Essylt, colei che protegge con la spada

di orkaluka
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


 

Essylt, colei che protegge con la spada

 

“Ti prego, non andare.”

 Lo sguardo di Marcus è implorante, ma io lo ignoro, come ho sempre fatto.

“Lo sai che qualunque cosa tu dica non servirà a farmi desistere, vero?”

 Marcus annuisce, poi mi aiuta ad infilarmi la cotta di maglia e l’armatura completa. Finita la preparazione mi porge la spada. La impugno e la allaccio alla cintura.

 “Essylt, non puoi andare. Tuo padre mi ha chiesto di proteggerti in nome della nostra amicizia, non posso disubbidire a un giuramento, lo sai.”

 Osservo Marcus, uno dei più grandi amici di mio padre. Poso le mie mani sulle sue spalle e lo guardo negli occhi pronunciando queste parole.

“Se io non inseguissi i miei sogni, se non tentassi di salvare questo villaggio, lui non sarebbe fiero di me. Non mi ha cresciuta come un uomo per poi far si che io mi dimostri più donna di tutte le altre.”

Marcus ascolta attentamente le mie parole, poi sospira, mi abbraccia e sussurra.

 “Ciò che dici è vero, va, ma vedi di tornare, non vorrei mai andare in contro all’ira degli dei.”

 Marcus crede ancora ai nostri dei, quelli che i cattolici disprezzano.

“Ora inchinati.”

Mi inchino su un ginocchio come farebbe un vero cavaliere.

“ Io Marcus, capo villaggio, a nome di tutti i nostri compaesani affido a te, Essylt, figlia del miglior fabbro delle terre conosciute, le nostre vite. Che gli dei ti accompagnino in questa tua avventura e che ti portino la buona fortuna.”

Marcus poggia sulle mie spalle un mantello pesante e mi apre la porta. Esco nella notte illuminata dalle stelle. La mia avventura comincia con una passo, poi un altro, purtroppo non posso prendere un cavallo, sono stati tutti uccisi dai predoni che hanno preso il villaggio. Continuo a piedi ed in poco tempo mi ritrovo al di fuori delle mura, entro nel bosco ascoltando le urla di gioia dei predoni, che bevono birra dai boccali di legno. Mi addentro nel bosco, viaggiare di notte sulle strade non battute è pericoloso, molto; purtroppo però devo fuggire senza farmi vedere e questa è la mia unica possibilità. Il bosco produce degli strani rumori, scricchiolii sinistri e suoni che si perdono nell’eco delle montagne. Mi avvio con passo spedito verso la mia meta, Camelot, la città dei Pendragon. Dovrò varcare le montagne e  raggiungere il mare, da lì procedere verso Camelot, raggiungerla e chiedere che re Artù venga in soccorso del mio villaggio. A questo mondo c’è chi direbbe che è un’impresa impossibile folle, ma io la devo compiere. I cavalieri di Camelot, sono gli unici che possano avere anche un minimo interesse a salvarci, soprattutto se a chiedere il loro aiuto è una giovane fanciulla. Camminerò finché non riuscirò a scorgere le bianche mura della città dei Pendragon, oppure finché non perirò combattendo per ciò in cui credo. Questa è una promessa, questo è un giuramento solenne di fronte agli dei.

Sono passati due giorni dall’inizio del mio viaggio e il cibo scarseggia nella mia sacca. Non so quante miglia ho percorso, eppure mi paiono sempre poche, dopo aver attraversato un pezzo di bosco, nel mezzo del primo giorno di cammino, ho deciso di continuare a camminare al fianco della strada principale, è inutile correre il rischio di perdersi nei fitti meandri della foresta. Ora però mi devo addentrare in essa per cacciare, eppure morirò di fame. In breve trovo una buca sotto le radici di un grande albero, prima controllo che nessun essere viventi la abiti, poi pongo all’interno l’armatura, i bagagli e, con mio grande rammarico, anche la spada. Per cacciare bisogna essere agili, scattanti, veloci come il vento e non posso esserlo con tante cose addosso. Prendo l’arco e le frecce e mi avviò nell’oscurità della foresta. Sono sempre stata brava nei lavori degli uomini e negata in quelli delle donne. Mai e poi mai potrei lavare qualcosa senza rischiare di romperlo o cucinare qualcosa di vagamente decente. Però il mio talento con la spada è conosciuto in tutto il villaggio e la mia bravura nel tiro con l’arco è altrettanto nota.

Ci sono delle orme, sembrano quelle di un cervo, il mio stomaco gorgoglia. Le seguo fino ad una pozza d’acqua, lì un cervo si abbevera con calma, non sospettando del cacciatore che silenziosamente incocca la freccia. È un essere magnifico, con delle corna che potrebbero uccidere un uomo con un sol colpo. Rimango alcuni secondi ad osservare quella magnifica creatura e poi lascio andare la freccia che, precisa, si conficca nel cuore del possente animale. Mi avvicino e, per non farlo soffrire troppo, gli taglio la gola con un lungo coltello che mi sono portata appresso. Muore in pochi secondi. Ora arriva la parte difficile, bisogna scuoiare l’animale con cura ed in fretta, perché il rischio che altri animali giungano sentendo l’odore del sangue è grande. A breve finisco di occuparmi dell’animale, poi mi spoglio e mi immergo nella polla d’acqua. Essa è fresca e mi accarezza lambendomi la pelle. Nuoto per un poco, godendomi quella pace, finché non sento lo scricchiolio di un ramo spezzato, poi quello di una persona che sciaccia le foglie secche. Fingo di nuotare ancora, per mia fortuna ho tenuto il coltello in una mano,per casi come questo. È strano però, i passi della persona sono aritmici sul terreno, come se fosse zoppo o ferito. Un uomo affiora dagli alberi intorno alla polla, non sembra avermi vista, mi nascondo sotto la superficie dell’acqua e cerco di acuire l’udito socchiudendo gli occhi. Ci sono altri passi ora, in avvicinamento, sono cinque persone più o meno. Riemergo per respirare e inavvertitamente incontro lo sguardo dell’uomo, la prima cosa che noto è la gamba ferita che si trascina appresso, come un fardello pesante. Comprendo in pochi secondo che, anche se vorrebbe, non mi potrebbe far del male. In quel momento dagli alberi giungono sei predoni. Li riconosco ad un’occhiata, le pellicce che indossano e le vesti li contraddistinguono, al solo pensiero che uno di loro pussa aver ucciso mio padre una cieca furia si impossessa della mia mente. Si avvicinano all’uomo velocemente, fin troppo a breve lo raggiungeranno e non sembrano avere buone intenzioni. Mi avvicino alla riva, nessuno mi guarda, la battaglia è cominciata, il primo predone che si accorge della mia presenza è già steso a terra in una pozza di sangue, il secondo mi sfiora il fianco con la spada, è ovvio che con il mio piccolo coltello non possa fronteggiare cinque nemici, a maggior ragione se il mio alleato è ferito. Lancio il coltello al secondo predone, la lama si conficca in profondità nel cranio, per mia fortuna i predoni non sono abituati a portare l’elmo. Mi avvicino al terzo, che si prepara a combattere, non ho più armi da utilizzare, schivo i colpi del mio avversario con agilità, ma non  potrò continuare così a lungo. Indietreggiando inciampo nel corpo di uno dei due predoni che ho ucciso. Il terzo si avvicina, appena prima che mi dia il colpo di grazia io rotolo su me stessa, nel fango, e lo infilzo con la spada del suo compare morto. Cade a terra con un largo squarcio nell’addome, gli taglio la testa. L’uomo sta combattendo bene, nonostante la ferita alla gamba, peccato che sia in inferiorità numerica. Ne uccido un altro velocemente, quello che sembra essere il loro capo si avvicina a me.

 “Non ti ucciderò, sei una così bella ragazza…, potresti diventare una mia concubina.”

 Lo osservo disgustata, avanzo e lo uccido con la spada che impugno. L’uomo ha già provveduto ad uccidere l’ultimo dei predoni. Mi avvicino a lui, è steso a terra, il petto si alza e si abbassa velocemente, ha il fiatone. “State bene?”

 Una domanda quantomeno non appropriata.

“Si, grazie e voi?”

Ha una voce profonda, bella.

“Io sto benissimo, anche se avete interrotto il mio bagno.”

 Lo vedo sorridere.

 “Spero che mi perdonerete, grazie comunque, vi devo la vita.”

 Scuoto la testa e mi inginocchio al suo fianco.

