Aiutami

di ShunLi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Aiutami ***
Capitolo 2: *** Sogno ***
Capitolo 3: *** Grazie ***
Capitolo 4: *** Bacio ***



Capitolo 1
*** Aiutami ***


"Dannato Novizio!"
Disse Malik, in un impeto di rabbia. Raccolse quelle poche carte che aveva sul tavolo con l'unica mano e lì posizionò vicino ad Altair, che lo guardava con un aria piuttosto irritata.
La giornata non era delle migliori. Il cielo minacciava di una pioggia così spaventosa che poteva allagare tutta Masyaf. Ciò non fece altro che innervosire Malik e combinata alla presenza di Altair, pareva ci fosse l'uragano nel bureau. Ma in realtà l'uragano era solo nella sua testa. Attese che Altair si rendesse conto del suo compito realizzato a metà, invece si giustificò inutilmente.
"Dov'è che ho sbagliato stavolta? Ho ucciso il mercenario, senza farmi vedere."
"Leggi bene le carte e guarda cosa dovevi fare dopo." Sbottò Malik. Odiava ripetere le stesse cose. Specie ad Altair, che disprezzava ogni giorno di più. Una vita non sarebbe bastata per perdonarlo.  Non c'era cellula del suo corpo che non dicesse la stessa medesima cosa.
-Ti ha tolto chi ti è caro, ti ha fatto perdere un braccio. Bastardo, bastardo.- E via, con altre imprecazioni più colorite.
Altair fissò le carte per un altro minuto, fino a che non parlò.
"Mi stai prendendo in giro forse?"
"Quelli erano gli ordini e tu come al solito non li hai seguiti." Malik poggiò il mento alla mano.
"E secondo te salvare un gatto è una missione?"
Il silenzio piombò nel bureau. Malik si pinzò il naso con le dita, guardando altrove. Altair capì che l'uomo lo stava leteralmente prendendo in giro.
"Fratello questo è un colpo basso."
"Si, ma mi è d'intrattenimento." Disse Malik, con voce totalmente apatica.
"Ti è d'intrattenimento il fatto che mi affidi stupidi compiti, o non sai più come mi devi far perdere tempo, eh Malik?"
Altair strinse le carte, buttandole sopra il banco, ridotte ormai a carta straccia.
Malik non fece una piega. La sua espressione era sempre più disinteressata. Altair se ne sentiva in colpa. Ogni maledetto giorno si malediceva per ciò che aveva fatto. Però cosa poteva fare ormai, guardare Malik diventare sempre più sofferente? Guardarlo scurirsi sia nell'animo che nel cuore? Non era suo dovere come fratello, come amico, riportarlo un pò alla vita?
"Malik guardami." Disse all'improvviso Altair. I suoi occhi dorati bruciavano.
Malik non si voltò.
"Perchè non te ne vai? Averti tra i piedi è alquanto seccante."
"Guardami."
Malik rise amaramente. "Non è la risposta che mi aspettavo. Guardarti mi da il voltastomaco, come te lo devo dire?"
Strinse l'unica mano, così forte che gli si sbiancarono le nocche.
"Vattene via..." Gli disse, con un filo di voce.
"No, prima degnami di uno sguardo. Se sei un uomo, se sei mio fratell..."
"TU NON SEI MIO FRATELLO! NON SEI NESSUNO! SEI SOLO FECCIA! SEI DIVENTATO UN ESTRANEO DA QUANDO HAI DECISO DI NON AIUTARE ME E KADAR QUEL GIORNO!" Urlò Malik, con tutto il fiato che aveva in corpo.
Ecco, aveva riversato tutta la sua rabbia su di lui. Ma non si sentiva affatto meglio. Un dolore sordo cominciò a pulsargli là dove mancava l'arto, le lacrime scorrevano copiose sul suo viso. La gola bruciava e per l'impeto della confessione il suo cuore pareva volesse uscire dalla gabbia toracica.
Perchè gli provocava tutto questo?
Altair abbassò la testa. L'ombra del cappuccio gli celò totalmente il viso.
La pioggia aveva cominciato a cadere fittamente. Quando cadde un fulmine, la sua luce illuminò il bureau. Malik alzò la testa. Altair se n'era già andato.

