Yes, i'm your destiny di AnImoR_7 (/viewuser.php?uid=99353)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 Prologo ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 Angelo Custode ***
Capitolo 3: *** Cap. 3 Il guardiano del bosco ***
Capitolo 4: *** Cap. 4 Promessa ***
Capitolo 5: *** Cap. 5 Rivelazioni ***
Capitolo 6: *** Cap. 7 Chi sei tu... ***
Capitolo 7: *** Cap. 6 Dolcissimo guaio ***
Capitolo 8: *** Cap. 8 Il tuo destino ***
Capitolo 9: *** Cap. 9 Tre volte sì ***
Capitolo 10: *** Cap. 10 Innamorati ***
Capitolo 11: *** Cap. 11 S U A ***
Capitolo 12: *** Cap. 12 V I P E R A ***
Capitolo 13: *** Cap. 13 Mostro ***
Capitolo 14: *** Cap. 14 Yes i'm your destiny ***
Capitolo 15: *** Cap. 15 SPACCA NASO ***
Capitolo 16: *** Cap. 16 Prima volta ***
Capitolo 17: *** Cap. 17 Complotti & Scoperte ***
Capitolo 18: *** Cap. 18 Romeo & Giulietta ***
Capitolo 19: *** Cap. 19 Lupi e addii ***
Capitolo 20: *** Cap. 20 Per sempre, Ed ***
Capitolo 21: *** Cap. 21 Il Vincitore ***
Capitolo 22: *** Cap. 22 La voce del cuore ***
Capitolo 23: *** Cap. 23 Indovina chi viene a pranzo.. ***
Capitolo 24: *** cap. 24 Preludio ***
Capitolo 25: *** Cap. 25 Bella:Jessica loves Jacob? ***
Capitolo 26: *** Cap. 26 Guerra! ***
Capitolo 27: *** Cap. 27 Ultimatum ***
Capitolo 1 *** Cap. 1 Prologo ***
Cap.1 13 Settembre, la svolta
Premessa,
ho una fifa blu. Fatta questa premessa vi dico che ho deciso di
imbarcarmi in questa nuova avventura, e l'ho deciso così di
punto in bianco, una mattina mentre mi truccavo in bagno, ma sarai matta? Si l'ho pensato anch'io, ma ho pensato pure che al momento mi andava di assecondare questa pazzia...così ecco qua.
Dunque si tratta di questo: e
se Edward avesse conosciuto Bella il giorno stesso della sua
nascita, perchè Alice giura che sarà lei un giorno
la donna della sua vita. E Bella una volta grande sarà d'accordo
con questa teoria? Non scrivo altro, se vi va
leggete e vi prego perdonatemi se ho massacrato un testo "sacro".
Grazie
R.
CAPITOLO 1
13 Settembre, la svolta.
Pov Edward
"Edward...Edward apri gli occhi ti prego, ti prego fallo per me"
La voce di mia sorella era scossa dai singhiozzi, pianto senza lacrime per noi vampiri, ma sempre pianto era.
Sempre manifestazione di dolore e sofferenza, anche se nessuna goccia
d'acqua salata bagnava il nostro viso. Ed Alice mi pregava, mentre la
sofferenza l'attanagliava, voleva che aprissi gli occhi, voleva che le
dessi un segno che la rassicurasse, che le facesse capire che ero
ancora presente a me stesso, e non in preda alla pazzia, perchè
questa era la sua più grande paura. Voleva un barlume di
speranza a cui appigliarsi, che le facesse credere che tutti i suoi
tentativi di riportarmi alla "vita" non fossero stati vani, sempre se
vita poteva essere considerato l'insulso incedere del mio tempo.
"Alice, per favore smettila"fu
tutto quello che riuscii a dire per tranquillizzarla, null'altro
perchè io per primo desideravo starmene lì, senza
nessuno, avevo scelto coscientemente di crogiolarmi da solo nella mia
pena.
"Oh Edward, apri gli occhi guardami" insistette e così
all'ennesima pietosa richiesta decisi di aprire gli occhi. Quella voce implorante era
pur sempre di mia sorella, e alla fine l'accontentai.
Povera Alice, il suo bekl viso era distrutto dal dolore; i singhiozzi continuavano a
scuoterle il viso cereo ma pur sempre bellissimo. Lei più di
tutti dei membri della mia famiglia, era quella di cui sentivo la
mancanza, perchè sapeva capirmi, riusciva ad essere
partecipe della mia sofferrenza e percepire il mio disagio come nessun altro.
Da mesi ormai avevo deciso di trascorrere in solitudine i miei giorni,
vagando per i boschi, nutrendomi di tanto in tanto e prendendo
periodicamente in affitto qualche stanza d'albergo per ripulirmi e
riposare in un letto asciutto. I miei genitori adottivi, Carlisle ed
Esme Cullen, avevano cercato in tutti i modi di lenire il mio dolore
così come i miei fratelli, ma io proprio non riuscivo ad
accettare quell'insopportabile tarlo nella mia testa chiamato solitudine. L'ospite indesiderato che prepotentemente
aveva preso dimora nel mio corpo e nel mio animo, semmai ne avessi
avuto uno. Ero l'unico della famiglia che non aveva una compagna,
qualcuno con cui condividere l'eternità a cui ero destinato, qualcuno che
comprendesse quanto fosse difficile accettare la mia natura, per questo soffrivo, e per questo mi sentivo tanto solo.
Sebbene io avessi provato a cercarla una compagna, mai nessuna fanciulla aveva
risvegliato in me un qualsiasi tipo di sentimento, neppure una
simpatia, un guizzo, un lampo emotivo, mai. E dopo tutti quegli anni, mi ero stufato di aspettare e sperare
che questo ipotetico qualcuno arrivasse più a rischiarare il buio del mio mondo,
fatto solo di notti infinite.
L'unica che non si arrendeva era Alice, mi ripeteva come una cantilena
che "lei" sarebbe arrivata, sarebbe nata apposta per me, figuriamoci
... "l'ho vista nelle mie visioni". Perchè lei, mia
sorella, era
capace di scorgere il futuro anche molto prossimo, se pur incerto,
ossia
in qualsiasi momento il protagonista delle visione poteva, suo malgrado
cambiare l'evolversi degli eventi, la rotta del destino.
"Il destino ha già deciso tutto Ed, è solo questione di tempo" Già
il destino, io non ero sicuro che realmente il fato segnasse la vita
della persone, ma mia sorella ne era assolutamente convinta. "La sua natura, almeno all'inizio sarà umana, ma poi al momento giusto si unirà a noi"
Io l'ascoltavo scettico e comunque per quanto noi vampiri fossimo per
indole egoisti, non me la sentivo di privare un'umana della sua vita
solo per guarire me, un mostro, dalla sua insana smania di avere una
compagna. Perchè l'unico modo per un'umana di unirsi ad un mostro era
perdere la propria condizione di nascita, la propria essenza. In parole povere doveva morire.
Così un giorno di fine estate, allo stremo della sopportazione, mi rintanai da solo nei fitti boschi dell'Alaska.
"Edward devo parlarti" Alice mi
afferrò un braccio
"è importante sul serio, ascoltami" ma io voltai il viso altrove
continuando a stare disteso ed immobile come solo noi non morti sappiamo fare.
"Lasciami in pace Alice, davvero io non..."
"Tu non capisci" m'interruppe "lei è nata è nata finalmente"
"Cosa? Non può essere"
"A Forks nello stato di Washington,
stamattina alle cinque e diciassette minuti, pesa tre kili e
settecentro grammi. Mamma e figlia sono in ottima salute. Vieni ti
porto da lei"
"Ma dici sul serio?" ero incredulo. Per decenni avevo atteso che
Alice pronunciasse quelle parole, ed adesso che lo aveva fatto, non
riuscivo a crederlo.
"Sì" ribadì commossa "dico sul serio, adesso non sei più solo Edward. La tua solitudine è finita" involontariamente accennai un sorriso, era incredibile, dopo mesi o forse anni sorridevo.
"Ma come fai ad essere sicura che sia lei Alice? E' troppo piccola;, tu hai visto il suo volto da adulta?"
"Sì e no ..."
"E se ti sbagliassi?"
"NO è lei ne sono assolutamente certa"
"Alice ..." mugugnai "io non so se sia giusto, insomma lei è umana"il
debole senso di colpa tornava a fare capolino nella mia testa, da
quando poi ero in grado di provarlo? La notizia appena ricevuta poteva
davvero dare una svolta
alla mia misera esistenza ed io mi sentivo in colpa?
"Sai che è giusto Edward!" ribattè Alice "e
comunque sappi che non sarai tu a costringerla"
"Mi amerà alla follia appena getterà uno sguardo sogmeto su di me?" Ironizzai.
"No, semplicemente perchè è scritto nel suo destino. Tu sei il suo destino"
I miei occhi vagarono nel vuoto qualche secondo. "Cosa devo fare?" Mi
tormentai, se l'avessi vista forse poi non sarebbe stato facile
rinunciare, e questa certezza mi fece titubare ancora di più.
"E' un'umana piccola piccola, che
effetto può mai farmi? Nessuno può innamorarsi di
qualcuno appena nato, e poi i loro tratti sono pressochè uguali,
per tutti."
Queste considerazioni misero a tacere gli ultimi dubbi e annullarono ogno remora, avrei accontentato mia sorella, si era data
così tanta pena per me! Almeno questo glielo dovevo. "Solo uno
sguardo" promisi a me stesso "e poi sarei ritornato alla mia pseudo vita"
"D'accordo, verrò a darle un'occhiata, ma non aspettarti nulla da me, poi dovrai lasciarmi in pace, d'accordo?"
"Siii" trillò pazza di
gioia per la stanza mia sorella. Dopo giorni o forse settimane mi alzai
dal giaciglio della mia sofferenza e la seguii.
*****
Un'ora dopo a Forks.
"Forks piccola cittadina di duemila anime, immersa quasi tutto l'anno sotto una coltre di nuvole e pioggia".
Questo era quello che recitava il cartello di presentazione all'ingresso della contea, e ad essere sinceri
non è che fosse molto allettante come descrizione per il visitatore. "Stranezze umane"
conclusi.
"Destino benevolo" invece
disse Alice guardando il cielo plumbeo che ci accolse, semmai in un
futuro prossimo avessimo deciso di trasferirci in quell'angolo degli
Stati Uniti, questo clima sarebbe stato l'ideale per noi, in
considerazione del fatto che i raggi solari rivelavano la nostra vera
natura. Ci illuminavamo come un'insegna al neon purtroppo, nulla poteva tenerci al sicuro dal sole.
"Saliamo per di qua" giunti a destinazione mia sorella indicò il muro esterno dell'edificio "quarto piano, ho visto, dormono. Non c'è nessun in camera oltre mamma e figlia" Annuii e le
feci segno di salire per prima. Alice con la sua solita
grazia balzò sul primo cornicione e poi s'inerpicò
scrisciando in verticale sulla pancia, proprio come un serpente. Io la
seguì. La finestra della stanza in questione era socchiusa e
entrare senza fare il minimo rumore fu un gioco da ragazzi. Mia sorella
entrò danzando sulle punte, io la raggiunsi subito dopo felpando
i miei passi come un felino.
Una volta dentro la prima cosa che mi colpii, fu uno strano odore
anzi un delizioso odore, e capii provenire proprio dalla bambina. Ebbi
quasi
l'impressione che una nuvola di questa essenza stazionasse proprio
sopra alla sua
culla. Lo paragonai per eccellenza alla crema di
vaniglia che da piccolo mia madre, la mia vera madre, nell'altra mia
vita, mi preparava alla Domenica. Analizzandolo più a fondo
c'era anche un
vago sentore di fiori di campo, margherite forse o ... non
seppi identificarli, l'unica cosa certa fu che ne rimasi
estasiato.
"Oh Edward quanto è bella" Alice si era fiondata accanto alla
culla e giungendo le mani all'altezza del petto sembrava quasi recitare una
muta preghiera di ringraziamento a quel piccolo esserino. I suoi occhi
ridevano di felicità.
A memoria, l'unica altra volta in cui ricordavo mia sorella così
felice era il giorno del suo matrimonio con Jasper, quindi circa
trent'anni prima. Vederla di nuovo così gioiosa mi fece sentire
bene.
Presi il coraggio a due mani e mi avvicinai anch'io, prima però gettai
un'occhiata alla madre della piccola, una bella donna dai capelli
rossi, di corporatura minuta, aveva dei lineamenti gentili ed
aggraziati. Dormiva serena, anche se il suo viso mostrava i segni della
stanchezza causati dal lungo travaglio e dal parto difficile.
Infine mi decisi a guardare dentro il lettino, presi un lungo respiro e
abbassai il capo verso quella che secondo mia sorella sarebbe diventata la
mia futura compagna, mentre per me era solo un'umana in fasce che mi
apprestavo a scorgere esclusivamente per farle piacere.
La scorsi e fu l'inizio della fine.
Un piccolo fagottino era rannicchiato, quasi attorcigliato su se stesso, dormiva beato con
le manine chiuse a pugnetti e le ginocchia strette al pancino. I
piedini erano nudi, delle buffe scarpette di lana erano adagiate poco
lontano da lei, indosso aveva un pagliaccetto rosa con un orsacchiotto
giallo disegnato sul petto.
"Adorabile" mormorai "davvero adorabile"
"Sii è proprio adorabile" esultò Alice in trance.
Benchè fosse appena nata la sua testolina aveva tantissimi
capelli scuri "abbiamo una bella bruna quì" dissi ad Alice
mentre con l'indice indicavo la folta ed arruffata capigliatura della bimba.
"Già e diventerà bellissima Ed, non puoi immaginare
quanto..." a quelle parole deglutii a forza, uno strano pensiero
mi passò per la mente, ovvero "lo penso anch'io".
Al lato della culla, c'era un cartoncino rosa con delle buffe paperelle
disegnate, identificava il nascituro. Mi avvcinai curioso di leggere il
suo nome:
Swan, Isabella Marie.
Non potei far altro che pensare che fosse un nome bellissmo.
Naturalmente ho preso in prestito i personaggi della sig.ra Meyer solo per diletto e niente altro.
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Capitolo 2 *** Cap. 2 Angelo Custode ***
Capitolo 2 L'angelo custode
Sono
di nuovo qui, il secondo capitolo lo avevo già pronto ma non
sapendo di che morte sarebbe morto il primo, ho voluto tenerlo in
sospeso. Che dire grazieeeeeee, non mi viene altro perchè non ho
parole, grazie di cuore a tutte vorrei ringraziarvi una per una ma non
ho il tempo, mannaggia.
Allora questo cap. è il
seguito del primo, ma già dal terzo le cose cambieranno, buona
lettura e aspetto vostre opinioni.
Baci
Romi
ps per chi fosse interessata o appassionata dei Robsten questa è la mia prima creatura
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=538489&i=1
CAPITOLO 2
L'ANGELO CUSTODE
Pov Edward
Continuai a gurdarla e lei si mosse, come scossa da un fremito
aprì la boccuccia a forma di cuore, e con la linguetta rosa
formò quello che mi parve essere uno sbadiglio. Mi mancò
il terreno sotto i piedi, avevo appena visto la cosa più tenera
e dolce che a memoria, nella mia lunga esistenza, ricordassi. E quando
poi si girò verso di me, ed aprendo incerta gli occhietti
mi fissò, considerai che se avessi avuto ancora
un cuore pulsante, mi si sarebbe sicuramente fermato all'istante.
Non fece neppure un fiato, un lamento un gemito, nulla di tutto
ciò, mi guardò e basta. E' troppo piccola per farlo, pensai,
eppure quella bimba mi guardò dritto negli occhi come a
dimostrarmi che sapeva che io ero lì, e lo ero per lei.
I suoi erano scuri, marroni o nocciola per essere precisi, lunghe
ciglia facevano da corona alle sue morbide palpebre, ed in perfetta
armonia col resto, un arricciato nasino all'insù completava la
perfetta opera della natura. Era davvero bellissima ed io mi
pentìì di aver dato ascolto ad Alice, perchè un
solo sguardo adesso non mi sarebbe più bastato, l'avrei voluta
vedere e rivedere per tante e tante altre volte.
Il destino aveva tirato un brutto scherzo anche a me, oltre che alla
frugoletta, perchè più la guardavo più sentivo che
l'avrei aspettata, l'avrei vista crescere e..sì l'avrei
aspettata.
Non sapevo bene perchè e soprattutto cosa avrei voluto da lei,
infondo non era scontato che una volta cresciuta io me ne sarei
innamorato, e non avevo nemmeno la certezza matematica che lei a sua volta mi avrebbe ricambiato.
Ciononostante, quegli occhi e quella tenera boccuccia mi avevano stregato, fu allora che decisi.
Decisi che negli anni avvenire sarei stato il suo angelo custode,
silenzioso discreto, ma presente per proteggerla da qualunque pericolo la vita le avesse riservato.
"Eeed dobbiamo andare" disse Alice riportandomi alla realtà "il padre sta arrivando l'ho visto parcheggiare
l'auto, è lo sceriffo della contea sai?"
"Che fortuna! E' armato quindi?" scherzai, come se i proiettili di una semplice arma potessero scalfire il mio corpo granitico
"Già" rispose Alice, ridendo della mia battuta
"Va bene" dissi a malincuore "andiamo" avvicinai un dito al suo viso, sfiorandola appena. Essendo io freddo come la neve non volevo
farle sentire il pizzicore gelato del mio tocco, ma ancora una volta
Isabella, mi stupì. Afferrò il mio dito con la sua
minuscola manina e lo trattenne con sè fino a quando non fui io
a staccarmi da lei, nessun pizzicore, nessun brivido l'aveva
infastidita.
Ancora una volta spalancai la bocca per lo stupore, impossibile
è davvero impossibile, dentro di me però fui certo che lei per
qualche oscura ragione mi riconobbe.
"Ciao, adorabile Isabella" le sussurrai in un orecchio "a presto"
Alice, mi guardò trionfante, sapevo a cosa pensava quel demonio
"Sei già cotto a puntino" disse gongolante, appunto sapevo alla
perfezione cosa elaborava quel cervellino e mio malgrado in un certo senso aveva ragione,
ero rimasto stregato.
"Taci, demonio e andiamo" ringhiai
"Sisì andiamo, ciao mia futura cognatina" salutò
così quel frugoletto e andammo via saltando giù dalla
finestra.
Una volta fuori, sapevo che Alice non mi avrebbe più lasciato
tornare al mio eremo, infatti mi costrinse a tornare a casa con lei ed
io a dir la verità mostrai poca resistenza, era giunto il
momento: avrei riprovato a vivere.
Questa consapevolezza mi procurò una strana eccitazione, forse potei paragonarla a
curiosità, bramavo quasi, di sapere cosa sarebbe successo, volevo capire se davvero quando un giorno
avessi visto Isabella cresciuta avrei provato per lei un sentimento
grande e complesso, come l'amore.
Quanto tempo ancora..per avere certezze e risposte, sarebbero dovuti trascorrerere almeno sedici lunghi anni.
Ore dopo sulla strada verso casa
"Alice" domandai ad un tratto
"Si Ed"
"Lei accetterà davvero di stare con me, uno scherzo della
natura? Ma hai visto come è dolce e indifesa? Come può
essere?!"
"Te l'ho detto, sarà lei a chiederti di prenderla con te, al
momento è tutto quello che posso dirti, altro non sò,
fratellino" decisi di farmi bastare queste parole, mi accomodai sul
sedile passeggero della macchina e mi immersi nei miei pensieri, anzi
nel mio pensiero Isabella.
Da quel 13 Settembre non ne avrei avuti altri, per tanti e tanti anni,
solo lei e quello che sarebbe diventata per me in futuro.
Una volta a casa Alice non perse tempo, raccontò ai miei
genitori tutto ciò che era accaduto nei
minimi dettagli compresa la mia faccia - da pesce lesso - quando
vidi la piccola. Loro, come mi aspettavo, fecero salti di gioia e
mi dissero che in qualsiasi momento
io avessi voluto, ci saremmo potuti trasferire dall'Alaska allo Stato
di
Washington bastava dirlo e avrebbero organizzato tutto.
Ed era
realmente così, per noi trasferirci da un capo all'altro degli
Stati Uniti era facile come andare in campeggio. Mettevano lo stretto
necessario in un camper e andavamo verso la nuova meta, una volta
lì avremmo ricominciato daccapo, altra casa altro lavoro in
ospedale per Carlisle ed altro liceo per noi ragazzi, eterni
diciassettenni.
"Grazie papà, sapevo di poter contare sù di voi" presi la sua mano e la strinsi forte alla mia
"Sei mio figlio Edward, desidero solo la tua felicità" e tu sei davvero un buon padre, pensai
"E dimmi Ed..è davvero così bella come dice Alice" intervenne Esme, mia madre, con un sorriso che la diceva lunga
"Si mamma, lo è...davvero molto bella" dissi e mi sfuggì un sospiro quando continuò dicendo:
"Chissà allora come sarà da grande! Tesoro mio sono così felice" e mi strinse forte al petto
Quel
giorno la caparbietà e la lucida follia di mia sorella resero felice non solo me, ma tutta la
famiglia, e soprattutto riaccese nel buio del mio petto una
timida fiammella, una speranza che volli definire amore, un sentimento che fino a quel giorno ero sicuro, non mi appartenesse più.
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Capitolo 3 *** Cap. 3 Il guardiano del bosco ***
Cap. 3 Il guardiano del bosco
Ciao
a tutte, vi ho fatto aspettare poco anzi pochissimo, ma questo capitolo
è venuto fuori facilmente perchè conclude uno spazio
temporale e ne apre un altro, ma anche questo si conclude...e non dico
altro, anche se penso che ormai avrete capito.
Adesso passo ai ringraziamenti,
siete stupende magnifiche, vi adoro tutte e soprattutto mi date tanta
tanta carica per andare avanti.
Come ho detto la volta
scorsa vorrei riuscire a scrivere una parola a tutte, ma il mio tempo
è davvero tiranno, e l'ora in cui di solito pubblico lo
dimostra. Quindi perdonatemi vi prego!
Baci e alla prossima
Romi
CAPITOLO 3
IL GUARDIANO DEL BOSCO
Pov Edward
Improvvisamente il tempo cominciò a scorrere, il mio mondo immobile si mosse.
E fu lei che rianimò le lancette di quell'orologio che avevo
chiuso a chiave in cassetto del mio cuore. Lei che senza volerlo ruppe
la serratura e diede nuova linfa agli ingranaggi arrugginiti di quella
vecchia macchina del tempo, ferma forse da un'eternità.
Le notti infinite improvvisamente divennero momenti dolcissimi da
trascorrere, magari leggendo un libro, seduto su una vecchia sedia a
dondolo accanto al suo lettino. I giorni furono intermezzi tranquilli e
sereni da passare con la mia famiglia, in attesa che il buio arrivasse
e mi consentisse di scivolare silenzioso dalla mia piccola.
I primi mesi della sue esistenza la potei vedere solo di sfuggita,
perchè essendo appena nata la mamma la volle con sè in
camera per vegliarla. Facevo lunghe corse dall'Alaska allo Stato di
Washington solo per sentire un suo vagito, un suo tenero ghnee nascosto
tra gli alberi che circondavano casa Swan. Aspettai pazientemente fino
ai nove mesi di vita, quando finalmente Renèe, prese coraggio e
la lasciò dormire nella sua camerretta.
La prima notte che trascorsi con Isabella mi sentì un perfetto idiota
Ma che ci faccio io qui? Pensai
Non sono certo tuo padre nè tuo fratello, allora chì
o...cosa sono piccola? Sussurrai più a me stesso che alla
bambina.
La mia piccola però rispose alla muta domanda, mugugnò, si era svegliata.
Timido la guardai, e lei ricambiò il mio sguardo regalandomi un caloroso e splendido sorriso.
Il viso le si illuminò, gli occhi le luccicarono e i piedini e
le manine cominciarono a muoversi frenetici, era contenta.
Dippiù, mi parve felice...cioè mi parve felice di vedermi.
Ancora una volta ringraziai il mio cuore per essere già morto,
poichè le gambe presero a tremarmi e fui certo di avvertire un
colpo secco al petto, un dolore sordo, lato sinistro del corpo. Lato
cuore.
Ecco cosa ci facevo lì, la guardavo dormire beata e tranquilla,
la guardavo ridere e la guardavo felice al suo risveglio...forse di
trovarmi lì.
"Ciao Isabella, è da un pò che non ci vediamo"
Le avvicinai il solito dito al viso e lei come la prima volta che la
vidi lo afferrò, stavolta con entrambe le manine, lo strinse
forte. Non un gemito non un lamento, solo risa e urletti lievi di
contentezza, quella fredda appendice del mio corpo non la inquietava
anzi la divertiva.
Fu così che trascorsi tante delle mie notti avvenire.
La piccola crebbe, felice ed in salute ma da subito manifestò un
caratterino ribelle, inoltre era decisamente irrequieta.
Spesso quando Renèe e Charlie si allontanavano da lei anche solo
qualche minuto, toccava a me, farla scendere dalla sedia della cucina
dove si era arrampicata o dal davanzale della finestra prima di
tuffarsi a pesce nel vuoto od intenta ad infilare la testa
nell'oblò della lavatrice.
Una volta la colsi ad infilare ben tre ditine nella presa della corrente, mi fiondai su di lei appena in tempo.
"Charlie, guardi la bimba per favore, c'è troppo silenzio di
là" disse Renèe al marito, Isabella aveva appena compiuto
due anni.
"Sii, vado subito" rispose il buon Charlie, che dalla cucina si mosse verso il soggiorno.
Ma io, da bravo angelo custode avevo già adempiuto al mio ruolo,
presi in tempo la piccola e la risistemai sul seggiolone da dove
magistralmente era riuscita ad evadere.
Le diedi un bacino sulla fronte, dicendole "fà la brava piccola
mia per piacere, così mi farai morire di paura" lei mi
guardò gioiosa come sempre e mugugnò qualcosa del tipo
"uumnntpNO", scossi la testa sconsolato, quindi mi dissolsi come nebbia
al sole. Appollaiato sul mio albero dopo, rabbrividiì al
pensiero di quello che sarebbe successo se non fossi arrivato in tempo
per fermarla.
Con ciò non voglio dire che i genitori della bimba fossero
persone distratte o poco attente alla sua incolumità, piuttosto
che la mia cara Isabella era davvero terribile, una peste. Per lei
arrampicarsi sù e giù per letti mobili e scale, aprire e
chiudere cassetti colmi di coltelli e forbici, e tante altre molteplici
attività super pericolose erano giochi fantastici.
Non aveva -purtroppo o per fortuna- paura di nulla, con assoluta
tranquillità, si spingeva curiosa verso tutto ciò che
l'attraeva.
Non seppi il perchè, ma una volta ebbi pure il dubbio che fosse capace di strisciare in verticale sulle pareti come noi.
Da quello scampato pericolo, trascorsero altri tre anni, durante i
quali io non mi feci più vedere dalla bimba, ormai riconosceva
distintamente i genitori ed i parenti ed io non ero nè l'uno
nè l'altro. Mi accontentavo di vegliarla ogni tanto di notte,
durante il sonno, e di proteggerla da lontano di giorno quando avevo
l'occasione di avvicinarmi abbastanza.
Per tutte le volte che invece le
ero lontano, pregavo e speravo che non le capitasse nulla di male.
Un pomeriggio di fine settembre successe un fatto, che alimentò
l'idea che fin da quando la vidi la prima volta, balenò nel mio
cervello.
Nel primo pomeriggio, Renèe soleva far fare il riposino alla
figlia così dopo avere atteso che sprofondasse in un sonno
apparentemente tranquillo, andò a sbrigare alcune faccende in
lavanderia. Ma la piccola peste dormì solo alcuni minuti e
d'improvviso si svegliò, guardò fuori dalla finestra e
spinta non saprei dirvi da quale impulso, decise di avventurarsi nel
bosco vicino casa.
Da sola.
Scese le scale, aprì la porta ed a piccoli passi intraprese il
sentiero, io seguìi tutta la scena arrampicato sul mio solito
albero, ma non potei fare nulla.
Come avrei avvisato Renèe?
Come avrei detto ad Isabella di tornare a casa?
Ero nel panico più totale, sicuramente si sarebbe smarrita, e Dio solo sa cosa le sarebbe potuto capitare.
La vedevo precipitare da un burrone, affogare in uno stagno, urlare
perchè azzannata dai lupi, stavo annegando in un mare di
disperazione.
Trascorsi qualche minuto di vuoto assoluto, poi finalmente ebbi un'idea.
Presi coraggio e decisi di bloccarla, l'avrei riaccompagnata a casa.
Qualsiasi conseguenza derivante da questo gesto, sarebbe stata poca
cosa rispetto al fatto di saperla lì da sola, persa nel bosco.
Con lunghi balzi mi spostai di albero in albero e mi fermai ad
aspettarla davanti una grande felce, da lì a poco sarebbe
arrivata.
Ero talmente emozionato, che il respiro si mozzava in gola..ed istanti
dopo quando la vidi, smisi definitivamente di respirare, non le ero
stato più così vicino, ormai da tre lunghi anni.
Era diventata davvero una bellissima creaturina, cresceva la mia piccola e diventava ogni giorno più...bella.
I capelli color cioccolato le ricadevano sulle spalle, le lunghe ciglia
nere facevano sempre da corona agli occhi grandi e scuri, vispi come la
sua indole. La carnagione era sempre bianchissima e delicata, alcune
lentiggini sormontavano il nasino, sempre arrinciato all'insù.
Indosso aveva un vestitino bianco con piccole margherite, un nastro
giallo le circondava la vita, ed un'altro dello stesso colore le
s'intrecciava tra i lunghi capelli.
"Ciao" disse fermandosi di colpo quando mi vide, imbronciandosi un pò ma per niente impaurita "tu chissei?"
"Ciao" risposi io incerto, quello impaurito ero io "sono...sono il guardiano del bosco" dissi con enfasi
"Ohh" rispose meravigliata "ecco chissei...e cosa guardi, le piante?"
con la manina indicò la grande felce dietro di me, non potei
fare a meno di ridere di gusto per la sua ingenua considerazione.
"No piccola mia" risposi "io aiuto le bimbe come te, che si avventurano
da sole nel bosco a ritrovare la strada di casa, e tu Isabella credo
abbia proprio bisogno di me..hai smarrito la strada, vero?"
Isabella? Accidenti. L'avevo chiamata per nome, che stupido..e adesso?
"Aah ho capito...sì non trovo più la mia casa, mi aiuti a tornare dalla mia mamma?"
"Certo, che ti aiuto. Ti riaccompagnerò fino a casa" le risposi, lei rise contenta poi colta come da un dubbio, mi chiese
"Ma tu, che sei il guardiano del mio bosco" ripetè scandendo
bene le parole "perchè mi hai chiamata così?"
Beccato!
Pensai adesso fatti venire subito una idea, scienzato di un vampiro
"Emh...io ti ho chiamata così perchèèè"
perchè? Ripetei a me stesso, se mi concentravo riuscivo a
sentire le mie unghia stridere sulla parete di vetro dove mi stavo
arrampicando, in cerca di un appiglio.
"Si insomma" blaterai, sperando che mi venisse in mente qualcosa.
Ma fu lei a togliermi dall'impiccio
"Io mi chiamo Be-lla, non Isa-bella" rispose in tono solenne, quasi offesa da quella mia mancanza
"Aaah ma certo, che stupido scusami, Bee-lla" sottolineai, tirando un
sospiro di sollievo "adesso che lo so, non succederà più"
le dissi solenne anch'io
"Che ne dici, torniamo a casa? Comincia a far fresco qui...sù andiamo" con la mano le feci segno di andare
"Sii, grazie" concluse allegra "andiamo" ed afferrò tre delle
mie cinque dita sospese a mezz'aria, stringendole forte. Ancora una
volta, il freddo glaciale della mia pelle contro la sua non le fece
nessuna impressione.
Camminammo in silenzio per tutto il tragitto, io teso ed imbarazzato
come un ragazzino al primo appuntamento, lei invece tranquilla e serena
come stesse passeggiando con una persona amica e non con "il guardiano
del bosco" barra - sconosciuto - barra - vampiro.
Ah Isabella, Isabella..dovresti diffidare degli sconosciuti, la mamma
non te l'ha ancora spiegato? ragionavo
Non dovresti parlare con chi non
conosci.
Poi però mi consolai: E' stata una fortuna che Renèe non
l'abbia fatto, solo ed esclusivamente in questo caso però. Mi sa
che comunque dovrò starti alle calcagna, piccola mia, sei il
pericolo fatta persona.
Mi lasciai sfuggire un sospiro preoccupato, e lei mi guardò di
soppiatto con un sorrisino buffo stampato su quel visetto, che tanto
adoravo.
Che darei per sapere a cosa stai pensando, desiderai ardentemente poter
tornare a leggere i pensieri della gente. Una volta ne ero capace, i
primi tempi dopo la trasformazione sviluppai questo dono ma durò
solo qualche anno. Poi in seguito ad uno scontro con un giovane
vampiro, dal quale uscìì gravemente ferito, non
riuscìì più a farlo. Carlisle cercò tramite
i suoi accurati studi e le sue amicizie di capirne il motivo. Ma ogni
tentativo si rivelò vano, nessun libro o conoscente trovò
una spiegazione logica a quello che mi capitò.
Mi strinsi nelle spalle e continuai a camminare cercando di rispettare il tempo segnato dai suoi passetti.
Quando finalmente il sentiero finì, ed il portico di casa Swan
ci fu davanti le lasciai la mano, mi piegai in avanti col busto affinchè ci guardassimo
alla stessa altezza e le dissi:
"Okay Bella, adesso rientra in casa io devo tornare nel bosco, non
vorrei che altre bimbe monelle come te si smarriscano, tu lo sai che
sei stata molto monella, vero?"
"NO! Non sono monella, IO" sentenziò di nuovo imbronciata,
tentai di rimanere serio anche se un sorriso spingeva agli angoli della mia bocca. Era davvero comica con quel faccino
arrabbiato.
"Invece sì signorina, perchè non avresti dovuto
allontanarti da casa senza la tua mamma o il tuo papà, hai
inteso Bella?" conclusi severo
"Non avresti dovuto, per nessuna ragione" lei sempre con le labbra
increspate dal delizioso broncio, mi ascoltava e forse pensava a
ciò che mi avrebbe risposto, io imperterrito continuavo a
propinarle la mia ramanzina
"Promettimi che non lo farai più!" le dissi alzando
l'indice, da bravo adulto "se vorrai fare una passeggiata lo chiederai
alla mamma, lei ti accompagnerà. Siamo d'accordo Bella? Prometti?"
Bella fece un lungo respiro, come se avesse finalmente preso la sua decisione.
Il broncio svanì ed il sorriso prese vita sulle sue labbra rosso fragola, di nuovo col tono solenne fece la sua promessa:
"Va bene, giurin giurello" esclamò portando due dita della mano
destra alla bocca e schioccando due baci su entrambi i lati, come sigillo
alla promessa.
"Non lo farò più! Te lo prometto Eeed" mi
schioccò un bacio sulla guancia, si girò di scatto e
trotterellò allegra verso casa, lasciandomi impietrito, e con la
bocca spalancata.
Non potevo averlo sognato, mi aveva chiamato Eeed, ne ero certo.
"Bella aspetta, Bella..." ma la mia piccola era già rientrata in casa dal retro.
Come faceva a sapere il mio nome? Lei mi conosceva?
Sapeva il mio nome...ma come era possibile?
Nella mia testa improvvisamente scoppiarono come bombe decine di domande, dubbi e perplessità.
Isabella Swan conosceva Ed, aveva sentito qualcuno chiamarmi così...
Alice riflettei, accendendo una lampadina nel buio della mia testa, il giorno della sua nascita.
Possibile mai che lei avesse memorizzato il mio viso, il mio nome? No. Impossibile.
Aveva meno di un giorno di vita, come potere essere...
Ciononostante non avendo al momento altre spiegazioni mi volli convincere di questo.
Sentire la sua dolce vocina pronunciare il mio nome, mi rese euforico, mi piacque.
Mi fece sentire finalmente parte della sua vita, della sua eistenza,
almeno fino a quando qualche mese dopo, Renèe prese un'amara decisione...
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Capitolo 4 *** Cap. 4 Promessa ***
Cap. 4 Promessa
Ciao a tutte, eccomi qui questo è un capitolo decisivo. Per quante di
voi si chiedevano se Renèe avrebbe portato via Bella come
nel libro ebbene sì, lo fa, ed il povero Edward dovrà
allontanarsi dalla sua piccola. E poi cosa accadrà?
Posso solo anticiparvi che il
prossimo
capitolo è già pronto e vi giuro che a scriverlo mi sono
proprio tantooo emozionata perchè il mio
Edward è...non ve lo dico. Sono cattiva lo sò, ma
non aspetterete molto giuro. Nel frattempo leggete questo.
ps.
ragazze grazie di esistere!
romi
CAPITOLO 4
PROMESSA
Pov Edward
Alice continuava a gironzolarmi
intorno, io ero seduto sul divano del salotto in compagnia di suo marito
Jasper e cercavo di guardare un pò di tv.
Mia sorella era in attesa come quando una tigre aspetta il momento
giusto per colpire la sua preda -perchè le mi avrebbe colpito-
lo sentivo, non in senso fisico naturalmente.
Avrebbe usato le parole.
Stava per dirmi qualcosa di spiacevole, ma non trovava nè il modo nè il momento giusto.
Allora si muoveva in circolo o in linea retta, da un lato all'altro della stanza.
L'istinto mi diceva che sicuramente non avrei voluto sentire ciò che le si era figurato in testa.
"Alice falla finita e sputa il rospo" le ringhiai contro qualche minuto dopo, stufo di aspettare che si decidesse.
Si bloccò.
"Ed, punto primo: sta calmo" disse in tono difensivo "punto
secondo: quello che sto per dirti non cambierà assolutamente
nulla"
Jasper ci guardò confuso, non sempre riusciva a stare al passo
con i nostri discorsi, anzi spesso se assisteva preferiva
estraniarsi e guardare altrove, immergendosi nei suoi pensieri. Era un
essere complesso il compagno di mia sorella, fragile e perennemente in
balìa del suo doloroso travaglio interiore. Era l'ultimo
arrivato nella nostra famiglia -anche se ormai erano trascorsi
più di trent'anni- l'ultimo che aveva accettato di non nutrirsi
più, e in nessun caso, di sangue umano ma solo di quello
animale. E spesso questa scelta, gli stava stretta. Sembrava che stesse
sempre sul filo di un rasoio parecchio affilato e chiaramente questa
situazione lo rendeva infelice, ripercuotendosi anche sulla povera
Alice e sul loro matrimonio.
Di fatto anche stavolta scelse di ignorarci e fece segno a sua moglie
di spostarsi dalla tv. Alice alquanto infastidita dal suo gesto si
spostò liberandogli la visuale, e lui riprese a fissare lo
schermo al plasma.
"Pensi che questa tua premessa, basterà a farti restare la testa attaccata al collo?" le dissi
"Oohh fratellino, perchè sei sempre così tragico? Non sai nemmeno cosa ho da dirti!"
"Perchè ti conosco piccola pazza, e mi gironzoli intorno da
un'ora cercando il momento giusto per dirmi qualcosa senza farti
decapitare, subito dopo"
"Uffa, sei il solito esagerato"
"Alice ti decidi o no? Si tratta di Bella?" alzai di un'ottava il tono della voce, cominciavo a spazientirmi.
Jasper ci guardò scocciato e aumentò il volume della tv, il messaggio era chiaro.
"Va bene, andiamo in camera tua" disse Alice lanciando un'occhiataccia al marito "è meglio"
Io invece valutai che quella risposta, equivaleva ad un sì, ed il mio nervosismo crebbe ulteriormente.
Arrivati in camera mia mi distesi sul divano, incrociai le mani dietro la nuca ed attesi.
"E' vero" iniziò Alice, sedendosi sul bordo del divano vicino a
me "si tratta di Bella, è capitata una cosa e..ci saranno delle
conseguenze" concluse.
"Quali? E quanto dolorose?" domandai chiudendo gli occhi e trattenendo il fiato
"I suoi genitori stanno per separarsi, Renèe domani partirà con la bambina" si zittii.
"Oh.." esclamai, ma riprendendomi subito dallo stupore le dissi "Continua Alice, so che c'è dell'altro"
"Si in effetti c'è dell'altro" si concesse qualche secondo
"..andranno in Arizona, a Phoenix. Lì la temperatura media
è di 35 gradi all'ombra, sole tutti i giorni, inoltre è
una grande città e il quartiere scelto da Renèe è
molto popoloso"
"Non potrò più vederla..." dedussi
"Se non vuoi che estranei ti vedano sbrilluccicare come un'albero di
natale in pieno giorno, direi di no...Mi spiace Ed non sarà
più possibile almeno per pò, ma tornerà" si
affrettò ad aggiungere vedendo il mio viso contrarsi in una
smorfia di sofferenza
"Quando?" chiesi emozionato
"Passeranno degli anni..ma verrà a trovare il padre per le vacanze. Potrai vederla in quelle occasioni"
"Certo come no, la vedrò in quelle occasioni" dissi ironico,
sentii lo stomaco chiudersi in una morsa e i muscoli tendersi per lo
sforzo di restare calmo "scusa Alice, ma vorrei restare
solo.."
"Edward tornerà, te l'assicuro. Posso prometterlo se questo servirà a farti stare meglio"
"Alice ti prego, non fare promesse che non puoi mantenere"
"Va bene continua a non credermi brutto scemo! Ma pensi che ti avrei
consentito di starle così vicino per tutti questi anni se le mie
previsioni fossero cambiate in qualche modo? La vedo sempre accanto a
te, nulla è cambiato. Tu sei ancora nel suo destino. Tu sei
l'uomo del suo destino"
Sorvolai sul fatto che mia sorella mi definì uomo e mi limitai a sospirare.
Non nego che ciò che disse mi ridiede un pò di forza,
Alice sapeva quanto ormai fossi affezionato a Bella e non avrebbe certo
continuato ad incoraggiarmi se avesse visto un qualsiasi cambiamento su
me e lei in futuro.
"Va bene" risposi "voglio crederti, devo crederti, altrimenti per
me è...la fine Alice" pronunciai le ultime tre parole con un
filo di voce. Alice mi buttò le braccia al collo e mi tenne
stretto continuando a ripetere che nulla era perduto.
Bella sarebbe tornata a Forks, dovevo solo avere pazienza.
In conclusione quella sera, era l'ultima della mia piccola
a casa Swan, non potevo certo perdere l'occasione di verderla prima del
distacco. Così al tramonto partì per quella che sarebbe
stata la mia ultima visita.
Arrivai a notte fonda e mi stupì di trovare la luce del
soggiorno ancora accesa, diedi uno sguardo dalla finestra e vidi
Charlie seduto sul divano, si teneva la testa fra le mani e piangeva,
singhiozzava in silenzio.
Accidenti! Certo è l'ultima sera,
quel pover'uomo adorava Bella e anche per lui quella era l'ultima notte
prima del distacco. Improvvisamente mi senti tanto vicino a quel
papà e al suo dolore. Entrambi la stavamo perdendo, non
l'avremmo rivista per molto tempo.
Reneè era al piano di sopra, dormiva in camera, come se nulla fosse, che strana situazione.
Avrei tanto voluto sapere la causa di quella separazione, li avevo
sempre giudicati come una coppia unita, una famiglia felice.
Evidentemente mi ero sbagliato, la natura umana è così indecifrabile, proprio non capivo.
Il mio angelo dormiva tranquilla, ignara di tutto, estranea alla disperazione che aveva colpito suo padre e me.
La guardai con attenzione, per marchiare la sua immagine nella mia
mente, anche se ero sicuro che mi avrebbe accompagnato per ogni istante
che le sarei stato lontano. Mi sarebbe bastato chiudere gli occhi e
avrei ritrovato il suo musetto.
Le accarezzai lieve il viso col dorso della mano, strinsi tra le dita
una ciocca di capelli, poi presi dalla tasca della mia giacca un
piccolo orsacchiotto di pezza un pò spelacchiato e lo adagiai accanto al cuscino.
Lo avevo con me da tanto tempo, non ricordavo neppure da dove era
saltato fuori, forse reminescenza della mia prima vita. Un ricordo
sbiadito di Elisabeth, la mia vera madre, non avevo mai voluto
separarmene fino a quel momento.
Non sapevo se lo avrebbe tenuto, magari nemmeno si sarebbe accorta di
averlo accanto, oppure lo avrebbe lasciato lì da suo padre.
Volli lasciarlo lo stesso, alimentando la piccola speranza che
Renèe lo avrebbe messo insieme ai giocattoli da portare con
sè,
nella nuova casa.
Se fossi umano -considerai- piangerei, le lacrime sarebbero scorse a fiumi sul mio viso.
Sentivo una pena immensa e non riuscivo a consolarmi, mi sarebbe mancata tanto, anzi tantissimo.
Quel visetto buffo, quella sua bocca spesso increspata dal broncetto,
quello sguardo vispo negli occhioni marroni e poi le sue marachelle, le
sue corse sotto la pioggia che facevano imbestialire la madre. Le liti
con gli altri bimbi per un pupazzo conteso, oppure le filastrocche
cantate a squarciagola al ritorno da scuola.
Insomma, mi sarebbe mancata e basta.
"L'ultima volta che ti ho vista così da vicino" le bisbigliai
"mi hai fatto una promessa..ricordi Bella? Adesso angelo mio, ti chiedo
di farmene un'altra" mi avvicinai ancora di più al suo orecchio
e dissi in un soffio:
"Promettimi che tornerai, prometti...non vivo più senza te"
"Uumm" mugugnò "sssiii Eeed" quindi si volse sull'altro fianco e continuò a dormire tranquilla.
Sì era quello che avevo udito, netto, chiaro innegabile così come il mio nome, che lo seguì.
Le mie labbra anche se a fatica si piegarono in un sorriso.
Ancora una volta avrei dovuto considerare che era impossibile, ma non
mi ero sbagliato e quella era una chiara risposta alla mia domanda.
Bella promise per la seconda volta, ma soprattutto riconobbe la mia voce.
Basta dubbi.
Non volli più stupirmi, non volli più dubitare, stavolta
mi arresi all'evidenza e l'accettai perchè, io Edward Cullen ero
il suo destino, punto.
Le sfiorai la fronte con un bacio, quindi balzai fuori dalla finestra e
cominciai a correre e correre per kilometri e kilometri a perdifiato e
senza meta. Continuai fino a quando mi resi conto che era giunto il
momento di tornare indietro, altrimenti non avrei fatto in tempo a
vederla partire.
Inverti il senso di marcia e ricominciai a correre.
Arrivai nel momento esatto in cui Renèe sospinse Bella
fra le braccia di un Charlie distrutto, con gli occhi pesti e il viso
segnato dalla lunga notte in bianco.
La strinse forte al petto, l'abbracciò e la baciò con
amore, io provai di nuovo una profonda pena per quel papà,
avrebbe sofferto tanto nei giorni seguenti. A malincuore si
staccò dalla figlia e la indirizzo verso il sedile posteriore
dell'auto, Bella si voltò nella mia direzione per salire
sull'auto e fu allora che scorsi l'orsacchiotto di pezza. Il mio
regalo, lo stringeva forte al petto quasi avesse paura che le potesse
cadere dalle manine.
Ne fui tanto felice.
Un pezzettino di me stava andando via con lei stretto fra le sue braccia.
Una consolazione, se pur tanto piccina.
Trascorsero ancora pochi altri istanti, la macchina si mosse e la mia piccola andò via.
Mi sentii perso, spaesato, confuso.
Ricominciai a correre e stavolta non smisi fino a quando non
senti le suole delle scarpe consumarsi, allora distrutto
tornai a casa.
Alice ed Esme mi aspettavano sulla soglia, mia madre mi corse incontro
mi abbracciò e carezzò i miei capelli consolandomi con parole
dolci, come solo una mamma sa fare. Mia sorella dal canto suo, sembrava
sentirsi in colpa e continuava a darmi pacche d'incoraggiamento sulle
spalle.
In realtà, aveva solo una paura folle che sprofondassi di nuovo
nel mio male oscuro, ma io avevo solo voglia di crogiolarmi un
pò nella mia tristezza, il tempo necessario per cercare di
abituarmi al vuoto che sentivo dentro -ammesso che fosse stato
possibile farlo- poi avrei ricominciato ad aspettarla.
Perchè ero certo che lei sarebbe tornata, la mia piccola Bella aveva fatto una promessa al suo Ed.
E l'avrebbe mantenuta.
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Capitolo 5 *** Cap. 5 Rivelazioni ***
Cap. 5 Rivelazioni
Ciao eccomi qui col nuovo capitolo, siamo
ad una svolta, Bella è cresciuta ed Edward non sta più
nella pelle perchè la incontrerà faccia a faccia da
compagno di scuola, questo incontro comunque non sarà certo tutto rose e fiori
infatti...
Volevo sottolineare che il mio Edward è timido, insicuro e nutre
mille dubbi sul fatto che Bella prenderà sul serio un suo
avvicinamento, di contro anche Bella non è la Bella che
conosciamo, è più spigliata per così dire, qui
entra in scena anche il suo pov.
Fatemi sapere cosa che ne pensate, buona lettura.
ps ci tengo a dire che sono e sarò sempre TeamEdward, quindi mi scuso in anticipo con quante lo sono!!!
Ringrazio tutte, ma proprio tutte.
Non faccio nomi perchè
potrei dimenticare qualcuno e non voglio, sappiate solo che vi sono davvero
molto molto grata.
Romi
CAPITOLO 5
RIVELAZIONI
Pov Edward
Lei, il mio amore
Leggera
come una farfalla scese dall'auto, lentamente s'incamminò
verso la porta di casa mettendo un piede davanti all'altro senza
staccare gli occhi dall'asfalto viscido.
Aveva paura
di cadere la mia piccola, aveva timore che il ghiaccio sulla strada le
facesse perdere, il suo già precario, equilibrio.
Non la
vedevo da più di un anno, da quando due Natali precedenti era
venuta a trovare il padre, io le avevo potuto dare solo uno sguardo da
lontano, di sfuggita, poichè trascorse quei tre giorni rintanata
in casa per la troppa neve ed il troppo freddo, in compagnia di Charlie e della famiglia
Black.
Questi
ultimi erano amici intimi del padre, Billy Black le sue figlie e il
figlio Jacob, la moglie era venuta a mancare qualche anno prima. Erano
nativi americani ed abitavano nella vicina riserva di La Push.
Jacob, che
aveva più o meno la stessa età di Bella, fu per
lei un compagno di giochi in tutte le estati trascorse col
padre, quindi tra loro dopo anni si era instaurata una profonda
conoscenza e confidenza, come capita fra amici di lunga data. In
quell'occasione però mi accorsi che anche lui ormai era cresciuto, e
stava venendo sù molto bene, cioè sicuramente il sesso
femminile non lo avrebbe giudicato negativamente. Era molto alto,
muscoloso capelli e occhi scuri, la carnagione olivastra. Bella quando
gli stava accanto spariva, lui la sovrastava completamente. E fu
notando proprio questa cosa che quel benedetto Natale per la prima
volta avvertii uno strano formicolio alla bocca dello
stomaco, un fastidio che sul momento non seppi identificare, ma poi
capii.
Era gelosia, ero geloso di Jacob e della possibilità che lui aveva di starle così vicino.
Bella aveva sedici anni.
Da quel
momento fui cosciente che quel sentimento mi avrebbe colto
innumerevoli volte e senza un motivo apparente. Magari solo immaginando
tutti i ragazzi che le sarebbero ronzati intorno, compreso Jacob. E
chissà in quanti modi diversi avrei smaniato per sapere come
avrebbe reagito lei alla cosa, cioè se gradiva o meno
l'interesse da parte di qualcuno.
Ma anche quella volta mi consolai.
Ripensai
alla promessa che lei mi aveva fatto anni prima e continuai ad
aspettare vivendo di questo, prima o poi l'avrebbe mantenuta.
Una mattina il cellulare vibrò nella mia tasca.
Alice, che sarà successo?
Andai a caccia con Emmet mio fratello, compagno di Rosaly altra sorella
acquisita. Con lui uscivo volentieri, perchè il suo carattere
gioioso e a tratti strafottente riusciva a mettermi sempre di buonumore.
"Eddiieddii, corri a casa presto" strillò la pazza
"Perchè? Mi stai facendo paura Alice, cosa è accaduto"
"No, nessuna paura Ed solo tanta, tanta gioia...l'angelo torna in Paradiso"
sorrisi, quella era la parola d'ordine.
Bella tornava a casa.
"Scusa fratello, ma devo andare" dissi al mio compagno di caccia
"Cosa? Ch'è successo Ed?"
"Il mio angelo torna a casa" risposi in trance
"Chee?" chiese confuso, ma i ero già sparito fra gli alberi
Mi
precipitai giù per il sentiero, lasciando Emmett da solo in
mezzo ai boschi, non avvertii più nemmeno la sete.
Corsi a
più non posso verso casa, Alice mi aspettò seduta sul portico
e quando mi vide saltellò verso di me, abbracciandomi.
"Nonsonopazza, nonsonopazza" ripetè felice
"Questo è ancora da stabilire" risposi inarcando un sopracciglio
"Arriva a Forks fra due giorni"
"Ma cosa è successo? Voglio dire...è una decisione così improvvisa"
"La madre.
Sembra stia per risposarsi e viaggerà molto col nuovo marito,
Bella non ha intenzione di spostarsi di continuo e ha chiesto di poter
stare con Charlie"
"Oh capisco" risposi mesto, non trovavo le parole appropriate
"Eeddii ma capisci sul serio?" disse Alice scuotendomi le braccia "lei sta tornando! Ti rendi conto?"
No. Non mi rendevo conto.
Sembrava un sogno, anzi sembrava come se finalmente mi stessi risvegliando un
pò intorpidito da un lungo sonno. I miei sentimenti, messi in
letargo per molto tempo, potevano finalmente ridestarsi.
"Dobbiamo
parlare con Carlisle" Alice era eccitatissima "bisogna organizzare la
partenza, chiedere l'iscrizione al liceo, fornire i documenti,
certificati, nulla osta...poi bisogna cercare la casa, Esme"
urlò "Eeesmeee, la casa dove la vorresti? In collina, in
pianura? Trovato! In mezzo al bosco..." mi strizzò un occhio
complice e si fiondò all'interno in cerca di nostra madre.
Presi un lungo respiro.
La mia nuova vita stava per avere inizio.
Bella
arrivò da suo padre una grigia mattina di gennaio, io la volli
vedere anche se solo per qualche minuto, dovevo accertarmi che fosse
davvero tornata.
E adesso era lì ad un centinaio di metri da me, aiutava Charlie a portare dentro la sua roba.
Aveva i
capelli lunghissimi che le coprivano le spalle per metà, il
colore marrone era arricchito da riflessi rossi che illuminavano ancora
di più il viso perfetto, se possibile mi sembrò ancora
più bella.
Da lì a qualche mese l'avrei incontrata a scuola, il nostro arrivo a Forks era previsto per marzo.
Soltanto altri due mesi.
E finalmente arrivò quel giorno...
Sapevo per certo e senza ombra di dubbio, che quel muscolo era morto.
Eppure io lo sentivo battere.
Già, sentivo distintamente il martellare impazzito del mio
cuore fermo da centouno anni, che tentava di bucarmi il
petto in cerca di una via di fuga.
Avevo paura,
tanta paura che quando mi avesse visto non le sarei piaciuto, terrore
che le sarei stato indifferente, che non sarei stato
adeguato.
Troppo pallido, troppo magro, troppo timido. Troppo vampiro...
E se
stavolta il suono della mia voce non avesse avuto nulla di familiare,
come era accaduto in passato? Avevo aspettato per così tanti
anni, per diciassette lunghi ed interminabili anni e adesso che era
arrivato il momento della verità, ero scoraggiato da mille dubbi
e paralizzato dalla paura.
Bella mi avrebbe incontrato, faccia a faccia, come suo compagnio di scuola.
Giunti al
parcheggio Alice mi prese per un braccio facendomi strada, ero
così teso da non riuscire nemmeno ad articolare ritmicamente un
piede davanti all'altro.
"Ti vuoi calmare brutto scemo?" mi disse stringendo ancora di più la presa sul braccio
"Senti
Alice ma se dovessi svenire, proprio qui davanti a tutti, e proprio
adesso. Sarebbe poi davvero così imbarazzante come prima
comparsa in una scuola nuova?"
"Ooccheii
Eddy adesso smettila, an-drà tu-tto be-nee" mia sorella
ebbe il tempo di scandire queste tre beneauguranti parole ed io mi
bloccai in modalità, statua di marmo.
"Aalicee" mormorai
"Che c'è adesso, devi andare al bagno?" come se fosse possibile!
"Mi chiedevo, per caso hai dimenticato...o -per meglio dire- omesso di informarmi di qualcosina?"
parlai digrignando involontariamente i denti.
La scena
che mi si presentò davanti fu talmente inaspettata e così
fuori posto in quel momento, che ebbi voglia di morsicare il collo di
mia sorella in maniera violenta.
Bella era
davanti all'entrata principale e aveva le dita della sua mano
intrecciate a quelle di un ragazzo molto alto, tanto da sovrastarla.
Lui le parlava vicino al viso, troppo vicino, lo riconobbi subito.
Era Jacob Black.
"No Eddy,
non ho proprio dimenticato nulla, perchè?" il tono della sua
voce era così dannatamente indifferente che non ebbi dubbi sul
fatto che stesse mentendo.
"Ma niente
di importante in realtà, sai?" dissi sarcastico "vorrei solo
sapere perchè non mi hai avvisato che avrei visto la donna della
mia vita mano nella mano con un altro, anzi...toh" continuai isterico
"lui le ha appena dato un bacio sulla bocca...suullaboccaa" misi
quattro dita sugli occhi, non li volli guardare.
"Oh ma di
chi parli? Dello spilungone? Non ti preoccupare" rispose, la presto
decapitata Alice, facendo con la mano il gesto di cacciare via l'aria
"Quello non conta niente, spuff" ma i crampi della gelosia presero a mordere il mio lo stomaco.
Jacob le aveva toccato le labbra con le sue e lei lo lasciò fare.
Bella che fai? Pensai deluso
"Non conta
niente?" li indicai di nuovo "e per contare qualcosa per lei che
dovrebbe fare? Prenderla lì sui gradini, seduta stante" le
ultime parole fecero affiorare una dose di veleno caldo in gola, ero
sull'orlo di una crisi isterica.
"Edward
Cullen adesso smettila!" disse Alice inalberandosi "Non permettere alla
la gelosia di mandare tutto all'aria. Hai una missione da compiere
ricordi? Io non ti ho mai detto che sarebbe stata una passeggiata,
nè che lei ti sarebbe caduta ai piedi la prima volta che ti
avrebbe visto, e comunque.." aggiunse ammiccando compiaciuta "il
gigante tonto non ha sconfinato, sta tranquillo. Lei non glielo
permetterà, inconsciamente si sta conservando per te. Mica
morirai per qualche bacetto.. E adesso muovi il sedere e andiamo in
aula"
"Alice
quello l'ha toccata, l'ha baciata, a me basta per dichiararlo
sconfinamento. Se la tocca ancora io..." risposi intento a controllare
verso quali parti del corpo di Bella si spostavano le mani del marpione
indiano
"Che fai? Lo picchi? Lo mordi? Gli stacchi la testa?"
"No..che dici, sai che non potrei mai farlo"
"E allora?"
poi cambiò tono e divenne improvvisamente dolce "ascoltami
Edward, Bella è giovane ed anche molto carina, è normale
che i ragazzi le vadano dietro, ed è normale che lei ne abbia
trovato uno con cui voler stare. Ma tu non devi preoccuparti, siamo
solo all'inizio...capisci?" pensai che quelle parole volevano dire: sappi che il peggio deve ancora arrivare "Per la tua gelosia, ti basti sapere che non ci ha fatto l'amore, va bene?"
"Lasciamo
stare, andiamo" risposi abbattuto e provando pure un pò di
disagio. Non mi aspettavo di certo che la mattina iniziasse
così, nè che mia sorella dovesse tranquillizzarmi sulla
vita...sessuale della mia piccola.
Anche se ormai pensai amaramente non era più nè mia nè piccola.
Quella mattina per la prima volta i nostri sguardi si incrociarono.
Alice teneva il mio braccio in una morsa, voleva incoraggiarmi, ed io decisi di usarlo quel coraggio.
Quando fui
loro così vicino da sfiorare la schiena di Jacob, piazzai i miei
occhi su Bella specchiandomi in quella colata di cioccolata calda. Lei
avvertii la carezza del mio sguardo su di sè e per pochi
istanti che mi parvero infiniti, rimanemmo impigliati l'uno negli occhi
dell'altro.
Volevo annegare in quel mare marrone.
Solo pochi secondi ma bastarono a farmi rivedere tutti gli attimi passati con lei da bambina.
Le notti a vegliarla i giorni a proteggerla, e i lunghi e tediosi anni trascorsi ad attenderla crescere e farsi donna.
E alla fine conclusi che dopo tutto, ne era valsa la pena e semplicemente per un motivo.
Io l'amavo.
Non la conoscevo, vero. Eppure era amore quello strano calore che mi avvolse guardandola negli occhi.
Era amore quella inspiegabile frenesia che avevo di averla vicina, era
amore quella incontrollabile smania di volerla sfiorare, ed era per
amore l'acuto dolore che avvertivo vedendo un altro che le baciava le labbra.
Pov Bella
Il mio eroe
Ricordai che da bambina mia madre per un periodo fu seriamente preoccupata per la mia sanità mentale.
Già.
Per mesi ebbe paura che io non fossi una bambina normale, uguale agli altri, ma che fossi un pò matta.
Il motivo era semplice.
Quando
avevo cinque anni, un pomeriggio di fine estate di punto in bianco le
raccontai una storia, che lei naturalmente ritenne assurda. Le dissi
che da sola mi ero avventurarata nel bosco a fare una passeggiata e che
quando pensavo di essermi smarrita il guardiano del bosco mi riportò a casa. Salutandomi questo guardiano mi fece
promettere che non mi sarei più avventurata da sola in quel
posto, amenochè non fossi andata in compagnia di un adulto. Per
me quell'individuo divenne un eroe, ammesso che lo avessi incontrato
per davvero.
All'inizio
lei non ci diede tanto peso, pensò ad una storiella partorita
dalla fervida immaginazione di una bimba troppo vivace. Ma da quel
pomeriggio di settembre, io non smisi più un attimo di parlare
di lui con chiunque, lo descrissi perfino fisicamente con dovizia di
particolari e questo la inquietò. Quando poi il giorno in cui
partimmo per Phoenix le dissi che Lui, il mio eroe del bosco di notte
venne a salutarmi e mi regalò persino un orso di pezza,
pensò che forse era il caso di farmi vedere da uno pschiatra
infantile, uno bravo.
Ma io il mio eroe lo incontrai per davvero, almeno fui convinta di questo per tanti anni nella mia testa di bambina.
Dopo il
trasferimento nella nuova città però, lui non si fece
più vedere neppure nei miei sogni e così pian pian il
ricordo scemò, fino a rimuoverlo quasi completamente.
Quasi
appunto, perchè a distanza di dodici anni ero sicura che gli
indimenticabili occhi color oro del mio eroe mi stessero fissando.
Erano gli occhi del nuovo alunno di cui si parlava a scuola da qualche
giorno.
"Hey
che ti prende?" disse Jacob, mentre intento a darmi un altro bacio
sulle labbra io mi scansai, rapita da due fari dorati che reclamavano
la mia attenzione.
Non so per
quanto ci fissammo, forse cinque o forse dieci secondi ma bastarono a
catapultarmi indietro nel tempo. A quando un pallido ragazzo dalla voce
gentile mi trovò nel bosco, e chiamandomi per nome mi
riaccompagnò a casa. Avevo completamente rimosso questa
fantomatica storia fino a quel giorno, bastò uno sbattito di
ciglia di quegli occhi per riportare tutto a galla nella mia memoria.
In quel frangente mi sembrò che fosse lui a fissarmi, il mio eroe.
Bella ma tu ci fai o ci sei? Questo mi chiesi.
Ovvero
quella era solo una storia che la mia fervida fantasia di bambina
allora elaborò, non poteva essere accaduta sul serio. O forse
sì?
