Uscher

di Gufo_Tave
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: il creatore di maschere ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: La maschera di troppo ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Un’idea sulla maschera ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: L’apertura della maschera ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: E la maschera proietta la sua storia… ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: sorprese dietro la maschera ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: E la maschera… svanì ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: il creatore di maschere ***


Capitolo 1: il creatore di maschere

Allora, prima di partire, vi avviso subito: il 99% dei personaggi non sono di mia proprietà (oddio, due o tre sì, ma il resto è targato Kurumada), non scrivo questa storiella a scopo di lucro, ma solo con lo scopo di mettere su carta un’idea.

Vi anticipo inoltre che “farò finta” di non sapere della reincarnazione dei cavalieri dopo ogni guerra sacra. Spero siate d’accordo con me che sia un particolare che ha poco senso. Tra l’altro pare che Kurumada stesso tenda a seguire poco le regole che si è autoimposto (uno dei motivi per cui ho scelto di non seguire Next Dimension), per cui, se non lo fa lui, perché dovrei farlo io?

Ah, dimenticavo: se avete qualcosa da dire recensite pure, non vi mangio.

Se avete ancora il fegato di continuare, allora dateci dentro!

Uscher

Capitolo 1: il creatore di maschere

Una nuova era.

Niente più guerre divine.

Niente più giovani cuori straziati in assurde lotte di potere.

Questo sperava Atena, in un silenzioso soliloquio notturno alle porte del tredicesimo tempio.

Quel sanguinoso conflitto, da cui erano passati dei mesi, ebbe conseguenze piuttosto particolari.

Il fatto più sorprendente fu la ricomparsa dei custodi dorati, materializzatisi alla tredicesima casa assieme alla loro dea.

Ovviamente il passato non si può cancellare, e nessuno si sorprese nel non vedere Saga in giro, dopo il “perdono” di Aiolos.

Anche perché, più che un cavaliere, era diventato un panda in armatura d’oro.

Lo stesso Sagittario si doveva abituare alla strana inversione di ruoli con quello che un tempo era il suo fratellino, il leone dorato. Cose che capitano quando si è assenti dal mondo dei vivi per tredici anni.

Per quanto riguardava i bronze, questi si stavano riprendendo dalla campagna contro Hades, mentre i cavalieri sconfitti nella guerra galattica riscattavano il loro onore nelle missioni loro assegnate.

 

In quella notte, dentro un capanno non troppo distante dalle dodici case, un uomo lavorava febbrilmente, senza curarsi delle urla lanciate dal suo corpo, ormai allo stremo, dopo giorni interi passati sul banco da lavoro.

Sul suo fisico scultoreo, insolitamente immacolato, spiccava una capigliatura argentea, non molto curata.

L’artigiano era a pochi passi dal traguardo, quando entrò un ospite inatteso.

Silenzioso come un gatto, costui indicò, con un cenno del capo, una parete del locale:

-È indecorosa la tua perseveranza nel vizio, arrivando per giunta a nasconderlo in un luogo sperduto come questo- affermò, incapace di trattenere un lieve cenno di disgusto.

L’artigiano, ansimante per la febbre e la fatica, non perse tempo con le buone maniere:

-Fottiti-

E così facendo, posò gli attrezzi da lavoro.

L’altro, facendo appena oscillare i lunghi capelli biondi, aprì gli occhi celesti.

Dalla sua posizione ci mise qualche minuto per osservare l’opera dell’altro, ansimante dalla fatica.

Una maschera.

Negli ultimi giorni costui aveva forgiato, modellato ed inciso una lastra d’oro zecchino, al fine di farne una maschera mortuaria.

Un oggetto molto simile, ed al contempo molto diverso, a quelli presenti un tempo alla quarta casa.

A differenza di queste ultime, era la testimonianza di un volto sereno, addormentatosi placidamente nel sonno eterno.

Il biondo tornò ad osservare l’incisore, dagli occhi sanguigni.

Sudava, tremante dalla febbre e dalla denutrizione degli ultimi giorni.

Eppure quell’oggetto era un capolavoro: ogni singolo dettaglio del volto, ogni ruga, ogni imperfezione era stata riprodotta su quella lastra con una precisione straordinaria, degna di una macchina. Insomma, un vero e proprio miracolo di oreficeria.

Il visitatore iniziò a comprendere cosa spinse quell’uomo a ridursi in fin di vita.

-Senso del dovere…- mormorò, piano, richiudendo gli occhi.

Dopo di che uscì da quel modesto laboratorio, silenzioso com’era arrivato.

Nel frattempo l’orafo riprese a lavorare, dando gli ultimi ritocchi alla sua opera.

Aveva appena finito, quando l’uomo dallo sguardo cieco riapparve. In mano, un vassoio con una teiera fumante.

L’albino comprese il gesto di scusa, ed accettò la bevanda, rimanendone sorpreso:

-È dolce-

-Nelle tue condizioni faresti meglio ad ingerire qualcosa, per questo ho usato del miele-

-Grazie- grugnì. Poi, notando lo sguardo del biondo, fisso sulla maschera, rispose: -Non siamo tutti “illuminati” come te, Shaka-

-Conosco quell’uomo, Death Mask…- ribatté il cavaliere della Vergine, conscio del profondo rispetto che il saint del Cancro provava per il suo maestro, una delle poche persone ad aver avuto un rapporto umano col custode dell’Ade.

-…semplicemente ignoravo fossi stato tu a creare quelle maschere- riprese, riferendosi al vecchio arredamento della quarta casa.

Death Mask per poco non ci rimase secco. Tossendo vigorosamente per respirare, non poté evitare di sghignazzare:

-Scusami, ma una cosa del genere, detta da uno che si vanta di vedere tutto…-

-Non ho mai detto questo- si difese l’altro, placidamente: -Niente sfugge alla mia vista interiore, questo è vero, ma la mia capacità di discernere la verità ha fallito più di una volta- disse, pensando ad un confronto avuto con un quindicenne, solo pochi mesi prima.

L’italiano non rispose, consentendo a Shaka di continuare:

 -Ad ogni modo, come mai quelle maschere sulla parete?- chiese, indicando il muro dietro di loro, quello che lo aveva schifato durante la sua prima visita.

