza e innocenza," disse senza smettere di guardarla. Lei non batté ciglio. "Ma per quanto riguarda me, Quistis?"

"Abbiamo già appurato che sei innocente," rispose lei, spostando appena gli occhi di lato per vederlo solo di sfuggita. "Nessuno di noi ha mai -"

"Non intendevo adesso."

"Oh."

Ci fu un altro lungo momento di silenzio. Seifer capì immediatamente di aver toccato un nervo scoperto; da quando era rientrato al Garden, non aveva parlato con nessuno dell'esperienza con Artemisia. Era un argomento che non erano riusciti ad affrontare, un po' per la mancanza di tempo, un po' perché in quei giorni avevano tutti altro per la testa. E un po' perché non avevano avuto la volontà di farlo. Ma era qualcosa di sospeso, tra tutti loro; Seifer sapeva che una volta defluito il dolore, una volta individuato il colpevole, ci sarebbe stato da affrontare quello che veniva dopo, e discutere di quei mesi di guerra sarebbe stato inevitabile.

Ma la tensione gli lasciava addosso come un formicolio fastidioso, per cui aveva bisogno di sapere che cosa pensavano tutti loro - lo stavano proteggendo e aiutando, era vero, ma doveva sapere di cosa era ritenuto colpevole.

"Allora?" la incoraggiò lui, ancora in attesa della risposta.

Quistis si passò le mani sulle ciocche libere di capelli, tornò a incrociarle poi sotto il seno, sempre con lo sguardo fisso sulla lapide, e poi sospirò profondamente. "Seifer, oramai..." Stava per dire che era nel passato, ma sapeva lei stessa che sarebbe stata una bugia. Non era nel passato, e non tanto per il tradimento verso il Garden, ma per il tradimento verso di loro. Loro che erano cresciuti insieme, loro che avevano condiviso lo stesso sentimento di abbandono, loro che avevano studiato le stesse cose e imparato le stesse procedure. Perché a loro, che erano il suo gruppo di amici fin dall'infanzia? Per che cosa? Un sogno romantico valeva la perdita di affetti dimenticati, ma presto ritrovati.

Scosse la testa e non disse altro.

"Puoi dirmi quello che pensi, Quistis. Non mi offenderò," disse lui, notando il suo atteggiamento.

"No," rispose lei, e stavolta abbassò lo sguardo, e scosse di nuovo la testa con un sorriso incredibilmente ironico, incredibilmente addolorato, incredibilmente beffardo. "No, non posso dirtelo."

Non lo guardò quando si girò per andarsene, e lui tacque, sapendo bene che per ogni cosa serve tempo. Nel Giardino tornò ad esserci solo lo sciabordio del mare, il vento tra le foglie, e il rumore dei tacchi di Quistis, il fruscio della gonna mentre si allontanava.

Si fermò sull'ultimo scalino che portava all'edificio principale.

"Un giorno, forse," aggiunse, come se quei pochi passi l'avessero fatta riflettere.

"Quando vorrai." Quando saremo pronti.

Ci fu un altro lungo silenzio, in cui lei rimase ferma sullo scalino, come rimuginando, e lui rimase fermo a fissare la lapide, a leggere la sua colpa nascosta tra le lettere dorate dei nomi degli studenti, e la sua innocenza in quelle provvisorie che formavano il nome di Cid.

"Buonanotte, Quistis," disse infine, come a farle capire che poteva andare, non c'era bisogno che aggiungesse niente.

Lei fece un cenno del capo, che lui non poté vedere, e si allontanò.

Seifer ascoltò i passi di Quistis fino a quando gli sembrò che fossero svaniti nel vento, nel mare, nelle voci dei morti che salivano dai nomi che si stava imprimendo a fuoco nella memoria.

*****
Nota dell'autrice: e rieccomi! Scusate la lungaggine XD Sto diventando ultraprolissa, questo è 20 pagine ;_; Scusate se ve lo chiedo spudoratamente, ma... che pensate dell'aderenza ai prompt? Perché io mi sto sforzando, ma non vorrei fare cretinate^^
Grazie come sempre a Little Rinoa che mi ha betato la storia (anche se questo capitolo è stato postato prima della betatura finale), grazie in anticipo a tutti voi di aver letto e, se lo farete, di aver commentato, e per le risposte a commenti, critiche e domande vi rimando al mio solito post sul mio blog Wide Awake (qui o qui, tanto è lo stesso post in due blog diversi). Grazie e alla prossima! – Alessia Heartilly

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Capitolo 4
*** IV. One phone call ***


MOONLIT ORCHID
IV. One phone call

La mattina successiva il gruppo era particolarmente silenzioso.

Non era una questione di sfiducia, o di dubbio; semplicemente erano tutti abbastanza incuriositi dalla scoperta di Rinoa e dalle decisioni successive di Squall. Il Comandante era stato piuttosto conciso nelle spiegazioni, e tutti ora si aspettavano di avere chiarimenti su ciò che era successo il pomeriggio precedente.

Dopo aver distribuito come al solito la colazione ed essersi accomodata accanto a Squall, Rinoa si schiarì la voce e aprì il diario delle indagini. "Allora, come sapete ieri è saltato fuori un post-it con un numero che non riuscivamo a decifrare. Mentre sistemavo il diario, ieri pomeriggio, mi sono resa conto che il numero mi sembrava familiare. Un depliant di un viaggio dello scorso anno, per cui ci eravamo fermati un paio di giorni a FH, mi ha fatto capire che forse il numero era dell'albergo. Ho chiamato e ho avuto conferma della cosa, e la signora mi ha anche detto che la sera in cui è stato ucciso, Cid ha ricevuto una telefonata in camera. Il numero chiamante era quello dell'ufficio del Preside."

Mentre Rinoa faceva passare di mano in mano il diario delle indagini, Squall prese la parola. "Anche io ho chiamato l'albergo, dopo che Rinoa mi ha informato. A quanto pare hanno un sistema simile al nostro, leggermente modificato per permettere all'albergo di registrare l'arrivo di una chiamata, anche se non passa dal centralino, e stampare una ricevuta da allegare al conto della camera in questione. Per cui c'è una prova fisica e tangibile della telefonata. Ho chiesto alla signora di metterla al sicuro, ma ho avuto un'intuizione. Credo che l'assassino abbia usato la telefonata per accertarsi di trovare Cid nella sua camera."

"Giusto," intervenne Irvine sorseggiando del caffè. "Nessuno sapeva il programma di Cid."

"Esatto," confermò Squall. "Ho chiesto a Zell di controllare se dall'ufficio del Preside sono partite altre telefonate, dato che l'albergo registra solo quelle che effettivamente hanno risposta, mentre noi abbiamo anche una traccia delle telefonate effettuate anche senza alcuna risposta. Zell, hai novità?"

"Assolutamente sì," rispose Zell. "Innanzitutto," iniziò, allungandosi verso Squall, "ecco il rapporto sulle microspie che mi hai chiesto di cercare. Per quanto riguarda le telefonate, ho analizzato tutto a partire da un mese prima della partenza di Cid, per sicurezza. Cid ha chiamato varie volte diversi numeri di FH; l'albergo, i Dobe eccetera. Tutto nella norma. Ma mentre era già a FH dal suo ufficio sono partite un paio di telefonate oltre a quella di cui abbiamo notizia. Sono state effettuate entrambe il giorno in cui è morto." Fece passare un foglio su cui aveva appuntato gli orari. "La prima è stata effettuata poco prima dell'attracco del Garden, intorno alle venti. La seconda invece è delle ventuno e trenta circa. E poi c'è la nostra, quella a cui Cid ha risposto, delle ventidue circa."

"L'assassino cercava di sapere se il Preside era nella sua stanza," concluse Quistis.

"Già, a quanto pare." Zell scrollò le spalle. "Io ho pensato che abbia cercato di chiamarlo poco prima dell'attracco per evitare disturbi. Sapete, è una fase delicata e perdere la linea è molto probabile. Poi però non l'ha trovato, e l'ha richiamato... ma Cid, come sappiamo, era dai Dobe. Quando l'ha trovato in stanza è sceso e l'ha ucciso."

"Sì, mi sembra la cosa più probabile," annuì Squall. "Hai trovato altre chiamate verso il numero della stanza?"

"No, zero," rispose Zell. "Le uniche telefonate a quel numero sono partite dall'ufficio del Preside."

"Abbastanza strano," intervenne Selphie mescolando lo zucchero nella sua tazza. "Vorrebbe dire che chi ha chiamato Cid a FH aveva accesso al suo ufficio."

"Deve avere una chiave," annuì Shu. "Ma sono pochi ad averla, praticamente solo Cid e sua moglie, per ragioni di sicurezza..."