Furono solo pochi istanti, pochi eterni istanti.
Poi varcò la soglia, perdendosi fra i corridoi della scuola superiore di Forks.
Era meglio che mia madre mi ci avesse portato dallo strizzacervelli pensai ad alta voce
"Bells? Ma che stai blaterando, si può sapere?" Jacob, il mio ragazzo si avvicinò di nuovo alla mia bocca
"Emh scusa Jake, pensavo ad alta voce. E' meglio che vada adesso" dissi picchiettando il dito sul suo orologio
"D'accordo
piccola, prima volevo dirti questo..." rispose e bisbigliò
qualcosa al mio orecchio, quindi mi stampò sulle labbra il bacio
a cui ero riuscita a sfuggire poco prima e mi salutò "ti passo
a prendere
all'uscita" io abbozzai un sorriso, mi staccai dalla sua presa di ferro
e feci strada verso l'aula di biologia.
Jessica,
l'amica più stretta -per così dire- che avevo a Forks, mi
attendeva impaziente per entrare in classe, e da come sorrise giuliva
aveva
già adocchiato il nuovo arrivato. Non era una cattiva ragazza,
ma il suo cervello alle volte pesava meno di un canarino.
"Ahh Bella hai visto quanto è carino?" volevo ben dire, gli aveva già messo gli occhi addosso
"Ma chi?" feci la gnorri e risposi ad una domanda con un'altra
"Come chi?
Ti è appena passato davanti. Il nuovo alunno Edward Cullen, la
ragazza con lui è la sorella Alice. Molto carina anche lei, ha
davvero un bel portamento"
"Oh no! Ma
ti pare che mentre sto con Jake mi metto a guardare un altro? Geloso
com'è mi avrebbe fatto una scenata" mentii,
altrochè se l'avevo guardato...mi ero ubriacata di quegli occhi
"Addirittura, per un'occhiata"
"Jessi tu non lo conosci, è geloso pure di te a momenti"
"Un tantino esagerato per i miei gusti"
"Anche per i miei ma...lo amo" almeno credo, pensai stringendomi nelle spalle
"Contenta tu..." rispose lei ed entrò in classe, contenta io ripetei fra me
Stavo con Jacob da più di un anno, anche se mi ero trasferita a Forks solo da due mesi.
Per tanti
anni da piccoli trascorremmo le estati insieme, poichè per
le vacanze venivo sempre a trovare mio padre. Il resto dell'anno vivevo
a Phoenix con mia madre.
Chiaramente, per chi ancora nutrisse dei dubbi rientravo di diritto nella categoria adolescente figlia di genitori divorziati.
Per me ad
un certo punto fu del tutto naturale accettare di diventare la sua
ragazza (anche se abitavamo in città diverse) quando due Natali
prima me lo aveva chiesto. Lo conoscevo da sempre, era l'unico ragazzo che mi
conosceva davvero, e che io conoscevo. A Phoenix non guardavo oltre il
mio naso, anche se ogni tanto qualcuno si avventurava nel mio mondo, ma
io lo facevo desistere immediatamente.
A Dicembre
scorso mia madre si risposò con un uomo (Phil) che per lavoro
doveva trasferirsi periodicamente, allora presi la palla al balzo e
chiesi di tornare a Forks, per stare con mio padre e naturalmente con
il mio ragazzo.
Jacob era bello, forte, protettivo mi dava sicurezza.
L'unica pecca, la sua smisurata gelosia.
Questa spesso era motivo di liti fra noi, alcune volte piuttosto accese che mi inducevano a riflettere.
Poi però si faceva la pace, e tutto passava.
In realtà, c'era un'altra cosa che mi rendeva pensierosa, ma quando mi balenava in testa la scacciavo subito.
Noi non avevamo mai...si insomma non avevamo mai consumato, cioè
oltrepassato la linea di non ritorno in un rapporto, anche se da quando
vivevo a Forks lui aveva cominciato a girarci intorno.
Non lo chiedeva esplicitamente ma mi pungolava con piccoli gesti o frasi inequivocabili.
Io però non avevo nessuna intenzione di varcare quella linea di confine, nella maniera più assoluta.
Non ero pronta, o forse non volevo varcarla con lui, non saprei dire esattamente.
Comunque il solo pensiero mandava in tilt il mio sistema nervoso.
Anche quella mattina davanti a scuola, era quello che Jacob aveva bisbigliato al mio orecchio
"Dio quanto ti amo Bells...ti desidero da morire, voglio che tu sia mia...in tutti i sensi, MIA in tutti i sensi"
Ed io invece, mi persi negli occhi di un altro.
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Capitolo 6 *** Cap. 7 Chi sei tu... ***
DDDDDDDDDDDD
Scusate
l'anticipo, ma non ho resistito, se questo capitolo vi piacerà un decimo di quanto a me è piaciuto scriverlo,
specialmente l'ultimo pov di Bella, mi potrò considerare
più che soddisfatta.
Quando ho iniziato a scrivere
questa ff, non sapevo esattamente come si sarebbe evoluta la storia,
tutto è nato per caso ed anche troppo in fretta, ma vi assicuro
che mai avrei creduto che potesse essere così bello scrivere di Edward Cullen e Bella Swan in questo
modo.
Aspetto vostri giudizi e alla prossima, come al solito
VI RINGRAZIO TUTTE ED INDISTINTAMENTE.
Siete davvero stupende.
ps
il rating rosso è solo accennato perchè i protagonisti
della scena non solo quelli giusti, cioè ricordatevi che sono
pur sempre TeamEdward. Quindi presto vi assicuro che leggerete cap
colorati di un bel rosso acceso.
ps 2 per
rispondere a chi pensa che Ed sia troppo timido, non sarà certo
questo aspetto del suo carattere a fermarlo dal conquistare Bella. Ho
solo voluto rendere l'idea di quanto la timidezza lo renda vulnerabile
davanti ad un amore così grande ed inatteso, e poi concordo con
chi dice che è da strapazzare di coccole.
alla prossima
Romi
CAPITOLO 6
CHI SEI TU?
Pov Eduard
Stupido
Lui era lì, l'aspettava seduto sulla moto di grossa cilindrata,
lei gli si avvicinò e dopo avergli schioccato un vistoso bacio
sulla bocca, si inforcò il casco e si accomodò sul sedile
posteriore ancorandogli le braccia alla vita.
Sgommando Jacob partì veloce, un sorriso compiaciuto e di possessione gli affiorò sulle labbra.
Sulle mie invece, affiorò solo tristezza.
Gli angoli della mia bocca si piegarono in una smorfia di delusione.
Ma cosa pretendevo? Che stupido!
Prima di uscire dal parcheggio della scuola Bella mi lanciò
un'ultima occhiata del tutto indecifrabile e questo acuii il
senso di inadeguatezza che provavo.
Avevo balbettato tutta la mattina, senza considerare inoltre che
rovinai con la mia presenza le uniche due ore di lezione che avevamo
condiviso, spagnolo e ginnastica.
Nella prima praticamente la obbligai a cambiare banco, nella seconda
ancora peggio; da quel giorno e per tutto il resto del semestre avrebbe
dovuto giocare a pallavolo, cosa che lei odiava.
Si può essere più stupidi? Avrei dovuto informarmi prima sui corsi e le sue attitudini, invece...
Fui sorpreso e non poco quando mi rivolse la parola.
Ma poi, avessi formulato una frase di senso compiuto!
Le parole uscivano dalla mia bocca senza capire ciò che dicevo e se mai avessero una logica.
Bastava solo che il suo sguardo si posasse su di me (e lo fece per
quasi tutto il tempo) ed io non capivo più nulla, mi immergevo
nel mare calmo dei suoi occhi marroni e mi lasciavo cullare dal rumore
dello sbattere delle sue ciglia.
E poi le sue labbra, le sue perfette e sicuramente morbide
labbra...avrei tanto voluto sfiorarle anchi'io, per sapere se erano
davvero così morbide come apparivano.
Probabilmente mi guardava a quel modo perchè era sconvolta dai miei occhi, ne era sicuramente impressionata.
Color miele, a tratti gialli.
Nella nostra razza avere l'iride chiara era indice di sazietà,
quando la fame/sete si faceva sentire cominciavano a scurirsi.
Il mio obiettivo era quello di non avere mai sete, altrimenti cambiando
colore ai miei occhi, l'avrei impressionata ancora di più.
Pov Bella
NO!
Jacob mi aspettava fuori, la prima cosa che feci quando lo vidi fu
baciarlo con passione, reazione al senso di colpa che attanagliava le
mie budella.
Tutta colpa di Eduardo, e questo è solo il suo primo giorno, pensai.
Prima di sparire oltre il parcheggio della scuola, gli lanciai
un'occhiata furtiva volevo rivedere i suoi splendidi occhi un'altra
volta prima di concentrarmi solo su quelli neri del mio ragazzo.
Ed i suoi erano lì, che aspettavano i miei, richiamati da un
segnale muto ma chiarissimo per entrambi. Mi fissavano tristi o forse
semplicemente indifferenti.
Jacob sfrecciava con la moto sembrava aver fretta di arrivare a casa
mia, la cosa mi inquietò in considerazione del fatto che mio
padre sarebbe rincasato solo nel tardo pomeriggio, se non addirittura
per sera.
E nella mia testa rimbalzavano le parole che mi aveva sussurrato al mattino
ti desidero, voglio che tu sia mia...in tutti i sensi
"Allora com'è il nuovo alunno" chiese una volta in camera mia disteso sul letto
"Chi?" risposi sforzandomi di avere un tono indifferente
"Quel Cullen, il tipo di cui parlava Jessica l'altra sera...doveva
arrivare oggi, no? La faccia nuova che ho visto all'uscita..." cercava
una conferma
"Ah si Cullen, è uno sfigato di una imbranataggine unica" risposi
Potevo essere più cattiva? No.
E' dolcissimo, gli avrei voluto urlare ma non potevo lasciarmi sfuggire
nessun dettaglio positivo su di lui o Jake mi avrebbe fatto una scenata.
"Non avevo dubbi, sembra proprio un pesce lesso e anche un pò stupido"
Volevo tirargli un pugno sul naso, passi pesce lesso...ma stupido?
Come faceva a dire che era stupido, se non aveva scambiato con lui neanche una parola?
Non dissi nulla, mi limitai a guardarlo in piedi accanto al letto.
Posto sbagliato però...avrei dovuto stargli lontana, molto lontana.
Jacob ad un tratto mi prese per la vita facendomi cadere su di lui, non
mi resi conto neanche in che posizione fossi, fino a quando non mi
ritrovai col suo torace schiacciato sul mio.
Avevo le sue mani dappertutto.
"Jacob.." sibilai appena.
"Ssh...Bella mi stai facendo impazzire" disse spostandosi sotto
la mia camicetta e coprendo a coppa il mio seno destro dopo aver
superato anche il reggiseno
"Jacob, per favore smetti..." lo pregai "potrebbe arrivare mio padre"
"E' presto, non sarà a casa prima delle cinque e mezza e poi mi pare che stai apprezzando"
il mio corpo infame infatti tradiva le mie parole, il seno s'inturgidì
sotto le sue dita, forte di questo continuò a baciarmi e
toccarmi, sempre più in profondità.
Per un pò lo lasciai agire, non ero certo indifferente a quello
che mi stava facendo, stavamo insieme da un pò ed il sesso fra
noi (anche se entro certi limiti) c'era sempre stato.
Ma non saprei spiegare, ad un tratto mi sentii come osservata, come se
uno scrutatore solitario stesse leggendomi dentro e mi stesse
domandando
Bella perchè lo lasci fare? Sei sicura che sia giusto? Lo ami davvero? E lo ami fino a questo punto?
Ero certa che quel giorno se lo avessi lasciato fare, sarebbe andato oltre l'abituale.
Oltre il famoso confine che non volevo varcare, eravamo soli lui mi amava e mi desiderava...
Ed ebbi la conferma che avrei dovuto fermarlo quando mi sbottonò
i jeans e indugiò sull'elastico delle mie mutandine
"Jacob basta, per favore fermati" la mia mano bloccò la sua
"Perchè?" disse con voce roca e suadente al mio orecchio
"Bells è da tanto che aspetto...ormai è da troppo tempo, voglio
fare l'amore con te, voglio che tu sia mia"
"Jacob non adesso..."
"Si adesso invece, è tutto così perfetto amore, sarà fantastico, di cosa hai paura?"
Di non amarti abbastanza urlai nella mia testa, perchè non un
fiato uscii dalla mia bocca, e lui riprese a fare ciò che
aveva interrotto abbassandomi di poco le mutandine ed infilando la mano
fra le mie pieghe più intime. Preludio di qualcosa di più
grande.
Restai immobile e chiusi gli occhi non riuscii a muovere un
muscolo, attesi inerme l'inevitabile fino a quando sentii la sua eccitazione
toccarmi l'interno della coscia. E poi quando infine capii che stava
armeggiando con la chiusura dei suoi pantaloni, l'inaspettato si
materializzò nella mia mente.
Due occhi color dell'oro tristi e bellissimi mi apparvero e la vocina tornò a farsi sentire
Non ti azzardare a farlo andare avanti brutta scema, fermalo immediatamente o te ne pentirai
"Mi dispiace Jacob ma non posso, scusami ti prego..." aprii gli
occhi di scatto e riuscii a divincolarmi schizzando fuori dal
letto. A tempo di record, ero già bella e rivestita, lasciando
Jacob di sasso.
"Bella io davvero..non ti capisco" disse infastidito rivestendosi a sua
volta "va tutto così bene tra noi..." scuoteva il capo deluso "ma
a volte sembra quasi che io ti dia fastidio, anche solo se ti sfioro"
"Ma che dici Jake, come fai a pensare una cosa del genere?" mi
accoccolai di nuovo al suo fianco e lasciai che mi accarezzasse i
capelli "forse non mi sento pronta, tutto qua...lo sai che ti amo" le
ultime due parole suonarono false anche a me.
"No Bells, io non lo sò, se mi amassi quanto ti amo io...mi
vorresti anche tu allo stesso modo..." detto questo si alzò dal
letto mi baciò sulla fronte e andò via.
Una brava ragazza innamorata gli sarebbe corsa dietro, invece io lo lasciai andare.
Sentii la porta d'ingresso sbattere rumorosamente e la moto sgommare a
tutta velocità, l'avevo fatta forse troppo grossa, ma non
riuscivo a pentirmene.
Rimasi a fissare il vuoto per alcuni minuti poi infilai la giacca a
vento e corsi fuori verso il bosco, l'unico luogo che forse avrebbe
potuto aiutarmi a capire cosa c'era che non andava in me.
Pov Edward
Fiele
Le mani di Jacob erano dappertutto.
Dal mio albero di fronte la stanza di Bella vidi ogni cosa.
Lui l'aveva spinta sul letto e aveva cominciato a baciarla e poi a
toccarla ovunque, ogni centimentro del suo corpo veniva esplorato dalle
sue grosse e rudi mani.
Prima sopra la stoffa leggera degli abiti, poi le scostò la
camicetta e prese a toccarle la pelle nuda, spostandosi sempre
più in giù.
Voltai la testa, non riuscii a guardare oltre, la nausea mi assalì.
Feci un salto lunghissimo atterrando pesantemente sull'asfalto, misi
così tanta forza che addirittura lasciai un solco sul terreno,
quindi corsi via.
Perchè ero andato lì? Non saprei...forse
curiosità, curiosità di vederli insieme, curiosità
di sapere in che modo lei lo amava.
Ma non avrei voluto certo assistere a questo.
Mi rifugiai in camera, in attesa che scendesse la notte per andare a
caccia...anche se più che voglia di nutrirmi avevo voglia di
vomitare.
Vomitare la rabbia e il senso di ribrezzo che si erano impossessati di
me quando vidi le dita di Jacob insuarsi fra le gambe di Bella
Alice mi aveva avvisato che non sarebbe stato facile, che avrei dovuto
armarmi di tanta pazienza ma io temevo di non essere pronto ad
affrontare tutto questo.
Nonostante le sue rassicurazioni su quel versante, non ero davvero preparato ad affrontare tutto questo.
Mi sforzai di pensare ad altro, altrimenti sarei impazzito di sicuro.
Ma se distrattamente chiudevo gli occhi l'immagine era lì, nitida.
Jacob si muoveva frenetico sul corpo, tenero e delicato del mio amore,
e la sua bocca con fare lascivo le baciava il viso il collo e poi
più giù...sempre più giù.
Deglutii a vuoto.
Era davvero amaro il sapore della gelosia, fiele.
Amarissimo fiele.
Non attesi il buio, andai nel bosco molto prima del tramonto.
Pov Bella
Tempesta
Il debole e quasi inesistente sole, tentò di fare capolino oltre
la coltre di nuvole che si facevano largo con prepotenza nel cielo di
Forks, ma da questa ipotetica gara il primo ne uscì ancora
sconfitto, allora il cielo prese a trasformarsi in una sorta di tavola
d'acciaio, grigia e minacciosa di pioggia.
A me nonostante tutto questa cosa piaceva, questa attesa di temporale rendeva l'aria frizzante ed elettrica.
Ed era così che mi sentivo anch'io, in attesa.
Attendevo che la pioggerella leggera, che per anni aveva bagnato la mia
vita fino a quel momento si trasformasse in un vero e proprio
temporale.
Percepivo l'aleggiare di scariche elettriche fendere l'aria.
Aria di tempesta, presto nella mia vita.
Certo la lite con Jacob aveva contribuito non poco a farmi sentire
così, era stata una lite seria scaturita da motivazioni davvero
importanti. Lui voleva da me, molto di più di quello che io in
quel momento ero disposta a dargli.
Ma la mia vera inquietudine nasceva da un'altro fatto, era stata la mia
reazione all'incontro con occhi dorati, a destabilizzarmi. Pensavo a
lui e non ne capivo il motivo, addirittura poco prima di fare l'amore
per la prima volta col mio ragazzo, avevo visto i suoi occhi color
dell'oro che mi imploravano di non farlo.
Solo otto ore, ripetevo stupita, erano trascorse solo otto ore da
quando lo avevo visto per la prima volta, ma erano bastate a scuotere
la mia tranquilla routine quotidiana.
Le prime gocce presero a bagnarmi i capelli, mi cacciai il cappuccio
della giacca a vento sulla testa e mi rifugiai sotto una rientranza di
roccia, completamente ricoperta di muschio, non avevo ancora intenzione
di tornare a casa nonostante mancasse meno di un'ora al tramonto.
Dovetti appoggiare con forza la schiena alla parete, perchè il
terreno viscido non mi consentiva di stare ferma e le suole della
scarpe da ginnastica continuavano a farmi scivolare verso la fanghiglia
creata dalla pioggia.
Quindi decisi di sedermi su una roccia che sporgeva dal terreno,
evitandomi così una eventuale caduta, e fu solo in quel momento
che misi bene a fuoco dove mi trovavo e ciò che mi circondava.
A quel punto lo vidi.
Di fronte a me, non tanto lontano da dove ero io, forse a venti o
trenta metri, dietro di lui una grande pianta di felci si ergeva
rigogliosa.
"Dio" mormorai piano "è lui..." si era già accorto della mia presenza perchè mi fissava incredulo.
Esattamente ed inevitabilmente, era lui.
Edward, occhi dorati
Edward, timido dolcissimo ragazzo
Edward, guardiano del bosco.
Edward, il mio eroe.
Edward, il mio guaio.
Era Ed.
Non mi stupii neppure di trovarlo lì perchè la
scena davanti ai miei occhi, fu la stessa di dodici anni prima.
Io e lui soli nel bosco, io persa e lui che mi ritrova
"Bella" disse avvicinandosi lentamente, "cosa fai qui?" nel parlarmi
usò lo stesso tono di voce che ormai conoscevo, tradiva timore
ed imbarazzo
"ti prenderai un raffreddore sotto la pioggia, torna a
casa"
"Ed" lo chiamai senza esitazione, senza dubbi o remore "Ed..."
"Si?" rispose ormai a pochi metri da me, non attese che parlassi di
nuovo "dai Bella, ti riporto a casa" e mi porse la mano, per farmi
alzare dalla dura roccia.
Il déjà-vu tornò nella mia mente.
"Eeed" pronunciai per la terza volta "io...ti conosco, vero?"
Dove esattamente volessi andare a parare, mi era ancora oscuro, ma ero
spinta da qualcosa di sconosciuto che aveva origine da dentro il mio
corpo, e lo volli assecondare.
Mi guardò sorpreso, stupito ma oserei dire quasi contento di ciò che gli avevo chiesto
"Tu mi conosci?" ripetè accennando un sorriso
"Io...ho come la sensazione di averti già conosciuto, qui in
questo stesso posto, dodici anni fa...ero una bambina di cinque anni e da sola mi
avventurai nel bosco. Un ragazzo mi trovò e mi riportò a
casa e..." ero indecisa se continuare la frase e farmi prendere per
pazza, oppure dirgli lascia perdere è solo una stupidaggine e
comunque forse sono pazza.
Ma scelsi la prima opzione
"Eri tu quel ragazzo, voglio dire ricordo, mi ricordo di lui e...aveva
la tua faccia, i tuoi capelli e soprattutto" colmai la poca distanza
fra noi, spinta dalla necessità irrefrenabile di toccarlo.
Con calcolata lentezza misi l'indice della mia mano destra sulla
palpebra del suo occhio sinistro, fino a sfiorargli il sopracciglio
umido.
Lui non si mosse, al mio tocco chiuse gli occhi e si lasciò
accarezzare da me, come se fosse la cosa più naturale del mondo,
come se non avesse atteso altro che questo per tutta la vita.
Tutto ciò avvenniva mentre la pioggia continuava imperterrita a
scendere su di noi, inzuppandoci i vestiti e inzaccherandoci le scarpe,
ma noi la notammo appena.
"Bella..." sussurrò sempre ad occhi chiusi "se ti dicessi che sono io quel ragazzo, mi crederesti?"
"No" risposi di getto, cosa altro potevo dire?
Però poi non potei fare a meno di considerare, perchè mi
assecondi? Perchè non mi dici che sono pazza e sto farneticando?
Era del tutto illogico
"Allora non sono io quel ragazzo" rispose
"E se invece..." continuai, mentre con tutta la mia mano scendevo ad
esplorargli la mandibola squadrata per poi arrivare a tracciare il
contorno delle labbra rosse e grondanti di pioggia "ti dicessi di
sì, io credo che il ragazzo di quel giorno fossi tu"
"Allora..." rispose prendendo un lungo respiro, come se gli costasse
fatica pronunciare ciò che stava per dirmi "ti direi che
sì...il ragazzo di quel giorno sono io" aprii gli occhi di
scatto e mi fissò, aspettando immobile la mia reazione.
Non saprei dire il perchè, ma ebbi la certezza matematica, che stesse dicendomi la verità.
Sempre più confusa, mi arrovellai il cervello, nulla aveva senso
nè la mia domanda, nè tanto meno la sua risposta.
Tutto era incoerente e come già avevo pensato prima, illogico.
Irreale, o addirittura surreale.
Mi sentii sospesa in un'altra dimensione, la scena di noi due in
mezzo al bosco sotto una pioggia incessante cominciava ad assumere i
contorni sfocati di un sogno in dormiveglia.
"Edward non è possibile..." risposi perplessa "è tutto così assurdo..."
"Lo so" sussurrò, e ripresi con l'indice a sfiorargli la
bocca "non è razionalmente possibile, Isabella" e piegò le
labbra fino a stamparmi un bacio sulla punta del mio dito.
A quel punto, ebbi voglia di fare quello che per nessuna ragione al mondo avrei dovuto.
Mai.
Perchè ho un ragazzo
Perchè lo conosco da otto ore
Perchè romperà il già fragile equilibrio della mia vita
Perchè niente sarà più come prima
Perchè mi sta facendo ammattire
Perchè non gli ho chiesto cosa ci fa qui
Perchè sto sognando e tutto ciò non può essere reale
Perchè non ha senso, perchè...
Non trovai più motivazioni da aggiungere al mio elenco e di slancio lo baciai.
La pioggia il vento, lo scorrere del tempo, il sogno la realtà,
la pazzia la coerenza, non volli sentire nè pensare ad altro se
non al gelido e appassionato tocco delle sue labbra sulle mie, il resto
del mondo sparì nell'esatto momento in cui mi avvinghiai a lui.
Dopo un primo momento di smarrimento rispose al mio bacio.
Fu di una dolcezza sconvolgente, prese il mio viso tra le mani e
cominciammo a scambiarci tante umide carezze con le labbra, e piccoli
baci senza mai dischiudere le nostre bocche. Ad un certo punto si
scostò e prese a baciarmi le palpebre degli occhi che tenevo
chiusi, il naso la fronte le guance e poi di nuovo le labbra.
Nonostante le sue mani fossero gelate, sentivo che emanavano calore e
mi stavano scaldando il cuore.
Dopo poco mi resi conto di avvertire una specie di tremito, misi le mie
mani sulle sue che erano sempre ancorate al mio viso e capii, il
leggero tremito che sentivo veniva da lì.
Le sue mani tremavano per l'emozione, e quella emozione l'avevo provocata io.
Di contro io non avevo mai provato una simile sensazione, e d'improvvio
sentii un impulso così strano al petto che mi fece paura.
Avvertii una fitta dritta al cuore, così forte da bloccarmi il respiro.
Riaprii gli occhi colmi di lacrime che a stento trattenni e solo con un debole soffio di fiato riuscii a
chiedergli
"Ma...chi sei tu?"
che ne pensate?
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Capitolo 7 *** Cap. 6 Dolcissimo guaio ***
Cap. 6 Dolcissimo guaio
Ciao a tutte, eccomi al nuovo appuntamento, capitolo moolto interessante Edward e Bella si affrontano da compagni di scuola.
Dunque che dire, mi sono divertita
a scriverlo e vi anticipo che il prossimo sarà ancora meglio
perchè comincerete a capire (solo come antipasto), perchè
la mia ff ha il raiting rosso.
Come al solito grazie a tutte, mi
fate davvero bene al cuore e vi assicuro che per me, non è cosa
da poco in questo periodo.
Aspetto vostri commenti...
Romi
IL MIO DOLCISSIMO GUAIO
Pov Edward,
Contatto
Poteva essere più sublime? No decisamente no.
Non ci sarebbe stato al mondo un profumo più buono del suo.
In piedi davanti alla cattedra della professoressa Gomez mi apprestavo a frequentare il mio primo corso insieme a Bella.
Spagnolo, corso sperimentale indicava il cartello appeso sulla porta dell'aula, era la terza ora.
"Ragazzi diamo il benvenuto al signor Cullen, da oggi frequenterà il nostro corso"
"Grazie signora" sussurrai con un
filo di voce, e ringraziai il mio sangue immobile poichè non
sarebbe corso ad imporporarmi le guance per l'imbarazzo di trovarmi al
centro dell'attenzione.
"Allora mi dica ha già frequentato un corso di spagnolo sperimentale prima d'ora?"
"No signora, solo un corso comune" risposi scrollando le spalle
"Bene signor Cullen questo corso
è un pò particolare, perchè apprendiamo non solo
una lingua straniera ma anche la terminologia commerciale per una
eventuale applicazione lavorativa"
"Oh capisco" risposi spaesato, non avevo capito nulla in realtà di quello che la tizia disse, ma annuii ugualmente.
"Non si preoccupi..." si
affrettò a dire forse accortasi del mio viso perplesso "si sieda
al penultimo banco, la farò affiancare dall' alunno che ha
il voto più alto in questo corso così..." mentre prendevo
posto sulla scricchiolante sedia che mi era stata assegnata, un tonfo
secco distrasse la professoressa, che si bloccò dal parlare per
un istante. Qualcuno si era lasciato sfuggire un libro che cadde sul
pavimento facendo un gran baccano "signorina Swan.." era stata Bella
"le dispiace prendere posto accanto al signor Cullen, la signorina
Brown è sicuramente in grado di seguire il corso da sola per il
resto del semestre" mi avrebbe affiancato lei
"Emh, certo signora Gomez"
Bella strisciò
fragorosamente la sedia indietro per consentirle di uscire dalla sua
postazione raccolse i libri dal banco e quello che aveva fatto cadere
per terra, quindi si volse verso la mia direzione. Non mi guardò
negli occhi per tutto il tempo, si sedette sull' altrettanto
scricchiolante sedia accanto alla mia, e aprì il testo ad una
pagina a caso.
Con una lentezza esagerata mi
decisi a guardarle il delicato profilo e mi persi sulla curva del suo
sottile e bianchissimo collo.
Era da lì che giungeva il sublime profumo...vaniglia e fiori di campo.
Lo stesso che avevo sentito il giorno della sua nascita, giorno che avrebbe cambiato per sempre la mia esistenza.
"Mi spiace che hai dovuto cambiare posto" sussurai piano in tono di scuse dopo qualche minuto
"Non preoccuparti" rispose senza distogliere lo sguardo dal libro
"Davvero" continuai a scusarmi "non sapevo fosse un corso sperimentale perchè altrimenti non avrei mai..."
"Ho detto che non importa Eeed" sbottò d'improvviso
Ed...
Toccai il cielo con un dito, il tempo non aveva cambiato nulla, ci facevamo ancora lo stesso effetto.
Lei era la mia piccola ed io il suo Ed.
Nell'istante in cui
pronunciò il mio nome, la vidi scossa da un fremito come se
avesse toccato qualcosa che emanava elettricità
Tre secondi, poi si ricompose e finalmente si decise a guardarmi.
"Non importa Edward...Claire Brown sopravviverà anche senza avermi nel banco con lei" sorrise "io sono Isabella Swan, Bella" mi porse la mano.
Che faccio adesso? Se la tocco sentirà quanto sono freddo
"Piacere di conoscerti Bella" inevitabilmente gliela strinsi
"Piacere mio"
Pov Bella
Bolla
Il libro che avevo fra le mani
cadde fragorosamente sul pavimento, non appena la professoressa di
spagnolo annunciava al nuovo arrivato, che la persona del suo corso col
voto più alto lo avrebbe affiancato
And the winner is..
"Signorina Swan"
ME
"Le dispiace prendere posto
accanto al signor Cullen? La signorina Brown è sicuramente in
grado di seguire il corso da sola per il resto del semestre"
"Certo signora Gomez" risposi,
presi i libri dalla scrivania raccolsi quello che avevo fatto cadere
poco prima e raggiunsi il penultimo banco, dove occhi dorati si era
già seduto.
Aprii il libro di testo ad una
pagina qualsiasi e feci finta di leggere, non avevo il coraggio di
guardarlo in faccia perchè avrei sicuramente ricominciato a
fissarlo.
"Mi spiace che hai dovuto cambiare posto" disse impacciato, ebbi da subito l'impressione che fosse molto timido
"Non preoccuparti" risposi con gli occhi sempre incollati sulle pagine del libro
"Davvero, non sapevo fosse un
corso sperimentale perchè altrimenti non avrei mai..."
farfugliò sempre più impacciato
"Ho detto che non importa Eeed"
Silenzio.
Ed? Come Ed?
Cioè si, era la mia voce, ma non potevo essere stata io a chiamarlo Eeed.
Ma che mi era saltato in mente? Da
quanto lo conoscevo...30 secondi? Cercai di ricompormi,
perchè a pronunciare quel nomignolo avevo avuto come la
sensazione che una scossa elettrica mi avesse attraversato il corpo.
"Non importa, E-dwa-rd" e
sottolineai bene Edward "Claire Brown sopravviverà al semestre
anche senza avermi con lei" stavolta lo guardai e non potei fare
a meno di sorridergli, sembrava così dispiaciuto
"Io sono
Isabella Swan, Bella" gli porsi la mano, lui ricambiò il sorriso
ma tentennò prima di stringerla con la sua. Infine quando mi
toccò sentii di nuovo una scossa, stavolta lungo la schiena, la
sua pella era tanto fredda ma non fu questo a scuotermi, fu altro.
Non saprei spiegare esattamente..ebbi come la sensazione di vivere un deja-vu.
Come se avessi già vissuto la consapevolezza del suo tocco, e delle sensazioni che esso avrebbe scaturito in me.
In sostanza era come se la mano di Edward Cullen in passato, mi avesse già toccato e io me ne rendessi conto.
"Piacere di conoscerti Bella" il
suo sguardo tradiva una strana attesa, come se aspettasse una mia
reazione negativa alla sua gelida stretta
"Piacere mio" ma non feci nessun commento.
Ero troppo intenta a cercare di concentrarmi su un
qualsiasi altro dettaglio del suo viso, i capelli rossicci un pò
scompigliati, il naso perfetto oppure le sue labbra, piene e rosse,
tutto, ma non i suoi occhi.
Ogni tentativo fu vano, mi
catturarono di nuovo...avevano un nonsochè di vagamente
familiare, di sicuro non può essere il ragazzo del bosco
considerai poichè erano passati dodici anni ed Edward doveva avere la
mia stessa età, per forza, e poi quella storia era solo un pazzesco
vaneggiamento di una bambinetta.
Ciononostante non riuscivo a non fissarlo e a non pensare all'effetto del suo tocco.
Smettila Bella, lo metti in imbarazzo così! Non vedi quanto è timido?
Aveva preso a martoriarsi le dita
delle mani mentre lo fissavo, le girava e le contorceva fra loro, poi
forse troppo imbarazzato per continuare a reggere il mio sguardo si
volse e cominciò a fissare immobile la copertina del libro di
testo. Questo suo gesto mi provocò un moto di tenerezza nei suoi
confronti,
è proprio tanto timido.
"Pagina quarantacinque ragazzi,
signorina Brown vorrebbe leggere l'introduzione.." la voce della
signora Gomez giungeva lontana, ma io aprii ugualmente il libro
alla pagina giusta
"Pàgina cuarenta y cinco" gli sussurrai avvicinandomi al suo orecchio
"Cuarenta y cinco" ripetè
"Mui bien Eduardo" gli dissi, sempre in un sussurro.
All'improvviso mi resi conto che
forse avevo usato un tono di voce un pò troppo suadente,
perchè Eduardo mi guardò stranito
"Gracias, Isabella" infatti era in imbarazzo
"De nada" gli soffiai
letteralmente sul viso, sorpresa di quanto mi apparisse delicato il mio
nome sulle sue labbra, quindi tentai di concentrarmi sulla lezione. Ma
prima completai l'opera di seduzione, di getto emisi un altro sussurro
"Me gusta la forma en que dices mi
nombre" mi piaceva come pronunciava il mio nome e glielo dissi, lui
rispose balbettando un pò
"Su nom..bre es mui her..mo..so" che gli piaceva tanto, e a me piaceva tanto la sua voce..
Questo si chiama flertare Isabella
Stavo flertando? La risposta era SI, lo stavo provocando...
Non mi sembrava vero, ma stavo flertando con lui!
Se mi avesse visto Jacob considerai, che mi avrebbe disintegrata solo con uno sguardo.
Forte di questo pensiero cercai di concentrarmi sugli scambi commerciali del Sud America.
Quinta ora Educazione fisica
Un colpo, mi prese decisamente un colpo quando alla quinta ora me lo ritrovai a ginnastica.
Io ero l'unica del corso che fortunatamente
non aveva un compagno per giocare a pallavolo, almeno lo ero fino a
quel giorno. Così entravo in campo sporadicamente come riserva.
Gli allenamenti si facevano solo
con squadre formate da due elementi durante le lezioni, mentre nel
pomeriggio si svolgevano quelli per i componenti veri e
propri della squadra della scuola.
"SWAN" disse il professore
ghignando soddisfatto "mi pare che stavolta non te la puoi cavare tanto
a buon mercato, ti ho appena trovato un compagno per giocare, hihi"
Edward si era appena presentato da
lui col cartoncino di presenza da firmare. Anche questa volta occhi
dorati avrebbe avuto un motivo per scusarsi con me.
Il primo quartetto cominciò
a giocare mentre io e lui ci sedemmo sulla panchina, aspettando il
nostro turno di allenamento. Da un momento all'altro mi aspettavo le scuse, che infatti non tardarono ad arrivare.
Sempre con la sua voce timida ed imbarazzata, che faceva sciogliere il mio cuore come neve al sole mi disse
"Ti prego...perdonami, oggi proprio non ne faccio una giusta con te. Non ami l'ora di ginnastica, vero?"
Sorrisi ironica e risposi "Non
è che io non ami la ginnastica, è lei che non mi tollera,
qualsiasi tentativo io faccia di muovermi ritmicamente va a vuoto, i
miei arti non accettano di seguire delle regole precise dettate da
qualsiasi sport, ballo compreso" rise anche lui e restammo a fissarci
per un pò, io incatenata a quei fari color oro e lui spostandosi col suo sguardo dai miei occhi alla mia bocca.
Come era già accaduto qualche ora prima, fu
lui che distolse lo sguardo per primo, abbassando il capo e
ricominciando a martoriarsi le dita.
Restai stupita del fatto che le
sue guancie non diventassero rosse, timido per come era, minimo dovevano
assumere un colorito amaranto quando s'imbarazzava invece no...
Ma io
sapevo che lo era e questa cosa mi faceva impazzire, mi sembrava un
cucciolo.
Un tenero, piccolo cucciolo.
"Swan, Cullen TOCCA A VOI"
urlò come un ossesso il professor Roberts, evidentemente ci
aveva già chiamati ma non lo avevamo sentito, almeno io non lo
avevo sentito, chiusa com' ero nella mia bolla, troppo occupata a contemplare gli occhioni da
cucciolo che avevo accanto.
Ma che stai facendo Bella? Non
capivo, più lui mi si rivolgeva timido ed imbarazzato,
più io invece di ritenerlo uno sfigato, pensavo che fosse tanto
dolce.
Dico cervello di gallina te lo ricordi che hai un ragazzo, sì? JakeJakeJakeJakeJake
ripetei a me stessa
"Edward ti avviso" gli dissi,
prendendo alla fine posizione alle sue spalle sul campo da gioco "sono una frana, mi raccomando
guardati anche dai miei tiri e non contare in nessun caso su di me!"
"Non preoccuparti Bella" rispose
fiducioso "giocherò per entrambi, tu pensa solo a schivare le
poche palle che ti arriveranno, per evitare sospetti okay?" mi fece un
cenno d'intesa
"Okay" risposi rassegnata e mi
preparai mentalmente a cercare di schivare i colpi e nel caso riuscissi
a ribattere qualche palla, ad evitare di centrare il mio compagno.
Edward mantenne la promessa, nei successivi dieci minuti
abilmente cercò di prendere quasi tutte le palle lasciando a me
solo le deboli ribattutte di Annette Davis che giocava in coppia con
Mike Newton, quest'ultimo invece tirava delle vere e proprie cannonate
all'indirizzo del mio compagno.
Edward comunque rispose ad ogni assalto ricambiando la stessa intensità, fino a quando...
Mike sbagliò bersaglio,
almeno io volli credere che la fortissima schiacciata che mandò
al di quà della rete fosse indirizzata ad Edward e non a me.
Vidi, come al rallentatore, la palla arrivarmi dritta in viso e rimasi
come paralizzata non riuscii a muovermi di un centimetro, chiusi
gli occhi e attesi il colpo.
Ma non sentii nulla, proprio nulla.
Allora dopo qualche secondo, mi decisi ad aprire gli occhi.
Edward era in piedi davanti a me
mi guardava preoccupato, dava le spalle alle rete. Ed era proprio sulla
schiena, in pieno centro che la palla lo colpì sicuramente, se
l'era presa lui al posto mio mettendosi sulla traiettoria.
Lo guardai adorante e il primo istinto fu quello di abbracciarlo.
"Tutto a posto?" mi chiese invece
lui, abbassandosi un pò dall'alto del suo metro e ottanta per
guardarmi meglio negli occhi
"Tutto a posto..." risposi debolmente "tu ti sei fatto
male?" chiesi preoccupata "dove ti ha colpito? Newton ma che bisogno
c'è di tirare così forte, imbecille?!"
"Scusate ragazzi, ho sbagliato state bene?" rispose l'imbecille
"Sto bene, niente di grave" gli rispose Edward
"Ti verrà di sicuro un livido...fammi
vedere" gli misi delicatamente una mano sulla schiena e con l'altra cercai di
alzargli la maglietta, volevo vedere quanto dolore avesse preso al
posto mio.
"NO" rispose Edward in un
urlò smorzato e afferrò delicatamente la mia mano, allontanandola "non
è nulla davvero, sto bene"
"Volevo solo vedere se sei arrossato o gonfio" mi giustificai
"No davvero...non importa Bella,
grazie" si rimise a posto la maglietta ormai alzata a metà
schiena (dove però non scorsi nulla) e si allontanò da
me, rimasi un pò delusa dalla sua reazione.
In quel preciso istante la
campanella suonò, la lezione era finita ma noi, come era
accaduto poco prima non ce ne accorgemmo subito, perchè la mi
bolla aveva accolto anche lui al suo interno, rendendo deboli
fruscii tutti i rumori che provenivano dal di fuori.
Eravamo davvero
troppo intenti a fare lunghi viaggi ognuno negli occhi dell'altro.
Ormai era chiaro per me, quel
ragazzo mi avrebbe causato un sacco di guai, ed io in tutta coscienza capii, che non vedevo l'ora di
cacciarmici a pesce, dentro quel dolcissimo guaio di nome Edward Cullen.
ALLORA CHE VE NE PARE?
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Capitolo 8 *** Cap. 8 Il tuo destino ***
Cap. 8 l'uomo del destino
Ciao,
eccomi qui, siamo già all'ottavo capitolo, questo (così
come lo sarà il prossimo) è un capitolo fondamentale perchè Bella
capisce che c'è qualcosa di molto forte e sconvolgente che
l'attira inesorabilmente verso Edward ma che non riesce ad identificare. Di contro
Edward deve fare i conti con la sua timidezza (che comunque supera al
momento opportuno) e con la consapevolezza che presto dovrà dare
delle spiegazioni a colei che repentinamente si sta innamorando di lui.
1)Per rispondere ad alcune vostre domande, aggiorno ogni quattro o cinque
giorni, poichè in maniera imperdonabile ho momentaneamente abbandonato
l'altra mia fic sui miei adorati Robsten (ho perso l'ispirazione).
2)Nota dolente Jacob, ragazze il pulcioso tutto muscoli lo odio anch'io,
ma lo cucinerò allo spiedo a tempo debito intanto per favore
ingoiate il boccone amaro e state tranquille...mica può essere
tutto rose e fiori altrimenti che gusto c'è?
3)Solita ed importantissima comunicazione:
NON HO PAROLE X RINGRAZIARVI VI ABBRACCIO UNA AD UNA GRAZIEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE
spero di non deludervi
romi
Capitolo 8
IL TUO DESTINO
Pov Edward
Vivo
"Ma...chi sei tu?" chiese infine quando si staccò da me.
Io la guardai ansimante, cercavo di riprendermi dalla moltitudine di
emozioni che brulicavano nella mia mente, nel mio corpo, e forse pure
nel mio cuore morto.
Ma come faceva ad essere senza vita il mio cuore, se provavo delle emozioni così forti?
Mi sentivo talmente stracolmo d'amore per lei, che temevo di scoppiare e
mentre mi baciava lo sentivo crescere ancora di più questo
amore.
Ancora di più.
Tremavo, le mie mani tremavano e sicuramente Bella se ne era accorta ,
ma per qualche strano motivo invece di giudicarmi infantile, questa
cosa la emozionò, glielo lessi negli occhi.
Mi parvero addirittura velati di lacrime.
Quanto erano morbide le sue labbra, morbide e buonissime, per come le avevo sempre immaginate.
Ma non mi fermai solo a quelle però, poichè le baciai
anche le palpebre le guance la fronte, ed avrei continuato ad esplorarle
il viso all'infinito, se solo avessi potuto.
Non riuscivo a crederlo, ma Bella mi aveva baciato.
Quando la sua bocca toccò la mia, persi me stesso, il vampiro
immortale si dileguò tra i meandri del bosco lasciando quel
momento così intimo, solo ed esclusivamente ad Edward, ragazzo
innamorato.
Dimenticai tutto, i dubbi le perplessità e le difficoltà
che avrei dovuto ancora affrontare per averla, scomparve pure il dolore
provato poco prima quando la vidi con Jacob...
Non importava più perchè in quel momento lei stava baciando me, essere goffo, e sempre troppo timido.
Zimbello della mia razza.
La goffagine e la timidezza erano state prerogative del mio carattere nella mia vecchia vita, ma anche nella nuova tali qualità non mi abbandonarono facendo di me la pecora nera dell'intera stirpe. Almeno così mi definiva Alice, quando si divertiva a prendermi in giro.
Carlisle invece apprezzava questa mia indole sosteneva che fosse rara
nei vampiri e che comunque dovevo reputarli come aspetti positivi e non
negativi, poichè indicavano che tutto sommato ero più vivo di tutti gli altri non morti.
E forse aveva davvero ragione perchè era così che mi sentivo in quel momento, vivo.
Tutto avvenne così velocemente che mi resi conto di gustare il suo sapore solo dopo che si staccò da me.
Ero andato nel bosco per placare la mia ira, scoppiata dopo averla
vista in intimità con Jacob, e adesso ero io a ritrovarmela fra
le braccia.
Non avevo fatto assolutamente nulla per meritare quel bacio, eppure...
"Ed, rispondi ti prego io...io non capisco davvero, tu non hai idea di
come io mi senta, dell'effetto che hai su di me, dimmi chi sei?" la sua
voce aveva assunto un tono quasi implorante.
Voleva che facessi luce sull'incantesimo che anni prima ci aveva uniti,
e che l'aveva risucchiata come in un vortice fin dalla prima volta che
i nostri occhi s'incrociarono quella mattina.
Era confusa, spaesata e l'ansia le aveva corrucciato l'espressione, formando una leggera ruga a V al centro della fronte.
Non resistetti e avvicinando la mia mano al viso l'accarezzai proprio
lì, in quel punto distendendole la pelle coi polpastrelli.
Non volevo che stesse così, ma come spiegarle l'inspiegabile?
Come confessarle che nemmeno io sapevo perchè qualcuno
lassù aveva deciso di benedire la mia esistenza con la
sua nascita?
Come farle capire che tutto ciò che lei aveva provato vedendomi, l'avevo provato anch'io tanto tempo prima?
Le ero familiare, ma non nè capiva la ragione.
Cosa le avrei dovuto rispondere, chi ero?
Nessuno, solo un nuovo compagno di scuola.
Oppure
Tutto...
l'uomo del destino
l'uomo di cui ti innamorerai
e quello di cui non potrai più fare a meno, a tal punto che rinuncerai alla tua umanità pur di seguirmi.
No in realtà semplicemente le avrei voluto dire
Sono io il guardiano del tuo bosco Bella, e sò che ti ricordi di me.
Ma non sapevo come avrebbe reagito, mi avrebbe davvero creduto?
E se mai lo avesse fatto, le avrei dovuto spiegare perchè a
distanza di tanto tempo dimostravo ancora diciassette anni e di
conseguenza rivelarle il mio segreto, la mia vera natura di
mostro e a quel punto di sicuro, sarebbe fuggita da me.
Questa parte del piano ad Alice era ancora oscura, il come informare Bella e la sua immediata reazione
alla verità, ancora non le si erano figurati in quella sua mente
affollata di immagini, il più delle volte, sfocate.
Ma la cosa di cui non riuscivo a capacitarmi mentre mi trovavo accanto
alla mia futura compagna, era che la mia sorella pseudo-veggente non aveva visto nulla di
quello che sarebbe accaduto quel pomeriggio, perchè se lo avesse
saputo mi avrebbe fatto duemila raccomandazioni, in virtù del
fatto che per lei di secondo nome facevo imbranato.
Invece nulla.
"Sono solo Edward" infine risposi "il tuo nuovo compagno di...pallavolo?"
inarcai un sopracciglio aspettandomi un sorriso che non tardò ad arrivare.
"No, tu sei molto di più...tu sei lui, io lo sò" ribadì e fece un altro gesto del tutto inattaso, mi abbracciò.
All'inizio rimasi rigido con le braccia lungo i fianchi, ma solo per poco, molto poco.
Come potevo rimanere inerte ad un suo abbraccio?
La strinsi anch'io.
Mi accorsi che adesso era lei a tremare, tra la pioggia e la mia gelida stretta si stava sicuramente congelando.
"Hai freddo?" le chiesi preoccupato "bisogna andare, angelo mio, rischi la polmonite se resti ancora sotto la pioggia"
La sentii annuire col capo, mentre la punta fredda del suo naso
pizzicava l'incavo del mio collo contrastando col tepore sprigionato
dal suo respiro.
"E' davvero così Ed?"
"Cosa?" domandai, sforzandomi di ignorare il connubio di brividi freddi
e caldi che avvertivo alla base della nuca e che mandavano in confusione le mie idee, già poco chiare
"Sono il tuo angelo?"
"Beh è questo che sembri adesso" le risposi "un piccolo angelo infreddolito"
si dovette accontentare di quella risposta, perchè non potei
rivelarle altro di ciò che provavo. Anche se mi sentivo
così scoperto, quasi nudo per quanto fosse lampante e
trasparente il mio amore per lei.
Quindi si staccò appena, giusto il tanto che le consentì di guardarmi in faccia.
"Prima o poi lo scoprirò" promise "prima o poi ne
verrò a capo, ti rendi conto, vero? Ho capito che per adesso non
vuoi dirmi niente, ma va bene. Saprò essere paziente"
La ascoltai senza rispondere, non trovai nulla di sensato da dire e lei continuò
"Ogni cosa di te mi ricorda lui, sì ero piccola allora ma...io
il suo viso non lo avrei mai scordato" e col dorso della mano
sfiorò la mia guancia "nè i suoi occhi, nè il tocco
freddo della sua mano, nè il suono dolce della sua voce...sei tu
Ed, ne sono certa. Sei tu."
Mi abbracciò di nuovo, alzandosi sulle punte dei piedi e
avventandosi sul mio collo, quasi temesse che potessi sparire
dalla sua vista da un momento all'altro. Mi chinai un pò per
consentirle una
posizione più comoda, e stavolta mi ritrovai io col mio naso
nell'incavo del suo collo ad inspirare il profumo di vaniglia e fiori
che tanto mi inebriava.
Era così bello averla finalmente fra le braccia, l'avrei stretta
per tutta la notte se fosse stato possibile, ma poì tremò
di nuovo per il freddo...
"Ne riparliamo poi" le dissi "adesso però devo riportarti a casa, o ti congelerai"
"Ne riparleremo davvero? Me lo prometti?" chiese speranzosa
"Si, te lo prometto" risposi sorridendo e le diedi la mano
"andiamo adesso" l'afferrò intrecciandola alla sua, e ci
incamminammo.
In silenzio attraversammo il bosco, cercai di farle strada tra i rovi
ed i rami sporgenti, sostenendola quando incespicava tra il fango e le
foglie putride. La guardavo far leva sul mio braccio per reggersi in
equilibrio e sorridermi.
Sei sempre la mia piccola, ripetei a me stesso.
Stavo assaporando quello che molti umani avrebbero definito un attimo di pura felicità, pura e semplice felicità.
E non potei fare a meno di sentirmi uguale a loro, ne più ne meno che un umano con accanto la donna che amava.
Mi fermai a qualche metro dal portico di casa Swan, esattamente nello stesso punto di dodici anni prima
"Adesso mi dirai che non devo più avventurarmi da sola nel
bosco" scherzò, io sapevo a cosa si riferiva naturalmente, ma
feci finta di non capire.
"No, io non ho intenzione di dirti null'altro" mentii, le avrei
detto tante di quelle cose..."se non chè adesso devo andare, e tu devi
correre ad asciugarti"
d'impulso le sfiorai il viso ancora umido di
pioggia
"Eeed, guarda che sei fradicio anche tu, sai?" mi canzonò,
picchiettandomi l'indice sul petto, notando i miei abiti grondanti di
pioggia
"Si beh, insomma, emh..hai ragione, corro ad asciugarmi anch'io" sono sempre il solito stupido pensai "a domani Bella"
accennai un saluto con la mano.
Ma quello fu un giorno decisamente fortunato, perchè di nuovo
vidi le sue labbra avvicinarsi alle mie e con sinuosa lentezza prenderne possesso.
Stavolta non esitai e le strinsi la vita, Bella di rimando mi circondò la nuca.
La sentivo muoversi esperta, al contrario di me, che aspettavo incerto
che fosse lei a guidarmi, nel vortice umido delle nostre bocche. Non
osavo cercare altro all'infuori delle sue la labbra, e fu sempre lei
che per prima cercò la mia lingua, ed io senza esitazione gliela
concessi.
Sicuramente si accorgerà che non ho esperienza, che vergogna pensai, ma ormai...
Dopo un tempo che mi parve troppo breve si staccò, stampandomi un ultimo struggente bacio.
"A domani" disse respirandomi sulle labbra ed entrò in
casa di corsa, portandosi via l'ultima briciola di lucidità rimasta nella
mia testa, mi sentivo in trance.
Galleggiavo ad un metro da terra in un mare di gioia, e probabilmente avrei anche preferito annegarci in quel mare.
"A domani, angelo" mormorai ormai solo a me stesso
Alice, mi ci vuole Alice...devo parlare con lei
Chi altri poteva confermare che tutto quello che accadde quel
pomeriggio nel bosco non fu frutto della mia fantasia?
Solo mia sorella.
Pov Bella
Rimorso
Arrivata in camera mia, mi svestii in fretta e gettai i vestiti
bagnati nella cesta dei panni da lavare, quindi mi infilai sotto il
getto d'acqua bollente della doccia, e presi a strofinarmi i capelli arruffati dalla pioggia ed il vento.
Inevitabilmente pensai a
ciò che era appena accaduto.
Sfiorai le mie labbra avvertendo ancora il fuoco che mi ustionò baciando
Edward, nonostante la sua bocca fosse gelida, io avevo percepito solo tanto
calore.
Dolcissimo calore.
Era stato un impulso alla quale non seppi resistere, come se dovessi
farlo per placare un bisogno impellente e necessario a me stessa, e non
ne ero stata delusa anzi...e per questo mi sentii in colpa.
L'ho baciato, ho baciato Edward e...ho tradito Jake, sono un essere orribile, ignobile ed orribile
I sensi di colpa si impadronirono di me, come avrei guardato in faccia
il mio ragazzo? Perchè era ancora il mio ragazzo nonostante
tutto, e allora perchè improvvisamente mi sentivo come se
appartenessi più ad Edward che a Jacob?
Non lo sapevo.
Da quando quella mattina avevo incontrato quel ragazzo dagli occhi
colore dell'oro mi sembrava di assistere alla proiezione di un film, un
surreale film di qualche regista visionario, una cosa del tipo Twin Picks,
la cui trama si basava sul mio subconscio e sulle mie reminescenze di
sogni infantili. Un intricato copione sospeso tra sogno e
realtà, di cui io ed Edward eravano gli unici protagonisti ed
attori principali.
Lui non ha fatto una piega
ripetei a me stessa
non ha fatto nessuna piega...
Merda, ho fatto discorsi da fare rizzare i capelli in testa a chiunque si ritiene sano di mente, eppure lui, niente...
Anzi ha pure assecondato il mio delirio folle sulla sua reale identità.
Mi sa che è più pazzo di me...
conclusi
E poi mi fa un effetto assurdo, potrei giurare di essermi commossa quando ha risposto tremante al mio bacio...
Dio che tuffo al cuore, si muovera
così lento e timoroso che se non avessi realizzato di conoscerlo
da sole otto ore, avrei giurato che la fitta sentita al petto fosse...
amore.
Ma che sto dicendo?
Sbuffai sotto l'acqua
Smettila Bella smettila, cresci una
buona volta e scordati di tutta questo storia da pazzi e soprattutto,
scordati di Edward Cullen, il bosco, il suo guardiano e soprattutto
scordati l'effetto che lui ha su di te.
Ma come ci sarei riuscita? Io avevo già voglia di rivederlo, di
ribaciarlo, di riavvinghiarmi a lui e farmi stringere stretta per come
aveva fatto poco prima. I suoi baci sul mio viso, le sue carezze, la
sua lingua che non osava cercare la mia...
Brrr
Mille brividi percorsero la mia schiena e non furono certo brividi di freddo.
Quel ragazzo mi aveva stregato col suo essere timido ed insicuro, ma
allo stesso tempo scatenava in me una passione che non avevo mai provato
prima e per la verità non sapevo nemmeno di possedere.
Una sorta di fiamma sotto la cenere, la sentii viva e scoppiettante non appena ci baciammo.
Oppure aveva aperto una sorta di scatola chiusa, una scatola con una
serratura magica nascosta dentro di me, e lui possedeva l'unica chiave
in grado di aprirla.
Mi ero cacciata proprio in una situazione assurda.
La tempesta, è lui la mia tempesta...
Sussurai tra me mentre uscii dal bagno avvolta
nell'accapatoio, in quel momento il telefono prese a squillare, dopo
qualche secondo mio padre (che nel frattempo era rientrato a casa) mi
chiamò dalla tromba delle scale
"Beeells, Bellaaa, ci sei?"
"Si papà che c'è?"
"E' Jacob al telefono"
Oddio ci siamo
"Prendo la chiamata in camera mia, metti giù"
"Okay, vai pure" alzai la cornetta
"J-e-i-k?" scandì
"Piccola" pronunciò il mio nomignolo con voce contrita dal rimorso
"Dimmi"
"Mi dispiace"
non dispiacerti per me Jake, ho baciato un altro non appena hai girato l'angolo
"Dispiace anche a me" risposi, ma non ne ero più così certa
"Ti prometto che non lo farò più Bells, rispetterò
i tuoi tempi okay? E soprattutto rispetterò la tua decisione,
non voglio perderti amore...mi perdoni?"
Esitai, ma dopo qualche secondo risposi
"Ti perdono Jake" non aggiunsi altro.
Una piccola grande parte di me sapeva che forse mi aveva già persa.
Anzi cancellai subito il forse.
"Ho chiamato tre volte prima di adesso ma non c'eri? Ho provato anche
sul cellulare e il telefono squillava a vuoto, posso sapere dov'eri?"
L'avevo
lasciato a casa il cellulare, e chissà, come sarebbero andate le
cose nel bosco se avessi risposto ad una sua chiamata.
"Oh.." e che gli dico adesso? "ho fatto un giro, per schiarirmi le idee sai..
e nella fretta di uscire l'ho dimenticato a casa" in fondo era la
verità, ero andata nel bosco per riflettere.
"Mi spiace che eri in collera con me, scusami davvero"
"Non importa, adesso non è più importante"
perchè tu non sei più importante...
In altri tempi avrei fatto salti di gioia alle sue parole, Jake non era
tipo da scuse e richieste di perdono, anche se quel giorno aveva
davvero forzato un pò troppo la mano con me.
"Sono contento piccola...ti amo tanto, lo sai vero?"
"Si lo so, Jake"
"Sogni d'oro a domani"
"A domani" risposi e attaccai sperando che non avesse notato il fatto che non gli risposi con un ti amo tanto anch'io.
Mi vestii velocemente e scesi in cucina a preparare la cena, ero in clamoroso ritardo.
Charlie, mio padre notò sia il ritardo (anche se non
accennò nulla al riguardo) che il mio strano e meditabondo
silenzio ma per quello ebbe da ridire.
Tra un boccone di hamburger e l'altro mi chiese
"Bella è tutto a posto?
"Umh?" mugugnai ritornando sul pianeta terra
"Con Jacob dico, è tutto a posto?"
"Certo papà, perchè?"
"Non so, sei stranamente silenziosa stasera...inoltre Jacob mi ha detto
che ha chiamato diverse volte nel pomeriggio, ma tu non eri in casa.
Posso chiederti dov'eri?"
"Papà...fai le stesse domande inquisitorie che fa lui" risposi
infastidita "comunque abbiamo avuto una piccola discussione, e per
schiarirmi le idee ho fatto due passi, tutto qui...vuoi sapere se
c'è qualcuno che può testimoniarlo o come alibi regge"
"Wao che sarcasmo! Non volevo essere invadente, ma se Jacob si comporta
male, dovresti dirmelo. Non importa se suo padre è il mio
migliore amico"
"Non è stato nulla di grave papà e comunque sta
tranquillo, se Jake si dovesse comportare male ti
informerò...Billy o non Billy" mentii.
Se solo avesse saputo cosa il mio ragazzo aveva avuto intenzione di
fare con me quel giorno, e per giunta sotto il tetto di casa
sua...minimo gli avrebbe intimato con la pistola d'ordinanza (che non
impugnava da tempi immemorabili) di non farsi più vedere, se non
voleva essere impallinato e poi mi avrebbe messo due guardie alle
calcagna, nel caso il ragazzo avesse disobbedito.
"Bene tesoro, bene..."
Quella notte non chiusi occhio, davanti scorsero vivide le immagini
di me ed Edward sotto la pioggia, abbracciati come se ci conoscessimo
da sempre, ma soprattutto come se ci amassimo da tutta la vita.
Sentii il suo sapore in bocca, il suo odore nelle narici e il suo gelido calore sul
mio corpo...mi abbandonai completamente a quelle sensazioni,
incurante del fatto che non era il mio ragazzo a provocarmele. Ma non
per questo le cacciai da me, anzi mi ci immersi in maniera
totale, fino a quando anche l'ultimo silenzioso rimorso
scivolò via, ed
io fui felice di lasciarlo andare.
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Capitolo 9 *** Cap. 9 Tre volte sì ***
cap 9 Tre volte si
Benvenute
ragazze, questo capitolo è molto importante per Bella perchè capisce che
Edward non è solo un bel ragazzo con gli occhi da cucciolo,
ma è molto, molto di più.
Buona lettura e alla prossima.
Grazie a tutte come sempre, di cuore.
Romi
Capitolo 9
TRE VOLTE SI
Pov Edward
Egoista
Alice come spesso accadeva mi
aspettava seduta sul portico di casa, guardava la pioggia picchettare
l'asfalto, aveva questa abitudine perchè la rilassava,
diceva.
Ma se qualcuno non facente parte
della nostra particolare famiglia l'avesse vista, immobile, con gli
occhi fissi sulle goccioline che incessanti erodevano il terreno,
l'avrebbe trovata senza dubbio un pò inquietante, e forse lo
era davvero...
"Alice..." la chiamai ridestandola appena
"So tutto" rispose, prima ancora che formulassi qualsiasi domanda "per meglio dire, adesso so tutto"
"Certo adesso sai tutto, ma perchè diavolo non mi hai detto nulla?"
"Si è materializzato solo mentre avveniva, Ed"
"Ma come è possibile?"
chiesi, e a quel punto, complice il mio tono di voce un pò
irritato, si decise a lasciar perdere la pioggia
"Credo sia cambiata
qualcosa...credo che tu gli abbia fatto più effetto di quello
che avevo preventivato nelle mie visioni" disse, io però non capii esattamente se fosse un bene o un male
"Che vuoi dire Alice, per effetto che intendi esattamente"
"Che si sta già
innamorando di te, se non lo è già" a quelle parole ebbi
un sussulto, innamorata di me? "beh da come ti ha
baciato...mi sembra già sulla buona strada" strizzò un occhio complice "piuttosto, sono
mooolto curiosa, che hai pensato quando si è avvinghiata a te a
quel modo? Perchè la tua faccia era tutta un programma..."
E che ho pensato...
Non trovavo le parole, ogni
vocabolo mi sembrava riduttivo, poco efficace, poca cosa per descrivere
quello che avevo realmente provato, quello che avevo sentito dentro, la
complessità e la grandezza delle emozioni, per cui risposi solo
"Ho pensato che l'amo. La amo da ieri, la amo oggi e l'amerò domani"
Alice sorrise, e sospirò
"aaah fratellino, sei così romantico...dovresti dare qualche
lezione a quell'insensibile di Jasper" concluse irritata, considerando
quanto spesso suo marito non le prestasse le giuste attenzioni.
Provai per lei una punta di compassione..
La mattina dopo esitai ad entrare in classe per la terza ora, anche se smaniavo dalla voglia di vederla.
Alice, mi aveva messo la pulce all'orecchio, si sta già innamorando di te, se non lo è già.
Ma più velocemente Bella
si sarebbe innamorata di me e più velocemente sarebbe arrivato
il momento della verità.
