La Vita Secondo Navarro Adam di Faddo (/viewuser.php?uid=101218)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1: L'Inizio della Nuova Vita dello Scorbutico Adam ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2: Railey ed I Miei Amici Impiccioni ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3: Rivelazioni, Sta Zitta Railey! ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4: Il Giorno (Non) Libero di Adam ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5: Dannato Ottobre! ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 6: Famiglia al Primo Posto, col Cavolo! ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 7: Chi Vuole un Passaggio? ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 8: Mai Fare Favori, Mai! ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 9: Buon Natale, Adam! ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 10: 4 Minuti di Gloria? ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 11: Consulenza e Cena ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 12: Festival Primaverile ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 13: Decisioni di Coppia ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO 14: Estate e Sunflower ***
Capitolo 15: *** CAPITOLO 15: Weekend con Rinos ***
Capitolo 16: *** CAPITOLO 16: Dopo le Vacanze Estive Tutti Sembrano Cresciuti ***
Capitolo 17: *** CAPITOLO 17: L'Autunno, Stagione delle Foglie Cadenti ***
Capitolo 18: *** CAPITOLO 18: Schegge e Frammenti di Ronald ***
Capitolo 19: *** CAPITOLO 19: Quando Cambi Qualcosa Spesso Ti Stressi ***
Capitolo 20: *** ATTO FINALE: CAPITOLO 20: Tra L'Egocentrismo e L'Etica, La Fine! ***
Capitolo 1 *** CAPITOLO 1: L'Inizio della Nuova Vita dello Scorbutico Adam ***
CAPITOLO 1: L'INIZIO
DELLA NUOVA VITA DELLO SCORBUTICO ADAM
Una giornata comune, questo lo era per molti, di sicuro non per me,
laureato in psicolgia con il massimo dei voti ho passato anni a cercare
un lavoro in un ospedale, cosa che non sono mai riuscito a fare, ho
lavorato alle scuole elementari come psicologo scolastico, praticamente
inutile il mio ruolo intervenivo in pochissimi casi, ma ricevevo
comunque un buono stipendio, neanche male direte, ma alla fine il
destino ha deciso di darmi un occasione nuova, ed ecco che oggi 12
settembre 2010 per me sarebbe stato il primo giorno come insegnante di
psicologia nel liceo scientifico Alfieri, avevano da poco aperto
l'indirizzo psico socio pedagogico e cercavano chiaramente degli
insegnanti, fatto sta che ho avuto la fortuna di passare tra i primi
candidati dopo il concorso.
Riguardo me, il mio nome è Adam Navarro, ho 40 anni, sono
alto 1.81, di stazza robusta, non mi definirei grasso o magro, sono
qualcosa di indefinibile, capelli marroni abbastanza lunghi, insieme ad
una barba e dei baffi non troppo folti, occhi marroni e un espressione
sempre tra il serio, triste e l'arrabbiato, ho una voce profonda, ma
non troppo.
Sentimentalmente la mia vita fa schifo, non ho mai avuto una ragazza al
di fuori di una ragazza quando ero giovane, si chiamava Railey, era
davvero bella, ma dopo il...brutto fatto, non la ho più
sentita.
Vivo a Selice in uno squallido bilocale in centro, un conodminio pieno
di gente fuori dal comune, prima abitavo in un monolocale ma dopo
quel...brutto fatto, ho passato tanto tempo via da Selice, ci ero
tornato da 15 anni e non è cambiato assolutamente niente da
quella volta, è sempre la solita città tra il
vuoto e l'affollato.
Mi definiscono come un misantropo, un falso solitario, la
verità è che mi piace davvero la solitudine, ma
ho molte cose che rimpiango perchè non ho.
Caratterialmente oltre la misantropia, sono un tipo abbastanza
scorbutico, critcone, sarcastico, odioso, e bastardo, ma tutto
è dovuto fidatevi, inoltre mi piace molto l'ironia e odio
chi è ripetitivo nei miei confronti, detto questo ritorniamo
a quella giornata del 12 settembre.
La mattina mi alzai tra il fetore di quelle lenzuola che non cambiavo
da 2 mesi, sceso dal letto con il piede spostai dei vestiti sparsi per
la stanza alla ricerca di una camicia che potevo definire come pulita,
ma mi scorraggiai presto e ne dovetti prendere una nuova dall'armadio,
insieme alla giacca marrone con le toppe ai gomiti, tipico da
insegnante universitario che mi ero preso 3 giorni fa in occasione del
mio nuovo posto.
Appena vestito mi diressi in cucina dove presi solamente un bicchiere
d'acqua in quanto non avevo mai niente da mangiare in frigo o in
dispensa, solo in rari casi, non pranzavo molto spesso a casa e se lo
facevo prendevo da mangiare dal take away dietro l'angolo, si trattava
di un ristorante indiano, mi piaceva la cucina indiana, sopratutto il
pollo al cherry, invece la colazione e il pranzo la facevo altrove,
precisamente dove mi stavo dirigendo ora.
Dopo aver preso la mia 24 ore nuova, come la giacca, e con dentro,
fascicoli e il libro di testo per insegnare mi diressi al Bar da Rinos,
un luogo squallido frequentato da poco gente, ma ci andavo li
perchè sono abitudinario, il cibo non costava molto, era a
metà precisa tra la scuola e casa mia, conoscevo gente del
Bar, ed era poco affollato.
Sceso per strada notai come nonostante fosse Settembre il caldo era
tipico di una dannata giornata estiva, indossavo tutti abiti
decisamente non estivi, compresi i miei vecchi Blue Jeans e le mie
scarpe da ginnastica, so cosa pensate, giacca da professore, jeans da
giovani e scarpe da ginnastica, dove sta il senso? vi dirò
che mi piace l'abbinamento che somiglia vagamente ad un giovane vecchio.
Arrivato all Bar da Rinos, subito fui accolto dai soliti 3 clienti.
"Lars: h..heilà Adam"
"Kirk: Oh, ma chi è arrivato!"
"Demetria: buongiorno Adam"
"Ronald: giovinastro!"
Lars era un disoccupato 25enne che viveva 2 piani sopra di me insieme
alla madre, era biondo alto 1.85, occhi azzurri, capigliatura sempre in
ordine e un fisico mingherlino con una voce davvero bassa e tra l'acuto
e il grave.
Caratterialmente era timido e riservato, spesso balbettava o si
dimenticava parole, spesso molto insicuro specialmente quando ordina
nei bar o nei ristoranti la pietanza o la bevanda.
Kirk è un mio amico da molto tempo, suonava la chitarra con
me quando eravamo giovani, lui è il custode del condominio,
ripara: tubature, doccie, caldaie ecc... fisicamente è alto
1.75, capelli neri con i boccoli lunghi fino alle spalle, un naso molto
a triangolo una voce da ragazzo nonostante i suoi 38 anni, anche lui
mingherlino come Lars.
Caratterialmente è un tipo che vive la vita in maniera
serena nonstante lo squallido lavoro che si ritrova a fare,
è circondato da una serie di eventi fortunati che si
contrappongono ad altrettante serie di eventi sfortunati, inoltre
è immune ai miei tentativi di offesa in quanto mi conosce
meglio degli altri e sa che fino a un certo punto scherzo, lui
è uno dei pochi che sa qual'è il punto preciso
tra lo scherzo e la serietà
Demetria invece è una ragazza in carriera, una giovane
32enne che lavora in banca come segretaria, lei abita affianco alla mia
porta, alla destra, fisicamente è alta 1.69 capelli marroni
lunghi, tenuti separate a meta precisa sulla riga della testa, uno
sguardo sempre tra l'acceso e l'ancor più acceso, e un
fisico davvero da donna attraente, anche se denota forme piccole in
punti caldi.
Caratterialemente è una donna alla quale piaccerebbe trovare
una relazione seria, ma che non riesce a trovare in quanto nessun uomo
sopporta il suo fare da perfettina nei rapporti, però per il
resto è solare, allegra e ottimsita in molte cose, peccato
pecchi nel realismo e nella razionalità
Ronald invece è un vecchiaccio che abitava con me nella
vecchia casa-magione dove eravamo aggregati su due piani con 4 stanze
monolocale ciascuna che erano chiaramente i nostri appartamenti in
affitto e lui è uno dei pochi vecchi abitanti che ho
reincontrato dopo il...brutto fatto, fisicametne è un
vecchiaccio qualunque, capelli bianchi con il riporto, una pancia da
vino, una postura molto gobba, se non sbaglio ha 73 anni, ma si sente
vivo come se ne avesso 20 appena compiuti.
Caratterialmente è uno che cerca la neutralità in
molte cose, però è vero che è uno
saggio che sa sempre cosa dire se c'è da dire qualcosa e
ogni volta che apre bocca dice qualcosa di mirato, per il resto
è come altri vecchi un totale demente.
entrato nel locale chiusi la porta e dissi un monotono e annoiato:
"Adam: Salve gentaglia"
Subito mi sedetti su una sedia del bancone, l'unica altra libera che
era rimasta, ce n'erano 6 ma tanto al massimo ne venivano occupate 4 da
noi; appena mi sedetti vidi un giornale, sembrava quello di oggi
così lo presi e mi misi a leggerlo, intanto Kirk si mise a
continuare a raccontare la storia che stava raccontando:
"Kirk: e insomma, vi dico che era vero, dentro le tubature della
signorina Ford ho trovato questo bracciale, non so come ci sia finito,
vi assicuro che era sporchissimo con ben pochi altri gioielli
abbandonati si possono trovare, ma con una bella pulizia è
tornato ottimale e pronto per esser venduto a qualche bifolco" Kirk
mostrando il bracciale di nuovo agli altri, la quale loro reazione fu
un grande interesse, Kirk si rivolse verso di me e mi disse:
"Kirk: hey, Adam, non la trovi una botta di fortuna la mia?"
Ma io non stavo nemmeno ascoltando ciò che diceva e dissi
solo:
"Adam: ah cazzo, il giornale è del 10, fanculo, hey
dov'è Eveline voglio il mio caffè"
Demetria subito voltandosi verso di me mettendo giù il
croassaint che stava mangiando disse:
"Demetria: è dietro la cucina, ha detto che vuole cominciare
a fare le pulizie di primavera"
Con una risatina corta che si spense in un attimo dissi:
"Adam: ah! pulizie di primavera a Settembre, quella è fuori"
Kirk riprese con violenza la sua domanda e disse
"Kirk: hey Adam, mi vuoi rispondere si o no? cosa ne pensi?"
Guaradando quel bracciale la mia reazione più spontanea fu:
"Adam: oh bello...a chi l'hai rubato?"
"Kirk: davvero spiritoso, io ora devo andare, la doccia del signor
Harris non funziona di nuovo, a dopo"
Gli altri salutarono Kirk, mentre io cercavo qualcosa di interessante
nel quotidiano di due giorni fa, anche un necrologio di uno che mi
stava sulle palle mi andava bene, ma niente di niente, così
dopo essermi arreso arrotolai il giornale e lo lanciai su uno dei
tavoli vuoti che era dietro di me, in tutta risposta Lars fu il primo a
dirmi
"Lars: n...n...nervoso eh?"
"Adam: ecco a voi Lars lauerato con 110 e lode in ovvietà"
"Demetria: eddai Adam, smettila di accanirti sempre così
contro Lars"
Con occhi di rimando verso il cielo dissi:
"Adam: si sono nervoso ok? oggi comincia la mia prima giornata come
insegnante all'Alfieri"
Demteria guardandomi storto disse:
"Demetria: cosa? insegnerai la, allora facciamo la strada insieme no?
la banca dove lavoro io è la vicino"
Molto tranquillo e in maniera liscia e sicura dissi:
"Adam: cosa? io e te fare la strada insieme, preferisco un ondata di
tifo in piena estate, grazie lo stesso, ma dove cavolo è
Eveline!?"
Subito misi un braccio sul bancone e sporsi la testa oltre il bancone e
urlai
"Adam: Eveline! ho bisogno del caffè!"
Una voce dalla cucina urlò:
"Eveline: la cucina è chiusa per stamattina Adam va da
un'altra parte"
Eveline era la propietaria del locale, era una giovane 33enne dai
capelli ricci color nero, due occhi verdi non molti grandi e belli, un
fisico ne sensuale ne da bruttona, di contro le piaceva vestirsi in
modo provocante, la sua voce era abbastanza simile a quella dei telfoni
erotici.
Carterialmente era una persona che non esprimeva molto le sue emozioni
attraverso la faccia, aveva spesso la stessa espressione da...morta
direi, le piacciono molto le relazioni mordi e fuggi fermandosi sempre
al sesso, le piace stare sempre con una sigaretta in bocca anche se non
è accesa le piace tenerla e quando ha voglia di fumarla, sta
pochi secondi ad accenderla; ah si piccola parentesi lei è
la figlia del vecchio propietario che è morto, ha eriditato
il locale dopo la sua morte, ma la clientela che gira non è
molta però riesce comunque a mantenersi nonostante i pochi
introiti.
Mi misi di nuovo composto e subito girai lo sgabello girevole verso la
porta e scesi dicendo:
"Adam: bene, la giornata comincia nel migliore dei modi"
Presi la 24 ore e mentre mi incamminavo fuori Ronald mi disse:
"Ronald: vai pure verso la scuola, sta attento ai giovani, io li
conosco bene, non è vero Adam?"
Ronald si esprimè con una finale risatina di compiacimento e
io uscendo dissi mentre cercavo un cigarilos nella taschina del giubboto
"Adam: sei il solito vecchio bastardo Ronald, ci vediamo a pranzo"
Uscendo il coretto dei rimasugli della feccia mi disse solo un ciao
quasi sarcastico
Appena uscito mi accesi un cigarillos con un fiammifero, ultimamente mi
piacevano i "che" una marca che un mio amico mi ha consigliato per anni
ma che non avevo mai preso prima di 2 mesi fa.
La strada per la scuola non era molto lunga dal bar e arrivato davanti
alla scuola feci giusto in tempo a finire il cigarillos, che
buttai di seguito per terra.
La scuola Alfieri era un blocco grigio con un piccolo spazio o per
meglio dire giardinetto con dei tavolini per poter star fuori durante
la ricreazione, dentro è come molte altre scuole, su due
piani, puzzolente di prodotti chimici e flatulenze degli ormoni
giovanili, piena di fogli attaccati nei muri a destra e a sinitra e
infine corridoi lunghi pieni di porte, e ogni tanto piccoli atri con
delle macchinette.
Entrato dentro la prima cosa che feci fu chiedere ad uno dei bideli una
piantina della scuola.
Sapevo già quali prime dovevo addesstrare quest'anno, e mi
era capitata solo due classe per mia fortuna, la 1^E e la 1^C.
Guardando nella piantina notai che la classe era al piano terra, il che
mi rendeva felice in quanto avrei evitato la coda di alunni per le
scale.
Decisi di andare in classe ma prima mi fermai ad una macchinetta per il
caffè, per godermi un sano caffè lungo, il fatto
che sia sano o meno è realitvo.
Suonò la prima ora e dovetti recarmi nella prima classe
della giornata, la 1^E.
Come entrai in classe lo scenario che mi si presentò fu di
una classe con gentaglia seduta sopra i banchi, chi invece in piedi chi
invece al proprio posto che chiaccherava a vanvera per fare conoscienza.
Appena videro entrare in classe una figura come me ci fu il silenzio
più totale, la situazione era imbarazzante sia per me che
per loro, così dopo aver dato un colpo di tosse, poggiai la
24 ore per terra e mi sedetti sulla sedia, dietro la cattedra e decisi
di presentarmi.
"Adam: salve il mio nome è Navarro Adam, guai a voi a chi mi
chiama per nome prima che glielo consenta esplicitamente, sono il
vostro insegnante di psicologia per quest'anno, per il prossimo si
vedrà in quanto di questi tempi nulla è sicuro,
ma intanto il vantaggio è che io sarò quello che
vi rompera le balle e mi daranno pure soldi per farlo, non lo trovate
figo? no chiaramente, scherzi a parte, siccome è la prima
ora, non ci conosciamo e ne io ne voi abbiamo voglia di far qualcosa
direi che possiamo cominciare con un giro di presentazioni rapidi,
comincia pure te ragazzina in prima fila"
Una ragazza si alzò e cominciò a presentarsi e
una dietro l'altra si presentò, e man man che loro parlavano
io mi annotavo i loro nomi su un block notes; la classe contava 19
alunni di cui 13 femmine e 6 maschi.
Finito il giro di presentazioni, stavo per dire qualcosa, quando
entrò una bidella a dare l'orario provvisorio, e la sfortuna
volle che il giorno dopo c'ero io alla 2^ora.
Appena la bidella uscì io mettendomi le mani tra i capelli
dissi:
"Adam: oh no ho ancora voi pure domani, comunque, già dalle
vostre facce, dalla vostra postura e da come vi siete espressi nella
presentazione mi son fatto una idea generale su di voi e se devo esser
sincero, molti di voi non me la sento di chiamarvi per nome in quanto
vi considero solo delle amebe in fase primordiale, ma tranquilli il mio
scopo è pure quello di farvi crescere, perciò a
molti voi non vi chiamerò ancora per nome ma
userò dei soprannomi e nei prossimi 10 minuti mi
impegnerò per trovare dei soprannomi carini"
Subito il mio sguardo si rivolto verso qualche vittima, c'era chi era
impaurito chi se ne fregava altamente, e chi invece era attento ma non
esprimeva un filo di emozione, i miei soggetti preferiti erano quelli
che non si facevano toccare dalle mie angherie, perciò
subito me la presi con i cagasotto risparmiando gli altri
"Adam: vediamo, a te, ragazzo in prima fila ti chiamerò,
testa a spillo, ti piace? no ovvio ma tanto fino a quando non mi
dimostrerai di meritarti un nome ti chiamerò testa a spillo,
te invece ragazza in ultima fila ti chiamerò influenza
stagionale, questo per la tua intensità vocale simile a
quella di un germe e sinceramente non ho ancora sentito i germi
parlare, invece te la infond..."
Subito una ragazza mi interruppe e disse:
"Ragazza: lei è un despota!"
Io mi girai verso di lei e dissi:
"Adam: vediamo, il tuo nome è Carlotta eh? bene Carlotta te
hai vinto il tuo nome originale, brava Carlotta"
La ragazza che si era alzata in piedi rimase confusa e disse:
"Carlotta: questo su che base?"
"Adam: hai grinta, mi piace questo"
La campanella della prima ora suonò e io dovetti uscire
dicendo solo
"Adam: bene cari alunni, spero che la lezione di oggi sia stata
interessante, ahahah, ma non prendiamoci in giro, ci vediamo domani
alla 2°ora, portate il libro che cominciamo a spiegare
qualcosa, a domani gentaglia"
Usci dalla stanza con la mia 24 ore, avevo il resto della giornata
libera, ma stetti in aula insegnanti a prepare le argomentazioni per il
giorno dopo, il tempo passava, sentivo campanelle a destra e manca che
suonavano fino ad arrivare alla terza campanella che di solito nel
primo giorno di scuola è pure l'ultima.
In quel momento tutti i ragazzi uscirono, ma io dovevo ancora finire
due robe così andai alle machinette a prendermi una
bottiglia d'acqua quando non trovavo la monetina rimasta da quando mi
ero preso il caffè e tra un cerca e cerca nelle tasche
accadde che la moneta mi cadde dalla tasca; subito mi chinai per
riprenderla quando un'altra mano la prese prima di me.
Una votla rialzato non guardai nemmeno in volto guardai le mani e dissi:
"Adam: hey è la mia moneta, da qua"
Le sfilai la moneta di mano, e la misi nella macchinetta per prendere
la bottiglia d'acqua quando ad un certo punto, la persona che mi
raccolse la moneta buttò a terra i libri che teneva
sottobraccio e mi abbracciò da dietro dicendo
"???: Adam, oddio non credo che sia tu! oddio, Adam!"
In un primo momento la respinsi dalla paura e stavo per urlare "cosa
credi di fare?" però quella voce simile al rumore delle
rondini a primavera mi ricordava solo una persona, così una
volta liberato dall'abbraccio, mi girai e guardai in volto quella
persona e la riconobbi era lei, era proprio lei, esclamai solo:
"Adam: R...Railey?"
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Capitolo 2 *** CAPITOLO 2: Railey ed I Miei Amici Impiccioni ***
CAPITOLO 2: RAILEY ED MIEI AMICI IMPICCIONI
Ed ecco che in quel piccolo atrio con le macchinette il passato
tornò a farsi vivo in un secondo, era lei, Railey, l'unica
donna che abbia mai veramente amato e che persi tempo fa dopo...il
brutto fatto.
Ero decisamente imbarazzato, scontato che non sapevo cosa dirle, erano
passati anni dall'ultima volta che ci eravamo visti.
Railey è una donna di 39 anni, la conobbi quando mi
trasferii a vivere per 2 anni nella magione Sunflower, cioè
un caseggiato con stanze monolocali affittabili, lei viveva con la
madre dentro una stanza al piano terra, li la conobbi; fisicamente
è una ragazza davvero molto carina, fisico magro ed esile,
capelli mossi color arancione acceso, dei grandi occhi blu scuro, un
sorriso sempre stampato in faccia.
Caratterialmente era una ragazza sempre felice, anche se ogni tanto
aveva delle ricadute, dovuto a preoccupazioni che si creava solo lei in
testa, caratterialmente era quasi l'opposto di me, ma eravamo come una
bilancia, mi ricorderò sempre l'episodio di quando arrivai a
casa arrabbiato per una delle mie solite giornate, mi lamentavo a
destra e manca e lei solo parlando mi faceva calmare e tornare in me,
insomma io ero lo yang e lei il mio yin, io ero razionale, serio, la
aiutavo nei suoi momenti tristi e ad andare avanti, esattamente come
lei con il suo modo di fare sorridente e gentile mi dava una mano
quando ero arrabbiato mi faceva calmare con poco e infine mi supportava
fino alla fine.
E indovinate? non era cambiata di una virgola esattamente come io non
ero cambiato, ma qualcosa in me era cambiato di sicuro a differenza sua.
Railey subito tentò di riabbraciarmi fortissimo; era davvero
felice, però io non ero lo stesso Adam, il...brutto fatto,
mi aveva cambiato e cominciai a capire molte cose.
"Railey: mi sei mancato tanto Adam, amore!"
Sentita quella parola non potevo più trattenere il pensiero
e subito dovetti esprimermi, così respinsi lei e il suo
abbraccio.
"Adam: mancato? amore? ma cosa diavolo credi? siamo nel 2010 non nel
1989; comunque credimi, forse è stato meglio così
Railey, io ora devo andare ci vediamo"
Railey subito impetuosamente disse:
"Adam: aspetta no Adam...Adam...non te ne andare ti prego..."
Stavo facendo una cosa giusta oppure stavo sbagliando? in quel momento
non sapevo cosa fare, dopo il suo "non te ne andare ti prego" mi
fermai, volevo dirle qualcosa ma non trovai le parole, in compenso
trovai il coraggio di andare avanti senza guardarla, la sentii
singhiozzare mentre raccoglieva i libri che le erano caduti, giusto o
meno, mi sentivo male al pensiero che lei stesse male per colpa mia.
Era ora di pranzo, e durante la strada il mio unico pensiero fu Railey.
Mentre ero per strada incontrai Demetria uscire dalla banca che si
dirigeva a casa per andare a pranzare, cercai subito un modo per
svincolarle, mi guardai a destra e a sinsitra per vedere se potevo
attraversare la strada trafficata in qualche secondo o scavalcare il
recinto di qualche casa per fare irruzione e nascondermi ma niente,
così mi arresi e appena arrivai davanti alla banca dove, per
tutto il tempo che ho fatto questo mio giro di pensieri di fuga, lei mi
stava aspettando.
Arrivato lì davanti lei mi disse sorridendo:
"Demetria: Ciao Adam!"
Io con tono un po' soffocato e arrendevole dissi sbuffando:
"Adam: si ciao..."
Demetria non potè far altro se non notare il mio stato e
disse subito con un tono fermo:
"Demetria: Adam! quando la smetterai di fare così con noi?
Sono una tua amica da tempo, puoi dirmi cosa succede"
Subito in maniera altrettanto ferma e con il piede ben piantato a terra
dissi:
"Adam: Senti Demetria ora ascoltami bene, si è vero sei una
mia amica ma questo non vuol dire debba dirti ogni cosa che mi passa
per la testa e ogni cosa che mi crea confusione nella vita privata, ok?"
Demetria apparentemente offesa emanò un lieve risolino e
disse:
"Demetria: tanto sò già come sei fatto, ti
conosco da 10 anni, sò che cederai prima o poi e finirai per
raccontarmelo, o raccontarlo a quelli del bar"
"Adam: si vedrà"
Demetria prese un'altra strada mentre io mi diressi al bar per pranzare
e ci salutammo praticamente con uno sfocatissimo ciao.
La strada dal bar alla scuola non era così lunga ma quel
giorno mi sembrava più lunga del solito, nel mentre per la
strada stavo elaborando una espressione facciale e delle movenze che mi
avrebbero permesso di non far notare minimamente il mio stato d'ansia e
preoccupazione per via della storia di Railey, mi preparai pure un tono
vocale che nascondesse la tristezza, ma facendolo avrei dato troppi
sospetti d'altronde io ero sempre con un tono tra il serio e
l'arrabbiato, movenza da persona stanca e appesantita e
dall'espressione sempre triste ma arrabbiata, in pratica mi resi che
conto che stavo perdendo tempo quando già il mio essere
nascondeva le emozioni vere che provavo alla perfezione.
Arrivato dentro il Bar c'erano Ronald, e Kirk al bancone, mentre
Eveline dietro il bancone stava preparando degli hamburger; ovviamente
come sempre il resto del locale era sfollato, subito Kirk e Ronald mi
accolsero salutando:
"Ronald: Oh guarda c'è Adam"
"Kirk: Ben arrivato Adam!"
"Eveline: ciao Adam"
Subito mi incamminai per sedermi e appena misi la giacca sul divanetto
di uno dei tavoli dietro di me che era vuoto insieme al resto del
locale, presi una delle seggiole rosse e mi sedetti; Ronald con tono
ironico disse:
"Ronald: Allora prof.Adam, com'è stato il primo giorno? i
ragazzi ti hanno bombardato di fogliettini di carta appallottolati e
aeroplanini?"
Subito prendendo un tovagliolo e pulendo il bancone dallo sporco che si
annidava sopra risposi dicendo:
"Adam: intanto mi chiamo prof.Navarro, quale alunno sarebbe
così temerario da osare chiamarmi per nome? e comunque
fidati che in un giorno ho messo in riga quei ragazzi, mi temono, per
lo meno quasi tutti..."