“Non è così.”

 Mi avvicino alla sua ferita, è uno squarcio profondo nella gamba, potrei curarla, certo servirebbe una cucitura e degli impacchi di erbe, ma si rimetterebbe in piedi in una settimana.

“Se volete posso aiutarvi con quella ferita.”

“Davvero potete?”

Sembra essersi ripreso e si mette seduto. Si volta verso di me per poi distogliere lo sguardo.

 “Sono una ragazza così ripugnante?”

 Gli chiedo, ferita un poco nel mio amor proprio.

 “No, affatto. È che siete nuda.”

 Solo in quel momento mi accorgo di esserlo, nella foga della battaglia me ne ero dimenticata.

 “Se chiudete gli occhi per un momento mi vesto, così poi potremo parlare.”

 

Mi vesto velocemente, indossando dei calzoni da uomo, una camicia e il cinturone a cui sono appese tutte le mie armi, vale a dire un coltello. L’uomo é rimasto con gli occhi chiusi per tutto il tempo, lo apprezzo molto. Mi avvicino a lui chinandomi ancora una volta al suo fianco.

 “Sono vestita, potete aprire gli occhi se volete.”

 L’uomo schiude gli occhi lentamente, osservandomi.

“Siete molto graziosa lady…, non conosco il vostro nome.”

Sorrido e gli rispondo.

 “Non sono una lady, potete chiamarmi Essylt. Il vostro nome?”

 “Il mio nome è Walter, sono un cavaliere.”

 La mia espressione è di costernazione, un cavaliere si sarebbe difeso egregiamente contro quei sei  predoni.

“Mi dispiace di aver deluso le tue aspettative riguardanti i cavalieri.”

 “Mi scusi, non volevo di certo offenderla sir Walter. Posso sapere a quale città appartenete?”

 Il suo sguardo è guardingo ora, come se temesse per la sua incolumità.

 “Sono sir Walter, cavaliere di Camelot e siedo alla tavola rotonda.”

Abbasso lo sguardo in segno di rispetto per quel cavaliere, sono stata fortunata a trovare qualcuno che possa aiutarmi nel mio viaggio.

“Potete davvero curarmi Essylt?”

 Annuisco e comincio ad estrarre da una delle mie tasche delle erbe profumate. Le mastico con ferocia e poi le spalmo sulla ferita di Walter, inizialmente pare soffrire, poi però le erbe cominciano ad avere effetto e lui riesce ad alzarsi in piedi.

 “Vi ringrazio ancora Essylt, posso fare qualcosa per aiutarvi?”

 Ecco la mia occasione, ghiotta, anzi ghiottissima.

 “A dir la verità, se non mi avete mentito, potreste fare una cosa per sdebitarvi nei miei confronti.”

 È attentissimo alle mie parole.

“Cosa può mai volere una fanciulla da un cavaliere come me?”

 “Ho bisogno di soccorsi per il mio villaggio, i predoni ci stanno massacrando un poco per volta ed io vorrei che i cavalieri di Camelot accorressero in nostro aiuto”

 Sembra sorpreso dalla mia richiesta.

 “Purtroppo per te al momento sono solo. Un debito però è un debito, ti porterò a Camelot e ti farò parlare con i cavalieri.”

 “La ringrazio sir Walter, con questa decisione ha salvato moltissime vite.”

 Mi inchino ancora una volta di fronte al cavaliere.

 “Alzati Essylt, avete un nome singolare, mi ricorda qualcosa, anche se non riesco a rammentare che cosa” Sorriso a quell’uomo piuttosto singolare. Lo osservo con più attenzione, è giovane eppure il suo sguardo è quello di un vecchio, come se avesse già vissuto tante vite. Il suo fisico è quello di un cavaliere, le braccia muscolose, le gambe possenti…è davvero un bel giovane.

“Sir Walter, ho lasciato la mia armatura in una buca non lontana da qui, se mi attendete, vado a recuperare le mie cose.”

 Lui annuisce

“Vi aspetterò qui e proteggerò il cervo che avete catturato.”

 È un ottimo osservatore, la carcassa è  ben nascosta sotto il fogliame. Mi dirigo velocemente verso la buca, nonostante istintivamente riponga la fiducia nell’uomo, la mia mente è pur sempre quella di una combattente. In battaglia gli amici sono pericolosi tanto quanto i nemici, questo mi ha insegnato mio padre. Quando torno però lui è ancora lì, appoggiato ad un tronco d’albero, che dorme, sereno.

 “Sir Walter”

 Lo scuoto un attimo sperando che si svegli.

“Sir Walter!”

 Dico più forte, scuotendolo con più forza.

“Walter!”

 Urlo, con rabbia. Con un balzo si alza in piedi e impugna la sua spada.

“Quale pericolo devo affrontare?”

 Rido senza neanche volerlo, è così comico.

 “Ditemi, sir Walter, da quanto non dormite?” 

Sbatte le palpebre confuso.

 “Da più o meno due giorni, perché?”

Ecco spiegato il motivo del fatto che oggi si è quasi fatto battere da sei  predoni.

 “Mi dispiace sir Walter, ma non possiamo restare qui a lungo, la carcassa attirerà troppi animali”

Sembra essersi ripreso, annuisce alle mie parole e si carica sulle spalle il cervo. Il sole sta per tramontare, non possiamo continuare a camminare di notte.

 “Sir Walter, avete qualche consiglio sul luogo in cui potremmo fermarci?”

 La sua voce mi arriva dalle spalle.

 “Si lady Essylt, non lontano da qui esiste una caverna naturale, potremmo rifugiarci lì per questa notte, ho già provveduto affinché ci si trovi della legna.”

 Gli cedo il passo e in poco tempo raggiungiamo una piccola caverna sotterranea, ci addentiamo nei meandri di essa, finché non giungiamo ad un grande spazio ricolmo di luce. Spalanco gli occhi alla bellezza della caverna.

 “è un luogo magnifico sir Walter”

 Lui annuisce appena a quel complimento. Posa la carcassa del cervo su una coperta sgualcita e ravviva il fuoco. La caverna illuminata dalle fiamme è uno spettacolo meraviglioso.

“Lady Essylt, siete tutta sporca di sangue, non volete lavarvi? Laggiù”

Mi indica una grande roccia.

 “c’è un fiume sotterraneo che scorre lentamente.”

 Mi avvio verso il fiume, le acque sembrano nere nella semi oscurità della grotta. Mi spoglio velocemente e mi immergo, godendo del rinnovato senso di pulizia. Poi, senza preoccuparmi della mia nudità mi avvio verso il fuoco. Walter mi lancia un’occhiata e distoglie subito lo sguardo.

 “Lady Essylt, vorrei poter parlare con voi guardandovi negli occhi, ma non sono sicuro di poterlo fare nelle condizioni in cui siete.”

 Sorrido ancora e dico

 “Mi dispiace sir Walter, ma non possiedo vestiti di riserva, sapete non  ho fatto conto di avere dei compagni per questo viaggio. Le altre vesti erano macchiate, le ho dovute lavare ed ora sono bagnate.” Walter si alza ed estrae dalla sua sacca una camicia lunga. Poi me la lancia senza guardarmi, la prendo al volo e la indosso. Si volta verso di me e sorride.

 “Ora siete un poco più presentabile lady Essylt, come si conface ad una signorina come voi.”

Certo che questo tipo è proprio buffo.

 “Grazie sir Walter, è molto cortese da parte vostra. Però vi devo ricordare ancora una volta  che non sono una lady, ma una semplice popolana.”

Walter ridacchia e borbotta tra se qualcosa.

 “Va bene Essylt, io la chiamerò con il suo nome se lei userà soltanto il mio, senza il titolo concessomi dalla mia appartenenza ai cavalieri.”

 “Accetto la sua proposta Walter.”

 Estraggo dalla mia sacca delle coperte e le stendo a terra, accanto al fuoco.

 “Prima ho visto il modo in cui combatti, dove hai imparato a maneggiare la spada con tale bravura?”

 La domanda è più che lecita, eppure la ferita è ancora bruciante nel mio cuore.

 “Mio padre mi insegnò a combattere fin da quando ne ho memoria. Imparai ad impugnare una spada prima ancora di saper camminare.”

 Walter si volta verso di me e domanda.

 “Tuo padre è ancora vivo?”

 Che strana domanda, l’ha pronunciata con un tono di preoccupazione nella voce.

 “No, è morto a causa dei predoni che perseguitano il mio villaggio. Conoscevate forse mio padre?”

