Imprinting

di Lilith82
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Intro ***
Capitolo 2: *** Il primo ***
Capitolo 3: *** Capovolgimento ***
Capitolo 4: *** Fuga ***
Capitolo 5: *** Riconciliazione ***
Capitolo 6: *** Il ballo ***
Capitolo 7: *** Mr e Miss Liceo ***
Capitolo 8: *** Inebriante ***
Capitolo 9: *** SFIDE ***
Capitolo 10: *** Aggressione ***
Capitolo 11: *** Programmi ***
Capitolo 12: *** Confessione ***
Capitolo 13: *** Partenza ***
Capitolo 14: *** Casa ***
Capitolo 15: *** Cena ***
Capitolo 16: *** Ninna nanna ***
Capitolo 17: *** Bonus Tracks ***
Capitolo 18: *** Pavimento ***
Capitolo 19: *** Chiacchierata ***
Capitolo 20: *** Il secondo ***
Capitolo 21: *** Veleno (ed Extra) ***
Capitolo 22: *** Mostro (e Perdono) ***
Capitolo 23: *** Risveglio e MARCHIO ***
Capitolo 24: *** Sogno e Ritorno ***
Capitolo 25: *** Alternativa e VOCE ***
Capitolo 26: *** PRECIPIZIO e Voto ***
Capitolo 27: *** Caccia ***
Capitolo 28: *** Combattimento ***
Capitolo 29: *** Edward ***
Capitolo 30: *** GHIACCIO e FUOCO ***
Capitolo 31: *** Nido ***
Capitolo 32: *** Visione ***
Capitolo 33: *** Ordine ***
Capitolo 34: *** Speranza ***
Capitolo 35: *** Jacob ***
Capitolo 36: *** NUOVO (ancora Jacob) ***
Capitolo 37: *** CONDIZIONI (le mie) ***
Capitolo 38: *** PADRE (e figlio!) ***
Capitolo 39: *** Poteri ***
Capitolo 40: *** Profumo ***
Capitolo 41: *** Morale ***
Capitolo 42: *** Madre ***
Capitolo 43: *** Famiglia ***
Capitolo 44: *** Nahuel ***
Capitolo 45: *** Faccia da poker ***
Capitolo 46: *** Tre ***
Capitolo 47: *** "Bella..." ***
Capitolo 48: *** Schegge ***
Capitolo 49: *** Carlisle ***
Capitolo 50: *** Passi ***
Capitolo 51: *** CARNEFICE... e vittima ***
Capitolo 52: *** Agorà ***
Capitolo 53: *** Felici e contenti ***
Capitolo 54: *** Crescere a primavera ***
Capitolo 55: *** Senza cuore ***
Capitolo 56: *** Imprinting ***
Capitolo 57: *** Baciare Jacob Black ***
Capitolo 58: *** Soluzione ***
Capitolo 59: *** Congratulazioni ***
Capitolo 60: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Intro ***




ciao a tutti
vi piace la mia Renesmee?! (o ReneEmma .-P )
e la mia storia?!
questa è l'Intro
fatemi sapere
Lilla ;-)


                                                       INTRO

Domenica luminosa: per quanto poteva, il sole sfidava il perenne strato di nuvole riuscendo a far arrivare qualche tiepido raggio fino alla brina ostinata, sulla vegetazione dietro alla grande casa.
Inspirai profondamente, l’aria pungente mi attraversò i polmoni e sembrò che li solleticasse, come a  raggiungere ogni piccolo spazio. Espirai lentamente sentendomi svuotata e rinvigorita.
Pronta! Pronta per la mia attività domenicale preferita.
Scesi svelta le scale, canticchiando.
Papà era seduto al pianoforte, sul palco, a tre scalini dall’ingresso, come ogni domenica.
Mi sembrò stesse componendo qualcosa di nuovo, ma non ne ero certa.
Lo superai, veloce: “io esco”

“EHM”
 Ahi! pensai.
Non avevo fatto in tempo a sfiorare la maniglia della porta d’ingresso!
E adesso, che c’è? mi chiesi tra me, ben sapendo che mi avrebbe sentito.
“Pensavo.. che fosse il caso che tu uscissi di casa.. vestita”
 Si era alzato dal pianoforte ed era giunto a pochi passi da me quasi senza che me ne accorgessi, con aria paziente, mi aveva rivolto la sua obiezione, accennando con la mano agli shorts di denim bianco che indossavo.
“Eh, no! Sono i miei preferiti, papà!” sbottai.
“Non mi sembrano.. appropriati, Renesmee”
Appropriati? pensai rivolgendogli un’occhiata sarcastica.
Solo uno nato nel 1901 poteva scegliere un’espressione del genere.. scossi la testa.
A volte sembrava strano anche a me che mio padre avesse più di centoventi anni, eppure il suo dolce sorriso si stava dispiegando proprio ora sul volto di un diciassettenne, un diciassettenne perfetto, con la pelle più candida che si possa immaginare e i capelli bronzei in un disordine tanto  equilibrato da sembrare voluto. Il volto allungato, i lineamenti marcati e il corpo forte e snello non avevano minimamente ceduto alle conseguenze del  tempo, era l’immagine della giovinezza, della primavera, di una eterna primavera. Insomma, mio padre, Edward Masen Cullen: un vampiro.
“Questo è molto appropriato per il ventunesimo secolo, papà!” ribattei mostrando l’abbinamento dei pantaloncini con la t-shirt e le scarpe di tela, tutto bianco.
“Ed è appropriato per il mese di marzo?” domandò inarcando un sopracciglio, con aria di sfida.
“Eh.. dai, papà! Lo sai che non ho freddo!”
In effetti il termometro esterno non superava i dieci gradi centigradi, ma la mia temperatura corporea stabile attorno ai quaranta gradi non mi permetteva di considerarlo un clima rigido.
“E, comunque” proseguii visto che dalla sua espressione non sembrava affatto convinto ”non credo che i cervi se ne avranno a male se li affronterò in pantaloncini!”
Sorrisi della mia battuta e scimmiottai un attacco piegando le gambe e contraendo i muscoli delle braccia.
 Un basso ringhio, quasi un brontolio, gli usci dalle labbra, i denti serrati.
 “Sai che voglio che siate prudenti, Renesmee!” mi ammonì.
“Saremo prudenti, papà. Quando mai Jacob mi permette di fare stupidaggini?!”
Alzai gli occhi al cielo: il mio compagno di caccia, benché di indole assai più spensierata di mio padre, riusciva ad essere più paranoico di lui, quando si trattava di me.
“Jacob” disse mio padre in un sospiro, scuotendo impercettibilmente la chioma rossiccia.
“Che c’è?” nonostante avessi già afferrato la maniglia della grande porta a vetri, pronta alla fuga, non potei evitare di voltarmi indietro, verso lui che mi guardava dubbioso, forse preoccupato.
“Jake.. è successo qualcosa a Jacob?!” la mia ansia montava piuttosto facilmente se si trattava di Jacob Black: il mio amico era sempre imprudente quando a guidarlo erano la sua natura licantropesca o le paranoie sulla mia protezione. E di tanto in tanto tornava a casa con le ossa rotte. Non che quello fosse un gran problema.. ormai se l’era rotte quasi tutte almeno una volta, ma i pochi giorni che gli ci volevano a rimettersi in piedi erano terribili: sia perché lui non ne voleva sapere di starsene a letto, sia perché mi causava una sofferenza incredibile vederlo ferito, pensare di poterlo perdere...
Lo sguardo di mio padre, fisso su di me, quasi in ansia, mi fece trasalire.
 “Papà...” gli corsi incontro in affanno “tu devi dirmi...”
“Renesmee...” mi chiuse le labbra con le dita ghiacciate, sorreggendomi per una spalla “Jacob sta bene, è nel bosco che t’aspetta”
Il sorriso non tardò a dispiegarsi sulle mie labbra, ma non sulle sue.
E, allora, che c’è? pensai.
Forse, qualcun’altro non l’avrebbe notato, forse, sarebbe riuscito a distrarre la mamma, ma non me.
Sono tua figlia: ti conosco come le mie tasche Edward Cullen!
Non poté trattenere una risata ai miei pensieri. Mi avvolse tra le sue braccia fredde, avvicinandomi a se e poggiando la sua guancia sulla mia fronte. Caspita, sono ancora così bassa! pensai.
Mi scrutò interrogativo, e poi sospirando confessò: “Forse sono solo, come dici tu, paranoico, mia piccola Renesmee, ma preferirei ugualmente che tu andassi a caccia coperta, oggi!”
L’intensità del suo sguardo mi investii, i grandi occhi color topazio si specchiavano nei miei, scrutando fino al fondo della mia anima e cercando di abbattere le mie difese.
Solo un pensiero poteva distrarmi ora, lo fece.
Ma Jacob? Perché sembrava turbato mentre glielo nominavo mentalmente?
Mi guardò esitando, ma ancora determinato a convincermi: “Jacob era pensieroso oggi”
Non aveva senso, Jacob e pensieroso nella stessa frase stridevano. Lo feci sorridere.
Che pensieri poteva avere Jacob?
Un attimo... gli aveva di nuovo letto nella mente!
Già... perché mio padre legge nel pensiero, ovviamente... ma gli avevo ripetuto infinite volte che i pensieri di Jacob non erano affar suo.
“I pensieri di Jacob sono affar mio” gli uscì tra i denti.
“Eh... no, papà!”
I pensieri di Jacob Black lo rendevano paranoico quanto le norme sul mio abbigliamento.
“Appunto” fece eco alla mia riflessione guardandomi di sottecchi.
Adesso proprio non lo capivo, e neppure capivo perché d’un tratto una nuova sensazione dissonante mi attraversava, stranamente mi sentivo imbarazzata.
Mi scrollai, ne avevo abbastanza di tutta questa schermaglia che mi stava facendo perdere un sacco di tempo.
 Così, a mali estremi...
“Non mi accadrà nulla, papà” esordii prima che potesse cogliere le mie intenzioni, gli presi lo splendido viso tra le mani e lo fissai dritto negli occhi: “Di qualunque cosa tu ti preoccupi, sai che non ne hai motivo!” dissi, piena di serenità nella voce.
Gli mostrai le mie domeniche: le serene domeniche trascorse nelle consuetudini di casa Cullen.
Tra queste: la caccia con Jacob, le mie abilità di cacciatrice sempre migliori, le attenzioni e la protezione di Jake immancabili e poi... il ritorno a casa, i miei tuffi tra le braccia di mio padre, tra le braccia della mia mamma; trasalimmo entrambi alla splendida, radiosa, immagine della mamma. Ancora occhi negli occhi gli ripetei mentalmente che quella sarebbe stata come tutte le altre domeniche. Perché mai dovrebbe essere diversa? mi chiesi, facendo spallucce e lasciandogli il viso.
Quasi barcollò come se si fosse appoggiato alle mie mani: ero stata convincente!
“Diabolicamente convincente!” mi punzecchiò mentre gli voltavo le spalle per andarmene.
“Chissà da chi ho preso?!” gli sorrisi divertita mentre aprivo la porta.
“Eh già..” sospirò.

“Renesmee” mi aveva raggiunto fuori.
Ma, insomma!
“Non vi allontanate!” mi ammonì fissandomi negli occhi.
“Papà...” volevo lamentarmi ma rinunciai: “va bene, papà”
Mi fissava ancora per tastare la mia sincerità, mi voltai e presi a correre svelta.
Non gli avrei dato retta e lui lo sapeva.


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Capitolo 2
*** Il primo ***


rieccomiiiii!!!
siete state così carine a recensire ed inserire la storia tra le seguite/ricordate/commentate così velocemente che ho deciso di postare prestissimo il primo capitolo!
Ora, se volete il prossimo per Domenica, dovrete ASSOLUTAMENTE farmi sapere cosa ne pensate! :-P
un grande abbraccio
Lilla ;-)


CAPITOLO 1 : IL PRIMO

Attraversare il bosco di corsa, più svelta di qualunque animale, in gara col vento, arrampicarsi sui grossi tronchi fino ai rami più alti, penzolare sulla cima e poi lasciarsi andare dalla punta di un grosso abete, in caduta libera fino ai rami bassi e contorti dei cedri avrebbe dovuto sembrarmi semplicemente impossibile, ma, per me, era normale: una consuetudine, una magnifica consuetudine.
In effetti, la mia vita, decisamente fuori dalla norma, si era ormai infittita di piacevoli abitudini, di costanti, di punti fermi che rendevano tutte le stramberie di cui ero circondata del tutto secondarie. Le stramberie, appunto, cominciavano da me: unica figlia di un vampiro e di una umana, divenuta anch’essa vampira in seguito ad una gravidanza non proprio salutare. Fin dalla nascita il mio corpo era cresciuto così in fretta che dopo neppure sette anni avevo raggiunto la struttura fisica di una diciassettenne. Beh... non ero ancora abbastanza alta, né bella come zia Rosalie, ma... perché non confidare nel futuro?
Il mio sviluppo super accelerato era una elettrizzante costante, ormai. Ogni mattina, al mio risveglio ero consapevole di esser cresciuta ancora un po’, senza neppure dovermi specchiare: lo sapevo. Come sapevo che la mia intelligenza si teneva al passo: in pochi anni avevo raggiunto e superato il livello di apprendimento di una studentessa delle scuole superiori.
I miei ne erano orgogliosi! I miei genitori vampiri, i miei bellissimi e amorevoli genitori vampiri, loro erano quasi la mia costante preferita: il loro amore reciproco, il loro amore nei miei confronti e il mio amore per loro rendevano l’atmosfera della nostra piccola casetta nel bosco quasi irreale, da fiaba.
E poi... la miglior consuetudine: ogni mattina, al mio risveglio, sapevo che Jacob Black era lì, da qualche parte. Nel bosco, nella grande casa dei nonni, oltre il fiume, o in casa coi miei, a esaurire le nostre provviste.
Ogni mattina lui era lì per me e, aprendo gli occhi, io non cercavo che lui.

Già... cercare, si stava facendo cercare, dove si è cacciato? pensai.
Si era allontanato più del solito, forse, aveva trovato una nuova zona di caccia.
Intercettare il suo odore non fu difficile: anche se era perfetto per mimetizzarsi nella foresta, io l’avrei riconosciuto ovunque.
Sapeva di terra, di corteccia e di muschio, insomma... di lupo.
Eccolo!
La sua figura era imponente anche dal ramo da cui l’osservavo. Era veramente alto, anche se il suo sviluppo sembrava essersi arrestato da qualche anno, era il più alto di tutti, vampiri e licantropi. Seth lo sfidava spesso: “Diventerò più alto di te!”, ma non sembrava che gli importasse. Le spalle risultavano quasi troppo strette per la sua altezza e i fasci di muscoli che le attraversavano estendendosi alle braccia ed al torace sembravano voler sfondare il limite della pelle per guadagnare maggior spazio. Le gambe erano incredibilmente muscolose, come a contenere tutta la potenza di quella magica creatura che lui era, la carnagione bronzea e lucente, poi, era la ciliegina sulla torta. Su tutti, Jake esercitava un misto di attrazione e repulsione, ma non per me: a me Jake non sembrava affatto pericoloso, quanto all’attrazione beh... era più buffo per me.
 Il fatto era che gli altri non badavano a un sacco di cose. Per esempio, Jacob aveva delle mani molto belle, grandi e forti, incredibilmente integre se si considerava quanto amasse arrampicarsi su qualsiasi superficie verticale a sua disposizione. Nessuno si soffermava ad osservare i suoi capelli incredibilmente neri, lisci e splendenti, e non si accorgevano di quanto gli costasse tagliarli. Forse lo faceva perché sapeva che mi piacevano lunghi o forse per qualche altro motivo, comunque, se li faceva arrivare fino al mento anche se questo comportava qualche problema beh.. di pelo!
E poi nessuno guardava il suo viso, non davvero, non come me, almeno. Altrimenti avrebbero visto oltre i tratti decisi e un po’ imbronciati gli occhi scuri, infantili e adulti allo stesso tempo, come se avessero dovuto vedere tanto e troppo in fretta. Quegli occhi erano come i suoi pensieri, pensieri profondi in un animo spensierato, da ragazzino.
Nessuno, a parte me, restava basito di fronte al suo sorriso, pieno e aperto, disarmante.
Chi poteva pensare che Jake fosse pericoloso vedeva solo la maschera, il ruolo che, per necessità o dovere, a volte, indossava. E se qualcuno pensava che lui fosse intrigante non doveva vedere quanto, in fondo, lui fosse innocente e disarmato.
...e pensieroso!
Quella mattina era incredibilmente pensieroso... chissà cosa lo preoccupava?
Forse, aveva anche lui qualche sorta di ansia assolutamente ingiustificata nei miei riguardi, come mio padre...
Scacciai velocemente una punta di fastidio al pensiero della nostra ultima conversazione e mi concentrai su Jacob: pensieroso o no, il programma era caccia ed io ero nella posizione ideale per un agguato.

Mi preparai a saltare, acquattandomi di più sul ramo e facendolo ondeggiare al mio peso. Ero quasi sopra di lui, avrebbe dovuto sentirmi, sentire il mio odore, il suono delle fronde provocato dal mio movimento, ma rimase lì ...sempre pensieroso...
“Tana!” strillai. E con un salto fui su di lui, sbalzandolo dalla roccia su cui si era seduto e facendolo rotolare quasi venti metri più in là, oltre il ruscello, fino all’alta parete ricoperta dai muschi. In un altro slancio gli ero di nuovo addosso bloccandolo con le braccia e con le gambe, ma mi deluse ancora: avrebbe dovuto reagire ma non lo faceva, scalciarmi via, ringhiarmi o forse trasformarsi, ma non lo faceva, solo, mi scrutava con un espressione indecifrabile sul volto.
“Ehi.. lupo, ti hanno ipnotizzato!”
Forse fu il sentirsi una mano libera, forse fu la mia mano che gli sventolava davanti alla faccia, ma un lampo passò nei suoi occhi, dandogli la consapevolezza di ciò che stava accadendo, e reagì. In meno di un secondo mi ritrovai aggrappata a un grosso ramo, tra gli alberi della foresta. Mi aveva scaraventata troppo piano perché mi facessi male ma abbastanza da rimandarmi indietro quasi fin dietro la casa dei nonni.
Bene: lui era di gran lunga più forte, ma io, di certo, più veloce! Quando sentii che caricava per riattaccarmi lo precedetti e gli fui addosso prima che potesse vedermi arrivare. La velocità della rincorsa mi diede la forza necessaria per trascinarlo con me: finimmo nel ruscello che le piogge abbondanti dell’inverno avevano formato. Il flusso delle acque era vigoroso e pieno di correnti, la temperatura molto bassa, forse, parte di quelle acque proveniva dai ghiacciai che avevano cominciato da poco a sciogliersi.
Non ci badammo più di tanto, cominciammo a rincorrerci, saltellando con agilità sulle rocce che spuntavano dalla superficie senza renderci conto di dove stavamo andando.
 “Arrenditi, bambina! Non hai speranze con me, lo sai!”
Sfacciato, sfacciato e presuntuoso licantropo dal sorriso irresistibile!
Per un attimo era riuscito a distrarmi, quasi riusciva a prendermi!
Mi ero afferrata ad una sporgenza della parete giusto in tempo.
Accidenti! Grande errore cominciare a scalare quella muraglia naturale così viscida: lui era molto, molto più abile di me come scalatore. Accidenti! Già ghignava soddisfatto.. mi avrebbe preso in un baleno! Mi restava un unica possibilità: saltare. Ma dove? Proprio in quel punto, il torrente si rovesciava in uno strapiombo, forse per una trentina di metri. L’acqua era un buon posto dove nascondersi considerato che io ci sapevo fare molto più di lui con le correnti e l’apnea.
Non potevo più pensare: saltai.
Fu incredibile! La sensazione di volare era indescrivibile.
Non avevo mai fatto un salto così alto: sarebbe venuta una crisi di nervi ai miei se avessi mostrato solo il desiderio di una simile scarica di adrenalina.
E a Jake, pure.
“No  Nessie!” lo sentii urlare disperato.
“Ahi! ahi ah..”
Nel momento in cui mi ero unita alle acque scroscianti qualcosa di duro, molto duro mi aveva colpito in pieno petto, ma non sapevo dirmi cosa, non sapevo dirmi niente, ero totalmente disorientata. Sentii il desiderio di respirare, ma nel momento in cui aprii i polmoni c’entro solo acqua, acqua gelida. Mi sentii mancare le forze, una lontana parte di me ricordava di dover gestire le correnti ma non potevo: il corpo non poteva, la mente stessa si stava arrendendo.
Muoio fu l’ultimo pensiero, e mi lasciai andare.
La corrente che mi aveva premuta contro il letto del torrente, quella stessa corrente mi spinse verso la superficie allontanandomi dagli scrosci potenti della cascata.
Fu allora che sentii due braccia infuocate portarmi in salvo.
“Ness, Nessie ti prego, rispondi!” lo sentivo ma non lo vedevo: solo buio.
Quando mi mise seduta, colpendomi le spalle, sputai fuori l’acqua che mi aveva invaso i polmoni.
Con gran dolore riuscii a respirare.
In un rantolo, mi liberai di altra acqua e il mio respiro sembrò migliorare.
Mi adagiò al grande masso alle mie spalle, e lasciò che la respirazione si regolarizzasse pian piano.

Riuscire a vederlo fu un incredibile sollievo. E di più: era come se lo vedessi per la prima volta!
I capelli scuri e bagnati si erano incollanti su una guancia, la sua pelle era lucente, la fronte era corrugata dalla preoccupazione, la mandibola leggermente tesa.
Furono le labbra, però, ad ipnotizzarmi: le grandi labbra scure di Jacob erano diverse, le indagavo come volessi cogliere un qualche messaggio nascosto, nascosto in quella forma affascinante, nascosto nelle piccole pieghe che non avevo mai notato, nascosto nel loro aspetto: in quel momento, sembravano in attesa, in una esitante speranza.
Quando si avvicinarono, sobbalzai fissando quei profondi occhi scuri: davvero non li avevo mai visti! Non avevo mai visto tutta quella intensità, l’indescrivibile intensità con cui mi guardava ora. Poggiò entrambe le mani sulla roccia, poco sopra le mie spalle, si avvicinò piano, osservandomi: semi-sdraiata, fradicia e ancora leggermente affannata. Mi sentii punta dall’imbarazzo, perché mai arrossivo? Perché, improvvisamente, quella familiare vicinanza mi faceva sentire nervosa?
Quasi tentai di arretrare, non potevo...
Catturò il mio sguardo. Il suo era incredibile: intenso ed incerto, incerto e sereno insieme.
Anche se mi sentivo sicura di non averlo mai visto guardarmi così, fu come se riconoscessi quello sguardo. Come se fossi in grado di accoglierlo e ricambiarlo profondamente, come se potessimo fonderci in quella intensità.
E poi, ci fu solo calore! Calore rosso accecante: vedevo rosso e sentivo solo il calore! Calore sulle gambe, calore sulle braccia, calore contro il petto, soprattutto, calore: un incredibile calore sulla faccia. Le guance sembravano in fiamme, l’umidità fredda che le aveva abitate fino ad un attimo prima, sembrò soffiata via come da un enorme phon. E le labbra! Era come se le avessi messe sul fuoco, due fiamme ardenti premevano sulle mie labbra, le avvolgevano, le risucchiavano. Era come aver perso i limiti del proprio corpo, ogni cosa era contenuta in quel rosso abbraccio! La volontà, gli istinti, i pensieri: tutto era stato accantonato, come se non importasse affatto.
Poi riuscii a muovere le dita di una mano. Non che lo avessi voluto, ma quel piccolo movimento mi permise di riprendere contatto coi miei confini fisici, sentii le gambe sfiorate da gambe infuocate, sentii il petto vicino ad un altro torace, grande e ardente, sentii le guance tenute in due grandi mani brucianti, sentii le mie labbra contro le sue grandi labbra scure, come ghiaccio avvolto dal fuoco e capii:
Jacob Black mi stava baciando!

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Capitolo 3
*** Capovolgimento ***


prima di tutto: le scuse!
dovevo postare ieri ma ho passato l'intera giornata a smaltire un mal di testa epico che non mi permetteva nemmeno di stare in piedi!
perdono! :-(
Ora, questa settimana è particolarmente delirante e venerdì ho da postare la quinta parte della mini long fiction su Taylor.
In più, ogni volta che apro il file di Imprinting mi metto a ri-ri-ri-correggerlo e ci vuole un po' di tempo anche per quello...
Perciò il prossimo capitolo domenica sera!
Perdonissimo! :-(((

Qualche premessa: l'inizio di questa storia è l'inizio di un cambiamento, di una nuova fase.
Queste "nuove possibilità" disorientano i nostri protagonisti, che cercheranno di "prendere le misure" con la nuova situazione, tanto attesa eppure ugualmente inaspettata... e nel farlo, diciamo che, in principio, tenderanno ad essere un po' "eccessivi e melodrammatici", specie quelli che di cognome fanno Cullen! ;-)
fatemi sapere cosa ne pensate... please! *_*

un ringraziamento speciale alla mia cdb (correttrice di bozze) Raffaella T. <3
Se c'è ancora qualche errore, non è lei che non l'ha visto, ma io che ho dimenticato di correggerlo...
love you soooo much <3

Lilla ;-)


CAPITOLO 2: CAPOVOLGIMENTO

In un istante, il mondo si capovolse: Jacob non era più dove lo avevo appena ritrovato, chino sopra di me, perché qualcosa di incredibilmente veloce lo aveva strappato via! Tanto rapidamente che non avrei potuto dire cosa fosse anche se, ora, riuscivo a vedere di nuovo. Poi, ringhiò feroce e lo riconobbi. Quel ringhio, il suo ringhio era inconfondibile, anche se lo usava di rado: lo usava solo se lo riteneva estremamente necessario!
Edward Cullen aveva scagliato via Jacob da me ed, ora ,lo fissava in tutta la sua ferina natura vampiresca, ruggendo forte. Jake era a terra, a quasi quaranta metri dalla roccia su cui mi aveva adagiata, guardava il suo assalitore senza reagire, con aria colpevole.
“Papà!” strillai.
In un attimo ero in piedi, diretta verso quella impossibile situazione.
“No Ness...” Jake aveva sollevato una mano come volesse tenermi lontana, ma il gesto gli si era interrotto a metà e la sua faccia era stata attraversata da una smorfia di dolore.
“Jake...” già correvo verso di lui.
“Allontanati, Renesmee!” sibilò mio padre sbarrandomi la strada, sembrava non riuscisse a smettere di ringhiare.
“Papà, sei impazzito, Jacob...” feci per scansarlo, ma era ancora davanti a me, una espressione indecifrabile sul volto contratto.
”Papà, potresti avergli staccato un braccio!” oramai, gridavo.
Doveva permettermi di avvicinarmi a Jacob, dovevo essere sicura che stesse bene!
Quei pensieri lo fecero sussultare, come se si fosse improvvisamente ricordato qualcosa di vitale.
Serrò i pugni e se li strofinò contro le tempie, come per calmarsi.
“Sta bene, Renesmee” disse infine, la voce nient’affatto regolare “forse, gli ho lussato la spalla” aggiunse voltandosi minaccioso verso la sua vittima.
“Non è me che stai facendo soffrire, lo sai!” gli rispose Jacob, il viso più arrabbiato che addolorato.
Però, doveva fargli davvero male il braccio: stava cercando di mettersi a sedere ma non riusciva a poggiare la mano sinistra.
Feci per andare in suo soccorso ma, di nuovo, mio padre mi bloccò.
“Lo aiuto io!” soffiò, ancora furioso. Sollevò Jacob sorreggendolo per la spalla che non gli aveva lussato, permettendogli di rimettersi in piedi. “Riesci a camminare?” gli chiese in un modo che definire sgarbato sarebbe stato come minimo un eufemismo. Jacob annuì.
“Dobbiamo andare da Carlisle” disse il vampiro e mi fece cenno di incamminarmi.
“Ma Jacob...” provai a dire, il ringhio fu istantaneo.
“Maledizione... che ti prende?!” gli urlai in faccia.
“Davvero, Ness, ce la faccio” intervenne Jacob.
Ora lo difende pure! Quell’assurdo vampiro di mio padre per poco non gli staccava un braccio e lui si metteva a difenderlo! Bene, voleva che fossi infuriata con entrambi, molto bene!
Per un momento sentii che, forse, avrei dovuto davvero essere arrabbiata con Jacob, ma scacciai veloce quel pensiero, per ora, mi sarei concentrata sull’ira nei confronti di mio padre.
Lo sentii sospirare ai miei pensieri. Ben gli sta!
Non desideravo altro che sentisse quanto ero infuriata, totalmente arrabbiata con lui.
Cosa gli era saltato in mente? Evidentemente, stava impazzendo!
Non aveva proprio nessuna scusa, niente poteva giustificare quello che aveva fatto!
Digrignò i denti e sbuffò ma non gli diedi la soddisfazione neanche di guardarlo.
Continuavo a sbirciare verso Jacob, qualche passo dietro di noi: poteva camminare, ma, di certo, non correre, quanto stava soffrendo?!
Ci seguiva, silenzioso e assorto, ancora con quella espressione mortificata in viso.
Perché? Perché mai non era furioso anche lui? E perché non si era difeso dall’attacco di Edward? Perché l’aveva subito, quasi come lo meritasse?
Di nuovo imbarazzo, fastidioso imbarazzo.
D’un tratto, sentii il bisogno di arrestare i miei pensieri, ma non potevo, ormai stavo ricordando! Ricordavo ciò che aveva preceduto l’aggressione di mio padre: il bacio, il bacio in riva al torrente, il mio primo bacio!
 Il senso di vergogna tracimò, mi sentì arrossire da capo a piedi.
Istintivamente, cominciai a correre.

Giunsi alla grande vetrata dietro casa Cullen prima che mio padre potesse raggiungermi, con mio enorme sollievo, il nonno era già lì.
“Renesmee, che è successo?”
Bello e biondo come il dio Sole, mi era venuto incontro con la più amorevole delle espressioni.
“Sto bene, Carlisle. E’ Jacob,” spiegai ”credo che Edward gli abbia lussato una spalla”
“Tuo padre...” provò a dire, incredulo, ma l’espressione sul volto del vampiro che era appena arrivato lo convinse a rimandare a più tardi le spiegazioni.
“Dov’è?” chiese svelto.
“Sta arrivando” lo informò mio padre.
“Fallo venire da me, vado a preparare l’apparecchio per le radiografie”
Mio padre annuì appena e Carlisle entrò in casa diretto al suo studio ed all’adiacente stanza per le apparecchiature mediche.
Veniva usata troppo spesso quella sala, e troppo spesso per Jacob!
Lo vidi spuntare, barcollando, tra gli alberi. Nonostante non avesse dovuto, aveva provato a correre,  probabilmente, era in ansia, per me! Avrei voluto andargli incontro, ma l’imbarazzo, quella inedita inspiegabile emozione mi tenne inchiodata al suolo.
Mio padre mi rivolse un’occhiata pensosa, poi, si voltò verso Jacob: “Carlisle vuole farti una lastra” 
“Bene!” disse il lupo alzando gli occhi al cielo “Ci mancava solo questa!” e mi  guardò con uno sguardo afflitto che non riuscì a sostenere.
Sembrò volesse esitare, ma Edward lo incalzò: “Serve una mano, Jacob?” disse, in evidente tono di minaccia.
“Grazie, conosco la strada!” gli rispose Jake, questa volta col suo stesso tono.
Forse, diede un’altra occhiata verso di me, ma io fissavo l’erba del prato senza riuscire a sollevare lo sguardo.

Quando fummo soli, mio padre fece per avvicinarmi: “Renesmee, io...”
“TU, tu sei impazzito!” urlai adirata.
Non mi ero mai rivolta così a mio padre, mai... ma la furia che avevo dentro aveva bisogno di uscire: “Tu hai completamente perso la testa!”
“Come hai potuto?” la rabbia si stava velocemente trasformando in dolore “ è Jacob, lui... è Jake!”
Lo guardai e vidi il dispiacere sul suo viso perfetto, sembrava soffrire quasi quanto me, quasi...
“Cosa ha fatto?” proseguì tra i singhiozzi “Lui non ha fatto niente!”
“LUI TI HA BACIATO!” la furia si era velocemente riappropriata di lui, stringeva i pugni, i denti serrati, un espressione di odio negli occhi.
Per un attimo restai basita, era quello, allora, il problema? ma anche se fosse stato quello...
“Non sono affari tuoi!” diedi voce ai miei pensieri.
“Sono decisamente affari miei!” scandì, lento e furioso.
“No, invece no!” urlai sfidando il suo sguardo, ma non riuscì a reggerlo.
C’era di nuovo l’imbarazzo, sembrava mi soffocasse. Come aveva potuto?! Come aveva potuto immischiarsi, mettersi in mezzo in quella faccenda; peggio: spiarci, peggio ancora: spiarmi!
Corsi via imbarazzata, arrabbiata e delusa.

Poche falcate e mi ritrovai davanti alla nostra casa. Non mi aveva seguita, stavolta.
Forse, era dispiaciuto anche lui.
Decisi che non m’importava: se l’era meritato e, comunque, non mi sarebbe stato possibile sostenere il suo sguardo, per ora.
Entrai in quella casetta che mi era sempre sembrata incantata, piccola ed accogliente, un porto sicuro: la mia casa. Ma non ora!
Non sapevo che fare, avrei tanto voluto nascondermi, ma non sapevo dove. Neppure camera mia riuscì a calmarmi, ovunque, sulle pareti gialle erano appiccicate foto mie, mie e di Jacob, mie e di mio padre, non mi erano affatto d’aiuto!
Mi chiusi in bagno, sperando di poterci stare a lungo a piangere.
Ma non piangevo più, ero solo incredibilmente irritata!
Incrociai il mio sguardo allo specchio, ma, come avevo previsto, peggiorò la situazione. Non mi riconobbi: i riccioli ramati erano mezzi fradici, privi del loro consueto volume, anche se le guance erano arrossate, il resto della faccia sembrava più bianco del solito, le labbra leggermente gonfie, forse per la rabbia o il pianto. E lo sguardo, il mio sguardo era indecifrabile, irritato, forse, ma anche inquieto, e impaziente, come avesse appena intravisto una qualche nuova, allettante scoperta.
Impossibile! Tutta quella situazione era solo imbarazzante, terribilmente imbarazzante!
Decisi che avevo bisogno di una doccia: i vestiti erano ancora bagnati. Quando li ebbi tolti, mi ritrovai allo specchio. Imbarazzante, ero imbarazzante! sembravo... non so cosa sembrassi! Non una bambina, non più, quel pensiero mi fece sospirare senza che sapessi dirmi il perché, né una donna, non una donna come la mamma o zia Rose, di nuovo, sospirai.
Basta! Era proprio ora di una doccia.

Sollievo, infine, sollievo. Il getto caldo sembrò lavare via l’irritazione. Ora, non sentivo più il nervosismo, sentivo solo lo scorrere caldo su di me, quel mantello mi avvolgeva totalmente: mi impediva di pensare, ero tutt’una con le mie sensazioni. Il collo e le spalle poterono rilassarsi, le gambe riaversi, le braccia distendersi; sospirai forte e mi sentii le labbra pizzicare. Me le accarezzai, non avrei dovuto, perché mi riportarono al ricordo di un altro calore, più intenso ed imbarazzante. Maledizione! La rabbia divenne sbigottimento: cosa sta succedendo alla mia vita?!
Cosa mi sta succedendo?!

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Capitolo 4
*** Fuga ***


eccomi qua! ;-)

con un giorno di ritardo e con la febbre... :-(((
dunque, come vi ho già accennato, ho scritto i primi capitoli di questa storia talmente tanto tempo fa che quasi non mi ci riconosco più... però, mi piacciano così come son venuti fuori, allora...
Forse, un po' ingenui, ma molto dolci... <3
I nostri Cullen sono un tantinello teatrali e melodrammatici, ma questo lo sapete già... :-P
però, fidatevi, la storia "ingranerà" presto una marcia più alta!
dunque, se mi scrivete tante recensioni, il 4° lo posto giovedì! :-P
Lillastaavoi... :-PPPP


CAPITOLO 3: FUGA
 
Decisi di calmarmi e di asciugarmi, attenta a non fissare la mia immagine allo specchio.
Quando ebbi finito, avevo riacquistato un po’ di lucidità.
Mi resi conto che non sapevo come stava Jacob, che avevo bisogno di sapere come stava Jacob!
Feci il numero al volo: “Nonno?”
“Renesmee, tesoro” la sua voce dolce e tonante era già una rassicurazione per me.
“Volevo sapere... Jacob come sta?”
“Jacob, certo...” esitò, ma solo un istante ”ha una lussazione dell’omero, in effetti. Ma niente ossa rotte. Gli ho fatto una fasciatura semirigida... Renesmee?”
Avevo smesso di respirare e lui se n’era accorto.
“Piccolina: Jacob sta bene, sai come è fatto, si riprenderà presto!” disse, come se l’avesse detto alla me di qualche anno prima.
“Sì... lo so, nonno” risposi sospirando.
“Se stanotte riposa, domattina sarà come nuovo. O quasi...”
La sua mezza battuta riuscì a farmi sorridere e la sua serenità mi sollevò.
“Grazie, nonno!”
“Di niente, tesoro” la sua voce dolce più del solito.
“Ah... Renesmee” aveva cambiato tono, era quasi circospetto “tuo padre dovrebbe essere a casa ormai...”
In effetti c’era, il suo profumo non avrebbe dovuto sfuggirmi: miele e lillà, dolce e affascinante.
“E’ qui, in giardino” non riuscì a nascondere l’astio nella voce.
Mio padre era davanti al piccolo laghetto dietro casa, con lo sguardo fisso nel sole ormai al tramonto. Era il suo posto preferito per pensare ed anche il suo momento preferito: il tramonto, perfetto per i pensieri malinconici...
I raggi del sole, sbucati dalle nuvole, gli si riflettevano addosso irradiando arcobaleni dalle sfumature rubre.
Era bellissimo, come al solito.
Bellissimo e triste, non potei trattenermi dal pensare, e dal sentirmi un po’ in colpa.
“Dovreste parlarne...”  il nonno interruppe i miei pensieri.
“Lo faremo... prima o poi” riuscii a promettergli.
Lo sentì sorridere dall’altro capo del telefono.
“Non riuscirete a restare arrabbiati a lungo. Non ci siete mai riusciti!”
Mai prima d’ora... pensai, ma qualcosa nello sguardo che mio padre rivolse alla finestra mi addolcì.
“Forse hai ragione tu” dissi a Carlisle, ma non era lui che volevo rassicurare: era il volto che mi fissava dal giardino, mesto e preoccupato, dolce e avvilito.
Sorrise un po’, ma non riuscii a ricambiare: avevo appena realizzato che aveva ascoltato tutto, pensieri e parole.
Il solito padre discreto!
“Oh... sono arrivate!” il nonno mi distolse.
Sapevo a chi si riferisse: mia madre, nonna Esme e zia Rosalie erano state perentoriamente trascinate da zia Alice in un pomeriggio di shopping estremo.
“E’ quasi primavera e non avete niente da mettere!” ci  aveva ammonite.
Ciò era lontano anni luce dalla verità, e dai guardaroba strabordanti di tutta la famiglia Cullen, ma era impossibile dire di no a zia Alice, specie in fatto di shopping. Io mi ero salvata dicendole che mai e poi mai avrei saltato la caccia con Jacob, e lei aveva ceduto, mi aveva sorriso, dolce e comprensiva, e aveva ceduto. Imbarazzante.
“Nonno...” mi restava solo una cosa da chiedergli “Jacob è andato...” non riuscii a dire -via-
“...a casa” concluse lui.
“Ok ciao”
“Ciao tesoro”
Jacob era a casa: la casa che divideva con Seth e Leah da quando aveva dovuto lasciare La Push, per me.
Imbarazzante!

“Edward” mia madre era già in giardino, lui aveva chinato la testa sulla sua spalla.
“Raccontami” gli disse lei prendendogli il viso tra le mani, piena di preoccupazione.
Lui la fissò negli occhi per un secondo, come volesse perdersi nello sguardo della moglie.
“L’ha baciata” le disse infine in un sussurro, come sopraffatto da una grande fatica.
“Maledetto cane!” ringhiò lei e fece per voltarsi, come volesse andare a cercarlo ovunque si fosse rifugiato.
“Gli ho lussato una spalla” la rassicurò lui.
“Bravo!” si complimentò la mamma.
Ci pensò un attimo: “ma allora?”
“Renesmee...” chiarì lui accennando con la testa alla finestra da cui sbirciavo impudente.
In fondo, lui non aveva fatto altro che spiarmi tutto il giorno!
Fui costretta ad acquattarmi veloce perché la mamma si era voltata verso di me, per poi rivolgersi di nuovo a lui, sempre più confusa riguardo alle ragioni del suo turbamento.
“E’ assolutamente arrabbiata con me!” puntualizzò lui, con un tono a metà strada fra il triste ed il risentito.
“Oh...” riuscì a dire lei  “capisco”
Lui aveva di nuovo la testa sulla sua spalla, il volto nascosto fra i capelli lunghi della sua compagna.
“Devo parlarle” sussurrò lei “avrei dovuto farlo da tempo” aggiunse a se stessa scuotendo il capo.
“No!” quasi gemette lui.
“Edward, amore, non è più possibile evitare l’argomento! E Renesmee é...” sembrava volesse dire grande, ma lo sguardo di lui la trattenne: era freddo, di ghiaccio come quando voleva nascondere un dolore.
“Va bene” si arrese, con gli occhi di caramello persi nell’ultimo spicchio di tramonto.
“Edward...” cominciò lei poggiando una mano brillante sulla guancia iridescente del marito “andrà tutto bene!”
“Farete pace presto. Non riuscirete a tenervi il broncio per molto. Non ci siete mai riusciti!”
Sorrise, occhi negli occhi con il suo unico amore, persi l’una nell’altro, e nelle ultime luci del giorno, brillanti di una luce un po’ opaca.
Mi parvero ancora più irreali del solito, come personaggi immaginari.
“Mai prima d’ora” sospirò lui, amaro, distogliendo lo sguardo dal suo paradiso personale, per tornare a pensare all’ingrata figlia a cui aveva appena inferto un colpo al cuore, come una piccola lama, sottile ma affilatissima: era la consapevolezza di averlo ferito.
Hai cominciato tu, papà! pensai stizzita e andai a cacciarmi sotto le coperte.
Quel giorno era davvero troppo lungo!

“Posso?” la mamma era già alla porta
“No, mamma, ti prego... no!”
“Tesoro, dobbiamo parlare”
“No! Ti prego, non ora!”
“Hai ragione: avremmo già dovuto farlo!”
Era dentro, seduta sul bordo del mio letto, io avevo nascosto la testa sotto il cuscino.
“Mamma...” mi lamentai.
“Piccola mia” mi disse lei, infinitamente dolce, mentre con una mano fredda mi accarezzava i riccioli ramati che sbucavano dal mio nascondiglio.
“Perchè? Mamma... perché? Perché tutto deve cambiare?”
Continuò ad accarezzarmi i capelli.
Quella era la sua risposta, dunque?
In qualche modo, mi rassicurò, mi voltai piano e mi misi a sedere sul letto.
Lei era la mia mamma, a lei potevo chiedere.
La mia mamma era bellissima, e non solo perché era una giovane vampira, lei era sempre stata bella! I suoi occhi erano stati identici ai miei, marrone cioccolato, ora si erano fatti dorati, di un’ambra caramellata, come quelli di papà, come fossero un unico sguardo. I capelli scuri le incorniciavano il viso a cuore, la pelle era di porcellana chiarissima, il corpo sinuoso ed elegante quasi quanto zia Alice. Era una vampira forte e dotata, ma, soprattutto, una mamma dolce e appassionata, il mio idolo, insomma!
A chi altri avrei potuto chiedere?
“Perché papà lo ha ferito?”
I suoi occhi si accesero di dispiacere ed indignazione allo stesso tempo.
“Jacob non avrebbe dovuto!” soffiò tra i denti.
“Andiamo mamma... non ha mica ammazzato nessuno!”
Mi guardò sbalordita.
“Lui... lui...”
Perché provavo a difenderlo? E perché non ci riuscivo affatto?
“Lui... scherzava” mi arrampicavo sugli specchi.
“Ecco... sicuramente era uno dei suoi scherzi!”
Decisamente, mi arrampicavo sugli specchi!
Mi fissò in silenzio, ancora confusa dalla mia reazione, quindi, il suo sguardo si fece comprensivo.
“Renesmee, Jacob era molto serio, oggi!” disse piano, proprio come se parlasse a una bambina di  sette anni!
Mi mandò nel pallone: “Che significa, mamma? Non capisco!”
La confusione mi stava velocemente portando alle lacrime.
Mi tirò a sé, abbracciandomi e aspettando che mi calmassi.
Continuava ad accarezzarmi i capelli.
Io feci un respiro profondo e lei cominciò, con voce dolce e melodiosa.
“Ricordi quando ti ho parlato dell’imprinting?”
“Sì, quella roba da licantropi” feci io, spostandomi per guardarla.
“Anche Jacob mi ha accennato una volta, vagamente...”
“Già...” sospirò lei “ è il modo in cui i licantropi trovano le loro compagne, loro le vedono” spiegò.
“Come Sam e Emily” le feci eco io “o Quil e Claire, e Rachel e Paul...”
“... e Jacob” aggiunse.
“Jak...” la voce morì in gola, sembrava mi stessero strangolando.
“Jacob ha avuto l’imprinting quando tu sei nata” proseguì concentrandosi sulle mie reazioni.
Non riuscivo ad articolare i pensieri.
Automaticamente, il mio sguardo corse lungo le pareti della stanza: erano tutte tappezzate di foto mie e di Jacob. Io, in fasce, in braccio a lui, raggiante, io, bimbetta, che giocavo a palla con lui, io in groppa a Jacob versione lupo-gigante, e, poi, una di pochi giorni prima, l’aveva attaccata lui personalmente, sotto lo sguardo torvo di mio padre, io e Jake sorridenti, occhi negli occhi. Il suo sguardo mi riportò alla mente ciò che aveva detto la mamma, una volta, a proposito dell’imprinting.
“Loro le vedono” aveva spiegato “ed è come un cieco che veda il sole per la prima volta!”
“No... no... no...!” in un attimo anche mio padre fu nella stanza, entrambi cercavano di rassicurarmi, di abbracciarmi.
“No... non mi toccate!” s’immobilizzarono “Io devo... uscire di qui!”
Spalancai la finestra, in preda ad una vera e propria reazione isterica.
“No, Renesmee!” la mamma mi aveva afferrato il braccio
“Ti prego, mamma!” scongiurai in lacrime.
“Ma dove...?” iniziò.
“Vado dalla nonna... vado a dormire dai nonni.”
Esitò.
“Ti prego, non posso stare qui!” feci correre lo sguardo lungo le pareti ricoperte di foto e su mio padre, il suo sguardo era... insostenibile!
Mi lasciò il braccio.
“Grazie” dissi volando giù dalla finestra.
Probabilmente li avevo feriti entrambi, ma non potevo restare, non potevo vedere, non potevo accettare!

Nella grande sala di casa Cullen, la stessa da cui ero uscita per la caccia poche ore prima, quando ancora il mondo girava nel venso giusto, c’era una specie di riunione di famiglia.
C’erano tutti.
Probabilmente, Carlisle li stava aggiornando sui recenti avvenimenti perché quando entrai si voltarono verso di me.
“Buonasera” esordii  “io sto bene, benissimo!” scandii.
“E’ tutto a posto, tutto assolutamente a posto!” proprio come una matta!
“Ho solo bisogno, un estremo bisogno, di stare da sola!” mi fissavano con sei tonalità di sbalordimento diverse, mi sembrò che lo zio Emmett stesse trattenendo le risate. Tipico.
“Io adesso vado in camera mia, di sopra” proseguii piano, neanche avessi sei revolver puntati addosso.
“A dormire” esitavano tutti.
“Ci vediamo domattina” aggiunsi in fretta.
“Vi prego!” implorai prima di sgattaiolare su per le scale.
 La risata tonante di zio Emmett non si fece attendere, sentii zia Rose ammonirlo.
Gli sembra divertente! pensai chiudendomi la porta alle spalle. Da creatura immortale e spensierata quale era i miei drammi dovevano parergli questioni insignificanti. Insignificanti fatti di una adolescenza semivampirica: l’unica adolescenza semivampirica in giro su questo pianeta, che sarà mai!
Accidenti! Quell’idiota di un licantropo aveva appiccicato le sue foto anche lì, le nostre foto.
Le strappai via e le gettai in un cassetto della piccola scrivania, quindi, mi cacciai a letto.
Nonostante non me ne fossi resa conto, ero incredibilmente stanca.
In fondo, avevo appena trascorso la più assurda giornata della mia assurda vita!
Avevo appena preteso asilo dai nonni senza tante spiegazioni perché ero fuggita da casa mia dopo che mia madre mi aveva rivelato che il mio migliore amico era legato a me, per la vita, dalla più potente di tutte le magie Quileute. Chissà perché... quello le era sembrato il modo migliore per aiutarmi a far pace con mio padre che aveva ferito il suddetto migliore amico, scatenando così la più furiosa discussione che avessimo mai avuto. Ah... dimenticavo: avevo rischiato di morire annegata! Subito prima che il mio migliore amico scatenasse tutta quella disgraziata catena di assurdità dandomi il mio primo bacio!
Se avessi potuto, avrei gridato. Dentro di me, comunque, lo stavo già facendo!

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Capitolo 5
*** Riconciliazione ***


ok... so di essere imperdonabilmente in ritardo... ma la mia settimana è stata ASSOLUTAMENTE un delirio!
dunque, questo capitolo è ad alto tasso glicemico.
Mi rendo conto di quanto loro siano glicemici e melodrammatici e altamente suscettibili ai più piccoli cambiamenti, ma...
sono Cullen, per la miseria! ;-)
E poi, la parte Edward-Nessie è una delle mie preferite, sempre! <3
bene... partirò per le vacanze il 1°luglio, se tutto va bene, e starò via tre settimane. :_(
ma voglio lasciarvi ad un punto interessante... per questo, arriveremo fino al capitolo 7!
Voi, però, scrivetemi tantissime recensioni, pleaseeeeeeeeeeeeeeeeeeeee...
me glicemica, melodrammatica e teatrale! :_(
me Cullen-DOC! (se non s'era capito! ;-)
bene, come al solito, grazie a chi ha recensito, aggiunto tra le seguite o ricordate ed anche a chi ha solo sbirciato. <3 <3 <3
A presto
Lilla ;-)



CAPITOLO 4: RICONCILIAZIONE

Al mio risveglio, fui certa che il disastro della mia vita era completo: la dissoluzione delle mie certezze appariva chiaramente ai miei occhi!
Primo: non ero cresciuta, lo sapevo, ne ero certa. Provai a specchiarmi e la mia delusione raddoppiò: era tutto esattamente come lo avevo lasciato la sera prima, non ero più alta né più formosa, niente che mi permettesse di assomigliare ad una donna, né ad una vera donna e neppure ad una vera vampira, solo, un miscuglio imbarazzante.
Secondo: la pace familiare era rotta ed ero stata io ad infrangerla con un gesto che non aveva precedenti: scappare di casa. Certo... mi ero rifugiata dai nonni, nella stanza che loro tenevano solo per me, per le sere in cui avevo voglia di stare con loro o con gli zii, o per quelle sere in cui gli sguardi dei miei genitori erano più appiccicati del solito e allora qualcuno, prontamente, mi invitava a dormire lì. Questo, comunque, non modificava la sostanza del gesto, né attutiva la violenza del litigio con mio padre né della ferita che gli avevo inferto. Il peggio, però, era che proprio non riuscivo a comprenderlo, proprio non potevo non provare orrore e dolore per l’immagine di lui, ferocemente chino sulla più bella delle mie certezze: Jake.
E questo mi portò alla terza, terribile constatazione: Jacob Black non c’era! Non era al piano di sotto, né in giardino, non gironzolava in forma lupesca per i boschi, né mi aspettava in sella alla sua moto per portarmi a scuola, come tutte le mattine.

Sospirai e mi giunse un odore delizioso: croissant appena sfornati. Solo in una famiglia di vampiri insonni potevano essere servite brioche a colazione: brioche appena uscite dal forno dietro casa!
Erano riservate alle grandi occasioni e loro erano tutti di sotto, tutti lì per me.
In fondo, sono solo un adolescente mezzosangue e ingrata! pensai.
Mi vestii in fretta, presi un paio di jeans, una canotta e coprii il tutto con la mia felpa preferita, rosa chiaro. Non volevo pensare a loro che mi aspettavano, a mia madre, il suo fresco odore era incantevolmente mischiato a quello dei croissant; non volevo pensare a mio padre, al nostro incontro, cosa gli avrei detto? non ci DOVEVO pensare!
In un lampo, fui di sotto.
“Buongiorno, Renesmee!” fu quasi un coro unanime, un coro di campane. Fossi stata umana non mi sarei accorta che per una piccolissima frazione di secondo avevano esitato, fossi stata umana non mi sarei accorta che a loro non si era unita la voce più bella, quella di mio padre, incerto ma sorridente, in fondo alla grande sala.
“Ti ho preparato le brioche” disse una voce dolce accostandosi a lui.
Lo sguardo amorevole di nonna Esme era irresistibile, nessuno poteva essere sgarbato con lei!
Le sorrisi, rasserenandomi.
“Ehi... il mio contributo non vale niente, allora?!” la voce tonante di zio Emmett rieccheggiò nel salone. Tornava dal retro della casa, tutto infarinato. Il più bello e muscoloso dei fornai.
Scoppiai a ridere. “Grazie a tutti e due!” riuscì a dire.
“Bene, per me è ora di andare al lavoro” il nonno diede un bacio ad Esme ed uno a me sulla fronte.
“Ed io dovrò sistemare di là!” fece la nonna voltandosi verso il disastro che lo zio doveva essersi lasciato alle spalle.
“Ti diamo una mano” le disse Alice con voce cristallina trascinando, svelta, lo zio Jasper che quella mattina mi aveva osservato un po’ curioso, un po’ circospetto.
“Dai... andiamo a darti una ripulita!” esordì zia Rose scrollando della farina dalle enormi spalle del suo compagno.
“Davvero?!” chiese lui malizioso e andò via con lei verso il bosco.
Sentii un lievissimo imbarazzo a quell’ultimo siparietto.
“Bene” mia madre si schiarì la voce esitante “Vado anch’io” e così dicendo uscì cauta.

Ci avevano lasciati soli, proprio da Cullen!
Volevano darci modo di parlare, forse, glielo aveva chiesto mio padre, oppure il nostro primo vero litigio disorientava anche loro.
I nostri dissapori non erano mai riusciti  a resistere che pochi minuti e non solo perché tra noi non era mai successo nulla di tanto grave per cui tenere il broncio, soprattutto perché, il chiarimento era immediato. Le incomprensioni non esistevano tra me e lui nel senso che ci capivamo sempre al volo, quasi non fossero necessari né il suo talento di lettore di menti né la mia capacità di persuasione piuttosto spiccata.
Dunque, forse, non ero l’unica ad essere agitata per quell’incontro.
“Non l’unica di certo!” disse lui venendomi incontro a braccia aperte.
Si fermò a qualche passo da me: “Renesmee, io...”
“No, papà!” lo precedetti, non potevo resistere a quel suo viso così bello e triste, il mio angelo, non potevo vedere il mio angelo triste!
“Scusa, se sono andata via ieri sera” ma non potevo proprio restare! aggiunsi mentalmente.
“Renesmee” mi avvolse tra le sue braccia fredde.
No, non potevo davvero litigare con lui, però...
Gli poggiai una mano sulla guancia “Però, papà, non capisco...” e glielo mostrai: gli feci vedere il suo sguardo feroce fisso sul corpo supino di Jake: “Perché?!”
Distolse lo sguardo portandolo oltre le vetrate, verso l’orizzonte.
“Volevo solo proteggerti” disse, infine.
“Proteggermi?!” non potei trattenermi dall’esclamare.
Da Jacob? pensai tentando di mostrargli la lealtà e la costanza con cui mi era stato accanto in quegli anni.
Non me lo permise, mi spostò la mano con dolcezza.
“Renesmee...” cominciò.
...ma Jacob dov’è?!
L’urgenza nei miei pensieri lo interruppe.
Perché non c’era?!
Forse, non mi voleva più vedere? Forse, se ne era tornato a La Push? Forse, era andato..
“E’ venuto prima che tu ti svegliassi” spiegò.
“Ma allora?”
“L’ho mandato via” aggiunse guardandomi, insicuro della mia reazione.
Quasi soffocai. Cosa?! Perché?! Come hai potuto?! I miei pensieri incoerenti.
“Non può starti vicino se non sa controllarsi” ringhiò piano mio padre.
“Ma lui... lui non...” fu tutto ciò che riuscii a dire, i singhiozzi non mi permisero di proseguire.
“Renesmee” disse mesto mentre mi sorreggeva.
“Papà, papà ti prego! Io non posso stare senza di lui!”
Cercò nei miei occhi quanto vere fossero quelle parole e sospirò.
“Lui non... lui non lo farà più!”
Mi guardava perplesso.
Continuai cercando di sembrare convinta: “gli farò giurare, glielo farò promettere!”
Inarcò un sopracciglio.
Non infrangerebbe mai una promessa fatta a me, pensai. Ma ne ero sicura?
“Ti prego, lo devo vedere!” feci in modo che leggesse quanto profondo era quel bisogno.
Un’espressione indecifrabile gli attraversò il volto, quindi, lo volse di nuovo verso le finestre e disse: “Va bene. Farò in modo che sia davanti alla tua scuola alla fine delle lezioni, così potrete... parlare” mi sembrò di vedergli contrarre le mascelle.
“Allora, vuoi fare colazione?” la serenità sul suo viso mentre mi mostrava la tavola imbandita.
“Sicuro! Anche se non riuscirò mai a finire tutto da sola!”
“Beh... provaci perché noi non possiamo proprio aiutarti” disse mia madre che era rientrata senza che io me ne accorgessi.
Posò le mani sulle spalle di mio padre, sorridendo. Lui prese un gran respiro in risposta, confortato.
L’atmosfera sembrava ritornata alla normalità, alla nostra tranquilla normalità familiare.
Dentro di me, sperai che potesse durare.

Il viaggio in macchina con papà fu silenzioso ma sereno, sembrava avessimo chiarito come potevamo la situazione. D’altra parte, non era la prima volta che eccedeva vistosamente nella mia protezione personale, era solo la prima volta che lui e Jacob non si spalleggiavano in quella follia. Ed era anche la prima volta che considerare il pericolo a cui, secondo lui, ero esposta era terribilmente imbarazzante!
Scrollai le spalle, evitando di farmi assalire da altri scomodi pensieri. Lo notò ma non disse nulla.
Quando fummo davanti alla mia scuola fece un respiro profondo ed esordì dolce: “Renesmee, io... sto cercando di essere un buon padre!”
Era quasi insicuro, quasi. Sorrise, del suo sorriso sghembo, solo un’ombra di tristezza negli occhi.
“Il fatto è che è più difficile di quanto mi aspettassi!”
“Beh... papà, il fatto è che... non te la stai cavando male, dopotutto!” sorrisi anch’io, di certo non avevo il suo stesso imbattibile potere di fascinazione!
“Non sai quanto ti sbagli” disse lui, dolce e intenso, e mi baciò la fronte con le labbra fredde.
“Buona giornata”
“Buona giornata a te, papà”

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Capitolo 6
*** Il ballo ***


eccomiiii :-)
dunque, io potrei postare ancora domenica, ma voi dovete recensire tanto! :-P
Ok... momento di riflessione: il problema di ri-pubblicare una tua storia, è che vorresti riscriverla tutta quanta...
Io non sono mai soddisfatta di quello che ho scritto, cambio e ricambio decine di volte, ma mi sforzo di lasciare ad Imprinting la sua "impronta" originaria, anche se un po' acerba...
In fondo, è il suo bello, no?! ;-)
ci vediamo di sotto.
Lillafatemisaperesevisonosimpaticiinuoviarrivati...  ;-)


CAPITOLO 5: IL BALLO

Quando la Volvo argentata ebbe svoltato l’angolo, lasciandomi nel grande piazzale della scuola, la tristezza s’impadronì di me. Mi sentivo sempre sola in quel posto così normale, così umano.
La mia scuola superiore era un bel complesso, piuttosto grande e moderno. Quasi tutti i padiglioni erano stati ristrutturati di recente, solo un edificio aveva ancora la stessa struttura dalla sua fondazione. Era il mio preferito: il palazzo di mattoni rossi in fondo al complesso, al limite col bosco, era a un piano solo, col tetto a spiovente e, tutt’intorno, un grande portico. Ospitava l’ufficio del preside e la segreteria, l’infermeria e la mensa.
Sebbene fossi di sicuro la studentessa più giovane lì, mi sentivo esattamente come quel vecchio edificio, unica e dissonante. Tutti gli altri sembravano sintonizzati fra loro e con quel mondo, io no. Come una luna solitaria, li osservavo sempre un po’ da lontano, senza riuscire ad amalgamarmi davvero. Non che non avessi amici, o meglio, non era stato facile, perché gli altri studenti sembravano timorosi nei miei confronti. Forse, la mia natura mezza-vampirica li teneva lontani: qualcosa in loro doveva sapere che potevo essere pericolosa! Alla fine, comunque, qualche coraggioso si era avvicinato ed, ora, avevo anch’io il mio gruppo con cui avrei potuto condividere gioie e dolori della mia giovinezza, se fosse stata umana...
Così non era e, per quello, io mi sentivo sola.

“Renesmee”
Una voce profonda mi fece riemergere dallo sconforto, ricordandomi che, in effetti, lì, in quel mio mondo di mezzi-estranei, c’era un’anima affine.

Nahuel si avvicinava a me, veloce ed elegante. Era alto e snello, i capelli mori, corti e ricci, la carnagione più scura che la sua natura di mezzo-vampiro gli consentisse, “sono mulatto” diceva a tutti. Figlio di una umana e di un vampiro, come me. Suo padre, però, non era affatto compassionevole come Edward, suo padre era uno scienziato. Stava cercando di creare una nuova razza eletta o qualcosa del genere, per questo, aveva messo al mondo lui e le sue sorelle, che io non avevo mai conosciuto. Per questo, non aveva avuto scrupoli a lasciare la madre di Nahuel partorire da sola e morire per dare alla luce il suo bimbo. Così, egli era stato cresciuto dalla zia da lui stesso trasformata, aveva ripudiato suo padre e si era considerato un mostro fino al giorno in cui aveva conosciuto i Cullen, fino a che non aveva incontrato anche lui un’anima affine!
“Ciao” gli dissi andandogli incontro.
Ci fermammo a pochi passi l’uno dall’altro.
Quando eravamo vicini, il fatto che ci appartenesse la stessa bizzarra natura mi era ancora più evidente. Avevamo lo stesso tipo di battito cardiaco, un po’ accelerato rispetto a quello umano, la stessa temperatura corporea, decisamente più alta rispetto ai classici trentasei gradi e mezzo, lo stesso genere di doti particolari, come una forza ed una velocità eccezionali. E poi, attorno a noi si formava una specie di spazio privato, come se ci ritrovassimo in una bolla, tutta nostra. Al suo interno, mi sentivo confortata dalla nostra familiarità e dalla possibilità di una profonda condivisione. Nella nostra bolla, persino gli odori sembravano fondersi in un unico soffio, espressione di una medesima sostanza.
Lo guardai in viso: sembrava intento ad osservarmi con grande attenzione, i tratti decisi leggermente tesi, le labbra disegnate esitanti in un sorriso, gli occhi color tek erano intensi, tanto da darmi l’impressione di potermi leggere dentro, pienamente.
“Com’è bello!” la voce nasale di Mary Lewis arrivava dalle mie spalle.
Era seduta su una panchina e ci osservava.
“Già...” le fece eco la sua amica di cui non ricordavo il nome, accanto a lei “ma sta sempre con quella Cullen!” aggiunse in un tono più basso, tentando inutilmente di non farsi sentire.
Le trapassai con lo sguardo. Sobbalzarono e decisero che era ora di andare a lezione.
“Che c’è che non va?” indagò Nahuel.
“Nulla... ragazzine!” risposi veloce.
“Non mi riferivo a loro. Stai bene?”
Sì, era davvero capace di leggermi dentro!
“Sì...” provai a dire ma mi guardò di sottecchi e fui costretta a una mezza confessione: “il fatto è che ho dormito poco e male!”
“Mi spiace, se vuoi parlarne...”
Non c’era bisogno di concludere la frase. Lui era lì, l’unico rifugio nelle interminabili ore di lezioni.
Quando ci eravamo trasferiti da Forks, per sfuggire ai sospetti sull’aspetto immutabile dalla mia vampirica famiglia o a quelli per la mia vertiginosa crescita, i miei genitori avevano deciso di iscriversi all’Università. Più che altro ,per permettere alla mamma di frequentarla. Zia Alice e zio Jazz si erano uniti a loro come sostegno a lei che aveva dovuto affrontare la terribile prova della costante vicinanza di sangue umano. Zia Rose e zio Emm, invece, alternavano viaggi avventurosi a lunghe permanenze a casa dei nonni, “per non perdersi niente della loro bella nipotina” dicevano.
Così, quando la mia crescita era rallentata abbastanza da poter sembrare un normale picco adolescenziale, nessuno di loro aveva potuto iscriversi alla scuola superiore. Era stato allora che Nahuel, che ci aveva seguiti fin lì insieme a Huilen, sua zia, si era offerto di condividere con me quell’esperienza. Mio padre era sembrato confortato dalla proposta ed aveva acconsentito. L’unico evidentemente contrariato era stato Jacob. Non avevo mai capito il perché ma, ripensandoci, sentì che c’era qualcosa che avrebbe dovuto imbarazzarmi, anche in quello!
“La tua lezione” mi scosse Nahuel mostrandomi la porta dell’aula di musica. Dentro, qualcuno  già accordava gli strumenti. Era l’unica lezione che non avevamo in comune, lui aveva adocchiato un corso di ingegneria avanzata ed io l’avevo incoraggiato a seguirlo, rassicurandolo: mi avrebbero tenuto compagnia gli amati strumenti!
“A dopo” aggiunse dolce.
“A dopo” feci io sorridendogli.

“Nessie!” Lizzie Warren si sbracciava nella mia direzione.

Con poca voglia la raggiunsi e mi sedetti accanto a lei, il suo sassofono era sul pavimento, ancora chiuso nella custodia rigida.
 “Ciao Lizz” la salutai collegando il mio amato basso all’amplificatore.
“Ehm... ho visto che parlavi con Nahuel...”
“Sì” risposi, per niente in vena di assecondare il suo consueto entusiasmo.
“Volevo chiederti...” esitava.
Sentì l’odore del suo imbarazzo e mi voltai verso di lei.
Era quasi arrossita, gli occhi chiari abbassati, mezzi nascosti dal caschetto di capelli biondi, le mani vuote in grembo.
“Dimmi” la incoraggiai.
“Beh... ecco... so che mancano ancora più di due settimane ma... insomma... ti spiacerebbe se invitassi Nahuel al ballo di primavera?”
Aveva detto l’ultima frase in un soffio.
Ero rimasta a bocca spalancata.
“Tanto tu verrai con Jacob, no?” aggiunse subito, come per scusarsi.
Jacob, Nahuel, ballo
tre cose che non stavano insieme, almeno, non nella mia testa!
“Oh... scusa, ti ho offesa!” concluse lei non ottenendo altra risposta che la mia espressione basita.
“Ecco... io lo so che lui preferirebbe andarci con te” aggiunse, un po’ esitante “ma visto che tu non puoi andarci con tutti e due” sembrava a me o il suo tono era lievemente accusatorio?! “pensavo che lui, forse... potesse accontentarsi di me!” concluse, un po’ amara.
“Oh...” fu tutto ciò che riuscì a dire.
“Che caldo!”
Certo: il cielo coperto da una spessa coltre di nubi aveva reso quella mattina un po’ afosa, ma perché avevo improvvisamente cominciato a sudare e le mani erano diventate gelide?!
“Sei impallidita!” mi fece notare, perplessa.
“No, è solo il caldo!” sfilai veloce la felpa.
Accidenti: quella canotta era più scollata di quanto pensassi ed il cotone color lilla era sottile, quasi trasparente...
“Bella maglietta” disse, ma non sembrava troppo convinta.
“Allora, con chi verrai al ballo?”
Adesso, mi stava proprio accusando!
“Non credo che verrò al ballo, Lizz” provai, mentre ancora prendevo fiato.
“E perché?” fece lei sorpresa.
“Cioè... non so, non ci ho ancora davvero pensato... al ballo!” era vero.
“Ma tu puoi chiederlo a Nahuel, non mi dispiace” questo non era proprio vero!
Improvvisamente, il pensiero di Lizzie e Nahuel vicini in un lento mi agitava, molto!
“Ma se tu sei ancora... libera...” cominciò lei, in tono di lamentela.
“Ehm... signorina Warren” ci interruppe il prof. Jackson “ci concede di cominciare?” domandò ironico.
Lei annuì arrossendo e rivolgendomi un’occhiata risentita.
Non riuscì a concentrarmi affatto sui miei esercizi. Forse, a causa del broncio che la mia amica aveva deciso di lasciare fisso sul suo viso, forse, a causa del ballo o della sua proposta per Nahuel, forse, per l’incomprensibile nervosismo che quella iniziativa generava in me, forse, per le occhiate un po’ troppo insistenti dei miei compagni di corso... imbarazzanti!


ok... non è colpa mia!
*fa la faccia da angioletto!
L'amo l'ha lanciato zia Steph!
Quando, ad un finale perfettamente impacchettato, ha aggiunto un fiocco in più: Nahuel!
L'unico esemplare maschile della specie di Nessie, come ha subito notato papà Edward! <3
Insomma... non si poteva immaginare un seguito, senza di lui! ;-)
Ora... io lo immagino più o meno com'è nella foto, cogli occhi color tek però... :-P
Il "lui" in questione, per chi non lo sapesse, si chiam Jesus Luz, non scherzo O..O !, ed è stato, per qualche tempo, il boy toy di Madonna.
(Miss Ciccone ha sempre avuto l'occhio lunghissimo! :-P )
La foto non è proprio adattissima... ma è stato difficile trovarne una di lui, vestito... A Lizzie Warren non avevo dato un "vero" volto, fino ad oggi, ma l'ho sempre immaginata così!
"Lei" è Clare Danes, l'avrete vista, forse, in Romeo+Giulietta.
Bene... recensite recensite recensite!
Si accettano anche insulti o frutta e verdura di stagione! :-D

 

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Capitolo 7
*** Mr e Miss Liceo ***


BUONA DOMENICA A TUTTI! <3
bene... io vi lascio col capitolo senza aggiungere altro se non che...
so che Imprinting comincia un po' pianino... come un diesel...
ma stiamo iniziando a mettere carne al fuoco... ed io HO BISOGNO di sapere cosa ne pensate! :-(
Si accettano insulti/invettive ed anche pomodori... insalata, carote.... :-D
Ok... grazie immensamente a chi ha commentato e commenta <3 e a chi ha inserito la storia tra le preferite/seguite/ricordate!
A prestooooo
Lilla ;-)



CAPITOLO 6: MISTER E MISS LICEO

Quella lunga ora finì, e ne seguirono altre due.
C’era Nahuel con me, ora, ma non bastava a rilassarmi, specie quando Lizzie lanciava delle occhiate pungenti al nostro banco.
Quando suonò l’intervallo, sospirai.
“Insomma, Renesmee, cosa c’è?” chiese lui deciso.
“Oh... niente, Nahuel, davvero” se anche fossi stata in me ed avessi sfoggiato il mio fare convincente, non avrei potuto darla a bere a lui che mi guardava paziente, in attesa.
Lizzie aveva lo sguardo su di noi, sospettosa.
“Andiamo, ti spiego in mensa” gli dissi.
Ci dirigemmo verso la mensa e prendemmo da mangiare. Certo: una bella caccia ci avrebbe soddisfatti più che quella passiva somministrazione di alimenti, ma ci accontentammo, come sempre. Andammo al nostro tavolo, su un rialzo accanto ad un ampio balcone, appartato. Chissà come, i nostri amici umani avevano capito che quel posto era solo nostro, che quando sedevamo lì era per stare tra di noi, da soli. L’espressione di Lizzie era sempre più risentita.
Una ragazza sfiorò il braccio di Nahuel e si voltò, improvvisamente rapita da quel calore, sfoderando un gran sorriso.
Caccia, improvvisamente, avevo voglia di caccia, e di sangue, profumato e giovane sangue umano.
“Renesmee” mi guardò Nahuel, perplesso e un poco allarmato, forse, aveva rilevato che la mia gola era in fiamme.
“Ti sei mai accorto di avere molte ammiratrici?” gli chiesi, la voce minacciosa, lo sguardo ancora fissò sulla mia preda che si allontanava.
“Veramente... no” disse lui disorientato “ma... non capisco... che c’entra Rachel Green con questo?”
Sapeva il suo nome! Senza volerlo, digrignai i denti.
Continuava a fissarmi con quello sguardo profondo, indagatore, e, forse, leggermente divertito.
“Secondo te, chi è il ragazzo più carino della scuola?” stava chiedendo la Green alla sua vicina.
“Secondo me è quel ragazzo che è arrivato l’anno scorso, Nahuel mi sembra si chiami”
“Ah... l’amico della Cullen” fece l’altra voltandosi verso di noi, ma se ne pentì subito.
“Ma non stanno insieme?” la incalzò quell’irritante ragazza.
“Non saprei, sembra che lei stia con un ragazzo più grande: il motociclista, quello che la accompagna sempre a scuola” rispose sottovoce l’amica.
“Bene... potrei invitarlo al ballo, allora!” trillò Rachel entusiasta.
“Basta questo per sacrificare la vita di una innocente studentessa?”
Sì, ora era decisamente divertito!
“Non è l’unica ad aver avuto quest’idea, sai?” gli dissi sorridendogli di sbieco.
Ero un po’ più rilassata. D’un tratto, era lui a sembrare turbato.
“Davvero?” mi chiese scrollando il capo come per riaversi da un incantamento.
“Credimi” gli dissi sbuffando “tutta la scuola è già su di giri!”
“E tu” si fece serio e pensoso mentre fissava il suo pasto ancora intatto “pensavi di andarci?”
Per un momento, i vaneggiamenti di Lizzie sembrarono fondati, imbarazzante.
“Io” mi riebbi “figurati! Non capisco cosa ci sia di entusiasmante in una sala piena di ragazzi che si dimenano!”
“Già...” sembrava deluso “così umano, no?” una nota malinconica nel suo sarcasmo.
“E, poi, chi vuoi che se ne accorga se mancherò?” aggiunsi per chiudere il discorso.
Mi guardò interrogativo.
“Che c’è?” quando faceva così mi montava la curiosità.
“Hum... niente” disse con un sorrisetto.
“Eh.. dai, Nahuel!” se voleva giocare sporco, allora...
Lo fissai negli occhi per essere persuasiva.
Per un momento sembrò perdersi, la maschera della sicurezza calargli via e rivelare una sorta di antica solitudine e tristezza, e bisogno, bisogno di casa, di famiglia, di affetto.
“Ehi, non barare!” si scrollò lui.
“Io non baro” gli sorrisi malgrado provassi ad esser seria “sono doti naturali!”
“Hum...” ora, non mi guardava in faccia “bello... quel colore” indicò la maglietta, imbarazzante!
 “L’ha scelta Alice, credo” ero arrossita?
“Ma tu non provare a distrarmi!” minacciai.
Sospirò e fece per avvicinarsi, riluttante ma sorridente.
“Secondo te, chi è la ragazza più carina della scuola?”
“Che domanda scema è questa? Che ne so?” mi aveva presa in contropiede.
“Rachel Green?” aggiunsi critica.
“Guardati intorno, Renesmee” disse lui, paziente.
Mi voltai: anche se provavano a mascherarlo, gli altri avventori della mensa lanciavano spesso occhiate veloci a noi e, insieme alle probabili ammiratrici di Nahuel, sguardi di un altro genere ci colpivano, di genere maschile...
Imbarazzante... troppo imbarazzante!


Senza badare troppo alle apparenze mi ero catapultata fuori, in un secondo, ero nel bosco, china sul tronco di un abete, in preda ad una insolita nausea.
“Renesmee” veloce quanto poteva nella finzione umana, Nahuel mi aveva raggiunto.
“Renesmee, scusa. Non volevo... turbarti!”
Gli feci cenno di allontanarsi.
Non mi diede ascolto, si avvicinò al mio viso, fissando il suo sguardo nel mio per tranquillizzarmi, probabilmente.
“E’ tutto ok, davvero!” disse piano “non è colpa tua se sei...”
“Carina!” praticamente urlavo “Io non sono carina!” non lo potevo accettare!
“Io ho solo sette anni!” dissi mentre lacrime di rabbia iniziavano a solcare il viso.
Lentamente, mi si avvicinò, mi prese per le spalle e mi abbracciò delicatamente.
Sebbene la vicinanza, fra noi, fosse consueta, il contatto fisico vero e proprio non lo era affatto.
Eppure, non fu imbarazzante, naturale piuttosto, come se quelle braccia fossero fatte per dare conforto.
“Mi spiace, so che può essere disorientante” disse piano mentre quasi mi cullava tra le sue braccia.
Mi liberai per guardarlo “E’ stato così anche per te?”
“Più o meno” sospirò sedendosi sul tronco: rievocare il passato non gli era mai piaciuto.
“Più o meno... come?” provai a insistere.
“Più o meno... mi sentivo strano, per un periodo, fui nervoso, agitato ed insopportabile... povera zia!”
Si scosse un poco.
“ E poi...” mi guardò intenso.
“E poi?” incalzai.
“Poi ho scoperto che, a volte, non era il sangue ad attirarmi a certi umani. Beh... umane” sorrise imbarazzato.
“E...” la curiosità mi attanagliava.
“Renesmee, io mi sono sempre tenuto alla larga dagli umani” disse, abbassando gli occhi “io temevo, io sapevo di essere pericoloso. E, poi, anche se a volte attraenti, li sentivo comunque...”

“Estranei” conclusi mentre i nostri sguardi si incrociavano e si riconoscevano.
Rimanemmo così per un lungo momento, poi, sentì una voce chiamare il mio nome.
Accidenti! “Resta lì!” intimai.

“Lizzie” sbucai dal bosco fermandola.
“Dove sei...? Ero preoccupata, sei letteralmente... volata via!”
Sbirciava dietro di me: proprio quello che non volevo!
“Beh... sai la nausea...” feci per distrarla “ Hai visto Nahuel?”
“E’ venuto dietro a te” rispose lei perplessa.
“Davvero? Non l’ho visto” ero ancora una brava attrice, in fondo.
“Forse è già in aula” aggiunsi, con naturalezza.
“Ah...” disse “Beh.. vado anch’io. E tu?”
“Ho ancora bisogno di ossigeno. Arrivo fra un minuto” la rassicurai.
“Ok, io vado” fece un mezzo sorriso.
Sospirai: non mi piaceva ingannare Lizzie in quel modo!

“Perché questa messa in scena?” Nahuel era spuntato alle mie spalle, facendomi sobbalzare.
“Beh... lo capirai” dissi, evidentemente dispiaciuta.
“Come va?” si voltò per sorridermi dolce, dolce e rassicurante...
“Meglio” ammisi “Grazie a te, credo. Sei sicuro di non essere come zio Jazz?”
“Davvero, Renesmee, sei l’unica a cui faccio questo effetto!” disse lui, mezzo imbarazzato e mezzo divertito.
“Sono l’unica che fai avvicinare abbastanza!” lo corressi.
“Già...” disse amaro, poi si fermò prendendomi le mani.
“Renesmee, tu sei l’unica a cui io abbia mai voluto davvero avvicinarmi” pronunciò, lento e intenso.
Mi mancò il respiro.
“Renesmee!” mi scosse Nahuel.
“Renesmee, Nahuel siete qui!”
Lizzie ci aveva raggiunti, imbarazzata e arrabbiata.
Imbarazzata con Nahuel e arrabbiata con me!
“Stai bene?” Nahuel mi controllava preoccupato.
“Sì, sto bene” ripresi fiato “devo solo sedermi”
“Ok, andiamo” disse.
“No! Grazie... vado da sola. Forse, Lizz voleva parlare con te...” volevo provare ad aggiustare le cose con la mia amica, ma avevo anche e molto più bisogno di staccarmi da lui, dalla nostra bolla, improvvisamente, troppo stretta. Mi guardò, ferito.
“Oh io...” provò Lizzie “volevo chiederti...”
Fuggì via: non potevo ascoltare! Se le avesse detto di sì, cosa avrebbe significato?!
E se le avesse detto di no, cosa avrebbe significato?!

Ancora non mi ero ripresa del tutto che mi raggiunse, al nostro banco, precedendo di poco il prof. Mallory, l’insegnante di trigonometria.
Non disse nulla, ma aveva una strana espressione, tra il triste ed il risentito.
“Signorina Cullen” esordì l’uomo piccolo dietro alla cattedra “come sono andati gli esercizi?”
“Oh..” gli esercizi... quelli che avevo deciso di completare dopo la mancata caccia del giorno prima, quelli che, chissà perché, mettevano in crisi la mia, altrimenti imbattibile, intelligenza di mezzosangue “gli esercizi...” stavo esitando troppo.
“Certo! Gli esercizi che ha preparato per oggi, vero signorina?”  mi incalzò il mio carnefice.
“Naturalmente...” stavo sudando, ero la prima Cullen che fosse mai stata colta impreparata, di sicuro!
“Ecco io...”
“Renesmee si è appassionata ai calcoli trigonometrici, professor Mallory” la voce di Nahuel era sicura “e mi ha proposto di preparare un lavoro insieme. E’ quasi pronto” proseguì “ma preferiremmo rivedere alcuni passaggi e presentarlo domani, se lei è d’accordo, professore”
“Oh...” il prof. Mallory era sorpreso da quell’abile cambio di scena, ma non il più sorpreso!
Io non riuscivo a chiudere la bocca tanto ero basita.
“Tu che ne pensi, Renesmee?” Nahuel si volse a me con aria d’intesa.
“Oh... sì... meglio... se lo riguardiamo” risposi piano annuendo.
“Bene, allora” fece il prof. “siamo tutti impazienti che arrivi domani!” e mi guardò fisso, come se ci fosse in lui più che un’ombra di sospetto.
“Grazie” sussurrai pianissimo a Nahuel quando il professore ebbe, infine, rivolto altrove la sua attenzione.
“Questo vuol dire che ti toccherà studiare davvero” disse sorridendomi.
“Beh... ci toccherà” aggiunse un po’ esitante.
“Beh...” provai a sorridere “solo tu puoi farmi entrare in testa queste cose!”
Trattenne una risata.
“Bene” sembrava soddisfatto “alle quattro da te?” chiese.
“Alle quattro da me” risposi.
Era un bel piano, in fondo, e sembravamo tornati alla nostra normalità.
Forse, potevamo essere ancora noi, Renesmee e Nahuel e basta, senza ballo, Lizzie e altre complicazioni. Forse.

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Capitolo 8
*** Inebriante ***


ok... ci tengo molto a questo capitolo!
E... come da vostra richiesta... è moooolto più Jacob che Nahuel!
Dunque, il mezzovampiro ne darà di filo da torcere al licantropo
però, prometto solennemente di ricompensare Jacob di tutto quanto il dolore con altrettanto "piacere"! :-P
E, comunque, fra poco, le questioni di cuore non saranno più le uniche di cui Nessie e gli altri dovranno occuparsi...
Fatemi sapere
Lilla ;-)



CAPITOLO 7:  INEBRIANTE


Mentre uscivamo, Lizzie ci passò accanto, ma non ci salutò.
Caspita: sembrava offesa a morte!
Volevo bene a quella ragazza, il suo entusiasmo perennemente alle stelle mi era caro, lei mi era cara!
Avrei rimediato, anche se non sapevo come.
Ma che significato aveva quel suo risentimento? Nahuel le aveva detto di no? E lei credeva fosse a causa mia? Poteva essere a causa mia? Non voleva avvicinarsi a nessuna, aveva detto.
 Nessuna, tranne me.
“Allora, ti sei appassionata alla trigonometria?” Christopher Reeves mi riportò sulla terra.
“No... veramente Chris!” gli sorrisi “diciamo che Nahuel mi ha salvato in corner” ammisi.
“Ah...” sembrava intontito, mi fissava con gli occhi verdi, innocenti.
Nahuel si era avvicinato a lui, Chris si riebbe e lo guardò di sbieco “Eravate d’accordo”
“Non esattamente” fece Nahuel.
“Allora, ci venite al ballo?” introdusse Chris, quasi per cambiare discorso.
Lizzie, che stava chiacchierando con Meg poco lontano, si voltò verso di noi, ed io mi sentii tutti gli occhi puntati addosso.

Il rombo di un motore mi salvò. E’ lui! Era la sua moto!
Se ne stava lì, in sella alla vecchia moto nera che aveva rimesso in sesto da solo, molti anni prima. Aveva indosso solo una t-shirt chiara e un paio di jeans scoloriti. Enorme rispetto al suo veicolo, troppo alto e troppo grosso. Come poteva quel glorioso ciclomotore resistere?!
Non si preoccupava di spegnerlo anche se era fermo, quasi al centro del parcheggio.
Sprigionava magnetismo, attraente e pericoloso.
Eppure, non ci badava, solo, fissava nella mia direzione e sorrideva.
“Jacob” lo raggiunsi in un lampo col più ampio dei sorrisi.
Mi sarei tuffata tra le sue braccia, se il ricordo di una conversazione in mensa non mi avesse trattenuto lì, a un passo da lui.
“Ciao Nessie” rispose, il suo sorriso si allargò ulteriormente, se era possibile.
Ma, veloce, scomparve. Fissò torvo dietro di me: Nahuel era stato l’unico ad avvicinarsi a noi.
Sembrava ricambiare in pieno lo sguardo accigliato.
Si scrutavano, e mi sembrò di vedere le narici di Jake dilatarsi un poco, come disgustate.
Nahuel gli rispose con un ringhio, quasi impercettibile.
“Allora” improvvisamente, sentivo di dover evitare un duello tra mezzi-umani.
 “Noi ci vediamo alle quattro?” feci a Nahuel salendo in sella alla moto.
La mano di Jake strinse il freno facendo quasi impennare il nostro mezzo, che ruggì feroce sull’asfalto.
“Alle quattro” confermò Nahuel con un mezzo ghigno.
Sembravano fissarsi ancor più intensamente.
“Andiamo?” chiesi a Jake cercando di farlo voltare verso di me.
Dopo un attimo di esitazione rispose basso: “Certo”
Continuò a puntare il mezzo-vampiro davanti a noi fino a che la moto non si fu voltata, quindi, premette forte sull’acceleratore e, sgommando pesantemente, ci allontanammo dalla scuola.