Vi erano appese alcune maschere di vario materiale, alcune delle quali in oro.

-Vorrei saperlo anch’io- Fece l’altro, voltandosi: -credo siano delle prove fatte da altri artigiani -

-Anche la maschera di Aiolos è una di queste “prove”?-

-Ah, quella? Umph, deve essere stata una delle prime che ho fatto, non l’ho mai finita ed allora devo averla messa insieme con queste- rispose Cancer, grattandosi un angolo del mento.

Shaka non rispose. Sapeva benissimo che Saga, negli anni di usurpazione, aveva vietato ogni tipo di commemorazione nei riguardi del Sagittario. Probabilmente Death Mask aveva modellato quella maschera per gioco, per poi nasconderla.

Una volta terminata la visita, l’indiano tornò alla sua dimora, visibile sullo sperone roccioso sopra il laboratorio.

 

Note:

Si, lo so, cosa state pensando: “una storia SENZA Mary - sue? Senza vedere i gold che s’intrippano tra di loro? Senza far apparire la Kido come una zoccola sadomaso? SENZA OC (Oddio, senza OC non lo posso garantire…) ? ”

Ma torniamo a noi.

Questa è la mia prima fic interamente incentrata su StS. Almeno tra quelle in via di pubblicazione. La storia che state leggendo adesso, come avete notato, sfrutta il manga (e solo il manga) nella sua interezza. Niente ouverture del Tenkai, niente OAV. Solo il manga (eventualmente potrebbe esserci qualche sprazzo di Ep. G e di Lost Canvas, ma ne dubito).

L’assenza di riferimenti a Next Dimension è l’unico motivo dell’avvertimento “What if”.

Inoltre avrete notato alcuni particolari: il primo è che ho descritto Death Mask come un essere pallido e privo di cicatrici. Questo perché mi sono rifatto al manga, dove tale personaggio è albino. Quindi niente abbronzatura (e poi, intendiamoci, l’ambiente della quarta come solarium fa decisamente schifo NdDeathMask). Il fatto che non presenti cicatrici, è dovuto al fatto che è appena risorto, con un corpo necessariamente nuovo (certo, direte voi, avrei potuto sfruttare questo particolare per descrivere DM con i colori dell’anime, ma non mi piace usare colori di capelli che non esistono in realtà, se il manga mi permette di evitarlo)

Un’ultima cosa, per le femminucce: a scanso di equivoci, scordatevi lo yaoi. Come avrete capito, Shaka è stato svegliato (o disturbato, fate voi) dalle bestemmie che Death Mask tirava mentre lavorava alla maschera.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: La maschera di troppo ***


Capitolo 2: La maschera di troppo

Erano passati alcuni giorni da allora, e un lieve dubbio rodeva l’animo del cavaliere della Vergine.

Quando Death Mask gli aveva spiegato l’origine delle maschere del suo laboratorio, Shaka aveva inconsciamente notato un dettaglio fuori posto.

Per lavorare su un’immagine non deturpata del proprietario, l’artigiano spesso realizzava una copia in materiale poco pregiato, una prova che faceva anche da backup del volto del destinatario.

Questo era il caso delle maschere nel covo di Death Mask, se non fosse per la presenza di due esemplari in oro.

Il bronzo, l’argento e l’oro, erano riservati alle rispettive caste di cavalieri, sebbene ci fossero alcune eccezioni di cavalieri di rango inferiori sepolti con maschere d’oro.

Tuttavia, niente spiegava la presenza di quei intrusi.

Se l’ornamento funebre di Aiolos era un oscuro omaggio alla forza del Sagittario, l’altra rimaneva un mistero.

L’algido simulacro di Astrea, un tempo vivente nella superba certezza, aveva imparato a non ignorare il dubbio, e le sue conseguenze e aveva ormai preso la decisione di fugarlo, per lieve che fosse.

Tuttavia, in quel momento la sua attenzione fu distratta dal cosmo di un altro cavaliere.

Death Mask.

Senza troppi complimenti, egli si accomodò davanti alla reincarnazione del Buddha.

L'italiano si era ripreso dall’immane sforzo dei giorni precedenti, eppure aveva delle grosse borse sotto gli occhi.  

Senza tradire alcuna espressione, Shaka fece gli onori di casa:

-A cosa devo la visita?-

-Ad una pulce che mi hai infilato nell’orecchio- rispose l’altro, stancamente.

Virgo si lasciò sfuggire un’ombra di sorpresa sul volto.  Intimamente sapeva che entrambi erano afflitti dallo stesso dilemma, ma non credeva che il custode della quarta fosse capace di ridursi in quello stato per cercare la verità.

Non poté quindi fare a meno di chiedere, con una punta di malizia nella voce:

-Non avevi detto che le maschere del laboratorio erano delle prove?-

-Tranne questa- ribatté l’italiano, porgendogli un oggetto.

Una maschera mortuaria, tanto per cambiare.

-Dimmi, cavaliere, cos’ha di così tanto speciale?- chiese Shaka, sorseggiando del the.

-Tanto per cominciare, è una maschera d’oro- rispose Cancer: -Il che significa che la proprietaria doveva essere un cavaliere importante, per casta o per meriti-

Effettivamente l’oggetto presentava lineamenti molto femminili, persino in paragone col custode della dodicesima.

Difficile fosse di proprietà di un gold saint, una casta tradizionalmente maschile.

-Capisco- fece Shaka, portandosi una mano sotto il mento: -E se non si trattasse di un cavaliere, ma di una donna di alto rango deceduta qui al Santuario?-

-Si, certo, come no, nel luogo più maschilista sulla faccia della Terra?- rispose Death Mask, scettico.

La sua risposta provocò un moto d'indignazione in Virgo, che ribatté: -Dimentichi che a capo del nostro ordine c’è una dea-

-Negativo- gli rispose l’altro, a braccia conserte: -Atena non ha MAI usato quel tipo di maschera, nemmeno per le sue reincarnazioni-

-E come fai a…-

-L’ho chiesto alla diretta interessata…- l’interruppe Cancer: -…che mi ha ordinato di scoprire la verità dietro quest’oggetto. Capisci, dunque, che non ti sto distruggendo la pace interiore per puro diletto - rispose, la stanca ombra di un ghigno sul viso.

