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Ciao a tutti!!! Metto questa storia non perchè ho abbandonato Amore o
Attrazione ( che posterò tra poco, dopo Pasqua), ma perché l’avevo già messa,
ma non mi convinceva come era scritta prima! Così lo riscritta e spero che qualcuno la leggerà, se no, lascio perdere!
Ecco a voi...
(lo so, sono fissata con questa frase, vedi l’altra ff)
°STAR IN LOVE°
In my dreams we're
together
And there is no one else in my heart
Love is stronger than leather
You should have known right from the start
I am not like other
girls
(Not like Others
Girls-S.O.A.P.)
- Emma!-
Una voce destò
la ragazza dal beato sonno ristoratore.
Aprì lentamente
gli occhi e, portandosi una mano al viso, se li strofinò
energicamente.
Guardò davanti a
sé: un uomo stava seduto di fronte a lei, con un mucchio di fogli poggiati
sulle ginocchia e un espressione un po’ annoiata.
Aveva un viso
buffo. Due grandi occhi azzurri da bambino venivano
accentuati da un paio di occhiali da vista, due guance arrossate un po’
cicciotelle lo rendevano ancora più simpatico.
Portava una
T-shirt azzurra e un paio di pantaloncini neri che lasciavano scoperti i
polpacci voluminosi.
Mike Newell era
un individuo amichevole e decisamente loquace, lo si
capiva soprattutto dal suo modo di gesticolare e di vestirsi.
Accanto a lui,
Alfonso Cuaron e J.k. Rowling sedevano un po’ assonnati:
Alfonso aveva il capo chino su una spalla e sembrava cadere in trance di tanto
in tanto, per poi scattare in avanti e guardarsi intorno stralunato.
Joanne beveva dalla
sua bottiglia d’acqua con lunghe sorsate, continuando a leggere un piccolo
quaderno con degli appunti.
Come sfondo a
questi tre personaggi, una piscina colma d’acqua piuttosto invitante e un ampio
giardino che circondava un enorme villa perfettamente perfetta.
Si trovavano a
casa di Mike per sentire se il timbro di voce dei tre protagonisti era cambiato
esageratamente rispetto all’anno precedente.
E quale peggior
giorno poteva essere se non una splendida giornata di sole?
Emma raccolse da
terra un foglio scritto al computer e cominciò a leggerlo, scandendo bene le
parole e masticando con precisione le consonanti.
La sua voce era
diventata un po’ più acuta, ma il cambiamento radicale
del suo tono era già avvenuto nel passaggio dai dodici e tredici anni e ormai
aveva quattordici anni.
Quando finì,
tornò nella posizione di prima, per rilassarsi, anche se la calura che quel
giorno quasi li soffocava, lo impediva.
Intanto,
un’altra voce aveva cominciato a parlare, molto più bassa di quella della ragazza.
Si voltò verso
la fonte.
Si trovò davanti
un ragazzo dai lunghi capelli rossi, due vivaci occhi azzurrie un naso pieno di lentiggini.
Rupert
Grint era uno dei suoi più grandi amici ed era un bravissimo attore, di soli
sedici anni.
Recitava con lei
e Daniel nella saga di successo di Harry Potter, nel ruolo di Ronald Weasley.
Era molto
simpatico e, come il suo personaggio, aveva numerosi sbalzi d’umore. Ma sapeva
far ridere con le sue battute, ma anche solo con la sua risata buffa e le sue
frasi impacciate e strascicate.
Si voltò
dall’altra parte e, ruotando la testa di 180 gradi, incrociò lo sguardo di un altro ragazzo.
- Essere o non
essere? Questo è il dilemma...Morire, Dormire? Dormire, forse sognare...-
Rupert aveva scelto
alcuni brani di Shackspeare e, mentre come Amleto recitava, Daniel e Emma si voltarono contemporaneamente l’uno verso l’altra.
Il ragazzo
sorrise, facendo una smorfia per il caldo e la ragazza in
risposta annuì, portandosi una mano al collo e delineandolo orizzontalmente,
come per tagliarsi la gola.
Daniel si voltò
verso i tre adulti, dato che toccava a lui ed Emma
ebbe tutto il tempo per rimanere a contemplarlo, ammaliata.
Era un ragazzo
non molto alto, minuto anche se aveva una forza piuttosto notevole, nascosta
chissà dove.
I capelli scuri
perennemente scompigliati, proprio come Harry, gli circondavano il volto e poco
sotto la fronte spuntavano due vispi occhi azzurro
cielo.
Già dal primo
sguardo si capivano le sue aspirazioni e i suoi hobby.
Portava una
T-shirt con stampe rock e punk, jeans strappati e All Star degne di un vero modaiolo e rockettaro. Sul capo aveva un
cappellino nero e giallo.
Ai
suoi piedi, una telecamera spenta, una chitarra elettrica e un copione pieno di
scritte rosse e dediche sue e degli altri amici.
Una scritta troneggiava sulle altre: Daniel, you are
the best of the best!!!! By
Emma e Rupert, i tuoi migliori amici!
Dopo che Daniel
finì la prova vocale gli adulti concessero loro una
pausa prima di continuare altri esercizi e si diressero tutti e tre verso la
casa di Mike, per bere una limonata.
I tre ragazzi rimasero in silenzio per un po’.
Mentre Emma si
guardava intorno, notò una pompa d’acqua proprio sotto
la sua sedia di vimini. Le venne un idea.
Senza farsi notare,
la prese tra le mani e la portò dietro Rupert, per poi
aprire l’acqua.
- Che diavolo...!!!-
Un potente getto
d’acqua travolse il ragazzo dai capelli rossi, che cadde a terra per la potenza
e la sorpresa.
Daniel e Emma scoppiarono a ridere, ma il divertimento del moro
durò poco, perché un altro getto lo colpì.
I due ragazzi si
alzarono e guardarono l’amica con sguardo omicida. La
ragazza sorrise candidamente, come se lei non c’entrasse
per niente.
Rupert e Daniel si
rialzarono da terra e cominciarono a inseguire Emma.
Con sole due ampie falcate la raggiunsero e la bagnarono con la sua stessa
arma.
Dalla pompa si
passò alle secchiate d’acqua.
Tutti e tre si
munirono di secchi che riempivano grazie ai vari pozzi ma anche dalla piscina,
che probabilmente, avrebbe avuto ospiti da lì a poco.
Anche se Emma era stata l’istigatrice del
gioco, fu anche la più bagnata. Fino a quando Daniel e Rupert la presero per
braccia e gambetrasportandola verso la
piscina e buttandola dentro, tuffandosi anche loro poco dopo.
Cominciarono a
schizzarsi tra loro, cercando anche di affogarsi, soprattutto la povera Emma.
Dopo un po’ si fermarono, rimanendo qualche minuto a nuotare,
nonostante avevano i loro costosi vestiti griffati completamente bagnati, poi
uscirono fuori.
La ragazza tirò fuori un asciugamano dal suo zaino e disse ai ragazzi
che era meglio essere prevedibili e portarsi il necessario per ogni evenienza.
Una sorta di Mary Poppins, un po’ più giovane.
Si distesero
supini sul telo da mare, lasciandosi riscaldare dal sole.
Rimasero
in silenzio, senza
bisogno di parlare di cose stupide o senza senso. Erano amici da così tanto
tempo che ormai le parole perdevano spesso la loro importanza.
A loro bastava
un piccolo sorriso, un breve sguardo o quando erano
lontani un semplice squillo con il telefonino per sapere che l’altro ti era
vicino o ti pensava comunque.
Ad un certo
punto Rupert ruppe il gradevole silenzio ed esclamò, stiracchiandosi in modo
esagerato:- Ho sedici anni, ho già un lavoro fisso e
soddisfacente, ho due mitici migliori amici e la mia famiglia è perfetta...mi
manca solo l’amore...-
Daniel scoppiò a
ridere:- Te la eri preparata questa?-
Rupert lo
fulminò con lo sguardo, per poi rispondere ironicamente:-
Beh...ci sto lavorando da un po’!-
- Potresti
trovarlo sul set del Calice di Fuoco...- Emma irruppe nella conversazione,
continuando a fissare il cielo, delineando con gli
occhi il contorno delle nuvole.
-Magari con
l’attrice di Fleur Delacour, o magari Cho Chang, così me
la togli dai piedi!-
- Fleur anche
anche, ma la Chang te la cedo volentieri...meglio non
mettere in testa alla cara vecchia Rowling strane idee...!-
Rupert sorrise
sardonico:- Sono sicuro che voi due lo avete già
trovato, ma non lo volete confessare...-
Il silenzio
ritornò nell’atmosfera, anche se ora era un po’ meno
piacevole e fortemente imbarazzato.
Il rosso si sdraiò su un fianco, dando le spalle agli amici.
Si trattenne
dallo scoppiare a ridere. I suoi due migliori amici...che
tipi. Tanto sicuri sul set quanto impacciati nella
vita di tutti i giorni.
Conosceva i
sentimenti di Daniel come conosceva quelli di Emma.
Erano gli stessi. Coincidevano perfettamente.
Il loro non era
semplice amore infantile e inesperto. Sapevano cosa volevano. Volevano l’altro,
forse per sempre. Rupert lo sapeva.
Lo notava quando
Daniel fremeva dalla rabbia alla vista di Emma
riempita di attenzioni dai ragazzi. Lo notava quando Emma gli
prendeva la mano durante scene particolarmente difficili. Lo notava quando si lanciavano sorrisi e sguardi veramente
sinceri, difficili oramai da vedere in giro, soprattutto nei ragazzi dalla loro
età.
Sorrise di
nuovo. Pensava proprio come un vecchio saggio, mentre aveva solo un anno
rispetto a loro. Nel film, il ruolo della persona giudiziosa apparteneva a
Hermione, ma nella vita reale, Rupert era di gran lunga
più consapevole e perspicace di loro due messi insieme. Questo è quello che
pensava lui e, forse, aveva ragione.
Sentendosi
chiamare, i tre ragazzi rivolsero lo sguardo verso il luogo da dove provenivano
le voci e videro i tre adulti andare in contro loro.
Piegarono il
telo e lo misero nella borsa di Emma. Presero la loro
roba e la portarono verso le auto situate davanti
all’entrata della casa.
Daniel precedette Emma e da perfetto gentleman le aprì la portiera
invitandola ad entrare prima di lui. La ragazza lo ringraziò
con un perfetto accento francese ed entrò nella costosa vettura.
Rupert si inchinò cerimonioso davanti a Daniel e con un braccio lo
esortò ad entrare, prendendosi gioco di lui. Cosa che gli costò uno
scappellotto dietro la nuca e un leggero epiteto, ma
nel complesso era soddisfatto.
Doveva mantenere
il suo ruolo da buffone di corte e non avrebbe permesso a nessuno di
soffiarglielo.
§ § §
Alfonso
accompagnò i ragazzi alle loro case e consegnò loro
alcuni fogli con sopra scritte le date dell’inizio delle scene di “Harry Potter
e il Calice di Fuoco”.
Emma salutò
educatamente il conducente con un bacio sulla guancia, dato
che lei era stata l’ultima ad essere accompagnata e scese dalla
macchina.
Aprì il portone in ferro battuto e percorse correndo il lungo viale che
conduceva a casa sua, stringendo saldamente i fogli che teneva in mano.
Entrò in casa,
salutò sua madre e suo fratello Alex che quel giorno era stranamente tranquillo
e salì in camera sua.
Si buttò
energicamente sul suo letto a baldacchino matrimoniale rosa e lesse i fogli. Da
lì a tre giorni ci sarebbe stato il primo ciak, e trovò
allegato agli orari e alle date, la prima parte del loro interminabile copione.
Lo lesse
velocemente ed era come se lo sapesse già a memoria.
La prima scena era la Coppa del Mondo di Quidditch, il suo primo incontro con
Viktor Krum, l’unico ragazzo che, per ora, aveva dichiarato palesemente i suoi
sentimenti verso la povera Hermione.
Lei era una
sostenitrice della coppia Harry/Hermione, non per interesse personale, ma solo
perché i loro comportamenti stavano cambiando...quelli di Harry e Hermione...
Durante il Quinto
anno i due ragazzi discutevano molto più spesso, per i motivi più stupidi. E
Harry si era dimostrato geloso nei confronti di
Hermione e Ron, qualcosa stava cambiando...
L’entrata del
suo gatto Domino la distolse dai suoi pensieri. Il piccolo europeo gli si
raggomitolò accanto, lasciandosi coccolare.
Rimase a
guardare le foto appese al muro, contemplandole una
per una e rievocando alla mente i momenti degli scatti.
Si addormentò
completamente vestita, con ancora impressa nella testa una fotografia che era
rimasta a fissare più delle altre.
Due
ragazzi, teneramente abbracciati, con ancora le divise della scuola di Hogwarts. Lei ancora con un libro in mano. Lui ancora con gli occhiali e la cicatrice disegnata sulla fronte.
Questo capitolo
è un po’ noioso, soprattutto perché è introduttivo a
tutta la storia...
Vi prego di
recensire...ci tengo molto...quindi in un piccolo spazio di tempo...potete
scrivere anche solo, è carina...fa schifo!
Ciao a tutti!
Questo è il secondo capitolo e spero sia di vostro
gradimento!
Vi ricordo di
recensire, lo so che sono stressante, ma per me è
molto importante...
Ecco a voi...
°STAR IN LOVE°
Capitolo 1: Una
giornata movimentata
I believe my heart,
what else can I do,
When every part of every thought leads me straight to you,
I believe my heart, theres no other choice,
For now whenever my heart speaks, I can only hear your voice
(I believe my heart-
Duncan and Keedie)
Il suono della piccola sveglia echeggiò fastidiosamente nella
stanza ancora immersa nel buio.
