Huntington Beach: quando il vento porta via le parole

di _res_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX ***
Capitolo 10: *** Capitolo X ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI ***
Capitolo 12: *** Capitolo XII ***



Capitolo 1
*** 1. Capitolo I ***


 Ciao, questa è la mia prima fanfic su questo sito… Spero di non annoiarvi e di non sembrarvi banale. Se avete qualche consiglio da darmi sappiate che è sempre ben accetto! Spero di riuscire ad aggiornare il prima possibile la storia (sapete, la scuola e gli impegni sportivi  giocano un ruolo importante nella mia vita, come nella vostra…) Non voglio dilungarmi troppo, perciò…
BUONA LETTURA J!
 
 
 
CAPITOLO I
 
- Allora, cosa fai stasera? -
Parole. Parole buttate, così, per caso. Quasi per perdersi nella brezza autunnale, che non essendo ancora troppo fredda donava un po’di sollievo ai passanti. Il marciapiede che affiancava la spiaggia, nonostante la temperatura, era praticamente vuoto. Non era stato il venticello caldo, ma le nuvole che coprivano il cielo a scoraggiare i surfisti che affollavano perennemente la spiaggia.   
- Non ne ho la più pallida idea, anche se qualche suggerimento ce l’avrei… -
Rispose la ragazza e per far capire ancora meglio quali fossero i suoi piani, si prodigò in un lungo e profondo sbadiglio.
Una risata fu portata via ancora una volta dal vento.
- Dai, è martedì! Non puoi andare a letto presto. Perché non andiamo a fare un giro ai mercatini?- Un tentativo per non stare a casa da solo, mentre il padre era via, la madre occupata e il fratello e la sorella con i loro programmi.
- Si può sapere perché, per una volta che posso dormire mi chiedi di uscire? –
Chiese lei, che di dormire ne aveva molto bisogno.
- Perché non puoi stare rinchiusa in casa tutte le sere! -
Una risposta data per provocare, per vedere se avrebbe accettato la sfida o lo avrebbe abbandonato ad una serata davanti al televisore o magari con la sua chitarra, nella solitudine della sua camera.
- Non è vero che io sono sempre rinchiusa in casa! Guarda che esco anch’io! E non mi guardare così. Oramai tutti i sabati sera  e praticamente tutti i martedì li passo in giro o con te, o con Mey  e Maddy, o con tutti e tre. Perciò non mi venire a dire che sto sempre in casa! Inoltre penso di avere il diritto di dormire quando posso, dato che mi sveglio alle cinque adesso, grazie alla fantastica idea del mister-
Due sguardi che si incontrano, uno irritato e l’altro divertito di quella sfuriata.
Quanto la conosco bene, pensò. Perché oramai sapeva perfettamente cosa dire e cosa fare per provocare quel moto di stizza nella sua migliore amica.
- Dai, stavo scherzando! Pensi che non lo sappia? E’ solo che avevo voglia di uscire un po’ stasera…-
- Sì, Ok. Comunque, sbaglio o sono già tre martedì sera che non facciamo altro? Poi, il fatto è che domani c’è scuola e sinceramente non ho voglia di andare in giro – ,
concluse guardandolo. Bryan  soppesò quello sguardo e capì, che per passare un po’ di tempo fuori sarebbe dovuto andare a casa di Aris.
- Perché allora non ci guardiamo un film a casa tua? -
- Tipo?-
Domandò tirando un calcio ad un sasso e voltandosi per guardare la faccia di Bry, in attesa di chissà quale risposta.
- Ti va un bell’horror?-
La sua voce era seria, mentre la bocca era incurvata all’insù in uno strano ghigno, in attesa di una reazione che stava già pregustando, gli occhi luccicanti ridevano divertiti. Si stava prendendo gioco di lei.
Un horror! Qesta me la paga! I pensieri di Ris si tramutarono in un’espressione omicida sul suo volto.
Aris non si poteva certo definire alta, tutt’altro. Non superava il metro e sessanta e il fatto che non portasse mai i tacchi a favore delle scarpe da ginnastica, la facevano apparire ancora più piccola accanto a Bry o a un qualunque altro ragazzo. Il corpo risultava ben proporzionato e i muscoli erano tonici grazie agli allenamenti di calcio. I capelli, che non arrivavano alle spalle, incorniciavano  due occhi verdi, con grandi riccioli castani.
Bry adorava quegli occhi. Non ne aveva mai visti di così, sembravano quasi due fondi di bottiglia per quanto erano verdi. Era una caratteristica di famiglia, tutti e tre i fratelli li avevano di quel colore e Bryan aveva paura di non poterli rivedere mai più sorridere per lui. Aveva passato sei mesi di fatica e sforzi per riuscire a vederli limpidi e felici e lui non vi avrebbe più rinunciato.
Sembra fragile, ma non lo è, pensava il ragazzo, mentre  guardava quell’espressione assassina. Dall’altra parte Ris si era sollevata in punta di piedi, incrociando le braccia al petto. Anche lei lo stava guardando negli occhi. Occhi caldi, bollenti come pozze di cioccolato fuso, che la seguivano ovunque da quando erano diventati amici.
Aris era arrabbiata con lui, ma come poteva rimanere incavolata, quando capiva perfettamente dalla sua espressione che stava scherzando e che la voleva solo stuzzicare?
Sì, però devo fargliela pagare per l’altra volta! Si alzò ancora di più per avvicinarsi meglio e si rivolse a lui con voce bassa.
- Sei sicuro? Non ne hai avuto già abbastanza degli ultimi due tentativi? Vuoi proprio farmi vomitare addosso a te?-
Se avesse urlato, non avrebbe mai ottenuto quell’effetto. Nelle sue parole c’era una minaccia velata. Bry se ne accorse. Sapeva quanto poteva risultare implacabile quando voleva e sicuramente non si sarebbe lasciata sfuggire quell’occasione, anche se lui era il suo migliore amico. Un brivido scese lungo la schiena di Bry, scatenato dalla freddezza e determinazione di quegli occhi verdi. Stava facendo sul serio.
- No, grazie. Non ci tengo a sporcarmi solo per uno stupido film. Prima o poi, però, dovrai pur riuscire a vederne uno senza fare tutta quella scena-
Non rideva più e anche i suoi occhi si erano fatti seri.
- Smettila, lo sai che non mi piacciono. Non ho paura, semplicemente mi viene da vomitare al solo pensiero delle scene che mi troverò davanti-
Rispose stizzita Aris.
I due durante il battibecco si erano fermati. Vicino al marciapiede c’era una piazzola con due panchine, accanto un’aiuola con palme e fiorellini azzurri.
Bry non avrebbe voluto accantonare il discorso, ma la risposta dell’amica gli fece cambiare idea. Non ne valeva la pena di litigare per un film. Si avvicinò alla panchina e vi depose lo zaino. Aris lo seguì in silenzio e si mise a sedere vicino alla sacca, cominciando a giocare con un teschietto appeso alla cerniera della tasca piccola.
- Scusa, non volevo arrabbiarmi. E’ solo che sono stanca morta: la scuola, gli allenamenti e il poco sonno giocano brutti scherzi. Lo sai che sono abbastanza suscettibile su questo argomento quando non sono dell’umore giusto-
Bry distolse lo sguardo dal bel panorama che la sua città riusciva sempre a regalargli, per volgerlo sulla ragazza. Huntington Beach era rinomata per le sue spiagge e le sue onde, i quattordici kilometri di spiaggia più belli e lunghi della East Cost. Un sorriso gli increspò le lebbra e Aris non riuscì a capire, se fosse stata lei o il mare a farlo comparire.
- E’ anche colpa mia, lo sai come la penso a riguardo. Comunque non abbiamo ancora deciso cosa guardare-
- Cosa ne dici se scegliamo al video noleggio? Magari in questo modo eviteremmo di litigarci per nulla…-
- Ok, allora prima di dividerci faremo una piccola deviazione. Altrimenti ci sarebbe potuto andare solo uno dei due, mentre tornava a casa. Avremmo sicuramente risparmiato del tempo-
Rispose Bry tornando a guardare la costa.
- Non trovi che sia un po’ troppo vuota?-
- Cosa? La spiaggia?-
Domandò a sua volta Ris voltando lo sguardo nella direzione del suo e poi spostandolo velocemente sull’amico. Il volto di Bry era assorto, perso in chissà quali ragionamenti, che sicuramente gli stavano ispirando una nuova melodia o il completamento di un’altra.
Lui è così, pensò lei, ed era vero. Amava la musica come nient’altro. Aveva imparato a suonare la chitarra tutto da solo, mentre per il pianoforte aveva insistito il padre. Una passione, quella della musica, che Bryan Senior gli aveva passato fin da piccolo.
- Chissà, magari è colpa del nome-
Aveva detto un pomeriggio di giugno la ragazza. Probabilmente era vero, dato che anche suo padre era un musicista e si chiamava proprio come Bry.
- Sì, di solito è sempre piena. Magari è il tempo-
Le parole le arrivarono inaspettatamente alle orecchie e ci mise qualche minuto per capirne il significato.
- Hai ragione, non può essere altro. Sembra stia per piovere-
Rispose quindi Ris voltando lo sguardo verso il cielo livido. Quell’attimo di esitazione nella sua risposta, però, aveva fatto voltare Bryan verso di lei, che si mise a guardarla. Quando lei abbassò lo sguardo trovò quello di lui fisso su nel suo.
- In effetti è da marzo che non piove come si deve. Forse oggi è la volta buona-
Continuò guardandola.
Aris seduta su quella panchina, con la testa piegata di lato, l’espressione di sorpresa mista a panico e a confusione, come se fosse stata una bambina colta in fallo da un’insegnate, e con le gambe ciondolanti, non sembrava altro che quella ragazza spaesata di quasi un anno prima. Come fantasmi, numerosi ricordi tornarono alla mente di Bry facendogli cambiare espressione. Un piccolo ghigno spuntò sulle sue labbra, prendendo il posto dell’espressione pensierosa che aveva ogni volta che lasciava vagare la mente e faceva aggirare lo sguardo sul paesaggio circostante.
- Cosa c’è?-
Domando Aris aggrottando la fronte e inclinando la testa verso l’alto per guardarlo meglio in faccia.
- Niente, è solo che  mi fai ridere-
Come dirle che in realtà non era lei a farlo ridere? Che in verità era il flashback che gli tornava in mente ogni tanto? Quello in cui l’aveva vista spaesata e persa per la prima volta, senza ancora riuscirne a capire il perché. Quello in cui si era ripromesso di aiutarla a ritrovare la strada che il suo sguardo non poteva più scorgere, perché troppo coperto dalle lacrime?
- E perché, scusa?-
Chiese piccata lei.
- E’ un peccato che tu non riesca a vederti. Con quell’espressione da pesce lesso che avevi prima, faresti ridere chiunque!-
Una risata si perse leggera fra i sospiri della brezza marina.
- Ah! Ah! Ah! E’ inutile che fai quella faccia, è vero! Ah! Ah! Dai, smettila Ris… Stavo scherzando! Ahi! No, smettila. Dai, stai ferma! Ahi! Ris, non mi picchiare… Mi fai male! Ahi!  Ris… Dai…-
Capendo il perché di quella faccia, Aris aveva cominciato a picchiare Bry sul braccio destro, tormentandoglielo con dei pugni. Anche lei, quando voleva, sapeva fare molto male.
- Dai, basta.... se continui così mi verranno dei lividi enormi! Vedi, alla fine stai ridendo anche tu, perciò smettila…-
I colpi si affievolivano sempre di più a mano a mano che le risate le toglievano il fiato. Non c’era niente da fare. Bry riusciva a farla ridere sempre e comunque, nonostante lei fosse arrabbiata con lui.
- Sei uno scemo! Ah! Ah! Ah! E poi non è vero che ho…Ah! Ah!... una faccia da pesce lesso! Al massimo sarai tu quello con la faccia da cretino! Mentre ti tiravo quei pugni non sembravi nemmeno normale!-
Fece la ragazza cercando di imitarne l’espressione. Quella strana smorfia venuta male contribuì solamente ad aumentare le risate, che continuarono per altri due minuti buoni.
Almeno adesso riesce a ritrovare la strada…
Pensò lui guardandola sdraiata sulla panchina, in preda agli ultimi spasmi provocati da tutto quel riso e intenta ad asciugarsi le lacrime dagli occhi.
- Mi hai fatto venire mal di stomaco, Bry!-
- Meglio quello del male che mi hai fatto al braccio! Te l’ho detto, stasera avrò dei lividi per colpa tua! –
- Ma va là! Proprio tu che vai in palestra, ti fai male semplicemente con i pugni di una ragazza? E per giunta più piccola di te come fisico? Io non ne andrei molto fiero se fossi in te!-
Commentò Ris divertita.
- Sì, sì, brava. Prendimi in giro, sfottimi. Tanto non sei tu che ti sei fatta male!-
Rispose con finta indignazione, girandosi dall’altra parte.
- Te la prendi pure! Mamma mia quanto sei permaloso! Cosa vuoi adesso, che ti dia anche i bacini sul braccio per farti passare il dolore?-
Aggiunse lei alzandosi e mettendosi di fronte a lui con le braccia incrociate al petto.
- Certo! Sei tu che mia hai fatto male, no? Non posso mica darmeli da solo. Primo non ci arrivo e secondo sembrerei uno scemo…-
- Ma vai a quel paese!-
Dicendo questo si voltò per prendere la tracolla e avviarsi verso il videonoleggio, che si trovava a soli due isolati da casa sua e a tre da quella di Bry.
Dal punto in cui si trovavano ne mancavano ancora due, dato che avevano percorso solo la metà della strada. La scuola non era molto lontana da dove abitavano loro. Solo quattro isolati separavano Aris dalla sua meta giornaliera, mentre Bry doveva percorrerne tre.
Il ragazzo vedendola allontanarsi raccolse il suo zaino velocemente e si avviò per raggiungerla.
Il percorso verso il negozio fu breve e senza stranezze e i due parlarono tranquillamente del più e del meno. In una decina di minuti arrivarono a destinazione: un piccolo edificio a un solo piano, dal tetto basso e dalle pareti bianche, con una scritta al neon che lo identificava come “Videonoleggio Hunt”. Accanto alla porta d’ingresso scorrevole, c’era un distributore di dvd ventiquattro ore su ventiquattro, che veniva perennemente preso d’assalto da chiunque volesse un film. Ad Aris e Bry, però, piaceva scegliere ancora con calma e alla vecchia maniera, litigando e rompendosi le scatole a vicenda per trovare il dvd adatto
Si avvicinarono all’ingresso e la fotocellula fece scattare l’apertura automatica. Appena entrati un odore di nuovo, unito ad una musica bassa e dal ritmo veloce, li accolse facendoli sentire come a casa loro. Ci avevano passato pomeriggi interi a cercare tra gli scaffali il film giusto da vedere, scartando dvd su dvd.
Phil, il proprietario del negozio, alzò gli occhi dal computer, su cui stava trascrivendo i dati di una pila nuova di film appena arrivati, facendo un cenno ai due. In risposta Bry e Aris alzarono la mano, mormorando un ciao. Oramai erano due ospiti abituali e il negoziante, un uomo sulla trentina, aveva imparato a conoscerli bene.
Aris si avviò spedita verso il reparto dei film d’avventura, mentre Bry andava dall’altra parte del locale, dove si trovavano i film di guerra. 
- Cosa ne dici di “Salvate il soldato Ryan”?-
Urlò lui per farsi sentire.
- No, non mi piace un gran che. “King Arthur”?-
- L’abbiamo già visto il mese scorso. Va be’ che ti piace, ma io non ho voglia di vederti sbavare dietro a quei sette cavalieri da strapazzo. No, meglio “Avatar”-
Rispose Bry avvicinandosi e abbassandosi per prendere il dvd.
- Non è vero che sbavo dietro di loro! Niente “Avatar” comunque. Lo abbiamo appena visto al cinema qualche mese fa… -
Replicò lei facendo vagare lo sguardo sull’enorme ripiano, pieno zeppo di pellicole cinematografiche vecchie e nuove.
- “Io sono leggenda”?-
-  Non l’ho mai visto-
Riprese Aris voltandosi verso l’amico e prendendogli di mano la custodia che lui le stava allungando.
- Quindi?-
Fece lui aggrottando la fronte e sperando che la sua risposta non fosse un altro no. Non sapeva perché, eppure non era facile mettersi d’accordo su cosa guardare.
- Quindi va bene!-
Disse lei in risposta, avviandosi verso il bancone per noleggiare il filmato.

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Sono qui, finalmente! Mi dispiace di avervi fatto aspettare! XD
Comunque, cercherò di postare ogni due settimane e perciò ogni due lunedì! Sono di fretta, perché la stanchezza mi costringe ad andare a nanna! Grazie a per i commenti che mi avete lasciato, sono contenta! Vi prego di continuare a darmi consigli!
Buona lettura! Ci vediamo fra due settimane!
 
CAPITOLO II
 
Appena arrivò in giardino, capì immediatamente che sarebbe rimasto da solo almeno fino alle sette, dato che la macchina di sua madre e quella di suo fratello non c’erano. L’unica auto presente in garage era quella del padre, perché in quel momento si trovava in viaggio di lavoro a Parigi. Nemmeno la bici della sorella era al proprio posto nella rimessa. Probabilmente anche lei era ancora via da qualche sua amica.
La casa di Bry era una delle più grandi e vecchie del quartiere. Era in legno, pitturata di bianco e con il tetto nero. Finestre grandi si aprivano sul giardino dalle aiuole curate, che facevano invidia a tutto il vicinato grazie al lavoro che compieva la matrigna durante il tempo libero. La porta dava su un’ampia veranda, piena di vasi con fiori che cominciavano a perdere i bei colori estivi. Due sedie e un divano in vimini completavano il tutto, facendola sembrare la facciata di una casa da film di Hollywood.
Brian salì i gradini del loggiato e aprì la porta d’ingresso. Sulla sinistra un piccolo tavolino ospitava un piatto di ceramica su cui appoggiare le chiavi.
Accese la luce e si avviò su per le scale, diretto verso la sua camera da letto. Aveva appena lasciato Aris al bivio ed ora tutta la stanchezza accumulata durante la giornata cominciava a farsi sentire. Non sapeva bene il perché, eppure ogni volta che stava con lei gli sembrava di essere sempre pieno di energie, anche se fino a poco tempo prima era stato stanco e spossato. Era come se lei riuscisse a fargli dimenticare tutto, caricandosi su di sé tutto ciò che lo faceva sentire male. Questo, naturalmente, era uno dei motivi per cui Res era la sua migliore amica.
Salendo, i vecchi scalini in legno presero a scricchiolare, rendendo tetra ed ancora più vuota la casa. Gli ricordava uno di quegli horror che tanto davano fastidio ad Aris. Si aspettava quasi che un maniaco spuntasse fuori per torturalo.
Le due rampe di scale davano su un corridoio su cui si aprivano le porte delle camere, dello studio e del bagno. Sulla destra altre due rampe di scale portavano al piano superiore, dove si trovava la mansarda e la soffitta.
Arrivato davanti alla sua stanza ne spalancò la porta e vi si fiondò dentro. Gettò lo zaino per terra e poi sprofondò a pancia in su sul letto, chiudendo gli occhi. Allungò il braccio destro verso il comodino, dove si trovava il lettore CD. Spinse il tasto play e la musica martellante del suo gruppo preferito si diffuse in tutta la stanza.
L’ambiente era grande e pieno di oggetti buttati sul pavimento. Ovunque ci si girasse si poteva notare che il caos regnava incontrastato: spartiti buttati per terra, le sue due chitarre nell’angolo accanto al letto, mentre le loro custodie erano state gettate di malagrazia dall’altra parte della stanza. Numerosi poster di cantanti e band riempivano i muri verde chiaro della stanza, dove non si trovavano l’armadio, che copriva per metà la parete destra, la libreria e due scaffali, che erano sulla parete di fronte. Tutte le mensole erano ingombre di oggetti fino all’inverosimile. Di fronte alla porta si trovava il letto e accanto, sulla destra, l’unica finestra della stanza, che dava sul giardino posteriore. A sinistra si poteva notare il comodino, sul quale erano appoggiati numerosi cd, una lampada e una sveglia.
Nessuno riusciva a capire come lui potesse vivere in una confusione del genere, persino Aris e sua madre ci avevano rinunciato. Eppure per lui quello non era caos, quello era il suo ordine personale di mettere le cose.
Una volta Res gli aveva detto, scherzando, che se il mondo fosse stato sistemato come la sua stanza, probabilmente, si sarebbe autodistrutto il giorno dopo la sua creazione, poiché come dicevano alcuni filosofi greci “nel disordine non può esserci vita”. Lui aveva riso di quella battuta e  da quel momento si era sforzato di migliorarsi, ma dopo appena due giorni la situazione era tornata come se niente fosse.
La sua matrigna ripeteva spesso di sospettare che, da qualche parte, lì in mezzo, fosse nata e vivesse pressoché indisturbata una nuova forma di vita. Infatti, si vantava di entrarvi ogni volta con sprezzo del pericolo, aspettandosi sempre di perdersi e venire recuperata dopo un mese di terrore, passato fra chissà quali strani mostri.
Abbandonato sul letto e con la mente che vagava a piede libero, si accorse improvvisamente che avrebbe dovuto fare i compiti di matematica e chimica per il giorno dopo, ma non provò nemmeno a spostarsi, tanta era la stanchezza.
Li copierò domani da Eric…Be’ forse è meglio che li copi da Ris, non voglio beccarmi una F  per così poco…
Lasciò che i pensieri non rispondessero più alla sua volontà, fino a sprofondare in un dormiveglia popolato da strani sogni, in cui lui veniva catapultato da un luogo all’altro, senza nemmeno riuscire a capire bene dove si trovasse.
Sembrava che non fosse passato nemmeno un minuto da quando aveva perso coscienza di se stesso, che un rumore inaspettato fece scattare qualcosa dentro di lui rendendo più labile il confine fra dormiveglia e realtà.
Qualcosa si mosse ancora nella stanza e l’antico pavimento in parquet della camera prese a scricchiolare.
- Cazzo… perché non abbiamo la moquette?
Imprecò piano una voce lontana ma famigliare, che l’inconscio di Bry registrò. Sfortunatamente la sua testa non era ancora in grado di connettere, così Brian si rigirò nel letto, cercando di ritornare in quell’oblio accogliente, che, a quanto pareva, qualcuno stava tentando di negargli.
Un altro rumore, stavolta più forte dei precedenti, come di qualcuno che frana addosso a qualcosa, lo fece ridestare completamente. Sembrava quasi che un elefante avesse deciso di usare una delle sue amate chitarre.
Cazzo! Le chitarre…
Bry fece uno scatto verso l’alto, aprendo velocemente gli occhi marroni e praticamente fu come se non si fosse mai addormentato. Girò la testa di scatto e vide sua sorella intenta massaggiarsi il sedere, con accanto a lei le chitarre, crollate sul pavimento a causa della sua goffaggine.
- Kena! Non puoi fare più attenzione a dove metti quei piedi? Possibile, che tutte le volte che entri combini solo dei casini?-
Le urlò contro Bry, mentre lei si lamentava ancora seduta a terra, preoccupato più per l’incolumità dei suoi amati strumenti, più che per quella della sorella.
- Fa sempre piacere sapere che il proprio fratello si preoccupa molto per la mia salute! Per non parlare del fatto che è fantastico avere un fratello, che capisce che è lui a fare del caos è non quelle povere vittime che entrano nella sua stanza! E poi… Ah sì, dimenticavo! Sto bene Bry, non ti preoccupare. Faccio da me, non c’è bisogno che mi aiuti ad alzarmi…-
Rispose piena di sarcasmo la ragazza, cercando di sollevarsi senza cadere di nuovo a causa di chissà quale oggetto sparso sul pavimento.
Mckenna era più piccola di lui di tre anni. I due si somigliavano molto, nonostante avessero solo uno dei due genitori in comune. Avevano gli stessi occhi nocciola e gli stessi capelli neri, che ricordavano tanto quel ramo della famiglia di cui portavano il nome. Essendo, però, ancora nel pieno del suo sviluppo, Mckenna risultava non ancora completamente formata. Il fisico magro era ancora privo delle forme aggraziate che, invece, contraddistinguevano le giovani donne a cui Bry dedicava lunghe occhiate sulla spiaggia. Mc, però, aveva un tocco in più che a lui mancava. Probabilmente perché, era un qualcosa che proveniva dal gene della matrigna. Anche Brent lo possedeva. Non sapeva di preciso cosa fosse. Era qualcosa nel modo di fare che li rendeva più affascinanti, attraenti.
Perciò, non si poteva certo dire che fosse una brutta ragazza, anzi Bry e Brent faticavano non poco a tenere lontani gli indesiderati, che le ronzavano sempre più intorno.  
Brian sospirò esasperato, mettendo al riparo della sorella i suoi beni più preziosi. Si avvicinò al comodino per spegnere il lettore CD, che aveva continuato a suonare indisturbato durante il suo sonnellino di ben un’ora.
- Cosa vuoi?-
Chiese leggermente scocciato per l’intrusione, mettendo le mani sui fianchi.
- Mai chiedere scusa, vero?-
Domandò Mckenna, rivolgendogli un’occhiataccia degna della migliore della madri.
- La mamma mi ha mandato a chiamarti. La cena è pronta e stiamo tutti aspettando te per cominciare-
Disse velocemente lei, infastidita di doversi prestare come intermediaria. Notando quell’espressione Bry si rialzò dal letto, sul quale si era appena risistemato, per avvicinarsi alla porta.
- Sarebbe bastato chiamarmi dalle scale se non avevi voglia di venire su. Ti avrei sentito lo stesso…-
- Non è vero. Ti ho chiamato per almeno cinque minuti buoni senza che tu mi degnassi di una risposta e allora sono venuta a vedere. Quando ho sentito la musica ho bussato, ma tu non davi segni di vita, così sono entrata per assicurarmi che non fossi deceduto nel sonno…-
Rispose lei terminando la frase con quel sarcasmo che la contraddistingueva anche se aveva solo tredici anni.
- Molto divertente! Scommetto che non vedi l’ora che accada…-
Controbatté Bryan aprendo la porta e facendo cenno alla sorella di uscire. Appena Mckenna lasciò la stanza, Bry si girò per vedere se tutto fosse a posto e in quel momento notò che il suo cellulare era rimasto sul letto.
Probabilmente mi è caduto mentre dormivo…
Pensò il ragazzo raccogliendolo. Fu in quel momento che vide che gli era arrivato un messaggio. A quanto pareva nemmeno la suoneria del telefonino era riuscito a fare quello che avevano fatto le sue chitarre.
Sbloccò la tastiera per vedere chi glielo avesse mandato, ma la voce della sua matrigna lo fece desistere.
Era una donna dolce e lo aveva sempre trattato bene, tanto che la considerava come una madre e la chiamava pure mamma, ma su certe cose era intransigente e una di quelle era la cena. Tutti dovevano essere a tavola alle sette in punto, altrimenti non si poteva cenare finché non fossero arrivati anche i ritardatari e per loro non ci sarebbe stato molto da festeggiare. L’unica cosa certa era che non sarebbero andati a letto con la pancia piena. Perciò Bry chiuse la porta della sua stanza e si catapultò letteralmente in sala da pranzo.
Brent era già seduto, mentre Mc e sua madre stavano portando in tavola l’insalata e l’arrosto dalla cucina. Bry prese posto accanto al fratello, mentre Mckenna si sedette di fronte a loro. L’unica sedia vuota era quella a capotavola del padre, Brian Senior, che ora probabilmente stava passeggiando allegramente per le via di Parigi.
La cena cominciò e tutti e quattro raccontarono della loro giornata. La madre era infermiera all’ospedale cittadino e così, si prodigò in un lungo e dettagliato racconto di tutti i nuovi pettegolezzi della giornata. Quando il silenzio calò su tutti, solo il rumore delle stoviglie prese ad accompagnare il pasto.
- Mamma, stasera io dovrei andare da Chris. Non ti dispiace, vero, se prendo la tua macchina? La mia è praticamente a secco… -
Chiese con voce supplicante Brent, alzando lo sguardo sulla madre, Susy, intenta a tagliare la sua fetta di arrosto.
Brent era sempre stato il preferito della donna. Era il figlio che aveva avuto con il suo primo marito e ci teneva molto a lui, ma non per questo gli lasciava fare tutto. Su questo punto era sempre stata particolarmente giusta, cercava di non fare mai troppe differenze e aveva accettato Bry molto bene.
- Non potevi fargli il pieno oggi? Dopo tutto sei stato fuori tutto il pomeriggio e mentre tornavi avresti potuto fermarti senza problemi -
Rispose la donna guardando il figlio negli occhi verdi come i suoi.
- Lo so ma’, ma non ci avevo fatto caso – disse cercando di sviare - Per favore prestami la macchina, ti prometto che domani farò il pieno alla mia-
- Sì, sì,… Di pure che vuoi la macchina della mamma solo per fare bella figura con Crystal…-
Si intromise con un tono di chi la sa lunga sulla situazione la sorella.
-  Taci, Mc! Non è vero. Lo sai quanto mi piace la mia macchina. Comunque se anche fosse così, non sarebbero certo affari tuoi!-
Gli rispose Brent, furioso di essere stato colto in fallo da una tredicenne, con il volto che stava diventando rosso.
- Se non è vero, allora perché stai diventando bordeaux? -
Chiese lei mostrando un ghigno divertito, mentre la faccia del ragazzo si faceva via via sempre più rossa per l’imbarazzo e per la rabbia.
- Mc, per favore lascia stare Brent. Non penso che si possa vergognare di una macchina che si è scelto lui. Comunque, sì, prendi pure la macchina. Non distruggerla, però-
Rispose la madre ridendo, divertita da quello scambio di battute.
Durante il battibecco Brian era rimasto in silenzio, cercando di trovare il momento più opportuno per fare anche lui la sua domanda.
La cena riprese silenziosa, interrotta solamente dal rumore delle posate che sfregano sui piatti. Solitamente, quel momento era caratterizzato dal chiacchiericcio continuo di Mc, ma quella sera aveva intuito che le domande per Susy non erano ancora finite e, perciò, aspettava il momento più opportuno per porre altre frecciatine indiscrete a qualcun altro.
- Mamma, posso andare da Aris stasera? Guardiamo un film-
Buttò lì Bry, sperando che la madre, come al solito, gli rispondesse affermativamente.
- Non andate a fare un giro sulla Main? Di solito andate sempre a vedere il mercatino-
Disse lei volgendo lo sguardo sull’unica persona, che, lì in mezzo, non era sangue del suo sangue, ma che non esitava ad aiutare nei numerosi litigi col marito.
- Sì, lo so… Però stasera lei non aveva  voglia di uscire, perciò stiamo a casa sua a vedere un film. Non viene qui perché sai che i suoi non la fanno guidare…-
Rispose Bry prevenendo la domanda seguente della donna.
- Mi domando perché non le lascino usare la macchina, ha sedici anni ed ha pure la patente!-
Disse lei infilzando un altro pezzo di arrosto.
Da quando Brian aveva preso la patente, era capitato molte volte che fosse lui ad occuparsi dei trasporti, quando dovevano andare da qualche parte, proprio perché Res non poteva guidare. Per lui, però, non erano tutte rose e fiori. Litigava spesso con il padre per poter usare la sua macchina, dato che non ne possedeva ancora una sua, e non sempre gli veniva ceduta. In questo modo i due erano costretti a chiedere a una Maddy tutta contenta della richiesta, di scarrozzarli in giro per la città.
- Te l’ho già spiegato ma’, i suoi non vogliono che guidi la macchina perché in Italia non puoi ancora farlo a sedici anni. E’ per questo che le lasciano usare la moto, ma non l’auto. In più anche i suoi fratelli hanno dovuto aspettare i diciotto anni per poter guidare… E sai, da bravi genitori non vogliono discriminare nessuno-
Rispose il ragazzo molto più interessato alla sentenza, piuttosto che al perché Ris non potesse guidare. La madre dovette recepire il messaggio, poiché si affrettò a rispondere.
- Ok, va bene per me. Però non mi piace che tu debba sempre andare da lei, perché non la fai venire qui qualche volta? Sarei felice di rivederla, dopo tutto è una così brava ragazza…-
Le ultime parole risultarono pronunciate con un tono che voleva sottolineare ogni cosa non detta. Susy, infatti, aveva sempre pensato che i due non stessero poi così male insieme e anche se il figlio le ripeteva che erano solo amici, lei continuava a sperare. Dopo tutto, lei diceva che la speranza è l’ultima a morire. Per questo insisteva sempre per far venire Ris a casa loro, il che, tutto sommato, non accadeva poi così tanto di rado.  
- Ma’, smettila di insistere! Tanto Bry non ci combinerà mai nulla con Ris. Lei è fin troppo in gamba per lui e, inoltre, il diretto interessato non ha ancora capito un bel niente dalla vita. E’ da mesi che non faccio altro che ripeterglielo, ma lui niente! E’ come se avesse segatura al posto della testa. Per me ha il cervello che gli si è fuso a forza di guardare le ragazze sulla spiaggia…-
- Mc! Mamma, ma digli qualcosa! –
Rispose Bry che stava incominciando ad incazzarsi. Non amava che si mettessero in discussione certe cose, tra cui il suo rapporto con Aris.
- Guarda, che Mckenna ha ragione! Per me dovresti provarci-
Fece il fratello tutto tranquillo, sporgendosi per prendere la caraffa dell’acqua.
- Oh! Ma ti ci metti anche tu? Come ve lo devo dire che per me lei è solo un’amica?-
- E allora perché passi tre quarti del tuo tempo con lei? E per giunta da solo?-
Continuò insistente la sorella guardandolo dritto negli occhi e sfidandolo a risponderle.
- Semplice, perché lei è la mia migliore amica! Non fate quella faccia! Non è che se qualcuno è amico con una ragazza deve essere per forza perché gli piace!-
Ribatté Bry sempre più arrabbiato ed esasperato di quella situazione. Possibile che nessuno riuscisse a vedere la verità? Era così difficile pensare che un maschio e una femmina potessero essere migliori amici senza essere innamorati?
- Sì, proprio, ma allora perché…-
- Basta Mc! Lascialo stare. Se lui ha detto così, non devi per forza fargli cambiare idea. E ora, se avete finito, aiutatemi a sparecchiare che sono già le otto meno un quarto -
Bry a quell’affermazione scattò in pedi cominciando a raccogliere tutti i piatti, incurante delle proteste della sorella, ancora intenta a finire le sue foglie di insalata.
- Ma la smetti! Lascia giù il mio piatto! Non è colpa mia se sei in ritardo! Se non ti fossi addormentato sul letto non avresti questo problema!-
- Taci e finisci, che devo ancora fare la doccia-
La interruppe Brian, preoccupato di arrivare in ritardo. Non sapeva perché, ma qualcosa lo stava facendo diventare inquieto.
Dopo aver sparecchiato alla velocità della luce e lasciate le stoviglie nel lavandino, per farle risciacquare dai fratelli, il ragazzo si precipitò velocemente in bagno sotto la doccia. In dieci minuti era lavato e vestito, pronto per uscire. Fu solo in quel momento che si ricordò del messaggio sul cellulare. Lo raccolse dal letto e lo aprì.
Quando arrivi non fare nulla, non ti arrabbiare e non prenderlo a botte. E’ qui con mio fratello e Ced. Abbiamo parlato prima. Quando arrivi ti racconto tutto.
In quel momento capì che la sua inquietudine non era stata una cavolata. Possibile che il suo sesto senso non sbagliasse mai? 

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


CAPITOLO III
 
La musica rimbombava dalle cuffie rosse del suo mp3, trasportandola in un altro mondo, fatto solo di note. Niente parole, niente preoccupazioni, niente problemi, solo musica.
La ragazza sospirò continuando lungo la strada di casa, mentre l’aria risuonava del tintinnio prodotto dalla sua tracolla, che sbatacchiava al ritmo dei suoi passi. Ancora pochi metri e poi sarebbe arrivata al grande edificio azzurro in cui abitava.
Eppure, non aveva molta voglia di tornare a casa. Rientrare voleva dire dover fare i compiti, ma, soprattutto, da quando anche Alessio si era trasferito al college, l’abitazione era diventata tremendamente vuota. Sentiva troppo la mancanza dei suoi fratelli. Non era abituata ad essere da sola e perciò, cercava di stare il fuori il più possibile, prendendosela comodamente quando doveva rientrare.  
Un altro sospiro riempì l’aria fresca del tardo pomeriggio. Era stanca. Gli allenamenti doppi la fiaccavano più d’ogni altra cosa e dopo un mese non si era ancora completamente abituata alla situazione.
 Come aveva fatto il suo mister ad avere l’idea così brillante di fare due allenamenti al giorno, quattro giorni a settimana, più partita la domenica mattina? Per non parlare del fatto che il primo allenamento era proprio alle cinque e mezza di mattina, perché la scuola cominciava due ore dopo.
Una ventata un po’ troppo fredda costrinse Ris a stringersi ancora più addosso al golfino nero, che portava sopra alla leggera maglietta di cotone arancio e bianca, mentre un brivido le percorreva la schiena. L’autunno stava cominciando a farsi sentire, anche se non avrebbe mai raggiunto temperature basse come quelle italiane: il caldo oceano Atlantico e le correnti che spiravano verso terra rendevano l’aria tiepida d’inverno e calda e ventilata d’estate. L’unica cosa che non le mancava ad Huntington Beach era la nebbia. Nei mesi di ottobre e maggio, infatti, gli sbalzi di temperatura facevano scivolare fuori dal mare tentacoli di nebbia, che rendeva opachi i crepuscoli, come succedeva in Italia,  quando ogni inverno scendeva inesorabile per rimanere fino a metà mattina, rendendo umido e tetro il paesaggio circostante.
Aris si era trasferita negli Stati Uniti da otto anni ormai, a causa del lavoro di suo padre. Subito la famiglia si era stabilita a Los Angeles. In seguito, dopo due mesi, si erano spostati in un luogo meno affollato e frenetico. In questo modo si erano ritrovati a vivere ad Huntington Beach.
L’Italia era mancata e mancava tuttora a tutti, ma soprattutto ai genitori e a Paolo, che avevano fatto molta più fatica degli altri ad ambientarsi al nuovo stile di vita. Avevano dovuto lasciare la famiglia e gli amici, per una città piena di estranei. Tutto ciò non era stato fatto solo per la grossa opportunità che aveva avuto il padre, ma anche per i figli: crescendo in America avrebbero avuto modo di conoscere un’altra cultura, ma soprattutto di imparare l’inglese.
Poco dopo il loro arrivo, nella casa vicino al mare, erano giunte anche le nuove conoscenze e amicizie, che avevano reso meno difficile la permanenza in quel nuovo paese. Nel quartiere, infatti, i bambini avevano creato un gruppo di giochi molto unito, che aveva contribuito a stringere relazioni fra i genitori.
Di quel gruppo ora, però, non rimaneva niente. Alcuni, come Paolo e Alessio, si erano trasferiti altrove, per frequentare l’università. I rimanenti, invece, si erano divisi fra le tre scuole della città e così, Aris si era ritrovata completamente separata dagli altri ragazzi, senza più un momento per incontrarsi, anche se vivevano uno accanto all’altro.
Alzando lo sguardo dal marciapiede di lastre bianche, Aris si accorse di essere giunta a destinazione. Spense l’mp3 e togliendosi le cuffie voltò la testa di lato, scorgendo una macchina blu, che in teoria non sarebbe dovuta essere lì.
Ale? Ma cosa diavolo ci fa lui a casa? Non dovrebbe essere a Los Angeles?
Pensò incredula avvicinandosi alla vettura e constatando che, effettivamente, quella era la macchina di suo fratello.
Per la prima volta dopo due mesi dalla sua partenza, Ris era ansiosa di varcare la soglia per rientrare in casa. Così, si mise a correre per coprire gli ultimi passi che la separavano dalla porta. Tirò fuori la chiave dalla tasca e spalancò l’uscio, buttando la cartella per terra ai piedi delle scale. Non vedeva l’ora di riabbracciarlo e di risentire la sua voce bassa, che le accarezzava la pelle del collo. Era talmente agitata, che non fece nemmeno caso alla testa della madre che faceva capolino dal suo studio personale per salutarla.
Si fiondò in salotto, ma lo trovò vuoto, perciò ritornò sui suoi passi, afferrò la tracolla e risalì le due rampe di scale il più veloce che poteva.
Probabilmente è su, magari in camera sua…
Pensò Aris, mentre la sua mente cercava di visualizzare il modo migliore per ucciderlo, perché erano già tre settimane che non si faceva sentire.
Gli intensi allenamenti l’avevano resa resistente e, perciò, quella corsa disperata per venti miseri gradini non le aveva neanche lontanamente provocato il fiatone. La stanchezza della giornata era passata improvvisamente nel giro di cinque minuti, rendendola carica di adrenalina.
Si precipitò a sinistra, verso la seconda porta, dove si trovava la stanza del ragazzo. Si affacciò sulla soglia ma di lui nemmeno l’ombra.
Ma dove cavolo è? Se non è nello studio, mi incazzo! Spero solo che non voglia giocare a nascondino…
Rimuginò sconsolata Ris, mentre faceva dietro front, verso la terza porta sulla destra. Un improvviso borbottio proveniente dallo studio le illuminò gli occhi. A quanto pareva non l’aveva ancora sentita, nonostante i suoi passi pesanti.
Meglio così, gli farò una sorpresa!
Si fermò davanti all’entrata della stanza. Era socchiusa e perciò decise di andare in camera sua ad appoggiare la tracolla. Non si sapeva mai. Avrebbe potuto inciamparvi nella foga e cadere. Dopo tutto, non era nuova in questo genere di cose, soprattutto con le ciabatte bagnate e appena uscita dalla doccia.
Si affrettò a tornare indietro e in preda all’eccitazione spalancò la porta.
- Ciao, Ale!-
Urlò Ris allargando le braccia e distendendo le labbra in un gran sorriso.
I due ragazzi seduti davanti al computer si voltarono verso quell’improvvisa fonte di rumore, che veniva da dietro di loro.
Quello con i capelli scuri, appena ebbe visto che cosa aveva provocato tutto quel trambusto, si alzò in piedi per raggiungerla. Gli occhi verdi del ragazzo assomigliavano a quelli della sorella, ma al contrario dei suoi, che erano verde scuro, avevano attorno alle iridi delle sfumature marroni. I capelli, come quelli di Aris erano ricci, ma il loro colore sembravano quello del cioccolato fondente.
Alessio abbracciò la sorella alzandola da terra, per poi rimetterla giù.
- Quando la smetterai di sollevarmi da terra? Non sono più una bambina-
Disse lei più divertita che arrabbiata, nonostante una leggera nota di disappunto colorasse la sua voce.
- Beh, dall’altezza non si direbbe… in ogni caso non mi stancherò mai di farlo, almeno finché non mi prenderà il colpo della strega e rimarrò bloccato con te per aria-
Rispose il ragazzo battendo una mano sulla testa della sorella con fare affettuose, prendendola in giro per la sua statura. Alessio, infatti, come pure Paolo, era piuttosto alto e con le spalle larghe. Fino all’anno precedente era stato capitano della squadra di basket della scuola ed ora giocava in quella dell’università che frequentava a Los Angeles. Era piuttosto bravo, non c’era nulla da dire, come anche nello studio. Si era sempre distinto per i bei voti e anche ora andava discretamente.
Uno dei suoi difetti più grandi, però, era di essere molto geloso dei suoi fratelli e soprattutto di Res. Questo non aveva mai mancato di farli litigare spesso sulle uscite serali, sugli amici e sui ragazzi.
- Sei sempre il solito! E’ mai possibile che non cambierai mai? Per te sarò sempre e solo la piccola di casa? -
Nonostante quelle parole, a Ris mancavano le grandi discussioni, le andate e i ritorni da scuola con lui e la sua presenza in casa o alle sue partite la domenica mattina.
- E se anche fosse? –
Fece lui mettendosi una mano sul fianco e abbassandosi verso Ris, per guardarla meglio negli occhi. Un sorriso si aprì dolcemente sulle labbra di tutti e due, che scoppiarono a ridere.
- Comunque, – riprese il ragazzo, tornando apparentemente serio, mentre si voltava verso la scrivania - stavamo aspettando proprio te. Dove hai messo i miei vecchi appunti di scuola, che erano salvati sopra al computer? Non riesco a trovarli -
- Sei sicuro di aver guardato bene? Che io sappia nessuno ha cancellato niente… Posso Ced?-
Chiese Aris, avvicinandosi al secondo ragazzo e indicando le sue ginocchia con la mano sinistra. Cedric si fece prontamente indietro con la sedia, da buon cavaliere, per farla appoggiare. Il che, fece guadagnare ad entrambi un’occhiataccia da parte di Alessio, che tutti e due ignorarono deliberatamente poiché conoscevano perfettamente le sue fisse. Il ragazzo scosse abbattuto la testa, mentre si buttava sull’altra sedia libera.
- Se per caso il suo delicato peso ti da fastidio, di qualcosa Ced, che tanto io ci sono abituato a farmi fermare la circolazione da lei! -
Proferì speranzoso il fratello, non rassegnato al fatto di poter evitare quella scena. Quell’affermazione gli fece ottenere, da parte di Ris, un bel calcio negli stinchi, che fu accompagnato da uno sguardo capace di incenerire all’istante chiunque.
- La smetti una buona volta! Primo io non sono pesante, altrimenti ti sarebbe venuto il colpo della strega, quando mi hai preso in braccio. Secondo, quello su cui sono seduta è solamente Ced! Oramai mi conosce da quando avevo nove anni! Penso di non provocargli nessuna reazione particolare se mi siedo per cinque minuti sulle sue gambe! -
Rispose lei irritata, girandosi verso lo schermo, e quasi sul punto di mollare la ricerca dei suoi dati, solo per ripicca. Avrebbero dato poi loro la caccia ai fantomatici documenti di quel malato compulsivo di suo fratello. Lei non aveva proprio voglia di rovinarsi l’umore per colpa sua.
- Guarda che l’ho detto per lui, non vorrei che dopo non riuscisse più a muoversi -
Rispose lui come se quella fosse stata una semplice constatazione.
- Dai! Smettetela. A me non da nessun fastidio. Se proprio, le posso anche lasciare il posto… -
- No! – lo interruppe lei - Sai che è proprio quello che vuole. Se fosse per lui, io vivrei in isolamento perpetuo. Finché non ti do fastidio rimango qua. Hai capito Ale?-
Le ultime parole furono sottolineate da un tono di voce che non ammetteva repliche e dal canto suo Alessio non aveva voglia di litigare seriamente.
Il rumore dei tasti riempì il silenzio, che era sceso sui tre, per non aggravare la situazione irrimediabilmente.
Ced era un ragazzo abbastanza alto, giusto qualche centimetro in meno dell’amico. Come lui aveva i capelli ricci, ma i suoi erano biondo cenere. Due occhiali da vista dalla montatura nera, erano poggiati sul naso aquilino, nascondendo due occhi verde acqua e incorniciando un viso pulito e senza barba. Cedric era magro, ma non in modo eccessivo. Era un bravo nuotatore e la presenza di onde magnifiche sulla spiaggia della sua città natale, lo aveva fatto diventare un discreto surfista.
Cedric era abituato a questo genere di chiacchierate e perciò non si lasciò ingannare dal loro modo di esprimere l’affetto che provavano l’uno per l’altra.
- Si può sapere perché non ti sei fatto sentire? E’ da tre settimane che non chiami!-
Riprese lei con una nota di acida preoccupazione nella voce, spezzando improvvisamente l’incanto, mentre cliccava con piglio sicuro sul mouse, per frugare fra la memoria del computer.
- Ho avuto da fare. Mi dispiace. La prossima volta non mi farò attendere così tanto, stai tranquilla!-
Rispose lui evasivo, cercando di abbozzare un sorriso per smorzare la situazione e calmare Aris.
Non la smetteranno mai di litigare come bambini. Sono sempre i soliti! Soprattutto Alessio, non si smentisce mai.  Spero solo che non accada mai niente di irrimediabile, sarebbe davvero un peccato…
Pensò, scuotendo la testa Ced, guardando prima l’amico e poi i ricci della ragazzina, che era seduta su di lui. Dopo sei anni di amicizia, non aveva mai perso quel presentimento. Un sorriso triste occupò le sue labbra, mentre sperava seriamente che quello non accadesse mai.
Aris, intanto, continuava ad aprire cartelle, a chiudere file e a cercare i documenti nello sterminato cervello del computer, mentre i due ragazzi guardavano assorti lo schermo. Dopo una decina di minuti passati in una estenuante ricerca o passati a contemplare il video di quella macchina infernale, alla fine, Ris riuscì a recuperare le cartelle, che qualcuno aveva spostato accidentalmente nei documenti del padre.
- Finalmente! Avevo paura che davvero qualcuno le avesse cancellate. Grazie mille sorellina! -
Quasi urlò Alessio, sporgendosi verso di lei e dandole un buffetto sulla guancia.
- Lo so che senza di me sareste persi!-
Replicò ridendo della sue reazione.
- Solo per sapere come mai qui?-
- Siamo tornati perché ci occorreva del materiale dai nostri vecchi computer e intanto ne approfittiamo chi per riposare un attimo e chi per studiare. Se guardi in camera mia, la trovi sommersa di libri -
Rispose Alessio stiracchiandosi e sbadigliando.
- Quando siete tornati?-
- Stamattina. Prima siamo andati a casa mia a prendere delle cose da là, poi siamo venuti qua e devo dire che pensavamo di metterci molto meno! -
Le riferì Ced, mentre si spostava indietro con la sedia, per farla scendere dalle sue gambe.
- Quando tornate a Los Angeles?-
Chiese speranzosa Aris. Magari sarebbe riuscita a godere della compagnia del fratello per un po’ più di tempo che poche ore.
- Domani dopo pranzo. Non possiamo restare di più. Io ho allenamento…-
Fece lui con un sorriso amaro, per scusarsi di non riuscire a dedicarle più tempo. Anche a lui dispiaceva non vivere più a casa, così, vedendo la faccia contrariata di Aris, aggiunse in fretta:
- Dai! Guarda che per natale torno a casa! -
- Lo so, è solo che senza di voi la casa sembra così vuota…-
Aggiunse lei sospirando e volgendo lo sguardo sulla finestra. Fuori, le file di case si mescolavano agli alberi e in lontananza si poteva notare l’immenso parco, nel quale era immersa la biblioteca cittadina.
- Ehi, lo sai che se hai bisogno puoi chiamare sia me che Paolo. E poi, hai anche i tuoi amici no? Maddy, Mey e poi c’è Bry. Direi che non sei sola…-
Terminò il ragazzo sorridendo, per cercare di tirarla su di morale.
- Ha ragione Ale. Hai sedici anni! Divertiti con i tuoi amici! E poi, per una volta che non ti ha detto niente, cogli l’occasione o rischi di non riuscirci mai più!–
Le disse a bassa voce e in modo cospiratorio l’amico, con l’intenzione di farsi sentire da Alessio, per provocarlo un po’.
- Ma devi proprio dire queste cose tu? Non darle dei cattivi suggerimenti-
Lo rimproverò Alessio con tono divertito, volgendo gli occhi verso la sorella intenta a ridere di gusto.
Adesso sta ridendo, speriamo che continui anche dopo…
-Ah! Ah! Ah! Hai proprio ragione Ced… Bene, allora io vado. Ho un po’ di compiti da fare e sono già le sei e un quarto –
Terminò Aris voltandosi e avviandosi verso la porta. Mentre stava per varcare la soglia, la voce di Alessio la fece voltare indietro verso i due.
- Comunque, per la cronaca, stasera rimaniamo a cena-
- Ma la mamma lo sa? Sono già le sei e un quarto, s’incazzerebbe un po’ se lo venisse a sapere adesso…-
Chiese lei curiosa di conoscere se aspettarsi un attacco di urla o meno.
-Sì, sapeva che dovevamo venire. Le ho telefonato ieri sera… Non mi guardare così! Le avevo chiesto di non dirti nulla. Volevo farti una sorpresa! –
Aris scosse la testa, facendo muovere la massa castana di riccioli. Non riusciva a capire se stesse dicendo la verità o no, ma non aveva voglia di indagare più a fondo. Se la sarebbero vista loro con la madre. Appoggiò una mano sulla maniglia e uscì dalla stanza chiudendo la porta, lasciandoli a riguardarsi gli appunti di chissà quale vecchia lezione.
Un improvviso suono proveniente dal suo stomaco, fece ricordare ad Aris di non avere ancora messo niente sotto i denti da pranzo. Nonostante l’orario, la ragazza decise di scendere in cucina, prima di abbandonarsi sui libri. A casa sua si cenava abbastanza tardi rispetto alla media americana e così non avrebbe corso il pericolo di rovinarsi la cena, che sarebbe stata pronta di lì ad un’ora.
Scendendo le scale incontrò la madre, che era intenta a salire con un cesto di panni piegati nelle mani.
- Allora- l’apostrofò la donna – com’è andata oggi a scuola?-
- Bene. La prof di letteratura ci ha riportato i test oggi. Mi ha dato una B –
Rispose Aris contenta, mentre allungava una mano verso una delle pile di panni, che stava per cadere.
- Grazie… brava, non è andata per niente male la verifica. Bene... e a Bry? Non seguite lo stesso corso per letteratura? -
- No, mamma. Lui con me fa chimica, matematica, educazione fisica e storia… Ah! Giusto! Stasera dovrebbe venire qui, per guardare un film. Va bene?-
Chiese speranzosa Aris, guardando la madre.
- Per me va bene, basta che per le dieci e mezza abbiate finito. Anche se domani non ti devi svegliare presto, sarebbe meglio che tu ti riposassi un po’-
Rispose con un tono di voce inflessibile. Era una donna bella, sulla cinquantina. Rughe leggere facevano capolino sul volto leggermente abbronzato. I capelli corti è castani erano raccolti in una coda di cavallo.
- Certo! Stai tranquilla... – le rispose accondiscendente la figlia, per poi cambiare immediatamente discorso – lo sai vero, che Alessio rimane a cena, vero?-
- Sì, ha telefonato ieri sera. Sai, quando tuo padre è andato a rispondere al telefono?-
- Sì-
- Beh, era lui. Ha chiesto di non dirti niente, voleva farti una sorpresa e devo dire che ci è riuscito bene. Non ti vedevo così contenta da quando se n’era andato…-
- Sì, in effetti, c’è riuscito…- fece lei arrossendo, per poi continuare frettolosa - il fatto è che non ero sicura che si fosse ricordato di avvisare. Pensavo che mi avesse appena detto una balla, come tutte le volte che l’alzheimer lo colpisce, e che fra cinque minuti, quando te l’avrebbe detto, ti saresti messa ad urlare –
Finì con naturalezza lei. In effetti, capitava spesso che Alessio si dimenticasse di avvisare le persone interessate ad un determinato evento e così, molte volte se lo ritrovavano davanti senza nemmeno sapere il perché. Non faceva apposta, gli veniva naturale omettere orari e date di visite o impegni.
- Stai andando giù?-
Le chiese la madre sorridendo.
- Sì, perché?-
Fece lei con una faccia sulla difensiva. Aveva paura che le facesse fare chissà quale lavoro.
- Potresti portarmi giù in lavanderia quello? -
Le disse la madre guardandola con un’espressione che diceva “guarda che è solo un cesto”, mentre indicava un contenitore pieno di panni sporchi poggiato vicino all’entrata del bagno.
- Sì, dove lo metto? Dalla lavatrice?-
Chiese Ris risalendo i gradini e prendendo in mano la vaschetta.
- Se non ti dispiace, visto che ci sei già l’avvieresti? Fagli fare il lavaggio breve-
Rispose lei allegramente, facendo finta di non aver aspettato quella domanda per rispondere alla figlia in quel modo preciso.
- Sfruttatrice! Dovrei chiamare il telefono azzurro!-
Dicendo questo voltò le spalle con finta indignazione alla risata divertita della madre. Scese in lavanderia e dopo aver caricato la lavatrice si precipitò in cucina. La porta era socchiusa e, così, le bastò darle una leggera spinta per farla aprire. Senza guardarsi attorno si diresse verso la dispensa, dove tirò fuori la scatola dei biscotti. Vi infilò la mano e ne trasse fuori uno. Era intenzionata a portarseli su, in modo tale da non perdere più tempo e dedicarsi ai compiti.
Da cosa comincio? Chimica o matematica? Forse è meglio chimi…
I pensieri le morirono in testa, mentre ancora li stava formulando. La mente si spense per una frazione di secondo cercando di capire se l’immagine che le restituivano gli occhi fosse vera o meno. Davanti a lei un ragazzo dai capelli ramati stava sul tavolo chino sui libri. Nella sua mente cominciò a risuonare come un allarme antincendio un’unica parola, come per evitare che il suo cervello andasse in stand by e non connettesse più.
Andrew
L’aveva presa in contro piede. Non si sarebbe mai aspettato di vederselo in casa sua, dopo un anno passato a evitarla deliberatamente. La sorpresa fu tale, che il cuore cominciò a batterle velocemente, quasi per sfondarle il petto. L’allegria, che fino a pochi minuti prima l’aveva accompagnata, ora l’aveva abbandonata, lasciandola senza fiato.
Ris cercò di deglutire, ma la gola era secca per la sorpresa. Fu solo quando il ragazzo accennò un movimento della testa nella sua direzione, che si ricordò di respirare. Il corpo reagì per lei, dove la mente, ancora in balia dello shock, non accennava a muoversi. Si abbassò per terra, dietro al bancone della cucina sul quale era appoggiata la scatola di biscotti.
Improvvisamente, dallo stupore più totale, passò all’incredulità completa.
Cosa ci fa lui qui? Non può essere venuto con Ale. Lui lo sa. Non può averlo fatto!
La rabbia montò gelida e fredda in testa, lasciandola ancora una volta senza fiato. Alessio non avrebbe dovuto permettersi di farlo entrare. Certo, era suo amico, uno dei suoi due migliori amici, ma l’aveva fatta stare mare. Dove era finita il suo immenso istinto protettivo verso di lei? Perché andava a farsi benedire proprio quando serviva? Maledisse il fratello e poi se stessa per essersi lasciata prendere dal panico. Non poteva lasciarsi intimidire così, in casa sua, dopo un anno che aveva passato a piangere per lui.
Si sporse di lato per capire se, per caso, lui avesse dato segno di averla vista. Il ragazzo, però, continuava a stare chino sui libri e se anche l’aveva notata, non lo dava a vedere, così recuperò la scatola di biscotti e sgattaiolò fuori il più velocemente possibile, facendo finta di niente.
Il ragazzo, appena Res fu uscita, si girò verso la porta. Un sorriso amaro gli spuntò sulla bocca.
E’ cambiata, sembra più forte.
Pensò malinconico, ricordando la prima reazione che aveva avuto dopo che l’aveva praticamente abbandonata. Si era aspettato di vedere una reazione più violenta, magari una sfuriata in piena regola, oppure un fiume di lacrime. Invece, era riuscita ad uscire facendo finta di niente. I suoi occhi caldi, di un marrone dai riflessi aranciati, non si erano persi nemmeno un movimento di quella piccola figura.
Ripensò al momento in cui, due giorni prima, Alessio aveva espresso il desiderio ai due amici di tornare a casa per prendere dei vecchi appunti. Non si era lascito scappare l’occasione e l’aveva colta al volo, avanzando la proposta di tornare tutti insieme. Quando anche Alessio aveva risposto affermativamente, era stato come se un peso gli si fosse tolto dal cuore. Finalmente l’amico aveva dato il suo consenso per poterla incontrare e avrebbe potuto chiarire tutto. Ora, sarebbe bastato solo aspettare l’occasione giusta.
Aris, appena uscita dalla cucina, corse su per le scale e si diresse verso lo studio in preda alla rabbia più nera, decisa a fare una scenata in piena regola al fratello e a Cedric, perché ci scommetteva, eccome se ci scommetteva, che tutti e due centravano qualcosa con la presenza di Andrew in quella casa.
Spalancò la porta e i due volsero ancora una volta la testa di scatto verso l’entrata, accompagnati da una strana sensazione. Gli occhi di Aris erano ridotti in fessure, che lasciavano trasparire solo un verde profondo e freddo. La bocca fremeva, mentre si mordicchiava il labbro inferiore. Le mani erano distese lungo i fianchi, mentre le mani erano chiuse in pugni talmente stretti da farle sbiancare le nocche.
Cedric e Alessio a quella vista spalancarono gli occhi. Avevano temuto fin da subito la sua reazione, e ancora prima di vederla, se l’erano immaginata come una specie di inferno, con le fiamme che spuntavano ad ogni suo passo.
- Ris, calmati… non puoi scappare ancora, vi dovete chiarire…-
Cercò di calmarla disperato Ale, gettando un’occhiata di panico verso Ced, mentre Aris avanzava inesorabilmente verso di loro.
- Lo so anch’io che ci dobbiamo chiarire! Ma voi non vi sareste dovuti permettere di farlo entrare in casa senza che io lo sapessi. Sono IO, che decido! Sono IO che sono stata male per quasi un anno tormentandomi, per cercare di capire il perché di tutto, NON voi! -
Proferì lei con tono minaccioso, che prometteva ripicche per i prossimi decenni.
- Aris, tuo fratello voleva solamente darvi un’opportunità…-
- Taci! Tanto lo so benissimo che centri anche tu in questa storia! Non vi sareste dovuti nemmeno permettere di immischiarvi! Questo riguarda solo me ed Andrew. Non voglio vedere mai più una cosa del genere! E se scopro che per caso siete implicati anche in altre faccende legate a questa storia giuro che vi ritroverete smembrati in pezzi ed io avrò il grande piacere di seppellirvi in mare!-
 Le parole erano state pronunciate con talmente tanta freddezza, che un brivido scese lungo le schiene dei due. Entrambi, infatti, sapevano quanto potesse essere vendicativa quando subiva un torto.
Continuarono a fissarla, mentre usciva sbattendo la porta, per poi fissarsi con gli occhi pieni di terrore. Erano più spaventati per ciò che sarebbe potuto accadere ad Andrew, che a loro. Avevano imparato quanto l’amico era in grado di prendersi tutta la colpa di ciò che succedeva e non sarebbe stato diversamente questa volta.
- Perché mi hai trascinato in questa situazione?-
Fece Ced, pentito della scelta fatta.
- Perché sapevamo tutti che non ci sarebbe stata un’altra occasione migliore -
Rispose Alessio deglutendo, non del tutto sicuro di ciò che avevano provocato.
 
 
 
Ciao a tutti! Finalmente sono tornata! Non avevo pensato di far terminare il capitolo in questo modo, ma stava diventando troppo lungo… Non temete, nel prossimo capitolo finalmente scopriremo cosa successe fra Aris ed Andrew. Inoltre, entrerà in scena un nuovo personaggio!
Devo ringraziare Public Enemy e Lady Numb per le recensioni, spero che la storia possa continuare a piacervi!
Non vedo l’ora di postare il nuovo capitolo! Un bacio!!!!!!!! 

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


CAPITOLO IV

 
 
 

  Ris uscì dallo studio sbattendo la porta e si fermò lì davanti, con la schiena rivolta verso l’entrata, le braccia rigide lungo i fianchi e le mani chiuse in pugni talmente stretti da farle male. Era così arrabbiata, che le lacrime le inumidivano gli occhi e le si accumulavano negli angoli, pronte per cadere. La sensazione di avere un groppo in gola la invase, quasi come se stesse per soffocarla. Provò a deglutire, ma quel blocco ostinato non aveva intenzione di sparire e così si portò il braccio sugli occhi e li strofinò, per far sparire almeno quelle crudeli tracce di debolezza.
Non voleva piangere. Non doveva piangere. Lo aveva già fatto abbastanza.
Alzò la testa di scatto, decisa e si voltò per raggiungere la sua stanza. Stava camminando velocemente, quasi come se stesse cercando di sfuggire al lupo cattivo delle favole in agguato dietro di lei. Appena entrata, chiuse la porta a chiave in modo che nessuno potesse disturbare i suoi pensieri, per lasciare fuori il lupo. Per lasciare fuori lui.
Un grande sospiro le uscì dalla bocca e le sembrò che rimbombasse nella stanza come se fosse stata vuota. Il rumore le riempì la testa, facendole male con quel suono agghiacciante.
Abbassò la testa incapace di tenerla sollevata, mentre i capelli che le ricadevano davanti formando un muro tra lei e il resto del mondo. Aveva appoggiato la schiena contro la porta, abbandonandosi contro il legno duro perché incapace di sostenersi da sola e le braccia le pendevano inermi ai lati del corpo. Solo la mano sinistra stringeva ancora la scatola di biscotti che si era portata dietro dalla cucina.
Dopo quello che era successo, le era passata la fame e lo stomaco le si era chiuso. Il solo pensiero di mettere qualcosa in bocca la faceva vomitare. Aprì di scatto la mano, facendo cadere a terra la scatola, che rotolò sul pavimento producendo un rumore sordo che rimbombò per la stanza e le ferì le orecchie come il precedente.
Erano trascorsi appena dieci minuti, ma era come se fossero passate ore. Come aveva fatto a ridursi così? Dalla felicità provata per il ritorno di Alessio era passata alla rabbia e allo sconforto più totali. Si sentiva svuotata da quell’incontro durato appena cinque minuti. La sorpresa le aveva giocato un brutto scherzo, che non sarebbe accaduto se fosse stata consapevole della sua presenza.
I residui di rabbia contro i due ragazzi erano l’unica cosa che la facevano stare ancora parzialmente in piedi, mentre un dolore antico rischiava di risalire dagli argini del suo cuore. Aveva sempre saputo che suo fratello e Ced centravano qualcosa in quella storia e adesso ne aveva la conferma. Non avrebbero mai portato lì Andrew se non avessero voluto rimediare a qualcosa.
Quel giorno si erano decisi a prendere in mano la situazione nonostante le conseguenze, mentre lei aveva sempre rimandato perché, a detta sua, non c’era mai stata una situazione favorevole. In realtà aveva sempre avuto paura. Paura di scoprire il motivo della fine della loro amicizia.
Come se fosse ancora lì di fronte a lei, rivide ancora la sua schiena piegata in avanti verso il tavolo, i capelli ramati solleticargli il viso. Un gemito tentò di uscirle dalla bocca, ma lei lo soffocò mordendosi le labbra, mentre chiudeva gli occhi il più forte possibile e scuoteva la testa per spezzare quell’immagine così vivida che aveva di lui.
Sollevò la testa, ma quel semplice gesto le provocò un dolore intenso. Sembrava che i muscoli si fossero rilassati a tal punto da non riuscire a muovere nulla. Sentiva il capo pesante, come se tutti quei pensieri che le turbinavano in testa fossero stati di piombo.
Incurante dello sforzo che le procurava, mosse lentamente un passo verso il letto e, quando vi arrivò vicino, si buttò abbandonandosi a peso morto sul materasso.
Cosa faccio adesso? Cosa posso fare, Bry?
Pensò Aris. Se lui fosse stato lì, Res era certa che avrebbe menato Andrew senza troppi complimenti, riducendogli il naso in una massa sanguinolenta. Solo lei avrebbe potuto fermarlo, ma non sapeva se ne avrebbe avuto la forza, perché nonostante tutto anche lei, nel profondo del suo cuore, lo desiderava. Un sorriso malinconico le spuntò sul volto a quel pensiero, che aveva represso nel cuore per tanto tempo. Avrebbe potuto fare qualcosa in cucina, ma non ne aveva avuto la forza. Una risata isterica le salì in gole, ma la soffocò, facendo uscire un suono inarticolato, quasi fosse stata una bestiola ferita e agonizzante.
Con una spinta si spostò sul fianco destro, cominciando a giocherellare con le piccole treccine di fili, che ornavano la coperta di cotone leggera. Sospirò un’altra volta e si ritrovò a pensare che a forza di sospiri non avrebbe risolto nulla. Si rifiutava di sentirsi una vittima, ma continuando a comportarsi in quel modo non agiva molto coerentemente. Con un colpo di reni, perciò la ragazza si tirò su e si mise sedere.
Se continuo così non risolverò davvero nulla. Devo essere forte, cazzo! L’ho promesso a Maddy, a Mey e a Bry! E poi, non è da un anno che sto aspettando un’occasione del genere? Ok, lui è qui, mi ha colto di sorpresa, però quando l’ho visto non ho urlato e non ho pianto… E’ già qualcosa! Ho passato un anno ad aspettare questo momento ed ora mi tiro indietro? Sono proprio una cretina!
- Devo parlargli, devo essere io a fare il primo passo -
Dichiarò Aris risoluta con la voce ridotta ad un sussurro, mentre decideva per la prima volta di prendere veramente in mano la sua vita.
Res ricacciò indietro il dolore e si alzò senza pensarci per correre verso la porta e raggiungere Andrew. Doveva farlo per lei, solo per lei, come le diceva sempre Bry e in quel momento desiderò come non mai che il suo migliore amico fosse accanto a lei.
Le sembrava quasi che non fosse passato nemmeno un giorno da quando, quella volta, Andy non le aveva più rivolto la parola. Quei momenti erano ancora impressi nella sua mente, nitidi come il cristallo puro.
 
  - Domani mi aiuti con mate?-
Erano state queste le ultime parole che Aris gli aveva rivolto il pomeriggio prima, mentre stavano facendo i compiti, nel salotto della grande casa azzurra, assieme a Ced e ad Alessio.
L’atmosfera era rilassata, ma lei aveva percepito una strana nota colorare la voce del fratello, mentre si rivolgeva ad Andrew, per chieder conferma di ciò che già sapeva.
- Non dovevi stare con tuo fratello domani? -
Andrew lo guardò negli occhi prima di rispondere, mentre un qualcosa che lei non era riuscita ad interpretare gli attraversava lo sguardo così velocemente, da essere scomparsa dopo un battito di ciglia. Res li aveva guardati interrogativa, ma nessuno dei tre aveva risposto a quella domanda muta, dandole l’impressione di essersi completamente sbagliata.
- Ha ragione tuo fratello, Ris. Domani devo tenere Jake. Mia madre è via e l’unico che lo può guardare sono io. Mi dispiace. Faremo un’altra volta-
Un’altra volta che non era mai arrivata, ma lei ancora non lo sapeva.
- Ok, va bene-
Aveva replicato lei abbassando la testa e finendo di scrivere le ultime righe della sua relazione di storia. Non aveva notato, perciò, lo sguardo che si erano scambiati  Alessio ed Andrew: uno sguardo che lei non avrebbe mai saputo interpretare, uno di quelli che solo i ragazzi sanno comprendere. Un avvertimento lanciato per non essere visto da lei, che nulla doveva sospettare.
Dopo i compiti avevano giocato a pallacanestro in cortile, come se fossero stati quattro fratelli. L’ultima ora felice passata con lui. Ricordava ancora il suo abbraccio caldo che le aveva dato prima di separarsi, le sue braccia forti che la stringevano come se fosse stata l’ultima volta.
Il suo profumo di acqua salata, che le riportava alla memoria le giornate passate sulla spiaggia, le era rimasto impresso nella mente, impossibile da dimenticare. Era una delle tante cose dolorose che le aveva lasciato il suo migliore amico e che le bruciavano ancora il cuore.
Il mattino dopo, si era aspettata di vederlo comparire davanti all’armadietto, ma lui non si era fatto vivo. Aveva lasciato stare, pensando che probabilmente aveva avuto un contrattempo, come era già successo altre volte. Quando non lo vide comparire per tutta la mattinata, cominciò a preoccuparsi seriamente. Non era da lui comportarsi in quel modo senza avvisarla. Così aveva cercato Alessio, ma nemmeno lui sembrava sapere dove si fosse cacciato quel cretino del suo amico. Sembrava sparito nel nulla, anche se Mey e Maddy dicevano di averlo visto aggirarsi per i corridoi.
Quando era arrivata a casa aveva provato a chiamarlo. Dopo dieci tentativi Andrew non aveva ancora risposto e così ci aveva rinunciato. Probabilmente, si era detta, in quel momento era fuori con Jake o in ogni caso si stava occupando di lui.
Riprovò quella sera stessa ma anche quella volta, dopo l’ennesima chiamata, lui non aveva risposto. Fu in quel momento che cominciò a preoccuparsi seriamente. Non sapeva perché, ma non riusciva a togliersi la strana sensazione che l’aveva colpita durante il pomeriggio, quando aveva ripensato alla strana occhiata che si erano scambiati Ale e Andrew.
Era passata una settimana da quel giorno, senza che Andrew non si fosse ancora fatto vivo. Tutte le volte che lo aveva cercato, lui non si era fatto trovare. Ogni volta che lo intravedeva nei corridoi, nel momento in cui lei cercava di avvicinarsi, lui spariva nel nulla. La ricerca si era trasformata così in una tormentata caccia al tesoro, di cui lei non conosceva nemmeno la ragione.
Non sapeva cosa pensare. Non gli aveva fatto niente: non lo aveva offeso, non avevano litigato. Allora perché il suo migliore amico la evitava?
Finalmente, dopo quasi due settimane, era riuscita a raggiungerlo. Sembrava che le porte del paradiso si fossero aperte e la speranza aveva riaperto uno spiraglio di luce nella coltre oscura davanti a lei.
Stranamente, infatti, non era sparito e col senno di poi si era ritrovata a pensare che lui lo avesse fatto volutamente, per mettere fine alla sua disperata caccia al tesoro.
Lo aveva trovato in mensa, seduto al tavolo con i suoi amici, tra cui c’era anche Alessio. Aris aveva sospettato che tutti fossero coinvolti in quella situazione. Nessuno, nemmeno suo fratello aveva cercato di darle spiegazione e lei non le aveva chieste. Non voleva bugie, solo la verità e la voleva dal diretto interessato. Non aveva incolpato nessuno, nemmeno Ale, che le era sembrato responsabile fin dall’inizio. Prima voleva vedere i fatti. Solo in seguito avrebbe sistemato ogni cosa nel giusto modo, dando a tutta la punizione che meritavano.
Si era avvicinata per chiedergli di parlare,mentre una rabbia ceca cominciava a salirle alla testa. Andrew non l’aveva nemmeno guardata. Aveva fatto finta di niente e con lui tutti quelli che si trovavano al tavolo. Nessuno dei ragazzi aveva spezzato una lancia in suo favore, nemmeno suo fratello.
Si era ritrovata ad essere sola, quando non se lo sarebbe mai aspettata e in quel momento qualcosa si era incrinato dentro di lei facendole salire le lacrime agli occhi.
Come poteva ignorarla così, davanti a tutti, dopo anni di amicizia? Perché tutti stavano al suo gioco?
Perché Alessio?
Perché Ced?
Era incredula, dopo tutto quello che avevano passato insieme, non avevano il diritto di farle questo. Aveva quindici anni, ma non era una stupida e non si sarebbe lasciata calpestare così.
Si era avvicinata a lui guardandolo in viso, per imprimersi nella mente il suo volto e ricordarlo quando sarebbe arrivato il momento di regolare i conti. Quando si era ritrovata di fronte a lui gli aveva tirato uno schiaffo con tutta la forza che aveva avuto in corpo. Sapeva di avere gli sguardi di tutti puntati su di sé. Aveva lasciato un segno rosso sul viso di uno dei ragazzi più carini e famosi dell’ultimo anno e che per giunta giocava nella squadra di basket col fratello.
Aveva sgomberato il campo prima di cedere, ritirandosi con la dignità intatta, sentendo gli occhi pungerle per le lacrime.
Mentre lei se ne andava, non aveva potuto vedere lo sguardo di lui seguirla, mortificato per quello spettacolo, che avrebbe voluto evitare. Rimanere fermo facendo finta di non vederla gli era costato uno sforzo immane, che gli aveva prosciugato tutte le forze. Quello schiaffo poi, gli sembrava che gli avesse spezzato il cuore in mille pezzi impossibili da ricomporre.
Sapeva di averle fatto più male in quel modo che se le avesse fatto una scenata.
- Non ce niente da fare-
Le avevano detto Mey e Maddy dopo che Aris si era rifugiata in bagno, per piangere lacrime amare, che avrebbero continuato ad uscire per giorni interi.
- Già, non c’è niente da fare…-
Aveva risposto lei con un sussurro, mentre tentava di asciugare quei segni salati che le rigavano il viso.
- Perché?-
Aveva chiesto lei affondando la testa nelle ginocchia, per nascondere il viso, mentre quell’unica parola si perdeva nel silenzio del bagno e lei sprofondava nello sconforto più oscuro.
La risposta non le era mai arrivata e da allora aveva pianto tutte le lacrime che aveva, per quello che una volta era il suo migliore amico e che ora non era niente di più di un estraneo.
 
