Aiutami di ShunLi (/viewuser.php?uid=11154)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Aiutami ***
Capitolo 2: *** Sogno ***
Capitolo 3: *** Grazie ***
Capitolo 4: *** Bacio ***
Capitolo 1 *** Aiutami ***
"Dannato
Novizio!"
Disse Malik, in un impeto di rabbia. Raccolse quelle poche carte che
aveva sul tavolo con l'unica mano e lì posizionò
vicino ad Altair, che lo guardava con un aria piuttosto irritata.
La giornata non era delle migliori. Il cielo minacciava di una pioggia
così spaventosa che poteva allagare tutta Masyaf.
Ciò non fece altro che innervosire Malik e combinata alla
presenza di Altair, pareva ci fosse l'uragano nel bureau. Ma in
realtà l'uragano era solo nella sua testa. Attese che Altair
si rendesse conto del suo compito realizzato a metà, invece
si giustificò inutilmente.
"Dov'è che ho sbagliato stavolta? Ho ucciso il mercenario,
senza farmi vedere."
"Leggi bene le carte e guarda cosa dovevi fare dopo." Sbottò
Malik. Odiava ripetere le stesse cose. Specie ad Altair, che
disprezzava ogni giorno di più. Una vita non sarebbe bastata
per perdonarlo. Non c'era cellula del suo corpo che non
dicesse la stessa medesima cosa.
-Ti ha tolto chi ti è caro, ti ha fatto perdere un braccio.
Bastardo, bastardo.- E via, con altre imprecazioni più
colorite.
Altair fissò le carte per un altro minuto, fino a che non
parlò.
"Mi stai prendendo in giro forse?"
"Quelli erano gli ordini e tu come al solito non li hai seguiti." Malik
poggiò il mento alla mano.
"E secondo te salvare un gatto è una missione?"
Il silenzio piombò nel bureau. Malik si pinzò il
naso con le dita, guardando altrove. Altair capì che l'uomo
lo stava leteralmente prendendo in giro.
"Fratello questo è un colpo basso."
"Si, ma mi è d'intrattenimento." Disse Malik, con voce
totalmente apatica.
"Ti è d'intrattenimento il fatto che mi affidi stupidi
compiti, o non sai più come mi devi far perdere tempo, eh
Malik?"
Altair strinse le carte, buttandole sopra il banco, ridotte ormai a
carta straccia.
Malik non fece una piega. La sua espressione era sempre più
disinteressata. Altair se ne sentiva in colpa. Ogni maledetto giorno si
malediceva per ciò che aveva fatto. Però cosa
poteva fare ormai, guardare Malik diventare sempre più
sofferente? Guardarlo scurirsi sia nell'animo che nel cuore? Non era
suo dovere come fratello, come amico, riportarlo un pò alla
vita?
"Malik guardami." Disse all'improvviso Altair. I suoi occhi dorati
bruciavano.
Malik non si voltò.
"Perchè non te ne vai? Averti tra i piedi è
alquanto seccante."
"Guardami."
Malik rise amaramente. "Non è la risposta che mi aspettavo.
Guardarti mi da il voltastomaco, come te lo devo dire?"
Strinse l'unica mano, così forte che gli si sbiancarono le
nocche.
"Vattene via..." Gli disse, con un filo di voce.
"No, prima degnami di uno sguardo. Se sei un uomo, se sei mio
fratell..."
"TU NON SEI MIO FRATELLO! NON SEI NESSUNO! SEI SOLO FECCIA! SEI
DIVENTATO UN ESTRANEO DA QUANDO HAI DECISO DI NON AIUTARE ME E KADAR
QUEL GIORNO!" Urlò Malik, con tutto il fiato che aveva in
corpo.
Ecco, aveva riversato tutta la sua rabbia su di lui. Ma non si sentiva
affatto meglio. Un dolore sordo cominciò a pulsargli
là dove mancava l'arto, le lacrime scorrevano copiose sul
suo viso. La gola bruciava e per l'impeto della confessione il suo
cuore pareva volesse uscire dalla gabbia toracica.
Perchè gli provocava tutto questo?
Altair abbassò la testa. L'ombra del cappuccio gli
celò totalmente il viso.