E nonostante tutte le rassicurazioni di
mia sorella sul fatto che lei avrebbe accettato di buon grado il suo
destino, io non ne ero completamente convinto. Il futuro, come aveva
dimostrato l'episodio del giorno prima poteva sempre cambiare, questa
volta era cambiato in meglio, ma la prossima?
Francamente non mi sembrava più neppure tanto giusto...se l'amavo perchè volevo che diventasse come me?
"Sarà una scelta sua,
solo sua" ripeteva Alice fin dalla prima volta che mi
preannunciò l'arrivo della mia futura compagna, ma io non potevo
fare a meno di ritenermi un grosso egoista.
Così rimuginando su
questi pensieri, arrivai alla lezione di spagnolo in ritardo di qualche
minuto, la signora Gomez fu clemente e non mi riprese.
"Scusi il ritardo signora" dissi
Mi avvicinai al mio posto,
guardando solo le punte delle mie scarpe, anche se sapevo che i suoi
occhi cercavano i miei, ne sentivo il richiamo. Lentamente scostai la
sedia, misi lo zaino per terra e il libro di testo sulla scrivania,
quindi mi decisi a volgere lo sguardo alla mia destra e mi lasciai
abbagliare dalla sua luce
La mia luce...
Eccolo quì il mio raggio di sole
Ed ecco perchè sono io che desidero, essere un grosso egoista
Pov Bella
Tre volte SI
Attesi l'ora di spagnolo
trepidante, non l'avevo incrociato quella mattina, nè
all'entrata nè per i corridoi della scuola, ed avevo paura che
non fosse venuto. Mi accomodai al mio nuovo posto, penultimo banco, e
bramavo impaziente affinchè la sedia vuota accanto a me presto
si riempisse della sua presenza. La signora Gomez stava quasi per
procedere all'inizio della lezione quando Edward si materializzò
sulla soglia. Il cuore cominciò a battermi all'impazzata, e mi
resi conto solo in quell'istante di quanto mi fosse mancato.
"Scusi il ritardo signora" disse
La professoressa fece un segno
d'assenso con la testa ed Edward si diresse veloce e a capo chino verso
il suo posto, io cercavo i suoi occhi, volevo la conferma che anche lui
fosse impaziente di vedermi quanto lo ero io.
Ma quando ti decidi a guardarmi Ed...
Si sedette e dopo aver adagiato
lo zaino per terra e il libro di testo sul banco, finalmente si decise
a voltarsi nella mia direzione. Ed eccoli lì gli occhi dorati,
caldi bellissimi e felici di vedermi, li accolsi col sorriso migliore
che fui in grado di fare e lui ricambiò con una fila perfetta di
16 denti bianchissimi e brillanti.
"Hola Eduardo" gli dissi languida, cominciai subito con l'effetto gatta morta...era più forte di me
"Hola còme estàs hoy, Isabella?"
"Sto bene e tu?"
"Dire molto bene..." quel molto lo interpretai come un messaggio in codice indirizzato a me
"Ti ho pensato stanotte, sai?" dissi di getto, giocherellando col tappetto della penna a sfera e guardandolo di sbiego
"Oh...davvero" rispose, forse non si aspettava una simile confessione "spero tu sia riuscita a riposare comunque"
"Ed..." mormorai
"Si" sussurrò guardandomi con quei suoi occhioni
"Non stavo più nella pelle, morivo dalla voglia di vederti...dimmi che non sono pazza, ti prego"
"Bella..." deglutì rumorosamente, si era appena trasformato in cucciolo Ed.
Attento cucciolo Ed, potrei anche saltarti addosso come ho fatto ieri
"Scusa, ho una gran faccia tosta" mi giustificai
"No" disse "no...anch'io" prese
un profondo respiro e rispose "non sei pazza Bella, anch'io non vedevo
l'ora di vederti e...e starti vicino" nel dire l'ultima frase,
sfiorò il mio gomito con le dita e
nonostante avessi una bella maglia pesante, lo sentii andare a fuoco sotto il suo tocco.
Stavolta fui io che deglutii rumorosamente
"Che ci sta succedendo...tu lo
sai?" balbettai "ne vieni a capo? Hai qualche idea?" mi bloccai un
attimo e poi aggiunsi "perchè io una l'avrei..." essiii l'avrei
proprio, anche se non osai aggiungere altro.
Sorrise di nuovo.
Ma quanto è bello...e quando sorride così, è addirittura stupendo
Rimasi incantata a contemplare quel viso perfetto fino a quando un urlo ruppe l'idillio
"Signorina Swan" tuonò la professoressa "potrebbe essere così gentile da leggere il capitolo sette a pagina 53?"
Merda!
"Subito signora" evidentemente
mi aveva sgamata a fare gli occhi dolci al mio nuovo compagno di banco.
Lui sghignazzò piano e con un filo di voce rispose "succede
quello che deve succedere Bella...quello che deve succedere"
Avrei tanto voluto continuare il
discorso, quella frase sibillina mi incuriosii terribilmente, ma non
volevo certo rischiare di coinvolgerlo in una nota scolastica, al suo
secondo giorno, allora lessi il capitolo e mi immersi nella lezione. Il
mio compagno fece altrettanto.
Quando la campanella decretò la fine della lezione e l'inizio della pausa pranzo gli chiesi
"Mangi con qualcuno?"
"Con Alice, mia sorella e tu?"
"Di solito con la mia amica
Jessica, ma oggi credo che starà con Mike Newton, ricordi
l'imbecille a pallavolo? Lui le sta facendo il filo, o almeno credo..."
Mike Newton filava Jessica a
giorni alterni quindi non ero certa quali fossero le sue reali
intenzioni con lei, di contro la mia amica non era mai impazzita per
lui, mentre per Edward ieri era andata fuori di testa ripetendo per
tutta l'ora di biologia che il nuovo arrivato era troppo sexy!
"Beh se ti va, puoi pranzare con noi...ti presento Alice così"
"Va bene" risposi entusiasta ero proprio curiosa di conoscerla Alice, e ci avviammo verso la mensa.
Era già seduta quando
arrivammo e non fu per nulla stupita di vedermi in compagnia di suo
fratello, anzi sembrò quasi che mi stesse aspettando.
Aveva un viso molto delicato, pallido come Edward. Nel suo
aspetto gli occhi, furono il dettaglio che più mi piacque, color
bronzo simili a quelli del fratello, forse appena un pò
più scuri.
"Ciao Bella, sono Alice" esordì
"e sono contenta di conoscerti, Edward mi ha parlato di te" lanciai
un'occhiata ad Edward e avvampai
Oddio e che le avrà raccontato..."è simpatica, gentile e poi come
benvenuto in questa scuola mi è saltata letteralmente addosso"
Iniziammo a discutere del
più e del meno, dopo cinque minuti durante i quali mi
bersagliò di domande sui miei gusti in fatto di abiti e marche
di shampoo con estratti di alghe del mar Morto, si alzò dicendo
che doveva ripassare la lezione di inglese, poichè era certa che
l'avrebbero interrogata.
Quindi ci lasciò soli.
Di solito le persone troppo esuberanti mi infastidivano, ma quella pallida ragazza dallo sguardo vispo mi fece subito simpatia.
"Ti sembra un pò schizzata vero?" chiese Edward, in realtà un pò si, ma mi piaceva, mi piaceva proprio
"Solo un pò, è simpatica però"
"Sisi è simpatica" ammise
"Ci vieni dopo la scuola a fare
un giro?" di punto in bianco gli feci questa richiesta, certa che
stavolta mi avrebbe davvero considerata più che sfacciata. La
sua risposta però mi stupii
"Non viene a prenderti il tuo ragazzo?"
Ops questa non me l'aspettavo
Sapeva che avevo un ragazzo, certo che lo sapeva!
Ieri all'uscita di scuola aveva assistito allo spettacolo di me che baciavo appassionatamente Jacob.
Non riuscii a sostenere il suo sguardo diventato ad un tratto strano, mi parve indurito
penserà che sono "una
facile", ho un ragazzo ma bacio lui dopo otto ore che lo conosco, gli
dico che lo penso di notte e lo invito pure ad uscire
"Volevo fare solo una passeggiata" risposi mesta, ma lui mi stupii di nuovo.
Prese la mia mano e la strinse
"Bella guardami, dai guardami"
disse "Io...io verrei in capo al mondo con te" continuò "ma hai
un ragazzo, sbaglio? Voglio saperlo"
Tralasciai la seconda parte e mi concentrai su io verrei in capo al mondo con te
"Io non sono più sicura
di volerlo, il mio ragazzo" era la verità, "è
tutto così strano, io non capisco più nulla, quando sono
con te il resto del mondo scompare, compreso Jacob" e proprio in quel
momento il mio cellulare vibrò, il mio ragazzo aveva mandato
un messaggio.
PICCOLA, LA MOTO NON VA
NON POSSO PRENDERTI ALL'USCITA
PUOI CAVARTELA SENZA DI ME?
gli risposi
CERTAMENTE TRANQUILLO
Senza specificare altro
"Ed" gli chiesi di nuovo "lascia perdere il mio ragazzo, allora ci vieni dopo scuola a fare una passeggiata?"
Lui vide il mio armeggiare col cellulare e forse colse un sorriso compiaciuto quando lessi ciò che Jacob scrisse
"Si" rispose infine "ci vengo ma...io ne vorrei riparlare, del tuo ragazzo"
Sorrisi a cinquantasei denti e strinsi ancora di più la presa nella sua mano
"Tu ieri hai promesso che
avresti riaffrontato un determinato argomento, ricordi? Un argomento
molto importante" mi morsicai il labbro impaziente di ascoltare la sua
risposta
"Si, ricordo"
"Bene, io prometto che riaffronterò questo di argomento"
"Affare fatto!" siglammo il patto "dove mi porti?" aggiunse
"Nel bosco, e dove sennò"
All'uscita di scuola andai via
con Edward ed Alice, accompagnammo quest'ultima nei pressi di casa
loro, un posto piuttosto lontano dal centro di Forks, quindi ci dirigemmo verso casa mia.
Parcheggiò la sua auto
lontano dal vialetto onde evitare che qualcuno la notasse, anche
perchè era piuttosto vistosa.
Quindi dal retro prendemmo il
sentiero, e come se fosse la cosa più naturale del mondo le
nostre mani si cercarono per intrecciarsi. Il cuore prese di nuovo a
battere all'impazzata, ed il respiro si fece corto
Ma perchè devi farmi questo effetto quando mi tocchi?
Dovetti concentrarmi per non bloccarlo all'istante e baciarlo, la sua bocca mi inviava messaggi subliminali.
Baciami Bella baciami...
Le sirene ad Ulisse al confronto emettevano richiami per anatre, era proprio un suono irresistibile e lo sentivo forte e chiaro
Sto diventando pazza, povera me...
Arrivammo al posto del giorno prima, il luogo del nostro incontro. Come
al solito nessun raggio di sole in cielo, solo nuvole che però
non sembravano minacciare la pioggia. Ci sedemmo su un tronco d'albero
caduto, e lì tenendoci sempre per mano cominciammo a delineare i
contorni della nostra storia.
Ancora non sapevo in che cosa mi stavo per cacciare, sentivo solo una grande e magica euforia oltre che
una spasmodica necessità di stare vicino a quel bel ragazzo del
tutto sconosciuto. Capace di mandare in pezzi il mio autocontrollo e la
mia razionalità se solo mi guardava negli occhi, per più
di cinque secondi di seguito.
Il nostro incontro fu un
evento così importante e a tratti così sconvolgente che
segnò radicalmente la mia esistenza.
Edward Cullen piombò
nella tranquilla e noiosa routine quotidiana della piccola Bella Swan con
la grazia discreta della sua timidezza, ma le conseguenze derivanti
dalla mia storia con lui furono più sconvolgenti di una
tempesta tropicale. Segretamente sapevo, di averla sempre attesa,
questa tempesta, conservandomi all'interno di un bozzolo
per chi sarebbe stato in grado di trasformarmi da crisalide a
farfalla.
"Secondo te è possibile innamorarsi di qualcuno in sole 24 ore?" gli chiesi mentre con
finta indifferenza guardavo un punto nondefinito davanti
a me
"Si" rispose senza nessuna esitazione
"E...a te è mai
successo?" mi feci coraggio e lo guardai, mentre il tum tum tum del mio
cuore era così fragoroso da sovrastare quasi la mia voce
"Si" per la seconda volta, allora osai di più
"Ti è capitato con...me?" Pazza ma che domande fai?
Ormai il danno era fatto, trattenni il fiato, e attesi
"Sì"
Oddio, che ha detto ?
SI
Per la terza volta, la più attesa la più desiderata, diede una risposta affermativa ad una mia domanda.
Il mio cuore stavolta perse tutti i battiti, e più che tum tum sentii suoni sconnessi ad intervalli irregolari.
Forse sto per avere un infarto, pensai maacchisenefr...
Inconsciamente quel si mi
autorizzò a fare quello che avevo cercato di reprimere per tutto il tragitto
e mi catapultai su di lui, facendolo sussultare, abbracciandolo e
accaparrandomi il luogo da cui continuava ad arrivare il messaggio subliminale, la
sua bocca. A stento restammo in equilibrio, ed Edward per non rischiare
di cadere mi prese per la vita e mi adagiò sul terreno, distendendosi
accanto me.
Mi restituì i baci e le carezze
che io gli anticipai e mi guardò e sfiorò come se fossi
la cosa più bella e delicata che avesse mai tenuto fra le sue
mani, e di nuovo avvertii la fitta al cuore, ma stavolta non ebbi
dubbi, fui sicura.
Era amore, lo amavo.
IO L'AMAVO
Rimasi sgomenta da quella certezza, come era possibile se lo conoscevo solo da due giorni?
Siamo pazzi, due pazzi scatenati
Quando ci staccammo per riprendere fiato io mi accucciai sul suo torace, e sentii il bisogno di confessarglielo
"Ed"
"Si, angelo" aveva passato il
suo braccio sotto la mia schiena tenendomi stretta a sè,
e solleticava la mia fronte con le labbra
"Io...io devo dirti una cosa"
"Dimmi"
"Ti sconvolgerò..." lo avvisai
"Correrrò il rischio" rispose
"Credo...io credo di amarti" gli
soffiai sul petto, lo sentii irrigidirsi e per una frazione di
secondo ebbi paura di aver frainteso tutto.
Mi staccai da lui alzando un pò il bacino, volevo guardarlo in viso, volevo capire.
Lui ricambiò il mio
sguardo con l'intensità esagerata che avevano i suoi occhi, e
carezzandomi la schiena a sua volta confessò
"Io non lo credo Bella, io lo so per certo...ti amo"
Continua....
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Capitolo 10 *** Cap. 10 Innamorati ***
Cap. 10 Innamorati
Ed
eccoci al capitolo numero 10, i nostri protagonisti si ritrovano
innamorati pazzi nel giro di due giorni, è una situazione
strana specialmente per Bella che non riesce a capacitarsi
di quanto sia grande ciò che prova per Edward.
Vi anticipo che in questo capitolo prenderete in antipatia anche
qualcun'altro oltre a Jacob, e quest'altra persona avrà un ruolo
molto importante per l'evolversi della storia, okay basta così.
Per rispondere ad alcune vostre domande:
Flippy83, sorella hai ragione c'è un pò di Kris nella mia
Bella, così come c'è un pò di Rob nel mio Edward.
Ma d'altronde mi chiedo quando sarà possibile (almeno per me) scindere gli uni dagli altri?
TurchiCat, non ho idea di quanti capitoli scriverò,
perchè da quando i due protagonisti si sono incontrati sono
passati solo due giorni e la storia deve andare avanti...quindi al
momento non so proprio. Tu quanti ne vorresti?
Passo ai ringraziamenti:
G R A Z I E A T U T T E di cuore, davvero grazieeeeee
Romi
ps assaggio cap 11
"Ed,
io voglio stare con te" gli confessai guardandolo adorante, mentre
la mia mano giocava con il profilo ruvido dei suoi pantaloni, lo
sentii fremere
"Bella
io..." sussurrò
CAPITOLO 10
INNAMORATI
Pov Edward
L'avevo sempre immaginato così il momento in cui avrei confessato a Bella d'amarla, perfetto.
La cosa che non avrei mai e poi
mai considerato però è che sarebbe stata lei per prima a
rivelarmi i suoi sentimenti.
"Io...io credo di amarti" disse
guardandomi negli occhi, con la voce incerta per l'emozione. Ero
riuscito a sconvolgerle la vita nel giro di 24 ore, ed era successo
tutto così in fretta e in modo così naturale che non mi
stupii per nulla della grandezza delle sue parole. Neppure la mia
assoluta padronanza della situazione mi sconvolse, la timidezza
e
l'imbarazzo d'improvviso scomparvero lasciando il posto alla determinazione.
L'amavo, la volevo e desideravo che si legasse a
me. Per sempre.
Nell'esatto momento in cui
pronunciò la frase, ebbi la sensazione di cogliere un velo di
paura sul suo viso, come se fosse stato mai possibile che io non
ricambiassi i suoi sentimenti. Allora per fugare qualsiasi dubbio le risposi
"Io non lo credo Bella, io lo so per certo...ti amo"
"Oh Eeed..." fece un urletto di
gioia e si fiondò tra le mie braccia "non sai quanto sono
felice, sono al settimo cielo...stringimi forte ti prego" non me lo feci
ripetere, l'adagiai di nuovo sull'erba umida e la strinsi riempendola di coccole.
La sentii fremere per i miei
baci, rabbrividire per le mie carezze e sospirare per tutte le volte
che le ripetei di amarla quel pomeriggio. Nulla sembrò più naturale per noi che restare avvinghiati per ore, fino a quando la
luce del giorno lasciò il posto alla semi oscurità e
Bella fremette di
nuovo, questa volta per il freddo improvviso e pungente.
"Ti riporto a casa" le sussurrai sulle labbra ancora incollate alle mie
"Eeed..no, non voglio" rispose capricciando come una bambina "restiamo ancora
così, solo un altro pò, per favore"
Sfregò il suo naso gelido sul mio, che lo era altrettanto, ma non certo per un fattore climatico
"Ha il naso gelido e stai tremando, dobbiamo andare" le ribadii
"Primo, se io ho il naso gelido,
tu lo hai addirittura di ghiaccio" e prese la punta del mio
naso fra l'indice ed il pollice stringendolo, provocandomi il solletico
"si decisamente di ghiaccio. Secondo, sei tu che mi fai tremare, non il
freddo.." questa seconda considerazione la fece stringendo la mia
mano e
portandosela sul cuore.
Risi di gusto, ero lusingato da
quella ennesima confessione e sorvolai sulla causa del mio naso di ghiaccio, come l'aveva definito
"Grazie, è bello sapere che
ti faccio questo effetto, ma adesso tremi perchè hai
freddo signorina e poi non hai fatto ancora i compiti per domani e
poi..." aggiunsi sentendo il suo stomaco brontolare "non mangi
dalla 11 e 30 di stamattina e la colpa è mia"
"Beh, se per questo sei a pancia vuota anche tu" touché
"Io salto sempre il pranzo" mentii
"preferisco abbondare con la cena"
Questa sarebbe stata la prima bugia
di una lunga serie, in fatto di pranzi e cene, fino quando Bella non avesse saputo della mia
identità e di conseguenza della mia particolare dieta.
"Davvero?" rispose stupita "questa
è la prima cosa che mi dici di te...Vorrei tanto sapere
altro...dove sei nato? Dove hai vissuto fin'ora, che musica ascolti, il
tuo
colore preferito...cosa ti piace leggere?" si zittì un istante,
eccitata e smaniosa di soddisfare la sua crescente curiosità "Ed"
"Dimmi angelo.." pensai che la sua
testolina stesse elaborando un lungo elenco di domande a cui
presto mi avrebbe sottoposto
"Non sappiamo nulla l'uno
dell'altro, se non...che ci amiamo" invece disse "ma ti pare possibile una cosa del
genere? Ti pare razionalmente e umanamente possibile? Non sò niente di
te apparte il fatto che ti guardo e mi sento scoppiare il cuore per
quanto è colmo d'amore"
"Oh...Bella" la baciai, poi le
presi il mento fra due dita e le dissi "prometto che ti
racconterò tutto di me, tutto" mi sforzai di usare il tono di voce più
sincero possibile. Ma era vero l'avrei fatto "piano
piano, impareremo a conoscerci...piano piano la situazione ti
apparirà chiara, non angustiarti amore mio, ti prego" presi
qualche secondo per cercare le parole adatte, era plausibile la sua
confusione, il suo smarrimento di fronte a questo sentimento così grande ed improvviso.
"Nel frattempo questa pazzia fra
noi, questa magia, questo sentimento che sappiamo essere
amore...consideriamolo un regalo del destino. Da qualche parte hanno
scritto che dovessimo incontrarci ed amarci fin da subito. Qualcuno lassù ti ha destinata a me, magari
l'esatto giorno in cui sei nata"
"Forse è andata proprio come dici tu" rispose "forse il fatto che io ti abbia riconosciuto come il ragazzo che incontrai tanti anni fa nel bosco è solo un pretesto che il destino ha utilizzato, per avvicinarmi a te"
Lei non lo sapeva ma era andata
proprio così, le stavo dicendo la verità, era stata
destinata a me fin dal giorno della sua nascita
"Beh è possibile, d'altronde neanch'io
so nulla di te, tranne che sei brava in spagnolo e una frana a
pallavolo" a questa ultima affermazione mi diede un buffetto sulla
testa "e che...hai un ragazzo di nome Jacob"
"Già, questo il destino non lo ha
considerato però" fece un sorriso amaro e s'intristì, mi
dispiacque, non era certo mia intenzione farla intristire ma
l'argomento mi
stava troppo a cuore, lei ormai era mia e di nessun altro
"Andiamo adesso, non voglio
parlare del tuo ragazzo, non voglio rovinanare questo momento
così bello, ci penseremo domani, va bene?"
Annuì, l'avevo rassicurata,
anche se il presentimento che Jacob Black sarebbe
stato una spina nel fianco per entrambi, sembrava sempre più evidente.
Giunti davanti casa la salutai
stringendola e baciandola come se non
dovessi rivederla per un mese intero, mi pesava il fatto di non poter
trascorrere più tempo con lei, adesso che ci eravamo
dichiarati.
"Mi raccomando, mangia"
dissi scostandole una ciocca di capelli che le ricadeva
ribelle sul viso. Gliela sistemai dietro all'orecchio e presi a carezzarle il lobo tenero come burro, avevo
sempre sognato
di farlo. Lei a quel contatto rabbrividì di nuovo,
questa cosa
dei brividi iniziava a piacermi, non sò ma la sentivo più mia.
"Si, sta tranquillo mangio" rispose, chiudendo
gli
occhi e godendosi il mio tocco sull'orecchio, le facevo scorrere i
polpastrelli sù e giù, sfiorandola appena
"E tu..." primo tentativo a vuoto "e...tu" riprovò per la seconda volta.
Non potei fare a meno di ridere sommessamente, tentava di mettere
una parola dietro l'altra, ma io le rendevo l'impresa
piuttosto ardua, e la cosa mi piaceva da morire.
"Edduardd..." biascicò alla fine
"Si, Bella?" risposi continuando la mia tortura
"Emh...sta atten...to per str...ada, emh...anzichià-mamì-appè-naaarriviii" okay poteva
bastare, a malincuore smisi di farla rabbrividire.
"Certo lo farò, però.." piccolo dettaglio "non ho il tuo numero"
"Oh che stupida, hai ragione"
presi il cellulare dalla tasca e segnai il numero che mi dettò, il mio lo avrebbe
memorizzato alla prima chiamata.
"Notte angelo" la salutai
"Mi piace quando mi chiami così" disse
"A me piace chiamarti così.." restammo a guardarci sospesi a
mezz'aria per qualche secondo, occhi negli occhi, nessuno dei
due aveva la voglia nè il coraggio di distogliere lo sguardo per primo,
e andar via. Poi notai che la luce del
salotto di casa sua era accesa, evidentemente suo padre era rientrato dal
retro, era meglio
andar via e subito.
"Ti chiamo dopo" sussurrai sfiorandole la fronte con le labbra, fece
sì col capo e poi mi fissò di nuovo per qualche
secondo con
quei suoi occhioni di cioccolata e fui tentato di riprenderla fra le
braccia, ma non lo feci. Alla fine si incamminò verso il
portico, attesi che entrasse in casa e andai via.
Pov Bella
Quando
Jacob mi baciò per la prima volta ne rimasi entusiasta, mi piacque,
considerai che baciasse bene, non è che io avessi tutta questa
esperienza nel campo e potessi paragonarlo ad altri. Fu il mio secondo bacio in
assoluto, il primo lo diedi ad un compagno delle scuole medie,
esperienza per altro disastrosa, comunque Jacob mi parve un gran
baciatore. Reputai di essermi innamorata di lui, non solo per questa
sua capacità ma anche perchè mi piaceva fisicamente, mi
piaceva che lui a sua volta mi definisse molto carina e mi piaceva che fosse
possessivo nei miei confronti (almeno all'inizio fu così).
Mi faceva sentire protetta ed amata.
Con Edward la storia fu totalmente diversa, i
suoi non erano baci, erano piccoli tizzoni ardenti che delicamente si spegnevano
sulla mia pelle. Ogni suo bacio mi sconvolgeva, mi marchiava, sentivo il suo nome
tatuarsi su ogni singolo lembo di me stessa, con le labbra disegnava ghirigori e simboli di
appartenenza e devozione assoluta. Ed erano soltanto baci. Che effetto mi avrebbe fatto avere di più? La sua
velata timidezza mi faceva impazzire, il suo imbarazzo mi induceva a
stuzzicarlo, il suono della sua voce mi stordiva, il suo odore di uomo
(benchè fosse ancora un ragazzo) mi inebriava, il suo corpo
esile ma allo stesso tempo ben proporzionato, mi spingeva ad osare e varcare il famoso confine tracciato con Jacob.
Lo amavo, lo desideravo e lo volevo...con tutta me stessa.
Non avrei resistito molto, quando ero fra le sue braccia avevo voglia di esplorare il suo corpo in lungo e in
largo, ma mi costringevo a limitarmi. Ero già andata oltre i canoni della
decenza, saltandogli addosso solo dopo poche ore che lo conoscevo e non
volevo spaventarlo e neppure fargli pensare che fossi una ragazza avventata. Di
sicuro lui non mi avrebbe chiesto nulla, sarei stata io a
pretendere
qualcosa di più, avrei preso l'iniziativa. Di questo ne ero più che
certa.
Ti manca solo questa e poi brucerai davvero fra le fiamme dell'inferno per l'eternità.
Avevo un ragazzo e non potevo
amarne e addirittura desiderarne un altro, ma dopo quel secondo
pomeriggio con lui, dopo le nostre confessioni reciproche e dopo le
meravigliose sensazioni che mi fece provare, non avrei più
potuto stare con Jacob.
Per nessuna ragione
al mondo, almeno questo era quello che credevo.
Quando entrai in casa mio padre mi aspettava in salotto
"Ciao Bells, alla buon'ora" disse
picchettando il dito sul suo precisissimo orologio svizzero, erano le
19 e 30 passate "si può sapere dove sei stata? E magari se non chiedo troppo, anche con CHI?"
Ignorai entrambe le domande "Scusa papà, preparo subito la cena"
"Bella non è per la
cena...ha chiamato Jacob" istintivamente cercai il cellulare
nella tasca interna della mia
giacca a vento, e diedi uno
sguardo: cinque chiamate perse, ommiodio!
Non avevo messo la suoneria
c'era solo la vibrazione
"Avete litigato di nuovo e hai fatto due
passi?" Il mio cervellino vagava in cerca di una risposta plausibile,
ma vagava nel vuoto e basta.
Quindi non emisi alcun suono e mi
limitai a fissarlo, con aria colpevole. Mio padre era pur sempre uno
sceriffo e se mentivo, alla lunga mi avrebbe scoperto. Di contro non
sapevo cosa rispondere.
"No papà non abbiamo litigato, io...io..."
"Tu cosa Bella? Che nascondi?"
"Nulla!!!" risposi forse con
troppa foga. Inarcò un sopracciglio, si stava innervosendo, mi
conveniva accennargli qualcosa
"Papà sono confusa, non so ma da un pò...con Jacob le cose non sono più come una volta, io forse..."
"Lui chi è?" strabuzzai gli occhi
Merda! Perchè
perchè imprecai non sono figlia di un impiegato delle poste? O di un
idraulico o di un imbianchino? No invece no! Sono figlia di un
polizziotto, e pure bravo...
"Lui?" Chiesi facendo la faccia più credibile e innocente che potessi "Ma lui chi?"
"Quello per cui hai preso una
sbandata ragazzina, guarda che ti ho capita...Bella stai attenta" il dito indice della
sua mano destra puntava dritto verso il mio naso "a non rovinare
tutto,
Jacob è un bravo ragazzo"
"Scusa ma per caso ho detto il contrar..." non mi lasciò concludere
"Ascoltami bene Isabella Marie Swan, quando tua
madre ebbe la felice idea di andarsene dall'oggi al domani portandoti via
con sè, mi cadde il mondo addosso" noo la storia dell'abbandono nooooooo, che colpo basso
"Questo non è corretto papà..." sapevo già dove sarebbe andato a parare
"L'unico che mi aiutò a riprendermi fu
Billy, trascorse nottate intere a consolarmi, sua moglie fino
a quando la malattia glielo consentì preparò le mie cene e
lavò le mie camicie...e Jacob anche se piccolo riusciva sempre a farmi
distrarre, quindi te lo ripeto: stai attenta Bella, non ti azzardare a
far soffrire quel ragazzo"
Non potevo crederci stava facendo
leva sul mio senso di colpa, io andai via da lui, lo abbandonai anch'io
in un certo qual modo. Billy Black e la sua famiglia lo aiutarono a
risalire dal pozzo nero della sofferenza, causata da mia madre e di riflesso da
me.
"Ma papà tu non puoi...obbligarmi" ma cosa stava dicendo? Non riuscivo a crederci
"Oh siii, io posso eccome
ragazzina, non vuoi stare più con Jacob? Bene, fa pure,
lascialo. Ma non ti azzardare a portare qualcun'altro in casa
mia, perchè non l'accetterò nè oggi nè mai" in
quel preciso istante il cellulare stretto ancora fra le mie mani
vibrò, feci l'indifferente, poteva essere Edward e non volevo
certo rispondere davanti a Charlie.
"Vado a cambiarmi" dissi cercando
di riprendere il controllo di me stessa, anche se le
mani tremavano e le gambe erano molli
come gelatina "scendo subito".
Avrei voluto
urlare e strepitare, non riuscivo davvero a capacitarmi di ciò
che mio padre aveva detto. Da come la vedevo in quel momento, era un ricatto bello e buono.
Salii i gradini a due e due precipitandomi
in camera
mia e sbattendo la porta, ma prima lo udii urlare ancora "guarda che non ho finito con
te, ne riparleremo Bella, hai sentito? Ne riparleremo...e
comunque TI TENGO D'OCCHIO" ignorai le ultime minaccie e
guardai il display, non era Jacob. Ricacciai indietro, almeno momentaneamente le lacrime e risposi alla chiamata
"Pronto"
"Sono io" a quelle due semplici
parole, mi sentii sollevata anche se smisi di respirare e il cuore cominciò a fare salti
mortali carpiati senza rete di protezione.
"Ciao, sono contenta di sentirti"
"Anch'io" rispose lui completando l'opera di rincitrullimento "hai magiato?" mi nutrirei solo di te se potessi
"Stavo per preparare la cena"
"Sei una brava cuoca?"
"Mmh mio padre non si è mai lamentato, quindi suppongo di sì"
"Bene una cosa nuova che conosco
di te" sentendo questa frase non riuscii a trattenermi, e cominciai a piangere, mio padre non
avrebbe acconsentito al fatto che volessi lasciare
Jacob, e comunque avrebbe reso la vita difficile a chiunque avesse preso il suo posto, il messaggio era chiaro.
"Ed.." la mia voce tradì l'emozione
"Che c'è angelo? Qualcosa non va?"
"Ti amo" dissi "non voglio sapere altro, davvero...non m'importa dove sei nato o che
musica ascolti, non m'importa" gli argini si ruppero e cominciai a singhiozzare
"Ti amo anch'io Bella, perchè piangi? Cosa è successo?"
"Nulla, è come dici tu era scritto nel destino, e noi ci conosceremo giorno per giorno" almeno spero "mi spiace ma adesso devo andare, mio padre reclama la sua cena" mentii asciugando il fiume di
lacrime che scorreva sul viso
"Va bene, ne parliamo domani, Bella io non voglio causarti guai nè voglio farti soffrire, non sopporto
di saperti triste per colpa mia"
"Oh ma non è colpa
tua...solo che non sarà facile per noi due...dovrai avere
pazienza e apettare. Avrai pazienza Ed? E soprattutto mi aspetterai?"
"Lo farò, ti
aspetterò e saprò essere paziente. Mi basta sapere che mi
ami e che mi vuoi quanto ti voglio io"
"Di più...molto di più" lo sentii ridere
"Mi sembra impossibile, ma okay, sogni d'oro amore mio"
"Se ci sarai tu, lo saranno sicuramente" chiusi la chiamata, sono l'amore suo.
Per un attimo assaporai la felicità, anche se durò lo spazio breve di un sbattito di ciglia,
perchè le dure parole di mio padre tornarono a ronzarmi nelle
orecchie.
Non sarebbe stato facile lasciare il mo ragazzo, l'unico genitore che avevo disponibile, era contro di me, non mi
avrebbe appoggiato e lui Jacob...rabbrividii, non avevo neppure
considerato il suo punto di vista. Lo avrei chiamato, dopo cena
però, avevo detto ad Edward che avrei mangiato e non volevo di
certo rovinarmi ulteriormente l'appetito.
Come avrei fatto a trovare una soluzione? Non lo sapevo, brancolavo nel buio più assoluto.
Anche quella notte non riuscii a chiudere occhio, continuavo a girarmi e
rigirarmi nel letto convinta che forse era la posizione che
assumevo a non farmi riposare, oppure la colpa era del cuscino,
troppo basso e consumato. No in realtà avevo paura, era la paura a
non farmi dormire, paura che la felicità che avevo soltanto
assaporato svanisse per incanto. Per incanto era arrivata e allo
stesso modo sarebbe andata via.
"Aspettami Eeed, aspettami..." mormorai prima di assopirmi sfinita.
continua...
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Capitolo 11 *** Cap. 11 S U A ***
Cap. 11
Buon Sabato a tutte, come state?
Io bene, ho appena terminato il capitolo, e diciamo che posso ritenermi
abbastanza soddisfatta, Bella non sa proprio tenere le mani a
posto con Edward...Nel prossimo ci sarà un piccolo grande colpo di scena, ma
non vi anticipo nulla spero solo di finirlo presto (sono ancora a
metà).
Adesso vi saluto e aspetto vostre opinioni, se vi va recensite mi fa
piacere sapere cosa ne pensate. Come sempre ringrazio tutte mi seguite
in tante, davvero t a n t e.
Grazie di cuore e alla prossima.
Romi.
S U A
pov Edward
Dopo aver chiuso la chiamata con Bella, rimasi perplesso, la sua voce
mi parve provata, come se avesse ricevuto delle cattive notizie. Mi
distesi sul divano e cercai di pensare solo ai bei momenti trascorsi
con lei quel pomeriggio, mi concentrai soprattutto sull'ultimo sguardo che mi rivolse, caldo ed
intenso come il colore dei suoi occhi, fino a quando bussarono alla
porta della mia camera.
"Eddy ci sei?" Alice
"Entra scocciatrice" mia sorella si avvicinò lentamente e come
sua abitudine si sedette sul bordo della chaise longue a gambe incrociate
"Ti devo parlare" disse ecco come rovinarsi l'umore ascoltando solo tre parole
"Lo sapevo, questa tua visita a quest'ora non poteva di certo portare
buone notizie..." risposi "che c'è?" per tutta
risposta lei mi fece una linguaccia, e poi domandò
"Umh...Bella ti ha chiamato?"
"L'ho chiamata io, perchè"
"Come ti è sembrata? Triste? Nervosa agitata?"
"Tutte e tre le cose...Alice sai che quando si tratta di Bella ho una
leggera tendenza ad agitarmi, quindi per favore dimmi di che si tratta"
"Complicazioni"
"Di che genere?"
"Il suo vecchio, hanno litigato, il Capo Swan non vuole saperne di lei che lascia il suo
fido Jacob" la cosa non mi sorprese affatto, anche se rimasi un pò perplesso
"Ma che vuol dire?"
"Creerà un sacco di problemi a te e Bella, quindi preparati" sorrisi
"Alice ho aspettato così tanto tempo per stare con lei, non mi
abbatterò certo al primo ostacolo"
Avevo atteso per decenni che lei
arrivasse nella mia vita e non mi sarei di certo scoraggiato al primo
inconveniente, soprattutto dopo che avevo acquisito la certezza
che anche Bella ricambiava il mio amore.
Alice mise la sua mano sulla mia, la strinse e leggendomi nel pensiero disse
"Lo so Eddy, lo so...Ti ama molto sai? Le hai proprio stregato il
cuore" a queste parole sentii una fitta al petto, nella zona che
avrebbe dovuto essere morta. Il mio cuore defunto sussultò...
"Già, sembra incredibile, non riesco ancora a capire come sia
stato possibile in soli due giorni" scossi la testa
incredulo "e comunque l'amo tanto anch'io, davvero, sapevo
di provare amore per quella creatura ma... stringerla, baciarla, respirare il suo
odore, toccare i suoi capelli" chiusi gli occhi per un attimo e
ripensai al bosco "Il contatto fisico fra noi ha amplificato il sentimento, lo
ha reso mille volte più grande, non so se riesco a spiegarmi"
"Oh Eddy, certo che riesci" rispose mia sorella commossa, io riaprii gli occhi e aggiunsi
"Mi sento come se fossi nato per la terza volta, prima umano poi
vampiro e adesso entrambe le cose...sono un vampiro che ama come un
umano, o forse di più" mi guardò, e colsi sul
suo viso tanta emozione, se avesse potuto avrebbe pianto
"Davvero credi che mi ami molto?" le chiesi infine
"Si, non ho dubbi al riguardo e d'altronde non ne ho mai avuti. Ieri sera si struggeva per te dopo la lite col padre..."
"Ma come può essere che provi tutto questo per me, in così poco tempo?"
"Beh io ho una teoria"
"Ti ascolto" le dissi
"Lei ha avvertito la tua presenza fin dal suo primo giorno di vita, giusto?
"Si, credo proprio di sì"
"Quindi considerando che le sei stato accanto per molti anni e l'hai
vista
crescere, ha percepito il tuo amore costante e discreto,
cioè sapeva che tu le eri accanto, e soprattutto sapeva
che prima o poi saresti tornato per stare con lei, ti stava aspettando Edward...Se poi ci
aggiungi che siete fatti l'uno per all'altro, perchè lo siete
davvero, il gioco è fatto!" Il volto di Alice si aprì in
un grande sorriso "Sei fortunato, è
proprio una cara ragazza, dolce gentile oltre che bellissima,
sarà
un'ottima moglie e poi..."
"E poi cosa?"
"Nulla"
"Alicee"
"Davvero nulla, solo un..." non terminò la frase "lascia stare"
disse sventolando la mano cacciando l'aria davanti a sè "quando
la
visione sarà più nitida ti dirò di cosa si tratta.
Intanto ti consiglierei di preparare un piano" decisi di non insistere
"Cosa esattamente?"
"Per come la vedo io Bella deve lasciare l'indiano e poi piano piano
introdurti a suo padre, ma non certo dall'oggi al domani ci
vorrà del tempo" il suo ragionamento in effetti era logico, non
faceva una grinza "altrimenti ci sarebbe un'altra soluzione..."
"Quale?"
"Fuggite insieme"
"Cosa? Ma sei impazzita?"
"Edward prima o poi dovrà abbandonare la sua famiglia e la sua
vita...dunque non capisco di cosa ti preoccupi" per certi versi
anche questa volta disse una cosa logica, ma al momento avevo
altro per la testa e non volevo certo fuggire via, se pur con Bella.
"Alice una cosa per volta per favore, okay? Sto rendendomi conto solo
adesso che la mia vita è cambiata, voglio dire lei mi ama, ama
me! Fino a una settimana fa era solo una speranza, adesso è
realtà ed è accaduto tutto così in fretta...Voglio
assaporare ogni istante, godermi questo periodo in cui la
conoscerò davvero e lei farà la stessa cosa con me. Al
resto ci penserò poi, gradualmente"
"Va bene hai ragione, goditi questo periodo anzi sono sicura che te lo godrai nel
vero senso della parola, ed anche molto presto..." fece un sorrisetto
ammiccante di chi la sapeva lunga, poi prese a battermi una mano sulla
spalla a mò di incoraggiamento "ahhh il mio fratellone timido ed
impacciato, mi raccomando non farmi fare magre
figure. Piuttosto credo che dirò ad Emmett di scambiare due
chiacchere con te, magari per spiegarti almeno i fondamentali"
lì per lì non capii esattamente di cosa stesse parlando
quella pazza, Emmett? E da quando lui sa qualcosa più di me?
Poi ebbi
un'illuminazione, quell'energumeno di mio fratello solo in una cosa
poteva battermi oltre che a braccio di ferro, in pratiche amatorie...
"ALICE, la vuoi smettere per favore" le urlai quando capii cosa doveva
spiegarmi Emmett "Che caspita hai visto si
può sapere? Anzi NO, non dirmelo. NON voglio saperlo...Ma
che credi che abbia tre anni? Mica sono poi così sprovveduto! Ti
diverti a fare la guardona?"
"Insomma" rispose annoiata "non è che abbia visto
granchè, soltanto qualcosina, ma il meglio deve ancora arrivare, la tua promessa sposa è molto passionale. E'
piccola ma ha un vulcano dentro, saprà soddisfarti notevolmente"
"ALICE CULLEN" mi alzai di scatto, stava proprio esagerando "vai subito
fuori di qui, su-bi-to! E tieni per te, le tue visioni da pervertita!
Hai capito? Se dici qualcosa a qualcuno sù me e Bella è
la volta buona che ti stacco la testa"
"Esagerato tanto ti vedrò se farai l'imbranato!"
rise fragorosamente dandosela a gambe levate, mentre cercai di
afferrarla per i capelli.
Non avevo mai pensato a Bella sotto questa luce, voglio dire lei era la mia piccola,
certo mia sorella mi aveva incuriosito e ad essere sincero una certa
idea me l'ero
fatta. Bella era davvero passionale, e lo avevo capito la prima volta
che mi baciò, l'impeto e il calore che ci mise mi lasciarono
senza fiato. Ed era pur vero comunque, che avevo cominciato a provare
certe sensazioni stringendola, sfiorandola...sensazioni che sconoscevo fino a
quel momento. Ma
non sapevo esattamente come affrontarle, stavo appena scoprendo che
volto avesse l'amore e l'altra sua
faccia complementare, il sesso, mi era del tutto sconosciuta.
Chissà che ha visto...un vulcano dentro, la scena di me e Bella in intimità balenò per un attimo nella mia mente, meglio non pensarci, riuscivo ad imbarazzarmi anche da solo, che scemo...
Speriamo davvero di non fare magre figure, la mia inesperienza al riguardo era totale.
pov Bella
Jacob quella mattina venne a prendermi con
l'auto di suo padre, la sera prima al telefono insistette così
tanto per farlo che non fui in grado di dissuaderlo.
"Jake davvero non è necessario, prendo l'autobus e in cinque minuti sono a scuola"
"Assolutamente no" rispose "ti accompagno io e basta" dovetti rassegnarmi.
Non volli indispettirlo ulteriormente, lo era già abbastanza per
il fatto che quel pomeriggio non risposi alle sue cinque
chiamate, e fu pure tentato di non credere alla bugia che gli propinai
su dove e con chi fossi stata.
"Veramente" recitai "come facevo a dire di no ad una vecchina così carina, ho dovuto accettare il suo invito"
Inventai questa storia: nella strada verso casa incontrai la nonna di
una vecchia amica di mia madre, che salutandomi calorosamente, mi
invitò a prendere una tazza di tè. Potevo mai rifiutarmi?
"Dovevi vederla era così tenera, aveva pure i pacchi del
supermercato poverina, mi è sembrato giusto accettare il suo invito
per una tazza di tè e una fetta di torta, così l'ho
anche aiutata con le borse"
"Umh" rispose perplesso "e sei rimasta a casa sua per ben tre ore?"
"Si Jake, sai come sono le persone di una certa età...e per
giunta che vivono sole, quando hanno l'occasione di parlare con
qualcuno, non lo lasciano andare con tanta facilità" mi stupii
di me stessa per la fantastica e diabolica interpretazione.
Ero sempre più sicura che le fiamme dell'inferno mi avrebbero divorato per
l'eternità, ma per Edward ne sarebbe valsa la pena, in ogni caso.
Arrivati davanti a scuola aprii lo sportello del vecchio Chevy rosso
sbiadito di Billy Black e prima di girarmi verso Jake per salutarlo
(dato che pretendeva il secondo bacio della giornata) sbirciai in giro
per vedere se Edward fosse nei paraggi e potesse assistere alla scena.
Non lo vidi, allora stampai un rapido saluto sulle labbra del mio
ragazzo, che però non si accontentò e catturò il
mio viso per approfondire il bacio. Rimasi immobile, lo lasciai fare
senza ricambiare il suo trasporto.
Che ipocrita sono
"Ci vediamo all'uscita piccola" sìsì ci vediamo uff
"Jake perchè non posso prendere l'autobus? Se ti fa stare
più tranquillo posso chiedere un passaggio a Jessica e sua madre"
"Bells è inutile che insisti" rispose perentorio, chiusi lo sportello e andai via.
Come avrebbe reagito Edward? Non bene.
Mi avvicinai all'entrata, lo cercai fra mille volti come un'ossessa,
poi finalmente lo scorsi appena dentro l'entrata principale sorrideva
e parlava con qualcuno, ma non era Alice. No decisamente la lunga e
rossiccia chioma che intravidi accanto a lui non somigliava per nulla
al caschetto scuro di Alice.
Oca giuliva Jessica,
si era proprio lei accanto ad Edward, con una mano gli si era
abbarbicata al braccio destro, come una cozza allo scoglio. Gli parlava
fitto fitto vicino al viso, in modalità gatta morta, potevo sentirla mentre faceva le fusa.
Quella sciacquetta ci stava provando.
A grandi passi mi avvicinai, credetti che il fumo che usciva dal mio naso
e dalle mie orecchie fosse visibile a kilometri di distanza.
"Buongiorno ragazzi" dissi salutandoli con aria indifferente, ma
lanciando un'occhiata interrogativa ad Edward, lui fece solo
un cenno con la testa "vedo che hai già conosciuto Edward,
Jessica"
"Ciao Bella!" rispose la cozza sfoderando un sorriso, a suo avviso scintillante, all'indirizzo dello scoglio"Si,
mi sono presentata poco fa e stavo giusto chiedendo ad Eddy se per
l'ora di algebra poteva sedersi accanto a me, nutro dei dubbi su alcuni
esercizi e magari potrebbe spiegarmeli" sgranai gli occhi Eddy? Algebra?
"Perchè?" chiesi in cagnesco "tu hai biologia con me adesso?" quella sciacquetta me l'aveva fatta sotto il naso.
"Oh che stupida" replicò battendosi una mano sulla fronte "non
te l'ho detto? Ho cambiato il corso di biologia con algebra" cozza ipocrita e anche stronza, in tutto questo lo scoglio ci guardava in silenzio con un sorrisetto stampato sul viso, avrei giurato che fosse di compiacimento.
"Edward, sicuramente con te Jessica supererà tutti i suoi dubbi"
usai un tono di voce sarcastico, ma in realtà si percepì nervosismo
"Beh in effetti me la cavo" rispose "penso
proprio di ruiscire ad aiutarla"
Sbattei le palpebre e lo guardai
sempre più stranita, che hai detto?
"Siii penso proprio che ci riuscirai...Eddy" l'oca giuliva fece un
altro dei suoi sorrisi di plastica e vidi pure accentuare la sua presa sul braccio
di Edward, che però non si scompose.
Rimasi di sale, non sopportavo le mani di un'altra su di lui.
"Allora Bella" il mio Edward si rivolse a me, e non sorrideva più
"Jacob ha ancora la moto guasta?"
Sentii distintamente le mascella schiodarsi dal
mio viso e cascare sul pavimento di linoleum, rotolando accanto ai miei piedi.
Mi ha visto
con Jake
"Ssi" balbettai "mi ha accompagnato col furgone di suo padre"
"Quel Chevy è proprio un catorcio" sentenziò l'oca "tu che macchina hai Eddy?"
chiamalo Eddy un'altra volta e ti faccio saltare tutti i denti con un pugno
"Una Volvo"
"Wao una Volvo" come se sapesse di cosa parlava "deve essere
velocissima oltre che comoda, dopo scuola la vorrei vedere...magari ci
facciamo un giro, ti faccio conoscere un pò Forks"
tzè ti
piacerebbe...ora la strozzo, giuro che le torco il collo con le mie
manine a questa oca giuliva. Merda sapevo che dovevo tenerla alla larga, è tutta colpa mia...
"Okay" rispose Edward "quando vuoi"
Ehhh? Ma che diciii? Volevo piangere perchè ti comporti così? Fino a ieri esistevo solo io e adesso...
Adesso ti ha visto baciare un altro, stupida.
Risposi da sola alla domanda, io continuavo ad essere la ragazza di Jacob Black, che pretendevo?
Ne ebbi abbastanza e andai via senza guardarlo in viso "beh ci vediamo
dopo, vado in classe, buona lezione" sentii un senso di vuoto
terribile allo stomaco.
Faceva male, molto male.
Lui tecnicamente era libero, anche se provava qualcosa per me, quindi
non potevo impedirgli di frequentare altre ragazze. Di sicuro se lo
avessi visto con un'altra sarei morta di dolore.
Le prime due ore di lezione furono una tortura, in primo luogo
perchè morivo dalla voglia di fare chiarezza, secondo
perchè Jessica sicuramente ci stava provando in maniera
spudorata e chissà fino a che livello si era spinta. Quando
finalmente mi diressi verso l'aula di spagnolo ero a pezzi, lo stomaco
era sempre sottosopra e avevo una fifa tremenda che Edward non mi
volesse più.
Lo trovai già seduto al nostro banco, la professoressa non era ancora arrivata, quindi avrei potuto parlargli.
"Ciao" mi salutò
"Ciao, andata bene la lezione con Jessica?"
"Diciamo che quella ragazza, ha davvero qualche problemino con i numeri"
"Ha il cervello di un canarino quella" sbottai, Edward scoppiò a ridere, questa cosa mi diede coraggio "sei arrabbiato con me?"
"Dovrei esserlo?" questa sua risposta-domanda mi prese in contropiede
"L'ho baciato"
"Lo so, ti ho vista e mi ha fatto male, molto male" ben ti sta, mi dissi, volevo flagellarmi volevo provare lo stesso dolore che aveva provato lui per causa mia.
"Perdonami"
"Cosa dovrei perdonarti Bella? E' lui
il tuo ragazzo" disse "in fondo forse è a lui che dovresti
chiedere scusa..." detto ciò si volse dall'altra parte. Era
arrabbiato con me, gli guardai il profilo, aveva il viso contratto dalla
rabbia, le labbra serrate, gli occhi fissi e le
mani strette a pugno. Mi prese il panico, lo stavo perdendo.
"Ed?" gli sfiorai i pugni chiusi "Eeed" stavolta si volse e mi
guardò triste "ti prego, abbi un pò di pazienza, ti
prego...lo sapevo che per te non sarebbe stato facile"
"Bella io non sopporto neppure l'idea che lui ti sfiori, immagina cosa
significa per me vederlo mentre ti bacia" era amareggiato, lo avevo
deluso.
"Perdonami" gli dissi di nuovo "non ho potuto farne a meno"
"La cosa assurda è che lui avrebbe tutti i diritti su di te e..."
Non terminò la frase, mise il palmo della sua mano sotto il mio
mento ed io mi ci adagiai chiudendo gli occhi, lasciandomi
tranquillizzare dalla sua vicinanza.
Non avrei dovuto stargli così vicina, più o meno tutti in
classe sapevano di me e Jacob, ma in quel momento non m'importò
più di nulla. Contava solo Edward.
Dopo qualche secondo lo udii mormorare
"Angelo mio, come faccio a restare indifferente? Non posso. Ci ho
provato credimi, ma non ci riesco, stamattina ho dovuto lottare con
tutte le mie forze contro la voglia di spaccargli il muso. Quando ti ha
afferrato il viso a quel modo e ti ha baciato, lo avrei riempito di
cazzotti, è rude e sgarbato...ma ha idea di quanto tu sia
delicata?" col pollice prese a tracciare il bordo delle mie labbra
"e poi queste appartengono solo a me".
Era vero, io gli appartenevo dalla radice dei capelli fino alla punta
dei piedi, ero SUA. Aprii gli occhi e lo guardai intensamente, volevo
che ascoltasse ciò che avevo da dire con attenzione.
"Io appartengo a te, solo a te, lui non ha più nessun
diritto...e poi non mi ha mai avuta sul serio. Capisci cosa intendo?"
doveva saperlo, era necessario che Edward sapesse.
"Si ho capito, stavi aspettando me?" chiese con una strana luce negli occhi
"E chi altri sennò?" mi sorrise "e tu? A chi appartieni tu?"
Si protese verso il mio orecchio e in un soffio sussurrò "Il mio
cuore, la mia anima, il mio corpo...tutto di me appartiene solo ad una
persona...al mio angelo, Isabella"
Mi sciolsi come neve al sole, e gli occhi mi si riempirono di lacrime,
lo guardai adorante non riuscendo a profferire parola, sorrisi soltanto
come un'ebete. Non avevo idea di come tutto ciò fosse accaduto,
io che lo amavo alla follia e lui che mi ricambiava con la stessa intensità. Era magia, pura
assurda fantastica magia.
Dopo qualche secondo riuscii a riprendermi e
gli
chiesi
"Ma hai davvero intenzione di portare quell'oca a fare un giro con la tua macchina?"
Le sue labbra si aprirono di nuovo di nuovo in un sorriso e rispose
"Certo"
Lo guardai perplessa "si godrà la gita dal sedile posteriore, perchè su quello davanti, ci sarai tu"
Poggiai la mia mano sulla sua, ancora sotto il mio mento e gli dissi "Ti amo"
"Io di più" rispose ma a quel punto la professoressa entrò
in aula e dovettimo staccarci. La lezione ebbe inizio, ogni tanto, quando pensavamo di non
essere visti intrecciavamo le nostre dita sotto al tavolo e questo
gesto valeva più di mille parole.
Appena la campanella suonò, schizzammo fuori, Edward mi prese
per mano e mi trascinò sul retro dell'edificio, lì c'era
un piccolo capannone adibito a magazzino. Non sapevo come facesse a
saperlo, ma quel giorno la porta non era chiusa col lucchetto, io
però non gli chiesi nulla e lasciai che mi guidasse all'interno.
Ci sedemmo su una vecchia cattedra in disuso e mi strinse a sè.
"Dovresti mangiare" lo sentii respirarmi fra i capelli.
"Prima della lezione d'inglese prenderò qualcosa al distributore automatico"
A quel punto decisi di togliermi il macigno che mi pesava sullo stomaco e annullava il mio appetito.
"Ieri sera ho avuto uno scontro con mio padre" si staccò da me per guardarmi
"Per questo piangevi?"
"Si. Non è per niente d'accordo con la mia decisione di lasciare Jacob, e comunque non mi
permetterà di stare con nessun'altro" le lacrime erano dietro l'angolo
"E' assurdo, non può obbligarti" disse
"Oh non lo conosci...ammesso che Jake non faccia obiezioni al fatto che
voglio rompere con lui, e non credo. Mio padre non approverà
nessun altro accanto a me. Renderà la mia vita impossibile ed
anche la tua" Edward mi fissava sbigottito
"Non capisco...dovrebbe volere il tuo bene" gli spiegai in due parole
"Ah ma per lui è Jacob il mio bene, nessuno è migliore di lui...
Anni fa i miei genitori si
separarono, avevo cinque anni e mia madre
mi portò via da Forks. Mio padre ne soffrì molto e la
famiglia Black gli fu accanto e il piccolo Jacob in un certo senso
sopperì a me, alla mia colpevole assenza. Insomma lo aiutarono a riprendersi, e per questo
nutre per loro molta gratitudine, oltre che un profondo affetto"
"Adesso un pò capisco, ma non del tutto. Infondo tu eri solo una bambina" non aggiunse altro
"Lo so ma per adesso la pensa così, ed io non sò che
fare? Cosa devo fare Ed?" stavolta non riuscii a trattenermi e le
lacrime presero a scorrermi sul viso, mi prese di nuovo fra le braccia
e mi cullò.
"Bella sta tranquilla, si aggiusterà tutto"
"E come? Te l'ho detto, ammesso che Jake mi lasci andare...mio padre..."
"Ho detto che si aggiusterà tutto, noi due staremo insieme,
è così che andrà, fidati. In un modo o nell'altro
il nostro destino si compirà"
Era quello che volevo sentire "mi fido" gli dissi, saremmo stati insieme a
qualunque costo.
Mi feci più vicino al suo corpo, aderendo completamente al suo
torace quindi cercai le sue labbra e lo baciai. Con
trasporto, intensità
ma soprattutto con
ardore, gli chiesi la lingua e lui me la concesse, me ne
impossessai avidamente, ma non mi
bastò.
Feci scorrere le mie dita sul suo petto, indossava una maglia leggera e
sentii distintamente i suoi muscoli guizzare al mio tocco. Arrivai fino al bordo dei
jeans e la cacciai fuori, quindi cominciai ad esplorargli la pelle,
liscia e fredda.
Per la prima volta mi resi conto di quanto la sua temperatura corporea
non fosse normale, ma non mi stupii più di tanto, come se
conoscessi già la ragione di tale "freddezza". Nel posto
più recondito del mio cervello io sapevo che Edward non era un
ragazzo come gli altri, lui era speciale, unico, ineguagliabile, ed era mio.
"Ed, io voglio stare con te" gli confessai, mentre la mia mano giocava
con il profilo ruvido dei suoi pantaloni, lo sentii fremere
"Bella io..." sussurrò
"Ssh, non dire niente ti prego" gli chiusi le labbra con un dito
"lascia che io ti ami" mi spinsi oltre,
sapevo che il contatto ravvicinato col suo corpo mi avrebbe fatto
impazzire, e adagiai il palmo della mia mano sulla sua
mascolinità. Capii subito che anche lui mi voleva, il suo corpo
non mentiva e allora osai sempre di più. Gli afferrai la mano
destra e l'adagiai sul mio
seno, lui lo strinse appena, bastò così poco a mandarmi
in tilt
"Oh Ed, quanto ti voglio..."
"Bella, aspetta ti prego" rispose in un grido soffocato, aveva il
respiro corto ed ansimava proprio come me "aspetta amore" non lo
ascoltai continuai ad accarezzarlo ovunque e baciarlo. Lui
ricambiò i miei baci e continuò ad accarezzarmi, anche se
non osava cercare il contatto con la mia pelle nuda.
"Ed ti prego" lo implorai e con audacia alzai la mia maglia fino al collo scoprendo il fine
reggiseno di pizzo rosa che celava i miei seni, ormai turgidi per
l'eccitazione.
"Toccami"
Volevo sentire le sue mani fredde su di me, volevo fremere e tremare
per il suo tocco gelido. Ma lui mi guardò in trance, gli occhi gli
fiammeggiavano di desiderio e la bocca gli si aprì leggermente per la
sorpresa, però non si mosse. Allora presi la sua mano
tremante e l'adagiai sulla stoffa sottile, Edward la chiuse a coppa sul piccolo monte puntito e chiuse gli occhi,
strizzandoli.
Dopo che rabbrividii per quel contatto così
desiderato, strisciai con la mano libera verso sud cercando
il bottone dei suoi jeans e quando lo trovai lo tolsi dall'asola. A
quel punto solo una cosa restava ancora da fare, presi il
gancetto metallico della zip e l'abbassai. Ma Edward mi bloccò, ridestandomi dal mio delirio.
Mio Dio che ho fatto..
Sarei stata capace di prenderlo anche senza il suo consenso, ero
accecata dal desiderio, volevo fare l'amore con lui subito non ruscivo
a pensare ad altro. Del resto gli ero saltata addosso fin dalla
prima volta che l'avevo visto, doveva esserci abituato ormai. Sentivo
un'attrazione irresistibile, quando gli ero vicino dovevo toccarlo,
baciarlo e sentirlo su di me, ma quella mattina volevo di
più, volevo tutto.
"Scusami, ho esagerato...non ti ho neanche chiesto se mi desideravi
anche tu" mi giustificai sistemandomi la maglia e cercando a stento di
riprendere il controllo dei miei ormoni impazziti.
"Non devi scusarti" disse ricomponendosi anche lui "solo che non voglio
che...che avvenga qui...così" si guardò intorno "quando
avverrà sarà in un posto diverso, nostro, intimo"
"Hai ragione, che stupida" mi baciò
"Tu meriti il meglio Bella, meriti un momento indimenticabile, unico e
comunque...si sei una stupidina, certo che ti desidero anch'io, mi hai
fatto impazzire...Sei così bella" accarezzò lieve la
curva del mio
collo. Non era lo stesso ragazzo timido ed impacciato dei giorni
precedenti, ma una punta di disagio era chiara sul suo viso.
Il mio dolce e tenero Ed
"Adesso andiamo, siamo in ritardo" diede uno sguardo al suo orologio,
eravamo oltre l'orario di pausa. Mi accompagnò all'aula
d'inglese, ma prima prese al volo una merendina dal distributore, mi
coccolava come una bambina. "Ci vediamo a ginnastica" lisciò i
miei capelli con due dita e andò via.
Durante l'ora d'inglese Jessica, seduta accanto a me non mi rivolse la
parola, e questo mi sembrò strano, mi aspettavo un resoconto
dettagliato dell'ora di algebra con Eddy, invece nulla. L'oca giuliva
covava qualcosa...e non erano di certo uova.
A ginnastica prima di iniziare l'allenamento Edward mi disse
"Okay escogiteremo un piano, devo rifletterci sù, ma
sono sicuro che troverò una soluzione, ti prometto che troveremo il modo di
stare insieme nel frattempo, saprai tenere a bada Jacob? Cioè tu..."
"Non mi toccherà più, lo prometto"
"Se lo vedo di nuovo che ti sfiora...io non risponderò di me"
"Parlerò con lui, lo lascerò...o comunque proverò a farlo"
Lo dovevo fare, non solo per me ma anche per Jacob. Non si meritava di
essere tradito e io non volevo essere una traditrice, eppure quel
giorno lo ero quasi diventata. C'ero andata davvero vicino... tanto vicino da
sentirmi quasi in colpa. Avvertivo le cinque dita di Edward attorno al
mio seno, cinque petali infuocati, che facevano da corona al mio
piccolo monte. Altri marchi che si aggiungevano a quelli già presenti su di me.
Me lo sentivo, mancava poco e mi avrebbe segnata col sigillo più importante, perchè io lo volevo, anzi lo bramavo, non desideravo altro che questo fin dalla prima volta che mi ero avvinghiata a lui.
Volevo che mi
consacrasse come SUA, e solo sua per sempre.
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Capitolo 12 *** Cap. 12 V I P E R A ***
12
Ragazze
questo capitolo vi farà arrabbiare moltissimo con una certa
persona, che fra l'altro a me è sempre stata sulle scatole, non
so neppure il motivo, ma è così. Inoltre vi preannuncio
che il prossimo sarà una piccola bomba, ma chiaramente non
anticipo nulla.
Invece tornando a questo che state per leggere, mi piacerebbe sapere come consigliereste a Bella di eliminare
la serpe che ha in seno, sbizzaritevi pure mi raccomando...ah
dimenticavo c'è solo il pov di Edward.
Baci e alla prossima.
ps 1
Giulia_Cullen, hai azzeccato quasi tutto, mi hai sorpresa
ps 2
G R A Z I E A TUTTE
VIPERA
Cap. 12
pov Edward
Ascoltavo il lento e persistente battere della pioggia sulla
grande portafinestra della mia camera, un'intera parete era fatta solo
di quel materiale, luminoso ma anche rumoroso vetro. Così non
riuscivo a riposare, volevo chiudere gli occhi e distendere i nervi,
tesi come corde di violino, a causa di tutto quello che era accaduto,
ma era inutile.