 La mia curiosità è anche conosciuta in tutto il villaggio.

“Certo che lo conoscevo, nella’arte della spada non aveva pari, tranne forse che per sir Lancillotto”

“E per Artù”

Dico io, l’espressione di Walter cambia un poco, anche se cerca di nasconderlo.

“Pensi davvero che Artù sia un buon re?”

 Non è pronunciata con tono malevolo la domanda, sembra semplicemente curioso.

 “Artù è il più grande re di tutti i tempi, ha portato splendore, ricchezza e pace in Camelot e nei regni confinanti. Artù è giusto ed impugna Excalibur, che l’ha scelto. Non ho mai dubitato del re e mai lo farò, il cuore di ogni persona di Britannia e anche oltre i confini di essa gli appartiene.”

Walter sembra riflettere sulle mie parole.

“Come avete conosciuto mio padre?”

La tentazione di interrompere quel silenzio era troppa.

“Tuo padre? Si chiamava Fredrik, vero?”

 Annuisco.

 “Tuo padre era uno dei più grandi uomini che abbiano mai varcato le mura di Camelot, è stato lui a forgiare per me questa spada.”

 Mi mostra la spada che porta al fianco, è ottima fattura, splendida, anche se mai bella quanto la mia. La tristezza al ricordo di mio padre si fa sentire, bruciando nel mio petto.

“E così è riuscito a sfidare Lancillotto? Come mai?”

 Mi piace ascoltare le storie sul conto di mio padre, ogni cosa che non so di lui e che scopro mi rende felice. “Bé, Lancillotto gli chiese una spada che fosse forgiata con del fuoco speciale, Fredrik si rifiutò. Lancillotto allora lo sfidò a duello, se lui avesse vinto avrebbe forgiato la spada secondo le indicazioni del cavaliere, se avesse perso avrebbe offerto il suo aiuto a Fredrik per una questione che gli stava a cuore.”

 Walter sorride, perso nei suoi ricordi.

 “Si sfidarono e Lancillotto vinse, anche se di poco, fu una delle sfide più belle a cui assistetti. Lancillotto in seguito offrì il suo aiuto a tuo padre, disse che mai e poi mai aveva incontrato un uomo che sapesse maneggiare le spade in maniera tanto nobile, tranne che per Artù, il re stesso.”

 Si riscuote e chiede “Così ti ha insegnato ciò che sapeva?”

Annuisco.

 “Se vuoi potremmo allenarci insieme, visto che il nostro viaggio fino a Camelot sarà lungo, non possiamo restare senza allenamento.”

 “Ne sarei onorata.”

Walter si alza e dice

 “Bene, iniziamo subito.”

 Sono sbigottita.

 “Non stavo scherzando ragazzina, iniziamo ora, voglio vedere come te la cavi.”

 Non mi muovo, non voglio combattere con un uomo che è ferito e non dorme da giorni. Lui però impugna la sua spada e tenta un affondo, lo schivo quasi senza pensarci, impugno la spada e la estraggo dal fodero, parando un affondo che se non avessi fermato sarebbe arrivato dritto al cuore. Sta facendo sul serio e la cosa non mi piace. Paro un altro affondo e contrattacco con una velocità che lo spiazza, glielo leggo in volto. “Sei agile, su questo non ci sono dubbi.”

Continuiamo a duellare, nessuno si muove dalla sua posizione. Walter è incredibilmente forte, un vero portento, lui e la spada sembrano essere una cosa sola. Faccio una finta e tento un affondo un po’ azzardato, lasciando scoperto il mio lato destro. Lui para e cerca di colpirmi, io schivo all’ultimo momento. Senza sapere bene come mi ritrovo stesa a terra e con la spada puntata alla gola.

 “Mi avete fatta inciampare? Nei vostri piedi? Non ci credo!”

 Non so bene se essere offesa o divertita.

 “Non bisogna mai sottovalutare il nemico, neanche se esso è ferito e stanco.”

 Mi alzo in piedi con rinnovato ardore.

“Riproviamo”

 Neanche il tempo di finire la parola e mi ritrovo ad indietreggiare  al ritmo degli affondi di Walter. Indietreggio verso l’acqua, finché non mi tuffo dentro il fiume e riemergo. Walter mi osserva e distoglie lo sguardo, è il momento di attaccare, comincio a fare un affondo, poi un altro ed un altro ancora. Walter indietreggia, no vuole fissarmi, è troppo cavaliere per farlo. Faccio una finta e poi un affondo, la sua spada vola a due metri di distanza. Gli punto la mia alla gola, tutti e due abbiamo il fiatone e siamo sudati. “Sempre sfruttare le debolezze del nemico a proprio vantaggio.”

 Dico io tra un ansito e un altro, poi mi osservo. La camicia lunga è oscenamente avvinghiata al mio corpo, sorrido furbescamente.

 “Devo ammettere che questa tecnica funzionerebbe con la maggior parte dei cavalieri, ma di sicuro non con i predoni di prima. Ora, ti puoi rivestire?”

 Walter è assai divertente, scoppio in una risata fragorosa, che risuona nella caverna.

 “Siete proprio divertente, comunque non posso rivestirmi, ancora una volta ho tutti i vestiti bagnati.” Walter mi osserva a lungo allora, vagliando il mio corpo con uno sguardo puramente maschile. Mi trova apprezzabile, questo dice il suo corpo.

 “Rimani davanti al fuco a scaldarti, tra poco la camicia sarà asciutta”

 Dice con voce roca. Io mi siedo e aspetto che la camicia asciughi, ma ci mette troppo, così la sfilo e rimango, ancora una volta, nuda davanti al fuoco. Il viso di mio padre si ripresenta davanti ai miei occhi, cado nel ricordo di un bel giorno di autunno.

“Essylt, le gambe devono essere più divaricate, così sono troppo poco aperte. Non riuscirai mai a tenere in mano uno spadone a due mani in quella posizione.”

 Mi rialzo in piedi con il mio bastone di legno. Ho quattordici anni, sono ore che mio padre mi allena in mezzo al bosco. Ricominciamo a lottare, pochi secondo e mi ritrovo di nuovo a terra, con le lacrime agli occhi. Non ne posso più di questi allenamenti estenuanti, mi sembra di essere sempre inferiore a mio padre nonostante gli anni passati ad allenarmi.

 “Essylt, rialzati. Non chinare la testa davanti al nemico, non piangere. Non essere debole, sii la degna figlia di tuo padre o vattene per sempre e non farti mai più vedere.”

La rabbia mi pervade e prende possesso del mio corpo e della mia mente.

 “Io non sono debole!”

 Gli urlo contro, sono stufa, veramente stufa degli allenamenti infruttuosi.

 “Io sono stufa!”

 Faccio un affondo

 “Voglio essere libera!”

 Gli colpisco un fianco

“Voglio uscire a correre nel bosco senza che qualcuno mi ricordi di dover fare un allenamento!”

Gli colpisco una gamba

“Voglio essere me stessa!”

 Lo sbatto a terra, vincente per la prima volta in quattordici anni. Lui mi guarda con una nuova luce negli occhi, mi guarda come non mi ha mai guardata, come se fossi una persona sconosciuta. Si alza e mi abbraccia, poi pronuncia le parole che mi segneranno per sempre come una figlia dell’era della spada.

“La tua spada è pronta, ora sei pronta per impugnarla e ricorda: Giustizia, libertà e uguaglianza.”

Walter mi posa una coperta sulle spalle.

 “Non dovresti prendere freddo.”

Annuisco appena, ancora persa nei ricordi correlati a mio padre. Poi mi alzo in piedi alla vista della smorfia di dolore dell’uomo.

“Stenditi, ti curerò quella ferita, dovrò cucirla, ma se non altro ti riprenderai perfettamente.”

 Si sdraia a terra ed io estraggo dalla sacca ago e filo, insieme alle solite erbe.

“Vuoi davvero cucirmi?”

 Ma questo da dove viene?

 “Vuoi dirmi che, visto che sei un cavaliere e ti sarai ferito tantissime volte non sei mai stato cucito, neanche una volta?”

 Ora dubito di lui, indietreggio verso la mia spada.

 “No. Con noi c’è sempre Merlino, che provvede alle nostre cure mediche con la magia.”

