My heart is yours.

di unbound
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Maybe if my heart stops beating it wont hurt this much. ***
Capitolo 2: *** This heart, it beat. Beats for only you. ***
Capitolo 3: *** I've got no time for feeling sorry ***
Capitolo 4: *** Give us life again, cause we just wanna be whole ***
Capitolo 5: *** Second chance, they don’t ever matter, people never change. ***
Capitolo 6: *** Don't ask me where I'll go, cause frankly I don't know and I don't give a shit ***
Capitolo 7: *** Where is my only exception? ***
Capitolo 8: *** The friend who stuck together ***
Capitolo 9: *** We all learn to make mistakes ***
Capitolo 10: *** What a shame we all became such fragile broken things. ***
Capitolo 11: *** Wanted anything so bad. I've never wanted anyone so bad ***
Capitolo 12: *** I don't wanna love you, but I do. ***
Capitolo 13: *** And if it ends today, I'll still say that you shine brighter than anyone does. ***
Capitolo 14: *** I burned every bridge I ever built when you were here ***
Capitolo 15: *** Could you help me push aside all that I have left behind? ***
Capitolo 16: *** To throw off the pain well, you can ignore it but only for so long. ***
Capitolo 17: *** Special- I put my faith in you, so much faith and then you just threw it away. ***
Capitolo 18: *** You know what it's like when you're new to the game, but I'm not ***
Capitolo 19: *** Everyone knows that something’s wrong. The wires are cut and I’m alone. ***
Capitolo 20: *** It's all wrong the way we're working. Towards a goal, that's nonexistent. It's nonexistent, but we just keep believing. ***



Capitolo 1
*** Maybe if my heart stops beating it wont hurt this much. ***


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Non era né il momento adatto, né il posto adatto. Io sentivo dentro di me che quella non era faccia decisamente da buone notizie.

Ero seduta su un gradino, e davanti a me avevo un Josh che non avevo mai visto. Un Josh nuovo e perplesso, che chiedeva se potevo parlargli, lontano dai “nostri”.

Indossava una camicia aperta a quadri rossi e blu, quella camicia l’avevo indossata anche io, e non era una camicia simile, era quella lì. Mi guardò con il suo sguardo ammaliante, che era allo stesso tempo per Taylor da pesce lesso e per Jeremy da invertebrato.
Al sol pensiero, guardai immediatamente il mio migliore amico,  e mi accorsi che anche lui mi stava fissando e neanche la sua faccia era una delle più serene; era un misto tra rabbia e perplessità, e come se gli lessi il pensiero, capii che appena finita quella discussione dovevo dirgli tutto.
Mi spostai di una decina di centimetri e Josh si sedette accanto a me, poggiando le sue enormi e calde braccia sulle sue ginocchia com’era solito fare in un momento di nervosismo. Amavo quelle braccia, amavo starci tra quelle braccia, amavo quando ci stavo, tra le sue braccia. Feci un respiro profondo, e contai fino a 10. 1, 2, 3...
« Io non devo farti del male, perciò voglio fare in modo di essere più delicato possibile » disse, e questa frase mi fece sprofondare. Avevo sbagliato in qualcosa? Cos’è che non andava? Magari avevo detto qualcosa di sbagliato e lui stava per rimproverarmi come un buon padre alla figlia che ruba i biscotti la notte nonostante le carie. Iniziò a parlare, e le sue parole non migliorarono la situazione.
«Hayls, tu lo sai che ti voglio bene. Giusto?» mi guardò, e un brivido percorse la mia schiena. Annuìi a stento abbassando lo sguardo. Ma a chi prendo in giro. Io non gli volevo bene, o almeno, non solo...
«Ho pensato che dovrei prendermi una pausa. Anzi no. Non devo mentirti. Voglio lasciare I Paramore»
COSA HAI DETTO? Pensai, non riuscii a farlo uscire dalla mia bocca in effetti. Non sapevo che cosa fare prima. La mia espressione era indecifrabile. Boom. Caddi in un buco nero, venni risucchiata dai miei stessi piani e le mie gioie.
Let’s make it last forever, dicevo. Niente dura per sempre. Nulla.
Non riuscii a trattenere le lacrime, ma una cosa mi bloccava : stavamo salendo sul palco, era la cosa che amavo fare più al mondo, I nostri fan urlavano già “Paramore” e io non dovevo abbattermi.
Cercai in tutti i modi di guardarlo negli occhi, ma tutto ciò che riuscii a fare fu portarmi le mani ai capelli e scoppiare a piangere . Cercò di comprendermi, ma nessuno poteva farcela in quel momento. “Paramore , Paramore , Paramore” sentivo urlare i fan. Ma quel nome mi urtava, stranamente, per la prima volta. Mi alzai, cercai di fissarlo ma le mie gambe mi portarono lontano da lui , lontano da tutti, nel camerino più vicino, quello di Taylor.
Appena entrai diedi un pugno al muro, che se l’avessi dato da calma mi avrebbe rotto la mano. Taylor, il ragazzino riccioluto che avevo davanti, stava accordando la chitarra, e mi rivolse uno sguardo stranito. Neanche dopo 10 secondi, si alzò di botto e mi strinse a lui «Hei Bomba, se vuoi picchiare qualcuno picchia mio fratello» e rise; solo dopo fissando il mio volto si accorse che non mi ero unita alle sue risate come facevo di solito. Anzi, ero in preda ad un pianto disperato, che mi porto a dare piccoli pugnetti anche al petto enorme del ragazzino, che iniziò a stringermi in un abbraccio caloroso «Hayley, cosa è successo?».
Neanche finì la frase che Jeremy entrò in stanza come un fulmine, scansò Taylor e gli spiegò l’accaduto. BENE. Josh aveva detto tutto anche a lui?
Jeremy era il mio migliore amico da sempre, era come un fratello maggiore per me. Pensai che se fosse andato lui con Josh via dalla band, in questo momento mi sarei già uccisa.
«Taylor, Josh lascia la band» sussurrò, e mi strinse come solo lui sa fare. Taylor cambiò il suo sorriso in un viso serio, rarissimo sul viso di quel giovanotto giocherellone. «Non è il solo, fratello» Jeremy lo guardò con comprensione;in un primo momento il riccio ricambiò lo sguardo alzando il sopracciglio, ma solo dopo un attimo si diresse fuori da quel camerino. Sentii solo le sue grida, e Zac che cercava di difendersi.
Strinsi a me Jeremy. Non riuscii a fare altro. Continuavo a chiedermi, cosa ho sbagliato? Cosa ho fatto di male? Cosa ha portato il membro che ha creato quella cosa con me a fuggire lontano da essa? [......]

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Capitolo 2
*** This heart, it beat. Beats for only you. ***


Image and video hosting by TinyPic Ormai era passata circa mezz’ora, ed eravamo sul palco. Mi scatenai di brutto, non pensai a niente (o almeno feci finta di non pensarci) fino a quel momento. Vidi consultarsi Jeremy e Taylor e lessi il labiale del mio migliore amico “Fratello, non so se è giusto”; alzai il sopracciglio perplessa, anche se nel profondo del MIO CUORE, sapevo cosa stava succedendo. Pregai no, non devo, non voglio , non posso, ma Josh aveva già iniziato a suonare, e quelle note mi tagliarono il cuore in mille fette. No, Hayley, hai già pianto abbastanza mi dicevo, ma fu completamente inutile. Mi avvicinai al microfono e con voce tremante iniziai a cantare.

“I am finding out that maybe I was wrong”
Come cazzo faceva quella canzone a parlare del mio stato d’animo in quel momento? Sto realizzando ora che forse io mi sbagliavo si, proprio così. Mi sbagliavo.
That I've fallen down and I can't do this alone”
ovvero sono caduta e non posso fare questo da sola.Guardai I miei ragazzi, Jeremy e Taylor, che ricambiarono con degli sguardi distrutti. Piccoli miei, erano tutto ciò che mi rimaneva.
Arrivava il peggio. “Stay with me, this is what I need, please?”
quando pronunciai, please, non riuscii a non guardare Josh. Mi passarono di mente tutti I nostri momenti insieme, I baci, le carezze, gli spintoni e gli abbracci. Chiusi gli occhi e presi fiato.
“Sing us a song and we'll sing it back to you
We could sing our own but what would it be without you?”

Feci un paio di passi indietro e mi girai una seconda volta verso Josh. Quella nuova vista mi permise di fissare anche Zac, che abbassò lentamente lo sguardo. Era sempre stato succube del fratello, ma mettendomi nei suoi panni mi chiesi come avrebbe fatto senza Taylor. Joshua Neil invece aveva la faccia di tosta di guardarmi fisso negli occhi. Notai solo dopo che i suoi erano lucidi.
“I am nothing now and it's been so long
Since I've heard the sound, the sound of my only hope”

La mia ultima speranza. Il suonare con loro, il divertirmi sul palco come una pazza, ma sapere che per loro non lo ero e rilassarmi. I concerti, Misery Business, Hey Josh. Mi bloccai. Hey Josh. A chi avrei detto “Hey?”.

“This time I will be listening.”. Questa volta vi ho ascoltato. Si ti ho ascoltato Josh. Lo guardai, lui mi guardò. Mi cadde una lacrima amara sul viso, e me lo rigò. Le guance erano paonazze, rosse come i pomodori, sicuramente perché dentro racchiudevano tutta la rabbia che contenevo; indescrivibile a numeri in quel momento. Lui sospirò e si avvicinò al microfono.

“Sing us a song and we'll sing it back to you
We could sing our own but what would it be without you?”
sing it back to you
Josh sussurrò, come faceva sempre. Le scorse volte mi rassicurava la sua voce da corista, questa volta era come se mi urtasse. Tutto di lui mi dava fastidio. Jeremy lo diceva sempre –Dopo la tristezza c’è l’ irritazione-
“This heart, it beats, beats for only you” Mi misi una mano sul petto. Dentro di me urlavo “HEY JOSH, lo vedi questo? E’ il mio cuore, tu lo stai frantumando. Josh, questo è il mio cuore. E sta battendo per te.
“My heart is YOURS” urlai con molta foga Yours. Tuo Josh, tuo. Io non ho mai smesso di amarti, come hai potuto farmi questo? Non ti è bastato lasciarmi, sposarti, amare e scambiarti effusioni con la tua donna davanti a me. Dovevi anche lasciarmi nel campo “musicale” , cancellando senza ritegno ogni possibilità di ricominciare. Ricordi? Io so che dentro di te c’è qualcosa di mio, perché non puoi amare qualcuno al di fuori di me.
Hayley che stai facendo? Parli da sola? Smettila. Di te non gli importa nulla, questo è il momento giusto per ricominciare a vivere. Ma che dico, avevo smesso dall’aprile scorso.
Iniziò a fare il suo maledetto urlo di coro. Ma si bloccò. Non riusci a dire “My heart, it beats for you” Non riuscii a dire YOU, e guardarmi nei miei fottutissimi occhi Verdi che amava tanto.
Si bloccarono Taylor Jeremy e Zac, anche Jon e Justin dietro. I fan si bloccarono, il tempo si bloccò, io mi bloccai. Sentii solo un rumore vuoto sul pavimento di legno su cui ero seduta a cantare. E dei passi allontanarsi. Josh Farro, quel Josh Farro, aveva lasciato il palco.

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Capitolo 3
*** I've got no time for feeling sorry ***


Image and video hosting by TinyPic Era passata una settimana da quell’allontanamento di Josh dal palco, dopo qualche minuto l’avevano raggiunto i ragazzi e Jeremy mi aveva detto che aveva rotto la sua chitarra. Ero seduta sul divano di casa mia da ore ormai, e pensavo e ripensavo a lui; avevo un manico di chitarra in mano, chitarra elettrica. Chissà a chi era appartenuta. Come se non lo sapessi. Risi come un’idiota, mi sentivo un idiota. Io sono un’idiota.
 Vidi che in segreteria c’era un messaggio di Jeremy, e lo ascoltai.

«Hey  Bomba, questo pomeriggio passo a vedere come stai. Sto poco, poi esco con Kat. Baci»
Che carini lui e Kat, amore più vero del loro non esisteva, a mio parere. Mi raggomitolai sul divano e chiusi gli occhi, addormentandomi; non sognai nulla di interessante.
A svegliarmi dal torpore fu un rumore alla porta, come un pugno ripetuto. Solo una persona non usava il campanello in casa mia, e quell’evento mi fece rizzare la pelle. Dopo una decina di secondi mi accorsi , alzandomi, di avere le gambe schifosamente tremanti come rametti che vengono travolti dal vento nelle giornate di autunno di Nashville, avvolte in dei Jeans enormi che Jeremy amava profondamente; infatti me li aveva regalati lui per il mio scorso compleanno, l’ultimo compleanno che avremmo passato tutti insieme come una grande famiglia. Feci due passi verso la porta, e la aprii lentamente. Non la aprii del tutto, ma uscii solo la testa.
Me lo trovai a un centimetro dal viso, ciò non mi permise di respirare per una manciata di minuti. Joshua Neil indossava una maglietta nera con una scritta sul petto scolpito, abbastanza aderente da lasciare poco all’immaginazione.

«Hayls mi dispiace. Mi dispiace . Ehi, mi dispiace.» Non gli feci finire la frase e senza pensarci un attimo cercai di baciarlo. Ma, quando le nostre labbra entrarono in contatto, provocandomi un brivido lungo la schiena, si staccò bruscamente; anzi mi correggo. Jeremy, che ci aveva sorpresi, lo afferrò per il colletto della maglietta sbattendolo al muro. «Bastardo di merda! Come hai potuto farle questo?» gli urlò contro e per un pelo non lo prese in pieno volto con un pugno possente. «Jeremy piantala» e cercai di afferrargli il braccio, riuscendoci. Per lui ero come una sorella minore, e non poteva sopportare che qualcuno mi facesse del male.
«Fratello io non ho fatto proprio niente ad Hayley. Io sono sposato, lei ha un ragazzo meraviglioso. Purtroppo ho le mie ragioni, non posso stare in questa band. Mi dispiace» sussurrò Josh, con voce molto tremante. Era maledettamente sexy mentre implorava. Ma che dico? Hayley sei una ninfomane.
Jeremy lasciò la presa e Josh come di istinto mi afferrò per un braccio mettendomi al muro.

«Hayley tu stai soffrendo per me? Non capisci che son sposato? Io amo Jenna.» Neanche lui credeva alle sue stesse parole. «tu ami Chad» cercai di deglutire e scuotendo la testa. «Hayley, la nostra storia è finita tre anni fa.  Capisci? Tre anni fa, trentasei mesi fa.» Ci guardammo per un po’, stavamo in silenzio, anzi non tanto silenzioso, infatti Jeremy nel frattempo scendeva le scale pieno di ira, ciò era dimostrato dalla pesantezza dei suoi passi. Ruppi il silenzio coprendo il rumore degli scarponi del mio migliore amico sulle scale. «Allora perché cazzo mi stavi baciando?» dissi continuando a tremare. Fu l’unica cosa che riuscii a dire, che provocò nel viso di Josh un’espressione da cane bastonato.
«Hayley tu non capisci.» Cercò di giustificarsi. Sembrava un bimbo che aveva rubato cioccolatini dalla borsa della mamma.
«Come posso capire se tu il cervello non è coordinato con i tuoi istinti?» urlai piena di rabbia.
Cercai di guardarlo male, ma con scarsi risultati. Scossi la testa, e la prima cosa che feci fu avvicinarmi alla porta, ma purtroppo lui mi seguì chiudendosela dietro.
«Che cosa vuoi dalla mia vita Josh? Cosa devo darti ancora? Ti sei preso tutto! Vuoi questo manico di chitarra? TIENILO PURE. Vuoi questo cazzo di cuore? Te lo do volentieri. E’ tuo»
Gli lanciai il manico di chitarra e scappai in camera mia, gettandomi di peso sul letto e scoppiando a piangere come un’idiota. Chad. Chad Chad Chad Chad. Dovevo pensare a Chad. Io amo Josh. Volevo dire Chad. Arg, non ce la farò mai.
Josh mi raggiunse anche lì sedendosi sul letto; mi guardò con occhi da cerbiatto in preda a una crisi di pianto. Lo fissai; in realtà ci fissammo, per alcuni minuti. Che faccia da schiaffi, la faccia da schiaffi più sexy che abbia mai visto. Ci avvicinammo e ricominciammo ciò che avevamo lasciato, ma al contrario eravamo su un letto, io piangevo, e lui era in parte sopra di me. [....]


Dalle finestre entravano raggi flebili di sole, che illuminavano le lenzuola sotto le quali eravamo insieme. Il silenzio regnava sovrano, la tranquillità era ammirevole. Io avevo un’espressione stravolta, e allo stesso tempo dannatamente felice. Lui fissava il tetto immobile; questo suo stare fermo lo faceva assomigliare a una di quelle statue del periodo ellenistico, perfette. Io stavo sul suo petto roccioso, e lui mi accarezzava i capelli.
«Nessuno dei nostri deve saperlo.» Purtroppo quella tranquillità fu rotta da quell’esclamazione. « Nessuno. Né Chad, né Jenna. Né tanto meno Jeremy» Mi limitai a guardarlo incantata, non riuscii a fare altro per un pò. Mi guardò sorridendo (forse aveva intuito che non gli davo retta) e mi baciò un'altra volta. Era un stramaledetto sogno? Cazzo, io quella vita volevo. Quella persona volevo al fianco, quello stramaledetto Joshua Neil Farro. Quel Josh Farro che lasciò il palco, quel Josh Farro che amavo da impazzire.

