Can you keep a secret?

di Back To Vegas Skies
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Late dawns and early sunsets ***
Capitolo 2: *** All these things I hate revolve around me ***
Capitolo 3: *** I don't blame you for being you. ***
Capitolo 4: *** Maybe Memories ***
Capitolo 5: *** It was a lie when they smiled and said ***
Capitolo 6: *** Give me all your fear, throw it all away and think about the good things ***
Capitolo 7: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Late dawns and early sunsets ***


Chapter 1: 
Late dawns and early sunsets.

 
La ragazzina camminava spedita lungo il sentiero che separava la villetta di sua nonna dalla strada. Odiava dover passare tutte le dannate estati lì. Quel posto era così noioso! Come diavolo aveva fatto suo padre a viverci tanti anni?
Lei amava Los Angeles, amava il caos, le strade piene di gente.
Solo due cose le piacevano: il fatto che a condividere le sue pene ci fossero i suoi migliori amici, anche loro incastrati dai genitori, e poi quei meravigliosi tramonti che si potevano guardare da sopra le colline, il cielo che diventava del colore del fuoco e gli ultimi raggi che brillavano oltre le montagne. Non si stupiva che suo padre ci avesse addirittura scritto una canzone.
Arrivò in fretta all’altra villetta, dove le sue due amiche la stavano aspettando.
- Ciao ragazze! – disse, sorridendo.
Era strano vedere che per quanto fossero quasi identiche esteticamente, i loro caratteri fossero la cosa più diversa dell’universo.
Cherry, così spigliata, chiacchierona, con un incredibile ascendente sui ragazzi, che le cadevano ai piedi ogni volta che agitava i suoi lunghi capelli castani o li guardava con i suoi occhioni da cerbiatto, Lily, più timida e dolce, con una passione insana per i libri, sempre pronta ad aiutare gli altri e dare consigli.
Certo, avevano anche i loro difetti, ma in pratica si conoscevano da quando erano nate e aveva imparato a superarli.
- Ciao B! – le risposero in coro, ricambiando il sorriso.
Camminarono chiacchierando allegramente fino al piccolo cinema del paese. Nonostante fosse sabato pomeriggio le strade erano percorse da poca gente.
Un ragazzo con i capelli ricci e una maglietta dei Metallica le stava aspettando poggiato al muro e non appena le vide, agitò una mano allegramente salutandole.
- Hey, Brian! – urlò Bandit, correndogli incontro e abbracciandolo forte.
Non si vedevano da un mese intero, perché lui aveva vinto una borsa di studio in una scuola privata a New York e ci era dovuto restare fino luglio.
Era il suo migliore amico, Brian. Aveva poco più di un anno in meno a lei, ma riusciva a capirla come nessun altro. Cherry era sicura che si sarebbero sposati un giorno e avrebbero fatto “tanti figli riccioluti per portare avanti la riccioluta dinastia dei Toro!”, facendo arrossire Brian e ridere tutti gli altri.
- Mi sei mancato – gli disse poi piano all’orecchio.
- Anche tu, B – rispose lui, sorridendole.
Lo squillo di un cellulare li interruppe.
- Pronto?
- Bandit?  
- Zio! – Bandit si allontanò dagli altri, per non essere sentita. Il rapporto che aveva con suo zio Mikey era qualcosa di speciale e di privato, qualcosa che nessun altro avrebbe potuto capire.
- Come stai? Ti stai divertendo?
- Mi mancate tanto tu e zia Ali – sussurrò quasi in lacrime, ignorando le domande.
- Anche tu mi manchi, piccolina – si sentì rispondere dall’altro capo del telefono.
Dopo qualche secondo di silenzio, fu la ragazzina a ricominciare a parlare.
- Oggi è arrivato Brian! – disse, cercando di mostrarsi allegra.
- Sì, lo so. Ray non ne poteva più di saperlo a New York, era in ansia quasi come tuo padre senza caffé!
Risero insieme, come se per un momento tutti quei chilometri fossero spariti, come se fossero stati uno accanto all’altro a leggere vecchi fumetti o a guardare cartoni animati demenziali.
- A proposito, che fine ha fatto? Non lo sento da ieri.
- È impegnato a far ragionare tua madre. Per fortuna stai crescendo e tra poco sarai tu a decidere con chi stare, ma per adesso devi accontentarti di venire sballottata come un pacco regalo dall’uno all’altra – sospirò.
- Perché non sono figlia tua, zio Mik? Sarebbe molto meglio!- rise la ragazzina, con un velo di malinconia.
Mikey rise a sua volta.
-Beh, sarebbe una bella fortuna anche per me!- disse poi.
- Ora vado, zio! Saluta zia Ali. Vi voglio bene! – disse poi, guardando Brian e le gemelle che mostravano segni di impazienza.
- Ciao ciao, tesoro! Anche noi ti vogliamo bene e non vediamo l’ora che ritorni! Questa casa sembra così vuota senza di te…
Bandit chiuse la telefonata con una stretta al cuore. Suo zio le mancava veramente tanto.
Il rapporto che aveva con lui e con sua moglie andava al di là della semplice parentela: loro erano amici, confidenti, con loro aveva riso e pianto, l’avevano coccolata, l’avevano ascoltata sfogarsi arrabbiata o urlare di gioia.
Peccato non avessero figli, i loro sarebbero stati davvero dei bambini fortunati.