"Forse l'ha duplicata?" suggerì Rinoa. "Se ha avuto modo di sottrarre il post-it con il numero di telefono a Cid, non c'è ragione di pensare che nella stessa occasione non possa aver preso la chiave per farne una copia."

"Questo restringe il campo," annuì Quistis. "Se ha potuto rubare post-it e chiavi, allora significa che è una persona con facile accesso al terzo piano."

"Non è detto," intervenne Squall. "In questo periodo stiamo facendo i colloqui di orientamento con le matricole, che dopo devono passare dal Preside per comunicare l'indirizzo di specializzazione che hanno scelto. Cid era distratto, lo sappiamo tutti. Potrebbe essere stata una di queste matricole, per quanto ne sappiamo."

"Allora non ci basterebbe isolare i nomi di tutti quelli che hanno avuto accesso all'ufficio e controllarli?" domandò Seifer.

"No, perché nessuno sa che stiamo indagando," gli ricordò Irvine. "E i colloqui riguardano praticamente tutti gli studenti, sarebbe come esaminare il Garden intero. In più non possiamo perquisire le stanze senza ragionevoli motivi."

"E c'è un'altra cosa," disse Quistis. "Fino a prova contraria non sappiamo chi è stato a chiamare Cid, potrebbe essere anche una coincidenza."

"Potrebbe essere stata Edea," osservò Shu. "Magari è riuscito a dare il numero a lei, ma poi gli è stato rubato e non ha potuto comunicarlo a noi."

"Ok, allora leviamoci questo dubbio," disse con fermezza Squall. "Rinoa, puoi occupartene tu? Vorrei che chiedessi ad Edea se Cid le ha comunicato il numero della sua stanza e se lo chiamato dal suo ufficio."

"Va bene," annuì Rinoa. "Cercherò di essere il più delicata possibile. Posso avere gli orari delle chiamate, per favore?"

Zell le allungò il foglio e Rinoa lo infilò nel diario delle indagini. Gli occhi di tutti si spostarono su Squall, in attesa che lui decidesse cosa fare.

"Allora," iniziò lui passandosi una mano tra i capelli. "Non possiamo perdere questa pista, anche perché non abbiamo altro. Mentre Rinoa parla con Edea, vorrei che voi stendeste comunque un elenco delle matricole che hanno partecipato ai colloqui. Rinoa, puoi controllare quando il Preside ha fatto la prima chiamata all'albergo?"

Rinoa scartabellò velocemente nel suo diario e poi stese il foglio con gli orari davanti a lui. "Eccola qui. Il quindici settembre."

"Bene. Allora dovremo avere un elenco di tutte le matricole che dal quindici settembre in poi hanno fatto il colloquio."

"Perché non quelle prima?" domandò Zell.

"Perché immagino che Cid abbia chiesto il numero diretto della sua stanza quando ha prenotato. Potrebbe averlo fatto già la prima volta. Ma prima del quindici settembre ovviamente non poteva averlo annotato."

"Ma l'assassino potrebbe avere un complice che ha rubato la chiave prima di quella data..."

"Se è così lo troveremo," affermò Shu. "Ma Squall ha ragione. Se troviamo chi ha rubato il post-it, poi arriveremo anche a trovare chi ha rubato la chiave, anche se è un'altra persona."

"Bene, allora stendiamo gli elenchi," annuì Quistis. "Ci vorrà un po', però. Sarebbe l'ideale evidenziare quelli che hanno una certa abilità con le armi come quella che ha ucciso Cid."

"Fallo pure," le disse Squall. "Ma ricordiamo che era un coltello, non serve una speciale abilità. Seifer..."

Il ragazzo alzò lo sguardo. Era stato abbastanza taciturno durante l'incontro, dato che non aveva nulla di particolare da aggiungere. "Sì?"

"So che non sarà semplice, ma vorrei che tu prestassi attenzione ai pettegolezzi. C'è sempre un fondo di verità. Può darsi che attraverso quello che dicono di te si riesca a scoprire cosa è successo. Puoi farlo?"

"Nessun problema," rispose Seifer scrollando le spalle, anche se di certo non era una cosa che non vedeva l'ora di fare.

"Direi che è tutto per stamattina. Mi raccomando, continuate a fingere che non si stia indagando. È importante che l'assassino non scopra cosa stiamo facendo."

Gli altri annuirono, e poco alla volta uscirono tutti dalla stanza. Solo Rinoa rimase con Squall.

"Qualcosa non va?" le chiese lui alzandosi quando la porta si richiuse dietro a Shu.

Rinoa scosse la testa, e poi si avvicinò per posargli la testa sul petto. "Ad ogni passo avanti sembra che ne facciamo due indietro. Abbiamo scoperto le telefonate... ma se è stata una delle matricole... ne abbiamo esaminate centinaia in queste settimane!"

"Lo so, ma faremo un passo alla volta. Vedrai che ce la faremo," la rassicurò Squall, stringendola al petto e baciandole la fronte. "Senti, che programmi hai per oggi?"

"Andrò da Edea appena ti lascio," rispose lei sospirando. "Poi approfitterò del tempo che mi resta per sistemare il diario e stendere il mio elenco. Ho fatto anch'io dei colloqui. Ho lezione solo alle quattro, quindi ho tutto il tempo."

"Che ne dici se pranziamo a casa, oggi?" le domandò lui, ritraendosi leggermente per guardarla negli occhi. "Lo so che mangiare qui è più veloce, visto il periodo, ma oggi vorrei che stessimo un po' soli. Lo so che per gli altri è difficile capire il rapporto tra la Strega e il suo Cavaliere... ma a me interessa sapere come sta Edea. Come hanno detto ieri ci sono cose che solo noi due possiamo capire."

"Certo. Ti aspetto direttamente a casa, allora," gli sorrise Rinoa sollevandosi sulle punte a baciarlo. Lui rispose stringendola di nuovo a sé, cercando di infonderle sicurezza e conforto nell'abbraccio. "Vado da Edea," disse Rinoa sottovoce, separandosi da lui a malincuore. "Cerca di essere puntuale, ok?"

"Farò del mio meglio," rispose lui, trattenendola per una mano per baciarla a mo' di saluto. "Stai tranquilla. Vedrai che riusciremo a trovare il bandolo della matassa. Edea ti dirà che non ha chiamato, e allora sapremo che abbiamo un indizio importante. Fidati, Rinoa."

"Farò del mio meglio."

*~*~*~*~*

Il mondo non era che una massa confusa di luce fioca e buio tenue.

Edea sbatté le palpebre, senza sapere con sicurezza se il rumore che l'aveva svegliata fosse reale o un semplice sogno. Guardò l'orologio sul suo comodino; le nove e mezza. Le gocce che le aveva prescritto la Kadowaki funzionavano, a quanto pareva: era crollata la sera prima e non ricordava di essersi svegliata una sola volta durante la notte.

Come d'abitudine si voltò verso l'altra parte del letto, allungando una mano per svegliare Cid... e fu in quel momento che il mondo e la realtà tornarono ad essere dolorosamente nitidi. Cid non c'era, Cid non c'era più, e la sua parte di letto era fredda e in ordine, e lei aveva paura di sfiorare il suo cuscino, di non avere più quella poca presenza del suo Cavaliere rimasta imprigionata tra le fibre.

Il rumore si ripeté mentre si asciugava veloce una lacrima.

Qualcuno stava bussando alla porta.

Gettò indietro le coperte e si alzò, un po' intontita, e si avvolse nella sua vestaglia. Quando finalmente aprì la porta trovò Rinoa ad aspettarla pazientemente.

"Buongiorno," la salutò la giovane strega. "Mi dispiace di averla svegliata. Se vuole torno più tardi..."

"No, non preoccuparti," rispose Edea con la bocca impastata. "Se hai un po' di pazienza, mi vesto e facciamo colazione insieme."

Rinoa annuì educatamente ed entrò, mentre l'altra si faceva da parte per farla entrare. Edea le fece segno di accomodarsi sul divano, e Rinoa obbedì ancora una volta, giocando distrattamente con un bottone allentato del suo golfino mentre ascoltava i rumori di Edea che si vestiva e poi preparava qualcosa in cucina.

Quando finalmente Edea ritornò con due tazze di tè, Rinoa non se la sentì di rifiutare; ne bevve un po' più per educazione che per reale voglia di farlo, e poi cercò un modo di introdurre l'argomento il più delicatamente possibile. Ma fu Edea stessa a farlo, quasi bruscamente.

"Avevi ragione," esordì infatti posando la tazza sul tavolino. "Una parte di Cid era... nella lettera."