-Questo l’ho notato, cavaliere- fece Shaka, alzandosi in piedi: -Anche se mi sorprende questo tuo attaccamento al dovere-

-Questo mi offende. Mi si poteva criticare sul metodo, in passato, ma mai sulla mia obbedienza agli ordini- rispose, fingendo un’aria offesa.

Shaka troncò il discorso:

-Certamente- fece, prendendo in mano l’oggetto misterioso. Esaminandolo, Virgo usò il proprio cosmo, ottenendo una risposta.

-L’hai notato, vero?- chiese l’albino, tornato serio.

-Sì, Cancer. In quest’oggetto è stato infuso del cosmo- riconobbe il biondo: -Tuttavia, non si tratta di una coscienza-

-Già- confermò l’albino: -In tal caso l’avrei rispedita nell’Ade-

-Immagino che tu abbia provato a fare qualche ricerca-

-Immagini bene. Molto bene- ammise l’italiano: -A momenti stavo per prendere a testate il muro della biblioteca-

-Allora è questo il motivo per cui Mu ti ha dovuto fermare col Crystal Wall-

La battuta di Shaka provocò una strana smorfia sul volto di Cancer, prima di mettersi a sghignazzare.

Ghigno che sparì quando Virgo riprese la parola:

-Purtroppo ignoro cosa sia stato fatto a quell’oggetto…-

Shaka ebbe tutto il tempo di vedere una smorfia di rassegnazione sul volto del custode dell’Ade, prima di finire la frase:

 

-…tuttavia, se me lo consenti, vorrei condurre una ricerca più approfondita su questo artefatto-

In quel momento Death Mask era indeciso, frustrato e irritato.

La missione, in sé e per sé, era stata assegnata a lui, non certo al biondino.

Ma è anche vero che lui, da solo, era ormai alla frutta.

“Al diavolo”, pensò: “Meglio abbassarsi ad accettare una mano che far incazzare la signora”

 

Note:

Francamente non c’è molto da dire su questo capitolo, fa giusto da transizione tra il primo e i prossimi. Probabilmente i miei personaggi sono leggermente OOC, e di questo mi scuso, sebbene per Death Mask si possa tranquillamente motivare il cambiamento con i suoi trascorsi post-Hades.

Per quanto riguarda Shaka, il discorso è leggermente diverso, perché lo vedo meno arrogante, dopo la battaglia delle dodici case (in effetti, prendersele da un bronze farebbe abbassare la cresta a chiunque, ve lo posso dire per esperienza NdDM).

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: Un’idea sulla maschera ***


Capitolo 3: Un’idea sulla maschera

Capitolo 3: Un’idea sulla maschera

Passarono dei giorni, durante i quali Death Mask non riuscì a trovare risposta alcuna.

Dopo l’ennesima, infruttuosa ricerca, crollò esausto su una colonna della propria casa, senza neanche privarsi della sacra blinda.

Passò un po’ di tempo, prima che qualcosa lo distrasse dal suo torpore.

Nella penombra della sua dimora, distingueva malamente una sagoma femminile, che lo stava tastando con un bastone.

Rincoglionito dal sonno e dalla fatica, il cavaliere credeva fosse una delle sue attendenti.

Ad essere precisi, una ragazza che aveva la bizzarra abitudine di verificare che fosse addormentato, prima di intrattenere dei rapporti intimi assolutamente non autorizzati.

Normalmente avrebbe fatto finta di dormire, ma in quel momento aveva la libido ai minimi storici, e l’idea di essere violentato in quella situazione non gli andava molto a genio.

Mentre l’italiano iniziava a svegliarsi, notò alcuni dettagli sul corpo dell’intrusa, che non combaciavano con quelli della serva.

Ornamenti in oro.

Capelli color miele.

Occhi azzurri.

Uno scettro a forma di pala della pizza, con cui lo stava tastando, come si fa con un animale per vedere se morde.

Quando Cancer realizzò chi o, meglio, cosa fosse, il suo cervello uscì di colpo dalla modalità provvisoria.

Atena in persona lo stava punzecchiando con lo scettro di Nike, per controllare che fosse ancora vivo.

E lo faceva con lo sguardo di un’adolescente impaurita, non certo la tipica espressione di una divinità guerriera.

Imbarazzato per la figura da cioccolataio, il cavaliere del Cancro s’inginocchiò alla velocità della luce.

Nella posizione in cui era, il custode dell’Ade poteva solo intuire l’espressione di Saori, sospirante di sollievo.

Tuttavia poteva notare, con la coda dell’occhio, la figura di due bronze, uno dei quali stava diventando cianotico, nel tentativo di non scoppiare a ridere.

Pure la dea doveva averlo intuito, perché lo redarguì:

-Seiya, ti pregherei di portare rispetto verso un cavaliere di rango superiore-

Pegaso in qualche modo riuscì a rimettersi in una posizione vagamente dignitosa, anche se il suo comportamento non gli risparmiò uno scappellotto dal collega, dall’armatura violacea, con un corno frontale.

Ad ogni modo, Death Mask diede il consenso per il passaggio dei cavalieri di bronzo, prima di spedirli per direttissima nell’altro mondo.

Atena, al contrario, preferì rimanere nella quarta casa:

-Come sta andando la missione che ti ho assegnato?-

-Ci sto ancora lavorando- ammise l’italiano, con una punta di sconforto.

-Capisco- rispose la dea, invitando il suo cavaliere a mettersi comodo.

Dopo che un’ancella (casualmente proprio quella con un debole per il custode albino) servì del the, con latte e biscotti, Saori riprese la conversazione.

-Immagino che le abbia tentate tutte, per ridurti in questo stato-

-Detesto ammetterlo, ma è così- disse Cancer: -Non ho la più pallida idea di cosa possa essere quell’oggetto: ho cercato ovunque, avanzato diverse ipotesi…-

-Hai persino scomodato i tuoi colleghi, tu che sei abituato a fare tutto da solo- disse la dea, accennando un sorriso.

-Tra me, Shaka, Mu e Doko…- disse, contando sulle dita: -…non siamo riusciti a cavare un ragno dal buco-

La conversazione fu interrotta dal bussare della porta.