* * *
 
 

 
 
 
 
 
 
 
Note
:
Ho questa fic nel pc da un mese quasi, ma dato che oggi è il compleanno della piccola Way, ho deciso di farle questo piccolo regalo (e che regalo! xD).
Perdonate la brevitas *studiare latino le sta fottendo il cervello*, ma è solo una specie di prologo per conoscere i personaggi ;)
Anche se per ora non si vede\capisce è una Frerard, un po’ particolare, ma sempre una Frerard resta! u.u
Grazie a chi ha letto, comunque! :D
Ah, e il nome 'Brian' non è casuale, l'ho preso da Brian May, chitarrista dei Queen e uno dei chitarristi preferiti di Ray :D  
A presto, Ros <3

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Capitolo 2
*** All these things I hate revolve around me ***


Chapter 2:
All these things I hate revolve around me

 
Sentiva l’erba fresca farle il solletico sulla pelle e provava una piacevole sensazione di quiete, stesa lì su quel prato con i suoi amici, a guardare le stelle.
- Guarda quella! – trillò Cherry, indicando l’Orsa Maggiore, - è la più bella! È così luminosa!
- E quella, allora? – disse poi Lily, indicandone un’altra.
Dopo qualche minuto di silenzio, fu Brian a parlare.
- Secondo voi, noi riusciremo mai a brillare?
Bandit si girò verso di lui, perplessa.
- Che vuoi dire? – chiese poi, aggrottando le sopracciglia.
- Nel senso che… - sospirò, in evidente battaglia interiore nell’esprimere un concetto che nemmeno lui riusciva a spiegare bene a se stesso – insomma, saremo sempre “i figli di”? Voglio dire, saremo sempre messi in ombra dai nostri genitori?
Bandit si era spesso posta questa domanda. Ma per lei era diverso, lei non era come Brian, lui non aveva nulla da invidiare al padre! Era un ragazzo meraviglioso, perché diavolo non riusciva a capirlo?
- Non capisco perché ti fai questi problemi, Bri. Tu – si girò di lato verso di lui – già brilli! – concluse con un sorriso, schioccandogli poi un sonoro bacio sulla guancia, facendolo diventare paonazzo e scatenando le risatine delle gemelle.
Si mise di nuovo sulla schiena, perdendosi ancora una volta nel blu infinito che si distendeva sotto i suoi occhi e inspirò profondamente il profumo dell’aria limpida e pulita. Sentì Brian stringerle timidamente la mano, cercando di non essere visto dalle altre due, e sorrise, guardando le stelle brillare.
 

* * *

 
Stava sfogliando pigramente una rivista, seduta all’ombra di un grande albero nel giardino di sua nonna, dove l’afa sembrava leggermente più sopportabile. Le gemelle erano accanto a lei, Cherry con il suo Ipod con la musica ad un volume spropositato e Lily immersa nel suo inseparabile libro di 500-600 pagine.
- Tz! Amore vero! – sbottò poi, guardando scettica la foto di due attori famosi in vacanza alle Hawaii che si scambiavano effusioni – Tra una settimana si lasciano!
Cherry si tolse le cuffie e si sporse per guardare l’immagine, scuotendo la testa contrariata.
- Secondo me si vogliono bene davvero – disse poi, sorridendo, forse immaginando di esserci lei al mare su un’isola con un attore bello, muscoloso e stramiliardario – Le ha anche regalato un anello di brillanti! – aggiunse poi, con gli occhi che quasi luccicavano.
- Non è un anello che fa la felicità, scema – disse Lily, riemergendo dalla sua lettura.
- Scema sarai tu! Io non li spenderei tutti quei soldi per una persona che non amo! – ribatté  seccata sua sorella.
- Ma che c’entra, loro ce ne hanno a bizzeffe di soldi!
Bandit annuì, d’accordo con Lily.
Cherry si stese sulla pancia, poggiando la testa sui palmi delle mani. Stette in silenzio per qualche minuto, poi disse:
- Allora secondo voi esiste? L’amore vero, intendo.
- Io dico di sì – rispose sorridendo la sorella – Insomma, pensa a B e Brian! Si amano da quando sono nati! – rise, seguita dalla sua gemella.
Bandit arrossì, balbettando un – Ma che cavolo dici! – scatenando ancora di più l’ilarità della amiche.
- Pensa a mio nonno e mia nonna – disse poi, per far cambiare verso al discorso, non appena le risate delle due si furono calmate un po’.
- Pensa a zio Mikey e zia Alicia – aggiunse poi, dopo qualche secondo.
- Pensa ai nostri papà – sussurrò poi Lily, senza guardarle.
 

* * *

 
Bandit rimase impietrita per un attimo, poi si voltò di scatto, con rabbia, verso l’amica, che teneva lo sguardo rivolto verso un punto indefinito tra l’erba.
- Cosa cazzo dici? – disse poi, cercando di trattenere l’ira che sembrava stesse per scoppiarle nel petto. Tutte le stronzate che giravano sul conto di suo padre e di quello di Cherry e Lily la irritavano fino all’inverosimile, erano solo bugie, stupidaggini inventate di sana pianta dalle fan arrapate, che si aggrappavano ad ogni minimo gesto che suo padre faceva sul palco, interpretando il suo essere contro l’omofobia come un – Guardate come sono gay! – e fraintendendo tutto. Perché ovviamente era tutto un gigantesco fraintendimento, questo era e questo doveva essere.
Cherry si limitava a stare zitta, guardando la sorella.
- Beh, insomma, le cose stanno così…- riprese Lily, un po’ intimidita dalla reazione di Bandit.
- Avevamo deciso che non glielo avremmo detto! – la interruppe poi Cherry.
Bandit le guardava, senza sapere di cosa diavolo stessero parlando.
- Cosa non dovevate dirmi? – disse poi irritata, alzando la voce.
- Vedi B, noi… Non sapevamo come l’avresti presa, per questo non te ne abbiamo parlato e poi…
- Sappiamo come la pensi sull’argomento – concluse la sorella, anche lei con gli occhi bassi.
- Volete spiegarvi meglio, per la miseria?? – disse poi Bandit, al limite della sopportazione.
Lily sospirò, poi la guardò, cercando di sorriderle.
- Il fatto è che – iniziò sommessamente – pochi giorni prima di partire è successa una cosa.
- Noi – continuò la sorella – abbiamo ascoltato per sbaglio una conversazione tra i nostri papà e…
- E? – Bandit si sentiva mancare, troppo spaventata da quello che sarebbe potuto essere il resto della frase.
- Forse è meglio se ti raccontiamo tutto dall’inizio…
La ragazzina annuì, con lo stomaco attorcigliato e gli occhi che cominciavano a bruciarle. Forse non lo voleva sapere. O forse stava solo vedendo concretizzarsi una paura che teneva rintanata dentro di sé praticamente da sempre.
 