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Capitolo 2
*** Sogno ***


Il giorno successivo Malik ebbe a che fare con altri assassini, affidò loro compiti  che Al Mualim aveva commissionato tramite lettera.
"Salute e Pace, Fratello." Disse l'ultimo novizio, prima di sparire con un balzo dal bureau.
Malik ricambiò il saluto.
I raggi del sole entravano in modo strategico nella piccola stanza, in modo da illuminare il tavolo dove Malik lavorava. Sembrava che il tempo si fosse fermato. Lui, assassino di tutto rispetto, adesso si trovava a compilare carte e a rimpiangere la perdita del fratello minore.
Altair non si fece vedere quel mattino. Nè per tutta la settimana successiva.
Per un attimo, si chiese dove fosse finito. Mise la mano dentro il cesto della frutta, ma si accorse che era vuoto."Merda." Imprecò e andò nell'altra stanza con l'intento di riempirlo. Ma la scorta stava dolorosamente scarseggiando. Non era rimasto nemmeno un dattero.
"..." Forse mangiare era l'unica occupazione che gli permetteva di far qualcosa, oltre ad attendere l'arrivo degli assassini che reclamavano la loro missione oppure facevano rapporto.
Era stanco. Dannatamente stanco.
Tornò nella stanza principale, e si sdraio tra i cuscini di stoffa pregiata. Con gesti secchi si tolse le scarpe e rimase là, accoccolato tra i cuscini e i suoi pensieri. Aveva in mente solo il viso di Kadar. Era passato poco dalla sua morte e non gli sembrava vero tale avvenimento. Per quanto Al Mualim lo avesse rincuorato del fatto che era morto per il Credo, non poteva comunque accettare la sua scomparsa. Era giovane, capace, innocente... Avrebbe fatto grandi cose, Malik l'avrebbe visto e gli avrebbe augurato buona fortuna.
Si addormentò, stanco di quella realtà così dura, stanco di dover accusare ogni giorno quel gran fardello ad Altair, stanco di tutto...
Dopo un bel pezzo però, una voce lo destò dal suo sonno.
Due occhi azzurri lo guardavano con notevole sollievo. Malik riconobbe l'incarnato di colui che lo stava chiamando. Tese una mano, per dare conferma ai suoi dubbi più atroci. Sul suo viso si formò una smorfia di dolore, quando si accorse di poter toccare il viso di suo fratello.
"Kadar!" Singhiozzò Malik, felice di rivedere il volto innocente che adorava tanto. Kadar sorrise, e ricambiò il gesto. Anche il giovane posò la mano sulla guancia del fratello maggiore, ma non gli riuscì.
Kadar fece un "oh" dispiaiuto, mentre Malik assunse un aria veramente ferita.
"Quanto mi manchi, fratello mio..." Malik non faceva altro che ripeterlo.