Di solito, andare in moto con Jacob era una delle esperienze che preferivo, non eravamo veloci come quando correvo con le mie gambe, ma potevo concentrarmi sulla stupefacente scenografia che avevamo intorno, sulla foresta, le sue ombre, i suoi abitanti silenziosi. Potevo sentire meglio gli odori, potevo tuffarmi nella sua spalla, per sentire l’odore migliore: quello del mio lupo. Potevo stringermi al mio caldo centauro ed assaporare quei momenti in cui non manca nulla, tutto al suo posto, io al mio.
Di solito, ma, adesso, quelle spalle sembravano scottare più del solito ed io non riuscivo ad avvicinarmi. Non disse niente, ma accelerò ancora facendomi sbattere sulla sua schiena.
“Ehi!” protestai.
Ghignò e non poteì trattenermi dal dargli un colpetto sulla spalla.
Gli uscì un impercettibile guaito.
“Oh scusa!” Accidenti, sulla spalla lussata! “come va?”
“Non è niente! E’ quasi nuova” rispose noncurante.
Nonostante fossi premuta alla sua schiena non riuscivo ad abbracciarlo, le mani erano fisse sulle mie cosce, contratte.
Cominciò a rallentare, fermandosi in un piccolo spazio, qualche chilometro sopra casa Cullen.
“Che succede?” chiesi perplessa.
“Non vuoi parlare?” domandò lui, un po’ esitante.
“Oh... sì certo” feci per scendere dalla moto.
Sentivo la pancia contratta, il respiro mozzato e avevo la testa completamente nel pallone.
Scese anche lui e si incamminò piano verso il tratto di vegetazione in discesa  dietro di noi.
Mi guardava come per accertarsi che fossi in grado di camminare o, forse, per leggermi sul viso, ma io non riuscivo a sollevare il naso dal terreno.
Proseguimmo in silenzio per un po’.
“E’ stato così terribile?” sembrava più una constatazione, che una domanda, una amara constatazione!
Tirai su la testa per vederlo: aveva il volto contratto in una smorfia amareggiata, e sofferente.
“Cosa? non...” praticamente tremavo.
“Il bacio, Nessie!” fece lui, ancor più duro.
“Ah...” fu la mia brillante risposta.
Si voltò, come volesse nascondere la faccia, e ricominciò a camminare un po’ più veloce.
“No!” gli afferrai un braccio, ma, subito, lo lasciai “Non è stato.... terribile, Jake, davvero!”
Non ne era affatto convinto.
“Cioè... il fatto é che...” il mio colorito doveva esser diventato paonazzo, il volto in fiamme “tu non mi hai dato il tempo...” provai a dare un senso ai miei pensieri, mentre mi studiava con un espressione illeggibile.
“E’ stato intenso” dissi, infine, abbassando lo sguardo “ Caldo ed intenso”
Mi sembrò di sentirlo sussultare, ma non alzai gli occhi per controllare.
Si avvicinò piano e posò delicatamente una mano sulla mia spalla.
Caldo e intenso... come il suo tocco.
Inspirai il suo profumo, mentre con l’altra mano, ancor più delicato, mi faceva alzare il mento.
I suoi occhi si fusero nei miei.
“Nessie perdonami...” cominciò con la voce più roca e dolce che avessi mai sentito.
“Sono stato... impulsivo” esitò un poco e poi aggiunse piano “avrei dovuto aspettare”
Non avevo parole! Mi aveva incatenata... ci eravamo incatenati a quel nostro momento!
“Ecco... io, solo...” esitava ancora.
“Vedi, non per giustificarmi, solo... a volte sembra che tu... ecco, noi... quando siamo così, uno di fronte all’altro, allora è tutto...”
“Perfetto” conclusi io in un soffio.
Sorrise.
“E’ perfetto così, no? Perché dovrebbe cambiare?” gli chiesi, tremante.
Senza accorgercene eravamo arrivati quasi a sfiorarci, pancia contro pancia, cuore contro cuore.
“Io non voglio che cambi...” mi sussurrò, le labbra a pochi centimetri da me.
“Questo non cambia nulla...” disse ancora più piano carezzandomi una guancia.
Mi sembrò piegasse leggermente la testa, avvicinandosi.
Lo stomaco si strinse e sobbalzò, ed io con lui.
“No. Questo cambia tutto, Jake!” feci io, allontanandomi un poco.
Sembrava lo avessi pugnalato in pieno petto, soffriva atrocemente!
“E’ colpa mia!” aggiunsi portando una mano sul suo cuore, come a curarlo.
“Non sono... pronta...” ammisi, più a me stessa che a lui.
Mi guardò, dolce, poi, mi strinse a sé circondandomi con le grandi braccia e poggiò la guancia sulla mia testa. “Non cambierà nulla” disse respirando il mio odore.
“Finché non lo vorrai” aggiunse ritrovando i miei occhi.
“Aspetterò, io ti aspetterò sempre, Nessie” concluse riabbracciandomi.
“Perché?” non potei trattenermi.
Sorrise un po’, poi mi guardò intenso: “Come... perché?”
“Cioè... volevo dire... é per via dell’imprinting?”
Era una specie di sortilegio Quileute a tenerlo lì, lontano dalla sua terra, lontano dal suo branco, lontano da suo padre?!
Era, dunque, un incantesimo a trattenerlo accanto a me?!
Mi studiò per qualche istante e disse: “E’ perché ti amo!”
Lo aveva detto come una confessione, totalmente aperto, totalmente sincero.
“Io...” come potevo rispondergli? Davvero... potevo rispondergli?!
“Sh... sh...” mi chiuse le labbra con le dita, i polpastrelli caldi ne seguirono un poco il contorno, quindi, veloci le lasciarono. Poteva ogni suo tocco essere tanto... inebriante?
“Abbiamo detto che non c’è fretta, giusto?” ammiccò, sembrava felice.
Mi contagiò: “Niente fretta” asserii piano.
Prese la mia mano e riprendemmo a camminare, fianco a fianco.

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Capitolo 9
*** SFIDE ***


Sono tornataaaaaaaaaaaa... :-D
Però... :-( quante poche recensioni... :,(  vi prego: se vi fa schifo, ditelo! ;-)
Anyway... le cose cominciano, finalmente, a movimentarsi...
Col prossimo capitolo arriverà la "sorpresa" (:-P) intanto... non mi ricordavo quanto mi fosse piaciuto scrivere questo pezzo!
Bacioni :-*
Grazie a chi ha inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate... siete un grande stimolo!
Grazie a chi ha commentato: siete un GRANDISSIMO stimolo! :-)
Lilla <3



CAPITOLO 8: SFIDE

Casa Cullen sprigionava un intenso odore di selvaggina, selvaggina alla brace, altrimenti detta: barbecue! Quando, dal giardino della mia famiglia di centenari bevitori di sangue, si sprigionava odore di carne alla griglia, ciò significava che c’erano licantropi a pranzo. Seth e Leah, infatti, ancora in forma animale, si rincorrevano nel prato, attorno alla casa, così veloci da darmi i capogiri. Non badarono affatto al nostro arrivo, lo stesso non fecero i miei genitori che sembrarono scrutare un po’ contriti le nostre mani unite. Mi imbarazzai, ma ero ormai consapevole che quel contatto, come la vicinanza di Jake, erano, per me, d’importanza vitale.
 La famiglia al completo era sul retro della casa, Alice e Jasper erano distesi, occhi negli occhi: era il loro modo di isolarsi dal resto. In quei momenti, per lei, non c’era altro che lui, per lui, nient’altro che lei. Guardai Jacob accanto a me, mentre prendeva in giro Emmett che faceva da assistente all’abilità meccanica di Rosalie, intenta a cimentarsi con un nuovo gioiellino su quattro ruote: una porsche. Pensai ancora ai miei zii, uniti nello sguardo e nel silenzio, potrebbe essere così anche per noi? mi chiesi. Mio padre e Jake si voltarono simultaneamente verso di me, uno aveva di certo sentito i miei pensieri, e l’altro...  pure?! Sorrisi al mio lupo e lui mi scompigliò i capelli.
“Ehi... i tuoi riccioli mi hanno incastrato!” disse, ridendo della sua mano che era stata presa in ostaggio.
“Così impari a rovinarli!” dissi, allegra, mentre lo aiutavo.
“E’ colpa delle tue mani che sono troppo grandi!” aggiunsi mentre ne rimiravo una fra le mie.
Il suo cuore ebbe un sussulto. Non fui l’unica a sentirlo.
“E’ pronto” fece mio padre dal grande tavolo di legno sotto il pergolato.
“Arriviamo” gli fece eco Jacob, mentre il suo cuore ripartiva.
Il resto del pranzo fu tranquillo, i mezzi umani mangiavano e i vampiri si dedicavano ad altre attività all’aperto. Ci furono anche un paio di sfide a duello tra immortali che infiammarono l’entusiasmo di tutti i maschi presenti e devastarono il giardino di Esme.
“Povera nonna, le hanno staccato anche i rampicanti” mi lamentai con Leah.
L’unica licantropa della storia del popolo Quileute se ne stava seduta accanto a me, in t-shirt e calzoncini d’ordinanza, ma, nonostante i vestiti logori, i capelli corti e scompigliati e la posa da maschiaccio, era bellissima! Era più muscolosa e più alta di me. Tutto in lei aveva qualcosa di tribale, ma il viso era davvero particolare: poteva sembrare spigoloso, una maschera di rude scontrosità, ma a me pareva celasse una infinita tenerezza. Non eravamo mai state lontane: essendo lei la beta di Jacob, ci aveva seguiti sempre, ma non potevamo dirci amiche. Sembrava ancora piuttosto in imbarazzo con la famiglia Cullen, sembrava non gradire davvero il trovarsi con noi, ma, forse, per lei, quello era il male minore.
“Già...” sospirò roca “fortuna che ci sono le donne!”
“Davvero!” annuì “E’ lei che tiene unita la famiglia, da sempre!”
“Beh... anche la mamma è forte e passionale, e questo è un bene per tutti” aggiunsi mentre ammiravo da lontano il viso dolce e perfetto della vampira che mi aveva dato alla luce.
“Sì...” disse pensierosa “ed ora tocca a te!” mi squadrò mentre cercavo di dare un senso alle sue parole.

“Nahuel, benvenuto!” disse la mamma al mezzo-vampiro appena comparso nel prato.
“Spero tu abbia già pranzato perché qui non è rimasto niente” aggiunse in un sorriso di scuse.
“Ho pranzato, grazie, Bella” disse lui, cortese “sono venuto a studiare con Renesmee” spiegò.
Oh oh oh...
In un attimo il perché della sua visita mi tornò in mente e lo sguardo di mio padre si spostò su di me.
Dopo aver esitato un momento, scoppiò a ridere. Ma bravo... si prende gioco di me!
“Non c’è niente da ridere!” sbuffai infastidita.
“Infatti” tornò quasi serio “ se non fosse per Nahuel tu, ora, saresti in punizione, signorina!”
“Che è successo?” chiesero Jake e mia madre insieme.
“Renesmee ha dimenticato di completare gli esercizi di trigonometria, ieri” mio padre aveva sottolineato di proposito la parola dimenticato.
“Ed oggi il prof. Mallory l’ha interrogata” continuò con tono più grave, fissandomi negli occhi.
“Ma Nahuel mi ha salvato in corner” mi affrettai io “ed ora mi tocca preparare quell’orribile saggio che gli abbiamo promesso” sospirai.
“Ah ah ah!” la risata di Emm risuonò nell’aria; senza darlo a vedere, anche gli altri sorridevano.
Davvero carini! pensai, sarcastica.
“Potevi essere la prima immortale della storia con un brutto voto! Fantastico!” disse quell’orso di vampiro tra le risate.
“Uffa!” gli feci una smorfia “io non rido di te quando papà ti batte!”
“Oh.. sì che lo fai!” rispose lui senza togliersi il buon umore.
“Andiamo?” chiesi a Nahuel: ne avevo abbastanza di essere il caso divertente della giornata!
Annuì mentre ci voltavamo verso la casa.
“Vengo con voi” la voce di Jacob solo un po’ esitante.
Lo guardammo tutti stupiti.
“Beh.. che c’è da guardare?” fece lui  “Devo diplomarmi anch’io, ricordate?”
“E, quindi, devo studiare” sorrise. Lo guardai un po’ perplessa. Era già qualche anno che si riprometteva di prendere il diploma studiando a casa, ma il fatto che non riuscisse a star seduto ad un tavolo per più di sette minuti consecutivi non aveva agevolato la sua preparazione.
“Ok...” dissi, era una buona cosa che volesse riprovarci.
“Non so se riuscirai a tenere il passo, però” fece Nahuel, con più di un pizzico di malignità nella voce.
Per tutta risposta Jacob ringhiò e i loro sguardi torvi si incrociarono.
Avrei dato qualunque cosa per spezzare quella morsa di occhi, ma non sapevo come fare.
“Pensavo aveste intenzione di studiare” la voce di mio padre era tesa e profonda, più un ordine che una constatazione, li scosse dalla loro stupida sfida ed io potei rilassarmi un po’.
“Oh... sì, papà, non ti preoccupare” ma ero certa che non dovesse?
“Resterò vicino” mi sussurrò lui, ammiccando.
Avrebbe potuto dirlo più piano, avrebbe potuto non farsi sentire dai miei compagni di studio, ma, forse, quella rassicurazione era anche un avvertimento.
“Grazie” sussurrai impercettibile.

Quel pomeriggio fu il più teso della mia vita. Nonostante Jacob e Nahuel si ignorassero quasi del tutto, era sufficiente che uno dei due mi si avvicinasse un po’ per un qualsiasi motivo perché l’altro ringhiasse o mostrasse i denti. Sembrava potesse partire uno scontro da un momento all’altro!
Io, dal canto mio, ero confusa ed imbarazzata. Perché si comportavano in maniera così insensata? Cosa si contendevano poi?! Entrambi avevano già la mia amicizia e la mia compagnia... non gli bastava?!
“Noi andiamo a caccia” fece zia Alice da sotto il portico.
Nonostante il suo tono di voce fosse stato poco più che un sussurro, tutta la casa era venuta al corrente del progetto. Jasper era con lei naturalmente, zia Rose e zio Emmett si unirono veloci, Leah e Seth gironzolavano in forma animale già da un po’ verso sud-est, il nonno era nel suo studio. Nonna Esme non aveva ancora finito di occuparsi dei rampicanti. “Vi raggiungo dopo” disse. La mamma stava leggendo poco distante, Cime tempestose, di nuovo! Ormai doveva averlo stampato in testa! Mi sembrò di sentire mio padre ridere a quel mio pensiero.
Chissà perché, quel pomeriggio, mi sentivo rassicurata dal fatto che si impicciasse.
“Caccia...” sospirai. Il barbecue non era una soddisfazione neanche minimamente avvicinabile a quella di procurarsi il cibo con le proprie mani.
“Vuoi andare a caccia?” chiese Jacob che, al solito, non riusciva a stare fermo e camminava per la stanza sollevando la testa dal libro che stava fingendo di leggere.
Gli indicai i fogli davanti a me con aria rassegnata: “devo finirlo” dissi.
“Beh... domani, dopo la scuola, per festeggiare...” fece lui già entusiasta.
“In fondo, ti devo una caccia” aggiunse in uno dei suoi jacobici disarmanti sorrisi.
Non poteì che ricambiare. “Mi devi una caccia” asserì abbassando lo sguardo.
Mi sembrò di veder sospirare Nahuel che, apparentemente, era ancora chino sul nostro lavoro.
“Se vuoi puoi venire con noi” perché mai l’avevo detto?!
Tutti e due mi fissarono perplessi, poi, Nahuel volse uno sguardo torvo a Jacob, venendo subito ricambiato. Quindi, si voltò verso di me, fece un mezzo sorriso e sospirando disse: “Meglio di no” e poi, ri.incontrando gli occhi di Jacob, aggiunse: “non vorrei che qualcuno si sentisse minacciato”
In un attimo, Jacob gli si era avvicinato, entrambi in piedi, tesi l’uno verso l’altro e pronti a scattare.
“Piantala di fare il gradasso mezza-sanguisuga!” ringhiò l’uno.
“Ho ragione, allora!” gli fece eco l’altro in un sorriso di scherno.
Dalla gola di Jake proruppe un forte ringhio.
“LEI E’ MIA” scandì tra i denti.
“Davvero?” insinuò Nahuel, le mascelle serrate e lo sguardo concentrato.
“Piantatela!” in un lampo, la scia dolce di mio padre si era materializzata nella stanza.
Era furioso, più furioso dei due già furiosi duellanti.
“Fuori da questa casa, tutti e due!” sibilò.
Nahuel rilassò la sua posizione rimanendo sul posto, Jacob ancora gli mostrava i denti.
“Jacob” lo ammonì mio padre, secco.
“Se se ne va lui, il problema è risolto, no?” gli rispose, impertinente.
Nahuel si acquattò contraendo il volto.
“Basta” non sembrava proprio un ordine, fra i singhiozzi.
Non avevo respirato per tutto il tempo. Quando avevo ripreso a farlo, erano arrivate, inarrestabili, le lacrime.
Li bloccai sul posto.
“Me ne vado io, allora!” feci per raggiungere la porta, mia madre era già lì.
“No, mamma, ti prego, devo stare da sola!” la pregai.
Capì, ancora una volta.

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Capitolo 10
*** Aggressione ***


sera a tutte/i ;-)
vi ringrazio di essere passate/i di qua
di aver inserito la storia nelle preferite/seguite/ricordate
e vi prego di commentarmi ogni tanto... ne ho bisogno! pleaseeeeeeeee.... :,(

vi lascio la copertina di Imprinting perché è un po' che non la mettevo
e perché è bellissima! <3 (grazie Cristina <3 )
e buona lettura <3
Lilla ;-)





CAPITOLO 9: AGGRESSIONE

Correre, correre, volevo solo correre! Solo correre poteva farmi riprendere... solo correre poteva cancellare dalla mente quell’immagine: Edward, Jacob e Nahuel, furiosi, gli uni contro gli altri e per colpa mia! Per colpa mia che neanche sapevo cosa avevo fatto per renderli nemici, io... che, ora, non sapevo che fare, eccetto correre. Grazie al cielo, per qualche altro centinaio di chilometri il bosco mi avrebbe coperto: in quell’intrico di rami non avrebbero ritrovato facilmente la mia traccia ed io avrei potuto correre. Solo correre! Tanto veloce da fermare i pensieri.
Respirai profondamente e... poi arrivò il dolore. Un dolore atroce! Qualcosa pungeva e bruciava.... c’era carne strappata sulla mia spalla! Quasi persi i sensi... ma riuscii a riorganizzare la vista. E potei vederla: a pochi passi da me, una creatura bellissima e mortale. I capelli nerissimi e folti scendevano in sinuose onde fino a metà della schiena, il corpo snello ma formoso sembrava in posa: la posa di una pantera a caccia. Il suo odore era quasi indistinguibile da quello della vegetazione che la circondava, strano... Mi sembrò di sentire un battito ed un leggero pulsare. E, poi, vidi gli occhi: di un azzurro indescrivibile, come fossero trasparenti, trasparenti e letali! Mi fissava come un serpente la sua preda, come volesse incantarmi a morte.
“E’ stato più facile di quanto mi aspettassi” disse.
Quella voce vellutata fu l’ultima cosa che udii... e la vidi avvicinarsi.

“Alice” la voce di mio padre era rotta dall’agitazione.
“Ti ho detto che manca poco, Edward! Ne sono sicura!” disse lei nella sua tonalità trillante.
“E come fai a saperlo?” la rimbeccò lui, sgarbato.
“Facile: tra ventisette secondi il futuro scompare!” fece lei, forse rivolgendogli una smorfia.
“Secondo me, può già sentirci” aggiunse.
“Renesmee, tesoro, sono io, sono la mamma” una voce dolce e un buonissimo profumo si erano avvicinati al mio orecchio, suono di campane e odore di fiori.
“Mamma” sussurrai.
“Oh... tesoro, mi senti? Sono qui!” una mano fredda venne a stringere la mia.
Un altro odore, miele e lillà, si fece più intenso, labbra fredde si posarono sulla mia fronte: “Perdonami, piccola mia!”
“Papà” la voce roca non aiutava a tranquillizzarlo... lo sentì gemere.
“Piccola, puoi dire loro che stai bene? Non mi credono!” fece la zia, con la voce di una bambina.
Mi sforzai per aprire gli occhi, per vederli.
All’inizio fu solo luce, accecante. Pian piano comparvero dei contorni.
Le voci ritrovarono i volti bellissimi e preoccupati a cui appartenevano: la mamma, china su di me, papà, poco dietro di lei. A sinistra, zia Alice che si sforzava di sorridere ed, infine, il nonno, intento a studiare le mie condizioni sul monitor a cui mi aveva attaccato.
“Allora?” incalzò la zia.
“Sto bene” dissi provando a sollevarmi. Accidenti, pessima idea!
Un gemito uscì dalle mie labbra, papà ringhiò alla zia, evidentemente costernata.
“Devi riposare, tesoro” fece la mamma.
“No, mamma, sto bene devo solo...”
“Meglio che riposi” le fece eco Carlisle aggiungendo un cuscino sotto la mia testa.
“Dimmi, piccola” disse il nonno dopo un breve sguardo con mio padre “Cosa ti ha attaccato?”
Come? Non lo sapevano? Non l’avevano vista? Non l’avevano presa?!
“No, Renesmee” mi rispose mio padre “quando sono arrivato...” gli si spezzò la voce, una smorfia di dolore sul suo volto.
“Ho visto solo un’ombra allontanarsi, non abbiamo ritrovato il suo odore, né le sue tracce. Chiunque fosse sembra sia .... evaporato...”
“Lei sembrava...” cominciai.
“...una vampira” disse lui, fra i denti, vedendo la mia immagine mentale.
“No” lo corressi “le iridi...”
“Azzurre” disse sconvolto.
“E poi ho sentito...” ricordai la percezione del battito, della pulsazione.
“Lei è come me!” conclusi.
A quella frase, tutti nella stanza ebbero un sussulto. La faccia di mio padre era una maschera inespressiva.
Esitò solo il tempo di un battito e si precipitò fuori dalla stanza.
“Ma... cosa...?”
Mia madre scosse la testa: “Non so dov’è andato, tesoro”
“Forse è meglio che andiamo a vedere, Bella” le disse la zia.
Lei annuì, poi si volse verso di me e disse dolcemente: “Torno subito. Intanto, il nonno potrà visitarti, se sei d’accordo”
Annuì e mi allungai per baciarla, lei mi sollevò piano e mi porse la guancia.
“Io non me lo merito?” disse Alice.
Non si poteva resistere al suo finto broncio!
“Te lo meriti eccome zia!” le dissi mentre si avvicinava.
Mi scompigliò i capelli e mi accarezzò una guancia, quindi, portò i suoi occhi vispi nei miei.
“Mi dispiace, Renesmee, avrei dovuto vederla!”
“Zia come potevi?” scossi la testa “Lei è come me!” e la preveggenza di zia Alice non copriva i mezzosangue “E, poi, non si può mica pretendere che tu veda tutto!”
Sospirò: “dillo a tuo padre!”
“Ti perdonerà” le sorrisi, lei mi guardò scettica.
“Glielo chiederò io. Promesso!”
Le tornò il buonumore.
“Grazie, nipotastra!” disse baciandomi la fronte.

Io e il nonno eravamo soli nella mia stanza, ora.
Forse, avrei potuto sciogliere qualche preoccupazione grazie a lui.
“Posso?” fece cenno di volermi sbottonare la camicia.
“Oh... faccio io” risposi, ma, al primo accenno di movimento del braccio, la spalla dolette.
“Non ti preoccupare” disse lui, sereno.
Quella sua atavica serenità era contagiosa, quasi si trasmettesse con la vicinanza o il respiro.
Mi tolse la camicia e mi slegò la fasciatura.
La ferita pulsava, in parte ancora aperta, sembrava quasi mancasse un pezzo. Distolsi lo sguardo.
“Non ti preoccupare, piccina: tornerà come nuova, stanne certa!” sussurrò lui.
“Dobbiamo aspettare che la ferita sia chiusa. Quindi, potremo cominciare a sollecitare i muscoli. Sono sicuro che potrai muoverla ancora come prima!”
“C’è il rischio che non la muova più?” chiesi, allarmata.
“No, no, Renesmee!” sorrise, rassicurante
“Solo... dovrai esercitarla molto per recuperare i movimenti più fini... come scrivere, ad esempio”
“Accidenti a me che sono mancina!” borbottai a mezza voce.
Il nonno rise.
“Oh... è un vero peccato che sia la destra, allora!”


“Bene: ti ho disinfettato la ferita e rifatto la fasciatura” disse, quando ebbe finito.
“Per il momento, hai solo bisogno di riposo” sorrise soddisfatto.
“Nonno” esitai, solo un momento “potresti misurarmi?”
“Certo!”
Rifletté: “è tanto che non lo facciamo”
Dopo una breve misurazione, ebbi il mio verdetto: “Un metro e sessantacinque” disse, tranquillo.
Sapevo già di non essere cresciuta, ma non sapevo perché.
“Che significa?” chiesi io cercando il suo sguardo.
“Che la tua crescita si è stabilizzata” disse lui, piano.
Forse, cercava di capire perché la cosa non mi piacesse affatto.
“Ma sono appena più alta di zia Alice!” protestai.
Rise, ma subito tornò a rassicurarmi.
“Sei alta come tua madre, tesoro: era prevedibile!” disse per spiegarmi.
“E lo sviluppo intellettivo? E le mie... emozioni?!” incalzai.
“Beh... di solito la mente continua ad essere più plasmabile del corpo” spiegò “e le emozioni poi, quelle sono un’altra storia...”
“Che tipo di storia?”
“Beh... non è del tutto chiaro neanche a me. Vedi: per gli umani le emozioni sono qualcosa di estremamente labile, e mutevole, ma non per noi, per noi... vampiri” disse, come se non potesse pronunciare quella parola in totale serenità “le emozioni sono come fisse e stabili, come non potessimo mutare sentimento”
Capivo a cosa si riferiva: i loro gusti, le loro attitudini, come le loro amicizie ed i loro amori, tutti i loro sentimenti erano immutabili, scolpiti nella roccia, come loro!
“Ma tu...” riprese “tu sei un incrocio delle due specie e quindi...”
“...quindi sono tremendamente confusa!” conclusi.
“Grazie, nonno, da sola non potevo arrivarci!” aggiunsi sarcastica.
Sorrise: “volevo solo dire che sei unica!”
Il volto da dio gli si illuminò e gli occhi brillarono di orgoglio.
“Non tanto unica, a quanto pare” sospirai.
“Risolveremo tutto, piccola” disse, cingendomi la spalla sana.
Certo! Se c’era lui a guidarci avremmo potuto risolvere tutto.
Lui sapeva sempre quale fosse la cosa giusta da fare!
Mi sembrò di sentire papà sorridere, oltre la porta.
“Entra” provai a dire.
Lo fece, seguito da uno strano corteo.

la mia ispirazione per l'"assalitrice" è Megan Fox


 

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Capitolo 11
*** Programmi ***


eccomi...
posto al volo, prima che il mio povero mac.ino, attualmente senza alimentazione, mi abbandoni! :-(
ringrazio ancora quelli che leggono/seguono e commentano <3 <3 <3
un abbraccio gigante <3
Buona Domenica ;-)
Lilla <3


CAPITOLO 10: PROGRAMMI

 Nahuel era subito dietro di lui, quindi, la mamma, poi Jake e Leah.
Papà si sedette ai piedi del mio letto, dove il nonno mi aveva aiutato a sistemarmi, semi.sdraiata con tre cuscini dietro la testa.
“Potresti descriverla a Nahuel” disse papà, calmo.
“Prima non sono riuscito ad avere una visione chiara” spiegò.
Feci cenno con la testa e mi volsi al mezzo-vampiro accanto a lui che mi guardava con un espressione a metà sollevata e preoccupata.
“Lunghi capelli scuri” cominciai  “più alta di me” dovetti ammettere “magra ma flessuosa, come un felino, la carnagione molto chiara, i lineamenti sottili ma gli zigomi pronunciati”
Caspita: quanti particolari aveva trattenuto la mia mente!
“Le labbra carnose e carminie, lo sguardo...” ebbi un sussulto al ricordo di quegli occhi mortali “azzurri, gli occhi azzurrissimi, ed ipnotici, come quelli di un serpente!”
Tutti nella stanza rabbrividemmo a quelle parole.
Nahuel a cui avevo, insieme,  mostrato ciò che avevo visto, scosse la testa e si rivolse a mio padre: “Non è una delle mie sorelle!”
Quindi si volse a me, come per spiegarmi: “mio...” restò un attimo sospeso in una smorfia, Edward gli poggiò una mano sulla spalla “Il mio creatore” ricominciò Nahuel “è un sudamericano, ma la tua...” di nuovo esitò “la creatura che hai descritto, e che mi hai mostrato, sembra avere tratti europei o nordamericani...”
Annuì con la testa.
“Non puoi esserne sicuro!” sbottò Jacob da dietro le sue spalle.
“Potrei andare da lui a controllare” disse Nahuel, tranquillo, abbassando lo sguardo.
“Non ce n’è bisogno” fece mio padre “chiederemo a Zafrina di fare un giro da quelle parti, comunque...” spiegò “e poi... Nahuel è l’unico che è capace di sentire la sua scia” mi sembrò che guardasse Jake un po’ di traverso, ora.
“Ma allora chi l’ha...” mia madre non poté completare la sua domanda.
“Non lo so, Bella” mio padre le si era avvicinato per avvolgerla tra le sue braccia.
“Ma lo scoprirò, te lo prometto!” disse, la voce tesa e micidiale.
“Piccante” esordì io d’improvviso “ha un odore piccante!”
Sei paia di occhi mi scrutavano chiedendo spiegazioni.
“Il suo odore” provai a dire “è come se si mimetizzasse nell’ambiente, ma mi sembra... sembra che abbia un retrogusto piccante!” conclusi.
La risata di Jake riempi la stanza: “ Questo ci aiuta di certo, Nessie!”
“No, aspetta! Io so di cosa parla” la voce di Leah roca e sicura.
“Ho sentito qualcosa del genere, ieri, nella mia perlustrazione con Seth verso Est!”
“E’ una specie di aroma irritante...” continuò.
“Come il peperoncino” concluse, per lei, Nahuel.
“Sì!” asserrii soddisfatta.
“E perché non me l’hai detto?” Jacob la guardava torvo, sovrastandola.
“Ehi, Jake, calmati!” fece lei fissandolo negli occhi, per niente intimorita.
“Non me n’ero quasi accorta, altrimenti l’avresti saputo e, comunque... non pensavo fosse importante!”
“Dovresti pensare di meno e riferire di più, allora!” fece lui con espressione grave.
“Agli ordini, capo!” lo rimbeccò lei con un gesto di forzata deferenza.
Non avevo mai visto Jacob essere così sgarbato con Leah!
“Bene” mio padre prese il controllo della situazione “ricominceremo a cercare da dove Leah ci indicherà, tenendo presente quello che dite riguardo all’odore”
Dopo un momento aggiunse, fermo e determinato: “ La troveremo” e, poi, con voce un po’ più bassa: “In fondo, sono passate solo ventiquattro ore...”
Ventiquattro ore? Ero stata incosciente per un giorno intero?
“Sì, tesoro” disse lui riavvicinandosi al mio letto “ma, adesso, devi riposare”
Lo sguardo liquido, la voce dolce e rassicurante.
Che imbroglione! Tutto pur di farmi fare la brava! pensai, ironica.
“Magari potessi” sussurrò e ci aggiunse uno dei suoi migliori sorrisi.

“Ehm... Edward” Jacob stava chiedendo qualcosa a mio padre.
“Bella chiamerà Charlie e lo avviserà” disse lui.
“Avete detto al nonno che sono stata aggredita?” chiesi, inorridita.
Vuoi fargli saltare le coronarie, papà?! gli urlai nella mia testa.
“No, piccola, no” mi rassicurò “ma...” aggiunse reticente “ ti aspettava per le vacanze di primavera”
Ah... certo! Me n’ero proprio dimenticata!
“E allora?” chiesi, dubbiosa.
“Bisogna avvisarlo che non potrai andare a trovarlo” concluse, paziente.
“E perché no?!”
Mio padre ebbe un sussulto e si ritrasse.
“Come... perché no?!” disse, accigliato, ed indicò la mia spalla.
“Guarirà presto!” feci io con leggerezza.
“E, comunque, non mi sembra un buon motivo per far dispiacere il nonno”
“Ed una mezza-vampira intenzionata ad ucciderti ti sembra un buon motivo?!” disse, feroce.
La rivelazione scosse il nostro pubblico.
“è stato più facile di quanto mi aspettassi”
Quelle letali parole le aveva sentite nella mia mente e ne aveva compreso subito il significato.
Ora, rievocandole, capii anch’io, non era stato un caso: io ero un obiettivo!
Deglutì: “Beh... potreste venire con noi, tu e la mamma” provai a dire.
Il piano originale prevedeva un viaggio solo per me ed i licantropi ma il nonno avrebbe riabbracciato più che volentieri anche loro.
Mi guardò torvo: “La mamma ha degli esami all’università” rispose secco.
“Ed è meglio non perdere di vista la situazione, qui” aggiunse, nel tono di quando voleva chiudere il discorso.
“No! Io voglio andarci!” mi ribellai, come una bambina.
Me ne rendevo conto ma avevo davvero voglia di una vacanza... soprattutto ora che realizzavo che il mirino di uno sconosciuto killer era puntato su di me!
“Noi saremmo con lei” si azzardò a dire Leah.
Jacob grugnì ma lei continuò, ostinata: “Ed io riconosco il suo odore meglio di tutti, a quanto pare!”
Rivolse a Jake uno sguardo di sfida.
“Zitta, Leah!” disse lui perentorio.
“Eh... dai! Anche tu vuoi tornare a La Push!” si lamentò lei.
“Zitta!” questo era un ordine, un vero ordine alfa!
Leah aveva ragione, non solo lei e probabilmente anche Seth, ma anche Jake, anche lui, voleva tornare a casa.
La casa da cui l’avevo sradicato!
Quel sacrificio assunse nella mia mente le sue reali proporzioni: per natura, i licantropi erano un branco, loro vivevano e pensavano insieme, e, insieme, proteggevano il loro territorio.
Come sta un lupo lontano dal suo branco e dalla sua terra?!
Doveva essere terribile per lui, per loro.
“Andremo a La Push” dissi sicura.
“No” fece mio padre, duro.
Andiamo, papà! Tu dovresti sapere quanto soffra Jake lontano dalla riserva, no? gli chiesi, con la mente e con lo sguardo.
L’impercettibile esitazione nei suoi occhi fu la risposta affermativa che cercavo.
“Non mi sembra un buon motivo!” si ostinò lui.
Così non dovrò neppure andare al ballo! Ne ero decisamente sollevata.
“Neanche questo mi sembra un buon motivo” mi fece un’occhiata che mi mise in imbarazzo.
“Ma non capisci, papà? Senza di me potrete cercarla con più calma, sapendo che io sono al sicuro, lontano da qui e con un intero branco di lupi a proteggermi!”
“Sedici giusto?” chiesi  a Leah.
“Sedici” confermò lei.
Da quando i vampiri non vivevano più a Forks non c’erano state più trasformazioni, allora!
“Dunque è deciso: si torna a casa” conclusi felice.
“No! No e no!” ora, era lui che pestava i piedi.
Mi avvicinai lentamente: contrarre il viso per il dolore non avrebbe aiutato!
Accarezzai quel volto perfetto ad occhi chiusi: non avevo bisogno di guardarlo per ricordare ogni lineamento, ogni dettaglio del volto di mio padre.
Glielo mostrai, nitido nella mia mente.
Poi aprì gli occhi, i suoi, chiusi, si stavano godendo lo spettacolo, e gli mostrai che sarebbe andata bene, che saremmo tornati tutti sani e salvi.
“E sarei io l’imbroglione?!” sospirò, aprendo gli occhi.
“Fidati, ti prego!” dissi sorridendo.
Sospirò ancora e Leah esultò: “Evvai, vampirastra, niente male!” mi disse ammiccando.
Ridemmo tutti, tranne Jacob e Nahuel.
“Andrà tutto bene!” dissi cercando di guardarli entrambi.
“Beh... se non altro Billy sarà contento”
Jake si riprese, come allietato da quel pensiero... o da un altro?
Mio padre lo fissò negli occhi, per un momento, intensamente.
Jake non distolse lo sguardo, come volesse dargli una qualche rassicurazione.
Dopo quasi un minuto mio padre si rilassò ed anche Nahuel sembrò farlo un poco.
“Bene, andiamo” disse Edward, mi baciò la fronte scuotendo la testa.
“Sei terribile” sussurrò, baciò mia madre, dolce ed intenso, ed uscì.
Carlisle lo seguì ed anche Nahuel.
“Riposati” disse prima di uscire, sorridente ma deciso.
Una grande calma mi avvolse: “sì” dissi piano.
“Non troppo, però!” fece Jake allegro “Non voglio portarti da Charlie in stato catatonico!”
 Mi baciò la fronte con le labbra calde e andò via.
Leah mi guardò per un momento, sembrava volesse dire qualcosa...
“Vado” disse infine “hanno bisogno di me” alzò gli occhi al cielo e sparì dietro la porta.

“Ne sei sicura, Renesmee?” la voce di mia madre aveva una nota di preoccupazione.
“Certo, mamma” dissi io.
Che strana domanda!

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Capitolo 12
*** Confessione ***


Eccoci qua...
Dunque, la storia comincia ad entrare nel vivo... (ed il mio stile a migliorare... credetemi: non sono un tipo che se lo dice da sola... diciamo che qui cominciavo a prenderci la mano! ;-)
Un altro momento che mi sembrava DOVER arrivare, prima o poi: una Bella chiacchierata madre-figlia! *_*
Dunque... riguardo l'Imprinting... qui Bella fornisce a sua figlia una versione "semplificata" della cosa... ma ne parleremo ancora... dato che la storia si chiama così! ;-)
Fornisce anche una versione DECISAMENTE semplificata del suo rapporto con Jake... ma non sarebbe stato proprio il massimo se le avesse detto... "sai, piccola, ci amavamo molto!" non vi pare?! :-P
Fatemi sapere... vi pregooooo!!!!!
Prima di lasciarvi al cap... ringrazio tutte/i quelle/i che sono passate/i di qua, inserendo la storia nelle preferite/seguite/ricordate ed anche, e soprattutto, lasciando il segno con una recensione!
<3 thank you soooooooo much <3
Un'ultima cosa: sarò via dal 12 al 27 Agosto, perciò, prima di allora, cercherò di portarvi più avanti possibile, con i capitoli... anche perché stiamo per tornare nella miglior riserva indiana degli Stati Uniti D'America e lì... succederà QUALUNQUE cosa... perciò... :-P
Voi fatevi "sentire" però... così m'incoraggiate a postare tanto... :,(
Lilla :,)


CAPITOLO 11: CONFESSIONE

Le due settimane successive alla mia aggressione furono tutto sommato tranquille.
Della mezza-vampira che mi aveva ferito non c’era traccia. Né Leah, né Nahuel, né nessun altro fu in grado di ritrovare il suo odore, sebbene le perlustrazioni si fossero spinte fino ai confini dello Stato.
In fondo... poteva essersi trattato di un caso, forse... non ero un obiettivo, solo... la persona sbagliata nel posto sbagliato, forse. Nonostante mi sforzassi, non riuscivo ad esserne davvero convinta. E questo non aiutava il nervosismo di mio padre che, per altro, sembrava essere in sintonia con i miei dubbi. Eppure... zia Alice non aveva visto i Volturi accennare ai Cullen o ad una qualche offensiva contro di noi, né altri vampiri ostili nei paraggi.
La cosa migliore, comunque, era che sia Jacob sia Nahuel erano troppo impegnati nella ricerca della mezzosangue e nella tutela della mia incolumità per litigare fra loro. Certo.. non dovevano trovarsi a distanza ravvicinata ma io, mamma e papà facevamo in modo che non accadesse spesso.
Così... mi sembrava di aver ritrovato il mio vecchio equilibrio senza baci o feste da ballo o immotivate rivalità a cui pensare.
Ma... mi sbagliavo.

L’incantesimo si ruppe la sera precedente la mia partenza per la riserva.
Mai avrei pensato potesse andare così, mai di ritrovarmi a urlare con violenza contro di lei che era sempre stata il mio rifugio: la mamma!
Il suo odore delizioso di lavanda e fresie mi raggiunse sotto il pergolato.
Mi ero sistemata sul dondolo, beata, osservavo la sera limpida ed il cielo insolitamente nudo mostrare le luccicanti schiere di astri stellati.
L’aria pungente di una primavera appena accennata mi solleticava le braccia scoperte ed i piedi nudi.
“Non hai freddo?” chiese, porgendomi un vecchio plaid che ci aveva lasciato il nonno e che, perciò, veniva direttamente da Forks.
“E tu?” la rimbeccai, sorridente.
Ricambiò.
Avere una mamma eternamente diciottenne implicava dover dire a tutti che eravamo sorelle ed, anche, che nessuno mi avrebbe mai notata accanto a lei. I capelli scuri e morbidi, il volto a cuore, il labbro superiore leggermente sporgente, la pelle candida e marmorea, i movimenti sinuosi: tutto in lei lasciava senza parole. Dopo che aveva quasi fatto saltare le coronarie al prof. Jackson, avevamo stabilito che sarebbe stato papà a partecipare agli incontri scuola-famiglia, o zia Alice, visto che l’incontro con Edward non era stato meno pericoloso per la prof.ssa Watson.
Ciò che preferivo di lei, comunque, era il modo in cui mi guardava: quello sguardo dolce e forte insieme mi faceva sentire la persona più importante del mondo. E lei era la mia eroina. E, non solo perché ci aveva salvati tutti dai Volturi, io vedevo in lei il modello dei modelli, la donna che sarei voluta diventare.
“Io non posso ammalarmi, tesoro” disse con una leggera alzata di spalle.
“Ed io non mi sono mai ammalata!” le risposi, compiaciuta.
Mia madre distese il plaid sulle nostre ginocchia: era una vera testarda!
“Zia Alice non ha ancora finito, vero?”
La zia si era offerta di prepararmi le valigie, noncurante della mie proteste sul fatto che non occorreva che indossassi l’ultima collezione di Dior per le strade di Forks o sulla spiaggia di La Push.
“No” sospirò mia madre “è andata di là a prendere non so’ che scarpe...”
Mia madre e la sua avversione per la moda non si erano mai separate.
Sorrisi.
Non so se per l’atmosfera così tranquilla, o per la presenza così rasserenante di mia madre, non so proprio perché... ma le chiesi qualcosa di cui non avevo mai pensato di parlare prima.
“Mamma, tu te lo ricordi il tuo primo bacio?”
Restò immobile per un secondo, poi, prese un bel respiro e sorrise: “Certo che me lo ricordo, tesoro”
“Ehm...cioè” la tipica adolescente imbranata “...volevo dire...”
“E’ stato bellissimo” parlò fissando il prato davanti casa “ e sconvolgente”
Sorrise.
Scosse leggermente la testa e mi guardò con l’espressione più dolce che le avessi mai visto.
“C’erano talmente tante cose nuove tutte insieme!”
“Dici per il fatto che papà era vampiro e tu ancora...?”
“No, non credo fosse per questo...” rispose sicura.
 “Anche se, di certo, rendeva le cose più... speciali!”
 “Io credo che sia l’essenza del primo bacio: il fatto che è travolgente!” concluse, estasiata.
“Già...” sospirai chinando il capo e poggiandolo sulle ginocchia.
Rimase in silenzio per un po’, poi, mi si avvicinò per accarezzarmi i capelli e chiese:
“Vuoi parlarne?”
“Il fatto è...” dissi, nascondendo la faccia tra le gambe “che non so cosa dire. Io non ho capito quasi niente! Travolgente... nel mio caso, è un eufemismo!”
Chiusi gli occhi e ritrovai quel momento, non era stato spiacevole, ma non sapevo dove collocarlo, era stato come.... fuori dal tempo, fuori da tutto!
“C’era solo caldo.... Caldo e rosso ovunque!”
“Me lo ricordo...” fece lei in un sussurro.
E il mondo ebbe una scossa, un’enorme scossa, come se si fosse aperto un cratere proprio nel nostro giardino, proprio lì: tra me e lei.
“Cosa?”
Avevo capito male, DOVEVO aver capito male!
“Oh... scusa, Renesmee! Avremmo dovuto parlarne prima, lo so!” provò a poggiare le mani sulle mie spalle ma la scansai.
“Spiegati!” la mia voce minacciosa.
“Ecco... per me c’è sempre stato solo tuo padre, lo sai. Ma Jacob, vedi, noi... eravamo amici e tu...” era spaventata e, forse, per colpa mia. Io ero in piedi e tremavo, acquattata come durante la caccia.
“Tu... tu.... tu!” inveivo contro di lei “TU lo hai baciato!” le urlai in faccia digrignando i denti.
“Tu hai baciato il MIO Jacob!”
MAI.... in tutta la mia vita avevo provato una furia del genere!
Per un istante, pensai che avrei potuto attaccarla.... che sarei stata in grado di farlo davvero!
Ma, fulmineo, mio padre si era materializzato tra di noi, stringendomi le braccia.
“Renesmee!” mi scrollò, evidentemente allarmato dai miei pensieri.
“Lasciami!” mi divincolai rabbiosa.
Vado dai nonni... pensai.
Lasciami andare dai nonni!
Mollò la presa ed io fuggì.

In un lampo, avevo attraversato il bosco, la porta sul retro ed il grande salone ed ero già in camera mia senza che nessuno avesse potuto fermarmi od, anche, solo parlarmi.
Toc toc
“Va via!” urlai.
Zia Alice sospirò: “L’ho vista... la sua decisione riguardo a stasera” parlava di mio padre, naturalmente.
“Mi metterà in punizione?” chiesi, debole.
“Per il resto della tua vita” confermò lei.
Forse... avrei dovuto fuggire davvero.
“Mi dai due minuti, nipotastra?” la zia aveva socchiuso l’uscio.
“Non cambierai le cose” dissi, sedendomi sul mio letto.
“Già... ma posso aiutarti a vederci più chiaro, no?” ammiccò, entrando.
“E da quando... qualcosa è chiaro riguardo a me, zia?” dissi, scivolando a sedere sul pavimento.
“Eh... dai! Questo pessimismo-vittimista non ti si addice, sai?!”
Si sedette accanto a me: era minuta ma sprizzava energia dalla punta delle scarpe griffate a quella dei capelli scuri e ribelli. Ed aveva sempre quel sorrisetto furbo sulla faccia: stuzzicava e punzecchiava tutti noi, come se farci sorridere fosse il suo lavoro.
“Racconta” mi incitò.
“Non lo sai?” non avevo proprio voglia di raccontare niente!
“No... che non lo so’, Renesmee!” disse, offesa.
 “Vedo solo tua madre disperata e tuo padre infuriato e non so perché... me lo spieghi, per favore?”
Accidenti... che casino!
“Tu sapevi di mamma e Jake?” pronunciare i due nomi insieme era doloroso, ora.
“Oh... oh....” fece lei in un microsussulto “ Si è decisa a dirtelo!”
“Allora... lo sapevate tutti?!” sbottai alzandomi.
Alice mi trattenne, fissandomi negli occhi.
“Mantieni la calma, se vuoi spiegazioni dovresti chiederle a lei, no?”
“Non la voglio vedere!” dissi, liberandomi dalla stretta.
Decisamente... avrei dovuto fuggire più lontano, ma, probabilmente... mio padre era già lì intorno, pronto a riacciuffarmi!
Mi sentivo arrabbiata e umiliata! Mi accasciai in un angolo.
“Sei una vera delusione, lo sai?” fece lei, dopo un minuto “ Te ne stai lì... come ti fosse crollato il tetto sulla testa! Come una qualunque ragazzina!”
“E che dovrei fare?” protestai.
“Affrontare la situazione” disse, scandendo bene le parole “Solo questo”
Ci furono alcuni minuti di silenzio.
“Tu come... come hai fatto a vedere Jasper e ad essere immediatamente sicura che...?”
Esitò, per un attimo.
 “Io mi sono vista andare da lui, tutto qui! La decisione era già stata presa!”
“Ma...” provai a obiettare.
“E’ un mistero anche per me, sai. Voglio dire... io vedo le decisioni di tutti. Beh... quasi di tutti”
Sorrise, accennando a me.
“E me lo sono chiesta spesso: perché fa questo o quello? Perché io stessa decido così, piuttosto che in un altro modo? Non lo so!’” era come stesse riflettendo tra sé “Ma posso dirti questo: succede sempre così!” mi guardò negli occhi, intensa “Semplicemente... si sceglie, nient’altro!”
“Quanto meno sibillino, non trovi?” le dissi, confusa.
“Uhm.. capirai” per un momento, i suoi grandi occhi fissarono il vuoto, poi, tornò a rivolgersi a me:“Mi faresti un favore?”
“Dimmi” non ero sicura che non me ne sarei pentita.
“Le concederesti cinque minuti?” sussultai riconoscendo l’odore.
“Vuole spiegarti!” incalzò lei.
Scappare, volevo solo scappare! Mio padre ringhiò dal giardino.
“Facciamo così” Alice tentava di salvarci tutti, come al solito.
“Tu adesso prendi qualche respiro profondo” scuotevo la testa “e ti accorgi che ti conviene essere ragionevole” mi obbligò a fissarla “troverai tua madre nel giardino” concluse “non ci mettere troppo!” bisbigliò impercettibile ed uscì.

Nonostante non volessi, feci come aveva detto: mi calmai e scesi le scale.
Mia madre mi aspettava, seduta su uno dei tre gradini all’aperto, oltre il portone principale.
“Renesmee...” si sporse verso di me non appena le fui abbastanza vicina.
Mi scostai leggermente, sedendomi il più lontano possibile, sullo scalino.
“Racconta” dissi fissando in alto la grande chioma del cipresso che mi nascondeva il cielo.
“Lui è sempre stato... il mio miglior amico” cominciò lei con una certa fatica “ma... era come se ci fosse di più, come se qualcosa ci attraesse inspiegabilmente l’uno all’altra”
Si fermò a controllarmi quando mi sentì chiudere gli occhi e contrarre la mandibola.
“Continua...” dissi senza potermi rilassare.
“Avevamo frainteso tutto però... Quando sei nata è stato finalmente chiaro: quel legame indissolubile eri tu, eri tu che non ci permettevi di separarci, tu che...”
“Questo non ha proprio senso!” mi voltai per guardarla, aveva il volto sconvolto come se avesse pianto o se avesse voluto farlo....
Accennò un sorriso: “E perché no? Significa solo che lui è sempre stato il TUO Jacob” sottolineò l’espressione che aveva volutamente ricordato la mia.
Il mio Jacob... non avevo mai pensato a Jacob se non in quei termini, lui era mio? Lei aveva ragione?
“Mi dispiace, mamma” chinai il capo “mi dispiace...”  
Allungai la mano verso di lei per mostrarle la mia orribile reazione.
La prese tra le sue e la baciò, quindi, mi strinse tra le sue braccia fredde e sussurrò nei miei capelli:
“Dispiace a me di non avertene parlato prima.”
“E’ che non sapevo come fare” confessò affondando la testa tra i miei riccioli.
“Non è facile, sai?” disse rizzandosi e accarezzandomi le spalle: “Sei cresciuta così in fretta!”
Eccolo: lo sguardo d’amore della mia mamma, quello sguardo che non meritavo!
“Scusa” mi rituffai tra le sue braccia.
“Non me l’aspettavo, però...” disse dopo qualche minuto “che fossi così gelosa!”
Gelosia? Era solo gelosia? Era così potente... la gelosia?!
“Tu credi che io sia innamorata di lui?” chiesi portando i miei occhi nei suoi.
Rise, dolcemente: “Non lo so. Dimmelo tu!”
“Non lo so neanch’io!” dissi ri.accucciandomi vicino a lei.
“E’ perché sono una mezzosangue che i miei sentimenti sono così confusi e il mio umore così instabile?”
Rise di gusto: “O, forse, perché sei un adolescente?”
Che stupida spiegazione!
“Anch’io sono gelosa di te, ogni tanto” disse in un soffio.
“Di me e Jake?”
Non capivo.
“Nient’affatto!” fece una pausa, mi guardò negli occhi e poi ammise: “Di te e tuo padre!”
“Mamma, che dici?”
“Beh... ecco, voi siete...” ci pensò un attimo.
 “Voi siete proprio identici, ecco! Siete così complici che lui non avrebbe bisogno di leggerti nel pensiero e tu di mostrargli mai nulla!” sentenziò.
Forse, era vero. Forse... era stato vero!
“Non mi sembra che sia così ultimamente” le feci notare.
“Sciocchezze!” fece spallucce.
“Vi capite benissimo anche adesso, solo... che nessuno dei due vuole accettare le ragioni dell’altro!”
“Se lo dici tu” dissi scettica.
“Vedremo” fece sicura.
“Credo stia componendo qualcosa di nuovo... papà, intendo. Secondo me, è qualcosa per te, è molto dolce!" le dissi dopo un breve silenzio.
“E’ per te piccola!” disse lei.
“O per tutt’e due!” fece lui avvicinandosi.
Si fermò a due passi da noi, mi guardò negli occhi.
Non lo reggevo quando faceva... il padre comprensivo che sa perdonare i tuoi errori però te lo fa pesare!
Sorrise.
“Allora... sono in punizione?” dissi abbassando lo sguardo.
“Dipende” mi soffiò nei capelli.
“Da cosa?” sollevai la testa, mi guardava negli occhi: voleva giocare la carta della persuasione!
“Farai la brava?” sussurrò, la voce più calda e diabolica del mondo.
“Io? Dove? Quando?” ci stava riuscendo.
“Nella riserva” spiegò, paziente.
“Ci proverò” feci io con un leggero sorriso ironico “Sono sempre un adolescente, no?”
Sollevai un sopracciglio. E sono sempre tua figlia, pensai.
Non mi incanti con un battito di ciglia, paparino!
“Accidenti!” si allontanò scrollando la testa ramata.
“Cosa devo fare con voi due?!” fece il sorriso più indifeso del mondo. Inerme ed innamorato!
Annuì con la testa e guardò mia madre, le si avvicinò, le sollevò il mento e la baciò.
Come se io non ci fossi, come se non ci fosse nessun altro al mondo!
“Accidenti... piantatela!” protestai.
Mia madre fece per allontanarsi, ma lui non glielo permise.

“Che ne dici di restare a dormire dai nonni, Renesmee?” disse.
Lo sguardo sempre fisso su di lei: vedeva solo lei!
“Sì... è meglio” asserii voltandomi, nauseata.
“Notte... piccola” fece mia madre mentre lui la trascinava nel loro mondo privato.

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Capitolo 13
*** Partenza ***




ok... ho postato prima perché il capitolo è piccino e perché vorrei portarvi il più avanti possibile con la storia prima di partire... ;-)
ringrazio ancora tutte/i quelle/i che sono passati di qua!

Stiamo per partire per la riserva Quileute... contente?! :-P
Lilla <3


CAPITOLO 12: PARTENZA

La mattina era elettrica, o, forse, ero io che facevo scintille!
O, semplicemente, era l’atmosfera caratteristica delle partenze.
Eravamo stati velocissimi: la macchina di Jacob era stata caricata a dovere. Per la precisione, il bagagliaio era sul punto di esplodere a causa delle due enormi valigie stracolme a cui la zia aveva ridotto il mio bagaglio. Anche se la storica porsche decappottabile color amarena che Jake aveva rimesso a nuovo non era decisamente il mezzo ideale per un viaggio in quattro, faceva una gran scena!
“Abbraccia forte il nonno da parte mia, tesoro!”
“Certo, mamma, lo farò!”
“E salutami Billy, e Sue, insomma... salutami tutti!” a lei dispiaceva più che agli altri non rivedere la penisola di Olimpya.
“Saluterò anche i monti Olimpici, se vuoi!”
Rise di gusto.
Era proprio di buon umore... che fosse per la notte con papà?
Edward ed io ci irrigidimmo entrambi a quel pensiero.
“Beh...” era difficile salutarlo, adesso! “Allora... ciao, papà...”
Sorrise e mi trascinò tra le sue braccia, mi strinse forte e mi sollevò in aria per i fianchi.
“Ehi... mettimi giù! Non sono più una bambina!”
“Davvero?” sorrise sghembo e cominciò a girare su se stesso così veloce che pensai stessimo scavando un solco nel giardino della nonna.
Non pensavo di poter avere la nausea da movimento!
“Bastabastabasta!” implorai.
Lentamente, rallentò e mi fece rimettere i piedi a terra, continuando a sorreggermi.
Mi ci volle un minuto perché riuscissi a riaprire gli occhi per vedere i volti di tutti in preda al divertimento.
Dopo qualche momento, fui anche in grado di sentire le risate e la voce di mio padre sussurrarmi all’orecchio: “Tutto bene?”
E lo chiedi? Sei pericolosissimo! pensai, provando a dargli un pugno.
“Ohi... piccolina, da quand’è che sei così forte?”
“Da quando tu sei così scemo!”
Scoppiammo a ridere insieme.

Un nervoso colpo di tosse interruppe quel gaio quadretto: era il benvenuto di Jacob per il nuovo arrivato.
Nahuel se ne stava ritto sotto il portico con un’espressione volutamente rilassata.
“Scusate il disturbo”
Un altro colpo di tosse di Jake.
“Volevo salutare Renesmee” disse.
E aggiunse altre spiegazioni a mente per mio padre che annuì leggermente e si staccò da me.
Nahuel mi raggiunse e mi fissò negli occhi intensamente.
Mi parve di sentire un basso ringhio ma non ci badai: ero già nella nostra bolla!
“E volevo chiederti scusa per quel maledetto pomeriggio”
Lo bloccai, le dita sulle sue labbra: “Non ce n’è bisogno, non  è colpa di nessuno” dissi piano.
“Beh... se lui non avesse fatto lo sbruffone...” cominciò Jacob.
Ora, era quasi dietro di me.
“Jacob!” dicemmo in coro io e papà.
“Ah... certo certo...” disse lui sollevando le braccia e voltandosi, come per tornare alla macchina.
“Se è quello che volete...” aggiunse girando il busto per guardarmi di traverso.
“E poi...” Nahuel mi carezzò una guancia riportando la mia attenzione su di lui.
Sentii sbattere la portiera della porsche.
“Ecco...” continuò il mezzo-vampiro “volevo darti questo...” disse e mi sfiorò il polso.
Quello a cui, da sempre, stava il braccialetto con il lupo di legno: il primo regalo di Jake.
All’altro capo del bracciale, ora, pendeva un piccolo angelo di pietra scura, forse onice.
Avvertii la portiera riaprirsi.
 “E’ bellissimo” sussurrai.
 Un ringhio bassissimo, quasi un lamento, si levò dall’auto decappottabile.

“Meglio che andiate, adesso” intervenne mio padre.
“O dovrete cambiare auto” continuò più piano, sospingendomi verso il nostro mezzo.
“Eh... no! L’ho appena revisionata completamente!” si lamentò zia Rose, emergendo dal retro della macchina.
Era irrealmente bella: una reginetta di bellezza in tuta da meccanico!
“E trattala bene, lupo!” aggiunse “Hai fatto un buon lavoro con lei, sarebbe un peccato!” concluse carezzando il fianco dell’auto.
“Ehi... Jake ricorda: sarà tutta tua per cinque giorni!” disse allegro zio Emmett.
Ma di che parlava? L’auto era sempre stata di Jake!
Mio padre gli ringhiò in faccia e lo zio si ritrasse un po’.
“Eh... dai, Ed! Dovrai piantarla di fare il padre geloso, prima o poi!” provò a dire.
“Sono l’unica che non capisce di cosa parlate?” chiesi mentre mi sedevo sul sedile anteriore accanto a Jacob.
“Sì, nipotina! Decisamente l’unica!” rise zio Emmett.
“Fà la brava!” disse, serio, mio padre
“Sì, papà!”
Con l’età diventi sempre più paranoico, lo sai?
pensai.
Alzò un sopracciglio e si rivolse a Jake.
Non diceva niente, solo, lo fissava, come gli stesse facendo un esame. 

“Insomma... Edward!” sbottò infine il licantropo “Se avessi in testa un solo pensiero che non ti piace... lo sapresti!”
“Appunto” rispose mio padre basso.
“Ehi... papà” se non li avessi interrotti, mi avrebbero fatto saltare i nervi! “Fai il bravo anche tu, ok?” dissi ,cercando di essere ammiccante.
Si irrigidì e quasi tutti i presenti, tranne noi tre e la mamma, scoppiarono a ridere.
Jake mise in moto e, nel tempo di voltarmi a salutare, eravamo partiti.
L’ultimo volto che vidi mi turbò: Nahuel mi fissava triste, come qualcuno che sia costretto a lasciare la propria casa.

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Capitolo 14
*** Casa ***


Ohi... l'ho detto che avevo voglia di portarvi... a casa... no?! ;-)
E poi... mi avete taaaAAAnto incoraggiata con le vostre recensioni! <3
grazie grazie grazie <3 <3 <3
Fatemi sapere che ne pensate ed io farò in modo di non lasciarvi prima di avervi portate ad un punto... decisamente interessante...
:-P
Lilla <3



CAPITOLO 13: CASA

Il viaggio procedeva tranquillo, non c’era affatto traffico e Jacob poteva portare il suo piccolo bolide fino ai limiti della potenza del suo nuovo motore. Seth era l’immagine della spensieratezza: armeggiava con il suo iPOD, con il suo GB portatile, si girava e rigirava in preda all’entusiasmo e, forse, per trovare un modo confortevole di tenere piegate le sue lunghissime gambe nell’angusto spazio del sedile posteriore. Leah sembrava di buon umore anche se, di tanto in tanto, qualche nuvolone oscurava il suo cielo sereno. Quanto a me, mi chiedevo perché mai avessi acconsentito ad indossare quel vestito: troppo formale e frusciante, secondo me, perfetto per il viaggio, secondo zia Alice. E ci aveva aggiunto anche un bello stivale col tacco per cui aveva dovuto litigare con papà.
“Ricorda che mi devi un favore!” aveva detto per spuntarla.
Suo fratello aveva sospirato e scosso la testa.
“Eccoli! Ci siamo gente!” esclamò Seth riportandomi al mio sedile.
“Alla vostra sinistra potete ammirare i monti Olimpici!”
Non lo avevo mai visto così eccitato.
Quanto lo faceva soffrire star lontano da casa?!
“Piantala, Seth!” fece Jacob.
Aveva ancora il muso.
Ma gli sarebbe passata...
“Ehi...” gli dissi avvicinandomi “non sei felice di essere a casa?”
Io ero felice, accanto a lui, in viaggio, come dei ragazzi qualunque di ritorno nei luoghi della loro infanzia meravigliosa.
L’auto sembrò sbandare leggermente, Jake scrollò il suo sguardo dal mio e sospirò.
“Certo che sono felice, Ness... Abbiamo cinque giorni!”
Si voltò per guardarmi, sorridente.
Cinque giorni...
Il nostro viaggio...

Prima che riuscissi a dare un senso ai miei pensieri aveva allungato il braccio sulla mia spalla e si era messo a giocare con uno dei miei riccioli color bronzo. Gli presi la mano e respirai il suo odore.
Qualcuno, dal sedile posteriore, si lamentò piano.
Non ci badai.
Osservai le dita lunghe e affusolate e le feci combaciare con le mie, piccole e pallide.
Mi strinse la mano e la portò insieme alla sua sul cambio.
Non ci staccammo: continuò a guidare con tre mani.

La riserva della tribù Quileute, sulla costa olimpica, era uno di quei posti in cui il tempo sembrava fermo da secoli.
Nulla di strano che fosse la culla di esseri magici capaci di mutare la loro forma da animale ad umana e viceversa.
Era un pomeriggio pieno di sole, quello in cui arrivammo, un sole quasi innaturale, dato il clima caratteristico della zona. La vegetazione sembrava accennare alla primavera ed il sottobosco era pieno di vita. Il mare era incredibile: metallico, splendente e solcato da potenti onde. Il vento pungente ma non sgradevole, almeno... non per i mezzosangue!
D’un tratto, un grosso lupo grigio sbucò dal nulla tagliandoci la strada, l’auto ebbe un contraccolpo ma Jake la riportò in fretta in carreggiata, imprecando: “Paul, sei un idiota!”
“Vado io! Gliela faccio mangiare la sua spacconaggine!” disse Seth sporgendosi dal suo sedile.
“No, Seth!” urlai.
Ma era già saltato fuori dall’auto!
Incurante di noi, si stava togliendo i vestiti per trasformarsi.
Una grossa mano calda coprì i miei occhi che, comunque, si erano già chiusi.
Leah sghignazzò: “Eh... dai! Mio fratello non è uno spettacolo così sconvolgente!”
“Sono circondato da idioti!” sbuffò Jake, sbattendo la mano sul volante.

Alla curva successiva, vedevamo già la piccola casa rossa. Il minuscolo portico sembrava sotto assedio: giovani uomini, donne e bambini stavano lì sotto ad aspettarci. I due ragazzi parlavano fra loro, le donne accudivano i bambini più piccoli, i ragazzini si rincorrevano nel prato.
Davanti a tutti, due uomini guardavano fissi nella nostra direzione.
Jake non riuscì nemmeno a spegnere il motore che nonno Charlie già si sporgeva sul mio sedile: “Renesmee, bambina mia!” gli occhi lucidi, le labbra distese sotto i grandi baffi, i riccioli scuri sempre più radi.
“Ciao, nonno! Mi sei mancato!” lo abbracciai alzandomi.
“Oh... anche tu, tesoro!” fece lui stringendomi più forte che poteva.
“I tuoi genitori ti tengono lontana da me!” si lamentò.
“Non per scelta, nonno. E, poi, ci siamo visti a Natale!” gli ricordai.
“Sì... e tu sei così cambiata!” disse scuotendo la testa piano, come a rimirarmi.
“A me non sembra...”
Non ero cresciuta che qualche centimetro negli ultimi mesi, non doveva esserci una gran differenza!
“Invece, Charlie ha ragione, Renesmee” una voce profondissima accanto a lui “sei proprio bellissima!”
“Billy!” mi abbassai per abbracciarlo, la sua stretta sicura.
“Ehi! E’ mia nipote!” lo rimbeccò mio nonno.
“Chissà...” fece Billy sorridente e guardò Jake che intanto aveva scaricato il nostro bagaglio.
“Ehi... ciao, vecchio! Come stai?” gli fece lui.
“Benone, ragazzo! Starei meglio se potessi abbracciare mio figlio!” gli rispose quell’uomo dallo sguardo millenario.
Guardai Jake con aria di rimprovero.
Lui si avvicinò a suo padre e lo abbracciò come un bambino di sette anni cui sia stato chiesto di farlo.
“Mi sei mancato” gli disse quello.
“Anche tu” fece Jake. Ed era sincero!
“Ciao, Renesmee”
La voce di Sam, il suo sguardo scuro e sereno insieme.
Accanto a lui, come fossero uno lo specchio dell’altra, la sua Emily: “Bentornati!” disse.
Il volto radioso.
Si girò leggermente e lo notai: il grembo tondo e teso, custode di una nuova vita.
“Ci sono novità, come vedi” fece lei, carezzandosi il pancione “Nascerà in estate!”
“Wow...” dissi, senza fiato, e, con la mano, mi sporsi verso di loro, come volessi toccare un miraggio, un miraggio di felicità!
“I muffins sono pronti!” l’urlo veniva dalla finestra della cucina: era Rachel.
Entrammo in casa svelti, ma i bambini ci avevano preceduti: Billy, il piccolo di Rachel e Paul, tre anni, e Leah e Susy, rispettivamente quattro e due anni, le bimbe di Sam ed Emily, avevano circondato la povera cuoca per avere la loro porzione di muffin prima ancora che questi avessero toccato il tavolo!
“Prima dovete lavarvi le mani!” gli intimava lei, ma senza molto successo.
“Paul!” sbraitò cercando di attirare l’attenzione del marito.
Questi era, però, intento ad ingaggiar duello con Jake.
“Sei un idiota!” gli stava dicendo Jacob con la testa dell’amico stretta nella morsa del suo braccio.
“Eri tu ad essere distratto!” faceva lui provando a liberarsi.
“Siete sempre i soliti!” li rimbeccò Quil, dividendoli.
“Paul!” urlò ancora Rachel “tuo figlio ha bisogno di una bella strigliata!”
“Arrivo” rispose lui rassegnato.
“Allora, amico, hai fatto progressi con la... vampira?”
Quil non si era accorto che io li stavo fissando.
Jake sì... grugnì e gli diede una gomitata nel fianco.
“Ehi!” si lamentò lui “Sensibile eh?!” lo provocò senza badare al fatto che erano diventati l’attrazione principale della sala.
“Secondo me, faccio prima io a sposare Claire che tu a concludere qualcosa!”
Non ebbe fatto in tempo a finire la frase che era già volato oltre il divano.
Non fossi stata veloce quanto ero, non sarei riuscita a fermarlo: gli era già addosso!
“Jacob!” feci in modo che mi guardasse.
“Bello... Bello! Fallo ancora, zio Jake!” il piccolo Billy era entusiasta del nuovo gioco.
“Meglio di no, Billy...” dissi io “ora, zio Jake proverà ad acchiappare te. Vero, Jacob?”
Aveva ancora il respiro accelerato. Portai entrambe le mani sul suo petto e si calmò.
“Vero” fece un lungo respiro guardandomi, poi, si volse al piccolo: “Sei pronto?”
Il pulcino annuì. 
“Allora, corri!” lo incitò.
Lasciò che il piccolo scattasse e lo seguì fingendo di non tenere il suo passo.
“Grazie, Nessie” disse Quil rialzatosi.
“Te lo saresti meritato, Quil!” gli feci io, seria.
Jake si fermò e si voltò verso di noi.
“Ora... io prendo te!” disse Billy.
“Ok” gli rispose lo zio tornando a lui più sereno.
“Anch’io! Anch’io!” si accodarono le piccole Uley.
“Ok... vediamo chi riesce a prendere Jacob” proposi ai bimbi.
Jake sorrise, mi mostrò i denti e sgusciò fuori dalla casa di suo padre. Finse di farsi acchiappare dai bambini un paio di volte, per poi sottrarsi, all’ultimo momento, alle loro manine. Gli tesi un paio di agguati, evitando volutamente di prenderlo, poi, un movimento del mio vestito lo distrasse e gli balzai addosso.
“Preso!” gridai trionfante.
“Neanche per idea!” fu la sua risposta. E mi scaraventò tra gli alberi, con una risata.
I bambini applaudirono e io ringhiai dal bosco.
“Ti faccio vedere io” sussurrai mentre già correvo verso di lui.
Ero stata davvero veloce!
Non aveva avuto il tempo di voltarsi e si era ritrovato una quasi vampira coi denti puntati alla sua giugulare.
Si voltò verso di me e l’entusiasmo divenne intensità bruciante, nel suo sguardo.
“Preso...” disse cadendo in ginocchio e portandomi con sé.
Gli sfiorai il collo senza potermi staccare dai suoi occhi, senza potermi staccare da lui.
“Ehi... non dovreste fare certi giochi davanti ai ragazzini!” nonno Charlie stava attraversando il prato.
Sebbene non l’avesse voluto, la sua frase suscitò l’ilarità di tutti gli altri presenti.
Ci raggiunse accigliato e mi aiutò ad alzarmi. Jake sospirò e scosse il capo.
“Sai, Charlie, non pensavo che l’avrei mai detto, ma certe volte mi ricordi Edward!”
Charlie lo fissò perplesso ed anche io.
“Dobbiamo sbrigarci ad andare da Sue.” Billy ci stava raggiungendo.
“Ha preparato la cena per tutti, no?” chiese retorico al nonno.
“Certo. Meglio non farla aspettare!” rifletté lui.

 

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Capitolo 15
*** Cena ***


Giorno a tutte/i
il tempo stringe ed io voglio assolutamente portarvi il più "avanti" possibile!
perciò... il programma è di postare sia oggi, che domani, che dopodomani... contente?! ;-)
dunque...
la prima parte del capitolo è dedicata a Leah e Sue, che sono personaggi che io amo molto <3
la parte centrale è il PUNTO a cui volevo farvi arrivare... :-P
mentre l'ultima parte è un mio personale squarcio sui rapporti tra Charlie e Billy
(la Meyer accenna in BD ad una sorta di tensione a causa di Sue... )
che ho molto amato scrivere! ;-)
ok... vi lascio al capitolo...
non prima di aver ringraziato tutti/e quelli/e che hanno inserito la storia tra le preferite/seguite/ricordate <3
e, soprattuto, tutte quelle che hanno recensito <3 <3 <3
(spero di riuscire a rispondere a tutte in giornata... )
<3 love you <3
Lilla ;-)



CAPITOLO 14: CENA

Sue era una donna di ferro, sanguigna, tenace d’indole, sempre in movimento.
Una donna dal cuore aperto, che aveva amato senza riserve il marito, che avrebbe dato tutto quello che aveva per i suoi figli e che, ora, accudiva ed amava l’ispettore capo della polizia locale.
“Charlie” gli andò incontro e lo baciò.
Lui si irrigidì un poco: le manifestazioni pubbliche di affetto non erano il suo forte.
“Uhm... Sue...  ti ricordi di Renesmee?”
“Che domande, Charlie, l’ho lasciata solo tre mesi fa! Pensi che io sia ammattita nel frattempo?”
“Vieni qui, piccola” fece lei “Cos’hai fatto al vestito?!”
Sull’esclusivo Dior color malva c’era uno strappo lungo quasi quanto la mia coscia.
“Oh... la zia non ne sarà felice!” constatai.
“Dovresti cambiarti” avevano detto Charlie e Jacob, insieme, Billy sorrideva.
“No, non è un problema”
Pensano che prenda freddo?!
“Vieni. Ti darò qualcosa di Leah” intervenne Sue portandomi con sé.
 
La camera di Leah era del tutto particolare, come la sua proprietaria.
Era come se ci avessero vissuto due persone diverse, tra quelle pareti: la piccola Leah che aveva letto, armadio e scrivania coordinati, in tonalità pastello, e l’altra Leah che aveva spogliato il mobilio e le pareti quanto le era riuscito, come a voler cancellare la precedente se stessa.
Ora, con le pareti vuote, la scrivania sgombra e l’armadio graffiato, quella non sembrava più nemmeno la camera di una ragazza.
“Ti avviso: non ho niente di simile a quello” disse Sue, gentile.
“Non ti preoccupare. Non mi interessano tanto i vestiti...” feci io.
Leah, dal letto, si schiarì la voce.
Fummo travolte da una ondata di magliette e jeans nel momento stesso in cui Sue aprì l’armadio.
“Leah! E’ incredibile! Quando ti deciderai a dare una sistemata?!”
“Uffa... mamma! Per fortuna che eri contenta di rivedermi!”
“Oh... dovreste vedere il mio armadio!”
Mi guardarono, entrambe perplesse.
“E’ molto peggio di così... davvero!”
Non mi credettero ma le feci ridere, di gusto.

Alla fine, ottenni una t-shirt blu e un paio di jeans che dovetti arrotolare un po’ agli orli. Decisi che  le trappole col tacco non erano necessarie: nessuno si sarebbe offeso lì, con tutti quei bambini in giro a piedi nudi per la casa. I licantropi c’erano tutti, con le loro compagne... quasi tutti avevano avuto l’imprinting, ormai... e la loro prole. Non avevo mai capito come potessero tante persone, di cui molte dotate di una stazza notevole, stare in quelle casette così piccole!
Infatti, avevamo dovuto dividerci in gruppi ed io e Jake avevamo deciso di mangiare in terrazza.
Con noi c’erano Leah e Seth, Embry e Quil.
Billy arrivò con un nuovo vassoio di carne: “Ragazzi...”
Quil glielo tolse lesto dalle mani.
“Ehm... Jake, volevo chiederti...” esitava “Renesmee... sta da noi stanotte, giusto?”
Mi si fermò il boccone in gola.
“E dove pensi che la mandi? A Forks? Senza alcuna protezione se non quella del nonno sceriffo?”
“Certo certo... Solo.. sai, ora che Paul e Rachel vivono da noi col piccolo, vedi... c’è rimasto solo il tuo letto!”
Deglutii a fatica.
“Allora dormirà lì” disse Jacob “Mi sembra che sia abbastanza grande!”
“E tu?” chiedemmo io e Billy, in coro.
“Io mi arrangerò” disse scrollando le spalle.
“Ah... ah! Jake potrebbe dormire sul tappeto, da bravo cagnolino!” esclamò Quil.
Jacob non disse niente ma strinse i pugni.
“JACOB DORMIRA’ NEL SUO LETTO CON ME”
Ero stata io a dirlo, lenta e decisa?
L’intera terrazza ammutolì. Jake, più muto di tutti, mi fissava.
“Renesmee, vuoi che tuo padre mi stacchi la testa?” si lamentò Billy.
“Non succederà nulla per cui mio padre possa avercela con te, Billy”
Entrambi guardammo Jacob.
“Vero, Jake?” volevo che rassicurasse suo padre, ma anche me.
Jacob annuì un po’, ancora senza parole.
“Questo tu te lo sogni, con Claire!” fece Seth a Quil e l’attività sulla tavola riprese.
Dopo un po’, Jake si alzò.
“Vado a prendere dell’acqua” disse.
Sembrava un automa.

“Era quello che intendevo” mi ridestò Leah, mentre ancora lo osservavo allontanarsi.
“Cosa?”
“Quando ho detto che ora toccava a te.”
Restai a fissarla, interrogativa.
“Quello che hai fatto stasera...” spiegò
“Questo è quello che intendevo quando dicevo che ora tocca a te...”
“Non ti seguo, Leah...”
“Tenere insieme la famiglia” disse, indicando la nostra tavolata.
“Non capisco”
“Non importa” sorrise e mi carezzò una guancia “ma sei la prima vampira che riceve un complimento da me, ricordalo!”
“Grazie” dissi in un mezzo sorriso.
Nonostante non capissi bene dove voleva andare a parare, ero felice di quella specie di confidenza appena sbocciata.

Dopo numerosi altri vassoi di carne e ben tre dolci, il banchetto sembrava volgere al termine.
“Andiamo?” fece Billy.
“Sì” gli rispose Jake che sembrava tornato normale, anche se era ancora taciturno.
“Nonno, noi andiamo” annunciai.
“Oh... piccola, potresti stare da me: in camera di tua madre”
“Mi piacerebbe, nonno, ma, sai, sono questioni...”
“Top secret. Puah!” concluse lui in una smorfia.
“E poi... da quand’è che dormi a Forks, Charlie?” lo provocò Billy.
Il nonno divenne paonazzo.
“Stasera dormirà a Forks, Billy” fece Sue, lanciandogli un occhiataccia.
“Buona notte, Renesmee” disse, poi, rivolgendosi a me.
“Notte, Sue” risposi.
“Notte a tutti” salutai con la mano quelli che erano ancora nel salotto.
“Allora... ci vediamo domani, piccola?”

“Sì, nonno. Passa da Billy dopo il lavoro, ti aspetto”
“Ciao, Charlie” gli fece Jake
“Ah...tu!” il nonno improvvisamente burbero “ Mi raccomando!”
Jacob inaspettatamente si tese.
“Ehi... tranquillo Charlie, ci sono io” gli disse Billy.
“Mmm.. bella guardia che farai!” mormorò Charlie perplesso.
“Migliore di quella che hai fatto tu!” esclamò l’altro, in una risata.
Il nonno aveva di nuovo cambiato colore, ma, fortunatamente, Jacob stava già trascinando suo padre fuori dalla stanza.
“Nessuno che sia capace di tenere la bocca chiusa in questo posto!” disse sbuffando.
“Sù... figliolo! A stare coi vampiri si perde il senso dell’umorismo?!”
Ma era l’unico... a divertirsi.

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Capitolo 16
*** Ninna nanna ***


ciaooooooooooooo ;-)
non so come ringraziarvi, davvero... per tutte le recensioni <3 e per avere inserito la storia nelle preferite/seguite/ricordate! <3
Prometto di rispondere a tutte! <3
Intanto vi lascio al capitolo e...
Fatemi sapere! ;-)
Lilla <3

PS: domani arriva il pov Jake di questo cap... :-P



CAPITOLO 15: NINNA NANNA

Accidenti! Accidenti a zia Alice! Cosa gli era saltato in mente?!
In quale universo parallelo pensava che avrei avuto bisogno di quella roba?!
Avevo setacciato più volte i valigioni ma niente... niente! Non avevo niente da mettere per dormire a parte quelle due oscene COSE che continuavo a fissare inorridita nel bagno di casa Black.
Le due orrende cose erano una camicia da notte di seta color lavanda ed un baby doll cortissimo, anch’esso di seta, ma color caramello.
Come potevo dormire con quelli?! Come potevo dormire con quelli... insieme a Jake??
“Nessie, tutto bene?”
I miei grugniti di lamento lo avevano allarmato, o forse il fatto che fossi chiusa  in bagno da ormai venti minuti.
“Sì, solo... non trovo niente in queste valigie!”
 Niente di decente!
“Vuoi che ti dia una mano?”
“No! No... ci sono riuscita, grazie”
Non era il caso che entrasse in bagno senza che io avessi i vestiti addosso!
“Ok” disse in un sospiro.

Dovevo decidermi. Il baby doll sembrava il meno peggio. O forse no... ma era lo stesso!
Lo indossai. Mi lavai i denti ed entrai in camera di Jacob.
La sua piccola stanza conteneva solo un vecchio armadio di legno antico e molto bello ed un letto, un po’ più grande di un letto singolo ma meno di un letto ad una piazza e mezza. Insomma... un giaciglio insufficiente per il suo saltuario abitante licantropo... figuriamoci per me e lui... insieme!
Deglutii rumorosamente.
“Se vuoi, mi arrangio di là” disse nervoso.
“Di là... dove?”
Nel divano c’era già Billy che aveva ceduto la sua stanza a Rachel, Paul ed al piccolo.
 “Ce la faremo” dissi, provando ad essere convincente “Basterà incastrarci in qualche modo”
Fu preso da un attacco di tosse, la mia battuta non gli era piaciuta?
“Tutto bene?” gli chiesi avvicinandomi.
“Sì scusa” provava a riprendersi “era il pensiero... di incastrarmi a te, così...”
Era arrossito mentre indicava il mio abbigliamento da camera.
D’un tratto avrei voluto sprofondare nelle assi di legno del pavimento.
“Oh... scusa, Nessie” provava a farsi guardare in faccia, ma avevo il volto infuocato e fisso sul cratere che non si decideva ad inghiottirmi.
Si sedette sul letto ed inclinò la testa per superare la coltre di riccioli che nascondeva la mia vergogna.
Mi voltai per fuggire, ma mi afferrò per la vita e mi abbracciò appoggiando la fronte sulla mia spalla.
“Mi piace” soffiò roco sul mio collo.
“Troppo...” sospirò infossando il viso nella mia schiena.
Un brivido caldo mi attraversò da capo a piedi e mi sembrò di perdere le forze.
“Tutto bene?” chiese facendomi voltare.
Annuii ancora a capo chino.
“Dai... ho promesso di fare il bravo!” disse alzandosi.
Il mio cuore perse un colpo.
“Mmm... sei sicura...”
“Sicura”
E per convincerlo mi accucciai in un angolo del letto, schiacciata alla parete, sotto la finestra.
“Come vuoi”
E si sdraiò.
Il letto barcollò al suo peso.
Ci davamo le spalle, cercando di occupare il minor spazio possibile.
Nonostante questo, le nostre schiene quasi si toccavano.
Sentivo il calore del suo corpo trasmettersi al mio, centimetro per centimetro.
Provai a concentrarmi sui rumori del bosco, ma il frusciare del vento era pressoché assente e nemmeno gli animali notturni volevano aiutarmi.
Per un po’ si sentì solo il ticchettio dell’orologio di legno del salone.
Poi Jake cominciò a rigirarsi, evidentemente scomodo nel suo piccolo spazio.
Sembrava accorto nel muoversi ma ciò nonostante ogni spostamento di peso scuoteva le molle della vecchia rete.
Sbuffò, infastidito da se stesso, ed allungò un piede.
Il calore del suo sul mio piede mi fece sussultare.
“Scusa” si lamentò e ritrasse la sua lunga zampa.
“No” feci io e mi voltai.
“Era piacevole” ammisi incontrando il suo torace e poggiandoci la fronte.
Il suo cuore e il mio iniziarono a battere forti: due grossi tamburi nel silenzio della notte.
Allungai i miei piedi verso i suoi, emanavano un tepore incredibile!
Sospirai e lui mi avvolse tra le sue braccia calde, avvicinandomi di più.
I nostri cuori rallentarono piano e si sincronizzarono, ancora tuonando forte.
Il nostro respiro tornò quasi ritmico.
Mi sentivo al sicuro, come un cucciolo nella sua tana, mi sentivo al mio posto, nel posto in cui avrei voluto rimanere per sempre.
“Jake” sussurrai.
“Dimmi” rispose. La sua voce profonda ma lieve.
“Mi canti qualcosa?”
“Eh?” fece un po’ allarmato.
“Non riesco a dormire” spiegai, una bambina lagnosa.
“Ness, io non so cantare!” protestò.
Misi un broncio silenzioso.
Respirò profondamente e cominciò a canticchiare con la sua voce roca e dolce.
Era una nenia Quileute, una ninna nanna cadenzata piena di amore e nostalgia.
Scivolai nel sonno naturalmente.

