Campitura piatta di un delitto

di Ziggie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un accurato studio dei dettagli ***
Capitolo 2: *** Elementare mio caro Watson! ***
Capitolo 3: *** Analisi del caso ***
Capitolo 4: *** Le ipotesi sono fondate ***
Capitolo 5: *** Epilogo di un delitto ***



Capitolo 1
*** Un accurato studio dei dettagli ***


                         

           “Campitura piatta di un delitto”
 


  Capitolo 1: Un accurato studio dei dettagli

 

“Il peso della pubblica opinione, in città, può ottenere ciò che la legge non riesce a raggiungere.
Non c’è viuzza, neanche la più sordida, dove le grida di un bambino torturato o le invocazioni di un ubriaco percosso non suscitino la pietà e lo sdegno dei vicini e inoltre l’ingranaggio della forza pubblica è talmente vicino che basta una parola di protesta per metterlo in moto e tra il crimine e il banco degli accusati il passo è breve”
                          
- Sherlock Holmes “L’avventura dei faggi rossi”, tratto da “le avventure di Sherlock Holmes”-

 
Il calpestio degli zoccoli che si muovevano sull’acciottolato urbano era incessante, la città correva e il fumo grigio delle ciminiere delle fabbriche per quel giorno, aveva cessato di uscire e di essere un tutt’uno con l’aria. Erano le cinque di pomeriggio e Sherlock Holmes, assorto nei suoi pensieri, degustava il suo tè e osservava l’atmosfera grigia e plumbea della città che tanto amava: Londra.
Erano giorni che non gli capitavano tra le mani casi in grado di impegnarlo completamente, ultimamente quelli proposti erano truffe, frodi assicurative e lui aveva la stessa espressione di un bambino a cui viene tolto il suo giocattolo preferito. Posò la tazza di tè ormai vuota, si sedette in poltrona e prese la copia del Times, che non aveva ancora aperto da quella mattina. Scorse veloce con gli occhi ogni singola pagina, finché la sua attenzione non fu attirata da un ampio articolo: “Tate Britain: ad un anno dall’apertura del museo d’arte, il dipinto del noto pittore preraffaellita Millais, l’Ofelia, è come se si fosse volatilizzato nel nulla, il custode dell’ala ovest, dove era conservato il dipinto sostiene che al mattino l’opera era esposta come sempre, solo nel primo pomeriggio quando aveva riattaccato il turno,se ne erano perse le tracce. La polizia brancola nel buio, furti del genere non si erano mai verificati in pieno giorno. Archivieranno il caso lasciando tutto nelle mani dell’assicurazione, che si impegnerà a risarcire il noto proprietario, Sir McKeaton, che aveva prestato il quadro per un’esposizione temporanea, oppure si affideranno al loro asso nella manica,  il noto detective Sherlock Holmes, ansioso di far parlare ancora di sé?”
Holmes scosse il capo, poggiando il giornale sul tavolino, mettendo mano alla sua fedele pipa.
-oh, qual nobile mente è qui sconvolta! Occhio di cortigiano, lingua di dotto, spada di soldato; la speranza e la rosa del giardino del nostro regno, specchio della moda, modello d’eleganza, ammirazione del genere umano […]- citò così parte del monologo di Ofelia, nell’Amleto di Shakespeare
- Esaltazione della natura, un attento studio realistico della vegetazione e delle molteplici varietà floreali, significati simbolici e ottime variazioni cromatiche, come tutti gli altri preraffaelliti, Millais guarda oltre i canoni vittoriani e alle convenzioni accademiche … Scommetto che ci manca un pezzo - commentò il detective.
Volendo vederci chiaro, uscì di corsa e salì su una carrozza, mentre agli angoli delle strade mendicanti e prostitute facevano il loro ingresso, il sipario era ormai calato sulla giornata e la notte stava scendendo. Quando giunse sul luogo del misfatto, la polizia era ancora sul posto decisa ad archiviare al più presto il caso, ma, una volta scorto il detective, l’espressione tranquilla dell’ispettore Lestrade, si tramutò in stupore e, perché no, quasi timore.