"Anche tu mi manchi Malik. Ma sono qui per un altro motivo, Fratello, e voglio che tu mi ascolta attentamente." Disse in tono serio.
"Tutto quello che vuoi Kadar, tutto quello che vuoi..."
Sapeva che Malik avrebbe risposto a quel modo, così il ragazzo dagli occhi azzurri si fece più coraggio.
"Fratello, non è il caso di smetterla?" Domandò quindi l'A-Sayf più piccolo.
"Smettere di fare cosa?" Disse Malik, tra i singhiozzi. Strinse forte la mano di quel giovane strappato alla vita e che misteriosamente era dinnanzi a lui.
"Smettere di punire Altair."
"Cosa dici fratello? E' stata la tua rovina! A costo di non avere un posto tra i prescelti  del buon Dio, io non potrò mai perdonarlo!" Sbottò Malik. Piegò la testa, singhiozzando.
"Kadar... Lo odio... E odio me stesso. Sono diventato inutile alla confraternita. L'unica cosa che posso fare ora è guidare e vedere altri giovani novizi che rischiano di non tornare mai più... Ti prego Kadar... Torna a casa... Ritorniamo a quei giorni di calma e pace."
"Fratello mio, un giorno potremo. Ma non è adesso il tempo. Per te questo momento sarà un cammino costellato di insidie. E non puoi attraversarlo da solo. Vedrai che Fratello Altair avrà la soluzione. E saprà essere il tuo braccio destro." Disse il giovane. I suoi occhi brillavano di speranza serafina.
Malik si godette quello spettacolo. Sapeva che quella era veramente l'ultima volta che li poteva osservare.
"Fratello mio..." Invocò ancora Malik. La presa sul fratello più piccolo si faceva più debole. L'evanescente figura così com'era apparsa, stava scomparendo dalla mente dell'uomo.
Così si risvegliò.
Era sera. Il vento gelido come la Morte sfiorò il viso del moro, portando via con sè anche quello strano sogno. Ripensò alle parole di Kadar. Erano veritiere? Quanto Altair avrebbe aiutato l'A-Sayf nel suo cammino per raggiungere un futuro migliore? Scuotendo la testa e riprendendosi da uno strano intorpidimento che gli coinvolgeva il corpo, si alzò in piedi.
Raggiunse il banco, non realizzando però che, stiracchiandosi, come aveva fatto prima, gli aveva provocato un dolore là dove mancava il braccio. Portò l'unica mano a quello che rimaneva del suo arto, stringendo più forte che poteva. Il caldo lo avvolse, mirò alla testa in men che non si dica. Stava per svenire. O morire, il dolore era così potente da fargli pensare che nulla l'avrebbe trattenuto nel non farlo.
Prima di cadere di peso sul pavimento, qualcuno prontamente lo afferrò. Delle braccia forti lo tenevano sospeso a mezz'aria e una voce (che aveva qualcosa di familiare) lo esortava a non arrendersi.
Ma poco dopo, non sentì più nulla. Solo il buio.