Corse a perdifiato giù dalle scale, fino ad arrivare in cucina. Quando vi guardò dentro, trovò il tavolo vuoto. Lui non c’era.
Ma dove cavolo è? Non se ne sarà mica andato via…
La voce di sua madre la riscosse dai suoi pensieri e le fece voltare la testa verso sinistra.
- Chi stai cercando?-
Il tono indagatorio di chi sa, ma fa finta di niente.
- Nessuno, volevo solo riportare giù questi -
Rispose prontamente lei, alzando la mano per farle vedere la scatola di biscotti che aveva recuperato dal pavimento prima di scendere.
- Ah, pensavo…-
Fece con una faccia un po’ delusa la madre. Anche lei, infatti, aveva intuito che i cambiamenti di umore della figlia e le assenze strategiche di Andrew da quella casa avevano un collegamento. Quando c’era Aris, lui non si presentava, quasi fosse una malata infettiva da cui stare lontani.
Ris riportò il pacchetto al suo posto nell’armadietto, ringraziando mentalmente la provvidenza che le aveva suggerito di raccogliere quel maledetto barattolo. Cercava di tenere a freno l’agitazione che le riempiva il corpo comportandosi nella maniera più naturale possibile. Non voleva far preoccupare la madre per una questione che doveva risolvere solo lei.
Appena varcò la soglia del salotto, capì di averlo trovato. Sentiva la sua presenza bruciar l’aria attorno a lei e farle ribollire il sangue nelle vene azzurrine sotto la sua pelle, che ora era pallida perchè aveva perso tutto il suo colore.
Andrew era lì, chino sul tavolo intento a studiare, mentre Aris si avvicinava lentamente alle sue spalle.
L’aveva sentita arrivare, aveva sentito il suo respiro fermarsi per un attimo e poi riprendere il suo ritmo normale. Era arrivata l’ora dei chiarimenti. Non si voltò finché non gli arrivò talmente vicino da sentirne il profumo. Quante volte la sera, prima di addormentarsi, gli era venuto in mente quell’odore di erba e arance, che lo aveva torturato fino a cullarlo in un tormentato dormiveglia?
Non riusciva ancora a capacitarsi di averle fatto così tanto male, ma ci sarebbe stato un altro modo per togliersela dalla testa? Forse sì, ma Alessio non lo avrebbe mai approvato e dopo tutto era per quello che era successo quel dannato casino, che non aveva portato nulla di buono a nessuno.
Voltò la testa lentamente, per incontrare i suoi occhi. Non era cambiato niente. Il suo viso era sempre lo stesso, i lineamenti erano proprio come se li ricordava: dolci e morbidi. Solamente gli occhi erano più duri e determinati. La sentì respirare profondamente per prendere coraggio e poi finalmente arrivò la sua voce, quella voce che non sentiva da tanto tempo, ma che lo tormentava ancora di più del suo profumo.
- Dobbiamo parlare e io sono qui solo per questo. Sono stanca di non sapere -
- Non hai mai meritato tutto quello che è successo e anche io sono stanco di questa situazione –
- E allora parla! Te l’ho detto: sono stanca di non sapere –
Un ordine imperioso, anche se pronunciato a bassa voce, scaturì da quelle labbra rosee che lui avrebbe voluto assaggiare.
Andrew si voltò completamente verso di lei. Voleva vederla bene, imprimersi nella mente ciò che aveva lasciato per così tanto tempo: lei, la sua amica che chissà, forse, sarebbe potuta diventare qualcosa di più…
Ma non c’è più niente da fare…
Pensò scuotendo la testa. Prese un grande respiro. Adesso era lui a dover trovare il coraggio di parlare, per dire tutto ciò che si era tenuto dentro.
- Immagino che tu voglia sapere perché lo abbia fatto. Beh, avrei voluto fare altrimenti, ma non è stato possibile…-
- Smettila di dire cazzate! Smettila di girarci in torno! IO VOGLIO LA VERITA! Hai capito?-
Lo interruppe lei arrabbiata. Possibile che lui dovesse giocare così con lei? Ci provava talmente tanto gusto? Lo guardò in faccia cercando i suoi occhi marroni dai riflessi di un caldo arancione, che le avevano sempre tolto il fiato. Voleva fargli vedere tutta la stanchezza che le gravava sulla schiena, voleva fargli capire quanto poco tempo ancora avrebbe resistito.
Andrew la guardò in quelle iridi verde scuro e sentì il coraggio venirgli meno. Abbassò lo sguardo e poi ricominciò a parlare.
- Avevo cercato di rimandare il più a lungo possibile il giorno in cui ci saremmo dovuti dire addio, o meglio in cui io avrei dovuto dirti addio. Sapevo che ti avrei fatto del male, ma per… per me era la cosa migliore da fare-
- Per te o per qualcun altro?-
Quelle parole le uscirono fredde e incolori, per arrivare a colpire direttamente la causa primaria di ogni dolore.
- Per me e per… Alessio-
Fece lui prendendo fiato prima di pronunciare quel nome. Alzò lo sguardo per vedere la reazione della sua ex amica.
Le labbra di Aris si incurvarono in un sorriso pieno di tristezza e di consapevolezza. Lo aveva sempre saputo che anche Alessio centrava qualcosa, solo aveva sempre fatto finta di niente.
- Lo sapevo… -
Disse lei in un soffio, mentre Andrew non osava continuare il suo racconto per paura che si rompesse davanti a lei.
Era come se le avessero dato uno schiaffo, che, però, non aveva sortito tutto il dolore che avrebbe dovuto portare con sé.
Non fa così male, tutto sommato. Posso farcela…
Rifletté Aris raddrizzando le spalle  e il viso, che aveva abbandonato per riuscire ad incassare il colpo.
Andrew riprese solamente, quando sentì il suo debole - Continua -
- Vedi, tuo fratello aveva scoperto… aveva scoperto da un po’ di tempo che io provavo qualcosa di più per te della semplice amicizia. Per me eri diventata un po’ di più di una sorellina piccola -
Aris spalancò gli occhi a quelle parole. Non ci aveva mai fatto caso, forse perché non aveva mai pensato a lui in quel modo. Per lei Andrew era sempre stato solo un amico, il suo migliore amico. All’improvviso, come tasselli di un puzzle, numerosi ricordi trovarono il loro posto nella sua mente, lasciandole dentro una strana consapevolezza.
Ora capiva perché negli ultimi tempi della loro amicizia lui si era scaldato così tanto quando gli aveva parlato di Eric, o di Matt. Ora capiva tutte quelle attenzioni, quegli abbracci da mozzarle il fiato.
Andrew riprese a parlare lentamente. Non sapeva che reazione aspettarsi da quella ragazza così simile a prima ma altrettanto diversa. Solo un anno fa, lei sarebbe già scoppiata in lacrime, ora solamente una leggera ombra riempiva i suoi occhi.
Aveva già pianto abbastanza.
- Aspettò qualche mese. Pensava che magari mi sarebbe passata, visto che stavo con Ellie… ma non fu così. Non volevo lei in realtà, ma ci misi qualche tempo per scoprirlo.
- Decise di parlarmi. Mi disse chiaramente che eri troppo piccola per me. Due anni a questa età sono molti… Se ti avessi fatto qualcosa mi avrebbe menato e poi non mi avrebbe più rivolto la parola… -
- E’ sempre il solito –
Lo interruppe Aris. Un sorriso dolce le increspava le labbra, mentre gli occhi le si facevano distanti ripensando ad Ale.
- Già, è sempre il solito, soprattutto, quando si tratta di te… -
Riprese lui, ma si interruppe subito perché la risata bassa di Res lo interruppe ancora una volta.
Andrew non sapeva dire se fosse stato il divertimento o l’esasperazione a farle quell’effetto, d’altro canto nemmeno Aris era sicura di essere arrabbiata con suo fratello.
- Vai pure avanti -
Disse lei piano, la testa piegata di lato e il volto disteso senza traccia di rabbia.
Ma quanto sarebbe durato? Andrew non sapeva più come interpretare i segnali che lei gli inviava. Era cambiata così tanto, nonostante fosse ancora così simile a prima.
- Mi disse di non prenderti in giro, di non illuderti, perché io ero già fidanzato. Ma lui sapeva che negli ultimi tempi avevo dei problemi con Ellie e che prima o poi l’avrei lasciata. Aveva paura che dopo mi sarei messo con te…
- Ti conosceva bene, forse addirittura meglio di me, perché se veramente ti avessi conosciuto, avrei saputo che per te io ero solo il tuo migliore amico. A me non bastava lo stesso quella consolazione, avrei sicuramente cercato di farti innamorare di me. Proprio per questo mi pose davanti ad una alternativa: rimanerti accanto, ma solo come amico, oppure allontanarmi da te… e io ho scelto la seconda opzione. Ero troppo vigliacco per fare altrimenti. Sapevo che ti avrei fatta stare male, ma… -
Andrew non riuscì a terminare la frase, non aveva più parole per scusarsi, non ne aveva mai avute. Sapeva di essere sempre stato nel torto ed ora era pronto a pagarne le conseguenze. Si sentiva vuoto ora, quasi incapace di stare dritto con la schiena. Se non fosse stato a sedere, sarebbe crollato sul pavimento.
Improvviso come un fulmine, anche se lo aspettava, uno schiaffo lo colpì in volto, facendogli voltare la faccia. Aris lo aveva colpito con tutta la forza di cui era capace e sul viso comparve la forma della sua mano. Come quella volta. Come quel giorno in mensa.
Lo aveva fatto istintivamente, la sua mano si era mossa senza rispondere ad un preciso ordine della sua testa, come se avesse agito di sua spontanea volontà. 
Andrew spostò la faccia lentamente, cercando gli occhi di lei. La rabbia era palpabile intorno a loro, così densa che avrebbero potuto soffocare.
- Non prendertela con Ale per quello che ha fatto sia quel giorno, che oggi… Anche Ced, non centra niente -
Parole fioche gli erano uscite, per salvare almeno i suoi amici.
 Aris vestì di un sorriso freddo le labbra e indurì il volto. Era sempre il solito. Come ogni volta, cercava di assumersi tutte le responsabilità per salvare gli altri. Quante volte lo aveva fatto anche con lei? La rabbia divenne ancora più grande di prima, tanto da farle venire il mal di testa.
 - Guardami bene negli occhi. Guardami bene, perché voglio che tu veda quanto male mi hai fatto -
Fece lei avvicinandosi e alzandosi punta di piedi, mentre lui abbassando lo sguardo su di lei nel silenzio più assoluto.
- Sai quante lacrime ho versato? Sai quanto tempo ho passato a chiedermi cosa avessi fatto per meritarmi quel trattamento? Non ci credo, cioè… io ho passato i sei mesi più orrendi della mia intera vita per cosa? Per due deficienti! Tu e mio fratello non avete nemmeno preso in considerazione l’idea di parlare con me, di chiedere un mio parere? No! E perché? Perché ho solo sedici anni?... Ed è questa la cosa peggiore! Ero io la diretta interessata, non lui! Non ci credo… Non ci credo…-
Finì lei scuotendo la testa, mentre Andrew cercava di prendere la parola.
- Taci! Adesso parlo io. Tu hai già avuto il tuo momento! Sai cosa? Non mi importa se tu o chiunque altro vi siete sentiti in colpa. Potete aver sofferto anche le pene dell’inferno, che davvero per me è come se non aveste provato niente, perché siete stati voi a scegliervi questa strada. Vi credevo più intelligenti…Ti credevo più intelligente Andrew…-
Terminò lei, mentre si voltava per andarsene.
Perché non urla? Perché non piange? Perché è così fredda?
Quelle domande lo torturavano, perché sarebbe stato più facile per lui cercare di sistemare le cose in quelle condizioni.
Quando la vide voltarsi, fece l’unica cosa in suo potere: mosse il suo braccio e le afferrò la mano. Aris si volto e gli mollo un altro schiaffo in faccia.
- Non permetterti mai più di toccarmi, hai capito? -
A quanto pareva lo schiaffone doveva averlo risvegliato perché, finalmente, Andrew prese parola.
- Smettila adesso Ris! Io sono venuto qui per scusarmi, per fare pace e non per prendere le tue manate in faccia-
- Ma io ho semplicemente fatto ciò che avrei dovuto fare già da molto tempo! -
Disse lei freddamente e facendo comparire sul volto il più bel sorriso che riuscì a tirare fuori da tutte le macerie che le riempivano il cuore.
- Pensi che io voglia perdonarti? Te l’ho detto, non mi importa quanto hai sofferto, per me non lo avrai mai fatto abbastanza e per quanto riguarda Ale e Ced avranno anche loro ciò che si meritano, stanne certo…-
Finì Aris continuandolo a fissarlo negli occhi e aspettando pazientemente la sua risposta.
- Lo so, ho più paura per loro che per me… Sta a te decidere-
Terminò quella frase senza abbassare lo sguardo dal suo, come per farle capire che quella era la verità, che non c’era niente altro di nascosto. Dal canto suo nemmeno Res era intenzionata a muovere gli occhi prima di lui.
Non gli darò mai la soddisfazione di vincere, mai.
Fu solo quando Andrew abbandonò il campo lasciandole la mano, che Aris si voltò e uscì dal salotto.
Finalmente, era libera. Finalmente non doveva rovinarsi giorni interi a pensare a lui. Come aveva fatto ad essere suo amico? Come aveva fatto a non accorgersi che lui era una persona così orribile?
Non aveva nemmeno più lacrime da tirare fuori, mentre risaliva le scale verso il piano superiore.
Va beh… adesso tocca ad Alessio e Ced…
Aris sapeva cosa avrebbe fatto più male a suo fratello. Sarebbe bastato fare finta di niente, semplicemente non prenderlo nemmeno in considerazione e la sua vendetta si sarebbe compiuta, lenta come il veleno di un serpente. Da piccoli, lui aveva sempre odiato, quando, per ripicca, lei faceva finta che lui non esistesse nemmeno.
Con Ced non avrebbe dovuto muovere un muscolo. Bastava litigare con Ale per farlo stare male. Odiava, quando succedeva qualcosa che li faceva discutere.
Aris si avviò verso lo studio, dove prese il vocabolario di francese, facendo finta di niente. Alessio lì non c’era.  A Ced, invece, rivolse uno dei suoi sorrisi più calorosi, limitandosi a voltare le spalle alla faccia risentita di Ale, uscendo dalla porta.
Arrivata in camera prese il cellulare. Doveva dire a Bry quello che era appena successo.
Quando arrivi non fare nulla, non ti arrabbiare e non prenderlo a botte. E’ qui con mio fratello e Ced. Abbiamo parlato prima. Quando arrivi ti racconto tutto.
 
**********
 
La cena si tramutò in un campo di battaglia pieno di sottintesi e cattiverie così sottili da fare male più del sale su una ferita.
Nessuno dei presenti aveva mai visto Aris comportarsi in un modo del genere. Sorrideva dolcemente a tutti quanti, soprattutto ad Alessio, senza però dare la minima impressione di vederlo veramente. Per lei, era come se il suo posto fosse vuoto. Dal canto suo Alessio accettava di mala voglia il comportamento della sorella, ma sapeva quanto testarda potesse risultare. Non avrebbe ottenuto un comportamento migliore finché non le fosse passata.
Con Ced non dovette fare nulla di più che continuare con la sua recita ed essere ancora più gentile del solito. Se anche si stava facendo del male da sola a lei non importava molto, ciò che contava era continuare fino al mattino dopo, quando avrebbe fatto un primo passo di riappacificazione con i due.
Andrew era come se fosse una sagoma di cartone su cui tirare le freccette. Voleva fargli capire quanto si fosse perso e quanto si sarebbe perso. Per Ris, se mai lo avesse perdonato, non sarebbe mai tornato quello di prima.
Continuò quella scenetta pensando all’arrivo di Bry. Non vedeva l’ora di poterlo avere davanti per potersi sfogare ancora una volta e per poter riversare sulle sue spalle forti di ragazzo tutti i suoi dubbi.
Quando sentì il campanello della porta suonare, fu come se avesse udito la sirena della nave annunciare il suo arrivo ai naufraghi, per portarli in salvo da quel luogo di prigionia.
 
**********
 
Bry, dopo aver letto il messaggio di Ris, si era catapultato fuori casa dimenticandosi completamente le chiavi e così dovette tornare dentro, cercando di non farsi sentire dalla madre nell’atto di imprecare. Una volta che le ebbe trovate, in mezzo a tutte le cianfrusaglie che riempivano la ciotola sul mobile dell’ingresso, ritornò fuori cercando di fare il più in fretta possibile. Il sentimento di urgenza che lo animava  non era mai stato così forte.
Entrò dentro e mise in moto la macchina pensando a come l’avrebbe trovata di lì a pochi minuti. In lacrime, furiosa, distrutta?  
Controllò il cellulare nel caso lei gli avesse scritto ancora, ma lo schermo mostrava solo l’immagine di lui con la lingua fuori, intento a suonare la chitarra.
Si lasciò sfuggire un sospiro mentre inseriva la seconda per imboccare la curva che lo avrebbe portato sul lungo rettilineo in cui era situata la casa dell’amica. Erano già le otto e dieci e lui era in un ritardo pazzesco.
Maledette chiavi! Possibile che vi siate dovute nascondere proprio oggi?
Pensò Brian picchiettando le dita sul volante, mentre gettava un altro sguardo rapido al display del telefonino.
Niente! Cos’è, ha deciso di morire proprio adesso?
Una ciocca di capelli corvini gli coprì un occhio, mentre abbassava la testa verso il finestrino destro, per cercare di individuare la casa di Aris.
Appena scorse l’edificio in lontananza, notò la macchina blu di Alessio. La speranza di essersi immaginato tutto fu completamente cancellata da quella visione. Come se avesse avuto un tic nervoso, gettò l’ennesima occhiata al suo cellulare.
Cazzo! Sono già le otto e un quarto! Perché devo essere sempre così in ritardo?
 Rifletté sganciando la cintura a parcheggiando la macchina sul ciglio della strada, per poi uscire il più velocemente possibile. Passando vicino all’auto di Alessio gli venne quasi voglia di rigargliela. Non sarebbe stata una cattiva idea, sennonché gli avrebbe fatto perdere ancora più tempo e lui era già abbastanza in ritardo.
Suonò al campanello e due secondi dopo sentì dei passi veloci correre verso la porta. Sapeva già chi gli avrebbe aperto, conosceva benissimo quel suono.
Quando Aris vide il viso teso di Bry davanti agli occhi, fu come se la consapevolezza di quello che era accaduto quel pomeriggio le fosse caduta improvvisamente addosso, come un macigno enorme che frana dal fianco di una montagna. Non gli aveva mai visto negli occhi una preoccupazione e un tormento così pressanti. In quel momento si rese conto di quanto dolore stesse provocando anche a chi non ne avrebbe dovuto provare. Si sentì sporca, come se tutto fosse solo colpa sua, ma aveva bisogno d’aiuto, di sfogarsi.
Brian aveva letto in quegli occhi verdi, che erano diventati talmente scuri da fargli paura, il suo bisogno. Si sentì più debole del solito. Temeva di non riuscire a riemergere con lei da quel baratro.
- Entra -
Disse semplicemente Res prendendogli la mano e guidandolo in camera sua. Brian non disse niente, non cercò nessuna spiegazione, perché sapeva che di lì a poco ne avrebbe ricevute anche troppe. Le strinse semplicemente la mano per trasmettergli quella forza che nemmeno lui era sicuro di avere.
Arrivati dentro Aris chiuse la porta. Non si preoccupò di girare la chiave. Tanto nessuno li avrebbe disturbati, perché non avrebbero osato.
Si sedette sul letto, la mano di Bry ancora nella sua. Quel contatto bruciava, come se il suo palmo freddo stesse toccando una fiamma viva. Il ragazzo si sedette di fronte a lei in religioso silenzio, attendendo che lei cominciasse a parlare.
Si vedeva lontano un miglio, che, nonostante cercasse di nasconderlo, fosse stanca. Non gli era mai sembrata così piccola. Era come avere davanti un gatto ferito, che troppo orgoglioso per mostrarsi debole, cerca di trattenere le lacrime mentre si lecca le ferite di una battaglia vinta.
Ma a che prezzo?
Si sorprese a pensare Bry.
- Quando sono arrivata non ho nemmeno pensato che potesse essere qui. Ero troppo eccitata perché Ale era tornato. Non me lo aspettavo, sai? Ero arrabbiata con lui, perché era da tre settimane che non mi telefonava, però, davvero, non stavo più in me dall’agitazione! -
Cominciò Aris, mentre un sorriso le increspò timido le labbra. Prese la mano di Bry con tutte e due le sue e cominciò a tormentarla. Lui la rilassò, permettendole di stringergliela fino a fargli male. Non emise nessun suono, quando lei chiuse così forte le unghie attorno alla carne da fargli vedere le stelle. Non voleva fermarla, perché sapeva che altrimenti non avrebbe più continuato.
- Sono andata in cucina perché avevo fame. Era da pranzo che non mangiavo niente… Non l’ho visto subito, ma quando mi sono accorta di lui mi sono letteralmente gettata a terra e mi sono nascosta dietro il bancone… Oh mio Dio! Dovevo essergli sembrata veramente una cretina! Non riesco a capire come lui non si sia potuto mettere a ridere! Ah Ah Ah… -
 La ristata le morì in gola, quando sentì le lacrime pungerle gli occhi. Provò a ricacciarle indietro, ma le risultò impossibile. Fece per togliere le mani da quella di Brian, ma lui non glielo permise.
Pianse tutte le lacrime che non aveva ancora pianto quel giorno e che fino ad un momento prima credeva di non avere.
Brian non la mollò un istante. Non le avrebbe mai permesso di affondare. Lui sarebbe stata la sua zattera, che l’avrebbe riportata su quella terra ferma che ora sembrava così lontana.
Passarono dieci minuti buoni prima che Aris riprendesse a parlare con gli occhi rossi e gonfi di pianto.
- Sono scappata fuori dalla cucina nella speranza che lui non mi avesse vista, ma trovo altamente improbabile che sia successo… Comunque, mi sono precipitata immediatamente su da Ale e Cedric. Gli ho urlato contro per cinque minuti e poi me ne sono andata via sbattendo la porta. Quando ho trovato il coraggio di parlare con Andy sono corsa da lui…-
- Costa ti ha detto?-
Si azzardò a dire Brian, mentre lei alzava lo sguardo su di lui.
- Mi ha detto che… che lo ha fatto perché non riusciva a dimenticarmi! -
Fece lei muovendo la testa e ritornando a sorridere. Brian la guardò interrogativo per alcuni istanti e poi una lucina si accese.
E così, lui aveva distrutto la loro amicizia perché si era innamorata di lei?
Brian era incredulo, certo sapeva che lui fino a poco tempo prima aveva avuto una ragazza, ma non riusciva a capire perché non avesse mollato l’altra per mettersi con Aris.
Un altro lampo lo attraversò e anche stavolta pensò di non essere andato poi così tanto lontano dalla verità.
- Dimmi, centra qualcosa tuo fratello?-
Chiese cauto avvicinando il volto a quello dell’amica.
- Non ti sfugge niente, eh? -
Rispose Ris ironicamente.
- Com’è che non mi sorprende? Ah! E lui cosa ti ha detto?-
- Chi? Ale? Niente, non gliene ho dato la possibilità. Almeno fino a domattina lo voglio vedere soffrire, mentre io lo ignoro come se nemmeno fosse qui! Semplice… –
Replicò voltando lo sguardo verso la finestra. Fuori era buoi e il vento muoveva le fronde dell’enorme quercia che riempiva quella parte del giardino.
- E a Ced, gli hai fatto qualcosa? -
Domandò con voce gentile. Aris si scosse la testa dall’alto verso il basso, mentre i suoi ricci seguivano il movimento dolcemente.
- Cosa?-
Si informò aspettandosi chissà quale risposta e si sorprese nel sentire che la sua punizione stava nel patire in silenzio, senza poter fare nulla per aiutare Ale a rientrare di nuovo nelle grazie della ragazza.
Era stata una mossa intelligente quella. Probabilmente avrebbe lasciato qualche traccia, fra i due fratelli, ma niente che non si sarebbe potuto sistemare con un po’ di tempo e tanta pazienza da parte di tutti e due.
C’era rimasta male nell’aver scoperto che anche Alessio era implicato nella vicenda, glielo leggeva in faccia, ma sapeva anche che si era rassegnata ormai da tempo alla possibilità.
- Non so se potrò mai perdonarlo -
- Chi?-
Chiese lui riscuotendosi dai suoi pensieri, mentre ora la sua mano veniva accarezzata più dolcemente.
- Andrew -
Mentre pronunciava quell’unica parola, i loro sguardi s’ incontrarono.  Quelle iridi verdi stavano cominciando a liberarsi dalle nubi che l’avevano tenuta prigioniera per troppo tempo.
Finalmente, sta risalendo…
- Non so,… Avrebbe potuto parlarmene e invece a seguito quello stupido di mio fratello! Comunque, sul serio non voglio più dannarmi per lui… No, basta! Non ce la faccio più. Tempo al tempo, sarà lui a decidere-
Terminò lei decisa a riprendersi la sua vita, senza più il peso dolce e terribile di Andrew a condizionarla.
- Se vuoi lo posso menare io…-
Si offrì come un martire Brian.
- Lo so che muori dalla voglia di farlo, ma gli ho già rifilato due schiaffoni -
- Ti prego! –
Domandò Brian giungendo le mani come avrebbe fatto un fedele intento a pregare il suo dio.
- D’accordo, ma solo se lo riesci a trovare! E niente sangue in casa, andate fuori!-
Gli concesse la ragazza riacquistando il solito sorriso, mentre Bry correva a perdifiato giù dalle scale.
Aris si prese alcuni minuti prima di scendere in salotto, dove accese il televisore in attesa dell’amico.
- Allora com’è andata?-
Domandò lei distrattamente, dieci minuti dopo, stravaccata sul grande divano bianco.
- Bene. L’ho trovato appena in tempo prima che tornasse a casa sua per la notte. Nemmeno tuo fratello mi ha fermato quando gli ho tirato un pugno sul naso. Avresti dovuto vederlo! Sanguinava in modo spettacolare! Penso di avergli rotto il setto nasale, comunque, per conferme chiedi ad Ale…-
Terminò lui sedendosi accanto all’amica, che nel frattempo si era tirata a sedere.
-Ti sei lavato le mani? Non voglio che i miei entrino dentro e pensino che tu mi stai facendo del male-
Chiese Ris, allungandosi, per prendere il telecomando dal tavolino davanti a loro.
- Sì, stai tranquilla. Sono un tipo attento io. Allora, riusciamo a vederci il film o è troppo tardi per te, nanetta?-
Replicò il ragazzo sistemando i capelli, mentre Aris lo guardava come se fosse stato pazzo.
- Ehi! Per me non è mai troppo tardi! Visto? Il salotto l’ho prenotato io stasera! -
- Sì, sì… come se avessi potuto entrarci fino a mezz’ora fa… -
- E con questo, cosa vorresti dire? –
 - Che è tutto merito mio se ora stai bene e che il mondo non è ancora pronto a subirti in preda allo struggimento più totale! –
- Ma vai a quel paese!-
Disse lei voltandosi. Quando però si ritrovò davanti al televisore per inserire il DVD nel lettore, si rigirò verso il ragazzo.
- Grazie. Non so cosa avrei fatto senza di te -
Poi, senza aspettare una risposta spense la luce, mentre Brian continuava a stare fermo cercando di capire come facesse a cambiare umore così velocemente.
E’ matta, non c’è altra spiegazione!
 
**********
 
Quella mattina Ris si godette fino alla fine gli ultimi minuti di tempo che le concedeva la sveglia. Era mercoledì e l’assenza di allenamenti per quel giorno le consentivano di dormire più a lungo del solito.
Appena aprì gli occhi, una sensazione di leggerezza prese il posto del malessere che la accompagnava solitamente e un sorriso grato le illuminò il volto.
Lei e Bry erano rimasti svegli fino alle undici e un quarto per finire il film e quando si erano salutati il panico l’aveva assalita. Non avrebbe voluto allontanarsi dal suo migliore amico neanche per tutto l’oro del mondo, ma tutti e due avevano bisogno di dormire, dato che avevano rischiato di addormentarsi diverse volte.
Erano state le parole di Bry a convincerla del tutto a lasciarlo andare.
- Se mai ti dovessi lasciare per sempre mi preoccuperei di dirtelo, in modo tale che tu ti possa vendicare come meglio credi. Non ho passato tutto il mio tempo per cercare di farti stare meglio, per poi andarmene via! Non sono così stupido!-
- Moriresti. Lo sai?-
- Già, lo avevo sospettato! Ci vediamo domani. Ah! Giusto, mi servono i compiti di mate e chimica da copiare…-
- Sei sempre il solito! E’ mai possibile? Vattene prima che ti chiuda la porta in faccia! -
- Ma perché? Ti arrabbi per niente!-
- Fila! Cretino!-
- Ok, ok… Buona notte-
- Buona notte-
Aveva detto lei prima di chiudere la porta e andarsi ad infilare nel letto.
Si alzò stiracchiandosi e prima di scendere a fare colazione aprì l’armadio. Ne tirò fuori un paio di jeans scuri e una maglietta di cotone bianca, su cui mise un golfino giallo.
Era talmente tanto felice che decise di abbreviare la punizione di Alessio andandolo a svegliare. Il ragazzo non fu molto contento di essere destato alle sei e mezza di mattina, quando sarebbe potuto rimanerci fino alle nove, ma quando vide che poteva considerarsi perdonato non fece molte storie.
Fu stranamente piacevole quel giorno ritrovarsi a scuola. Essendo le sette e un quarto, l’edificio era già pieno di studenti, quando Aris si diresse dal suo armadietto a quello di Bry, come facevano ogni mercoledì, dato che era il più vicino all’aula di matematica.
- Tieni, visto che devi copiare. Fallo in fretta, però, fra dieci minuti suona! -
Disse lei porgendogli il quaderno, mentre lui era ancora intento a rovistare in mezzo alle sue cose.
- Grazie, lo sapevo di poter contare su di te!-
Rispose Bry mostrandole il suo sorriso a trentadue denti più smagliante. Quel giorno aveva i capelli scompigliati e come al solito non aveva nemmeno cercato di pettinarli, anche perché il gel rendeva difficile l’operazione.
Aris fece finta di non sentire e fu con molta non chalance che si voltò verso Maddy e Mey, che stavano cercando di raggiungerli, mentre erano intente, anche loro, a copiare quella che probabilmente era matematica. Erano le sue migliori amiche da quando era arrivata in città. Erano sempre state delle studentesse abbastanza brave, ma la voglia di fare i compiti era spesso messa da parte per fare qualcosa di più eccitante. Così si ritrovavano a doverli copiare da qualcun altro la mattina in cinque secondi.
A quello spettacolo la ragazza non poté fare altro che scuotere il capo, mentre il commento divertito del suo migliore amico le raggiungeva l’orecchio.
- C’est la vie! Cosa pretendi? Solo tu puoi fare i compiti di matematica e cavarci fuori qualcosa di buono-
- Se solo studiaste almeno un po’, riuscireste senz’altro a farli-
Rispose lei con sufficienza.
- Ehi! Non li facciamo i compiti! Certo, una volta si e due no, però ci proviamo-
Le rispose Maddy, intenta a cancellare un risultato copiato male.
- Siete irrecuperabili-
Fece lei sospirando e avviandosi verso l’aula, per affrontare una lezione che si prospettava lunga e dura, dato che il prof aveva già scritto alla lavagna il problema di quel giorno.
Niente male, però… Forse un pochino difficile, ma non impossibile…
Rimuginò lei guardando la tavola di ardesi fissata al muro.
- Oh no!-
Fu il commento che uscì fuori dalle bocche dei tre, che le arrivò all’orecchio,  mentre entravano anche loro in aula.
La sorpresa della giornata però arrivò solo alla quarta ora, quando all’inizio dell’ora di chimica un ragazzo sconosciuto si presentò in classe.
Era molto alto e sfiorava quasi i due metri. Era magro, ma le sue forme spigolose da adolescente erano rese più morbide dalla grande felpa nera e dai jeans larghi che portava. I capelli corti erano castani e talmente tanto spettinati che sembrava quasi che fosse incappato in una rissa, cosa non poi così improbabile, dato che sulla guancia destra si notava un piccolo taglietto.
Il taglio di capelli metteva in risalto la faccia allungata su cui spiccava un’espressione mezza annoiata. Ciò che colpì di più Aris fu l’abbinamento occhi-capelli: non aveva mai incontrato nessuno con i capelli scuri e gli occhi di un azzurro così limpido. Sembrava quel tipo di persona annoiata, che appena vede qualcosa di interessante non si riesce più a staccarsi.
Andrebbe d’accordo con Bry…
Si ritrovò a pensare la ragazza senza motivo, mentre a Brian stava spuntando una certa curiosità per il nuovo arrivato.
Lo sconosciuto porse il foglietto che teneva in mano al professor Sberry, che lo lesse ad alta voce per informare la classe sulla sua identità.
- Ragazzi, questo è il vostro nuovo compagno di corso: il signor Sullivan. Si è appena trasferito qui dalla Huntington Beach High School. Bene signor Sullivan si può sedere di fianco alla signorina Severi. Signor Haner si sposti pure vicino al signor McGrath e non faccia quella faccia. Da questo momento a finito di far fare tutto il lavoro alla signorina Severi -
Terminò il prof con la voce di chi la sa lunga, riempiendo l’aula con la sua risata da cattivo dei film. Bry maledisse quell’uomo con tutte le sue forze, cercando almeno di fargli andare di traverso la saliva, per farlo morire all’istante. Tuttavia prese la sua roba senza replicare e si spostò nel bancone di fianco, vicino a Matt.
Il nuovo arrivato si sedette di fianco ad Aris, tirando fuori dallo zaino nero e pieno di scritte bianche il quaderno degli appunti.
- Mi dispiace di aver fatto spostare il tuo ragazzo. La prossima volta, mi cercherò un altro posto -
Disse James in tono di scuse, voltandosi verso Brian che si era messo a parlare assieme a Matt, come se stessero cercando di trovare un modo per uccidere il professor Sberry.
- Chi, Bry? Il mio ragazzo? Ma figurati! E’ il mio migliore amico, niente di più! Non ti farà niente, stai tranquillo. Penso che però il prof non ti farà spostare fino alla fine dei corsi. Ce l’ha con Bry perché lavora poco e niente a lezione, ma riesce sempre a prendersi una B- nei compiti… Io mi chiamo Aris, Ris per gli amici -
Replicò con voce calma la ragazza, mentre gli porgeva la mano.
- Ah! Scusa! Piacere, allora. Io sono James, Jimmy per gli amici-
Finì lui divertito, mentre il prof cominciava a scrivere alla lavagna il procedimento del nuovo esperimento.
Non sapeva perché, ma quella scuola non gli pareva più così tanto noiosa. Quella ragazza le era risultata simpatica a pelle dal primo minuto ed era sicuro che il suo amico fosse un tipo con cui sarebbe andato d’accordo.
 
 
 
¡¡¡¡¡¡¡¡¡¡¡¡¡¡ BUON NATALEEEEEEE !!!!!!!!!!!!!!
Lo so, sono un po’ in ritardo, ma è il pensiero quello che conta, no?
Spero che lo abbiate potuto passare nel migliore dei modi e che, come me, vi siate rimpinzate/i al massimo delle vostre possibilità.
Per andare alla storia, spero che come al solito vi sia piaciuta. Questo capitolo mi è venuto un po’ lunghino (ahimé!), ma mi sono divertita molto soprattutto nello scrivere l’ultima parte, ovvero da quando il nostro Brian ha fatto ritorno sulla scena (!!!).
Il nostro nuovo personaggio come avete potuto vedere è il caro The Rev. Neanche a farlo apposto, mentre ho iniziato a scrivere il capitolo, mi sono accorta che la data in cui sarebbe dovuto uscire è il giorno prima della sua scomparsa. Per questo, ho deciso di dedicargli il capitolo, nonostante la sua parte sia veramente piccola. Non vi preoccupate, avrà anche lui un ruolo in questa vicenda.
Prima di lasciarvi, vorrei auguravi pi passare un buon Capodanno e un FELICE ANNO NUOVO!
Un grande bacio a tutti quanti! 
  