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Capitolo 4
*** Give us life again, cause we just wanna be whole ***


Image and video hosting by TinyPic Passammo tutta la giornata assieme a casa mia, come un po’ I vecchi tempi; guardammo un film comico, ordinammo cinese e pranzammo insieme sul pavimento della mia camera.
Dopo pranzo, ci distendemmo sul mio letto e iniziammo a parlare di cose idiote; io ero distesa sul suo petto caldo e nudo, e lui mi accarezzava con la sua enorme mano i capelli, un pò come il giorno prima. «Sei un pazzo Joshua Neil Farro. Sei proprio fuori di testa» dissi giocherellando con le mie dita sui suoi addominali da mozzare il fiato «E ora chi glielo dice a Jenna?»risi.
Lui non ricambiò la risata, ma s’incupì e mi lasciò sul letto scappando in cucina. Lo vidi rimettersi la maglietta, mentre il suo telefono squillava insistente, io rimasi a letto e lo guardai parlare al telefono con la sua mogliettina adorata, stando attenta a ciò che si dicevano.
«Cara. Si sto bene. Oh dio , dovevamo pranzare assieme? Sisi ho fatto tutto. Tranquilla. Ti sto dicendo che ho detto già ad Hayls che lascio la band...» sentendo quelle parole la mia espressione mutò da Hayley incantata ad Hayley incazzata. Mi alzai e mi avvicinai a lui, guardandolo con il peggiore dei miei sguardi. «No cara no. Si. No volevo dire no non sono in compagnia. Sono in un bar a prendere un caffè. Si. Ciao hay... Cazzo scusa, ciao Jenna, ti amo» Quando pronunciò ti amo fece una smorfia.
«Josh te l’ha detto lei di lasciare la band?!» Lo spinsi con tutta la mia forza. Mi cadde il mondo addosso ancora una volta, tutto ciò che mi aveva reso felice fino a quel momento mi sembrò come se fosse una messa in scena meschina. Josh era il burattino di sua moglie. Di quella sua moglie schifosa.
«Hayley no. Non me l’ha detto lei, l’ho deciso io» Non riuscì a guardarmi in faccia.
«Josh non sono una scema. » urlai avvicinandomi a lui con sguardo minaccioso. Che faccia tosta. E che faccia sexy... Hayley piantala.
«Bomba nessuno ti ha detto che lo sei» si avvicinò sorridendo e cercò di baciarmi, ma io mi divincolai con tutte le mie forze e guardandolo fisso negli occhi gli chiesi «allora perché sei uscito dalla band?»
«Hayley voglio prendere una pausa, ok? Può essere che tornerò »(CAZZATA notadellautrice :3) sussurrò, mostrandomi un altro dei suoi meravigliosi sorrisi sghembi. Abbassai lo sguardo, mi allontanai da lui e mi gettai sul divano di peso, afferrando la bottiglia d’acqua che era poggiata sul tavolino di fronte. Josh si avvicinò a me e mi baciò ancora una volta, afferrò le chiavi che giacevano sul mobile all’entrata e se ne andò. [...] Dopo neanche quindici minuti, risuonarono alla porta e aprendo dissi «che ti sei scordato amore?» sorridendo imbarazzata. Purtroppo dietro non c’era Josh, neanche Chad, ma Taylor che mi guardò stranito e, facendosi spazio, entrò. «Chad è stato qui? Strano. Non c’è la sua puzza di sciacallo» e rise. Io mi unii alla risata e mi sedetti sul divano con lui. «No. Non c’era Chad. » e continuai a ridere, solo che il riccioluto smise, e mi guardò male. Scossi la testa come a dire "cosa c’è?" Ma lui si alzò di botto per guardarmi meglio e mi sussurrò schiarendosi la voce e facendola sembrare da rimprovero «Sorella, ti conosco molto bene. Ma se mi dici che qui c’è stato Josh, mi arrabbio seriamente.» Non riuscii a guardarlo negli occhi e spostai lo sguardo verso il vuoto di fronte a me, sorseggiando acqua. Taylor scosse la testa, poi la scosse ancora e ancora una volta. «Sorella, tu sei stata con Josh... Farro vero?»
Ci fu una lunghissima pausa di silenzio. Pronunciando Farro però, la sua voce cominciò a tremare;
non mi guardò più negli occhi, ma portò le mani alla faccia singhiozzando. Come non capirlo, povero... Gli diedi una pacca sulla spalla e lo abbracciai più forte che potevo. Mi passarono di mente tutti i momenti che Zac e Taylor avevano passato assieme, anche i miei occhi divennero lucidi. Ricordo come se fosse ieri quando li presentai l’un l’altro. Tra di loro nacque subito una bellissima sintonia, e adesso senza di lui mi sembrava di aver accartocciato il grande Taylor York, la nostra mascotte ma nonostante questo il più grande e grosso di tutti. Taylor York, la roccia, che rideva sempre e sempre faceva ridere in quel momento aveva bisogno di qualcuno che facesse il suo lavoro per lui. Non riuscii a non piangere anche io, e mi unii a quella che già era una scena tragica.

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Capitolo 5
*** Second chance, they don’t ever matter, people never change. ***


Image and video hosting by TinyPic Taylor era andato via, avevamo passato tutto il pomeriggio a guardare le vecchie foto e a ridere davanti al Final Riot, e la cosa mi aveva fatto stare bene. Taylor non era come Jeremy, perché lui mi capiva; Zac mancava a lui come Josh mancava a me, e ciò mi ha permesso di aprire il mio cuore  e a non avere paura di essere rimproverata. Se ci fosse stato Jeremy, di certo non avrei raccontato per filo e per segno quello che avevo fatto con Josh la sera prima (togliendo ovviamente i dettagli dei momenti più intimi).
Ero distesa sul letto, quel letto lo amavo alla follia; su di esso c’era il profumo del mio Josh, che mi fece compagnia in sua assenza. Amavo il suo profumo, era un misto di lavanda e dopobarba alle erbe. Mi addormentai presto, cullata dal fruscio delle foglie fuori dalla mia finestra. Sperai di non sognare niente, e invece lo feci.
 Sognai Jenna e Josh sposarsi, e i cancelli della chiesa chiudersi ostacolando la mia entrata e di conseguenza la mia interruzione della cerimonia. Indossavo un vestito colorato, quello di Jenna era nero come il carbone e quello di Josh della stessa fantasia del mio; anche nel sogno eravamo dannatamente perfetti per stare insieme. Si sposarono ed io iniziai a piangere lacrime nere, come il vestito della donna davanti a me. Quando uscirono dal cancello, Jenna iniziò a pavoneggiarsi del suo nuovo marito come solo una come lei sa fare, mentre Josh mi guardava schiacciandomi l’occhio. Poi il nulla. Lo scenario cambiò in fretta. Jeremy e Taylor erano davanti a me e mi picchiavano. Non sentivo dolore, ma quando gli chiedevo perché stavano facendomi questo, loro rispondevano solo così "tu sei una peccatrice Hayley, e noi non vogliamo cantanti peccatrici nella nostra band.”
 Meno male che mi svegliai senza terminare questo incubo, a causa della suoneria poco rilassante del mio cellulare: lessi il nome sul display e dopo l’orario. Josh Farro. 4 :30 a.m.

«Pronto?» sussurrai in preda all’emozione. Ma a mio malgrado non c’era la persona desiderata dall’altra parte della cornetta.
«Sei una puttana, porca miseria» urlò Jenna Rice, riferendosi a me. Non mi diede neanche il tempo di parlare che subito aggiunse
«Josh è MIO, tu non puoi averlo. E’ inutile che lo chiami, lui non ti vuole. Ha lasciato la band perché non vuole vederti, lui ama me. Tu sei solo una povera illusa». Poiché parlava così velocemente da non permettermi di rispondere, per sottofondo canticchiavo Misery Business. Appena finì di parlare, chiedendogli la parola, gli dissi con calma
«Ascolta, se tu fossi così sicura del tuo Josh, dovresti essere così tranquilla da non chiamarmi nel cuore della notte. Io non lo amo il tuo Josh, puoi tenertelo stretto al petto, Jenna» e chiusi. Il cuore mi batteva a mille, non riuscii più a prendere sonno fino alle dieci di mattina, quando mi addormentai esausta.[...]
Sospirai. Annusai il profumo di caffè e latte che entrava piano piano nella mia stanza da letto. Sorrisi. Chissà chi mi stava preparando un caffè lì dentro.
Mi alzai con poca agilità, i ragazzi mi chiamavano spesso bradipo per i miei modi di fare estremamente lenti, e mi diressi in cucina. Solo due persone avevano le chiavi di casa mia, Dak e Josh. Con mia sorpresa, davanti non mi trovai un Josh sexy con un grembiule e niente sotto come volevo, ma una Dakota in pantaloncini,top con scritto “Hbomb is my new best friend” e ciabatte pelose a forma di coniglio. Sorrisi a quaranta denti, e la abbracciai. Quanto mi mancava la mia Dak, la mia migliore amica; con lei si che potevo parlare di tutto e di tutti, senza ricevere rimproveri.

«Hei Bomba, sei proprio una dormigliona . Bevi un caffè insieme alla tua vecchia e parlami di ciò che succede da queste parti» disse allegra. Ci sedemmo sul divano e le raccontai tutto ciò che non sapeva: L’uscita di Josh dalla band, la chitarra rotta, lo scontro tra lui e Jeremy, la nostra litigata, la notte di passione, il pomeriggio con Taylor e la telefonata di Jenna.  Lei mi guardò senza fiatare con gli occhi sbarrati, parlare con lei mi faceva sentire bene, perché è davvero l’unica persona che mi conosce fino in fondo . Io non ho segreti per lei, e viceversa; se esistesse la relazione tra amiche, le avrei chiesto già di sposarmi da tempo. Le volevo un mondo di bene.
«Hayley manco una settimana e tu mi combini tutte queste cose! Hei ma il tuo Joshua non è sposato?» rise. Ovviamente non le risposi, ma mi unii alla sua risata fragorosa.
Dopo alcuni attimi bussarono, chiesi a Dakota di aprire e lei cinguettando e saltellando si avviò verso la porta.

«Oh Dio, sono per me? Ma grazie Josh» disse Dak mettendosi le mani sul cuore e sorridendo davanti a un Josh dannatamente affascinante con un mazzo di rose rosse in mano. Sorrisi anch’io, e lui mi disse “Hei cara, li ho comprati a Jenna, che te ne pare?” ovviamente scherzava, si avvicinò a me e mi baciò, mentre Dak urlava dalla gioia e si avviava, sempre urlante, verso la mia camera,uscì presto e ci fece una foto con la mia macchina fotografia digitale. Che pazza .
 Guardai Josh e lo feci accomodare. Con sincerità , amavo essere l’amante di Josh. Perché in fondo lo ero, a tutti gli effetti.
Ci sedemmo tutti e tre sul divano (Si, Dakota non se n’era andata lasciandoci soli. Lei era così) e iniziammo a parlare come tre amici in un cafè . 
La tranquillità non durò a lungo, perché i nostri discorsi mi portarono a fare domande a Josh, le cui risposte non mi garbarono.

«Josh, tua moglie mi ha chiamato stanotte» affermai cercando di sembrare calma «mi ha detto che tu sei solo suo, che sono una povera illusa e che tu sei uscito dalla band per non vedermi.» Josh s’incupì e Dakota taceva.
« Josh, è vero tutto quanto? Tu le hai detto questo?» chiesi alzandomi e portando le mani sui fianchi. Il suo silenzio mi faceva innervosire. Lui scosse la testa. «Tesoro.” Sussurrò. «Non chiamarmi tesoro!» urlai di risposta. «Non le ho detto questo. Sai com’è Jenna, le avevo detto che venivo qui e si è insospettita»
«Le hai detto che stavi venendo qui!? Ma sei matto?! » chiesi alzando il tono della voce. « Sì, le ho detto che venivo a dirti che non dovevi più cercarmi e che sei ancora innamorata di me. Le ho detto che dovevo piantarti e farti capire che io non ricambio» confessò non riuscendo a guardarmi negli occhi. Queste affermazioni non mi fecero per niente bene. Sentii uno schiaffo in viso, un pugno allo stomaco e un mal di testa da attacco di panico. Questa situazione non lo giustificava, non poteva andare in giro a sbandierare il mio amore nei suoi confronti, mentre lui faceva la parte del santo che resiste alle tentazioni.
«Josh, sei un uomo meschino» urlai; presi quello che rimaneva della sua chitarra e lo lanciai a terra rompendolo in mille pezzi, seguito da quelle dannate rose che mi aveva portato. Le seconde chance non servono, la gente non cambia mai. Mi aveva già fatto del male, lo ha rifatto, e lo rifarà ancora. Dannata stupida Hayley.
 Dakota e Josh mi osservavano senza parlare e senza cercare di fermarmi. Me ne andai in camera mia, e mentre lo facevo, chiesi a Josh di lasciare la casa, la mia vita e quel cazzo di cuore che stava massacrando.

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Capitolo 6
*** Don't ask me where I'll go, cause frankly I don't know and I don't give a shit ***


Image and video hosting by TinyPic Erano passate ventiquattro ore, e non avevo intenzione di vedere Josh per nessuna ragione al mondo. Anche la sua voce mi urtava, il suo nome pronunciato ovunque nella mia testa, e quella fastidiosa foto che ci aveva scattato Dakota il pomeriggio precedente. Povera Dak, se n'era andata ieri salutandomi dolcemente come sempre, malgrado io l'avessi trattata come uno zerbino. Pensai tutta la notte a lei, pensai a me e a Josh, ma soprattutto alla situazione nella quale ci trovevamo fino al collo. Mi sentivo affogare nelle mie stesse tentazioni e i miei errori mi avevano invaso i polmoni ostacolandomi il respiro. L'unica azione che mi parse la più giusta per dimenticare tutto ciò che mi faceva male fu scappare. Jeremy mi diceva sempre che i problemi dovevano essere affrontati e non ostacolati, ma Taylor per contraddirlo mi diceva sempre che se non puoi superare un brutto momento devi solo rimandarlo a data da destinarsi. Mi serviva una vacanza, un allontanamento da casa, un periodo nel quale dovevo mettere il cuore in stand-by come un lettore DVD e non pensarci per un pò. In poche e semplici parole, dovevo disintossicarmi da Joshua Neil Farro. Il sol pensiero di quel nome mi fece rabbrividire; tentai per l'ennesima volta di strappare le ali,come in brick by boring brick,  alle farfalle che mi volavano felici nello stomaco provocandomi un leggero solletico alla pelle. Presi una valigia, la riempii in poco tempo. Purtroppo la mia preparazione fu interrotta dal rumore del mio campanello, quindi spinsi la valigia con il piede sotto il letto e andai ad aprire.
Davanti a me avevo un Chad con in braccio un peluche di un orsetto bianco con in mano un cuore di pezza con scritto "I LOVE YOU MY DEAR". Sorrisi, anche se non ero per niente felice di tutto ciò. Lui mi strinse forte e mi baciò con foga. Pensai a quando bussò violentemente Josh qualche giorno prima ,sorpresa da come i due erano disuguali tra di loro : Chad è un orso, è tenero ma per nulla romantico. Ricordo tutte le volte che è rimasto a cena a casa mia, con tutti i parenti, di come mi metteva a disagio con i suoi modi di fare da camionista; mentre Josh mangiava finemente  dandomi un bacio a stampo prima di iniziare, come un bravo scolaretto che aveva ingoiato il galateo. Chad invece sedeva vicino a mia nonna, lei riempe sempre il piatto a tutti; lui si metteva il tovagliolo a mò di bavetto, prendeva forchetta e cucchiaio e li puntava verso l'alto cantando un 'orrenda canzoncina che mi suona ancora nella testa "se grande vuoi diventare 6 piatti di pasta devi ingoiare" e  mia nonna lo adorava ,faceva una pentola di pasta solo per lui!! Per non parlare di quando mangiava le minestre ed emetteva suoni poco gradevoli. [...]

«Tesoro mio, ti amo. Quanto mi sei mancata» disse il mio ragazzo, ed entrò in casa. Mi raccontò in poche parole ciò che aveva fatto durante il tour con i New Found Glory, mi disse che aveva visto tantissime belle ragazze, ma che ovviamente non smetteva di pensare a me ininterrottamente. La cosa non mi fece piacere più di tanto, anzi, cercai di far trasparire dal mio volto l'esatto contrario. Mi sentivo in colpa davvero, sentivo dentro un enorme rimorso che mi tratteneva a stento le lacrime. Non lo feci finire di parlare e , con passione da senso di colpa, iniziai a baciarlo. Lui ricambiò il bacio e mi strinse al suo petto roccioso; la cosa mi portò a togliergli la maglietta mentre i nostri baci andavano via via a perdere la propria castità. Ci diriggemmo nella mia camera e finimmo per bruciare tutta la nostra notte. [....]
Ci svegliammo nella stessa identica posizione di due giorni fa, ma al contrario prima non avevo sotto il mio esile corpo il mio ragazzo,Chad, ma il ragazzo che desideravo veramente al mio fianco. Sospirai, dormiva ancora. Mi alzai sperando di non fare rumore e mi vestii in fretta e furia prendendo le prime cose che mi erano capitate sotto mano. Finiii di preparare la valigia aggiungendo le ultime cose, afferrai una delle rose che giacevano sulla moquette regalatemi da Josh un giorno prima e me la misi in tasca. Misi un biglietto sulla pancia di chad e uno sul tavolo, il primo aveva su scritto "I'm sorry " il secondo "Don't try to follow me, cause I will turn as soon is possible".
Diedi un'ultima occhiata alla mia casa, e me ne andai socchiudendo la porta verso un mondo che non aveva più barriere per me





Scritto con l'aiuto di un'amica. Grazie Giuls.

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Capitolo 7
*** Where is my only exception? ***


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E' stato scritto con linguaggio puerile di proposito, perchè penso che Chad sia così.


Quando mi svegliai da quella focosa notte con Hayls, la mattina seguente vidi che mancava qualcosa: lei.
Mi girai e rigirai, mi alzai, e mi misi le mani in faccia e tra i capelli. Voltai lo sguardo verso quella parte del lettone
vuoto , e in effetti l'unica cosa che vidi fu un bigliettino. C'era scritto 'i'm sorry' .
Se c'era una cosa che avevo imparato di Hayley con il passare del tempo era che tutti i suoi video dovevano rappresentare la realtà.
Ma adesso quella realtà non era la sua , ma la mia; in poche parole mi aveva abbandonato e mi sentivo una nullità per questo.
Non ho mai creduto nell'amore ma da quando lei era entrata nella mia vita, beh, era iniziata una rivolta in me.
Avevamo fatto una promessa, che lei non stava mantenendo: Eravamo in spiaggia qualche estate fa,
dopo che le chiesi di diventare la mia ragazza ci eravamo promessi l'eternità : lei non avrebbe abbandonato
me e io non avrei mai abbandonato lei. Che cosa avevo fatto  di male per meritarmi tutto ciò?
Cosa aveva portato Hayley a non mantenere quella fottuta promessa, che era diventato a poco a poco il mio modo di vivere?
Dannazione, Chad! Sei un cretino! Sei cretino! Cretino! Sei tutto sbagliato, non sei Josh! Non puoi meritarti una donna così
fottutamente perfetta, cosi fottutamente bella! No, lei è una dea! Tu guardati, sei un ciccione. Josh è perfetto: è alto,
magro, muscoloso... Chad cazzo sta muto, l'invidia ti fa dire cose cosi cretine; lui è sposato, ed è fottutamente
legato alla chiesa che non farebbe mai una cosa del genere a Dio e a Jenna.
Cazzata, se lui vuole qualcosa la prende .
E se c'entrasse Josh in tutto questo? No, dai. Smettila chad.
Comunque. IO LO SAPEVO, in fondo non ho mai creduto alla storia tra la bella e la bestia. [...]
Balzai giù dal letto in un batter d'occhio, mi vestii e uscii a cercarla. Solo dopo mi accorsi di essere scalzo, e ciò mi
portò a ritornare in casa per mettermi le calze e di conseguenza le mie amate trainers. Notai che sul tavolo giaceva un altro
biglietto; speravo di trovar su scritto dove stesse andando la mia Hayls. E invece no, lei mi ha scritto una frase di
una sua canzone, Don't try to follow me cause I'll turn as soon is possible. Non voleva essere cercata. Tornerà. Tornerà... Tornerà? 