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Capitolo 3
*** Grazie ***


E dire che era rimasto via solo due settimane. Al Mualim aveva preteso da lui fin troppe missioni, che lo tenevano lontano dal villaggio in un modo che ad Altair non piaceva per nulla. Cercò di accontentare il vecchio come poteva, anche se cominciava ad odiarlo. Lo odiava anche se era suo Mentore, Maestro di Vita, Padre. Era un sentimento che gli nasceva dalle viscere. Qualcosa stava per cambiare ne era sicuro.
E dopo tanto viaggiare, con la mente desiderosa solo di poter riposare tra i cuscini del bureau, ecco che trovava Malik in condizioni pietose. Svenuto, febbricitante, non era da lui trascurarsi a quel modo. Era forse la troppa mole di lavoro a ridurlo in quello stato? La mancanza di cibo? Lui sapeva bene cos'era che lo faceva far stare male, ma cercò di negarlo a se stesso e a Malik per quando si sarebbe risvegliato.
Il corpo di Malik, che bruciava in modo impressionante, fu subito sbarazzato delle vesti più pesanti e poggiato sul suo giaciglio. Altair  si premurò di posargli una pezza imbevuta d'acqua fredda sulla fronte e riempì il cesto della frutta con alcuni cibi e datteri che aveva portato dal suo viaggio. Sperò con tutto se stesso che non fosse grave, sapeva che suo fratello Malik era forte e avrebbe superato anche questo momento.
All'improvvisò un urlo fece sussultare Altair dallo spavento. Malik si muoveva come un ossesso, delirando del dolore che l'arto mancante gli procurava. Altair cercò di tenerlo fermo, premendo con una mano sulla spalla sinistra e con l'altra sul suo torace.
Le grida dell'uomo erano strazianti. Mai aveva visto Malik sfogare la rabbia e il dolore in quel modo. Gli esseri umani, si rese conto Altair, erano solo contenitori di sentimenti impuri, quando subivano una grave perdita. Altair non seppe quantificare i minuti del delirio di Malik. Seppe solo che per farlo stare fermo, aveva dovuto premere il suo corpo contro il suo. L'assassino poteva sentire sotto il palmo della sua mano, il cuore e il suo ritmo galoppante. Cominciò a sentire caldo, tanto era bollente la febbre che gli sondava il corpo. I suoi lamenti e grida cessarono quando Altair, reso più dal panico che da una risoluta lucidità, gli strinse l'arto con il drappo rosso. Glielo strinse così forte, che temeva di avergli aperto le ferite, ancora fresche.
I primi raggi del sole cominciavano a spuntare dentro il bureau e Altair, per quel giorno, fece le veci di Malik. Quest'ultimo, inconsapevole degli avvenimenti che gli accadevano mentre era incosciente, continuava a sognare strani fantasmi, suo fratello Kadar e tante altre cose legate alla sua attività di Assassino. Altair, nel frattempo, si mosse con grande maestria nella gestione delle missioni da dare ai novizi e agli Assassini di grado più alto. Tutti si meravigliarono nel trovare quell'Assassino a cui Al Mualim aveva tolto i poteri. Ma l'aquila non ci fece caso agli sguardi attoniti dei suoi fratelli.
In realtà, stare nel bureau, gli fece capire più o meno come fosse la vita di Malik, dopo quell'evento nefasto.  Vita fin troppo piatta, un cambiamento repentino che poteva odiare con tutto se stesso.
Quando constatò che altri assassini non dovevano più entrare nel bureau, Altair chiuse la grata e la porta che portava direttamente al banco.
Ritornò da Malik, che di febbre non aveva quasi più. Il suo respiro era regolare, ma sfortunatamente, la ferite sull'arto sinistro, si erano aperte comunque. Con quelle poche nozioni di medicina che Altair aveva appreso nel tempo, si mise all'opera. Lavò, disinfettò e rifasciò l'arto con bende pulite. Il viso di Malik sembrava più sollevato. Chissà quando si sarebbe risvegliato.
L'unica cosa che poteva fare in quel momento, non era di certo agire o parlare, indispettirsi o maledirsi. Prese l'unica mano fra le sue e attese. Pregò il buon Dio per il suo risveglio,  cosa che accadde qualche ora dopo, quando Altair dormiva, continuando a stringere la sua mano, la mano di suo fratello, con segreta speranza, e di cui Malik, forse, non avrebbe apprezzato, da un traditore come lui. Quando Malik si accorse di tale premura, l'odio si sostituì al compiacimento.
"Grazie Altair." Disse. Era sicuro che l'avrebbe sentito.

