11 Motivi Per Cui Odio Tom DeLonge

di Molly182
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ragioni + 11. Perché rende la mia vita un incubo: ***
Capitolo 2: *** 10. Perché non ci sopportiamo: ***
Capitolo 3: *** 9. Perché è un immaturo e m’irrita: ***
Capitolo 4: *** 8. Perché è il mio vicino di casa: ***
Capitolo 5: *** 7. Perché sono costretta a essere gentile con lui: ***
Capitolo 6: *** 6. Perché ha cercato più volte di baciarmi: ***
Capitolo 7: *** 5. Perché mi ha salvato da una brutta situazione e sono in debito con lui: ***
Capitolo 8: *** 4. Perché l’ho mollato e non posso, non voglio e non vorrò mai superarlo: ***
Capitolo 9: *** 3. Perché ha iniziato a ignorarmi: ***
Capitolo 10: *** 2. Perché mi fa dire cose che non voglio: ***
Capitolo 11: *** 1. Perché è diventato il mio ragazzo: ***



Capitolo 1
*** Ragioni + 11. Perché rende la mia vita un incubo: ***


11 Motivi Per Cui Odio Tom Delonge:
 
11.Perché rende la mia vita un incubo.
10. Perché non ci sopportiamo.
9. Perché è un immaturo e m’irrita.
8. Perché è il mio vicino di casa.
7. Perché sono costretta a essere gentile con lui.
6. Perché ha cercato più volte di baciarmi.
5. Perché mi ha salvato da una brutta situazione e sono in debito con lui.
4. Perché l’ho mollato e non posso, non voglio e non vorrò mai superarlo.
3. Perché ha iniziato a ignorarmi.
2. Perché mi fa dire cose che non voglio.
             E ragione più importante:
1. Perché è diventato il mio ragazzo.
 
11. Perché rende la mia vita un incubo:
Com’è possibile che sia così faticoso alzarsi il mattino? Non è concepibile che l’intera umanità faccia una fatica pazzesca solo per mettere i piedi giù dal letto. E non parliamo delle scale che bisogna scendere per arrivare alla cucina. Queste sono le cose che penso ogni mattina! La sveglia continua a suonare e non ho la minima forza per spegnerla, ma devo.
Una delle cose che odio di più nel mattino è svegliarmi alle sette e cercare di trovare una buona scusa per alzarmi dal letto.
È un monotono e noioso lunedì mattina ma cerco di non pensarci, inizio a prepararmi cercando di evitare gli specchi, non voglio spaventarmi di prima mattina. Apro l’armadio e tiro fuori un jeans, una camicetta rossa e le mie converse bianche. Arriva il momento di raggiungere lo specchio dove mi attende un veloce momento di restauro, il giusto per coprire due enormi occhiaie della notte insonne. Infine, prendo la mia cartella dell’Eastpack e mi accorgo, solo dopo che ho chiuso la porta di camera mia, che non l’avevo preparata. Velocemente rientro in stanza e infilo il libro di storia dell’arte, di francese e matematica. Scendo velocemente le scale e sfreccio nel corridoio dove c’è mia mamma all’entrata, la saluto e afferro il giubbotto e le chiavi di casa che tiene in mano. Dovrei essere in tempo per prendere l’autobus e, infatti, si ferma proprio davanti a me.
Per un pelo non lo perdevo!
“Buongiorno tesoro” mi dice con voce dolce “Dormito bene?”
“Tom vattene!” mi giro verso il finestrino.
“Dai Sid, perché devi essere così scontrosa?” mi dice sedendosi nel posto libero di fianco a me.
“Magari perché è mattina o forse perché non ti voglio vedere?” gli rispondo continuando a ignorarlo. Con una mano mi volta il viso mettendolo davanti al suo costringendo a far incontrare i nostri occhi, ma in quel momento l’autobus si ferma per raccogliere altri studenti. Da un’occhiata alla porta e scompare nei posti in fondo con Mark e Travis.
“Ma buongiorno Sid” mi saluta Summer sedendosi dove poco prima c’era Tom “Deduco che ti ha già dato il suo buongiorno, vero?”
“Eh già, ma ormai ci ho fatto l’abitudine!”
“Hai visto quanto è carino il mio Mark?” si volta verso di lui e gli lancia un bacio da lontano.
“Se stai cercando di farmi provare invidia perché hai un ragazzo, non ci riesci!”
“Dai Sid, hai diciassette anni, sei bella e giovane, perché non ti vuoi divertire un po’?”
“Ma sto bene così” obbiettai.
“Va bene!”