 
 


Note:
Grazie mille alle persone che hanno recensito, a chi ha letto e a chi leggerà <3
Detto questo, cariiiiiiini Brian e Bandit çWç
Okay, basta *si ricompone, cercando di prendere le sembianze di una persona seria*
Il titolo è una canzone dei Bullet For My Valentine e nel capitolo precedente ho dimenticato di dire che il titolo della storia è preso da una canzone dei The Cab. çVç
Anyway, sono molto contenta di come sta venendo fuori questa fic, anche se mi dispiace che a causa di problemi personali non posso aggiornare regolarmente.
 
Vaaabbeh, che dire, ancora grazie e spero di aggiungere presto un altro capitolo! :)
 
Bacini, Ros <3 

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Capitolo 3
*** I don't blame you for being you. ***


Capitolo 3:
I don't blame you for being you, but you can't blame me for hating it.

 

 
- Vedi... - iniziò Lily, senza riuscire a guardarla in faccia - come ti abbiamo già detto, prima di partire noi abbiamo sentito qualcosa che evidentemente non dovevamo sentire.
Cherry guardò la sorella, preoccupata.
Bandit era esasperata.
- Vuoi muoverti a parlare, sì o no?!
Lily sospirò. Poi riprese:
- Mamma non c'era, papà credeva che noi fossimo in giardino e così si è sentito libero di parlare...ehm, liberamente.
- E allora??
- Cavolo, B! Calmati!
- Ma è di mio padre che stai parlando!
- Anche del nostro, se non l'hai notato. - rispose secca Cherry.
Bandit ammutolì, aspettando che Lily finisse il racconto prima di sfogare tutta la sua rabbia.
- Comunque, c'erano tuo padre e mio padre, in piedi, in salotto. Stavano litigando. Pensando che si trattasse di questioni di lavoro, ci siamo fermate sulle scale, aspettando che finissero di urlare.
- E... e non erano questioni di lavoro?
- No.
- Oh.
- Più che altro era tuo padre a gridare e il nostro sembrava scusarsi... Io volevo andare via -  disse piano, guardando la sorella.
- Ma io sono voluta restare - disse Cherry, con decisione - Ed è stato meglio.
La sua gemella annuì, poi continuò:
- Insomma, ci siamo messe ad ascoltare quello che dicevano. Tuo padre urlava che  la situazione era insostenibile, che dopo vent'anni non avrebbe voluto nascondersi più... Poi ha detto che... - guardò di nuovo sua sorella, in cerca di appoggio.
- Ha detto che il suo unico vero desiderio era passare il resto della sua vita con lui.
Bandit sgranò gli occhi. No, doveva essere una farsa, una bugia stupida inventata dalle gemelle per prenderla in giro. Doveva essere così.
Lily deglutì, poi riprese:
- A-Allora papà ha smesso di urlare e gli ha detto che lo capiva, che anche per lui era difficile, ma... - guardò l'erba, in evidente imbarazzo.
- Che il loro amore aveva sempre superato tutto e avrebbe superato anche quello. - fu di nuovo Cherry a completare la frase.
- Così si sono calmati e si sono abbracciati, poi... insomma, loro... si sono...
-  Si sono baciati. E poi papà ha detto al tuo che lo amava... E tuo padre ha detto che lo amerà per sempre.
- Il fatto è che... Papà non ha mai baciato così la mamma, né è mai stato così con lei. Secondo noi...
- Beh, secondo noi...Si amano davvero.
Bandit era diventata livida di rabbia. Se era uno scherzo, era davvero il più squallido della storia. Guardò prima una gemella, poi l'altra.
- Ah. Ah. Ah. Siete proprio due brave attrici, non c'è che dire!
- Noi non... Non stiamo scherzando.
- Certo! Come no! Siete solo sue grandi bugiarde! - strillò contro le due ragazzine, che la guardavano impaurite.
- Vi divertite, eh, raccontando queste cazzate?! Lo sapete meglio di me che è tutta roba inventata!
- Ma...B, ascolta... È tutto vero! Ammettilo che anche tu sospettavi qualcosa del genere!
- N-Non è vero!
- Certo, perchè tutti baciano il proprio "migliore amico" davanti a milioni di persone! - ribatté sarcastica Cherry.
- Non c'entra proprio niente!
- Certo che c'entra! E poi... lo vedi anche tu, B... il modo in cui si guardano, il modo in cui si sorridono!
- Ma sono migliori amici, si vogliono bene!
- Tu ti comporti così con Brian? -
Bandit si zittì immediatamente. Sentiva la paura crescere dentro di sé in modo inesorabile.
- Ma... io...
- Ammettilo - ripetè la gemella - anche tu stavi solo aspettando una "prova".
- No! Non è vero! Sei una bugiarda! - le gridò in faccia, prima di correre via senza voltarsi.
 