"Eveline: secondo me non ti temono, ti trovano insopportabile, un po'
come noi, solo che noi non ti diamo nemmeno affetto"
Io fissai con uno sguardo da arrabbiato Eveline come per darle della
stronza e intanto da dietro Ronald e Kirk se la stavano ridendo
sottovoce, però come mio solito ero pronto a rispondere a
tutte le battute che mi venivano dette
"Adam: Strano che una donna dai modi facili come te possa parlare di
affetto; piuttosto dov'è il mio hamburger?" Ronald per la
mia prima frase si mise a ridere, come faceva sempre
"Eveline: non lo hai nemmeno ordinato"
Io quasi in preda alla disperazione dissi:
"Adam: per favore Eveline, sai benissimo che è da 4 anni che
vengo qui e a pranzo prendo sempre un hamburger e un insalata di
contorno"
Eveline sbuffando disse:
"Eveline: d'accordo professore"
Ci fu un attimo di silenzio tra di noi, Kirk stava sorseggiando un
tè freddo, mentre Ronald tamburellava con le dita sul tavolo
tenendo l'altro braccio appogiato al bancone, mentre per il bar si
sentiva il rumore degli hamburger alla piastra quando vengono
schiacciati con forza facendo partire pure degli schizzi.
Dopo poco l'hamburger con insalata di contorno fu pronto e finalmente
potevo pranzare, dopo poco però Ronald notò che
per tutto il tempo il mio sguardo era rimasto intorpidito tra i miei
pensieri e così interruppe la mia mangiata chiedendomi una
semplice domanda:
"Ronald: sicuro che vada tutto bene Adam?"
Quella domanda mi fece ricordare Demetria e il suo discorso, no non
avrei ceduto, e così dopo aver fissato il vuoto aspettando
di mandare giù il boccone oltre che aspettare di macchinare
una risposta efficace dissi:
"Adam: assolutamente si, va tutto bene, tutto regolare, come ieri e
l'altro ieri"
Tornai a mangaire, ma dopo due bocconi Eveline mollò un
risolino lieve e disse:
"Eveline: non sono psicologa, ma anche un bifolco capirebbe che stai
mentendo, avanti dicci pure cosa non va, sfogati"
Avevo quasi finito di mangiare l'hamburger, diedi un ultimo grande
morso per poter scappare via il prima possibile e mentre masticavo
presi il sale e l'olio per condire l'insalata, e così una
volta mandato giù pure l'ultimo boccone del panino e aver
rimesso il sale e l'olio al loro posto dissi:
"Adam: ok è vero ho qualcosa che mi va storto, ma di sicuro
non ho voglia di parlarne con voi, ora se non vi dispiace preferisco
finire l'insalata che devo tornare a casa per preparare la lezione di
domani"
"Eveline: come vuoi tu professore"
Mangiai pure l'insalata di fretta, mentre io mangiavo Ronald Kirk ed
Eveline parlavano per i fatti loro, appena finita l'insalata posai 5
euro sul bancone ed Eveline mi diede il resto di 60 centesimi, una
volta presi li misi in una tasca a caso dei pantaloni, ripresi la mia
giacca da professore e uscii subito seguito dal coretto di "ci vediamo
adam" dei compagni di vita del Bar da Rinos.
La strada per arrivare invece a casa mia, era tanto lunga quanto fare
quella da scuola al Bar, però per colpa di quella dannata di
Railey, mi sembrò tutto ancora più lungo del
solito.
Arrivato a casa, però mi sentivo come al riparo, tra il mio
squallore, la puzza di vecchio e mal curato che regnava per il mio
piccolo squallido bilocale, subito mi distesi nel letto per cercar pace
nel dolce sonno, così togliendomi solo le scarpe e la giacca
mi buttai sul letto in jeans e camicia, addormentadomi dopo pochissimi
minuti.
Mi risvegliai alle 15.30 e subito mi misi ad aprire il libro e a
preparare la lezione, il tempo scorreva, ma tra una nozione e l'altra
mi stavo annoiando a morte, così mi presi una pausa, mi
preparai uno snack con quelle tre cose che c'erano in frigo e mi misi
sul divano a guardare qualcosa in TV, peccato che alle 17.15 non
c'erano altro che cartoni animati per bambini, stupidissime sitcom per
ragazzini e dibattiti inutili di persone inutili su cose inutili,
quindi mi arresi e decisi di leggermi un libro.
Subito andai a prendere un libro sulla libreria che era affianco della
televisione, una vasta libreria; scelsi un libro vecchio che lessi per
le vacanze quando ero in 4^superiore, era un romanzo storico che mi era
sempre piacuto, però il destino mi era avverso, infatti il
mio momento di pausa e la lettura di alcuni passi di un libro che mi
è sempre piacuto, furono bloccati dal bussare della porto
dopo neanche due pagine e io subito dissi in maniera scocciata:
"Adam: avanti"
Dalla porta entrò Kirk che con un kit da idraulico mi disse:
"Kirk: sono qui per riparare il tuo bagno"
Con tono molto distaccato e senza nemmeno guardarlo tenendo gli occhi
fissi sul libro dissi:
"Adam: non ti ho mai chiamato qua, ora esci, ci vediamo"
Kirk buttando subito giù la sua borsa con l'attrezzatura
corse sul divano di fianco a me che ero indiferrente e non me n'ero
ancora accorto che era ancora qua, finche non mi accorsi che Kirk mi
stava fissando con uno sguardo
quasi da ebete e io dissi:
"Adam: si?"
"Kirk: sono curioso, dimmi cosa ti è successo oggi!"
Io buttando il libro sul tavolo senza guardare dove ero arrivato dissi
a Kirk:
"Adam: tutto qui? lo sai benissimo come vanno queste cose Kirk, tu mi
chiedi una cosa, io ti dico no, e ti mando all'inferno sbattendoti
fuori di casa mia, cavolo Kirk credevo tu capissi"
Così mi alzai e accompagnai fuori dalla porta Kirk che nel
mentre continuava a ripetere:
"Kirk: oh eddai Adam, ci conosciamo da quando eravamo ragazzi, a me
puoi dirmele certe cose, eddai Adam"
"Adam: si certo Kirk ti voglio bene anche io, è stato un
piacere vivere insieme l'infazia e tutto il resto ma ora fuori"
"Kirk: ok ok ho capito..."
Kirk prese il suo kit da idraulico e se ne usci ripetendo la stessa
frase.
Ero libero e tornai a leggere il mio libro, però bastarono
solo altri 30 minuti che...
"Eveline: Adam, ci sei?"
Era Eveline che bussava alla porta, subito andai alla porta e dopo
averla aperta dissi:
"Adam: cosa c'è Eveline?"
"Eveline: hai un minuto libero o ti disturbo?"
"Adam: la seconda"
"Eveline: simpatico...seriamente dimmi cosa avevi oggi a pranzo?"
Con tono desolato e stressato dissi:
"Adam: Eveline, non ne ho voglia di parlare, sei la meno cretina del
bar dovresti capirlo, quindi ora torna a casa tua e fatti una delle tue
solite sveltine con un ragazzo adolescente o vecchio o chi altro,
oppure entra e fa di me il tuo uomo per un giorno, ma
è meglio se vai"
Eveline con tono quasi di superiorità disse:
"Eveline: preferirei farmi ogni giorno Ronald piuttosto che avere una
sveltina con te"
"Adam: wow, anche io pensavo di farlo con Ronald ogni giorno piuttosto
che parlare con te..."
"Eveline: stronzo"
"Adam: zoccola che mi fa il caffè..."
Chiusi la porta e tornai alla lettura del libro quando più
tardi sentii di nuovo bussare la porta...
"Ronald: Adam, Adam....professor Adam?...aprimi Adam so che ci sei"
Io ero in preda ad una crisi di nervi e con voce strazziata dissi:
"Adam: Ronald, maledetto vecchio giuro che se bussi ancora una volta
farò tutto il possibile affinchè tu non riceva
più la pensione"
"Ronald: allora posso entrare o no Adam?"
Mi alzai e andai ad aprire la porta, Ronald entrò e mi
ringrazio di cuore
"Adam: a cosa devo tutta questa gioia?"
"Ronald: il fornello di sopra si è rotto, quindi volevo
chiederti se potevo cucinare da te stasera"
"Adam: scusa ma hai provato a chiamare Kirk?"
"Ronald: Kirk? mi pare che non poteva"
Disse Ronald con aria molto da bugiardo, nonostante l'età la
sua faccia era leggibile come un libro, ma a quanto pare non come il
libro che stavo leggendo io che si stava trasformando in un qualcosa
che il destino non ti lascia proprio nemmeno quasi guardare!
"Adam: ma scusa, sono le 18.45, mangi a quest'ora tu?"
"Ronald: si, mangio presto perchè vado a letto presto e mi
piace fare i lavori a bocca piena"
"Adam: si dice stomaco pieno; comunque che tipo di lavoro?"
"Ronald: non sono affari tuoi"
"Adam: bella risposta, mi dai soddisfazioni vecchiaccio, cucini tu
vero?"
"Ronald: volevi cucinare tu?"
Dopo aver detto la frase io e Ronald ci guardammo per qualche secondo
finche entrambi non scoppiammo in una sonora risata.
"Adam: avanti fai pure Ronald, non ho prefernze perciò fa
quello che vuoi con quello che ho in frigo"
Ronald ancora prima di aprire il frigo disse molto ironicamente
"Ronald: con la roba nel tuo frigo? quindi immagino si mangi tonno in
scatola con contorno di birra e maionese?"
Mi ero appena seduto sul divano e avevo ripreso in mano il libro quando
con voce abbastanza annoiata dissi:
"Adam: ho fatto la spesa la settimana scorsa, credo"
Aperto il frigo Ronald guardò la misera vastità
di cibo e disse:
"Ronald: mmm, qualcosa riesco a cucinare di sicuro".
Non stetti nemmeno a sentire perchè mi ero precipitato di
nuovo tra le pagine del libro, se non fosse che alla gente piace
rompere e si sentì di nuovo la porta bussare, non chiesi
nemmeno chi era aprii la porta e vidi che era Lars e subito senza che
io gli chiesi nulla lui cominciò a parlare a vanvera dicendo:
"Lars: b...beh, i..io s..s...sono qua, p...p...beh vedi, ecco,
s...sono..."
Io stetti tutto il tempo ad ascoltare ondeggiando ininterrottamente la
testa e tenendo una faccia falsamente interessata, fino a quando con
furia gli chiusi la porta in faccia senza dire niente.
E tornai dentro a leggere, quando Ronald mi disse:
"Ronald: eheh, sai sei divertente quando ti ci metti Adam, certo che
sei cambiato dopo...il brutto fatto"
"Adam: me lo ripeti da quando ho concluso il periodo del...brutto
fatto, e fidati che ogni volta che la dici non capisco cosa ci trovi di
diverso in me, sono uguale a quando eravamo nella magione Sunflower,
l'unica differenza è che io ero giovane e tu...beh tu un po'
meno vecchio"
"Ronald: come vuole lei professore"
Dopo pochi minuti furono pronte le bistecche con contorno di carote al
vapore e subito ci mettemmo a tavola a mangiare
Eravamo tranquilli a tavola e tra una chiaccherata e l'altra appena
finimmo Ronald mi disse:
"Ronald: hey Adam, approposito che avevi a pranzo oggi?"
Subito buttando le posate sul piatto in segno di rassegnazione dissi:
"Adam: oddio non anche te, sapevo che eri qui per chiedermi questa
cosa, esattamente come voleva farlo Lars, Kirk ed Eveline, ma Ronald,
no non dirò una parola ora torna nel tuo appartamento a far
il lavoro della quale non voglio saperne niente"
Ronald ridendo disse:
"Ronald: ok vado, grazie per l'ospitalità"
E mentre usciva gli dissi con voce bassa, quasi sussurrando:
"Ronald: ritienti fortuanto solo che ti abbia aperto la porta
vecchiaccio, a domani"
Finalmente ero rimasto solo e in pace, ormai erano le 19.20 e nessuno
mi avrebbe più rotto le scatole, difatti la serata si
concluse con la fine del 5 capitolo del libro e il tentativo di
addormentarmi presto per esser sveglio il giorno dopo, ma nel letto non
riuscivo a dormire ripensando proprio a lei, a Railey; forse stavo
sbagliando ma il ricordo del...brutto fatto, mi fece capire che invece
stavo facendo qualcosa di giusto, anche se il dubbio principale era che
forse tutto veniva reso difficile solo dalla mia incapacità
nel perdonare, di mille pensieri questo è il più
forte e non mi faceva dormire; grazie al cielo però pensare
stanca e pure morfeo ci mise la sua mano, così dopo meno di
un'ora di giramenti per il letto presi sonno.
Il giorno seguente mi svegliai tardi, così non feci nemmeno
in tempo a passare per la colazione dal Bar da Rinos, la gioranta
scolastica cominciava con la 2°Ora in 1^E poi avrei avuto la
1^C alla terza ora, e in quel momento appena svegliato erano le 8.30,
mi vestii di fretta con gli abiti del giorno prima, diedi una
sciacquata al viso, una spazzolata rapida dei denti e una accurata
pettinatura ai capelli, scesi in strada con la 24 ore e mi incamminai
verso scuola pronto per un nuovo giorno.
Arrivato li, c'erano solo bidelli per i corridoi in quanto mancavano 5
minuti al cambio d'ora e tutti erano, grazie al cielo, nelle loro
classi.
Io passai per l'aula insegnanti per appoggiare nel mio armadietto un
paio di cose e subito mi diressi con il libro di testo sottomano
davanti alla 1^E, per mia fortuna, dovetti aspettare meno di un minuto
prima che suonasse la campanella e tra me e me dissi:
"Adam: bene ora torniamo a torturare gli asini e incentivare i leoni"
La porta si apri subito e io entrai dicendo un sarcastico e ben
scandito:
"Adam: Buon-gior-no!"
Credetemi che quando tutto sembra regolare, ecco che arriva il fulmine
a ciel sereno, mi girai verso la prof e vidi che era proprio chi non
volevo incontrare, Railey.
Subito lanciai la 24 ore a terra e cercando di nascondere il mio volto
triste dissi con tono sarcastico e arrabbiato tutto fuorchè
quello che Railey voleva sentirsi dire:
"Adam: Professoressa Acrington, potrebbe uscire dall'aula, sa
minimamente cosa sia un cambio d'ora? no, non provi a dirmi niente,
esca e basta su, vada"
Railey uscì senza dirmi niente, abbracciava i libri ed era
diventata rossa in volto, la guardai andarsene e ora era di spalle, ero
salvo dal suo sguardo, ma potei benissimo vedere che mentre era girata
le scendeva una lacrima dagli occhi, non la vedevo in volto ma da
dietro i suoi lunghi e mossi capelli arancioni, vedevo e capivo tutto,
anche se avrei preferito non capire e non soffrire nemmeno io per lei,
eravamo due anime con lo stesso desiderio ma diversa voglia di
realizzazione di quel desiderio.
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Capitolo 3 *** CAPITOLO 3: Rivelazioni, Sta Zitta Railey! ***
CAPITOLO 3: RIVELAZIONI,
STA ZITTA RAILEY!:
La professoressa Railey Acrington se n'era uscita dall'aula e
finalmente potevo cominciare la lezione; aperta la 24 ore presi i libri
di testo e senza nemmeno aprirli feci una domanda all'intera classe,
una domanda quasi scontata:
"Adam: per caso, ma solo per caso, qualcuna di voi povere pecore sa
cosa significhi la parola psicologia?"
Guardavo i volti di vari alunni: c'era chi guardava il banco per
evitare il mio occhio che in quel momento si stava tramutando in
qualcosa di peggio di uno sguardo maligno, chi invece non stava
ascoltando e infine c'era il più irritante di tutti, uno che
dalla faccia sapeva poco e alzando la mano avrebbe offerto la sua testa
su un piatto d'argento, era il momento adatto:
"Adam: si parla pure faccia ottusa", Il ragazzo subito
ribadì chiedendomi:
"Ragazzo: scusi, perchè faccia ottusa?"
"Adam: tutto dipenderà dalla risposta che darai faccia
ottusa, ora rispondi grazie, la mano alzata significa molte cose, ma
non qua dentro"
Il ragazzo prese coraggio e superando la barriera prof-alunno,
alunno-prof disse:
"Ragazzi: La psicologia è lo studio dei matti"
in quel momento io dissi:
"Adam: si certo di matti, cavolfiori, sedie e ginestre...ora capisci
perchè ti chiamo faccia ottusa?"
Subito notai che c'erano tante mani alzate.
Il mio sguardo si era concentrato su faccia ottusa quindi mi parve
più che naturale che gli studenti avessero avuto in
precedenza il tempo per guardare nel libro e io dissi:
"Adam: ok vorrei la risposta da uno che non ha guardato nel libro
grazie"
Subito si abbassarono 4 mani e ne rimasero 2 e io dissi accorgendomi
della faccia poco sincera di una delle due ragazze:
"Adam: ho detto tutte, non ci provare"
Subito la ragazza in centro banco abbassò la mano e rimase
una sola mano alzata
"Adam: denti sporgenti, parla pure"
"Ragazza: Allora, la psicologia è una scienza che studia i
processi mentali dell'uomo"
In quel momento mi alzai in piedi e andai verso denti sporgenti e le
strinsi la mano chiedendole:
"Adam: il tuo nome?"
"Ragazza: Julia Herebert"
Sciogliendo la stretta di mano le dissi:
"Adam: congratulazioni hai vinto la possibilità di essere
chiamata col tuo nome, e dalla tua espressione e dallo spessore dello
zaino direi che non avevi il libro, brava!"
"Julia: grazie professore"
In quel momento dissi ridendo:
"Adam: tu guarda, pure sottomessa...una cosa davvero esilarante, bene
Julia ora siete in due a meritare il nome proprio di battesimo,
Carlotta, la nostra piccola sindacalista di estrema sinistra e Julia la
saputella, bene bene, la classe si evolve di giorno in giorno"
e dissi aggiungendo con tono più marcato e incisivo,
talmente incisivo che mi sentirono fino a 5 classi affianco:
"Adam: decisamente però certuni del Gregge devono fare
progressi, caproni!, ora prendete il libro e andate a pagina 15, primo
capitolo, mi raccomando prendete appunti su ciò che dico se
non sapete come si prendono appunti vuol dire che imparerete a nuotare
al momento"
La lezione andò avanti a lungo, dopo quell'ora avevo un'ora
in 1^C e poi un ora senza nessuno nella quale sarei rimasto a scuola ad
aspettare che il tempo passasse e prepararmi per la lezione di domani.
Suonata la campanella uscì senza dire nient'altro che un
semplice e monotono "ciao".
Ora mi aspettava un'ora in 1^C e poi finalmente la pausa per prepararmi
per le lezioni successive.
L'ora in 1^C passò altrettanto lentamente, ed ebbi il
piacere di conocere certi alunni e vi assicuro che quando hanno visto
me e come mi comporto erano del tutto impauriti all'idea di avermi per
i prossimi 2 anni e chissà se pure oltre.
Finalmente l'ora di pace in sala insegnanti.
Ero su un tavolo grande e quadrato fatto in legno d'acero che
sorseggiavo il caffè più schifoso del mondo,
quello delle macchinette, sapevo che prima o poi mi sarei abbituato a
quel sapore di acqua misto caffè misto qualcosa di
misterioso, tra un pensiero e un altro riguardo i caffè mi
accorsi che avevo perso mezz'ora a trastullarmi mentalmente,
perciò subito presi il libro di psicologia e cominciai a
prepararmi le lezioni da fare tra due giorni, si esatto il
mercoledì era il mio giorno libero.
Il tempo passava e dopo varie sottolineature e discorsi scritti su di
un block notes in parte era ormai la quinta ora, gli alunni stavano
affrontando la loro ultima ora di scuola, io avevo appena finito di
preparare le lezioni e il discorso, beh sapete, fare i professori
è un po' come fare gli attori, bisogna prepararsi, le
battute a memoria prima di entrare in scena e bisogna cambiare la
propria maschera di pirandello da quella di normale uomo a quella di
mostro professore, credetemi io non lo facevo mai perchè
tanto erano due maschere uguali; in quel momento entrò
l'unica persona che non volevo vedere, esatto entrò proprio
lei, la professoressa Railey e appena io la vidi volevo scappare, presi
così la mia 24 ore buttai dentro i libri di fretta e mi
alzai, così a passo svelto simulando una corsa camminata
stavo per uscire dall'aula, però Railey mi fermo per un
braccio e mi disse con voce davvero calma e dolce:
"Railey: ti prego Adam ti chiedo solo di parlare"
Io stetti un attimo a pensare, la sua dolce mano mi teneva fermo
l'avambraccio in maniera davvero sublime, mi ricordava molto quella
volta che noi due...ok brutto esempio, diciamo che mi ricordava le
giornate passate al parco, su una panchina a tenerci per mano,
guardando la gente passare e ridere ad ogni occasione buona grazie ad
un misto di battute e di scenette divertente che animavano il parco,
finche non finiva che lei mi prendeva l'avambraccio stringendomi tutto
il gomito e il tutto finiva con un bacio davvero appasionato dal sapore
indescrivibile accompagnati dal rumore del fruscio delle foglie di
primavera; già, bei tempi, ma in tutto questo ricordare e
ricordare, niente mi convinceva e l'unica cosa che riuscii a dire in
quel momento fu:
"Adam: hai avuto 20 anni dal brutto fatto per potermi parlare e
cercarmi, e tu cosa hai fatto? eh...cosa?"
Railey non disse niente, mollo la presa che mi ricordava la
gioventù e che per un momento mi rese pure insolitamente
felice, ed entrò dentro l'aula insegnanti sedendosi nello
stesso posto da dove mi ero alzato, Railey mi faceva davvero tenerezza
era un po' come una Lucia dei promessi sposi, fragile, problematica, ma
in ogni uomo creava una tenerezza d'animo fino a spingerli alla
pietà, ma almeno posso definirmi fiero di esser resistito
più di quanto non l'abbia fatto l'innominato...se non avete
capito la citazione studiate I Promessi Sposi grazie.
Mettendo da parte Lucia e Railey e tornando a me, io decisi invece di
andare via prima, tanto la dentro non avevo altro da fare,
così mi diressi a casa, ma il viaggio di ritorno a casa in
quei due giorni era stato lo stesso, fatta eccezione per l'inconto con
Demetria che almeno oggi non è avvenuto, sempre gli stessi
pensieri su Railey e sul...brutto fatto.
Tornato a casa appoggiai la mia 24 ore a terra per poi poter andare a
mangiare fuori al solito Bar da Rinos con i soliti amici il mio solito
panino per pranzo.
Però prima di uscire mi accorsi che nel salotto nella
libreria c'era un album di foto che si trovava fuori posizioni, cosa
davvero insolita, così mi misi in punta di piedi per
spingerlo in dentro, una volta fatta pure questa mi sentivo
soddisfatto, ma qualcosa mi diceva di tornare indietro, la mia
curiosità o forse il destino volevano che io guardassi quel
cavolo di album, così senza pensarci due volte lo presi e
sfogliai le pagine; esattamente come avevo sospettato era il destino
che ci aveva messo la mano, era un album con delle foto di me e Railey,
non voletti andare avanti, non volevo lasciarmi trasportare dalla
corrente e decisi di rimetterlo via quell'album prima che mi venissero
certe idee strane.
Lasciandomi alla spalle ricordi e destino mi diressi al bar per
pranzare.
Arrivato dentro il bar, apri la porta e con il cigarillos acceso in
bocca dissi:
"Adam: buongiorno gentaglia"
Subito tutti si voltarono verso di me, e mentre tutti risposero con un
monotono "ciao Adam", Eveline, da dietro il bancone,
cominciò a rompermi le scatole dicendomi:
"Eveline: hey non puoi fumare qua dentro!"
E io in maniera sarcastica dissi:
"Adam: oh si, non vorrei disturabre la tua miriade di clienti"
ed Eveline disse, accompagnata da un sottofondo formato dai risolini
degli altri disse:
"Eveline: sarà, ma il mio bar di sicuro non è un
deserto"
Tutti noi ci voltammo per vedere la miriade di gente che affollava il
locale ed Eveline a vedere la nostra reazione disse:
"Eveline: wow i miei clienti abituali sono dei comici...quando vi odio"
E Ronald molto sarcasticamente cercando di imitare il mio modo di fare
disse:
"Ronald: si però intanto sei te quella che ci fa da
mangiare" e concluse con una risatina da vecchiaccio.
In quel momento si senti la porta del locale aprirsi ed una voce
femminile dire:
"???: Scusi è libero un tavolo?"
E io dissi subito senza neanche voltarmi per vedere chi era
"Adam: faresti prima a chiedere se ci sono dei tavoli occupati"
Come sempre la mia battuta fu seguita da delle risatine da parte degli
altri ed Eveline disse:
"Eveline: Adam, falla finita, Si certo si accomodi pure, cosa ordina?"
"???: Una pasta al pomodoro"
"Eveline: si arriva subito"
Appena Eveline si barricò in cucina, io finii il cigarillos
e stavo ancora aspettando il panino, senza volerlo mi girai e notai che
la donna che si era seduta al tavolo non era una persona qualunque, ma
una persecuzione degli ultimi due giorni, peggio del panda della
pubblicità del formaggio, era Railey.
Volevo girarmi e far finta di non averla vista, ma per mia sfortuna
quando io la guardai pure lei si era girata a guardarmi e disse:
"Railey: Adam!"
In quel momento dissi agli altri sottovoce:
"Adam: ragazzi io devo andare mi spiace, ciao a tutti a domani mattina"
Mi alzai e senza guardare Railey a passo svelto, simile a quello in
aula insegnanti mi diressi verso la porta, anche stavolta Railey mi si
buttò addosso e mi afferò nello stesso modo di 2
ore fa e di molti anni fa e mi disse la frase che mi sciolse una volta
per tutte e lo fece sotto gli occhi dei miei compagni di ogni giorno,
tra la quale Ronald che riconobbe Railey, ma non disse niente per il
momento:
"Railey: Adam, ascoltami almeno ora, ti prego fallo ora o non ne avrai
altra occasione e resterai a vivere nel dubbio senza esserti mai
chiarito, fallo ora, ascoltami ti prego"
Non resistitti, pure l'innominato cedette a Lucia, così come
io ora cedetti a Railey e dissi:
"Adam: avanti dimmi pure..."
E Raiely in un primo momento mi disse parole in modo dolce e di seguito
divenne più incisiva, quasi arrabbiata e disse:
"Railey: So cosa ti fa rabbia Adam, e ti chiedo scusa, ma durante quel
periodo non son riuscito a trovarti, non sapevo dove ti avessero
mandato, il...brutto fatto, credi che abbia colpito solo me?! da quando
te ne sei andato ho passato giorni interi a piangere e a riflettere! tu
piuttosto perchè non hai mai chiamato e non mi hai mai
cercato da quando sei uscito di prigione?"
In quel momento Railey per un suo errore di parola aveva rivelato la
parte del mio passato che tenevo nascosata a tutti i miei amici, solo
Ronald sapeva di questa storia, e si era promesso di non andare in giro
a dirla.
