Cane, lupo... ed eroe

di CieloSenzaLuna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno ***



Balto, Rosie, Jenna e gli altri splendidi personaggi di cui ho scritto, appartengono alla Disney.

Capitolo uno

Il fornaio infornava gli ultimi ordini di pagnotte calde, mentre giù in strada le luci dei lampioni che avevano rischiarato la notte con la loro fiamma arancio venivano spente una ad una.
Alcuni uomini spalavano la neve e la riversavano ai fianchi delle abitazioni cubiche, incastonate tra le vie della cittadina sospesa armonicamente tra cielo e neve. Tutto era tanto freddo da bruciare.

Nel salotto grezzo e rustico di una delle case, Rosie porgeva al padre cappotto e cappello.
- Ciao, tesoro – le sfiorò la fronte con le labbra, poi corse fuori.
Rosie lo vide affrettarsi sul marciapiede e fermarsi a scambiare qualche parola col barbiere all’angolo, per poi proseguire verso il suo posto di lavoro.
La madre di Rosie piegò gli angoli delle labbra in un sorriso, poi si dileguò in cucina e buttò dentro alla stufa dei pezzi di carbone per riscaldare le stanze.
Rosie si sedette vicino alla finestra, aspettando con impazienza di uscire. Era però ancora troppo presto e quella mattina non aveva più voglia di tornare a letto.
Prese dallo scaffale un libro che parlava di cani, di neve e avventure, quel libro che aveva scritto suo padre poco tempo prima, per ricordare ciò che Balto aveva fatto per loro, portando le antitossine da molto lontano, per i bambini malati. Ogni volta che sfogliava le pagine di quel sottile libricino, foderato frettolosamente con della stoffa, Rosie ripensava a quei momenti.

Quando un gruppetto di cani dalla folta pelliccia, adatta alle basse temperature dell’Alaska, passò davanti alla finestra della sala abbaiando, Rosie sorrise.
Non aspettava altro che quel richiamo.
- Mamma, posso andare fuori con la slitta? – chiese, cominciando a raccogliere le sue cose senza nemmeno sentire la risposta della madre.
Jenna, la cagnolina, la seguiva da una stanza all’altra trottando.
- D’accordo, ma copriti! – la voce della madre la raggiunse dopo qualche secondo.
La donna la aiutò a infilarsi la giacca pesante, poi le calò il berretto preferito sulla testa.
- Ciao! –
Rosie infilò il collare a Jenna, e poi una pettorina, di quelle usate dai cani per trainare le slitte. Subito dopo uscì saltellando e trascinandosi dietro lo slittino di legno spesso e ruvido, lavorato a mano dal falegname.
- Vieni, bella, vieni! – chiamò la piccola, facendo segno alla cagnetta di avvicinarsi. Agganciò la complicata struttura dell’insieme di corde alla slitta, poi ci si sedette sopra, tenendosi forte.
Jenna cominciò a correre, tirando Rosie e zigzagando tra la gente che passeggiava.
Passarono davanti alla bottega del calzolaio e Rosie lo salutò con la mano. Incrociarono poco dopo la bancarella del pescivendolo e, senza farsi vedere, la bambina raccolse da una delle vaschette due pesciolini per Muk e Luk, quei due simpatici e tanto buffi orsi polari. Ora erano suoi amici; suoi e di Balto.
A Muk e Luk piaceva molto il pesce.