Era Aiolia, di ritorno alla sua dimora, dopo gli allenamenti del mattino.

Una volta entrato, l’attenzione del Leone fu attirata dalla maschera misteriosa. Dopo averla esaminata per qualche minuto, mormorò, grattandosi il mento:

-Questo fenomeno mi è famigliare…-

-Che diavolo intendi?-

-Ti ricordi di Lythos?-

-La mocciosa che avevi adottato una vita fa? Purtroppo sì-

Aiolia sorrise, sapendo che la sorellina si era recentemente presa una piccola vendetta nei confronti di Death Mask, reo di averla maltrattata durante un Chrysos Synagein di molti anni prima.

Per inciso, era riuscita nell’impresa di addobbare la quarta casa con maschere da Hello Kitty all’insaputa del proprietario. Un arredamento persino più spaventoso dell’originale, a detta di molti, Shiryu compreso.

-Quando la incontrai la prima volta- riprese il biondo: -Suo padre, morto da poco, si era incarnato in una delle sue statue. Per liberarlo, dovetti dar fondo a tutto il mio cosmo-

-Mpf, in pratica era un fantasma-

Aiolia non gradì molto il commento superficiale del collega:

-Quell’uomo stava cercando di proteggere la figlia anche dopo la morte, cosa cazzo vuoi saperne? Chiedo perdono- Fece il Leone, rendendosi conto solo ora della dea, la quale preferì nicchiare sul linguaggio del Leone, insolitamente colorito.

Mentre Aiolia, mortificato di fronte alla dea, lasciava la casa, Death Mask vide il posto dove il collega ripose l’oggetto. Un lettore CD.

Senza volerlo il cavaliere dai fulmini aveva acceso la proverbiale lampadina nella mente di Cancer.

-Spero di sbagliarmi, o te ne dovrò una, gattaccio spelacchiato- sussurrò cupo l’italiano, uscendo di fretta: -Con permesso, ma ho una missione da compiere-

Senza perdersi in formalità, Death Mask schizzò fino alla sesta, dove trovò Shaka, assorto davanti a dei manoscritti.

Notando il collega, ansimante per la corsa, alzò lo sguardo:

-Immagino che tu abbia delle notizie importanti-

-Forse ho trovato una pista- rispose l’albino, con un grosso ghigno sul volto.

 

 

Note:

Sì, lo so, state pensando: “ma quella NON può essere Saori”(e non perché non abbia i capelli viola. Come ho già spiegato, sto usando i colori del manga), e in effetti avete ragione. Semplicemente mi piaceva l’idea di uno scambio di persona, e di un comportamento anomalo di un personaggio, nel caso specifico proprio la padrona di casa.

Ed ebbene sì, in questo capitolo appare un OC, sebbene l’ancella ninfomane mi sia servita più come spalla comica, di cui ha beneficiato un’altra new-entry, il ronzino che dà il nome alla serie.

E continua pure qui l’opera di umanizzazione dei saint, con Aiolia che si lascia sfuggire una parolaccia di fronte alla casta Saori.

In origine, in questo capitolo Shaka doveva stare di fronte ad un laptop, ma mi sono reso conto che, benché esistessero già alla fine degli anni ’80, non erano così comuni come ai giorni nostri. Non che il personaggio in questione non possa utilizzare un computer, se lo ritiene necessario (probabilmente, se StS fosse ambientato ai giorni nostri, non si farebbe scrupoli a riguardo), ma era un anacronismo che ho preferito evitare.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: L’apertura della maschera ***


Capitolo 4: L’apertura della maschera

Capitolo 4: L’apertura della maschera

Trascorsero alcuni giorni, prima di poter verificare la teoria di Cancer.

D’altro canto, bisognava quantomeno prendere qualche provvedimento, in caso d’imprevisti.

E nel Santuario, quando ne capitano, spesso sono di dimensioni galattiche.

Letteralmente.

Nonostante le precauzioni, Death Mask, deputato all’esecuzione materiale dell’esperimento, avrebbe rischiato di combinare un bel macello.

Anche se cercava di non darlo a vedere, il cavaliere del Cancro non era per niente rilassato.

Virgo aveva notato lo stato d'animo del collega:

-Tutto a posto, cavaliere? Sei piuttosto nervoso-

-Beh, ho tutte le ragioni di esserlo- rispose l’italiano, senza neppure tentare di nascondere la tensione: -Se sbaglio qualcosa, sveglierò persino i morti, col botto che farò-

-Non preoccuparti- rispose Shaka, con tono paterno: -Non credo farai più danni di quelli causati nell’ultima guerra santa-

-Lo spero per te, Virgo, non sono del tutto sicuro di poterti risarcire, in caso di fallimento- sdrammatizzò l'italico cavaliere, col suo solito ghigno.

Infatti, Shaka aveva insistito per tenere l’esperimento all’interno della propria dimora.

Probabilmente perché era una delle case meglio isolate del Santuario, o semplicemente per via della curiosità che stava aggredendo segretamente l’uomo più vicino agli dei.

Dopo aver preso un grande respiro, Cancer iniziò a bruciare il proprio cosmo, aiutandosi con le mani per direzionarlo sull’oggetto misterioso.

Questo iniziò a sua volta ad irradiare luce, creando un effetto surreale nella penombra della sera.

Death Mask stava tremando. Per lui, abituato ad usare il cosmo alla stregua di un’arma da fuoco, era innaturale agire in quel modo.

In pratica, stava sondando l’artefatto, come uno scassinatore con una cassaforte, cercando la combinazione cosmica per aprirlo.

L’unico problema, era che un ladro di solito non rischia di fare un enorme buco.

Nel santuario, non nel pavimento della sesta casa.

Anche Virgo se n’era accorto, e senza preavviso, gli afferrò la mano.

Nessuno dei due seppe esattamente cosa accadde l’istante dopo.

Nel momento in cui il cavaliere della Vergine pose la mano su quella del collega, ci fu uno scoppio, abbastanza forte da mandare ko entrambi.

Quando si ripresero, rimasero stupefatti.

Difficile non esserlo, vedendo una ragazza fluttuare nell’epicentro dell’esplosione.

Fortunatamente, questa lasciò un cratere di dimensioni molto più contenute di quanto temesse il cavaliere del Cancro.