 Avevo dimenticato questo particolare. Mi riavvicino al mio compagno di viaggio e comincio a cucirgli la gamba. Soffre anche se cerca di non darlo a vedere. La coperta che mi sono avvolta strettamente intorno al corpo piano piano scivola verso il basso. Se non altro Walter è distratto e la smette di muoversi. Appena ho finito di cucire applico le erbe e aspetto che facciano effetto. Poi rimetto tutto a posto e rialzo la coperta. “Grazie.”

 Scuoto la testa, non è niente.

“Ora ci converrebbe dormire, domattina ci dobbiamo muovere all’alba, il mio villaggio non sopravvivrà a lungo.”

 Walter annuisce. Io mi stendo sotto le coperte e chiudo gli occhi, il sonno mi cattura nella sua fitta rete ed io mi abbandono alla ricorrenza dei miei incubi.

 

Note dell’autore

 

Ed eccomi qui con una nuova storia! Spero che vi piaccia. Allora, devo dire giusto un paio di cose:

  1. Essylt non è mai esistita nella leggenda di Artù (nei prossimi capitoli se vi interessa vi spiegherò come mai ho inventato questa, ma non ora perché dovrei fare degli spoiler)
  2. Essylt è un nome di origine sassone e vuol dire colei che protegge con la spada

Ecco ho già terminato le cose da dire. Comunque, i capitoli non saranno così lunghi, pensavo di farne tre o quattro al massimo perché la storia è corta. Non vedo l’ora che recensiate, perché voi recensirete vero?

A presto!

Ci vediamo al prossimo capitolo!                                                                                Luka

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


 

Capitolo 2

 

Walter

Mai e poi mai avrei sperato di incontrare una compagna di viaggio tanto valente. Il suo modo di impugnare la spada è singolare, eppure del tutto efficace. È veloce, scattante e cova dentro di se tanta rabbia che potrebbe spazzar via un intero esercito da sola. In più è bella ed intelligente, quest’ultima dote rara quanto preziosa. È la degna figlia di Frederik, senz’ombra di dubbio alcuno. La osservo, illuminata dalle fiamme e persa nei suoi sogni. I lunghi capelli corvini sono raccolti in una treccia che le sfiora la vita, la carnagione lattea è leggermente arrossata dall’allenamento e dal calore del fuoco. Ha coraggio da vendere la ragazza, si è esposta per me senza pensare alle conseguenze, si è fidata della mia parola e mi ha curato. Rimango affascinato ad osservarla, solitamente le persone che incontro non mi dicono mai il reale motivo delle loro intenzioni, eppure lei è un libro aperto. Nei suoi occhi ho letto solo la preoccupazione per il villaggio e la voglia di fare qualcosa per esso. Viaggiare con lei sarà un onore.

Uno scricchiolio vicino all’entrata della caverna attira la mia attenzione, impugno la spada e zoppicando raggiungo un giovane uomo dai capelli ricci e rossi come il fuoco, lo abbraccio , felice di rivederlo dopo un mese.

 “Merlino! Che bello rivederti! Cosa ci fai tu qui?”

 Lui mi osserva con aria greve

 “Signore, Camelot ha bisogno di te, devi tornare.”

 Lancio un’occhiata alla caverna dentro cui dorme Essylt.

“Si, capisco, tonerò.”

 Merlino si anima e sorride.

 “Potrei portarti con me, anche se so che non ti è mai piaciuto viaggiare con la magia.”

Scuoto il capo.

 “Tornerò a piedi, ci impiegherò una settimana, intanto voi avvisate gli altri cavalieri.”

Merlino sembra incuriosito

 “Non avete mai rifiutato di compiere i vostri doveri, potrei sapere il motivo di tale ritardo proprio ora?” Tengo lo sguardo fisso verso il bosco, cercando di non indicare in qualsiasi modo la grotta, purtroppo Merlino conosce troppo bene il corpo umano ed entra nella grotta. Lo seguo e attendo che mi dica il suo parere.

 “Una donna? Non vi è bastata la vostra prima moglie?”

 Al ricordo del tradimento di quella donna mi vien male. Evito di rispondere alla domanda e dico.

 “Lei è lady Essylt Merlino”

 Sembra costernato da quell’affermazione.

“Davvero lei è la figlia di Frederik?”

 Annuisco.

 “L’ho conosciuta da poche ore soltanto eppure è una delle persone più nobili che conosca.”

 Vedo gli occhi di Merlino cambiare colore e divenire di un oro screziato. Quando ha una visione del futuro i suoi occhi divengono sempre così. Sorride, mi posa una mano sulla spalla e dice.

 “Sono contento per voi, veramente. Tra sette giorni sarete a Camelot, io intanto provvedo a mandare i cavalieri ad occuparsi del villaggio della ragazza.”

 Ovviamente quando si comporta così fatico sempre a capire. Merlino scompare in un turbinio di vento.  Mi addentro ancora nella caverna e mi sdraio, pochi secondi e anche io mi addormento.

 

Essylt

Walter russa tanto che temo degli animali possano sentirlo e ci raggiungano, poi però penso che mai e poi mai un animale si avvicinerebbe a qualcosa che produce un rumore simile. Rido sommessamente, poi mi alzo in piedi e mi avvio per il bosco, alla ricerca di nuova legna per asciugare completamente i vestiti ancora umidi. La spada che mi pende al fianco tintinna lievemente ed è quel suono, incredibilmente nitido, a farmi comprendere che qualcosa non va nella foresta. Gli uccelli non cinguettano, gli animali non producono suoni, la situazione mi spaventa. Cercando di mantenere dei movimenti aggraziati e non bruschi ritorno alla caverna.

“Walter”

 Dorme ancora.

“Walter!”

 Lo scuoto violentemente, si sveglia di soprassalto.

 “Lady Essylt, come mai mi ha svegliato?”

 Aggrotto involontariamente le sopracciglia, non sono una Lady.

 “Walter, il bosco ha qualcosa di strano stamane, non respira”

Non so esattamente come poter spiegare le sensazioni che provavo raccogliendo la legna.

 “Hai idea di cosa possa essere?”

 Sembra credermi sulla parola, ma cosa del tutto inaspettata sembra comprendere le mie sensazioni.

 “No, non so quale creatura si aggiri nell’ombra.”

 Walter si mette immediatamente al lavoro, si veste velocemente ed impugna la spada, poi si avvia verso l’uscita della caverna. Lo seguo senza esitazioni, tonando all’aperto. Il bosco è immobile, nessun suono sembra animarlo. Improvvisamente sento un fruscio alla mia destra e istintivamente mi abbasso, appena in tempo per schivare una zampata mortale. La creatura cui mi trovo di fronte è senz’ombra di dubbio alcuno un enorme grifone. La testa d’aquila è enorme, con un becco affilato e gli occhietti del colore dell’ossidiana, il corpo di leone è possente e scattante e le ali piumate sono di un bellissimo color oro intenso. Walter non sembra impaurito dalla creatura e comincia a danzarle intorno, come se stesse ballando con una bella donna. La domanda sorge spontanea: cosa sta facendo? Noto con un piccolo contrattempo che la fiera sembra affascinata dai movimenti di Walter, io, approfittando della distrazione, mi allontano dall’essere furtivamente. Solo quando sono completamente al sicuro Walter comincia ad attaccare con movimenti flessuosi che raramente tradiscono la sua accumulata stanchezza o il fatto che sia ferito. È bellissimo nei suoi movimenti guizzanti e nella sua forza celata. Anche il grifone combatte bene, con le zampe artigliate e il becco appuntito. I duellanti continuano a sfidarsi per vari minuti, la situazione è in stallo, finché non capita qualcosa che mi gela il sangue nelle vene: Walter fa un passo indietro ed inciampa in una roccia. La sua spada vola di fronte ai miei piedi e il grifone si accinge a dare il colpo di grazia. Agisco in pochi istanti, ignorando la mia spada impugno quella di Walter, che sembra ronzare di un’energia racchiusa dentro la lama e che è nettamente più pesante. Corro verso il grifone intanto che lui cala il becco acuminato sul volto di quello che posso quasi definire un amico, prima che possa essere ferito io conficco la lunga spada nel petto della fiera, esattamente dove si trova il cuore. La spada si illumina di una luce azzurra che sembra squarciare il corpo del grifone dall’interno, esso svanisce in una nuvola di fumo, della fiera non rimangono che ceneri. Porgo la mia mano a Walter che mi osserva sorpreso, appena si alza in piedi mi inchino di fronte a lui su un ginocchio, sollevando la sua lama davanti al mio volto.

