Presenze di Adelhait (/viewuser.php?uid=21571)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***
Capitolo 6: *** VI ***
Capitolo 7: *** VII ***
Capitolo 8: *** VIII ***
Capitolo 9: *** IX ***
Capitolo 10: *** X ***
Capitolo 11: *** XI ***
Capitolo 12: *** XII ***
Capitolo 13: *** XIII ***
Capitolo 14: *** XIV ***
Capitolo 15: *** XV ***
Capitolo 16: *** XVI ***
Capitolo 17: *** XVII ***
Capitolo 18: *** XVIII ***
Capitolo 19: *** XIX ***
Capitolo 20: *** XX ***
Capitolo 21: *** XXI ***
Capitolo 22: *** XXII ***
Capitolo 23: *** XXIII ***
Capitolo 24: *** XXIV ***
Capitolo 25: *** XXV ***
Capitolo 26: *** XXVI ***
Capitolo 27: *** XXVII ***
Capitolo 28: *** XXVIII ***
Capitolo 29: *** XXIX ***
Capitolo 30: *** XXX ***
Capitolo 31: *** XXXI ***
Capitolo 32: *** XXXII ***
Capitolo 33: *** XXXIII ***
Capitolo 34: *** XXXIV ***
Capitolo 35: *** XXXV ***
Capitolo 36: *** XXXVI ***
Capitolo 37: *** XXXVII ***
Capitolo 38: *** XXXVIII ***
Capitolo 39: *** Fine ***
Capitolo 1 *** I ***
Presenze
I
Vi è mai capitato, mentre state studiando, oppure lavorando, di
avvertire dietro di voi una presenza che vi osserva costantemente? Voi voltate
il capo, ma non vedete nessuno? Ma sapete che lei c’è e vi osserva?
Una vera assurdità, ora affermerete, come la storia che mi
appresto a raccontare.
Pazza.
Già, mi prenderete per una folle, ma anch’io mi reputai così,
per ciò che mi accadde…ma è la pura verità tutta questa storia.
Una storia nata tempo fa, quando decisi di andare a vivere da
sola. All’epoca dei fatti avevo solo venticinque anni, ed era tempo di lasciare
la casa paterna e di vivere una vita propria, anche se mia madre non era
d’accordo con questa mia decisione.
Rammento ancora le sue parole.
"Perché te ne vuoi andare? Sei ancora troppo giovane. Perché
lasci casa? E poi abitare da sola…non è buono sai? Potrebbe accaderti qualcosa
di grave, come ad esempio che un uomo entri in casa e ti uccida".
Io la guardai dritta negli occhi e risi, era una cosa davvero
assurda, ma lei è sempre stata così opprimente e iper-protettiva verso i suoi
figli. Fece la stessa storia con mio fratello maggiore, Shippo, quando decise di
andare a convivere con la sua ragazza.
Ricordo i pianti e le scenate assurde, invece mio padre, un
uomo calmo e tranquillo la azzittì dicendole.
"Ora basta! Se nostro figlio ha deciso così, noi dobbiamo solo
rispettare la sua scelta e poi lo vedremo ogni volta che vogliamo".
La stessa cosa si ripeté con me e, anche qui mio padre calmò
mia madre.
"Grazie, Papà".
Gli dissi abbracciandolo. Fu lui ad aiutarmi a cercare casa,
una vera impresa. Infatti, gli affitti nella zona erano altissimi e con il mio,
già striminzito stipendio di mille e duecento euro, era davvero difficile
trovarlo.
Quante agenzie immobiliari girammo, ma tutte mi proponevano
degli appartamenti con affitti da capogiro e poi, con le varie utenze da pagare
non sarei mai arrivata alla fine del mese.
"Non temere Rin, ti aiuteremo noi".
Mi disse una sera mio padre, vedendomi giù di morale. Quella
sera ero davvero triste, infatti, ero seduta accanto al camino e accarezzavo la
testa del mio cane Shu, un Golden Retriever di un anno, mentre cercavo di
riprendermi.
"Grazie, Papà. Ma voglio cavarmela da sola".
Gli risposi, mentre mi alzavo e mi dirigevo in camera mia. Ero
davvero delusa, demoralizzata, avrei vissuto in casa dei miei in eterno?
"Che bella prospettiva".
Mi dissi, mentre mi buttavo a peso morto sul letto, ma non
immaginavo che l’indomani il mio desiderio si sarebbe avverato.
Un desiderio, ma anche un incubo che mi avrebbe buttato in vero
baratro di disperazione…di paura.
Continua…
__________________________
Beh, che dire? Mi sono rimessa a scrivere una nuova fan
fiction, non sono sicura neanche del risultato, ma è nata così in un momento di
pura follia.
Infatti, dal titolo si capisce di cosa tratta. Sì, di esseri
sovrannaturali ^^.
Che altro dire, spero che vi è piaciuto questo breve capitolo.
P.S: l’ambientazione non è il solito Giappone, ma bensì una
località Europea. Però voglio lasciare al lettore immaginare quale sia ^^.
Buona lettura. |
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Capitolo 2 *** II ***
II
Come ogni dì andai a lavorare, ma avvenne una cosa che mai
avrei potuto prevedere. Infatti, la strada che portava da casa dei miei
all’ufficio era stata chiusa per lavori, quindi, un po’ irritata dovetti
scegliere una stradina secondaria che passava per la zona periferica della
città.
Mi trovai a sbuffare irritata, avrei fatto tardi al lavoro, ma
d’un tratto gli occhi mi caddero su di un vecchio palazzo a cinque piani. Ma il
quarto piano mi attrasse, infatti, sul suo balcone vi era l’insegna di
un’agenzia immobiliare.
"Affittasi".
Lessi. Costeggiai la macchina su un lato della strada e scesi
per leggere meglio.
Ero felice, tornai in macchina, presi il mio cellulare dalla
borsa e annotai in rubrica il numero telefonico dell’agenzia, intanto mi
dicevo.
"Beh, tentar non nuoce. Chi lo sa? Forse è la volta buona,
no?".
Fatto ciò tornai al lavoro, ero davvero felice sentivo che
quella era l’occasione giusta di trovare casa.
Entrai in ufficio sorridendo, tanto che la mia collega, un po’
impicciona, Ayame mi guardò dicendo.
"Dalla faccia sorridente, deduco che hai conosciuto un uomo?
Giusto?".
Io la guardai storto, non cambierà mai. Mi sedetti alla
scrivania e le risposi con un secco.
"No".
Ci rimase male, ma se non cambia atteggiamento con me, rischia
molto. Ma non volevo guastare la mia felicità con la rabbia, perciò presi un
profondo respiro e le dissi.
"Sai forse ho trovato casa".
Ricordo che lei si precipitò alla mia scrivania felice, prese
le mie mani e mi disse.
"Davvero? E com’è?".
Io la guardai stranita, tolsi le mani dalle sue e le dissi,
leggermente infastidita.
"Ho detto forse. E poi non so com’è. Ayame sei la solita che
capisce fischi per fiaschi".
La vidi cambiare espressione, dopotutto aveva tirato troppo
presto le sue conclusioni. La vidi ridere nervosamente e chiedermi scusa per la
gaffe appena commessa. Io sospirai e accesi il mio computer, avrei chiamato
l’agenzia all’ora di pranzo, intanto Ayame era tornata al suo posto.
Lavorai per tutta la mattinata e all’ora di pranzo chiamai
l’agenzia e presi un appuntamento con un loro agente.
Nel pomeriggio avrei visitato la mia futura casa.
Ero felice, anche se dentro di me avvertivo una strana
sensazione…un malessere, come se quello non era un posto adatto a me.
Finalmente arrivò il tanto desiderato pomeriggio, era meglio
che non fossi andata, ma ora ero lì nel piazzale del palazzo e avevo il viso
rivolto a quel balcone.
Ricordo una cosa bizzarra, ma forse quello era solo frutto
della mia fantasia, una sagoma di una donna. Di una ragazza vestita di scuro,
che era poggiata con i gomiti sulla ringhiera.
Assottigliai lo sguardo per vedere meglio, quando.
"Buona Sera. È lei la signorina Rin Riversi?".
Sobbalzai, mi voltai di scatto e mi trovai di fronte un ragazzo
che aveva su per giù la mia età, di bell’aspetto e ben vestito, aveva i capelli
neri legati in un codino e occhi viola. Annui di fronte a quella domanda.
"E lei è…".
"Miroku Brendan, e sono l’agente Immobiliare della Casa &
c."