Dal giorno in cui Bella mi mise al corrente della lite col padre e del
suo dissenso alla possibile rottura con Jake, erano trascorse
più di quattro settimane e la situazione era leggermente
cambiata. Avevo escogitato una specie di piano, anche su consiglio di
Alice, che consisteva in un graduale allontanamento di Bella dal suo
ragazzo fino a creare tra loro un motivo di discussione con conseguente
lite ed inevitabile separazione. Trascorso del tempo dalla loro
rottura, io avrei fatto la mia comparsa discreta e sporadica nella sua
vita per testare la reazione di Charlie, in fondo era solo lui
l'ostacolo maggiore e non certo Jacob. Sembrava davvero un'idea
geniale, ed in un certo senso aveva anche cominciato a funzionare.
Bella due settimane prima aveva dato inizio all'opera di distacco, dopo
una lite scaturita per futili motivi, disse a Jacob che voleva un
periodo di pausa, voleva riflettere sulla loro storia e sui suoi reale
sentimenti per lui.
"Bella che significa devi riflettere? Mi vuoi mollare?"
"Jake, non facciamo altro che litigare, sono settimane ormai che va avanti in questo modo ed io mi sono stufata, lo capisci?"
"Piccola, capita di litigare alle coppie, ma poi si fa pace...suuu non fare così"
"No Jake, con te capita un pò troppo spesso"
"Tesoro forse non
lo hai notato, ma da circa un mese tu non sei più la stessa. Ti
chiamo e non rispondi, ti cerco e non ti trovo MAI e non è dato
sapere dove e con chi sei stata. Se provo a toccarti scappi via, come
se io fossi un appestato...ecco perchè litighiamo. Mi nascondi
qualcosa vero? C'è un altro? Dimmelo"
"Ma che dici? Come ti vengono in mente queste idee...ho solo bisogno di stare un pò per conto mio"
"Bells ma io ti
amo, non posso stare lontano da te, io non voglio stare per conto mio e
comunque sappi che farò di tutto per non perderti...di tutto,
questo te l'ho già detto"
Il piano sembrava funzionare anche se Jacob come aveva preannunciato
non si arrendeva e tempestava Bella di chiamate e di visite
indesiderate. Tutto sembrò procedere liscio come l'olio, fino a
quando successe l'imponderarabile, un imprevisto davvero non calcolato
con tanto di nome e cognome, Jessica Stanley.
Avevo capito che quella ragazza nutriva dell'interesse per me,
nonostante facesse la stupida con Mike Newton, era a me che mirava.
Durante le lezioni di algebra non mi lasciava un attimo in pace, mi
fissava mettendomi a disagio, mi ricopriva di attenzioni, mi parlava
con voce suadente e cercava in tutti i modi di ammaliarmi. Tentativi
che puntalmente cadevano nel vuoto, perchè io la guardavo ma non la vedevo di certo, e lei questo non lo capiva.
Mi tampinava ovunque, a mensa si insinuava anche tra me ed Alice e
più volte ed in maniera alquanto sfacciata mi aveva chiesto di
uscire. Io avevo chiaramente rifiutato ogni suo invito, adducendo le
scuse più svariate, e facendole capire che non ero per nulla
interessato alla cosa. Lei
sembrava accettare i miei dinieghi con indifferenza, ma dentro di me
sentivo che sotto sotto stava preparando una qualche ripicca. Anche
Alice mi aveva messo in guardia
"Ed, non mi piace quella ragazza, credo si sia invaghita di te e stia
tramando qualcosa...ma non riesco a focalizzare nulla di concreto. E'
come se il suo futuro fosse protetto da una sorta di scudo e questa
situazione non mi fa stare tranquilla"
Jessica le procurava sensazioni negative, e anche se non riusciva a
vedere nulla di definito era certa che ci avrebbe creato dei
problemi...come se già non ne avessimo abbastanza. Un giorno,
dopo che le diedi l'ennesimo due di picche, (dissi di no ad un invito
per un cinema) accadde il fattaccio.
La lezione di algebra era appena terminata ed io stavo precipitandomi
fuori dall'aula quando la mia compagna di banco mi arpionò per
il braccio
"Aspetta un attimo Eddy, devo parlarti"
"Devo andare Jessica, altrimenti farò tardi ad inglese..." feci per andar via ma lei mi richiamò
"Edward" quel nome per intero e quel tono perentorio mi bloccarono "a
questo punto credo sia il caso che io e te scambiamo due parole su una
certa cosa..."
mi irrigidii
"Spero che sia una cosa breve, ti ho detto che non voglio far tardi"
"Ci vorrà solo un minuto" disse, sospirai rassegnato forse era meglio assecondarla
"Dimmi"
"So tutto"
"Sai tutto? E di chè?" inarcai un sopracciglio perplesso
"Della tua tresca con faccia d'angelo Swan"
"Non so proprio di cosa tu stia parlando" risposi calmo
"Oh ma davvero? Quindi tu, Bella e il magazzino sul retro della scuola
non ti dicono proprio nulla?" come se già non lo fossi
abbastanza, impallidii
"Magazzino? Jessica ti ripeto non so di che parli" sapevo benissimo
invece a quale magazzino si riferiva, era quello dove io e Bella
sgattaiolavamo ogni tanto durante la pausa pranzo per stare un
pò soli. Evidentemente non eravamo stati abbastanza prudenti e
l'arpia ci aveva visti.
"Edward non giocare con me, non ti conviene" mi ammonì
"Esattamente dove vuoi arrivare Jessica, cosa vuoi?" a quel punto
considerai che fosse importante conoscere le sue intenzioni prima di
dire qualsiasi altra cosa.
Lei mi guardò in un modo strano, i suoi occhi di solito vuoti mi
fecero rabbrividire, avevano un non so chè di malefico. Le
labbra sottili si aprirono in un sorriso di trionfo, ed ebbi la
sensazione di vivere un incubo non appena la udii rispondere
"TE"
"Cosa? Ma sei impazzita?"
"Si Eddy sono pazza di te, non lo hai ancora capito? Ti voglio, sono
innamorata persa...non sopporto di sapere che c'è qualcosa fra
te e quell'essere sciatto...e poi lei ha già un ragazzo" detto
questo mi si avvicinò pericolosamente. Io reagii facendo un
passo indietro, ma lei non si arrese e avanzò verso di me
buttandomi le braccia al collo. Rimasi spiazzato da quel gesto, la
fissai incapace di profferire parola o di fare qualsiasi movimento.
"Perchè ti piace?" continuò "cos'ha lei più di me?
E' così insignificante, anonima...tu, Jacob ed anche Mike, avete
una fissa per quella, la
odio. E' solo una ragazzina Eddy io sono una donna...con me staresti
meglio, non hai idea di quello che potrei darti" stavo per ribattere,
le sue parole sortivano solo un crescente fastidio, quando sentii la
voce dolce del mio angelo chiamarmi.
"Ed" cercai di voltarmi e seguire il suono della sua voce, ma il mio
collo era ancora costretto tra le braccia di quella ragazza insolente,
Bellai era sulla lì sulla soglia dell'aula e ci guardava,
immobile
"Eeed" chiamò di nuovo timida "posso parlarti un attimo?"
Amore mio da quanto stai lì? Il suo viso era pallido quasi quanto il mio.
"Arrivo subito Bella" risposi, alzai le mani fin sopra la nuca,
portandole all'indietro, raggiunsi quelle di Jessica e fissandola con
disgusto la strattonai via da me
"Non toccarmi mai più Jessica, M A I più"
"Caro Edward, ti ripeto, non ti conviene giocare con me...ho le prove
di quello che dico. I cellulari con fotocamera sono un'invenzione
eccezionale, ho scattato delle foto di te e quella"
Indicò Bella come se fosse un pezzo d'arredamento, ed
improvvisamente capii quanto lei la detestasse. Fino a quel momento
aveva solo recitato la parte della pseudo amica, in realtà era
gelosa marcia. Sicuramente il suo risentimento era diventato
così intenso nelle ultime settimane, dopo che ci aveva
visti insieme. Continuò: "Vi ritraggono sia al momento
dell'entrata nel vostro nido d'amore, sia all'uscita, con tanto di lei
che si ricompone dopo. E poi..." si preparò con enfasi a
sganciare una sorta di bomba "ne ho una davvero compromettente...che
stupida che sei Bella" le disse guardandola sprezzante "la prossima
volta che vorrai farti toccare
da qualcuno, ti conviene verificare se ci sono delle finestre aperte in
giro, sei proprio stupida" disprezzo e gelosia, scorrevano a fiumi
dalla bocca di quella vipera.
Per qualche istante scorse del veleno anche nella mia di bocca, sentivo
la rabbia montarmi dentro e crescere a dismisura. Ogni invettiva di
quella serpe contro Bella, non faceva altro che aumentare la voglia che
avevo di morderla e punirla. Avvertivo il sapore amaro del liquido
inondarmi le fauci serrate, e con non poca fatica dovetti
costringermi a ricacciarlo in gola, insieme alla voglia di infliggere a
quel rettile la punizione che meritava.
"Quindi..." concluse, scorrendo maliziosamente il suo dito indice lungo il mio torace "se non vuoi approfondire la nostra conoscenza,
mi vedrò costretta a mostrare le foto al suo ragazzo, e naturalmente, anche a
suo padre. Chissà cosa ne penserà il Capo Swan delle voglie della sua bambina...Non credo che tu desideri questo vero Bella? Che vergogna sarebbe per te...E tu Eddy? Lo vorresti tu?"
Ricatto, era solo un vile ricatto "dunque la prossima volta che
ti circonderò il collo con le braccia, pretendo che tu mi
ricambi allo stesso modo" detto questo si avvicinò al mio viso e
prima che potesse baciarmi sulla bocca riuscii a voltarmi dall'altro
lato, porgendole solo la guancia. Attesi indifferente che posasse le
sue labbra su di me poi, quando ebbe finito si allontanò
incamminandosi verso l'uscita.
Passando davanti a Bella le promise
"Sarà mio molto presto te l'assicuro e comunque se non lo
avrò io...non lo avrai neanche tu" il mio angelo non si
lasciò intimidire e alzando il mento in segno di sfida rispose
"Lui è già mio e lo sarà per sempre"
Dio, quanto l'amo...pensai in quel momento.
Jessica abbozzò un sorriso di scherno "tzè, vedremo" finalmente se ne andò.
Quando fu certa che avesse girato l'angolo del corridoio Bella mise una
mano davanti alla bocca per soffocare un singhiozzo, era molto scossa,
le gambe le tremavano e dovette reggersi al telaio della porta per non
cadere. Mi avvicinai a lei aprendo le braccia "vieni qui" le
dissi, si precipitò sul mio petto.
"Da quanto ascoltavi?"
"Penso di aver sentito tutto...i miei guai aumentano Ed, lo
sapevo...avrei dovuto strozzarla il primo giorno che ha fatto algebra
con te quell'oca. Penso che se ti avesse baciato sulla bocca, l'avrei
fatta secca all'istante"
Nonostante la tensione risi "mi piace quando fai la gelosa"
"Difendo solo ciò che mio" rispose
"Non ne hai bisogno, lo sai..."
"Si lo so, ma adesso che facciamo? Quella ti vuole a tutti i costi e mi
sà che l'unico modo per non concedergli ciò che vuole
è eliminarla fisicamente, ho già in mente una fine lenta e dolorosa"
Continuai a ridere "lascia perdere, troveremo un altro modo, se vai in
galera sarà difficile per noi restare insieme, e lei avrà
vinto lo stesso"
"Si ma il solo modo per uscire indenni da questo ricatto è che tu le conceda di approfondire la vostra conoscenza. Vuole metterti le mani addosso...quella stronza oca giuliva...maniaca pervertita"
"Bella magari mente, magari ci ha solo visti e non ha nessuna foto"
"No, non credo avrebbe messo in piedi tutto questo senza
prove, Ed se mio padre vedesse le foto sono io quella che farà
una brutta fine...Non oso pensare cosa potrebbe farmi...forse mi
rinchiuderebbe in casa per sempre o peggio ancora mi rispedirebbe da
mia madre"
Così si aggiunse anche Jessica Stanley alla lista di persone che furono d'ostacolo alla nostra relazione.
Quella notte non riuscii a riposare perchè il giorno dopo il fattaccio, la vipera
decise di dimostrarci che faceva sul serio e mise in atto per
metà le sue minaccie, infilando una piccola e rivelatrice pulce
all'orecchio di Jacob.
"Pronto"
"Ciao Jake sono Jessi"
"Ciao Jessi, come va?"
"Io bene, tu piuttosto come stai? Bella mi ha detto che avete dei problemi..."
"Già, non
so che le sia preso, era strana da un pò...ma adesso dice che ha
bisogno di riflettere, di stare per conto suo, ma tu hai qualche idea su cosa le stia succedendo? Io mi sto friggendo il cervello a forza di fare ipotesi"
"Jake in effetti un'idea ce l'ho...però appunto è solo un'idea, se poi mi sbaglio..."
"Jessi non importa sono aperto a tutte le possibilità, ti ascolto"
Non gli mostrò le foto compromettenti, in compenso gli
confidò da amica fidata quale era, che secondo lei forse c'era
di mezzo un altro, ed era proprio questo intruso la causa dell'improvviso allontanamento di Bella.
Quel pomeriggio ricevetti una chiamata al cellulare dalla serpe, non mi
stupii neppure che avesse il mio numero, probabilmente lo aveva estorto
a Bella senza che se ne accorgesse:
"Pronto"
"Ciao Eddy, sono Jessica"
"Come hai avuto il mio numero?"
"Ho le mie fonti"
"Oh immagino...perchè mi chiami?"
"Volevo informarti che ho appena lanciato un sasso a Jacob
e non intendo ritirare la mano se non farai ciò che voglio"
" Sei proprio una ricattatrice Jessica, una vile ricattatrice...ma esattamente cosa vuoi da me?"
Quando rispose alla domanda, non riuscivo a credere alle mie orecchie,
e non solo perchè la sua richiesta ere palesemente assurda, ma
soprattutto perchè era l'ultima cosa che avrei mai e poi mai
voluto fare.
"Che fai l'amore con
me"
riuscii solo a rispondere
"Tu s e i p a z z a"
"Di te Eddy, te l'ho già detto sono pazza di te...
questa è la mia unica condizione, prendere o lasciare
ti concedo qualche altro giorno, poi agirò di conseguenza...
pensaci"
E interruppe la conversazione.
Dopo che riuscii a riprendermi dalla telefonata chiamai Bella e le
chiesi di incontrarci nel bosco al nostro solito posto, vicino la
pianta di felci.
"E' successo qualcosa Ed?"
"Nulla che non possiamo risolvere...in un modo o in un altro"
"Va bene, sarò lì tra un quarto d'ora"
"Ti aspetto..."
Non volli anticiparle nulla per telefono, non era proprio il caso.
Tutte le volte che avevamo bisogno di un pò di
tranquillità andavamo lì, nel bosco, quel posto era
magico, era il nostro posto,
dove tutto aveva avuto inizio e lo amavamo molto, entrambi. Ci bastava
sederci sul nostro tronco e guardarci negli occhi tenendoci la mano, anche solo per
pochi minuti, bastava a quietare i nostri animi e annullare
tutte le tensioni. La mia speranza era che anche quel pomeriggio, il
bosco adoperasse la sua magia per placasse il mio animo e per darmi
l'ispirazione a risolvere il problema "Vipera".
Ma così non fu, quel maledetto
pomeriggio non avvenne nulla di magico, io non ebbi il tempo di pensare e non
ebbi neppure modo di raccontare a Bella della telefonata di Jessica.
Quello che stava per delinearsi sarebbe stato un problema più grave, molto
più grave della serpe
che nutrivamo in seno.
Arrivai per primo, mi sedetti e attesi, quando la vidi le andai
incontro e la strinsi forte a me. Stavo preparandomi a
raccontarle dell'assurda richiesta di quella assurda ragazza e volevo che mi sentisse vicino, volevo che
avesse la certezza che anche davanti all'ennesima difficoltà
avremmo trovato una soluzione.
"Ciao angelo"
"Ciao Ed...allora cos'altro è successo"
"Beh non crederai a quello che sto per dir..."
Non riuscii a finire la frase, d'un tratto un sibilo rabbioso scosse
l'aria alle nostre spalle, una voce bassa e imperiosa mi intimò
"Bastardo toglile subito le mani di dosso"
Jacob.
La vipera aveva cominciato a spandere il suo micidiale veleno...
Continua...
(tranquille comunque, prima o poi il cane lo faccio fuori...portate pazienza!)
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Capitolo 13 *** Cap. 13 Mostro ***
Cap. 13 Mostro
capitolo 13
MOSTRO
pov Bella
"Bastardo toglile subito le mani di dosso"
Jacob era di fronte a noi e ci fissava furente d'ira.
Aveva serrato i pugni talmente tanto, che le nocche delle mani apparivano bianche, quasi spellate
"Jake cosa ci fai qui?" mi ero staccata da Edward e lentamente mi avvicinai a lui
"No Bella, la domanda è: cosa ci fai tu qui con lui?"
"Lui è...Edward Cullen, un mio compagno di scuola"
"Lo so chi è Bella, Jessica aveva ragione..." mormorò abbonzando un sorriso, Jessica quella stronza pensai
"è lo sfigato. Se non sbaglio è così che lo hai
definito il giorno in cui l' hai conosciuto. Evidentemente hai cambiato
opinione adesso"
"Smettila Jake che vuoi? Perchè non mi lasci in pace?"
"Lasciarti in pace Bella? E' per lui che mi hai lasciato?"
indicò Edward con la mano, continuando però a fissare me
"E' per questo bastardo che hai mandato a puttane la nostra storia?
Scommetto che con lui ci sei stata vero...non è vero? Rispondi
Bella ci sei andata a letto? Parlo con te" si piegò pericolosamente
verso il mio viso, aveva gli occhi ridotti a fessure e le
narici gli si aprivano e chiudevano ritmicamente, assecondando il respiro
ancora affannoso per la rabbia. Ebbi paura, non riuscii ad emettere
alcun suono, mi limitai a guardarlo inebetita.
"Basta Jacob" urlò Ed "stai esagerando adesso" aveva fatto qualche passo nella nostra direzione.
"Ma chiii cazzo sei tu stronzo? Che vuoi? Stanne fuori è meglio
per te" lo minacciò Jacob "lei è MIA, hai capito? Se le metti
di nuovo le mani addosso...ti uccido" detto questo afferrò
il mio polso strattonandomi violentemente "andiamo, ti riporto a casa"
"Lasciami Jacob, mi fai male" dissi contorcendomi dal dolore non appena sentii stringere la mia mano in una morsa d'acciaio.
A quel punto accadde ciò che stavo aspettando, il segno, la
traccia inequivocabile che avrei seguito per arrivare alla verità.
Perchè è il mio destino
Perchè sono nata per lui
Perchè lo amo da morire
Perchè è il ragazzo del bosco
Perchè...
Perchè io Isabella Marie Swan sono la prescelta, colei che il fato ha designato quale compagna di un...
NO, non ancora... n o n ancora.
Sapevo in cuor mio che tutto prima o poi sarebbe stato nitido, limpido, cristallino. Anche Edward mi aveva rassicurata, un giorno tutto ti apparirà chiaro,
ed infatti fu così, capii. L'attrazione inspiegabile per quel ragazzo appena
conosciuto, la devozione improvvisa ed assoluta che provai nei suoi
confronti. Cucciolo Ed mi aveva sconvolto la vita per lui nutrii amore fin dal primo sguardo, amore vero quello con la A
maiuscola e desiderio; cocente e pulsante desiderio. E non mi spiegavo
come tutto potesse essere accaduto in cosi poco tempo. A volte mi
dannavo l'anima per trovare un barlume di luce nel buio delle mie
perplessità. Già l'anima, ancora non avevo idea di quale fine avrebbe fatto...
E poi c'era quell'altra cosa, l'altra questione non meno importante:
la somiglianza col ragazzo del bosco. Dopo i primi giorni in cui mi ero
messa in testa che davvero Edward somigliasse a lui, accantonai il
pensiero essendo troppo occupata a tentare di lasciare Jacob per stare
con un altro ragazzo. Ma adesso forse il mistero sarebbe stato svelato,
ed io avrei
avuto le mille risposte alle mille domande che da un mese e più
giorni stavano parcheggiate in un angolo della mia mente. Finalmente
avrei messo insieme le tessere del mosaico che qualcuno, tanti anni
prima, aveva iniziato ad incastrare l'una con l'altra al posto mio.
Adesso sarebbe toccato a me continuare...
pov Edward
Non ricordo neppure come sia stato possibile per me perdere il
controllo con tanta facilità, per decenni avevo allenato il mio
corpo e la mia mente con dura e ferrea disciplina.
L'umano è fragile
l'umano è debole
l'umano è infinitamente mortale
Quelle frasi erano l'essenza degli insegnamenti di Carlisle, erano le
fondamenta sulle quali egli aveva costruito la nostra filosofia di
vita. I vampiri avevano una forza fisica cento e più volte
potente rispetto agli esseri umani, una banale spinta da parte di uno
di noi all'indirizzo di uno di loro poteva essergli fatale, poteva non
lasciar scampo.
Io lo sapevo bene, ne ero conscio, eppure non esitai. Forse fu per quel lei è mia,
o forse per quella mano che la strinse con troppa violenza oppure fu
per il suoviso
contratto dal dolore. Non saprei dire esattamente cosa
scattò in me...sta di fatto che agii ed in fretta. Balzai verso
il ragazzo con un solo movimento e con la velocità che ci
distingueva liberai Bella dalla sua presa, quindi lo afferrai per la
cintura dei pantaloni e lo scaraventai contro un albero. Lui
cozzò violentemente col viso proprio sul tronco e
stramazzò a terra perdendo i sensi. Conclusi la mia opera
emettendo un ringhio
acuto e scoprendo i
canini. In quel momento ero troppo acciecato dalla rabbia per curarmi
delle conseguenze della mia azione e soprattutto troppo vampiro per rendermi conto che il
mio angelo era lì ad assistere. Mi ridestai solo dopo che la
sentii urlare, il mostro aveva fatto la sua comparsa, nel modo e nel
momento meno adatto.
"NOOO Edward...cosa hai fatto?" mi volsi verso di lei e non appena vide
il mio viso trasfigurato dalla mia vera natura, sbiancò
portandosi una mano alla bocca per soffocare un altro urlo. L'avevo
terrorizzata, non disse nulla però, non una sola parola, si
mosse lenta verso il corpo inerte di Jacob.
Aveva paura di me? Non lo avrei sopportato, cercai quindi di calmarmi e riprendere una parvenza d'umanità.
"Jake mi senti?" si misi in ginocciho e lo
chiamò dolcemente
"Jake rispondimi per favore...come stai? J-e-i-k?" Bella era in preda
al panico. Jacob non rispose subito, ed io non capii se fosse svenuto
oppure no, anche se sperai e pregai ardentemente che avesse solo perso i sensi.
"Edward, aiutami dobbiamo portarlo in ospedale" sentirmi chiamare Edward da
lei equivaleva ad avere la certezza che qualcosa era cambiata, non
risposi "Edward che fai lì impalato?" urlò "Muoviti ti ho detto"
Mi avvicinai indeciso sul da farsi "Bella, io...mi dispiace non volevo fargli del male, ma lui..."
"Dopo Edward, ne parliamo dopo, adesso pensiamo a Jake"e proprio in quell'istante Jacob diede un segno di vita "Beell...Bells"
Bella sospirò sollevata "Sono qui Jake...come stai?"
Aprì gli occhi e li sbarrò quando mi vide chino su di lui
"Stai lontano da me" urlò debolmente "ma chi caz...cosa sei tu?"
chiese strisciando indietro con i gomiti, voleva allontanarsi il
più possibile. Era a dir poco terrorizzato.
"Bella hai visto cosa mi ha fatto?" prese a massaggiarsi la fronte, un
grosso livido gli era comparso fra l'attaccatura dei capelli e il
sopracciglio sinistro
"Ho visto Jake ti ha spinto. Come stai?"
"Mi ha spinto...Bella ma cosa dici? Quello mi ha spazzato via come se fossi
una foglia secca...e poi hai visto come si è mosso? Sembrava un
fantasma" aggiunse con voce stridula
"Ora basta Jacob, hai battuto la testa e stai dicendo un mucchio di sciocchezze, ti porto in ospedale"
"No Bella, io so ciò che ho visto...e lo sai anche tu. Perchè lo proteggi, questo tizio è...è..."
Non volli più stare a sentire "Se sei in grado di alzarti ti
accompagno alla macchina, Bella ti porterà in ospedale" dissi e
feci per aiutarlo ad alzarsi.
"Non mi toccare, e poi sto bene...ahhii" non stava poi tanto bene, la
botta alla fronte era evidente e probabilmente aveva tutto il corpo
indolenzito.
"Non credo che tu possa camminare senza aiuto e lei non riuscirà da sola a reggere il tuo peso"
"Sto bene" sibilò "non ti azzardare a mettermi una mano addosso...e non toccare nemmeno lei"
"Altrimenti che fai?" gli intimai
"No, altrimenti che fai tu? Mi sbatti di nuovo contro un albero?" il
suo tono di sfida stava di nuovo innervosendomi, Bella notò la
luce nei miei occhi, la fiamma rabbiosa che precedeva la trasformazione,
forse l'aveva vista anche prima ed intervenne.
"Adesso basta voi due, Jake puoi camminare?"
"Si" lentamente si rimise in piedi solo con l'aiuto di Bella
"Okay, raggiungiamo la tua macchina e facciamo un salto in ospedale, Edward io..." non la lasciai continuare
"Ti chiamo dopo" le dissi "pensa a lui adesso" ero in preda ai sensi di
colpa e la mia testa era in subbuglio. Jacob aveva visto come si
muoveva un vampiro e aveva saggiato sulla sua pelle la sua
forza...che avrebbe avuto intenzione di fare? E Bella? Mi aveva
protetto o aveva fatto finta di nulla per paura?
Annuì guardandomi in un modo strano, un misto di disagio tensione e forse paura.
Ero un mostro, e mi ero rivelato a lei nel peggiore dei modi.
Mi avrebbe amato ancora? Avrebbe accettato la mia natura? I dubbi mi
avrebbero divorato fino a quando non avrei avuto modo di parlare con
lei.
Jacob le circondò le spalle con un braccio e lei gli cinse la
vita quindi barcollando entrambi cominciarono a camminare "Bella" la
chiamai, lei si girò a guardarmi col viso ancora pallido e
le labbra tremanti, "ti amo" dissi senza voce.
Sorrise debolmente ma non rispose.
Quando sparirono nel bosco, cominciai a correrre verso casa ancora
intontito dall'evento, dopo pochi metri il cellulare prese vita
nella tasca dei jeans.
Mi fermai.
Alice
"Pronto"
"Eddy" sbraitò "cosa diavolo hai combinato?" il suo tono di voce
non lasciava adito a dubbi, mi ero cacciato in un mare di guai.
"Alice tra pochi minuti sarò a casa"
"Questo non era previsto Eddy...maledizione non era proprio previsto" attaccò.
Sospirai sempre più inquieto e ricominciai a correre.
pov Bella
Edward
Edward
Edward
Continuavo a chiamare il suo nome con l'assurda speranza che si
materializzasse accanto a me, potevo telefonargli e chiedergli di venire a
casa mia ma non mi sentivo pronta, non ancora, anche se avevo urgente bisogno
di risposte oppure solo di conferme. Però prima
avrei dovuto convincermi che l'individuo che aveva scaraventato Jacob contro un albero fosse davvero lo stesso ragazzo dolce e tenero di cui mi ero innamorata.
Jacob non era voluto andare in ospedale, gli misi del ghiaccio
sulla fronte e disinfettai i graffi sul viso, per la ferita al suo ego
invece non potei fare nulla. Dovette tenersela.
"Bella che stai combinando, si può sapere? Chi è quel
tizio, cosa fai con lui...e poi non dirmi sul serio che per te è stato
normale quello che mi ha fatto.."
"No, in effetti non avrebbe dovuto spingerti a quel modo"
"Ma io parlo del suo modo...dell'assurdo modo in cui si è mosso,
pareva inconsistente, una figura non delineata, quasi come se non fosse
reale"
"Ma Jake continui ancora con questa storia?" mentii "ho visto che ti ha
sollevato con facilità, francamente non pensavo fosse
così forte, mi ha sorpreso" sperai che notasse il mio compiacimento "ma basta tutto qui...che films guardi ultimamente?
Fantasmi? Alieni?"
Io lo avevo visto muovere veloce come un fulmine e lo avevo visto
sollevare i 90 kili di Jacob come fossero 2, ma soprattutto avevo
visto affiorare agli angoli della sua bocca dei bianchi scintillanti e
sicuramente affilatissimi canini. E non me ne stupii.
Io Isabella Marie Swan sono follemente innamorata di un vampiro...adesso tutto ha un senso, adesso tutto è nitido, limpido, cristallino
Quando sentii quel ringhio, basso gutturale diabolico, capii, e
quando vidi i suoi denti non ebbi più dubbi.
Le leggende, le credenze popolari non facevano parte della mia
cultura, non ero mai stata superstiziosa e non mi lasciavo abbindolare
da favole più o meno credibili, ma in quel caso dovetti crederci
perchè ero io la protagonista della favola, io insieme ad Edward
.
Gli occhi colore dell'oro, la pelle di ghiaccio e il suo essere sempre
un ragazzo nonostante fossero trascorsi dodici anni,
perchè oramai non avevo più dubbi, era Edward il
ragazzo che incontrai nel
bosco dodici anni prima.
"Senti Jake, mi dispiace ma io non provo più per te quello che
provavo un tempo. Mi spiace davvero ma non posso farci nulla"
"E' per quel tizio?"
"Si...no...voglio dire anche. Già da un pò per me le cose
hanno preso questa piega e poi è arrivato lui e..." avevo deciso
di non scoprirmi troppo, volevo che nessuno sapesse la reale
entità del mio legame con Edward.
"Bella non mi arrendo"
"Jake ti prego"
"Bella IO NON MI ARRENDO, rassegnati" detto questo si alzò e mi prese fra le braccia
"Per favore no, lasciami"
"Cosa c'è è geloso? Dovrei esserlo io...solo un
abbraccio, ti prego solo uno" lo lasciai fare, mi fece tenerezza. Mi
amava ed io, spietata, non considerai minimamente quel suo
sentimento. Inspirò profondamente per qualche secondo fra i miei
capelli, poi
si staccò mi baciò la fronte dicendo "ti amo Bells e
lotterò per te" infine uscì da casa mia, lasciandomi con
un enorme groppo in gola.
pov Edward
Alice aveva gli occhi fissi su di me e non parlava
"Alice, ti prego dimmi cosa hai visto"
"Io non vedo niente Eddy è questo il problema"
"Che significa..."
"Che siete scomparsi dalle mie visioni, entrambi..."
"Ma da quando?"
"Da stamattina, pensavo fosse una cosa temporanea, poi ho visto te che
scaraventavi il ragazzo contro l'albero, infine è diventatao di
nuovo tutto bianco"
"Non la vedi più con me, vero?"
"Non ho detto questo...però è tutto sfocato anzi ti ho detto, bianco...non vi vedo"
"Mio Dio ho rovinato tutto"
"Sta tranquillo vedrai che andrà tutto bene"
"Alice tu non hai visto come mi guardava, le leggevo la paura negli
occhi...ho scoperto i denti come un pivello. Ti immagini cosa
avrà provato e pensato nel vedermi a quel modo? L'ho persa Alice,
l'ho persa..."
Avrei voluto battere la testa mille volte contro il muro, ma non sarebbe servito a nulla, non avrei sentito alcun dolore.
Non avevo il coraggio di chiamarla, ma volevo sentirla...non avevo il
coraggio di andare dal lei ma volevo vederla...
Alla fine decisi
"Alice andrò da lei stanotte, non resisto più...avrebbe dovuto chiamarmi ore fa, ma non l'ha fatto"
"Eddy mi spiace ma non so che dirti, non vedo assolutamente nulla, non so se andrà bene...mi spiace"
"Non fa niente, mi sono cacciato da solo in questo guaio e da solo ne
verrò fuori...non ho saputo controllarmi, ho cambiato il suo
destino"
Alice non rispose, nessuna rassicurazione stavolta, avrei dovuto provvedere io a rimettere le cose a posto.
Aspettai che giungesse l'oscurità e andai da lei, mi arrampicai
al solito albero e sbirciai all'interno della finestra. La luce era
spenta, immaginai dunque che dormisse. L'avrei svegliata con
delicatezza e le avrei chiesto di ascoltarmi e farmi spiegare, le avrei raccontato
tutto.
Speriamo solo che non urli, pensai, o è la volta buona che mi faccio impallinare dal capo Swan
Con un balzo atterrai sul davanzale della finestra socchiusa, l'apri e
con passi felpati entrai, trascorsero all'incirca cinque secondi
ed udii la sua voce
"Edward ti stavo aspettando" la luce sul comodino accanto al letto si
accese, Bella era sul letto distesa con le spalle appoggiate alla
testiera del letto, mi stava aspettando davvero.
Rimasi immobile, muto a
fissarla in adorante contemplazione, non solo per la sorpresa di
trovarla sveglia ad attendermi ma anche perchè indosso aveva
soltanto una leggera canottiera di cotone e delle coulottes di
seta, era bellissima. Le sue forme perfette e così evidenti mi spezzarono il fiato in gola.
"Ti ho già fatto questa domanda" disse mentre il mare
marrone dei suoi occhi era in tempesta, ed io mi ero già arreso
a naufragarci dentro quando mi sorprese dicendo "adesso però mi
aspetto che tu mi dia la risposta giusta...
Chi sei tu?"
angolo dell'autrice:
Che fatica...scusate il ritardo, ebbene
che ne dite? Procede bene? Aspetto vostre opinioni.
La matassa si sta dipanando, ma per Edward sarà più difficile del previsto avere Bella oppure no? Vedremo.
Grazie di esistere ragazze, veramente grazie a tutte
Betta Masen, leggerò al più presto e commenterò giuro.
Baci e alla prossima
romi
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Capitolo 14 *** Cap. 14 Yes i'm your destiny ***
Capitolo 14 sono il tuo destino
Eccomi di ritorno, anche
questa volta sono in ritardo, scusate ma sono stata occupata con un
cosuccia accaduta in Brasile, niente di chè...vabbè avete
capito di che parlo. Quei due hanno il potere di farmi stare per giorni
interi sulle nuvole e poi ho serie difficoltà a scendere. Detto
questo veniamo al
nuovo capitolo, vi consiglio di fare attenzione all'ultima
frase pronunciata da Bella, perchè in realtà non si afferra
esattamente cosa lei voglia dire, lascio la sorpresa per la prossima
volta.
Rispondendo ad alcune delle tante domande:
1) un cagnolone c'è ma non è detto che sia Jacob
2) Edward riacquisterà il suo potere, ma non vi posso dire quando
3) la vipera rientrerà in scena, anche se qualcuno la
farà desistere dal suo progetto di ricatto e questo qualcuno non sarà nè Ed
nè Bella.
Adesso buona lettura, alla prossima e grazie a tutte, a TUTTE ho raggiunto numeri che mai e poi mai avrei immaginato, grazie.
ps Chihuahua,
mi piacerebbe mettere i video anche nell'altra ff avrei voluto ma non
riesco a farlo, con la tecnologia sono imbranata come Ed con
Bella, la cosa assurda è che volevo mettere proprio
quella canzone di Giorgia (Kris per Rob), ma leggi nel pensiero?
Anzi se qualcuno sa come si fa potrebbe scriverlo
tramite Contatta se ne ha voglia naturalmente, grazie baci.
Romi
CAPITOLO 14
YES I'M YOUR DESTINY
pov Bella
"Bella perchè mi chiami così?" domandò triste
"Così come?"
"Edward..." capii cosa volesse dire. Lui era il mio Eeed e non Edward, ma quel pomeriggio qualcosa era inevitabilmente cambiata.
"Non so chi sei" risposi "ti guardo adesso è vedo il mio Ed, ma
oggi pomeriggio nel bosco non eri lui, eri un'altra persona...eri
Edward, capisci?"
"Angelo sono sempre io" disse "perdonami non volevo spaventarti, non
volevo che mi vedessi a quel modo. Perdonami ti prego" chiese il mio
perdono per la seconda volta "ho perso il controllo"
"Non sono io la persona a cui devi chiedere perdono" gli dissi dolente "avresti potuto ucciderlo, ti rendi conto Ed?"
"Si, mi rendo conto e non sai quanto mi vergogno per essere stato
così avventato, così impulsivo...ma quando ho visto come
ti stringeva il polso" si decise ad avvicinarsi e si sedette sul bordo
del letto. Delicamente prese il mio polso fra le mani e cominciò
ad accarezzarlo proprio nel punto in cui Jabob mi aveva stretta
lasciandomi un segno. Il suo tocco era lieve, fresco,
rilassante. Trasalii a quel contatto, mi fece il solito effetto,
cominciai a fremere e lui se ne accorse. Quindi si accomodò
più vicino al mio corpo e continuando a toccarmi a quel modo
fantastico disse "Non si arrenderà vero? Non si
rassegnerà mai al fatto che non state più assieme"
"Si è così, non vuole farsene una ragione, ma questo non
ti dà il diritto di ammazzarlo" risposi con foga
"Non succederà più, te lo prometto"
"Quando ti ho visto sollevarlo a quel modo io..."
"Hai avuto paura?"
"No, solo che non pensavo fossi così forte" gli adagiai una
mano sul petto, non potei fare a meno di toccare quel torace perfetto,
anche da sopra la maglia sembrava scolpito nel marmo.
"Ti ho sorpreso? Pensavi fossi un debole?"
"No che dici? Non ho mai pensato una cosa simile"
"Ah già è vero, tu pensavi che io fossi uno sfigato..." touchè, accidenti a Jake e alla sua boccaccia
"Non volevo offenderti. Jake il giorno in cui ci siamo conosciuti mi ha
chiesto che impressione mi avessi fatto e non potevo certo dirgli che
mi avevi stregato all'istante...Eri così impacciato, timido e
così... dolce" adesso mi spostai ad accarezzargli la nuca
soffermandomi nell'incavo del collo, lui inclinò la testa
imprigionando la mia mano fra testa e la clavicola "mi hai fatto talmente
tanta tenerezza che avrei voluto stringerti a me fin da subito,
sembravi un cucciolo smarrito"
"E' vero sono sempre stato timido" ammise "è un mio difetto anzi
Alice trova che io sia proprio un imbranato"
"Alice, quella ragazza è proprio simpatica...e non ha tutti i torti, sai?"
"Cosa? Allora mi giudichi imbranato anche tu? Grazie per la
considerazione" la sua bocca si aprì in un largo sorriso ma
immediatamente dopo si fece serio e aggrottò le folte
sopracciglie "sfido chiunque nella mia situazione a non sentirsi un
tantino in imbarazzo" disse, di lì a poco avrei ascoltato la
parte più incredibile della favola mia e sua.
"Trovarsi davanti la donna della propria vita, la donna che hai visto
crescere giorno dopo giorno per anni. Diciassette lunghissimi anni ad
attenderti in silenzio Bella, in disparte...senza sapere se un giorno
avresti ricambiato o meno il mio amore. Correndo da un capo all'altro
del paese solo per vederti per qualche minuto, solo per perdermi
qualche secondo nei tuoi occhi, solo per sfiorarti il viso mentre
dormivi" e prese a farlo, cominciò a muovere i polpastrelli
dalla tempia alla fronte "e adesso non riesco a credere che posso farlo
mentre anche tu mi guardi, mentre anche tu mi tocchi, mentre nutro la
speranza che anche tu provi quello che provo io" lambì il lobo
del mio orecchio poi ritornò indietro ad accarezzò la
punta del naso, infine tracciò i confini delle mie labbra "ti ho
amata da subito Isabella Marie Swan, fin dal primo istante" mi
baciò, appena un soffio leggero sulle mie labbra, quando si
staccò gli chiesi
"Come è successo a me?"
"Si, fin da quando quella mattina di Settembre Alice mi trascinò quì a Forks per conoscerti"
"Alice? Tua sorella Alice?"
"Si proprio lei, tutto questo è accaduto per merito suo"
"Non capisco"
"Lei ha un dono, riesce a prevedere il futuro"
"Davvero?" chiesi spalancando la bocca
"Te lo giuro Bella! Il 13 di Settembre di diciassette anni fa, mi
comunicò che la mia esistenza sarebbe finalmente cambiata, la
donna della mia vita era appena venuta al mondo"
"E' incredibile..." fu tutto quello che riuscii a pronunciare in quel momento. Mi girava la testa.
"Già lo penso anch'io, sei venuta al mondo apposta per me...ti
rendi conto? Qualcuno lassù mi ha benedetto facendomi un simile
regalo" mi indicò con un'espressione di pura gioia sul viso
"quando appresi questa notizia rimasi davvero perplesso, anche
perchè lei insistette nel portarmi a conoscerti subito. Non
capivo come quella matta si fosse convinta che un neonato potesse farmi
un benchè minimo effetto. Ma fu così e dovetti
ricredermi, venni in ospedale, e mentre tua madre dormiva
profondamente io potei sbirciare nella tua culla. Dormivi beata,
rannicchiata su te stessa, eri così piccola così
indifesa. Non potei fare a meno di pensare che fossi adorabile" lo
ascoltai senza riuscire neppure a respirare, era tutto prestabilito allora ha solo dovuto aspettare che crescessi abbastanza per farsi avanti...
Una persona sana di mente (quale io ritenevo che fossi) non avrebbe
creduto alle sue parole, al racconto folle ed insensato di quel ragazzo
troppo pallido e troppo forte per essere normale. L'avrebbe cacciato
via a pedate urlandogli contro quanto fosse pazzo e psicopatico, o
meglio ancora, avrebbe svegliato il padre polizziotto che dormiva al
piano di sotto, per farlo rinchiudere dentro a qualche manicomio
criminale. Ma io non ci pensavo minimamente perchè il suo
racconto mi parve del tutto verosimile e plausibile.
"Il mio cuore morto tornò alla vita nell'istante stesso in cui ti vidi" il suo cuore morto
Altra conferma, stava scoprendosi stava spiegandomi tutto.
"Io ti ascolto e ti credo, è assurdo non dovrei, eppure...io ti
credo Eeed" ero tanto emozionata che le lacrime presero a scorrere
copiose sul mio viso, senza accorgermene. Lui mi guardò con
occhi colmi d'amore e cominciò ad asciugarle una ad una con le
labbra, poi prese il mio mento fra le dita
"Non piangere angelo mio, non piangere...sei il mio amore da sempre, da
quando sei nata. Ti ho vista crescere, ho vegliato su di te tutte le
volte che ho potuto. Ti ho salvato dalle prese della corrente, dalle
finestre aperte...ed anche dalla lavatrice, eri proprio discola
sai" la tensione si alleggerì un pò ed io sorrisi fra
le lacrime per la descrizione di Isabella la discola
"Mio Dio, ecco perchè ero certa di conoscerti, avvertivo la tua
presenza, io sapevo che eri accanto a me e che vegliavi su di me e poi
quel giorno nel bosco..."
"Io ho tanto sperato che fosse così, ho tanto desiderato che
sapessi della mia esistenza e soprattutto che avvertissi quanto ti
volevo bene. Quel giorno nel bosco, non avevo previsto ciò che
accadde, fui costretto ad incontrarti altrimenti ti saresti smarrita,
io dovevo riportarti a casa"
"Oh Ed quanto ti amo" lo abbracciai e lo baciai con la mia solita
irruenza, era troppo davvero troppo intenso quello che stavo provando
in quel momento. L'amavo talmente tanto che temevo per il mio di cuore, lo
sentivo battere all'inverosimile. Ma come potevo non amarlo a quel
modo? Mi aveva atteso per così tanto tempo...quale uomo
l'avrebbe mai fatto? Quale essere umano avrebbe amato
incondizionatamente qualcuno senza neppure conoscerlo? Senza neppure
essere certo che un giorno sarebbe stato ricambiato? Lui aveva vegliato
su di me a prescindere, si era preso cura di me coltivando solo una
speranza, senza sapere se effettivamente sarebbe diventata mai una
certezza. Era lui l'ANGELO, e non viceversa, era stato il mio angelo
per tutta la mia vita.
"Io lo sapevo che c'era qualcosa che ci univa, che ci legava
profondamente, l'ho capito fin dal primo giorno. Ho creduto di essere
pazza, amare un perfetto sconosciuto..."
"Io non ero sicuro che mi avresti riconosciuto, e se mai avresti provato qualcosa per me, e soprattutto non ero e non sono tutt'ora sicuro che quando ti dirò chi e cosa sono mi vorrai ancora"
"Ma se tua sorella ha visto con chiarezza che noi siamo destinati a
stare insieme perchè temi che ciò non accada?"
"Perchè le previsioni di Alice possono sempre cambiare, basta
che uno di noi due commetta uno errore, ed io l'ho commesso
oggi mostrandoti il lato peggiore di me"
Lo guardai negli occhi, erano tristi e malinconici, anche le sue labbra
erano piegate in una smorfia. Stava soffrendo, pativa l'attesa della
mia decisione. Era praticamente certo che non avrei accettato la sua
natura, che anzi mi sarei allontanata da lui immediatamente, che non
l'avrei voluto più.
Come se potessere essere...
non amarti, impossibile
non vederti, impensabile
non toccarti, inconcepibile
"Ed pensi davvero che sapendo chi o cosa sei non ti vorrò più?"
"Si, sono un mostro Bella, un abominio, uno scherzo della natura, come
puoi volermi? Sono stato un pazzo a sperarlo per tutti questi anni"
disse voltando il capo e fissando la parete bianca davanti a sè
"Guardami" gli intimai, ma non mi diede ascolto "ti ho detto guardami Edward
Cullen" gli misi una mano sulla guancia costringendolo a girarsi verso
di me
"Sono nata per te? Tu lo credi?"
"Si"
"Perchè? Spiegami" ci penso sù qualche istante poi deciso rispose
"Perchè in decenni di questa mia esistenza mai nessuna mi aveva
fatto provare le emozioni ed i sentimenti che ho provato con te e per
te. E' bastato guardarti una sola volta...hai cambiato tutto.
Quando da piccola ti osservavo sapevo di volerti bene come ad una
sorella, eri solo una bimba, ma era necessario e vitale non
interrompere il contatto fra noi, dovevo vederti, sapere che stavi bene e che
eri al sicuro, protetta. Quando poi ti ho vista ragazzina, quasi donna
il mio sentimento è mutato...ho cominciato ad amarti come un
uomo ama una donna. Ho cominciato a sentire il bisogno di parlarti, di
sfiorarti e tanto altro..." abbassò lo sguardo, probabilmente si
riferiva al fatto che in qualche occasione mi aveva desiderata in
senso fisico.
"Quando mi hai rivista adesso da grande, hai capito che i tuoi sentimenti erano diversi?"
"Si sono diversi Bella perchè si sono accresciuti. Stringerti fra le
braccia...baciarti, non so davvero descriverti quanto è stato
sconvolgente"
"Ed per me è stata la stessa cosa, mi hai sconvolto, ti amo da
star male...dunque ti chiedo: secondo le visioni di Alice sei tu l'uomo
che
sposerò?"
"Si, io sono il tuo destino" disse senza ostentare alcun dubbio stavolta
"Bene è solo questo che conta, il fatto che tu sia un vampiro è solo un dettaglio"
pov Edward
Isabella mi aveva sempre stupito fin dal suo primo giorno di vita.
Iniziò da piccola e continuò anche da grande.
Perchè il mio tocco gelido non le aveva dato mai alcun fastidio,
perchè il mio viso trasfigurato dalla mia vera natura non
l'aveva impressionata e perchè il fatto che io fossi un mostro
non l'aveva per nulla impaurita. E in quelle occasioni diventavo proprio brutto.
Era inevitabilmente la donna della mia vita, non avevo più alcun dubbio.
Le dissi la verità, anche se sapevo che confessandole chi ero avrei corso un rischio serio, ma dovevo farlo.
"Perchè tu sei un vampiro..." le tremava la voce, la sua non
era una domanda, era un'affermazione. Non ebbe timore a pronunciare il
termine vampiro, anzi mi parve impaziente di conoscere la mia risposta
e comunque i miei denti aguzzi le avevano lasciato pochi dubbi al riguardo.
"Si, lo sono"
"Voglio che tu sappia che io non ho paura, non potrei mai avere paura di te" disse tutto d'un fiato
"Sono felice di sentirtelo dire, non voglio che tu ne abbia. Non ti farei mai del male Bella, MAI"
"Lo so Ed, non ho dubbi su questo, ma come è accaduto
questo...voglio dire tu eri umano, come hai fatto a ritrovarti
così?"
"E' stato tanto tempo fa...è una lunga storia"
"Abbiamo tempo, sono solo le due. La sveglia suona alle sette"
"Dovresti dormire un pò"
"Beh anche tu"
"No, io no"
"Oh" rispose stupita "non dormi?"
"No, ho necessità di riposare, chiudo gli occhi e cado in una sorta di veglia ma non dormo"
"E neanche mangi, vero?" nota dolente
"Bella sai di cosa si nutrono i vampiri?" annuì "sangue"
"La nostra famiglia si nutre solo di animali, sangue di animali. Nessun umano è stato mai..."
"Si ho capito" disse non lasciandomi concludere la frase "beh dovete pur nutrirvi, hai fame adesso? Hai mangiato?"
"Si ho mangiato" risposi abbonzando un sorriso
"Bene, allora continua..."
"All'inizio del novecento rimasi vittima di un incidente, una carrozza
mi travolse per strada. Mi portarono in ospedale, avevo ossa rotte e
persi molto sangue. Il medico che si prese cura di me in ospedale era
Carlisle. Lui è il mio creatore"
"Carlisle...dunque tutta la tua famiglia è come te"
"Si"
"Va avanti..."
"Disse che quando mi vide sentì subito una sorta di attaccamento
nei miei confronti, come se fossi davvero suo figlio. Le mie ferite
erano troppo gravi non sarei sopravvissuto alla notte, così
volle darmi un'altra possibiltà di vita, anche se non esattamente da umano, mi morse e mi trasformai"
Mi guardava assorta, incantata, alla fine del mio racconto prese le mie mani e le strinse.
"Alice è tua sorella perchè Carlisle ha trasformato anche lei?"
"No, Alice e suo marito Jasper sono gli unici che non sono nati da
Carlisle, si sono uniti a noi da circa trent'anni. Esme, mia
madre, Rosaly e suo marito Emmett sono creature sue"
"Siete una grande famiglia"
"In effetti"
"Tu perchè non hai trovato una compagna?"
"Stavo aspettando te" le dissi "non so. In realtà nessuna ha mai fatto breccia
nel mio cuore, cioè ha fatto breccia in me...tecnicamente il mio
cuore non dovrebbe essere responsabile delle mie emozioni"
"Il tuo cuore non batte?" adagio l'orecchio sul mio torace "è
vero, non me ne ero mai accorta, eppure ti sto sempre addosso"
"Forse perchè inconsciamente lo sapevi"
"Già...ma Ed, io...io sono umana. Tu ami una fragile umana dal cuore che batte"
"Lo so Bella, ti assicuro che me ne ero accorto, conosco ogni singola
melodia di questo meraviglioso strumento" risposi adagiandole una mano
all'altezza del muscolo pulsante, al mio tocco i battiti le aumentarono
di velocità "musica per le mie orecchie" dissi sorridendo
"Scusa ho detto una cosa stupida, solo che...Ed?"
"Si?"
"Hai lo stesso aspetto di dodici anni fa, tu non invecchi" altra affermazione
"Non invecchio, ho lo stesso aspetto di quando sono morto e rinato così"
"Io invecchio"
"So anche questo, agli umani è questo che capita se hanno una vita lunga" a questo punto
chiuse gli occhi, stava pensando, riflettendo forse. Ebbi
uno strano presentimento, ciò che stava per dirmi non mi sarebbe piaciuto
"Edward" noo di nuovo Edward...
"Cosa?"
"Io, non voglio morire.."
???
Dunque domande:
a) Bella non vuole morire per diventare una vampira
b) Bella non vuole invecchiare, quindi morire in questo senso, allora sceglie l'eternità da vampira con Edward
A VOI le risposte, scatenatevi...
|
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Capitolo 15 *** Cap. 15 SPACCA NASO ***
Capitolo 15 Spacca naso
Ciao ecco il nuovo capitolo,
penso apprezzerete ciò che avverrà tra Bella e un'altra
personcina da noi tanto amata (bwaaaaa....non è amata per
niente). Non vi anticipo nulla come al solito e vado un pò
di fretta perchè la mia mente bacata ha partorito un'altra ff
che ha come protagonisti sempre Ed e Bella ma in versione secsi, se
riesco forse la pubblico domani.
Come al solito grazie a tutte, per il vostro affetto e la vostra
costanza nel seguirmi, ringrazio anche chi legge soltanto senza
recensire.
GRAZIE, Romi.
Capitolo 15
SPACCA NASO
pov Bella
Avete mai provato un'intensa sensazione di soddisfazione dopo aver
compiuto un determinato gesto? Un compiacimento tale da rendervi quasi
euforici...che vi ha fatto sentire sazi senza aver toccato cibo,
riposati senza aver dormito e paghi senza aver ottenuto ciò che
desideravate?
Beh io si, e questa intensa sensazione la provai il giorno dopo la
confessione di Edward sulla sua identità. E fui così
soddisfatta per l'atto appena compiuto, che non ebbi alcun rimorso, e
non considerai assolutamente le conseguenze che ne sarebbero derivate.
Ci avrei pensato dopo, quando l'adrenalina nel mio corpo sarebbe del
tutto scemata e quando mio padre venuto a sapere della bravata commessa
dalla sua figlioletta, avrebbe stabilito l'entità della mia
punizione.
Avevo raggiunto la scuola con la macchina di Edward, lui non era venuto
a scuola quel giorno, la primavera stava per lasciare il posto
all'estate e ogni tanto un timido sole, forse annoiato dalla perenne
costrizione dietro le nuvole, decideva di fare capolino. Di conseguenza
il mio fidanzato vampiro non poteva esporsi in pubblico, altrimenti la
ridente comunità di Forks l'avrebbe visto sbrilluccicare
più delle luminarie per la festa del quattro luglio.
Non è che mi trovassi a mio agio con quel macchinone, ma aveva
così tanto insistito che volli accontentarlo. Appena mio padre
uscì di casa per andare a lavoro parcheggiò la macchina
sul retro e lasciò le chiavi inserite.
Arrivai a scuola di gran lunga in anticipo e fui costretta a
gironzolare per i corridoi temporeggiando in attesa che si facesse
l'ora per andare a lezione. Mancava ancora un quarto d'ora a biologia
quando la vidi, puntava dritta verso di me, era l'oca giuliva.
Dalla sceneggiata con Edward erano trascorsi forse un paio di
giorni, avevo un pò perso la cognizione del tempo, e non
avevo avuto occasione ancora di trovarmela a distanza ravvicinata.
Adesso si affannava a camminare spedita nella mia direzione tutta
impettita, col suo solito ghigno-barra-sorriso da idiota stampato in
faccia e gli angoli degli occhi perennemente tendenti verso il basso.
Mai come in quel momento mi resi conto che non l'avevo mai potuta
soffrire.
"Ciao stupida" mi apostrofò "che c'è..sei sola oggi? Si è già stufato vero?" come inizio di mattina non c'è male, pensai
"Che vuoi Jessica perchè non vai a puntare il ragazzo di qualcun'altra?"
"No, voglio il tuo...Dio sei proprio stupida! Ti ostini a fare la finta tonta. Non puoi competere con me Bella"
"Come ragazza più stronza del pianeta sicuramente no! Ma la
tonta che si ostina a non capire sei tu! Edward non ti fila per nulla
non ti vuole non gli piaci. Fattene una ragione"
"Umh...ho l'impressione che non sei a conoscenza degli ultimi sviluppi" ma perchè devo starla a sentire?
"Ti riferisci alle foto? Ma credi sul serio che facendo una vigliaccata
del genere poi lui ti vorrà? Non ti sopporta adesso, figuriamoci
poi..te lo vuoi ficcare in testa cervello d'oca? Non ti vuoleee"
"Si, può essere che tu abbia ragione ma...avrò comunque
la mia vendetta. Ho pensato che sarà Jacob a mostrare le foto a
tuo padre, dopo tutto è il suo pupillo e poverino tu..lo hai
fatto cornuto" la detesto
"il minimo che il tuo genitore possa fare per rimediare al tuo comportamento
deprorevole è fargli il favore di mandarti via, per dimenticare
te e il tuo tradimento"
"Jacob non ti verrà mai dietro"
"Questo lo dici tu. Ricorda che stai parlando di Jake, quello geloso pure di te a momenti"
disse così e indicò se stessa "sono parole tue. Hai
già dimenticato quanto sia possessivo nei tuoi confronti?"
"Ti odio" Le risposi mentre tutta compiaciuta mi spiegava il suo piano
perfetto ed improvvisamente ebbi voglia di toglierle quel compiacimento
dal viso in maniera violenta "si anch'io ed è proprio per questo
che se niente Eddy io...niente Eddy pure tu"
"Sei una stronza repressa maniaca, che c'è non l'hai mai data a
nessuno? No meglio...nessuno te l'ha mai chiesta" le urlai contro, fece
per ribattare ma si trattenne, si avvicinò ulteriormente al mio
viso e disse
"Ascolta ho dato al tuo pseudo ragazzo un'altra possibilità
prima di farti rispedire a Phoenix, dove per altro per ovvie ragioni
lui non potrà seguirti"
"Oh davvero come sei buona..e in cosa consiste quest'altra possibilità?"
"Semplice, ho detto a Eddy che possiamo provare a risolvere la questione ma ad una condizione"
"Cioè?"
"Deve venire a letto con me"
Click...la molla oltre modo sollecitata scattò nel mio cervello.
Non ricordo esattamente se l'impulso definitivo lo diede l'accostamento del verbo venire pensando al mio Ed, oppure il connubio delle parole letto-Ed-oca giuliva, che mi inquietò particolarmente, sta di fatto che le tirai un pugno dritto sul naso e glielo ruppi.
Ahh...che sollievo finalmente l'avevo sistemata per le feste. Non si
compiaceva più e le avevo cancellato pure il ghigno malefico. La
sentivo strarnazzare come se le stessero torcendo il collo, piangeva e
si dimenava, grondava sangue e gli occhi le stavano per uscire fuori
dalle orbite ma..che soddisfazione! Gongolavo.
"Ops scusa stronzetta ti ho fatto male?"
Prima di rispondermi mi lanciò un'occhiataccia ed i suoi occhi
mi inquietarono, fui sicura di vederli cambiare colore, dal solito
verde cacca di uccello le divennero giallino cacca di gallina.
Boh sarà una stregaccia malefica per davvero
"Tu piccola inutile ragazzina" mi puntò l'indice imbrattato di
sangue per rendere più plateale l'ennesima minaccia. Continuava
a parlare e sparlare tra se, emettendo suoni che adesso mi parvero
simili a latrati, come quelli di un povero cane bastonato, infine prima
di accasciarsi definitivamente sul pavimento senza più forze
disse "questa me la pagherai Isabella Swan...non hai proprio idea di
come e quanto me la pagherai" poi più nulla.
In poco tempo fummo circondati da un orda di ragazzi urlanti e professori indecisi sul da farsi. L'avevo fatta davvero grossa.
Mezz'ora dopo nell'ufficio del preside.
"Signorina Swan si rende conto della gravità della sua azione?"
"Si preside, sono davvero terribilmente mortificata non so come chiedere scusa"
"Beh innanzitutto dovrebbe chiedere scusa alla signorina Stanley, le ha rotto il naso sa?"
Povera piccola Jessica
"OMMIODIO DAVVERO?" si credibile si credibile si credibile
ripetevo a me stessa. Sempre per il discorso che ormai certamente sarei
bruciata tra le fiamme dell'inferno, mentire era diventato il mio
passatempo preferito, sapevo perfettamente quanto male avevo fatto alla
piccola strega.
"Come mi dispiace signore" continuai a dire cominciando a
frignare, fui talmente brava che riuscii a impietosire il preside
Jameson quasi all'istante "sono una persona orribile, davvero
orribile... mia madre dice che mi serve lo psicanalista...ed ha
ragione" tirai su col naso "sa ho avuto un'infanzia un pò
triste, mamma e papà divorziati, senza fratelli nè
sorelle con cui giocare e crescere...ho sentito tanto la mancanza di
una vera famiglia e forse ho tanta rabbia repressa" mi sarei applaudita
da sola.
"Su signorina non faccia così" rispose porgendomi un cleenex che
presi subito per soffiarmi sonoramente il naso "vedrà che si
risolverà tutto, io farò il possibile per non farle avere
una nota ufficiale, ma devo prima sentire il consiglio"
"Una nota ufficiale? Oh preside ma come farò? Così
comprometterò la mia media se non addirittura l'anno intero! Mio
padre...povero papà che dispiacere...che disonore..." e
giù a piangere.
"Va bene, va bene non pianga...farò il possibile" si alzò
dalla poltrona presidenziale e cominciò a darmi lievi pacche
sulle spalle a mò di incoraggiamento "dirò a suo padre
che è stata una banale lite tra adolescenti, una schiocchezza e
il consiglio d'istituto...beh mi darà ascolto per la nota, sono
pur sempre il preside no?" mi sorrise paterno. Che verme che ero.
"Grazie, davvero non so come ringraziarla preside" feci uno dei mie
sorrisi a cinquantasei denti quindi andai ad attendere mio padre in
segreteria.
Dopo soltanto cinque minuti udii un sibilo alle mie spalle
"Isabella" ecco era il momento dei cavoli amari. L'ultima volta che mio
padre mi aveva chiamata così andavo ancora all'asilo e avevo
rovesciato in testa ad un compagno un'intera boccetta di colore a
tempera "dimmi da quando tiri pugni meglio di un ragazzo?"
"Emh papà, scusa quella mi ha fatto uscire fuori dai gangheri"
"Le hai SPACCATO IL NASO ACCIDENTI! Io non ti riconosco più
Bella davvero, da quando hai lasciato Jacob sei un'altra persona e
questa persona non mi piace per niente"
"Ahhh papà di nuovo con questa storia, non lo voglio Jacob, lo vuoi capire? No-n-lo-vo-gl-io"
"Non lo vuoi da quando qualcuno ti ha messo in testa questa idea, tempo
al tempo scoprirò chi è, e poi si che avrai voglia di
tirare pugni, ma sulla tua di faccia"
"Papà per fav..."
"Papà un corno! Fila in classe ne riparliamo a casa, adesso devo
vedere il preside Jameson e dovrò andare a scusarmi per il
comportamento di mia figlia anche con la famiglia Stanley...che
vergogna"
"Guarda che non sono impazzita" sbottai "mica ho litigato da sola. Lei
evidentemente l'ha detta più grossa di quanto credi e..."
"Chiudi il becco e vai in classe"
Me ne andai sconsolata, l'adrenalina era sparita, restava solo il tanfo
della grande palata di liquame dentro la quale mi ero ficcata.
Chissà se la strega avrebbe vuotato il sacco quando mio padre
sarebbe andato a casa sua per scusarsi...no, aveva altro in mente.
Così sarebbe stato troppo facile, avrebbe rispettato il suo
piano e coinvolto Jake. Una volta seduta al mio posto, durante la
lezione di spagnolo mi resi conto però che Ed non aveva fatto
minimamente cenno alla richiesta malsana dell'oca. Ma quando si erano
sentiti quei due? Oppure si erano visti...Questa cosa di Jessica che
parlava da sola con Ed mi fece girare parecchio le scatole. Che Ed
avesse intenzione di esaudirla per levarcela di torno?
Tronco prima lei e poi lui...conclusi.
No impossibile Ed non lo avrebbe fatto, mai e poi mai e comunque ormai
era tutto chiaro fra di noi. Io l'amavo a tal punto che quando sarebbe
arrivato il momento avrei rinunciato alla mia vita pur di seguirlo e
lui lo sapeva. Nessun ostacolo mi avrebbe dissuaso da questa
decisione, ricatti e foto compromettenti comprese.
