The City of Evil

di KikiSuicide
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Welcome America ***
Capitolo 2: *** C'mon let's drink!!!! ***
Capitolo 3: *** Strange Twins ***
Capitolo 4: *** Why not? ***
Capitolo 5: *** I'm in love with another girl, your bestfriend ***
Capitolo 6: *** I try to be perfect ***
Capitolo 7: *** When dirty lies are revealed ***



Capitolo 1
*** Welcome America ***


Capitolo 1
 
Stavo andando verso una vita migliore lasciandomi alle spalle tutto -Gentili Signori, Vi informiamo che il volo per Los Angeles partirà con un ritardo di 30 minuti per problemi tecnici, Vi ringraziamo per la comprensione e buon viaggio- Roma era stata casa mia per troppo tempo, avevo bisogno di cambiare, sperimentare cose nuove –Dalila!!!- mamma mi stava venendo incontro con a seguito la truppa –Non potevi davvero pensare che ti avremmo lasciato partire senza neanche salutarti- era la donna più prolissa che avessi mai conosciuto –Mamma non piangere, non sto partendo per la guerra- gli occhi della donna erano colmi di lacrime –Ok ma promettimi che mi chiamerai ogni tanto – un’altra ragione per cui me ne sarei andata era per poter avere i miei spazi, quegli spazi che non avevo mai avuto ma che ne sentivoil bisogno costante ora come ora –Mattia- guardai il mio fratellone che piangeva come un bambino –Non puoi andare via- io e Mattia eravamo legati tantissimo, gli volevo un bene dell’anima, era la persona più bella che avessi nella mia vita era come il mio raggio personale di sole –Tornerò … Un giorno- anche se quel giorno fosse sarebbe stato lontano, sarei ritornata – Martina, vita mia- aveva solo cinque anni, così piccola e innocente che mi si spezzava il cuore a lasciarla – Ti voglio un mondo di bene- l’abbracciai forte da fargli sentire tutto il mio amore per lei –Perché vai via?- la sua vocina mi strinse il cuore – Devo, ti porterei con me ma … - mamma ci guardò con il volto pieno di lacrime e il suo singhiozzo convulso sembrava perforargli i polmoni –Qualcuno dovrà restare a tenere d’occhio questa testa calda- indicai Mattia e li diedi un buffetto sulla guancia –Non dimenticarti di me- da dietro sbucò Mauro, il compagno di mia madre –Come poteri- gli diedi una pacca sulla spalla e lo baciai –Prenditi cura della mia famiglia- gli sussurrai all’orecchio per non farmi sentire, Mauro era una persona davvero calma, dolce e affettuosa e sapevo che lo avrebbe fatto –Terremoto vedi di non finire nei guai- ci abbracciamo e alla fine li dovetti salutare –Ciao- mi voltai senza aspettare nella loro risposta, non volevo che mi vedessero piangere soprattutto per il fatto che non volevo piangere ma ormai era troppo tardi, le lacrime presero possesso del mio viso facendomi crollare tutto il trucco, sembravo la moglie di  Frankenstein –Signorina?- una ragazza sorridente mi prese la valigia –Carta d’identità e biglietto prego- le mani mi tremavano –Grazie- pensare che la mia vita era rinchiusa in due valige e un bagaglio a mano mi fece rattristire –Buon Viaggio- ripresi il tutto e m’incamminai veloce verso lo sportello volevo quasi correre, sapevo che se mi fossi fermata un attimo a pensare avrei tenuto in considerazione di rimanere, non potevo permettermelo però.
Il viaggio in aereo sembrava non finire più, mi stavo annoiando e non sapevo più cosa fare, avevo dormito, mangiato, letto, computer e la mia fantasia era un po’ a secco in fondo su un aereo non si può fare così tanto –Viaggio noioso eh?- la signora di fianco a me si voltò e mi guardò come se fossi matta –Direi silenzioso, almeno fino a poco fa- ero una ragazza espansiva e solare cosa non tanto apprezzata dalla signora –Va per lavoro o per piacere?- non per farmi i cazzi suoi ma avrei fatto di tutto per parlare con qualcuno che non fossi stata io –Io vivo là- in effetti dal suo accento si capiva che non era italiana –Mi scusi ma ora vorrei farmi una dormita prima di atterrare- mi girai dall’altra parte e guardai fuori dal finestrino, non c’era altro che nuvole bianche, sembravano fatte di zucchero filato ed erano enormi mi sarei voluta avvicinare e toccarle.
Le ore passavano e quando stavo prendendo in considerazione di buttarmi dall’uscita di emergenza sentii la voce che tanto agognavo di sentire da quando sono salita –Gentile clientela, Vi ringraziamo,  per aver scelto Ryanair , stiamo per atterrare, allacciatevi le cinture e preparatevi per l’atterraggio, grazie- ero davvero eccitata ancora non mi rendevo conto di essere arrivata in America, proprio quell’America che sembrava tanto irraggiungibile, quella dei miei sogni, la patria dei miei film preferiti come “Colazione da Tiffany” o “Psyco” .
Mi guardai intorno e presa da una felicità improvvisa mi misi a saltellare sul marciapiede dell’entrata dell’aeroporto, Lila ora scendi dalle nuvole e pensa a come arrivare in un hotel, credo che dovrò chiamare un taxi così mi affacciai sulla strada e iniziai a sventolare la mano sperando che un taxi si fermi e come botta di culo proprio davanti a me un bel taxi giallo fiammante –Salve signorina – faceva strano non sentire più la mia amata madre lingua –Ciao, mi potresti portare nell’hotel più vicino alla città- la pronuncia era pessima, il mio inglese era un po’ arrugginito –Certo, C’è il MaryRose che è un’hotel a tre stelle molto carino- sembrava accessibile e non troppo squallido se era a tre stelle –Ok- tra tutti i miei risparmi e quei pochi soldi che mi aveva dato mamma ero riuscita a racimolare 5000 $, non erano tanti e ovviamente mi sarei trovata un lavoro e anche alla svelta, non potevo permettermi di avere tante aspettative anche se a Roma lavoravo come apprendista per uno stilista emergente e stavo studiando proprio per diventare una stilista Vedi America a quante cose ho rinunciato per te; vedi di non deludermi –È venuta per lavoro o vacanza?- finalmente una persona che aveva voglia di fare due chiacchiere – Nessuna delle due, sono venuta qui solo per prendermi i miei spazi e rifarmi una vita- nessuno disse più nulla così mi concentrai sull’enorme città piena di edifici che stavamo attraversando –Siamo arrivati, guarda è lì davanti- e mi indicò un enorme palazzo color rosa mattone con una grande scritta in argento MARYROSE con accanto tre stelle oro, sembrava carino –Penso che ti ci troverai bene- e mi fece un sorriso sornione –Ti vedo spaesata, sicura che và tutto bene?- in effetti mi sentivo un po’ persa in questa grande città tutta sola senza nessuno che conoscevo –Me la caverò- e feci un sorriso incoraggiante; mi accompagnò fino alla reception con le valige   –Allora io andrei- mi disse –Aspetta e i soldi?- ancora non lo avevo pagato –Il giro lo offre la casa- non potevo, in quanto a persona educata, lasciarlo andare senza essere pagato –Insisto … A proposito non so il tuo nome- era un ragazzo alto, mingherlino e tatuato con un accento marcato –Luis, piacere – mi strinse la mano, una stretta forte  e calorosa –Dalila, piacere mio- ripeté il mio nome e si passò una mano tra i capelli biondo cenere –Facciamo così che ne dici se t’invito a una festa stasera?- sapevo che l’America era il paese delle feste da sballo ma non pensavo che appena arrivata me ne fosse già capitata una –Festa?- dissi perplessa senza sembrare scontrosa –Si, dei miei amici daranno un party a casa loro, posso invitare chi voglio e visto che mi devi dei soldi ti obbligo a venire a quella festa con me – era gentile, allegro e giocoso mi ricordava molto mio fratello –Va bene, a che ora è?- gli scoccai un’occhiata da bambi –Vengo a prenderti alle otto- ci sorridemmo ancora una volta –Ok- non disse nulla se ne andò correndo verso il taxi che era parcheggiato malamente e sembrava che dei poliziotti gli stavano facendo la multa –Salve, vorrei una camera- la ragazza della reception era alta, abbronzata e bionda come una barbie, la perfetta californiana –Certo! Vengono 200$ a notte- Lila devi riflettere attentamente, è una questione di soldi non c’è più mamma che ti controlla e ti dice che stai esagerando –Vorrei restare per una settimana- la ragazza controllò il computer e mi sorrise, aveva denti bianchissimi e lucenti –Bene, 1400$ e può usufruire in più di tutti i servizi che dispone l’hotel: piscina, ristorante … - perfetto, un costo accessibile –Ok- controllò ancora una volta il computer e mi chiese le informazioni base –Paga in contanti o carta di credito?- mi accostai a prendere il portafoglio e tirai fuori delle banconote –Grazie e questa è la sua chiave- la presi in mano e mi diressi all’ascensore che mi portò nella stanza 661.
La camera era modesta, confortevole e ad ogni modo spaziosa –Lila sei a Los Angeles- presi a saltellare sul letto a baldacchino e iniziai a cantare a squarcia gola Living in America Wooaaah , guardai l’orologio e di colpo mi bloccai perché mancava un’ora cos’ iniziai a dirigermi al bagno per fare una doccia che si dimostrò la più scomoda e la più veloce della mia vita –Casual o elegante?- cazzo non mi aveva detto che tipo di festa era così optai per un corpetto nero di pizzo, calze a rete con short di jeans e tronchetti di pelle; mi guardai in quello specchio gigantesco e vidi una ragazza pallida con occhi miele e capelli rosso acceso –Naturale o truccata?- non mi piaceva truccarmi così scelsi un look più sbarazzino, un filo di matita sulla bocca sottile e i capelli selvaggi lasciati al vento toc toc , andai ad aprire e senza pensarci trovai Luis vestito come prima e con la bocca aperta –Mamma mia … Sei bellissima- le guance mi si colorarono di rosa –Sei pronta?- mi prese la mano e ci dirigemmo all’uscita –Ovvio, sono sempre pronta-.
La casa era una villa enorme compresa di piscina, il rumore della musica si sentiva sino dalla stradina che la precedeva –Woow è enorme- spense il motore e mi guardò con uno sguardo buffo –I miei amici sono famosi sai?- mi incuriosiva, un taxista con amici famosi –Sono una band- pieno di sorprese il ragazzo –Li conosco?-  la musica era una parte importante della mia vita, mi aveva accompagnato nei momenti più bui e in quelli più gioiosi, dal mio primo amore al divorzio dei miei –Sono gli Avenged Sevenfold- li conoscevo tramite mio fratello che era loro fan sfegatato, a me non dispiaceva la loro musica, la trovavo profonda e intelligente e perché no anche figa –Oh- non sapevo cosa dire, il mio primo giorno e già conosco persone famose – Conosci?- se lo avesse saputo Matti sarebbe saltato sul primo aereo per poterli conoscere –Si mio fratello gli ascolta parecchio- scese dall’auto e mi aprì lo sportello –Che musica ascolti Dalila?- non avevo uno stile definito, mi basavo sull’umore –Un po’ di tutto sai vivendo con un fratello che ascolta il metal, una madre che gli piace la musica pop e la mia sorellina che è pazza per la musica della Disney (mi veniva da sorridere, ricordarla cantare Hanna Montana) ho dovuto abituarmi a tutto e intermediare- ero sempre io quella che si sacrificava ascoltando qualcosa che non mi piaceva –Ma ci dovrà essere uno stile che preferisci- non ero l’unica curiosa allora –Il metal mi affascina- decretai ricordandomi quella volta, la prima volta che entrai in un pub con mio fratello e i suoi amici e ascoltai quel meraviglioso pezzo dei Pantera, la melodia e le parole di Walk mi ridondarono in testa per settimane, mesi… Sinceramente anche ora che ci penso –Beneee allora abbiamo qualcosa in comune- aprimmo la porta e di colpo la musica m’invase il corpo prendendone il possesso senza permesso, il cuore batteva all’unisono con la batteria Hand of Blood –Cazzo è proprio un casino qui- mi prese la mano e mi trascinò nella veranda dove c’era un gruppetto di persone di spalle –Ragazzi è qui la festa!!!!- tutti si girarono e subito riconobbi i componenti della band e le loro signore –Lu io non so sarà questo l’ora d’arrivare?- Zacky Vengeance gli si parò davanti e gli diede uno scappellotto come avrebbe fatto una mamma col figlio in ritardo –Lei e Dalila- senza fare caso al ragazzo dagli occhi azzurro cielo mi presentò a tutti –Piacere Gena- disse la ragazza bionda e sorridente, poi una mano forte strinse la mia e degl’occhi verdi fissi su di me come a  perforarmi l’anima –Matt, piacere mio- da lì non capii più niente.  
 