* * *
 
- Pronto?
- B, sono zio Mikes. Si può sapere dove cavolo sei?? La nonna è preoccupata!
- In giro.
- Sono le undici di sera, carina, avresti almeno potuto avvisare! - la voce di suo zio era preoccupata, ma con lei non riusciva mai ad arrabbiarsi sul serio.
- Hai ragione, scusa. Ora torno a casa.
- Bandit? È successo qualcosa?
- Nah. Tranquillo.
- Sei sicura?
- Certo. Buonanotte zio.
- Buonanotte piccola.
Si alzò con calma dall'altalena cigolante sulla quale si era seduta. Si asciugò alla meglio i lacrimoni che le erano scesi sulle guance e si incamminò verso la villetta dei suoi nonni, dove sicuramente la stavano aspettando per darle una bella strigliata.
Entrò in casa silenziosamente e non appena vide che suo nonno stava cominciando una delle sue ramanzine, lo ignorò bellamente e salì in camera sua.
Era la stanza degli ospiti, che la nonna ormai aveva riservato esclusivamente per lei. Era stata lei a sceglierla: aveva rifiutato la vecchia stanza di suo padre, la considerava un luogo sacro e troppo speciale, come il covo di un supereroe.
Ma poteva ancora considerarlo tale? Dopo quello che le avevano detto le gemelle, qualcosa si era incrinato dentro di lei. E non poteva mentire a se stessa, dicendo che non se l'aspettava.
Cherry e Lily avevano ragione, stava solo aspettando una "prova", qualcosa che le desse la certezza che tutti i suoi sospetti fossero fondati. Pensò a sua madre, ai nonni nella stanza accanto, a suo zio Mikey e si chiese se anche loro avevano sempre fatto finta di non vedere, come aveva fatto lei fino a quel momento.
 
*  *  *
 
Scese lentamente le scale, cercando di fare meno rumore possibile.
Arrivò davanti alla stanza di suo padre, sospirò ed entrò.
Era uguale a tutte le volte che ci era entrata, con i soliti fumetti in giro, con le solite cianfrusaglie sulle mensole, il pipistrello impagliato che pendeva dal soffitto e matite, fogli, inchiostro sparsi un po’ ovunque. Sembrava che suo padre se ne fosse andato da quella casa da un giorno, invece che da più di dieci anni, e forse era proprio questa la sensazione che la nonna voleva.
Guardò tutti quegli oggetti, ormai familiari, ma stavolta non era lì per leggere un fumetto o guardare vecchi disegni. Stavolta era lì per cercare prove.
Non aveva mai frugato nelle cose di suo padre, anche se erano appartenute a lui solo da giovane, per il semplice fatto che non l'aveva mai trovato necessario. Era sempre stata convinta che suo padre non le avesse mai nascosto nulla.
Certo, sapeva che sicuramente lì non c'era proprio niente da cercare: erano passati tredici anni, cazzo, suo padre aveva sicuramente portato via tutte le cose compromettenti, sempre se ce n’era qualcuna.
Aprì l’armadio, trovandolo semivuoto. Cercò sotto le magliette che suo padre aveva lasciato lì, tra i calzini spaiati nei cassetti, ma non trovò nulla. Si abbassò sotto il letto, si sporse sulle mensole più alte, frugò nelle vecchie cartelline da disegno.
Era un po' delusa dal non aver trovato nulla, ma dopotutto, non era quello che voleva?
No, certo che no. Era inutile continuare a mentire a se stessa! Lo aveva sempre saputo, in cuor suo. Già quando per la prima volta si era imbattuta in un video di suo padre che toccava Frank sul palco, già quando sentiva sua madre urlare perchè "non era una cosa normale", già quando li guardava sorridersi in quel modo un po' speciale.
Aveva sempre sperato fossero sue impressioni, in realtà. Per questo sentirselo dire così, chiaro e tondo dalle gemelle era stato un brutto colpo.
Intanto continuava a cercare. Per la verità non sapeva neanche lei precisamente cosa stesse cercando, ma doveva essere qualcosa che le desse la prova che i suoi sospetti fossero fondati.
Guardò in tutti i cassetti, dietro i libri, sotto il materasso, in cima ai mobili, ma non trovò nulla. Finchè non le venne in mente che c'era anche un altro posto dove avrebbe potuto cercare.  

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Capitolo 4
*** Maybe Memories ***


Capitolo 4:
Maybe Memories.
 

 Bandit dovette aspettare un paio di giorni prima di avere il via libera per poter cercare su in soffitta. Sì, perchè era lì che aveva pensato di poter trovare qualcosa. Ricordava di aver sentito dire da suo nonno che tutte le cose vecchie dei "suoi ragazzi" non le avrebbe mai e poi mai buttate via, niente, nemeno un pezzettino di carta, perchè tenere le loro cianfrusaglie era un po' come tenere ancora un pezzettino di loro in casa. Aspettò che Donald uscisse per il torneo di bowling e Donna andasse dall'estetista come ogni sabato pomeriggio, prima di salire ed immergersi a capofitto nel passato di suo padre.
Ma prima c'era qualcosa che doveva fare.
- Lily, sono Bandit.
- Oh, ciao - rispose un po' sorpresa la voce dall'altro capo del filo.
- C'è anche Cherry lì?
- Si, certo.
- Insomma, io...Volevo solo chiederevi scusa... Mi sono comportata da schifo, me ne rendo conto! Non mi aspetto che vi mi perdoniate, ma volevo solo farvi sapere che mi dispiace tanto di avervi chiamato "bugiarde" e di aver urlato in quel modo!
- Tranquilla, B...- iniziòla voce di Lily, dolce come sempre.
- Tranquilla un corno! Dammi qua! - evidentemente Cherry aveva strappato la cornetta dalle mani della sorella. Bandit si preparò al peggio.
- Tu! Sei solo un'arrogante bambina viziata! Nessuno, e sottolineo NESSUNO, ha mai dato della bugiarda a Cherry Iero!
- Ti ho chiesto scusa - squittì Bandit, quasi piagnucolando.
- Vuol dire che credi a quello che ti abbiamo detto o ti scusi solo perchè hai gridato come quando nostro padre vede un ragno? No, perchè se ancora non ci credi, continui a darci delle bugiarde anche se non urli!
- Io... io vi credo. Ci ho pensato tanto, e beh... avete ragione voi.
- Sei sicura? Non vogliamo ulteriori sbraitate! - la voce di Cherry si era rilassata, e ora aveva ripreso il solito tono scherzoso e acuto di sempre.
- Sicura!
- Allora foooooorse ti perdoneremo, dobbiamo prima consultarci!
- Mentre vi consultate, spicciatevi e venite qui. C'è una cosa che dobbiamo fare.
 