Rinoa annuì soltanto, deglutendo per il nervosismo.

"Non pensavo che ci fosse davvero. Ma quando l'ho sentita..."

Rinoa allungò la mano a prendere quella della sua mentore, e la strinse. "Lo so, signora. Questo posso davvero capirlo."

Edea la guardò, e la sua espressione era tremendamente addolorata e insieme serena. "C'è qualcosa che devi dirmi, vero?"

"Sono così trasparente?"

L'altra sorrise vagamente. "Ci conosciamo da tanto," rispose.

"Sono qui per dirle una cosa, sì." Lasciò la mano di Edea per infilarla nella tasca posteriore dei suoi jeans ed estrarne una fotocopia degli orari delle telefonate che aveva preparato Zell. "Sa che stiamo indagando, vero?"

"So qualcosa, ma non molto."

"Uhm... per farla breve la polizia di Balamb intendeva arrestare Seifer. Ma ho avuto una strana sensazione, quando è stato ucciso Cid... è una sensazione da strega, capisce? Come se un pericolo fosse all'interno del Garden e poi non più. Per questo e anche per altri motivi riteniamo che non sia stato Seifer."

"Ritenete... tu e Squall?" chiese Edea.

"Sì, ma anche gli altri, quando abbiamo spiegato la cosa. Abbiamo deciso di indagare meglio, perché crediamo che l'assassino sia nel Garden. E durante le nostre indagini abbiamo trovato un biglietto, nell'ufficio di Cid. Shu dice che all'esame preliminare dell'ufficio non c'era. Sul biglietto c'era un numero, e abbiamo scoperto che era il numero di telefono della sua stanza d'albergo."

"Oh. Capisco."

"L'albergatrice ci ha detto che quella sera qualcuno ha chiamato Cid. Ma la cosa strana è che la telefonata è partita dall'ufficio del Preside." Rinoa notò che Edea si era fatta particolarmente attenta, e cercò di essere il più chiara e delicata possibile. "Zell ha fatto qualche ricerca e ha trovato tre telefonate, tutte e tre dall'ufficio. Noi..." Si interruppe, si grattò una guancia, riflettendo sulle parole giuste, e continuò, "noi pensiamo che possa essere stato chi ha ucciso Cid, per determinare se era in stanza e in quale stanza si trovava-"

"Nessuno sapeva dei suoi programmi," osservò Edea, apparentemente persa nella riflessione.

"Esatto. Ma vede... la nostra teoria svanisce, se la telefonata è stata fatta da qualcun altro. Shu dice che solo lei ha una copia delle chiavi dell'ufficio, per ragioni di sicurezza. So che può sembrare piuttosto insensato sentirselo chiedere... ma ricorda per caso di aver chiamato lei suo marito quella sera?"

Edea scosse la testa, con gran sollievo di Rinoa: per prima cosa perché significava avere un solido indizio, e poi perché le evitava di chiederle come mai aveva chiamato dall'ufficio, e non dall'appartamento, come sarebbe stato più logico.

"Non avrei potuto telefonargli. Non avevo il numero."

Rinoa sbarrò gli occhi. Allora la teoria del furto delle chiavi era fondata!

"Cid mi aveva detto che avrebbe chiesto il numero diretto alla sua stanza, per farmelo avere. Se n'era scordato la prima volta, e ricordo perfettamente che, la mattina in cui sapevo che avrebbe dovuto confermare la prenotazione, gli ho ricordato a colazione di farselo dare. Quando è tornato a casa e gli ho chiesto se aveva il numero, lui mi ha risposto che era successa una cosa buffa. Ha detto proprio così: buffa. Aveva chiesto e annotato il numero, ma non riusciva più a trovare il post-it su cui l'aveva scritto." Il viso di Edea si contrasse in una dolorosa smorfia dovuta al ricordo di un momento felice. Sereno. "Io ho riso. Gli ho detto che sicuramente era per via della confusione del suo ufficio, e che l'avrei trovato io riordinando. Ma non ho trovato niente, e così ho pensato che Cid avesse inventato una scusa perché se n'era dimenticato ancora, o che forse avesse buttato il biglietto per sbaglio. O ancora che fosse convinto di averlo chiesto, ma si fosse confuso con tutte le cose che aveva da fare." Edea tacque un momento, prese la tazza e bevve un sorso di tè, e poi aggiunse pensosa, "mi sembra strano, però. Cid chiudeva sempre l'ufficio a chiave, quando si allontanava, anche se si trattava di scendere a pranzo. Figurarsi per un viaggio di qualche giorno."

Rinoa deglutì. "Signora, la nostra teoria è che, se non l'ha chiamato lei, allora qualcuno deve aver rubato le chiavi dell'ufficio e il numero. Non ricorda per caso di aver perso le sue chiavi, anche solo temporaneamente?"

Edea tacque, bevendo il tè mentre rifletteva. Rinoa la imitò, ancora una volta per pura educazione. "No, non mi pare. Io non porto mai le chiavi dell'ufficio di Cid con me. Le tengo nel mio comodino, ma solo io so dove. Mi sembra giusto sapere esattamente dove sono in caso di emergenza."

"Capisco... quindi devono averle rubate a Cid. Ricorda che lui per caso gliene abbia parlato?"

"No. Cid era molto distratto, ma teneva molto alle chiavi del suo ufficio. Faceva molta attenzione a non lasciarle in giro," rispose Edea.

Un furto veloce, rifletté Rinoa. Giusto il tempo di fare la copia senza che il Preside se ne accorgesse. D'altra parte, lui avrebbe cercato le chiavi solo per chiudere...

Ci fu un momento di silenzio, in cui il cervello di Rinoa continuò ad elaborare teorie. Poi Edea posò la tazza con un tintinnio di porcellana contro il vetro del tavolino, si schiarì la voce e affrontò ciò che le stava più a cuore. "Mi hai detto di avere una sensazione," esordì.

La giovane strega annuì. "Sì, infatti. Il dottor Odine ha confermato che è normale."

"Potresti...?" Edea si interruppe, incapace di andare oltre, e fece capire con un gesto a Rinoa di spiegarsi meglio.

"Oh. Certo! Beh, secondo Odine una Strega percepisce se un Cavaliere è in pericolo. Non deve necessariamente essere il suo. Sostanzialmente, ha una percezione più vaga e generica di ciò che prova quando il suo Cavaliere è in pericolo. Quando abbiamo attraccato a FH, ho avuto per tutto il giorno una sensazione di inquietudine nei miei poteri. Come ripeto era vaga, ma era legata a qualcosa di negativo. Quando..." Si interruppe, cercando un modo di dirlo delicatamente. "Verso le dieci di sera, non ho sentito altro, come se tutto fosse svanito. Non avevo capito cosa fosse davvero e quindi ho immaginato che fosse la stanchezza del viaggio, la tensione di questo periodo. Ma poi..."

"Capisco," la interruppe in fretta Edea. "Devo dirti una cosa, allora."

Rinoa piegò la testa su un lato, incuriosita.

"Quando ero ancora una Strega mi capitava spesso, ma non mi succedeva più davvero da anni. Qualche giorno prima della morte di Cid, ho avuto un incubo. Era tutto molto poco definito, e molto vago. Non capivo né il luogo né il tempo, ma vedevo chiaramente soltanto una cosa. Mio marito che moriva."

"Qualche giorno prima?" ripeté Rinoa. "Non può essere stata una percezione di pericolo..."

"Non lo credo nemmeno io," continuò Edea. "Ma come ti ripeto mi capitava spesso, quando ero una Strega. Più o meno allo stesso modo. Vedevo chiaramente solo una cosa, e puntualmente quella cosa succedeva. Ma non mi capitava da anni, e l'ho sempre attribuita ai poteri. Per cui non mi sono preoccupata..."

"Penso che sia normale, Edea," cercò di rincuorarla Rinoa. "Nessuno avrebbe dato peso a un incubo..."

"Avrei dovuto pensarci," rispose l'altra, però. "Io non... a te non è mai capitato, Rinoa?"

La giovane Strega rifletté per qualche momento, cercando di ricordare qualcosa di simile; ma alla fine scosse la testa. "No, non che io ricordi... e se è capitato, sinceramente, non ci ho fatto caso. Forse ho pensato che fosse una coincidenza e basta, e adesso non me ne ricordo."

"Capisco."