In quel momento Railey aveva la mano davanti alla bocca, si era accorta
della fesseria che aveva detto, aveva detto parole proibite che non
doveva dire.
In quel momento Railey sudava, e i suoi occhi si riempivano lentamente
di lacrime accortasi dell'errore fatale, in un secondo aveva rovinato
la sua chance di ricongiungersi a me, sussurrava di sottofondo:
"Railey: mi dispiace, non volevo"
Ormai forse era troppo tardi per lei, stava per uscire dal locale, si
era accorta che forse non aveva veramente più spreanze di
riconciliare il passato, e io conlcusi dicendo:
"Adam: se ti interessava veramente di me, non avresti mai testimoniato
contro in tribunale, per quanto le false parole di Lenny fossero
convincenti, ora va via!"
Railey se ne uscì in silenzio, si accorse della brutta
figura che aveva fatto, ma ora non era lei a dover spiegare il tutto
agli amici increduli.
Avrei dovuto raccontare della truffa, del processo dove ero accusato di
complice per una rapina, di chi era Railey, e dei miei lunghi 4 anni in
prigione, da quel giorno sarebbero cambiate molte cose e sapevo
già che la storia con Railey non sarebbe finita qui.
A passo molto smorto mi diressi di nuovo verso la sedia dove stavo
seduto seguito dagli sguardi pieni di domande dei miei compagni e il
primo a fare domande fu Kirk:
"Kirk: Adam, ma...ma chi era quella? e poi...prigione?"
Io con tono davvero annoiato e stufo dissi:
"Adam: si chiama Railey diciamo che lei....era la mia ragazza, per lo
meno prima del...brutto fatto ovvero sono finito in prigione"
Tutti quanti a sentire queste seplici parole che spiegavano molto ma
niente rimasero con delle facce davvero strane ma allo stesso normali,
si capiva chiaramente che i dubbi erano ancora molti sparsi per i loro
visi e il primo a rompere il silenzio breve che si era formato fu di
nuovo Kirk che chiese:
"Kirk: ma com'è che sei finito in prigione Adam, cavolo me
ne sono andato da Selice quando avevamo 18 anni, non posso essermi
perso così tanto della tua vita"
Questa era la domanda che negli ultimi anni non volevo mai dare
risposta ma ormai le circostanze mi avevano semi-costretto a dover
rispondere e dissi:
"Adam: beh, è stato tutto un errore giudiziario, ti ricordi
Lenny vero?"
Kirk pensandoci un po disse:
"Kirk: si all'incirca ricordo chi è"
"Adam: beh diciamo che riguardo l'onestà di Lenny
è l'unica cosa sulla quale ora io posso darli ragione,
è un meschino, mi ha raggirato dicendomi che andava in banca
a fare un prestito, aveva detto che aveva passato notti intere a fare
su un progetto per un azienda, e invece si erano rivelati progetti per
una rapina, io non l'avevo capito e mi son ritrovato come complice
senza volerlo, era armato"
Presi fiato e poi continuai parlando della parte della mai vita che
tutt'ora mi fa più male
"Adam:e beh diciamo che in quel momento mi fu chiaro chi erano i miei
veri amici: nessuno, tutti testimoniarono contro di me, gli unici che
non lo fecero furono Ronald e mia madre, che la sua anima riposi in
pace, povera mia madre, tutti gli altri testimoniarono contro di me, vi
rendete conto? amici che frequentavo da anni che dissero ai giudici che
ero sempre stato un po' un piccolo criminale solo perchè per
due volte non avevo pagato dei conti al bar, avevo rubato da un
supermercato una bibita e spesso facevo battute sarcastiche sul
rapinare negozi, e tutto questo ha fatto si che i miei compagni di vita
mi testimoniassero contro, persino la donna che amavo..."
In quel momento il silenzio si fece ancora più cupo, finche
Eveline uscita fuori dalla cucina con il piatto di pasta in mano disse:
"Eveline: ecco qui signora, il suo piatto di pas...hey,
dov'è la signora?"
E io prendendo in mano il piatto di pasta dissi:
"Adam: non credo tornerà, da qua"
Ed Eveline cambiando la sua faccia da stupore per la fuga della cliente
a rabbia per un sospetto nei miei confronti disse:
"Eveline: cosa le hai detto Adam"
e io che avevo la forchetta in mano e avevo già
inforchettato il boccone e l'avevo addirittura già mandato
giù, buttando la forchetta a terra con violenza e
andandomene dissi:
"Adam: il problema è cosa ha detto lei!"
E sbattei la porta con violenza lasciandomi dietro una serie di
sguardi: quello di Ronald che sembrava viaggiare nel tempo quelli di
Lars, Demetria e Kirk che esprimevano tristezza e pena e quello di
Eveline...lasciamo perdere; lei resterà sempre la zoccola
che mi fa il caffè.
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Capitolo 4 *** CAPITOLO 4: Il Giorno (Non) Libero di Adam ***
CAPITOLO 4: IL GIORNO
(NON) LIBERO DI ADAM
Mercoledì, finalmente il mio primo giorno libero, in quella
mattinata però c'era qualcosa da fare, qualcosa che in tutto
il condominio si teme ogni mese, cioè dover portare in
discarica la spazzatura.
Certo di norma non è così terribile, ma la cosa
peggiore era che bisognava caricare tutti i sacchi d'immondizia di
tutti i condomi e ognuno mensilmente ad ogni riunione di condominio era
pesca e doveva portarli.
Potreste dire che ci sono i netturbini a fare questo, si ma diciamo che
il comune non ha concesso al nostro condominio il servizio per vari
motivi di carattere burocratico che non mi sono mai interessati; ma non
tanto perchè non me ne freghi, solo che di burocrazia non ci
capisco niente quindi preferisco farmi da parte, così finche
l'amminstratore del condominio non risolve questo problema tocca far
così; e ora indovinate a chi è toccato portare la
spazzatura in discarica? A me, esatto.
Ed eccomi qua che quella mattina il mio giorno libero mi dovetti alzare
alle 9.00 per andare a buttare tutti quei sacchi che avevano
già posizionato tutti i condomini nel corridoio della zona
del garage.
A Quel punto dovetti prendere la mia macchina una vecchissima una
Cadillac Seville che comprò mio zio ad un asta ai tempi
quando comprava auto messe male, le sistemava e le rivendeva a cifre
alte ma scontate rispetto al prezzo originale di fabbrica; mi
ricorderò sempre quando al mio 18°compleanno mio zio
arrivo con quella macchina e io tutto contento lo abbracciai e montai
su quella macchina a fare un giro con affianco a me mio zio, e dietro
mia madre e mio nonno e per tutto il tragitto c'era mio zio che
guardava fuori dal finestrino, mia madre che da dietro mi stressava
dicendomi ogni tre secondi cosa fare e mio nonno che si era portato
dietro la bottiglia di vino se ne stava buono, fino a quando non fece
una macchia sui sedili dietro che si mise tutto il tempo a bestemmiare
cercando di pulire la macchia con un fazzoletto che portava sempre in
tasca con se.
Quella macchina a quel tempo era bella bianca insomma un vero gioiello,
mentre ora era solo un auto messa davvero male, con il paraurti davanti
pieno di botte, da un lato 3 segni che mi avrà fatto
qualcuno con una chiave e dall'altro lato invece 2 segni fatti con la
chiave
i due specchietti tenuti stretti con lo scotch; l'interno era messo
abbastanza meglio, a parte la macchia violacea opaca dietro, un buco
sul sedile del passeggero davanti, lo specchietto in alto che si
staccava ogni tanto senza alcun preavviso o segnale di cedimento e i
cambio che era davvero duro da maneggiare; una vera e propria baracca.
Aperto il bagagliaio cominciai a caricare tutta l'immondizia,
però la vecchia del piano da basso mi aveva lasciato un
regalo davvero grande, cioè un letto con tanto di brandina e
materasso e io a quel punto parlando da solo tra me e me dissi:
"Adam: ma cos'è uno scherzo? non ci entrerà mai
nella mia macchina" e fu in quel momento che da dietro venne Kirk che
sentendo il mio soliloquio disse:
"Kirk: montalo sul tetto usando dei cardini no?"
Io che non mi ero accorto del suo arrivo mi girai spaventato e dissi:
"Adam: la fai facile, hai almeno delle corde elastiche e dei
moschettoni?"
"Kirk: si aspetta vado a cercarle, torno subito"
Nel mentre che Kirk era andato a prendere la roba io finii finalmente
di caricare tutta l'immondizia nella macchina.
A quel punto Kirk era tornato con le corde elastiche e li partiva la
parte più difficile.
Kirk prese la brandina da un lato e io dall'altro lo caricammo a fatica
sopra la macchina e subito dopo buttammo sopra il materasso di seguito
legammo il tutto con le corde elastiche che erano allacciate sotto la
macchina in quanto non c'era un punto dove poter far si che i
moschettoni attacandosi sostenessero in maniera efficace la brandina e
il materasso al tetto.
Fatto questo io dissi dando una pacca sulla spalla a Kirk.
"Adam: bene, grazie ci vediamo dopo Kirk"
Così subito salii in macchina, presi un cigarillos e con un
fiammifero subito lo accesi, di seguito però subito Kirk mi
fermo e mi disse:
"Kirk. hey hey cosa credi di fare? e io?"
"Adam: cosa vuoi anche te un cigarillos?"
"Kirk: no ma che dici? non posso venire con te? eddai Adam
sarà divertente"
E io senza neanche guardarlo perchè cercavo di mettere in
moto invano la macchina dissi:
"Adam: per te, per me sarebbe solo angosciante, come sempre"
Però Kirk nel frattempo era già velocemente in
macchina ed era li sul posto passeggeri affianco a me che mi guardava e
io li dissi:
"Adam: quale parte di per me è angosciante non ti
è chiaro?"
Kirk rispose senza pensarci molto:
"Kirk: eddai parti parti! ormai son qui"
Dopo di questa ci rinunciai e tentai di nuovo di mettere in moto la
macchina, stavolta con successo.
Appena usciti dalla rampa del garage mi trovai a dover cercare di
ricordarmi dove fosse la discarica e tra un pensiero e l'altro
finalmente qualcosa mi tornava in mente, passammo per la piazza di
Selice che quel giorno era più gremita del solito, eppure il
giorno del mercato è Giovedì, non
Mercoledì, era strano vedere cosi tanta gente in piazza il
mercoledì mattina alle 10.00, passammo pure per moltissimmi
luoghi che sia a me che a Kirk ricordavano molte cose, questo accadeva
non tanto perchè nessuno di noi girava tanto per Selice, ma
più che altro perchè era da tanto che non facevo
più un giro con Kirk e questo ci influenzò e fu
lui il primo a dimostrarlo:
"Kirk: hey Adam, Adam, guarda lì, Il centro giovani
Bertozzi, era li che ci riunivamo con quelli della band durante i
sabati seri che non eravamo impegnati in concerti, ricordi eh?"
E io ridendo dissi:
"Adam: mamma mia, quanti ricordi, chissà ora come stanno
Paul e Meredith"
"Kirk: beh, so che Paul cotninua a suonare, ora è in
America, vive la e suona con un gruppo davvero bravo, Meredith invece
l'ultima volta che l'ho incontrata è stata 6 anni fa, mi
aveva detto che era diventata mamma, si era sposata con un tizio
laureato in ingenieria e che ormai la pianola sua è solo un
enorme oggetto rinchiuso in cantina, beh piuttosto Roger che fine ha
fatto?"
In quel momento si calo il silenzio nella macchina, non volevo
rispondere ma Kirk subito mi disse:
"Kirk: hey...Adam...ci sei? Adam..che c'è? avanti parla"
Capii che però era giusto che lo sapesse e così
facendo un ultimo tiro del mio cigarillos e buttandolo fuori dal
finestrino dissi a Kirk:
"Adam: è morto...era ubriaco ed è caduto dal
terrazzo di casa sua durante i festeggiamenti per l'ultimo concerto..."
Kirk rimase attonito e si stravacco completamente sul sedile mettendosi
una mano in faccia e sospirando per la disperazione e io replicai
"Adam: ti sei perso davvero molto da quando ti sei trasferito con i
tuoi familiari eh?...siamo arrivati è dietro l'angolo la
discarica"
Subito sterzai velocemente la macchina ed entrammo nel posto
più schifoso del mondo, la discarica.
Ci impiegammo circa 30 minuti per sezionare tutti i sacchi e capire
quale sacco andava dove e alla fine rimase solo il letto che richiese
tempo solo per staccare le corde elastiche.
Una volta buttato pure il letto ci spettava il ritorno a casa,
però prima di montare in macchina sia io che Kirk notammo
che i piedi del letto avevano fatto delle ammaccature sul telaio della
macchina, subito Kirk disse:
"Kirk: Questa è sfiga"
E io dissi:
"Adam: benvenuto nella mia vita"
Tornato a casa erano le 11.05, ero contento che il lavoraccio fosse
finito, finalmente potevo riposarmi.
Congedai Kirk che mi disse che doveva andare a fare delle commissioni
in centro e mi rinchiusi nel mio appartamento a sonnecchiare fino
all'ora di pranzo.
Essendo che era il mio giorno libero quel giorno decisi di prepararmi
da solo da mangiare, però mi accorsi che già in
partenza era una stupida pretesa in quanto il frigo era vuoto di nuovo
e non avevo ne pasta ne riso in dispensa.
Cosi mi arresi e optai per andare a mangiare alla solita Tavola Calda.
Essendo che ero arrivato prima del solito c'erano soltanto Ronald ed
Eveline, appena entrato dissi:
"Adam: Buongiorno persone fastidiose che ricoprono la mia vita"
Ronald si mise a ridere mentre Eveline disse:
"Eveline: Buongiorno, incubo"
E io una volta seduto presi il giornale che era affianco a me e dissi:
"Adam: ci sono incubi peggiori...ordino il solito Eveline"
Molto scocciata Eveline rispose:
"Eveline: si, arriva subito..."
Mentre leggevo Ronald mi interruppe dicendo
"Ronald: hey Adam, ho bisogno di un favore"
E senza neanche guardarlo risposi:
"Adam: scordatelo"
"Ronald: eddai non fare così, in fondo, siamo amici da
molto, ho cucinato per te la cena la scorsa sera e poi...e poi...ho
finito gli argomenti a favore"
Scocciato chiesi con un falso interesse:
"Adam: e quale sarebbe il favore sentiamo?"
"Ronald: beh oggi ho delle analisi, e devo andare in ospedale, potresti
accompagnarmi, non mi piace andare da solo alle visite, di solito viene
sempre mia figlia, ma oggi è impegnata, non ho nessun altro,
ti prego Adam vieni con me, dopo le analisi son sempre stanco e debole
non posso tornare a casa da solo in quelle condizioni, e poi..."
Subito lo interruppi e dissi:
"Adam: e va bene e va bene ti accompagno ti accompagno!, seccatore di
un vecchio bastardo"
Ronald ridendo disse:
"Ronald: grazie Adam, passo da te alle 3.30 ci vediamo dopo ora devo
andare"
Dopo che Ronald uscii stetti solo nel locale e mentre aspettavo
l'arrivo del pranzo mi misi a pensare che dovevo ancora finire due robe
per la lezione del giovedì in 1^C così nel mentre
che leggevo il giornale mi persi a pensare a cosa dire riguado
"l'adattamento e il disadattamento" e formare un pensiero concreto,
quando il tutto fu interrotto da Eveline che arrivò con i
due piatti, quello con l'hamburger e quello con l'insalata e
appoggiandoli davanti a me disse:
"Eveline: ecco, tieni, e Ronald dove è andato?"
"Adam: ha detto che aveva da fare, e sto pomeriggio devo pure
accompagnarlo in ospedale per delle analisi che palle"
"Eveline: oddio che rottura, credimi ti sei preso un brutto affare, la
scorsa volta ci son andata io con lui"
"Adam: ah interessante"
Però il mio cervello elaborò le informazioni
fondamentali solo dopo e le collegò ad altre solo dopo che
ero arrivato a meta dell'hamburger, quando mi sorse un dubbio e chiesi
ad Eveline che nel mentre stava pulendo dei bicchieri
"Adam: aspetta...l'ultima volta sei andata te con lui? ma di solito non
ci va con sua figlia?"
"Eveline: no, non mi risulta ci vadi con la figlia, di solito lo
accompagnamo sempre io oppure Demetria"
"Adam: ma cos...no no niente, lasciamo perdere"
Tornai a mangiare però mi restò sulla testa
questo dubbio riguardo il vecchiaccio.
Finito di mangiare posai 5 euro sul bancone, presi il resto e me ne
andai via a casa per finire di preparare le cose di psicologia.
Erano le 14.20 ed avevo appena appoggiato le chiavi di casa sul solito
vaso in entrata dove metto le cose che mi porto dietro prima di uscire.
Subito mi misi in salotto a lavorare per la roba di giovedì;
dopo solo 40 minuti avevo finito completamente per davvero questa
volta, erano le 15.10 e così tra poco sarebbe arrivato
Ronald, in quei 20 minuti decisi di accendere la TV per guardare se
c'era qualcosa di interessante, ma come al solito c'era ben poco di
interessante, finche non decisi di spegnere pure la TV e arrendermi a
tornare a leggere il libro che avevo ricominciato a leggere.
Dopo 20 minuti arrivò Ronald, che bussando con un'po di
energia mi disse:
"Ronald: Adam, sei in casa? andiamo vieni!"
"Adam: si arrivo vecchiaccio!"
Subito posai il libro, e andai fuori insieme a lui.
Ci incaminammo fino all'ospedale e lungo il tragitto Ronald mi annoio
completamente parlando dei suoi probelmi, per esempio il problema alla
prostata, il problema alle reni, il problema di circolazione del
sangue, e altre varie cose, un tempo Ronald era pure più
allegro, mi ricorderò come ai tempi della Sunflower era il
tipo che organizzava i festini tra gli affittuari della magione eravamo
come una grande famigia e sentivamo tutti come se Ronald fosse sotto
sotto il padre un po' di tutti, saggio consigliere, sempre disposto ad
aiutare tutti, si vede che la vecchiaia lo ha reso diverso, ma il suo
carattere di sicuro non cambierà, rideva come rideva un
tempo e non ha mai smesso di ridere in tutta la sua vita.
Arrivati all'ospedale ci sedemmo sulle panchine d'attesa dove Ronald mi
fece una domanda abbastanza invasiva che non mi piaceva affatto il
quale tema non volevo saltasse fuori per tutta la giornata
siccome avevo l'occasione di non sentirne parlare finalmente dopo
questi due giorni.
"Ronald: Adam, ma dimmi, perchè devi fare il difficile con
Railey"
Io risposi davvero disperato mollando un sospiro prima di parlare:
"Adam: senti Ronald, non puoi intrometterti sempre nella mia vita, te
ci ricordi come la coppietta più felice e attiva della
Sunflower, ma sai le cose che cambiano"
Ronald si mise di nuovo a ridere e disse in maniera davvero tranquilla
e pacata:
"Ronald: sai, io son convinto che sotto il tuo odio c'è
ancora l'amore che provi per quella donna"
Stavo per dire qualcoa ma in parte a noi si aprì una porta e
un infermiera disse:
"Infermiera: il prossimo, chi è?"
E Ronald disse subito alzando la mano:
"Ronald: tocca a me"
L'infermiera subito lo fece accomodare e Ronald disse all'infermiera:
"Ronald: è davvero uno schianto di infermiera lei"
L'infermiera mollò un risolino davvero ipocrità
quasi avesse paura dell'infermiera io invece a sentirlo fare
così mollai un risolino lieve e sottilissimo da udire
Sapevo che la sua visita sarebbe stata lunga, ma non avrei mai creduto
così tanto lunga, dopo un ora e mezza non era ancora uscito,
nel frattempo mi misi a leggere una rivista, ma come in ogni posto le
riviste erano le più penose e inutili, così
decisi di aspettare senza far niente, fissando l'orologio appeso sopra
di me, quando mi si avvicinò una signora che vide il posto
affianco a me vuoto e si sedette
Emanava un odore di vecchiaia davvero assurdo, e purtroppo il fato
volle che finimmo pure per parlare e mi chiese:
"Vecchia: giovanotto, scusi come mai è qui?"
Io dissi:
"Adam: sono qui con un mio am..."
Però quella voce mi ricordo qualcosa, una bella sensazione,
una voce che in passato avevo sentito e sentito più volte ma
che non mi veniva in mente al momento e così chiesi
"Adam: scusi...ma noi due ci conosciamo già?"
La signorina teneva con se una busta con della spesa e accortasi che
non si era presentata appoggiò per terra la spesa e disse
allungando la mano verso di me:
"Eris: oh scusi, ha ragione, piacere mi chiamo Eris Donovan"
Nella mia mente il nome Eris era ancora presente nella mia testa,
Donovan Eris era un nome che non potevo rimuovere dalla mente e dissi
subito:
"Adam: oddio signora Donovan, non si ricorda di me? Adam!"
E lei disse:
"Eris: Adam chi?"
"Adam: Navarro, Adam Navarro, lei ha una figlia che si chiama Railey
Acrington"
Con mia grande delusione però Eris rispose:
"Eris: oh si mia figlia, ma lei come la conosce"
"Adam: Andiamo signora Donovan, come fa a non ricordarsi di me sono
stato il fidanzato di sua figlia per oltre 4 anni"
"Eris: giovanotto mi creda non l'ho mai incontrata prima"
Incominciai a perdere le staffe e dissi:
"Adam: ma cosa cazzo ha, accidenti come può non ricordarsi
di me siamo stati nella stessa magione per 4 anni la Sunflower!"
Eris però un po' impaurita gridò:
"Eris: aiuto, infermieri, guardie, medici aiuto, quest'uomo sta
impazzendo"
Subito in quel momento un po' barcollante uscì fuori Ronald
che disse:
"Ronald: andiamo Adam? sono pronto...oh salve signora Donovan"
Eris si calmò e disse con tono sereno a Ronald
"Eris: oh ciao Ronald, anche te per una visita? il tuo amico
è completamente impazzito, ma chi è?"
Ronald stava per rispondere quando io urlando dissi:
"Adam: lei signora non capisce un cazzo! Adam Navarro, stavo con sua
figlia 4 anni fa, dannazione a lei vecchiaccia la tortuerò
persino nei sogni, sia maledetta lei e il suo Alzheimer!!!"
Ronald ridendo, ma un po'imbarazzato disse:
"Ronald: meglio se ce ne andiamo"
Subito ripresi la calma e insieme a lui uscimmo dall'ospedale.
Erano ormai le 17.50 e cominciava a tramontare il sole,
perciò io e Ronald ci incamminammo un pochino più
in fretta verso casa, Ronald era barcollante, era stanco morto
finchè non mi disse:
"Ronald: ti prego Adam...fermiamoci qua...alla panchina della fermata
dell'autobus"
"Adam: eddai vecchio mancano solo 100 metri all'arrivo non poltrire"
"Ronald: no sul serio sono stanco morto non ce la faccio, son vecchio
ti prego fermati"
"Adam: e va bene, fermiamoci qua"
Io e lui ci sedemmo sulla panchina, Ronald aveva il fiatone, e pensare
che avevamo solo camminato, approfittandone del momento di pausa mi
fumai un cigarillos, ma prima ancora che lo accendessi Ronald mi disse:
"Ronald: Adam...ti devo dire una cosa"
con tono abbastanza irritato e arreso dissi:
"Adam: dimmi Ronald..."
"Ronald: non è vero che di solito mi accompagna mia figlia,
vedi...io e mia figlia abbiamo litigato ed è da due anni che
non la sento più, non so proprio perchè ti abbia
mentito riguardo mia figlia, so solo che mi dispiace di averlo fatto"
Io sorridendo dissi a Ronald:
"Adam: andiamo suvvia Ronald, non devi preoccuparti di questo, e poi
non ti abbattere te per me resti sempre Ronald il sorridente, lo sai
che non mi piacerebbe vederti così abbattuto"
"Ronald: aspetta...non hai capito...il punto è che voglio
che tu mi aiuti.... a ricongiungermi con mia figlia..."
Io sorpreso da questa frase mentre mi ero acceso il cigarillos rimasi
con gli occhi spalancati di frotne a tale affermazone e ribattei dicendo
"Adam: e va bene che sono psicologo, ma non faccio mica terapia di
coppia o terapia familiare"
"Ronald: Adam ti prego aiutami in qualche modo, lo sai...mi rimane di
sicuro poco tempo da vivere, vorrei per lo meno andarmene lasciando di
me un'idea di un vecchio sereno, cosa che faccio da sempre, ma mia
figlia...oh cavolo perchè mai le ho detto tutte quelle cose"
Notai che dal viso di Ronald stava scendendo una lacrima, era davvero
dispiacuto e io per aiutarlo li dissi solo:
"Adam: beh vedi, è normale nei vecchi sentire la falce
arrivarsi da dietro, specialmente dopo che si è appena
andati in ospedale, Ronald calmati anche se hai dei problemi con tua
figlia non ti dimenticare che...tu sei suo padre, insomma le cose si
risolveranno stanne certo e poi credo che la cosa migliore da fare se
tu le hai fatto un torto è che tu ti riavvicini a lui,
perciò fallo, avvicinati, chiamala"
Ronald prendendo il fazzoletto e asciugandosi le lacrime, si soffio il
naso e disse:
"Ronald: grazie Adam, mi sento abbastanza meglio torniamo a casa"
Tornati a casa lo accompagnai fino al suo appartamento e quando tornai
al mio tirai fuori le bistecche dal congelatore e le riscaldai per
prepararmi la cena.
La gioranta passata per me fu veramente una giornata strana, quante
cose che nella mia vita ho fatto e ho perso, in quel momento mi vennero
in mente tutte le facce di persone che ho conosciuto e perso nel tempo.
Alle facce di Eris, Railey, Paul, Roger, Meredith, per non parlare di
altri amici della Sunflower che forse non rivedrò mai
più, come il giapponese Yukata che mi entrava sempre di
nascosto nell'appartamento e mi fregava il cibo però poi
pentendosi ogni tanto cucinava a me la cena e il pranzo, per non
parlare dei gemelli Jackerson, gli unici due grandi sportivi
nell'appartamento, facevano nuoto ed erano due campioni a livello
regionale, poi non posso dimenticare di sicuro la giovane Serena, una
ragazza per bene che ad ogni festino rinunciava sempre all'alcol e
diceva che era astemia ma poi di nascosto si ciucciava le birre al bar
spendendo grandi somme del suo stipendio da cameriera, un tuffo nel
passato ogni tanto fa bene, ma quel periodo per me era tutto un mare di
ricordi e mi c'ero ormai perso nel mezzo.
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Capitolo 5 *** CAPITOLO 5: Dannato Ottobre! ***
CAPITOLO 5: Dannato
Ottobre!