Iniziai a piangere come un bambino troppo cresciuto, afferrai il telefono e composi il numero di Jeremy Davis. 

«Pronto, Jeremy Davis? Sono io Chad»

«tu che chiami me? che succede uomo-bambino?»

«lei non c'è» al quel punto sentii il ghiaccio, e l'aria del suo cuore infranto oltrepassare quella stupida cornetta dove su c'era ancora il suo sapore e un pò di rossetto rosso: avevo voglia di baciarla e stringerla di sentirla mia, io, io Dio! io l'avrei voluta sposare all'istante!

«dov'è?con chi è?» disse Jerm cercando una risposta ed arrampicandosi sugli specchi

«con sto cazzo! se l'avessi saputo non ti avrei chiamato non credi? mi dai una mano Jerm,io, la voglio. Giuro che se vengo a sapere che è con mister-perferzione-sono-figo-con-quella-faccia-di-cazzo-che-sembra-che-non-so dove-realmente-sia, io..gli alzo le mani, mi vado a fare trent'anni di galera,sessanta se necessario, ma lo ammazzo» dissi con una foga tremenda,e con cattiveria,più di quanto credevo avessi avuto.

«amico sta calmo, lei è il 30% mia, cioè è la mia migliore amica, giuro che te la trovo sana e salva lo giuro,calmo»
ok! il 30 % tua? ma cazzo! adesso condividevo la mia ragazza col suo mgliore amico!

«ok, Jerm grazie, io intanto la cerco vado da Dak, da chiunque!» già piangevo come un demente, ma almeno cazzo c'ho un fottuto cuore

« a dopo amico!»

-Riattaccò-

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Capitolo 8
*** The friend who stuck together ***


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Uguale a prima. Tutto ciò lo pensa Jeremy. Quindi non badate al linguaggio poco aulico

Merda! Non c'era ! la mia piccola e povera Hayley non c'era; non era casa al sicuro, non era con il suo ragazzo. Era da sola chissà dove e lo era senza di me.

Che coglione Chad ,proprio un coglione; io per certo non me la sarei lasciata scappare! Ma che gli passava per la testa a quel fottuto ragazzo? lo sapevo dal primo giorno che lui non fosse il tipo di Hayls. Si c'è il feeling, ma a che serve il feeling se l'amore è inesistente? Anzi, lei d’amore nel proprio cuore ne aveva da vendere, ma non era nei confronti del povero grande e grosso orso Chad.

Dopo aver riattaccato, fui assalito da una crisi di panico, cercai di calmarmi, e andai a sedermi sul mio divano. Devi farcela Jerm,magari sta solo andando dai suoi nonni, oppure ha deciso di fare qualcosa che solo le donne possono fare. Io la capivo la mia cara migliore amica; l'ascoltavo , la sgridavo quando era necessario,a volte ero un po’ duro con lei ma voglio solo farle capire che la vita non è una passeggiata,che i problemi vanno affrontati, e lei con quel comportamento stava mandando all'aria tutto.

Sei scappata? Brava, dove andrai? Chi ti farà da scudo? Chi ti difenderà se qualcuno ti attaccherà? Non capisci? Non capisci che noi ti vogliamo bene? Perchè Hayley, perchè?

Bene,parlavo anche da solo. Tutto merito dei miei nervi. Mi alzai dal divano, e camminai per la stanza raggiungendo la tastiera di Hayley, che giaceva nel mio soggiorno. A volte sembrava mi volesse parlare, e allora mi fermavo, mi giravo e la fissavo insospettivo, poi di nuovo prendevo a camminare.

Stessa cosa col microfono, lo presi ,ci giocherellai preso dal nervosismo e lo buttai a terra. La stessa scena si ripetè per un altra fottuta mezz'ora. La mia testa era piena zeppa di sensi di colpa. Cazzo, non dovevo, che stupido.

Non esitai, a prendere quel fottuto cellulare, e provare a chiamare Hayley. Sorrisi.

Quando sentii la sua voce accogliente, ammaliante e genuina mi rallegrai per un attimo. Pensai “cazzo Jeremy ce l'hai fatta, adesso tornerà sana e salva.

Ma mi rattristai presto, sentendo che le parole erano diverse da quelle che volevo sentire:

'Segreteria telefonica di Hayley Nichole Williams, se stai tentando di trovarmi o rintracciarmi vaffanculo, sto bene, non ho bisogno di nessuno."

Hayley hayley hayley hayley "vaffanculo" , pensai.

Ok Hayley, scusami tanto se ti voglio un fottuto bene dell'anima, scusa se dal primo giorno che ti ho visto ho subito provato qualcosa di grande, più grande di ciò che prova un fidanzato, per quel visino tenero. Non avevo provato mai qualcosa da innamorato. Sinceramente, nei panni di Chad non volevo proprio esserci,e nemmeno in quelli di Josh.

No, io non avrei avuto le palle di farti soffrire, di sposarmi, e poi venire a casa tua a corteggiarti. Quello è lo sporco lavoro di quel testa di cazzo di Joshua Neil Farro. E nemmeno volevo spendere soldi inutili per comprarti uno schifoso cuore con su scritto cose come “ti amo, io voglio, prentendo ed esigo starti al fianco, esigo asciugare quelle lacrime amare che ti faranno versare gli altri, esigo starti vicino durante i tuoi momenti felici per ridere insieme, essere alle feste natalizie insieme a te e a quegli stupidi maglioni cuciti dalla nonna. Esigo essere su quel palco e vederti sprigionare tutta la tua anima o desidero solo starti a fianco “. Lei sapeva tutto ciò, glielo dimostravo. Non avevo bisogno di scriverglielo. Perché Dio, si ci sente così bene con te.

Tu, cosi.. minuscola, mi fai vivere giganti emozioni, che solo una amica come te può farti passare. E tutti i guai passati insieme, cazzo, non me lo perdonerei mai se andassi via adesso, per la tua strada, così, senza nemmeno salutare.

Dopo questa lunga riflessione, uscii il portafoglio e lo aprii. Da esso cadde una foto. La guardai: eravamo tutti insieme, Io, Hayley,Taylor e dietro Josh e Zac. Avevamo tutti grandi baffi finti. Risi forzatamente. Come ci divertivamo. Posai lo sguardo su Zac e Josh, non potevo non ammettere che ci mancassero. Feci lo stesso con Hayls, la guardai attentamente,la studiai.. Quegli occhioni verdi avevano visto tanto. Avevano visto me, avevano visto amici che adesso erano andati via, avevano visto meraviglie della natura, avevano visto due stronzi illuderci, e uno dei due sposarsi.. MA PORCATROIA! Josh! Josh! lui l'aveva portata via! O almeno, sapeva dove stava!

Jeremy Clayton Davis sei davvero uno sciocco! Dovevi arrivarci prima a questa fottuta soluzione!

Sei scappata? Brava, dove andrai? Chi ti farà da scudo? Chi ti difenderà se qualcuno ti attaccherà? Non capisci? Non capisci che noi ti vogliamo bene? Perchè Hayley, perchè?

Bene,parlavo anche da solo. Tutto merito dei miei nervi. Mi alzai dal divano, e camminai per la stanza raggiungendo la tastiera di Hayley, che giaceva nel mio soggiorno. A volte sembrava mi volesse parlare, e allora mi fermavo, mi giravo e la fissavo insospettivo, poi di nuovo prendevo a camminare.

Stessa cosa col microfono, lo presi ,ci giocherellai preso dal nervosismo e lo buttai a terra. La stessa scena si ripetè per un altra fottuta mezz'ora. La mia testa era piena zeppa di sensi di colpa. Cazzo, non dovevo, che stupido.

Non esitai, a prendere quel fottuto cellulare, e provare a chiamare Hayley. Sorrisi.

Quando sentii la sua voce accogliente, ammaliante e genuina mi rallegrai per un attimo. Pensai “cazzo Jeremy ce l'hai fatta, adesso tornerà sana e salva.

Ma mi rattristai presto, sentendo che le parole erano diverse da quelle che volevo sentire:

'Segreteria telefonica di Hayley Nichole Williams, se stai tentando di trovarmi o rintracciarmi vaffanculo, sto bene, non ho bisogno di nessuno."

Hayley hayley hayley hayley "vaffanculo" , pensai.

Ok Hayley, scusami tanto se ti voglio un fottuto bene dell'anima, scusa se dal primo giorno che ti ho visto ho subito provato qualcosa di grande, più grande di ciò che prova un fidanzato, per quel visino tenero. Non avevo provato mai qualcosa da innamorato. Sinceramente, nei panni di Chad non volevo proprio esserci,e nemmeno in quelli di Josh.

No, io non avrei avuto le palle di farti soffrire, di sposarmi, e poi venire a casa tua a corteggiarti. Quello è lo sporco lavoro di quel testa di cazzo di Joshua Neil Farro. E nemmeno volevo spendere soldi inutili per comprarti uno schifoso cuore con su scritto cose come “ti amo, io voglio, prentendo ed esigo starti al fianco, esigo asciugare quelle lacrime amare che ti faranno versare gli altri, esigo starti vicino durante i tuoi momenti felici per ridere insieme, essere alle feste natalizie insieme a te e a quegli stupidi maglioni cuciti dalla nonna. Esigo essere su quel palco e vederti sprigionare tutta la tua anima o desidero solo starti a fianco “. Lei sapeva tutto ciò, glielo dimostravo. Non avevo bisogno di scriverglielo. Perché Dio, si ci sente così bene con te.

Tu, cosi.. minuscola, mi fai vivere giganti emozioni, che solo una amica come te può farti passare. E tutti i guai passati insieme, cazzo, non me lo perdonerei mai se andassi via adesso, per la tua strada, così, senza nemmeno salutare.

Dopo questa lunga riflessione, uscii il portafoglio e lo aprii. Da esso cadde una foto. La guardai: eravamo tutti insieme, Io, Hayley,Taylor e dietro Josh e Zac. Avevamo tutti grandi baffi finti. Risi forzatamente. Come ci divertivamo. Posai lo sguardo su Zac e Josh, non potevo non ammettere che ci mancassero. Feci lo stesso con Hayls, la guardai attentamente,la studiai.. Quegli occhioni verdi avevano visto tanto. Avevano visto me, avevano visto amici che adesso erano andati via, avevano visto meraviglie della natura, avevano visto due stronzi illuderci, e uno dei due sposarsi.. MA PORCATROIA! Josh! Josh! lui l'aveva portata via! O almeno, sapeva dove stava!

Jeremy Clayton Davis sei davvero uno sciocco! Dovevi arrivarci prima a questa fottuta soluzione!

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Capitolo 9
*** We all learn to make mistakes ***


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Secondo Josh Farro.

Ero completamente disteso a petto nudo sul letto. Jenna era andata via da poco, ed io mi godetti gli ultimi istanti di riposo che mi rimanevano. O almeno, cercai di farlo . A interrompere il mio riposo desiderato fu un rumore alla porta. Il campanello, cazzo. Chi poteva essere a quell’ora? Speriamo sia una ragazza, magari dalla chioma arancio-rossa e la statura sospetta che la può benissimo paragonare a una bambina di 5 anni. Mi alzai lentamente, ovviamente chiunque fosse poteva aspettare, non mi posi neanche il problema di rimettermi una maglietta. Mi avvicinai alla porta e scoprii lo spioncino. Jeremy Davis , che cazzo voleva?
Aprii lentamente e sfoderai una faccia completamente indifferente e seriosa, alzai anche il sopracciglio per rendermi più sexy e magnetico. Mi aspettai di trovarmelo addosso, pronto a riprendere ciò che aveva lasciato in sospeso, cioè il ridurmi in polpette.

E invece?

Me lo trovai davanti sul punto di piangere, gli occhi erano enormi, rossi e lucidi. Anche se regnava il silenzio, io udivo il suo grido d'aiuto. Aveva bisogno di me? Tra me e Jeremy non era mai regnata un’amicizia importante, eravamo del tutto indifferenti all’altro. A parte quando lasciai Hayley, fin da quel momento iniziò a odiarmi poco razionalmente. Non mi diede neanche il tempo di chiedere cosa stesse succedendo:

«Josh, Hayley è scappata.» Aveva il fiatone. Sicuramente aveva corso per le scale. « Cazzo dimmi che sai qualcosa , dimmi dov'è. So che lo sai, se non me lo dici, io ti distruggo e te lo giuro. Se mi aiuti a trovarla, magari ti risparmio qualche arto.» sussurrò in preda al panico. Sentii che il mondo mi stava cadendo addosso, sentii una cosa dentro il cuore che cercava in tutti i modi di uscire e , riuscendoci, mi si fermò in gola.

Quel Jeremy mi era nuovo, era minaccioso e duro come sempre, ma questa volta aveva le sue dannate e fottute ragioni. Mi feci da parte e gli chiesi di accomodarsi; gli offrii anche una tazza di thè per farlo calmare.

«Non so niente Jerm, te lo giuro davvero. Tu, piuttosto dimmi ciò che sai» sussurrai, cercando di calmarmi. Mi sentii sprofondare in un buco nero. Inghiottito tutto intero, insieme a ciò a cui tenevo di più

«Chad stamattina ha trovato due biglietti scritti da Hayls prima di andarsene . Dice che le dispiace e che tornerà presto quando sarà possibile. Io lo so che lo sai Josh, ti avrà detto qualcosa. Sei la persona che in questo momento la stava facendo stare bene. Ti prego» per la prima volta nella mia vita, sentii Jeremy Davis pregare qualcuno. Sorrisi. Non so perché sorrisi. Anzi , si; ero il motivo della felicità della mia Hayley. Per me non c’era ricompensa migliore, sapere che ciò che provavo nei suoi confronti era ricambiato fottutamente.

Mi soffermai ancora una volta su Jeremy, mancava pochissimo e scoppiava a piangere. Nello stesso momento, immaginai quella palla di lardo di Chad lagnarsi come un bambino e mi chiesi come faceva Hayley a starci assieme. Bah, che cazzone. Purtroppo questa volta dovevo collaborare con due persone che non mi garbavano molto, ma per la mia bomba questo e altro.

Hayley in fondo è proprietà privata. E' proprietà di Josh Neil Farro. Non degli altri due. Lei era mia. Cazzo lei è mia, solo mia.

In quel momento sentii il bisogno di baciarla, e percependo quelle farfalle allo stomaco che solo lei poteva trasmettermi, quei brividi che mi sapeva provocare lungo la schiena. La voglia di accarezzarle i capelli e di toccarle i fianchi, sentirla mia, in poche parole, ancora una volta.

Io la amavo. La amo. L'amerò ancora per tanto tempo. Cazzo Dio, lo so che mi senti. Fammela trovare sana e salva cazzo. Al sol pensiero che qualcuno potesse toccarla e farle del male rabbrividii, dando un pugno al muro e lesionandolo. Sicuramente mi lesionai anche la mano, ma non mi importava in quel fottuto momento. Lei era troppo piccola! Non si è potuta allontanare più di tanto. Lei è forte e coraggiosa contro una o due persone, ma è troppo piccola per un mondo così grande. Cazzo cazzo cazzo cazzo. Cazzo, era la mia donna.

Basta Josh, pensare non serve a niente. La ami? La vuoi? Vai a prendertela e smettila di frignare. I fatti contano molto di più coglione.

Presi le chiavi e Jeremy per un braccio( aveva bisogno di essere sorretto, era abbattuto quasi quanto me). Purtroppo cadde a terra la tazza da the vuota, e si ruppe in tantissimi minuscoli pezzi, ma sicuramente Jenna al suo rientro avrebbe raccolto tutto. Mi ricordai di lei. Mi misi una maglietta e afferrai un foglio e una penna, scrivendo un messaggio a mia moglie. “ Don't look so blue, you should've seen right through, I'm using you, my little decoy. I’m Sorry. Josh”.

Giuro che smetterò di cercarla finché non la troverò e potrò riabbracciarla di nuovo, e baciarla. Finché non potrò rivederla, anche da lontano, un'altra volta.

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Capitolo 10
*** What a shame we all became such fragile broken things. ***




Non avevo mai sentito certe sensazioni, perché per me quella era un’esperienza del tutto nuova; ero per strada, da sola, con una valigia in mano. Nonostante mi guardassi intorno, era notte, perciò nessuno delle mie fan poteva riconoscermi e rincorrermi per mezzo pianeta devastando ogni mio piano. In quel momento mi sentii davvero sola al mondo, perché non avevo una meta precisa dove poter dormire la notte. L’unica strada che ricordavo era quella che stavo percorrendo, sapendo benissimo dove i miei piedi mi stavano portando, anche se la mia mente era contraria a tutto ciò: ma come sempre, il mio corpo non va d’accordo con se stesso, come io non vado d’accordo con me.

 

Giunsi dopo una decida di minuti a destinazione, e suonai il campanello. Stavo dannatamente sbagliando, nessuno a parte me doveva sapere della mia fuga. Io stavo correndo dalla realtà. Ma pensandoci bene, la persona a cui stavo chiedendo aiuto era l’unica in grado di darmelo. Passarono alcuni attimi interminabili, mi accorsi che stavo tremando come una foglia.