Rinoa avrebbe voluto indagare di più su quell'incubo, ma capiva che Edea si sentiva già abbastanza in colpa così. In effetti non aveva mentito: non ricordava che le fosse mai capitato nulla di simile. E che succedesse poi dopo così tanto tempo, e per di più quando non c'era di mezzo un potere magico che poteva provocare quella specie di sogno premonitore... era troppo strano, e lei non era mai stata una di quelle persone che credevano a cose simili. Decise di lasciar cadere l'argomento, se Edea avesse smesso di parlarne, e di non appuntare quell'avvenimento nel diario delle indagini. Dopo tutto poteva essere una semplice coincidenza, e nel diario voleva mettere solo cose reali e tangibili.

"Vorrei che tu stessi attenta, però," le disse Edea.

Rinoa alzò lo sguardo. "A cosa?"

"Se è vero che l'assassino è nel Garden potresti percepire ancora qualcosa. Vorrei che tu ci prestassi attenzione, se succedesse di nuovo. Se il mio sogno ha qualcosa a che fare con quello che è successo - se è un sogno premonitore, insomma, l'assassino ha un tatuaggio all'interno dell'avambraccio, quasi vicino al gomito. Somiglia a uno scorpione."

"Lo terrò a mente," annuì Rinoa. Poi sollevò la sua tazza, finì il suo tè e si alzò per andarsene. "La ringrazio del suo aiuto, Edea. Le farò sapere qualcosa al più presto. Se..."

"Se?" domandò Edea, quando vide che la ragazza si era interrotta e si era portata una mano a stringere gli anelli della sua catenina.

"Se avesse bisogno di qualcosa, noi... io e Squall siamo sempre a sua disposizione."

Edea annuì soltanto. "Ricordati solo del tatuaggio, Rinoa. Ne sono sicura. Uno scorpione."

*~*~*~*~*

Rinoa entrò nell'ufficio di Squall con un'aspirina e una bottiglietta d'acqua.

Oramai era diventata una routine; Squall iniziava a soffrire di mal di testa proprio verso sera, quasi sempre intorno all'orario della riunione, al massimo della cena. L'ufficio era vuoto e silenzioso; si mise quindi a ricontrollare per bene i suoi appunti, in modo da poter esporre i progressi - anche se di poco conto - della giornata. Poco dopo si accorse che Squall era entrato, e si stava avvicinando a lei. Non sobbalzò nemmeno quando lui la abbracciò da dietro; era una cosa indescrivibile, ma anche senza vedere chi era, lei sapeva che non poteva essere altri che Squall. Essere una Strega a volte aveva i suoi vantaggi.

"Hey," la salutò lui stringendola forte, con un bacio sulla tempia.

"Hey... ti ho portato l'aspirina, se ti serve," rispose Rinoa, voltandosi per strofinare il naso contro la guancia del suo fidanzato.

"Stasera non mi serve," disse Squall stupendola. "Non ho ancora nessuna avvisaglia del mal di testa, per cui... sembra che potrò farne a meno. Ma lasciamola qui, non si sa mai..."

"Oh, bene," sorrise lei, lasciandosi andare nel suo abbraccio. Squall era sempre così caldo, così forte, così tanto più grande di lei, minuta e fragile, che era bellissimo appoggiarsi a lui e lasciarsi sostenere. Rimasero abbracciati a lungo, con lui che le accarezzava la schiena e lei che si lasciava sprofondare nella sua mente, alla ricerca del suo male, mentre era dormiente, per capire come era possibile curarlo.

"Non serve, stasera," disse lui percependo quello sfarfallare dentro di sé. "Stai tranquilla, godiamoci la serata. Tra poco arriveranno gli altri..."

"Infatti stavo guardando gli appunti," rispose lei tornando a dargli le spalle, in modo che lui non potesse vedere l'esitazione sul suo viso. Il sogno di Edea non era concreto, non era tangibile... ma forse andava considerato un po' di più? Ma come avrebbero potuto giustificarlo, poi? Seifer era innocente, e lo sapevano tutti... ma il problema era che di questa innocenza andavano convinti anche tutti quelli che lo consideravano colpevole. E il sogno di una ex-Strega, la donna che per di più aveva fatto lanciare dei missili su quel Garden, che aveva fatto distruggere il Garden di Trabia, che aveva dato ordine di mettere a ferro e fuoco qualsiasi città pur di scovare Ellione, non era una prova abbastanza attendibile. Diamine, ci sarebbero state persone per cui nemmeno il coltello insanguinato in mano a un'altra persona sarebbe stata una prova sufficiente.

"Sembri turbata. Che è successo...?" le domandò lui, sfiorandole il collo prima con il naso e poi con la bocca.

"Nulla di particolare, è solo che-"

Venne interrotta da qualcuno che bussava alla porta. Squall diede un ultimo bacio al collo di Rinoa, e si separò da lei prima di dire, "avanti!"

I ragazzi si accomodarono tutti nell'ufficio, e Shu, entrando per ultima, si chiuse la porta alle spalle. "Comandante, Nida ha detto di dover spostare il Garden. Sembra che stanotte ci sia una perturbazione nella zona e vuole evitarla."

Squall annuì. "Perfetto. Appena abbiamo finito qui comunicagli pure di procedere come ritiene opportuno, purché si resti in acque esthariane, e di fare una comunicazione pubblica della partenza, in modo che si preparino tutti."

"Sissignore."

"Bene, direi che possiamo iniziare... Rinoa?"

"Sì," disse lei annuendo. "Ho parlato con Edea, questa mattina... lei mi ha confermato di non aver chiamato lei Cid, anche perché non aveva il numero."

"Quindi la nostra pista è confermata!" fece Zell, picchiandosi un pugno contro l'altro palmo in segno di vittoria.

"A quanto pare sì... Edea mi ha detto di aver chiesto più volte a Cid il numero a cui poterlo contattare a FH, ma non l'ha mai avuto. Mi ha anche raccontato che Cid le aveva detto di averlo chiesto e di esserselo appuntato, ma poi non era riuscito a trovare più il post-it. Lei ha anche pensato che fosse una scusa, dato che non l'aveva trovato nemmeno lei riordinando l'ufficio, o che Cid lo avesse dimenticato o buttato per sbaglio."

"Wow. Gli è stato rubato praticamente subito," osservò Seifer.

"Già, a quanto pare sì. Cid non ha nemmeno avuto il tempo di comunicarlo a qualcun altro."

"Quindi qualcuno ha rubato il numero e anche le chiavi... ma come?" domandò Quistis.

"Ho chiesto a Edea se per caso ricordava di aver perso le sue chiavi, o se magari Cid le aveva detto di non trovarle. Ma mi ha detto che non è mai successo... lei tiene sempre le chiavi nell'appartamento, in un punto che solo lei conosce, e dice che Cid stava sempre molto attento alle sue chiavi."

"Potrebbe averle perse di vista," intervenne Irvine. "Non poteva averle sempre sotto il naso."

"No, ma Edea dice che aveva sempre l'abitudine di chiudere a chiave il suo ufficio, anche se si allontanava per poco tempo."

"Confermo," disse Shu. "Una volta mi è capitato di dovergli portare un documento e di aver trovato l'ufficio chiuso a chiave. Ho dovuto aspettarlo per quasi venti minuti. Era sceso in mensa per prendersi una limonata."

Ci fu un momento di silenzio, il serpeggiare del ricordo di Cid e delle sue piccole manie e abitudini nella stanza, un velo di commozione negli occhi di tutti.

"Ok, ragioniamo," iniziò Irvine grattandosi la nuca. "Voglio rubare le chiavi al Preside e farne una copia. Cosa devo fare per non farmi notare?"

"Devi aspettare di essere invitato nel suo ufficio, magari quando ci sono i colloqui di orientamento e non si può mai sapere chi è stato," suggerì Selphie.

"Quindi aspetto che il Preside si giri, magari trovo una scusa per distrarlo. Gli frego le chiavi, le porto fuori, le duplico..."

"No, non può essere andata così," lo interruppe Squall. "In questo modo dovresti entrare nell'ufficio due volte: la prima volta per rubare le chiavi e la seconda per riportarle. Cid sicuramente le cercherebbe solo al momento di chiudere la porta, ma comunque non puoi rischiare che lui debba uscire e si accorga del furto. Ci sarebbero molti meno sospettati e verresti beccato. E poi sembrerebbe strano che uno studente qualsiasi entri nell'ufficio del Preside due volte."

"Ma come duplichi delle chiavi direttamente nella stanza?" domandò Rinoa.

"Non le duplichi," rispose Quistis, intuendo infine com'erano andate le cose. "Molto semplicemente fai in modo di memorizzarne la forma. Forse fotografandole, forse disegnandole su un foglio, forse ne fai un calco. Hai la forma della chiave da portarti fuori dall'ufficio, ma la chiave non si muove e il Preside non dubita di niente. Poi quando sei al sicuro puoi riprodurre le dentellature della chiave, e nessuno si è accorto di niente."