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Capitolo 2
*** 10. Perché non ci sopportiamo: ***


10. Perché non ci sopportiamo:
“Pss… Sid” il richiamo di Sum mi fa ritornare alla vita umana. Erano le prime ore e stavamo assistendo alla lezione di Storia dell’Arte.
“Che c’è?”
“Tom ti sta fissando da parecchio” m’indica con la testa il suo banco.
Mi giro a fissarlo e lo vedo che mi saluta “Hei piccola!”.
Non lo sopporto! Con grazia li mostro il terzo dito della mia mano e lui, invece di lasciarmi stare, come dovrebbe, mi manda un bacio a distanza. Quel ragazzo non ha limiti, sa come farmi arrabbiare.
“Sbaglio o ti ha chiamato piccola?” si unisce alla discussione anche Beth.
“E ti ha appena mandato un bacio!” afferma Sum.
“Non sbagliate” dico tirando un sospiro.
“Signorina Sidney la sto annoiando?” la voce della professoressa “interrompe” la nostra discussione.
“No prof” mi risiedo composta e fingo di prendere appunti.
“Qui gatta ci cova” ribadiscono sospettose “Vi state vedendo di nascosto??” continuano a dirmi sussurrando.
Mi girai di colpo verso di lei “Cosa? No!”
“Sicura?” in entrambi i loro volti spunta un sorriso.
“Smettetela ok?” dico un po’ bruscamente.
“Ok…” dicono in coro ma continuano ad avere il sorriso di chi la sa lunga. Decido di ignorarle per il resto della lezione e di continuare i miei scarabocchi, è una partita persa già all’inizio.
 

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Capitolo 3
*** 9. Perché è un immaturo e m’irrita: ***


9. Perché è un immaturo e m’irrita:
Anche la lezione di matematica era finita, Tom doveva per forza passare per quel corridoio se doveva andare all’armadietto prima di tornare a casa. Mi nascondo dentro un’aula vuota e spio dalla porta tutte le persone che passano di lì. Lo individuo che è impegnato a cercare qualcosa nella tracolla e ne approfitto della sua distrazione per afferrarlo e spingerlo dentro l’aula.
“Che c’è?” chiede un po’ spavento.
“Devi smetterla di chiamarmi con nomignoli come «tesoro» o «piccola» capito?” ero seria e lo guardavo con uno sguardo truce ma lui ne sembrava impassibile.
“Ed io che pensavo che ti fossi arresa di porre resistenza al mio fascino”.
“Dico sul serio! Intesi?”
“Non ci penso proprio!” dice con tono tranquillo.
“Invece devi”
“Dobbiamo andare se no, perdiamo pure l’ultimo autobus” apre la porta e fa passare per prima me per poi seguirmi “a proposito, ci sono novità”.
“Quali novità?” chiedo frastornata.
Ora si che sono infastidita. Non solo non è in grado di trovare una scusa migliore per deviare la domanda, ma non si sforza neanche di provare a seguire il mio ordine! Se non fosse che mi sovrasta di parecchi centimetri e altrettanti chili, l’avrei di sicuro colpito con un pugno.

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Capitolo 4
*** 8. Perché è il mio vicino di casa: ***


8. Perché è il mio vicino di casa:
“Tesoro, ho una notizia che ti farà felicissima” mi urla mia mamma appena mi vede sull’uscio della porta della cucina.
“Ovvero?” li chiedo scettica.
“Ti ricordi quel ragazzo che ti piaceva? Credo che si chiama Thomas, beh lui e sua madre verranno a vivere nel nostro quartiere”.
“Aspetta Thomas DeLonge?”
“ Non è magnifico?” continuava a sorridere.
“Già” dico con un filo di voce. Non è possibile! Già devo sopportarlo a scuola in più dovrò vedere la sua faccia tutti i giorni, perfino quando andrò a buttare la pattumiera.
“E sai la cosa più bella?” perfetto, i guai non arrivano mai da soli “Li ho invitati a cena venerdì sera” come dicevo! Tirai un sospiro di angoscia. La mia solita fortuna! “Quindi tieniti libera e non prendere appuntamenti con le tue amiche. Ci sarà da divertirsi”
“Non ne sarei sicura” dissi a voce bassa.
Con l'umore pessimo che mi era venuto mi chiudo in camera e proprio in quel momento mi squilla il telefono “Sum aiutami!”
“Cosa è successo?”
“Indovina chi verrà a vivere nel mio quartiere?”        
“Da come lo dici sembrerebbe proprio un bel ragazzo biondo che tu odi tanto”.
“Beth? Ci sei anche tu?” solita telefonata a tre.
“Si solo che stavo zitta”
“Scema! Comunque hai azzeccato. Proprio quell’essere lì”
“Dai, non è la fine del mondo magari sistemate le cose”.
“Ne dubito! Rischieremo di creare una trincea nel nostro quartiere”.
Parliamo per più di un’oretta e quando riattacco continuo a non terminare nulla per tutto il pomeriggio.
Sento vibrare qualcosa nel letto. È di sicuro il mio telefono ma non lo trovo. Maledetto il mio vizio di tenere il cellulare accesso durante la notte! Inizio a tastare il materasso finché non lo trovo.
Leggo, c’è un messaggio. Chi può mai inviarmi un messaggio a quasi mezzanotte? Sblocco il cellulare e mi ritrovo quel maledetto nome davanti. Ma che cavolo vorrà?
«Hei, ricevuto la bella notizia? Saremo vicini di casa. Ora non avrai più scuse per venire a casa mia».
«Ne sei sicuro? Ora non tormentarmi. Ci vediamo domani»