Note dell’autrice:
Non mi è venuto un granché lo ammetto ma spero lo stesso che vi sia piaciuto.
Fatemi sapere con una recensione che ve ne pare.
Baci baci
Kiki 

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Capitolo 2
*** C'mon let's drink!!!! ***


Capitolo 2
La serata si stava scaldando parecchio, i ragazzi bevevano come spugne e io come al mio solito non sapevo resistere al richiamo dell’alcol –Hahaha ti vedo doppia- mi si era avvicinato Luis, era andato proprio e io con lui –Giro giro tondo casca il mondo casca la terra e tutti giù per terra- feci canticchiando e girando la testa fino a cadere col culo per terra senza sapere come –Hey tutto bene?- mi aiutò a rialzarmi Matt che non mi aveva persa di vista un secondo per tutta la sera e forse era anche l’unico rimasto sobrio –Tu non sei George Bush- dissi dandogli un schiaffetto sulla spalla –No spiacente- disse ridendo con la sua risata roca e profonda –Dov’è George- urlai disperata –Cerchiamolo- mi prese la mano Zacky e con l’altra teneva una cassetta di birra che finì per terra quando mi trascinò per tutto il giardino a cercare Bush –Georginooooo dove sei?- gracchiò Zack con quel poco di voce che gli era rimasta –Abbiamo perso George ora Obama ci sgriderà- Lacey si alzò dalle gambe di Johnny e iniziò a correre verso di noi –Anch’io voglio aiutarvi– durante le presentazioni Lacey era stata la più carina con me e abbiamo legato da subito constatando che avevamo moltissime cose in comune – Lacey anche tu!!!- dicemmo in coro prendendoci a braccetto e saltellando alla ricerca del fantomatico ex presidente –Quando lo troviamo lo dobbiamo riportare alla casa bianca- iniziammo a ridere per una buona mezz’ora poi dal nulla sbucarono Luis e Brian che ci placcarono buttandoci in piscina –Hahaha sei tutto bagnato- canzonai il chitarrista che ci aveva appena buttato in acqua –Ma ti sei vista – in effetti eravamo tutti bagnati ma come mio solito quando ero sbronza tendevo a non ragionare e a sparare un sacco di cazzate –Come l’Africa – tutti mi guardavano perplessi per poi scoppiare in fragorose risate –Ragazzina sei forte – mi prese sotto braccio Luis –Ma se non riesco ad alzare 5 kili- di nuovo altre risate –Hahahaha ok sei ufficialmente una Sevenfold – intervennero Zacky e Lacey schizzandomi ulteriormente –Sevelfold… Sevenmold…Seventold… Ok ci rinuncio – la mia lingua sembrava pesante –Uscite o vi prendete qualcosa- Matt che gridava di uscire era al lato opposto della piscina e a fianco Valary con degli asciugamani –Certo mamma- bofonchiarono i ragazzi prima di uscire e ricevere un asciugamano ma al mio turno sembravano finiti –Ops … penso di non averne presi abbastanza- disse la ragazza con un finto tono dispiaciuto –Se se, l’hai fatto apposta- non mi soffermai sulla sua faccia che sembrava oltraggiata e andai a sedermi sopra Luis che mi offrì il suo  ma troppo ubriaca mi asciugò lui                 – Grasciee – la musica continuava ininterrotta a suonare in quella casa piena di persone anche alle tre di notte … Aspetta COSAA???Le 3 di notte? Il giorno dopo sarei dovuta svegliarmi presto alla ricerca di un qualsiasi lavoro  –CAZZOOO- si girarono tutti al suono della mia voce che aveva superato i decibel di gran lunga –Cosa è successo?- era stato il cantante a parlare –È tardi merda- Luis e io ci alzammo –Andiamo?- stavo per dire si ma una mano ci blocco e Matt si parò davanti –Dove credete di andare, non siete in grado di guidare in questo stato e non voglio avervi sulla coscienza -  in effetti tornare in hotel in auto sarebbe stato pericoloso e a piedi ci avrebbe impiegato un giorno intero –Lu tu puoi restare a dormire qui, la riaccompagno a casa io- e senza dire nulla e soprattutto non guardare Val che aveva gli occhi spalancati mi prese la mano e mi guidò di fuori scavalcando la marea di gente che ancora c’era.
Aveva una Mustang gt cabrio Shelby V8 V6 500 rossa e nera con gl’interni in pelle comodissimi, avrei fatto l’amore con quella macchina, non su quella ma con quella era l’auto dei miei sogni; sfrecciava silenziosa e potente sulle strade –Dove abiti?- a malapena riuscivo a ricordare il mio nome –Sto al MaryRose- dissi con voce assonnata –Non hai una casa?- i suoi occhi erano socchiusi e mi guardavano di sottecchi –Sono arrivata oggi- svoltò facendomi ribaltare e sbattere la testa contro la sua spalla –Scusa – mi spostai e mi riappoggiai al finestrino fresco e umido –Da dove arrivi, Dalila?- avevo sentito quel giorno troppe volte il mio nome per intero facendomi sentire come mia nonna –Prima chiamami Lila, Dalila è mia nonna- uno starnuto mi partì e ripresi –Secondo dall’Italia, Roma di preciso-  iniziavo a sentire freddo, mi venne la pelle d’oca e Matt accortosi prese da dietro una felpa e me la porse –Grazie- la misi subito e senza farmi accorgere l’annusai, sapeva di tabacco e colonia –Sei italiana allora, si spiega il tuo accento buffo- giurai di aver visto un sorriso spuntargli – Io non ho nessun accento yeti- e feci il broncio, fintamente offesa –Su dai è tenero- e mi fece un buffetto sulla guancia pur non staccando gli occhi dalla strada –Come mai ti sei trasferita in America?- ero troppo stanca per raccontargli la lunga storia così mi accovacciai al sedile, strinsi la felpa e mugugnai qualcosa del tipo magari in’altra volta, gli occhi si facevano pesanti e in men che non si dica ero partita per il mondo dei sogni.
Il sole era arrivato irrompente a interrompere il mio sogno –Mmmm … Spegnete la luce- gli occhi non si volevano aprire, sembravano incollati, la gola era secca e la testa sembrava volermi scoppiare; poi un attimo di lucidità mi pervase, Com’ero arrivata a letto? L’ultima cosa che ricordo è di aver conosciuto gli Avenged Sevenfold e dopo il buio *With the lights out it's less dangerous,Here we are now, entertain us , I feel stupid and contagious, Here we are now, entertain us*smells like a teen spirits echeggiava nella stanza interrompendo il silenzio, avrei fatto di tutto perchè il silenzio tornasse così presi il cellulare dal comodino accanto al letto e bruscamente risposi
-Pronto-
-Tesoro è la mamma, come stai? Tutto bene?Che ore sono da te?-  la sua amata lingua italiana finalmente, la madre aveva sempre avuto una voce squillante e trillante che la mandava in bestia ma oggi più del solito visto il suo dopo-sbronza
-Mamma sono le dieci del mattino è ancora presto; ieri sera sono tornata tardi da una festa quindi ti chiamo più tardi- e senza aspettare un saluto attaccò e si mise la coperta sopra la testa per coprirsi; un odore di colonia e tabacco mi riportò in mente un nome .Matt. Quella felpa era di Matt gliel’aveva prestata perché sentiva freddo dentro la sua auto ma ancora il dubbio persisteva, Come ci era arrivata sul letto? L’aveva portata lui? Cazzo se odiavo avere quei vuoti di memoria uffa.
Mi alzai dal letto, lentamente mi spogliai adagiando la felpa sulla poltrona vicino al tavolo e poi rimasi a guardare le occhiaie pesanti che avevo, sembravo una drogata –Che palle- mi buttai sotto il getto d’acqua calda della doccia e iniziai a fissarmi i piedi sperando in una qualche ispirazione che avrebbe rivoluzionato la mia vita ma niente così dopo un’oretta passata dentro la doccia come le lumache uscii dal mio guscio e iniziai ad’asciugarmi con tutta la calma non scordandomi però che quella mattina sarei dovuta andare a cercarmi un lavoro *With the lights out it's less dangerous,Here we are now, entertain us , I feel stupid and contagious, Here we are now, entertain us* il display segnava un numero sconosciuto:
-Eccomi-
-Lila?- un brivido attraversò la mia schiena, era la voce di Matt
-Si, dimmi-
-Sono Matt- come se non l’avessi capito
-L’avevo capito xD-
-Oh … Luis mi ha dato il tuo numero, volevo avvisarti che hai lasciato le scarpe e la giacca qui- non ricordavo di essermi tolta le scarpe ne tantomeno la giacca ma evidentemente l’avevo fatto
-Ti dispiace se ci vediamo nella hole dell’hotel?- avrei voluto dargli appuntamento in qualche altro posto magari più vicino a casa sua ma non conoscevo minimamente la città e mi sentivo in colpa a farlo venire qui ma ci tenevo a quella giaccia, visto che era un regalo di mio padre
-Certamente, tra dieci minuti sono lì-