«Chi può essere a questa dannata ora? . » sentii lamentare la mia migliore amica da dietro la porta. Hayley sei una persona idiota. Idiota! Abbassai lo sguardo. Forse stavo piangendo. La porta si aprii, ma io non alzai lo sguardo, forse per la vergogna.

«Hayls? Che succede?» mi guardò portandosi la mano alla testa. Le si stavano chiudendo gli occhi, l’avevo disturbata mentre dormiva, la cosa mi faceva stare male più di quanto stessi già.

«Dak, ho bisogno di un posto, dove dormire stanotte. » singhiozzai. Mi guardò. Mi rivolse uno sguardo pieno di comprensione che mi fece rompere il cuore in frammenti microscopici. Passarono degli attimi e mi fece accomodare.

Cercai di spiegarle tutto quello che doveva sapere, ma mi abbandonai sul suo letto da una piazza e mezzo, e lei cercò di asciugarmi il viso. Sì, stavo piangendo. Io piangevo sempre. Ero debole. Come una piccola cosa distrutta. Avevo tutto il trucco sbavato, ma a lei non importava. Mi aveva visto in tutti i modi possibili: struccata, truccata, in pigiama, vestita, vestita da sera ed elegante , ma anche casual e sportiva. Mi aveva visto bagnata, sotto la pioggia, quando litigammo e le chiesi scusa sotto la finestra. Conosceva tutti i miei aspetti, anche i peggiori.

« Dakota ti prego cazzo. Sono una ragazza inutile. Cazzo, per i sensi di colpa sono finita a letto con Chad! Dakota io non posso. Io non ci riesco, questa realtà mi sta uccidendo.  » affermai, balbettando. Mi accarezzò la guancia

« Hayley. Prima di scappare, devi affrontare, lo sai. Ora dimmi il primo nome che ti passa per la testa» sussurrò, con una voce affettuosa più che mai. Mi fece tenerezza. Queste sono le vere amiche, quelle che, anche se le svegli nel cuore della notte, sanno far calmare te prima di calmare loro stesse.

«Joshua Neil Farro» urlai, e scoppiai di nuovo a piangere. Quella notte, avevo una grande ferita sul petto. Ma avevo anche una persona pronta a disinfettarla.

«Oh Hayley Nichole Williams. Te sei proprio cotta come un toast.» Continuava ad accarezzarmi i capelli , mi teneva la mano, mi asciugava le lacrime. Senza di lei  non ci sarei mai riuscita a resistere alla tentazione di fare qualche cazzata, come farla finita sul serio.

«Adesso ti fai una bella dormita. E domani ne parleremo con calma.» sussurrò avviandosi in bagno, lentamente e assonnata.

 

Mi svegliai alle prime luci dell’alba. Ero sul letto di Dak, a fianco a lei. Al contrario, lei non era ancora sveglia, ma emetteva strani buffi suoni che mi fecero sorridere. Da quanto tempo che non sorridevo, che già stavo dimenticandomi come si fa.

Mi alzai e cercai di vestirmi. Aprii la valigia. La prima cosa che vidi fu la camicia che Josh mi aveva regalato come ultimo regalo di S.Valentino. Si, quando eravamo ancora una cosa sola. La misi. Mi scese sicuramente qualche lacrima, non riuscii a trattenermi.

Mentre  stavo pettinando la chioma arancione , suonarono alla porta con due pugni rumorosi. Si sentiva la voce di Josh urlare a Dak di aprire all’istante. Divenni un ammasso di marmo, immobile come una statua. Ero confusa.

Mi gettai sul letto della mia amica e la svegliai; o almeno, cercai di svegliarla. Dak ha il sonno pesante.

«Dak, Dak!» urlai « Josh. C’è Josh. E sta suonando alla porta. Io non gli apro eh! Rispondi tu ti prego, io qui non ci sono mai stata.»  dopo un po’ mi rivolse uno sguardo confuso e si alzò. « Tu stai qui ok? Tesoro sta calma, lo mando via.»

---------------------------------------------------------------Secondo Dakota Rae.

«Joshua Neil Farro, qual buon vento ti porta qui da me! »  urlai guardandolo felice. La sua faccia era seria, sembrava stesse assistendo a un funerale. «Accomodati caro, ti offro qualcosa?» Mi spostai per farlo accomodare, e lo guardai con un sorriso smagliante. Non aveva la faccia di uno che poteva ricambiare il sorriso in quel momento, era davvero distrutto, si vedeva, dentro e fuori. Mi guardò stranito, e avanzò lentamente con passo leggero.

«Ciao anche a te Rae. Sono qui per chiederti dov’è Hayley.» sussurrò serio. Non avevo mai sentito una persona così seria in vita mia.

Cercai di trovare una scusa plausibile, la cercai in più fretta possibile. Mi guardai intorno, per poi fissarlo con un visino distrutto, come se non sapessi niente.

«Hayley non è in casa? Questo vuol dire che è scappata?» aprii la bocca sconvolta, cercando di sembrare più drammatica possibile. Mi guardai intorno e mi misi le mani ai capelli, spremendo i miei occhi per fare uscire delle lacrime. Presi spunto dalla protagonista di “Via col vento”. La mia scena fu interrotta presto, fortunatamente. Bussarono alla porta. Josh, che era seduto sul divano con lo sguardo perso nel vuoto, si alzò tremante e la aprii, lasciandosela dietro. Entrò Taylor York , il riccioluto ragazzino della band di Hayls, come un fulmine, e si mise anche le mani alla testa.

«Dak, Dak! Oh Dak. Sai per caso dove si è cacciata la Bomba? Oh cazzo» lui si che era distrutto, non come me che si vedeva 10 miglia che stavo recitando. Devo dire la verità, dimostrava molto più di Josh il suo dolore. Il problema è che Josh sapeva trattenere le sue emozioni meglio di chiunque altro, ed ero sicura che dentro stava morendo secondo dopo secondo un po’ di più, come una foglia alla fine dell’estate.

Taylor York non stava un attimo fermo, camminava per il soggiorno velocemente, fissando il pavimento. Lo guardai fisso, cercai di parlargli con il pensiero; io e Taylor avevamo un’intesa strabiliante. Lo fissai, lui mi fissò. Gli feci un leggero cenno con la testa verso la porta della mia camera da letto. Lui annuì.

Spostai lo sguardo verso Josh, che aveva il viso tra le mani. Era immobile come una statua, era davvero uno spettacolo straziante. L’amore che Hayley provava per lui era davvero meraviglioso, e sicuramente anche lui ricambiava in maniera formidabile.

Era a pezzi. L’energetico e sarcastico Josh Farro stava crollando, lasciando il posto a un sensibilissimo ragazzo. Il leone aveva lasciato il posto all’agnello, che adesso era davvero esposto, era in pericolo, e si sentiva solo.

Nel frattempo Taylor era entrato lentamente in  camera da letto. E pregai che non urlasse.

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Capitolo 11
*** Wanted anything so bad. I've never wanted anyone so bad ***




Ero raggomitolata tra il comodino e il letto; cercavo in tutti i modi di essere invisibile, anche se la mia chioma arancione acceso mi tradiva molto. Sentivo tutto ciò che si dicevano i ragazzi lì dentro, e ogni volta che sentivo parlare Josh di conseguenza iniziavo a tremare, facendo quasi muovere il pavimento di legno della stanza di Dakota. Anche se la voce calda e rassicurante della mia Dak annullava ogni mia paura, sentivo la presenza di Josh pesante su di me, sentivo il suo respiro pesante, lo sentivo fuori e dentro. Avevo voglia di uscire e gettarmi tra sue braccia, ma dovevo resistere. Scappavo proprio da lui. Da lui, da Jenna, da Chad, da Jeremy, da Taylor. Scappavo dalla realtà sperando che si cancellasse. Scappavo perché non avevo la capacità di affrontarla. Scappavo perchè ero una fifona, e solo le fifone come me scappano. Scappavo e continuavo a scappare. Questo però portava la confusione generale, e mi faceva capire quanto le persone ci tenevano a me.  Sorrisi e abbassai lo sguardo, finalmente mi sentivo importante per qualcuno, la cosa mi faceva stare bene. Ad un certo punto sentii un rumore proveniente dalla porta. La maniglia si abbassò e la porta si aprii lentamente; il mio cuore in tutto questo batteva all’impazzata, inarrestabile. Portai le mie ginocchia al petto e chiusi gli occhi, raggomitolandomi ancora una volta come un riccio. A proposito di ricci, vidi entrare lentamente il mio riccio preferito.

Taylor York si guardò intorno, quasi a cercarmi. Come se sapesse che mi stavo nascondendo lì, come se sapesse che stavo scappando da lui. Iniziò ad avvicinarsi; il silenzio era rotto dal mio battito cardiaco, tanto forte da sentirsi anche fuori dal mio petto. Trattenni il respiro, ma fu troppo tardi. Taylor mi vide , io lo guardai con gli occhi languidi che sentivo anche pieni di lacrime. Lui fece uno di quei sospiri che precedevano un urlo, ma mi alzai in tempo e gli tappai la bocca con la mano, scuotendo la testa. «Ti prego Tay, io mi fido di te. » sussurrai, così piano da non sentirlo neanche. Allontanai la mano dalla sua bocca, e ritornai dove ero nascosta, fissando il vuoto. Lui si abbassò lentamente e disse, con tono dolce e affettuoso.
«Hayls. Tesoro mi sei mancata! Mi hai fatto prendere un colpo! » e mi abbracciò forte. Ero quasi sicura di piangere in quel momento, ma toccandomi gli occhi mi accorsi di aver buttato giù solo una lacrima.
«Taylor, anche tu mi sei mancato. Io sono andata via. Sono una fifona. Sono andata via e non ho detto nulla a nessuno. E sai perché...» mi bloccai. In quel momento, vidi le palpebre del giovane davanti a me chiudersi e riaprirsi velocemente, mostrando i grandi e verdi occhioni lucidi.

Josh Farro. Josh dannazione Farro. Maledetto te! Mi hai rotto. Sì, rotto in mille pezzi. E la cosa peggiore è che... Io ti voglio comunque. Non ho mai voluto niente così tanto, non ho mai voluto nessuno così tanto.

«Hayley. Jeremy ti sta cercando ovunque. E’ per strada, voleva preparare i manifesti. Anch’io volevo aiutarlo. Oh Hayley. Torna a casa.» mi disse, sciogliendo l’abbraccio. Jeremy, il mio migliore amico, era sulla strada, chissà dove, a cercarmi. E mi sentivo dannatamente in colpa. «Digli che non si deve preoccupare, tornerò. Digli che ti ho chiamato e che te l’ho detto. Ma vi prego. Non ditelo né a Chad... Né a Josh» Pronunciai Josh con un nodo in gola. Lo guardai, mi guardò. Sorridemmo. «Questo Josh, che sta facendo tanto male al tuo cuoricino... Lo sai come sta? E’ immobile così» E lo imitò. Mi misi a ridere.
«è come una statua! Guarda il vuoto. Questo idiota ha sposato una persona che vuole veramente bene, ma ha sbagliato. Perché si sposa quella che si ama davvero. Tipo te.» sorrise. Lo abbracciai di nuovo, serena.

Dopo un po’ si alzò e mutò il suo viso allegro e sollevato in uno distrutto, e uscii dalla camera. Sapevo che Taylor avrebbe fatto un buon lavoro, e che non lo avrebbe detto a nessuno. Perché mi vuole bene e so che persona d’oro è. Sorrisi di nuovo, ma il pensiero di Josh, immobile come Taylor l’aveva descritto, invase la mia mente, e mutò ancora una volta il mio stato d’animo. Josh stava male quanto me. Josh stava male. Josh provava dolore. Josh Josh Josh. In quel momento bloccai con tutte le forze la voglia di andare da lui e dargli uno di quei baci appassionati, quelli nostri. Poggiai la mia mano sulla tasca dei miei Jeans. Senti un mazzo di chiavi sotto. Le uscii e notai di avere ancora le chiavi di casa di Josh; magari stanotte avrei fatto una visita, a casa Farro.

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Capitolo 12
*** I don't wanna love you, but I do. ***


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I ragazzi erano andati via da un paio di ore. Era sera, e Dak già ronfava sul divano, russando come un ghiro in letargo. Era tenerissima. Guardarla mi faceva ridere tantissimo. Ma quella idiota ronfante e imbarazzante persona, per me aveva fatto uno sforzo disumano: aveva detto tante cazzate, recitato e finto un malore. Per me avrebbe fatto di tutto, anche più di tutto quello che già aveva fatto per me, io la amavo smisuratamente per questo. E lei amava me, come solo una persona d’oro come lei può fare; e non ripetendolo all’infinito, ma dimostrandolo al mondo intero. E adesso era distrutta al mio fianco, che si godeva una sana dormita. Spostai lo sguardo verso la  finestra socchiusa, e notai con tanto stupore che stava piovendo; era maggio e stava piovendo come se fosse gennaio. Sospirai. Non mi è mai piaciuta la pioggia. Anzi, la odiavo . Perché mi rattristava, perché quando ridevo o sorridevo, lei disegnava sul mio viso lacrime che non volevo buttare giù. Maledettamente snervante. Iniziai a canticchiare “And when it rains on this side of town, it touches everything. Just say it again and mean it. We don't miss a thing! You made yourself a bed at the bottom of the blackest hole,and convinced yourself that it's not the reason you don't see the sun anymore”
Mentre mi immedesimavo sempre più sulla canzone, gesticolando come era mio solito fare, mi cadde la mano sulla tasca dei jeans e mi rivenne in mente di avere quel mazzo di chiavi. Dovevo farla questa visita o no?
Riflettendoci , da una parte Jenna non era in casa, perché fuori per lavoro, e Josh doveva essere da solo. Ma dall’altra non volevo rovinare tutto in questo modo, perché comunque io scappavo, io stavo scappando, e tornare indietro non sarebbe servito a nulla.
La voglia di vederlo e di baciarlo però vinse, come sempre.
M’infilai l’ impermeabile verde mela della mia cara Dak e afferrai un ombrello , solo dopo mi accorsi di averlo afferrato di Hello Kitty, ma non badai molto a questa cosa, non mi importava più di tanto. Aprii la porta lentamente, cercando di non fare rumore, ma Dakota si svegliò di colpo; cosa fare adesso?
Le feci segno di ritornare a casa dopo, e lei si girò per riprendere il suo sonno.
Sospirai. Meno Male Hayley. Se no ti avrebbe bloccato sicuramente, e tu non avresti visto il tuo Josh.
 
Dopo una mezz’ora abbondante, ero già di fronte a casa Farro. Un grandissimo palazzo color pesca, con finestre enormi e porte buffe. Con mio grande dispiacere, mi accorsi di essere del tutto bagnata; dall’impermeabile gocciolava acqua gelata, che pian piano andava a raggiungere i miei pantaloni e di conseguenza i miei anfibi, riempendoli e bagnandomi persino le calze. Avevo bisogno di pazienza in quel momento. Tanta. Sospirai una decina di volte, e mi riparai dalla pioggia sotto il tetto dell’ingresso. Dopo un minuto afferrai il mazzo di chiavi e , dopo che mi cadde un paio di volte sullo zerbino con su inciso “Jenna, Josh and Bagheera Farro”,che risultava tanto patetico, riuscii ad aprire la porta.
 
Casa Farro era buia, nessuna luce era accesa. Senza Jenna che urlava e senza gatti , era molto più tranquilla, e la cosa mi piaceva tanto. Tanti pensieri su come sarebbe stato bello viverci con Joshua invasero la mia mente. Fissai il vuoto, imbambolata, per un po’. Scossi la testa per liberare la mente da quei pensieri stupidi.
 
 Sicuramente Josh era già a letto; aveva bisogno di una dormita in effetti. Dakota mi aveva detto che dalle occhiaie avrebbe scommesso che Josh non aveva chiuso occhio tutta la notte precedente. Come avevo immaginato, vidi che la porta della sua stanza da letto era socchiusa, e lo intravedevo con gli occhi chiusi, simile a un dio greco, che riposava beato. Mi tolsi l’impermeabile e ,cercando di fare assoluto silenzio, poggiai l’ombrello per terra; mi tolsi gli anfibi e li gettai fradici accanto alla porta, sfilandomi anche le calze con su disegnata una pecorella, bagnate anche quelle.
In punta di piedi, mi avviai verso la porta della stanza da letto di casa Farro, e aprendola rimasi incantata per una manciata di minuti.
Josh era disteso sul suo piumone rosa antico; indossava un paio di pantaloni verde militare con una cinta nera, e una canottiera bianca aderente che lasciava intravedere i suoi pettorali scolpiti come se fossero stati costruiti sul marmo. Aveva il viso rivolto verso il tetto, le mani dietro la nuca e le gambe incrociate. Se avessi potuto saltargli addosso, l’avrei fatto senza pensarci due volte.
Mi avvicinai alla parte vuota del letto a due piazze, e salii sul materasso cercando di essere più agile possibile e non svegliarlo. Contai fino a dieci, ma lui non si svegliò. La cosa mi fece piacere, e mi spinse a sorridere. Mi avvicinai al suo orecchio, e sospirando sussurrai:
«Hey Joshua Neil Farro».
 Lui socchiuse gli occhi, e mi rivolse uno sguardo pieno di senerità: non gridò, né saltò dalla gioia, ma quel sorriso, quel fottuto sorriso mi faceva capire quanto dentro stesse esultando dalla felicità.
«Sono qui». Bisbigliai, perdendomi nei suoi occhi grandi color cioccolato, ormai aperti del tutto e rivolti sui miei.
«Sei qui». Rispose, con voce assonnata ma nello stesso tempo dannatamente sexy. Poggiai la mia mano gelata sulla sua guancia, e rabbrividii a contatto con la sua pelle calda; lui se ne accorse e ,sorridendo un’altra volta, poggiò il dorso della sua grossa manona sulla mia, facendola quasi scomparire. La strinse. Ed io di conseguenza sorrisi come un imbecille.
Era buio, solo la debole luce della luna entrava dalla finestra, illuminando il suo viso estasiato; sentivo il suo respiro fresco sul mio viso, sentivo un suo braccio stringermi a lui. A un certo punto iniziò ad avvicinarsi, la sua bocca entrò in contatto con la mia; il mio corpo divenne la preda di numerosissime scosse di elettricità, che si sottolineavano ogni volta che le sue labbra si muovevano sulle mie.
Quella notte non la passammo come le altre, ma restammo immobili; felicissimi per aver rincontrato l’altro. Lui sapeva che io l’indomani non mi sarei fatta trovare con lui, ma non gli importava: a lui bastava avermi lì con sé per una misera notte, e a me bastava perdermi nei suoi occhi e toccare la sua mano anche per un momento. Sì, in quel dannato momento il mio mondo si stava completando, e anche il suo, ne ero certa.  Non desideravo altro, non desideravo nient’altro. Era sbagliato, dannatamente sbagliato. Io avevo Chad, e lui Jenna. Sbagliavamo, peccavamo . Ma non ci importava. Niente è sbagliato se ci rende felice, giusto?. Io ero felice, lui era felice. Eravamo felici, perché complicarci la vita a cercare di dimenticare l’altro quando potevamo benissimo stare insieme? Volevo sposarlo, sì sposarlo. Unirmi davanti a tutti alla persona che amavo di più. E invece no, ero costretta ad amarlo di nascosto, quando se tutti l’avessero saputo, ci avrebbero invidiato.
«Ti amo Joshua Neil Farro, ti amo alla follia». Balbettai. Sì, ti amo. Lo urlo al mondo se vuoi. Ti amo Josh. Ti amo, ti amo, ti amo .
«E io amo te, Hayley Nichole Williams». La sua voce calda e rassicurante mi mozzò il fiato. Lo abbracciai, e ci addormentammo così, immobili ed abbracciati, uniti come volevamo essere da tempo. E quella notte fu la notte più meravigliosa della mia vita.   Non dovevo amarlo, lo so, ma lo facevo.