* * *
 
- Secondo te, qui potrebbe esserci ancora qualcosa di tuo padre che se n'è andato tredici anni fa? - disse Cherry, abbastanza scettica.
- Lo so che suona assurdo, però se davvero si amano da vent'anni deve pur esserci qualche traccia, qualche oggetto che lo provi!
Lily annuì, Cherry continuava a scuotere la testa dubbiosa.
- Potrebbe aver fatto sparire tutto... Li avràbuttati via, o portati a casa e nascosti da qualche parte, no?
- Se io amassi qualcuno di certo non butterei via le cose che mi ha regalato... i nostri ricordi, o cose così. E io so che mio padre è come me. Insomma, ha conservato il mio primo dentino, il primo foglietto su cui ho scritto "papà", le foto del suo primo ballo di fine anno, i vecchi fumetti suoi e di zio Mikes... Non è un tipo che butta vie le cose tanto facilmente. E poi, tu parli di nascondere qualcosa in casa nostra! Con mia madre?! Lei troverebbe un ago in un pagliaio in trenta secondi. Non le si può nascondere nulla! Inoltre lui è sempre in giro per il mondo, non potrebbe portare tutto con sé. Quindi, sono sicura che qui c'è qualcosa! Però ho bisogno del vostro aiuto - concluse, guardando prima l'una, poi l'altra.
- Io ci sto - disse Lily, sorridendo.
- Okay, va bene! Ma se mi rovino il vestito me lo ricompri!
 
 * * *
 
- Ragazze! Venite un po' a vedere - Bandit e Cherry si fiondarono, per quanto possibile dal casino accumulato da anni e anni, nel punto dove Lily stava frugando tra gli scatoloni accatastati. La ragazzina teneva tra le mani una scatola rossa, delle dimensioni di una scatola da scarpe, che sembrava abbastanza vecchia e consumata.  Dal coperchio semiaperto sporgeva l'angolo di una foto dove si intravedevano dei capelli neri e il viso di un ragazzo pallido.
Bandit, trepidante, estrasse la foto con delicatezza.
Suo padre, che doveva avere piùo meno vent'anni, con i capelli lunghi e scuri, sorrideva a Frank che, altrettanto giovane, con i capelli rossi e neri rasati a metà, era seduto sulle sue ginocchia, mentre gli stringeva le braccia al collo e lo guardava con l'espressione piùzuccherosa che Bandit avesse mai visto.
Sembravano così felici...
Si sedettero intorno alla scatola a gambe incrociate, tra la polvere della soffitta e le scatole ammassate. Lily poggiòla scatola sul pavimento e sollevò il coperchio, con le mani che le tremavano.
Era calato nella piccola stanza un silenzio irreale: le ragazze sapevano che stavano per affrontare la verità, che stavano per imbattersi in qualcosa che andava aldilà delle normali esperienze delle ragazzine della loro età.
- Wow - sussurròCherry.
- Si, wow - le fece eco Bandit.
La scatola era strapiena di quelle che sembravano lettere, foto, biglietti, piccole scatoline. Estrassero con delicatezza tutti quei "reperti", tutte e tre trattenendo il fiato, con il cuore che batteva forte. 
Le foto erano tantissime, soprattutto vecchie polaroid, con date e frasi scritte dietro.
In una c'erano loro due abbracciati, in un'altra Frank sorrideva come un bambino, in un'altra ancora era Gerard a ridere, con un'espressione che Bandit non gli aveva mai visto.
- Guardate questa - disse Lily, sorridendo alla polaroid che aveva in mano.
La scritta dietro recitava "20/11/2005,Quattro anni insieme, Ti amo".
Bandit girò la foto e vide suo padre, con i capelli spettinati e la faccia un po' rossa, attorcigliato tra le lenzuola, che stringeva contro il suo petto Frank che gli sorrideva dolcemente. L'aveva scattata suo padre quella foto, si capiva dal braccio alzato, Frank si limitava ad abbracciarlo e a guardarlo come se al mondo esistesse solo lui.
Cherry intanto continuava a frugare nella scatola.
C'erano tante lettere e biglietti, ma una più di tutte attirò l'attenzione delle ragazze: era datata "Settembre 2011" e sulla busta c'era la scritta "Per il mio unico, vero amore" con la calligrafia disordinata di Frank.
- La... la leggiamo? - chiese Lily, che nonostante tutto temeva ancora le reazioni di Bandit.
Le altre due annuirono e Lily la aprì con attenzione, poi si schiarì la voce e cominciò:
- "Caro G, sei qui che dormi accanto a me, mentre scrivo. Mi sento il tuo profumo addosso, mi sento come se tu fossi - la ragazzina deglutì - ancora dentro di me, come pochi minuti fa, forse è per questo che ho deciso di buttare giù queste quattro righe, anche se so di non essere bravo come te con le parole. O forse l'ho fatto semplicemente perchè di questo giorno voglio che resti un'impronta, qualcosa di concreto.
Sì, perchè oggi sono dieci anni che sono innamorato di te, amore mio!
So che suona sdolcinato, ma (nonostante tutto) sono stati i più belli della mia vita.
Noi, quelli "sbagliati", quelli che "è solo fanservice", quelli che "non può essere amore vero", ce l'abbiamo fatta, abbiamo resistito, contro tutto e tutti, spesso anche contro noi stessi.
Sono dieci anni che la nostra storia va avanti, dieci anni di delusioni, di paura di non essere accettati, di lacrime, di baci nascosti e sesso nei camerini, ma anche dieci anni di dolcezza, di complicità, di amore.
Dieci anni sono tanti!
Hai mai pensato a come saremo tra altri dieci? Le nostre bambine saranno cresciute, saranno amiche!
- le ragazze si guardarono e si sorrisero - e noi, cosa saremo? E loro cosa penseranno di noi?
Ma sto divagando (come mio solito).
L'intento di questa umile letterina (se lettera si può definire), è semplicemente ribadire quanto ti amo e quanto tu sei essenziale per me, ormai da dieci anni.
In tutto questo tempo non mi sono mai stancato di te, non mi sono mai pentito, neanche un attimo, di averti baciato quella sera di settembre. Ti amo, Gerard Way, e lo farò per sempre.
E, quando tra altri dieci, venti, cinquant'anni, saremo ancora insieme, continuerò a ricordare con un sorriso quella meravigliosa sera di settembre in cui un ragazzetto con i capelli strani e la maglietta dei Misfits si alzò sulle punte delle sue Converse per baciare il pallido ragazzo con le labbra un po' storte che con il suo sorriso gli aveva fatto perdere la testa".