- Non mi sembra di averla fatta chiamare Holmes – lo accolse l’ispettore con tono deciso.
- Nulla da ridire al riguardo ispettore, il Times è molto più veloce nelle notizie rispetto a Scotland Yard, e poi la mia non è che una visita informale – rispose a tono Holmes, gli piaceva stuzzicare e
prendere in giro il povero ispettore, soprattutto perché come era solito sostenere, Lestrade non aveva ancora imparato che nelle indagini sono i piccoli dettagli a fare le grandi differenze.
L’ispettore tornò tranquillo, limitandosi ad annuire – si capisce, è solo un furto dopotutto -
-Certo, solo un furto - commentò Holmes.
-Si goda la visita allora- gli augurò l’ispettore prima d’uscire e solo allora il detective si avvicinò alla parete dove era stato collocato il quadro, studiando attentamente la scena. Osservò e ipotizzò, il gioco che aveva perduto si era ripresentato con nuovi tasselli da collocare, come se il tutto fosse un enorme puzzle da riassemblare, dove i vecchi casi facevano spazio ai nuovi e così via, come di routine.
-E io, la più infelice e derelitta delle donne, ch’ ho assaporato il miele degli armoniosi voti del suo cuore, debbo mirare adesso, desolata, questo sublime, nobile intelletto risuonare d’un suono fesso, stridulo, come una bella campana stonata- citò ancora l’Amleto e il monologo di Ofelia e sorrise notando che il ladro aveva rubato solo la tela, lasciando la cornice appesa al muro. – O il nostro amico conosce il grande mastro Shakespeare e la condizione di Ofelia, ma ne dubito, o fatto più probabile, gli ordini superiori riguardavano solo la tela e non la cornice, che avrebbe dato più valore al tutto, non bisognerebbe mai ingaggiare dei dilettanti per questo genere di lavori- constatò divertito mentre raccoglieva da terra un nuovo indizio: un bottone. Lo scrutò.
Passi in lontananza riecheggiarono nella stanza e lo indussero a ritirare le prove in tasca. – 76x 111,5 cm una dimensione notevole - commentò ad alta voce quando la figura del custode, un uomo di media statura e grassottello, dai capelli crespi di un rossiccio acceso così come la barba incolta, un irlandese a dirla tutta, lo affiancò.
- Un vero peccato che sia andato rubato, non trova? Un dipinto altamente simbolico che accostava la sensualità della donna alla bellezza della natura, uno studio attento dei particolari e significati nascosti, come l’allusione dei papaveri alla morte e quella delle violette alla fedeltà -.
- Erano i fiori che teneva in mano giusto? - chiese il detective fingendosi sorpreso dalla spiegazione del custode, osservandolo per studiarlo meglio e coglierne i dettagli come solo lui sapeva fare.
- Esattamente mister Holmes, ha un’ottima memoria visiva- si complimentò – ma ora le devo chiedere gentilmente di uscire, il complesso sta per chiudere -.
- Oh ma certamente mister Dawson, mi scusi se mi sono trattenuto così a lungo e se ho cercato di farle perdere tempo - esclamò con falso rammarico, si avviò quindi all’uscita con ben due certezze: la prima che il custode era il proprietario del bottone che ora teneva nella tasca destra del cappotto e la seconda che il quadro rubato non era nient’altro che un falso. Violette e papaveri nella composizione originale non solo sono tenuti in mano, ma galleggiano e fluttuano vicino al grembo e sul resto del vestito della donna.
Tranquillità, certezza e tenacia, tre semplici aggettivi che mostravano che il detective era sulla buona strada e così, con una ragione in più per tornare nella sua abitazione di Baker Street, alzò il bavero del cappotto e si avviò tra i vicoli cupi, ricchi di misteri, intrighi e agguati della Londra Vittoriana.
 