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Capitolo 13
*** And if it ends today, I'll still say that you shine brighter than anyone does. ***



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Mi svegliai di buon mattino,stranamente. La finestra sbatteva a causa del venticello fresco che dominava la gioiosa e soleggiata giornata; avevo voglia di uscire un po’ in giro, ma avevo paura che Jeremy mi trovasse, che Chad mi vedesse e che Jenna m’incontrasse e picchiasse subito dopo.
Sospirai e lentamente aprii gli occhi,sorridendo felice e rendendomi conto che quello lì non era un sogno: ero distesa accanto al mio Josh, e la mia testa giaceva sul suo petto; i miei capelli erano più che scombinati, ma nonostante questo, il giovane Farro li stava accarezzando con tocco quasi impercettibile, per paura che mi svegliassi.
«Buongiorno raggio di sole» sussurrò con voce profonda. Si era accorto che fossi sveglia. Mi alzai la testa lentamente, cercai di aggiustarmi i capelli ,senza riuscirci , e lo guardai negli occhi color cioccolato fondente. Ok , avevo una leggera fame. Anche se non riuscivo a vedermi, sapevo di aver sfoggiato una delle mie espressioni più assonnate.

«Sai, stanotte non ho chiuso occhio. Sai perché? » mi chiese sedendosi e cingendomi i fianchi in modo di pormi accanto a lui. Scossi la testa. «Perché temevo di svegliarmi e non trovarti» Sorrise. Rabbrividii. Le farfalle nello stomaco iniziarono a battere le ali. Speravo di avergliele già staccate, un po’ come Brand New Eyes. Dietro quella copertina c’era una storia sensazionale, e anche dietro ogni traccia.
Avevamo deciso di aprire con Careful, perché dentro quel testo c’erano frasi come “non puoi dirmi di guarire ,la verità non mi darà mai la libertà ,quindi, l'ho fatto io stessa” o “per buttare via il dolore puoi ignorarlo ,ma non per così tanto tempo”. Da quando io e Josh c’eravamo lasciati, avevo voglia di urlarlo al mondo, e perciò ho scelto di scriverci su la musica. Il mio dolore era enorme, soprattutto quando lui ci disse di volersi sposare con Jenna.
Poi Ignorance, bhè, ignorance è l’urlo d’indignazione, la richiesta di spiegazioni. “Mi hai trattato come se fossi un’estranea, bhè è stato bello conoscerti signore. Penso che adesso andrò per la mia strada.” Ho sempre desiderato andare per la mia strada, ma non ci sono mai riuscita del tutto. Andavo, tornavo, sono anche scappata adesso, ma alla fine ritorno sempre, dove voglio andare. Poi Playing God, Giocare a fare Dio. “se stai giocando a fare Dio beh dobbiamo conoscerci meglio. Perchè devi essere così solitario ed essere l'unico a essere santo?” Si commenta decisamente da sola. Poi BBBB l’ho dedicata a me e al mio mondo immaginario, dove tutti erano felici, compresa io. Potrei continuare con tutte le canzoni dell’album, tutte parlano di Josh. Tutte contengono frasi che avrei voluto urlargli in viso.
«Josh, io andrò lo stesso via. » dissi, come se volessi spiegargli che quella notte passata assieme non avrebbe influenzato la mia fuga.
«Perché devi farlo? Jeremy ti sta cercando ovunque! Non ci pensi al tuo migliore amico?»
«Da quando t’interessa di Jeremy, Josh?» chiesi perplessa. I loro rapporti non erano mai stati idilliaci.
«Piantala Hayley. Non andare più via e stai qui con me.» Affermò alzandosi dal letto e sfilandosi la canottiera. Dio, Josh, tu mi vuoi fare impazzire.
«No Josh. Io ho bisogno di stare lontana da voi per un po’, solo questo. Tornerò. » affermai, buttandomi giù dal letto di peso, e indossando le calze che stavano sul pavimento dalla sera precedente.
«Hayley finiscila e chiama Jeremy.» mi lanciò il suo cellulare. Lo accesi. Mi bloccai.
Sullo sfondo aveva una foto che non avevo mai visto. Ero io, e dormivo su di lui. Sicuramente l’aveva scattata durante la notte. Sorrisi. Josh aveva tutte le armi per attirarmi a lui, e per scombinare un’altra volta tutti i miei dannati piani di fuga, come aveva sempre fatto e avrebbe continuato a fare per l’eternità. Chiamai Jeremy componendo il numero, che sapevo a memoria.
«Che cazzo vuoi Josh?» rispose Jeremy seccato dall’altra parte della cornetta.
«Hei Jerme, Sono io.» balbettai. Sapevo che adesso sarei stata vittima di uno dei suoi discorsetti da fratello maggiore, com’era suo solito fare.
«Hayley ! Quell’inutile uomo ti ha trovata sana e salva! Dove sei che vengo a prenderti?»
«Jer no. Preferisco non tornare per adesso. Ti voglio bene fratello, mi manchi da impazzire, sono sana e salva e starò da Dak per un po’ ok? Mi trovi lì stasera.» affermai. Forse rovinare la fuga era la cosa più giusta da fare.
«Ok Hayley. Ti voglio bene davvero. Fa come vuoi, ma se hai bisogno chiama pure... AH! Un’altra cosa... PERCHE’ SEI CON JOSH?» Urlò. Ecco che ci risiamo.
«Calma . Mi sta portando a casa sua per prendere un the, tutto qui. Mi ha trovato, sono ancora un po’ scossa. Parleremo della band, gli chiederò quando dovrà lasciarla ufficialmente e poi tornerò da Dak» confessai. Josh mi guardava perplesso. «Ok Bomba, stasera ti vengo a trovare. Vado a prendere Kat all’aeroporto. Love ya» disse. Riuscivo a percepire la sua felicità persino dal telefono. Chiusi la chiamata e sorrisi.

Josh si avvicinò lentamente e mi disse di fare come a casa mia, e usufruire di tutto ciò del quale avevo bisogno e cose varie che si dicono a un ospite. Lo ringraziai e non riuscii a resistere dal dargli un piccolo bacetto.
Dopo un’oretta circa, mi chiese di fare un giro in auto, per stare un po’ insieme fuori di casa senza essere al centro dell’attenzione, ed io accettai.

Eravamo nella sua auto da una manciata di minuti, e io stavo scegliendo il Cd da mettere in radio, anche se a volte mi fermavo per studiare il mondo da fuori il finestrino accanto al mio sedile. Dopo una grande riflessione di 5 minuti, scelsi RIOT! Perché in quel momento avevo bisogno di ascoltare qualche canzone di quando “we were so alive
«Allora Josh, quando hai pensato di ufficializzare la cosa?» chiesi, cercando di trattenere la tristezza di quella situazione a bada. In fondo, poteva ancora ricredersi.. No?
«Pensavo a dicembre, prima di Natale magari.» sussurrò fissando la strada davanti a lui. Lo guardai.
«Per regalarmi questo dispiacere per il mio compleanno?» chiesi nervosa. Ok, voleva lasciare la band e farmi passare un compleanno in tour senza di lui. Benissimo.
Tacque.
«Perché stai mettendo RIOT?» chiese dopo una manciata di minuti. Sai benissimo il perché, idiota.
Lo ignorai, e misi la traccia numero 3. Sisi, proprio Halleluja. Avevo voglia di far parlare la mia voce dalla radio, invece di urlare e magari rischiare di cadere in un pianto rabbioso.
Iniziai a canticchiare Somehow everything is gonna fall right in to place, ma lui interruppe la canzone e tolse il cd con rabbia nuova. La cosa gli dava fastidio? Bene. Adesso magari tutta l’euforia dell’esserci incontrati stava per svanirsi.
In compenso, prese il singolo di Misery Business e scelse la traccia numero due. Ok, in quel momento sarei scesa dalla macchina se non fosse stata in corsa, urlargli contro, ma non lo feci e , tacendo, iniziai a canticchiare Stop this song. You say the sweetest things and I can keep my heart from singing. I fiori, le parole dolci, le occhiate felici, gli abbracci e I baci. Tutto ciò mi passò per la testa come un fulmine a ciel sereno. Continuai a canticchiare fissando le vetrine che sfrecciavano via dal finestrino. In parti come I would die for you lo guardavo quasi tremante. Attraverso quella stupida canzone, gli stavo raccontando il mio stato d’animo, come era mio solito fare quando non avevo parole per spiegare qualcosa. I've gone too far to come back from here, but you don't have a clue, you don't know what you do to me! Si, tu non hai idea di quello che fai a me. No, tu non senti le farfalle nello stomaco Josh. Parola per parola, frase per frase, il ricordo di quando la scrissi si faceva sempre più nitida. E in quel momento mi trovavo nella stessa situazione: in un auto, pensando, con il cuore a pezzi. Appena passarono quegli strazianti minuti nei quali ascoltavamo insieme la canzone che più mi rappresentava su tutte quante, tolsi il cd, e rimasi in silenzio. Anche lui non aggiunse niente, ma fissandolo mi accorsi che aveva contratto la mascella e non mi degnava di uno sguardo. «It creeps in like a spider. Can't be killed, although I try and try to. Well, don't you see I'm falling? Don't wanna love you, but I do» cantò, ma come se mi stesse parlando, fermando la macchina e fissandomi. In quel momento non avevo la più pallida idea di cosa fare. Perciò rimasi a fissarlo per un po’, per poi continuare dicendo « So this is how it goes . Well I, I would have never known... And if it ends today? » mi fermai, come se fosse una domanda che gli stavo rivolgendo. Sorrise, e aggiunse
« I'll still say that you shine brighter than anyone» Chiuse e riaprii gli occhi lentamente, e io abbassai lo sguardo, arrossendo. Avevo voglia di baciarlo, ma nello stesso tempo temevo di essere vista da qualcuno fuori dall’auto. Cercai di contenermi spostando lo sguardo sulla strada di fronte a me ma lui, continuando a sorridere, mi abbracciò.

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Capitolo 14
*** I burned every bridge I ever built when you were here ***


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Mentre mi abbracciava, passava lentamente la sua mano enorme lungo la mia esile schiena. Tanto le farfalle sbattevano le ali dentro il mio stomaco, che le sentivo fino in gola. Il respiro non era regolare, mi mancava in certi minuti, era mozzato, non capivo cosa mi stesse succedendo.
 Riuscivo a percepire il suo battito cardiaco dal mio petto, mentre il mio cuore,all’impazzata, stava iniziando una rivolta in me. Possibile che una persona su tantissime migliaia nel mondo riusciva a farmi quelle cose? A fare sciogliere una ragazza forte e testarda come me? Si, io mi scioglievo come gelato al sole tra le sue braccia; ero così piccola e insignificante, ma quando lui si univa a me e diventavamo una cosa sola, mi sentivo la persona più potente del mondo. Non avevo mai provato certe sensazioni, ero come una bambina sperduta in un mondo che non le appartiene. Io non sono una di quelle dolcissime fanciulle principesche che amano e sono amate dal mondo; sono una maschiaccia, vivevo la maggior parte della mia vita in un bus con dei ragazzi, che mi trattavano come se fossi uno di loro.  Josh mi faceva sentire una ragazza. Si, una ragazza. Perché comunque i maschi non provano le stesse sensazioni di una femmina, loro sono forti; amano tantissimo , è ovvio, ma non sono deboli come farfalle. Anche io ero così, ma con Josh era diverso. Lui lo amavo. E lui amava me. Ed era la cosa più stupefacente che potesse capitarmi.
Sciolsimo l’abbraccio, e io iniziai a sentirmi vuota.
« Scendi dalla macchina Hayls.» affermò con tono serio, come da rimprovero. Iniziai a tremare. Quando cercavo di aprire bocca, il suo vocione scavalcava il mio ripetendo quella frase. Rassegnata, aprii lo sportello dell’auto, e scesi ; non riuscivo a stare in piedi, perché avevo paura che mi lasciasse lì, e le mie gambe non riuscivano a smettere di tremare. Dopo un po’, cercai dentro di me una piccola parte di coraggio e trovandolo sospirai, aprendo gli occhi.
Davanti a me trovai uno di quei paesaggi da quadro ottocentesco, con tanto di alberi di ciliegio rosa acceso: il prato era brillante di rugiada, le montagne in lontananza erano meravigliosamente colorate e il cielo era limpido e sereno. Il sole mi bruciava quasi il viso tanto era forte, ma talmente mi piaceva quella situazione che non me ne curai. [...]
Josh scese dall’auto con passo lento e silenzioso, e mi raggiunse sussurrando.
«Lo ammetto. Ero a conoscenza del fatto che se tu fossi tornata dalla tua fuga mi avresti raggiunto. Perché , ammetto anche questo, se fossi scappato io mi sarei rifugiato da te, sei la prima persona sulla mia classifica.  » sorrise, ed io cercai di non svenire. Era stupefacente, meraviglioso. Cercavo di omettere il pensiero che metteva fuori dalla band lui e Zac, non riuscivo a pensarci; o almeno, non riuscivo a immaginarlo! Siamo stati amici per cinque lunghissimi anni, eravamo fratelli ormai.  
« Ecco, per accoglierti nel modo più dolce che esista, ti ho portato qui. Perché, bhè, ho lasciato vincere il mio cuore sulla ragione, ed eccoci qua. Il mondo è là fuori, non ha occhi né orecchie. In poche e semplici parole. Sono tutto tuo.» Risospirai; quel pensiero mi fece rabbrividire dalla gioia. Ero libera di amarlo senza vergognarmi in quel momento, ero libera dalle oppressioni, ero libera dai ragazzi, dal mio Jeremy, da Dak, da Tay, da Chad. Oh. Chad. Chad. Quel nome mi occupava la mente. Chad, povero Chad. Lo amavo, l’ho amato. L’ho illuso. Guardai Josh. Come poteva tanta bellezza e dolcezza competere? Chad era dolce e tenero, era il mio orso. Ma Josh, Josh mio Dio! Amore. Amore puro. Palpitazioni. Emozioni. Sensazioni nuove. Josh Neil Farro.
«Josh. Io non mi merito tutto ciò.. Io.. Io ho te.. E ciò mi basta.» balbettai.
«Hayley, smettila eh! Chi è quello che ti ha fatto soffrire ? Piangere? Rompere tutto ciò che ti stava intorno? Io. » si batté una mano sul petto. « Io, questa merda di Josh. Sono io che non ti merito piccola.» Il suo sguardo era serio. Mi vennero in mente tutte cose. Quel grido di coro lasciato a metà durante il concerto. Il manico di chitarra rotto. La notte assieme. I pianti. La fuga. Josh mi aveva fatto tante cose, ma non riuscivo a stargli lontana. Calamita. Polo negativo e positivo.
Gli presi il viso , a contatto con esso mi accorsi di avere le mani gelate, e lo baciai. Un bacio libero. Un bacio che non poteva essere visto. Un bacio bello, di quelli dei giovani adolescenti che sono innamorati per la prima volta. Io mi sentivo una ragazzina con lui. Era stato il mio primo amore, tra l’altro.
« Non ho parole. Davvero. Hai fatto tutto questo per me, e io non so come ringraziarti. » sussurrai, sedendomi sulle sue gambe, che si erano poggiate sul prato, seguite subito dopo dalla sua schiena.
« Mi hai già ringraziato.» sorrise, portando le sue braccia possenti sotto la sua nuca. Restammo così per un po’, a fissare il cielo. Non avevo niente da dire, non avevo parole da aggiungere. Ero con lui, no? Basta, mi mozzava il fiato, non riuscivo a parlare. Era come se le farfalle mi stessero uscendo dalla bocca, erano bloccate nella mia gola e non riuscivo a mandarle giù. Il silenzio fu interrotto.
« Hei Hayley, smetti di tremare.» rise. Io arrossii, potevo essere paragonata alla sua rossa e aderentissima T-Shirt. « Non posso farci nulla scemino. Sei tu che mi fai questo effetto. » Ok, adesso mi sentivo una adolescente rincoglionita.  Mi raggomitolai al suo petto. Ecco tutto ciò che desideravo.
Mi alzai di scatto, e lui mi guardò stranita. Le mie orecchie non mi avevano tradito. Eravamo in un parco isolato, si, e di fronte c’era un’autogrill con un’orribile e continua canzoncina snervante che mi sembrava familiare: in quel momento mi venne in mente dove l’avevo già sentita, Chad la frequentava quell’autogrill. Mi girai, e lo vidi uscire da quel sudicio edificio; la cosa mi fece sentire male: la testa mi girava, iniziai a tremare come una foglia e lo stomaco mi si chiuse, uccidendo tutte le emozionanti e irrequiete farfalle.  Cercai di nascondermi tra le braccia di Josh che, accorgendosi dell’accaduto, le aveva aperte stringendomi. « Tutto sbagliato. Quello che mi rende felice è sbagliato.» neanche finii la frase che Chad ci rivolse uno sguardo perplesso; pregai che non si fermasse e , con mia felicità, continuò la sua strada.  Sbagliato. Questi momenti mi facevano pentire. Questi attimi mi facevano accavallare la pelle. Tutto ciò mi rinfacciava di essere come una dannata adolescente, che commette sbagli su sbagli. Scossi la testa.
«Hayley, mi dispiace. Ti riporto a casa.» mi afferrò per un braccio e mi portò all’auto. Josh era schifosamente nervoso, non conoscevo questo suo aspetto, perciò salii in macchina piena di stupore.
 
