Full Moon is on the sky

di Bid you farewell
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Ombre ***
Capitolo 2: *** Il Segno ***
Capitolo 3: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** 1. Ombre ***


                                             


FULL MOON IS ON THE SKY        


                                                    
Capitolo 1

                  

                                       
La porta di vetro dell’ufficio che si chiudeva alle mie spalle produsse uno scocco e le successive vibrazioni. Dovevo andare a casa, era tardi, ma non era un buon motivo per fare a pezzi la redazione.
Tutti erano andati via, a me era rimasto il lavoro finale. Il direttore, per non caricarsi lui il peso dell’articolo di prima pagina, mi aveva persino lasciato le chiavi. Non riuscivo a sentirmi irritata, ci tenevo troppo a vedere per la prima volta il mio nome sotto l’articolo principale. Ovviamente il capo non aveva pensato che questo mi avrebbe causato problemi se sommato alla mia solita rubrica di Spettacolo. Avevo perso tutto il pomeriggio per l’articolo in prima che non avevo avuto il tempo di finire quello sulla nuova stella del cinema internazionale.
Era quasi mezzanotte e dovevo portarmi il lavoro a casa, da finire entro domani.
Pestai i piedi nelle pozzanghere che erano nel tragitto verso la mia auto, tanto per riempire con un qualche rumore il tremendo silenzio che mi circondava. Entrai e sbattei forte la portiera dietro di me. Presi la chiave e la inserii; la girai, ma delle familiari fusa della mia macchina non si sentiva neanche un accenno.
Rigirai e rigirai, quando non ce la feci più lanciai un acuto gemito e sbattei una mano sul volante, ma non c’era niente da fare. Valutai un attimo la situazione: trovare il problema, manco a dirlo, la mia conoscenza in fatto di motori era pari a zero; di chiedere un passaggio non era proprio il caso, per le strade poco trafficate di quell’ora si aggiravano solitamente solo persone non raccomandabili, ma non volevo neanche prendere il considerazione di dormire lì dentro; l’unica soluzione sembrava quella di ritornare nell’ufficio.
Sospirai, e mi rincamminai attraverso le pozzanghere. Stavo girando la chiave nella toppa, quando sentii uno scricchiolio di passi proveniente dalla mia destra. Mi voltai di scatto ed automaticamente mi spinsi verso il suono, ma riuscii a cogliere solo un’ombra che si scorgeva dall’angolo dell’ufficio, proprio dove cominciava l’altra strada.
Il lampione mandava una luce forte, quasi volesse sottolineare in ogni particolare il profilo dell’ombra. Era la chiara forma di uomo, di per sé non aveva niente di minaccioso, ma qualcosa mi spaventava. Spaventava ed incuriosiva.
Spalancai gli occhi e quasi persi i sensi quando la vidi cambiare forma. Feci un salto all’indietro, mettendomi attaccata alla porta con la schiena ed i palmi delle mani, cercando convulsamente di far scattare con un ultimo giro di chiave la serratura.