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Capitolo 17
*** Bonus Tracks ***


ok... avrei dovuto postare domani ma...
non vi dispiacerà mica che io sia in anticipo, giusto?! ;-)
E' che sono in un momento relativamente tranquillo perciò... preferisco approfittarne... prima che finisca e poi...
confesso: avevo bisogno di un po' di Jacob! <3 *_* <3
dunque... si tratta di un capitolo doppio... sulla notte della ninna nanna dal punto di vista del lupo. <3
Lo scrissi perché le mie prime, sempre adorate, lettrici (FediJ <3 e Krissi <3 ) me lo chiesero.
Io ero già un po' avanti con la storia, perciò, forse, noterete uno stile leggermente differente...
La prima parte è uno specchio del capitolo 15, spero non vi dispiaccia...
Avevo bisogno di mettere in evidenza come fossero... speculari... appunto, i loro pensieri in quel momento...
nella seconda parte viene fuori la parte più... passionale... del lupo e di un ragazzo che ha, ormai, 25 anni! <3
Oltre a quella parte di Jacob che si è ar.resa all'Amore... *_*
Fatemi sapere, mi raccomando! ^_^
Io intanto ringrazio voi tutte/i che siete passate/i di qua... <3
chi continua ad inserire la storia nelle preferite/ricordate/seguite <3
e chi ha commentato <3 <3 <3
(prometto di rispondere a tutte prima di partire... ;-) )



Imprinting tornerà il 29 Agosto con il cap 16 *_*
 vi lascio la mia pagina autore, se vi va di farci un saltino...

http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=93140

e quella di un'altra bravissima autrice di efp che si chiama Frytty
http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=16195
e che scrive una bellissima storia su Twilight: Dreams are wishes
...oltre ad un sacco di bellissime storie su Rob! <3

buone vacanze a chi partirà ed anche a chi resterà
vi porterò con me, sempre <3
Lilla *_*



CAPITOLO BONUS TRACK: LA LUNGA NOTTE DEL LUPO

Calma, vecchio, calma!
Non è niente! Non è niente.. Non è niente?!
Nessie nel mio letto non è niente?!
Nessie... letto... Quale letto?!
Questa è una branda, mica un letto!

Non ci sto dentro nemmeno da solo, figuriamoci con lei...
Nel letto... CON LEI!!!
Respira, vecchio, respira!
Pare facile: non ricordo più come si fa!

“Jacob”
Proprio quello che ci voleva: una bella chiacchierata padre-figlio!
“Che vuoi?”
Gli ho ringhiato!
Ho ringhiato in faccia a mio padre!
Proprio come un cane.

“Come stai?”

COME STO?!
“Non si vede?”
Sono crudele con lui, in fondo sta solo cercando di aiutarmi...
“Jacob, se Edward...”
Ecco! Ha detto ESATTAMENTE ciò che non doveva dire!
Il mio sguardo era talmente torvo che lo convinse a desistere, il ringhio, talmente basso da essere appena percepibile al suo orecchio, lo fece sobbalzare.
Si allontana, finalmente...
“Io vado a letto”
Ed io vado all’inferno!
Ci andrò sicuramente! Forse... ci sono già!


Fu in quel momento che i miei pensieri vennero interrotti da un grugnito: proveniva dal bagno e non era il primo.
“Nessie, tutto bene?”
Era chiusa lì dentro da ormai venti minuti.
“Sì, solo... non trovo niente in queste valigie!”
Mmm... chissà che le avrà preparato quella nana della zia?
Se si è consultata con quell’antico di suo padre, Nessie sarà costretta ad infilarsi uno scafandro!

“Vuoi che ti dia una mano?”
Solo dopo averlo detto mi resi conto che avrebbe potuto fraintendermi.
Stavo per aggiungere qualcosa, ma mi precedette.
“No! No... ci sono riuscita, grazie”
“Ok” dissi in un sospiro.

Tornando in camera realizzai che la mia abituale divisa da letto era orribile.
In automatico avevo indossato gli storici pantaloncini azzurri che avevo dall’età di quattordici anni.
Mi stavano ormai talmente corti da farmi sembrare una specie di Big Jim con le gambe troppo lunghe e la muscolatura troppo sviluppata... un mostro! Che altro?!
Dovrei avere un pigiama, no?

Cominciai a rovistare nei cassetti dell’armadio.
Eccolo!
Oh... no! Gli orsacchiotti!
E’ talmente piccolo che potrebbe metterlo Billy!
Lo regalerò a lui!
Così... quando sarà grande e vedrà questi animaletti stampati potrà vergognarsene a morte.
Come me adesso...

Decisi che avrei messo una t-shirt e che avrei tenuto i vecchi bermuda, che erano il meno peggio.
O forse no... ma era lo stesso!
Richiudendo il cassetto, però, scorsi la foto della mamma.
L’avevo conservata accanto al suo regalo per me, che era al sicuro in un sacchetto di stoffa verde smeraldo.
Sei sempre bellissima, mamma!
Gli occhi profondi e scuri, il viso dolce e tondo, il sorriso grande, aperto.
Il suo volto splendeva persino in fotografia.
Chissà che diresti di me, adesso?
Saresti orgogliosa di me, mamma?

Sospirai.
Vorrei tanto che avessi conosciuto Renesmee, sai?

Ti sarebbe piaciuta la mia Nessie!

Mia!
Mia...
Mia?


Sospirai e chinai il capo.

La porta del bagno mi fece scattare in piedi, infilai al volo la maglietta e poi... lei entrò.
Sono morto... sono morto! Sono... MORTO!
In effetti c’ero andato molto vicino: avrei potuto essere il primo licantropo colto da un infarto!
IO SONO MORTO! continuavo a ripetermi mentre l’osservavo avanzare nella piccola stanza.
E sono pure in paradiso!
Solo in un regno celestiale poteva esserci posto per tanta bellezza!
Ne ero sopraffatto! Totalmente.
Nessie percorse la stanza con lo sguardo, il suo denso sguardo color cioccolata, quasi senza accorgersi di me, pietrificato accanto all’armadio.
Per tutti i diavoli! Lei è... cioè... non è nuda... peggio!
Quelle COSE, quei piccoli pezzi di stoffa lucida sono...
Se fosse nuda almeno non starei immaginandomi il suo corpo in ogni più piccolo dettaglio!

Nessie deglutì, ridestandomi dai miei pensieri deliranti.
“Se vuoi mi arrangio di là” dissi nervoso.
Forse ci aveva ripensato...
Di sicuro, ci ha ripensato!
Ecco perché è stata tanto in bagno!

“Di là... dove?”
Lo stava facendo per questo, no?
Per non farmi dormire sul tappeto.
Che cosa ti stavi immaginando, vecchio?
Che volesse passare la notte abbracciata a te?

Quel pensiero mi condusse lontano, troppo.
Non sentii come aveva cominciato la frase, solo come la concluse.
 “...Basterà incastrarci in qualche modo”
Improvvisamente sembrava mi stessero strozzando.
Potrei dire che fui preso da un attacco di tosse, ma sarebbe riduttivo. Molto.
Incastrarci...
Le sue braccia... le mie braccia
Le sue gambe nude... le mie gambe nude

“Tutto bene?” mi chiese avvicinandosi.
Non va bene per niente, piccola! E più ti avvicini, peggio è!
“Certo certo” provai a riprendermi.
E, come un idiota, dissi esattamente quello che mi passava per la testa.
“Era il pensiero... di incastrarmi a te, così...”
Un perfetto idiota. Un perfetto idiota che stava pure arrossendo.
Come una ragazzina! Come una stupida dodicenne innamorata!
Vidi Nessie chinare il capo mentre le sue guance s’imporporavano.
Fantastico, idiota: l’hai anche offesa!
“Oh... scusa, Nessie” provai a dire.
Dovevo vederla, dovevo vedere il suo viso.
Mi sedetti sul letto per spostare la coltre di riccioli che mi separava dal mio unico rifugio: il suo sguardo.
L'unico posto, su questa terra, in cui io mi sentissi completo.
Provò a sfuggirmi, voltandosi, ma l’afferrai per la vita.
“Mi piace” soffiai sul suo collo.
“Troppo” ammisi, nascondendomi nella sua schiena.
Solo in quel momento realizzai che la stavo stringendo a me, solo in quel momento vidi le mie grosse mani stringere la stoffa sottile.
Per un brevissimo allucinante istante immaginai le mie mani accarezzare piano la sua vita, fino a farla voltare verso di me.
Le vidi risalire lungo i suoi fianchi, accogliere il suo mento nella loro delicata morsa, vidi il suo viso a un palmo dal mio e...
E sentii Nessie quasi mancare tra le mie braccia.
“Tutto bene?” chiesi.
Annuì.
L’avevo fatta voltare davvero, stavolta.
Andiamo, vecchio! Cosa ti impedisce di andare avanti?
“Dai... ho promesso di fare il bravo!” ricordai più a me stesso che a lei.
Per la precisione, avevo giurato e stra-giurato mentalmente a suo padre che non l’avrei toccata!
Il suo cuore perse un battito.
“Mmm.,. sei sicura!”
E tu... sei sicuro, Jacob?
“Sicura” disse e si accucciò in un angolo del letto, schiacciata alla parete.
“Come vuoi”
Se davvero lo vuoi..
Il letto barcollò al mio peso.

Ci davamo le spalle, cercando di occupare il minor spazio possibile, nonostante questo, le nostre schiene quasi si toccavano.
Sentivo il fresco sollievo della sua pelle trasmettersi alla mia, centimetro per centimetro.
Per un po’ rimasi ad ascoltare il suo respiro.
Faceva respiri brevi e irregolari, quasi concitati.
Ma se ne stava immobile, immobile e tranquilla.
Lei non è di certo in preda ai bollori come te, lupo!

Non ero mai stato così caldo. E agitato.
Non potei fare a meno di cominciare a rigirarmi.
Cercai di essere silenzioso e agile, ma sembravo un ippopotamo incastrato in una damigiana.
Sbuffai ed allungai un piede.
E la toccai.
Sussultò.
“Scusa”
Scusa... se sono un randagio ingombrante!
“No” disse voltandosi.
“Era piacevole”
Piacevole... piacevole... PIACEVOLE!

Quella parola cominciò a vorticare nella mia testa finché non mi accorsi che si era avvicinata, appoggiando la fronte al mio petto e accarezzando il mio costato con le mani.
Beh... ora sono morto!
E se non lo sono, lo sarò presto: non posso sopravvivere a questo!

Il suo cuore e il mio iniziarono a battere forti: due grossi tamburi nel silenzio della notte.
Allungò i suoi piedi verso i miei.
Brividi.
Sottili brividi di piacere mi percorsero da capo a piedi.
Sospirò.
Sembrava fosse per lei... piacevole!
Stava accanto a me e lo trovava... piacevole!
Dire che ero felice sarebbe riduttivo. Molto.
L’avvicinai di più, avvolgendola tra le mie braccia.
Fuoco e acqua ancor più vicini: il contagio avanzava, centimetro per centimetro.
I nostri cuori rallentarono piano e si sincronizzarono.
Il nostro respiro tornò quasi ritmico.
Mi sentivo al sicuro, come un cucciolo nella sua tana, mi sentivo al mio posto, nel posto in cui avrei voluto rimanere per sempre.
“Jake” sussurrò.
“Dimmi”
Tutto quello che vuoi, quando vuoi.
“Mi canti qualcosa?”
“Eh?”
“Non riesco a dormire”
“Ness... io non so cantare!”
Per chi mi aveva preso? Per suo padre?
Mise il broncio.
Era una esperta in quello.
E questo era il peggiore dei bronci.
Quello che mi faceva sentire in colpa più degli altri.
Il SUO broncio silenzioso.
Tutto quello che vuoi, quando vuoi.
Respirai profondamente e cominciai.
Era una nenia Quileute, una ninna nanna cadenzata.
La preferita della mamma, piena di amore e nostalgia.
Si addormentò come una bambina.
Senza accorgermene, anch’io scivolai nel sonno naturalmente.

CAPITOLO BONUS TRACK 2: DESIDERIO

“Jake... Jake”
Spalancai gli occhi e restai immobile.
Nessie si era stretta a me, agitata.
Dapprima pensai che avesse avuto un incubo.
Ma mi sbagliavo: non si era svegliata.
E non sembrava spaventata, solo, nel sonno, mi cercava.
Mi chiama... mi sta chiamando!
Sei decisamente patetico, vecchio, patetico ed inebetito...
ma felice!
“Jacob” disse ancora.
Com’è dolce il mio nome sulle sue labbra!
Le carezzai con un dito e fu il primo errore.
Aveva infilato il viso sotto al mio mento, tra la spalla ed il collo.
Eravamo vicini, più vicini.
Più di quanto fossimo mai stati. Più di quanto potevo sopportare.
Puoi farcela vecchio, andiamo! Questa notte non può essere eterna!
L’alba comunque era ancora lontana. Troppo.
Decisi che avevo bisogno di distrarmi e cominciai a contare i suoi nei.
Ne aveva tanti!
Chissà come, la sua natura già singolare aveva prodotto anche questa particolarità.
Ne aveva uno sulla guancia sinistra che sembrava disegnato!
E poi due, sopra e sotto la clavicola.
E questo fu il secondo errore.
Cominciai a fissare i due piccoli nei e notai la spallina, leggermente spostata.
Ed indugiai su quel percorso, fino al suo sfociare nelle morbide forme che si alzavano e si abbassavano ritmicamente.
Si alzavano e si abbassavano vicino al mio torace. Troppo vicino!
E questo fu il terzo errore.
Saltai all’indietro.
Non respiravo.
Soffocavo.
Avvertii un bruciore feroce proprio al centro del petto.
Con quel poco di lucidità che mi era rimasta mi assicurai di non averla svegliata.
E poi feci un errore ancora.
Mentre l’osservavo, ancora addormentata, notai la stoffa leggermente sollevata sul fianco sinistro.
E lì, proprio lì, nella curva vertiginosa tra costole ed anca, c’era un piccolo neo, piccolo piccolo...
E la desiderai.
Il desiderio di lei avvampò dal centro esatto del mio corpo, piegandomi le ginocchia, facendomi raggomitolare... come un verme, come un animale!
Così la volevo: in un modo selvaggio e brutale!
La bramavo con una intensità che avrebbe potuto distruggerla.
Una intensità che avrebbe potuto distruggermi!
Senza pensarci, fui fuori da quella stanza.
Senza pensarci, fui lupo. Totalmente.

-Ehi... Jake... cosa...?-
I pensieri di Sam s’interruppero non appena intercettarono lucidamente i miei.
-Sam, potresti...-
-Vai, Jake. Ci sono io qui-
-Grazie-


La notte era silenziosa a La Push.
Vicino al mare, però, si avvertiva che il vento andava rafforzandosi.
Come ci fossi arrivato, al mare, non seppi mai spiegarlo.
Ma, forse, so perché sono qui.
Semplicemente il mare mi calma.
Soprattutto il mare di notte.

Scuro e gonfiato dal vento, spandeva il suo ampio respiro sulla scogliera.
Quante volte avevo sentito il suo richiamo?
Quante volte avevo sognato di perdermi in esso?
E poi?
E poi è arrivata lei...
Ed io ho avuto un motivo per restare!

Realizzai che quella notte, per la prima, volta mi ero allontanato da lei.
Non per una qualche inevitabile necessità o dovere.
No! Io sono scappato da lei! Dalle sue braccia!
Lei che è nella mia terra, nella mia casa, nel mio letto, mezza nuda...
C^^^^one!!!

Senza averlo deciso stavo già correndo verso casa... verso lei!

-Jake sei già..-
-Tornato-
conclusi per Sam
-Lei ti ha chiamato, nel sonno-
-Sì... lo so-

Per quello non avevo bisogno del super udito, avrei saputo che lei aveva bisogno di me anche se fossi stato in un altro continente!
-Va a casa, Sam. E’ tutto tranquillo qui-
-Ehi.. sono ancora io l’alpha, QUI!-
-Certo, certo-


Rientrai ed indossai i primi pantaloni che trovai.
Lei era lì.
Era ancora lì.
Ed io seppi che non sarei riuscito a tornare in quel letto.
Non senza desiderarla, non senza averla, non senza prenderla...
Ma le sarei rimasto accanto, in OGNI caso.
Avrei potuto mettere in ordine, intanto.
Darmi una ripulita. Persino... cucinare!
Ma non sarei scappato, mai più!
Qualunque cosa accada.

“Del domani non so nulla” mi aveva detto una volta suo padre.
Se ami qualcuno è così: il tuo domani dipende in qualche misura dalla persona che ami.
Nel mio caso, totalmente!

“Jake...”
“Sono qui, per sempre”

 

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Capitolo 18
*** Pavimento ***


me chiede perdono per il ritardooooooo :,(
questi primi due giorni a casa sono stati tremendi!
voglio tornare indietroooooo :,(
ok... la pianto col pianto... XD
(come potete notare la vacanza non ha giovato al mio sense of humour! :-P )
cmq... questo è sempre uno dei miei capitoli preferiti! Ogni volta che lo rileggo Jacob Black <3 mi "ammazza" con le sue parole! <3
Come vedrete, il rapporto tra Jake e Nessie è alle porte di un (direi, a questo punto, parecchio atteso) cambiamento... ;-)
Solo una piccola precisazione: io penso che Jacob e Bella si siano molto amati, nelle pagine della Saga.
Penso anche che il loro amore si sia trasformato nel momento in cui è arrivato, anche per Jacob, l'Amore, quello che sfonda la logica ed il buon senso, quello che fa tanto male quanto bene, quello a cui non puoi dire di no!
E' questo il vero Imprinting per me... *_*
Ora... non mi resta che ringraziarvi immensamente di aver letto <3 , inserito la FF nelle seguite/ricordate o preferite <3
e, soprattutto, per aver commentato! <3
(Prometto di rispondere al più presto a tutte!)
Il prossimo aggiornamento di Imprinting arriverà lunedì.
Questo perché Venerdi comincio a postare qui su efp una storia a cui tengo molto.
Si chiama Just a Boy ed è una storia su Robert Pattinson.
So cosa state pensando: "A me non piace Rob!"
Ma qui non c'è nessun Robert-principeazzurro né Robert-sciupafemmine e quasi per nulla Robert-Edward Cullen
Just a Boy è la storia di un ragazzo di nome Robert Pattinson.
Solo un ragazzo, appunto.
Per questo... mi farebbe piacere che passaste a darle un'occhiata... ^_^
Ultimissima cosa: mercoledì arriva una sorpresa.
Forse una sorpresa un po' sconvolgente.... ma pur sempre una sorpresa! ;-)

LillariguardaLeah... :-P

CAPITOLO 16: PAVIMENTO

Sapevo solo che stavo cercando, non sapevo se qualcosa o qualcuno, ma lo stavo cercando.
Prima ancora di sapere che lo stavo cercando. Prima ancora di sapermelo dire.
Mi sporgevo, non capivo da dove, ma mi stavo sporgendo.
Lo cercavo, sapevo che era lì, che lo avrei trovato.
Lo cercavo e mi sporgevo. E...

“Ohi!”
Il pavimento aveva interrotto il mio sogno... e la mia caduta.
“Non ci credo!” Jacob si stava sbellicando “Sei caduta dal letto!”
“Stavo sognando!” protestai mettendomi a sedere.
“Di volare?”
“No! Cercavo qualcosa... o qualcuno”
Sorrise e mi aiutò a rialzarmi.
Attraverso la finestra, potenti raggi di sole inondavano la stanza. Il cielo aveva dei colori incredibili: turchese scuro da un lato, lampone fluo dall’altro: aveva appena albeggiato.
“E’ così presto” constatai.
“E tu sei sveglio...” e vestito!
“Da un po’” disse in un alzata di spalle “ho fatto un giro” continuò spostando lo sguardo verso la vetrata “e ho preparato la colazione” aggiunse.
Jake ai fornelli? Quantomeno sospetto!
Uscendo dalla sua stanza incrociai il piccolo specchio nel corridoio.
“Oddio!”
“Che c’è, Nessie?”
“Ho un nido sulla testa!”
La sua risata fu spontanea e fragorosa.
“Ehi... piantala!” lo spintonai un po’ mentre mi cacciavo in bagno.
“Ehi! Stai diventando forte, ragazzina!”
Mi aveva seguita.
“Guarda! Sono orrenda!” gli indicai il cespuglio a cui ero attaccata.
“Davvero...” disse lui... con uno strano tono.
Mi voltai.
Mi osservava come un bambino che veda per la prima volta il mare: trepidante ed incantato.
Era insostenibile. Ed imbarazzante.
Cercai di mascherare la vergogna per irritazione mentre il  mio volto in fiamme si rifletteva allo specchio.
“Non ce la farò mai a districarli!” dissi mettendomi a litigare coi miei capelli.
“Ti aiuto” propose.
Quando si avvicinò per cominciare a sbrogliare la matassa, una nuova vampata di rossore mi avvolse.
Come eravamo strani, riflessi insieme in quello specchio! Lui, così alto e scuro, ed io, piccola e chiara.
Avrebbe potuto avvolgermi completamente con una sola delle sue muscolose braccia!
Scossi la testa: i miei pensieri si stavano spingendo verso nuove direzioni...
“Non va bene?” chiese deducendo che fossero le sue abilità di pettinatore a meritare il mio scetticismo.
“No. E’ che credo che l’unico modo di venirne a capo sia lavarli” dissi rassegnata.
“Oh... Beh... qui c’è una vasca...” fece lui, indicando la forma di porcellana dietro di noi.
“Oh! E qui c’è l’acqua!” esclamò aprendo il rubinetto, in un espressione di finto stupore.
“Divertente...” risposi sarcastica “Ne approfitterò, allora”
Mentre mi dirigevo verso la mia valigia, quasi inciampai sui suoi piedi.
Mi prese per i gomiti e mi fermò con la faccia a pochi centimetri dalla sua.
“Mmm.. non riesci a non puntare il pavimento, stamattina”in viso: più che una punta di malizia. Dannato licantropo sbruffone! Mi aveva fatto arrossire di nuovo!
Mugugnai qualcosa mentre mi liberavo dalle sue braccia, e dalla sua faccia.
Cominciai a rovistare nella valigia.
“Questo l’hai preso da Bella”
“Cosa?”
“Tua madre era piuttosto... goffa, prima di diventare una succhiasangue, naturalmente”
Per un momento, la confusione s’impossessò totalmente di me.
“Io non sono goffa!” proclamai, infine, voltandogli le spalle.
“Stamattina sì” sussurrò al mio orecchio.
Pensai che metà della mia testa sarebbe esplosa a causa del calore che sentivo.
Ma un pensiero più urgente e irritante mi salvò.
“Ti piaceva?” chiesi, ancora china sul mio bagaglio straripante capi firmati.
Sbirciai verso di lui che mi fissava interrogativo, il cipiglio arrogante s’era dissolto completamente.
“Baciarla...” dissi mentre deglutivo “Baciarla... ti piaceva?”
Avessi potuto sarei entrata per intero nella valigia e mi ci sarei anche chiusa dentro!
“Ah! Ne avete parlato” il suo cuore si era fermato. Ed anche il mio.
“Due sere fa” il mio tono di voce incolore, il capo sempre chino.
“Ah...” fu il suo unico commento.
“Allora?” feci io, con pessima disinvoltura.
“Nessie!” si lamentò lui.
“Voglio saperlo” rialzai la testa e lo guardai decisa, o almeno avrei tanto voluto sentirmi... decisa.
“Renesmee” sbuffò sedendosi sul bordo della vasca.
Era probabilmente la prima volta che mi chiamava col nome che mi avevano dato i miei genitori.
“Ci sei sempre stata tu! Solo tu!” disse, accorato.
“Non è vero!” spostai il mio sguardo dal suo, capricciosa.
“Sì, maledizione! E’ così! Solo che... non lo sapevo. Nessuno dei due lo sapeva.”
Mi aveva preso i polsi e mi aveva tirato a sé perché lo guardassi.
“Ed ora... come lo sai?” lo sfidai.
“Lo so da quando ti ho visto” disse, intenso.
“Quando ti ho visto io...”
Non trovava le parole.
“L’Universo ha ritrovato il suo posto, ed io con lui!”
Dicendolo aveva lasciato le mie mani e si era perso nei miei occhi.
“Ma ero... appena nata!”
“Ed avevi lo stesso sguardo che hai ora” sussurrò incatenato, incatenandomi.
“E da allora, ogni giorno, ogni volta che ti vedo, è come allora. Ed allo stesso tempo è sempre diversa, eri una neonata e io ti ho accudito, una bambina ed io il tuo compagno di giochi, una ragazzina ed io il tuo lupo gigante, ed ora sei una donna ed io...” non gli resse la voce, e nemmeno lo sguardo.
“Nessie” riprese, incalzandomi di nuovo con i suoi profondi occhi scuri “io mi innamoro di te ogni giorno di nuovo!”
I monti Olimpici avrebbero potuto squarciarsi per la potenza di quelle parole. Il mio cuore lo fece.
“Ogni giorno di più” sospirò “davvero... quando credo di non poterne reggere ancora, l’amore aumenta” concluse con in volto la verità di quelle stesse parole.
Ed io? Non avevo niente da dire? La più incredibile delle dichiarazioni d’amore riceveva in risposta solo il silenzio ed un’espressione basita?
Provai per un paio di volte ad articolare qualche sillaba ma senza alcun successo.
Sorrise, dolce, ed immerse le dita di una mano nell’acqua della vasca quasi colma.
“Mi sembra vada bene” disse alzandosi.
“Jacob”
Allungai una mano verso di lui ed il calore del suo corpo si prese tutto il braccio.
Mi ritrovai ad accarezzare la sua lunga schiena nascosta dalla maglietta.
Una specie di basso ruggito sfuggì alle sue labbra.
“Anche per me è difficile” deglutii “starti vicino è diventato così... beh... diciamo intenso”
Lo sentii sorridere mentre apriva la porta.
“Buon bagno, piccola” disse uscendo.
La porta si chiuse ed io potei sprofondare sul pavimento... come sognavo di fare da un po’.

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Capitolo 19
*** Chiacchierata ***


Buonasera a tutte/i <3
perdonate se ho fatto tardi.
Dunque, il capitolo è piccino, per questo, se voi recensirete in tante/i... :-P
mercoledì posterò un altro capitolo, anzi... IL capitolo... quello che stiamo tutti attendendo ;-)
un abbraccio immenso <3
grazie ancora a chi ha inserito la storia tra le preferite/ricordate/seguite <3
e grazie a chi ha commentato! <3
venerdì ho cominciato a pubblicare una storia a cui tengo tanto...
se vi va di passarci mi farebbe troooooppo piacere *_*

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=803452&i=1
Lilla <3


CAPITOLO 17: CHIACCHIERATA

“Nessie?” una voce chiara e femminile mi fece sussultare.
Ero quasi in dormiveglia.
Nella piccola vasca dei Black la temperatura dell’acqua era perfetta, la schiuma si era messa a giocare col mio corpo e coi miei capelli ed io avevo ritrovato il caldo rilassamento della notte appena trascorsa.
“Nessie?”
Poi quella piccola e cristallina voce mi aveva ridestato dal torpore.
Prima che potessi rispondere, era già dentro, la porta chiusa alle spalle.
Sobbalzai, quasi acquattandomi.
“Ehi... sono io!”
Le mani in segno di resa, Rachel teneva lo sguardo basso.
“Non ti guardo, se ti da fastidio” promise.
 “Volevo solo... parlare” sembrava titubante.
“No. E’ ok” dissi rimettendomi a sedere.
La schiuma mi copriva quasi completamente, quindi poteva anche guardare, se voleva.
“Va bene... ma potevamo parlare anche dopo” aggiunsi.
“No!” precisò “Con Jake in giro, no!”
“Jacob? Ma... dov’è?”
“E’ fuori con Paul. Senti, Nessie, io non voglio impicciarmi...” si sistemò sul bordo della vasca.
Mi guardava, esitante.
“Però, forse tu... vorresti chiedermi qualcosa?”
“Io... Jake.... Jake ti ha detto...?!” ero arrossita.
“No, no!” mi rassicurò “Loro non parlano con noi delle cose che sanno... l’uno dell’altro ma...”
“Ma?”  incalzai.
Sospirò.
“Ma si fanno continue battutine” fece una smorfia “e, poi, sai... io sono la moglie di Paul...” alzò gli occhi al cielo, poi proseguì: “ho una certa esperienza di approcci licantropeschi!” concluse ammiccando.
“Cioè?”
“Cioè.. non so se lo hai notato ma, a volte, possono essere un po’... irruenti, direi” disse sorridendo.
“Irruenti è una buona definizione” acconsentii sospirando.
“E... focosi, diciamo”

“Eh... no! Focosi è troppo poco, davvero!” dissi, e ridemmo entrambe.
“Rachel!” la voce di Jacob era qualche tono sopra l’indignato, più che furioso.
“Ascolta” disse lei svelta “l’unica soluzione è che prenda tu l’iniziativa”

“Cosa?”
“Rachel!” tuonò il fratello da dietro il nostro uscio.
“Non puoi venire a prendermi qui, fratellino: è nuda!” lo provocò lei.
Io sussultai e Jacob ringhiò.
“Ok... Nessie, ricorda:” fece lei, con l’atteggiamento di un personal trainer “INIZIATIVA” scandì.
“Maledizione, Rachel!”
“Fallo però!” continuò “Dagli un’altra possibilità, ok?”
Annuii ma non sapevo bene a cosa.
“RACHEL!!!” la furia incarnata l’attendeva là fuori.
“Aspetta” trattenni la sua mano già sulla maniglia.
Uscii dalla vasca ed indossai l’asciugamano.
Senza che potessi dirmi perché, mi sentivo grata verso quella ragazza e la nostra prima vera conversazione.
“Rachel, prima che io...” la lingua gli restò letteralmente appesa nel momento in cui mi vide aprire l’uscio al posto della sorella.
“Jacob, tu non le farai del male, vero?!” gli chiesi fissandolo negli occhi.
“E perché mai?!” la rabbia aveva ripreso possesso di lui.
Mi avvicinai di un passo per essere più convincente.
“Perché io voglio che tu non le faccia del male” scandii piano.
Il cuore di Jacob cominciò a martellare ad una velocità tale da convincermi a fare marcia indietro.
Rachel ne approfittò per uscire sghignazzando: “Paul, devi vedere la faccia di Jacob adesso!”
“Maledetta!”
Non feci in tempo a trattenerlo. Non l’avrebbe uccisa. Forse.

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Capitolo 20
*** Il secondo ***



eccoci qua... IL capitolo... anzi... Il secondo! ;-)
mi scuso per l'ora un po' tarda, son sempre delle giornatine piene le mie e, inoltre, ho maleficissimi piani all'orizzonte...
(ed anche questo, se mi conosceste, sapreste che non è propriamente una novità! :-P )
ringrazio tutti quelli che continuavo ad inserire la storia nelle seguite/ricordate/preferite <3 love you <3
e ringrazio chi ha recensito <3 love you sooo much <3
(vi rispondo appena ho un nanosecondo, promesso!) e dedico il capitolo a Steffy e Teresa per il loro amore infinito nei miei confronti e nei confronti di questa storia <3 <3 <3
fatemi sapere, mi raccomando... *_*
Lilla <3

PS: a Lunedì qui su Imprinting ed a Venerdì con Just a Boy
kisses <3



CAPITOLO 18: IL SECONDO



Dopo colazione proposi di andare a fare un giro in spiaggia.
Era una splendida giornata ed io avevo voglia di rivedere da vicino l’oceano.
Il mare aveva sempre esercitato un incredibile richiamo su di me.
Come fossi irresistibilmente attratta da quell’enorme e potente mistero, affascinata ed impaurita allo stesso tempo, come dinanzi ad un ineluttabile destino.
Non mi deluse. Come avrebbe potuto?
Ogni volta la vicinanza con il suo ruggito mi lasciava senza fiato!
La brezza si era addolcita rispetto al pomeriggio precedente, ma bastava a rendere le acque spumeggianti e la spiaggia quasi deserta.
A noi non dava alcun problema.
Ero riuscita a rinvenire dei jeans, nei due forzieri di Dior, ed anche un twin-set dello stesso colore del mare di La Push.
Quel mare mi ricordava Jake, il suo odore soprattutto. Anche se Jacob aveva un odore da creatura di boschi, c’era in esso qualcosa di salmastro, qualcosa di quella terra consumata dalle onde.
Jake aveva indossato dei jeans neri e una t-shirt, anch’essa nera, ma con le maniche lunghe e i bordi grigio scuro.
“Bella maglietta” dissi, tanto per cominciare una conversazione.
“Me l’ha regalata Rachel” ringhiò.
Accidenti! Pessimo argomento!
Ripiombammo nel silenzio che aveva accompagnato tutta la nostra mattinata.
Non so quale fosse la ragione per cui Jake aveva taciuto ma a me tornava alla mente una strana chiacchierata in vasca da bagno. Ed una parola: iniziativa.
Forse Rachel aveva il potere di influenzare la mente?!
Jacob cominciò a camminare sulla spiaggia, a zig zag. Lo seguii.
Giungemmo accanto ad un tronco mezzo eroso dalla salsedine, se ne stava lì: un grande ragno chiaro sulla sabbia scura.
Jake lo fissò e sorrise.
“Bello” constatai e mi ci sedetti.
Jacob si mise a sedere a terra con la schiena poggiata al tronco e le gambe semidistese.
Ci furono altri minuti di silenzio.
Non saprei dire quanti. So solo che fissavamo il mare e tacevamo.

“Nessie...” esordì lui.
INIZIATIVA pensai.
“No” mi sporsi per chiudergli la bocca con le dita e non ebbi più la forza di allontanarmi.
Fissavo quel viso incredibile e sapevo dentro ogni singola parte di me che non me ne sarei mai potuta separare. Mai.
“Vorrei... provare una cosa” gli dissi mentre con l’indice percorrevo il contorno delle sue labbra.
Quelle labbra carnose e scure erano diventate una specie di calamita potentissima, mi invitavano.
“Ma tu devi stare fermo” gli spiegai accostando piano il mio viso al suo.
Se tutto il suo corpo non avesse pulsato mentre mi avvicinavo avrei potuto dire che si era pietrificato.
Ma pulsava ed emetteva onde di calore.
Poggiai le labbra sulle sue. Un brivido percorse la sua schiena, una vampata la mia.
Il suo sapore era indescrivibile, sapeva di mare naturalmente.
Inclinai il capo e premetti un po’ le mie labbra sulle sue.
I suoi grandi petali si dischiusero e il suo fiato si riversò sulle mie labbra piccole e fredde.
Fu come avvicinare il viso al camino: m’incendiò!
Cominciò una strana conversazione di labbra: premevano le une sulle altre, si esploravano, si scoprivano e si celavano in un tira e molla che avrebbe potuto essere infinito.
Poi cominciarono a cercare oltre la bocca: sul mento, sulle guance, sugli zigomi, c’erano talmente tanti punti da assaporare!
Ogni piccolo bacio, ogni carezza tra i capelli o sulle spalle mi faceva sussultare come se  il fuoco si estendesse e venisse a prendersi tutto, un pezzo alla volta.
Allo stesso tempo, quell’incontro mai avuto prima era come un ritrovarsi, come se quell’intimità fosse semplicemente stata rimandata a lungo ed a lungo attesa, forse, da milioni di anni.
“Nessie, Nessie” sussurrava sollevandomi i capelli per baciarmi sotto il mento, sul collo, dietro l’orecchio.
Con l’altra mano avvicinò il mio torace al suo.
Il mio cuore ne uscì e si mise a cantare in qualche luogo fuori di me.
Ritrovai le sue labbra e le percorsi con la mia piccola lingua.
Sapevano di sale, ma anche di terra e pulsavano di sangue. Deliziose.
Prima che le avessi percorse tutte, la sua lingua era venuta a cercare la mia.
Sobbalzai un po’ all’indietro, ma la sua mano dietro la nuca mi trattenne, mi riavvicinò e mi schiacciò contro la sua bocca. Premette sulla mia e mi ebbe.
Le nostre lingue giocavano in modi che non sapevo e non avrei mai saputo descrivere.
Era come se mi stesse baciando anche l’anima!
Sentii qualcosa di caldo e viscido provare a risalire dalla mia gola.
Le sue mani incandescenti percorsero la mia schiena, raggiunsero i fianchi e avvicinarono il mio bacino al suo facendomi sedere sulle sue gambe mentre io mi sentivo mancare.
Le mie mani cercarono la sua pelle di bronzo, sotto la maglietta, all’altezza dei fianchi.
“Nessie”
Gemette e rovesciò il capo all’indietro mentre tutto il suo corpo s’inarcava verso il mio.
Poteva quell’estasi non avere fine?!
Le sue labbra brune e piene erano un invito irrifiutabile: improvvisamente, desideravo morderle.
L’avevo morso tante volte da piccola.
Un solo morso, piccolo piccolo, non può fargli male! Non sono mica velenosa!
Fissai per un secondo quell’incredibile tentazione. E cedetti.
Un solo dente penetrò le sue labbra.
Sentii qualcosa di vischioso scendere dai miei denti.
Jake gemette ancora.
Ed il migliore dei paradisi possibili divenne il peggiore degli inferni.

Ehm... ehm... sarete desiderose, credo... di sapere... cosa... è successo...
Bene... nel capitolo ci sono due richiami: uno è al film di Twilight, l'altro al libro.
Quello che riguarda il film non vi chiedo neppure di cercarlo perché mi sembra lampante.
Chi trova per prima il richiamo al libro con la pagina in cui si accenna all'"intruso" e me lo scrive in una recensione avrà uno spoiler sul prossimo cap... ;-)

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Capitolo 21
*** Veleno (ed Extra) ***


Buongiorno Bimbe Belle <3
mi scuso immediatamente per il ritardo. :,(
Tra ieri sera e stamani non sono stata affatto bene... e non me la sono sentita di postare in "quelle" condizioni.
Per farmi perdonare ho deciso di aggiungere al capitolo 19 un extra: è un Jacob pov <3 !
Spero vi piacciano entrambi.
Ringrazio tutteeeeeeeeeeeeeeeeeee per le recensioni  e per l'affetto <3 <3 <3 !!!
Ringrazio anche coloro che continuano ad aggiungere la storia tra le preferite/ricordate/seguite e coloro che passano di qua solo per leggere (certo che se lasciaste un segno mi fareste proprio felice... :,( )

due cose:
la vincitrice del concorso "trova l'intruso" che avevo "indetto" lo scorso capitolo è Sorriso_Sghembo !!! ^_^
La quale ha individuato il tronco bianco su cui avviene il bacio tra Jacob e Nessie come lo stesso che "appare" tra le righe di NM.
Per la verità, la prima apparizione del tronco avviene in Twilight, il libro, come vi avevo suggerito, è il luogo in cui avviene la conversazione tra Bella e Jacob sui Freddi.
Il premio consiste in uno spoiler su Imprinting: in pratica Sorriso_Sghembo è autorizzata a rivolgermi una domanda sulla storia, alla quale io DOVRO' rispondere sinceramente, pur riservandomi di essere reticente, per non rovinarle tutta la sorpresa.
Perciò Sorriso_Sghembo pensaci bene! Potrai rivolgermi la domanda via mail o su una recensione.
La risposta sarà assolutamente riservata e personale!
Grazie comunque a tutte per aver partecipato ed a Steffy <3 che ha indovinato in seconda battuta. ^_^
Il capitolo è dedicato alla vincitrice! *_*

l'ultima cosa: poiché la follia non ha limite...

http://www.facebook.com/groups/281106931902704/
è un gruppo su Fb (per cui per accedervi dovete avere un contatto Fb) chiuso (per cui dovrete chiedere l'ammissione alle due admins -tali Georgiana Darcy e Caroline Hawkins- due che davvero non so chi possano essere... :-P ).
Ci saranno gli aggiornamenti delle mie FF ed i miei scleri sulla saga (e non solo su quella di Twilight) ,su Robert, Taylor, Ian, Benjamin... insomma, ci siamo capite! ;-)
Mi farebbe piacere che passaste di là! *_*
vostra CaroLilla ;-)

PS: me lo date un vostro parere anche su questo?! :,(

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=803452&i=1


CAPITOLO 19: VELENO

Jacob si torceva e gemeva di dolore sotto di me.
Non l’avevo mai visto così: l’avevo visto sorridere con due costole rotte, l’avevo visto camminare con una spalla lussata.
Ma non l’avevo mai visto così: in preda alla sofferenza.
Come era possibile? Cosa era potuto accadere?
Un momento prima ci libravamo nei cieli più alti ed il momento dopo lui si dimenava sulla sabbia come su un tappeto di chiodi.
“Ness...” non gli riusciva neppure di pronunciare il mio nome, sembrava gli mancasse il fiato.
Il collo gli stava diventando viola e dalla faccia il gonfiore si stava estendendo alle braccia ed al torace.
Come in una reazione anafilattica: Jacob sarebbe soffocato!
“Jake, Jake!” lo scossi, la sua temperatura corporea rasentava il punto di ebollizione dell’acqua.
“Dimmi cosa succede? Che devo fare, Jake?” quanto mi sentivo inutile e stupida in quel momento!
“ Il veleno...” disse strozzato “devi... succhia via il veleno!”
Il veleno? Il MIO veleno?
Mi accorgevo solo in quel momento che tutta la reazione che lo stava uccidendo partiva da un piccolo segno sul labbro: il segno di un dente, un dente velenoso!
Quando mi resi conto di ciò che stavo facendo avevo già cominciato a succhiare.
All’inizio sentii solo il viscido sapore del demone che ero, poi quello fluì nella mia bocca mischiato al suo sangue.
Il sangue caldo del mio lupo aveva il sapore più delizioso che avessi mai assaggiato!
Quel sapore scendeva lungo la mia gola in fiamme, era dissetante: appagava pienamente un oscuro ma potentissimo desiderio!
Provai qualcosa di molto simile all’eccitazione che mi aveva spinto a morderlo. E me ne vergognai.
Vergognandomene ritrovai un po’ di lucidità.
Bastò perché mi rendessi conto che il corpo di Jacob era ora immobile e freddo sotto di me.
Quasi ghiacciato. Lo stavo dissanguando!
Lo lasciai in preda all’orrore per me stessa.
Ero un mostro!
E l’avevo quasi ucciso!
Il respiro era lievissimo ma regolare. Il battito del cuore appena percettibile.
La morte sarebbe stata una punizione troppo lieve per ciò che avevo fatto!
Presi Jacob tra le braccia, il suo grande corpo freddo stava a malapena nel mio piccolo abbraccio.
E cominciai a correre. Lontano dall’orrore. Lontano da me!

Trovai Billy affacciato alla finestra insieme a Paul. Sam ci stava raggiungendo.
Tutti e tre inorridirono vedendomi arrivare. Ma non mi fermarono.
Portai Jacob nella sua camera, lo adagiai sul letto.
“Renesmee cosa hai... cosa è successo?”
“Billy...” i singhiozzi erano già lì da un po’, solo non me n’ero accorta.
Provai a scacciarli via: non avevo il diritto di piangere!
“Carlisle... bisogna chiamare Carlisle!”
Sam mi passò un cellulare col numero già composto.
“Sam?” la voce del nonno allarmata.
“Nonno” i miei singhiozzi come enormi cavalloni s’infrangevano sul mio cuore pietrificato.
Niente poteva arrestarli!
“Renesmee!” mio padre aveva strappato il telefono al suo.
“Oh... Papà!”
Sono un mostro! avrei voluto aggiungere.

“Renesmee, stai bene?!”
“Sì, papà...” ma vorrei che le fiamme dell’inferno mi ingoiassero!
“E’ Jacob...” non ero capace di continuare “Dovete venire, papà!”
“Ma cosa... ok arriviamo, tesoro! Io e Carlisle saremo lì al più tardi domattina”
Continuavano a uscirmi dal petto versi e singhiozzi violenti.
“Renesmee, ascoltami, andrà tutto bene, te lo prometto! Ma se tu continui a piangere così io guiderò come un pazzo e...”
“NO! No! Io... mi calmo! Ora... mi calmo.” il ricatto morale funzionava sempre con un Cullen.
Respirai profondamente ed i singulti, almeno quelli, rallentarono.
“Bene. Partiamo subito allora!”
“Papà, vai piano” sapevo bene che il piano di mio padre comprendeva il limite di velocità della Vansquish e non osavo nemmeno immaginare come potesse fare a spingerla oltre. Ma nel dubbio...
“Vedrò quello che posso fare” promise lui dall’altro capo del telefono.
“Ti voglio bene, papà!” Ma tu non meriti una figlia come me!
“Anch’io, Renesmee. Sto arrivando”
La mia unica speranza terminò la nostra comunicazione ed io potei ri.sprofondare nei miei tormenti.

Passarono alcune ore prima che potessi calmarmi.
In verità, ad un certo punto semplicemente mi mancavano le forze anche per continuare a piangere.
Poggiai la testa sul letto, accanto ai suoi piedi ancora freddi ed immoti.
Nulla era cambiato in quelle ore, era rimasto così: vivo ma incosciente.
Forse non ce la faceva a riemergere dall’orrore che aveva subito, o, forse, quella era la mia punizione.
Una pena ancora insufficiente ma comunque terribile, tanto dolorosa da andare ben oltre il limite di ciò che avrei creduto di poter sopportare.
Vederlo stare fermo e gelato in quel letto era come essere trafitta nello stesso momento in ogni cellula del mio corpo da aghi affilatissimi.
Eppure non bastava! Perché in quel letto ce l’avevo messo io!
Avrei davvero desiderato delle punte acuminate nella carne per poterle spingere più profondamente!
Sam e Paul l’avevano coperto e poi erano andati via.
Probabilmente in un posto tranquillo per poter parlare della succhiasangue-assassina.
I denti di licantropo dovevano fare abbastanza male: avrebbero potuto rappresentare una soluzione!
Ah... ma nessuno di loro avrebbe osato...
“L’imprinting di un altro licantropo é intoccabile” mi aveva spiegato Jacob una volta.
Cosa aveva fatto di male questo ragazzo per meritarsi una condanna del genere?
Cosa ha fatto per meritarsi me?
Due grosse gocce calde scesero sulle mie guance, sentivo gli occhi gonfi e stanchi.
“Dovresti riposare, Renesmee” una rugosa mano calda si era poggiata sulla mia spalla.
Il calore del contatto mi fece sobbalzare e ripresi a tremare.
“Nessie... calma! Calma!” mi aveva abbracciato per tranquillizzarmi.
“Perché? Perché?” Perché era accaduto tutto questo?
“E perché tu non mi odi?!” quasi urlavo mentre mi scostavo da lui.
Lo sguardo di Billy era tenero e aperto.
“Come potrei odiarti, Nessie?” disse scuotendo un po’ la testa.
“Ma io l’ho quasi ucciso!” ora stavo davvero urlando, tra i singhiozzi.
Billy si volse verso Jacob e gli carezzò la fronte.
“Tu gli hai dato la vita” sussurrò.
“Cosa?”
Mi guardò negli occhi intenso.
“Da quando tu sei... entrata nella sua vita lui è... felice!” disse lento e sereno.
“Lui ha incontrato il proprio destino” continuò “ed io non potrei augurare di meglio ai miei figli!”
“Ma...” avrei voluto obiettare, avrei avuto un milione di obiezioni ma non sapevo se avrebbero retto il confronto con l’atavica sicurezza che lui sprigionava.
“E poi...” disse sorridendo “dovresti sapere che non puoi non piacere a qualcuno, piccola Cullen!”
“E per me ormai tu sei come una figlia!” concluse carezzandomi una guancia.
“Billy...” chinai il capo pronta a riprendere coi lamenti.
“Si riprenderà” disse lui sicuro.
“E potrete andare via, di nuovo” sospirò.
“Ti manca” constatai amara.
“Più di tutti. Più di quanto mi siano mai mancate le mie figlie” disse accorato.
“Cioè io le amo, ma lui...”
Chinò la testa per un momento, poi la rialzò piano e concluse in un sospiro: “Jacob mi ricorda tanto la mia Sarah!”
Sua moglie, la madre dei suoi figli, era morta qualche anno prima che mia madre tornasse a vivere a Forks.
“Jacob assomiglia incredibilmente a sua madre, nel carattere e nel modo di fare” il suo sguardo si perdeva lontano, sognante.
“Questa” dissi intonando la nenia che Jake mi aveva cantato la notte prima “è di Sarah?”
“Oh.. sì! Gliela cantava sempre! Ma tu come fai...” sorrise.
“Era la sua preferita” concluse.
Guardai Jacob e ripresi a cantare, forse era solo una mia impressione, ma sembrava cominciasse a riscaldarsi.

CAPITOLO EXTRA: VIAGGIO

Un solo dente penetra il mio labbro.
Un piacere diverso e totale mi attraversa.
E poi l’incendio, il dolore più atroce che abbia mai provato, IL DOLORE.
Lingue di fuoco partono dalle labbra e si estendono, si prendono la faccia, si prendono il collo, stringono e straziano, sto soffocando!
La vedo, sopra di me, in preda al panico: devo rassicurarla!
“Ness...” nemmeno il suo nome riesce a uscire dalle mie labbra.
Mi scuote e mi domanda qualcosa, non capisco, ma qualcuno muove le mie labbra.
Non so come né perché ma le dico che è il veleno, le dico di succhiare via il veleno.
E poi... le sue labbra: sono il ristoro, la manna dal cielo, la cura.
Pian piano il fuoco si ritira, lascia le braccia, lascia il petto, abbandona la faccia, abbandona le labbra.
Ma le sue labbra non lasciano le mie.
Mi desiderano. Mi desidera.
Tutto il suo corpo si spinge verso di me, bramoso.
So che potrei fermarla, ora ne avrei la forza.
Ma non l’allontano e non so perché.
Un oscuro e potentissimo bisogno attraversa entrambi.
Sento il sangue fluire via dal mio corpo, sento le forze scemare, sento freddo.
Le sensazioni a poco a poco si fanno sempre più lontane, sento voci, forse qualcuno piange, ma non riesco più a distinguere.
I pensieri divengono improvvisamente pesanti, radi e pesanti.
Il mondo, tutto il mondo, si allontana.
O meglio sono io che mollo la presa, distendo la mano, mi congedo.

Non c’è più caldo o freddo.
Non ci sono dolore o gioia.
Non c’è più spazio qui.
Non c’è più tempo.
Non so più niente.
La nozione stessa di sapere è sospesa.
Solo una vena di nostalgia attraversa questo eloquente silenzio.
Nostalgia di questo.
E’ qualcosa che sa di ritorno a casa.
E’ un addio.

E poi una voce, una voce cristallina.
Una voce dolce e cristallina.
Intona un motivo, sembra... sembra una ninna nanna.

E mi ritrovo nel mondo.
In una piccola stanza.
Un ragazzo è sdraiato su un letto.
E’ grosso, alto e muscoloso.
La carnagione olivastra sembra leggermente pallida, ma il viso è sereno, come fosse in pace.
Acconto a lui un uomo in carrozzella.
Si somigliano: stessi tratti del viso, stessa serenità nell’espressione.
E poi... lei.
Continua incessantemente a cantare la sua ninna nanna.
La sua ninna nanna per lui.
Per il ragazzo sdraiato nel letto.
L’ascolto soltanto... e la osservo.
Da qui i suoi capelli ramati sembrano una cascata di riccioli, ha la pelle chiara, ma qua e là riesco a distinguere dei puntini scuri, sono nei!
Tiene le spalle strette, sta un po’ ingobbita, non sembra la sua posizione naturale però, sembra preoccupata.
Anche nella voce chiara sento una nota d’angoscia.
Per qualche motivo è triste, addolorata.
Perché?

L’apprensione nei suoi confronti è...
Ho sentito apprensione!
E’ un impulso, mi muove verso di lei.
Verso il suo volto.
Ha lo sguardo basso verso il letto, verso il ragazzo.
Ha le guance arrossate, le labbra gonfie: ha pianto, ha pianto molto!
Alcune ciocche di capelli le cadono sul viso, disordinate.
Ha gli occhi gonfi e lucidi, cerchiati da profonde occhiaie.
Da quanto tempo è qui a piangere e a vegliare?

Volta lo sguardo verso di me.
Non mi vede, ne sono certo, fissa i raggi del sole al tramonto trapassare la finestra.
Ma io la vedo.
E mi perdo.
Sono perso nel suo sguardo, nei suoi grandi occhi al cioccolato.
E nasco. E muoio. Qui.
Lei si volta verso il ragazzo nel letto.
Ed io so che quello sono io.
E che io sono Jacob Black.
E che è lei la ragione per cui sono Jacob Black.
Per cui sono ancora Jacob Black.
Per riportare il sorriso sul suo viso, la gioia in quegli occhi.
Per prendermi cura di lei.

E d’un tratto sono in spiaggia. Siamo in spiaggia.
Ed io sono di nuovo nella mia mente.
Nella mia fervida mente!
E.. voglio uccidere Rachel!
Avrei dovuto affogarla nella vasca da bagno quando eravamo piccoli e la mamma ci costringeva a stare lì dentro insieme!
Invece l’hai lasciata vivere ed ecco cosa ne hai ottenuto, vecchio!

“Dagli un’altra possibilità, ok?”
Che cavolo significa? Che dovrebbe baciarmi per pietà?
Insomma... se non vuole baciarmi, non la obbligherò di certo!

Ma lei... non vuole? Nessie... non mi vuole?!

Il mondo sembra crollarmi addosso ed io desidero solo che il mare m’inghiotta.
E’ da un po’ che siamo qui a fissare le onde, in silenzio, su questo tronco così familiare.
Possibile che la storia si ripeta?
Un’altra volta? Un’altra donna che non mi vuole?

“Nessie...” esordisco ma non so cosa dire.
“No” si sporge e mi chiude la bocca con le dita.
Mi ha preso.
L’ho presa?!
Mi fissa come se le avessi fatto un incantesimo.
Come se non potesse allontanarsi da me.
In nessun modo.
Mi dice qualcosa ma non la sento perché con due dita ha cominciato a percorrere le mie labbra e tutto ciò che sento ora sono quei due piccoli rivoli d’acqua fresca stuzzicare la mia sete.
E tutto ciò che vedo sono i suoi occhi che fissano le mie labbra: è ipnotizzata. Da me?!
Una parte remota della mia mente ha sentito che mi ha chiesto di restare fermo mentre si avvicina.
Si avvicina?!
Lei si avvicina ed io pulso, pulso ed emano calore. Come una torcia.
Poggia le sue labbra sulle mie. Un brivido mi attraversa. E mi sconvolge.
Inclina il capo ed i suoi piccoli, freschi petali rosa premono leggermente sui miei.
E’ come bere, bere per la prima volta.
Il primo sorso d’acqua di tutta la mia vita!
Sospiro sulle sue labbra e lei sussulta.
Le nostre bocche iniziano una conversazione privata: le labbra premono fra loro, si strofinano, si cercano e si trovano in tutti i modi in cui possono desiderarsi ed aversi.
Poi cominciano ad esplorare più lontano.
In breve, rinvengono infiniti tesori le une sul viso dell’altro.
Ogni piccolo bacio, ogni carezza tra i capelli o sulle spalle è una boccata d’aria, un sussulto di gioia!
Quest’incontro mai avuto prima é come un ritrovarsi, come se tutto questo fosse semplicemente stato rimandato a lungo e a lungo atteso, forse da milioni di anni.
Sono felice! Di più: sono ubriaco. Sono ubriaco di lei!
“Nessie!” sussurro mille volte tra i suoi capelli.
“Nessie!” sul suo mento.
“Nessie!” sul collo.
“Nessie!” dietro l’orecchio.
Con l’altra mano avvicino il suo cuore al mio.
Le esce dal petto e si unisce al mio, fuori da me.
Fuori da noi.
Ritrova le mie labbra e le percorre con la sua piccola lingua.
Oh... Nessie! Mia Nessie! Tu sei mia!
Prima che possa finire il suo cammino con la lingua, la mia la va a salutare.
Si ritrae ma la riprendo, perché lei mi vuole.
Nessie mi vuole!
Premo sulla sua bocca. La ottengo.
Dischiude le labbra e lascia le nostre lingue libere di giocare, di amarsi.
I nostri corpi si amano, le nostre anime si amano.
Noi ci amiamo!
Le mie mani attraversano la sua schiena, mi ritrovo a stringerle i fianchi e ad avvicinare il  centro del suo corpo al mio. Q
ualcosa dentro di me teme che sia troppo quando la sento quasi mancare.
Ma le sue mani cercano la pelle sotto la mia maglietta.
“Nessie!” Gemo e rovescio il capo all’indietro.
Tutto il mio corpo s’inarca verso di lei.
E sono suo.
Lo sono sempre stato.
Non può essere altrimenti.
Sono già suo!
Le appartengo.
E di più...
Mi possiede.
Totalmente.
Sento un dente penetrare nelle mie labbra.
E sono suo.

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Capitolo 22
*** Mostro (e Perdono) ***


Eccomi qua...
PERDONOOOOOOOO!!!! :,(
Dunque, ho una persona molto cara che al momento è molto ammalata, questo sconvolge in maniera trasversale la mia già abbastanza-agitata vita, e mi fa accumulare qualche ritardo... :,(
Per farmi perdonare un doppio capitolo... un Nessie pov ed un Jake pov <3 a cui sono tremendamente affezionata perché è da questo capitolo speciale che è iniziato il Grande Delirio del Grande Black *_* per il quale ho tratto ispirazione da... vediamo se indovinate! ;-) grandi premi in palio! *_*
Ringrazio davvero con tutto il cuore chi continua ad inserire la storia nelle preferite/ricordate/seguite e soprattutto chi commentato <3 <3 <3 (vi rispondo al più presto, promesso! ;-)
dedico il doppio capitolo (in particolare l'extra) alle prime sostenitrici, alle attuali sostenitrici ed alle sostenitrici future del GB !!! <3 *_* <3

vi ricordo che c'è sempre un Piano B <3 per voi!

http://www.facebook.com/groups/281106931902704/#!/groups/281106931902704/

a lunedì per l'aggiornamento di Imprinting ed a venerdì per quello di Just a Boy *_*
un abbraccio gigantescoooooooooooooo <3
Lilla ^_^

PS: potrebbe esserci qualche errore, perdonatemi... dormo pochissimo e ho la testa piena di preoccupazioni! :,(


CAPITOLO 20: MOSTRO

Quando papà e il nonno arrivarono, prima ancora che fosse giorno, il corpo di Jacob aveva raggiunto già i trentasei gradi centigradi, il suo polso era più forte e regolare ed il respiro si era rafforzato.
Io avevo cantato per tutto il tempo la stessa dolce e malinconica nenia.
Mi faceva sentire meglio; non che potessi riparare in qualche modo a ciò che avevo fatto, ma mi faceva sentire meglio...
Billy era rimasto accanto a me ed al figlio, sempre sereno.
“Papà!” mi tuffai tra le sue braccia, ma accadde qualcosa che non era mai accaduta prima.
Qualcosa che non pensavo potesse accadere.
Non mi respinse ma neanche ricambiò. Sembrava... disgustato!

“Renesmee, spiegami cosa è successo!”
Carlisle era già al capezzale di Jacob e stava controllando i suoi parametri.
“Lei lo ha morso” le parole di mio padre erano un soffio, in viso ancora quell’espressione insostenibile.
“Ma... come?” il nonno sembrava sconvolto “Renesmee non è... non dovrebbe essere velenosa!”
Nessuno nella stanza gli forniva una qualche specie di risposta.
Il silenzio era come un gelido fumo che ci stava invadendo.
“Mmm.. non ha i segni dell’avvelenamento...” Carlisle aveva ripreso ad esaminare il suo paziente.
“Gliel’ho succhiato via” ammisi deglutendo “insieme a... buona parte del suo sangue” conclusi nauseata, da me e dall’acquolina che il ricordo di quel sangue mi aveva provocato.
“Oh!” il nonno sobbalzò un poco. Mio padre era immobile, di marmo.
“Dal monitoraggio  dei suoi parametri sembra si stia riprendendo” disse Carlisle.
“Probabilmente il suo midollo sta rimpiazzando il sangue perso e quando ne avrà a sufficienza si risveglierà” concluse poggiando una mano sulla mia spalla.
“Ne sei sicuro?” gli chiesi.
Sospirò.
“No, ma abbiamo buone possibilità” rispose.
“E nel frattempo? Non dovremmo... fargli una trasfusione?” Perché non ci ho pensato prima?!
“Sembra possa fare da solo. Non ci conviene interferire con un processo già avviato. Tu cosa ne pensi, Edward?”
Mio padre se ne stava fermo, nella stessa posizione che aveva assunto appena varcata la soglia di quella stanza.
Respirò profondamente.
“Sono d’accordo con te” disse, la sua voce incolore.
“Bene” fece il nonno “Continueremo a monitorarlo, se dovesse peggiorare interverremo”
Una fitta di dolore attraversò per intero il mio corpo.
“Ma non lo farà, Nessie. Sta tranquilla!” m’incoraggiò Billy.

Passarono alcune ore, Jacob continuava a migliorare, lentamente ma migliorava.
Non così mio padre: non mi guardava, non mi toccava, non mi parlava.
Forse era quella la mia punizione: il totale ed eterno disgusto da parte di mio padre!
In fondo, come potevo dargli torto?
“Renesmee” si scosse mentre ancora osservava il tramonto.
“Possiamo parlare?” era venuto dolce verso di me.
Sussultai e mi ancorai al letto con le mani.
Non ce la faccio a lasciarlo... pensai a capo chino.
“Certo. Billy, Carlisle potreste...”
“Certo, Edward” risposero quelli.
Piano lasciarono la stanza.
Quando la porta si chiuse alle loro spalle, papà prese la piccola sedia che stava accanto al letto e si mise a sedere di fianco a me.
“Non sono... disgustato da te” scandì lento.
“Come potrei, dimmi?” e scosse la chioma ramata.
“Ma allora?” lo sfiorai mostrandogli il primo sguardo che mi aveva lanciato entrando in camera di Jacob.
Si ritrasse come in preda ad una fitta.
“E’ che ho visto...” provò a dire “io non pensavo... che fosse così... doloroso” praticamente balbettava.
“Vi ho visti sulla spiaggia” disse infine, spossato.
“Oh...” sussultai e i ricordi m’invasero la mente.
“No, Renesmee, ti...” cominciò alzando una mano come a fermare i miei pensieri.
“Scusa io...” non sapevo cosa dire.
Era di sicuro la conversazione più imbarazzante di tutta la mia vita!
“Anche della mia!” mi fece eco provando a sorridere.
“E’ che non immaginavo... tra di voi una tale...”
Non riuscì a dire passione.
“No, non ci riesco. E’ difficile anche guardarti con quelle immagini in testa!”
Mi spiace... pensai.
“Non devi, non per questo. E’ un problema mio” disse poggiando una mano sulla mia.
Già... c’era ben altro per cui dovessi essere dispiaciuta!
“Non lo sapevi, Renesmee. Tu non sapevi che gli avresti fatto del male!”
Quello era vero, ma era anche vero che avevo bevuto il suo sangue ed era stato...
“Non dipende da te neanche questo!”
“Come?”
“E’ parte... della tua natura” chiarì “Di quella parte che ti donato io” concluse a capo chino.
“Ma non capisco... lui è Jacob... come può il suo sangue essere così...”
“Invitante” concluse lui basso.
Sono un mostro, papà!
“Non si può essere un mostro, si può solo agire come un mostro” specificò lui.
Appunto! pensai io.
“Tu...”
“Io...” ho desiderato, DESIDERO il suo sangue!
Volse lo sguardo al giorno appena trascorso e disse: “A volte diversi... tipi di desiderio si mescolano”

Davvero?
Sorrise appena e fissò il suo sguardo d’ambra nel mio.
“A me è successo”
“Con la mamma” la mia voce era appena un sussurro.
Si ritrasse un po’ a quel pensiero.
Ma... voi come potevate...? non ebbi il coraggio di guardarlo mentre ricordavo il sapore del veleno rifluire nella mia bocca ad ogni contatto con Jacob.
Un tremito lo percorse.
“Noi eravamo molto più accorti!” ringhiò.
Ma... il veleno...? non potei impedirmi di pensare.
Sbuffò e mi fece sollevare il capo verso di lui.
“Io cercavo di controllarlo, di ricacciarlo via deglutendo. Ma voi...”
Tranquillo, papà... pensai mentre distoglievo lo sguardo.
Jacob non vorrà neanche più avvicinarsi a me dopo quello che gli ho fatto passare!
“Io non ne sarei così sicuro” sospirò lui.
Lo guardai: il mio lupo disteso nel suo letto troppo piccolo e pensai che probabilmente non avrebbe più voluto rivedermi, mai più! E se così fosse stato, io cosa avrei fatto?
“Non mi preoccuperei fossi in te” disse Edward mentre si piegava in avanti, come in preda alla nausea.
“Papà, che ti prende?” feci avvicinandomi a lui.
“E’ Jacob” disse mentre indietreggiava.
Jacob? Sta peggiorando?
“No... credo stia sognando”
Lo guardai interrogativa.
“Te” chiarì.
Avvampai di rossore.
Ma il fatto che stesse sognando..
“Significa che si sta riprendendo” concluse, sembrava un po’ sollevato.
“Un po’... ma non posso stare qui!” disse guardando Jacob e stringendo i pugni.
“Ok... quando si sveglierà...”
“Lo saprò” concluse fermo.
“Renesmee, io...”
“Anch’io ti voglio bene, papà” e mi tuffai tra le sue braccia finalmente accoglienti.
Mi strinse a sé e mi cullò un poco.
Poi sibilò: “Cane maledetto, cerca di farsi staccare la testa anche quando è incosciente!”
“Ma cosa...” la sua espressione mi disse chiaramente che non VOLEVO sapere cosa Jacob stesse sognando!
“Vado” disse baciandomi i capelli “Charlie è arrivato, lo rassicuro. E poi vorrei sapere se Carlisle ha già fatto qualche analisi sul tuo... veleno”
“Il nonno...”

“E’ andato nella nostra vecchia casa a vedere se avevamo lasciato qualcosa di utile. Vedrò se è il caso di raggiungerlo”
Fissò Jake per un momento.
“Meglio che non mi allontani troppo” concluse infine.
“Papà... è incosciente!”
“E pericoloso” soffiò lui. “Persino da incosciente” scosse la testa e uscì.
Rimasi da sola con Jacob.
Il suo respiro era praticamente tornato normale, il suo cuore batteva del consueto ritmo, forte e vigoroso, gli sfiorai la mano e sentii una vampata di calore terribilmente rassicurante.
Non sembrava più malato ora. Sembrava stesse dormendo.
E sognando. Nonostante tutto lui mi sognava, sognava la sua assassina!
Fu allora che realizzai che io lo amavo, amavo quel ragazzo incantevole che mi era stato mandato dal fato, quell’incredibile essere che io non meritavo affatto. Né mai avrei potuto.
Ma lui era accanto a me, lo era sempre stato.
E, forse, potevo essere così crudele da trattenerlo accanto a me per sempre.
Senza accorgermene avevo poggiato il capo sul letto.
Senza accorgermene, dopo trentasei ore, mi stavo addormentando.

CAPITOLO ROSSO: PERDONO

Un raggio di sole mi trafigge gli occhi.
Li apro a fatica.
Devono essere rimasti chiusi a lungo.
All’inizio vedo solo macchie colorate e indistinte, poi le cose riprendono i loro contorni.
Sono in camera mia, sono sveglio e mi sento bene.
Non sono morto, allora?
Un profumo intenso mi colpisce.
E’ odore di primavera, di erba sferzata dalla brezza, di prati in fiore.
E’ lei! E lei è la mia primavera.
Mi volto e la vedo.
La sua figura si staglia contro i bagliori del nuovo giorno.
E’ circondata dalla luce.
I suoi riccioli ne sono inondati, sembrano infuocati.
I confini del suo corpo evidenziati, come fosse lei stessa fatta di luce.
Forse è una visione! Forse è un sogno! Forse... sono morto!
“Jacob”
Ha parlato! L’angelo ha parlato!
“Jake.. Jake, stai bene?”
Bene.. bene? Bene è così riduttivo!
Si avvicina piano, portando con sé il sole.
Si siede accanto a me, ancora mezzo-sdraiato nel letto, e finalmente riesco a vederla in viso.
E’ bella.  Accidenti se è bella!
E’ radiante, luminosa!

Come un faro nella notte, come un faro nella mia vita...
Ma la sua espressione è timorosa.
“Jacob, stai bene?” dice carezzandomi una guancia.
Il suo tocco mi dà i brividi, lei mi dà i brividi!
Sono attraversato da scosse potenti e non riesco a risponderle.
Sembra male interpretare il mio silenzio, si ritrae un po’, il suo volto si rabbuia.
“Jake, puoi perdonarmi?” chiede trascinandomi nel suo mare di cioccolato.
Cosa?
Non riesco nemmeno a balbettare, la mia gola è secca, la mia bocca è impastata, la saliva inesistente.
Mi sfiora con un dito il labbro inferiore fino a un angolo, all’angolo del suo morso.
Oh... capisco! E’ di questo che si scusa!
“Mi perdoni, Jake?” chiede.
La sua voce, ammantata di diabolica dolcezza, circonda il mio nome.
Il cuore sgomma come una moto da rally un secondo prima  della partenza.
Accidenti, vecchio, accidenti!
“Jacob...” insiste preoccupata.
Sul muso si disegna già un leggero broncio.
Due lettere, vecchio, due lettere: S-I’!
sì... SI’ SI’ SI’

Non riesco... non ce la faccio a parlare!
Da perfetto imbecille quale sono, scuoto la testa, per cercare di liberare la mente, ma fraintende e si ritrae.
“NO!” una specie di latrato mi esce infine dalla bocca.
Per un secondo, il panico s’impossessa del suo volto magnifico.
E di me.
Il mio cuore non batte più, il mio petto non si muove più.
Non respiro. E non parlo.

Ma una saetta attraversa il suo sguardo.
Inarca un sopracciglio e s’avvicina.
Lenta.
Sale sul letto con le ginocchia,  poi mette una mano sul muro dietro la mia testa.
Con l’altra imbriglia i miei capelli folti e li tira leggermente verso la nuca.
“E non c’è niente che io possa fare per farmi perdonare?” soffia sulla mia faccia.
E’ angelo e diavolo. Insieme.
E’ solare e sinistra allo stesso tempo.
Pericolosa e innocente.
“Niente?” sussurra ancora.
Il suo alito fresco sfiora le mie labbra aride.
Mi tendo verso di lei per cercare ristoro, refrigerio, salvezza.
Con un leggero ghigno si scosta e sorride.
“Niente, Jake?” ammicca dispettosa.
La mamma non ti ha detto di non giocare col lupo cattivo, bambina?!
“Niente” pronuncio fermo e roco.
Mi punta negli occhi la sua arma migliore: i suoi occhi.
E vince. E vinco.
In un baleno le sue labbra sono sulle mie.
In un istante è su di me.
E paradiso e inferno si fondono, di nuovo.
La sua piccola e fresca bocca si muove lieve sulla mia.
E’ una dolcezza inebriante, oscura, insopportabile.
Il bisogno di lei si fa spazio nel petto con una fitta lacerante.
“Ah...” mi lamento.
E lei sorride, di trionfo.
Mi solletica il mento coi suoi baci, mi tormenta il collo, mi sfiora le spalle.
“Proprio niente, Jacob?” sussurra al mio orecchio, prima di morderne leggera il lobo.
Leggera e mortale.
M’inarco verso di lei.
Veloci le sue dita scorrono il bordo della mia maglietta e lo sollevano.
Poi l’accompagnano verso l’alto, mentre coi polpastrelli sfiora tutta la mia schiena.
Come gocce d’acqua fredda sulla pelle riscaldata dal sole di un mezzogiorno d’agosto.
Uno strano verso esce dal mio petto, una specie di basso guaito.
Ride mentre lancia via la maglietta.
Divertente, ragazzina, molto divertente!
Le prendo la testa tra le mani e la tiro a me con prepotenza.
Prova a protestare ma non si ribella.
La bacio con forza e mi risponde.
Cerco la sua lingua e la trovo.
Cerco le sue mani e sono incollate al mio petto.
Afferro le sue ginocchia e la porto su di me.
Prende le mie mani e mi blocca al muro.
Sono in trappola.
E sono libero.
I nostri respiri s’intrecciano, si sincronizzano, si esaltano.
Le nostre mani non si lasciano, ma le mie braccia s’incrociano sulla sua schiena.
Il suo petto si stampa contro il mio, la sua pancia è sulla mia pancia.
E’ così piccola nella mia morsa ingombrante!
Piccola... ma potente!
E’ come baciare una stella: irradia energia.
Continuiamo finché davvero non possiamo fare a meno di respirare.
“Perdonata?” chiede il suo respiro affannato.
“No” risponde il mio respiro affannato.
E sorrido.
Idiota e felice.
“L’hai voluto tu, lupo” dice mentre stampa le sue labbra sulle mie.
“No!” tendo una mano mentre si scosta un po’.
Mi accorgo solo adesso di quello che indossa: una specie di camicia da notte grigia, con dei bottoni perlati.
Me ne accorgo solo quando, lentissima, comincia a liberarli ad uno ad uno.
No... no... no!
Mentre la superficie di pelle scoperta aumenta, lo spazio libero dentro ai miei jeans diminuisce.
Il Grande Black reclama la mia attenzione.
Scuoto la testa per svuotarla: dalla confusione, dalle urla interiori, da tutto!
La ferma con una mano e fissa i suoi incredibili occhi nei miei.
“E’ quello che vuoi, Jacob”
Non è una domanda. E lo so.
Con l’altra mano allontana il cotone grigio e sorride.
“Guardami, Jake”
Mi incita con la voce, mi incita con lo sguardo, ma io non ci riesco.
Fisso la sua figura così vicina e so che è nuda.
Ma i miei occhi mi tradiscono: la sua immagine è sfocata, i particolari indecifrabili.
Chiudo gli occhi pregando di ritrovare un briciolo di lucidità e sento saltare uno dei bottoni dei miei jeans.

E poi... un rumore metallico, un orribile stridore, come di unghie sulla lavagna.
Durò poco: giusto il tempo di svegliarmi.
C^^^o, vecchio, era un sogno!
No! No! No!

E adesso chi lo spiega al Grande Black?!
Mi voltai e me la ritrovai fra le braccia.
Era assolutamente vestita, assolutamente addormentata e assolutamente bellissima!
Nemmeno il mio sogno era stato degno di quello splendore!
Qualcuno si schiarì la voce.
Ruotai il capo dall’altra parte e mi trovai faccia a faccia con Nosferatu.
Sembrava appena uscito da un sarcofago!
Esageratamente pallido anche per essere lui, a braccia conserte e coi pugni stretti, livido in volto e con le iridi fisse e lampeggianti.
Parevano quasi vermiglie, tant’erano infuocate.
Per un istante pensai che si fosse nutrito davvero di sangue umano, poi considerai che, forse, in quel momento, non gli sarebbe dispiaciuto bere il mio.
Per essere un lupo, piaccio un sacco ai vampiri!
“Jacob” sibilò alla frequenza del ronzare degli insetti.
“Ehi... Edward” dissi simulando spavalderia.
“Esci da questa stanza” ringhiò basso.
Ehi... è la mia stanza! E il letto non è mai stato meglio occupato...
“Jacob” era a meno di un centimetro dalla mia gola.
Ok! Ok... non voglio morire proprio oggi! pensai guardando il sogno che dormiva affianco a me.
L’avvolsi nella coperta e sospirai.
Ancora quel rumore metallico... era il vampiro che con le sue unghie rigava l’intonaco della parete dietro la mia testa.
Ehi... Mr Freeze, ho capito!
“Ho bisogno di una doccia” ...o di un impacco ghiacciato per il Grande Black!
“E non guardarmi, ok?”
“Nemmeno immagini quanto vorrei cancellarti dalla mia vista, oggi”
Certo, certo.
Lo lasciai lì a tenere in ostaggio la mia felicità.

un ringraziamento speciale a Krissi e FediJ <3che hanno praticamente assistito al "parto" del Grande Black e a Krissi <3 per avermi prestato il soprannome "MrFreeze", il ringraziamento più speciale di tutti ad Edward <3 e Jacob <3 che adoro già presi singolarmente, ma insieme... <3 <3 <3 !!!
Senza alcun doppio senso, ovvio... :-P

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Capitolo 23
*** Risveglio e MARCHIO ***


Buon inizio settimana a tutte/i! ^_^
Doppio capitolo anche oggi!
Quanto sono buona da uno a 20 000 ?!
:-P
Il fatto è che Marchio, il ventidue, è uno dei miei preferiti e non ce la facevo a non postarlo subito...

Ringrazio sempre <3 chi continua ad inserire Imprinting nelle preferite/ricordate/seguite
Ringrazio chi commenta <3 <3 e chi ri.commenta <3 <3 <3
abbiate pazienza: rispondo a tutte tutte tutte! *_*

una noticina: il litigio è il modo in cui faccio "amare" Jacob ed Edward in questi capitoli
in realtà io non li ho MAI visti contrapposti, forse, perché DA SEMPRE li amo entrambi <3 *_* <3

vi ricordo di passare di qua, se volete...

http://www.facebook.com/groups/281106931902704/#!/groups/281106931902704/
e/o a leggere Just a Boy sulla mia pagina
http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=93140

un abbraccio enorme
Lilla <3



CAPITOLO 21: RISVEGLIO

“Buongiorno, bambina!” una voce dolce e roca.
Saltai e mi ritrovai acquattata nell’angolo del muro, accanto alla finestra aperta.
“Ehi... piccola, sono io!” disse venendomi incontro, il sorriso aperto, il volto disteso.
“Jake...” scossi i riccioli per assicurarmi che non fosse un sogno.
“Ehi! Sembra che tu abbia visto un fantasma!”
Si avvicinò ancora un po’ sul letto su cui era seduto e sul quale io stavo ancora accucciata.
“Sono io, Nessie...” proseguì “E sono in gran forma!” disse battendosi il torace muscoloso sotto la maglietta sottile.
“Jacob” allungai le mani verso il suo viso e sfiorai il mento lucente da entrambi i lati.
“Mmm...” Jacob cominciò a fare le fusa rovesciando il capo all’indietro.
Fu quando sentii il sangue pulsare sotto la pelle scura del collo e la mia gola infuocarsi di rimando che ricordai come la sua vita fosse stata in bilico: a causa mia!
Mi ritrassi gemendo e cercai di superarlo.
Mi fermò afferrandomi i polsi.
“Nessie... che succede?!”
“Devo... Devi stare lontano da me, Jake!”
“Che dici? Non se ne parla! Perché?!”
“Perché IO SONO UN MOSTRO!” urlai sconvolta.
Come poteva sorridermi, starmi vicino e toccarmi?
“Nessie...” disse provando ad avvicinarmi, non glielo permisi.
Si accigliò un poco.
“Tu non lo sapevi! Insomma... non mi sembra tu volessi farmi del male..” disse con aria canzonatoria.
Ironizzava! Ironizzava sul suo quasi-assassinio!
“Jacob Black IO ti ho quasi dissanguato!”
Ero sconvolta dalla sua reazione!

“Beh... ammetto che avresti potuto trovare un modo migliore per... sancire il fatto che io ti appartengo ma...”
“Che cosa? Visto che io sono il tuo imprinting posso pure... bere tutto il tuo sangue se mi va?!”
Sospirò: “Sì, amore, se è ciò che vuoi” disse, lo sguardo intenso, la sua anima sconfinata.
Amore, pensai, come vorrei che questo potesse essere davvero il mio nome!
“Jacob non puoi... non puoi permettere che una stupida superstizione decida della tua vita e della tua morte!”
“Ma è già così!” disse provando a ri.avvicinarmi.
“No!” protestai scansandomi “Tu puoi decidere!”
Scosse la testa.
“No, non posso!” disse serio.
“Come non posso scegliere di essere ciò che sono...” aggiunse indicando la sua ingombrante presenza sul letto “O tu di essere ciò che sei” continuò in un mezzo sorriso “Allo stesso modo siamo stati scelti per stare insieme, per sempre” concluse lento avvicinandosi un poco.
Scossi ancora la testa senza riuscire però a spostarmi.
Mi prese il mento con una mano.
“E’ già così, Nessie” soffiò sul mio viso “Dovresti solo... accettarlo”
Il veleno fluì violento nella mia bocca.
“No... Jake, io...” provai a dire.
“Ti piace, vero?” chiese lui, negli occhi solo curiosità e una punta di malizia.
“Ti piace proprio tutto di me, vero?” ora c’era molto più che malizia sul suo volto.
Nuotavano la sicurezza, la spavalderia ed il fascino.
Lentissime ma senza che io potessi trovare la forza di fermarle, le sue labbra bollenti si poggiarono  lievi sulle mie.
Il colpo di veleno fu violentissimo.
Balzai via dalle sue braccia.
“Jacob, io...” mi sentivo la persona più orribile della terra!
“No, piccola! Vieni qui!” disse mettendomi a sedere sulle sue gambe.
Il suo odore mi assalii, violento ma indispensabile.
“Andrà tutto bene, vedrai!”
“Oh... Jake, io vorrei...” mi lamentai sfiorandogli il collo, il volto rigato di lacrime.
“Puoi avere tutto ciò che vuoi, amore!” disse sicuro, sicuro e gioioso.
“Se è ciò che vuoi...” continuò suadente carezzandomi una spalla.
L’ondata di calore che mi attraversò era indescrivibile.
“Basterà un po’ di esercizio” sussurrò avvicinandomi a sé, le sue labbra di nuovo pericolosamente prossime alle mie.

“Finiscila una volta per tutte!”
Edward era piombato nella stanza, separandoci e scagliando Jacob contro il muro.
“No!”  No, papà, ti prego!
“Devi smetterla di tormentarla in questo modo!” gli urlò lui senza badarmi.
Jake si era rialzato.
Ora erano faccia a faccia, occhi negli occhi.
Furia contro furia.
“No! Vi prego!” implorai.
“Chi è che la sta tormentando, adesso?” lo accusò Jacob.
“Io... sono suo padre!” ruggì il vampiro.
“Ed io il suo destino!” rispose il licantropo.
“Questo lo vedremo” promise secco mio padre.
“Vedremo”
Si fissavano con una violenza impressionante.
“Ragazzi...” la voce di Billy un po’ esitante “ho cucinato per voi” provò a dire.
Mio padre fece il respiro più profondo della sua vita, staccò gli occhi dal suo avversario e si voltò verso di me.
“Hai fame, Renesmee?” chiese tranquillo.
Neanche un po’,pensai. Ma mangerei anche un bisonte intero pur di separarvi!
Accennò un sorriso.
“Bene, allora andiamo a mangiare” e mi indicò la strada verso la cucina.
Jake si accodò a me e provò ad avvicinare la mia mano.
Mio padre ruggì e di nuovo si ritrovarono muso contro muso.
“Basta, Jacob, ti prego!” dissi toccandogli il braccio.
Un sorriso beffardo si dipinse sul suo volto.
“Come vuoi” fece prendendomi la mano e dirigendosi verso la cucina.
“LASCIALA” sibilò Edward.
“Oh... sanguisuga, smettila di comportarti come un ragazzino!” lo provocò Jake.
“Senti chi parla!” rise amaro mio padre.
“Piantatela tutti e due!” il mio tono perentorio.
“O mangerò da sola” dissi scrollando la mano di Jacob e andandomi a sedere al tavolo.
“Ecco, piccola” Billy mi offrì un bel piatto di roosbeef fumante.
“Grazie, Billy” i due duellanti mi raggiunsero al tavolo, ancora guardandosi in cagnesco.
“Con la pancia piena si viaggia meglio” sospirò il vecchio Quileute servendo suo figlio.

“Ripartiamo?” chiesi a mio padre.
“Sì, è meglio. Carlisle non ha molti strumenti qui ed è ansioso di... esaminare il tuo veleno” concluse in un sospiro.
“E, poi, la mamma impazzirà se non ci vede ritornare presto” aggiunse.
“Ma non le hai..”
“Le ho detto che stiamo tutti bene” disse fissando di nuovo Jacob di traverso “ma non le ho ancora... chiarito i particolari”
“Certo” sussurrai a capo chino.
“Andiamo, Nessie! Anche tua madre lo troverà divertente, ne sono sicuro!” disse Jacob mentre masticava il suo pranzo.
“Anch’io” Edward lo sfidava con lo sguardo.
“Glielo dirò io” dissi decisa.
“Le spiegherò quello che è successo quando saremo a casa”
I volti dei presenti erano incerti.
“Bene” mio padre si era rasserenato.
“Ma... Seth e Leah?” chiesi.
“Saranno qui fra poco!” mi rassicurò Jake “Li ho già avvisati”
Billy sospirò di nuovo.
Mio padre lo fissò per un istante, comprensivo.
Poi distolse lo sguardo e si rivolse a me: “Che c’è ora?” sospirò.
Vorrei fare una cosa per Billy, pensai.
Gli accarezzai le punte dei bronzei capelli e gli mostrai le confidenze che il padre di Jacob mi aveva fatto due notti prima.
“E allora?” chiese lui.
Allora... vorrei che Jacob restasse con suo padre ancora qualche giorno.
“Cosa?”
Noi potremo partire, intanto. La strada la conosce.
Mio padre restò un istante basito, quindi, un grande e beffardo sorriso si dipinse sul suo magnifico volto.
“Come vuoi” sghignazzò.
“Papà, non è da te!”
Ti stai comportando davvero come un ragazzino! lo rimproverai mentalmente.
“Scusami” disse baciandomi i capelli.
“Ah papà...” vorrei parlarne con Jacob, da sola...
“Che cosa?!” urlò lui.
Non succederà niente di niente di niente! lo rassicurai.
“Non lo sopporterei” dissi a capo chino.
No, non avrei sopportato di sfuggire ancora dalle sue braccia come un mostro, un mostro disgustoso assetato del suo sangue!
“Non sarò lontano” fece lui minaccioso.
“Papà!” protestai. Non si potrebbe avere un po‘ di privacy?
“Non con lui!” lo indicò sprezzante.
“Ti supplico” implorai nei suoi occhi.
Non succederà niente di niente di niente di niente!
Si scrollò come per allontanare i cattivi pensieri.
“Andrò incontro a Carlisle.” sospirò rassegnato.
“Non è lontano. Sarò qui fra un attimo” aggiunse minaccioso.
“Volete farmi diventar scemo voi due, vero?!” sbottò Jacob a denti serrati.
“No, Jake...” gli fermai le mani che si erano già levate.
“Andiamo a lavare i piatti” e così dicendo lo portai verso il lavandino, mentre i nostri padri sparivano dalla stanza.
 