Una giovane mano
si allungò nell’oscurità verso il malefico oggetto e con l’indice spinse pigramente la levetta verso “OFF”.
Emma cercò di riaddormentarsi,
rimboccandosi le coperte fin sopra la testa.
Il suo sperato
sonno non poté riprendere, anche perché nuovo rumore squillante quanto la
sveglia, arrivò alle sue orecchie.
- Emma, io e Alexusciamo!!! Ciao!-
La ragazza
rinunciò completamente. Si alzò lentamente, prese alcuni
vestiti e si diresse nel bagno, che era situato nella sua grande camera.
Aprì
l’acqua e si fece una
doccia veloce. Adorava rimanere sotto l’acqua fredda la mattina, che la
rilassava e la preparava ad una nuova giornata, che avrebbe affrontato con un
sorriso sulle labbra.
Questo
è quello che credeva...
Uscì dalla
doccia e dopo essersi asciugata col grande asciugamano
rosa, si vestì.
Mentre si
spazzolava i capelli si osservò allo specchio.
Si trovò di
fronte una ragazza non molto alta, mingherlina e con
le forme che si andavano a delineare e addolcire, cominciando a far intravedere
come sarebbe diventata da donna.
Aveva i capelli
mossi e color grano, due profondi occhi color caffè sottolineati da una lieve
linea di matita e il naso all’insù spruzzato da tante lentiggini.
Indossava una
canottiera rosa pesca e un paio di jeans a vita bassa che lasciava intravedere
il bordo degli slip.
Rientrando in
camera sua, notò che due messaggi erano stati lasciati nella segreteria del suo
telefono.
Il primo era di
sua madre che gli diceva che il pomeriggio si sarebbe dovuta dirigere insieme a Daniel e Rupert per fare un servizio fotografico.
L’altro era dei
suoi due migliori amici: le dicevano che l’avrebbero
passata a prendere per andare agli studios per le foto.
La ragazza
sorrise. Sapeva che dopo le interviste, tutti e tre
uscivano insieme e si divertivano un sacco, anche quando dovevano scappare dai fans troppo esaltati.
Scese nella
cucina e si prese uno yogurt bianco per fare colazione.
Sapeva che
doveva mangiare cibi più nutrienti, perché da piccola aveva avuto molti
problemi con l’alimentazione, ma proprio non riusciva a mangiare cose troppo pesanti.
Dopo aver dato del cibo ai suoi due gatti, Bubbles
e Domino, decise di uscire a fare una passeggiata.
Anche quel
giorno il Sole si era alzato prepotente sulla sua
piccola città e ognuno si era ritirato nelle proprie case per godersi il fresco
mandato dai condizionatori.
Vide in
lontananza un gruppo di ragazze e quando furono più
vicine, Emma sorrise allegra.
Le sue compagne
che vedeva quando frequentava le lezioni a Oxford
erano davanti a lei e le stavano venendo incontro scuotendo le braccia per
farsi notare.
Una ragazza
piuttosto robusta, non appena la raggiunse, la strinse forte.
-Ciao tesoro!-
- Ciao Katie!
Ciao ragazze!-
La ragazza si liberò dalla stretta dell’amica e guardò le amiche.
C’erano tutte. Pauline, una ragazza
petulante e chiacchierona, che sapeva tutti i pettegolezzi della scuola.
Clarissa, una
giovane timida e molto intelligente, che adorava recitare e ballare, come Emma.
Samantha e
Sally, le due gemelle tutto pepe e ragazzi, facevano così tante conquisteche la loro rubrica era infinita!
Poi c’era Laura,
una ragazza di colore che giocava a calcio e si
vestiva come un ragazzo.
Inoltre c’era
l’unica, inimitabile Katie. Era una ragazza un po’ in
carne, ma dolcissima e simpaticissima. Emma l’adorava, con quel sorriso
intramontabile e la voglia di divertirsi sempre e comunque.
Lo sguardo di Emma si rabbuiò improvvisamente.
Dietro le ragazze, un’altra persona, che la guardava stranamente,
tra l’indifferente e il cagnesco.
Elizabeth, aveva gli occhi fissi su di lei e in quegli attimi Emma ritornò
indietro nel tempo...
“Emma, se una di
noi due supererà i provini per Harry Potter, l’altra l’aiuterà e le resterà
amica, senza problemi, ok?”
“Certo, tu sei la mia migliore amica Eli...”
“E tu sei la mia...”
Come si era sentita in quel momento! Era sicura che Elizabeth
avrebbe avuto la parte di Hermione nel film e lei ne sarebbe stata felicissima!
Ma quando era
entrata nello studio di Chris Columbus, un po’ tremante sapendo che il giudizio era negativo, non
pensava certo che ce l’avrebbe fatta...
Ma ce l’aveva fatta. Era uscita urlante dalla stanza andando
incontro all’amica.
Ma lei non
sorrideva. Si limitava a guardarla con un sentimento che Emma
riconobbe subito nei suoi occhi azzurri. Era odio.
L’odio che una
ragazzina di undici anni era riuscita a provare verso
la sua migliore amica...
-Ciao...-
Emma distolse la
mente dai suoi pensieri e rimandò il saluto tanto freddo a
Elizabeth.
Le altre ragazze
avevano intanto cominciato a parlare allegramente e chiedendo un’infinità di
cose ad Emma.
Fecero una lunga
passeggiata, nel parco e nei piccoli negozietti del paese.
Tornarono a
casa, salutandosi con un lieve bacio sulla guancia, segno di affetto
e di complicità.
Elizabeth tornò
a casa da sola, senza salutare nessuno.
§ §§
Emma indossò la
giacca di jeans velocemente, salutò con un bacio la madre e il fratello, che
era impegnato in una partita alla Play Station.
Percorse il
viale e raggiunse Daniel e Rupert, che la attendevano parlando tra loro.
Raggiunsero in
taxi Leavesden e scesero
davanti agli studios, dove i fotografi li aspettavano.
Il servizio fotografico
era per Teen Vogue, una rivista che Emma leggeva spesso e volentieri, perché gli
articoli erano interessanti e divertenti.
Quando entrarono
nella stanza dove venivano fatte le foto e le riprese tecniche trovarono un
enorme telo bianco e alcuni vestiti appesi a delle stampelle.
I fotografi,
appena li videro, li salutarono e gli diedero immediatamente
in mano delle bombolette spray.
Dato lo sguardo
piuttosto interrogativo dei tre ragazzi, i tre uomini spiegarono loro che
avrebbero potuto disegnare qualcosa sul telo, per poi fare le foto, con un
effetto più carino.
Daniel scrisse
tutto ciò che gli dettava la sua mente rockettara, e indossò dei
jeans scuri, una giacca nera da cui spuntava una T-shirt marrone.
Rupert disegnò
un enorme volto blu con i capelli rossi e indossò come
Dan dei jeans, una giacca nera e una maglietta rossa.
Emma mise una
gonna grigio perla, una maglietta bianca e una giacca di pelle rossa. Scrisse
una frase breve, ma che spiegava una parte di lei. “I love Vogue!”
I fotografi gli
fecero alcune domande poi li lasciarono andare, mentre smontavano gli attrezzi
per le foto.
I tre ragazzi uscirono e fecero un giro a Leavesden.
Daniel e Rupert venivano sballottati ovunque da Emma, che si fermava ad ogni
vetrina dei negozi di abbigliamento.
Rupert
continuava a ripetere:- Le donne!!!-
Ma tutti e tre
si stavano divertendo un sacco. Soprattutto quando Daniel fu assalito da un
gruppo di ragazzine petulanti che per poco non lo spogliarono.
Emma e Rupert si
piegarono in due dal ridere, mentre un povero Daniel usciva fuori
da quel mucchio di giovani più morto che vivo.
Andarono a
mangiare una pizza in un ristorante italiano situato su un grattacielo molto
carino e accogliente.
Scelsero un
tavolo accanto alle finestre, da dove si poteva vedere tutto il panorama della
città.
L’odore della
pizza li ammaliava, soprattutto Rupert che cominciò a sentire la sua pancia
brontolare e andò a chiedere al cameriere di farsi
fare una pizza un po’ più piena del normale.
Emma e Daniel rimasero soli.
Il ragazzo
continuava a torturarsi le dita, come se fosse agitato.
Lei, lo
osservava con la coda dell’occhio.
Com’era
carino...I capelli ricadevano deliziosamente su quel viso d’angelo, i suoi
occhi brillavano di una luce che Emma non aveva mai visto
negli occhi degli altri ragazzi. Ma forse solo perché non li guardava come
guardava lui...
Aveva una polo
nera e gialla e dopo le mani, il ragazzo cominciò a torturarsi
il colletto.
-
Dan, c’è qualcosa che non va?-
Il ragazzo sussultò e si voltò verso di lei. Scosse energicamente la
testa e le rivolse un sorriso che quasi la sciolse.
L’arrivo di
Rupert e del cameriere fece rompere il contatto tra i
due.
Il rosso aveva
in mano un enorme pizza piena di ingredienti. Il
cameriere diede agli altri due ragazzi due pizze margherite.
-Avevi paura di
morire di fame?-
Lo sguardo di Emma era tra il disgustato e il divertito, e la sua
domanda non ricevette risposta. Rupert si limitò a dire:
-Pancia mia
fatti capanna!!!-
Prima di
avventarsi sulla pizza.
Emma e Daniel lo
osservarono un po’ mentre si ingozzava, poi, quasi
nauseati di tanta voracità, si occuparono dei loro piatti.
Uscirono sazi
dal ristorante e Rupert sembrava più radioso che mai, che quasi non si reggeva
in piedi.
Fecero un’altra
passeggiata e raggiunsero la stazione degli autobus e salirono
su uno di essi.
Rupert fu il
primo ad essere accompagnato e ancora un po’ appesantito
percorse il viale che portava a casa sua.
Lo videro
assalito da una bambina che gli si aggrappò al collo, salutandolo allegramente.
Che carina la sorella di Rupert...
Mentre l’autobus
percorreva la strada verso Oxfordshire Daniel e Emma chiacchieravano,
ma il ragazzo sembrava distante anni luce da lei.
La ragazza lo
lasciò in pace, a meno che la situazione andasse avanti per lungo tempo, magari
c’era qualcosa che non andava.
Preferì
non chiedergli niente e rimase zitta, facendogli qualche stupida domanda ogni tanto, per farlo
sorridere.
Appena la
vettura si fermò davanti a casa sua, salutò Daniel con un bacio sulla guancia,
non ricambiato e si diresse in casa sua, mentre la malinconia tornava nel suo
cuore...
Finito il
secondo capitolo, che poi sarebbe il primo. E’ un po’ più corto del primo, ma si sa, la storia vera e propria
parte dalla metà, non credete?
Volevo
ringraziare, tutti quelli che hanno letto questo capitolo e il precedente ma
soprattutto Super Gaia, Febe, Mirtilla, Miki 84, Danythebest89 e Marta 92 che hanno gentilmente
recensito la mia ff!
Sono tornata!
Sono stra impegnata quindi abbiate pietà! Voglio ringraziare: Hermione strega,
dany thebest89,Miki 84, Frafra,
Mirtilla, marta82, febe, Supergaia, vi voglio bene!
Alla fine,
troverete un pezzo dell’intervista di Emma e Daniel, quella che parla dei
capelli, poi capirete!
Ecco a voi
(ridaglie co’ sta frase...)
Capitolo 2:
Ciak, si gira!
People
can take everything away from you
But they can never take away your truth
But the question is..
Can you handle mine?
(my prerogative-Britney Spears)
La porta della
vettura si aprì con un lieve rumore.
Una ragazza ne
uscì fuori e osservò estasiata la struttura che si ergeva dinanzi a sé.
Gli Studios di
Leavesden erano aperti e centinaia di persone, più o meno giovani, entravano e
uscivano dall’edificio.
Emma corse
all’interno e si guardò intorno. Scorse tra la folla una lunga chioma rossa e
si diresse verso di lei.
-Bonnie!-
La ragazzina si
girò verso di lei e sorrise, andandole incontro.
Si abbracciarono
con foga, per poi guardarsi contente.
- Emma, come
stai? Ti devo raccontare un mucchio di cose, non scappare alla fine delle
riprese!-
-Io sto bene,
fatto nuove conquiste?-
La rossa
sospirò, guardando il soffitto.
- Hai visto Tom?
Quando l’ho visto per poco non sono svenuta...-
Emma guardò con
un sopracciglio inarcato l’amica. –E’ diventato così brutto? Così evito di
incontrarlo, ho bisogno di...-
-Stai zitta! E’
semplicemente favoloso... I capelli sono più lunghi e cadono su quel viso di
angelo dannato...e quegli occhi azzurri...-
Emma sorrise.
L’amica era cotta al punto giusto.
Un ragazzo andò
loro incontro, saltellando.
-Salve, mie
donzelle!-
-Rupert...-
Il rosso si
limitò a sorridere e si diresse verso i fratelli Phelps e Devon Murray, che
erano appena entrati.
Bonnie ed Emma
rimasero un po’ a chiacchierare, quando la loro attenzione fu attirata
dall’entrata di una ragazza dai lineamenti orientali.
Era una ragazza
non molto alta, dai lunghi capelli color mogano, occhi a mandorla dello stesso
colore scuro e indossava abiti piuttosto succinti, a parere di Emma.
Si guardava
intorno, come se stesse cercando qualcuno. Quando lo sguardo della ragazza si
posò su Emma e Bonnie, si diresse con passo esageratamente elegante verso di
loro.