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Capitolo 2
*** Elementare mio caro Watson! ***


Capitolo 2 :  Elementare mio caro Watson!

 

“Cognizioni di Sherlock Holmes:
  1. Letteratura: zero.
  2. Filosofia. Zero.
  3. Astronomia: Zero.
  4.  Politica: Scarse.
  5. Botanica: Variabili. Conosce a fondo le caratteristiche e le applicazioni della belladonna,dell’oppio e dei veleni in generale. Non sa nulla di giardinaggio e di orticoltura.
  6. Geologia: pratiche, ma limitate. Riconosce a prima vista le diverse qualità di terra.
  7. Chimica: Profonde
  8. Anatomia: Esatte, ma poco sistematiche.
  9. Letteratura sensazionale: Illimitate. A quanto pare conosce i particolari di tutti gli orrori perpetrati nel nostro secolo.
  10. Suona bene il violino
  11. E’ abilissimo nel pugilato e nella scherma.
  12. E’ dotato di buone nozioni pratiche in fatto di legge inglese.”
 
                                                                                                                   -Dottor J. H. Watson in “Uno Studio in Rosso”-
 
Erano le sei del mattino e i rintocchi delle campane della cattedrale di Saint Paul si udivano in lontananza, quando la porta della ben nota abitazione al 221B di Baker Street si aprì e vi entrò una figura alta e abbastanza slanciata, con un cilindro in testa, un bastone da passeggio e una borsa da medico tra le mani; il portamento fiero dell’uomo però, non impedì di intravedere l’aria stanca che aleggiava sul suo volto, salì le scale guardandosi attorno stranito, era tutto tranquillo.
- Mrs. Hudson - salutò cordialmente la padrona di casa che stava scendendo le scale, con un inchino che si convenga ad un gentiluomo vittoriano.
- Dottor Watson, bentornato - ricambiò cortese quest’ultima sollevata dal vederlo.
- Sono contento di vederla, dato questo silenzio pensavo di aver sbagliato casa - fece con fare ironico l’uomo.
- Mister Holmes sta lavorando ad un nuovo caso, è stato fuori tutta la notte, ecco il perché di questa tranquillità - spiegò la donna.
- Correggo subito, Mister Holmes è appena rientrato all’ovile ed ha quasi chiuso il nuovo caso, trovandolo altamente interessante - disse prontamente il detective con la sua solita sfacciataggine alla signora che, di rimando, lo fulminò con lo sguardo. - Watson giusto lei, ho bisogno del suo aiuto!-
- Non crede che prima sarebbe utile espormi a che proposito le sarei utile? Sono abbastanza stanco, Holmes!-
- Ogni cosa a suo tempo - esclamò lui con fare sbrigativo.
Il dottore si armò di tutta la pazienza che era riuscito a coltivare negli anni passati al fianco del suo collega e lo seguì, curioso come ogni volta che si ripresentava una nuova avventura, felice e sollevato di vedere finalmente il collega impegnato in un nuovo caso e non abbandonato al divano, al tipico stato letargico che lo accompagnava nei periodi in cui di buone indagini non ve ne era nemmeno l’ombra, ma le uniche materie interessanti erano: il revolver, con il quale sparava e incideva sul muro l’insegna V.R., Victorian Reign, a simboleggiare il disprezzo che provava verso i ristretti canoni vittoriani e le futili regole in voga tra la polizia, fino ai comportamenti sempre uguali di questi ultimi di fronte agli svariati crimini; la sua fedele pipa, dalla quale non si separava mai e la siringa di morfina o cocaina, a seconda delle occasioni, per mantenere allenata la mente, o almeno così sosteneva lui, riuscendo a mandare su tutte le furie il povero dottore. Entrambi erano stati fuori tutta la notte, Holmes era sfatto, in disordine, il colletto della camicia sporco di fuliggine così come il suo volto; a volte per indagare si recava nei posti meno consoni, che nessun altro avrebbe sicuramente preso in considerazione. Watson dal canto suo, con grande meraviglia del collega, era sempre perfetto, colletto ripiegato sul gilet, nessuna macchia di sporco, sembrava fosse appena uscito da una boutique del centro città, se non fosse per l’ora tarda … Un bohemien e un uomo dabbene, un’ottima coppia di opposti.
- Allora Holmes di che si tratta stavolta?- chiese il dottore mettendosi comodo in una poltrona del salotto.
- E’ stato via solo un giorno e non ha sentito parlare del furto dell’Ofelia alla Tate Britain? Watson, mi meraviglia, un assiduo lettore di quotidiani come lei ….- Stava per continuare la frase, ma subito il dottore lo interruppe - Avevo giust’appunto letto qualcosa a riguardo, ma dopotutto è solo un furto,no?-.
- Si può considerare così se non si hanno dati certi, ma noi li abbiamo - puntualizzò con aria fiera il detective.
- Non mi dica che… -
- Esatto Watson, esatto, dietro al furto di quel quadro si nasconde un’oscura trama, che ha portato all’omicidio -.
- E lei tutto questo come lo ha scoperto, Holmes? Il furto è avvenuto solo ieri - fece notare il dottore, Holmes scosse il capo – In tutto questo tempo possibile che ancora non abbia imparato a conoscermi dottore? - Watson lo guardò con un’espressione interdetta – Venga con me, le devo presentare qualcuno -. Il detective si alzò e condusse il collega nella propria stanza, tenuta al buio come sempre, con un solo spiraglio di luce dato da due lampade ad olio e una candela, un odore forte e acre aleggiava nell’aria ….
- Dovrebbe aprire di più le imposte, Holmes, mi si seccherà la gola a doverglielo ripetere un’altra volta -. Holmes sorrise scuotendo il capo –Qui comunque non vedo nessuno-.
- Questo perché non sa dove guardare dottore, si giri, le presento mister Alec Davies, o per lo meno, ciò che rimane di lui -.
Il volto del dottore sbiancò a quel nome – Per l’amor del cielo Holmes, che ci fa il cadavere del più noto falsario d’Inghilterra in camera sua?-.
- Elementare mio caro Watson, aspettava lei. Ho bisogno di un’autopsia postuma sul nostro comune amico e solo quando avrò dati estremamente certi in mano, le regalerò un caso degno dei suoi annali e le illustrerò i fatti - esclamò sicuro di sé.
- Dalla sua espressione deduco però che conosce già la risposta, anche se non ho ancora attuato alcuna autopsia - osservò il medico.
- Esattamente caro collega, ma come le rammentai diverse volte, è un grave errore teorizzare prima di avere dati certi, così come l’arte preraffaellita è un insieme di simboli, così è anche la scienza della deduzione, dove il più piccolo ed insignificante dettaglio, si può rivelare la chiave di un enorme mistero -. 

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Capitolo 3
*** Analisi del caso ***


Capitolo 3: Analisi del caso

 

“E’ molto importante per me avere al fianco qualcuno su cui posso contare incondizionatamente”
                                 
                               - Sherlock Holmes in “il Mistero di Boscombe Valley” tratto da “le Avventure di Sherlock Holmes”-
 