Pov Edward
"Edward...io non voglio morire"
Questa frase mi lasciò perplesso, maledissi per la milionesima
volta il bastardo di vampiro che mi aveva fracassato il cervello,
facendomi scomparire il potere di leggere le menti. Che cosa voleva
dire Bella con quella frase?
"Oh ma io non voglio che tu muoia, io voglio solo il tuo bene e niente altro"
"Ed ma qual'è il mio bene? Tu e solo tu. Di conseguenza...Ci
sono un sacco di cose da considerare e da stabilire è vero. Ma
al primo posto nella mia vita adesso ci sei tu, poi tutto il resto"
Aveva già elaborato un piano, ne ero certo. Quel suo cervellino
era sempre in super attività. Ma io non volevo che rinunciasse
alla sua umanità nella foga del momento, doveva essere una cosa
ponderata per bene, la sua scelta doveva essere SUA e soltanto sua.
"Angelo non dobbiamo parlarne per forza in questo momento abbiamo
così tanto tempo, adesso devi dormire..corri sotto le coperte"
"Ma non ho sonno"
"Non fare storie e sdraiati...a proposito domani non verrò a
scuola ci sarà il sole e io ed Alice non possiamo esporci ai
raggi"
"Perchè brillate?" come al solito mi stupiva, aveva indovinato al primo colpo
"Esatto!"
"Ma dai..io scherzavo"
"E' così giuro! Brilliamo, la prima volta che andiamo nel bosco ti faccio vedere"
"Oh certo che ti voglio vedere, voglio conoscere ogni aspetto di
te...ogni aspetto" si avvicinò e mi abbracciò forte,
sentirla così vicina a me e alla mia natura mi faceva stare bene
ed in pace con l'universo intero.
"Ti lascio la mia auto parcheggiata sul retro non appena tuo padre va a lavoro, andrai con quella a scuola"
"Non è necessario posso prendere l'autobus"
"Ma mi fa piacere che usi la mia macchina...è anche tua adesso, per favore vai con quella"
"Va bene prenderò la macchina" a quel punto si distese sul letto
e si coprì con la trapunta "resti fino a quando mi addormento"
"Si resto" mi distesi sopra la coperta e lei si accoccolò sul mio petto
"Ed..."
"Dimmi"
"Poco fa volevo dire che non voglio morire da umana, non voglio invecchiare e un giorno lasciarti, capisci? Voglio stare con te"
"Si adesso capisco, ne parleremo poi"
"E quando? Quando festeggerò il mio trentesimo compleanno?"
"Bella ma di che parli?"
"Lo sai di che parlo ma fai lo gnorri..."
"Vuoi dormire per favore? Sono le tre del mattino!"
"Uffa va bene ne parliamo poi. Comunque anche se non me lo dici, io so già come andrà a finire"
"E come andrà a finire?"
"Diventerò come te prima o poi"
"Solo se lo vorrai tu...io ti giuro che non ti obbligherò mai in tal senso"
"Non sarà necessario e credo che Alice abbia previsto anche questo, solo che non lo dici"
"Dormi adesso ragazzina" le ordinai baciandole la fronte
"Sissignore"
Dopo qualche minuto capii che si era addormentata ma rimase accoccolata
stretta al mio petto, non si mosse ed io decisi di restare fino a
quando il capo Swan si fosse alzato per andare a lavoro, poi sarei
andato a prendere l'auto.
Intorno alle undici e trenta di quella mattina il mio cellulare vibrò, era Bella. Doveva essere iniziata la ricreazione
"Ciao angelo come stai?"
"Bene! Mai stata meglio" rispose con troppa foga però "ho appena rotto il naso a Jessica e non potrei stare meglio"
"Tu hai appena fatto cosa?!"
"Senti Ed ma non è che hai intenzione di cedere al ricatto di
quella strega e andare a letto con lei, vero? Perchè so che
sarebbe ardua come impresa, ma troverei il modo di spaccarlo anche a te
il naso"
Ahh adoro Bella gelosa, mi piace più di Ed
continua...
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Capitolo 16 *** Cap. 16 Prima volta ***
Cap. 16 Prima volta
Ciao,
finalmente torno ma mi faccio perdonare perchè torno col botto,
finalmente Bella riesce ad avere con Ed un incontro molto
ravvicinato, sono molto dolci, spero vi piacciano. Non aggiungo altro,
buona lettura.
Ho risposto alle recensioni col nuovo metodo, si impiega poco tempo, è più facile per me.
GRAZIE A TUTTE
Cap. 16
Prima volta
pov Bella
"Sei in punizione fino a Dicembre signorina, poi valuterò
un'eventuale riduzione della pena, se ti sarai comportata bene fino ad
allora, comunque non t'illudere" mio padre diceva quelle frasi ed io
non sapevo se ridere per le panzane che stava blaterando o piangere
perchè forseforse panzane non erano e diceva sul serio. Voleva
rinchiudermi in casa fino a Natale, era pazzo? Un pazzo furioso.
"Non puoi farlo papà, non puoi segregarmi in casa. Tu dovresti
rispettarla la legge e non infrangerla, questa è limitazione
della libertà personale"
"Che?" chiese inarcando un sopracciglio, forse ero sulla strada giusta
"Limiti la mia libertà personale, vuoi macchiarti di questo reato?"
"No, ma da quando è reato punire i figli?"
"Da quando genitori come te infliggono torture che vorrebbero far durare mesi interi"
"Sese...comunque intanto tu torni da scuola e ti rintani in casa per le
tre settimane a venire poi ne riparliamo" uff menomale, lo stavo
battento per ko tecnico, troppe parole e frasi di seguito lo sfinivano.
poco dopo..
"Bella posso venire da te?" Edward mi chiamò cinque minuti dopo che l'aguzzino uscì da casa
"Si, il mio aguzzino è appena tornato a lavoro, ti
aspetto" doveva riprendersi l'auto che avevo parcheggiato lontano
da casa, infatti sapevo che mio padre sarebbe rientrato a casa alla mia
uscita da scuola per continuare la ramanzina iniziata in segreteria. E
poi avevo alcune domande importanti da porgli, prima fra tutte il
motivo per il quale non mi aveva parlato della richiesta di Jessica.
Un leggero battere alla finestra della mia camera mi fece sobbalzare,
era lui. Corsi ad aprire e quando fu in piedi davanti a me in tutto il
suo splendore, la mia prima reazione fu quella di abbracciarlo. Ma non
un abbraccio normale, sembravo un koala abbarbicata al suo albero di
eucalipto, unica fonte di cibo e sopravvivenza.
E' mio, solo mio e di nessun'altra...
"Hey che c'è?" chiese notando il mio spasmodico movimento delle braccia su per la sua schiena
"Niente" mentii continuando ad aggrapparmi alla sua camicia spiegazzandola tutta
"Bella guardami, che c'è?" mi prese il mento fra le dita
"Avevo voglia di stringerti" mi giustificai
"Fa pure" rispose
"Allora come stai? Mi fai dare un'occhiata alla mano. Ti duole?"
esaminò il dorso della mia mano, le nocche e le dita una per
una. Integre, non mi feci neppure un graffio.
"Sto bene io...l'oca un pò meno"
"Le hai davvero rotto il naso?" ribadì mentre a stento tratteneva un sorriso
"Si e non me ne pento, lo rifarei"
"Ma che ha detto di tanto grave da farti arrabbiare così?" non
gli risposi, però ebbi voglia di spiegargli a fatti ciò
che mi aveva fatto perdere le staffe, ciò che mi aveva fatto
perdere per un attimo la ragione e ciò che mi aveva fatto
rischiare di botto l'anno scolastico.
Lo guardai in silenzio, decidendo la tattica di avvicinamento, l'ultima
volta quella attuata non aveva funzionato granchè.
"Bella comincio a preoccuparmi, perchè mi guardi cosi? Intendi rispondermi o no?"
"Si, ti rispondo" gli afferrai la mano e lo tirai verso la sponda del letto
"Ma che fai?"
"Quello che solo io posso fare"
"Non capisco..."
"Adesso capirai" gli dissi "ascolta bene le mie parole Edward
Cullen..tu sei mio solo mio...non ti azzardare a farti toccare da
nessun'altra, non m'importa di ricatti liti e discussioni e non
m'importa neppure di mio padre e della sua ipotetica vergogna.
M'importa solo di te"
Lo afferrai per il bavero della camicia, accecata ormai dalla smania di
possessione che mi invase ripensando alla parole di Jessica e lo
scaraventai sul materasso
"Jessica ti ha parlato della sua richiesta vero?"
"Quella se ti vuole portare a letto deve prima uccidermi e poi ridurmi
in cenere, perchè credo che riuscirei a tornare pure
dall'oltretomba per spaccarle la faccia, se osa solo metterti un dito
addosso...la disintegro"
"Non l'avrei mai accontentata...in ogni caso" rispose serio, cercando di reggersi sui gomiti
"Accontenta me...adesso"
"Angelo, io" sussurrò con un filo di voce, scuotendo la testa, era teso e si era appena trasformato in cucciolo Ed
"Ssh..." gli misi il dito indice sulla bocca
"Credo di aver capito le tue intenzioni, ma non voglio deluderti io non
ho mai...non so da dove cominciare" parlava fra la pelle del mio dito,
solleticandolo. Sapevo a cosa si riferiva e se fosse stato possibile in
quel momento, mentre faceva l'ennesima confessione, lo amai ancora di
più.
"Sta tranquillo amore mio, neanch'io. Ma andrà come deve andare" gli risposi avvicinandomi al suo viso spaventato.
Si calmò abbandonandosi tra i cuscini del mio lettino, un
pò corto per il suo metro e ottanta ed oltre, ma di certo per
quel momento era il posto più giusto e comodo del mondo.
Mi sistemai su di lui a cavalcioni e lentamente presi a sbottonargli la
camicia guardandolo nel modo più rassicurante possibile. Con
mano ferma e decisa cominciai ad aprire asola dopo asola, scorgendo
lembo per lembo la sua pelle bianca e fredda come il marmo.
Il suo torace al mio tocco si sollevava e si contorceva appena, colto
da brividi mentre lo accarezzavo lenta. Lo torturavo, ma vederlo
così sotto le mie mani mi faceva impazzire. Quando cominciai a
lasciargli piccoli e umidi baci sul ventre all'altezza dell'ombelico,
lo vidi chiudere gli occhi e mordersi le labbra rosse.
"Bella...ti prego" supplicò
Risalii velocemente e mi impadronii della sua bocca, allora mi prese
per la vita e mi avvicinò di più a lui baciandomi con
foga. Quandò capii che avevo bisogno d'aria per non morire, mi
scansai e ripresi fiato.
"Ed...ti amo" gli dissi
"Io muoio d'amore per te, muoio" un soffio rauco e sommesso, sentirlo
mi fece male al cuore. Adagiai la mia fronte sulla sua, quando diceva
queste cose così forti non sentivo più le gambe, le forze
mi abbandonavano. Se in quel momento fossi stata in piedi sarei caduta
per terra come una pera cotta.
"Dimmi cosa devo fare" sussurrò "dimmi come ti posso dare piacere, dimmelo e lo farò" io annuii
Ripresi la posizione originaria e mi tolsi la maglia restando in
reggiseno, a quel punto forse lui ricordò la mia richiesta nel
magazzino della scuola e senza che gli dicessi nulla avvicinò le
sue dita ai miei seni. Erano fredde, tremai e lui se ne accorse.
"Mi spiace" disse dolente l'amore mio "riuscirò solo a congelarti"
"Continua" lo rassicurai carezzandogli il viso "ti prego continua stavolta"
Annuì e delicatamente mosse i polpastrelli su entrambi i seni,
poi incoraggiato dalla mia espressione rincretinita si mise seduto
appoggiando la schiena alla testiera del letto, mi avvicinò a
sè e diresse le mani sulla chiusura dell'indumento. Quindi
sfilò le spalline e lo tolse definitavamente.
Una volta rimasta nuda per metà mi guardò regalandomi uno
di quegli sguardi intrisi d'amore che riuscivano a togliermi il respiro
"Giuro che in vita mia non ho visto niente di più bello, la tua
pelle...ha il colore della luna e poi...sei così liscia amore
mio, sembri fatta di seta" timidamente avvicinò le labbra e
cominciò a tracciare le mie areole di piccoli baci, facendomi
trasalire. Affondai le dita nei suoi capelli per avvicinarlo ancora di
più a me.
"Ed...o Ed" sussurrai martoriandomi le labbra ogni qual volta
l'emozione si faceva troppo intensa. Continuò per un altro paio
di minuti, poi gli feci segno di togliersi del tutto la camicia ed
obbedii. Io invece andai oltre e tolsi i pantaloni della tuta rimanendo
in mutandine. Tra l'altro quel giorno erano proprio minuscole, non
avevo indossato le mie solite coulottes ma un perizioma turchese.
Quasi sentissi che mi sarebbero tornate utili.
"Io non so se...se dobbiamo andare avanti, forse è presto forse è..." lo azzitì baciandolo.
"Se mi dici di nuovo di no, spacco il naso anche a te" rise "posso riuscirci sai?"
"Già, qualcosa mi dice che saresti davvero in grado di farlo"
"Baciami" obbedì.
Diressi la mia mano verso il cavallo dei suoi pantaloni e sfiorai il
rigonfiamento, ormai ben visibile. Poi come la volta precedente tirai
giù la zip, attesi qualche istante per verificare se anche
questa volta avrebbe bloccato la mia mano, non lo fece. Allora osai di
nuovo, pregando la mia buona stella affinchè non gli facesse
cambiare idea, non avrei sopportato un altro rifiuto, lo desideravo
troppo.
Sfiorai più volte il tessuto dei suoi boxer e quandò
mugolò impaziente decisi che era arrivato il momento di
slacciare del tutto i pantaloni e sfilarglieli. Lo feci.
Il gioco lo avevo iniziato io ed io lo avrei portato a termine. Una
volta abbandonati i pantaloni per terra insieme ai miei, mi accorsi che
l'espressione preoccupata sul suo viso non l'aveva abbandonato
nonostante il suo corpo urlasse a chiare lettere di volermi.
"Ed, che c'è? Se non vuoi mi fermo, non voglio farti fare qualcosa contro la tua volontà"
"Io lo voglio Bella, non sai quanto lo voglio...ma"
"Ma cosa? Cosa ti blocca?"
"Io non so quali conseguenze potrebbero esserci...io non so se potrei farti male, ferirti, io non se..."
"Qualsiasi cosa accadrà io sono pronta, e comunque sono sicura che non mi farai del male. Tu mi ami.."
"Più della mia stessa vita" a quella sua ultima affermazione
scrollai le spalle, per fargli intendere che a quel punto le parole non
servivano più. Funzionò, lo vidi liberarsi dell'ultimo
indumento, io feci lo stesso.
"Ascolta il tuo corpo" gli dissi.
Per fare l'amore capii che non esistevano regole scritte nè
percorsi obbligatori da rispettare. Bisognava ascoltare il richiamo dei
corpi ed il mio lo desiderava tanto e viceversa il suo.
Si sistemò tra le mie gambe con movimenti lenti, leggeri,
attento a non pesarmi troppo ed io continuai a baciargli le labbra
dicendogli ad ogni tocco che l'amavo da morire. Quando lo sentii
entrare in me, desiderai realmente di morire. Non perchè provai
dolore per la sua ingombrante presenza, bensì perchè era
l'unica condizione che mi avrebbe consentito di amarlo ed essere
riamata a quel modo per sempre. Diventammo una cosa sola, corpo anima e
cuore poichè il mio prese a battere per entrambi. Il mio destino
si era compiuto era divenuta la sua compagna non di vita, ma di
eternità. Gli circondai i fianchi con le gambe attirandolo a me
il più possibile e lui si accoccolò col viso nell'incavo
del mio collo. Quindi cercai di assecondare il più possibile i
suoi movimenti e piansi in silenzio conficcando le unghia nella coperta
fino a spezzarle, quando le sue spinte si fecero troppo intense. Non
gli avrei mai detto di fermarsi, nonostante il dolore, mai.
"Ti faccio male?" si scostò appena ma bastò per accorgersi delle lacrime
"No" mentii "te l'ho detto, non potresti mai farmi male..."
"Allora perchè piangi?" chiese ed ebbi l'impressione che fosse sul punto di piangere anche lui
"Perchè sono felice..sono lacrime di gioia, Ed sta tranquillo,
va tutto bene amore mio" sospirò si chinò verso il mio
viso e raccolse le lacrime una ad una con le labbra, poi mi
baciò.
Dopo poco gemette gridando il mio nome, lo sentii liberarsi del suo
seme ed invece di spingerlo fuori, lo attirai ancora di più
verso il mio ventre, perchè era così che doveva andare.
Ne ero certa, ero nata apposta.
Pov Edward
La ami sopra ogni cosa e non le farai del male...
Me lo ripetei più volte e volli convincermi anche perchè
era talmente stupenda che stavolta non avrei potuto resisterle.
Quello scricciolo di umana mi guardava e mi era chiaro che i suoi occhi
ardevano di desiderio, le sue labbra fremevano per baciarmi e le sue
mani bramavano per stringermi. No decisamente non avrei potuto
resisterle, i miei dubbi a poco a poco scomparvero sotto i tocchi delle
sue piccole dita e le mie perplessità di dissolsero dopo ogni
suo ti amo. Quando la vidi nuda, ebbi timore, non volevo quasi
sfiorarla, mi parve troppo fragile e delicata, le mie dita dure e
rigide avrebbero potuto lacerarla, così m'imposi di lambire il
suo corpo come se fosse avvolto dalle fiamme e potessi scottarmi ad
ogni tocco.
Infine nel momento in cui mi rifugiai fra le sue gambe presi a muovermi
a rallentatore come se stessi annegando in un mare di cristallo. Avrei
potuto mandarla in frantumi in un attimo.
Una volta dentro di lei cessai di esistere un'altra volta e rinacqui in un altro mondo, in un altro universo.
Non potevo essere lì, non potevo trovarmi davvero immerso
assorbito fuso in lei, non riuscivo a crederlo davvero fino a quando
non sentii avviluppare le sue gambe sui mie fianchi e spingere il mio
bacino ancora di più verso il suo ventre.
Aveva ragione il mio angelo, imparai ad amarla d'istinto ascoltando il
mio corpo. Almeno provai a farlo, perchè subito dopo mi resi
conto che mancai un passaggio, fallii in qualcosa.
Avevo pensato solo a me stesso, e lei?
I miei timori dunque furono inutili per metà, certo non le feci
male, questa era la cosa che più temevo. Non mi avventai su di
lei come un animale in preda ad un istinto incontrollato, non la morsi
ne le lasciai segni però, non le diedi piacere.
"Angelo stai bene?"
"Si" l'avevo presa per le spalle e avvolta nel caldo pile della coperta quindi l'abbracciai.
"Credo di aver sbagliato qualcosa"
"In cosa? E' stato tutto perfetto..."
"No, non è vero. Ho mancato e tu sai a cosa mi riferisco"
"Smettila Eeed"
"Non ho saputo aspettarti o forse non c'ho neppure pensato...che egoista"
"Non sei egoista e poi ci saranno altre occasioni, non credi?"
"Se pensi che sarò meno schiappa di ades.." non mi fece finire, chiuse la mia bocca con le sue labbra
"Sei la mia schiappa preferita, adoro la tua insicurezza e adoro la tua inesperienza, adoro ogni aspetto di te"
"Beh menomale questo mi consola un pochino, comunque volevo
sapere...emh non è che ci possa essere qualche rischio...almeno
non credo ma, no anzi è sicuramente impossibile"
"Non prendo la pillola se è questo che intendi. Eeed ero vergine
fino a dieci minuti fa, per cosa o chi avrei dovuto proteggermi?"
"Si scusa, ho detto una stupidaggine"
"Ma tu pensi davvero che potrei restare incinta?"
"No! Ti ripeto, in effetti non lo so, non mi ricordo di casi analoghi al nostro..cioè uno come me ed un'umana"
"Io lo terrei"
"Cosa?"
"Se dovesse accadere...io vorrei averlo il bambino"
"Bella ma che dici? Non voglio neppure pensare ad una simile
eventualità, sarebbe la volta buona che tuo padre mi uccide
prima di chiedermi: dimmi, sei tu il ragazzo di mia figlia?"
"Non scherzo, lo vorrei davvero un bambino"
"Mi pare che stai correndo un pò troppo, ti ricordo che hai solo
diciassette anni che devi ancora diplomarti e che hai un vampiro per
fidanzato..." non mi fece finire di parlare neppure stavolta
"Se è per l'età mi pare che tu sei grande abbastanza per
fare il bisnonno, quanti anni hai detto che hai ? Centoventi?"
"Comincio a pensare che tu dica sul serio e questo mi fa paura" scossi
la testa e le dissi "vorra dire che non lo faremo più"
"Non lo faremo più? Non ci penso proprio, non dopo che...so cosa
si prova" non glielo dissi, ma la stessa cosa valeva per me
"Allora prenderemo precauzioni"
"NO"
"La smetti di fare i capricci?"
"NO"
"Prenderemo precauzioni?"
"NO"
"Basta, con te è inutile...l'hai sempre vinta tu" mi sorrise soddisfatta.
Era cocciuta come un mulo e capricciosa come una bambina, ma in fondo
l'amavo anche per questo. S'impuntava e sbraitava da sempre, fin da
piccola, era maestra a far capitolare chi discuteva con lei ed io
l'avevo sempre adorata in quelle occasioni, anche se non era di certo un
pregio. Ma lei era fatta così ed io l'amavo così. Lasciai
cadere l'argomento era un momento troppo particolare per perderci in
chiacchere, però ebbi l'impressione che la mia piccola avesse
ordito una specie di piano, un disegno già predefinito ad arte
che presto avrei scoperto.
Rimanemmo in silenzio per pò, entrambi impegnati a pensare e
ripensare a ciò che era accaduto in quel letto ad una piazza ed
una spanna poco prima, poi il mio cellulare vibrò.
Mi mossi e l'adagiai sui cuscini
"Che fai Ed?"
"Vibra il mio cellulare, dove hai messo i miei pantaloni?" diedi un'occhiata al pavimento
"Per terra vicino al letto credo, ma io non sento nulla..sei sicuro che vibra"
"Ho un udito più fine del tuo, si vibra" risposi alzandomi e
raccattando i pantaloni buttati in un angolo della stanza. Presi il
telefono dalla tasca, era Alice.
"Ciao Alice, che c'è?"
"Dove sei?"
"L'istinto mi dice che tu sappia benissimo dove sono"
"Inefetti si Eddy, emh potresti venire a casa se hai..si se avete già terminato di...insomma mi hai capito"
"Merda Alice, hai visto tutto?"
"Tranquillo fratellino sai che so rispettare la tua privacy..anche se forse era meglio che ci parlavi con Emmett"
"ALICE! Se parli di questo con qualcuno stavolta non te la cavi, lo giuro" la strega se la rideva
"Uff ho capito sta tranquillo,
è strano però che quando si tratta di te vedo
praticamente delle vere e proprie immagini proiettate nel mio
cervello...comunque te l'avevo detto che era un vulcano la tua bambina"
Trasalii e Bella lo notò
"E' bene che tu sappia che ti odio con tutte le mie forze"
"Ed che c'è? Che ha visto Alice?"
"Poi ti spiego Bella, in quanto a te strega è davvero importante, non puoi aspettare fino a stasera"
"Ancora non so se è importante, però vorrei parlarti di una cosa al più presto"
"Okay arrivo" attaccai "devo andare a casa, torno stasera va bene?"
"Si, ti aspetto sveglia"
"Spero di essere qui verso le nove"
"Perfetto, salutami Alice...emh ci ha visti vero?"
"Si" risposi rassegnato "ci ha visti"
"Non sono in imbarazzo con lei, sai? La sento molto vicina e questo non mi dispiace"
"Beh meglio così, però a me questa cosa mi fa saltare i
nervi comunque..cioè ogni volta che noi...non è proprio
il massimo, io ho già i miei problemi"
"Dai non fare così.." adesso rideva anche lei
"Vado è meglio.. e comunque sono curioso di sapere cosa ha da dirmi quella strega"
Mi sporsi sul suo viso per darle un bacio e le sentii dire
Eeed, stringimi... lo
feci, la strinsi ma Bella non aveva parlato, non aveva aperto bocca, la
baciai e rimasi in ascolto, non sentii più nulla. Poi quasi sul
davanzale della finestra di nuovo
Torna presto, ti voglio accanto a me... ma anche stavolta
"Bella hai detto qualcosa?"
"No, perchè?"
"Nulla a dopo" eppure ero sicuro di aver sentito, che stessi riacquistando il mio potere?
"A dopo" rispose e saltai giù. Andai a recuperare la Volvo
parcheggiata ad un isolato di distanza quindi feci strada verso casa.
Magari è questo che ha visto Alice, il mio potere...
Ma non era un problema di cui discutere con urgenza anzi...no doveva
esserci dell'altro, la mia sensazione era che mia sorella avesse visto
qualcosa di molto, molto importante e non volle allarmarmi per
telefono.
Alice che avrai visto stavolta? Buone notizie o cattive notizie...
Chissà perchè propendevo sempre per la seconda opzione.
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Capitolo 17 *** Cap. 17 Complotti & Scoperte ***
Capitolo 17 Complotti e Scoperte
Ciao
a tutte, ecco il nuovo appuntamento. Troverete alcune conferme ed
alcune novità, non proprio bellissime però. Comunque non
disperate perchè in questa storia prima o poi l'amore
trionferà....almeno credo!
Saluto tutte e vi ringrazio davvero di cuore per seguirmi sempre così numerose, anzi festeggio i 100 preferiti
(quando ho visto il numero non riuscivo a crederci)
GRAZIE
r.
ps per chi fosse interessato ho scritto una nuova storia sono sempre Edward e Bella ma in versione decisamente diversa
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=602682&i=1
Capitolo 17
COMPLOTTI E SCOPERTE
Il complotto, parte prima
"Jacob sono Jessica"
"Jessica ciao come stai?"
"Direi male al momento, la tua ragazza mi ha rotto il naso"
"Bella ti ha fatto cosa? Dici sul serio..."
"E' così. E' una stronza bastarda sgualdr..."
"Hey vacci piano Jessica.."
"Sisì scusa, sono alquanto provata e non so quello che dico"
"Ho capito ma stai parlando della mia ragazza come hai detto tu e non è una sgualdrina"
"Penso che potresti cambiare idea sai..incontriamoci devo farti vedere una cosa"
"Riguarda Bella?"
"Chi altri sennò"
"Okay. Dove e quando"
"Vengo a La Push, domani pomeriggio alle quattro alla spiaggia"
"Ci sarò"
pov Edward
"Hai qualcosa di diverso fratellino, a quanto pare è reale la
teoria seconda la quale dopo aver perso la verginità si ha un
viso diverso"
"Dacci un taglio Alice"
"Dimmi come ti senti, solo come ti senti daiii"
"Bene io sto bene"
"Tutto qui? Pensavo galleggiassi ad un metro dal suolo.."
"Si ma sto così..Alice è complicato, volevo restare con lei un altro pò"
"Scusami ma ho scoperto una cosa ed una certa idea ha cominciato a frullarmi per la testa"
"Quindi non è per una visione che mi hai fatto precipitare qui, lasciando Bella subito dopo che noi...Alice accidenti!"
"Eddy aspetta non ti arrabbiare, ascoltami prima"
"Ti ascolto"
"Non ti sembra strano che io non abbia visto Bella tirare un pugno a
Jessica? Va bene che non ho la completa e continua visione della vita
di nessuno, neppure della vostra ma questo è stato un evento
particolare. Jessica avrebbe potuto reagire e picchiarla a sua
volta...sempre se quel peperino della tua ragazza non l'avesse messa
subito al tappeto. Adoro quella ragazza, è il giusto mix di
dolcezza e crudeltà. Non avrei voluto nessun'altra per te..."
"Quello scricciolo è un portento anche se a volte è un pò troppo impulsiva"
"Hihi in tutti i sensi..."
"Stai ricominciando?"
"No scusa..dunque mi sono messa al computer e facendo qualche ricerca mi sono imbattuta in questo"
Mia sorella indicò un foglio sulla scrivania della sua camera
"l'ho appena stampato" era un articolo di giornale del Forks Courir, la
data di pubblicazione risaliva a dieci anni prima.
- bambina smarrita nel bosco ritrovata viva dopo ore, sul corpo
riscontrati dei graffi e diversi morsi apparentemente di lupi -
Guardai il nome della bambina scritto in corsivo poi fissai mia sorella. Tutto fu chiaro
- Jessica Stanley, sette anni è stata ritrovata dopo ore di ricerche...-
"E' un licantropo?"
"Non so se si sia mai trasformata, magari ha solo il veleno in corpo,
una specie di portatore sano. Sta di fatto però che io non leggo
nulla su di lei e nulla di chi le sta accanto. A me capita solo..."
"Solo se c'è un lupo di mezzo"
"Già"
"Anch'io ho una cosa importante da dirti"
"Cioè?"
"Poco fa mi è sembrato di sentire i pensieri di Bella"
"Eddy sul serio? Hai riacquistato il tuo potere?"
"Non lo so, forse sono in grado di farlo solo con lei. Infatti non so
assolutamente cosa ti stia passando per la tua testa bacata adesso"
"Molto divertente e menomale dire...perchè stavo pensando al fatto che al primo colpo hai fatto cilecca"
"Ahhh vieni qui piccola strega" mi lanciai contro mia sorella nella
vana speranza di afferrarla per i capelli ma come al solito lei riuscì
a fuggire. Uff...chissà per quanto tempo
sarebbe andata avanti con questa storia quel mostro, però pure
io che frana che ero stato!
Il complotto, parte seconda (giorno dopo)
"Ciao Jacob"
"Hey...pensavo di trovarti col viso tumefatto, non hai detto che ti ha rotto il naso?"
"Si ieri stavo peggio, stamattina sto molto meglio l'ematoma si è quasi del tutto riassorbito"
"Strano di solito queste cose vanno per le lunghe"
"Senti che vuoi ti dica, guarisco in fretta...è sempre stato
così. Anche quando mi sbucciavo un ginocchio da piccola, in
mezza giornata mi passava tutto. Credo abbia a che fare con le
circolazione del sangue...comunque non sei curioso di sapere cosa ho da
mostrarti?"
"Veramente prima vorrei sapere perchè Bella ti ha picchiato"
"Ti evito i dettagli, comunque rivendicava il diritto esclusivo di andare a letto con Edward Cullen"
"Si forse è meglio che mi eviti i dettagli..cosa devi mostrarmi"
"Queste, scorri con la freccia verso il basso e vedrai tutte le foto"
(ma porca putt...non ci credo non è possibile, no Bella
nooo...)
"Merda Bella ma che hai fatto?"
"Lei voleva fare molto di più, ma lui l'ha fermata"
"Ho detto niente particolari per favore"
"Jacob è chiaro che abbiamo un problema comune"
"Comune? In che senso?"
"Tu rivuoi Bella, no?"
"Si altrochè se la rivoglio...se quello stronzo osa andarci a letto..."
"Beh io voglio Cullen"
"Tu vuoi Cullen? E da quando? Non pensavo ti piacesse"
"Mi piace, tu non hai idea di quanto mi piace e quella piccola puttan..."
"Jessica!"
"Okay scusa, comunque al momento i due non si vedranno oltre la scuola, quindi questo pericolo mi pare sia scongiurato"
"Come fai ad esserne cosi certa?"
"Bella è in punizione fino a Gennaio per quel che ne so. Suo
padre è venuto a casa mia per scusarsi ieri sera e mi ha detto
che l'avrebbe messa in punizione fino ad allora"
"Che hai in mente di fare con queste foto?"
"Ho un piano geniale, le mostrerai al capo Swan"
"Ma sei impazzita?"
"Jacob lui ti adora!"
"E allora? Che c'entra questo"
"Se ti presenti con queste insieme al il tuo bel visino di ragazzo
tradito è chiaro che farà di tutto per separare sua
figlia dall'intruso e farvi tornare insieme"
"Non lo so Jessica...e se Bella non mi volesse? Io penso che mi odierebbe
per questo e magari tornerebbe da sua madre col risultato che tu
avresti Cullen ed io non avrei niente"
"Jacob il mio piano è perfetto!"
"E' perfetto per te non per m! Scusa ma perchè non le mostri tu le foto al capo Swan?"
"No Edward non me lo perdonerebbe"
"Allora quelle schifo di foto nel tuo cellulare sono del tutto inutili.
Per favore cancellale. Troveremo un altro modo per separare quei
due"
"Grrrrr come la odio la odio la odio..."
"Ma che ti prende?"
"Niente perchè? Sono arrabbiata molto arrabbiata"
"I tuoi occhi..."
"Che hanno i miei occhi"
"Cambiano colore, sono diventati gialli..."
pov Bella (seguito pov di Edward)
Dopo che Ed andò via decisi di mettermi sui libri in attesa del
suo ritorno, per la cena avrei rimediato con un panino, non volevo
stare con mio padre, preferivo evitarmi la sua faccia schifata e
severa. Prima però feci una doccia. Sotto il getto dell'acqua
calda mi rilassai, rilassai i miei muscoli e cacciai la tensione
accumulata per quel momento che tanto avevo atteso e desiderato.
Durante il momento del risciacquo però notai qualcosa che mi
turbò, l'acqua si tinse di rosso.
Non sentivo alcun dolore eppure qualcosa nel mio corpo si era spezzato o forse ferito.
Adesso che faccio?
Ma a chi potevo chiedere se fosse normale quello che mi stava accadendo?
Non certo a mia madre...
Però se volevo suicidarmi forse potevo chiedere a
mio padre. Attesi qualche secondo poi riaprii il getto dell'acqua e di
nuovo si tinse di rosso.
Ecco ci mancava questo
Ebbi paura e considerai che avrei dovuto fare qualcosa e subito.
Uscii dal bagno mi rivestii in fretta e decisi di chiamare Edward,
pensai ad Alice magari lei poteva dirmi cosa mi stava succedendo, se
era normale che io...stessi così. Era una vampira d'accordo, ma
pur sempre una vampira donna e per giunta sposata.
Presi il cellulare ma si illuminò prima che facessi il numero, era lui
"Ti stavo chiamando" gli dissi
"Lo so"
"Come lo sai?"
"E' successa una cosa dopo che siamo stati insieme, poi ti spiego"
"Cioè? Non tenermi sulle spine Eeed"
"Beh non ti spaventare...io sento i tuoi pensieri, anche a distanza.
Quindi so cosa è successo, come stai? Voglio dire..."
"Ed Smettila di prendermi in giro. Non è il momento adatto"
"Non scherzo è una lunga storia ti racconterò tutto quando ci vedremo, allora come stai?"
"Se non ti dispiace vorrei..."
"Parlarne con Alice"
"Già sono cose di donne"
"Okay te la porto lì"
"No, non voglio che si prenda tanto disturbo"
"Quella strega non vede l'ora di averti sotto le sue grinfie, quindi non c'è problema. Dieci minuti e siamo da te"
"Va bene vi aspetto"
"Ah Bella..mi dispiace di averti ferito, oltre che deluso"
"Se lo dici di nuovo ti picchio scemo...ti amo" alle volte tirarlo su di morale era un'impresa.
"Ti amo" attaccai.
Ma che avrà voluto dire che sente i miei pensieri? Anche a distanza...
Un quarto d'ora dopo i fratelli Cullen bussarono alla mia finestra.
Alice entrò per prima leggera come una piuma e con un sorrisetto
sulle labbra che la diceva lunga. Ed la seguiva, lui invece aveva un
visetto triste, quello stupidino si sentiva in colpa. Mi sarebbe
toccato consolarlo dopo aver parlato con Alice.
"Bella tesoro sono felice di vederti" Alice mi abbracciò al limite dello stritolamento ed io ricambiai nel mio piccolo
"Anch'io sono felice di vederti, scusa se ti ho fatto scomodare"
"Che scherzi non vedevo l'ora di parlare con te"
"Alice non cominciare ti prego" disse Edward irritato
"Uffa Eddy non cominciare tu...allora come stai Bella?"
"Ti dispiace se andiamo di là a parlare" mi sentivo
terribilmente a disagio a trattare quell'argomento davanti ad Edward,
anche se lui a quanto pareva sapeva ciò che mi passava per la
testa
"Certo tesoro"
"Ti dispiace Ed?"
"No fate con comodo io aspetto qui" si sedette sul bordo del letto e
cominciò a martoriarsi le dita, non gli vedevo fare quel gesto
da un sacco di tempo.
Mi avvinai e gli diedi un leggero bacio sulle labbra carezzandogli i capelli
"Sta tranquillo" gli dissi
"Anche tu" rispose, era vero sapeva che ero agitata. Mi leggeva davvero la mente
"Poi questa cosa del leggermi devi spiegarla meglio" rise ma non rispose, quindi seguii Alice nella stanza da bagno.
"Allora cognatina dimmi tutto"
"Si beh insomma..." feci qualche colpetto di tosse per schiarirmi la
voce, forse non era stata una grande idea, in fondo non è che
avessimo tutta questa grande confidenza, ma era la mia unica amica
"Bella puoi fidarti di me" intuì che ero titubante "non ti
giudicherò nè tradirò mai la tua fiducia, davvero"
i miei dubbi non nascevano dalla mancanza di fiducia bensì dal
fatto che ci conoscevamo poco.
"Dopo che Edward è andato via ho fatto una doccia e...l'acqua si
è tinta di rosso. Ho pensato fosse una cosa passeggera ed ho
aspettato qualche secondo poi ho riprovato ed è successa la
stessa cosa, ho avuto paura"
"Hai controllato di recente se la cosa continua?"
"Si prima che arrivaste, pare tutto a posto al momento"
"Bene sta tranquilla Bella"
"Alice io non ho mai avuto una simile esperienze e non so cosa fare"
senza accorgermene la mia voce cominciò a tremare ed anch'io ero
scossa da brividi
"Io posso dirti che quello che ti è capitato è nella
norma. Capita a molte donne è successo anche a me...quando ero
umana...si voglio dire per quel che ricordi. Saranno passati
ottant'anni o forse novanta...comunque sta tranquilla tesoro"
Feci un profondo respiro chiusi gli occhi e dissi
"Sono proprio una stupida vero? Una piccola ragazzina umana stupida"
"No perchè dici così? E' normale che ti sei spaventata,
sei alla tua prima esperienza e non hai avuto modo di parlarne con
nessuno prima quindi..."
"Oh Alice" scoppiai a piangere e le buttai le braccia al collo
"scusami improvvisamente mi sono sentita tanto sola, oggi
pomeriggio mi è successa una cosa bellissima, la più
bella della mia vita fino ad adesso e non ho potuto condividerla con
nessuno"
"Tesoro ci sono qui io, le cognate servono anche a questo" disse
carezzantomi i capelli "e poi io ti considero già mia sorella"
era molto dolce quella vampira un pò pazza "susù non
piangere. Tieni asciugati il naso" strappò un pò di carta
igienica
e mi soffiai il naso, improvvisamente mi guardai intorno e mi venne da
ridere.
Io ero seduta sul bordo del lavandino mentre Alice era appollaiata sul
coperchio della tavolozza del gabinetto. Ma chi l'avrebbe mai detto che
sarebbe capitata a me una cosa del genere?
Condividere le emozioni e le reazioni della mia prima volta nel
gabinetto di casa mia con la mia cognata vampira? Era proprio strana la
vita, ma quando guardai Alice mi sentii improvvisamente fortunata, mi
sorrideva rassicurante e capii di volerle bene.
"Grazie Alice, adesso sto meglio"
"Senti ma è proprio così imbranato mio fratello? Io
glielo avevo detto di parlare con Emmett prima di spingersi oltre ma
lui non ha voluto" scoppiai a ridere
"Ecco perchè Ed dice che sei una strega malefica. Povero amore mio lo prendi in giro costantemente vero?"
"Siiiiii e mi odia per questo, ma mi diverto moltissimo e comunque lui sa che l'adoro"
"E' impossibile non adorarlo"
"Lo ami molto vero?" a me parve un'affermazione più che una domanda
"Io a volte ho paura, sento che potrei scoppiare talmente mi sento gonfia d'amore per lui"
"Ahh dici le stesse cose che dice Eddy, come siete carini! Se solo
Jasper..." si bloccò fece un lungo sospiro e improvvisamente
divenne triste
"Jasper è tuo marito?"
"Si ma lasciamo perdere...allora devi chiedermi dell'altro? Sono a tua completa disposizione"
"No al momento no, però ci terrei a dirti che tuo fratello è stato comunque fantastico"
"Non avevo dubbi al riguardo" rispose compiaciuta
"Allora voi due la smettete di parlare di me per favore" caspita i miei pensieri
Aprii la porta e mi ritrovai davanti un Ed imbronciato e con l'espressione corrucciata
"Povero amore mio" lo abbracciai
"Tutto a posto allora" mi chiese speranzoso appoggiando la sua fronte sulla mia
"Si tutto a posto" restammo così occhi negli occhi
"Emh va bene credo di aver esaurito il mio compito, vado via piccioncini. Ci vediamo Bella"
"Grazie Alice, sei davvero un'amica oltre che una formidabile cognata"
era merito suo se io e Edward ci eravamo legati e mi dispiaceva aver
intuito che non fosse felice con suo marito "ti voglio bene"
"Anch'io tesoro" detto questo sparì.
Una volta soli Ed si sedette sul letto e mi fece sedere su di lui, io lo guardai con aria interrogativa
"Allora sputa il rospo"
"Dunque vediamo...dopo la mia trasformazione capii di avere un dono"
"Come Alice?"
"Si, riuscivo a leggere i pensieri delle persone, di tutti
indistintamente. Fino a quando in seguito ad uno scontro con un giovane
vampiro questa mia capacità scomparve, almeno credevo di averla
persa"
"Scontro in che senso"
"Corpo a corpo ci picchiammo duro"
"E perchè?"
"Aveva offeso Carslile, lo aveva ricoperto di insulti perchè
voleva convincerlo a seguire la nostra dieta e filosofia di vita,
così io tentai di farlo ragionare, ma lui mi tirò un
pugno e..."
"E vi picchiaste"
"Si e lui ebbe la meglio, i vampiri appena nati hanno una forza incredibile, mi fracassò la testa"
"Oh mio Dio Ed ma è terribile"
"Guarii in fretta Bella ma non riuscii più a leggere nella mente
di nessuno. Comunque adesso riesco a leggere solo i tuoi di pensieri"
"E cosa sto pensando adesso?" lo provocai, lui mi fissò per qualche secondo poi rispose
"Anche per me è stato così..." la mia mente aveva ripercorso il nostro incontro formulando questo pensiero
è stato il momento più bello della mia vita...
"E adesso? A cosa sto pensando?" si concentrò qualche secondo poi rispose
"No! Non ci pensare nemmeno ragazzina!" in effetti era
un pò affrettata come richiesta, volevo ripetere l'esperienza di
poco prima
"Uff, questa cosa non credo che sia positiva per me, sai in anticipo le
mie mosse...e adesso come farò a farti gli attentati come quello
di poco fa"
"Sapevo che era un'imboscata la tua..."
"Già ti è piaciuta però" chiesi ammiccando
"Si mi è piaciuta" rispose prima di baciarmi.
L'ultimo bacio prima dell'incubo...quel pomeriggio così speciale stava per essere cancellato con un colpo di spugna
"Adesso si che sei proprio nei guai signorina"
"Papà!" il Capo Swan era in piedi davanti a noi e brandiva la
pistola d'ordinanza. Era laprima volta in vita mia che vedevo mio padre
impugnare un'arma
"Finalmente vi ho beccati...TU toglile subito le mani di dosso o ti riempio di piombo..."
e continua purtroppo...
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Capitolo 18 *** Cap. 18 Romeo & Giulietta ***
Cap. 18 Romeo & Giulietta
Cap. 18
ROMEO & GIULIETTA
( lo so che sono R&K e non E&B, ma
sono troppo belli...)
pov Bella
Non la userà...sta tranquillo
Pensai quando vidi Edward muoversi quasi a rallentatore e con un
movimento deciso afferrarmi un polso e farmi scivolare dietro di lui,
mi faceva scudo col suo corpo.
Inconcepibile, Edward mi proteggeva da mio padre
"Papà non sei affatto divertente abbassa quell'arma"
"Lui chi è?" chiese torvo
"Papà? Al momento la cosa importante è: chi sono io? Sono
Bella tua figlia carne della tua carne, sangue del tuo sangue e tu mi
stai puntando un'arma contro. Che sei ubriaco per caso?"
"Non è puntata contro di te, ma contro di lui" lo vidi
sventolare la pistola verso Edward. Mi sembrava di assistere ad uno di
quei film di serie B, Charlie aveva tutta l'aria del polizziotto
imbranato che pesca i delinquenti in flagranza di reato e va in brodo
di giuggiole...non gli pare vero che a beccarli sia stato proprio lui.
"Papà ma vuoi usarla sul serio? Con la mira che ti ritrovi
colpiresti me di sicuro" era una frana con le armi, non colpiva un
bersaglio neppure a dieci metri di distanza. Un mese si ed uno no si
allenava al poligono senza risultato. Ma tanto a Forks nessuno sparava
mai un colpo se non a qulache cervo o qualche anatra.
Sentendo le mie parole Charlie abbozzò un sorriso e abbassò l'arma
"Infatti è per quello che è scarica..." lo vidi ghignare
maleficamente sotto i baffi dilatando gli occhi. Rimasi turbata, in
quell'istante aveva assunto l'esatta espressione di Jack Nicolson in
Shining durante la scena clou del film
E' proprio impazzito da qualche tempo a questa parte
poi si chetò "Bella ma credi davvero che avrei puntato una pistola carica nella stessa tua direzione?"
"E allora perchè ti presenti qua così?"
"Volevo fargliela fare sotto dalla paura" indicò tranquillo
Edward alzando la mano sinistra, nella destra impugnava ancora la
pistola
"Beh c'è riuscito capo Swan" Edward finalmente rilassò i
muscoli delle braccia e allentò i pugni in tensione "mi ha fatto
proprio paura...ma lasci che mi presenti" si mosse timidamente verso
mio padre
Ed non è una buona idea
Ma lui mi guardò e fece cenno con la mano di stare tranquilla
quindi avanzò di altri due passi, Charlie nel frattempo si
decise a riporre la pistola nella fondina
"Mi chiamo Edward signore, Edward Cullen e sono davvero onorato di fare
la sua conoscenza" da ragazzo educato qual'era Edward allungò la
mano affinchè mio padre la stringesse, ma da genitore maleducato
quale invece era improvvisamente diventato Charlie, la ignorò.
Merda è proprio mister simpatia oggi. Mi dispiace Ed è troppo prevenuto al momento
Il mio ragazzo rimase immobile per qualche secondo, in attesa di una mano che purtroppo non giunse, quindi deluso la ritrasse.
"Cullen...uhm hai a che fare col dottor Cullen per caso?"
"Si è mio padre"
"Bene Edward ti sei presentato adesso sparisci"
"Ma capo Swan..."
"Papà stai esagerando adesso" gli urlai ma non mi degnò
neanche di uno sguardo impegnato com'era a fissare Edward in cagnesco
"Senti Cullen non sei il benvenuto qui e mia figlia è in
punizione fino al duemila e quattordici, quindi chiudi il becco e
sparisci. Più tardi chiamerò tuo padre e lo
informerò della tua visita di oggi"
"Amo sua figlia" disse "....tanto, volevo che lei lo sapesse" di punto
in bianco buttò fuori questa frase facendomi gonfiare il petto
d'orgoglio per il tono solenne con cui pronuciò le parole.
Quel tanto mi fece salire le lacrime agli occhi, ma aimè peggiorò la situazione
"Tu cosa?" Charlie rise di nuovo "benebene quindi sei tu la causa di
tutto...non avevo dubbi che ci fosse un terzo incomodo di mezzo"
Eeed non aggiungere altro per favore, non adesso
"E lei ama me" Nooo! Urlai nella mia testa ora si incacchierà di brutto
"Bella non ama nessuno al momento. E' molto confusa e non sa quel che
vuole...vero Bella?" in modo sarcastico stava rinfacciandomi le esatte
parole che avevo usato in una delle tante discussioni avute a
causa di Jacob
"No capo Swan le idee di sua figlia sono chiarissime, glielo assicuro " il mio cucciolo rincarò la dose
Ed ti prego amore basta, non adesso...
"Ragazzino cominci davvero a darmi sui nervi e comincio a pentirmi di
aver scaricato la pistola poco fa. Esci da casa mia subito e non farti
più vedere"
"Vorrei solo farle capire..."
"D'accordo adesso ti sbatto dentro per violazione di proprietà
privata" Edward si voltò e mi guardò con i suoi occhioni
tristi
"Vado, tolgo il disturbo, buona sera e buona notte Bella" strinse le
mie mani ma non osò baciarmi e fece bene naturalmente. Quel
fuggevole tocco bastò a darmi la forza per affrontare l'ira del
Capo Swan
Ti aspetto dopo, lascio la finestra aperta così non farai rumore
Annuì, era bello potersi capire così, adesso non avevo
neppure più bisogno di parole con lui. Non era solo il mio cuore
a non avere segreti anche la mia mente era un libro aperto per Edward
"Buonasera Capo Swan, mi dispiace che abbia reagito così...spero cambi idea"
"Sese come no, fuori dai piedi"
"Certo che quando ti impegni sei proprio odioso oltre che un gran maleducato" dissi quando Edward uscì dalla stanza
"Scendi di sotto con me. ORA. Dobbiamo parlare"
Si era proprio odioso, ma in quel momento era il caso di assecondarlo in tutto senza fare storie.
"Agli ordini Capo!" schioccai i talloni e mettendomi sugli attenti feci il saluto militare.
Scesi le scale e mi accomodai sul divano del salotto, rassegnata a
sorbirmi il tornado di parole che di lì a poco si sarebbe
abbattuto su di me. Nel frattempo mister simpatia tolse la cintura con
la fondina e la ripose al solito gancio dietro la porta del ripostiglio
quindi andò in cucina a prendersi una lattina di birra.
E no, questo non va bene
Quel piccolo particolare mi inquietò. Era troppo calmo. Avrebbe
dovuto essere furioso invece aveva voglia di birra e lui beveva solo
quando era rilassato. Uno strano presentimento mi provocò dei
brividi lungo la schiena
"Dunque" esordì sedendosi sulla sua poltrona e cominciando a
trangugiare birra "da quanto tempo va avanti questa storia?"
"Da un pò"
"Settimane, mesi? Ti spiace essere più precisa?"
"Un paio di mesi"
"Vi siete conosciuti a scuola?"
Sorseggia birra e mi chiede tranquillamente di me e Ed, no decisamente qualcosa non quadra
"Si"
"E' per lui che hai lasciato Jacob?"
"Papà ma che cos'è il terzo grado?" sbottai ormai certa che ci fosse qualcosa sotto
"Puoi rispondere per favore?"
"No cioè si...insomma con Jacob le cose andavano male da un
pò e questa cosa te l'ho ripetuta all'infinito. Poi è
arrivato lui e mi ha sconvolto..." ammisi sorridendo
"Lo immaginavo"
Ma che ha capito?
"No aspetta non intendevo in quel senso..."
"Sei cambiata. Lui ti ha cambiata"
"Ma in cosa? Sono sempre la stessa papà!"
"Davvero Bella? A me non sembra. Da un giorno all'altro lasci il tuo
ragazzo...cioè da quanto stavi con Jacob? Da sempre mi sembra,
senza preoccuparti minimamente dei suoi sentimenti. Lo metti in un
angolo come un oggetto vecchio che non ti piace più, che non va
più bene per te e ti metti con uno sconosciuto arrivato in
città da due giorni appena"
"Aspetta non è uno sconosciuto"
"No? Se non erro il dottor Cullen ha preso servizio in ospedale a
marzo, siamo a fine maggio e tu hai detto che state insieme da due
mesi. La matematica non è un'opinione cara figlia"
"Okay ci conoscevamo da poco ma quando...insomma io l'ho amato da subito papà ed anche lui"
"Vi amate? Ragazzina tu non sai proprio cosa sia l'amore altrimenti non
avresti trattato Jacob a quel modo" Per un attimo, una frazione di
secondo ebbi come l'impressione che il risentimento di mio padre nei
miei confronti per aver lasciato Jacob, andasse oltre il fatto che lui
adorava quel ragazzo. Mi parve che Charlie in un certo qual modo stesse
paragonando me a Renèe, io come mia madre e senza alcun motivo
apparente avevo abbandonato il mio compagno, rilegandolo in un angolo
buio come un oggetto che non ti piace più. Era così che
lui si era sentito quando mia madre lo lasciò? Un oggetto
abbandonato in un angolo? Fui tentata di chiedergli se stessimo parlando
di me o di mia madre, ma preferii cancellare quell'assurdo
proposito e continuare ad ascoltare il suo sermone.
"Pur non di meno io e tua madre siamo preoccupati"
"La mamma? Ma cosa c'entra lei? Le hai raccontato tutto?"
"Certo sei pure figlia sua. Dopo che ha saputo quello che hai
combinato oggi con Jessica, voleva addirittura venire qui per chiederti
lei stessa cosa ti sia passato per la testa"
"Papà oddio che tragedie greche..."
"Non è da te un comportamento simile. Eri in punizione Bella da
neanche mezza giornata e ti trovo in camera tua a tubare con quello
là. Chissà cosa avreste combinato se non fossi arrivato
in tempo"
Su questo aveva ragione, ero stata proprio avventata. Ero talmente
persa nei miei problemi post prima volta che non avevo considerato il
fatto che alle sette mio padre sarebbe rincasato come ogni sera. Avevo
perfino lasciato la porta della mia stanza aperta.
"Mi dispiace per oggi pomeriggio, hai ragione non avrei dovuto farlo
salire..ma Edward è passato solo per sapere come stavo. Ha
saputo della lite con Jessica"
"Di sicuro stai meglio tu di lei e scommetto pure che la causa della
lite è proprio Cullen" c'aveva azzeccato. Alle volte non
tolleravo avere un polizziotto in casa...
"Jessica è molto meno innocente di quello che pensi. Ma tu oggi hai deciso che sono da condannare senza appello"
"Non sono io a condannarti lo hai fatto da sola...comunque fra quindici
giorni finirà la scuola e tu te ne torni a Phoenix per l'estate.
Ritornerai a settembre"
Spalancai la bocca
"Cosa? Non...tu non puoi decidere per me, tu...è
assurdo...nononono non puoi lo capisci? Lo vuoi capire accidenti!
Questa è la mia vita!" scattai in piedi stringendo i pugni lungo
i fianchi talmente tanto per la rabbia che sentivo le nocchie in
procinto di spellarsi
"Bella per favore calmati, siediti. Fammi prima spiegare le mie ragioni"
"Calmati un corno! Stammi a sentire tu. Io non mi muovo da qui, mi incateno al letto e poi vediamo se mi mandi a Phoenix"
"Adesso ascoltami Isabella e fallo attentamente perchè non mi
ripeterò una seconda volta" lo vidi irrigidirsi sulla poltrona,
gli occhi farsi a fessure e il tono di voce era quello che non
ammetteva repliche quello che aveva usato con me pochissime volte in
tutta la mia vita e che quel pomeriggio aveva utilizzato
ben due volte.
Vuole mandarmi via...a Phoenix
Cercai di calmarmi e riprendere il controllo dei nervi ero scossa e la mia mente vagava altrove in completa confusione.
Per l'estate, tornerò a settembre
Edward a questo punto sapeva sicuramente già tutto e sarebbe
stato più preoccupato di me. Non volevo avvilirlo, mi sforzai di
pensare ad altro ma non ci riuscii
"Nel giro di due mesi hai cambiato
ragazzo abitudini e stile di vita per non parlare dello studio...il
preside Jameson ha detto che hai perso un pò di punti
ultimamante e non è da te trascurare lo studio. E poi...hai
picchiato una compagna di scuola fino a romperle il naso...Dio Bella io
e tua madre non ti abbiamo cresciuta così. Tu non sei
così. Hai bisogno di darti una calmata e ritrovare te stessa... Per questo devi tornartene a Phoenix"
"Non se ne parla nemmeno"
"Bella ormai è deciso. Ti prego non fare altre storie"
"Papà più mi allontani da Edward più io
vorrò stare con lui. Più ci dividi più ci
attacchiamo l'uno all'altro...è scientificamente provato. E' la
sindrome di Romeo e
Giulietta"
"Bene Giulietta" rispose tornando a sorridere "se al tuo ritorno mi
dimostrerai di essere tornata quella di un tempo, quindi ti comporterai
bene e studierai con buoni risultati io non mi opporrò
più a quel Romeo secco e lungo. Non ci sarà
necessità di epilogo tragico. Ma devi fare come ti dico io e
soprattutto dovrai ritornare ad essere la Bella di prima"
"Papà ma per questo non è necessario che mi mandi via, ti
prego non allontanarmi da lui, ti prego...cercherò di cambiare
farò la brava..."
"Mi spiace tesoro ma la risposta è NO"
"Mi prometti che non ti rimangerai quello che hai appena detto e al mio ritorno mi permetterai di vedere Edward senza problemi?"
"Non rimangio nulla sta tranquilla...ma poi vorrei capire che ci trovi
in quello lì...è pallido smunto sembra malato. Jacob
invece è la faccia della salute!"
"Tzè...faccia della salute"
"Ragazzina sei proprio strana"
"Edward non è assolutamente paragonabile a Jacob in nessun caso.
Lui è unico. E' con lui che voglio stare. Per sempre. E' meglio
che cominci a fartene una ragione"
Mio padre scosse la testa e accese la tv sintonizzandola sulla partita
di baseball, in men che non si dica si appassionò all'incontro
come se nulla fosse. Era tranquillo, la situazione per lui era
sistemata. Io invece andai in cucina stremata e decisi che era meglio
prepare la cena. Scartai l'idea del panino in solitudine, meglio
evitare altre discussioni. Se pur con la morte nel cuore cominciai ad
armeggiare con pentole e padelle, cercando di considerare tutti i lati
positivi della lontananza forzata. Ne riuscii a trovare solo uno: al
mio ritorno mio padre non ci avrebbe più ostacolato.
Ed se sai già tutto...non temere ce la faremo
Ma ne ero davvero convinta? No, sarebbe stato un calvario stargli
lontano, anche una sola ora lontana da lui mi faceva sentire come un
drogato in astinenza, ma il tempo è inesorabile, comunque sarebbe passato e poi saremmo stati insieme.
Per sempre.
pov Edward
E' inquieta, troppo inquieta.
Cercava di tenermi all'oscuro pensando ad altro ma chiaramente non era
per niente facile, come poteva pensare ad altro mentre discuteva con
suo padre di noi due?
Vuole mandarmi via...a Phoenix
Ecco, la scure si abbattè sulla testa decapitandomi all'istante.
Un vampiro d'altronde solo così poteva essere annientato, ucciso
cancellato. Staccandogli la testa dal collo.
Per l'estate, tornerò a settembre
Sapevo tutto di ciò che si erano detti, tre mesi lontano da lei.
Ma come avrei fatto? Non avrei resistito. Avrei corso il rischio e
sarei andato a trovarla lo stesso, solo di notte, magari solo per un
bacio fuggevole oppure solo per un abbraccio. No impossibile starle
lontano per tutto questo tempo, avremmo trovato una soluzione e se al
suo ritorno il Capo Swan si fosse rimangiato le parole dette e avesse
ostacolato ancora la nostra relazione avrei seguito il consiglio che
Alice mi aveva dato tempo addietro. Sarei fuggito via con Bella,
lontano.
Andai a casa sua nel cuore della notte, intorno alle due, non volevo correre altri rischi.
Bella dormiva all'apparenza tranquilla.
In punta di piedi mi avvicinai al letto, come al solito era girata su
un fianco il braccio sotto al cuscino, l'altro disteso lungo la
gamba. La bocca leggermente aperta per accaparrarsi più aria
del necessario, questa abitudine l'aveva avuta fin da piccola. Mi
inginocchiai e piano sfregai il mio naso gelido contro il suo. Mi
aspettavo di vederla sobbalzare a quel contatto, ma come al solito non
fece una piega
"Mi hai fatto aspettare troppo" mormorò imbronciandosi
"Buonasera Giulietta" non resistetti e le mordicchiai quel musetto indispettito che tanto adoravo
"Ciao Romeo" rispose "crollavo dal sonno"
"Lo so scusa, ma volevo essere certo che tuo padre dormisse profondamente" aprì gli occhi
"Ti ho chiamato una cinquantina di volte...sei sordo?" era davvero seccata dal mio ritardo
"Ahh ma ti ho sentita forte e chiaro sai?"
"Potevi telefonarmi e dire che tardavi"
"Scusa...dai non essere arrabbiata, sono qui adesso"
"Finalmente" sospirò "vieni accanto a me. Sbrigati" mi fece
posto sopra la coperta, io mi distesi e mi coprii con la piccola
trapunta di pile ripiegata all'angolo del letto, l'utilizzavo per non
congelarla nel momento in cui mi avrebbe abbracciato. Perchè lei
mi avrebbe abbracciato. Lo faceva sempre, dapprima appoggiava solo il
viso sul mio petto poi piano piano si avvicinava sempre più fino
a dormirmi praticamente addosso. Erano quasi due mesi che passavo le
mie notti con lei spalmata sul dorso, talmente vicina che i miei
occhi
conoscevano a memoria ogni piccolo dettaglio del suo viso, così
come tutte le meravigliose espressioni che assumeva il suo faccino
durante il sonno. Spesso le capitava di parlare mentre sognava e in
più occasioni le sentii sussurrare il mio nome. Quando
ciò accadeva prendevo realmente coscienza di quanto io fossi
stato dannatamente fortunato. Quell'angelo così puro dolce e
tenero mi amava anche durante il sonno. Sospirare di felicità
era l'unica cosa che potevo concedermi di fare dato che mi era negato
ascoltare il cuore battere all'impazzata oppure piangere di gioia
"Ora posso dormire tranquilla" sentenziò
"Si amore mio, dormi adesso" si accoccolò col busto su di me e
intrecciò la sua mano alla mia. Presi a carezzarle i capelli nel
tentativo di facilitarle di nuovo l'assopimento ma dopo qualche secondo
alzò il capo e mi guardò triste
"Come farò a dormire senza di te? Come?"
"Ssh" cercai di consolarla "ci penseremo poi, abbiamo ancora due settimane...quattordici notti tutte per noi"
"Passeranno in fretta Ed, voleranno. Invece a Phoenix il tempo si fermerà"
"In qualche modo faremo vedrai, verrò da te di notte. Come
facevo un tempo, quando eri piccola... anche solo per darti un bacio"
"E' troppo lontano Eeed" era sul punto di piangere, lo capii dal lieve tremore del labbro inferiore
"Sai che andrei pure in capo al mondo per avere uno solo dei tuoi baci"
le lacrime cominciarono a rigarle il viso. D'istinto le asciugai col
pollice ma lei con uno scatto si mise in ginocchiò e mi
afferrò il dito. Lo avvicinò alla bocca e lo baciò
"Adesso non ti devi muovere nemmeno di un centimentro e puoi averne
anche più di uno" scostò la mano e mi baciò. Io
complice forse il momento mi lasciai andare. Non ascoltai più i
suoi pensieri e mi abbandonai completamente a lei. Le presi il viso fra
le mani ed approfondii il contatto delle nostre lingue, Bella
affondò le mani tra i miei capelli e senza staccarsi dalle mie
labbra si posizionò sopra di me. Quel suo gesto bastò a
farmi scollegare del tutto il cervello dal resto del corpo, almeno per
alcuni minuti. Fu la sua vocina sensuale a ridestarmi
"No Bella non adesso" in un attimo di lucidità le sue intenzioni
mi apparvero chiarissime e comunque anche senza leggerle la mente notai
che il suo corpo in fermento parlava da solo
Eeed adesso, ancora, di nuovo ti amo ti voglio...prendimi "ti prego amore non fare così...aspetta"
"Ma che devo aspettare" borbottò seccata "accidenti perchè?"