Quando arrivò
loro davanti, sorrise ed esclamò:- Ciao ragazze!-
-Ciao, tu sei
Katie Leung?-
-Sì! Conoscete
il mio nome!-
Le ragazze
sorrisero forzatamente. Oddio, che razza di ragazza...
-Avete per caso
visto Daniel, sapete, vorrei conoscerlo...insomma, io interpreto la sua prima
ragazza...-
Emma la guardò,
improvvisamente infastidita. Quella ragazza non doveva nemmeno provarci con il
suo Dan, no.
-Arriverà tra
poco...-
Katie disse
loro:-Ok, ma non capisco cosa ci faccio qui, se io in questa scena non ci
sono...-
-Beh, è la prima
scena e tu sei nuova, quindi devi esserci comunque, per ambientarti...-
-Ah...secondo
voi, questo film porta al successo? Perché, se non fosse per quel figo di
Radcliffe, non sarei qui...-
Emma stava per
ribattere, offendendola, ma l’arrivo di Daniel le impedì di dirle un paio di
insulti che l’avrebbero spiegata completamente.
- Ciao ragazze,
ciao, tu sei...-
Il ragazzo le
tese la mano e attese una risposta.
Katie, dal canto
suo, si passò una mano tra i capelli e fissò languidamente Daniel e si
presentò, stringendogli la mano calorosamente.
Il ragazzo
sorrise. Sorriso un po’ strano.
-Katie!!!-
Una signora
orientale raggiunse la ragazza e gli disse qualcosa in un’altra lingua,
sicuramente il cinese.
-Io devo andare,
devo parlare con il mio manager, ciao!-
I ragazzi la
salutarono e quando si allontanò, scoppiarono a ridere.
-Ma da dove
cavolo è uscita?!?-
-E io dovrei
innamorarmi di quella lì?!?-
-Dovrei essere
gelosa di lei! Mi sentivo tanto intelligente e carina vicino a lei!-
Continuarono a
ridere e parlare, senza preoccuparsi delle persone che li guardavano straniti e
un po’ preoccupati. Improvvisamente, Bonnie fu presa dai gemelli Phelps,
lasciando da soli Emma e Daniel.
-Allora, come ti
è sembrata?-
- Non è il mio
tipo di ragazza, povero il mio caro Harry! Emma, non hai ancora fatto una cosa
che l’anno scorso facevi continuamente!-
La ragazza
diventò pensierosa. Non riusciva a capire. Si era comportata come sempre,
prendendolo in giro e scherzando con lui. Cosa mancava? Poi, gli venne in
mente. Si avvicinò al ragazzo lo guardò sorridente e gli passo una mano tra i
capelli, mettendoli ancora di più in disordine.
Daniel scoppiò a
ridere, contagiando anche Emma. Si ricordarono di quando in un’intervista, gli
avevano chiesto il perché di quel gesto e Daniel aveva incominciato a
balbettare, facendo ridere tutti i presenti.
Emma si era
sempre chiesta il motivo del suo imbarazzo in quel momento. Forse non voleva,
ma se glielo aveva chiesto...
-Contento?-
Daniel scosse
energicamente la testa, scompigliandoli come erano prima.
Mentre
chiacchieravano furono quasi travolti da Rupert che mise le braccia attorno
alle spalle di Dan e Emma.
I due lo
fissarono:- Raga, mi sono innamorato...-
In effetti, il
ragazzo aveva un sorriso da ebete stampato sul volto e guardava con sguardo
assente davanti a sé.
- Di chi?-
Il rosso prese a
camminare, trascinando i due con sé.
-Allora, sto
uscendo dal camerino, quando una ragazza per poco non mi investe. La guardo e
mi presento, lei dice che sa già il mio nome.
Intanto la
fissavo, che bella...i capelli biondi, due grandi occhi azzurri e un corpo
etereo e perfetto...
Sapete cosa ha
detto? Che sarà, l’anno prossimo, l’attrice che interpreterà luna Lovegood, ma
ora è solo una comparsa...
Luna Lovegood è
una ragazza di cui Ron si potrebbe innamorare, no?
Quanto vorrei
fare una scena d’amore con lei, anche senza le telecamere...-
Emma e Daniel si
guardarono complici, il loro amico era andato...completamente.
Un altro
personaggio si diresse verso di loro, saltellando, nonostante l’età.
-Buongiorno
Mike!-
-Buongiorno
ragazzi, devo dirvi alcune cose: tra meno di un quarto d’ora ci dirigeremo
verso il set della prima scena, che lo conoscete già, li ci raggiungerà
Stanislav Iavenski, il ragazzo che interpreterà Viktor Krum, siate gentili con
lui e ultimo, vi chiederò di fare un piccolo saggio, come avete fatto l’anno
scorso con Alf, ok?-
I ragazzi
annuirono, Emma e Daniel ancora avvinghiati da Rupert che non accennava ad un
minimo segno di debolezza, cosa che succedeva ogni volta che doveva svegliarsi
presto la mattina.
§§§
-che stanchezza,
salvatemi!!!-
Bonnie si
stiracchiò energicamente, mentre continuavano a camminare lungo un sentiero
decisamente lungo.
Emma si asciugò
la fronte con il dorso della mano. Nonostante il bosco evitava che il sole
filtrasse vivacemente tra i rami degli alberi, la camminata faceva accaldare
parecchio.
Dopo una decina
di minuti arrivarono in una piccola radura e si buttarono sfiniti per terra sul
manto erboso, ancora coperto di un sottile strato di brina.
I macchinari ,
le luci e le telecamere erano già state poste nei posti stabiliti, mancavano
solo gli attori.
Si vestirono in
una roulotte che si trovava dalla sera prima, portata dal signor Newell.
La ragazza che
faceva le pettinature per Emma, quell’anno aveva deciso che con i capelli
legati con uno chignon, sarebbe stata ancora più carina, così la ragazza
sarebbe stata un po’ più fresca.
La povera
Bonnie, invece, doveva tenere i capelli lunghi sciolti sulle spalle e inoltre
doveva portare un enorme zaino che le rendeva difficile camminare!
Si misero al
lavoro. Tutti erano piuttosto eccitati.
Il primo ciak
del quarto film, uno dei migliori in assoluto. Avrebbe fatto successo? Tutto
dipendeva da loro...
Fecero più volte
la scena, mentre nel boschetto echeggiavano risate, piccoli insulti e ancora
risate.
-dove andremmo a
finire se non ci fosse la nostra One Take Watson*!!!-
Emma incrociò le
braccia sul petto, assumendo una finta aria imbronciata.
-Non chiamatemi
così!-
Tuttavia quel
nomignolo gli piaceva. Ormai, tutti la conoscevano come la grande, “One Take
Watson”, e doveva ammettere che ne era lusingata, infondo era un complimento.
Mentre
riprovavano la scena, una persona si avvicinò al gruppo, rimanendo in disparte,
aspettando che la scena finisse.
Quando
terminarono, si fece avanti e si mostrò a tutti avvicinandosi al regista, che
in quel momento stava spiegando al trio protagonista e a Tom alcune parti
tecniche.
- Scusi...-
disse con un accento inglese piuttosto scadente.
Mike si voltò
verso di lui ed esclamò:- Tu devi essere Stanislav, piacere!-
Si strinsero la
mano con forza e parlottarono per un po’, sorridendo ogni tanto.
Le ragazze erano
rimaste a fissarlo: non era affatto male.
I lunghi capelli
scuri ricadevano in avanti, lasciando intravedere due profondi occhi scuri.
Indossava una T-shirt
nera e dei jeans chiari, stracciati.
Anche Emma era
rimasta incantata: era proprio classico
ragazzo con un atteggiamento da bello e dannato.
Daniel se n’era
accorto e fissava in cagnesco i due ragazzi, che si scambiavano delle occhiate,
mentre il bulgaro parlava con Mike.
- Emma, che ne
dici di parlare un po’ con lui, per spiegargli qualcosa su Harry Potter, e fare
anche amicizia!-
Così Emma si
ritrovò in disparte con un ragazzo piuttosto nervoso.
La ragazza
decise di rompere quell’imbarazzante silenzio e si presentò, tendendogli
amichevolmente la mano, che lui strinse, presentandosi.
Dopo alcuni
attimi di impaccio e di imbarazzo, cominciarono a chiacchierare, come se si
conoscessero da sempre.
- Beh, dovrai
innamorarti di me... povero te!-
-Non ti
preoccupare, ne sono lieto...lieto di lavorare con te!-
Guardò la
ragazza teneramente e le prese una mano tra le sue, continuando a guardarla.
Emma sorrise,
diventando color porpora. Che temerario, quel ragazzo che sembrava tanto
timido. Decise di sviare quel momento così scomodo.
- Secondo te,
sei simile a Viktor Krum?-
Lui si fece
pensieroso, rimanendo con gli occhi fissi su di lei.
Intanto, i
rumori della troupe e dei ragazzi dirompevano nel paesaggio boschivo, mentre
loro due parlavano, le mani intrecciate.
- Sì, sono
simile a lui. Sono coraggioso, non sono arcigno e burbero come lui ma sono
pronto a nuove scoperte e non nascondo i miei sentimenti...-
La ragazza
divampò nuovamente. Aveva capito le sue parole.
Il bulgaro
lasciò la mano della ragazza e la portò al suo viso, accarezzandole la guancia,
arrossata e un po’ palpitante.
Emma non capiva
più niente. Stanislav si stava avvicinando lentamente a lei, spingendo il suo
capo contro il proprio.
Chiuse gli
occhi, mentre miriadi di pensieri si affollavano nella sua mente.
Quel ragazzo la
stava per baciare, il suo primo bacio, con un ragazzo sconosciuto, cosa avrebbe
detto Daniel...
Daniel...Daniel!
La ragazza lo respinse
delicatamente e lo guardò, dispiaciuta.
Non poteva. Aveva
scelto di donare quel sentimento molti anni fa, anche se lui non lo sapeva, a
Daniel.
Quel sentimento
che la metteva completamente in subbuglio, come se mille farfalle volassero
dentro di lei senza fermarsi mai...
Quel sentimento
che ti fa camminare ad un metro da terra o magari tre metri sopra il cielo...L’amore.
Mormorò un
sentito “Mi dispiace” e scappò via, passando affianco ad un Daniel che guardava
di sbieco il ragazzo che piegò la testa di lato abbattuto.
La ragazza notò
il suo migliore amico e sussultò.
-Cosa ci fai qui
Dan? Non sei con gli altri?-
Daniel rimase
zitto un attimo poi disse:- Ti stavo venendo a cercare, ma vedo che eri
piuttosto impegnata!-
Il ragazzo
sembrava infastidito e il suo sguardo non le piaceva per niente.
-Dan, cosa hai?-
-Niente!!!-
Il giovane le
voltò le spalle, ma l’amica gli corse dietro e lo fermò con un braccio,
obbligandolo a voltarsi.
- Dan, dimmi
cosa hai?!?-
Il ragazzo
esclamò, fumante di rabbia.
-Niente, sei
sorda!?! Leggi il labbiale: n-i-e-n-t-e...ok? Torna dal tuo nuovo amico e
lasciami in pace!-
Emma era
stupefatta. Gli dava fastidio! E inoltre li aveva spiati! Il suo comportamento
era inaccettabile!
-Senti un po’
bello, uno: non vedo il motivo per cui tu debba essere arrabbiato, due: tu ci
hai spiati e...-
-Tre?-
-So
perfettamente cosa c’è dopo io il due, non sono ignorante come certe persone di
mia conoscenza!!! Quindi taci!-
-Non ho detto
niente! Sei solo una ragazza viziata e stupida, basta che qualcuno ti faccia un
complimento e tu cadi ai suoi piedi! Soprattutto se quel qualcuno si chiama
Stanislav ed è un idiota bulgaro!-
- Cos’è, sei
geloso?-
-ma stai zitta!
Cosa vuoi che me ne freghi di te!-
Emma aprì la
bocca, mortificata. Le lacrime salirono prepotente ma le ricacciò indietro, il
suo orgoglio non lo permetteva.
Girò i
tacchi,correndo verso il sentiero
velocemente e quando arrivò alla macchina di sua madre ( che è anche la sua
chaperon, veramente) si fiondò dentro, scoppiando in un pianto disperato.
Quel ragazzo che
tanto amava, l’aveva offesa e le aveva detto che di lei non gliene importava
niente...
Per quando sua
madre arrivò si asciugò le lacrime e cercò di chiacchierare tranquillamente e
parlando delle scene.
Arrivata in
camera sua si buttò sul letto e strappò una foto che ritraeva lei e Daniel
insieme, che ridevano, lei sopra le gambe di lui con delle espressioni
buffissime.
Si addormentò vestita,
ancora con gli occhi gonfi di pianto e alcuni pezzi di foto lasciati sul letto.
*Emma Watson
viene veramente chiamata, durante le scene, One Take Watson, perché di solito
al primo ciak, fa bene la sua parte, a meno che Dan o Rupert la facciano
ridere.
Intervista:
Intervistatore: [dopo aver visto Emma passare una mano
tra i capelli di Dan] Cosa stava cercando di fare? Cambiarti la pettinatura?
Dan: [agita una mano nell’aria] Io non lo so
neanche più…
Intervistatore: Non chiedi neppure!
Dan: No, io...è che io...glielo lascio fare,
sai… perché le...le piace farlo
Buonasera ragazze!!! Questo è il quarto capitolo e spero sia di vostro
gradimento! Vi prego di recensire, anche se non avete niente da dire!Faranno pace Dan e
Emma?
Scopritelo!
...Secondo voi?...Ecco
a voi...!