 
Come era solito fare quando incontrava un buon caso, Sherlock Holmes aveva acceso la sua fedele pipa e si era messo comodo in poltrona, estraniandosi da tutto ciò che lo circondava, analizzando attentamente ad occhi chiusi i fatti che aveva dalla sua parte e che erano attendibili.
Watson dal canto suo aveva iniziato l’autopsia, studiando i minimi particolari finché non trasse la stessa conclusione che il collega aveva dato poco prima. Sorrise, dopotutto se lo immaginava, ma anche se conosceva Holmes da molto tempo ormai, ed aveva condiviso con lui le più disparate avventure, ad ogni nuovo caso il detective era in grado di stupirlo come se fosse il primo, riportando così il dottore a pensare al loro fortuito e casuale incontro al gabinetto delle analisi chimiche dell’ospedale e in seguito al loro primo caso, quello dello Studio in Rosso, il cui merito fu attribuito alla polizia di Scotland Yard e agli ispettori Lestrade e Gregson, ma raccolto e redatto dallo stesso dottore, convinto che le capacità dell’amico dovevano essere conosciute e gratificate.
- Holmes!- chiamò ed il detective si fece subito attento.
- Buone nuove Watson?- chiese con un sorrisetto, tipico di colui che attende la conferma alle sue ragioni.
- Mister Davies è stato avvelenato - annunciò il medico.
- Davvero?- esclamò sarcastico il detective – molto avvincente, continui -.
Watson non fece caso al tono del collega, essendo ormai abituato al suo sottile sarcasmo, così continuò tranquillamente ad esporre quanto il cadavere gli aveva permesso di scoprire. – Il veleno in questione è uno dei più potenti in circolazione, è in grado di provocare un arresto cardiaco nel giro di pochi minuti -.
- Quindi può far passare il tutto come un semplice infarto, dico bene?- chiese interessato Holmes.
- Esattamente, ma se non l’avessero aiutato a lasciare questo mondo, l’avrebbe lasciato da solo pochi giorni dopo, aveva un tumore in stato molto avanzato ai polmoni -.
- Ottimo dottore - esclamò euforico Holmes, come se avesse trovato quel pezzo mancante in grado di unire ogni singolo tassello dei suoi dettagli – Mister Davies è la chiave di tutto Watson -.
- Calmi i bollori Holmes, la prego e mi illustri cosa ha scoperto -.
- Perché secondo lei, si uccide un falsario?- chiese.
- Perché non ha compiuto il proprio lavoro come si convenga? Per un ricatto?- provò ad ipotizzare il dottore, una volta che ci ebbe pensato su.
- Non proprio Watson, ha sviluppato dei poteri di deduzione strabilianti, mi congratulo con lei, ma il gioco in questione stavolta è molto più semplice, riguarda il suo campo dottore -.
- La malattia?!?- chiese accigliato il medico.
- Esattamente, anche il peggiore tra i criminali gradirebbe lasciare questo mondo in pace con gli altri, ma soprattutto in pace con sé stesso, quindi ha avuto bisogno di confessarsi rivelando al proprio medico di fiducia di essere l’artefice del falso che ospitava la Tate Britain -.
- Ma perché lo ha fatto proprio con il medico?- chiese Watson, cercando di seguire i ragionamenti del collega.
- Ottima domanda, guardi qui - tirò fuori dalla tasca il bottone che aveva sottratto al museo.
- Un bottone?!?-.
- Una prova, guardi più attentamente, che simbolo vi è disegnato in mezzo?-.
Watson scrutò il piccolo oggetto con molta attenzione – è una sorta di p greco - osservò poi.
- Di preciso un’incudine caro dottore e questo a cosa la porta a pensare?-. Il dottore lo guardò quasi interdetto – Proprio non saprei, mi illumini la prego - chiese curioso. Holmes sorrise – Mister Davies non si è confessato con un curato perché le leggi delle logge massoniche vanno contro a quelle della chiesa e a tutto ciò che riguarda il clero e la religione, quindi ha voluto fidarsi del proprio medico, ignaro del fatto che l’avrebbe tradito -.
- E il bottone dove lo ha sgraffignato, Holmes?- chiese nuovamente il dottore.
- Oh! Al ladro in questione! Il custode dell’ala ovest del museo, me lo ha servito su un piatto d’argento -.
Watson ascoltava attentamente il collega – Vuol dire che il medico è sia autore dell’omicidio di Davies che proprietario del dipinto?-.
- Proprietario del vero dipinto per l’esattezza - specificò – quello che risiedeva alla Tate era stato prestato da Sir McKeaton e le domande sorgono spontanee mio caro Watson:  perché è stato realizzato il falso? Chi ha ucciso il più noto falsario di Inghilterra? Il medico o il nobile d’alto rango? I due hanno agito insieme?E, soprattutto, il furto è davvero avvenuto per caso, o è da considerare un semplice furto, così come ritiene Scotland Yard? Meditiamo dottore, meditiamo!-.
Watson guardò il proprio coinquilino con stupore e attenzione, il suo collega ad un giorno di distanza dai fatti avvenuti era alle soglie della risoluzione del caso, mancavano ben pochi tasselli e il gioco sarebbe stato completato un’altra volta. Ora capiva perché era sempre in grado di stupirlo: Sherlock Holmes faceva del suo lavoro la propria ragione di vita, ogni minimo dettaglio, anche il più insignificante, poteva portare alla conclusione di un caso importante e all’incriminazione del più mediocre tra i sospettati. A lui non interessava incarcerare i colpevoli, bensì dargli un volto, conoscere i fatti e, nei casi minori, quelli riguardanti piccoli furti o liti famigliari, lasciava perfino andare liberi i cosiddetti colpevoli con una stretta di mano una volta risolto il misfatto, come nell’avventura del Carbonchio Azzurro. “Fatti, fatti, fatti, non posso costruire mattoni senza l’argilla” era solito dire perché il pregio di essere consulente investigativo, così definivala sua professione, era quello di scegliersi da solo i propri clienti, non contava il denaro, quanto un cliente fosse ricco o meno, quello che contava era come si presentava il misfatto e più era ricco di dettagli insoliti e misteriosi, più il noto detective di Baker Street era motivato.
- Mi tolga una curiosità Holmes, come ha capito che il quadro rubato era un falso?-.
- Mister Dawson, il custode del museo non è proprio un grande intenditore di arte - commentò – né un ottimo ladro, si è rivelato con le sue stesse mani quando ha fatto un monologo sui fiori presenti nel quadro, gli domandai se erano quelli tenuti in mano da Ofelia e lui, come un allocco, ha risposto di si. Qualsiasi intenditore d’arte sa per certo che i fiori accompagnano la donna galleggiando attorno a lei e sono situati non solo tra le sue mani ma anche sul suo grembo e sul resto del vestito-.
- Da questo punto di vista mi ha davvero stupito, Holmes – sorrise Watson. Mai avrebbe detto che il suo collega si interessasse all’arte!
- L’arte preraffaellita è un’arte che esce dagli schemi e dai canoni bigotti che quest’epoca sta mostrando, caro dottore, ora senza offesa, ma i valori di rispettabilità, onestà e quant’altro dir si voglia della borghesia vittoriana sono oramai superati, le due facce dell’Inghilterra sono oramai ben separate, crimini, desolazione, sfruttamento sono come ben sa all’ordine del giorno, non tutto è come si vede nei dipinti classici vittoriani, dove si notano le famiglie borghesi sorridenti e felici, bisogna uscire dagli schemi e i preraffaelliti ci sono riusciti, spianando la strada a quello che ora è considerato l’estetismo -. 