"Esistono anche dei GF che possono farlo... qualunque GF che influisca in qualche modo sulla mira, migliorandola, rende la vista più nitida e dona una specie di memoria fotografica precisa al minimo dettaglio," disse Squall. "Ricordo che una volta riuscii a tracciare una mappa a memoria solo avendola vista una volta, quando ero in Junction con Diablos."

"Se fosse in Junction sarebbe molto più semplice trovarlo, no?" domandò speranzoso Seifer.

"Sì, ma è solo un'ipotesi..." rispose Squall, allargando le braccia. "Dobbiamo considerare tutte le possibilità, e al momento non possiamo escludere niente, nemmeno il calco, come ha detto Quistis."

"Quindi ricapitolando," intervenne Rinoa, "l'assassino ha aspettato di essere convocato da Cid per qualche motivo. Lo ha distratto se necessario per fare in modo di memorizzare in qualche modo la chiave dell'ufficio per poi duplicarla con calma. Nella stessa occasione ha rubato il post-it?"

"Probabile, ma anche qui, non possiamo escludere niente," ribadì Squall.

"Una volta in possesso di chiavi e numero, è entrato nell'ufficio in modo che la telefonata non fosse direttamente rintracciabile, si è accertato che Cid fosse in camera, ed è sceso ad ucciderlo. Il coltello chissà dov'è... ma il post-it voleva eliminarlo dall'ufficio," terminò Shu.

"Perché non gettarlo magari in mare? Sarebbe stato più logico," osservò Seifer.

"L'aveva dimenticato, forse," ipotizzò Rinoa scrollando le spalle. "Forse voleva agire in fretta, ed è sceso senza pensare al post-it. Poi però tornando ha dovuto eliminarlo in qualche modo... l'ha tenuto con sé e l'ha rimesso nell'ufficio solo dopo l'esame iniziale."

"Perché non buttarlo normalmente, a quel punto?"

"La carta viene riciclata, al Garden, e prima di distruggere ogni foglio si controlla che non ci siano informazioni vitali per il Garden," spiegò Squall. "Su un numero del genere avremmo fatto ricerche. Avrebbe rischiato che si scoprisse che l'aveva buttato lui. Così invece avremmo semplicemente pensato che Cid si era scordato di essersi segnato il numero. O non l’avremmo nemmeno scoperto."

Seifer grugnì. In quegli anni erano cambiate davvero troppo cose al Garden.

"Scusate, ma ho un dubbio," disse Quistis. "Un procedimento del genere poteva richiedere molto tempo. Magari la chiave è stata rubata mesi fa, ma non si è mai presentata l'occasione di usarla. Vi sembra possibile che l'assassino possa aver pensato che valeva la pena aspettare per uccidere Cid?"

"Dipende dalla sua motivazione, credo," rispose Squall. "Di certo ha ideato un bel piano, tanto che nessuno si è accorto di niente... di sicuro c'era dietro una pianificazione e una premeditazione che hanno richiesto del tempo. Oppure, molto semplicemente, ha fatto in modo di essere convocato per qualche motivo dal Preside... se è uno studente, bastava infrangere le regole qualche volta per subire la ramanzina e avere accesso all'ufficio. In ogni caso sì: uccidere Cid per questa persona valeva l'attesa e il rischio."

"Io forse ho qualcosa..." disse piano Seifer.

"Sui pettegolezzi?" domandò Squall quando vide che l'altro non accennava a continuare.

"Sulla motivazione."

"Possiamo parlarne a cena?" intervenne Selphie alzandosi, scambiandosi un'occhiata d'intesa con Rinoa. "Rifletteremo meglio con la pancia piena. Venite tutti da me e Irvine tra mezz'ora. Parleremo con calma e senza dare nell'occhio."

"Buona idea," annuì Rinoa. "Siamo qui dentro da parecchio, gli studenti si insospettiranno."

Si alzarono tutti per andarsene, e solo quando rimasero solo loro due e Seifer, Squall disse, "quello che hai sentito voglio saperlo."

"Potrebbe non essere importante."

"Lo decideremo insieme," rispose Rinoa quasi minimizzando l'obiezione.

Insieme, pensò Seifer. Era da un sacco di tempo che quella parola, per lui, aveva perso ogni significato.

*~*~*~*~*

Mezz'ora dopo, i ragazzi erano tutti riuniti da Selphie, che stava giusto portando in tavola la pasta quando Shu entrò trafelata.

"Scusatemi," disse. "Purtroppo c'è stato qualche problema nello spostamento. Siamo ancorati giusto al confine, ma Nida deve rimanere su a controllare... se solo ci spostassimo di qualche metro finiremmo in acque galbadiane."

Squall annuì. "D'accordo. Passata la perturbazione, ci sposteremo di nuovo. Puoi comunicarlo domattina a Nida come prima cosa?"

La ragazza annuì e andò ad accomodarsi accanto a Selphie. Una volta che furono tutti serviti, fu lei stessa a introdurre l'argomento. "Allora, Seifer... che stavi dicendo?"

"Beh," rispose lui inghiottendo il boccone. "I pettegolezzi girano su di me e basta, al momento, ma quasi tutte le voci sostengono che Cid sia stato ucciso per una vendetta o per spianarsi la strada per il potere."

"Mmh," disse Squall. "Concetto interessante."

"Come ti ho detto prima, potrebbe non essere niente," ribatté Seifer, quasi sulla difensiva.

"Io non credo," intervenne Rinoa. "Pensiamoci... soprattutto la teoria del potere mi sembra piuttosto plausibile."

Anche Zell annuì. "Vero," disse agitando la forchetta. "Uccidere Cid provocherebbe sicuramente un riassestamento del Garden, perché vorrebbe dire avere un altro Preside... che potrebbe voler fare dei cambiamenti. Se non ricordo male, un nuovo Preside può prendere la decisione di riassestare le alte gerarchie come più gli piace."

"Quindi avrebbe anche potuto togliere a Squall il grado di Comandante, e nominare qualcun altro, ad esempio... basta che Squall venga riassegnato a un incarico adatto al suo rango SeeD," spiegò Quistis, notando che Seifer sembrava confuso. Rinoa e Selphie la osservarono brevemente; lei continuava a guardarlo, anche se la sua espressione era un po' più indecifrabile della sera del funerale.

"Parlano anche di vendetta," notò Irvine. "Anche se penso che sia più per la persona di cui parlano che altro. Senza offesa, Seifer."

"Non fa niente," rispose lui. "Quindi la vendetta sarebbe da scartare?"

"Gli ultimi anni sono stati piuttosto tranquilli," disse Squall. "All'inizio abbiamo avuto grossi problemi, ma con il tempo i gruppi pro-Artemisia si sono spenti da soli e le acque si sono calmate. Non è successo nulla ultimamente che mi faccia pensare che qualcuno volesse uccidere Cid... a meno che si tratti di qualcosa successo cinque anni fa, ma mi sembra un po' troppo spingersi così indietro."

"Anche secondo me," disse Selphie. "Deve essere qualcosa di recente. Ma non è successo nulla... io credo che se c'è qualcosa di vero nei pettegolezzi potrebbe essere proprio la faccenda del potere."

"Cid non si sarebbe mai dimesso," aggiunse Shu. "Il Garden era un'idea sua e di Edea, e la gestione andava bene. Nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di chiedergli di farsi da parte, e sinceramente nessuno ne vedeva il motivo. E Cid era ancora abbastanza giovane, sarebbe stato Preside ancora per parecchi anni, di questo passo. Forse qualcuno lo voleva fuori dai piedi... e per farlo ha scelto di ucciderlo."

"Poteva anche provare diversamente," osservò Seifer.

"Non l'avrebbe tolto di mezzo diversamente," obiettò Rinoa scuotendo la testa. "Non con la fama che il Garden di Balamb ha ottenuto per la vicenda di Artemisia."

Ci fu un momento di silenzio.

"Scusate, ma..." Shu posò la forchetta nel piatto vuoto, bevve un sorso di vino e riprese a parlare. "Se è davvero qualcuno che ha tolto di mezzo Cid per una questione di potere, allora è collegato alla persona che ne prenderà il posto. Se è qualcuno che può essere eletto come Preside, il cerchio si restringe un po'."

"In realtà è molto probabile che la nuova Preside sia Edea."

Tutti si voltarono a guardare Squall.

"Che c'è? Sarebbe la scelta più logica. Il Garden è un'idea sua, in più sa come portarlo ai tempi di Artemisia per contrastarla. Sa come pensava il nemico. Sarebbe difficile da far capire a qualcuno, forse, ma sarebbe la scelta più logica."