Allungò la mano verso di me, ed io gliela porsi. Ricordo bene
che, sorrideva mentre me la stringeva. Beh, a dire il vero Miroku non faceva
altro che sorridere quel giorno, ma continuiamo con il racconto.
"Bene. Allora che ne dice di entrare a vedere il duplex?".
"Duplex?".
Domandai stupita, lo vidi sorridere e dire.
"Deduco che la ragazza con la quale ha parlato ha omesso che si
trattava di un duplex, cioè un appartamento…".
"A due piani".
Non lo lasciai terminare la frase, e continuai con una punta di
acidità.
"So cos’è un duplex".
Lo vidi ridere, cosa che m’irritò ulteriormente, ma poi mi fece
segno di seguirlo…ma prima di andare con lui alzai il viso di nuovo verso il
balcone, dove vidi quella ragazza, ma lei non c’era più.
"C’è qualcosa che non va?".
Voltai il capo e vidi l’agente guardarmi, io risposi
velocemente.
"No, niente…andiamo?".
"Certo. Mi segua".
Lo seguii, ma dentro di me restò quel dubbio atroce. Quella
ragazza era frutto della mia fantasia? Oppure era reale?
Continua…
_______________________
Eccomi con il nuovo capitolo ^^.
Spero che anche questo sia di vostro gradimento. Comunque,
ringrazio:
Yoi: grazie sorellina per aver commentato, sono iper felice che
la mia nuova fan fiction ti piaccia ^^. Un mega bacio e ancora
grazie.
Mikamey: grazie per aver recensito, sono felice che questa fan fic ti
piaccia. Non temere non sei pazza sappi che, anche a me succede spesso di
avvertire una presenza dietro di me e sappi che la cosa mi fa sobbalzare ogni
volta. Un bacio e grazie.
Ringrazio anche chi ha solo letto.
Buona lettura. |
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Capitolo 3 *** III ***
III
Entrammo nell’ascensore, mentre io continuavo a pensare a ciò,
quando Miroku cominciò a elencarmi la bellezza del palazzo, come anche la sua
storia…cosa che a me dopotutto non importava molto.
Finalmente arrivammo al quarto piano, dovrei dire l’ultimo,
quindi il palazzo era di quattro piani e non di cinque. Scossi il capo e lasciai
stare questi inutili pensieri, quando d’un tratto la porta si aprì e mi mostrò
l’ingresso di quello che sarebbe stato il mio inferno.
L’agente mise la chiave nella toppa della porta e aprì. Un
cattivo odore di chiuso mi investì facendomi storcere il naso. Da quanto tempo
era chiusa?
"Mi scusi".
Si scusò Miroku che, corse ad aprire una finestra facendo
cambiare l’aria. Io restai per un attimo sulla soglia, ma poi mi decisi a
entrare all’interno di quell’appartamento, prima privo di luce e ora illuminato
dal bagliore pomeridiano.
Però ora rammento un’altra cosa, quando misi piede al suo,
interno, avvertii una strana scossa che mi fece tremare, come se ci fosse
qualcuno che non mi voleva. Che non mi desiderava.
"Ora va un po’ meglio, non è vero?".
Mi disse il ragazzo, mentre io mi guardavo intorno.
"Sì".
Sussurrai. Mi diressi verso di lui, che intanto alzava la
tapparella del balcone. Di quel balcone dove vidi lei.
Mi avvicinai al vetro per osservare il punto preciso dove la
vidi, ma come supponevo, era solo frutto della mia immaginazione, anche se
sembrava reale. Molto reale.
Poggiai il viso sul vetro freddo e socchiusi gli occhi, quando
avvertii una mano toccarmi la spalla. Sobbalzai spaventata, mi voltai e vidi
ch’era Miroku a chiamarmi.
"Allora? Che ne dice di visitare l’appartamento?".
"Sì, certo".
Lui mi sorrise e cominciò con quello ch’era il soggiorno, bello
grande e spazioso, anche se le pareti erano ingiallite per via dell’umido e poi
erano anni che nessuno abitava là.
C’erano tre porte, la prima sulla destra era la cucina, non
tanto grande né tanto piccola, poi un po’ più in là accanto alla finestra vi era
un piccolo stanzino, forse per l’utilizzo delle scope. Infine accanto al portone
vi era un piccolo bagno di servizio.
Ma la cosa che attirò la mia attenzione fu la scala a
chiocciola, di legno laccato scuro, che era sulla sinistra.
"Quella scala porta nella zona notte".
Mi disse il ragazzo, mentre richiudeva la porta dello
stanzino.
"Ora saliremo al piano superiore".
"Sì".
Ero davvero curiosa di vedere la camera dove avrei dormito. Già
ero sicura di abitare in quell’appartamento.
Salimmo al piano superiore, mentre sentivo sotto i miei piedi,
lo scricchiolio delle assi della scala, intanto domandai all’agente.
"Mi scusi, signor Miroku, posso farle una domanda?".
"Certo, ma non mi chiami signor Miroku".
Mi disse fermandosi, per poi continuare.
"Mi fa sentire vecchio, e come ben vede, sono molto
giovane".
Finì la frase facendomi l’occhiolino, io rimasi leggermente
turbata da ciò, ma poi mi ripresi e dissi.
"Ancora non abbiamo parlato del prezzo dell’affitto".
"Giusto".
Ricordo che prese la sua agenda e lesse il prezzo ma credo che
lo sapesse.
"Ebbene,il proprietario non chiede molto come affitto, infatti,
esso è di quattrocentocinquanta euro il mese".
Rimasi impietrita, era davvero basso come affitto, contando che
era un appartamento enorme.
"Oh…è davvero vantaggioso come prezzo".
Dissi con stupore.
"Vero signorina".
Mi trovai a sorridere, cosa che di sicuro piacque a Miroku che,
ricambiò il mio sorriso. Salimmo al piano superiore, dove trovai alla fine della
scala un piccolo spiazzo, dove vi erano quattro porte ben chiuse.
La prima, sulla mia sinistra, era un bel bagno. La seconda era
una stanza da letto, quella per gli ospiti, la terza, lo studio e infine la mia
futura stanza da letto. L’agente aprì la porta, d’un tratto avvertii qualcosa di
strano, una sorta di mugolio, ma suppongo che anche questa volta abbia
immaginato tutto.
Entrammo, la stanza era al buio ed io cercavo di vedere dentro
muovendo il capo a destra e a sinistra, quando il ragazzo aprì la finestra e me
la mostrò.
I muri erano anch’essi ingialliti dal tempo, sul soffitto,
nella zona sopra la finestra, vi erano delle evidenti chiazze di muffa. Storsi
il naso, cosa che fu notata dall’agente che leggermente imbarazzato
disse.
"Beh. Vede è da un paio d’anni che non entra più nessuno, è
logico che ci siano macchie di umido".
"Già".
Risposi con una punta di stizza. Sospirai e dissi.
"Dopotutto a questo prezzo non posso certo pretendere di
possedere una casa senza difetti".
Mi avvicinai alla finestra e guardai fuori. La finestra si
affacciava su di un meraviglioso parco dovrei portato il mio cane, Shu.
Sorrisi pensando al mio cane pasticcione, mentre correva nel
parco.
"Sì, l’appartamento mi piace…lo prendo".
Dissi sorridendo all’agente. Un sorriso ricambiato, ma qualcosa
mi diceva che facevo un grosso sbaglio. Un errore.
Uscimmo dalla stanza, ma qualcosa sfiorò il mio collo, come un
leggero sospiro seguito da una voce flebile di donna.
"Vattene".
"Cosa?".
Dissi voltandomi di scatto, azione che non sfuggì a Miroku che
si fermò dicendo.
"Ha detto qualcosa?".
Io lo guardai, ma poi risposi subito un.
"No, niente…anche se…".
Lui mi osservava senza comprendere ciò che stessi dicendo, ma
poi mi affrettai a dire, per chiudere quella situazione che, a mio parere, era
divenuta imbarazzante.
"No, no, non ci faccia caso. Ora andiamo".
"Sì, ok".
Mi disse voltandosi di spalle, cosa avrà pensato di me? Di
sicuro che non ero tanto sana di mente poiché, avevo creduto di aver sentito una
voce. Una voce crudele che mi diceva di andarmene, ma dopotutto non errava
diceva il vero. Avrei dovuto ascoltarla lo so, ma non lo feci. Ero, e ancora
sono una testarda che non da retta a nessuno.
Scendemmo al piano di sotto, intanto ripensavo a quella voce.
Di chi era?
"E’ tutto apposto signorina?".