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Capitolo 4
*** Le ipotesi sono fondate ***


Capitolo 4: Le ipotesi sono fondate
 

 
“E’ un errore confondere la stranezza con il mistero. Il delitto più banale è spesso il più misterioso poiché non presenta caratteristiche nuove o particolari da cui si possono trarre delle deduzioni.”
                                                                                                   
                                                                                                   - Sherlock Holmes in “Uno studio in Rosso”-
 
La nebbia faceva compagnia a quel freddo pomeriggio londinese, anche per quel giorno le fabbriche avevano smesso di emettere fumi e gli operai sporchi di olio, fuliggine, grasso e soprattutto stanchi, tornavano verso casa.
Watson camminava a passo svelto sempre aiutato dal suo fedele bastone, facendosi largo tra la folla; aveva un’ottima notizia da riferire, era euforico. Aveva trovato una risposta ad una delle domande che Holmes gli aveva posto, non gli importava se l’amico era già arrivato ad una soluzione, non gli importava se avrebbe accolto la notizia come un dato di fatto, ciò che importava era quel piccolo tassello che possedeva: una svolta per le indagini.
- Holmes – esclamò a gran voce salendo le scale che portavano alla camera del detective, entrando senza bussare nel suo alloggio. – Watson,  dalla sua espressione sembra che lei abbia vinto una grossa somma o che abbia ricevuto un’ottima notizia, quale delle mie due affermazioni è esatta?- chiese con un sorriso, senza alzarsi dalla sua amata poltrona.
Il dottore scosse il capo – in parte la seconda amico mio, ho una notizia che fa al caso nostro -.
- La prego allora, che aspetta ad introdurla?-.
- Mi trovavo al mio gabinetto pubblico per le solite visite, quando mi sono venute in mente le sue domande aperte di ieri. Tra noi medici, c’è una persona che ha la fama di essere un noto intenditore d’arte nonché collezionista, si chiama Edgar Collins, ed era presente al congresso a cui ho partecipato il giorno che è avvenuto il furto al museo - spiegò.
Holmes si grattò il mento pensando – un alibi perfetto in caso di indagine- mormorò quasi tra sé
– Sa che significa tutto questo Watson?- chiese poi tranquillo.
- Che si aggiunge un altro tassello necessario per risolvere il caso?-.
- No, che la notizia che mi ha appena fornito è addirittura il tassello per concludere il caso -.
- Sta dicendo sul serio?- chiese alquanto sbigottito il medico, solo il giorno prima erano rimasti fermi ad un enorme punto interrogativo.
- Elementare Watson, sono o non sono l’investigatore-consulente più in gamba di tutta Londra?- esclamò con un sorrisetto beffardo, alzandosi dalla poltrona e andando a prendere in mezzo al guazzabuglio di scartoffie, che c’era sul tavolo, un fascicolo. – Guardi sotto la lettera M - consigliò, porgendolo al medico.
Era un fascicolo di medie dimensioni, rilegato in pelle, che racchiudeva tutte le notizie necessarie riguardanti casi di poco conto che vedevano coinvolte le persone benestanti della Londra vittoriana.
- McKeaton? – chiese mentre sfogliava le pagine, Holmes ghignò – legga dottore e mi dica che conclusioni riesce a trarre -.
“Sir Jacob McKeaton, noto intenditore d’arte nonché una delle figure di maggior rilievo della camera dei lord, perde metà dei suoi averi per debiti di gioco, parte della sua collezione viene ritirata dall’amico e socio in affari Edgar Collins, noto medico, che lo aiuta ad uscire da quel periodo nero. Tra i quadri comprati spiccano opere preraffaellite degli artisti Millais e Rossetti” Watson rilesse il trafiletto per diverse volte prima di richiudere il fascicolo – mi faccia capire Holmes, una volta presi i soldi necessari per estinguere i debiti, che bisogno aveva McKeaton di servirsi del falsario, compierne l’omicidio e attuare il piano per rubare il quadro, che a detta sua era un falso?-
- Semplicemente perché il lupo perde il pelo, ma non il vizio e ne è un esempio anche lei, amico mio -.
- Io scommettevo solo in via straordinaria - bofonchiò il dottore, colto sul vivo, si ricordava benissimo la scommessa mancata riguardante un articolo letto su un giornale e scritto dallo stesso Holmes, e si ricordava benissimo la brutta figura che ci aveva fatto pochi giorni dopo che si erano stabiliti lì, al 221 B di Baker Street, quando si iniziava a parlare del caso dello Studio in Rosso.
- Oh! Non lo metto in dubbio- ci tenne a precisare con un sorriso – ma come ben sa il gioco d’azzardo è una piaga che non si prosciuga mai, più si ha pecunia, più se ne vuole, è un giro vizioso a discapito del maggior offerente-.
Annuì, come al solito Holmes aveva ragione – le ricordo che ha risposto in parte alla mia domanda di prima - fece notare.
- Quando ha ragione, ha ragione, le espongo in linea di massima i fatti, ma non si adagi troppo sugli allori, sa che è mia abitudine sentir dire la dinamica del reato dai cosiddetti imputati -.
- Come sempre del resto, no?- esclamò retorico il medico, sorridendogli.
- Come ha letto, caro dottore, McKeaton era un assiduo giocatore d’azzardo; caduto in disgrazia e coperto di debiti, si è rivolto all’amico e socio in affari Edgar Collins, che ha comprato metà dei suoi averi e lo ha aiutato a saldare il debito. Ma i quadri dei preraffaelliti fanno gola a qualsiasi collezionista, soprattutto ora che dominano la scena artistica inglese, ed è per questo che hanno chiesto aiuto al più noto falsario di Inghilterra, per copiare il quadro dell’Ofelia, in modo tale che McKeaton avrebbe prestato il falso al museo, come garanzia per saldare l’ultima parte di debiti che  aveva ancora in sospeso in quest’ultimo periodo. Si sono serviti quindi di due massoni, il falsario e il custode del museo, appunto perché le loro leggi sono anticlericali e i componenti della loggia sono senza scrupoli. Ora, nessuno eccetto noi sa dell’omicidio, il tutto è passato come un semplice furto, quindi l’assicurazione è costretta a pagare i danni, come il nobile voleva -.
- Come ha intenzione di agire Holmes? – chiese Watson preso dalla tesi del collega.
- Ho coinvolto Lestrade, a quest’ora dovrebbe aver già ammanettato mister Dawson e, se lo conosco bene, ci allieterà della sua compagnia tra pochi minuti – esclamò guardando l’orologio e proprio in quel mentre la porta della sua stanza si aprì – Tempismo impeccabile, Lestrade, tenga pronte le manette, andiamo a salvare un pezzo di storia dell’arte -. 