-Sembra un ologramma- costatò l'italiano, notando come la figura non avesse forma fisica.

-Hai ragione, Cancer- confermò Shaka: -La maschera è semplicemente il proiettore della coscienza di un defunto-

Death Mask si avvicinò, con un vivo disappunto sul viso.

Quando Aiolia aveva posato la maschera vicino al lettore, era convinto fosse un supporto di memorizzazione, non un mezzo per visualizzare un’anima dall’Ade.

Non che fosse andato molto lontano dalla sua ipotesi: credeva, infatti, che la maschera servisse a recuperare dei dati e, in un certo senso, era così.

Osservando meglio la figura, notò che aveva i capelli rossi, portati fino alle spalle, e gli occhi azzurri. Non era molto alta, ma aveva un fisico proporzionato, sia pur nascosto dall’abito mortuario che indossava.

Alla defunta, però, non andavano a genio le attenzioni di Cancer.

Infatti, gli tirò un coppino, manifestando così una certa tangibilità:

-Vè, granchietto, mai visto un fantasma?-

Death Mask stava preparandole un viaggio di sola andata per l’aldilà (non realizzando l’inutilità del gesto), quando Shaka gli si parò davanti.

Il fantasma sembrò calmarsi, fissando l’indiano:

-Dunque è stato l'attuale cavaliere della Vergine a chiamarmi…-

Death Mask si spazientì:

-Ma che cosa? Sono stato io a richiamarti dall’altro mondo!-

La ragazza non aveva preso bene la frase dell’italiano.

Ella socchiuse gli occhi, e sibilò:

-Non farmi ridere, stronzetto. Figurati se risponderei al tuo cosmo di…-

Non finì la frase, per merito di Shaka, che si frappose tra i due:

-Pregherei entrambi di calmarvi- disse, con la sua solita calma: -Durante il rituale di richiamo ho cercato di fermare il mio compagno d’arme, probabilmente il mio cosmo ha fatto da portante per il suo-

Una volta calmatesi le acque, la rossa si sedette a mezz’aria, incrociò le gambe, e chiese:

-Ad ogni modo, qual è il motivo di questa evocazione?-

Se Shaka riuscì a mantenere un minimo di contegno, Death Mask non riuscì a nascondere un certo imbarazzo.

Dopo alcuni secondi di attesa, l’italiano fece un passo indietro, alzò le mani e ammise:

-Prove tecniche di trasmissione-

-Stai scherzando, vero?- chiese la ragazza, impietrita.

-Purtroppo no, mi sono ritrovato in laboratorio una maschera di troppo e la dea in persona mi ha ordinato di investigare-

Il fantasma stava per ribattere, ma uno sguardo dato al cavaliere della Vergine la fece desistere:

-Insomma, pare proprio che non ricordiate nulla, riguardo alla storia di questa maschera-

-Hai azzannato il bersaglio, cocca- confermò Death Mask, calmatosi.

-E sia- rispose la proiezione, sedendosi su di un cuscino sbucato dal nulla: -Però vi consiglio di mettervi comodi, ci vorrà molto tempo-

 

Note:

Non ho molto da dire su questo capitolo, mi serve più che altro come transizione tra il mistero su "cosa è" la maschera, e la storia che l'oggetto nasconde. Qui vedete pure il mio secondo (e ultimo) OC di questa storia, questo misterioso fantasma che non cede esattamente di buon occhio il nostro granchietto made in Italy.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: E la maschera proietta la sua storia… ***


Capitolo 5: E la maschera proietta la sua storia…

Capitolo 5: E la maschera proietta la sua storia…

 

Dietro suggerimento della proiezione, i due cavalieri si accomodarono, mentre questa esordì:

 

-Il mio nome è Aleola, e sto per traghettarvi in una storia che si perde molto, molto lontano, in un tempo in cui il mito faceva ancora parte del quotidiano.

A quel tempo Atena, vincitrice della prima guerra sacra contro Poseidone, rimase sconvolta dal sacrificio dei suoi cavalieri, armati soltanto del loro coraggio.

Per questo motivo, ella volle donare loro delle protezioni: unendo l’oro, il sangue, umano e divino, sacrificato sul campo di battaglia, fece forgiare dagli alchimisti dell’isola di Mu delle corazze, vere e proprie vestigia di quell’epoca-

 

-Insomma, stai parlando delle nostre armature- Chiese Death Mask, con un lieve fare annoiato.

Aleola era visibilmente scocciata, ma riprese:

 

-Ebbene sì, sto parlando proprio di quelle antiche, misteriose blinde. Ma torniamo alla storia, prima che il granchietto si annoi- fece, ironizzando sull’atteggiamento del cavaliere del Cancro:

 

- Erano ormai passate sei generazioni da quella prima vittoria, e a quell’epoca i cavalieri non si occupavano di difendere un luogo sacro, come fate voi oggi; allora, semplicemente, il Santuario non esisteva.

I pochi saint allora esistenti, vivevano in un villaggio poco distante da Atene, addestrandosi l’un l’altro e iniziando a tramandarsi le primitive tecniche di combattimento, proprie delle loro costellazioni.-

 

Il fantasma s’interruppe, notando l’espressione meravigliata ed incredula del cavaliere del Cancro. Un’impressione confermata dal custode della sesta:

-Immagino che a quell’epoca la situazione fosse molto meno cristallizzata dell’attuale-

Aleola sorrise al biondo guerriero:

 

-Immagini bene, all’epoca non c’erano tutte quelle regole che vi portate appresso, e che mi stai involontariamente mostrando nei tuoi ricordi-

 

La frase del fantasma infastidì leggermente Virgo, che venne tranquillizzato da Death Mask:

-Non farci troppo caso, da questa distanza non è così strano che un fantasma riesca a captare dei pensieri, specie se li esprimi troppo apertamente-

Aleola guardò divertita il cavaliere della sesta:

 

-Non fraintendere, simulacro di Astrea. Le tue difese psichiche sono eccezionali, ma a breve distanza qualcosa lasciano trapelare, se il tuo interlocutore è uno spirito-

 

Dopo qualche istante, la ragazza riprese il racconto:

 

-Credo che a questo punto abbiate intuito quale fosse la situazione: al tempo, Atena non aveva un esercito permanente, e la maggior parte dei suoi guerrieri viveva in mezzo alla gente comune.