Per tutto il viaggio non parlò. E ad ogni suo silenzio, il mio cuore veniva accoltellato senza pietà. Ad ogni sua parola non detta , una piccola parte di me moriva lentamente e dolorosamente.
« Mi dispiace» sibilò, ad un tono quasi impercettibile. Avevo gli occhi lucidi. Per Josh, avevo distrutto tutti i miei piani , avevo dato fuoco a tutto. Stavo male.
Avevo bisogno di Jeremy Davis. 

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Capitolo 15
*** Could you help me push aside all that I have left behind? ***



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Josh restò muto come un pesce per tutto il tragitto, provocando in me un'orribile sensazione. Sbagliato. Sempre sbagliato. Tutto era sbagliato e basta. Nessun momento mi dava soddisfazioni; anzi al contrario mi buttava giù. Giù nel più profondo dei mari, dove sprofondano i perdenti. Io avevo perso. Io avevo perso la battaglia contro l'infelicità, che mi era salita sopra come un carro da guerra, distruggendo quel poco che era rimasto intatto. L'unica cosa che riuscii a dire in tutto quel trambusto fu «Lasciami da Dakota. » nonostante avessi voluto dire Dio Josh lascialo fottere, io amo solo te.

Appena arrivati, scesi dalla macchina guardandolo. Il suo sguardo era vuoto, i suoi occhi un tunnel privo di pensieri e speranze; erano lucidi e paurosi. Aveva paura, anche io avevo paura. Le cose segrete vengono sempre a galla, ma avevamo sperato con tutti noi stessi che non venisse mai in modo da essere visibile. La nostra era una storia , era chiaro. Ma non andava bene a nessuno a parte a noi. Tutti ci erano contro, il vento ci portava dalla parte giusta ma noi, testardi, volevamo continuare a farci male. Dimenticare non è semplice, io Josh lo amo da tanti anni; un amore del genere non è cosa di una serata , o di una settimana.
Niente è per sempre, ma questo sentimento sarebbe durato senz'altro a lungo. Aprii la porta di casa della mia migliore amica, e me la trovai davanti confusa e arrabbiata allo stesso tempo. Sapevo che di lì a poco sarebbe iniziata una di quei discorsi che ti mandano ancora più sotto terra.
 
«HAYLEY ! Cazzo, hai presente che temevo che te ne fossi andata di nuovo? Non va bene! Mi hai fatto preoccupare, anzi, ci hai fatto preoccupare » si scansò irata, lasciando spazio a un Jeremy triste e ansioso. Lo studiai. La sua barba era più cresciuta, segno di depressione dato che lui la tiene sempre perfettamente ordinata; i suoi vestiti erano sporchi e il suo aspetto tutto sommato malconcio e trascurato. Benchè fosse così , non mi trattenni e lo abbracciai più forte che potevo. Le mie lacrime bagnavano la sua camicia, e lui, appena le percepii, mi strinse forte a lui e mi baciò i capelli. Quello era il mio favoloso Jeremy. Anche se lo avevo fatto impazzire, riusciva a perdonarmi ed ad amarmi come solo un migliore amico sa fare.
«Noi due dobbiamo scambiare due chiacchiere » disse prendendomi per mano e portandomi sul divano. Avevo bisogno di parlargli, era come se non ci vedessimo da una vita.

«Cosa ti succede? » chiese, amorevolmente , con tono rassicurante e dolce.
«Sono inutile. » 
«Piantala. Tu non sei inutile. » mi accarezzò la guancia, portando via un paio di lacrime.
«Jeremy, sto male. Sono distrutta. Stanca di tutto e tutti. » affermai, continuando a far cadere lacrime dai miei occhi sofferenti. Non ne potevano più di piangere, e neanche io.
«Dimmi un pò. Centra un tipo chiamato Joshua Neil? » il suo sguardo divenne serio e attento. Cosa avrei dovuto rispondere?
«No. » La mia voce, il mio cervello e il mio cuore urlavano "tu MENTI".
«Andiamo Hayley, la tua voce ti sta tradendo » affermò cantilenando.
« Jeremy. Hai presente il primo amore di una teenager? Si, quello che io non ho mai passato. Quel momento in cui ti senti un pezzo di carta, uno strofinaccio. Quel momento in cui hai solo bisogno di una persona e le altre ti provocano una specie di allergia. Ecco
Jeremy annuiva, ma sapevo che non poteva capire. Josh aveva in vita legati milioni e milioni di lacci, di funi. Che contemporaneamente erano attaccati alla mia di vita, e ci tenevano uniti, malgrado avessimo altri progetti. Fili di spago che ci tenevano con i piedi per terra andavano per essere distrutti ogni secondo che passavamo insieme. Ogni bacio. Ogni singola cosa. 
«E' sbagliato. Lui è sposato. Ha giurato davanti a Dio di amare la sua Jenna per tutti i secoli dei secoli finchè morte non li separi » iniziò ad aumentare il tono della voce. Sul fratello prevaleva il padre Jeremy, e il suo istinto di morbosa protezione. 
«Jeremy, se avessi potuto scegliere non avrei amato Josh alla follia. » urlai, balzando in piedi. «Io lo amo! Se è giusto o sbagliato non mi importa. Dicevi sempre che se una cosa ti rende felice non è mai sbagliata, giusto Mr. Davis? » ero nervosa, e lui non riusciva a guardarmi negli occhi, fisso in questi dannati e stanchissimi occhi pieni di lacrime e pene. Non riuscì neanche a rispondermi, ma si portò le mani alla testa. Mi voltai verso Dakota, e il suo viso era un misto tra stupore e determinazione; sapeva che potevo essere abbastanza forte da non negarlo, ma era rimasta a bocca aperta perchè non si aspettava qualcosa del genere così presto. 
i nostri sguardi incrociati finivano sempre sul pavimento. Avevo detto troppe cose, non era pronto per ricevere questa batosta: Lui sapeva che tra me e Josh non era finita del tutto, ma sperava che lui mi dasse filo da torcere e rispettasse sua moglie e tutta la sua famiglia. Ma no, Josh ama il pericoloso e il segreto, non poteva fare il bravo ragazzo per sempre, o almeno per tutta la sua vita ! Mentre lui si divertiva a far le cose all'oscuro di tutti, io, nel frattempo, temevo il peggio; temevo che Chad lo incontrasse e gli facesse del male o, nel minore dei mali, che io incontrassi Jenna. Non avrei potuto tenere gioco, io sono troppo debole. Sicuramente, se i Farro non avessero lasciato la band e questa cosa fosse andata avanti, sarei stata in grado di tenere duro e affrontarne le conseguenze. 
I settled down a twisted up frown disguised as a smile, well. You would have never known. Il mio telefono, che giaceva sul tavolo, squillò. Quella frase mi fece rabbrividire. Tremando nervosa, lo afferrai e lessi il nome dell'ultima persona con cui volevo parlare; le mie corde vocali si contrassero e crearono un nodo enorme nella mia gola, non scendeva nonostante io cercassi di mandarlo giù.
«Pronto Chad? » la mia voce tremava.
«Hayls! Amore, come stai? » chiese entusiasta. Cosa cosa? Non ci aveva scoperti? Bene! Sorrisi, e risposi con voce sicura «Chad vediamoci, ok? » 
«La mia mente mi faceva vedere te ovunque! Per la strada, nei parchi. Trovai il tuo viso anche su quello di una ragazza ad un parco, mentre stava con il suo ragazzo. Aveva anche i capelli come i tuoi! » Disse tutto d'un fiato. Benissimo, adesso pensava di avere le allucinazioni, ed è tutta colpa mia.
«Vediamoci in piazza. Ci faremo una passeggiata e prenderemo un gelato. Ti va? Ciao Chad » annunciai sembrando tranquilla. «Ciao Bomba, ti amo. »


Immobile, non ebbi il coraggio di dirgli anche io. Chiusi la chiamata e rivolgendo un ultimo sguardo ai miei amici, mi avvicinai alla porta di casa.

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Capitolo 16
*** To throw off the pain well, you can ignore it but only for so long. ***



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Ero uscita da poco da casa, e già avevo paura. Paura del mondo esterno, proprio così. Ma dovevo vedere Chad, dovevo innamorarmi di nuovo di lui perché tutto era sbagliato. Non potevo essere innamorata di Josh, dopo tre anni dalla fine della nostra storia ufficiale. Questa era la cosa più idiota che io avessi mai fatto.  E di cose idiote ne ho fatte molte.
Chad era già lì, di fronte alla piazza con le braccia conserte... Che era tenero il mio omone. La sua vista mi faceva sentire ancor di più inutile, perché per me lui provava un sentimento fortissimo e indistruttibile: Ero stata il suo primo grande e vero amore, anche se quando mi conobbe, stavo ancora con Josh. Lui si era sposato per togliersi la mia faccia dalla testa, ma non era servito a niente. Distrutta, mi ero raggomitolata tra le sue braccia cercando qualcosa che Josh mi rappresentava: una figura forte, un uomo, un amore, un fratello e un migliore amico. In Chad avevo trovato tutto, tranne l’amore che, come sappiamo tutti, malgrado non volessi, trovavo ancora nel signor Farro. Poi però, pur sapendo come stessi, si sposò e sperai con tutto il cuore che finisse presto, come tra Chad e Sherri, e soprattutto che lui venisse di nuovo da me, che io entrassi nel suo cuore ancora una volta e che ci amassimo per tutta la vita. Non avevo niente contro Jenna, né tanto meno contro Chad. Ma è impossibile da spiegare ciò che Josh provocava in me, ma soprattutto ciò che facevo pur di stargli accanto ad ogni costo. Mi ero messa contro di tutti per lui, persino contro i miei genitori, il mio ragazzo e i miei migliori amici.
 
Chad mi vide,sorrise e mi venne incontro abbracciandomi .
«Mio Dio amore! Credevo che non venissi più, ma poi ho pensato quanto fossi ritardataria ». Sorrisi debolmente, anche se mi venne in mente ciò che mi diceva sempre Josh. You are late.
Volevo in quel momento più che mai sciogliere il nodo che avevo in gola.
«Chad, mi sei mancato davvero» sussurrai. La mia voce continuava a tradirmi, la odiavo.
Lui sciolse l’abbraccio e si avvicinò per baciarmi; le nostre labbra in contatto non mi fecero sentire niente. Né farfalle, né brividi. Niente di niente. Era come se baciassi un palo. Niente sensazioni, niente emozioni, niente pensieri smielati. Niente, vuoto. Un bacio vuoto. Provare per credere.
«Ti amo ti amo ti amo mia principessa » mi prese in braccio e mi alzò mezzo metro da terra. Prima di tutto quello, quel rituale mi faceva sentire piccola e lo amavo da impazzire. Adesso, mi sembrava tanto infantile e idiota, e mi faceva pensare soltanto a una persona assente in quel momento.
Oppure no...  Mi girai. Ed eccolo lì. Quella mano, che lo stesso pomeriggio s’intrecciava con la mia, in quel momento era intrecciata a quella di Jenna. Eccolo lì, che si avvicinava a passo lento e con lo sguardo perso nel vuoto. Lo guardai, lui mi guardò. Niente di niente, niente mi disse, niente gli dissi, ma quel gioco di sguardi parlò per noi. Ci passò a fianco ma Jenna lo fermò. Bastarda, vuoi farmi del male forse?
 «Ciao ragazzi, come state? Oh Hayley, sei tornata a casa? Come mai? Pensavo fossi troppo codarda per tornare così presto.» affermò esaltata. Idiota. Cercai di non guardarla male ma sfoggiare uno dei miei sorrisi forzati; ma lo sguardo di Josh mi colpì: era come se mi stesse chiedendo scusa. Il suo silenzio urlava a gran voce Mi Dispiace. Mi chiusi tra le spalle e lui per risposta sospirò.
 
Volevo essere al posto di Jenna, davvero. Con Josh, insieme a lui per tutto il tempo senza veder nessuno parlare male di noi, uscire allo scoperto e non vergognarci più.
Jenna e Chad scambiarono due chiacchiere, e io e Josh ci limitavamo a emettere suoni bassi e risolini. Non riuscii a percepire ciò che si dissero, ero troppo occupata a desiderare l’uomo di fronte a me, anche se dovessi desiderare quello al mio fianco.  Purtroppo non potevo fare quello che avevo in testa, non potevo proprio. Bloccare il mio istinto di baciare Josh all’istante era faticoso. –
 
Dopo un po’ Jenna e Chad si salutarono a gran voce, mentre io e il mio amato ci limitammo ad alzare la mano; i nostri compagni si girarono per proseguire ognuno dalla parte opposta, ed io mi occupai di leggere sul labiale di Josh qualcosa come “I miss you” e io risposi con un “I love you “ . I nostri cuori si stavano dividendo di nuovo, non riuscivamo a non guardarci; il suo sguardo era dentro il mio e non riuscivo a non perdermi dentro i suoi bellissimi occhi color cioccolato. In quel momento capii che significa sentirsi male, capii che significa la parola dolore, e soprattutto capii che non poteva essere distrutto semplicemente ignorandolo. Potevo ignorare la situazione quanto volevo, ma non serviva; potevo farlo per un po’, ma incombeva su di me continuando a pressare. Stavo realmente impazzendo.
 
Chad mi distrasse dai miei pensieri, rompendo il silenzio e chiedendomi se volevo un gelato; annuii e lui andò a prenderlo al bar vicino; lo guardai allontanarsi e camminare goffo e felice. Sospirai.  Mi sedetti su una panchina lì vicino  e ricominciai a pensare all’accaduto mentre il sole mi accarezzava il viso, ma venni ancora una volta distratta dalla coppia della famiglia Farro, che minacciosa stava di fronte a me facendomi ombra. Aprii gli occhi, e Jenna disse
«Adesso che sei sola posso parlarti, puttana. » affermò con le mani ai fianchi.
Josh cercò di fermarla, ma inerme mi guardò con occhi languidi e sofferenti. Iniziai a irritarmi,
«Hai presente quando ti ho chiamato qualche settimana fa? Sì, quando ti ho detto che Josh è solo mio. Bhè continua ad esserlo. Puoi solo mangiarlo con gli occhi perché lui ama me e lo farà, anche se gli muori dietro! » urlava ed io mi alzai nervosa per guardarla dritto negli occhi, anche se la mia altezza non me lo permetteva.
«Jenna, ti senti? Se non avessi alcun dubbio di quello che stai dicendo, non saresti a far questo discorso meschino con me, ok? Sei una povera pazza» dissi sorridendo bastardamente, più che potevo. Anche Josh iniziò a innervosirsi e cercò di dividerci, ma questo tentativo si mostrò presto vano.
«Hayley sei una bambina! Scappi, ma torni sempre a casa dalla tua Dak, perché sei una depressa di merda! Sei una bambina, e basta! Josh è mio. Solo mio. E’ inutile che vai a casa sua cercando di implorarlo a tornare con te. »
«Cosa? Jenna, non farti strane idee » rispose Josh, ma non gli feci finire la frase
«Jenna, cosa ti fa pensare che io sia entrata in casa tua senza essere infettata dal tuo veleno?» ero meravigliata da quello che le stavo dicendo.
«Perdi i capelli cara Hayls. Colpa delle tinte che ti fai!» affermò..
 
Mi bloccai, si perdevo capelli, è vero. Ok. Feci un breve calcolo. Lei non aveva capelli rossi, ma li aveva biondi. Ed io li perdevo. E lei aveva trovato i miei capelli in casa sua, ecco perché aveva detto quella cosa. Rabbrividii. A Josh cadde il telefono dalle mani, e mi guardò con gli occhi sbarrati. Eravamo nella merda.
«Jenna, smettila. » disse. Jenna lo guardò male, davvero male.
«Josh sta zitto! Che a casa finiamo di parlare.. Riguardo a te , “Bomba” non scoppiare a casa mia! Lasciaci in pace » le sue parole erano cattive quasi quanto lei. Mi avvicinai per spingerla, ma Josh ci divise prima che succedesse qualcosa d’irreparabile. Chad arrivò presto, e gettò il gelato a terra dallo stupore aiutando Josh nel dividerci, mentre mi guardava con occhi lucidi quasi come a urlarmi “cosa stai facendo?”; non avevo tempo per rispondere, perché Jenna ed io continuavamo a guardarci in cagnesco e a pensare cose brutte sull’altra. Chad mi racchiuse tra sue grandi braccia, ma io quasi lo scansai per scoprirmi la bocca e urlare a Jenna  «Puttana non dubitare di tuo marito, pensa a tenerlo stretto e a farti una tinta decente! Come se parlassi dei miei stupendi capelli per invidia » sognavo da tanto di farlo , ma non avevo avuto l’occasione. Dovevo sviare il discorso, perché sia lei, che lui, che io sapevamo che quel capello era mio. Che era caduto quella famosa notte, quella notte di ieri, quando ero sul suo letto e ci stavamo accarezzando e abbracciando. Che bella notte..  
«Il tuo caro Josh, mi ha scritto un biglietto con una tua squallida canzone  qualche giorno fa, dove scriveva che mi aveva solo usato. Usato. Ed io sono convinta che sia stata tu a scrivere. Vero ? » chiese guardandolo. Il mio amato Joshua mi fissò ed io gli rivolsi uno sguardo scioccato. Ok, dovevo calmarmi. Josh aveva scritto Decoy a Jenna. Josh aveva scritto DECOY, la canzone che composi grazie alla mia rabbia repressa, la canzone più cattiva nata dalla mia mente, lui l’aveva scritta a Jenna. Decoy, non una canzone qualsiasi. Ma DECOY,  esca, zimbello. Tacque, continuo a fissarmi. Abbassai lo sguardo. Stando in silenzio urlavamo, come sempre.  «Cara, ne parliamo a casa noi due. Non è stata lei. Ne parliamo  a casa, ti spiego tutto  quello che vuoi sapere» sussurrò infine agitando le mani. Sapevo che stava architettando una bugia, lui per difendersi diceva sempre cazzate. Sempre. Odiavo questo suo aspetto idiota. Ma forse era meglio così , forse era meglio non dirlo o almeno per ora; non doveva saperlo nessuno, nono. 
Hayley smettila.
Mentre io pensavo, loro s’erano già allontanati, e io li guardavo ansiosa mentre camminavano e farfugliavano tra loro qualcosa di incomprensibile. Ero ancora tra le braccia di Chad, ma Josh non riuscì a non fissarmi dispiaciuto, ed io ricambiai risussurrando I love you. Lesse il labiale, sorrise. I miss you Bomb.