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


- Bene, ora mettete la soluzione nel filtro. Prestate attenzione a non rovesciare niente! Bene così signor Connelly…. Ora, bisognerà attendere un paio di minuti che la soluzione passi tutta nel becker sottostante, perciò potete cominciare a copiare gli appunti della lavagna e a scrivere le vostre considerazioni -
Terminò il professor Sberry, mentre un brusio generale di dissenso percorreva l’intera classe di chimica.
- Ah! E non dimenticate che anche quest’esperimento sarà nel test di lunedì, perciò vi conviene fare attenzione a quello che fate! Vero, signor Haner? Allora, cosa si prova a dover fare qualcosa durante la lezione? Spero sia piacevole, perché ne avrà ancora per tutto il resto dell’anno! Ah!Ah!Ah!-
Riprese il professore a voce più alta per contrastare il rumore e farsi sentire da tutti quanti, nell’ennesimo tentativo di sbeffeggiare Brian.
Era un uomo sulla cinquantina, dai capelli brizzolati. Non era sposato e per questo motivo viveva ancora con sua madre. Bry non sapeva se avesse una qualche donna, ma da come si comportava, probabilmente, non combinava niente da un bel po’ di tempo. Per i corridoi della scuola giravano alcune voci sul suo conto. I più cattivi affermavano che fosse stato lasciato sull’altare, mentre altri mormoravano che il suo unico grande amore fosse scappato con un altro, o più semplicemente che l’unica ragazza dei suoi sogni non lo avesse mai guardato. In ogni caso, insomma, restava un povero sfigato che se la prendeva con gli studenti e soprattutto col povero signor Haner.
- Spero che prima o poi ingoi un moscerino che gli vada di traverso!- 
Sussurrò il ragazzo alzando gli occhi al cielo e rabbrividendo al solo ricordo di quella risata che lo perseguitava nei suoi incubi più oscuri. Non sapeva il perché, eppure quel suono rauco e inquietante gli ricordava tanto quella di uno di quei cattivi dei film che alla fine muoiono tragicamente per mano dell’eroe di turno.
Magari…
Finì per lui il suo cervello, mentre s’immaginava la scena in cui il professor Sberry restava ucciso da uno dei suoi stessi esperimenti nel suo laboratorio segreto.
- Perché cavolo ho scelto chimica? Non potevo fare fisica? O scienze naturali? No, proprio chimica dovevo andare  a fare? Eppure, lo sapevo a cosa andavo in contro! Ma dove era finito il mio cervello quella mattina?–
Ricominciò Brian a lamentarsi, mentre ricopiava gli appunti della lavagna. Operazione alla quale, naturalmente, non dedicava più di due neuroni, perché gli altri erano tutti occupati a trovare nuove parole per lamentarsi.
Perché si lamenta? Che fastidio! Non lo sopporto proprio quando fa così, lo strozzerei!
Questi erano i pensieri che si agitavano nella mente della ragazza bionda, che si trovava davanti a lui. La ragazza era intenta a cercare di non pensare a niente in particolare in modo tale da far passare più velocemente il tempo che ancora rimaneva, senza nemmeno avere l’intenzione di prendere appunti e quella voce bassa non poteva far altro che rovinare i suoi piani. Così, voltò il busto all’indietro verso il ragazzo dai capelli scuri con uno sguardo che aveva il puro e semplice scopo di uccidere quell’anima in pena.
Quel ragazzo dall’infallibile talento musicale, ma dalla grande vena casinista era diventato suo amico da meno di un anno, nonostante prima lo avesse sempre considerato meno della cacca di un cane. Inizialmente, infatti, era sempre stato uno dei tanti ragazzi che portavano quelle caldissime felpe enormi anche con venti gradi e che si aggirano per i corridoi in gruppetti come se da soli non riuscissero a sopravvivere. Insomma, per lei non era altro che uno dei tanti sfigati che affollavano quell’enorme scuola. Quando, però, una delle sue migliori amiche aveva deciso che passare del tempo con lui non era una perdita di tempo, aveva imparato a conoscerlo meglio non sembrandole poi così tanto male.
Anche se, quando faceva così diventava davvero insopportabile.
- Dove vuoi che fosse? Dove si trova tutti i giorni! –
Gli ricordò Maddy seccata dalle parole del ragazzo. Aveva deciso di prenderlo un po’ in giro. Magari il tempo sarebbe passato ancora più in fretta. Dal canto suo Brian le rivolse uno sguardo interrogativo senza riuscire a capire di cosa stesse parlando lei.
- Dalla tua faccia posso dedurne che non è ancora ritornato indietro e che non sai nemmeno dove si trova -
Fece Maddy, esasperata dall’ennesimo sguardo vacuo di Bry.
Possibile che i maschi non capiscano proprio nulla, nemmeno le battute? Mah, sarà che quei pochi neuroni che hanno giocano a nascondino, senza mai riuscire a trovarsi…
Pensò lei, ricominciando ad interrogarsi seriamente sulla capacità di comprensione dei maschi, non riuscendo proprio a capacitarsi di come potessero essere così idioti.
- Mi sembra semplice, comunque. Se vuoi ti illumino io…-
Gli propose la biondina facendosi più vicina, inchiodando i suoi occhi in quelli del ragazzo e rendendo la voce quasi un sussurro.
- … Il tuo cervello è andato a nascondersi in un angolino buio della tua camera per non doversi auto distruggere con tutto quello che ti fai in bagno! -
Affermò la ragazza aumentando il volume e scoppiando a ridere vedendo la faccia del ragazzo, che si dava mentalmente dell’idiota per essere stato ad ascoltarla.
- Ah! Ah! Ah! Ah! Ah!... Dovresti vedere la tua faccia! –
Continuò ridendogli in faccia Maddy, divertita e contenta del fatto che la sua battuta avesse fatto centro.
- Vai a quel paese Maddy! Tu e le tue teorie sui ragazzi! -
Le rispose lui riprendendo a scrivere e ignorando bellamente l’amica, che continuava a guardarlo in attesa di vedere una sua reazione migliore. Una di quelle a cui l’aveva abituata l’amico, quasi ogni volta che lei gli rivolgeva una di quelle battutine sceme, che non si stancava mai di fare.
Si conoscevano da appena due anni, da quando lui e Res erano diventati amici e fin dal primo momento non erano state tutte rose e fiori. Lui e Maddy avevano litigato, e continuavano tutt’ora a litigare, praticamente per un un’unica cosa: le convinzioni della ragazza sul genere maschile.  Queste si potevano riassumere tutte in una semplice frase: “Mai dare la mano ad un ragazzo”.
Non era difficile pensare che Bry non le condividesse, data la sua appartenenza al sesso maschile, ma alcune, sotto sotto, non le reputava nemmeno poi tanto sbagliate neanche lui.
Nonostante queste piccole divergenze andavano abbastanza d’accordo, anche perché avevano un paio di amiche in comune. Prima fra tutte c’era Res e poi, naturalmente, lei, la regina delle bionde: la birra.
Solo lei, Brian, Aris e Mey potevano sapere quante gare avessero fatto i due a chi regge di più e nessuna di quelle, naturalmente, era stata fatta con la birra. Anche se non avevano compito ancora vent’un anni, sapevano dove potersi procurare dell’alcool senza essere scoperti da nessuno.
Alla fine, quasi sempre, uno dei due finiva per rimanere in ginocchio in un vicolo buio vicino a casa, con la mano di Res a sorreggergli la testa.
Infatti, Maddy era l’unica capace di tenergli testa e a volte di superarlo. Dato che Aris si fermava a due bottiglie di birra, mentre Mey a quattro. Era solo grazie a questo, che si erano meritati la reciproca stima e avevano raggiunto l’accordo di non litigare troppo davanti ad Aris.
- Dai, cretino! L’hai scelta perché era più facile. Ti ricordo che hai rischiato di farti bocciare l’hanno scorso in fisica! –
Gli ricordò Maddy, tornando seria, capendo che non avrebbe ricevuto nulla di più di quel mediocre insulto.
- Già,… hai ragione… però, smettila con quelle battutine-
- Ehi! Se non ti piacciono puoi sempre smettere di uscire con me! –
Gli rispose piccata Maddy, minacciandolo con la sua matita.
- Ricordati che io ti frequento solo perché hai la macchina, perché sei un’ottima bevitrice e perché Res è una tua amica…-
Replicò secco Brian, puntandogli a sua volta contro la matita ben appuntita, mentre i loro occhi si incontravano carichi di sfida.
Chi cederà per primo?
Era questa la domanda che aleggiava nell’aria e che si condensò nella mente della ragazza dai capelli corti, che sedeva accanto a Maddy.
- Cos’è la battaglia delle mine?-
Li interruppe sempre più perplessa Mey da quella scena, girandosi anche lei, al fine di evitare uno spargimento di sangue che avrebbe fatto andare nei guai solo Brian.
- No, però potrebbe essere un’idea! Non ci avevo mai pensato… -
Rispose Bry, tornando a scrivere, lasciando le due amiche a guardarsi e a scuotere la testa. Perché si sorprendevano ancora Mey non lo sapeva. Dopo un anno avrebbe dovuto imparare a conoscerlo, ma ancora si stupiva di come lavorasse la sua testa. Forse era proprio per questo motivo che gli stava simpatico.
- La mente dei maschi… -
Fece Mey…
- …sempre così vuota!-
… e completò Maddy scoppiando a ridere e affrettandosi a tornare seria, per non attirare l’attenzione del prof.
- Stavamo scherzando! E dai, alla fine non è poi così male Sberry! -
Riprese la bionda, mentre la faccia di Brian diventava sempre più scura e cominciava a muoversi da una parte all’altra in senso di diniego.
- Lo dici tu Maddy! Ma non sei tu che devi sorbirti un suo commento ogni volta che muovi un dito… E’ da due anni che ce l’ha con me! Non ne posso già più! E adesso siamo solo ad ottobre! Come farò a sopravvivere?-
Replicò lui esasperato, ritornando a lamentarsi, sul punto di buttarsi in ginocchio con le braccia al cielo, per pregare un qualsiasi Dio, affinché potesse liberarlo da quel fardello infernale.
- Dai, va là! Non hai commesso nessun peccato mortale, visto che puoi consolarti pensando che la prossima ora hai composizione musicale! Io invece vado all’inferno! Ho la Galt! Oddio! Un’ora di storia europea! Perché ho deciso di farla anche questo anno? Secondo me mi sono rincretinita a forza di uscire con te, lo sempre detto io che…-
- Signorina Poliwka!-
Li interruppe Sberry improvvisamente, spaventando a morte i tre ragazzi che riuscirono a soffocare a malapena le grida di spavento. Il professore, infatti, si era fatto improvvisamente vicino, attirato da quel chiacchiericcio, che non a caso comprendeva anche il signor Haner.
- Spero che non si stia facendo influenzare dal signor Haner, sarebbe un vero peccato. Non vorrei che i suoi voti ne risentissero… Piuttosto, ha già scritto tutto, signor Haner? –
- No, professor Sberry –
Rispose lui, cercando di controllarsi per non lasciarsi sfuggire altro.
- Allora, mi aspetto che lo faccia entro la fine dell’ora. Se non vedrò i suoi appunti completati prima che suoni la campanella si può scordare di uscire da questa scuola oggi pomeriggio! –
Finì l’uomo con tono autoritario, girandosi per tornare alla cattedra.
  - Fottiti –
Sussurrò il ragazzo, mentre la risata delle due compagne gli arrivò all’orecchio, facendogli capire di aver ricevuto anche il loro consenso. Dal bancone a fianco, intanto, la voce della sua migliore amica lo implorava di stare calmo. Ma come poteva stare  calmo se quell’uomo metteva a dura prova tutta la sua pazienza?
**********
- Ma fa sempre così col tuo amico? –
Chiese Jimmy guardandola con fare interrogativo, mentre lei si sbracciava per comunicare con Bry, in modo da farlo calmare il più in fretta possibile.
- Purtroppo per lui sì. Ci sono giorni in cui bene o male è sopportabile, giusto qualche frecciatina. Ce ne sono altri però, che sembra quasi che lo voglia fare sentire una merda. Il bello è che ce l’ha solo con lui! Se anche io facessi qualcosa o magari il resto della classe, ci passerebbe sopra, ma se è Brian che fa anche solo un piccolo movimento… Non vive più! -
- E tutto perché prende delle B- e non fa nulla in classe?-
- Sì,… E’ da due anni che cerca di dimostrare che Bry copia da me durante i test, ma non ci è mai riuscito-
- Ma lui copia almeno?-
- A volte. Solo quando ci sono delle formule particolarmente complicate da ricordare… Però è talmente bravo da non farsi mai beccare. Non so come faccia, perché Sberry ha un certo talento a cogliere i copiatori in fallo… E’ per questo che ce l’ha con lui.  Adesso, però, non penso che potrà farlo ancora, dato che io sono qui e lui è là. Fra di noi adesso c’è un corridoi, non credo sia sicuro copiare adesso… Ah! Giusto! Dimenticavo anche che Bry l’anno scorso gli ha risposto ridicolizzandolo davanti a tutta la classe…-
- Wow! Davvero? Cosa gli ha detto? –
- Solamente che è un uomo triste che non va con una ragazza da quando è nato… L’originale era molto più colorito, però io non amo dire certe cose…-
- E non è stato espulso? –
Chiese Jimmy allibito, piantando i suoi sorprendenti occhi azzurri su Aris.
- Beh… Se è ancora qui direi di no… -
Rispose la ragazza come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
- Sì, ok… questo l’ho capito anch’io, ma io intendevo dire perché non è stato espulso, come ha fatto, quale mirabolante magia ha compiuto…-
Le rispose Jimmy, mentre muoveva le mani come se avesse dovuto far apparire davanti a lui la cosa più grandiosa del mondo, quasi fosse uno dei più esperti maghi della terra intento ad incantare il proprio pubblico.
- Ok, scusa. Ehm… diciamo che per fortuna Bry ha capito di aver fatto una cazzata e gli ha chiesto scusa due ore dopo. E’ sottinteso il fatto che è stato mandato dal preside prima –
- Deve essere stato molto persuasivo per avergli fatto cambiare idea così in fretta…-
Constatò Jimmy con la voce piena di sott’intesi, mentre cancellava alcuni dati presi male.
- Sì, come no! Beh… Immagina di sentire una chitarra che ti viene sbattuta sulla testa! Ecco quella sarebbe stata la reazione di suo padre se fosse stato espulso! Fico, non trovi?-
Rispose ironica Res, mentre si immaginava la scena.
Ne sarebbe davvero capace…
- Ma ne sarebbe stato capace?-
Chiese lui facendo riscuotere Aris dai propri pensieri.
Sembra che mi legga nel pensiero!
Aris scosse la testa stupendosi di quel pensiero. Dopo tutto quella era una domanda lecita. Non si vedevano tutti i giorni dei padri musicisti volenterosi nel sacrificare una chitarra, per scagliarla in testa al proprio figlio al fine di farlo rinsavire.
- Si vede che tu non lo conosci. Diciamo che tiene abbastanza all’istruzione, perciò meglio tre mesi di punizione che essere espulsi…-
- In effetti… Cazzo! Il mio vecchio non ha mai fatto così. Nemmeno la prima volta che mi hanno buttato fuori da scuola a calci in culo! -
Jimmy era colpito. Non c’era niente da dire. Per fortuna che non lo aveva avuto lui un genitore così, o lo avrebbe già ridotto in un mucchio di cenere per tutte le cavolate che aveva fatto nelle vecchie scuole.
- Toglimi una curiosità, quante volte hai già cambiato scuola?-
Chiese Aris incuriosita dalle ultime parole del nuovo arrivato.
- Diciamo che per adesso sono già a quota tre -
- Oddio! Davvero? E come mai? Sai, sempre se non sono troppo indiscreta… -
- Benissimo signorina Severi. Devo affermare che con il suo nuovo vicino sta facendo le cose in un modo ancora più eccellente. Lo sapevo che era tutta colpa del signor Haner se non riusciva ad esprimere al meglio il suo potenziale –
Quest’uomo è davvero inquietante…
Pensò la ragazza, mentre con una mano sul cuore tentava di riprendersi dallo spavento appena subito, mostrando un sorriso di finto apprezzamento.
- Tutto a posto, signorina Severi? -
Chiese il professore notando l’espressione strana della ragazza.
- Certamente, signor Sberry! Non si preoccupi-
Rispose lei accondiscendente, mentre notava lo sguardo omicida di Bry, che davvero non ne poteva davvero più. L’amico, infatti, mimava con un certo gusto l’atto di infilzare il prof con la sua matita, davanti al suo sguardo incredulo. Non c’è bisogno di dire che questo fece girare l’uomo, che non vedendo niente di strano si girò per tornare verso la cattedra.
- Bry, non fare cazzate!-
Mimò lei con le labbra, lasciandosi andare in un sospiro liberatorio per lo scampato pericolo e per la prontezza di riflessi con cui Brian era ritornato a scrivere, facendo finta di niente.
Perché non lo può semplicemente ignorare? Perché deve essere sempre così… così… così Brian?
Pensò Res tornando a voltarsi verso Jimmy.
- Ti prego, ignoralo, fai come se questa scena non fosse mai accaduta…-
Si rivolse lei al ragazzo, che stava per soffocare dalle risate.
- Scusa se te lo richiedo, ma è sempre così?-
Richiese il compagno ringraziando seriamente di essere capitato lì.
Devo proprio conoscerlo quel ragazzo, davvero… Sono sicuro che ne vedrò delle belle!
- Purtroppo sì! –
Terminò lei stanca dopo nemmeno mezz’ora infernale di quella lezione. Come ogni volta quell’ora la fiaccava oltre modo. Doveva tenere a bada Bry tutte le volte e allo stesso tempo seguire quello che diceva il prof senza sbagliare. Come faceva non lo sapeva neppure lei e per come ci riusciva aveva cominciato a pensare di essere una santa.
Come farò a fermarlo adesso che c’è un corridoio a dividerci? Già era difficile prima, non oso immaginare adesso!
Pensò lei sconsolata, mentre Jimmy cercava di ricomporsi, per non attirare un’altra volta l’attenzione del prof, che in quel momento stava controllando gli appunti di un ragazzo che si trovava in prima fila.
- Comunque, tornando al discorso di prima… Ho solo avuto dei problemi con i professori e con qualche studente. A volte tendo ad avere un comportamento un po’ impulsivo e se mi scaldo troppo non riesco a trattenermi. In quei casi non sono come il tuo amico Bry con il professor Sberry. Non chiedo scusa facilmente io! –
- Quindi immagino che non rimarrai qui per molto…-
- Naaa… Io comincio a combinare casini solo quando mi annoio, quindi finché ci siete tu e il tuo amico a ravvivare l’ambiente, non penso che sarò costretto a movimentarlo io…-
Aveva una faccia seria, ma gli occhi erano spensierati e allegri, quasi a sottolineare che stava dicendo la verità.
- Parlando di casini, quel taglio sulla guancia, immagino venga da una rissa? –
Fece lei con un tono di voce fra il preoccupato e il divertito, indicando il graffio sulla sua guancia destra, mentre un sorrisetto compiaciuto spuntava sulle labbra del ragazzo
- Sì, con mia sorella Catherine. Ha dodici anni, ma è una furia quando si arrabbia!-
Tutti e due scoppiarono improvvisamente a ridere, cercando di limitare il rumore rischiando di soffocarsi, mentre tutti si giravano a guardarli per sapere cosa ci fosse di così divertente. Sembrava quasi che fossero amici da una vita.
Ho fatto davvero bene a scegliere questo corso, non so se mi sarei mai divertito così tanto, sul serio!
- Che cretino!... Sai, anch’io litigavo spesso con i miei fratelli quando erano ancora a casa. Pensa che ieri ne è tornato uno dopo due mesi e ci ho quasi fatto a botte subito!-
- Davvero? Ti ci vedo bene a tirare pugni!-
- Ah! Ah! Ah! Sei simpatico sai?-
Rispose lei cercando ancora una volta di frenare quello scoppio di risa, che le sorgeva spontaneo. Era incredibile, come bastasse guardarsi in faccia per vederne qualcosa di buffo e per ridacchiare come bambini di sei anni.
La roulette russa della vita, quella volta, non aveva sbagliato a premere il grilletto. Stranamente aveva sorriso a tutti e due, regalando loro una nuova opportunità. 
**********
- Attenzione, prego. Ora che la soluzione è stata distillata, dovreste ritrovarvi davanti una miscela omogenea. Ora prendete il becker e mettetelo nel refrigeratore con un’etichetta. Dovremo aspettare la prossima lezione per finire l’esperimento. Riprenderemo il tutto venerdì e dato che sarà l’ultimo giorno prima del test se avete qualche dubbio vi prego di chiedere chiarimenti -
Un rumore di penne che scrivono e vetro che tintinna riempì la stanza, mentre una decina di studenti portavano i loro esperimenti nel frigo in  fondo all’aula. Cinque minuti dopo la campanella suonò, mentre la voce del professor Sberry svettava sul rumore provocato dagli studenti che si affrettavano verso la loro lezione successiva.
- Signor Haner, mi porti il quaderno e per favore signor Sullivan venga anche lei qui un attimo-
- Che due, quell’uomo!-
Sbottò Brian, mentre raccoglieva le sue cose, buttandole nello zaino alla rinfusa. Quando terminò di riempirlo, quello era talmente saturo che faticava addirittura a chiuderlo. Sembrava la borsa di Mary Poppins fatta al contrario. Ad Aris, nel guardarla, venne voglia di provare ad inserirgli una graffetta per vedere se sarebbe esplosa.
- Dai, Bry, calmati. Hai copiato tutto, no?-
Cercò di tranquillizzarlo lei, mettendogli una mano sulla spalla per spingerlo verso la cattedra, che ora più che mai gli sembrava un patibolo.
- Sì…-
Rispose titubante Brian, cercando di ricordarsi quello che aveva fatto, mentre veniva sospinto inesorabilmente verso il suo aguzzino. Aris era incredula. Se aveva scritto tutto, perché si preoccupava così tanto?
- E allora? –
- Tanto lo sai che troverà qualcosa che non va lo stesso!-
Piagnucolò lui, aprendo le braccia al cielo, come se quella fosse una verità impossibile da cambiare, un dogma impossibile da contraddire.
- Dai, su smettila! Ci vediamo dopo a pranzo. Ti aspetto in mensa, ok?-
Aris, dicendo quelle parole si era portata di fronte a lui, alzandosi in punta di piedi per arrivare a guardarlo negli occhi più da vicino. Le iridi verdi incontrarono quelle marrone caldo di Brian.
Se ce l’ha fatta lei con Andrew, non posso mica farmela sotto per quel deficiente che non riesce a farsi una ragazza manco a pagarla!
Brian prese un grande respiro e poi guardò in faccia l'amica facendo comparire un sorrisett, che avrebbe dovuto rassicurarla.
- Sì, va bene. A dopo allora. Ciao! -
- Ciao! Ciao, Jimmy!-
- Ciao!-
Rispose lui, allegro al saluto della compagna, mentre si avvicinava alla cattedra.
Chissà cosa vorrà da me? Magari è per tutto il casino che abbiamo fatto io e Aris durante la lezione... No, avrebbe fatto rimanere anche lei, deve essere qualcos'altro...
Jimmy arrivò, quando già il professore si stava occupando di Brian.
A guardarlo da vicino gli sembrava ancora più alto, anche se Jimmy lo superava di qualche centimetro. Anche i suoi capelli, come quelli di James, erano scompigliati, ma erano tenuti su dal gel. Sotto la maglietta si notava un corpo reso più muscoloso, probabilmente, dagli allenamenti in palestra.
- Allora vediamo un po’… Uhm… - Stava dicendo Sberry, mentre guardava il foglio su cui l'amico di Aris aveva preso gli appunti - Sì, c’è tutto. Le sue considerazioni sono abbastanza approfondite, quindi mi costa molto dire che oggi lei potrà uscire da questa scuola. Ora può andare. Stia attento, però. La tengo d’occhio.-
terminò l'uomo scoccandogli una lunga occhiata di avvertimento. Jimmy notò Brian rilassare i pugni ed espirare tutta l'aria che aveva trattenuto durante tutto l'esame. Probabilmente non gli aveva mai fatto un regalo più gradito,  ne tanto meno così inaspettato.
- Sì, signore. Arrivederci –
Rispose tutto d'un fiato Bry e scappando fuori dalla porta, prima che l'insegnate cambiasse idea.
- Arrivederci, arrivederci... Ed ora veniamo a lei signor Sullivan... Spero che si trovi bene in questa classe-
- Sì, certo... Non ci sono grossi problemi. Anche nella precedente scuola avevo fatto chimica -
Rispose dubbioso il ragazzo. Che volesse rimproverarlo, per ciò che aveva combinato prima e fargli capire di rigare dritto? Se le cose stavano in questo modo l'insegnate perdeva il suo tempo. Nessuno gli aveva mai impedito di fare qualcosa se lui ne aveva voglia. Contrasse i pugni nell'attesa di sentire cosa volesse dirgli Sberry.
- Bene... bene... Meglio per lei, anche perchè come ha sentito, lunedì ci sarà un test e mi farebbe piacere che anche lei lo facesse. Sa, non è mai troppo presto per raccogliere voti. Basta che si faccia passare gli appunti e poi sarà a posto! Le consiglio di chiederli alla sua compagna di banco, solitamente sono ottimi! –
Tutto qui?
Si chiese il ragazzo, mentre annuiva e improvvisamente realizzava che avrebbe dovuto passare buona parte del week-end chiuso in casa a studiare.
Sì, certamente. Mi basterà dare una letta, tanto la sufficenza in chimica l'ho sempre presa...
Già, figurarsi se si sarebbe lasciato scappare la possibilità di uscire e fare qualche cavolata. Il giorno in cui si sarebbe impegnato seriamente a scuola, sarebbe venuta una tormenta di neve in California del sud. Il solo pensiro di studiare lo faceva ridere. Proprio per questo in quel momento uno strano ghigno riempì il suo volto, ma il prof nemmeno se ne accorse, poichè era intento a pulirsi gli occhiali, che portava al collo legati da una cordicella.
- Uhm… Sì, certo.  Adesso conviene che vada, prima che suoni la campanella. Sa, non vorrei arrivare in ritardo... Arrivederci-
Mentì spudoratamente il ragazzo uscendo dall'aula per recarsi in quella di musica, in cui si sarebbe tenuta la sua prossima lezione.
Chiederò gli appunti ad Aris in mensa...
Pansava il ragazzo, quando fu distratto dalla meravigliosa aula, che si apriva davanti a lui. Era grande e spaziosa e al suo interno, sul fondo, c'erano tre gradinate su cui probabilmente si posizionava il coro. Davanti, erano presenti numerose sedie e leggii, che avrebbero ospitato i musicisti. Sulla parete di fronte una grande lavagna ospitava i residui di uno spartito mezzo cancellato. La stanza era già popolata da una quindicina di ragazzi, che erano seduti su alcune sedie difronte alla lavagna e che tenevano a portata di mano i loro strumenti.
Una scarica di adrenalina gli passò nel corpo, mentre l'eccitazione saliva fino a farlo sentire euforico.
Fichissimo... non avrei mai potuto sperare niente di meglio!
fu la voce di una donna, quella che doveva essere la professoressa a riscuoterlo dai suoi pensieri.
- Stai cercando qualcosa?-
- Sì, sto cercando l'aula di composizione-
Rispose lui, guardando il suo orario e poi volgendo il suo sguardo sulla donna. Era molto carina per essere una prof e avere quarant'anni, ma non era certo il suo tipo, così non si soffermò ulteriormente su di lei, ma fece vagare lo sguardo sui suoi nuovi compagni.
Alcuni li aveva visti qualche volta in giro per la città, ma nessuno sembrava esserequalcuno di conosciuto. Almeno finchè non riconobbe in uno dei ragazzi con la chitarra l'amico di Res.
Ma guarda un po' e così anche lui suona...
Nel medesimo istante gli stessi pensieri attraversavano la mente di Bry, sorpreso anche lui di vederlo nell'aula. Durante chimica non lo aveva considerato per non più di qualche minuto, prima che il prof decidesse di spostarlo, dato che per il resto della lezione era stato impegnato a a sopravvivere.   
- Bene, ora mettete la soluzione nel filtro. Prestate attenzione a non rovesciare niente! Bene così signor Connelly…. Ora, bisognerà attendere un paio di minuti che la soluzione passi tutta nel becker sottostante, perciò potete cominciare a copiare gli appunti della lavagna e a scrivere le vostre considerazioni -
Terminò il professor Sberry, mentre un brusio generale di dissenso percorreva l’intera classe di chimica.
- Ah! E non dimenticate che anche quest’esperimento sarà nel test di lunedì, perciò vi conviene fare attenzione a quello che fate! Vero, signor Haner? Allora, cosa si prova a dover fare qualcosa durante la lezione? Spero sia piacevole, perché ne avrà ancora per tutto il resto dell’anno! Ah!Ah!Ah!-
Riprese il professore a voce più alta per contrastare il rumore e farsi sentire da tutti quanti, nell’ennesimo tentativo di sbeffeggiare Brian.
Era un uomo sulla cinquantina, dai capelli brizzolati. Non era sposato e per questo motivo viveva ancora con sua madre. Bry non sapeva se avesse una qualche donna, ma da come si comportava, probabilmente, non combinava niente da un bel po’ di tempo. Per i corridoi della scuola giravano alcune voci sul suo conto. I più cattivi affermavano che fosse stato lasciato sull’altare, mentre altri mormoravano che il suo unico grande amore fosse scappato con un altro, o più semplicemente che l’unica ragazza dei suoi sogni non lo avesse mai guardato. In ogni caso, insomma, restava un povero sfigato che se la prendeva con gli studenti e soprattutto col povero signor Haner.
- Spero che prima o poi ingoi un moscerino che gli vada di traverso!- 
Sussurrò il ragazzo alzando gli occhi al cielo e rabbrividendo al solo ricordo di quella risata che lo perseguitava nei suoi incubi più oscuri. Non sapeva il perché, eppure quel suono rauco e inquietante gli ricordava tanto quella di uno di quei cattivi dei film che alla fine muoiono tragicamente per mano dell’eroe di turno.
Magari…
Finì per lui il suo cervello, mentre s’immaginava la scena in cui il professor Sberry restava ucciso da uno dei suoi stessi esperimenti nel suo laboratorio segreto.
- Perché cavolo ho scelto chimica? Non potevo fare fisica? O scienze naturali? No, proprio chimica dovevo andare  a fare? Eppure, lo sapevo a cosa andavo in contro! Ma dove era finito il mio cervello quella mattina?–
Ricominciò Brian a lamentarsi, mentre ricopiava gli appunti della lavagna. Operazione alla quale, naturalmente, non dedicava più di due neuroni, perché gli altri erano tutti occupati a trovare nuove parole per lamentarsi.
Perché si lamenta? Che fastidio! Non lo sopporto proprio quando fa così, lo strozzerei!
Questi erano i pensieri che si agitavano nella mente della ragazza bionda, che si trovava davanti a lui. La ragazza era intenta a cercare di non pensare a niente in particolare in modo tale da far passare più velocemente il tempo che ancora rimaneva, senza nemmeno avere l’intenzione di prendere appunti e quella voce bassa non poteva far altro che rovinare i suoi piani. Così, voltò il busto all’indietro verso il ragazzo dai capelli scuri con uno sguardo che aveva il puro e semplice scopo di uccidere quell’anima in pena.
Quel ragazzo dall’infallibile talento musicale, ma dalla grande vena casinista era diventato suo amico da meno di un anno, nonostante prima lo avesse sempre considerato meno della cacca di un cane. Inizialmente, infatti, era sempre stato uno dei tanti ragazzi che portavano quelle caldissime felpe enormi anche con venti gradi e che si aggirano per i corridoi in gruppetti come se da soli non riuscissero a sopravvivere. Insomma, per lei non era altro che uno dei tanti sfigati che affollavano quell’enorme scuola. Quando, però, una delle sue migliori amiche aveva deciso che passare del tempo con lui non era una perdita di tempo, aveva imparato a conoscerlo meglio non sembrandole poi così tanto male.
Anche se, quando faceva così diventava davvero insopportabile.
- Dove vuoi che fosse? Dove si trova tutti i giorni! –
Gli ricordò Maddy seccata dalle parole del ragazzo. Aveva deciso di prenderlo un po’ in giro. Magari il tempo sarebbe passato ancora più in fretta. Dal canto suo Brian le rivolse uno sguardo interrogativo senza riuscire a capire di cosa stesse parlando lei.
- Dalla tua faccia posso dedurne che non è ancora ritornato indietro e che non sai nemmeno dove si trova -
Fece Maddy, esasperata dall’ennesimo sguardo vacuo di Bry.
Possibile che i maschi non capiscano proprio nulla, nemmeno le battute? Mah, sarà che quei pochi neuroni che hanno giocano a nascondino, senza mai riuscire a trovarsi…
Pensò lei, ricominciando ad interrogarsi seriamente sulla capacità di comprensione dei maschi, non riuscendo proprio a capacitarsi di come potessero essere così idioti.
- Mi sembra semplice, comunque. Se vuoi ti illumino io…-
Gli propose la biondina facendosi più vicina, inchiodando i suoi occhi in quelli del ragazzo e rendendo la voce quasi un sussurro.
- … Il tuo cervello è andato a nascondersi in un angolino buio della tua camera per non doversi auto distruggere con tutto quello che ti fai in bagno! -
Affermò la ragazza aumentando il volume e scoppiando a ridere vedendo la faccia del ragazzo, che si dava mentalmente dell’idiota per essere stato ad ascoltarla.
- Ah! Ah! Ah! Ah! Ah!... Dovresti vedere la tua faccia! –
Continuò ridendogli in faccia Maddy, divertita e contenta del fatto che la sua battuta avesse fatto centro.
- Vai a quel paese Maddy! Tu e le tue teorie sui ragazzi! -
Le rispose lui riprendendo a scrivere e ignorando bellamente l’amica, che continuava a guardarlo in attesa di vedere una sua reazione migliore. Una di quelle a cui l’aveva abituata l’amico, quasi ogni volta che lei gli rivolgeva una di quelle battutine sceme, che non si stancava mai di fare.
Si conoscevano da appena due anni, da quando lui e Res erano diventati amici e fin dal primo momento non erano state tutte rose e fiori. Lui e Maddy avevano litigato, e continuavano tutt’ora a litigare, praticamente per un un’unica cosa: le convinzioni della ragazza sul genere maschile.  Queste si potevano riassumere tutte in una semplice frase: “Mai dare la mano ad un ragazzo”.
Non era difficile pensare che Bry non le condividesse, data la sua appartenenza al sesso maschile, ma alcune, sotto sotto, non le reputava nemmeno poi tanto sbagliate neanche lui.
Nonostante queste piccole divergenze andavano abbastanza d’accordo, anche perché avevano un paio di amiche in comune. Prima fra tutte c’era Res e poi, naturalmente, lei, la regina delle bionde: la birra.
Solo lei, Brian, Aris e Mey potevano sapere quante gare avessero fatto i due a chi regge di più e nessuna di quelle, naturalmente, era stata fatta con la birra. Anche se non avevano compito ancora vent’un anni, sapevano dove potersi procurare dell’alcool senza essere scoperti da nessuno.
Alla fine, quasi sempre, uno dei due finiva per rimanere in ginocchio in un vicolo buio vicino a casa, con la mano di Res a sorreggergli la testa.
Infatti, Maddy era l’unica capace di tenergli testa e a volte di superarlo. Dato che Aris si fermava a due bottiglie di birra, mentre Mey a quattro. Era solo grazie a questo, che si erano meritati la reciproca stima e avevano raggiunto l’accordo di non litigare troppo davanti ad Aris.
- Dai, cretino! L’hai scelta perché era più facile. Ti ricordo che hai rischiato di farti bocciare l’hanno scorso in fisica! –
Gli ricordò Maddy, tornando seria, capendo che non avrebbe ricevuto nulla di più di quel mediocre insulto.
- Già,… hai ragione… però, smettila con quelle battutine-
- Ehi! Se non ti piacciono puoi sempre smettere di uscire con me! –
Gli rispose piccata Maddy, minacciandolo con la sua matita.
- Ricordati che io ti frequento solo perché hai la macchina, perché sei un’ottima bevitrice e perché Res è una tua amica…-
Replicò secco Brian, puntandogli a sua volta contro la matita ben appuntita, mentre i loro occhi si incontravano carichi di sfida.
Chi cederà per primo?
Era questa la domanda che aleggiava nell’aria e che si condensò nella mente della ragazza dai capelli corti, che sedeva accanto a Maddy.
- Cos’è la battaglia delle mine?-
Li interruppe sempre più perplessa Mey da quella scena, girandosi anche lei, al fine di evitare uno spargimento di sangue che avrebbe fatto andare nei guai solo Brian.
- No, però potrebbe essere un’idea! Non ci avevo mai pensato… -
Rispose Bry, tornando a scrivere, lasciando le due amiche a guardarsi e a scuotere la testa. Perché si sorprendevano ancora Mey non lo sapeva. Dopo un anno avrebbe dovuto imparare a conoscerlo, ma ancora si stupiva di come lavorasse la sua testa. Forse era proprio per questo motivo che gli stava simpatico.
- La mente dei maschi… -
Fece Mey…
- …sempre così vuota!-
… e completò Maddy scoppiando a ridere e affrettandosi a tornare seria, per non attirare l’attenzione del prof.
- Stavamo scherzando! E dai, alla fine non è poi così male Sberry! -
Riprese la bionda, mentre la faccia di Brian diventava sempre più scura e cominciava a muoversi da una parte all’altra in senso di diniego.
- Lo dici tu Maddy! Ma non sei tu che devi sorbirti un suo commento ogni volta che muovi un dito… E’ da due anni che ce l’ha con me! Non ne posso già più! E adesso siamo solo ad ottobre! Come farò a sopravvivere?-
Replicò lui esasperato, ritornando a lamentarsi, sul punto di buttarsi in ginocchio con le braccia al cielo, per pregare un qualsiasi Dio, affinché potesse liberarlo da quel fardello infernale.
- Dai, va là! Non hai commesso nessun peccato mortale, visto che puoi consolarti pensando che la prossima ora hai composizione musicale! Io invece vado all’inferno! Ho la Galt! Oddio! Un’ora di storia europea! Perché ho deciso di farla anche questo anno? Secondo me mi sono rincretinita a forza di uscire con te, lo sempre detto io che…-
- Signorina Poliwka!-
Li interruppe Sberry improvvisamente, spaventando a morte i tre ragazzi che riuscirono a soffocare a malapena le grida di spavento. Il professore, infatti, si era fatto improvvisamente vicino, attirato da quel chiacchiericcio, che non a caso comprendeva anche il signor Haner.
- Spero che non si stia facendo influenzare dal signor Haner, sarebbe un vero peccato. Non vorrei che i suoi voti ne risentissero… Piuttosto, ha già scritto tutto, signor Haner? –
- No, professor Sberry –
Rispose lui, cercando di controllarsi per non lasciarsi sfuggire altro.
- Allora, mi aspetto che lo faccia entro la fine dell’ora. Se non vedrò i suoi appunti completati prima che suoni la campanella si può scordare di uscire da questa scuola oggi pomeriggio! –
Finì l’uomo con tono autoritario, girandosi per tornare alla cattedra.
  - Fottiti –
Sussurrò il ragazzo, mentre la risata delle due compagne gli arrivò all’orecchio, facendogli capire di aver ricevuto anche il loro consenso. Dal bancone a fianco, intanto, la voce della sua migliore amica lo implorava di stare calmo. Ma come poteva stare  calmo se quell’uomo metteva a dura prova tutta la sua pazienza?
**********
- Ma fa sempre così col tuo amico? –
Chiese Jimmy guardandola con fare interrogativo, mentre lei si sbracciava per comunicare con Bry, in modo da farlo calmare il più in fretta possibile.
- Purtroppo per lui sì. Ci sono giorni in cui bene o male è sopportabile, giusto qualche frecciatina. Ce ne sono altri però, che sembra quasi che lo voglia fare sentire una merda. Il bello è che ce l’ha solo con lui! Se anche io facessi qualcosa o magari il resto della classe, ci passerebbe sopra, ma se è Brian che fa anche solo un piccolo movimento… Non vive più! -
- E tutto perché prende delle B- e non fa nulla in classe?-
- Sì,… E’ da due anni che cerca di dimostrare che Bry copia da me durante i test, ma non ci è mai riuscito-
- Ma lui copia almeno?-
- A volte. Solo quando ci sono delle formule particolarmente complicate da ricordare… Però è talmente bravo da non farsi mai beccare. Non so come faccia, perché Sberry ha un certo talento a cogliere i copiatori in fallo… E’ per questo che ce l’ha con lui.  Adesso, però, non penso che potrà farlo ancora, dato che io sono qui e lui è là. Fra di noi adesso c’è un corridoi, non credo sia sicuro copiare adesso… Ah! Giusto! Dimenticavo anche che Bry l’anno scorso gli ha risposto ridicolizzandolo davanti a tutta la classe…-
- Wow! Davvero? Cosa gli ha detto? –
- Solamente che è un uomo triste che non va con una ragazza da quando è nato… L’originale era molto più colorito, però io non amo dire certe cose…-
- E non è stato espulso? –
Chiese Jimmy allibito, piantando i suoi sorprendenti occhi azzurri su Aris.
- Beh… Se è ancora qui direi di no… -
Rispose la ragazza come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
- Sì, ok… questo l’ho capito anch’io, ma io intendevo dire perché non è stato espulso, come ha fatto, quale mirabolante magia ha compiuto…-
Le rispose Jimmy, mentre muoveva le mani come se avesse dovuto far apparire davanti a lui la cosa più grandiosa del mondo, quasi fosse uno dei più esperti maghi della terra intento ad incantare il proprio pubblico.
- Ok, scusa. Ehm… diciamo che per fortuna Bry ha capito di aver fatto una cazzata e gli ha chiesto scusa due ore dopo. E’ sottinteso il fatto che è stato mandato dal preside prima –
- Deve essere stato molto persuasivo per avergli fatto cambiare idea così in fretta…-
Constatò Jimmy con la voce piena di sott’intesi, mentre cancellava alcuni dati presi male.
- Sì, come no! Beh… Immagina di sentire una chitarra che ti viene sbattuta sulla testa! Ecco quella sarebbe stata la reazione di suo padre se fosse stato espulso! Fico, non trovi?-
Rispose ironica Res, mentre si immaginava la scena.
Ne sarebbe davvero capace…
- Ma ne sarebbe stato capace?-
Chiese lui facendo riscuotere Aris dai propri pensieri.
Sembra che mi legga nel pensiero!
Aris scosse la testa stupendosi di quel pensiero. Dopo tutto quella era una domanda lecita. Non si vedevano tutti i giorni dei padri musicisti volenterosi nel sacrificare una chitarra, per scagliarla in testa al proprio figlio al fine di farlo rinsavire.
- Si vede che tu non lo conosci. Diciamo che tiene abbastanza all’istruzione, perciò meglio tre mesi di punizione che essere espulsi…-
- In effetti… Cazzo! Il mio vecchio non ha mai fatto così. Nemmeno la prima volta che mi hanno buttato fuori da scuola a calci in culo! -
Jimmy era colpito. Non c’era niente da dire. Per fortuna che non lo aveva avuto lui un genitore così, o lo avrebbe già ridotto in un mucchio di cenere per tutte le cavolate che aveva fatto nelle vecchie scuole.
- Toglimi una curiosità, quante volte hai già cambiato scuola?-
Chiese Aris incuriosita dalle ultime parole del nuovo arrivato.
- Diciamo che per adesso sono già a quota tre -
- Oddio! Davvero? E come mai? Sai, sempre se non sono troppo indiscreta… -
- Benissimo signorina Severi. Devo affermare che con il suo nuovo vicino sta facendo le cose in un modo ancora più eccellente. Lo sapevo che era tutta colpa del signor Haner se non riusciva ad esprimere al meglio il suo potenziale –
Quest’uomo è davvero inquietante…
Pensò la ragazza, mentre con una mano sul cuore tentava di riprendersi dallo spavento appena subito, mostrando un sorriso di finto apprezzamento.
- Tutto a posto, signorina Severi? -
Chiese il professore notando l’espressione strana della ragazza.
- Certamente, signor Sberry! Non si preoccupi-
Rispose lei accondiscendente, mentre notava lo sguardo omicida di Bry, che davvero non ne poteva davvero più. L’amico, infatti, mimava con un certo gusto l’atto di infilzare il prof con la sua matita, davanti al suo sguardo incredulo. Non c’è bisogno di dire che questo fece girare l’uomo, che non vedendo niente di strano si girò per tornare verso la cattedra.
- Bry, non fare cazzate!-
Mimò lei con le labbra, lasciandosi andare in un sospiro liberatorio per lo scampato pericolo e per la prontezza di riflessi con cui Brian era ritornato a scrivere, facendo finta di niente.
Perché non lo può semplicemente ignorare? Perché deve essere sempre così… così… così Brian?
Pensò Res tornando a voltarsi verso Jimmy.
- Ti prego, ignoralo, fai come se questa scena non fosse mai accaduta…-
Si rivolse lei al ragazzo, che stava per soffocare dalle risate.
- Scusa se te lo richiedo, ma è sempre così?-
Richiese il compagno ringraziando seriamente di essere capitato lì.
Devo proprio conoscerlo quel ragazzo, davvero… Sono sicuro che ne vedrò delle belle!
- Purtroppo sì! –
Terminò lei stanca dopo nemmeno mezz’ora infernale di quella lezione. Come ogni volta quell’ora la fiaccava oltre modo. Doveva tenere a bada Bry tutte le volte e allo stesso tempo seguire quello che diceva il prof senza sbagliare. Come faceva non lo sapeva neppure lei e per come ci riusciva aveva cominciato a pensare di essere una santa.
Come farò a fermarlo adesso che c’è un corridoio a dividerci? Già era difficile prima, non oso immaginare adesso!
Pensò lei sconsolata, mentre Jimmy cercava di ricomporsi, per non attirare un’altra volta l’attenzione del prof, che in quel momento stava controllando gli appunti di un ragazzo che si trovava in prima fila.
- Comunque, tornando al discorso di prima… Ho solo avuto dei problemi con i professori e con qualche studente. A volte tendo ad avere un comportamento un po’ impulsivo e se mi scaldo troppo non riesco a trattenermi. In quei casi non sono come il tuo amico Bry con il professor Sberry. Non chiedo scusa facilmente io! –
- Quindi immagino che non rimarrai qui per molto…-
- Naaa… Io comincio a combinare casini solo quando mi annoio, quindi finché ci siete tu e il tuo amico a ravvivare l’ambiente, non penso che sarò costretto a movimentarlo io…-
Aveva una faccia seria, ma gli occhi erano spensierati e allegri, quasi a sottolineare che stava dicendo la verità.
- Parlando di casini, quel taglio sulla guancia, immagino venga da una rissa? –
Fece lei con un tono di voce fra il preoccupato e il divertito, indicando il graffio sulla sua guancia destra, mentre un sorrisetto compiaciuto spuntava sulle labbra del ragazzo
- Sì, con mia sorella Catherine. Ha dodici anni, ma è una furia quando si arrabbia!-
Tutti e due scoppiarono improvvisamente a ridere, cercando di limitare il rumore rischiando di soffocarsi, mentre tutti si giravano a guardarli per sapere cosa ci fosse di così divertente. Sembrava quasi che fossero amici da una vita.
Ho fatto davvero bene a scegliere questo corso, non so se mi sarei mai divertito così tanto, sul serio!
- Che cretino!... Sai, anch’io litigavo spesso con i miei fratelli quando erano ancora a casa. Pensa che ieri ne è tornato uno dopo due mesi e ci ho quasi fatto a botte subito!-
- Davvero? Ti ci vedo bene a tirare pugni!-
- Ah! Ah! Ah! Sei simpatico sai?-
Rispose lei cercando ancora una volta di frenare quello scoppio di risa, che le sorgeva spontaneo. Era incredibile, come bastasse guardarsi in faccia per vederne qualcosa di buffo e per ridacchiare come bambini di sei anni.
La roulette russa della vita, quella volta, non aveva sbagliato a premere il grilletto. Stranamente aveva sorriso a tutti e due, regalando loro una nuova opportunità. 
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- Attenzione, prego. Ora che la soluzione è stata distillata, dovreste ritrovarvi davanti una miscela omogenea. Ora prendete il becker e mettetelo nel refrigeratore con un’etichetta. Dovremo aspettare la prossima lezione per finire l’esperimento. Riprenderemo il tutto venerdì e dato che sarà l’ultimo giorno prima del test se avete qualche dubbio vi prego di chiedere chiarimenti -
Un rumore di penne che scrivono e vetro che tintinna riempì la stanza, mentre una decina di studenti portavano i loro esperimenti nel frigo in  fondo all’aula. Cinque minuti dopo la campanella suonò, mentre la voce del professor Sberry svettava sul rumore provocato dagli studenti che si affrettavano verso la loro lezione successiva.
- Signor Haner, mi porti il quaderno e per favore signor Sullivan venga anche lei qui un attimo-
- Che due, quell’uomo!-
Sbottò Brian, mentre raccoglieva le sue cose, buttandole nello zaino alla rinfusa. Quando terminò di riempirlo, quello era talmente saturo che faticava addirittura a chiuderlo. Sembrava la borsa di Mary Poppins fatta al contrario. Ad Aris, nel guardarla, venne voglia di provare ad inserirgli una graffetta per vedere se sarebbe esplosa.
- Dai, Bry, calmati. Hai copiato tutto, no?-
Cercò di tranquillizzarlo lei, mettendogli una mano sulla spalla per spingerlo verso la cattedra, che ora più che mai gli sembrava un patibolo.
- Sì…-
Rispose titubante Brian, cercando di ricordarsi quello che aveva fatto, mentre veniva sospinto inesorabilmente verso il suo aguzzino. Aris era incredula. Se aveva scritto tutto, perché si preoccupava così tanto?
- E allora? –
- Tanto lo sai che troverà qualcosa che non va lo stesso!-
Piagnucolò lui, aprendo le braccia al cielo, come se quella fosse una verità impossibile da cambiare, un dogma impossibile da contraddire.
- Dai, su smettila! Ci vediamo dopo a pranzo. Ti aspetto in mensa, ok?-
Aris, dicendo quelle parole si era portata di fronte a lui, alzandosi in punta di piedi per arrivare a guardarlo negli occhi più da vicino. Le iridi verdi incontrarono quelle marrone caldo di Brian.
Se ce l’ha fatta lei con Andrew, non posso mica farmela sotto per quel deficiente che non riesce a farsi una ragazza manco a pagarla!
Brian prese un grande respiro e poi guardò in faccia l'amica facendo comparire un sorrisett, che avrebbe dovuto rassicurarla.
- Sì, va bene. A dopo allora. Ciao! -
- Ciao! Ciao, Jimmy!-
- Ciao!-
Rispose lui, allegro al saluto della compagna, mentre si avvicinava alla cattedra.
Chissà cosa vorrà da me? Magari è per tutto il casino che abbiamo fatto io e Aris durante la lezione... No, avrebbe fatto rimanere anche lei, deve essere qualcos'altro...
Jimmy arrivò, quando già il professore si stava occupando di Brian.
A guardarlo da vicino gli sembrava ancora più alto, anche se Jimmy lo superava di qualche centimetro. Anche i suoi capelli, come quelli di James, erano scompigliati, ma erano tenuti su dal gel. Sotto la maglietta si notava un corpo reso più muscoloso, probabilmente, dagli allenamenti in palestra.
- Allora vediamo un po’… Uhm… - Stava dicendo Sberry, mentre guardava il foglio su cui l'amico di Aris aveva preso gli appunti - Sì, c’è tutto. Le sue considerazioni sono abbastanza approfondite, quindi mi costa molto dire che oggi lei potrà uscire da questa scuola. Ora può andare. Stia attento, però. La tengo d’occhio.-
terminò l'uomo scoccandogli una lunga occhiata di avvertimento. Jimmy notò Brian rilassare i pugni ed espirare tutta l'aria che aveva trattenuto durante tutto l'esame. Probabilmente non gli aveva mai fatto un regalo più gradito,  ne tanto meno così inaspettato.
- Sì, signore. Arrivederci –
Rispose tutto d'un fiato Bry e scappando fuori dalla porta, prima che l'insegnate cambiasse idea.
- Arrivederci, arrivederci... Ed ora veniamo a lei signor Sullivan... Spero che si trovi bene in questa classe-
- Sì, certo... Non ci sono grossi problemi. Anche nella precedente scuola avevo fatto chimica -
Rispose dubbioso il ragazzo. Che volesse rimproverarlo, per ciò che aveva combinato prima e fargli capire di rigare dritto? Se le cose stavano in questo modo l'insegnate perdeva il suo tempo. Nessuno gli aveva mai impedito di fare qualcosa se lui ne aveva voglia. Contrasse i pugni nell'attesa di sentire cosa volesse dirgli Sberry.
- Bene... bene... Meglio per lei, anche perchè come ha sentito, lunedì ci sarà un test e mi farebbe piacere che anche lei lo facesse. Sa, non è mai troppo presto per raccogliere voti. Basta che si faccia passare gli appunti e poi sarà a posto! Le consiglio di chiederli alla sua compagna di banco, solitamente sono ottimi! –
Tutto qui?
Si chiese il ragazzo, mentre annuiva e improvvisamente realizzava che avrebbe dovuto passare buona parte del week-end chiuso in casa a studiare.
Sì, certamente. Mi basterà dare una letta, tanto la sufficenza in chimica l'ho sempre presa...
Già, figurarsi se si sarebbe lasciato scappare la possibilità di uscire e fare qualche cavolata. Il giorno in cui si sarebbe impegnato seriamente a scuola, sarebbe venuta una tormenta di neve in California del sud. Il solo pensiro di studiare lo faceva ridere. Proprio per questo in quel momento uno strano ghigno riempì il suo volto, ma il prof nemmeno se ne accorse, poichè era intento a pulirsi gli occhiali, che portava al collo legati da una cordicella.
- Uhm… Sì, certo.  Adesso conviene che vada, prima che suoni la campanella. Sa, non vorrei arrivare in ritardo... Arrivederci-
Mentì spudoratamente il ragazzo uscendo dall'aula per recarsi in quella di musica, in cui si sarebbe tenuta la sua prossima lezione.
Chiederò gli appunti ad Aris in mensa...
Pansava il ragazzo, quando fu distratto dalla meravigliosa aula, che si apriva davanti a lui. Era grande e spaziosa e al suo interno, sul fondo, c'erano tre gradinate su cui probabilmente si posizionava il coro. Davanti, erano presenti numerose sedie e leggii, che avrebbero ospitato i musicisti. Sulla parete di fronte una grande lavagna ospitava i residui di uno spartito mezzo cancellato. La stanza era già popolata da una quindicina di ragazzi, che erano seduti su alcune sedie difronte alla lavagna e che tenevano a portata di mano i loro strumenti.
Una scarica di adrenalina gli passò nel corpo, mentre l'eccitazione saliva fino a farlo sentire euforico.
Fichissimo... non avrei mai potuto sperare niente di meglio!
fu la voce di una donna, quella che doveva essere la professoressa a riscuoterlo dai suoi pensieri.
- Stai cercando qualcosa?-
- Sì, sto cercando l'aula di composizione-
Rispose lui, guardando il suo orario e poi volgendo il suo sguardo sulla donna. Era molto carina per essere una prof e avere quarant'anni, ma non era certo il suo tipo, così non si soffermò ulteriormente su di lei, ma fece vagare lo sguardo sui suoi nuovi compagni.
Alcuni li aveva visti qualche volta in giro per la città, ma nessuno sembrava esserequalcuno di conosciuto. Almeno finchè non riconobbe in uno dei ragazzi con la chitarra l'amico di Res.
Ma guarda un po' e così anche lui suona...
Nel medesimo istante gli stessi pensieri attraversavano la mente di Bry, sorpreso anche lui di vederlo nell'aula. Durante chimica non lo aveva considerato per non più di qualche minuto, prima che il prof decidesse di spostarlo, dato che per il resto della lezione era stato impegnato a a sopravvivere.   
- Bene, ora mettete la soluzione nel filtro. Prestate attenzione a non rovesciare niente! Bene così signor Connelly…. Ora, bisognerà attendere un paio di minuti che la soluzione passi tutta nel becker sottostante, perciò potete cominciare a copiare gli appunti della lavagna e a scrivere le vostre considerazioni -
Terminò il professor Sberry, mentre un brusio generale di dissenso percorreva l’intera classe di chimica.
- Ah! E non dimenticate che anche quest’esperimento sarà nel test di lunedì, perciò vi conviene fare attenzione a quello che fate! Vero, signor Haner? Allora, cosa si prova a dover fare qualcosa durante la lezione? Spero sia piacevole, perché ne avrà ancora per tutto il resto dell’anno! Ah!Ah!Ah!-
Riprese il professore a voce più alta per contrastare il rumore e farsi sentire da tutti quanti, nell’ennesimo tentativo di sbeffeggiare Brian.
Era un uomo sulla cinquantina, dai capelli brizzolati. Non era sposato e per questo motivo viveva ancora con sua madre. Bry non sapeva se avesse una qualche donna, ma da come si comportava, probabilmente, non combinava niente da un bel po’ di tempo. Per i corridoi della scuola giravano alcune voci sul suo conto. I più cattivi affermavano che fosse stato lasciato sull’altare, mentre altri mormoravano che il suo unico grande amore fosse scappato con un altro, o più semplicemente che l’unica ragazza dei suoi sogni non lo avesse mai guardato. In ogni caso, insomma, restava un povero sfigato che se la prendeva con gli studenti e soprattutto col povero signor Haner.
- Spero che prima o poi ingoi un moscerino che gli vada di traverso!- 
Sussurrò il ragazzo alzando gli occhi al cielo e rabbrividendo al solo ricordo di quella risata che lo perseguitava nei suoi incubi più oscuri. Non sapeva il perché, eppure quel suono rauco e inquietante gli ricordava tanto quella di uno di quei cattivi dei film che alla fine muoiono tragicamente per mano dell’eroe di turno.
Magari…
Finì per lui il suo cervello, mentre s’immaginava la scena in cui il professor Sberry restava ucciso da uno dei suoi stessi esperimenti nel suo laboratorio segreto.
- Perché cavolo ho scelto chimica? Non potevo fare fisica? O scienze naturali? No, proprio chimica dovevo andare  a fare? Eppure, lo sapevo a cosa andavo in contro! Ma dove era finito il mio cervello quella mattina?–
Ricominciò Brian a lamentarsi, mentre ricopiava gli appunti della lavagna. Operazione alla quale, naturalmente, non dedicava più di due neuroni, perché gli altri erano tutti occupati a trovare nuove parole per lamentarsi.
Perché si lamenta? Che fastidio! Non lo sopporto proprio quando fa così, lo strozzerei!
Questi erano i pensieri che si agitavano nella mente della ragazza bionda, che si trovava davanti a lui. La ragazza era intenta a cercare di non pensare a niente in particolare in modo tale da far passare più velocemente il tempo che ancora rimaneva, senza nemmeno avere l’intenzione di prendere appunti e quella voce bassa non poteva far altro che rovinare i suoi piani. Così, voltò il busto all’indietro verso il ragazzo dai capelli scuri con uno sguardo che aveva il puro e semplice scopo di uccidere quell’anima in pena.
Quel ragazzo dall’infallibile talento musicale, ma dalla grande vena casinista era diventato suo amico da meno di un anno, nonostante prima lo avesse sempre considerato meno della cacca di un cane. Inizialmente, infatti, era sempre stato uno dei tanti ragazzi che portavano quelle caldissime felpe enormi anche con venti gradi e che si aggirano per i corridoi in gruppetti come se da soli non riuscissero a sopravvivere. Insomma, per lei non era altro che uno dei tanti sfigati che affollavano quell’enorme scuola. Quando, però, una delle sue migliori amiche aveva deciso che passare del tempo con lui non era una perdita di tempo, aveva imparato a conoscerlo meglio non sembrandole poi così tanto male.
Anche se, quando faceva così diventava davvero insopportabile.
- Dove vuoi che fosse? Dove si trova tutti i giorni! –
Gli ricordò Maddy seccata dalle parole del ragazzo. Aveva deciso di prenderlo un po’ in giro. Magari il tempo sarebbe passato ancora più in fretta. Dal canto suo Brian le rivolse uno sguardo interrogativo senza riuscire a capire di cosa stesse parlando lei.
- Dalla tua faccia posso dedurne che non è ancora ritornato indietro e che non sai nemmeno dove si trova -
Fece Maddy, esasperata dall’ennesimo sguardo vacuo di Bry.
Possibile che i maschi non capiscano proprio nulla, nemmeno le battute? Mah, sarà che quei pochi neuroni che hanno giocano a nascondino, senza mai riuscire a trovarsi…
Pensò lei, ricominciando ad interrogarsi seriamente sulla capacità di comprensione dei maschi, non riuscendo proprio a capacitarsi di come potessero essere così idioti.
- Mi sembra semplice, comunque. Se vuoi ti illumino io…-
Gli propose la biondina facendosi più vicina, inchiodando i suoi occhi in quelli del ragazzo e rendendo la voce quasi un sussurro.
- … Il tuo cervello è andato a nascondersi in un angolino buio della tua camera per non doversi auto distruggere con tutto quello che ti fai in bagno! -
Affermò la ragazza aumentando il volume e scoppiando a ridere vedendo la faccia del ragazzo, che si dava mentalmente dell’idiota per essere stato ad ascoltarla.
- Ah! Ah! Ah! Ah! Ah!... Dovresti vedere la tua faccia! –
Continuò ridendogli in faccia Maddy, divertita e contenta del fatto che la sua battuta avesse fatto centro.
- Vai a quel paese Maddy! Tu e le tue teorie sui ragazzi! -
Le rispose lui riprendendo a scrivere e ignorando bellamente l’amica, che continuava a guardarlo in attesa di vedere una sua reazione migliore. Una di quelle a cui l’aveva abituata l’amico, quasi ogni volta che lei gli rivolgeva una di quelle battutine sceme, che non si stancava mai di fare.
Si conoscevano da appena due anni, da quando lui e Res erano diventati amici e fin dal primo momento non erano state tutte rose e fiori. Lui e Maddy avevano litigato, e continuavano tutt’ora a litigare, praticamente per un un’unica cosa: le convinzioni della ragazza sul genere maschile.  Queste si potevano riassumere tutte in una semplice frase: “Mai dare la mano ad un ragazzo”.
Non era difficile pensare che Bry non le condividesse, data la sua appartenenza al sesso maschile, ma alcune, sotto sotto, non le reputava nemmeno poi tanto sbagliate neanche lui.
Nonostante queste piccole divergenze andavano abbastanza d’accordo, anche perché avevano un paio di amiche in comune. Prima fra tutte c’era Res e poi, naturalmente, lei, la regina delle bionde: la birra.
Solo lei, Brian, Aris e Mey potevano sapere quante gare avessero fatto i due a chi regge di più e nessuna di quelle, naturalmente, era stata fatta con la birra. Anche se non avevano compito ancora vent’un anni, sapevano dove potersi procurare dell’alcool senza essere scoperti da nessuno.
Alla fine, quasi sempre, uno dei due finiva per rimanere in ginocchio in un vicolo buio vicino a casa, con la mano di Res a sorreggergli la testa.
Infatti, Maddy era l’unica capace di tenergli testa e a volte di superarlo. Dato che Aris si fermava a due bottiglie di birra, mentre Mey a quattro. Era solo grazie a questo, che si erano meritati la reciproca stima e avevano raggiunto l’accordo di non litigare troppo davanti ad Aris.
- Dai, cretino! L’hai scelta perché era più facile. Ti ricordo che hai rischiato di farti bocciare l’hanno scorso in fisica! –
Gli ricordò Maddy, tornando seria, capendo che non avrebbe ricevuto nulla di più di quel mediocre insulto.
- Già,… hai ragione… però, smettila con quelle battutine-
- Ehi! Se non ti piacciono puoi sempre smettere di uscire con me! –
Gli rispose piccata Maddy, minacciandolo con la sua matita.
- Ricordati che io ti frequento solo perché hai la macchina, perché sei un’ottima bevitrice e perché Res è una tua amica…-
Replicò secco Brian, puntandogli a sua volta contro la matita ben appuntita, mentre i loro occhi si incontravano carichi di sfida.
Chi cederà per primo?
Era questa la domanda che aleggiava nell’aria e che si condensò nella mente della ragazza dai capelli corti, che sedeva accanto a Maddy.
- Cos’è la battaglia delle mine?-
Li interruppe sempre più perplessa Mey da quella scena, girandosi anche lei, al fine di evitare uno spargimento di sangue che avrebbe fatto andare nei guai solo Brian.
- No, però potrebbe essere un’idea! Non ci avevo mai pensato… -
Rispose Bry, tornando a scrivere, lasciando le due amiche a guardarsi e a scuotere la testa. Perché si sorprendevano ancora Mey non lo sapeva. Dopo un anno avrebbe dovuto imparare a conoscerlo, ma ancora si stupiva di come lavorasse la sua testa. Forse era proprio per questo motivo che gli stava simpatico.
- La mente dei maschi… -
Fece Mey…
- …sempre così vuota!-
… e completò Maddy scoppiando a ridere e affrettandosi a tornare seria, per non attirare l’attenzione del prof.
- Stavamo scherzando! E dai, alla fine non è poi così male Sberry! -
Riprese la bionda, mentre la faccia di Brian diventava sempre più scura e cominciava a muoversi da una parte all’altra in senso di diniego.
- Lo dici tu Maddy! Ma non sei tu che devi sorbirti un suo commento ogni volta che muovi un dito… E’ da due anni che ce l’ha con me! Non ne posso già più! E adesso siamo solo ad ottobre! Come farò a sopravvivere?-
Replicò lui esasperato, ritornando a lamentarsi, sul punto di buttarsi in ginocchio con le braccia al cielo, per pregare un qualsiasi Dio, affinché potesse liberarlo da quel fardello infernale.
- Dai, va là! Non hai commesso nessun peccato mortale, visto che puoi consolarti pensando che la prossima ora hai composizione musicale! Io invece vado all’inferno! Ho la Galt! Oddio! Un’ora di storia europea! Perché ho deciso di farla anche questo anno? Secondo me mi sono rincretinita a forza di uscire con te, lo sempre detto io che…-
- Signorina Poliwka!-
Li interruppe Sberry improvvisamente, spaventando a morte i tre ragazzi che riuscirono a soffocare a malapena le grida di spavento. Il professore, infatti, si era fatto improvvisamente vicino, attirato da quel chiacchiericcio, che non a caso comprendeva anche il signor Haner.
- Spero che non si stia facendo influenzare dal signor Haner, sarebbe un vero peccato. Non vorrei che i suoi voti ne risentissero… Piuttosto, ha già scritto tutto, signor Haner? –
- No, professor Sberry –
Rispose lui, cercando di controllarsi per non lasciarsi sfuggire altro.
- Allora, mi aspetto che lo faccia entro la fine dell’ora. Se non vedrò i suoi appunti completati prima che suoni la campanella si può scordare di uscire da questa scuola oggi pomeriggio! –
Finì l’uomo con tono autoritario, girandosi per tornare alla cattedra.
  - Fottiti –
Sussurrò il ragazzo, mentre la risata delle due compagne gli arrivò all’orecchio, facendogli capire di aver ricevuto anche il loro consenso. Dal bancone a fianco, intanto, la voce della sua migliore amica lo implorava di stare calmo. Ma come poteva stare  calmo se quell’uomo metteva a dura prova tutta la sua pazienza?
**********
- Ma fa sempre così col tuo amico? –
Chiese Jimmy guardandola con fare interrogativo, mentre lei si sbracciava per comunicare con Bry, in modo da farlo calmare il più in fretta possibile.
- Purtroppo per lui sì. Ci sono giorni in cui bene o male è sopportabile, giusto qualche frecciatina. Ce ne sono altri però, che sembra quasi che lo voglia fare sentire una merda. Il bello è che ce l’ha solo con lui! Se anche io facessi qualcosa o magari il resto della classe, ci passerebbe sopra, ma se è Brian che fa anche solo un piccolo movimento… Non vive più! -
- E tutto perché prende delle B- e non fa nulla in classe?-
- Sì,… E’ da due anni che cerca di dimostrare che Bry copia da me durante i test, ma non ci è mai riuscito-
- Ma lui copia almeno?-
- A volte. Solo quando ci sono delle formule particolarmente complicate da ricordare… Però è talmente bravo da non farsi mai beccare. Non so come faccia, perché Sberry ha un certo talento a cogliere i copiatori in fallo… E’ per questo che ce l’ha con lui.  Adesso, però, non penso che potrà farlo ancora, dato che io sono qui e lui è là. Fra di noi adesso c’è un corridoi, non credo sia sicuro copiare adesso… Ah! Giusto! Dimenticavo anche che Bry l’anno scorso gli ha risposto ridicolizzandolo davanti a tutta la classe…-
- Wow! Davvero? Cosa gli ha detto? –
- Solamente che è un uomo triste che non va con una ragazza da quando è nato… L’originale era molto più colorito, però io non amo dire certe cose…-
- E non è stato espulso? –
Chiese Jimmy allibito, piantando i suoi sorprendenti occhi azzurri su Aris.
- Beh… Se è ancora qui direi di no… -
Rispose la ragazza come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
- Sì, ok… questo l’ho capito anch’io, ma io intendevo dire perché non è stato espulso, come ha fatto, quale mirabolante magia ha compiuto…-
Le rispose Jimmy, mentre muoveva le mani come se avesse dovuto far apparire davanti a lui la cosa più grandiosa del mondo, quasi fosse uno dei più esperti maghi della terra intento ad incantare il proprio pubblico.
- Ok, scusa. Ehm… diciamo che per fortuna Bry ha capito di aver fatto una cazzata e gli ha chiesto scusa due ore dopo. E’ sottinteso il fatto che è stato mandato dal preside prima –
- Deve essere stato molto persuasivo per avergli fatto cambiare idea così in fretta…-
Constatò Jimmy con la voce piena di sott’intesi, mentre cancellava alcuni dati presi male.
- Sì, come no! Beh… Immagina di sentire una chitarra che ti viene sbattuta sulla testa! Ecco quella sarebbe stata la reazione di suo padre se fosse stato espulso! Fico, non trovi?-
Rispose ironica Res, mentre si immaginava la scena.
Ne sarebbe davvero capace…
- Ma ne sarebbe stato capace?-
Chiese lui facendo riscuotere Aris dai propri pensieri.
Sembra che mi legga nel pensiero!
Aris scosse la testa stupendosi di quel pensiero. Dopo tutto quella era una domanda lecita. Non si vedevano tutti i giorni dei padri musicisti volenterosi nel sacrificare una chitarra, per scagliarla in testa al proprio figlio al fine di farlo rinsavire.
- Si vede che tu non lo conosci. Diciamo che tiene abbastanza all’istruzione, perciò meglio tre mesi di punizione che essere espulsi…-
- In effetti… Cazzo! Il mio vecchio non ha mai fatto così. Nemmeno la prima volta che mi hanno buttato fuori da scuola a calci in culo! -
Jimmy era colpito. Non c’era niente da dire. Per fortuna che non lo aveva avuto lui un genitore così, o lo avrebbe già ridotto in un mucchio di cenere per tutte le cavolate che aveva fatto nelle vecchie scuole.
- Toglimi una curiosità, quante volte hai già cambiato scuola?-
Chiese Aris incuriosita dalle ultime parole del nuovo arrivato.
- Diciamo che per adesso sono già a quota tre -
- Oddio! Davvero? E come mai? Sai, sempre se non sono troppo indiscreta… -
- Benissimo signorina Severi. Devo affermare che con il suo nuovo vicino sta facendo le cose in un modo ancora più eccellente. Lo sapevo che era tutta colpa del signor Haner se non riusciva ad esprimere al meglio il suo potenziale –
Quest’uomo è davvero inquietante…
Pensò la ragazza, mentre con una mano sul cuore tentava di riprendersi dallo spavento appena subito, mostrando un sorriso di finto apprezzamento.
- Tutto a posto, signorina Severi? -
Chiese il professore notando l’espressione strana della ragazza.
- Certamente, signor Sberry! Non si preoccupi-
Rispose lei accondiscendente, mentre notava lo sguardo omicida di Bry, che davvero non ne poteva davvero più. L’amico, infatti, mimava con un certo gusto l’atto di infilzare il prof con la sua matita, davanti al suo sguardo incredulo. Non c’è bisogno di dire che questo fece girare l’uomo, che non vedendo niente di strano si girò per tornare verso la cattedra.
- Bry, non fare cazzate!-
Mimò lei con le labbra, lasciandosi andare in un sospiro liberatorio per lo scampato pericolo e per la prontezza di riflessi con cui Brian era ritornato a scrivere, facendo finta di niente.
Perché non lo può semplicemente ignorare? Perché deve essere sempre così… così… così Brian?
Pensò Res tornando a voltarsi verso Jimmy.
- Ti prego, ignoralo, fai come se questa scena non fosse mai accaduta…-
Si rivolse lei al ragazzo, che stava per soffocare dalle risate.
- Scusa se te lo richiedo, ma è sempre così?-
Richiese il compagno ringraziando seriamente di essere capitato lì.
Devo proprio conoscerlo quel ragazzo, davvero… Sono sicuro che ne vedrò delle belle!
- Purtroppo sì! –
Terminò lei stanca dopo nemmeno mezz’ora infernale di quella lezione. Come ogni volta quell’ora la fiaccava oltre modo. Doveva tenere a bada Bry tutte le volte e allo stesso tempo seguire quello che diceva il prof senza sbagliare. Come faceva non lo sapeva neppure lei e per come ci riusciva aveva cominciato a pensare di essere una santa.
Come farò a fermarlo adesso che c’è un corridoio a dividerci? Già era difficile prima, non oso immaginare adesso!
Pensò lei sconsolata, mentre Jimmy cercava di ricomporsi, per non attirare un’altra volta l’attenzione del prof, che in quel momento stava controllando gli appunti di un ragazzo che si trovava in prima fila.
- Comunque, tornando al discorso di prima… Ho solo avuto dei problemi con i professori e con qualche studente. A volte tendo ad avere un comportamento un po’ impulsivo e se mi scaldo troppo non riesco a trattenermi. In quei casi non sono come il tuo amico Bry con il professor Sberry. Non chiedo scusa facilmente io! –
- Quindi immagino che non rimarrai qui per molto…-
- Naaa… Io comincio a combinare casini solo quando mi annoio, quindi finché ci siete tu e il tuo amico a ravvivare l’ambiente, non penso che sarò costretto a movimentarlo io…-
Aveva una faccia seria, ma gli occhi erano spensierati e allegri, quasi a sottolineare che stava dicendo la verità.
- Parlando di casini, quel taglio sulla guancia, immagino venga da una rissa? –
Fece lei con un tono di voce fra il preoccupato e il divertito, indicando il graffio sulla sua guancia destra, mentre un sorrisetto compiaciuto spuntava sulle labbra del ragazzo
- Sì, con mia sorella Catherine. Ha dodici anni, ma è una furia quando si arrabbia!-
Tutti e due scoppiarono improvvisamente a ridere, cercando di limitare il rumore rischiando di soffocarsi, mentre tutti si giravano a guardarli per sapere cosa ci fosse di così divertente. Sembrava quasi che fossero amici da una vita.
Ho fatto davvero bene a scegliere questo corso, non so se mi sarei mai divertito così tanto, sul serio!
- Che cretino!... Sai, anch’io litigavo spesso con i miei fratelli quando erano ancora a casa. Pensa che ieri ne è tornato uno dopo due mesi e ci ho quasi fatto a botte subito!-
- Davvero? Ti ci vedo bene a tirare pugni!-
- Ah! Ah! Ah! Sei simpatico sai?-
Rispose lei cercando ancora una volta di frenare quello scoppio di risa, che le sorgeva spontaneo. Era incredibile, come bastasse guardarsi in faccia per vederne qualcosa di buffo e per ridacchiare come bambini di sei anni.
La roulette russa della vita, quella volta, non aveva sbagliato a premere il grilletto. Stranamente aveva sorriso a tutti e due, regalando loro una nuova opportunità. 
**********
- Attenzione, prego. Ora che la soluzione è stata distillata, dovreste ritrovarvi davanti una miscela omogenea. Ora prendete il becker e mettetelo nel refrigeratore con un’etichetta. Dovremo aspettare la prossima lezione per finire l’esperimento. Riprenderemo il tutto venerdì e dato che sarà l’ultimo giorno prima del test se avete qualche dubbio vi prego di chiedere chiarimenti -
Un rumore di penne che scrivono e vetro che tintinna riempì la stanza, mentre una decina di studenti portavano i loro esperimenti nel frigo in  fondo all’aula. Cinque minuti dopo la campanella suonò, mentre la voce del professor Sberry svettava sul rumore provocato dagli studenti che si affrettavano verso la loro lezione successiva.
- Signor Haner, mi porti il quaderno e per favore signor Sullivan venga anche lei qui un attimo-
- Che due, quell’uomo!-
Sbottò Brian, mentre raccoglieva le sue cose, buttandole nello zaino alla rinfusa. Quando terminò di riempirlo, quello era talmente saturo che faticava addirittura a chiuderlo. Sembrava la borsa di Mary Poppins fatta al contrario. Ad Aris, nel guardarla, venne voglia di provare ad inserirgli una graffetta per vedere se sarebbe esplosa.
- Dai, Bry, calmati. Hai copiato tutto, no?-
Cercò di tranquillizzarlo lei, mettendogli una mano sulla spalla per spingerlo verso la cattedra, che ora più che mai gli sembrava un patibolo.
- Sì…-
Rispose titubante Brian, cercando di ricordarsi quello che aveva fatto, mentre veniva sospinto inesorabilmente verso il suo aguzzino. Aris era incredula. Se aveva scritto tutto, perché si preoccupava così tanto?
- E allora? –
- Tanto lo sai che troverà qualcosa che non va lo stesso!-
Piagnucolò lui, aprendo le braccia al cielo, come se quella fosse una verità impossibile da cambiare, un dogma impossibile da contraddire.
- Dai, su smettila! Ci vediamo dopo a pranzo. Ti aspetto in mensa, ok?-
Aris, dicendo quelle parole si era portata di fronte a lui, alzandosi in punta di piedi per arrivare a guardarlo negli occhi più da vicino. Le iridi verdi incontrarono quelle marrone caldo di Brian.
Se ce l’ha fatta lei con Andrew, non posso mica farmela sotto per quel deficiente che non riesce a farsi una ragazza manco a pagarla!
Brian prese un grande respiro e poi guardò in faccia l'amica facendo comparire un sorrisett, che avrebbe dovuto rassicurarla.
- Sì, va bene. A dopo allora. Ciao! -
- Ciao! Ciao, Jimmy!-
- Ciao!-
Rispose lui, allegro al saluto della compagna, mentre si avvicinava alla cattedra.
Chissà cosa vorrà da me? Magari è per tutto il casino che abbiamo fatto io e Aris durante la lezione... No, avrebbe fatto rimanere anche lei, deve essere qualcos'altro...
Jimmy arrivò, quando già il professore si stava occupando di Brian.
A guardarlo da vicino gli sembrava ancora più alto, anche se Jimmy lo superava di qualche centimetro. Anche i suoi capelli, come quelli di James, erano scompigliati, ma erano tenuti su dal gel. Sotto la maglietta si notava un corpo reso più muscoloso, probabilmente, dagli allenamenti in palestra.
- Allora vediamo un po’… Uhm… - Stava dicendo Sberry, mentre guardava il foglio su cui l'amico di Aris aveva preso gli appunti - Sì, c’è tutto. Le sue considerazioni sono abbastanza approfondite, quindi mi costa molto dire che oggi lei potrà uscire da questa scuola. Ora può andare. Stia attento, però. La tengo d’occhio.-
terminò l'uomo scoccandogli una lunga occhiata di avvertimento. Jimmy notò Brian rilassare i pugni ed espirare tutta l'aria che aveva trattenuto durante tutto l'esame. Probabilmente non gli aveva mai fatto un regalo più gradito,  ne tanto meno così inaspettato.
- Sì, signore. Arrivederci –
Rispose tutto d'un fiato Bry e scappando fuori dalla porta, prima che l'insegnate cambiasse idea.
- Arrivederci, arrivederci... Ed ora veniamo a lei signor Sullivan... Spero che si trovi bene in questa classe-
- Sì, certo... Non ci sono grossi problemi. Anche nella precedente scuola avevo fatto chimica -
Rispose dubbioso il ragazzo. Che volesse rimproverarlo, per ciò che aveva combinato prima e fargli capire di rigare dritto? Se le cose stavano in questo modo l'insegnate perdeva il suo tempo. Nessuno gli aveva mai impedito di fare qualcosa se lui ne aveva voglia. Contrasse i pugni nell'attesa di sentire cosa volesse dirgli Sberry.
- Bene... bene... Meglio per lei, anche perchè come ha sentito, lunedì ci sarà un test e mi farebbe piacere che anche lei lo facesse. Sa, non è mai troppo presto per raccogliere voti. Basta che si faccia passare gli appunti e poi sarà a posto! Le consiglio di chiederli alla sua compagna di banco, solitamente sono ottimi! –
Tutto qui?
Si chiese il ragazzo, mentre annuiva e improvvisamente realizzava che avrebbe dovuto passare buona parte del week-end chiuso in casa a studiare.
Sì, certamente. Mi basterà dare una letta, tanto la sufficenza in chimica l'ho sempre presa...
Già, figurarsi se si sarebbe lasciato scappare la possibilità di uscire e fare qualche cavolata. Il giorno in cui si sarebbe impegnato seriamente a scuola, sarebbe venuta una tormenta di neve in California del sud. Il solo pensiro di studiare lo faceva ridere. Proprio per questo in quel momento uno strano ghigno riempì il suo volto, ma il prof nemmeno se ne accorse, poichè era intento a pulirsi gli occhiali, che portava al collo legati da una cordicella.
- Uhm… Sì, certo.  Adesso conviene che vada, prima che suoni la campanella. Sa, non vorrei arrivare in ritardo... Arrivederci-
Mentì spudoratamente il ragazzo uscendo dall'aula per recarsi in quella di musica, in cui si sarebbe tenuta la sua prossima lezione.
Chiederò gli appunti ad Aris in mensa...
Pansava il ragazzo, quando fu distratto dalla meravigliosa aula, che si apriva davanti a lui. Era grande e spaziosa e al suo interno, sul fondo, c'erano tre gradinate su cui probabilmente si posizionava il coro. Davanti, erano presenti numerose sedie e leggii, che avrebbero ospitato i musicisti. Sulla parete di fronte una grande lavagna ospitava i residui di uno spartito mezzo cancellato. La stanza era già popolata da una quindicina di ragazzi, che erano seduti su alcune sedie difronte alla lavagna e che tenevano a portata di mano i loro strumenti.
Una scarica di adrenalina gli passò nel corpo, mentre l'eccitazione saliva fino a farlo sentire euforico.
Fichissimo... non avrei mai potuto sperare niente di meglio!
fu la voce di una donna, quella che doveva essere la professoressa a riscuoterlo dai suoi pensieri.
- Stai cercando qualcosa?-
- Sì, sto cercando l'aula di composizione-
Rispose lui, guardando il suo orario e poi volgendo il suo sguardo sulla donna. Era molto carina per essere una prof e avere quarant'anni, ma non era certo il suo tipo, così non si soffermò ulteriormente su di lei, ma fece vagare lo sguardo sui suoi nuovi compagni.
Alcuni li aveva visti qualche volta in giro per la città, ma nessuno sembrava esserequalcuno di conosciuto. Almeno finchè non riconobbe in uno dei ragazzi con la chitarra l'amico di Res.
Ma guarda un po' e così anche lui suona...
Nel medesimo istante gli stessi pensieri attraversavano la mente di Bry, sorpreso anche lui di vederlo nell'aula. Durante chimica non lo aveva considerato per non più di qualche minuto, prima che il prof decidesse di spostarlo, dato che per il resto della lezione era stato impegnato a a sopravvivere.   
- Bene, ora mettete la soluzione nel filtro. Prestate attenzione a non rovesciare niente! Bene così signor Connelly…. Ora, bisognerà attendere un paio di minuti che la soluzione passi tutta nel becker sottostante, perciò potete cominciare a copiare gli appunti della lavagna e a scrivere le vostre considerazioni -
Terminò il professor Sberry, mentre un brusio generale di dissenso percorreva l’intera classe di chimica.
- Ah! E non dimenticate che anche quest’esperimento sarà nel test di lunedì, perciò vi conviene fare attenzione a quello che fate! Vero, signor Haner? Allora, cosa si prova a dover fare qualcosa durante la lezione? Spero sia piacevole, perché ne avrà ancora per tutto il resto dell’anno! Ah!Ah!Ah!-
Riprese il professore a voce più alta per contrastare il rumore e farsi sentire da tutti quanti, nell’ennesimo tentativo di sbeffeggiare Brian.
Era un uomo sulla cinquantina, dai capelli brizzolati. Non era sposato e per questo motivo viveva ancora con sua madre. Bry non sapeva se avesse una qualche donna, ma da come si comportava, probabilmente, non combinava niente da un bel po’ di tempo. Per i corridoi della scuola giravano alcune voci sul suo conto. I più cattivi affermavano che fosse stato lasciato sull’altare, mentre altri mormoravano che il suo unico grande amore fosse scappato con un altro, o più semplicemente che l’unica ragazza dei suoi sogni non lo avesse mai guardato. In ogni caso, insomma, restava un povero sfigato che se la prendeva con gli studenti e soprattutto col povero signor Haner.
- Spero che prima o poi ingoi un moscerino che gli vada di traverso!- 
Sussurrò il ragazzo alzando gli occhi al cielo e rabbrividendo al solo ricordo di quella risata che lo perseguitava nei suoi incubi più oscuri. Non sapeva il perché, eppure quel suono rauco e inquietante gli ricordava tanto quella di uno di quei cattivi dei film che alla fine muoiono tragicamente per mano dell’eroe di turno.
Magari…
Finì per lui il suo cervello, mentre s’immaginava la scena in cui il professor Sberry restava ucciso da uno dei suoi stessi esperimenti nel suo laboratorio segreto.
- Perché cavolo ho scelto chimica? Non potevo fare fisica? O scienze naturali? No, proprio chimica dovevo andare  a fare? Eppure, lo sapevo a cosa andavo in contro! Ma dove era finito il mio cervello quella mattina?–
Ricominciò Brian a lamentarsi, mentre ricopiava gli appunti della lavagna. Operazione alla quale, naturalmente, non dedicava più di due neuroni, perché gli altri erano tutti occupati a trovare nuove parole per lamentarsi.
Perché si lamenta? Che fastidio! Non lo sopporto proprio quando fa così, lo strozzerei!
Questi erano i pensieri che si agitavano nella mente della ragazza bionda, che si trovava davanti a lui. La ragazza era intenta a cercare di non pensare a niente in particolare in modo tale da far passare più velocemente il tempo che ancora rimaneva, senza nemmeno avere l’intenzione di prendere appunti e quella voce bassa non poteva far altro che rovinare i suoi piani. Così, voltò il busto all’indietro verso il ragazzo dai capelli scuri con uno sguardo che aveva il puro e semplice scopo di uccidere quell’anima in pena.
Quel ragazzo dall’infallibile talento musicale, ma dalla grande vena casinista era diventato suo amico da meno di un anno, nonostante prima lo avesse sempre considerato meno della cacca di un cane. Inizialmente, infatti, era sempre stato uno dei tanti ragazzi che portavano quelle caldissime felpe enormi anche con venti gradi e che si aggirano per i corridoi in gruppetti come se da soli non riuscissero a sopravvivere. Insomma, per lei non era altro che uno dei tanti sfigati che affollavano quell’enorme scuola. Quando, però, una delle sue migliori amiche aveva deciso che passare del tempo con lui non era una perdita di tempo, aveva imparato a conoscerlo meglio non sembrandole poi così tanto male.
Anche se, quando faceva così diventava davvero insopportabile.
- Dove vuoi che fosse? Dove si trova tutti i giorni! –
Gli ricordò Maddy seccata dalle parole del ragazzo. Aveva deciso di prenderlo un po’ in giro. Magari il tempo sarebbe passato ancora più in fretta. Dal canto suo Brian le rivolse uno sguardo interrogativo senza riuscire a capire di cosa stesse parlando lei.
- Dalla tua faccia posso dedurne che non è ancora ritornato indietro e che non sai nemmeno dove si trova -
Fece Maddy, esasperata dall’ennesimo sguardo vacuo di Bry.
Possibile che i maschi non capiscano proprio nulla, nemmeno le battute? Mah, sarà che quei pochi neuroni che hanno giocano a nascondino, senza mai riuscire a trovarsi…
Pensò lei, ricominciando ad interrogarsi seriamente sulla capacità di comprensione dei maschi, non riuscendo proprio a capacitarsi di come potessero essere così idioti.
- Mi sembra semplice, comunque. Se vuoi ti illumino io…-
Gli propose la biondina facendosi più vicina, inchiodando i suoi occhi in quelli del ragazzo e rendendo la voce quasi un sussurro.
- … Il tuo cervello è andato a nascondersi in un angolino buio della tua camera per non doversi auto distruggere con tutto quello che ti fai in bagno! -
Affermò la ragazza aumentando il volume e scoppiando a ridere vedendo la faccia del ragazzo, che si dava mentalmente dell’idiota per essere stato ad ascoltarla.
- Ah! Ah! Ah! Ah! Ah!... Dovresti vedere la tua faccia! –
Continuò ridendogli in faccia Maddy, divertita e contenta del fatto che la sua battuta avesse fatto centro.
- Vai a quel paese Maddy! Tu e le tue teorie sui ragazzi! -
Le rispose lui riprendendo a scrivere e ignorando bellamente l’amica, che continuava a guardarlo in attesa di vedere una sua reazione migliore. Una di quelle a cui l’aveva abituata l’amico, quasi ogni volta che lei gli rivolgeva una di quelle battutine sceme, che non si stancava mai di fare.
Si conoscevano da appena due anni, da quando lui e Res erano diventati amici e fin dal primo momento non erano state tutte rose e fiori. Lui e Maddy avevano litigato, e continuavano tutt’ora a litigare, praticamente per un un’unica cosa: le convinzioni della ragazza sul genere maschile.  Queste si potevano riassumere tutte in una semplice frase: “Mai dare la mano ad un ragazzo”.
Non era difficile pensare che Bry non le condividesse, data la sua appartenenza al sesso maschile, ma alcune, sotto sotto, non le reputava nemmeno poi tanto sbagliate neanche lui.
Nonostante queste piccole divergenze andavano abbastanza d’accordo, anche perché avevano un paio di amiche in comune. Prima fra tutte c’era Res e poi, naturalmente, lei, la regina delle bionde: la birra.
Solo lei, Brian, Aris e Mey potevano sapere quante gare avessero fatto i due a chi regge di più e nessuna di quelle, naturalmente, era stata fatta con la birra. Anche se non avevano compito ancora vent’un anni, sapevano dove potersi procurare dell’alcool senza essere scoperti da nessuno.
Alla fine, quasi sempre, uno dei due finiva per rimanere in ginocchio in un vicolo buio vicino a casa, con la mano di Res a sorreggergli la testa.
Infatti, Maddy era l’unica capace di tenergli testa e a volte di superarlo. Dato che Aris si fermava a due bottiglie di birra, mentre Mey a quattro. Era solo grazie a questo, che si erano meritati la reciproca stima e avevano raggiunto l’accordo di non litigare troppo davanti ad Aris.
- Dai, cretino! L’hai scelta perché era più facile. Ti ricordo che hai rischiato di farti bocciare l’hanno scorso in fisica! –
Gli ricordò Maddy, tornando seria, capendo che non avrebbe ricevuto nulla di più di quel mediocre insulto.
- Già,… hai ragione… però, smettila con quelle battutine-
- Ehi! Se non ti piacciono puoi sempre smettere di uscire con me! –
Gli rispose piccata Maddy, minacciandolo con la sua matita.
- Ricordati che io ti frequento solo perché hai la macchina, perché sei un’ottima bevitrice e perché Res è una tua amica…-
Replicò secco Brian, puntandogli a sua volta contro la matita ben appuntita, mentre i loro occhi si incontravano carichi di sfida.
Chi cederà per primo?
Era questa la domanda che aleggiava nell’aria e che si condensò nella mente della ragazza dai capelli corti, che sedeva accanto a Maddy.
- Cos’è la battaglia delle mine?-
Li interruppe sempre più perplessa Mey da quella scena, girandosi anche lei, al fine di evitare uno spargimento di sangue che avrebbe fatto andare nei guai solo Brian.
- No, però potrebbe essere un’idea! Non ci avevo mai pensato… -
Rispose Bry, tornando a scrivere, lasciando le due amiche a guardarsi e a scuotere la testa. Perché si sorprendevano ancora Mey non lo sapeva. Dopo un anno avrebbe dovuto imparare a conoscerlo, ma ancora si stupiva di come lavorasse la sua testa. Forse era proprio per questo motivo che gli stava simpatico.
- La mente dei maschi… -
Fece Mey…
- …sempre così vuota!-
… e completò Maddy scoppiando a ridere e affrettandosi a tornare seria, per non attirare l’attenzione del prof.
- Stavamo scherzando! E dai, alla fine non è poi così male Sberry! -
Riprese la bionda, mentre la faccia di Brian diventava sempre più scura e cominciava a muoversi da una parte all’altra in senso di diniego.
- Lo dici tu Maddy! Ma non sei tu che devi sorbirti un suo commento ogni volta che muovi un dito… E’ da due anni che ce l’ha con me! Non ne posso già più! E adesso siamo solo ad ottobre! Come farò a sopravvivere?-
Replicò lui esasperato, ritornando a lamentarsi, sul punto di buttarsi in ginocchio con le braccia al cielo, per pregare un qualsiasi Dio, affinché potesse liberarlo da quel fardello infernale.
- Dai, va là! Non hai commesso nessun peccato mortale, visto che puoi consolarti pensando che la prossima ora hai composizione musicale! Io invece vado all’inferno! Ho la Galt! Oddio! Un’ora di storia europea! Perché ho deciso di farla anche questo anno? Secondo me mi sono rincretinita a forza di uscire con te, lo sempre detto io che…-
- Signorina Poliwka!-
Li interruppe Sberry improvvisamente, spaventando a morte i tre ragazzi che riuscirono a soffocare a malapena le grida di spavento. Il professore, infatti, si era fatto improvvisamente vicino, attirato da quel chiacchiericcio, che non a caso comprendeva anche il signor Haner.
- Spero che non si stia facendo influenzare dal signor Haner, sarebbe un vero peccato. Non vorrei che i suoi voti ne risentissero… Piuttosto, ha già scritto tutto, signor Haner? –
- No, professor Sberry –
Rispose lui, cercando di controllarsi per non lasciarsi sfuggire altro.
- Allora, mi aspetto che lo faccia entro la fine dell’ora. Se non vedrò i suoi appunti completati prima che suoni la campanella si può scordare di uscire da questa scuola oggi pomeriggio! –
Finì l’uomo con tono autoritario, girandosi per tornare alla cattedra.
  - Fottiti –
Sussurrò il ragazzo, mentre la risata delle due compagne gli arrivò all’orecchio, facendogli capire di aver ricevuto anche il loro consenso. Dal bancone a fianco, intanto, la voce della sua migliore amica lo implorava di stare calmo. Ma come poteva stare  calmo se quell’uomo metteva a dura prova tutta la sua pazienza?
**********
- Ma fa sempre così col tuo amico? –
Chiese Jimmy guardandola con fare interrogativo, mentre lei si sbracciava per comunicare con Bry, in modo da farlo calmare il più in fretta possibile.
- Purtroppo per lui sì. Ci sono giorni in cui bene o male è sopportabile, giusto qualche frecciatina. Ce ne sono altri però, che sembra quasi che lo voglia fare sentire una merda. Il bello è che ce l’ha solo con lui! Se anche io facessi qualcosa o magari il resto della classe, ci passerebbe sopra, ma se è Brian che fa anche solo un piccolo movimento… Non vive più! -
- E tutto perché prende delle B- e non fa nulla in classe?-
- Sì,… E’ da due anni che cerca di dimostrare che Bry copia da me durante i test, ma non ci è mai riuscito-
- Ma lui copia almeno?-
- A volte. Solo quando ci sono delle formule particolarmente complicate da ricordare… Però è talmente bravo da non farsi mai beccare. Non so come faccia, perché Sberry ha un certo talento a cogliere i copiatori in fallo… E’ per questo che ce l’ha con lui.  Adesso, però, non penso che potrà farlo ancora, dato che io sono qui e lui è là. Fra di noi adesso c’è un corridoi, non credo sia sicuro copiare adesso… Ah! Giusto! Dimenticavo anche che Bry l’anno scorso gli ha risposto ridicolizzandolo davanti a tutta la classe…-
- Wow! Davvero? Cosa gli ha detto? –
- Solamente che è un uomo triste che non va con una ragazza da quando è nato… L’originale era molto più colorito, però io non amo dire certe cose…-
- E non è stato espulso? –
Chiese Jimmy allibito, piantando i suoi sorprendenti occhi azzurri su Aris.
- Beh… Se è ancora qui direi di no… -
Rispose la ragazza come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
- Sì, ok… questo l’ho capito anch’io, ma io intendevo dire perché non è stato espulso, come ha fatto, quale mirabolante magia ha compiuto…-
Le rispose Jimmy, mentre muoveva le mani come se avesse dovuto far apparire davanti a lui la cosa più grandiosa del mondo, quasi fosse uno dei più esperti maghi della terra intento ad incantare il proprio pubblico.
- Ok, scusa. Ehm… diciamo che per fortuna Bry ha capito di aver fatto una cazzata e gli ha chiesto scusa due ore dopo. E’ sottinteso il fatto che è stato mandato dal preside prima –
- Deve essere stato molto persuasivo per avergli fatto cambiare idea così in fretta…-
Constatò Jimmy con la voce piena di sott’intesi, mentre cancellava alcuni dati presi male.
- Sì, come no! Beh… Immagina di sentire una chitarra che ti viene sbattuta sulla testa! Ecco quella sarebbe stata la reazione di suo padre se fosse stato espulso! Fico, non trovi?-
Rispose ironica Res, mentre si immaginava la scena.
Ne sarebbe davvero capace…
- Ma ne sarebbe stato capace?-
Chiese lui facendo riscuotere Aris dai propri pensieri.
Sembra che mi legga nel pensiero!
Aris scosse la testa stupendosi di quel pensiero. Dopo tutto quella era una domanda lecita. Non si vedevano tutti i giorni dei padri musicisti volenterosi nel sacrificare una chitarra, per scagliarla in testa al proprio figlio al fine di farlo rinsavire.
- Si vede che tu non lo conosci. Diciamo che tiene abbastanza all’istruzione, perciò meglio tre mesi di punizione che essere espulsi…-
- In effetti… Cazzo! Il mio vecchio non ha mai fatto così. Nemmeno la prima volta che mi hanno buttato fuori da scuola a calci in culo! -
Jimmy era colpito. Non c’era niente da dire. Per fortuna che non lo aveva avuto lui un genitore così, o lo avrebbe già ridotto in un mucchio di cenere per tutte le cavolate che aveva fatto nelle vecchie scuole.
- Toglimi una curiosità, quante volte hai già cambiato scuola?-
Chiese Aris incuriosita dalle ultime parole del nuovo arrivato.
- Diciamo che per adesso sono già a quota tre -
- Oddio! Davvero? E come mai? Sai, sempre se non sono troppo indiscreta… -
- Benissimo signorina Severi. Devo affermare che con il suo nuovo vicino sta facendo le cose in un modo ancora più eccellente. Lo sapevo che era tutta colpa del signor Haner se non riusciva ad esprimere al meglio il suo potenziale –
Quest’uomo è davvero inquietante…
Pensò la ragazza, mentre con una mano sul cuore tentava di riprendersi dallo spavento appena subito, mostrando un sorriso di finto apprezzamento.
- Tutto a posto, signorina Severi? -
Chiese il professore notando l’espressione strana della ragazza.
- Certamente, signor Sberry! Non si preoccupi-
Rispose lei accondiscendente, mentre notava lo sguardo omicida di Bry, che davvero non ne poteva davvero più. L’amico, infatti, mimava con un certo gusto l’atto di infilzare il prof con la sua matita, davanti al suo sguardo incredulo. Non c’è bisogno di dire che questo fece girare l’uomo, che non vedendo niente di strano si girò per tornare verso la cattedra.
- Bry, non fare cazzate!-
Mimò lei con le labbra, lasciandosi andare in un sospiro liberatorio per lo scampato pericolo e per la prontezza di riflessi con cui Brian era ritornato a scrivere, facendo finta di niente.
Perché non lo può semplicemente ignorare? Perché deve essere sempre così… così… così Brian?
Pensò Res tornando a voltarsi verso Jimmy.
- Ti prego, ignoralo, fai come se questa scena non fosse mai accaduta…-
Si rivolse lei al ragazzo, che stava per soffocare dalle risate.
- Scusa se te lo richiedo, ma è sempre così?-
Richiese il compagno ringraziando seriamente di essere capitato lì.
Devo proprio conoscerlo quel ragazzo, davvero… Sono sicuro che ne vedrò delle belle!
- Purtroppo sì! –
Terminò lei stanca dopo nemmeno mezz’ora infernale di quella lezione. Come ogni volta quell’ora la fiaccava oltre modo. Doveva tenere a bada Bry tutte le volte e allo stesso tempo seguire quello che diceva il prof senza sbagliare. Come faceva non lo sapeva neppure lei e per come ci riusciva aveva cominciato a pensare di essere una santa.
Come farò a fermarlo adesso che c’è un corridoio a dividerci? Già era difficile prima, non oso immaginare adesso!
Pensò lei sconsolata, mentre Jimmy cercava di ricomporsi, per non attirare un’altra volta l’attenzione del prof, che in quel momento stava controllando gli appunti di un ragazzo che si trovava in prima fila.
- Comunque, tornando al discorso di prima… Ho solo avuto dei problemi con i professori e con qualche studente. A volte tendo ad avere un comportamento un po’ impulsivo e se mi scaldo troppo non riesco a trattenermi. In quei casi non sono come il tuo amico Bry con il professor Sberry. Non chiedo scusa facilmente io! –
- Quindi immagino che non rimarrai qui per molto…-
- Naaa… Io comincio a combinare casini solo quando mi annoio, quindi finché ci siete tu e il tuo amico a ravvivare l’ambiente, non penso che sarò costretto a movimentarlo io…-
Aveva una faccia seria, ma gli occhi erano spensierati e allegri, quasi a sottolineare che stava dicendo la verità.
- Parlando di casini, quel taglio sulla guancia, immagino venga da una rissa? –
Fece lei con un tono di voce fra il preoccupato e il divertito, indicando il graffio sulla sua guancia destra, mentre un sorrisetto compiaciuto spuntava sulle labbra del ragazzo
- Sì, con mia sorella Catherine. Ha dodici anni, ma è una furia quando si arrabbia!-
Tutti e due scoppiarono improvvisamente a ridere, cercando di limitare il rumore rischiando di soffocarsi, mentre tutti si giravano a guardarli per sapere cosa ci fosse di così divertente. Sembrava quasi che fossero amici da una vita.
Ho fatto davvero bene a scegliere questo corso, non so se mi sarei mai divertito così tanto, sul serio!
- Che cretino!... Sai, anch’io litigavo spesso con i miei fratelli quando erano ancora a casa. Pensa che ieri ne è tornato uno dopo due mesi e ci ho quasi fatto a botte subito!-
- Davvero? Ti ci vedo bene a tirare pugni!-
- Ah! Ah! Ah! Sei simpatico sai?-
Rispose lei cercando ancora una volta di frenare quello scoppio di risa, che le sorgeva spontaneo. Era incredibile, come bastasse guardarsi in faccia per vederne qualcosa di buffo e per ridacchiare come bambini di sei anni.
La roulette russa della vita, quella volta, non aveva sbagliato a premere il grilletto. Stranamente aveva sorriso a tutti e due, regalando loro una nuova opportunità. 
**********
- Attenzione, prego. Ora che la soluzione è stata distillata, dovreste ritrovarvi davanti una miscela omogenea. Ora prendete il becker e mettetelo nel refrigeratore con un’etichetta. Dovremo aspettare la prossima lezione per finire l’esperimento. Riprenderemo il tutto venerdì e dato che sarà l’ultimo giorno prima del test se avete qualche dubbio vi prego di chiedere chiarimenti -
Un rumore di penne che scrivono e vetro che tintinna riempì la stanza, mentre una decina di studenti portavano i loro esperimenti nel frigo in  fondo all’aula. Cinque minuti dopo la campanella suonò, mentre la voce del professor Sberry svettava sul rumore provocato dagli studenti che si affrettavano verso la loro lezione successiva.
- Signor Haner, mi porti il quaderno e per favore signor Sullivan venga anche lei qui un attimo-
- Che due, quell’uomo!-
Sbottò Brian, mentre raccoglieva le sue cose, buttandole nello zaino alla rinfusa. Quando terminò di riempirlo, quello era talmente saturo che faticava addirittura a chiuderlo. Sembrava la borsa di Mary Poppins fatta al contrario. Ad Aris, nel guardarla, venne voglia di provare ad inserirgli una graffetta per vedere se sarebbe esplosa.
- Dai, Bry, calmati. Hai copiato tutto, no?-
Cercò di tranquillizzarlo lei, mettendogli una mano sulla spalla per spingerlo verso la cattedra, che ora più che mai gli sembrava un patibolo.
- Sì…-
Rispose titubante Brian, cercando di ricordarsi quello che aveva fatto, mentre veniva sospinto inesorabilmente verso il suo aguzzino. Aris era incredula. Se aveva scritto tutto, perché si preoccupava così tanto?
- E allora? –
- Tanto lo sai che troverà qualcosa che non va lo stesso!-
Piagnucolò lui, aprendo le braccia al cielo, come se quella fosse una verità impossibile da cambiare, un dogma impossibile da contraddire.
- Dai, su smettila! Ci vediamo dopo a pranzo. Ti aspetto in mensa, ok?-
Aris, dicendo quelle parole si era portata di fronte a lui, alzandosi in punta di piedi per arrivare a guardarlo negli occhi più da vicino. Le iridi verdi incontrarono quelle marrone caldo di Brian.
Se ce l’ha fatta lei con Andrew, non posso mica farmela sotto per quel deficiente che non riesce a farsi una ragazza manco a pagarla!
Brian prese un grande respiro e poi guardò in faccia l'amica facendo comparire un sorrisett, che avrebbe dovuto rassicurarla.
- Sì, va bene. A dopo allora. Ciao! -
- Ciao! Ciao, Jimmy!-
- Ciao!-
Rispose lui, allegro al saluto della compagna, mentre si avvicinava alla cattedra.
Chissà cosa vorrà da me? Magari è per tutto il casino che abbiamo fatto io e Aris durante la lezione... No, avrebbe fatto rimanere anche lei, deve essere qualcos'altro...
Jimmy arrivò, quando già il professore si stava occupando di Brian.
A guardarlo da vicino gli sembrava ancora più alto, anche se Jimmy lo superava di qualche centimetro. Anche i suoi capelli, come quelli di James, erano scompigliati, ma erano tenuti su dal gel. Sotto la maglietta si notava un corpo reso più muscoloso, probabilmente, dagli allenamenti in palestra.
- Allora vediamo un po’… Uhm… - Stava dicendo Sberry, mentre guardava il foglio su cui l'amico di Aris aveva preso gli appunti - Sì, c’è tutto. Le sue considerazioni sono abbastanza approfondite, quindi mi costa molto dire che oggi lei potrà uscire da questa scuola. Ora può andare. Stia attento, però. La tengo d’occhio.-
terminò l'uomo scoccandogli una lunga occhiata di avvertimento. Jimmy notò Brian rilassare i pugni ed espirare tutta l'aria che aveva trattenuto durante tutto l'esame. Probabilmente non gli aveva mai fatto un regalo più gradito,  ne tanto meno così inaspettato.
- Sì, signore. Arrivederci –
Rispose tutto d'un fiato Bry e scappando fuori dalla porta, prima che l'insegnate cambiasse idea.
- Arrivederci, arrivederci... Ed ora veniamo a lei signor Sullivan... Spero che si trovi bene in questa classe-
- Sì, certo... Non ci sono grossi problemi. Anche nella precedente scuola avevo fatto chimica -
Rispose dubbioso il ragazzo. Che volesse rimproverarlo, per ciò che aveva combinato prima e fargli capire di rigare dritto? Se le cose stavano in questo modo l'insegnate perdeva il suo tempo. Nessuno gli aveva mai impedito di fare qualcosa se lui ne aveva voglia. Contrasse i pugni nell'attesa di sentire cosa volesse dirgli Sberry.
- Bene... bene... Meglio per lei, anche perchè come ha sentito, lunedì ci sarà un test e mi farebbe piacere che anche lei lo facesse. Sa, non è mai troppo presto per raccogliere voti. Basta che si faccia passare gli appunti e poi sarà a posto! Le consiglio di chiederli alla sua compagna di banco, solitamente sono ottimi! –
Tutto qui?
Si chiese il ragazzo, mentre annuiva e improvvisamente realizzava che avrebbe dovuto passare buona parte del week-end chiuso in casa a studiare.
Sì, certamente. Mi basterà dare una letta, tanto la sufficenza in chimica l'ho sempre presa...
Già, figurarsi se si sarebbe lasciato scappare la possibilità di uscire e fare qualche cavolata. Il giorno in cui si sarebbe impegnato seriamente a scuola, sarebbe venuta una tormenta di neve in California del sud. Il solo pensiro di studiare lo faceva ridere. Proprio per questo in quel momento uno strano ghigno riempì il suo volto, ma il prof nemmeno se ne accorse, poichè era intento a pulirsi gli occhiali, che portava al collo legati da una cordicella.
- Uhm… Sì, certo.  Adesso conviene che vada, prima che suoni la campanella. Sa, non vorrei arrivare in ritardo... Arrivederci-
Mentì spudoratamente il ragazzo uscendo dall'aula per recarsi in quella di musica, in cui si sarebbe tenuta la sua prossima lezione.
Chiederò gli appunti ad Aris in mensa...
Pansava il ragazzo, quando fu distratto dalla meravigliosa aula, che si apriva davanti a lui. Era grande e spaziosa e al suo interno, sul fondo, c'erano tre gradinate su cui probabilmente si posizionava il coro. Davanti, erano presenti numerose sedie e leggii, che avrebbero ospitato i musicisti. Sulla parete di fronte una grande lavagna ospitava i residui di uno spartito mezzo cancellato. La stanza era già popolata da una quindicina di ragazzi, che erano seduti su alcune sedie difronte alla lavagna e che tenevano a portata di mano i loro strumenti.
Una scarica di adrenalina gli passò nel corpo, mentre l'eccitazione saliva fino a farlo sentire euforico.
Fichissimo... non avrei mai potuto sperare niente di meglio!
fu la voce di una donna, quella che doveva essere la professoressa a riscuoterlo dai suoi pensieri.
- Stai cercando qualcosa?-
- Sì, sto cercando l'aula di composizione-
Rispose lui, guardando il suo orario e poi volgendo il suo sguardo sulla donna. Era molto carina per essere una prof e avere quarant'anni, ma non era certo il suo tipo, così non si soffermò ulteriormente su di lei, ma fece vagare lo sguardo sui suoi nuovi compagni.
Alcuni li aveva visti qualche volta in giro per la città, ma nessuno sembrava esserequalcuno di conosciuto. Almeno finchè non riconobbe in uno dei ragazzi con la chitarra l'amico di Res.
Ma guarda un po' e così anche lui suona...
Nel medesimo istante gli stessi pensieri attraversavano la mente di Bry, sorpreso anche lui di vederlo nell'aula. Durante chimica non lo aveva considerato per non più di qualche minuto, prima che il prof decidesse di spostarlo, dato che per il resto della lezione era stato impegnato a a sopravvivere.   
- Bene, ora mettete la soluzione nel filtro. Prestate attenzione a non rovesciare niente! Bene così signor Connelly…. Ora, bisognerà attendere un paio di minuti che la soluzione passi tutta nel becker sottostante, perciò potete cominciare a copiare gli appunti della lavagna e a scrivere le vostre considerazioni -
Terminò il professor Sberry, mentre un brusio generale di dissenso percorreva l’intera classe di chimica.
- Ah! E non dimenticate che anche quest’esperimento sarà nel test di lunedì, perciò vi conviene fare attenzione a quello che fate! Vero, signor Haner? Allora, cosa si prova a dover fare qualcosa durante la lezione? Spero sia piacevole, perché ne avrà ancora per tutto il resto dell’anno! Ah!Ah!Ah!-
Riprese il professore a voce più alta per contrastare il rumore e farsi sentire da tutti quanti, nell’ennesimo tentativo di sbeffeggiare Brian.
Era un uomo sulla cinquantina, dai capelli brizzolati. Non era sposato e per questo motivo viveva ancora con sua madre. Bry non sapeva se avesse una qualche donna, ma da come si comportava, probabilmente, non combinava niente da un bel po’ di tempo. Per i corridoi della scuola giravano alcune voci sul suo conto. I più cattivi affermavano che fosse stato lasciato sull’altare, mentre altri mormoravano che il suo unico grande amore fosse scappato con un altro, o più semplicemente che l’unica ragazza dei suoi sogni non lo avesse mai guardato. In ogni caso, insomma, restava un povero sfigato che se la prendeva con gli studenti e soprattutto col povero signor Haner.
- Spero che prima o poi ingoi un moscerino che gli vada di traverso!- 
Sussurrò il ragazzo alzando gli occhi al cielo e rabbrividendo al solo ricordo di quella risata che lo perseguitava nei suoi incubi più oscuri. Non sapeva il perché, eppure quel suono rauco e inquietante gli ricordava tanto quella di uno di quei cattivi dei film che alla fine muoiono tragicamente per mano dell’eroe di turno.
Magari…
Finì per lui il suo cervello, mentre s’immaginava la scena in cui il professor Sberry restava ucciso da uno dei suoi stessi esperimenti nel suo laboratorio segreto.
- Perché cavolo ho scelto chimica? Non potevo fare fisica? O scienze naturali? No, proprio chimica dovevo andare  a fare? Eppure, lo sapevo a cosa andavo in contro! Ma dove era finito il mio cervello quella mattina?–
Ricominciò Brian a lamentarsi, mentre ricopiava gli appunti della lavagna. Operazione alla quale, naturalmente, non dedicava più di due neuroni, perché gli altri erano tutti occupati a trovare nuove parole per lamentarsi.
Perché si lamenta? Che fastidio! Non lo sopporto proprio quando fa così, lo strozzerei!
Questi erano i pensieri che si agitavano nella mente della ragazza bionda, che si trovava davanti a lui. La ragazza era intenta a cercare di non pensare a niente in particolare in modo tale da far passare più velocemente il tempo che ancora rimaneva, senza nemmeno avere l’intenzione di prendere appunti e quella voce bassa non poteva far altro che rovinare i suoi piani. Così, voltò il busto all’indietro verso il ragazzo dai capelli scuri con uno sguardo che aveva il puro e semplice scopo di uccidere quell’anima in pena.
Quel ragazzo dall’infallibile talento musicale, ma dalla grande vena casinista era diventato suo amico da meno di un anno, nonostante prima lo avesse sempre considerato meno della cacca di un cane. Inizialmente, infatti, era sempre stato uno dei tanti ragazzi che portavano quelle caldissime felpe enormi anche con venti gradi e che si aggirano per i corridoi in gruppetti come se da soli non riuscissero a sopravvivere. Insomma, per lei non era altro che uno dei tanti sfigati che affollavano quell’enorme scuola. Quando, però, una delle sue migliori amiche aveva deciso che passare del tempo con lui non era una perdita di tempo, aveva imparato a conoscerlo meglio non sembrandole poi così tanto male.
Anche se, quando faceva così diventava davvero insopportabile.
- Dove vuoi che fosse? Dove si trova tutti i giorni! –
Gli ricordò Maddy seccata dalle parole del ragazzo. Aveva deciso di prenderlo un po’ in giro. Magari il tempo sarebbe passato ancora più in fretta. Dal canto suo Brian le rivolse uno sguardo interrogativo senza riuscire a capire di cosa stesse parlando lei.
- Dalla tua faccia posso dedurne che non è ancora ritornato indietro e che non sai nemmeno dove si trova -
Fece Maddy, esasperata dall’ennesimo sguardo vacuo di Bry.
Possibile che i maschi non capiscano proprio nulla, nemmeno le battute? Mah, sarà che quei pochi neuroni che hanno giocano a nascondino, senza mai riuscire a trovarsi…
Pensò lei, ricominciando ad interrogarsi seriamente sulla capacità di comprensione dei maschi, non riuscendo proprio a capacitarsi di come potessero essere così idioti.
- Mi sembra semplice, comunque. Se vuoi ti illumino io…-
Gli propose la biondina facendosi più vicina, inchiodando i suoi occhi in quelli del ragazzo e rendendo la voce quasi un sussurro.
- … Il tuo cervello è andato a nascondersi in un angolino buio della tua camera per non doversi auto distruggere con tutto quello che ti fai in bagno! -
Affermò la ragazza aumentando il volume e scoppiando a ridere vedendo la faccia del ragazzo, che si dava mentalmente dell’idiota per essere stato ad ascoltarla.
- Ah! Ah! Ah! Ah! Ah!... Dovresti vedere la tua faccia! –
Continuò ridendogli in faccia Maddy, divertita e contenta del fatto che la sua battuta avesse fatto centro.
- Vai a quel paese Maddy! Tu e le tue teorie sui ragazzi! -
Le rispose lui riprendendo a scrivere e ignorando bellamente l’amica, che continuava a guardarlo in attesa di vedere una sua reazione migliore. Una di quelle a cui l’aveva abituata l’amico, quasi ogni volta che lei gli rivolgeva una di quelle battutine sceme, che non si stancava mai di fare.
Si conoscevano da appena due anni, da quando lui e Res erano diventati amici e fin dal primo momento non erano state tutte rose e fiori. Lui e Maddy avevano litigato, e continuavano tutt’ora a litigare, praticamente per un un’unica cosa: le convinzioni della ragazza sul genere maschile.  Queste si potevano riassumere tutte in una semplice frase: “Mai dare la mano ad un ragazzo”.
Non era difficile pensare che Bry non le condividesse, data la sua appartenenza al sesso maschile, ma alcune, sotto sotto, non le reputava nemmeno poi tanto sbagliate neanche lui.
Nonostante queste piccole divergenze andavano abbastanza d’accordo, anche perché avevano un paio di amiche in comune. Prima fra tutte c’era Res e poi, naturalmente, lei, la regina delle bionde: la birra.
Solo lei, Brian, Aris e Mey potevano sapere quante gare avessero fatto i due a chi regge di più e nessuna di quelle, naturalmente, era stata fatta con la birra. Anche se non avevano compito ancora vent’un anni, sapevano dove potersi procurare dell’alcool senza essere scoperti da nessuno.
Alla fine, quasi sempre, uno dei due finiva per rimanere in ginocchio in un vicolo buio vicino a casa, con la mano di Res a sorreggergli la testa.
Infatti, Maddy era l’unica capace di tenergli testa e a volte di superarlo. Dato che Aris si fermava a due bottiglie di birra, mentre Mey a quattro. Era solo grazie a questo, che si erano meritati la reciproca stima e avevano raggiunto l’accordo di non litigare troppo davanti ad Aris.
- Dai, cretino! L’hai scelta perché era più facile. Ti ricordo che hai rischiato di farti bocciare l’hanno scorso in fisica! –
Gli ricordò Maddy, tornando seria, capendo che non avrebbe ricevuto nulla di più di quel mediocre insulto.
- Già,… hai ragione… però, smettila con quelle battutine-
- Ehi! Se non ti piacciono puoi sempre smettere di uscire con me! –
Gli rispose piccata Maddy, minacciandolo con la sua matita.
- Ricordati che io ti frequento solo perché hai la macchina, perché sei un’ottima bevitrice e perché Res è una tua amica…-
Replicò secco Brian, puntandogli a sua volta contro la matita ben appuntita, mentre i loro occhi si incontravano carichi di sfida.
Chi cederà per primo?
Era questa la domanda che aleggiava nell’aria e che si condensò nella mente della ragazza dai capelli corti, che sedeva accanto a Maddy.
- Cos’è la battaglia delle mine?-
Li interruppe sempre più perplessa Mey da quella scena, girandosi anche lei, al fine di evitare uno spargimento di sangue che avrebbe fatto andare nei guai solo Brian.
- No, però potrebbe essere un’idea! Non ci avevo mai pensato… -
Rispose Bry, tornando a scrivere, lasciando le due amiche a guardarsi e a scuotere la testa. Perché si sorprendevano ancora Mey non lo sapeva. Dopo un anno avrebbe dovuto imparare a conoscerlo, ma ancora si stupiva di come lavorasse la sua testa. Forse era proprio per questo motivo che gli stava simpatico.
- La mente dei maschi… -
Fece Mey…
- …sempre così vuota!-
… e completò Maddy scoppiando a ridere e affrettandosi a tornare seria, per non attirare l’attenzione del prof.
- Stavamo scherzando! E dai, alla fine non è poi così male Sberry! -
Riprese la bionda, mentre la faccia di Brian diventava sempre più scura e cominciava a muoversi da una parte all’altra in senso di diniego.
- Lo dici tu Maddy! Ma non sei tu che devi sorbirti un suo commento ogni volta che muovi un dito… E’ da due anni che ce l’ha con me! Non ne posso già più! E adesso siamo solo ad ottobre! Come farò a sopravvivere?-
Replicò lui esasperato, ritornando a lamentarsi, sul punto di buttarsi in ginocchio con le braccia al cielo, per pregare un qualsiasi Dio, affinché potesse liberarlo da quel fardello infernale.
- Dai, va là! Non hai commesso nessun peccato mortale, visto che puoi consolarti pensando che la prossima ora hai composizione musicale! Io invece vado all’inferno! Ho la Galt! Oddio! Un’ora di storia europea! Perché ho deciso di farla anche questo anno? Secondo me mi sono rincretinita a forza di uscire con te, lo sempre detto io che…-
- Signorina Poliwka!-
Li interruppe Sberry improvvisamente, spaventando a morte i tre ragazzi che riuscirono a soffocare a malapena le grida di spavento. Il professore, infatti, si era fatto improvvisamente vicino, attirato da quel chiacchiericcio, che non a caso comprendeva anche il signor Haner.
- Spero che non si stia facendo influenzare dal signor Haner, sarebbe un vero peccato. Non vorrei che i suoi voti ne risentissero… Piuttosto, ha già scritto tutto, signor Haner? –
- No, professor Sberry –
Rispose lui, cercando di controllarsi per non lasciarsi sfuggire altro.
- Allora, mi aspetto che lo faccia entro la fine dell’ora. Se non vedrò i suoi appunti completati prima che suoni la campanella si può scordare di uscire da questa scuola oggi pomeriggio! –
Finì l’uomo con tono autoritario, girandosi per tornare alla cattedra.
  - Fottiti –
Sussurrò il ragazzo, mentre la risata delle due compagne gli arrivò all’orecchio, facendogli capire di aver ricevuto anche il loro consenso. Dal bancone a fianco, intanto, la voce della sua migliore amica lo implorava di stare calmo. Ma come poteva stare  calmo se quell’uomo metteva a dura prova tutta la sua pazienza?
**********
- Ma fa sempre così col tuo amico? –
Chiese Jimmy guardandola con fare interrogativo, mentre lei si sbracciava per comunicare con Bry, in modo da farlo calmare il più in fretta possibile.
- Purtroppo per lui sì. Ci sono giorni in cui bene o male è sopportabile, giusto qualche frecciatina. Ce ne sono altri però, che sembra quasi che lo voglia fare sentire una merda. Il bello è che ce l’ha solo con lui! Se anche io facessi qualcosa o magari il resto della classe, ci passerebbe sopra, ma se è Brian che fa anche solo un piccolo movimento… Non vive più! -
- E tutto perché prende delle B- e non fa nulla in classe?-
- Sì,… E’ da due anni che cerca di dimostrare che Bry copia da me durante i test, ma non ci è mai riuscito-
- Ma lui copia almeno?-
- A volte. Solo quando ci sono delle formule particolarmente complicate da ricordare… Però è talmente bravo da non farsi mai beccare. Non so come faccia, perché Sberry ha un certo talento a cogliere i copiatori in fallo… E’ per questo che ce l’ha con lui.  Adesso, però, non penso che potrà farlo ancora, dato che io sono qui e lui è là. Fra di noi adesso c’è un corridoi, non credo sia sicuro copiare adesso… Ah! Giusto! Dimenticavo anche che Bry l’anno scorso gli ha risposto ridicolizzandolo davanti a tutta la classe…-
- Wow! Davvero? Cosa gli ha detto? –
- Solamente che è un uomo triste che non va con una ragazza da quando è nato… L’originale era molto più colorito, però io non amo dire certe cose…-
- E non è stato espulso? –
Chiese Jimmy allibito, piantando i suoi sorprendenti occhi azzurri su Aris.
- Beh… Se è ancora qui direi di no… -
Rispose la ragazza come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
- Sì, ok… questo l’ho capito anch’io, ma io intendevo dire perché non è stato espulso, come ha fatto, quale mirabolante magia ha compiuto…-
Le rispose Jimmy, mentre muoveva le mani come se avesse dovuto far apparire davanti a lui la cosa più grandiosa del mondo, quasi fosse uno dei più esperti maghi della terra intento ad incantare il proprio pubblico.
- Ok, scusa. Ehm… diciamo che per fortuna Bry ha capito di aver fatto una cazzata e gli ha chiesto scusa due ore dopo. E’ sottinteso il fatto che è stato mandato dal preside prima –
- Deve essere stato molto persuasivo per avergli fatto cambiare idea così in fretta…-
Constatò Jimmy con la voce piena di sott’intesi, mentre cancellava alcuni dati presi male.
- Sì, come no! Beh… Immagina di sentire una chitarra che ti viene sbattuta sulla testa! Ecco quella sarebbe stata la reazione di suo padre se fosse stato espulso! Fico, non trovi?-
Rispose ironica Res, mentre si immaginava la scena.
Ne sarebbe davvero capace…
- Ma ne sarebbe stato capace?-
Chiese lui facendo riscuotere Aris dai propri pensieri.
Sembra che mi legga nel pensiero!
Aris scosse la testa stupendosi di quel pensiero. Dopo tutto quella era una domanda lecita. Non si vedevano tutti i giorni dei padri musicisti volenterosi nel sacrificare una chitarra, per scagliarla in testa al proprio figlio al fine di farlo rinsavire.
- Si vede che tu non lo conosci. Diciamo che tiene abbastanza all’istruzione, perciò meglio tre mesi di punizione che essere espulsi…-
- In effetti… Cazzo! Il mio vecchio non ha mai fatto così. Nemmeno la prima volta che mi hanno buttato fuori da scuola a calci in culo! -
Jimmy era colpito. Non c’era niente da dire. Per fortuna che non lo aveva avuto lui un genitore così, o lo avrebbe già ridotto in un mucchio di cenere per tutte le cavolate che aveva fatto nelle vecchie scuole.
- Toglimi una curiosità, quante volte hai già cambiato scuola?-
Chiese Aris incuriosita dalle ultime parole del nuovo arrivato.
- Diciamo che per adesso sono già a quota tre -
- Oddio! Davvero? E come mai? Sai, sempre se non sono troppo indiscreta… -
- Benissimo signorina Severi. Devo affermare che con il suo nuovo vicino sta facendo le cose in un modo ancora più eccellente. Lo sapevo che era tutta colpa del signor Haner se non riusciva ad esprimere al meglio il suo potenziale –
Quest’uomo è davvero inquietante…
Pensò la ragazza, mentre con una mano sul cuore tentava di riprendersi dallo spavento appena subito, mostrando un sorriso di finto apprezzamento.
- Tutto a posto, signorina Severi? -
Chiese il professore notando l’espressione strana della ragazza.
- Certamente, signor Sberry! Non si preoccupi-
Rispose lei accondiscendente, mentre notava lo sguardo omicida di Bry, che davvero non ne poteva davvero più. L’amico, infatti, mimava con un certo gusto l’atto di infilzare il prof con la sua matita, davanti al suo sguardo incredulo. Non c’è bisogno di dire che questo fece girare l’uomo, che non vedendo niente di strano si girò per tornare verso la cattedra.
- Bry, non fare cazzate!-
Mimò lei con le labbra, lasciandosi andare in un sospiro liberatorio per lo scampato pericolo e per la prontezza di riflessi con cui Brian era ritornato a scrivere, facendo finta di niente.
Perché non lo può semplicemente ignorare? Perché deve essere sempre così… così… così Brian?
Pensò Res tornando a voltarsi verso Jimmy.
- Ti prego, ignoralo, fai come se questa scena non fosse mai accaduta…-
Si rivolse lei al ragazzo, che stava per soffocare dalle risate.
- Scusa se te lo richiedo, ma è sempre così?-
Richiese il compagno ringraziando seriamente di essere capitato lì.
Devo proprio conoscerlo quel ragazzo, davvero… Sono sicuro che ne vedrò delle belle!
- Purtroppo sì! –
Terminò lei stanca dopo nemmeno mezz’ora infernale di quella lezione. Come ogni volta quell’ora la fiaccava oltre modo. Doveva tenere a bada Bry tutte le volte e allo stesso tempo seguire quello che diceva il prof senza sbagliare. Come faceva non lo sapeva neppure lei e per come ci riusciva aveva cominciato a pensare di essere una santa.
Come farò a fermarlo adesso che c’è un corridoio a dividerci? Già era difficile prima, non oso immaginare adesso!
Pensò lei sconsolata, mentre Jimmy cercava di ricomporsi, per non attirare un’altra volta l’attenzione del prof, che in quel momento stava controllando gli appunti di un ragazzo che si trovava in prima fila.
- Comunque, tornando al discorso di prima… Ho solo avuto dei problemi con i professori e con qualche studente. A volte tendo ad avere un comportamento un po’ impulsivo e se mi scaldo troppo non riesco a trattenermi. In quei casi non sono come il tuo amico Bry con il professor Sberry. Non chiedo scusa facilmente io! –
- Quindi immagino che non rimarrai qui per molto…-
- Naaa… Io comincio a combinare casini solo quando mi annoio, quindi finché ci siete tu e il tuo amico a ravvivare l’ambiente, non penso che sarò costretto a movimentarlo io…-
Aveva una faccia seria, ma gli occhi erano spensierati e allegri, quasi a sottolineare che stava dicendo la verità.
- Parlando di casini, quel taglio sulla guancia, immagino venga da una rissa? –
Fece lei con un tono di voce fra il preoccupato e il divertito, indicando il graffio sulla sua guancia destra, mentre un sorrisetto compiaciuto spuntava sulle labbra del ragazzo
- Sì, con mia sorella Catherine. Ha dodici anni, ma è una furia quando si arrabbia!-
Tutti e due scoppiarono improvvisamente a ridere, cercando di limitare il rumore rischiando di soffocarsi, mentre tutti si giravano a guardarli per sapere cosa ci fosse di così divertente. Sembrava quasi che fossero amici da una vita.
Ho fatto davvero bene a scegliere questo corso, non so se mi sarei mai divertito così tanto, sul serio!
- Che cretino!... Sai, anch’io litigavo spesso con i miei fratelli quando erano ancora a casa. Pensa che ieri ne è tornato uno dopo due mesi e ci ho quasi fatto a botte subito!-
- Davvero? Ti ci vedo bene a tirare pugni!-
- Ah! Ah! Ah! Sei simpatico sai?-
Rispose lei cercando ancora una volta di frenare quello scoppio di risa, che le sorgeva spontaneo. Era incredibile, come bastasse guardarsi in faccia per vederne qualcosa di buffo e per ridacchiare come bambini di sei anni.
La roulette russa della vita, quella volta, non aveva sbagliato a premere il grilletto. Stranamente aveva sorriso a tutti e due, regalando loro una nuova opportunità. 
**********
- Attenzione, prego. Ora che la soluzione è stata distillata, dovreste ritrovarvi davanti una miscela omogenea. Ora prendete il becker e mettetelo nel refrigeratore con un’etichetta. Dovremo aspettare la prossima lezione per finire l’esperimento. Riprenderemo il tutto venerdì e dato che sarà l’ultimo giorno prima del test se avete qualche dubbio vi prego di chiedere chiarimenti -
Un rumore di penne che scrivono e vetro che tintinna riempì la stanza, mentre una decina di studenti portavano i loro esperimenti nel frigo in  fondo all’aula. Cinque minuti dopo la campanella suonò, mentre la voce del professor Sberry svettava sul rumore provocato dagli studenti che si affrettavano verso la loro lezione successiva.
- Signor Haner, mi porti il quaderno e per favore signor Sullivan venga anche lei qui un attimo-
- Che due, quell’uomo!-
Sbottò Brian, mentre raccoglieva le sue cose, buttandole nello zaino alla rinfusa. Quando terminò di riempirlo, quello era talmente saturo che faticava addirittura a chiuderlo. Sembrava la borsa di Mary Poppins fatta al contrario. Ad Aris, nel guardarla, venne voglia di provare ad inserirgli una graffetta per vedere se sarebbe esplosa.
- Dai, Bry, calmati. Hai copiato tutto, no?-
Cercò di tranquillizzarlo lei, mettendogli una mano sulla spalla per spingerlo verso la cattedra, che ora più che mai gli sembrava un patibolo.
- Sì…-
Rispose titubante Brian, cercando di ricordarsi quello che aveva fatto, mentre veniva sospinto inesorabilmente verso il suo aguzzino. Aris era incredula. Se aveva scritto tutto, perché si preoccupava così tanto?
- E allora? –
- Tanto lo sai che troverà qualcosa che non va lo stesso!-
Piagnucolò lui, aprendo le braccia al cielo, come se quella fosse una verità impossibile da cambiare, un dogma impossibile da contraddire.
- Dai, su smettila! Ci vediamo dopo a pranzo. Ti aspetto in mensa, ok?-
Aris, dicendo quelle parole si era portata di fronte a lui, alzandosi in punta di piedi per arrivare a guardarlo negli occhi più da vicino. Le iridi verdi incontrarono quelle marrone caldo di Brian.
Se ce l’ha fatta lei con Andrew, non posso mica farmela sotto per quel deficiente che non riesce a farsi una ragazza manco a pagarla!
Brian prese un grande respiro e poi guardò in faccia l'amica facendo comparire un sorrisett, che avrebbe dovuto rassicurarla.
- Sì, va bene. A dopo allora. Ciao! -
- Ciao! Ciao, Jimmy!-
- Ciao!-
Rispose lui, allegro al saluto della compagna, mentre si avvicinava alla cattedra.
Chissà cosa vorrà da me? Magari è per tutto il casino che abbiamo fatto io e Aris durante la lezione... No, avrebbe fatto rimanere anche lei, deve essere qualcos'altro...
Jimmy arrivò, quando già il professore si stava occupando di Brian.
A guardarlo da vicino gli sembrava ancora più alto, anche se Jimmy lo superava di qualche centimetro. Anche i suoi capelli, come quelli di James, erano scompigliati, ma erano tenuti su dal gel. Sotto la maglietta si notava un corpo reso più muscoloso, probabilmente, dagli allenamenti in palestra.
- Allora vediamo un po’… Uhm… - Stava dicendo Sberry, mentre guardava il foglio su cui l'amico di Aris aveva preso gli appunti - Sì, c’è tutto. Le sue considerazioni sono abbastanza approfondite, quindi mi costa molto dire che oggi lei potrà uscire da questa scuola. Ora può andare. Stia attento, però. La tengo d’occhio.-
terminò l'uomo scoccandogli una lunga occhiata di avvertimento. Jimmy notò Brian rilassare i pugni ed espirare tutta l'aria che aveva trattenuto durante tutto l'esame. Probabilmente non gli aveva mai fatto un regalo più gradito,  ne tanto meno così inaspettato.
- Sì, signore. Arrivederci –
Rispose tutto d'un fiato Bry e scappando fuori dalla porta, prima che l'insegnate cambiasse idea.
- Arrivederci, arrivederci... Ed ora veniamo a lei signor Sullivan... Spero che si trovi bene in questa classe-
- Sì, certo... Non ci sono grossi problemi. Anche nella precedente scuola avevo fatto chimica -
Rispose dubbioso il ragazzo. Che volesse rimproverarlo, per ciò che aveva combinato prima e fargli capire di rigare dritto? Se le cose stavano in questo modo l'insegnate perdeva il suo tempo. Nessuno gli aveva mai impedito di fare qualcosa se lui ne aveva voglia. Contrasse i pugni nell'attesa di sentire cosa volesse dirgli Sberry.
- Bene... bene... Meglio per lei, anche perchè come ha sentito, lunedì ci sarà un test e mi farebbe piacere che anche lei lo facesse. Sa, non è mai troppo presto per raccogliere voti. Basta che si faccia passare gli appunti e poi sarà a posto! Le consiglio di chiederli alla sua compagna di banco, solitamente sono ottimi! –
Tutto qui?
Si chiese il ragazzo, mentre annuiva e improvvisamente realizzava che avrebbe dovuto passare buona parte del week-end chiuso in casa a studiare.
Sì, certamente. Mi basterà dare una letta, tanto la sufficenza in chimica l'ho sempre presa...
Già, figurarsi se si sarebbe lasciato scappare la possibilità di uscire e fare qualche cavolata. Il giorno in cui si sarebbe impegnato seriamente a scuola, sarebbe venuta una tormenta di neve in California del sud. Il solo pensiro di studiare lo faceva ridere. Proprio per questo in quel momento uno strano ghigno riempì il suo volto, ma il prof nemmeno se ne accorse, poichè era intento a pulirsi gli occhiali, che portava al collo legati da una cordicella.
- Uhm… Sì, certo.  Adesso conviene che vada, prima che suoni la campanella. Sa, non vorrei arrivare in ritardo... Arrivederci-
Mentì spudoratamente il ragazzo uscendo dall'aula per recarsi in quella di musica, in cui si sarebbe tenuta la sua prossima lezione.
Chiederò gli appunti ad Aris in mensa...
Pansava il ragazzo, quando fu distratto dalla meravigliosa aula, che si apriva davanti a lui. Era grande e spaziosa e al suo interno, sul fondo, c'erano tre gradinate su cui probabilmente si posizionava il coro. Davanti, erano presenti numerose sedie e leggii, che avrebbero ospitato i musicisti. Sulla parete di fronte una grande lavagna ospitava i residui di uno spartito mezzo cancellato. La stanza era già popolata da una quindicina di ragazzi, che erano seduti su alcune sedie difronte alla lavagna e che tenevano a portata di mano i loro strumenti.
Una scarica di adrenalina gli passò nel corpo, mentre l'eccitazione saliva fino a farlo sentire euforico.
Fichissimo... non avrei mai potuto sperare niente di meglio!
fu la voce di una donna, quella che doveva essere la professoressa a riscuoterlo dai suoi pensieri.
- Stai cercando qualcosa?-
- Sì, sto cercando l'aula di composizione-
Rispose lui, guardando il suo orario e poi volgendo il suo sguardo sulla donna. Era molto carina per essere una prof e avere quarant'anni, ma non era certo il suo tipo, così non si soffermò ulteriormente su di lei, ma fece vagare lo sguardo sui suoi nuovi compagni.
Alcuni li aveva visti qualche volta in giro per la città, ma nessuno sembrava esserequalcuno di conosciuto. Almeno finchè non riconobbe in uno dei ragazzi con la chitarra l'amico di Res.
Ma guarda un po' e così anche lui suona...
Nel medesimo istante gli stessi pensieri attraversavano la mente di Bry, sorpreso anche lui di vederlo nell'aula. Durante chimica non lo aveva considerato per non più di qualche minuto, prima che il prof decidesse di spostarlo, dato che per il resto della lezione era stato impegnato a a sopravvivere.   
- Bene, ora mettete la soluzione nel filtro. Prestate attenzione a non rovesciare niente! Bene così signor Connelly…. Ora, bisognerà attendere un paio di minuti che la soluzione passi tutta nel becker sottostante, perciò potete cominciare a copiare gli appunti della lavagna e a scrivere le vostre considerazioni -
Terminò il professor Sberry, mentre un brusio generale di dissenso percorreva l’intera classe di chimica.
- Ah! E non dimenticate che anche quest’esperimento sarà nel test di lunedì, perciò vi conviene fare attenzione a quello che fate! Vero, signor Haner? Allora, cosa si prova a dover fare qualcosa durante la lezione? Spero sia piacevole, perché ne avrà ancora per tutto il resto dell’anno! Ah!Ah!Ah!-
Riprese il professore a voce più alta per contrastare il rumore e farsi sentire da tutti quanti, nell’ennesimo tentativo di sbeffeggiare Brian.
Era un uomo sulla cinquantina, dai capelli brizzolati. Non era sposato e per questo motivo viveva ancora con sua madre. Bry non sapeva se avesse una qualche donna, ma da come si comportava, probabilmente, non combinava niente da un bel po’ di tempo. Per i corridoi della scuola giravano alcune voci sul suo conto. I più cattivi affermavano che fosse stato lasciato sull’altare, mentre altri mormoravano che il suo unico grande amore fosse scappato con un altro, o più semplicemente che l’unica ragazza dei suoi sogni non lo avesse mai guardato. In ogni caso, insomma, restava un povero sfigato che se la prendeva con gli studenti e soprattutto col povero signor Haner.
- Spero che prima o poi ingoi un moscerino che gli vada di traverso!- 
Sussurrò il ragazzo alzando gli occhi al cielo e rabbrividendo al solo ricordo di quella risata che lo perseguitava nei suoi incubi più oscuri. Non sapeva il perché, eppure quel suono rauco e inquietante gli ricordava tanto quella di uno di quei cattivi dei film che alla fine muoiono tragicamente per mano dell’eroe di turno.
Magari…
Finì per lui il suo cervello, mentre s’immaginava la scena in cui il professor Sberry restava ucciso da uno dei suoi stessi esperimenti nel suo laboratorio segreto.
- Perché cavolo ho scelto chimica? Non potevo fare fisica? O scienze naturali? No, proprio chimica dovevo andare  a fare? Eppure, lo sapevo a cosa andavo in contro! Ma dove era finito il mio cervello quella mattina?–
Ricominciò Brian a lamentarsi, mentre ricopiava gli appunti della lavagna. Operazione alla quale, naturalmente, non dedicava più di due neuroni, perché gli altri erano tutti occupati a trovare nuove parole per lamentarsi.
Perché si lamenta? Che fastidio! Non lo sopporto proprio quando fa così, lo strozzerei!
Questi erano i pensieri che si agitavano nella mente della ragazza bionda, che si trovava davanti a lui. La ragazza era intenta a cercare di non pensare a niente in particolare in modo tale da far passare più velocemente il tempo che ancora rimaneva, senza nemmeno avere l’intenzione di prendere appunti e quella voce bassa non poteva far altro che rovinare i suoi piani. Così, voltò il busto all’indietro verso il ragazzo dai capelli scuri con uno sguardo che aveva il puro e semplice scopo di uccidere quell’anima in pena.
Quel ragazzo dall’infallibile talento musicale, ma dalla grande vena casinista era diventato suo amico da meno di un anno, nonostante prima lo avesse sempre considerato meno della cacca di un cane. Inizialmente, infatti, era sempre stato uno dei tanti ragazzi che portavano quelle caldissime felpe enormi anche con venti gradi e che si aggirano per i corridoi in gruppetti come se da soli non riuscissero a sopravvivere. Insomma, per lei non era altro che uno dei tanti sfigati che affollavano quell’enorme scuola. Quando, però, una delle sue migliori amiche aveva deciso che passare del tempo con lui non era una perdita di tempo, aveva imparato a conoscerlo meglio non sembrandole poi così tanto male.
Anche se, quando faceva così diventava davvero insopportabile.
- Dove vuoi che fosse? Dove si trova tutti i giorni! –
Gli ricordò Maddy seccata dalle parole del ragazzo. Aveva deciso di prenderlo un po’ in giro. Magari il tempo sarebbe passato ancora più in fretta. Dal canto suo Brian le rivolse uno sguardo interrogativo senza riuscire a capire di cosa stesse parlando lei.
- Dalla tua faccia posso dedurne che non è ancora ritornato indietro e che non sai nemmeno dove si trova -
Fece Maddy, esasperata dall’ennesimo sguardo vacuo di Bry.
Possibile che i maschi non capiscano proprio nulla, nemmeno le battute? Mah, sarà che quei pochi neuroni che hanno giocano a nascondino, senza mai riuscire a trovarsi…
Pensò lei, ricominciando ad interrogarsi seriamente sulla capacità di comprensione dei maschi, non riuscendo proprio a capacitarsi di come potessero essere così idioti.
- Mi sembra semplice, comunque. Se vuoi ti illumino io…-
Gli propose la biondina facendosi più vicina, inchiodando i suoi occhi in quelli del ragazzo e rendendo la voce quasi un sussurro.
- … Il tuo cervello è andato a nascondersi in un angolino buio della tua camera per non doversi auto distruggere con tutto quello che ti fai in bagno! -
Affermò la ragazza aumentando il volume e scoppiando a ridere vedendo la faccia del ragazzo, che si dava mentalmente dell’idiota per essere stato ad ascoltarla.
- Ah! Ah! Ah! Ah! Ah!... Dovresti vedere la tua faccia! –
Continuò ridendogli in faccia Maddy, divertita e contenta del fatto che la sua battuta avesse fatto centro.
- Vai a quel paese Maddy! Tu e le tue teorie sui ragazzi! -
Le rispose lui riprendendo a scrivere e ignorando bellamente l’amica, che continuava a guardarlo in attesa di vedere una sua reazione migliore. Una di quelle a cui l’aveva abituata l’amico, quasi ogni volta che lei gli rivolgeva una di quelle battutine sceme, che non si stancava mai di fare.
Si conoscevano da appena due anni, da quando lui e Res erano diventati amici e fin dal primo momento non erano state tutte rose e fiori. Lui e Maddy avevano litigato, e continuavano tutt’ora a litigare, praticamente per un un’unica cosa: le convinzioni della ragazza sul genere maschile.  Queste si potevano riassumere tutte in una semplice frase: “Mai dare la mano ad un ragazzo”.
Non era difficile pensare che Bry non le condividesse, data la sua appartenenza al sesso maschile, ma alcune, sotto sotto, non le reputava nemmeno poi tanto sbagliate neanche lui.
Nonostante queste piccole divergenze andavano abbastanza d’accordo, anche perché avevano un paio di amiche in comune. Prima fra tutte c’era Res e poi, naturalmente, lei, la regina delle bionde: la birra.
Solo lei, Brian, Aris e Mey potevano sapere quante gare avessero fatto i due a chi regge di più e nessuna di quelle, naturalmente, era stata fatta con la birra. Anche se non avevano compito ancora vent’un anni, sapevano dove potersi procurare dell’alcool senza essere scoperti da nessuno.
Alla fine, quasi sempre, uno dei due finiva per rimanere in ginocchio in un vicolo buio vicino a casa, con la mano di Res a sorreggergli la testa.
Infatti, Maddy era l’unica capace di tenergli testa e a volte di superarlo. Dato che Aris si fermava a due bottiglie di birra, mentre Mey a quattro. Era solo grazie a questo, che si erano meritati la reciproca stima e avevano raggiunto l’accordo di non litigare troppo davanti ad Aris.
- Dai, cretino! L’hai scelta perché era più facile. Ti ricordo che hai rischiato di farti bocciare l’hanno scorso in fisica! –
Gli ricordò Maddy, tornando seria, capendo che non avrebbe ricevuto nulla di più di quel mediocre insulto.
- Già,… hai ragione… però, smettila con quelle battutine-
- Ehi! Se non ti piacciono puoi sempre smettere di uscire con me! –
Gli rispose piccata Maddy, minacciandolo con la sua matita.
- Ricordati che io ti frequento solo perché hai la macchina, perché sei un’ottima bevitrice e perché Res è una tua amica…-
Replicò secco Brian, puntandogli a sua volta contro la matita ben appuntita, mentre i loro occhi si incontravano carichi di sfida.
Chi cederà per primo?
Era questa la domanda che aleggiava nell’aria e che si condensò nella mente della ragazza dai capelli corti, che sedeva accanto a Maddy.
- Cos’è la battaglia delle mine?-
Li interruppe sempre più perplessa Mey da quella scena, girandosi anche lei, al fine di evitare uno spargimento di sangue che avrebbe fatto andare nei guai solo Brian.
- No, però potrebbe essere un’idea! Non ci avevo mai pensato… -
Rispose Bry, tornando a scrivere, lasciando le due amiche a guardarsi e a scuotere la testa. Perché si sorprendevano ancora Mey non lo sapeva. Dopo un anno avrebbe dovuto imparare a conoscerlo, ma ancora si stupiva di come lavorasse la sua testa. Forse era proprio per questo motivo che gli stava simpatico.
- La mente dei maschi… -
Fece Mey…
- …sempre così vuota!-
… e completò Maddy scoppiando a ridere e affrettandosi a tornare seria, per non attirare l’attenzione del prof.
- Stavamo scherzando! E dai, alla fine non è poi così male Sberry! -
Riprese la bionda, mentre la faccia di Brian diventava sempre più scura e cominciava a muoversi da una parte all’altra in senso di diniego.
- Lo dici tu Maddy! Ma non sei tu che devi sorbirti un suo commento ogni volta che muovi un dito… E’ da due anni che ce l’ha con me! Non ne posso già più! E adesso siamo solo ad ottobre! Come farò a sopravvivere?-
Replicò lui esasperato, ritornando a lamentarsi, sul punto di buttarsi in ginocchio con le braccia al cielo, per pregare un qualsiasi Dio, affinché potesse liberarlo da quel fardello infernale.
- Dai, va là! Non hai commesso nessun peccato mortale, visto che puoi consolarti pensando che la prossima ora hai composizione musicale! Io invece vado all’inferno! Ho la Galt! Oddio! Un’ora di storia europea! Perché ho deciso di farla anche questo anno? Secondo me mi sono rincretinita a forza di uscire con te, lo sempre detto io che…-
- Signorina Poliwka!-
Li interruppe Sberry improvvisamente, spaventando a morte i tre ragazzi che riuscirono a soffocare a malapena le grida di spavento. Il professore, infatti, si era fatto improvvisamente vicino, attirato da quel chiacchiericcio, che non a caso comprendeva anche il signor Haner.
- Spero che non si stia facendo influenzare dal signor Haner, sarebbe un vero peccato. Non vorrei che i suoi voti ne risentissero… Piuttosto, ha già scritto tutto, signor Haner? –
- No, professor Sberry –
Rispose lui, cercando di controllarsi per non lasciarsi sfuggire altro.
- Allora, mi aspetto che lo faccia entro la fine dell’ora. Se non vedrò i suoi appunti completati prima che suoni la campanella si può scordare di uscire da questa scuola oggi pomeriggio! –
Finì l’uomo con tono autoritario, girandosi per tornare alla cattedra.
  - Fottiti –
Sussurrò il ragazzo, mentre la risata delle due compagne gli arrivò all’orecchio, facendogli capire di aver ricevuto anche il loro consenso. Dal bancone a fianco, intanto, la voce della sua migliore amica lo implorava di stare calmo. Ma come poteva stare  calmo se quell’uomo metteva a dura prova tutta la sua pazienza?
**********
- Ma fa sempre così col tuo amico? –
Chiese Jimmy guardandola con fare interrogativo, mentre lei si sbracciava per comunicare con Bry, in modo da farlo calmare il più in fretta possibile.
- Purtroppo per lui sì. Ci sono giorni in cui bene o male è sopportabile, giusto qualche frecciatina. Ce ne sono altri però, che sembra quasi che lo voglia fare sentire una merda. Il bello è che ce l’ha solo con lui! Se anche io facessi qualcosa o magari il resto della classe, ci passerebbe sopra, ma se è Brian che fa anche solo un piccolo movimento… Non vive più! -
- E tutto perché prende delle B- e non fa nulla in classe?-
- Sì,… E’ da due anni che cerca di dimostrare che Bry copia da me durante i test, ma non ci è mai riuscito-
- Ma lui copia almeno?-
- A volte. Solo quando ci sono delle formule particolarmente complicate da ricordare… Però è talmente bravo da non farsi mai beccare. Non so come faccia, perché Sberry ha un certo talento a cogliere i copiatori in fallo… E’ per questo che ce l’ha con lui.  Adesso, però, non penso che potrà farlo ancora, dato che io sono qui e lui è là. Fra di noi adesso c’è un corridoi, non credo sia sicuro copiare adesso… Ah! Giusto! Dimenticavo anche che Bry l’anno scorso gli ha risposto ridicolizzandolo davanti a tutta la classe…-
- Wow! Davvero? Cosa gli ha detto? –
- Solamente che è un uomo triste che non va con una ragazza da quando è nato… L’originale era molto più colorito, però io non amo dire certe cose…-
- E non è stato espulso? –
Chiese Jimmy allibito, piantando i suoi sorprendenti occhi azzurri su Aris.
- Beh… Se è ancora qui direi di no… -
Rispose la ragazza come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
- Sì, ok… questo l’ho capito anch’io, ma io intendevo dire perché non è stato espulso, come ha fatto, quale mirabolante magia ha compiuto…-
Le rispose Jimmy, mentre muoveva le mani come se avesse dovuto far apparire davanti a lui la cosa più grandiosa del mondo, quasi fosse uno dei più esperti maghi della terra intento ad incantare il proprio pubblico.
- Ok, scusa. Ehm… diciamo che per fortuna Bry ha capito di aver fatto una cazzata e gli ha chiesto scusa due ore dopo. E’ sottinteso il fatto che è stato mandato dal preside prima –
- Deve essere stato molto persuasivo per avergli fatto cambiare idea così in fretta…-
Constatò Jimmy con la voce piena di sott’intesi, mentre cancellava alcuni dati presi male.
- Sì, come no! Beh… Immagina di sentire una chitarra che ti viene sbattuta sulla testa! Ecco quella sarebbe stata la reazione di suo padre se fosse stato espulso! Fico, non trovi?-
Rispose ironica Res, mentre si immaginava la scena.
Ne sarebbe davvero capace…
- Ma ne sarebbe stato capace?-
Chiese lui facendo riscuotere Aris dai propri pensieri.
Sembra che mi legga nel pensiero!
Aris scosse la testa stupendosi di quel pensiero. Dopo tutto quella era una domanda lecita. Non si vedevano tutti i giorni dei padri musicisti volenterosi nel sacrificare una chitarra, per scagliarla in testa al proprio figlio al fine di farlo rinsavire.
- Si vede che tu non lo conosci. Diciamo che tiene abbastanza all’istruzione, perciò meglio tre mesi di punizione che essere espulsi…-
- In effetti… Cazzo! Il mio vecchio non ha mai fatto così. Nemmeno la prima volta che mi hanno buttato fuori da scuola a calci in culo! -
Jimmy era colpito. Non c’era niente da dire. Per fortuna che non lo aveva avuto lui un genitore così, o lo avrebbe già ridotto in un mucchio di cenere per tutte le cavolate che aveva fatto nelle vecchie scuole.
- Toglimi una curiosità, quante volte hai già cambiato scuola?-
Chiese Aris incuriosita dalle ultime parole del nuovo arrivato.
- Diciamo che per adesso sono già a quota tre -
- Oddio! Davvero? E come mai? Sai, sempre se non sono troppo indiscreta… -
- Benissimo signorina Severi. Devo affermare che con il suo nuovo vicino sta facendo le cose in un modo ancora più eccellente. Lo sapevo che era tutta colpa del signor Haner se non riusciva ad esprimere al meglio il suo potenziale –
Quest’uomo è davvero inquietante…
Pensò la ragazza, mentre con una mano sul cuore tentava di riprendersi dallo spavento appena subito, mostrando un sorriso di finto apprezzamento.
- Tutto a posto, signorina Severi? -
Chiese il professore notando l’espressione strana della ragazza.
- Certamente, signor Sberry! Non si preoccupi-
Rispose lei accondiscendente, mentre notava lo sguardo omicida di Bry, che davvero non ne poteva davvero più. L’amico, infatti, mimava con un certo gusto l’atto di infilzare il prof con la sua matita, davanti al suo sguardo incredulo. Non c’è bisogno di dire che questo fece girare l’uomo, che non vedendo niente di strano si girò per tornare verso la cattedra.
- Bry, non fare cazzate!-
Mimò lei con le labbra, lasciandosi andare in un sospiro liberatorio per lo scampato pericolo e per la prontezza di riflessi con cui Brian era ritornato a scrivere, facendo finta di niente.
Perché non lo può semplicemente ignorare? Perché deve essere sempre così… così… così Brian?
Pensò Res tornando a voltarsi verso Jimmy.
- Ti prego, ignoralo, fai come se questa scena non fosse mai accaduta…-
Si rivolse lei al ragazzo, che stava per soffocare dalle risate.
- Scusa se te lo richiedo, ma è sempre così?-
Richiese il compagno ringraziando seriamente di essere capitato lì.
Devo proprio conoscerlo quel ragazzo, davvero… Sono sicuro che ne vedrò delle belle!
- Purtroppo sì! –
Terminò lei stanca dopo nemmeno mezz’ora infernale di quella lezione. Come ogni volta quell’ora la fiaccava oltre modo. Doveva tenere a bada Bry tutte le volte e allo stesso tempo seguire quello che diceva il prof senza sbagliare. Come faceva non lo sapeva neppure lei e per come ci riusciva aveva cominciato a pensare di essere una santa.
Come farò a fermarlo adesso che c’è un corridoio a dividerci? Già era difficile prima, non oso immaginare adesso!
Pensò lei sconsolata, mentre Jimmy cercava di ricomporsi, per non attirare un’altra volta l’attenzione del prof, che in quel momento stava controllando gli appunti di un ragazzo che si trovava in prima fila.
- Comunque, tornando al discorso di prima… Ho solo avuto dei problemi con i professori e con qualche studente. A volte tendo ad avere un comportamento un po’ impulsivo e se mi scaldo troppo non riesco a trattenermi. In quei casi non sono come il tuo amico Bry con il professor Sberry. Non chiedo scusa facilmente io! –
- Quindi immagino che non rimarrai qui per molto…-
- Naaa… Io comincio a combinare casini solo quando mi annoio, quindi finché ci siete tu e il tuo amico a ravvivare l’ambiente, non penso che sarò costretto a movimentarlo io…-
Aveva una faccia seria, ma gli occhi erano spensierati e allegri, quasi a sottolineare che stava dicendo la verità.
- Parlando di casini, quel taglio sulla guancia, immagino venga da una rissa? –
Fece lei con un tono di voce fra il preoccupato e il divertito, indicando il graffio sulla sua guancia destra, mentre un sorrisetto compiaciuto spuntava sulle labbra del ragazzo
- Sì, con mia sorella Catherine. Ha dodici anni, ma è una furia quando si arrabbia!-
Tutti e due scoppiarono improvvisamente a ridere, cercando di limitare il rumore rischiando di soffocarsi, mentre tutti si giravano a guardarli per sapere cosa ci fosse di così divertente. Sembrava quasi che fossero amici da una vita.
Ho fatto davvero bene a scegliere questo corso, non so se mi sarei mai divertito così tanto, sul serio!
- Che cretino!... Sai, anch’io litigavo spesso con i miei fratelli quando erano ancora a casa. Pensa che ieri ne è tornato uno dopo due mesi e ci ho quasi fatto a botte subito!-
- Davvero? Ti ci vedo bene a tirare pugni!-
- Ah! Ah! Ah! Sei simpatico sai?-
Rispose lei cercando ancora una volta di frenare quello scoppio di risa, che le sorgeva spontaneo. Era incredibile, come bastasse guardarsi in faccia per vederne qualcosa di buffo e per ridacchiare come bambini di sei anni.
La roulette russa della vita, quella volta, non aveva sbagliato a premere il grilletto. Stranamente aveva sorriso a tutti e due, regalando loro una nuova opportunità. 
**********
- Attenzione, prego. Ora che la soluzione è stata distillata, dovreste ritrovarvi davanti una miscela omogenea. Ora prendete il becker e mettetelo nel refrigeratore con un’etichetta. Dovremo aspettare la prossima lezione per finire l’esperimento. Riprenderemo il tutto venerdì e dato che sarà l’ultimo giorno prima del test se avete qualche dubbio vi prego di chiedere chiarimenti -
Un rumore di penne che scrivono e vetro che tintinna riempì la stanza, mentre una decina di studenti portavano i loro esperimenti nel frigo in  fondo all’aula. Cinque minuti dopo la campanella suonò, mentre la voce del professor Sberry svettava sul rumore provocato dagli studenti che si affrettavano verso la loro lezione successiva.
- Signor Haner, mi porti il quaderno e per favore signor Sullivan venga anche lei qui un attimo-
- Che due, quell’uomo!-
Sbottò Brian, mentre raccoglieva le sue cose, buttandole nello zaino alla rinfusa. Quando terminò di riempirlo, quello era talmente saturo che faticava addirittura a chiuderlo. Sembrava la borsa di Mary Poppins fatta al contrario. Ad Aris, nel guardarla, venne voglia di provare ad inserirgli una graffetta per vedere se sarebbe esplosa.
- Dai, Bry, calmati. Hai copiato tutto, no?-
Cercò di tranquillizzarlo lei, mettendogli una mano sulla spalla per spingerlo verso la cattedra, che ora più che mai gli sembrava un patibolo.
- Sì…-
Rispose titubante Brian, cercando di ricordarsi quello che aveva fatto, mentre veniva sospinto inesorabilmente verso il suo aguzzino. Aris era incredula. Se aveva scritto tutto, perché si preoccupava così tanto?
- E allora? –
- Tanto lo sai che troverà qualcosa che non va lo stesso!-
Piagnucolò lui, aprendo le braccia al cielo, come se quella fosse una verità impossibile da cambiare, un dogma impossibile da contraddire.
- Dai, su smettila! Ci vediamo dopo a pranzo. Ti aspetto in mensa, ok?-
Aris, dicendo quelle parole si era portata di fronte a lui, alzandosi in punta di piedi per arrivare a guardarlo negli occhi più da vicino. Le iridi verdi incontrarono quelle marrone caldo di Brian.
Se ce l’ha fatta lei con Andrew, non posso mica farmela sotto per quel deficiente che non riesce a farsi una ragazza manco a pagarla!
Brian prese un grande respiro e poi guardò in faccia l'amica facendo comparire un sorrisett, che avrebbe dovuto rassicurarla.
- Sì, va bene. A dopo allora. Ciao! -
- Ciao! Ciao, Jimmy!-
- Ciao!-
Rispose lui, allegro al saluto della compagna, mentre si avvicinava alla cattedra.
Chissà cosa vorrà da me? Magari è per tutto il casino che abbiamo fatto io e Aris durante la lezione... No, avrebbe fatto rimanere anche lei, deve essere qualcos'altro...
Jimmy arrivò, quando già il professore si stava occupando di Brian.
A guardarlo da vicino gli sembrava ancora più alto, anche se Jimmy lo superava di qualche centimetro. Anche i suoi capelli, come quelli di James, erano scompigliati, ma erano tenuti su dal gel. Sotto la maglietta si notava un corpo reso più muscoloso, probabilmente, dagli allenamenti in palestra.
- Allora vediamo un po’… Uhm… - Stava dicendo Sberry, mentre guardava il foglio su cui l'amico di Aris aveva preso gli appunti - Sì, c’è tutto. Le sue considerazioni sono abbastanza approfondite, quindi mi costa molto dire che oggi lei potrà uscire da questa scuola. Ora può andare. Stia attento, però. La tengo d’occhio.-
terminò l'uomo scoccandogli una lunga occhiata di avvertimento. Jimmy notò Brian rilassare i pugni ed espirare tutta l'aria che aveva trattenuto durante tutto l'esame. Probabilmente non gli aveva mai fatto un regalo più gradito,  ne tanto meno così inaspettato.
- Sì, signore. Arrivederci –
Rispose tutto d'un fiato Bry e scappando fuori dalla porta, prima che l'insegnate cambiasse idea.
- Arrivederci, arrivederci... Ed ora veniamo a lei signor Sullivan... Spero che si trovi bene in questa classe-
- Sì, certo... Non ci sono grossi problemi. Anche nella precedente scuola avevo fatto chimica -
Rispose dubbioso il ragazzo. Che volesse rimproverarlo, per ciò che aveva combinato prima e fargli capire di rigare dritto? Se le cose stavano in questo modo l'insegnate perdeva il suo tempo. Nessuno gli aveva mai impedito di fare qualcosa se lui ne aveva voglia. Contrasse i pugni nell'attesa di sentire cosa volesse dirgli Sberry.
- Bene... bene... Meglio per lei, anche perchè come ha sentito, lunedì ci sarà un test e mi farebbe piacere che anche lei lo facesse. Sa, non è mai troppo presto per raccogliere voti. Basta che si faccia passare gli appunti e poi sarà a posto! Le consiglio di chiederli alla sua compagna di banco, solitamente sono ottimi! –
Tutto qui?
Si chiese il ragazzo, mentre annuiva e improvvisamente realizzava che avrebbe dovuto passare buona parte del week-end chiuso in casa a studiare.
Sì, certamente. Mi basterà dare una letta, tanto la sufficenza in chimica l'ho sempre presa...
Già, figurarsi se si sarebbe lasciato scappare la possibilità di uscire e fare qualche cavolata. Il giorno in cui si sarebbe impegnato seriamente a scuola, sarebbe venuta una tormenta di neve in California del sud. Il solo pensiro di studiare lo faceva ridere. Proprio per questo in quel momento uno strano ghigno riempì il suo volto, ma il prof nemmeno se ne accorse, poichè era intento a pulirsi gli occhiali, che portava al collo legati da una cordicella.
- Uhm… Sì, certo.  Adesso conviene che vada, prima che suoni la campanella. Sa, non vorrei arrivare in ritardo... Arrivederci-
Mentì spudoratamente il ragazzo uscendo dall'aula per recarsi in quella di musica, in cui si sarebbe tenuta la sua prossima lezione.
Chiederò gli appunti ad Aris in mensa...
Pansava il ragazzo, quando fu distratto dalla meravigliosa aula, che si apriva davanti a lui. Era grande e spaziosa e al suo interno, sul fondo, c'erano tre gradinate su cui probabilmente si posizionava il coro. Davanti, erano presenti numerose sedie e leggii, che avrebbero ospitato i musicisti. Sulla parete di fronte una grande lavagna ospitava i residui di uno spartito mezzo cancellato. La stanza era già popolata da una quindicina di ragazzi, che erano seduti su alcune sedie difronte alla lavagna e che tenevano a portata di mano i loro strumenti.
Una scarica di adrenalina gli passò nel corpo, mentre l'eccitazione saliva fino a farlo sentire euforico.
Fichissimo... non avrei mai potuto sperare niente di meglio!
fu la voce di una donna, quella che doveva essere la professoressa a riscuoterlo dai suoi pensieri.
- Stai cercando qualcosa?-
- Sì, sto cercando l'aula di composizione-
Rispose lui, guardando il suo orario e poi volgendo il suo sguardo sulla donna. Era molto carina per essere una prof e avere quarant'anni, ma non era certo il suo tipo, così non si soffermò ulteriormente su di lei, ma fece vagare lo sguardo sui suoi nuovi compagni.
Alcuni li aveva visti qualche volta in giro per la città, ma nessuno sembrava esserequalcuno di conosciuto. Almeno finchè non riconobbe in uno dei ragazzi con la chitarra l'amico di Res.
Ma guarda un po' e così anche lui suona...
Nel medesimo istante gli stessi pensieri attraversavano la mente di Bry, sorpreso anche lui di vederlo nell'aula. Durante chimica non lo aveva considerato per non più di qualche minuto, prima che il prof decidesse di spostarlo, dato che per il resto della lezione era stato impegnato a a sopravvivere.  
 - Bene, ora mettete la soluzione nel filtro. Prestate attenzione a non rovesciare niente! Bene così signor Connelly…. Ora, bisognerà attendere un paio di minuti che la soluzione passi tutta nel becker sottostante, perciò potete cominciare a copiare gli appunti della lavagna e a scrivere le vostre considerazioni -
Terminò il professor Sberry, mentre un brusio generale di dissenso percorreva l’intera classe di chimica.
- Ah! E non dimenticate che anche quest’esperimento sarà nel test di lunedì, perciò vi conviene fare attenzione a quello che fate! Vero, signor Haner? Allora, cosa si prova a dover fare qualcosa durante la lezione? Spero sia piacevole, perché ne avrà ancora per tutto il resto dell’anno! Ah!Ah!Ah!-
Riprese il professore a voce più alta per contrastare il rumore e farsi sentire da tutti quanti, nell’ennesimo tentativo di sbeffeggiare Brian.
Era un uomo sulla cinquantina, dai capelli brizzolati. Non era sposato e per questo motivo viveva ancora con sua madre. Bry non sapeva se avesse una qualche donna, ma da come si comportava, probabilmente, non combinava niente da un bel po’ di tempo. Per i corridoi della scuola giravano alcune voci sul suo conto. I più cattivi affermavano che fosse stato lasciato sull’altare, mentre altri mormoravano che il suo unico grande amore fosse scappato con un altro, o più semplicemente che l’unica ragazza dei suoi sogni non lo avesse mai guardato. In ogni caso, insomma, restava un povero sfigato che se la prendeva con gli studenti e soprattutto col povero signor Haner.
- Spero che prima o poi ingoi un moscerino che gli vada di traverso!- 
Sussurrò il ragazzo alzando gli occhi al cielo e rabbrividendo al solo ricordo di quella risata che lo perseguitava nei suoi incubi più oscuri. Non sapeva il perché, eppure quel suono rauco e inquietante gli ricordava tanto quella di uno di quei cattivi dei film che alla fine muoiono tragicamente per mano dell’eroe di turno.
Magari…
Finì per lui il suo cervello, mentre s’immaginava la scena in cui il professor Sberry restava ucciso da uno dei suoi stessi esperimenti nel suo laboratorio segreto.
- Perché cavolo ho scelto chimica? Non potevo fare fisica? O scienze naturali? No, proprio chimica dovevo andare  a fare? Eppure, lo sapevo a cosa andavo in contro! Ma dove era finito il mio cervello quella mattina?–
Ricominciò Brian a lamentarsi, mentre ricopiava gli appunti della lavagna. Operazione alla quale, naturalmente, non dedicava più di due neuroni, perché gli altri erano tutti occupati a trovare nuove parole per lamentarsi.
Perché si lamenta? Che fastidio! Non lo sopporto proprio quando fa così, lo strozzerei!
Questi erano i pensieri che si agitavano nella mente della ragazza bionda, che si trovava davanti a lui. La ragazza era intenta a cercare di non pensare a niente in particolare in modo tale da far passare più velocemente il tempo che ancora rimaneva, senza nemmeno avere l’intenzione di prendere appunti e quella voce bassa non poteva far altro che rovinare i suoi piani. Così, voltò il busto all’indietro verso il ragazzo dai capelli scuri con uno sguardo che aveva il puro e semplice scopo di uccidere quell’anima in pena.
Quel ragazzo dall’infallibile talento musicale, ma dalla grande vena casinista era diventato suo amico da meno di un anno, nonostante prima lo avesse sempre considerato meno della cacca di un cane. Inizialmente, infatti, era sempre stato uno dei tanti ragazzi che portavano quelle caldissime felpe enormi anche con venti gradi e che si aggirano per i corridoi in gruppetti come se da soli non riuscissero a sopravvivere. Insomma, per lei non era altro che uno dei tanti sfigati che affollavano quell’enorme scuola. Quando, però, una delle sue migliori amiche aveva deciso che passare del tempo con lui non era una perdita di tempo, aveva imparato a conoscerlo meglio non sembrandole poi così tanto male.
Anche se, quando faceva così diventava davvero insopportabile.
- Dove vuoi che fosse? Dove si trova tutti i giorni! –
Gli ricordò Maddy seccata dalle parole del ragazzo. Aveva deciso di prenderlo un po’ in giro. Magari il tempo sarebbe passato ancora più in fretta. Dal canto suo Brian le rivolse uno sguardo interrogativo senza riuscire a capire di cosa stesse parlando lei.
- Dalla tua faccia posso dedurne che non è ancora ritornato indietro e che non sai nemmeno dove si trova -
Fece Maddy, esasperata dall’ennesimo sguardo vacuo di Bry.
Possibile che i maschi non capiscano proprio nulla, nemmeno le battute? Mah, sarà che quei pochi neuroni che hanno giocano a nascondino, senza mai riuscire a trovarsi…
Pensò lei, ricominciando ad interrogarsi seriamente sulla capacità di comprensione dei maschi, non riuscendo proprio a capacitarsi di come potessero essere così idioti.
- Mi sembra semplice, comunque. Se vuoi ti illumino io…-
Gli propose la biondina facendosi più vicina, inchiodando i suoi occhi in quelli del ragazzo e rendendo la voce quasi un sussurro.
- … Il tuo cervello è andato a nascondersi in un angolino buio della tua camera per non doversi auto distruggere con tutto quello che ti fai in bagno! -
Affermò la ragazza aumentando il volume e scoppiando a ridere vedendo la faccia del ragazzo, che si dava mentalmente dell’idiota per essere stato ad ascoltarla.
- Ah! Ah! Ah! Ah! Ah!... Dovresti vedere la tua faccia! –
Continuò ridendogli in faccia Maddy, divertita e contenta del fatto che la sua battuta avesse fatto centro.
- Vai a quel paese Maddy! Tu e le tue teorie sui ragazzi! -
Le rispose lui riprendendo a scrivere e ignorando bellamente l’amica, che continuava a guardarlo in attesa di vedere una sua reazione migliore. Una di quelle a cui l’aveva abituata l’amico, quasi ogni volta che lei gli rivolgeva una di quelle battutine sceme, che non si stancava mai di fare.
Si conoscevano da appena due anni, da quando lui e Res erano diventati amici e fin dal primo momento non erano state tutte rose e fiori. Lui e Maddy avevano litigato, e continuavano tutt’ora a litigare, praticamente per un un’unica cosa: le convinzioni della ragazza sul genere maschile.  Queste si potevano riassumere tutte in una semplice frase: “Mai dare la mano ad un ragazzo”.
Non era difficile pensare che Bry non le condividesse, data la sua appartenenza al sesso maschile, ma alcune, sotto sotto, non le reputava nemmeno poi tanto sbagliate neanche lui.
Nonostante queste piccole divergenze andavano abbastanza d’accordo, anche perché avevano un paio di amiche in comune. Prima fra tutte c’era Res e poi, naturalmente, lei, la regina delle bionde: la birra.
Solo lei, Brian, Aris e Mey potevano sapere quante gare avessero fatto i due a chi regge di più e nessuna di quelle, naturalmente, era stata fatta con la birra. Anche se non avevano compito ancora vent’un anni, sapevano dove potersi procurare dell’alcool senza essere scoperti da nessuno.
Alla fine, quasi sempre, uno dei due finiva per rimanere in ginocchio in un vicolo buio vicino a casa, con la mano di Res a sorreggergli la testa.
Infatti, Maddy era l’unica capace di tenergli testa e a volte di superarlo. Dato che Aris si fermava a due bottiglie di birra, mentre Mey a quattro. Era solo grazie a questo, che si erano meritati la reciproca stima e avevano raggiunto l’accordo di non litigare troppo davanti ad Aris.
- Dai, cretino! L’hai scelta perché era più facile. Ti ricordo che hai rischiato di farti bocciare l’hanno scorso in fisica! –
Gli ricordò Maddy, tornando seria, capendo che non avrebbe ricevuto nulla di più di quel mediocre insulto.
- Già,… hai ragione… però, smettila con quelle battutine-
- Ehi! Se non ti piacciono puoi sempre smettere di uscire con me! –
Gli rispose piccata Maddy, minacciandolo con la sua matita.
- Ricordati che io ti frequento solo perché hai la macchina, perché sei un’ottima bevitrice e perché Res è una tua amica…-
Replicò secco Brian, puntandogli a sua volta contro la matita ben appuntita, mentre i loro occhi si incontravano carichi di sfida.
Chi cederà per primo?
Era questa la domanda che aleggiava nell’aria e che si condensò nella mente della ragazza dai capelli corti, che sedeva accanto a Maddy.
- Cos’è la battaglia delle mine?-
Li interruppe sempre più perplessa Mey da quella scena, girandosi anche lei, al fine di evitare uno spargimento di sangue che avrebbe fatto andare nei guai solo Brian.
- No, però potrebbe essere un’idea! Non ci avevo mai pensato… -
Rispose Bry, tornando a scrivere, lasciando le due amiche a guardarsi e a scuotere la testa. Perché si sorprendevano ancora Mey non lo sapeva. Dopo un anno avrebbe dovuto imparare a conoscerlo, ma ancora si stupiva di come lavorasse la sua testa. Forse era proprio per questo motivo che gli stava simpatico.
- La mente dei maschi… -
Fece Mey…
- …sempre così vuota!-
… e completò Maddy scoppiando a ridere e affrettandosi a tornare seria, per non attirare l’attenzione del prof.
- Stavamo scherzando! E dai, alla fine non è poi così male Sberry! -
Riprese la bionda, mentre la faccia di Brian diventava sempre più scura e cominciava a muoversi da una parte all’altra in senso di diniego.
- Lo dici tu Maddy! Ma non sei tu che devi sorbirti un suo commento ogni volta che muovi un dito… E’ da due anni che ce l’ha con me! Non ne posso già più! E adesso siamo solo ad ottobre! Come farò a sopravvivere?-
Replicò lui esasperato, ritornando a lamentarsi, sul punto di buttarsi in ginocchio con le braccia al cielo, per pregare un qualsiasi Dio, affinché potesse liberarlo da quel fardello infernale.
- Dai, va là! Non hai commesso nessun peccato mortale, visto che puoi consolarti pensando che la prossima ora hai composizione musicale! Io invece vado all’inferno! Ho la Galt! Oddio! Un’ora di storia europea! Perché ho deciso di farla anche questo anno? Secondo me mi sono rincretinita a forza di uscire con te, lo sempre detto io che…-
- Signorina Poliwka!-
Li interruppe Sberry improvvisamente, spaventando a morte i tre ragazzi che riuscirono a soffocare a malapena le grida di spavento. Il professore, infatti, si era fatto improvvisamente vicino, attirato da quel chiacchiericcio, che non a caso comprendeva anche il signor Haner.
- Spero che non si stia facendo influenzare dal signor Haner, sarebbe un vero peccato. Non vorrei che i suoi voti ne risentissero… Piuttosto, ha già scritto tutto, signor Haner? –
- No, professor Sberry –
Rispose lui, cercando di controllarsi per non lasciarsi sfuggire altro.
- Allora, mi aspetto che lo faccia entro la fine dell’ora. Se non vedrò i suoi appunti completati prima che suoni la campanella si può scordare di uscire da questa scuola oggi pomeriggio! –
Finì l’uomo con tono autoritario, girandosi per tornare alla cattedra.
  - Fottiti –
Sussurrò il ragazzo, mentre la risata delle due compagne gli arrivò all’orecchio, facendogli capire di aver ricevuto anche il loro consenso. Dal bancone a fianco, intanto, la voce della sua migliore amica lo implorava di stare calmo. Ma come poteva stare  calmo se quell’uomo metteva a dura prova tutta la sua pazienza?
**********
- Ma fa sempre così col tuo amico? –
Chiese Jimmy guardandola con fare interrogativo, mentre lei si sbracciava per comunicare con Bry, in modo da farlo calmare il più in fretta possibile.
- Purtroppo per lui sì. Ci sono giorni in cui bene o male è sopportabile, giusto qualche frecciatina. Ce ne sono altri però, che sembra quasi che lo voglia fare sentire una merda. Il bello è che ce l’ha solo con lui! Se anche io facessi qualcosa o magari il resto della classe, ci passerebbe sopra, ma se è Brian che fa anche solo un piccolo movimento… Non vive più! -
- E tutto perché prende delle B- e non fa nulla in classe?-
- Sì,… E’ da due anni che cerca di dimostrare che Bry copia da me durante i test, ma non ci è mai riuscito-
- Ma lui copia almeno?-
- A volte. Solo quando ci sono delle formule particolarmente complicate da ricordare… Però è talmente bravo da non farsi mai beccare. Non so come faccia, perché Sberry ha un certo talento a cogliere i copiatori in fallo… E’ per questo che ce l’ha con lui.  Adesso, però, non penso che potrà farlo ancora, dato che io sono qui e lui è là. Fra di noi adesso c’è un corridoi, non credo sia sicuro copiare adesso… Ah! Giusto! Dimenticavo anche che Bry l’anno scorso gli ha risposto ridicolizzandolo davanti a tutta la classe…-
- Wow! Davvero? Cosa gli ha detto? –
- Solamente che è un uomo triste che non va con una ragazza da quando è nato… L’originale era molto più colorito, però io non amo dire certe cose…-
- E non è stato espulso? –
Chiese Jimmy allibito, piantando i suoi sorprendenti occhi azzurri su Aris.
- Beh… Se è ancora qui direi di no… -
Rispose la ragazza come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
- Sì, ok… questo l’ho capito anch’io, ma io intendevo dire perché non è stato espulso, come ha fatto, quale mirabolante magia ha compiuto…-
Le rispose Jimmy, mentre muoveva le mani come se avesse dovuto far apparire davanti a lui la cosa più grandiosa del mondo, quasi fosse uno dei più esperti maghi della terra intento ad incantare il proprio pubblico.
- Ok, scusa. Ehm… diciamo che per fortuna Bry ha capito di aver fatto una cazzata e gli ha chiesto scusa due ore dopo. E’ sottinteso il fatto che è stato mandato dal preside prima –
- Deve essere stato molto persuasivo per avergli fatto cambiare idea così in fretta…-
Constatò Jimmy con la voce piena di sott’intesi, mentre cancellava alcuni dati presi male.
- Sì, come no! Beh… Immagina di sentire una chitarra che ti viene sbattuta sulla testa! Ecco quella sarebbe stata la reazione di suo padre se fosse stato espulso! Fico, non trovi?-
Rispose ironica Res, mentre si immaginava la scena.
Ne sarebbe davvero capace…
- Ma ne sarebbe stato capace?-
Chiese lui facendo riscuotere Aris dai propri pensieri.
Sembra che mi legga nel pensiero!
Aris scosse la testa stupendosi di quel pensiero. Dopo tutto quella era una domanda lecita. Non si vedevano tutti i giorni dei padri musicisti volenterosi nel sacrificare una chitarra, per scagliarla in testa al proprio figlio al fine di farlo rinsavire.
- Si vede che tu non lo conosci. Diciamo che tiene abbastanza all’istruzione, perciò meglio tre mesi di punizione che essere espulsi…-
- In effetti… Cazzo! Il mio vecchio non ha mai fatto così. Nemmeno la prima volta che mi hanno buttato fuori da scuola a calci in culo! -
Jimmy era colpito. Non c’era niente da dire. Per fortuna che non lo aveva avuto lui un genitore così, o lo avrebbe già ridotto in un mucchio di cenere per tutte le cavolate che aveva fatto nelle vecchie scuole.
- Toglimi una curiosità, quante volte hai già cambiato scuola?-
Chiese Aris incuriosita dalle ultime parole del nuovo arrivato.
- Diciamo che per adesso sono già a quota tre -
- Oddio! Davvero? E come mai? Sai, sempre se non sono troppo indiscreta… -
- Benissimo signorina Severi. Devo affermare che con il suo nuovo vicino sta facendo le cose in un modo ancora più eccellente. Lo sapevo che era tutta colpa del signor Haner se non riusciva ad esprimere al meglio il suo potenziale –
Quest’uomo è davvero inquietante…
Pensò la ragazza, mentre con una mano sul cuore tentava di riprendersi dallo spavento appena subito, mostrando un sorriso di finto apprezzamento.
- Tutto a posto, signorina Severi? -
Chiese il professore notando l’espressione strana della ragazza.
- Certamente, signor Sberry! Non si preoccupi-
Rispose lei accondiscendente, mentre notava lo sguardo omicida di Bry, che davvero non ne poteva davvero più. L’amico, infatti, mimava con un certo gusto l’atto di infilzare il prof con la sua matita, davanti al suo sguardo incredulo. Non c’è bisogno di dire che questo fece girare l’uomo, che non vedendo niente di strano si girò per tornare verso la cattedra.
- Bry, non fare cazzate!-
Mimò lei con le labbra, lasciandosi andare in un sospiro liberatorio per lo scampato pericolo e per la prontezza di riflessi con cui Brian era ritornato a scrivere, facendo finta di niente.
Perché non lo può semplicemente ignorare? Perché deve essere sempre così… così… così Brian?
Pensò Res tornando a voltarsi verso Jimmy.
- Ti prego, ignoralo, fai come se questa scena non fosse mai accaduta…-
Si rivolse lei al ragazzo, che stava per soffocare dalle risate.
- Scusa se te lo richiedo, ma è sempre così?-
Richiese il compagno ringraziando seriamente di essere capitato lì.
Devo proprio conoscerlo quel ragazzo, davvero… Sono sicuro che ne vedrò delle belle!
- Purtroppo sì! –
Terminò lei stanca dopo nemmeno mezz’ora infernale di quella lezione. Come ogni volta quell’ora la fiaccava oltre modo. Doveva tenere a bada Bry tutte le volte e allo stesso tempo seguire quello che diceva il prof senza sbagliare. Come faceva non lo sapeva neppure lei e per come ci riusciva aveva cominciato a pensare di essere una santa.
Come farò a fermarlo adesso che c’è un corridoio a dividerci? Già era difficile prima, non oso immaginare adesso!
Pensò lei sconsolata, mentre Jimmy cercava di ricomporsi, per non attirare un’altra volta l’attenzione del prof, che in quel momento stava controllando gli appunti di un ragazzo che si trovava in prima fila.
- Comunque, tornando al discorso di prima… Ho solo avuto dei problemi con i professori e con qualche studente. A volte tendo ad avere un comportamento un po’ impulsivo e se mi scaldo troppo non riesco a trattenermi. In quei casi non sono come il tuo amico Bry con il professor Sberry. Non chiedo scusa facilmente io! –
- Quindi immagino che non rimarrai qui per molto…-
- Naaa… Io comincio a combinare casini solo quando mi annoio, quindi finché ci siete tu e il tuo amico a ravvivare l’ambiente, non penso che sarò costretto a movimentarlo io…-
Aveva una faccia seria, ma gli occhi erano spensierati e allegri, quasi a sottolineare che stava dicendo la verità.
- Parlando di casini, quel taglio sulla guancia, immagino venga da una rissa? –
Fece lei con un tono di voce fra il preoccupato e il divertito, indicando il graffio sulla sua guancia destra, mentre un sorrisetto compiaciuto spuntava sulle labbra del ragazzo
- Sì, con mia sorella Catherine. Ha dodici anni, ma è una furia quando si arrabbia!-
Tutti e due scoppiarono improvvisamente a ridere, cercando di limitare il rumore rischiando di soffocarsi, mentre tutti si giravano a guardarli per sapere cosa ci fosse di così divertente. Sembrava quasi che fossero amici da una vita.
Ho fatto davvero bene a scegliere questo corso, non so se mi sarei mai divertito così tanto, sul serio!
- Che cretino!... Sai, anch’io litigavo spesso con i miei fratelli quando erano ancora a casa. Pensa che ieri ne è tornato uno dopo due mesi e ci ho quasi fatto a botte subito!-
- Davvero? Ti ci vedo bene a tirare pugni!-
- Ah! Ah! Ah! Sei simpatico sai?-
Rispose lei cercando ancora una volta di frenare quello scoppio di risa, che le sorgeva spontaneo. Era incredibile, come bastasse guardarsi in faccia per vederne qualcosa di buffo e per ridacchiare come bambini di sei anni.
La roulette russa della vita, quella volta, non aveva sbagliato a premere il grilletto. Stranamente aveva sorriso a tutti e due, regalando loro una nuova opportunità. 
**********
- Attenzione, prego. Ora che la soluzione è stata distillata, dovreste ritrovarvi davanti una miscela omogenea. Ora prendete il becker e mettetelo nel refrigeratore con un’etichetta. Dovremo aspettare la prossima lezione per finire l’esperimento. Riprenderemo il tutto venerdì e dato che sarà l’ultimo giorno prima del test se avete qualche dubbio vi prego di chiedere chiarimenti -
Un rumore di penne che scrivono e vetro che tintinna riempì la stanza, mentre una decina di studenti portavano i loro esperimenti nel frigo in  fondo all’aula. Cinque minuti dopo la campanella suonò, mentre la voce del professor Sberry svettava sul rumore provocato dagli studenti che si affrettavano verso la loro lezione successiva.
- Signor Haner, mi porti il quaderno e per favore signor Sullivan venga anche lei qui un attimo-
- Che due, quell’uomo!-
Sbottò Brian, mentre raccoglieva le sue cose, buttandole nello zaino alla rinfusa. Quando terminò di riempirlo, quello era talmente saturo che faticava addirittura a chiuderlo. Sembrava la borsa di Mary Poppins fatta al contrario. Ad Aris, nel guardarla, venne voglia di provare ad inserirgli una graffetta per vedere se sarebbe esplosa.
- Dai, Bry, calmati. Hai copiato tutto, no?-
Cercò di tranquillizzarlo lei, mettendogli una mano sulla spalla per spingerlo verso la cattedra, che ora più che mai gli sembrava un patibolo.
- Sì…-
Rispose titubante Brian, cercando di ricordarsi quello che aveva fatto, mentre veniva sospinto inesorabilmente verso il suo aguzzino. Aris era incredula. Se aveva scritto tutto, perché si preoccupava così tanto?
- E allora? –
- Tanto lo sai che troverà qualcosa che non va lo stesso!-
Piagnucolò lui, aprendo le braccia al cielo, come se quella fosse una verità impossibile da cambiare, un dogma impossibile da contraddire.
- Dai, su smettila! Ci vediamo dopo a pranzo. Ti aspetto in mensa, ok?-
Aris, dicendo quelle parole si era portata di fronte a lui, alzandosi in punta di piedi per arrivare a guardarlo negli occhi più da vicino. Le iridi verdi incontrarono quelle marrone caldo di Brian.
Se ce l’ha fatta lei con Andrew, non posso mica farmela sotto per quel deficiente che non riesce a farsi una ragazza manco a pagarla!
Brian prese un grande respiro e poi guardò in faccia l'amica facendo comparire un sorrisett, che avrebbe dovuto rassicurarla.
- Sì, va bene. A dopo allora. Ciao! -
- Ciao! Ciao, Jimmy!-
- Ciao!-
Rispose lui, allegro al saluto della compagna, mentre si avvicinava alla cattedra.
Chissà cosa vorrà da me? Magari è per tutto il casino che abbiamo fatto io e Aris durante la lezione... No, avrebbe fatto rimanere anche lei, deve essere qualcos'altro...
Jimmy arrivò, quando già il professore si stava occupando di Brian.
A guardarlo da vicino gli sembrava ancora più alto, anche se Jimmy lo superava di qualche centimetro. Anche i suoi capelli, come quelli di James, erano scompigliati, ma erano tenuti su dal gel. Sotto la maglietta si notava un corpo reso più muscoloso, probabilmente, dagli allenamenti in palestra.
- Allora vediamo un po’… Uhm… - Stava dicendo Sberry, mentre guardava il foglio su cui l'amico di Aris aveva preso gli appunti - Sì, c’è tutto. Le sue considerazioni sono abbastanza approfondite, quindi mi costa molto dire che oggi lei potrà uscire da questa scuola. Ora può andare. Stia attento, però. La tengo d’occhio.-
terminò l'uomo scoccandogli una lunga occhiata di avvertimento. Jimmy notò Brian rilassare i pugni ed espirare tutta l'aria che aveva trattenuto durante tutto l'esame. Probabilmente non gli aveva mai fatto un regalo più gradito,  ne tanto meno così inaspettato.
- Sì, signore. Arrivederci –
Rispose tutto d'un fiato Bry e scappando fuori dalla porta, prima che l'insegnate cambiasse idea.
- Arrivederci, arrivederci... Ed ora veniamo a lei signor Sullivan... Spero che si trovi bene in questa classe-
- Sì, certo... Non ci sono grossi problemi. Anche nella precedente scuola avevo fatto chimica -
Rispose dubbioso il ragazzo. Che volesse rimproverarlo, per ciò che aveva combinato prima e fargli capire di rigare dritto? Se le cose stavano in questo modo l'insegnate perdeva il suo tempo. Nessuno gli aveva mai impedito di fare qualcosa se lui ne aveva voglia. Contrasse i pugni nell'attesa di sentire cosa volesse dirgli Sberry.
- Bene... bene... Meglio per lei, anche perchè come ha sentito, lunedì ci sarà un test e mi farebbe piacere che anche lei lo facesse. Sa, non è mai troppo presto per raccogliere voti. Basta che si faccia passare gli appunti e poi sarà a posto! Le consiglio di chiederli alla sua compagna di banco, solitamente sono ottimi! –
Tutto qui?
Si chiese il ragazzo, mentre annuiva e improvvisamente realizzava che avrebbe dovuto passare buona parte del week-end chiuso in casa a studiare.
Sì, certamente. Mi basterà dare una letta, tanto la sufficenza in chimica l'ho sempre presa...
Già, figurarsi se si sarebbe lasciato scappare la possibilità di uscire e fare qualche cavolata. Il giorno in cui si sarebbe impegnato seriamente a scuola, sarebbe venuta una tormenta di neve in California del sud. Il solo pensiro di studiare lo faceva ridere. Proprio per questo in quel momento uno strano ghigno riempì il suo volto, ma il prof nemmeno se ne accorse, poichè era intento a pulirsi gli occhiali, che portava al collo legati da una cordicella.
- Uhm… Sì, certo.  Adesso conviene che vada, prima che suoni la campanella. Sa, non vorrei arrivare in ritardo... Arrivederci-
Mentì spudoratamente il ragazzo uscendo dall'aula per recarsi in quella di musica, in cui si sarebbe tenuta la sua prossima lezione.
Chiederò gli appunti ad Aris in mensa...
Pansava il ragazzo, quando fu distratto dalla meravigliosa aula, che si apriva davanti a lui. Era grande e spaziosa e al suo interno, sul fondo, c'erano tre gradinate su cui probabilmente si posizionava il coro. Davanti, erano presenti numerose sedie e leggii, che avrebbero ospitato i musicisti. Sulla parete di fronte una grande lavagna ospitava i residui di uno spartito mezzo cancellato. La stanza era già popolata da una quindicina di ragazzi, che erano seduti su alcune sedie difronte alla lavagna e che tenevano a portata di mano i loro strumenti.
Una scarica di adrenalina gli passò nel corpo, mentre l'eccitazione saliva fino a farlo sentire euforico.
Fichissimo... non avrei mai potuto sperare niente di meglio!
fu la voce di una donna, quella che doveva essere la professoressa a riscuoterlo dai suoi pensieri.
- Stai cercando qualcosa?-
- Sì, sto cercando l'aula di composizione-
Rispose lui, guardando il suo orario e poi volgendo il suo sguardo sulla donna. Era molto carina per essere una prof e avere quarant'anni, ma non era certo il suo tipo, così non si soffermò ulteriormente su di lei, ma fece vagare lo sguardo sui suoi nuovi compagni.
Alcuni li aveva visti qualche volta in giro per la città, ma nessuno sembrava esserequalcuno di conosciuto. Almeno finchè non riconobbe in uno dei ragazzi con la chitarra l'amico di Res.
Ma guarda un po' e così anche lui suona...
Nel medesimo istante gli stessi pensieri attraversavano la mente di Bry, sorpreso anche lui di vederlo nell'aula. Durante chimica non lo aveva considerato per non più di qualche minuto, prima che il prof decidesse di spostarlo, dato che per il resto della lezione era stato impegnato a a sopravvivere.  
  