Sobbalzai sentendo la voce del ragazzo che mi riportava alla
realtà, gli sorrisi e dissi velocemente.
"Sì, sì, non si preoccupi".
Arrivammo al portone d’ingresso, dove io domandai.
"Quando firmiamo il contratto d’affitto?".
Ricordo la faccia incredula di quel ragazzo che si fermò di
botto.
"Siete sicura?Non volete rifletterci prima?".
"Certo e poi trovare un appartamento con un fitto così basso è
davvero raro, diciamo che è una vera mosca bianca".
Risposi, mentre prendevo le chiavi della macchina dalla
borsa.
"Giusto, signorina. Allora che ne dice di dopo domani per
stipulare il contratto?".
"Sì, per me va bene".
Gli risposi senza mezzi termini, ricordo che sorrise, mentre
appuntava sulla sua agenda il nostro appuntamento.
Scendemmo nel cortile, dove vi erano le nostre macchine ad
attenderci.
"Allora a dopo domani?".
"Sì".
Gli dissi, mentre gli stringevo la mano, ero certa che presto
avrei avuto il mio tanto e agognato nido.
Mi trovai a sorridere, mentre l’agente mi lasciava da sola nel
cortile accanto alla mia macchina.
"Beh, sarà meglio tornare a casa a comunicare la bella
notizia".
Mi dissi, mentre m’infilavo nell’abitacolo, ma d’un tratto
avvertii qualcosa o qualcuno che mi osservava. Mi voltai di scatto in direzione
del balcone del duplex. Una cosa mi chiedo: la motivazione della mia azione,
perché ho alzato lo sguardo verso quel balcone? Ed ebbi di nuovo la sensazione
di vedere quella figura scura, ma di nuovo mi detti della pazza visionaria, mi
accomodai sul sedile e accesi il motore della macchina.
Però qualcosa dentro di me urlava il contrario, ma io testarda
feci tacere quella voce.
Continua…
_______________________
Bene, poiché mi sentivo ispirata a continuare ho aggiornato più
in fretta che potevo ^^.
Ma voglio dirvi una cosetta, ebbene sapete perché aggiorno così
in fretta? Beh, il perché è che la storia su carta è terminata XD. Quindi mi
resta solo di riscriverla su pc e controllare i vari errori, anche se
quest’ultimi, scappano sempre è_é.
Comunque, ringrazio:
Monik: grazie per i complimenti che, a mio giudizio non sono
meritati, comunque li accetto ^^. Non temere sorellina aggiornerò sempre e
sempre. Un bacio e ancora grazie.
Mikamey: grazie. Sono contenta che il capitolo precedente ti sia
piaciuto. Un bacio.
Callistas: sono felice che questa nuova fan fiction ti sia piaciuta,
non temere presto aggiornerò le altre storie, poiché loro (le storie) stanno
fremendo nell’essere aggiornate ^^. Se no, ti concedo il permesso di picchiarmi
XD. Un bacio.
Flag95: non temere come ben vedi, ho aggiornato, un bacio anche a te
con un grande grazie.
Ringrazio come sempre anche chi solo legge.
Buona lettura. |
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Capitolo 4 *** IV ***
IV
Quella stessa sera festeggiai la mia futura casa con i miei,
anche se mia madre fece la solita tragedia, ma io non le detti peso. Però devo
ammetterlo le madri alcune volte non sbagliano.
I giorni passarono e finalmente il tanto atteso dì della
stipulazione del contratto arrivò, ero felice e raggiante, il mio desiderio di
vivere da sola si sarebbe avverato, anche se dovrei dire incubo.
Firmai il contratto, pagai la caparra di tre mensilità con le
varie spese ed ebbi in consegna le chiavi della mia casa.
Ricordo che quel giorno avevo un nodo in gola per l’emozione,
strinsi quel mazzo di chiavi.
"Possiedo una casa tutta mia".
Mi dissi socchiudendo gli occhi, mentre le ponevo, con la mano
destra, accanto al cuore.
"Sono felice per te, piccola mia".
Aprii gli occhi di scatto e trovai accanto mio padre che
sorrideva, ma aveva anche gli occhi lucidi. Un altro figlio lo lasciava solo, ma
dopotutto sarebbe accaduto alla fine di lasciare il nido e di spiccare il volo,
anche se adesso mi pento di quell’errore.
Ma alcune volte bisogna sbattere il muso per comprendere un
errore…ed io lo feci.
In quei giorni mi dedicai alla ricerca dei mobili, anche se la
maggior parte erano di seconda mano comprati da un rigattiere. Ayame mi aiutò
nella scelta, insieme a Kagome, anche se le due litigavano spesso per i colori
dei mobili.
Ayame era propensa per colori vivaci, come il rosso, il giallo,
il blu, in parole povere voleva rendere la mia povera casa in un vero
arcobaleno.
"Ayame!".
La richiamai esasperata, mentre lei era in cerca di un comodino
color verde smeraldo per la mia stanza da letto. La vidi guardarmi con quei suoi
occhioni verdi e dirmi.
"Sì, Rin. Che cosa c’è?".
Ricordo benissimo che la guardai storto, mentre Kagome cercava
in tutti i modi di frenare la mia furia omicida. Grazie al cielo ci riuscì, ma
frenai anche la pazzia di Ayame di rendere la mia casa, un caos di colori
assurdi.
Comprai dei mobili semplici e senza pretese, dopotutto non
avevo una gran somma da spendere.
Quando finii i miei acquisti, mi sentii bene con me stessa.
Sorrisi compiaciuta di fronte ai miei acquisti che, ora erano all’interno del
mio nuovo nido.
Ricordo bene la sensazione che mi pervase, quando accarezzai la
stoffa del mio divano. Esso era un qualcosa comprato da me…un elemento del mio
mondo.
Mi lanciai sopra di esso, poggiai il capo, chiusi gli occhi e
rimasi ad ascoltare il silenzio rotto dal rumore del mio respiro calmo.
"Mi sento bene. Sono davvero felice".
Pensai, ma d’un tratto un rumore che proveniva dal piano di
sopra mi destò. Aprii gli occhi di scatto, mi misi seduta, voltai il capo verso
la scala e la fissai.
"Che cosa è stato?".
Mi dissi.
Scesi dal divano e mi diressi verso la scala. Ero davvero
curiosa di sapere cosa avesse prodotto quel rumore…quella sorta di tonfo.
Salii la scala lentamente, sentivo solo il rumore del mio
respiro misto allo scricchiolio delle assi. Intanto una forte inquietudine mi
assaliva.
Poggiai la mano sul corrimano e guardai verso il pianerottolo,
ma non vidi nessuno…però la curiosità mi assaliva, come anche l’angoscia.
Decisi di salire al piano di sopra.
"Basta! Devo sapere".
Ricordo che arrivai al pianerottolo e notai che le porte delle
stanze erano aperte, tranne quella della mia stanza da letto. Perché?
Rimasi perplessa, perché ricordavo perfettamente di averla
lasciata aperta…ma poi mi dissi.
"Che stupida di sicuro avrò lasciato la finestra aperta, per
questo motivo è chiusa".
Sorrisi, allungai la mano sulla maniglia e cercai di aprirla,
ma avvenne una cosa strana che ancora oggi mi lascia piuttosto turbata.
La porta non si apriva.
"Ma…che diavolo succede?".
Dissi leggermente irritata, mentre spingevo con forza per
aprirla.
"Apriti".
Sibilai, in preda alla rabbia. Finalmente dopo vari tentativi,
riuscii ad aprire la porta. Ricordo che sorrisi soddisfatta, mentre osservavo la
porta aperta, ma poi il mio sorriso si spense lasciando il posto
all’incredulità.
La finestra era chiusa.
Allora chi era stato chiudere la porta? Perché non riuscivo, ad
aprirla facilmente?
Rimasi a guardare la stanza come imbambolata…ma d’un tratto
avvertii una strana sensazione dietro di me. Mi sentivo osservata. Voltai il
capo di scatto, ma non vidi nessuno.
Provai un senso di panico…avevo paura.
Mi poggiai con la schiena al muro, mentre mi ripetevo.
"Rin non c’è niente da temere è solo il frutto della
fantasia".
Ma lo era? No, ahimè, non lo era…
Continua…
____________________
Eccomi ad aggiornare come ho promesso, ma non sono sicura del
risultato XD.
Purtroppo non sono sicura se domani riuscirò ad aggiornare
perché oggi non starò davanti al mio adorato pc, perché come pochi sanno, è il
mio compleanno, un’età importante ^^.