"Forse questa persona è nelle grazie di Edea?" azzardò Sakura. "Sinceramente non credo proprio che sostituirebbe uno di voi. Forse chi ha ucciso Cid pensa di poter avere come Preside qualcuno che gli è più vicino."

"Qualcuno che sostituirebbe uno di noi, e piazzerebbe l'assassino? Se fosse così la teoria del complice sarebbe sempre più realistica," rifletté Selphie.

"O forse l'assassino stesso pensa di poter diventare il nuovo Preside." Rinoa aiutò l'amica a raccogliere i piatti sporchi e portare in tavola il secondo. "Sapete," disse poi, quando si furono riaccomodate e tutti furono serviti. "Mi è venuta in mente una cosa. Edea mi ha detto di aver ricordato a Cid di chiedere il numero della stanza quando ha confermato la prenotazione. Non sappiamo quando l'ha fatto di preciso, ma forse possiamo limitare le nostre liste a quelle date."

"Ma che senso ha?" domandò Seifer. "Sono matricole. Che speranza hanno di diventare Preside?"

"Sono malleabili," rifletté Quistis. "Possono essere state comprate da qualcuno per commettere il furto. A uccidere Cid può sempre essere stata un'altra persona."

"Proviamo comunque a verificare," disse Squall. "Domattina snelliamo tutte le liste e facciamo qualche controllo su quelle matricole. Già così saranno più di cento persone, ma abbiamo già ristretto un po' di più il ventaglio delle probabilità."

"Stiamo andando nella direzione giusta," disse Quistis, guardando di sottecchi Seifer, come se volesse in qualche modo rassicurarlo, ma senza farsi cogliere in fallo. La cosa non sfuggì comunque a Selphie e Rinoa. "Pensateci... se davvero Cid è stato ucciso per questioni di potere, o di vendetta come dicono in giro, allora l'assassino va cercato per forza nel Garden."

"Perché?" chiese Zell. Seifer fu contento che fosse lui a fare la figura del gallinaccio idiota - nemmeno lui aveva capito il ragionamento di Quistis.

"Beh, quando si cambia Preside si tende a scegliere qualcuno del proprio Garden, ma niente vieta di offrire il posto a qualcuno che fa parte degli altri Garden. Quello di Esthar è relativamente nuovo, e deve ancora stabilizzarsi, e Trabia deve riprendersi dopo i bombardamenti. Ma quello di Galbadia è sempre stato molto più implicato di noi nella politica mondiale, e potrebbe avere qualche interesse in più a sostituire Cid, visti anche i legami di Squall con Laguna. Ma non c'era nessuno degli altri Garden, a FH, e nessuno degli abitanti di FH aveva interesse a far parte del Garden. Ci tollerano, ma non ci apprezzano. E Seifer non potrebbe mai aspirare a un incarico importante del Garden, non essendo un SeeD. Le uniche persone interessate a uccidere Cid sono proprio da cercare all'interno del Garden di Balamb."

"Gli studenti dovrebbero aver imparato a ragionare meglio di quanto fanno," borbottò Shu.

"Potrebbe essere tutto un piano," osservò Squall. "L'assassino è interno al Garden, ma forse il mandante no. Ma se davvero c'è un mandante esterno, allora l'assassino potrebbe anche avere il compito di spargere voci, alimentare pettegolezzi. Forse Seifer era semplicemente nel posto sbagliato; se lui fosse stato a Deling City al momento dell'omicidio, per fare un esempio, l'assassino avrebbe cercato un altro capro espiatorio."

"Se ci fosse un mandante esterno, l'assassino dovrebbe comunicare con lui, però," osservò Rinoa. "Forse faremmo meglio a controllare se ci sono telefonate sospette."

"Giusto," concordò Squall. "Zell, quando avremo pronte le liste delle matricole, facciamo un controllo sulle telefonate che effettuano."

"Ok, ora basta parlare di lavoro!" cinguettò Selphie. "Cerchiamo di fare discorsi più adatti al dolce!"

I ragazzi accolsero la proposta di Selphie, e la discussione si spostò piano piano sui loro ricordi di bambini. Rinoa e Selphie continuarono ad osservare Quistis; sembrava insieme che cercasse lo sguardo di Seifer e che lo evitasse, distogliendolo subito quando si accorgeva che lui si voltava. Rinoa dovette reprimere una risatina; era così che si comportava all'inizio con Squall, quando la fase della cotta era ancora nel pieno del vigore. Ricordava che poi però, man mano che passava la semplice infatuazione e subentrava l'innamoramento e poi si radicava l'amore, lo guardava continuamente, come se non riuscisse a saziarsi gli occhi della sua vista. E anche quando lui si voltava a guardarla non riusciva a far finta di niente - sorrideva, una comunicazione silenziosa che lui aveva capito solo dopo. Sperava che succedesse anche a Quistis, prima o poi, glielo augurava con tutto il cuore.

Se l'espressione di Quistis era indecifrabile, però, quella di Seifer non era tanto da meno. Rinoa cercò di capire se ci fosse qualcosa di diverso in lui; l'unica cosa che riusciva a capire era la gran confusione nei suoi occhi - in quegli anni al Garden erano cambiate parecchie cose rispetto a quando lo frequentava lui, e spesso gli sfuggivano alcuni passaggi che invece per loro erano chiari. Sembrava apprezzare le spiegazioni di Quistis; lei sembrava anche piuttosto sollecita a dargliele, per fargli capire dove stavano andando a parare. Lui sembrava incline a cercare il suo sguardo in quei momenti - quando non capiva qualcosa e lei glielo spiegava prontamente. Non ricambiava il gioco di sguardi di Quistis, ma se era rimasto ancora un pochino il ragazzo che aveva conosciuto svariate estati prima, allora non era il tipo che faceva quelle cose. Era più diretto, e sicuramente, se avesse guardato Quistis, non avrebbe distolto gli occhi solo perché lo guardava anche lei. Anzi.

Fu lei, però, ad essere colta in fallo.

La sua silenziosa osservazione fu notata proprio da Seifer, che la guardò dapprima confuso, poi un po' incredulo, e poi socchiudendo gli occhi con un'espressione che lei conosceva bene - una specie di minaccia blanda, un invito implicito a non impicciarsi, ma che durò solo pochi secondi. Era stato interpellato direttamente e non ebbe più modo di minacciarla velatamente dall'altro lato del tavolo.

Rinoa si limitò a sorridere.

Se Seifer usava la famosa 'espressione minaccia' che lei conosceva bene da quell'estate di amicizia, allora voleva dire che qualcosa si era mosso.

Sperava solo che fosse qualcosa di buono per Quistis.

*~*~*~*~*

Su di lei soffiava una brezza fredda che la portò a voltarsi, avvolgendosi meglio nelle coperte.

Forse aveva dimenticato la finestra aperta, ma in quel momento aveva troppo freddo per alzarsi a chiuderla; preferiva rannicchiarsi contro il corpo caldo di Squall e stringersi forte a lui, sperando che la perturbazione passasse, o che almeno si placasse il vento.

Senza aprire gli occhi, si tirò per bene le coperte sulle spalle e poi scivolò nel letto per incontrare il corpo del suo fidanzato.

Sentì subito qualcosa che non andava: il letto era freddo, umido, appiccicaticcio. Aprì gli occhi, ma fu come se non l'avesse fatto: era tutto buio e lei non poteva vedere niente. Cercò di parlare, ma non le uscì un filo di voce, e un terrore gelido e crepitante le salì dentro e le soffiò intorno come quella brezza che saliva dal mare - che cosa stava succedendo?

Provò a chiamare Squall, ma le uscì solo un rantolo, come il gorgoglio di una gola piena di sangue. Sbarrò inutilmente gli occhi e agitò freneticamente le mani alla ricerca di Squall; il letto sembrava imbevuto di liquido, e quando ebbe il coraggio di portarsi una mano sul naso, per cercare di capire cosa fosse, rimase paralizzata nel sentire l'odore metallico del sangue. I suoi movimenti si fecero ancora più scomposti, e si mosse nel letto fino a cadere rovinosamente a terra.