CAPITOLO 22: MARCHIO

Si fece condurre come un bambino, poi un lampo attraversò il suo sguardo vivace e mi attirò a sé, sollevandomi il mento verso di lui.
“Oh... potevi dirlo che volevi stare sola con me” sussurrò festante.
Un ringhio proruppe dal giardino.
Lo scostai veloce.
“Io... voglio solo lavare i piatti” li rassicurai entrambi.
“Come vuoi” fece Jake deluso.
“Tu lavi, io risciacquo e asciugo?” propose.
Acconsentii mettendomi all’opera.
Dopo qualche minuto avevo accumulato abbastanza coraggio per cominciare a parlare.
“Jacob, io voglio che tu resti qui” dissi tutto d’un fiato.
“Cos..?!” il piatto che stava asciugando scivolò sul pavimento con un gran tonfo.
Il suo cuore si era fermato.
Stupido, pensai.
Asciugai una mano e gli accarezzai il petto mostrandogli la mia veglia accanto a lui insieme a Billy.
“E allora?” fece lui, ancora sconvolto.
“Gli manchi” gli dissi io.
“Se ne farà una ragione” fece spallucce e raccolse il piatto dal pavimento.
“Solo per qualche giorno, Jake!” il mio tono accorato.
“Un autentico inferno!” disse amaro mentre riprendevamo a lavare e asciugare.
“Non solo per te” sussurrai mentre il mio cuore perdeva un colpo.
“Davvero?” domandò, improvvisamente animato.
“Jacob Black come puoi pensare che io possa sopravvivere senza di te?” gli chiesi ardente.
“Non dovrebbe essere difficile per te” fece spallucce “potresti sempre consolarti con... qualcun altro...” insinuò guardandomi di sbieco.
“Non potrei mai consolarmi” scandii e mi sembrò di annegare nei suoi occhi.
La sua bocca, entusiasta, si spinse veloce sulla mia, sentii il veleno premere nei miei denti.
No! pensai Non lo permetterò! Non mi sarei concessa di essere un mostro, mai più!
Deglutii e lo ricacciai indietro. Poi mi spinsi sulle sue labbra, assetata ma di un altro genere di sete.
“Tre giorni” sussurrai su quei petali impazienti.
“E‘ quello che vuoi?” chiese lui passando il pollice sulla mia pelle dal mento fino alla spalla.
Fu come se mi stesse incidendo a fuoco.
Riuscii ad annuire.
Si fermò e cercò il mio sguardo.
Dovette leggerci un briciolo di determinazione.
Molto inferiore alla sua, comunque.
Col braccio mi strinse di nuovo forte, con l’altra mano mi prese la testa e ri.affondò nelle mie labbra.
Di nuovo, il veleno. Lo cacciai via, svelta, e mi avvinghiai al mio lupo.
Le braccia percorrevano le sue spalle forti. Le labbra le sue labbra.
“Due giorni” soffiò mentre cominciava a succhiare piano il mio labbro inferiore.
“Sei un mostro!” dissi chinando all’indietro la testa. L’eccitazione era insopportabile.
Rise di gusto e mi sollevò sul piano di lavoro, si fece circondare dalle mie gambe e spinse la mia testa verso uno degli armadietti della cucina.
“Ad una condizione” soffiò entusiasta.
“Ci sono delle condizioni?” alzai un sopracciglio esitante.
“Una sola” disse baciandomi.
“Mmm...” fu la mia unica risposta.
Si scostò un poco, era la faccia della felicità.
“Beh... vedi il tuo.. marchio... mi piace” disse guardandosi riflesso nell’anta-vetrina dietro la mia testa e passando un dito sul piccolo segno all’angolo del labbro inferiore, il segno del mio morso!
“Ma così non è giusto!” aggiunse.
“Cos...” la mia voce tremante.
“Anche tu... dovresti essere... marchiata” sussurrò suadente sulle mie labbra.
Mi spinse a sé con un impeto pari solo a quello con cui io desideravo che si spingesse su di me.
Allacciò la stretta delle mie gambe alla sua vita e spinse il fondo della sua schiena sul mio bacino.
Eravamo incastrati ora, com.bacianti.
“No, Jake...” per un momento temetti di non poter controllare la mia sete.
Tutti i tipi di sete!
Si spostò dalle mie labbra, per continuare il suo lavoro sul mio mento.
Percorse il mio collo fino all’incavo delle clavicole e ancora qualche bacio più in basso.
Il mio cuore si arrestò.
Scosse la testa e mi guardò.
Il respiro accelerato, il cuore impazzito e il volto sconvolto mi smascheravano.
Tutto urlava: ANCORA!
Mi guardò estasiato e sollevò un lembo della mia maglietta sul fianco sinistro.
Lo percorse con le dita infuocate mentre io stringevo forte i bordi del piano della cucina.
Mi guardò ancora, poi avvicinò piano le labbra al suo obiettivo, una mano mi teneva per la vita, l’altra stringeva il ginocchio sinistro.
Sentii un pizzichio al fianco e compresi: aveva affondato un canino nella mia carne.
Un’onda di puro piacere mi percorse da capo a piedi.
Un profondo gemito uscì dalle mie labbra mentre il veleno inondava la mia bocca.
“Mmm... delizioso” si tirò sù, una goccia di sangue ancora sulle labbra.
Istintivamente portai un po‘ di veleno sulla piccola ferita.
Sembrò agire da cicatrizzante.
“Mi piace!” disse soddisfatto.

“TU SEI MORTO!” furia, livore, odio, ogni specie di avversione era espressa sul volto di mio padre,  ma esaltata all’ennesima potenza.
Riuscii a mettermi fra loro, stavolta.
“No!” urlai decisa.
“Perché?” ringhiava a me lo spaventoso vampiro.
“Perché io lo amo” ammisi piano.
Mio padre si pietrificò, un cuore dietro di me trapassò il corpo a cui apparteneva, ma a cui sembrava non poter stare più attaccato.
“Nessie...” disse senza fiato.
“Bastardo!” gli urlò mio padre.
“NO!” fermai i suoi denti ad un centimetro dalla gola di Jacob.
“Noi dobbiamo andare, ricordi, papà?” spinsi le mie mani contro il suo petto per farlo indietreggiare.
Provò a resistermi ma non ci riuscì. Ero diventata davvero forte!
Lentamente gli feci attraversare il salotto e poi l’ingresso.
Lungo tutto il tragitto fino alla Vanquish mio padre ruggì.
Infine, riuscii a farlo sedere al volante.
Carlisle ci aveva raggiunti.
Con Billy, sul prato, ora, stava arrivando anche Charlie.
“Che succede, tesoro?”
“Niente nonno” dissi abbassando il lembo della maglietta perché non vedesse il mio marchio.
“Stiamo ripartendo” spiegai.
“Lo so e mi spiace: ci siamo visti così poco! E per la maggior parte del tempo tu eri al suo capezzale...”
Disse indicando il licantropo che sembrava aver ritrovato la forma ed il più aperto dei sorrisi.
“Mi spiace, nonno. Recupereremo...”

“...la prossima volta! Lo so, dite sempre così!” disse il nonno scuotendo la testa sconsolato.
Intanto Jacob aveva sistemato il mio bagaglio in auto e mio padre aveva ringhiato basso contro di lui.
“Arrivo papà” dissi, la tensione nella mia voce. Non voleva dare spettacolo di fronte a Charlie, vero?
“Ehi Jake” fece Leah mentre raggiungeva casa Black insieme a Seth.
“E la porsche?” continuò dubbiosa.
“Noi restiamo” sospirò Jacob “ma solo due giorni!” continuò ammiccando a me.
Il clacson della Vanquish mi fece sobbalzare: non era mai stato usato prima!
“E‘ proprio un maleducato!” appuntò Jake con evidente ilarità.
“Jake, ti prego...” feci avvicinandomi all’auto.
Mi fermò prima che potessi toccare lo sportello.
“Solo per dirti...” cominciò facendomi voltare “che ti amo anch’io” concluse tra i miei capelli.
Mio padre aveva già aperto la sua portiera.
“Lo so” dissi dolce e svelta mentre entravo in auto per evitare che un vampiro furioso ne uscisse.
“Ah... Jake” lo chiamai abbassando il mio finestrino “Leah potrebbe... venire con noi se vuole”
L’espressione di delusione sulla sua faccia alla notizia della rimandata partenza non mi era sfuggita.
“Al volo!” fece lei infilandosi in macchina.
Jacob sospirò ma non disse nulla.
“Nessie...” si sporse un po‘ verso di me “fa la brava!” disse intenso.
Che strana raccomandazione!
“Anche tu” risposi sorridente.
Mentre l’auto cominciava a muoversi gli sfiorai la guancia e lui si sporse verso la mia mano come a trattenerla.
Lo lasciai così: con una strana espressione triste in volto.

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Capitolo 24
*** Sogno e Ritorno ***


Sera Bimbe Belle <3
ancora doppio capitolo ^_^
non vi starò viziando?! :-P
Facciamo così: voi "viziatemi" con i vostri commenti ed io lunedì prossima posto un capitolo Nessie pov + un Jake pov <3... affare fatto?! ;-)
allora GRAZIE immensamente grazie a coloro che hanno solo letto <3, a chi ha inserito la storia tra le preferite/ricordate/seguite <3 <3, a chi ha commentato e ri.commentato <3 <3 <3 grazie! *_*
Dunque... l'atmosfera cambia completamente in questi capitoli, dato che stiamo tornando a casa, ma è importante anche questo perché Nessie cominci a comprendere quello che le sta accadendo e quello che l'aspetta...
Non ho altro da aggiungere se non che ho co.fondato con la mia MSA <3 un gruppo su Facebook che si chiama we need a plan B dove vi tengo aggiornate sugli aggiornamenti, sui miei eventuali ritardi e sui miei quotidiani scleri... :-P
Mi farebbe piacere che ci faceste un saltino... *_*
un abbraccio enorme *_*
Buona Serata
Lilla <3

PS: potrebbero esserci degli errori... perdonatemi! sono esausta! però segnalatemeli pure... ^_^




CAPITOLO 23: SOGNO

“Carlisle...” la voce di mio padre non riusciva a contenere la rabbia “potresti visitare Renesmee?”
“Ma cos...?” chiese il nonno mentre già lasciava il suo posto per mettersi tra me e Leah sul sedile posteriore.
“Lui l’ha morsa!” sibilò mio padre stringendo le mani sul volante.
Mi sembrò che non fosse riuscito a non deformarlo leggermente.
“Oh...” al nonno sfuggì un sorriso mentre gli mostravo il piccolo segno sul mio fianco.
“Oh... siete veramente disgustosi, Nessie!” acclamò Leah.
Sentii il bisogno irrefrenabile di scavarmi una fossa con le mie mani.
Mio padre ruggì ancora: “Non succederà niente di niente di niente!” mi scimmiottò.
“L’hai cicatrizzato...” cominciò il nonno dubbioso.
“Col mio veleno” conclusi a capo chino.
“Ben fatto!” si complimentò “Sembra tutto a posto” concluse, di nuovo sorridendo.
“Oh Carlisle...” si lamentò mio padre.
“Scusami, Edward” disse quello sedendogli accanto e mettendogli una mano sulla spalla.
“Non è facile per te, lo so, ma...”
Mio padre fece una smorfia ed il nonno decise di sospendere il discorso.
“Ehi... Nessie” Leah richiamò la mia attenzione.
“Grazie” disse fissando i monti da cui ci allontanavamo.
“A stare lontani ci si abitua, ma tornare...” reclinò la testa all’indietro e sospirò.
“Figurati!” feci io un po‘ insicura “Altrimenti... a che servono le amiche?”
Mi guardò e sorrise.
 
Il nostro viaggio proseguì e la notte ci raggiunse.
Io non riuscivo a dormire e neanche Leah, probabilmente entrambe tormentate da quello che ognuna aveva lasciato a La Push.
Leah: un cuore forse irrimediabilmente spezzato.
Ed io: semplicemente il mio cuore.
Papà cominciò ad intonare la mia ninna nanna, quella che aveva composto subito dopo la mia nascita e con la quale da allora mi aveva addormentato.
Grazie pensai mentre già scivolavo tra le braccia di Morfeo.

Quella notte feci uno strano sogno.
Un sogno di voci appena sussurrate.
“E’ stato così anche per te?” chiedeva una voce accorata.
“Io...” rispose un’altra voce un po’ turbata “vi ho... incontrati già adulti, ma questo non vuol dire che non vi abbia amati e non vi ami tutti come foste biologicamente miei figli”
“Lo so, Carlisle, non ne ho mai dubitato”
“Il fatto è, Edward,” fece una piccola pausa “ che lasciar andare un figlio è la cosa più difficile di tutte quelle che un genitore debba affrontare...”
“Ti senti un leone se si tratta di difenderli da qualsiasi pericolo...” continuò quasi fra sé “ma se si tratta di vederli lasciare la tua casa o...”

“O di dover dividere il loro affetto” continuò l’altro in una specie di lamento.
“Ma non puoi impedirle di andare incontro al proprio destino, figliolo!”
“Lo so...”  sussurrò la prima voce “se solo non fosse così...”
“...passionale” mi sembrò di sentir concludere il nonno.
“Quello deve essere un carattere ereditario” aggiunse.
“Oh sì! E’ avventata come sua madre solo che...” e mio padre ringhiò basso.
“Beh... Bella non è l’unico genitore passionale che ha, o sbaglio?” alluse Carlisle.
“Forse... forse hai ragione” mi sembrò che mio padre stesse sorridendo.
“Probabilmente non sarà facile per lei: dover scegliere tra due destini” riflette il nonno.
“Io voglio solo che abbia la possibilità di scegliere!” disse mio padre sicuro.
“Ma se potessi essere davvero egoista...” aggiunse in un sussurro.
“Vorresti che non ti lasciasse mai” concluse un altro sussurro.
“Grazie, papà” mio padre riprese a cantare, qualcosa di nuovo.
Forse l’avevo sentito solo una volta, forse.
“Di nulla, figliolo”

CAPITOLO 24: RITORNO


Naturalmente ci stavano aspettando.
Naturalmente c’erano tutti.
Nonna Esme e la mamma mi si gettarono al collo contemporaneamente non appena ebbi messo piede a terra.
“Oh... tesoro!”
“Piccola mia!”
“Renesmee, ci hai fatto preoccupare!” mi rimproverò zia Rosalie.
Lo sembrava davvero, preoccupata, avrei giurato che fosse addirittura in disordine.
“E voi... non lasciatemi mai più con tutte queste donne in ansia!” protestò zio Emmett.
“Neanche Jazz è riuscito a calmarle...” continuò “Ed Alice non è stata minimamente d’aiuto!”
La zia gli fece la linguaccia: “Non è colpa mia!” protestò.
“Infatti...” le sorrisi “è solo mia la colpa!”
“Renesmee...”
“No, papà” lascia che io mi spieghi.
“Vieni, tesoro, siediti” fece la nonna indicando il grande divano bianco.
Mia madre si sedette di fianco a me, in volto ancora l’apprensione.
In fondo alla sala Nahuel e Huinel avevano assistito a tutta la scena, discreti.
“Venite” dissi per farli accomodare.
Huinel si unì a noi, Nahuel avanzò solo di qualche passo.
Deglutii e cominciai: “Ho morso Jacob”
“E perché?” chiese subito mia madre.
Arrossii e abbassai il capo.
“Non voleva fargli del male” intervenne Edward.
“Oh... no di certo!” acclamò lo zio Emmett “Adesso sì che ti riconosco, nipotina!”
Mio padre gli ruggì contro.
“E dai... Edward! Chissà quanti segni scopriamo se ti togli la camicia!”
“Piantala, Emmett!” lo ammonì mia madre.
Il mio sguardo fuggii verso Nahuel: era di pietra!
Incrociai i suoi occhi per un istante ma non potei sostenerli.
“E ho scoperto che sono velenosa...”
“Cosa?!”
La mamma era basita e, come lei, la restante parte dei presenti che non fossero già a conoscenza della storia.
“Non può essere! Le mie sorelle...” cominciò Nahuel.
“Forse, ognuno è un caso a se stante” ipotizzò Edward.
“Dalle analisi che ho fatto sembra che il suo veleno sia identico al nostro” cominciò Carlisle “ma c’è ancora molto da indagare”
“Ma perché adesso? Non è mai stata velenosa?” gli chiese mia madre.
“Forse è un cambiamento... adolescenziale” provò a dire mio padre.
Dunque era quello: ero in preda ai miei ormoni!
Mio padre fece una lievissima smorfia: “Non esattamente. Forse, fa parte dei cambiamenti che...”
“Cosa stai...?” 

“Non possiamo saperlo, Renesmee” disse prendendomi le mani “ma sembra proprio che sia cominciata la...”
“La fase di stabilizzazione” concluse per lui Nahuel.
“Cosa?” io e mia madre in coro.
“Quando avevo sette anni” spiegò piano Nahuel “i cambiamenti fisici ed intellettivi hanno cominciato ad... arrestarsi”  la sua voce solo un po’ esitante.
“E da allora sono ciò che sono ora” concluse indicandosi.
NO! No! Nooooooo!!! pensavo con la testa fra le mani.
Non sarei cresciuta più!
Sarei rimasta così: velenosa e insignificante e non avrei mai capito un tubo di trigonometria!
“Renesmee non mi sembra così...” cominciò mio padre.
“Terribile?! Non ti sembra così terribile che io voglia bere il sangue di Jacob?!”
Mia madre fece un salto sul divano, Nahuel si scosse un poco.
“Oh oh...” fece Emmett “la storia si ripete”
“Renesmee non è così... attratta dal sangue di quel cane” sbuffò mio padre.
Davvero? gli chiesi costringendolo a guardarmi.
“Davvero, Renesmee” scandì piano “io non avrei mai potuto...” e si ritrasse ai suoi stessi pensieri.
“Forse la sua parte vampira è attenuata dalla metà umana” intervenne il nonno.
“In fondo, non ha mai avuto problemi a trattenersi prima.”

“Ma Jacob... era così...” buono continuai rivolta a mio padre.
“Forse è una fase... o la commistione di... intensità” cercò di non interrompersi ma senza successo.
“Ti è sempre piaciuto il sangue di Jake” rifletté la mamma.
“Mamma!” protestai.
“Hai proprio strani gusti, nipotina!” disse zia Rose.
Non era stata l’unica in quella stanza a ritrarsi all’idea, ma l’unica reazione che mi turbò fu quella di Nahuel: di nuovo, una statua.
“Ma... Jacob?” chiese mia madre.
“Sta bene” la rassicurò Edward “é in gran forma, credimi Bella” continuò con la testa affossata nella sua spalla.
“Ma non è...” cominciò lei
“L’ho convinto a restare ancora qualche giorno con Billy” le spiegai.
“E come hai fatto?” chiese zia Alice avvicinandosi.
“Gliel’ho chiesto, io...”
“Ha usato il suo potere” sospirò mio padre rialzandosi.
Quale potere?!
“Renesmee, Jacob non può dirti di no”
COSA?
“Lui non può rifiutarsi di concederti ciò che tu vuoi” scandì piano.
COSA?!
Sospirò: “Se tu dici - io voglio- lui non può negartelo”
“Puoi avere tutto ciò che vuoi, amore!” aveva detto neanche ventiquattro ore prima Jacob.
“NO! Non può... è totalmente assurdo!” ed io totalmente fuori di me.
“Ma potrebbe essere utile” fece Rosalie.
La guardammo tutti stupefatti: come poteva essere così cinica?!
“Ehi... non ditemi che non ci avete mai pensato anche voi!” disse facendo spallucce.
“Non era quello che volevo, zia” dissi io chinando il capo.
“Sono sicura che Jacob non è arrabbiato con te per questo” mi rassicurò la mamma carezzandomi una spalla.
“Ne sono sicura anch’io, mamma”
Ed è la cosa più assurda di tutte! pensai.
Mio padre mi sfiorò i capelli.

“Oh... ma non hai messo nulla di quello che ti avevo preparato!” esordì zia Alice mentre disfaceva le valigie.
A questo proposito... pensai.
“Alice!” ringhiò mio padre.
“Oh... no!” esclamai.
“Traditrice!” sibilò la zia.
“Scusa, zia, scusa!”
“Non farò più niente per te, nipotastra!”

Ah... così riempire la valigia di assurda lingerie era far qualcosa per me!
Quel pensiero non aiutò la zia.
“Hai tre secondi” gli intimò mio padre.
“Edward...” si lamentò lei.
“Tre”
La zia sospirò e fuggì. Mio padre la seguì a ruota: non era da lui essere sleale!
“Mi spiegherai” fece mia madre.
“Dopo” sospirai “Ora vado a mettere al sicuro i vestiti”

Sarebbe stato un peccato se mio padre avesse ridotto a brandelli un intero guardaroba firmato!

Presi le valigie e cominciai a salire le scale: nell’armadio di zia Alice papà non avrebbe saputo ritrovarle. Forse.
“Ti aiuto” si offrì Nahuel.
Zio Emmett stava per farmi la stessa proposta ma zia Rose lo trattenne per la camicia.
Annuii.
Per la prima volta in vita mia non ero a mio agio accanto a Nahuel.
Andammo in camera di Alice e nascondemmo le valigie in fondo all’enorme cabina armadio.
Tolsi solo i vestiti sporchi, degli altri avrebbe potuto fare ciò che voleva.
Probabilmente mi sarei ripresa poco alla volta le cose decenti.

Nessuno dei due parlò.
“Porto questi a casa” dissi scendendo le scale.
“Hanno finito?” chiesi alla mamma.
“Non ancora, Jazz ed Em sono andati a recuperarli” fece lei sconsolata.
“Devi...” provò ad aggiungere.
“Te lo dirà lei” le risposi mentre uscivo.
Nahuel mi seguì, sempre silenzioso.

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Capitolo 25
*** Alternativa e VOCE ***


Buon lunedì Belle Bimbe <3
sto diventando quasi puntuale! ;-)

allora, abbiamo un Renesmee pov qui, ma anche un capitolo lupesco extra, contente?!
Volevo specificare un paio di cose:
-circa il fatto che Jacob <3 non possa dire di no a Renesmee: anch'io sono convinta che il loro Amore non dipenda da alcun tipo di magia o vincolo, è anche vero che è l'Amore stesso ad essere un "vincolo", si può negar qualcosa all'Amore vero?!
Dunque, Jacob la ama "liberamente" ma è nella sua natura di far tutto ciò che possa renderla "felice", è come un istinto fortissimo con cui diverse volte, nella mia storia, entrambi i nostri eroi dovranno fare i conti.
-circa l'ALTERNATIVA... io non so se fosse questa l'intenzione della Meyer nel presentarci Nahuel, so che a me è sembrata molto evidente l'intenzione di "movimentare" un rapporto già "stabilito" dall'Imprinting. In fondo, Nahuel è il candidato ideale per la mano di Renesmee, appartengono alla stessa, unica, specie, ad es., certo, se non ci fosse di mezzo l'Amore con I- maiuscola... XP
Ringrazio chi continua a seguire questa storia *_*  e a recensirla! <3 <3 <3
Io ho sempre immensamente bisogno di sapere cosa ne pensate! :,(
qualsiasi cosa voi ne pensiate!

Chiedo perdono per non aver ancora risposto a tutte le recensioni...
io faccio quello che posso ma è un periodo DAVVERO DAVVERO DAVVERO in.casinato!!! :,(
vi ricordo del gruppo di sclero su Fb

http://www.facebook.com/#!/groups/281106931902704/
Love you <3
Lilla *_*



CAPITOLO 25: ALTERNATIVA

Quando arrivammo dinanzi alla piccola casetta si fermò.
“Mi concedi un minuto?” disse indicando il dondolo.
Mi ci sedetti e lui accanto a me.
“Mi spiace per quello che è successo” disse Nahuel in tono neutro.
“Per il fatto che ho quasi ucciso Jacob o per il fatto che non ci sono riuscita?”
Lo feci sorridere.
“Per entrambe le cose” disse.
La maschera di pietra cominciava a scivolare dal suo viso ed io cominciavo a rilassarmi.
“Renesmee tu... tu devi sapere” mi aveva preso le mani.
Nonostante quel contatto mi agitasse, non potei non accogliere le sue mani nelle mie.
Non potei evitare di sentire che la bolla era tornata piano piano ad avvolgerci.
“Cosa?” riuscii a chiedere mentre mi godevo un poco la ritrovata intimità.
“Che hai un’alternativa!”
“Co...” il mio cuore perse un colpo.
“Una valida alternativa” scandì fissandomi negli occhi, sicuro.
Quella sicurezza di chi riconosce il proprio posto nel mondo e sa che non si sta sbagliando.
“Nahuel...” stavo indietreggiando.
“Io sono la tua alternativa, Renesmee” mi incalzò lui trattenendo il mio viso a pochi centimetri dal suo.
“No...” il mio rifiuto privo di forze.
“Lo senti anche tu che è così” disse lui sereno.
“NO!” scossi la testa.
“Pensaci, per favore. Sarebbe semplice, spontaneo.”
Scuotevo ancora il capo.
Lo fermò tra le sue mani.
“Con me non dovresti preoccuparti di niente”
“Nahuel...” mi lamentai.
“Non dovresti sforzarti. Nessuno dei due dovrebbe sforzarsi” sussurrò.
Le mie resistenze di nuovo troppo deboli.
“Sarebbe naturale, perfetto”
“No” mi lagnai.
“Puoi negarlo, Renesmee? Puoi negarlo, ora?” fissò il suo sguardo nel mio, carezzandomi la nuca.
Quello che sentii fu che lui aveva totalmente, completamente ragione!
“NO!” mi scrollai “NO!” mi rialzai e mi voltai verso la casa.
“Voglio solo che tu lo sappia” disse lui riavvicinandosi.
“Ma tu lo sai già!” sussurrò carezzandomi  una spalla.
Il suo tocco era leggero, per nulla insistente.
Nonostante questo o forse, proprio per questo, non riuscii ad interromperlo.
Fece scorrere le dita lungo la mia schiena, con lieve lentezza, quando raggiunse i fianchi li circondò con il braccio e si abbassò verso di me. Posò la sua guancia sulla mia.
“Buonanotte Renesmee”
“Buonanotte” risposi.
Sorrise e andò via.

Rimasi a fissare la porta di casa inebetita.
Restai così per alcuni minuti.
E poi sentii che erano arrivate le lacrime, calde lacrime rigavano le mie guance.
Lacrime di rabbia.
“No, no NO!” sbraitai cercando di strapparmi il braccialetto che avevo al polso.
Che significa? Che assurdità è mai questa? pensavo.
D’un tratto una frase riemerse dalla mia notte in viaggio:
“Probabilmente non sarà facile per lei: dover scegliere tra due destini”
Due destini? Non esistono due destini per la stessa persona! Non possono...
Il cellulare trillò dalla mia borsa.
Risposi senza pensarci: “Pronto”
“Nessie, Ness... che succede?” la voce di Jacob, allarmata a causa della mia.
“No, Jake, è tutto a posto davvero” provai a sembrare convincente mentre mi asciugavo le lacrime.
“Nessie, dimmi che succede?”
“Io... io sono un mostro” era l’unica cosa che potevo dire.
“Renesmee, ascoltami bene: tu non sei un mostro!” scandì.
“E qualunque cosa ti abbiano detto, noi staremo insieme” era più di una promessa.
“Niente e... nessuno potrà impedirci di stare insieme” confermò.
“Ma io...”
“Se è quello che vuoi” aggiunse basso.
“Oh... sì che lo voglio, Jake!” era vero! Maledizione, anche questo era totalmente vero!
Perché mi faceva stare così male, allora?
“Nessie, amore...” Jake aveva sentito i miei singhiozzi riprendere forza.
“Nessie... torno da te, parto subito!”
“No io... Jacob,  ti prego, resta ancora un giorno con Billy!”
“Oh... Nessie!” si lamentò lui.

“Jake io... qui va tutto bene, davvero!” insistei io.
“Volevo solo... cioè scusami io non sapevo...”
“Amore non...”
Feci un respiro profondo.
“Io non volevo costringerti a restare a La Push, non sapevo di avere questo... potere” conclusi disgustata.
“Non fa niente” disse lui dolce.
“In fondo... lo hai fatto per me, no?” aggiunse sospirando.
“L’intenzione era quella” riuscivo persino a sorridere, ora.
Come aveva sempre fatto, Jacob aveva dissipato le nuvole dal mio cielo.
Ed ora si mostravano le luci del tramonto.
“Mi manchi” sussurrai.
“Anche tu” fece lui con la sua voce roca.
“Mamma e papà stanno tornando” feci alzandomi e cercando di nascondere le tracce della burrasca.
“Nessie... fa’ la brava”
Ancora quella raccomandazione? M’indispettii.
“Ci proverò” la mia voce imbronciata.
“Ti amo” sospirò lui.
“Anch’io” sospirai.
Silenzio.
“Devo andare” dissi.
“Lo so” sospirò ancora.
“Mmm Ness...” i miei mi avevano quasi raggiunta.
“Dimmi”
“Cosa ti manca di più di me?” chiese malizioso.
“Jacob!”
“Vediamo se indovino...”
“Jake, mio padre è vicino, se sente i miei pensieri adesso, ti...”

“Allora ho indovinato!”
“Sei un cane!”
“Il tuo cane”
“No... davvero!” protestai.
“Forse, il mio destino” aggiunsi.
Mio padre e mia madre sollevarono impercettibilmente la testa.
“Forse?” protestò Jacob.
“Forse” dissi io.
“Mmm... ci vuole un sacco di pazienza con te, ragazzina!”
“Lo so”
“Ti amo”
“Ti amo”
Click.

CAPITOLO LUPESCO 1: VOCE

E’ una sera splendida.
Una enorme luna piena sbaraglia ogni altro astro che s’affacci nel manto scuro della notte.
Il bosco brulica di vita: i rapaci notturni, i piccoli roditori e i numerosi insetti non sembrano affatto infastiditi dal mio passaggio.
Come ci sono arrivato qui, non saprei proprio dirlo.
D’altra parte, è da un po’ che non ricordo più nemmeno come si mette un piede davanti all’altro!
“Jake” una voce, d’un tratto, arresta i miei battiti.
E’ lei?
“Jake” mi guardo intorno ma non la vedo.
Ma... è lei!

Riconoscerei quella voce fra mille.
Riconoscerei la sua voce nel bel mezzo di un concerto rock.
La sua voce è come un incantesimo per me!
Come la voce delle sirene: mi cattura, mi ammalia, mi stordisce.
E’ chiara, cristallina, ancora un po’ da bambina.
Al tempo stesso è profonda, è una voce che viene dal cuore.
E’ una voce che parla al cuore, alle sue più intime corde.
La sua voce non può mentire.
A quella voce, non puoi mentire.
“Jacob”
E’ vicina!
Lo sento.
Sento il suo profumo, il suo fresco profumo di primavera.
“Nessie!”
Mi volto ma mi sfugge.
Vedo un ombra nascondersi fra gli alberi.
“Nessie...”
“No, Jake, non puoi!”
“Non posso?” Non posso... cosa?
“Non puoi vedermi”
Perché?
 “Altrimenti dovrò andarmene”
Cosa? Che storia è questa?
“Sh...” il suo fiato sul collo.
Il suo profumo mi sbatte addosso, mi circonda.
Per la prima volta noto una nuova sfumatura... arancio!
Provo a girarmi, ma lei si muove con me.
Rimane alle mie spalle.
Non riesco... non posso vederla!
“No... ma puoi amarmi”
Dolce. Dannatamente dolce!
Sono intontito, sono stregato, sono innamorato!
“Nessie!” mi lamento.
“Sh! Chiudi gli occhi”
La sua voce mi ordina, mi obbliga, mi costringe.
Non appena chiudo gli occhi sento una mano posarsi sul mio petto.
Faccio per aprirli, ma di nuovo, svanisce.
“Occhi chiusi”
Solo un velo di rimprovero, ma sufficiente a sigillare le mie palpebre.
“Bravo lupo”
lupo...
lupo...
lupo...
Non ho mai sentito una parola più bella!

Sento le sue piccole e fresche mani su di me.
Mi spingono leggermente finché la mia schiena non incontra un tronco piuttosto largo.
Mi ci adagia.
Sento che comincia ad annusarmi.
Accidenti! Ma io so di cane bagnato!
Ride un po’.
Di me?
“Mi piace” sussurra.
Il suo alito fresco sul mio mento.
Come?
“Il tuo odore, mi piace”
Disegna il profilo del mio collo con le dita.
Con due dita, penso.
Poi poggia le sue labbra sulla mia clavicola.
“Mi piace tutto di te, Jake”
Il respiro si blocca, il cuore si ferma.
E smetto di pensare, totalmente.
Solo, sento.
Sento le sue labbra risalire piano.
Sento i brividi scendere lungo la schiena.
Sento l’approdo, la completezza, nel momento in cui la sua bocca si riunisce alla mia.
Nel momento in cui i nostri respiri si incrociano.
Nel momento in cui le nostre lingue si salutano, felici di poter giocare ancora insieme.
Nel momento in cui le sue mani affondano nei miei capelli, solleticando la mia nuca.
Nel momento in cui le mie mani trovano i suoi capelli, il suo collo, le sue spalle.
“No... Fermo!”
E no! Fermo, no! Come faccio?
“Ce la farai” sussurra.
Senza darmi il tempo di fiatare, senza darmi il tempo di pensare riprende a baciarmi il collo.
Riprende a torturarmi il collo!
Strofina le sue labbra, ci passa la lingua, fa in modo che io senta scorrere i suoi denti.
L’eccitazione è insostenibile.
Mi afferro al grande fusto dietro di me.
Non posso vederla, non posso toccarla, che altro posso fare?!
La sento sorridere piano.
Sento la maglietta tirare, e in un istante non ce l’ho più addosso.
Ma che ne ha fatto?
Decido, so, che non me ne importa niente nel momento esatto in cui le sue dita sfiorano il mio petto.
Comincio a pensare che questa sia la mia ultima notte su questa terra quando, contemporaneamente, le sue labbra si posano sullo sterno e cominciano a percorrere il mio corpo, verso il basso.
No! NO! Non ce la faccio! E’ troppo!
Scosse potenti mi attraversano.
Sento che sto perdendo il controllo.
Non ce la faccio!
Le sue dita tamburellano sui miei capezzoli, li premono, li provocano.
Le mie unghie s’infilano nella corteccia alla quale, ormai, sono ancorato.
Le sue labbra hanno raggiunto la mia pancia.
Soffia leggera sul mio ombelico.
Leggera e mortale!
M’imprime un bacio sulla pelle, poi insiste, con la lingua.
Muoio! Adesso! E’ troppo!
“Se vuoi smetto” mi provoca il mio demone personale.
Il mio miracolo quotidiano.
Non ci provare nemmeno!
Non è una brutta notte per morire...

“Hai ragione” dice alzandosi e riprendendo a baciarmi.
Le sue labbra sulle mie sono come la glassa sulla torta.
Pura goduria!
Senza averlo deciso mi ritrovo la sua testa tra le mani.
“Eh no, Wolf! Non erano questi i patti!”
Quali patti?
“Fermo” dice riportando indietro le mie mani.
E nel farlo preme il suo corpo sul mio.
Non ho idea di cosa indossi, ma è sottile perché io sento...
Io la sento su di me!
Come fosse nuda.
Le sue labbra dietro l’orecchio.
Che tormento!
Una mano scivola in basso.
Carezza il petto, la pancia.
Trova i jeans.
Slaccia un bottone.
“No! NO! N...”
Ma dico, vecchio, sei ammattito?!
Non ce la faccio
!
“Ce la farai” sussurra mentre riprende a baciarmi.
Ancora un bottone.
E un altro ancora.
Ed è sulla mia pelle.
Ed è su di me!

Ansimo e spingo la nuca contro l’albero nel tentativo di calmarmi.
Ma non ci riesco.
Non ce la faccio!
Sto perdendo il controllo.
Sto... per trasformarmi!
“Non lo farai” dice sicura e riprende a baciarmi.
Mi bacia ancora, ancora e ancora.
Come se sapesse che i suoi baci mi calmano.
Con una mano mi solletica la nuca.
L’altra è nei miei pantaloni.
Mi accarezza piano.
E mi fa impazzire!
E’ fata e fattucchiera.
E’ Circe e Penelope.
E’ mia e non lo sarà mai!
Gemo.
E mi accarezza.
Gemo.
Ancora.
Gemo.
Ancora.
Ancora.
Ancora...
E muoio fra le sue mani.
E rinasco fra le sue braccia.
“Ti amo” le dico con quel poco di fiato che ancora possiedo.
“Anch’io” e vado dritto in paradiso!
Schiudo gli occhi ed incontro il suo mare di cioccolato.
E poi... mi sveglio!

Accidenti! Accidenti a me ed alla mia fervida fantasia!
Se continuo così il Grande Black mi lascerà per stare attaccato a qualcuno che poi, alla fine, concluda qualcosa!

Senza accorgermene ero fuori dal mio letto.
“Jake...” la voce di Billy ancora impastata dal sonno.
“Tutto ok, vecchio”
“Mmm...”

Certo, vecchio, tutto assolutamente ok!
E’ notte fonda e tu sei fuori di casa e fuori di testa!

E avevo solo lei in testa.
Volevo, dovevo sentirla.
Dovevo sentire la sua voce!
Che è, evidentemente, tutto ciò che posso avere per stanotte!
“Pronto”
Pronto?
Stava piangendo.
Io ero a centinaia di chilometri di distanza e lei stava piangendo, perché?!
“Nessie, Ness... che succede?”
“No, Jake, è tutto a posto davvero” disse cercando di sembrare convincente.
“Nessie, dimmi che succede?” insistei.
“Io... io sono un mostro”
Ancora con questa storia!
Lei doveva togliersi dalla testa una simile idiozia e chiunque avesse osato insinuarlo avrebbe dovuto fare i conti con me: con il peggiore me!
“Renesmee, ascoltami bene: tu non sei un mostro!” scandii
“E qualunque cosa ti abbiano detto noi staremo insieme” punto.
“Niente e ... nessuno potrà impedirci di stare insieme”
Niente e NESSUNO!
“Ma io...”
“Se è quello che vuoi”
Ma... é quello che vuoi, amore?
“Oh... sì che lo voglio, Jake!” sentii che era vero, totalmente vero!
Lo voleva, mi voleva, ma questo la faceva soffrire, perché?!
“Nessie, amore...” i suoi singhiozzi, ora, erano lame affilate nel mio petto, nella pancia, nella testa.
“Nessie.. torno da te, parto subito!” decisi.
“No, io... Jacob,  ti prego, resta ancora un giorno con Billy!”
“Oh... Nessie!” perché?!

“Jake io... qui va tutto bene, davvero!”
Non é vero, maledizione, io so che non è vero!
 “Volevo solo... cioè scusami io non sapevo...”
“Amore non...” capisco.
Niente, io non capisco più niente!

Fece un respiro profondo.
“Io non volevo costringerti a restare a La Push, non sapevo di avere questo... potere” il suo tono di voce alterato, come se fosse disgustata. Disgustata da se stessa!
“Non fa niente” sciocco amore mio! “In fondo... lo hai fatto per me, no?”
Anche se io non lo capisco, DAVVERO non lo capisco.
“L’intenzione era quella” disse sollevata, la sua voce serena.
Forse ero riuscito a farla sorridere.
Ben fatto, vecchio!
“Mi manchi” sussurrò.
Le manco!
“Anche tu” e non sai quanto!
“Mamma e papà stanno tornando”
Davvero? No!
La coppia perfetta ci interrompe sul più bello? Questa sì che è una novità!

“Nessie... fa’ la brava”
Patetico, vecchio, davvero patetico!
“Ci proverò” la sua voce non prometteva niente di buono.
Renesmee sapeva essere più testarda di chiunque al mondo e, quando affrontava una cosa, doveva andarci fino in fondo.
Quel pensiero mi impedii di respirare.
“Ti amo” e non c’è rimedio!
“Anch’io” e basterà?!
Silenzio.
“Devo andare”
“Lo so’”
“Mmm Ness...”
“Dimmi”
“Cosa ti manca di più di me?”
“Jacob!” mi rimproverò.
“Vediamo se indovino...” la provocai.
“Jake, mio padre è vicino, se sente i miei pensieri adesso, ti...”

“Allora ho indovinato!”
Mai stato così felice di aver indovinato!
“Sei un cane!” mi accusò.
“Il tuo cane” precisai.
“No... davvero!” mi corresse.
“Forse, il mio destino” aggiunse.
“Forse?” Forse? Forse?! FORSE?!!!
“Forse” confermò.
“Mmm... ci vuole un sacco di pazienza con te, ragazzina!”
Ma tu sarai mia, fosse l’ultima cosa che faccio!
“Lo so”
“Ti amo”
“Ti amo”
Click.

question: secondo voi perché nei sogni Jacob non può vedere Nessie nuda o non può vederla del tutto?! ;-)

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Capitolo 26
*** PRECIPIZIO e Voto ***


Buon Lunedì Bimbe ;-)
un capitolo lupesco (dato che amate tanto la versione di Jacob della loro storia <3 )
ed un capitolo di "famiglia" tutti per voi! *_*
grazie grazie grazie <3 <3 <3 per le vostre recensioni
sono settimane un po' full queste :-S
vi rispondo appena ho un secondo
voi continuate a scrivere perché siete il mio sprone ed il mio sostegno! *_*
un abbraccio giganterrimo! ^_^
a lunedì qui
e a venerdì su Just a Boy ;-)
Lilla *_*



CAPITOLO LUPESCO 2: PRECIPIZIO


Forse? Forse?! FORSE!!!
Quell’unica orribile parola continuava a martellare nella mia testa, peggio del peggior heavy metal!
Forse... sono il suo destino! F.O.R.S.E.!!
Fo^^uta Orripilante Ributtante Stupida Esitazione!

Mi ritrovai bestia senza quasi rendermene conto.
Accidenti!
Nemmeno nei primi giorni, nei tremendi giorni della prima trasformazione, la mia natura era stata così instabile.
Cominciai a correre, perché era la sola cosa che fossi in grado di fare.
Perché era la sola cosa in grado di calmarmi.
Nella mia folle lotta contro me stesso e il mio beffardo destino, travolsi metà del bosco che circondava la riserva.
Maledizione: chi lo sente Sam!
Ma chissene^^^^^!!

Riuscii a frenare appena in tempo: appena prima di precipitare dall’alta scogliera.
Ero di nuovo sull’orlo del precipizio, come sempre.
Da quando lei era comparsa nella mia vita, io vivevo al limitare del baratro.
Ogni giorno, ogni momento, ogni sguardo: un salto.
Un salto... e la vedo: per la prima volta.
Per la prima volta tutto è al suo posto. Tutto ha senso.
Salto... e i succhiasangue italiani vogliono ucciderci, vogliono Nessie.
Salto... e li scacciamo.
Salto... ed il merito è suo: del ragazzo perfetto.
Del mezzo-vampiro perfetto per la perfetta mezza-vampira!
Salto... e lei mi bacia, mi bacia!
Salto... e lei mi respinge, perché ha sete del mio sangue.
Salto... e siamo nella cucina di Billy e ci baciamo.
Ci baciamo senza riserve, senza paranoie o inutili timori.
Ci baciamo come vorrei baciarla per sempre!
Ci baciamo impazienti.
“Tre giorni” sussurra diabolica sulla mia impazienza.
“E‘ quello che vuoi?”
Vuoi tre giorni senza questo?! chiedo percorrendo la sua pelle col pollice, dal mento fino alla spalla.
Sembra assolutamente travolta ma annuisce.
Mi fermo e cerco il suo sguardo.
E’ quello che vuole.
Ed io sono fregato!
Ma... non ti lascerò partire così, Bambina!

Non senza una promessa, un segno, un marchio!
Con una mano riporto il suo petto al proprio posto: contro il mio, con l’altra mano le prendo la testa e ri.affondo sulle sue labbra.
Per un istante sembra esitare, forse, per colpa del veleno, poi si avvinghia a me.
Le sue braccia si arrampicano sulle mie spalle.
Le labbra tormentano le mie, di un tormento che vorrei non avesse mai fine.
“Due giorni” soffio mentre comincio a succhiare piano il suo labbro inferiore.
Adesso vediamo se ce la fai a resistermi, ragazzina!
“Sei un mostro!” dice chinando all’indietro la testa.
Come se la stessi facendo impazzire, proprio come se la stessi facendo impazzire!
Rido e la sollevo sul piano di lavoro della cucina, che non mi è mai sembrato meglio utilizzato.
Sei totalmente fuori di te, vecchio!
Per una volta mi do ragione e non faccio niente per smentirmi: prendo le sue gambe e le allaccio a me, poi spingo la sua testa contro gli armadietti della cucina.
“Ad una condizione” soffio entusiasta.
“Ci sono delle condizioni?”dice perplessa.
Perplessa ed eccitata!
“Una sola” le dico mentre riprendo a baciarla.
“Mmm..” mi risponde.
Mi scosto per guardarla, per averne la conferma, per esserne certo: LEI MI VUOLE!
Lei è MIA!

Vorrei scriverlo... vorrei inciderlo a fuoco sulla sua pelle... vorrei... vorrei... marchiarla!
“Beh... vedi il tuo... marchio... mi piace” dico mentre vedo riflesso nella vetrina il segno del suo morso sul labbro inferiore.
“Ma così non è giusto!” aggiungo.
“Cos...” la sua voce trema, trema di piacere!
“Anche tu... dovresti essere... marchiata” sussurro sulle sue labbra.
Il brivido che mi causano mi fa perdere anche quel briciolo di lucidità che mi era rimasta, tutta la voglia che ho di lei, tutta quanta attraversa il mio corpo e lo spinge, sul suo.
Allaccio la stretta delle sue gambe alla vita e il mio bacino preme.
Preme come il suo nome nella mia testa, spinge come il cuore nel mio petto, pulsa come il sangue nelle vene, esige come il più basso dei desideri.
Basso e irrazionale, violento e totale.
Voglio lei, la voglio e niente mi può fermare!
“No... Jake...” quasi niente!

Mi sposto dalle sue labbra per continuare il mio lavoro su di lei: sul mento, sul collo, sulle clavicole.
Ed ancora più giù.
Il suo cuore smette di battere.
Ho esagerato? Di nuovo!
Scuoto la testa, sperando di riattivarla ma non ci riesco.
Mi impongo di guardarla: devo sapere se ho esagerato, se è stato troppo...
Ha il respiro accelerato, il suo cuore è impazzito e il suo viso è sconvolto.
Tutto urla: ANCORA!
E’ mia! E’ MIA! E presto sarà chiaro a tutti: nessuno escluso!
Sollevo un lembo della maglietta sul fianco sinistro.
Percorro con le dita quella curva prodigiosa e la vedo stringere i bordi del piano della cucina.
La guardo ancora, se vuole fermarmi dovrà farlo adesso...
Non mi ferma ed io mi avvicino, con una mano le stringo un fianco, con l’altra il ginocchio.
E poi affondo, affondo il dente nella sua carne, nella sua pelle fresca e pallida, proprio lì, dove ha quel neo piccolo piccolo.
Sono travolto dal piacere, come da un onda, un onda gigantesca.
La sento gemere, geme per me!
E’ mia! Solo mia! Per sempre.

“Mmm.. delizioso” mi tiro su con una goccia di sangue ancora sulle labbra.
Porta un po‘ di veleno sulla piccola ferita, come a cicatrizzarla.
“Mi piace!” dico soddisfatto.

“TU SEI MORTO!”
Sì e sono in paradiso!
Non feci in tempo ad accorgermi dell’arrivo del paladino della giustizia che Nessie si era frapposta fra noi.
“No!” gli urlò sicura.
“Perché?” le ringhiò lui.
“Perché io lo amo” disse piano.
Ed io morii.
Morii e rinacqui nello stesso istante, nel medesimo istante in cui pronunciò quelle parole.
...io lo amo...
...io lo amo...
...io lo amo...

Il mio cuore non poteva contenere, non poteva reggere quella beatitudine!
“Nessie...” dissi senza fiato.
Il mostro urlò qualcosa, ma non ci feci caso.
“NO!” gli disse lei, fermando i suoi denti a pochi centimetri da me, dalla mia giugulare.
E’ una vena che vuoi? Prendila.
Chiedi la mia vita? Eccola.
A me non serve, non ho bisogno di niente, se ho il suo amore!

“Noi dobbiamo andare, ricordi, papà?” disse spingendo contro il marmo del petto di suo padre.
 Lentamente riuscì a fargli attraversare il salotto e poi l’ingresso.
Lungo tutto il tragitto fino alla Vanquish, Edward ruggì.
Ma quasi non ci badai.
Mi ritrovai le sue valigie in mano senza sapere come.
“...E per la maggior parte del tempo tu eri al suo capezzale...”
Disse qualcuno indicandomi, ma non mi importava.
Sistemai il suo bagaglio in auto e il vampiro ringhiò ancora.
“Arrivo, papà!” disse la voce dell’angelo.
Dell’angelo che mi aveva portato in paradiso.
“Ehi... Jake” fece Leah mentre raggiungeva casa Black insieme a Seth.
Leah? Seth? Avevo un vago ricordo di loro.
“E la porsche?” continuò dubbiosa.
Ah... la porsche! In un lampo fu tutto chiaro.
“Noi restiamo” sospirai “ma solo due giorni!” promisi a me stesso.
E a lei.
Fu così che il clacson della Vanquish venne usato per la prima volta.
“E‘ proprio un maleducato!”
E un pazzo furioso!
“Jake, ti prego...” mi disse allontanandosi.
La fermai prima che potesse toccare lo sportello.
“Solo per dirti...”l’unica cosa che potevo dirle,
l’unica cosa io abbia mai saputo! “che ti amo anch’io” conclusi tra i suoi capelli.
Capelli d’angelo!
“Lo so” disse dolce e svelta mentre entrava in auto.
“Ah... Jake, Leah potrebbe... venire con noi, se vuole”
“Al volo!” fece la lupa.
Sospirai inerme.
“Nessie...” dissi sporgendomi “fa la brava!”
“Anche tu” rispose sorridente.
Mi sfiorò una guancia ed io cercai di trattenerla.
Senza riuscirci. Di nuovo.
Di nuovo dovevo saltare.
Di nuovo non sapevo che cosa sarebbe accaduto.
Sarei precipitato nel buio profondo?
Oppure avrei volato?
Insieme a lei.
In alto.
Di nuovo.
Per sempre

 
CAPITOLO 26: VOTO

“Voglio imparare a combattere!” esordii a colazione.
“Che cosa?” reagì mio padre.
“Renesmee...” mia madre scuoteva la testa.
“Ci sto!” fece zio Emmett riemergendo dal divano.
“Emmett!” lo rimproverò nonna Esme mentre mio padre e mia madre gli ringhiavano contro.
“Ehi! Avete visto com’è andata con la mezzosangue, no? Neanche un minimo di resistenza!”
Sono un incapace, pensai.
“Non se ne parla!” proferì secco mio padre.
“Andiamo, Edward!” protestò lo zio.
“NO! Emmett, no!” scandì lui.
E la prossima volta? pensai.
La prossima volta che un qualunque essere poco più che umano mi avrebbe attaccato, che sarebbe successo?
“A te ci penso io!” disse fermo.
Guardatelo! Superman e Batman messi insieme!  
Malgrado tutto sorrise.
“Non puoi pensare di esserci sempre, papà!”
“Io ci sarò sempre” ribadì fissandomi negli occhi.
Era ora di cambiare strategia.
“Lo so” dissi immergendo il mio cioccolato fuso nella sua ambra liquida.
“Ma io DEVO potermi difendere da sola” dissi piano.
Per un po’ fu un duello di sguardi.
Fu lui a distoglierlo per primo: “Non la spunterai con me, ragazzina!”
“Bene” feci io “mettiamola ai voti, allora!”
“Cosa?”
“Sono un membro della famiglia” il membro debole per la precisione “se metto in pericolo me stessa, metto in pericolo anche voi!” spiegai ai presenti “Dunque, mi sembra giusto che io sia in grado di difendermi e di difendervi. E poi... non credo che qualche duello con lo zio minerà in qualche modo la mia sicurezza o il nostro equilibrio. Ma se la mezzosangue che mi ha aggredito dovesse tornare...”

“Non tornerà!”
Vampiro cocciuto!
“ Non puoi dirlo!” Nessuno l’ha sentita arrivare la prima volta!
“Ma noi, ora, siamo all’erta”
“E se arrivasse qualcun altro?”
Qualcuno nella stanza sussultò a quelle parole.
“Non arriverà nessun altro” ringhiò mio padre.
“Bene, avremo più tempo per gli allenamenti!” conclusi.
“Ai voti” dissi prima che potesse interrompermi.
Non poteva sfuggire al senso di famiglia radicato in ogni Cullen; come l’inchiostro s’impregna nelle pagine di un vecchio libro, allo stesso modo ogni Cullen si sentiva tale e sentiva di essere responsabile di se stesso e del resto della famiglia.
Ti ho in pugno, paparino!
“Vedremo” fece lui.
Cosa gli dava tanta sicurezza?
“Renesmee, piccola mia non c’è nessuna fretta di... aspetta ancora un po’, ok?”
“E’ il tuo voto, nonna?”
“Sì, tesoro, mi dispiace ma neanche io ce la faccio a vederti combattere contro...”
E indicò la massa di muscoli affianco a lei.
“Io, invece, non vedo l’ora!” fece lo zio sorridendo.
Uno a uno, pensai.
“Vedremo” disse ancora mio padre.
Gli ringhiai.
“No, Nessie, ti proteggeremo noi! Nessuno ti toccherà, te lo giuro!” non era  possibile che quelle parole venissero da zia Rosalie!
“Zia...”
“Scusami”
Mio padre sorrise. Stava giocando sporco!
“Io sono con Nessie!” esordì zia Alice “E comunque...”
“Alice...” ringhiò mio padre.
“Renesmee ha ragione, Edward” intervenne zio Jasper “come membro della famiglia deve essere in grado di difendersi. E poi, combattendo contro Emmett, non corre grossi pericoli!”
Un boato uscì dal petto del più grosso dei Cullen.
“Appunto” fece mio padre.
“Tocca a me” disse il nonno.
“Edward” cominciò “è il momento di...”

Mio padre chinò il capo e sospirò: “Lo so, Carlisle... ma, finché posso, combatterò!”
“L’hai detto tu, è un carattere... familiare” fece in un alzata di spalle.
“Capisco” disse il nonno.
“Il tuo voto è...” lo imbeccò mio padre.
“Sono con Renesmee” fece lui tranquillo.
“Bene” disse mio padre.
BENE? Io ho vinto e tu dici: “Bene”?! pensai.
“Bella?” disse lui tranquillo.
Eccolo! Il suo asso nella manica: mia madre! Avrei disobbedito a lei?
In quanto a furia, mia madre sapeva essere ben più temibile di lui!
Gli sfuggì un sorrisetto.
Mostro, pensai.
“Renesmee...” la mamma mi si avvicinò con la faccia contrita di chi sta per fare qualcosa che eviterebbe volentieri.
Mi tornò alla mente una conversazione tra amiche, gliela mostrai prima che potesse continuare.
Leah ed io parlavamo della nonna, della mamma e della famiglia.
“Ora tocca a te” aveva detto Leah.
“Non pretendo di fare la differenza” dissi accorata “ma di fare la mia parte, sì” aggiunsi decisa.
Mia madre scosse il capo e sospirò: “Hai ragione”
“Cos...?” non saprei dire chi fosse più sorpreso, se io o Edward.
“Bella” si avvicinò a lei.
“Edward” mia madre gli carezzò una guancia.
Lui si ritrasse un poco.
Il dolore che attraversò il volto di lei era indescrivibile.
Loro non potevano stare separati, nemmeno in una decisione!
E, comunque, era la prima volta che vedevo mio padre respingerla.
“E’ il mio voto” fece lei guardandolo negli occhi.
“Evviva!” esultò lo zio “Nipotina, sei pronta?”
“Sì” dissi io ma non ero sicura di volerli lasciare così i miei genitori.
Mio padre mi guardò di sbieco. “Andiamo” disse.
“Ma tu...”
“Io controllerò che non facciate cose insensate” disse imbronciato come un bambino.
“A quanto pare sono l’unico, qui, che se ne preoccupa” aggiunse voltandosi.
Mia madre sospirò.

“Papà...” lo trattenni per un braccio mentre eravamo già in giardino.
Non voglio che tu e la mamma litighiate a causa mia, pensai.
“Troppo tardi” fece lui acido.
“Mi dispiace” dissi.
“Ti vuoi allenare, allora?” chiese indicando lo zio che si stava già scaldando.
“Prometti che farai pace con la mamma?” lo incalzai con la più supplichevole delle espressioni.
Vedervi così mi fa stare malissimo, aggiunsi a mente.
Il loro amore era una certezza che non poteva incrinarsi!

“Ci penserò” promise.
“Ok”
“Emmett...” cominciò.
“Oh... Edward, piantala!”
“Niente attacchi diretti” proseguì imperterrito mio padre “niente imboscate e... cerca di controllarti, per favore!” ordinò.
“E’ insopportabile” fece lo zio allargando le braccia.
“Non dirlo a me” sorrisi io.

Passammo tutta la mattinata in giardino.
Nonostante all’inizio fosse contrario a qualsiasi iniziativa dello zio, mio padre cominciò a rilassarsi verso la fine, soprattutto dopo che ebbe constatato che resistevo bene agli attacchi di forza di Emmett.
“Cosa hai fatto, Nessie? Iniezioni di ormoni?” si lamentò quell’orso rialzandosi.
“Non sei spiritoso, zio!”
“Non è ora di mangiare?” fece Edward.
“In effetti mi sembra di aver sentito passare un branco di cervi, forse qualche chilometro più in là...”
considerò lo zio.
“Emmett...” protestò mio padre.
“Eh... dai, papà!” Una bella caccia potrebbe rilassare persino te!
“E va bene!” sbuffò. “Qualcuno vuole unirsi a noi?” fece piano verso la casa.
Mamma e zia Rosalie sbucarono dall’ingresso posteriore.
“Vieni, bellezza, ti porto a caccia!” fece Emmett prendendo la zia per i fianchi.
“Veramente, Em” gli rispose lei “sono io che porto a caccia te!” fece regalandogli il suo miglior sorriso.
“Vedremo” disse lui e sparirono insieme nel bosco.
“Andiamo” fece mio padre ed entrambi ci lanciammo nella corsa.
Sentii mia madre sospirare.
Accelerai per raggiungerlo. Era veloce, il più veloce.
Ma non lo era abbastanza. Lo superai e mi voltai per fargli una linguaccia.
Vidi mia madre, un poco dietro di noi, con una strana espressione in volto.
Avevo rallentato impercettibilmente ma era bastato perché mio padre mi raggiungesse.
Raccolsi le forze e gli diedi una sonora spallata.
Proprio come avevo calcolato, nella sua caduta travolse mia madre.
Finirono di rotolare dopo qualche metro, l’uno sull’altra.
“Oh... Bella, scusa” fece lui provando a rialzarsi.
“Dove pensi di andare tu?” disse lei trattenendolo per la camicia.
“Bella, Renesmee...” esitò mio padre accennando a me con la testa.
“Me la caverò!” feci io. “Non mi allontanerò, lo giuro!”
“Ma...” provò mio padre impacciato.
“Edward Cullen, tu non vai da nessuna parte” scandì lei prendendolo per la nuca e tirandolo a sé per la vita.
La passione con cui lo baciò avrebbe potuto incendiare l’intera foresta.
Lui era suo, totalmente inerme tra le sue braccia.
“Perdonami” disse lui, scostandosi, per poterla guardare.
“Ci penserò...” fece lei riprendendoselo.
Vado, pensai. E’ il massimo che posso sopportare.

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Capitolo 27
*** Caccia ***


Perdono perdono perdonooooooooooooooooooooooo
Non son praticamente stata a casa ieri e non ho potuto postare! :,(
Perdonatemi!
Dunque... diciamo che la storia arriva ad uno dei suoi... punti cruciali 0..0
Due parole per farvi comprendere il mio pensiero e la ragione di certe scelte:
ci sono Amori con la A maiuscola
ma nemmeno gli Amori perfetti sono Perfetti
perché la Vita non lo è!
Però la Vita è estremamente sorprendente
ed, a volte, quando pensi che non si possa provare Più Amore di così...
arriva a smentirti!
A smentire tutto ciò che credevi sensato e ragionevole, possibile e conveniente, tutto...
Non è facile gestire Tanto Amore
ma è comunque una bella avventura.
Ho solo pensato che meritasse di essere raccontata. ;-)
Fatemi sapere pleaseeeeeeeeeeeeeee :,(

Intanto... infinite volte grazie a chi aggiunto la storia tra le preferite/seguite/ricordate <3 <3  a chi ha commentato <3 <3 <3
-son stata brava: devo solo rispondere agli ultimissimi commenti ;-)-
ed anche a chi ha solo letto <3... se vi va, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate!
un abbraccio gigantesco
Lilla *_*


PS: secondo me gli Amori Perfetti lo sono davvero solo se sanno superare se stessi...  e le difficoltà che ogni giorno, ogni volta, la Vita offre loro...*_*


CAPITOLO 27: CACCIA

Bella caccia, tutta sola!
Corsi un po’ ma per non allontanarmi fui costretta ad interrompermi presto.
Ripensai ai miei genitori: poteva esserci al mondo qualcun altro che si amasse così?
E, soprattutto, potevano esserci due amori come quello in una sola vita? Due destini?
Un rumore alle mie spalle mi fece sobbalzare.
“Attenta” disse una voce profonda.
“Nahuel!” esclamai voltandomi “Mi hai spaventata!”
“Dovresti fare attenzione” disse parandomisi di fronte “nel bosco” indicò le grandi ombre degli alberi che ci circondavano.
“Ero pensierosa...” mi giustificai.
“Come mai.. da sola?” chiese.
Evidentemente anche lui pensava che non potessi badare a me stessa!
“Cacciavo” risposi con sufficienza.
“Pensieri?” sorrise.
Non risposi ma cominciai a guardarmi intorno, come fossi intenta a cercare qualche preda.
“Posso unirmi a te?” chiese dolce.
Avrei dovuto dire di no.
Invece annuii.
“Cosa vuoi cacciare?” chiese avvicinandosi e cominciando a fiutare l’aria intorno.
“Non so” feci sollevando una spalla.
“Forse...” dissi puntando verso est.
“Ferma” disse lui e una mano scura mi coprì gli occhi.
“Segui il tuo fiuto” suggerì piano.
“Nahuel...”
“Annusa, Renesmee, cosa senti?” sussurrò sui miei capelli.
Sentivo il suo odore. Era così simile al mio che non l’avevo mai sentito davvero.
Non avevo mai notato le differenze.
Il suo odore era leggero. Sapeva di fiori di campo, ma era più frizzante, come i prati in Aprile quando le margherite, le primule e le violette si affacciano nel mattino ancora gelido.
E rispetto al mio, era più dolce, come un frutto tropicale maturo...
“Mango” sussurrai.
Rise un po’.
“Ora, prova ad allargare il tuo... raggio d’azione. Cosa senti?”
Annusai: “ Scoiattoli”
“Bene”
“Abeti” continuai “Corteccia d’abete” precisai.
“Bene. Estendilo ancora”
“Mmm...” Cervi!
Senza pensarci stavo già seguendo la scia, verso nord-ovest.
Mi corse dietro velocissimo e riuscì quasi a raggiungermi. Quasi.
In riva ad un piccolo bacino d’acqua un gruppetto di cervi si stava abbeverando.
Sfrecciai sul maschio più grosso, come un uccello rapace.
Prima ancora che potesse reagire, prima ancora che potesse sentirmi arrivare, i miei denti erano affondati nel suo collo.
Esalò mentre cominciavo a bere il suo sangue.
Quando il suo corpo divenne freddo e il mio addome caldo lo lasciai.
Un’altra vita spezzata, pensai fissandolo.
“Questa è la parte difficile” disse Nahuel avvicinandosi.
Lo guardai perplessa.
“Sapere che, nonostante tutti i tuoi sforzi, la tua natura ti costringe a sacrificare delle vite”
“Nonostante tutto...” ripetei io.
Fissai ancora la morte in quel cervo e poi la lasciai, voltandomi.
“Se fossi umano vorrei essere vegetariano” dichiarò Nahuel.
Risi di gusto: il suo proposito stonava troppo con ciò che avevamo appena fatto!

“Dico sul serio: sarebbe bello non arrecare sofferenza ad alcun essere vivente”
Ancora una volta, mi capiva perfettamente.

Iniziammo a camminare senza meta.
“Nahuel, prima... eri venuto a cercarmi, vero?” chiesi dopo un po’.
“Ero diretto dai tuoi nonni” ammise “ e ho incrociato i tuoi genitori” disse tranquillo.
“Oh... mi dispiace” Chissà come li aveva trovati!

“Oh... no! Erano ancora... presentabili e mi hanno detto che eri a caccia” disse lui.
“Comunque, per me non è un problema...”
Lo fissai interrogativa.
Non è un problema imbattersi nei due vampiri più passionali della storia intenti a darsi da fare nel bosco?
Sorrise sereno: “Io e Huinel vivevamo a contatto con le popolazioni indigene del Sud America. Per loro, il sesso è qualcosa di... naturale”
“Ah” fu la mia perspicace osservazione.
“E tu hai mai...” Ma che razza di domanda era mai quella?
Cosa ti passa per la testa, Renesmee?
“No, Renesmee, sai che non mi sono mai avvicinato tanto a nessuna”
Tranne me... non potei evitare di pensare.
“Scusa”
“Non è un problema, davvero”
“Ok”
“No, voglio dire...”
Cosa voleva dire?
“Voglio dire che io sono felice con te, adesso” disse, in volto un espressione dolce e un po’ malinconica.
“Anch’io sono felice, adesso”
Ma perché non stai zitta, Renesmee?
“Potrebbe bastare?” domandai.
“Forse” disse lui tranquillo.
“Forse” ripetei io.

“Ho deciso di imparare a combattere” gli dissi dopo un po’.
“Mi sono allenata per tutta la mattina con zio Emmett” aggiunsi.
“Mmm...”
“Che c’è? Pensi anche tu che non dovrei?” gli chiesi.
“Affatto. Penso solo che dovresti sceglierti degli avversari migliori” rispose ironico.
“Tipo?”
“Tipo me!” spiegò.
“Vuoi scherzare?” domandai sbalordita.
“No. Voglio fornirti un avversario degno di te” disse alzando un sopracciglio.
Lo fissavo basita.
“Vediamo... qui è perfetto” fece guardandosi intorno.
Un piccolo spazio si apriva tra la vegetazione, non molto ampio ma sufficiente per uno scambio di attacchi.
“Stai scherzando” riuscii a dire.
Rise: “Se hai paura, puoi dirlo” mi provocò.
Gli ringhiai contro, il mio verso risuonò tra gli alti fusti.
Sorrise soddisfatto: “Pronta?”
“Pronta” sibilai.

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Capitolo 28
*** Combattimento ***


Bimbe <3 perdonatemi il ritardooooo :,(
gli ultimi due giorni sono stati fisicamente ed emotivamente disastrosi :,(((((((
oggi va decisamente meglio! ^_^
vi ringrazio immensamente per le recensioni <3 <3 <3
(mi metto a rispondere subito ;-)
vi ringrazio perché continuate a seguire la mia storia <3 <3
e vi ringrazio per lo spirito con cui leggerete questo capitolo <3 :
siate Nessie, sentite quello che lei sente, provate quello che prova lei! *_*
il prossimo è un pov Ed <3
a lunedì
Lilla *_*



CAPITOLO 28: COMBATTIMENTO


Nahuel in posa da attacco era impressionante: acquattato, ogni muscolo del suo corpo teso, lo sguardo fisso e ampio allo stesso tempo. Il volto, le mani, gli occhi, tutto sprigionava potenza.
Una potenza semplice, marziale.
Quasi senza che me ne accorgessi, scattò verso di me.
Riuscii ad evitarlo per un soffio.
Ruggì. Sembrava una tigre: scura e micidiale.
Un brivido mi attraversò, ma non era paura, era attrazione.
Tutto il fascino del vampiro era evidente, ora, in lui.
E quella sua natura primordiale risuonava in me.
Fece come per scattare verso destra, io reagii ma lui si scansò per attaccarmi sul lato opposto.
Finimmo sull’erba fresca in un gran tonfo.
“Mia!” disse sulla mia faccia.
“Ma piantala!” lo scansai.
Era sdraiato addosso a me, come mio padre su mia madre poche ore prima.
“Adesso, ti faccio vedere io!” provai a fare la spavalda ma intanto ero arrossita.
“Mmm...” mi stava aiutando a rialzarmi “devi fare più attenzione al tuo avversario, se vuoi avere qualche possibilità”

“Io stavo prestando attenzione!” protestai.
“Sì... ma non nel modo giusto” puntualizzò.
“La tua mente è capace di raccogliere una gran quantità di dati contemporaneamente” spiegò “solo che tu non te ne rendi conto”
“Non ti seguo”

“Ricordi quando mi hai raccontato della tua... assalitrice?” domandò.
“Sì”
“Rammentavi un gran numero di particolari, soprattutto considerando quanto sia stato breve il vostro incontro e il fatto che tu sia rimasta incosciente per le ventiquattro ore successive”
“Oh...”
“Adesso, prova a guardarmi davvero!” mi incitò.
“Osservami e prova ad essere cosciente di ciò che vedi” insisté.
“Anche di ciò che non pensi di poter vedere” aggiunse.
“Ma io...”

“Provaci”
Annuii e lui si allontanò.
Era di nuovo in posa, minaccioso, al limitare del piccolo spiazzo.
Rimase immobile per qualche secondo continuando solo a fissarmi.
Fulmineo si scagliò contro di me.
Non so come, ma il mio cervello registrò l’attacco un attimo prima che lo portasse a termine.
Mi abbassai lasciandomi scavalcare e facendogli concludere la sua corsa sul piccolo prato.
“Vedo che hai capito cosa intendevo” mormorò lui, rialzandosi agile.
Sorrisi compiaciuta.
“Bene! Si fa sul serio, allora!” disse e prima di aver terminato la frase era già balzato su di me.
Di nuovo, prima che me ne rendessi conto, avevo contrattaccato, utilizzando la forza del suo attacco per scaraventarlo fra gli alberi.
Non ero riuscita, però, a vedere dove fosse atterrato esattamente poiché la fitta vegetazione lo nascondeva.
Avanzai piano verso i pini cercando di intravedere qualcosa: un ramo ondeggiare, un arbusto spezzarsi, un qualsiasi piccolo movimento, anche un’ombra sarebbe bastata, ma nulla!
D’improvviso, sbucò alle mie spalle atterrandomi.
“Ohi!” la faccia premuta contro le felci.
“Renesmee! Ti ho fatto male?” domandò voltandomi.
“No...” mi lamentai “mi hai solo incrinato qualche costola”
“Davvero?” chiese allarmato e cominciò a percorrere il mio costato con la punta delle dita mentre mi sorreggeva con l’altro braccio.
Il suo tocco non era né caldo né freddo poiché noi avevamo la stessa temperatura corporea, il suo tocco era elettrico.
“No, no... sto bene!” dissi saltando in piedi.
“Scusa” fece lui.
Di nuovo quella espressione neutra, l’espressione di quando voleva nascondere il suo cuore.
Il suo animo era un luogo riservato che Nahuel non mostrava quasi mai.
Per di più, teneva ben protette le mura del suo castello e persino io riuscivo con fatica a fargli abbassare il ponte levatoio.
“Non ti preoccupare” dissi tenendolo per una spalla.
“Non mi hai fatto niente!” sorrisi.
“Solo un po’ di felci...” inizia scrollandomi.
Cominciò ad aiutarmi ma il tocco delle sue mani sulle spalle mi immobilizzò: quella nostra elettricità ci aveva attraversato.
Restammo a fissarci per un infinito momento.
Non avevo mai sentito così distintamente il nostro spazio privato, mi sembrò di poterne percepire i confini: circa al limite del raggio d’azione delle mie braccia.
Sospirai.
“Il fatto è...” disse lui ridestandosi “che fai troppo affidamento sulla tua vista”
“Ma tu hai detto...”
“Mi sembra che tu abbia cinque sensi, no?”
“Almeno sei!” risposi irritata “Forse sette” aggiunsi.
“Bene, allora usali” disse sollevando un sopracciglio.
Prese la fascia scura che aveva attorno al polso e l’avvicinò ai miei occhi.
“Ehi...” feci per ribellarmi.
“Sh... fidati” sussurrò mentre mi sistemava la benda.
“Ma...”
“E’ solo per essere sicuro che tu non bari” soffiò al mio orecchio.
“Non avrei barato!” mi lamentai.
Lo sentii sorridere.
“Ora, ascolta” disse sfiorandomi le spalle.
Lo avvertii appena allontanarsi, poi più nulla.
Tesi i miei sensi: non avevo altra scelta.
Percepii nettamente la mia possibilità uditiva estendersi intorno a me, in  modo particolare alle mie spalle ed ai lati.
Cominciai ad identificare le creature del bosco: gli scoiattoli, i tassi, percepivo persino i movimenti a scatto degli insetti.
E la cosa più incredibile era che tutta questa sensibilità non spuntava dal nulla.
Le mie doti erano sempre state lì, solo non me n’ero mai accorta!
Eccolo!
Si era mosso silenzioso, quasi fosse immateriale, ma una infinitesima oscillazione, forse solo uno spostamento d’aria, l’aveva tradito.
Mi voltai di scatto a sinistra.
“Bravissima!” fece lui.
 Avevo individuato la sua posizione, anche se era ancora lontano.
“Ora ascolta con il tuo senso spaziale”
“Cosa?”
“Prova ad avvertire la mia presenza” scandì.
“Sei ammattito?”
“Lo stai già facendo, Renesmee!” mi spronò.
Provai a fare come aveva detto ed inaspettatamente funzionò.
Cominciai ad avere il sentore di dove lui fosse.
Cominciai a muovermi guidata da quello speciale istinto, per il resto, completamente alla cieca.
Potei sentire precisamente quando fummo insieme nella bolla.
Allungai le mani davanti a me ed incontrai le sue mani.
Una delicata scossa ci attraversò e con essa arrivò anche il suo profumo, il nostro profumo di primavera.
Cominciò una specie di danza: non ero io a guidare, non era lui a guidare.
Semplicemente i nostri corpi si muovevano esplorando lo spazio e le posizioni.
D’un tratto, inciampammo, non saprei dire come ma tutte quelle estensioni percettive non ci avevano evitato di incontrare un grosso tronco caduto.
Precipitai su di lui.
Nonostante lo volessi, nonostante avrei dovuto, non mi rialzai.
Solo rotolai su un fianco, portandolo con me.
I palmi delle mani ancora sui suoi palmi, lentamente mi avvicinai al suo viso.
Mango... inspirai.
Sentii lui fare lo stesso nei miei capelli.
Poi una guancia si posò sulla mia guancia, quindi la sua fronte sulla mia e la punta del mio naso sfiorò il suo. Infine labbra trovarono labbra. E labbra accolsero labbra e le solleticarono, mentre braccia s’intrecciavano a braccia e gambe a gambe. E un petto sfiorò leggero il mio.
Ogni carezza, ogni bacio era morbido, vellutato come il passaggio di un gatto.
Rotolò su di me, leggero. Il suo corpo si adagiò sul mio senza pesare, come fossimo un unico corpo.
La sua lingua s’insinuò sensuale nelle mie labbra che si schiusero dolcemente.
La mia lingua incontrò la sua, le sue braccia avvolsero le mie, i nostri fianchi iniziarono una conversazione privata attraverso i jeans.
Era tutto come aveva predetto: naturale, spontaneo, senza sforzo.
Mi liberai della benda, il suo viso riemerse dalla mia spalla che aveva scoperto un po’ per baciare.
Occhi negli occhi, cuore a cuore, immersi nella stessa sostanza, risuonanti della medesima natura.
Non c’erano più né Renesmee né Nahuel, c’eravamo solo noi.
Mi carezzò una guancia col dorso della mano, seguì il profilo del mio collo ed indugiò sul colletto della mia camicia.
La scossa che mi percorse mi fece incurvare la colonna.
La mia spalla ritornò sulle sue labbra, mentre con mano leggera cominciava ad allentare uno alla volta i bottoni.
Le nostre labbra divennero più audaci,  le nostre mani anche.
Ad ogni invito che riceveva il mio corpo acconsentiva.
Non c’era in me lo spazio per un rifiuto, non avrei potuto trovare una ragione.
Ma la sua mano, risalendo il mio fianco ormai nudo incontrò un piccolo segno, un minuscolo marchio.
E due parole s’abbatterono sulla mia mente: Jacob Black.
Fui percorsa da un moto di ferocia.
“NO!” urlai scaraventandolo lontano.
NO no no! urlavo nella mia mente.
L’orrore, il disgusto, l’imbarazzo s’impadronirono di me, rivelando ciò che era evidente.
Io sono un mostro, pensai.
Scuotendo il capo lo vidi: accovacciato nell’erba a capo chino.
Grossi goccioloni inondarono il mio viso, ma erano... solo lacrime di coccodrillo!
“Perdonami” dissi e fuggii via.

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Capitolo 29
*** Edward ***



ok... domani sarà una giornata campale...
e piuttosto che scusarmi per il ritardo con cui sarei costretta ad aggiornare
preferisco esultare per l'anticipo di stasera! ^_^
Dunque... so che la "svolta" che ha preso la storia potrebbe essere non gradita al team Jake <3
ma era necessaria per me, quanto Jake è stato necessario tra Ed e Bella e nella vita di Bella.
E' una necessità dell'Amore che sia contrastato, o no?!
ricordatevi che amo immensamente Jacob Black! <3 *_* <3
grazie grazie grazie <3 <3 <3
a chi ha semplicemente letto, a chi ha aggiunto la storia tra le preferite/seguite/ricordate
e grazie a chi ha commentato!
-alle recensioni rispondo domani però... ;-) -
Bene... ci tenevo un sacco che vedeste la storia anche dal punto di vista di un padre/marito/amante... *_*
Lilla <3



CAPITOLO 29: EDWARD

Come ho potuto? Come ho potuto? Come ho potuto?!
“Edward, come sta?”
“Continua a ripetersi che è un mostro, Bella” sospirai.
“Devo entrare!”
“No” le carezzai la mano, già pronta sulla maniglia.
“Io credo... sia meglio lasciarla stare, per stasera” dissi piano.
Non volevo che Bella sentisse scavalcata la sua autorità di madre.
Non volevo che pensasse che io credessi di conoscere nostra figlia meglio di lei.
Non volevo che mettesse il broncio ma naturalmente lei lo mise.
“Come vuoi” sollevò la mia mano dalla sua ed andò via.
La raggiunsi in camera da letto: “Bella...”
“No, Edward” disse con fare disinvolto “d’altra parte sei tu che...”
Non le permisi di terminare, le presi il volto tra le mani e la baciai, la baciai così intensamente che quando la lasciai non ero l’unico ad avere l’affanno.
Tenni il suo viso vicino al mio per sussurrarle sulla fronte: “Se tu ti fossi rinchiusa in camera tua, nascosta sotto il letto, intenta a fissare le doghe in legno e a domandarti come hai potuto fare ciò che hai appena fatto, vorresti davvero parlare con qualcuno?”
“No, in effetti” disse mentre ancora riprendeva fiato.
Le baciai i capelli: “Sei proprio una sciocca, amore!”
Continuai rimirando il suo meraviglioso profilo.
“Se solo tu potessi vedere il modo in cui lei ti vede, il modo in cui... ti adora! Tu sei il suo idolo, il suo modello! E, d’altra parte, quale migliore esempio poteva scegliere?” le domandai sorridendole.
“Oh... imbroglione!” fece lei tentando di sfuggire al mio sguardo.
“Sono doti naturali” risi e lei con me.
“Questo l’ha preso da te” disse accennando con la testa alla stanza della piccola reclusa.
“Ma la dote di far perdere la testa a tutti” dissi sedendomi accanto a lei sul letto “quella l’ha presa da te...”
“Non è vero!” si schernì mia moglie.
“Bella, devo ricordarti che cortina di ferro ho dovuto affrontare per poterti avere?” dissi prendendola fra le mie braccia.
“Ero come in trincea, spuntavano ammiratori ad ogni angolo!” mi lamentai.
“Non essere melodrammatico, Edward!”
“Io... melodrammatico? E tu che continui ad essere inspiegabilmente gelosa del mio rapporto con lei?” dissi accennando anch’io alla camera di Renesmee.
“Oh... Edward!” protestò dandomi le spalle, ancora tra le mi braccia “ E’ solo che ogni tanto...”
“Ogni tanto” la incoraggiai.
“Ogni tanto mi sento esclusa!” disse tutto d’un fiato.
“Esclusa? E da cosa? Dai nostri litigi? Perché non facciamo altro che litigare io e Nessie, ultimamente!”
La costrinsi a voltarsi verso di me: “E’ da questo che ti senti esclusa?!”
“Voi vi capite in una maniera in cui io...”
“Oh... andiamo, Bella!”
Delle volte é più ostinata ed infantile di sua figlia!
“Io non la capisco affatto invece!” presi fiato “Prendi stasera, ad esempio: mi riprometto di fare il padre fiducioso e di lasciarle il suo spazio e poi penso: Diamine! E’ con Nahuel, cosa vuoi che succeda? I suoi pensieri son sempre stati gentili! E invece...” non potevo continuare, potevo solo cercare conforto, il conforto del mio unico amore.
Mi cacciai tra le sue braccia; lì, nascosto nei suoi capelli, il mio fallimento era sopportabile.
“Sono un pessimo padre” confessai sulla sua spalla.
“Non è vero, amore!” si scostò per potermi guardare.
“Tu hai fatto per lei, tu... tu le hai dato la possibilità di scegliere” disse dolcemente.
Poi abbassò lo sguardo: “Come avevi fatto già una volta... con me”
Sembravano passati secoli da allora, da quando Bella era ancora umana, da quando il suo sangue caldo veniva a tentarmi, da quando io non mi ritenevo degno di considerarla mia, da quando ancora pensavo che Jacob Black fosse la scelta migliore per lei. La più sana, se non altro.
Quella volta avevo lasciato che loro si avvicinassero, che lui usasse tutte le armi che aveva a disposizione per dissuaderla, per allontanarla da me.
Ma lei, lei e la straordinaria forza che possedeva, lei e la sua capacità di credere nell’incredibile, avevano fatto della mia vita grigia un paradiso.
Un paradiso in cui, tra gli altri, era spuntato il fiore più raro e bello di tutti: mia figlia!
“Tu...” le sussurrai seguendo con la mano i suoi lineamenti “tu... senza di te io... io...”
Non avevo più parole, le avevo tirate fuori tutte ormai! Ma non bastavano!
Non sarebbero bastati tutti i vocabolari di tutte le lingue del mondo per trovare una parola, una sola, che potesse esprimere quello che sentivo mentre l’osservavo, mentre la tenevo tra le mie braccia.
“Non so più come dirtelo!” sospirai esausto.
“Allora non dirlo” disse lei e si avvicinò piano alle mie labbra.
Che fosse umana o vampira, Bella aveva sempre lo stesso effetto su di me: ero sopraffatto da lei!
Dalla sensazione delle sue labbra contro le mie, del suo corpo che, sensuale, si allungava su di me, dalle sue braccia che mi adagiavano sul letto, dalle sue mani che, con studiata lentezza, cominciavano a sbottonarmi la camicia.
La lasciai fare.
Da qualche tempo aveva escogitato questo nuovo tipo di tortura: mi baciava, mi toccava e mi spogliava, il tutto ad un ritmo esasperante, lento da farmi impazzire. Lo faceva volutamente, per mettere alla prova il mio bisogno di lei, fino a che non cedevo riducendo a brandelli i miei abiti ed i suoi, incapace di contenermi, di contenere il desiderio di noi!
“Bella...” gemetti mentre ancora indugiava sull’ultimo bottone “Bella, ti prego!”
Sorrise compiaciuta liberando finalmente il mio petto.
Meritava proprio di essere ripagata con la sua stessa moneta!
Dolcemente la portai sotto di me, quindi mi staccai dalle sue labbra per percorrere il collo con la punta del naso, flemmatico.
Le posai un bacio sotto la clavicola, un piccolo e leggero bacio.
“Ed...”
Mmm... già freme fra le mie mani! Bene!
Continuai sulla scollatura della sua maglietta: piccoli baci.
Sebbene posassi appena le labbra sulla sua pelle, ad ogni tocco sussultava, ogni volta attendendosi di più, ogni volta chiedendo di più.
“Oh... Edward!” protestò.
Sorrisi vittorioso.
“Sei un mostro” mi accusò languida.
“Hai cominciato tu, amore” le dissi lasciando che le mie labbra si posassero appena sulla forma di uno dei suoi seni.
Un basso ringhio le salì dal centro del corpo.
In un istante, non avevo più addosso i miei vestiti.
In un istante, non aveva più addosso i suoi vestiti.
Ritrovarsi nuda pelle contro nuda pelle era ogni volta una sorpresa.
Ogni volta c’era tutto e tutto insieme.
Ed ogni volta c’era qualcosa in più.
Qualcosa che non avevo ancora notato o assaporato appieno.
Unirmi a lei era sempre nuovo.
Come se non lo avessi mai fatto prima.
Come se non l’avessi fatto ancora abbastanza.
Non sarebbe mai stato abbastanza!
Non avrei mai risolto quel mistero.
Mai.
E quel mistero eravamo noi, io e lei, entrambi trascinati dalle rapide del nostro amore.
Andavamo su e giù su quell’ottovolante che ogni volta, immancabilmente, ci faceva cadere nel vuoto, nell’estasi del piacere.
Ricademmo in noi stessi così, un certo numero di ore e di giri dopo, sul nostro letto disfatto, irriconoscibile.
La sua prima parola era prevedibile e, comunque, era sempre la stessa: “Renesmee?”
“Si è addormentata” la rassicurai.
“Quando?”
“Mmm... non sono stato molto attento, amore”
Rise piano.
“Scusa” disse baciandomi il petto.
Scusa? E di cosa?
“Vediamo... ti perdono solo se” dissi voltandomi per sollevarle i capelli “ prometti di rifarlo” soffiai sul suo mento.
“Cosa?” chiese lei ridacchiando.
“Tutto” dissi intenso.
“Per sempre” aggiunsi incatenandola ai miei occhi.
“Per sempre” rispose incatenandomi.
Quanto eravamo stati stupidi a discutere per niente!
“Io e te siamo la stessa cosa” le sussurrai.
“Lo so” disse lei sicura.
Era sempre stato così e sarebbe sempre stato così.
“Vuoi andare tu?”  le chiesi accennando alla nostra bella addormentata.
“Vai tu” disse lei sorridente “io mi occuperò... del sito” aggiunse accennando alle rovine che ci circondavano.
“Ok” dissi alzandomi. Era sempre fisicamente doloroso allontanarmi da lei!
“Ah.. Edward,” Bella mi carezzò un braccio “se vuoi che lei capisca le tue ragioni c’è un modo”
“Quale?”

“Parlale” disse dolcemente.
Sorrisi e scossi la testa.
Poi mi voltai per baciarla.
“Grazie” dissi sulle sue labbra e mi alzai.