Comunque, ringrazio:
Mikamey: grazie per aver recensito, spero che questo nuovo capitolo
ti sia piaciuto.
Monik: grazie sorellina mi rende felice leggere le tue
recensioni…arrossisco come un’aragosta ogni volta che mi fai complimenti ^^. Un
bacio e ancora grazie.
Callistas: sono felice che la mia storia ti faccia paura, beh, è quello
il mio scopo XD. Un bacio e ancora grazie.
Bellatrix_Indomita: grazie per aver recensito, sono felice
che questa storia, insolita, ti piaccia. Infatti, io adoro questo tipo di storie
sul sovrannaturale, quindi adoro continuarla XD. Un bacio e ancora grazie.
Ringrazio come sempre anche chi solo legge.
Buona lettura. |
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Capitolo 5 *** V ***
V
I giorni passavano, io ero sempre presa nel rendere la mia
nuova dimora, un posto caldo e accogliente. I muri avevano ripreso a vivere…so
perfettamente che la cosa è impossibile, ma per me sembrava fosse tornata
viva.
Sorridevo nel vedere i muri immacolati privi di chiazze di
umido e muffa.
"Ora sì, che sei ospitale".
Dissi, mentre riponevo a terra il rullo per imbiancare. In quei
giorni avevo obbligato i miei amici ad aiutarmi nel trasloco. Ricordo
perfettamente gli sbuffi di Inu Yasha, mentre spostava, insieme a Koga, una
piccola libreria.
"Coff…coff…oddio, com’è pesante…ma…ma di cosa è fatta? Di
piombo?".
Diceva Inu Yasha, mentre spingeva la libreria verso il
muro.
"Hai ragione…cavoli Rin dove, hai comprato questa libreria? Da
una ferramenta?".
Disse Koga, ormai paonazzo in volto per lo sforzo. Io li
guardavo, mentre stavo per salire al piano di sopra a rimettere in ordine il mio
armadio. Intanto Kagome e Ayame erano sedute sul divano a ridere come pazze.
Ridevano per i visi contorti dalla smorfie di fatiche dei loro
rispettivi compagni.
"No, non ho comprato la libreria dalla ferramenta".
Dissi, mentre alzavo un sopracciglio, poi continuai.
"Però anche voi, mettete primi i libri e poi la spostate, è
logico che pesi tanto".
Mi voltai e salii al piano di sopra, mentre sentivo i due
litigare sul fatto chi aveva riempito la libreria. Invece le loro ragazze
ridevano sguaiate.
Sospirai, mentre scuotevo il capo.
"Che dementi".
Entrai in camera mia pronta a riporre la mia roba nell’armadio
e nel cassettone. Ricordo che canticchiavo, mentre tiravo fuori da uno scatolone
alcune magliette di cotone che, sarebbero finite nel cassettone di fronte al
letto.
Quante ne avrò riposte nel cassetto? Due o tre, non molte…lo
ricordo perfettamente. Perché dico così? Perché vidi una cosa strana, ma ora ve
lo spiego.
D’un tratto il mio sguardo cadde sul pomello d’acciaio del
cassettone, dove vedevo riflesso il mio letto.
Cosa normale, vero? Sì, è normale vedere riflesso le cose di
fronte ad esso, ma no, quello che vidi.
Infatti, vidi seduta sul ciglio del letto una figura scura. Mi
fermai di botto, restai a guardare il riflesso di quell’essere. Una figura
femminile.
Aveva il capo piegato in avanti, i capelli erano lunghi e neri,
credo che fossero ondulati. Non riuscivo a capirlo bene dall’immagine, poiché
risultava un po’ distorta.
D’un tratto la vidi alzare il viso e voltarlo verso di me, ma
lo faceva lentamente, come in quei film di orrore, dove la protagonista vede
l’immagine di un fantasma.
Avvertii per la prima volta la paura impossessarsi di me. Avevo
la pelle d’oca, le mani erano gelide e stringevano forte la maglietta, la bocca
leggermente spalancata che tremava. Gli occhi erano sgranati, e guardavano
quell’immagine che lentamente voltava il capo verso di me.
Ecco! L’aveva voltato, ma l’immagine era piccola e non riuscivo
a vedere bene il viso, anche perché i capelli le cadevano scomposti su di
esso.
Ero in un film dell’orrore?
In quel momento delle miriadi di pensieri assediarono la mia
mente…come: non è reale. È frutto della mia fervida immaginazione. È un
fantasma? Sto per morire? E molte altre assurdità.
Ero pietrificata. Trattenevo il respiro. Non riuscivo a
parlare, quando qualcosa dentro di me disse di voltarmi.
Lo feci lentamente, avevo il terrore di vedere quella
donna.
Mi voltai, mentre sentivo le lacrime salirmi.
"Fa che non sia reale".
Mi dicevo mentalmente. Voltai il capo verso il letto, quando
con stupore e costernazione lo vidi vuoto.
Rimasi imbambolata a guardare, mentre la maglietta che prima
tenevo in mano cadde a terra sui miei piedi.
Avevo per caso sognato?
"Rin! Ma che fai? Se la butti a terra, si sporca".
Mi destai di colpo al suono della voce di Kagome che, ora si
trovava ai miei piedi a raccogliere la maglietta.
Abbassai lo sguardo e la vidi che raccoglieva la maglia,
alzarsi e guardarmi negli occhi.
"Cos’hai Rin? Ti senti male?".
Vidi il suo sguardo preoccupato, ma io velocemente le
sorrisi…più che altro mi sforzai nel farlo.
"No, non ho niente".
Le dissi per tranquillizzarla.
"Sicura? Se vuoi, dico a Inu di andare a prendere qualcosa in
farmacia…".
Era preoccupata. Ma io la tranquillizzai velocemente, dicendole
che ero solo un po’ stanca e poi il trasloco aveva fatto il resto. L’aveva
bevuta.
Presi la maglietta dalle sue mani e la riposi nel cassetto.
Restammo qualche minuto in silenzio, quando lei decise di dirmi
che era andata a vivere con Inu Yasha. Ricordo che le sorrisi, mentre lei si
sedeva sul mio letto e cominciava a elencarmi le bellezze della vita in due. Io
tornai nel mio laborioso lavoro, intanto annuivo, ma non rispondevo…però di
tanto in tanto lo sguardo ricadeva sul pomello che ora rifletteva l’immagine di
Kagome che, ridacchiava.
Di nuovo mi dicevo che avevo sognato, anche se una vocina
insistente mi diceva il contrario…
Non era un sogno…
Continua…
________________________
Scusate il ritardo, ma eccomi come promesso ad aggiornare
^^.
Ringrazio:
Lirith: oh, mamma chiedo scusa se non ti avviso, ma non ti trovo mai
XD. Segnali di fumo dici? Si potrebbe anche fare, no? Però c’è un ma…come faccio
io, vivo in un piccolo parco e rischierei di distruggere gli alberi ma poverelli
ç_ç. Comunque, a parte questo momento di pura demenzialità sono felice che la
storia ti piaccia, un bacione e a presto.
Mikamey: grazie per gli auguri, come ben vedi, sono tornata con un
nuovo capitolo, spero che ti abbia messo un po’ di paura XD. Un
bacio.
Alessandro85: grazie per aver messo la mia storia tra i
preferiti, mi lusinga ^^. Grazie e un bacio.
Callistas: sono lieta nel sapere che il capitolo precedente ti abbia
messo un po’ di paura, beh, ho raggiunto il mio piccolo scopo XD. No scherzo.
Figlia di King? Io? Magari sarebbe un sogno ^^. Ancora grazie e un
bacio.
Flag95: non preoccuparti se non hai commentato lo scorso capitolo,
sono felice che la mia storia ti piaccia ^^. Un bacio.
Bellatrix_Indomita: ti ringrazio di cuore per i complimenti,
arrossisco sempre di più XD. Un bacio e ancora grazie.
Gemellina Dolly: oh mon amour, grazie per la bellissima
recensione, sono commossa ç_ç. Un bacio e a presto.
Monik: la mia sorellina che fa il tifo per me mi rende iper felice,
grazie un miliardo di volte per i complimenti…un mega bacio e a presto.
E come sempre ringrazio di cuore anche chi solo legge.
Buona lettura. |
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Capitolo 6 *** VI ***
VI
Non era un sogno e ne ero cosciente solo che, non volevo
ammetterlo…un fantasma era inammissibile nei giorni nostri.
Perciò decisi di lasciar corre e di vivere la mia nuova vita in
quell’appartamento.