Rosie scosse un poco le corde per far rallentare Jenna quando scorse la folla di persone radunate ai lati della strada.
- Jenna, guarda! – la bambina era raggiante. Scivolò sulla neve bianca e slacciò le funi dalla slitta, poi cominciò a farsi largo tra la gente.
Una donna la fermò.
- Buongiorno, Rosie! –
- Buongiorno signora Marlon – rispose cortesemente la bambina.
- Ora stai bene, cara, vero? –
- Sì, grazie, signora Marlon. Tutto merito di Balto e degli altri! –
La signora si strinse nel cappotto dai bordi di pelliccia, con un sospiro soddisfatto.
- Sono stati molto bravi – acconsentì, annuendo.
Rosie sorrise.
- Arrivederci, signora Marlon – e avanzò ancora un poco tra tutte quelle pelli di cappotti, facendosi piccola tra le gambe di altri estranei.
Quando finalmente scorse la transenna che separava il pubblico dalla pista, Rosie si illuminò.
- C’è Balto! C’è Balto! – urlò, allegra.
Qualcosa le toccò la base della schiena e la piccola si girò.
- Eccoti, Jenna! – strinse la cagnolina dal pelo morbido tra le braccia – Lo vedi, laggiù? E’ Balto, Jenna! E’ Balto! –
La cagnetta guardò teneramente il cane lupo, il suo cane lupo, ansimando con la lingua penzoloni dopo la corsa con la padroncina.

Balto era sulla linea di partenza, accanto ad altri cani, pronto a scattare. Quando udì la voce della piccola Rosie, colei a cui aveva salvato la vita, si girò verso di lei scodinzolando.
- Pronti... – urlò un uomo alzando una mano vero il cielo.
Balto tornò a concentrarsi, levando lo sguardo da Jenna e Rosie.
Lo sparo del via arrivò, come un tuono, nelle orecchie dei partecipanti.
- Via! –
Balto fu il primo a partire, slanciandosi in avanti.
- Corri, Balto, corri! – gridò Rosie, con le mani ai lati della bocca, per intensificare la voce. Altre persone lo incitavano, tutte conciate. Erano sicuri che avrebbe vinto. In fondo era pur sempre Balto, no?
E Balto corse. Corse lontano, corse verso il sole che saliva sempre più in alto, corse davanti a tutti gli altri, bello, fiero e libero e col vento sul muso.




~Dall'Autrice:
Allora, eccomi finalmente tornata a pubblicare qualcosa! Ho scritto parecchio, in questo periodo di assenza, e ora provvederò a postare qui i risultati del mio lavoro, quando posso.
Ho cercato di riprendere alcune frasi dal cartone animato, per richiamare l'atmosfera. Troverete alcune battute del primo e del secondo film, nei capitoli seguenti; ovviamente anche queste non sono di mia appartenenza.
Cielo :)

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Capitolo 2
*** Capitolo due ***


Capitolo due

Balto, anche dopo esser stato proclamato in tutto e per tutto l’eroe del decennio, se non del secolo, aveva deciso di non essere preso in famiglia da nessuno. In molti avevano pensato di ospitarlo al caldo, vicino ai fuochi delle proprie case, ma Balto non aveva voluto.
Era rimasto con Boris, alla vecchia nave abbandonata, con i pavimenti di legno ormai marci e coperti di neve e il fondo incastrato nel ghiaccio.
Non avrebbe mai potuto abbandonare Boris. Lui era sempre stato un grande amico e gli era stato accanto. Con i suoi modi un po’ rudi, sì, ma c’era sempre stato, fin da quando Balto non era che un cucciolo abbandonato nella neve. Fin da quando Boris, magnanimo, in uno slancio di generosità, gli aveva dato una coperta sotto cui stare.