CAPITOLO V




- Bene, ora mettete la soluzione nel filtro. Prestate attenzione a non rovesciare niente! Bene così signor Connelly…. Ora, bisognerà attendere un paio di minuti che la soluzione passi tutta nel becker sottostante, perciò potete cominciare a copiare gli appunti della lavagna e a scrivere le vostre considerazioni -
Terminò il professor Sberry, mentre un brusio generale di dissenso percorreva l’intera classe di chimica.
- Ah! E non dimenticate che anche quest’esperimento sarà nel test di lunedì, perciò vi conviene fare attenzione a quello che fate! Vero, signor Haner? Allora, cosa si prova a dover fare qualcosa durante la lezione? Spero sia piacevole, perché ne avrà ancora per tutto il resto dell’anno! Ah!Ah!Ah!-
Riprese il professore a voce più alta per contrastare il rumore e farsi sentire da tutti quanti, nell’ennesimo tentativo di sbeffeggiare Brian.
Era un uomo sulla cinquantina, dai capelli brizzolati. Non era sposato e per questo motivo viveva ancora con sua madre. Bry non sapeva se avesse una qualche donna, ma da come si comportava, probabilmente, non combinava niente da un bel po’ di tempo. Per i corridoi della scuola giravano alcune voci sul suo conto. I più cattivi affermavano che fosse stato lasciato sull’altare, mentre altri mormoravano che il suo unico grande amore fosse scappato con un altro, o più semplicemente che l’unica ragazza dei suoi sogni non lo avesse mai guardato. In ogni caso, insomma, restava un povero sfigato che se la prendeva con gli studenti e soprattutto col povero signor Haner.
- Spero che prima o poi ingoi un moscerino che gli vada di traverso!- 
Sussurrò il ragazzo alzando gli occhi al cielo e rabbrividendo al solo ricordo di quella risata che lo perseguitava nei suoi incubi più oscuri. Non sapeva il perché, eppure quel suono rauco e inquietante gli ricordava tanto quella di uno di quei cattivi dei film che alla fine muoiono tragicamente per mano dell’eroe di turno.
Magari…
Finì per lui il suo cervello, mentre s’immaginava la scena in cui il professor Sberry restava ucciso da uno dei suoi stessi esperimenti nel suo laboratorio segreto.
- Perché cavolo ho scelto chimica? Non potevo fare fisica? O scienze naturali? No, proprio chimica dovevo andare  a fare? Eppure, lo sapevo a cosa andavo in contro! Ma dove era finito il mio cervello quella mattina?–
Ricominciò Brian a lamentarsi, mentre ricopiava gli appunti della lavagna. Operazione alla quale, naturalmente, non dedicava più di due neuroni, perché gli altri erano tutti occupati a trovare nuove parole per lamentarsi.
Perché si lamenta in questo modo? E' dall'inizio della lezione che continua! Che fastidio! Non lo sopporto proprio quando fa così, lo strozzerei!
Questi erano i pensieri che si agitavano nella mente della ragazza bionda, che si trovava davanti a lui. La ragazza era intenta a cercare di non pensare a niente in particolare in modo tale da far passare più velocemente il tempo che ancora rimaneva, senza nemmeno avere l’intenzione di prendere appunti e quella voce bassa non poteva far altro che rovinare i suoi piani. Così, voltò il busto all’indietro verso il ragazzo dai capelli scuri con uno sguardo che aveva il puro e semplice scopo di uccidere quell’anima in pena.
Quel ragazzo dall’infallibile talento musicale, ma dalla grande vena casinista era diventato suo amico da meno di un anno, nonostante prima lo avesse sempre considerato meno della cacca di un cane. Inizialmente, infatti, era sempre stato uno dei tanti ragazzi che portavano quelle caldissime felpe enormi anche con venti gradi e che si aggirano per i corridoi in gruppetti come se da soli non riuscissero a sopravvivere. Insomma, per lei non era altro che uno dei tanti sfigati che affollavano quell’enorme scuola. Quando, però, una delle sue migliori amiche aveva deciso che passare del tempo con lui non era una perdita di tempo, aveva imparato a conoscerlo meglio non sembrandole poi così tanto male.
Anche se, quando faceva così diventava davvero insopportabile.
- Dove vuoi che fosse? Dove si trova tutti i giorni! –
Gli ricordò Maddy seccata dalle parole del ragazzo. Aveva deciso di prenderlo un po’ in giro. Magari il tempo sarebbe passato ancora più in fretta. Dal canto suo Brian le rivolse uno sguardo interrogativo senza riuscire a capire di cosa stesse parlando lei.
- Dalla tua faccia posso dedurne che non è ancora ritornato indietro e che non sai nemmeno dove si trova -
Fece Maddy, esasperata dall’ennesimo sguardo vacuo di Bry.
Possibile che i maschi non capiscano proprio nulla, nemmeno le battute? Mah, sarà che quei pochi neuroni che hanno giocano a nascondino, senza mai riuscire a trovarsi…
Pensò lei, ricominciando ad interrogarsi seriamente sulla capacità di comprensione dei maschi, non riuscendo proprio a capacitarsi di come potessero essere così idioti.
- Mi sembra semplice, comunque. Se vuoi ti illumino io…-
Gli propose la biondina facendosi più vicina, inchiodando i suoi occhi in quelli del ragazzo e rendendo la voce quasi un sussurro.
- … Il tuo cervello è andato a nascondersi in un angolino buio della tua camera per non doversi auto distruggere con tutto quello che ti fai in bagno! -
Affermò la ragazza aumentando il volume e scoppiando a ridere vedendo la faccia del ragazzo, che si dava mentalmente dell’idiota per essere stato ad ascoltarla.
- Ah! Ah! Ah! Ah! Ah!... Dovresti vedere la tua faccia! –
Continuò, ridendogli in faccia Maddy, divertita e contenta del fatto che la sua battuta avesse fatto centro.
- Vai a quel paese Maddy! Tu e le tue teorie sui ragazzi! -
Le rispose lui riprendendo a scrivere e ignorando bellamente l’amica, che continuava a guardarlo in attesa di vedere una sua reazione migliore. Una di quelle a cui l’aveva abituata l’amico, quasi ogni volta che lei gli rivolgeva una di quelle battutine sceme, che non si stancava mai di fare.
Si conoscevano da appena un anno anno, da quando lui e Res erano diventati amici e fin dal primo momento non erano state tutte rose e fiori. Lui e Maddy avevano litigato, e continuavano tutt’ora a litigare, praticamente per un un’unica cosa: le convinzioni della ragazza sul genere maschile.  Queste si potevano riassumere tutte in una semplice frase: “Mai dare la mano ad un ragazzo”.
Non era difficile pensare che Bry non le condividesse, data la sua appartenenza al sesso maschile, ma alcune, sotto sotto, non le reputava nemmeno poi tanto sbagliate neanche lui.
Nonostante queste piccole divergenze andavano abbastanza d’accordo, anche perché avevano un paio di amiche in comune. Prima fra tutte c’era Res e poi, naturalmente, lei, la regina delle bionde: la birra.
Solo lei, Brian, Aris e Mey potevano sapere quante gare avessero fatto i due a chi regge di più e nessuna di quelle, naturalmente, era stata fatta con la birra. Anche se non avevano compito ancora vent’un anni, sapevano dove potersi procurare dell’alcool senza essere scoperti da nessuno.
Alla fine, quasi sempre, uno dei due finiva per rimanere in ginocchio in un vicolo buio vicino a casa, con la mano di Res a sorreggergli la testa.
Infatti, Maddy era l’unica capace di tenergli testa e a volte di superarlo. Dato che Aris si fermava a due bottiglie di birra, mentre Mey a quattro. Era solo grazie a questo, che si erano meritati la reciproca stima e avevano raggiunto l’accordo di non litigare troppo davanti ad Aris.
- Dai, cretino! L’hai scelta perché era più facile. Ti ricordo che hai rischiato di farti bocciare l’hanno scorso in fisica! –
Gli ricordò Maddy, tornando seria, capendo che non avrebbe ricevuto nulla di più di quel mediocre insulto.
- Già,… hai ragione… però, smettila con quelle battutine-
- Ehi! Se non ti piacciono puoi sempre smettere di uscire con me! –
Gli rispose piccata Maddy, minacciandolo con la sua matita.
- Ricordati che io ti frequento solo perché hai la macchina, perché sei un’ottima bevitrice e perché Ris è una tua amica…-
Replicò secco Brian, puntandogli a sua volta contro la matita ben appuntita, mentre i loro occhi si incontravano carichi di sfida.
Chi cederà per primo?
Era questa la domanda che aleggiava nell’aria e che si condensò nella mente della ragazza dai capelli corti, che sedeva accanto a Maddy.
- Cos’è la battaglia delle mine?-
Li interruppe sempre più perplessa Mey da quella scena, girandosi anche lei, al fine di evitare uno spargimento di sangue che avrebbe fatto andare nei guai solo Brian.
- No, però potrebbe essere un’idea! Non ci avevo mai pensato… -
Rispose Bry, tornando a scrivere, lasciando le due amiche a guardarsi e a scuotere la testa. Perché si sorprendevano ancora Mey non lo sapeva. Dopo un anno avrebbe dovuto imparare a conoscerlo, ma ancora si stupiva di come lavorasse la sua testa. Forse era proprio per questo motivo che gli stava simpatico.
- La mente dei maschi… -
Fece Mey…
- …sempre così vuota!-
… e completò Maddy scoppiando a ridere e affrettandosi a tornare seria, per non attirare l’attenzione del prof.
- Stavamo scherzando! E dai, alla fine non è poi così male Sberry! -
Riprese la bionda, mentre la faccia di Brian diventava sempre più scura e cominciava a muoversi da una parte all’altra in senso di diniego.
- Lo dici tu Maddy! Ma non sei tu che devi sorbirti un suo commento ogni volta che muovi un dito… E’ da due anni che ce l’ha con me! Non ne posso già più! E adesso siamo solo ad ottobre! Come farò a sopravvivere?-
Replicò lui esasperato, ritornando a lamentarsi, sul punto di buttarsi in ginocchio con le braccia al cielo, per pregare un qualsiasi Dio, affinché potesse liberarlo da quel fardello infernale.
- Dai, va là! Non hai commesso nessun peccato mortale, visto che puoi consolarti pensando che le prossime due ore ora hai composizione musicale! Io invece vado all’inferno! Ho la Galt! Oddio! Un’ora di storia europea! Perché ho deciso di farla anche questo anno? Secondo me mi sono rincretinita a forza di uscire con te, lo sempre detto io che…-
- Signorina Poliwka!-
Li interruppe Sberry improvvisamente, spaventando a morte i tre ragazzi che riuscirono a soffocare a malapena le grida di spavento. Il professore, infatti, si era fatto improvvisamente vicino, attirato da quel chiacchiericcio, che non a caso comprendeva anche il signor Haner.
- Spero che non si stia facendo influenzare dal signor Haner, sarebbe un vero peccato. Non vorrei che i suoi voti ne risentissero… Piuttosto, ha già scritto tutto, signor Haner? –
- No, professor Sberry –
Rispose lui, cercando di controllarsi per non lasciarsi sfuggire altro.
- Allora, mi aspetto che lo faccia entro la fine dell’ora. Se non vedrò i suoi appunti completati prima che suoni la campanella si può scordare di uscire da questa scuola oggi pomeriggio! –
Finì l’uomo con tono autoritario, girandosi per tornare alla cattedra.
  - Fottiti –
Sussurrò il ragazzo, mentre la risata delle due compagne gli arrivò all’orecchio, facendogli capire di aver ricevuto anche il loro consenso. Dal bancone a fianco, intanto, la voce della sua migliore amica lo implorava di stare calmo. Ma come poteva stare  calmo se quell’uomo metteva a dura prova tutta la sua pazienza?