Da quell’avvenimento passarono tre settimane, non ebbi più
nessuna presenza strana in casa.
Mi convinsi che fosse un’allucinazione dovuta alla
stanchezza.
Decisi perciò di dare una festicciola con i miei amici e
parenti, anche se mia madre continuava a tenermi il muso per via della mia
scelta. Di fatti non faceva altro che rinfacciarmi il mio errore.
Sapete aveva ragione…avrei dovuto ascoltarla, ma la mia testa
dura m’impedì di capire l’immane errore che feci.
Mi pento, ma ormai non si può tornare indietro. No, non si
può.
Ero felice di vivere da sola insieme al mio cane, anche se lui
sentiva un po’ la mancanza di mio padre, ma sapevo che lui veniva spesso a casa
mia a portarlo a passeggio, quando ero al lavoro.
Unica cosa che mi dette fastidio fu la battuta stupida, d’oca
giuliva, di Ayame.
"Oh Rin, da oggi chissà quanti uomini porterai a
casa..."
Era altaccia, ma ciò che avvenne dopo mi lasciò furiosa.
"Di sicuro farai tante cosette sconce".
Rammento la faccia basita di mia madre, come anche quelle degli
altri. Ayame alcune volte esagera, e quel giorno aveva dato il peggio di sé.
La guardai storto, mentre Koga si scusava al suo posto dando la
colpa al vino. Ricordo che la perdonai anche se quell’azione mi dette molto
fastidio.
Io portare degli uomini a casa? Era inconcepibile, io mi sarei
dedicata al lavoro e a nient’altro.
Infatti, feci così…una vita di casa e lavoro, ma anche di
uscite tra amiche.
Mi sentivo realizzata…libera di vivere, ma presto il tempo mi
avrebbe fatto ricredere.
La sera, quando rincasavo, portavo Shu nel parco davanti casa,
com’era felice di correre dietro al bastone che io gli lanciavo, ma alcune volte
avvertivo che qualcuno ci osservava dal palazzo.
Ricordo che voltai il capo e vidi alla finestra del terzo piano
una donna anziana fissarci, ma quando vide che io la guardavo chiuse le tende e
svanì.
Io rimasi leggermente turbata, quella donna m’incuteva un senso
di agitazione. Forse perché portava una benda sull’occhio sinistro? Richiamai il
mio cane e rincasai.
Ogni giorno portavo il mio cane in quel parco e ogni volta
quella donna ci spiava.
Un giorno conobbi la famosa vecchina che, mi spiava. Quel
giorno l’ascensore era rotto, quindi fui costretta a salire le scale per
arrivare al mio appartamento…una vera scocciatura.
Salivo le scale tranquillamente, quando la porta del suo
appartamento si aprì e la vidi. Sobbalzai nel vederla.
Dopotutto era sbucata dal nulla così. Ricordo ancora la frase
che mi disse.
"Vattene, se ci tieni alla vita".
Io rimasi impietrita da ciò. Perché quella frase? E poi quel
tono di voce freddo e ostile, mi fece rabbrividire…ricordo che le chiesi il
perché, ma lei si chiuse di nuovo in casa lasciandomi così senza una
spiegazione.
Rammento che rimasi alcuni minuti sul suo pianerottolo a
pensare a questa frase, ma poi mi detti della stupida.
"Mfh. Deve essere altera sclerotica…Rin non badare alle sue
stupide parole".
Rincasai e non badai più a quella donna, anche se aveva
ragione.
I giorni passavano e il lavoro nell’agenzia di assicurazioni
aumentava, infatti, portavo spesso a casa qualche fascicolo da completare. Ero e
lo sono ancora tutt’ora, la classica persona tutta casa e lavoro.
Ricordo ancora quella sera, quando ero davanti al computer
nello studio.
Quella sera mi sentivo un po’ stanca, perciò mi preparai
un’ottima tisana alla menta peperita. La portai al piano di sopra, intanto Shu,
rimase di sotto a sonnecchiare sul tappeto. Salii le scale ed entrai nello
studio, dove il lavoro mi attendeva. Lavorai per un paio d’ore di fronte a
quello schermo luminoso, quando sentii un lamento provenire dalla mia stanza da
letto.
Rammento che sbuffai irritata.
"Uff. Adesso Shu, cos’ha?".
Pensai subito a lui, mentre mi alzavo dalla sedia e mi dirigevo
nella mia stanza.
Entrai, la stanza era buia, era solo illuminata da un timido
raggio di luce che proveniva da un lampione in strada.
"Shu…che c’è?".
Dissi, leggermente preoccupata, ma avvenne una cosa che mi
lasciò senza fiato…ancora adesso tremo nel ricordare quello vidi. Di nuovo
quella donna seduta sul mio letto, ma questa volta piangeva.
Io rimasi impietrita. Sentii un brivido salirmi su per la
schiena, cominciai a tremare e a sentire freddo.
Si lamentava, aveva le mani sul volto. Io la guardavo. Volevo
tanto urlare dal terrore, ma le corde vocali erano come paralizzate. L’unica
cosa che riuscivo a fare era quello di spalancare la bocca. Indietreggiai verso
il muro, intanto lei aveva tolto le mani dal volto e lentamente lo voltava verso
di me.
Io tremavo come una foglia, mi poggiai al muro e con la mano
destra cercavo l’interruttore della luce. Ero in preda al panico, non riuscivo a
trovarlo. Sbattevo la mano sul muro nel vano tentativo di accendere la luce.
Paura.
Avevo molta paura. Chiusi gli occhi, intanto la mia mano era
riuscita a trovare l’interruttore.
Accesi la luce e mi lasciai scivolare a terra, quando sentii
sul mio viso qualcosa di umido e caldo.
Aprii gli occhi di scatto e vidi Shu che, mi leccava il
viso.
Velocemente lo abbracciai, mentre il mio sguardo era rivolto
verso il letto ora vuoto.
Di lei non c’era traccia, ma era reale?…l’avevo vista!…l’avevo
sentita!
Senza rendermene conto mi misi a piangere.
"Shu, ho paura".
Dissi, mentre continuavo a stringere il mio cane…quello era
solo l’inizio del mio inferno…
Continua…
___________________________
Ehm, scusate il ritardo nell’aggiornare, ma ho avuto qualche
problemino tecnico…in parole povere sia Word che il mio Editor Html hanno deciso
di mettersi in ferie, con mia somma rabbia è_é.
Quindi ho dovuto utilizzare un altro programma di scrittura e
un altro Editor, un po’ difficile per la mia povera mente XD.
Ringrazio:
Lirith: grazie sorellina, amante della matematica e della
storia…questa volta mi uccide XD. Sono felice che, la mia storia dall’atmosfera
surreale ti piaccia ^^. Non temere continuerò ad aggiornare, sai ci tengo alla
mia vita XD. Un bacio.
Alessandro85: grazie per la recensione, spero che
questa volta tu abbia acceso la luce, perché come ben vedi il fantasma è tornato
XD. Un esorcista dici? Io l’avrei già fatto…un bacio e a
presto.
Monik: grazie di cuore per le tue recensioni che, mi mettono di
buon umore. Un mega bacio.
Mikamey: beh, vuoi sapere l’identità del fantasma, giusto? Ahimè,
dovrai attendere. Sono cattiva lo so, ma non temere lo scoprirai. Un bacio e a
presto.
Fla95: grazie per aver recensito, un bacione
^^.
Bellatrix_Indomita: grazie per i complimenti, spero che
questo capitolo sia di tuo gradimento. Un bacio.
Callistas: sì, mi hai scoperto…in verità sono la concubina di King XD.
No scherzo. Comunque, sono felice che la mia storia, così particolare, ti
piaccia, un bacio e ancora grazie.
Ringrazio anche chi solo legge.
Buona lettura. |
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Capitolo 7 *** VII ***
VII
Mi alzai da terra, sentivo le gambe indolenzite, ma feci leva
sulle braccia e mi misi in piedi. Tremavo, ero davvero spaventata.
Intanto Shu mi guardava incuriosito, io lo accarezzai.
"Questa notte dormirò di sotto".
Mi dissi, mentre scendevo le scale. Ero troppo spaventata per
riposare in quella stanza.
Scesi, e mi fiondai sul divano. Presi un plaid posto sotto un
cuscino e mi coprii. Accesi la televisione, il suo chiacchiericcio mi face
compagnia…però la mia mente tornava a quella figura.
Era vera? Oppure frutto della mia immaginazione?