"Perchè sono passate solo un paio d'ore dalla prima volta"
"No perchè mi leggi la mente! Adesso saprai in anticipo tutte le
mie mosse oltre che i miei pensieri più..." non continuò
la frase, almeno non a voce alta ma il suo sguardo malizioso era
più che esplicito
...più impuri che faccio su di te ed il tuo splendido corpo, se
solo penso a quanto è perfetto il tuo torace a quanto sono forti
le tue braccia e tenere le tue labbra...e se immagino di nuovo di
averti dentro...che ti muovi...lento delicato e poi sempre più...
"BELLA" urlai pressocchè in silenzio, avendo la strana
sensazione di soffocare per il caldo. Impossibile io non potevo
avvertire nè freddo nè caldo eppure uno strano calore
mi avvolgeva il corpo "e se provassi a dormire? Per favore
piccola dormi" scoppiò a ridere facendo attenzione ad non alzare
la voce
"Povero amore mio, ti si sta ritorcendo contro questa cosa. Sei in imbarazzo vero? Sono troppo audace per te"
"No, solo che io...potrei anche non riuscire a controllarmi, sono un vampiro ma l'istinto è quello di un uomo"
"E tu non controllarti"
"Adesso dormi ragazzina" la presi per le spalle e la costrinsi a
rimettersi sotto le coperte, sul momento pensai che avesse desistito
"Va bene Romeo, ma solo perchè sono troppo provata dalla giornata per provare a convincerti"
"Oh grazie...Ma questa cosa della sindrome di Romeo e Giulietta è vera o l'hai buttata lì per Charlie"
"Certo che è vera, almeno per me è
così...più mi stai lontano e più mi attacco a te,
più ti voglio vicino..." rispose e mi pentii della domanda
perchè riapparve improvviso lo sguardo malizioso di poco prima
"per vivere mi è necessario toccarti" lentamente si diresse verso i miei capelli e strinse una ciocca tra le dita,
"sentirti" prese la mia mano e se la adagiò sul seno
"assaggiarti" infine passò con le dita dai capelli alla cute
attirandomi pericolosamente verso le sue labbra "sempre più
vicino..."
Inesorabilmente ne prese possesso.
Sei la mia causa persa mormorai a fior di labbra prima di lasciarmi ricadere inerme e rassegnato sui cuscini.
"Oh Romeo...Romeo... perchè sei tu Romeo..." scherzò prima di soffocarmi di baci.
Quando voleva qualcosa, la mia piccola riusciva sempre ad ottenerla, io lo
sapevo bene e quel giorno capii che non sarei mai più
riuscito a resisterle, non dopo quello che avevamo fatto quel
pomeriggio. Ogni volta che ne avesse avuto desiderio...io sarei
capitolato.
Sempre e comunque, perchè lei era la mia Giulietta ed io il suo Romeo...
continua...
Grazie sempre e comunque a tutti coloro che leggono seguono e recensiscono.
GRAZIE
r.
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Capitolo 19 *** Cap. 19 Lupi e addii ***
Cap. Lupa
Ciao
a tutti inizio subito col farvi in ritardo gli auguri di Natale
ed in anticipo quelli di Buon anno, ma mi sono ritrovata
a pubblicare in mezzo alle due feste. Spero dal profondo del
cuore che questo sia stato e continui ad essere un periodo almeno
sereno per tutti. Detto questo quello che vi accingete a leggere
è un lungo punto di vista di Bella che per comodità
vostra ho diviso in due (non volevo tediarvi troppo...).
Spero vi piaccia, ci ritroviamo alla fine.
Capitolo 19
Lupi e addii
per non perdere il filo...
Quel pomeriggio sulla spiaggia di
La Push Jacob fece una scoperta a dir poco sconvolgente e Jessica per una
volta si scoprì debole e fragile come un cucciolo, un cucciolo
non di cane ma di lupo...
"Jacob aiutami Jake..."
"Jessica cosa ti sta succedendo, Dio nooo"
"Ai-uta-miii"
un urlo straziante squarciò
la quiete della piccola spiaggia della riserva, poi il silenzio. Dopo
qualche interminabile secondo si udì un debole e sofferto guaito
che scosse l'aria pressocchè immobile. Jacob dopo un primo
momento di sgomento si avvicinò prudente a quel mucchio di pelo
color miele che gli si materializzò davanti.
Giaceva accucciato sopra gli abiti che poco prima indossava in forma umana, adesso erano ridotti a brandelli.
"Buona piccola, stai buona"
il ragazzo parlava a bassa voce e
si muoveva molto lentamente, aveva paura che un gesto inconsulto
potesse far scappare la lupa o forse addirittura indurla ad attaccare.
Ma l'animale era paralizzato dalla paura e non si muoveva. Si lasciò
accarezzare il manto morbido, caldo e davvero molto bello
"Hai il manto più bello che
abbia mai visto sai?" le disse dandole un buffetto sul muso, poi anche
una grattatina dietro le orecchie "Ma come è possibile tutto
questo Jessi?" chiese incredulo "sei tu non c'è dubbio, io ti ho
vista...inoltre sono proprio i tuoi occhi quelli che mi fissano
terrorizzati adesso, li riconoscerei fra mille"
Proprio non riusciva a spiegarsi
come una ragazza non appartenente a nessuna tribù potesse
avere il gene della licantropia
"Sei tutto fuorchè una di noi...eppure guarda qui"
La lupa continuava a fissarlo con
occhi imploranti, aveva paura di essere abbandonata in quello stato, in
quel posto, ma Jacob nonostante non fosse uno stinco di santo non
l'avrebbe mai fatto. E poi doveva scoprire il mistero di quella
trasformazione. L'animale gli annusò una mano mentre l'altra
continuava ad accarezzarla sul dorso e sulla folta gorghiera aranciata
per tranquillizzarla. Lei timida gli leccò il palmo in segno di
ringraziamento.
"Non preoccuparti, non ti lascio qui..ti porto da mio padre, lui saprà cosa fare. Sta tranquilla"
Jessica sembrò capire e rilassò il corpo "su andiamo" docile si fece prendere in braccio
"Però, sembravi più leggera"
Jacob sorrise a quella
considerazione mentre la lupa, quasi avesse capito l'allusione al suo
peso non proprio di piuma, emise un poco convinto ringhio di protesta.
Dalla spiaggia a piccoli passi raggiunsero le macchine situate
all'inizio della collina, -meglio prendere la tua- considerò,
avrebbe recuperato il furgone in un secondo momento. Aprì la
portiera e adagiò delicatamente l'animale sul sedile posteriore
"Sta giù mi raccomando"
fece segno con la mano di abbassarsi "è meglio non farti notare
da nessuno. Deve vederti prima mio padre"
l'animale anche stavolta
recepì le parole di Jacob e si accucciò incrociando le
zampe davanti e appoggiandovi sopra il muso, si appiattì quasi
completamente sul sedile. Jacob rise di nuovo per quella strana
posizione
"Jessica Stanley lupo...se me l'avessero detto...assurdo"
Scuoteva la testa incredulo, nonostante tutto fosse avvenuto davanti ai suoi occhi.
Lui era cresciuto con uomini lupo,
tanti dei suoi parenti ed amici a un certo punto della loro vita si
erano trasformati, la loro tribù aveva il gene e da generazioni
se lo tramandava. A lui ancora non era successo e non sapeva se e in
quale momento particolare gli sarebbe accaduto. Ma Jessica non faceva
parte della tribù lei era un viso pallido e comunque nessuna
donna aveva mai subìto tale processo. Solo suo padre e gli
anziani Quileute avrebbero potuto dare una spiegazione a
quell'eccezionale avvenimento di cui solo per un caso fortuito era
stato testimone...
pov Bella
Come avevo immaginato le
quattordici notti prima della mia partenza per Phoenix scivolarono via
veloci come l'acqua di un fiume in un terreno ripido. Mia madre
telefonava quasi tutte le sere, euforica mi teneva ore al telefono per
mettermi al corrente delle novità in atto a casa sua,
nell'attesa che io arrivassi. Era al settimo cielo Lei, di riavermi con
sè per così tanto tempo e per l'occasione aveva rimesso a
nuovo la mia stanza. Sperava di mettermi di buon umore, indorare la
pillola, ma non c'era nulla che potesse mettermi di buon umore e a me
la pillola sembrava amara come il più amaro dei medicinali.
Certo se mio padre fosse venuto in camera mia e ridendo avesse detto
"okay Bells abbiamo scherzato, tu resti qui" allora questo sii che mi
avrebbe ridato il sorriso. Utopia, pura utopia, un sogno ad occhi
aperti.
Con dovizia di particolari Renèe descriveva le nuove
tende ed il nuovo coordinato di copriletto e cuscini, inoltre aveva
scelto un fantastico lilla chiaro per rinnovare la tinta alle pareti
"Ommiodiooo lilla chiaro?"
esclamai al telefono quella sera per compiacerla "ma è
fantastico mamma" ero più falsa di una banconota da due dollari,
mi rendevo conto ormai di essere diventata l'Arsenio Lupin delle
menzogne, non mi beccavano mai...quanto avrei voluto però che
mio padre fosse stato un polizziotto tipo l'ispettore Zenigata! Invece
no, lui era un pelino più furbo.
Le disgrazie comunque non era finite e dulcis in fundo
"Ti abbiamo preparato una
splendida sorpresa tesoro, io e Phil non vediamo l'ora di darti il tuo
regalo di benvenuto...sono certa che farai i salti di gioia"
"Waooo non sto più nella
pelle" potevo solo pregare che la sorpresa fosse stata scelta da mia
madre perchè il cattivo gusto del suo nuovo marito era smisurato
"L'ha scelto Phil" Ahh tragedia!
Volevo flagellarmi con lo spazzolone del water, ma considerato che
Edward poteva leggere questa malsana idea la cancellai subito dalla
testa. Mi rifeci sul labbro inferiore, capro espiatorio per i miei
nervi tesi, alla fine della telefonata sembrava che sulla bocca avessi
un canotto gonfiato oltre il normale.
Mi sorpresi a realizzare che io
ero l'unica della famiglia a ritenere che quella che stavo per
intraprendere non fosse una vacanza ma una punizione. Come avrei potuto
essere contenta di stare tre mesi lontano dall'amore della mia vita?
I miei genitori non avevano capito
assolutamente nulla di me, di Edward e di quello che provavamo l'uno
per l'altro, benchè innumerevoli volte io avessi provato a
spiegare...
Mio padre in quanto a
cocciutaggine era un mulo, ma almeno aveva lasciato una porta aperta,
"vai via tre mesi, schiarisciti le idee e poi se lui ti piace ancora,
fa come un pò come ti pare. Ma sia chiaro: io non sono
d'accordo"
Ecchissenefrega se non sei
d'accordo?
Problemi suoi, non miei. Mia madre invece era proprio
sciroccata, Amelìè ed il suo mondo assurdamente
fantastico le facevano un baffo.
"Tesoro questo Edwin.."
"Edward mamma"
"Si appunto questo Edwi,
Edmund..cioè scusa Edward" sospiravo rassegnata per le
amenità che avrei dovuto sentire "è solo una cotta
passeggera"
"Non è una cotta, è molto di più"
"Capita alla tua età...vedrai che una volta lontano da questo Edwin"
"EDWARD mamma" eccheccacchio
"Si cara, capirai che Jacob
è il ragazzo giusto per te. Tuo padre dice che Ed-wa-rd è
strano, sembra essere troppo pallido e smilzo. Sei sicura che non
nasconda qualche malattia, chessò una rara anemia, lo conosci
abbastanza tesoro? Jacob invece è così..."
"Faccia della salute!!!" grrr ma
si rendeva conto di quanto fosse fuori? "Resta pure nel tuo mondo,
Renèe. Non hai capito nulla come al solito"
"Non chiamarmi Renèe per favore" sbottò "mi irrita"
"E tu non chiamare Edward Edwin, per favore, m'incazza"
"Bella ma ti pare il modo di parlare a tua madre?"
Avrei voluto conoscere l'arabo in
quel momento, e recitare tutti i versi del primo canto dell'inferno di
Dante in arabo o forse era meglio il cinese...ma aimè non
conoscevo neppure una parola di entrambe le lingue, così a quel
punto Edwin Edmund Edward, smilzo pallido e malato, conosceva
già tutti i particolari di quella stupida conversazione. Oltre a
tutti i muti improperi formulati all'indirizzo di quella sciagurata di
mia madre.
Merda, mi spiace che ci si metta anche lei, che famiglia di pazzi la mia
I miei genitori sconoscevano tutto di me, compreso il fatto che amare quel ragazzo pallido e smilzo era una cosa seria.
Dal canto suo Edward sembrava
tranquillo, dopo un primo momento di tensione si era rasserenato
convinto che avremmo trovato un modo per stare insieme ed io in cuor
mio speravo ardentemente che avesse escogitato un piano, qualcosa della
quale mi avrebbe messo al corrente non appena fosse stato tutto pronto
nei minimi dettagli.
Gli ultimi giorni di scuola erano
stati frenetici, avevo un mucchio d'interrogazioni da affrontare e queste
mi costrinsero ad interminabili pomeriggi china sui libri, ore rubate a
me e lui. Ma dovevo farmi promuovere con onore altrimenti chi lo
sentiva il padre migliore del mondo? Mister simpatia. Non avevo di
certo scordato neppure per un istante il modo ignobile in cui aveva
trattato il mio ragazzo. Non aveva scuse, era stato maleducato e
oltremodo scorbutico. Lui, l'offeso, invece di dare addosso al mio
genitore ogni volta che affrontavamo l'argomento lo giustificava,
dicendo che tentava solo di proteggere sua figlia da un perfetto
sconosciuto.
Dio, quanto l'amavo! Come faceva
ad essere così adorabile in qualsiasi situazione? Non lo sapevo.
Io sapevo solo che il mio amore per lui cresceva a dismisura giorno
dopo giorno. Per lui avrei scalato l'Everest a piedi nudi, mi sarei
buttata nel fuoco avrei fatto il giro del mondo in bicicletta e avrei
rotto mille volte il naso a Jessica e a qualsiasi altra stronzetta come
lei, a chiunque avesse osato gironzolargli intorno. Lo amavo da morire
e l'incredibile era che lui mi ricambiava.
Sarei dovuta tornare la Bella
studiosa di un tempo, anche se non pensavo di avere trascurato davvero
la scuola, semmai ero colpevole di avere allentato un pò la
pressione, ma mi sforzai di raggiungere il massimo dei risultati
possibili.
Così a lezione stavo
attenta ad ogni spiegazione, intervenivo nelle discussioni e andavo
volontaria al patibolo per le interrogazioni. Grazie alle ripetizioni
di Edward riuscii a prendere persino una bella A in fisica, materia che
di solito mi regalava solo C o al massimo B meno.
Il giorno prima della mia partenza
decidemmo di passare un'intera giornata insieme, dissi chiaramente a
mio padre che dopo scuola sarei stata col mio ragazzo fino a sera e non
avrei accettato dinieghi di nessun tipo. Lui stranamente annuì
senza fare storie
"Non fare troppo tardi però, hai l'aereo alle otto" questo fu l'unico appunto.
----------------------------------------
"Allora cosa ti piacerebbe fare
oggi?" chiese il mio amore giocherellando con una ciocca dei miei
capelli, mentre seduti in mensa cercavo di portare alla bocca (senza
tanta convinzione) un pezzo di pizza. Non avevo appetito, lo stomaco
era chiuso a doppia mandata, ma Edward mi obbligò ugualmente a
prendere qualcosa per pranzo.
"Devi mangiare Bella, prometti che lo farai quando saremo lontani"
"Ed sta tranquillo mangerò"
"Tu non hai fame, almeno credi di
non averne, ma devi sforzarti ti prego...non sopporto l'idea che non ti
nutri abbastanza per causa mia, non farmi stare in pena" lo guardai
cercando di imprimere in quel semplice gesto le molteplici emozioni che
sentivo nel mio cuore, ma di sicuro la pena fu l'unica cosa che lesse
nei miei occhi. Troppo lampante il dolore, perchè lui strinse
con maggiore intensità la ciocca tra le dita e l'attirò a
sè, facendo sì che le nostre fronti si toccassero.
"Neppure per un attimo
smetterò di pensarti, neppure per un attimo smetterò di
desiderarti, sei il mio chiodo fisso, la mia ossessione. Sei la mia
anima, la mia vita. Sei la mia unica ragione di vita...Bella"
"Eeed..." fu tutto quello che
riuscii a mormorare prima di abbandonarmi ad uno di quei baci che ti
straziano il cuore, lo fanno a brandelli e poi per rimettere insieme i
piccoli pezzi ti ci vuole almeno una settimana. Le sue labbra mi
parvero stranamente calde, quasi pulsanti di sangue bollente, ma in
quel momento non dissi nulla perchè ero troppo occupata a tenere
le mie mani a distanza di sicurezza dal suo corpo. Non volevo certo
rischiare una nota per atti osceni l'ultimo giorno di scuola.
Dopo qualche secondo di completa
immersione, Edward si staccò dalla mia bocca lasciandomi
intontita e sempre fronte contro fronte sussurrò
"Angelo mio sai che sarai sempre
nella mia testa, saprò cosa ti passerà per quel
cervellino matto in ogni istante...e voglio che tu creda di poter fare
lo stesso con me, perchè qui dentro" picchiettò le tempie
con le dita "non ci sarà altro pensiero se non tu, la mia
piccola. Il mio amore" annuii e abbozzai un sorriso
"Voglio andare nel bosco" dissi. Quale posto migliore? Quello era il nostro rifugio, il nostro piccolo angolo di Paradiso.
Edward non si stupì "certo
il bosco.." in quel momento suonò la campanella, avevamo
biologia "andiamo ci sono le ultime ore di tortura e poi avremo il
resto della giornata per noi"
"Non vedo l'ora" cercai di essere convincente, ma lui sapeva bene quello che passava per il mio cervellino matto.
Le ultime due ore scorsero veloci
e quando l'ultima campanella risuonò, fui preda di due
sensazioni contrastanti. La prima di sollievo perchè finalmente
potevo rilassare la mente e chiudere i libri in un cassetto a prendere
polvere, la seconda di angoscia perchè stava per cominciare
l'ultimo scorcio di giornata insieme al mio ragazzo.
"Sei pronta?" ero passata a
salutare il preside Jameson, quell'uomo era stato clemente con me
riguardo l'incidente con Jessica e mi sembrava giusto dargli almeno un
arrivederci. Il mio ragazzo aspettava davanti la segreteria, "Jessica"
improvvisamente mi resi conto che non l'avevo vista spesso negli ultimi
giorni quasi stesse evitandomi e neppure Edward aveva avuto più
sue cattive notizie. Quell'ultimo giorno a Forks però stava per
accaddere l'inatteso e l'inaspettabile mischiato all'incomprensibile.
Arrivati al cancello della scuola
vidi la moto di Jacob parcheggiata di fronte al vialetto alberato,
sussultai, non volevo guastarmi la giornata con discussioni inutili.
Lui però non era lì per me, a qualche metro di distanza
stava parlando fitto fitto con una ragazza, la vedevo di schiena ma i
lunghi e piatti capelli color paglierino li avrei riconosciuti
fra mille, era Jessica. Sembravano molto in sintonia e ad un
tratto Jacob le appoggiò perfino una mano sulla spalla come a
farle coraggio per qualcosa che doveva turbarla non poco. Mi parve
strana questa familiarità considerato che l'oca giuliva
sopportava a stento Jake.
Diedi di gomito ad Edward
"Hey guarda un pò lì" indicai con un cenno del capo il punto esatto che volevo lui guardasse
"Wao" esclamò sorpreso "chissà perchè hanno tanto l'aria del gatto e la volpe o del lupo e la volpe.."
"Già, Jessica non ci ha
dato più noie, non ti sembra strano considerato che l'ultima
volta che l'ho vista faccia a faccia l'ho spedita all'ospedale? Ho
paura che trami qualcosa e stia coinvolgendo anche Jake"
"Non so, potrebbe essere, quella
ragazza è strana...non mi piace, ha qualcosa di sinistro" mentre
affermava ciò l'espressione del suo viso s'indurì, quasi
stesse pensando specificatamente a quel qualcosa di sinistro accennato
"andiamo Bella, lascia stare quei due. Oggi ci siamo solo io e te"
"Okay andiamo"
mi prese per mano e
ci dirigemmo verso la sua auto, io però ebbi una strana
sensazione a vedere quei due insieme e non per gelosia, per
carità, piuttosto perchè Jessica mi aveva chiaramente
detto che avrebbe coinvolto Jacob nei suoi piani per soffiarmi Edward.
Era davvero una pazza, ma come poteva lontanemente pensare che lui
la volesse in qualche modo? Certo aveva le foto, aveva l'arma del
ricatto, ma chissà perchè non credevo le utilizzasse
più. Quale migliore occasione per farle vedere a mio padre della
sera in cui lui andò a scusarsi per il pugno? O anche nei giorni
successivi... No, lei aveva in mente qualcos'altro, e adesso io stavo
per
partire lasciando l'oggetto dei suoi desideri malati e perversi da
solo,
libero per tre lunghissimi mesi.
Una volta arrivati il mio
cavaliere aprì la portiera e prima di richiuderla mi diede un
leggero bacio sul naso come faceva di solito - quanto mi mancherà
tutto questo - lui sorrise aveva ascoltato la mia muta considerazione.
Il tempo aveva deciso di essere
clemente quel giorno, nessuna minaccia di pioggia all'orizzonte, ma
neppure sole a gogò, solo timidi raggi che ogni tanto filtravano
dalla bianchiccia spuma delle nuvole.
Meglio accontentarsi
Una volta arrivati a destinazione ci sedemmo sul nostro tronco
"Allora hai chiuso le valigie" "
"Si "
"Charlie ti accompagna all'aeroporto?"
"Bè credo di si, prenderà qualche ora di permesso...ma se vuoi puoi venire anche tu"
"NO" rispose d'impeto "preferirei di no"
"Va bene era solo un'idea"
"Scusami non volevo essere sgarbato"
"Non fa nulla. Io capisco"
"Non sopporto gli addii" come
potevo dargli torto, di sicuro avrei pianto tutto il tempo in attesa
dell'imbarco "e comunque questa cosa l'abbiamo già vissuta in un
certo senso" lo guardai sorpresa, ma poi stranamente capii a cosa si
riferiva "la prima volta che andasti via da Forks, quando Renèe
ti portò via...credo fosse lo stesso periodo dell'anno" in
quel momento un flash back prese vita nella mia testa, ma non erano
immagini erano suoni, io ricordavo una voce.
La sua voce
"Mio Dio Ed"
"Che c'è?"
"Ascolta" presi le sue mani e le adagiai sulle mie tempie
"L'orso di pezza" sussurrò prima di distendere il suo bel viso in un ampio sorriso "te lo ricordi?"
"E' assurdo lo so, ma sì,
me lo ricordo. Però io non...ecco non sono immagini che
riaffiorano, piuttosto è la tua voce, certo l'orso lo trovai sul
letto accanto a me quella mattina" cercavo di spiegargli qualcosa che
in realtà non riuscivo a spiegare neppure a me stessa "insomma
sei venuto da me la notte prima della partenza"
"Vero. E quella notte mi hai fatto una promessa Bella, mi promettesti che saresti tornata da me, perchè.."
"Perchè non vivo più
senza di te" risposi per lui, le parole di Edward risuonarono chiare e
nitide nella mia testa "furono queste le tue esatte parole"
"Si" ammise "furono queste. E
torno a chiederti la stessa cosa" strinse forte le mie mani e si
sistemò sul tronco in modo da guardarmi bene negli occhi "torna
da me Bella..." non gli permisi di dire altro, gli buttai le
braccia al collo e mi strinsi a lui disperata
"Sempre Ed, sempre e comunque. Io
tornerò da te. Anche se dovessi venire a piedi a nuoto o in
groppa ad un mulo. Niente e nessuno potrà mai separarci. Niente
e nessuno"
Anche lui mi strinse forte forte e
rimanemmo così per un pò, stretti e muti, avvinghiati
l'uno all'altro come reciproche ancore di salvezza. Nessuna parola
sarebbe stata mai abbastanza per rendere l'idea del momento che stavamo
vivendo. Il mio stomaco era un groviglio di nervi e il mio cuore
continuava a perdere battiti. Ero sempre più convinta che un
giorno o l'altro sarei morta di crepacuore. Inoltre la mia testa era
nel caos, cercavo di regolare i miei pensieri, filtrando
quelli più angosciosi e cupi ma era impossibile, non ci
riuscivo. Non sarei mai riuscita in un'impresa del genere neppure con
anni e anni di pratica. La mia testa era trasparente, nuda e cruda.
Ad un certo punto sorrise e allento un pò la presa.
"Di tutte le cose che ti potevano venire in mente, questa è veramente assurda!"
"Aspetta un momento a cosa ti riferisci esattamente?" se la rideva di gusto mentre io m'innervosivo
"Dai Bella davvero ti preoccupi del fatto che rimarrò in balia di Jessica?"
"No cioè si, Eeed quella
è bastarda dentro! Quando saprà che sei solo senza la mia
minacciosa presenza che le ricordi cosa sono capace di fare se non ti
sta alla larga..."
"Aaahhh angelo ma cosa dici? Sei
proprio una bambina certe volte" mi prese per la vita e mi strinse di
nuovo a sè affondando nel mio collo la punta gelida del suo
naso, si divertiva a farmi il solletico
"Non devi temere nessuno, lo sai, e poi Jessica...neppure se fossi sotto l'effetto di droghe"
"Quindi Jessica no e qualche altra
che non sia lei, sii?" cominciai a sentire uno strano formicolio allo
stomaco, in un lampo scorsero nella mia testa immagini sfuocate di
cozze non meglio identificate attaccate al mio scoglio
"Mmm se abbastanza carine potrei
essere tentato, farci un pensierino" sapevo che non diceva sul serio,
scherzava, lo sentivo ridacchiare, ma questo suo scherzo stupido
m'infastidiva comunque. Lo strattonai via da me
"Edward Cullen stai attento" gli intimai ficcandogli l'indice nel petto, che chiaramente non affondò
di un millimetro nella carne "posso sempre provare a vedere se il tuo
naso è in grado di sanguinare"
"Sono duro come la pietra" mi ricordò
"A casa ho una mazza da baseball"
risposi cercando di fare uno sguardo davvero truce, ma evidentemente non ci
riuscii perchè rise fragorosamente e con uno scatto felino
agguantò di nuovo la mia vita incollandomi a sè. Sentii
le sue mani intrecciarsi sulla schiena in una presa di ferro
"Mi fai impazzire quando fai così la gelosa"
"E tu mi fai irritare quando fai così lo scemo" continuò a sghignazzare, si divertiva proprio
"Va bene" disse poco dopo facendosi serio "tregua, adesso basta con le stupidaggini, vorrei farti conoscere delle persone"
"Chi?"
"La mia famiglia, che ne pensi? Ti andrebbe di fare un salto a casa mia?"
"Oh, Ed ma non so...sono un
disastro, guarda che capelli" erano spettinati e avevano bisogno dello
shampo "passiamo prima da casa e mi dò una sistemata" lui si
alzò e fece alzare me a sua volta, mi squadrò dal basso
verso l'alto e disse
"No, sei bellissima così"
allora che ne dite? Trovate il cap 20 di seguito
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Capitolo 20 *** Cap. 20 Per sempre, Ed ***
Cap. x sempre
LEGGETE PRIMA IL 19, NE HO PUBBLICATO DUE CONTEMPORANEAMENTE
(dato che dice link all'ultimo capitolo)
Capitolo 20
Per sempre, Ed
pov Bella
La
casa della famiglia Cullen l'avevo solo intravista da lontano,
ricordavo si trovasse in un posto non molto agevole da raggiungere, e
non mi sbagliavo. La costruzione era immersa nella vegetazione e per
accedervi bisognava prima riuscire a scorgere il sentiero che
consentiva di avvicinarsi. E anche quella non era impresa facile
poichè era nascosto quasi completamente da sterpi ed erbacce. Ad
un primo sguardo la cosa che più mi colpii fu la facciata
principale della costruzione, squadrata con una serie di finestre senza
imposte, la porta d'ingresso era al centro e per tutta la lunghezza
della casa correva un bel portico di legno scuro. Le pareti (che un
tempo dovevano essere color crema) e lo stesso portico erano
interamente ricoperti da rampicante, un particolare rampicante che
riconobbi subito per l'odore intenso che emanava e per i piccoli
fiorellini bianchi che facevano la loro comparsa tra il verde,
gelsomino. Io amavo l'odore del gelsomino era dolce e speziato, quel
dettaglio mi fece considerare che avrei ritenuto quel posto sicuramente
accogliente. Ma non potei fare a meno di pensare anche che fosse
davvero strano che la pianta crescesse così rigogliosa col clima
rigido di Forks. Prima che raggiungessimo il portico la pesante porta
di legno si aprì ed Alice fece la sua comparsa trotterellando.
"Ciaooo cognatina, come stai?" mi gettò le braccia al collo allacciandole con la solita morsa stritolante
"Bene Alice e tu?"
"Benissimo, finalmente si è
deciso a portarti in famiglia eh?" Lanciò un'occhiata truce al
fratello "solo che ha scelto il momento meno indicato. Vai via!"
"Alice" Edward la rimbrottò "dacci un taglio" lei alzò le spalle e sorrise
"Scusa"
"Non fa niente" le dissi sincera
"Entriamo dai" la voce di
Edward era rassicurante ma io sentii le gambe improvvisamente molli,
ebbi timore, ma non perchè stavo entrando in una casa piena
zeppa di vampiri, bensì perchè temevo il loro giudizio.
Il mio ragazzo serrò la sua mano nella mia, lui sapeva naturalmente
"Andrà tutto bene, sta tranquilla amore"
"Okay" entrammo.
Il primo ambiente della casa era
il salone, arredato completamente nei toni del bianco e del grigio.
Divani tappeti tende e pareti andavano dal candido bianco fino al
grigio perla.
I genitori di Edward ci
aspettavano in piedi al centro della stanza e sorridevano anche
loro rassicuranti, Esme la madre, mi tese subito le mani. Era una donna
molto bella con una nuvola di capelli rossi in testa e degli occhi che
un tempo di sicuro erano stati verdi, mentre adesso erano color
petrolio.
"Finalmente cara è un
piacere conoscerti, io sono Esme la mamma di Edward" ricambiai la
stretta, e chiaramente non mi stupii di quanto fosse gelida la
sua presa "sei davvero incantevole, Edward aveva ragione" a quelle
parole sentii subito le guance accalorarsi
"Oh grazie, anche per me è un piacere conoscerla signora Cullen" risposi balbettando
"Chiamami pure Esme"
"Esme" ribadii più sicura
"Io sono Carlisle, ciao Bella"
"Salve Carlisle" strinsi anche a
lui le mani. Era un bell'uomo, mi sorpresi a pensare che forse era
più bello di Edward. La pelle del suo viso era liscia e lucida e
i suoi occhi erano due carboni ardenti. Il fisico era statuario e ben
proporzionato. Davvero non seppi stabilire chi fra padre e figlio
fosse più attraente.
"Bella" mi richiamò Edward,
che avesse sentito la mia considerazione sull'aspetto fisico del
genitore? Sicuramente si. Lo guardai facendo l'indiferrente e lui fece
segno verso la sponda opposta della stanza, sui divani di fronte alla
tv erano sedute tre persone, due uomini e una donna.
Sicuramente sono il marito di Alice e la sorella di Ed col compagno
"Si" rispose così alla mia
muta domanda"vieni ti presento" ci spostammo all' altra
estremità della stanza e raggiungemmo i tre ragazzi. Riconobbi
subito Rosalie ed Emmett poichè si tenevano per mano mentre
Jasper seguiva il tutto con aria distaccata, pareva quasi annoiato e
infastidito dal trambusto.
"Loro sono Rosalie Emmett e Jasper, ragazzi lei è Bella"
"Ciao Bella" risposero in coro "bevenuta" aggiunse Rosalie
"Grazie sono molto contenta di conoscervi, ragazzi"
"Sappiamo che domani vai via"
Emmett si staccò da Rosalie e si alzò facendo qualche
passo nella mia direzione, rimasi impietrita, era alto almeno due metri
spalle ampie e muscoli che guizzavano dalla maglia aderente. Sovrastava
sia me che Edward.
"Sii...per l'estate, domani"
balbettai, quel gigante mi fece un pò paura anche se con Edward
accanto non avrei mai temuto per la mia incolumità. Lui
seguì di nuovo la linea dei miei pensieri
"Ragazzi scusate abbiamo poco tempo, vi spiace se andiamo un pò di sopra"
"Certo" rispose Rosalie "mi pare giusto, rimanderemo la conoscenza di qualche tempo"
"Noi andiamo su" urlò Edward all'indirizzo dei suoi genitori fermi ancora nello stesso posto in cui l'avevamo lasciati
"Va bene Ed, tra mezz'ora porto su quella cosa"
"Si mamma, va bene" madre e figlio si scambiarono un cenno d'intesa
"Cosa deve portarti su?" domandai una volta su per le scale
"Niente di chè" naturalmente non gli credetti, ma non avevo voglia di discutere di nuovo
"Umh...okay lasciamo perdere"
"Vorresti fare il giro della
casa?" la sua era cortesia, ma io volevo solo rifugiarmi fra le sue
braccia, era già buio e fra un paio d'ore sarei dovuta tornare a
casa
"Facciamo la prossima volta, ti spiace?"
"No per nulla, andiamo"
attraversammo un lungo corridoio e ci fermammo davanti all'ultima
porta, la sua stanza, Edward l'aprì e rimasi senza parole. La
camera era grande almeno due volte e mezzo la mia, più lunga che
larga però, una parete era completamete occupata da un libreria
colma di volumi e ospitava anche centinaia di cd e un impianto stereo
modernissimo, all'altra parete faceva bella mostra di sè una
specie di letto, ma non era un vero e proprio letto, sembrava
più un divano senza braccioli. L'ultima parete era occupata da
una grande portafinestra che dava su un piccolo balconcino.
"Cosa stavi ascoltando" gli chiesi
incuriosita dal cd che occupava ancora il vano dello stereo, non avevo
alcuna idea di quali fossero i suoi gusti in fatto di musica
"Non credo troveresti il brano di
tuo gusto" rispose quasi vergognandosi "è un pò datato
oltre che banalotto" pigiai comunque il tasto play e le note di una
canzone pop risuonarono nella stanza
"Non è che ascolti solo questo?" tentava di giustificarsi
"Ed.."
"Ascolto anche altro e poi..."
"Edward, la conosco...mi piace molto"
"Sul serio?" era stupito, ma io la conoscevo sul serio "quando la sento penso a te...a noi due"
"My Destiny, Lionel Richie" lui annuì ed io accennai qualche strofa
-hai camminato nel mio cuore e hai scoperto
che la mia vita non sarebbe stata mai più la stessa
Sei il mio destino
tu sei il mio solo e unico -
mi sorrise e continuò la canzone
-tutta la mia vita è stata solitaria
un angelo travestito
con il suo potere dell'amore
mi hai ipnotizzato -
ascoltammo in silenzio qualche altra strofa e poi Edward concluse
-Sei la ragazza che Dio ha mandato dal cielo
sono così felice di averti trovata
Per sempre..per sempre
sono così felice di stare al tuo fianco
sei il mio destino
sei la mia unica e sola-
Chiusi gli occhi e per qualche
istante mi lasciai cullare dalla melodia, poi Edward mi prese per
mano e mi sospinse verso il divano. Ebbi appena il tempo di sedermi
sulla pelle morbida del sofà che qualcuno bussò alla
porta.
"Sarà Esme?" annuì e
andò ad aprire, era proprio sua madre, gli porse un vassoio e si
congedò immediatamente.
"Ma cos'hai combinato?" chiesi alzando un sopracciglio
"Nulla, cenetta romantica"
adagiò il vassoio fra di noi, conteneva un piatto chiuso da una
coppa di acciaio, un bicchiere e una lattina di coca, le posate e...una
rosa. Una rosa rossa.
"Eeed" mormorai quando mi porse il fiore
"Per te"
"Grazie" gli stampai un bacio sulle labbra
"Di nulla, non ti ho mai regalato dei fiori...e mia madre ha un roseto nella serra dietro casa. I fiori sono la sua passione..."
"Che c'è qui dentro?" indicai la campana
"Scoprilo, è ora di cena e tu in corpo hai si e no due bocconi e mezzo di pizza"
"Ma sai che.."
"Niente ma, mangia" decisi di obbedire, alzai la campana e un profumino si spanse nell'aria. Lasagne.
"Ma da dove escono?" di certo a
casa Cullen non era la normalità cucinare lasagne, anzi a casa
Cullen non era la normalità cucinare e basta.
"Esme ha le sue risorse. Mangia
prima che si freddino" appena il profumo del ragù inondò
le mie narici scoprii di avere appetito. Ne tagliai una considerevole
quantità con la forchetta e la portai alla bocca
"Mmmh, squisite" Edward mi guardò soddisfatto
"Sapevo che le avresti gradite"
"Tu sai sempre tutto" considerai con un punta di sarcasmo
"Si, quando si tratta di te so sempre tutto"
In meno di cinque minuti divorai
la pasta e bevvi tutta la coca, dopo beata per il pasto luculliano mi
appoggiai alla spalliera del divano e guardai Edward che a sua volta
guardava me con uno strano luccichìo negli occhi. Trascorsero solo
pochi secondi e lo vidi dirigersi verso la porta, appoggiò la
mano alla maniglia e con l'altra girò la chiave nella toppa.
Evidentemente non voleva correre il rischio che qualcuno ci disturbasse
oppure entrasse mentre noi...capii la sua allusione.
Capii a cosa si riferiva quando diceva che di me sapeva tutto con
quell'aria maliziosa, sapeva cosa mi passava per la testa, sapeva che
cosa avrei voluto fare in quel momento.
"Era buona la pasta?"
"Ottima"
"Hai ancora fame?"
"Si" lui mi guardò con aria interrogativa "non di cibo però"
"A no, e di cosa hai fame allora?"
"Tu lo sai di cosa ho sempre fame" feci una pausa e dissi "di te"
"Ho fame anch'io" rispose.
Fu in quel momento che conobbi un altro Edward, quello che non mi
aspettavo, anche se in cuor mio sapevo già della sua esistenza.
Si avvicinò al divano e si
tolse la maglia rimanendo a torso nudo, per poco non mi cascò la
mascella per quanto era bello.
Ma quando mai lui aveva preso l'iniziativa? Di solito la maniaca della situazione ero io.
"Eeed" fu tutto quello che riuscii a dire prima che lui si avventasse su di me con una foga che mai aveva avuto prima.
"Bella, per quanto non
potrò averti più così?" disse cominciando a
baciarmi il collo, le guance il naso per poi impadronirsi della mia
bocca, mordendola succiandola e passandoci sopra la lingua, era preso
da una incontrollata frenesia, come se io potessi scomparire,
dissolvermi da un momento all'altro.
"Eeed" mormorai di nuovo nel vano
tentativo di tenere a bada le sue mani che come tentacoli di una
piovra si attorcigliavano al mio corpo "aspetta, mi tolgo la maglia"
"Sisi toglila" impaziente mi
aiutò a far scivolare l'indumento oltre la mia testa, a quel
punto prese i miei seni a coppa fra le mani, io emisi un debole gemito,
freddo misto ad eccitazione "la mia piccola.. per quanto tempo non
potrò più baciarti amarti...adorarti"
Cercò il gancio del reggiseno e lo aprì, quindi lo prese e lo fece volare alle sue spalle.
Dopo fece qualcosa che mi
stupì ancora di più. Mi afferrò per le spalle e
adagiandomi supina slacciò i miei jeans li fece scorrere per le
gambe, si liberò delle scarpe e dei calzini e gettò tutto
sul pavimento.
"Amore mio, quanto mi mancherai"
chino sul mio petto scese a baciarmi l'ombelico e poi il ventre e poi
credetti di morire, perchè con le dita arricciò i bordi
delle mutandine e prese a sfilare anche quelle. Ogni centimetro di
pelle percorsa un bacio, ad ogni bacio un sussulto, ad ogni sussulto
l'urgenza che sentivo affinchè lui mi facesse sua aumentava.
Arrivò alle caviglie e
baciò i miei piedi, dal dorso scorse fino alle dita e depose un
bacio su ognuno di essi, poi risalì per i polpacci le cosce i
fianchi, non trascurò un solo lembo di pelle. Ogni angolo
ricevette un bacio, una carezza una parola d'amore. Quando fu di nuovo
sul mio ventre, divaricai leggermente le gambe e lui senza esitazione
dimostrò la sua dedizione anche lì, al centro di me
stessa. Si chinò e lo baciò con delicatezza, inspirandone
l'essenza, e carezzandolo con la punta del naso, lentamente, facendomi
impazzire ancora di più...
"Ed io non so se resisto, io credo
di.." non terminai la frase ero in trance, succube delle mie stesse
emozioni. Lui sapeva cosa mi stava accadendo allora si tolse
velocemente gli abiti e si accomodò su di me, con una leggera
pressione entrò.
Alzai le braccia oltre la testa
afferrando la spalliera del divano, inarcai la schiena per fargli
più spazio e gli circondai i fianchi con le gambe
"Io..ti amo" sussurrò quasi
a volersi scusare per quello che stava accadendo, quindi iniziò a
spingere. Dapprima i suoi movimenti furono lenti, volle darmi il tempo
di abituarmi alla sua presenza, poi quando sentii che davvero ero quasi
arrivata serrai i muscoli delle cosce e lui aumentò il ritmo.
Conobbi così il piacere per la prima volta, tra urla smorzate e
respiri affannosi. Lui arrivò subito dopo. Quella era la nostra
seconda esperienza, la prima era finita troppo presto ed io non ero
arrivata da nessuna parte. Durante quei quattordici giorni non avevamo
voluto riprovarci Edward aveva paura di sbagliare e di farmi male,
visto l'inconveniente accaduto nella doccia, quindi non ci eravamo
spinti oltre le coccole approfondite.
Ma in quel frangente io ero salita in Paradiso e ne ero tornata estasiata.
Rimanemmo abbracciati per un
pò, lui appoggiò la testa sul mio seno, di sicuro voleva
assicurarsi che il mio cuore tornasse ad avere un battito meno da
infarto imminente, poi il mio cellulare suonò e ruppe l'idillio.
Con malavoglia mi staccai da Edward e raccattai i jeans al centro della
stanza, il telefono era nella tasca.
Sul display lessi PAPA' .
"Che c'è?" ringhiai senza tanti complimenti all'apparecchio
"Sono le nove e mezza, a che ora hai intenzione di tornare?"
"Per le dieci e trenta sono a casa, okay?"
"Okay Bella, sta attenta mi raccomando" attaccai, andò meglio di quanto sperassi
"Tutto bene"
"Si"
"Abbiamo ancora un'ora?" io annuii "vieni qui, devo darti una cosa"
"Cosa? Di che si tratta?" chiesi eccitata
"Non essere impaziente" mi
sistemai tra le sue braccia, lui mi allungò una coperta "metti
questa" la presi e mi ci avvolsi, poi si sporse fino al comodino
situato accanto al divano, aprì un cassetto e prese qualcosa,
una scatolina di velluto blu. Appena vidi quel cubo fra le sue
mani pensai che davvero non sarei arrivata viva al giorno dopo. Deglutii
a vuoto.
"Emh" Edward si schiarì la voce e disse "Bella io non voglio spaventarti, desidero solo che..."
"Aprila Ed"
"Cosa?"
"Apri questa dannata scatola"
sentii mille brividi percorrermi la schiena quando vidi che obbediva. Si
posizionò con la scatola davanti ai miei occhi e
l'aprì.
Chiaramente dentro c'era un
anello, una sottile fedina di oro rosso, nessuna pietra lo
impreziosiva, solo un cerchio scintillante al cui interno scorsi
un'incisione
"E' bellissimo" mormorai prossima alle lacrime
"Non sono certo della misura"
disse sempre nervoso "non ci sarebbe tempo per farlo aggiustare...è solo un simbolo, cioè solo
qualcosa che ci lega niente di più"
"Che dice l'incisione?"
Lesse "Per sempre, Ed"
Sentii gli occhi inumidirsi, quello era davvero troppo per le mie coronarie
"Che aspetti a mettermelo? Idiota"
gli tesi la mano sinistra e lui impacciato e tremante prese l'anello e
lo infilò al mio dito.
Lo mirai e rimirai inebetita, sembrava una fede nunziale. Per meglio dire era una fede nunziale.
Il mio dolce e ormai poco imbranato ragazzo non avrebbe potuto fare scelta migliore.
Allora che ne pensate?
La canzone è davvero quella che mi ha ispirato...non è molto conosciuta ma a me piace.
Alla prossima B U ON ANNO - AUGURIIIIIIIII
R.
|
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Capitolo 21 *** Cap. 21 Il Vincitore ***
il vincitore
A volte, se per un attimo ci fermiamo a guardare,
ma guardare davvero...
forse ci accorgiamo che non è come pensavamo che fosse...
IL VINCITORE
Cap. 21
Pov Bella
Quando uscii dal lungo e asettico corridoio degli arrivi all'aeroporto
di Phoenix, il mio sguardo fu subito catturato dal sorriso a
quarantadue denti di mia madre, e dalla punta dei mocassini neri che
facevano capolino dai pantaloni della tuta da ginnastica di Phil.
Avrei voluto vomitare.
Gesùùù solo uno come lui poteva indossare la tuta da ginnastica con i mocassini.
Cosa avesse trovato Renèe in quell'uomo era un mistero, mocassini a parte non era di certo attraente.
I capelli che aveva in testa si contavano sulle punta delle dita, gli
occhi erano praticamente sempre inespressivi, privi di qualsiasi
vitalità, per non parlare delle maniglie dell'amore che su di
lui avevano raggiunto le stesse dimensioni di quelle delle porte
antipanico. E questo fatto sì che era davvero un mistero,
poichè mia madre in cucina era brava solo ad aprire scatolette.
Doveva essere dotato di una forte e spiccata personalità, almeno
quello. Era una specie di Homer Simpson senza il giallo itterico,
o forse guardandolo bene aveva anche quello...
Da questo punto di vista Charlie, con la sua gradevole presenza, e
tutto sommato, il suo discreto carattere, (almeno con mia madre) ne
valeva almeno dieci di Phil.
"Tesoro, ben arrivata"
"Ciao mamma" la strinsi e le diedi un bacio, era pur sempre la mia
mamma, svampita e a tratti superficiale, ma pur sempre la mia mamma
"ciao Phil" abbozzai un simil-abbraccio anche a lui, stando però
attenta a non avvicinarmi troppo. Proprio non riuscivo a farmelo
piacere quell'uomo.
"Finalmente" esclamò "Renèe non la smetteva più di preoccuparsi per il tuo ritardo"
"A Seattle c'era una temporale in atto, siamo partiti con un'ora di ritardo"
"Tesoro chissà che paura avrai avuto a volare con questo tempaccio"
In effetti un pò di tremarella l'avevo avuta, a Seattle
imperversava una tempesta di fulmini e tutti i voli erano stati messi
in stand-by. Non si poteva rischiare di partire con tutta
quella elettricità nell'aria, se un fulmine avesse colpito
l'aereo
avrebbe potuto compromettere la strumentazione di bordo e allora
potevano esserci seri problemi.
Era stata proprio una fortuna sfacciata la mia, avrei dovuto prolungare
l'agonia del distacco da Edward per altre due ore. Ma la mia sventura
non si limitò solo a quello. Mio padre non poteva restare oltre
il permesso richiesto, lo reclamavano in ufficio per una improvvisa
emergenza. Si sentiva in colpa a lasciarmi da sola per tutto quel tempo
e allora pensò bene di fare l'ultima buona azione nei miei
confronti: chiamò Jacob per farmi compagnia.
"Hai chiamato chi? Jacob? Per farmi cosa? Compagnia? Merda
papà, come ti è saltato in mente, non ho mica tre
anni"
"Bella non dire parolacce ti prego, non lo sopporto"
"NON DIRE PAROLACCE???"
"E non urlare per favore"
"MA PORCA PUTT..."
"BELLA" urlò lui a sua volta. Mi guardai intorno e vidi alcune
persone voltarsi nella nostra direzione, quindi mi morsicai la lingua e
cessai le imprecazioni.
Cacchiocacchiocacchio, ma si può essere più stronzi? Vaffanc...
"Certo che ci stiamo separando proprio col botto, eeeh.. papà?"
ero livida e tremante per la rabbia "ma come ti è venuta in
mente una cosa del genere, si può sapere?"
"Ma dovevo lasciarti qui tutta sola?" si giustificò "non avevo proprio questo cuore"
"Allora l'hai capito finalmente che nel petto non hai un fico secco! Se
ogni tanto ti pare di sentire qualche rumore che proviene da lì,
non t'illudere perchè è il tuo orologio da polso"
"Su calmati, non pensavo reagissi così, non volevo farti arrabbiare. Non oggi che vai via"
"Papà proprio non vuoi capire vero?" Scossi la testa rassegnata,
era una guerra persa in partenza "potevi chiamare qualcun'altro,
chiunque altro. Ma non lui"
"Bè mi spiace il numero dello smilzo non ce l'ho"
I fulmini che scaturirono dai miei occhi, fecero concorrenza a quelli
che squarciavano il cielo plumbeo fuori dalle finestre della sala
d'attesa
"Non chiamarlo così papà" dissi a denti stretti
"Scusa"
"Potevi chiamare Angela o Sue oppure...aaaccidenti!"
Charlie scrollò le spalle e poi sorrise, il suo pupillo aveva
appena fatto il suo ingresso. Esattamente venti minuti
dopo che l'altoparlante aveva annunciato il ritardo della partenza.
Ma come aveva fatto ad arrivare così presto? Comunque
all'imbarco ufficiale mancava ancora un'ora. Qualcosa non tornava, ebbi
la netta sensazione che fosse tutto calcolato e che Jacob con una scusa
qualsiasi sarebbe arrivato comunque.
"Jake" mio padre lo chiamò facendo un segno con la mano per attirare la sua attenzione "siamo qui"
Jacob sorrise felice come una pasqua, a me invece appena lo vidi
scoppiò una terribile emicrania. Ed un broncio eloquente prese
vita sul mio viso.
Due lunghe ore a sorbirmi lo sguardo accusatorio di Jacob cane bastonato.
Davvero un buon modo di lasciare Forks.
"Capo Swan"
"Ciao ragazzo"
Odiavo il tono confidenziale con cui Charlie parlava a Jacob, odiavo la
loro complicità e il loro modo di intendersi perfettamente solo
con un cenno. E odiavo naturalmente che si trovassero sempre d'accordo
su tutto, anche su come io avrei dovuto vivere la mia vita.
"Ciao Bells, ci si vede finalmente"
"Ciao Jake, mi spiace che papà ti abbia disturbato. Non sapevo assolutamente che ti avesse chiamato"
"Non preoccuparti, ero in officina a perder tempo con la moto, non stavo facendo nulla di serio"
Stava mentendo, conoscevo bene Jacob e quando diceva una bugia piegava
sempre le labbra in un modo ben preciso. Ed era proprio quello che
stava facendo in quel momento.
"Ragazzi io scappo" il mio premuroso genitore mi prese alla sprovvista
e mi abbracciò per congedarsi "ciao tesoro mi raccomando chiama
appena arrivi".
Rimasi inerte e lo guardai truce, quando sfiorò la mia guancia con un bacio gli sussurrai
"Sei un traditore, questa non la dimentico" lui non
ribattè, smorfiò le labbra in un gesto incomprensibile e
si allontanò di corsa brandendo il cappello a mò di
saluto. Poi però tornò indietro di qualche passo e
urlò "ragazzo ti aspetto stasera per cena, braciole okay?" il ragazzo annuì
salutandolo a sua volta con un cenno.
Sarei dovuta restare lì da sola per quasi due ore in compagnia
del mio ex ragazzo, non poteva capitarmi situazione peggiore.
Non sapevo proprio cosa dire e per i primi minuti non aprii bocca, fu
Jacob a rompere il ghiaccio per primo. Ripensandoci non parlavamo dal
giorno in cui Edward lo sbattè contro un albero, ed io gli curai
la ferita alla fronte.
"Allora quanto starai via?"
"Tornerò a settembre"
"A settembre? E' un sacco di tempo"
"Si, tre mesi"
"Non mi hai neppure salutato" notai dell'imbarazzo nelle sue parole, e
per stemperarlo si guardò distrattamente la punta degli anfibi
consunti che portava praticamente sempre.
"Jake, scusa"
"Non importa Bells, ho detto una stupidaggine. Scusa tu" stava entrando
in azione Jacob cane bastonato "in fondo perchè avresti dovuto
avvertirmi o salutarmi. Adesso io non conto più nulla per te.
Quindi..." alzò le spalle e lo vidi abbozzare un sorriso. Ed
ecco che cominciavo a sentirmi in colpa.
Il suo era il classico sorriso di chi mastica amaro, di chi sa esattamente quale posto occupa ormai nella vita di qualcuno.
Ciononostante non potei fare a meno di considerare che il suo, era
comunque un bel sorriso. Jacob aveva una bellezza particolare, era un
Queileute, un nativo americano ed il bianco splendente dei suoi denti
perfetti contrastava divinamente col color caffèllatte della sua
pelle. L'altezza, i muscoli e le spalle larghe gli conferivano il
famoso aspetto da faccia della salute che piaceva tanto ai miei genitori.
"Oh Jake non è vero, perchè dici così?" lui non
rispose ed io senza rendermene conto colmai la distanza fra noi
poggiandogli una mano sul petto. Sussultò a quel contatto,
evidentemente non si aspettava che osassi tanto. Alzò di poco il
capo per guardarmi negli occhi "tu rimarrai sempre una persona
importante per me" gli dissi sincera.
"Già, sarò un buon amico"
"Un buonissimo amico Jake. Il tempo trascorso insieme è stato davvero bello, non lo dimenticherò mai"
Jacob prese la mia mano e la strinse fra la sua massaggiandola
dolcemente, prima il palmo, poi proseguì per le dita e lì
si bloccò strabuzzando gli occhi. Aveva appena visto un
fantasma.
Merda! Che cretina
Imprecai in silenzio, gli avevo messo sul petto la mano sinistra e Jacob si accorse che all'anulare portavo la fede di Ed.
"Non ci posso credere" sibilò a denti stretti, stringendo adesso
quell'unico dito "quel bastardo non ha proprio perso tempo! Dio,
non posso crederci"
Aveva alzato la voce e con la mano libera assestava sul muro colpetti col pugno chiuso
"Jake calmati, perchè ti stai scaldando tanto. Vuoi lasciarmi il dito per favore?"
Jacob non mi ascoltò anzi strinse ancora di più la presa,
facendomi gridare per il dolore "ahiii mi fai male, lasciamiii" mi
pentii subito della mia reazione.
Già mi figuravo Edward apparire dal nulla, sollevare Jacob con
una mano sola e scaraventarlo al muro, oppure infilarlo dentro il
nastro trasportatore, oppure peggio gonfiarlo di botte fino a ridurlo
in fin di vita. L'ultima volta che Jacob mi aveva afferrato la mano, la
sua faccia aveva avuto un incontro a dir poco ravvicinato con la
corteccia di una sequoia.
Forse lui se ne ricordò, perchè dopo qualche secondo
dalla mia accorata richiesta, allentò la presa e riluttante
lasciò il dito.
Calò di nuovo il silenzio, per alcuni minuti nessuno
profferì parola. Io presi a massaggiarmi la mano indolenzita,
Jacob rimuginava e si faceva sempre più scuro in volto.
Poi d'improvviso sbottò.
"Bella porti un anello al dito? Un anello, ti rendi conto?"
"Credo di si Jake, considerato che ero decisamente presente a me stessa quando mi è stato infilato all'anulare"
"Ti ha chiesto di sposarlo?"
"No"
"Ma daiii, tu vuoi prendere in giro me? Abbi un pò di rispetto per piacere...Davvero non ci posso credere"
"Jake è un simbolo, sono legata a lui, niente altro al
momento...Certo però non nego che se me lo avesse chiesto" ops,
avevo pensato ad alta voce
"Se te lo avesse chiesto cosa? Che avresti risposto?"
Presi un lungo respiro ma sapevo bene cosa rispondere
"Si"
"Nooo ma dai!!! Bells lo conosci da quanto due settimane? Sei assurda, e lui è più assurdo di te"
"Jake ripeto, gli avrei risposto di si. Io lo amo. Da morire capisci? E sono mesi, comunque che stiamo insieme, non settimane"
Stavo sorridendo delle mie stesse parole come una sciocca, mentre Jacob
sembrava in procinto di dare di stomaco, era impallidito e tremava,
stava per avere una crisi isterica. "Non pensavo si potesse
amare in maniera così totale e con tale intensità.
Eppure è successo, proprio a me. Non sai che inferno sarà
stare tutto questo tempo lontano da lui"
Avrei dovuto intristirmi a quel pensiero, invece il mio sorriso si
tramutò in espressione d'estasi quandò sentii il
cellulare vibrare nella mia tasca. Avevo ricevuto un messaggio,
l'istinto mi diceva che a breve avrei letto qualcosa che mi avrebbe
reso ancora più felice. Mi sarei goduta il momento da sola
però, quindi lasciai il cellulare nella tasca e continuai a
discutere con Jacob facendo finta di nulla.
"Noi siamo stati insieme un anno abitando in due città diverse,
e non mi pare che tu stessi così male lontano da me"
"Perchè fai così Jake? Me lo dici? Perchè mi costringi a dirti cose che ti faranno solo male? Non capisco"
"Semplice" rispose con voce tremula "solo due parole: ti amo"
Perfetto! Ed, se stai ascoltando
-perchè io so che stai ascoltando- calma e sangue freddo,
cioè scusa...volevo dire tranquillo, me la cavo da sola. Ho
tutto sotto controllo
"Jake, ti prego non rendere tutto più difficile"
"Bells ma perchè per me ti sembra facile? Un giorno stavamo
insieme e quasi facevamo l'amore" riprese le mie mani fra le sue e le
strinse -stavolta dolcemente- adagiandosele sul petto "ti ricordi a
casa tua, nella tua stanza? Dio quanto ci sono andato vicino, bastava
solo un minuto in più e saresti stata mia"
Gesùùù ma che ho fatto di male per meritarmi questo...
"Si mi ricordo Jake" purtroppo avrei voluto aggiungere, ma tacquii.
Edward stava leggendo nella mia testa anche questo, pazienza.
D'altronde come potevo dimenticarlo quel pomeriggio? Come lui stesso
ammise per poco non accadde l'irreparabile.
"Il giorno dopo il nulla. Tutto era pressochè finito fra noi.
Sei totalmente cambiata e mi hai allontanato senza un motivo"
"Lo so Jake ma..."
Abbassò il capo, mi lasciò le mani e disse
"Mi hai spezzato il cuore Bells, e non riesco a farmene una ragione...senza di te non riesco a vivere"
"Oh Jake"
Le sue parole mi colpirono allo stomaco come un pugno, ma ancora di più mi
colpii il suo viso. Gli presi il mento fra le dita e lo costrinsi a
guardarmi. Piangeva.
Rimasi attonita Jacob era una maschera di dolore. Cosa avevo fatto a quel povero ragazzo?
Lui era forte e fiero eppure in quel momento, davanti a me mi parve
solo un fragile essere a cui io, senza alcun rimorso, avevo spezzato il
cuore. Gli occhi gli si erano arrossati e riempiti di lacrime, le
più grosse presero a scorrergli sul viso lasciando una scia
umida sulla pelle liscia.
Cosa avrei potuto dirgli per rendere meno
acuta la sua pena?
-Scusa Jake, il fatto è che ho
incontrato il ragazzo per cui sono nata. Edward è l'uomo della
mia vita, a cui sono stata destinata. Lui mi ha vista nascere crescere
e farmi donna per lui, mi ha aspettata ed amata in silenzio per tutti
questi anni. Ah dimenticavo, è un vampiro!-
No, non potevo.
"Mi dispiace Jake, davvero" stavolta toccò a me prendere le sue
mani e stringerle, cercai di fargli sentire che in un certo senso gli
volevo
ancora bene "non so che dire, non trovo le parole. Non volevo farti
soffrire. E' successo tutto talmente in fretta...io stessa non ho avuto
il tempo di capire cosa mi stava accadendo"
"Sai quante volte l'ho sognato Bells?"
"Cosa?"
Mi pentii subito della domanda perchè intuii cosa aveva potuto sognare
"Di chiederti di diventare mia moglie"
Appunto! E gli rilasciai le mani e mi allontanai di un passo, forse avevo esagerato.
"Un giorno non molto lontano l'avrei fatto. Sognavo di portarti alla
spiaggia di La Push al tramonto, inginocchiarmi davanti a te e..."
E...successe in un attimo, in una frazione di secondo. Jacob mi
afferrò per la vita attirandomi a sè e senza che me ne
accorgessi posò le sue labbra sulle mie. Non ebbi neppure il
tempo di reagire che lo sentii arpionarmi il labbro superiore con i
denti. Pur non rispondendo al bacio rimasi lì inerme, non lo spinsi via.
"Quanto mi sei mancata Bells" dopo qualche interminabile istante si
decise a staccarsi da me, pur continuando a tenermi stretta al suo
petto.
"Che hai fatto Jake..."
Stavolta Edward sarebbe arrivato di gran corsa, e la faccia di Jacob
avrebbe di sicuro fatto la conoscenza di qualche altra superfice solida.
Detto.
Fatto.
"Jacob basta per favore, lasciala andare" mi si gelò il sangue
nelle vene, con lentezza esagerata mi voltai per seguire con lo sguardo
il suono di quella voce, che se pur storpiata un pò dal disappunto, conoscevo
bene.
"Edward ci rivediamo"
Jacob mi lasciò andare, ed io in maniera molto infantile mi
precipitai verso Edward. Lui mi accolse tra le sue braccia anche se il
suo volto non prometteva nulla di buono. Chissà quanto aveva
visto e cosa aveva sentito.
La domanda più naturale che avrebbe dovuto farsi era: perchè non l'hai fermato, Bella?
Perchè?
Non lo sapevo.
Pov Edward
Avevo sopportato ben oltre il sopportabile. Dovevo intervenire.
Ero a casa, aspettando disteso sul divano l'ora in cui Bella avrebbe
preso quell'aereo. Ma ancora di più aspettavo con trepidazione
che quell'aereo la portasse a destinazione, così avrei potuto
chiamarla e sentire la sua voce. Mi mancava terribilmente sentirla, mi mancava terribilmente lei, e non la vedevo da appena
cinque ore.
Nel frattempo cercavo di confortarmi ascoltando i suoi pensieri,
poichè ne ero quasi sempre io l'oggetto. In fondo anche quella
era la sua voce, la sua voce cerebrale per essere precisi, sussurri,
bisbigli appena accennati. Ma venivano pur sempre dalla mia piccola ed
era così dolce e tenero ciò che le passava per la testa.
Ripercorreva i momenti più importanti vissuti insieme. Il primo
sguardo il primo bacio, la nostra prima volta e quasi ne rimanevo
sgomento, perchè se mi concentravo abbastanza riuscivo perfino a
percepire i brividi che le scuotevano il corpo in quei momenti.
Rifletteva su come fosse cambiata la sua vita, su quanto io l'avessi
sconvolta, in positivo, poichè le avevo fatto capire cosa
significava amare con dedizione totale. Voleva stare con me e soffriva
per ogni singolo secondo in cui eravamo costretti a stare lontani.
Mi amava, molto.
E ogni volta che percepivo quel "quanto lo amo",
non potevo far altro che ringraziare la mia buona stella per quella
immensa fortuna. Certo io l'amavo di più, ma non importava, a me
bastava e avanzava sentirglielo sussurrare a intervalli regolari nella
sua testa.
Poi la tempesta di fulmini, il ritardo del volo e la sgradita sorpresa
di Jacob all'aeroporto. Tutto accadde così velocemente che non
riuscii a raccapezzarmi.
Bella dopo aver saputo dal padre che il suo ex ragazzo stava per
arrivare, -ufficialmente per farle compagnia in attesa dell'imbarco-
andò su tutte le furie. Elaborò una serie infinita di
improperi all'inidirizzo del genitore, e anche una miriade di
sottopensieri atti a cercare di non svelarmi cosa stesse accadendo.
Chiaramente le riuscì impossibile farlo, troppo complicato.
Così attesi, dovevo capire se realmente fosse necessaria la mia presenza a Seattle.