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Capitolo 17
*** Special- I put my faith in you, so much faith and then you just threw it away. ***


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Special- Taylor And Zac.
Erano giorni, settimane forse, che non vedevo più il mio migliore amico. Potrebbe sembrare strano, perché io con lui ci vivevo nel vero senso della parola.. Non c’era un attimo nel quale lo cercavo e non riuscivo a trovarlo; lui era sempre al mio fianco ad appoggiarmi e darmi forza quando ne avevo bisogno. Mi correggo, non sempre. Per esempio, in quel momento mi piangevo sopra come un bambino, ma anche se chiudevo gli occhi, li strapazzavo e li riaprivo , lui non c’era ugualmente e credetemi, ne avevo bisogno: non avevo mai desiderato così ardentemente la sua presenza.
 
Ero seduto sul divano di casa mia , con la testa tra le mani. Il silenzio regnava , anche se alcuni attimi erano occupati dai miei gemiti e dal rumore delle lacrime che si infrangevano sul pavimento di legno, per quanto potesse essere percepito questo tipo di rumore.
Le mie giornate erano vuote, e tutte uguali: mi alzavo, facevo una misera colazione per zittire il mio stomaco, mi gettavo sul divano e iniziavo a piangere fino alla sera. Poi prendevo la chitarra, suonavo un po’, poi la gettavo a terra e mi addormentavo piangendo. Non sono mai stato un uomo forte, ma almeno ridevo. Avevo la capacità di ridere anche nei momenti meno opportuni, questo me lo riconosco. Ma adesso non ci riuscivo: ci provavo e ci riprovavo ma non succedeva nulla, la mia bocca si curvava al contrario comunque, anche contro la mia volontà.
Piangere non mi aveva mai affascinato, anzi, prendevo in giro chi piangeva tanto senza motivo; la mia famiglia, cioè i Paramore, per esempio, mai a versare una lacrima! E adesso tutto era sottosopra. La grande, forte e maschiaccio sicuramente più di me, Hayley, piangeva come una fontana per il suo Josh, io ero una melma distrutta e verde (forse ho sbagliato metafora ma vabbè) e Jeremy era triste per noi due e anche per .. Gli altri.. Due..
Quei due non andavano neanche nominati! Josh Farro era un bastardo, tanto attaccato alla chiesa quanto reincarnazione del diavolo! Come poteva fare soffrire due donne contemporaneamente? Adesso basta essere fighi e saper manipolare le persone per distruggerle.
E poi l’altro, il mio migliore amico. Migliore amico vuol dire migliore tra tutti, e in quel momento non poteva essere chiamato tale. La mia fiducia su di lui era stata invidiata e immensa, e adesso? Distrutto, tutto. Io volevo consolare gli altri, davvero, ma come ? Io ero il primo ad essere così. Ridotto in poltiglia, distrutto, schiacciato, risucchiato, frullato e servito.
 
Toc toc. C’è qualcuno alla porta, non avevo neanche la voglia di alzarmi per aprire ma lo feci comunque. Forse era Hayley, la mia compagna di pianti. O forse il mio Jeremy, il mio fratellone.
«Oh. » Rimasi a bocca aperta, e fu tutto ciò che riuscii a dire. Davanti mi trovavo Zac. Zac Farro. Si, quel Zac . O almeno non proprio, lo  Zac che avevo conosciuto e avevo adorato per tanti anni si era perso da un po’ lasciando spazio a uno di quei robot-manichini.
«Taylor. Come stai?» Gli chiusi la porta in faccia. Fu più forte di me. Come poteva permettersi di distruggermi felice e poi venire a informarsi della mia situazione?. Bussò di nuovo. Diedi un pugno alla porta , ma  ovviamente mi feci male alla mano, tenendola intatta, nonostante la volessi distruggere. Ouch. Non ero mai stato forte, questo dovevo ricordarlo. Diedi la schiena alla porta e curvato cercai di massaggiare la mano.
« Tutto bene?» Zac aprì la porta, sbattendomela sulla schiena. Urlai dal dolore, di nuovo. Possibile che riuscivo a distruggere i momenti più tristi facendoli diventare un film comico?
«Cosa te ne importa.» Sussurrai, prendendo il ghiaccio dal frigo, e cercando di ignorarlo e non mettermi a piangere davanti a lui.  «Lascia, faccio io.» Mi tolse il ghiaccio dalle mani e afferrandomi per un braccio mi sedette sul divano e me lo poggiò dolcemente sulla parte dolorante. Noi ci facevamo male sempre, dappertutto, e la nostra era stata una promessa: se uno di noi si fa male, l’altro deve medicarlo. Ma pensavo che non valesse,dato che non eravamo un “noi” ma un “io e lui”.
«Come stai?» richiese. Non volevo guardarlo.
«Spiegami cosa te ne importa» ri-aggiunsi, poggiando la schiena dolorante sullo schienale del divano rosso.
«Piantala Taylor. Perché non mi dovrebbe interessare?» Si tolse il giubbotto gettandolo sul pavimento. Però dopo si rese conto che la situazione non era tanto idilliaca da permettergli di stare tanto in quella casa, e lo afferrò legandoselo alla vita.
«Perché se ti fosse interessato, non avresti lasciato la band. Ma soprattutto non avessi lasciato me.» Mi alzai e posai il ghiaccio al suo posto, sperando di non essere seguito, ma con scarsi risultati. Mi raggiunse di nuovo, quella cosa mi faceva innervosire; non volevo guardarlo negli occhi, non volevo fargli vedere la situazione dei miei. Rossi, gonfi, pieni di lacrime, ma allo stesso tempo arrabbiati e nervosi.
« Zac , hai presente quello che ti ho detto quando avete annunciato amorevolmente di voler lasciare la vostra famiglia? Vale ancora.» Iniziai ad urlare.
« Cioè? » chiese, portando le mani ai suoi fianchi, impaziente.
« Tu sei stato una merda e lo sei ancora. Chi è il tuo migliore amico Zac? Non lo so proprio! Pensavo che tra i migliori amici ci dovesse essere una sintonia, il per sempre che ci promettevamo per esempio. Scommetto che tu non riesca a trovare una persona meschina come te nel mondo
« C’è sicuramente qualcun altro T-bear»
« Certamente. Se tuo fratello e tu vi specchiate , per esempio, ne trovate altri due.» il volume della mia voce aveva passato quello abituale da un pezzo. Non mi riconoscevo neanche io.
« NON chiamarmi T-bear. O T. O Taylor. Per te adesso sono il Signor York» aggiunsi guardandolo finalemente dritto negli occhi. Vedendoli, si bloccò. Immobile. Forse si era reso conto che stavo soffrendo, forse si sarebbe preso la sua colpa. Mi aveva calpestato. Mi aveva distrutto.
Invece no.
Abbassò lo sguardo, non riuscì a fissarli ancora per un attimo.
« Smettila. » urlò girandosi, mostrandomi la schiena, e portando le mani alla testa. Forse stava piangendo.
« No. Io mi faccio chiamare così dai miei amici.» mi avvicinai alla porta e la aprii, quasi invitandolo ad uscire.
« Credevo di essere tuo amico
 Non riuscii a vederci più chiaro, la rabbia mi aveva offuscato anche la vista.
« Anche io credevo di esserlo.» Detto questo, mi guardò contraendo la mascella, sospirò e uscì da quella casa. Se fosse stato uno degli Zac che conoscevo, l’avrei bloccato. Ma era uno sconosciuto per me, ormai, e lo lasciai andare.

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Capitolo 18
*** You know what it's like when you're new to the game, but I'm not ***


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Forse ero una persona spregevole. Quando cercavo di essere altruista e persona per bene, ci rimettevo io; quando invece facevo ciò che mi sentivo di fare, ecco che tutto è ripreso ed elencato dal mondo intorno a me.
 Si dice che alla vita bisogna sorridere, ma anche se ridevo come una matta ,fingendo, lei era sempre più cattiva con me. Ci sono momenti nella vita nei quali qualcuno ti manca tanto, così tanto che vorresti proprio tirarlo fuori dai tuoi pensieri, cancellare la realtà e ricostruirla insieme alla diretta interessata.
 Ero a casa, e non mi mancava Chad. Non mi mancava neanche Jeremy. E’ così scontato, sono molto prevedibile.
 Sono proprio quelli i momenti nei quali quella persona ti serve più di qualsiasi altra. Negli ultimi tempi, io avevo bisogno di Josh ogni momento della mia vita, perché stavo male. E ovviamente, mutandolo sia in problema sia in soluzione, continuavo ad essere masochista.
 
Ero a casa, sola probabilmente da qualche oretta. Chad ed io avevamo passato una giornata carina, nonostante qualche incontro indesiderato. Mi aveva lasciato a casa, aspettando che io gli chiedessi di salire; non lo feci, avevo bisogno di pensare un po’ da sola e pensare, perciò salutandolo, tornai nel mio amato rifugio, che non vedevo da tante ore.
 Avevo dedicato troppo tempo agli altri, da tanto non ne dedicavo a me.
Prima di tutto quel trambusto, avevo comprato una nuova tinta per capelli. Da tempo volevo cambiare colore alla mia chioma, perché ormai la ginger mi aveva stufata e la ricrescita occupava la maggior parte della mia testa. Volevo tornare al rosso, perché il rosso era il mio colore preferito, e io mi amavo rossa; forse volevo acquistare un po’ di autostima, persa con il tempo. [...]
 
Mentre stavo iniziando a spalmare la crema colorante sui miei sfibrati e arruffati capelli, decisi di controllare i messaggi in segreteria: ce n’erano quattro.
Uno era di Dak che mi annunciava di essersi fidanzata con un certo Tom, e che m’invitava a casa sua sabato sera. Sorrisi e lo cancellai.
L’altro era di mia madre, che mi chiedeva insospettita dove fossi finita. Mi appuntai di doverla chiamare il più presto possibile.
Il terzo era di mia sorella Erica, che mi ripeteva quasi senza sosta le ultime notizie della sua vita sentimentale. Cancellai anche questo, in preda alla nostalgia. Avevo voglia di vederla.
Il quarto era di Josh. E non lo cancellai.
Mi sento una merda. Chiamami Hayley, ti prego. Anzi no, vengo io. Quando ascolterai questo messaggio, non piangere. Piangere è da stupidi. E tu mi manchi, sei l’unica persona...
Scusa devo andare. C’è qualcuno che non dovrebbe sentire questa discussione dietro di me. Ciao. Mia bella.
Piangeva. O almeno, gli tremava la voce e tirava su col naso frequentemente.
Non riuscii a rispettare ciò che mi stava dicendo: la sua voce, il suo tono tremante, la sua immagine triste, mi fecero scendere un paio di lacrimucce. Cosa nuova, non trovate? Ultimamente piangevo troppo spesso. Davvero, mai così tanto. Volevo distrarmi, ma non ci riuscii.
La speranza è sempre l’ultima a morire giusto?
Si, ma non posso sperare l’impossibile. Finirò per farmi solo male.
Io non riuscivo a  non farlo. Era più forte di me! Continuavo a sperare. Continuavo e continuavo a illudermi. Potrò mai dirgli 'ti amo' davanti a tutti senza provare vergogna e senza aver paura di essere colta nel fatto? Potrò mai tenerlo stretto senza mai lasciarlo e farlo andare via, dato che doveva continuare la vita che conduceva nonostante non volesse? Insomma, si sa che l'amore trionfa sempre. Ma trionferà questa volta?
Ecco, ci risiamo. Lo voglio vicino a me in questo momento esatto, voglio sentire la sua pelle sulla mia, voglio che ci creda anche lui. Perché dobbiamo crederci, nulla è impossibile, e non lo sarà neanche il nostro amore. Forse.
 
Non dovevo pensare. Pensavo troppo. Fantasticavo troppo. [...]
 
Avevo finito la tinta, ed ero davvero soddisfatta del risultato.
Ero davanti al mio enorme specchio, fissato di fronte al mio letto sfatto. I miei capelli erano diventati color ciliegia, iniziai ad accarezzarli fiera del mio lavoro; non sempre facevo una tinta in casa, in tour avevo  sempre qualcuno del personale che era l’addetto ai miei capelli.
Spostai lo sguardo dalla mia nuova chioma, e lo posai sul mio viso.
Le occhiaie erano visibilmente viola, la mia pelle era veramente invecchiata. I miei occhi non li aspettavo così distrutti; certo, non li aspettavo mica sanissimi e felici, ma neanche tanto spenti. Quando sorridevo, perché prima sorridevo sempre, erano accesi e sereni, non avevano problemi: l’unica cosa di cui mi preoccupavo era fare bene il mio lavoro, divertire i fan e divertire me stessa.
Ma adesso, quasi quasi non li riconoscevo.
 Il mio naso era arrossato dai troppi pianti e gonfio, ero abituata a vederlo così solo quando era primavera, ed io starnutivo continuamente. Decisi di staccare l’anello del septum, perché quando ho fatto quel piercing, eravamo ancora una famiglia, e guardarlo mi faceva stare ancora più male. Ero dimagrita, forse perché da giorni dimenticavo di mangiare. Dimenticarlo  completamente era impossibile, il mio stomaco urlava dalla rabbia. Mi appuntai anche di dover mangiare al più presto.
 
Mi girai verso il letto scombinato alle mie spalle. L’ultima notte nella quale avevo dormito su quel lettone, l’avevo passata con Chad per rimorsi e sensi di colpa; faceva ancora profumo di Hamburger, in altre parole quello che scommetto avesse mangiato il mio orso prima di venire.
Mi avvicinai al letto e cercai di accarezzarlo, ma sentì la porta dell’entrata di casa aprirsi, e mi chiesi chi potesse essere uscendo la testa dall’entrata della stanza da letto.
 
 Eccolo là. Bellissimo come sempre, camminava verso di me lentamente. Appena mi fu di fronte gli chiesi: « Che ci fai qui? » quasi sussurrando. Iniziai a tremare. Ed ecco che le farfalle morte ripresero vita.
« Voglio dirti una cosa. » affermò avvicinando il suo viso al mio. Eravamo ad un centimetro di distanza e mi si mozzò il fiato, dando inizio all’ennesima rivolta del mio cuore.
« Hayley. Sai quanto sto soffrendo negli ultimi tempi?»
« Sai che significa essere quello nuovo del gioco! Bhè, io soffro da tanto, diciamo che sono una cliente abituale della sofferenza» sorrise e sorrisi anche io.
« Non mi era mai capitato con nessuno di soffrire così tanto. Perciò te lo dico. Non lo dico neanche a Jenna... Ma vedi, tu sei l’unica che per adesso sta facendomi sorridere. Raggiungo il massimo della serenità quando sono con te. E mi sento vuoto se non ti vedo più. Cioè, sai com’è non è che sia una sensazione frequente per i ragazzi come me. Io sono Josh Farro, perciò... » Parlava a vanvera e velocissimo, quindi decisi di interromperlo con un bacio.
Dato che eravamo già lì e dovevo togliere l’odore di Chad dalle mie lenzuola lo trascinai sul letto e ci distendemmo. E.. Bhè. Ci lasciammo vincere dalle tentazioni.
Nel frattempo fuori il sole iniziò a tramontare, lasciando spazio al buio della notte e alla luce impropria della luna .

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Capitolo 19
*** Everyone knows that something’s wrong. The wires are cut and I’m alone. ***


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Cip cip cip. Stupidi uccellini, volevo dormire.

 

Aprii gli occhi e meravigliata mi trovai completamente distesa sul petto di Josh; quella posizione mi piaceva molto, devo ammetterlo. Sorridendo, dopo una manciata di minuti, mi alzai e diedi un bacio a Josh augurandogli sussurrando il buongiorno al quale aveva risposto per poi riaddormentarsi dolcemente.

Era bellissimo anche con i capelli scombinati, con le occhiaie da una notte in bianco e soprattutto era meraviglioso mentre dormiva beato come un bambino. Faceva tenerezza il mio Josh.

 

 

 

Scesi dal letto afferrando una maglietta e un paio di mutande dall’armadio, le infilai e andai a prendere un paio di biscotti in cucina, per poi tornare il camera da letto e sedermi accanto a Josh aspettando il suo risveglio. Non ricordavo molto della notte precedente, sapevo per certo, però, che era stata una delle notti migliori della mia vita.

Mentre stavo sgranocchiando un biscotto al cioccolato, notai che sul pavimento, dentro i Jeans di Josh giaceva il suo cellulare, che si illuminava avvisandolo dell’arrivo di un nuovo messaggio. Non riuscii a resistere, perciò mi alzai e, afferrandolo, lessi i messaggi in arrivo.

Erano due, ed erano entrambi di Jenna. Wow.

Uno diceva qualcosa tipo “Ho visto che non sei tornato neanche stasera. Bhè, buonanotte, io sono qui con bagheera. Ti aspettiamo.” Ed era stato inviato alle 10:30 PM del giorno prima. Risi, era già con me.

L’altro era appena arrivato, e dettava “Non sei ancora tornato. Stai bene? Se hai bisogno, chiamami, sto andando a lavoro. Ti amo.”

Feci una smorfia. Lo ami brutta vacca? Non credo proprio. Se mai sono io quella innamorata, non tu. Dio, ci si sente così bene a sapere che lei si preoccupa e ignora del tutto il fatto che lui sia con me.

Andava a lavorare, chissà su quale tangenziale.

 

I pensieri potevano continuare all’infinito, ma furono interrotti da un Josh che mi sfilava il suo cellulare dalle mani gettandolo sul pavimento.
« Mi controlli? Non ti fidi di me? Stai vedendo se amo qualcuna a parte te? Pensavo la sapessi la risposta. »

Si era svegliato decisamente con la luna storta, ma io lo amavo quando faceva così.
« No Josh. Ti sono arrivati due messaggi di Jenna, e mi sono permessa di leggerli »
« Non farlo più, non voglio che tu legga i suoi messaggi, temo sempre che mi parli male di te.»
« Sai che novità. Lo so che mi odia.» affermai guardandolo scoprirsi. Era completamente nudo, perciò non riuscii ad essere sobria finchè non iniziò a vestirsi. Era simile a una statua, non avrei mai smesso di dirlo. Nessuno era così perfetto, nessuno nessuno nessuno. Non poteva essere vero.