**********
- Ma fa sempre così col tuo amico? –
Chiese Jimmy guardandola con fare interrogativo, mentre lei si sbracciava per comunicare con Bry, in modo da farlo calmare il più in fretta possibile.
- Purtroppo per lui sì. Ci sono giorni in cui bene o male è sopportabile, giusto qualche frecciatina. Ce ne sono altri però, che sembra quasi che lo voglia fare sentire una merda. Il bello è che ce l’ha solo con lui! Se anche io facessi qualcosa o magari il resto della classe, ci passerebbe sopra, ma se è Brian che fa anche solo un piccolo movimento… Non vive più! -
- E tutto perché prende delle B- e non fa nulla in classe?-
- Sì,… E’ da due anni che cerca di dimostrare che Bry copia da me durante i test, ma non ci è mai riuscito-
- Ma lui copia almeno?-
- A volte. Solo quando ci sono delle formule particolarmente complicate da ricordare… Però è talmente bravo da non farsi mai beccare. Non so come faccia, perché Sberry ha un certo talento a cogliere i copiatori in fallo… E’ per questo che ce l’ha con lui.  Adesso, però, non penso che potrà farlo ancora, dato che io sono qui e lui è là. Fra di noi adesso c’è un corridoi, non credo sia sicuro copiare adesso… Ah! Giusto! Dimenticavo anche che Bry l’anno scorso gli ha risposto ridicolizzandolo davanti a tutta la classe…-
- Wow! Davvero? Cosa gli ha detto? –
- Solamente che è un uomo triste che non va con una ragazza da quando è nato… L’originale era molto più colorito, però io non amo dire certe cose…-
- E non è stato espulso? –
Chiese Jimmy allibito, piantando i suoi sorprendenti occhi azzurri su Aris.
- Beh… Se è ancora qui direi di no… -
Rispose la ragazza come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
- Sì, ok… questo l’ho capito anch’io, ma io intendevo dire perché non è stato espulso, come ha fatto, quale mirabolante magia ha compiuto…-
Le rispose Jimmy, mentre muoveva le mani come se avesse dovuto far apparire davanti a lui la cosa più grandiosa del mondo, quasi fosse uno dei più esperti maghi della terra intento ad incantare il proprio pubblico.
- Ok, scusa. Ehm… diciamo che per fortuna Bry ha capito di aver fatto una cazzata e gli ha chiesto scusa due ore dopo. E’ sottinteso il fatto che è stato mandato dal preside prima –
- Deve essere stato molto persuasivo per avergli fatto cambiare idea così in fretta…-
Constatò Jimmy con la voce piena di sott’intesi, mentre cancellava alcuni dati presi male.
- Sì, come no! Beh… Immagina di sentire una chitarra che ti viene sbattuta sulla testa! Ecco quella sarebbe stata la reazione di suo padre se fosse stato espulso! Fico, non trovi?-
Rispose ironica Ris, mentre si immaginava la scena.
Ne sarebbe davvero capace…
- Ma ne sarebbe stato capace?-
Chiese lui facendo riscuotere Aris dai propri pensieri.
Sembra che mi legga nel pensiero!
Aris scosse la testa stupendosi di quel pensiero. Dopo tutto quella era una domanda lecita. Non si vedevano tutti i giorni dei padri musicisti volenterosi nel sacrificare una chitarra, per scagliarla in testa al proprio figlio al fine di farlo rinsavire.
- Si vede che tu non lo conosci. Diciamo che tiene abbastanza all’istruzione, perciò meglio tre mesi di punizione che essere espulsi…-
- In effetti… Cazzo! Il mio vecchio non ha mai fatto così. Nemmeno la prima volta che mi hanno buttato fuori da scuola a calci in culo! -
Jimmy era colpito. Non c’era niente da dire. Per fortuna che non lo aveva avuto lui un genitore così, o lo avrebbe già ridotto in un mucchio di cenere per tutte le cavolate che aveva fatto nelle vecchie scuole.
- Toglimi una curiosità, quante volte hai già cambiato scuola?-
Chiese Aris incuriosita dalle ultime parole del nuovo arrivato.
- Diciamo che per adesso sono già a quota tre -
- Oddio! Davvero? E come mai? Sai, sempre se non sono troppo indiscreta… -
- Benissimo signorina Severi. Devo affermare che con il suo nuovo vicino sta facendo le cose in un modo ancora più eccellente. Lo sapevo che era tutta colpa del signor Haner se non riusciva ad esprimere al meglio il suo potenziale –
Quest’uomo è davvero inquietante…
Pensò la ragazza, mentre con una mano sul cuore tentava di riprendersi dallo spavento appena subito, mostrando un sorriso di finto apprezzamento.
- Tutto a posto, signorina Severi? -
Chiese il professore notando l’espressione strana della ragazza.
- Certamente, signor Sberry! Non si preoccupi-
Rispose lei accondiscendente, mentre notava lo sguardo omicida di Bry, che davvero non ne poteva davvero più. L’amico, infatti, mimava con un certo gusto l’atto di infilzare il prof con la sua matita, davanti al suo sguardo incredulo. Non c’è bisogno di dire che questo fece girare l’uomo, che non vedendo niente di strano si girò per tornare verso la cattedra.
- Bry, non fare cazzate!-
Mimò lei con le labbra, lasciandosi andare in un sospiro liberatorio per lo scampato pericolo e per la prontezza di riflessi con cui Brian era ritornato a scrivere, facendo finta di niente.
Perché non lo può semplicemente ignorare? Perché deve essere sempre così… così… così Brian?
Pensò Ris tornando a voltarsi verso Jimmy.
- Ti prego, ignoralo, fai come se questa scena non fosse mai accaduta…-
Si rivolse lei al ragazzo, che stava per soffocare dalle risate.
- Scusa se te lo richiedo, ma è sempre così?-
Richiese il compagno ringraziando seriamente di essere capitato lì.
Devo proprio conoscerlo quel ragazzo, davvero… Sono sicuro che ne vedrò delle belle!
- Purtroppo sì! –
Terminò lei stanca dopo nemmeno mezz’ora infernale di quella lezione. Come ogni volta quell’ora la fiaccava oltre modo. Doveva tenere a bada Bry tutte le volte e allo stesso tempo seguire quello che diceva il prof senza sbagliare. Come faceva non lo sapeva neppure lei e per come ci riusciva aveva cominciato a pensare di essere una santa.
Come farò a fermarlo adesso che c’è un corridoio a dividerci? Già era difficile prima, non oso immaginare adesso!
Pensò lei sconsolata, mentre Jimmy cercava di ricomporsi, per non attirare un’altra volta l’attenzione del prof, che in quel momento stava controllando gli appunti di un ragazzo che si trovava in prima fila.
- Comunque, tornando al discorso di prima… Ho solo avuto dei problemi con i professori e con qualche studente. A volte tendo ad avere un comportamento un po’ impulsivo e se mi scaldo troppo non riesco a trattenermi. In quei casi non sono come il tuo amico Bry con il professor Sberry. Non chiedo scusa facilmente io! –
- Quindi immagino che non rimarrai qui per molto…-
- Naaa… Io comincio a combinare casini solo quando mi annoio, quindi finché ci siete tu e il tuo amico a ravvivare l’ambiente, non penso che sarò costretto a movimentarlo io…-
Aveva una faccia seria, ma gli occhi erano spensierati e allegri, quasi a sottolineare che stava dicendo la verità.
- Parlando di casini, quel taglio sulla guancia, immagino venga da una rissa? –
Fece lei con un tono di voce fra il preoccupato e il divertito, indicando il graffio sulla sua guancia destra, mentre un sorrisetto compiaciuto spuntava sulle labbra del ragazzo
- Sì, con mia sorella Catherine. Ha dodici anni, ma è una furia quando si arrabbia!-
Tutti e due scoppiarono improvvisamente a ridere, cercando di limitare il rumore rischiando di soffocarsi, mentre tutti si giravano a guardarli per sapere cosa ci fosse di così divertente. Sembrava quasi che fossero amici da una vita.
Ho fatto davvero bene a scegliere questo corso, non so se mi sarei mai divertito così tanto, sul serio!
- Che cretino!... Sai, anch’io litigavo spesso con i miei fratelli quando erano ancora a casa. Pensa che ieri ne è tornato uno dopo due mesi e ci ho quasi fatto a botte subito!-
- Davvero? Ti ci vedo bene a tirare pugni!-
- Ah! Ah! Ah! Sei simpatico sai?-
Rispose lei cercando ancora una volta di frenare quello scoppio di risa, che le sorgeva spontaneo. Era incredibile, come bastasse guardarsi in faccia per vederne qualcosa di buffo e per ridacchiare come bambini di sei anni.
La roulette russa della vita, quella volta, non aveva sbagliato a premere il grilletto. Stranamente aveva sorriso a tutti e due, regalando loro una nuova opportunità. 
**********
- Attenzione, prego. Ora che la soluzione è stata distillata, dovreste ritrovarvi davanti una miscela omogenea. Ora prendete il becker e mettetelo nel refrigeratore con un’etichetta. Dovremo aspettare la prossima lezione per finire l’esperimento. Riprenderemo il tutto venerdì e dato che sarà l’ultimo giorno prima del test se avete qualche dubbio vi prego di chiedere chiarimenti -
Un rumore di penne che scrivono e vetro che tintinna riempì la stanza, mentre una decina di studenti portavano i loro esperimenti nel frigo in  fondo all’aula. Cinque minuti dopo la campanella suonò, mentre la voce del professor Sberry svettava sul rumore provocato dagli studenti che si affrettavano verso la loro lezione successiva.
- Signor Haner, mi porti il quaderno e per favore signor Sullivan venga anche lei qui un attimo-
- Che due, quell’uomo!-
Sbottò Brian, mentre raccoglieva le sue cose, buttandole nello zaino alla rinfusa. Quando terminò di riempirlo, quello era talmente saturo che faticava addirittura a chiuderlo. Sembrava la borsa di Mary Poppins fatta al contrario. Ad Aris, nel guardarla, venne voglia di provare ad inserirgli una graffetta per vedere se sarebbe esplosa.
- Dai, Bry, calmati. Hai copiato tutto, no?-
Cercò di tranquillizzarlo lei, mettendogli una mano sulla spalla per spingerlo verso la cattedra, che ora più che mai gli sembrava un patibolo.
- Sì…-
Rispose titubante Brian, cercando di ricordarsi quello che aveva fatto, mentre veniva sospinto inesorabilmente verso il suo aguzzino. Aris era incredula. Se aveva scritto tutto, perché si preoccupava così tanto?
- E allora? –
- Tanto lo sai che troverà qualcosa che non va lo stesso!-
Piagnucolò lui, aprendo le braccia al cielo, come se quella fosse una verità impossibile da cambiare, un dogma impossibile da contraddire.
- Dai, su smettila! Ci vediamo dopo a pranzo. Ti aspetto in mensa, ok?-
Aris, dicendo quelle parole si era portata di fronte a lui, alzandosi in punta di piedi per arrivare a guardarlo negli occhi più da vicino. Le iridi verdi incontrarono quelle marrone caldo di Brian.
Se ce l’ha fatta lei con Andrew, non posso mica farmela sotto per quel deficiente che non riesce a farsi una ragazza manco a pagarla!
Brian prese un grande respiro e poi guardò in faccia l'amica facendo comparire un sorrisett, che avrebbe dovuto rassicurarla.
- Sì, va bene. A dopo allora. Ciao! -
- Ciao! Ciao, Jimmy!-
- Ciao!-
Rispose lui, allegro al saluto della compagna, mentre si avvicinava alla cattedra.
Chissà cosa vorrà da me? Magari è per tutto il casino che abbiamo fatto io e Aris durante la lezione... No, avrebbe fatto rimanere anche lei, deve essere qualcos'altro...
Jimmy arrivò, quando già il professore si stava occupando di Brian.
A guardarlo da vicino gli sembrava ancora più alto, anche se Jimmy lo superava di qualche centimetro. Anche i suoi capelli, come quelli di James, erano scompigliati, ma erano tenuti su dal gel. Sotto la maglietta si notava un corpo reso più muscoloso, probabilmente, dagli allenamenti in palestra.
- Allora vediamo un po’… Uhm… - Stava dicendo Sberry, mentre guardava il foglio su cui l'amico di Aris aveva preso gli appunti - Sì, c’è tutto. Le sue considerazioni sono abbastanza approfondite, quindi mi costa molto dire che oggi lei potrà uscire da questa scuola. Ora può andare. Stia attento, però. La tengo d’occhio.-
Terminò l'uomo scoccandogli una lunga occhiata di avvertimento. Jimmy notò Brian rilassare i pugni ed espirare tutta l'aria che aveva trattenuto durante tutto l'esame. Probabilmente non gli aveva mai fatto un regalo più gradito,  ne tanto meno così inaspettato.
- Sì, signore. Arrivederci –
Rispose tutto d'un fiato Bry e scappando fuori dalla porta, prima che l'insegnate cambiasse idea.
- Arrivederci, arrivederci... Ed ora veniamo a lei signor Sullivan... Spero che si trovi bene in questa classe-
- Sì, certo... Non ci sono grossi problemi. Anche nella precedente scuola avevo fatto chimica -
Rispose dubbioso il ragazzo. Che volesse rimproverarlo, per ciò che aveva combinato prima e fargli capire di rigare dritto? Se le cose stavano in questo modo l'insegnate perdeva il suo tempo. Nessuno gli aveva mai impedito di fare qualcosa se lui ne aveva voglia. Contrasse i pugni nell'attesa di sentire cosa volesse dirgli Sberry.
- Bene... bene... Meglio per lei, anche perchè come ha sentito, lunedì ci sarà un test e mi farebbe piacere che anche lei lo facesse. Sa, non è mai troppo presto per raccogliere voti. Basta che si faccia passare gli appunti e poi sarà a posto! Le consiglio di chiederli alla sua compagna di banco, solitamente sono ottimi! –
Tutto qui?
Si chiese il ragazzo, mentre annuiva e improvvisamente realizzava che avrebbe dovuto passare buona parte del week-end chiuso in casa a studiare.
Sì, certamente. Mi basterà dare una letta, tanto la sufficenza in chimica l'ho sempre presa...
Già, figurarsi se si sarebbe lasciato scappare la possibilità di uscire e fare qualche cavolata. Il giorno in cui si sarebbe impegnato seriamente a scuola, sarebbe venuta una tormenta di neve in California del sud. Il solo pensiro di studiare lo faceva ridere. Proprio per questo in quel momento uno strano ghigno riempì il suo volto, ma il prof nemmeno se ne accorse, poichè era intento a pulirsi gli occhiali, che portava al collo legati da una cordicella.
- Uhm… Sì, certo.  Adesso conviene che vada, prima che suoni la campanella. Sa, non vorrei arrivare in ritardo... Arrivederci-
Mentì spudoratamente il ragazzo uscendo dall'aula per recarsi in quella di musica, in cui si sarebbe tenuta la sua prossima lezione.
Chiederò gli appunti ad Aris in mensa...
Pansava il ragazzo, nel momento in cui fu distratto dalla meravigliosa aula, che si apriva davanti a lui. Era grande e spaziosa e al suo interno, sul fondo, c'erano tre gradinate su cui probabilmente si posizionava il coro. Davanti, erano presenti numerose sedie e leggii, che avrebbero ospitato i musicisti. Sulla parete di fronte una grande lavagna ospitava i residui di uno spartito mezzo cancellato. La stanza era già popolata da una quindicina di ragazzi, che erano seduti su alcune sedie difronte alla lavagna e che tenevano a portata di mano i loro strumenti.
Una scarica di adrenalina gli passò nel corpo, mentre l'eccitazione saliva fino a farlo sentire euforico.
Fichissimo... non avrei mai potuto sperare niente di meglio!
Fu la voce di una donna, quella che doveva essere la professoressa a riscuoterlo dai suoi pensieri.
- Stai cercando qualcosa?-
- Sì, sto cercando l'aula di composizione-
Rispose lui, guardando il suo orario e poi volgendo il suo sguardo sulla donna. Era molto carina per essere una prof e avere quarant'anni, ma non era certo il suo tipo, così non si soffermò ulteriormente su di lei, ma fece vagare lo sguardo sui suoi nuovi compagni.
Alcuni li aveva visti qualche volta in giro per la città, ma nessuno sembrava esserequalcuno di conosciuto. Almeno finchè non riconobbe in uno dei ragazzi con la chitarra l'amico di Res.
Ma guarda un po' e così anche lui suona...
Nel medesimo istante gli stessi pensieri attraversavano la mente di Bry, sorpreso anche lui di vederlo nell'aula. Durante chimica non lo aveva considerato per non più di qualche minuto, prima che il prof decidesse di spostarlo, dato che per il resto della lezione era stato impegnato a a sopravvivere. Ora avrebbe avuto tutto il tempo necessario per studiarlo adeguatamente.
Vide che portava i capelli spettinati e vestiti più larghi di lui. Alle mani portava dei guanti senza dita. A guardarlo così non gli sembrava proprio uno di quegli amanti del sole e delle onde, che se non avevano addosso un vestito firmato sembravano in fin di vita.
Meglio così, ce ne sono già abbastanza in giro per questa scuola, senza che se ne aggiunga un altro...
Lo vide consegnare il foglitto alla signora Mead, come aveva fatto con Sberry e poi lo vide accomodarsi su una sedia accanto alla Abbrey, che stava sistemando il suo violoncello. Erano in quindici a segiure il corso, ma almeno undici persone suonavano uno strumento diverso.
- Questo è il vosrto nuovo compagno James. Si è appena trsferito da un'altra scuola della città. Allora, James, dicci che strumento sai suonare-
La signora Mead era una delle prof più buone della scuola ed un vero genio ad inventare nuove composizioni per la banda della scuola e per i suoi corsi.
- So suonare la batteria, ma me la cavo anche con il pianoforte e la chitarra-
Rispose il ragazzo, stravaccandosi ancora di più sulla sedia.
- Molto bene, allora prima di cominciare, ti dispiace farci sentire qualcosa con la batteria? Ci mancava qualcuno che la suonasse, con te riusciremo a migliorare di molto la qualità delle percussioni...-
Fece la donna indicandogli una batteria sul fondo della stanza ed invitandolo a sedersi.
Niente male per essere uno strumento della scuola.
Constatò Jimmy sedendosi e cominciando a suonare qualcosa di semplice, tanto per riscaldarsi. Mano a mano che prendeva confidenza il ritmo aumentava lasciando tutti senza fiato.
Non solo sembra matto, ma è pure bravo! Voglio proprio conoscerlo, spero che a fine lezione non scappi via. Voglio scambiare due parole con lui. magari a pranzo può venire a mangiare con noi... Immagino che a Res non dia fastidio, dopo tutto quel casino che facevano insieme...
Fu così, che al termine della lezione migliore della giornata Bry si avvicino a Jimmy, ancora intento a mettere via le bacchette.
- Complimenti, suoni benissimo! Io sono Brian Haner, piacere-
- Ciao! Grazie, anche tu non sei niente male con la chitarra. Io sono James Sullivan, chiamami pure Jimmy. Mi piace di più -
- Ok. Senti, mi chiedevo se volessi venire in mensa con me ed Aris. Penso che le farebbe piacere-
- Certo, devo anche chiederle quei cazzo di appunti di chimica! Sberry mi ha detto che lo devo fare anch'io il test di lunedì-
Rispose lui con un'espressione che passava dalla felicità alla noia e al disgusto più totali.
- Quindi ha incastrato pure te quello sfigato! Mi dispiace per te. Avresti potuto passare un fine settimana a divertirti e invece lo devi sprecare a studiare...-
Sul viso di Bry comparve una smorfia che avrebbe voluto esprimere tutto il suo dolore, ma non fece altro che far scoppiare a ridere il ragazzo.
- Davvero pensi che perderò tutto il mio tempo sui libri? Piuttosto vado a zappare l'orto di mio zio... no, ci darò giusto una letta...-
Rispose lui con un gesto vago della mano e cominciando ad avviarsi verso la mensa. Una volta arrivati si misero in coda per prendere il preanzo e poi raggiunsero Res al tavolo, che stava chiacchierando fittamente con Mey e Maddy.
- Ma sei sicura? -
Chiese scandalizzata Mey, infilzando quella che doveva essere una carota lessata.
- Sì, sicurissima. Me lo ha detto Jenny, durante francese. La Murphy è andata con Kurt! -
Fece Ris convinta, mentre infilava in bocca un pezzo di pane.
- Logan oramai non riesce nemmeno più a passare per le porte, con tutte le corna che gli ha fatto la Murphy -
Commentò incolore Brian, sedendosi accanto all'amica e cominciando a mangiare, mentre Maddy scoppiava a ridere.
- Se non la smetti, va a finire che ti andrà di traverso il pranzo! -
Fece piccato Brian lanciando un pezzo di pane a Maddy, che intanto era tornata seria, col solo scopo di rifilare al ragazzo un'occhiataccia.
- Ehi! Non ricominciate!-
Li interruppe Ris prima che potessero cominciare a picchiarsi davanti a tutti. Girando la testa notò che Bry aveva portato con se Jimmy.
- Ciao! Allora, come è andata fino ad adesso? Dura la scuola? -
- Naa... Neanche tanto! Le prime due ore ho praticamente dormito, la terza ho sonnecchiato, la quarta mi sono divertito da matti, mentre le ultime due ho fatto una delle cose che amo di più!-
- Cosa? Hai immaginato qualche ragazza nuda?-
Azzardò Maddy curiosa, sporgendo il viso oltre Mey, per veder meglio il nuovo arrivato.
- Maddy!-
Sbottarono tre voci in coro, mentre i rispettivi proprietari strabuzzavano gli occhi, increduli che potesse dire delle cose del genere anche a chi non conosceva.
- Cosa c'è, gli ho solo fatto una domanda!-
Rispose lei incredula, dopo tutto non aveva detto nulla di male.
- Sì, ma...-
Aris fu interrotta dalla risata di Jimmy, che risuonò forte nell'aria.
- Ah! Ah! Ah! Va là, non ha detto niente di male! L'avrei fatta anch'io se qualcun'altro avesse detto quello che ho detto io! Mi dispiace deluderti, però no, Maddy, la mia attività preferita è suonare-
- Davvero? E cosa suoni? Ah! Io sono Mey, non ci eravamo ancora presentati...-
Fece la ragazza bruna allungandogli la mano, sotto lo sguardo sbalordito di Maddy, incredula che Mey avesse dimenticato la regola numero uno del loro credo suo maschi.
- E' un vero piacere, io sono Jimmy. Suono la batteria-
- Davvero?-
Chiesero le tre ragazze incuriosite, mentre Brian pensava che nessuna di loro aveva avuto quella reazione quando lui aveva detto di saper suonare la chitarra.
Donne...
- Sì. Uhm... is, avrei una domanda da farti-
- Dimmi pure-
Rispose la ragazza incuriosita e preoccupata allo stasso tempo dalla sua frase. Una strana sensazione le diceva che Jimmy le avrebbe potuto chiedere di tutto senza il minimo imbarazzo.
- Sberry mi ha detto di farmi dare gli appunti da te, perchè vuole farmi fare il test lunedì...-
Aris tirò un sospiro di sollievo a quelle parole, anche se a suo avviso Sberry stava esagerando. Non aveva fatto nemmeno una settimana di lezione, che già gli chiedeva di fare un test.
- Certo! Dopo, prima di uscire vieni al mio armadietto. Ti faccio vedere dov'è la fotocopiatrice-
- A proposito di fine settimana. Non so voi, ma io non ho voglia di passarlo tutto a studiare, non so voi...-
Affermò Maddy, finendo di bere il suo latte e volgendo lo sguardo su tutti gli astanti.
- Nemmeno io se per questo-
Fece Mey, seguita immediatamente dai due ragazzi.
- Beh... Neanche io...-
Rispose Ris, mentre tutti la guardavano come se si aspettassero chissà quale risposta, visto che lei era l'unica seria del gruppo su quell'argomento.
- Ok, allora cosa facciamo? -
Chiese Maddy speranzosa, incrociando le mani sotto il mento.
- Venerdì sera, c'è un falò in spiaggia... -
Propose Aris, mentre tutti la guardavano contenti della notizia.
- Ok, allora per venerdì è fatta, sabato, qualche idea?-
Domandò Brian ansioso di mettere in corpo un po' di alcool.
- Io ho un po' di giri da fare sabato pemeriggio e mi devi accompagnare, te lo ricordi vero?-
Brian vide la faccia di Aris piegarsi di lato, mentre il sopracciglio destro si alzava interrogativo.
- Sì, certo... ma... io dicevo la sera!-
Le risate di Jimmy e delle due ragazze difronte a lui riempirono l'aria, facendolo sentire un povero sfigato.
- Io sabato sera vado da Roller, ci sono alcuni miei amici che suonano. Vi va di venire?-
Non sapeva perchè lo aveva detto, ma forse era perchè voleva semplicemente passare un po' di tempo con loro.
I quattro amici si guardarono e dopo una breve consultazione Brian deliberò:
- Sì, e a te va di venire con noi in spiaggia venerdì sera?-



Ciao a tutti! E' un piacere essere di nuovo qui, un po' meno per la fine delle vacanze XD...
In questo capitolo il povero brian si è fatto strapazzare ben ben dal professor Sberry! mi piaceva l'idea di mettere qualcuno che movimentasse un po' le lezioni! Non possono mica essere tutte noiose, se no che divertimento c'é?

Questa settimana ho postato di domenica, perchè purtroppo sarò troppo impegnata! Eh! Eh! Non volevo farvi aspettare!!!
Un bacio enorme a tutti! Ci vediamo fra due settimane (SPERIAMO DI RIUSCIRE A POSTARE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!)

 

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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


CAPITOLO VI

 




Bip.
Bip.
- Mmm…-
Rumore di coperte mosse e del cigolio di un letto, che scricchiola sotto il dolce peso di un corpo ancora addormentato.
Bip, Bip.
Bip, Bip.
- Mmm…No…-
Ancora un movimento, forse un po’ troppo veloce per poter appartenere ancora ad una persona che dorme. Il fruscio delle coltri di cotone leggero che si spostano, mentre una mano corre lenta verso il comodino ingombro di oggetti.
Bip, Bip, Bip.
Bip, Bip, Bip.
- Sì… arrivo… -
- Oh cazzo!-
Due occhi si aprirono sorpresi e ancora gonfi di sonno, cercando di capire cosa fosse successo.
Due palpebre sbatterono cercando di vedere oltre il velo d’irrealtà che li ricopriva ancora, mentre il cervello cominciava a riconnettersi piano piano. Quella mano sinistra ancora per aria ricadde a peso morto sul cuscino, come priva di vita. Un rumore assordante aveva appena riempito l’aria immobile della stanza a causa di quell’aggeggio infernale, che era caduto dal mobile.
Le ci vollero un paio di minuti per capire cosa aveva combinato, giusto per fare in modo che la sua mente, ancora parzialmente annebbiata, reclamasse un dolce ritorno al mondo dei sogni.
Un altro cervello nello stesso momento cercava di afferrare la risposta, che gli avrebbe rivelato da dove proveniva tutto quel dolore. Un’altra imprecazione gli uscì dalle labbra, facendo muovere qualcosa accanto a lui.
Un rumore sommesso proveniente dal pavimento ai piedi del letto, fece girare la ragazza sul materasso sull’altro fianco. Cercava, infatti, di ritrovare una posizione comoda, per riuscire a riconciliarle il sonno.
Rumori infiniti, fruscii leggeri, accompagnavano il rigirarsi continuo della ragazza fra quelle coltri candide, proprio fra quelle coperte, che fino a quel momento l’avevano coccolata e che ora la imprigionavano, stringendola in una morsa ferrea. Si muoveva frenetica nel letto, senza pace, disfacendolo completamente, come se vi stesse dormendo un’animale.  Non riusciva a riprendere sonno, come se quel botto improvviso le avesse portato via la capacità di liberare la mente. Rimase boccheggiante per una quantità di tempo indefinito, senza riuscire a decidere se alzarsi o continuare a stare lì, perché nonostante tutto, era ancora priva di forze, come se il falò in spiaggia della serata precedente gliele avesse tolte tutte.
Non si era data alla pazza gioia, aveva bevuto poco, però era bastato quel poco a mescolarsi con la fatica della giornata e come al solito era diventata un tantino insopportabile. Non ci poteva fare nulla, dato che le succedeva sempre. Bisognava solo sperare che non fosse troppo pesante da sopportare.
Ciò che l’aveva fiaccata maggiormente, però, era stata la brillante idea di tenere d’occhio Brian e Jimmy, per evitare che combinassero casini irreparabili. Le erano bastati tre giorni per scoprire che quei due, insieme, erano ancora più irrecuperabili che da soli. Così adesso, anche dopo otto ore di sonno, era più sfinita di prima.
Il ricordo della notte precedente l’aiutò a distrarsi e i pensieri presero a mescolarsi fra loro senza un senso ben preciso. Lentamente Aris ricominciò a sprofondare nell’accogliente mondo dei sogni, lasciandosi alle spalle il mondo della realtà, accompagnata solamente dal frusciare delle coperte e da un borbottio lontano e basso.
Improvviso come uno sparo nella notte, un rumore più forte degli altri le fece aprire gli occhi di sorpresa. Ris scattò in avanti alzando la schiena dal materasso. Con il sonno ormai completamente andato, la ragazza ricadde con un tonfo sul materasso maledicendo qualunque cosa avesse prodotto tutto quel trambusto. Di certo non poteva essere stata una seconda sveglia, visto che l’unica ad essere lì dentro era già caduta. Si spostò sul fianco destro, sporgendosi dal letto, cercando in direzione della fonte.
Da quella parte proveniva, infatti, dei borbottii, come se una specie di pentola a pressione stesse ribollendo. Aris sporse ancora più in fuori la testa dal letto e nonostante la penombra della stanza fosse fitta, a causa dei deboli spiragli di luce che entravano dalla finestra, riuscì lo stesso a notare una massa informe che si rigirava sulla pedana.
Sotto di lei, infatti, un’ombra si muoveva frenetica in cerca, come lei, di una posizione più comoda per alleviare il dolore alla testa e allo stomaco.
La ragazza ritrasse la faccia ancora incuriosita e perplessa, senza riuscire a capire cosa stesse succedendo.
Perché c’era qualcuno nella sua stanza?
La memoria sembrava ancora bloccata dal sonno: prigioniera di Orfeo, come se la credesse la sua Euridice. Rimase ferma e in ascolto. Magari avrebbe carpito un qualche indizio che l’avrebbe fatta ricordare.
Malgrado la situazione, però, non riusciva a sentirsi a disagio o in pericolo. Era una sensazione strana, ma di cui lei si fidava perché, a volte, diceva lei, era meglio seguire la pancia che la testa.
Con gli occhi oramai abituati a quella semioscurità, vinta dalla curiosità, la giovane decise di girarsi ancora una volta sul fianco destro.
Un ragazzo dai capelli scuri era raggomitolato su se stesso, con il braccio sinistro infilato sotto il volto, come se fosse un cuscino. I capelli sfatti accarezzavano le palpebre chiuse, mentre le ciglia si piegavano verso due guance, che lei avrebbe sempre voluto riempire di pizzicotti. Non ci aveva mai provato, ma a quella vista si ripromise di farlo la prima volta utile.
Un sorriso dolce le si aprì sul viso, mentre con un fruscio di coperte si rimetteva a pancia in su. Piegò le ginocchia e i teli le risalirono sulla pancia, fermandosi proprio sopra l’ombelico. La consapevolezza di non trovarsi in camera sua prese il sopravvento, nello stesso istante in cui il profumo di Brian le entrava nei polmoni.
Un ricordo riaffiorò gentilmente portato da quell’odore e dalla figura dell’amico.
C’era lei, mentre scendeva dalla macchina di Bry, che si precipitava ad aprire la portiera di dietro cercando di farlo uscire, senza doverlo vedere cadere a faccia in giù sul marciapiede. Aveva dovuto aiutarlo a sorreggersi per tutto il vialetto, mettendogli un braccio attorno alla vita, perché era troppo ubriaco per stare in piedi da solo. Il peso del ragazzo le era gravato sulla schiena come se fosse stato un sacco di patate, anche se dall’odore più forte. Ricordava ancora, infatti, la puzza dell’alcool, mischiata a quella di sudore e al profumo forte e fresco di Bry, che le aveva fatto pizzicare il naso, come se avesse respirato del pepe.
Se non altro, l’amico aveva avuto la decenza di non sbraitare, né di tentare la fuga come aveva fatto altre volte, ma era stato buono sussurrando cose strane sulla sua immensa bravura artistica. Quando aveva aperto la porta per farlo entrare, la luce del corridoio si era accesa da sola e il padre di Brian era spuntato fuori per aiutarla a portarlo in camera sua, da sola per lei era troppo pesante. 
Le aveva detto di restare, perché non si fidava a lasciarla tornare a casa a piedi da sola alle tre di notte. Ris aveva accettato senza protestare e si era intrufolata in camera dell’amico, in cerca di un posticino libero.
Era stata attentissima a non fare rumore, eppure il cigolio della porta aveva riportato Brian indietro dal suo mondo. Senza nemmeno dire una parola si era spostato sul pavimento assieme a due coperte e aveva ceduto il letto a lei. Si sarebbe accontentata di meno, eppure non aveva rifiutato.
Bry aveva capito tutto senza nemmeno che lei avesse avuto bisogno di chiedere.
Dal canto suo Brian era stato parzialmente cosciente per tutto il viaggio in macchina, dove aveva cantato a squarcia gola con Jimmy, finché lui non era arrivato al capolinea. Arrivato a casa, si era sentito trascinare fino alla sua stanza e, una volta lì, sapeva che qualcuno lo aveva messo a letto, ma dopo che avevano chiuso la porta aveva sentito solo un rumore di passi soffocati e lontani. Poi, semplicemente più nulla. L’oscurità era tornata a popolarsi di strani sogni.
Dopo un tempo che poteva essere fatto di minuti o di ore, aveva sentito come una luce improvvisa inondargli il viso. Il ragazzo aveva riaperto gli occhi, ma ci era voluto un po’ prima di abituarsi a quell’atmosfera. Un’ombra si era mossa lenta verso di lui e solamente strizzando gli occhi era riuscito a distinguere di chi si trattasse. La sua coscienza era riemersa dall’alcool e dall’oscurità assieme alla figura di Aris.
Capì in un istante che cosa stava succedendo o forse, più semplicemente, il suo inconscio fece la cosa giusta dicendogli di lasciarle il suo letto. Appena toccò il pavimento, Brian si perse immediatamente nel baratro buoi dei suoi pensieri. Un flebile grazie lo raggiunse prima che si annullasse completamente, ma forse, se l’era solo immaginato.
Un sonno pesante lo aveva accompagnato per tutta la notte, fino a che un dolore lancinante alla testa lo aveva fatto svegliare nel modo più brutale possibile. Un “Oh cazzo!” gli uscì spontaneo, senza neanche troppi complimenti, mentre con una mano cercava di tastarsi la tempia, per capire se fosse ancora tutta intera. Sentì la testa pesante, come imbottita di piombo e tutto grazie all’alcool. Oltre alle fitte causate dalla botta, con il risveglio si era fatto largo anche un fastidiosissimo mal di testa, regalo della nottata.
Si voltò lentamente a pancia in su, cercando di non peggiorare ulteriormente la situazione, soprattutto con lo stomaco, ancora sensibile agli spostamenti. In quel momento si accorse di non essere sdraiato sul suo morbido materasso, ma sul pavimento duro della sua stanza. Un improvviso ricordo di ciò che doveva essere successo gli trapassò violentemente il cranio, facendolo gemere.
Aris, quella bastarda…
Portandosi una mano sugli occhi si diede del cretino per averle dato il letto, anche perché era senza dubbio lui a versare nelle condizioni più gravi. Era lui a soffrire adesso e non lei. Era Brian che stava cercando in tutti i modi di controllare i gemiti di dolore, che gli provocavano i fruscii delle sue morbide coperte. La sofferenza era tale perché questi, nella sua testa, sembravano amplificati di almeno cento volte.
Cominciò a muoversi in continuazione, fino a che non si ritrovò raggomitolato su se stesso in una posizione adeguatamente giusta da permettergli di tirare il fiato. Cercando di pensare ad altro, che non fosse vomito o imprecazioni contro Ris si ritrovò ad ammettere di aver esagerato la sera precedente. Non si ricordava niente di ciò che aveva fatto alla festa da circa mezzanotte in poi. Da quel momento in avanti era tutto come un buco nero.
Una fitta allo stomaco obbligò Brian ad alzare la mano destra per portarla alla bocca, ma durante la manovra questa prese contro al letto, producendo un tonfo tremendo, che comportò un ancora più forte dolore.
Dopo meno di cinque minuti altri due colpi alla mano, dovuti alla sua scarsa coordinazione e allo stordimento che era ancora in atto, lo fecero urlare sotto lo sguardo incredulo di Aris.
La ragazza non riusciva a credere che il suo amico potesse essere così scemo da farsi male due volte di seguito nello stesso modo. Così, alla vista di quello spettacolo, una risata incontenibile le uscì ancora impastata dal sonno.
Gemiti si alzarono alti dal basso, fino a far morire il resto del riso nella gola della ragazza. Non si stava comportando poi tanto bene nei confronti di un malato mezzo morente, per giunta suo amico.
- Smettila… Non solo mi butti addosso la sveglia, ma adesso mi prendi anche in giro? Ho un mal di testa tremendo! Fai silenzio! -
Sbottò indignato Brian, sentendosi ancora più male solo per aver aperto bocca.
- Povero! Sei messo proprio da panico! E io che pensavo che la mattina fosse uno scherzo per te svegliarti, soprattutto dopo le feste…-
Sussurrò lei col solo intento di prenderlo in giro, senza riuscire a trattenersi dal ridere sommessamente.
- Mmm… vattene dal mio letto! Sono le… un attimo che guardo…- fece lui spostandosi lentamente per recuperare la sveglia- … Sono già le undici e mezza e io vorrei riprendermi un po’, dato che oggi pomeriggio devo venire con te…-
Gli occhi arrabbiati del ragazzo incontrarono quelli ancora derisori dell’amica, che per tutta risposta gli fece una linguaccia e si ributtò sotto le coperte.
- Sei solo una bastarda ed io che ero stato pure carino… la prossima volta vai da qualcun altro a elemosinare un posto dove dormire! -
In effetti ha ragione, ma…
Una parte di lei voleva davvero lasciargli il letto, ma dall’altra stava davvero bene lì…
- Alzati! Muovi quelle chiappe! E’ già passata mezz’ora e tu non ti sei ancora mossa! -
- Noooo! Non voglio! E poi, tecnicamente, io mi sono mossa. Prima mi ero messa a sedere, quando Bry ha deciso di farsi del male la prima volta… o forse mi sbaglio? –
- No, non ti sbagli, ma io non sto scherzando. Uno devi lasciargli il letto e due devi studiare, perciò alzati!-
- Noooo! Maledetto Sberry! Lui e le sue brillanti idee delle verifiche al lunedì e per giunta la prima ora!  Non posso restare qui? Tanto Brian ha i miei appunti…-
- No! Devi alzarti! Devi lasciargli il letto o oggi pomeriggio non riuscirà ad uscire con te, perché sarà distrutto dalla nottataccia! Ti dico solo due parole: fila a casa tua!-
- Beh, in realtà non sono solo due le parole che hai detto, o meglio pensato…-
- Sì, sì… tutto quello che vuoi, basta che alzi quel tuo culo enorme!-
- Non è enorme! Oh! Ma non puoi tacere cervello? Sai che posso anche fare finta di niente e non ascoltarti? Ba, ba, ba, ba, ba, ba,…-
- Non fare l’idiota! Alzati o te ne pentirai!-
- Nooooo……-
- Alzati!-
- Ma…-
- Niente ma! La parte ancora sana del tuo cervello e che non è degenerata a forza di passare il tuo tempo con quei cretini che chiami amici, ti ordina di alzarti! -
Aris riaprì gli occhi sconcertata, accorgendosi di essersi messa a parlare con se stessa.
Oddio! Sto impazzendo… eppure non ho bevuto tanto… forse è tutta colpa di quella birra che mi ha offerto Jimmy, chissà cosa ci aveva messo dentro…
Con un enorme sforzo di volontà e cercando di dimenticare la stanchezza, si mise a sedere stiracchiandosi tutta. Buttò di lato le coperte e poi scese dal letto dalla parte opposta rispetto all’amico. Una volta in piedi fece il giro del letto e, arrivato di fronte a Brian, si accovacciò accanto a lui.
- Ehi! Guarda che se vuoi il letto è tutto per te…-
Nemmeno un movimento. Bry non si degnò nemmeno di risponderle e rimase semplicemente fermo con un braccio appoggiato sugli occhi, come per schermarli da una luce immaginaria.
- Ehi! La smetti di tenermi il broncio? Sembri un bambino di cinque anni… -
Ancora niente. Se prima Aris pensava che fosse uno scherzo, ora si stava davvero preoccupando. Magari era collassato, perché non era riuscito a reggere tutte le sostanze ingerite durante la festa.
- Bry?... Bry?... Dai, muoviti! Bry!...-
Ancora più inquieta, allungò una mano verso il corpo dell’amico e prese a scuoterlo delicatamente. All’improvviso la mano destra di Bry, che fino a due secondi prima si trovava distesa sul pavimento, le afferrò il polso e lei per lo spavento si trovò seduta per terra, senza riuscire a trattenere un grido di terrore.
- Bastardo! E per fortuna, che stavi male!-
Gli urlò contro lei, beccandosi un pugno sulla gamba.
- Ehi! -
Aggiunse, stavolta più piano.
- Sono io che dovrei dire “ehi!”, non tu! Mi stai urlando nelle orecchie, quando sai che mi fa un male cane! Che bell’amica che ho…-
Gli rispose lui, prima arrabbiato, per poi terminare con un’espressione indignata.
- Ok, ho sbagliato, ma tu sembravi morto! Ho preso paura… non fare quella faccia, lo so che ti reputi immortale, ma non lo sei… sì, hai capito benissimo non lo sei! Comunque, ti basterebbe prendere un’aspirina per stare meglio… Dai, vieni qua che ti aiuto a metterti sul letto-
Ris si rimise in piedi, per poi abbassarsi nuovamente verso Bry. Gli passò una mano attorno alla vita, mentre con l’altra faceva leva sul pavimento.
- Mi sembra di averlo già fatto stanotte quest’operazione –
Osservò divertita la ragazza, voltando la propria faccia verso quella di Brian. I capelli castani erano ancora arruffati e, perciò, ricci ribelli le spuntavano un po’ ovunque, nascondendo parzialmente il volto già avvolto dalla semioscurità. Gli occhi verdi brillavano divertiti, catturando dentro di loro la poca luce della stanza.
Il braccio forte del ragazzo si chiuse attorno al busto di Aris, attirandola ancora di più verso di sé, mentre con la mano libera le scompigliava gentilmente i riccioli, già abbastanza straziati. La vide chiudere gli occhi accondiscendente, come se lui fosse un malato da non contraddire e un sorriso si aprì sul suo volto, che si faceva pian piano sempre più pensieroso.
- Già, anche a me. Sembra un déjà vu-
Gli rispose impensierito Bry, cercando di rammentarsi quei particolari che gli sfuggivano ancora. Non era nuovo a quella sensazione di vuoto, ma a volte gli lasciava una strana sensazione di malessere.  La voce dell’amica lo riportò alla realtà, togliendolo dalle sue strane elucubrazioni.
- Sì, solo che stanotte mi ha aiutato anche tuo padre! Te l’ho sempre detto, Bry: tu sei troppo pesante! Devi ringraziare lui se sei qui, io ti avrei lasciato sul divano… -
 - Ah, beh… almeno sarei stato più comodo sul divano che qui per terra. Hai detto che mio padre era ancora sveglio, quando siamo tornati?-
Chiese preoccupato Bry. Non amava farsi vedere in certe condizioni dai suoi e sicuramente si sarebbe beccato una bella ramanzina per lo stato in cui si era fatto trovare. Sapere, però, che suo padre l’aveva aiutato a salire le scale e non lo aveva lasciato nella veranda lo sollevava. Almeno non era così incavolato come aveva creduto e Aris non aveva dovuto sostener tutto da sola il suo peso. Aveva sempre avuto paura ad appoggiarsi completamente a lei, quasi come se fosse di cristallo e perciò potesse andare in mille pezzi da un momento all’altro.
- Sì, è stato lui a dirmi di rimanere. Non voleva che andassi a casa a piedi da sola. Dopo tutto aveva ragione! Erano le tre di mattina…-
- Beh! Ha fatto bene… Quindi è colpa sua se tu ti sei presa il mio letto?-
Riprese serio lui abbassando la testa verso Ris. Se fosse stato abbastanza in sé l’avrebbe riaccompagnata lui a casa, ma visto le condizioni in cui versava era stato meglio così.  
- In realtà, ti sei spostato di tua spontanea volontà…-
Lo corresse lei, buttandosi all’indietro e portandoselo con sé. La sensazione di cadere nel vuoto terminò solo nel momento in cui le loro schiene si scontrarono contro il morbido materasso. Lo scontro produsse un lieve tonfo, che risuonò forte nella testa del ragazzo e un gemito si soffocò fra le sue labbra serrate. Le unghie dalla mano che teneva ancora salda Aris, si conficcarono nel suo braccio e per la sorpresa la ragazza spalancò gli occhi, cercando di non lasciarsi scappare nessun suono. Voltò il viso verso Bry e lo vide scuotere lento la testa, per far passare il dolore.
- Si doveva risvegliare proprio stanotte il mio istinto di cavaliere?-
Sbuffò ironico Bry a denti stretti.
- Perché tu ne hai mai avuto uno?-
- Ah! Ah! Ah! Simpatica… Piuttosto, oggi pomeriggio dovrai raccontarmi cosa ho fatto da mezzanotte in poi, diciamo che ho un piccolo problemino con la memoria…-
- Stai tranquillo, vi ho fermato prima che poteste combinare disastri! Ho passato tutta la festa a tenervi d’occhio, per paura di ciò che avreste potuto fare…-
- Davvero?-
Chiese incredulo Brian e sentendosi leggermente in colpa. Insomma, sapeva quanto Aris potesse essere premurosa, ma non si sarebbe mai sognato di vederla perdere un’opportunità di fare festa.
- Sì! Comunque, adesso sarà meglio che vada. I tuoi avranno pure avvertito i miei, ma sarà ora che mi faccia viva o crederanno che tu mi abbia rapita!-
Con un movimento rapido si alzò dal fianco di Brian, liberandosi del suo braccio, pronta per uscire.
- Non sia mai!... Ahi! Niente calci! Dai, scherzavo!... Senti, a che ora facciamo?-
Chiese il ragazzo tenendosi il ginocchio destro dolorante per il calcio di Aris, ritornando sull’appuntamento previsto per il pomeriggio.
- Alle tre e mezza davanti a casa mia. Vieni in bicicletta, abbiamo un bel po’ di strada da fare, se vogliamo arrivare nella zona del parco…-
Rispose pensierosa lei, cercando di calcolare attentamente tutte le possibilità.
- Non possiamo fare in macchina?-
In effetti non sarebbe stato male andarci in auto, avrebbero risparmiato un sacco di tempo e la faccia sofferente di Brian la pregava di seguire la sua richiesta. D’altro canto era da molto tempo che non faceva un giro in bici. Un’ispirazione pericolosa la tolse dalle sue considerazioni, strappandole un sorriso.
- No, non morirai certamente per un giro in bicicletta! E’ ora che muovi quelle chiappe mio caro Elwin… -
Ecco, l’aveva detto e per questo si era scavata la fossa da sola. Aris corse via alla velocità della luce, evitando tutto il ciarpame sparso sul pavimento, scappando dalla sveglia che stava volando nella direzione della sua testa. Si chiuse la porta dietro le spalle appena in tempo per evitare una collisione davvero spiacevole, sentendo però un tonfo sordo dietro di sé.
Ho fatto appena in tempo… per fortuna che sono allenata… Povera sveglia, oramai sarà completamente distrutta… prima la testa di Bry, ora la porta… per natale almeno so già cosa regalargli…
Si appoggiò con la schiena alla porta, per cercare di sorreggersi, mentre scoppiava a ridere.
Che cretino… non capisco perché non gli piaccia il suo secondo nome! Elwin, dai non è male…
Decise di non tentare di riaprire l’uscio, per evitare altri eventuali pericoli e perciò si avviò verso le scale.
Non era strano che Aris, dopo una festa, si fermasse a dormire a casa di Bry o viceversa, perciò oramai le rispettive famiglie erano abituate. Così, Brent non si stupì di trovarsi davanti a Ris, ancora vestita con gli stessi abiti della festa in spiaggia.
Non c’era nulla di indecente nei vestiti che indossava; una maglietta un po’ attillata, che le faceva risaltare il fisico allenato e il seno ben fornito, un paio di jeans lunghi fino al ginocchio e due infradito rosse. Però, faceva un certo effetto vederla truccata: gli occhi erano ancora cerchiati dalla matita e l’ombretto azzurro risaltava ancora sopra le palpebre.
Brian è un enorme idiota, come fa a non provarci? Se non fossi fidanzato e se non avessi quattro anni in più, un pensierino ce lo farei volentieri…
- Ciao, Brent!-
- Ciao, Ris! Mio fratello?-
- Direi che è più vivo che morto, ma se la caverà, anche perché alle tre e mezza dobbiamo andare insieme al parco… –
Disse lei con la voce di chi la sapeva lunga su come vendicarsi e, in effetti, non aveva tutti i torti.
- A che ora è rientrato? Papà mi ha detto che era tardi-
- Sì, erano le tre. Ho riportato a casa Jimmy e poi lui. Non erano ridotti benissimo… Mey, invece a portato a casa Maddy. Io e lei eravamo le uniche sane…-
- Ha combinato qualcosa che dovrei sapere?-
Domandò con voce maliziosa Brent, guardando speranzoso la ragazza.
- Beh… si è messo a ballare, facendo lo spogliarello assieme a Jimmy. Erano meravigliosi. Li ho dovuti fermare, però, perché stavano per tirarsi via pure i boxer…-
- Dimmi che non si ricorda niente…-
Fece lui incrociando le dita come portafortuna.
- Non si ricorda niente, ma penso che un bel po’ di gente se lo rammenti ancora…-
Lo rassicurò Aris annuendo.
- Ah! Non ha scampo stavolta!-
Un urlo liberatorio uscì dal ragazzo, che finalmente aveva in mano qualcosa per ricattare il fratello.
- Mi raccomando, non lo umiliare troppo! Voglio fare anch’io la mia parte! Ah! Io non ti ho detto nulla! –
Lo ammonì lei. Aveva in mente di raccontare a Bry della festa nel pomeriggio, magari sotto l’ombra accogliente degli alberi del parco, per godersi la sua faccia incredula.
- Stai tranquilla!-
- Ci conto, allora!... Buon giorno signora Haner-
Susy Haner era spuntata fuori dalla cucina, dopo aver sentito suo figlio maggiore parlare con una voce femminile, che non le era sembrata quella della figlia.
- Ben alzata! Mio figlio, come sta?-
Chiese lei, conscia di ciò che era accaduto quella mattina, quando lei era già nel suo letto da un bel pezzo. Suo marito le aveva raccontato tutto non appena si erano ritrovati a fare colazione alcune ore dopo.
- Si riprenderà, ha solo bisogno di un’aspirina…-
-Gliela porto subito, allora. Rimani a pranzo qui, cara?-
Chiese lei ottimista. Sperava che qualcosa fosse successo fra i due amici quella notte. Ci sperava sempre in fin dei conti.
- No, grazie. Penso che i miei mi stiano aspettando-
La delusione trapelò per pochi attimi sul viso della donna, ma si ricompose subito, tanto che Aris e Brent pensarono di esserselo immaginati.
- Ci vediamo, allora! E salutameli!-
- Certo! Arrivederci! Ciao, Brent!-
- Ciao, Ris-
- Ciao, cara!-
La salutò Susy chiudendosi la porta alle spalle e avviandosi verso la cucina a immaginare come sarebbe stato bello averla come nuora.
********************
Quando pensa di arrivare?
Aris stava aspettando Brian già da una decina di minuti, seduta sul marciapiede davanti a casa sua con la bici pronta accanto a sé. Negli ultimi dieci minuti era arrivata a guardare l’orologio ogni dieci secondi, impaziente di vederlo arrivare. Quando si trattava di puntualità, si era sicuri che Brian avrebbe sempre avuto almeno dieci minuti di ritardo, perciò Aris se l’era presa comoda ed era uscita di casa dieci minuti dopo rispetto all’orario stabilito. Pensava di vederselo comparire davanti entro breve, ma ora la stava facendo esasperare. Venti minuti di attesa non erano da lui.
Per fortuna che dobbiamo essere là alle quattro e mezza…
Pensò Ris, guardando per l’ennesima l’ora e imponendosi di stare calma. Non poteva essergli successo niente di grave o l’avrebbero certamente chiamata subito. Ma se si fosse fatto male, mentre cercava di raggiungerla? Non ci volevano nemmeno cinque minuti per arrivare da lei e allora, dov’era finito quel benedetto ragazzo?
Aris si contemplò per l’ennesima volta il polso, strabuzzando gli occhi, incredula per il ritardo di Bry: erano le quattro meno cinque!
Lo sapevo io, che dovevamo partire prima! Possibile?... Ok, va bene tutto, ma ora sta proprio esagerando! Adesso lo chiamo!
Attirò verso di sé l’enorme borsa di tela colorata, che si trovava sul marciapiede, per cercare il cellulare disperso sicuramente in mezzo a tutta la confusione. Stava ormai per perdere le speranze, quando finalmente lo trovò: si era rintanato in mezzo ai mille fogliettini che erano sparsi sul fondo della sacca.
Compose velocemente il numero di Bry e poi attese che prendesse finalmente la linea. Quando cominciò a suonare, percepì in lontananza l’inconfondibile suoneria di Bry. Il sollievo la invase e la ragazza si lasciò sfuggire un sospiro e un “Grazie al cielo”. Ficcò il cellulare in tasca e poi alzò lo sguardo verso di lui, cercandone gli occhi per fulminarlo all’istante.
Brian stava letteralmente volando verso di lei, cercando di fare il più in fretta possibile. Sapeva di essere in un ritardo pazzesco e se già quei pochi minuti di corsa sfrenata lo avevano stancato, non voleva certo pensare a come si sarebbe ritrovato, quando sarebbe giunto a destinazione.
- Finalmente! Mezz’ora di ritardo! Un vero record... Pensavi di avvertirmi per caso?-
- Scusa! Scusa! Scusa! Scusa! Scusa! Scusa! – fece lui avvertendo il suo tono irrimediabilmente scocciato- E’ che mia sorella mi ha rotto le scatole fino a dieci minuti fa. Voleva che ballassi… bah,… sembrava impazzita! Mi ci è voluto un sacco prima di riuscire a scappare… sul serio! Ho dovuto dirgli per ben dieci volte che non sapevo cosa volesse dire, prima che perdesse l’interesse e mi lasciasse andare… Non guardarmi così!-
Le disse supplicante Brian, notando l’espressione allibita dell’amica. Aris impiegò un paio di secondi prima di capire il motivo di quella bizzarra richiesta. Probabilmente Brent aveva detto tutto a Mc, oppure, molto più probabilmente, era stata lei ad estorcergli quell’informazione, che avrebbe fatto comodo pure a lei. Ris s’immaginò divertita la scenetta, che le strappò un sorriso divertito.
- Ti credo, dopotutto stiamo parlando di Mckenna Haner, la ragazzina che tutto può! Non era lei che da piccola voleva conquistare il mondo per far portare a tutta degli occhiali e dei baffi finti? Oddio, me lo ricordo ancora! Non vi conoscevo allora, ma ho ancora in mente il giorno in cui è salita sul tavolo della mensa, per obbligarci tutti quanti a metterli! Aveva otto anni, ma aveva parlato così seriamente che mi aveva quasi convinto!-
- Sì! E’ vero! Me lo ricordo come se fosse successo ieri! Giuro che io mi sono vergognato talmente tanto di quella scenata, che non volevo più andare a scuola…-
Fece Brian ancora scioccato dal ricordo di Mckenna in piedi sul tavolo ad annunciare al mondo la sua visione della vita.
- Oh! Beh!... Di pure che quella era solo la scusa che ti serviva per chiedere ai tuoi di stare a letto!-
Fece Aris sarcastica, guardando ancora una volta l’orologio e accorgendosi che era veramente troppo tardi per parlare delle “strane” richieste di Mc.
- Ah! Ah! Ah!… Andiamo allora o vuoi restare qui per sempre? Sbaglio o abbiamo un appuntamento importante?-
Per tutta risposta Aris sollevò la bici nera che condivideva con la madre e vi salì sopra, partendo in direzione del centro della città. Pedalarono per una decina di minuti a tutta velocità, ma Brian, come previsto, finì irrimediabilmente per rallentare già dopo cinque.
- Dai Bry, muoviti! Se siamo in ritardo è tutta colpa tua, perciò vedi di darti una mossa!-
Gli urlò lei esasperata Aris, senza rallentare l’andatura.
Perché devo faticare anche di sabato, quando devo ancora riprendermi completamente da ieri sera? Non sono mica Capitan America…
- Non è mica colpa mia, se non ci sono abituato! E poi tu vai troppo veloce…-
Rispose il ragazzo, dando voce ai suoi pensieri e cercando di avvicinarsi almeno un po’ a quella che lui chiamava amica, ma che ora lo stava torturando peggio di quanto faceva Sberry a lezione. Almeno lui lo faceva soffrire psicologicamente e non fisicamente.
- Meno macchina e più movimento! Da lunedì passo a prenderti con la bici! Mi sa che la mia vespa rimarrà in garage per un po’…-
- No, pietà, nanetta!-
Rispose lui, cercando di farle cambiare idea. Non ne aveva proprio voglia di scomodarsi, quando poteva usare la macchina o persino l’autobus.
- Se mi chiamami così e ne avrò ancora meno, stanne certo…-
Rispose secca Aris, che per mostrargli quanto fosse sprovvista di compassione aumentò ancora una volta il passo.
- Ci conviene tagliare per il parco o non arriveremo mai in tempo… Sono già le quattro e venti e facessimo il giro ce ne vorrebbero altri venti di minuti, così ce ne vorranno solo dieci per attraversarlo…-
Constatò Aris, stavolta rallentando, per potersi accostare a Brian.
- Fai quello che vuoi, a me basta scendere da questo trabiccolo!-
- Allora zitto e pedala! A ragione Maddy quando dici che sai solo lamentarti!-
Bastò quello per farle riprendere la solita velocità e Brian, disperato, dovette dare fondo a tutta la sua buona volontà per tentare di raggiungerla.
Attraversarono l’ultimo incrocio e finalmente avvistarono davanti a loro i rami degli alberi del parco. Grazie alla temperatura, infatti, questi non perdevano mai le loro belle chiome verdi. Arrivati in prossimità dell’entrata, lasciarono la strada per infilarsi in uno dei tanti sentieri che attraversavano l’area, prestando attenzione ad evitare bambini, vecchietti a passeggio e animali vari.
Quel giorno, infatti, il parco era pieno di gente, soprattutto grazie al bel tempo. Il sole autunnale, anche se non così intenso come quello estivo, riusciva ancora a scaldare abbastanza da invogliare ad uscire. I raggi filtravano fra i rami, facendo a gara con l’ombra proiettata dalle foglie a chi occupava più spazio. All’ombra fresca degli alberi, però, era preferito il tepore del sole, anche a causa dell’aria fresca che spirava verso l’interno. Era per questo motivo che anche lì si poteva sentire il profumo salmastro del mare.
Una gran quantità di laghetti costeggiava i vialetti, percorsi dai due ragazzi. Dentro a questi si trovavano piccoli isolotti pieni di vegetazione, dove facevano i propri nidi gli uccelli acquatici della zona. Ogni specchio d'acqua era collegato all’altro grazie ad un sistema di piccoli corsi d’acqua, su cui si passava tramite dei piccoli ponticelli di legno. I rivoli d’acqua erano alimentati da uno dei canali principali della città, che partiva dall’interno del paese, per poi sfociare nel mare, attraversando la riserva di Bolsa Chica, con cui confinava anche il parco.
Aris guidava Brian veloce e consapevole di stare andando ad una velocità spropositata per il luogo in cui si trovavano. Se li avessero beccati sarebbero stati nei guai.
Passarono l’ennesimo ponticello e poi tagliarono per uno degli sterminati spazi privi di vegetazione arbustiva.
- Sei sicura di non stare cercando di uccidere qualcuno? Perché se è così, potevo anche avanzare di fare così tanta fatica. Ti avrei trovato qualcuno più vicino…-
Le urlò da dietro Bry, che stava cominciando ad averne le scatole piene di rincorrere Aris.
- Zitto e pedala! Siamo quasi arrivati-
Ribatté imperiosa la ragazza, continuando imperterrita per la sua strada, guadagnandosi un sospiro di dissenso da parte di Brian.
Dovettero pedalare solo per pochi metri e, poi, finalmente, si lasciarono alle spalle anche l’ultimo bambino, intento a giocare con il suo aquilone. Uscirono dal parco prendendo la prima strada a destra e poi imboccando la seconda a sinistra. Davanti a loro si profilava, così, una via piena di negozi. Aris frenò di colpo davanti alla porta a vetri di un negozio di piercing e tatuaggi, seguita a ruota da Brian.
- Quattro e mezzo in punto, contenta ora?-
Fece Brian, dopo aver ripreso abbondantemente fiato e aver appoggiato la bici al muro.
- No, piuttosto ho paura…-
Sbuffò la ragazza, deglutendo rumorosamente e seguendo l’amico verso il muro, dove appoggiò a sua volta la sua bicicletta.
- E di cosa? Tanto oggi devi solo scegliere-
Le chiese Bry. Il ragazzo si girò verso di lei e squadrandola dal basso verso l’alto, quasi come se quella davanti a lui non fosse realmente la sua amica. Era incredulo per le parole che aveva appena udito, dopo averla vista così determinata nei giorni precedenti.
Ris non era mai stata il tipo da tirarsi indietro per quel genere di cose, anche se aveva sempre avuto una certa ritrosia per i tatuaggi. Sapeva che le piacevano e che aveva sempre ammirato i due che lui aveva, ma era anche cosciente del fatto che qualcosa l’aveva sempre fermata dalla pazzia di farsene uno.
Quando aveva saputo della sua scelta, Brian era stato contento, ma non ci aveva creduto immediatamente. Anche se da quando l’aveva vista così talmente tanto convinta, il ragazzo si era dovuto ricredere.
- Lo so, ma ho lo stesso un sacco di paura!-
Ammise lei, abbassando lo sguardo verso le scarpe. Si vergognava seriamente di aver già perso tutta la determinazione, che l’aveva guidata fino a quel momento. Insomma, lui ne aveva già due e fra poco avrebbe fatto il terzo e non aveva mai avuto fifa. Non l’aveva mai creduta una tipa da tatuaggi, ma quando gli aveva parlato della sua decisione le era sembrato così contento, che adesso aveva un terrore folle di deluderlo, rischiando di mandare all’aria tutto.
- Dai, nanetta! andiamo-
La incitò Bry, mollandole una pacca sulla spalla, senza ricevere nessuna risposta. Decise di lasciar perdere e di fare il primo passo. Magari in questo modo l’avrebbe seguito.
Si avvicinò alla porta scorrevole e attese che la fotocellula la facesse aprire. Entrò convinto, come se in quel modo anche Aris potesse perdere ogni dubbio, ma quando si voltò indietro per controllare che l’avesse seguito, lei era ancora ferma dove l’aveva lasciata. Come imbambolata era rimasta saldata al terreno, senza nemmeno tentare di muoversi di un millimetro.
Era possibile che lei lo facesse sentire così esasperato? Un momento prima era arrabbiata e pronta a spaccare il mondo, mentre due secondi dopo sembrava la persona più fragile che avesse mai visto. Brian tornò sbuffando sui suoi passi, per andare a recuperarla.
- Uffa, possibile, che devi fare così tanto la paurosa? Hai deciso sì o no?-
Le chiese mettendosi davanti a lei. Aveva portato le mani sui fianchi e un’espressione indagatrice gli solcava il volto.
- Sì, ho deciso, però… non so, insomma…-
Ris tenne gli occhi bassi, continuando a guardarsi insistentemente i piedi, torcendosi le mani ostinata e completamente spaventata.
Per Bry, Aris era sempre stata un tipo da piercing e non da tatuaggi e in quel momento si rese conto di aver sempre avuto ragione. Non era quello il momento, però, di esternare i suoi pensieri. Piuttosto doveva tentare di tirarle su il morale e di farla decidere una volta per tutte.
- Ehi! Guardami bene. Io non mi sono alzato dal letto solo per essere maltrattato e costretto ad andare in bici. Io sono venuto qui per accompagnarti a scegliere il tuo tatuaggio. Se non sei convinta non succede niente, pazienza, sarà per un’altra volta. Un tatuaggio lo si fa per se stessi, non perché piace agli altri o perché è di moda. Non avrebbe senso. Perciò se mi hai portato qui solo per farmi piacere, sappi che questo mi darebbe molto più fastidio, di qualsiasi altro motivo –
Il silenzio cadde fra i due, come un sipario che cala lento sugli attori, per sancire la fine del primo atto di una rappresentazione molto lunga.
Brian finì il suo discorso impressionato dalle parole che era riuscito a mettere insieme. Era sicuro di non averne mai fatti molti come quello.
Probabilmente il corso di scrittura creativa mi fa bene…
Il rumore di un sasso che viene scagliato lontano riportò Brian alla realtà, facendolo voltare di nuovo verso Ris. La ragazza aveva alzato il viso ed ora era piegato di lato, come a suggerire di lasciarla pensare, finché non avesse trovato un compromesso con se stessa.
Lo faccio o no? Insomma, non sarebbe male… uno piccolo lo hanno approvato anche mamma e papà… poi dietro all’orecchio… però ha ragione anche Bry, se lo faccio devo esserne convinta, altrimenti non avrebbe senso… Ok, dai me lo faccio! No, no, aspetta… poi cosa mi tatuo? Oddio, non ci capisco più nullaaaaaaaa! Uffa!
Aris si trovava nel caos più totale. Non sapeva veramente cosa fare. Improvvisamente un’idea la illuminò, come il sole dopo una tempesta.
Sì,ho deciso! E  intanto che ci sono posso farmi fare anche un altro orecchino… ne ho già sei, ma in numero pari non portano mai bene…
La ragazza afferrò Brian per una mano, senza lasciargli il tempo di ribattere e lo portò davanti al bancone bianco della reception. 



Scusatemi!!! Solo so che siete tremendamente arrabbiati con me, per il ritardo, ma veramente lunedì non ero riuscita ad arrivare a metà del capitolo! La scuola è orribile, soprattutto alla fine del quadrimestre, quando ti mettono almeno una verifica/interrogazione al giorno! Con la mia testa, naturalmente, ho pensato di avere tutto il tempo del mondo, ma mi sono terribilmente sbagliata!
Mi meriterei mille frustate! Per farmi perdonare, però, ho intenzione di postare anche lunedì prossimo, ovvero il 7 di febbraio (sempre che le verifiche non comincino a spuntare fuori come funghi in autunno!!!!)
Tornando alla storia, le scintille fra Bry e Jimmy sono appena iniziate! Sinceramente non so come mi sia venuta in mente l'idea dello spogliarello, ma quando me la sono immaginata la bava è iniziata a scendere! Povera me XD
Mi dispiace anche per avervi procurato strane immagini mentali con il capitolo precedente, non era mia intenzione. Devo dire che, però, non è tutta colpa mia! Io ho solamente riportato la visione del genere maschile di una mia carissima amica, che in quel momento mi faceva comodo (le ho pagato i diritti state tranquilli!), perciò saremo in due a dovervi pagare i soldi dello psicologo!!!
Mi sembra di avervi scritto un poema! Perciò, non mi voglio dilungare ancora!
Un bacione a tutti quanti ci vediamo con il prossimo capitolo! Ciaooooooooooo!

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Capitolo 7
*** Capitolo VII ***


CAPITOLO VII





Il sole era ancora alto nel cielo privo di nuvole e i suoi raggi accarezzavano tiepidi la città. Erano già le cinque e mezza e il parco era ancora pieno di gente. Le grida dei bambini si univano al canto degli uccelli e alle strida lontane dei gabbiani, che volteggiano alti  e distanti nel cielo. Il vento salmastro portava l’odore salato del mare, dando ai due ragazzi, la sensazione di trovarsi sulla spiaggia, vicino al molo.
Le loro bici erano abbandonate per terra, vicino all’albero sotto il quale si erano seduti, dopo essere usciti dal negozio di piercing e tatuaggi. Il vento giocava molesto con i ricci di Aris, scompigliandoglieli in ogni direzione e facendoglieli finire davanti agli occhi o in bocca.
- Oddio, non ce la faccio più con questo vento! Pff… pff… seriamente, non riesco a tenere fermi questi dannati capelli! Mi vanno tutti in bocca! Pff… pff… che schifo! Bry, non è che hai un elastico?-
Domandò la ragazza visibilmente scocciata da quella situazione, quando, dopo vari tentativi, finalmente, era riuscita a raccogliere tutta la chioma con una mano, tenendola stretta sulla testa il più forte possibile.
- E secondo te io giro con degli elastici per capelli? Li hai visti i miei?-
Rispose lui indicando la sua zazzera perfettamente ferma e immobile anche con quel vento.
- Già, dimenticavo che i tuoi sono sempre perfettamente saldi… Non credere che però dureranno ancora a lungo con tutto quel gel che ci metti, per tenerli fermi-
- Tu mi offendi! Guarda che io ci tengo a loro! Io… –
- Sì, sì,… certo… lo so che passi dei preziosi quarti d’ora ogni mattina per sistemarli… ma ce l’hai quest’elastico sì o no?-
- No, ehi! Secondo te riuscirei mai a legarmeli così corti? Perché non provi anche tu a tagliarli in questo modo?-
- Per Dio! Ci manca solo questa! Guarda che io ci tengo davvero ai miei capelli! Comunque, se non vai in giro con un elastico, sei inutile in questa città per una ragazza. Hai notato che c’è praticamente sempre del vento? Secondo me, rimorchieresti di più, se ne avesse sempre almeno uno con te! –
Dicendo così, la ragazza attirò a sé la borsa per cercarvi un elastico, nella remota possibilità che ne avesse dimenticato uno proprio lì dentro. Con la mano libera si fece largo fra tutte le cianfrusaglie che si portava dietro e, dopo alcuni minuti, ne riemerse felice con un elastico verde.
- Certo, che quella borsa è peggio di camera mia… Piuttosto, mi dici cosa dovrebbe rappresentare quel disegno che hai fatto vedere a Gill?-
- Beh, diciamo che dovrebbe essere il mio tatuaggio…-
Disse lei legandosi i capelli, orgogliosa del suo capolavoro. Dopo essere entrata nello studio, tutta la sua riluttanza era svanita per lasciare spazio ad una forte convinzione in ciò che stava facendo. Si era ripromessa di non cambiare idea e non l’avrebbe fatto, anche se doveva aspettare fino a dicembre, prima di poter avere il tatuaggio. Certamente, lei non era Bry e non avrebbe mai avuto la forza di farne un altro in futuro, però voleva un modo per tenere sempre accanto a sé le persone a cui voleva bene.
- Una stella con il buco di una serratura e una strana frase dovrebbero esserlo?-
- Scusa, ma non eri stato tu a dirmi che se mi dovevo fare un tatuaggio, doveva essere qualcosa che piacesse a me?-
Rispose la ragazza punta sul vivo per quella affermazione. Come osava mettere in discussione le sue idee?
- Sì –
- E allora di cosa ti lamenti! Ci ho messo mezz’ora per farmi venire bene il disegno! Poi non spendo nemmeno tanto, quaranta dollari e me la cavo, per non parlare del fatto che il buco all’orecchio me lo fanno pagare la metà…-
- Cosa dovrebbe rappresentare almeno?-
Fece il ragazzo ancora dubbioso sul disegno che aveva scelto.
- Allora la stella rappresenta i miei sogni, ma anche i miei pensieri… diciamo che è una specie di cuore…-
- Perché non hai disegnato semplicemente un cuore, allora?-
…E perché le ragazze devono essere così complicate? Se vuoi un cuore, fai un cuore non una stella!
Non aveva espresso i suoi ultimi pensieri per paura di una sfuriata da parte di Ris. Non aveva proprio voglia di ricevere un pugno, quando ancora i postumi della sbornia si facevano sentire. Aveva ancora un po’ di mal di testa, che non decideva proprio di andarsene, nonostante le due aspirine che aveva preso.
- Mi sembrava un po’ troppo banale e poi non voglio tatuarmi un cuore, io voglio una stella! –
Gli rispose con tono infantile Aris, stringendo le mani a pugno e sbattendone una sulla propria gamba.
Se voglio una stella è perché voglio una stella! E poi i cuori sono troppo sopravvalutati…
- Ok, ok, scusa. Vai avanti-
Le disse Brian, cercando di calmarla.
Devo tener presente, che smaltisce l’alcool ancora più lentamente di quanto ricordassi! E’ ancora decisamente troppo acida…
- Bene, allora continuo. La scritta “A Lamp in My Mind” …-
- Una lampada nella tua mente?
Improvvisamente si rese conto di avere fatto una scemenza. Le aveva appena detto di continuare a già l’aveva interrotta. Aris lo fulminò con un’occhiataccia che gli consigliava di tenere la bocca chiusa per il resto della sua vita.
Ok, stasera solo acqua!
- No, cretino, non una lampada! – Lo guardò lei esasperata- Ok, che vuol dire lampada, ma per traslato significa pure lume, no?-
Come poteva essere così scemo?
- Scusa, ma se mi dici “lamp” a me viene in mente quella del mio comodino! E non guardarmi così, è vero…-
- Sei senza speranza Bry! Insomma, usa un po’ il cervello! Sii creativo…-
Sospirò Ris esasperata, cominciando ad arrabbiarsi sul serio. Perché doveva essere così ottuso?
- Che cosa significa “Sii creativo”?-
Adesso era lui quello più incredulo fra i due.
- Vuol dire che devi interpretare! Non sei tu l’artista, quello che dovrebbe vedere le cose oltre la loro reale apparenza?-
- Sì, va bene, ma io non riesco lo stesso a capire come dovrei leggere questa frase! “A Lamp in My Mind”… bah!-
Brian, volto la testa esasperato verso il grande prato che si stendeva attorno alla zona del sentiero piena di alberi.
Perché é sempre così complicata?
Beh, forse, perché se no, non sarebbe una ragazza…
La vocina rimbombò nella sua testa e Brian dovette ammettere che, in effetti, aveva ragione. Era sempre stato difficile avere una sorella, ma da quando era diventato il migliore amico di una ragazza le cose si erano complicate ancora di più. Lui pensava in un modo e lei in un altro. Aveva dovuto imparare a capire cosa fosse meglio fare nelle situazioni più disparate e spesso aveva pensato di mollare.
I suoi pensieri furono distratti da un gruppo di bambini che stava giocando allegro con la palla. Le loro urla arrivavano fino a loro. A quella vista il ricordo di quando anche lui si divertiva con i suoi amici nello stesso modo affiorò inaspettato. Un sorriso mesto si disegnò sulle sue labbra e, per un momento, il ragazzo dimenticò completamente la discussione con Ris.
Il profilo improvvisamente sereno di Brian distolse anche Aris da quella piccola litigata. Guardarlo quando era perso nei suoi pensieri era sempre una cosa strana. Mille emozioni passavano veloci, disegnando piccole rughe d’espressione in mezzo alle sopracciglia.
Se un momento prima era contento e sereno, due secondi dopo si faceva preoccupato, per poi diventare altrettanto velocemente stupito di chissà quale cosa.
Chissà a cosa sta pensando adesso?
Ris volse il proprio sguardo in direzione di quello di Bry, dove vide alcuni bambini giocare a calcio. Capì immediatamente cosa gli stesse passando per la testa. In una delle loro prime uscite Bry le aveva parlato di come era solito divertirsi da piccolo.
Che sentimentale, adesso ci penso io a svegliarlo!
Solo il fruscio dell’erba avrebbe potuto far capire al Bry ciò che stava per accadere, ma lui era troppo occupato a rivivere i suoi ricordi.
- Sei un idiota! Se magari riuscissi a tacere, potrei anche spiegartelo… sai sempre se non ti disturbo…-
Gli urlò improvvisamente Ris nelle orecchie. Bry spalancò gli occhi per lo spavento. Vide il volto della ragazza a pochi centimetri dal suo. Era ancora pronta ad urlare nel caso in cui ce ne fosse stato ancora bisogno.
- Ok, va bene! Sto zitto, a parte che lo ero… -
Sussurrò lui cercando di riprendersi il più in fretta possibile.
- Bene, allora, posso andare avanti. La “A” non significa assolutamente nulla, diciamo che mi serviva semplicemente come introduzione. “Lamp”, se ci fai caso, è l’insieme delle iniziali dei nomi dei componenti della mia famiglia…-
- Fammi indovinare: L come Lorenzo, A come Alessio, M come Matilde e P…-
- P come Paolo, sì esatto! –
- Ok, fino a qui è tutto chiaro, ma come cavolo ti è venuto in mente “lamp”?-
- Non lo so nemmeno io! Solo che mentre facevo tutte quelle prove per trovare il tatuaggio adatto mi è venuta l’ispirazione… Comunque, continuando… “My” sta per Mey e “Mind” sta per Maddy…-
- Immagino che anche questi siano tutto frutto di un’ispirazione improvvisa…-
Affermò ironico Brian, muovendo le mani a mezz’aria per sottolineare la cosa.
- Sì esatto! La frase non mi è venuta subito… E da come si può evincere il “lume” nella mia mente sono tutte quelle fantastiche persone che mi circondano e di cui ho inserito le iniziali-
Rispose contenta lei, evitando di dare peso alla frase precedente dell’amico.
- E la “B” che c’è qui sotto, cosa vuol dire?-
Domandò curioso lui, anche se una mezza idea ce l’aveva già.
- Diciamo che sarebbe la tua iniziale…-
Gli occhi di Ris si abbassarono velocemente, ancora troppo imbarazzati per poterlo guardare. Non aveva fatto nulla di male, ma qualcosa la faceva esitare senza senso dal compiere quell’azione. Così riprese velocemente a parlare.
- Avevo pensato di mettere “A Lamp in My Beautiful Mind”, ma poi mi è sembrato un po’ troppo… come dire… presuntuoso, insomma “Beautiful Mind”… perciò, ho deciso di mettere solo la lettera-
Bry aveva lo sguardo fisso su di lei e Aris lo poteva percepire benissimo, fu così che si costrinse a sollevare gli occhi.
Ciò che vide la lasciò leggermente sorpresa, sembrava quasi che Bry fosse, come dire, orgoglioso di ciò che lei aveva fatto. La risata allegra di Brian si sparse leggera intorno ai due, facendo dimenticare a Ris il leggero imbarazzo.
- In effetti, sembra un po’ troppo anche a me, va bene che io sono magnifico, ma non sta bene urlarlo ai quattro venti. Sai, non vorrei far sentire gli altri inferiori! Hai fatto bene a mettere solo la “B”. Posso dirti solo una cosa?-
- Sì, certo. Lo sai che tu puoi e devi dirmi sempre come la pensi!-
Era quello, in effetti, una delle regole su cui si basava la loro amicizia. Aris non aveva certo voglia di rivivere l’orribile esperienza di Andrew, perciò avevano deciso di comune accordo di dirsi sempre la verità.
- Beh… mettendo solo la mia iniziale sembra che il “lume” nella tua mente sia io… non per sembrarti egocentrico, e a volte lo sono, ma per me è così…-
- Dai Bry, mi hai scoperto! Devo proprio dirtelo! In fondo, ma solo molto in fondo, veramente molto in fondo, tu sei il mio “lume”-
Questa volta toccò a Bry guardarla esasperato, lasciandosi andare in un gran sospiro. Se Aris rideva di gusto, Brian muoveva la testa in segno di dissenso, alzando gli occhi al cielo. Perchè doveva fare delle battute così scadenti?
- Ah! Ah! Ah! Ah! E dai! Non fare quella faccia! Davvero! Guarda che non sto scherzando! Non sei stato tu a tirarmi fuori dalla mia “depressione”? Sempre se la si può chiamare così…  e poi, tu sei il mio migliore amico, mi sembra normale che tu rappresenti una luce nella mia oscura esistenza…-
Affermò lei tornando seria e mollando uno spintone a Brian, che fece finta di stare per cadere a terra.
Il silenzio scese lento sui due, proprio come erano uscite quelle ultime parole dalla bocca di Aris. Era quella la realtà, ma nessuno dei due l’aveva mai esternata a parole. Non erano mai riusciti a dirsi un “ti voglio bene”. Quella frase era sempre rimasta sospesa fra di loro senza che nessuno avesse il coraggio di pronunciarlo.
A differenza di chi si divertita a dirlo a chiunque si trovasse davanti, Aris era arrivata alla conclusione che non bisognava mai svendere le parole. Bry, dal canto suo, Non aveva ancora avuto il coraggio di dirlo, come se qualcosa lo trattenesse. Erano sempre stati dei piccoli gesti a far capire l’uno all’altro quanto ci tenessero alla loro amicizia.
Una mano si mosse inaspettata verso Aris, che si ritrovò improvvisamente fra le braccia del ragazzo. Lo slancio improvviso e il contraccolpo ricevuto, fecero cadere i due ragazzi e Brian finì con la schiena per terra.
-Dai sentimentalona, smettila o giuro che mi emoziono!-
Fece Brian ancora sdraiato, mentre con una mano le scompigliava la testa, come di suo solito.
- Bry, mi rovini la coda! Lasciami!-
Piccoli pugni si abbatterono sul braccio, che teneva stretta e ferma la ragazza per la vita, mentre l’odore di Bry le penetrava nei polmoni, lasciandole una sensazione di protezione. Bry la lasciò andare lentamente, facendosi scappare una risata.
- Adesso manca solo l’ultimo pezzo del puzzle. Cosa vuol dire quel buco della serratura nel mezzo della stella?-
Chiese lui, rimettendosi a sedere, mentre Aris cercava di sistemarsi la coda, ormai irrimediabilmente distrutta per opera di Bry.
- Lo so che non volevo risultare banale o sdolcinata, ma oramai… quello sarebbe il posto per infilare la chiave del mio cuore-
Rispose semplicemente la ragazza, ancora alle prese con i capelli.
- Davvero? No, dai, è carina la cosa. Giuro, parola di scout! -
- Mi risulta difficile crederlo, dato che non sei mai stato uno scout, o almeno per quel che mi risulta-
Scherzò Aris, appoggiando la schiena contro l’albero e portando a sé le ginocchia, per poi abbracciarle con le mani.
- Simpatica! Non mi ritengo offeso, perché sono già riuscito a rovinarti la pettinatura! Toglimi una curiosità, però, chi è che tiene questa fatidica chiave?-
Domandò lui in tono leggero, puntando i suoi occhi in quelli della ragazza.
- Di certo non la lascio a tutti! Per il momento ce l’hanno solo poche persone e solo in parte. C’è chi ne ha un pezzo più grande, chi ne ha uno più piccolo, ma per ora nessuno ce l’ha tutta intera! No, quella si trova al sicuro al mio collo!-
Gli angoli della sua bocca si curvarono appena verso l’alto, in uno strano sorriso, mentre lo sguardo si spostava sul paesaggio circostante. Un soffio di vento le sfiorò il viso e la ragazza ne respirò a fondo l’odore salmastro, che tanto amava di quel posto. I raggi del sole tracciavano sulla sua pelle le ombre scure delle foglie e disegnavano riflessi ramati sui capelli.
Brian era come incantato da quell’immagine. Se avesse avuto una macchina fotografica avrebbe sicuramente fermato quell’immagine, per tenerla sempre con sé, come Aris faceva con la sua chiave.
- Lo sai, vero, che tu mi devi ancora raccontare cosa ho combinato ieri sera?-
Disse lui interrompendo l’ennesimo momento di silenzio che si era formato fra i due.
- Sì, cosa credi! Certe cose non si dimenticano tanto facilmente…-
Aris si riscosse velocemente dallo stato meditativo in cui era caduta, mentre una strana eccitazione per il racconto che stava per fare le scese come una scarica elettrica per la schiena.
- Cazzo, mi stai facendo pentire di avertelo chiesto! Sei sicura che non abbia fatto niente di imbarazzante?-
Chiese con preoccupazione crescente Brian, sperando ardentemente che il suo istinto non lo avesse abbandonato, mentre si ritrovava in quello stato d’incoscienza.
- Io non ho mai detto che tu non abbia mai fatto niente di imbarazzante, ho solo detto che non avete combinato casini. Tutto qui-
Le mani di Aris si mossero a mezz’aria, come se quelle parole fossero una semplice constatazione e non una condanna a morte per la reputazione dell’amico.
- Ok, non sono più tanto sicuro di volerlo sapere…-
Fece lui, mentre una smorfia di sofferenza gli compariva sul volto, ormai bianco come un lenzuolo.
- Ragiona, preferisci venirlo a sapere lunedì mattina a scuola o vuoi che te lo dica io?-
- Forse è meglio se ci pensi tu… Dai, spara! Sono pronto!-
Nonostante quelle parole, la sicurezza di Brian era sotto il livello del suolo. Doveva ammettere, però, che era meglio conoscere la realtà tramite la sua migliore amica, che per mezzo dei pettegolezzi che giravano per i corridoi della scuola.
- Sicuro?-
Chiese Aris divertita della sua espressione a metà fra la voglia di scomparire e quella di sapere cosa di vero ci fossero nelle sue affermazioni.
- Sì-
Anche se in realtà, la sua convinzione continuava a scendere.
- Sicuro, sicuro, sicuro?-
Magnifico! Niente di più appagante!
- Sì, sono sicuro-
Ne ha ancora per molto? Non ti arrabbiare Bry, conta! 1,2,3,4…
- Sicuro, sicuro, sicuro, sicuro, sicuro?-
Sputtanevole! Che faccia!
- Sì!-
…11,12,13,… Esasperante, se va avanti la mando a quel paese!
- Sic…-
-Oh! Guarda che poi se mi incazzo non rispondo più delle mie azioni-
Sbottò Brian guardando in modo truce Aris, che per tutta risposta mise su il broncio.
- Stavo scherzando… Non te la prendere!-
Borbottò lei fintamente oltraggiata, cercando di reprimere un risolino. Quanto le piaceva prenderlo in giro e fare la finta offesa.
- Fai anche l’offesa adesso? Dai, Ris…-
La supplicò lui.
- Cos’è questo ronzio fastidioso? Mah, sarà il vento…-
La testa si muoveva da una parte all’altra, come per cercare di scoprire da dove venisse quel rumore molesto.
Stupida, bambina che non è altro! E’ addirittura peggio di mia sorella! Adesso gliela faccio vedere io…
- Ok, se la metti così, vorrà dire che dovrò cavarti le parole con il solletico…-
- Tanto lo sai che non lo soffro!-
Fece lei tornando improvvisamente seria. Non aveva mai sofferto il solletico, ma per una strana ragione Bry era l’unico che riusciva in un qualche modo a farla ridere.
- Ne sei proprio certa? Vuoi provare il “metodo Haner”?-
- Dai, su fatti avanti-
Lo sfidò decisa Aris in un impeto di sicurezza.
Vediamo se stavolta ce la fa
- Ok, ma l’hai voluto tu!-
Brian non aspettava altro e si avventò di peso sulla ragazza schiacciandola letteralmente contro l’albero. Un urlo di dolore e di sorpresa uscì dalla bocca di Aris, che stava rischiando di morire soffocata non per il solletico, ma per il male che le stava facendo Bry. La ragazza prese a dimenarsi e improvvisamente si ritrovò con la schiena a terra e Brian a cavalcioni sopra di lei.
- Dai, cretino spostati! Mi fai solo male! Ahi! No! Bry… No! Stai fermo! Ahi! Dai!... Ah! Ah! Ah! Ah! Ah!... Bry!-
Ris si ritrovò improvvisamente a ridere, senza riuscire a fermarsi, mentre le mani del ragazzo continuavano a percorrerle i fianchi e a soffermarsi sotto le ascelle.
- Lo vedi! Il “metodo Haner” funziona sempre, mio nonno lo ha inventato, mio padre lo ha migliorato, ma io e mio fratello lo abbiamo perfezionato! Adesso faccio ridere anche chi non soffre il solletico! –
- Ah! Ah! Ah! Ah! Perché… ah! ah! ah!... devi essere sempre… ah! ah! ah!... così presuntuoso quando fai il cretino! Ah! Ah! Ah! Ah! Dai, però adesso smettila! Mi fai male!-
Brian si rese conto solo in quel momento di essere seduto di peso sulla pancia della ragazza, che già faceva fatica a respirare per il solletico. Le mani di Bry si fermarono di colpo, lasciando Aris boccheggiante per gli ultimi spasmi.
- Bry?-
Sussurrò lei con la voce spezzata.
- Che c’è?-
- Mi stai facendo male!-
- Cosa?-
- Leggi le mie labbra. Mi-stai-facendo-male -
 - Oh! Cavolo, scusa! Mi ero dimenticato di starti schiacciando!-
Brian scese veloce dalla sua pancia e si rimise a sedere per terra, mentre Aris cercava di riprendersi respirando profondamente.
- Seriamente, non farlo mai più o rischio di morire davvero la prossima volta!-
- Ma va là! Piuttosto dimmi di ieri sera-
- Ok, di preciso qual è il tuo ultimo ricordo?-
Chiese lei cercando di fare mente locale, anche se dubitava di riuscirci dopo la prolungata mancanza di ossigeno al cervello.
- Mi ricordo di essermi buttato in mezzo alla folla e poi ho dei vaghi flashback di me che ballo con una, ma non mi ricordo proprio chi fosse… a dirla tutta non so nemmeno se è successo davvero!-
- Sì, è successo realmente. Dopo che mi hai fregato la birra, ti sei dileguato in mezzo alla ressa. Ti ho perso di vista per una decina di minuti, uno perché stavo parlando con Nick e due perché eravate fittissimi là in mezzo –
Fece lei, mentre l’immagine di tutti quei corpi che si muovevano saltellando sul posto le ritornò davanti agli occhi, quasi come fosse ancora la sera precedente.
- Sì, ma tu hai visto con chi stavo ballando?-
Improvvisamente la preoccupazione di Bry tornò a farsi largo, mentre il suo stomaco cominciava a chiudersi e a rivoltarsi per la tensione.
- Sì, ma solo perché Maddy mi ha trascinato in mezzo alla calca. Non riuscivo a muovermi! Per ballare dovevo saltellare sul posto! Comunque, ti stavi strusciando con alla Ross…-
- La Ross? Cazzo! Ho ballato con lei?-
Era stupito, come aveva fatto a ballare proprio con una delle ragazze più belle della scuola?
- Beh, “ballato” è una parola grossa, visto che vi stavate sfregando uno contro l’altro come un orso che si gratta la schiena contro ad un albero! Hai presente Baloo, l’orso del “Libro della…-
- Dai, ma che paragone è?-
Una smorfia disgustata comparve sul volto di Brian, mentre la bellissima immagine sua e della Ross scomparve lasciando il posto ad un orso che ballava con la ragazza.
- Trovane un altro tu, visto che ti fa schifo! Però, se devo essere sincera, io me lo sono chiesta se lei ha capito con chi ci stava provando…-
- Ah! Ah! Ah! Simpatica –
Già, davvero simpatica e davvero brava ad infrangere i suoi sogni. Per fortuna che doveva essere la sua migliore amica.
- Dai!-
- No! Mi ritengo offeso! Cioè, tu non credi che io abbia possibilità di rimorchiare una fica come la Ross! –
- Non metto in dubbio le tue capacità, ma Bry, ammettilo, la maggior parte dei presenti era completamente andato. Se anche ci avessi combinato qualcosa e lei se lo fosse ricordato, poi non è detto che lei ti avrebbe guardato in modo diverso… lo sai anche tu che per le persone come lei, quello che fai ad una festa si ferma lì!-
Disse lei sulla difensiva. Non voleva smontare la sua autostima, ma sinceramente pensava che lui meritasse qualcosa di più di una che cambiava ragazzo ogni due sere.
- Lo so, ma tu non fai altro che sminuirmi! Sembra quasi che per te io non sia bello!-
- Io non lo mai detto! E nemmeno pensato. Io te lo dico perchè non voglio che tu ci stia male, se dovesse accadere –
Certe volte sembrava peggio di una ragazzina in preda all’adolescenza. Per fortuna, che c’era lei a tirarlo su di morale e si precipitò immediatamente a pizzicare quelle bellissime guanciotte.
- Ahi! Che cavolo fai?-
- Niente e taci che dovrei picchiarti fino a stasera, per rimediare a quello che hai fatto! Beh, comunque, tornado al nostro discorso… ho visto Jimmy non trascinarti via, ma nemmeno lui se la passava tanto bene. Non so proprio dire chi dei due fosse più sobrio… Dopo che ti ha portato via so che avete rubato una chitarra e tu ti sei messo a suonare. Suoni bene anche da ubriaco! Forse non hai beccato proprio tutti gli accordi, però te la sei cavata, hanno applaudito in tanti-
- Direi che un centinaio di ragazzi ubriachi non sono un metro di misurazione molto valido-
- Sì, ma io non ero ubriaca-
- Ma te non ti prendo nemmeno in considerazione!-
Scherzò il ragazzo ancora intento a massaggiarsi il viso.
- Grazie! Va beh, lasciamo perdere, che se no non la finiamo mai più! Stasera c’è anche il concerto da RolleR… Dopo che avete finito di suonare avete ricominciato a bere. Erano più o meno le due quando vi siete scatenati-
- Immagino sia la parte peggiore questa-
La ragazza si limitò a sorridere e poi continuò.
- Hanno messo su la canzone che Jess aveva dedicato quella sera al ballo di primavera a Tiffay… dai, non ti ricordi? Quella che aveva usato per prenderla in giro… -
- Non me la ricordo-
- Dai! “Sei la mia sexy…”-
- Ah! Quella, sì! E io cosa ho fatto?-
Sentendo lo stomaco accartocciarsi ancora di più su se stesso.
- Tu e Jimmy avete…-
- Parla!-
Urlò Brian sempre più ansioso e sul punto di crollare per una crisi di nervi.
Forse è meglio se mi sbrigo o qui rischia di scapparci il morto! Però è così divertente vederlo soffrire…
Masochista!
Grazie! E’ un complimento o è un’autocritica?
Lasciamo perdere va…
- Ok, ti giuro che la smetto! Allora, appena l’hai riconosciuta ti sei alzato in piedi e ti messo a ballare davanti al falò. Jimmy, naturalmente ti ha seguito a ruota. Non so bene chi dei due abbia avuto l’idea, ma tu e il tuo brillante amico avete iniziato a spogliarvi-
- Stai scherzando vero? Dimmi che io non ho fatto una porcata del genere!-
Brian era orripilato e sconcertato allo stesso tempo, come aveva potuto fare una cosa del genere? In una sola notte era riuscito a distruggere la sua reputazione.
- Avete cominciato dalle magliette e in quel momento avete attirato l’attenzione di tutta la popolazione femminile della festa. Oramai ti ho già visto in costume, quindi non mi fai effetto, ma Jimmy! Cazzo non pensavo avesse un fisico del genere!
- Per fortuna che c’erano i fidanzati, che tenevano lontano la maggior parte delle ragazze, specialmente quando siete passati ai pantaloni!-
- No… no…-
- Dai! Non siete andati oltre. Quando ho visto che volevate togliervi anche i boxer vi ho preso per le orecchie e vi ho portati via, mentre Mey raccoglieva i vostri vestiti! Ci abbiamo messo venti minuti per farveli indossare. Nel frattempo Maddy è riuscita ad ustionarsi la mano con il fuoco del falò. Dopo quello abbiamo deciso di portarvi tutti a casa, anche perché oramai erano le due e mezza…-
Terminò di spiegare Aris, per cercare di alleggerire l’atmosfera.
- Merda-
- Non fare il depresso! Se non altro adesso rimorchierete di più, vi siete fatti una bella pubblicità con quella scenetta…-
- Tu non capisci! Adesso Brent e Mc avranno una scusa per farmi diventare il loro schiavo! Ehi, aspetta hai detto che adesso troverò più ragazze?-
Era bastata quell’informazione per far dimenticare a Bry la situazione di poco prima. Bastava pronunciare la parola magica, per farlo riprendere.
Perché deve essere così maschio?
Aris scosse la testa a quel pensiero, facendole cadere lo sguardo sul polso dove portava l’orologio.
Le sei e mezza, come cavolo aveva fatto a passare un’ora così velocemente? Non se n’era proprio resa conto.
-  Oddio! Sono già le sei e mezza!-
- E allora?-
Chiese Bry ancora immerso nelle sue elucubrazioni sulle ragazze.
- E allora? Per tornare ci vogliono quaranta minuti se non andiamo veloci, poi devo ancora lavarmi, prepararmi per stasera e cenare! -
Dichiarò Aris, incredula che lui non capisse la gravità della situazione.
- Tanto comincia alle nove!-
- Ben appunto per questo! Dobbiamo essere là alle otto, perciò non è che mi rimanga molto tempo a disposizione…-
Era esasperante quando Aris faceva così. Possibile che le donne dovessero sempre metterci anni prima di essere pronte? Non potevano infilarsi la prima cosa disponibile?
Bry prese un profondo respiro per prepararsi a rimettersi in piedi. Non aveva proprio voglia di riprendere in mano la bici.