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Capitolo 5
*** Epilogo di un delitto ***


Capitolo 5: Epilogo di un delitto

 

“ Quante volte le ho detto che dopo avere eliminato l’impossibile, ciò che rimane, per quanto improbabile, deve essere la verità?”
 
                                                                                                                         - Sherlock Holmes in “il segno dei quattro”-
 
Il manto ombroso della notte apriva il sipario sui vicoli più cupi e malfamati della città a quell’ora tarda. Una carrozza correva veloce sul selciato della City, passando davanti alla cattedrale di Saint Paul ed immettendosi in Fleet Street, per poi svoltare di nuovo, diretta verso la zona portuale.
- Non capisco perché ci stiamo recando al porto, Holmes – esclamò stranito l’ispettore Lestrade, guardando la strada – non dobbiamo mettere le mani su persone d’alto rango? -.
- E queste persone d’alto rango, secondo lei, per eliminare ogni possibile prova e perfino il dipinto originale usufruirebbero delle proprie ville signorili? Lestrade, mi stupisce, ed io che pensavo che il suo buon fiuto da noto ispettore funzionasse ancora! -.
Il funzionario mugugnò, non sopportava di venire deriso in quel modo nè la presunzione di Holmes; era una delle colonne portanti di Scotland Yard, eppure non poteva fare a meno di quel misero detective da quattro soldi, che ormai aveva una ben nota fama non solo in terra inglese, ma anche nel continente e, doveva ammetterlo, senza di lui non gli sarebbero mai stati attribuiti casi di grande importanza come quello dello Studio in Rosso e del Mistero di Boscombe Valley, ma erano altri tempi, ed Holmes era appena un consulente-investigativo da appartamento alle prime armi.
Si fermarono davanti ad una rimessa per le barche, poco distante da lì un fumo grigio, tendente al nero, saliva nel cielo.
- Sbrighiamoci – esclamò Holmes scendendo dalla carrozza e iniziando a correre, seguito a breve distanza dai suoi due compagni.
Previsioni esatte, poco più in là del capanno, un uomo ravvivava il fuoco del falò, a vederlo non sembrava un aristocratico e quando vide i tre avvicinarsi, scappò; Watson fece per corrergli dietro, ma Holmes lo fermò – non è lui che ci occorre- esclamò dopodiché non perse altro tempo ed aprì la porta del capanno. – Però, non mi aspettavo un lavoro così sporco da parte di due damerini come voi- osservò ironico Holmes entrando nel capanno applaudendo. – Me ne compiaccio davvero, io non ci avrei mai pensato, ingaggiare il più noto falsario d’Inghilterra e un altro massone, il custode, per raggiungere i vostri scopi e incassare così il denaro necessario per saldare tutti i debiti ed uscirne con le mani pulite, davvero ingegnoso! -.
Watson fu fulmineo a fermare il medico che, non volendosi dare per vinto, cercò invano di bruciare il falso. – Questo lo prendo io - esclamò serio, strappandoglielo di mano.
- La sua fama la precede Mister Holmes – sovvenne sir McKeaton con un falso sorriso stampato sul volto – dovevo immaginarlo che una mente aperta al crimine come la sua non si sarebbe lasciata ingannare da un semplice furto. Le dirò tutto, chissà mai che il mio caso un giorno possa entrare negli annali del dottor Watson -.
- Il dottor Watson provvederà a tempo debito a stilare questa avventura degna di nota, ma sarebbe più opportuno parlarne in Baker Street, davanti a una buona tazza di tè -.
Lestrade scosse il capo, avevano colto i delinquenti in flagrante, ed ora li invitava a bere?!? Non metteva in dubbio l’attenta osservazione, il senso critico investigativo, ma quando trattava gli indiziati come persone prive di colpe, non riusciva a tollerarlo; sbuffò e si avvicinò ai due mettendogli le manette ai polsi.
- Prego signori, siete fortunati che Mister Holmes è incline ad, ispirazioni altolocate, stasera -.
- Vorrà certamente dire che i miei metodi sono più altolocati dei suoi ispettore, un’ottima osservazione, senza dubbio – osservò il detective ridacchiando appena.
- Spero soltanto che questi suoi metodi, non mi terranno impegnato tutta la sera - osservò imbronciato e rassegnato Lestrade, spingendo i due in carrozza.
- Ogni cosa a suo tempo, ispettore, la calma è la virtù dei forti dopotutto e c’è sempre tempo per una buona tazza di tè -.
 