-Ok allora a dopo- e richiusi al telefono; tornai in camera per vestirmi e scelsi dei jeans a sigaretta neri, all star e la felpa della converse e poi avrei girato molto e sarei dovuta stare comoda; presi la sua felpa e uscii dalla porta per dirigermi alla hole quando lo vidi indossava jeans e una canotta della VU ed era appoggiato ad una colonna –Buongiorno straniero- lo salutai calorosamente baciandogli la guancia, rimase un po’ colpito dal mio modo di fare ma ricambiò il bacio e mi dette una busta dove c’era la mia giacca e le mie scarpe –Tieni, Val stava per buttargli- quella stronza se solo avesse osato farlo gli sarei saltata addosso come una scimmia incazzata a cui hanno rubato una banana –Grazie e tieni questa è tua- gli dissi dandogli la felpa –Grazie- e mi sorrise timidamente –Ora dovrei andare- disse con nonchalance –Si anche io- era tardi sarei dovuta essere in cerca di un lavoro da stamattina –Che fai di bello?- tutto tranne che bello –Vado a cercarmi un lavoro se no con cosa campo?!- immaginandomi la scena di io sotto un ponte a elemosinare cibo e loro su una limousine di lusso che sfrecciavano davanti al ponte bagnandomi con una pozzanghera     –Buona fortuna e magari un prima o poi mi racconterai perché ti sei trasferita- ma non mi diede il tempo di rispondere che se ne andò lasciandomi lì impalata con il suo odore che ancora mi gironzolava in testa e non voleva uscire.




Note dell’autrice:
Finalmenteeee è nato il bambino Jè stato difficile, doloroso e alla fine sono uscite una mucchia di stronzate XD
Spero in altre recensioni, non mi abbandonate vi prego T.T
Baci bacini bacetti
=Kiki=     

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Capitolo 3
*** Strange Twins ***