**********************


Fuori dal locale c’era una coda lunghissima quella sera e probabilmente ci avrebbero messo almeno un’ora per entrare se Jimmy non li avesse salvati, facendoli passare davanti a tutti. Lo conosceva chiunque lì dentro. Bry aveva l’impressione che vi passasse ogni sua serata libera e non solo il fine settimana. Tutto il contrario di Aris e lui, che ci erano entrati poche volte da RolleR, data la scomoda ubicazione. Si trovava praticamente dall’altra parte della città e non era comodo da raggiungere se non in macchina.
- Allora, vi piace?-
Domandò Jimmy, facendosi largo verso la sala dove si sarebbe tenuto il concerto.
L’interno era grande e spazioso, formato da tre differenti stanze. Dall’ingresso si entrava in un locale in cui c’erano numerosi tavoli e dove i clienti potevano mangiare o bere. Da lì si aprivano due porte. Una dava sulla sala da biliardo, l’altra sulla sala da concerti.
- E’ stupendo! Rimpiango di esserci venuta poche volte!-
Disse Aris sorridendo, rispondendo all’occhiata compiaciuta di Jimmy. Gli piaceva, quando qualcuno faceva dei complimenti a quel luogo, che per lui era come una seconda casa.
- Già, Maddy e Mey non sanno proprio cosa si perdono!-
Le fece eco Brian, più esaltato che mai. Il mal di testa gli era completamente sparito e ora non vedeva il momento che lo spettacolo cominciasse. Aveva sentito parlare bene del gruppo che si sarebbe esibito di lì a poco e, perciò, non vedeva l’ora di poter dare lui stesso un giudizio.
- In effetti, mi sembravate in pochi. Dove sono quelle due?-
Chiese Jimmy, sghignazzando. Dopo pochi passi il ragazzo si fermò di botto, rischiando di fare stampare Aris addosso alla sua schiena, che fortunatamente si arrestò appena in tempo.
- Oh! Ma oggi volete farmi tutti finire per terra? Avvisa, quando ti fermi!-
- Eh? Ah! Scusa, ma a volte, quando sono soprappensiero tendo ad arrestarmi di botto, qualsiasi cosa stia facendo, va beh… tranne quando suono, lì sono praticamente tanto assorbito che è impossibile fermarmi-
Come dargli torto? Era stata quella la prima impressione di Ris su di lui e lei non potè fare altro che sospirare e lasciare correre.
- Stai tranquillo, tanto lei oramai è abituata ad avere a che fare con me e non farti ingannare, che quando vuole picchia duro!-
Gli disse Brian, conquistandosi un’occhiata incredula da parte di Aris.
- Idiota, cosa vorresti dire?-
- Che oramai sei preparata a tutto!-
Le rispose lui molandogli uno spintone, che la fece sbilanciare e cadere addosso a Jimmy.
- Mi fate ridere voi due, quando fate così! Mi sorprende che non vi siate già messi insieme!-
Commentò il ragazzo aiutando Aris a rimettersi in equilibrio. Nessuno dei due riuscì, però, di evitare di guardarlo con una faccia sorpresa.
- Io e lui?-
- Io e lei?-
- Ma non farmi ridere-
Esclamarono all’unisono Bry e Aris, guardandosi a vicenda, cercando di capire se Jimmy stesse scherzando o meno.
- Allora non ti dispiace se dopo ti presento ai miei amici, che si esibiranno stasera? -
- No, certo che no-
Rispose cauta Ris con un’alzata di spalle, ma ancora intenta a cercare di decifrare lo sguardo di Jimmy.
Ma fa sul serio o no?
- Bene, ma dov’è Maddy? –
Le parole del ragazzo fecero riportare l’attenzione di Ris su di lui. Nonostante il volto fosse serio, Aris a quelle parole non poté non insospettirsi. Aveva notato come lui, a volte, guardava la sua amica.
- Maddy? Maddy è a casa. E’ rimasta incastrata ad una cena con gli amici dei suoi genitori, mentre Mey si è accorta di avere un impegno con il suo ragazzo… –
Rispose ancora mezzo irritato Bry, a causa dal mancato preavviso con cui li avevano avvertiti. Avevano dovuto aspettare dieci minuti davanti a casa di Mey, prima che questa uscisse a spiegare che non sarebbero venute né lei, né la biondina dalla lingua biforcuta.
- Mey ha il ragazzo? Non l’avrei mai detto, per me è più Maddy il tipo -
Constatò il ragazzo dagli occhi azzurri, come se quella affermazione non gli dicesse nulla.
- Si vede che non la conosci bene! Lei è più il tipo da non cercare una relazione stabile… Come mai tutte queste domande? Non è che ti piace, Jimmy?-
Domandò maliziosa Aris. Non vedeva affatto male il fatto che a Jimmy potesse provarci con Maddy, sempre che non la facesse soffrire.
- Forse…-
Rispose lui vago, guadagnandosi un’occhiata divertita di Bry, che già sapeva tutto.
- Ok, fammi un fischio se ti serve una mano -
Detto ciò Aris riprese a camminare, seguita a ruota dai ragazzi. I tre si diressero verso la sala da concerto e quando ne varcarono la soglia, videro che già alcuni ragazzi si erano sistemati in attesa dell’inizio della serata. La maggior parte di loro portava maglie nere, piene di teschi. Ma come aspettarsi qualcosa di diverso, quando si entrava da RolleR?
- Conviene che cominciamo a provare a tenerci stretti i nostri posti in prima fila, fra poco quando apriranno le porte non sarà più così facile, i miei amici hanno un bel seguito…-
Suggerì Jimmy, mentre salutava i presenti con cenni del capo.
Dopo nemmeno mezz’ora la sala era già quasi completamente piena e alle nove c’era talmente tanta gente, che Aris faticava addirittura a muoversi di cinque centimetri.
- Tenetevi pronti! Si comincia!-
Urlò Jimmy in direzione di Aris e Brian, cercando di farsi sentire al di sopra del rumore della folla.
- Come fai a…-
La risposta le arrivò prima che potesse finire di formulare la frase. La luci della sala si abbassarono lentamente, mentre i faretti cominciarono a proiettare la loro luce intermittente, creando un effetto che fece morire il fiato in gola ad Aris. La folla attorno a lei cominciò ad urlare eccitata, in attesa che i loro beniamini uscissero fuori dalle quinte.
L’adrenalina salì alle stelle, quando il fumo cominciò ad uscire dai bocchettoni. L’atmosfera si era surriscaldata al massimo e Ris arrivò a pensare che se la band non fosse uscita in fretta l’entusiasmo si sarebbe smorzato. Una voce graffiante, dal suono nasale si spanse dalle casse, mandando su di giro la folla e Aris si trovò, senza neanche rendersene conto, a urlare e a saltare su e giù adeguandosi al ritmo sempre più frenetico della massa di cui anche lei faceva parte.
Il suono di una chitarra si aggiunse alla voce del cantante e Ris intravide una figura maschile dal ciuffo nero.
Non era mai stata così presa da un concerto e non sapeva nemmeno il perché. L’unica cosa di cui si rendeva conto era che quella sarebbe stata la serata migliore di tutta la sua vita.




Ok, ragazze sono non potete dirmi di non essere stata brava! Questa volta non c'erano verifiche a separarmi da voi, ma bensì la febbre. Nonostante questo piccoli intoppo mi sono impegnata per terminare il capitolo, perciò mi aspetto tante scatole di cioccolatini virtuali! (Sto scherzando, non vi preoccupate, è la febbre che mi fa delirare!) 
Mi sono divertita un mondo a scrive questo capitolo, soprattutto nella parte iniziale, quando i nostri due amichetti sono insieme al parco! Lo so, sono stata un po' cattivella e immagino quanti colpi vi abbia fatto venire. La frase per il tatuaggio è venuta fuori dal nulla, ma mi è piaciuta subito, anche se solo dopo una grande dose di rassicurazioni sul fatto che potesse andare bene ho deciso di metterla.
Parlando di coppiette: non so proprio come mi sia venuta l'idea di Maddy e Jimmy insieme, ma non so perché li vedo bene. Lui distratto, lei pungente... Mah, spero che le cose possano andare per il meglio, vedremo cosa ci riserverà la mia mente malata!
Per quanto riguarda Bry e Aris non mi sbilancio, ho in mente qualcosina per loro, ma vedremo...
Spero di non avervi fatto soffrire troppo!
Ci rivediamo fra due settimane, un bacione enorme!!!!!!!

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Capitolo 8
*** Capitolo VIII ***


CAPITOLO VIII



- Trovami -

Gli aveva detto lei quel pomeriggio, dopo che si era rifiutata per l’ennesima volta di fargli vedere il suo costume e di dargli anche solo una minima idea di come si sarebbe travestita, per la festa in maschera di Halloween a casa dei fratelli Jackson.
Si era messa a ridere, mentre gli occhi verdi si erano riempiti di un luccichio divertito, lasciando Brian sconcertato davanti alle panchine del marciapiede, che costeggiavano il lungomare.
Era da una settimana che Aris continuava a tenere il segreto e se subito Brian aveva pensato che prima o poi gli avrebbe rivelato tutto, aveva capito dopo tre giorni che la sua amica faceva sul serio. Per questo motivo, aveva cercato di corrompere gli altri, ma per sua sfortuna sia Jimmy, sia Maddy che Mey si erano rivelati fedeli ad Ris mantenendo il suo segreto.
Brian odiava da morire quella stupida idea di farla andare là, senza di lui. Aveva creduto che anche gli altri sarebbero stati del suo stesso parere, ma nessuno di loro aveva cercato di dissuaderla, come se fossero già stati tutti d’accordo. Perciò, non aveva potuto fare altro che accettare, senza fare troppe storie, anche se non vedeva il perché dovesse fare così. Gli avrebbe solo rovinato la serata, dato che avrebbe dovuto cercarla per la maggior del tempo, perdendosi tutto il divertimento. Inoltre, conoscendo il costume di Brian, Aris, si sarebbe potuta allontanare non appena fosse stato troppo vicino.
Come se non bastasse, quella sera, mentre aveva cominciato a prepararsi, una strana sensazione aveva cominciato a crescere dentro di lui. Sembrava che uno spillo si fosse conficcato nel petto: troppo piccolo per riuscire a levarlo, ma abbastanza grande per arrivare a togliergli il fiato in certi momenti. Aveva paura che potesse capitarle qualcosa, mentre lui non era in grado di tenerla d’occhio. Non sapeva bene il perché di questo, visto che lei era in grado di difendersi. Poi, non sarebbe nemmeno stata sola, ma con le sue compagne. Per questo motivo, nonostante continuasse a raccontarsi che tutto sarebbe andato alla grande, non riusciva a stare tranquillo.
Per quella sera Ris aveva organizzato tutto alla perfezione: lei sarebbe andata là con le Maddy e May, mentre lui con Jimmy, Matt e Zacky. Non gli dispiaceva per niente il fatto di andare con loro, visto che si erano trovati bene fin da subito. Già dopo il concerto si erano fermati a bere insieme qualcosa e da quella sera si erano trovati un paio di volte durante la settimana, a casa di Jimmy. Come se non bastasse, nel momento in cui avevano saputo che anche Brian suonava, sia Zack che Matt avevano cominciato a valutare la possibilità di farlo entrare nel loro gruppo.  
In quel momento, mentre si dirigevano verso la grande casa di Kelly e Sam, Brian era perso nei suoi pensieri, nonostante un’enorme confusione infuriasse nella macchina. Il paesaggio sfilava veloce sotto il suo sguardo lontano, che non riusciva a vedere realmente le palme e le case, illuminate dai lampioni, che costeggiavano la via. Le voci entravano nelle sue orecchie, senza riuscire ad arrivare al cervello e, quindi, a trovare il giusto ordine per poter dare loro un significato. L’unica cosa ad avere un senso erano le sue riflessioni.
Che cazzo, ma perché deve fare così? Ci metterò degli anni a trovarla! Ci sarà praticamente tutta la scuola, per non parlare di quelli che si porteranno dietro anche qualche amico, o degli imbucati… E poi… boh, non so…
- Brian! Ehi, Haner! Mi stai ascoltando? Scendi dalle nuvole -
Improvvisa, la voce di Jimmy lo riportò violentemente alla realtà, spegnendo il suo soliloquio mentale. La verità, però, era che non aveva la più pallida idea di cosa gli avesse chiesto.
- Eh? –
Brian girò la faccia verso l’amico, seduto al posto di guida, mentre il sopracciglio sinistro si alzava verso l’alto, accentuando ancora di più la sua espressione interrogativa.
- Stavo dicendo,- fece l’amico seduto accanto a lui, guardandolo pazientemente -che stasera Zack, con quel costume, sembra un rotolo di carta igienica ambulante. Perciò, mi piacerebbe sapere cosa diavolo ne pensi tu-
Terminò Jimmy voltando la testa verso il sedile posteriore, mostrando un sorriso sornione al ragazzo travestito da mummia. Voleva farlo incazzare, almeno avrebbe reso più piacevole il viaggio, dato che uno di quelli su cui contava di più per divertirsi era perso nelle sue riflessioni tormentate.
Bry si girò valutando attentamente il costume del ragazzo. Era fatto molto bene. Le bende erano ingiallite in alcuni punti e sfilacciate in altri, dando la sensazione che fossero davvero molto vecchie. Anche se addosso a Zacky non stava per niente male, decise lo stesso di dare corda a Jimmy. Magari, se si fosse distratto sarebbe riuscito a mandare via anche la sua agitazione.
- Sai che non hai tutti i torti…-
Gli rispose Bry, rivolgendo un ultimo sguardo a Zack e mostrando, per la prima volta da quando era entrato nella vettura, un minimo di felicità.
- Ehi! Ma vi siete visti voi due? Jimmy sembra più un drogato che uno zombie e tu Haner, sembri più un vecchio cane spelacchiato, che un vero lupo mannaro –
Sbottò indignato lui per le critiche ricevute. Ci aveva messo tre giorni per trovare quel cavolo di costume e non gli andava proprio che due scemi gli dessero del rotolo di carta igienica.
 - Quindi l’unico che qui si salva sono io!-
Esclamò fulminea, una voce bassa proveniente dal posto accanto a Zack. Il suo proprietario era semi-immerso nell’ombra, risultando ancora più spettrale di quanto non lo fosse già col suo costume.
- Abbassa la cresta Matt, immagino che il nostro amico rotolo abbia qualche critica anche per te!-
Rispose pronto l’autista, come se si fosse aspettato fin da subito un intervento del genere.
Finalmente la situazione si fa interessante. Se fosse per Brian, qui saremmo tutti nella più completa frustrazione… Dai che ci divertiamo!
- Ah, ah, ah… Invece mi dispiace contraddirti Jimmy, ma il costume di Matt è davvero bellissimo! Quel vestito da Morte ti sta davvero molto bene -
Terminò Zack, guardando ammirato il suo compagno di band. Al suo confronto sembrava seriamente una schifezza il suo travestimento.
- Devo ringraziare nonna Sanders, o non avrei mai trovato una roba del genere. Comunque, hai visto? Non contraddirà mai il suo cantante o rischia di vedersi scaricare da un momento all’altro –
Scherzò Matt, rivolto a Jimmy.
- Non vale! Sei comprato Zack, dovrei lasciarti qui e farti andare alla festa da solo! -
A quella battuta l’intera macchina scoppiò a ridere di gusto, almeno, tutti tranne Brian, che era di nuovo perso nei suoi ragionamenti.
Possibile che si lasci condizionare tanto da una cosa del genere? Spero che non sia sempre così, quando va in paranoia o qui rischiamo di farci contagiare tutti!
Pensò la mummia, sporgendosi in avanti verso il sedile anteriore, su cui era seduto quel lupo mannaro trasformato in cane spelacchiato. Cominciò a scuoterlo, mentre le parole gli uscivano dalla bocca come un fiume in piena.
- Bry, si può sapere che cazzo hai? Ogni volta che ci siamo visti mi è sempre sembrato che tu fossi continuamente pronto a fare il cretino, ma è da quando sei salito in macchina che non fai altro che stare zitto! Ora, se il qui presente zombie ha deciso di non dirti niente non sono affari miei, ma per quanto mi riguarda non ho voglia di stare a guardare! Datti una svegliata! C’è una festa che ci aspetta! Decine e decine di ragazze pronte a cadere ai tuoi piedi! Se continui così, però, vedrai che ti eviteranno tutte! -
- Non è niente e poi, figurati, se io mi faccio scappare una ragazza! Finché Brian Haner sarà in circolazione nessuna potrà resistermi! -
Rispose a tono il ragazzo, anche se a nessuno sembrava vero quello che aveva appena detto. Come se quelle parole fossero uno specchio fatto per riflettere un altro se stesso, che in quel momento non c’era.
- Sì, come no! Ok che ci conosciamo da una settimana, ma non mi sembra che di solito tu ti comporti così -
Disse Matt, sconcertato da quelle parole. Pensava di aver capito cosa gli stesse succedendo e sicuramente non era l’unico.
- Ha ragione Matt. Per me centra qualcosa la tua amichetta… Aris, no? –
Azzardò Zack, in realtà, ben conscio di ciò che stava dicendo.
- E se anche fosse?-
Rispose Brian sulla difensiva.
- Dai, a noi puoi dirlo! Siamo o non siamo gli amici del tuo amico?-
- Ben appunto, proprio per questo non vedo il motivo per cui dovrei dirvelo!-
- Secondo me non ha voglia di dire niente, perché giovedì sera a casa mia gli avete completamente demolito tutte le sue sicurezze-
Scherzò Jimmy girando il viso verso di lui e mollandogli un pugno sulla spalla, che Bry non poté far altro che incassare.
- Cazzo, ma che scassa coglioni che siete! Non è vero che giovedì mi avete demolito. Le mie sicurezze sono solide! Comunque, ok, va bene, centra Aris e allora?-
Finalmente!
Pensarono tre teste nello stesso momento e rivolgendo contemporaneamente gli occhi verso l’alto, in attesa di dettagli che tardavano ad arrivare, tanto che Zack si ritrovò a gridare come un ossesso verso l’altro.
- Allora, parla!-
- Uffa… E’ solo che non ha voluto dirmi come si veste! Inoltre, questo scemo, che lo sa, non vuole d
spifferarmi niente! Per non parlare di Maddy e Mey, o delle sue compagne di squadra... E’ tutta la settimana che cerco di scoprirlo e oggi lei se ne viene fuori con “trovami”-
Rispose lui irritato, allargando le braccia in modo eloquente.
- Beh, che problema c’è? Appena arrivi puoi cominciare. Sei fortunato che puoi escludere tutti i ragazzi…-
Terminò come se fosse la cosa più ovvia del mondo la Morte.
- Anche facendo così mi rimarrebbero troppe persone, saremo in più di cento… Senza contare che saranno tutti mascherati e farò una fatica pazzesca!-
- Zacky e io ti daremo una mano, vero Backer?-
Fece Jimmy girandosi verso Zack, che lo guardò a sua volta in modo scioccato. Come se in realtà gli avesse chiesto di attraversare il Pacifico a nuoto.
- Perché, scusa? Non so tu, ma io sono venuto qui per divertirmi!-
- Backer smettila di fare il difficile, non hai appena detto che siete suoi amici? Direi che tra compagni ci si aiuta!-
- Accidenti alla mia lingua! Perché non le penso solo certe cose?-
Questa volta tutti scoppiarono a ridere, persino Brian si lasciò andare in una risata liberatoria, che durò parecchi minuti. Fu la voce di Jimmy ad interrompere quel momento d’allegria, nell’istante in cui arrivarono nelle vicinanze della festa.
- Mi dispiace fermarvi, ma adesso mi serve che vi guardiate in giro, per trovare un parcheggio il più vicino possibile alla casa. Non ho voglia di farmi tre chilometri a piedi, perciò datevi da fare!-
Ci misero una decina di minuti prima di riuscire a trovare un posto sufficientemente vicino, grazie all’acuta vista di Matt.
- Ok, siamo arrivati. Vedete di comportarvi bene. Divertitevi, non rompete niente, non fate a pugni, ma ricordatevi la missione. Perfetto! Ah! Dimenticavo, bevete! E il mio è un ordine. Ora potete andare in pace-
- Amen-
- Amen-
- Amen-
I quattro scesero dalla macchina nera di Jimmy sbattendone le portiere. L’aria notturna portava con sé le note, che provenivano dal lato opposto della strada. Erano le undici e come loro altri invitati, tutti rigorosamente travestiti, si stavano dirigendo verso l’entrata. Il giardino e tutta la casa erano stati decorati con zucche intagliate ed illuminate da lampadine, unite a drappi dai colori della notte.
Il portico pullulava di persone intente a fumare, mentre sul retro s’intravedevano numerose torce, che segnavano il percorso per arrivare alla spiaggia, dove le coppiette andavano per cercare un po’ di intimità.
- Wow! Hanno fatto le cose in grande i vostri amici!-
Zacky era impressionato. Aveva partecipato a molte feste, ma quella si prospettava la migliore di tutte.
- Zee! Asp…-
Matt non era riuscito a finire la frase in tempo, che l’amico era finito a terra con un tonfo tremendo, rimediando una botta al ginocchio. Le bende del costume erano rimaste chiuse in mezzo alla portiera e quando aveva cercato di andare avanti era semplicemente caduto.
- Fanculo! Ma che…-
- Ti sei chiuso le bende nella portiera!-
Gli spiegò Matt, aprendo lo sportello e poi aiutandolo a rialzarsi.
- Che sfigato! Spera che non ti abbiano visto o nessuna stasera ti si avvicinerà!-
- Simpatico Jim! Ma perché non vai a farti un bel giro, invece di rompere? Ah! Merda! Mi sono pure fatto male la gamba!-
Imprecò lui massaggiandosi il ginocchio dolorante. Sperò con tutto il cuore che il costume non si fosse sporcato di sangue. Anche se in pochi ci avrebbero fatto caso, voleva riuscire a riportarlo a casa in condizioni decenti.
- Ripeto Backer, sei proprio uno sfigato-
 

**************************

- Ris!-
L’urlo dell’amica non riuscì a sovrastare il suono della musica e così, Maddy si vide costretta ad avvicinarsi ancora di più, prima che Aris la degnasse di uno sguardo.
All’ennesimo richiamo, finalmente, la ragazza smise di ballare e si girò verso di lei, aspettando con aria interrogativa che la coniglietta l’aggiornasse sulla situazione.
- Sono arrivati! Li ho visti entrare dieci minuti fa. Ho mandato un messaggio a Jim e lui, come d’accordo, ha portato Bry dall’altra parte della casa -
- Perfetto! Adesso dobbiamo solo stare attente a dove andiamo –
Rispose Aris guardandosi in giro, cercando un luogo adatto per nascondersi. Era da un’oretta che aspettava quelle parole ed ora non sapeva bene come comportarsi, nonostante ci avesse pensato molto. Non potendo utilizzare le stanze che erano state chiuse a chiave, avrebbe dovuto spostarsi spesso, ma restando sempre molto vigile. Era eccitata per quella specie di nascondino, ma anche un po’ preoccupata che potesse capitare qualcosa a Bry.
- Dai! Recuperiamo Mey e buttiamoci nella mischia. Direi che per il momento è abbastanza sicuro, visto che Jimmy dovrebbe suggerirgli di uscire a controllare in giardino e poi in spiaggia…-
- Sei sicura? Non è, che adesso ci tradisce?-
Chiese lei con ansia crescente. Aveva imparato a conoscere Jimmy almeno un po’ e si fidava abbastanza di lui, ma non si sapeva mai cosa potesse accadere nella mente di un ragazzo.
- Sì, sono sicurissima! Gli ho parlato io e adesso andiamo-
Replicò Maddy rassicurandola, dopo aver notato il suo sguardo non troppo convinto. Prese per mano Ris e si avviarono verso la cucina per recuperare Mey e la trovarono intenta a parlare con la padrona di casa.
- Scusa se te la rubiamo, ma è ora che venga a ballare con noi! -
- Non c’è problema! E’ meglio che vada a vedere cosa stanno combinando in giardino. Non vorrei che mio fratello avesse perso il controllo –
Fece Kelly allontanandosi, lasciando sole le tre amiche.
- Perché dobbiamo andare a ballare? Non possiamo stare qui?-
Chiese Mey guardando supplice Maddy, che cercava di tirarla con una mano, mentre con l’altra teneva Aris.
- No, che non possiamo! Aris si deve nascondere e quello per il momento è il posto più sicuro! Dai, angioletto! Buttati nella mischia!-
 

**************************

 
Aveva passato un’ora e mezza a cercare Ris, nella confusione della festa e non l’aveva ancora trovata. La maggiore difficoltà era rappresentata del numero elevato di persone, ma anche dalla perenne semi oscurità in cui era avvolta la casa. Le luci erano spente e solamente i faretti che proiettavano fasci blu, verdi e viola e che erano stati messi per l’occasione, riuscivano ad illuminare l’ambiente. Il salone, svuotato dai divani, era stato adibito a pista da ballo, mentre in cucina era stato messo il bar e il tavolo con il cibo. Le altre stanze del piano inferiore erano state chiuse a chiave, come anche la porta che portava ai piani superiori. Lo spazio, però, non mancava. Le grandi vetrate della stanza principale erano state aperte e davano sul giardino illuminato, in cui si trovava il sentiero che conduceva alla spiaggia.
Nonostante sapesse benissimo come le altre si sarebbero vestite, un body da coniglietto bianco e un vestito da angelo completo di ali, non ne aveva ancora trovato traccia, segno che non avevano ancora deciso di farsi trovare. Era da una decina di minuti che aveva cominciato a seguire una ragazza molto carina vestita da vampiro, quando, fra la folla di chi stava ballando, vide due orecchie bianche e una coda a batuffolo.
Maddy? Magari è proprio lei… Speriamo non sia il terzo buco nell’acqua…
Brian si buttò in mezzo ad una moltitudine stretta di corpi, che si muoveva all’unisono, seguendo il ritmo della musica. Andava avanti spintonando, per non essere spintonato a sua volta, cercando di tenere dietro a quella che poteva essere la sua unica possibilità di trovare Ris.
Dai, girati… girati, cazzo! Possibile che sia così ottusa?
Passarono pochi minuti, prima che dal luogo in cui si trovava riuscisse a capire la reale identità della ragazza, che aveva cominciato a ballare con quello che pareva fantasma venuto male. Aveva deciso di mantenere una certa distanza di sicurezza, in modo da riuscire a confondersi meglio, nel caso in cui lei fosse riuscita a vederlo.
Sì! Finalmente! Ok, adesso non devo fare altro che andare da lei senza farmi riconoscere e piombarle addosso in modo da farmi dire dov’è Aris... almeno così la finiremo con questa storia!
Brian si mosse il più discretamente possibile, cercando di mimetizzarsi, ogni volta che lei si girava verso di lui.
Fu solo una sensazione, che portò Maddy a capire di essere fissata da qualcuno in modo molto deciso. Non che fosse una cosa poi così strana per una ragazza, ma quella fu particolarmente forte, tanto da farla girare.
Ed eccolo lì. In mezzo al resto della gente, intento a guardarla ballare. Decise di non scappare, di dare la sensazione di non averlo riconosciuto. Era quasi l’una e voleva dare a quel ragazzo almeno un po’ di felicità, dopo che aveva passato con tenacia tutto quel tempo a cercare quella streghetta malefica.
Sentì la sua mano poggiarsi sulla spalla e girarla delicatamente. Un sorriso enorme si aprì sul viso di Maddy, come se fosse stupita di vederselo davanti.
- Ehi, Brian! Allora, trovata Ris?-
- Come? –
La musica era troppo forte e Bry non riuscì a sentire niente. Se ci fosse stata più luce, avrebbe cercato di leggerle il labiale, ma in quelle condizioni era praticamente impossibile.
- Ho detto: hai trovato Ris? –
Urlò più forte Maddy, sporgendosi in avanti per arrivare più vicino all’orecchio di lui.
- No, ed è per questo motivo che sono qui! Dimmi dov’è –
- Eh?-
- Dimmi dov’è, Maddy!-
Si stava scocciando di tutta quella farsa. Se fosse continuata ancora a lungo avrebbe mandato a quel paese tutti e si sarebbe messo a bere, dandosi alla pazza gioia.
- Ah! L’ho lasciata là, vicino alla postazione da dj. Stavo andando a prendere da bere, ma ho incontrato Felix… Senti, tu non hai visto Jimmy per caso? E’ da quando vi ho visti entrare che lo cerco. Aveva detto che voleva dirmi qualcosa…-
- Jimmy? No, in realtà l’ho perso di vista anch’io un po’ di tempo fa. Probabilmente è in cucina… Ehi! Un momento! Tu ci hai visti entrare?-
La faccia di Bry era sconcertata, ma in effetti  aveva sospettato una cosa del genere. Era stato fin troppo intraprendente quando aveva dovuto suggerirgli dove cercare.
- Sì, anche lui era un nostro complice. Altrimenti come pensi che avremmo potuto tenerti lontano da Aris per tutto questo tempo?-
In effetti, non aveva molto senso il fatto che non avesse intravisto nemmeno una volta, anche solo per caso la sua amica.
- Ok, va bene… allora io vado -
Rispose esasperato Brian. Come aveva fatto a non capirlo? Era veramente uno stupido. L’importante, comunque, adesso era che aveva un’indicazione su dove fosse la sua preda.


CIAOOOOOO!!!!!!
FINALMENTE SONO TORNATATAAAAAAAAAAAAA!
Sì, lo so! Dopo un mese e mezzo direte voi, ma cosa ci volete fare? Immagino che vi siate perfino dimenticati di me o se non lo avete fatto, spero che non mi abbiate cancellato per ripicca!!! Mi duole affermare che devo rimandare indietro ai mittenti due scatole di dioccolatini virtuali (nion vi preocupate sono tutte piene!), perchè non sono stata brava...  
Dovete sapere che, però, ci sono stata malissimo anch'io per non essere riuscita ad aggiornare prima. Per cause di forza maggiore (quali pomeriggi a scuola obbligatori per tutto l'istituto, perchè la preside è una cretina, e un progetto scolastico bellissimo che consiglierei a tutti e non scherzo!) non sono riuscita a completare in fretta il capitolo. Adesso, però, eccomi qui e non dovrebbero esserci più enormi problemi, dato che di pomeriggi non ne ho più e per il momento ho finito con questo progetto, dovrei riuscire a postare fra due lunedì. Anzi, no! RIUSCIRO' A POSTARE FRA DUE LUNEDI'!
Mi duole lasciarvi ragassuole, ma so di avervi tediato già abbastanza!
Un grande bacione a tutte! ;-)

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Capitolo 9
*** Capitolo IX ***


CAPITOLO IX





Dopo che si era buttata in mezzo la mischia, i muscoli, che erano stati contratti fino a quel momento per l’agitazione, si sciolsero facendole quasi male. Lasciò che il ritmo battente della musica le penetrasse dentro fino al midollo, fino ad ogni particella del suo corpo. Non aveva più alcuna intenzione di girare per tutta la sera, cercando di sfuggirgli. No, assolutamente. Quel proposito l’aveva abbandonata non appena aveva cominciato a ballare con Maddy e Mey. Attorno a loro, una cinquantina di persone si muovevano all’unisono, formando uno scudo, che le sembrava impenetrabile più d’ogni altra stanza chiusa a chiave della casa.
Non capiva bene chi si nascondesse sotto la maggior parte dei costumi. Le luci basse e la frenesia rendevano tutto leggermente confuso. L’unica cosa certa era che non aveva ancora bevuto niente, ma si stava divertendo un sacco a ballare con quelle due pazze.
Il travestimento di Maddy la rispecchiava alla perfezione: un piccolo coniglietto bianco tentatore. Si muoveva fluida, accennando, a volte, mosse provocanti con chi provava ad avvicinarla. Appariva sicura, ma poche persone, sapeva Aris, avevano notato che gettava continue occhiate qua e là in cerca di qualcuno ben preciso.
La capiva, in fondo aveva fatto anche lei così fino a pochi minuti prima, finché non aveva avuto la certezza che lui prima o poi l’avrebbe trovata.
- Vai a cercarlo-
Le disse Aris avvicinandosi al suo orecchio per farsi sentire al di sopra della musica. Probabilmente Maddy non se lo aspettava, poiché sembrò spiazzata da quelle parole.
- No, non ti lascio sola!-
Protestò lei avvicinandosi a sua volta e fissandola insistentemente negli occhi.
Che testarda! Perché per una volta non pensa anche a se stessa!
Era sempre stato così per Maddy, prima le amiche anche tutte le volte che c’era di mezzo un ragazzo.
- Maddy! Vai! E’ un ordine. Ti stai guardando intorno da un quarto d’ora ormai! Vai da lui! E poi qui ce Mey, te lo sei dimenticata?-
Urlò Aris indicando la ragazza, che stava ancora ballando accanto a loro e che non accennava a fermarsi.
- Ma se vado adesso, potrei incontrare Bry!-
Protestò Maddy, senza una reale convinzione. Probabilmente, si disse Aris, non voleva essere lei a gettarsi fra le braccia di Jimmy.
- E allora?-
- Allora, è ancora presto prima che possa posare i suoi occhi su di te! Continua a ballare, ci penserò poi a Jim-
Aris sospirò. Era quasi impossibile farle cambiare idea, quando s’impuntava, praticamente come faceva lei. Decise di lasciar perdere, avrebbe ripreso l’attacco più tardi, magari con l’aiuto dell’angelo che ballava accanto a lei e che per il momento aveva deciso di non prendere parte alla piccola discussione.
Ammirava tantissimo il costume di Mey. Era morbido al tatto, di un bianco leggermente sporco d’azzurro. Il top erano le ali. Si aprivano leggere appena sotto le scapole. Non erano esageratamente grandi, ma nemmeno così piccole da passare inosservate. Lei invece aveva un semplice vestito nero, che aveva trovato al mercatino del martedì sera.
Scosse la testa decisa a non pensare più a niente, di lasciare andare tutto e di godersela solamente. Fu per quello, forse che non notò un uomo lupo passare a pochi passi da lei, che dal canto suo proseguì dritto senza vederla.
 

****************************

 
Era quasi un’ora che ballava senza fermarsi. Aveva le gambe affaticate, i piedi doloranti per i tacchi e la gola secca. Come lei, anche le sue due amiche faticavano a continuare a dimenarsi come sceme, così avvicinò la bocca alle loro orecchie e vi urlò dentro per farsi sentire.
- Ho una sete da matti! Andiamo prendere qualcosa?-
Maddy e Mey si guardarono in faccia prima di risponderle.
- Non è molto sicuro… potresti incontrare Brian…-
Aris sbuffò. Sembrava quasi che ci tenessero più loro a non farsi trovare, che lei stessa.
- Oh ma piantatela! E’ passata un’ora e un quarto da quando sono arrivati! Prima o poi, dovrò pur imbattermi in lui! Sarebbe anche ora…-
Terminò lei guardandosi in torno nella speranza di vederlo comparire dal nulla, cosa che naturalmente non accadde.
- Ok, va bene! Allora io vado a prendere da bere-
Gridò illuminandosi Maddy. Chissà, magari avrebbe finalmente trovato Jimmy, casualmente fingendo una certa fatalità.
- Veniamo anche noi-
Replicò soddisfatta Ris, che finalmente aveva ottenuto ciò che voleva.
- No, tu rimani qui con me! Ci rivediamo qua-
Fece poi Maddy in direzione di Mey, spiazzando completamente l’amica, a cui si spense immediatamente il sorriso.
- Ma non riuscirà mai a portare tre bicchieri contemporaneamente con tutta questa gente!-
Protestò invano la streghetta, che sperava in un seppur minimo supporto da parte di Maddy, che non arrivò.
- Sì che ce la farò! Adesso smettila di rompere! Ci vediamo fra poco! -
La videro scomparire dopo poco fra la folla, che la inghiottì come un leone affamato fa con la sua preda.
 - Ehi!-
Sentì una mano calda appoggiarsi sulla sua spalla ancora prima di udire la voce chiamarla. Sì girò di scatto, come se davanti a lei potesse essersi finalmente materializzato Brian. Il suo sorriso si smorzò un poco, quando, invece dell’imponente fisico dell’amico si ritrovò davanti quello di una ragazza travestita da fata, che non riconobbe immediatamente. Era alta un po’ più alta di lei e portava i capelli biondi raccolti in due treccine, che terminavano con due fiocchi gialli. Indossava un vestito giallo abbastanza semplice, con le spalline a sbuffo e le maniche a tre quarti. Un nastro sottile di raso arancione le cingeva la vita sotto il seno, facendo in modo che la gonna, che le arrivava al ginocchio, si aprisse a cerchio. Due alette di velo, sorrette da una struttura di filo di ferro e spruzzate di brillantini, partivano da sotto le scapole. Non erano niente in confronto a quelle di Mey, ma avevano un che di delicato che le rendevano lo stesso bellissime.
Maggie, una delle sue compagne di squadra, la guardava negli occhi in attesa di una sua risposta, che Aris ancora non dava.
- Ciao! Spero che tu mi abbia riconosciuto o che almeno non ti abbia deluso!-
Scherzò la ragazza tentando di sbloccare la situazione. Nonostante lo sconcerto di Ris, Meggie aveva ancora il sorriso sulle labbra e gli occhi lucenti.
- Ciao, Meggie! Sì, scusa è che con questa luce ci ho messo un attimo, prima di capire… Allora come va? Ti stai divertendo?-
Rispose Aris abbracciandola e avvicinando di più la bocca all’orecchio, per sovrastare il frastuono.
- Sì, moltissimo grazie. Senti, non vorrei disturbarti, ma avrei bisogno di parlarti. E’ una cosa abbastanza urgente…-
Terminò lei vedendo lo sguardo che Aris aveva lanciato a Mey, la quale si era portata vicino all’amica per capire cosa stesse succedendo. Infatti, fino ad un minuto prima era ancora intenta a guardare nella direzione in cui era sparita Maddy e non era riuscita a sentire nulla. Perciò, ora guardava le due ragazze con un’espressione interrogativa, in attesa di una spiegazione.
- Non ti preoccupare, vai pure. Cinque minuti fa mi ha mandato un messaggio Jack, chiedendomi di raggiungerlo. Vado da lui -
La rassicurò Mey scostandosi dal suo orecchio destro per guardarla negli occhi. Aris non avrebbe voluto lasciarla lì in quel modo, dopo tutto quello che lei e Maddy avevano fatto per lei fino a quel momento. Guardò prima Meggie e poi Mey. La prima le sorrideva invitandola a seguirla, mentre l’altra la spingeva dolcemente con le mani verso la sua compagna di squadra.
Cosa faccio? Mey ha detto che Jack la sta aspettando, però… d’altronde se io restassi non sarei altro che la terza incomoda…
Con un sospiro Aris si avvicinò all’orecchio dell’amica.
- Ok, va bene. Io vado con Meggie, ma tu mi prometti che se ti stanchi di stare con Jack mi dirai qualcosa e io correrò da te -
La sentì ridere e quando la guardò in faccia la vide scuotere la testa in segno di assenso. Si voltò verso Meggie, facendole cenno di essere pronta a seguirla e la ragazza la prese per mano, per non perderla in mezzo agli altri. Camminarono lente, cercando di evitare il più possibile di andare a sbattere contro i ballerini e, quando uscirono dalla pista, dai ragazzi già completamente ubriachi che si aggiravano per la casa.
Aris non sapeva cosa pensare, non capiva quale fosse il motivo per volerle parlare così urgentemente. Non ricordava di aver fatto niente di male e poi, sicuramente, se l’avesse fatto, Meggie non sarebbe mai stata così amichevole con lei.
Sentiva di avere la pelle d’oca, come se la mano calda di Meggie rendesse la sua più fredda di quanto non lo fosse realmente. Si guardò intorno. Aveva completamente dimenticato Brian e il fatto, che lui la stesse ancora cercando. Allontanandosi dal luogo in cui avrebbe dovuto aspettare Maddy non faceva altro che togliergli un’altra possibilità di trovarla.
Si accorse di essersi fermata solo perché andò a sbattere contro alle ali di Meggie. L’aveva condotta fuori, nel giardino, dove la musica era più bassa e le due avrebbero potuto parlare meglio. Accanto a loro altri ragazzi mascherati chiacchieravano bevendo o fumando e, a volte, addirittura tutte e due le cose insieme.
Maggie le lasciò la mano e si sedette sulla ringhiera della veranda. I piedi erano sollevati da terra e dondolavano su e giù. Il volto era rivolto verso Ris e aspettava solamente che anche lei si sedesse. Aris si avvicinò appoggiando i palmi sul corrimano e facendovi forza per riuscire a salirvi sopra.
- Mi dispiace di averti interrotto, ma se non lo faccio adesso che ho bevuto un po’ non ci riuscirò più…-
Le spiegò Meggie mordendosi il labbro. Sembrava nervosa, come se avesse quasi timore a parlare.
- Non fa niente, stai tranquilla… tanto Maddy era appena andata a prendere da bere e Mey ha detto che Jack, il suo ragazzo, l’aveva appena cercata… Però se continui così mi farai prendere un colpo! Ho fatto qualcosa di male?-
Terminò Aris con un sorriso e inclinando la testa di lato. La risata allegra della ragazza bionda le fece tirare un sospiro di sollievo. La vide sporgersi leggermente all’indietro e capì che se l’avesse cercata realmente per una regolazione di conti, non si sarebbe mai comportata in quel modo.
- No! Oddio! Ah! Ah! Ah!... scusa, non volevo! E’ solo che devo parlarti di una cosa. Vedi, -fece la ragazza tornando seria e volgendo lo sguardo danti a sé, verso il giardino- è che… è da un po’ che ci penso, ma ho sempre rimandato… -
- Dimmi pure, davvero! Non c’è nessun problema. Sei ti posso aiutare mi fa piacere, dopo tutto  ci conosciamo da due anni e siamo compagne di squadra!-
La incoraggiò Aris, cominciando a muovere anche lei i piedi.
Se fossi più alta arriverei a toccare… come Bry… chissà dov’è adesso…
Voltò lo sguardo da una parte e poi dall’altra, in cerca dei suoi capelli castani, di quegli occhi scuri e di quelle guance che invitavano solo a dargli dei pizzicotti. Le sembrò quasi di scorgerlo poco lontano da lei, ma é impossibile, si disse lei scuotendo la testa, o lui sarebbe già volato qui.
La voce di Meggie la riportò alla realtà e Aris volse la testa verso di lei, per ascoltare ciò che le stava dicendo.
- Grazie. Ok, allora… E’ da un po’ di tempo che… mi piace una persona. A dirla tutta è praticamente da cinque mesi che ci sbavo letteralmente dietro, ma non ho il coraggio di dirglielo…-
Mentre pronunciava quelle parole, Maggie prese a tormentarsi le dita e a gesticolare, come se da quei movimenti potesse trovare la fermezza che le serviva.
- Come mai? Insomma, cinque mesi sono tanti-
Chiese Aris aggrottando la fronte. Non riusciva a capire, come una persona potesse aspettare tutto quel tempo per dichiararsi, certo a volte era difficile, ma…
- Lo so, è solo che ho paura che a lui piaccia qualcun altro…-
Uno strano silenzio calò sulle due.
Capisco… ha paura di sentirsi rifiutata. Però, se viene da me, vuole dire che io conosco quella persona… ma chi é?
- Immagino che tu non voglia chiederglielo per non scoprirti troppo…-
Commentò Aris lasciando vagare lo sguardo per il giardino semi immerso nell’ombra, che in quel momento sembrava ancora più grande di quanto non lo fosse in realtà.
- Già… è che ho paura di illudermi e ho anche il terrore di sentirmi rifiutata…-
La voce di Meggie si ridusse ad un sussurro appena udibile a causa della musica lontana e delle risate dei ragazzi, che si perdevano nella notte.
- Se me ne stai parlando, vuol dire che io lo conosco... Beh sarei felice di poterti aiutare in un qualche modo, dimmi pure!-
Aris girò lo sguardo verso di lei sorridendole, per incoraggiarla ad andare avanti. Se avesse potuto aiutarla, lo avrebbe fatto davvero volentieri. La fatina guardò stupita la streghetta, quasi si aspettasse una reazione differente, come se da un personaggio del genere non potesse attendersi altro.
- Davvero?-
- Sì, certo! Perché non dovrei?-
Sentendo quelle parole, Meggie le saltò letteralmente al collo. L’impatto tolse il fiato ad Aris, che quasi perse l’equilibrio. Sarebbe caduta all’indietro, sul pavimento in legno della veranda, se entrambe le sue mani non si fossero aggrappate saldamente alla ringhiera.
- Grazie! Grazie! Grazie! Oh, scusa! Mi sono fatta prendere un po’ troppo dall’entusiasmo -
Meggie lasciò andare Aris e le due tornarono a sistemarsi per evitare di finire per terra, ma sui visi di tutte e due era comparso un sorriso complice.
- Avanti, dimmi chi è il cavaliere misterioso –
- E’ proprio per questo che vorrei non essere qui…-
Rispose timorosa Maggie e affrettandosi ad abbassare lo sguardo verso i suoi piedi.
- Perché? Dai, non può essere così terribile!-
Aris la butto sul ridere, perché stava cercando di sdrammatizzare la situazione. In realtà stava ricominciando a sentire freddo, come se stesse per accadere qualcosa di strano. Combatté contro l’istinto di stringersi nelle spalle e si sforzò di sorridere il più naturalmente possibile.
Sentì la ragazza prendere un enorme respiro, prima di cominciare a parlare.
- Brian –
Fu la forza di quell’unico nome pronunciato con voce tremante e timorosa a spiazzarla più di ogni altra cosa. Non sapeva perché, eppure la strana sensazione di freddo, alla quale non riusciva a dare un nome, cominciò ad insinuarsi dentro di lei con maggiore forza. Rimpianse quasi di non essersi portata dietro almeno un coprispalla.
Brian?
Non poteva essere lui a piacere a Meggie, anche se non c’era niente di sbagliato. Era un bel ragazzo, sempre così disponibile e pieno di allegria, che non doveva essere difficile innamorarsi di lui. Lei l’aveva sempre considerato come se fosse suo ed era difficile ammettere che, probabilmente, aveva un certo numero di ragazze che gli andavano dietro.
 - Brian?  Davvero? –
Erano parole piene di sconcerto quelle che uscirono dalla sua bocca, come se ancora non ci potesse ancora credere.
- Sì –
Le rispose lei guardandola in attesa della sua reazione. Aveva messo in conto di potersi sentire dire che lui era innamorato di qualcun’altra o che ci fosse qualcosa fra loro, ma non riusciva a non sentirsi agitata, quasi come se da quella risposta dipendesse il suo futuro e in effetti era così.
- No –
Quella singola parola distrusse tutte le certezze di Meggie. Aris l’aveva pronunciata con un tono così perentorio da farle paura. Le stava per caso dicendo di rinunciare a lui?
- Cosa no?-
- No, nel senso che per quanto io ne sappia a lui non piace nessuna… Anche se, non è che parliamo molto di questo argomento… diciamo che preferiamo dirci questo genere di cose solo in caso di stretta necessità, però… no, non dovrebbe piacergli nessuno-
Finì Aris sospirando. Era vero, non si erano mai fatti questo genere di confessioni, probabilmente perché non c’era mai stata una reale necessità o forse per paura di ciò che avrebbe potuto fare l’altro. Se non riuscivano nemmeno a dirsiti voglio bene, come potevano pretendere di dirsi quello?
- Davvero! Fantastico!-
La voce squillante di Meggie le fece quasi male, ma se lei era felice, perché non doveva esserlo anche lei? Stava solo aiutando un’amica.
- Già… magari potrei provare anche a parlargli di te, naturalmente in modo discreto, se poi vedo che il terreno è buono…-
Propose lei, senza neanche troppa convinzione, ma l’amica non sembrò nemmeno farci caso.
- Dici sul serio?-
-Certo-
-Sarebbe fantastico, davvero! Molto di più di quanto mi sarei mai potuta immaginare!-
Il suo sorriso caldo la fece sentire ancora più strana. Meggie si fidava, ma era lei stessa a non fidarsi della situazione.
Rimasero sedute l’una accanto all’altra nel silenzio più assoluto, che nessuna delle sue aveva intenzione di rompere. Poi, Aris vide la sua compagna alzarsi.
- Io torno dentro, tu cosa fai?-
- Io? Resto qui un altro po’. Vorrei cercare Bry, sai lo devo ancora vedere…-
- Ok… Allora ci vediamo lunedì mattina, visto che domani niente partita…-
Non sembrò per niente sorpresa di quel rifiuto, come se si fosse aspettata di vederla in quello stato e ora la volesse lasciare in pace per riflettere sulla sensatezza della sua decisione e per non farla tornare indietro.
Ris prese a muovere i piedi su e giù, mentre una brezza leggera, le faceva volare i capelli piastrati attorno al viso, facendole il solletico al naso. Lo sguardo si perdeva lontano, come se fosse stato slegato dalla realtà attorno a lei.
La sensazione di panico che l’aveva attanagliata, quando era arrivata, si fece risentire ancora più acuta di prima e lei non riusciva a capire nemmeno perché.
 

****************************

 
Oramai stava davvero perdendo le speranze di trovarla. Era andato verso lo stereo, come le aveva detto Maddy, ma lì, di Aris non c’era proprio traccia.
Che due! E’ mai possibile?
Decise di andare fuori a prendere una boccata d’aria, come se oramai quel luogo fosse talmente tanto piccolo da non riuscire a farlo respirare. Guardò il cellulare. Mezzanotte e tre quarti. La sua rabbia aumentò a quella vista.
Per fortuna che doveva essere facile da trovare… Giuro che gliene dico quattro a quei tre imbecilli!  E per fortuna che avrebbero dovuto aiutarmi!... Che begli amici che ho!... Comunque, è strano che non l’abbia ancora vista, insomma, non è poi così grande questo posto…
L’agitazione si unì alla rabbia in un mix micidiale, che gli avrebbe fatto scoppiare le vene, se non avesse avuto a portata di mano una sigaretta. Prese in mano il pacchetto e ne tirò fuori una, aspettando di trovarsi fuori per accenderla. Aveva cominciato da poco tempo a fumare e cercava di andarci piano, di usarle solo, quando era indispensabile. Proprio come in quel momento.
Finalmente riuscì a guadagnare l’uscita. Aveva un caldo pazzesco. Quel costume gli faceva un caldo pazzesco.
Non vedo l’ora di togliermelo...
La luce dell’accendino riverberò nell’aria, mentre una goccia di sudore gli si gelò sulla schiena, quando fu colpito in pieno da un soffio di vento. Si guardò in giro. Alla sua destra un gruppo di ragazzi stava chiacchierando e ridendo. Probabilmente, qualcuno di loro era anche già leggermente fuori. Prese un altro tiro. Come poteva biasimarli? Se non avesse dovuto trovare Aris, probabilmente ora sarebbe già stato là a fargli compagnia.
Scosse la testa, contrariato da tutta quella storia che per lui era stata sempre un’inutile perdita di tempo. Improvvisamente notò una figura sulla sinistra, a cui prima non aveva fatto caso.
Era seduta sulla ringhiera della veranda e da quanto riusciva a vedere sembrava una ragazza. Portava un cappello nero da strega e i capelli lunghi fino alle spalle. Non erano ricci ma lisci, eppure, nonostante quel particolare la postura di quella figura gli ricordava tremendamente quella di Aris.
I piedi, fasciati in scarpe col tacco nere, si muovevano lenti prima verso l’alto e poi verso il basso. Un corpo magro e ben allenato si nascondeva sotto un vestitino senza maniche dello stesso colore delle scarpe, che la rendeva molto attraente.
Forse…
Probabilmente, però, non era lei nemmeno stavolta. Aris non portava mai i capelli piastrati, ma in fin dei conti non aveva nulla da perdere. Prese l’ultimo tiro dalla sigaretta e poi la buttò per terra.
Si avvicinò lento, perché non voleva far prendere un colpo alla ragazza, visto che vedersi spuntare fuori un lupo mannaro, anche se Halloween, non era mai una cosa normale.
La giovane dovette accorgersi del suo arrivo, poiché volse lo sguardo verso di lui. Due occhi verdi, contornati da uno strato di matita nero e da ombretto grigio lo stavano guardando.
Era impossibile sbagliare. Quelli erano proprio gli occhi di Aris.
Un sorriso spuntò sui visi di tutti e due, contenti di essere finalmente insieme. Brian mise le mani in tasca e si sforzò di non correre verso di lei, di precipitarsi verso Ris, mentre tutti e due pensavano la stessa cosa: finalmente!
Raggiunse l’amica, ma, invece di sedersi come aveva fatto lei, Bry si appoggiò con le braccia alla balaustrata. Aris percepì come un cambiamento di temperatura nell’aria, come se la sola presenza dell’amico fosse sufficiente a farla sentire meglio.
- Wow! Pensavo che non saresti mai spuntato fuori!-
Fece lei sarcastica guardandolo in faccia. Il suo costume da lupo mannaro era bello, anche se ne aveva visti alcuni migliori quella sera. A differenza degli altri, però, aveva il pregio di fargli risaltare il fisico muscoloso.
Non è proprio un brutto ragazzo! In effetti Meggie non ha tutti i torti ad essersi innamorata di lui…
- Taci, non sei tu quella che si deve lamentare, visto che sono stato io a farmi per dieci volte il giro completo della festa! E non sono neppure riuscito a bere un bicchiere, quindi immaginati quanto io mi sia divertito fino a questo momento!-
La voce di Brian la distolse da quei pensieri troppo strani per essere realmente suoi. Non aveva mai pensato a Bry in quel modo, ma perché doveva cominciare proprio ora?
- Oh! Povero Brian, sei così incompreso! Perché, hai un’amica così crudele?-
- Non lo so nemmeno io? Pensa che me lo chiedo sempre… stasera ho persino perso il conto!-
Rispose lui a tono, alzando braccia ed occhi al cielo.
- Ma va là!-
Esclamò Aris tirandogli un pugno sulla spalla destra, accanto a lei. Non gli fece molto male, poiché Bry non emise nemmeno un mugolio di protesta, ma si limitò a massaggiarsi il braccio.
- Allora, cosa ha fatto di bello questa streghetta senza di me questa sera?-
- Mmm… fammi pensare… mi sono nascosta, ho ballato come una scema con Maddy e Mey e poi sono venuta qui fuori-
Finì lei perdendo l’allegria con cui aveva cominciato la frase. Come un campanello d’allarme, quelle parole informarono Bry del fatto che qualcosa non stava andando.
- Cos’è, non c’era niente d’interessante là dentro?-
- Ero solo stanca, tutto qui… ehi! È vero! Sai, dopo che balli per un’ora e un quarto mi sembra normale che ti facciano male i piedi e ti venga una sete da matti!-
Sicura?
Avrebbe voluto chiederglielo, ma forse non era realmente nulla, così il ragazzo decise di lasciar perdere.
- Se il tuo unico sforzo è stato ballare, mi sa proprio che ti toccherà sottostare al mio volere per una settimana!-
- E perché, scusa?-
Chiese la ragazza leggermente allarmata da quelle parole. Sapeva di potersi aspettare di tutto dall’amico e mettersi alle sue dipendenze per una settimana non era fra le sue aspirazioni. Probabilmente l’avrebbe costretta ad aiutarlo a lucidare le sue due chitarre.
- Perché così, potrai provare gli stessi tormenti che ho provato io –
Scoppiarono a ridere tutti e due e la notte accolse le loro voci, mischiandole con la musica di sottofondo.
- Non ti mando a quel paese, perchè l’ho già fatto mentalmente sette volte da quando sei arrivato!-
- Ah! Ah! Ah! E’ un record!... cosa c’è?–
Chiese Brian risolvendo d’indagare, dopo l’ennesimo sguardo malinconico. Sperava proprio che non stessero ritornando i periodi bui di quando l’aveva conosciuta.
- Perchè? Non ho assolutamente nulla!-
Aris era sulla difensiva e nemmeno lei ci credeva veramente in ciò che aveva appena detto.
- Ris, ti conosco benissimo! Avanti, spara!-
Vide l’amica girare il busto verso di lui, alzare le braccia e unire le mani a formare una pistola.
- Pum!-
Ris aveva appena sparato proprio come lui le aveva detto, ma Bry non riuscì a ridere di quella specie di battuta. Se Aris si stava comportando in quel modo voleva davvero dire che c’era qualcosa che non andava.
Perché è così stupida? Sembra che abbia quattro anni! Ma perché fa così fatica a parlare certe volte? Bisogna cavargliele a forza le cose importanti…
- Ci rinuncio!-
Brian alzò le braccia al cielo e fece come per girarsi e andarsene. Aris non si sarebbe mai aspettata una reazione del genere. Si era immaginata di vederlo ridere e invece la stava lasciando lì. Scese in fretta dal parapetto allungando una mano verso la maglia. L’afferrò appena in tempo per riuscire a tirarla verso di sé e fermarlo.
- Dai! Scusa! Sul serio, non è niente! Avevo solo paura di non vederti! Tutto qui…-
In fin dei conti non aveva detto una bugia. Aveva avuto il timore di non riuscire a trovarlo, anche se in quel momento a preoccuparla era cercare un modo per dirgli di Meggie.
- E tu pensi che ti avrei mai abbandonato nel bel mezzo di questo delirio? Maddy e Mey sono affidabili solo fino ad un certo punto…-
Ris non aveva mai lasciato il costume di Brian e così gli bastò allungare la mano per attirare la ragazza verso di sé e stringerla in un abbraccio, che non si sarebbe mai aspettata e che non sapeva nemmeno come interpretare.
- Beh! A dirla tutta nemmeno tu sei un campione di affidabilità!-
Gli disse lei ancora stretta a lui. Ne sentiva l’odore di fumo, il suo respiro e il battito regolare del cuore. Ad Aris, invece, stava cominciando ad andare su di giri. Le braccia di Brian la lasciarono all’improvviso dandole una sensazione di vuoto attorno.
- Sempre meglio io che quelle due…-
Quelle parole sussurrate si persero nel silenzio che improvvisamente era calato su di loro e che sembrava spazzare via tutti gli altri suoni circostanti. In quel momento attorno a loro c’era spazio solo per i loro pensieri. Fu Bry il primo a riscuotersi da quella strana moltitudine di sensazioni.
- Sai, anche se faccio fatica ad ammetterlo, anch’io avevo paura di non trovarti…ero davvero preoccupato! Dico sul serio Ris! Guardami negli occhi! Secondo te è normale venirsene fuori con un gioco così stupido? Non è per niente ragionevole sparire per così tanto tempo! –
Non sarebbe voluto arrivare ad urlare in quel modo, ma gli sembrava quasi che non le importasse un gran che di quello che le stava dicendo. Anche lei faceva fatica ad esprimerle quei sentimenti, perciò perché non cercava di rendere le cose più facili e parlargli di ciò che la stava facendo stare male?
- Non urlare, Bry! Ok, scusa! Non volevo… sarei venuta a cercarti anche prima, ma Maddy e Mey non mi lasciavano andare…-
Si sarebbe aspettata di sentire altre urla, ma a quanto pareva l’amico aveva deciso di lasciare stare per il momento, perché le disse solo Ti va di entrare? E lei non poteva aspettarsi niente di meglio, perché non aveva voglia di tornare sull’argomento.
- Sì, è da venti minuti che aspetto il mio drink…-
- Maddy, vero?-
Un sorriso spuntò sul viso del lupo facendo sperare a Ris che, almeno per il momento, tutto fosse passato.
- Sì… allora l’hai vista!-
- Mi ha detto di cercarti dallo stereo…-
- Scusa! E’ che me ne sono andata dopo e anche Mey, quindi…-
- Non è niente, quello che conta è che adesso siamo qui! Dai, andiamo a prendere qualcosa da bere e poi buttiamoci in pista!-
 

**************************************

- Aris! Aris! -
La ragazza scosse la testa e mimò con le labbra le parole cosa c’è?
- Io ho sete, vieni anche tu?-
Sentì il fiato caldo di Brian sul collo sudato e non poté fare a meno di chiedersi come mai, da dopo la chiacchierata con Meggie, stava notando tanti particolare di lui a cui prima non aveva mai fatto caso.
- Ancora?-
- Sono già le due meno cinque e io non sono ancora fuori e se voglio farcela prima di andare a casa devo muovermi!-
Protestò lui mostrandole lo schermo del cellulare. In effetti, era già piuttosto tardi rispetto alle tempistiche solite. A quest’ora sarebbe oramai dovuto essere ubriaco da un’oretta.
- Allora vieni? –
- Tu vai, ti raggiungo fra un attimo, ok?-
 Lo vide allontanarsi e sparire fra la folla e si sentì improvvisamente sola. Non riusciva ancora togliersi dalla testa la conversazione con Meggie e probabilmente Brian aveva capito che c’era qualcosa che non andava e che non gli aveva detto o non l’avrebbe mai abbracciata in quel modo. Non voleva liberarsi di quei pensieri in quel momento, non ad una festa. Non le sembrava giusto discutere di un argomento di una certa importanza in un momento come quello.
Aris sospirò e poi s’incamminò verso la cucina per raggiungere Brian. Sfoderò il suo sorriso migliore, almeno, se qualcuno l’avesse vista, avrebbe pensato che si stesse divertendo.
Anche la cucina era completamente piena di ragazzi, che reclamavano alcool a gran voce da alcune ragazze, tra cui la proprietaria della casa, che si erano gentilmente prestate per quel lavoro massacrante.
Si guardò intorno per cercare Bry, ma quello che attirò la sua attenzione fu una coppia che si stava baciando con una foga che aveva visto solo poche volte. Davanti a lei una ragazza dai capelli rossi travestita da vampiro era completamente avvinghiata a qualcuno che le sembrava di conoscere. Si avvicinò un poco, giusto per capire di chi si trattasse e rimase senza fiato.
No! No! No! No! Non è possibile!
Non riusciva a credere ai suoi occhi, perfino la sua mente non riusciva a spiegarsi come fosse possibile che Brian, il suo amico Brian, stesse baciando con così tanto impeto una sconosciuta, senza essere ubriaco.

CIAO  A TUTTE!!!
Ok, va bene o capito che non devo più fare promesse su quando posterò, o altrimenti rischio di farci brutte figure!
Mi dispiace un sacco e mi scuso con tutte quante per il ritardo! 
Spero che il capitolo vi possa piacere, per quanto riguarda il prossimo non so quando riuscirò a metterlo. Spero la prossima settimana, al massimo tra due!
Purtroppo per me è un po' tardino, perciò un bacio a tutte quante e
BUONA NOTTE!