4° capitolo: °Perdonami°
“Ti potranno dire che
Non può esistere
Niente che non si
tocca o si conta
O si compra perché
Chi è deserto non vuole che qualcosa
fiorisca in te”.
( Ci sono anch’io-
Max Pezzali)
Daniel spalancò
la porta dell’edificio velocemente, attirandosi un vispo sguardo chiaro,
appannato da un paio di lenti.
La palestra “Fitlife” si ergeva in tutta la sua perfezione. La struttura
era rigorosamente rosa.
Le pareti erano
dominate da lunghe frasi prese da saggi o parole di uno
scrittore visibilmente molto antico.
Numerosi fiori
colorati adornavano molti angoli dell’ingresso, rendendolo ancora più allegro.
Alla sinistra
del ragazzo, numerose foto, nel quale erano
rappresentate bambine, ragazze, donne. Alcune erano molto
carine. C’era anche lei.
La
si notava subito. Non
che fosse sempre al centro di tutto. Ma quella ragazza emanava energia e
vitalità anche se non ti era accanto, solo guardando una foto, sentirla al telefono, immaginarla mentre scrive un sms...
-Hai bisogno di
qualcosa, caro?-
Daniel sussultò.
Si voltò verso la donna e le sorrise. Che simpatica donna.
Era appoggiata
con i gomiti sul bancone davanti all’entrata e con una mano corpulente girava
lentamente le pagine di una rivista di pettegolezzi.
Era seduta su
una comoda poltrona di pelle e indossava dei vestiti
che la facevano sembrare una tipicanonna delle favole.
- No, potrei
dare solo un’occhiata?-
-Certo! Fai con
comodo.-
Daniel le sorrise nuovamente poi le voltò le spalle, dirigendosi nel
corridoio molto illuminato.
Sospirò
sollevato. Meno male che non gli aveva fatto domande. Cosa le avrebbe risposto? Che
doveva chiedere scusa alla sua migliore amica perché era solo un idiota, che si
comportava anche da geloso?
No...meglio
così.
Un’altra domanda
fece capolino nella sua mente. Dov’era lei?
Sapeva
perfettamente che lei ballava ben quattro tipi di danza, ma non sapeva i giorni
delle diverse discipline. Conosceva solo i giorni.
Nel corridoio rimbombavano una moltitudine di musiche e brani diversi.
Musiche romantiche, forti, decise, lente...
Trovò le sale di
Street dance, danza moderna e bodypopping, ma non
quella di Breakdance
Purtroppo, le
porte delle tre stanze erano severamente chiuse e
impedivano la visuale. Poteva sentire solo delle musiche
forti, alcune veramente orribili, a parere del moro.
Vagò per i
corridoi. Ad un tratto si fermò. Si portò le mani sulla fronte imperlata di
sudore per il caldo.
Non sapeva come
scusarsi. Non sapeva cosa le avrebbe detto.
Non poteva certo
dire che aveva voglia di picchiare a sangue quel brutto ceffo altro non era che
Stanislav, ma non sapeva il perché.
Quando se la sarebbe trovata davanti, accigliata e con una smorfia
dipinta graziosamente sul volto, cosa le avrebbe detto?
Quanti
interrogativi! Non si era mai posto tante domande in
tutta la sua vita, nemmeno mentre leggeva il copione di scene troppo difficili
da capire.
Aveva bisogno di
aiuto.
Improvvisamente,
una mano picchiettò energicamente sulla sua spalla.
Daniel sussultò.
Si voltò lentamente e si trovò davanti la piccola
Bonnie, che lo fissava imbronciata.
Il ragazzo non
fece in tempo a salutarla, che lei lo aggredì, esclamando.
-Sei un idiota!-
Daniel fece un
passo indietro, intimorito.
Sentiva due paia
di occhi puntati addosso.
Sia Bonnie, che
teneva le mani strette sui fianchi e lo guardava con
occhi infuocati.
Ma anche della
signora dell’ingresso, che aveva lasciato perdere i pettegolezzi del suo
giornale e ora li osservava incuriosita, quasi come se
stesse guardando una sottospecie di soap opera.
Il moretto
sperava che la donna si ritirasse nuovamente sul suo caro giornale. Sperava non
credesse che lui e la ragazzina dai capelli rossi stessero
insieme!
Nel suo cuore
c’era solo...che diavolo stava dicendo!?! Nel suo
cuore non c’era nessuno, no.
Posò
nuovamente lo sguardo sull’amica e la guardò, visibilmente stralunato.
La ragazza roteò
impazientemente gli occhi e gli disse lentamente, come
se fosse un bambino piccolino a cui sta raccontando una fiaba.
-Allora, come
cavolo ti sei comportato con Emma? Sei diventato scemo tutto di
un colpo?-
-No!-
Bonnie incrociò
le braccia sul petto, continuando a fissarlo.
-Senti, ora tu
vai da lei, ti scusi e ti fai perdonare e smetti di farla soffrire!-
Questa volta fu
Daniel ad alzare lo sguardo cristallino al cielo.
-Non credo lei
soffra più di tanto! Non sembrava provare tanto dolore quando flirtava con quell’energumeno...-
Il ragazzo
abbassò la testa e rimase a fissare il pavimento e le proprie scarpe.
Quando alzò il
capo per vedere se Bonnie se n’era andato, la ritrovò
lì, davanti a lui, con un sorriso stampato sul viso ceruleo e lentigginoso.
-Perché ora
sorridi?-
- Allora Rupert
aveva ragione...sono felice...ma...-
Si bloccò, poi
riprese a parlare, più energicamente, con un dito puntato sul viso dell’amico.
-Ma attento:
falla soffrire e te la vedrai con me! Sarò anche
piccolina ma conosco i tuoi punti deboli!-
Detto questo,
diede una rapidissima occhiata ai suoi pantaloni, verso la cerniera.
Notando Daniel,
che era arrossito, anche se lievemente, scoppiò a ridere e, mentre gli voltava
le spalle, gli rivelò:
- La sala di Breakdance si trova in
fondo a destra, muoviti.
Il giovane
Radcliffe sorrise alla figura di Bonnie che si
allontanava. Che razza di tipo.
Così giovane e
mingherlina, ma capace di intimorirti con semplici parole.
Girò
sui tacchi e dopo poco trovò la sala di Breakdance. Fortunatamente
era aperta e un paio di persone facevano sì che lui
potesse vedere senza essere visto.
La vide.
Era posta in
mezzo al gruppo, che danzava freneticamente intorno a lei, insieme ad altre ragazze al suo fianco.
Non sapeva
perché, ma Daniel non guardò le altre ragazze, per vedere se c’erano delle ragazze particolarmente carine, fissò come incantato
solo lei.
Aveva
i capelli raccolti in uno chignon, e il volto appariva concentrato e piuttosto tirato.
I suoi movimenti
erano forti e decisi, come se volesse colpire qualcuno
attraverso la danza. Forse lui.
Indossava una
semplice T-shirt nera corta, e una paio di pantaloncini che le arrivavano alle ginocchi, rosa.
Daniel la
fissava. Si scoprì ad osservarle i lineamenti, il taglio dell’occhio, i gesti
che faceva per spostarsi qualche ciocca ribelle, le gambe sottili, cose che, in
anni di amicizia, non aveva mai notato.
Certo, sapeva
che era una bella ragazza, che piaceva, ma sotto quell’aspetto
non l’aveva mai vista.
Vedeva la sua
luce negli occhi mentre ballava sulle note di quella
musiche forte, che spaccava i timpani.
Daniel non
sapeva cosa gli stava succedendo. Prima era geloso alle semplici avance non
ricambiate del bulgaro, poi la cercava per scusarsi, e sentiva una morsa
agghiacciante stringergli il cuore.
La musica cessò
di colpo e le ragazze si inginocchiarono a terra, come
parte finale.
Si alzarono e si abbracciarono, e alcune applaudivano. Daniel
dedusse che avevano appena finito una passo molto importante.
La
attese, appena fuori la stanza, con la schiena appoggiata alla parete rosa e lo
sguardo fisso nel vuoto.
*-*-*-*-*-*-
Emma sorrise
alle amiche, e mentre si dirigevano negli spogliatoi notò una figura addossata
alla parete. Una figura maschile.
Lo
riconobbe facilmente, anche se non la aveva visto completamente. Quella era la
sua posizione tipica.
Continuò a
camminare imperterrita, chiacchierando con Katie e le altre sperando che non la
vedesse, ma sentì il braccio destro strattonato e si voltò.
Le altra ragazze si nascosero velocemente dietro alcuni
armadietti, mettendosi in ascolto.
Emma si sentiva
piuttosto in soggezione. Sapeva che le amiche li stavano
osservando, ma non le importava, non in quel momento.
-Che
cosa vuoi?-
Gli chiese
bruscamente, guardandolo negli occhi, impassibile.
Daniel non
rispose. Si limitò a fissarla, uno sguardo sofferente dipinto
sul volto.
La ragazza
incrociò le braccia sul petto e scuotendo la testa, gli disse:
-Se non hai niente da dirmi, ciao...-
Girò sui tacchi,
ma la voce di Daniel irruppe nel corridoio, costringendola a fermarsi. Rimase
voltata di spalle, gli occhi che guardavano davanti a sé.
- Emma, ti prego...scusami. Mi sono comportato da coglione, lo so...sfogati,
dimmi tutto quello che senti dentro, ma perdonami...non è assolutamente vero
che di te non me ne importa niente, niente affatto. Sei una delle persone che
mi sta più a cuore...-
Quelle poche
parole colpirono dritte al cuore di Emma, trafiggendolo.
Una lacrima
solitaria gli solcò il volto ancora dalla rabbia provata poco
prima.
-Se uno stupido-
Daniel sorrise
tristemente alla ragazza, che gli dava ancora le spalle e le sussurrò:
-Lo so...potrai mai perdonarmi?-
Finalmente la
ragazza si voltò verso di lui. Lo guardò per un attimo poi
gli sorrise.
-certo che ti
perdono, zuccone!-
Emma gli andò
incontro e fece per abbracciarlo, ma poi si bloccò e
lo guardò nuovamente.
-Guai a te se mi
aggredisci di nuovo, capito?-
Daniel allungò le braccia e la strinse, affondando la testa nei
suoi capelli folti.
Rimasero così
per qualche minuto, e sebbene sapevano che erano fissati da molti, a loro non
importava.
Si sentì un
sospiro, proveniente da una ragazzina dai capelli rossi come il fuoco.
Erano riusciti a
fare a pace. E in parte era grazie a lei.
Fatto, non è il massimo, ma spero vi sia piaciuto! Quante ne passeranno questi due...
Volevo dirvi che la maggior
parte delle informazioni dei ragazzi del cast sono vere...!
Ringrazio tutti quelli che hanno
recensito ma anche chi ha semplicemente letto! Non vorrei
fare pubblicità occulta, ma la mia ff “Amore o
Attrazione ha sete di recensioni!
Al prossimo
capitolo...riusciranno a trovare un po’ di pace? Noooo...
Emma si risistemò meglio l’abito e scese nella hall di casa sua
Scusate il ritardo,
ma ho avuto tre spettacoli di teatro e ritornavo ogni
giorno a casa sfinita! Spero vi piacerà, e che recensiate, anche senon vi soddisferà!
There's
something in your eyes
Makes me wanna lose my self,
Makes me wanna lose myself in your heart,
There's something in your voice
That makes my heart beat fast
(ChantalKreviazuk
Emma si
risistemò meglio l’abito e scese nell’ingresso di casa
sua.
Sua madre l’aspettava e quando la vide, non fece altro che abbracciarla
con gli occhi cerulei lucidi e sorriderle affettuosamente.
Jaqueline
indossava un grazioso tailleur viola che indossava solo nelle occasioni
speciali, e lei diceva che la slanciava di più, anche se era piuttosto robusta.
Emma doveva
ammettere che anche suo fratello Alex era molto elegante
quel giorno.
Indossava un
completo blu notte, con tanto di papillon e capello.
-Ma come siamo
eleganti…sembri pronto per andare a letto- lo schernì
la sorella, mettendo le mani incrociate sul petto e guardandolo, attendendo la
sua risposta.
Il fratello la
guardò in cagnesco, con gli occhi serrati.
- E tu, chi hai
intenzione di conquistare con quello straccio?-
Stavano per
cominciare a litigare nuovamente, ma l'intervento e le minacce della madre li
fecero stare buoni e tranquilli, anche se da lontano si lanciavano occhiate
minacciose.
Quando si
sedettero nella Mercedes della madre, sembravano essere tornati come prima.
Ridevano
e scherzavano, come
se non fosse successo niente.
Jaqueline li
guardava dallo specchietto davanti a lei e sorrideva. I suoi due bambini
stavano crescendo e maturando.
Ormai Alex era
un ragazzino di undici anni pieno di fantasia e
ambizioni, mentre la sua Emma continuava a crescere talmente velocemente, che
non riusciva più a starle dietro.
Un giorno la
vedeva felice e solare come non mai, il giorno dopo triste e inconsolabile…
Sapeva che
parte del suo umore variava con le giornate passate agli Studios e gli incontri
con gli amici, ma a volte non riusciva più a capirla.
I giovani…si
ripeteva continuamente.
Eppure, lei era
proprio come lei da giovane.
Eccentrica,
solare, giudiziosa, lunatica, romantica e piena di voglia di conoscere,
scoprire, imparare.
Non sapeva se sua figlia era innamorata, ma a volte aveva la certezza
che quando rimaneva a fissare un punto indefinito con occhi sognanti, un bel
ragazzo era al centro dei suoi pensieri, ma non sapeva proprio chi fosse.