Capitolo 3

Stavo girovagando da più di due ore in quella città che pareva non avere una fine, alla ricerca di un lavoro
 –Perché deve essere così difficile- il mio italiano dopo meno di due giorni stava assumendo un accento strano forza Lila fatti forza, l’auto incoraggiamento non era esattamente il mio forte perché più che tirarmi su mi buttava giù, assorta nei miei pensieri non feci caso alla figura che di corsa di avventò su di me
-Ma porca puttana puoi fare attenzione a dove vai- il ragazzo dagli occhi azzurri mi fissò interrogativo
-Dalila?- Zacky l’aveva subito riconosciuta dai capelli infuocati che probabilmente aveva solo lei in tutta L.A.
-Zack?- sembrava uno di quegl’incontri da film romantici, solo che io non ero la donna della sua vita ne lui l’uomo della mia
-Dove vai di corsa come un pazzo?- mi venne da ridere per come correva sembrava avere le mutande a fuoco
-Vado alle prove, sono in estremo ritardo e sicuramente Matt mi ucciderà- il tono incalzante lo faceva sembrare un attore melodrammatico
-Oh bhe allora non ti trattengo ulteriormente- e detto questo mi spostai per farlo passare
-Grazie e scusa- la spalla mi doleva un po’ ma sarei sopravvissuta, ne avevo viste di peggiori quando io e mio fratello ce le davamo di santa ragione
-Ci si sente- mi fecero rallegrare quelle parole perché questo voleva dire che ci saremmo rivisti e soprattutto avrei rivisto lui. Matt.
Il ristorante dell’hotel era semivuoto visto che era giorno lavorativo e la maggior parte dei clienti che risiedeva lì aveva un lavoro e gli altri erano turisti in vacanza
-Che cosa le posso portare, signorina?- il cameriere era gentile e a dirla tutta molto sexy in quell’uniforme eccitante ma cosa vai a pensare ti sembra il caso di avere un attacco di libido??!!
-Una bistecca con limone e prezzemolo- il cibo di certo non sarebbe stato più lo stesso e avrei rimpianto di non poter più mangiare la mia amata pizza che di sicuro sarebbe stata molliccia e insipida
-Qualcosa da bere?- avrei voluto scolarmi una bottiglia di gin ma non volevo sembrare una di quelle zitelle ubriacone che si sbronzano di mattina
-Acqua minerale, grazie -
-Arriva subito- mentre il suo adorabile deretano si allontanava seguito dai miei occhi un ragazzo stava urlando il mio nome disturbando una coppia di vecchietti che era visibilmente infastidita
-DALILAAAA!!!!- Luis di certo era un tipo strano neanche lo conoscevo da ventiquattro ore e di già mi trattava come una sua vecchia amica
-Luis … Shhh che disturbi- lo invitai a sedersi al mio tavolo
-Chi alle mummie di Tutankhamon?? – sghignazzai per non farmi sentire
-In effetti, comunque che ci fai qui?- non mi dava fastidio la sua presenza anzi mi faceva sentire meno sola
-Ieri ci siamo proprio divertiti, non credevo fossi così simpatica, non sembravi il tipo che faceva pazzie– questo si chiama arruffianarsi una persona ma le sue parole sembravano sincere
-Invece ti sei trovato una matta- non ero il tipo da imbarazzarsi ma le attenzioni a volte mi stavano scomode e questa era una di quelle volte
-Appena svegliata o cosa-
-Sono tornata adesso dalle numerose ricerche che ho fatto per trovare un cazzosissimo lavoro - e se non lo avessi mai trovato? E se i soldi finissero? Mi troverei a fare la barbona lila ti rendi conto delle stronzate che dici? Ok stavo diventando un po’ paranoica
- Hey Lila, vedrai che lo troverai sei in gamba- ero determinata o come dicevano a casa ero un leader nata
-Comunque raccontami qualcosa di te signorpiombonellavitadeglialtrisenzapreavviso – non aveva svelato tanto su di se oltre che si chiamava Luis
-Non ce molto da dire, quando avevo diciotto anni i miei mi hanno sbattuto fuori di casa così sono andato a vivere con Johnny e per pagare l’affitto mi sono trovato il lavoro di taxista poi però ho sentito la band che aveva bisogno di aiuto nel backstage e a me servivano quei soldi perché detto tra noi il lavoro di taxista non è che paga tanto e da lì è iniziata la mia folle vita a base di sesso droga e rock’n roll … Scherzo comunque diciamo che ora vivo da solo, i miei lavori mi appagano e ho degli amici fantastici – da quello che avevo intuito era un ragazzo schietto e sincero con tanta energia diciamo anche che era una mia fotocopia al maschile
-Ora svelami i tuoi misteri, Dalila- fece con tono misterioso da detective
-Primo chiamami Lila, secondo non ho misteri; sono una semplice ragazza che si è trasferita dall’altra parte del mondo per ottenere i suoi spazi che non ho mai avuto perché la mia famiglia è impicciona e fin troppo unita-
-Ok bene ora che possiamo dire di conoscerci a grandi linee che ne dici se facciamo un giro?-
-Ma non dovresti essere a lavoro?-
-Si ma ormai era tardi e mi avevano già sostituito- i piedi non penso che avrebbero dato il loro consenso visto che erano distrutti e mi avrebbero preso a calci in culo se solo avessero avuto vita propria
-Sono stanca non penso che sia una buona idea-
-E poi devo ancora mangiare- il cameriere stava facendo ritorno con la bistecca e la bottiglia d’acqua
-Bene allora ti faccio compagnia- e detto ciò mi gustai quel fantastico pranzo con il mio nuovo amico che sembrava non sarebbe uscito dalla mia vita tanto facilmente ma forse mi sbagliavo.
Dopo averlo invitato a salire in camera ci imbattemmo in una conversazione a dire poco assurda
-Quindi tu pensi davvero che esistano gli UFO?- Luis era scettico al riguardo, sosteneva che tutte quelle cazzate se l’era inventate la CIA
-Si ne ho le prove- mi ricordai quel giorno dove stavo fumando un sigaretta sulla terrazza di casa e di colpo una luce accecante esplose nel cielo portandosi un qualche oggetto al seguito, corsi di fretta e furia nella mia stanza a prendere la fotocamera e ritornai in meno di cinque secondi, l’unica cosa che riuscii a fotografare erano tre puntini bianchissimi che risaltavano nel cielo grigio che scomparirono subito dopo lo scatto
-Prove? Su dai sono curioso tira fuori queste fantomatiche prove – riusciva a malapena a coprire le risate
-Ok- si sarebbe dovuto ricredere; andai a prendere la foto nella tasca del borsone che era appoggiato vicino all’armadio di cui ancora non avevo riempito di niente poiché non avevo avuto tempo
-Beccati questa- e gliela puntai in faccia
-Sono solo dei puntini nel cielo- era proprio un osso duro, testone anche se mi ricordava qualcuno … me!
-Dammi una spiegazione logica della cosa allora- ero curiosa di sapere cosa avrebbe tirato fuori
-Tutta colpa della cacca di uccelli- e senza controbattere iniziammo a ridere come stupidi e a piegarci dalle risate
-Lo sai che non ha senso vero?- riuscii a dire appena ripreso fiato
-Ovvio ma io stesso sono senza un senso – quel ragazzo era proprio una sagoma
-Questo l’ho visto- una suoneria agghiacciante interruppe le risate facendomi prendere un infarto
-È solo il mio cellulare, tranquilla – e mi diede un colpetto sulla gamba prima di alzarsi per rispondere
-Si?- e subito tornò serio cercando di darsi un contegno perché troppo divertito dalla mia faccia che era sbiancata
-Cazzo, ok arrivo subito- non volevo che se ne andasse mi stavo divertendo
-Devo andare- mi tirai su dal letto a cui mi ero appoggiata
-si si corri dal tuo fidanzato- dissi facendolo scoppiare nella risata più fragorosa che avessi mai sentito
- Ebbene si, è geloso e anche parecchio-
-Parlando seriamente, devo dare una mano hai ragazzi per il concerto- mi ghiacciai un attimo al pensiero di quel ragazzone così grosso, il mio cuore riprese a ritmo irregolare e veloce  
-Capisco, vai- e lo accompagnai alla porta per poi salutarlo; erano solo le cinque così pensai d’iniziare a sistemare un po’ le mie cose per ammazzare il tempo
 
 
In tanto dall’altra parte della città si stava per svolgere un concerto
 
 
-Tra dieci minuti si và in scena- urlò Jason Berry dallo spogliatoio per farsi sentire dai cinque che stavano aspettando impazienti l’ora x
-Avete chiamato Luis, è in ritardo- Matt stava andando decisamente fuori di testa, fin quando tutto non era sistemato nei singoli dettagli il cantante dava di matto
-Matt, calmo vedrai che arriverà- Johnny era il più calmo tra tutti, perfino Arin che per lui era tutto una novità e non si era mai sbilanciato quel giorno era decisamente più agitato del solito
-Appena arriva lo strozzo giuro- Syn e Zacky iniziarono a ridersela, intanto però la porta si era spalancata lasciando entrare l’amico che sembrava stravolto e confuso
-Lu!! Fottuto deficiente che non sei altro che cazzo hai avuto di così importante da fare- i nervi di Matt era tesi e l’amico sapeva che quello a parlare era il Matt nervoso da sindrome mestruale (xD)
-Scusate ero da Lila e ho perso la cognizione del tempo- per un attimo il cantante sembrava addolcitosi mostrando un piccolo sorriso al ricordo di quella ragazzina  
-Oh Lu non mi avevi detto che avevi un’amante, cosa fai ora mi tradisci?- disse Johnny schiaffeggiandolo scherzosamente
-Bhe caro il mio nanetto, tu hai Lacey da cui corri sempre lasciandomi insoddisfatto - i due amavano prendersi in giro da sempre
-Smettetela e mettiamoci al lavoro- e detto ciò ritornò in se e i cinque s’incamminarono verso quella notte che avrebbe fatto parte di quel puzzle indimenticabile della loro vita, di quel segno che non sarebbe finito.
La gente di L.A. era sempre così calorosa e pronta a fare casino
-Wow ragazzi è stato uno sballo- aveva esordito Zacky un po’ brillo dalle birre che si era scolato dopo lo spettacolo
-Si bro puoi dirlo forte- aggiunse Brian attaccato a Michelle
-Ragazzi non poteva andare meglio- aveva detto Valary che stava abbracciando un Matt distante e freddo
-Woooow ragazzi la folla era totalmente andata in visibilio per voi, pendevano dalla vostre labbra- Lu ero non solo un loro amico ma anche il loro primo fan in assoluto
- La gente di L.A. è in giorno come questo che sono felice di abitarci- la scelta dei ragazzi di andare a vivere a Los Angeles all’inizio era puramente lavorativa ma poi si erano abituati alla città degl’angeli, una città che non dorme mai e sempre così frenetica
-Ragazzi avete fatto faville- entrarono Gena e Lacey per correre dai loro ragazzi e coccolarli un po’
-Grazie amore- Lacey e Johnny come Gena e Zacky non esitavano a dimostrazioni d’amore in pubblico a differenza di Matt che era un tipo molto equilibrato e non gli piaceva fare l’esibizionista
-Tesoro, sono stanca andiamo a casa- Val era una donna che prendeva la situazione in mano e spesso e volentieri prendeva le decisioni anche al posto del marito e questo gli dava davvero fastidio al cantante
-Ok, saluto i ragazzi e andiamo- si allontanò dagl’occhi di Val che lo seguivano e andò a salutare la truppa che si era unita a discutere di qualcosa
-Facciamo un pranzo a casa mia- le idee di Zacky non erano sempre male, qualche volta anche lui aveva un lampo di genio
-Siii- saltellarono Lacey e Michelle sul posto eccitate all’idea
-Non male come idea- intervennero Brian e Johnny che vedendo le loro fidanzate così felici non poterono fare a meno di concordare
-Tu Matt?- era da tanto che non si faceva un barbecue
-Ovvio- sorrise al ricordo dell’ultimo pranzo dove si erano divertiti tanto
-Bene!!! Allora giovedì a mezzogiorno- che con il ritardo della maggior parte degli invitati si sarebbe mangiato all’una
-Lu?- il ragazzo che fino a un momento fa era tornato dal bagno si guardò spaesato e al centro dell’attenzione
-Cosa-
-Giovedì pranzo da me alle 12- sarebbe stato divertente e lui rispondeva sempre alla chiamata del divertimento
-Si però posso portare Lila?-
-Ovvio quella ragazza è forte e poi in più siamo meglio è quindi invitate chi vi pare- Gena sorrise bonariamente al suo fidanzato che era un’esplosione di luce, la sua luce personale
-Bene-.
 