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Capitolo 10
*** Capitolo X ***


CAPITOLO X




Era distesa sullo sdraio nel giardino di casa sua, la faccia sotto l’ombra dell’albero di tiglio, mentre sul resto del corpo sentiva il calore del sole accarezzarle la pelle, nei punti in cui la stoffa della maglia e dei pantaloncini la lasciavano scoperta. Aveva tirato su le maniche fino ai gomiti per non sporcarsi, mentre tagliava l’erba ed ora un venticello leggero la percorreva, facendo asciugare ancora più velocemente le goccioline di sudore.
Si passò la mano, che fino a poco tempo prima sfiorava la stoffa della maglietta sulla pancia, nei capelli, sparsi in enormi ricci sul lettino. Era riuscita a stancarsi a dovere quel pomeriggio, con l’unico risultato di rimandare ancora per qualche ora il momento in cui avrebbe ripensato agli avvenimenti di quattro giorni prima.
Ne aveva parlato a volontà con Maddy e Mey e perfino con Jimmy, nei momenti in cui era sicura che Brian non avrebbe potuto sentirli. Tutti e tre, naturalmente, avevano convenuto sul fatto che avrebbe dovuto parlare urgentemente col diretto interessato, cioè Brian. Innanzi tutto doveva riferirgli la storia di Meggie, che lei aveva deliberatamente reso inesistente in quei giorni e poi avrebbero dovuto parlare del bacio. Se, però, la prima le sembrava avere almeno un senso per essere discussa, la seconda non ce l’aveva proprio.
Bry, infatti, aveva senz’altro il diritto di poter decidere cosa fare con Meggie e Aris aveva il dovere di riportargli il loro discorso. Non voleva nemmeno fare un torto a Meggie, facendole credere di essere stata rifiutata quando, in realtà, non aveva nemmeno mosso un dito per fare ciò che le aveva chiesto.
 Ma per il bacio che gli aveva visto dare, lui non le doveva nessuna spiegazione, visto che non stavano insieme, ma erano semplicemente amici.
amici…
Sospirò al pensiero di quella parola. In effetti, era proprio quello che erano sempre stati lei e Brian da quando avevano cominciato a frequentarsi. Le era sempre andato bene così e non aveva mai pensato a lui in modo diverso, ma allora perché non le andava giù di vederlo con un’altra?
Era da sabato dopo la festa che ci pensava e non aveva ancora capito il perché, anzi, no, lo sapeva benissimo, ma non riusciva e non voleva ancora ammetterlo.
Quella notte aveva come sentito la terra franarle sotto i piedi, come se quella rossa glielo avesse portato via, prima ancora che lei gli avesse minimamente accennato di Meggie. Si era sentita come presa a pugni nello stomaco ed era rimasta senza fiato.
Ripensò agli ultimi giorni, quando aveva cercato di sembrare il più normale possibile, mentre tutti i suoi amici, compreso Brian, le avevano lanciato occhiate strane. I primi per capire se avrebbe parlato o no, il secondo, aveva ipotizzati Aris, probabilmente, voleva capire il perché venisse fissata in quel modo.
Non aveva ancora avuto il coraggio di affrontare l’argomento, ma come avrebbe potuto, dato che nemmeno lei aveva le idee chiare sul come fare e su cosa dire di preciso?
 “Bry, sai l’altra sera…, che ero in veranda…  sì, ecco! Giusto, bravo! Beh, ecco in realtà avevo appena parlato con Meggie e…” No! Ma che cazzo sto facendo? Non va bene! AHHHH!
Era talmente disperata, che tutte e due le mani corsero a coprirle gli occhi. Un altro sospiro le uscì dalla bocca, mentre le dita si aprivano, permettendole di vedere lo spettacolo delle foglie mosse dal vento.
Ok, io ce la posso fare, ce la devo fare! Devo parlargli assolutamente, ma quando? Domani a scuola… no, non conviene. Troppa gente, poca privacy… dopo allenamento? No, lui è a casa di Matt a fare il cretino, anche se adesso che è entrato nel loro gruppo mi sento più tranquilla… no, nemmeno perché quello è il modo migliore per mettersi nei guai! Va beh, ci penserò, quando accadrà e se saremo ancora amici! Di questo passo va a finire che riuscirò a mandare tutto all’aria!... Ci rimane solo la sera… Oddio! Stasera, no! Mi rifiuto, non so nemmeno cosa dovrei dirgli! Però, se continuo a rimandare, magari la situazione peggiorerà! Che cazzo faccio? Aiutooooo!
Aris scosse la testa, mentre le mani sbattevano sullo sdraio. Era destino, probabilmente che si dovesse cacciare perennemente nei casini più intricati.
Ok, va bene… No, non va per niente bene! Però, mi devo calmare o non riuscirò a fare un cavolo in queste condizioni… adesso conto fino a dieci, prendo un bel respiro e metto via il tosaerba. Se non lo metto al suo posto adesso, va a finire che me lo dimentico qui e poi chi lo sente mio padre…
Dopo aver raggiunto un minimo di calma, Aris si alzò con estrema lentezza e si diresse verso il tosaerba, che aveva lasciato poco lontano, vicino alla staccionata. Era di quelli piccoli, che andavano condotti a mano e con il sacco per raccogliere l’erba. Così, dopo averlo portato in garage, buttò nel cassonetto vicino al vialetto il contenuto della sacca.
Si volse verso il giardino e inspirò l’aria fresca, che sapeva ancora di prato appena tagliato. Amava quell’odore, che le ricordava le notti estive passate a guardare le stelle. Fu in quel momento che una risata bassa e gutturale le fece girare di scatto la testa verso la palizzata.
Ci mise alcuni secondi per capire che il ragazzo appoggiato ai pali verniciati di bianco era Drake Gosh, uno dei ragazzi del quartiere con cui si era divertita come una matta fino a cinque anni prima, nonché suo vicino di casa.
- Cos’hai da ridere Drake? Sono così divertente per te, che la prima volta che ci rivediamo dopo anni ti metti a ridacchiare?-
Fece la ragazza, mettendosi le mani sui fianchi e fissandolo di traverso.
Il ragazzo aveva un braccio completamente appoggiato sui paletti bianchi, mentre l’altra mano sorreggeva il mento appuntito del ragazzo. Possedeva i tratti fini e taglienti, che si erano affilati ancora di più con la crescita e due occhi grigi come il cielo pieno di nuvole, intenti a guardarla divertiti. L’ovale era attorniato da ciocche di capelli di un biondo pallido, quasi bianco, abbastanza corte. La pelle candida era la cosa più impressionante, che Aris avesse mai visto, perchè era difficile incontrare persone con una colorazione della cute così chiara in un luogo del genere, dove il sole splendeva trecentosessanta giorni l’anno. Era sempre stato così, nonostante il fatto che con il loro gruppetto vivessero perennemente all’aperto nel parco o in spiaggia. L’unica cosa che faceva presagire un’esposizione giornaliera al sole della California, erano le piccole efelidi che aveva sul volto.
Aris doveva ammettere che oltre ad essere diventato molto carino era cresciuto davvero un sacco, probabilmente la superava di ben una ventina di centimetri.
- No, assolutamente, non sei mai stata la più spiritosa… piuttosto, ridevo perché guardandoti, mi è venuto in mente quando, anche da piccola, ti fermavi nel bel mezzo del parco e ti buttavi per terra per sentire più da vicino l’odore dell’erba! Mi mancano certe cose…-
Un sorriso enorme si aprì sul suo volto, mentre una leggera nostalgia dei tempi passati prendeva entrambi i ragazzi.
Una miriade di immagini di quando erano piccoli, ritornarono prepotenti davanti ad Aris, cancellando le preoccupazioni dell’adolescenza.
- In effetti, era alquanto imbarazzante…-
Rispose lei, ripensando ad un episodio in particolare, nel quale si era rotolata senza volere sulla cacca di un cane.
- Allora per fortuna che hai smesso! Anche se, riesco ad immaginarti benissimo, mentre ti sdrai per terra nel bel mezzo di una delle tue partite di calcio!-
Risero entrambi a quella battuta. In effetti, Aris aveva sempre amato rotolarsi sul prato, soprattutto se appena tagliato, e aveva dovuto reprimere quest’abitudine, quando aveva cominciato a giocare in squadra. Non voleva proprio essere presa in giro da tutta la scuola per una cacca di cane.
- Ah! Ah! Ah! Com’è che non ti ricordavo così cretino?-
- Sai, più si cresce, più si peggiora…-
Quella frase le fece uno strano effetto. Non ci aveva mai pensato, ma spesso quello che accadeva era proprio quello. Crescere a volte comportava scegliere e spesso erano quelle scelte a portarti su una brutta strada.
Forse se rimanessimo sempre piccoli la vita sarebbe meno complicata…
- E’ per questo, allora, che non riusciamo mai a trovare un attimo per riunire la vecchia compagnia?-
Domandò Aris riscuotendosi e ritornando a volgere lo sguardo, prima perduto nel vuoto, sul volto di Drake.
- Probabilmente… Ehi! Visto che, sono già passati cinque anni dall’ultima volta che ci siamo parlati per più di due minuti, cosa ne pensi di venire a dare un abbraccio ad un tuo vecchio amico?-
Un’improvvisa ondata di felicità percorse il ragazzo, che cambiò repentinamente il discorso, facendo tornare il sorriso sul volto di Ris.
- E come pensi che possa fare Drake? C’è la staccionata in mezzo-
Le braccia di Aris si levarono verso il cielo in un gesto che doveva significare ovvietà, ma che lui interpretò come “vieni tu qua se ci tieni ad abbracciarmi”.
- Ma quante storie! Guarda che basta arrampicarsi-
- Non eri tu quello che diceva che ero troppo bassa, perfino per scavalcare una siepe?-
- E tu da quand’è che prendi sul serio ciò che ti dice un bambino di otto anni?-
- Veramente, è stato due anni fa, quando sei venuto qua ad allenarti con Ale…-
Perché quella ragazza era sempre riuscita a farlo esaspera in quel modo? E perché voleva sempre avere ragione?
Donne! Più crescono e più peggiorano!
- Ok, ho capito! Dovrò venire io-
Con un salto Drake superò la palizzata, rovinando la speranza di Aris  di vederselo cadere per terra, per aver preso male la rincorsa.
- Wow! Ma sei in forma! –
Osservò lei, stringendo il ragazzo in un leggero abbraccio.
- E cosa ti fa pensare che non lo sia? Vuoi vedere i miei addominali?-
Quella era sicuramente l’offerta più allettante che un ragazzo le avesse mai fatto in quel periodo e Aris ne era molto tentata. Da sotto la maglietta di cotone nera si capiva benissimo quanto fosse in forma e le costò tutto il suo autocontrollo rispondere di no e allontanarsi da lui, anche perché altrimenti si sarebbe ritrovata a sbavare su di lui.
- No, grazie, passo. Allora, come va con la squadra? Sai, adesso che Ale è andato al college non mi interesso più di tanto al campionato di basket interscolastico…-
Aris ricordava perfettamente come Drake, di due anni più piccolo di Alessio, gli avesse trasmesso la passione per la pallacanestro e avessero cominciato ad allenarsi tra di loro, quando gli altri giocavano a calcio. Purtroppo, si erano ritrovati in due scuole diverse e avevano dovuto giocare sempre uno contro l’altro.
- Va piuttosto bene e, poi, quest’anno sono il capitano… sì è fantastico, però adesso che non c’è più tuo fratello a giocare nella squadra della vostra scuola, non è più bello come prima…-
- Beh, allora ti conviene iscriverti in un college con una buona squadra, magari lo rivedi…-
- Lo spero, anzi, non si sa mai che ci ritroviamo a giocare fianco a fianco, come quando ci divertivamo al campetto! Non ho mai capito perché tu non hai scelto basket, non eri male…-
Drake vide l’amica alzare gli occhi al celo, come succedeva prontamente ogni volta che qualcuno le faceva quella domanda.
Era davvero diventata molto carina e lo era ancora di più quando faceva quelle facce strane.
- Faccio finta di non aver sentito o ti rispondo?-
Il silenzio accolse quella domanda e Aris, dopo aver lanciato uno sbuffo, che le aveva fatto volare via alcuni capelli dalla faccia, si vide costretta a rispondere, con gli occhi grigi di Drake che la fissavano pazienti, come aveva già fatto altre miglia di volte da piccoli.
- Ok, beh, in realtà ci avevo pensato, però ero indecisa fra il basket e il calcio e alla fine…-
- Hai seguito le orme di Paolo! Chissà che delusione per Ale-
- No, non direi! Non ci ha rivolto la parola per due settimane, anche se poi ci ha perdonato. Però ho il sospetto che continui a pensare che Paolo mi abbia dato qualcosa in cambio per scegliere il suo sport…-
L’ironia nella sua voce era ben udibile ed entrambi finirono per ridere di fronte all’ovvietà del finale. Se Ale aveva un difetto era quello di essere soffocante sul fronte dei ragazzi, ma era altrettanto orgoglioso quando si trattava di una qualsiasi gara, anche non sportiva.
- Ah! Ah! Ah! Ah! Che idiota… Comunque, se non ci fossimo trovati ad andare in istituti diversi, probabilmente non ci saremmo mai divisi –
Drake si riferiva al fatto che tutto il loro gruppo si era diviso proprio per quel motivo. Erano pochi i ragazzi del vicinato che ancora si frequentavano nel tempo libero, se non si trovavano nello stesso istituto.
- Già… tutta colpa della scuola…. Ah! Sai, a volte, ci penso ancora a noi-
Disse Aris nostalgica, avvicinandosi al grande albero del suo giardino e sedendovici sotto, seguita a ruota da Drake che si fermò davanti a lei.
- Solo a volte?-
Domandò lui ben sapendo quanto tutti loro ci avessero tenuto al gruppo e che non era stato facile vederlo sgretolarsi così, davanti agli occhi, come fa un castello di sabbia abbandonato al suo destino sulla spiaggia.
Prima, infatti, si disgregavano le torri, perché il vento e il sole avevano lavorato seccando la sabbia. Poi, a causa dell’acqua cadeva pian piano un fianco. A volte per colpa di una pallonata poteva venire via un pezzo di muro, ma le fondamenta erano ancora lì e ci mettevano molto tempo a scomparire. Solo con l’alta mare andavano via anche loro.
- Ok, spesso! Beh, devo dire che mi vengono in mente tutte le cavolate che abbiamo fatto da bambini! Quando succede mi metto a ridere come una scema e di solito chi mi sente mi crede pazza!-
- Ma tu sei pazza! -
- Grazie! Vedo che hai molta stima di me, eh Drake?-
- Più di quanto tu immagini, in ogni caso come mai sei in questo stato? Voglio dire non c’è così tanto caldo da grondare di sudore, solo per essere usciti di casa!-
In effetti, Aris non era nel miglior stato possibile. I capelli erano leggermente bagnati nelle punte, per il sudore. Il viso, oramai aveva perso tutto il rossore, ma restava visibilmente sporco di sudore, terra e polvere. Per non parlare dei vestiti, che erano completamente sporchi d’erba.
- Infatti, non sono solo uscita di casa. Ho tagliato l’erba! Cos’è quella faccia, non posso?-
In effetti, Drake era leggermente sconcertato. Di solito, infatti, erano sempre stati i suoi fratelli a fare la maggior parte dei lavori nel giardino e quello doveva essere stata la prima volta che la ragazza tosava il prato. Però, la cosa più strana fu per lui ricordarsi di qualcosa che credeva non esistesse più. Si rivide piccolo ed in compagnia di altri bambini, tra cui Aris, pronti per mettere le mani su un vecchio tosaerba arrugginito, senza avere la minima idea di come funzionasse.
- No, no, fai pure. Se vuoi puoi addirittura tagliare il mio di giardino! Mi è solo appena venuto in mente di quando tu, io, Liz,… ehm…Ilary, Michael e Nathan ci eravamo messi in testa di usare il vecchio tosaerba del nonno di Nate!-
Ci mise un attimo a capire di cosa stesse parlando il ragazzo di fronte a lei, ma non appena ricordò di quel giorno si portò una mano fra i capelli, piegò leggermente la testa lato e si mise a ridere.
- Oddio! Me n’ero completamente dimenticata! Che scemi! Ma quanti anni avevamo?-
- Più o meno otto…-
- Già! Cavolo, ti ricordi? Solo per tirarlo fuori dal capanno ci abbiamo messo un’ora e alla fine eravamo sporchissimi! Eravamo pieni di polvere e ragnatele-
- Non sapevamo nemmeno come usarlo…-
- Per fortuna che la nonna di Nate ci ha intercettati prima che provassimo ad avviarlo e ci ha spediti a casa a farci un bel bagno! Ma noi, abbiamo aperto il getto della gomma in giardino e ci siamo sporcati ancora di più! Oddio! Mi mancano davvero un sacco i bei tempi! Almeno, allora, non dovevamo pensare alla scuola, agli impegni extrascolastici…
- …e all’amore!-
Gli sguardi si abbassarono da entrambe le parti, per due motivi diversi, ma entrambi avevano ragione ad essere almeno un po’ tristi.
- Sì, e all’amore!... A proposito, come va con Liz? Ci stai ancora vero? Nonostante abitiamo di fronte è da una vita che non la vedo! Beh, più o meno come con te…-
 Chiese Aris, per spezzare quell’atmosfera un po’ cupa, che era calata fra i due.
Drake, infatti, era sempre stato insieme alla loro vicina, Liz, che abitava nella casa di fronte. Ad Aris erano sempre piaciuti come coppia. Lui biondo, simpatico, gentile, su cui si poteva contare sempre. Lei un po’ bambolina, sempre sorridente e con due occhi enormi, ma mai stronza.
- In realtà, no. Ci siamo lasciati quest’anno all’inizio della scuola…-
Capì immediatamente il perché Drake si fosse riferito all’amore, quando lei aveva parlato dei vantaggi di essere piccoli. Le dispiaceva un sacco per loro. Dopo tutto, si conoscevano da quando erano nati ed erano stati insieme per più di sei anni. Forse, però, era stato meglio così. Aris era la prima a sostenere che alla loro età le storie non potevano durare molto, ma non dovevano nemmeno durare troppo poco.
- Mi dispiace! Stavate bene insieme! Insomma, almeno, io personalmente vi ho sempre immaginato come la coppia perfetta! Dopo tutto, stavate insieme da sei anni…-
- Sì, ma le cose purtroppo cambiano… -
Ma quanto cavolo ha ragione questo ragazzo oggi?
Si ritrovò a pensare Aris, fissando la direzione in cui il ragazzo stava guardando. Probabilmente, Aris non gliene aveva mai dato così tanta. Ripensò ad Andrew, ma lo ricacciò immediatamente negli angoli più oscuri della sua mente.
- E a volte più in fretta di quanto si possa pensare… Ma tuo fratello come sta? E’ da un bel po’ che non lo vedo…-
Jo Gosh, era il fratello di Drake e come aspetto erano l’uno l’opposto dell’altro, tranne che per il fisico magro e asciutto. Se il più giovane era biondo e pallido, l’altro era moro ed abbronzato.
- Sta bene, l’ultima volta che l’ho sentito, due settimane fa, era ancora vivo. Adesso sta a Boston -
- E’ ancora arrabbiato con i tuoi?-
Era una domanda difficile e ad Aris non piaceva farla. Si ricordava ancora di quella sera in cui Drake aveva bussato alla sua finestra per raccontargli di come il fratello di diciassette anni, avesse litigato con i genitori e se ne fosse andato, senza tornare il giorno dopo. Nonostante tutto, però, alla fine, Drake non era rimasto arrabbiato con Jo e i due si sentivano regolarmente.
- Dimmi tu! Nessuna delle due parti vuole lasciar perdere ciò che è successo e non capiscono che più vanno avanti, più la situazione diventa insostenibile. Nessuno vuole ammettere quanto ci stanno male. Io lo vedo Ris! Mia madre che piangeva e ogni tanto lo fa ancora! E poi tutti e tre ci siamo sentiti spaesati senza di lui. E’ già due anni che Jo non torna a casa e l’unico modo in cui lo posso vedere, è quando è nei paraggi per lavoro-
Nessuno lo capiva tranne lui o, forse, come Aris, non volevano ammettere i loro veri sentimenti.
- Mi dispiace…-
Fu tutto quello che la ragazza riuscì a dire, mentre con una mano sfiorava il braccio del ragazzo.
- Lo so, dispiace a tutti… Senti e i tuoi di fratelli, come stanno? –
Aris accettò di buon grado il cambio di discorso. Non voleva obbligare Drake a fare qualcosa che odiava.
- Bene, almeno due ora fa erano in perfette condizioni tutti e due, poi se è già successo qualcosa…-
- Ok, speriamo di no! Senti, che ne dici se per natale organizziamo qualcosa?-
Un sorriso enorme e due occhi supplicanti incontrarono lo sguardo di Ris, che non poté fare altro che capitolare. In fondo aveva sempre avuto un piccolo debole per lui.
- Sarebbe magnifico! Aspetta, però mi sa che io e gli altri due per le vacanze torniamo in Italia…-
- Va beh,… si può anche fare senza di voi! Ehi! Stavo scherzando! Beh, allora potremmo sempre farlo quando tornate, no?-
- Ok, così va meglio!-
Il silenzio si insinuò fra i due lasciandoli persi fra i loro pensieri, mentre il loro sguardi vagavano sul giardino di Aris, senza riuscire a vedere realmente niente.
- Beh, che fine ha fatto il tuo amico?-
Improvvisa come lo era stata la sua risata all’inizio, le parole di Drake la colpirono come un dardo, lasciandola sconcertata e con lo sguardo vacuo.
- Come?-
- Ho detto: “che fine ha fatto il tuo amico?”-
Ripeté Drake lentamente, aspettando che la ragazza assorbisse il concetto.
- Quale?-
Come quale? Ma quanto è stupida a volte questa ragazza?
- Quello con il tatuaggio sul braccio…-
Rispose lui esasperato dal fatto che lei non avesse capito quell’enorme ovvietà.
- Ah! Brian! Perché, scusa?–
Se prima Aris era rimasta spaesata dalla domanda dell’amico, ora lo era ancora di più. Non riusciva a capire il perché Drake dovesse interessarsi al suo migliore amico. Dopo tutto, i due non si erano mai conosciuti o almeno così lei pensava.
- No, niente, mi sembra solo strano che non sia qui in questo momento o che non lo abbia visto aggirarsi per il tuo giardino da sabato pomeriggio a questa parte…-
Rispose vago Drake, cosa che non piacque proprio ad Aris.
- Ti sei messo a spiarmi, Drake?-
- No, però quando vedi un tipo del genere, cominci ad immaginarti cose strane…-
 In realtà, da quando aveva visto per la prima volta quel tipo poco raccomandabile nei dintorni, si era subito preoccupato e aveva cominciato a tenerlo d’occhio. In effetti, si era impensierito un po’ a vederlo a fianco della ragazza e aveva iniziato a tenerlo d’occhio ancora di più. Non che vivesse ventiquattrore su ventiquattro con quel chiodo fisso, ma solo quando ce l’aveva a portata di mano.
- Tipo?-
Sentì la voce della ragazza salire di tono, segno che si stava arrabbiando e azzardandosi a guardarla in faccia, Drake poté vedere i suoi occhi cominciare a lampeggiare irati.
- Tipo droga e cose così!-
- Ma sei impazzito Drake? Guarda che solo perché Brian ha dei tatuaggi, non deve per forza essere uno di quei patiti del rock che si fanno!-
Le urla di Aris attirarono non pochi sguardi dal vicinato, attento ai pettegolezzi e certamente non si sarebbero lasciati perdere l’occasione di raccontare che Aris e Drake stavano litigando a causa di una immaginaria relazione. In ogni caso, Ris non poté non sentirsi in obbligo di difendere Bry, dato che veramente le cose non stavano così. Ok, si ubriacava ogni tanto il sabato sera, ma chi non lo faceva alla loro età?
- Ok! Scusa, non volevo offenderlo! E’ solo che non è il tipo di persone con cui avrei mai pensato di vederti, tutto qui… Preferivo quelli con cui uscivi prima…-
Come noi, ad esempio…
Pensò Drake, senza però dirlo. Per questo motivo Aris non sapeva se quelle parole si riferissero a Andrew o a qualcun altro e questo, perciò, portò la sua rabbia a crescere ancora di più. Decise di tenere chiuso il capitolo riguardante il ragazzo che le aveva spezzato il cuore, ma piuttosto di pensare a qualcuno che Drake avesse già conosciuto oltre a lui, come ad esempio Maddy e Mey.
- Guarda che con Maddy e Mey mi ci vedo ancora! E perché poi, scusa, lui non dovrebbe andare bene come mio amico? Mi sembra ancora di poter uscire con chi voglio… -
In effetti, Drake, non pensava che la ragazza stesse sbagliando. In fin dei conti se nemmeno Alessio, che era suo fratello, aveva poteri decisionali in queste cose, e lui sapeva quanto doveva costargli, nemmeno lui, che era solo un suo vecchio amico, poteva permettersi di farlo. Non c’erano dubbi: era alle strette e doveva dire qualcosa al più presto possibile.
Si guardò intorno, mentre il cervello elaborava veloce una risposta, che però veniva ritardata ogni volta che posava gli occhi  sull’amica. Con le mani posate sui fianchi e lo sguardo truce gli ricordava irrimediabilmente sua nonna, quando lo rimproverava dopo che aveva combinato qualcosa con Jo.
- Beh, perché penso che tu sia completamente diversa da quel tipo! Tu sei solare e ti piace divertirti, non t’interessano né il rock, né il metal e non sei fatta per i tatuaggi! Tu preferisci stare all’aria aperta a rincorrere un pallone e per di più sei una ragazza intelligente, che non dovrebbe perdere tempo dietro a fannulloni, idioti e compagnia bella! -
Un sorrisetto cominciò a disegnarsi sulle labbra di Drake, per il bel responso, che era riuscito a mettere insieme sotto pressione. Perché tutti, anche i più tonti della compagnia, avevano imparato a stare lontana da Aris, quando era incazzata, o si rischiavano le botte. Bisogna sempre fare attenzione alle bambine cresciute tra i maschi, perché sono irrimediabilmente abituate ad usare la violenza.
Ma Ris, in quel momento, non aveva alcun’intenzione di arrivare alle mani. Drake la credeva ancora uguale a cinque anni fa, ma lui stesso poco prima aveva detto che si poteva cambiare in pochissimo tempo.
- Drake, se devo essere sincera, mi dispiace contraddirti, ma il ritratto che hai fatto di me non è proprio uguale alla realtà. Innanzi tutto è vero che sono solare e che mi piace divertirmi, ma mentre io e te non ci parlavamo, ho passato un periodo in cui mi sentivo uno schifo. Ero ridotta uno straccio e se non fosse stato per Bry, non sarei mai riuscita ad uscirne. In ogni caso, con lui e gli altri non facciamo altro che divertirci, anche se non mancano i momenti seri. Secondo: durante i primi anni di liceo, quando ancora Brian non c’era fra le mie conoscenze, ho cambiato un po’ i miei gusti musicali. Se prima non mi piacevano quei generi, adesso li ascolto molto volentieri! Anche per i tatuaggi hai ragione, sono più un tipo da orecchini e piercing, ma ho intenzione di farmene uno per natale e non perché voglio imitare Bry, ma perché ne sono veramente convinta!... E no, non mi ha fatto nessun lavaggio del cervello! Giocare a pallone lo faccio ancora, quindi, non vedo dove sia il problema! E infine, lui non è per niente uno stupido! Ok, è sfaticato ed egocentrico a volte, ma un po’ tutti lo sono! Perfino io! Ed è un ragazzo molto intelligente e sa quello che fa!-
Nonostante Aris fosse sicura di aver fatto un’ottima arringa, notava ancora negli occhi di Drake  una certa indisposizione a crede in quelle cose. Fu come ricevere un altro colpo allo stomaco. Non avrebbe mai pensato che il non avere l’approvazione di Drake, con cui non parlava da tempi remoti, le potesse dare così fastidio.
E’ stato o no uno dei miei pilastri fondamentali della mia infanzia insieme a Liz, Ilary, Michael, Nathan e gli altri? Immagino che se anche loro mi dicessero una cosa del genere ci starei male allo stesso modo!
- Mah, sarà, però io non sono molto convinto di ciò che hai spiegato. Però, come ho già detto, è anche vero che sono passati cinque anni e si può benissimo cambiare anche in un tempo minore… In ogni caso, adesso si vede lontano un miglio che hai un problema!-
Drake la vide spalancare gli occhi per la sorpresa. Probabilmente non era più abituata, ad essere soggetta ad analisi così attente come quando i suoi fratelli erano ancora a casa.
- E cosa ti fa pensare che sia legato a lui?-
Adesso era sulla difensiva e si capiva benissimo. Ancora poco e magari, sarebbe riuscito a fare breccia nelle sue difese. Decise di andare all’attacco
- Perché, non lo è? Ah! Aris, viene qui praticamente tutti i giorni e, come ho già detto, è da sabato che non lo vedo. Mi sbaglierò forse, però io credo che la colpa sia sua -
Cosa doveva fare? Parlargliene o no? In fondo lo aveva fatto anche con Jimmy che conosceva da meno tempo. Se aveva dato fiducia a lui, non vedeva perché non dovesse darne anche a Drake, che sicuramente qualcosa di lei aveva dimostrato di saperlo ancora.
- Ok, va bene. Sì, centra Brian -
- E vuoi parlarmene o pensi che il sottoscritto sia ormai da scartare per le tue confidenze?-
Chiese Drake, sicuro di ricevere un no, che non avrebbe di certo biasimato. Era da molto tempo che non si rivolgevano la parola ed ora lui le stava chiedendo di lasciarsi andare su delle confidenze, che non era nemmeno sicuro di voler ricevere a causa dell’argomento.
- No, certo che no! Insomma, tu mi conosci abbastanza bene, come anch’io, del resto, penso di poterlo affermare… Va beh, ci sono un po’ di cose da rivedere, però, credo che tu mi possa aiutare –
- Sono tutto orecchi allora!-
Tutti e due erano piacevolmente sorpresi dal fatto di provare una certa allegria per il fatto di confidarsi ancora, come una volta, fra di loro. Ma appena Aris cominciò a parlare l’imbarazzo e la sua insicurezza nei sentimenti che provava, la resero più incerta nelle parole.
- Non è niente di che, comunque… allora… sabato sera dovevamo andare ad una festa in maschera per festeggiare Halloween e io per tutta la settimana non ho voluto dirgli quale sarebbe stato il mio costume. Alla fine, sabato pomeriggio, mi è venuta l’idea di giocare a nascondino con lui –
- Ovvero?-
Dalla faccia di Drake si capiva benissimo che non aveva capito proprio niente di ciò che gli aveva proposto.
- Alla festa avrebbe dovuto cercarmi e trovarmi, capito?-
- Sì –
- Bene. Allora, io e gli altri ci siamo organizzati in modo che, almeno fino alla mezza, non mi potesse trovare. Insomma Maddy, Mey e Jimmy mi hanno retto il gioco ed i nuovi amici di Bry, Zack e Matt, non si sono dati la briga di aiutarlo e stava andando tutto bene. Ad un certo punto, però, una mia compagna di squadra, Maggie, mi ha chiesto di parlare. Siamo andati in veranda e lei lì mi ha domandato se per caso potevo parlare con Brian e mettere una buona parola su di lei… però… c’è… non so, io… ci sono rimasta un po’ male, nel senso che mi ha dato un po’ fastidio sapere che lui potrebbe dividersi tra me e un’altra ragazza! Perché, finché passa il suo tempo con Maddy o Mey non mi importa, perché so che a loro non piace, però… se gli dovesse accadere di trovare qualcuna… non so… Oddio! E’ così difficile!-
Si vedeva lontano un miglio che lei era innamorata di quel ragazzo, ma che non riusciva ancora a capirlo realmente.
- Ma tu cosa farai, insomma glielo dirai a Brian di Maggie o no?-
Dopo tutto, se doveva aiutarla, tanto valeva fare lo psicologo e impicciarsi totalmente dei suoi affari. Con suo stupore Aris non esito a rispondergli e a dirgli tutto il contrario di ciò che si sarebbe aspettato.
- Sì, certo! Non sono così cattiva! Insomma, non voglio privarlo della facoltà di decidere da solo!-
- Però…-
- Però non so come fare…-
La maggior parte del problema era lì, ma non tutto.
- Dì la verità, c’è anche qualcos’altro, vero?-
La ragazza parve ancora più stupita di quanto non lo fosse prima.
- Ah! Ah! Ah! Ok, allora mio caro psicologo, giochiamo a carte scoperte! Sì, c’è anche qualcos’altro! Il fatto è che sempre quella sera, dopo che ci siamo visti, siamo tornati dentro a ballare. Ad un certo punto mi ha chiesto se lo potevo accompagnare al tavolo a bere e io gli ho risposto di andare avanti perchè l’avrei raggiunto immediatamente. Beh, sono passati due minuti e quando l’ho raggiunto lui era avvinghiato ad una tipa –
In quelle ultime parole spuntò fuori una rabbia che prima non c’era e che aveva preso il posto di quel misto di ansie e paure che l’aveva accompagnata per tutto il racconto precedente.
- Ma tu sai chi è questa?-
- No! E il bello è che secondo me, non lo sa nemmeno lui! E’ la prima volta che l’ho vista!-
E’ indignata e arrabbiata, probabilmente perché una che nemmeno conosce è riuscita ad arrivare dove lei inconsapevolmente vorrebbe essere! Wow! Se non diventerò un giocatore di basket, giuro che questo sarà il mio lavoro!
- Ma sei sicura?-
- Sì, insomma, quella era una festa a cui era stata invitata tutta la scuola e, in teoria, se ci vai per duecento e passa giorni all’anno, la maggior parte degli studenti li hai visti almeno una volta! E credimi, dimenticare una del genere non è facile! –
Probabilmente sta insinuando che è una poco di buono e forse non ha nemmeno tutti i torti! Per stare con uno come lui… non per offenderla, naturalmente!
- E allora, cosa ci faceva lì?-
- Probabilmente l’ha portata qualcuno. Come Bry e Jimmy hanno portato Matt e Zacky, qualcheduno può averlo fatto con lei…-
Il silenzio ritornò padrone della scena e Drake, cominciò a pensare che se voleva risolvere almeno qualcosina di quell’intrico di sentimenti, doveva continuare a scavare.
- Bene, allora, qual è il problema Aris? –
- Niente, cazzo! Non è niente! E’ solo che non so se chiedergli spiegazioni o no riguardo a questa tipa rossa!-
- Ma non ne avete parlato?-
Si diede dello stupido. Probabilmente, se lo avessero fatto non si sarebbe mai trovata in una situazione del genere.
- No! Perché dopo che sono arrivata là e li ho visti, Maddy mi ha chiamato per andare a casa. Sì, lo so! Ma che cavolo dovevo fare? Suo cugino era arrivato! –
- Quindi tu l’hai lasciato lì senza dire niente? E poi, non potevi parlargli uno di questi giorni?–
- Ma certo che no! Ho aspettato che i due si fossero staccati e poi mi sono precipitata a dirgli che me ne dovevo andare. Al che lui mi ha salutato, mentre quella si era dileguata non so dove. Il bello, è che non so se hanno combinato qualcos’altro! Perché non gli ho ancora parlato e tutti gli altri dicono di non aver visto nulla. Almeno così dicono loro…-
- Perciò, tu non sai se loro lo stanno coprendo oppure no…-
- Esatto –
- Ma perché dovrebbero farlo? In fondo tu e lui mi sembrate molto amici, se non qualcos’altro… immagino che qualche volta ne abbiate parlato di questo argomento…-
Se prima Aris era stata molto sicura, adesso nel rispondere era tutto il contrario, tranne che nella prima parte.
- Punto uno: io non sono mai andata o stata con Bry, lui è il mio migliore amico e basta! Punto due: ne parliamo davvero poco di questo. Diciamo che abbiamo deciso di conoscere i rispettivi partener solo se diventa qualcosa di serio e, quindi, se non è qualcosa di pressante o compromettente non ne parliamo…-
Aris aveva gli occhi bassi e, perciò, non capì subito cosa stesse facendo Drake, finché non lo sentì  sedersi accanto a lei.
- Secondo me dovresti andare sul discorso “tipa rossa”. Ascoltami! No, prima parlo io! Fammi finire! Sono io o no quello che fa lo psicologo adesso? –
Aris aveva tentato di protestare, ma aveva dovuto capitolare, perché, in effetti, Drake si era rivelato davvero bravo in quel lavoro.
- Sì –
Il sorriso ritornò sul volto di tutti e due.
- Brava, allora ascoltami, perché quel tipo non mi sta molto simpatico, perciò, non so per quanto ancora riuscirò a sostenere una situazione del genere!-
Il sorriso si trasformò in una risata liberatoria.
- Va bene! Parla, allora! –
- Allora, come ho già detto poco prima che mi interrompessi, secondo me, dovresti parlargliene. Visto che vuoi dirgli di Maggie, dovrai pure sapere se si sente con qualcuno o no! Non puoi mica fargli frequentare due ragazze nello stesso momento e io, immagino che potrebbe anche farlo!-
Un pugno arrivò diretto sul braccio del ragazzo, che si ritrovò a massaggiarselo per il dolore.
- Sei un idiota! Non è vero! Parli così solo perché sei geloso! Dì la verità! Tu te le sogni due tipe in una volta!-
- Non mi tentare Ris! Non voglio parlarti delle mie conquiste, visto che tu preferisci solo le cose serie!-
Per fortuna che riesce a sdrammatizzare su tutto o io sarei qui a deprimermi ancora! 
- Sì, sì fai pure il grande playboy! Tanto hai successo solo perché sei il capitano della squadra di basket della scuola! Ci credo proprio che tu in tre mesi abbia avuto… quante botte e via hai detto? –
- Ma vai a quel paese! Se anche tu mi vedessi giocare, ti scioglieresti ai miei piedi!-
Il sorriso di Drake si spense immediatamente, assieme alla sua spavalderia, perché non si sarebbe mai aspettato che Aris gli ridesse in faccia, così sguaiatamente.
- Ok, questo è il colmo! Ti ricordo che ti ho già visto giocare e non mi sembra di essere impazzita!-
- Vorrà dire che troverò un altro modo per farti cadere hai miei piedi!-
Rispose lui voltando la faccia dall’altra parte, offeso dalle parole della ragazza.
- Come ho già detto prima: “com’è, che non ti ricordavo così cretino?”-
Stavolta Drake si unì alla risata più leggera e per niente derisoria dell’amica.
- E io ti ripeto che più si cresce più si peggiora!-
- Ok, va bene, lasciamo perdere!-
- Gli parlerai?-
Domandò, quindi, Drake tornando serio. Aris voltò il viso verso di lui. Occhi verdi, dentro ad occhi grigi. Occhi pieni di consapevolezza, dentro ad occhi spaesati ed impauriti.
- Vuoi proprio saperlo?-
Disse alla fine Ris, distogliendo lo sguardo e abbassando il mento sulle ginocchia, che teneva strette con le braccia.
- Mi piacerebbe almeno sapere se ho buttato via il mio prezioso tempo per qualcosa!-
- Ehi! –
Aris, indignata, tirò un altro pugno diretto sulla spalla del ragazzo, che stavolta urlò per il dolore.
- Ahia! –
- Così impari! La prossima volta ci penserò due volte, prima di rivolgermi anche a te!-
- Fai anche l’offesa? Dovrei essere io quello offeso, visto che a quanto pare, prima di me, c’è stato anche qualcun altro! Sei una… una… guarda! Non riesco nemmeno a dirlo!-
Dicendo questo il ragazzo fece finta di alzarsi e di andarsene per l’offesa subita.
Ma che cretino! E’ mai possibile che io sia circondata da persone del genere? Mah…
- Stavolta sono io quella che dovrebbe mandarti a quel paese! Vabbe’, lasciamo perdere… In ogni caso, sì, penso che gli parlerò –
Drake si fermò davanti a lei. Le dava le spalle e il sole davanti a lui, rendeva difficoltoso vederlo bene. Aris non aveva la più pallida idea per quanto avessero parlato insieme. Probabilmente, era passata almeno un’oretta e adesso il sole stava cominciando ad avviarsi verso il suo declino.
- Allora dopo fammi sapere! –
- Facciamo così: tu mi inviti ad una delle tua partite. Così, vediamo, se dopo sei mesi, sono ancora immune a te! Anche se so tante cose imbarazzanti su di te, che dubito altamente di cadere ai tuoi piedi! –
Con quelle parole era riuscita ad attirare l’attenzione del ragazzo, che si girò verso di lei con aria interrogativa.
- Ok, io ti invito e… tu? –
- Io mi impegnerò a venire, magari portando qualche amica…-
- Ti suggerisco quella biondina!-
Consigliò prontamente il ragazzo con un ghigno, che poteva presagire solo un certo tipo di cose.
- E’ semi impegnata, mi dispiace! Dovevi arrivare prima!-
- Allora quella mora?-
Tentò di nuovo lui, con un sorriso sensibilmente ridotto.
- Anche lei! Non fare quella faccia, conosco altra gente! Smettila di lamentarti, però! Non ho ancora finito di formulare il patto! –
- Ok, scusa, scusa –
Fece Drake, alzando le mani in segno di resa, come se fosse stato un criminale preso da un poliziotto.
- Bene, allora, io mi impegno a venire e…-
- A portare qualche amica!-
Aris lo guardò con un'occhiata di avvertimento. Era strano, come una persona potesse essere così esasperante.
- Io mi impegno a venire e a raccontarti cosa succederà quando io e Brian parleremo. Ci stai?-
Drake vide la mano della ragazza venire verso di lui, perché la prendesse e suggellasse il patto e la prese.
- Mmm… probabilmente me ne pentirò, perché mi smollerai qualcuno di brutto, però ci sto! –
Senza trattenere un ghigno, la ragazza si tirò su aiutata dal ragazzo e gli pizzicò la guancia prima di salutarlo.
- Perfetto! Allora verrò a bussare alla tua porta non appena saprò qualcosa!-
- Affare fatto!-
La ragazza rimase in piedi a fissare quel ragazzone biondo e pallido dileguarsi, nell’aria scintillante per il sole. Sorrise al pensiero di come era andata la giornata. Era riuscita a ritrovare un amico e persino a farsi dare qualche consiglio da lui. Aveva deciso, non poteva più tirarsi indietro. Dopo tutto non si era ripromessa di essere forte?
E così, adesso, mancava solo di andare a parlare con Brian.

CIIIIIIAAAAAAOOOOOO A TUUUUUUTTIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!!!
Ok, mi dispiace per questo immenso ritardo! Giuro che non farò più promesse su quando posterò una storia, perchè non ce la posso fare!!! Non siate arrabbiate, vi prego!!! La scuola mi sta uccidendo in questo ultimo periodo e anche il basket non mi lascia in pace! In ogni caso fra poco più di una settimana cominciano le vacanze e perciò penso di avere un sacco di tempo libero in più per scrivere! Hai visto Cherry che è arrivata anche la mia di storia? Sarò brava? No, va beh, comunque mi sono vergognata un po' quando mi hai detto che aspettavi il capitolo e sono corsa a scriverlo!!!
Andando alla storia, oggi niente Brian, mi dispiace. Però, ho inserito un nuovo personaggio, Drake, che rivedremo anche più avanti! Chissà cosa combinerà con lui la mia mente malata! XD Ve beh, sto già cominciando a delirale troppo, perciò conviene che vi lasci! Al prossimo capitolo!
Un bacioneeeeee!!!

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Capitolo 11
*** Capitolo XI ***


CAPITOLO XI




Erano ormai dieci minuti che stava fissando il suo casco bianco ornato da disegni neri, che si trovava appoggiato sulla scrivania, senza realmente vederlo e senza nemmeno riuscire a decidersi sul da farsi, nonostante avesse finito di cenare già da mezz’ora e fossero quasi le nove.
Si trovava ancora in camera sua, seduta sulla sedia girevole, con lo sguardo vacuo e il volto appoggiato sulle braccia incrociate sul tavolo. Davanti a lei, la finestra le restituiva gli ultimi raggi del sole, che, col passare del tempo, illuminavano sempre meno il suo volto, nascosto dal casco.
Dopo la chiacchierata che aveva fatto quel pomeriggio con Drake, aveva deciso di andare assolutamente a parlare con Brian, ma come se fosse trattenuta da qualcosa, continuava semplicemente a fissare quel pezzo di plastica bianco chiedendosi cosa avrebbe fatto una volta di fronte all’amico.
Cazzo! Perché è tutto così complicato? Perché io sono così complicata? Ahhhhh! Ma che diavolo sto facendo? Non riesco nemmeno ad andare da lui! E’ una cosa da pazzi! Per fortuna che mi ero ripromessa di essere forte!
- AHHHHH!-
L’urlo uscì forte dalla sua bocca, mentre le mani correvano ai capelli. Capì di aver la bocca aperta in una smorfia di frustrazione, solamente quando udì la sua stessa voce. Non si era nemmeno accorta di aver pronunciato i suoi pensieri ad alta voce.
Aris ributto in avanti la faccia, affondando il viso fra le braccia, come per cercare di difendersi e nascondersi da quella strana faccenda.
Vado? Ma sì, dai! Jimmy ha detto che Bry è da lui, perciò posso benissimo parlargli senza venire interrotta da uno dei suoi famigliari, però… Oh! Ma perché mi devo fare così tanti problemi? Aiutooooo!
Aveva una paura matta di fallire e di mandare tutto a puttane. Aveva paura che la loro amicizia sarebbe cambiata. Aveva paura di deludere tutti, compresa se stessa.
Fu il rumore del suo cellulare a distoglierla dai suoi pensieri. Si affrettò a toglierlo dalla tasca anteriore dei jeans per leggere il messaggio. Era di Jimmy e il presentimento che Brian non fosse più a casa sua la travolse.
 
Mi dispiace ma se vuoi parlare con Bry devi andare a casa sua! E’ tornato a casa dieci minuti fa! Forza Ris! Ce la puoi fare! XD
 
Mannaggia! A quanto pare, se voglio parlargli dovrò andare a casa sua…
La ragazza sospirò, pensando al fatto che più rimandava la resa dei conti più tutto le sfuggiva di mano e il dolore aumentava. S’immaginò mentalmente la scena di entrare in quella casa e di salire le scale che l’avrebbero portata in un rifugio che conosceva benissimo.
Forse fu proprio la sicurezza che le ispirava entrare in casa di Brian, ormai come un secondo riparo nei momenti di difficoltà, a farla decidere di risolvere tutto quello che aveva buttato da parte in quei giorni, in cui aveva preferito evitarlo. Scattò in piedi per dirigersi, prima verso la porta della sua camera, e poi verso quella di casa per varcarne la soglia.
 

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Era uscita camminando velocemente, ma presto si era ritrovata a correre a perdifiato per le poche centinaia di metri che separavano le due abitazioni. Aveva ancora il fiatone, quando suonò alla porta e qualcuno le venne ad aprire. Aveva sperato con tutta se stessa che fosse Brian, ma invece del ragazzo le apparve davanti sua madre e un po’ di quella sicurezza che aveva conquistato l’abbandonò, perché si mise a pensare a tutte quelle persone che avrebbe dovuto affrontare oltre Brian.
Forse sarebbe stato meglio da Jimmy, almeno lì non conosco nessuno e non devo giustificarmi per nulla…
Quando Suzy Haner aveva aperto la porta, non si era certo aspettata di trovarsi di fronte una ragazza ripiegata in due per il fiatone e ancor meno, che quella ragazza fosse proprio Aris. Innanzi tutto perché era tardi e sapeva quanto poco lei amasse uscire la sera, se il giorno dopo c’era scuola, secondo era da giorni che non la vedeva in giro per casa e pensava che lei e suo figlio avessero litigato.
Lo stupore sul volto della donna era palpabile e Aris finì per chiedersi se l’avrebbe mai lasciata entrare. Così, decise di darsi un certo contegno raddrizzandosi e sistemandosi i capelli con una mano.
- Aris! Non ti aspettavamo! Entra, entra pure! Sei venuta per parlare con Brian?-
- Ehm… Sì, signora Haner, in effetti devo parlare con lui… mi dispiace, non vorrei disturbare, ma non gli avevo detto niente…-
Le parole suonarono caute alle orecchie di Suzy, principalmente per il fatto che Aris non aveva intenzione di dire cose che avrebbero potuto allarmarla. Eppure il fatto che Brian non le avesse detto di aspettarla quella sera, non poteva non farla sentire almeno un po’ preoccupata, anche se quando parlò lo fece in modo naturale, come se tutto fosse normale e non sospettasse nulla, proprio per tranquillizzare Ris.
- No, ma figurati! Non disturbi! Bry è in camera sua adesso. Se vuoi salire…-
Fu quasi uno schiaffo sentire tutta la gentilezza della donna riflessa in quelle parole. Stava cominciando a sentirsi uno schifo, anche perché se le cose fra lei e Brian non si fossero sistemate, gli altri le avrebbero dato la maggior parte della colpa, se non tutta.
- Certo. Grazie signora Haner-
Un sorriso tirato spuntò lentamente sul volto della ragazza, prima di varcare la porta, che sparì non appena la donna pronunciò il suo nome ad alta voce. Il tono di con cui l’aveva chiamata aveva fatto bloccare Aris, che si era fermata all’istante, appena dopo la soglia.
- Aris! Ma quante volte devo dirtelo di chiamarmi Suzy? Va tutto bene, cara?-
Chiese la madre di Brian dopo aver notato la sua reazione.
Deve proprio essere successo qualcosa, non ha mai fatto così, insomma è troppo agitata!
- Sì, sì, davvero, non c’è nessun problema…-
Doveva rassicurare la madre di Brian o lei avrebbe cominciato a farle mille domande e Aris non aveva tempo da perdere in quel momento, anche perché era sicura che altrimenti avrebbe mandato tutto all’aria.
Due sguardi, due donne a confronto. Una chiedeva comprensione. L’altra cercava di capire. In quell’attimo i secondi sembrarono passare lenti, quasi immobili, fino a che una delle due decise di parlare.
- Bene, allora dai, fai in fretta che domani c’è scuola-
Aris tirò un sospiro di sollievo, sentendo quanto aveva appena detto l’altra e veloce si precipitò verso le scale.
- Sì, ha ragione, vado subito, allora!-
Un passo dopo l’altro, Aris scomparve velocemente dalla vista della donna, che, ancora pensierosa, cercava di capire, perché quella ragazza fosse stata così diversa dal solito.
- Amore, chi era?-
Prima di sentire le braccia del marito avvolgerla, Suzy Haner udì la sua voce accarezzarle la pelle della clavicola e poi un bacio posarsi dolce sul collo.
- Brian!-
La sua reazione non si fece attendere e con quel tono perentorio, riuscì a guadagnarsi un’occhiataccia da parte del marito.
- Non è il momento, vero?-
Chiese lui rassegnato a staccarsi da lei per vederla in faccia.
- No, direi di no! Era Aris alla porta-
- Aris… Era da qualche giorno che non la vedevo e dico sul serio, perché non ho mai lasciato questa casa, se non per andare in giardino! Stavo cominciando a preoccuparmi un po’-
- Anch’io se è per questo! Poi prima, guardandola, ho capito che è successo davvero qualcosa. Era tesa e agitata. Probabilmente è venuta qui per risolvere la situazione. Speriamo vada tutto bene!-
Terminò la donna portandosi una mano al cuore con un gesto costernato.
- Già, hai proprio ragione cara –
 

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Da fuori la stanza di Brian era molto silenziosa, forse anche troppo. Tutto ciò, naturalmente, poteva avere solo due spiegazioni: o stava dormendo con la musica spenta, oppure stava suonando la chitarra collegata alle cuffie, che metteva sempre, quando non era solo in casa. Suo padre, infatti, lo aveva obbligato ad usarle per proteggere le orecchie del resto della famiglia. Spesso Bry si lasciava trasportare talmente tanto da non rendersi conto di alzare troppo il volume delle casse, con il risultato di fare solo un gran baccano.
Aris decise di entrare senza bussare tanto, anche se lo avesse fatto, nella peggiore delle ipotesi avrebbe svegliato Bry, altrimenti, nella migliore, lui non l’avrebbe nemmeno sentita.
Aprì l’uscio pian piano, facendo entrare prima la testa per poter vedere meglio. Non era andata poi molto lontana dalla realtà, visto che Brian stava suonando sul suo letto la sua adorata chitarra elettrica. Era a torso nudo e lei, come al solito, non riusciva a capacitarsi del fatto che Bry non potesse tenersi un cavolo di maglietta addosso, quando era in camera sua. Tra un po’ era sicura che se lo sarebbe ritrovato a girare in mutande. Sapeva che non c’era niente di male, perché Brian aveva un bel fisico e poi era nella sua stanza, ma se fosse entrato un estraneo? Cosa avrebbe pensato?
La ragazza sospirò profondamente con gli occhi chiusi, per non perdere la pazienza. In quel momento riuscì a percepire anche da lì il rumore sommesso delle corde di metallo, che venivano mosse dalle dita dell’amico. Entrò del tutto e cercando di fare meno rumore possibile richiuse la porta.
Non si era ancora accorto di nulla.
Aris si guardò intorno, constatando che, come al solito, la camera era completamente in disordine.
Ok, se continueremo ad essere amici, giuro che vengo a pulire questo casino! Guarda qui! Non si riesce nemmeno a camminare! Rischi di cadere ogni due passi!
Un sorriso divertito spuntò sul suo viso, mentre gli occhi si posavano sul ragazzo di fronte a lei, ancora impegnato a suonare. Le era sempre piaciuto guardare Brian impegnarsi ed esercitarsi per ore e ore, solo per riuscire ad eguagliare i suoi miti. Forse, era perché lei non era mai stata capace di cavare più di due note da uno strumento. Era sempre stata impedita e nemmeno Brian con le sue lezioni era riuscito a tirare fuori qualcosa di buono.
Invece, Bry era davvero bravo con la chitarra. E non solo quando si trattava di riprodurre gli assoli dei più grandi musicisti, infatti, da alcuni mesi aveva cominciato a lavorare anche su alcune creazioni tutte sue ed erano proprio quelle, che ad Aris piacevano di più. Ogni volta che le ascoltava vi sentiva riflessi dentro tutti i sentimenti del ragazzo, come se fossero un tramite per il suo cuore, come se fossero uno specchio sul suo mondo.
Spesso li sentiva chiari e limpidi e riuscivano a ricordarle particolari momenti che avevano passato insieme. Altre volte, invece, riuscivano solamente a lasciarle addosso una strana sensazione di ignoto, che si depositava alla base dello stomaco. Ed erano questi i versi a lasciarla più turbata, proprio perché non riusciva a capirne la natura.
Come era successo con la sua ultima canzone.
Tutto il contrario della prima che le aveva fatto ascoltare.
Quella volta era durata poco, più o meno cinque minuti, forse quattro, ma quella melodia e quelle parole sussurrate come accompagnamento, le erano bastate per farle venire la pelle d’oca e le lacrime agli occhi.
Parlava di lei e dei suoi occhi bui e senza via d’uscita e di quando lui l’aveva visto al loro primo incontro.
Da allora Aris aveva deciso di registrare ogni sua creazione per poterla ascoltare tutte le volte che avrebbe voluto, ogni momento in cui avrebbe avuto bisogno di riflettere, proprio come aveva fatto in quei giorni.
In quel momento, però, la ragazza non aveva proprio la più pallida idea di cosa stesse suonando il suo migliore amico e fu proprio per quel motivo che si avventurò in punta di piedi fin dietro alle spalle di Brian. Decise in una frazione di secondo e in un batter d’occhio fu al collo del ragazzo, intenta ad allungare una mano per levargli una cuffia e sentire cosa mai stesse combinando.
Bry, dal canto suo, si sentì stringere un braccio attorno al collo e subito dopo alcune dita, che probabilmente appartenevano all’altra mano, sfiorargli il volto e poi togliergli velocemente la cuffia destra dall’orecchio.
Le ultime note troppo forti della nuova melodia si spensero improvvisamente nelle cuffie con un riverbero, che rubò un’esclamazione di sorpresa un po’ troppo forte alla persona dietro di lui.
ODDIO! CHE CAZZO STA SUCCEDENDO?!?
Pensò spaventato il ragazzo, che nel frattempo aveva mollato per terra la chitarra.
Dopo un primo momento di smarrimento e paura, provocati da quell’incanto spezzato, Brian reagì all’istante. Il ragazzo mosse la mano, con cui aveva appena terminato di suonare, verso il polso che spuntava accanto al suo volto e che, molto probabilmente, doveva appartenere ad una ragazza, perché era pieno di braccialetti e le unghie erano dipinte con uno smalto azzurro dato di fresco. Lo attirò verso di sé, sentendo prima il suo petto sulla sua schiena nuda e, poi, dopo aver girato completamente la testa e aver fatto cadere sul letto le cuffie, vide il volto sorpreso di Ris davanti al suo.
- Cosa stai facendo Aris?-
Quella domanda non sembrò far prese nell’immediato sulla ragazza, che continuava a sbattere gli occhi come un’ebete, ma bastarono pochi attimi, perché Aris potesse riprendersi completamente.
- Niente-
Brian, sentendo quella risposta la guardò malissimo, come sapendo già che la ragazza stava mentendo.
- Sicura?-
- Ok, diciamo che volevo farti una sorpresa… Cosa stai suonando?-
Chiese la ragazza piegando la testa verso sinistra e mostrando uno dei suoi migliori sorrisi, che Bry era sicuro avesse tirato fuori solo per cambiare argomento.
- E’ solo per farmi una sorpresa che volevi farmi prendere un colpo, quindi? Stavo per avere un infarto!-
Le rispose il ragazzo incredulo per quella risposta, insomma, aveva rischiato sul serio un attacco di tachicardia. Infatti, poteva ancora sentire il suo cuore battere ad una velocità pazzesca.
- Eh? Esagerato! Ma cosa diavolo dici Bry? Proprio tu che sei grande e grosso? Dai, adesso mollami il braccio, che mi fai male se stringi così forte!-
Brian la fulminò con lo sguardo e strinse ancora di più la presa sul polso dell’amica, prima di lasciarla andare, guadagnandosi un’occhiataccia.
- Oh! Scusa…- disse lui in tono ironico, per poi continuare in modo più serio -Stavo lavorando ad un nuovo pezzo. L’ho cominciato da qualche settimana e l’ho anche praticamente finito, ma ci sono alcune cose che non riesco a sistemare…-
- Davvero? Wow! Me la fai sentire? Magari posso aiutarti…-
Si offrì la ragazza alzandosi da quella scomoda posizione e mettendosi a sedere accanto all’amico. Le luccicavano gli occhi, proprio come tutte le volte che gli faceva quella domanda. Era incredibile come ci provasse sempre, nonostante sapesse che non avrebbe mai ottenuto nulla.
- Tu che mi aiuti con la musica? Ma se non sai nemmeno suonare un tamburello!-
- Ehi!-
La risposta della ragazza venne accompagnata con un pugno sulla spalla di Brian, che, però, a lui provocò solo un leggero fastidio, mentre ad Aris un dolore ancora più acuto al polso.
- Stai calma, che se no ti fai male davvero! Lo sai che nonostante tu ti creda abbastanza forte per lottare contro un ragazzo non lo sei! Però, è vero che non sai suonare! E poi lo sai che non posso, perché se tu mi aiuti io mi blocco e non riesco più a finire il pezzo. Già è abbastanza dura, se poi ti ci metti pure tu dove vado a finire?-
- Ma la smetti? Dai, stavolta potresti fare un’eccezione, no?-
Dai, forse stavolta ci riesco!
Si vedeva proprio che avrebbe voluto provare a dargli qualche consiglio, ma Brian non riusciva proprio a capire come avrebbe potuto fare.
Ci prova ancora? Ma non capisce proprio! Vuole prendermi per esasperazione, allora!       
- Mmm… aspetta che ci penso… NO!-
Ancora una volta Aris vide infransi le proprie speranze, come un bicchiere di vetro che cade a terra. Ma non era ancora pronta per mollare.
- E dai!-
- No, ho detto di no! –
Aris lo guardò malissimo un’altra volta ancora, ma Bry stavolta le sembrò davvero scocciato. Forse aveva esagerato, dopo tutto, quello che lui esprimeva nei suoi pezzi erano i suoi sentimenti e non quelli di qualcun altro.
Però me la deve pagare lo stesso! Adesso se la vedrà con me!
Un sorriso maligno spuntò piano sul viso di Aris e Bry, accorgendosene, cominciò a preoccuparsi davvero e ne aveva ragione.
- Ah sì? Beh, beccati questo!—
Con quelle parole, Aris si avventò sull’amico cercando in tutti i modi di fargli il solletico. Per la sorpresa Ris riuscì addirittura ad atterrare l’amico sul letto. Le sue mani veloci passavano sul ventre e sulle braccia nude del ragazzo, che dal canto suo rideva come un matto, tanto che oramai pensava di averlo messo al tappeto. Ma ben presto la situazione si ribaltò, perché fu Brian a prendere la situazione in pugno e a farla quasi soffocare dalle risate. Con un colpo di reni, infatti, era riuscito ad alzarsi a sedere e la sua forza, nonostante la situazione rimaneva tale da riuscire a fermare Aris e a buttare lei distesa sul letto. Per la sorpresa Ris lanciò un urlo che presto venne soffocato dalle sue stesse risate. Bry si fermò solamente, quando Aris riuscì ad implorare pietà.
Con un sospiro, anche lui si lasciò cadere di schiena sul letto, accanto all’amica, con il viso rivolto verso di lei.
- Mi sei mancata… -
I loro occhi si incontrarono dopo quelle parole e Bry vide come i suoi le si riempivano di lacrime, diventando lucidi. Avrebbe voluto stringerla a sé, ma sapeva che il suo autocontrollo non avrebbe retto e quindi decise di lasciar perdere e di cambiare discorso.
- Allora, immagino che non sia stato solo per vedermi suonare che sei venuta…-
- E perché no? Sai che mi piace un sacco! E poi, forse, è una delle poche volte che ti vedo così concentrato…-
Fece lei cercando di riprendersi, dopo quell’improvviso cedimento che mai avrebbe voluto avere, almeno non in quel momento. Non era ancora il momento per le lacrime.
- Perché devi sempre dire delle cazzate? Per caso, vuoi ancora il solletico?-
Aris vide il sopracciglio destro del ragazzo alzarsi e un sorriso diabolico spuntargli in faccia, mentre la minacciava esasperato.
- No, no, per carità! Stammi lontano!-
Le mani di Aris schiaffeggiarono quelle di Bry, che cominciavano ad avvicinarsi troppo velocemente sotto la minaccia costante delle parole pronunciate prima da lui.
- Bene, allora, visto che ci siamo dimmi perché sei venuta, o giuro che ricomincio sul serio!-
Ancora una volta l’espressione di Bry divenne seria e Aris lo vide alzarsi a sedere sul letto, per mettersi in una posizione più comoda.
- Oh! Ma quanto rompi! Chi ti dice che io non sia venuta qui solo per stare un po’ con te?-
Sbuffò Aris, mettendosi a sua volta a sedere e avvicinando il viso al suo, per poterlo vedere meglio negli occhi. Già era bassa, se avesse dovuto parlare con lui in quella posizione le sarebbe parso di parlare ad una montagna con le orecchie.
- Pensandoci non sarebbe poi così strano, visto che è da una settimana che ti comporti in modo non tanto normale…-
Anche Bry avvicinò il viso al suo e lei fu costretta ad abbassare lo sguardo, perché non riusciva a sostenerlo. Era duro e pretendeva delle spiegazioni, che Aris non era più molto sicura di riuscire a dare.
Brian capì che Aris stava tentando di scappare, non appena lei distolse lo sguardo. Non riusciva più a riconoscerla. Da quando in qua lei gli taceva i suoi dubbi?
Senti la rabbia montargli come era successo già altre volte in quel breve periodo, anche se poi aveva dovuto reprimerla e mandarla giù amara. Questa volta, però, non avrebbe lasciato perdere.
- Non…-
- Non osare dire che non è vero, perché ti sbatto giù dal letto immediatamente! Sono stato zitto fino ad oggi ed ho anche cercato di essere paziente! Figurati che non ti ho nemmeno fatto una domanda! E per questo devi ringraziare Jimmy, perché è su suo consiglio che l’ho fatto! Però, adesso, seriamente, basta! Sbaglio, o sono l’unico qui in mezzo che sembra non sapere come vanno le cose? Persino quello là, che è appena arrivato, sa tutto! Insomma, capisco Maddy e Mey, ma lui? Ti sei confidata persino con Jimmy e non con me? Eppure mi sembrava di essere io il tuo migliore amico!-
Aris non aveva mai visto Brian così arrabbiato. Aveva aperto le braccia, i palmi delle mani erano rivolti al soffitto. Stava gesticolando, cosa che Aris non gli aveva mai visto fare.
Le stava urlando in faccia tutta la frustrazione e il dolore di quei giorni, che lei sapeva di meritare ampiamente per ciò che aveva fatto. Si sentiva una merda e non poteva farne a meno.
- Bry!-
Quando sentì pronunciare il proprio nome, la rabbia crebbe ancora di più. Aris stava cercando di fermarlo, magari per calmarlo, ma quello non era proprio il momento. Prima doveva sfogarsi.
- No, Bry un cazzo! Hai idea di come mi sia sentito? –
- Mi dispiace seriamente che tu ti sia preoccupato così tanto, ma avresti dovuto prevedere che poi te ne avrei parlato!-
Aris era sulla difensiva e cercava in tutti i modi di giustificarsi, lo capiva perfettamente dal suo sorriso forzato, che cercava di farlo calmare.
- Poi?!? Cioè, quindi io sarei proprio l’ultimo a cui racconteresti tutto? E da quando le cose sono cambiate? Scusa, ma dovrei essere io il primo a sapere tutto ciò che succede!... No, Aris! Taci adesso, fammi continuare!... Io sono il tuo migliore amico, cazzo! Perciò, da quello che ho capito, adesso non sarebbe normale per te, se io non mi faccio qualche domanda? Ma lo sai che ho passato giorni interi a chiedermi se per caso avessi fatto qualcosa di male, o a immaginarmi chissà quale grave avvenimento?-
Come poteva fermalo? Come poteva spiegarsi quando lui non le lasciava nemmeno la possibilità di farlo? Lui aveva avuto pienamente ragione nel pensare ciò che aveva detto, visto che lei non gli aveva dato altra possibilità, ma adesso voleva davvero rimediare. Così, non poté fare altro che urlare più forte di Brian.
- Bry smettila! Tu non hai fatto niente, o almeno non così tanto come credi tu, però…-
Aveva fatto un errore abbassando il tono di voce e adesso lui aveva ripreso la parola.
Adesso era Aris quella che si stava arrabbiando. Se voleva una spiegazione, che stesse zitto. Non poteva continuare a blaterare a vanvera.
- Vedi, te…-
- Zitto! –
Quell’unica parola fu in grado di far smettere l’amico come niente prima aveva fatto e per questo, ringraziò Dio di averla inventata. Adesso era il suo momento di continuare.
- Ok, adesso va meglio! Fammi finire! Tu non hai fatto nulla se non comportarti come un normale ragazzo di sedici anni con gli ormoni a mille e… me ne rendo conto solo adesso… Davvero, hai ragione. Quella che ha sbagliato sono io, e mi sono addirittura comportata da merda! Lo so, avrei dovuto parlartene prima, tutti me l’avevano suggerito! Ma sinceramente io non ero pronta… Prima volevo rifletterci su e… e gli altri non hanno fatto altro che darmi una mano. Hanno solo aspettato che io fossi preparata per affrontarti, come gli avevo chiesto io. Sai, a volte non è facile capire come e cosa dire, specialmente se si tiene alla persona a cui ci si rivolge… e a volte ho voglia di sentire anche altri pareri, non solo il tuo! Non è semplice dire certe cose –
Sentì gli ultimi riverberi della sua voce tremare. Ci aveva messo tutto in quelle parole. Era così che era andata ed Aris era sicura che Brian avesse capito, tanto che continuò a mantenere lo sguardo fisso nel suo, ma riuscì a leggervi solo una certa diffidenza.
Infatti, dal canto suo Bry non era per nulla soddisfatto da quella risposta, anche perché non chiariva per niente la situazione che si era venuta a creare.
- Certe cose? Tipo che ti sono venute? Sbaglio o anche se non ci conosciamo dalla notte dei tempi, tu non ti sei mai fatta dei problemi a dirmi che ce le avevi!-
Oddio! Non riesco a credere che abbia detto proprio queste cose! Che paragone è? La rabbia deve proprio avergli dato alla testa!
Ris era incredula, tanto che si ritrovò a fissarlo con la bocca aperta.
- Va beh, e che cosa centra questo? Insomma è una cosa diversa…-
Stava cercando in tutti i modi di riprendersi da quell’affermazione ridicola, ma non ci stava riuscendo molto facilmente. Però, se si fosse bloccata era sicura che Bry non l’avrebbe più fatta parlare.
- Diversa? No, è solo disgustoso!-
In quelle parole il ragazzo cercò di metterci tutto il suo ribrezzo, cosa che non gli risultò per niente semplice, perché davvero parlare di quell’argomento per lui non era molto facile.
- Non è vero, è una cosa normalissima e naturale! E poi, se non volevi che te ne parlassi bastava dirlo! –
Brian si ritrovò a pensare che l’amica non avesse poi tutti i torti, visto che, in effetti, non sarebbe stata una cattiva idea. Ma in quel momento Brian era proprio lungi dall’ammettere di essere d’accordo con Ris.
- Molto bene, allora che ci siamo, non accennare mai più nulla riguardo a quell’argomento!... E adesso, fammi il piacere di sputare fuori tutto, visto che siamo qua! O intendi restare zitta e ammirarmi mentre suono?-
Concluse lui in modo sarcastico, indicando la chitarra, che nel momento in cui si era spaventato era finita per terra.
- Brian smettila! Ti ho già detto che mi dispiace! –
Urlò Aris, tentando di spostarsi i capelli indietro, lontano dal viso.
- Bene, allora dimostralo e raccontami come stanno le cose! Voglio un resoconto completo e non scherzare, perché andrò a chiedere a quei tre cosa è successo, ti avverto-
Aris si sentì ferita da quel commento. Come poteva non credere più in lei solo per quello?
- E da quando in qua non ti fidi più di me?... Mi stai facendo passare anche la voglia…-
- Smettila, cazzo! Ma perché devi rendere sempre tutto così difficile? Non c’è mai stata una volta in cui è stato facile toglierti le parole di bocca in momenti del genere! Chissà come, quando si tratta di fare cazzate hai sempre la bocca aperta per parlare, mentre adesso, invece, sembra che si sia seccata!-
Il dolore nel petto di Aris si fece ancora più grande di quanto non lo fosse mai stato, anche più di quello che aveva provato con Andrew.
Si vedevano entrambi stanchi e distrutti, l’uno per colpa dell’altro. Una battaglia infinita, come non ne avevano mai avute.
La voce di Brian, stavolta più calma, ma non per questo meno dolorosa, le arrivò ancora una volta all’orecchio.
- Aris, ti prego smettiamola con questi giochetti, ci facciamo solo del male a vicenda…-
Le mani gli ricaddero in grembo, mentre la schiena gli si incurvava per il peso della stanchezza, che ora l’aveva preso. Brian distolse lo sguardo da lei, ma il cuore gli mancò di un battito, quando sentì la voce dell’amica tremare per il pianto che stava trattenendo. Era pur sempre la sua migliore amica, anche se era arrabbiato con lei.
Aris dovette ammettere che Brian aveva ragione, terribilmente ragione e lei non poteva farci nulla. Era sempre stato difficile per lei far uscire i suoi sentimenti nei momenti di difficoltà, non facendo altro che raddoppiare il dolore che provocava a chi l’ascoltava, soprattutto quello di Bry, perché se non riusciva a spiegarsi loro non potevano aiutarla. Quando parlò, sentì gli occhi pizzicarle, mentre le parole uscivano a fiotti, come avrebbero dovuto fare le lacrime che stava trattenendo.
- Pensi che io voglia vederti ridotto in questo stato? Vedere me ridotta in questo modo? Ci sto male anch’io, non solo tu! Insomma, lo so pure io che non faccio altro che complicare le cose, ma è difficile…-
Non riuscì più a reggere e quell’argine che aveva costruito tanto faticosamente scoppiò veloce.
Bry la vide perdere nella lotta contro se stessa, che combatteva ogni volta che non voleva piangere davanti ad altri e non riuscì a non stare fermo a guardarla. Nonostante l’avesse ferito, nonostante l’avesse sfuggito per giorni, la sua volontà di rimanere saldo sulle sue convinzioni si spezzò non appena la vide in quello stato.
- Ehi! Vieni qui-
La voce dolce e calma di Bry era diversa da quella che aveva ascoltato fino a poco prima e sentendola non poté fare altro che sentirsi ancora più meschina, di quanto non avesse fatto fino a poco prima. Lui come poteva riprenderla dopo che lei l’aveva fatto stare male?
 Sentì il mento di Bry appoggiarsi sul suo capo e le sue braccia forti circondarla, mentre la pelle sotto la stoffa della sua maglietta bruciava al contatto con quella nuda di lui e lei restava abbandonata inerme, facendosi sostenere solo da lui.
E pianse tutte le lacrime che aveva ricacciato indietro in quei giorni e che non si era concessa di lasciar uscire. Pianse in quello spazio tra la spalla e il petto su cui aveva fatto precipitare altri fiumi salati. Era quello l’angolo, che lui le aveva riservato per quei momenti, proprio vicino al cuore in modo che lei potesse calmarsi ascoltando il suo battito regolare. Spesso aveva finito per bagnare le magliette dell’amico, dispiacendosene per averle sgualcite.
Quella volta non l’avrebbe fatto, perché quelle strisce salate sarebbero scese per il petto, fino a trovare la stoffa dei pantaloni su cui si sarebbero fermate.
Eppure, Brian nonostante il tempo interminabile che doveva passare ogni volta in quella posizione per farla sfogare, non si era mai tirato indietro e nemmeno in quel momento lo aveva fatto.
Passò una decina di minuti prima che Aris riuscisse a riprendere il controllo di sé e a riprendere un certo contegno, ma il senso di colpa per ciò che era appena successo non riusciva ad abbandonarla e questo le strappò un singhiozzo involontario.
- Che cosa c’è adesso?-
Chiese Bry dolcemente, spostandola indietro per poterla guardare negli occhi. Ma quelli della ragazza erano bassi e lui dovette alzarle il viso mettendole una mano sotto il mento.
- Niente è che… tu ci sei sempre per me e io non faccio altro che darti delle preoccupazioni… Andy che ritorna, la festa e adesso questo… Mi sento più che una merda! Ma che cazzo di amica hai? Sono orribile!-
La vide ridere per l’isteria, mentre tentava di fermarsi mordendosi il labbro.
- Non fare così, anche perché un po’ di colpa ce l’ho anch’io. Sbaglio, o me la sono scelta io questa situazione? Sai, l’ho saputo fin da subito che non sarebbe stato facile starti vicino, però, pensando a tutte le volte in cui siamo stati arrabbiati l’uno con l’altra, non riesco lo stesso a pensare di trovarmi da un’altra parte! Insomma, da quando ti conosco sono successe tante di quelle cose che se decidessi di non essere più tuo amico, mi annoierei da morire! Chiedilo a Jimmy, se vuoi! L’ho fatto impazzire più io che te con questa storia!-
Brian l’aveva buttata sul ridere per tirare su l’amica, ma quello che aveva detto era la verità. Era stato ferito e si sentiva ferito, ma non riusciva lo stesso ad abbandonarla. Tutte le volte che pensava ad Andrew non riusciva a capire come avesse potuto fare quel ragazzo a lasciarla. Forse il vecchio amico della ragazza era stato davvero più intelligente di quanto non fosse lui, ma Bry stesso ammetteva ormai da tempo di essere uno stupido, quando si trattava di Aris. Pure Jimmy aveva concordato.
- Ah! Ah! Ah! Ah!... Che idiota che sei!...-
Sentirla ridere, gli fece diventare il cuore più leggero, ma nonostante questo, era arrivato il momento di fare sul serio. Lasciò andare la ragazza, che sentì proprio come alla festa il vuoto attorno a lei.
- Ok, allora, visto che adesso ti sei ripresa, che ne dici di cominciare a raccontarmi tutto dall’inizio?-
Aris chiuse gli occhi e prese un respiro profondo. Quando li riaprì, Brian vide in lei una sicurezza che prima non aveva. Era pronta per spiegarsi e, magari, riuscire a farsi perdonare.
- Va bene, dopo tutto sono venuta qui per questo, no?-
Il sorriso ritornò sulle sue labbra, facendo uno strano effetto essendo unito a due occhi rossi per il pianto.
- Direi di sì…-
- Bene. Allora, alla festa, stavo ballando con Maddy e Mey, quando ho pensato di andare a prendere qualcosa da bere… solo che Maddy ha insistito per andare da sola e, quindi, io sono rimasta da sola con Mey…-
Aris aveva cominciato a parlare, continuando a guardare l’amico negli occhi e ad ogni parola il suo coraggio aumentava.
- E’ stato, per caso, quando l’ho vista io e mi ha detto che ti trovavi vicino alle casse?-
Chiese Bry ricordando la bellissima coniglietta con cui aveva parlato alla festa.
- Sì, esatto! Per caso aveva dei bicchieri in mano?-
- No, stava ballando con un fantasma… Felix ha detto che si chiamava…-
Rispose lui dondolando la testa da una parte all’altra, mentre cercava di ricordare. Quando finalmente rivolse lo sguardo di nuovo su Aris la vide scocciata e arrabbiata.
- Perché è così contraddittoria quella ragazza? Non ha detto che le interessa Jimmy e che anche lui non era da meno? Però, chi se ne frega, vero! Andiamo con Felix, che tanto lui ci sta sempre! La odio, quando fa così!-
Sibilò Ris, chiudendo le mani a pugno e sbattendone uno sulla sua coscia e l’altro sul materasso. Era già successo un’altra volta che Maddy mandasse un rapporto in rovina solo perché non si sentiva abbastanza sicura e Aris non voleva che succedesse di nuovo, soprattutto perché Jimmy le stava simpatico ed era entrato fin da subito in confidenza con lei.
- Calmati! Se ci ha ballato non è mica detto che ci sia andata per forza! Poi lui aveva anche un telo in testa…-
Disse Brian cauto per cercare di alleggerire la situazione. Non voleva che Aris si arrabbiasse con Maddy se lei non aveva fatto nulla e soprattutto non voleva fare vivere una situazione del genere alle due.
- Tu non la conosci bene, Bry! –
Sbottò esasperata lei, buttando indietro i capelli.
- Non la conoscerò bene, però, lo sai anche tu che lei non è un tipo da storie fisse… in ogni caso non ha fatto nulla di male, visto che lei e Jimmy non hanno ancora fatto niente!-
Bry aveva ragione, come sempre si ritrovò a pensare la ragazza, ma tutto ciò non toglieva il fatto che avrebbe dovuto fare un bel discorsetto alla sua amica la prima volta in cui si sarebbero viste.
- Sì, hai ragione, non pensiamoci! Beh… tornando al discorso di prima, come stavo dicendo, ero rimasta da sola con Mey, quando è arrivata Maggie…-
- Chi? Scusa?-
L’espressione di Brian in quel momento era esilarante e ci mancò poco che Aris gli scoppiasse a ridere in faccia. Aveva il sopracciglio desto alzato verso l’alto e la bocca storta in una smorfia semi aperta.
- Maggie! Quella che gioca con me!-
Le rispose come se fosse la cosa più ovvia lei, però non doveva esserlo altrettanto per Bry perché la sua espressione divenne ancora più ridicola.
- Come se fosse facile memorizzare tutte le ragazze che sono in squadra con te! Sarete una ventina! E per di più alcune si assomigliano, quindi non pretendere così tanto da me! –
Era sconcertante pensare che lui non sapesse riconoscere le sue compagne di squadra dato che era venuto ad un sacco di partite.
- Sei impossibile Bry! Capisco Maddy che non riconosce le persone nemmeno se si mettono davanti a lei a due centimetri di distanza e con un cartello con su scritto il loro nome! Ma tu? Mi lasci senza parole!-
Come se lei si ricordasse tutti quelli che le presento! E poi, ora che ci penso lei non me le ha mai fatte conoscere!
Questi erano i pensieri di Bry, mentre si grattava la testa, cercando di concentrarsi meglio. Ad Aris parve una scimmia e non poté che spuntarle un enorme sorriso, che Bry catalogò come irrisorio.
- Ehi! Tu me le hai mai presentate le tue compagne? No! E allora cosa pretendi?... Poi non osare paragonarmi a quella lì!... –
Perché adesso ce l’ha con Maddy? Ma cosa le ha fatto di male quella ragazza! No, aspetta, forse non dovrei neanche chiedermelo…
Una serie di ricordi passò davanti ai suoi occhi e tutti rappresentavano momenti in cui Maddy lo prendeva in giro. In ogni caso la ragazza decise di difendere l’amica. Non stava bene parlare male di qualcuno che, non essendo presente, non poteva nemmeno difendersi.
Aspetta, aspetta! Dall’espressione che sta assumendo sembra che la voglia difendere. Ma come può farlo, dato che sa benissimo cosa mi ha fatto? Beh, però nemmeno io ci sono andato piano a volte…
Il ragazzo fu distolto dai suoi ragionamenti, nel momento in cui la voce di Aris risuonò alta per la stanza.
- Non chiamarla “quella lì”! Maddy ce l’ha un nome!...-
- …non posso credere di essere stato paragonato a Maddy, insomma finire ai suoi livelli…-
- …mi hai capito? Bry! Mi stai ascoltando?-
- …insomma non ci posso credere!... Eh? Hai detto qualcosa?-
Aris non riusciva a capire se stesse facendo apposta o meno. Insomma, lo sguardo vacuo c’era, ma non poteva credere che non avesse detto tutte quelle cose apposta.
- Ok, ci rinuncio! Piuttosto, Maggie è quella con i capelli corti e biondi. Ha un anno in meno di noi-
Gli spiegò lei, cercando di ritornare all’argomento di cui stavano trattando e finire quindi la spiegazione. Anche perché, aveva appena buttato un occhio alla sveglia e aveva visto con suo grande orrore che erano già le dieci.
- Tu dici quella con il tatuaggio sul braccio destro e con due tette enormi?-
Aris non poteva credere alle sue orecchie.
Ma come diavolo fa a ricordarsi le persone! Mio Dio! Sono scandalizzata! Beh, però forse non dovrei… è pur sempre Brian quello di cui stiamo parlando… E poi sbaglia pure! Ma come siamo messi male!
- Bry! No! Quella è Zoe! E poi Zo è dell’ultimo anno… per di più ha pure i capelli neri e lunghi fino a metà schiena!-
La sua voce aveva un non so che di scandalizzato, che unito ai suoi occhi sbarrati lo fece divertire un sacco. In ogni caso non riusciva a capire come aveva fatto a sbagliare, eppure era così convinto di averci preso.
- Ah… scusa, ma sai quando ci si sofferma su certe cose non si fa caso ai capelli…-
Con quelle parole lo sconcerto di Aris divenne ancora più grande e lei non poté fare a meno di sbarrare ancora di più gli occhi.
- Non voglio nemmeno sapere su cosa ti soffermi tu, quando guardi una ragazza! Ok, tornando a noi, Maggie è quella che gioca in porta –
Forse con questo chiarimento la sua mente riuscirà a capire! O forse devo usare altri dettagli? Ma com’è che Maddy ha sempre ragione su certe cose?
Brian la vide scuotere la testa, probabilmente per ciò che stava pensando e che lui poteva benissimo immaginare.
- Ok, adesso ho capito, se vuoi saperlo lei l’ho classificata come…-
- No, per carità! Taci e fammi continuare!-
Ris non aveva alcuna voglia di sentire porcate quella sera, ne aveva già avuto abbastanza e per di più era già tardi e lei il mattino dopo si sarebbe dovuta svegliare presto.
- Come non detto, ma se cambi idea io…-
Brian non aveva mai provato tanto gusto nel prenderla tanto in giro, così prese mentalmente appunto su come riprovarci a tempo debito, ma la guardò malissimo nel momento in cui lei si tappò le orecchie con le mani, blaterando ad alta voce.
- Non Sento! Non sento! Non sento! Bla, bla, bla, bla, bla…-
- Per quanto pensi di voler continuare?-
Aris non aspettava altro, infatti, aveva ancora le mani premute sulle orecchie, quando riprese il discorso appena lasciato.
- Fino a quando tu non chiuderai quella tua dannata boccaccia e mi lascerai finire! Bene, allora, dov’ero arrivata? Ah! sì… Maggie è arrivata e mi ha chiesto di parlare. Così ho domandato a Mey se potevo andare, visto che altrimenti sarebbe rimasta sola… Comunque Mey è stata gentilissima, perché mi ha lasciata andare!-
- Vuoi dire che l’hai abbandonata?-
Dai non può averlo fatto, insomma non sarebbe da lei…
- No! Secondo te! Mi ha detto di andare perché era arrivato Jack e in questo modo lei poteva andare da lui –
Puntuale, la risposta di Ris arrivò per dissipare tutti i suoi dubbi.
- Mmm… e poi cosa è successo?-
Chiese il ragazzo incoraggiandola ad andare avanti.
- Sono uscita fuori in veranda con Maggie, perché lì si poteva parlare meglio-
- Quindi è per questo motivo che ti ho trovata lì…-
Fece lui soprappensiero. Infatti, quella non era una domanda, ma Aris non poté fare a meno di rispondergli.
- Sì –
- E lei cosa voleva da te?-
Brian era sempre più dubbioso riguardo la cosa, perché non riusciva a capire cosa potesse essere successo.
- Parlare –
- Parlare?-
Solo questo? No, ma va là!
- Sì, parlare-
Aris non riusciva a capire perché mai lui non riuscisse a metabolizzare il concetto. Era impossibile per lui parlare ad una festa? Eppure loro due l’avevano fatto.
- E cosa vi siete dette?-
Ok, ora è il momento della verità! Se glielo dico sono una grande!
Aris prese un gran respiro, mentre questi pensieri le si formulavano in testa e cercava di trovare le parole giuste per finire la sua spiegazione.
 - Mi… mi ha confessato che è da alcuni mesi che le piace una persona…-
O mio Dio! L’ho detto! Dai, adesso dovrebbe capire, no? Insomma non è così ottuso!
L’attesa prima che Brian parlasse fu snervante per Aris, anche perché la faccia del ragazzo era particolarmente inespressiva. Quando finalmente gli si accese di un barlume di comprensione, l’agitazione di Ris crebbe ancora di più.
- Oddio! E’ lesbica! Lo sapevo che prima o poi sarebbe successo, che qualcuna della tua squadra si sarebbe dichiarata!...-
No, Non è possibile! Ma che cazzo dice?
Fu uno shock per lei ascoltare quella frase e sperava con tutto il suo cuore che quella fosse solo una cretinata, uno scherzo e non quello che pensava davvero.
- Ma che cazzo sta dicendo Bry? Ma ti senti? –
- Perché? Non è lesbica?-
Ma lo pensa realmente! Perché devo avere un amico del genere?
- No! Callie e Francine sono lesbiche… e poi anche se fosse cosa ci sarebbe di male?-
- Niente, sai che sono un ragazzo molto aperto, ma…-
- Stai zitto che fai più bella figura, Brian! No, a lei piace un ragazzo, capito? Ra-gaz-zo! R-A-G-O-Z-…-
Magari questa volta avrebbe capito, oppure gli avrebbe dovuto mettere un’insegna luminosa sopra la testa?
- Sì, sì, ok, ho capito! Continua…-
No, non hai capito proprio niente! Va beh, intanto che ci siamo glielo spiego tutto per bene…
Aris faticò non poco a reprimere il suo sconcerto e la delusione, per rassegnarsi a continuare la sua spiegazione.
- Niente, mi ha semplicemente chiesto di farle un favore e di sondare il terreno per lei… diciamo, che ha paura di sentirsi rifiutata-
- Mmm… e cosa ci sarebbe di così tanto difficile da fare? Voglio dire, capisco che il compito richieda un sacco di astuzia per non farsi beccare, ma…-
Brian proprio non capiva. Ok, ci stava chiedere a qualcuno di indagare per conto di un’altra persona, se questa non aveva le palle per farlo da sola, ma che poi fosse questo il problema di Aris era alquanto strano. Insomma, avrebbe potuto benissimo parlarne solo con lui visto che si trattava solo di quello.
- Brian Elwin Haner Jr! Sei esasperante, quando ti ci metti! Meggie mi ha chiesto di indagare su di te!-
Finalmente l’aveva detto, finalmente era riuscita a liberarsi di una parte di verità e cominciava già a sentirsi meglio.
Da parte sua Brian ci mise un attimo a recepire il messaggio. Non riusciva a credere alle sue parole.
Me? Ok, forse è solo uno scherzo… anche se da come mi guarda preoccupata non deve esserlo… forse faceva bene ad essere inquieta…
- Su di me?-
Tutto lo sconcerto di Brian venne fuori con quelle due sole parole.
- Sì, su di te! Le piaci, Bry! Ed è anche una cosa normale, visto che sei un bellissimo ragazzo! E’ solo che è stato davvero difficile per me! Mi dava davvero fastidio –
La vide abbassare lo sguardo, segno che era stato duro per lei dire quelle parole. Ma ancora lui non riusciva bene a capire il perché quella richiesta la mandasse tanto in bestia.
- Che cosa?-
- Il pensiero di vederti con un’altra! Insomma, Brian, tu sei il mio migliore amico e mi da noia pensare che tu possa preferire passare il tuo tempo con un’altra ragazza piuttosto che con me! Un conto sono Maddy e Mey, che so che sono semplici amiche, ma un altro sono quelle che potrebbero rappresentare delle eventuali fidanzate!–
E’ gelosa? Lei è gelosa? No ma dai sul serio, lo sa che non deve! Come può anche solo pensare di passare in secondo piano?
Brian non riusciva a capire i ragionamenti dell’amica. Se lui aveva deciso di aiutarla e di starle vicino, questo voleva dire che l’avrebbe fatto fino a che non fosse stato necessario e aveva sempre saputo che per tutto quel periodo non avrebbe praticamente avuto tempo per storie serie, quindi perché scaldarsi tanto?
- Tu, quindi, saresti gelosa?-
- Sì, sono gelosa! Che c’è, non posso?-
Aris lo vide sbattere le palpebre un paio di volte, probabilmente per riuscire ad assorbire un concetto, altrimenti per lui incomprensibile.
Va bene, adesso devo farle io un bel discorsetto e spiegarle come vanno le cose!
- Sì, cioè no… no, no che non puoi! Tu sei la mia migliore amica, l’hai detto anche tu e, secondo me, non dovresti pensare a queste cose! Come puoi pensare che ti metterei in secondo piano per qualcun’altra! Non lo farei mai! Se troverò una ragazza che mi piace, tu sarai la prima a saperlo e anche quella da cui verrò a chiedere l’approvazione!-
- L’approvazione?-
Adesso era lei quella che non ci capiva dentro niente.
- Sì! Se lei vorrà essere la mia ragazza, innanzi tutto dovrà accettare il fatto, che tu sei questo per me e che, perciò, noi due passiamo molto tempo insieme. Non voglio che si senta in competizione con te, anche perché altrimenti non vedo come potremmo stare insieme!... Ehi! Cos’hai adesso?-
Brian la vide scuotere la testa e sospirare. Non capiva perché lei stesse facendo quello, insomma, aveva detto forse qualcosa di male? Eppure a lui era sembrato uno dei più bei discorsi che avesse mai fatto.
- Mi sento una stupida e una deficiente! –
- E perché dovresti?-
Chiese Brian, cercando di capire se la reazione dall’amica era stata data dal fatto di essere stata gelosa, o da quello di ritenersi idiota, per essere sua amica dopo quel discorso.
- Perché non avrei dovuto sentirmi gelosa e diffidente nei tuoi confronti! Ho una paura matta di perdere chi mi sta accanto, lo sai… e quindi… non so Brian, ho passato cinque giorni a tormentarmi per niente e a farti preoccupare, quando invece sarei dovuta venire subito a parlarne con te! Sarebbe stato tutto così semplice e io, invece, l’ho solo complicato! –
 Brian tirò un sospiro di sollievo a quelle parole. Era vero ciò che aveva detto e la capiva benissimo, visto quello che aveva passato, ma adesso che aveva capito la situazione non vedeva il motivo per non perdonarla. Certo, lei si sarebbe dovuta aprire subito, ma tutti potevano sbagliare.
- Avevi bisogno di pensare! E’ normale avere dubbi, specialmente dopo che io senza volerlo ti ho reso la vita ancora più difficile!-
- Cosa vuoi dire?-
La piegarsi in avanti, attenta alle parole che aveva appena pronunciato e di cui ancora non capiva il significato.
- Che quella sera avrei dovuto pensare di più a te! Sapevo benissimo che c’era qualcosa che non andava e ho peggiorato tutto, quando Heidi mi ha baciato -
Aris si illuminò improvvisamente e spalancò occhi e bocca per lo stupore. Capì in quel momento che forse sarebbe stato meglio se avesse tenuto la bocca chiusa.
- Heidi? Vuoi dire la rossa vestita da vampiro?-
La voce di Aris prese a diventare più acuta, via via che la rabbia saliva. Sì, non c’era dubbio, sarebbe dovuto stare zitto.
- Sì, quella. Fa spagnolo con me. Era ubriaca sabato sera e senza volerlo sono stato la prima persona che conosceva che ha visto. Perciò mi è venuta incontro e mi è caduta in braccio, mentre mi stava salutando e poi… alla fine l’hai visto anche tu! Mi ha baciato -
Stavolta era lui quello sulla difensiva e Aris l’aveva capito benissimo.
- Quindi tu mi avevi visto? –
Pronunciò quelle parole lentamente e a bassa voce, portando le mani ai fianchi e rendendo  la scena parecchio terrificante, tanto che Brian avrebbe voluto scomparire da lì. Aveva una paura folle di una sua reazione.
- Sì-
Pensò che quella sillaba l’avrebbe portato all’inferno e così aspetto stoicamente a testa alta la rappresaglia dell’amica.
- Sai che mi sono incazzata come una bestia in quel momento? Insomma, ti stavi baciando con un’estranea, come se quello fosse stato il tuo ultimo momento prima di morire, senza nemmeno essere ubriaco! Ti sembra una cosa normale? Davvero, non puoi immaginare quanto mi abbia dato fastidio! E poi, scusa, se era solo una tua compagna di classe ubriaca marcia, perché non te la sei tolta di dosso? –
Le parole stavolta le uscirono come un fiume in piena, pronte a cozzare su Brian, che continua a cercare di difendersi.
- Hai visto anche tu che dopo due secondi mi sono staccato da lei!-
- Due secondi? Saranno passati almeno cinque minuti prima che smettessi di baciarla!-
Aveva urlato come non aveva ancora fatto da quando si trovava lì dentro. Oramai, Brian capiva benissimo che la rabbia era uscita da lei come una mandria di bufali inferociti pronti a spazzare via tutto. Proprio come Aris.
Nemmeno Brian, però aveva intenzione di cedere, visto che per quanto ne sapeva lui poteva ancora fare ciò che voleva.
- Ma quanto la fai lunga, cazzo! Che due che fai venire anche te! Ci siamo baciati e allora? Tanto dopo non è successo più niente! Lei è andata per la sua strada e io per la mia! Anzi, lei lunedì non si ricordava nemmeno più nulla! Te l’ho detto, te ne avrei già parlato io, se quella fosse diventata una storia seria!-
Aris rimase interdetta, perché non si sarebbe mai aspettata una reazione del genere, almeno non in quel momento. Era sicura che avrebbe implorato pietà e invece le aveva risposto a tono.
- Ok, scusa! Mi ha solamente dato fastidio, tutto qui!-
- Tutto qui? Ne stai facendo una tragedia! Davvero, la devi smettere! Te l’ho già detto un sacco di volte che io non me ne vado! Non ti lascio sola, lo sai, perciò smettila di fare la bambina-
Ha ragione, ma perché devo fare sempre così? Mio Dio quanto sono patetica…
La rabbia oramai era passata, smontata completamente dal discorso dell’amico e ora Aris non riusciva a fare altro che darsi della stupida.
- Hai ragione, scusa… va beh, tanto… non fa nulla, insomma, pensandoci adesso, a mente fredda, tu non hai fatto nulla di male… sei un ragazzo e hai sedici anni! Come ho già detto prima sei umano e queste cose capitano… e poi tu non mi dovresti spiegare nulla! Io e te siamo solo amici quindi… per me va bene se fai così –
- Sei sicura che non ti dia fastidio? Hai appena detto il contrario-
Non credeva in ciò che gli aveva appena detto e visto che pensava di conoscerla almeno un po’ era sicuro che la situazione non si sarebbe risolta in cinque minuti.
- Sì, cioè no… oddio! Senti Bry io non posso proibirti di fare quello che ti pare, perciò… fai pure! Sappi, però, che se tu v ai in giro a fare di queste cose tutte le volte che c’è una festa con dell’alcool, non mi va poi così bene. Ci penso ogni volta e credo che non ti faccia bene ubriacarti, per divertirti almeno un po’! E poi, altrimenti, se non ti ubriachi, fai delle cagate! Insomma, devi anche imparare a controllarti un po’! –
La ragazza non gliel’aveva mai detto, perché era da poco tempo che aveva cominciato a ragionarci seriamente, ma adesso si sentiva davvero meglio, perché era riuscita a dirgli tutto.
Forse non ha tutti i torti, insomma, non c’è solo l’alcool alle feste e ci sono anche altri modi per divertirsi, però…
Brian era indeciso, insomma non voleva smettere di fare quello che faceva, anche se sapeva di correre un grave rischio per la sua salute.
Fu con un sospiro che la ragazza seppe che Bry era riuscito a trovare un compromesso accettabile.
- Ok, facciamo che adesso che so che ti dà fastidio, cercherò di moderarmi un po’, però, anche tu ci metti del tuo a volte!-
Disse lui riferendosi a quello che aveva combinato alla festa.
- Ok, mi dispiace essermi nascosta in quel modo, non lo farò più, giuro. Ho anche la mano sul cuore, cosa vuoi di più? E in più, cercherò anche di essere meno gelosa, perché… tu fai molto per me e io facendo così, non faccio altro che distruggere tutto-
Il  silenzio cadde sui due, sprofondati nei loro ragionamenti. Tutti e due erano riusciti a dire, anche se a volte in modo un po’ indiretto di volersi bene e di contare molto l’uno per l’altro.
Fu Aris la prima a parlare e a far sparire l’incanto di un silenzio carico di cose non dette ma risapute, che a volte abbracciava i due.
- Quindi, cosa pensi di fare con Meggie?-
I loro occhi si incontrarono e ognuno fu contento di vedere quello rassicurante dell’altro.
- Beh, prima che tu mi dicessi chi fosse non sapevo nemmeno a chi delle tue compagne attribuire quel nome! Immagino che se la conoscessi, potrebbe anche andarmi bene, ma… non ne sono molto convinto. E’ una ragazza carina, però, non è quella giusta…-
Fu solo in quel momento che Aris sentì allentarsi anche l’ultimo groppo alla gola che le era rimasto e fu contenta di sentirgli dire quelle parole.
- Perciò, devo dirle che non sei interessato?-
- Sì-
- Va bene-
La ragazza annuì con un sorriso, mentre muoveva la testa dall’alto verso il basso come per approvare quella decisione.
- Quindi, adesso è tutto chiarito? Non c’è più alcun dubbio? –
Chiese lui per assicurarsi che fosse veramente tutto a posto e non un’illusione. Non voleva proprio ritrovarsi a litigare di nuovo, visto che per quella sera ne avevano avuto entrambi abbastanza.
- Sì, tutto chiarito e direi che non ci sono più dubbi-
- Bene-
Si sorrisero a vicenda, rassicurandosi sul fatto che finalmente tutto fosse finito. Così, entrambi poterono rilassarsi e appoggiare la schiena attorno alla testiera del letto di Brian. Un silenzio leggero e scarico della tensione precedente scese sui due ragazzi, intenti a riorganizzare le idee.
Brian si accorse dopo alcuni minuti che la ragazza lo stava guardando e così le domandò cosa avesse aggrottando le sopracciglia.
- Stavo pensando che avevi ragione prima, mi sei mancato in questi giorni Bry!-
Fu strano sentirsi dire quelle cose dalla ragazza, non era abituato e questo gli provocò una stretta al cuore che non aveva mai provato prima.
- Vedi, io ho sempre ragione!-
Rispose lui beffardo, mentre un ghigno diabolico gli si dipingeva in faccia.
- Non è vero! Smettila di darti delle arie!-
Aris gli diede una spallata e il ragazzo fece finta di essere spinto via. La risata di entrambi riempì la stanza, rendendo i due ancora più felici.
- Tu sei solo invidiosa –
- Non è vero! Perché mai doveri esserlo? –
In effetti Aris non vedeva proprio ragione per esserlo, dato che stava bene così com’era.
- Perché io sono il migliore!-
Sempre il solito! Perché ha un ego così grande?
- Ma quanto sei stupido? Ogni giorno che passa peggiori! Ha proprio ragione Drake, “più si invecchia più si peggiora”!-
- Sono abbastanza d’accordo, ma chi è Drake?-
Il ragazzo la guardava interdetto senza sapere se essere agitato o meno. Avevano appena finito di sistemarsi dopo un litigio sulla gelosia di Aris e adesso quel tipo poteva rappresentare un elemento di disturbo. Non voleva proprio che succedesse di nuovo qualcosa di male.
- E’ un mio vecchio amico, uno di quelli con cui giocavo da piccola e, naturalmente è il mio vicino di casa!-
Brian cercò di ricordare se avesse mai sentito parlare di lui, ma da quanto si ricordava no gli aveva mai accennato nulla su quel tipo. Così si mise a pensare se avesse visto qualche ragazzo della loro età uscire dalle case a fianco. Scartò immediatamente due ragazze molto carine che aveva notato e dopo vari tentativi riuscì a richiamare alla mente l’immagine di un ragazzo alto e pallido,  dai capelli corti e biondi, quasi bianchi.
- Qual è? Quel tizio biondo e palliduccio?-
Wow! Incredibile ci ha beccato al primo colpo! Secondo me domani nevica!
Pensò la ragazza allibita da quanto era riuscito a fare Bry.
- Sì, esatto! Comunque, parli proprio tu che non sei proprio così abbronzato…-
- Va beh, ma io posso, lui no!-
Come si permetteva di mettere in discussione la sua colorazione di pelle? Se avesse voluto essere abbronzato avrebbe passato il suo tempo a fare surf,  invece di cose più costruttive.
Purtroppo Aris l’aveva presa davvero male e Brian lo capì immediatamente da come aveva strinto gli occhi e da come aveva spalancato la bocca.
- Ma se sei idiota! Smettila di trattarlo male, non lo conosci nemmeno!-
Sbottò lei infuriata e senza nemmeno più parole da dire.
- Oh! Ma come sei irritabile stasera! Non si può nemmeno fare una battuta!-
- Non è vero! Sei tu quello intrattabile! Non ti si può dire niente che cerchi qualcosa di sbagliato nell’altro per controbattere! –
Brian non riusciva a capire cosa le fosse preso in quel momento. Era senza parole.
- Senti, smettila per favore o va a finire che qui ci mettiamo a litigare di nuovo! Tu e la tua bocca fate sempre e solo dai casini! “Trovami”-
Terminò lui con un’imitazione in falsetto dell’amica. Capì in quel momento di aver varcato un limite che non avrebbe dovuto nemmeno avvicinare. Ma invece di fare marcia indietro, non essendo proprio dell’umore giusto per farsi mettere i piedi in testa su qualcuno che nemmeno conosceva, Brian aveva deciso di lasciar perdere tutto il buon senso che l’aveva animato fino a quel momento.
- Cos’hai detto?-
Chiese Aris allibita spalancando gli occhi.
- Solo la verità! –
La ragazza rimase senza parole. Come si permetteva di trattarla in quel modo?
Con questo, pensò Ris,per stasera ha proprio chiuso con me!
- Bene, visto che la pensi così io e la mia bocca ce ne andiamo via da qui e togliamo il disturbo! Non vorrei finire ancora più male la serata…-
Le ultime parole furono gelide e non aveva nemmeno finito di pronunciarle che si alzò in piedi e si avvicinò alla porta della stanza.
- No, Aris asp…-
Brian non riuscì a fermarla, perché proprio in quel momento l’amica sbatté la porta in faccia, con un tonfo assordante.
Sapeva che si sarebbe messa a correre a perdifiato per le scale, avrebbe salutato i suoi, che vedendola in quello stato si sarebbero allarmati ancora di più e che poi, Aris avrebbe continuato a fuggire da lì fino a che non sarebbe arrivata a casa sua. Eppure, l’unica cosa che riusciva a fare era quella di stare lì, seduto sul letto, con la testa appoggiata al muro e gli occhi chiusi. Non voleva vedere quello che era riuscito a combinare, perché stavolta era irrimediabilmente tutta colpa sua.
Perché sono così idiota? Ma mai stare zitto, vero?
Questi furono gli unici pensieri che riuscì a permettersi prima di crollare per la tensione.
 