Ricordavo perfettamente ciò che era successo l'ultima volta che
incontrai Jacob Black faccia a faccia, per poco non lo uccisi e per un
soffio non persi Bella.
Non avrei corso di nuovo un simile inutile rischio.
Attesi.
Con l'espressione sempre più corrucciata mi alzai a guardare
fuori dalla finestra, in lontananza i bagliori dei fulmini si
susseguivano in cielo, eco di ciò che a pochi kilometri da Forks
stava accadendo, indeciso se andare oppure no.
Aspettavo un segno.
Certo avrei potuto andare comunque e stare in disparte, non farmi
scorgere e intervenire solo se strettamente necessario. In fondo
mancava ancora un sacco di tempo all'imbarco e la tempesta non
accennava a cessare.
Esitai qualche altro istante, poi il segno arrivò.
Jacob fece l'unica cosa per la quale io non avrei più atteso,
l'unica cosa per la quale non avrei più indugiato.
L'unica.
Le fece di nuovo male.
"Vuoi lasciarmi il dito per favore...ahiii mi fai male, lasciamiii"
Avvertii distintamente lo spostamento d'aria che provocai dileguandomi
dalla mia stanza. Fui veloce, anzi velocissimo. Talmente veloce che mi
stupii di me stesso. Divorai i kilometri da Forks a Seattle in un lampo.
Ma come era stato possibile? Come avevo fatto?
Io non ero mai stato tanto veloce. Quando con i miei fratelli mi
cimentavo in gare per stabilire chi fosse il più veloce della
famiglia, io mi ero sempre mantenuto piuttosto basso in classifica
rispetto a loro. Adesso però mi rendevo conto che ero
inaspettatamente migliorato. Prima la lettura dei pensiero, poi
questo...
Il mio istinto diceva che la causa (o il merito) di tutto, fosse Bella.
Due minuti e mezzo, era il tempo che avevo impiegato per arrivare
all'aeroporto di Seattle, riguardai l'orologio per sicurezza e mi
convinsi che avevo visto giusto. Poco più di due minuti.
Seguii le indicazioni nella hall e arrivai alla sala d'attesa. Li
scorsi subito e m'imposi di aspettare. Erano in un angolo del grande
salone, Jacob appoggiato alla parete scuro in volto, zitto. Bella
accanto a lui anche lei in silenzio, si massaggiava la mano.
Sul momento vederle fare quel gesto mi scatenò l'impulso
irrefrenabile di prendere di nuovo Black e sbatterlo al muro. Non
sopportavo l'idea che quell'idiota le avesse provocato di nuovo del
dolore, se pur minimo. Ma perchè cavolo doveva essere
così poco delicato con quell'angelo che invece, delicato, lo era
tanto?
Il buon senso mi trattenne, ma se si fosse di nuovo avvicinato a lei...
Mi nascosi dietro un pilone e li osservai qualche secondo, quando vidi
Jacob aprir bocca e dimenarsi come fosse in preda ad una crisi
isterica, mi avvicinai abbastanza per ascoltare ciò che dicevano.
"Bella porti un anello al dito? Un anello, ti rendi conto?"
"Credo di si Jacob, considerato che ero decisamente presente a me stessa quando mi è stato infilato all'anulare"
"Ti ha chiesto di sposarlo?"
"No"
"Ma daiii, tu vuoi prendere in giro me? Abbi un pò di rispetto per piacere...Davvero non ci posso credere"
"Jake è un simbolo, sono
legata a lui, niente altro al momento. Certo però non nego che
se me lo avesse chiesto..."
"Se te lo avesse chiesto cosa? Che avresti risposto?"
"Si"
D'istinto afferrai il cellulare e scrissi un messaggio, digitai le
parole velocemente non facendo caso neppure se stessi scrivendo in
inglese oppure in arabo. Le mie dita scorsero veloci, era troppo
bello quello che avevo appena sentito. Le dovevo dire qualcosa, subito,
altrimenti sarei esploso.
Quando pigiai il tasto invio, rimasi come in trance emozionato, in
attesa di una risposta. Ma sentii Bella accennare al fatto che avrebbe
letto il messaggio in un altro momento, quindi mi decisi a riascoltare la loro
conversazione, convinto comunque che il mio intervento non sarebbe
stato necessario.
Jacob per stavolta l'avrebbe fatta franca e comunque non avrebbe avuto più occasione di sfiorarla neppure con un dito.
Guardai di nuovo verso di loro e mi accorsi che Jacob era di nuovo a testa bassa.
"Mi hai spezzato il cuore Bells" disse in un sussurro rauco "e non riesco a farmene una ragione...senza di te non riesco a vivere"
Bella gli si avvicinò e lo costrinse a guardarla in faccia.
Piangeva. Jacob si era appena lasciato andare ad un pianto liberatorio.
"Mi dispiace Jake, davvero" Bella gli strinse le mani ed io a quel gesto cominciai ad innervosirmi.
Certo Jacob stava soffrendo, ciò era innegabile. Quando piombai
nella vita di Bella lei era la sua ragazza e lui l'amava, ed anche
molto da quello che potei capire.
Del resto come era possibile non amare Bella? Non desiderarla e non
avere sempre il costante e irrefrenabile bisogno di starle appiccicato?
Jacob forse era convinto che lei sarebbe stata sua per sempre, che un
giorno l'avrebbe sposato. Di sicuro anche le loro famiglie aspiravano a
questo.
Ma in un tranquillo giorno del mese di marzo di quell'anno, un perfetto sconosciuto
arrivò a Forks e in un solo pomeriggio gliela portò via,
distruggendo i sogni di una vita insieme e mandando in frantumi le
aspirazioni delle rispettive famiglie.
Accadde dall'oggi al domani ed io, lo sconosciuto, non mi creai nessuno
scrupolo a farlo. Proprio nessuno. Io la volevo, lei era MIA, era nata
per me e me la presi.
E se ci fossi stato io al posto di Jacob?
E se fossi stato io l'ex che in quel momento, in un angolo di un
aeroporto fissava, (conscio di averla persa per sempre) la ragazza che
amava disperatamente? Distrutto dal dolore per ciò che era
stato, e per ciò che sarebbe potuto essere?
Forse se fossi stato umano, piangere per me sarebbe stato il minimo. Io
avrei cercato la morte, indubbiamente lo stesso in quanto vampiro. Non
avrei potuto sopportare un dolore del genere. Mi sarei lasciato morire,
in ogni caso, giorno per giorno. Cancellato dalla faccia della terra,
la vita senza il mio unico grande amore, non avrebbe avuto alcun senso.
Allora in quel momento, quando vidi Jacob sconvolto dalla perdita,
capii quanto io fossi privilegiato. Quanto fossi dannatamente fortunato
a trovarmi nella situazione opposta alla sua. In virtù di questa
consapevolezza riuscii perfino a sopportare quello che di lì a
qualche istante i miei occhi avrebbero visto.
Dopo un altro breve scambio di battute infatti Jacob afferrò
Bella, la mia Bella, per la vita e la baciò. Fu un istante, e le
sue labbra pigiarono possessive su quelle di lei.
opzione 1)
Rabbia.
Ira.
Violenza.
Morte.
opzione 2)
Tollenza.
Comprensione
Perdono.
Vita.
"Quanto mi sei mancata Bells"
Essendo Jacob ancora vivo e vegeto e ancora parlante dopo ciò
che accadde, scelsi la seconda opzione, nonostante lui le avesse dato
un bacio con tutti i crismi.
"Che hai fatto Jake..."
Quando finalmente si staccò da lei, Bella era pallida e tremava.
Era certa che sarei sbucato da un momento all'altro per
disintegrare Jacob. Ricordava l'episodio del bosco e aveva paura che
capitasse di nuovo. Una piccola parte di me lo avrebbe voluto fare,
spaccargli la faccia...insomma l'aveva baciata sulla bocca, stretta a
sè ma...
C'era un ma. Mi sentivo in debito con quel ragazzo. Le avevo portato
via un bene talmente prezioso, che un bacio mi parve un pegno
insignificante da pagare. Non c'era confronto. Glielo concessi.
"Jacob basta per favore, lasciala andare"
"Edward, ci rivediamo"
Bella si voltò di scatto verso di me, strattonò Jacob e
corse a rifugiarsi fra le mie braccia. Colsi preoccupazione sul suo
viso e i suoi pensieri erano incentrati sulla preoccupazione per non
essere riuscita a fermarlo.
Povera piccola, sapevo che non voleva quel bacio. Era rimasta inerme
perchè concedendogli di baciarla, forse avrebbe attenuato il suo
senso di colpa.
"Ti ringrazio per aver fatto compagnia a Bella, ma dato che adesso ci
sono qui io tu puoi andare" Bella si stupì per il mio tono calmo
e serafico, e a dire il vero me ne stupii pure io.
"Che c'è Cullen temi forse che al momento dell'imbarco lei saluti me come saluterà te?" intendeva provocarmi
"Smettilla Jake" rispose Bella, ma io tanto non avrei raccolto, in nessun caso.
Mi presi qualche secondo per cercare le parole giuste e poi decisi di dirgli quel che pensavo.
"Jacob io volevo chiederti scusa" avvertii subito lo sguardo di Bella
su di me, mentre l'espressione di Jacob era tra lo sbalordito ed il
divertito
"Le tue scuse sono tardive oltre che inutili, amico" rispose a denti
stretti, poi però gli sfuggì un sorrise "sono una goccia
in un oceano"
"Lo so. Me ne rendo conto"
"Tu ti rendi conto? E di cosa esattamente ti rendi conto Edward?"
"Di quello che provi, di quanto tu possa soffrire"
"No io non credo. Io non penso tu possa capire, tu non l'hai persa...tu
l'hai appena trovata e da quello che ho potuto vedere, non corri il
rischio di perderla. Per sempre"
"Jacob..." tentai di spiegare le mie ragioni ma lui me lo
impedì, fece qualche passo nella nostra direzione e
continuò il suo accorato discorso.
"Sai che significa abituarsi all'idea di non poterla più neppure
sfiorare. Io non ne ho più il permesso, non ne ho il diritto.
Non posso più fare la cosa più banale...tipo baciarle le
labbra. Cristo Bella io adoro le tue labbra" le si rivolse con lo
sguardo lacerato dal dolore "sono così morbide, buone" poi si
spostò su di me "ma credo che tu te ne sia accorto" come
dargli torto? Le labbra di Bella erano nettare, prelibato ed
irresistibile "adesso questo mi è negato. L'ho rubato quel bacio
Edward, lo sai pure tu" ammise, io annuii e continuai ad ascoltarlo. "E
i suoi capelli? Sono stupendi, passerei ore ad annusarli,
carezzarli. Anche per te è così?"
"Si Jacob, anche per me"
"Per non parlare del costante bisogno di stringerla, sentire il calore
del suo piccolo corpo sul mio" abbandonò le braccia lungo i
fianchi, serrando i pugni. Pareva sconfitto "ma anche in questo caso,
tu sai bene cosa intendo, vero?"
"Si"
"Tu puoi stringerla. Tu puoi tutto adesso Edward. Tutto. E sono certo
che hai goduto di questo privilegio in ogni senso. Non è vero,
Edward? Rispondi."
"Si Jacob, è vero"
"Cazzooo NOOO!"
Si catapultò nella mia direzione, e per una frazione di secondo
ebbi l'impressione che mi avrebbe colpito. Lo vidi alzare la mano e
sferrare un pugno, ma non colpì me. Sfogò la sua ira sul
muro alle mie spalle. Nel colpire la parete di cemento armato
usò tutta la forza e la rabbia che aveva in corpo, perchè
sentii distintamente le nocchie scricchiolare e rompersi nel momento in
cui la mano mancò me e toccò il muro. Non fece un lamento, non un fiato,
evidentemente il dolore fisico era nulla in confronto al dolore al
cuore che la mia conferma gli aveva provocato.
Bella era stata mia e lui impazzì nell'apprenderlo. Anche io
sarei diventato pazzo se avessi appreso una notizia del genere. E la
mia considerazione aveva una cognizione di causa, poichè sapevo
davvero cosa volesse dire possedere Bella.
"Mi dispiace"
"NO Edward, rispiarmiami ti prego...non mi dire che ti dispiace. Io al tuo posto non mi dispiacerei affatto per te credimi"
"Cosa devo dire?"
"Non devi dire nulla. Non devi dire che mi capisci e non devi dire che
ti dispiace. Hai vinto tu, io ho provato a lottare ma...ho perso. Lei
ama te, l'ho capito sai. Basta darle un'occhiata, come ti guarda...come
si aggrappa al tuo corpo"
"Jake" Bella cominciò a piangere nell'esatto momento in cui vide
Jacob ritrarsi e curvare le spalle. Aveva appoggiato
la mano rotta sul petto e l'aveva coperta con quella sana,
evidentemente il dolore cominciava a farsi sentire. Ancora una volta
Jacob si era ferito a causa sua "la tua mano..."
"Non preoccuparti Bella è solo rotta...vado via. Però prima voglio dire una cosa ad Edward"
"Ti ascolto" gli dissi
"Se la fai soffrire...ti ammazzo" detto questo se ne andò. Non
si voltò indietro neppure un istante, scomparve tra la
folla in pochi secondi.
"Edward"
"Shh, tranquilla angelo, tranquilla" presi Bella tra le braccia e la
condussi sui sedili della sala d'attesa. La cullai fino a quando
l'altoparlante annunciò che la tempesta era cessata e che il
gate dell'imbarco era stato aperto.
Ci guardammo negli occhi, senza parlare. Non c'era nulla da dire. Ci
baciammo a perdifiato e fu un'agonia lenta e disperata, che ci tenne in
sospeso per alcuni minuti. Poi cosciente che doveva andar via, mi feci
forza e la staccai da me, aveva ricominciato a piangere il suo viso era
una maschera di sofferenza. Non potevo lasciarla andare così,
dovevo fare qualcosa. Mi ricordai di una cosa, il messaggio.
"Angelo ti ho inviato un messaggio poco fa, lo hai letto?" fece no con la testa
"Volevo leggerlo quando Jake se ne fosse andato" infilò la mano
nella tasca dei jeans e tirò fuori il cellulare. Aprì la
cartella messaggi e lesse.
Dopo qualche istante cercò di ricomporsi, tirò su col
naso, si asciugò gli occhi dalle ultime lacrime e si
sistemò i capelli. Infine si mise dritta e composta sul sedile,
si schiarì la voce e disse.
"Ne sarei felice signor Cullen...Si"
Sorrisi, la presi di nuovo fra le braccia e le diedi un bacio sulla
fronte, poi quel maledetto altoparlante gracchiò di nuovo e
Bella dovette andare via. La vidi scomparire lungo il grigio corridoio
dell'imbarco, quindi mi diressi di nuovo sui sedili della sala d'attesa
e mi sedetti. Avevo bisogno di riordinare le idee prima di tornare a
casa. In poco più di un'ora era successo di tutto. Riflettei in
particolare su una cosa però e cioè che avrei dovuto
sentirmi a pezzi, lei era partita. Avrei dovuto sentirmi triste e
sconfitto dalla forzata separazione. Invece io non mi sentivo
così, perchè in fondo IO Edward Cullen, ero il
vincitore...
SIGNORINA
ISABELLA SWAN
VORREBBE FARMI
L'IMMENSO
ONORE DI
DIVENTARE
MIA MOGLIE?
Le avevo chiesto si sposarmi e lei aveva risposto, SI.
Jacob è un solo un ragazzo innamorato a cui hanno spezzato il cuore...
PS1 resto comunque sempre e per sempre Team Edward però...il cagnolone sta proprio male!
Va bene datemi addosso su...
PS2 chiedo scusa per gli eventuali errori ma vado di frettissima
baci a tutte e grazieeeeeeee
|
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Capitolo 22 *** Cap. 22 La voce del cuore ***
Capitolo 22 La voce del cuore
CAPITOLO 22
La voce del cuore
Pov Bella
Due settimane. Quattordici giorni, 336 ore, 20.160 minuti senza Edward e stranamente ero ancora viva.
Apatica, triste svogliata e sempre di malumore, ma viva.
Per i primi giorni ci sentimmo ogni mezz'ora, poi mia madre mi fece una
predicozzo da paura, che riuscì a provocarmi una fastiodosa
emicrania, (non sopportava che stessi tutto il giorno col cellulare
incollato all'orecchio) e allora limitammo le chiamate ad ogni paio
d'ore.
Mi mancava il mio cucciolo, tanto.
Mi mancava scomparire fra le sue braccia, mi mancava sentire il suo
naso freddo affondare nel mio collo e mi mancava il contatto col suo
corpo.
Mi sentivo a metà, come se a Phoenix fosse arrivata solo mezza Bella e l'altra fosse rimasta attaccata a lui.
Chissà se Edward si sentiva come me...incompleto.
Ogni tanto desideravo di poter sapere cosa gli passava per la testa,
come lui faceva con la mia. Anche se la distanza aveva influito sul
potere che aveva riacquistato, riusciva a captare i miei pensieri in
maniera ridotta da quando ero partita. Come se i kilometri influissero
sulla sua telepatia.
Il caldo estivo di Phoenix era opprimente, tutte le mattine dopo dieci
minuti dalla doccia ristoratrice ero di nuovo appiccicaticcia e dovevo
tenere i capelli legati in una coda alta, se non li volevo trovare
bagnati di sudore.
Come era distante Forks e il suo clima rigido...
Non avrei mai immaginato che un giorno avrei rimpianto la pioggia e il
freddo pungente di quel posto. Ma in effetti non avrei mai immaginato
che in quel posto, qualcuno mi avrebbe avvolto tutte le notti in un
caldo bozzolo cullandomi fra le braccia per farmi addormentare.
Il mio dolce Eeed...
Tutte le sere se mi concentravo abbastanza riuscivo a sentire la sua
voce alitare al mio orecchio, calda e soave come una ninna nanna
-Dormi angelo mio...ci sono io con te-
-Rimani tutta la notte? Per favore...-
-Certo, non ti lascio. Resto con te tutta la notte-
e le sue labbra morbide posarsi sui miei capelli, fino a imprimermi il
solito dolcissimo bacio della buona notte.
Poi tornavo alla
realtà, e nel giro di tre secondi singhiozzavo talmente tanto da
bagnare fino all'inverosimile il cuscino che tenevo stretto al petto,
insieme all'orsacchiotto spelacchiato. L'orsacchiotto che mi aveva
regalato Edward, lo ritrovai al solito posto quando tornai a Phoenix.
Appoggiato al muro, sullo scaffale accanto alla scrivania, tra Oscar il
cane lupo e Flippie il pinguino. All'orsacchiotto non aveva dato un
nome, chissà perchè...
"Eeed cosa fai adesso tutte le notti...orso tu lo sai cosa fa?"
guardavo l'animale di pezza sperando in una risposta. Ero proprio da
ricovero...avevo quasi diciott'anni e dormivo ancora con i pupazzi e gli parlavo
anche!
Dopo aver esaurito tutte le lacrime, contemplavo la finestra spalancata della
mia camera, e mi illudevo che forse, prima o poi lo avrei visto
comparire sul cornicione.
Quatto quatto sarebbe entrato, si sarebbe tolto le scarpe, avrebbe preso il plaid
di lana posato ai piedi del letto con cui mi avrebbe avvolto, e poi
piano sollevatami per le spalle mi avrebbe adagiato sul suo petto, il mio posto preferito, ed io mi
sarei accucciata, facendo sonni sereni e
tranquilli.
Ma ciò non accadeva, e io mi addormentavo esausta all'alba di un altro inutile giorno senza il mio amore.
********************
Renèe, dovetti ammettere che tutto sommato non ruppe più
di tanto, mi lasciò respirare. Non si arrabbiò se i
venerdì sera preferivo mangiare un sandwich sul divano davanti
alla TV, piuttosto che il pollo fritto da Jmmy's, il locale in centro,
con lei e Phil. Non scocciò neppure quando mi rintanavo per ore
in camera mia, a scambiare mail con Alice. Le raccomandai di tenermi
d'occhio suo fratello, e soprattutto di tenere lontane le grinfie di
Jessica, o quelle di chiunque avesse due tette.
Di Alice mi fidavo ciecamente.
Ogni giorno stilava una sorta di bollettino dettagliato della
situazione e dei spostamenti di Edward, non che io non mi fidassi di
lui, ma sapere cosa faceva senza di me (e cioè niente di niente)
mi faceva stare stupidamente meglio. Inoltre quel"ciao cognatina mia,
qui è tutto sotto controllo" di Alice la gnoma pazza, mi dava la
forza ed il sorriso per andare avanti senza crollare.
Nei lunghi e afosi pomeriggi di Phoenix presi l'abitudine di scrivere
lunghe e interminabili pagine di quaderno. Non era un diario quello che
tenevo, piuttosto una sorta di racconto epico. Una nuova versione della
tragedia di "Romeo e Giulietta" ma i miei sfortunati innamorati,
non vivevano nella magica Italia di tantissimi anni fa, piuttosto nella
attuale e sperduta "Forks, ridente cittadina dello Stato di Washington,
USA, America, Mondo...Universo" e si chiamavano "Edward e Isabella".
Insomma era solo una cronaca delirante della storia mia e di Edward,
niente di più, niente di meno. Ma accanirmi su quelle pagine
bianche con la mia pessima grafia, mi aiutava a esorcizzare il pensiero
che come i protagonisti di Shekspeere, anche noi saremmo finiti male.
Del resto anche il nostro amore era contrastato, dai miei genitori in
primis ma anche da un altro fattore, forse più importante, la
nostra diversa natura.
L'argomento non lo avevamo mai affrontato apertamente, ma se avessimo
davvero fissato in futuro una data per il matrimonio, ne avremmo dovuto
parlare, preferibilmente prima del mio trentesimo compleanno...
********************
Domenica mattina ore 09:00
-"Mamma vado a fare un giro al centro commerciale, okay?" le dissi
mentre la trovai intenta a fare yoga, stesa su uno scomodissimo
tappetino sintetico. Si conterceva nel tentativo di dar vita alla
posizione del cane a testa in giù.
-"Bella vuoi andare da sola?" grugnì, forse per la posizione impossibile della testa
-"Certo! Lo facevo prima, non vedo perchè non dovrei farlo adesso"
-"Perchè manchi dal quartiere da un pò tesoro...dico a Phil di accompagnarti..."
Pensai che l'idea malsana le fosse balenata in testa perchè le era affluito troppo sangue al cervello.
Già in evidente difficoltà in posizioni più consone.
-"NO!"
Isterico, feci un urlo troppo isterico per passare inosservato. Sentii
le guance imporporarsi ed ebbi la sensazione di trovarmi a testa in
giù anch'io.
Mi mancò l'aria.
Nooooo Phil nooooo.
Già lo immaginavo col mocassino e la tuta, ed il borsello per il
portafogli e le chiavi di casa, nooo, trattenni a stento un conato di
vomito.
-"No mam-ma" ribadii con più calma, cercando di ignorare la
vocina sadica, che nella mia testa era intenta a fare un rito woodoo
per far venire qualche virus intestinale al mio adorato patrigno. -"il
centro commerciale sta sempre là, non è che l'hanno
spostato stanotte. E' a due passi"
La mia espressione era del tipo, mica mi sono rimbambita in solo un anno e mezzo!.
-"Mmh...va bene"
La mia faccia indignata e la mancanza di ossigeno al cervello la convinsero.
Se il rito woodoo non avesse funzionato, piuttosto che andare al centro
commerciale con Phil, avrei fatto volentieri il cane a testa in
giù con mia madre. Sarebbe stato più piacevole.
-"Stai attenta mi raccomando...e porta con te il cellulare. Oh che
stupida," grugnì di nuovo, stavolta facendo il cane a testa in
sù -"certo che lo porti con te il cellulare, altrimenti come fai
a respirare, se non senti il tuo Eeeed"
Eeeed!
Non riuscivo a crederci, ma mia madre mi stava facendo il verso per il
modo in cui chiamavo il mio ragazzo, durante le conversazioni che io
pensavo (sbagliando) fossero intime?
Ma cos'altro aveva ascoltato? Che vergona...magari aveva origliato
mentre raccontavo a Edward il sogno erotico di qualche sera prima,
l'avevo messo in imbarazzo per i particolari ed il linguaggio che avevo
usato.
-"Sarcasmo a iosa stamattina, eh Renèe?" risposi nel tentativo di provocarla, per carpirle qualche altra informazione.
-"Bella non mi chiamare Renèe ti prego..."
Si era messa seduta incrociando le gambe sul ventre, nella tipica
posizione da meditazione e aggiunse -"ti pare che sia sarcastica? A me
sembra solo di costatare un dato di fatto...piuttosto guarda che l'ho
notato, l'anello"
In un gesto involontario cacciai la mano sinistra dentro la tasca dei
jeans. Renèe notò il mio futile tentativo di nascondere
il corpo del reato.
-"E' inutile che la nascondi Bella, quella fede salta agli occhi come una spia luminosa"
-"E allora?"
-"Tuo padre lo sa?"
-"Sa cosa?"
-"Bella ascolta...lo so che noi due abbiamo sempre avuto un rapporto un
pò così...come dire sui generis, io sono un pò
testa per aria"
Feci una faccia stupita ed enfatizzai con un gesto della mano la mia risposta
-"Ma chi tu? Maddaiii...assolutamente mamma!"
-"Molto divertente, smettila sono seria questa volta. Voglio sapere quanto devo preoccuparmi per te e Edwin"
-"Intanto potresti iniziare col preoccuparti di chiamarlo col suo nome,
Edward, invece di continuare con questo Edwin...Ma chi cacchio è
Edwin si può sapere! C'è stato un Ed-wi-n nella tua vita
di cui sei stata innamorata per caso, mamma?"
-"Ma no che dici!" rispose inspirando ed espirando profondamente -"scusami...Tu e Edward"
-"Mi ha chiesto di sposarlo"
Sputai fuori il rospo, pronta a beccarmi sulla testa il soffitto, le
sue urla l'avrebbero fatto crollare. Chiusi gli occhi e attesi
trepidante.
Invece finii per ascoltare solo silenzio.
Riaprii gli occhi e Reneè era ancora lì, calma e pacifica
come si addiceva ad una yoghista (passatemi il termine) in posizione
meditativa a gambe incrociate e braccia adagiate sulle ginocchia, i
pollici e gli indici delle mani chiuse ad O. Continuava a rilassarsi
inspirando ed espirando ad occhi chiusi. Avrei dovuto provare anche io,
forse mi sarebbe stato utile per i nervi tesi.
In quell'istante non sapevo cosa aspettarmi, forse era solo la quiete prima della tempesta.
-"Mamma, hai sentito che ho detto?"
-"Si Bella, sono stramba mica sorda"
-"E non dici nulla?"
-"E cosa dovrei dire? Sono io quella che a diciott'anni è
scappata di casa per sposare il ragazzo che amava alla follia e con cui
stava da soli due mesi, ti pare possa giudicarti se vuoi sposarti
così giovane? Almeno tu sei ancora qui, non sei scappata di
notte come una ladra, come ho fatto io.."
-"No, però mi aspettavo qualcosa del tipo: figlia mia non ripetere il mio stesso sbaglio"
-"Non è stato uno sbaglio Bella, dopo un anno sei nata tu...e sei la cosa migliore che mi sia capitata nella vita"
Questa non me l'aspettavo. Non da Renèe.
-"Mamma" sussurrai vedendola asciugarsi una lacrima scesa a bagnarle la guancia -"piangi?'"
Lei riprì gli occhi, ancora velati di commozione e rispose
-"No" ma tirò su col naso -"questo tappetino raccoglie polvere...mi sarà andato qualche granello negli occhi"
-"Si come no.."
-"Certo vorrei che frequentassi il college, vorrei che facessi
esperienze di vita da adulta, viaggi...un lavoro che t'interessi e ti
gratifichi. Ma questo lo vorrei io, perchè in fondo è
quello a cui ho rinunciato sposandomi alla tua età. Ma tu cosa
vuoi Bella? Cosa sogni per il tuo futuro? Non ne abbiamo mai parlato"
Caspita che domanda. Mi colse di sorpresa e del tutto impreparata per
un argomento così...importante. Mi morsi il labbro per qualche
secondo, dovevo formulare una risposta sensata e soprattutto una
risposta che comprendesse altro oltre ad Edward e il mio amore
viscerale per lui, mia madre si aspettava questo, di certo.
-"Io amo Edward, voglio dire lo amo come tu amavi papà
alla mia età, e voglio sposarlo, gli ho già detto di si.
Ma...vorrei anche andare al college, e non per il lavoro gratificante,
piuttosto perchè voglio studiare. Per me stessa, penso che il
matrimonio e il college possano essere due risvolti della stessa
medaglia"
-"Bene, questa è senza dubbio una buona notizia. Sei una ragazza
in gamba tesoro, e con la testa sulle spalle, al contrario di
me...Pensi dunque che vi sposerete a breve?"
-"Non lo so. E' successo tutto così in fretta..fra poco
compirò diciott'anni, finirò il liceo e poi si
vedrà, papà..."
-"Ah papà è più ottuso di un angolo" rise della sua battuta
-"Lo detesta Edward, mi aveva già organizzato la vita con Jake e adesso non accetta che io gli abbia rovinato i piani!"
-"Bella, Jacob gli è stato utile quando io ti ho portata via,
anche se l'aggettivo utile risulta freddo accostato a quello che allora,
era solo un bambino. Ma è la verità, puoi forse negarlo? Sii
sincera."
-"Va bene, questo glielo concedo" ammisi -"ma qui stiamo parlando della
mia vita, capisci la MIA VITA! E lui si è comportato da
cavernicolo, padre despota e autoritario"
-"Non biasimarlo se si è illuso quando tu e Jake vi siete messi insieme"
-"Certo non lo biasimo, ma è ora che lui guardi oltre il suo naso, altrimenti mi perderà..."
-"Tranquilla tesoro, parlerò io con lui...devi dargli un
pò di tempo. Anch'io ero preoccupata quando Charlie mi ha
raccontato ciò che era accaduto in così poco tempo. La
rottura con Jake, il calo scolastico, le tue giornate fuori fino a
tardi e anche il pugno alla tua compagna di scuola...devi ammettere che
questo decisamente non è un comportamento tuo, Bella. Ad ogni
modo in queste due settimane io ti ho osservata, e sei la solita. Certo un
pò troppo persa nei tuoi pensieri, ma chi non lo sarebbe con un
fidanzato lontano? Parlerò io con tuo padre, devi dargli il
tempo di metabolizzare la cosa"
-"Ha ben tre mesi di tempo per metabolizzare il mio rapporto con
qualcun'altro che non sia Jacob Black...ma poi se lo accettato lui,
Jake, che non stiamo più insieme, non capisco perchè non
debba farlo papà?" perchè mio padre era testardo come un
mulo, e non mi avrebbe mai dato soddisfazione.
-"Lo farà Bella, lo farà. Comunque lo vorrei conoscere,
Edward. Sapere della sua famiglia. Di cosa si occupa suo padre?"
-"Mi pare giusto, suo padre è medico, papà lo conosce..."
-"Medico, e Edward vuole seguire le orme del padre"
-"Io non credo mamma...la vista del sangue gli gioca brutti
scherzi...comunque vedremo come fare, organizzerò un incontro" dopo il tramonto altrimenti lo vedresti sbrilluccicare come un albero di Natale fuori stagione pensai -"è un bravo ragazzo, ti piacerà, ha un sacco di qualità"
-"Non ne dubito e immagino sia bellissimo, smilzo come dice Charlie, ma bellissimo"
-"Oh si mamma lo è" altrochè se lo era, il mio
Edward era il ragazzo più bello dentro e fuori che avessi mai
conosciuto.
-"Da come ti brillano gli occhi bimba mia, non devi aggiungere altro...vai via adesso, devo finire la mia meditazione"
-"Va bene vado" le lanciai un bacio -"a dopo...Ah mamma"
-"Umh?"
-"Ti voglio bene" a occhi chiusi lei sorrise e rispose
-"Anch'io te ne voglio Bella, tantotanto"
********************
Col sorriso sulle labbra mi incamminai verso il centro commerciale.
Mia madre mia aveva stupito, ma ragionandoci non era poi tanto assurdo ciò che mia aveva detto.
Io sapevo di come mio padre e mia madre si erano conosciuti e innamorati.
Charlie era un giovane agente, più grande di Renèe di ben
cinque anni, che ne aveva appena compiuto diciotto. Un'estate a Forks
si susseguirono una serie di misteriose aggressioni ai danni di giovani
donne. In realtà chi compiva quest'atto scellerato si limitava
(per fortuna) a spaventare a morte le sue vittime, e a rubar loro la
borsetta, nulla di più. Mia madre fu una di quelle sfortunate
donne, la più giovane. Charlie quella sera era di turno e mentre
Renèe veniva presa per le spalle e sbattuta a terra dal ladro,
passava proprio di lì. Non esitò a scendere dall'auto e
bloccare il malvivente che arrestò. Quando Charlie vide quella
giovane donna impaurita e dolorante se ne innamorò all'istante,
così come accadde a Renèe quando vide il suo prode
salvatore. Il resto della storia era prevedibile, cominciarono a
frequentarsi, si fidanzarono e si sposarono nel giro di pochi mesi, non
con la benedizione dei loro genitori però, poichè
ritenevevano mia madre troppo giovane.
Lei rinunciò al college. Dopo un anno nacqui io.
Allora erano molto felici, poi però le cose nel tempo presero una piega diversa...
*********************
Le 10 e 30 del mattino e ancora Edward non mi aveva dato il
buongiorno, era davvero strano. Provai a chiamarlo ma aveva il
cellulare staccato, e questa cosa oltre che strana mi preoccupò.
Quando poi provai a chiamare Alice e anche il suo telefono
risultò staccato fui presa dal panico. Pensai fosse successa
loro qualcosa.
Il centro commerciale era tale e quale a come lo avevo lasciato, enorme, chiassoso, sempre gremito di gente a qualsiasi ora.
Dopo aver dato distrattamente un'occhiata alle vetrine, decisi di bere
qualcosa e mangiare un boccone. Lo stomaco brontolava e la
preoccupazione contribuiva a provocarmi dolorosi crampi all'addome.
Scelsi una caffetteria poco affollata, mi sedetti su una di quelle
sedie alte utilizzate per i bancone attaccati direttamente alle pareti,
solo che in questo caso il bancone era attaccato alla grande vetrata
che dava sul corridoio pieno di attività commerciali. Ordinai
un latte freddo e una fetta di torta di mele, riprovai a chiamare prima
Edward poi Alice, nulla
il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile...
"Ma dove vi sieti cacciati fratelli Cullen?"
-"Desideri altro tesoro?" alzai gli occhi dal displey del cellulare, e
trovai la faccia pesantemente truccata della cameriera di mezza
età che mi guardava un pò perplessa, mentre adagiava
l'ordinazione sul tavolo, evidentemente la mia faccia doveva essere un
tantino preoccupata.
-"Grazie no, va bene così" risposi riabbasando lo sguardo e pigiando per l'ennesiva volta in maniera nevrotica il tasto CHIAMA ORA.
Il cliente da lei chiam...
-"Merda" mi sfuggì ad alta voce chiudendo bruscamente la chiamata.
-"Tesoro sicura di star bene? Hai una faccia"
-"Oh non si preoccupi...sto bene" tentai di abbozzare un sorriso, ma
ero certa di aver fatto una specie di smorfia -"il mio ragazzo ha il
cellulare staccato e non è da lui. Sono un pò in pensiero"
-"Questi ragazzi" rispose allargando la bocca in un sorriso materno
-"sono così sbadati, probabilmente è fuori casa e ha
dimenticato di caricare la batteria del cellulare ieri sera. Stai
tranquilla" mi diede un buffetto rassicurante sulla guancia -"presto
chiamerà"
-"Certo lo farà" volevo chiudere il discorso in fretta-"anzi di sicuro ha ragione lei".
Continuò a sorridermi per altri cinque secondi poi si girò in direnzione di un altro tavolo.
Potevo risponderle che il mio ragazzo, non avrebbe mai e poi mai aver
dimenticato di caricare il cellulare, perchè -cascasse il mondo-
mi avrebbe chiamato come ogni mattina da due settimane a questa parte,
alle nove spaccate, non un minuto prima non un minuto dopo, per darmi
il buongiorno?
E che comunque da qualsiasi altro apparecchio, pure da una cabina telefonica, lui mi avrebbe chiamato...
Volevo dire il mio Ed non avrebbe mai resistito tutta la mattina senza
sentire la mia voce e sapeva bene che neanch'io avrei resistito...
Qualcosa non andava, e la conferma era data dal fatto che anche Alice era irreperibile.
-"Non ci posso credere Isabella Swan in carne ossa..." una voce maschile mi distrasse dai cattivi pensieri.
Alzai il capo controvoglia, e questa volta ne avevo tutte le ragione
poichè davanti agli occhi trovai il faccione sorridente di Jason O'Neel,
un compagno rompiglione delle superiori. A suo tempo mi aveva fatto una
serrata, quanto inutile, corte.
-"Jason" risposi con una vocetta irritata -"che sorpresa"
-"A chi lo dici Bella, ti ho vista dal vetro e non riuscivo a credere
che fossi tu" lui però purtroppo o per fortuna non
si accorse della mia irritazione -"pensavo ti fossi
trasferita"
-"E' così, sono qui per le vacanze estive"
-"Ti trattieni molto?"
-"Fino a settembre"
-"Woa un sacco di tempo, allora ci si può vedere...magari
organizziamo una rimpatriata con gli altri ragazzi, saranno contenti di
vederti"
-"Non lo so Jason..."
-"Sei sola, si insomma possiamo fare due chiacchere oppure aspetti
qualcuno" non volevo essere pessima e scortese oltre il normale,
così accettai la sua compagnia
-"Non aspetto nessuno...solo una chiamata che non arriva..." porca
miaseriaccia ladra, non finii la frase che Jason prese posto sullo
sgabello accanto al mio.
-"Ti trovo bene...voglio dire, sei stupenda"
-"Grazie sei molto gentile" lumacone come un tempo "trovo bene anche te"
-"Grazie, mi arrangio. Allora cosa mi racconti, come ti vanno le cosa a Fortsdale???"
-"Forks, la cittadina si chiama Forks, vanno bene. Mi sono ambientata"
-"Perfetto...la scuola? Fai ancora a botte con la fisica?"
-"No, cioè ho trovato qualcuno che ha fatto il miracolo, e me l'ha fatta piacere, ho fatto pace con la fisica"
Edward...pensai con una stretta al cuore. Perchè non chiami, dove sei...
-"Deve essere una persona speciale se è riuscito in una tale
impresa disperata, ricordo che a suo tempo ci provai anch'io.
Senza alcun risultato."
-"Già, è speciale"
-"Parecchio più di me"
Jason con nonchalanche guardò prima la mano sinistra che stavo
ultizzando per bere il latte dal bicchiere, dove la fede brillava in
tutto il suo splendore e poi me, e capì. Anche perchè di
sicuro la mia espressione da pesce lesso non lasciava adito a dubbi.
Chi mi aveva fatto piacere la fisica, mi aveva fatto piacere anche
altro. Ma non chiese nulla, in fondo tra noi non c'era mai stata una
tale confidenza da spingerci in domande particolarmente personali. Sta
di fatto che bastò uno sguardo a quel sottile cerchio dorato per
farlo desistere da qualsiasi altro intento.
-"Emh okay Bella, sarà meglio che vada adesso...mi ha fatto
piacere vederti. Quando ti ho vista seduta qui da fuori non riuscivo a
credere fossi davvero tu. Ti trovo davvero bene, l'aria di Forks ti fa bene, sei diventata davvero bellissima" non riuscivo a
capire se esprimesse sul serio un suo pensiero o se stesse continuando
a fare il cascamorto in ricordo dei bei tempi andati, nonostante il mio
palese essere impegnata.
-"Sei davvero gentile Jason, ha fatto piacere anche a me incontrarti"
-"Proverò a chiamarti Bella, nell'agenda di scuola dovrei avere
ancora il numero di casa di tua madre, così se sei libera,
organizziamo"
-"Okay ci sentiamo" Jason si piegò a darmi un leggero bacio
sulla guancia, io mi limitai a porgergliela quindi si alzò e
andò via.
Presi altri due bocconi di torta, bevvi il latte, pagai e uscii dalla
caffetteria, decisa a uscire dal centro commerciale. Era meglio tornare
a casa.
Una volta fuori mi sentii avvampare, l'aria condizionata a palla di
quel posto mi aveva fatto dimenticare per un paio d'ore i trenta gradi
all'ombra di quella torrida domenica mattina di Phoenix.
Boccheggiante per la calura imboccai il viale, con quel maledetto cellulare silenzioso in mano.
Dopo qualche metro notai un grosso monovolume grigio scuro, accostarsi
al maciapiedi, era uno di quei macchinoni a forma di uovo con i vetri
scuri. Affrettai il passo, i vetri scuri delle macchine non mi
piacevano, mi inquietava non poter vedere chi ci fosse all'interno.
Pochi passi e l'ebbi raggiunta, la vettura non accennava a muoversi ne
nessuno dall'interno sembrava intenzionato a scendere dall'abitacolo.
Proprio quando stavo per oltrepassarla lo sportello posteriore si
spalancò.
-"Pssh...ehy angelo, salta su"
Solo una persona al mondo mi chiamava angelo. Solo una, ed era proprio la sua voce quella che udii.
-"Eeeedddd" senza pensarci un secondo, io l'angelo, pazzo di gioia, saltai su.
Ma non sopra il sedile dell'auto, saltai letteralmente addosso al mio
ragazzo, atterrando col sedere sulle sue gambe. Lui, chiuse gli occhi
per attutire il mio atterraggio (non proprio morbido) su di sè,
come se avessi mai potuto provocargli sul serio del dolore, e
scoppiò in una fragorosa risata.
-"Ahiii, angelo quanto mi sono mancate le tue incursioni da terrorista ninja"
-"Non hai ancora visto nulla" gli dissi ridendo di gusto anch'io "sono maestra in fatto d'incursioni"
Affondai con entrambe le mani nei suoi capelli e lo attirai a me
-"Vieni qui bel ragazzo"
Lo provocai, mentre le sue iridi color dell'oro cercavano impazienti le
mie. Il cuore mi martellava in petto talmente forte che potevo sentire
il rinculo dei battiti direttamente nelle orecchie.
A mezza voce farfugliai un roco noncicredo,
davverononcipossocredere...e finalmente i suoi occhi trovarono i miei e
li incatenarono, come se ci fosse stato bisogno di usare le maniere
forti per incollare il mio sguardo al suo.
"Allora...credo dovrei fare qualcosa per farle cambiare idea signorina Swan"
Io sapevo cosa stava per fare, e desiderai ardentemente che non fossi
troppo frastornata e riuscissi a godermi ogni singolo istante di quel
momento fantastico e inaspettato.
Lentamente mi prese per i capelli, più precisamente
arpionò l'elastico multicolor della coda di cavallo che avevo
ancora alta sopra la nuca, azzerrò l'esigua distanza delle
nostre bocche e mi baciò.
Dio che bacio...
Fu uno di quei attorcigliamenti di lingua e scambio di saliva che mi rincoglionivano totalmente.
La vista mi si annebbiò subito, poco male, serrai gli occhi, il
bacio lo dovevo gustare e basta, mica lo dovevo vedere. Quei pochi
pensieri, che per un caso fortuito si trovavano nella mia testa in quel
momento, si trasformarono in confusi miscugli di parole e frasi senza
senso. Il mio cervello decise di andare in pausa caffè. Ma tanto
Edward ormai era abituato ai miei momenti di completo black-out nel mio
cervellino.
Le gambe mi cedettero, le sentii molli come gelatina e mi abbandonai a
corpo morto su Edward, spalmandomi completamente sul suo torace.
-"Adesso ci credo..." risposi compiaciuta e gongolante qualche minuto dopo.
Lui ricambiò il sorriso
-"So essere molto convincente se mi impegno"
Mi strinse forte al petto, mentre io nascosi il viso nell'incavo del
suo collo. Inspirai ed espirai una due tre volte il suo profumo, il suo
odore, mi sembrava di essere stata in apnea per due settimane e adesso
tornavo ad ossigenarmi d'aria fresca.
-"Angelo vieni qui fatti guardare, sei molto carina con in capelli in
su" mi prese per i fianchi e mi fece sedere meglio appoggiando la mia
schiena al sedile del guidatore. "Ti piaccio davvero?" chiesi, poi un
dubbiò ridestò il cervello dalla pausa.
Ma chi stava guidando la macchina? Non mi ero preoccupata di questo particolare.
Mi voltai di scatto, e mi trovai davanti un caschetto di capelli neri
scombinati, due occhi color ambra e un sorriso felice, mi salutavano
dallo specchietto retrovisore
-"Ciao cognatina, piaciuta la sorpresa?" Alice, l'adorabile gnomo
pazzo, strizzò l'occhio in segno di complicità.
-"Voi due Cullen mi avete fatto preoccupare. Vi chiamo ripetutamete da due ore"
-"Sull'aereo i cellulari non si possono tenere accesi" rispose Alice -"e poi Eddy ha insistito per farti una sorpresa"
-"Direi che Eddy c'è riuscito..." mi fiondai di nuovo su quelle
labbra rosse e carnose, dove avrei volentieri trascorso il resto della
giornata, ma anche della notte volendo, e mandai di nuovo il cervello a
farsi un caffè, black-out.
Quando ebbi bisogno di prendere fiato mi staccai, restando sempre a un'inezia lontana dalle sue labbra
-"Non resistevo più" sussurrò quasi a giustificarsi il mio amore, appoggiando la sua fronte sulla mia
-"Io non resisto dal primo giorno che sono qui veramente...come hai fatto a trovarmi?"
-"La tua testolina" rispose picchiettando la mano chiusa a pugno sul capo
-"Le trasmissioni radio sono riprese normalmente adesso?"
-"Si. Tutto come prima anche se, il primo pensiero che ho captato
appena arrivato davanti al centro commerciale è stato Jason
O'Neel...quanti altri Jason mi sono perso?"
-"Stupido di un vampiro, cosa dici?" e ricordando vagamente le sue
parole di qualche tempo prima... -"non ho pensato a nessun
altro, ci sei sempre tu qui dentro" mi toccai la testa con l'indice -"e
qui dentro, in ogni singolo istante della mia giornata." mi scostai
appena, gli presi la mano e gliela adagiai sul mio petto, per fargli
sentire il cuore -"ascolta, Ed ascolta...te lo sta gridando, il mio
cuore ti sta gridando quanto ti amo, Dio solo lo sa...quanto, lo
senti?"
pronunciai queste ultime parole con tale foga che attesi le lacrime
scorrermi sul viso da un istante all'altro. Ma perchè le nostre
conversazioni dovevano essere sempre così...intense?
Era come se ogni momento insieme fosse l'ultimo...
Non piansi, la felicità prevalse sull'emozione, non me ne uscii col solito piagnisteo.
Edward mi prese il mento fra le mani, tremava, era emozionato quanto
me, o forse lo era di più. Mi guardò, quegli occhi, ne
ero certa sapevano leggermi l'anima oltre che la mente, accennò
un sorriso con un angolo della bocca e poi prendendo un lungo e quasi
doloroso respiro, rispose
-"Io di più Bella, te l'assicuro...il mio cuore non ha voce, ma te lo sta urlando lo stesso, tu lo senti?"
-"Si" soffiai sul suo viso, e mi baciò.
Qualche istante dopo...
-"Ehy voi due..." Alice sbottò continuando a guardarci dallo
specchietto retrovisore, con aria decisamete contrariata -"che
intenzioni avete? Eddy io una settimana così non resisto!"
-"Una settimana?" Edward sarebbe stato con me per una settimana, quello era un sogno ad occhi aperti
-"Prima o poi finirei per piangere. Lo so che è impossibile, ma siete così uff...romantici ed emozionanti"
-"Alice mi sembra improbabile una tua eventuale lacrimazione" sentenziò Edward, prendendo in giro la sorella
-"Invece io potrei essere la prima vampira piangente nella storia della
nostra razza...Oh che rabbia...mi fate sempre un effetto incredibile,
siete devastanti. Pericolosi per la mia stabilità emotiva..."
tentò di darsi un contegno e sospirò, pareva anche lei
davvero provata. Si cacciò gli occhiali da sole sul naso e mise in moto la macchina per immettersi sulla via principale.
Era come se ci stessimo rincontrando dopo due mesi e non
dopo due settimane. Ma ogni ogni minuto di lontananza per noi equivaleva ad un
intero giorno, un ora ad una settimana, e così via.
Rimanemmo abbracciati per almeno mezz'ora, io distesa su di lui, la
testa incastrata fra il petto e l'incavo della sua spalla. Mi
stringeva, continuava a guardarmi e baciarmi e carezzarmi il viso, come
se volesse convincersi di avermi davvero lì con lui. Io gli
sorridevo come una stupida, non sapevo che dire, che fare, volevo solo
che continuasse a toccarmi e a guardarmi come solo lui sapeva fare, e
cioè come se fossi l'unico essere sulla faccia della terra con
due gambe e una sola testa.
Alice continuava a girare in tondo per la città, non feci caso
alla strada, ai quartieri, il rumoroso e caotico traffico di Phoenix
era solo un mormorio di sottofondo, buono per cullarmi fra le braccia di Edward.
-"Bella credo dovresti rientrare, è ora di pranzo" senza che me ne accorgessi era già mezzogiorno e mezzo.
-"Io non voglio tornare a casa" risposi stringendomi ancora di
più ad Edward -"voglio stare con voi, voglio stare con te..."
-"Amore mio non voglio che Renèe si arrabbi, devi uscire tutti i giorni questa settimana"
-"Chiamala, le dici che hai incontrato degli amici e resti fuori per
pranzo" riflettei per qualche istante e poi ebbi un'illuminazione
-"Ho un'idea migliore" risposi -"venite a pranzo a casa mia"
Dovevo solo imbabbuccarli per bene...
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Capitolo 23 *** Cap. 23 Indovina chi viene a pranzo.. ***
capitolo 23 Indovina chi viene a pranzo...
Annuccio, questo è il cap. 23 di 30, ebbene si, l'avventura fra sette capitoli si conclude, almeno per il momento.
Spero questo vi piaccia, a me è piaciuto tanto scriverlo!
Cap. 23
INDOVINA CHI VIENE A PRANZO...
pov Bella
"Ciao mamma non indovinerai mai chi viene a pranzo da noi..."
***********************
-"Bella non puoi dire sul serio" Alice mi guardava con gli occhi fuori dalle orbite
-"Certo che dico sul serio!"
-"Se è uno scherzo non lo trovo affatto divertente"
-"Aliceee dai non scherzo" le risposi esasperata "non penso morirai per
qualche carbidrato e un pò di zuccheri, tanto non
ingrassi...beata te" lei mi fece la linguaccia
-"Invidiosa"
In quel momento quella vampira mi
parve più acida della vecchia zia Ethel, zitella sessantenne,
sorella di mia nonna materna.
-"Alice dai non possiamo non
farlo" Edward rincarò la dose -"non moriremo per un pò di
cibo umano...piuttosto Renèe non troverà strano il nostro
abbigliamento?"
disse poi guardandosi i vestiti.
Certo la felpa a maniche lunghe
con cappuccio che gli copriva testa e viso, non andavano d'accordo con
i trenta gradi della giornata di fine giugno di Phoenix,magari il lungo
caftano di lino bianco di Alice lungo ben oltre il ginocchio e il
cappello di paglia a falde larghe risultavano un pò più
in relazione con il clima dell'Arizona. Anche gli stivali da cowboy, la
cui punta di metallo luccicava, non erano male.
-"A quello penserò una
volta dentro casa" risposi agitata grattandomi la testa "mi
verrà in mente qualcosa...dunque a mia madre ho detto che dei
sandwich al pollo e insalata andavano più che bene per
pranzo...è il massimo che potevo aspettarmi da lei, sempre
meglio di una scatoletta di spaghetti precotti"
-"Spaghetti? Dio aiutami"
mormorò Alice in tono plateale, poi strabuzzò di nuovo
gli occhi come se avesse recepito in ritardo, ciò che avevo
detto in precedenza.
-"Aspetta, ha dei detto pollo?
Vuoi farmi mangiare del pollo? Stai parlando di quelle insulse bestiole
che hanno le ali ma non le usano perchè sono troppo stupide per
farlo?" La gnoma vampira si portò la mano alla bocca, quasi a
reprimere un improvviso senso di nausea -"io dei pennuti non bevo
neppure il sangue e tu pretendi che ne mangi la carne? NO assolutamente
NO! Non se ne parla proprio"
La guardai in cagnesco, non sarebbe stata la sua repulsione per i pennuti a fare andare a gambe all'aria l'incontro.
-"Alice non rompere, mangerai il sandwich di pollo. E basta."
-"No"
-"Invece si"
-"Invece no"
-"In-ve-ce-ho-de-tto-si" mi
avvicinai alla gnoma ancora al posto di guida, guardandola come se la
volessi fulminare con gli occhi. In quel momento mi sentii un metro
più alta. Lei sembrò sorprendersi, forse le feci uno
sguardo assassino, o forse lesse qualcosa in quello sguardo. Qualcosa
che le avrei fatto in un futuro molto prossimo se non fosse capitolata,
di sicuro vide, perchè si ritrasse appoggiandosi con la schiena
al volante dell'auto.
-"Okay time out, adesso basta"
Edward intervenne mettendo un braccio sul sedile a volerci separare,
come se fosse davvero possibile che io facessi a botte con Alice, una
gnoma ma pur sempre una gnoma vampira -"Alice se ti dessi qualcosa in
cambio, faresti questo sacrificio?"
-"Qualcosa tipo un'altra auto sportiva? No grazie, non sono interessata"
Alice incrociò le braccia sul petto e assunse la sua tipica faccetta da "vampira incazzata", ma non me ne preoccupai, quella ormai la conoscevo, faceva solo scena, ma avrebbe fatto ciò che volevo io.
Venti minuti dopo sulla soglia di casa eravamo tutti e tre nervosi e agitati.
Ed era strano per dei vampiri essere nervosi e agitati, per dei vampiri normali, ma non per quelli della famiglia Cullen.
Cominciavo a pensare che loro di vampiri avessero davvero ben poco...
Edward stava per conoscere la sua
futura suocera e visto l'esperienza con mio padre era del tutto
comprensibile la preoccupazione che leggevo sul suo viso, almeno mia
madre non teneva armi in casa. Alice temeva che non sarebbe stata in
grado di buttar giù nemmeno un boccone, e se lo avesse fatto,
temeva di non riuscire a trattenere il cibo nello stomaco, atrofizzato
da anni di inutilizzo.
-"Bella se vomiterò sulla
tovaglia buona di tua madre non mi reputerò responsabile...e se
dicessi che sono vegetariana? In fondo è una mezza
verità!"
Povera Alice, cominciava a farmi pena, non sapeva proprio come risparmiarsi il pennuto.
-"Non so quanto ti convenga Alice, mia madre è fissata col cibo sano, ma tanto strano...
rischeresti di mangiare bacche e bacelli conditi con tofu e salsa di soia"
Alice si mise di nuovo la mano davanti alla bocca, ed ebbi l'impressione che stavolta stesse davvero per vomitare.
"Su Alice resisti" le disse Edward allarmato "non puoi mollarci adesso"
Dio aiutami tu, pregai in silenzio.
Intrecciai le mie dita a quelle del mio ragazzo e suonai il campanello.
Avevo portato due vampiri vegetariani a mangiare sandwich di pollo in compagnia di mia madre e Phil...
Dovevo essere impazzita del tutto.
pov Edward
Le mani mi sudavano, e non era
possibile, un vampiro non suda...ma non era la prima volta che mi
succedeva da quando conoscevo Bella, i miei pori asfittici,
traspiravano...
-"Ed tranquillo, andrà
tutto bene" disse il mio angelo intrecciando le sue dita alle mie.
Presto Renèe, sua madre, e se il cielo avesse voluto, mia futura
suocera, ci averbbe aperto. Alice stava in piedi dietro di noi, col suo
cappello di paglia da diva anni sessanta e gli occhiali a mascherina
che le coprivano metà viso. Io col mio cappuccio della felpa
calato sulla testa e le maniche giù, oltre i polsi, sembravo un
pusher in attesa di smerciare qualche dose.
Dio che situazione! Ma per Bella avrei affrontato di tutto...anche un sandwich di pollo.
-"Benvenuti ragazzi!"
Alla fine Renèe aprì la porta.
La prima cosa che notai fu che
era davvero una bella donna, ma la mia Bella le assomigliava poco,
l'unica cosa in comune che avevano, erano le lentiggini accennate sul
naso, forse anche quello era simile. Per il resto Bella assomigliava a
Charlie, nei colori e nella fisionomia.
-"Accomodatevi, è un grandissimo piacere conoscervi"
-"Buongiorno signora, io sono Edward e lei è Alice, mia sorella"
-"Salveee" trillò mia sorella, sbucando oltre le mie spalle con addosso ancora gli occhiali da sole.
-"Ciao Alice, Edward, chiamatemi pure Renèe"
-"Renèe, ci spiace esserle
piombati in casa con così poco preavviso, ma è stata una
cosa decisa su due piedi...ieri sera..."
-"Davvero improvvisa" intervenne
Alice "a dire la verità in casa non lo sopportavano più,
era diventato intrattabile, una vera lagna, così ho prenotato
due posti sul primo volo"
-"Hai fatto bene Alice, anche mia
figlia cominciava ad essere piuttosto insofferente. Ma sarete affamati,
scommetto che non avete fatto neppure colazione stamattina"
-"Oh noo e signora abbiamo una fame" Alice disse la parola fame
con tale enfasi che Renèe non potè non notare che stesse
mentendo, mi voltai e la fulminai con gli occhi, lei per tutta risposta
mimò -"io-no-n man-gio-nessu-n-pe-nnu-to"
-"Alice" le dissi a bassa voce -"tu-man-gi-tu-tto-o-ti-sta-cco-la-te-sta...giuro"
-"Uff..."
La cucina era molto grande,
ariosa e purtroppo anche luminosa, così Bella dovette inventarsi
che Alice aveva un brutto mal di testa per il repentino cambio di
temperatura, e che era meglio tirare le tende per non far filtrare la
luce del sole, ancora alto in cielo, e che contribuiva a farla star
male. Renèe non se lo fece ripetere due volte e velocemente si
diresse verso la lunga veranda chiudendo le pesanti (per fortuna) tende
di juta beige. Solo allora io abbassai il cappuccio e alzai un
pò le maniche della felpa, Alice si tolse gli occhiali, il
cappello lo aveva già tolto in salotto.
-"Edward" chiamò
Renèe -"devo dire che Bella non ha esagerato nel definirti
bellissimo, lo sei davvero" mentre pronunciava quell'ultima frase notai
che mi guardava quasi con occhi adoranti.
-"Oh grazie" balbettai
imbarazzato -"sua figlia lo è molto di più, Isabella
è nata bellissima" guardai la mia piccola, eravamo ancora mano
nella mano, era arrossita. Avrei avuto voglia di prenderla fra le
braccia e morderle quel musetto compiaciuto, ma dovetti resistere. Non
era il caso di saltarle addosso dopo nemmeno dieci minuti di conoscenza
con sua madre.
-"E' vero, Bella era davvero un adorabile frugoletto quando è nata, hai visto qualche sua foto da Charlie?"
No, ho avuta la fortuna di vederla il giorno stesso della sua nascita, e mi ha stregato, rapito,
incatenato a lei...per l'eternità
Questo avrei voluto rispondere, ma non era di certo possibile.
-"Si ho visto le foto a casa del
capo Swan" mentii "senza dubbio, un adorabile frugoletto" l'unica volta
che mi trovai a passare per il salotto di casa loro fu quella in cui
rischiai di essere impallinato, e non ebbi proprio nessuna voglia di
soffermarmi a gurdare le cornici sulla mensola del camino.
Renèe annuì soddisfatta, e si diresse verso il tavolo, già apparecchiato di tutto punto.
-"Bene, sedetevi ragazzi, fate
pure come se foste a casa vostra, non siate timidi, i sandwich sono
già pronti" così dicendo tolse un candido tovagliolo da
sopra un vassoio colmo di panini.
Io e Bella prendemmo posto l'uno
accanto all'altro, Alice si sedette di fronte, Renèe si
allontò qualche secondo, e ritornò con una pentola.
-"Ho preparato anche qualcosina di caldo, una zuppa"
A queste parole a Bella
sbiancò -"non che abbiate bisogno di scaldarvi, ma secondo la
mia personale visione, il corpo ogni giorno ha bisogno di una bella
zuppa per restare in forma, sali minerali, ferro, vitamine... Ecco
questa" disse togliendo il coperchio di terracotta al contenitore
-"è a base di germe di grano, spaghetti di soia, alghe e ho
aggiunto anche una grattatina di zenzero fresco"
Immediatamente i fumi della
minestra invasero le nostre narici, io guardai Alice che esterrefatta
guardò Bella che terrorizzata guardò me. Mia sorella
piegò il busto in avanti e le sentii distintamente emettere un
mugugno tipo "vuooohhh"
Stava per dare di stomaco, anche
se non aveva ingerito neppure un minuscolo boccone di quella pietanza,
solo l'odore le dava la nausea, e non solo a lei purtroppo.
Reneè le era di fianco ma il suo sguardo era fisso su di me, io
per qualche strano miracolo riuscii a non muovere neppure un
sopracciglio, anche se sul serio quella specie di poltiglia verdastra
era davvero rivoltante, oltre che nauseabonda.
Il cervellino di Bella
andò subito in corto circuto, la calma apparente stava andando a
farsi benedire, e il panico aveva raggiunto immediatamente il massimo
livello di guardia.
Nooo la zuppa nooo...merdamerdamerda, ora quella vomita...viene da vomitare a me figuriamoci a lei! Cacchio che faccio adesso?
"Guardami Bella" pensai, come se potesse sentirmi, volevo tranquillizzarla almeno con un sorriso, con uno sguardo.
Alice non avrebbe mai
vomitato...insomma eravamo vampiri, vampiri con debolezze da umani, ma
pur sempre vampiri. Non potevamo avere tali stimoli fisici, il nostro
corpo era immobile, insensibile a tali evenienze, eppure, Alice pareva
davvero in difficoltà a trattenersi.
-"Mamma..." strepitò
Bella, al limite dell'isteria, alzandosi in fretta e furia e strappando
dalle mani della madre il coperchio per richiudere quella che sembrava
la pentolaccia di una strega con all'interno una pozione magica
-"perchè ti sei disturbata...non dovevi assolutamente, i panini
erano più che sufficienti...arghahahahahuhuhu" quello strano
suono voleva essere una risata, ma sembrava quasi che la mia piccola
stesse esalando l'ultimo respiro. Guardava me e poi guardava la faccia,
più morta del solito di mia sorella Alice e potevo vedere gl'ingraggi del suo cervello fumare per lo sforzo di trovare una soluzione.
Eddy
questa vomita e se vomita? Anche se non ha tutti i torti
poverina...bleah quella cosa verdastra è rivoltante, ma come le
è venuto in mente di fare una cosa simile...ma il sandwich ora
come caspita lo ingurgita, il sandwich, Ed??? Ed che facciamo Ed? Che
facciamo? Eeeed???
-"Alice?" chiamai
-"Umh" mugugnò lei con un filo di voce
-"Hai ancora male alla testa, ti vedo un pò pallida?"
-"Ahhh siii, proprio non mi da tregua, povera la mia testa" platealmente si premette le tempie con le dita
-"Cara in effetti sei davvero palliduccia" affermò Renèe
Sai che novità
considerò Bella ghinando un sorriso -"forse sarebbe meglio
riposarti un pò, magari schiacciare un sonnelino e poi pranzare,
ti prendo delle aspirine?"
-"Dio sia lodato" esultò a
mezza voce la mia piccola, alzando gli occhi al cielo -"grazie
Gesù...graziegraziegrazie"
-"Che hai detto?" Renèe guardò confusa la figlia -"chi stai ringrziando?"
-"Emh il cielo, grazie al cielo esistono le aspirine mamma, Alice cara,
è meglio che vai a stenderti in camera mia" Bella schizzò
dalla sedia per raggiungere mia sorella, alla quale non pareva vero di
potersi allontanare dalla pentolaccia malefica -"butti giù due
aspirine e poi quando ti sentirai meglio mangerai un boccone, eh che ne
dici?" le strizzò l'occhio in segno di complicità. Di
sicuro non avrebbe più mangiato.