« Hayley. Non farlo mai più ok?» mi guardò chinando la testa per allacciarsi le scarpe.

« Josh, mi nascondi qualcosa? » chiesi alzandomi e piazzandomi di fronte a lui.

« Hayley non mi fare incazzare ti prego. Piuttosto, cosa scrive Jenna?» cercava di cambiare discorso. Bene!

« Non cambiare discorso Josh. Comunque, si chiedeva perché non tornassi.» mi guardò male nella prima parte, poi afferrò il cellulare per leggere i messaggi.

« Continuando così, ci scoprirà. Devo costruirmi un alibi. » Era troppo intento a leggere i messaggi e a pensare. Nel frattempo presi il mio cellulare, che era sul comodino, scrissi un messaggio e lo inviai al ragazzi di fronte a me, mordendomi il labbro.

« Sicuramente è di nuovo lei.» Sorrisi. Dopo un po’ sorrise anche lui.

« Certo che potevi avere un po’ di fantasia. Un misero I love you non mi farà ritornare calmo. » Quando disse I love you, cercò di imitarmi. Amavo quando m’imitava, perché mutava la sua voce in falsetto, diventando quasi più adorabile di quanto fosse già.

Risi. Mi prese in braccio, cingendomi per i fianchi e ,mentre sorridevamo, mi baciò ancora una volta. Non mi saziavo mai di lui, ogni bacio era emozionante come il primo.

Ci sedemmo sul letto e continuammo a baciarci sorridendo come due stupidi teenager innamorati che nascondendosi amavano fare le cose all’oscuro di tutti.

 

[...]

« Hayley devo raccontarti assolutamente una cos... Mio Dio che schifo!»

Ecco che avevo dimenticato un’altra volta la seconda chiave sotto lo zerbino. Ecco che Taylor si era ricordato dove la mettevo, ecco che aveva aperto la porta ed eccolo di fronte a noi in preda a una crisi di panico. Sul suo viso era dipinta una smorfia.

Mi resi conto che la situazione non era delle migliori: Io ero seduta sopra Josh, avvinghiata come una cozza, lui mi teneva altrettanto stretta al suo petto nudo. Il nostro era un momento di estrema intimità, ma Taylor era davanti a noi, ci aveva interrotto, e tra l’altro sembrava che stesse per svenire da un momento all’altro. Non sapevo che fare.

« Oh Taylor. Emh. Io.. Io... Scusami fratello! Non sapevo che tu venissi e...e...» iniziai a balbettare. Guardai Josh. Lui era diventato rosso come un pomodoro, paonazzo, e aveva abbassato lo sguardo imbarazzato coprendosi il viso con le mani.

« Tranquilla sorella, piuttosto di al tuo amico di vestirsi, e vestiti anche tu.» Mi diede le spalle, coprendosi gli occhi con le mani, come un bambino schifato davanti ai genitori che si baciano.

Quella situazione, malgrado fosse disastrosa, mi fece ridere. E fece ridere anche Josh, che nel frattempo iniziava a vestirsi, passandomi un paio di pantaloni leopardati e una felpa enorme.

Quando fummo abbastanza coperti, mi alzai e diedi una pacca sulla spalla al ragazzino riccioluto, che mi scostò la mano.

« Ok Hayley, però non mi toccare. Chissà che hai toccato con quelle mani.» Rabbrividì. Iniziai a ridere, e anche Josh lo fece. Era imbarazzante.

 

« Hai già fatto colazione Taylor?»

Josh, con tono cordiale e amichevole, stava preparando il caffè e chiese ciò al mio fratellino, che sedeva sul divano di casa mia al mio fianco. Mi guardava con gli occhi rossi. Molto probabilmente aveva pianto, aveva smesso da poco, e ciò non mi faceva stare bene.

Quando Josh si allontanò da noi per andare a recuperare i suoi averi in camera , Taylor scoppiò a piangere disperato, quasi automaticamente. Come se cercasse di trattenersi.

Sapevo bene cosa gli stava succedendo. Non parlava davanti a Josh, perché la causa era un membro di casa Farro.

Aveva incontrato Zac? Aveva parlato con lui?

 

Zac mi mancava tantissimo, ma sapere che stava facendo soffrire una persona come Taylor mi faceva arrabbiare. Forse era invidioso, perché Taylor aveva avuto il coraggio di rimanere, anche se non aveva più una delle sue principali ragioni per farlo, mentre lui era scappato a gambe levate come un coniglio.

« Fratello, fai piangere anche me così.»

Si era rannicchiato sul mio petto come un bambino, singhiozzava e si faceva piccolo piccolo abbracciandosi le ginocchia. Il suo era un pianto silenzioso, che mi distruggeva ancora più il cuore. L’avevo sempre visto ridere come un pazzo, lo avevo visto aiutarmi a superare i momenti difficili. Mi aveva sempre consolata, e ora, per caso della vita, ero io a consolare lui. La debole a consolare il forte. Così strano.

Nel frattempo Josh era tornato, e si era bloccato di fronte a quell’immagine raccapricciante. Gli comunicai con il labiale la causa di quel momento, dicendo solo ed esclusivamente Zac.

Josh sospirò e si sedette accanto a noi sul divano, accarezzando la schiena del giovane Taylor.

« Taylor, non piangere ti prego...» sussurrò singhiozzando. In quel momento, avevamo entrambi gli occhi lucidi. Conoscevamo Taylor da quando era un bambino, sapevamo che tipo era, e quel suo stato d’animo era nuovo per noi.

« Tu sei l’ultima persona a cui darei retta in questo momento.» Si alzò. I suoi occhi erano quasi sanguinanti.

« Tu! Tutta colpa tua Josh! Tua e di tuo fratello Zac! Puoi passare tutte le notti che vuoi con Hayls, ma sappi che questo non cancellerà ciò che hai fatto! Stiamo piangendo TUTTI. Tu ci avevi mai visti piangere così tanto? No, è vero signor Farro? » Chiese, e Josh abbassò lo sguardo. « Devi solo tacere adesso. E’ tutta colpa vostra.» gli puntò il dito contro, guardandolo rabbioso.

Volevo fermarlo, ma solo perché stavo scappando dalla realtà delle sue parole. Il dolore era l'unica cosa che mi ricordava che loro stavano davvero andando via.

« Potete mascherare tutto con il vostro Paramour, ma non il fatto che tutti sanno che c’è qualcosa che non va. Tutti. Hayley, come fai ad essere così ingenua? Quando lui se ne andrà, perché se ne andrà, ha una famiglia a cui pensare, tu sarai sola. Ed io sarò solo. Ci saranno momenti di svago, ma noi siamo soli ,sorella. Continueremo ad esserlo. Noi vogliamo bene a questi due , ma nonostante questo non torneranno. Non torneranno. E noi continueremo ad essere soli.»

Taylor mi guardava fisso negli occhi. Neanche Josh aveva avuto il coraggio di sbattermi in faccia la verità con così tanta naturalezza. « Tu! Vuoi andare via dai Paramore? Vuoi andare via dalla nostra famiglia? Vai pure. Ma stanne completamente FUORI.» Urlò “fuori” rabbioso più di prima, non conoscevo neanche quel suo aspetto. Ero sconvolta, ma anche meravigliata dalla verità delle sue parole. Josh abbassò lo sguardo , si alzò e, scansando Taylor, lasciò la mia casa. Ero sicura che non avrebbe lasciato solo quell’edificio, ma anche la mia vita. Aveva rotto tutti i nostri legami, avete presente i fili di cui parlavo qualche ora fa? Bene, erano frantumati. Ed io tornavo ad essere sola.

Taylor mi guardò come un cane bastonato, con l’espressione di chi è a conoscenza dell’enorme errore commesso. Sussurrò « Mi dispiace. Sono inutile, so fare solo cose sbagliate. «Mi..mi dispiace sorella, mi dispiace. Mi dispiace.» E lasciò anche lui la casa. Mi guardai intorno vuota, e non mi trattenni dal piangere.

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Capitolo 20
*** It's all wrong the way we're working. Towards a goal, that's nonexistent. It's nonexistent, but we just keep believing. ***


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Eravamo ,ancora una volta, seduti a cerchio nella nostra famosa e piena di ricordi sala di registrazione. Da una parte io, tra Jeremy e Taylor, dall’altra Josh affiancato dal fratello. Era così strano essere per la prima volta uno di fronte all’altro e non accanto.

Erano passati un po’ di mesi da quando era successo quel disguido con Taylor in lacrime a casa mia. Da quel giorno, io e Josh avevamo smesso di frequentarci, ritornando alle nostre vite monotone che non ci davano eguali emozioni.

Io non smettevo mai di pensarci, di pensare ai nostri momenti insieme prima e dopo l’annuncio dell’allontanamento. Erano ricordi con robustissime radici, piantate al centro della mia mente, che pulsavano minacciosi sul mio cervello, distraendomi da qualsiasi pensiero che non riguardasse loro.
Io e Jeremy ci tenevamo la mano. O almeno, la sua enorme copriva la mia tremante, poggiata sulla sua gamba destra, mossa dal nervosismo. Taylor aveva le braccia conserte, e mentre Io e Jeremy li guardavamo entrambi, i Farro, lui fissava con degli occhi irrimediabilmente sofferenti il membro che per lui era sempre stato importante. Zac ricambiava ogni sguardo. Era come se Taylor stesse urlando COME HAI POTUTO? E che Zac stesse rispondendo HO AVUTO LE MIE RAGIONI.

Era il dialogo silenzioso più toccante che io avessi mai sentito, o meglio, percepito.

Guardai Josh, lui si morse le labbra e , abbassando lo sguardo, girò i pollici.

Si schiarì la voce.

« Abbiamo deciso. » ci guardò uno ad uno. Taylor scosse la testa, e lo guardò rabbioso. Jeremy invece lo fissava serissimo e attento, mentre stringeva la mia mano.

«Lo diremo a tutti il 18 Dicembre. O almeno, voi lo direte sul sito ufficiale.» [...]

Aprii la bocca allibita, guardai Zac scioccata; lui non riuscì a trattenersi e si coprì la faccia con le mani. Taylor si alzò e abbandonò la stanza singhiozzando, sbattendo la porta e gettando la sedia su cui era seduto sul pavimento, rabbioso, irato, irrimediabilmente deluso. Jeremy si alzò e tolse con furia inaudita le mani dal viso del più piccolo dei Farro.

« Me lo sarei aspettato da quella merda di tuo fratello Josh. Ma da te Zac... Il 18? Perché non facevate direttamente il giorno prima? Tanto da rovinare il compleanno al tuo migliore amico

Era molto arrabbiato, anch’io lo ero.
Loro erano il mio modello di amicizia, erano due corpi e un’anima, e adesso loro volevano lasciare la band il giorno dopo il compleanno di Taylor. Zac, cosa ti è successo?

« Josh, tu sei una merda. Un coglione. Quello che vuoi. Non riesci a dire altro, sono allibito!  Davvero a bocca aperta dallo stupore. Non me lo sarei aspettato mai davvero. Non solo lasciare la band, ma rovinare anche uno, ma che dico! Due compleanni. Ed io e te? Dicevamo di essere fratelli, abbiamo creato questa band entrambi Josh. Le radici si staccano dal terreno? Quelli veri rimangono. Quelli veri e coraggiosi, quelli che hanno le palle di tenersi le responsabilità di una band sulle spalle.»

Jeremy era di fronte al mio caro amore, aveva il dito puntato al suo viso e urlava . Non avrei mai avuto il coraggio di urlare ciò che stava dicendo lui, ma lo pensavo anche io, e lo appoggiavo. Ormai, non potevo più difendere nessuno. Taylor rientrò, forse per prendere la giacca e lasciare lo studio definitivamente.

« Ci vediamo ragazzi, scusate. » sussurrò guardandomi, e io gli feci un cenno con la testa come ad intendere “è tutto ok”. « Riguardo a voi. » si girò a guardarli. « non avete neanche il coraggio di comunicarlo di persona. Bhè, che dire. Ci vediamo ai prossimi grammy? Ah, scusate. Voi non ci sarete. » Che grandissimo bastardo. Amavo quando diceva queste cose.

Prese la giacca e, continuando a singhiozzare, abbandonò l’edificio furente.

Josh e Zac si alzarono, e si scambiarono uno sguardo di intesa, una di quelle stupide intese tra fratelli. Io balzai in piedi, Jeremy mi afferrò per un braccio.

Forse ero così debole da non riuscire a stare in piedi.

Non avevo neanche la forza di pensare. « Addio ragazzi. E’ stato un piacere.» Ci strinsero le mani, neanche ebbero il coraggio di abbracciarci, e li vidi allontanarsi. Mentre Jeremy era troppo occupato a sistemare le sedie, continuai a guardare Josh di spalle. Si allontanava da me, dal nostro traguardo, da quello che avevamo fatto insieme. Scappava dal nostro amore. In fondo, era tutto sbagliato. Credevamo qualcosa d’irrealizzabile.

Si girò, rivolgendomi uno sguardo. Il suo dannato labiale pronunciò I will miss you. E io risposi con un misero me too.

Aggiunse quasi subito dopo I’ll love you forever.

Ed io , a profondo malincuore, tremante e straziata, annunciai I don’t.

Gli vidi brillare gli occhi, e una lacrima stava iniziando a rigargli il viso, quasi come i piccoli fiumi salati stavano rigando il mio. Zac non mi guardò neanche, non ebbe il coraggio.

 

17 Dicembre 2010. Ore 00:00.

Ero distesa sul mio letto sfatto da qualche ora, immobile, a respirare pesantemente; la felpa che indossavo aveva ancora l’odore di Josh. Stringevo le lenzuola, piangevo silenziosamente. Quasi non mi cadde neanche una lacrima; ne avevo versate troppe, probabilmente le avevo terminate. Afferrai il telefono e composi il numero di Taylor.

« Oi Taylor.» affermai, « Buon c..» mi interruppe. «Non augurarmi buon compleanno, perché non lo sarà. Ciao sorella» chiuse la chiamata. Si, tanto per cambiare stava piangendo.

Mi si struggeva il cuore. Ogni compleanno l’avevamo passato insieme, tutti insieme; a ridere, suonare, registrare, ballare. Ciò che fanno i veri amici, per esempio.

Quest’anno l’avremmo passato ognuno a casa sua il compleanno di Taylor, e molto probabilmente anche il mio e quello di Jeremy; tutti e tre tristi e distrutti a causa dei Farro.

Mi sedetti al computer, aprii il blog dei Paramore e cercai di scrivere qualcosa sull’abbandono dei Farro. Chissà come l’avrebbero preso i nostri cari fan.

 

« Tanti mesi fa» Cancellai. Dovevo renderlo più carino. Quindi dimezzai il nostro e il loro dolore. «Un paio di mesi fa, Josh e Zac ci hanno fatto sapere che avrebbero lasciato la famiglia » corressi. Non riuscivo a chiamarla tale.  « band » com’era brutta chiamarla così . Non l’avevo mai chiamata band, non erano la mia band, erano la mia famiglia.

«Nessuno di noi era veramente scioccato. » Ma che cosa sto scrivendo? Noi avevamo subito un trauma, o almeno. Io avevo subito un trauma, non me lo sarei mai aspettato da parte dei Farro. Loro erano sempre stati i miei fratelli. O almeno, Zac lo era. Josh era molto di più .

«Nell’ultimo anno è sembrato come se non avessero più piacere ad essere con noi in tour. »

Questo pensiero non l’avevo mai concepito, ma uscì fuori. Mi bloccai. Era vero, molte volte si ritiravano silenziosi parlando solo tra di loro. Io , Jerm e Tay eravamo sempre entusiasti. Ma loro no. Non lo erano da un po’.

 Chiusi gli occhi.

«Vogliamo che Josh e Zac siano felici, e se questo non può avvenire qui con noi, allora li sosteniamo nel poter trovare la felicità altrove. » Ma cosa stavo scrivendo? Stavo delirando? Io li volevo con me! Nonostante tutto! E Josh mi aveva sempre detto di essere felice con me.. Io.. Ci credevo ancora.

 «Ma non abbiamo mai pensato nemmeno per un secondo di lasciarci tutto alle spalle e abbandonare questo progetto. ». Stavo per scrivere Perché noi abbiamo il coraggio e la correttezza di non lasciare qualcosa di così importante sul più bello, fregandocene delle conseguenze. Ma non ci riuscii . In fondo, io amavo ancora Josh e volevo bene a Zac. Semplicemente per questo. «Se guardiamo indietro, possiamo guardare con entusiasmo al futuro, perché in tutto questo ciò che veramente conta sono i bei tempi. » Avete capito signori Farro? Vi sto difendendo ancora una volta, anche se siete indifendibili. Bei tempi.

E ricominciarono a frullarmi in testa i ricordi di noi 5. Cercai di cacciarli via scuotendo la testa, ma non uscirono.

«Le foto di noi abbracciati, i viaggi insieme, i vostri volti mentre giocavamo e scherzavamo. Vi ringraziamo per essere stati sempre con noi sino a questo momento. Saremo sempre fieri di ricordare i nostri tempi migliori, e ci auguriamo che sia lo stesso per voi. » Misi un punto.

Pressai il tasto sulla mia tastiera per passare a capo.

Dovevo firmare?

Scrissi “Hayley Jos...” Cancellai.  

Feci un sospiro.

Hayley, Jeremy e Taylor.
Salvai in bozze. Volevo cancellarlo, ma dovevo pur spiegare qualcosa ai nostri ammiratori. Dovevo ferirli e mi sentivo in colpa. Con loro avevo condiviso sempre tutto, ma in quel momento non volevo condividere anche il dolore.





Angolo dell'autrice, me lo merito su! L'ultimo capitolo!}
Salve ragazzuoli! Recensite, mi raccomando!
Questo è l'ultimo capitolo del grande blocco pre-abbandono dei Farro.
A breve scriverò un'altra fan fiction, ovvero My heart is yours 2- Everything has change.
La vita dei paramore senza i Farro. O forse non proprio senza. :P

 

 

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