CIAO A TUTTI!
Lo so, ci ho messo mesi e mesi prima di postare questo capitolo e chiedo umilmente perdono, proprio come tutte le volte, ma tra compiti, vacanze in montagna senza un minimo straccio di computer, poca voglia di muovere anche solo un dito e il lavoro estivo è stata un'impresa finire questo lunghissimo capitolo! Infatti, lo sto postando ad un orario pazzesco e credo che la maggior parte della mia famiglia mi stia ritenedo una povera malata di mente per tutto questo! Ok, sto blaterando a vanvera e me ne rendo conto, perciò cercherò di smetterla! XD 
Comunque, andando alla storia, spero che il capitolo possa esservi piaciuto e spero che non vi sia sembrato troppo banale la reazione di Bry, dopo che ha sentito tutta la storia, perchè in questo momento sto avendo dei ripensamenti seri e non va affatto bene! 
Terminando, voglio fare un saluto a tutti. da quelli che oramai avevano perso le speranze e a quelli che invece si erano già dimenticati di me!
Un bacio dalla vostra scrittrice delirante! Ci vediamo al prossimo capitolo! XD

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Capitolo 12
*** Capitolo XII ***


CAPITOLO XII



Brian sbattè lo sportello dell’armadietto in preda alla rabbia e all’irritazione e poi, non ancora contento di quel misero sfogo, vi colpì con forza il pugno destro, mentre la mano sinistra reggeva salda l’enorme raccoglitore con gli spartiti per la lezione di musica. Chiuse gli occhi sospirando e sentì lo sguardo di Jimmy dritto su di sé. Quando voltò la testa verso sinistra, non poté fare a meno di notare che gli intensi occhi azzurri dell’amico lo stavano fissando senza capire bene il perché di quello sfogo improvviso.
Attorno, una miriade di studenti si era riversata, come loro, nei corridoi al suono della campanella, portando con sé il rumore di armadietti sbattuti, di passi veloci e lenti, di chiacchiere e di risate che risuonava nell’ambiente circostante senza sosta. Tutto sarebbe continuato così, almeno fino dopo il pranzo.
Nessuno, eccetto Jimmy, aveva fatto a caso alla sua esplosione, anche se lui avrebbe sperato il contrario. Gli occhi di Brian presero a scrutare attenti quella marea di gente nella speranza di trovarvi finalmente Aris. Era dalla sera precedente in cui avevano litigato che non la vedeva. Eppure, si era aspettato di trovarsela davanti appena arrivato a scuola, come faceva al solito dopo ogni discussione, pronta per fare pace e chiarire le cose. Ris, però, non si era ancora fatta viva e come se non bastasse non era ancora riuscito a vederla durante nessuna delle ore di lezione. Non gli aveva detto di essere malata, né di voler rimanere a casa, né Maddy o Mey erano venute a dirgli qualcosa. Per questo motivo Brian stava cominciando a preoccuparsi seriamente per lei.
Magari è ancora arrabbiata per ieri… però avrebbe comunque potuto mandarmi anche solo un messaggio, farsi viva qui a scuola, anche senza rivolgermi la parola... sto cominciando ad odiarla quella scema!...
La sera precedente Bry, dopo che lei se n’era andata, aveva pensato molto a quello che era successo ed era arrivato alla conclusione che se lui aveva colpa, non era di certo l’unico. Sì, era stato lui a provocare e a non riuscire a tenere la bocca chiusa, e infatti per questo si era sentito uno stupido, ma Ris non si era di certo trattenuta e non era riuscita a sua volta a tenersi per sé i suoi commenti.
Lui si sarebbe scusato, ma anche Aris avrebbe dovuto farlo.
…Dove cazzo è? Non era dal suo armadietto e nemmeno dal mio! Eppure non può essere fuori, visto che sta piovendo! Dovrebbe essere anche più facile trovarla… possibile invece che con lei sia un nascondino continuo?
Brian si riscosse dai suoi pensieri accorgendosi che il ticchettio della pioggia si stava facendo sempre più insistente.
Ai suoni familiari del corridoio, infatti, continuava ad aggiungersi quello meno ordinario della pioggia, che ad un orecchio poco abituato come quello dei californiani risaltava immediatamente.
Le gocce di pioggia sbattevano ritmicamente contro i vetri delle finestre, mentre le nuvole coprivano il sole, facendo abbassare di qualche grado la normale temperature.
Quella notte si era percepita la sua presenza imminente ancora prima che avesse cominciato a cadere: l’aria si era lentamente caricata di umidità ed era diventato difficoltoso respirare, mentre il cielo continuava a spegnersi mano a mano della piccola luce delle stelle. Infine, era stata una liberazione quando, prima dell’alba, l’odore della pioggia aveva riempito i polmoni di tutti, dormienti e non, entrando dalle finestre aperte o socchiuse.
All’inizio aveva cominciato a scendere lenta e fine, bagnando le foglie degli alberi e l’erba del prato, riversandosi nei canali che attraversavano la città, rendendo umido l’asfalto e fredda e dura la sabbia che fino a poche ore prima era stata calda e secca. Aveva continuato così per tutta la mattinata senza diminuire d’intensità. Anzi, da una decina aveva addirittura cominciato a scendere più fitta e con gocce più grandi.
Per questo motivo Brian sospettava che Aris non avesse nemmeno fatto allenamento quella mattina e, se avesse continuato così, di sicuro non avrebbe nemmeno fatto quello del pomeriggio.
Bry sospirò scuotendo il capo e facendo segno a Jimmy che dopo gli avrebbe spiegato tutto. Voleva fare ancora un tentativo prima di abbandonare ogni speranza e così decise di dirigersi verso gli armadietti di Maddy e Mey, che si trovavano vicini fra loro e poco lontani dal suo. Stava cercando con tutto se stesso di calmarsi e di pensare positivo, ma l’inquietudine non si decideva ad abbandonarlo.
Si avviò a grandi passi, cercando di evitare la fiumana di gente che si dirigeva dalla parte opposta, verso la mensa, che quel giorno sarebbe stata fin troppo piena per i suoi gusti, perché il prato era impraticabile.
Jimmy guardò l’amico scuotendo la testa e cercando di capire ancora una volta cosa l’avesse fatto innervosire. Aveva cominciato a pensare che Aris centrasse qualcosa, nel momento in cui si erano ritrovati davanti all’armadietto della ragazza, durante la prima ricreazione, ma ancora non voleva pensare al peggio.
Seguì l’amico, ma ancora sovrappensiero non si era accorto che Brian si era fermato e, così, gli andò a sbattere contro. Imprecò sottovoce, massaggiandosi il braccio con cui l’aveva colpito e poi mormorò qualcosa sullo stare più attento a quando e dove decideva di fermarsi, ma si arrestò non appena si accorse che nessuno rispondeva ai suoi rimproveri.
Impiegò qualche secondo a capire perché Brian avesse deciso di bloccarsi senza nemmeno un po’ di preavviso. Infatti, dopo pochi minuti sentì le voci familiari di due ragazze, provenienti dalla porzione di corridoio antistante a loro. Jimmy guardò dall’alto del suo metro e novanta e vide senza possibilità di errore che quelle che aveva di fronte erano Maddy e Mey intente a litigare.
La bionda e la mora, l’antitesi della personalità per eccellenza, il contrasto fra due mondi che non potevano appartenersi e nemmeno sfiorarsi, ma che in quel frangente aveva visto dare alla luce un’amicizia che fino a quel momento Jimmy aveva creduto solida e priva di screzi. Le conosceva da poco, giusto un paio di settimane, eppure non avrebbe mai potuto pensare che fossero tutte balle.
Guardò Brian, ma dall’espressione del suo volto non riuscì a comprendere se fosse riuscito a capire il perché di quella scenata. Attorno alle due si era formato un capannello di curiosi, che come loro era ansioso di capire cosa stesse succedendo.
- …scusa, ma chi te l’avrebbe detto poi?-
Urlò incredula Mey, spalancando gli occhi verdi in quello che doveva essere un segno di stupore.
- Roxy! E anche Jenny ha detto che ti aveva sentito più volte mentre lo dicevi! Come se non bastasse l’altro giorno anche Aris mi ha confermato che ne avevi parlato con Brian!–
La voce di Maddy era piena di rabbia e rancore, quasi scossa da un tremito, e si capiva bene quanto le costava cercare in ogni modo di controllarsi. Era seria, terribilmente seria e a Jimmy fece uno strano effetto vederla in quel modo, quando aveva sempre scherzato con lei e i momenti di riflessione vera erano sempre stati pochi. Forse era per questo che le era piaciuta fin da subito, perché come lui preferiva fare il coglione.
- Io ti avrei dato della puttana?-
James recepì quell’informazione come se qualcuno gli avesse dato un colpo allo stomaco. Non poteva credere che fosse davvero successo, visto che le aveva sempre viste molto affiatate. Come poteva un persona dire una cosa del genere al proprio migliore amico? Non si stupì se Maddy era davvero arrabbiata.
- Sì, Mey! E ci sono anche rimasta male quando l’ho saputo! Non potevo crederci, insomma, proprio tu? E la cosa peggiore è che l’hai fatto mentre io e Aris non c’eravamo! E poi mi viene da pensare che se non avessi mai voluto farmelo sapere non l’avresti mai detto con Bry, perché sai benissimo che non avrebbe mai potuto tacere una cosa del genere di fronte ad Aris. Insomma, se avevi dei problemi avresti anche potuto dirmelo in faccia!-
Brian. Jimmy voltò la testa verso di lui, fissandolo per ciò che aveva fatto. Era una spia ed era parzialmente colpa sua se era accaduto quel putiferio. James si rendeva pienamente conto che lui aveva fatto solo la cosa che riteneva più giusta, avendo cercato di proteggere un’amica, e che non gliene aveva parlato perché non erano affari suoi, ma in quel momento si sentì tagliato fuori da quel gruppo di ragazzi che considerava amici.
- Quindi tu credi a quelle due e a Bry?-
Il tono di sufficienza con cui aveva parlato Maddy fece venire voglia a Jimmy di tirale un pugno in faccia per farla stare zitta. Come poteva usare quel tono parlando di loro?
- Sì, credo a quelle due, visto che si sono sempre comportate in modo giusto con me, nonostante ci conosciamo da poco. E poi Bry… io e Bry litighiamo ma lo facciamo per scherzare! Se anche mi diceva su, lo faceva per scherzare! -
- Chi ti dice che anche io non avessi detto una cosa del genere per scherzare?-
- Quindi ammetti di averlo fatto?-
- No! -
- Ma vaffanculo, Mey! E poi dovrei credere a te e non a loro che ci sono sempre state quando nessuno c’era!-
Terminò Maddy facendosi pericolosamente vicina al viso di Mey.
- Cosa vorresti dire?-
- Volevo solamente farti notare che chissà perché anche quest’estate tu sei magicamente scomparsa dalla circolazione, isolandoti completamente da tutti! Non rispondevi mai, salvo casi eccezionali e le poche volte che l’hai fatto, avevi sempre un altro impegno o i tuoi non ti facevano uscire! Non hai mai provato a farti sentire di tua iniziativa! Ma lo sai che quando Ris è tornata in Italia per tre settimane chiamava sempre, nonostante spendesse dei soldi?  Tu, invece… e non fare quella faccia perché è vero! Il tuo telefono era perennemente occupato, lo sai benissimo! Quindi, non ti devi assolutamente stupire se era con loro due e con Brian che uscivo, oltre ad Aris, naturalmente…-
- Quindi, solo per questo tu credi che io abbia sparlato di te e abbia detto che sei una troia?-
- Solo? Mey, cazzo! Tu scompari ogni estate e poi pretendi sempre che sia tutto come prima! Non è proprio una cosa da nulla e nemmeno la prima volta! Sai, sono due estati che succede e non solo, anche ogni volta che c’è Natale o qualsiasi altra festa! Scusa, ma sinceramente io comincio a preferire loro a te! -
- Ok! Va bene, allora credi a loro! Tanto non è vero niente!-
- Ancora? Ti ostini ancora a dire così, quando mezza scuola mi ha detto il contrario?-
- Sì! Io continuo a dire così!-
- Molto bene. Mi dispiace solo di non aver capito prima che persona eri… Bene, allora vorrà dire che per il momento io e te non abbiamo altro da dirci-
Dopo aver detto quelle parole, Maddy si voltò velocemente dall’altra parte, per allontanarsi da quella che fino a poco tempo prima aveva definito amica. Passò in mezzo ai due ragazzi senza nemmeno fare caso a loro. Jimmy e Brian si voltarono nel medesimo istante per guardarsi negli occhi, dimenticandosi immediatamente delle preoccupazioni che li avevano tormentati poco prima. Decisero all’unisono, senza nemmeno dire una parola, di seguire l’amica.
Corsero per il corridoio da cui erano venuti, cercando di seguire la chioma bionda della ragazza e nel momento in cui Bry capì che stava per entrare nel bagno delle ragazze la chiamò ad alta voce. Ci mise ben due tentativi prima di riuscire a farsi sentire.
- Ehi Maddy!-
- Bry! Jimmy! Ma che…-
Maddy sembrava sorpresa di vederseli davanti. Probabilmente perché non si sarebbe mai sognata di confidarsi con loro o perché non avrebbe mai voluto farsi vedere in quelle condizioni da loro. Tremava e continuava con tutte le forze a trattenere le lacrime, che stavano facendo diventare umidi gli occhi.
- Tutto a posto? –
Chiese Bry avvicinandosi a lei e mettendole una mano sulla spalla. A quel contatto Maddy non poté fare a meno di cominciare a piangere e Jimmy si sorprese quando riuscì ad udire fra i singhiozzi la sua flebile risposta.
- S..sì, -
No, non è vero
Sapeva di essere una terribile bugiarda ma non ne poteva fare a meno.
- Lo sai che non c’è bisogno di piangere, hai fatto solo la cosa giusta!-
Cercò di consolarla ancora una volta Brian e Maddy non riuscì a non pensare che in fondo anche i ragazzi erano utili nella loro imbecillità.
- Lo so, è solo che…-
- Forse è meglio se andiamo a parlare da un’altra parte. Il corridoio non è certo la posizione migliore…-
- Sì, Jimmy ha ragione. Dai, andiamo in mensa, almeno lì dovremmo riuscire a sederci…-
Il corridoio che portava alla mensa era gremito di gente, nonostante la prima mezz’ora di pausa pranzo fosse già terminata. Anche l’interno della sala era pieno ma, dopo aver preso qualcosa da mangiare, riuscirono fortunatamente a trovare un tavolo a cui sistemarsi.
- Va un po’ meglio adesso?-
Chiese Jimmy, dopo che Maddy si era soffiata il naso e aveva bevuto una mezza bottiglietta d’acqua.
- Sì, grazie-
- Come mai hai deciso di dirle queste cose proprio qui? Voglio dire, piuttosto che a casa o comunque in privato, dove nessuno potesse vedervi o sentirvi? Lo sai, no, che adesso tutta la scuola sarà già al corrente di ciò che è successo?-
Fece Brian guardandosi in torno e notando le occhiate che ogni tanto saettavano verso di loro o meglio, verso Maddy. Non sapeva perché, ma si sentiva in dovere di provare a proteggere quella ragazza che non smetteva mai di prenderlo per il culo.
- In realtà avrei preferito farlo in un luogo in cui non ci fosse stata così tanta gente, ma è venuto fuori il discorso e io non sono riuscita a stare zitta. Dopo quello che voi mi avevate riferito…-
Rispose lei, tentando di mandare giù un qualche boccone di quella che doveva essere polpettone con piselli.
- Te l’ho detto, hai fatto benissimo, anzi non riesco a capire proprio come tu possa aver aspettato così tanto tempo-
Già, perché? Forse perché mi faceva comodo o perché alla fine siamo davvero state amiche per un po’…
- Perché quand’è che è successo?-
Jimmy s’intromise nel discorso, facendo distogliere Maddy dai suoi pensieri tormentati. Alzò il volto e incontrò i suoi occhi azzurri che le facevano venire voglia di raccontargli tutto, per liberarsi almeno un po’ del peso che le stava stringendo il cuore e che le stava chiudendo lo stomaco.
Gli occhi di Bry erano sempre stati diversi. Come diceva Aris erano pozze di cioccolato fuso in cui perdersi, che però facevano solo dimenticare per qualche tempo le proprie paure, senza togliere davvero il dolore. Erano come un anestetico.
L’azzurro, invece, era come una promessa di libertà che le ricordava tremendamente quel cielo d’estate sotto cui la vita vissuta era spensierata e libera.
- Mey ha detto in giro quelle cose su di me appena tornate dalle vacanze. Avevamo appena litigato-
Le parole le uscirono forti e dure, più di quanto avrebbe pensato.
- Beh, l’aver appena litigato non le dava certo una scusa per fare quello che ha fatto! Non ne aveva certo il diritto!-
Jimmy aveva ragione, ma il residuo di quell’amicizia che le aveva legate per tanto tempo rendeva il tutto così insopportabile.
- Lo so, infatti ci sono rimasta malissimo… la cosa più grave e che mi dispiace di più, però, è che l’abbia ripetuto più volte anche dopo che avevamo sistemato tutto!-
- Che bastarda!-
- E pensare che eri tu quella che mi piaceva poco…-
Maddy sorrise a quelle parole. Brian non aveva torto, ma a volte gli scherzi del destino erano proprio assurdi.
- Brian! Vi prego, però, adesso cambiamo discorso, perché non ci voglio proprio pensare adesso! Diciamo che per un po’ di tempo ho voglia di chiudere il capitolo Mey, almeno fino a che non verrà ad implorarmi perdono in ginocchio –
Detto questo riprese a mangiare con più vigore il suo polpettone, come per far vedere che tutto andava meglio.
- Allora, potresti dirci un po’dov’è Aris. E’ da stamattina che la cerco e per di più non mi ha detto nulla –
 Stavolta era il tono di Brian ad essere sconvolto.
- Davvero? Strano… comunque stamattina aveva un po’ di febbre ed è rimasta a casa. Mi ha mandato un messaggio prestissimo. Penso che l’abbia fatto dopo che si era svegliata per andare ad allenamento e poi è tornata a letto. In ogni caso pioveva, quindi non penso che sarebbe riuscita a farlo lo stesso… E’ successo qualcosa, vero?–
Maddy era curiosa, lo si percepiva benissimo e quelle parole fecero risvegliare anche l’interesse di Jimmy per quell’argomento.
- Sì, ieri sera è venuta a parlarmi e poi abbiamo litigato-
- Davvero?-
Quella semplice domanda uscì in coro dai due ragazzi, che si avvicinarono notevolmente verso Brian, per ascoltare il continuo della storia. Il ragazzo si sentì abbastanza inquieto nel constatare che a tutti e due brillavano gli occhi.
- Sì, e stamattina volevo parlarle, ma non riuscivo a trovarla…-
- Ma perché avete litigato?-
Maddy lo interruppe per arrivare al punto cruciale del racconto, facendolo irritare un po’ e perciò la risposta gli uscì fuori con un tono alquanto scocciato.
- Ma per una cavolata! Io ho detto che non mi piaceva il suo vicino di casa, Drake, lei ha risposto che ero intrattabile –
Jimmy e Maddy si guardarono negli occhi. Era possibile che dovessero continuamente litigare per gelosia? Se si fossero dichiarati non sarebbe tutto andato meglio? Jimmy si ritrovò a scuotere la testa, mentre Maddy cercava di far ragionare l’amico.
- Fammi indovinare, hai tirato fuori il discorso della festa?-
- Mpf… -
Brian si limitò a storcere il viso e a fare quel verso da animale che a Maddy fece quasi gridare “Eureka!”, ma preferì limitarsi per non creare altri casini e così si morse la lingua, per evitare di parlare, anche se i pensieri erano vivi.
Finalmente abbiamo trovato il pezzo mancante del processo evolutivo! L’uomo scimmia è ancora vivo!...
-Ok, lo prendo come un sì… ma perché il quoziente intellettivo dei ragazzi è così basso? –
Si accorse solo alla fine di non averle solo pensate quelle ultime parole, ma anche dette e Brian non poté fare altro che fulminarla con lo sguardo.
- Ehi!-
- E’ la verità! –
Cercò di giustificarsi lei, alzando le braccia al cielo.
- Guarda che non è solo colpa mia! Anche lei avrebbe potuto tacere! Lei è responsabile al dieci per cento di ciò che è successo-
Irritato Brian cercò di giustificarsi e di trovare un appoggio da Jimmy, ma anche lui la pensava come Maddy e così ricevette solamente uno sguardo stile “non guardare me, io non centro, veditela tu con lei”. 
- Sì, ma Bry non potete certo continuare litigare ogni volta che vi vedete e soprattutto per il vicino di casa! Insomma, tu che pretese puoi avere su di lei? Non sei il suo ragazzo e non puoi impedirle di uscire con altri ragazzi!-
Il ragazzo riportò l’attenzione su Maddy dopo aver tirato un pugno sulla spalla di Jim, come ricompensa del suo aiuto.
- Infatti io non gli ho minimamente impedito di uscire con lui! Semplicemente le ho fatto notare che non mi piace, insomma è troppo un tipo da musica techno e tu sai benissimo quanto la odio –
Un’espressione di disgusto si fece largo sul suo volto, mentre su quello della ragazza ne tornava una ancora più esasperata, tanto che fu costretta a nascondere il viso fra le mani per la frustrazione.
- Anche io ascolto quel tipo di musica, ma non per questo…-
- Te l’avevo detto che eri quella che mi piaceva meno –
Una risata partì da Jimmy e lei fu veloce a fulminarlo con uno sguardo e a spegnere quell’improvvisa ilarità. Doveva assolutamente far ragionare quel cretino o sia lei che Aris sarebbero impazzite per tutte le cavolate che avrebbe combinato.
- Bry! Taci e ascoltami bene fottuto cazzone! Sai benissimo quale sia la mia politica sui ragazzi, perciò sturati bene le orecchie e connetti il cervello senza pensare ai tuoi giornaletti porno, perché non lo ripeterò ancora una volta! Aris non deve renderti conto di nessuna delle persone con cui ha voglia di uscire, sia perché non state insieme, sia perché siamo in America e questo è un paese libero! E in ogni caso anche se steste insieme non vedo perché lei non potrebbe continuare a vedersi con quello se non ci fa nulla, perciò vedi di metterti il cuore in pace perché non puoi farci nulla!-
Bry, girò lo sguardo verso Jimmy in cerca di un appoggio inasperato. Sapeva benissimo, come avevano appena dimostrato i fatti, che tanto lui era schierato dall’altra parte.
- Ehi! Non guardarmi così! Ha ragione lei stavolta! Anche a me darebbe fastidio, però… cosa ci vuoi fare? Non puoi mandare a puttane tutto per quel tizio! –
Bry chiuse gli occhi e si buttò di peso contro lo schienale della sedia, portando le mani in faccia. Sospirò, ben sapendo che quella era la verità e che non avrebbe potuto farci nulla. Avrebbe dovuto cercare di convivere con Drake, nonostante la cosa gli costasse molto.
- Ah… Ok, va bene, la smetto, però giuro che se la fa stare male lo picchio come ho fatto con Andrew –
Maddy rise a quell’affermazione. Non si sarebbe mai potuto aspettare nulla di diverso.
- Con chi?-
 Chiese Jimmy, che si sentiva tagliato fuori dai loro discorsi quando compariva un qualche particolare che non conosceva.
- Storia lunga, Jim-
Fece Brian dandogli una pacca sulla spalla, che doveva essere un modo per rassicurarlo.
- Beh, abbiamo ancora… mezz’ora, direi che potete cominciare a raccontare! Oppure Maddy potresti farlo oggi pomeriggio davanti a una bella birra-
Non riusciva a credere di aver detto quell’ultima frase con una disinvoltura che non avrebbe mai pensato di avere.
- Jimmy!-
La voce di Brian risuono al quanto scandalizzata da quell’invito e Jimmy non poté fare altro che domandarsi che cosa avesse detto di male. Dopo tutto sapeva benissimo che lui aveva un certo debole per Maddy.
- Che c’è? Che ho detto di male?-
- Stai facendo la figura dell’ubriacone! Va bene che anche Maddy è un’alcolizzata, però…-
Jimmy scoppiò a ridere insieme all’amico, mentre Maddy faceva una faccia al quanto offesa.
- Per te va bene se facciamo finta che lui non esista?-
- Certo-
Rispose Jimmy in modo complice e facendo unire la ragazza al coro di risate.
- Perfetto! Mmm, per la birra non so, però io devo portare fuori il cane oggi pomeriggio. Se vuoi potresti accompagnarmi…-
Ti prego dì di sì!
Maddy pensò con tutta se stessa e facendo una faccia da cucciolo abbandonato, che non scappò a Brian.
- Mi farebbe molto piacere!-
Grazie Dio! Se esisti oggi hai fatto qualcosa di bello!
 

*********************

 
Era strano camminare in mezzo alla pioggia sentendo il rumore delle gocce d’acqua che si infrangevano sul terreno e in mezzo alle pozzanghere. Era strano sentire sulla pelle e sui vestiti la sensazione di bagnato, nonostante l’ombrello. Era strano percepire tutte quelle sensazioni, perché di solito quando pioveva restava chiuso in casa. Era strano principalmente perché di solito erano i caldi raggi del sole ad infrangersi contro la superficie del suo corpo. Ed era ancora più strano constatare che era l’umidità stavolta a penetrargli nel profondo delle ossa.
Erano le cinque e mezza di pomeriggio e non aveva ancora smesso di piovere. Erano le cinque e mezza di pomeriggio e non aveva ancora avuto notizie di Ris.
Brian affrettò il passo per arrivare il più in fretta possibile a casa di Aris. Si sentiva strano perché non poteva fare a meno di provare un terrore incontrollabile e la mancanza di certezze ne era sicuramente la causa. Non sapeva cosa doveva aspettarsi da Ris, non sapeva se sarebbe riuscito a fare pace con lei o in quale modo sarebbe andata a finire. Infatti, aveva deciso di andare là senza dirle niente, nella speranza che lei si facesse viva prima di lui. Cosa che, al contrario, era stata smentita dall’assenza di messaggi o chiamate.
Gli venne in mente di quando era piccolo e si ritrovava ad avere una paura incontrollata del buoi, dopo che aveva visto un film horror con suo fratello, quando sapeva che la colpa di quello che gli stava capitando era solo sua e quindi ci stava ancora più male.
Chiuse gli occhi e sospirò, fermandosi per un attimo sul marciapiede. Quando li riaprì si accorse di essere già arrivato, perché voltando la testa si vide il grande dondolo bianco che si trovava davanti alla casa dell’amica.
Sorrise nel constatare che non gli era mai sembrato così breve il tragitto che divideva i due edifici, eppure, guardando l’orologio, Brain si accorse che erano già passati venti minuti da quando era partito, dopo essere appena tornato da scuola.
Che cosa vuoi che possa capitare adesso? Al massimo mi rimedio uno schiaffone!
Così, facendosi coraggio, Bry salì le scale del portico azzurro. Il ragazzo stava per bussare, quando la porta della casa gli si aprì davanti, come se Aris avesse saputo in anticipo della sua visita.
Il sorriso appena comparso sul volto di Brian si disfò in men che non si dica, quando vide comparire davanti a sé una chioma bionda, più o meno della sua stessa altezza. Aveva scartato immediatamente l’ipotesi che potesse essere Maddy la persona che stava uscendo dalla casa di Aris, visto che i capelli della ragazza non erano biondo platino, ma ramati e nemmeno così corti. Per di più Maddy era più bassa di lui. L’unica possibilità che rimaneva insomma era che quello che aveva davanti fosse Drake in carne ed ossa.
Che cazzo ci fa lui qui? Possibile che debba trovarmelo tra i piedi proprio in questo momento? E poi che cazzo vuole poi lui da Aris?
- Allora ci vediamo…-
Disse il biondino ancora di spalle, rivolto verso Aris. Indossava una maglietta bianca con sopra un maglioncino leggero dallo scollo a v e un paio di jeans stretti. Nulla a che vedere con la vecchia felpa blu e i pantaloni strappati di Brian.
- Sì, certo! –
Aris rise e quella risata fece venire il voltastomaco a Brian. Lei non era ancora riuscita a vederlo perché l’altro le ostruiva la vista.
- E ricordati che quando sarai guarita ti voglio vedere ad una delle mie partite, mi raccomando –
Ecco, stavolta ci starebbe bene un bel pugno…
- Ma sì ehi! Te l’ho promesso… Bry! Che cosa ci fai qui?-
Brian fu riscosso dai suoi pensieri omicidi grazie alle parole di Aris, che l’aveva visto al di là di Drake, che si era girato non appena aveva notato la direzione dello sguardo della ragazza.
- Beh, a dire la verità ero venuto a trovarti per sapere come stavi, visto che non ti sei ancora degnata di darmi un segnale di vita e visto che Maddy mi ha detto che non stavi bene –
Non voleva usare un tono scocciato, perché sarebbe parso un po’ troppo rude e arrabbiato, ma la presenza di quel fantoccio risvegliava i suoi istinti più bassi.
- Mi dispiace davvero, ma stamattina, quando mi sono svegliata avevo un gran mal di testa e la febbre e l’unica cosa di cui mi sono preoccupata è stata lasciare un bigliettino a mia madre e avvisare Maddy e poi… e poi ho dormito fino a tardi, come puoi ben vedere!-
La ragazza allargò la mano sinistra, che non si trovava attorno alla porta, alzando un lembo della camicia da notte che usava per pigiama. Era bianca, di cotone fresco e le arrivava un po’ sopra le ginocchia, ragion per cui sotto portava un paio di pantaloncini corti grigi. I capelli arruffati e le ciabatte azzurre non facevano che aumentare l’impressione che si fosse appena svegliata da un sonno profondo.
Brian la guardò negli occhi e notò che erano lucidi, ma non rossi, ragion per cui gli venne da pensare che fosse tutta colpa della febbre.
- Tranquilla, tanto orami sono qui –
Rispose lui allargando le braccia e per poi riporle immediatamente nella tasca della maglia.
- Ehm… allora io vado, così vi lascio soli e tu non prendi freddo, ok? –
La voce di Drake fece tornare in mente a Brian che lui era ancora lì a disturbare con la sua sola presenza e il suo volto ritornò a farsi scuro.
- Sì, hai ragione Drake! Allora ci vediamo e grazie per essere venuto! –
- Di niente, ciao!-
Brian si scansò per lasciar passare il ragazzo che si allontanò velocemente dal porticato. Si girò prima di vederlo scomparire nella casa di fronte. Lo sguardo ritornò istintivamente sul volto di Aris, che era ancora intenta a seguire il biondino.
- Posso entrare?-
Il tono di voce era calmo, basso, tranquillo, come se la sola assenza di Drake avesse spazzato via il rancore precedente.
- Ah! Certo Bry! Scusa! Vieni –
Aris si riscosse, spostandosi sulla sinistra per far entrare l’amico e chiudendosi poi la porta alle spalle.
Brian si avviò verso il salotto e lei lo seguì, subito dietro di lui, allo stesso modo di prima quando si era vista davanti all’entrata il vicino di casa. Era rimasta un po’ delusa del fatto che non era stato Brian ad esserla andata a trovare, ma avrebbe dovuto aspettarselo dal messaggio che le aveva mandato prima quando le aveva chiesto se era a casa o meno. Avevano parlato di quello che era successo e Aris per questo gli era grata, perché era riuscita a schiarirsi le idee prima dell’incontro fatidico.
- Cosa ci faceva qui Drake?-
Aris notò che dicendo quella frase Brian si era fermato davanti al divano e che la stava guardando abbastanza arrabbiato. Aveva notato anche prima quella sua reazione, ma la ragazza aveva preferito fare finta di niente. Anche se adesso le stava infastidendo come l’aveva infastidita la sera precedente.
- La stessa cosa per cui sei venuto anche tu –
Rispose lei piegando la testa da un lato e alzando gli occhi al cielo.
- Fare pace, vuoi dire? Cos’è, adesso non mi verrai a dire che avete litigato anche voi due?-
Era ironico, ma ad Aris non era sfuggita la punta di soddisfazione celata in quell’affermazione.
- No, scemo! Era semplicemente venuto a trovarmi e per parlare di una cosetta in sospeso fra noi due –
Disse lei spingendo il ragazzo all’indietro, che cadde sul divano con un leggero tonfo.
- E si può sapere questa “cosetta”?-
Era infastidito per il fatto che lei potesse avere un segreto con Drake e lei non poté fare a meno di sorridere, sapendo del potere che aveva in quel momento su di lui. Lo vide inarcare un sopracciglio e quell’espressione le ricordò suo fratello Paolo quando s’incazzava.
- Ti basti sapere che l’amore che nutri per lui è reciproco e che anche lui è venuto ad offrirmi le sue consulenze per liberarmi di te… Che c’è? Non ti vedo molto soddisfatto! –
- No, non è niente è solo che non vado pazzo dell’idea che tu vada a raccontare i nostri problemi ad altri –
Brian abbassò uno sguardo verso il pavimento, mentre la rabbia di lei aumentava per quella frase.
Come cazzo si permette questo idiota? Come se lui non si confidasse con nessuno per chiedere consiglio! Giuro che gli tirerei uno schiaffo!
- Perché tu non lo fai?-
Chiese lei alzando il sopracciglio destro, leggermente scocciata di quell’affermazione. Si trattenne dall’urlargli contro per non peggiorare la situazione già precaria fra i due. Brian restò leggermente interdetto da quell’affermazione, ma dovette ammettere che Aris aveva letteralmente ragione.
- Ok, va bene, scusa, errore mio! Cancelliamo tutto e ricominciamo –
La ragazza sorrise a quell’affermazione e si sedette accanto a lui, con le gambe piegate sotto di sé, tendendogli la mano.
- Allora… ciao Bry, a cosa devo la tua visita?-
- Sono venuto a vedere come stai, dato che non ho avuto tue notizie per tutta la giornata e sono stato in pensiero fino a che Maddy non mi ha detto della tua febbre –
Rispose lui prendendole la mano e stringendogliela. Non riuscì a non ridere davanti a quel gesto semplice che voleva dire tregua.
- Allora non voglio farti stare in pena ancora per molto! Adesso sto un po’ meglio, anche se la febbre ce l’ho ancora-
- A quanto?-
Una nota di preoccupazione uscì dalle parole di Brian. Non sembrava essere in cattive condizione, ma non si sapeva mai. Anche una febbre bassa sarebbe potuta diventare qualcosa di più grave.
- Trentotto e quattro –
- E tu giri in camicia da notte e per di più scalza? Ma che cazzo ti dice il tuo cervello bacato? Non hai freddo?-
Non le sembrava di aver detto una cosa così grave, dopotutto era solo trentotto e quattro la febbre, ma Brian sembrava aver preso la cosa molto seriamente. Lo vide alzarsi in piedi e poi sporgersi verso di lei per guardarla dritto negli occhi.
- A dire la verità ho le ciabatte e fino a due secondi prima che tu arrivassi ero sdraiata qui sul divano con due coperte sulle spalle!-
Aris accettò quella specie di sfida che le aveva lanciato continuandola a fissare e ribatté a quelle parole mettendosi le mani sui fianchi e sporgendosi anche lei verso di lui, fino a che i loro occhi non furono a pochi centimetri di distanza.
- E allora rimettitele, mentre io vado a fare un po’ di tè –
Bry interruppe il breve silenzio che si era instaurato fra i due buttandole addosso le coperte, per poi sparire verso la cucina. Aris si liberò dalle coperte e si sporse verso l’altra stanza, sempre rimanendo sul divano.
- No, Bry, non ce n’è bisogno, stai fermo! –
- Mi dispiace ma non accetto ordini da te! Adesso stai giù e lascia fare a me! –
Non servirono a niente i continui tentativi di Aris di far desistere l’amico e così la ragazza si ritrovò dieci minuti dopo con un tè più che caldo, quasi bollente, tra le mani.
- Grazie Bry, davvero, ma non dovevi –
Fece lei prendendone un sorso, attenta a non scottarsi la lingua. Era grata per quelle piccole attenzioni che lui le riservava. Le piaceva Drake, ma Brian era senz’altro un’altra cosa.
- E perché scusa? Sei malata e hai bisogno di qualcuno che si prenda cura di te –
Disse lui sedendosi accanto a lei e sistemandogli meglio le coperte addosso.
- Guarda che fino a prova contraria non sono ancora inferma! Non è che per caso l’hai fatto solo perché prima di te è stato qui Drake? –
Lo vide storcere il naso e per non farsi vedere mentre rideva, affondò il viso nella tazza e bevve un altro goccio della bevanda al limone.
- No. Ma fammi capire bene, quindi tu mi credi incapaci di qualsiasi gentilezza nei tuoi confronti? Va bene che mi pensi che sia un tipo vanitoso, che non può fare altro che guardarsi allo specchio, ma anch’io ho un cuore!-
Era rimasto seccato dall’insinuazione di Aris e così rispondendole si poggiò una mano sul cuore, come per farle capire che gli aveva spezzato il cuore.
Aris scosse la testa e decise di cambiare argomento, così decise di passare a qualcosa che avrebbe potuto distrarlo più facilmente dall’argomento Drake.
- Lasciamo stare per piacere e non creiamo ulteriori casini… Come è andata oggi a scuola?-
- Come al solito, se non fosse stato per Jimmy durante la lezione di Sberry sarei morto… Aspetta! Maddy e Mey hanno litigato a pranzo! Maddy ha mandato finalmente a quel paese Mey –
Brian vide l’amica farsi scura in volto, sicuramente perché non contenta della notizia. Dopo tutto Mey era stata anche sua amica, anche se sapeva che i loro rapporti non erano mai stati così intensi come con Maddy. Anche lei sapeva delle affermazioni di Mey su Maddy ed era stata Aris ad avvertire l’amica su cosa era successo. Non le era piaciuto, perché non se lo aspettava nemmeno lei, ma aveva preferito anteporre la verità all’amicizia.
- Lo so. Maddy mi ha telefonato durante l’ultima ora… ha saltato ginnastica –
- Mi dispiace un po’ per loro due, perché le cose alla fine non stavano andando tanto male, anche se io non sarei mai riuscito ad andare avanti per così tanto tempo. Non so proprio come abbia fatto Maddy –
- Nemmeno io, anche se a dire la verità le cose non andavano come credi tu: Maddy si lamentava sempre del comportamento di Mey e se non fosse stato per il fatto che a volte saltano la scuola insieme…-
Brian rimase colpito da quello che aveva appena detto Aris. La guardò pensieroso mentre abbassava gli occhi e continuava a bere, scaldandosi col liquido dolce che le scendeva lento in gola.
Ripensò alla sua relazione con Aris e pensare che si sarebbe potuta basare solo su qualcosa di formale, non vero lo fece rabbrividire. Lui provava dei sentimenti per lei, ma erano veritieri. Non sapeva se avrebbe potuto reggerne uno fatto di mera apparenza.
- Sì, ma dimmi tu che rapporto è? Ti sembra possibile poter continuare così? Solo per convenienza? Ti fai solo del male per niente –
- Sai quanta gente al mondo si comporta in questo modo? Anche io con certe persone cerco di mantenere un velo di apparenza per non mandarli a quel paese la prima volta che li vedo. Le persone si usano a vicenda per ottenere ciò che gli serve Bry, noi siamo solo un branco di ipocriti incoerenti! A volte mi domando se potrebbe mai esistere un mondo migliore, dove i rapporti possano essere sinceri e dove le persone si possano dire in faccia quello che pensano… ma la verità è che la realtà fa male e poche persone hanno voglia di soffrire. Si fa molto prima a raccontarsi una bugia e pensare che tutto va bene, piuttosto che affrontare la realtà –
Bry la vide bere un ultimo goccio dalla tazza e poi appoggiarla sul tavolino. Aveva ragione, sicuramente ma ancora lui non riusciva ad arrendersi alla forza di quelle parole.
Forse è stata un po’ troppo dura, basta pensare a noi, alle nostre famiglie,… qualcosa di buono c’è ancora! Tutte quelle persone che cercano di aiutare il prossimo? Non penso che vogliano qualcosa indietro, se non un sorriso dalle persone che aiutano
- Non ci credo che dentro di noi non abbiamo almeno un po’ di coerenza e disinteresse! L’amicizia vera che cos’è se non amore disinteressato per qualcun altro?  –
Le parole gli uscirono veloci dalle labbra e Aris si girò verso di lui piantandogli gli occhi verdi, dritti nei suoi. Vide una traccia di quella vecchia paura riemergere dietro i segni della febbre, ma lui non avrebbe mollato.
- Ma i veri amici sono pochi e a volte anche quelli se ne vanno –
Andrew, ecco qual era il significato di quelle parole per lei. Brian lo sapeva benissimo, ma voleva farle capire che nonostante i litigi o tutte le difficoltà lui non sarebbe scappato. Glielo aveva ripetuto tante volte a parole, adesso era ora di dimostrarglielo, anche se solo per una parte infinitesimale.
- Sì, può anche succedere ma se sono veri amici ritornano, perché anche loro sentono il vuoto che gli si forma attorno quando gli manca una persona cara e speciale con cui hai condiviso mille momenti, anche i più banali! Ieri sera dopo che te ne sei andata ero incazzato col mondo, con te, ma soprattutto con me, perché sono riuscito a farti del male, ma nel frattempo l’ho fatto anche a me senza rendermene conto. Sai, sto cominciando a pensare che la rabbia e l’alcool siano praticamente la stessa cosa, perché tutti e due tirano fuori il peggio di te e ti fanno dire delle cose che altrimenti non diresti mai…
- Ieri notte sono riuscito ad addormentarmi perché cercavo in tutti i modi di autoconvincermi che stamattina tutto sarebbe tornato come al solito e tu saresti venuta a cercarmi per fare pace, perché pensavo che anche tu dovessi scusarti per certi tuoi atteggiamenti, ma quando non ti ho visto arrivare tutto mi è crollato addosso, ho avuto paura… per questo Aris voglio scusarmi per tutto. Mi dispiace di aver detto quelle cagate, non avrei dovuto –
Brian aveva dato tutto se stesso e proprio per questo motivo non riusciva a guardarlo in faccia. Sentì le lacrime pungerle gli occhi, poi le dita di una mano che si aprivano sotto il suo mento e lentamente lo alzavano.
- Allora siamo in due a doverci scusare, perché hai ragione anche io devo scusarmi con te. Ho reagito male quando hai tirato in ballo Drake e non avrei dovuto, il fatto è che siete state e siete ancora due figure importanti della mia vita e mi piacerebbe che poteste andare un minimo d’accordo. Ne ho parlato anche con lui prima e era d’accordo a cercare un dialogo –
Accennò ad un sorriso, mentre le lacrime venivano ricacciate dentro, perché non era proprio il momento di dargli libero sfogo. Brian ricambiò, contento del risultato e finalmente sollevato. Sperava di non dover più litigare così tanto per un bel po’ di tempo. In una settimana ne aveva avuti troppi.
- Beh, visto che è una cosa importante per te potrei anche provarci, insomma al massimo avremo un rapporto alla Mey-Maddy! –
Quella battuta anche se pessima ebbe il potere di farli scoppiare a ridere come due bambini.
- Quanto sei cretino! Comunque io ci sono rimasta davvero male quest’estate quando l’ho saputo, insomma non me lo sarei mai aspettata, visto che la conosco da una vita! Io non avrei più avuto il coraggio di guardarla in faccia se avesse detto queste cose su di me, va bene che è da quando siamo tornati a scuola che si vedeva benissimo che i rapporti erano un pelo più freddi di prima, anche tra noi due…-
- Lo so… Senti, cos’è ‘sta storia che devi andare a vedere una partita di Drake?-
Sinceramente Aris non ne poteva più, sospettava quasi che Brian si fosse innamorato di lui.
Eccolo che ritorna! Mamma mia quanto rompe! Forse è meglio se gli rispondo, almeno la finisce qui1
- Ma niente, è che gli ho promesso che in cambio di una consulenza gli avrei fatto conoscere una amica e sarei andata ad una sua partita… -
- E che pensi di presentargli? –
Brian era veramente curioso di sapere di chi potesse trattarsi.
- A dire la verità non ci ho ancora pensato, però adesso mi è venuta in mente una mezza idea…-
Aris sorrise avvolgendosi ancora di più tra le coperte, mentre Brian si faceva più vicino a lei dalla curiosità.
- Ovvero?-
La ragazza vide le labbra dell’amico muoversi lentamente mentre pronunciava quell’unica parola. Era talmente vicino che sentì il suo fiato caldo sul volto, mentre gli occhi erano fissi nei suoi per cercare di farla confessare.
-Non te lo dico –
Ris scoppiò a ridere mentre Bry la malediceva a mezza voce. Era una tortura a volte per lui parlare con lei, perché amava farlo impazzire e proprio per questo la odiava. Le diede uno spintone sulla spalla che, però, fu attutito dalle due coperte che Aris teneva addosso e l’unico risultato fu quello di farla ridere ancora più fragorosamente.
Ok, adesso me la paga sul serio!
Brian si alzò in piedi, per prendere lo slancio e lanciarsi su di lei.
- Dai stupida malata che non sei altro! Guarda che solo perché tu hai la febbre, non vuol dire che io non possa farti il solletico –
Aris smise di ridere appena se lo trovò su di sé. La stava schiacciando col suo peso e lo strato termico che aveva addosso non facilitava certamente la respirazione. Vide le sue mani avvicinarsi e Ris fece appena in tempo a stringergli i polsi nel tentativo di frenarlo.
- No Bry, stai fermo! Se lo fai io ti rovescio addosso il tè!-
- Non ne saresti capace –
La stava  provocando e lei, come al solito non riuscì a non raccogliere la sfida. Si sporse verso di lui, mentre uno strano ghigno le si formava sul volto.
- Ah sì? Vediamo, dai! Fatti sotto! –
- Allora te le vai proprio a cercare Ris! E poi non ti lamentare!-
Brian non aspettava altro. Si liberò velocemente dalla presa di Aris e poi, ancora più veloce, infilò le mani tra le coperte e cominciò a muoverle sui fianchi e sulla pancia della ragazza, che immediatamente scoppiò a ridere.
- Smet…tila! Bry! Ah! Ah! Ah! Ah! Dai! –
Aris cercava inutilmente di rispondere agli attacchi di Bry, tentando di muovere le mani verso il suo busto, ma lui prontamente aumentava il ritmo delle mani. Aris non poté fare altro che voltarsi su un fianco e cercare dichiudersi a ricccio per diminuire la superficie del corpo su cui Brian avrebbe potuto attaccarla.
- Allora, dov’è il tè? No, ferma lì!–
Aris approfittando di una piccola distrazione di Brian, aveva allungato il braccio destro verso il tavolino su cui era posata la tazza. Bry però fu più veloce di lei e riuscì a bloccarla immediatamente.
- Ma non…non va… Ah! Ah! Ah! Ah! Vale! Io n… non ti ho bloc… cato le ma… ma… mani! Ah! Ah! Ah! –
Brian continuava imperterrito con il solletico e Aris non riusciva a smettere di ridere. Le mancava il fiato, ma era letteralmente più forte di lei.
- Anche perché tu non ci saresti mai riuscita! Io sono troppo forte! Ma che cazzo fai? No! Aris, cazzo! Ma scotta!-
Brian non si era certo aspettato che nel breve istante in cui sveva mollato la presa sulla mani della ragazza per sistemarsi meglio, lei sarebbe riuscita ad arrivare alla tazza e a svuotare il restante contenuto su di lui. Quando sentì il liquido caldo scendergli giù per il collo e lungo la schiena urlò per il fastidio.
- Così impari e poi non è vero! E’ appena tiepido –
Le disse Aris guardandolo negli occhi, mentre una furia ceca divampava in lui e il fermo convincimento che lei meritasse una punizione si faceva spazio nel suo cervello.
- Sai che questo ti costerà un’altra dose di solletico? –
 

*************************

 
- Che cazzo stai facendo Bry? Dove mi stai portando?-
La voce di Aris uscì perentoria dalla sua bocca, quasi stordendolo per quanto era forte. Era il primo sabato sera di libertà dopo la malattia e lei aveva pensato di passarlo davanti ad un film, che aveva già appositamente noleggiato. Invece, appena Brian era arrivato l’aveva buttata sulla macchina, per poi caricarsela in spalla e condurla verso una meta del tutto ignota a lei. Per questo motivo Aris continuava a muoversi sulla sua schiena, rendendogli molto più difficile camminare.
- E’ una sorpresa, perciò calmati –
Sbottò Brian, facendo sussultare Aris. La sentì divincolarsi per un’ultima volta, ma poi fortunatamente si mise buona.
- C’era proprio bisogno di prendermi in groppa? Voglio dire, anche se ho una benda un faccia i miei piedi riescono a muoversi anche da soli con un po’ di aiuto!-
Aris non vedeva nulla oltre la stoffa blu del fazzoletto e si pentì subito di aver detto quelle cose. Se Bry l’avesse messa giù non era poi molto sicura che sarebbe riuscita a non inciampare. Era buio e se già il ragazzo faceva fatica ad avanzare, sicuramente non ce l’avrebbe fatta.
- Per evitare ogni possibilità di farti male è meglio che tu stia buona sulla mia schiena! Sei stata malata una settimana e anche se adesso ti rompessi qualcosa il tuo allenatore mi farebbe nero, perciò preferirei che non fosse poi lui a spaccare qualcosa a me –
Il silenzio cadde sui due, come se qualcuno avesse detto qualcosa di imbarazzante e ora stesse rimpiangendo di averlo fatto. L’unico rumore che si riusciva a percepire era quello delle onde e quello del respiro forte di Brian. Ogni tanto la brezza marina faceva muovere i capelli di Aris, che solleticavano la mascella e il collo del ragazzo.
Aris allungò le braccia che teneva sulle spalle dell’amico in avanti, lungo il suo petto e appoggiò il mento sulla sua spalla sinistra. Fu strano scoprire che si sentiva bene in quella posizione. Avvertiva un senso di protezione stando a contatto con la sua guancia un po’ ruvida per la prima barba che cominciava a spuntare, mentre seguiva il ritmo del suo respiro e le sue braccia forti la tenevano stratta. L’aria che le inondò i polmoni per un istante era carica del suo odore e Ris sentì allentarsi quel nodo allo stomaco che si era formato quando l’aveva bendata.
Non sapeva per quanto tempo fossero rimasti così, probabilmente da una decina di minuti, perché lentamente cominciò a percepire il rumore più deciso della risacca del mare.
- Brian, ma siamo in spiaggia? –
- Perché?-
Lo stupore nel tono del ragazzo era palpabile e Aris capì di aver fatto centro e decise di continuare l’interrogatorio nella speranza di carpire qualche informazione in più.
- Il rumore del mare è più forte del solito, tutto qui –
Il silenzio fu l’unica risposta che ottenne e fu solo perché sapeva di essere in spalla a lui che non entrò nel panico per l’idea di essere stata abbandonata.
- Bry? –
Il ragazzo percepì la nota di panico nella voce di Aris e rispose per cercare di calmarla. Con quello che stavano per fare non aveva proprio bisogno di avere accanto una persona che sbraitava e piangeva. L’avrebbero ucciso, uno su tutti non glielo avrebbe perdonato.
- Cosa c’è? –
- No, niente è che non dicevi più nulla e mi sono preoccupata –
Brian sorrise a quelle parole. Le sembrava una bambina piccola, che aveva bisogno di mille attenzioni per sentirsi al sicuro. La strinse di più a sé, facendola sussultare per l’improvviso cambio di posizione.
- E di cosa? Tanto sei su di me, quindi da sola non ti lascio di sicuro –
- Va beh, non si sa mai! Magari eri diventato uno zombie o un vampiro, insomma io che ne so!-
Lui scosse la testa e probabilmente Aris lo sentì, perché emise una serie di brontolii sommessi quando il suo volto sfregò contro quello della ragazza e la barba la grattò.
- Dai, scendi che siamo arrivati –
Altri brontolii di protesta uscirono dalla bocca di Ris, che furono placati immediatamente quando Brian la minacciò di farla cadere a terra se non fosse scesa di sua spontanea volontà.
- Comunque si stava bene qui sopra, non è che potresti farlo più spesso? –
- No e adesso scendi senza toglierti la benda –
L’aria si riempì del suono dei fruscii dei vestiti e poi di un leggero tonfo, quando Aris toccò terra con i sandali. Sentì la sabbia fine della spiaggia entrargli fresca fra le dita dei piedi e la ragazza non poté non rabbrividire a quella sensazione.
- Lo sapevo! Siamo sulla spiaggia! Senti Bry, ma adesso cosa dovrei fare? –
Un altro silenzio, un altro vuoto terribile che la fece rabbrividire dentro.
Dov’è andato? Non può avermi lasciato qui!
- Bry? –
Un altro silenzio interminabile durato appena un minuto, disturbato solamente dalla risacca del mare e da strani scricchiolii. Attorno a lei il buoi, perché la benda le impediva di vedere ogni cosa. Se anche ci fosse stata una luce in spiaggia avrebbe faticato a vederla.
-Bry? Dove sei finito?-
Una nota di panico stridette fra le lettere di un nome che non doveva recarne traccia.
Bry! Cazzo! Sei un coglione! La benda, cazzo! Giuro che adesso me la tolgo!
- Brian? Ehi, ma… -
Ciò che vide davanti a lei la lasciò senza fiato e la tensione scomparve dai suoi muscoli, lasciandoli indolenziti. Sulla spiaggia c’era un piccolo falò e attorno dei tronchi, che dovevano fare da panchine.
- Sorpresa! –
Cinque voci interruppero la quiete della spiaggia. Aris si portò le mani sul volto per asciugare il lieve velo di lacrime che le aveva coperto gli occhi, mentre una risata tra l’isterico e il divertito le uscì dalla gola. Non ci credeva. Non riusciva proprio a credere che i suoi amici le avessero organizzato un festa a sorpresa, senza che ci fosse nemmeno una ricorrenza da festeggiare.
- Non ci credo! Ragazzi ma è stupendo! Grazie! –
- E di cosa? Volevamo festeggiare il tuo ritorno alla vita esterna –
Maddy si fece avanti verso l’amica con una coperta in mano, che passò ad Aris per coprirsi dall’umidità della notte.
- Maddy ha ragione! E poi cosa c’è di meglio di un falò in spiaggia?-
La voce che aveva appena parlato non era delle più familiari e impiegò un paio di minuti a capire a chi appartenesse. Quando però capì di chi fosse spalancò gli occhi per lo stupore.
- Ilary! Che cosa ci fai qui?-
Aris abbracciò la ragazza che si trovava davanti a lei, stringendola forte a sé. Qualcosa tintinnò ma Aris non se ne preoccupò affatto. Era da una vita che non si vedevano, ma le era sempre risultata molto simpatica. Ilary era la migliore amica che Maddy aveva quando abitava ancora a Long Beach, prima di trasferirsi ad Huntington. Aveva la loro età, portava i capelli castani corti sopra le spalle. Amava vestirsi sempre elegante e alla moda, ma era una ragazza abbastanza particolare e questa sua diversità le aveva fatte subito avvicinare.
- Maddy mi ha detto che avrebbero preparato questo e visto che non capita tutti i giorni mi sono aggiunta abusivamente, anche se mi sono procurata due bottiglie di vodka-
Scoppiarono entrambe a ridere, quando Ilary scosse davanti a lei due bottiglie di vetro trasparente, piene fino all’orlo.
- Io invece ho portato della tequila e del Jack –
La figura imponente di Jimmy emerse dalle ombre mostrando altre due bottiglie. Aris saltò letteralmente al collo al ragazzo, che non vedeva da ben sette giorni e di cui aveva sentito molto la mancanza. Quando lo lasciò andare si accorse che la coperta le era caduta sulla sabbia e perciò non poté fare a meno di storcere il naso dal momento che adesso si sarebbe completamente riempita di sabbia.
- Jimmy! Ciao! Cazzo, ma sei cresciuto ancora mentre ero malata?-
- Per me sei tu che ti sei ristretta –
Quella voce proprio non se la sarebbe mai immaginata. Si girò verso la direzione da cui aveva sentito provenire quelle parole, ma tutto quello che riuscì a scorgere fu un volto in ombra.
- Drake? Ma che cazzo… -
- Io e Brian abbiamo deciso di fare una breve pausa per farti vedere che se vogliamo riusciamo ad andare d’accordo o almeno che ci proviamo! Non ti promettiamo nulla però…-
Drake uscì dal cono d’ombra per avvicinarsi a Bry. Quello che vide Ris in quel momento ebbe il potere di lasciarla a bocca aperta. Non poteva credere ai suoi occhi. Brian aveva appoggiato non una mano, ma addirittura un braccio intero sulla schiena del biondo.
Oh mio Dio! Ma cos’è successo al mondo mentre io non c’ero?
- Grazie davvero ragazzi! Siate tutti fantastici! Non avrei mai potuto avere degli amici migliori al mio fianco! Vi voglio bene –
Forse era stata la febbre a renderla così emotiva, ma per la seconda volta in una sola serata i suoi occhi le si riempirono di lacrime.
- Non ti metterai a piangere proprio adesso! –
Brian si avvicinò a lei, passandole un braccio attorno le spalle e stringendola a sé.
- Sì, infatti, anche perché adesso è ora di scatenarsi!-
Maddy alzò le braccia al cielo, mentre Ilary faceva partire lo stero appoggiato su uno dei tronchi.
- Chi vuole fare un giro di tequila? –
Jimmy, che si era già seduto sul tronco di fronte al fuoco, scosse una delle tre bottiglie trasparenti richiamando l’attenzione dei compagni, ancora riuniti attorno ad Aris. Fu proprio lei la prima a cui brillarono gli occhi sentendo le parole di Jim.
- Io! Ma ce l’hai il sale e il limone?-
- No –
- Ma che cazzo Jimmy! La dobbiamo mandare giù così? –
Chiese la riccia sedendosi accanto a lui e guardandolo storto. Non le piaceva la tequila da sola e non capiva perché lui non avesse con sé quegli elementi essenziali.
- Mi dispiace ragazze, ma l’alcool non può essere rovinato con niente, perciò ve la dovete far piacere anche al naturale –
La delusione di Maddy, Aris e Ilary era palese, mentre gli altri due ragazzi sogghignavano tra loro.
- Figurati se ci riescono! Stai parlando con delle ragazze-
Drake le prese in giro, facendo ridere sia Brian che Jimmy. Lo sguardo che si scambiarono le ragazze, invece, era di tutt’altra natura. Erano tutte prontissime a raccogliere la sfida.
- Ehi! Maddy, prendi la bottiglia gli facciamo vedere noi a questi sfigati cosa vuol dire bere! Ris tu ci sei? –
Nessuna delle altre due si fece pregare ulteriormente. Maddy, per esempio strappò dalle mani di Jimmy la bottiglia così velocemente che lui nemmeno se ne accorse.
- Certo! Come potrei rifiutare? Passami un bicchiere, o non abbiamo nemmeno quelli?–
Chiese Aris guardandosi in giro alla ricerca disperata di un bicchiere che si materializzò davanti a lei dopo nemmeno due secondi. Era di quelli grandi, sicuramente non adatto per bere tequila, ma tutto andava bene quando si aveva voglia di bere.
- No, quelli li ho portati io… siete pronte? Al mio tre: uno, due, tre! –
Ilary non aveva nemmeno finito di parlare che il liquido amaro scivolò in gola ad Aris.
Ma se beviamo tutti, chi cazzo guida stanotte per tornare a casa?
Fu questo l’ultimo pensiero responsabile che le attraversò la mente prima di buttarsi definitivamente sul contenuto delle altre bottiglie.


Ok, finalmente sono tornata! Lo so, è passato davvero un sacco di tempo e mi scuso seriamente per avervi fatto aspettare così tanto! Sinceramente non so cosa dire, perchè avrei tante cose nella testa cha faccio fatica ad esprimerle tutte. Riguardo alla storia, Brian ha finalmente risolto i suoi problemi con Ris e Jimmy e Maddy sono usciti insieme. Ok, non vi ho detto nulla su come è andato a finire l'appuntamento, ma abbiate un po' di pazienza e lo scoprirete (giuro che aggiornerò il prima possibile!).
Per quanto riguarda invece voi miei cari lettori, vi ringrazio tutti dal primo all'ultimo. Da chi recensisce a chi non lo fa! Grazie perchè seite un pubblico stupendo!
Un bacio a tutti e alla prossima! :)

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