 “Mio re, la prego di rifoderare la sua lama e spero sia così indulgente da perdonarmi per il terribile affronto di averla impugnata senza che lei prima di desse il permesso.”

 

Walter/Re

Speravo che non avrebbe scoperto subito il mio segreto, eppure la prova lampante della mia regalità si trova lì, tra le sue mani. Ovviamente la figlia del miglior fabbro mai esistito non poteva non conoscere le verità assolute correlate alle spade. Poche sono le spade che si illuminano da sole: quelle magiche. Ancor meno sono le spade in grado di penetrare la corazza di un essere magico: quelle forgiate da uno dei maghi tra i più potenti. Soltanto una è in grado di distruggere un grifone con un solo affondo: Excalibur, la spada creata dalla roccia del cielo, quella forgiata con il fuoco dell’ultimo drago.

 “Sai,”

 Sussurro

 “che dovrei ucciderti?”

 Sono triste, speravo di poter intrattenere un rapporto normale con qualcuno che non mi considerasse superiore per il mio rango e Lady Essylt, sembrava la persona perfetta. Lei mi risponde senza scomporti, come se la minaccia di morte non avesse mai abbandonato le mie labbra.

 “Come mai?”

 Il suo coraggio è impressionante.

 “Pochi sono in grado di impugnare Excalibur senza essere uccisi dalla spada e soltanto io fino ad ora sono riuscito ad evocarne l’enorme potere. Sei una donna pericolosa Lady Essylt, non solo per me, ma per tutta Britannia.”

 Impugno la mia spada, che subito mi parla. Io e lei siamo fatti così, il nostro rapporto è di sangue, morte e conversazioni silenziose. Lei non vuole uccidere la ragazza e il perché è semplice, dice che mai e poi mai ha incontrato un cuore nobile e puro quanto il mio e con altrettanto dolore dentro di esso.

 “Lady Essylt”

 Lei alza lo sguardo verso di me, contravvenendo a tutte le maniere di galanteria che le persone solitamente tengono davanti alla mia persona, e dice.

 “Quante volte te lo devo ripetere Wa…Artù? Io non sono una Lady.”

 Sorrido involontariamente a quelle parole e la spada sghignazza sommessamente, quella ragazza piace a tutti e due ed una cosa del genere è assai rara, io ed Excalibur siamo concordi su ben pochi argomenti. Così decido di non uccidere quella bella lady e di portarla a Camelot.

Note dell'autore

Come promesso il secondo capitolo é più corto, spero che la storia cominci ad interessarvi. Ci vediamo al prossimo capitolo!  Luka

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


 

Capitolo 3

 

Essylt

In fondo viaggiare con Artù è divertente, mi ha pregata in tutti i modi possibili di non rivolgermi alla sua persona con frasi di cortesia, infine siamo giunti ad un accordo lui non mi chiama più lady e io gli do del tu, peccato che la cosa non funzioni molto bene, Artù continua a chiamarmi Lady Essylt. Stiamo viaggiando da un giorno, camminiamo fianco a fianco nel bosco, non ho ben capito per quale motivo non vuole farsi vedere in pubblico, ma accetto il fatto senza problemi, mi piace camminare nel bosco. Fin’ora il silenzio è stato padrone delle nostre conversazioni, poi lui mi porge una domanda e la conversazione ha inizio.

 “è bello vivere in un piccolo paese?”

 Rimango un po’ sorpresa dalla domanda e prima di rispondere rifletto attentamente.

“Io…penso di si. In un paese tutti conoscono tutti e la conoscenza è condivisa, così come sono condivisi cibarie e altre cose. Ci si aiuta sempre gli uni con gli altri, è divertente.”

Cerco di capire dal suo viso se la risposta è soddisfacente, a quanto pare lo é.

“E le grandi città come sono?”

 Anche lui pensa alla risposta per un momento.

 “Sono rumorose, purtroppo non ti so dire molto altro, so che tra i paesani tutti conoscono i fatti di tutti, ma purtroppo per la maggior parte della mia vita sono stato relegato o nelle mie camere oppure nella sala del trono. Mi piacerebbe un giorno visitare meglio la città, sarebbe…divertente”

 Lo osservo, ha vissuto per tutta la sua vita in una città e non è mai riuscito a viverla? Che cosa assai strana. “Sei strano Artù sai?”

Aggrotta e sopracciglia, sembra offeso.

 “Strano in senso buono”

mi correggo allora io. Continuiamo a camminare in silenzio, scorgo quasi i pensieri nella mente di Artù rincorrersi.

 “Ancora sei giorni di viaggio e saremo a Camelot”

 dico io

 “Allora, se tu vorrai potremo girovagare per la città insieme”

 Gli sorrido e lui risponde al mio sorriso.

 “Sarei onorato di attraversare le strade della Bianca con te Essylt”

 Artù apre la bocca per dire qualcosa ma le parole gli muoiono in gola, la sua carnagione si fa cinerea in un secondo e sui occhi si fissano sulla creatura che, immagino, sia dietro di me. Mi giro lentamente, un enorme orso sta ritto sulle zampe e mi fissa con odio da pochi metri di distanza. È veramente enorme, eppure mi sembra che ci sia qualcosa di sbagliato in lui, qualcosa che non dovrebbe esserci, ma cosa? Appena mi rendo conto di ciò che sta accadendo mi lancio a fare da scudo al corpo del mio re. La freccia si impianta in profondità nel mio petto, cerco di ignorare il dolore e mi rialzo in piedi, le mie ginocchia cedono ben presto, ma non prima di aver preso un’altra freccia al posto di Artù in un braccio. Mi accascio a terra lentamente, lasciando che il nero dell’oblio mi avvolga come una coperta. Ripenso per un momento agli occhi dell’orso, allo scintillio umano che scorgevo in essi, un orso posseduto da un mago. Penso che Artù salverà il mio villaggio, proprio quando me ne rendo conto ringrazio mio padre per tutti quegli allenamenti infiniti e ringrazio anche gli antichi dei. Poi rinuncio a lottare e la mia coscienza scivola via, come farebbe un panno nella corrente.

Artù

Schivo le frecce finché in lontananza non sento un clangore di spade e poi più niente, attendo pazientemente che i predoni mi raggiungano, ma ciò che sento è il rumore degli zoccoli dei cavalli che si avvicinano a me. I predoni non cavalcano mai, soprattutto se nel bosco. Impugno meglio Excalibur e attendo pazientemente. Non rivolgo un solo sguardo a Essylt, perché so che se lo facessi,mai e poi mai potrei combattere ancora.

“Sei circondato dai cavalieri di Camelot, pronuncia il tuo nome.”

Non gli ho neanche sentiti muoversi, d’altronde gli ho addestrati io, la loro bravura è eccelsa.

 “Sono Artù Pendragon, vostro re.”

 Dei mormorii concitati si sollevano tutto intorno a me.

 “Voglio vedere il vostro volto”

 Alfred esce dal bosco a piedi e mi osserva a lungo, poi si inchina e dice

 “Siamo felici di rivederla sua maestà, è da più di un mese che manca da Camelot.”

 Faccio un cenno del capo per salutarlo.

 “Alfred, siete di ritorno da un villaggio, nevvero?”

Lui annuisce

 “Le sue condizioni?”

 Chiedo in trepidante attesa.

 “è stato distrutto purtroppo signore, siamo riusciti a salvare solo alcuni paesani.”

 Annuisco, infine sposto lo sguardo su Essylt, è morta.

“Chi erano i predoni che ci hanno attaccati?”

Lui sospirò e disse

 “Li stavamo seguendo dal villaggio, vengono da Nord Signore.”

 Gli occhi mi pizzicano, è una strana sensazione, anche se la conosco, vorrei piangere.

“Pagheranno per ciò che hanno fatto, soccomberanno sotto il segno di Camelot e del suo condottiero.”

 Mi avvicino poi a Essylt e solo in quel momento mi accorgo del live respiro che la anima. Mi chino al suo fianco e osservo con maggior attenzione le ferite del suo corpo. Quella del petto è profonda, ma non troppo, non le ha sfiorato il cuore e forse il polmone è salvabile. Il braccio è stato trapassato da parte a parte, esiste un solo modo per salvarla, la magia, devo portarla subito da Merlino.

 “Alfred, vieni qui. Dobbiamo salvare questa donna”

 Alfred si avvicina e mi parla con tono greve

 “Signore, è spacciata non sopr…”

 Mi alzo in piedi e lo osservo con sguardo furibondo

 “Lei sopravvivrà, è chiaro? Si è sacrificata per me ed è una Lady, abbiamo il dovere di tentare di salvarla.” Alfred mi osserva stupito per qualche secondo poi annuisce lentamente.