Le parve che nella stanza riecheggiasse l'urlo silenzioso che le squarciò la gola quando sentì sotto di sé il corpo gelido di Squall, e affondò con la mano in qualcosa di viscido e vischioso - la ferita che aveva ucc-

-poco dopo si trovò in quello che le parve di riconoscere come l'ufficio del Preside. Era tutto molto confuso e nebuloso, ma c'era qualcosa di così nitido e chiaro nell'immagine che le parve di vedere una fotografia venuta davvero male. Un tatuaggio, uno scorpione nero che parve scorgerla, mentre le mani, sfocate e impossibili da riconoscere, trafficavano con delle chiavi e qualcosa che non riuscì a vedere. Poi il tatuaggio - il tatuaggio! - parve accorgersi della sua presenza e la coda dello scorpione si agitò, l'animale parve sorgere dalla carne di quel braccio pronto a balzarle addosso, affondarle il pungiglione nella pelle e di nuovo quell'urlo soffocato di sangue-

-era nella sala relax, adesso. Prendeva un bicchiere d'acqua. Ma proprio quando stava per portarla alla bocca l'acqua diventava rossa, e poi verde, fetida come la poltiglia che rimaneva di un Molboro ucciso, e poi diventava fauci nere e spalancate pronte a divorarla-

-uno scossone-

"Rinoa?"

Un altro scossone, ma delicato. Aprì gli occhi e finalmente riuscì a svegliarsi, boccheggiando. Si tirò su a sedere, gemendo solo per sentire il suono della propria voce, che nell'incubo le era stato negato, e poi si abbandonò contro il petto di Squall.

"Incubo?" le domandò soltanto lui, e lei annuì, bagnandogli la pelle di lacrime. "Vuoi parlarne?"

Lei scosse la testa. "Era troppo confuso," disse con voce roca. Era stato inquietante, e incomprensibile, e forse era stata solo suggestionata da Edea, e Squall aveva già abbastanza problemi senza doversi mettere a pensare anche a quello.

Squall non insistette e continuò semplicemente ad abbracciarla. Qualche minuto dopo sembrò quasi che l'incubo di Rinoa non ci fosse mai stato; lei spostò il viso fino a strofinargli il naso contro il collo. "Mmmh, sai di sapone," sospirò, e lui sorrise mentre il suo respiro caldo gli correva contro la pelle.

"Esco ora dalla doccia."

La mano di Rinoa si sollevò e affondò tra i suoi capelli ancora umidi. Era una cosa che adorava, svegliarsi per trovarlo profumato e ancora umido della doccia, e le piaceva quando entrava sotto le coperte, lei calda e lui fresco, e la sua pelle era liscia e morbida sotto alle sue mani e i suoi capelli gocciolanti erano piccole pozze di piacere che si allargavano sul suo seno, sul suo ventre, sul suo viso.

"Come stai?" gli sussurrò all'orecchio, vagamente ansimante.

"Niente mal di testa," disse lui in un sorriso, e si scostò per prenderle il viso con una mano e guardarla intensamente prima di baciarla. "Sicura di non voler parlare dell'incubo?" le domandò dopo averle mozzato il fiato.

"Quale incubo?" rispose lei sopprimendo un brivido, e Squall ricambiò con un sorriso malizioso, e le fece scorrere le mani sulla schiena fino a infilarle sotto l'orlo della camicia da notte. "Oh, questo mi è mancato," gemette quando Squall sollevò lentamente la stoffa, facendole scorrere un dito lungo la spina dorsale. C'era qualcosa nella sua schiena che la eccitava e che a lui piaceva moltissimo - e faceva sempre attenzione ad accarezzarla proprio lì quando la spogliava.

Rinoa scostò la mano inumidita dai capelli ancora bagnati di Squall, e la fece scorrere sulle sue spalle, massaggiandole leggermente, per poi scendere fino a quando incontrò l'asciugamano che lui si era avvolto intorno ai fianchi. Ebbe appena il tempo di aprirlo e gettarlo a terra, prima di alzare le braccia per farsi togliere la camicia da notte. A separarli c'erano solo le mutandine di pizzo che aveva indossato per lui - sapeva che senza mal di testa lui sarebbe stato più incline al sesso - e le coperte su cui si era seduto.

Rinoa si separò da lui e, sorridendo, si spostò nel letto fino a fargli spazio per entrare, cosa che Squall fece prontamente. Era sempre interessante osservarlo scivolare tra le coperte nudo ed eccitato, e lei lo fece mordendosi un labbro, fino a quando lo ebbe addosso e riuscì solo a pensare alla sua pelle fresca contro di lei, ardente, e i capelli umidi in cui tornò ad affondare le dita.

"Le mie preferite," disse lui infilando le dita nell'orlo delle mutandine, e rimase così, a baciarle a lungo il collo e il seno, prima di abbassarle e stringerla nuda a sé. Rinoa mosse le gambe per spingere il pizzo in fondo al letto, e poi le allargò perché lui potesse stendersi su di lei. Sentiva la sua erezione strusciare contro il suo sesso, e sospirò di piacere quando lui iniziò a muoversi con più decisione, sussurrandole quanto le era mancato tutto quello. Quanto non gli bastava fare l'amore in fretta in ufficio, quanto avesse desiderato essere libero dai mal di testa per poter fare l'amore così, nel loro letto, per tutto il tempo che volevano. Rinoa rispose ad ogni frase con un bacio, mugolando quanto condivideva ogni singolo pensiero, quanto le erano mancate le piccole cose, come i capelli umidi che adorava, e quanto fosse davvero troppo impaziente per giocare a lungo. Ci sarebbe stato tempo, gli sussurrò in un bacio umido all'orecchio, ma prima aveva bisogno di lui, prima...

"Sì sì sì," gemette quando lo sentì entrare di colpo, quasi violento. Gli strinse le gambe intorno ai fianchi e rimase avvinghiata il più strettamente possibile a lui, allargando la bocca sul suo collo, sulla guancia, sulla bocca aperta per i gemiti di piacere. Quando però si accorse che lui aveva intenzione di continuare così, con movimenti forti ma un po' troppo lenti per quello che desiderava lei, abbassò le gambe e le usò per spingere via le coperte. Lui sorrise, sapendo bene cosa significava, e si lasciò rovesciare, accarezzandole le cosce mentre lei si muoveva veloce su di lui, stringendosi i seni e i capezzoli. Lo eccitava quando faceva così - era come se lei sapesse generare tutto il piacere che provava, e sapere di essere invece lui a farla godere così era qualcosa che lo portava sempre a emettere un gemito roco. Era in momenti come quello che il legame tra lui e la sua Strega diventava incandescente; era un aprirsi completamente che nessun altro poteva condividere, era il poter entrare totalmente e completamente in lei, era scoprire l'anfratto più oscuro della sua mente e lasciarsi accecare da quello più luminoso. Era anche per questo che adorava essere il suo Cavaliere: perché quando facevano l'amore Rinoa diventava sua come non sarebbe mai stata altrimenti, e dopo, quando finiva tutto, non c'erano segreti. E la cosa più stupefacente e meravigliosa era che lei continuava ad amarlo anche dopo aver visto cosa si nascondeva nell'ombra della sua mente, e lui di questo era infinitamente grato.

Rinoa gli prese il viso tra le mani e lui mosse le sue per accarezzarle i seni, e i movimenti si fecero più veloci e più scomposti, fino a quando lei si sporse in avanti per gemergli l'orgasmo sulle labbra. Squall si lasciò andare e poco dopo lei gli fu completamente addosso, con il viso accanto al suo sul cuscino e il respiro caldo che gli solleticava l'orecchio.

"Non pensare nemmeno ad addormentarti," le disse lui quando ebbe ripreso un po' di fiato. Rinoa rise, e si sollevò su un gomito per guardarlo.

"Non volevo addormentarmi," gli rispose chinandosi a baciarlo. "Mi mancava tanto, tutto questo. Non mi ero accorta di quanto..."

"Anche a me," disse Squall scostandole i capelli dal viso. "Io però me ne ero accorto," aggiunse poi ridendo, e lei si chinò di nuovo con un sorriso sulle labbra.

"Questo non significa che non devi comunque andare dalla Kadowaki."

Squall sospirò, passandole una mano sulla schiena. "Lo so. Ma non possiamo goderci questa serata e basta?"

"Oh, tesoro, possiamo godercela finché vogliamo," gli rispose Rinoa con quel tono che lui conosceva bene; lo usava spesso con i bambini più piccoli a cui badava all'Infermeria. "Ma ti conosco bene," continuò, con un buffetto sul suo naso, "e so che se ti passeranno definitivamente i mal di testa tu starai lontano dalla Kadowaki il più possibile. Io invece vorrei che ti facessi visitare comunque."

"Sto bene solo da una sera... è un po' presto per stabilire che sono 'passati definitivamente', Rinoa."