Nel frattempo, gli alchimisti dell’isola di Mu lavoravano alacremente per completare le armature mancanti, compresa quella di Libra, l’ultima delle armature d’oro ad essere stata forgiata.

A quel tempo non esistevano grosse differenze di classe tra i guerrieri sacri, e non sembrò strano quando il cavaliere della Lince s’innamorò di una sacerdotessa di casta superiore-

 

Death Mask alzò la mano per interrompere, alla stregua di uno scolaretto:

-Sacerdotessa, hai detto? È vero che spesso chiamiamo così i cavalieri con la maschera, ma formalmente l’unico sacerdote che conosco è il gran capo della baracca-

Aleola annuì, severa, mentre Shaka chiarì il dubbio:

-Un tempo tutti i cavalieri erano considerati veri e propri officianti della dea; se ci fai caso, le nostre armature sono sempre state definite vesti sacerdotali-

Stringendosi il mento con le dita, l’italiano sembrò d’accordo:

-Quello che dici avrebbe senso… in fin dei conti il nostro capo è tuttora chiamato Gran Sacerdote… anche se da quello che ci ha detto Aleola, forse all’epoca non esisteva-

Il fantasma riprese la narrazione, annuendo:

 

-è così, infatti. Mancando alcuna gerarchia, non esisteva nessun capo, al di fuori della Dea in persona. All’epoca, ogni guerriero aveva la stessa importanza, poco importava se di bronzo, d’argento o d’oro. E la mancanza di un comandante, di un “Gran Sacerdote”- disse, sospirando: -Forse contribuì alla tragedia che si stava sviluppando nella comunità dei saint di Atena, una delle prime e più devastanti della storia del corpo-

 

Dopo qualche attimo di silenzio, necessario a recuperare i ricordi di quei giorni infausti, Aleola riprese:

 

-Allora i saint si governavano in regime democratico. Ovviamente, in quella primitiva comunità di guerrieri, non mancavano certo gli screzi: tipico era quello dovuto alla disparità di trattamento dei due custodi della terza casa.

Due cavalieri, una sola armatura.

Ciò portò nel tempo a numerosi scontri, ma nulla che non potesse essere mediato senza spargimento di sangue.

Tuttavia, l’attenzione rivolta verso i Gemelli lasciò inosservato l’operato di un altro uomo… le cui azioni s’intersecarono con le vite della Lince e della sua amante.

Ma andiamo con ordine: come dissi, i due cavalieri si amarono, ed essendo in tempo di pace, il loro amore diede i suoi frutti, con la nascita di un maschietto.

Ciò che passò inosservato… fu che a qualcuno quel rapporto non piaceva.

Un essere diabolico nutriva sentimenti impuri verso l’amante della Lince.

Sentimenti che ella non ricambiata, donando la sua anima a Linx.

Impossibilitato a nuocere direttamente alla donna, in quanto suo parigrado, rapì padre e figlio, e li portò su un monte poco distante da Rodorio.

Ironicamente… proprio lo stesso monte su cui ci troviamo ora.

Lince fu ritrovato in mille pezzi. Solo i resti bronzei della sua armatura permisero all’amata di riconoscerlo.

 

-Insomma, invece di puntare su un bersaglio difficile, ha fatto fuori quello più facile- commentò Death Mask: -Ma il marmocchio che fine ha fatto? Morì anche lui?-

 

-No, Cancer. Il figlio di quella coppia venne nascosto dall’assassino di Lince. Egli aveva architettato un piano infame, costringendo la donna a usare la propria veste per proteggere il figlio.

In entrambi i casi avrebbe raggiunto il suo scopo: se fosse morto il bimbo, il cavaliere sarebbe stato disonorato, mentre se avesse ceduto al ricatto, sarebbe stata uccisa.

Nonostante ciò, ella decise di combattere, sia pur priva della sacra blinda. Nonostante tutto, cercò di tenergli testa. Tuttavia, col passare del tempo, la stanchezza e le ferite la costrinsero a cedere, di fronte ad un avversario che la odiava a tal punto, da macchiarsi di atti infami, pur di trarre soddisfazione-

 

Aleola, piuttosto sofferente, prese una pausa, notando lo sguardo perplesso del cavaliere della quarta:

 

-Sembri deluso, Cancer, la storia non è forse di tuo gradimento?-

 

Note:

Finalmente inizia il cuore del racconto. Come avete notato, Uscher non si propone come una tipica fic, piena zeppa di combattimenti, ma è il racconto di una parte della storia dei cavalieri, precedente alla fondazione del Santuario. Chiaramente ho preso spunto dall’Hypermith, ma ammetto anche di essermi preso alcune licenze, come sul numero di armature allora esistenti. Il motivo sta nel fatto che all’epoca, non esistevano tutte le costellazioni attuali: basti pensare che le stelle che oggi formano la costellazione della Bilancia, un tempo erano le “chele”di quella dello Scorpione (benché in altre culture esistesse già la costellazione di Libra)

Anche la situazione sociale in cui vivevano i cavalieri dell’epoca è completamente inventata, Perché mi serviva un modello di società “prototipale”, in cui non ci fossero le regole attuali. Tra l’altro, ho voluto giocare un po’ con la versione italiana dell’anime, in cui i cavalieri Marin e Shaina sono chiamate, impropriamente, sacerdotesse. Anche l’uso del termine “vestigia” è stato fatto per sottolineare l’errore insito nel doppiaggio italiano.

Prima che me lo chiediate… l’uso del corsivo per le battute di Aleola è voluto, al fine di evidenziare quello che è il cuore del capitolo.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: sorprese dietro la maschera ***


Capitolo 6: sorprese dietro la maschera

Capitolo 6: sorprese dietro la maschera

 

Il cavaliere del Cancro era alquanto perplesso:

-Non è quello che mi aspettavo- ammise, ricordando malvolentieri un episodio in cui se le prendeva da un ragazzino: -Ho visto colleghi, anche di grado inferiore al mio, fare letteralmente miracoli in situazioni del genere-

 

-In effetti, qualcosa accadde- confermò Aleola: -Ma non quello che ti potresti aspettare. Semplicemente, altri cavalieri compresero l’accaduto, e accorsero in aiuto. Il resto potete immaginarvelo-

 

-Ovviamente la mammina si sarà presa la giusta vendetta- ghignò l’italiano.