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Capitolo 5
*** 7. Perché sono costretta a essere gentile con lui: ***


7. Perché sono costretta a essere gentile con lui:
“Sidney, sei pronta? Gli ospiti stanno per arrivare”
La fortuna che avevo era pazzesca. I genitori di Tom avevano divorziato e lui viveva con la madre, per carità, non la incolpo, solo che, anch’io sono nella stessa situazione di Tom e non so cosa c’è di peggio di avere due madri single nella stessa stanza che spettegolano e si lamentano di come è difficile crescere due figli adolescenti senza una figura maschile in casa.
Beh, forse l’ho so qual è la cosa peggiore: un adolescente compagno di scuola, ex ragazzo, che t’importuna e che non sopporti! Se a scuola faccio di tutto per evitarlo, questa sera non avrei avuto vie di scampo.
“Arrivo!” sbuffo scendendo le scale con disgrazia. Sinceramente sembravo più uno scimmione che una dolce e graziata fanciulla.
“Forza sorridi un po’! Sei così carina quando lo fai, dovresti sorridere più spesso” fingo un sorriso che ricorda per lo più una smorfia “brava!”
Non capisco perché devo essere carina per uno che non tollero e poi cosa c’era di male nella mia tenuta casalinga? Mica indossavo il pigiama! Solo una mega maglietta e un pantalone largo.
Ok,  lo ammetto! Non è assolutamente elegante e rischiavo di essere scambiata per un ragazzo se mi vedevano da dietro, ma pretendere il vestito da cerimonia mi sembrava un po’ eccessivo.
Alla fine optai per un jeans skinnys, una canotta con delle decorazioni in pizzo e un golfino lasciato aperto.
“Eccoli” annuncia mia madre esaltandosi. Ha assolutamente bisogno di un uomo o almeno di un’amica che la tiene occupata.
Dico tanto di lei ma la mia vita sentimentale non è meglio. L’ultimo che ho frequentato è stato… Thomas! No, no, no… beh ho avuto qualche flirt con Deryck, Jimmy, Oliver, Matt ma non ho concluso mai niente. Alla fine mi hanno mollata tutti e quattro perché non m’impegnavo in qualcosa di serio. In verità a Matt li ho facilitato il lavoro, quando stava diventando qualcosa di più impegnativo ho troncato sul nascere. Ma in fondo, non ho nulla da lamentarmi, sto bene così, anche se invidio un po’ quelle coppie in tv e perfino provo un po’ di gelosia verso Summer che ha trovato il ragazzo giusto – almeno per ora – in Mark.
“Benvenuti!” li accoglie calorosamente.
“Da quanto tempo Stephen! Guarda come è cresciuta Sidney, si è fatta proprio una bella ragazza”.
Mia madre si volta verso di me e con uno sguardo inceneritore mi fa capire che devo scostarmi dalla parete e andare ad accogliere gli ospiti “Buona sera signora Delonge”.
Ci spostiamo in cucina dove mia mamma aveva cucinato per tutto il pomeriggio. Aveva adornato la stanza per bene e si vedeva che ne era fiera.
La cena procedette abbastanza lentamente, per lo più parlavano loro e noi ci limitavamo a rispondere alle loro domande, nemmeno ci guardavamo, almeno io riuscivo a ignorarlo completamente ma lui, dannazione, coi suoi occhi castani che sbucavano da quei capelli biondi con ancora delle tracce di colore nero della precedente tinta, mi continuava a fissare.
“Sidney se non sbaglio vai a scuola con il mio Tom”.
“Già” le sorrisi “frequentiamo qualche corso insieme”.
“Magnifico! È bello che non vi siate persi di vista” certo come no! Pensai.
“Cara, ti ricordi quando erano piccoli? Il mio tesoro aveva una cotta per Thomas” con tutta questa dolcezza mi sarebbe venuto il diabete.
“Mamma!” miseriaccia! Certe cose, le madri, non possono dirle! “non è vero!” riesco a sentire una risata soffocata provenire dal posto davanti a me e istintivamente gli tiro un calcio colpendolo in pieno.
“Merda, che male!”
“Thomas tutto apposto?” chiede mia madre preoccupata.
“Oh nulla, ho solo sbattuto la gamba” meno male che aveva capito che doveva mentire. Stavo facendo progressi con le occhiatacce.
“E comunque avevo cinque anni, a quell’età mi piaceva pure mangiare la sabbia”.
“Sai, ci avevo sperato che un giorno si sarebbero fidanzati, ma vedo che sono ancora in tempo” ecco! Perfino sua madre ci si doveva mettere. Hanno deciso di farmi passare la peggiore serata di sempre?
Nessuno dei nostri genitori sapeva che siamo stati insieme. La cosa buffa, e alquanto strana, è che non se ne sono mai accorti. Chissà cosa pensavano quando gli dicevamo che dovevamo uscire?
“Né dubito” dico “non siamo compatibili”
“Oppure qualcuno è troppo pieno di se o ha delle questioni del passato da dimenticare”.
Cosa? Ok, è vero delle faccende del passato che devo dimenticare, ma non voglio scordarmele. Non posso! Questo posso accettarlo ma non posso tollerare che mi da «della persona troppo piena di sé»!
Restai zitta per tutto il resto della serata, avrei rischiato di mettere in scena un musical di Broadway se solo avessi aperto bocca.
“Forza andate di là a vedervi la televisione, qui ci pensiamo noi” ci dice sua madre. Almeno non mi sarebbe toccato sparecchiare la tavole.
“Andiamo a giocare alla play” gli dico facendolo salire in camera mia lontano da quelle due combina guai.