Anche lei da
ragazza , adorava pensare al suo Chris, l'unico uomo
che avesse mai amato.
Ma, purtroppo,
dopo aver coronato il loro sogno, cioè di sposarsi, il
loro legame si stava oscurando e corrodendo.
Così, lui se n'era andato per una pausa di riflessione, ma rimanendo
in contatto con lei e con i loro bambini, mantenendo un buon rapporto di
amicizia con la propria ex moglie.
Anche se…
L'arrivo agli
Studios frenò i suoi pensieri.
Emma
scese velocemente
dalla vettura diretta all'entrata, deviando alcuni attori che la salutarono
rapidamente.
Si guardò
intorno non appena fu entrata. Tutti erano vestiti elegantemente, ma non vedeva
tra la folla i suoi migliori amici.
Una bimba con
corti capelli biondi le corse incontro e le abbracciò le
gambe, poi la guardò con un sorriso smagliante.
La ragazza
prese la bambina in braccio e si allontanò con lei, mentre la piccola gli
parlava di cosa aveva fatto il suo papà, Alfonso, il giorno prima.
Quando ritrovò
il padre, lo salutò con un piccolo abbracciò e gli restituì la figlioletta, che
gli aveva dato un'enorme bacio sulla fronte con le piccole labbra.
-Tesoro, sei
una favola!-
Emma sorrise.
Dopotutto, non stava poi così male.
Indossa un
grazioso tubino nero non molto attillato, con alcuni volant sul bordo del
vestito. Inoltre, aveva fatto applicare un fiore bianco di
tulle su una spalla, mentre un altro lo aveva messo tra i capelli,
legati in uno chignon.
Nel complesso
stava bene, ma come al solito la sua autocritica,
anticipò un "grazie" sentito.
-Sì, il mostro
delle favole…-
Alfonso scosse
la testa e senza dire niente, le stampò un bacio sulla guancia affettuosamente
e poi le voltò le spalle, dirigendosi verso la moglie, che lo attendeva vicino a una coppia di attori famosi.
-Ehi Emma!-
Una voce
squillante la fece voltare e si ritrovò davanti la
piccola Bonnie.
Era
molto graziosa.
Indossava un vestito nero a maniche corte, su cui erano
ricamati dei suggestivi disegni in argento, che aveva fatto cucire dalla sua
sarta.
-ciao, stai
benissimo!-
-Davvero? Mi
sento tanto una busta della spazzatura…-
Emma le diede
un leggero colpetto sulla spalla, come per dirle che non era normale, mentre
lei fece un'espressione petulante, alzando gli occhi al cielo.
L'attenzione di Emma e Bonnie fu attirata dall'entrata di tre ragazzi
vestiti di tutto punto per l'evento.
Daniel, Rupert
e Thomas erano semplicemente perfetti.
Anche se il povero Rupert riceveva poche
attenzioni dalle due amiche, che avevano gli occhi solo per gli altri due. Chi
per Daniel, chi per Tom.
La cosa al
rosso non disturbava affatto, anzi si avvicinò alle ragazze e le guardò con uno strano sguardo malizioso.
Poi scosse la
testa verso i due amici e dandole una pacca sulle spalle
ciascuna, si diresse fischiettando un simpatico motivetto verso i
gemelli Phelps.
-Ma
come siamo raffinati…ragazzi.-
Le ragazze
sorrisero beffarde, scambiandosi un'occhiata di intesa.
I due ragazzi
arrossirono e guardarono verso il basso, mentre le due amiche si stavano
divertendo un mondo.
-Anche voi...- disse Daniel portandosi una
mano alle labbra per tossire.
Tom aveva in
mente una bella battuta per farle arrabbiare, ma l’arrivo di Alfonso
rovinò i suoi piani.
Si diressero
insieme verso le limousine, che erano state prenotate
apposta per i piccoli attori, che erano frementi di entusiasmo.
Quando
arrivarono nella piazza guardarono dal finestrino
della vettura la miriade di fans che urlavano i loro
nomi. Ogni volta che c’era la prima di un film,
Rupert, Daniel e Emma facevano sempre in modo che quel giorno rimanesse
impresso nella mente della gente.
Quando la porta
dell’auto si aprì, uscirono i due ragazze si inchinarono
davanti a Emma, che con fare altezzoso camminava prendendo le mani dei
compagni.
La gente
intorno a loro cominciò a ridere, battere le mani e urlare in modo esorbitante.
Si diressero
verso l’entrata del cinema dove furono scattate una
moltitudine di foto. I soggetti più scattati erano, naturalmente, i tre
protagonistila Rowling.
Improvvisamente,
Emma prese d’istinto la mano di Daniel e la strinse forte .
Il ragazzo si
voltò verso di lei, ma vedendo che la ragazza era quasi atterrita dall’emozione
non le chiese niente, si limitò a ricambiare la stretta.
I flash su di
loro crebbero rapidamente ed entrambi arrossirono e si
guardarono dolcemente.
Emma si sentiva
al settimo cielo. Non le importava della gente intorno a
loro, era troppo felice di essere lì, insieme alle persone che amava di
più , all’unico ragazzo che le facesse battere il cuore con un semplice
sguardo.
Non le faceva
quell’effetto nemmeno Brad Pitt, che quando aveva visto per la prima volta si era sentita mancare.
Sentì il volto
di Daniel farsi più vicino e la sua voce, un po’ arrochita
dall’emozione, le sussurrò:- Andiamo dentro, mi stanno accecando questi
fotografi...-
Emma gli sorrise e tenendo sempre la propria mano intrecciata nella sua, si
diressero verso l’entrata del cinema.
Si trovarono davanti
Rupert, che chiacchierava allegramente con due ragazze mozzafiato, che lo
fissavano svenevoli.
Lo prelevarono poco delicatamente da quella profonda conversazione e
lo portarono i peso nella sala.
Durante tutto
il film, chiacchierarono commentando ogni minima scena e i tre ragazzi ridevano
ogni volta che rammentavano la ripresa delle scene più divertenti.
Quando uscirono
dal cinema, le mani di Daniel e Emma erano ancora
legate e nonostante fossero sudate, continuavano a camminare e parlare così.
Emma doveva
ammetterlo.
Quell’anno era
iniziato davvero bene.
Fatto! =Faccina
alla GiovanniMucciacia((
non so come si scrive..))=
Ciao a tutti! Posto
questo capitolo prima degli esami...aiuto!!!!
Sostenetemi ragazze!
Grazie a tutte per
le recensioni, ma chi legge solamente non si preoccupi di recensire!
Questo capitolo l’ho pensato e scritto velocemente, ma penso sia venuto
abbastanza bene!!!...spero! I nostri eroi riusciranno a fare chiarezza nei loro
sentimenti...ma! Non lo so, sono troppo stupidi, ma anche tanto tanto dolci! Non trovate?
Dedicato alla
ragazza che sembra amare di più questa ff: la mia
collega Karmesita!
Ecco a voi...
Capitolo
5: Una strana giornata
I lived my life in shadow
Never the sun on my face
It didn't seem so sad, though
I figured that was my place
Now I’m bathed in light
Something just isn't right
Amber Benson ("Once More,
WithFeeling”)
Emma smise di
studiare e si asciugò le numerose goccioline di sudore con il dorso della mano.
Accanto a lei,
Daniel era nella sua stessa situazione, ma sembrava molto meno concentrato
della ragazza.
Aveva infatti,
sotto il banco, un lettore mp3 nuovo di zecca e ne stava provando le funzionalità.
Da quella
distanza, Emma poteva indovinare ogni singola canzone che stava ascoltando,
ogni singolo pezzo che canticchiava, muovendo ritmicamente la testa a destra e
sinistra.
Lo sguardo della
giovane ricadde sul quaderno maledetto e si trovò
davanti decine e decine di frasi in spagnolo, ciascuna con la propria
traduzione in inglese.
Si sorresse la
testa con le mani ed assunse un espressione corrucciata, rivolta verso l’uomo
che stava davanti a loro e sonnecchiava tranquillo.
Lui almeno lo
sapeva lo spagnolo...logico, era messicano!
Alfonso Cuaron
aveva infatti deciso che loro, solo loro , dovevano
imparare una nuova lingua: lo spagnolo!
Fu attirata da
Daniel, che le porse una piccola cuffia del mp3 e lei lo prese volentieri.
Non appena se lo
appoggiò all’orecchio, la voce di SidVicious (quello dei Sex Pistols,
per la cronaca)entrò con furore nella
sua testa.
Si voltò verso
l’amico e vide che lui ascoltava tranquillamente quella musica insistente ed
energica, che le stava per spaccare i timpani.
Emma si appoggiò allo schienale della sedia girevole e si rilassò
nonostante quel diavolo di punk aveva tutta l’intenzione di farla impazzire.
Non sapeva
perché stava ascoltando qualcosa che non le piaceva, ma condividere qualcosa
con Daniel era piacevole e qualche sacrificio per gli amici, ma soprattutto per
lui, non guastava mai.
Passarono tre
quarti d’ora ascoltando quasi tutte le canzoni dei Sex Pistols,
e i libri di spagnolo vennero abbandonati in un angolo del banco.
Emma, si stava
quasi per assopire, quando un’ombra oscurò la luce
della stanza, rischiarandosi energicamente la voce.
I due ragazzi sussultarono e si voltarono verso la fonte del fastidioso
rumore.
Si trovarono
davanti il loro ex regista, nonché insegnante di
spagnolo dei due poveri malcapitati.
- Credete che
attraverso la musica punk rock, riuscirete a ricavarci qualcosa di spagnolo?!?-
Sembrava
veramente adirato, ma i due ragazzi sapevano che non li stava rimproverando sul
serio, perché era un po’ colpa sua se loro si erano
distratti.
- Quindi, ora vi
tratterrete negli studios per altre due ore, per recuperare la lezione di
spagnolo e domani vi interrogherò!-
Annunciò,
indossando la giacca blu che sembrava fatta di pelle e si mise in testa un berretto
dello stesso colore.
Daniel lo guardò
attonito ed esclamò:- E tu dove vai?-
-A casa...tanto vedrò domani il risultato!-
I ragazzi si
guardarono abbattuti. Non ci voleva proprio.
- Io devo
studiare per il compito in classe di domani!- disse Emma, cercando di trovare
una scusa, ma Alfonso sorrise furbescamente:
-Mi dispiace
cara, ma ho controllato i vostri impegni e domani non c’è niente di così
Improrogabile, da evitare di rimanere qui un paio di ore
in più...giusto?-
Daniel e Emma annuirono. Colpiti e affondati.
Alfonso li
salutò con la mano e uscì dalla stanza, lasciandoli da soli con la miriade di
argomenti di spagnolo.
- Ci ha
fregati...-
- Che
palle...proprio oggi che non ho voglia di fare niente...-
Daniel si sedette sul divanetto presente nella stanza e si coprì il
volto con il braccio.
Emma si sedette
accanto a lui e chiuse gli occhi. Neanche lei aveva voglia di studiare.
Sua madre quel
giorno era via per questioni di lavoro e sarebbe tornata il
giorno dopo, e quindi non aveva una minima scusante per andare via.
Stessa cosa per
Daniel, che quel giorno era arrivato agli Studio da solo, con la sua bici, dato che doveva ancora prendere il patentino *.
Il divanetto era
nell’angolo più buio della stanza, e così la luce non arrivava direttamente sui
loro visi, così finirono di addormentarsi entrambi, scivolando tra le braccia
di Morfeo e sperando che lui non parlasse lo spagnolo.
-Emma...Emma...è successo un guaio...-
La ragazza aprì
lentamente gli occhi e spostò lo sguardo verso il suo migliore amico che la
fissava preoccupato.
Si stropicciò gli occhi e si guardò intorno. La stanza era
avvolta nel buio e vedeva a malapena i lineamenti di Daniel che si trovava a una spanna dal suo viso.
- Cosa è successo...?-
Daniel si accorse della sua posizione e si spostò di lato, cercando
di nascondere il rossore che era nato sulle sue guance.
Cominciò a
torturarsi le mani, e poi sussurrò.
- Siamo rimasti
chiusi dentro...-
Emma spalancò
gli occhi e si alzò di scatto, dirigendosi velocemente verso la porta della
stanza, che aprì con un gesto impaziente e affondò la testa nel buio.
Quello che vide
la lasciò completamente spiazzata.
I corridoi e le
altre sale erano completamente immersi nell’oscurità totale,
e non si sentiva il ben che minimo rumore.
Si sentivano solo due lievi respiri e Emma si fermò un attimo ad
ascoltare il suo cuore che batteva a ritmi sorprendenti.
Erano rimasti da
soli. Lei e Daniel. Daniel.
Era da un po’,
forse da sempre, che quando erano da soli, anche solo per cinque minuti, lei
andava nel pallone, ma ora dovevano passare una notte insieme.
Forse...
- Daniel hai il
cellulare? Il mio è scarico-
Il ragazzo si
diresse verso di lei lentamente e poi sussurrò:-
Ironia della sorte...l’ho lasciato a casa.-
Emma lo guardò
abbattuta:- Siamo fregati-
Daniel
accese la luce della
stanza da studio e il barlume di luce infuse ai ragazzi un po’ di tranquillità,
anche se la situazione era piuttosto tesa.
Poi, il ragazzo
la guardò nuovamente e affermò, con voce lievemente roca:-
Dobbiamo trovare il modo di sopravvivere per stanotte...cerchiamo di accendere
tutte le luci, che questa aria tetra è molto da film horror, cerchiamo da
mangiare e troviamo qualcosa per dormire...ok?-
La ragazza
sorrise: -Sembriamo pronti per sopravvivere su un’isola deserta! Beh, io mi
occupo del mangiare, tu delle luci...però, ti
accompagno ad accendere tutto...-
Daniel sorrise a
sua volta, ma era più un sorriso beffardo, quasi volesse prenderla in giro.