 

Di fronte alla sua affermazione, il volto della ragazza si addolcì, mostrando una vena di malinconia mentre volgeva lo sguardo oltre i due guerrieri:

 

-Giusta? In quel momento ero troppo impegnata a salvare mio figlio, per pensare di ottenere una qualsiasi forma di soddisfazione. E poi, non credo che la signora dietro di te consideri la vendetta qualcosa moralmente giustificabile-

 

Quando Death Mask si girò, per poco non gli venne un colpo.

Non si era accorto, dall’inizio del racconto, dell’arrivo di:

·         Due equini di bronzo (ed uno d’oro, contando Aiolos).

·         Il fratello dell’equino d’oro.

·         La servetta ninfomane, ironicamente (e provvidenzialmente) tenuta a bada dalle Catene di Andromeda. Sulla testa si riconoscevano i segni lasciati dallo scettro di Nike.

·         I restanti fratelli di bronzo (con tanto di popcorn al seguito).

·         La “Signora” di cui parlava Aleola, tal Saori Kido meglio conosciuta come Atena, equivocamente seduta sulle ginocchia di Aiolos, essendo le sedie della sesta casa andate distrutte durante l’evocazione di Aleola.

Una volta superata l’impasse, fu la stessa dea a voler continuare:

-Cosa accadde dopo l’incidente? Se non ricordo male, a quell’epoca non ero in questo mondo-

Aleola si inchinò davanti alla dea:

 

-è corretto, mia signora. Voi tornaste sulla Terra all’incirca due anni dopo i fatti che sto narrando, e crescendo, rivoluzionaste la comunità dei saint, edificando il Santuario. Nel frattempo, nonostante alcune pressioni, abbandonai l’armatura, e mi dedicai alla cura del mio cucciolo, che seguì le orme del padre. Tra l’altro, somigliava moltissimo a quel ragazzino laggiù… qual è il suo nome?-

 

Al cavaliere di Pegaso, colto alla sprovvista, andò di traverso il popcorn. Una volta ripreso fiato, si presentò, prima di prendersi un altro scappellotto da Jabu:

 

-Mi chiamo Seiya, bronze saint di Pegaso-

 

-Seiya? È un nome che non ho mai sentito. Che cosa significa?- Chiese Aleola, credendo di aver sentito male.

 

-Letteralmente significa “freccia del cielo”-

Il cavaliere fantasma si mise a riflettere:

 

-Freccia del cielo… una cometa, giusto?-

 

Seiya, tornato improvvisamente serio, annuì.

 

-Quale ironia… anche il mio piccolo Kométes era cavaliere, ma non ebbi mai l’opportunità di vederlo in viso, mentre indossava l’armatura-

 

-Come mai?- chiese Death Mask, sorpreso.

 

-Vedi, colui che assassinò il padre di Kométes era intenzionato a colpirmi sfruttando la mia duplice natura di madre e sacerdotessa. Era un uomo che amava la forza sopra ogni cosa, e non sopportava l’idea che mi fossi innamorata di un cavaliere a me inferiore. A causa sua capimmo che finché eravamo sacerdoti di Atena, altri avrebbero potuto far del male ai nostri cari per impedirci nella nostra missione suprema.  Fu per questa ragione che decidemmo di restituire le vesti in pubblico, per indossarle in segreto, nascosti da una maschera. Probabilmente fu uno dei primi atti che portò il nostro mondo a separarsi da quello esterno-

 

Finendo la frase, Aleola fece apparire una maschera, simile a quella che indossavano Marin e Shaina. Veri e propri oggetti malefici agli occhi del cavaliere di Pegaso, che patì molti problemi a causa loro.

 

Dopo questo gesto, il silenzio cadde sulla platea improvvisata, quando Saori prese la parola:

 

­-Nobile Aleola, comprendo perfettamente le vostre ragioni. Tuttavia, episodi recenti mi hanno portato a riflettere su questo costume del Santuario, giacché non ho mai dato ordini riguardanti camuffamenti. Dato che all’epoca non esisteva la figura del gran Sacerdote, devo desumere che le maschere furono una vostra scelta-

 

-Più che altro una necessità impostaci dagli eventi, mia signora, ma non certo da qualche autorità: verso la fine della mia vita, infatti, alcuni cavalieri maschi avevano già smesso di usarla…-

 

Il cavaliere fantasma non ebbe modo di terminare la frase, prima di sentire un tonfo.

Seiya, infatti, era andato in crash.

Letteralmente.

 

Note:

Sostanzialmente, questo è un capitolo in cui si inizia a scoprire gli altarini: si scopre cosa faceva Aleola da viva,si fa prendere un colpo a Death Mask, si tiene a bada la focosa serva del custode della quarta XD… e si riesce a far ciò in cui nemmeno gli dei sono riusciti a fare, tirare giù Seiya con un colpo solo. Vi avviserò inoltre che non tornerò a postare prima di fine Agosto - inizio Settembre (tanto per non lasciare capitoli avviso in giro…).

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: E la maschera… svanì ***


Capitolo 7: E la maschera… svanì

Capitolo 7: E la maschera… svanì

 

Death Mask, nel frattempo, iniziava a non capirci più nulla:

-Qualcuno mi potrebbe spiegare cosa c’è di tanto scandaloso?-

 

-Cavaliere del Cancro- rispose Saori: -In questo periodo, essendo libera da impegni militari, stavo cercando una spiegazione riguardo alla maschera che la legge del Santuario impone alle donne guerriere. So per certo che fu Saga, nelle vesti di Arles, a emanare ufficialmente questa norma, ma non ho trovato alcuna prova scritta di tale obbligo in epoche precedenti, e il racconto della nobile Aleola lo conferma-

-In pratica, Seiya ha subito le angherie di Shaina per niente?- chiese Shun, costretto a tendere le catene di fronte all’esagitata serva.