Oddio, quante domande affollavano la mia testa. Ricordo il
terribile mal di testa che ne scaturì.
Mi assopii, mi destai al mugolio di Shu che, mi
richiamava…voleva scendere di sotto.
Era lì, accanto alla porta con in bocca il suo guinzaglio rosso
e mi guardava.
Rammento che, sospirai. Intanto il mal di testa era
rimasto.
"Oddio, che dolore".
Mi dissi ponendomi una mano sulla tempia destra.
Scesi da divano, salii al piano di sopra e mi chiusi subito in
bagno. Avevo ancora il terrore di entrare in camera mia.
Mi guardai allo specchio e costatai le brutte occhiaie. Avevo
dormito malissimo.
Mi lavai il viso. Mi rispecchiai di nuovo e mi dissi, per darmi
coraggio.
"Rin! Smettila di fare la bambina i fantasmi non esistono! Sono
solo frutto della tua fervida immaginazione e del troppo lavoro".
Mi rincuoravo. Cercavo di darmi una spiegazione logica. Ci
riuscii, ma solo in parte. Infatti, in un angolino del mio cervello una vocina
mi diceva "non è un sogno, essa è reale".
Mi sciacquai di nuovo il viso e uscii dal bagno, però rimasi
alcuni secondi sulla soglia.
Sentivo il mio corpo irrigidirsi, non voleva entrare in quella
stanza. Ricordo che, strinsi i pugni.
"Rin! Entra!".
Non volevo farlo, ma d’un tratto il nuovo mugolio di Shu mi
fece destare da quello stupido stato di trans.
Sospirai e mi detti della cretina ed entrai in camera mia. Però
ricordo il nervosismo, non guardai nemmeno il mio letto.
Un qualcosa mi diceva che lei era lì e mi guardava.
Mi vestii in tutta fretta e scesi di sotto dal mio cane che, mi
attendeva davanti al portone di casa.
Gli infilai il collare, agganciai il guinzaglio e uscii da
casa. Quel giorno mi sentii una vera stupida. Come si può credere a queste
presenze?
Rimasi per quasi un’ora fuori con Shu, intanto avvertivo lo
sguardo di quella donna.
Mi dette davvero fastidio, tanto che sibilai.
"Stupida vecchiaccia impicciona! Va a rompere le scatole a
qualcun altro!".
Ricordo che mi voltai furente e la guardai storto. Quel giorno
avrei voluto urlarle di lasciarmi in pace, ma come il suo solito chiuse le tende
e fuggì.
I giorni passavano ed io mi sentivo sempre più stanca. Quella
situazione era davvero troppa per me.
Avevo paura di tornare a casa.
Di fatti, cercavo ogni pretesto per rimanere il più possibile
fuori di casa…ma chi ne soffriva di più era Shu. Perciò decisi di lasciarlo ai
miei, anche se questo mi costava molto.
Lo lasciai con il pretesto che: "Devo lavorare e ho poco
tempo da dedicare a lui".
Oddio, quel giorno mi sentii una vera bastarda, ma non potevo
farlo soffrire…per questo agii così.
Mi dedicai anima e corpo al lavoro, anche se Kagome mi diceva
di smetterla di fare così, ma io testarda non la ascoltavo…dopotutto aveva
ragione, alla fine sarei crollata.
Ma che cosa potevo fare?
Tornare con la coda tra le gambe dai miei? No, questo mai. Già,
sentivo la ramanzina di mai madre:
"Rin te lo avevo detto. Vedi? Non puoi vivere da sola".
No, non avrei sopportato quella lavata di capo. Allora avrei
dovuto trovare un nuovo appartamento? Questa era la soluzione migliore, ma…
c’era un ma. I soldi. Gli affitti erano altissimi e trovare un nuovo
appartamento con l’affitto basso come questo, era davvero arduo. Perciò strinsi
i denti e rimasi.
Però una soluzione c’era. Trovare un bel ragazzo e innamorarmi
di lui…così sarei andata a vivere con lui e il problema si sarebbe risolto.
Ricordo che mi trovai a ridere a pensare a ciò. Lasciai correre
a questi pensieri e mi buttai nel lavoro anima e corpo.
Tornavo a casa sempre più tardi, tanto che avevo fatto amicizia
con gli addetti alle pulizie.
Non avrei retto allungo, lo so, sarei cascata alla fine.
Infatti, una sera, mentre gli altri erano usciti io, rimasi in ufficio come il
mio solito. Ero davanti allo schermo luminoso del mio computer. Avevo finito da
ore il lavoro e ora rimanevo a osservarlo triste.
"Dovrò tornare a casa?".
Pensai, mentre picchiettavo con le dita sul tavolo, ma d’un
tratto una voce mi fece sobbalzare.
"Anche oggi non torni a casa?".
Voltai il capo e vidi la persona che mi aveva spaventato.
Eccolo! Era il mio capo, Sesshoumaru Belleville. Ricordo che biascicai
un.
"Sì".
Ricordo ancora il suo sguardo, ambrato, severo su di me, l’ho
sempre detestato, come tutt’ora del resto.
Era in piedi accanto a me e ora guardava lo schermo del mio
computer.
"Vedo che il suo lavoro è terminato da un bel po’".
Io arrossii, aveva ragione. Mi morsi leggermente le labbra dal
nervosismo.
Non risposi.
"Torni a casa. Da fastidio agli addetti alle pulizie".
Disse, mentre tornava indietro sui suoi passi. Sapete in quel
momento avrei voluto picchiarlo. Mi dette fastidio quel suo tono di voce. Mi
alzai stizzita, presi la mia roba e uscii di corsa dall’ufficio. Però un
pensiero mi balenò.
"Anche lui resta fino a tardi in ufficio".
Mi fermai nel parcheggio del nostro ufficio, alzai il capo
verso la sua finestra e notai che la luce era ancora accesa. Ricordo che scossi
il capo e mi misi in macchina…però avvenne una cosa che, mai avrei potuto
immaginare.
Qualcosa che mi lasciò senza parole…
Continua…
_______________________
Scusate come sempre il ritardo. Sono davvero felice che la mia
storia, di pura follia sia piaciuta.
Un bacio enorme a chi ha recensito: Lirith – Mikamey – Fla95 –
Monik - Kaimy_11.
Ma ringrazio sempre anche chi solo legge ^^.
Buona lettura. |
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Capitolo 8 *** VIII ***
VIII
Salii in macchina, poggiai la mia roba sul sedile e misi la
chiave nella toppa. Dovevo accendere il motore per partire, ma non lo feci.
Ero paralizzata. La mano tremava, gli occhi erano fissi in
avanti a guardare il vuoto.
Ricordo il malessere che provai. Mi sentivo soffocare.
Cominciai a tremare, mentre sentivo le lacrime scendermi sul viso. Piangevo.
Ero disperata, avevo bisogno di sfogarmi e lo feci. Poggiai le
mani sul volante, e infine il viso e mi lasciai andare a un pianto
liberatorio.
Non ricordo per quanto tempo piansi, forse una decina di minuti
oppure di più…non lo rammento, però qualcosa mi fece fermare. Infatti, sentii
bussare al finestrino. Sobbalzai, smisi di botto di piangere.
Alzai lentamente il viso, mentre trattenevo il respiro per la
paura.
Chi era?
Voltai il viso e vidi la persona che aveva bussato al
finestrino. No, non poteva essere. Ricordo che sgranai gli occhi nel vederlo.
Lui, il mio capo era lì che mi osservava. In quel momento mi sentii in
imbarazzo, avevo mostrato il mio lato debole. Io che dimostravo una forza di
volontà invidiabile, ora mi mostravo come una bimba piccola e frignona.
Continuavo a fissarlo come imbambolata, mentre lui apriva lo
sportello.
"C’è qualcosa che non va?".
Mi domandò, mentre mi fissava. Ricordo che abbassai il viso,
mentre le mie gote andavano in fiamme per la vergogna…dopotutto non si sbagliava
c’era qualcosa che non andava.
"Beh, sì".
Sussurrai. Però una cosa mi sono sempre chiesta, perché risposi
sì?
"Purtroppo sto attraversando un periodo strano".
Continuavo a tenere il viso abbassato, mentre parlavo a ruota
libera della situazione assurda in cui ero caduta. Mi sentivo parola dopo parola
sempre più leggera, come se il mio animo si fosse liberato di un peso. Intanto
lui non diceva niente, rimaneva lì, in piedi ad ascoltarmi. Sapete è raro
trovare qualcuno che ti ascolti, e lui lo fece.