Lo guardò in
cagnesco e poi replicò, rispondendo ai suoi pensieri:-
Non è che ho paura del buio, ma non ci vedrò niente se è tutto spento, ti pare.-
Il ragazzo si
limitò ad annuire ed insieme si diressero verso tutti corridoi e le sale, per
fare luce.
Emma doveva
ammetterlo. Di sera, gli Studios incutevano veramente paura.
Quando si sentì
un lieve fruscio proveniente dalla parte di Emma, la
ragazza cacciò un urlo e si aggrappò a Daniel che la sostenne e le chiese cosa
era successo.
Lei , completamente scarlatta in volto,disse che era
inciampata, per non mostrargli la sua paura. Il ragazzo continuò a camminare al
suo fianco, lanciandole occhiate di tanto in tanto.
Accesero la
maggior parte delle luci, senza ulteriori imbarazzi.
- La bolletta
della luce salirà alle stelle, dopo stasera!- esclamò Emma, guardando l’amico
che finiva di accendere le ultime luci.
- beh, prima che
domani arrivi qualcuno, spegneremo tutto e nessuno si
accorgerà del nostro abuso!-
Si sorrisero, ma
poi, stranamente, ritirarono lo sguardo verso un punto indefinito davanti a
loro.
Emma si sentiva
vergognosamente imbarazzata.
Era semplicemente da sola con il suo migliore
amico e non riusciva a guardarlo per più di un
secondo, perché le gote si tingevano di rosso e il cuore continuava a fare dei
balzi nel petto, come se volesse uscire fuori.
Sembrava che
anche al ragazzo, la situazione non andasse molto a genio.
-Andiamo a
prendere da mangiare?-
Daniel annuì e
si diressero verso la sala pranzo, dove venivano
distribuiti ogni giorno dei cibi squisiti che tutti mangiavano molto volentieri.
Quando
arrivarono, trovarono solo alcune merendine, delle
patatine e delle bibite in un piccolo frigorifero posto in un angolo della
stanza.
Le presero tutte e le inserirono in una grande sporta,
portandole nella sala più grande degli studios posta davanti all’entrata.
La saracinesca
era stata completamente abbassata e non si apriva, se non con le chiavi che
possedevano tutti gli addetti ai lavori.
- Ci mancano
solo i “letti”- disse Emma togliendo da una merendina l’involucro di plastica,
mentre una fragranza di marmellata le fece aumentare il brontolio nello
stomaco. L’addentò con avidità.
- Aspetta...ci
sono ancora i sacchi a pelo dello scorso anno?- domandò Daniel guardandosi
intorno con un pacchetto di patatine in mano.
La ragazza ci
pensò su un po’, poi esclamò sorridendo:- Ma certo!
Sono nell’ufficio di Alfonso ne sono sicura...-
Emma si alzò in
piedi e corse verso l’ufficio del loro ex regista.
Tornò poco dopo
con due morbidi sacchi a pelo, che posò davanti al ragazzo che le riservò uno
dei più bei sorrisi di cui era capace, che la fece quasi sciogliere.
- Sei grande Em!-
Si
sedettero sui loro letti provvisori, mangiando la loro “cena”, evitando
accuratamente di guardarsi.
Emma guardò
Daniel di sottecchi, mentre lui stava bevendo a piccoli sorsi una lattina di
Coca Cola.
I suoi occhi
erano nascosti dalle palpebre delicate, e dagli angoli della bocca scendevano
piccole goccioline scure, che percorrevano il suo collo sottile e finivano all’interno della T-shirt.
Il
volto era rivolto verso
l’alto, e si poteva notare un lieve rossore che Emma pensò, fosse dovuto al
caldo.
Anche lei arrossì, ma non conosceva ancora il
motivo di quel continuo rossore.
Il resto della
serata passò un po’ più velocemente, e i ragazzi
parlarono di tutto quello che gli veniva in mente, soprattutto per evitare
momenti di silenzio e di imbarazzo.
Mentre
Emma parlava di cosa avrebbe fatto dopo aver finito di girare la saga di Harry
Potter, Daniel doveva ammettere che era cambiata parecchio. In meglio.
Stava diventando
pian piano una donna e lo si poteva notare dai suoi
lineamenti più delineati e formosi.
Non aveva più l’aria
della piccola bambina dall’aria dolce e indifesa che sotto sotto
era un vulcano di idee e attrattive.
Oramai era una
ragazza bella, Daniel lo sapeva, simpatica, esuberante e dolcissima.
Il ragazzo
arrossì involontariamente. Che diavolo di pensieri stava facendo?!?
L’amica notò il
suo nervosismo e gli chiese:- C’è qualcosa che non va
Dan?-
Lui sorrise e le
fece di no con la testa, dicendole:- stavi dicendo?-
La ragazza continuò a parlare, e lui ebbe modo di rimanere a guardarla
in ogni minimo particolare.
Aveva i capelli
legati in una morbida coda e alcuni ciuffi le ricadevano sul volto che era
contratto per via della sua parlantina inarrestabile.
Gli occhi scuri
brillavano di una luce strana mentre parlava della sua
vita futura.
Le labbra erano
in continuo movimento ed erano estremamente rosa.
Si ritrovò a
pensare: “chissà come saranno morbide...-
Daniel finse di dover andare in bagno e scappò per il corridoio per
calmarsi.
Stava
impazzendo!
Andò
a sciacquarsi il volto e cercò di pensare ad altro. Diamine, era la sua migliore amica. La
ragazza a cui teneva di più...ma perché era la sua migliore amica!
Con questa falsa
convinzione tornò dalla ragazza che si era messa sotto
le coperte e beveva da una bottiglia d’acqua.
-Buonanotte Dan-
La ragazza gli
si avvicinò e gli diede un piccolo bacio sulla
guancia, facendo arrossire entrambi.
-Buonanotte Em-
Disse il ragazzo
mettendosi nel sacco a pelo e cercando di dormire.
Presero sonno molto più tardi, ognuno immerso nei suoi pensieri, nei loro
ricordi e cercando di far chiarezza nei loro sentimenti in confusione.
I primi raggi
dell’alba filtravano dalla saracinesca e trasportavano
dei giochi di luce sulle pareti.
Un nuovo giorno
era arrivato.
Erano riusciti a
sopravvivere.
Insieme.
*Non so se in
Inghilterra serva...
Fatto! Spero vi sia
piaciuto! Cosa ve ne pare? Quanto sono stupidi stì due? Riusciranno a stare insieme? O
ognuno andrà per la sua strada? E Rupert e la ragazza misteriosa? Bonnie e Tom,
concluderanno qualcosa? Ma soprattutto, finirò di fare
domande?
Al prossimo chap e nel frattempo pregate per me e recensite le altre ff!!!
SONO TORNATA!!!!
Bene, innanzitutto ringrazio tutti quelli che hanno recensito...questo capitolo
non è un gran che, ma è importante per lo svolgersi della storia tra Dan e
Emma, anche se non sembrerebbe. Quando ho scritto la parte di Devon, avevo le
lacrime agli occhi...°-°
Bando alle ciance,
ecco a voi il prossimo capitolo!!!!
Sentimenti...
Se solo avessi le parole
Te lo direi
Anche se mi farebbe male
Se io sapessi cosa dire
Io lo farei
Lo farei lo sai
Se lo potessi immaginare
Dipingerei
il sogno di poterti amare
( max Pezzali- Una canzone
d’amore)
- dimmi Daniel,
cosa c’è?-
Devon Murray
aprì lentamente la porta e lasciò entrare il ragazzo, e nel frattempo aprì un
pacchetto di sigarette e ne tirò fuori una. Se la portò alle labbra mentre con la
mano libera prendeva l’accendino dalla tasca dei propri jeans.
Accese la
sigaretta e inspirò a fondo, poi si ricordò di chiedere all’amico: -Ti
dispiace?-
Daniel fece un
cenno di diniego con il capo e rimase a fissarsi le dita.
Non sapeva
perché si trovava lì, ma aveva bisogno di parlare con qualcuno di quello che
sentiva dentro e l’unico che aveva trovato nei paraggi era stato Devon.
- Posso
parlarti?-
- Ma certo! Mi
fa piacere che qualcuno si fidi ancora del buon vecchio Dev!-
Daniel sorrise
all’affermazione dell’amico:da un po’ di tempo, lo si trovava seduto da solo in
un angolino a fumare una sigaretta, quasi come se quell’oggetto fosse l’unica
fonte di sollievo in lui.
- Ma certo che
mi fido di te!- disse, assestandogli una pacca amichevole sulla spalla.
- Allora, cosa
c’è?-
Daniel inspirò a
fondo, poi cominciò a parlare:- Sento che sto cambiando...non capisco cosa mi
succede. Ogni cosa che penso qualcosa è sempre paragonabile a...una persona...
e non riesco a fare a meno di pensare a come sarebbe se lei avesse fatto quella
cosa o cosa avesse pensato se...appena qualcuno la sfiora o le sorride, sento
dentro di me una rabbia e una voglia infinita di picchiare qualcosa...-
Devon lo
interruppe, con tono lievemente triste, ma con un sorriso malinconico dipinto
sul volto lengtigginoso:- credo di sapere come ti senti...ti senti impotente di
fronte a questo nuovo sentimento e non capisci come fare a sopravvivere...è
come un ondata di calore, gioia, ma anche paura di perdere quella persona...gioisci
insieme a lei, ti rattristi quando lo è lei...è una morsa agghiacciante che ti
stringe e ti senti volubile di fronte a tutto... -
Daniel si stupì
di come Devon fosse capace di essere così profondo e così serio, credeva che
sarebbe scoppiato a ridere e che lo avrebbe sicuramente beffato, con la sua
solita aria da bellimbusto.
-cosa devo
fare?- chiese con tono leggermente implorante: non ci stava capendo più niente,
dentro di sé, c’era una confusione infinita e aveva paura di non riuscire a
controllare tutta quella serie di sentimenti che lo stavano inondando.
-...ho paura di
non essere la persona adatta...-
Il
diciassettenne si voltò verso la finestra che dava sul giardino degli Studios e
sospirò tristemente.
Non capitava
tutti i giorni di dover ricordare quei dolorosi sentimenti che ogni tanto gli
affievolivano la mente e lo rendevano molto volubile.
Sapeva che Dan
si fidava di lui e viveva la sua stessa situazione, così decise di dargli una
mano e cercare di farlo uscire in quel baratro di sentimenti contrastanti.
Ma forse...
- da quanto
conosci questa presunta ragazza?-
Daniel lo
guardò, per poi abbassare lo sguardo.
- da alcuni
anni, ma c’è talmente tanta sintonia tra noi, che sembra che ci conosciamo da
una vita!-
Devon sorrise e
spense la sigaretta nel portacenere. Un lieve spiro di fumo raggiunse il volto
di Daniel, che tossì leggermente.
- credo di aver
capito...allora, questa presunta ragazza
conosce i tuoi sentimenti, o almeno credi che quando state insieme, come amici,
lei capisca qualcosa...quando recitate...beh, è ipotetico-
Daniel sospirò
abbattuto. Devon aveva capito tutto. Era davvero così prevedibile? (sì Daniel, sì)
- Hai capito chi
è la presunta ragazza, vero?-
- Daniel, non
dovrei dirtelo...ma è chiaro!-
- Mi faccio
schifo-
- E perché
mai!?! Sinceramente, Emma è una bella ragazza...-
Daniel sospirò
nuovamente. Sentiva il cuore farsi sempre più pesante. Non riusciva più a
reggere quell’insopportabile peso. Aveva bisogno di togliere quel pesante
macigno che gli accantonava tutto il suo essere. Doveva parlarne. Già, ma come?
- Ma non è solo
per quello...lei è la mia migliore amica, sa tutto di me e per questo sa
comprendermi, non c’è bisogno di parlare, basta uno sguardo...ma quando lei mi
guarda, sento il bisogno di starle accanto, ma non come amico, non è possibile
avere un rapporto con lei senza apprezzarla per quello che è...-
- E qui entrano
in gioco i sentimenti, lo so. Sono terribile. Ti rodono da dentro...e alla fine
si aspettano che tu riesca a superare chiunque e comunque...-
Sentimenti...infidi
e bastardi...
- Potrei
assumerti come mio psicologo personale!-
- Ho sempre
avuto questa stranaambizione! No,
scherzo...ma quando provi qualcosa di così profondo e sincero, non puoi che
impararne qualcosa...anche quando tutto è finito...-
Anche Daniel
aveva capito. Allora non era così pedante.
- Cosa è
successo?-
Devon si
appoggiò allo schienale della propria sedia, buttando la testa all’indietro e
chiudendo gli occhi. Cominciò a parlare, rivangando nel passato.