La pioggia aveva cominciato a cadere fittamente. Quando cadde un
fulmine, la sua luce illuminò il bureau. Malik
alzò la testa. Altair se n'era già andato.
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Capitolo 2 *** Sogno ***
Il
giorno successivo Malik ebbe a che fare con altri assassini,
affidò loro compiti che Al Mualim aveva
commissionato tramite lettera.
"Salute e Pace, Fratello." Disse l'ultimo novizio, prima di sparire con
un balzo dal bureau.
Malik ricambiò il saluto.
I raggi del sole entravano in modo strategico nella piccola stanza, in
modo da illuminare il tavolo dove Malik lavorava. Sembrava che il tempo
si fosse fermato. Lui, assassino di tutto rispetto, adesso si trovava a
compilare carte e a rimpiangere la perdita del fratello minore.
Altair non si fece vedere quel mattino. Nè per tutta la
settimana successiva.
Per un attimo, si chiese dove fosse finito. Mise la mano dentro il
cesto della frutta, ma si accorse che era vuoto."Merda."
Imprecò e andò nell'altra stanza con l'intento di
riempirlo. Ma la scorta stava dolorosamente scarseggiando. Non era
rimasto nemmeno un dattero.
"..." Forse mangiare era l'unica occupazione che gli permetteva di far
qualcosa, oltre ad attendere l'arrivo degli assassini che reclamavano
la loro missione oppure facevano rapporto.
Era stanco. Dannatamente stanco.
Tornò nella stanza principale, e si sdraio tra i cuscini di
stoffa pregiata. Con gesti secchi si tolse le scarpe e rimase
là, accoccolato tra i cuscini e i suoi pensieri. Aveva in
mente solo il viso di Kadar. Era passato poco dalla sua morte e non gli
sembrava vero tale avvenimento. Per quanto Al Mualim lo avesse
rincuorato del fatto che era morto per il Credo, non poteva comunque
accettare la sua scomparsa. Era giovane, capace, innocente... Avrebbe
fatto grandi cose, Malik l'avrebbe visto e gli avrebbe augurato buona
fortuna.
Si addormentò, stanco di quella realtà
così dura, stanco di dover accusare ogni giorno quel gran
fardello ad Altair, stanco di tutto...
Dopo un bel pezzo però, una voce lo destò dal suo
sonno.
Due occhi azzurri lo guardavano con notevole sollievo. Malik riconobbe
l'incarnato di colui che lo stava chiamando. Tese una mano, per dare
conferma ai suoi dubbi più atroci. Sul suo viso si
formò una smorfia di dolore, quando si accorse di poter
toccare il viso di suo fratello.
"Kadar!" Singhiozzò Malik, felice di rivedere il volto
innocente che adorava tanto. Kadar sorrise, e ricambiò il
gesto. Anche il giovane posò la mano sulla guancia del
fratello maggiore, ma non gli riuscì.
Kadar fece un "oh" dispiaiuto, mentre Malik assunse un aria veramente
ferita.
"Quanto mi manchi, fratello mio..." Malik non faceva altro che
ripeterlo.
"Anche tu mi manchi Malik. Ma sono qui per un altro motivo, Fratello, e
voglio che tu mi ascolta attentamente." Disse in tono serio.
"Tutto quello che vuoi Kadar, tutto quello che vuoi..."
Sapeva che Malik avrebbe risposto a quel modo, così il
ragazzo dagli occhi azzurri si fece più coraggio.
"Fratello, non è il caso di smetterla?" Domandò
quindi l'A-Sayf più piccolo.
"Smettere di fare cosa?" Disse Malik, tra i singhiozzi. Strinse forte
la mano di quel giovane strappato alla vita e che misteriosamente era
dinnanzi a lui.
"Smettere di punire Altair."
"Cosa dici fratello? E' stata la tua rovina! A costo di non avere un
posto tra i prescelti del buon Dio, io non potrò
mai perdonarlo!" Sbottò Malik. Piegò la testa,
singhiozzando.