Ricordo che finii il mio racconto con una risata di
commiserazione, rialzai il viso e lo guardai negli occhi. Nei suoi occhi cercavo
capire cosa stesse pensando di me. Cercavo la prova della mia pazzia. Perché io
mi reputavo una pazza. Credere ai fantasmi è da folli.
Ma purtroppo nei suoi occhi non lessi nulla, però una cosa mi
lasciò perplessa, ciò che disse.
"Interessante".
Io rimasi senza parole. Aveva trovato interessante il mio
racconto. Un racconto di pura follia. Una cosa mi venne da pensare, mi prendeva
per caso in giro?
Abbassai di nuovo lo sguardo, mentre mi voltavo e cercavo di
inserire la chiave nella toppa, ma la mano di nuovo ricominciò a tremare. Ero
nervosa, e non riuscivo a calmarmi, quando.
"Esca dalla macchina".
Io voltai il capo verso di lui.
"Perché?".
"Le ho detto di uscire dalla macchina".
Era un ordine, ma io testarda non volevo uscire. Misi la
chiave, quando la sua mano afferrò il mio polso destro.
"Non può mettersi alla guida in queste condizioni. Scenda che,
l’accompagno io a casa".
Rimasi basita da quel che disse. Lui mi voleva accompagnare a
casa?
D’un tratto mi tirò fuori dall’abitacolo, io in quel frangente
ero come imbambolata, incapace di replicare.
Chiusi la macchina e lo seguii, anche se mi sentivo nervosa.
Ricordo che, quando entrai nella sua BMW torturai la mia borsa. Ho sempre odiato
essere in quello stato, perché è deleterio per il corpo. Di fatti, i muscoli del
collo, come quelli delle spalle erano tesi e doloranti. Gli diedi le istruzioni
dove, si trovava la mia casa e lui le annotò sul suo navigatore.
Misi la cintura di sicurezza e partimmo verso la mia dimora.
Dimora? Dovrei dire inferno.
Ricordo che non proferii neanche una parola durante il
tragitto, mi limitai a guardare fuori dal finestrino.
Diciamola tutta, avevo vergogna di guardarlo, perciò mi
concentrai sul panorama…sulle saracinesche e vetrine dei negozi, ormai
chiusi.
Mi persi nei pensieri e non mi resi conto che eravamo arrivati.
Sobbalzai, quando capii che eravamo nel parcheggio di casa mia. Arrossii di
nuovo per l’imbarazzo, slacciai la cintura di sicurezza, anche se il nervosismo
era alle stelle.
"Grazie per il passaggio".
Dissi, mentre riuscii a togliere quella dannata cintura. Però
qualcosa mi lasciò di stucco, lui era sceso dalla macchina e mi attendeva.
Perché?
Scesi dalla macchina e lui la chiuse.
"Andiamo".
Mi disse, mentre s’incamminava verso il portone di casa mia. Io
lì per lì, rimasi senza parole, ricordo che annuii, mentre lo seguivo.
Perché voleva venire a casa mia? Per quale motivo?
Entrammo nell’ascensore, io continuavo a non guardarlo.
Trattenevo il respiro, intanto il mio corpo era attraversato da brividi di puro
nervosismo.
Le mie mani erano fredde e continuavano a torturare quella
povera borsa.
Le porte si aprirono. Uscimmo dall’ascensore e lì ricominciai a
respirare. Presi la chiave dalla borsa e cercai di metterla nella toppa, ma di
nuovo la mano tremava e non riuscivo a fare quel banalissimo gesto.
Ma d’un tratto lui me la tolse di mano e aprì la porta.
"Grazie".
Dissi ridacchiando nervosamente, mentre lui mi osservava
impassibile, ma credo che abbia pensato a me come una perfetta incapace. Beh, in
quel momento lo ero divenuta.
Lo feci accomodare dentro.
"Perdoni il disordine".
Dissi, mentre aggiustavo un cuscino che, io reputavo in
disordine…ma non lo era. Dovete sapere che la sottoscritta era e ancora tutt’ora
lo è, una maniaca dell’ordine e del pulito, quindi la stanza era in perfetto
ordine.
Però mi sentivo in disaggio, vedere il mio capo nel mio umile
appartamento.
"Posso offrile qualcosa? Un bicchiere di vino?".
Dissi, mentre poggiavo la mia borsa su di una sedia. Lui
annuii, mentre osservava la mia libreria.
Gli sorrisi e andai in cucina a prendere due bicchieri di vino,
intanto mi ripetevo.
"Rin sta calma, smettila di fare la ragazzina…non c’è nulla da
temere. Quindi calmati".
Presi un profondo respiro e tornai di là dove, lui mi
attendeva. Era lì, in piedi a guardare il mio piccolo murales…dopotutto non ero
riuscita a riempiere quella stanza, perciò una parete era rimasta vuota, quindi
optai per un bel murales fatto da me.
Un paesaggio. Una spiaggia, un mare cristallino e un albero di
ciliegio in fiore…era molto bello ed io ero orgogliosa.
"Le piace? Sa l'ho fatto io".
Dissi, mentre poggiavo il vassoio sul tavolino accanto al
divano. Presi i due bicchieri e uno glielo porsi. Intanto attendevo una
risposta. Però si limitò a dire un.
"Sì".
Sorrisi, mentre lui continuava a guardare la stanza. D’un
tratto si fermò e alzò lo sguardo verso le scale.
Avrà visto qualcosa? Ricordo che strinsi forte il bicchiere,
mentre lo guardavo.
Lui poggiò le labbra al bicchiere, ma poi si voltò in direzione
della porta. Poggiò il bicchiere sul tavolino dell’ingresso, aprì la porta e mi
disse una frase che mi lasciò dubbiosa.
"Stia attenta".
E uscì lasciandomi così senza replicare.
"Stia attenta".
Mi ripetei, mentre osservavo la porta ora chiusa…
Continua…
_____________________
Scusate il mega ritardo, ma non ho davvero avuto tempo per
aggiornare. Vi chiedo solo di non lapidarmi XD.
P.S: il murales esiste davvero e si trova in camera mia XD
Vi ringrazio di cuore delle recensioni che mi lasciate, mi
rendono iper felice ^^.
Ma ringrazio anche chi solo legge.
Buona lettura. |
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Capitolo 9 *** IX ***
IX
"Stia attenta"
Mi dissi, mentre guardavo la porta.
"Ma a cosa?".
Dissi stizzita. Bevvi tutto d’un fiato il contenuto del mio
bicchiere, mentre la mente ripeteva senza mai fermarsi quella frase.
"Mfh".
Mi diressi a prendere il suo bicchiere sul tavolino
dell’ingresso e notai con disappunto che, non aveva per niente bevuto.
Alzai un sopracciglio, mi sentivo leggermente delusa. Lo
guardai e lo bevvi io, non volevo che andasse sprecato.
"Che razza di serata".
Mi dissi, mentre riportavo i bicchieri in cucina. Ero
distrutta. Avevo i muscoli doloranti per colpa del nervosismo, perciò preferii
una bella doccia e una dormita.
Una cosa mi balzò in mente…domani come avrei fatto ad andare al
lavoro?
Sospirai amaramente e mi dissi.
"Mi tocca chiamare un taxi. Ottimo, un’altra spesa extra per il
mio già striminzito portafoglio. Brava Rin".
Mi cambiai, mettendomi il pigiama, intanto continuavo a
brontolare su quella situazione assurda. Però almeno mi evitò di pensare a
quella presenza.
La notte trascorse serenamente e il mattino dopo mi alzai
presto. Chiamai la ditta dei radio-taxi per farmi mandare una loro vettura a
prendermi. Ricordo che sospirai, mentre mettevo giù la cornetta del
telefono.
"Spese. Altre spese extra".
Mi cambiai, mi truccai e uscii da casa. Ero leggermente
irritata quel giorno, sentivo nell’aria che sarebbe capitato qualcosa di
spiacevole, oppure qualcosa che mi avrebbe fatto arrabbiare.
Lo sentivo.
Intanto quel giorno conobbi anche il nome di quell’adorabile
vecchina. Il suo nome era Kaede.
Infatti, la trovai nell’androne del palazzo e come il suo
solito bofonchiò qualcosa contro di me. Io la guardai storto stavo per
risponderle a tono, quando la voce di una donna mi fermò.
"Signorina, non badi alla nonna Kaede".
Io mi voltai e vidi una donna con i capelli castani corti e
occhiali che, mi sorrideva. Con rapidità si avvicinò a quella donna anziana che
aveva chiamato nonna.