Sono passate 3 settimane, vi farò un breve riassunto delle
uniche cose interessanti che mi sono successe in queste tre settimane,
vediamo di fare una lista breve, allora: come prima cosa ho visto la
mia prima busta paga da insegnante, lasciamo stare a quanto ammonta,
per lo meno la classe comincia a mostrare più interesse
durante le mie lezioni, ma restano ancora molti idioti in tutte le
classi, nessuno si è meritato di venir chiamato col suo vero
nome se non le due ragazze in 1^E; come seconda cosa, Kirk ha ritrovato
la sua vecchia chitarra andando a trovare sua madre e ultimamente
è spesso chiuso nel suo appartamento a suonare tutto il
giorno, per esser bravo è ancora bravo, ma dopo mezz'ora ti
stufi e ti vien voglia di ucciderlo, come terza cosa ho scoperto una
scatola di sigari davvero pregiati rimasta in uno di quelli scatoloni
che dal trasferimento di 10 anni fa non ho mai svuotato, oltre che a
dei libri, una pila di fumetti manga e un libro di cucina che avevo
preso per fare qualche ricetta, mi chiedo solo perchè avessi
mescolato sigari e libri, poi, ho compiuto 41 anni e ho passato il
giorno del mio compleanno in casa a mangiare con Ronald a mangaire dei
pasticcini che ha comprato e come ultima cosa i miei rapporti con
Railey sono peggiorati esattamente come io volevo, per lo meno fino a
oggi, 19 ottobre, diciamo che il fato è come un enorme
mulino, una volta dentro il suo ciclo, non puoi uscirne e devi farti
trascinare e pregare di salvarti.
Partiamo da qui: era suonata la campana della terza ora, c'era
ricreazione, stavo uscendo dalla classe quando una delle rappresentati
di classe stufa del mio modo di fare voleva parlarne con la
coordinatrice, ma non me lo disse esplicitamente che doveva parlare di
questo, però si capiva benissimo in quanto era sempre una di
quelle che contestava ogni mia battuta ironica e ogni cosa che trovava
ingiusta e tra me e lei c'era una nemiciza nascosta che nell'ultima
settimana si era ingrossata a causa del suo primo brutto voto in
psicologia nella verifica; fuori tra la classe il corridoio, mi disse:
"Ragazza: scusi professore, potrebbe dirmi chi è il
coordinatore di classe o la coordinatrice?"
"Adam: beh, dovrebbe essere la signora Calvin di italiano,
perchè?"
"Ragazza: avrei bisogno di parlare con lei in privato"
Io molto cortesemente risposi:
"Adam: mmm, di solito il giovedì è in sala
insegnanti e la incontro sempre vuoi che le dica qualcosa?"
"Ragazza: si, che se può venga a fine scuola fuori dal
cancello che ho bisogno urgente di parlare per...per...una cosa interna
alla classe diciamo"
Io fingendo interesse e ancora sempre più gentilezza risposi:
"Adam: oh capisco Braccia Secche, come vuoi te, riferirò
tutto alla prof, non ti preoccupare, ora devo andare ci vediamo domani"
Me ne andai nell'aula insegnanti per riposarmi, in quell'occasione ebbi
il piacere di chiaccherare con alcuni professori, ma nulla avrebbe
potuto comparare al piacere che avrei provato una volta finita la
scuola.
Il tempo volò davvero in fretta quel giorno, e appena finita
scuola, Braccia Secche si diresse fuori dalla scuola pronta per parlare
con la prof di Italiano, la coordinatrice di classe, ma appena
arrivò fuori ebbe una bella sorpresa la prof non c'era e
appena mi vide che me ne stavo fuori aspettando chissà cosa
fumando un cigarillos, mi venne incontro con aria minacciosa ed
esclamò con tono davvero ostile:
"Ragazza: professor Adam!" subito la interruppi e dissi:
"Adam: dovete chiamarmi professor Navarro..."
la ragazza pettinandosi un ciuffo fuori posto disse:
"Ragazza: si d'accordo, comunque, lo sapevo che lei non avrebbe
chiamato la professoressa Calvin, lei è un bastardo, voglio
parlare con la coordinatrice di classe e ne ho il diritto"
E io buttando fuori il fumo del cigarillos e ridendo dissi:
"Adam: coordinatrice? chi la Calvin?"
La ragazza invece puntandomi il dito contro convinta di aver il
coltello dalla parte della lama disse:
"Ragazza: Cosa diavolo sta dicendo, lei mi ha detto che era la Calvin
la coordinatrice? cos'è mi prende pure per fessa ora?"
Io dissi con tono davvero serio:
"Adam: oh scusa, mi son sbagliato non è la Calvin, anzi ti
ho mentito e sai perchè?"
La ragazza tenendo ancora l'aria da sfida disse:
"Ragazza: sentiamo, perchè?"
E con aria perfida e maligna dissi ironicamente:
"Adam: volevo vedere la tua faccia quando avresti scoperto che sono io
il coordinatore di classe, sorpresa! ora dimmi pure il problema interno
della classe, dimmi pure dimmi pure!"
La ragazza spalancò per un momento gli occhi, notai
benissimo che le era venuto il viso rosso e stava scendendo una goccia
di sudore, subito lei girando lo sguardo disse:
"Ragazza: n...n...non è niente professore, ora devo andare,
a...arrivederla"
Io con aria molto spavalda dissi:
"Adam: spero potremmo chiaccherarne di questo problema magari in
consiglio di classe, ciao ciao!"
Conclusi dicendo tra me e me, mentre Braccia Secche si allontanava dal
mio campo visivo:
"Adam: povera stupida, ora torniamo a casa valà"
Mi incamminai dal lato opposto che prese Braccia Secche per tornare a
casa, e appena dopo due passi senti un auto frenare di colpo e poi un
successivo tonfo preceduto da un rapido urlo femminile.
Subito mi girai per vedere cosa era successo e vidi che l'auto si era
fermata e i due passeggeri si erano fermati a vedere lo spettacolo
della persona presa sotto, io invece vidi due gambe apparire in basso
alla sinistra di una delle due ruote, oltre che psicologo avevo pure il
brevetto da primo intervento, accorsi subito per vedere cosa era
successo e indovinate un po'?
Avevano messo sotto proprio Railey, subito le sentii il polso, il cuore
batteva ancora, la misi nella posizione migliore per aiutare a farla
riprendere, ma appariva svenuta per il botto, subito dissi ai due
ragazzi che guidavano l'auto di chiamare un ambulanza, erano
pietrificati dal terrore, si vedeva che era la prima volta che facevano
un incidente, il tipo era talmente nervoso che non riusciva nemmeno a
scrivere 118 sulla tastiera del suo telefono.
Non riuscivo a crederci il destino ha voluto che Railey ed io ci
reincontrassimo per un incidente quasi mortale...ma il destino
è stupido o cosa?
Dopo 2 minuti era arrivata l'ambulanza, Railey fu caricata dentro,
sentivo che il mio lavoro era fatto, quando però uno dei
paramedici disse:
"Paramedico: scusi lei è il marito giusto? non viene?"
Io risposi un po' infastidito:
"Adam: no non sono il marito, solo perchè l'ho soccorsa non
vuol dire che io sia il marito, che le dice il cervello...comunque si
vengo"
Il paramedico era confuso dall'ultima parte della risposta e mi fece
salire sul retro dell'ambulanza e li vidi lo spettacolo che non solo
non avrei mai voluto vedere, ma che non mi sarei mai aspettato di
vedere: Railey era tra la vita e la morte e io ero l'unica persona
vicino in quel momento, davvero fastidiosa.
Era tutta intubata, aveva attaccata una flebo, ed era attacata ad un
macchina che costantemente faceva bip e segnava il suo battito
cardiaco, inoltre aveva il viso davvero stravolto ed erano ben visibili
delle chiazze di sangue nel vestito, una ferita che però il
medico aveva medicato accuratamente prima; questa forse era l'inizio
del nostro ravvicinamento? non ne sono sicuro, ma quell'immagine di
Railey mi scuoteva l'animo in positivo, la guardavo e la guardavo
durante tutto il viaggio, quando ad un certo punto notai che i suoi
occhi chiusi tremavano ed emmetteva dei sibili simile ad una donna
dolorante, io in quel momento feci una cosa che non facevo da molti
anni, le afferrai la mano che si scorgeva da sotto le coperte del
lettino dell'ambulanza e mentre stringevo quella mano dissi:
"Adam: andrà tutto bene Railey, sono qui, sono qui"
Il paramedico sentendo la mia frase mi diede una occhiata strana, non
disse niente, mi accorsi del suo sguardo, ma non me ne
importò niente, il mio sguardo restava sulla faccia di
Railey, che mentre la tenevo per mano mostrava segni di rilassamento.
Arrivati all'ospedale subito portarono la barella fino a un reparto
della quale non avevo sentito il nome, dove la curarono e le fecero
riprendere coscienza, per poi portarla nel Day Hospital.
Avevo passato l'intero pomeriggio li ad aspettarla, quando alle 17.00
la portarono nel Day Hospital, stavo per entrare ma mi dissero che non
ne avevo il permesso, così mi tocco aspettare fuori per un
bel po' ammazzavo la noia con vari pensieri e leggendo qualche rivista,
nonostante quelle riviste parlassero di tutto fuor che di quello che mi
interessava era l'unico modo per ammazzare la noia.
Ormai era ora di cena, non mi era ancora concesso entrare,
così decisi di andare altrove e feci un giretto per
l'ospedale, passai per vari reparti, Oncologia dove vidi lo spettacolo
di centinai di neo-madri che guardavano il figlio con un grande
compiacimento, chi invece allattava il figlio, chi invece dormiva e
infine la più strana fu una che tutta sola in una stanza
piangeva, stavo per entrare per chiderle cos'era successo, in quanto
psicologo e iscritto all'albo potevo tranquillamente farlo,
però qualcosa mi disse che era meglio lasciarla sola durante
quella fase della depressione post-parto.
Proseguendo la mia odissea per l'ospedale passai per Radiologia dove
c'era una puzza orrenda, causata da non capisco cosa, proseguendo
trovai pure Pneumologia dove c'era un inquietante silenzio, Cardiologia
dove vedevo medici andare avanti e indietro e macchine che con tutti
quei bip sembravano impazzite, addirittura un dottore scambiandomi per
un medico cercò di trascinarmi dentro la stanza dove c'era
uno alla quale il cuore si era fermato e dovevano rianimarlo, poi
arrivai al Reparto di rianimazione, questo posto era pieno di gente in
lacrime e preoccupate, una donna persino mi afferrò per un
braccio e mi strinse forte a lei e diceva:
"Signora: si salverà, ti prego mi dica che si
salverà, oddio!" e io subito mi liberai dalla presa della
signora e scappai; infine non capendo neanche come mi ritrovai da dove
ero partito in quel momento mi chiesi solo:
"Adam: aspetta...ma se ho sempre camminato dritto...come sono arrivato
qua?" In quel momento mi ritrovai disteso sulla panchina appena fuori
dalla stanza di Railey, mi ero addormentato e il mio giretto era stato
tutto uno strano sogno, non ero laureato in psicoanalisi e quindi non
sapevo tradurre i sogni, ma a prima impressione quel sogno mi apparriva
un sogno senza senso, esattamente quello che state pensando voi ora, a
svegliarmi fu una infermiera che mi disse:
"Infermiera: lei deve essere il marito giusto? la signora ora sta bene,
i valori si sono stabilizzati, ma ora sta riposando, può
entrare a vederla ma non la svegli grazie".
L'infermiera si allontanò di fretta correndo in quanto la
chimarono per un emergenza e mentre scappava via io dissi urlando:
"Adam: Non sono il marito!..." ma ovviamente non mi sentiva e
così alzandomi e dirigendomi un po' gobbo verso la stanza di
Railey dissi a bassa voce tra me e me:
"Adam: ma cos'hanno i medici che non va..."
Entrato nella stanza, c'era lei e solo lei su una stanza da 2 letti,
era li davanti ai miei occhi e questo sembrava proprio l'ultimo atto
dei miei anni di odio verso quella donna, in quel momento appena
entrato rimasi in piedi a fissarla e ricordarmi di tutte le belle cose
fatte insieme di quei 4 anni favolosi e del bene che lei aveva portato
nel mio animo, un animo frastagliato, poi sereno, ora di nuovo
frastagliato e tra un po'...chissà, fatto sta che dopo aver
smesso con questa serie di flashback da in piedi, presi una sedia e mi
sedetti alla sua destra.
Le luci erano spente e davanti a me c'era solo una finestra un po'
malandata dalla quale scorgeva un raggio di luna, erano le 20.00 di
notte, il mio stomaco brontolava, non avevo ne pranzato ne cenato,
mentre ero seduto continuavo a guardarla e a pensare a lei; quando, ad
un certo punto senza motivazione, mi scesero delle lacrime dal viso,
poche ma significative, forse avevo finalmente capito quanto avevo
sbagliato, era vero lei è stata la donna che ho sempre amato
e mi ha pure testimoniato contro in tribunale, ma in fondo
perchè mai devo giudicare una persona da un'azione fatta
molti anni fa, e poi non è stata di sicuro la sua
testimonianza a farmi finire in prigione ma quella di tutte le altre
persone a me care che si rivelarono cani, fu l'insieme, è
vero che lei era la persona dalla quale mi sarei aspettato tutto
fuorchè un tradimento del genere, però ora che
ricordo, la sua non fu neanche una vera e propria testimonianza contro
di me, diciamo che furono più delle frasi che disse non con
vera intenzione, ma frase estirpate fuori dall'avvocato della difesa,
estirpò parole che apparivano ostili e critiche nei miei
confronti, ma sei forse Railey non le voleva mai dire e io non le ho
mai lasciato l'occasione per scusarsi e lasciarsi spiegare. Anche
mentre mi stavano portando in prigione voleva spiegarmi qualcosa ora
che ci penso e io rinnegai sempre la sua voce, ci credo che non voleva
cercarmi, l'imbarazzo era troppo grande e temeva di continuare a
soffrire per il mio rifiuto; e poi Adam, questa ragazza dopo il
tuo...brutto fatto, non ha avuto altre storie amorose, questo
è tipico delle persone che hanno rimorsi, lei mi ama ancora,
mi ha sempre amato, ma l'unico stupido qui sono stato forse io, che con
i miei dubbi e i miei mali pensieri non ho fatto altro che scavarmi la
mia stessa fossa di maledetto odio e di enorme rabbia; se tutto questo
è vero allora sono io che sono in errore e Railey sarebbe
solo l'angelo buono consigliere che non ho mai ascoltato e ne ho mai
voluto ascoltare negli ultimi attimi prima di finire in prigione e
nell'ultimo mese.
Questo era il lungo pensiero pieno di risposte ma anche dubbi che
stringeva la mia testa e faceva scendere lacrime dal sapore amaro dai
miei occhi.
Piangevo in silenzio trattenendo il maggior numero di lacrime
possibili, non piangevo da ormai chissà quanti anni, ma ecco
che ad un certo punto, nelle mie mani caldi sentii arrivare un gelo,
una stretta dolce e amorsoa ma allo stesso tempo un po' fredda, era la
mano di Railey, sentendomi piangere si era svegliata, aveva lo sguardo
felice, gli occhi socchiusi che non mi permettevano di capire verso
dove la pupilla guardava, la mano era leggera e mi sfiorava le nocche
con dolcezza, una sensazione davvero bella che non provavo da anni,
intendo dire questo senso di piacere, una mano così piccola
appariva come un grande rifiugio dalla mia malinconia.
Railey con movimenti leggeri girò la testa verso di me e
guardandomi nel volto, che nel frattempo avevo asciugato rapidamente
dalle lacrime pulendole nella mia giacca marrone che non avevo tolto
neanche un secondo dall'inizio della giornata, disse sussurrando:
"Railey: Adam...sei qua..."
In quel momento sorrise ancora di più e io dissi fingendo il
mio solito modo di fare davvero sarcastico che in quel momento tornava
utile solo per nascondere l'imbarazzo di esser stato beccato a piangere
come un bambino delle elementari dopo una rissa tra compagni:
"Adam: no non sono qua, sono solo un apparizione dovuta agli anti
dolorifici..."
Railey in maneira quasi comprensiva, continuando ad accarezzarmi le
nocche della mano disse:
"Railey: perchè vuoi ancora nasconderti dietro quella
maschera? ora siamo soli, cosa temi?"
Sbuffando in maniera arrendevole dissi:
"Adam: hai ragione..."
"Railey: bene...ma...dimmi, perchè s..."
La interruppi perchè sapevo già cosa voleva
domandarmi e dissi:
"Adam: sono qui, per....credo per un senso del dovere, eri li a terra
morente e...odio o meno, non potevo non aiutarti e poi..."
In quel momento mi interruppi, non volevo dire nient'altro, finche
Raiely non disse:
"Railey: te...lo ripeto, siamo soli...non aver timore...dillo"
Presi fiato e poi dissi in maniera davvero serena e dolce:
"Adam: la verità è che mi sei mancata molto"
Railey sorridendo mi disse:
"Railey: Adam....perchè?...perchè? hai scelto di
vivere nella continua tristezza e nell'odio...invece che cercare la
felicità esprimendoti...invece che chiudendoti?"
Io facendo un po' di ironia sul passato dissi:
"Adam: hey, ero e son sempre stato io il saggio, non serve che mi dici
cosa fare, ho vissuto bene negli ultimi reprimendo le emozioni"
"Railey: ne...sei veramente sicuro?"
In quel momento come tanti flashback mi vennero alla mente gli anni di
tristezza passati nel rancore e di quanto Railey avesse ragione,
nonostante sia la persona più misantropa di tutta Selice,
sono una persona qualunque, e forse era veramente ora di smetterla di
fare così, e in quel momento l'unica cosa che mi venne da
dire:
"Adam: beh, ti dirò, è vero sono triste,
rabbioso, cinico a votle una vera testa di cazzo, ma ciò non
vuol dire io debba cambiare, credimi ho molti motivi per cui nella mia
vita sono triste e rabbioso e fidati, non sei solo te l'unico motivo
che mi ha reso così negli ultimi anni, Railey, te non hai
capito cosa mi sta succedendo adesso? no vero? sto provando compassione
per te, non sono cambiato ho solo capito che non si vive di sola rabbia
e odio, ma c'è altro...vorrei tu fossi quel "altro" che sei
sempre stata e ho perso da tempo"
Railey, da un sorriso passò ad un vero e proprio riso e con
ironia disse:
"Railey: questa è la dichiarazione più schifosa
che potevi inventarti dopo anni che non ci vediamo"
Io invece ridendo di me stesso dissi:
"Adam: beh, ho un repertorio piuttosto striminzito vero, ma il senso
resta no?"
E Railey disse smettendo di ridere:
"Railey: e quale sarebbe il senso sentiamo?"
Presi fiato e le diedi un lento ma significativo bacio sulle labbra con
la luce della luna soffusa che illuminava il mio volto e il suo volto
che si reincontravano dopo tanto tempo in un lieve bacio a stampo e le
dissi:
"Adam: che ti ho amata, ho finto di odiarti e ora ti amo ancora come un
tempo"
Railey mollando un sospiro tra il rilassamento e una piacevole
malinconia disse:
"Railey:anche io, e pensare che ho aspettato 18 anni per sentirmi dire
di nuovo, ti amo da te".
"Adam: beh, eccoti accontenta, no?"
In quella notte, la più romantica dei miei anni, rimasi
tutto il tempo a chiaccherare con Railey, parlammo e parlammo fino a
quando tutti e due non fummo sul punto di addormentarci, ma appena
stavo per addormentarmi ecco che accadde qualcosa di strano, senti la
voce dell'infermiera che disse:
"Infermiera: scusi signore, si svegli, sinogre..."
A quel punto mi svegliai di sobbalzo, ero fuori che stavo aspettando
sulla panchina per poter entrare per vedere come stava Railey,
è stato tutto un ulteriore sogno; a quel punto tra me e me
dissi:
"Adam: cavolo no!"
Invece, l'infermiera guardandomi bene in faccia, con aria gentile disse:
"Infermiera: sua moglie sta meglio, ora è sveglia,
può andare a visitarla, scusi devo andare via di fretta"
L'inefrmiera corse via altrove per un emergenza e io nella speranza che
mi sentissi urlai:
"Adam: non è mia moglie! non sono il marito...oh al diavolo"
Subito mi alzai e decisi di entrare nella stanza, stavolta convinto che
non era un sogno, erano le 20.00, appena entrai in quella stanza, mi si
presentò Railey sul letto che guardava la tv, tutte le luci
erano accese e c'era lei che appariva energica, ma era chiaramente
stanca e dolorante.
Appena Railey mi vide mi sorrise, mentre io a testa bassa le diedi un
occhiata ed emanai un lieve verso, un saluto timido direi; presi una
sedia e mi sedetti vicino a lei mollando un sospiro, ci guardammo per
qualche secondo finchè, non dissi levando ogni imbarazzo:
"Adam: allora....come stai ora?"
Railey assunse un tono davvero sereno come se niente fosse e disse:
"Railey: non così male quanto sembra"
Entrambi restammo per un po' a fissare altrove senza parlare, di
sottofondo c'era un conduttore di un game show, la quale voci si zitti
subito in quanto Railey aveva spento la TV e nello stesso momento disse:
"Railey: mi hai salvato tu vero? se si...perchè?"
Io presi fiato e a mani giunte che coprivano la bocca la guardai e
dissi:
"Adam: che ti aspettavi che ti avrei lasciato li morire?"
"Railey: beh sai...dopo il mio errore di rivelare la storia della
prigione a tutti i tuoi compagni credevo che riparlarti o aver a che
fare con te sarebbe stato impossibile"
Mollando un risolino dissi:
"Adam: ma figuarti, ormai se ne sono già dimenticati che
sono andato in prigione, tranne pochi casi che continuano a farmi
domande..."
Rimanemmo un'altro po' in silenzio finche per sciogliere il ghiaccio
lei non mi chiese:
"Railey: e così ora lavori come professore, chi l'avrebbe
detto, hai sempre aspirato a lavorare in un ospedale o gestire un tuo
studio raccontami un po della carriera che hai fatto"
"Adam: beh, uscito di prigione ho conseguito la laurea, poi ho trovato
posto come psicologo scolastico in una scuola elementare dove ci son
rimasto circa 7-8 anni, poi ho avuto un piccolo periodo da disoccupato,
e ora ho trovato un posto come professore, te invece? cosa ti ha spinto
a ritornare pure a te nella stessa topaia di scuola?"
Railey sorridendo disse:
"Railey: topaia ahah, comunque, ho avuto una quasi improvvisa passione
per la matematica da quando sei finito in prigione"
"Adam: capisco capisco"
Rimanemmo un'ulteriore volta ancora in silenzio, non sembra
ma è abbastanza interessante come il destino ci abbia quasi
costretti a parlare, fino a quando Railey non disse la cosa che meno mi
aspettavo mi avrebbe mai detto o per lo meno capito.
"Railey: so che hai una domanda, ti vedo che non desideri altro che
chiedermi quella domanda, ora ne hai l'occasione, avanti chiedi"
Prima risi, in quanto ero stato beccato, poi sbuffai, di seguito presi
fiato di nuovo tolsi le mani da davanti la bocca, mi asciugai la fronte
e mettendo le mani strette a pugno sulle ginocchia dissi ciò
che da tempo volevo chiedere:
"Adam: ok ma si onesta...perchè testimoniasti contro di me
quella volta?"
Railey buttando la testa sul cuscino e guardando in alto disse:
"Railey: sono stata sciocca e confusa, mi son lasciato trascinare dalla
concretezza delle prove invece che nella fiducia che riponevo in te,
è stato un errore, inoltre...lo ammetto avevo paura a
difenderti, sono stata solo una stupida, mi spiace"
"Adam: ora capisco....beh Railey, io ora devo andare, si
è fatto tardi e...ho fame, beh ci vediamo, guarisci presto,
ci rivederemo fuori da qui"
Railey tutta stupita disse:
"Railey: come sarebbe a dire ci rivediamo fuori?"
"Adam: beh, ormai ho capito tutto, perchè dovrei ancora
odiarti? ci vediamo"
Railey in quel momento mi guardo sorridendo, mentre io me ne stavo
andando a casa, convinto che ciò che avevo fatto era la
scelta giusta, finalmente la mia anima si era quasi del tutto messa in
pace sulla questione Railey, non restava che vedere come sarebbero
andate le cose ad quel maledetto Ottobre.
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"Note dell'Autore: Wow...essendo che sono arrivato al 5 capitolo e da qui partirà una grande svolta della storia ho deciso di dedicari ai miei pochi lettori uno speciale, quindi vi presento in forma grafica i personaggi principali della storia (no mi spiace le donne non sono nude e nemmeno gli uomini se qualcuno di voi è ninfomane o amante degli hentai...mi spiace)"
Adam: (Immginatevelo con meno barba, non ho potuto far altrimenti cavolo!)
Railey:
Eveline:
Kirk:
Demetria:
Lars:
Ronald:(non sono riuscito a rendere molto bene l'effetto vecchiaia ma non ho trovato altro modo, mi spiace)
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Capitolo 6 *** CAPITOLO 6: Famiglia al Primo Posto, col Cavolo! ***
CAPITOLO 6: Famiglia al
Primo Posto, col Cavolo!
Erano passati 2 giorni, questo giorno volevo tornare a
trovare Railey
in quanto non era ancora uscita dall'ospedale, colpa dei medici
incompetenti che non la lasciavano andare per motivi a me ignoti, ma di
sicuro sono analisi costose in più ed inutili,
così di mia spontanea volontà volevo andare a
trovarla per chiederle come stava e poi dopo molti anni sentivo che
qualcosa per lei stava tornando, una grande simpatia quella che provavo
un tempo ma ora come ora non è proprio esattamente come un
tempo.
Quella mattina era mercoledì, perciò avevo il
giorno libero, e subito incominciai a vestirmi per andare a fare
colazione al bar, come ogni giorno.
La strada quel giorno mi sembrava davvero corta, sarà
perchè ero senza preoccupazioni in quanto il giorno libero
era, ovvimante, il mio giorno preferito della settimana, più
della domenica, mi piaceva molto il concetto di starmene a casa un
giorno alla settimana mentre molti altri lavorano e si fanno il culo;
in quel periodo dell'anno cominciavano a cadere molte foglie dagli
alberi, foglie rosse e foglie gialle, era ormai pieno autunno,
l'autunno è una stagione crudele, piena di angoscia,
malinconia, tristezza e per molti solitudine, ma invece paradossalmente
per me era una stagione di ricrescita, la mia vita forse lentamente
stava riprendendo un'altra nuova via, una cosa era certa in quei 2
giorni non sentii solo la mia solita rabbia, la mia solita tristezza,
cominciavo a sentire nuove emozioni come la felicità
momentanea che ti colpisci per pochi secondi; così in quella
triste strada d'autunno feci una cosa che non facevo da molto tempo,
giusto perchè mi sentivo in vena, la strada era deserta in
quel momento così colsi l'opportunità e avvistato
il primo palo, ci appoggiai le mani e feci un capogiro in senso
antiorario facendo ballare il cartello stradale che era malfissato,
quella giravolta mi portava indietro nel tempo a quando ero un
adolescente spensierato, ogni tanto tutti noi dovremmo far
così, pure i più misantropi come me.