Renesmee si era addormentata sotto al letto, dove si era messa come fosse in castigo.
In effetti l’aveva combinata grossa!
Ma forse era stato necessario.
Necessario perché si rendesse conto di come stavano le cose: Nahuel e Jacob, entrambi, l’amavano, con tutto l’amore che avevano, con tutto l’amore di cui erano capaci.
E lei, lei li amava?
Non lo sapeva ancora.
Non sapeva ancora con chi dei due sarebbe andata via. Via da me.
Oh... Edward, sei melodrammatico!
pensai.
Allungai un braccio e la tirai a me.
Poi scoprii il suo letto e ve l’adagiai delicato, in modo che non si svegliasse.
Dormiva come un ghiro ora, dopo aver vegliato a lungo ed essersi a lungo rimproverata.
Rimproverarsi di essere la ragazza più adorabile ed adorata della terra!
Scossi la testa e le carezzai un ricciolo.
Osservarla dormire era il mio passatempo notturno preferito.
Beh... il mio passatempo notturno preferito fuori dalle braccia di Bella!
Comunque, la mia bambina dormiente aveva un potere di incantamento superiore a quello che lei stessa sprigionava da sveglia.
“Siete proprio identici!” diceva sempre Bella.
Nei lineamenti in effetti ricordava me, ma la carnagione, la forma delle labbra e gli occhi, negli occhi soprattutto c’era la mia Bella.
Quegli occhi che con tutte le mie forze avevo provato a non trasformare, quegli occhi erano riapparsi davanti a me, proprio quando avevo accettato di poterli perdere, quegli occhi ogni volta mi facevano pensare a quanto fossi fortunato, fortunato ad aver ricevuto più di quanto avessi mai chiesto, più di quanto avessi mai osato sperare!
Ogni notte che passavo guardandola dormire non potevo che chiedermi: Sono stato un buon padre? Ho saputo proteggerla, sostenerla, indirizzarla verso la direzione migliore?
Ed, ogni notte, non potevo che constatare che tutto ciò che potessi davvero fare era donarle il mio amore e sperare che lo accettasse, che decidesse di portarlo con sé qualunque via decidesse di percorrere.
La osservai ancora: la mia personale, infinita, scorta di gioia!
I riccioli ramati che le arrivavano alle spalle erano tutti arruffati, l’incarnato di porcellana era più arrossato del solito specie sulle guance, gli occhi chiusi erano cerchiati, il respiro un po’ irregolare: era ancora agitata, la mia piccina!
Stava sognando: era una specie di ricordo, molto vecchio, iniziale.
Era il sogno.
Il sogno che faceva ogni mattina prima di svegliarsi.
Ma lei non lo sapeva ed io non potevo dirglielo.
Non potevo perché, a quel sogno, solo lei poteva dare il giusto significato.
Solo lei poteva vedere il suo destino.

PS: il prossimo capitolo è un doppio pov Nessie/Jake ;-)


 

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Capitolo 30
*** GHIACCIO e FUOCO ***


eccomi... un doppio capitolo davvero intenso *_*
sul pov Nessie <3: penso non ci sia cosa peggiore che essere guardata come se fossi una "disgustosa traditrice" dalla persona che ami :,(
sul pov Jake <3: ho sofferto come un cane... anzi, come un lupo <3 quando ho scritto questo cap ma esprime una prospettiva a cui ho pensato fin dalla comparsa di Nahuel in BD, mi son detta: caspita, adesso è Jake l'Edward della situazione... spero che i pensieri di Jacob lo spieghino meglio di me! *_*
grazie grazie grazie <3 <3 <3
per l'attenzione che date a questa storia! *_*
infinite volte grazie per le vostre recensioni <3 <3 <3
ho risposto quasi a tutte, mi mancano solo quelle del cap 29, sono brava, no?! XP
ci rileggiamo lunedì ^_^
vi ricordo che il venerdì posto un'altra storia che si chiama Just a Boy <3
se vi va di farci un saltino...
vi abbraccio fortissimo <3
Lilla *_*

PS: tra due giorni esce BD1 *_* contente?!


CAPITOLO 30: GHIACCIO


Ancora stavo cercando, di nuovo non sapevo se qualcosa o qualcuno ma lo stavo cercando.
Prima ancora di sapere che lo stavo cercando. Prima ancora di sapermelo dire.
Mi sporgevo e ri.sporgevo, ma qualcosa... una presenza dolce e amorevole mi tratteneva.
Si frapponeva tra me e quello che stavo cercando.
“Devo andare” le dissi.
Non sapevo dove ma io dovevo andare, lo dovevo trovare...

“Ops... Renesmee” mio padre mi aveva presa al volo.
Avevo rischiato di nuovo di cadere dal letto!
Com’è possibile? pensai... ma un nuovo odore era appena sopraggiunto in casa.
Odore di bosco, odore di lupo!
“Jake!” ero letteralmente volata fuori dalla mia stanza.
Jacob era all’ingresso, parlava con mia madre, mi parve che lei cercasse di rassicurarlo.
“Nessie!” non appena mi vide il più accecante dei sorrisi si dispiegò sul suo volto.
Lui aprì le braccia ed io mi ci tuffai.
“Jacob” dissi stringendolo a me.
Lui fece lo stesso ma dopo un attimo mi lasciò.
Mi lasciò come se mi fossero spuntati coltelli affilati dal costato.
Mi lasciò come se ad abbracciarlo fosse stato un serpente gigante: una disgustosa traditrice!
Lo guardai: il suo corpo era percorso da violenti spasmi, le mani contratte nel disperato tentativo di controllarsi, il volto... il suo volto era la mia punizione!
Anche se l’avevo agognata per tutta la notte, quella punizione era di gran lunga peggiore di ogni orribile sofferenza che fossi riuscita ad augurarmi!
La mia punizione era nel suo sguardo.
Nello sguardo di Jacob Black non c’era che odio, puro odio!
Mi guardava con repulsione, disprezzo, orrore!
“Jake...” provai ad allungare una mano verso il suo viso ma quasi l’azzannò, come un cane rabbioso.
“Jacob!” mio padre si era istantaneamente frapposto fra noi.
“No, papà...” tentai ma poi vidi che non lo minacciava; solo lo fissava intensamente negli occhi, avvicinando piano le mani alle sue spalle.
Era come se lo stesse aiutando!
Lentamente lo spinse fuori dalla porta d’ingresso, Jacob sembrava tremare di più ma non si ribellava, lo lasciava fare.
Quando furono fuori, mio padre lo lasciò andare e Jacob Black letteralmente esplose in un enorme  lupo rossiccio.
Edward gli si avvicinò con cautela, lo fissò ancora nei grandi occhi scuri.
“Vai” gli disse.
Allungò una mano verso di lui, quasi a carezzargli il muso.
Jacob si voltò e scomparve veloce nella foresta.

Il mio cuore ebbe un tonfo sordo.
E poi...
Poi riprese a battere ma era lo stesso.
Non m’importava!
Nulla più importava.
Poteva esserci qualcosa di minimamente rilevante in un mondo in cui Jacob Black mi odiava?
Solo quello importava.
Che il mio cuore continuasse a battere o meno era un particolare privo di significato.
“Lui non ti odia” disse mio padre.
Provò a fissarmi negli occhi, ma non vide niente, niente d’importante!
“Renesmee, ti prego” sentii mia madre scuotermi.
Perché mi scuoteva?
“Mamma...” mi vidi sussurrarle.
“Renesmee, ti prego, reagisci, tesoro!” il suo volto angosciato.
“Perchè?” chiese per me un automa.
“Per me, maledizione! Per lei!”
Mio padre non aveva mai imprecato, mio padre non aveva mai perso le staffe, non in quel modo almeno...
Qualcosa nel suo viso mi scosse, come se d’un tratto qualcuno mi avesse riattaccato la spina.
“Papà...” dissi andandogli incontro.
“Perdonami”
Se ero finita all’inferno e meritatamente non avevo con ciò il diritto di trascinarci anche loro.
“Perdonatemi” dissi rivolgendomi a mia madre.
No, loro non lo meritano!
Mi abbracciarono insieme.
Quel loro abbraccio gelido conteneva in sé tutto l’amore del mondo.
Sarebbe bastato, doveva bastare, a tenermi ancora in piedi.
“Renesmee, Jacob ti perdonerà” disse mio padre.
I suoi occhi, quei magnifici occhi di ambra liquida... non mi sarei più concessa di vederli maledire il mondo, non mi sarei più permessa di stravolgerli!
“Mi hai fatto davvero paura” confermò lui “per un attimo...” ma s’interruppe incapace di continuare.
La mamma gli carezzò una spalla, poi mi attirò di nuovo a sé.
“Andrà tutto bene, tesoro” disse baciandomi i capelli.
Quanto vorrei poterti credere, mamma! pensai.
Il suo abbraccio, il suo infinito amore stavano minacciando l’iceberg dentro cui si era nascosto il  mio dolore e sentii che rischiavo di crollare da un momento all’altro.
In quel caso, non volevo che loro fossero lì.
“Dovrei fare una doccia” dissi la mia voce ancora monocorde.
“Ma tesoro...” provò lei.
Lui le prese una mano, delicato.
“Fidati di lei, Bella”
Mia madre annuì piano, niente affatto convinta.
“E’ l’unica che può sapere come gestire il suo... cuore” le sussurrò bassissimo.
Io non ce l’ho più un cuore, papà!

Andai in bagno, aprii il getto d’acqua, mi spogliai ed entrai nella doccia.
Priva di vita.
Priva di pulsioni, priva di battito, priva di un autentico impulso.
Sarebbe stata così la mia vita, ora? Ora che lui non c’era?
Chiusi gli occhi e lo vidi, era un vecchio ricordo, antico: Jacob Black mi stava fissando, sembrava agitato, quasi astioso, la sua espressione era decisamente minacciosa, qualcosa di simile a quell’odio che aveva appena messo fine alla mia vita.
Scossi la testa per scacciarlo via, ma quel ricordo non se ne voleva andare.
E d’improvviso la sua espressione cambiò, come se avesse visto qualcosa, qualcosa di bello ed inaspettato.
Come un naufrago che solo e sfinito, dopo giorni di burrasca in mare, affamato ed alla deriva con la sua zattera, scorga terra senza alcun preavviso, così la sua ansia divenne serenità, la sua rabbia sorpresa... la sorpresa gioia... la gioia amore!
Qualcosa di quel ricordo mi sciolse, mi ritrovai appoggiata alle piastrelle, inondata dalle mie stesse lacrime.

CAPITOLO 30 BIS: FUOCO

FUOCO.
Fuoco e fiamme!
Fiamme devastanti, fiamme alte e potenti attraversavano il mio corpo, mi annebbiavano la vista, ottundevano i miei sensi.
Era l’inferno!
Deve esserlo! 
Non c’è altra spiegazione!
Eppure tre giorni fa, solo tre giorni fa io ero in Paradiso.
E poi c’è stato il purgatorio...
E questo... questo è l’Inferno!!
Voglio un telecomando...
Un telecomando per mandare indietro il tempo... per riportarlo a tre giorni fa!
Sono solo 72 ore, voglio solo cancellare... annullare queste 72 ore!
Voglio solo non averle mai permesso di venire qui senza di me!

Voglio solo non averle mai concesso di venire qui... da lui...
Maledetto!
MALEDETTO!!

FARO’ IN MODO CHE LA SUA DANNAZIONE SIA ATROCE E DOLOROSA ALMENO QUANTO LA MIA!
COME HA POTUTO?
COME HA OSATO??
Pensava forse che non l’avrei sentito?
Che non avrei notato il suo olezzo di frutto tropicale su di lei??
Maledetto...

Senza averlo deciso e nonostante non avessi affatto ritrovato la lucidità sensoriale, avevo intercettato il suo odore, seguendolo fino al sentiero che divideva casa Cullen dalla sua casa, dalla sua lurida tana!
ECCOLO!
Il verme travestito da farfalla!
Il mostro con la faccia d’angelo...

Mi acquattai fra gli alberi, cercando di tenermi più basso possibile, ma dovette sentire il mio odore esaltato dalla furia, o il mio respiro rombare tra le fauci, o i colpi che la coda continuava a dare agli arbusti, nonostante io avessi tentato ripetutamente di fermarla.
“Jacob”
Jacob? L’unico nome che puoi darmi è MORTE! pensai mentre mi scagliavo contro di lui.
Mi evitò.
Per un soffio.
“Jacob... aspetta”
Che diamine vai blaterando, idiota!?
Di nuovo tentai di acciuffarlo.
Nuovamente mi sfuggì.
“Aspetta”
Nemmeno un secondo!
E quando ti avrò a portata di zanne, non avrei nemmeno il tempo di fiatare e...

“Non riuscirai a prendermi”
Davvero?!
“E, comunque, non mi difenderei”

Ringhiai feroce.
Mi prendeva in giro?
Non era forse quello che voleva anche lui.
Non stava aspettando forse, da mesi, il giorno in cui saremmo stati soli, uno contro l’altro?!
“Non credere che non mi piacerebbe”
Viscido!
Balzai verso di lui.
Si volatilizzò.
“Ma non possiamo farlo” disse spuntando alle mie spalle.
Mai prendere una bestia alle spalle!
Saltai verso di lui, la mia zampa arrivò a sfiorare la sua spalla.
Si voltò e soffiò come un felino in gabbia.
Eccolo, finalmente: il vero volto dietro la maschera!
Senza darmi il tempo di terminare quel pensiero, si scagliò su di me.
Provai a scrollarmelo di dosso, ma si era avvinghiato alla mia pelliccia con le unghie, come un gatto.
Mi aveva preso!

Diedi una scrollata più forte, ma... niente!
“Calmati ora!” urlò.
C.O.S.A.?
Ca^^o Osa dire Sua Altezza?

“Non puoi farlo!” disse ritraendo gli artigli.
“E nemmeno io...” fece staccandosi.

“Perché?” ero talmente sconvolto da non accorgermi di essermi trasformato.
Nella forma peggiore, in quella in cui nemmeno la rabbia poteva vincere il dolore.
“Renesmee” disse piano.
“Questa è l’ultima volta che la nomini!” ringhiai rialzandomi.
“Credi che non ne soffrirebbe?”
“Penso che riuscirà a superare il dolore” pronunciai disgustato, mentre le scosse si rimpossessavano di me ed io ero a pochi centimetri dal verme.
“E se non fosse così?” insinuò.
“Se fossi io ciò che vuole?” insistette.
“E tu davvero ci credi?” sputai.
Sospirò, poi fissò gli occhi nei miei:
“Ma se fosse così?”
Mostro!
 “Se fossi io a renderla felice?”
Perfido!
“Tu la priveresti della sua felicità?”
Assassino!
Tremavo.
Tremava il mio corpo.
Tremava il terreno.
Tremava il bosco intorno a me.
Tremava il mio cuore!
E poi lui, il suo sguardo... sembrava sincero... sincero e innamorato!
NO, vecchio, riprenditi!

E’ solo un trucco... un ignobile trucchetto!
In confronto, Edward era un dilettante dei giochetti mentali!


“Jacob”
Eh... no! Lui no! LUI proprio no!
Il dottor Cullen si stava avvicinando a noi.
Il viscido gli si parò davanti come a trattenerlo.
“No, Carlisle, lui è...”
“Tranquillo Nahuel” fece quello appoggiandogli una mano sulla spalla.
“So riconoscere un lupo furioso quando lo vedo”
Non lo aveva detto con sarcasmo, non lo aveva detto con ironia, anche se dicendolo aveva accennato un sorriso, lo aveva detto in modo... paterno!
“Ti ho portato dei pantaloni” disse avvicinandosi.
Come se non si stesse avvicinando ad una bestia, nuda e sconvolta.
“Carlisle...” va via ti prego!
“Ti prego, prendili Jacob”
Lui pregava me? Lui mi stava pregando!
Allungai la mano.
“Grazie”
Grazie?
“Nahuel potresti...”
“Certo”
Si voltò senza neanche guardarmi.
Maledetto!
“Perché?” ringhiai in faccia al dottore.
Per la prima volta in vita mia lo volevo morto!
Si sedette su un tronco caduto, come fosse venuto lì a chiacchierare.
Come non avesse un folle minaccioso a meno di un metro.
“Io non posso capire quello che stai provando, Jacob”
Perspicace, Dottor Canino!
“Ma io ero... il più vicino ad Edward ai tempi di... te e Bella”
Me e Bella?
“E questo cosa c’entra?”
Si voltò verso di me, ancora comprensivo.
Sospirò e continuò: “Io so quanto sia stato difficile per lui... lasciarla avvicinare a te”
“Ah... così mi avrebbe fatto un favore?!” sputai.
“No, ma ha dato a Bella la più grande dimostrazione d’amore di cui fosse capace”
Cosa?
“Ed io so quanto sia stata dura per lui” ripeté.
“E questo cosa...”
Lasciò che riflettessi, lasciò che mi rendessi conto.
La realtà esplose con una risata, una amara risata.
“Cioè... tu vuoi dire... che adesso io... sono io Edward, adesso?!”
Sorrise: “Diciamo di sì”
“E perché?” di nuovo la furia si era impossessata di me.
“Dimmi... perché dovrei fare il bravo ragazzo? Perché dovrei star qui a parlare con te e permettergli ancora di... respirare?!”

“Perché amare significa lasciar andare”
Disse proprio così.
Ed è, ad oggi, la cosa più importante che io abbia mai imparato.
“E tu la ami, no?”
“Vattene!” urlai così forte che l’intera foresta risuonò.
“Bene” disse rialzandosi e dirigendosi verso la sua casa.
“Ah... Jacob, comunque vadano le cose, tu farai sempre parte della mia famiglia”
...comunque vadano le cose...
...comunque vadano le cose...
Che significa?
Che lei potrebbe...
Perché?
Perché lui è come lei.
Perché con lui non dovrebbe sforzarsi di resistere al suo sangue.
Perché lui non mi avrebbe attaccato oggi.
Ma io sì!
Io sono la specie nemica!

Io sono il lupo selvaggio!
IO SONO LA BESTIA!


Le fiamme tornarono e con loro le zampe e la coda.
Avrei dovuto mantenere quella forma.
E non so nemmeno per quanto...

PS: Dottor Canino è un copyright di Krissi <3

*piccolissimo spoiler:
Jacob tornerà moooooolto presto in forma umana... ;-)


 

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Capitolo 31
*** Nido ***


Buona Sera Bimbe Belle
il nuovo capitolo è fortissimamente glicemico
ma altrettanto necessario per dare modo alla nostra protagonista di fare un po' di chiarezza nella sua testa e nel suo cuore <3 !  Però, dato che stasera sono Buonisssima *_* e siccome voglio ringraziarvi per aver continuato sempre più numerose/i ad aggiungere la storia tra le vostre preferite/seguite/ricordare... <3 <3 <3 ... vi lascio un piccolo spoiler del capitolo 32 ;-)
graziegraziegrazie a chi ha commentato e grazieancordipiù a chi commenterà! XP
Lilla *_*

PS: al più presto risponderò a tutte le recensioni, perdono! :,(



CAPITOLO 31: NIDO


La bufera passò.
I singhiozzi si calmarono e  le lacrime si asciugarono.
Una musica, la melodia di un pianoforte, mi stava chiamando.
Non era la prima volta che io e mio padre comunicavamo attraverso gli strumenti musicali.
I nostri singolari discorsi pianoforte-basso erano ormai famosi tra i Cullen. E non solo.
E lui mi stava chiamando, quel motivetto allegro era un richiamo conosciuto, voleva dire “E'pronto in tavola” o “E'ora di andare a scuola”.
Ma d’un tratto mutò, come se avesse fatto semplicemente da ouverture ad un altro brano, un nuovo suono dolce e malinconico si dispiegò per la casa.
Mi vestii in fretta e lo raggiunsi in salotto, rapita, stregata da quella melodia.
Era carica di amore e di commozione, e nostalgia.
Come raccontasse di un momento felice ma in procinto di passare.
Come se nello stesso presente gioioso ci fossero già le avvisaglie della sua fine...
S’interruppe bruscamente, chinando il capo sul suo strumento, le mani affondarono sui tasti.
“Come fai?” sussurrò scuotendo il capo.
Io, troppo turbata da quel momento, respiravo appena.
“A leggermi dentro...” continuò “in questo modo?!”
E’ solo quello che mi ha ispirato la tua musica, pensai.
“Vieni qui” disse dolcemente indicandomi la metà dello sgabello accanto a lui.
Gli andai incontro e lo abbracciai forte.
“Ehi! Stai diventando così...”
Forte?
Inarcai un sopracciglio: era un po’ frequente come obiezione ormai!
“Non sarai tu che...”
“Invecchio?” disse mezzo divertito, mezzo rammaricato.
“Forse” sospirò “in qualche modo” il suo sguardo correva lontano.
“Era bellissima!” dissi osservando i tasti lucidi, ben curati.
“Ti piace?” gli si illuminò lo sguardo, il suo miglior sorriso lo attraversò da parte a parte.
Non quanto mi piace vederti felice, risposi a mente carezzandogli una guancia marmorea.
“Anch’io vorrei vederti felice” disse prendendomi il viso tra le dita.
Mi appoggiai ad una delle sue lunghe e perfette mani e respirai il suo odore.
Ora lo sono, gli dissi con gli occhi e con la mente.
Ma qualcosa, dal centro esatto del mio petto, strinse forte ed io non potei resisterle: mi tirava a sé e mi faceva accartocciare gemendo.
“Renesmee...”
“Scusa papà” dissi, il mio respiro spezzato.
Scusa anche per prima ma...
“Renesmee, lui tornerà, credimi!” mi pregò con tutta l’intensità di cui era capace.
Presi un respiro profondo che sembrò migliorare le cose.
“Perché è costretto” dissi amara... dal maledetto incantesimo!
“Perché non può farne a meno” mi contraddisse, la sua voce lenta e sicura.
“Appunto”
“Non è lo stesso”
Ne dubitavo.
Ma lui sembrava così...?
Sospirò.
 “E’ arrabbiato, ma tornerà!”
“Ma lui come ha...?”
“Ha sentito il suo odore, su di te”
AH... ora sì che mi sento un mostro!
Povero Jake: cosa ha fatto per meritarsi un castigo del genere?!

“Renesmee tu non sei...”
“Un castigo...?! Ah... no?! E tu?” Il modo in cui oggi ti ho...
“E’ stata colpa mia, il modo in cui ho reagito è stato imperdonabile!”
“Papà, tu non...”
“No, Renesmee, io sono tuo padre” disse deciso.
“E quello che fa di me un vero padre” continuò dolce “è il fatto che io ti sorregga quando tu ne hai bisogno, molto, molto più del mio, del nostro patrimonio genetico!”
“Lo so” dissi e la stessa immagine attraversò le nostre menti: un uomo, un vampiro, più radioso del sole, l’uomo che tutti noi avremmo dovuto chiamare padre.
“Carlisle” sussurrò.
Sorridemmo insieme.
“E che altro fanno i padri, dimmi?” domandai giocherellando con i tasti del piano.
“Lasciano che i loro uccellini volino via” disse in un soffio.
Cosa?
Lo guardai dubbiosa.
“Stanotte, mentre ti guardavo dormire...” cominciò.
Papà!
“Non sono più una bambina!” mi lamentai.
“Appunto”
Non capisco.
Sospirò nuovamente.
“Sai cosa ho visto, stanotte, mentre eri nel tuo letto addormentata?”
“No”
Sorrise e mi guardò dolce e mesto insieme.
“Ho visto un uccellino pronto a lasciare il nido” disse in un espiro.
“Il mio uccellino...” continuò seguendo con una mano le onde dei miei riccioli.
“Scusa...” cercai di trattenermi ma era troppo difficile: mi aveva fatto proprio ridere!
“Ah... molto carina! Davvero!” non aveva parole per l’offesa che gli stavo arrecando.
“Scusa papà! E’ che era così...”
“Melodrammatico?” propose inarcando un sopracciglio.
“Sì, un po’” confermai sorridendogli.
Sospirò ed io lo riabbracciai ancora più forte, riempiendogli di baci la faccia e le mani.
“Sciocco, sciocco vampiro, io non vado da nessuna parte!”
“Tu devi, Renesmee! Tu devi... andare incontro al tuo destino” disse accorato.
Ah... papà! Ma qual’è il mio destino?! gli chiesi mentalmente.
“Non lo so” sorrise.
“Ma se tu potessi... voglio dire”
“Che vuoi dire, Renesmee?”
Tu... preferiresti Nahuel? riuscii infine a chiedergli mentalmente.
Lo lasciai basito per quasi un secondo, poi chiese: “Perché pensi una cosa del genere?”
“Non so... lui, pensavo che lui ti piacesse di più perché è meno... impulsivo di...”
Scosse la testa.
“Insomma pensavo lo sentissi più simile a te” conclusi.
“A me?” domandò “Al me noioso ed impassibile che è morto il giorno in cui ho conosciuto tua madre? O al me assolutamente fuori controllo degli ultimi mesi?” continuò con enfasi.
Sorrisi.
“Beh... a me Edward Cullen fuori di testa non dispiace del tutto!” dissi.
“Ne sono felice, signorina, perché se continuerai ad essere... imprudente come ieri sera, io...” disse  minaccioso.
Non ti preoccupare papà, non credo che te ne darò più motivo...
“Vedremo”
“Ma, allora, perché ieri non lo hai...” fermato? “Pensavo lo avessi fatto per dargli una possibilità”
“Volevo che TU avessi una possibilità, Renesmee!” disse sicuro e dolce.
Ma io non li merito, papà! Non merito due destini! Non ne merito neppure uno, qualunque esso sia!
“Forse lo devi solo... vedere” propose lui.
Una famiglia di veggenti, eh!
Rise un po’, poi disse piano: “Comunque... non mi sono mai sentito così in sintonia con Jacob Balck come oggi”
Cosa? Questa, poi, me la devi spiegare!
“Ora lui sa cosa si prova a sentirsi totalmente sbagliato per la donna che ama” disse tutto d’un fiato.
Ma Jacob non è...
“Jacob è un licantropo, la sua natura e la tua saranno sempre...”
“No, papà, NO!” mi ritrovai in piedi. “Lui non è...”
“Renesmee... oggi Jacob ha dovuto fare uno sforzo incredibile per non essere...”
“Jacob non è pericoloso per me!” protestai.
“E tu?” accennò mio padre.
Tremai.
“Io posso...” di nuovo il crampo di dolore dilaniava il mio petto.
“Certo che puoi, tesoro... se è quello che vuoi, voi potrete...” Edward mi stava soccorrendo.
Ma non succederà, papà, LUI SE N’E’ ANDATO!
Ora bruciavo, tutto bruciava dentro di me!
“Tornerà, tesoro! Te lo prometto!” disse avvolgendomi tra le sue braccia e mettendomi a sedere sulle sue gambe “E, se è quello che vorrai, starete insieme”
Anche questa è una promessa?
“Certo che lo è, Renesmee. E’ una promessa dell’amore! Perché l’amore può tutto!”
“Grazie” dissi senza fiato.
Grazie a lui avevo ripreso a respirare, grazie a lui, anche se non volevo ammetterlo avevo ripreso a sperare.
Grazie a lui avevo ancora un futuro.
“Di nulla, principessa” disse col suo sorriso sghembo d’ordinanza.
“Papà non ho più...”

“Sette anni?” mi provocò.
Hai vinto, pensai scuotendo il capo.
“Sai, credo di aver capito”
“Cosa?” chiese.
“Come mai sono così... lenta nelle faccende di... diciamo... ragazzi”
“Lenta??!!”
“Sì... cioè” meglio che ti faccia vedere!
Gli mostrai il suo volto, il mio primo ricordo del suo viso, estasiato nell’osservarmi, la sua espressione strabiliata ed esitante ai miei primi progressi, le sue osservazioni minuziose della mia crescita. Era sempre lui, ogni giorno, in ogni occasione, lui aveva saputo essere lì, lui aveva saputo essere il mio punto di riferimento, la mia stella polare. Fisso e splendente. Immancabile.
“Non capisco” disse riprendendo a respirare con gli occhi ancora persi in quella visione.
“Beh...” provai a dire “sai, quella storia che il padre è la prima figura maschile eccetera...”
Esitava perplesso.
“Beh... come potevo pensare a un paragone a...” feci per indicarlo ma non reagiva.
“A te, papà!” chiarii avvicinandomi alla sua faccia.
“Oh... mi sento...” era sbalordito “ quantomeno lusingato!”
Gli carezzai la guancia e lui mi strinse a sé.
Restammo così per un po’.
“Allora, mi fai sentire come finisce...?” dissi rimettendomi a sedere sullo sgabello.
“Cosa?”
“Il pezzo nuovo”
“Certo”

Riprese a suonare ed assieme a quelle del pianoforte vibrarono anche le corde dei nostri cuori.
La musica ci trasportò tra la gioia e la tristezza, fino ad un finale dolce e solo un po’... amaro, ma di un’amarezza... commovente!
“Proprio così” disse portando i suoi occhi a specchiarsi in quelli della sua compagna, comparsa senza che me ne accorgessi accanto al pianoforte.
“E’ bellissima” disse lei carezzandogli il mento.
“Come voi” aggiunse accennando a me ed Edward.
“Come noi” la corresse lui e l’abbracciò.
Poi entrambi abbracciarono me.
Restammo così, per un lungo momento: tre anime in una.
“Mi dispiace, mamma” dissi io sciogliendomi “mi dispiace, per prima...”
“Non devi, piccola! Io... ti capisco”
“Ma...”
“Ma ne parliamo un altra volta” disse lei rassicurante.
Non potei non notare che mio padre aveva avuto un leggero fremito.
“AH...” ricordai un pensiero appena accennato.
“Ecco... grazie a tutti e due dell’esempio!” dissi sicura.
“Quale?” provarono a dire in coro.
Preferii mostrare, piuttosto che spiegare.
Permisi loro di vedersi dalla mia prospettiva.
Di vedere il loro amore, la loro complicità, la loro passione.
Sussultarono più volte.
“Davvero un bell’esempio!” commentai carezzando entrambi quegli splendidi e freddi visi.
“Anche se irraggiungibile” aggiunsi abbassando le mani.
“No, tesoro! Questo non devi dirlo mai!” mia madre si era ripresa le mie dita, decisa.
“Tu DEVI trovare qualcosa di... di più grande di ciò che riesci a immaginare!” la sua espressione indescrivibile.
“Se tu pensi che esista qualcosa di più, tu lo devi trovare!” disse ancora, concludendo la frase nello sguardo di quello che lei aveva trovato.
“Mamma, ma io...”
“Io comincerei dai sogni” disse mio padre posando una mano sulle nostre.
Entrambe lo fissammo interrogative.
“Capirete” ci assicurò.
“Ora” proseguì sereno “la nonna ha cucinato per te, Renesmee. Andiamo?”

“Ma tu... come?” chiese la mamma.
“Sento Alice” disse papà picchiettandosi la testa e sbuffando appena.
Sorrisi.
“Andiamo”
“Andiamo”


 

*SPOILER CAPITOLO 32: VISIONE
Mentre Nahuel faceva per uscire e Edward già provava a distrarmi, tutto precipitò.
O meglio... il vaso cinese precipitò, ma con lui stava andando in frantumi tutto il nostro mondo!
La tranquillità della vita familiare, gli studi, gli impegni, gli affetti, i progetti, persino i miei drammi d’adolescente “complicata” si ritrovarono sul pavimento lucido, in pezzi.
Il vaso cinese, d’inestimabile valore commerciale, zia Alice lo stava spostando da qualche minuto, senza riuscire a decidersi sulla sua nuova collocazione. 
Si scontrò col pavimento proprio mentre stava per posizionarlo su una mensola.
Il fatto è che un vampiro NON fa cadere MAI niente.
Ed inoltre un vampiro NON sviene, seguendo i frammenti di ciò che NON gli dovrebbe esser sfuggito di mano.
Eppure era successo proprio così!

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Capitolo 32
*** Visione ***


Giornoooooooooo Bimbeeeeeeeee *_*
perdonate se ho tardato ad aggiornare ma ieri mi sono presa un raffreddore coi fiocchi e stavo malissimo :,(
dunque grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee a tutte quante voi che avete commentato <3 <3 <3
e Benvenute e a tutte quelle che hanno scoperto da poco la mia storia *_*
-rispondo a tutte, datemi solo un po' di tempo...-
a chi ha continuato ad inserire Imprinting nelle preferite/seguite/ricordate
graziegraziegrazie <3 <3 <3 !!!
eccovi il nuovo cap con un piccolo spoiler del prossimo
fatemi sapere ;-)
Lilla <3

PS: se vi va questo è il mio gruppo su Fb,
se chiedete l'accesso ricordatevi solo di specificare che siete mie/i lettrici/lettori *_*

http://www.facebook.com/event.php?eid=136669483108233#!/groups/281106931902704/


CAPITOLO 32: VISIONE

Nel breve viaggio tra la casetta nel bosco e la villa dei nonni avevo drizzato tutte le mie antenne: volevo avvertire un movimento, intercettare un suono, sentire che, ancora e nonostante tutto, lui era vicino! Ma niente, niente: lui non c’è!
Poi, d’un tratto, mentre già si apriva la porta a vetri della grande abitazione e zia Alice si affacciava sorridente, un suono quasi impercettibile, forse solo un sospiro, lontano...
Mi voltai di scatto.
“No, Renesmee” Edward mi aveva fermato appena prima che cominciassi a correre.
“Papà...” è lui!
“Ma?” fece come per tendere l’orecchio, che non riuscisse a sentirlo?
“Sì, ma... è così lontano!” disse e sembrava perplesso.
“Devo...” andare da...
“No, Renesmee” mi bloccò di nuovo.
Le mani scivolarono lungo le mie braccia.
“Lasciagli un po’ di tempo” mi suggerì dolce.
Tempo... pensai solo un po’ di tempo!
Mi imposi di respirare profondamente.
“Tu come fai a sopportarle?” chiese zia Alice.
“Cosa?” le rispose la mamma quasi divertita “Le discussioni silenziose padre-figlia?”
Alice annuì con un sorriso.
“Beh... non è difficile capire di cosa parlino, di solito” rispose Bella ricambiando il buonumore della cognata.
“Già, non è difficile” disse dolce la zia “Venite” aggiunse e ci fece strada.
“Si sistemerà tutto!” mi disse all’orecchio mentre le passavo accanto.
Come puoi saperlo? pensai sconsolata, ma non mi feci notare, non da lei almeno.
Quella mattina la zia era piuttosto su di giri, come quando qualche nuovo e pericolosissimo progetto le frullava per la testa. Pericolosissimo per il resto della famiglia che sarebbe stata coinvolta o, per meglio dire, trascinata a forza nell’impresa.
D’altra parte nessuno voleva vederle il broncio: lei era l’anima emotiva dei Cullen, il suo umore condizionava il nostro, in maniera così efficace che si poteva pensare avesse rubato i poteri al suo compagno.
“E’ così dall’alba” disse tranquillo zio Jasper accostandosi a noi “Ma non vuol dirmi perché!” scosse un poco la testa dorata sorridendo “Tu ci capisci qualcosa?” chiese infine a mio padre.
“No...” fece lui strizzando lievissimamente gli occhi dorati “non me lo permette: sta ripassando tutte le nuove collezioni di alta moda...”
“Mi meraviglio di te, fratellone!” fece lei sorridendo “Ti sto dando un grosso indizio!”
Il volto di mio padre rimase pietrificato per un istante, o forse era solo una mia impressione perché nemmeno un battito di ciglia dopo già diceva rilassato: “Buongiorno, Carlisle”
“Buongiorno, figlioli” rispose quello scendendo le scale.
“Buongiorno”
Nahuel, solo un po’ esitante, sbucò dietro di lui.
Mi vide, mi fissò solo per un momento con gli occhi tek penetranti, quindi si rivolse agli altri.
“Carlisle voleva fare degli esami sul... mio sangue” disse.
“Analisi?” chiese Edward concentrato.
“Beh... sì! Ho pensato...” cominciò il nonno e continuò a mente solo per lui.
“Capisco” si affrettò a dire suo figlio.
“Noi no!” dissi io un po’ seccata.
“Renesmee, Carlisle vuole verificare se la... stabilizzazione sia riconoscibile anche dal sangue” spiegò papà.
Certo!
Quella dannata “stabilizzazione” si era decisa ad arrivare prima che io diventassi qualcosa di un pochino più presentabile di...
“Renesmee...” mio padre mi guardava serio, l’oro dei suoi occhi denso e profondo.
“Che c’è, Edward?” gli chiese Bella piano.
“Niente, amore” fece lui abbracciandola “solo tua figlia ha una percezione assurda di se stessa!” scosse il capo ed alzò gli occhi al cielo, quindi tornò a fissarli in quelli del suo eterno amore.
“Mi ricorda qualcuno” le disse.
“Chi?” si schernì lei facendo spallucce “Non capisco” e avvicinò il viso al suo fino a sfiorargli la punta del naso.
Erano incantevoli, erano perfetti, erano...
Insopportabili!
Avrei tanto voluto trattenere quel pensiero!

Mio padre sospirò, allontanandosi un poco.
“E’ pronto” disse mentre già il suo viso tornava sereno.
Povero papà: quanta pazienza!
“Avrebbe fatto più scena se lo avessi detto io, Edward” fece la nonna giungendo dalla cucina con un gigantesco vassoio di stufato.
“Oh... scusa, mamma!” si rammaricò e le baciò la fronte.
“Oh... che odoraccio!” sancì zio Emmett entrando dal retro insieme a zia Rosalie.
“Emmett, è il lavoro della mamma!” lo rimproverò la visione bionda che lo accompagnava.
“Sinceramente, Esme fa molta più scena quando è a caccia!” ribadì lo zio.
“Grazie, caro” fece lei infinitamente comprensiva “ma è per Renesmee” precisò.
“Ti ringrazio nonna, ma non crederai che lo mangi tutto da sola, vero?”
“Oh... Nahuel potrebbe aiutarti” provò lei.
Il mio cuore perse un battito.
Neanche per un momento, da quando aveva percorso le scale dietro a Carlisle, avevo dimenticato che lui era lì, ma ora, mentre tutti si voltavano nella sua direzione, mentre io non potevo che tenere il capo basso, perché non potevo permettermi di incrociare gli occhi profondi che mi leggevano dentro come nessun altro sapeva fare, ricordai questo e mi sentii sull’orlo delle lacrime.
“Meglio di no” rispose neutro.
La maschera, la bugia era tornata sul suo volto.
Nuovamente il ponte levatoio era stato issato, il castello era tornato impenetrabile.
Ed è soltanto colpa mia!
Mentre Nahuel faceva per uscire e Edward già provava a distrarmi, tutto precipitò.
O meglio, il vaso cinese precipitò, ma con lui stava andando in frantumi tutto il nostro mondo.
La tranquillità della vita familiare, gli studi, gli impegni, gli affetti, i progetti, persino i miei drammi d’adolescente “complicata” si ritrovarono sul pavimento lucido, in pezzi.
Il vaso cinese, d’inestimabile valore commerciale, zia Alice lo stava spostando da qualche minuto, senza riuscire a decidersi sulla sua nuova collocazione. 
Si scontrò col pavimento proprio mentre stava per posizionarlo su una mensola.
Il fatto è che un vampiro NON fa cadere niente.
Ed inoltre un vampiro NON sviene, seguendo i frammenti di ciò che NON gli dovrebbe esser sfuggito di mano.
Eppure era successo proprio così!
LEI l’aveva lasciato cadere, LEI se ne stava sul pavimento apparentemente priva di sensi!
“Alice!” Jasper era un angelo biondo sconvolto e furioso!
“Carlisle” quasi ringhiò dal pavimento su cui si era inginocchiato.
Il nonno era già accanto a lei, la sollevò e la portò sul divano.
La zia aprì gli occhi.
“Che succede? Alice?” Jasper non riusciva a calmarsi, gli altri vampiri nella sala erano immobili, pietrificati dall’assurdità dell’accaduto.
“Lei, lei...” ripeteva Alice. La voce non sembrava nemmeno la sua, ghiacciata e flebile.
“Edward!” gridò mia madre mentre anche lui si accasciava al suolo.
Non aveva perso i sensi, ma in volto aveva solo la morte.
“Edward! Edward!” lo scuoteva. Ma non rispondeva, il suo sguardo gelido fisso su di me.
“Papà, spiegati!” pregai.
Una specie di calma assolutamente fuori luogo mi aveva avvolto.
Non rispose.
Mi avvicinai, m’inginocchiai accanto a lui e gli posai una mano sulla guancia.
Bruciava tanto era ghiacciata. Lui non distoglieva gli occhi dalla mia persona.
Nessuno nella stanza, a parte me, respirava.
Mia madre continuava a fissarlo angosciata, sorreggendolo per le spalle, come fosse privo di forze.
Papà... ti scongiuro! pensai.
E d’un tratto vidi: vidi quello che lui stava vedendo.
Vidi quello che zia Alice aveva visto.
Ero io, il mio corpo inerme, la felpa rosa insanguinata, i jeans a brandelli.
Ero io ed ero morta!
D’istinto allontanai la mano dal suo viso e la visione cessò.
“Morta” sussurrai “sono... morta!”

#spoiler 33:

Jake! pensai mentre con una mano gli spostavo i capelli forti e scuri dalla guancia.
Il mio Jacob! Il mio sole!
Il sole è una di quelle cose che sempre diamo per scontate.
Ogni mattina al mio risveglio non mi meravigliavo che nuovamente il sole fosse sorto, era ovvio, normale.
Eppure che ne sarebbe di questo mondo senza il sole?
La terra sarebbe un’unica landa deserta e oscura, o forse, semplicemente, la terra non sarebbe!

In una frazione di secondo realizzai che c’era qualcosa che in alcun modo potevo rischiare di perdere.
Che c’era qualcosa che in alcun modo doveva scomparire.
E che io DOVEVO salvare. E che farlo, sarebbe stato dolorosissimo.
Fare quello che mi accingevo a fare avrebbe fatto assomigliare a dei pruriti i miei più recenti e profondi dolori!

 

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Capitolo 33
*** Ordine ***


Giorno Bimbe Belle ^_^
eccomi qui per l'aggiornamento!
Vi ringrazio enormemente per l'affetto che dimostrate a questa storia! Siete INDISPENSABILI davvero! *_*
<3 <3 <3
E mi scuso per essere così indietro con le risposte alle recensioni... :,(
Risponderò a tutte, datemi solo un po' di tempo!
Ho pensato che cmq, tra postare e rispondere, voi preferiate che io posti, quindi... ;-)

Scrivere questo capitolo è stato magnifico e straziante ed è lo stesso ogni volta che lo rileggo.
E' magnifico perché c'è un vero gesto d'amore <3 e straziante perché i veri gesti d'amore <3 comportano un immenso sacrificio. Infatti...
Ci tengo a rammentarvi che non c'è mia storia senza lieto fine e che il prox cap -di cui vi lascio uno spoiler- si chiama SPERANZA! ;-)

un abbraccio gigantesco *_*
Lilla <3



CAPITOLO 33: ORDINE

Per un lungo secondo il silenzio fu l’unico abitante del salotto.
“Che significa? Spiegati!”
Jacob Black in tutta la sua furia aveva fatto irruzione alle mie spalle.
“La zia mi vede morta” di nuovo quella calma innaturale.
Nessuno nella stanza si mosse, Jacob ebbe un fremito violento che gli attraversò l’intero corpo.
“Che significa, Renesmee? Lei non può vederti!” intervenne Nahuel, la voce tremante.
“Forse perché ora condividiamo lo stesso destino” la voce di tomba veniva da Alice.
Era riuscita a sedersi, sul divano bianco.
“Spiegami, zia” dissi e allungai una mano verso di lei.
Prima che arrivassi a toccarla, vidi.
Vidi che c’erano tutti, accanto al bosco, in una specie di radura che sembrava familiare.
Vidi i loro volti di ghiaccio rassegnati, vidi il dolore più cupo attraversarli, vidi i loro nemici, numerosi e mortali, e poi vidi lui: innaturalmente pallido persino per un vampiro, i capelli corvini ed il mantello nero, in volto un’espressione trionfante.
“Aro” disse mio padre.
Fu un sibilo quello che uscì dalle sue labbra, come uno sciame inferocito di vespe.
“Aro?” ringhiò Jacob, mentre le scosse aumentavano e facevano vibrare l’intera stanza.
Aro mi teneva in braccio priva di vita!
“I Volturi?” si scosse mia madre “Come è possibile? Perché non li hai visti?”
La furia con cui investì Alice fece sobbalzare entrambe.
Persino le scosse di Jacob diminuirono un po’.
“Io, io...” la piccola vampira era a caccia di parole, in faccia una totale sconfitta “Loro dovevano... avevano deciso di andare da Eleazar...”
“Lo abbiamo avvertito la settimana scorsa” disse Carlisle, il tono della voce totalmente piatto, lo sguardo fisso, il petto immobile.
“Sì... e poi...” Alice nascose il viso nel grembo di mia madre.
“Perdonami, Bella! Perdonami!”
Lei le passò una mano sulla schiena, senza alcun trasporto, incapace di fare di più.
“Hanno sabotato le tue visioni!” proruppe Jasper.
“Bene, combatteremo!” esordì Emmett.
La zia scosse il capo.
“Possiamo radunare i nostri amici” propose la nonna.
“No, non possiamo!” la voce di ghiaccio, i grandi occhi inespressivi “Stanno arrivando!”
“Quando?” le chiese Carlisle.
“Tra due giorni” disse lei a un volume così basso che quasi non riuscimmo a sentirla.
“Possiamo chiamare Sam e gli altri, loro arriveranno in tempo!” intervenne Jake sicuro.
“Jacob” mio padre sembrava riemerso da un incantesimo, mentre si rimetteva in piedi.
Se non avessi saputo che non era possibile, avrei detto che faceva fatica a reggersi sulle sue gambe.
Mentre andava verso Jake gli sfiorai una spalla e compresi cosa aveva potuto ridestarlo.
Un altro dettaglio della stessa visione, il più tremendo di tutti, almeno per me.
Ai piedi del vampiro che mi stringeva fra le braccia come un trofeo, pronto ad assoggettare il resto della famiglia, c’era un altro cadavere, il corpo morto di un lupo maestoso, di un maestoso lupo rossiccio!
“No! No! NO!” le mie urla fendettero l’aria, simili a grandi lame infuocate.
“NO!” le ginocchia avevano ceduto, la testa china tra le gambe.
“Nessie, non temere! Nessie, non gli permetterò di farti del male!”
In ginocchio di fronte a me, una mano sulla mia spalla, l’altra a carezzarmi i capelli ed in volto l’espressione più dolce ed innamorata del mondo.
Non avevo mai visto nessuno guardare qualcuno così! Nessuno!
Jake!
pensai mentre con le dita gli spostavo i capelli forti e scuri dalla guancia.
Il mio Jacob! Il mio sole!
Il sole è una di quelle cose che sempre diamo per scontate.
Ogni mattina al mio risveglio non mi meravigliavo che nuovamente il sole fosse sorto, era ovvio, normale.
Eppure... che ne sarebbe di questo mondo senza il sole?
La terra sarebbe un’unica landa deserta e oscura, o forse semplicemente la terra non sarebbe!

In una frazione di secondo realizzai che c’era qualcosa che in alcun modo potevo rischiare di perdere.
Che c’era qualcosa che in alcun modo doveva scomparire.
E che io DOVEVO salvare. E che farlo, sarebbe stato dolorosissimo.
Fare quello che mi accingevo a fare avrebbe fatto assomigliare a dei pruriti i miei più recenti e profondi dolori!
“Renesmee non è...” sussurrò mio padre mentre mi rialzavo, mossa da una forza che non era mia.
“No, papà...” è necessario! E’ assolutamente necessario!
“Jacob” la mia voce innaturalmente rilassata, i miei occhi spenti e fissi nei suoi “ io voglio che tu te ne vada” scandii tutte le parole.
“Che cosa?” si scostò allontanando le mani dalle mie spalle.
“Che ti passa per la testa? Sei impazzita?” aveva ricominciato a tremare, non di furia però questa volta.
“Jacob Black io VOGLIO che tu ritorni a La Push, ora!” la mia voce riuscì a congelare persino il mio cuore che pulsava e stringeva per il dolore.
“Non è vero!” urlò lui in preda alle convulsioni “Non è ciò che vuoi!”
Oh... amore, certo che non lo è! Tutto ciò che voglio sei tu! pensai.
Ma non potevo, non potevo essere così mostruosa!
Non ero già stata sufficientemente crudele con lui?
Quelle parole l’avrebbero condannato. Condannato a morte!
NO!
pensai e strizzai gli occhi per ritrovare la concentrazione.
Lo notò.
“AH!” esclamò soddisfatto mentre ancora tremava “Sei solo una ragazzina viziata! E adesso ti sei messa a giocare all’-io voglio questo, io voglio quello-!” l’espressione era dura, sprezzante, ma la voce tradiva la paura, la sofferenza.
“Non è quello che vuoi!” concluse e sembrava una preghiera.
“E’ quello che voglio” dissi avvicinandomi.
“NO! Tu...” cominciò ma le parole rimasero intrappolate in gola, così come il suo respiro.
Gli avevo afferrato un braccio per dargli il colpo di grazia, per darmi il colpo di grazia!
Gli mostrai il mio ultimo pomeriggio, la caccia, l’allenamento con Nahuel.
“E questo cosa proverebbe?” provò a liberarsi l’arto, ma non glielo permisi.
Affondai la katana nel suo cuore. E nel mio.
Gli mostrai il bacio: il bacio con Nahuel, in tutti i particolari.
Fu tremendo: lo fissavo negli occhi ma evitavo di guardarlo, tenevo davanti a me solo l’immagine del lupo morto ai piedi di Aro. Solo così potevo farlo!
Se avessi visto il dolore nei suoi occhi, tutto il dolore che gli stavo infliggendo, quella messinscena non sarebbe durata nemmeno un secondo.
Non avrei potuto!
Non avrei potuto mostrargli quel momento di perfetta intimità, la mia pelle su quella di Nahuel, il suo corpo sul mio.
Mi sarei sentita una orribile disgustosa traditrice e basta!
Invece pensavo a ciò che volevo.
E ciò che volevo, l’unica cosa che mi riusciva di volere, come l’ultimo desiderio per un condannato a morte, era che lui fosse vivo, lontano da lì.
Lontano da me!
Quel pensiero mi fece vacillare per un istante ma, nello stesso momento, istantaneo più di un battito di ciglia, il ragazzo che stavo volontariamente torturando divenne un lupo, un grande lupo furioso.
Mi fissò negli occhi, quindi ringhiò scoprendo i denti e avvicinandoli fino a sfiorare il mio collo.
Simultaneamente Edward e Nahuel fecero per separarci.
“NO!” li bloccai, i palmi delle mani rivolti verso di loro, lo sguardo ancora fermo in quello di Jake.
Lo meriterei, pensai.
Ringhiarono in tre, quasi in coro.
“Jacob, va via!” ordinai, crudele e masochista.
Il lupo gigante emise un suono basso, straziante, si voltò e frantumando la grande porta a vetri si dileguò lontano nella foresta.
Lontano da me!

spoiler cap 34: SPERANZA

Non occorreva essere veggenti per sapere che nessun Cullen avrebbe ceduto ad un ricatto del genere! Sarebbero morti! Sarebbero morti tutti! Ed è solo colpa mia!
“Io, io...” i singhiozzi mi impedivano di parlare, ma ci provai lo stesso “Io devo...”

“Sì” trillò la zia, la voce a 180° rispetto a un attimo prima.
“Cosa?” chiedemmo insieme io e mia madre.
“Funziona” fece Alice.
Sembrava totalmente assurdo vederla sorridere in quel momento.
“No” ringhiò mio padre.
“Oh... Ed, lo vedi anche tu!”
“NO!” ripeté lui mentre sembrava colto da un dolore al petto.
“Cosa?!” ripetei con più forza.
“NO, ho detto di no!” Edward versione pazzo furioso si era frapposto tra me e Alice.
“Ha già deciso” proferì lei sicura.
Deciso?! Cosa avevo deciso?
“Vado via” sussurrai.
“No e poi no!” mio padre soffiò prendendomi per i polsi.

ehm... ehm... avrete notato che la nostra Nessie <3 fa cose diciamo... speciali...
vediamo chi riesce a spiegarmi come funziona questo nuovo potere! ;-)

ah... il lupo tornerà molto molto presto! fidatevi di me. E di lui! <3

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Capitolo 34
*** Speranza ***



Buonasera a tutte!
Almeno con una delle mie storie riesco ad essere puntuale! ^_^
Dunque, sono ripetitiva ma non posso che ringraziarvi per l'affetto ed il sostegno che date a questa storia!
Per me sono fondamentali, davvero!
<3 <3 <3
GrazieGrazieGrazie per le recensioni *_*
-sto faticosamente risalendo la china delle risposte... ;-)-

dunque vi lascio il link dell'altra mia storia in corso
a cui tengo quanto a questa!
se vi va, fatemi sapere! ;-)

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=803452&i=1

ed il link del mio gruppo su Fb
http://www.facebook.com/groups/281106931902704/?notif_t=group_activity#!/groups/281106931902704/?notif_t=group_activity

ora però è il momento del cap della speranza! ;-)
sarete felici di sapere che il cap 35 è un Jake pov e che il suo titolo è proprio Jacob e che ve ne ho lasciato uno spoilerino!
Fatemi Sapere ^_^
io attendo i vostri commenti
ed intanto vi rassicuro sull'Happy Ending che nelle mie storie è OBBLIGATORIO!
Come le tribolazioni da attraversare per arrivarci... XP

Bacioni <3
Lilla *_*



CAPITOLO 34: SPERANZA

Adesso è proprio finita! pensai.
Neppure mi accorsi di essermi accasciata al suolo, inerme e sconfitta, incapace persino di respirare.
Non me ne accorsi finché due braccia forti vennero a sollevarmi, ma non erano le braccia fredde che mi aspettavo.
Erano calde, quasi umane.
“Nahuel” la mia voce debole, priva di vita.
Lui era lì, mi aveva fatta sedere sul divano accanto alla zia.
Lui era lì: lo sguardo forte, la sua presenza rassicurante.
Lui era lì: accanto a me, e sarebbe morto per questo!
“Nahuel” ripetei scoppiando in lacrime “tu devi, tu...”
“Sh, sh...” disse piano raccogliendo con il pollice uno dei grossi lacrimoni.
“Tu devi andare!” riprovai, ma non avevo più forze: due in un giorno solo è troppo!
“Non ci provare neanche, Renesmee!” disse prendendomi in braccio.
“Io non andrò da nessuna parte” continuò con il mio viso tra le mani “io ti resterò accanto” sussurrò “anche se non è me che vuoi” concluse pianissimo adagiando la mia testa sulla sua spalla e stringendomi a sé.
“Nahuel, io...”
“Sh, sh...” mi carezzò la guancia e mi baciò la fronte.
Lasciai che mi cullasse.
Avevo perso, avevo perso su tutti i fronti!
Sarei morta, avrei perso tutto, tutti avrebbero perso se stessi e i propri cari e...
“E’ solo colpa mia” la voce di mia madre non concedeva repliche.
“Bella...” provò mio padre.
“No, Edward! Se il mio scudo...”
“Bella!” zia Alice sembrava quasi infuriata “Non è colpa di nessuno! Solo che vedere Renesmee...” non riuscì a completare la frase, ma si scosse e continuò: “ Saremo TUTTI incapaci di combattere!”
“E allora?” chiese Esme.
“E allora avremo due scelte:” la voce di Alice di nuovo di ghiaccio “o ci uniremo a loro o moriremo” sentenziò.
Non occorreva essere veggenti per sapere che nessun Cullen avrebbe ceduto ad un ricatto del genere!
Sarebbero morti! Sarebbero morti tutti! Ed è solo colpa mia!
“Io, io...” i singhiozzi mi impedivano di parlare, ma ci provai lo stesso “Io devo...”

“Sì” trillò la zia, la voce a 180° rispetto a un attimo prima.
“Cosa?” chiedemmo insieme io e mia madre.
“Funziona!” esultò Alice.
Sembrava totalmente assurdo vederla sorridere in quel momento.
“No” ringhiò mio padre.
“Oh... Ed, lo vedi anche tu!”
“NO!” ripeté lui mentre sembrava colto da un dolore al petto.
“Cosa?!” ripetei con più forza.
“NO, ho detto di no!” Edward versione pazzo furioso si era frapposto tra me e sua sorella.
“Ha già deciso” proferì lei sicura.
Deciso?! Cosa avevo deciso?
“Vado via” sussurrai.
“No e poi no!” mio padre soffiò prendendomi per i polsi.
In quel momento la vidi: la stessa radura ma l’atmosfera totalmente diversa.
Aro e il suo drappello incerti, lo scudo della mamma ben attivo, gli sguardi della mia famiglia accesi. Nei loro occhi: la speranza!
“Devo andare!”
Capii: dovevo andare perché in qualche modo la mia decisione ci aveva restituito il futuro!
“Non te lo permetterò!” disse sicuro.
Papà, ricordi quel discorso sugli uccellini, il nido... eccetera?
“Renesmee...” si lamentò, il dolore nuovamente sul volto e nel corpo.
E’ la nostra unica speranza, pensai carezzandogli il viso. Quel viso a me più caro dell’aria!
Se c’era un modo per salvarlo, io l’avrei fatto, fosse anche andare all’inferno!
“Renesmee” il tono era di rimprovero, ma le mani carezzavano i miei capelli.
Avrebbe pianto, se avesse potuto. Dentro di sé, di certo, lo stava già facendo!
“Papà...” lo avrei salvato, avrei salvato la mamma, la mia famiglia; in qualche modo ero la loro unica speranza!
“E’ la mia unica speranza!” gli dissi baciandogli la fronte fredda e livida.
“No, non te lo permetterò!” la sua voce era quasi un lamento ora “Non andrai da sola...”
“Edward, se vai con lei...”

Compresi senza bisogno di spiegazioni: “Nessuno di voi può venire con me”
Alice confermò con un cenno del capo.
“Come sai che è stata lei a cambiare la visione?” le domandò Bella.
Vidi la sua risposta prima che la zia aprisse bocca: Aro gentile e tremendo si volgeva verso Ovest, pronunciando il mio nome, in segno di benvenuto, quindi il futuro scompariva.
“E’ tutto nelle sue mani” spiegò.
Un brivido percorse la mia schiena.
“E come pensi che possa fare?” chiese acido mio padre.
“Non lo so, ma so che può!” replicò lei.
“Non capisci: è la trappola perfetta! Renesmee sola nel bosco, uno qualsiasi di loro potrebbe raggiungerla e...” la voce gli si ruppe e abbassò il capo.
“Non ora” incalzò Alice.
“E cosa sarebbe cambiato?”
“Ora ne è consapevole...” fece lei sicura “Ora sa che lei farà la differenza, che solo lei..”
“NO!” urlò ancora lui.
“Papà!” lo abbracciai forte.
“Ho già deciso: è così!” annunciai al mio papà bello da morire.
“Renesmee... non andrai da sola...”
“Andrò io con lei” Nahuel aveva parlato risoluto.
“La mia decisione non cambia il futuro, giusto?” chiese alla zia.
Lei annuì soddisfatta.
Era una buona prospettiva: l’avrei allontanato dai Volturi e poi...
“Nahuel...” cominciò mio padre.
“Papà, ti prego, fidati di me!” il suo viso tra le mie mani, occhi negli occhi.
“E’ giusto così, Edward” fece mia madre, carezzandogli le spalle.
Lui scuoteva il capo ancora intrappolato.
Papà, devi lasciarmi...
“Volare?” domandò, sul viso mesto l’ombra di un sorriso ironico.
“Beh.. la metafora regge!” confermai.
Mi abbracciò con tutta la forza che aveva.
“Ti voglio bene, papà!”
“Anch’io Renesmee, più della mia stessa vita” disse baciandomi i capelli.
“Più della mia stessa vita” sussurrò la mamma, abbracciandoci.

SPOILER CAP 35: JACOB
Arrivai da lei, ancora ferma nell’erba alta.
“Jake, no...” sembrava quasi spaventata mentre indietreggiava di un passo.
Tremava.
Ero così ripugnante?!

Strinsi i denti.
“Chiedimi di restare” dissi deciso.
“Cos...” le mancava il respiro. Perché?
“Chiedimi di restare. Dì che vuoi che io resti!”
Perché era quello che voleva, no? Doveva essere quello che voleva!
Le scosse ripresero a percorrermi da parte a parte.
Calma, vecchio, calma!
“NO, Jacob io...” scuoteva la testa ad occhi chiusi come cercando la concentrazione.
Tremava ancora e si teneva il petto come volesse evitare di perdere pezzi.
A chi vuol darla a bere?! pensai. Conoscevo troppo bene quelle reazioni!
Io la conoscevo, diamine!
Era ancora la mia compagna dopotutto!
Se ancora lo avesse voluto...

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Capitolo 35
*** Jacob ***


Buon Inizio Settimana Bimbe Belle *_*
eccoci qua con il Jake pov <3
dunque, dato che a Natale siam tutti più Buoni...
ho deciso di ri.aggiornare Imprinting ven o sab, cmq prima di Natale, contente?! ^_^
Ringrazio al solito infinitamente chi continua ad aggiungere la storia nelle sue liste! <3 <3 <3
e chi recensisce! *_* <3 <3 <3
-so di essere infinitamente indietro con le risposte, abbiate pazienza! ce la farò prima o poi... ;-) -
vi lascio il link del mio gruppo su Fb
http://www.facebook.com/?ref=logo#!/groups/281106931902704/

Ah... dimenticavo... i prossimi 3 cap dopo questo sono tutti Jake pov <3 !!!
Faremo un bel viaggio nella mente del lupo! <3
Quanto mi amate?! XP
Intanto...
Buon Natale *_*


CAPITOLO 35: JACOB


Non è possibile! Non è possibile! NON E’ POSSIBILE!
Era tutto ciò che sapevo dirmi, tutto ciò che permetteva al mio cuore di battere, ancora...
In fondo... era ironico, come tutta la mia vita, del resto!
La mia vita era una barzelletta, una brutta barzelletta, di quelle che non fanno ridere!
Ironico!

Proprio quando pensavo di averci capito qualcosa, di esserci riuscito... arriva lui: il ragazzo perfetto!
Un altro?!

Quante sanguisughe o mezze-sanguisughe incantatrici esistevano al mondo?
Quanti altri succhiasangue-principi azzurri del reame volevano la mia donna?
Quanti altri vampiri volevano la mia eterna dannazione!
L’avevo sempre saputo... di essere dannato!
Lo sapevo dal giorno della mia trasformazione... e sapevo anche con chi prendermela!
Vampiri uguale Nemici Naturali, semplice no?!

Poi però era arrivata lei. Lei aveva cambiato tutto.
Nord e Sud, Est e Ovest si erano invertiti.
Ed io avevo cominciato a proteggere quei parassiti anziché a combatterli.
E non mi dispiaceva, nient’affatto... se potevo stare vicino a lei.
D’altra parte tutti l’adoravamo e l’adorazione per lei ci aveva resi tutti.. una famiglia.
Tutti... e quel maledetto.. non poteva volerlo! Lei non poteva volere lui!
Quel viscido-mister bravo ragazzo, lui era...
Lui era come lei: loro erano uguali! Loro erano...
NO! NON E’ POSSIBILE! NON PUO’ VOLERLO!
Dovevo concentrarmi, o non ce l’avrei fatta.
Stava arrivando, sentivo già la sua scia in lontananza.
Era... era incantevole! Era la mia vita! La mia vita era starle accanto!
Se lei non mi avesse più voluto...
NO! NON PUO’! NON PUO’ VOLERLO!

Stava arrivando ed io dovevo essere pronto.
Mi scrollai di dosso il terriccio e le foglie.
Il vento freddo sferzava sulle cime degli alberi, come quando si preannuncia una tormenta.
Colpendomi mi fece bruciare le ferite che ancora non si erano rimarginate.
Sembravano sottili graffi ora, sulle braccia e sulle mani, ma qualcuna continuava piano a sanguinare.
I pantaloni erano sudici, non potevo farci molto.
D’altra parte, se ancora mi voleva, avrebbe dovuto riprendermi così com’ero!
Un dolore sordo investì il mio petto, così forte da farmi piegare in avanti.
Accidenti, vecchio, riprenditi!
Ventiquattro anni di cui sette da creatura immortale e neanche un briciolo di fiducia in se stessi!

Arrivarono tutti insieme, di corsa.
Stavano riparando per evitare la bufera, sembravano... speranzosi!
Forse la morte non sembrava loro una prospettiva così terribile.
In effetti non lo era, non se l’alternativa era vivere senza di lei, lontano da...
Piantala, vecchio! Concentrati!

Prima di vedermi, si fermò tendendo il naso nella mia direzione.
Mi aveva sentito?! Da quella distanza? Dovevo puzzare parecchio!

Fissò gli occhi su di me e poi li spalancò, immobile.
Mi avviai piano verso di lei.
Cioè... cercavo di andarci piano, ma il mio passo sembrava più una marcia sincopata.
“Jacob”

Edward mi si parò davanti.
Naturale! Quando mai non lo faceva?
Mettersi in mezzo tra me e lei...
Tra me e la mia felicità!
Chissà come aveva impiegato tutto il giorno senza il lupo cattivo nei paraggi?
“Jacob, io...”

Non ti scusare, ok? La faccia comprensiva la preferisco meno dell’altra!
Ho bisogno di parlare con lei! E tu lo sai!

“Certo” disse e si fece da parte.
Peccato che avesse cominciato quando ormai era troppo tardi!
Forse...

Arrivai da lei che era ancora ferma nell’erba alta.
“Jake, no...” sembrava quasi spaventata mentre indietreggiava di un passo.
Tremava.
Ero così ripugnante?!

Strinsi i denti.
“Chiedimi di restare” dissi deciso.
“Cos...” le mancava il respiro. Perché?
“Chiedimi di restare. Dì che vuoi che io resti!”
Perché era quello che voleva, no? Doveva essere quello che voleva!
Le scosse ripresero a percorrermi da parte a parte.
Calma, vecchio, calma!
“NO, Jacob io...” scuoteva la testa ad occhi chiusi come cercando la concentrazione.
Tremava ancora e si teneva il petto come volesse evitare di perdere pezzi.
A chi vuol darla a bere?! pensai. Conoscevo troppo bene quelle reazioni!
Io la conoscevo, diamine! Era ancora la mia compagna dopotutto!
Se ancora lo avesse voluto...
“Piantala, maledizione! Sei patetica!”
Tutta quella furia... da dove veniva?!
“Sei una patetica vampira viziata!”
Mi guardò come se fosse d’accordo con ogni singola parola.
“So cosa stai facendo” o almeno credevo “tu vuoi salvare la mia... vita!”
Come se fosse qualcosa che meritasse di essere salvata!
“Ma è inutile! E’ stupido! Io sono già morto! Io sono morto nel momento in cui tu mi hai chiesto di andarmene!”
Era un sollievo riuscire a dirlo, finalmente!
Le scosse diminuirono un po’, mi sembrò persino di riuscire a respirare di nuovo.
Lei scuoteva più forte la testa, le mani sul viso.
Le sue mani, quelle piccole e fresche mani di porcellana!
In effetti, lei sembrava tutta di porcellana: una bambola dall’incarnato perlaceo con le guance di rosso accese.
Una bambola con i capelli di bronzo e le labbra di rosa.
Una bambola con gli occhi di cioccolato.
Chi non l’avrebbe amata? Potevo biasimare qualcuno per il fatto di amarla?
Potevo biasimarlo perché volesse portamela via?
E lei? Come poteva lei volere questo cane pulcioso? Come poteva vedersi affianco a me?
La bella e la bestia! Di nuovo ironico. Amaramente ironico...
“Jacob...” singhiozzava ora. A causa mia!
Forse avrei dovuto lasciarla in pace, finalmente.
Non prima di sapere, di essere certo che fosse quello che voleva, davvero!
“Non è quello che vuoi! Ammettilo!”
“NO! No!” singhiozzava “Va via!” urlò disperata.
Era vero allora? Mi voleva lontano, LONTANO DA LEI!

Ed io? Ci sarei riuscito? L’avrei fatto per lei?
Il mio corpo rispose per me: mi inchiodò al suolo.
NO! NON POSSO!
“Io, io...” le ginocchia cedettero, le braccia caddero lungo i fianchi, inermi.
Non mi restava più niente!
Solo un filo di voce.
“Nessie, ti prego... lasciami morire... affianco a te!”
La guardai negli occhi, sapendo come mai prima d’allora che da quegli occhi dipendeva la mia vita.
“Chiedimi di restare” implorai a capo chino, certo che fosse un esecuzione: la mia!


SPOILER CAP 36: NUOVO (ancora Jacob!)

Come una cascata, una cascata di acqua fresca e profumata!
C’era il suo profumo, c’era la sua pelle fresca, c’era solo lei, ovunque!
Sulla faccia, sul collo, sulle braccia, dappertutto... le sue labbra rosa erano dappertutto!

Evidentemente aveva deciso di darmi la morte così!
Ed io non avrei di certo protestato...
Mentre mi baciava le mani s’interruppe.
“Jake!” indicò i tagli con rimprovero e apprensione.
“Erano gli alberi che non si spostavano” dichiarai facendo spallucce.
“Prometti di non farlo mai più” pregò dolce.
“Ordinalo” dissi stringendola a me.
“Ti ordino di non farti mai più del male volontariamente”
Era in affanno mentre il mio viso si avvicinava al suo.
“Ora.. ordinami di baciarti”
Questa cosa degli ordini cominciava finalmente a piacermi!
“Baciami” disse senza fiato, già con gli occhi socchiusi.

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Capitolo 36
*** NUOVO (ancora Jacob) ***


Buonaseraaaaaaa
pronte a scartare i regali di Natale?! ;-)
dunque, cominciamo dal cap 36 + spoiler del 37
domani, per chi segue anche Just a Boy aggiornerò anche lì
e lunedì arriva una sorpresa molto luposa e fiabesca
inoltre... vabbé non vi posso dire tutto! XP
voi rimanete collegate perché la mia mente è in fermento e
PARE si aprano spiragli di tempo a disposizioni per
SCRIVERE/POSTARE/RISPONDEREallevostrerecensioni *_*
graziegraziegrazie di tutto <3 <3 <3
e Buon Natale! ^_^
L <3


CAPITOLO 36: NUOVO (ancora Jacob)

“Per sempre” sussurrò.
Rialzai la testa: tremava ancora ed esitava ma non piangeva più, solo mi guardava.
Mi fissò negli occhi mentre s’inginocchiava sul prato proprio di fronte a me.
Il suo cioccolato, il suo cioccolato a latte era sciolto totalmente come la prima volta in cui mi aveva guardato.
Come la prima volta che aveva cambiato tutto!
Io ero un uomo nuovo ogni volta che lei mi guardava così!
“Jacob Black vuoi restare con me... per sempre?” chiese in un sussurro.
Dolce e timorosa, la voce rotta, le guance arrossate e umide, i capelli scompigliati dal vento.
Avevo vinto! Avevo vinto, dunque?
“Chiedimelo...” provai a dire “Ordinamelo!”
Sebbene non volessi ancora crederci, il sorriso si era rimpossessato del mio viso e faceva male: le guance tiravano!
“Jacob Black ti ordino di restare con me” disse senza fiato.
“Per sempre” conclusi.
“Per sempre” disse e si gettò fra le mie braccia.
Come una cascata, una cascata di acqua fresca e profumata!
C’era il suo profumo, c’era la sua pelle fresca, c’era solo lei, ovunque!
Sulla faccia, sul collo, sulle braccia, dappertutto... le sue labbra rosa erano dappertutto!

Evidentemente aveva deciso di darmi la morte così!
Ed io non avrei di certo protestato...
Mentre mi baciava le mani s’interruppe.
“Jake!” indicò i tagli con rimprovero e apprensione.
“Erano gli alberi che non si spostavano” dichiarai facendo spallucce.
“Prometti di non farlo mai più” pregò dolce.
“Ordinalo” dissi stringendola a me.
“Ti ordino di non farti mai più del male volontariamente”
Era in affanno mentre il mio viso si avvicinava al suo.
“Ora... ordinami di baciarti”
Questa cosa degli ordini cominciava finalmente a piacermi!
“Baciami” disse senza fiato, già con gli occhi socchiusi.
Era lì, era lì per me, era quello che voleva!
Le nostre labbra si scontrarono mentre la tiravo a me, mentre la stringevo forte tra le mie braccia.
Le sue mani percorrevano il mio viso, avide, ansiose.
Si spostarono sulle mie spalle: come una brezza fresca in un giorno di sole...
Incantevole!

Le sue dita affondavano nelle mie braccia mentre ancora le nostre bocche erano attaccate.
La sua lingua piccola e fredda,giocava a nascondino con la mia ma, dovunque si cacciasse, quella la trovava.
L’avrebbe inseguita così per sempre se fosse stato necessario!

Le sue mani percorsero la mia schiena causandomi ripetuti brividi.
Sì... di certo vuole la mia morte!
Beh... se davvero voleva uccidermi, avrebbe dovuto impegnarsi!
Prima di averlo deciso già la stavo spingendo sul prato bagnato.
Neanche ci eravamo accorti che aveva cominciato a piovere.
Io di certo non me n’ero accorto!
E Nessie non sembrava notare che eravamo fradici.
Mi guardava, ansimante e timorosa, distesa sul prato, la sua T-shirt era attaccata alla pelle ed era... trasparente!
Strizzai gli occhi.
Calma, vecchio, calma!
Suo padre è di sicuro qui in giro da qualche parte!

Mi scrollai ma non funzionò.
Oh... al diavolo! pensai e già le stavo sollevando la maglietta.
Sussultò ma non si ritrasse.
Voleva me!
Le carezzai la cicatrice del mio morso e sorrisi.
LEI E’ MIA!
Al diavolo tutti!

Mi abbassai su di lei e posai le labbra sull’ombelico scoperto.
Il suo corpo fu attraversato da un'ondata di calore e di piacere.
Iniziai a disegnare con le labbra cerchi concentrici attorno al suo centro, fresco e teso.
E poi con la lingua.
Gemeva.
Ed ogni gemito mi dava alla testa, mi frastornava.
Praticamente caddi su di lei, di nuovo catturando le sue labbra.
Non mi preoccupavo di premerle addosso, di schiacciarla sul terreno fangoso, non mi preoccupavo nemmeno che respirasse ancora! Fino a quando non l’avesse chiesto non mi sarei fermato.
Da parte sua non sembrava desiderare altro che... me!
Lei voleva che continuassi!
Le sue gambe si attorcigliavano alle mie, le sue mani non lasciavano il mio petto, la mia schiena, le mie spalle.
Quando carezzarono delicate le tasche dei miei jeans pensai davvero di morire.
Del resto non avrei potuto immaginare modo migliore!
Ma qualcosa di duro si scontrò con la mia spalla.
Un sasso?
Maledetto vampiro possessivo! Vattene!

Un altro masso più grosso centrò la mia testa.
Maledizione!
“Nessie, no...” provai a dire a lei che non si era accorta di nulla e non lasciava il mio collo.
“Aspetta...”
“Io? No di certo” disse sorridendo angelica.
Con lo stesso sorriso stampato in faccia si sollevò e mi spinse sotto di lei.
“Amore...”
“Mmm.. amore, fa che questo sia sempre il mio nome!”declamò cominciando a disegnare arabeschi con le labbra sul mio petto.
Istantaneamente persi il senso del mondo, il senso di tutto!
C’erano solo le sue labbra su di me, delicate come rugiada sui petali di una margherita, allora... perché bruciavano?!
Perché tremavo? Perché avevo afferrato l’erba tra le dita?
Mi sentivo come se stessi perdendo il controllo, totalmente!
NO!
pensai.
E non fu perché si era pericolosamente avvicinata con le labbra ai miei fianchi, né perché piccoli tronchi volavano ad intervalli regolari sulle nostre teste, né perché pensai per una frazione di secondo che avrei potuto trasformarmi lì, sotto di lei.
Fu perché realizzai che le cose tra noi non erano ancora chiare, non abbastanza!

SPOILER CAP 37: CONDIZIONI (le mie)
“Ah... forse, non moriremo tra due giorni” esordì.
“Davvero? E cos’è cambiato?” chiesi flemmatico.
Non che non mi importasse, ma stare accanto a lei rendeva tutto il resto secondario, anche la morte.
“Io... cioè... pare che farò qualcosa che ci salverà” disse, sembrava esitante.
“Tu... come?” domandai sollevandomi sul gomito.
“Non ne ho idea!” rispose scuotendo la testa “So solo che devo andare via, non so neanche dove...”
“Via... quando?” ora sì che ero allarmato!
“Domattina... con Nahuel”
Calma, vecchio, calma! Non tremare così!
“E te” aggiunse carezzandomi una guancia.
“E a cosa ci serve, allora, la compagnia del bellimbusto?”
Strizzai gli occhi cercando di alleggerire le scosse.
“Serve a me per tenervi entrambi il più lontano possibile dai Volturi!” disse sicura.

l'autrice si allontana a passi lenti e misurati... fischiettando XP

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Capitolo 37
*** CONDIZIONI (le mie) ***


Sera Bambine! ^_^
perdonate se vi ho fatto attendere tanto il nuovo cap!
Nel frattempo ho postato una piccola shot sempre su Jake e Nessie 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=904612
My Wolf è una piccola favola *_* !
E poi... è già lì da un po' ma magari non l'avete vista... My Vampire è la mia mini long su Taylor Lautner <3 http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=710011

Se vi va, fatemi sapere!
Ringrazio tutti/e coloro che in ogni modo dimostrano affetto ed attenzione a questa storia! <3 <3 <3
Ho un numero vergognoso di recensioni a cui rispondere ma prometto di mettermi in pari al più presto... :,(
Voi intanto continuate a recensire!

piccola premessa a questo cap:
penso che ognuno/a di noi ami Jacob Black in un modo unico e speciale *_*
ma qui la protagonista è Nessie <3, è lei ad amarlo...
nel modo con cui si ama in adolescenza, in quel modo per cui si vuole tutto e subito, nel modo in cui si vuole "salvare capra e cavoli" che è essenzialmente quello che Nessie sta provando a fare portando sia Jacob che Nahuel lontando dai Volturi. E soprattutto portandoli con sé entrambi nel suo cuore!
Perché la nostra è cresciuta -come aveva preveggentemente decretato zia Alice <3 -come la "vampirastra più viziata della terra", senza rinunciare alla compagnia di nessuno dei due e perché rinunciare/scegliere significa crescere... ed è quello che le toccherà fare! ;-)

Buona Lettura
a Lunedì
Lilla <3




CAPITOLO 37: CONDIZIONI (le mie)


“No! Renesmee” l’avevo fermata appena in tempo, appena prima che mi facesse diventare totalmente e definitivamente pazzo!
“Perché?” chiese in affanno, la voce bassa, sensuale.
Accidenti, vecchio, che ti è passato per la testa?
“Questo ti sembra un buon motivo?!” le dissi afferrando il grosso ramo che stava svettando proprio in quel momento sopra di noi.
“Non capisco, Jake” rispose riprendendo a baciarmi la spalla “e non m’importa” aggiunse sorridendo.
Non puoi fermarla... non puoi, è così dolce, così... irresistibile!
Le sue labbra raggiunsero il mio capezzolo, circondandolo e premendolo, poi ci passò sopra la lingua, con delicatezza... ed io mi arresi: SONO TUO, pensai.
“Ohi!” si lamentò.
Il ramo questa volta aveva colpito lei.
E’ totalmente fuori di testa! praticamente ringhiai verso il bosco.
“Vado io” fece lei alzandosi decisa.
“NO” non potevo lasciarla andare da nessuna parte senza di me!
Si voltò e mi fissò con quei suoi occhi fondi fondi, poi disse: “Non si rassegnerà!”
“Lo so, va bene...” risposi facendo spallucce “Parliamo”
La trascinai accanto a me sul terreno impastato.
“E’ bagnato” protestò sedendosi.
E te ne accorgi ora?
Sorrisi soddisfatto: “Ti ho fatto proprio perdere la testa!”
“Non credo di poter dire lo stesso” replicò imbronciandosi.
Era proprio bella, con le braccia incrociate sulle ginocchia, il viso rivolto all’orizzonte e quella deliziosa espressione offesa.
“Sei una sciocca” le sussurrai poggiando il mento sulla sua spalla.
Voltò il viso sull’altra parte.
“Sei arrabbiata?” chiesi baciandole il mento.
“Sì” la sua risposta tremolante.
“Come faccio a farmi perdonare?” le domandai vicino alla scollatura della sua maglietta.
Attento, vecchio, ti stai facendo di nuovo prendere la mano!
“Spiegami” disse lei incatenandomi al suo sguardo.
“Cos...” non avevo parole quando faceva così.
“Perché mi hai fermata, prima?” chiese un po’ titubante.
Questo è il tuo momento, vecchio: sii chiaro e deciso.
“Perché tu non hai ancora deciso” dissi in un fiato.
Mi fissava interrogativa.
Chiaro e deciso
“Tra me e... quell’altro” non potevo proprio evitare il disgusto!
“Oh...” eloquente risposta davvero, signorina Cullen!
“Appunto” constatai amaro.
“Jake...” mi chiamò provando a carezzarmi un braccio.
La scansai e mi distesi sull’erba.
Calmo, vecchio, stai calmo...
Si distese accanto a me, accucciandosi sotto la mia spalla.
“Io ti amo” sussurrò.
“Ma ami anche lui” grugnii.
“Non quanto te” sospirò.
E allora perché non scegli? Perché?!
Chiaro e deciso, calmo, chiaro e deciso!

“Ma io non posso essere un ragazzo part-time, Nessie!” mi girai per guardarla negli occhi.
“Devi scegliere: o me o lui!”
Molto chiaro, abbastanza deciso...
“E’ un ultimatum, Jake?”
Lo era?
“Credo di sì... io credo sia meglio per tutti!”
Soprattutto per te, piccola, così potrai metterti finalmente il cuore in pace!
“Ma tu non puoi...” iniziò.
“Stare lontano da te? No!” Certo che no! “Ma non è detto che io debba starti così vicino” conclusi percorrendo con il pollice metà del suo labbro inferiore.
Soprattutto non in forma umana! Essere per metà bestia ha i suoi vantaggi, dopotutto!
Sospirò e si distese sull’erba, il vento sferzante l’aveva in parte asciugata, ma la sera era scesa e l’umidità era molto alta.
“Non hai freddo?” chiesi appoggiando la testa sulla sua spalla.
“No, ci sei tu!” disse sorridendo.
“La nostra temperatura corporea non è così diversa” sottolineai.
“A me sembri sempre così caldo” sussurrò.
Restammo così per un po’.
Per la prima volta in vita mia mi sentii piccolo, sdraiato di fianco a quella... donna, la mia Nessie era una donna ormai!
E cominciava a rendersene conto.

“Ah... forse, non moriremo tra due giorni” esordì.
“Davvero? E cos’è cambiato?” chiesi flemmatico.
Non che non mi importasse, ma stare accanto a lei rendeva tutto il resto secondario, anche la morte.
“Io... cioè... pare che farò qualcosa che ci salverà” disse, sembrava esitante.
“Tu... come?” domandai sollevandomi sul gomito.
“Non ne ho idea!” rispose scuotendo la testa “So solo che devo andare via, non so neanche dove...”
“Via... quando?” ora sì che ero allarmato!
“Domattina... con Nahuel”
Calma, vecchio, calma! Non tremare così!
“E te” aggiunse carezzandomi una guancia.
“E a cosa ci serve, allora, la compagnia del bellimbusto?”
Strizzai gli occhi cercando di alleggerire le scosse.
“Serve a me per tenervi entrambi il più lontano possibile dai Volturi!” disse sicura.
Continuava a carezzarmi la guancia, nonostante io continuassi a tremare, nonostante dovessi sembrare sul punto di esplodere, nonostante fossi un animale, lei non aveva paura.
Merita di meglio di un cane rabbioso!
Chiusi gli occhi e mi gettai sul terreno, in un modo o nell’altro mi sarei calmato!
Si sdraiò accanto a me poggiando la testa sul mio petto.
Era così che avrebbe dovuto essere!
Era così che avrebbe SEMPRE dovuto essere!
“Sai qual’è la cosa che mi... infastidisce di più?” chiesi quando fui in grado di farlo.
“No” disse, forse non aveva nemmeno capito la domanda.
“Non è stato quel... bacetto” la gola si strinse mentre lo dicevo, quasi come volessi strangolarmi da solo! “insomma... niente a che vedere con i nostri!” come potevo fare ancora lo spavaldo?
“Bacetto?” provò lei ma se ne pentì subito e tornò ad affossare la testa nel mio petto.
“E’ che... non hai mai combattuto con me... non davvero”
Patetico, vecchio, davvero patetico!
“Vuoi combattere?” si tirò sù entusiasta.
“Beh... sì!”
“Pronta” disse accovacciandosi.
Sexy, era assolutamente sexy!
La maglietta mezza bagnata, i jeans stampati sulla pelle...
Scossi la testa, forse avrebbe aiutato anche coi pensieri!
Meglio scegliere la versione di me più ragionevole!
“Non col vecchio Jake” dissi alzandomi “Col lupo!” sorrisi.
“Oh... bene. Trasformati allora!” m’incitò spavalda.
“Qui?” domandai malizioso.
“Sì” solo una piccola inflessione nella voce.
“Devo spogliarmi” le ricordai.
“Non può essere così terribile”
Faceva spallucce? Lei stava facendo spallucce!
“Oh... tuuu... che ne hai fatto della mia piccola -non sono ancora pronta per queste cose-?” le dissi ad un centimetro dalla sua bocca.
Naturalmente si offese.
“Mi volto, se proprio ci tieni” e facendolo incrociò le braccia al petto.
Provocarla mi piaceva troppo!
“Allora... mi sto togliendo i pantaloni” sussurrai slacciando i jeans a meno di un centimetro dalla sua pelle.
“Uno, due...” non feci in tempo a dire tre che mi ero già trasformato.
Peccato! Perché lei si era girata! Avrei proprio voluto vedere la sua faccia!
L’assalii riempiendola di baci.. lupeschi.
Poi combattemmo.
Caspita quant’era diventata forte e veloce!
Beh... veloce lo era sempre stata, ma ora lo era ancora di più!
E poi aveva tutti i sensi aperti, come lui le aveva insegnato.
Accidenti: avrei dovuto ringraziarlo per questo!
Un giorno o l’altro...
Crollò dopo pochi combattimenti: doveva essere stata una giornata eterna anche per lei!
La riportai a casa che già dormiva tra le mie braccia.

SPOILER CAPITOLO 38: PADRE (e figlio)

Naturalmente il guardiano del faro era davanti all’ingresso ad aspettarci.
“Mi stupisce, sai?” disse ironico “Che tu riesca a coniare ancora nuovi insulti per me!”
Sarebbe un complimento?
“Dipende”
Il solito enigmista!
“Dalla a me” disse avvicinandosi.
“No, ti prego!” feci stringendola di più, ti imploro!
Digrignò i denti.
La porto solo a letto, ok?
Strinse i pugni ma non si oppose.
“Andiamo” disse voltandosi.
“Conosco la strada”
“Jacob...” soffiò tra i denti.
“Ehi... Ed non ti ho mai visto così, lo sai?!”
Neanche ai tempi di Bella!
“Questo perché non sei un buon osservatore”
Certo, certo...