"Sa come sono fatte le persone anziane, vero?".
Mi disse sorridendo. Io non dissi nulla, continuavo a
osservarle.
"Dicono un sacco di sciocchezze".
Ridacchiò, mentre io le sorrisi. Già, alcune volte le persone
anziane dicono delle sciocchezze, ma lei no. Diceva, a suo modo, il vero.
"Sì".
Le dissi, mentre le due si dirigevano nell’ascensore.
"Su, nonna torniamo a casa".
Le diceva dolcemente. Invece, io le osservavo, mentre mi
spostavo per farle passare. Le porte dell’ascensore si chiusero ed io tirai un
sospiro di sollievo. Quella donna anziana di nome Kaede, aveva il dono di farmi
saltare le staffe. E ci riusciva divinamente.
Mi voltai e andai verso il parcheggio, dove avrei trovato il
mio taxi, ma avvenne qualcosa che mi lasciò di stucco.
Di fatti, al posto del taxi che avevo chiamato c’era lui, il
mio capo che mi attendeva. Lì per lì, rimasi a guardarlo come imbambolata.
Che cosa ci faceva lui lì, in quel momento?
L’avrei scoperto. Di fatti, con passo deciso andai da lui che,
in quel momento era sceso dalla macchina. Ero curiosa di sapere cosa fosse
venuto a fare.
"Che cosa ci fa qui?".
Gli dissi con una punta di acidità, cosa che non gli sfuggì,
infatti, aveva alzato un sopracciglio. Era infastidito dal mio tono di
voce.
"La sono venuto prendere".
Era venuto a prendermi?
"A prendere?".
Sussurrai, mentre lo guardavo.
"E perché?".
Gli domandai, mentre lui ritornava dentro la macchina, e
dicendomi tranquillamente.
"Perché ieri sera ha lasciato la sua macchina nel parcheggio
dell’ufficio".
Che cosa? Io avrei lasciato la macchina? Queste erano le
domande che ora affollavano la mia mente.
"Salga, è tardi".
Il suo tono di voce mi destò. Era un ordine bello e buono.
Rammento che sbuffai stizzita.
"Va bene".
Dovetti accettare, dopotutto era tardi per chiamare un nuovo
taxi, perciò salii. Aprii lo sportello, mi sedetti e lo feci sbattere. Ero
furiosa, ma credo che questa mia azione non gli sia piaciuta, infatti, mi guardò
storto. Cosa che feci anch’io, ma gli dissi.
"Che fine ha fatto il mio taxi?".
"L’ho mandato via".
Sgranai gli occhi. Perché l’aveva fatto? Era questo quello che
volevo dirgli, ma lui mi anticipò.
"Perché era un mio dovere portarla in ufficio".
Mi disse, mentre partivamo.
"Un dovere?".
Mi domandai mentalmente abbassando il viso. Dopotutto non si
sbagliava, era un suo dovere accompagnarmi al lavoro. Sospirai cercando di
ritrovare la calma. Quella poca che mi restava.
Socchiusi gli occhi e mi accomodai meglio nel sedile, non mi
andava di continuare quella discussione, come anche lui del resto. Quello fu uno
dei giorni più pesanti della mia vita. Infatti, il peggio doveva ancora
venire.
Arrivammo in ufficio. Lo ringraziai velocemente e fuggii nel
mio ufficio. Non volevo restare un minuto di più con lui. Con l’unica persona al
mondo che, riusciva a farmi sentire male fisicamente e mentalmente, ma sempre
dopo quella presenza diabolica.
Entrai dentro e notai che Kagome e Ayame parlottavano. Beh, una
cosa normalissima. Ma quello che fece trillare il mio campanello d’allarme erano
le occhiate complici tra le due. Io le guardai come a dire.
"Che avete da guardare? Ho qualcosa che non va in
viso?".
Scossi il capo, attaccai la giacca alla spalliera della mia
sedia e cominciai a visionare i plichi di documenti che, Kagome aveva poggiato
sulla scrivania. Cominciai a visionarli uno per uno intanto con la coda
dell’occhio vidi la cara Ayame venire verso da me. Aveva un sorrisino malizioso
che, adornava il suo viso leggermente truccato e i suoi occhi verdi brillavano
di una luce strana.
"Allora Rin? Che ci racconti di bello, oggi?".
Quell’oggi era stato sottolineato come a dirmi "Su, muoviti!
Dimmi tutto e non tralasciare niente!". Io lì per lì non le detti peso e le
risposi, semplicemente.
"Niente di ché".
La sentii, ridacchiare maliziosamente e dirmi a due centimetri
dal mio naso.
"Sicura?".
Io sgranai gli occhi, mentre pensavo che la mia collega e amica
avesse perduto qualche rotella.
"Certo".
Le dissi, mentre indietreggiavo leggermente infastidita. Ma
purtroppo Ayame continuò.
"Non ti credo!".
Io voltai il capo e guardai Kagome che, intanto aveva abbassato
il viso leggermente arrossato dall’imbarazzo. Perché arrossiva? Era una domanda
che presto avrebbe avuto una degna risposta.
"Su Rin! Dì la verità su ieri sera!".
Voltai di nuovo il viso verso Ayame. Intanto nei suoi occhi
lessi curiosità, impazienza e rabbia, perché attendeva una risposta alla sua
domanda.
"Su cosa?".
Biascicai, mentre vedevo il viso di Ayame sempre vicino al
mio.
"Su cosa? Ma sei scema o cosa? Sul fatto che il nostro bel capo
ieri sera ti ha accompagnato a casa".
Sgranai ancora di più gli occhi, mentre trattenevo il respiro.
Intanto la mia amica, impicciona, continuò la sua tortura.
"E non solo…oggi ti ha portato anche al lavoro".
Ridacchiò, mentre si voltava a guardare Kagome che, aveva una
mano sulla bocca a nascondere un risolino. Si voltò di nuovo verso di me per
darmi il colpo di grazia.
"Allora dicci? Com’è al letto?".
Ricordo che sbiancai, strinsi i pugni, intanto la rabbia saliva
velocemente. Mi morsi il labbro inferiore, alzai la mano e la schiaffeggiai.
Sento ancora la sua pelle morbida sulla mano. Come il suo solito aveva tirato
troppo presto le sue conclusioni. Aveva creduto che io e Sesshoumaru fossimo
andati al letto.
Rammento che cominciai a urlare come una pazza, mentre buttavo
a terra i plichi. Ero furiosa. Delusa. Dissi cose davvero orribili ad Ayame che,
mi guardava. I suoi occhi mi supplicavano di perdonarla.
Intanto sentivo le mani di Kagome sulle spalle, come anche le
sue parole.
"Su Rin calmati".
Ricordo che la spinsi, ero furiosa anche con lei. Le guardai
storte e uscii sbuffando. Intanto sentivo la voce di Ayame che mi chiedeva
perdono, ma in quel momento non ero in grado di perdonarla.
Camminai per il corridoio dello stabile. Battevo con forza i
piedi, come a far capire che nessuno doveva intralciarmi, ero come un toro in
un’ arena che vede il mantello rosso del matador. Ricordo che passai accanto a
Inu Yasha e Koga che parlottavano accanto al distributore del caffè. Loro mi
salutarono, ma ebbero come risposta un’occhiataccia degna di un pazzo
omicida.
Arrivai in bagno e mi barricai dentro, dovevo sbollire la
rabbia. Una rabbia repressa da troppo tempo che ora era esplosa…
Continua…
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Perdonate il ritardo, ma in questo periodo non sono stata a
casa. Tra il lavoro, ho sostituito una ragazza per una settimana intera ç_ç, i
corsi, lo studio e la palestra non ho avuto davvero tempo T_T.
Comunque, ringrazio:
Flag95: grazie spero che ti sia piaciuto questo capitolo ^^. Un
bacio e buona Pasqua, in ritardo.
Kaimy_11: sai non sapevo che Sesshoumaru comprasse la settimana
enigmistica XD. Allora è un mio cliente ed io non lo sapevo? XD. Non temere le
tue domande saranno saziate, però in futuro XP. Un bacio e Buona Pasqua e Lunedì
dell’Angelo.
Mikamey: grazie, sono felice che il mio Sesshoumaru così enigmatico
ti sia piaciuto ^^. Un bacio e Buona Pasquetta.
Callistas: scusami il ritardo, ma non sono stata a casa in questi
giorni ç_ç. Quindi ho aggiornato oggi. Un bacio e buone vacanze pasquali.
Un bacio e un augurio a tutti coloro che solo leggono
^^.
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