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Capitolo 6
*** 6. Perché ha cercato più volte di baciarmi: ***


6. Perché ha cercato più volte di baciarmi:
Apro la porta di camera mia e lo lascio entrare per primo chiudendola dietro di me. Sembrava spaesato nel territorio nemico, perfetto!
 “Sono troppo piena di me?”
“Te la sei presa veramente?”
“Figurati! Ti sembra? Io non sono piena di me!”
“Fai tanto l’altezzosa e ti credi migliore di me”.
“Non faccio l’altezzosa, voglio solo che la finisci di chiamarmi con quei diminutivi, mi danno fastidio! Non stiamo più insieme, quindi non vedo motivo di usarli”.

“E se non voglio smettere? Se voglio che tutto torni come prima, quando eravamo io e te?”.
“Smettila di dire fesserie” mi allontano da lui che intanto si era avvicinato e finisco per sbattere la schiena contro la porta “sai che mi hai fatto soffrire” continuo meno sicura di prima.
“Un pretesto in più per riprovarci” eccolo che ci ritenta “provaci a superarlo”.
“Ma non voglio, né vorrò ora né mai”
“Devi” si sbilancia verso di me poggiando le sue mani sulla porta, bloccandomi l’unica via d’uscita.
Basta era la fine! So che posso sembrare drastica e melodrammatica ma era davvero la fine, il mio sistema nervoso sarebbe ceduto da qui a poco. Mi avrebbe baciata a distanza di pochi secondi e so che ci sarei ricascata lasciandomi trasportare dal suo profumo e dalle sue parole. E non so come, ma inizio a cercare di ricordarmi qual era il sapore delle sue labbra e come, perfettamente, s’incastravano con le mie e come riusciva a muoverle perfettamente. Tutto questo stava per riaccadere e non riuscivo a difendermi, ormai le nostre labbra si stavano sfiorando.
“Tom scendi, dobbiamo andare”
“Dannazione!” sbatte un pugno sulla porta e il rumore mi fa sobbalzare “Arrivo” si allontana da me e mi sposta lasciando libero il passaggio. Mi squadra un’ultima volta “Sei davvero bella stasera” si avvicina e mi da un leggero bacio sulla testa “Ti prometto che non ti infastidirò più, ci vediamo a scuola” poi scompare dietro la porta della mia stanza.
E l’oscar per la migliore uscita teatrale l’ha vinto… Thomas Matthew Delonge! Già lo avrebbe di sicuro vinto!