Lily sorrideva, guardando la lettera.
- Che dolce - sussurrò poi.
- Ma... - iniziò Cherry, risvegliando le altre due dai loro pensieri - Nel 2011 noi eravamo già nate!
- E allora? - chiese Lily alzando un sopracciglio.
- Allora, signorina saputella, vuol dire che anche dopo che si è sposato ha continuato a conservare le cose qui!
- Ma come...
Mentre stava per parlare, la voce squillante ed energica di sua nonna che la chiamava dal salotto le fece sobbalzare.
- Bandit! Tesoro, dove ti sei cacciata? Scendi, c'è una sorpresa per te!
 
* * *
 
Note:
Gvvvvvvvazie a chi ha letto e recensito *-*
Spero che la storia vi stia piacendo <3

 

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Capitolo 5
*** It was a lie when they smiled and said ***


Capitolo 5
It was a lie when they smiled and said "You won't feel a thing"
 
Mentre scendeva la scale, Bandit sperava con tutto il suo cuore che non fosse suo padre la sorpresa. Per quanto le mancasse, doveva ancora riflettere bene su come comportarsi con lui, di certo qualcosa era cambiato ed entrambi avrebbero dovuto affrontarne le conseguenze.
Per fortuna, ad aspettarla seduto in salotto, trovò suo zio Mikey e la sua bellissima moglie Alicia.
- Hey! - gridò, correndogli incontro.
I suoi zii la abbracciarono e Mikey cominciò a tempestarla di domande.
- Dov'eri? Come stai? Ti stai divertendo? La nonna ti tratta bene?
- Mikes falla respirare! - lo interruppe la moglie, ridendo.
- Il fatto è che - continuò la zia, rivolta a Bandit - tuo zio non riesce proprio a stare senza di te! - le accarezzò i capelli con dolcezza e aggiunse (sottovoce, in modo che il marito non la sentisse) - E neanche io!
Bandit la abbracciò di nuovo e, per un attimo folle, pensò di essere nata dal fratello Way sbagliato.
 