Finito il capogiro ripresi a camminare normalmente, non sorrisi e non
mostrai emozione, non tanto perchè non volessi esprimerla,
ma più che altro perchè mi accorsi che mentre
giravo dall'incrocio prima del Bar da Rinos era spuntata fuori una
anziana che in quel momento mi stava guardando malissimo, ma avrei
fatto anche io così, lo spettacolo di un 40 enne barbuto che
si diverte a "ballare" con un palo è una cosa molto
promiscua e imbarazzante per chi la fa.
Arrivato al bar mi lasciai ogni pensiero e apri lo stomaco ad
accogliere il solito caffè lungo e la brioche alla crema;
quel giorno al bar c'erano solamente Lars, Demetria ed Eveline, era
strano che Ronald e Kirk non ci fossero, loro erano sempre
lì in quanto fancazzisti, specialmente Ronald.
Fui accolto da un coro di "Ciao Adam" che mi apparì diverso
dal solito, forse ero io.
Appena mi sedetti dissi:
"Adam: Salve, compagni" in quel momento non mi accorsi di cosa avevo
detto, anzi a dire il vero me n'ero accorto ma non ci davo molto peso,
era un giorno tra il felice e il normale e per me era quasi normale
esser così; ma per qualcun altro non lo era: Demetria
mandò giù velocemente il sorso d'acqua che stava
bevendo, mentre Lars che leggeva il giornale lo stava mettendo
giù, invece Eveline che con un panno stava asciugando una
tazza mi guardava fissò negli occhi in maniera quasi
impaurita e fu lei la prima a dire
"Eveline: compagni?"
"Adam: si, beh è quello che siete no? miei compagni...di
bar...siamo compagni di bar no?"
Demetria invece subito disse:
"Demetria: wow, cosa ti succede oggi Adam?"
Lars senza darmi tempo di rispondere disse:
"Lars: a...anche io..s...sono tuo...hem...hem...compagno?"
Io invece sbuffando in quanto il mio momento di
felicità-normalità era appena stato distrutto
dissi riprendendo il mio solito tono scorbutico
"Adam: ma niente non mi sta succedendo niente, cos'è solo
perchè son veritiero sono strano e comunque Lars, no non ti
sopporto come sempre, comincerò a farlo forse quando
risolverai la tua leggera dislessia e i tuoi lapsus da dodicenne che si
trova a baciare per la prima volta una donna"
Eveline mollando un fiato di sospiro disse:
"Eveline: fiu...per fortuna credevo ti avessero fatto una stregoneria,
ho avuto paura, ma in realtà è tutto normale, sei
sempre il solito stronzo..."
"Adam: zoccola che mi fa il caffè...approposito, prendo una
brioche e un caffè lungo"
"Eveline: la tua "zoccola" te lo prepara subito...maschilista da 4
soldi..."
Ignorando le offese di Eveline, soffiai da sotto il naso il giornale a
Lars, il quale come al solito non aveva le palle per rispondere alle
mie offese e cominciai a leggerlo, indovinate cosa era accaduto? niente
di niente se non omicidi, economia che va a puttane, e politici
indaffarati a far finta di fare qualcosa per l'Italia.
Demetria invece finendo il caffè mi chiese una cosa:
"Demetria: approposito, oggi è il tuo giorno libero giusto?"
"Adam: si, perchè?"
Demetria disse, girando la sedia verso di me che ero tutto intento a
leggere il giornale:
"Demetria: vedi avrei bis..."
Io che avevo capito cosa stava per chiedermi dissi:
"Adam: oh no, non ci provare oggi pomeriggio sono già
impegnato, ho cose importanti da fare"
Eveline dandomi il piatto con la brioche e la tazza con il
caffè disse ridendo:
"Eveline: e sentiamo un po' cosa mai avrebbe da fare un poveraccio come
te di così importante?"
Di norma non avrei risposto a una domanda del genere fatta da lei, ma
giusto perchè avevo voglia di farla rosicare un pochino
dissi con tono molto beffardo:
"Adam: devo andare a trovare una donna all'ospedale!"
"Demetria: che quella che ti ha testimoniato contro?"
Io colpito dall'aruguta botta di fortuna che riscontrai nelle parole di
Demetria dissi ingenuamente senza accorgermi che così avrei
rivelato tutto:
"Adam: cosa? come fai a saperlo che vado da lei?"
In quel momento buttai la faccia sul tavolo in quanto mi ero accorto
della figura di merda, inoltre ero vicino a due donne, anzi, a due
"ragazzine adolescenti" e io sapevo cosa mi sarebbe toccato subire...
"Eveline: cosa? ti piace ancora? vuoi andarla a trovare solo per
provarci"
"Demetria: io invece la trovo una cosa romantica, nonostante le
avversità alla fine l'amore vince di nuovo"
Intanto da una posizione del tipo: Eveline e Demetria che parlano con
me, si passò ad Eveline che parlava con Demetria e
viceversa, mi ero liberato per un momento dalle grinfie e in
quell'istante Lars che si trovava vicino a me ed era rimasto colpito
dal fare da oche incantate di Demetria ed Eveline mi disse, sussurrando
all'orecchio:
"Lars: m..m...mai vista s...scena più...più
ridicola alla...la..la loro età"
Io sussurrando all'orecchio di Lars dissi:
"Adam: è la cosa più intelligente che ti abbia
sentito dire, bravo"
Finito il discorso, mi misi a sorseggiare il caffè e a
mordere la brioche per poter scappare il prima possibile da questa
scena ridicola, quando però vicino al traguardo Eveline
disse:
"Eveline: sai Adam, potresti portarli dei fiori, dei cioccolatini, sai,
alle donne piace sentirsi un po' coccolate ogni tanto"
"Adam: divertente...sei una donna dai facili costumi, le tue realzioni
durano poco e arrivano non oltre al sesso, e parli di romanticisimo?"
Finii la frase addentando l'ultimo boccone, stavo per alzarmi ed
andarmene, quella mattina volevo cominciare a correggere il compito di
psicologia della 1^C, quando appena mi alzai, presi la mia solita
giacca e lasciai 1 euro e 60 centisimi giusti sul bancone, accadde una
cosa davvero insolita, entrò una persona nel locale, so che
detta così sembra un'altra battuta riguardo il vuoto del
locale, ma lo dico perchè quella persona era proprio lui...
"Adam: io vado ci vediamo gentaglia, aspetta un
attimo...papà?"
"John: figliolo mio Adam, ti ho trovato finalmente come va?"
Disse ridendo e abbracciandomi mio padre, invece io ricambiai
l'abbraccio ed ero ugualmente contento di vederlo e mollai pure io un
lieve risolino
"John: Ti trovo invecchiato, ma sembra che tu non sia ancora troppo
vecchio per abbracciare tuo padre"
Io con un po' di imbarazzo dissi:
"Adam: beh, non ti vedo da 11 anni ormai, mi sembra quasi naturale
farlo, piuttosto come mi hai trovato?"
"John: è stato facile, son passato per casa tua credendo che
tu fossi lì, ho incontrato Kirk è piuttosto
invecchiato pure lui da quando suonavate insieme, diceva che ti stava
riparando la doccia e mi ha detto che ti avrei sicuramente trovato qui"
"Adam: ma la mia doccia è apposto...comunque non importa,
dimmi cosa ti ha portato a tornare nella vecchia, puzzolente e schifosa
Selice?"
Mio padre smettendo di sorridere e con tono serio disse:
"John: volevo solo rivederti figliolo..."
Io invece ondeggiai la testa in avanti in segno che lo comprendevo, si
creò un lieve silenzio, che fu subito sciolto da una mia
insolita proposta:
"Adam: oh papà, volevo farti conoscere una parte dei miei
amici"
e portandolo verso gli altri sfigati seduti là ad uno li
presentai
"Adam: questo è Lars"
Lars un po' più agitato del solito disse:
"Lars: p...p....p...p...piacere signor N...N..Navarro"
John invece dimostrando sicurezza e senza timore allungò la
mano gliela strinse e disse:
"John: piacere tutto mio giovanotto"
"Adam: questa è Demetria"
Demetria con sicurezza e molto volentieri allungò la mano e
disse:
"Demetria: piacere signore"
Con tono molto allegro, in quanto Demetria era una donna, mio padre
disse:
"John: ma il piacere è tutto mio signorina"
"Adam: questa invece è Eveline"
Eveline un po' con una faccia da ragazzina del liceo che incontra un
uomo provocante disse:
"Eveline: molto, molto piacere"
John invece alla vista di Eveline tirò fuori la sua
galanteria nascosta e le strinse la mano con dolcezza per poi tornare
allegro e pimpante come prima e dire:
"John: santo cielo, mi permetta signora, lei è una bambola"
Tutta rossa Eveline disse:
"Eveline: grazie"
"John: Adam, perchè non mi hai detto che avevi trovato una
cosa giovane e bella ragazza"
Eveline si mise a mollare un risolino per il complimento della "giovane
e bella ragazza" ignorando il fatto che mio padre alludeva ad una
relazione tra me ed Eveline, e io risposi a mio padre con tono
scorbutico
"Adam: babbo, vedi di scendere dalle nuvole, lei è solo una
zoccola che mi fa il caffè, ma credimi il caffè
è l'unico motivo per la quale le darei dei soldi, e non
è neanche un granchè come caffè..."
Eveline riprendendosi da un mondo immaginario creato in quell'istante
disse:
"Eveline: nemmeno con tuo padre risparmi il peggio di te"
"Adam: si si sta zitta...andiamo papà, ti porto a casa mia,
li potremmo parlare meglio"
John continuando a ridere disse:
"John: come vuoi tu Adam"
Stavamo per uscire quando mio padre si girò e stava per dire
ai miei amici al bar una cosa che non volevo dicesse:
"John: Adam vi ha mai raccontato di quando allo zoo..."
Io subito lo afferri per la spalla e lo portai fuori dicendo:
"Adam: risparmiatela per i pensionati con la quale giochi a scacchi al
parco ok?"
Arrivati a casa mia lo feci accomodare sul divano, Kirk non era in
casa, ma meglio per lui, altrimenti avrebbe dovuto darmi molte
spiegazioni riguardo la doccia e su cosa cavolo ci faceva in
realtà a casa mia, ma questo ora come ora non era importante.
John, una volta seduto sul divano, mollo un respiro per la fatica dei 4
passi da casa mia al bar e subito asciugandosi la fronte da quelle 3
goccie di sudore create dalla "fatica" disse con in maniera
semi-allegra:
"John: hai qualcosa da offrire al tuo vecchio?"
Io piuttosto sgarbatamente risposi:
"Adam: solo acqua vecchiaccio, non faccio quasi mai la spesa, piuttosto
ora che ti ho presentato agli amici e ti ho tolto da quella situazione
smettiamola con la recita del bravo padre e del bravo figlio, cosa sei
venuto realmente a fare, tornare a Selice dopo 11 anni, dopo che la
mamma è morta, dopo che ti dissi già che non
volevo più vederti"
John con tono triste disse:
"John: volevo solo rivedere mio figlio, senti Adam, mi spiace davvero
per tutto, ma quel giorno al tribunale non sono potuto venire per
difenderti, scusa"
Io arrabbiato diedi un pugno sul tavolo e li urlai addosso:
"Adam: non dire cazzate, non è solo per quello che
c'è l'ho a morte con te, sei sempre stato un pessimo padre,
eri sempre via per lavoro, mi ha cresciuto praticamente solo mia madre,
il giorno della mia maturità non c'eri, quando avevo deciso
di presentarvi la mia ragazza non c'eri, quando mi sono trasferito
c'eri, a casa tua, non a casa mia alla cena d'inaugurazione, quando
c'era il processo non c'eri, quando sono uscito di prigione non c'eri,
l'ultima volta che ti ho visto era alla mia laurea, non sei nemmeno
venuto al funerale di mamma, ti rendi conto, quella donna la hai
sposata e non c'eri nemmeno al suo funerale, ok è vero avete
divorziato 1 anno dopo che ero finito in prigione, ma era pur sempre la
tua donna, sei stato sempre un padre irresponsabile e lo dimostri
tutt'ora, sei persino superficiale nei tuoi pensieri maledetto bastardo"
John invece che tirare fuori argomentazioni a suo favore
cercò in tutti i modi di scusarsi e disse precisamente
così:
"John: lo so, hai ragione sono stato un padre merdoso, però
lo sai bene che tutte le volte che ero via per lavoro, lo facevo per
voi per mantenervi, dovevo essere più presente è
vero, e a volte lo ammetto ho pure approfittato delle piccole occasioni
per allontanarmi da te e da mamma, però, ora son cambiato mi
son accorto solo da vecchio di quanto sia stato stupido, egoista e
ingenuo da giovane, son venuto qui per scusarmi, con le serie
intenzioni, sono pur sempre tuo padre Adam"
Ero sul punto di cedere, quando però mi tornarono altri
immagini alla mente e dissi subito riprendendo un tono arrabbiato:
"Adam: cambiato? non sei mai cambiato, dicevi ogni volta che tornavi a
casa che eri cambiato, girando in continuazione al lupo hai perso
sempre più la mia stima e la mia fiducia, come pensi che ora
ti tenda la mano, e mi ricordo bene la prima votla che dissi questa
frase: 8 ottobre, il mio compleanno, il mio 9°compleanno, me lo
ricordo perchè rimasi tutto il tempo fuori dal cancello ad
aspettarti con il regalo, convinto che tu saresti arrivato, ma non sei
mai arrivato e mi son perso tutta la festa, e il giorno dopo tu
arrivasti senza regalo e mi arrabbiai con te per 1 mese, dimmi,
dov'è la mia nave dei pirati da 8.000 pezzi della lego? eh
dov'è?"
John in quel momento non sapeva cosa dire, se non che altri scusa, io
invece rimasi sulla mia posizione di rabbia e dissi:
"Adam: basta te i tuoi scusa inutili mi hai stufato, esci fuori da casa
mia ho altro da fare"
John si alzò e con tono arreso mi guardò con i
suoi occhi che in quel momento era luccicanti dalle lacrime che stavano
per uscirli e mi disse:
"John: comunque sappi...che era vero non sono andato al funerale della
mia Judy, però sono rimasto il giorno dopo in cimitero per 2
ore a piangere e ogni 2 mesi le porto sempre delle rose"
"Adam: resti sempre e comunque il solito irresponsabile...lo vedi non
hai nemmeno capito niente del funerale, non volevo che tu ci fossi al
funerale perchè era la mamma, anche per quello
sì, ma principalmente perchè volevo che tu mi
sostenesti in quell'occasione, volevo che tu ci fossi per me oltre che
per la mamma, vattene...e stavolta non ritornare, però abbi
la certezza che almeno io al tuo funerale ci sarò"
John se ne uscì dicendo con una lacrima che li scendeva
dall'occhio sinistro:
"John: stasera ho il volo per Roma, ci vediamo Adam, anzi...addio"
John se ne uscì chiudendo piano la porta e mi
abbandonò ai miei pensieri, non avevo ormai più
voglia di correggere i compiti aspettai l'ora di pranzo, dove stavotla
mi sarei davvero cucinato da me, non avevo voglia di uscire a pranzare
e spender soldi, mi sarei fatto una semplice pasta al pomodoro.
Finito il pranzo, erano le 14.00, decisi di farmi un pisolino per poi
andare alle 16.00 a trovare Railey; mi stendetti sul letto, ma quel
giorno mi fu più difficile prendere sonno, più
del solito, qualcosa dentro mi rattristava, forse ero stato davvero
troppo cattivo con mio padre, ma era giusto così, quel
vecchio non poteva tornarsene qui convinto che lo avrei perdonato e
avrei fatto finta che non siano mai esistiti tutti gli anni passati a
soffrire a causa sua.
Alle 16.00 ero più bello e pronto che mai pera andare a
trovare Railey, dopo la riposata che alla fine si protrasse tra le
14.50 fino alle 15.30 mi ero pure tolto parzialmente dalla testa mio
padre, ed ero pronto ad andare a trovare con Railey con la stessa
allegria con la quale era cominciata la giornata; quindi eccomi qui
davanti all'ospedale alle 16.20, solo 10 minuti in anticipo
rispetto all'orario di visita.
Quei 10 minuti li passai fuori sulla panchina dove l'altra volta mi
addormentai, aspettando che la dottoressa mi desse il permesso di
entrare.
Passati i minuti uscì la dottoressa e mi disse:
"Dottoressa: ora può entrare a vedere sua moglie"
Io piuttosto stufo di questa situazione dissi alla dottoressa:
"Adam: senta diffonda il messaggio per l'ospedale, sono un cinico,
bastardo, sadico e single, quella donna, non è mia moglie,
mi dia quella cartella che tiene in mano e mi lasci scrivere che non
è la moglie di nessuno quella donna, cavolo è
solo un'amica tanto difficile da concepire o è troppo
complesso? persino le infermiere in burnout sarebbero più
capaci di afferrare un concetto simile, ma no, voi medici di base siete
troppo stupidi per afferrare un concetto simile, il vostro cervello non
è allenato a recepire messaggi al di fuori di quelli del
primario..."
La dottoressa molto offesa disse:
"Dottoressa: l...lei è un insensibile" e se ne
andò a passo svelto stringendosi al petto la cartella come
per cercare un punto di sicurezza e io dissi urlando:
"Adam: e faccio bene ad esserlo!"
Appena entrai vidi Railey messa molto meglio rispetto ai 2 giorni
successivi:
"Railey: Heila Adam, di cosa parlavi con la dottoressa?"
"Adam: Railey ciao, no niente di che solo questioni...mediche"
Mi sedetti sullo sgabello dell'altra volta, presi una cartella che
stava sul fondo del letto, e la lessi e guardando le analisi dissi:
"Adam: beh, niente male, nonostante ti abbiano tirato sotto, non
riporti fratture di nessun tipo, hai solo avuto qualche contusione, una
sola costola incrinata, in compenso hai perso un bel po' di sangue...e
qui dice che le tue condizioni sono stabili e che hai avuto una
guarigione rapida...quindi, cosa ti tengono a fare qui?"
"Railey: analisi"
"Adam: lo avevo immaginato...solito ospedale scrocca soldi, piuttosto
tu ti senti apposto vero?"
"Railey: di sicuro più apposto di quando ero morente..."
Io sorridendo dissi:
"Adam: vedo che abbiamo imparato il sarcasmo..."
Railey non rispose se non con un sorriso ricambiato, si creò
un altro attimo di silenzio come l'ultima volta che fu interrotto da
una cosa che mi ero ricordato di darle, così aprendo la
giacca, tirai fuori dalla tasca interna un libro e dandoglielo dissi:
"Adam: ti ho portato, un libro, un libro davvero bello, lo leggevo
sempre nei momenti di noia, "la nave di milliardari" non è
male, ti consiglio di leggerlo, di sicuro è più
interssante delle riviste squallide di gossip che circolano in questo
postaccio"
Railey lo aprì con interesse e disse:
"Railey: grazie, ne avevo sentito parlare di questo libro, delle mie
amiche lo recensivano davvero bene, lo leggero, grazie"
"Adam: beh, prego"
Si creò un altro attimo di silenzio, ma stavolta non c'era
niente che creava sottofondo per rompere un imbarazzante silenzio, era
strano come nonostante entrambi ci sentivamo più vicini
rispetto al primo mese, da quando ci siamo reincontrati, ma ancora
persistono questi attimi di silenzi che non riusciamo a coprire, dove
entrambi vogliamo dire qualcosa, ma non sappiamo se dirla, quando
Railey trovò il modo per rompere il silenzio un'ulteriore
volta e disse:
"Railey: beh, cosa ti ha portato qui? avevi detto che ci saremmo
rivisti quando sarei uscita"
Io sorridendo dissi senza troppo impaccio:
"Adam: beh, lo ammetto avevo voglia di vederti e di vedere come stavi,
son contento di sapere che stai bene, piuttosto che mi racconti di
interessante?"
"Railey: che qua il cibo fa pena, era persino più brava mia
madre, e se lo dico vuol dire che sono disperata"
"Adam: ah si tua madre, l'ho incontrata in ospedale ancora a Settembre"
"Railey: e cosa ti ha detto?"
"Adam: niente, praticamente mi ha riconosciuto subito e ci siamo
salutati, ci siamo raccontati due cose a caso, poi lei è
dovuta entrare dentro per la visita, io invece ero li con un amico"
Un complesso di bugie solo per non fare figure di merda, e lei al tutto
aggiunse:
"Railey: mi ha pure raccontato che un pazzo ha cominciato a sbraitarli
contro e insultarla, gente fuori di sè"
Io ridendo dissi:
"Adam: poveri dementi!"
"Railey: te invece che mi racconti?"
Presi fiato e mi ritrovai a fare una scelta, le racconto di cazzate
varie, oppure cerco di restabilire un contatto con lei, uno
più profondo e avrei cominciato a parlare di cosa mi andava
storto, volevo esser cauto nel tutto e non sembrare da subito invadente
così optai per dirle quattro cavolate all'aria.
"Adam: ti racconto che oggi mi son messo a correggere dei compiti di
psicologia, non ti immagini che fannulloni quella C, mamma mia, invece
in matematica come vanno?"
Railey ridendo disse:
"Railey: in matematica quella della 1^C non sono messi male, ma
malissimo, spiego le cose come se stessi parlando a dei bambini delle
elementari e loro mi fissano come dei pesci e con la bava alla bocca
penzolante, una immagine da vedere"
Io ridendo all'unisono con lei dissi:
"Adam: posso immaginare, che generazione di decelebrati..."
"Railey. vero"
Alla fine tra un silenzio e l'altro restammo a parlare insieme fino
alle 18.00 di sera, ci raccontammo di tutto e di più e alla
fine finimmo pure per parlare di cosa avevamo fatto in tutti quegli
anni che non ci siamo più visti e ci siamo accorti di quante
cose ci siamo persi l'uno dell'altro.
Quando me ne andai, lei mi prese con quelle poche forze al collo e mi
strinse in un abbraccio apparentemente amichevole e disse:
"Railey: Grazie di tutto, davvero!"
Io dissi invece senza abbracciarla in quanto ero rimasto un po' scosso
da questo:
"Adam: f...figuarti, io ora devo andare, se esci vieni a trovarmi,
altrimenti...torno io ok?"
"Railey: ok ciao!"
Uscito dall'ospedale era ormai sera, ero stanco, ma molto allegro,
tutto stava tornando come un tempo, lentamente quello stava diventando
per davvero un autunno di rinascita, ma tornando per casa passai quasi
accidentalmente nella via dove abitavo un tempo e li mi
tornò in mente mio padre e il sorriso per aver rivisto
Railey era scomparso ed era tornata rabbia e tristezza.
Tornato a casa sbuffando buttai le chiavi e il cellulare sul vaso porta
oggetti, ma quando arrivai al salotto togliendomi le scarpe notai che
tra il divano e il tavolo della cucina c'era un enorme pacco regalo con
sopra un biglietto, avvicinandomi a quel pacco, presi il bigliettino e
lo lessi diceva solo "Buon Compleanno, Adam. Tuo Padre".
A quel punto un po' stupito decisi di aprire il pacco e al suo interno
trovai il vascello dei pirati della lego da 8.000 pezzi, quello che per
il mio nono compleanno ricevetti; tutto ciò mi fece capire
come infondo era vero che l'amore paterno se pur non evidente esiste
sempre, e che forse questa volta mio padre non chiamava il lupo per
finta, stavolta c'era davvero un lupo ed era lui stesso.
Decisi di non cenare, avevo di meglio da fare, così una
volta aperto il tutto mi misi a costruirmi il vascello dei pirati che
ho sempre desiderato da piccolo, pezzo per pezzo, sorriso per sorriso.
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Capitolo 7 *** CAPITOLO 7: Chi Vuole un Passaggio? ***
CAPITOLO 7: Chi vuole un passaggio?
Erano passati pochi giorni dall'ultimo incontro con Railey, ormai era
la penultima settimana di Ottobre; passai per l'osepdale il giorno
prima ma mi avevano detto che l'avevano mandata a casa, e non c'era a
scuola ne ieri, ne oggi.
Era l'ultima ora di un Giovedì e avevo all'ultima ora la 1^E
ed ecco che mentre finivo di spiegare come si differenzia una scoperta
psicologica partendo dalla ricerca per poi arrivare alla pratica,
cioè a quando tutto ciò che si è
scoperto viene applicato nella vita reale; quando un alunna mi chiese:
"Alunna: scusi professore, vorrei sapere, lei sa come mai la prof.
Railey è assente?"
Io molto scocciato dissi:
"Adam: scusi signorina Barbuta, mi sa dire perchè interrompe
la mia lezione?...riprendiamo prima che in un impeto di rabbia decida
di convertire le sedie in aste appuntite e i banchi con i tavoli del
Bar dove pranzo...lo so, non sembra una minaccia, ma non avete visto lo
schifo di quei tavoli, credetemi la cameriera è un
incapace...ma ora torniamo a noi, allora stavo dicendo?...ah si, il
3°metodo con la quale si studia un fenomeno, e qui si arriva al
fulcro, è l'esperimento, dove di solito prima c'è
una raccolta di dati che si fa tramite test quali quelli...proiettivi,
come il test delle macchie di Rorschach oppure usa i test
psico-attitudinali, come l'MMPI, ovvero sono test dove c'è
una serie di domande dove la persona è costretta a
rispondere in un dato modo e dalle risposte che da si riesce a capire
le caratteristiche della personalità della persona e anche,
ma questo è un secondo scopo che è più
facile trovare in altri test, ovvero aiutare nell'indirizzamento
scolastico e universitario; invece l'altro modo oltre i test,
è il colloq..."
In quel momento fui fermato da una mano alzata e io bloccandomi dissi:
"Adam: cosa vuoi Faccia Ottusa?"
"Faccia Ottusa: mi può dire la sigla dell'MMPI?"
"Adam: no, cercatela a casa"
Ad un certo punto vidi un'altra mano alzata, era Carlotta, se non vi
ricordate chi è Carlotta, è la ragazza che il
primo giorno di scuola mi ha dato del despota e io decisi di darle il
diritto di esser chiamata col suo vero nome.
"Adam: dimmi pure Carlotta?"
"Carlotta: scusi prof, potrebbe dirmi la sigla dell'MMPI?"
"Adam: ma certo: è Minnesota Multiphasic Personality
Inventory, allora, come dicevo...l'altro modo è il colloquio
e si suddivide in coll...che c'è Faccia Ottusa?"