-Temo proprio di sì- rispose Atena, desolata: -Anche perché, con le forme che hanno certe armature femminili, è alquanto evidente che le maschere non servono certo a nascondere la femminilità, anzi-

 

-Vedo…- rispose Aleola, attingendo dai ricordi della dea: -Eppure, ai miei tempi, le nostre armature erano molto meno scoperte. D’altro canto, c’erano molte più donne tra le nostre file-

 

Ikki, finora silente, prese la parola:

-Per pura curiosità, quante ce n’erano all’epoca?-

 

-Su un totale di quarantadue saint, almeno diciassette, comprese le schiere più alte- rispose, mentre Atena annuiva.

 

Il dato doveva essere piuttosto sconvolgente per dei guerrieri abituati a vedere pochissime donne in armatura. Ma la domanda più sorprendente fu posta da Aiolia:

 

-Mi perdoni, ma cosa intende per “schiere più alte”? Non certo quelle dei cavalieri d’oro-

Aleola accennò un broncio:

-Vedo che i tuoi pregiudizi t’impediscono di arrivarci per cui, se la nostra signora è d’accordo, ti mostrerò quale aspetto aveva l’armatura che indossavo- rispose, maliziosa.

 

Ottenuto con un cenno l’assenso, Aleola si alzò in piedi e chiuse gli occhi. D’un tratto, la fanciulla fantasma si trovò circondata da piccoli frammenti di luce, vorticanti attorno alla sua persona. Il sudario che indossava fino a quel momento lasciò lentamente il posto ad una sorta di chitone cui si sovrapposero piastre dorate.

Aiolia rimase shoccato da ciò che vide, tanto che cadde in ginocchio.

E ne aveva ben donde, giacché Aleola indossava una corazza dorata; benché fosse molto differente dalle attuali, chiunque poteva intuire che fosse la gold cloth del Leone.

O meglio, una sua versione precedente.

A parte le ovvie differenze nelle fisionomie dei proprietari, nella corazza della donna sì intravedevano drappi di candido tessuto, che  nascondevano parti di armatura altrimenti privi di fregi, specie sul bacino e sulle braccia, fino al gomito. Al contrario, gli elementi esposti erano pesantemente decorati, più di quanto non fossero quelli attuali.

Agli occhi di tutti era evidente come, nel corso dei secoli, si fossero abbandonati certi fronzoli in favore di una maggiore funzionalità.

Soprattutto, era ovvio come le donne, all’epoca, occupassero posizioni decisamente più importanti delle attuali, se una di loro faceva parte della ristretta elite dei custodi dorati.

Intuendo i pensieri dei vivi Aleola tornò ad accomodarsi:

 

-Come vi ho già detto, a quel tempo erano molte le donne in servizio nel corpo dei saint di Atena: ce n’erano tre solo contando i cavalieri d’oro-

 

-E chi erano le fortunate?- chiese Death Mask con una punta di malizia nella voce, dimentico di essere al cospetto della dea.

 

-Oltre a me, Virgo e Pisces. Fu lei a salvare me e Kométes, nonostante fosse sorella del traditore-

 

-Scusami, cocca- interruppe Death Mask gettando nel cesso ogni forma di cortesia: -Ma come mai quello stronzetto del mio predecessore non ha semplicemente spedito Kométes nell’Ade?-

 

Più che l’indignazione, poté la sorpresa: come poteva Death Mask conoscere la costellazione del traditore?

L’italiano, alzando le mani, spiegò: -Non fate quella faccia, è da quando l’abbiamo evocata che questa qua vuole farsi uno spuntino ai danni del sottoscritto, non ci vuole molto a capire chi l’ha resa vedova-

Aleola cercò, inutilmente, di soffocare una risata nervosa, per poi tornare seria:

 

-Hai indovinato, cavaliere, fu il Cancer dell’epoca ad uccidere il padre di Kométes-

 

-Non mi stupirei se avesse voluto ucciderlo sotto i tuoi occhi, appena prima di finirti. Che villain da quattro soldi-

 

-Ti sbagli, Death Mask. Il tuo predecessore era un uomo violento, ma non era raffinato nelle uccisioni. Non era il tipo da spedire le proprie vittime nello Yomotsu, o da condurci interi combattimenti-

 

-Insomma, visse da bestia, morì da bestia- rispose l’italiano, cupo.

 

-Vero, ma non è detto che tu debba fare altrettanto- rispose la narratrice, alzandosi.

 

Senza alcun preavviso, la figura di Aleola iniziò a svanire.

Con calma, oltrepassò Cancer e Virgo, e fece un inchino davanti alla dea:

 

-è stato un onore poter parlare di nuovo con lei, mia signora-

 

-Addio, leonessa di Atene- rispose la dea, tenendo nervosamente la mano del suo antico cavaliere.

 

E la maschera, vera e propria protagonista di questa storia… svanì.

Insieme ad Aleola, s’intende.

 

Note:

E così finisce la storia di Aleola. Come avrete capito, fondamentalmente l’idea alla base di questa fic era di spiegare perché diamine le donne cavaliere dovessero portare una maschera, mentre gli uomini no.

Come avete capito, la spiegazione è molto semplice: non c’è stata alcuna regola (almeno, fino all’intervento di Saga), solo una consuetudine, che col tempo è stata deformata, come ha compreso il povero Seiya.

Di fatto, i cavalieri dell’epoca, dopo aver sperimentato i pericoli dell’identità pubblica, hanno scelto combattere con un’identità segreta.

Infatti, il corpo dei Saint di Atena è piuttosto anomalo: tecnicamente si tratta dell’esercito della dea, tuttavia, l’estrema specializzazione dei suoi membri (ad eccezione dei soldati semplici, vera e propria carne da cannone) li rendono dei facili bersagli, se non in prima persona, quantomeno verso i loro cari. Un esempio è quello di Shunrei durante lo scontro Death Mask – Shiryu, in cui il primo spedisce a mollo la ragazza del secondo (facendo impennare il dragone XD NDserva). Oppure, nella guerra contro Hades, il caso Seiya-Seika, con la seconda protetta dai bronze “panchinari”.

Spero con questa storiella di non avervi annoiato, e di avervi proposto una storia diversa dal solito, sebbene non sia basata su combattimenti, rincorse al salvataggio della solita dea o amoreggiamenti vari.

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