 “Se riusciamo a legarla ad un cavallo è possibile salvarla, ma dobbiamo fare in fretta, Merlino deve vederla subito, uno di noi viaggerà con voi e la ragazza fino a Camelot con i cavalli spronati al galoppo, dovreste arrivare entro tre giorni. Va bene?”

Annuisco perché non ho altro da fare, anche Excalibur sembra soffrire, non le piace che la sua signora sia stata ferita.

Essylt sta peggiorando, siamo giunti a Camelot dopo due giorni di marcia forzata, Merlino ora non è qui, anche se mi hanno riferito che presto verrà a visitare la Lady in fin di vita. Ho chiesto che fosse messa nelle mie stanze appena arrivati, non curandomi delle etichette, voglio solo che stia bene presto e voglio vedere guarirla con i miei stessi occhi. Ha la testa poggiata sulle mie gambe, le carezzo distrattamente i capelli. Il suo colorito solitamente latteo è ora cadaverico, la sua treccia è praticamente sfatta. Qualcuno bussa alla porta, mi ricompongo un poco e dico

 “Avanti.”

 Merlino entra con aria greve sul volto, intanto io torno alla mia dolce preoccupazione, senza preoccuparmi del mio aspetto. Merlino è un mio carissimo amico.

 “Artù, sono accorso appena mi è stato consentito.”

 Si avvicina alla ragazza in fretta.

 “Cosa è successo?”

 La storia mi pare abbia ancora qualcosa di assurdo in se.

 “Qualcuno aveva stregato un orso per distrarci e ucciderci velocemente, non so bene come ma Essylt se ne è accorta e si è lanciata tra me e le frecce salvandomi la vita . Ti prego Merlino, salvala.”

 Lui mi guarda seriamente e dice

 “Ci proverò”

 La spoglia lentamente, ed io, come ogni volta distolgo lo sguardo.

 “Le hai estratto le frecce e l’hai bendata, ottimo lavoro.”

Annuisco poco convinto.

 “Artù, ci sono buone possibilità che non sopravviva, io proverò lo stesso.”

 Merlino comincia a sussurrare parole che per me non hanno alcun senso, abbasso lo sguardo sulle ferite di Essylt. Inizialmente non accade niente, poi, lentamente, le ferite cominciano a rimarginarsi, quando Merlino smette di parlare, le ferite sono scomparse completamente.

 “Artù, se entro tre giorni la ragazza non si sarà destata, dovrai ucciderla con Excalibur, ho riversato troppa magia nel suo copro, se morisse la sua mante, diverrebbe una creatura troppo pericolosa.” 

Annuisco, anche se so per certo che Essylt si risveglierà.

 “Artù, dormi, lei riposerà ancora per un poco e le serve devono pulirla.”

 Annuisco ancora una volta e dico

 “Merlino, ti ringrazio, ora riposerò, fai entrare pure le serve.”

 Mi stendo su un divanetto nella mia stanza e mi addormento, l’ultima cosa che sento sono le serve che bisbigliando si chiedono che vestito debbono mettere alla giovane lady.

 

Note dell’autore

Ed eccomi con il nuovo capitolo! Spero che vi interessi, sinceramente non so se sia più lungo degli altri perché mi è un po’ difficile contare le pagine (continuo a cambiare dei pezzi della storia). Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando! AL prossimo cap.!     Luka

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


 

Capitolo 4

Essylt

Mi avvolge un caldo torpore, sotto di me percepisco qualcosa di morbido, come…si, come un letto. Cerco di aprire gli occhi ma ancora non ci riesco, così rimango immobile cercando di carpire più informazioni possibili dall’ambiente che mi circonda. Il mio volto è fresco, sento una lieve corrente che giunge da qualche parte alla mia destra, nella stanza sento solo il rumore di un respiro profondo al mio fianco e nient’altro. Desidero immensamente aprire gli occhi, mi impegno ed ecco che le mie palpebre si sollevano, non senza una certa fatica. Muovermi è faticoso, ma tento lo stesso e in pochi minuti riesco a sedermi. Osservo attentamente la stanza in cui mi trovo, è ampia e ariosa, con delle strette finestre da cui entra la luce della luna. Sono seduta su un letto a baldacchino e indosso una camicia da notte da donna, la cosa è assai strana, sono sempre stata abituata ad indossare abiti maschili. Il respiro pesante era di Artù, che si è addormentato ai piedi del letto, in ginocchio e con il capo appoggiato sul materasso.

 “Artù”

La mia voce non è che un roco sussurro, ma lui lo sente lo stesso e si sveglia. Le occhiaie che gli segnano gli occhi sono profonde, ci mette un poco a realizzare ciò che sta accadendo, poi, mi si lancia addosso, atterrandomi sul letto. Ho male dappertutto, ma non dico una parola, il suo volto è vicinissimo al mio, tanto che sento il suo respiro sulle mie labbra. Rimango paralizzata, in attesa, le sue labbra si avvicinano ancor più, finché non si sfiorano in un castissimo bacio che stiamo per approfondire, quando qualcuno bussa alla porta. Artù sembra riscuotersi e si scosta velocemente dal mio corpo. Un uomo altissimo entra nella stanza, mentalmente lo insulto in modi pochi adatti ad una donna.

“Capisco il tuo astio lady Essylt, ma tale espressività di parole non si addice ad una signora del tuo rango.” Rimango basita, ho appena insultato il più grande mago vivente, ma ciò che mi sorprende è il fatto che percepisco distintamente il suo potere nella mia mente, senza pensarci lo caccio fuori, usando un muscolo che pensavo di non possedere. Immediatamente qualcosa mi avvolge strettamente alla gola e mi solleva dal letto, la voce di Merlino risuona nella stanza minacciosa

 “Dimmi dove hai appreso a fare una cosa simile.”

 Artù è basito e il nero sta cominciando ad inghiottirmi la vista.

“Non lo so”

 sussurro, non so neanche cosa ho fatto, Merlino pare credermi e lascia che la magia torni nel suo corpo, io cado sulle coperte e potrei svenire, se non fosse che Artù mi sostiene.

“Perché le hai fatto questo?”

Chiede iroso a Merlino

“è debole, non potrebbe nuocere a nessuno se non a se stessa”

 Mi offendo un pochino anche se non lo do a vedere.

“Mi dispiace è che ha utilizzato la magia senza neanche pensare a ciò che faceva ed è riuscita a cacciarmi dalla sua mente, nessuno dovrebbe essere in grado di fare una cosa simile. Non vorrei fosse un effetto collaterale della cura.”

Cerco di parlare ma non ci riesco, le forze mi hanno abbandonata. Artù accosta il suo orecchio alla mia bocca e io dico

“Mia madre era un’antica sacerdotessa delle arti magiche, ha dovuto lasciarmi appena nata, ma mi ha donato parte di se stessa perché riuscissi a difendermi dagli attacchi magici.”

Detto questo svengo di nuovo, spero con tutta me stessa che il prossimo risveglio sia migliore.

 

Artù

La copro fino al mento con le coperte pesanti e le carezzo il volto dolcemente. Poi mi volto verso Merlino e rimango in silenzio attendendo le parole che so stanno per abbandonare la sua bocca.

 “Frederik non ci ha mai parlato della sua compagna, nessuno sospettava che potesse essere un’antica sacerdotessa, ciò era assolutamente imprevedibile.”

Annuisco e chiedo

“Ma ciò che ha detto è vero? È possibile che sua madre le abbia lasciato una parte di se stessa per difendersi dagli attacchi magici?”

 Merlino scuote la testa.

 “Non ne sono del tutto certo ma non mi sembra sia possibile, vado a compiere ricerche accurate riguardanti l’argomento. Sarebbe meglio che tu stessi con lei e che non la faccia uscire di qui.”

 Annuisco intanto che merlino scompare. Solo in quel momento mi concedo di pensare a ciò che sarebbe potuto avvenire se non ci avessero interrotti. Le sue labbra erano così morbide e delicate, e fresche. Scaccio i pensieri sconvenienti e mi sdraio al fianco della donna per cui, lo ammetto, provo qualcosa. Mi addormento velocemente, sono due quattro giorni che il mio corpo non si riposa.