La mano di Faccia Ottusa era di nuovo alzata e disse:
"Faccia Ottusa: come mai a Carlotta ha risposto e a me no, tutto questo
non vale"
Io facendo finta di piangere per imitare Faccia Ottusa dissi:
"Adam: mamma, il professore è cattivo, mi vuole mangiare..."
poi riprendendo la mia espressione di serietà misto
arrabbiatura dissi:
"Adam: senti un po' il mondo è crudele la fuori e io sono la
minaccia minore, dimostrami di meritarti la mia stima come lo ha fatto
Carlotta e poi ci ripenserò ok?"
"Faccia Ottusa: ma come, Carlotta ha solo detto che lei è un
despota e improvvisamente le ha dato il nome"
Io sbuffando e mettendomi una mano sulla faccia dissi:
"Adam: ok, vediamo di tirare fuori dalla mia 24ore gli ultimi compiti,
ti va di guardarli insieme?"
Faccia Ottusa stava per rispondere quando io lo precedetti dicendo:
"Adam: è una domanda Retorica"
Apri la mia borsa, presi un fascicolo con dentro i compiti fatti sia in
1^C che in 1^E, cercai il compito di Faccia Ottusa e quello di Carlotta
e alzandomi li misi entrambi sul banco di Faccia Ottusa e tornandomene
al posto dissi:
"Adam: guardateli fino alla fine dell'ora poi dimmi cosa ne pensi,
basandoti sul fatto che Carlotta mi odia e mi reputa un despota e ha
preso 9 1/2, mentre tu sei un maledetto cagnolino che se ne sta buono
nella cuccia a frignucolare e poi al primo compito di
psicologia...sulla...nascita della psicolgia, un argomento
più difficile persino di Freud, oh sono sarcastico, mi hai
preso 5-...sotterrati poi torna fuori quando avrai trovato un cervello
e la voglia di studiare!"
Mi sedetti al mio posto, la classe era rimasta in silenzio, solo
Carlotta e Julia sembravano avere uno sguardo felice, d'altronde erano
le mie studentesse migliori, Carlotta ha preso 9 1/2 mentre Julia ha
preso 8/9, e credetemi, non ho fatto preferenze, erano davvero brave e
sembravano apprendere in fretta, mentre tutto il resto della classe si
aggirava sul 7, 6, 5 e 4 come primo voto, tranne uno dei ragazzi che ha
preso 8 +, infatti stavo pensando di promuoverlo a studente con nome,
ma avrei aspettato ancora un po'.
Stava per finire l'ora quando bussarono alla porta ed entrò
il professor Eric Linderson, mio collega di psicologia che si occupava
delle classi: 1^A, 1^B e 1^D, lo conobbi per i corridoi, avevamo molte
cose in comune, tranne il comportamento: amavamo entrambi il
caffè senza zucchero, infatti è così
che ci siamo conosciuti ad esser precisi, ha avuto una storia d'amore
travagliata, vive in un bilocale, non ha moltissimi amici da
frequentare, e reputa che la propria vita faccia schifo. Per il resto
Eric è un uomo sui 43 anni, alto 1.77, barba ben rasata,
capelli sembre ben tagliati e in regola di un color marrone scuro, un
fisico atletico nonostante faccia una vita da sedentario da oltre 10
anni e si pone alla vita in maniera allegra e scherzosa con un grande
senso di ironia, sarcasmo e capacità di auto critica, un
tipo che mi ha affascinato da subito sopratutto perchè era
l'unico con cui potessi parlare di psicologia, e poi era vero, la sua
personalità coinvolgeva tutte le persone attorno...
"Eric: heila Adam brutto cane bastonato, senti dopo vieni con me a
mangiare un boccone fuori?"
"Adam: non lo so, sai hai molti problemi con il tuo complesso di Edipo
irrisolto, sicuro che la mamma ti lasci uscire?"
Il tutto fu accompagnato da una risata spontanea di entrambi noi due, e
il tutto fu rotto da lui che disse:
"Eric: beh tanto lei è ormai in una casa di riposo da anni
che mi scrocca soldi per vivere...schiattasse una buona volta...oh beh
allora vieni o no?"
"Adam: no non sono io che verrò sei tu che verrai con me, ti
porto a mangiare nel mio posto solito il Bar da Rinos, poi facciamo un
salto a casa mia, prendiamo la mia macchina e torniamo qui per il
collegio docenti che te ne pare?"
Eric ci stette un secondo a pensare e disse:
"Eric: al diavolo, ma sì vengo con te"
"Adam: ok a dopo, ti aspetto fuori da scuola, oh e se troverai gente
strana lì, non serve studiarli si capisce a vista che non
hanno gravi sintomi psicologici se non l'essere dei rompiballe"
Eric ridendo disse:
"Eric: lo terrò a mente, ti lascio al tuo rituale di tortura
degli studenti pazzo sadico, ci vediamo"
Eric se ne uscì, io stavo per tornare a spiegare la lezione
quando suonò la campanella e me ne dovetti andare.
Siccome era suonata volevo seguire Eric per andare via con lui, quando
però all'uscita fui fermato da Faccia Ottusa che subito mi
bloccò e mi disse:
"Faccia Ottusa: professore, voglio essere interrogato"
Io lo guardai in faccia, vidi che era abbastanza serio e sembrava
avesse veramente voglia di far qualcosa per la sua situazione
cominciata col piede storto, io guardandolo dissi:
"Adam: mi spiace, non faccio interrogazioni se non ogni 2 o 3 compiti
scritti, beh, il prossimo compito dovrebbe essere per i primi di
Novembre, studia e se prenderai un'altro brutto voto, ti prometto che
sarai il primo ad essere interrogato se vorrai"
"Faccia Ottusa: grazie professore"
Faccia Ottusa se ne stava per andare, sembrava di fretta siccome stava
correndo, ma io dissi:
"Adam: aspetta Faccia Ottusa!"
Lui subito si girò e guardandomi con occhi sereni mi fissava
mentre io stavo per chiedergli una cosa:
"Adam: qual'è il tuo vero nome?"
"Faccia Ottusa: Gerrington Adam"
"Adam: bene omonimo, se prenderai oltre il 7 all'interrogazione o al
compito ti chiamerò per nome"
"Garrington: Grazie.."
E se ne andò con la stessa fretta di prima, io invece
guardandolo andare via mi scappò un sorriso che subito
tornò il mio solito broncio.
Arrivato all'uscita andai con Eric fino al Bar da Rinos dove
all'entrata fui accolto da Demetria Ronald e Lars che mi dissero un
sonoro "Ciao Adam!"
"Adam: salve perdenti"
Subito mi sedetti su uno dei tavoli, invece che sedermi sul bacone come
facevo di solito.
Appena i miei amici si accorsero della presenza di Eric e Demetria fu
la prima a dire:
"Demetria: hey non ci presenti il tuo amico?"
"Adam: non ci vuole molto, Eric-Perdenti, Perdenti-Eric...ci voleva
tanto?"
Eric ridendo si alzò e andando verso i miei amici
andò a presentarsi e disse:
"Eric: ah, ma allora è così con tutti, io pensavo
fosse così solo quando ricopre il ruolo sociale di
professore, piacere Eric, lei è?"
Disse stringendo la mano a Ronald, il qual rispose:
"Ronald, piacere mio"
poi indirizzandosi verso Lars disse:
"Eric: piacere mi chiamo Eric"
Lars non strinse la mano ad Eric e disse:
"Lars: p...p...pi...piaaaa....piacere, mi chiamo L...L...Lars"
Io dissi a Eric da lontano che era perplesso di fronte a Lars
"Adam: Fa sempre così"
Eric guardando bene Lars disse:
"Eric: non esser sempre insicuro altrimenti cosa speri di raggiungere
nella vita se ti poni dubbi e sei condizionato dalle tue paure?"
Dopodichè si indirizzo verso Demetria che disse un po'
imbarazzata:
"Demetria: M...Molto piacere Eric, mi chiamo Demetria"
"Eric: il piacere è tutto mio Demetria"
Dalla cucina spuntò fuori in quel momento Eveline che appena
vide Eric disse:
"Eveline: e questo da dove è spuntato?"
Io dissi accendendomi un cigarillos:
"Adam: è un mio amico, professore di psicologia nelle altre
prime dove insegno"
"Eveline: beh signore, molto piacere, il mio nome è Eveline
ma tutti mi chiamano Evi"
"Eric: molto piacere Evi, il mio nome è Eric"
Io ridendo dissi:
"Adam: Evi, ma molto spesso la chiamiamo zoccola"
"Eveline: Adam, non ora!"
Forse dovevo smetterla di presentare nuova gente ai miei compagni del
Bar.
"Adam: ordino un hamburger e un insalata come la solito, da bere dammi
mezzo litro d'acqua"
"Eric: pure io prendo la stessa cosa, tranne per l'acqua, Evi"
Eveline arrossendo disse:
"Eveline: vedrò di fare svelta"
Era chiaro come il sole che Eveline era rimasta affascinata da Eric, ma
non avrei voluto sottolinearlo a Eric, anche perchè pure lui
si era accorto di questo e aveva lo sguardo rivolto verso la porta
della cucina, però lui nego tutto tentando di usare una
frase abbastanza usata da molti:
"Eric: cavoli quella è pazza"
Io invece facendo un tiro del mio cigarillos dissi:
"Adam: si è sempre così" anche se avrei voluto
dire altro.
Arrivati gli Hamburger finalmente si poteva mangiare io cominciai a
mangiare senza esitare mentre Eric era tutto indaffarato a prendere un
fazzoletto e metterselo come bavagliolo.
Boccone dopo boccone stavamo elaborando qualcosa da diric quando mi
venne spontaneo chiedere:
"Adam: senti, dopo al consiglio dei docenti, di cosa si
parlerà che non ho capito?"
Eric mandando giù un boccone di fretta con un sorso d'acqua
disse:
"Eric: solite robe noiose, però da quanto ho capito sto anno
si è messa pure in discussione una cosa piuttosto calda,
cioè se fare le gite o meno"
"Adam: cosa? che diavolo salta in mente a quei pazzi?"
"Eric: non ho ben capito perchè staremo a vedere"
Io invece sbuffando dissi:
"Adam: ecco ora cosa diranno gli studenti di noi professori?"
Demetria che aveva ascoltato tutto disse:
"Demetria: non giudicare se non sai tutta la verità, magari
è un motivo valido che ne sai?"
"Lars: g..g..già Adam"
"Adam: no no, ne sono sicuro è tutta una mossa dei soliti
rivoluzionari di sinistra, no per loro non va bene questo non va bene
quello, santo dio che rompiscatole quelle persone"
Ronald che fino a quel momento se n'era rimasto buono buono in disparte
disse:
"Ronald: approposito Adam, più tardi dovrei andare a trovare
mia figlia, sai ho deciso di farle quel discorso che mi hai consigliato
di dirle un mese fa, mi son deciso oggi è il giorno, mi
offri un passaggio si o no?"
Io che avevo appena ripreso a mordicchiare il mio panino dissi con la
bocca piena
"Adam: va bene!"
Non feci tempo a mandare giù il boccone che Demetria mi
disse:
"Demetria: ora che ci penso anche io avrei bisogno di un passaggio devo
andare ad una cena di lavoro col capo e vari subordinati, la mia
macchina è a riparare mi offri un passaggio vero?"
"Adam: hey ma cosa sono un taxi? è incredibile, i vecchietti
non hanno la patente e scroccano passaggi, questo posso capirlo ma che
impiegate di banca scrocchino passaggi, questo mi puzza di
surrealtà...e vabene...ti offro un passaggio pure a te"
"Lars: A...a..."
Lars non fece in tempo a finire la frase che io dissi:
"Adam: te non ci sali sulla mia macchina, è troppo bella
linda e pinta per farti salire..."
Eveline in quel momento senti la mia frase e se ne uscì
ridendo e disse:
"Eveline: ho visto la tua macchina Adam, l'hai pulita quando l'ultima
volta? prima o dopo la caduta del Muro di Berlino?"
Mentre Eveline stava ridendo sonoramente con tutti gli altri io dissi:
"Adam: no l'ultima volta che l'ho lavata è stata quando
c'è stato un cliente diverso dai soliti, perciò
ancora prima della caduta del Muro di Berlino, o forse era quando hai
preparato un caffè buono? ah no aspetta è stata
l'ultima volta che hai avuto una storia che non si fermasse al sesso,
non mi piace viaggiare troppo nel tempo stiamo per finire negli anni
ottanta...questo non è un bene"
Tutti quanti i miei amici scoppiarono a ridere come dei pazzi, tranne
Eveline ed Eric.
Finito il pranzo andammo a casa mia a prendere la macchina, una volta
saliti uscendo dal Garage Eric che era seduto in parte a me disse:
"Eric: cos'è sta puzza?"
"Adam: non lo so"
"Eric: ricorda molto...hai presente quando schiacci quegli insetti
parenti delle cimice che all'inizio l'odore sembra piacevole
però poi fa schifo"
Io fissandolo a occhi spalancati dissi:
"Adam: cosa stai dicendo?..."
"Eric: niente parti va"
Eravamo in macchina per strada quando Eric mi disse aprendosi in
maniera seria a me:
"Eric: senti, secondo te...dovrei provarci con Eveline?"
"Adam: cosa? stai scherzando?"
"Eric: non lo so, forse è solo un colpo di fulmine ma quella
ragazza, mi affascina per davvero, però io sono un uomo
divorziato, non credo tu possa capire come siamo fatti noi, siamo
indecisi, pieni di paure"
Io mollando un sorriso dissi:
"Adam: senti Eric, onestamente, buttati, Eveline è una preda
abbastanza facile per gli uomini, ma ti conosco, anche se da poco,
quasi come se fossi un amico di vecchia data, ne sono sicuro, col tuo
comportamento l'affascineresti di sicuro, potrebbe essere la tua svolta
esattamente come la sua, buttati, fidati!"
"Eric: grazie Adam..."
Arrivati alla scuola scendemmo dalla macchina e ci incamminammo verso
l'auditorium dove si riunivano tutti i professori.
Una volta entrati scoprimmo di esser tra gli ultimi arrivati e appena
ci accomodammo aveva già iniziato a parlare il preside della
scuola, il signor Jonathan Berry, stava parlando dell'andamento
iniziale della scuola e dei fondi disponibili quest'anno per le
attività extracurricolari da organizzare quali, gruppo
musica, gruppo teatro, e vari concorsi letterari quali "racconti in
classe" un concorso per le classi seconde dove si fanno dei racconti
propri che poi potrebbero venir premiati, e poi il "certamen
lucretianum" cioè un concorso di traduzioni di versioni di
lucrezio, scrittore latino; da quello che stava dicendo potevo dedurre
che sia quando ero adolescente e sia ora, questa scuola con i fondi ci
arrivava giusta giusta ogni anno, una vera fortuna.
Ecco che si cominciò a parlare del discorso gite:
"Berry: Ora, vorrei parlare dell'argomento gite, è venuto
fuori che alcuni professori, come forma di protesta, vogliono abolire
ogni tipo di uscita didattica, vorrei cercare di capirne di
più, qualcuno potrebbe spiegarmi meglio?"
Si alzò un professore, credo un professore di Scienze e
disse:
"Prof: Noi vogliamo fare questa protesta perchè non ne
possiamo più delle condizioni con la quale ci mandano a fare
gite, un tempo venivamo pagati per farlo e quello che spendavamo
durante i pranzi e le cene nelle gite ci venivano ripagati, inoltre ora
siamo pieni di responsabilità: se il ragazzo si ferisce ad
un dito dopo per noi son cavoli amari, se il ragazzo fa il cretino in
camera affacciandosi alla finestra e rischia di cadere è
colpa nostra, noi vogliamo fare questa protesta in modo che gli
studenti agiscano e facciano qualcosa, vogliamo non fare più
gite dando la colpa così al governo e facendo
così muovere le proteste degli studenti che cercheranno di
difendere i loro e i nostri diritti"
Partirono una serie di applausi fragorosi, pure dal preside, alla vista
di quella scena non potei non incazzarmi, e credetemi, ero davvero
infuriato in quel momento.
Il preside disse:
"Berry: credo che la cosa migliore sia metterla ai voti, quin...scusi
non avevo visto la mano alzata, dica pure"
Ero io che tenevo la mano alzata e il preside mi avevo dato la parola,
così mi alzai in piedi e stavo per parlare, Eric che era
vicino a me continuava a dire sottovoce:
"Eric: qualunque cosa tu stia per fare non farla Adam"
e io risposi:
"Adam: no no, ora mi sentono"
Presi fiato, e cominciai a dire:
"Adam: scusate, a tutti i professori che sono d'accordo con questa cosa
avrei una domanda? ma da quale angolo del vostro cervello vi inventate
tali stronzate? Siete fuori con le carte? Insomma fatemi ben capire,
perchè qui non so se ridere o piangere davanti alla vostra
demena, voi volete non fare le gite agli studenti per poi far si che
loro protestino e sperate che poi voi riotterrete la vecchia paga per i
professori che accompagnavano gli studenti in gita? Oddio, ma io non
riesco a capire, ho vissuto per 5 anni in questa scuola quando ero
ragazzo, ho visto molti adolescenti con questa storia delle proteste,
scioperi e altro, però credevo fosse una cosa del tipo:
durerà fino alla fine dell'adolescenza poi si daranno una
regolata e metteranno la testa apposto, e invece no, mi ritrovo insieme
a un gruppo di adulti che sono convinti che la loro protesta
porterà qualcosa di buono; ok ora ascoltatemi attentamente,
nel caso non vi fosse chiaro, al governo non gliene frega assolutamente
niente di questo, se sentiranno questa notizia se ne fregheranno in
maniera spavaldissima, cos'è credete di intimidirli con dei
deficenti pieni di ormoni che non si ricordano nemmeno il loro giorno
di nascita tra un po'? robe da pazzi, questa è solo la
dimostrazione di come questo mondo stia andando a rotoli non solo per i
giovani, ma pure per gli adulti.
Ora tornando all'interno vero e proprio delle gite, perchè
mai, dovremmo rinunciare tutti ad accompagnare gli studenti in gita,
quando c'è qualcuno che vuole anche se non è
pagato, deve farsi i turni di guardia di notte e se uno studente si fa
male rischia la carriera e altri che invece non vogliono, abbiamo
sempre fatto così perchè mai solo ora dovremmo
far così e cambiare tutto; e poi siate onesti, avanti, anche
se otterrete quello che cercherete dopo accompagnerete gli studenti in
gita lo stesso? No semplice, non lo avete fatto ora, non lo
avete fatto prima e non lo farete mai, state solo sprecando idee e
tempo di questa riunione.
Inoltre vorrei ben ricordare che state mandando a scioperare gli
studenti per difendere i vostri diritti? cos'è vi pesa il
culo alzarvi voi e andare voi a scioperare eh? Infine vorrei concludere
dicendo che se non faremo le gite gli studenti non se la prenderanno
con il governo, ma con voi in quanto non capiranno il senso di tutto
questo, perciò non state facendo altro che scavarvi una
fossa senza un motivo logico".
Partirono una serie di applausi al mio discorso, però il
preside disse:
"Berry: Prof.Navarro, veda di moderare i termini, si andrà
per votazione lo stesso"
Io infuriato dissi:
"Adam: preside Berry, cosa vuole votare? visto che c'è
perchè non votate per un suicidio di massa? è un
po' la stessa cosa vista la situazione, vabene voglio proprio vedere
chi è così stupido da votare per abolire le gite"
"Berry: veda di calmarsi, si andrà con la votazione, i
professori hanno fatto partire l'iniziativa e se ne parlerà
con o senza il consenso di un singolo professore, ora si va al voto,
alzi la mano chi è contro l'abolizione delle gite"
Una piccola parte di persone alzò la mano
"Berry: ora voti chi è a favore dell'abolizione delle gite"
A quel punto si alzarono più mani di quelli che erano contro.
"Berry: bene direi una vittoria schiacciante, quest'anno le gite non si
faranno, però ved..."
Io parti ad applaudire fragorosamente e dissi:
"Adam: bravissimi, non vi facevo così idioti, ho viste
scimmie con un criterio di scelta migliore del vostro, in un
esperimento che feci all'università. Prima di votare avete
almeno pensate a quanto si infurieranno con voi le forme di vita
più simili a noi adulti? parlo dei ragazzi di quinta, loro
quest'anno hanno la grande gita, quella della quinta, e ora gliel'avete
tolta, quando vi ritroverete delle uova marce sulle pareti di casa
vostra non venite a piangere da me, e poi le gite sono l'unica
occasione per far apprendere davvero qualcosa agli studenti, se non
l'avete ancora capito, gli studenti non imparano niente standosene
seduti su quelle putride sedie ascoltando i nostri discorsi per ora,
devono girare per capire il mondo, girare il mondo".
Un professore ridendo disse:
"Prof: lei sta mettendo in discussione il metodo di insegnamento
scolastico delle elementari delle medie e delle superiori? ma
è pazzo?"
"Adam: si lo sto mettendo in discussione e non sono pazzo, sono serio,
basta vedere che razza di adulti siete diventati voi per capire che sto
dicendo la cosa più intelligente che le vostri menti abbiano
mai sentito, ah al diavolo me ne vado, sono venuto qui per sentire
qualcosa di intelligente, ma l'unica cosa seria che ho sentito
è stato quello che ha detto all'inizio il preside,
cioè buongiorno a tutti, dopo sono arrivate un sacco di
cazzate, basta me ne vado da questo congresso di idioti"
Me ne andai sotto l'applauso di 2 o 3 professori, Eric invece decise di
rimanere lì.
Appena uscito ero fuori dalla scuola, prima di tornare a casa volevo
sciogiere la tensioni fumandomi un cigarillos, a quel punto
però senti una voce da dietro, e con mia grande sorpresa,
era lei!
"Railey: hei, cosa fai?"
Io mi giari e sorridendole dissi:
"Adam: Railey? ciao, ma quand'è che sei uscita
dall'ospedale? potevi almeno telefonarmi"
"Railey: non ho più il tuo numero, son passato al Bar da
Rinos, credendo tu fossi lì, ma Eveline mi aveva detto che
eri già andato al consiglio dei docenti...cosa vuoi che ti
dica...bel discorsetto, io ci avrei aggiunto qualche idiota di
più"
"Adam: facciamo sarcasmo? comunque credimi nemmeno io ho più
il mio numero di telefono, ormai lo ho cambiato, aspetta, mi porto
sempre dietro un bigliettino nel portafoglio con il mio
nuemro...eccolo, tieni"
Railey guardò il bigliettino e mi disse:
"Railey: un numero semplice, esattamente come il tuo vecchio numero,
hai ancora problemi a memorizzare le cose?"
"Adam: si è una specie di alzheimer precoce, ma te chi sei?"
Scoppiamo entrambi in una lieve risata, finche lei non mi chiese:
"Railey: sei in macchina vero? mi dai uno strappo a casa?"
Io sbuffando fuori il fumo del cigarillos dissi:
"Adam: beh, ok..."
Salimmo in macchina, appena salimmo e chiudemmo le porte, lei subito
disse:
"Railey: wow, solo te potevi tenere la stessa macchina che avevi 20
anni fa; cos'è sta puzza? non mi dirai che qua dentro ti
ubriachi e vomiti, no vero?"
"Adam: divertente, dopo la prigione sono diventato astemio, comunque
non puzza così tanto, puoi dire che ho uno specchietto
attaccato per miracolo, che è piena di graffi che il
paraurti potrebbe cadere da un momento all'altro, ma la puzza...no non
puzza è solo vecchia"
Eravamo per strada, le chiesi dove abitasse e lei rispose:
"Railey: Via Mazzini n°19"
"Adam: credo di aver capito dov'è, non mi dirai che abiti in
quel brutto blocco di appartamenti verso la pasticceria?"
"Railey: si, lasciamo stare va..."
Il viaggio continuava, alla radio trasmettevano le solite canzoni da
quattro soldi, così decisi di spegnerla, una votla spenta
Railey mi chiese:
"Railey: io mi ricordavo che te volevi diventare psicologo o
psicoterapeuta e lavorare negli ospedali, o aprire uno studio privato,
come mai sei finito con l'insegnare?"
"Adam: beh diciamo che a ognuno vengono date delle
possibilità per realizzare i prorpri sogni, io ho perso due
occasioni nella mia vita, e dopo aver perso la musica e il lavoro come
psicologo, mi son ritrovato a fare da insegnante, il mio terzo sogno"
"Railey: capisco..."
Arrivati in Via Mazzini, lei mi disse:
"Railey: fermati pure qua, ci vediamo Adam"
"Adam: ci vediamo Railey"
Lei scese la e appena scese chiuse la porta, stavo per ripartire quando
lei, battè sul finestrino con la mano e io tirandolo
giù dissi:
"Adam: dimmi?"
Railey si grattò la testa e un po' imbarazzata mi disse:
"Railey: ti...ti ricordi quando in ospedale mi invitasti a mangiare
qualcosa quando sarei usc..."
Io bloccandola dissi:
"Adam: da me Sabato sera alle 20?"
"Railey: sarebbe perfetto" disse mostrandomi un sorriso gigantesco,
mentre abbassava la testa e si rimetteva apposto un ciuffo fuori posto"
"Adam: allora...a Sabato, abito in v..."
"Railey: lo so dove abiti, me l'ha detto Eveline quando ero venuto a
cercarti prima, 3 piano giusto?"
"Adam: s..si!"
"Railey: bene, ciao"
"Adam: ciao"
Non ci potevo credere, avevo un appuntamento con Railey, ma, almeno era
un appuntamento quello che voleva? l'importante infondo era che dopo
anni e anni, qualcosa tra di noi forse c'era ancora
Ormai si era fatta sera, ero andato al Bar da Rinos, per accompagnare
in macchina Ronald e Demetria nei luoghi dove dovevano andare.
Entrato nel Bar fui accolto quasi come un messia
"Ronald: oh, eccolo qua, finalmente sei arrivato eh?"
"Demetria: benissimo è qua, ormai quasi non ci speravo
più"
Io guardandoli dissi:
"Adam: ma volete un passaggio per dove? quasi quasi vi abbandono in
campagna fuori città se non fosse che sono una persona di
sani principi, ora andiamo"
Stavo per uscire quando venne Eveline correndo e disse:
"Eveline: aspetta ho bisogno anche io di un passaggio, ti prego Adam
non dirmi di no!"
Io la guardai, Eveline era vesitata con il suo vestito migliore, un
bell'abito rosso da sera con gonna lunga e scarpe tacco 12, i capelli
invece legati dietro con una coda che lasciava due ciuffetti ai lati
del viso, era carina bisognava ammetterlo, ma quando aveva questo
vestito c'era qualcosa sotto e io dissi:
"Adam: hey devo accompgnarti per caso in tangenziale?"
"Eveline: spiritoso, si da il caso abbia un appuntamento stasera, con
un ragazzo davvero gentile"
In quel momento ci rimasi male, in quanto sapevo che Eric ci voleva
provare con Eveline, ma se ora ha il ragazzo come poteva sperare di
avere delle chance con Eveline, anche se però sarebbe
bastato aspettare forse un mese conoscendola.