Erano appunto sotto la coperta di Boris, quella sera. La notte era gelida, portata dal freddo vento del profondo nord.
C’erano solo loro due, Balto e Boris. Boris e Balto, uno affianco all’altro, stretti sotto al lembo di stoffa troppo corto per starci entrambi interamente.
- Oh, Balto, quanto tempo è passato! –
- Quanto tempo è passato da quando, Boris? –
- Da quando eravamo soli, da quando vagavamo senza meta, Balto. E insegnavamo a quei due idioti di Muk e Luk a nuotare... ora hanno imparato, sai? Tutto merito nostro, Balto. Anzi, più merito mio, son io il più abile nuotatore qua dentro. Eh, sì – disse Boris, con la sua strana pronuncia.
Il cane lupo puntò il muso lungo e sottile verso le stelle, che quella notte brillavano come gli occhi di Jenna quando avevano visto i pezzi di vetro scintillare nella penombra come un’aurora boreale. Balto era stato così felice, quel giorno, quando le aveva mostrato quella magia, ma anche affranto per Rosie, che avevano scoperto malata.
Anche se ciò era accaduto diverso tempo prima, gli occhi della bella cagnolina avevano continuato a luccicare, soprattutto quando i loro sguardi si incrociavano...
- Balto? Mi stai ascoltando? –
Balto abbandonò il cielo, per quella notte, e tornò sulla Terra.
- Sì, Boris, sì –
- Menti –
Il cane lupo sogghignò.
- E va bene, hai vinto. Di che mi parlavi, Boris? –
- Lo vedo, Balto, lo vedo –
Balto aggrottò la fronte.
- Cos’è che vedi? –
- Il tuo sguardo innamorato, Balto –
L’altro sorrise. Non si poteva nascondere nulla, a Boris. Niente di niente.
- Buonanotte, Boris – bofonchiò Balto, sbadigliando e allungando le zampe per stiracchiarsi.
- No, no, Balto, non cambiare discorso in questo modo! –
Ma a quel punto, il caro amico si era già addormentato.
Boris lo guardò teneramente, poi aggiustò meglio la coperta sopra di loro e si abbandonò al rumore del vento che fischiava nelle travi di legno sotto il suo ventre.




~Dall'Autrice:
Vi è piaciuto questo secondo capitolo? Vi andrebbe di dirmi quello che ne pensate?
Basta cliccare su "Inserisci recensione", lo sapete, mi fareste un enorme piacere. Tanto per dirmi che almeno c'è qualcuno che legge ^^
Grazie!
Cielo :)

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Capitolo 3
*** Capitolo tre ***


Capitolo tre

Muk e Luk si rotolavano nella neve, vicino alla sponda della pozza d’acqua cristallina.
- No, Muk, mi stai schiacciando! –
Rotolavano lungo un pendio irregolare, rimbalzando sulle pietruzze e bagnandosi il pelo chiaro.
Muk e Luk erano fratelli. Viaggiavano sempre in coppia; dove c’era uno, stava anche l’altro.
Muk, il più piccolo come età, ma il più grosso di stazza, non parlava. Non aveva bisogno di parole per far comprendere qualcosa al fratello; gli bastava un solo sguardo. Si limitava a osservare ogni cosa tutt’intorno con aria sempre trasognante e contava su Luk per ogni cosa. Non sarebbe mai riuscito a stare senza di lui. Muk e Luk, o Luk e Muk, erano due parti di una singola medaglia.
“Siamo come Balto, Muk. Balto è metà lupo e metà cane, e noi siamo... noi siamo tutti e due orsi, sì, però siamo insieme. Capito?” aveva detto una volta il rotondo Luk, con abbraccio goffo. Muk aveva annuito e l’aveva avvolto con le grosse zampe, immergendolo nel suo pelo soffice.
I due, insieme, si davano forza. Non era mai esistito solo Muk, o solo Luk. Ve l’ho detto, loro viaggiavano in coppia, senza mai separarsi. Erano semplicemente Muk e Luk.