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Capitolo 7
*** 5. Perché mi ha salvato da una brutta situazione e sono in debito con lui: ***


5. Perché mi ha salvato da una brutta situazione e sono in debito con lui:
Quella notte non chiusi occhio, mi tornava in mente quel breve istante prima del bacio e quando se ne era andato. Per fortuna non dovevo affrontare la solita corsa per prendere l’autobus, non avrei avuto la capacità di raggiungerlo.
Passai l’intera giornata chiusa in camera mia, avevo deciso di ripensare a come ero arrivata a odiare così tanto Tom.
Era il primo anno di liceo, non conoscevo nessuno ad eccezione di Thomas, fin da piccoli siamo stati amici e il nostro rapporto sembrava forte e difficile da rompere finché una sera, una ragazza che frequentava con noi il corso di letteratura, ci aveva invitato alla sua festa, quel week end i suoi genitori sarebbero partiti e lei sarebbe rimasta da sola con la sorella maggiore. Potete immaginare il casino che c’era! Ragazzi dell’intera scuola che giravano per la casa mezzi ubriachi.
Non che mi dispiaceva, in fondo tra la folla c’era pure Pete che era intento in uno spogliarello insieme alla squadra di basket. Mi piaceva quel ragazzo!
I suoi capelli scuri perfettamente in ordine in una cresta, i suoi occhi castani, il suo fisico d’atleta ma, comunque, magro. Dire che la maggior parte delle ragazze della scuola li andavano dietro era niente. Una volto ho sentito perfino delle ragazze del quinto anno che facevano commenti alquanto “piccanti” su di lui, che era al terzo anno.
“Hei Sid, vieni con noi” era sceso dal tavolino e mi aveva preso per mano cercando di buttarmi nella mischia.
“Credo che passo”
“Dai” mi aveva fatto uno dei suoi sorrisi che mi sciolse immediatamente ma ancora non ero abbastanza ubriaca per spogliarmi in pubblico, e poi avevo una reputazione da mantenere.
“Non sono abbastanza sbronza”
“Va bene” mi aveva detto prima di tornare dai suoi amici. Aveva raccolto la sua maglietta ed era ritornato da me “ti va di fare un giro?”
“Certo”
In effetti, ero strafelice che me lo avesse chiesto. A scuola ci rivolgevamo qualche parola di sfuggita e ora, forse, avremmo avuto la possibilità di conoscerci.
“Allora?” gli dissi appoggiandomi a un albero che c’era in giardino.
“Sai che sei molto carina stasera?”
“E tu sei molto ubriaco”
“Lo dico davvero”
“Certo, hai fumato qualcosa?”
“Zitta e baciami” si era avvicinato velocemente alle mie labbra ed io stetti al gioco. Mi piaceva questo passatempo.
“Mi hanno detto che sei ancora vergine”
“Chi te l’ha detto?” lo avevo allontanato bruscamente da me. Ero un misto di rabbia e imbarazzo.
“Questo non è importante” si era riavvicinato e aveva iniziato a baciarmi sul collo “Se vuoi ci penso io adesso” pian piano le sue mani si allungavano dove non dovevano, sotto il mio vestito.
“Meglio che ti allontani” in pochi minuti era riuscito a diventare fastidioso. Tutto a un tratto non mi piaceva più.
“Forza, so che ti piaccio!” più lo allontanavo e più insisteva “Ti piacerà”.
“No!” quasi avevo urlato. Possibile che non c’era nessuno che mi aiutava?
“Hei, lasciala stare”
“E tu cosa vuoi?”
“Che li togli subito le mani di dosso e la lasci stare” Tom era corso in mio aiuto.
“E se non lo faccio?” i due erano particolarmente vicini e in pochi secondi Tom li aveva tirato un magnifico destro dritto sul suo naso.