"Kadar... Lo odio... E odio me stesso. Sono diventato inutile alla
confraternita. L'unica cosa che posso fare ora è guidare e
vedere altri giovani novizi che rischiano di non tornare mai
più... Ti prego Kadar... Torna a casa... Ritorniamo a quei
giorni di calma e pace."
"Fratello mio, un giorno potremo. Ma non è adesso il tempo.
Per te questo momento sarà un cammino costellato di insidie.
E non puoi attraversarlo da solo. Vedrai che Fratello Altair
avrà la soluzione. E saprà essere il tuo braccio
destro." Disse il giovane. I suoi occhi brillavano di speranza serafina.
Malik si godette quello spettacolo. Sapeva che quella era veramente
l'ultima volta che li poteva osservare.
"Fratello mio..." Invocò ancora Malik. La presa sul fratello
più piccolo si faceva più debole. L'evanescente
figura così com'era apparsa, stava scomparendo dalla mente
dell'uomo.
Così si risvegliò.
Era sera. Il vento gelido come la Morte sfiorò il viso del
moro, portando via con sè anche quello strano sogno.
Ripensò alle parole di Kadar. Erano veritiere? Quanto Altair
avrebbe aiutato l'A-Sayf nel suo cammino per raggiungere un futuro
migliore? Scuotendo la testa e riprendendosi da uno strano
intorpidimento che gli coinvolgeva il corpo, si alzò in
piedi.
Raggiunse il banco, non realizzando però che,
stiracchiandosi, come aveva fatto prima, gli aveva provocato un dolore
là dove mancava il braccio. Portò l'unica mano a
quello che rimaneva del suo arto, stringendo più forte che
poteva. Il caldo lo avvolse, mirò alla testa in men che non
si dica. Stava per svenire. O morire, il dolore era così
potente da fargli pensare che nulla l'avrebbe trattenuto nel non farlo.
Prima di cadere di peso sul pavimento, qualcuno prontamente lo
afferrò. Delle braccia forti lo tenevano sospeso a mezz'aria
e una voce (che aveva qualcosa di familiare) lo esortava a non
arrendersi.
Ma poco dopo, non sentì più nulla. Solo il buio.
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Capitolo 3 *** Grazie ***
E
dire che era rimasto via solo due settimane. Al Mualim aveva preteso da
lui fin troppe missioni, che lo tenevano lontano dal villaggio in un
modo che ad Altair non piaceva per nulla. Cercò di
accontentare il vecchio come poteva, anche se cominciava ad odiarlo. Lo
odiava anche se era suo Mentore, Maestro di Vita, Padre. Era un
sentimento che gli nasceva dalle viscere. Qualcosa stava per cambiare
ne era sicuro.
E dopo tanto viaggiare, con la mente desiderosa solo di poter riposare
tra i cuscini del bureau, ecco che trovava Malik in condizioni pietose.
Svenuto, febbricitante, non era da lui trascurarsi a quel modo. Era
forse la troppa mole di lavoro a ridurlo in quello stato? La mancanza
di cibo? Lui sapeva bene cos'era che lo faceva far stare male, ma
cercò di negarlo a se stesso e a Malik per quando si sarebbe
risvegliato.
Il corpo di Malik, che bruciava in modo impressionante, fu subito
sbarazzato delle vesti più pesanti e poggiato sul suo
giaciglio. Altair si premurò di posargli una pezza
imbevuta d'acqua fredda sulla fronte e riempì il cesto della
frutta con alcuni cibi e datteri che aveva portato dal suo viaggio.
Sperò con tutto se stesso che non fosse grave, sapeva che
suo fratello Malik era forte e avrebbe superato anche questo momento.
All'improvvisò un urlo fece sussultare Altair dallo
spavento. Malik si muoveva come un ossesso, delirando del dolore che
l'arto mancante gli procurava. Altair cercò di tenerlo
fermo, premendo con una mano sulla spalla sinistra e con l'altra sul
suo torace.
Le grida dell'uomo erano strazianti. Mai aveva visto Malik sfogare la
rabbia e il dolore in quel modo. Gli esseri umani, si rese conto
Altair, erano solo contenitori di sentimenti impuri, quando subivano
una grave perdita. Altair non seppe quantificare i minuti del delirio
di Malik. Seppe solo che per farlo stare fermo, aveva dovuto premere il
suo corpo contro il suo. L'assassino poteva sentire sotto il palmo
della sua mano, il cuore e il suo ritmo galoppante. Cominciò
a sentire caldo, tanto era bollente la febbre che gli sondava il corpo.