Luk, dopo essere scivolato fino a terra sul pendio per cinque volte consecutive, era già stanco. Il fratello lo incitava a continuare, con gli occhi vivaci che guizzavano da una parte all’altra e la lingua di fuori.
- Basta, Muk, sono stanco –
Muk gli rivolse uno sguardo languido.
- No e ancora no –
Muk lo guardò ancora con uno sguardo da cucciolo.
Luk si voltò dalla parte opposta: - Non ti guardo, Muk, non ti guardo –
Il fratello lo acchiappò da dietro e lo stritolò in un abbraccio soffocante, alzandolo in aria. Luk cominciò a dimenarsi con tutte le sue forze.
- No, dai! Basta, Muk, mi fai il solletico! – e cominciò a ridere. A lui si unì anche l’altro, che dopo poco mollò la presa.
Muk si lasciò cadere a pancia all’aria sul terreno freddo. Spalancò le zampe e si distese in tutta la sua figura. Uggiolò lievemente, come fanno i cani.
- Non è che adesso ti credi un cane come Balto, vero? Tu non tiri le slitte –
Muk socchiuse gli occhi, mentre Luk prendeva posto sulla marcata curva della pancia del fratello, acciambellandocisi.
Sembravano due palle di pelo, o due colline innevate, una sopra l’altra, a sospirare in nuvolette condensate. Ecco, magari sarebbero potuti sembrare due nuvole, due nuvole a forma di orsi polari.
- Secondo te dov’è la nostra mamma, Muk? –
Muk non rispose in alcun modo, pensieroso.
- Io me la ricordo, ma solo un pochino – sussurrò la palla di pelo più piccola.
Restarono in silenzio per qualche minuto, senza niente da dire.
- Se non ci fossi tu sarei da solo, sai, Muk? – si accoccolò ancora meglio sulla pancia tonda del fratello - Meno male che ci sei tu, Muk. Meno male –
La palla di pelo più grande guardava il cielo, emozionato. Sorrise sornione, poi produsse qualcosa simile ad un ululato.
Luk rise.
Muk si stava convincendo proprio di essere un cane, eh?
Non importava; Muk era molto, molto simpatico, più grosso ognuno dei cani che aveva visto e dato che la sua lingua era più grande di quella di qualsiasi altro, riusciva a leccarlo più di tutti.

Si volevano bene, Muk e Luk.


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Capitolo 4
*** Capitolo quattro ***


Capitolo quattro

Balto osservava dall’alto le ondine dell’acqua, fredde e cristalline. Si arrotolavano vicino alla terra asciutta e andavano a frantumarsi contro i gruppi di scogli che fuoriuscivano dalla distesa blu e argentata dell’oceano.
Sul promontorio aspro roso dal vento, il cane lupo riposava. Aveva appena finito un’altra delle sue spedizioni; era riuscito a trasportare un carico di carbone da un villaggio lontano insieme agli altri cani del sul gruppo.
- Balto? –
Balto sussultò e girò la testa di lato.
Riconoscendo l’ombra che si stagliava su di lui, sorrise: - Jenna – si alzò di scatto.
- Stai pure sdraiato. Devi essere stanco – fece la cagnolina con dolcezza, sedendosi al suo fianco.
Il cane lupo si lasciò scivolare sul suolo.
I mantelli dei due, uno grigio e scuro e l’altro bruno e folto, si toccavano, spinti dal vento che li voleva vedere vicini.
- E’ bello, il rumore dell’oceano – mormorò Jenna, con gli occhi che navigavano tra le onde di fronte a loro.
- Jenna, non ti piacerebbe scoprire cosa c’è dietro l’oceano? –
Lei gli lanciò un’occhiata furtiva.
- A me piace stare qui. Con Rosie – Con te, avrebbe voluto aggiungere.
- Sarebbe bello, Jenna. Pensaci – riprese Balto, con aria sognante – arrivare oltre l’oceano, lasciarsi tutto e tutti alle spalle. Scoprire com’è il mondo dall’altra parte e vivere in modo diverso. Anche solo per provare –
L’espressione di Jenna s’indurì.
- Perché, Balto? Non ti basta quello che hai qui? Quello che abbiamo qui? – fece, con la voce smorzata. Non ti basto io? Si alzò sulle quattro zampe, decisa ad abbandonare la conversazione.
Balto, ancora una volta, la imitò. Ora erano due state due sale, una di fronte all’altra, dalle ruvide sagome canine.
- Non sempre – si fermò un attimo a cercare nel vento le parole giuste, quelle portate dalle correnti gelide dell’oceano – Mi piacerebbe... volare via. Solo per un attimo, solo per sapere che sensazione si prova, capisci? –