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Capitolo 38
*** PADRE (e figlio!) ***


Sera a tutteeee <3
sono seriamente cotta, direi lessa... perciò perdonate se dovessi aver lasciato qualche Orrore nel cap! O_O
mi prendo solo un momento per ringraziarvi ancora e ancora e ancora <3 <3 <3
Per le recensioni soprattutto *_*
-ho seriamente intenzione di non postare più prima di aver risposto a tutte! -
ma anche per aver ricordato/seguito/preferito la storia, o anche solo sbirciato!
dunque... personalmente credo che ciò che ci rende veramente umani sia la nostra capacità di far la pace
e non quella di far la guerra
che puoi rispettare il tuo nemico
che puoi provare a metterti nei panni del tuo rivale
credo che come il bianco non esista senza il nero
Edward non esista senza Jacob e viceversa!
E non sono l'unica a crederlo, lo dice anche la loro creatrice! *_*
_nella guida alla saga_
Perciò io amo loro due -nel senso di amarli entrambi <3 <3-
amo scrivere di loro insieme
amo il loro odiamore
amo l'inesauribile opposizione e l'altrettanto inesauribile alleanza.
Sempre per una donna, ovviamente! ;-)
Ora è Nessie a dare loro un posto nel mondo e con se stessi...
a dar loro un motivo per vivere e morire...
ok... fermatemi!
 =P
Spero che possiate amarli un po' anche voi! ;-)
Lilladovevoesserebreve... XD

PS: ovviamente stavolta l'immagine non è mia ma era troppo bella per non inserirla...

NB: "il guardiano del faro" non è un riferimento alla bellissima FF che probabilmente molte di voi leggeranno perché questo cap è stato scritto molto molto molto prima che io scovassi Lele Cullen e le sue meravigliose storie! <3


CAPITOLO 38: PADRE (e figlio!)


Naturalmente il guardiano del faro era davanti all’ingresso ad aspettarci.
“Mi stupisce, sai?” disse ironico “Che tu riesca a coniare ancora nuovi insulti per me!”
Sarebbe un complimento?
“Dipende”
Il solito enigmista!
“Dalla a me” disse avvicinandosi.
“No, ti prego!” feci stringendola di più, ti imploro!
Digrignò i denti.
La porto solo a letto, ok?
Strinse i pugni ma non si oppose.
“Andiamo” disse voltandosi.
“Conosco la strada”
“Jacob...” soffiò tra i denti.
“Ehi... Ed non ti ho mai visto così, lo sai?!”
Neanche ai tempi di Bella!
“Questo perché non sei un buon osservatore”
Certo, certo...

Mi precedette in camera di Nessie e scoprì il letto.
La adagiai, dormiva come un angelo, un angelo impastato di fango e foglie, ma quella nota selvaggia la rendeva ancora più...
“Esci di qui!” ringhiò il suo cane da guardia.
“Qui l’unica bestia sei tu!” aggiunse furioso.
“Davvero? Dovresti vederti in questo momento!”
Mi fissò tremendo e mortale.
Ma io non lo temevo. Come potevo?
Qualsiasi dolore fisico mi avesse causato non sarebbe stato neanche lontanamente simile a quello che avevo provato poche ore prima quando Nessie...
Una fitta mi attraversò il petto: “Ah!” gemei.
Si rilassò un po’: “Sh... Non la svegliare, andiamo”
“Vuoi uccidermi fuori?”
“Hai bisogno di una doccia”
“Cosa?”
Mi avrebbe permesso di...
“Nell’ ALTRO bagno” sbuffò.
Certo, certo...

Il getto d’acqua fredda non stava aiutando, non stava aiutando per niente!
Mi ricordava troppo... era troppo simile a...
Calmo, vecchio...
Dovevo assolutamente allontanare certi pensieri!
Il vampiro moralista li stava sicuramente ascoltando, anche se quando gli chiedevo un po’ di privacy e non ero con Nessie, di solito me la concedeva.
Ma quei pensieri non facevano bene neanche a me, non ero più lucido, non ero più in me!
Dovevo vederla: stare lontano da lei era pura e semplice tortura adesso!
Uscii dalla doccia e mi asciugai in fretta.
Cercai di non badare al corpo riflesso nello specchio ma non ci riuscii: troppo ingombrante, troppo...
Mostruoso!

Dovevo vestirmi... naturalmente, c’erano dei vestiti puliti per me!
Gentili i vampiri... ma prova a toccargli la figlia!
Presi i pantaloni ma lasciai lì la maglietta: troppo da fighetto! Da vampi-fighetto!
In un secondo ero fuori dal bagno, ma Edward non c’era.
Impegnato con Bella, eh? Che ipocrita!
Raggiunsi Nessie nella sua camera: dormiva ancora tutta rannicchiata.
Dio che voglia di stringerla a me!
“Hai dimenticato la maglietta” disse entrando nella stanza.
Certo, certo... sospirai.
“Edward io devo... io non riesco” a starle lontano!
“Jacob tu non...”
“Ti prego! Potremmo non avere più molto tempo!”
“Lo so” un lampo di comprensione nei suoi occhi.
Comprensione e tristezza.
“E tu non vorresti dividerlo con la persona che ami di più al mondo?”
Sorrise: “E’ con una delle due persone che amo di più al mondo che mi stai chiedendo di dividerlo”
“Per me puoi restare qui tutta la notte a controllarmi, però...” ti prego!
Io devo vederla!

Sbuffò e uscì.
Tornò dopo un secondo con un materasso sotto braccio.
Lo posizionò nel lato opposto della stanza rispetto a Nessie.
“Ti servono coperte?”
Ero troppo sbalordito per rispondere.
Che stai facendo?
“Ti sto dando l’opportunità di fare il bravo ragazzo” disse insinuante.
Mi spiace di non essere il bravo ragazzo che vorresti per lei! pensai posizionandomi su quel giaciglio.
Sospirò.
“Io ti amo come fossi un fratello, come fossi un figlio, Jacob Black! Ma ho la mia morale, per quanto antica ti possa sembrare, e se tu ti avvicini a lei stanotte... ti staccherò la testa e gli arti a morsi, te lo giuro!”
Per un minuto buono non ebbi nemmeno un pensiero.
Edward... cioè io...
“Lo so” disse e uscì lasciando la porta socchiusa.
Non saresti poi così male... come suocero!
Non poté trattenersi dal ringhiare.

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Capitolo 39
*** Poteri ***


Alleluia Alleluia
sono tornataaaaaaaaaaaa!!! ^_^

dunque, vi chiedo infinitamente perdono per questo ritardo...
è un periodo tremendo per me e questo lo sapete
ma ho già trovato il modo di farmi perdonare:
Lunedì nuovo capitolo, contente?! ;-)

bene... questo capitolo è dedicato a Steffy <3
che mi ha chiesto di ampliare un po' la parte iniziale...
indi, se leggendola avrete un infarto saprete con chi prendervela! XP

Steffy <3
 non credo di essere stata all'altezza delle tue aspettative...
inoltre questo piccolissimo regalo non ti ripaga di certo di tutto l'affetto, il sostegno, l'Amore <3 che hai dato ad Imprinting ed a me! *_*
ti voglio bene <3


vi ringrazio INFINITAMENTE per la pazienza, l'affetto ed il sostegno <3 <3 <3
e non mi sono dimenticata di tutte le recensioni... risponderò presto!
GRAZIE *_*

infine, ho deciso di postare gli spoiler delle mie storie sul mio gruppo di Fb
http://www.facebook.com/#!/groups/281106931902704/
spero non sia un problema per nessuna... nel caso, fatemi sapere!
;-)
un microspoiler lo lascio cmq anche qui!

con amore <3
Lilla *_*


PS: chiedendomi l'accesso al gruppo non dimenticate di mandare un msg a Caroline Hawkins

http://www.facebook.com/#!/profile.php?id=100002948253832
specificando che mi conoscete attraverso Efp ;-)

NB: ho la febbre adesso, perciò perdonate gli orrori e segnalatemeli!





CAPITOLO 39: POTERI

Sapevo solo che stavo cercando, non sapevo se qualcosa o qualcuno ma lo stavo cercando.
Prima ancora di sapere che lo stavo cercando. Prima ancora di sapermelo dire.
Mi sporgevo, dalle braccia di seta fredda di un angelo biondo.
Ero al caldo, avvolta in qualcosa di morbido e spesso.
Anche così infagottata avvertivo che la temperatura della sua pelle era ghiacciata.
Mi aveva nutrito: sangue, delizioso!
Ma non bastava.
Io continuavo a sporgermi e a cercare.
Lo cercavo e mi sporgevo.
E poi...
E poi la fata bionda mi solleva per avvicinarmi al suo viso.
Ed io... lo vedo...

“Oh!”
Renesmee, non è possibile che tu continui a cadere dal letto!
Questa volta, almeno, ero riuscita ad acquattarmi prima di raggiungere le assi di legno del parquet.
Brava gattina! pensai.
E poi lo vidi: rannicchiato su un materasso dall’altra parte della stanza, enorme rispetto al suo giaciglio, il profilo del suo corpo scuro ancor più evidente nel contrasto col cotone chiaro su cui era sdraiato, indosso solo un paio di pantaloni, la pelle del petto nuda e lucente, le spalle e il torace  si sollevavano ad abbassavano con movimenti regolari al ritmo del suo respiro profondo.
Era ipnotico ed irresistibile.
IO NON POSSO RESISTERGLI!
I passi necessari a raggiungerlo furono molto pochi eppure mi sembrò una distanza infinita.
Qualunque distanza da te è infinita...
Il cuore in petto si mise a battere così forte e veloce che temetti di riuscire a svegliarlo solo così... col mio amore!
Non fu facile racimolare la concentrazione necessaria ad inginocchiarmi davanti a lui, ma ci riuscii.
Mi sporsi con cautela e fu come se potessi sentire l’epidermide vibrare e riscaldarsi senza necessità di contatto.
Ma io ne ho bisogno!
E lo feci: i polpastrelli raggiunsero un angolo del suo naso, al confine con lo zigomo, e poi il centro della guancia, e poi un sopracciglio e la fronte e il mento...
E dentro di me esplose la pienezza.
Ci sono cose che non s’imparano, si riconoscono e basta!
Anche se non sono mai state sperimentate prima.
Il dolore e l’amore, la felicità e la tristezza.
La pienezza non s’impara, s’incontra!
Si vede...
Gli spostai parte dei capelli in disordine dalla faccia: il volto sereno di un bambino addormentato!|
“Nessie” mormorò ed io sussultai leggermente.
Ma non si era svegliato: lui mi stava sognando, ancora!
Ed io, io ero FELICE!
Felice e frastornata, ma felice!
Nelle ultime ore ci eravamo separati e ritrovati già due volte, non doveva succedere mai più!
Non sarei sopravvissuta, di certo.
Con le dita percorsi lievissima il profilo del suo collo.
Caspita!
Ancora e nonostante tutto sentire il suo sangue pulsare mi faceva venire l’acquolina in bocca; ma avrei resistito, non sarebbe mai stato un problema tra noi.
In fondo... la sera precedente non lo era stato affatto!
Aveva solo contribuito a farmi compiere gesti di cui a mente lucida avrei dovuto vergognarmi.
Oh! Ma è stato così... così...
Non dovevo pensarci!
Non avrei dovuto pensare affatto perché pensiero chiama pensiero, e a furia di pensare, si finisce per agire... ed io stavo già percorrendo il suo braccio con la mano, alla scoperta di linee e di muscoli e di pelle tante volte vista ma mai guardata, mai esplorata, mai... perché ci sono braccia fatte per abbracciare... e, a furia di pensare, e poi agire, io stavo già pennellando coi polpastrelli sui suoi addominali, su quelle forme piene di potenza e mascolinità e... e ci sono corpi fatti per avvolgere... e pensando ed agendo mi ero già ritrovata a scivolare con le dita lungo il suo fianco... liscio, scoperto, caldo...  e ci sono luoghi segreti fatti per essere svelati... e bambine a cui piace ficcanasare... fino a... fino a... fino a...
DOCCIA GELATA! DOCCIA GELATA! DOCCIA GELATA!
Mi chiusi in bagno in affanno.
Mio padre aveva ragione: Jacob Black era pericoloso anche da addormentato!
O meglio: noi insieme eravamo pericolosi incandescenti come due sostanze chimiche che non puoi avvicinare perché istantaneamente esplodono!
Oh oh... DOOOOOCCCIAAAAAA!

Acqua ghiacciata: da sempre il miglior rimedio ai bollenti spiriti!
Ehi! Ma i miei genitori... dov’erano?
Tesi l’orecchio e li sentii impegnati in una conversazione con zia Alice.
Un attimo... sono dai nonni!
Riesco a sentire fino alla casa dei nonni?
Ma loro stanno... sussurrando!

“Ho quasi finito, Ed!”
“Sbrigati!” incalzò sua sorella.
“Non sono tranquillo con quei due da soli a casa” aggiunde pianissimo.
“Lo sentiresti, no?” gli chiese mia madre.
Mio padre grugnì: “Delle volte si scordano... di pensare”
Di certo ero arrossita.
“E questa?”
“E’ la sua felpa preferita” disse incerta la zia.
La felpa rosa, la felpa della visione!
“No” protestò mio padre.
“Non puoi cambiare il destino, Edward!”
“No, ma ci proverò con tutte le mie forze!”
Silenzio, nemmeno respiravano.
“Edward... tu che ne pensi?” domandò Alice qualche secondo dopo.
“Non lo so, sembra che lo faccia toccandoci” disse lui, la voce un po’ tremante.
“State parlando dei poteri di Renesmee?”
“Sì, Bella”
“Non toccando” li interruppe la voce trillante della zia “solo... con le mani!” realizzò.
“Ma cosa fa?” si domandò la mamma.
E anch’io.
“Non lo so, Bella. Sembra...” cominciò Edward.
“Sembra?” lo incalzarono entrambe.
“Sembra che blocchi il mio potere. E il tuo?” domandò alla sorella.
“Sì, io non vedo, quando lei vede. Ladra!”
“Lei... lei ruba i poteri...” mia madre balbettava.
A me invece era letteralmente caduta a terra la mandibola.
“Lei può prendere i poteri degli altri vampiri... con le mani!” continuò quasi fra sé.
Che... che... cosa sono mai diventata?!
“E accresce i suoi...” meditò mio padre.
“Ma non doveva... stabilizzarsi?” non riuscii a capire chi l’avesse domandato.
“Può darsi sia un picco prima della stabilizzazione” sussurrò Edward.
“Insomma sta diventando una super-mezzosangue!” concluse entusiasta la zia.
Beata lei che sapeva cosa pensarne!
“Potrebbe essergli utile” commentò mio padre.
“Di sicuro, gli sarà utile!” lo corresse la zia.
“Dovremo dirglielo” fece la mamma.
“Ti sta sentendo, Bella” le disse Edward, io sobbalzai.
“Cosa?” chiesero le due vampire.
“Riesce a sentire le nostre voci fino a qui” precisò lui.
La zia e la mamma dovevano essere piuttosto sorprese.
“Ve l’ho detto: tutte le sue potenzialità si stanno amplificando!”
Ancora silenzio assoluto.
“Bene, le cose di Nessie sono pronte” disse infine zia Alice.
“Ora vado a vedere a che punto è Emmett con l’attrezzatura da campeggio” aggiunse.
“Ti seguo”  si aggiunse la mamma.
“No... Bella” la fermò Edward “ho bisogno di un altro momento con te, prima...”
“Ok” fece lei titubante.
Vi lascio la vostra privacy, papà! pensai.
Magari potresti seguire il buon esempio...
Lo sentii sbuffare.

Spoiler Capitolo 40: PROFUMO

Riaprii gli occhi e mi ritrovai a pochi centimetri da lui.
Il suo cuore batteva forte quasi quanto il mio, quasi.

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Capitolo 40
*** Profumo ***


Sono veramente la Nemesi della Puntualità... :,((((
ma questo è uno dei miei capitoli preferiti! *_*
Fatemi sapere
vi abbraccio fortissimo
Lilla *_*

PS: vi ricordo il Piano B per lo spoiler del prossimo cap.;-)

http://www.facebook.com/#!/groups/281106931902704/



CAPITOLO 40: PROFUMO

Era ora di vestirsi.
Un attimo ma... dove sono i miei vestiti?!
Me li ero dimenticati!
Ero corsa in doccia così in fretta che non avevo portato con me un cambio.
E adesso?
Di là c’era Jacob... sarei uscita con l’asciugamano? E se si fosse svegliato?!
Per un momento solo per un momento pensai che non mi sarebbe dispiaciuto.
Cominciai a rovistare nei cassetti: doveva esserci qualcosa da mettere!
Non avrei dovuto essere così disordinata. Accidenti a me!
Nel fondo del fondo di un armadietto del bagno rinvenni infine una camicia da notte: grigia, le maniche appena accennate, si chiudeva davanti in piccoli bottoni perlati, non era proprio un bel vedere, ma meglio dell’asciugamano!
Avevo ancora i capelli bagnati perciò li strizzai un po’.
Uscii piano, ma lui non c’era, non dormiva più e non era nemmeno nella stanza.
Fossi stata lucida avrei dovuto ammettere che ero piuttosto delusa.
“Posso?” il mio cuore rimbalzò nel petto.
Era sull’uscio.
“Certo”
Accidenti, Nessie, che voce smielata! Accidenti!
 Accidenti!
Avevo anche dimenticato che indossavo solo una vecchia camicia da notte.
E nient’altro!
“Oh..” sussultò entrando, come fosse stato colpito in faccia da qualcosa... dall’odore, dal MIO odore!
Dovevo averlo amplificato scuotendo la testa di riccioli umidi!
“Scusa” dissi e feci per aprire la finestra.
“No” fermò le mie mani sulla maniglia.
Veloci, entrambi le ritraemmo.
Solo sfiorarlo infiammava ogni parte del mio corpo, solo sfiorarlo mi fece pizzicare le labbra tanto che dovetti stringerle: bruciavano!
“Mi piace” disse con la più roca delle voci roche.
“Ma tu dici sempre che i vampiri...” obiettai.
“I vampiri” precisò con un sorriso timido.
Quel piccolo gesto poté mozzarmi il fiato.
Come poteva quel ragazzone imponente emanare tanta disarmante innocenza?!
“Il fatto è che” spiegava intanto alla mia faccia da ebete “è troppo... dolce, il profumo dei vampiri, nauseante” commentò.

“Ma il tuo... il tuo” sembrava annusare l’aria estasiato “ il tuo no!”
Dì qualcosa, Renesmee, dì qualcosa!
“Sa di primavera,” continuò quasi fra sé “di violette e di primule. Ed ha un sottofondo dolce... miele, credo. Ma non troppo... dolce” scosse leggermente la testa ed accennò ancora un sorriso “e una spruzzata d’arancia” concluse soddisfatto.
Dì qualcosa, Renesmee, dì qualcosa!
Non riuscivo nemmeno a respirare.
“Io, piuttosto, non puzzo per te?” chiese insicuro, sedendosi sul mio letto.
Puzzare, ma sei impazzito?!
“No, Jake! Tu... tu” Renesmee ti ricordi ancora come si parla, vero? “tu sai di lupo”
“Appunto” fece lui,  in una smorfia amara.
“Tu sai...” chiusi gli occhi per cercare un po’ di concentrazione “tu sai di bosco, di autunno, di corteccia, muschio, e di qualcosa come... mirra, irresistibile” confessai in un sussurro.
Riaprii gli occhi e mi ritrovai a pochi centimetri da lui.
Il suo cuore batteva forte quasi quanto il mio, quasi.
“Vieni qui” disse con un filo di voce basso e intenso e mi attirò a sé.
Le nostre bocche si trovarono, con urgenza.
I nostri corpi ormeggiarono, l’uno sulla riva dell’altro.
Le sue mani si tuffarono nei miei capelli non ancora asciutti, fino a farli gocciolare sulle mie spalle.
I nostri odori, tanto evocati, si stavano incontrando e mescolando, come le nostre anime.
Erano incredibili, insieme. Insoliti, ma perfetti!
Differenti e contrastanti, eppure come fatti apposta per unirsi.
Per creare un nuovo profumo, mai sentito prima. Unico.
Mi ritrovai a cavalcioni su di lui, come ci fossi arrivata, non fui mai in grado di dirlo.
L’odore del suo sangue m’inebriava, mentre percorrevo il suo collo con le labbra, ma non era sopraffacente come all’inizio.
Ora semplicemente aggiungeva un'ulteriore nota afrodisiaca al bouquet, se mai ce ne fosse stato bisogno!
Mi ritrovai tra le mani la sua maglietta.
Prima di averlo anche solo desiderato, l’avevo già strappata!
“Nessie...” mormorò mentre attraversavo con una mano il torace nudo.
La sua pelle era come caldo velluto sotto i miei polpastrelli, vibrante come attraversata da sottili scariche di piacere.
“Nessie...” provò ancora senza fiato.
Mi avvicinai facendo aderire il mio corpo al suo ed appoggiai le labbra dietro al suo orecchio.
Con la lingua disegnai il profilo del suo mento e poi il contorno del suo labbro inferiore.
Ero proprio indecente mentre lo provocavo in quel modo, ma non me ne importava niente!
Lui cercò le mie labbra e le ebbe, ancora una volta.
Mi baciava senza sosta, sempre più intenso, sempre più passionale.
Percorse con le mani calde il profilo delle mie spalle e sussultò.
Scese con la punta delle dita a sfiorarmi le scapole e sussultai.
Percorrendo i profili delle coste si ritrovò sui miei fianchi ed io sentii qualcosa nella pancia stringere forte e mozzarmi il fiato.
Ma non lo fermai. E lui non si fermò.
Coi palmi caldi strinse la mia vita e s’immobilizzò: aveva realizzato che avevo indosso solo una vecchia camicia da notte.
E nient’altro!
Io intanto avevo smesso di respirare, avevo smesso di pensare, avevo smesso di tentare di ricordare chi fossi, ma non avevo smesso di desiderare.
E desideravo solo una cosa: lui!
Lo spinsi piano con la schiena sul mio letto e cominciai a esplorare il suo corpo con la lingua, a caccia dei suoi capezzoli.
Gemeva e stringeva forte con le mani le sbarre di ferro battuto, ma non mi fermava.
Ed io non mi fermai.
Percorsi il suo fianco fino al bordo dei pantaloni e lo guardai.
Una volta aveva accennato al fatto che io ero una donna ormai, e ciò non mi era mai sembrato così vero come in quel momento.
E lui? Lui era il mio uomo.
Questo era il nostro modo di stare insieme adesso.
Nulla di sbagliato. Nulla di più perfetto.
Slacciai uno dei bottoni dei suoi pantaloni.
“No, Nessie, no!” disse portandomi sotto di lui.
E allora perché continuava a baciarmi, a stringermi e a premere col suo corpo sopra di me?!
“No, Nessie!” disse ancora ma sembrava voler convincere più se stesso che me!
Lo trattenni con un altro bacio e le mie mani affondarono nella tasche dei suoi pantaloni.
“No, Nessie, ti prego” si scosse forte.
Con un mano gli carezzai una guancia: era bollente e tremava.
Mi voleva, almeno quanto io volevo lui.
suoi occhi erano infuocati e persi come i miei, il respiro era affannato e tutto quanto il suo corpo vibrava del mio.
Con la mano percorsi il petto nudo, poi la portai sul primo bottone della mia camicia e l’aprii.
La fermò con la sua e rimase lì.
Con un dito sfiorò il mio capezzolo e il mio corpo s’incendiò, inarcandosi tutto verso di lui.
Mi fissò e poi, esitante, prese un bottone tra pollice ed indice... e quello saltò.
Scoprì piano la pelle che aveva liberato e sfiorò il fondo dello sterno.
Fu come se toccasse direttamente il mio cuore!
Scosse la testa, ma aveva un altro bottone già fra le dita.
“E’ quello che vuoi?” si chinò su di me per sussurrare al mio orecchio.
Il suo cuore come un tamburo contro il mio.
Annuii piano persa nel suo sguardo, persa in lui.
Strinse forte la stoffa grigia nella sua mano.
Un istante e sarebbe stata ridotta a brandelli.

dove avete già letto di questa camicia da notte grigia?!
un premio alla miglior memoria!^_^

NB: sono trooopppooo Buoona per non lasciarvi un micro-spoiler... =P

CAPITOLO 41: MORALE
Deglutii.
 “Tutto quello che ha fatto l’ho voluto io!” dissi fissandolo negli occhi.
“L’abbiamo voluto entrambi” precisò Jacob carezzandomi un braccio.

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Capitolo 41
*** Morale ***


Buon (LUNE)dì a tutte ^_^
non è un capitolo facile questo...
non è facile porre dei divieti ai propri figli, questo mai, soprattutto perché SEMPRE loro si opporranno come fosse la cosa che più desiderano al mondo quella vietata, e magari in qualche caso lo è... ;-)
non è facile ma è l'unico modo di educare, dal mio punto di vista!

non è facile spiegare come ci si sente a dover "buttare giù dalla torre" un pezzo di te, piccolo o grande che sia, ne sentirai SEMPRE la mancanza... :,(
e non è facile per una madre giovanissima e speciale come Bella spiegare a sua figlia, ancor più giovane ed ancor più speciale, che a volte non si tratta di scegliere, ma di riconoscere il proprio destino! *_*
Beh... io ho detto proprio tutto!
La parola sta a voi adesso...
un abbraccio gigante
a lunedì
Lilla <3


PS: il mio gruppo per altri spoilers e per tutto il resto...

http://www.facebook.com/#!/groups/281106931902704/



CAPITOLO 41: MORALE


“RENESMEE CARLIE CULLEN!!” le Erinni furiose sarebbero fuggite a gambe levate di fronte a Bella Swan in Cullen-versione mamma vampira adirata.
“Vattene!” le urlai mentre Jacob saltava via dal mio letto, e da me!
“RENESMEE, spero per voi che siate presentabili, altrimenti noi...”
“Andate via!” scandii mentre Jake scuoteva la testa “Non sono affari vostri!”
Il ruggito che venne da Edward non era meno furioso del tono di voce di mia madre.
“Sono assolutamente affari nostri, Renesmee!” disse lei entrando.
Aveva le braccia aperte.
Da principio pensai che fosse un gesto di minaccia ma lei tentava di proteggerci, da mio padre.
Istintivamente mi parai davanti a Jacob, mentre lei provava invano ad ammansire il vampiro.
Per tutta risposta lui ringhiò, ancor più irato, contro il licantropo.
“Ti stacco la testa, bastardo! Te l’ho promesso!”
“Veramente il divieto riguardava solo la notte, no?” fece lui spavaldo.
Decisamente non era il momento giusto per fare del sarcasmo!

Edward si lanciò furibondo contro Jake.
Per un pelo non riuscì a prenderlo alla gola!
“Papà, Jacob non ha fatto niente!” dissi parandomi fra loro.
Mi guardò assassino.
Deglutii.
 “Tutto quello che ha fatto l’ho voluto io!” ribadii fissandolo negli occhi.
“L’abbiamo voluto entrambi” precisò Jacob carezzandomi un braccio.
L’espressione di mio padre indecifrabile, come se tutte le emozioni lo stessero attraversando contemporaneamente.
Si rilassò ed indietreggiò di un passo.
Quindi s’immobilizzò, come una statua, come fosse sotto shock.
“Questo non cambia la sostanza delle cose” disse per lui mia madre.
“Cioè?” chiesi io.
“Voi non vi spingerete più così... oltre!”
“Oltre cosa, mamma?”
Stava per ribattere ma la interruppi: “ E poi, perché?”
“Perché queste sono le regole qui, ragazzina, e voi le rispetterete!” disse sicura.
“Mamma...” cominciai.
“Sarebbe meglio parlarne un’altra volta, che ne dite?”

Era stato mio padre a proporlo, con la voce piana e regolare?
“Dovete partire, ora, Renesmee”
Il gelo ci avvolse in un istante.
“Ha ragione” esordì Jacob.
A chi sta dando ragione?
“Dobbiamo andare” continuò con il mio viso tra le mani.
“Certo” gli dissi sciogliendomi, letteralmente.
Provò ad avvicinarsi, ma entrambi i vampiri sibilarono.
“Insomma, ragazzi, rilassatevi!” fece lui.
“Esci dalla mia casa!” soffiò mio padre.
“No, papà!” protestai. Non posso separarmi da lui!
“Tranquilla, Nessie” disse baciandomi i capelli “ vado di là a farmi prestare una maglietta”
“Ti aspetto” sussurrò al mio orecchio.
Accidenti a lui gli sembra il momento di sfoderare la voce roca?!
Mio padre ruggì.
“Ehi, Ed, tranquillo!”  Jacob alzò le mani in aria con un gesto teatrale.
Era felice, almeno quanto me!

Indietreggiò così: con il sorriso stampato su ogni centimetro della faccia fino all’ingresso.
“Ti amo” disse, poi si voltò e cominciò a correre.
Mio padre lo stava già inseguendo.
“Non lo ucciderà, vero?” domandai alla mamma.
“Non credo” fece lei.
“Dovresti vestirti” aggiunse subito fissando il bottone mancante della mia camicia.
“Certo” dissi abbassando lo sguardo.
“Così... hai scelto” aggiunse mentre mi guardava cercare le mie cose in giro.
Era così? Avevo scelto, dunque?
“Penso di sì”
“E ne hai chiari i motivi, giusto?”
I motivi?
“Beh... no, in effetti no” confessai “E’ importante?”
Sospirò, poi mi guardò dolce: “Sì, Renesmee, molto!”

“Mamma” esordii mentre già percorrevamo il prato verso casa Cullen.
“Dimmi”
“Tu...” forza, Nessie, ce la puoi fare!
“Tu come hai fatto a..”

“A scegliere?” concluse per me.
Annuii.
Fece un respiro profondo, poi mi guardò con tutto l’amore del mondo.
“Io non ho mai avuto scelta” disse serena.
“Lui era... lui è sempre stato il mio destino”
Oh... questo mi aiuta davvero, mamma!
“Ma se... ma se ci fossero due destini per... allora...”

“Non possono... tu non puoi, tesoro...” esitò.
“Io ci ho provato, ma non si può far convivere due destini nella stessa vita” concluse sconsolata.
“Ma tu...”

“Io sapevo a chi dei due non potevo rinunciare” disse sicura.
Un solo nome, solo quattro lettere: “Jake” sussurrai.
“Io non posso sopravvivere senza di lui” spiegai più a me stessa che a lei.
“Lo so” disse avvicinandomi a sé e baciandomi i capelli.
“Ma Nahuel... io non posso... io senza di lui...”
“Senza di lui ti manca un pezzo” concluse lei.
“Ancora una volta ti capisco, perfettamente” aggiunse.
“Ma tu... come...”

“Hai risolto tutto tu, Renesmee” disse sorridendomi.
“Ah... bene!”

“E so che lo farai ancora, piccola mia!”
Certo, certo!

SPOILER CAPITOLO 42: MADRE

Esitai.
Era dunque quello il modo in cui voleva ci salutassimo?!
Ma se doveva essere un addio, io avevo ancora qualcosa da dire.
“Sei stata come una madre per me” dissi piano alla porta bianca della sua stanza.
Niente
Sospirai e mi apprestai a tornare in salotto.


So che non dovrei nemmeno chiederlo ma:
quanto è irresistibile Jake?! *_*

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Capitolo 42
*** Madre ***


Ssssera bambine *_*
lo so: ho due giorni di ritardo!
Credetemi sono stati due giorni altamente distruttivi, nel senso che stavano per distruggermi... sul serio!:,(
però in questo momento sono altamente orgogliONA di me stessa:
all'inzio di questo capitolo c'è uno SPECIAL, una scena che ho immaginato mentre scrivevo Imprinting ma che poi non ho avuto modo di scrivere, rileggendo mi è tornata in mente ed ho deciso di buttarla giù, al volo... stasera!
Parla dei miei due personaggi preferiti (Ed <3 e Jakc <3 ) e del loro incontrarsi e scontrarsi in perenne duello per l'Amore di una donna... ;-)
Detto questo, questo capitolo 42 è veramente importante...
Sia perché mette in evidenza come, ancora una volta, prima Bella e poi Nessie siano state capaci di "umanizzare" questa famiglia di vampiri cristallizzati nel loro mondo e nella loro condizione... sia perché si parla di uno degli eventi clou della nostra storia e della saga.
Indovinate un po' qual'è?! =P
vi ricordo il gruppo per gli spoilers

http://www.facebook.com/#!/groups/281106931902704/
Inoltre la settimana scorsa ho iniziato a postare una mini long in tre parti, riprendendo un personaggio a me caro *_*
perciò se vi va di farci un giro...

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=958290

Buona Lettura ^_^ e fatemi sapere!
e ancora graziegraziegrazie per il sostegno, l'affetto e le recensioni! *_*
Love U
Lilla <3




SPECIAL: Historia de Amor

Correva, correva a perdifiato.
El hijo de p...
Jacob Black o anche l’unico bastardo al mondo che mi provocasse fino a farmi imprecare in sette lingue differenti!
Otto...
Nove...

Correva ed era già lupo.
Bestia... come da sua stessa definizione.
Una bestia le cui luride zampe puzzolenti avevano osato...
Jacob Black o anche l’unico bastardo al mondo in grado di farmi insultare qualunque specie vivente anche lontanamente imparentata con la sua.
E di rendermi cieco... e lento...
Purtroppo per lui, non abbastanza lento!

Riacquistata la lucidità, in poche falcate l’avrei raggiunto.
Ed allora gli avrei strappato gli arti a morsi come gli avevo promesso.
Tutti e cinque!
E avrei lasciato per ultima la testa, da servire su un piatto d’argento a... a...
Jacob Black o anche l’unico bastardo al mondo che non posso ammazzare!

Ancora due passi e l’avrei assalito alle spalle mentre lui scorazzava nel bosco come un cucciolo.
Spensierato e felice
Quasi senza badare a me.
I suoi pensieri totalmente assorbiti da... da lei!
Ringhiai di rabbia, ringhiai fino a temere che mi si staccasse la mandibola.
LUI NON POTEVA...
Ma lo scorrere delle immagini e delle sensazioni nella mente e nelle membra del lupo era talmente impetuoso da essere travolgente, come un fiume in piena...
Stava rivivendo tutto, ogni cosa fin dal loro primo sguardo: il senso di appartenenza, l’istinto di protezione e la tenerezza che erano mutati spontaneamente in passione e... amore!
Lui l’amava... di un Amore che a memoria di vampiro avrebbe goduto di un solo rivale.
E quel rivale ero ancora una volta io!
Jacob Black o anche l’unico bastardo al mondo che abbia mai sentito così diverso e così simile...
Pietrificai davanti a quella constatazione, perché davvero mai avevo pensato di potermi specchiare in qualcun’altro.
Quando lui aveva amato Bella, quell’amore mi era sembrato così diverso dal mio, dal nostro.
Ed ora che lui amava Renesmee, di un amore così diverso dal mio, dal nostro, nemmeno ora mi sarei detto meno distante da lui eppure... per qualche strano scherzo del destino eravamo di nuovo contrapposti ed uniti, legati a forza da un sentimento più potente di noi, e persino del Destino!
Fu allora che realizzai che nessuno mai avrebbe amato mia figlia come l’amava lui...
Fu allora che...
Saettò nella mia direzione facendo in modo che nel balzo la grossa coda mi sfiorasse il viso.
Per schernirmi.... per prendersi gioco di me!
Riconobbe il fremito prima ancora che quello mi avesse attraversato tutta la colonna vertebrale e si ri.lanciò nella fuga.
Ma non era abbastanza veloce.
Né lo sarebbe stato mai....
Jacob Black o anche l’unico bastardo al mondo a cui non potrò mai staccare la testa...
Peccato che..
. -a volte sembra un’idea affascinante-.
Eclipse.cap22GhiaccioeFuoco

CAPITOLO 42: MADRE


Casa Cullen era in ordine, come al solito.
Ma nessuno, vedendo le loro facce, avrebbe potuto pensare che quello fosse un giorno come un altro.
Erano evidentemente tesi, e tristi. E preoccupati, naturalmente. Per me.
L’unico ad avere il sorriso smagliante dipinto sulla faccia era lui: il mio lupo!
Appena mi vide entrare mi avvolse tra le sue braccia.
“Mi sei mancata” disse tuffando il muso nei miei capelli.
Mio padre ringhiò dietro di lui.
Fu allora che mi accorsi di una cicatrice sul collo di Jacob.
Denti! Di vampiro!
“Lo hai morso!” ringhiai a mia volta.
“Gli ho risparmiato il veleno” appuntò il vampiro in un sibilo.
Davvero misericordioso!
Non poté evitare di sorridere: era evidentemente soddisfatto!
Vedremo per quanto ancora riderai!
“Oh... oh! Adesso sei la sua guardia del corpo?” disse inarcando un sopracciglio.
Guardia... corpo... affascinanti pensieri ripresero a popolare la mia mente...
“Renesmee!” si lamentò.
Arrossii ma... Ben ti sta! pensai.
“Le passerà” disse lui rispondendo a un altro pensiero.
Non al mio, né a quelli di Jacob che ci fissava solo dubbioso.
Né a quelli di Nahuel che se ne stava ritto, accanto al divano con un espressione di assoluta disinvoltura.
Ma bravo! Era quello il suo modo di risolvere i problemi?! Ignorarli!
Mio padre non stava rispondendo a lui comunque, mio padre rispondeva all’espressione d’ansia di suo fratello, del più grosso dei suoi fratelli, di quello che aveva sempre il sorriso sulle labbra!
“Zio, che succede?” chiesi, avvicinandomi.
Prima che potesse parlare lo notai: lei non c’era!
Tutta la famiglia era in salotto, ma lei non c’era!
“La zia.. dov’è?” chiesi perplessa.
“E’ in camera sua” fece lui amareggiato “ a spazzolarsi i capelli!” disse alzando braccia e occhi al cielo.
Era in camera sua? A spazzolarsi i capelli!?
Rosalie era di certo la miglior rappresentante della vanità femminile, ma pettinarsi mentre io stavo per partire senza alcuna certezza di tornare...
“E’ molto turbata, Renesmee” spiegò dolce mio padre.
Certo! D’altra parte la conoscevo bene: avrei dovuto immaginare che avrebbe reagito così!
Senza pensarci imboccai le scale, decisa.
Nessuno mi seguì e nessuno mi fermò.
Raggiunsi la porta della sua camera e bussai.
“Zia?”
Niente
“Rosalie?”
Niente
Esitai.
Era dunque quello il modo in cui voleva ci salutassimo?!
Ma se doveva essere un addio, io avevo ancora qualcosa da dire.
“Sei stata come una madre per me” dissi piano alla porta bianca della sua stanza.
Niente
Sospirai e mi apprestai a tornare in salotto.
Al terzo gradino sentii un uscio aprirsi, piano.
“Sei stata come una figlia per me” la sua voce decisa e melodiosa insieme.
Mi voltai verso di lei, senza fiato.
Era bellissima, come sempre, ma ora quella sua perfezione era diversa... come incrinata, come maturata, come... una madre.
La dea Diana con in volto l’apprensione e la premura.
“L’unica figlia che io abbia mai potuto avere” sospirò “ma la più speciale di tutte!”
Volai fra le sue braccia. Mi accolse e mi strinse per un po’.
“Renesmee, tu non devi...” provò a dire.
“Sì, zia! Io devo. E’ la nostra unica possibilità”
Restò a fissarmi per un secondo.
“Sei testarda come tua madre!” disse infine sorridendo.
“Io ho un’altra versione” fece Bella raggiungendoci.
“E sarebbe?” chiesi io.
“Che sei cocciuta come tua zia!” mi rispose.
Scoppiammo a ridere. E ci ritrovammo tutte e tre abbracciate, sedute su un gradino.
“Zia, mi racconti una cosa?” domandai.
“Dimmi”
“Della prima volta... insomma della prima volta in cui Jacob ed io...”
“Della prima volta in cui il cane ti ha visto?” fece lei.
“Zia...” la rimproverai, non che lei e Jake non avessero familiarizzato ormai, solo non riuscivano a non darsi dei “soprannomi gentili”.
“Oh... ero così intenta a badare a te, non mi ero accorta di lui. Ma quando mi voltai... praticamente ringhiava!”
“E poi...”
“E poi ti vide e...”
“E?”
“E cambiò espressione! Era come... era come fulminato! Ipnotizzato... Incantato... Insomma aveva quella faccia... quella faccia che fa sempre quanto ti vede!”
“La fa sempre?”
“Certo che la fa!” fece lei dandomi una leggera spallata “Non fare la tonta!”
Abbassai lo sguardo.
“Forse un po’” ammisi senza poter evitare di sorridere.
“Aspetta! E poi che è successo?”

“Ah! Pretendeva di averti in braccio. Ma io gli dissi che avrebbe dovuto passare sul mio corpo”
“Oh... e come l’avete... risolta?”

Scosse leggermente la chioma dorata, quindi mi carezzò una guancia.
“Hai risolto tutto tu”

“Io?”

“Te ne stavi tranquilla nella tua copertina, dopo aver mangiato, e poi... hai cominciato ad agitarti... era come se... come se ti stessi sporgendo... è stato così che mi sono accorta del cane!”
La fissavo immobile, quasi senza respirare.
“E poi l’hai visto” disse dolce “e mi hai mostrato. Era la prima volta che mi mostravi qualcosa! Era la prima volta che mostravi qualcosa a qualcuno!” precisò con enfasi.
“E mi hai mostrato lui! Mi hai fatto vedere che lo stavi cercando. E che l’avevi trovato!” concluse.
“E lo guardavi come lo guardi ogni volta” disse intensa.
“Come?” la mia voce era meno che un sussurro.
“Come se lo riconoscessi”
Nella mia testa nemmeno l’ombra di un pensiero.
“Sai, Bella, non ti ho mai ringraziato davvero” disse mentre io ancora provavo a riprendermi.
Mia madre la fissò interrogativa.
“Senza di te, lei non sarebbe mai entrata nella nostre vite” spiegò la dea bionda.
“Beh...” fece la dea mora “senza di te, lei non sarebbe mai entrata nella mia vita!”
“Grazie”
“Grazie”
“Grazie a entrambe” dissi abbracciandole.
“Mai nessuno che pensi a quel povero vampiro paziente di Emmett!” esordì lo zio dal fondo della scalinata.
Gli saltai in braccio: “Grazie zio!”
“Di nulla, nipotina!” disse stringendomi forte.
“Grazie” gli sussurrò la zia all’orecchio, maliziosa.
“Tu dovrai ringraziarmi per bene!” la ammonì lui, malizioso.
Era un sollievo sapere che, nonostante le circostanze, le indoli dei vampiri resistevano intatte!
“Noi andiamo” fece la mamma.
Tutte le indoli!
“Sta attenta” si raccomandò la zia, prendendomi il viso fra le mani.
“Anche tu” le risposi.
“E proteggilo” aggiunsi indicando il suo colossale compagno.
“Promesso” sorrise lei portando una mano su quel petto da orso.
“Ehi!” si lamentò lui “Non ne ho bisogno!”
Li osservai allontanandomi, mentre la loro schermaglia prendeva la solita piega.

SPOILER CAPITOLO 43: FAMIGLIA
“Io ho bisogno che tu temporeggi... ho bisogno che aspettiate... il mio ritorno” non riuscii a finire la frase senza che mi si incrinasse la voce.
“Certo, piccola” mi rassicurò “Andrà tutto bene”
Se lo diceva lui, quando lo diceva lui, riuscivo a crederci.

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Capitolo 43
*** Famiglia ***


Sera a tutte/i ^_^
non so esattamente perché ma ho una luna stortissima oggi :,(
bene... meglio pensare al cap!
Una delle caratteristiche peculiari e principali dei Cullen
è che loro sono una famiglia!
La Famiglia nel mondo dei vampiri!
Per questo ho pensato che una fase obbligata del processo di crescita ed emancipazione di Nessie <3
dovesse essere ritagliarsi un posto negli equilibri della Famigghia! ^_^
Ora dal prox cap torneremo alle questioni spinose...
prima fra tutte: Nahuel! ;-)
e poi ovviamente i caaaaaari Volturi!
Fatemi sapere
Lilla <3

PS:  vi ricordo il Piano B

http://www.facebook.com/#!/groups/281106931902704/
e la mia mini long su Lucy *_*
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=958290



CAPITOLO 43: FAMIGLIA

Ai piedi delle scale, sul soppalco, accanto al pianoforte di papà e davanti alla porta a vetri che qualcuno aveva riparato nella notte, Esme e Carlisle ci attendevano.
Mi attendevano.
La mamma andò a rifugiarsi tra le braccia di Edward. Per cercare conforto.
I miei nonni, i miei nonni vampiri, avevano gli occhi quasi lucidi.
La nonna sbatteva le palpebre di tanto in tanto, come se qualcosa pizzicasse i suoi grandi bulbi.
“C’è qualcosa che vorremmo darti, Renesmee” il più dolce dei sorrisi sul più dolce dei visi.
“Qualcosa che avremmo dovuto darti già da tempo” aggiunse il luminoso dio greco che le stava di fianco.
Mi sfiorò il polso e riuscii appena ad intravedere che agganciava qualcosa al mio braccialetto.
Tra il lupo rossiccio e l’angelo nero ora c’era un piccolo ovale.
Ero uno stemma: lo stemma dei Cullen!
All’interno dell’ovale d’argento, sullo sfondo nero, c’erano una mano aperta, un leone e tre trifogli.
“E’ lo stemma della mia famiglia” spiegò il nonno.
“Secondo la tradizione la mano è un simbolo di forza, fedeltà e concordia. E’ un simbolo di potere, ma di un potere che possa donare pace.”
La speranza, la sua centenaria speranza in un’unica immagine!
“Il leone, invece” continuò “rappresenta gli estremi. In senso positivo, come modello dell'uomo eroico e in senso negativo” aggiunse sospirando “come simbolo del mondo diabolico”
“La foglia di trifoglio, infine, rappresenta la coscienza razionale.” sorrise un po’.
“Indica anche il luogo dell'incontro dell’amore.” aggiunse incontrando gli occhi del suo, di amore.
Poi volse lo sguardo oltre le vetrate: “Simboleggia anche una vita nuova dopo la... morte.”
In quelle parole tutta la sua vita, tutta la sua anima.
“Insomma parla di te” gli sorrisi carezzandogli i capelli dorati.
“Parla di noi” mi corresse “di tutti noi” e indicò la sala affollata “ della nostra famiglia”
La mia mano indugiò sulla sua guancia per mostrargli quello che lui rappresentava per tutti noi.
Lui era Giove, il faro, la guida, colui grazie al quale e senza il quale non avremmo mai potuto essere ciò che eravamo: una famiglia, appunto!
“Hanno bisogno di te” gli dissi mentre mi accoglieva tra le sue braccia “hanno tutti bisogno di te!” sussurrai sul suo petto. “
Io ho bisogno di te, nonno, ho bisogno che tu li faccia ragionare” spiegai incontrando il suo sguardo dorato.
“I Volturi” soffiò piano.
Esme ebbe un sussulto a quel nome.
Lui portò una mano sulla sua spalla.
“Qualunque cosa vogliano... qualunque motivazione li abbia spinti da noi...”
Sentii Alice sbuffare: non sapevamo spiegarci perché ma non riusciva a vedere le loro intenzioni, anzi... faceva proprio fatica a vederli, come se di tanto in tanto sparissero!
“Io ho bisogno che tu temporeggi... ho bisogno che aspettiate... il mio ritorno” non riuscii a finire la frase senza che mi si incrinasse la voce.
“Certo, piccola” mi rassicurò “Andrà tutto bene”
Se lo diceva lui, quando lo diceva lui, riuscivo a crederci.
“Andrà tutto bene!” si aggiunse la nonna abbracciandomi.
“Abbiamo anche bisogno di te” le dissi “di quella forza che solo tu hai, nonna!”
E le feci vedere come in tutti questi anni il suo amore ci avesse nutriti e uniti.
Mi sorrise comprensiva e poi affondò il viso nella spalla di Carlisle, mentre il suo volto cambiava espressione.
Sentii qualcosa che s’incrinava piano, dentro di me.

“Ehi!” intervenne Alice “Non ti metterai a dare ordini, nipotastra!”
“No! Io... zia...”
“Va bene, va bene! Vieni qui!” fece abbracciandomi.
E mi resi conto che, come al solito, stava solo cercando di farci sorridere.
“Grazie” le sussurrai all’orecchio.
“Brava!” mi disse
“Cos...?”

“Questo si chiama affrontare la situazione! Sono orgogliosa di te!” disse trionfante.
“Anch’io” le fece eco l’angelo biondo, che immancabilmente era al suo fianco.
“Grazie, tenente Witlock!” pronunciai scoppiando a ridere.
“Prego, maggiore Cullen!” mi fece eco lui.
Quasi su tutti i volti presenti spuntò un sorriso.
Ma non su quelli su cui più lo attendevo.
Su quelli dei miei genitori!

Anche se si stavano evidentemente sforzando, non riuscivano ad allontanare l’angoscia dalle loro tristemente splendide espressioni.
“Mamma, papà, vi prego!” dissi tuffandomi tra le loro braccia.
Se non li avessi visti sorridere non avrei avuto la forza di allontanarmi, di allontanarmi serenamente.
Poteva essere un addio ed io non potevo lasciarli così!

“Renesmee, ti prego! Questo non è un...” disse mio padre deciso.
Allora perché quella faccia, papà?!
“Perdonami” rispose baciandomi i capelli.
“Perdonaci” fece mia madre carezzandomi le spalle.
“Anche noi vorremmo darti una cosa” aggiunse.
Mi voltai verso di lei che, svelta, mi allacciò qualcosa al collo.
Era un medaglione, il medaglione.
Il primo regalo, il primo natale, la prima volta che i Volturi erano passati a “trovarci”.
“Più della mia stessa vita” era inciso accanto alla nostra foto.
“Più della mia stessa vita” ripeté basso mio padre.
“Più della mia stessa vita” gli fece eco mia madre.
“Più della mia stessa vita” dissi mentre strizzavo gli occhi per non piangere.
Per un po’ restammo immobili e vicini, fusi in unico abbraccio.

Poi Jacob si schiarì la voce.
“Dovete andare” fece mio padre.
Nella voce e nel corpo il peso di quella insopportabile constatazione.
“Papà, ti prego!” gli presi il viso tra le mani.
“Certo” disse appoggiando la fronte sulla mia e cercando di sorridere.
“Andrà tutto bene” nei suoi occhi d’ambra.
“Se lo dici tu, quando lo dici tu, riesco a crederci” citò un mio pensiero.
Finalmente sorridemmo entrambi.
La mamma mi carezzò i capelli.
Ne approfittai per toccare entrambi i loro volti.
“Promettete” dissi decisa nei loro occhi “che qualunque cosa accada, vi proteggerete l’un l’altro”
“Nessie...” provò a obiettare mia madre.
“Qualunque cosa accada” incalzai.
“Renesmee tu non...” cominciò mio padre.
“Io ho bisogno che voi promettiate!”
Non so cosa videro, ma mi scrutarono a lungo, scrutarono a lungo nei miei occhi, dentro di me.
Infine, quasi simultaneamente, annuirono.
“Bene”  espirai.
“Andiamo” dissi prendendo il mio zaino.
Jake e Nahuel presero il resto del nostro bagaglio.
Abbracciai Huinel prima di uscire.
“Proteggilo” mi sussurrò all’orecchio.
“Zia!” protestò il nipote.
“A costo della mia vita” pronunciai negli occhi della vampira.
Sentii Nahuel rilassarsi e Jacob contrarsi.
Poi aprii la grande porta a vetri e uscii.
Senza voltarmi.
Senza potermi voltare.

Non avevo fatto nemmeno tre passi sul prato che qualcosa di enorme e peloso mi si schiantò contro.
“Seth” ringhiò Jacob.
“Seth” dissi io mentre tra le risate cercavo di districarmi da quell’ammasso pulcioso.
“Idiota!” lo accusò Jake, mentre mi aiutava a rialzarmi.
“Jake” lo rimproverai mentre cominciavo a carezzare il grosso lupo color sabbia.
“Mi mancherai, Seth” dissi appoggiando la faccia sul suo muso.
La sua risposta fu una grossa goccia all’angolo dell’occhio.
“No... Seth, ti prego! Farai piangere anche me!”
Ed io non posso piangere, non ora!
Seth tirò su col naso e mi diede un bacio, da lupo!
“Ehi... Ehi!” lo ammonì Jacob.
“Jacob...” non poteva essere geloso! Del suo migliore amico!
Un rumore dal bosco, mi distolse da quei pensieri.
“Ci mancava solo questa!” sbuffò Jake.
“Ehi, capo! Faccio in un minuto!” assicurò Leah.
“Nessie...” mi percorse con lo sguardo da capo a piedi.
Passò la mano sul braccialetto e poi sul medaglione, infine fissò i suoi occhi scuri nei miei, intensamente.
“Manca ancora qualcosa” decretò con un sorrisetto.
Si chinò e sollevò un po’ i miei jeans all’altezza della caviglia destra.
Ci arrotolò un cordoncino di cuoio nero, identico a quello che portavano tutti i lupi Quileute.
“Leah... ma io...”
“Beh...” m’interruppe rialzandosi “non bisogna essere un lupo per far parte del branco!”
Ammiccò e sorrise.
Io sorrisi insieme a lei.
Rimanemmo a fissarci per un po’.
“Grazie, amica”
“Prego, amica”
Si voltò e sparì nel bosco.

Era arrivato il momento.
Il momento di correre, il più velocemente possibile.
Prima che loro arrivassero.
Prima che le lacrime arrivassero ed io non potessi più nasconderle.
Celate in un angolino del mio cuore perché potessero far male solo a me.
Perché non fossero visibili neppure nei miei pensieri.
Affinché potessi apparire forte e serena.
Affinché potessi sembrare pronta.
Pronta a fare la mia parte.
Pronta a salvare la mia famiglia.
    

SPOILER CAPITOLO 44: NAHUEL
Con Renesmee non era mai abbastanza!
Sotto la chioma di un grande albero se ne stava accucciata.
Fra le braccia del suo destino.
Che non ero io.

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Capitolo 44
*** Nahuel ***


Perdonatemiiiiiii :,((((
sono stati giorni allucinanti!
Dunque... il primo di due Nahuel POV <3
Una cosa che mi piace moltissimo quando leggo una storia è poter cogliere il punto di vista di ciascun personaggio, perciò...
anche se non vi piace, anche se tifate Jake <3, mi piacerebbe che ascoltaste le ragioni di Nahuel...
Un abbraccio gigantesco a tutte quelle che passano di qui
a chi ha inserito la storia tra le preferite/seguite/ricordate
ed un abbraccio ancor più grande a chi ha recensito! <3 <3 <3

-rispondo a tutte!-
Lilla *_*

PS: a Lunedì, disastri permettendo...

NB: vi ricordo il Gruppo su Fb per gli spoilers ;-)
http://www.facebook.com/index.php?stype=lo&lh=Ac-4NyRcLwFgXkqy#!/groups/281106931902704/404269306253132/?notif_t=group_activity


CAPITOLO 44: NAHUEL

Aveva cominciato a correre.
Veloce. Sempre di più.
Come se stesse scappando.
Da se stessa. Dal suo dolore. Dalle sue lacrime.
Stava piangendo.

Lo sapevo.
Per questo si era messa a correre.
Perché le lacrime arrivassero il più lontano possibile da quella casa.
Il più lontano possibile dai poteri di suo padre.
Stava piangendo.
Ed io cercavo di stare incollato alla sua scia.
Ma era veloce. Più veloce di me. Più veloce di tutti.
D’un tratto mi ritrovai perso tra le grandi sequoie.
Il suo tratto olfattivo svanito.
Un momento...
L’avevo superata!
Doveva essersi fermata, poco prima verso sud-ovest.
La rintracciai in fretta. Ma non abbastanza.
Con Renesmee non era mai abbastanza!
Sotto la chioma di un grande albero se ne stava accucciata.
Fra le braccia del suo destino.
Che non ero io.
No di certo!
Io non ero abbastanza, non lo sarei mai stato!

“Nessie, che succede, piccola?”
Come: “che succede?”
Quanto poco acume in un quella testa di...

“Niente, Jake, solo...”

Lui le carezzò una guancia con la sua mano gigante.
Quanto avrei voluto farlo io!

“Sono solo... preoccupata!” disse infine lei portando la sua mano su quella del cane e carezzandola.
Cosa avrei dato per essere quella mano!
“Andrà tutto bene!” disse lui.
Doveva essere stanca di sentirselo ripetere!
Sospirò: “Lo so, lo dite tutti!”
Appunto...
“Perché è vero” la canzonò.
“Ma tu non piangere, ti prego!” disse raccogliendo una sua lacrima.
Proprio come avrei fatto io...
Se mai avessi potuto, avrei voluto sfiorarla proprio come stava facendo lui.
Le avrei carezzato la nuca e l’avrei tirata dolcemente a me.
Avrei visto le sue labbra dischiudersi.
Avrei lasciato che il suo fiato lambisse le mie.
E poi mi sarei unito a lei.
Per sempre
Ma io...
Io ero quello che guardava.
Quello che la vedeva assalita dalla mole di lui, dalla voglia di lui, dalla bocca...
Maledizione!
Un suono basso e strozzato mi sfuggii dalle labbra.
Solo allora si accorse di me.
“Nahuel...” disse sporgendosi nella mia direzione.
Jacob ringhiò basso.
“Sarà meglio andare” dissi voltandomi e fingendomi disinvolto.
“Tra poche ore sarà buio” mi giustificai.
“Non è un problema per me” protestò il lupo, col muso sulla mia faccia.
“Nemmeno per me” ribattei fissandolo negli occhi.
“E’ meglio se... andiamo” intervenne prontamente Renesmee.
“Certo” acconsentii.
“Certo, certo” borbottò lui.
“Che direzione vuoi seguire?” le chiesi.
Rifletté.
“Nord-ovest, credo...”
Le sorrisi per incoraggiarla.
Trovò i miei occhi e sorrise.
E il randagio serrò i denti.

Camminammo in silenzio per alcune ore.
Non avevamo più bisogno di correre per allontanarci abbastanza.
D’un tratto, nella fitta schiera di tronchi scuri si aprì un varco e spuntammo in un piccolo spiazzo, quasi un nido, protetto a nord da una bassa parete rocciosa e, per i rimanenti lati, circondato dalla foresta.
“Questo!”  pronunciammo in coro io e Renesmee.
Il cane sbuffò.
“E’ protetto...” cominciò lei, come a giustificarsi.
“Certo, certo” la interruppe lui.
“Bene...” sospirai “allora dobbiamo montare le tende”
“Dovrebbero essere qui” fece lei cercando nel mio zaino.
“Ma... sono solo due” constatò.
“A me non serve” disse Jacob facendo spallucce.
“Dovrò essere lupo per un po’” le spiegò “devo perlustrare la zona ed essere... ricettivo nel caso Seth o Leah vogliano comunicare”
“Ma non li sentiresti...” cominciò lei.
“Non a questa distanza, ma se... avranno bisogno... si avvicineranno” concluse lui.
“Capisco”
“Allora... vado” annunciò titubante.
“Jake” lo trattenne lei per un braccio “sta attento”
Lui sorrise soddisfatto, quindi l’attirò a se e la baciò.
La baciò come se volesse marchiare a fuoco le sue labbra.
La baciò come se volesse lasciare il segno del suo passaggio su ogni singola cellula del suo corpo.
Ed io, ancora una volta lì... a guardarli.
A spiarli.
Come un idiota.
Fu Jacob ad accorgersene questa volta.
Si staccò da lei e si mise a fissarmi, dritto negli occhi.
Se gli sguardi avessero potuto uccidere, Jacob Black mi avrebbe fatto fuori almeno qualche centinaia di migliaia di volte.
Ma quel giorno, dal modo in cui il suo sguardo scuro incrociava il mio, pensai che avrebbe potuto anche riuscirci.
Dal canto mio sostenni la sfida fino alla fine.
Perché lei era sua, certo.
Ma ancora non lo sapeva.
E nemmeno lui ne era più così sicuro.
Ed io compresi in quell’istante che avrei giocato la partita fino alla fine, che avrei continuato a bluffare, mettendo tutto nel piatto, fino all’ultimo spicciolo di me!
“Jake” fece lei carezzandogli un fianco.
“Stai attenta anche tu” scandì lui con lo sguardo ancora puntato su di me.
Renesmee s’irrigidì.
Lui le sfiorò una guancia, la baciò piano e sparì tra la vegetazione.
Lo sguardo di Renesmee cerco il mio, ma d’istinto mi voltai.

Si avvicinò lenta e cominciò ad armeggiare con i bastoni della sua tenda.
“Non dovrebbe essere difficile” disse, mentre in maniera davvero pittoresca provava ad incrociarli fra loro.
“Sì... più o meno come la trigonometria” ammiccai.
Per tutta risposta un suo gomito quasi mi trafisse il costato.
“Ehi...” protestai, sbilanciandomi.
Ridemmo. Insieme.
Con lei era sempre così.
Era tutto semplice.
Era tutto spontaneo.
Era sempre stato così!
Innamorarsi di lei non era stato traumatico od improvviso.
Innamorarsi di lei era stato naturale.
Inevitabile, come la forza di gravità.
Inarrestabile, come seguire la corrente.
Irreversibile.
Come l’acqua di un fiume che, raggiunto il mare, non può più dividersene, così il mio amore, tutto l’amore di cui ero capace, aveva trovato l’oceano in cui sfociare e non poteva tornare indietro.
“Posso?” le chiesi dopo aver finito di montare la mia tenda e vedendola ancora intenta a litigare coi tiranti e i picchetti.
S’indispettì.
“Se proprio ci tieni”
“E tu... ci tieni ad avere una tenda per stanotte o vuoi dormire nella mia?” scherzai.
La vidi rabbuiarsi ed abbassare lo sguardo.
“Basta tendere un po’ di più qui... e agganciare qui” spiegai.
“Mmm... quando lo fai tu, sembra facile” si lamentò come una bimba.
“Proprio come la trigonometria...” sospirò.
Ancora ridemmo insieme.
I suoi occhi ritrovarono i miei e per un istante infinito ci furono solo i nostri occhi.


SPOILER CAP 45: FACCIA DA POKER
“Smettila di fare come se niente fosse! Smettila di fare come se non te ne importasse niente!” mi accusò.
“Smettila di fare il bravo ragazzo accomodante! Questo non sei tu!”

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Capitolo 45
*** Faccia da poker ***


Sera Bambine *_*
vi ringrazio immensamente di avere "ascoltato" le ragioni di Nahuel, di aver provato ad immedesimarvi in lui, o a rivedere il Triangolo da una nuova prospettiva... ora, fate uno sforzo ancora più grande e provate a sentirvi Renesmee, a sentirvi davvero nei suoi panni... che non sono affatto comodi... :,(
ancora graziegraziegrazie a tutte!
rispondo alle recensioni prestissimo! ;-)
Buona Lettura
Lilla <3


PS: vi ricordo il Piano B e che se mi chiedete di accedere al gruppo dovreste specificare che mi avete conosciuto qui su Efp ;-)

http://www.facebook.com/messages/100003232677530#!/groups/281106931902704/


CAPITOLO 45: FACCIA DA POKER


“Nahuel... dobbiamo parlare” disse scuotendo leggermente la testa, come a ridestarsi.
“Sì...” mormorai ancora incantato.
“Io... devo spiegarti”
Dicendolo aveva abbassato lo sguardo e cominciato a torturare il braccialetto che aveva al polso.
Sussultai impercettibilmente.
Sapevo di cosa voleva parlare.
Sapevo che io non ne volevo parlare.
Cosa avrei potuto sentire?
-“Sai, Nahuel, io e Jacob abbiamo finalmente capito che non potremo mai vivere l’uno senza l’altra e quindi... vissero tutti felici e contenti”-
Già... proprio tutti!

Mentre ero impegnato a fissare quella logorante immagine mentale, Renesmee si era avvicinata e  stava cercando di richiamare la mia attenzione.
“Nahuel...”
Scattai in piedi.  
“Non mi devi spiegare nulla, Renesmee”
Il volto disteso, le spalle rilassate, il sorriso aperto.
Avrei ingannato chiunque!
Renesmee rimase a fissarmi, sbalordita.
“Ora... è meglio che io mi stenda... sono molto stanco” e feci per voltarmi.
Ma prima che potessi fare il primo passo, mi afferrò una mano.
Mi voltai verso di lei, quasi a rallentatore, e la trovai intenta a fissare le nostre mani unite.
Ritrasse la sua e la mise dietro la schiena, come a nasconderla.
“Smettila...” disse cupa.
“Cos...”
“Smettila!” disse puntando due occhi scuri nei miei.
“Smettila di fare come se niente fosse! Smettila di fare come se non te ne importasse niente!” mi accusò.
“Smettila di fare il bravo ragazzo accomodante! Questo non sei tu!”
La rabbia mi assalii e mi accecò.
Quella era la mia ricompensa, dunque!
Per tutto il tempo io mi ero sforzato, io mi ero costretto ad essere migliore, migliore degli altri, migliore di lui, migliore di me stesso e questo era ciò che ricevevo in cambio: accuse, rimproveri!
“Smettila! Smettila!” protestava ancora cercando di smuovere il mio corpo pietrificato dall’ira coi suoi piccoli pugni.
Le afferrai i polsi e costrinsi il suo sguardo nel mio.
“Cosa vuoi TU da me?” sibilai.
Glaciale. Glaciale e furioso.
“COSA VUOI?!” sbraitai sulla sua faccia.
Provò a liberarsi, ma non gliel’avrei permesso. Non stavolta!
Questa volta non sarei stato “il bravo ragazzo accomodante” che pareva non essere proprio il suo tipo.
Se era il cattivo ragazzo quello che voleva, l’avrebbe avuto!
“Lasciami...” provò a dire, ma non glielo permisi.
Le lasciai una mano per prenderle la nuca e avvicinarla a me.
“No...” provò ancora.
Ma ormai ero cieco, cieco e disperato.
Forzai le sue labbra sulle mie.
Tentò di opporsi con forza, ma non con tutta la forza che aveva.
Le tenni la testa anche con l’altra mano e premetti di più sulle sue labbra.
Fino a farmi male. Fino a farle male.
Un piccolo gemito venne dalla sua gola.
Per un istante, ritrovai la lucidità e pensai di allontanarmi.
Poi mi accorsi che non la stavo trattenendo più, che una delle mie mani si era ricongiunta alla sua, e che l’altra l’avvolgeva a me.
Mi accorsi che lei mi stava baciando, che noi ci stavamo baciando, intensi e puri come eravamo sempre stati.
Sospirò sulle mie labbra, ma non si staccò.
Le passai una mano tra i capelli e le carezzai una guancia.
una guancia bagnata
Stava piangendo.
Cosa le avevo fatto?
Adesso potevo raccogliere tutte le lacrime che volevo!
Idiota!
“Non piangere, ti prego!”
“Nahuel” disse nascondendo la faccia nel mio petto.
I suoi singhiozzi vigorosi.
“Mi dispiace, Renesmee, mi dispiace”
Idiota! Idiota! Idiota!
La feci sedere e l’avvolsi tra le mie braccia.
Lì le sue lacrime sembrarono diminuire a poco a poco.
“Mi dispiace...” dissi ancora accarezzandole i capelli e le spalle.
“No, dispiace a me” disse lei scostandosi per guardarmi.
Aveva il volto ancora rigato dal pianto, le guance arrossate, le labbra gonfie e gli occhi lucidi.
L’abbracciai di nuovo, più forte.
“Non c’è nulla per cui tu debba scusarti” le dissi piano.
Si spostò leggermente per incontrare il mio sguardo.
E seppe che ero sincero, ora.
Si abbandonò di nuovo ed io la cullai ancora.

“Partirò” le dissi dopo un po’.
Riemerse turbata e mi fissò.
“Andrò a trovare... Joham”
Era un po’ che avevo cominciato a pensarci.
“No” disse scuotendo la testa “non ce n’è bisogno!”
“Sì, invece, ci sono troppe cose da... chiarire”
“No! La mezzosangue non era... una tua parente...” era agitata, spaventata “e non tornerà!”
“Ma tutta la faccenda è oscura, Renesmee” obiettai “e se c’è qualcuno che si è messo a... generare mezzosangue, lui lo saprà”
“No” protestò “non puoi!”
“E’ meglio così, Renesmee”
Meglio per tutti!
“No, non voglio!” provò disperata.
Non puoi trattenermi, pensai sorridendole.
“No... no... no...” continuò a ripetere, accucciata fra le mie braccia.
Cominciò ad accarezzarmi il petto, lentamente, strofinò pianissimo il suo naso sul mio collo come a catturare il mio odore, risalì con le mani fino alla testa e strinse i riccioli corti fra le dita.
Cosa avrei potuto fare se non godermi fino alla fine il mio addio?!
Chiuse gli occhi e lasciò che le sue dita circondassero il mio mento, poi cominciò a seguire i tratti del mio viso coi polpastrelli, proiettandomi l’immagine mentale della mia faccia.
Ma io guardavo lei che percorreva, rapita, il mio viso con le mani.
Come se fosse bellissimo!

Sentivo lei che mi toccava, delicata.
Come se fossi un oggetto prezioso!
Percepivo lei che si sporgeva interamente verso di me.
Come se non volesse altro che essere abbracciata!
E fu così che seppi in ogni più piccola parte di me che lei mi amava.
Lei mi ama!
Le carezzai piano la nuca e la tirai a me dolcemente.
Vidi le sue labbra dischiudersi, sentii il suo respiro lambire dolcemente le mie.
E poi mi unii a lei, totalmente.
Le mie labbra e le sue labbra iniziarono a sciogliersi le une nelle altre.
La sua lingua e la mia non distinguevano più il dentro e il fuori, il sopra e il sotto, ma solo l’ancora e il non averne avuto ancora a sufficienza.
Le mie mani, perse nei suoi capelli, non sapevano come uscirne, e non volevano.
Le sue mani sulla testa, sulla nuca, sulle spalle, come non volesse perdere nemmeno un frammento di me.
Lei non era mia.
Lei mi amava ma non era mia.
Ed io lo sapevo bene.
Lo sapevo anche mentre riapriva gli occhi e mi guardava con lo sguardo carico d’amore.
Tanto amore che a me sarebbe bastato, per tutta la vita.
Ma non abbastanza, non abbastanza perché fosse mia!
Lei non era mia.

Non lo era nemmeno mentre piano mi sfilava la felpa e la maglietta.
E nemmeno mentre, dolce e disperata, cominciava a baciarmi il petto.
Lei non era mia ma io ero pazzo.
Pazzo a lasciare che lei si prendesse così quello che rimaneva del mio cuore.

A lasciar cadere tutte insieme cent’anni di barriere, centocinquanta anni di difese, di protezioni.
E un solo bacio sulla punta della spalla poté spazzarle via!
Ritornò sulle mie labbra e si sdraiò portandomi con sé.
Mi adagiai leggero sopra di lei e cominciai ad allentare i bottoni della sua maglia.
Non mi fermò e sapevo che non l’avrebbe fatto.
Lei mi amava ed il pensiero di non rivedermi, per chissà quanto tempo e forse mai più, l’aveva confusa, mischiando in un colpo tutte le carte.
Ed io, senza averlo premeditato, mi trovavo a giocarmi il tutto per tutto col mio asso inaspettato.
E stare con lei, ora, era elettrico.
Elettrico e perfetto
Come la prima volta.
Come la prima volta, potevo sentire i confini del nostro mondo privato.
Come la prima volta, non c’era nient’altro che noi.
Solo noi
Vibrava di me, delle mie carezze, dei miei baci leggeri e delicati sui suoi seni.
Era lì solo per me.
Ed io ero lì per lei.
Da centocinquant’anni ormai.
Il suo petto ritrovò il mio: eravamo fusi l’uno sull’altro.
Le carezzai la pancia, mentre la sua lingua carezzava le mie labbra.
Sfiorai il bordo dei suoi jeans e si fermò.
Fissò i suoi occhi nei miei e si ritrovò.
Piano allentai uno dei bottoni.

Ma bastò un rumore.
Sottile e lontano, appena udibile.
Un ramo spezzato, un filo d’erba calpestato.
Un piccolo rumore
A ricordarle che non era mia.
Che non lo sarebbe mai stata!

Sbarrò gli occhi e s’irrigidì.
La lasciai andare mentre cominciava a piangere.
E ad invocare.
Ad invocare il nome del suo destino.
Che non ero io!


SPOILER CAPITOLO 46: TRE
Loro mi avevano dato tutto.

Io avevo arrecato loro solo dolore!
Li avevo distrutti.
Avevo distrutto tutto!
Avevo osato considerare di poterli avere entrambi, di ritrovarli ambedue al mio fianco...
Sei un mostro!
Solo un mostro può pensare di ottenere tanto dalla vita, due destini...
Mostro... Mostro! MOSTRO!

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Capitolo 46
*** Tre ***


Buon Lunedì
abbiamo qui la nostra Renesmee ed il suo tormento-post-fattaccio... ,-(
E' da qui in poi, anzi, dalla fine di questo capitolo, che le cose cominciano a farsi davvero serie per la nostra protagonista e per tutti quanti i suoi cari...
-la prima recensione in cui viene indovinato il nome del "destino" di Renesmee vince uno spoilerisssimo! ^_^ -
Il prossimo lunedì avremo invece un bel Bella pov... che darà anche un senso al rating arancione... ;-)
vi ricordo il mio Piano B <3
http://www.facebook.com/messages/?action=read&tid=id.366395773394114#!/groups/281106931902704/

e vi ricordo di scrivere a Caroline Hawkins quando chiedete l'accesso, altrimenti non so se avete trovato il gruppo per caso o perché mi leggete! ;-)
vi ricordo che ci sono anche una serie di altre storie in progress nella mia pagina autore, se vi da di darci un'occhiatina...  *_*
graziegraziegrazie <3 <3 <3 per l'affetto ed il sostegno che date a questa storia!
è la mia prima e con nessun'altra sentirò il legame speciale che sento con essa!
Buona Lettura
Lilla <3



CAPITOLO 46: TRE

“Stupida! Stupida! Stupida! Stupida principessa viziata! Ecco cosa sei! Sei contenta adesso?”
“Io..”
“Tu? Tu! TU! Tu ti sei bevuta completamente il cervello! Tu sei indiavolata! Ecco cosa sei!
Ti chiamerò Diavo-Nessie! Ti piace?”
“Molto... molto! Ma che bacchettona! Mi fai la morale, eh?”

“Te la faccio? Te la meriti! E poi tu, la morale, non sai nemmeno cosa sia!”
“Davvero? Senti tu... Santa-Renesmee... cosa avrei dovuto fare secondo te?!”

“Non baciarlo, cretina! Non farti trovare mezza nuda tra le sue braccia! Dì un po’... che intenzioni avevi?”

“Non avevo nessuna intenzione! Io... lui ha detto che stava per partire... ed io...”

“E tu cosa? Sentiamo... che hai pensato? Che fosse il caso di andarci a letto?”
“No! Io... io non ho pensato, ok? Non ho pensato proprio a niente! Ho solo sentito che una parte di me sarebbe morta per sempre, se lui fosse andato via e...”
“E.. cosa? Volevi convincerlo a restare?”
“No! Io...”
“E a Jake... cosa dirai adesso? -Scusa ma non ho pensato mentre mi gettavo tra le sue braccia!-
Lo sai che ha visto tutto, no?”
“Ma... era lontano!”
“Era lontano ma ha capito tutto!”
“Io...”

“Sei patetica! Sei un Mostro!”
“Lo so...”
Certo che lo sapevo.
Non facevo altro che ripetermelo da giorni ormai...
Forse se qualcuno mi avesse dato retta, avrebbe impedito che compissi la mia opera.
“In effetti sei stata perfetta: ne hai ammazzati due in un colpo solo!”
“Tre, veramente...”
Già... tre!
Ma chi è che ha detto che il tre è il numero perfetto?

Se mai lo fosse stato io non sarei stata costretta a sopportare quelle due presenze nella mia testa, se mai lo fosse stato le loro vocine non sarebbero state tanto stridule e lamentevoli insieme, se mai lo fosse stato loro non avrebbero avuto così maledettamente ragione.
Entrambe!
Avevo appena rovinato tutto. Tutto!
E solo per egoismo!
Puro e semplice egoismo.
Puro e orribile egoismo...
Per egoismo avevo chiesto a Jacob di rinunciare a tutto per me, alla sua terra, alla sua famiglia, a tutto, per cosa?
Per una stolta ragazzina viziata che non riusciva a rinunciare a niente!
 A niente!

E... Nahuel?!
Non ero stata capace di lasciarlo andare, avevo voluto prendere tutto quello che potevo, finché potevo.
E senza potergli offrire niente in cambio, niente!
Loro mi avevano dato tutto.

Io avevo arrecato loro solo dolore!
Li avevo distrutti.
Avevo distrutto tutto!
Avevo osato considerare di poterli avere entrambi, di ritrovarli ambedue al mio fianco...
Sei un mostro!
Solo un mostro può pensare di ottenere tanto dalla vita, due destini...
Mostro... Mostro! MOSTRO!

Io ci avevo ammazzati, io ci avrei ammazzati tutti!
Ora che anche il futuro dei miei cari, della mia famiglia, era nelle mie mani, non mi era difficile prevederne l’infausto destino.
Io avrei distrutto tutto!
Tutto... tutto! TUTTO!
Il mondo prese a girare violentemente a quei pensieri, i bastoni della tenda, che fissavo ormai da ore, nell’oscurità della notte, sembrarono deformarsi ed ondeggiare, sentii le forze mancarmi e per un momento pensai che, forse, la fine era già arrivata per me.
Poi il richiamo di un uccello, lontano, nel buio.
E qualcosa si riaccese, come la consapevolezza che in fondo nulla è mai perduto.
Che l’alba, infine, nonostante tutto, si stava comunque approssimando.
Aprii la lampo ed ammirai il cielo più spettacolare che avessi mai visto.
Da un lato, nel blu notte, denso, scuro, un lumicino sbiadiva pian piano, dall’altro, verso est, verso casa, pochi ma stupefacenti raggi dai colori fluorescenti, rosa, arancio e persino viola, trafiggevano il cielo.
Eppure non sembrava un vero scontro, non una rivalsa, piuttosto un gioco, uno scambio.
Sole e Luna che non potevano mai stare insieme, eppure illuminavano lo stesso cielo.
Ed a volte s’incontravano, incrociavano il proprio cammino.
Mi sembrò un buon presagio.

Ascoltai quello che succedeva attorno a me.
Nahuel, dopo aver passato ore immobile nella sua tenda, si era infine addormentato.
Forse era esausto... forse aveva fissato i bastoni della tenda come me per tutta la notte...
Forse l’avevo ferito a morte...
Piegai la testa e sospirai.
Ma dovevo andare avanti.
DOVEVO.
Solo io potevo farlo.
Presi dal mio zaino un cambio, dei jeans e la mia felpa rosa.
La felpa della visione...

Alla fine, nessuno può opporsi al destino.
Qualunque esso sia!
Mi incamminai verso il bosco, verso sud-est, nella direzione in cui mi sembrava di percepire un flusso d’acqua.
Mi assicurai di fare meno rumore possibile: non volevo svegliarli.
Il lupo, ormai non più mio, era sparito per diverse ore, mentre io lo invocavo, miserabile e presuntuosa.
Poi era ricomparso, avvicinandosi abbastanza da tenere sotto controllo le due tende, ma rimanendo lontano, distante.
Distante e disgustato!
Com’era giusto che fosse!
Avrei voluto avvicinarmi, controllare che non fosse ferito...
Ma aveva promesso, no?
Scossi piano la testa.
Probabilmente quella promessa non valeva più, probabilmente nessuna promessa valeva più, ormai.
Probabilmente nessun legame avrebbe potuto trattenerlo ancora.
Nessuno!
Sentii una stretta fortissima allo stomaco, barcollai e se avessi potuto avrei gridato con tutto il fiato che avevo in gola.
Ma non potevo. Non potevo essere egoista. Non di nuovo...
Cercai di ritrovare le forze e m’incamminai.

Ci volle circa un’ora per raggiungere quello che avevo creduto essere un ruscello.
Alla fine mi trovai di fronte una specie di miraggio.
Un piccolo, incantevole laghetto occupava quasi interamente l’altopiano, circondato dalle cime dei monti.
Quello scenario sembrava strappato ad un libro di fiabe.
Ed era deserto, non si avvertivano presenze se non quelle silenziose e discrete di alcuni scoiattoli che scattavano da un ramo all’altro delle alte querce.
Vorrei che Jake lo vedesse, pensai.
Un’altra fitta, un altro dolore, forte da togliere il fiato, profondo e cupo tanto da impedirmi di urlare.
Restai a terra per alcuni minuti.
Ma DOVEVO alzarmi.
E lo feci.
Mi spogliai e mi lasciai andare a quelle acque scure e avvolgenti ed ai colori dell’alba, ai raggi del sole che avevano incoronato le vette.
Mi asciugai e mi rivestii in fretta.
Quindi lasciai lì le mie cose, magari un giorno sarei tornata a riprenderle... magari...
Mi diressi verso valle, verso casa, verso il mio destino, qualunque esso fosse.

Non era ancora mezzogiorno che ero già a metà strada.
D’un tratto il sole, fin allora fermamente intenzionato a splendere, venne oscurato da un insidioso velo grigio.
Sentii un brivido lungo la schiena e seppi che il mio destino -qualunque esso fosse- mi aveva appena trovata.

SPOILER CAPITOLO 47: "Bella..."
Mi fissò di rimando incuriosito e solo un po’ turbato mentre lentamente mi avvicinavo.
Gli accarezzai il petto con le mani, mentre cominciavo a baciargli una spalla.
In poco tempo le mie dita si ritrovarono sui suoi pantaloni e cominciarono a sbottonarli.

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Capitolo 47
*** "Bella..." ***


Sera Fanciulle ^_^
come state?!
Io abbastanza cotta ma dopo un WE meraviglioso in compagnia del mio Piano B <3 *_*

http://www.facebook.com/groups/281106931902704/#!/groups/281106931902704/
-ricordo a chi volesse accedere al gruppo di contattare Caroline Hawkins aka me medesima dopo aver inviato la sua richiesta, glassie!-
Dunque, perdonate il ritardo e il non aver ancora risposto alle ultime recensioni ma, come ho detto, sono stati giorni di fuoco! ^_^
graziegraziegrazie ancora a tuttetuttetutte le lettrici e le recensici -è Italiano?!-... <3 <3 <3
riguardo la mia domandina dello scorso capitolo, non intendevo il Destino di Nessie, quello con la D maiuscola, ma quello che l'attende nel bosco, il motivo per cui, andando lì, lei ha la possibilità di salvare la sua famiglia... perciò potete ancora indovinare! ;-)
Fatevi sentire
Lilla <3




CAPITOLO 47: “Bella...”

“Edward...”
Era intento a fissare il tramonto. Come ogni sera, anche se quella, non era come tutte le sere.
Ma il mio uomo che non poteva tramontare adorava quel momento: il momento della giornata in cui il sole si congeda. I
l mio amore eterno amava contemplare, di ogni giorno, la fine.
Di ogni cosa, la caducità.
E noi? Saremmo mai tramontati, noi? Irriducibili oppositori del destino di tutte le cose!
Gli sfuggì un sospiro.
Sapevo a cosa stava pensando.
Sapevo a chi stava pensando.
A lei. A nostra figlia.
Era assurdo, semplicemente assurdo che io fossi gelosa di lei, eppure...
Io sapevo che il mio amore per lei risiedeva in ogni singola cellula del mio corpo, io l’amavo come solo chi ha dato la vita può amare, io l’amavo come solo chi ha dato sangue al suo sangue può amare.
Io l’amavo, ma lui si struggeva per lei.
Ed io ne ero gelosa.
Ero gelosa del loro legame così speciale.
Ero gelosa del loro appartenersi in maniera così unica.
Come solo un padre ed una figlia possono fare.
Ero gelosa perché lei era stata la mia prima ed unica rivale.
L’unica a contendersi con me il tempo, l’amore e le attenzioni di Edward.
Non ho mai imparato così tanto da una persona quanto da mia figlia!
Avevo imparato molto da mio padre, avevo imparato da mia madre, dalla mia nuova famiglia.
Avevo imparato moltissimo da Edward.
Ma mia figlia mi aveva insegnato sin dal principio, fin dalla prima volta che l’avevo sentita muoversi dentro di me.
Renesmee mi aveva insegnato che, per amore, se è amore, puoi sopportare ogni dolore e frustrazione.
Per amore, se è amore, puoi dividere anche ciò che hai di più caro.
Per amore, se è amore, ci sarai sempre, in qualsiasi circostanza.
“Edward...”
Si voltò piano, senza parlare, poggiando una guancia sulla mia spalla.
Rimasi ad ammirare il suo profilo, scoprendomi ancora una volta emozionata, adorante, innamorata.
Sfiorai con un dito la fronte larga, marmorea, solcata non so come da sottilissime rughe di preoccupazione, seguii il naso dritto, fino alle labbra, rosse e impertinenti, ed ora corrucciate.
Percorsi il profilo del mento fino all’orecchio: era perfetto, bello da togliere il fiato, come sempre...
L’ultimo raggio di sole scivolò dalla nostra pelle adamantina ed io sussultai.
“A che pensi?” la sua voce calda, leggera, come una carezza.
“Che potrebbe essere l’ultimo tramonto”
I suoi occhi scintillarono nei miei, ambra nell’ambra.
Restammo così per un istante infinito.
“E’ vero” disse infine pianissimo.
I suoi occhi non lasciarono i miei, i miei non avrebbero mai lasciato i suoi.
Avvicinò piano entrambe le mani al mio volto e i pollici presero a solleticare le mie guance, mentre le altre dita carezzavano la pelle scoperta dietro al mio orecchio.
“E’ incredibile” il suo soffio inebriante sul mio viso.
“Ho fatto tante storie per donarti l’immortalità ed ora...” non riuscì a concludere.
Una smorfia gli attraversò il volto e dovette distogliere lo sguardo.
“Ora...” dissi piano, carezzandogli una guancia per riportarlo nei miei occhi.
“Ora potremmo tramontare” conclusi.