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Capitolo 4
*** Bacio ***


Tempo dopo, nessuno dei due accennò più a quei giorni. Ne altre parole furono dette per quanto accaduto.
Anzi. Sembrava che da quel momento si fossero avvicinati sempre di più. Non volavano più parole d'ironia o di scherno. Quando i loro sguardi si incrociavano,  c'era solo rispetto, forse imbarazzo.
Che cosa era cambiato? Altair non sapeva darsi una risposta. Altrettanto Malik.
La sabbia del deserto scottava come non mai. I loro spiriti anche, in quella piccola vicinanza. Malik non sapeva se fidarsi o meno. Era sempre la fonte della sua sofferenza. Ricordò le parole del fratello, "Sarà il tuo più prezioso aiuto, sarà il tuo braccio destro."
Ma poi accadde di nuovo.
"Bastardo, sei solo un vile traditore."
Le parole che tagliavano la carne, lasciando nella ferita una dose di veleno che avrebbe ucciso all'istante. Quel maledetto sguardo di disprezzo che Altair non poteva tollerare, ma che allo stesso tempo doveva sostenere a tutti i costi.
"Ripetilo di nuovo se ne hai il coraggio."
"Non lo capirai mai quanto ti odio. Tante le volte in cui cerco di dimenticare chi sei ed ecco che riappari, come dei tanti novizi che vengono qui. Ma tu non sei come loro. Loro almeno ringraziano. Abbassano la testa. Tu no, hai sempre avuto il tuo particolare modo di agire, da saputello quale sei. Ancora non capisco perchè non sei morto tu, al posto di mio fratello."
Quindi, suppose Altair, anche se fossero passati mille anni, niente sarebbe cambiato. Nessuna illusione (vera o immaginata, specie in quel breve attimo che li aveva avvicinati) avrebbe risanato il cuore ferito del falco.
In un ultimo tentativo di farlo ragionare, di non sentire più quelle frustrate velenose che gli colpivano l'udito, la pelle e il cuore, Altair lo abbracciò.
"Cosa fai? Lasciami!"
Altair non fece una piega, la sua stretta non poteva nulla contro il solo braccio di Malik, anche se, per un momento, il falco gli aveva dato filo da torcere.
"Altair, lasciami!"
Un pugno, un calcio negli stinchi. Niente, Altair era irremovibile.
"Non ti lascio." Disse solo. Era fin troppo serio. E quella vicinanza dava a Malik un senso di disagio mai provato prima. Non erano solo le sue iridi dorate a mettergli una suggestione incredibile, ma anche la forza con cui lo stringeva. Sapeva bene di che natura era quella presa e non voleva, non voleva assolutamente dimostrarsi debole, mostrarsi in lacrime e incapace di trattenere i sentimenti.
Ma non ci riuscì. Malik pregò Altair ancora un paio di volte, prima che si arrendesse.
Un lungo gemito di dolore sfuggì al controllo del moro.
Graffiò il collo di Altair, gli diede dei pugni sulla schiena, era troppo, una sofferenza infinita. Perchè il Fato aveva deciso di punirlo così? Altair ascoltava le imprecazioni del fratello, l'unica cosa che poteva fare era ancorarlo ancora di più a sè. Il suo corpo era freddo e martoriato da delle ferite che forse, non poteva curare. Ma alla fine avrebbe tentato. Il corpo di Malik, prima freddo, non era forse caldo in quell'istante? Il suo cuore, dapprima troppo debole, non galoppava come un cavallo nel deserto? E la sua voce, prima troppo rauca, non stava adesso raggiungendo il paradiso?
"Aiutami..." Disse Malik tra i singhiozzi. Affondò la testa nel collo di Altair, pregandolo, scongiurandolo.
"Ti aiuterò Malik. Dammi solo la fiducia necessaria." Sussurrò l'aquila nel suo orecchio. Lo liberò dalla sua morsa serpentina e asciugò le sue lacrime in modo premuroso. Malik non aveva la forza necessaria di affrontare quello sguardo, che prima gli era amico. Adesso andava oltre quello che poteva definire lo sguardo ferreo di un nemico,  quello affettuoso di un fratello, forse anche qualche altro confine a lui sconosciuto. E per il momento, non voleva scoprirlo.
Ma Altair gliene diede un assaggio. Si ritrovò a contatto con le sue labbra piene. Un bacio casto e pieno di promesse.  Per l'aquila quel confine era già stato oltrepassato. Il falco si accontentò di godere della sensazione di sollievo che gli aveva procurato e si rifugiò di nuovo tra le sue braccia.

Fine

NDA
Oh my god ci credete che avevo l'ultimo capitolo finito e invece pensavo di non averla conclusa? ;A;
Mi spiace inoltre per il mostruoso ritardo, questa fic è stata un pò sofferta... La stragrande maggioranza delle complicate definizioni che avete letto sono frutto di notti e notti di concentrazione massima, alle volte quando le rileggo non sembrano nemmeno le mie. Spero che comunque che sia scorrevole e piacevole alla lettura. Altair e Malik sono il mio OTP e ci tenevo ad avere qualcosa all'altezza. Con il lavoro che faccio (barista) mi era un pò difficile concluderla, sapete, il tempo è tiranno e io dovevo pensare a fare bene la crema dei cappuccini il mese scorso... Per fortuna ho finalmente il pomeriggio libero e posso procrastinare ancora su quello che mi riesce meglio: scrivere ouo
Scusate le chiacchere e s grazie per aver letto sin qui!
By Shun

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