________________________________________________________________________________________________________________
 
Note dell’autrice:
Ed eccomi con un altro capitolo sempre più scemo e demenziale, non poteva uscirmi peggio xD
Comunque nel prossimo capitolo ci saranno dei risvolti interessanti nella non-coppia Matt e Dalila e poi ho deciso che magari potrei dare più spazio al personaggio di Val che si dimostrerà nella sua vera personalità … ma per scoprire di più continuate a leggere e a recensire mi raccomando :)
Ringrazio a tutti per la vostra attenzione!!!
 
Kiss =Kiki= Kiss   

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Capitolo 4
*** Why not? ***


Capitolo 4
 
Il tempo più brutto che avessi mai visto                                                                 
-Val cosa pensi?- Matt mi stava guardando preoccupato
-Il tempo è orribile siamo fortunati se non si scatena una tromba d’aria- il cielo era oscurato da nuvoloni neri che facevano da coperta alla città, la pioggia continuava imperterrita a scendere veloce e non dava segno di smettere
-Ah- si rimise a leggere una stupida rivista come se nulla fosse; le cose non andavano bene tra noi, ci eravamo allontanati, una crepa si era formata sulla nostra relazione che gli altri credevano indistruttibile
-Matt, dobbiamo parlare- la situazione andava avanti da troppo tempo facendomi soffrire, non volevo perderlo ma sentivo che se non avessimo fatto qualcosa per migliorare la separazione sarebbe stata irreversibile, il cuore stava come cedendo al pensiero di non averlo più al mio fianco, di non poter più baciare quelle labbra o sentire semplicemente quel suo protettivo abbraccio cullarmi
-Ora dobbiamo parlare?- avevo evitato più e più volte quella conversazione, credevo di poter semplicemente rimandarla finche le cose non si fossero aggiustate
-Si- mi sedetti di fianco a lui che non mi rivolse lo sguardo fino a quando non gli strappai la rivista di mano
-Ehi!!- volevo la sua attenzione e volevo che mi guardasse negl’occhi
-Dobbiamo parlare- ripetei più decisa e autoritaria
-Non mi và ora- e detto questo prese le chiavi sul tavolino del salotto e si accinse ad uscire dalla porta
-Matthew Charles Sanders ho detto che dobbiamo parlare, porta il culo qui- si fermò e mi guardò con occhi con cui non mi aveva mai guardato, era arrabbiato e ferito
-Valary quante volte negl’ultimi mesi ti ho detto la stessa cosa. Quante volte ti ho implorato di parlare, quante volte … Quante!!!! E tu non facevi altro che dirmi che avevi da fare, che non potevi, che non volevi … Ora sono io che non ne ho voglia- stava praticamente urlando
-Se esci da quella porta non ti scomodare a ritornare- non avrebbe osato tanto, invece con mia sorpresa uscì sbattendo la porta e mandando qualche imprecazione.
Stavo sul letto a piangere lacrime salate e piene di consapevolezza che quella volta era stata mia la colpa, mi ero comportata come una ragazzina che non voleva affrontare la realtà, avevo paura di quello che mi avrebbe potuto dire così scelsi la via più facile, quella di scappare, il mio orgoglio non avrebbe mai ammesso di aver sbagliato; da quando se n’era andato erano passate tre ore così presi il telefono e chiamai l’unica in grado di aiutarmi
-Val?- mia sorella era sempre stata come un pilastro, non crollava mai e mi potevo appoggiare a lei in qualsiasi situazione
-Mich ho bisogno di te- le lacrime aumentavano sempre di più
-Arrivo subito- volevo qualcuno con cui sfogarmi e ammettere che ero stata una stupida, volevo che tutto tornasse come prima.
 
In una stanza d’Hotel di Los Angeles
 
Avevo passato la giornata con Luis a delirare e a far pazzie in giro per la città, mi ero divertita a seguirlo in locali assurdi, taverne, negozi facendomi da guida turistica e poi di colpo come se fosse stato affetto da qualche amnesia mi aveva invitato a casa Sevenfold per un pranzo che si sarebbe tenuto tra tre giorni; non potevo non rifiutare visto quanto ero stata bene con quelle persone o per meglio dire quasi tutte.
Mi ero appisolata nel letto quando il telefono della stanza iniziò a suonare e suonare come un allarme, era estremamente irritante
-Pronto?- ero irascibile appena sveglia soprattutto se venino svegliata in quel modo
-Signorina Di Martino c’è un certo signor Sanders che la vorrebbe vedere- il cuore riprese quel ritmo irregolare e vigoroso; come se si svegliasse da un lungo sonno
-Fallo salire- attaccai e mi alzai di scatto controllando com’ero messa allo specchio, i capelli da pazza e gli occhi ancora assonnati in pratica ero un mostro, mi annusai l’alito e sapeva ancora di gelato alla fragola
*Toc Toc* il fatidico rumore rimbombò nella stanza facendomi sussultare, corsi alla porta e aspettai qualche secondo prima di aprire e vedere un’immagine che mi straziò il cuore; un Matt Shadows appoggiato allo stipite della porta tutto bagnato, lo sguardo triste e ci avrei giurato che sul suo viso non ci fossero solo gocce di pioggia
-Entra- e lo feci accomodare dentro quella stanza che sembrava troppo bassa per la sua statura
-Grazie- si accomodò sulla sedia vicino all’entrata
-Vuoi qualcosa da bere? Acqua? Una birra?- mi accennò un sorriso come per ringraziarmi della gentilezza che però si spense poco dopo
-No, grazie- mi avvicinai e mi sedetti sull’altra sedia di fronte a lui in modo da poterlo guardare meglio
-Non sapevo da chi andare- un tuono rimbombò facendoci scattare
-Tranquillo, sei il benvenuto- gli sorrisi amichevolmente come per incoraggiarlo
-Sei così gentile- e mi accarezzò la guancia con la sua mano freddo e bagnata
-Sei un ghiacciolo, aspetta che ti vado a prendere qualcosa o ti ammali- corsi in bagno per prendere una marea di asciugamani e un accappatoio; ritornai in pochi secondi e lo ritrovai in quella posizione con lo sguardo perso nel nulla
-Non è necessario davvero- si vedeva che non voleva essere di peso ma a me piaceva aiutare gli altri faceva parte di me essere una samaritana
-Invece si, come fai se ti prendi un mal di gola- ero brava a convincere le persone così di malavoglia prese il tutto e andò nella mia stanza a spogliarsi; sentivo l’odore d’acqua piovana misto a quello di dopobarba mi faceva impazzire, come se non riuscivo più a connettere le cose, ero completamente andata in tilt per lui
Lila scordatelo è sposato e in più non gl’interessi dovevo farmi una doccia fredda e mantenere i nervi apposto
-Grazie di cuore- ritornò in accappatoio e mi porse i vestiti bagnati
-Te li asciugo – mi bloccò il polso e mi costrinse a voltarmi
-Perché lo fai-
-Perché non voglio che ti ammali-
-No dico perché sei così buona, non mi conosci nemmeno- in effetti non lo conoscevo, non sapevo praticamente nulla di lui come del resto non sapevo fino a poco tempo fa nulla di Luis eppure m’ispirava fiducia
-Perché non dovrei?- era vero che tendevo a dare troppa confidenza alle persone però questa volta era diverso, era la cosa giusta da fare e non avevo dubbi
-Ora aspettami e siediti sul letto così stai più comodo- non avrei preteso nessuna spiegazione, stava a lui se parlare oppure semplicemente non pensarci; portai i panni nello stanzino che conteneva un’asciugatrice e gl’infilai, con cura, dentro per poi tornare di la e vederlo steso sul letto che dormiva come un angioletto, non avrei avuto il coraggio di svegliarlo neanche volendo sembrava così rilassato e sereno che mi rallegrò vederlo così *Drrr Drr* il cellulare che aveva appoggiato al tavolino vibrava così lo presi per non svegliarlo e guardai sul display il nome Valary, non la conoscevo ne tantomeno potevo giudicarla ma era una donna fortunata, avere un marito come Matt doveva essere un dono divino, speravo tanto che quella Valary non lo facesse soffrire e che si rendesse conto della persona fantastica che aveva accanto.
Sembravo una matta, da un’ora lo stavo guardando dormire aspettando che i vestiti si asciugavano, mi ero incantata a quella visione così dolce e tenera
-Mi stai fissando?- mentre i suoi occhi verdi si aprivano le mie guance si coloravano di rosso, potevo sentire l’affluire del sangue su esse facendomi balzare in piedi e iniziai a balbettare  
-S… si è so… solo che sem… semb… sembravicosìtranquillo- avrei voluto scavarmi una fossa e sotterrarmi in modo da porre fine a quel momento imbarazzante; stava per dire qualcosa ma venimmo interrotti dall’asciugatrice che annunciava di aver compiuto il suo lavoro
-Vado a prenderteli, comunque ti ha chiamato Valary- mi guardò interrogativo e poi prese il cellulare e compose il numero mentre io andavo nello sgabuzzino a recuperare i suoi vestiti che erano asciutti e in perfette condizioni, quando tornai sembrava essere arrabbiato e frustrato
-Tieni- gli prese e uscii dalla stanza per lasciargli privacy, lo preferivo con il volto rilassato e sorridente a quello contratto e incazzato  
-Grazie davvero per tutto ma ora devo andare- interruppe i miei pensieri che sembravano ormai essere occupati solo da lui e non era un bene; dovevo disintossicarmi dalla Shadowsite  
-Non dirlo nemmeno è stato un piacere, ci vediamo martedì allora- e lo guardai cercando di apparire spensierata per mascherare il mio nervosismo  
-Il pranzo vero … Ok a martedì- e senza voltarsi sparì nel nulla.