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Capitolo 8
*** 4. Perché l’ho mollato e non posso, non voglio e non vorrò mai superarlo: ***


4. Perché l’ho mollato e non posso, non voglio e non vorrò mai superarlo:
“Sid vieni” mi aveva preso per mano e mi portò dentro la casa dove mi fece sedere su uno sgabello libero e si accovacciò davanti a me.
“Stai bene?” mi accarezzava dolcemente la guancia, i capelli, mi stringeva la mano.
“Sì, tranquillo”
“Per fortuna che sono arrivato in tempo”
“Grazie” abbassai il volto, mi sentivo in colpa.
“Ehi, non è colpa tua ok?” con un dito mi aveva rialzato la faccia facendo incontrare i miei occhi con i suoi, brillavano “è lui che è un porco che non vedeva l’ora di metterti le mani addosso, tu non centri niente”.
Qualcosa mi spinse a baciarlo e a stringerlo forte e non avrei mai pensato che anche lui ricambiasse.
Quella sera, riaccompagna domi a casa, avevamo deciso di metterci insieme, o almeno a provarci. Mi aveva confessato che era da qualche tempo che voleva dirmelo e che non trovava il coraggio soprattutto perché sapeva che a me piaceva Pete.
Non me lo sarei mai aspettato ma siamo stati insieme per quasi tre mesi fino a che…
…che una certa Marissa, uscita da chissà dove, si era messa tra me e lui.
Si era avvicinata a lui chiedendogli un aiuto in matematica, poi i loro incontri diventarono più frequenti, lei aveva iniziato a sedersi con noi a mensa, qualche volta usciva per fino con noi. Non che mi dava fastidio ma stava passando più tempo lei con lui che non io. E sì, ero gelosa.
Col passare dei giorni, trovai un bigliettino nel mio armadietto. Di sicuro era di Tom che mi dava buca per la medesima volta. Lo aprii e invece del solito «Mi dispiace, ti chiamo dopo» trovai una scritta che mi raggelò il sangue nelle vene «Te lo porterò via!». Non riflettei neanche su chi fosse stata, poteva essere solo una persona: Marissa.
Quel pomeriggio avevo deciso che, ci fosse lei o no, sarei andata da lui a parlargli e se ci ripenso, probabilmente, avrei preferito non farlo.
Li avevo trovati mezzi nudi che si stavano rivestendo, lui ancora senza maglietta e quella ancora in intimo. Non era difficile immaginare cosa era successo.
“Ma che cazz... ” le mie parole erano uscite come un sussurro.
“Sid posso spiegarti” provò a giustificarsi ma Marissa lo ributtò giù.
“Cosa? So bene cosa state facendo, vedo che sono di troppo” ero sbigottita dalla scena.
Era davvero caduto in basso. Ancora non lo avevamo fatto, se voleva ero pronta, ma non era la situazione migliore provarci con quella lì.
“Sid, ti prego parlami, fammi spiegare” alla decima chiamata decisi di rispondere.
“Non hai nulla da dirmi! È bastato vedere”
“Ma non è quello che credi”
“Ah no?”
“No, sì, cioè, sono un emerito cretino, lo so, non dovevo permetterlo solo che si è presentata in lacrime a casa mia e poi ha iniziato ad avvicinarsi e poi siamo finiti lì”.
“Questo si che mi fa star meglio”
“Non volevo che questo succedeva ma è successo”.
“Ma è successo? Sembra programmato! Se non volevi più stare con me bastava dirlo”.
“Ok, va bene! Non pensavo che eri così gelosa”
“Gelosa? Mi sono ritrovata un biglietto con scritto che ti avrebbero portato via da me e io non mi devo preoccupare? Se magari quella zoccola non mi lasciava quel maledetto biglietto non vi avrei mai scoperto”.
“Senti, non voglio discutere”
“Ti piace? Rispondimi” stette zitto per qualche minuto “Chi tace acconsente”.
“Non ho detto niente”
“Appunto”

“Senti, fai come vuoi, vuoi mollarmi? Bene, fallo!”
“Ciao Tom” riattaccai il telefono e per la prima volta scoppiai a piangere per un ragazzo.

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Capitolo 9
*** 3. Perché ha iniziato a ignorarmi: ***