I suoi lamenti e grida cessarono quando Altair, reso più dal
panico che da una risoluta lucidità, gli strinse l'arto con
il drappo rosso. Glielo strinse così forte, che temeva di
avergli aperto le ferite, ancora fresche.
I primi raggi del sole cominciavano a spuntare dentro il bureau e
Altair, per quel giorno, fece le veci di Malik. Quest'ultimo,
inconsapevole degli avvenimenti che gli accadevano mentre era
incosciente, continuava a sognare strani fantasmi, suo fratello Kadar e
tante altre cose legate alla sua attività di Assassino.
Altair, nel frattempo, si mosse con grande maestria nella gestione
delle missioni da dare ai novizi e agli Assassini di grado
più alto. Tutti si meravigliarono nel trovare
quell'Assassino a cui Al Mualim aveva tolto i poteri. Ma l'aquila non
ci fece caso agli sguardi attoniti dei suoi fratelli.
In realtà, stare nel bureau, gli fece capire più
o meno come fosse la vita di Malik, dopo quell'evento
nefasto. Vita fin troppo piatta, un cambiamento repentino che
poteva odiare con tutto se stesso.
Quando constatò che altri assassini non dovevano
più entrare nel bureau, Altair chiuse la grata e la porta
che portava direttamente al banco.
Ritornò da Malik, che di febbre non aveva quasi
più. Il suo respiro era regolare, ma sfortunatamente, la
ferite sull'arto sinistro, si erano aperte comunque. Con quelle poche
nozioni di medicina che Altair aveva appreso nel tempo, si mise
all'opera. Lavò, disinfettò e rifasciò
l'arto con bende pulite. Il viso di Malik sembrava più
sollevato. Chissà quando si sarebbe risvegliato.
L'unica cosa che poteva fare in quel momento, non era di certo agire o
parlare, indispettirsi o maledirsi. Prese l'unica mano fra le sue e
attese. Pregò il buon Dio per il suo risveglio,
cosa che accadde qualche ora dopo, quando Altair dormiva, continuando a
stringere la sua mano, la mano di suo fratello, con segreta speranza, e
di cui Malik, forse, non avrebbe apprezzato, da un traditore come lui.
Quando Malik si accorse di tale premura, l'odio si sostituì
al compiacimento.
"Grazie Altair." Disse. Era sicuro che l'avrebbe sentito.
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Capitolo 4 *** Bacio ***
Tempo
dopo, nessuno dei due accennò più a quei giorni.
Ne altre parole furono dette per quanto accaduto.
Anzi. Sembrava che da quel momento si fossero avvicinati sempre di
più. Non volavano più parole d'ironia o di
scherno. Quando i loro sguardi si incrociavano, c'era solo
rispetto, forse imbarazzo.
Che cosa era cambiato? Altair non sapeva darsi una risposta.
Altrettanto Malik.
La sabbia del deserto scottava come non mai. I loro spiriti anche, in
quella piccola vicinanza. Malik non sapeva se fidarsi o meno. Era
sempre la fonte della sua sofferenza. Ricordò le parole del
fratello, "Sarà il tuo più prezioso aiuto,
sarà il tuo braccio destro."
Ma poi accadde di nuovo.
"Bastardo, sei solo un vile traditore."
Le parole che tagliavano la carne, lasciando nella ferita una dose di
veleno che avrebbe ucciso all'istante. Quel maledetto sguardo di
disprezzo che Altair non poteva tollerare, ma che allo stesso tempo
doveva sostenere a tutti i costi.
"Ripetilo di nuovo se ne hai il coraggio."
"Non lo capirai mai quanto ti odio. Tante le volte in cui cerco di
dimenticare chi sei ed ecco che riappari, come dei tanti novizi che
vengono qui. Ma tu non sei come loro. Loro almeno ringraziano.