- Ero più piccolo,
la tua età, me lo ricordo come se fosse ieri. Lei era una mia amica, una della
compagnia. Era stupenda. Era piena di vita. Non stava ferma un attimo! Com’era
quella canzone italiana...Ah, la regola dell’amico! Sembrava un vero e proprio
rifacimento nella realtà della canzone- la canticchiò sommessamente. Mentre
anche Daniel chiudeva gli occhi. Facendo un po’ di modifiche, immaginava la
storia dell’amico. Bastava un po’ di fantasia. Intanto, il ragazzo continuava.-
Quando lei arrivava, e si sedeva tra noi, io non smettevo un attimo di
fissarla, così come tutti. Nella mia mente dicevo che non avevo speranze, che
era inutile...eppure...è scoccata la scintilla. Mi sentivo la persona più
felice della Terra! Ogni attimo con lei era un tesoro da conservare, non mi ero
mai sentito più felice...durò un anno...in quei 365 giorni, salvo
complicazioni, riuscì a provare dei sentimenti di cui non conoscevo nemmeno
l’esistenza...gioia, felicità, amore, emozione, appagamento, allegria, calore,
ma anche paura di perderla...quello fu l’ultimo che provai, appena prima della
distruzione totale...mi lasciò, dicendo solo che le dispiaceva, ma che non
riusciva più a stare con me...provai a odiarla...ma non riesco ancora a provare
quel sentimento...fu l’unico che non provai e non proverò mai nei suoi
confronti...solo, delusione...-
Aprì gli occhi e
mentre lo faceva, una piccola lacrima si libero, andando a cadere sulle gote
pronunciate.
Anche Daniel
aprì gli occhi, profondamente dispiaciuto per l’amico. Gli mise una mano sulla
spalla, in segno di conforto.
Non erano mai
stati grandi amici, ma quel giorno si riscoprirono coetanei, nonostante le età
differenti, ma coetanei di sentimenti e di emozioni provate...
- Grazie per
esserti confidato con me...-
Devon si asciugò
la lacrima, sorridendo, quasi lo stesse beffando.
- Macchè , non
mi graziare! Sono io che ti ringrazio...per la prima volta ho affrontato il
passato a testa alta, senza preoccuparmi del dolore che avrei provato...sei tu
che sei un grande!-
Daniel sorrise
compiaciuto. Il peso nel cuore si era un po’ affievolito.
- Ma ricordati
che sei prenotato per essere il mio futuro psicologo!-
- Non ci sono
dubbi! – disse il ragazzo ridendo.
Per un attimo
tornò serio, ma con il suo intramontabile sorrisino sulle labbra.
- Allora, quando
il nostro impavido cavaliere si dichiarerà alla belladama del castello?-
-Il più presto
possibile! Devo solo preparare il discorso... e se lei mi dice di no?-
Devon fece uno
sguardo strano, come se lui gli avesse detto che uno più uno, fa zero.
- E’
assolutamente ...-
- Cosa?-
-
Impossibile!!!-
- Ah...e
perché?-
-Daniel, ma sei
veramente tedioso! Siete completamente cotti l’uno dell’altro, ma voglia il
destino, nessuno dei due se n’è accorto! Tutti i vostri sguardi, le smancerie,
i bacetti sulla guancia! Roba da soap opera! Dovete muovervi!-
- Calma calma
calma! Ho capito Dev!-
Il
diciassettenne sorrise soddisfatto.
- bene, per la
seduta sono 150-
- Che cosa?!?-
Il tono con cui
lo aveva pronunciato era talmente serio che per un attimo Dan ebbe bisogno di
un momento per riprendersi.
Ma quando Devon
scoppiò a ridere, quasi rischiando di cadere dalla sedia, Dan fece un sospiro
di sollievo.
- Bene, ora ti
lascio al tuo destino!- disse Dan, alzandosi e stringendo la spalla dell’amico.
- Se per destino
intendi una buona ora di studio...ahimè!-
Daniel rise di
gusto, soprattutto al cospetto del volto dell’amico: faccia da cane bastonato e
un’espressione esterrefatta sul volto sbarazzino.
- Ciao amico e
di nuovo...grazie!-
- Non c’è di
che, Dan! Ma ricordati che l’amore non va sotto valutato, né tanto meno la
valanga di sentimenti con cui ti travolge...-
- Certo Mister
Freud (lo psicologo, per
intenderci...^^)-
Chiuse la porta
dietro le proprie spalle, continuando a sorridere.
Era pronto.
Ma quando voltò
lo sguardo verso un camerino poco lontano da quello di Devon, tutte le sue
certezze svanirono.
Poco distante da
lui stava Emma, in tutta la sua bellezza (e l’apparecchio, poverina!).
Non lo notò, o
perlomeno, lui non si fece notare.
Corse nella
direzione opposta, maledicendosi.
Non sarebbe mai
riuscito a dichiararsi, non con lei che lo guardava con quegli occhi, non con
lei che gli parlava con quella voce...
Entrò nel suo
camerino, chiudendo la porta a chiave.
Si nascose da
tutto e da tutti.
Si nascose da
lei.
Si nascose dalle
emozioni.
Si nascose dai
sentimenti.
Si nascose da se
stesso.
(A quanto pare a Dan piace giocare a
nascondino...)
Finito! Ah, non i
pomodori, no!!!
Lo so lo so, fa
schifo, ma perdonatemi. Daniel non ce l’ha fatta a reggere Emma, ma non
demordete, forse, dico forse, ce la faranno!!!
Grazie ancora a
tutti e recensite nonostante il capitolo fa schifo!
INTERVISTA:
(della serie, rallegriamo l’animo degli spettatori!!!):
QUESTA E’ LA SEMIDICHIARAZIONE DI EMMA!!! SE
QUALCUNO HA PROBLEMI A TRADURLA, ME LO CHIEDA!!!
Emma : Erm-, Dan-,ah-, erm-, (looking at Dan, she was flushed, shy), er,
Dan's very, very good friends, erm-, he-, he has fantastic sense of humour
(keeping her eyes on Dan on the screen in front of her with a big smile) He-
keeps everyone on the set laughing and entertained; erm-, he's- (smiling at Dan
on her screen, maybe a little dreamily) a great guy; he's down to earth
(looking at the audience) and erm-, er- (thinking fondly), I actually genuinely
like him (with raised eye brows, eyes-widening and leaned forward, look like
convince the audience and someone who show his face in front of her via
satellite!), ah, ha, (laughing), there you go!
Emma : ......Dan, who was the most determined people I have ever seen in (her
life? she was lost for words), … he, he astounds me because he was always in
there, he always has enthusiasm, he's always, he's always focused, he, and it
means so much to him, he deserves....... (definitely this part begin with she
praise everyone on set but then again Dan is the person who she intend to
praise)
Daniel chiuse di botto il libro di spagnolo. La mente affollata
da pensieri gli impedivano di ripetere la lingua.
E il giorno dopo avrebbe
avuto un'interrogazione. Non che gli importasse molto, ma Alfonso, una volta arrabbiato,
era difficile da tenere a bada!
Ma cosa ancora più importante, e anche molto più
preoccupante...si sarebbe dovuto dichiarare a Emma.
Si era deciso: le parole di Devon, ma soprattutto il suo cuore lo
avevano convinto. Non poteva continuare con quella situazione. Si sentiva
continuamente imbarazzato, ma anche sicuro dei suoi sentimenti.
L’amava. Ma non come un semplice ragazzo sulla soglia
dell’adolescenza, ma come una persona ne possa amare un’altra con tutto se
stesso, senza preamboli, senza paure dei pettegolezzi.
Voleva stare con lei.
Coccolarla, viziarla, assecondarla e -in caso di qualche suo
torto-, farglielo capire nel modo più indolore e dolce possibile.
Voleva baciarla senza preoccuparsi nei flash, accarezzare la sua
mano senza che nessuno formuli teorie esagerate, tenerla stretta senza che
qualcuno cominci a prenderli in giro…
Ma non sapeva cosa provava lei.
Certo, lo abbracciava spesso, se aveva bisogno di aiuto era il
primo a cui si rivolgeva, alla fine delle riprese lo prendeva per mano, sotto
le risa generali e andavano insieme a passeggiare…era amore quello? L’essere
completamente indipendenti dagli altri ma essere dipendenti dall’altro?
Ehh…che fatica l’amore!
Eppure, non si era mai sentito tanto felice e c’erano giorni in
cui sarebbe corso sotto la villa di Emma e urlarle quanto l’amava! (anche io voglio un Dan…ç_ç)
In teoria era una cosa stupida e tremendamente facile...in
teoria...ma in pratica?!
Durante le lezioni continuava a non seguire per pensare ad un
discorso serio e non troppo imbarazzante. Nelle pause tra un ciak e l'altro,
evitava ogni contatto con Emma, sperando che non lo odiasse per questo.
Si ritrovò persino a pensare se veramente la amava.
...
Al solo pensare dell'amica, provò un brontolio nello stomaco, le
mani cominciarono a sudare e sentì la gola secca.
Quando era con lei si sentiva felice, trovava in lei conforto e
allegria, con il suo sorriso intramontabile e malizioso. E poi...era bellissima.
Dolce. Perspicace. Adorabile.
Le voleva troppo bene, che durante le intervista arrossiva ogni
volta alla fatidica domanda dei giornalisti...
Ma tu ed Emma state insieme?
Quante volte Daniel avrebbe voluto rispondere di sì. Non aveva
mai pensato a una dichiarazione pubblica!
Figuriamoci...non riesco a parlarle a tu per tu, figuriamoci
davanti a migliaia di persone.
Sbattè abbastanza violentemente la testa sul banco sui cui stava
studiando. Si fece male, ma si limitò a una piccola smorfia.
Alfonso era uscito per bere un caffè, ma erano passati venti
minuti, e dell'uomo, nemmeno l'ombra.
- Ehi Dan, cos'è che ti affligge?!-
- Devo dichiararmi a..- senza pensarci parlò ma poi si bloccò e
alzò lo sguardo verso il suo interlocutore. O meglio interlocutrice.
- Emma!- arrossì furiosamente e distolse lo sguardo.
La ragazza sorrise ammicante e gli poggiò una mano sulla spalla,
provocandogli un brivido lungo la schiena.
Oh porca vacca...
- Dan! Non vuoi rivelarmi il nome della sfortunata ragazza di cui
ti sei infatuato?! Mi sento offesa!-
Mise il broncio, incrociò le mani sul petto e lo guardò con aria
triste. Daniel la guardò: come faceva a essere calmo con la ragazza che amava e
che di più voleva sapere di chi lui era innamorato!?
-Ehm...i-io...insomma, perchè ti interessa?- la buttò sul banale,
arruffandosi i capelli scuri. Non riusciva più nemmeno a guardarla!
-Daniel! Sono o non sono la tua migliore amica?!-
-Certo, ma…-
-Dai, Dan, non ti prenderò mica in giro…lo sai che non potrei mai
farlo…- lo guardò con una strana espressione, mista tra la dolcezza e la
tristezza.
Si sedette accanto a lui e attese in silenzio.
Cominciò a giocherellare con una ciocca di capelli con
naturalezza e Daniel aveva sempre più voglia di fuggire più lontano possibile.
Ma sembrava che le sue gambe si fossero improvvisamente saldate al terreno.
-…allora, la conosco?-
-…credo proprio di sì-
Lei lo guardò: possibile che…no, impossibile!!
-Non ti sarai innamorato di Bonnie?-incrociò le dita sperando che
la piccola rossa non avesse rubato il cuore del SUO Daniel.
-Ma no! Lei la lascio al buon vecchio Tom! No, non è lei…- si
decise Doveva dirglielo. Non poteva più starle accanto sapendo che lei non era
a conoscenza dei suoi sentimenti. Ma…se lei avesse detto di no? Avrebbe mai
potuto sopportarlo?
No di certo, anche la loro amicizia sarebbe finita.
Doveva comunque provare. Poi, se lei lo avesse rifiutato…avrebbe
detto semplicemente che aveva preso un granchio in un momento di debolezza! Era
o non era un attore?
-Senti Emma…
-sì?-
Si guardarono velocemente ed entrambi sentirono una scossa
attraversargli l’anima e abbassarono lo sguardo.
-…Io…c-c’è qualcosa che vorrei dirti da tanto tempo…- non ci
poteva credere! Stava trovando il coraggio per dichiararsi! –
Ecco…noi due siamo amici da tanto tempo e…-
-sì?- la ragazza si avvicinò, aspettando le parole che tanto
aveva sognato di sentirsi dire da lui. Si soffermò sulle labbra del ragazzo che
si muovevano in modo impacciato e scandito. Era tutto così romantico… I suoi
sogni si stavano avverando.
- Io credo che qualcosa stia cambiando-
- lo credo anche io…- gli sorrise, completamente rossa in viso,
ma cercò di nascondere al meglio la sua emozione.
Daniel si avvicinò alla ragazza, ormai i loro visi erano vicinissimi.
I respiri accelerati si mischiavano tra loro, e erano l’uno perso negli occhi
dell’altra.
-quindi…-
-RAGAZZI! Sempre qui a cazzeggiare!-
Si allontanarono immediatamente e guardarono il loro insegnante
di spagnolo. Daniel gli lanciò un’occhiataccia.
C’è la stavo per fare…!
-Scusa
Alf, vado, buona lezione- disse Emma lanciando una maledizione a Alfonso e alle
sue orride entrate fuori programma.
-Brava,
tesoro, ti sta aspettando Paul per la prova di dizione, lo trovi nella prima stanza
a destra dell’entrata! Ciao, ci vediamo a cena!-
La
ragazza sbuffò mentalmente, salutò con un piccolo cenno della mano a Dan e
all’uomo.
Daniel,
uscita la ragazza, sbattè nuovamente la testa contro il banco. Questa volta non
si fece male. O perlomeno, non se ne accorse.
-Ehi
Dan, cosa è questa aria afflitta? C’è l’hai con qualcuno?-
-A
parte con te? Con me stesso- disse con il capo sempre appoggiato al libro di
spagnolo e i capelli che gli coprivano completamente il volto.
-Perché
c’èl’hai con noi?!- disse l’uomo
dandogli una manata sulla schiena.
-Perché
ho sprecato la mia occasione d’oro!-
Alfonso
si fece perplesso: si sedette sul banco accanto a quello di Daniel e lo guardò.