 
- Prego Mr. McKeaton, la ascolto – mormorò Sherlock Holmes accendendo la pipa e chiedendo a Mrs. Hudson, la padrona di casa, di confortarli portando del tè.
- Come lei ben ha scoperto, ero un assiduo giocatore d’azzardo, più vincevo e più giocavo, per un periodo di tempo è andato tutto a gonfie vele, ai vizi che già possedevo se ne sono aggiunti altri. Finii sul lastrico, con debiti enormi, e fui costretto a vendere la mia collezione d’arte, composta da dipinti e composizioni statuarie, di ogni epoca e forma; il dipinto in questione e altre opere preraffaellite li ha comprati il medico qui presente, grazie al quale conobbi quella carogna del falsario e riuscii a saldare parte dei miei debiti. Il gioco però è un giro vizioso dal quale non si riesce ad uscire – Holmes guardò Watson sorridendo, ricordando le parole che aveva accennato al collega il giorno precedente. – Fino a quando, una sera a cena con il mio amico qui presente, parlando ci venne l’idea:
“Sono disperato, faccio parte di questo tremendo vortice inarrestabile e non riesco ad uscirne, mi toglieranno tutto, cadrò nell’oblio e, io, un uomo dabbene dell’alta società, sarò costretto a vivere per strada, elemosinando per campare”.
“Suvvia amico mio, non è mai detta l’ultima parola, pensa alle tue nuove conoscenze”.
“Mister Davies, il falsario? Che potrebbe fare per aiutarmi?”
“Ovviamente riprodurre il quadro di Millais che mi hai venduto, potresti prestarlo alla Tate Britain per l’anniversario annuale dell’apertura, guadagnerai dei soldi ….” Specificò il medico.
“Non sarebbero abbastanza” replicai.
“Non se ti limiti solo a prestarlo, certo. Potresti ingaggiare qualcuno per rubarlo, qualcuno che conosca bene quel posto, che non indagherebbero mai. Furti d’arte sono all’ordine del giorno: vedrai, Scotland Yard barcollerà nel buio, arrivando a ritenere il quadro disperso e l’assicurazione ti risarcirà del doppio di quanto ti spetta” spiegò il dottor Collins.
Ci pensai su per qualche istante ed annuii: “affare fatto, dopotutto sono talmente disperato che sarei disposto a tutto.”
Il medico annuì a tutto e quando McKeaton fece per riprendere lo fermò. – Credo che questa parte stia a me raccontarla -.
Holmes gli lasciòla parola, mentre Lestrade guardava l’orologio e cercava di tranquillizzarsi con del tè, erano le undici di sera e lui era impaziente.
- Pagai profumatamente Mister Davies, ogni cosa andò a gonfie vele, il dipinto fu pronto nel giro di una settimana e noi attuammo il piano di prestarlo alla Tate Britain, per il suo annuale anniversario.
Ci sentivamo realizzati, per il poco tempo che rimase in mostra ha ottenuto consensi strepitosi, suscitando scalpore, dopotutto era la rivisitazione artistica di un’opera letteraria, “Essere o non essere, questo è il problema” citava l’Amleto di Shakespeare e così agimmo anche noi. Pur di essere sicuri e di mantenere un posto nell’alta società e un certo decoro, non ci facemmo scrupoli ed ingaggiammo il custode dell’ala ovest del museo, Mr. Dawson, per rubare il dipinto. Aveva aspettato la pausa pranzo per agire, a quell’ora le sale dell’edificio sono vuote, il flusso di gente arriva nel pomeriggio e i pochi visitatori che c’erano, erano concentrati in altre sale tutti, tranne me.
Dovevo trovarmi fuori città per un congresso di medicina, esattamente come voi Dottor Watson, ma mi feci sostituire da mio fratello, che sotto certi aspetti mi somiglia molto, così mi trovai in quella sala ed aiutai Dawson a separare la tela dalla cornice, dopodiché mi dileguai passando da una delle porte che fungono da uscite laterali, con la tela avvolta sotto il soprabito. Era andato tutto per il meglio, alla notizia che Scotland Yard brancolava nel buio ci sentimmo estremamente soddisfatti e compiaciuti - spiegò il medico.