Era lì, l’ombra adesso era enorme, non aveva niente di umano, e soprattutto si stava avvicinando. La serratura fece un altro scatto, ma la porta non si aprì. Mi girai verso la porta ed emisi una specie di urlo, ma poco acuto, più che altro stridulo.
Accanto alla porta del mio ufficio c’era un enorme... qualcosa. Aveva i denti che ricordavano le zanne di un animale, e fuoriuscivano dalla bocca, nera come la pece. Il corpo, nero, sembrava quello di un orso, ma si teneva eretto senza apparenti difficoltà, e poi era troppo grande. Più grande del più grande degli orsi della storia del mondo. Il volto invece era inconfondibile. Lupo, senza alcun dubbio. Il naso e gli occhi, tremendamente gialli, lo confermavano. L’unico tratto che sembrava non appartenere a nessuna specie era la pelliccia che aveva sul collo, di un insolito rosso fiammante.
L’essere davanti a me ululò e spinse il naso verso la luna, mettendo in evidenza il suo collo martoriato. Ecco cos’era il rosso. Era sangue.
Quando lo capii ripresi il controllo di me stessa, mi girai con l’idea di scappare, magari di infilarmi in mezzo alla prima strada che avrei trovato, sperando che un guidatore si fermasse, ma intorno a me erano comparsi altri quattro esseri come quello di poco prima, il colore del manto come unica differenza.
Uno era marrone, uno grigiastro, uno rossiccio ed un altro di un opaco color sabbia. Una piccola parte della mia mente pensò che uno di quelli era l’ombra che mi aveva spaventato poco prima.
Girai su me stessa, osservando spaventata i loro occhi gialli. Presi a tremare da capo a piedi, quando capii che non avevo vie di uscita. Chiusi gli occhi e li strizzai fino a farmi male, sperando ardentemente che fosse solo colpa della mia fervida immaginazione, o di un sogno. Abbassai la testa e li riaprii, ed intorno a me era tutto come prima.
– Ruo reh ekam dna reh otni enihs, noom – mormorava una voce che non apparteneva ai cinque intorno a me, ma veniva da dietro, da vicino la mia auto.
Mi girai lentamente ed incontrai lo sguardo castano chiaro di un uomo. O meglio, una specie di uomo. Il corpo era indubbiamente umano, era il volto che dava qualche dubbio. Era ricoperto di peli lunghi più o meno dieci centimetri, che lasciavano allo scoperto solo gli occhi e la bocca e, come se questo non bastasse, aveva due profondi solchi che partivano dai lobi delle orecchie fino ai lati delle labbra.
Il terrore mi rendeva tutto più sfocato. Sentivo chiaramente soltanto il cuore che mi pulsava nelle vene fino a farmi male. Capii in uno scatto di lucidità che quella specie di uomo peloso non mi avrebbe aiutato, lui era un alleato dei mostri.
In un attimo capii. Mostri. Sì, mostri, ma non solo mostri.
Licantropi.