"Adam: ok dai ti do un passaggio"
Stavamo salendo in macchina, Eveline aveva appena chiuso il Bar.
Eravamo dentro la macchina, Ronald era seduto affianco a me, mentre
Demetria ed Eveline avevano scelto i posti dietro.
Ronald appena entro nella mia macchina disse:
"Ronald: hey che strano odore, mi ricorda quando dimenticai fuori dal
balcone il formaggio"
"Demetria: a me ricorda quando cambiavo il pannolino a mio nipote"
"Eveline: a me ric..."
Io invece con tono arrabbiato dissi:
"Adam: hey smettiamola ora prima che qualcuno si faccia male...ma
cos'è vi siete messi d'accordo per caso?"
Avevo messo in moto la macchina e in quel momento passò Lars
che bussava al mio finestrino, io calai il finestrino e Lars subito mi
disse:
"Lars: A...Adam, devo anda...anda...andare fino alla cas...cas...casa
di riposo, oggi è il com..compleanno di mia m...madre"
Io lo guardai bene in faccia e dissi:
"Adam: ti auguro una buona passeggiata allora..."
Così Ingranai la prima e me ne andai via di fretta da
lì.
Durante il viaggio Ronald, Eveline e Demetria si erano messi a parlare
di fatti loro, parlavano di qualcosa che non capivo bene in quel
momento, io non volevo intromettermi quando Ronald disse:
"Ronald: hey Adam, te cosa ne pensi?"
"Adam: su cosa scusa?"
"Ronald: sul nucleare, sai ultimamente è molto messo in
discussione questo fatto, te che ne pensi?"
In un primo momento non risposi in quanto davanti a me c'era un auto
che andava lentissima e non potevo sorpassarla e subito suonando il
clacson, mi sporsi dal finestrino e urlai:
"Adam: e allora? ci vogliamo muovere?"
Eveline subito disse con tono un po' sorpreso dal mio atteggimento:
"Eveline: ma Adam, quella è un ambulanza..."
"Adam: Hey, non ha le sirene accese quindi non è un
emergenza e anche se ci fosse dentro magari un morto o un ferito non
vuol dire che se la sua vita è finita deve rallentare la mia"
Dopo un attimo di silenzio e qualche incrocio passato Ronald mi disse:
"Ronald: allora vuoi partecipare anche te alla nostra discussione si o
no? cosa ne pensi del nucleare?"
"Adam: wow non avrei mai creduto che la mia auto potesse assomigliare a
uno di quei salotti austriaci, cos'è volete anche un
tè?"
"Eveline: non voglio sapere con quale pezzo della tua macchina lo
faresti il tè"
Gli altri scoppiarono a ridere:
"Adam: di sicuro con il sedile dove stai seduta te, così la
smetti di rompermi una buona volta"
In quel momento arrivammo a casa della figlia di Ronald e allora dissi:
"Adam: bene vecchio questa è la tua fermata giusto?"
"Ronald: si grazie Adam, comunque che ne pen..."
"Adam: ho detto ci vediamo, ora vai dai...ciao"
Appena Ronald scese io ripartii subito verso il ristorante dove cenava
Demetria.
"Demetria: perchè non vuoi anche te discutere con noi, sulle
energie rinnovabili e il nucleare?"
"Adam: ti svelo un segreto: io ho fatto l'errore di avere un telefono
fisso in casa, e ogni giorno vengo bombardato da sondaggi, e come se
non bastasse ricevo posta, e su cosa? conventi su perchè si
all'eolico, si al nucleare si al fotovolatico, mi sono rotto le balle,
questo paese potrebbe andare avanti come energia bruciando gli scassa
palle che perdono tempo con queste cose senza arrivare mai ad una
conclusione concreta basta su dati reali invece no, loro si basano sui
se...forse...se...parlo di gente noiosa"
"Eveline: quindi te potresti alimentare il mio forno e la mia TV?"
"Adam: Non so a cosa ti serva un forno tanto la tua cucina fa schifo,
comunque guarda che la campagna non è molto lontana...."
"Eveline: ok sto zitta..."
Alla fine arrivamo al ristorante dove Demetria andava a cenare con il
capo, una volta ripartiti eravamo solo io ed Eveline rimasti in
macchina, mancava pure poco al ristorante dove andava a mangiare lei.
"Eveline: Adam, perchè sei sempre così?"
"Adam: così come scusa?"
"Eveline: sei sempre odioso con tutti, persino con i tuoi amici, cosa
ti è successo?"
Io fermandomi all'ultimo semaforo rimasto prima del ristorante dissi
frenando e poi sbuffando:
"Adam: senti Eveline, immagino che la tua vita non sia stata normale,
di sicuro hai avuto anche te brutti momenti e bei momenti, ma credimi
se potessi conoscere la mia vita per intero capiresti che di 40 anni ne
sono stato felice solo per 4, tutti gli altri ero una persona triste,
malinconica, odiata da molti, non molto diverso da oggi, persino alle
elementari ero così, beh di sicuro più allegro,
però mi odiavano in molti e avevo questo carattere scontroso
e poi c'è di mezzo pure mio padre e molte altre cose...."
Il semaforo tornò verde, ripartimmo verso il ristorante, mi
fermai, lei scese e mi disse:
"Eveline: credo di capirti meglio ora..."
E se ne andò sbattendo la porta, io non parti subito rimasi
un secondo in macchina a pensare e a ricordare la mia vita passata, e
cosa ne avevo concluso da quei pochi secondi? le stesse cose di ogni
giorno.
Guardando lo specchietto retrovisore, vidi Eveline entrare dentro il
ristorante con il ragazzo che l'ha invitata a cena, ed era Eric questo
ragazzo.
Io prendendo un cigarillos e accendendolo dissi tra me e me:
"Adam: bella mossa Eric, davvero bella mossa!"
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Capitolo 8 *** CAPITOLO 8: Mai Fare Favori, Mai! ***
CAPITOLO 8: Mai Fare Favori, Mai!
Era Venerdì, mancava 1 ora alla fine della scuola e sia io
che Railey che Eric avevamo ora buca, quindi stavamo facendo come ogni
venerdì, passavamo il tempo in sala insegnanti a
chiaccherare, correggere compiti, e preparare lezioni per la volta
successiva, ogni tanto ci facevamo pure una partita a scacchi, ma solo
quando il preside e il vice preside se n'erano andati, altrimenti se ci
beccavano avrebbero cominciato con delle lamentele quasi infinite.
In questo caso eravamo io ed Eric che stavamo preparando la lezione,
mentre Railey era indaffarata a correggere i compiti di matematica.
"Eric: hey Adam, la vuoi sapere una cosa?"
Io mentre stavo sottolineando l'ultima parte del 2°capitolo del
libro e trascrivendo delle nozioni su un block notes dissi:
"Adam: dimmi tutto"
"Eric: beh ti ricordi ieri quando mi dissi che infondo forse dovevo
veramente provarci con Eveline?"
Io fingendo interesse, non tanto perchè mi infastidisse ma
perchè sapevo già dove stava mirando, dissi:
"Adam: si non vorrai dirmi che..."
Eric mi interruppe subito e disse:
"Eric: esatto l'ho invitata, le ho dato appuntamento ieri sera al
ristorante dietro l'ufficio postale, hai presente quello che hanno
aperto il mese scorso? bene e li abbiamo mangiato, chiaccherato e riso
davvero molto, è stato un appuntamento davvero bello ma
c'è di più..."
Io però a quel punto diventando davvero interessato domandai
con un po' di irruenza:
"Adam: Cosa non vorrai dirmi che te la sei portata a letto dopo il
primo appuntamento?!"
Eric subito rispose discolpandosi:
"Eric: no no, ma sei fuori? qualcosa di meglio...anzi...non so se
è veramente meglio del sesso, comunque ci siamo dati un
altro appuntamento"
Io a quel punto dissi:
"Adam: ma...è fantastico, finalmente torni in carreggiata,
scommetto che la tua ex moglie si starà rodendo il fegato,
quella stronza"
"Eric: puoi giurarci, nel prossimo assegno per pagare gli alimenti le
scriverò qualcosa che la farà rodere ancora di
più"
A quel punto scoppiamo entrambi in una risata abbastanza fragorosa
finchè Railey non ci interruppe dicendo:
"Railey: perchè voi maschi dovete sempre esibre ai vostri
simili le vostre conquiste?"
Eric disse:
"Eric: perchè se non abbiamo vanterie di cosa viviamo?"
"Adam: non guardare me, non vivo di vanterie, l'unico che si stava
vantando qua sei tu"
Eric un po' innvervosito disse:
"Eric: ipocrita, la settimana scorsa mi hai sfottuto per mezz'ora con
la storia del gatto che salvasti quando eri piccolo"
Io innervosito quanto Eric dissi:
"Adam: non era una vanteria era un semplice racconto, e poi avevi
cominciato te quando mi hai chiesto ridendo, se con tutto l'odio che
provo verso il genere umano avessi mai salvato qualcuno, e io ti ho
risposto di si, un gatto e ti ho raccontato la storia, è
diverso Eric"
Eric a braccia conserte subito mi rispose lanciandomi un occhiataccia:
"Eric: allora nemmeno la mia era una vanteria ma un semplice racconto,
non faccio mai vanterie come vedi..."
"Adam: lo ho detto prima e lo ripeto, nemmeno io faccio vanterie"
Railey ci interruppe dicendo:
"Railey: wow, avete persino vanterie sul non fare vanterie..."
A quel punto la campanella suonò e subito raccogliemmo le
nostre cose e ce ne andammo.
Appena fuori io stavo camminando verso casa insieme a Railey, quando
lei mi chiese:
"Railey: Adam, toglimi una curiosità, sai quando Eric ha
detto che tu li hai consigliato di chiedere ad Eveline di uscire mi
è venuta spontanea una domanda: ma per davvero in tutti gli
anni non hai più frequentato una donna"
Io tra me e me mi dissi: "No Railey stavi andando così bene,
brutta stronza lo hai fatto apposta vero? non si fanno mai domande
sulle ex se non per fare una trappola, calma Adam, sai cosa fare"
"Adam: no, per davvero nessuna, ho avuto troppo da fare per pensare al
gentilsesso, sai appena uscito dalla prigione avevo 27 anni,
mi son messo subito all'opera per ricostruire la mia vita, ho fatto 4
anni di psicologia, un corso di specializzazione di 2 anni, e cosi sono
arrivato a 33 anni, da li poi ho passato 6 anni della mia vita in una
scuola elementare come psicologo, uno schifo, e solo quest'anno ho
cominciato a insegnare psicologia alle superiori, e indovina un po'?
niente di niente riguardo quel posto come psicologo in un ospdale,
all'inferno!"
Railey annuì dicendo:
"Railey: capisco, bella sfiga..."
Io invece in quel momento mi accorsi che nemmeno io sapevo realmente
cosa aveva fatto in quegli anni lì:
"Adam: piuttosto tu che hai fatto dopo il brut...quando sono finito in
prigione"
"Railey: beh, dopo che tu finisti in prigione passai un'anno a
continuare a fare il solito lavoro e vivevo sempre nella nostra vecchia
stanza alla Sunflower, poi ho cominciato a studiare matematica
all'università, e così alla fine a 27 anni mi son
laureata e nello stesso anno hanno...beh lo sai, demolito la
Sunflower...quindi io son andata a vivere a Peronedo, mentre Yukata
è tornato in giappone, Ronald ha comprato un
appartamento nello stesso condominio dove vivi tu, invece degli altri
non ho più avuto notizie, così io a Peronedo, ho
cominciato a insegnare alle medie matematica, poi l'anno scorso si
è liberato un posto a Selice e ho subito colto l'occasione
per ritornarci, e quindi eccomi qua"
Rimasi sorpreso dal tutto, e dissi una cosa che a Railey non avevo mai
avuto l'occasione di dire negli ultimi anni e tutto rattristato dissi:
"Adam: ah già approposito, ti chiedo perdono per non aver
firmato pure io quel foglio, cavolo se l'avessi firmato la Sunflower
sarebbe ancora in piedi, è tutta colpa mia"
Railey mi appoggiò una mano sulla spalla e mi disse:
"Railey: non fartene una colpa, posso capirti se non l'hai fatto, sta
tranquillo nessuno ce l'ha con te, ti abbiamo perdonato praticamente
subito, credimi eravamo tutti arrabbiati alla tua decisione di non
firmare ma ci passò dopo 1 settimana"
"Adam: grazie"
Questa storia interessante ve la racconterò, in pratica il
comune aveva deciso di far abbattare la Sunflower, ma prima serviva il
conseso dei propietari e degli inqulini, così il comune fece
un'offerta la scelta era tra, o far restar in piedi la Sunflower oppure
dar il consenso per abbatterla, non firmando il foglio, ricevendo
così un appartamento bilocale in centro e 1 milione delle
vecchie lire, alla fine tutti i gli inquilini firmarono il foglio
tranne io che arrabbiato ancora con loro decisi invece di non firmare,
se non c'era la firma di tutti la casa veniva abbattuta, chi aveva
firmato il foglio non avrebbe ricevuto l'appartamento anche se la
Sunflower veniva distrutta, e Ronald mi raccontò quando
uscii di prigione che Eris sopra il luogo dove la casa era stata
abbattuta ancora prima che ci costruissero un nuovo blocco di
appartamenti aveva scavato una buca e aveva sotterrato nel fondo un
album di foto con molti ricordi della Sunflower, ma nessuno ha ancora
trovato questo libro, nemmeno gli architetti quando costruirono il
garage e dissodarono mezzo terreno.
A quel punto al penultimo incrocio prima di arrivare al Bar da Rinos
incontrai Demetria, e nello stesso incrocio Railey girava a destra per
andare verso casa sua, mentre Demetria veniva da sinistra, era un
incrocio strano visto sotto questo punto di vista, esce una donna e ne
entra un'altra...
"Demetria: Heilà Adam"
"Adam: ciao Demetria"
In quel momento ero ancora perso nei ricordi della Sunflower, Demetria
mi vedeva un po' giù, ma ricordandosi dell'ultima volta che
mi vide così per strada, non fece domande ricadendo nello
stesso errore, ma preferì raccontarmi qualcosa tanto per
chiaccherare
"Demetria: com'è stata la tua giornata?"
"Adam: leggera direi, te invece?"
"Demetria: tutto bene..."
Demetria mi stava guardando con un aria molto allegra, almeno
così sembrava, io guardandola bene dissi con tono davvero
piatto:
"Adam: ma...stai sudando, e cos'è quell'sorriso
così sghembo?"
Demetria accasciandosi e ingobbendosi disse con tono depresso:
"Demetria: mi hanno licenziata..."
"Adam: cosa? e come è successo?"
"Demetria: Dicono che abbia rubato del denaro dal conto di un cliente,
ma io continuo a ripetere che non c'entro niente con questo, io non ho
mai avuto accesso ai conti degli altri, sono solo una segretaria,
è accaduto sicuramente, perchè il mio capo ci
prova con me da tempo e il giorno della cena fuori dal locale ha
tentato di baciarmi e io li ho dato uno schiaffo"
Io abbastanza scosso presi le parti di Demetria e dissi:
"Adam: devi citarlo in tribunale questo è abuso di potere e
false accuse"
"Demetria: no non posso citarlo in tribunale ha una schiera di avvocati
incredibili quell'uomo, ti prego parlaci tu Adam!"
Io ridendo dissi:
"Adam: io? sei fuori di testa, perchè devo farlo io?"
"Demetria: sei l'unico che può convincere il mio capo!"
"Adam: senti, ora cerca di ragionare, io che vado dal tuo capo a
parlare di te? vuoi che mi rovini la reputazione? e poi non mi
darà ascolto è sarebbe una scena patetica andiamo
non sono mica tua mamma, cos'è il professore ti ha dato uno
schiaffo e vai a piangere dalla mamma e ti aspetti che lei subito
scatti in piedi e vada a menar accuse a destra e manca verso la scuola?
no signora io non ci parlo col tuo capo e non ci andrò per
nessun motivo"
Demetria a quel punto disse quasi in un impeto di disperazione:
"Demetria: ti offrirò una cena!"
Io sarcasticamente risposi
"Adam: capirai..."
Ma lei mentre me ne stavo per andare mi afferrò per il polso
e disse:
"Demetria: all ristorante il Terzo Senso!"
Io improvvisamente rimasi paralizzato e dissi:
"Adam: al Terzo Senso?...li fanno la migliore bistecca della
città, mangiare una bistecca lì è come
faro sesso...vabene vedrò cosa posso fare"
"Demetria: perfetto, allora ci andrai domani?"
"Adam: si promesso!"
Detto quello Demetrai salto dalla gioia e come una ragazzina
adolescente fece un salto e mi saltò addosso abbraciandomi
forte e mentre diceva a ripetizione come se si fosse inceppata la frase
"Demetria: Grazie, Grazie, Grazie" io scortesemente come sempre risposi
"Adam: oddio quando voi donne fate così siete peggio dei
polipi, eddai, togliti Demetria è imbarazzante!"
"Demetria: vedrai sarà facile basta che ti fingerai mio
marito e subito al mio capo li verrà la pelle d'oca!"
"Adam: ok ok, ho capito, ma ora molla la presa, andiamo al bar, ho
fame!"
Arrivati al Bar da Rinos io e Demetria salutammo tutti quanti, quel
giorno c'erano davvero tutti, e nel mentre io entrai, a uscire era un
Eric dalla faccia molto soddisfatto che vedendomi mi si
avvicinò e guardandomi in faccia tutto allegro e pimpante mi
diede due schiaffettini leggeri e amichevoli sulla faccia e mi disse:
"Eric: come va, pirla!" e se ne uscì ridendo sotto un mio
sguardo davvero molto storto.
Mi sedetti su una sedia e dissi guardando Eveline:
"Adam: ecco brava, hai visto cosa hai fatto? lo hai già reso
un cretino, cos'è li hai messo qualcosa nel cibo?"
"Eveline: sta zitto, lui a differenza tua è un vero
gentiluomo!"
"Adam: cosa vorresti dire? che non ho speranze con te? beh ti
dirò io non ho speranze con te, vero, ma tu non hai speranze
nemmeno nei tuoi sogni con me e nemmeno nelle tue fantasticherie"
Gli altri scoppiarono a ridere mentre Eveline offesa disse, cercando
una scappatoia dalla mia battuta:
"Eveline: un hamburger un insalata e mezzo litro d'acqua in arrivo,
stronzo!"
E mentre mi accendevo un cigarillos sussurai tra me e me
"Adam: wow se per avere il pranzo subito bastasse offenderla sai quanti
pranzi ci rimedierei in un ora?"
Kirk subito mi disse approfittandone del momento di silenzio che si era
formato
"Kirk: senti, io questo sabato, avrei bisogno che tu vada al negozio di
strumenti a ritirare la mia chitarra, la ho portata a farla aggiustare,
e mi serve per un concerto dove mi hanno invitato a suonare un paio di
pezzi, sono dei miei vecchi amici, io non faccio in tempo ad andare a
ritirarla, quindi mi chiedo se potevi prendermela e lasciarla davanti
alla porta di casa mia"
Io credendo che fosse una cosa molto semplice da fare, infatti lo era,
dissi:
"Adam: eh? si ok non c'è nessun problema, per che ora ti
serve?"
"Kirk. per le 20.00 fammela trovare sulla porta, grazie!"
"Adam: sarà fatto!"
A quel punto visto che tutti avevano notato la mia strana gentilezza ne
approfittarono e il primo a farlo fu Lars:
"Lars: s...senti Adam, io oggi e domani d...devo a...a...a...andare via
m...ma mia sorella mi ha d....dato da bad...ba....badare a mia
n...ni...n...nipotina, potresti f...fa...farlo te ti...p..prego, ti
pagherò!"
E io sorridendo dissi:
"Adam: ah parliamo di soldi eh? sentiamo quanto offri?"
"Lars: c...c...cento!"
Io ridendo dissi:
"Adam: da quando sai trattare così bene gli affari con la
gente, accetto solo perchè mi sento in vena"
"Lars: p...perfetto allora t...te...te la porto q...qu...questo
pomeriggio....ok?"
"Adam: si passa pure da me e lasciami la mocciosa"
"Ronald: oggi sei strano Adam, successo qualcosa di interessante"
"Adam: no è un giorno schifoso come gli altri con gente
schifosa"
Ronald ridendo disse:
"Ronald: si è un giorno normale si vede!"
Eveline se nè uscì con i due piatti in mano e
mentre me li diede disse:
"Eveline: chissà perchè il tuo mondo si ferma
sempre tra la scuola e casa tua!"
"Adam: mangio da te solo perchè costi poco, appena
troverò un bar più economico cambierò
posto!"
"Eveline: allora alzerò i prezzi!"
Io fermandomi e spegnendo il cigarillos per poter mangiare dissi
"Adam: lo sai che non si mangia mica tanto male qua?"
Dopo poco che cominciai a mangiare tutti se ne andarono visto che
avevano già finito, tranne Demetria che invece fu colta da
un bisogno urgente e corse in bagno e io dissi subito fermando Demetria:
"Adam: guarda che l'ufficio d'igente ha detto che quel luogo
è radioattivo dallo schifo che fa"
Eveline con il canovaccio mi diede una frustata leggera e disse:
"Eveline: smettila Adam!"
"Adam: ok ok, scusa..."
Dopo un attimo di silenzio, però Eveline con tono dolce mi
disse:
"Eveline: senti Adam, mi faresti un favore?"
e io disperato buttando la forchetta sul piatto dissi:
"Adam: no, no non anche te oddio cosa avete oggi, siete tutti come dei
bambinoni che chiedono aiuto alla mamma, oddio state entrando in una
fase regressiva o è uno scherzo vostro?"
"Eveline: non puoi dire solo si o no?"
"Adam: ok ok, dai dimmi..."
Eveline tutta sorridente si diede una rapida sistemata ai capelli e con
occhioni dolci mi guardò e disse:
"Eveline: ti ricordi il tizio che mi hai presentato ieri? Eric"
"Adam: si?"
"Eveline: ecco vedi io e lui quella sera che ti chiesi un passaggio
siamo usciti ed è stata la miglior serata della mia vita sai
prima abbiamo ord..."
Io interrompendo con un sonorò e ironico "bla bla bla" dissi
con tono serio:
"Adam: arriva al punto!"
"Eveline: sono troppo nervosa per chiederli un altro appuntamento
potresti farlo tu da parte mia?"
"Adam: oh certo certo, ma dimmi, vuoi anche che venga a cena con voi e
che ti suggerisca parole romantiche e quando andrete a letto ti
consigli pure le migliori posizioni del Kamasutra?"
Eveline disse:
"Eveline: ok ok lo prendo come un no, però non credere te lo
avrei fatto fare gratis!"
Io ridendo tra me e me dissi:
"Adam: e cosa puoi offrirmi una botta e via come hai fatto con mezza
Selice?"
Eveline ignorando l'offesa disse:
"Eveline: una settimana di pasti gratis!"
"Adam: è come avvelenarsi...ma accetto!"
io ed Eveline ci stringemmo la mano per sigillare il patto e in quel
momento uscì Demetria che disse:
"Demetria: Eveline hai mai pensato che la gente a leggere sulla porta
Man e vedere la figura di un omino con la gonna, potrebbero
confondersi?"
"Eveline: no veramente qualcuno tempo fa mi ha fatto uno scherzo e ha
scambiato le figure degli omini sulle porte"
"Demetria: quindi io sono entrato nel..."
E io dissi:
"Adam: esatto...Demetrio...".
Era pieno pomeriggio io ero ormai a casa buono buono, nel pomeriggio ho
avuto un'altra interruzione da parte di uno dei vicini di porta che
siccome era via tutto il giorno dovevo dare da annaffiare alle sue
piante preziose, erano di quelle che pianti che se non le innaffi per
un giorno rischiano di morire, e così mi son ritrovato un
altro seccatore, stavo per sbatterli la porta in faccia ma lui mi
ricordò di quel favore che mi fece molto tempo fa, quindi
dovetti accettare senza discutere.
Tra qualche minuto sarebbe arrivato Lars con i due marmocchi,
così ebbi il tempo giusto giusto per finire di scrivere la
lista per la spesa per domani siccome dovevo andare a prendere qualcosa
da far da mangiare per la cena di domani, ricordo per chi se lo fosse
dimenticato che ho un appuntamento con Railey, o una cena...dipende
tutto da come lei lo considera, ma a dire il vero nemmeno io lo
consideravo come un vero e proprio appuntamento, oserei dire che sono
confuso, davvero confuso.
A quel punto sentii bussare, aperta la porta vidi una bambina davvero
euforica subito correre per casa saltellando e Lars con voce molto
smorta disse:
"Lars: Sere....Serena, f...fa piano! s...se...se fai arrabbiare
A...Adam, do...do...dopo lo dico a tua ma...madre!"
"Adam: tranquillo Lars, ho lavorato alle elementari so come trattare i
bambini"
"Lars: g...grazie Adam, la passo a prendere dom...domani se...sera
alle...20.00, c...ciao!"
"Adam: si si, ciao"
Chiusa la porta ci fu un attimo di silenzio e scambio di sguardi tra me
e la bambina di nome Serena io subito avvicinandomi a lei, trasformai
il mio solito broncio in un falso sorriso quasi gentile, cosa che mi
veniva quasi innaturale e piegandomi quasi toccando terra con il
sedere, dissi:
"Adam: allora, piccola come ti chiami?"
e la piccola che teneva un orsacchiotto in mano mi disse molto
scortesemente:
"Serena: ma lei è scemo o cosa? mio zio le ha già
detto che mi chiamo Serena" io sorridendo e ignorando l'offesa dissi:
"Adam: vero vero, quanti anni hai?"
"Serena: sei!"
"Adam: allora sai leggere vero?"
"Serena: si"
Rialzandomi un po' a fatica dissi alla bambina:
"Adam: bene allora ti va di leggere questo libro di favole?"
Dissi cercando nella libreria un vecchio libro di favole per poter
intrattenere la bambina e una volta trovato disse:
"Serena: ho detto che so leggere, non che voglio leggere"
Infastidito in quanto mi aveva fatto perder tempo a cercarle il libro
forzando la mia schiena già malandata di suo dissi:
"Adam: e dimmi, cosa ti va di fare?"
"Serena: voglio guardare la TV..."
"Adam: ma a quest'ora non f..."
Serena mi interruppe ed alzando la voce disse:
"Serena: voglio guardare la TV!"
"Adam: ok ok, il telecomando è la, accomodati"
Quella bambina era permalosa e viziata come poche di sicuro
avrà dei genitori incapaci di educare una bambina a dovere,
se conoscessi la madre saprei bene cosa dirle e non sarebbero parole
gentili.