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Note dell’autice:
Ta-dan!!!! Ok potevo far di meglio ma mi è venuto così … Nel prossimo chappy ci sarà il pranzo e ne vedremo delle belle :)
Ringrazio chi continua a leggere e chi recensisce, ovviamente  
Grazie di cuore
Baci
 

=Kiki= 

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Capitolo 5
*** I'm in love with another girl, your bestfriend ***


Capitolo 5
 

Matt POV
 
Aprii la porta di casa, neanche il tempo di fare un passo che mi arrivò uno schiaffo in pieno viso
-Testa di cazzo, come ti permetti di trattare mia sorella così- Michelle ‘Il mastino’, se solo avesse potuto mi avrebbe fatto a pezzi.
-Che cazzo ti è preso, deviata che non sei altro- la guancia mi bruciava, la sentivo formicolare e piano piano perdere sensibilità
-Dovrei fartela io questa domanda; che cazzo ti è preso Sanders?- le mani appoggiavano sui fianchi, le gambe erano semi aperte e gli occhi fissi sulla preda. Conoscevo bene quella posa, non ammetteva repliche
-A me? Sei tu quella che mi ha tirato uno schiaffo- tra le due, Michelle era quella con le palle, pronta a difendere la gemella anche se era nella parte del torto. Non si poteva ragionare con lei in quel momento.
-Non fare la femminuccia- il pensiero di riandarmene e tornare da Lila era forte ma avrei dovuto risolvere la situazione prima che degenerasse, che dico era già degenerata, da quando Michelle mi aveva tirato uno schiaffo, da quando me n’ero andato tra le braccia di un’altra, da quando non facevo altro che pensare a lei e da quando Val mi evitava come la peste.
-E tu non fare la stronza, non hai nessun diritto di venire a casa mia e di offendermi in questo modo. Levati dai coglioni Mich- era oltraggiata dal mio comportamento, non credeva di essere trattata in questo modo
-Sono affari anche miei, riguarda mia sorella- non avrebbe mollato, tenace e testarda come al suo solito.
-No che non lo sono, stanne fuori- non la riguardavano eppure si ostinava.
-Si che lo sono- Val doveva crescere e imparare a non mettere in mezzo sempre la sorella.
Ogni volta che avevamo un problema chiamava Michelle e ovviamente Michelle era quella che lottava per lei.
-Quando Brian si scopava un’altra alle tue spalle e stavate per separavi io ne sono stato fuori, vedi di fare la stessa cosa - era stato sleale da parte mia tirare fuori quella storia, ma era necessario che capisse che non era gradita.
-Fottiti Sanders, spero che crepi- la consideravo una sorella, faceva male sentirsi dire quelle cose da una di famiglia. Avevo ferito il suo orgoglio ma almeno adesso non si sarebbe messa in mezzo.
La lasciai andare, fumante di rabbia.
Val scese le scale, il trucco sbavato, i vestiti stropicciati, il naso arrossato e gli occhi che luccicavano
-Sei tornato- esordì con tono funereo ma pur sempre sorpreso  
-Si- mi era venuta incontro, pensavo che mi avrebbe dato uno schiaffo come la sorella invece mi abbracciò
-La colpa è tutta mia- sapevo che solo averlo ammesso gli costava un grande sforzo, lo apprezzai ma non cambiava le cose
-Val non funz….- mi mise un dito sulla bocca e mi zittì
- Shh… Ascolta Matt so di aver sbagliato, non avrei dovuto essere così evasiva- evasiva era un eufemismo.
-Avevo paura, paura di perdere la persona più importante per me, paura che tutto potesse finire, paura che non ci sarebbero più stati momenti felici- la capivo in un certo senso, ma non la giustificava per essere stata così infantile
-Non funziona, negl’ultimi tempi non sta funzionando e lo sai anche te. Ci siamo allontanati senza neanche accorgercene, peggio ancora, siamo caduti nella routine e sembra non essercene via d’uscita- i suoi occhi mi guardavano imploranti di non dire quelle due parole che avrebbero messo la parola fine
-La routine è una cosa così orribile?-
-Si, se ci fa cadere in questo stato di gelo totale- la strinsi nelle spalle e la scossi un poco per attirare la sua attenzione che era rivolta alle mie scarpe
-Possiamo provare a sistemare le cose però- non era facile neanche per me dirle tutto questo, ma era la verità e doveva sapere come la pensavo
-Non credo che …- la paura invase anche me, la sentivo strusciarsi contro il mio corpo, paralizzandolo.
-Ti prego, proviamoci se poi non funzionasse allora …- firmerò le carte per il divorzio? Ci tenevo ancora a lei, le volevo bene ma come coppia non funzionavamo più.
-Val ci riproverò perché sei tu a chiedermelo, sei la mia migliore amica e mia moglie ma se la situazione continua così non credo di poter andare avanti- non avrebbe avuto senso buttare tutti quegl’anni nel cesso.
-La  supereremo- e mi baciò dolcemente.
Avevo bisogno di parlare con qualcuno di tutta questa situazione, stavo scoppiando da tutte quei pensieri repressi che m’invadevano la mente.
Qualcuno come Luis; infondo lui c’era sempre stato.
 
 

Luis POV
 
Lila era assolutamente fantastica, mi faceva ridere ed era come una ventata d’ aria.
Mi ricordava la mia sorellina, Joanne.
La mia sorellina che se ne è andata troppo presto, se ne è andata senza che potessi dargli l’addio che meritava.
Aveva contratto la leucemia all’età di tre anni. I medici dicevano che non avrebbe superato i sei anni di vita invece contro ogni previsione era arrivata a dodici anni.
Quella fottuta malattia se l’era portata via.
Pensare a lei era come guardare una foto ritagliata, c’era sempre quel senso di vuoto che ti ricordava la sua assenza. Il telefono iniziò a vibrare, sul display appariva il nome di Matt
-Hey Bro!! –  
-Ciao, ti va di passare? Ho bisogno di parlare- non era da lui confidarsi, me lo sarei aspettato più da Bri o da Zacky ma non da Matt
-Certo- di solito era lui quello che dispensava consigli, pronto ad’ascoltarti
-Ok, ti aspetto- era davvero giù, anche se voleva nasconderlo lo sentivo dalla sua voce.
Dopo dieci minuti ero nel salotto di casa Sanders.
-Dimmi tutto- si stava tenendo la testa con le mani, come se avesse paura che da un momento all’altro esplodesse
-Sono innamorato- che scoperta -.-
-Ma davvero? Pensavo che ti fossi sposato per passatempo- mi stava fissando triste, dovevo smetterla di essere così sarcastico ma la vicinanza con Lila mi stava riportando a essere quello di una volta, non volevo rinunciarci
-Sono innamorato di una donna che non è Val- ero nello shock più totale, non poteva essere vero
-Sei impazzito o cosa?- Valary e Matt erano una coppia che incarnava l’amore o quello che io pensavo fosse amore
-Sono perfettamente lucido- in effetti era serio e non sembrava neanche in preda a un delirio
-Chi è lei?- volevo sapere chi fosse quella sfascia coppie
-Basta sapere che non è Val- un moto di rabbia mi si accese, che persona era una che si metteva in mezzo ad un rapporto così affiatato
-Ma tu e Val siete perfetti- mi uscì un lamento, non poteva fare la cazzata di mandare all’aria la sua relazione, non dopo tutto quel tempo
-Cazzate, tu e gli altri lo avete sempre pensato, ma non sapete minimamente tutta la merda che succede-
-Tipo?- che la verità stesse per venire a galla?
-Tipo che le cose non vanno bene, che stiamo pensando al divorzio e che se non miglioreranno sarà tutto finito-
-Se sei innamorato di un’altra come si possono sistemare?- avevo perfettamente capito che quel periodo di prova sarebbe stato inutile.
Conoscevo Matt dai tempi del liceo e sapevo che quando s’innamorava dava anima e corpo per quella persona, senza nessuno ostacolo (in questo caso Valary) si sarebbe buttato perché quello che la gente non sapeva è che Matt era uno di quei ragazzi romantici e smielati.
L’amore significava tutto era come un carburante per la sua vita, senza l’amore si sarebbe spento lentamente.
-Mi sento uno schifo- lo avrei appoggiato, anche se non contemplavo come si potesse lasciare una donna come Val
-Sono dalla tua parte, stai facendo una cazzata ma sono dalla tua parte- sarei stato dalla sua parte sempre, era stato il mio mentore, un fratello, un amico e compare di vita.
Sarebbe tutto da cambiato.
 