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Capitolo 2
*** Il Segno ***


FULL MOON IS ON THE SKY



Capitolo 2
 

Quando rinvenni non ero cosciente di dove ero, ma ero più che sicura che quello che era successo non era scomparso mentre ero priva di sensi. Prima di aprire gli occhi cercai con l’udito se c’era qualcuno nei paraggi, qualcuno che mi avrebbe fatto del male. Non sentii nulla, a parte un vago rumore regolare di onde, come al mare, perciò aprii gli occhi e lo spettacolo più agghiacciante che avessi mai visto mi si aprì davanti.
Illuminato dalla luce della luna, intorno a me c’era un immenso mare di sangue.
Era scuro, sembrava quasi nerastro, coagulato; in lontananza, all’orizzonte, riuscivo a cogliere persino degli spumeggiamenti, come se le onde producessero spuma di sangue. Ebbi un forte conato di vomito, e feci fatica a reprimerlo, anche perché non ero sicura che vomitare sarebbe stato peggio che vedere quel macabro scenario.
Mentre l’odore salato del sangue mi arrivava al naso continuavo a fissare sconvolta l’enorme mare, e mi accorsi che era anche peggio di così. Tra le onde e la spuma di sangue, che prima mi era sembrata la cosa più terribile del mondo, galleggiavano ondeggiando tante teste umane. Rabbrividii ma, non senza un certo masochismo insensato, continuai a guardare, soffermandomi sui dettagli.
Riconoscevo gli uomini dalle donne perlopiù dai capelli, alcuni lunghi e rossi di sangue, altri corti e non mutati dal luogo in cui sì trovavano. Feci uno scatto all’indietro con la testa quando vidi un altro particolare: le cavità orbitali erano senza occhi, alcune piene di sangue, altre rivolte all’insù e vuote.
Non provai a scappare, dove sarei potuta andare? Ero circondata dal sangue e da teste di cadaveri, muovendomi sarei solo andata più vicino a quei simboli di morte.
Era incredibile come riuscissi a guardare lontano, era come se la mia vista mi avesse fatto un brutto scherzo ed avesse cominciato a farmi vedere più del dovuto proprio quando non avrei voluto vedere niente di niente.
Sospirai e distolsi lo sguardo. Mi accorsi che ero in un piccolo spazio verde in mezzo al mare, un’isola nel sangue, ed ebbi un attimo di panico quando mi accorsi che non ero sola.
Fortunatamente i miei compagni erano tutti come me, umani, niente strane forme o peli spropositati. Eravamo in tredici, ma solo io ed un uomo moro più o meno della mia età eravamo svegli.
Non incrociai subito il suo sguardo, lui era ancora bloccato alla visone del mare, ma quando finalmente sì girò sembrava sorpreso di avere compagnia tanto quanto lo ero stata io.
– Chi sei tu? – mi chiese in un sussurro.
– Mi chiamo Jasmine, tu?
– Joshua, Josh di solito. Tu come sei arrivata nel...? – sussurrò.
– Nel centro esatto dell’inferno? Bè, non ne ho idea. Credo di essere svenuta ed eccomi qui – dissi e tentai di abbozzare un sorriso. Non ci riuscii, era troppo difficile.
Una mezza verità. In realtà non volevo raccontargli dei licantropi o di tutte le cose strane che avevo visto, non ero più tanto sicura di essere sana di mente.
– Io credo di saperlo, a meno che questo non sia un sogno – disse Josh – io non credo di essere svenuto, non naturalmente. Forse sono fuori, ma sono sicuro che intorno a me ci fossero cinque mostri, uno più gigante dell’altro, e poi c’era qualcuno che non vedevo che diceva strane parole in una qualche lingua strana. Ad un tratto sento qualcosa che mi pizzica il braccio ed io non sento più niente. E poi sono qui.
Non ero pazza, anche Josh aveva visto lo stesso.
– Anche io ho visto i cinque mostri, quelli un po’ lupo un po’ orso, e poi c’era l’uomo peloso e strano che diceva una litania. Scusa se non te l’ho detto, ma credevo di essermelo inventato. E poi da quando sono qui credo che i miei sensi sì siano sviluppati, riesco a vedere fino ad un orizzonte che non avrei immaginato fosse possibile...