3. Perché ha iniziato a ignorarmi:

La rabbia che mi aveva assalito non riusciva a sbollire anzi, pareva aumentare col passare del tempo.
Quella mattina avevo ricevuto una pessima sorpresa e l’angoscia che era insinuata nel mio animo non accennava a scremare.
Quando li avevo detto di cercarsi altre ragazze da importunare non lo dicevo nel vero senso della parola almeno non intendevo di ignorarmi completamente.
“Cos’hai Sid? Ti vedo strana” la voce di Summer mi fece tornare alla realtà.
“Oh Sum! Non lo so”
“C’è qualcosa che non va? Ti è successo qualcosa?”
Non li risposi e continuavo a guardare verso un punto specifico. Sum impaziente si voltò a vedere cosa mi aveva imbambolato e capì cosa c’era che non andava.
“Non ti pare che Tom sia cambiato?” distacco per un breve momento gli occhi da lui per poi tornare immediatamente a fissarlo come se fossi avida di quella scena e mi sentivo un po’ in colpa perché ero partecipe di un momento d’intimità altrui. Ma cavolo! Sono loro che non devono fare queste cose a scuola. Oddio! Sto diventando come una vecchia zitella.
“Non credo” ci pensa un po’ su “forse è la ragazza che è cambiata”.
Guardai bene la ragazza mora che era avvinghiata a lui. In effetti, aveva ragione! Sull’autobus, stamattina, stava con Kelly McGiven e lei è bionda, durante la pausa pranzo invece il suo esofago era visitato da Camilla Lefrank che è castana invece, ora, la tipa insieme a lui non è né Kelly né Camilla ma bensì Audrina Comet.
“Non è possibile!” sbottai di colpo. Sono rimasta davvero sconvolta, per carità Tom è un bel ragazzo ma cavolo, è davvero così ricercato?
“Cosa?”
“Qualche giorno fa ho avuto una brutta discussione con lui e gli ho detto che non doveva più importunarmi e ora l’ha fatto!”
“E non va bene? Hai ottenuto ciò che volevi”
“C’è sì, però non volevo che mi ignorasse completamente, neppure mi saluta più” lo riguardai “Cioè, non è la prima volta che glielo dico, di solito diventa ancora più insistente”.
“Ti dispiace, vero?”
“No!” dico alzando di due toni la mia voce “cioè no, non m’importa niente di lui, sto meglio quando non mi sta intorno solo che ci conosciamo da una vita e siamo vicini di casa è un po’ impossibile fingere di non conoscerci, non ha senso”.
“Sidney, guardami bene negli occhi” si posizionò davanti a me prendendomi per le braccia e coprendomi la visuale “stai cercando di nascondermi qualcosa? Chiamala sensazione femminile o sesto senso ma so che quel ragazzo non t’irrita come tu ci fai credere, ma sei invaghita ancora di lui. So che ti ha fatto soffrire in passato ma questo non è detto che lo rifarà. Provaci a riparliargli, però senza discutere”.
“Ma... ” balbettai.
“Ma cosa? Tom è un bel ragazzo e come vedi non impiega tanto tempo a trovarsi una ragazza, in più ti muore dietro e tu lo tratti pure male. Sarah O’Connel ha cercato di corrompermi per farla incontrare con Tom ora che è sulla piazza e ce ne sono molte altre come lei che non vedono l’ora di provarci con lui”.
“Devo andare a casa. Ci vediamo domani” ecco che scappo dalla verità.
“Va bene” dice poco convinta “a domani”
Non potevo permettere che accadesse una cosa del genere, non potevo accettare di essere caduta in un simile imbroglio.

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Capitolo 10
*** 2. Perché mi fa dire cose che non voglio: ***


2. Perché mi fa dire cose che non voglio:
In fondo Sum aveva ragione. Dovevo parlargli, ma dovevo capire la situazione e cosa avrei fatto al riguardo.
Decido di uscire dalla finestra e sedermi sul tetto, mi piaceva farlo, potevo vedere cosa faceva tutto il vicinato. Per fortuna camera mia affaccia sulla strada principale e posso, quindi, vedere quando sarebbe uscito di casa. Di solito andava a buttare la pattumiera verso le 8.40. Non che io lo spiassi solo che ogni volta che usciva, puntualmente, il cane del vicino cominciava ad abbagliargli contro. Chissà perché?
Eccolo! Ti pare che guarda dalla mia direzione? Ma per carità! Provo a chiamarlo a bassa voce, mia madre odiava che mi arrampicavo fin lì e quindi non potevo farmi sgamare.
“Pss…. Tom.. qui! Alza gli occhi... ”
Inutile a dirlo, neanche sentiva. Con lo schermo del cellulare cerco di far riflettendo la luce del lampione e provo a indirizzarla versi di lui prendendolo in pieno, finalmente si volta. Sbatte un po’ gli occhi cercando di mettermi a fuoco.  Gli faccio segno con la mano di avvicinarsi e quando è arrivato sotto la mia finestre gli indico la scala.
“Ma sei matta? Mi uccido”
“Zitto e sali” li ordino.
Scompare dalla facciata della casa per poi far fare capolino alla sua testa dalla scala.
“Perché mi hai fatto salire?”
“Dobbiamo parlare”
“Su cosa?”
“Di quello che è successo”
“La vedo lunga” mi raggiunge sul tetto e si siede di fianco a me “quindi?”
“Cosa vuoi dimostrare?”
“È? Di cosa stai parlando?”
“Di Camilla, Kelly e Audrina”
“E chi sono?” lo guardai male “Intendi le ragazze?”
“Già”
“Tu mi hai detto di lasciarti in pace e lo sto facendo,non hai nulla da lamentarti”.
“Ma non intendevo di ignorarmi completamente”.
“Ti da fastidio se sto con altre ragazze?”