"Infatti ho detto se. Squall... se non mi sono accorta di quanto mi mancava fare l'amore così non è perché non mi interessi... è perché sono troppo preoccupata per te, e cerco di capire cosa ti sta succedendo. Lo so che potrebbe essere una sciocchezza. Ma appunto per questo... che ti costa? Se è una sciocchezza potremmo risolverla e tornare alla nostra vita. Non ti sei accorto dell'impatto che hanno i tuoi mal di testa su tutto, non solo sul sesso?"

"Sì," sospirò Squall. "Me ne sono accorto."

"Promettimi che ci andrai comunque," mugolò lei baciandolo, strusciandosi contro di lui nel modo che sapeva essergli irresistibile. "Anche se dovessero essere spariti, promettimi che ne parlerai con la Kadowaki."

"Quando avremo finito con le indagini," sussurrò lui ricambiando. "Te lo prometto. Quando avremo trovato l'assassino di Cid, andrò dritto dalla Kadowaki. Anche prima della conferenza stampa."

Rinoa rise, e si sollevò a sedere sul letto. Prese le mutandine che aveva spinto via poco prima e le gettò per terra, e poi prese le coperte e le trascinò sui loro corpi, avvolgendo entrambi strettamente tra le lenzuola, aderendo così perfettamente a Squall che gli sarebbe stato impossibile non capire le sue intenzioni.

"Ora stai solo cercando di evitare la stampa," disse Rinoa salendogli sopra, e lui la strinse forte prima di rovesciarla sul letto e sistemarsi tra le sue gambe.

"Sì, beh... stampa e Kadowaki sono due cose che eviterei come la peste. Ma se devo scegliere, la Kadowaki vince senza dubbio..."

La risata di Rinoa si spense nel bacio appassionato che seguì alla battuta di Squall.

"Ora possiamo tornare a goderci la serata?" le chiese lui, passandole lentamente una mano sui fianchi.

Rinoa sorrise, e rispose soltanto afferrando le coperte e tirandole sulle loro teste.

*~*~*~*~*

Dannazione a Rinoa.

Avrebbe dovuto immaginarlo che era una cattiva idea. L'aveva capito praticamente subito; in quell'estate di sette anni prima, le amiche che Rinoa si era fatta a Timber lo avevano guardato più o meno come lo aveva guardato lei quella sera. Non era uno sguardo ammirato, né innamorato; era piuttosto calcolatore, quasi, come di qualcuno che ha un piano e si sta accertando che funzioni. Quando aveva visto quello sguardo in Rinoa aveva capito cosa aveva in mente: lui e Quistis - lui era solo, lei era sola, e Rinoa voleva bene ad entrambi quanto bastava per cercare di dar loro un frammento di felicità, se le era possibile. Aveva cercato di sembrare minaccioso, di lanciarle con gli occhi un messaggio ben chiaro: non impicciarti. Ma poi aveva dovuto guardare Zell per rispondere a una sua domanda, e poi sarebbe stato inutile.

In tutto quello era sicuro che fosse coinvolta anche Selphie.

Ma cosa era esattamente tutto quello?

Non era del tutto sicuro di averlo capito. Rinoa evidentemente pensava che tra lui e Quistis potesse esserci qualcosa; non era il tipo da buttare energie in cause che sapeva perse. Se Quistis avesse avuto su di lui le stesse idee di anni prima, Rinoa non avrebbe fatto nulla per spingerli l'uno verso l'altra. Che cosa sapeva esattamente la sua amica che a lui era sfuggito? Quistis era una persona diversa da quella che lui aveva lasciato al Garden per fuggire a Timber e consegnarsi subito dopo in mano alla strega. Non c'era livore, in lei, sembrava piuttosto che ci fosse rimpianto. Ma rimpianto per lui?

Cazzo, che casino.

E subito dopo lo stesso pensiero dell'ultima mezz'ora.

Dannazione a Rinoa.

Era proprio per lei che era lì. Il problema era semplicemente che per come aveva conosciuto Rinoa, se cercava di buttarlo tra le braccia di Quistis c'era un motivo. Gli era sempre sembrata una ragazza sensibile e piuttosto attenta alle sensazioni delle persone; era empatica e sapeva capire profondamente chi aveva davanti, soprattutto perché aveva la tendenza a insistere fino a capirlo davvero. Lo aveva fatto anche con lui, dopo tutto. Era stata questa convinzione a pungolarlo dopo la cena, a spingerlo a uscire, a cercare di capire anche lui quello che aveva capito Rinoa. E soprattutto c'era la curiosità - perché proprio lui, perché proprio con Quistis, e che cosa c'era che aveva davanti agli occhi e non aveva ancora capito. Era stato questo a portarlo in Giardino, davanti all'orchidea dei caduti, ad aspettare Quistis che non sembrava incline ad uscire, quella sera.

L'orchidea sembrava quasi luccicare sotto la luce notturna. Il Giardino era per lo più buio, solo la lapide rimaneva illuminata, e la luce azzurra fluorescente che caratterizzava il Garden era stata notevolmente affievolita, quanto bastava per essere insieme visibili a chi si fosse avvicinato troppo e invisibili a tutti gli altri. Non era il Garden che ricordava, non era il Garden che aveva passato anni a evitare, né quello che aveva passato gli anni precedenti a prendere in giro. Regole, disciplina... non era il Garden che ricordava, e pensava che se non fosse cambiato nulla, almeno in ciò che era intorno a lui, forse le cose sarebbero state più facili. Forse non avrebbe pensato di uscire a cercare un'occasione forse persa in passato, e forse non avrebbe pensato che, in fondo, non c'era nulla da evitare in quel posto.

Dannazione a Rinoa, e anche a Quistis.

La sua attesa si rivelava più inutile ad ogni minuto che passava, ma non era ancora pronto ad alzarsi e andare a letto. Lì, sulla lapide dei caduti con la sua luce perenne, lì con quell'orchidea bianca, notturna e luminosa, lì nella solitudine del vento e del mare le cose si facevano chiare. Non era più lo stesso Garden, e lui non era più lo stesso Seifer. Aveva pensato di spezzare unilateralmente l'equilibrio tra lui e l'istituzione che aveva tradito, tra il traditore e i traditi, tra i salvatori e il criminale, tra gli eroi e il reietto. Ma non poteva e adesso lo capiva, perché non è possibile spezzare l'equilibrio con il passato. Si può solo ricostruirlo ad ogni minuto che passa, nella speranza di trovare un equilibrio migliore - più sano, forse. Quistis rappresentava il cambiamento: di quel posto, di quel passato, della persona che lei era e che forse era sempre stata, se lui fosse stato meno cieco e ottuso e arrabbiato con il mondo.

Ancora cinque minuti, e poi a letto. Tanto Quistis non sarebbe uscita quella sera, e lui sarebbe rimasto con quella curiosità che lo attanagliava da quando aveva incrociato gli occhi di Rinoa, e comunque perché non smetteva di sperare di vederla arrivare, là in fondo, in cima alle scale? C'erano cose da dirsi, cose da capire, cose da rivelare, e possibile che solo lui sentisse questa spinta incredibile a voler disseppellire tutto quello che aveva passato anni a ficcare il più possibile sotto terra? Possibile che solo lui sentisse che era il momento dei conti con il passato, e non un passato generico, formato da tutti i minuti della loro vita, ma un passato specifico, perfettamente definito, rappresentato l'uno dall'altra?

I cinque minuti divennero dieci e quando infine decise di andare seriamente a letto, erano diventati venti. Si alzò, lanciò un'occhiata alla lapide, lesse tutti i nomi, inviò un saluto a Cid, accarezzò con lo sguardo l'orchidea e poi salì le scale. Si rese conto di aver fatto di tutto per attardarsi quando fu nel corridoio principale del Garden, e quando si chiuse alle spalle la porta della sua stanza per gli ospiti si passò una mano tra i capelli.

Era deluso.

Deluso da Quistis che non era uscita, da se stesso perché aveva pensato chissà cosa, da Rinoa e Selphie e dai loro piani folli e da tutta l'umanità che lo considerava colpevole.

E più di ogni altra cosa era stupito perché era deluso, e perché non era sicuro di poter tornare a ficcare sotto terra tutto quello che aveva quasi riportato alla luce quella sera.

*****

Nota dell’autrice: scusatemi il ritardo! Purtroppo la mia vena creativa va a periodi oscillanti, e gli aggiornamenti ne risentono. Questo capitolo è stato betato da me, per cui se ci fossero errori è solo colpa mia. Le risposte ai commenti le faccio sui siti dov’è possibile, ma comunque tengo sempre il post che riassume tutto. Sono indietrissimo con le risposte, ma prometto che leggo tutti i vostri commenti e ne tengo conto, e ve ne ringrazio. Solo non ho tempo libero sufficiente a fare tutto ;_;
Alla prossima! – Alessia Heartilly

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