Lui concordò sui sensi sviluppati e poi mi sorprese quando sorrise e sospirò. Molto probabilmente per lui era meglio essere circondato da enormi mostri che creavano laghetti di sangue e sgozzavano le persone piuttosto che essere pazzo. Gli lanciai un’occhiataccia e lui riprese il controllo. Cominciò a ragionare ad alta voce:
– Allora, tu cosa credi che siano questi?
– Secondo me... – esitai, mi vergognavo troppo ad ammettere che avevo pensato ad una cosa del genere, ma lui era il mio unico aiuto quindi continuai – lupi mannari. Sì, insomma, quelli che sì trasformano.
Lo vidi alzare un sopracciglio, pregiudicando la mia teoria, fino a quando aggrottò la fronte ed assunse un aria pensierosa.
– Credo che, per quanto strano possa essere, tu potresti avere ragione.
Mentre parlava, alle sue spalle, vidi una ragazza, aveva al massimo quattordici anni, che si alzava ed osservava sconvolta il paesaggio. Gli incitai silenzio, per non spaventarla.
Quando finì di perlustrare la zona e sì accorse di noi, Josh le disse tutto ed insieme cominciammo a fare delle ipotesi. Anche la ragazza, che sì chiamava Alicia, aveva avuto la nostra stessa esperienza con i presunti licantropi e Josh suggerì che forse c’era una specie di collegamento tra di noi, come i serial killer, che aveva spinto loro a rapirci. Quanto pareva se ne intendeva di queste cose, disse che lui era un poliziotto e chiese a tutti noi (nel frattempo quasi tutti si erano svegliati) date di nascita, luogo di provenienza e tutte cose del genere.
– Avete mai avuto qualcosa a che fare con... lupi o, non saprei, la luna.
Non ne sapevo molto di licantropi, ma più o meno sapevo che erano legati alla luna.
Come me. Il ricordo mi lasciò senza fiato. Era tanto tempo fa, avevo cinque anni.
– Mine, lo sai qual è il tuo secondo nome? – mi chiede mia madre con la sua voce dolce e premurosa, chiamandomi come solo lei mi ha sempre chiamato, Mine.
– No, mamma, qual è?
– È Luna, cara, proprio come quella che brilla nel cielo ogni notte.
– Luna – dico io per provare come mi suona – è carino! Perché mi hai chiamato così?
– Perché tu, piccola Mine Luna, sei nata in una notte di luna piena, sotto un cielo stellato, ed io ho voluto che questo ti rimanesse per sempreimpresso nella tua lunga e felice vita. Non dimenticarlo Mine, perché tu sei nata sotto il segno della luna.
Lo shock di quell’istante fu come ricevere una bastonata in testa e non avere più niente per reagire. Incontrai lo sguardo preoccupato di Josh e poi quello di Tyra e di Viola, altre delle rapite.
– Hei, Jasmine, che succede?
Era Josh. Sentii vagamente che mi prendeva per le spalle e mi scuoteva. Passarono minuti, ore, o forse solo pochi secondi e poi riuscii a riprendere il controllo di me stessa.
– Io sono nata in una notte di plenilunio – mormorai. Ero ormai sicura che fosse quello il punto, così drizzai la schiena ed incontrai gli sguardi vaghi dei miei compagni.
Stavano ricordando, stavano calcolando. Poco a poco tutti ebbero un’intuizione e, uno dopo l’altro, mormorarono un “Anche io” appena accennato.
Nell’oscurità fitta dei miei pensieri, uno più macabro degli altri mi fece rabbrividire. Forse anche i possessori delle  teste nel sangue erano nati con la luna piena. Forse anche io sarei finita a tacere per sempre, a diventare un orripilante monumento galleggiante.
Ad interrompere i miei pensieri venne un ululato terribile, e da uno squarcio appena formatosi tra il sangue comparve un essere quasi umano con due profonde ed innaturali rughe.
Due rughe che andavano dai lobi ai lati della bocca.