“Insieme” aggiunse.
“Insieme” dissi mentre già mi sfiorava le labbra con le sue.
L’amore, il legame profondo che ci univa, il nostro vincolo abissale ci investii risuonando con tutta la sua potenza nei nostri corpi stretti, fino alle ossa, fino al midollo e più in profondità: fino al centro della terra.
Cominciai a percorrere il suo viso con le labbra, bacio dopo bacio.
Lasciai i miei baci sulla sua fronte, sulle sopracciglia bronzee, sugli zigomi alti, lasciai un bacio sulla punta del naso, uno sul neo che aveva al centro della guancia, uno sul lobo dell’orecchio, tanti sulla mandibola squadrata, mentre le mie dita seguivano le labbra e si ritrovavano sulla fossetta del suo mento.
“Bella...”
Le sue mani che avevano continuato a carezzare le mie guance per tutto il tempo, mi tirarono a lui.
Le sue labbra si appropriarono della mia bocca, del mio mento, delle mie guance.
Poi fu di nuovo sulle mie labbra per un altro bacio, denso, avvolgente, straziante.
Uno di quei baci che mi dava quando temeva di perdermi.
Tutte le volte
Anche stavolta s’impossessò delle mie labbra, anche stavolta premette avido su di loro, le circondò, le strofinò sulle sue, le morse, le torturò, mentre le sue dita stringevano la mia mascella come se potessi sfuggirgli da un momento all’altro.
Sentii il mio cuore, quel cuore muto e freddo che occupava invano il mio petto... poteva quel cuore fare ancora male? Eppure da lì, dal centro esatto di me, ogni volta -tutte le volte- che mi baciava così, nasceva un dolore, una fitta viva, una stretta potente, che mi stordiva, tanto da farmi temere di perdere i sensi, tanto da farmi quasi perdere le forze. Ma quel dolore, il dolore che lui mi dava, non l’avrei barattato con nulla al mondo. Perché solo LUI sapeva darmi quel dolore.
“Edward...”
Dissi prendendogli la nuca e stringendo fra le dita i suoi capelli, mentre mi chiedevo ancora una volta come avessi avuto la fortuna di poterlo fare.
La fortuna di essere io -proprio io- quella a cui fosse toccato in sorte quella specie di mistico piacere che era attraversare le sue ciocche ribelli.
Quella sorta di impossibile incantesimo che è amare essendo riamati.
Quella rara occasione che la vita a volte da di essere tutt’uno con un altra persona.
E noi eravamo uno!
E lo saremmo sempre stati...

“Bella...” sussurrò mentre le mie mani gli circondavano il collo e cercavano il primo bottone della sua camicia.
Gliela tolsi piano e non perché avessi dimenticato di essere una vampira e di portarla ridurre a brandelli in un attimo, ne perché volessi provocarlo, lo feci per prolungare il piacere di quel gesto. La meraviglia di scoprire lentamente la pelle candida del suo petto, la soddisfazione di vederlo fremere e tremare ad ogni bacio che seguiva a ruota le mie mani. Lo feci perché volevo che tutto di lui restasse indelebile in me. Se dovevo morire, volevo farlo col suo sapore sulle mie labbra, con la sua immagine davanti agli occhi, con il cuore pieno di noi.
Quando con i polpastrelli sfiorai lieve i suoi fianchi, il suo autocontrollo capitolò e ringhiò sulla mia faccia il mio nome.
“Bella...” un ringhio di piacere.
Mi ritrovai nel nostro laghetto, quello che Esme riproduceva ogni volta nella nostra casa, perché conservassimo il ricordo della sua isola e dell’inaspettato prodigio che vi era avvenuto.
“Ehi!” provai a protestare tutta bagnata.
Ma la sua bocca era già incollata alla mia, il mio corpo al suo.
Avere addosso l’essere più incredibilmente affascinante di tutti i tempi, per di più a dorso nudo, sentire le sue labbra bagnate e lucide scivolare sulle mie, avvertire i suoi capelli fiammeggianti gocciolare sulla faccia e le sue mani immerse nell’acqua liberarmi dalla maglietta è un’esperienza semplicemente in.descrivibile.
“Edward...” gemei mentre le sue labbra, i suoi denti e la sua lingua lavoravano famelici sulla pelle del mio collo.
Le sue dita si aggrapparono al gancio del mio reggiseno e lo fecero saltare.
Mi sentii liberata e sussultai.
Il ghigno, il suo ghigno si dispiegò sul meraviglioso viso di mio marito.
Incapace di fare altro gli presi la testa tra le mani e la spinsi sul mio petto.
“Mmm...” mormorò mentre si faceva strada tra i miei seni con le labbra.
Trovò un capezzolo e lo prese.
Lo circondo, lo tirò a sé con le labbra, lo solleticò con la lingua, infine lo morse leggermente.
Sibilai di piacere mentre le mie mani stringevano forte i bordi della piccola vasca e lasciavano la loro impronta sul granito.
“Attenta... o Esme sarà costretta a rifare tutto” sussurrò divertito al mio orecchio.
Si stava divertendo un po’ troppo per i miei gusti...
E’ ora di mostrarti chi comanda, signor Cullen!
Lo fissai negli occhi perché vi leggesse le mie intenzioni e lo spinsi all’altra sponda della vasca.
Mi fissò di rimando incuriosito e solo un po’ turbato mentre lentamente mi avvicinavo.
Gli accarezzai il petto con le mani, mentre cominciavo a baciargli una spalla.
In poco tempo le mie dita si ritrovarono sui suoi pantaloni e cominciarono a sbottonarli.
“Bella...” ogni tanto gli sfuggiva ancora quel tono di rimprovero.
Sorrisi.
“Mio adorato e pudico consorte” dissi strofinando il mio naso col suo “quante volte sei stato così” aggiunsi lasciando scivolare i suoi pantaloni “ tra le mie mani?”
“Mmm...” rispose cercando di confondermi col suo sguardo ammaliatore “questo non vuol dire che io non ne sia ogni volta... stordito”
“E questo come ti fa sentire?” lo provocai scoprendo i suoi glutei... beh... di marmo!
“Oh... Bella!”
“Come?!” protestai mordendogli un lobo e spingendo il mio seno contro il suo petto.
“Sopraffatto” esalò.
Sorrisi sardonica.
“E questo?” dissi afferrando la sua virilità con la mia mano.
Un gemito strozzato dalla gola.
“Questo come ti fa sentire, Edward?” soffiai sulle sue labbra mentre intensificavo le mie audaci carezze.
“Bella...” si lamentò mentre il suo piacere si accresceva fra le mie mani.
“Dillo, Edward, dimmelo...” insistei baciandogli il collo.
“PAZZO! Totalmente pazzo!”
E in un istante fui sul prato, con niente più addosso.
“Ed...”
“Zitta!” ordinò tappandomi la bocca, feroce.
Era sopra di me, con una mano mi prese la nuca, perché non potessi sfuggire ai suoi baci, ai suoi morsi sulle labbra, alle imboscate della sua lingua. Con l’altra mi strinse forte un fianco, tanto, che se l’avessi ritenuto impossibile, avrei pensato che mi avesse lasciato un livido.
“Ora starai zitta” disse mentre assaporava con la lingua il mio labbro inferiore.
La sua mano scivolò leggera su di me fino a incontrare il mio segreto ed io sobbalzai.
Le sue dita, le sue lunghe e affusolate dita, le sue perfette dita da pianista iniziarono la loro esecuzione su di me.
Lui... lui e le sue dita mi facevano impazzire... sapevano far vibrare tutte le mie corde... e tutte insieme! Lui... lui mi stava suonando!
Il mio corpo rispondeva a ogni tocco gemendo, vibrando, contorcendosi.
Ero letteralmente strumento nelle sue mani!
Mi restava solo il fiato per l’ultima preghiera.
“Edward...” i miei topazi cercarono i suoi perché comprendesse senza parole.
Lo fece.
Fu mio mentre mi faceva sua.
I nostri corpi s’incontrarono sull’erba soffice del prato, mentre i nostri occhi si scambiavano amore e passione. I nostri movimenti si sincronizzarono, i nostri respiri si fusero, i nostri cuori galleggiarono. Le nostre mani si ritrovarono, le nostre anime contemplarono l’infinito nell’anima dell’altro. D’un tratto la nostra danza divenne frenetica, i movimenti concitati, i respiri mozzati, i gemiti prolungati e poi... Poi fu tutto e tutto quanto insieme. Mentre i nostri sguardi colavano l’uno nell’altro, mentre le contrazioni dei nostri corpi scuotevano il giardino intorno, mentre cielo e terra si ricongiungevano senza esser mai stati davvero separati, c’era TUTTO e tutto insieme!
Rimanemmo così, l’uno nell’altra, per un tempo indefinito.
“Nulla potrà mai separarci” disse infine.
“In effetti” risposi sorridendo “non siamo mai stati separati”
Mi baciò le labbra leggero.
“Noi siamo uno” confermò.
“Nulla potrà mai separarci” ripetei.
“Nulla” sussurrò.
Nei nostri sguardi fusi l’incoscienza, l’assoluta incoscienza dell’amore.
La luna e le stelle furono testimoni di quanto ancora desiderassimo l’uno dall’altra nell’oscura e luminosa notte.

SPOILER CAPITOLO 48: SCHEGGE

Quando il pericolo ti raggiunge, non hai bisogno di alcun segnale per riconoscerlo.
Lo riconosci dal brivido lungo la schiena.
Lo riconosci da come si rizza ogni singolo capello, ogni   pelo, lo riconosci dalla vibrazione di ogni tua cellula che dice solo: “Allarme!”.
Quando il pericolo ti raggiunge, non occorre che si presenti con un cartello sulla testa.
Eppure, nel momento in cui mi voltai e la vidi, fu come se lei, quel cartello, ce l’avesse davvero.

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Capitolo 48
*** Schegge ***



Ssssera ^_^
lo so, lo so... sono una ritardataria patologica... credetemi, la mia vita -o il mio karma- ci mette del suo...
ad ogni modo... ho qui un capitolo tutto per voi, che è l'inizio della parte più movimentata della storia... e che lascia una serie d'importantissimi indizi!
Vediamo un po' che dubbi e domande ed intuizioni vi vengono in mente! ;-)
Ora vado... sono spossata ed ho una marea di recensioni a cui rispondere! O_O
a Lunedì!
-incrociate tutte le dita che avete XD-
Lilla <3

PS: non vi dimenticate del Piano B
http://www.facebook.com/#!/groups/281106931902704/


NB: e vi lascio una fotina di lei -il destino di Renesmee-...






CAPITOLO 48: SCHEGGE

Quando il pericolo ti raggiunge, non hai bisogno di alcun segnale per riconoscerlo.
Lo riconosci dal brivido lungo la schiena.
Lo riconosci da come si rizza ogni singolo capello, ogni  pelo, lo riconosci dalla vibrazione di ogni tua cellula che dice solo: “Allarme!”.
Quando il pericolo ti raggiunge, non occorre che si presenti con un cartello sulla testa.
Eppure nel momento in cui mi voltai e la vidi, fu come se lei, quel cartello, ce l’avesse davvero.
Lei, ancora lei...
Lei ERA il pericolo, per me.
Lei e il suo respiro regolare, lei e il ritmo del suo cuore acceso, lei e la sua pelle di luna, lei e le  sue labbra spesse e vermiglie, lei e il suo riso di sfida, lei e i suoi occhi di ghiaccio.
“Ci rivediamo, Renesmee” sogghignò “finalmente...” aggiunse spiccando un salto dal ramo su cui stava acquattata e atterrando proprio davanti a me.
“Ti sono mancata?” chiese a un centimetro dalla mia faccia scoprendo i denti.
Bianchi e lucenti, scintillanti e letali.
In una frazione di secondo si avventò sul mio collo, pronta a rendere efficaci le sue fauci sulla mia giugulare.
Riuscii a scansarla per non so quale istinto involontario, ma le sue unghie arrivarono a ferire la mia spalla.
La spalla destra, quella che già una volta aveva subito il suo attacco.
La cicatrice, sebbene quasi del tutto rimarginata, si riaprì.
Il sangue macchiò il mio braccio e la felpa strappata.
“Ah ah...” gioì la mia aguzzina “sei ancora la stessa inetta ragazzina!”
Fu in quel momento che la rabbia sovrastò ogni altra emozione.
Cancellò il dolore, mise in secondo piano la preoccupazione, minimizzò le insicurezze, superò persino la paura, non lasciando spazio ad altro.
Solo e soltanto furore.
Mi avventai su di lei,  ma riuscì a scansarmi.
Ci riprovai immediatamente, senza riflettere, come un cane rabbioso con la bava alla bocca.
Mi evitò ancora.
Le ringhiai contro furibonda.
“Mmm... ti ho fatto arrabbiare, ragazzina?” gongolò lei.
Senza farle finire la frase, le fui addosso, digrignando i denti e atterrandola.
Mi colpì il costato con un ginocchio, costringendomi a mollare la presa e a lasciarla sgusciare via.
“Ci siamo allenate, eh?!” ironizzò.
“Ma non penserai davvero di battermi, ragazzina?” aggiunse sprezzante.
“E questa volta non arriverà il paparino a salvarti!”
Ruggii feroce.
“Oh.. chissà quanto piangerà la morte della sua piccolina!” disse in un’orribile tonalità lamentosa.
“Smettila...” intimai serrando ancor di più le mascelle.
Sorrise maligna e cominciò a girare in cerchio attorno a me.
“E il tuo cagnolino dove l’hai lasciato, Renesmee?” sghignazzò.
Aveva detto una parola di troppo, ora.
Aveva detto le sue ultime parole, giurai a me stessa.
Saltai verso di lei, ma si appese a un ramo sopra la sua testa.
Provai a raggiungerla, ma si aggrappò alla sporgenza di un abete, più in alto.
Cominciò così una danza, un balletto, fatto di salti, di prese mancate, di ringhi sommessi.
Eravamo veloci, velocissime.
Concentrate su nient’altro se non i movimenti dell’altra, focalizzando ogni oscillazione, provando ad anticipare ogni intenzione, pronte ad approfittare del più piccolo errore, della minima disattenzione.
Dall’esterno sarebbe stato visibile ben poco di quella esibizione, saremmo forse sembrate delle schegge impazzite, impegnate ad incrociarsi e a rincorrersi sulle punte dei pini, fra le chiome delle querce, e a lasciare la loro scia tra le felci basse.
Mentre eseguivamo la nostra coreografia, sentii crescere dentro di me una nuova sensazione, una specie di strana euforia: l’adrenalina pompava nelle mie vene, alimentava i miei muscoli e mi incitava ancora, un attacco dopo l’altro.
Mentre incrociavamo i nostri sguardi, vidi nei suoi occhi la stessa eccitazione, la stessa necessità di lotta, lo stesso bisogno di dare via libera agli istinti.
Vidi anche che, oltre la facciata sprezzante e altera, c’era una ragazza, solo una ragazza, come me.
Vidi nei suoi occhi la stessa necessità di dimostrare, a se stessa ed agli altri, che ce la poteva fare, che poteva essere all’altezza.
Lo stesso, identico, desiderio di rendere orgoglioso qualcuno. Qualcuno di caro!
“Stupida!” sputò avventandosi su di me.
Aveva ragione, aveva maledettamente ragione!
Mi ero distratta, persa nelle mie elucubrazioni, nelle mie vuote supposizioni, senza capo né coda.
Mi ero distratta ed ora lei era sopra di me.
“E’ finita, Renesmee!” disse fissando i suoi occhi di cielo freddo nei miei.
In un istante, al suo volto si sovrapposero quelli del miei cari, ed in ultimo il SUO viso, il più caro di tutti!
No... pensai, Non può finire così!
Le mie braccia fecero resistenza alle sue mani che le imprigionavano, le mie gambe si piegarono e i miei piedi riuscirono, infine, a scalciarla via.
Recuperò l’equilibrio come un gatto: fece una capriola in aria e si ritrovò a quattro zampe nello spazio fra due grossi tronchi di pino.
Non era nemmeno atterrata che già caricava contro di me, inferocita.
Voltandomi, l’afferrai e la spinsi via.
Finì la sua corsa contro il tronco largo di una quercia, un rumore cupo riecheggiò nella foresta.
Rimase immobile per un secondo, quindi i suoi occhi si riaccesero, posseduti dalla furia.
Si riavventò su di me, mi atterrò, mi prese per i capelli e cominciò a trascinarmi correndo tra gli arbusti.
I rami si spezzavano e, a causa della velocità con cui il mio corpo li attraversava, riuscivano a ferirmi.
Fui sul punto di cedere, di cedere alla vista dei graffi sul mio corpo, di cedere al dolore alla spalla, di cedere alle sue risa trionfanti, ma l’istinto ebbe il sopravvento, ancora una volta.
Le afferrai una caviglia e poi l’altra e la feci cadere.
Mi spinse via ma mi rialzai.
Caricò verso di me ma la respinsi.
Un altro tonfo, seguito da un urlo, di dolore.
Poi più nulla.
Nel bosco non si udiva nient’altro che il mio respiro.
Mi guardai attorno, mentre avevo ancora il fiato corto.
La vidi, accasciata sotto una piccola quercia.
Mi avvicinai piano constatando che respirava ancora seppure in maniera estremamente sottile.
Le sfiorai la guancia ed istantaneamente spalancò le iridi azzurre, spaventata.
Seguì un conato e dalla sua bocca uscì un fiotto scuro di sangue.
Mi fissò respirando affannosamente, poi disse: “Uccidimi ora, che aspetti, ragazzina?!”

Sussultai, arretrando di un passo.
“Io non voglio ucciderti...” confessai con un filo di voce.
“Ah... ah...” la sua risata bassa fu subito accompagnata da un rantolo e da un nuovo conato.
“E perché, idiota? Perché?! Io ti ucciderei anche adesso...” aggiunse risentita.
“Perché io non sono un’assassina”
Quella ragazza mi aveva aggredito, aveva messo a rischio la mia vita, mi aveva umiliata, ed io l’avevo odiata, certo, e forse avevo desiderato di ucciderla.
Ma i suoi occhi, i suoi occhi azzurri, erano vivi e sinceri, e così... vulnerabili... non avrei spento quegli occhi... non sarei mai stata la loro aguzzina!
Mi fissò sbalordita per lunghi secondi, quasi non potesse credere a ciò che aveva appena udito.
“Ascoltami” dissi avvicinandomi “ora andremo da mio nonno. Lui... è un grande medico e troverà il modo di guarirti, ok?”
Esitavo, incerta della sua reazione.
“Perché?” chiese attonita “Perché lo farebbe?”
Sorrisi a metà, come avrebbe fatto mio padre: “Perché è un Cullen, credo”
“Vieni” le dissi cercando di farla alzare, ma non si reggeva in piedi.
“Vai...” disse scuotendo la testa “devi andare... loro...” ma le sue parole furono interrotte ancora dal vomito.
loro...
Improvvisamente tutte le domande che non mi ero ancora posta invasero la mia mente.
Loro?
Loro chi?!

E perché lei conosceva il mio nome? E sapeva di mio padre? E...
E perché, allora, mi aveva aggredito?

“Tranquilla, ti porterò in spalla ma io... devo sapere... chi ti ha mandato da me?”

M’inchiodò ai suoi occhi, con l’animo diviso a metà.
“Lui...” cominciò.
“Lui...” le feci eco io.
D’un tratto la sua espressione mutò, i suoi tratti ghiacciarono in una maschera di orrore, cominciò a contorcersi e ad urlare come in preda ad insopportabili fitte.
“Che succede? Dimmi... che succede?”
“Lei...” biascicò mentre il suo strazio sembrava accrescersi.
I suoi occhi mi indicarono la traiettoria.
Mi voltai verso le lunghe file di abeti, alla ricerca di qualcosa.
Tutto ciò che riuscii a distinguere furono due grandi pupille vermiglie.
Poi fu solo dolore.

SPOILER CAPITOLO 49: CARLISLE
“Stanno arrivando” lo sguardo di Alice perso nella sua visione, attorno alle sue spalle il braccio del suo compagno.
Ognuno si strinse al fianco del suo destino.
Io riservai un ultimo sguardo al mio, al suo viso carico d’amore, ai suoi occhi meravigliosi, alle deliziose fossette, ai capelli castani mossi e profumati.
La baciai e mi voltai verso coloro che stavano arrivando.

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Capitolo 49
*** Carlisle ***


che dire?! mi potete perdonare...?!
*_*
vi lascio velocissimamente al capitolo in cui ho dato spazio ad un'altra voce narrante... <3
E sì: Renesmee l'abbiamo lasciata lì alle prese con un paio di occhi rossi e tanto dolore... ma la ritroveremo presto! ^_^
io vi abbraccio fortissimo e vi ringrazio per le nuove recensioni e le nuove sostenitrici di Imprinting e per quelle che ci sono sempre! graziegraziegrazie<3 <3 <3
-risponderò a tutte le recensioni, come faccio sempre, ma per ora ho pensato preferiste che postassi... ;-)-
vi ricordo il mio gruppo su Fb
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with Love
Lilla <3



CAPITOLO 49: CARLISLE


Era trascorso mezzogiorno da più di un’ora ormai e grosse nuvole aleggiavano sul cielo non più sereno.
Un brivido percorse, inaspettato, tutta la mia schiena.
Era una giornata campale.
Un’altra! Un’altra decisiva giornata nella mia quasi quadri-centenaria storia!
Quanto avrei dovuto vivere ancora per non sentire più la strisciante infezione del panico sotto la mia pelle?
Quante altre determinanti stagioni avrei dovuto attraversare per divenire immune alla paura?
In cuor mio pregai che non accadesse mai.
Anche se era doloroso -assurdamente doloroso- anche se la tensione di giorni del genere era l’unica fatica che avessi mai dovuto sopportare dal giorno della mia trasformazione, scongiurai il cielo di non togliermi mai quello che rimaneva del mio cuore, della mia umanità.
Avrei preferito morire.
“Non succederà” la voce di mio figlio, alle mie spalle.
“Non succederà mai!”
Edward...
“Non morirai e non perderai la tua umanità” spiegò.
Sospirai.
Lo spero davvero, figliolo...
“Ma non sono le cose che temo più di perdere oggi, non la prima, almeno” dissi a voce, sorridendo.
L’espressione sul suo volto mutò d’improvviso, proprio come il colore del cielo sopra di noi.
D’un tratto il mondo si fece grigio, scuro e minaccioso.
“Carlisle...” nella voce, seppure controllata, vibrava la preoccupazione.
Non serviva aggiungesse altro.
Ora toccava a me, ero io il responsabile per loro, loro erano la mia famiglia.
Ma come potevo mentire a lui, rassicurarlo quando nemmeno io riuscivo a sentirmi sicuro?
Eppure mio era il compito di guidarli, di indicare loro la direzione.
La direzione... quale sarà la nostra direzione, oggi?
“Non perderemo la nostra umanità, figliolo” la voce ferma ma calda.
“Padre... noi non siamo umani” obiettò.
“Edward, noi non siamo dei mostri!” dissi incrociando il suo sguardo.
“Noi forse no... ma loro..” insisté mentre la furia provava a crearsi un varco nel suo nobile animo.
“NOI non saremo mai come LORO” scandii, ancora occhi negli occhi “te lo prometto, figliolo!”
“Ci conto” disse sorridendo a metà, com’era solito fare.
“Edward” poggiai le mani sulle sue spalle “qualsiasi cosa accada non lasciare che la paura o la rabbia si prendano tutto di te, mai!”
E non sarai come loro...
Il suo volto si distese.
Poi sentimmo il dolce profumo delle nostre compagne sopraggiungere sul prato.
Poco dietro di loro, gli altri membri della famiglia.
Otto... solo otto!
L’ultima volta, in quella radura, eravamo molti di più.
Ma questa volta, il tutto aveva preso una piega insolita, e inquietante.
L’arrivo dei Volturi era apparso nelle visioni di Alice con un margine temporale ristretto, troppo!
Come fosse stato programmato, come se qualcuno avesse volutamente sabotato il suo potere.
Ma se è così, come hanno fatto?
In soli due giorni di tempo, quasi tutti i nostri amici non avrebbero fatto in tempo ad essere avvisati e a raggiungerci, se anche avessero deciso, ancora una volta, di farsi coinvolgere in quel gioco ambiguo e pericoloso che, alla prova dei fatti, i vampiri italiani parevano avere ingaggiato con noi.
Eleazar e la sua famiglia erano stati informati e, naturalmente, si erano offerti di correre in nostro aiuto, ma avevo preferito non intervenissero.
Saremmo stati comunque in minoranza numerica e tale minoranza sarebbe stata schiacciante, stavolta.
Ma avevo bisogno che qualcuno sapesse, che, qualunque fosse stata la piega presa dal nostro incontro, qualcuno nel nostro mondo sapesse la verità.
Che eravamo stati attaccati, nuovamente, e senza giusta ragione!
Un suono basso e feroce dalle labbra di mio figlio.
Era agitato e inquieto e non era da lui.
Ma sapevo cosa provava, per una volta ero io a conoscere i suoi pensieri, alla perfezione!
Conoscevo i dubbi, i tormenti che lo attraversavano.
Conoscevo la sensazione di essere responsabile per qualcun altro, per qualcuno che ti chiama padre, per qualcuno che, ad ogni costo, avresti allontanato dal pericolo e che hai, invece, lasciato andare.
Per qualcuno che hai dovuto esporre all’altare del destino, senza garanzie, senza la minima assicurazione che quello non fosse il tuo sbaglio più grande.
“Saremo soli oggi, figli miei” esordii percorrendo uno per uno i loro dolci e amati volti “saremo solo noi otto e Seth e Leah, naturalmente” proseguii indicando i due grandi e giovani lupi appena comparsi sul prato “ma a voi, figlioli, devo rammentare le particolari istruzioni che avete ricevuto” continuai volgendomi ai due licantropi “sarete ai margini della nostra formazione, non prenderete iniziative personali e, se la situazione dovesse... degenerare” dissi prendendo un profondo respiro “vi allontanerete, avvertendo Jacob che è necessario non avvicinarsi”
“Queste le istruzioni che ci ha lasciato il vostro alfa” conclusi.
Renesmee non avrebbe mai accettato di essere allontanata dal pericolo e dai suoi genitori, ma Jake e Edward ne avevano parlato e, per una volta, si erano trovati d’accordo.
“Saremo soli oggi” ripresi “in minoranza, ma non meno forti. Noi siamo più forti di loro” dissi con fermezza “e non per i nostri doni speciali, noi siamo più forti perché non temiamo la fine. Vi conosco bene, figli miei, so che nessuno di voi teme di morire per salvare ciò che ama. E chi non teme la morte, perché ha un bene superiore da difendere, è invincibile.”
Nei loro occhi vedevo che era proprio così, nei loro occhi non c’era paura ma coraggio, nei loro cuori non c’era odio, non rancore né ira, ma amore.
“L’unico pericolo che corriamo è di farci ingannare. E’ quello di farci annebbiare dalla presunzione di essere nel giusto, dalla sete di vendetta mascherata da senso di giustizia, dal bisogno di ferire per il timore di essere feriti”
“E se non potessimo evitare... lo scontro?” la sfida negli occhi di Edward.
“Quando si arriva a posizioni inconciliabili, lo scontro è inevitabile” risposi sicuro.
Finalmente, ora che sapeva che, nonostante tutto, avevamo qualcosa in più di loro, ora che sapeva come sarebbe stato giusto comportarsi in ogni caso, potevo sentire che era pronto.
Edward era pronto.
Io ero pronto.
Noi eravamo pronti.
“Stanno arrivando” lo sguardo di Alice perso nella sua visione, attorno alle sue spalle il braccio del suo compagno.
Ognuno si strinse al fianco del suo destino.
Io riservai un ultimo sguardo al mio, al suo viso carico d’amore, ai suoi occhi meravigliosi, alle deliziose fossette, ai capelli castani mossi e profumati.
La baciai e mi voltai verso coloro che stavano arrivando.

“Carlisle, amico mio” la voce amichevole e falsa sopraggiunse prima che tutta la formazione fosse composta.
Erano molti ma non volli contarli.
I mantelli grigi cominciarono a disporsi ai lati ed al centro comparvero i mantelli più scuri, riconobbi immediatamente Felix e Demetri, poi fecero il loro ingresso Aro e Caius.
E Marcus... dov’è Marcus?!
Dovetti aver sbarrato gli occhi perché subito Aro intervenne:
“Il nostro caro Marcus vi manda i suoi saluti e le sue scuse per non aver potuto farvi visita oggi, amici miei” l’espressione compita e folle a nascondere ogni altra emozione.
Con la coda dell’occhio cercai Edward al mio fianco, ma lui rimase immobile, sul volto l’espressione concentrata e fissa di quando non gli era chiaro qualcosa.
In questo caso, probabilmente, le loro intenzioni.
Di nuovo, toccava a me.
“Aro, mio caro, a cosa dobbiamo la vostra visita?”
Sorrise. “Eravamo diretti da Eleazar, come forse sai” disse raggiante, volgendosi ad Alice.
Decisamente sanno come offuscare le sue visioni!
L’espressione di lei si corrucciò impercettibilmente.
“Ma abbiamo sentito di una mezzosangue, avvistata da queste parti”
Un flebile ruggito, dalla gola di Edward.
“Sai bene che mia nipote è una mezzosangue, Aro” dissi provando a restare calmo.
“Oh... ma  non è di sua figlia che parlavano le voci, mio caro” disse lui.
“Queste voci ci hanno preoccupato, abbiamo deciso che era necessario verificare tutta la storia” aggiunse subito, sembrava quasi un padre premuroso, quasi.
“La situazione E’ sotto controllo” Edward quasi ringhiava.
“Vuoi dire che avete preso la mezzosangue?” non era necessario leggergli la mente per scorgere l’ironia malcelata nelle sue parole.
“No, Aro” intervenni “ma l’abbiamo allontanata dopo che ha attaccato Renesmee”
“Oh mio Dio! Ha attaccato tua nipote! E’, dunque, pericolosa!”
Ancora una volta aveva trovato il modo di trarre le conclusioni che preferiva.
“Inoltre, non sappiamo nulla del suo creatore” aggiunse subito.
“O voi ne sapete qualcosa?” s’intromise arcigno Caius.
Il sibilo di mio figlio fu udibile a tutti, questa volta.
“Siete venuti forse ad accusarci, Aro?” chiesi.
“No, no mio caro” fece lui sollevando i palmi “siamo venuti per chiarire le cose e metterle a posto, come è nei nostri doveri” disse calcando sulla parola NOSTRI.
“E’ per questo che Jane è in perlustrazione nella zona, se la nostra ricercata è qui, lei la troverà!” disse con un sorriso smagliante sulla faccia.
Sentii lo sbigottimento scuotere per intero la nostra piccola formazione.
Dalle labbra di Bella un gemito strozzato, mentre la protezione del suo scudo implodeva su di lei.
“Bella, Bella ti prego!” la scosse la mia Esme, mentre quella quasi si accasciava fra le sue braccia.
Una frazione di secondo dopo già trattenevo Edward per un braccio.
“Lasciami” si liberò feroce.
“Edward, non farlo!”
“Non capisci: ce l’hanno fatta! Hanno manipolato il futuro! Hanno preparato l’imboscata perfetta! Jane è nel bosco! E Renesmee...”
“Renesmee non è sola, Ed! E può farcela! Tu devi darle fiducia! E restare qui! Se ti allontani ora, scoppierà lo scontro!”
Tutto lo schieramento italiano aveva assunto la posizione d’attacco.
“Il tuo posto è qui! Accanto a noi! Accanto a lei!” incalzai indicando Bella.
Osservò i nostri avversari, vide la nube, il potere scuro di Alec avvicinarsi piano ai suoi cari, brividi di furia lo attraversarono.
Tu non sarai mai come loro!
Fu immobile per un piccolissimo e lunghissimo momento.
Mi guardò e sorrise, lievemente.
Quindi prese la sua compagna tra le braccia.
“Bella, andrà tutto bene! Bella, abbiamo bisogno di te! Bella... nulla potrà mai separarci” disse nei suoi occhi.
Mentre la forza e la speranza rigermogliavano nell’animo della più giovane dei miei figli, la nostra protezione tornava efficace e la minaccia di Alec veniva confinata fuori.
Feci per voltarmi verso i Volturi, ma sembrò che qualcosa stesse arrivando dal bosco.
Non potei fare a meno di domandarmi se si trattasse di buone o cattive notizie...

SPOILER CAPITOLO 50: PASSI
E poi vidi lei: due occhi di fuoco sotto il piccolo mantello scuro.
Mi fissava, credei che fosse stata lì a fissarmi per tutto il tempo.
Era piccola, la carnagione d’alabastro e i lineamenti sfuggenti, le ciocche che spuntavano dal cappuccio erano scure, l’espressione indecifrabile come fosse... concentrata!
Ciao Edward, io sono Nadir
, pensò e un mezzo sorriso piegò le sue labbra.
Quel gesto diede al suo viso una nuova espressione, era allo stesso tempo più dolce e più sinistra.
Sentii una stretta allo stomaco, forte ed inaspettata.

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Capitolo 50
*** Passi ***


Giorno a tutte!
Un altro tassello per ricostruire il puzzle di questo scontro ;-)
so che a questo punto sarete un po'... confuse... ma solo qualche altro giorno di pazienza e sarà tutto più chiaro... intanto, un piccolo consiglio: OGNI PARTICOLARE E' IMPORTANTE! ^_^
siccome so che siete in ansia per il lupo, lo spoiler che vi lascio è proprio su di lui!
*_*
vi ringrazio immensamente per l'attenzione, il sostegno e le recensioni <3 <3 <3
- spero di recuperare già oggi con le risposte -
un abbraccio enorme
Lilla <3

PS: just in case... il Plan B ^_^

http://www.facebook.com/groups/281106931902704/#!/groups/281106931902704/



CAPITOLO 50: PASSI


Passi, passi veloci dal bosco...
Calpestii sull’erba alta, orme potenti a piegare le basse felci, scie veloci tra le fitte file di alberi.
PASSI... ancora lontani... PASSI... a decidere della mia vita o della mia morte...
Bella si voltò di scatto non appena ebbe avvertito il sopraggiungere del nostro verdetto.
Il verdetto, il destino, tutto... in quei passi...
Loro erano tornati.
Ed io ero stato uno sciocco ad averli sottovalutati a quel modo!
Loro volevano la nostra fine, naturalmente.
E loro si erano preparati... e bene anche!
Avevano eluso la preveggenza di Alice fino alla fine.
La visione era arrivata con un tempismo assolutamente stringente ed alla prova dei fatti non vi era alcun dubbio: era tutto un tranello!
Un trucco, un raggiro, una trappola: la trappola perfetta... la trappola per mia figlia!

Le avevano mandato contro la più temibile fra loro, la più crudele e sadica creatura che io avessi mai incontrato, le avevano mandato contro una bambina demoniaca!
Ed ero stato io -proprio io!- a lasciarla andare nel bosco... da sola!
Nahuel e Jacob non potevano niente... senza uno scudo come quello di Bella... nessuno di noi poteva niente contro Jane!
Passi che si avvicinano... mi ridestarono dai miei deliri.
E odori... odori confusi...
...c’è Nessie! Lei c’è!

“No, Edward!” mio padre mi bloccò con la voce.
Ringhiai contro di lui ma sapevo che aveva ragione.
Se io mi fossi mosso, se qualcuno di noi si fosse mosso, separandosi dagli altri e costringendo Bella ad una scelta, avrebbe scatenato il contrattacco.
E dalle linee nemiche già all’erta, spuntavano molti affilati sorrisi scoperti.
Le loro intenzioni erano chiare ed al tempo stesso oscure, come i loro pensieri.
Potevo percepirli ma erano offuscati, nebulosi, come se li stessero trattenendo oppure...
E’ come se ci fosse un filtro!

Come se vi fosse stata interposta una lente colorata che mi concedeva di vedere ma attraverso una barriera.
Una barriera che attutiva e modificava, distorceva ed oscurava la mia “vista”!
E poi vidi lei: due occhi di fuoco sotto il piccolo mantello scuro.
Mi fissava, credei che fosse stata lì a fissarmi per tutto il tempo.
Era piccola, la carnagione d’alabastro e i lineamenti sfuggenti, le ciocche che spuntavano dal cappuccio erano scure, l’espressione indecifrabile come fosse... concentrata!
Ciao Edward, io sono Nadir
, pensò e un mezzo sorriso piegò le sue labbra.
Quel gesto diede al suo viso una nuova espressione, era allo stesso tempo più dolce e più sinistra.
Sentii una stretta allo stomaco, forte ed inaspettata.
“Renesmee!” Bella aveva urlato quasi cedendo fra le mie braccia.
Dal limitare della foresta spuntava proprio in quel momento... era lei! Era viva!
Ma... sangue... è suo!
La paura e la gioia, esplose insieme, mi pietrificarono.
Bella si sporse verso nostra figlia ma non aveva mosso un passo e Nessie era già fra le sue braccia.
“Mamma! Mamma!” disse stringendola a sé “Mamma... lo scudo!” obiettò subito dopo indicando il fumo grigio che si era prontamente riavvicinato.
“Certo...” le rispose Bella mentre strizzava gli occhi leggermente per tornare a difenderci.
“Stai bene, mamma?!” fece Nessie carezzandole i capelli.
“Sì, tesoro, ma tu...” cominciò Bella, sfiorando la felpa stracciata, il braccio insanguinato.
“Sto bene, mamma” la rassicurò lei.
Erano l’una lo specchio dell’altra: premurose e testarde fino alla fine!
“Renesmee!” l’amore sciolse il gelo nel mio corpo e mi portò da lei in un lampo “Che è successo?!”
Te lo spiego subito, pensò sfiorandomi una guancia.
 “Jane! Oh... mia Jane!”
Le urla di Aro fendettero il cielo come il verso stridulo di un uccello rapace.
La sua Jane compariva proprio in quel momento dietro di noi, apparentemente priva di sensi, portata in spalla da un enorme lupo rossiccio.
Di fianco a Jacob, né troppo vicino né troppo distante, Nahuel sorreggeva fra le braccia il corpo di una giovane dai capelli corvini.
“E’ lei! E’ la mezzosangue...”  esclamò Bella prendendomi una mano.
E’ morta!
L’atmosfera nella radura era irreale, il silenzio era calato da entrambe le parti, quasi nessuno respirava, ma quasi tutti si domandavano cosa fosse successo.
Le emozioni che attraversavano i presenti erano variegate: smarrimento, sorpresa, inquietudine, sollievo, rabbia...
Qualcuno era totalmente percorso da cieco furore, ma, con mia grande sorpresa, non era Aro!
Caius...
Caius osservava con livore i nuovi venuti, come se recassero con sé un inaccettabile orrore!
E’ morta! pensò poi... nebbia... i suoi pensieri apparivano celati!
E di nuovo lei... fissa su di me!
“E’ questa, dunque, la tua lealtà, Carlisle?” esordì teatralmente Aro.
“Lasci che tua nipote aggredisca la mia Jane!”
“Sono certo che c’è una spiegazione per tutto questo, Aro” rispose mio padre, la voce ferma ma non dura.
“Spiegazione? Quale spiegazione?” soffiò Caius “E’ tutto sin troppo evidente!”
Fissò Aro negli occhi, furente.
E’ morta! riuscii a sentire, poi più niente.
“Jane è viva, Caius” intervenni “E’ una vampira, no?”
E se non veniva fatta a pezzi e bruciata, seppure incosciente, era una vampira viva.
Lo sguardo di Caius si posò su di me per un brevissimo istante, ironico.
“Questo non cambia la sostanza dei fatti: è stata aggredita” disse maligno.
“Questo non è vero!” scandii sicuro che non potesse essere andata come voleva lui.
“E vorrei mostrarvelo” concluse Renesmee avanzando di un passo.
Vidi gli occhi di Aro accendersi: la possibilità di avvicinare di nuovo Renesmee lo allettava!
“No” ringhiai a denti stretti.
Tranquillo, papà, voglio provare una cosa.
“Jacob potresti...” Nessie gli fece cenno di avvicinarsi.
Il grande lupo avanzò lentamente verso di lei, la raggiunse e si fermò.
Renesmee prese il corpo della vampira dalle sue grosse spalle e lo adagiò dolcemente al suolo.
“Preferirei farvi vedere, a modo mio...” disse rivolta ai Volturi.
“Jacob...?” propose piano mostrando al licantropo il palmo della mano.
Perché tanta esitazione?
Avevo la netta sensazione che mia figlia ne avesse combinata un’altra delle sue...
Il lupo si lasciò carezzare, desiderando e temendo allo stesso tempo quel contatto.
Nessie depose una mano sul suo muso e sollevò in aria l’altra.
Quello a cui assistemmo fu una specie di prodigio.

SPOILER CAPITOLO 51: CARNEFICE... e vittima
Poi una corsa affannata e l’irrompere di un grosso animale.
In un istante le fu addosso scaraventandola contro un alto tronco.
Quindi si voltò e vide il corpo della giovane morta.
La più cieca disperazione parve attraversare il lupo e scuoterlo, fibra dopo fibra.
Il suo lamento percorse l’intera foresta.
Fu così che lo riconobbi.
Jacob!

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Capitolo 51
*** CARNEFICE... e vittima ***


Sera a tutti ^_^
quasi non ci credo che sto postando alle 17e30!
Ok... prima di tutto GRAZIE!!!
per il sostegno, l'affetto e le recensioni! *_*
-recupererò con le risposte... abbiate fiducia!-
Ho notato che siete un pochettino disorientate...
In effetti ho dato a questi capitoli una struttura temporale non lineare ed anche se il nostro racconto si è interrotto nella radura con i Volturi riprenderà nel bosco per sciogliere l'enigma su cosa è accaduto a Renesmee, Jacob, Nahuel, Azzurra e Jane ;-)
Poi lo spoiler del 52 spero possa farvi comprendere la connessione tra i due momenti...
In caso contrario, io son qua per chiarirvi tutti i dubbi!^_^
un abbraccio gigantesco
Lilla <3




CAPITOLO 51: CARNEFICE... E VITTIMA

Dolore
Dolore...
Solo dolore!

Mentre i suoi occhi vermigli si tenevano fissi nei miei, io avvertivo soltanto dolore.
Dolore nelle gambe, devastante...
Mi costrinse a piegarmi sulle ginocchia.
Dolore nelle braccia, fitte lancinanti...
E quelle pozze, rosse di sangue e malvagia soddisfazione, sempre lì ad ipnotizzarmi.
E il dolore, nei muscoli, nelle articolazioni, il dolore fin dentro alle ossa.
Poi nella pancia, sempre più acuto, come se qualcuno avesse preso ad affettare il mio intestino e come se lo facesse con crescente violenza, con ferocia...
Mi ripiegai su me stessa, gemendo, incapace di fare altro.
La sua risata ri.eccheggiò nell’aria.
Fu allora che divenne davvero insopportabile!
Quando il dolore raggiunse il petto.
Il cuore cominciò a fare male, come stesse pompando contro una gabbia di cemento, come se ogni immane sforzo di un nuovo battito fosse insufficiente.
E quindi i polmoni... non avrei mai pensato di poter sentire i miei polmoni in quel modo...
Sembravano tirati, strappati, lacerati.
Cominciò a mancarmi l’aria, cominciai ad annaspare.
Come se stessi soffocando, come se due mani gelide mi stessero strozzando dall’interno!
Ed infine: la testa!
Sentivo il cranio trapassato da lame affilate e irregolari, sentivo le tempie pulsare come se potessero esplodere da un momento all’altro.
Persi la vista, persi l’udito, persi totalmente i sensi.
Poi persi anche me stessa.
C’era solo buio.
Buio e nient’altro.
E presenza.
presenza
...

E d’improvviso lunghe file di abeti, erba rada e felci basse.
L’aria umida e primaverile, il cielo cupo sopra di me.
Sotto di me, il corpo straziato di una giovane, i jeans strappati, alla felpa rosa mancava quasi tutto il tessuto da un lato, sulla spalla destra una ferita aperta mandava rivoli lenti di sangue.
La giovane non respirava. Il suo cuore aveva smesso di battere.
Sopra di lei una creatura minuta, bionda e paffuta come un angioletto.
Ma, nell’espressione del volto, perfidia e sadismo.
Si chinò sulla sua preda e raccolse col dito una goccia di sangue.
Lo portò alla bocca e l’assaggiò.
“Bleah... che brutto sapore che hanno i mezzosangue!” disse con la voce stridula di bambina.
Poi una corsa affannata e l’irrompere di un grosso animale.
In un istante le fu addosso scaraventandola contro un alto tronco.
Quindi si voltò e vide il corpo della giovane morta.
La più cieca disperazione parve attraversare il lupo e scuoterlo, fibra dopo fibra.
Il suo lamento percorse l’intera foresta.
Fu così che lo riconobbi.
Jacob!
Jacob era lì...
Jacob...
Jake si stava piegando alla tortura che la vampira gli aveva prontamente inflitto, non appena lui si era distratto per guardare... me!

me

Il mio corpo immoto sul terreno.
E lui guaiva e si raggomitolava su se stesso tormentato dal dolore.
NO!
NO! 
NO!

D’improvviso qualcosa cadde addosso alla vampira.
Nahuel...
Era lui!
Si afferrò alle spalle di Jane.
Lei si dimenò nel tentativo di allontanarlo ma senza successo, lui la fece cadere faccia a terra sotto il suo peso, ma il piccolo demonio girò innaturalmente il collo e riuscì a mordergli una mano.
Lui si staccò e lei ne approfittò per infliggergli il suo castigo, il suo malefico dono...
No!
No!
NO!

Nahuel provava strenuamente a ricacciare la sofferenza, ma invano.
Jacob, privo di sensi, a pochi passi da lui, aveva il respiro sottile e irregolare.
Ed io?
Io non potevo fare niente!
io
Io sono... morta!

...

Riaprii gli occhi sul terreno bagnato... bagnato del mio sangue!
Tenerli aperti era una fatica indicibile, provai a sollevarmi ma senza successo.
Un rantolo...
Girando lievemente la testa scorsi il pelo rossiccio del lupo accasciato al suolo.
NO!
NO!

NO!

Tutto ciò che mi riuscii di fare fu di sollevare un braccio, ma bastò!
D’improvviso i gemiti di Nahuel si trasformarono in urla infantili, stridule e insopportabili.
La sorpresa mi fece abbassare la mano.
E fu di nuovo dolore.
Dolore ovunque.
Solo dolore!
Fui consapevole che non avrei potuto reggerne ancora, mi avrebbe uccisa, di nuovo...
Forza, Nessie, è solo dolore!

Inspiegabilmente quel pensiero mi diede la forza di rialzare la mano su di lei.
E gli strilli ricominciarono.
E una strana energia prese a crescere dentro di me.
Come se, sottraendone a lei, ne assumessi io.
Rialzai la testa.
Le gambe tremanti, le braccia strette sulla pancia, il petto incavato, scuoteva il capo a una velocità impossibile, come a potersi liberare così di quello strazio.
“Smettila!” la incitai “ Se smetti tu, il dolore smetterà!”
Lei ficcò la faccia sulla mia, cadendo in ginocchio davanti a me.
Le linee del viso innaturalmente tese, le due file di denti talmente serrate da stridere l’una sull’altra, gli occhi spalancati, tanto da dare l’impressione che potessero uscire dalle orbite.
“Ti supplico, smettila!” pregai.
Per tutta risposta, si avvicinò di più, provando a puntarmi con maggiore intensità e concentrazione e ad invertire quell’orribile gioco che, per la prima volta, la vedeva vittima e non carnefice.
“Ascoltami...” provai ancora.
Ma emise un verso strozzato e cadde, apparentemente priva di sensi, fra le mie braccia.
Il silenzio calò sulla foresta.
Gli animali erano di certo tutti scappati, perché non il più piccolo passo proveniva dal sottobosco, né dai rami degli alberi.
Ma anche la vegetazione pareva muta, immobile, e l’aria sembrava pesare maggiormente sopra di noi, come a sottolineare la gravità di quel momento.
Posai la testa della vampira sul terreno.
“Renesmee”
La sua voce!
“Nahuel” mi rialzai e gli andai incontro.
“Stai bene?”
“Sì, e tu?”
“Ho avuto giorni migliori” disse strappando un lembo della maglietta “ma sto bene”
Mentre Nahuel stringeva la stoffa attorno al mio arto insanguinato, notai delle strisce bluastre negli spazi fra le sue costole.
“E queste?”
“Non lo so ma...”
Un flebile guaito...
“Jacob!” mi voltai di scattò avvertendo il ritmo del suo respiro aumentare.
“Jake” il lupo stava provando a rimettersi sulle sue zampe.
“Aspetta! Ti...” ma si scansò dalla mia offerta di soccorso.
Fu come se il mio cuore, trasformato in finissima porcellana, fosse precipitato dall’alto di un grattacielo.
Sbriciolato!
In piccolissimi pezzi...

Barcollando si rizzò sui lunghi arti e ringhiò puntando il muso contro la vampira incosciente.
“No, Jacob!”
Due enormi occhi scuri nei miei, bellissimi ma... freddi!
“Nessuno le farà del male, Jake! Noi non siamo assassini” dissi dolce.
Un ruggito sommesso e contrariato e indietreggiò.
“E lei?”
Nahuel aveva sollevato il capo alla giovane mezzosangue.
Il suo respiro quasi impercettibile, il battito del suo cuore impossibilmente lento.
“E’ molto grave” disse guardandola.
Lei aprì appena gli occhi.
“Come ti chiami?” le chiese lui, sollevandole il busto e sostenendola con le sue braccia.
“Azzurra” rispose lei bassissima.
“Azzurra, stai morendo” disse, la voce dolce e profonda.
“E’ bellissimo...” sussurrò con l’ultimo fiato che aveva “E’ come essere tornati... a casa...”
Nahuel teneva gli occhi color tek fermi in quelli di lei, che sembravano ancor più chiari, come volesse rassicurarla e... accompagnarla.
Fu così che guardandolo lei spirò.


“Dobbiamo andare” disse rialzandosi con Azzurra ancora fra le braccia.
“Certo...” non riuscivo a riprendermi.
Quello che era successo... tutto quello che era successo era...
“Renesmee, noi..”
“Sì... dobbiamo andare” ripetei.
“Va tutto bene?”
Quegli occhi... quanto possono vedere questi occhi?
“No... ma dobbiamo andare” dissi accennando quello che avrebbe dovuto essere un sorriso.
Mi chinai per raccogliere Jane ma obiettò: “Sarebbe meglio avessi le mani libere”
Jacob si avvicinò a noi e offrì il suo dorso per il corpo della vampira.
Deglutii mentre gliela sistemavo in groppa.
“Jake... sta attento! Al minimo movimento che fa, avvertimi!”
Nessun cenno d’assenso da parte sua.
Il mio cuore sanguinava molto più della mia spalla!
“Andiamo, hanno bisogno di noi!” m’incoraggiò Nahuel.
Era vero! Assolutamente vero!

La mia famiglia aveva ancora bisogno di me.
Ed io avevo bisogno di rivederli... subito... di sapere che stavano bene.
Cominciai a correre, più veloce che potevo... verso casa!

CAPITOLO 52: AGORA’

Lei... ci ha... fatto... vedere...
Eravamo entrati nella sua testa!

Eravamo stati i suoi occhi, le sue orecchie, i suoi sensi!
Avevamo provato il suo dolore...
Avevamo sentito ciò che lei aveva sentito, tutto!
Avevamo pensato i suoi pensieri!
Avevamo viaggiato nella sua memoria!
Renesmee aveva preso il potere di Jacob, la sua capacità di connessione mentale coi suoi simili e lo aveva riversato su tutti i presenti, che, in un modo o in altro, erano suoi simili.
Così per un breve ma immenso istante eravamo stai un’unica mente: la sua!

Quello che accade a Renesmee nel cap 51 si chiama "esperienza extracorporea"
capita di vedere il proprio corpo dall'alto e/o una scena dall'alto se si è a rischio di vita,
dunque, è qualcosa di specialmente normale che accade ad un essere normalmente speciale ^_^

 

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Capitolo 52
*** Agorà ***


Giornoooooo Bellezze ^_^
lo so: Ritardo è il mio secondo nome!
Abbiate pazienza: la mia vita è un delirio :-S
Dunque dunque...
Imprinting avrà 59 capitoli ed un epilogo ma SE riuscirà a raggiungere le 400 recensioni -siamo a 366-  e le 100 preferite -attualmente 85- prometto di scrivere un extra a VOSTRA scelta! Dai... ce la possiamo fare! ;-)
Ora... ho una nota da inserire alla fine del cap... intanto vi dico: attente ad OGNI particolare!
GRAZIE INFINITE
Lilla <3



CAPITOLO 52: AGORA’


Lei... ci ha... fatto... vedere...
Eravamo entrati nella sua testa!

Eravamo stati i suoi occhi, le sue orecchie, i suoi sensi!
Avevamo provato il suo dolore...
Avevamo sentito ciò che lei aveva sentito, tutto!
Avevamo pensato i suoi pensieri!
Avevamo viaggiato nella sua memoria!
Renesmee aveva preso il potere di Jacob, la sua capacità di connessione mentale coi suoi simili e lo aveva riversato su tutti i presenti, che, in un modo o in altro, erano suoi simili.
Così per un breve ma immenso istante eravamo stai un’unica mente: la sua!

Sbattei le palpebre per riprendermi.
Accanto a me Bella riempì i polmoni, come avesse bisogno d’aria.
Nessie abbassò piano la mano lungo il muso del licantropo, carezzandolo.
E quello lentamente indietreggiò di un passo.
Si guardarono per un lungo momento, muti e tristi.
Che avrà combinato, stavolta?!
Nella radura l’incredulità era generale.
Di fronte a me, Aro continuava a fissare Renesmee, shoccato.
Dentro di lui due sentimenti contrastanti e ugualmente potenti: paura e desiderio.
La bramava almeno quanto la temeva!

“Ora, se vuoi, puoi ascoltare di persona” propose Renesmee avanzando di un passo ed offrendogli la mano.
Ringhiai contrariato.
Ma non mi ero reso conto di tutte le implicazioni di quel gesto: se Aro l’avesse toccata, avrebbe potuto leggere la mente di Nessie, ma mia figlia avrebbe potuto leggere la sua!
La sua mente... qualcuno, ora, era in grado di spalancare il cancello da cui nessuno, me compreso, aveva potuto fare altro che sbirciare!
Un brivido gli attraversò tutta la schiena, come forse non accadeva da centinaia di anni.
E Renesmee dinanzi a lui, non minacciosa ma sicura.
“Ora... vorrei solo avere indietro... la mia Jane” rispose lui, cordiale e addolorato.
E subdolo, come al solito!
Se gli avessimo consegnato l’ “amata” vampira avrebbe riavuto indietro l’altro dei suoi alfieri e noi nessuna certezza, se ci fossimo rifiutati di restituirla, avrebbe avuto un opportuno casus belli e ci avrebbe attaccati.
“Avrai presto tra le braccia tua figlia, Aro” la voce di Carlisle dolce ma ferma.
“E’ tutto ciò che desidero, amico mio” fece il vampiro dai capelli corvini, dietro di lui, Caius riprese ad agitarsi.
Dalla sua mente solo rabbia e pensieri celati.
Ancora Nadir!

Gli occhi rubini nei miei, sorrise, innocente e oscura.
“Nessuno di noi ha mai avuto intenzione di farle del male” riprese Carlisle.
“Ah... davvero?” chiese Caius, ridendo di sarcasmo.
Il ringhio di Jacob vibrò fra le sue fauci serrate.
Una scintilla di soddisfazione negli occhi del Volturo.
“E’ priva di sensi per merito suo, se non sbaglio...” continuò imperterrito indicando Renesmee.
Il mio sibilo si unii al verso del lupo.
“Jake...” Nessie poggiò la fronte sul suo muso e la mano sul lungo collo di Jacob.
Sta provocando... è quello che vuole..., gli trasmise mentalmente.
La mano di Bella aveva raggiunto la mia, per sciogliere il pugno stretto.
Inspirai profondamente: hanno ragione!
Intrecciai le dita a quelle del mio eterno amore: “scusa” sussurrai pianissimo.
Sorrise, come lei sola sapeva fare e la morsa che mi ero dimenticato di avere allo stomaco si allentò.
“E’ Jane l’unica responsabile del suo stato, Caius”
Grazie al cielo, noi avevamo Carlisle!
“A meno che... voi non vogliate prendervi la responsabilità del suo attacco a mia nipote” nella voce nemmeno l’ombra della malizia, solo onestà... e coraggio!
Un lieve fremito attraversò i nostri nemici schierati, quella di mio padre era una chiara richiesta: dichiarare le loro intenzioni nei nostri confronti.
Tutti si compattarono intorno ai due capi: erano loro a dover decidere.
Caius fissò Aro negli occhi, i suoi propositi erano chiari a tutti lì, anche senza leggere nella sua mente, le sue motivazioni, invece, rimanevano misteriose, almeno in parte.
“Amico mio...” anche Aro sembrava aver bisogno d’aria adesso “tutto ciò che voglio è riavere mia figlia...” ribadì.
Caius sussultò d’ira e di tradimento.
“L’avrai ma ad una condizione” rispose Carlisle “dovrete garantirci che non verremo attaccati di nuovo da voi senza motivo e...”
Le sue parole interrotte da un verso di ferocia del biondo capo dei Volturi.
“Fratello mio...” Aro allungò una mano verso di lui che si ritrasse con un sibilo.
“Nessuno ha mai pianificato un’aggressione, Carlisle”
Excusatio non petita...
“Nessuno vuole uno scontro” continuò e sembrava un ordine.
“Ho bisogno della tua parola, Aro” insisté mio padre “della tua parola che potremo vivere in pace”

“E... abbiamo bisogno di sapere quello che vi lega ad Azzurra” la voce di mia figlia, intensa e grave.
“Nulla... figliola, perché lo chiedi?” fece Aro prontamente.
Una parte del ricordo di Nessie tornò alla sua mente, ed alla mia.
“Loro...” Azzurra aveva detto -loro- prima di avvertire l’arrivo di Jane.
Loro... loro? Loro!
La mezzosangue E’ in qualche modo legata ai Volturi!

“Abbiamo bisogno di sapere che niente vi lega ad Azzurra” nella voce cristallina, Nessie aveva solo dolore.
Fu allora che realizzai chiaramente ciò che mia figlia era diventata, fu allora che constatai come, al di là dei vincoli genetici, certe doti saltino una generazione.
Fu quando li vidi uno accanto all’altra, mio padre e mia figlia, entrambi onesti ma forti, entrambi buoni e carismatici, entrambi puri!
Mai, in tutta quanta quella eterna giornata, Renesmee aveva provato odio per le sue assalitrici, né per i nostri nemici, mai in tutta la sua pluricentenaria esistenza mio padre aveva odiato un altro che non fosse se stesso. E poi... aveva trovato il modo di perdonarsi e di salvarci, e di guidarci.
Come stava facendo ora, come stanno facendo ora...
“Altrimenti?” la voce di Aro non tratteneva l’esitazione mista al senso di sfida.
“Altrimenti...” mio padre riempì completamente i suoi polmoni “altrimenti saremo costretti a riunirci” disse espirando.
“Un’Agorà?” sbottò Caius.
“Amico mio, vuoi convocare un’AGORA’?” ribadì Aro sconvolto.
“No, non voglio, Aro” disse lui semplicemente “non arriverei mai a chiedere tanto.. ma se non c’è altro modo per...”

“Per... per cosa?!” sputò fuori Caius “Tu vuoi il potere! E’ questo che vuoi!”
Carlisle sorrise appena, paziente fino alla fine.
“Io voglio solo proteggere i miei cari” la voce, il volto, l’intera figura vibrava di sincerità e amore.
La prossima mossa stava ad Aro.
Se avesse rifiutato di dare la sua parola, noi saremmo stati pronti.
Ne sarei stato certo anche senza poter leggere nelle menti dei miei familiari.
Lo sapevo e li sentivo: pronti e stretti gli uni agli altri.
Se invece avesse garantito per sé e per i suoi, sarebbe stato vincolato a quel patto, altrimenti... avrebbe affrontato l’Agorà!
Agorà era il nome che i vampiri avevano dato alle loro assemblee generali: tutti i vampiri, in un unico luogo, insieme.
L’ultima ed unica, per la verità, si perdeva nella notte dei tempi.
Attraverso di essa era stato votato il rovesciamento del potere dei vampiri rumeni, i Volturi si erano “offerti” di provvedere e da allora detenevano “il compito” di far rispettare le leggi.
L’Agorà rappresentava per i vampiri italiani uno spauracchio peggiore di qualsiasi attacco o scontro fisico.
La mente di Aro fu attraversata contemporaneamente da mille pensieri.
Temeva per la sua incolumità, per quella di coloro, tra di noi, che desiderava nella sua “collezione”, temeva le pretese del fratello ed infine temeva per Jane, sinceramente!
“Hai la mia parola, Carlisle” disse in un lungo espiro.
Caius, di fianco, lo puntò assassino, ma lui sembrò non badarci.
“Mi dai la tua parola che non verremo più attaccati?”
“Non senza un valido motivo, amico mio” precisò.
“E che non conoscevate Azzurra?” domandò Renesmee.
“Avete la mia parola” si arrese lui.
Carlisle e Nessie si voltarono insieme nella mia direzione per essere sicuri di potersi fidare.
Annuii piano, nonostante non fossi in grado di leggere appieno la sua mente, sapevo che non stava bluffando.
Renesmee allora sollevò Jane fra le braccia e si avviò verso di loro.
Io e Jacob ci ponemmo immediatamente di fianco a lei.
Quando percepì il limite dello scudo di sua madre, Nessie si fermò e disse:
“Qui, vado avanti da sola” e ci guardò entrambi con la faccia di chi ha già deciso.
La trattenni per un braccio mentre Jake guaiva contrariato.
Papà, fidati, ti prego!

“Fidatevi di me” ripeté rivolta al lupo.
La lasciammo andare.
Dopo pochi passi, Felix le si parò dinanzi.
Era enorme rispetto a lei.
Sentii brividi di terrore e furia trapassarmi.
“Grazie” ghignò lui prendendole la vampira dalle braccia.
Per tutta risposta Nessie gli sfiorò una mano mostrandogli come, solo qualche giorno prima, aveva messo a tappeto Emmett durante l’allenamento.
Il vampiro rimase pietrificato mentre lei indietreggiava, tornando sotto lo scudo di Bella.

Se ne andarono così come erano venuti, composti e silenziosi e... sconfitti!
Nuovamente!

Caius lanciò uno sguardo cupo verso di noi, percorrendo l’intera formazione, si soffermò un istante su Nahuel che stava adagiando il corpo della ragazza morta sul prato.
Mi incuriosii ma non potei leggere i suoi pensieri perché la piccola vampira era ancora rivolta a me.
Non mi aveva tolto gli occhi di dosso, nemmeno per un momento...
Infine, insieme a lei, anche i due Volturi millenari si voltarono e si ritirarono senza dire una parola.
Aro e Caius non erano mai stati così distanti!

Papà... Nessie aveva poggiato una mano sulla mia guancia.
Se ne sono andati?
Sorrisi e l’avvicinai per stringerla a me.
“Sì, principessa, se ne sono andati!” dissi nei suoi riccioli.
Fu così che svenne, fra le mie braccia.

Lo so: la soluzione diplomatica fa molto zia Steph ma avevo voglia di continuare, DOPO Imprinting intendo ;-)
Ed inoltre avevo voglia di aprire nuove strade e di far evolvere appieno quelle già aperte!
Ci sono tante ma TANTE cose che devono chiarirsi, altrettante che devono succedere!
Intanto torneremo alla nostra protagonista ed alla sua complicata vita sentimentale, contente?! ^_^


SPOILER CAPITOLO 53: Felici e contenti

Lo dicevano i tratti del suo viso rilassati dalla sorpresa, addolciti dalla meraviglia, fissati dallo stupore!
E lo dicevano i suoi occhi scuri, allegri e profondi, fissi nei miei... per sempre...
Fu allora che lo vidi, fu allora che IO LO VIDI DAVVERO...
Fu così che, per la prima volta, vidi il mio destino!

 

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Capitolo 53
*** Felici e contenti ***


Ssssssseraaa Fanciulle ^_^
a cosa "serve" la famiglia?!
A ricaricarsi, a farsi coccolare, ad offrire un porto sicuro per leccarsi le ferite e prepararsi ad affrontare le conseguenze delle proprie azioni, no?!
Bene! Ci sono famiglie particolarmente accoglienti... e quella di Nessie è una di queste!
*___*
Vi va di provare ad indovinare qual'è la "sorpresa" di zia Alice?! ;-)
vi lascio intanto al capitolo
voi continuate a recensire e ad inserire la storia tra le vostre preferite, se arriveremo a 400 recensioni e a 100 preferiti prometto di scrivere un extra per Imprinting^_^
tanti tanti tanti baci e GRAZIE come sempre!
Lilla <3



CAPITOLO 53: FELICI E CONTENTI


Sapevo solo che stavo cercando, non sapevo se qualcosa o qualcuno ma lo stavo cercando.
Prima ancora di sapere che lo stavo cercando.
Prima ancora di sapermelo dire.
Mi sporgevo e lo cercavo, e sapevo che lo avrei trovato.
Lo cercavo e mi sporgevo.
Dalle braccia di seta fredda di un angelo biondo.
Ero al caldo, ero sazia...
Ma non bastava.
Io continuavo a sporgermi e a cercare.
Lo cercavo e mi sporgevo.
E poi...
E poi la fata mi sollevò per avvicinarmi al suo viso.
Ed io lo vidi...
Mi stava fissando, agitato, astioso, decisamente minaccioso...
mi odia
Lui mi stava odiando.
Ma d’improvviso la sua espressione cambiò, come se avesse visto qualcosa di bello ed inaspettato.
Come un naufrago che solo e sfinito, dopo giorni di burrasca in mare, alla deriva con la sua zattera, scorga terra, senza alcun preavviso, così la sua agitazione divenne serenità, la sua rabbia.. sorpresa... la sorpresa... gioia... la gioia... amore!
mi ama

Ogni parte di lui lo diceva, lo diceva il suo sorriso, aperto, luminoso, lo dicevano le sue mani non più contratte ma dolcemente protese... verso di me!
Lo dicevano i tratti del suo viso rilassati dalla sorpresa, addolciti dalla meraviglia, fissati dallo stupore!
E lo dicevano i suoi occhi scuri, allegri e profondi, fissi nei miei... per sempre...
Fu allora che lo vidi, fu allora che IO LO VIDI DAVVERO...
Fu così che, per la prima volta, vidi il mio destino!

Un dito gelato attraversò la mia fronte.
L’odore di fresia invase le mie narici mentre altri polpastrelli carezzavano la mia guancia.
“Mamma...” la mia voce scura, direttamente dalla gola.
“Sì, amore mio, sono qui” la sua limpida, eco delle campane.
“Mamma...” ripetei fermando la sua mano sul mio viso, la sua pelle fredda e liscia.
“Piccola mia, apri gli occhi” m’incoraggiò lei.
Ci provai una, due volte, al terzo tentativo la luce m’invase, luce della mattina...
“Mamma...” dissi cercando il suo volto con l’altra mano.
Quando volsi lo sguardo verso di lei ne rimasi abbagliata più che dalla luce.
I morbidi capelli castani le ricadevano sulle spalle spessi e... vivi!

La sua guancia, sotto i raggi del sole, rilanciava arcobaleni.
Allungai le dita verso quello scintillio come volessi constatare che fosse reale.
Sorrise e il mondo insieme a lei.
“Mamma!” dissi gettandomi su di lei.
Il movimento mi causò un capogiro e rischiai di cadere all’indietro, ma le sue braccia forti mi avvolsero e mi riportarono verso il suo petto.
“Forse dovresti evitare... gli scatti, per oggi, principessa” la voce chiara, il timbro inconfondibile di mio padre.
Mi carezzò i capelli prima di lasciarvi un bacio.
“Papà” dissi aggiungendo anche lui al nostro abbraccio.
“State bene? Voi state bene?” chiesi staccandomi per verificarlo coi miei occhi.
La mamma mi carezzò gli avambracci mentre io la tenevo per le spalle.
“Stiamo bene” confermò.
“Stiamo tutti bene” aggiunse il nonno venendo verso di noi.
Fu solo allora che registrai che la famiglia Cullen al completo era nella mia stanza.
La mamma era seduta accanto a me, sul mio letto, papà, appoggiato alla testiera alle mie spalle, teneva una mano ancora nei miei capelli. Il nonno si era sporto verso di noi dopo aver tirato fuori dalla sua borsa il fonendoscopio, addossati alle pareti ed alla porta, tutti gli altri avevano assistito al mio risveglio, solo zia Alice non guardava verso di me, incantata dal bosco dietro casa.
“State tutti bene?” domandai.
La mia zia folle si ridestò e si voltò col sorriso smagliante stampato in faccia.
“Benissimo, nipotina!”
Oh... no! Non è un buon segno quando mi chiama nipotina, pensai.
Mio padre cercò di soffocare una risata.
“E allora che aspettate ad abbracciarmi?!” li esortai.
La prima fu zia Rose: “Piccola mia!” sussurrò baciandomi le guance.
La nonna mi tenne stretta a sé per un po’, mentre il nonno mi carezzava la testa.
Zia Alice si limitò a scompigliarmi i capelli allegra e... inquietante!
Zio Jasper mi fece scontrare col suo petto, imbarazzato più che mai del suo goffo ma tenero tentativo di abbracciarmi.
Infine zio Emmett mi sollevò dal letto prendendomi dalle braccia come una bambina e facendomi fare un paio di giri in aria.
“Emm!” protestò mio padre.
“E’ sempre il solito rompiscatole, no?” fece lui ammiccando verso di me.
“Non lo ameremmo se non fosse così...” ribattei ridendo e afferrandomi proprio alle braccia di mio padre per evitare di cadere.
Alzò gli occhi al cielo e poi propose: “Che ne dici di farti visitare dal nonno, ora?”
Annuii e Carlisle si avvicinò.
“Quanto ho dormito?” domandai.
“67 ore” risposero in coro lui e papà.
Più dell’ultima volta! pensai mentre il nonno prendeva a misurarmi.
“Deve essere il tuo modo di reagire allo stress” ipotizzò Edward.
“E non sono cresciuta?”
Il nonno scosse la testa con un sorriso.
Sbuffai: non poteva essere quello il mio modo di reagire allo stress?!
Però magari... pensai abbassando gli occhi sulla camicia del pigiama.
Mio padre alzò nuovamente i suoi al cielo.
Non potei evitare di sorridere: a volte i miracoli accadono, papà!

Mi fissò truce mentre il nonno auscultava il cuore e i polmoni.
“E’ tutto a posto, direi” dichiarò dopo aver controllato anche il polso.
“E queste?” chiesi indicando le striature bluastre tra le mie costole.
“Sembra una reazione del tuo corpo al potere di Jane” disse lui.
“Le aveva anche Nahuel...” cominciai.
Nahuel... Jacob... non c’erano!
Mi aspettavo forse di trovarli felici e contenti al mio capezzale?!
“Dovresti mangiare qualcosa...” suggerì prontamente mio padre, mentre la nonna portava verso di me un vassoio colmo di delizie.
Mi misi sul letto a gambe incrociate addentando una briosche.
“Così... se ne sono andati?” chiesi masticando.
Mio padre rise: “ Sei proprio buffa!” mi canzonò.
Si aggiudicò così una linguaccia.
“Se ne sono andati” sospirò sedendosi accanto a me.
“Ma torneranno” non era una domanda.
“Temo di sì! E’ la seconda bruciante sconfitta!”
“Ma... hanno dato la loro parola...” provai.
“Renesmee, se Aro non avesse temuto per Jane, non si sarebbe fatto problemi a...”
Ad attaccare!
“Quindi anche lui ha dei sentimenti dopo tutto” constatai.
“Io li chiamerei bramosia e senso di possesso, ma...”
“E non è l’unico!” lo interruppe Jasper “Le emozioni di Caius erano così...”
“Intense” concluse Edward.
“Sì... voglio dire, lui ci ha sempre odiati ma... mai prima... in questo modo...” continuò scuotendo la chioma leonina.
“Ma quali erano le loro intenzioni? Voglio dire...”
“Non lo so...” sospirò mio padre curvando le spalle.
Strizzai gli occhi: come non lo sai?!
“I loro pensieri...” provò lui “i loro pensieri avevano un filtro”
Restai a guardarlo basita.
“Quella vampira...” ricominciò.
“Quella piccola...” fece mia madre.
“Quella che ti ha fissato per tutto il tempo!” sussultai.
Una strana inquietudine attraversò i miei genitori, una sensazione che non avevo mai visto addosso a loro prima.
Mia madre si alzò e andò a sedersi sulle sue ginocchia. Lui posò il mento sulla sua spalla.
“Si vede che ho sopravvalutato le mie capacità” soffiò tra i boccoli di lei.
“Quindi non sappiamo quale fosse il loro vero piano... non sappiamo come mai Marcus non fosse con loro...”

Mio padre scosse appena la chioma ramata.
“E non sappiamo cosa li leghi ad Azzurra...”
O cosa leghi lei a loro...
“No” disse il nonno.
“Per questo dobbiamo giocare d’anticipo, stavolta” affermò mio padre.
E come?!
Edward fissò per un attimo i suoi occhi in quelli di Bella.
Lei li lesse e avvicinò il viso al mio carezzandomi una guancia.
“Nahuel...”
La consapevolezza mi scosse.
“Lui partirà” sussurrai a capo chino.
“Joham è il nostro unico aggancio coi mezzosangue...” disse dolce mio padre, facendomi sollevare il mento verso di lui.
“Inoltre Huinel...” proseguì esitante.
Huinel? Lei... dov’è?
“E’ scomparsa... dal giorno della vostra partenza” spiegò.
“Ha ricevuto una telefonata e... puff... il suo futuro è svanito!” rivelò Alice imbronciandosi.
“L’ipotesi più plausibile è che sia stato Joham a contattarla” aggiunse Edward.
Lui... se ne andrà!
“Ti sta aspettando per salutarti, poi preparerà le sue cose”
Lui...
“Dov’è?”
Zia Alice mi tese la mano e mi indicò la finestra.
Nel prato dietro casa, sotto una grande quercia, vi era una piccola croce, davanti ad essa, un ragazzo di spalle.
“E’ la tomba...”
“E’ la tomba di Azzurra” concluse mio padre con i palmi delicati sulle mie spalle.
“Lei è...”
E’ stata colpa mia! pensai affondando nel suo petto.
“Non dire sciocchezze, Renesmee” protestò.
“Papà ma io... abbiamo combattuto e lei...”
“Ti sei difesa, Renesmee”
“Ma lei...” lei stava male!
“Non così male! Non sei stata tu ad ucciderla e lo sai!”
“Non avrei dovuto colpirla così...”
“Sull’uso giudizioso dei tuoi poteri possiamo lavorare” mi punzecchiò cullandomi leggermente e carezzandomi le braccia.
Zio Emmett si sfregò le mani.
“Non con te, scimmione! Con te può anche non limitarsi!” ghignò Edward.
Per tutta risposta lo zio emise un verso degno del risveglio di un grissly.
Risi fra le braccia di papà e poi chiesi: “Ehi... che diavolo è un Agorà?!”
“Mentre te lo spiego, posso completare la mia visita?” domandò il nonno avvicinandosi.
“Certo ma...” stavo per chiedere cosa altro dovesse esaminare, poi vidi che stava scoprendo la mia spalla e mi girai.
No, la cicatrice non voglio vederla!
Carlisle sussultò lievemente rimuovendo la benda e mio padre sussurrò: “Incredibile!”
Cosa...? pensai ed istintivamente mi voltai.
La mia cicatrice si era quasi rimarginata: non solo non sembrava aver subito una nuova offesa ma si era notevolmente ristretta, divenendo un piccolo taglio non del tutto antiestetico sulla mia pelle.
Quasi quasi mi piace..., pensai.
Edward ringhiò in risposta.
“Ma... com’è possibile?”
“Forse è il potere di Jane...” propose “quando lo infliggi, ti rigenera”
Terribile... perversamente terribile!

“Non è ora di una bella doccia, nipotina?” mi ridestò Alice.
Ma che ha oggi?!
“Papà...”
“E bisogna fare qualcosa per questi capelli, tesoro” continuava imperterrita.
“Oh...” fece finta di concentrarsi “ho già messo lo shampoo districante nella tua doccia, che brava!”
“Zia, cosa...” istintivamente sollevai una mano verso di lei, ma si nascose dietro le spalle di Jasper.
“Così non vale, nipotastra!”
Questo lo dici tu!
Mi apprestai a scattare, ma mio padre mi fermò.
“Ricordi cosa abbiamo detto sull’uso appropriato dei poteri, principessa?”
Ma... papà!
“Fidati di me” disse cercando di ammansirmi con lo sguardo.
Ma cosa sta...?
“Fidati e non rovinarti... la sorpresa”
Sorpresa?!
“Fidati” ripeté prendendo il mio viso tra le mani.
E’ una bella sorpresa?
Ci pensò un po’ quindi annuì.
E allora perché quella nota malinconica nei profondi occhi ambrati?!
Sospirò e mi strinse a sé.
Papà, così mi fai preoccupare!

“E’ ora di una bella doccia, principessa. Devi andare a...”
Rimettere apposto i pezzi? Lo so!
“Vedrai che riuscirai a...”
A farli tutti felici e contenti? Non credo proprio!
“A vedere il tuo destino” disse col sorriso sghembo.
Ah... quello l’ho già visto! sorrisi tra me.
Ma lui?!
“Ti sta aspettando” disse mio padre.
Sentii il mio cuore perdere un colpo al solo pensiero di rivederlo.
“Fa presto!” m’incitò la mamma.
Mi abbracciò prima di uscire dalla camera, seguendo il resto della famiglia.
La strinsi a me, ringraziandola in silenzio per la forza che mi stava dando.
Il coraggio di affrontarlo...
Mio padre mi abbracciò forte, mi baciò la fronte con le labbra fredde e sussurrò:
“E’ solo arrabbiato”
Già... è solo arrabbiato!

SPOILER CAPITOLO 54: Crescere a primavera
“Mamma” le corsi incontro, mai paga del dolce ristoro delle sue braccia.
“Che mi succede, mamma?” sussurrai nei suoi capelli.
Si scostò un poco per prendere il mio viso fra le sue mani.
“Sei cresciuta” soffiò dolce.
“No, io...”
Scosse un poco le morbide onde castane: “Non intendevo in quel senso”
“Oh...” è questo allora?!
 Ma...

“Perché sono così triste? Perché questo senso di perdita?”
Perché fa così male?!
“Forse... crescere è anche... rinunciare” propose carezzandomi le braccia.

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Capitolo 54
*** Crescere a primavera ***


Com'è difficile questo capitolo, Bambine! :,(
E' dura crescere, rinunciare, lasciar andare... è durissima credetemi!
Ed è difficile com.prendere certe situazioni, certi sentimenti e certi patimenti se non li si è mai provati, lo capisco...
Ma non è bello per questo essere umani?!
Perché ti da la possibilità di "capire" chi è diverso da te, chi ha vissuto altro o in un altro modo... anche solo per un istante! ;-)
un abbraccio gigantesco
Lilla <3

PS: vi ricordo di continuare a recensire ed aggiungere la storia tra le preferite se volete che scriva l'extra ;-)
Ho deciso che sceglierete voi a maggioranza i protagonisti e potrete anche suggerirmi la situazione in cui collocarli... Risponderò alle recensioni appena avrò un momento ma risponderò e a TUTTE!!!!!!

NB: sono agli sgoccioli della mia gravidanza, per questo se dovessi scomparire non preoccupatevi: vorrà dire che ho partorito! ^_^
Pupina <3 permettendo tornerò da voi il prima possibile!

ah... lo spoiler è uno dei miei pezzi preferiti *_* probabilmente perché i protagonisti sono sempre quei due che amo tanto! <3 _ <3






CAPITOLO 54: CRESCERE A PRIMAVERA

Come ci si accorge di un cambiamento?
Cos’è che, di punto in bianco, ti fa esclamare: “Ecco è avvenuto!” ?
Un cambiamento, un vero cambiamento, una trasformazione, è qualcosa di sfuggente, d’inafferrabile.
Eppure puoi apprezzarne gli effetti.
Ma, qualche volta, anche questi sono sfumati, troppo sottili per esser notati dagli occhi, anche da quelli immortali...
Non abbastanza minimi, però, per non essere avvertiti dal cuore... perché qualcosa dentro di te ne sia consapevole, al di là di ogni perplessità razionale.
Forse erano queste riflessioni a spingermi ad indugiare alla finestra della mia camera, forse era il ragazzo che vedevo nel prato, ancora di spalle, ancora rivolto alla stessa piccola croce di legno...
Forse era il riflesso nel vetro, così identico eppure così diverso!
Gli stessi riccioli, liberati dallo shampoo, gli stessi tratti marcati, la stessa bocca, lo stesso naso, gli stessi occhi al cioccolato...
No! Non gli stessi...
Uguali ma non gli stessi!

Qualcosa era cambiato... ma non riesco a dire cosa!
 Né come...


Avvertii la sua presenza prima ancora che accostate le nocche al legno chiaro della porta.
“Entra” la incoraggiai.
Lo fece e mi sorrise.
Lo vedeva anche lei!

“Mamma” le corsi incontro, mai paga del dolce ristoro delle sue braccia.
“Che mi succede, mamma?” sussurrai nei suoi capelli.
Si scostò un poco per prendere il mio viso fra le sue mani.
“Sei cresciuta” soffiò dolce.
“No, io...”
Scosse un poco le morbide onde castane: “Non intendevo in quel senso”
“Oh...” è questo allora?!
 Ma...

“Perché sono così triste? Perché questo senso di perdita?”
Perché fa così male?!
“Forse... crescere è anche... rinunciare” propose carezzandomi le braccia.
“E’ orribile! Veramente orribile!” sentenziai.
“Lo so! Ma si sistemerà tutto” disse sicura.
“Mamma... come puoi pensare che... io... alla fine io...”
Abbassai la testa sconsolata e confessai: “Alla fine io non ho risolto un bel niente!”
“Ho solo fatto soffrire tutti!” dissi nascondendo il viso nella sua spalla.
“Ogni pezzo andrà al suo posto, Renesmee” provò lei.
“No, mamma! Il problema è proprio questo! Qui, di pezzi, ce ne sono troppi!” protestai.
“Fidati, piccola mia, fidati dell’amore che provi! Se lo segui, se... sei fedele al tuo destino, ogni cosa andrà come deve andare! Come, fin dall’inizio, doveva andare... anche se ora non riesci a vederlo!”
Sospirai.
“Come fai?”
“A fare cosa?”
“Ad essere così... meravigliosa?” chiesi indicandola.
Rise piano poi mi avvicinò a sé e mi baciò la fronte.
“E’ merito tuo”

La fissai obliqua, mi stava prendendo in giro?!
“Mi hai insegnato tutto tu” ripeté.
Scossi la testa, incapace di ribattere.
“Sarà meglio che io vada” dissi prendendo un profondo respiro.
“Giusto... ma...” esitò osservandomi “sicura di riuscire superare il Cullen-detector?” sussurrò quasi impercettibile.
“Ehm...” posai gli occhi sugli short bianchi che tanto amavo e sulle, anch’esse amate, scarpe di tela bianche, nel mezzo, le mie gambe nude...
“Nient’affatto!” dissi sorridendo “Ma me la caverò... in qualche modo!”
La strinsi a me, poi le presi le mani e aggiunsi solo: “Grazie!”
“Grazie a te, tesoro” sussurrò mentre uscivo.

“IO ESCO”
“Ehm...”
Mi agganciò per un passante dei piccoli jeans mentre era ancora seduto al suo pianoforte.
Papà, non ci provare!
Fissò contrariato la pelle scoperta delle gambe e della braccia, poi inclinò la testa da un lato, mosse lievemente la chioma ramata e sbatté più volte le ciglia: il suo sguardo era magnetico e...
Implorante!
“Non attacca, Masen, mi spiace!” dissi scuotendo i riccioli.
“Ora... se permetti...” continuai ostentando sicurezza.
Provai ad allontanare la mano fredda dal suo appiglio ma mi ritrovai seduta accanto a lui, davanti al pianoforte.
“Papà!” protestai.
“Sai, non credevo che qualcun altro, dopo tua madre, potesse ancora nuocere alla mia salute!” disse avvicinando il suo naso al mio.
Nessuno può nuocere alla tua salute, papà! pensai sorridendo.
“Oh... questo è quello che credete voi! Ed è solo perché non si vedono i capelli bianchi!”
“I capelli bianchi?” domandai ridendo.
“Che c’è? Mi piacerebbe avere i capelli bianchi...” considerò passandosi la mano tra le ciocche bronzee.
Sei proprio buffo! lo canzonai.
“E tu sei...”  sussurrò emozionato.
Cresciuta?!
Annuì piano e strizzò gli occhi come per trattenere una lacrima, come pensasse di poter piangere...
“Devi andare” mi ricordò.
Certo... pensai alzandomi.
“Renesmee”
“Dimmi, papà”
Mi voltai e mi ritrovai di nuovo faccia a faccia col più bello dei vampiri.
Sorrise sbieco al mio complimento, poi si schiarì la voce e prese il mio mento fra le mani.
“Potrò ancora chiamarti: principessa?” domandò pianissimo.
Una lacrima fuggì sulla mia guancia, l’asciugò con il pollice e aspettò.
“Sì, ma solo quando siamo soli” precisai.
“Affare fatto!” era raggiante per il nostro piccolo accordo.
L’abbracciai: farei qualsiasi cosa per renderti felice, papà!
“Renesmee” ripeté mentre ero già con la mano sulla maniglia.
Questa volta non mi voltai, mi limitai a guardare il suo riflesso nella porta a vetri.
“Qualsiasi cosa tu decida, oggi, io ne sarò felice!” disse carezzandomi il braccio.
I suoi occhi riflettevano una strana e dolce tristezza.
Ok... papà...
Che strana dichiarazione!

“Qualsiasi cosa tu decida...”
Mi mette i brividi!

La primavera era scoppiata.
Il prato, il bosco, gli animali: tutto in fermento. Persino il cielo emanava vita.
Vita rigogliosa!
Margherite e violette ovunque, rami verdi da ogni arbusto, sugli alberi, luccichii di nuove foglie.
Il vento, vigoroso ma caldo, portò il mio odore a lui ed  il suo a me.
E poiché entrambi profumavamo di primavera, ogni cosa, quel pomeriggio, sapeva di noi.
Non si mosse mentre mi avvicinavo.
Ancora intento a fissare quella tomba, come se vi vedesse tutto il suo futuro!
“E’ stato incredibile!” dissi quando lo ebbi affiancato.
Il mio braccio sfiorò il suo braccio ed entrambi, impercettibilmente, sussultammo.
Incrociò il mio sguardo e seppe cosa intendevo dire, e sorrise.
Provai a esprimerlo a parole.
“Quello che hai fatto per lei è stato...” cominciai mentre il suo sguardo ritornava a fissarsi davanti a sé “è stato... tu le sei stato vicino... e lei è morta... lei era serena... lei si sentiva a casa!”
Sospirò rumorosamente.
“Beh... adesso sappiamo qual’è il mio... potere, no?” sdrammatizzò.
“E sappiamo anche perché tu ti trovi così a tuo agio vicino a...”