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Note dell’autrice:
So che ci sarebbe dovuto essere il pranzo ma ho trovato più urgente questa chiacchierata xD.
Spero che non sarete rimasti delusi.
In questo capitolo si capiscono diverse cose sui nostri personaggi, vengono messe le carte in tavola.
Prometto che nel prossimo capitolo ci sarà la rimpatriata con tutti e altri segreti verranno svelati, soprattutto riguardo Val e Luis.
Ringrazio chi segue la storia, non mi stancherò mai di ringraziarvi ^^ ovviamente anche chi recensisce.
Alla prossima
 
Kiki
 

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Capitolo 6
*** I try to be perfect ***


Capitolo 6
 

Ho provato a essere perfetta.
Non era facile restare in silenzio quando avevi visto qualcosa che non dovevi vedere.

 
 
Casa Baker ore 12:30 (Pranzo)
Gena era una grande cuoca, meritava stima anche per questo.
Mi trovavo bene con tutti, tutti tranne con le sorelle DiBenedetto che continuavano a guardarmi di sbieco, incenerendomi.
-Lila la vogliamo o no fare una cosa a tre- Jason Berry era una forza della natura, come suo fratello, avevano un gran senso dello humour.
-Dimmi solo dove e quando- non riuscivo a essere seria con quei due.
Si guardarono tra loro e ammiccarono maliziosi.
-Che puttana- bisbigliava Valary alla gemella che rideva sotto i baffi
-Come?- ero una tipa pacifica ma guai a offendermi,
-Niente- e lei sembrava non avere le palle per dirmi le cose in faccia. Trasudava falsità, non sopportavo le persone come lei.
-Se hai qualcosa da dirmi, dimmela in faccia- senza che me ne accorgessi, Matt mi strinse la mano.
Ero seduta alla sua sinistra, l’unica persona che avessi mai conosciuto a farmi calmare.
Riusciva a portarmi serenità, il mio fuoco interiore sembrava spentosi.
-Sei sorda perché io non ho detto nulla- ero forte abbastanza per non farmi toccare da quelle parole, ne avevo sentite di peggiori. Questo non toglieva che ero disposta a farmi trattare così, da una persona che non mi conosceva, quella me la sarei legata al dito.
Per tutta la vita avevo sempre dovuto combattere con gli stereotipi: per qualsiasi cosa la gente aveva bisogno di etichettarti, per qualunque parola aveva bisogno di travisare; tutti contro tutti come una battaglia e come in una battaglia che si rispetti ci stavano le parti, piccole parti che lottavano contro altre piccole parti.
Il pranzo era stato uno degl’ottimi, il cibo americano non faceva così schifo dopotutto.
Luis da quando eravamo arrivati fissava ininterrottamente il cantante, era turbato e non mi voleva dire il perché.
Ci eravamo spostati in giardino, un giardino molto più piccolo rispetto a quello di casa Sanders.
Gena aveva il pollice verde, dovunque mi girassi trovavo fiori, ravanelli, cespugli … Era come stare nell’eden
-Questi che fiori sono?- ero rimasta incantata da quel cespuglio fiorato, un’esplosione di colore
-Sono rododendri- io e Gena aveva legato molto, condividevamo diverse passioni come la pittura e la fotografia.
-Sono bellissimi- il loro odore era così leggero, fresco che m’inebriava lentamente.
-Hai gusto, Lila- gli altri se ne stavano seduti sotto il gazebo a chiacchierare animatamente.
-Grazie- Lacey ci stava raggiungendo con due Long Beach nelle mani.
-Ragazze guardate cosa vi ho portato- disse la bionda agitando i drink.
Ne presi uno ringraziando quella buon’anima di donna, sempre gentile e affettuosa.
-Di cosa parlavate?- continuammo a camminare nel sentiero che portava a una simpatica fontanella.
-Stavo dicendo a Gena che ha dei fiori meravigliosi- Zack era davvero fortunato a stare con una ragazza come lei. Spesso la gente la giudicava, i media giocavano molto su questa cosa.
Lei così bionda da sembrare oca quando invece era intelligente e non stronza e tronfia come la descrivevano i giornali.
-Bhe io sono qui per portarvi dei pettegolezzi sui nostri boy- riusciva a essere una pettegola di prim’ordine quando voleva.
-Dì, dai che così m’incuriosisci- stavamo bevendo il nostro drink, appoggiate al cancelletto della fontana sotto gli sguardi del gruppo.
-Sentite l’ultima, a quanto si vocifera il nostro caro Brian pensa di mettere su famiglia con Mich- da quel poco che conoscevo Brian non mi sembrava proprio il tipo da famigliola felice, non credo era ancora pronto
-E dimmi stavolta chi lo a deciso Michelle o Bri?- avrei voluto dire la stessa cosa di Gena, non volevo sembrare troppo presuntuosa visto quanto poco gli conoscevo.
-La nostra cara Mich sa quello che vuole- mi guardavano incuriosite
-Perché mi guardate?- erano state le prime a includermi nel gruppo, mi ci trovavo davvero bene.
-Cosa ne pensi?- per educazione non avrei dovuto pensare a nulla, visto però che era stato chiesto un mio parere dissi la mia.
-Premettendo che non conosco ne Brian ne Michelle, posso dirvi solo che Brian è un bravo ragazzo ma non mi sembra il tipico ragazzo da casa, famiglia e chiesa. Può essere che mi sbaglio ma non credo che ancora pensi ad avere figli, il suo modo di fare fa pensare a lui come un bambinone troppo cresciuto.
Riguardo a Michelle sembra la solita ragazza che impone le proprie idee, possiamo dire che è lei quella che porta i calzoni nella coppia- si rivolsero uno sguardo tra di loro e iniziarono a ridere
-Devo dire che sei davvero brava a inquadrare le persone, pur non conoscendoli ci hai azzeccato in pieno- ricominciammo a ridere della situazione che si era creata.
Al nostro ritorno ritrovammo il gruppo in preda a una lite su chi era il miglior chitarrista di sempre.
-Slash è il migliore in assoluto- continuava Johnny in quel suo apparente monologo.
-Non c’è dubbio che sia Herman Li-  annunciò Brian sovrastando la voce di JC che continuava a parlare
-Ragazzi scherziamo? Il migliore è Chris Broderick- anche Matt si era lanciato nella mischia.
-Scusate dov’è il bagno?- non ci andavo dalla notte precedente, quando pensavo tendevo a dimenticarmi dei miei bisogni fisiologici.
-In fondo a destra, prima porta- Gena era l’unica rimasta fuori da quel discorso che aveva trascinato dentro anche Lacey che si batteva per il mitico Mick Thomson.
Mi avviai nel corridoio quando vidi l’immaginabile.
Valary stava baciando spudoratamente Luis, un bacio passionale, un bacio infuocato oserei dire.
Ero sicura che non aveva mai baciato così Matt, non aveva mai guardato così il cantate, con tanta bramosia.
Chiusi gl’occhi e cercai di mantenere la calma, dovevo fare la cosa giusta.
Come potevo però? Come potevo fare una cosa così a Luis? L’amicizia tra lui e Matt si sarebbe spezzata.
Come potevo fare questo a Matt? Lui che amava Val così tanto, io ero solo una spettatrice che per quanto  lo volessi e desiderassi dovevo starne fuori.
 


***** 
Note dell’autrice:
 
Capitolino piccino …
Inizio a dire che la storia si sta facendo davvero intricata, piena di tradimenti e di segreti che piano piano verranno a galla.
La relazione di Valary e Luis è impensabile, sono uno l’opposto dell’altro però che dire vedremo come si evolverà la cosa :)
Ringrazio a legge questo groviglio di pensieri caotici xD (Amatemi) e niente di meno chi recensisce, mi siete sempre d’aiuto a migliorarmi. Grazie
Baci
Kiki

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Capitolo 7
*** When dirty lies are revealed ***