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Capitolo 3
*** Epilogo ***


Ci vollero tre lunghe settimane perchè potessi riprendere possesso del mio corpo. Solo adesso posso capire.
Era necessario, segnava il passaggio da mortale ad immortale, da debole a potente, da preda a predatrice.
Durante quelle tre settimane la mia testa fu gettata nel Mare Profondo e la mia nuova testa si formò dal nulla sul mio collo.
Avevo ancora qualcosa dei miei tratti originali. I miei occhi blu, ad esempio, o i miei capelli castani. Ma io ero cambiata, in modo radicale.
Ora è tempo di luna piena, è arrivato il momento di mutare altri perdenti in vittoriosi, ed io sarò dall’altra parte.
Dixius, il grande lupo nero, cammina a passo felpato avanti indietro nella radura del Primo incontro, trapassando le nostre non-anime con i suoi occhi gialli.
– Jasmine, nuova venuta, raduna i dispersi – mi ordina.
Incrocio con un sorriso lo sguardo complice di Josh ed in meno di una manciata di secondi corro per il perimetro della radura del Primo Incontro, ululando in Hsilgne, la mia nuova lingua, il richiamo ai mancanti. Ancora più velocemente una cinquantina di licantropi in forma umana arrivano al limite dello spiazzo, inchinandosi e scostando i capelli per mostrare la prima cicatrice del collo.
– Fratelli e sorelle, oggi siamo qui riuniti per versare a Kheraen il sacro sangue che le spetta, e far unire a noi nuovi fratelli e sorelle, in occasione del plenilunio che rafforzerà la Sua potenza!
Dalla folla parte un boato, alla quale mi unisco prontamente:
– Sia lode a Kheraen, la sacra dea della luna!
Il Signore Supremo accenna alla sua forma lupesca di un sorriso soddisfatto ed esclama:
– Che entrino i prescelti!
Al suo grido entrano degli uomini-lupo più possenti, che tengono strette nelle mani delle catene, che imprigionano i tredici prescelti lunari. Alla vista dei loro volti impauriti, mi sdegno e mi vergogno di aver provato le stesse emozioni che facilmente leggo nei loro volti solo quattro settimane fa.
Dixius si avvicina a loro, completando la sua trasformazione. In un attimo, al posto dell’uomo con i nostri caratteristici solchi ed i peli neri, simbolo della sovranità, compara un enorme lupo, alto tanto quanto un elefante, con i denti più simili a le zanne di quest’ultimo che a quelli di un lupo.
Il primo licantropo che io abbia mai visto in tutta la mia vita era stato lui, non era cosa da tutti, e ne andavo fiera.
Spalanca le fauci, puntando il suo naso nerissimo su di loro. Quello è il segno del nuovo attacco.
Io e gli altri dodici che erano stati mutati nell’ultima notte di plenilunio ci trasformammo e ci avventammo sugli umani nati sotto il nostro stesso segno, il segno della luna.
Ci vollero tre lunghe settimane perchè potessi riprendere possesso del mio corpo. Solo adesso posso capire.
Era necessario, segnava il passaggio da mortale ad immortale, da debole a potente, da preda a predatrice.
Durante quelle tre settimane la mia testa fu gettata nel Mare Profondo e la mia nuova testa si formò dal nulla sul mio collo.
Avevo ancora qualcosa dei miei tratti originali. I miei occhi blu, ad esempio, o i miei capelli castani. Ma io ero cambiata, in modo radicale.
Ora è tempo di luna piena, è arrivato il momento di mutare altri perdenti in vittoriosi, ed io sarò dall’altra parte.
Dixius, il grande lupo nero, cammina a passo felpato avanti indietro nella radura del Primo incontro, trapassando le nostre non-anime con i suoi occhi gialli.
– Jasmine, nuova venuta, raduna i dispersi – mi ordina.
Incrocio con un sorriso lo sguardo complice di Josh ed in meno di una manciata di secondi corro per il perimetro della radura del Primo Incontro, ululando in Hsilgne, la mia nuova lingua, il richiamo ai mancanti. Ancora più velocemente una cinquantina di licantropi in forma umana arrivano al limite dello spiazzo, inchinandosi e scostando i capelli per mostrare la prima cicatrice del collo.
– Fratelli e sorelle, oggi siamo qui riuniti per versare a Kheraen il sacro sangue che le spetta, e far unire a noi nuovi fratelli e sorelle, in occasione del plenilunio che rafforzerà la Sua potenza!
Dalla folla parte un boato, alla quale mi unisco prontamente:
– Sia lode a Kheraen, la sacra dea della luna!
Il Signore Supremo accenna alla sua forma lupesca di un sorriso soddisfatto ed esclama:
– Che entrino i prescelti!
Al suo grido entrano degli uomini-lupo più possenti, che tengono strette nelle mani delle catene, che imprigionano i tredici prescelti lunari. Alla vista dei loro volti impauriti, mi sdegno e mi vergogno di aver provato le stesse emozioni che facilmente leggo nei loro volti solo quattro settimane fa.
Dixius si avvicina a loro, completando la sua trasformazione. In un attimo, al posto dell’uomo con i nostri caratteristici solchi ed i peli neri, simbolo della sovranità, compara un enorme lupo, alto tanto quanto un elefante, con i denti più simili a le zanne di quest’ultimo che a quelli di un lupo.
Il primo licantropo che io abbia mai visto in tutta la mia vita era stato lui, non era cosa da tutti, e ne andavo fiera.
Spalanca le fauci, puntando il suo naso nerissimo su di loro. Quello è il segno del nuovo attacco.
Io e gli altri dodici che erano stati mutati nell’ultima notte di plenilunio ci trasformammo e ci avventammo sugli umani nati sotto il nostro stesso segno, il segno della luna.

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