- Da un uomo di medicina come lei, posso sapere il motivo che l’ha spinta ad uccidere Mister Davies? Era un uomo ormai prossimo alla morte, dico bene? Perché non ha lasciato che la malattia facesse il suo corso? Era questione di giorni dopotutto – intervenne Watson alquanto stizzito.
- Noto che avete attuato un’autopsia postuma! Ebbene, come ben sapete, il quadro prima di venire rubato ha passato un periodo alla galleria d’arte e sia io, sia il mio amico Mac, continuammo tranquilli le nostre occupazioni, finché a due settimane di distanza da quando il quadro era stato esposto, Davies durante una visita medica mi disse che aveva intenzione di rivelare tutto.
“la malattia mi uccide ogni giorno che passa, ma ciò che si contorce nel mio animo non è quel male, ma il peso del rimorso di una vita fatta di inganni. So che il vostro piano non è stato ancora attuato e state aspettando il momento più opportuno, ma io ho bisogno di confessarmi, non lo farò con un curato certo, andrebbe contro alla mia fede e al mio rispetto verso la loggia, ma mi costituirò, perché un uomo inpunto di morte deve sentirsi libero di lasciare questo mondo in pace e non con il peso dei rimorsi che gli deturpa l’anima”.
Ricordo che a quelle parole fui come accecato dall’odio e pervaso dalla rabbia, eravamo arrivati fin lì senza che nessuno sospettasse nulla e tutto stava per saltare, feci accomodare quindi il mio paziente sul lettino e al posto del sedativo che gli iniettavo ogni giorno per alleviare i dolori, gli iniettai una dose di veleno che, nel giro di pochi minuti, accompagnò nell’aldilà, come colto da un infarto, Mister Davies -.
Il silenzio calò sulla stanza, i due accusati avevano confessato ogni cosa e di certo non avrebbero lasciato molto presto la prigione di Pentonville. Lestrade guardò Holmes come per intimargli di procedere e concludere il discorso, ma questi, dal canto suo, continuava a fumare la pipa e ad osservare i due uomini in silenzio.
Passarono svariati minuti, scanditi lentamente dall’orologio a pendolo e solo quando le campane lontane di Saint Paul rintoccarono la mezzanotte, Holmes si alzò dalla sua poltrona con un sorrisetto trionfante dipinto sul volto.
- I morti non parlano, ma tendono a donarci indizi portentosi, il gioco sta nel saperli raccogliere. Proceda pure Lestrade e si armi di più pazienza la prossima volta, Pentonville e le sue celle dopotutto non scappano, impari piuttosto ad andare più a fondo nelle cose, un semplice furto – ridacchiò – cose ormai superate -.
Lestrade alzò gli occhi al cielo sospirando, Holmes non aveva poi tutti i torti, dopo tutti i casi felicemente conclusi insieme, non era riuscito mai ad eguagliare quel detective da appartamento in niente, facendo sempre la parte del buono a nulla! Per fortuna che l’opinione pubblica non la pensava così e lo riteneva sempre uno tra i più abili ispettori di Scotland Yard, ma ora era troppo stanco per rispondere a Holmes, prelevò i colpevoli ed uscì dalla stanza – signori, buonanotte - augurò chiudendosi la porta alle spalle.
 
 
Holmes tornò a sedersi sulla sua poltrona e afferrò il violino, fedele compagno di sinfonie, in pomeriggi uggiosi e notti insonni, si mise a suonare mentre Watson finiva, ora più tranquillo, il suo tè.
- Allora Watson, questo caso merita di entrare a far parte dei suoi annali? – chiese.
- Ovviamente amico mio – mormorò il medico con un sorriso – questo caso non racchiude solo l’ingegno della mente umana disposta a tutto quando è sull’orlo della disperazione, non racchiude solo la vostra abilità nel risolvere i casi più intricati e ricchi di sfumature, ma racchiude in sé insegnamenti, primo tra tutti quello che l’arte è maestra di vita quotidiana -.
  

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