 

Essylt

Questa volta aprire gli occhi è facile e piacevole, la luce del sole sorgente illumina la stanza di un’intensa luce dorata. I dolori sono quasi del tutto scomparsi, per fortuna, mi sento decisamente meglio. Artù dorme al mio fianco, schiacciato contro un lato del letto, il più lontano possibile dal mio corpo. Sorrido involontariamente, è proprio un cavaliere di Camelot. Con non poca grazia mi alzo dal letto e sposto Artù al centro di esso, poi lo copro con le coperte fino al mento ed esco dalla stanza in cerca di qualcuno che possa aiutarmi. Non conosco bene l’etichetta eppure sono quasi certa che è vietato girare in vestaglia per il castello. Incontro una serva appena fuori dalla porta e le chiedo cortesemente

 “Scusi, non è che qualcuno potrebbe darmi dei vestiti da indossare? Vorrei tanto passeggiare per il castello.”

 La donna si inchina e corre alla ricerca di vestiti. Io intanto rientro nella stanza e mi guardo intorno. Essa è disadorna, gli unici oggetti d’arte sono i tappeti e due spade appese al muro incrociate. Non so dove sia finita la mia, così ne stacco una dai chiodi e provo a fare alcuni affondi, con il braccio destro non riscontro problemi, provo con il braccio sinistro e anche quello funziona perfettamente. Metto via la spada appena in tempo per essere squadrata da una donna dai capelli grigi che porta in mano un vestito.

 “Signorina, se vuole seguirmi, oltre quella porta c’è il bagno.”

Mi avvio oltre la porta e mi ritrovo in un luogo spartano come l’altra parte della camera e con al centro una grande vasca di legno rettangolare. L’acqua che ne fuoriesce è calda, appena tolta la vestaglia mi immergo in quei vapori assaporando per la prima volta da tanto tempo il calore dell’acqua. Godo di quel bagno finché l’acqua non diviene fredda e la donna di prima mi ordina di uscire. Mi alzo in piedi, mi asciugo, e lei mi veste di una stoffa stupenda, di un celeste intenso. Vorrei indossare i miei calzoni da uomo e la mia camicia lunga, ma la donna non desiste. Così con un sospiro mi lascio anche acconciare i capelli in modo che non mi cadano davanti al volto con un fermaglio.

 “Se vuole uscire signorina dovrebbe indossare un mantello, glielo porto immediatamente.”

Sta per sparire oltre la porta ma la fermo e chiedo.

 “Potrebbe anche portare la mia spada ci sono particolarmente affezionata.”

 La donna annuisce e fugge dalla stanza. Appena ricevo spada e mantello fuggo anche io da quella stanza, sperando di non incontrare nessuno. Voglio trovare un posto isolato dove riposare e pensare in solitudine.

 

Artù

“Mio signore?”

 No, non voglio destarmi.

 “Mio signore, dovrebbe levarsi, il sole è già alto.”

 Non mi sveglio e sento dei sussurri divertiti.

 “Mio signore, lady Essylt è sparita.”

Questo mi desta completamente.

 “Che cosa?”

 Urlo io spaventando i presenti, che sono poi Merlino e Alfred. Il secondo dice al primo

 “te l’avevo detto io che avrebbe funzionato.”

 Non ascolto neanche le parole e comincio a vestirmi in modo pesante, fuori fa freddo.

 “L’avete cercata?”

 I due annuiscono e Merlino dice

 “L’abbiamo anche trovata, ma non si fa catturare, i miei incantesimi su di lei non hanno effetto e le guardie sono state tutte battute, ha detto che conferirà solo con te e con nessun’altro, sembrava furiosa ed era in lacrime.”

Cavoli, si fosse trattato di una donna qualunque non mi sarei preoccupato molto, ma Essylt è una guerriera e le guerriere non piangono, mai.

 “è in cima alla torre nord”

Mi dice Merlino, io mi avvio correndo.

La trovo esattamente dove mi ha suggerito il mio fidato compare, in cima alla torre nord, che sta combattendo contro tre cavalieri in contemporanea, questa donna non finirà mai di sorprendermi. Mi avvicino e dico di smettere, i tre cavalieri ubbidiscono con lo sguardo a terra, mentre la lady mi fissa con astio.

 “Lasciateci”

 Dico rivolto ai cavalieri

 “Ma, signore…”

 “Ho detto lasciateci, non mi farà del male.”

 I tre annuiscono e scendono dalla torre. Io mi avvicino a Essylt e le chiedo cosa abbia scatenato la sua ira. “Perché mi hai portata a Camelot con l’inganno? Perché appena appresa la notizia che Merlino aveva mandato i cavalieri a salvare il mio villaggio non me lo hai riferito? Perché non mi hai lasciato proteggere ciò che reputo essere la mia casa?”

Ad ogni frase si è avvicinata di un passo ed ora siamo vicinissimi. Lei continua ad urlarmi contro.

“Non ti ho fatto domande inopportune, ho accettato il fatto che tu abbia nascosto la tua vera identità inizialmente e non mi sono lamentata quando hai deciso di procedere per il bosco per non essere scoperto. Mi sono fidata di te, ho quasi sacrificato la mia vita per te!”

 Rimango basito di fronte alle sue parole, ha ragione, perché avrei fatto una cosa del genere?

“Ho fatto una promessa a tuo padre…”

 Mi interrompe.

“Tutti hanno fatto promesse a mio padre! Macus, Artù, mia madre, tutti voi avete fatto una promessa a mio padre, anche io ho fatto una promessa a mio padre: gli ho promesso che nessuno avrebbe mai scelto per la mia vita al posto mio, ma ciò sembra non poter accadere! Sono stufa!”

 è in lacrime, completamente distrutta da questa sfuriata. Si ricompone lentamente, ridivenendo davanti ai miei occhi la guerriera che ho conosciuto dal primo giorno.

“Artù Pendragon, chiedo di essere uccisa per sua mano. Il mio villaggio è morto, mio padre è morto e mia madre anche. La mia vita è dedicata alla protezione di ciò che mi è caro con la spada, ma tutto ciò che mi è caro è morto, anche io devo soccombere.”

 La proposta è del tutto inaspettata, non voglio ucciderla.

 “No”

 Sussurro, incapace di esprimermi meglio. Lei allora si toglie un guanto di quelli che indossa e lo lancia ai miei piedi

“E allora vi sfido secondo le regole dei cavalieri di Camelot.”

Non voglio prendere quel guanto in mano, eppure devo, rinunciare sarebbe folle, sarebbe un modo per minare la fiducia che il popolo ha in me e ciò non può accadere. Così raccolgo il guanto, la vedo sorridere tristemente. Sta per abbandonare la torre quando le dico

 “Oggi, a mezzodì”

Annuisce e se ne va.

 

Note dell’autore

Ecco qui il nuovo capitolo! Mi scuso per il ritardo e spero che non siate troppo arrabbiati con me. Perdonatemi, vi prego! Il racconto risulta essere più lungo di quel che pensavo, spero che la cosa non vi dispiaccia. Siamo comunque quasi alla fine, probabilmente mancano ancora solo due capitoli. A presto! Luka. 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


 

Capitolo 5

Essylt

Mi sto preparando per la mia sconfitta, indosso un’armatura a caso e impugno la mia spada, quella consegnatami da mio padre molto tempo fa. Sento le persone urlare al di là della tenda in cui mi stanno vestendo. Quando esco alla luce del sole Artù è già li ad aspettarmi, con un espressione grave in volto, so che sta nascondendo la sua tristezza, la riconosco nella piccola ruga apparsa in mezzo alle sopracciglia. Mi concentro nuovamente sull’imminente duello. Mi avvicino al mio nemico e lui sussurra

 “Ti prego, non lo fare, non rinunciare alla vita perché tutto sembra buio.”

Non lo ascolto e impugno la mia spada, le urla si moltiplicano di persona in persona. Anche lui impugna la sua lama. Sono la prima ad attaccare, cerco di essere veloce e precisa e ci riesco, il mio re indietreggia,indeciso,  finché non si rende conto che sto facendo sul serio, allora comincia a contrattaccare e il duello ha veramente inizio. È bravo, soprattutto ora che le sue ferite sono rimarginate e che io non posso utilizzare stupidi tronchetti. Ci muoviamo velocemente, come in una danza, affondo, parata, finta, affondo, senza fermarci a riprendere fiato, escludendo il resto del mondo intorno a noi. Artù sta facendo una finta quando percepisco, più che sentire, un sibilio, un suono che non dovrebbe esserci, il mondo ritorna rombando nella mia vita e io vedo il lungo coltello lanciato da uno sconosciuto coperto da un mantello, correre roteando verso Artù. Senza riflettere mi lancio ancora in mezzo alla traiettoria per salvargli la vita, questa volta però mi faccio furba e stendo il mio signore a terra, sotto il mio corpo, in modo che nessuno dei due possa essere colpito. Respiro profondamente intanto che l’uomo viene ucciso dai cavalieri, quando la situazione sembra essersi acquietata mi rialzo in piedi e porgo la mano ad Artù, che la prende e non la molla finché non è in piedi e mi prende tra le sue braccia. Io chiedo

“Perché?”