Jenna annuì, anche se non capiva. Il sentimento che provava per lui era a senso unico? Non ci sarebbero stati nient’altro che sguardi veloci e corse tra la neve?
- Perché fai così, Jenna? Ho detto qualcosa di male? – lo sguardo di Balto era turbato.
- No, non hai detto niente di male. Davvero – mormorò, sospirando.
I lineamenti del profilo di Balto si addolcirono. Si avvicinò all’amica e spinse la sua fronte contro quella di Jenna.
Come tessere di un puzzle, i due musi si incastravano l’uno nell’altro, così, perfetti, eterni, come se niente dovesse finire mai.
- Non te ne andrai, vero, Balto? – gli occhi scuri di Jenna luccicavano dall’emozione.
- Certo che no – mormorò – Quelli erano solo sogni –
Rimasero così, l’uno vicino all’altra, nel silenzio spezzato soltanto dal rullare delle onde e dal canto dell’inverno.
- Tu ce l’hai un sogno, Jenna? –
- Sì –
- E qual è? – chiese il cane lupo, curioso.
Era stanco e le gambe gli tremavano per il freddo e per la fatica, e il cuore sussultava per la gioia e l’immagine degli occhi di Jenna riflessa nei suoi.
- Che tu resti qui con me. Con Rosie, con Boris, con i ragazzi –
Lo disse a bassa voce, quasi impercettibile, in un unico soffio. Come il ricordo del mare che rimbomba continuamente nella conchiglia e viene sussurrato a chi ha il tempo per ascoltare una voce delicata.
Jenna gli leccò il muso e si strinsero timidamente, pelo contro pelo, cuore contro cuore, dove solo il cielo poteva osservarli.
- Non me ne andrò, Jenna. Non me ne andrò –




~Dall'Autrice:
Okay, okay. Non uccidetemi, ve ne prego! Sono terribilmente in ritardo, I know. E non cercherò neanche di rifugiarmi dietro alla scusa del "non avevo tempo, dovevo studiare, eccetera". So perfettamente di aver avuto più volte almeno cinque minuti per aggiornare col nuovo capitolo. Solo che non l'ho fatto, non so bene perchè... e il bello, è che li avevo scritti tutti insieme, quindi fin da quando ho pubblicato il primo, anche gli altri erano pronti.
Però, ecco, oh, me ne pento e tutto il resto :D Potete perdonarmi?
Un grazie infinito a _Zazzy, che è stata la prima (e speriamo non l'ultima) a commentare, lasciando recensioni ad entrambi gli scorsi capitoli. Sei gentilissima! Spero ci sarai ancora ^^" E prometto che il prossimo capitolo non tarderà ad arrivare.
Quindi ecco, niente, spero vi sia piaciuto. Se mi lasciate una recensione, ne sarò estremamente felice! :)
Besos,
Cielo.

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Capitolo 5
*** Capitolo cinque ***