* * *
 
- Allora, come va con Brian?
Bandit sputacchiò tutto il gelato alla fragola che stava mangiando.
- Zio! - squittì, con le guance rosso fuoco.
- Chiedevo soltanto - rise Mikey, alzando le spalle.
- E comunque... Niente! - disse abbassando lo sguardo e arrossendo ancora di più - Siamo solo amici.
- Oh, certo - ridacchiò lo zio.
Bandit si finse offesa, ma scoppiò a ridere dopo dieci secondi.
Era troppo felice che suo zio fosse lì, era troppo felice di non essere sola ad affrontare quella verità più grande di lei.
- Bandit, dove... Dove cavolo l'hai presa questa?! - l'espressione di suo zio Mikey era mutata improvvisamente. Teneva tra le mani la foto che Bandit si era fatta scivolare in tasca senza essere vista dalle gemelle, quella dove c'erano suo padre e Frank tra le lenzuola. Forse le era caduta.
Mikey spostava spaventato lo sguardo dalla foto alla nipote, apparentemente incapace di emettere suoni o di formulare parole.
- D-Dove l'hai presa? - ripeté poi.
- L'ho trovata in soffitta - disse piano Bandit, facendo spallucce.
- L'avevo detto a quell'idiota che prima o poi qualcuno avrebbe trovato quella dannata scatola! - piagnucolò lo zio, mettendosi il volto tra le mani.
- Tu sai della scatola?
- Beh, è ovvio, no?
Bandit lo guardò e Mikey sospirò, sedendosi sulla panchina poco distante da lui.
- Io volevo solo sapere - bisbigliò la ragazzina, mettendosi accanto a lui.  
- Cos'è che volevi sapere?
Bandit accennò alla foto che suo zio teneva ancora tra le dita.
- Ne sei sicura? Insomma, vuoi saperlo davvero?
La ragazzina annuì, abbassando lo sguardo.
- Okay. Allora... - Mikey guardò verso il cielo azzurro pallido, sospirando.
- Vedi - iniziò - Gerard non è mai stato come... come tutti gli altri. Sin da bambino. Insomma, per farla breve... A lui non piacevano le ragazze. Certo, ci ha provato a farsele piacere, lo ha fatto eccome! Ma ogni sua storia finiva sempre in un disastro colossale, riducendolo in lacrime e con sempre meno fiducia in se stesso. Si sentiva "sbagliato". Mi ricordo quando veniva a piangere in camera mia, chiedendomi come poteva dirlo alla mamma, spaventato di deludere tutti. Poi però- indicò la foto - ha incontrato Frank. Lui gli ha insegnato che la sua non era una malattia, che c'era qualcuno che poteva amarlo così com'era. Per quanto mi riguarda, credo che si siano amati dal primo momento in cui si sono visti. Frank aveva la ragazza, Jamia, e diceva che era utile come "copertura", e così anche tuo padre se ne trovò una. Era molto carina, si chiamava Eliza. Ma nemmeno in quel caso andò bene: lei lo lasciòpoco prima del matrimonio. Dopodichè ha incontrato tua madre, durante un tour. Lei era protettiva e forte, sapeva farsi valere e sembrava intelligente e simpatica, piaceva a tutti, tranne a Frank, ovviamente. Si sposarono poco dopo e poi sei nata tu. Nonostante fossero sposati, tuo padre e Frankie non smisero mai di amarsi, anzi, il matrimonio era stato solo una tecnica, un modo per allontanare le voci pressanti della stampa e dei fan che cominciavano a sospettare qualcosa. - si interruppe e guardò la nipote - Lui lo ama, B. Lo ama da sempre. E anche Frank. Non... non volevo essere io a dirti queste cose. Sapevamo che prima o poi l'avresti scoperto...
Bandit non disse nulla. Si sentiva piccola, si sentiva sola. Voleva vedere suo padre, voleva abbracciarlo, voleva chiedergli spiegazioni.
Bisbigliò un "Grazie zio Mikes", si voltò e camminò lentamente verso casa.
Le faceva male il cuore. Ormai lo aveva accettato, aveva capito come stavano le cose, si era arresa all'evidenza. Ma faceva male. Perchè non poteva avere una famiglia normale? Perchè non poteva essere come tutti gli altri ragazzini della sua età?
Pensò a Cherry e Lily, al fatto che loro sembravano convivere in modo leggero con quella situzione, per loro era semplice: si amano, quindi stanno insieme. Ma per lei no, non era così.  
E mentre andava via, riuscì a sentire chiaramente suo zio che, probabilmente al telefono, diceva: - Gee, è successo un casino. Devi venire qui, assolutamente.
 
 
 
 
* * *
Note:
Grazie ancora a chi sta leggendo la storia, ma soprattutto a chi l'ha recensita :3
Soprattutto a SassyUnicorn, xla , HOPEisallwehave e LOVE IS LIKE SUICIDE [visto, ho scritto più grande :3]   e  siete l'ammore <3
Vabbeh, nel prossimo capitolo finalmente entrerà in scena il Way maggiore!
Okay, non vi anticipo nient'altro!
 
Stay tuned ~
        

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Capitolo 6
*** Give me all your fear, throw it all away and think about the good things ***


Capitolo 6:
Give me all your fear, throw it all away and think about the good things, no matter what they say.

 