 Lui ridacchia sommessamente e dice

“Perché credo di essermi innamorato di te.”

Detto questo mi bacia, profondamente, con passione, mentre i presenti o ridacchiano o sussurrano. I cavalieri distolgono lo sguardo, i giovani sono scettici, alle giovani si imporporano le guance, le donne parlottano tra loro, i vecchi sorridono. Sono tutti felici per il loro re, io più di tutti, mi piace stare tra queste braccia possenti, mi piace essere amata dal mio cavaliere di Camelot.

 

 Artù

 

Qualcuno bussa prepotentemente alla porta delle mie stanze, di malavoglia, mi avvio alla scoperta di chi possa essere. Lady Essylt mi osserva, avvolta in lungo mantello fino ai piedi, che la protegge dal freddo di Camelot. La traggo contro il mio corpo e la bacio, mi piace carezzare le sue labbra con le mie, mi rende felice. Lei si scosta e dice

 “Dobbiamo parlare”

 Non mi sfugge lo sguardo serio nei suoi occhi, così annuisco, mi vesto velocemente e insieme usciamo dal castello. Cavalchiamo per qualche ora alla luce della luna, lasciando correre i cavalli sulle colline intorno a Camelot, la mia bellissima città. Ci fermiamo in una piccola radura, dove un tronco caduto ci fornisce l’appoggio necessario, lasciamo che i cavalli pascolino e ci sediamo.

 “Chi era mio padre?”

 Chiede Essylt. Alzo un sopracciglio cercando di nascondere il nervosismo.

“Tuo padre era il miglior fabbro…”

La sua risata amara mi interrompe.

“Voglio la storia vera Artù.”

Sospiro, affranto, comincio a raccontare di malavoglia.

 “Tuo padre nacque qui, a Camelot, un giorno tempestoso, aveva dieci anni più di me, crebbe con me e fu addestrato per divenire cavaliere. Tuo padre era sir Frederik, uno dei discendenti delle casate più nobili.”

La notizia la sorprende, ha mille domande nello sguardo, ma io continuo imperterrito.

“Da piccolo veniva affidato alle cure della moglie del fabbro, un’ottima balia, un giorno la donna portò il bambino nelle fucine, si dice che mai amore fu più grande di quello che nacque tra tuo padre e il ferro che imparò a lavorare. Frederik crebbe, vide finire il regno di mio padre così come vide il mio sorgere, finché, un giorno, non incontrò una donna e se ne innamorò. Si sposarono in breve tempo, allora io non sapevo ancora che lei fosse una sacerdotessa, una maga. Quando lo scoprii mi fece piacere, tuo padre amava moltissimo sua moglie. Un giorno lei decise di sparire, non capimmo mai bene per quale motivo finché Fredederik non la ritrovò davanti alla sua porta con un fagotto in mano. Gli disse che le grandi sacerdotesse avevano ordinato che lei non dovesse avere figli, appena aveva scoperto di essere gravida, era partita per proteggerti. Implorò tuo padre di difenderti con tutti se stesso, gli disse che possedevi il dono e che il tuo nome era anche il tuo destino: Essylt. Poi sparì, risucchiata da un vortice oscuro. Tuo padre ti tenne con sé e partì, dicendomi che non poteva rimanere a Camelot, perché non sarebbe stato sicuro. Con il tempo ricevetti la notizia che era riuscito a contattare le antiche sacerdotesse e che in fine aveva ottenuto il loro perdono per te.”

 Rimango in silenzio a lungo, aspettando che la mia giovane amata riesca a elaborare tutto il racconto. “Grazie, Artù”

Sussurra poi. Alzo lo sguardo sul suo viso e noto le lacrime di dolore che le solcano il viso.

 “Non piangere Essylt, siete troppo forte per queste cose.”

Le sorrido e mi avvicino, prendendola tra le mie braccia.

 “Posso dirti una cosa?”

Le chiedo. Lei annuisce contro il mio petto

 “Ti amo”

Le dico allora, la sento singhiozzare lievemente. Mi accorgo con un attimo di ritardo che in realtà sta ridendo

 “Sai una cosa? Anche io ti amo.”

 Le sorrido, felice come non mai.

 “E allora sposami”

Continuo io.

 “La mia prima moglie mi ha tradito, spero che la seconda mi ami davvero.”

“Non potrei mai tradirti, ricorda che sono stata cresciuta come un cavaliere.”

 La bacio e penso che per nulla al mondo lascerò che questo amore non venga vissuto, perché lei è mia, è la mia lady, la mia regina, la mia donna, la mia cavaliera.

 

1 anno dopo

 

Merlino

 

Essylt siede sul trono che spetta alla regina, nessuno ha provato a contestare l’unione di Artù e della sua nuova, bellissima moglie. Dire che sono tutti continuamente sorpresi dalla giovane donna che si comporta come un cavaliere è dire poco, ma Artù l’ama, così come l’ama tutto il popolo, soprattutto per le sue umili e presunte origini. Non abbiamo rivelato a nessuno le origini della donna e, probabilmente, non lo faremo mai. La madre di Essylt, una delle più grandi sacerdotesse e maghe dell’antica religione, è morta molti anni fa, probabilmente per una malattia inflittale dalle sue sorelle, che la volevano morta a causa del giuramento violato.  La maga ha lasciato un dono alla giovane regina: la magia, perché si, Essylt possiede la magia, fa parte di lei anche se non se ne è mai resa conto ed ora sta imparando da me come utilizzarla. È una donna fantastica, non potevamo sperare in una regina migliore.

Artù sta discutendo con alcuni cavalieri su una nuova tattica da utilizzare, quando gli occhi della regina si screziano d’oro, sta vedendo il futuro. Appena torna al presente impugna la spada e si mette di fronte al suo re in posizione da combattimento. Un minuto dopo, nella stanza rimasta immobile, entra un assassino di nero vestito che impugna una coltello e si avventa contro Artù, o almeno ci prova, perché Essylt lo uccide in breve tempo, con un affondo che ha la grazia di un giglio. Rinfodera la sua arma e osserva contrariata il suo vestito sporco di sangue.

 “Artù, devo cambiarmi, vado e torno, penso di aver trovato una risoluzione al problema della vostra nuova tattica.”

 Poi scompare oltre le porte della sala del trono, lasciando tutti basiti ed esterrefatti, tranne  per me ed Artù. Ci scambiamo un’occhiata di intesa poi lui torna ad osservare con sguardo felice le porte, i suoi occhi sono colmi d’amore per quella donna che si è rivelata essere il più grande tesoro di Camelot. Perché tutti sanno che non lascerà mai qualcuno privo di protezione, sanno che sarà lì, a difenderci quando più ne avremo bisogno, perché lei è Lady Essylt, colei che protegge con la spada.

 

Note dell’autore

 

Ecco a voi l’ultimo capitolo! Spero che la storia vi sia piaciuta, io mi sono divertito a scriverla. Volevo prima di tutto scusarmi con voi per il ritardo, lo so, sono imperdonabile. Scusatescusatescusatescusatescusatescusatescusate. Tra la scuola, la famiglia e il coro (si canto in un coro) non sono più riuscito a scrivere, spero possiate perdonarmi.

Se non sbaglio vi devo ancora spiegare il perché è nata questa storia (a chi non interessa può passare direttamente ai saluti, non vi perdete niente). Ho sempre amato le avventure di Merlino e Artù, ho letto libri, guardato film, insomma è una delle mie tante passioni. La storia di Artù mi è sempre sembrata troppo triste, le battaglie, il tradimento della moglie, insomma, volevo regalargli, almeno in una ff, un po’ di sana felicità. Ecco tutto. Ora passo ai saluti.

 

Grazie a tutti quelli che mi hanno seguito e messo tra i ricordati, grazie a chi ha letto tutta la storia. Ciao a tutti e lunga vita a Camelot!                                                     Luka

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