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Capitolo 11
*** 1. Perché è diventato il mio ragazzo: ***


1. Perché è diventato il mio ragazzo:
Odio arrivare al punto numero uno. Mette in cattiva luce tutti gli altri nove punti, seppure sono rilevanti e ben congedati.
Il suo tono pacato aumentava la mia ira e lo incenerisco con uno sguardo “non è quello che sto dicendo. Solo che, cavolo! Ci conosciamo da una vita, è successo quello che doveva succedere, mi hai tradito, ora sei il mio vicino di casa e andiamo per fino a scuola insieme, almeno potresti salutarmi non ti costa nulla. Oggi ti sono passata di fianco e nemmeno mi hai fatto un cenno”.
“Ero occupato con la biondina”
Ora sono come un treno in corsa e nulla mi avrebbe fermato. Era rimasto seduto di fianco a me con la faccia da prendere a schiaffi – e si che avrei voluto farlo – e con quell’aria da sbruffone. Avevo voglia di buttarlo giù dal tetto.
Restammo zitti per qualche minuto. Sembrava che fosse passata un’eternità da quando ha detto quella maledetta frase.
“Ora vado se non hai nient’altro da dirmi” si alza ma lo prendo per la maglietta nera.
“Aspetta” lo tiro giù “non ho finito con te!”
“Senti! Non so cosa vuoi di più. Mi hai detto di starti alla larga e lo sto facendo, mi hai detto di cercare qualcun’altra e l’ho fatto ma ora mi stai dicendo che non devo stare con le altre. Mi stai confondendo”
“Non è come credi. È solo che, boh, mi fa strano vederti con altre ragazze, so che sei ricercato ma di solito ritornavi sempre da me”.
“Quindi ti da fastidio che ora ci sono altre ragazze?!!”
Non riesco a guardarlo. Summer aveva ragione. Mi piace, mi è sempre piaciuto e mi piaceva l’idea che m’importunava coi suoi dimezzativi. Mi piaceva essere invidiata dalle altre compagne di scuola solo perché lui non aveva occhi all’infuori di me.
Però ero talmente sadica che li rispondevo male eppure lui continuava a starmi attorno e io sapevo che era così. Quindi perché fermarsi? Tanto sarebbe tornato.
Solo che ora tutto era cambiato. Lui era cambiato!
 “Avanti Sid dimentica quello che è stato tanto tempo fa. Ora siamo cresciuti!” mi alza il volto  e mi bacia.
Mi lasciai trasportare da quel bacio e se ne accorse.
“Perché ridi?” gli chiedo guardandolo.
“Non sto ridendo! Solo che finalmente ti sei lasciata andare. Se sapevo che bastava semplicemente baciarti non mi sarei complicato così tanto la vita”
“Se stai pensando che sono una ragazza facile è meglio che non lo dici. Potrei buttarti giù da questo tetto immediatamente”
“Non l’ho mai pensato” mi sorride dolcemente e mette il suo braccio intorno alla mia vita “pensi che potremmo tornare insieme?”
“Prima devi lasciare il tuo branco di ragazze poi ne riparliamo”
“Quindi è un si?”
“Prima fa quello che ti ho detto” gli ordinai scherzando.
“Non c’è mai stata nessuna. Le usavo solo per farti ingelosire e vedo che ci sono riuscito”
“Ma che bastardo” lo colpisco su un braccio “la cosa difficile sarà dirlo agli altri”
“Perché?”
“Io sono quella che ti odia, ricorda!” sorrise “Ho una reputazione da mantenere e non può essere distrutta da un bell’imboccio come te”
“Come me?”
“Si! Non so se ci hai fatto caso ma sei ricercato bello mio!”
“Peccato che quella che voglio sei tu e non loro” incredibile come le frasi fatte facciano un effetto diverso da chi te lo dice “In più stai qui a perdere tempo a scervellarti su cosa dire agli altri quando hai uno come me vicino a te”
“Cosa vorresti insinuare?” stetti al gioco “Che sono un’altra delle tue conquiste per ingelosire qualche giovane fanciulla” non riesco a concludere la frase poiché le sue labbra si erano incollate alle mie.
“Zitta e baciami” si riavvicina e mi lascio trasportare dal suo sapore per tutta la sera.

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