-Ti
dovevi dichiarare a Emma? Cavoli, dimmelo prima!-
-Sì,
come no, ti mandavo un messaggio per telefono. Anzi no, scrivevo un cartello
fuori aula, con su scritto: ATTENZIONE, DICHIARAZIONE IN CORSO!-
Gli
venne quasi da piangere!
-Ho
scusami amico…io…n-non lo sapevo. Sembrava veramente dispiaciuto.- Beh, i-io…-
Daniel
alzò la testa. Il regista vide uno scintillio di tristezza, che il ragazzo
mascherò con un sorriso sincero:- Vai tranquillo, Alf! Sarà per la prossima
volta! La prossima volta eviterò di farlo in luoghi pieni di gente!-
Raccolse
la sua roba, diede un piccolo pugno sulla spalla dell’uomo e lo salutò: Ciao,
bello! –
-Ciao
Dan! Beh, essendo un bravo Auror, tiferò per voi!-
-Lo
fai veramente solo per questo?!?!-
Alfonsosorrise.
-
No. Ho conosciuto tanti ragazzi nella mia vita e molti si spacciavano per
persone innamorate. Ma nessuno, dico nessuno, aveva quella scintilla negli
occhi. Quella forza che ti parte dal cuore, che ti fa pensare a quella persona
continuamente e con passione sempre più grande-
-Qual
è questa forza?-
-La
forza dell’amore, Dan.-
LO
SO, LO SO…E’ cortissimo! Ma è lungo quanto l’altro, e mi sto preparando per il
capitolo bomba! Chissà quando sarà questo capitolo!
Spero
vi piaccia, è un po’ noioso, ma mi serviva per spiegare bene i sentimenti di
Dan e cosa significa per me l’amore.!
Ho
solo 14 anni e penso ciò di questo strano sentimento…pero non sia del tutto
sbagliaro^^’
Le luci dei
riflettori si accesero e Emma capì che quello era il segnale.
Diede una timida occhiata dal muro dove era nascosta e prendendo coraggio si mostrò al
pubblico.
Da sopra la
scalinata, sentì una voce indistinta che sussurrava:-Ma è bellissima-
Cominciò a scendere le scale, sorridendo
ammiccante alla sua sinistra, dove si trovava Stanislav
in un elegante abito rosso che la guardava.
Ma con la coda dell’occhio spiava le
mosse di Daniel: era totalmente entrato nell’ottica di
Harry e la fissava ammaliato.
Quanto avrebbe voluto quel suo perenne
sguardo rivolto veramente a lei!
Lui era bellissimo, i capelli scuri gli
circondavano il volto in un modo così perfetto e armonioso che Emma sentì lo
stomaco contorcersi in una piacevole morsa; indossava un completo nero, da
perfetto damerino: si ricordò il momento in cui lo aveva misurato per la prima
volta, durante la lezione di ballo.
-Oddio,
sembro un pinguino!-
-
Dan, devo ammettere che sei veramente carino!-
Carino?
Carino?!
Era
semplicemente incantevole.
Il
ragazzo si voltò e rimase un attimo interdetto quando
la vide: era avvolta da un vestito rosa di seta, con le maniche di tulle.
Aveva
i capelli raccolti in una coda che cadeva di lato e gli occhi che brillavano di
felicità.
-Emma...sei assolutamente...-
-Un
mostro.-
Daniel
non riuscì nemmeno a ridere. Gli si era seccata la
gola.
-Bellissima.-
La
ragazza arrossì, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, senza dire
nulla.
Quando
raggiunsero la sala da ballo, si guardarono riluttanti vedendo tutti ballare ad
un ritmo lento e piuttosto noioso.
Daniel
ammiccò.
-Mi
concede questo ballo, Miss Watson?-
-Volentieri
Monsieur Radcliffe!-
Si
presero per mano e con le indicazione degli istruttori cominciarono
a ballare. Quando assunsero una buona autonomia, si
staccarono un po’ dal gruppo, ballando e parlando.
-Stai
veramente bene Dan-
-Ti
prego, non prendermi in giro. Sono un tronco nel ballo e questo
abito mi fa ancora più stupido.-
-Questo
non vuol dire niente-
-Cosa?-
Daniel scosse la testa e la guardò dritto negli occhi,
mentre prima si concentrava molto a non pestare i piedi alla partner.
-Puoi esser il peggior ballerino del mondo, avere il vestito più
orribile nonostante quello di Rupert sia veramente
imbarazzante...ma sei tu. E questo basta ad eliminare i difetti
che hai. Lo ricorderai tutte le volte che sarai giù di morale?-
Si accorse troppo tardi di quello che aveva
detto e arrossì furiosamente guardando il pavimento.
Daniel
le alzò il mento con le dita e la guardò affettuosamente:-Mi
ricorderò quello che hai detto e il tuo tono della voce finché ne avrò potere-
-Anche se ti verrà un vuoto di memoria?-
Il
ragazzo sorrise.
-Farò
il possibile. Ti...voglio bene Em e grazie-
Prima che Iavenski le impedisse di vederlo, si compiacque vedendolo
sbattere velocemente le palpebre, come accecato dalla bellezza della sua
migliore amica.
Era stato Mike Newell ha suggerirlo,
perché voleva esprimere al meglio lo stupore di Harry nel vedere Hermione sotto
una nuova luce. Un cambiamento importante, no?
Il bulgaro le baciò la
mano e lei sorrise arrossendo.
Insieme si volsero verso la sala Grande e
lei salutò Daniel con la mano, ostentando un sorrisetto.
-Stop, buona!-
Stanislav fece una smorfia di dolore, toccandosi i
piedi: questi stivali sono strettissimi!- Emma scoppiò a ridere guardandolo
contorcersi per cercare di toglierseli.
Lui era ritornato tranquillo e spesso le
ricordava che lui era profondamente dispiaciuto del loro primo incontro.
Daniel si avvicinò a lei, scompigliandosi
i capelli.
-Hai visto che
alla fine non sei inciampata?!-
-Già, non posso crederci!-
Emma era terrorizzata
dal fatto di dover scendere le scale con quei tacchi vertiginosi, senza
guardare in basso e con quel vestito abbastanza lungo. Gli sorrise e
insieme andarono a salutare Rupert.
Il ragazzo stava parlando con una ragazza bionda molto carina: lo guardava sognante e
rideva a tutte le sue battute. Daniel e Emma non
faticarono molto a capire chi fosse: Evanne, la
ragazza che aveva ottenuto il ruolo di Luna per OOTP, il prossimo film di Harry
Potter.
-ciao ragazzi! Devo proprio scappare, la
scuola guida è a Londra e non so come fare ad arrivare
in tempo!-
Rupert prese le chiavi della moto dalla
tasca e cominciò a giocherellarci.
-Ma come Weasley? La scopa dove l’hai lasciata?-
Il ragazzo sorrise alla
battuta della bionda e per un attimo rimasero entrambi a fissarsi
languidi.
“E’
proprio partito” pensò Emma divertita.
-Era finita la benzina...- Il cellulare
di Rupert squillò e quando vide che era la scuola guida sbiancò e corse verso
l’uscita.
-A domani ragazzi, se sono ancora vivo!-
Lo salutarono ancora con il sorriso sulle
labbra.
Aiutarono i tecnici a mettere in ordine, e
Daniel e Emma erano ancora con gli abiti da scena e andavano
in giro come damerini, prendendosi in giro.
Quando quasi tutti se
ne furono andati, Daniel corse nell’ufficio di Mike Newell. L’uomo aveva detto che doveva dirgli
delle cose importanti riguardanti la scena sott’acqua.
Il ragazzo salutò Emma con un bacio sulla
guancia e scappò per il corridoio illuminato.
Emma rimase con la mano nel punto in cui
le labbra di Daniel si erano posate e sospirò.
*°*°*°
Daniel prese la propria roba e uscì dall’ufficio
del regista. Si incamminò
verso l’uscita e si mise la giacca senza smettere di pensare a lei.
Doveva dirglielo, perché stava
scoppiando.
Ma se la vedeva
lì davanti e le sue certezze svanivano come foglie al vento: come poteva fare?
Doveva urlarle che l’amava? Doveva
inginocchiarsi e dirle quanto lo faceva impazzire, quanto
fosse bella? Doveva sussurrarle quante volte aveva
sognato di stringerla e baciarla?
Non lo sapeva. Quando sarebbe
stato il momento, avrebbe affrontato tutte le sue paure...già, ma
quando?
“Forza e coraggio Daniel”
Uscì e vide con sofferenza che pioveva a
dirotto. E suo padre non era ancora arrivato. Non
poteva tornare dentro, perché avevano chiudo gli studi, quindi rimase sotto la copertura che stava all’entrata.
Guardò le macchine sfrecciare e schizzare
acqua sull’asfalto, con i passanti sotto l’ombrello
che si scansavano per non venire investiti dall’acqua.
Non si accorse
della ragazza appoggiata alla colonna che sosteneva la struttura.
Era veramente bella ed
era sola.
Aveva i capelli bagnati che scendevano
sulle spalle e il corpo che tremava per il freddo.
Le si avvicinò e le sorrise.
-Ciao, cosa ci fai
ancora qui?-
-Oh, Daniel! Credo che mia madre si sia
dimenticata di avere una figlia...cose che capitano!-
-Nessuno potrebbe dimenticarsi di te.-
Lei sorrise e si portò
una ciocca di capelli dietro l’orecchio per poi starnutire.
Daniel sentì che era il momento. Era arrivato!
-Vieni qui-
L’attirò a sé, e fece in modo che nel suo
giaccone ci stessero entrambi, stringendosi l’uno all’altra.
Lei sentì le sue gote
infiammarsi quando l’amico appoggiò il mento sopra il proprio capo.
Si sedettero, rimanendo vicinissimi,
dondolandosi per riscaldarsi. Entrambi stavano bene così, volevano rimanere
abbracciati per sempre, senza complicazioni e senza nessuno. Solo
loro due.
Ma Daniel doveva continuare, non poteva
fermarsi. Non ora. Quando gli sarebbe capitata un’altra
occasione come quella? Mai.
Le alzo con le dita il mento,
in modo che i loro sguardi si incrociassero.
Gli occhi della ragazza erano lievemente
umidi per il freddo e le pagliuzze color grano fremevano
per l’emozione.
Emma si sentì inghiottita da quel mare
azzurro che brillava di una luce sicura ma piuttosto
fragile.
L’emozione era talmente forte, che una
lacrima sfuggì a dagli occhi di lei.
Il ragazzo rimase un
attimo spiazzato da quel gesto, ma si apprestò ad asciugargli la guancia
con un bacio.
Aveva scritto milioni
di biglietti con discorsi interminabili e tutto stava accadendo senza parole.
Una lezione di italiano
in cui si chiedevano se fossero più importanti le parole o i gesti. In quel
momento Daniel non sapeva cosa rispondere.
Lei sorrise e si avvicinò
un po’ a lui, senza smettere di guardarlo. Il cuore a quanto pare non ne voleva
sapere di battere regolare e sembrava voler uscire fuori e fuggire via.
Con le dita, gli tolse una goccia di
pioggia che pendeva dal capo, ma la sua mano rimase tra i suoi capelli neri,
accarezzandoli.
Lui chiuse gli occhi sotto quel gesto,
felice come non mai. Li riaprì dopo alcuni attimi. Lei era ancora lì, vera e
stupenda come non mai.
Emma si sentì sollevata da terra, così
vicina a lui, con il suo corpo accanto al suo. La sua bellezza interiore e esteriore non aveva limiti e lei ne era innamorata
infinitamente.
Non avevano più paura di quello che sarebbe successo. Volevano solo amarsi.
Amarsi per sempre...
Lei si avvicinò
pericolosamente e sicura ed entrambi chiusero gli occhi.
Le loro labbra si unirono insicure e
timide. Ma dentro di loro tutto esplodeva di gioia e ogni
cosa parve illuminarsi e prendere vita.
Si abbracciarono continuando a baciarsi.
Lei giocherellava con i suoi capelli come
non aveva mai fatto; lui aveva una mano sul suo collo e l’altra sul suo fianco.
Si era chiesto molte volte come sarebbe
stato baciare le sue labbra e quale sensazione avrebbe provato. Ora lo sapeva.
Celestiale. Divino.
Ora lacrime di felicità uscirono dagli occhi di lei e lui sorrise sentendo gocce salate cadergli sulla bocca. Si staccò
da lei pensando a qualcosa da dire. Non gli venne in mente
niente tranne due semplici parole.
-Ti
amo-
Lei ci pensò un attimo, arrossendo
furiosamente. Tutti i suoi sogni si stavano realizzando.
-Grazie-
Daniel la guardò con fare interrogativo.
Grazie? Cosa voleva dire? Glielo chiese.
Lei lo guardò stringendo le labbra: un
gesto che faceva da quando era una bambina.
-Grazie...di amarmi.-
Lui si sentì sprofondare dall’euforismo.
Poi gli rimase una domanda.
-...ehm...tu-
Una carica di dolcezza percorse Emma
guardandolo insicuro come un bambino.
Lo baciò lievemente.
-Ti amo, Daniel Jacob
Radcliffe...da sempre-
Venne da piangere anche a lui.
L’abbracciò con forza e
lei ricambiò.
Tornarono a baciarsi, senza accorgersi
che il sole faceva capolino tra le nuvole, accompagnato da
uno splendido arcobaleno.
Evviva! Direte voi, certo che è stata dura,
ma alla fine ne è valsa la pena! Ragazzi, però dovete recensire,
se no io non scrivo più, mi rifiuto! Ok?
Grazie a tutti quelli che hanno recensito, recensiscono e recensiranno!