Le ore passarono e arrivati alla cena preparai l'unica cosa che avevo
in casa, bistecche e dopo averle cucinate e messe a tavola dissi alla
piccola Serena che aveva una faccia strana alla vista di quelle
bistecche:
"Adam: buon appettito allora"
"Serena: sono vegetariana io!"
E io sul punto di incavolarmi dissi:
"Adam: vegetariana a 6 anni...certo che però potevi dirmelo
prima di cucinare le bistecche"
"Serena: voglio la pizza!"
Io dovetti sottomettermi al suo volere, infondo era solo per un giorno,
non volevo scatenare conflitti mondiali tra me e la famiglia di Lars,
perciò volevo accontentare la bambina e fare il suo gioco
anche se questo andava contro ogni cosa che ho studiato di pedagogia,
però era anche vero che l'educazione spetta ai genitori, non
ad altri...maledetti i suoi genitori!
"Adam: ok ok, ordino una pizza".
Dopo 30 minuti non era ancora arrivata e io che ero a tavola che avevo
finito le bistecche, ero li che sorseggiando acqua aspettavo che
arrivasse la pizza, nel mentre Serena aveva cominciato a saltarmi sul
divano e la sua voce che sprizzava gioia da tutti i pori riecheggiava
per la casa e io ormai sul punto di arrendermi a tutto questo dissi con
un tono tra l'arrabbiato e il calmo:
"Adam: hey, hey, scendi dal divano!"
"Serena: uffa...io ho fame"
"Adam: saltare sul divano non farà arrivare prima le pizze"
Serena per sfidarmi continuò a saltare sul divano, stavo per
alzarmi in piedi e andare a tirarla giù dal divano di forza,
ma fui fermato dal campanello, erano arrivate le pizze; subito la
bambina disse:
"Serena: hai visto, ho saltato e sono arrivate,hai visto? hai visto?!"
"Adam: sta zitta..."
Aperta la porta notai che c'era un uomo, credo di origini indionesiane,
con una pizza in mano, subito me la consegnò e in tutta
risposta allungò la mano per chiedermi i soldi; tirai fuori
il portafoglio e dandogli 6 euro e 50 centesimi li feci gesto di
andarsene, lui però in tutta risposta disse:
"Ragazzo delle consegne: Come? Niente Mancia?"
e io ironicamente dissi:
"Adam: se dovessi darti la mancia in base al tempo che ci hai impiegato
allora dovresti darmi tu dei soldi...vattene!"
Subito il ragazzo offeso se ne andò dicendo:
"Ragazzo delle consegne: Bajingan!"
e io arrabbiato urlai mettendo la testa fuori dalla porta e facendo
sentire la mia voce rabbiosa per tutto il corridoio
"Adam: hey gyarda che per due anni ho avuto un compagno indonesiano
all'università, stronzo sarà tuo fratello!"
Sbattendo la porta tornai dentro e poggiando la pizza sul tavolo dissi:
"Adam: ecco la tua pizza Serena"
Subito la bimba tutta contenta si sedette a tavola composta e
silenziosa, cominciando a mangiare.
Io mi misi a preparare la lezione di psicologia per il giorno dopo,
mentre stavo scrivendo degli appunti finali sulla frustrazione e le sue
cause interiori ed esteriori, fui bloccato da un rumore fastidioso,
Serena stava masticando con la bocca aperta e io restitetti per un po',
ma quel rumore continuava e continuava era peggio delle zanzare nelle
calde notti d'estate, già in quelle notti ti è
difficile dormire a causa del caldo, persino dormire con la testa sul
cuscino ti fa caldo e per di più ti arrivano queste zanzare
a romperti, diciamo che la sensazione che provavo in quel momento era
molto simile, solo che non potevo schiacciare Serena come fosse una
zanzara.
"Adam: mastica con la bocca chiusa..."
In tutta risposta la bambina cercò di fare ancora
più rumore e io stufato dissi:
"Adam: se fai la brava dopo ti offrò una caramella dal
vassoio che ho in salotto"
e la bambina ridendo disse:
"Serena: mi sono già servita!" e dalla tasca tirò
fuori quattro caramelle e io dissi:
"Adam: ottimo perchè sono scadute!"
"Serena: tanto non le ho mangiate"
"Adam: male..."
La bambina nonsotante tutto mangiò in silenzio senza far
più rumore, fino a quando una volta finito prese posizione
tuffandosi sul divano e senza dire niente accese la TV e
guardò il programma che più le andava a genio, io
e lei rimanemmo in silenzio tutta la sera ignorandoci,
finchè guardando l'ora notai che erano le 21.40 e dissi:
"Adam: dai è ora di andare a letto Serena"
Grazie al cielo almeno li decise di esser ubbidiente e subito scendendo
dal divano andò in bagno a lavarsi i denti, mentre io
intanto preparavo il letto per lei, io invece quella sera andai a
dormire sul divano; Serena arrivata in camera con il suo pigiama si
buttò sul letto, io le rimboccai le coperte ma lei
appoggiando la testa sul cuscino e annusando mezzo letto disse:
"Serena: che puzza!"
"Adam: scendi dal letto un secondo..." Appena scese presi il cuscino,
lo girai dall'altro lato, poi tirando la coperta dall'altro lato del
letto, chiesi a Serena che mi guardava stranita:
"Adam: ti piace l'Arancia?"
"Serena: si moltissimo!"
A quel punto presi una vecchia boccetta di profumo per casa al gusto di
Arancia e la spruzzai su mezzo letto, e anche sul cuscino
"Adam: ecco, sotto le coperte ora che è tardi"
Subito Serena si buttò sul letto e le rimboccai di nuovo le
coperte, stavolta disse:
"Serena: che buon odore"
"Adam: notte Serena"
"Serena: notte signor.Navarro"
Me ne andai dalla stanza spegnendo la luce e andai in salotto dove mi
ero sistemato con un cuscino e una coperta da quattro soldi sul divano.
Stavo per prendere sonno e mentre stavo per farlo mi venne da pensare a
come fosse difficile fare il genitore e a quel punto mi
vennerò delle strane fantasie su me e Railey genitori, smisi
subito di pensarci prima di cominciare a delirare e dopo pochi istanti
presi sonno.
La mattina dopo mi alzai presto, non è che mi svegliai
presto, ma venni svegliato da Serena che si era alzata presto, a dire
il vero erano le 3.50 di mattina, si era svegliata perchè
aveva paura a dormire da sola e aveva fatto un incubo era venuta da me
piangendo e mi disse singhiozzante:
"Serena: signor...signor Navarro...ho paura, posso...posso dormire con
lei?"
Io sul punto di una crisi nervosa alzai la coperta fingendomi buono e
comprensivo e dissi:
"Adam: forza vieni qua"
A quel punto Serena si mise vicino a me, stringendo forse il suo
orsacchiotto e poggiando la testa sul cuscino cercò di
prendere sonno; io cercavo di tenermi distante da lei, cercavo di non
avere un contatto fisico ma il divano stretto lo rendeva impossibile,
ad un certo punto però Serena prese il mio braccio e lo fece
passare davanti a lei, come per sentirsi protetta e a quel punto disse:
"Serena: grazie signor Navarro" e io abbastanza scocciato da tutto
questo dissi:
"Adam: ok, ma ora cerchiamo di dormire"
Alla fine arrivò la mattina, dopo una sera lunga, anche se
da come ve ne ho parlato sembran passati due minuti.
La mattina decisi di fare la colazione a casa con quel poco che avevo,
cioè pane quasi secco e del miele che non mi ricordavo come
era finito nella mia dispensa, questo perchè se avessi
portato la bambina al bar mi avrebbero sfottuto a morte gli altri.
La colazione fu molto schifosa e ovviamente criticata da Serena ma io
le dissi:
"Adam: fidati se ti avessi portato a far colazione dove vado io avresti
santificato questa colazione..."
Di seguito accompagnai Serena a scuola in macchina, arrivati al garage
e una volta saliti in macchina il suo commento fu:
"Serena: c'è uno strano odore dentro, come se un cane ci
avesse fatto la cacca dentro"
"Adam: ah si? i pareri su cosa sia questa puzza è molto
divisa, ma la verità è che è un
problema al motore, non puoi capire"
Arrivati alla scuola elementare di Selice la feci scendere e le dissi:
"Adam: a che ora devo venire a prenderti?"
"Serena: 18.00"
"Adam: cavolo certo che finite tardi voi qua...bene ci vediamo alle
18.00"
Sfrecciai con la mia macchina verso scuola, quel giorno avevo solo due
ora in 1^C.
La giornata lavorativa passò molto in fretta e subito mi
ritrovai a guidare verso casa e per radio facevano una delle mie
canzoni che mi riportava indietro nel tempo Layla di Eric Clapton, mi
fece ripensare alla mia beate gioventù da liceale e tutte le
avventure folli con i miei amici, tra tutte le uscite il sabato sera,
agli scherzi ai professori, ai segreti condivisi, e tutto racchiuso in
una canzone, che mi ricoradava di loro in quanto la prima volta che
andammo a fare un giro tutti quanti insieme con la mia macchina fu la
prima canzone che avevano messo alla radio, per noi era quasi un segno
e ogni volta che andavamo con la mia macchina la prima canzone da
ascoltare era questa; le emozioni che provavo quella votla ad ascoltare
quella canzone sono le stesse che provo ora.
Nella mia confusione mentale non mi accorsi che il semaforo
all'incrocio dove di solito incontro Eveline era diventato rosso frenai
di colpo, per poco non stavo per investire una signora anziana, mi
sporsi dal finestrino e guardando la vecchietta impaurita dissi:
"Adam: signora sta bene...oddio ma lei è" vi stupirete nello
scoprire chi era la signora anziana, sfiga vuole che quel giorno
incontrai proprio lei
"Eris: ma come guidi giovanotto....hey aspetta, ma tu...tu sei quello
strano tipo che all'ospedale mi aveva urlato dietro; fermati qua, vieni
fuori da quella macchina"
disse mentre con il suo bastone diede una botta al cofano
"Adam: vecchia psicopatica! ora si ricorda di me eh?"
Io subito in preda al panico ingranai la retro, grazie al cielo non
c'era nessuno dietro di me e subito andando nell'altra corsia schivai
la nonnetta e per una botta di culo non passò nessuna
macchina e filai via dritto senza nessun'altro intoppo verso casa
"Adam: troppa gente mi conosce..."
Arrivato a casa mi preparai da mangiare un piatto di spaghetti al
pesto, non avevo voglia di mangiare al Bar da Rinos
Quel pomeriggio dovevo andare a fare la spesa in quanto dovevo
preparare la cena per quella serata, subito andai in camera per
prendere la lista.
Appena fuori notai che avevo dimenticato un dettaglio, cioè
che dovevo dire a Ronald se poteva cucinarmi la cena, così
andai un secondo al suo appartamento ma trovandolo chiuso cercai un
foglietto e prendendo una penna dalla giacca ci scrissi sopra un
messaggio:
"Ronald, ho bisogno di un favore, dovresti cucinarmi la cena per un
appuntamento con una ragazza che ho stasera fatti trovare all 17.00 da
me, grazie!"
Infilai il bigliettino sotto la porta, però mi accorsi che
per errore infilai sotto la porta la lista della spesa
"Adam: ma vaffanculo guarda te se doveva capitarmi pure questa...allora
cos'era la lista? allora vediamo arrosto, patate, pane
fresco...hem...lo ricorderò per strada..."
Arrivato al supermercato notai come dall'ultima volta che ci ero
entrato era cambiato qualcosa, fui accolto dal solito cassiere,
Gaetano, che ormai mi conosceva bene, era un ragazzo del sud che si era
trasferito qui 10 anni fa, mi conosceva bene, perchè venivo
sempre qua, ma poche volte, appena entrai lui subito mi disse:
"Gaetano: we! c'è il signor Navarre, come va la vita sua?"
"Adam: tutto bene Gaetano, dimmi c'è qualcosa di nuovo qua o
sbaglio?"
"Gaetano: e come no! non si è accorto che ora abbiamo messo
i cartelli per indicare il reparto, nessuno ce capiva più na
mazza de come arrivare nei reparti giusti, così ora, il
reparto 1 è per gli alimentari del tipo...merendine, il 2
è per i prodotti per casa, il 3 è per i
condimenti, le bevande e gli alcolici, e nel 4 c'è la roba
surgelata e robe altre robe, poi c'è ora abbiamo un nuovo
commesso al banco dei salumi, Robert è il suo nome,
simpatico è, anche se..."
e io dissi con tono annoiato:
"Adam: se?"
"Gaetano: diciamo che... è pignolo..."
"Adam: pignolo?"
"Gaetano: si esatto, pignolo..."
"Adam: vabè, ci vediamo Gaetano"
Gaetano alzando il braccio mi urlò:
"Gaetano: buona giornata signor Navarre"
"Adam: si dice Navarro!"
Per miracolo mi ricordai tutto quello che dovevo prendere, ma arrivato
al banco dei salumi toccava prendere l'arrosto e avrei conosciuto
questo Robert così pignolo di cui mi parlava il buon Gaetano.
"Adam: buongiorno"
"Robert: no semmai buonpomeriggio..."
Io guardandolo negli occhi già infastidito ignorai la sua
frase distogliendo lo sguardo per dirigerlo verso la vetrina dissi:
"Adam: avrebbe un arrosto già cucinato?"
"Robert: intende dire forse...precotto?"
"Adam: si..."
"Robert: certo che c'è ecco a lei, tenga anche lo scontrino,
vada pure in cassa"
"Adam: ok, oh potrebbe incartarmelo e metterlo dentro una busta"
"Robert: certo glielo incarto con quale carta, e vuole una di quelle
buste biodegradabili? quelle di carta? quelle normali?"
"Adam: mi va bene una qualunque..."
"Robert: ok vada per la carta da forno e per la busa di carta"
Appena mi diede il tutto compreso lo scontrino andai in cassa a pagare
la spesa, Gaetano passò lentamente alimentò per
alimentò tutto ciò che volevo comprare, sopra il
solito scanner dei prezzi e dopo solo 2 minuti di attesa mi disse:
"Gaetano: ecco a lei, sono...59 euri e 28 centesimi"
Posai sul bancone 60 euro, ma Gaetano aveva difficoltà col
resto, e mentre stava contando sulle dita il resto facendo
chissà quale calcolo dissi:
"Adam: mi devi 72 centesimi di resto"
"Gaetano: oh vero, vero, ecco a lei" disse mentre mi diede i soldi
giusti, almeno quello"
Mi misi la spesa nella busta e dopo poco ecco che uscendo dal
negozio fui congedato da un altro sonoro
"Gateano: saluti a lei, signor Navarre" e io ripetei urlando, mentre
ero furoi dal negozio sotto gli occhi di mezza gente
"Adam: si pronuncia Navarro! o, non e, o!"
Ora non restava che tornare a casa e far cucinare il tutto a Ronald.
Per mia fortuna al mio rientro era già li fuori dalla porta
che mi aspettava e appena entrammo dissi:
"Adam: bene Ronald mettiti all'opera!"
"Ronald: certo, ma perchè devo farlo io?"
Mentre mi accendevo un cigarillos e mi leggevo il libro che avevo
cominciato a leggere a inizio scuola, ormai l'avevo quasi finito, dissi:
"Adam: perchè sei in debito con me per molte cose, e poi sei
molto più bravo di me a cucinare"
"Ronald: giusto, giusto"
Erano le 19.00 e tra mezz'ora sarebbe arrivata Railey, io dissi subito
a Ronald vista l'ora:
"Adam: presto esci veloce, tra un po' arriverà Railey!"
Ronald sorpreso disse:
"Ronald: chi? allora ti vedi con lei eh?"
"Adam: zitto vecchiaccio..."
"Ronald: ok ok vado, però tra 20 minuti devi tirare fuori
l'arrosto, le patate le devi mettere a bollire precisamente tra 5
minuti, mentre invece il contorno di erbette e spinaci lo devi solo
scaldare, per 10 minuti a cottura bassa"
Subito sorridendo dissi:
"Adam: Ronald davvero, grazie, sei un vero amico non so come farei
senza di te"
"Ronald: davvero?"
"Adam: no, ora esci, grazie per l'aiuto ma ora esci su su..."
"Ronald: ok ciao!"
Stavo per chiudere la porta quando lui mettendo un piede disse:
"Ronald: domani raccontami com'è finita"
Io con voce davvero stufa di averlo qua in casa dissi:
"Adam: si ma ora vai, ciao!"
Chiusa la porta andai a farmi una doccia veloce e a cambiarmi
d'abito.
Erano le 19.28 e la porta bussò ero pronto come non mai, e
avevo messo tutto il cibo a cuocere nel giusto tempo e tolto l'arrosto
nel giusto momento, la serata era programmata per bene.
"Railey: hey Adam, ci sei?"
"Adam: si arrivò"
Mi diedi una pettinata veloce, con un pettine che non ho capito
perchè era in salotto, e lo nascosi subito sotto il divano,
aperta la porta dissi:
"Adam: prego entra pure"
Il commento di Railey guardando la mia casa fu:
"Railey: squallida ma accogliente...ci son certe cose che non cambiano
nel tuo modo di vivere vero?" concluse ridendo e io rispondendo con
altrettante risa:
"Adam: se certe cose non cambiano non voglio vedere come hai arredato
casa tua...mi vuoi dare la giacca?"
"Railey: simpatico, come sempre, tieni la giacca"
Subito posai la giacca sul divano, bene in ordine e feci accomodare
Railey sul tavolo nel cucinotto, avevo posato al centro una candela
accesa e a guardare la candela Railey disse:
"Railey: da quando hai soldi per le candele?"
Io con tono un po' scocciato dissi:
"Adam: vedi di non ammazzare l'atmosfera..."
"Railey: ok..."
Ci fu un attimo di imbarazzante silenzio che fu rotto dalla
presentazione della cena
"Adam: oh aspetta, metto in tavola le portate"
Dopo un grande trambusto formato da, prendi la padella, posala, di qua,
togli il coperchio, spegni il fuoco versa le dosi giuste nei due
piatti, taglia le fette dell'arrosto, mettile nei piatti, spegni il
forno, prendi le patate, tagliale, condiscile e servile su un piatto a
parte, potei finalmente dire con soddisfazione sotto gli occhi di Railey
"Adam: ecco qua, la cena è pronta!"
"Railey: uuu arrosto, come al nostro primo appuntamento alla Sunflower,
vedo che certe cose te le ricordi eh?"
Non mi ero minimamente accorto del tutto, ma per non far figure di
merda dissi solo:
"Adam: mi ricordo molte cose come vedi, e non ho perso il mio vecchio,
charme" ci fu un attimo di silenzio e poi entrambi scoppiammo a ridere
"Adam: charme, si bella battuta"
"Railey: già, quando mai, versami del vino piuttosto"
Presi la bottiglia e ne versai un po' nel bicchiere e poi pure nel mio
"Railey: pure un ottimo vino, bravo Adam, certe cose le hai imparate
nel tempo"
"Adam: il tempo insegna, no?"
"Railey: a quanto vedo è proprio così"
La serata proseguì tra chiacchere e bocconi, più
chiacchere che bocconi, finchè alle 20.05, non bussarono
alla porta.
"Adam: e quindi vedi che li dissi...aspetta hanno bussato arrivo subito"
La persona che sarebbe apparsa alla porta l'avrei strangolata, chiunque
fosse, ma aperta la porta a mia grande sorpresa scoprì che
era Demetria, era abbastanza incavolata
"Adam: Demetria, cosa c'è che non va?"
"Demetria: oh, come sarebbe a dire cosa c'è che non va? mi
avevi promesso che saresti andato dal mio capo a parlargli di quella
faccenda questa mattina, non sei bravo nemmeno a fare il marito!"
Railey subitò disse molto stupita:
"Railey: marito? tu?"
Io togliendomi ogni colpa dissi:
"Adam: no noi due non siamo spos...è solo che"
A quel punto fui interrotto dall'arrivo del vicino di casa alla quale
dovevo badare alle piante, siccome non avevo dato l'acqua erano morte,
e il tipo era venuto a sbattermele in faccia e disse:
"Vicino: Adam sei un irresponsabile non riesci nemmeno a badare ad una
pianta! è una pianta cavolo!"
"Adam: oh andiamo, per una pianta morta nessuno ha mai pianto,
cos'è ti senti solo a casa e l'unica tua compagnia
è quella stupida pianta"
"Railey: vedo che sei un uomo responsabile come sempre Adam..."
"Adam: no è che avevo molte cose per la testa Railey!"
Arrivò pure una persona molto infuriata che non conoscevo,
una donna sulla trentina che mi si avvicinò contro con aria
minaccioa e mi disse:
"Signora: lei è Adam Navarro?"
"Adam: si!"
A quel punto quella signora mi diede uno scihaffo in faccia e
mostrandomi la bambina che teneva per mano, che era Serena mi
urlò dietro
"Signora: dovevi andare a prendere Serena alle 18.00 ma non ci sei
andato, sei un irresponsabile come padre!"
Railey molto stupita disse:
"Railey: sei sposato, non sai badare nemmeno ad una pianta e sei pure
padre con un'altra donna!"
e io con tono davvero ironico e maleducato verso Railey dissi:
"Adam: oh beh certo, ti pare normale tutto questo?"
A quel punto arrivò pure nello stesso momento Eveline che
molto infuriata stava per dire qualcosa quando io le dissi:
"Adam: e tu cosa vuoi?"
"Eveline: solo dirti che sei uno stronzo, dovevi solo invitare Eric ad
un appuntamento e te ne sei dimenticato"
Railey sempre più sorpresa disse:
"Railey: e sei pure Gay?"
A quel punto mi venne una crisi nervosa, c'era mezza di quella gente
che parlava alla rinfusa e facevano casino davanti a casa mia,
parlavano della mia incompetenza e del mio fallimento in tutti i favori
che dovevo fare e che non ho compiuto e a quel punto urlai:
"Adam: adesso basta, basta!"
La gente si azzitti dopo che mi sentì urlare come non mai e
continuai dicendo
"Adam: non ho mantenuto rispetto ai vostri impegni per dei semplici
motivi, il primo, Demetria, il problema con il capo è tuo
non mio, non mi interessa cosa stai per dirmi ma lo devi risolvere te,
Eveline, esci con mille ragazzi, l'hai data a tutti e hai paura di
chiedere un'altro appuntamento a Eric, ma sei per caso stupida? cara
sorella di Lars e vicino di casa rompiscatole, è vero nel
vostro caso mi son totalmente dimenticato, ma questo perchè
oggi avevo un appuntamento a casa mia con questa fantastica ragazza che
non rivedo da 11 anni, quindi se ho mancato la promessa, ok scusatemi,
d'ora in poi spero la lezione vi sia chiara, non chiedetemi favori, e
giuro che se lo farete non solo vi dirò no, ma vi
prenderò a calci in culo, uomini o donne che siate, ora
fuori da casa mia, avanti! fuori!"
A quel punto tutti se ne uscirono e io chiusi la porta furiosamente,
mollai un sospiro quasi nevrotico e mi sedetti per terra, per poi
rialzarmi alla vista di Railey che era in piedi e si stava dirigendo
verso la porta e io rialzandomi dissi:
"Adam: hey, hey, dove vai?"
"Railey: appuntamento eh? non ho mai parlato di appuntamento...comunque
mi sa che sono capitata in un brutto giorno, meglio se...si...se torno
a casa, ci vediamo domani Adam"
"Adam: no aspetta Railey! no!"
Ma era troppo tardi, mi aveva già voltato le spalle e se
n'era andata verso casa, così io rassegnato mi buttai sul
divano, mi accesi un altro cigarillos e dissi:
"Adam: troppa gente sa dove abito..."
Il giorno dopo la giornata comincio in maniera normale come ogni altro
giorno, solo che arrivato a fare colazione al Bar da Rinos, l'aria che
tirava non era delle migliori.
"Adam: buon....anzi...ciao..."
C'erano gli sgaurdi di Eveline, Demetria e Kirk che sembravano molto
più che accusatori, invece Ronald era tranquillo che si
beveva una tazza di caffè; io mi sedetti di un posto lontano
dagli altri e dissi ad Eveline
"Adam: una tazza di caffè grazie"
Eveline senza guardarmi, prese una tazza e ci mise dentro dei cicchi di
caffè, poi ci verso dell'acqua di rubinetto e
appoggiandomela sul bancone disse:
"Eveline: ecco..."
Io guardando la tazza dissi:
"Adam: forse è meglio se vado a fare colazione da un'altra
parte, ci vediamo eh?"
"Demetria: meglio"
"Kirk: maledetto te Adam, ci contavo che facessi quel favore, grazie
tanto, alla fine non ho potuto suonare, non avevano chitarre da
imprestarmi e il negozio era chiuso, ti odio!"
"Adam: oh andiamo non è che ti sei perso questa grande
occasione alla fine"
Kirk si alzò e se ne andò dal bar dicendomi solo
"Kirk: muori, stronzo!"
Io non dissi niente e mentre me ne stavo per uscire arrivò
Lars molto arrabbiato, io gli dissi:
"Adam: Ciao Lars"
Lui in tutta risposta, mi tirò un pugno allo stomaco e mi
disse:
"Lars: stronzo, ho saputo come hai trattato mia sorella, tu prova a
rifare una cosa simile e ti uccido!"
Io a terra dolorante per il pugno stranamente forte di Lars dissi:
"Adam: ma che ti ha detto?"
"Lars: che l'hai aggredita sessualmente!"
Con il poco fiato che avevo dissi:
"Adam: ma non ho fatto niente di tutto questo, comunque hai visto oggi
non balbetti neanche"
Lars mi tese la mano per darmi una mano a rialzarmi, e dandomi uno
spintone mi scaraventò fuori dal bar e disse:
"Lars: stronzo!"
La cosa che mi stupì di più fu la forza di Lars,
non credevo fosse così forte; così andando verso
scuola, grattandomi l'addome dal dolore per il pugno dissi:
"Adam: troppa gente sa dove mangio..."
Arrivato a scuola credevo di esser al sicuro: ero in 1^C, quando
entrò furioso Eric dalla porta che mi disse:
"Eric: Eveline mi ha raccontato tutto, nemmeno questo eh? potevi farlo
almeno per me, non tanto per lei, no?"
E io riposi:
"Adam: Eveline ti ha invitato al secondo appuntamento si o no?"
"Eric: si!"
"Adam: allora qual'è il problema"
Eric con un segno di disprezzo mi disse:
"Eric: tu proprio non capisci eh... ma vaffanculo va..."
Eric se ne uscì sbattendo la porta e io appoggiandomi alla
cattedra mi misi due mani in faccia in segno di disperazione e rimasi
in silenzio finchè un alunno non mi chiese
"Alunno: professore? va tutto ben?"
E io togliedomi le mani dal volto scoprendo così
un volto semplice, senza lacrime come si sarebbe potuto pensare stessi
facendo in quel momento dissi:
"Adam: si è tutto apposto, è solo che...troppa
gente sa dove lavoro..."
Che vita amara la mia.
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