“No!” protestai “Che stai dicendo?!”
“Renesmee, non fa niente! Non devi mentire per...”
“Tu sei impazzito! Nahuel, quello che io...” presi fiato per recuperare lucidità.
“Quello che succede quando io e te siamo... vicini” dissi prendendolo per le spalle.
Quel contatto fece perdere un battito a entrambi.
“Quello che facciamo è... la nostra bolla... e... non riguarda i nostri “poteri”... riguarda quello che proviamo l’uno per l’altra. Riguarda quello che siamo l’uno per l’altra!”
“E cosa siamo noi, Renesmee?” domandò avvicinandosi.
Non poteva... non doveva chiederlo!
Ed io non potevo rispondere!
Ma entrambi sapevamo... entrambi sentivamo la stessa cosa.
Il suo respiro incrociò il mio ed era perfetto.
Le sue labbra trovarono le mie senza difficoltà, senza resistenza.
Mi prese fra le braccia e mi sollevò leggermente perché quel bacio fra l’erba alta fosse ancora più...
Perfetto!
Eravamo perfetti così: uniti nel vento e nel sole di primavera!
Semplicemente perfetti!
Non c’era una cellula del mio corpo che non si sentisse corrisposta dalle sue.
Non c’era mio pensiero che lui non comprendesse, non c’era cosa che di me non sapesse, spesso prima ancora che io ne fossi cosciente...
Chissà quando aveva capito tutto?
Molto prima di me!
Ci aveva visti insieme, labbra su labbra, cuore contro cuore e poi aveva visto che quello non era il mio destino!
“Nahuel...” soffia staccandomi.
“Perdonami...” e mi trattenne nel suo abbraccio.
“E’ che io... io ti amo, Renesmee” disse come fosse la cosa più naturale del mondo.
“Anch’io ti amo” confessai.
“Lo so” mi strinse e mi baciò i capelli “ma non basta”
“Non basta” ripetei.
Strizzai gli occhi ma inutilmente: piangevo.
“No, Renesmee, non piangere per me, mai!” pregò dolce e solenne.
Annuii ma continuavo a piangere.
Mi accarezzò le guance bagnate.
“Partirai?” domandai.
“Sì” abbassò il capo e lo posò ancora sul mio.
Non riusciva a staccarsi da me.
Non potevo staccarmi da lui.
“Quando?”
“Stasera o... domattina”
“Prometti” cominciai.
“Prometti che chiamerai” dissi soffocando i singhiozzi.
“Prometto” rispose carezzandomi la schiena.
“E prometti” continuai sollevando il mento per incontrare i suoi occhi “che, se avrai bisogno, mi avvertirai”
Esitò fissandomi negli occhi.
“Nahuel, promettilo!”
“Promesso” sussurrò baciandomi la fronte.
Non so per quanto tempo rimanemmo lì, in piedi ed abbracciati, ma ad un certo punto disse:
“Volevo darti una cosa”
Estrasse dalla tasca un sacchetto di velluto blu, lo aprì e sfilò dal suo interno un lungo filo d’oro a cui stava appesa una piccola pietra a forma di scheggia, rossa.
“E’ un rubino” spiegò “ed è tutto ciò che ho di mia madre”
Scossi il capo facendo un passo indietro: non può darla a me!
“Custodiscila tu” mi pregò.
“Nahuel... un giorno incontrerai la persona giusta e la darai a lei”
Sorrise: “Impossibile! E poi, forse, l’amore non è nel mio destino!” considerò.
“Questo sì che è impossibile!” ribattei facendo allargare il suo sorriso.
“Intanto, vorrei che lo tenessi tu” riprovò.
Giocherellai per un po’ con la piccola pietra, sembrava un pezzo di... cuore!
“Così avrai un pezzetto di... me” la voce leggermente incrinata.
Avrei voluto rispondergli che volevo tutto di lui, tutto, senza riserve.
Che lo volevo ora e che l’avrei voluto sempre.
Ma non potevo...
Mi carezzò una spalla e sorrise.
“Lo so” disse “ma ora devi andare”
“Sì” io dovevo... io volevo andare.
“Tienilo” disse chiudendo le mie dita attorno alla catenina.
“Tornerai a... prenderla?” domandai.
“Promesso” disse e mi baciò piano, pianissimo.
“Addio, Renesmee”
“Addio”
Chiusi gli occhi e le sue dita non accarezzavano più la mia spalla.
Le sue labbra non erano più sulle mie.
Il suo odore non era più nel vento.
C’era ancora la primavera, ma non era la stessa, perché lui non c’era più.
Sarà lo stesso anche per me, pensai.
Non sarei stata mai più la stessa, senza di lui.

SPOILER CAPITOLO 55: SENZA CUORE

“Ascolta... lo avverti il battito del mio cuore, sanguisuga?! E’ un’illusione! Non ce l’ho più un cuore io! Non ho più niente! NIENTE! Sono senza cuore...”
Sono senza... lei!
“Magari se faccio a botte con te, potrei provare ancora qualcosa di simile ad una...”

emozione
Dopo aver strillato a tutta la foresta il mio dolore, il mio tono era monocorde, come se quella fosse soltanto una riflessione.
“Jacob, si sistemerà tutto” disse avvicinandosi.
Cosa? Mi prendi in giro?!

“Ti prendi gioco di me?!” sibilai scoprendo i denti.

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Capitolo 55
*** Senza cuore ***


sssssssssssssssssserrrrrrrrrrrrrrrrraaaaaaaaaaaaa
son tornata!
due settimane non son tante per sfornare e riprendersi, giusto?!
^____^
non vedevo l'ora di postare questo capitolo, in verità!
perché l'Amore è Meraviglioso, certamente!
ma altrettanto certamente, se è davvero Amore, allora spaccailcuore!
ma è l'ultimo capitolo di sofferenza, lo giuro lo giuro lo giuro!
-attente al titolo del prox ;-)-

non mi resta che ringraziarvi enormemente per avermi atteso, per essere ancora qui e continuare ad inserire la storia nelle vostre liste e più di tutto per le recensioni!
arriverò a rispondere a tutte, promesso! *____*
love U
Lilka <3 -che è la versione di me con le t^tte! =P-




CAPITOLO 55: SENZA CUORE


Che ci faccio qui?
CHE DIAMINE STO FACENDO QUI?

La cascata, la parete ricoperta dai muschi proprio di fianco, il masso bianco su cui l’avevo adagiata...
Il masso!
 Quel masso... solo una stupida pietra, alta poco più di una sedia... eppure...
Tutto è cominciato qui, in un certo senso...
Ma dì, vecchio, chi sei?
Il re dei masochisti?!

Accidenti!

COSA PENSI DI FARE QUI?!
E’ finita! F.I.N.I.T.A.!

Finita In Niente, Interamente Totalmente Annullata!
una farsa

Tutto quanto è stata solo una recita!
Come quel film... come si chiama?
Hai vissuto in un mondo finto... forse hanno costruito tutto quanto, forse ci sono telecamere nascoste dietro le querce, forse scopro una botola tra le felci... forse...
Stai delirando, vecchio mio...
E che altro dovrei fare? Dimmi!


Il pugno che sferrai contro la parete creò una specie di rimbombo intorno, ma nessuna scheggia, strano...
Fu allora che mi accorsi di aver colpito un corpo e non un muro.
Non che nel suo caso faccia molta differenza!
Mai come in quel momento la sua presenza, il suo odore mi risultavano... intollerabili!
Ah... Scontato trovare te in prima fila!
Che c’è, Cullen? Sei venuto a goderti lo spettacolo, eh!

“Oh forse vuoi vedere se riesco a spaccarti la faccia prima di uscire definitivamente di scena?” ringhiai vicinissimo al suo collo.
“Jacob, non sei in te” rispose allungando una mano verso la mia spalla.
“Ah no, davvero?! Se lo dici tu MrSoTuttoIo!” sputai allontanandomi di un passo.
“Ma possiamo sempre provare, ci stai?” provocai con quanta sfrontatezza avevo in corpo.
“Jacob Black, di tutti i giorni della mia vita, questo è di sicuro il meno indicato per romperti le ossa” sospirò teatralmente.
“AH AH AH Sei sempre stato un grande umorista, lo sai?”
E un sadico, un fott^to sadico!
Quanto ti piace vedermi così, eh?! Ammettilo...

“Jacob”
“Accidenti, sei bravo a fingere! Sembri quasi preoccupato... Mio Dio cos’è che scorgo nei tuoi occhi, nobile succhiasangue? E’ dolore, DOLORE PER ME!” recitai battendomi le mani al petto.
Provò ad obiettare ma lo bloccai: “E non dire che mi capisci, mostro!” minacciai.
“NON LO DIRE! Tu non capisci, tu non capisci niente! Tu non sai come ci si sente! NON LO SAI!” sbraitai.
“Sono svuotato, sono privo di forze, sono privo di intenzione, mi manca qualunque tipo di impulso, non ho voglia di niente, io... senza di lei, NON SENTO NIENTE!”
NON SENTO NIENTE
“Ascolta... lo avverti il battito del mio cuore, sanguisuga?! E’ un’illusione! Non ce l’ho più un cuore io! Non ho più niente! NIENTE! Sono senza cuore...”
Sono senza... lei!
“Magari se faccio a botte con te, potrei provare ancora qualcosa di simile ad una..”

emozione
Dopo aver strillato a tutta la foresta il mio dolore, il mio tono era monocorde, come se quella fosse soltanto una riflessione.
“Jacob, si sistemerà tutto” disse avvicinandosi.
Cosa? Mi prendi in giro?!

“Ti prendi gioco di me?!” sibilai scoprendo i denti.
Lo sai perché non mi sono ancora trasformato?! Lo sai, Edward?
“Non mi sono ancora trasformato perché se lo facessi andrei da lei” spiegai feroce.
Sgranò gli occhi.
Ti regalo un po’ della mia sofferenza, MrEsistenzaPerfetta!
“Eh... sì! Stavolta anche la bestia la vuole! Nemmeno da lupo riesco a starle lontano... anzi è peggio, perché almeno così riesco a tenermi a debita distanza... ma il mio istinto...” una fitta feroce mi mozzò il respiro.
Annaspai ma tornai a fissarlo, doveva sapere, qualcun altro doveva sapere...
“Ogni singola parte di me la vuole, ogni pezzo di me” scandii piano e ficcai i miei occhi nei suoi “e tu solo puoi sapere quanto e in quanti modi io la desideri..”
Un istante e mi aveva scaraventato a terra, l’espressione stravolta dalla rabbia, lo sguardo accecato dall’odio.
Finalmente... pensai lasciandomi andare fra l’erba alta.
Era quello che volevo, era... l’unica soluzione!

Ma l’esecuzione tanto attesa non arrivò: niente denti di vampiro sul collo, niente arti strappati, niente grida di ferocia.
Solo il rumore della cascata...
Riaprii gli occhi e vidi boccoli castani ondeggiare al vento, una mano tesa verso di me.
“Che è successo?” sbottai mentre mi aiutava a rialzarmi.
Nemmeno una costola incrinata...
“Credo sia andato a calmarsi” disse scuotendo la testa.
“Che pensavi di fare, Jacob? Volevi davvero farti ammazzare?” domandò.
“Beh... non che avessi proprio un piano ma...”

Non era una cattiva idea!
“Forse è l’unico modo...” spiegai sedendomi sulla “famosa” roccia.
Ero esausto, erano giorni che andava avanti quell’agonia.
Quando finirà? E come?
Come può finire tutto questo?!

“Bella, io non so proprio... come fare a starle lontano...” confessai.
“Perché pensi che lei ti voglia lontano, Jacob?”
Ci si metteva pure lei, adesso? Una famiglia di aguzzini: ecco cosa sono!
“E’ evidente, Bella, io sono solo un intralcio...”strizzai gli occhi.
Non piangerai, vecchio, per nulla al mondo!
“Se me ne vado, lei potrà finalmente avere la vita che merita, accanto all’uomo che merita...”
“E chi ti dice che quell’uomo non sia tu?” chiese sedendosi vicino a me.
Ma andate a lezione di cabaret, voi Cullen?!
“Andiamo, Bella, è lui l’uomo perfetto! E non si può competere con l’uomo perfetto, avrei dovuto impararlo molto tempo fa...”
Sorrise.
Sospirai prendendomi la testa tra le mani.
“Ci ho creduto anch’io, sai? Stavolta ci sono cascato in pieno! Pensavo di essere io l’Edward della situazione... io... io pensavo di essere Edward Cullen...” la mia risata non celava tracce di umorismo.
Sono proprio il capo degli stupidi!
Mi accarezzò dolcemente la testa, poi allontanò le mie mani dalla faccia e mi guardò con tutto l’amore di una sorella, di una... madre...
“Hai ragione, sai” disse piano “tu non sarai mai Edward Cullen, tu sei e sarai sempre Jacob Black,  per tutti noi” prese un breve respiro “ma  per lei, per lei tu non sei solo Jacob, tu sei il SUO Jacob!”
“Oh...” sussultò lievissimamente “è arrivata!”
COS... CHI? NO! NO!
NONONONOOO!

Come ho fatto a non sentirla?!

Come ho fatto...
NO!

Il terrore mi congelò nella mia posizione.
Volevo scappare, pregavo di poterlo fare, ma il mio corpo non rispondeva.
Ogni parte di me, anche quella che sosteneva di volersene andare, tutto di me, intendeva restare!
Le ore senza di lei, i minuti, i secondi, erano lenta, inestinguibile agonia... lontano dal suo respiro, lontano dai suoi occhi...

Venne avanti tra gli alberi piano, con cautela, mentre intorno, ogni cosa, i tronchi, le foglie, l’erba, i fiori, persino l’aria assorbiva il suo odore.
Un leggero colpo di vento lo intensificò... fu come uno schiaffo in pieno viso, mi fece barcollare.
Bella si era dileguata.
Forse lei e MrFreeze si sono messi da qualche parte ad aspettare il cadavere!
Già.. l’unica cosa che potevo fare ora, era morire.
Non in senso letterale purtroppo... avevo dovuto constatare che era piuttosto difficile far fuori un licantropo o farsi fuori come licantropo...
Inoltre non mi riesce di trovare un straccio di volontario che mi dia una mano!
Ma soprattutto mi ostinavo a pensare che, dopotutto, le sarebbe dispiaciuto, se fossi morto.
Esitava ancora.
“Renesmee, vieni fuori” la incoraggiai.
Mi ero sempre augurato di morire velocemente, di colpo, via il dente, via il dolore...
E invece: eccomi assistere al mio stillicidio!

Mille volte avrei preferito bevesse tutto il mio sangue, su quella spiaggia, a La Push, piuttosto che uccidermi così, goccia a goccia...
La punta delle scarpe bianche.
una goccia
Le gambe lisce e tornite.
un’altra goccia
I pantaloncini... quei pantaloncini!
A quanto pare non c’è limite al sadismo!

Ed io perdo un altro po’ di me...

La camicia bianca era anche meglio della t-shirt della prima volta, era sottile, a fiori e metteva in risalto ogni curva.
un’altra goccia
I riccioli ramati scossi dal vento.
un’altra goccia
La mano piccola che passò sul viso per liberarlo dai capelli.
un’altra goccia
I lineamenti pronunciati leggermente tesi nell’incertezza.
un’altra goccia
Le labbra...
NO! Le labbra, no!
Due piccoli petali di rosa socchiusi...
Strizzai gli occhi e strinsi i pugni.
Tutta questa perfezione è insopportabile, se sai che non ti appartiene...
Che non ti è mai appartenuta!
E gli occhi...

Occhi al cioccolato, profondi più di quanto il mare possa essere profondo, caldi più del fuoco, vivi più dell’aria di primavera, misteriosi... totalmente misteriosi...
Eppure anche in quel momento, in quello che sapevo essere l’ultimo sguardo, quello che si sarebbe preso l’ultima goccia di sangue, l’ultimo respiro, l’ultimo battito, quello che avrebbe lasciando lì una carcassa, funzionante semmai, ma non per questo ancora viva...
Persino in quell’ultimo sguardo, più indecifrabile di ogni altro ci fossimo mai scambiati, io la riconobbi!
“Fai in fretta, Renesmee” incitai bruscamente.
Amore mio, ti prego!
Ti chiedo solo di fare in fretta...

 

Ma non pensarmi più,
ti ho detto di mirare
L'AMORE SPACCA IL CUORE.
Spara! Spara! Spara, Amore!
Ma non pensarmi più,
che cosa vuoi aspettare?
L'AMORE SPACCA IL CUORE.
Spara! Spara! Spara, dritto qui...
Spaccacuore
Samuele Bersani

http://www.youtube.com/watch?v=rKBeIwXE5gs
 

 Spoiler Capitolo 56: IMPRINTING
  Un ricordo o un sogno. Ed entrambi.
Un esserino in fasce ed il suo carnefice.
Qualcuno s’interpone fra loro ma non è il vero ostacolo.
Il vero ostacolo è che i loro occhi non si sono ancora incrociati.
Quando lo fanno, tutto si fa chiaro, tutto inizia a muoversi a senso...
Tutto torna al suo posto: dove è sempre stato!
    

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Capitolo 56
*** Imprinting ***


cinquantasei capitoli per arrivare qui... sono una donna che fa in fretta, non trovate?! ;-P
dunque, so che il dibattito sull'Imprinting è di norma molto acceso e molto spesso -a mio parere troppo- dominato da posizioni assolutisticamente opposte... c'è chi lo detesta e chi lo adora...
per quanto mi riguarda, vale quello che Nessie dice a Jake in questo capitolo... la sua versione è anche la mia e non per immaginazione, ma perché è quello il modo in cui ogni giorno mi relaziono al mio "Imprinting" ^___^

bene, mi scuso per i tempi d'aggiornamento ballerini =_=
già non ero puntuale prima, immaginate ora con due figli anziché uno! =)

dato che abbiamo quasi raggiunto il nostro scopo -le 400 recensioni ed i 100 preferiti- =P
# GRAZIE è troppo poco! #
vi invito a cominciare a proporre il vostro missing moment per Imprinting
vi ricordo che può riguardare i personaggi che volete e tutto l'arco di tempo dalla fine di BD all'inizio del seguito di Imprinting... fate fioccare le proposte! ;-)

un abbraccio gigantesco
Lilla <3



CAPITOLO 56: IMPRINTING


Odio
Solo odio.
Unicamente odio...
Puro distillato di odio.
Jacob... il suo sguardo... mi odia!
Lui mi stava odiando!
E lo stava facendo con ogni parte di sé.
Ed ogni passo incerto che compivo nella sua direzione moltiplicava, accresceva esponenzialmente l’astio, l’avversione, la ripugna.
Ad ogni passo il suo corpo fremeva più forte ed i pugni si stringevano, come a voler contenere la trasformazione.
Ad ogni passo le narici si dilatavano e si arricciavano, come sopraffatte dal disgusto.
Ad ogni passo il suo respiro si strozzava maggiormente ed il mio diventava sempre più veloce ed irregolare.
Ad ogni passo i suoi occhi s’infiammavano di una luce scura, di dolore e di... odio!
Lui mi odia.. constatai ancora, mentre tentavo inutilmente di rallentare il mio cuore.
Non avrei dovuto attendermi altro; in fondo, come avrei potuto pretendere altro che quello: odio! ?!
Ma il SUO odio, il suo odio era...  orribile!
Era peggio, peggio del peggio!

Era peggio perché meritavo di essere odiata, lo meritavo davvero e ne ero consapevole.
Era peggio perché era il “suo” odio, di Jacob... per me!
Ed era peggio perché era un odio fisico -viscerale- come se la sua natura più profonda si stesse ribellando... contro di lui e... contro me!
“Fai in fretta, Renesmee” incitò bruscamente.
In fretta.. a fare... cosa?
Per tutta risposta il ritmo del mio respiro si fece ancor più ansante e le gambe divennero molli, tanto che dovetti reggermi al tronco di un piccolo abete.
“Ness...” fece per venirmi incontro ma sollevai lo sguardo e ritrovai il suo.
Indietreggiò come vinto da un atroce dolore e girò il viso altrove.
“No...” rantolai provando a sporgermi verso di lui, ma senza successo.
Il corpo non collaborava e il cuore stringeva forte nel petto, come in balia di un terribile presentimento.
“Non c’è bisogno che tu ci stia male” la sua voce dura.
Sempre roca... sempre calda... ma così dura da non sembrare la “sua” voce.  
“Ce ne andremo... ce ne andremo presto!” scandì come fosse un verdetto.
Cos... C... ?!
Qualcosa dentro di me rifiutava di capire.
“Chi?” riuscii a dire a corto di fiato e... di coraggio...
“Io, Seth e Leah...” spiegò come se fosse ovvio.
I suoi occhi saettarono nei miei per un istante, l’istante in cui mi sembrò di recuperare un po’ di forze, quindi, repentino e crudele, mi privò del suo sguardo, e delle mie forze...
“Torneremo a La Push” disse con vigore, come a convincersene, mentre scivolavo lungo il mio esile sostegno e le mie ginocchia raggiungevano il suolo.
Il cuore, un attimo prima impazzito, ora rallentava... spaventosamente...
“In fondo i lupi non posso sopravvivere a lungo lontano da casa, no?”
E rise.
Un riso amaro e carico di sarcasmo, per una battuta che aveva senso solo per lui.
Improvviso com’era cominciato quella specie di sberleffo s’interruppe.
Sollevai il capo e lo ritrovai chino su di me.
“Stai bene?” e fu Jacob per un battito di ciglia.
Quindi si ri-trasformò in quella orribile versione di cui io, e solo io, ero responsabile.
Perché io avevo indotto il suo odio ed ora ero io che lo alimentavo... quel Jake che mi odia!
“Sai... non vorrei azzuffarmi col tuo paparino proprio oggi!” sbottò a voce alta come se quello avesse potuto sentirlo.
Forse era così... ma non avevo la lucidità necessaria a stabilirlo.
Non avevo affatto lucidità.
Non sentivo nulla che non fosse la sua voce... la sua voce intrisa di odio...
Avevo la bocca impastata e a stento avvertivo il terriccio morbido sotto le ginocchia, non avrei saputo dire se soffiava ancora il vento o se l’acqua del torrente continuava a riversarsi nella cascata.
La nostra cascata...
Mentre la cercavo, mi resi conto di avere i capogiri e la vista annebbiata.
Sporsi le mani in avanti e feci per alzarmi, ma mi ritrovai priva di equilibrio.
Mi prese... avvertii distintamente le mani calde afferrarmi i gomiti.
Poi le labbra... le sue labbra scure, le sue labbra spesse, le sue labbra grandi...
I loro contorni si delinearono perfettamente a un palmo dal mio naso.
E lo feci, il mio “estremo tentativo”, il mio gesto disperato...
Lo baciai.
Stampai le labbra sulle sue.
Una.
Due.
Tre volte.
Ma...
Niente!

Le sue labbra erano roventi, lui era rovente.
Come non lo avevo mai sentito... come potesse andare a fuoco!
Ma...
Non si mosse.
Era un tizzone immobile.
Ogni muscolo del corpo contratto, le labbra strette, lo sguardo cieco, vuoto e puntato verso l’orizzonte, lontano...
Lontano da me!
Le mie lacrime arrivarono prima di me alle ovvie conclusioni.
“No” annaspavo nei miei singhiozzi.
Strinse di più le nocche, la sua pelle ambrata era pallida, ora, in quel punto.
“Addio” disse voltandosi.
“NOOOOOO...”
Non poteva...
Non poteva accadere...
NO!
Mossa da una forza che non avevo e da un istinto a cui non potevo, non sapevo e non volevo disobbedire, l’afferrai per un braccio mentre mi frapponevo al suo cammino.
Provò a ribellarsi ma glielo impedii, quello che gli feci vedere glielo impedì.

Un ricordo o un sogno. Ed entrambi.
Un esserino in fasce ed il suo carnefice.
Qualcuno s’interpone fra loro ma non è il vero ostacolo.
Il vero ostacolo è che i loro occhi non si sono ancora incrociati.
Quando lo fanno, tutto si fa chiaro, tutto inizia a muoversi a senso...
Tutto torna al suo posto: dove è sempre stato!



“Che cos...” tentò ancora.
“NO, aspetta, aspetta!” pregai “Non hai mai visto... la mia versione”
“Non ho bisogno...”
“Sì, invece,”protestai decisa “tu non conosci la mia versione! Tu non sai quello che è successo a me!”
S’immobilizzò fissandomi negli occhi, senza più voltarsi, allontanare o fuggire il mio sguardo.
“Mostramela” disse, la voce sofferente ma limpida, la durezza non scomparsa ma sfumata.
Allungai la mano fino alla sua guancia caldissima, carezzandola appena coi polpastrelli.
Strizzò gli occhi e si morse le labbra, poi prese un respiro profondo.
E anch’io.
Quello che gli mostrai non era il mio ricordo o il sogno, era il suo viso in quello stesso momento.
La fronte corrucciata e stanca, i lineamenti tirati eppure ancora bellissimi, i capelli scuri, spettinati e selvaggi, come lui...
Le labbra, quelle stesse che mi avevano rifiutato, perfette e... irraggiungibili!
E poi gli occhi: due fari scuri, ma limpidi, accesi ma tristi, immensamente profondi e immensamente semplici. Bellissimi e feriti. Come Jake!
“Questo cosa...”
“Questo significa che mi avete sempre raccontato la versione sbagliata” spiegai “Tutti quanti a dirmi: -Lui è tuo! Jacob ha avuto l’imprinting con te...- ma non è la verità!” sobbalzò a quella considerazione “Non è la verità per me, almeno”
“E quale...” provò ma non riusciva.
Fissai ancora il mio sguardo nel suo ebano luccicante e glielo mostrai, gli mostrai il nostro sguardo.
“Sono io che t’appartengo Jacob Black, io che ritrovo casa solo nei tuoi occhi, io che non ho altro posto dove andare, perché io, Jacob, ti ho trovato prima ancora di cominciare a cercare, perché io non ho mai aspettato altro che te...” mentre riprendevo fiato, lui scuoteva la testa, tenendosela fra le mani come a protezione, come volesse impedire a quelle parole di entrarci.
“Perché potrei vivere una vita felice accanto al più perfetto degli uomini e lui potrebbe darmi tutto quello di cui ho bisogno...” s’interruppe per scrutarmi “ma non basterebbe, la mia vita perfetta non sarebbe abbastanza senza di te! Nessun giorno della mia vita è compiuto se tu non ci sei, se non apro gli occhi aspettandomi di ritrovare i tuoi, se non chiudo gli occhi dopo averli ritrovati”

“E’ solo...”
“No!” lo precedetti “Non è solo una fissazione! E’ un bisogno... fisico, mentale... E’... è il mio destino! Tu sei il mio destino, Jacob Black! E non posso farci niente... Nessuno può farci niente...
Mi dispiace!”
L’espressione di Jake era indecifrabile, continuava a fissarmi, ma era sospeso, come non sapesse che dire o fare, e nemmeno cosa pensare...
Presi coraggio: “Per questo, ti prego, Jacob, ti scongiuro, fammi venire a La Push, con voi!”
Non rispondeva, mi guardava e non rispondeva.
“Starò dal nonno e... non disturberò, lo giuro! E non sarò assillante, io voglio solo poterti vedere... ogni tanto e... io ho bisogno di sapere che tu sei lì, vicino a me, da qualche parte... Io... io non posso vivere senza di te, Jake! Mi manca l’aria, mi manca il sole, mi manca il nutrimento, mi manca... Mi manca il cuore! Perché è tuo... permettimi di seguirti, permettimi di seguire il mio cuore... e il mio destino...”
Per quasi un minuto non si udì altro suono che lo scrosciare costante delle acque alle nostre spalle.
I nostri sguardi erano agganciati, incollati l’uno all’altro.
Entrambi eravamo incapaci di fare o dire qualunque cosa.
“Tuo padre ti ucciderebbe se ti portassi a La Push con me...” soffiò infine pianissimo.
“Se l’alternativa è restare qui, senza di te, allora... spero proprio che lo faccia!” sussurrai quasi fra me.
Fu allora che il sorriso, il SUO sorriso, quello che riscalda il mondo intorno a sé, quello che illumina la giornata più buia, quello che sconfigge ogni tenebra, fu così che il sorriso ricomparve sul suo volto. Pieno, aperto, accecante.
“Sei proprio...” cominciò ridendo.
“No! Non sarò appiccicosa... lo giuro! Neanche ti accorgerai che sono venuta con voi!” provai, animata dal suo buonumore.
“E’ un peccato, piccola Nessie” sussurrò afferrandomi per la vita.
Chiusi gli occhi ed inspirai... respirai il suo odore... finalmente!
Finalmente il suo odore... il suo odore forte... che sapeva di bosco come mai prima d’allora.
Finalmente le sue braccia roventi attorno ai miei fianchi.
Finalmente la voce... la sua voce roca e calda... nel mio orecchio!
“E’ un peccato perché io...” dolce, il suo tono sembrava dolce “perché io avrei una gran voglia di appiccicarmi a te!”
Sobbalzai e i nostri occhi si ritrovarono.
“Vuoi dire...” provai ma ero io quella senza voce, ora.
“Voglio dire che noi ci apparteniamo, Renesmee”
Il mio cuore... avevo smesso di sentir battere davvero il mio cuore!
“E niente... o nessuno può cambiare questo fatto!” concluse.
I suoi occhi brillavano e i miei pure.
“Prometti di non dimenticarlo mai, Jacob?” chiesi carezzandogli il collo.
“Lo prometto. E tu?” sussurrò trattenendo i miei riccioli nella sua mano grande.
“Lo prometto” sancii avvicinandomi di più.
“Aspetta...” sfiorò con due dita le mie labbra, le fissò per un istante, poi riportò il suo sguardo nel mio “solo noi due?”
“Solo noi due” sussurrai baciando le sue dita.
“Per sempre?”
“Per sempre” confermai spostando delicatamente la sua mano.
Le sue dita calde s’intrecciarono alle mie.
“Asp...”

“Jacob Black, maledizione, baciami!” sbottai.
“Hi hi!” sghignazzò “Mi piace quando me lo ordini...”


 

SPOILER CAPITOLO 57: BACIARE JACOB BLACK

E poi c’è il suo corpo: statuario, pronto a sorreggerti... altrimenti TU cascheresti in terra ginocchioni... perché hai le gambe molli... perché senti le SUE gambe muscolose... e i pantaloncini non aiutano a minimizzare l’effetto che ha la sua pelle che sfrega sulla tua...
E poi ci sono le sue braccia forti... che ti sollevano alla sua altezza... perché TU quella altezza te la sogni... perché così ti stringe a sé... e il tuo petto è schiacciato al suo torace... e TU non riesci a respirare ma non te ne curi... perché è in fondo un bel modo di morire... baciando Jacob Black!
E poi ci sono i suoi capelli e le tue mani che non se ne vogliono staccare... perché non esiste seta, stoffa, tessuto più morbido dei capelli spessi, scuri, lunghi del TUO lupo!

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Capitolo 57
*** Baciare Jacob Black ***


Sera Bambine ^____^
sono totalmente stordita dal mal di testa :-S !!!
sarò breve: è decisamente il mio capitolo preferito di Imprinting
perciò lasciatemelo dedicare a chi mi ha ispirato le parole sulle labbra di JB
che anche se è un vampiro all'89%, direi che bacia da lupo! =P
ok... vi ricordo che siamo quasi alla fine perciò... se avete idee per un Missing Moment per Imprinting bisogna proprio che me le scriviate in una recensione!
Al solito... GRAZIEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE
recupero con le risposte alle recensioni, I promise!
vi abbraccio fortissimo
Lilla <3



CAPITOLO 57: BACIARE JACOB BLACK

Le labbra di Jake
Avrei potuto scriverci un libro... una trilogia... una saga!
Ma mai avrei potuto, saputo o voluto “esaurire” l’argomento.
Mai ne sarei stata paga!
mai
“Ciò che non sbiadisce mai è ciò che sempre conserva il suo fascino” ho letto una volta in un libro.
E non potrei trovare definizione migliore per lui.
E per le sue labbra...
In vita mia non avevo provato esperienza migliore dei baci di Jacob.
Della sua calda impazienza sulla mia, dei nostri respiri confusi e sconnessi, delle sue grandi mani libere di vagare sul mio corpo, di carezzare, di stringere, di trattenere.
pudiche e audaci insieme
Le mani di Jacob : un nuovo best-seller!
Oppure... eccolo il titolo: “BACIARE JACOB BLACK!”
Forse... è il titolo della mia vita!
Baciare Jacob Black è un’esperienza senza precedenti!
Quando baci Jacob Black tutto il mondo scompare, viene inghiottito, risucchiato, o soltanto sospeso, forse viene messo in stand-by o, più semplicemente, non te ne importa un fico secco...
Perché TU -proprio TU e solo TU- stai baciando Jacob Black!
E questo è bellissimo!
E di più...
E poi c’è il suo corpo: statuario, pronto a sorreggerti... altrimenti TU cascheresti in terra ginocchioni... perché hai le gambe molli... perché senti le SUE gambe muscolose... e i pantaloncini non aiutano a minimizzare l’effetto che ha la sua pelle che sfrega sulla tua...
E poi ci sono le sue braccia forti... che ti sollevano alla sua altezza... perché TU quella altezza te la sogni... perché così ti stringe a sé... e il tuo petto è schiacciato al suo torace... e TU non riesci a respirare ma non te ne curi... perché è, in fondo, un bel modo di morire... baciando Jacob Black!
E poi ci sono i suoi capelli e le tue mani che non se ne vogliono staccare... perché non esiste seta, stoffa, tessuto più morbido dei capelli spessi, scuri, lunghi del TUO lupo!
Eh... sì!
“IN BOCCA AL LUPO!” ma in senso letterale...
La bocca del lupo!
I denti grandi e lucenti, i canini appuntiti, la lingua... la lingua calda... la lingua lunga... la lingua curiosa... la lingua spericolata... la lingua dispettosa...
Non ti celare, per favore, non ti allontanare!
Per quanto tardi tu lo faccia, sarà sempre troppo presto... per me!

E qui si torna al principio: alle labbra!
Spesse, carnose, potenti, ipnotiche... non hai più aggettivi!
Ed è soltanto perché non puoi... perché TU non puoi descriverle... perché per quanto tu le cerchi, le trovi e le ritrovi, le catturi e le imprigioni, le bracchi e le soggioghi... le SUE labbra... quelle... ti sfuggiranno sempre... perché avendole... e avendole di più... e così all’infinito... non le avrai mai... e per questo le vorrai... TU le vorrai... per sempre!
Per sempre.
Occhi negli occhi.
Sorridenti e felici.
E innamorati.
Due ragazzi sorridenti, felici e innamorati!
Lui seduto su un grosso masso chiaro, lei a cavalcioni su di lui, entrambi incapaci di ricordare come fossero giunti a quella posizione, entrambi felici.
Ci fissavamo senza fiato.
“Prometti...” provai, tornando ad assaggiare “prometti che non mi respingerai mai più!” aggiunsi con un piccolo morso al suo labbro inferiore, all’angolo dove c’era ancora il segno del mio dente.
E ci sarebbe sempre stato!
“E tu prometti che non me ne darai mai più motivo?” rispose catturando la mia lingua.
Provai a liberarmi ma la trattenne tra le sue labbra e la succhiò.
Con un gemito inarcai la testa all’indietro.
“Prometti” incalzò cominciando a percorrere il collo con quelle stesse feroci armi di piacere.
Sono senza speranze: avrebbe sempre e comunque vinto lui!
“Prometto” ansimai.
Gli sfuggì un risolino.
“E tu... prometti?” lo sfidai nei suoi fari, profondi e scuri.
E vivi... non mi erano mai sembrati così vivi!
ardenti
“Prometto” sancì tornando a sfiorare morbido le mie labbra.
Non era l’unica cosa che stava sfiorando, per la verità.
Da qualche minuto polpastrelli bollenti non facevano che giocherellare incerti con l’orlo dei miei shorts, carezzavano la gamba e poi scendevano fino al ginocchio e quindi ritornavano su.
Senza pensarci, afferrai la sua mano e la portai sulla tasca dei miei piccoli jeans.
Sobbalzò ma non la spostò.
Cerco il mio sguardo e strinse un po’ con le dita lunghe, solo un po’...
Si morse leggermente il labbro inferiore e sussurro: “Questo non avresti dovuto farlo!”
Un lampo attraversò i suoi occhi e mi ritrovai di nuovo contro di lui... ma di più...
Eravamo incollati, appiccicati come due ventose.
Eravamo NOI!
Mi teneva la nuca con una mano mentre l’altra prendeva confidenza con il nuovo... terreno...
Le mie mani viaggiavano tra le sue spalle, il suo petto ed i suoi capelli e non erano mai sazie.
Le labbra cominciavano a bruciare, ma non ero sazia...
Mi strinsi a lui... ancora un po’ di più...
Accentuai la presa delle cosce sui suoi fianchi e strofinai leggermente il bacino contro il suo.
Dalla sua bocca provenne quello che sembrava una specie di basso e breve ululato.
“No!” si lamentò mentre tutto il suo corpo diceva “sì!”
“Perché?” chiesi cominciando il percorso che dal lobo dell’orecchio mi portò alla sua spalla.
La pelle lucida e calda era morbida e il suo sapore era...
se^so
Jacob Black era, è e sempre sarà puro se^so!
Si godette tutto il viaggio insieme a me, poi mi sollevò il mento e sussurrò:
“Non ce lo permetteranno, Nessie!”
Oh... beato lui che si ricorda che esiste un mondo là fuori!
“Beh... dovranno fermarci, allora” sentenziai staccandomi leggermente.
Protestò con lo sguardo.
Aveva ragione: il mio cuore era fatto per battere sul suo petto e non altrove.
Ma per fare quello che volevo fare, avevo bisogno di un po’ di spazio.
Presi un piccolo respiro e sentii l’aria primaverile pungermi le narici.
Quindi incatenai i nostri sguardi e cominciai ad allentare ad uno ad uno i bottoni della mia camicetta.
Lo feci lentamente e lui non mi fermò.
Solo il suo respiro diventava via via più pesante ad ogni spiraglio di pelle scoperta.
Quando ebbi finito, tornai a respirare.
“Io sono tua, Jacob Black!” sussurrai scoprendo una spalla.
“E nessuno può cambiare questo” continuai a corto di fiato.
E la mia camicia era sull’erba.
Mi riaccostai a lui facendo aderire le nostre due metà, nude.
Jacob fremette da capo a piedi.
“Sono fredda?” domandai.
“No” sospirò “Sei bellissima!”
E mi baciò dolcemente, lentamente, come fosse grato di quello che stava accadendo.
Mi carezzò a lungo la schiena finché non sentì che mi ero completamente rilassata, tra le sue braccia, nel calore del suo petto, nel fuoco del suo cuore.
Quindi scivolò con le labbra lungo il mio collo e con una mano sui miei shorts e la strinse fino a farmi gemere e sollevare sulle ginocchia.
Non so se l’avesse previsto ma si ritrovò il mio seno davanti agli occhi.
Piccolo, chiaro e arrotondato come una coppa di gelato.
E lui l’avvicinò così... come un bambino una coppa di gelato...
goloso, avido, felice

Ne delimita i contorni con i baci, ne stuzzica la punta, con la lingua, con le labbra, con i denti, lo vezzeggia, percorrendolo dalla base alla punta e dalla punta alla base, ritmicamente, incessantemente, con tutti i mezzi, fino a che non perdo il senso di tutto, fino a che le sensazioni non m’investono a tal punto che è difficile distinguerle, fino a che il mio cuore non è sull’orlo del limite, fino a che non urlo il suo nome nel silenzio della foresta.
“Jake!”
Si fermò per far rallentare il mio respiro... e forse anche il suo...
Poi fece per andare ad adorare l’altro seno.
“Jake...” non fu nemmeno l’accenno di una protesta il mio.
“Non dimenticare che hai cominciato tu, bambina!” disse e riprese ad torturarmi, a lusingarmi, ad amarmi!
“TI AMO, Jacob!”
“TI AMO, bambina!”
“Per sempre”
“Per sempre”
Pronunciammo i nostri voti mentre i nostri cuori tornavano a battere vicini, felici e innamorati!
Eravamo stanchi ma non eravamo ancora soddisfatti.
“Nessie...” si lagnò mentre prendevo a stuzzicare con la lingua uno dei suoi capezzoli.
Ma mentre lui “protestava” il suo corpo m’incitava... s’inarcava, fremeva, “cambiava”...
“Jacob, tu mi vuoi?” domandai mentre tornavo a solleticare piano le sue labbra e le mie dita scendevano a giocare casualmente col primo bottone dei suoi pantaloni.
“Bambina...” la SUA voce roca era... più roca! “sono mesi che io non faccio altro che... volerti!”
E si passò tra i denti il mio labbro inferiore.
“Allora abbiamo un problema...” cominciai mordicchiandogli il collo.
Mi avvicinai, tutto il MIO corpo era a contatto col SUO, il seno eccitato al suo petto sempre più caldo, le gambe strette ai suoi fianchi, il MIO bacino adagiato sul SUO bacino.
Accidenti... quello che sento non sono solo i jeans!
“Il nostro problema...” insistei mentre intrecciavo le braccia dietro la sua nuca “è che ANCHE IO TI VOGLIO, JACOB BLACK” e gli baciai il lobo dell’orecchio.
Non so come ma mi ritrovai sull’erba alta... meglio... fra l’erba alta e lui!
E decisi che non mi ero mai trovata in una posizione migliore.
E Jake... beh... mi aveva preso alla lettera... o forse voleva soltanto schiacciarmi...
Ma io VOLEVO stare lì schiacciata sotto di lui, VOLEVO i suoi baci, le sue carezze avide, il suo respiro affannato, VOLEVO le nostre gambe intrecciate, i nostri corpi avvinghiati, inarcati, VOLEVO continuassero a sfiorarsi selvaggi tra l’erba e i fiori primaverili.
“Forse dovremmo... aspettare”
Eh no! Questo non lo volevo!
“Non ce la faccio” dissi stringendo le tasche dei suoi jeans.
“Nessie...”
Forse dovevo essere più incisiva...
Allungai le dita sotto il tessuto che nascondeva il suo sedere, i muscoli reagirono e tutto il suo corpo spinse sulle mie anche.
Sì, decisamente c’è qualcosa di “molto grosso” sotto la stoffa blu!
“Nemmeno io ce la faccio” rantolò infilando una mano sul mio fianco e stringendo tra le dita la stoffa chiara degli shorts.
I nostri occhi si ritrovarono, i nostri sguardi si fusero come mai prima.
“E allora fallo!” ordinai.

SPOILER CAPITOLO 58: SOLUZIONE
La sua espressione si fece subito seria mentre incontrava il mio sguardo carico di rimprovero.
Negli occhi ambrati aveva una strana tristezza.
Papà, che altro c’è adesso?!
“E’ tutto a posto, Renesmee”
“Ah... sì?! E perché mi guardi come se ti fosse morto il gatto?!”
Sorrise appena.
Mia madre si avvicinò e cominciò a sistemarmi la camicia e a pettinarmi i riccioli con le dita.
“Mamma, che fai?!”
“Scusami! E che sono... emozionata!” disse guardandomi negli occhi.
Sembra serena... come poche volte l’avevo trovata.
“Oh... mi state facendo impazzire! Insomma che...”
E alzai la mano verso mio padre.
Se non volevano dirmelo, avrei letto i loro pensieri!
“No” fece lui trattenendomi dolce e abbracciandomi.
“Non ti rovinare la... sorpresa” sospirò.
Quale...!?
“E ricordati del nostro patto” disse incantandomi nel suo sguardo.
Respirò con tutto il tronco poi si volse alla sua destra.

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Capitolo 58
*** Soluzione ***


Giornoooooo Fanciulleeee ^____^
intuirete perché mi scuso anche oggi... ma se sommate i miei due puelli, di cui una appena sfornata, con la mia innata propensione al ritardo...
Dunque, ci si può commuovere già al penultimo capitolo?! ;-)
Programmi per il futuro:
-Il 59 e l'epilogo concluderanno Imprinting.
-Poi non mi resterà che scrivere il promesso Missing Moment, anche se per ora mi è arrivata solo una richiesta...
Non siate timide né pigre! Chiedete!
-Poi ho un extra sulla prima volta di Ed e Bella, che si chiama appunto First Time.
-Ed infine mi prenderò quel che resta dell'estate per continuare il seguito -già scritto per metà- in modo di cominciare a postarlo -penso per la seconda metà di Settembre- dopo averne scritto il più possibile ;-)
Intanto... GRAZIEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!
<3 <3 <3
-spero di recuperare al più presto con le recensioni!-

una precisazione importante:

ho cominciato a scrivere Imprinting con l'assoluta necessità di dare un seguito a Breaking Dawn, insomma... non ero sazia del mondo della Meyer! Per questo ho tentato di far assomigliare i miei personaggi ai suoi il più possibile... Per questo non potevo immaginare un comportamento differente per Edward <3 in questa situazione... Per questo ho scritto l'INTERMEZZO che state per leggere... Per spiegarvi le sue/mie ragioni ;-)
ENJOY <3
Lilka <3


PS: è un po' che non vi ricordo del mio gruppo su Fb

http://www.facebook.com/groups/281106931902704/#!/groups/281106931902704/





INTERMEZZO: GENITORI

Le sue labbra morbide sfioravano le mie, ne lambivano i contorni, ne stuzzicavano la polpa con l’aiuto dei denti.
Dolce e crudele.
Dolce perché sentivo che mi si donava completamente, che attraverso quel bacio si concedeva a me, ancora una volta...
Crudele perché chiedeva altrettanto in cambio.
E di più...
Bramava il mio corpo ma non solo.
Si prendeva la mia anima, ma non le bastava.
Mi rapiva i pensieri.
Ironico come sempre: era l’unica capace di farmi sentire la testa vuota!
Piegava la mia volontà ad una dipendenza totale, assoluta...
Occupava per intero ogni porzione del mio cuore.
Di quel cuore che aveva ridestato, che aveva rianimato, di quel cuore che proprio lei mi aveva ridonato.
Ma solo per riprenderselo, per potermelo strappare dal petto, ogni volta e ancora... e ancora...
Per poterlo assediare, per poterlo riempire e svuotare a suo piacimento, per poterlo distogliere da ogni preoccupazione, da OGNI altra preoccupazione...
“Isabella Marie Swan” pronunciai solenne, trovando, non so dove né come, la forza di staccarmi.
Mi guardò imbronciata, probabilmente perché avevo usato il suo nome da ragazza.
“Signora Cullen” e sorrise, soddisfatta che mi fossi corretto.
“TU li stai coprendo!” accusai.
Corrucciò lievemente gli angoli della bocca, poi tornò a sorridere e con lentezza cominciò a torturarsi il labbro inferiore.
Accidenti!
Quando aveva imparato a usare in quel modo le sue armi?!
Scossi forte la testa, come volessi sciogliere l’incantesimo.
Ma era impossibile e ne ero certo: mi avrebbe fatto diventare definitivamente pazzo!
Entrambe mi faranno diventare pazzo...
“Pensavo di dar loro un po’ di tempo...” si scusò allungandosi per carezzarmi la nuca.
Le linee del suo corpo si muovevano pianissimo sul mio.
NO! Le fusa, no!
“Gattina cattiva” esalai attaccando il suo collo, da bravo vampiro, mentre il suo morbido bacino insidiava la mia salute mentale, e qualcos’altro...
Ma un breve verso basso richiamò la mia attenzione, una specie di piccolo ululato...
“Tempo! Tu non capisci che vuol dire “dar loro del tempo”?!” sbraitai mentre già mi lanciavo nella loro direzione.
“Oh... Ed! In fondo non fanno niente di male” protestò incerta.
Mi bloccai e mi girai verso di lei.
“Stai dicendo che ti sei pentita di aver aspettato, Bella?” domandai.
“No! Non me ne sono pentita, nemmeno per un secondo!” disse sincera.
“Ma loro... loro si amano, Edward, e si appartengono, e penso che tu possa capirlo, questo! E... beh... è normale che...”
“No! Ti prego non dire che è normale che qualcuno voglia... mia figlia... così!” mi lamentai chinando il capo.
“Perché non posso accettarlo, non ci riesco... mi spiace” confessai.
Si avvicinò carezzandomi un braccio.
“Ma succederà, prima o poi...” provò.
“Lo so! Ma è tanto strano che io voglia che si impegnino, è tanto strano che io voglia che promettano, è tanto “fuori dalle mode” renderlo ufficiale prima?!”
“Beh... è che sono così giovani, amore!”
“Appunto e non sanno che un rapporto, anche quello che nasce e sboccia sull’eterno amore si costruisce ogni giorno, che ha bisogno di essere curato, nutrito, rinnovato, che ha bisogno di affrontare delle prove, ogni tanto... che ha bisogno di essere rispettato, soprattutto!”
Mi abbracciò, baciandomi il petto.
“Sei un mostro di saggezza!” mi apostrofò solleticandomi il mento con le labbra.
“E tu ci stai provando ancora” constatai.
“Io ci provo sempre” si schernì.
Le baciai le labbra piano, assaporandole.
“Dobbiamo andare...” ricordai più a me stesso che a lei.
Di nuovo, mi trattenne.
“Edward” disse inchiodando i suoi ambrati gioielli ai miei “tu sai che questo accelererà i tempi, vero?”
Sospirai: “Beh... alla fine... pare che dovranno ringranziarmi!” risposi in un alzata di spalle.
“E poi... Alice l’ha già visto” le rammentai.
“Lo so, ma le sue visioni cambiano, in base alle decisioni che prendiamo” tentò.
“Amore mio, ancora non hai imparato quanto sia difficile far cambiare idea a un vampiro!” la canzonai sollevandola fra le mie braccia.
“Soprattutto a certi vampiri!” mi rimbeccò baciandomi.
Sorrisi: “Sai che abbiamo avuto proprio una bella discussione da genitori?!” considerai.
Sospirò mentre ritornava coi piedi a terra.
“Allora andiamo a fare i genitori!” m’incitò.
Sorrisi: “Ti amo!”
Scosse la chioma castana: “Anch’io!”
E cominciammo a correre veloci per la foresta.

CAPITOLO 58: SOLUZIONE

Nell’istante in cui Jacob aumentò la sua presa sulla stoffa chiara ed io chiusi gli occhi, inarcando il capo all’indietro e dando mentalmente addio ai miei pantaloncini preferiti, una pioggia di minuti frammenti d’erba e fiori ci investii in pieno.
Istintivamente mi coprii il volto mentre Jacob mi riparava con le sue braccia e nascondeva la testa nel mio collo.
Arrivavano da tutte le parti, come minuscoli coriandoli, leggeri ma fitti, strofinavano sulla pelle e ci impedivano di tenere gli occhi aperti.
Dopo qualche secondo tutto finì.
Attorno a noi tornò a udirsi solo il ritmico scrosciare della cascata.
Riaprimmo gli occhi scrollandoci di dosso i resti di quell’assurda pioggia.
“Stai bene?” chiese Jake mentre soffiava via i fiori dalla mia fronte.
“Direi di sì ma... che è successo?!” domandai.
Jacob volse lo sguardo intorno: il prato era solcato da due strie, due cerchi concentrici nel cui percorso l’erba era stata rasa ed i fiori con essa.
“Non ci posso credere!” sussurrai mentre Jake scuoteva la testa.
“Da Bella non me lo sarei aspettato” commentò, mettendosi a sedere.
Non sapevo giustificarlo ma anch’io mi attendevo comprensione, almeno da mia madre...
“Sono impazziti!” mi arrabbiai
“Era prevedibile, Nessie...”
“No! E’ stupido... e inutile! Non mi impediranno di stare con te! In nessun modo!” protestai.
Mi guardò intenso e si morse leggermente il labbro.
“Che c’è?” chiesi avvicinandomi e carezzandogli una spalla.
Scostai qualche frammento e le mie dita indugiarono ancora una volta sulla sua pelle calda e setosa.
Rabbrividì, poi si avvicinò a sua volta, spostando una ciocca di capelli dalla mia guancia e scuotendomi leggermente i riccioli ramati.
Una piccola onda di fiori si riversò sulle braccia e sui miei seni.
Jacob percorse il mio corpo con lo sguardo, dalla testa ai piedi e di nuovo su, ed io sentii caldo persino nelle ossa.
Ora lo sapevo! Che quegli occhi di onice scura potevano bruciare, che avevano il potere di incendiare... di incendiarmi...
“C’è che sei ancora più bella!” sussurrò sfiorando le mie labbra.
Fuoco! Fuoco! Solo fuoco...
E poi...
Acqua?!
Alle nostre spalle si sollevò un getto potente.
Fummo investiti dalla violenza di milioni di goccioline, piccole ma efficaci...
“Eh no! Questo è troppo!” sbottai rialzandomi.
“Dove vai?!” chiese trattenendomi per un braccio.
“Vado ad affrontarli” feci sicura.
“Non servirà!” disse dolce facendomi risedere accanto a lui.
“E’ la loro... morale... credo” spiegò con la schiena poggiata alla nostra roccia.
“Non possono vietarci di essere innamorati!” replicai.
“Non credo che il problema sia l’amore... non in quel senso almeno” precisò.
“Ma devono... essere ragionevoli!” provai.
“Tuo padre?” domandò guardandomi di sottecchi.
Sospirai: “Allora scapperemo!”
“Cosa?”
“Fuggiremo, andremo via” ripetei.
“Nessie, non...”
“Se non c’è altra soluzione”
“No! Amore... non possiamo dargli questo dispiacere! E tu...” fissò il suo sguardo nel mio carezzandomi il mento “tu non saresti felice lontano da loro!”
“Non c’è altra soluzione” ripetei ancora.
Per un istante il suo sguardo si abbassò.
“Beh... un’altra... soluzione... ci sarebbe...” sembrava... imbarazzato?!
“Ma... presuppone che tu voglia...” si schiarì la voce “fare le cose sul serio”
“Jacob, io non sono mai stata più seria in vita mia!” protestai.
Un sorriso luminoso, più luminoso del solito, gli attraversò il viso.
“Bene! Allora... devo andare a prendere una cosa” fece alzandosi.
“No, Jake... dove...”
“Torno subito” disse dandomi un leggero bacio.
“No!”
Sorrise, mi carezzò una spalla.
“Ci metto un attimo, tu... rivestiti!” e con un altro piccolo bacio sparì.
Sconsolata, feci come mi aveva detto.
Ma perché come genitori mi sono toccati gli unici vampiri al mondo con una “morale”?!
Ma da dove escono?! Dal romanzo di un’autrice mormona?!

Il risolino leggero di mio padre fu subito seguito dalla domanda di mia madre: “Che succede?”
“Niente. Tua figlia ha fatto una battuta, ma te la racconto dopo”
La sua espressione si fece subito seria mentre incontrava il mio sguardo carico di rimprovero.
Negli occhi ambrati aveva una strana tristezza.
Papà, che altro c’è adesso?!
“E’ tutto a posto, Renesmee”
“Ah... sì?! E perché mi guardi come se ti fosse morto il gatto?!”
Sorrise appena.
Mia madre si avvicinò e cominciò a sistemarmi la camicia e a pettinarmi i riccioli con le dita.
“Mamma, che fai?!”
“Scusami! E che sono... emozionata!” disse guardandomi negli occhi.
Sembra serena... come poche volte l’avevo trovata.
“Oh... mi state facendo impazzire! Insomma che...”
E alzai la mano verso mio padre.
Se non volevano dirmelo, avrei letto i loro pensieri!
“No” fece lui trattenendomi dolce e abbracciandomi.
“Non ti rovinare la... sorpresa” sospirò.
Quale...!?
“E ricordati del nostro patto” disse incantandomi nel suo sguardo.
Respirò con tutto il tronco poi si volse alla sua destra.
Jacob era appena ricomparso sul prato.
Sopra i jeans aveva una camicia bianca.
Jacob e una camicia?! Che c’entrano?!
Lui e il vampiro si guardarono intensamente negli occhi per un po’.
Quindi mio padre sciolse la leggera presa sulle mie spalle.
“Avete la mia benedizione” pronunciò solenne.
La tua... cosa?!
Jacob sorrise, direi... grato!
“Sono così felice per voi!” esultò mia madre abbracciandolo.
“Grazie, Bella!” disse lui ricambiando “Ma io... non gliel’ho ancora chiesto...”
Chiedere... cosa?!
“Oh... certo!” sorrise lei.
“Bene. A dopo” disse lasciandomi un bacio sulla guancia.
Ero inebetita. E confusa... veramente confusa...
“Ricorda: qualunque cosa deciderai... a me andrà bene, principessa” sussurrò Edward al mio orecchio.
Mi baciò la fronte e si allontanò.
“Jacob” pronunciai appena.
“Volevo darti questo” disse in fretta.
Ora in mano avevo un piccolo sacchetto di stoffa verde intenso.
“Cos...”
“Aprilo” m’incoraggiò.
Slegai i lacci e lo rovesciai.
Un gioiello finì dritto nel mio palmo.
L’anello era d’argento antico, il cerchio era sottile, al centro, uno smeraldo ottagonale era circondato da piccoli brillanti.
“Era di mia madre” spiegò “Le altre cose se le sono divise le mie sorelle, ma questo...  lei l’ha lasciato a me”
“E’ bellissimo!” commentai ipnotizzata.
“Ti piace?” domandò animato.
Fu allora che un riflesso nello smeraldo di Sarah Black chiarì ogni cosa.
La faccia di mio padre.
L’umore di mia madre.
La camicia di Jake.
E tutti i riferimenti che non avevo colto nelle loro parole.
Trasalii.
“Nessie...” provò timoroso.
“Oh... no, Jake!” dissi sollevando il capo verso di lui.
“Nessie... ti prego! Voglio.. farlo bene” e s’inginocchiò sul prato davanti a me.
Smisi di respirare.
“Io ti amo” cominciò “io ti ho amato prima ancora che tu nascessi!” sorrise.
“E ti amerò per sempre! E ti proteggerò e ti rispetterò con tutto me stesso. E... se me lo permetti... proverò a renderti felice... sempre!”
Prese fiato, poi spinse ancor di più i suoi luminosi fari scuri nei miei occhi, e nel mio cuore.
“Renesmee Carlie Cullen... Nessie... vuoi sposarmi?”
sposarmi
La parola roteò più volte nella mia testa, mentre il cuore, pure lui, era in preda alle capriole!
sposarmi
Vidi Jacob... lo vidi aspettarmi sotto un grande albero... vidi i capelli pettinati all’indietro e l’abito elegante... poi vidi una casa... la nostra casa...  vidi la nostra vita... insieme!
“Renesmee.. ti prego! Dì qualcosa!” mi scosse piano mentre si avvicinava.
Quanto ero rimasta imbambolata a sognarlo?
“Nessie...” riprovò disperato.
“Sì”  uscì pianissimo.
“Sì?” esitò.
Forse aveva perso le speranze...
“Sì” ripetei “Sì Sì Sì!” e cominciai a riempire di baci la sua faccia e le mani.
“Sì” realizzò infine riagganciando il mio sguardo.
E mi baciò come non mi aveva mai baciato.
Non era dolce, era più dolce!

Non era intenso, era più inteso!

E noi non eravamo felici, noi eravamo più felici!

SPOILER CAPITOLO 59: CONGRATULAZIONI

Strano che tutti abbiate la stessa obiezione...” riflettè quasi tra sé.
“Comunque...” si scrollò “ IO ho convinto il preside che avevate bisogno di una bella... pausa... prima dello sprint finale. Contenta?!”
Contenta?! Ma... “Sei impazzita?!”
“Oh... andiamo! Dovevo pur farti perdonare per le tue assenze?!”
“Zia...” digrignai i denti “non credo che una settimana... assolutamente giustificata sia qualcosa di cui farsi perdonare”
Fece spallucce.
Poi si voltò e m’indico minacciosa: “Ragazzina, non ti permetterò di diventare paranoica e asociale come tua madre!”
“Tante grazie, Alice!”
“Sorellina, lo sai che è la verità!”
“Questo mi rincuora” fece mia madre, sarcastica.
“E che lo faccio per lei!” continuò sicura il tornado.
“Mamma, ti prego!” supplicai.
“Nessuno può fermarla, tesoro!”
“Appunto... quindi andiamo!” ordinò la piccola Rottenmeier tirandomi per un braccio.

 

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Capitolo 59
*** Congratulazioni ***



Buon Sabato Pomeriggio Fanciulle
avevo proprio bisogno di Alice e del suo irrefrenabile entusiasmo oggi! ^____^
Godetevi l'ultimo capitolo!
Vi ricordo che manca solo l'Epilogo, che prometto di postare la prossima settimana ;-)
non chiedetemi quando perché ormai ogni giorno della mia vita è un caso a sé...
Vi bacio tanto e vi ricordo di lasciarmi le vostre idee per il promesso Missing Moment di Imprinting, se vi va!
vi abbraccio forte
Lilka <3

PS: vi ricordo che potrete sempre trovarmi qui... 

http://www.facebook.com/groups/281106931902704/494217230591672/?notif_t=group_activity




CAPITOLO 59: CONGRATULAZIONI

 

Dolcemente la sua mano scivolò lungo il mio braccio.

Le sue dita allentarono la mia presa e dal palmo rotolò il piccolo gioiello che vi era custodito.

Strofinò con delicatezza le sue labbra grandi sui miei piccoli petali, quindi sollevò le nostre mani.
I suoi occhi risplendettero nei miei mentre infilava l’anello con la sua piccola pietra brillante al mio dito.

Calza a pennello!

Lo rimirai mentre lui sussurrava: “Ora so perché mia madre lo ha lasciato a me”

Gli presi il viso tra le mani e lo baciai.
 

“SIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII’!!” si sentì provenire dal bosco.

“Finalmente!”
Non avevo fatto in tempo a voltarmi che qualcosa di piccolo e duro mi aveva travolto.

“Lo sapevo! IO lo sapevo!” si congratulò con se stessa mentre saltellava come una bimba.

“Zia...” 

“Lo sapevo! Lo sapevo! Lo sapevo!” continuava imperterrita.

“Ma che...”

“Posso essere il primo a congratularmi con te, Renesmee?” la voce calda di zio Jasper arrivò alle mie spalle. 

“Certo... ma...” 

Mi guardò divertito poi mi indicò il prato intorno, improvvisamente gremito!

“Accidenti...” sussultai.

“Congratulazioni, tesoro” fece la nonna sorridente mentre Carlisle le carezzava una spalla.

Sembravano felici e... orgogliosi!

“Oh... piccola mia!” zia Rose mi strinse forte mentre Emmett assestava un colpo affettuoso sulla spalla di Jake: “Finalmente ce l’hai fatta, lupo! Sappi che io ho sempre fatto il tifo per te!”

“Grazie, Emm” fece Jacob.

Dietro di lui, vidi Leah fissarci con un sorrisetto compiaciuto.

“Ce l’avete fatta, alla fine!” commentò.

E poi mi ritrovai a girare per aria tra le braccia di un giovane e altissimo mutaforma.

“Seth!” ridevo e scalciavo insieme.

“Era ora che te lo chiedesse!” sentenziò fermandosi bruscamente per scompigliarmi i capelli.

“Ehi... mi gira la testa!” dichiarai gettandomi fra le braccia di Jake.

“Vieni qui” fece avvolgendomi “Ti amo” sussurrò al mio orecchio.

“Anch’io” ammisi felice.
 

Fu allora che li vidi, un po’ in disparte, come avessero bisogno di guardare bene tutta la scena, per metabolizzarla.

Lei gli stringeva il braccio ma sembrava piuttosto che fosse lui a reggersi.

Il primo sguardo che incontrai fu quello incorniciato dai riccioli castani.

“Mamma” dissi andandole incontro.

Fece lo stesso e mi abbracciò.

Come non aveva mai fatto...

Non con tutto il suo amore, con più di tutto il suo amore...

“Sono così felice per voi!” disse mentre anche Jacob si univa all’abbraccio.

Lui ci guardava, ancora dalla stessa posizione.

Gli andai incontro lentamente.

Quando lo raggiunsi, prese le mie mani fra le sue.

“Sei felice?” domandai.

Sorrise appena: “Sì”
“Sei felice perché io sono felice?” chiesi ancora.

“Sono felice” ripeté, i suoi occhi luccicavano.


“E... IO lo sapevo!” 

Ma aveva mai smesso di cantilenare?!

“Alice, per favore...” protestò papà.

“Ehi! Non mi rovinare la festa, fratellino!” lo rimbeccò lei.

“Scusa zia ma.. come facevi a saperlo?!”

Sorrise compiaciuta... più che compiaciuta!

“Tu non puoi...”
“Infatti” cominciò lei senza darmi il tempo di finire “IO ho visto NOI prepararci per il TUO matrimonio!”

“E quando...”

“Oh... prima dei Volturi!” sorrise ancor più compiaciuta.

“Mmm... potevi dirlo, amore, che... avevi già deciso” fece Jacob carezzandomi le spalle.

“Ma io...” sorrisi “forse era già deciso...”

“Da sempre” concluse mia madre.

Mio padre l’abbracciò baciandole i capelli.

Jacob mi strinse a sé portando la mia schiena sul suo petto.

“Oh... sarà il matrimonio del secolo!” squittì ancora il folletto malefico.

“Ehm...” mi schiarì la voce “zietta...”

“Oh... le conosco le tue condizioni, nipotastra!” 

Ah.. sì?!, pensai inclinando la testa di lato.

“Dunque... se esagero non mi parlerai più per i prossimi cinquant’anni... hai il veto sulla lista degli invitati e...”
“Ma come fai?”

Rise: “Beh... sono le stesse di tua madre!”

Fissai entrambe incredula.

“A questo proposito... riguardo... mmm... la data... IO ho calcolato che... considerando che hai...” si corresse “avete gli esami... e che ci sono di mezzo i tempi di consegna...” consegna di che?! “bene... dovrebbe essere tutto pronto per il...” inspirò a lungo prima di tirar fuori in un sol fiato: “13 agosto”

13 agosto

Il giorno del matrimonio dei miei genitori!

Li guardai.

Sorrisero insieme, poi mia madre disse per entrambi: “Per noi va bene”

Allora girai il collo verso Jacob, lui guardò loro due, poi me, si arrotolò un ricciolo su un dito e poi soffiò lieve: “Va bene anche per me”

Sorrisi.


“Beneeeeee!!!”

Qualcuno può spegnerla?!

Sia io che mio padre ci voltammo verso Jasper.

“Non guardate me!” fece lui alzando i palmi al cielo.

“Oh... ma è tardissimo!” 

Tardi per cosa?!

“Dobbiamo prepararci!”

“Zia...”

“C’è il ballo, nipotina!”

Ballo... ballo? “BALLO?!”

“Il ballo di fine anno” spiegò come se fosse scontato.

“Ma è solo il 10 maggio?!”

“Strano che tutti abbiate la stessa obiezione...” riflettè quasi tra sé.

“Comunque...” si scrollò “ IO ho convinto il preside che avevate bisogno di una bella... pausa... prima dello sprint finale. Contenta?!”

Contenta?! Ma... “Sei impazzita?!”

“Oh... andiamo! Dovevo pur farti perdonare per le tue assenze?!”

“Zia...” digrignai i denti “non credo che una settimana... assolutamente giustificata sia qualcosa di cui farsi perdonare”

Fece spallucce.

Poi si voltò e m’indico minacciosa: “Ragazzina, non ti permetterò di diventare paranoica e asociale come tua madre!”

“Tante grazie, Alice!”

“Sorellina, lo sai che è la verità!”

“Questo mi rincuora” fece mia madre, sarcastica.

“E che lo faccio per lei!” continuò sicura il tornado.

“Mamma, ti prego!” supplicai.

“Nessuno può fermarla, tesoro!”

“Appunto... quindi andiamo!” ordinò la piccola Rottenmeier tirandomi per un braccio.

“Jake!” invocai.

“E lasciala, nanetta!” incitò Jacob.

Alice lo fissò come volesse incenerirlo.

“Ce la fa a camminare da sola” disse lui un po’ titubante.

“O posso aiutarti io” aggiunse caricandomi sulle sue spalle.


Ci avviammo così verso casa Cullen. 

Tutti ci seguirono mentre io riempivo di bacini e morsetti il collo del mio lupo e la zia continuava a sbuffare che: “Così faremo tardi!”

Raggiunto il portone si parò dinanzi a noi.

“Tu, cane, di là!” comandò indicandogli il retro.

“E perché?” sbuffò Jacob.

“Perché VOI vi cambiate di là” spiegò alludendo ai “maschi” del gruppo.

Jake scosse la testa: “Come all’asilo!”

Mio padre ruggì ma non ci badai.

Afferrai Jake per la camicia e lo baciai.

“Non si potrebbe fare un’eccezione?” domandai mio malgrado ad alta voce.

“NO” venne perentorio da Edward.

Papà ora sono..

“Fidanzata e quindi per ora sottostai ancora alle MIE regole, signorina!”

Cioè fino al matrimonio...

“Fino al matrimonio” confermò sicuro.

NO... cioè... è una tortura?!
“Sono le regole”

“Non ce la farò mai!” constatai.

Risero tutti, quasi tutti...

Jake mi guardò comprensivo.

Poi scrutò mio padre come stesse valutando qualcosa.

“Non ti conviene e lo sai” fece quello calmo.

Jacob respirò e si rilassò. 

“Lo so, ma lo faccio solo per lei” disse stringendomi per la vita.

“Dai, nipotina...” esordì zio Emm “se ce l’ha fatta tua madre!”

Di nuovo quasi tutti risero.


“Allora... vi ho già detto che dobbiamo andare, no?!” 

Ditemi dove ha le batterie che gliele stacco!

Un lampo e poi...

“Grazie zia” mi sfuggii.

“Oh... finalmente!” rispose voltandosi.

“No, io... non per tutto... questo uragano di preparativi...” 

Sbuffò.

“Grazie per avermi rimproverato di reagire come una ragazzina...” era stato molto tempo prima, dopo la FAMOSA discussione con la mamma -la prima e l’unica- “E per avermi... spiegato che le decisioni si prendono da sole. E’ vero! E solo ora l’ho capito...”

In un battito di ciglia la streghetta pestifera si trasformò nel volto delicato e puro che stava dietro la maschera.

“Prego” disse dolce alzandosi sulle punte per baciarmi la fronte.

“Ora... andiamo!” 

Parentesi di pace... finita!
“Ehi!” Jacob la bloccò “Devo salutarla!” disse indicando me ed io sorrisi.

“Ma non parte mica per la guerra!” protestò.

Beh... la guerra no! Ma la trincea sì! pensai sollevando un sopracciglio.

“Dio se siete disgustosi e... smielosi!” si dissociò Leah mentre entrava in casa.

Jacob non ci badò.

“Pens-erò a te per tu-tto il tem-po” sillabò fra un bacio e l’altro.

“Anch’io” 

E i pensieri mi condussero con lui, mentre si liberava degli abiti, indumento per indumento...

“Andiamo!” fece mio padre esasperato.

“Non ti scaldare, suocero succhiasangue!” lo punzecchio Jacob mentre quello lo strattonava verso la porta sul retro.

Rimasi a guardarlo sparire adorante e ancora parecchio...

Mio padre strinse i pugni e alzò gli occhi al cielo.

“Saranno tre mesi lunghissimi!”
Non dirlo a me!

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Capitolo 60
*** Epilogo ***




EPILOGO

La seta scura ondeggiò seguendo le linee del mio corpo mentre mi scrutavo nel gigantesco specchio di zia Rose.

L’abito era bellissimo... questo devo ammetterlo...

Di un blu intenso, scurissimo, semplice e raffinato.

Il collo era adornato da un ricciolo di stoffa appena accennato.

L’elegante fiocco ricadeva sulla mia spalla coprendo in parte la piccola cicatrice.

Le gambe erano coperte fin sopra il ginocchio, alla lunghezza giusta per donare al tutto un aspetto... sinuoso...

Mi voltai di tre quarti.

Avevo la schiena quasi completamente nuda perché la stoffa curvava morbidamente attorno al mio seno per gettarsi sui miei fianchi e fasciare le mie... beh... qualità posteriori...

Sorrisi, solo un po’ imbarazzata.

Poi lo notai. 

Luccicava appena sul piccolo tavolino.

Il filo d’oro e il suo pendente rubino... il suo regalo!

Lo sollevai ma subito lo posai scuotendo il capo.

“No” disse dolce apparendo allo specchio.

“Fa parte di te” sussurrò mentre lo annodava attorno al mio collo per poi farlo cadere lungo la mia schiena.

“Ma... Jacob?”

“Sono sicura che capirà... e poi... esalta la scollatura” mi fece notare.

Sorrisi. E anche lei.

Era incantevole nel suo tubino turchese.

Le onde di capelli castani le ricadevano sulle spalle e sui seni.

“Sei bellissima” osservò sistemando un piccolo fiore nei miei riccioli raccolti.

“Stavo pensando la stessa cosa di te” risposi.

E ridemmo. Insieme e di gusto.

“Mamma...”
“Dimmi!” incitò allontanando dalla mia fronte una delle poche ciocche libere.

“E’ così che ci si sente... quando si corrisponde al proprio destino?”

Rise ancora.

“E come ci si sente?” domandò.

Abbassai il capo, poi lo risollevai.

“Entusiasti...” ammisi “ e sereni”

Un’espressione indescrivibile le attraversò il volto.

“Come se nulla potesse far vacillare questa...”

“Felicità” concluse per me.

“Sì, proprio così” confermai.

“Già... proprio così!” ripeté abbracciandomi.

 

“Andiamo, nana, lo so che è vestita!” 

“Ti ho detto di no, cane! Non ha ancora le scarpe!”

“Ma chissene...”
Le imprecazioni di Jacob vennero interrotte dal tonfo sordo della porta sbattuta.

Alice fu subito al mio fianco.

“Zia!” la rimproverai.

“Non hai ancora le scarpe” e facendo spallucce si piegò ed avvicinò ai mie piedi quelle che... non definirei esattamente scarpe!
“Sei... sicura?” balbettai mentre già allacciava il secondo cinturino di raso attorno alla mia caviglia.

Sembravano... diciamo trampoli!

“Oh... te la caverai!” rispose in fretta.

“E’ pronta?!” si udì dal corridoio.

“Tu devi aspettarla in fondo alle scale, capito? In fondo alle scale!” sbraitò la zia socchiudendo leggermente l’uscio.

“No... zia no!” mi lagnai, conscia che comunque non avrei ottenuto sconti da lei.

“Ps... vampira... senti” sussurrò Jacob “... non è che mi verrà un infarto?”

“Sicuro!” acclamò entusiasta quella.

“Zia!”

Richiuse la porta.

“Tu considerala una prova, nipotastra”

“Prova di cosa?!”

“Se sopravvive stasera, forse... e dico forse... sopravviverà anche vedendoti arrivare all’altare...” sghignazzò.

“ZIA!!!”

 

Ma perché alla fine vince sempre lei?! mi ripetevo mentre avanzavo verso le scale.

Giuro che gliela faccio pagare a quella...

E poi... lui!
E poi solo LUI!

I capelli all’indietro, le spalle forti avvolte da una camicia azzurra, i jeans scuri e... LUI!

Non vedevo che lui!

Come poteva essere elegante e selvaggio allo stesso tempo?!

Il suo pomo d’adamo continuava a fare su e giù mentre procedevo lungo la scalinata.

“Come va... l’infarto?” domandai incerta.

“Ce la posso fare... mmm... credo...” mi rincuorò.

Poi il suo sguardo s’allungò sulla mia schiena.

Strizzò gli occhi e scosse la testa.

“E’ un piano, vero? Volete uccidermi prima che...”

E s’interruppe vedendo ondeggiare la piccola scheggia.

L’afferrò e per un brevissimo istante fui certa che ne avrebbe strappato il filo.

“Se non...” provai subito.

“No... va bene...” disse guardandomi negli occhi, serio ma sereno.

“Ma ci starebbero meglio le mie... labbra... lì” sussurrò percorrendo con due dita la punta di alcune vertebre.

brividi caldi 

 

“Sarà meglio andare”

Perché non ci precedete, paparino?

“La macchina è pronta” disse guardandomi arcigno.

Mi avvicinai carezzandogli la giacca dell’impeccabile completo grigio.

“Come sei bello, stasera!” commentai.

Era vero! Ma era anche una...

“Una lusinga?” domandò piegando la testa di lato “Pensi di cavartela... con una lusinga?!”

Uffa! pensai arrendendomi.

Jacob mi circondò le spalle con la sua giacca e mi guidò per mano fino al prato.

Inizialmente non capii, quindi vidi la sua moto.

“Andiamo in moto?” m’illuminai.

“Ti va?” sorrise.

“Mi va sempre con te!” dichiarai baciandolo.

“Andiamo?!”

Ok... ok... genitore vampiro rompiscatole!

 

La vecchia palestra non sembrava più vecchia!
Veramente... non sembra nemmeno più una palestra!

Sembrava una sala da ballo, di quelle da cabaret.

“Alice... come hai...”

“Talento naturale” fece mentre, evidentemente compiaciuta di se stessa, si dirigeva sulla pista.

Sembrava uscita dagli anni 30, col suo vestito di lamè color argento.

Il suo compagno la fissava estasiato mentre già piroettavano insieme.

Belli e... irreali come solo i vampiri possono essere!

Rosalie ed Emmett si unirono a loro.

E fu come se Ares e Afrodite fossero appena scesi dal monte Olimpo.

Nessuno poteva evitare di guardarli!

E poi arrivarono Carlisle ed Esme, splendidi nei loro abiti chiari.

“Certo non passano inosservati” commentai mentre l’ingresso dei miei genitori destava ancor più rumorosi brusii e sguardi ammirati.

“Solita storia” commentò Leah alle mie spalle.

Leah?!

“Mi ha ricattato” spiegò alla mia faccia esterefatta indicando la piccola vampira.

“E come?” intervenne Jake divertito.

“Mmm... lascia stare” gli rispose avviandosi verso il grande tavolo del buffet.

“A questo punto ci sarà anche...”

“Ehi! Ciao ragazzi!” 

“Ciao Seth!” sorrisi mentre restituivo la giacca al mio lupo.

“Wow, Nessie!” commentò.

“Adesso guardano tutti te!” dichiarò con la sua solita aria genuina.

Con mia grande sorpresa Jacob non sembrava arrabbiato.

Nonostante qualunque sguardo osasse volgersi nella mia direzione veniva accolto da un’occhiata apertamente minacciosa, nonostante questo, aveva un’aria...

“Compiaciuto! Sei sfacciatamente compiaciuto, lupo!” constatai sorpresa.

“Beh... la mia... fidanzata... è la più bella della festa!” e mi rivolse uno dei sorrisi più jacobici che avessi mai visto.

“Sei davvero...” iniziai sulle sue labbra.

“Adorabile?” continuò impossessandosi delle mie.

In un istante avevo dimenticato tutto, la festa, tutta la mia scuola intorno, tutta la mia famiglia nella sala, in un istante tutto il mio mondo si ridusse a due spesse labbra ardenti.

 

“Nessie! Sei venuta!”

Lizzie non sembrava affatto imbarazzata nell’averci interrotto.

“Ciao Lizzie” l’abbracciai.

“Mi sei mancata!” ricambiò.

“Anche tu!”

Era vero. In effetti mi era mancata la mia tanto detestata adolescenza “normale”...

“Buonasera” fece Nahuel accostandosi a noi.

Per un momento fui immobile.

“Vuoi bere?” mi porse un analcolico dopo aver fatto lo stesso con Lizzie.

“Oh mio dio!” la mia amica lo aveva notato... l’anello...

“Non ci posso credere! Vi siete... fidanzati?!”

“Sì” dissi semplicemente.

“Ma siete così giovani!” continuò lei.

“Non c’era alcun motivo di attendere” scandì Jacob fissando Nahuel.

Il loro sguardo era intenso, ma non del tutto ostile, come se entrambi stessero facendo delle considerazioni e traendo delle conclusioni.

Dopo qualche secondo si rilassarono.

“Posso invitarti a ballare?” chiese Nahuel porgendomi la mano.

Guardai Jacob.

Il suo sguardo incrociò di nuovo quello del mezzo vampiro, poi mi carezzò una spalla e mi lasciò andare.

 

“Allora... hai portato Lizzie al ballo?” domandai incerta.

“Veramente è lei che mi ha concesso l’onore di accompagnarla”

Sorrisi.

“Che c’è?”

“Quanto sei galante” confessai.

“E’ un male?”

“No”
“Beh... è tutto nuovo... per me”

“Sono felice”

“Sei felice per me?”

“Per i tuoi... tentativi”

“E per te... sei felice, Renesmee?”

Lo guardai negli occhi, per la prima volta in tutta la sera.

Per la prima volta vidi anche l’abito e il portamento affascinante.

Infine annuii.

Mi abbracciò.

Non avevamo altro da dirci.

I nostri cuori parlarono per noi per il resto del ballo.

Quando la musica s’interruppe trovammo Jake già al nostro fianco.

“Buona serata, Renesmee” sussurrò Nahuel sfiorandomi la fronte.

“Hai promesso” gli ricordai. 

Sorrise mentre si allontanava.

 

“Vuoi ballare?” chiesi a Jacob.

“No, vieni con me” disse prendendomi per mano.

Ci ritrovammo negli spogliatoi e poi su per una piccola scaletta. 

Infine sbucammo su un terrazzo, un piccolo e magnifico terrazzo che dava da una parte sulla sala da ballo alias palestra e dall’altra... su un incredibile cielo stellato!

“Wow” sussultai.

“Wow...” mi fece eco Jacob cominciando a baciarmi le spalle scoperte.

Di nuovo... brividi caldi...

“Hai freddo?” chiese roco.

“Al contrario” ribattei voltandomi.

Mi ritrovai adagiata al parapetto della balconata. 

Mi baciava premendo il suo corpo contro il mio che era così sospeso tra il vuoto alle mie spalle e la beatitudine... proprio davanti a me!

Percorsi con le mani la stoffa sottile della camicia e mi ritrovai -senza averlo premeditato- sui suoi pantaloni.

Strinsi una natica muscolosa e il suo colpo di reni per poco non mi fece volare giù.

“Ehi!” protestai mentre mi riacciuffava per la vita.

“Nessuno ti ha detto che a giocare col fuoco ci si scotta?” domandò impertinente.

“E a te nessuno ha detto che sono una bambina... spericolata?” ammiccai ribaltando le nostre posizioni.

“Spericolata e incosciente, oserei dire” provocò sciogliendomi i capelli.

“Ti ho già detto sono perdutamente innamorata di te?” chiesi incrociando le mani dietro la sua nuca.

“Ed io ti ho già detto che non ti lascerò mai andare via da me?” domandò improvvisamente serio.

“Promettilo” incalzai.

“Lo giuro, amore mio” sancì.

I nostri sguardi si fusero avvicinandosi, le nostre bocche s’incontrarono e i nostri cuori esplosero.

E una mano trepidante percorse la mia colonna dalla cima, sfiorando leggera una vertebra dopo l’altra.

“Non ti fermare” pregai quando lo sentii soffermarsi sul limite della scollatura.

“Non possiamo, lo sai” fece appiattendomi ancor di più su di sé.

“Perché?” chiesi mentre il mio bacino lo provocava.

“Nessie...” protestò inarcando il capo all’indietro.

Per effetto di questo movimento il resto del corpo venne ancor più verso di me.

Mi spinsi su di lui e fu la sua volta di mancare un tuffo all’indietro dal terrazzo.

“Bambina” mormorò.

Poi prese le mie guance tra le mani: “Non voglio litigare con tuo padre... stasera”

Sorrisi. “Va bene”

Mi baciò piano e dolcemente.

Poi appoggiò la fronte sulla mia spalla.

“Saranno tre mesi lunghissimi” sospirò.

Non potei evitare di ridere.

 

“Vieni” dissi affacciandomi sulla sala.

“Sai... non mi sono mai sentita veramente a mio agio qui a scuola, né da nessun’altra parte, in verità... come mi sentissi estranea a tutto, come fossi sempre fuori posto...”

“Ma...” incalzò.

“Ma non stasera” confessai “non accanto a te!”

Sorrise e con lui ogni cosa intorno.

 

“Balliamo?” proposi ancora.

Arricciò lievemente le labbra.

“Andiamo!” decisi trascinandolo.

In breve ripercorremmo la nostra piccola fuga al contrario e fummo finalmente anche noi... in pista!

“Amore mio” bofonchiò “alle volte sei più testarda di tua madre e della nana messe insieme”

“Ti amo” risposi semplicemente stampando le mie labbra sulle sue.

“Io di più!”





*_________*
non è molto decente un'autrice che si commuove ri.leggendo la fine di una sua storia, vero?! ;-)
bene...  prima di ogni altra cosa GRAZIE
all'impagabile Krissi <3 per la copertina
a Steffy <3 per l'affetto infinito che nutre nei miei confronti e nei confronti di questa storia
a tutte coloro che mi hanno scritto, che hanno inserito la storia nelle loro liste o che sono semplicemente passate di qua
rendendomi orgogliosa di quello che ho scritto e dando "un senso a tutta questa storia"... 
GRAZIE infinite!

un avviso importante:
Invincible Mind -il seguito di Imprinting, già scritto per metà- è un rating rosso, quindi vorrei sapere se per alcune di voi questo può essere un problema, per favore se così fosse scrivetemelo in una recensione o in un msg privato, fatemelo sapere e vedrò che posso fare.
Probabilmente vi aspettavate di leggere di un matrimonio e di una luna di miele... beh... quelli sono appunto nel seguito! ;-)

come promesso, appena possibile posterò First Time che è la mia versione della prima volta di Edward e Bella 
e -figli permettendo- cercherò di scrivere un extra di Imprinting, se avete suggerimenti siete ancora in tempo, altrimenti mi toccherà far di testa mia... =P

ora... potrei lasciarvi andare in vacanza ebbre della serenità di questo momento tra Jake e Nessie MA... ho pensato sia il caso cominciate a familiarizzare con questa Invincible -and terrible- Mind...
Buona Estate
un abbraccio gigantesco
Lilla <3

ancora mille grazie all'IMpagabile Krissi <3 per la copertina di IM ;-)




SPOILER PROLOGO


E poi una mano, una piccola mano fredda sulla guancia.

E il profumo... il suo profumo...

“Ricordati, Renesmee, niente è come sembra”

“Mamma...”

Nel momento in cui sollevai il capo per ammirare il suo viso, sentii il morso del serpente.

“Lasciami!” strillai scrollandolo dalla mia gamba.

“AH AH AH” la risata, la sua sadica, spaventosa risata!

“Cosa vuoi da me?!” urlai.

“Lo sai cosa voglio” rispose suadente.

“Fatti vedere! Se è quello che vuoi, fatti almeno vedere...” implorai ma non funzionò.

Strizzai gli occhi e, senza motivo apparente, mi concentrai.

Niente è come sembra...

“Fatti vedere!” dissi decisa.

Niente...

“IO TI ORDINO DI FARTI VEDERE!”

D’un tratto la foresta parve ammutolirsi, gli uccelli tacquero e gli insetti si precipitarono nel muro.

Nel silenzio assoluto rimbombò l’eco di passi, regolari, sicuri, eleganti.

La serratura del cancello scattò senza esser stata toccata.

Deglutii e me lo ritrovai davanti.


al 13 Settembre... ;-)

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