Capitolo cinque

La bambina spostava continuamente il peso da un piede all’altro.
- Papà? Papà! – urlava, impaziente, bussando alla porta del loro capanno di legno, dove tenevano gli attrezzi.
- Ci siamo quasi, Rosie – gli rispose il vocione del padre, dall’altra parte.
La piccola fremeva dalla gioia.
- Tranquillo, Balto, ci siamo quasi! Hai sentito, Balto? Manca poco! –
Balto ululò, gaio, gettando la testa all’indietro.
Rosie sorrise, poi cominciò a saltellare: - Vado a chiamare mamma! – e corse via, affondando gli stivali nelle sottili macchie bianche di neve rimaste, traccia lasciata dalla stagione fredda.
Il cane lupo si sdraiò sotto la finestrella della parete spessa, in attesa di qualcosa, qualunque cosa.
Una manciata di minuti dopo, la figura esile di Rosie si avvicinò a lui. Stava tirando la madre per un lembo del cappotto, e la esortava ad andare più veloce.
- Altrimenti ci perderemo la parte migliore! –
- Arrivo, tesoro, arrivo – fece la madre, trafelata, calandosi il cappello sulla testa.
Arrivate di fronte a Balto, la donna si chinò ad accarezzarlo. A bassa voce, con le labbra perse nel suo pelo, la mamma di Rosie sussurrò: - Siamo tanto felici per te, Balto – e rivolse al cane lupo il più bel sorriso che lui avesse mai visto.
Aspettarono altri minuti, e altri ancora.
- Vado a dare un’occhiata. Voi restate qui –
Rosie e Balto rimasero soli.
- Uffa, Balto, anche io vorrei entrare! –
La bambina si lasciò cadere a gambe incrociate a terra, dove la neve lasciava spazio alla prima, tenera erbetta della bella stagione.
Balto si accovacciò al suo fianco e le posò il muso sulle gambe. Rosie cominciò a far scivolare le dita sottili tra il pelo dell’amico, sorridendo: - Saranno proprio dei bei cuccioli, Balto –
Poco dopo, la porta del capanno si spalancò e Rosie saltò su come una molla.
- Sono nati! – esclamò il padre.
- Sono nati! – gli fece coro Rosie, entusiasta, correndo dentro a vedere.
L’uomo e la donna risero amorevolmente, stringendosi l’un l’altro.
Balto avanzava titubante.
- Vai dentro, vecchio mio – fece il padre di Rosie – Sono degli splendori, vedrai –
Il cane lupo entrò piano, smarrito e emozionato.
Quando scorse Jenna, più in là, in penombra, i suoi occhi si illuminarono.
- Vieni, Balto, vieni a vedere – mormorò Rosie, d’un tratto silenziosa e calma, accucciata a lato della cesta con dentro i cuccioli – Sono bellissimi –
Balto arrivò vicino a Jenna e si sporse in avanti, vedendo finalmente i suoi piccoli.
La cagnolina gli sorrise e lui si appoggiò delicatamente al dorso della compagna.
Era strabiliato e un po’ confuso, ma tanto, tanto felice.
Rosie lasciò una carezza alla cagnolina, poi arretrò piano e uscì dal capanno: - Vi lascio un momento tutto per voi... contenti? – e ghignò piano.
Appena la padroncina fu uscita, Jenna rise, con la sua meravigliosa voce, all’improvviso tanto intensa e dolce.
- Oh, Jenna... sono così belli – mormorò – Proprio come te –
Strofinò il muso contro quello della cagnetta.
- E come te – aggiunse Jenna, indicando un piccolo batuffolo di pelo, uguale a Balto in tutto e per tutto.
Rimasero lì ad osservarli ciucciare il latte. Erano i loro sei piccoli cuccioli.
Dopo poco, Boris spuntò sull’uscio: - Oh, ma guardateli... – esclamò, avvicinandosi ai due nuovi genitori e ai piccoli – Sono diventato zio! –
Balto ridacchiò con Jenna, e Boris li guardò teneramente.
- Vado a chiamare quei due impiastri di Muk e Luk! – fece poi, svolazzando fuori.
Restarono loro due, avvolti dalla flebile luce della lampada sopra di loro.
Non lo sapevano, ma una grande lupa col mantello del colore della neve e gli occhi neri li stava osservando, e proteggendo. Ululava tra le pieghe del vento, piena d’amore.


Erano una famiglia; erano Balto, Jenna, Boris, Rosie, Muk e Luk e i piccoli.
E sarebbe stato così, per sempre, come Balto sarebbe stato sempre un cane, un lupo, e un eroe. Una medaglia a tripla faccia, insomma. Così direbbe Luk.




~Dall'Autrice:
Hey guys :) Bene, questo era l'ultimo capitolo. Si chiude quindi la piccola sbirciata che vi ho fatto dare in queste righe ai bellissimi personaggi del film Balto. Ovviamente, ripeto, appartengono in tutto e per tutto alla Disney; io ho solo voluto... giocarci un po' ;)
Mi dispiace, comunque, che non ci siano altri capitoli sulla seconda generazione, diciamo, con Aleu (come avrebbe forse preferito _Zazzy - a proposito, grazie ancora per i bei complimenti ^^). E' che il primo film l'avrò visto e adorato migliaia di volte, ed è quello che preferisco. Il secondo anche è carino, però, sinceramente, non avevo "l'ispirazione". Quindi niente :D
Okay, grazie mille a tutti per avermi seguita fin qui, per aver letto e recensito, per essere passati e basta, per quelli che hanno aggiunto la storia tra le preferite, le ricordate, le seguite. Eccetera.
In breve, dopo tutto 'sto papiro, spero vi sia piaciuto, almeno un filino :3
Au revoir,
Cielo

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