Abbassano la testa. Tu no, hai sempre avuto il tuo particolare modo di
agire, da saputello quale sei. Ancora non capisco perchè non
sei morto tu, al posto di mio fratello."
Quindi, suppose Altair, anche se fossero passati mille anni, niente
sarebbe cambiato. Nessuna illusione (vera o immaginata, specie in quel
breve attimo che li aveva avvicinati) avrebbe risanato il cuore ferito
del falco.
In un ultimo tentativo di farlo ragionare, di non sentire
più quelle frustrate velenose che gli colpivano l'udito, la
pelle e il cuore, Altair lo abbracciò.
"Cosa fai? Lasciami!"
Altair non fece una piega, la sua stretta non poteva nulla contro il
solo braccio di Malik, anche se, per un momento, il falco gli aveva
dato filo da torcere.
"Altair, lasciami!"
Un pugno, un calcio negli stinchi. Niente, Altair era irremovibile.
"Non ti lascio." Disse solo. Era fin troppo serio. E quella vicinanza
dava a Malik un senso di disagio mai provato prima. Non erano solo le
sue iridi dorate a mettergli una suggestione incredibile, ma anche la
forza con cui lo stringeva. Sapeva bene di che natura era quella presa
e non voleva, non voleva assolutamente dimostrarsi debole, mostrarsi in
lacrime e incapace di trattenere i sentimenti.
Ma non ci riuscì. Malik pregò Altair ancora un
paio di volte, prima che si arrendesse.
Un lungo gemito di dolore sfuggì al controllo del moro.
Graffiò il collo di Altair, gli diede dei pugni sulla
schiena, era troppo, una sofferenza infinita. Perchè il Fato
aveva deciso di punirlo così? Altair ascoltava le
imprecazioni del fratello, l'unica cosa che poteva fare era ancorarlo
ancora di più a sè. Il suo corpo era freddo e
martoriato da delle ferite che forse, non poteva curare. Ma alla fine
avrebbe tentato. Il corpo di Malik, prima freddo, non era forse caldo
in quell'istante? Il suo cuore, dapprima troppo debole, non galoppava
come un cavallo nel deserto? E la sua voce, prima troppo rauca, non
stava adesso raggiungendo il paradiso?
"Aiutami..." Disse Malik tra i singhiozzi. Affondò la testa
nel collo di Altair, pregandolo, scongiurandolo.
"Ti aiuterò Malik. Dammi solo la fiducia necessaria."
Sussurrò l'aquila nel suo orecchio. Lo liberò
dalla sua morsa serpentina e asciugò le sue lacrime in modo
premuroso. Malik non aveva la forza necessaria di affrontare quello
sguardo, che prima gli era amico. Adesso andava oltre quello che poteva
definire lo sguardo ferreo di un nemico, quello affettuoso di
un fratello, forse anche qualche altro confine a lui sconosciuto. E per
il momento, non voleva scoprirlo.
Ma Altair gliene diede un assaggio. Si ritrovò a contatto
con le sue labbra piene. Un bacio casto e pieno di promesse.
Per l'aquila quel confine era già stato oltrepassato. Il
falco si accontentò di godere della sensazione di sollievo
che gli aveva procurato e si rifugiò di nuovo tra le sue
braccia.
Fine
NDA
Oh my god ci credete che avevo l'ultimo capitolo finito e invece
pensavo di non averla conclusa? ;A;
Mi spiace inoltre per il mostruoso ritardo, questa fic è
stata un pò sofferta... La stragrande maggioranza delle
complicate definizioni che avete letto sono frutto di notti e notti di
concentrazione massima, alle volte quando le rileggo non sembrano
nemmeno le mie. Spero che comunque che sia scorrevole e piacevole alla
lettura. Altair e Malik sono il mio OTP e ci tenevo ad avere qualcosa
all'altezza. Con il lavoro che faccio (barista) mi era un pò
difficile concluderla, sapete, il tempo è tiranno e io
dovevo pensare a fare bene la crema dei cappuccini il mese scorso...
Per fortuna ho finalmente il pomeriggio libero e posso procrastinare
ancora su quello che mi riesce meglio: scrivere ouo
Scusate le chiacchere e s grazie per aver letto sin qui!
By Shun
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