Quando Bandit si svegliò, trovò suo padre seduto accanto a lei che le accarezzava i capelli. Aveva lo sguardo preoccupato e l'espressione di chi sta per andare alla gigliottina.
- Ciao papà - disse, incerta.
- Scusa, non volevo svegliarti - rispose il padre, sottovoce.
Bandit lo guardò con più attenzione: era più magro e aveva le occhiaie, sembrava che non dormisse da giorni.
Gli sorrise e lo abbracciò. Lui sembrò rilassarsi un po' in quella stretta, ma non abbastanza da sembrare il solito papà sempre sorridente e iperprotettivo, che per strada voleva tenerla per mano e che la domenica mattina le portava la colazione.
- Mi ha telefonato zio Mikes - esordì, mantenendo quell'espressione preoccupata.
Bandit non rispose, lo guardò e annuì.
- Mi ha detto che... insomma... - sospirò e si mise il viso tra le mani - Tesoro, mi dispiace tanto!
Non aveva mai visto suo padre piangere. E non sapeva perchè, ma vedendo quel viso pallido, così simile al suo, rigato di lacrime, non riuscì a trattenersi e la rabbia, la paura e le ansie di quei giorni esplosero in lei, riducendola in singhiozzi, tra le braccia di suo padre.
Piansero insieme, senza parlare, senza spiegazioni, senza più essere padre e figlia, ma due amici che si affidano l'uno all'altro.
- Avrei voluto dirtelo io - sussurrò Gerard tra i capelli della sua bambina.
Lei fece spallucce, sussurrando un "Dimmelo allora".
- Dirti cosa? Zio Mikes ti ha già spiegato tutto...
- Voglio sentirmelo dire da te, papà - Bandit si specchiò negli occhi verdi dei suo padre, chiedendosi il perché di tante, troppe cose.
Gerard sospirò.
- Okay. Allora... Il fatto è che...
Bandit sapeva che suo padre non era preparato a questo. 
- Io sono innamorato di Frank - bisbigliò, senza guardarla - da sempre.
A Bandit, in quel momento sembrò che suo padre fosse l'essere più fragile dell'universo, si sentì in colpa per essersi arrabbiata con lui, per averlo giudicato male, lo vedeva piccolo e stranamente indifeso, per un attimo i loro ruoli si invertirono e la ragazzina ebbe la voglia di prendere suo padre sulle ginocchia e cullarlo finchè non si fosse addormentato.
- Papà - iniziò, sorridendo tra le lacrime - non... insomma, non importa!
Gerard alzò lo sguardo, sorpreso. Lo abbracciò forte e per un momento dimenticò tutto.
- Papà - disse qualche momento dopo - volevo solo chiederti una cosa.
- Dimmi - rispose Gerard, di nuovo preoccupato.
- Perché anche dopo che ti sei sposato hai continuato a portare i tuoi…ehm, ricordi qui? Non potevi conservarli in un posto più sicuro?
Gerard sorrise, sollevato.
- Non sai che tuo padre è un vecchio sentimentale? - rise - Mi piaceva l’idea che fosse tutto qui, dove è iniziato. Ogni volta che in questi anni sono venuto a trovare i tuoi nonni trovavo una scusa per salire qui su e immergermi nei ricordi…
- E’ una cosa bellissima - rispose la ragazzina sorridendo, con il viso ancora rigato di lacrime.
* * *
Quando uscirono dalla camera, mano nella mano, Bandit vide suo zio Mikey, che stava seduto sul divano, tirare un sospiro di sollievo.
Che si aspettava? Una scenata, forse?
Sorrise prima a suo padre e poi a lui, che la guardava abbastanza sorpreso.
- Vuoi andare da qualche parte, tesoro? - chiese Gerard, arruffandole i capelli. Lei fece spallucce.
- Allora ti porto in un posto speciale.
* * *
- Papà il parco non è un posto speciale! - disse Bandit, ridendo, un po’ imbarazzata dal fatto che suo padre le tenesse la mano davanti a tutti.
- Shh! - la apostrofò, trascinandola verso un gruppo di alberi.
- Guarda - le sussurrò poi, indicandole un punto sopra la corteccia di uno di quelli.
“G+F for ever”
- Lo sai chi l’ha scritto? - le sorrise, carezzandole il viso.
Lei sorrise a sua volta. Capiva che si trovava in un posto speciale, ne avvertiva le vibrazioni. Dagli occhi lucidi di suo padre ne ebbe la conferma.
- Non voglio farti la predica, Bandit, perché non ne sono affatto nelle condizioni - rise - ma… volevo solo dirti una cosa che penso da un po’ di tempo e di cui oggi mi hai dato la conferma.
La ragazzina lo guardò, incuriosita. Era strano che suo padre le facesse un discorso “da papà”. Sperò con tutta se stessa che non volesse iniziare a parlare delle “cose della vita”, sarebbe stato un disastro.
- Io… - iniziò Gerard - Credo che tu diventerai una grande donna, Bandit. Nessuna ragazzina della tua età è matura quanto te… hai accettato questa situazione meglio di quanto faccia io a 45 anni! Sono fiero di te, solo questo - concluse, senza guardarla.
Lei lo abbracciò forte e si chiese come aveva potuto dubitare di quell’uomo, che anche se a quasi 50 anni si ostinava a portare i capelli di un rosso assurdo e a fare la rockstar, sarebbe sempre stato, qualunque cosa fosse successa, il suo unico e vero eroe.

* * *

 


Note:
Tecnicamente è l’ultimo capitolo, ma ho deciso di aggiungere un epilogo 
Perdonatemi per l’attesa, spero di non avervi deluso!

A presto <3

P.S. Se vi interesse (ma non credo fA), il titolo è preso da questa canzone di Butch Walker! http://www.youtube.com/watch?v=mFrkaeXglu0

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Capitolo 7
*** Epilogo ***


Epilogo.
 

Caro diario, è un po’ di tempo che non scrivo. Ultimamente mi sembrava una cosa un po’ ridicola, ma ripensandoci, credo che non ci sia niente di male ad affidare i propri pensieri alla cara vecchia carta.
 

Tutto sta procedendo per il meglio qui, sai?
 

Papà è felice, Frank è felice, le gemelle sono felici. Io sono felice. Certo, non saremo mai un’unica grande famiglia, ma l’amore dei nostri genitori è così forte che ci tiene uniti tutti lo stesso.
Ho imparato a conoscere meglio Frank, sapevo già che era una persona meravigliosa, ma adesso che è un po’ il mio secondo papà  è ancora meglio.
Non mi sento più sola. Non mi sento più piccola e abbandonata.

Oh, e ho baciato Brian, ieri. Non mi sembra ancora vero! Eravamo al parco e gli ho raccontato tutto, gli ho fatto vedere l’albero “di papà” e l’ho baciato, lì. È stato… strano. L’ho detto a zio Mikes e per poco non è svenuto. È corso da zia Ali gridando “la nostra piccina è cresciuta!” quasi in lacrime. Papà non è stato così emozionato quando l’ha saputo. È diventato rosso quasi quanto i suoi capelli e credo che se avesse avuto Brian a portata di mano non sarebbe stato molto gentile. Ha balbettato qualcosa sul fatto che sono troppo piccola per certe cose e che i maschietti a quest’età hanno solo una cosa per la testa. Dire che è stato esilarante è poco.

È stata zia Ali a consigliarmi di dirglielo. Ha detto che lui si è aperto con me, mi ha confidato i suoi segreti. Ora tocca a me.  E lo farò. Giuro che sarò sempre sincera con mio padre, qualunque cosa accada. In una canzone, un po’ di tempo fa, ha scritto che io sono la sua unica speranza. Mi ha detto di prendere il dolore e affrontarlo. E io l’ho fatto. E anche se lui non è la mia UNICA speranza, di certo è quella più grande e luminosa, e io non smetterò mai si sperare e di credere in lui.

Xoxo
B

p.s. Zia Ali e zio Mik avranno una bambina! La chiameranno Helena e… oddio sono emozionata!

 

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