Capitolo 7
 
Tre mesi dopo
 

Matt POV

Non avevo avuto più modo di stare solo con Lila.
Ogni volta che la vedevo o che magari veniva in sala prove, mi spuntava un grosso sorriso che non riuscivo a trattenere.
Quella ragazza era davvero incredibile: spiritosa, allegra e pazza a tal punto da andare d’accordo con gli altri.
Il giorno dopo avremmo avuto un concerto importante, dovevo stare concentrato.
-Matt? Hai sentito quello che abbiamo detto?- ma come al solito, assorto nei miei pensieri, mi ero perso un’altra volta.
-Scusate ragazzi è solo che mi sento la testa fra le nuvole ultimamente- mi focalizzai sugli sguardi indagatori degli altri che percorrevano il mio.
-Amico lo sai che puoi confidarti con noi, vero?- l’ultima volta che avevo parlato con qualcuno era stato Luis, un Luis che come me non era più lo stesso.
Sembravamo riscontrare la stessa malattia, i sintomi c’erano tutti.
-Certo- stavano per controbattere se solo dalle transenne degli spalti non avessimo sentito  una matta gridare.
Pensavamo essere la solita fan ossessiva, invece era Lila che stava venendo verso di noi come un tornado.
-Ragazziiiiiiiiiiiiiiii- urlava con tutto il fiato che aveva nei polmoni.
Luis come al solito sembrava essersi dileguato, oramai neanche lei lo sentiva più come prima.
-Hey ragazzina- Brian l’aveva accolta a braccia aperte come il resto del gruppo.
-Matt- si era avvicinata a me lentamente e timorosa, come se avesse paura.
Poi la timidezza fece largo a qualcosa che mi lasciò interdetto.
Mi abbracciò calorosamente, stringendosi al mio petto e con la punta dei piedi cercava d’innalzarsi con scarsi risultati.
-Piccoletta, a cosa dobbiamo tutto questo?- gli sussurrai all’orecchio prima di staccarsi da me e guardarmi con occhi sognanti.
-Volevo farvi una sorpresa e sapere se vi sentivate carichi- il suo tono energico e goffo provocò la risata collettiva del gruppo.
-Noi siamo nati pronti- esordì Zacky con tutta la sua spavalderia.
-Sapete a cosa mi riferivo- domani sarebbero stati esattamente dodici anni che si erano formati gli avenged sevenfold, avremmo dato il meglio di noi.
Mi stupì il fatto che si era ricordata di tale data, visto che lo avevamo accennato solo un paio di volte, eppure era lì a incoraggiarci ed ad’augurarci di spaccare qualche culo.
-Senti noi stiamo pensando di fare una pausa, ti va di unirti a noi?- dissi sperando con tutto me stesso che avesse avuto la mattinata libera dal suo nuovo lavoro.
Ricordo quando una mattina, tutta eccitata, venne a informarci di essere riuscita a trovare lavoro presso la catena di negozi DCMA, ovviamente non escludo di aver messo una buona per lei ma in ogni caso,non ne sarebbe mai venuta a conoscenza.
Non l’avevo mai vista così felice ed euforica. Volevo sempre vederla così.
-Ovvio- la stavamo guardando estasiati da tanta energia.
Sembrava lei che domani dovesse venire su questo palco e suonare per migliaia di persone.
-Scusate ragazzi ma io mi dissocio, devo vedere Gena- Zacky ormai passava tutto il tempo libero con la futura signora Baker, ebbene si il piccolo Vee si era deciso a farle la famosa proposta.
-Concordo con Vee, Michelle mi ammazza se non pranzo con lei- e così anche Brian imitò Zacky che si era ormai eclissato dal backstage.
-Johnny?- domandai interrogativo al nano che sembrava aver attaccato il cellulare alla mano.
-Io invece devo dare una mano a mia sorelle Coral, continua a rompermi con tutti questi sms- era rimasto Arin che però nel frattempo se n’era andato, lasciando le bacchette della batteria sulle casse vibranti.
-A quanto pare siamo rimasti noi due- dissi con un tono quasi sollevato.
-Eh si- un abbozzo di rossore si fece largo sulle sue guance, tingendole di un rosa acceso.
-Ti va di andare di andare dal cinese?- sapevo della sua innata passione per il sushi e per la cucina orientale.
-Si- e detto ciò c’incamminammo verso il parcheggio.
 
 
 
 
 
Lila Pov

Non nego il fatto che lo stare da sola con Matt mi causasse dell’imbarazzo, ma lo scacciai via cercando di approfittare del buon amico che era.
-Sai non vedo l’ora che sia domani- dissi mentre cercavo d’infilzare una bacchetta sul corpicino, inerme, di un pesciolino morto.
-Verrai al concerto?- come se non fosse scontato.
-Cazzo, certo- e misi in bocca quel viscidume così squisito e piacevole al palato.
-Ma potevi dirlo, avrei rimediato il biglietto senza problemi- Matt era tenero e dolce, sempre premuroso verso tutti; anche con me, pur essendo l’ultima arrivata nella famiglia.
-No è stato piacevole fare la fila, mi ha ricordato i vecchi tempi. Quando passavo ore e ore in coda sotto pioggia, neve, vento e grandine aspettando di ricevere il biglietto per le porte del paradiso- costatai ripensando a tempi non troppo lontani e felici. Tempi dove abitavo a Roma.
-Ti manca, vero?- all’inizio non riuscii a capire le parole di Matt, poi però la vena nostalgica di casa si accese in me.
-Si, dannatamente! Ormai però sono qui- ed era vero, sembravo aver trovato il mio posto e anche se tutto mi diceva che dovevo tornare a casa io continuavo per la mia strada. Ignara di ciò che mi avrebbe riservato il futuro.
-E non pensi di ritornare?- il pensiero c’era, ma poi farlo era un altro paio di maniche.
-Non fraintendermi, la mia casa è a Roma dove c’è la mia famiglia e i miei amici, però qui sento di aver trovato qualcosa di speciale. L’indipendenza.- ed era vero, una cosa che ha casa non avevo avuto.
In quattro mesi che mi ero trasferita ero riuscita ad ottenere tante vittorie: un lavoro ben pagato, un appartamento tutto mio con un prezzo accessibile e cosa più importante la compagnia di persone davvero grandiose. Prima fra tutte Matt.
-Ti capisco. Spesso quando siamo in tour penso a casa e a quanto mi manchi- una pausa di silenzio alleggiò pesante nell’aria, -poi però mi ricordo perché lo facciamo. Mi ricordo che la musica è qualcosa di più di un semplice lavoro; è vita. Può sembrarti insensibile ma io a costo di non smettere di suonare non tornerei mai più a casa se questa mi ostacolasse- avevo capito in pieno quello che cercava di dirmi. Anche se la casa è importante, vivere la vita alle tue regole era una soddisfazione senza prezzo.
-Cambiamo discorso, mi sembra di averti rattristato- disse Matt per poi sfiorarmi la guancia delicatamente.
In quel momento avrei preso a mazzate il mio cuore pur di farlo tacere.
Quel ritmo così vivace era uno dei suoni più sbagliati.
-Matt?- ora o mai più.
Da quando avevo visto Luis e Val baciarsi ero rimasta in silenzio, un silenzio che decisamente mi pesava.
A costo di fare una bastardata alla loro amicizia mi ero decisa a fare la cosa giusta, non quella che reputavo giusta ma quella che come amica e persona con dei sentimenti dovevo fare.
-Dimmi tutto- il suo sorriso smagliante mi fece sentire ancora più male all’idea.
-Se e dico se per puro caso- presi un respiro profondo prima di riprendere il respiro, -sapessi qualcosa che riguarda un tuo amico, ma la cosa che sai mettesse in pericolo l’amicizia che si era creata tra quell’amico e un’altra persona. Glielo diresti o staresti semplicemente zitto?- mi guardò confuso.
-Lila se c’è qualcosa che devi dirmi, non farti troppi problemi e dimmela- come bugiarda non valevo nulla.
Mi si leggeva in faccia che avevo qualcosa da dirgli.
Il problema è: avrei avuto il coraggio di dirglielo?
Certo, Dalila De Martino non era di certo un coniglio.
-Senti Matt, promettimi di non arrabbiarti con me- avevo paura che si fosse arrabbiato con me, una paura folle che non mi avrebbe rivolto più la parola. Lui, insomma era o no la persona più importante della mia vita?
Oddio Lila spero che ti sei resa conto di aver ammesso che Matt ti piaccia. Pure la mia coscienza mi doveva rimproverare, come se non avessi abbastanza problemi.
Non so’ perché ma delle lacrime di nervosismo misto a quelle di preoccupazione, iniziarono a rigarmi il viso silenziose e amare.
Non spettava me dirglielo, io non sono la sua migliore amica che conosce da una vita.
-Hei hei calma, te lo prometto- si fece più vicino con la sedia, tanto da riuscire a sentire il suo dolce profumo invadermi ogni singola fibra del mio essere.
-Dovrebbe essere Luis a dirtelo, non io. Io neanche volevo sapere eppure è successo-
Piansi ancora per poco prima di ritrovarvi faccia a faccia con quegl’occhi verdi e sinceri.
-Luis?- non lo avevo più sentito dopo quel giorno.
In realtà posso dire che non avevo voluto più sentirlo, fingevo che non esistesse, finché non avesse detto la verità per lui sarei morta.
Aspettavo, giorni che diventavano settimane, settimane che diventavano mesi.
Non aveva aperto bocca.
-Luis e Val- il suo sguardo era ancora confuso e pieno di quelle incertezze e supposizioni che lo laceravano.
-Luis e Val cosa?- la sua voce ancora calma cercava una risposta.
-Lui e Val si sono baciati- vomitai quelle parole, improvvise e inaspettate.
 
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Note dell’autrice:
Ed eccomi ancora qui a rompervi le balle con i miei capitoli XD
Mi è sembrato un’eternità che non aggiornavo questa storia.
Bene bene, ora che Matt sa la verità cosa farà secondo voi??? Dai ipotizzate che mi diverto almeno un po’
Sono comunque tanto orgogliosa di Lila che si è comportata da brava ragazza facendo la cosa giusta *me davvero orgogliosa*
Ok ringrazio chi legge e ovviamente chi recensisce…. Mi sento un po’ sola e abbandonata quindi se volete lasciare un commentino mi fa molto piacere.
Bene allora buona notte e alla prossima
Baci galattici <3
Kiki

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