-"Oooh grazie siete così
gentili" Alice si portò di nuovo una mano alla testa "davvero
penso sia meglio riposare prima di mangiare la zuppa...altrimenti
rischierei di non gustarla appieno"
Bella ed Alice scomparvero su per
le scale e io restai solo con Renèe, la pentolaccia ed il petto
di pollo che bianchiccio al pari mio, faceva capolino fra la fetta di
pane e le foglie di lattuga.
-"Edward, dai comincia a
mangiare" disse la mia ignara carnefice mentre mi faceva ondeggiare
sotto il naso la ciotolina con l'intruglio e adagiava un piatto con un
gran bel sandwich a pochi centimetri da me.
-"Aspetto Bella" risposi comunque rassegnato a subire quella pena.
-"Ma no, sarai affamato sono le due del pomeriggio! Coraggio" mi incitò -"un ragazzone come te ha bisogno di nutrirsi"
-"In effetti da quando conosco Bella, mi è aumentato l'appetito" scherzai
-"Ci credo l'amore fa questo
effetto, nel sandwich non ho aggiunto salse, non sapendo quale ti
piacesse" Renèe incautamente avvicinò un'altra ciotolina
-"salsa allo yougurt?"
-"NO...no grazie, lo preferisco così"
-"Ah la zuppa chiaramente, se non
ti va non è un problema, so che è un pò
particolare come pietanza, io e Phil la scalderemo per
cena...a proposito di Phil è uscito per comprare un dolce e non
è ancora tornato...che strano" perfetto, mi sarebbe toccato
mangiare anche il dolce, ma la zuppa no, non ci sarei riuscito.
-"Renèe le dispiace se mangio prima il sandwich?"
-"Certo che no caro"
Cercando in tutti i modi di non
pensare cosa stessi per fare, mi concentrai su Bella, su quanto l'amavo
e su ciò che ero disposto a fare per lei, e cioè tutto,
anche mangiare cibo da umani.
Con entrambe le mani presi il
pane e l'avvicinai alla bocca, l'odore del pollo mi arrivò
dritto al naso, il mio olfatto sviluppatissimo amplificava quello che
per umano poteva essere solo un vago aroma. Chiusi gli occhi e diedi il
primo morso.
Plastica, carta e gommapiuma,
questo mi sembrava di avere in bocca. Plastica il pollo, carta la
lattuga e gommapiuma il pane. Masticai per mezzo secondo e mandai
giù. Riuscii perfettamente a sentire il tonfo del boccone nello
stomaco vacante, rimbombò come una pallina da squash sulla
parete, chissà che festa avrebbero fatto le mie budella!
Trovarsi riempite di qualcosa di solido dopo tutti questi anni... Ma
come le avrei smaltite queste scorie radioattive? Forse Carlisle mi
avrebbe potuto fare una specie lavanda gastrica una volta tornato a
casa.
Stavo quasi a metà
sandwich, inghiottivo senza masticare, e sorridevo a Renèe che
mi guardava sempre più adorante e compiaciuta. A quanto pareva
avevo davvero fatto una buona impressione.
Quando un pensiero mi attraversò la mente fecendomi andare il boccone di traverso.
Dio come sei sexy mentre mastichi ...
Bella!
Ero talmente concentrato a far
finta di gustare quella prelibafezza, che non mi accorsi affatto del
suo ritorno, era in piedi sull'ultimo scalino. Non appena la guardai mi
bloccai qualche secondo, e poi tentai di mandare giù il boccone
che però non ne voleva sapere di muoversi. Restò infatti
intrappolato nell'esofago.
Un umano si sarebbe strozzato, io
per fortuna potevo fare a meno dell'ossigeno, ma dubitavo che senza
bere dell'acqua sarei stato in grado di emettere qualsiasi suono.
Il mio angelo era appoggiato con
una mano al pomello della scala e con l'altra si arrotolava
maliziosamente una ciocca di capelli.
Mi soffermai a guardarle le
labbra rosse e carnose appena socchiuse, a tratti se le umettava con
lingua per poi morsicarle con i denti.
Era lei quella sexy.
Un mix esplosivo di innocenza e sensualità, un angelo sensualmente diabolico e mi stava deliberatamente provocando.
Lei voleva me, almeno quanto io volevo lei.
Eeed
se avessi saputo prima che vederti muovere le labbra a quel modo mentre
mastichi sarebbe stato così eccitante... ti avrei obbligato a
mangiare in altre occasioni, in camera mia magari...Quanto ti voglio
Le parole di Bella si
strusciavano contro la mia mente con la stessa malizia di una gattina
che si struscia al padrone per avere le coccole.
La piccola mi avrebbe fatto sudare di nuovo!
Sai da quanto tempo non facciamo l'amore...
Senza rendermene conto, tossii
convulsamente e a quel punto ebbi bisogno dell'acqua, almeno per
camuffare l'imbarazzo della situazione.
-"Tutto a posto Edward?" Renèe si allarmò per il mio tossire convulso.
Le feci di sì col capo.
Presi il bicchiere già riempito e bevvi qualche sorso, continuai fino a quando sentii di nuovo il cibo toccare terra. -"Tutto a posto grazie".
Bella nel frattempo si decise a lasciare gli scalini e raggiunse il tavolo sedendosi accanto a me.
-"Avete già scambiato due chiacchere?."
-"No, prima lo lascio mangiare in pace, poi parleremo" Renèe accennò un sorrisino carico di promesse.
Cavolo se attacca a parlare con te, non avremo modo di stare soli, hai visto? Neppure lei riesce a toglierti gli occhi di dosso
Certo due settimane di digiuno
anche a me avevano fatto davvero male, ma non poteva farmi quei
discorsi con sua madre nella stessa stanza. Era crudele considerato lo
sforzo sovravampiro a cui mi stavo sottoponendo per mangiare quel
dannato panino.
Ad un tratto il telefono di casa
squillò, facendomi per fortuna distrarre, dai pensieri sempre
più audaci della mia adorata umana, e anche lei si interruppe
più o meno mentre miagolava qualcosa del tipo oltre che con gli occhi vorrei spogliarti con le mani o magari con la bocca...
Fiuuu...tirai un sospiro di
sollievo, Renèe si alzò per andare a rispondere ed io
potei anche allontanare il pollo dalle mie narici e tentare di fermare
la mente a luci rosse della mia ragazza.
-"La vuoi smettere di pensare quelle cose? Sei più pericolosa tu del pollo, sai?"
-"No, non ci penso proprio a
smettere, non faccio altro che pensare a questo da quando hai aperto lo
sportello dell'auto stamattina. Tu stanotte vieni da me, vero?"
-"Bella non siamo a Forks, qui
è pieno di case intorno e anche pieno di gente e telecamere di
sorveglianza. E' pericoloso"
-"Eeeed" sussurrò facendo
gli occhioni dolci in stile Bamby e imbrocciando il musetto in un
cucchiaino degno di una bimba di tre anni -"dunque non vuoi stare con
me? Dici sul serio? Non stiamo insieme da un sacco, non mi addormento
su di te da settimane e tu...non vuoi venire da me?"
Gli occhi le si velarono di
lacrime, già la versione umana di Bamby era bastata a farmi
decidere di travestirmi da Diabolik pur di andare da lei. Senza dubbio,
avrei strisciato sui muri come i gechi e sarei saltato di tetto in
tetto come una ranocchia gigante, ma sarei andato da lei. Aveva vinto
per ko tecnico già al primo round.
Emisi un lungo respiro e la presi
il mento, qualunque pericolo ci sarebbe stato l'avrei corso, e se
qualcuno mi avesse visto appeso in verticale ad un muro...pazienza
avrei pensato al da farsi sul momento.
Le sorrisi e le lacrime si
dissolsero subito, bastava questo a calmarla, un lieve tocco o un
sorriso appena accennato. Le carezzai la guancia con l'altra mano e poi
poggiando la mia fronte sulla sua le dissi:
-"Alle nove sarò in camera tua, lascia aperta la finestra..."
-"Siii, come sono felice, tanto felice"
Un colpetto di tosse ci fece allontanare in un baleno, Renèe era tornata in cucina.
-"Era Phil, ha bucato una gomma e
ha perso tempo per cambiarla, sarà qui fra mezz'ora...meno male
che non ha comprato del gelato come dessert! Edward hai finito con il
sandwich?"
-"Si Renèe la ringrazio, sono a posto così"
-"Benebene, allora se hai finito
possiamo fare due chiacchere nel frattempo che Bella mangia il suo
panino. Ti dispiace seguirmi in salotto Edward? Parliamo un pò
da soli. Per te va bene tesoro, no?"
-"Ma mamma veramente non capisco perchè non puoi parlare con Edward davati a me?"
-"Evidentemente perchè non voglio che ascolti quello che ho da dirgli"
Bella rispose alla madre con tono
irritato e dopo la spiegazione di Renèe per quella richiesta di
colloquio a quattrocchi era stupita e anche preoccupata, io invece ero
felice. Di sicuro mi avrebbe chiesto spiegazioni sull'anello, e su
quanto fossero serie le mie intenzioni con sua figlia. Renèe al
contrario di Charlie aveva deciso di considermi davvero il fidanzato di
Bella, voleva ascoltarmi, ed io ero davvero contento che agisse a quel
modo.
-"Tranquilla, andrà tutto
bene, non può essere peggio di tuo padre no?" le diedi un bacio
sulla fronte e lasciai la cucina per andare in salotto
pov Bella
Non riuscivo a credere che mi
stessi preparando per vedere Edward, era un sogno che diventava
realtà. Quante notti l'avevo atteso invano lasciando la finestra
aperta e adesso, fra qualche minuto sarebbe arrivato.
Avevo fatto la doccia quando
mancavano solo venti minuti alle nove, così pensai che sarei
rimasta fresca più a lungo. Nonostante il sole fosse tramontato
da un pò, la serata era calda e afosa ed in camera mia si
faticava a non sudare, non avevo il condizionatore, e spesso
al mattino mi svegliavo umida per il gran caldo.
"Non devo sudare..." mi ripromisi profumandomi e riempiendomi di crema per il corpo.
Lasciai i capelli umidi e li
legai nella solita coda alta sulla nuca. Indossai una camicia da notte
a canottiera di cotone blu che mi copriva solo metà coscia,
sotto avevo messo degli slip dello stesso colore piuttosto casti, ma
non avevo indossato il reggiseno...e un pò dovevo provocarlo il
mio vampiro!
Chiusi la porta a chiave come
facevo la sera, mia madre approvava, in fondo Phil per me era pur sempre
un estraneo. Non che lui si fosse mai permesso di entrare in camera mia
senza motivo e senza bussare, ma comunque io mi sentivo più a
mio agio chiudendomi dentro, in ormai ero abbastanza grande per farlo.
Mi sedetti sul letto a gambe
incrociate e attesi, sperai che il quartiere non fosse ancora affollato
di bambini che giocavano a baseball o di papà che cucinavano gli
amburger sul barbecue in veranda, erano pur sempre le nove di sera...
Le nove e venti, Edward tardava e
non era da lui, lui era un orologio svizzero. Mi alzai dal letto e
andai a dare uno sguardo alla finestra aperta, e capii immediatamente il
motivo del ritardo.
La famiglia Gardener, nostri
vicini, stavano godendosi la brezza serale tutti insieme
appassionatamente, (che poi, la sentivano solo loro la brezza
perchè non si muoveva la benchè minima foglia) e la
finestra della mia stanza dava proprio su loro minuscolo giardino.
"Cacchio, ci mancavo pure loro...che sfiga nera"
Tornai a sedermi sul letto e per
ingannare l'attesa misi l'ipod alle orecchie, un pò di musica mi
avrebbe rilassato. E mi rilassai infatti, a tal punto da addormentarmi
senza accorgemene. Nel cuore della notte, qualcosa però mi fece
svegliare, ma non qualcosa di spiacevole, anzi avvertii una specie di
piacevole sensazione di fresco sulla pelle.
Aprii gli occhi e mi si mozzò il respiro, lui era accanto a me.
-"Edward"
Mi teneva stretta al petto come al solito, ma stavolta nessuna coperta ci separava,
io gli toccavo il tessuto della
maglietta con la spalla e non avevo freddo, anzi il fresco che emanava il suo
corpo solleticava piacevolmente la mia pelle accaldata.
-"Ciao amore mio" sussurrò.
-"Ciao, quegli idioti in giardino non si schiodavano vero?"
-"In effetti, ho sentito la mamma
alzarsi dalla poltrona intorno alle undici, ma io già alle dieci
e mezza sono riuscito a saltare dal loro albero senza farmi vedere,
solo che tu dormivi beatamente"
-"Perchè non mi hai svegliata?"
-"Scherzi? Mi è mancato
così tanto il tuo faccino appisolato! Non lo sai ma mentre dormi
fai tante di quelle espressioni e smorfie e pieghi le labbra in modi
così particolari e teneri. Sei uno spettacolo Bella."
-"Ed ma che dici? Chissà
che faccia da ebete avrò, dormo pure con la bocca aperta...sbrodolo, mio
padre dice che a volte mi sente pure russare"
A quella battuta rise, ma non
fece il solito sorriso, quello che usava sempre. Fece 'il mio sorriso'
quello che regalava solo a me, e che mi serbava in occasioni
speciali. Era il sorriso che preludeva l'esplosione della passione, e
che riusciva a friggermi il cervello e spaccarmi il cuore in un nano
secondo.
Era quello che mi rendeva consapevole di quanto fossi innamorata e diposta a tutto pur di stare con lui.
-"Sei bellissima angelo, credimi,
bellissima" si avvicinò e mi baciò, ed io a quel punto, a
suo rischio e pericolo non potei fare altro che infiammarmi come
un'ingenua e sprovveduta balla di fieno capitata accanto ad un fuoco scoppiettante.
In un attimo mi ridussi in cenere.
Gli afferrai l'orecchio e mi
attaccai al suo tenero liscio e freddo lobo, ed iniziai a torturarlo
con l'indice ed il pollice. Con l'altra mano, torcendo appena il dorso
affondai nei suoi capelli, stringendo le ciocche morbide fra le dita.
Lui invece, con entrambe le
manone mi circondò il viso e intrecciò le dita dietro la
mia nuca. Come era bello sentire quei freschi lunghi ghiaccioli, che
erano le sue falangi fra i miei capelli. Mi punzecchiavano la cute
facendomi rabbrividire, e mi piaceva.
Sempre bocca contro bocca, mi alzai e puntellandomi sulle ginocchia mi sedetti a cavalcioni su di lui.
Per alcuni minuti ci baciammo in
maniera quasi violenta, famelica, sembrava ci volessimo sbranare
solo con la lingua. Eravamo affamati ognuno della bocca dell'altro,
ognuno dei baci dell'altro.
-"Quanto mi sei mancata
Bella...quantoquantoquanto" lo sentii annaspare fra un bacio e l'altro
-"non riesco neppure a trovare una parola adatta per spiegarti quanto".
-"Anche tu" risposi io, tentando di incamerare più aria possibile in quel frangente, così da assicurarmi un'apnea più lunga -"anche tu."
Poi però dopo qualche
minuto capii che i baci sulla bocca non mi bastavano più, volevo
il pacchetto completo. Mi staccai e guardandolo negli occhi in un modo
che sperai risultasse davvero sensuale, cominciai ad accarezzarli il
torace. Era inutile che profferissi parola, lui sapeva cosa volevo. Non
mi stavo certo trattenendo col fantasticare su ciò che
desideravo fargli e ricevere in cambio...
Dal torace scesi in giù e
afferrai il lembo della maglia, Edward alzò il busto e
portò le braccia in alto, ed io veloce gli sfilai l'indumento.
Ogni volta che guardavo quell'addome perfettamente disegnato, con
quella peluria bruna appena accennata, i pettorali pronunciati ma non
eccessivi, le spalle larghe e le braccia perfettamente proporzionate e
muscolose, non potevo fare a meno di pensare:
Cacchio Isabella Marie Swan c'hai avuto proprio un c... enorme!
Ed era vero, perfino mia madre mi
aveva detto che il mio ragazzo era bello da togliere il fiato, e che
poteva capire benissimo del perchè io fossi così
innamorata. Inoltre aveva aggiunto che non era solo bello, ma molto
dolce e intelligente e con la testa sulle spalle. Lei approvava la
nostra unione, e aveva dato con largo anticipo la sua benedizione, per
quando, un giorno, ci saremmo sposati.
-"Eeeed" mormorai mentre la mia
manina insolente saliva e scendeva su quel corpo da adone, facedolo tremare e fremere "è
bello sentire il fresco del tuo corpo sul mio, non avevo pensato a
questo aspetto positivo di Phoenix...non dobbiamo sbrigarci...non
rischio la polmonite se ti struscio addosso" detto questo portai le
manine sempre più impudenti alle bretelline della camicia da notte e lentamente le abbassai,
scoprendomi il seno. Quindi mi distesi sul torace di Edward e a partire dal suo ventre
iniziai, sfiorandolo solo col seno, la mia lenta risalita verso la sua
bocca.
Lui chiuse gli occhi ed emise un ringhio basso e strozzato.
-"Tu piccola umana impertinente
sarai responsabile della mia morte" e con tutta la calma che fu in
grado di ostentare aspettò che gli arrivassi abbastanza vicino
da prendermi per le spalle e costringermi ad alzare il busto.
-"Basta...così mi uccidi sul serio" scherzò, e diresse le
sue manone sante sui miei piccoli seni ancora incandescenti come
vulcani, e lì le chiuse a coppa facendomi trasalire per la
stupenda sensazione di freschezza.
-"Io sono fortunata se non mi
viene una sincope ogni volta che mi tocchi Ed, non so chi dei due sta
messo meglio" sorrise.
-"Tu Bella...tu sei messa di gran
lunga meglio di me...guardami" disse con tono falsamente contrariato
-"ormai sono solo l'ombra del vampiro che ero una volta, per te
striscio sui muri, per te salto dai tetti e dagl'alberi, per te
mangiò perfino i pennuti!"
-"Povero amore mio" lo consolai -"era davvero così cattivo?"
-"No, se ti piace mangiare la plastica"
-"Oh allora era proprio cattivo"
conclusi carezzandogli il viso -"mi dispiace tanto, spero non occorra
più un tale sacrificio da parte tua" ma Edward replicò
subito.
-"Lo rifarei angelo, farei pure un pranzo completo se fosse necessario...farei tutto per te, tutto. Non l'hai ancora capito?"
Pronunciò quelle parole
così importanti con una tale naturalezza che mi spiazzò,
lui avrebbe sul serio fatto di tutto. Esempi come attraversare l'oceano
a nuoto, oppure scalare l'Everest a piedi, non erano solo frasi
eclatanti e puramente figurative come potevano esserle per me, lui
queste cose le avrebbe messe in pratica davvero.
Dal canto mio, l'unico atto che
potevo concretamente mettere in pratica e che sarebbe stato all'altezza
in termini di paragone con quello che Edward era disposto a fare per
amor mio, era cambiare la mia natura.
Diventare una vampira come lui.
Per dimostrargli quanto l'amavo e
quanto desideravo stare con lui per sempre, gli avrei detto che una
volta sposati, io sarei voluta diventare una Cullen a tutti gli effetti.
-"Si che l'ho capito. Ed è per questo che ad ogni tuo gesto, piccolo o grande che sia, io mi scopro sempre
più persa di te, e sempre più convinta che la decisione
che ho maturato in questo ultimo mese sia giusta"
-"E quale sarebbe questa decisione?"
Mi presi qualche secondo di tempo per cercare le parole più adatte, e risposi:
-"Vorrei che tu," pausa -"quando
un giorno saremmo sposati" pausa -"e magari avremmo la nostra casetta e
la nostra vita" ultima pausa -"vorrei che tu, mi trasformassi"
-"Bella ma..." gli tappai la bocca con un dito.
-"Aspetta."
-"No..."
-"Edward ti prego, sai bene che
è così che deve andare e come lo sai tu, lo so io, ma
soprattutto lo sa Alice, e lei lo sa da tantissimo tempo" non disse
altro, restò in silenzio per qualche secondo baciando pensieroso
la punta del mio dito.
Poi senza neanche accorgemene mi
prese per i fianchi e mi portò sotto di lui. Si alzò e si
tolse ciò che ancora aveva indosso, quindi si inginocchiò
sul letto e finì di denudare anche me.
Quindi prese posto fra le mie gambe.
-"Bella sai che io non desidero
altro che passare l'eternità con te...questo è lampante,
come lampante è l'intensità del sentimento che ci lega,
ma adesso io non credo che privarti della tua umanità sia quello
che voglio"
E prima che potessi ribattere, entrò in me.
-"Edward..." emisi un debole sussurro, una sorta di mugugno misto di dolore e piacere.
-"Bella è puro egoismo il mio non credere...solo puro egoismo se ti dico questo" rispose, muovendosi lentamente.
-"Tu egoista? Non capisco,
perchè dici così?" Riuscii a chiedergli, sforzandomi di
conservare un minimo di lucidità.
-"Amo troppo il tuo viso da umana
mentre ti faccio questo..." biascicò -"oddio se potessi
guardarti adesso..." rispose intensificando di poco le spinte -"amo le
tue smorfie, amo le tue debolezze...Bella adesso, mentre ti sono dentro
e il tuo corpo si contorce debole sotto il mio...sei così
piccola amore mio, così indifesa, fragile. Ti adoro, ti adoro da
morire così e non voglio cambiarti, capisci?"
Riuscii solo ad annuire
debolmente, ma non risposi, non seppi proprio cosa rispondere, ero
troppo presa dal momento, da lui, dal suo corpo...
Feci l'unica cosa che giudicai
opportuna, lo baciai e lo amai nel modo che avevo imparato. Con quel
corpo da umana fragile e debole che tanto adorava e che al momento non
voleva assolutamente perdere.
grazieeeeeee
a tutte, vi adoro
r.
ps scusate eventuali errori di battitura, ma sono alle prese con
un'altra pazzia, la troverete fra un pò negli originali,
romantici col titolo "quello che voglio sei tu", per chi fosse
interessato...
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=658967
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Capitolo 24 *** cap. 24 Preludio ***
Capitolo 24 Preludio
Eccomi qua sono in ritardo stratosferico, mi rendo conto e mi scuso sto facendo del mio meglio per non farvi aspettare troppo.
Dunque ho un quesito da
porvi, come ho anticipato intorno al cap 30 la storia dovrebbe
concludersi, ma sarebbe interessante secondo voi un "Yes i'm your
destiny" Two? Avrei qualche ideuzza, (che intaccherebbe il finale
della prima parte) tanto bellina, ma siccome siete tante e tante, e
tante mi sembra corretto sapere cosa ne pensate e se vi piacerebbe
l'idea. Bene in attesa di vostre opinioni vi lascio al capitolo, inizia
con Jacob il che è una grossa novità, ci vediamo
giù...
Jacob
"La
rabbia è un fuoco, ti scoppia dentro all'improvviso, non ti
avverte non ti avvisa, ti arde vivo e basta, divorando in pochi istanti
ogni piccolo brandello di corpo e di anima, facendo di te cenere. Nera
impalpabile, inutile cenere.
La rabbia nel mio caso, ha fatto di me altro, ha cambiato per sempre la mia vita, ha fatto di me un lupo".
Quel
giorno corsi fuori dall'aeroporto in preda a strani rantoli che
scotevano dolorosamente ogni singolo muscolo e osso del mio corpo, ed
era strano perchè io avevo solo la mano rotta, il resto non
avrebbe dovuto dolermi a quel modo insopportabile, eppure...Pensai che
quello fosse il mio momento.
Tornai in
fretta e furia alla riserva, pigiando a tavoletta l'accelleratore del
pick-up, in tutta onestà non avrei mai pensato che quel catorcio
potesse spingersi a velocità così folli.
Quando
fui davanti casa, dalla finestra scorsi la sagoma di mio padre davanti
alla tv, ed ebbi paura. Paura di ciò che il mio malessere
significava per lui, ma soprattutto paura di ciò che
rappresentava per me, sapevo che prima o poi sarebbe accaduto, ma dalla
teoria alla pratica il passo non fu poi così breve.
Pensai a
Jessica, mi venne in mente lei, a lei era accaduta la stessa cosa,
avrebbe potuto aiutarmi prepararmi alle sensazioni, alle conseguenze.
Mio padre invece, da anziano tradizionalista quale era avrebbe dato
importanza solo a ciò che la mia trasformazione rappresentava
all'interno dell'ordine gerarchico del branco, non si sarebbe
preoccupato del lato emozionale della cosa. Dovevo raggiungerla prima
che la trasformazione avesse luogo.
La chiamai sul cellulare.
-"Jessica sono io...sta succedendo anche a me...aiutami"
-"Jake alla spiaggia, arrivo subito. Tieni duro mi raccomando e...sta tranquillo"
-"Fa presto"
Dopo la
sua trasformazione io e Jessica diventammo amici, la presentai alla
tribù, lei voleva risposte e gli anziani gliele diedero.
Da
piccola era stata morsa dai lupi e questi le trasmisero il gene,
rimasto dormiente fino a quel fatidico giorno a la Push. Gli anziani le
spiegarono che spesso la trasformazione coincideva con una grande
manifestazione di rabbia. Come una scintilla, questo sentimento forte e
intenso, innescava un processo irreversibile. A me stava accadendo la
stessa cosa, la rabbia scoppiata per aver appreso che la mia Bella era
stata di Edward, aveva dato vita alla scintilla che a sua volta aveva
innescato il processo irreversibile.
A la Push
in un pomeriggio di quasi estate diventai lupo per la prima volta,
Jessica mi fu accanto, assistette al prima e al dopo. Venne a casa con
me, e strinse la mia mano quando raccogliendo tutto il coraggio rimasto
nel mio corpo da umano parlai a mio padre. Lui a sua volta, in una
sequenza già stabilita e attesa chissà da quanto
tempo, mi
illustrò le regole, i doveri e le responsabilità che
l'essere lupo e discendente diretto del maschio alfa comportavano, ma
cosa più importante mi informò su chi e quali fossero i
nostri nemici giurati.
Scoprì che essi avevano un un volto già noto...
Quel
pomeriggio di quasi estate segnò l'inizio della mia nuova vita,
quella di Jacob licantropo, ma soprattutto fu il preludio di una
guerra inaspettata.
Edward
Settembre finalmente arrivò e Bella tornò a Forks da suo padre e da me.
Ad
attenderla quel mattino all'areoporto di Seattle, accanto al capo Swan
c'ero anch'io. Arrivai alle nove e trenta, l'arrivo del volo di Bella
era previsto per le dieci e quando scorsi il padre della mia ragazza
vicino al gate degli sbarchi, decisi che era giunto il momento di
sfidare la sorte e andai a salutarlo.
-"Buongiorno Capo Swan"
Lui si voltò di scatto e scosse la testa.
-"Bè che dire ragazzo, puntuale come un orologio svizzero"
Come inizio non c'è male, calma e gesso Edward
-"Dopo
tre mesi capirà che non stavo più nella pelle" mentii,
lui mi guardò un pò infastidito inarcando un
sopracciglio, ma poi disse qualcosa che mi stupii.
-"Deve
essere stata dura per te, aspettare tutto questo tempo" per un attimo
quando sentii queste parole pensai ad un tranello, pensai che
sapesse che ero stato a Phoenix e mi stesse provocando. Ma durante il
colloquio avuto da solo con Renèe lei manifestò
l'intenzione di non dire all'ex marito della mia visita Che
avesse cambiato
idea?
-"Si,
soprattutto il primo mese" risposi e questa in fondo era la verità,
giugno era stato terribile, poi metà luglio ed agosto l'avevo
rivista, ma lui questo davvero non poteva saperlo...
-"Umh, mi
pare di capire che se sei qui, tu e mia figlia avete continuato a
sentirvi e insomma" si inerruppe e deglutì rumorosamente, quello
che stava per dire gli costava un'immane fatica "intuisco che le cose
non sono cambiate fra di voi"
-"Se sono
cambiate capo Swan" continuai, era giunto il momento di andare fino in fondo "lo sono decisamente in meglio. Io e
Bella ci amiamo" gli dissi infatti tutto di un fiato "ma sul serio...voglio
dire, non è una cosa fra ragazzi è una cosa da adulti. Io
la voglio sposare, in verità le ho già chiesto di
diventare mia moglie e lei ha acconsentito"
Ora caccia di nuovo la pistola pensai. Invece, scoppiò a ridere.
-"Ma
questa poi...ahahaha" e giù risate, si stava sganasciando
prendendosi gioco di me e dei miei sentimenti "è una pazzia"
grugnì tra uno sghignazzo e l'altro"tu sei pazzo Cullen." Lo
vidi togliersi il cappello dalla testa e asciugarsi il sudore scaturito
dalle grasse risate, o forse più verosimilmente le mie parole
lo agitarono e gli causarono un brusco innalzamento della pressione sanguigna. Io non
ribattei, continuai ad osservarlo in silenzio poi lui notando il mio
viso del tutto inespressivo tornò serio. "Lei è ancora
una bambina" affermò con irritazione "e tu pure. Come fai a
parlare di matrimonio? E comunque sarai certo di buona famiglia ma io
ti conosco appena, come pensi che acconsenta così a cuor leggero a darti mia figlia?"
Sua
figlia è gia mia, e lo sarà per sempre avrei voluto
urlarli a quell'uomo che a volte sapeva essere davvero irritante, ma
poi il buon senso mi fermò.
-"In
primo luogo Bella è una donna, nel caso non se ne fosse accorto
e comunque anch'io sono piuttosto cresciuto" -se solo sapesse quanto-
"è vero che ci conosciamo appena, ma se lei me ne desse la
possibilità vorrei farmi conoscescere" avevo appena dato inizio
alla mia arringa difensiva. "Senza presunzione credo di potermi definire
un bravo ragazzo."
-"Avresti
mai potuto definirti come cattivo?" Domandò come se avessi detto la più ovvia delle banalità.
-"No, ma
quello che voglio dire è che... sono dedito allo studio, non ho grilli per
la testa o vizi di alcun genere. Non bevo non fumo non frequento
cattive compagnie. Bella è la mia unica compagnia, Bella
è il mio unico svago, il suo sorriso è il mio unico
divertimento, e da quando l'ho conosciuta renderla felice è
divenuto l'unico scopo delle mie giornate. Presto andrò
all'università e fra qualche anno diventerò medico come
mio padre, e presto se il cielo mi assisterà voglio creare una
famiglia e un futuro con la donna che amo più della mia
esistenza...Sua figlia. Non le farò mai mancare nulla capo Swan,
lo prometto, la tratterò come una regina, perchè questo
è quello che merita. Glielo giuro...e se mai un giorno lei
dovesse verificare che sono venuto meno a queste parole, l'autorizzo
fin d'ora a rivolgermi di nuovo contro la sua arma, come ha fatto
già una volta, e cacciarmi di nuovo."
Era stata
un'arringa sentita e quanto mai accorata, le parole rotolarono libere e
veloci, incuranti dell'eventuale condanna del giudice severo e un
pò ottuso che avevo davanti. Lui ascoltò tutto in
silenzio con espressione impertubabile, poi quando conclusi:
-"Che
dire, ci sai fai con le parole, non lo si può
negare...quella di rivolgerti contro l'arma quella volta è stata
una baggianata, anzi ti chiedo scusa, dovrei dare l'esempio in
qualità di sceriffo, invece mi sono lasciato prendere la mano.
Ti chiedo di nuovo scusa..." Rimasi basito da quelle parole, mi trovai
in improvviso imbarazzo.
-"Oh ma
non deve scusarsi capo Swan, lei stava solo difendendo sua figlia da
quello che riteneva un perfetto sconosciuto. Io allora questo lo
compresi benissimo."
Lui parve
apprezzare la mia giustificazione per la sua (comunque) bizzarra
reazione, fu vero che intendeva difendere Bella, ma lei era comunque
nella mia stessa traiettoria, e se avesse sbagliato mira...
-"Senti
Edward, io credo che tu lo sia un bravo ragazzo, anche se non ho
abbastanza elementi per dire eventualmente il contrario. Apprezzo la
tua dedizione nei confronti di mia figlia e hai fatto un discorso serio
valido e senza fronzoli, ma Bella deve studiare, ha solo diciott'anni,
deve frequentare l'università, laurearsi. Per mia figlia voglio
di più di un matrimonio affrettato e scaturito magari solo da
una passione incontrollata di pseudo adulti, siete troppo giovani...Mi
capisci Edward?"
Si
riferiva al suo di matrimonio indubbiamente, e io capivo le sue
perplessità.
Renèe si era forse pentita di quella scelta,
perchè le aveva precluso lo studio e tanto altro?
Magari il capo Swan dava la colpa del fallimento del loro matrimonio anche a questo.
Ma io per
Bella volevo il meglio, e se lei voleva frequentare
l'università, lei avebbe frequentato l'università. Se lei
aveva intenzione di lavorare, fare esperienze viaggiare, bè
avrebbe
fatto tutte queste cose, io non le avrei impedito nulla. Non intendevo
tarparle le ali. Lei avrebbe dovuto essere felice, soddisfatta e
gioiosa in ogni singolo istante della sua vita. Questa era diventata la
nuova missione del vampiro Edward Cullen:
"Lei ti ama
Lei ti ha accettato per come sei.
Lei è pronta a rinunciare alla sua umanità per te.
Conclusione: DEVI e ribadisco DEVI renderla immensamente felice"
Certo era
pur vero, che tutte queste eventuali esperienze di vita che Bella
avrebbe voluto compiere, non prescindevano l'eventuale matrimonio, io
volevo sposarla.
Io volevo che diventasse mia agli occhi di Dio e agli
occhi di tutto il resto del mondo.
Io volevo
che diventasse la signora Cullen...Io lo volevo tanto, sognavo un
matrimonio come quelli che si facevano una volta. Magari all'aperto,
sotto un gazebo ricoperto di rampicante, magari gelsomino, il profumo
di fiori preferito dalla mia piccola. Non con tantissima gente, magari
con presenti solo i familiari e qualche amico, magari al tramonto,
magari in estate, magari la prossima estate...
Io
sognavo e desideravo tutto questo, ancora però ignoravo che di
lì a qualche giorno tutto sarebbe cambiato.
Bella
Quel
lungo grigio corridoio degli arrivi pareva non finire mai, avevo il
cuore a mille, sapevo che lì fuori c'era Edward, ma sapevo anche
che c'era mio padre...per questo avevo timore. Speravo ardentemente che
quel testone del mio genitore non lo strapazzasse troppo quel cucciolo
fin troppo educato del mio ragazzo.
Appena le
porte scorrevoli si aprirono lo individuai subito, quegli occhi color
dell'oro spiccavano in mezzo a tutti gli altri, ordinari e
insignificanti della gente comune. I suoi erano
straordinariamente unici, stupendamente inumani e come sempre,
colmi di felicità, fissavano i miei.
Fino a
quando lui mi avrebbe "vista" (e non giudicatelo un errore l'uso di
questo verbo) in quel modo, io avrei avuto la certezza e la
consapevolezza che mi amava di un amore sconfinato. Ero come la luce
per il cieco, il cibo per il povero, la medicina per l'ammalato (come
questo potesse
essere accaduto, rimaneva sempre un mistero, ma era una realtà a
cui cominciavo ad abituarmi).
Io ormai
avevo imparato a distinguere, l'Edward che guardava dall'Edward che
vedeva. Lui era me che vedeva, tutto il resto del mondo lo guardava
distrattamente, riservandogli un interesse minimo ed indispensabile.
Tutta la sua attenzione, concentrazione e dedizione era rivolta a me,
lui vedeva solo me.
Al resto del mondo concedeva solo un cenno dei suoi splendidi occhi.
Di sicuro lui era l'innamorato perfetto, quello che ogni ragazza o donna sognava, ed era mio...
E ogni
volta che quelle due pozze dorate mi infondevano questa certezza, il
mio cuore esultava e gioiva, e anche in quel frangente
esultò...e ancora gioì.
Mi feci
largo fra la folla di parenti urlanti volti a sbracciarsi per reclamare
l'attenzione dei propri cari e con non poca fatica, fra spinte e
strattoni, riuscii a liberarmi dalla calca. Edward poverino a stento
tentava di frenarsi dal catapultarsi verso di me, c'era pur sempre
qull'orso di mio padre a puntarlo.
Ed corri,
gli urlai nella testa, non badare all'orso e vieni ad abbracciarmi
. Bastarono queste parole, e la sua indecisione durò un quarto di
una frazione di secondo, (che poi forse non era neppure un tempo
possibile) e corse verso di me.
Io gli
saltai letteralmente addosso come il mio solito, la solita impulsiva
Bella. Lui naturalmente attutì la mia incursione senza muoversi
di un millimetro, mi sorresse per le gambe, che nel frattempo incurante
dell'espressione a dir poco sorpresa di mio padre, gli attorcigliai sui fianchi. Tempo tre secondi in tutto, gli stavo
già torturando le labbra e vivisezionando la lingua.
-"Da quanto tempo non ci baciamo bel ragazzo?" gli bisbigliai all'orecchio.
-"Dunque se contiamo le quattro ore d'aereo...umh...sei ore?" rispose a sua volta lui in un sussurro.
-"E' un sacco di tempo" gli dissi strusciando le mie labbra contro le sue "bisogna recuperare"
-"Già, ma tuo padre..." non gli lasciai finire la frase e gli tappai la bocca con la mia.
Qualche secondo dopo.
-"Emh
emh...bentornata tesoro" un colpo di tosse mi indusse a staccarmi dalle
labbra di Edward. Lui mi depose lentamente in terra quindi andai ad
abbracciare il mio vecchio, e nonostante tutto, caro rompiglione.
-"Ciao papà" lui mi stritolò in un abbraccio calorosissimo, gli ero mancata "come stai?"
"Benone
adesso che sei tornata sto proprio benone" potei giurare che delle
timide lacrime affiorarono in quegli occhi dallo sguardo burbero, ma
prontamente le ricacciò indietro "speravo di trovarti
un pò abbronzata, ma tu e il sole non andate proprio d'accordo,
sembri più pallida di quando sei partita."
Tipico di lui, spazzare via l'emotività con una battutaccia.
-"Ho preferito fare altro che crogiolarmi al sole" risposi, guardando ammicante Edward.
Rotolarmi
fra le lenzuola nel buio di una stanza d'albergo era stato decisamente
più divertente e produttivo, che scottarmi sotto al sole di
Phoenix.
Edward
dopo che venne a trovarmi non andò più via, almeno non
ufficiosamente. Prese in affitto una stanza in una piccola pensione non
tanto lontano dal mio quartiere, ed io con la scusa di andare a trovare
vecchie compagnie correvo da lui. Di contro la notte, rischiando
anche di essere scoperto lui correva da me. Avevamo provato a stare
separati, per non rischiare, ma era umanamente e vampiramente
impossibile.
Nudi,
illuminati solo dalla luce dei nostri occhi, su quel letto che avevamo
cominciato a reputare come nostro, ci sfioravamo toccavamo, baciavamo,
insaziabili ognuno dell'altro.
Fare
l'amore era diventata non solo una necessità fisica ma anche
spirituale, io ci rinascevo dentro di lui. Morivo e rinascevo ad ogni
amplesso, e ogni volta rinvigorivo e mi tempravo nello spirito e nella
mia essenza.
Lui era cibo per il mio corpo e per la mia anima.
Ogni contatto ogni carezza ogni bacio diventava un'urgenza costante alla quale non sapevamo resistere.
In quei
due mesi eravamo cresciuti tanto, si anche Edward lo era...strano a
dirsi per un vampiro imprigionato eternamente in un corpo da
diciassettenne, ma era stato così. In fondo lui aveva conosciuto
l'amore per la prima volta con me e come me. Dopo i primi tempi in cui
la passione, la voglia di scoprirsi e di stare sempre insieme l'avevano
fatta da padrone, era arrivato il tempo in cui ognuno riteneva di
conoscere l'altro e aveva necessità di averlo sempre accanto
proprio perchè adorava ogni aspetto della sua natura. Il nostro
rapporto si era consolidato attimo dopo attimo, giorno dopo giorno come
quello tra uomo e donna. Avevamo raggiunto un'intesa una confidenza e
una complicità tale da fare invidia alle coppie sposate da
decenni, era come se ci conoscessimo e ci ammassimo da tutta la vita.
-"Tu e il sole non vi siete mai piaciuti"
-"No e credo
che più andremo avanti e più sarà così,
papà" con Edward l'avrei dovuto evitare del tutto, ma non
importava, era lui il mio sole. Mi scaldava col suo amore, mi
illuminava col suo sorriso, risplendeva di luce propria di giorno di
notte, estate inverno...cosa avrei potuto desiderare di più?
-"Allora,
voi due vi siete scannati nell'attesa?" guardai uno e poi l'altro
aspettando che si decidessero a dirmi cosa c'era di nuovo.
-"Abbiamo
fatto due chiacchere" rispose mio padre con tono vagamente irritato
"è stato piuttosto interessante oltre che illuminante. Credo che
tu abbia qualcosa da dirmi signorina" dicendo questo prese la mia mano
sinistra e fece roteare la fede all'anulare, ecco spiegata l'irritazione.
-"Papà...Edward mi ha chiesto di sposarlo e io ho acconsentito"
-"E' la
cosa più inverosimile, assurda e fuori da ogni criterio, che mi
sarei mai aspettato di sapere oggi...e per giunta lo vengo a sapere per
bocca del tuo promesso sposo. Quando mi avresti fatto la
comunicazione? Perchè di questo si tratta, nessun permesso o
richiesta di benedizione, solo una comunicazione di un dato di fatto. E
siccome prima o poi ti servirà il mio braccio per portarti
all'altare allora... Non è così che si comporta una
figlia, Bella"
-"Papà
ma se la prima e unica volta che vi siete parlati, gli hai puntato una
pistola contro! Mi reputi davvero così scema da dirti una cosa
del genere e partire per tre mesi, dandoti la possibilità di
cacciarlo dalla città? E poi me lo ha chiesto la sera prima
della mia partenza, anche volendo non c'era tempo per parlarne."
-"Per quella schiocchiezza gli ho chiesto scusa comunque"
-"Tu hai
fatto cosa?" Questa era nuova, mio padre che si scusava e per giunta con
Edward "Ed ma sul serio si è scusato con te? E per quale delle
tante cazz...cioè schiocchiezze?"
-"La pistola, quando ha puntato la pistola...Io gli ho detto che non era necessario, ma lui ha insistito"
-"E quando
mai tu!" Esclamai colpendo con un leggero pugnetto il torace del mio
ragazzo "per una volta che si comporta da persona normale, lascialo
fare no?"
-"Su
adesso non esagerare Bella" intervenne il protagonista riprendendo in mano le
redini della discussione "senti andiamo a casa, okay? Devo tornare a
lavoro, magari possiamo continuare a parlare stasera. Vieni a
cena da noi Edward? Ho comprato le costolette d'agnello"
-"Io ne sarei davvero onor..."
-"Verrà
dopo cena papà, vero Edward?" Lo interruppi lanciandogli
un'occhiata eloquente, non volevo che si sacrifisse di nuovo a mangiare
umano.
-"Cos'è vegetariano?" Chiese Charlie guardandolo con aria di
sufficenza. Era inconcepibile per lui che qualcuno non amasse le
costolette, figuriamoci se questo qualcuno un giorno sarebbe diventato
suo parente.
-"No
papà, preferisco io così, devo disfare i bagagli lavare
un sacco di roba e poi anche cucinarti le costolette e la salsa, da
quello che ho capito"
-"Certo
bambina" rispose lui tutto contento e già con l'acquolina in
bocca per ciò che avrebbe gustato quella sera a cena. "Allora
è deciso verrai per il dolce, così mangerai la torta di
rabarbaro della signora Jensen, l'ha portata appena sfornata stamattina
per festeggiare il tuo ritorno."
Cacchio
Ed questa non te la posso evitare...pensai scrollando le spalle, ma
lui sorrise. Il mio amore avrebbe mangiato di tutto, questo lo sapevo
già.
-"Vada per
la torta di rabarbaro della signora Jensen" rispose infatti Edward "ci vediamo
stasera Bella" si avvicinò a mi stampò un bacio in fronte.
-"A stasera, otto e mezzo" già mi manchi feci scorrere il dorso della mano sul suo torace.
-"Pure tu" rispose lui in un debole sussurro "Arrivederci capo Swan"
-"Ciao ragazzo a stasera."
Lo aveva salutato come faceva con Jacob, questo mi fece ben sperare per la serata.
In
perfetto orario Edward bussò alla porta di casa mia, ci
accomodammo sul divano, mio padre prese posto sulla sua amata poltrona.
In silenzio gustammo la torta di rabarbaro della signora Jensen,
cioè io e mio padre la gustammo, perchè Edward
mandò giù la sua fetta in due bocconi, senza neanche
masticarla. E per autoflagellarsi ancora di più bevve, anche
qualche sorso di caffè. Sarei stata in debito con lui a vita.
-"Dunque"
esordì il mio genitore dopo aver spazzolato per bene anche la
sua seconda fetta di dolce e ingollato il suo terzo caffè
"parliamo di questa cosa, esattamente quali sarebbero le vostre
intenzioni..."
Edward prese fiato, quasi come se ne avesse davvero bisogno e guardandomi negli occhi, ribadì le sue intenzioni:
-Amo sua
figlia, voglio sposarla e renderla felice. Avrò cura di lei, la
proteggerò e la rispetterò sempre. Rispetterò i
suoi tempi e le sue aspirazioni, se vorrà studiare lavorare
viaggiare, potrà fare tutto a me basta sapere che vorrà
sposarmi prima o poi...certo sarebbe meglio prima che poi, ma
deciderà lei"
Io lo guardai adorante comunicandogli uno io ti sposo subito, scemo.!
-"Bene
bene" gracchiò Charlie "sarò sincero non è
che io abbia avuto un cambiamento repentino di opinione nei tuoi
confronti ragazzo, però avevo fatto una promessa a mia figlia,
ovvero se tornata da Phoenix fosse stata ancora intenzionata a stare con
te non l'avrei più ostacolata ed io" annunciò solennemente mettendosi una mano
sul cuore "mantengo sempre le promesse...MA TU CASPITA NON TI HO ANCORA DATO LA MANO CHE TI SEI PRESO TUTTO IL BRACCIO!"
-"Capo Swan le sembrerà affrettato ma..."
-"Affrettato?
Dici affrettato? Un regalo di Natale fatto adesso è affrettato,
Una proposta di matrimonio a mia figlia a queste condizioni e in questa
situazione è una pazzia"
Cominciai
ad agitarmi ed Edward se ne accorse, prese la mia mano e la strinse
più forte -"sta tranquilla ne verremo fuori" sussurrò
mentre io presi a mordermi il labbro. Avrei tanto voluto nutrire la sua
stessa fiducia, ma la faccia rossa e distorta dalla rabbia di mio padre
mi infondava tutt'altro che positività.
-"E' fuori
discussione che tu Bella, prenda il diploma e vada
all'università. Non ti ha insegnato nulla ciò che
è successo a tua madre e a me? Non hai visto quanto sono state
disastrose per lei le conseguenze di un matrimonio affrontato da
giovane?"
-"Papà..." provai a ribattere
-"Papà
un fico secco..." rispose lui a muso duro, e senza rendermene conto
cominciai a piangere. Edward si irrigidì ancora di più ma non disse nulla, si
limitò a infilare la mano nella tasca dei pantaloni e sfilare un
candido fazzoletto, che mi porse dolcemente.
-"Non piangere angelo mio" mi consolò il mio amore stringendomi a sè "andrà tutto bene."
Charlie
osservò la scena in silenzio, forse gli facemmo tenerezza e d'improvviso si rabbonì, capì
forse di essere stato troppo brusco e cercò di rimediare.
-"Emh...sentite
io non voglio mettervi i bastoni fra le ruote, anche perchè come
mi avevi tu stessa anticipato Bella, più si cerca di allontanarvi
più vi avvicinate..."
-"Romeo e Giulietta" mormorai accennando un timido sorriso fra le lacrime che continuavano a scorrere
-"Già
Romeo e Giuletta" ammise lui sorridendo a sua volta "quindi...anche
d'accordo con tua madre ho da proporvi un patto."
"La mamma? Ma quando vi siete parlati? E poi patto? Che genere di patto?" Tirai su col naso e aprii bene le orecchie.
-"Ho chiamato Renèe nel pomeriggio, mi ha detto della tua visita a Phoenix Edward"
-"Capo Swan non glielo detto perchè..."
-"Tranquillo, il motivo è chiaro, pensavi che mi sarei arrabbiato e avresti così peggiorato la situazione."
-"Si" ammise mesto.
-"Comunque,
tua madre mi ha letteralmente scioccato. Per la miseria quella
donna è d'accordo con
voi! Non so cosa gli hai fatto ragazzo ma è rimasta stregata da
te..." e quale donna non lo sarebbe stata? Edward stregava tutto
il genere femminile, indistintamente grandi piccole belle brutte
"Pur non di meno, siamo arrivati ad una soluzione..."
Quella
sera io mio padre ed Edward raggiungemmo un compromesso, anzi
stipulammo una specie di patto.
Non dovevamo fissare nessuna data per
il matrimonio e porre nessuna scadenza. Io avrei finito la scuola e mi
sarei iscritta all'università, dopo il primo anno di college se
fossi stata ancora decisa a sposarmi prima dei ventuno anni lo avrei
potuto fare, mio padre e mia madre sarebbero stati d'accordo, anche se
mi sarei impegnata comunque a conseguire la laurea negli anni avvenire.
-"Allora, che ne dite?"
Edward mi guardò, aspettava un cenno da me
Puoi aspettare? Lui vuole solo che non affretti i tempi
"Ti ho
aspettata per così tanto tempo" rispose con una nota di
malinconia nella voce "cosa vuoi che siano ventiquattro mesi?"
Ti amo...da morire Ed
"Accettiamo capo Swan" rispose rivolgendosi a mio padre.
Il resto
della serata si svolse affrontando la questione della scelta del
college, l'invio delle domande di iscrizione e alla valutazione delle
spese che si sarebbero presentate. Edward lontano dall'orecchio del mio
genitore mi disse che l'aspetto finanziario avrebbe dovuto essere
l'ultimo dei miei pensieri, avrei dovuto solo scegliere
l'università al resto avrebbe pensato lui.
Intorno alle 23 Edward andò via da casa mia che era diventato ufficialmente il mio ragazzo e promesso sposo.
Non
potevo credere che fosse accaduto sul serio, dopo tanta fatica
finalmente avevo raggiunto una relativa tranquillità. Due anni e
un pò di college non mi avrebbero ucciso ed io ed Edward saremmo
stati comunque sempre insieme. Forse in fondo quella era la strada
giusta verso un futuro che mi riservava delle incognite, la
mia trasformazione era sempre un argomento fluttuante nell'aria, ma mai
seriamente affrontato. Anzi negli ultimi tempi Edward sembrava evitare
l'argomento, dandomi l'impressione che non fosse intenzionato in nessun caso a
metterla in pratica..
Ci erano voluti cinque mesi di sofferenza ma
alla fine avevo sistemato tutto. Avevo chiuso con Jacob, superato
l'esilio in Arizona e cosa più importante, mio padre si era
arreso all'evidenza dell'amore che legava Edward a me, e viceversa.
-"Bella"
mi aveva detto dopo che Edward andò via, ed io andai in cucina a
sistemare "pensavo che durante questi tre mesi tu e lo smilzo vi
sareste allontanati invece..."
-"Invece il nostro amore è stato più forte della lontananza papà, te l'avevo detto" lui annuì.
-"Bella" chiamò nuovamente preda di chissà quali pensieri.
-"Si papà" risposi io paziente asciugando e riponendo le tazze da caffè sulla credenza.
-"Ma tu lo
ami sul serio? Voglio dire tesoro mio...sei così giovane
così inesperta, cosa ne sai tu dell'amore...del matrimonio. Non
puoi negare che io e tua madre siamo stati un pessimo esempio per te"
A quel punto mi fermai, poggiai lo strofinaccio e mi misi proprio di fronte a lui.
-"Ascolta
papà adesso dirò qualcosa che forse ti ferirà, ma spero che tu
riesca a capire comunque quello che voglio dirti" lui annuì un pò
preoccupato e si concentrò per ascoltarmi. "Il fatto che tu e la
mamma siete stati sposati per così poco tempo, il fatto che io
sono cresciuta con una famiglia per così dire a
metà...non ha fatto altro che aumentare la mia voglia di averne
una tutta mia il più presto possibile. Capisci?"
-"Mi dispiace tanto..." sussurrò lui rammaricato
-"Papà
no, non devi dispiacerti. Non so come esprimermi, io voglio sposare
Edward perchè lo amo immensamente e tutto il resto...ma la cosa
che più di ogni altra mi spinge a non avere dubbi sul matrimonio
è che potrei giocarmi la testa...lui desidera la stessa cosa,
quindi ci sembra inutile perdere tempo in..."
-"Non vorrai sfornare dei marmocchi subito? Sono troppo giovane per diventare nonno!"
Come se
fosse possibile? Pensai con una punta di tristezza, avrei tanto voluto
un bambino a immagine e somiglianza del mio Edward..
Sorrisi ma non risposi, lo abbracciai.
-"Ti voglio bene papà"
-"Anch'io
tesoro, voglio solo che tu sia felice" solo qualche mese fa, queste
parole le sentivo pronunciate da lui solo nei miei sogni, adesso erano reali.
-"Lo sarò, sta tranquillo"
Di
lì a poco avrei imparato a mie spese che i progetti a lunga
scadenza lasciano il tempo che trovano. La vita con la sua
imprevedibilità, stravolge il corso degli eventi come un fiume
in piena stravolge ogni lembo di terra che inonda.
Primo
giorno di scuola, ultimo anno di liceo io e Edward arrivammo a scuola
di buon ora, parcheggiammo la macchina e l'uno accanto all'altro,
felici e ancora ignari delle novità che l'estate aveva portato
con sè, prendemmo il vialetto che conduceva all'entrata.
Fu allora che li vedemmo.
Jacob
appoggiato alla sua moto, Jessica accanto a lui, lo guardava con occhi
adoranti e pendeva dalle sue labbra, non appena ci videro entrambi si
irrigidirono. Non mi stupii della cosa, ma mi preoccupai
invece quando vidi Edward fare lo stesso, cambiando del tutto
espressione.
-"Ed, cosa c'è?"
-"Non lo so, ho una strana sensazione" rispose agitandosi.
Giunti ad
un paio di metri dai due, Jacob si scostò dalla moto e si
parò davanti a noi bloccandoci il passaggio, Jessica
restò dietro.
-"Cullen devo parlarti, da solo"
-"Be ciao
anche a te Jake" sbottai "ma che modi sono questi? Ti sei imbifolchito in questi
due mesi? Saranno le cattive compagnie che frequenti" dissi alludendo
alla serpe dietro di lui.
"E di
cosa? Non mi pare avessimo più nulla in sospeso, abbiamo
chiarito tutto all'aerporto, no?" Edward stentava a restare calmo.
-"Allora
non sapevo...adesso invece è cambiato tutto. La devi lasciare
subito" disse indicando me "e forse sarebbe meglio che tu e la tua
famiglia lasciaste subito la città...se ci tenete alla testa."
Edward serrò la mascella.
-"A cosa devo queste intimidazioni e queste minaccie?"
-"Sarebbe
meglio che la smettessi con la sceneggiata Cullen so chi sei...o forse
sarebbe meglio dire so cosa sei...succhiasangue"
A quel punto Edward emise solo un flebile sibilo:
-"Mio Dio sei un cane..."
nota dell'autrice:
punto a) vi starete chiedendo: come mai Jessica non se ne è accorta?
Perchè
lei è diventata lupo non è nata con il gene, ciò
che sa della licantropia lo sa per merito degli anziani che comunque
hanno tralasciato parecchi dettagli, particolari e segreti che non le
competono.
punto b)
i lupi sanno della presenza dei Cullen nel loro territorio fin dal loro
arrivo, e li tengono d'occhio. Dopo aver costatato che in nessun modo
nuociono agli umani, decidono di non intervenire per non scatenare dei
dissapori, ma nel momento in cui Jacob li informa della relazione fra
Bella e Edward, quindi fra una umana e un vampiro, le cosa cambiano...
punto c) Jacob fu iniziato sul serio al branco e ai suoi segreti solo ad avvenuta trasformazione.
A presto e grazie a tutte come sempre immensamente, e di cuore. Un
ringraziamento particolare però va a tutte quelle che hanno
fatto un salto nel buio e hanno letto di Emma e Sam
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=658967
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Capitolo 25 *** Cap. 25 Bella:Jessica loves Jacob? ***
Cap. 25 Jessica loves Jacob
Buona Domenica, CHIEDO UMILMENTE
PERDONO sono in ritardo esagerato, credetemi non è perchè
non ho più interesse per la storia ma al contrario desidero
impegnarmi a più non posso affinchè ogni capitolo,
(nonostante si stia avvicinando la conclusione della storia) sia sempre
di vostro gradimento. Francamente ho avuto come l'impressione che gli
ultimi episodi non vi abbiamo granchè entusiasmato e questo mi
è dispiaciuto parecchio. Dunque bando alle ciance, in questo
cap. si fa luce su tantotanto e soprattutto per chi già aveva
Jacob sulle bipbip, adesso lo vorrà definitivamente uccidere!
Ci vediamo giù.
ps, ringrazio il mio angioletto (si proprio tu, streghetta) che sopporta le mie lagne.
Capitolo 25
Bella: Jessica loves Jacob?
pov Bella
Scoperta sorprendente
-Cane? Che vuol dire cane?- Chiesi allibita.
-E' un modo gentile per definire i licantropi- spiegò abbonzando un sorriso sarcastico Edward.
-Lican..licantrochè?-
Provai a deglutire, ma il groppo che mi si materializzò in gola fu talmente ingombrante che non ci riuscii.
Ma che significa?
-Lupo
Bella-
Edward rispose alla mia muta domanda -Jacob è
un ragazzo con la facoltà di cambiare forma e trasformarsi in
lupo-
Jacob lupo!
Il ragazzo con cui ero cresciuta, il ragazzo con cui ero stata per quasi un anno era in realtà un animale?
-Ma per lupo intendi proprio quei cosi ricoperti di pelo, che camminano a quattro zampe e si grattano se hanno le pulci?-
-Si Bella, precisamente si grattano per le pulci- stavolta Edward non si trattenne e rise apertamente.
-Senti Jake qualsiasi cosa tu sia devi stare comunque fuori dalla mia vita- alzai la voce incurante che qualcuno potesse sentirmi.
-No- ringhiò deciso lui.
-Ma che vuol dire no?-
-No, mi spiace non posso starne fuori-
-Ma all'aeroporto...- strepitai -tu all'aeroporto hai detto che era una storia chiusa, che Edward aveva vinto e che..-
-Era prima Bella, prima di sapere cosa fosse lui- indicò Edward con ribrezzo -Dio non riesco a crederci, tu e lui...che schifo-
-Ehy
adesso basta Jacob ne ho abbastanza- Edward avanzò di qualche
passo parandosi davanti al suo antagonista, il suo viso non prometteva
nulla di buono.
-Ma un bel pacco di cavoli tuoi no eeeh Jake?!- Feci capolino al di sopra delle spalle di Edward.
-Perchè
io non riesco davvero a capire come hai fatto ad innamorarti di uno
come lui- sbottò di nuovo scuotendo il capo, pareva proprio non
darsi pace.
-Certo lupo sì e vampiro no? E comunque questi continuano a non essere affaracci tuoi cane-
-Adesso basta! Entrambi, tacete!-
Jessica dal suo angoletto fece la sua comparsa.
Non potei
negare che in quel momento ebbi come l'impressione di trovarmi di
fronte un'altra persona. Aveva un chè di diverso, il suo
sguardo, i suoi occhi di solito spenti, senza vita adesso luccicavano,
mentre i tratti del viso all'improvviso mi apparvero più dolci,
delicati. Sembrava più matura, sembrava più donna.
Sembrava quasi...
Me?
Che fosse innamorata anche lei?
E di chi?
Di Jake?
In effetti
non era impossibile come idea, per quel che ne sapevo avevano avuto
tutta l'estate per frequentarsi e in quel frangente, forse aveva
consolato Jacob. ma lei che sapeva di questa storia? Come mai Jacob
affrontava un simile discorso con lei presente? Sta di fatto che la
vipera intervenne
prontamente per cercare di sedare la discussione, di sicuro presto
sarebbe sfociata in
un corpo a corpo.
-La smettete di fare gli stupidi? Sembrate due ragazzini dell'elementari, e poi ci stanno guardando tutti-
Dopo aver
dato una rapida occhiata al di là del muretto di cinta della
scuola ci rendemmo conto che un capannello di ragazzi si erano fermati
a guardarci dalle inferriate, pregustando la scazzottata. -Fra poco il
preside sarà informato del vostro scambio di opinioni. Vogliamo
ritrovarci tutti e tre in punizione il primo giorno dell'ultimo anno di scuola? Proprio un bel biglietto da visita- ci
chiese preoccupata -Jake è meglio se vai via.-
-E' stato
lui a cominciare- protestò Edward proprio come un bambino, lo
disse in tono così infantile che stentai a trattenere una risata
-io e Bella stavano per i fatti nostri-
-Devi ringraziare Jessica se non ti sono saltato alla gola non appena ti ho visto-
Jacob invece era
più in versione bullo quella mattina, arrogante ed irritante. Quel
lato del suo carattere mi aveva sempre fatto saltare i nervi. Si
avvicinò ad Edward attraverso la spalla di Jessica, e lo continuò
a provocare.
-Oh ma
grazie Jessica-
ironizzò Edward facendo pericolosamente un passo
verso Jacob. Jessica a quel punto poggiò entrambi i palmi delle
mani sul torace del mio ragazzo per fermarlo da qualsiasi tentativo di
scontro fisico.
Si vabbè ogni scusa è buona per toccare
Giù le mani dalla mercanzia
Edward mi
lesse nel pensiero e si scostò dalla ragazza eliminando del tutto
qualsiasi contatto fisico. Entrambi i ragazzi continuarono a guardarsi in modo
truce per diversi secondi poi dall'esterno qualcuno intervenne.
-Cosa succede qui?-
Il professore di educazione fisica, mr Roberts, dall'alto della sua imponente stazza da ex
giocatore di football ci guardava a meno di un metro di distanza,
talmente eravamo presi dalla discussione, che non lo avevamo sentito
arrivare.
Chiaramente
fiutò subito i segni che preludevano una scazzottata, anche se
con loro due di sicuro non si sarebbe trattato solo di un semplice scambio di
pugni.
-Nulla professore-
Jessica si voltò verso l'uomo esibendo un sorriso innocente degno di una bimba di tre anni. -Stavamo solo parlando-
-E' tardi
e a quest'ora dovreste essere già in classe. Filate! Lei invece
è pregato di andar via- si rivolse a Jacob -non credo
frequenti questa scuola-
-No infatti- rispose secco e poi mormorò -fortunatamente per Cullen-
-Andiamo subito professore- aggiunse Jessica sussurrando distintamente un smettila idiota all'indirizzo di Jacob.
Io ancora
scombussolata da tutta quella assurda discussione non riuscivo a
muovermi, ero paralizzata dalla sorpresa ma anche da un senso
d'inquietudine.
Era un incubo.
Era
destino che la mia vita fosse costellata da guai infiniti e creature
mitiche, che avrebbero dovuto popolare solo le favole, oppure i racconti
per impaurire i bambini capricciosi, e non la vita di tutti i giorni
della gente banale e comune come me. Eppure io ero stata tanto precisa
quanto sfortunata da innamorarmi prima di un lupo e poi di un vampiro.
Merda!
Quella
considerazione non era rimasta solo mia e con la coda dell'occhio vidi
l'espressione di Edward cambiare, da arrabbiata divenne delusa.
Che stupida, come potevo pensare che amare Edward fosse una sfortuna?
Sono un'ingrata, scusami, blaterai mentalmente.
Purtroppo
però quello non era il momento di rimediare all'ennessima
fesseria partorita dal mio cervellino stressato, così mi strinsi
nelle spalle e sospirai di frustrazione. Il mio ragazzo non disse
nulla, e quando mai lui osava darmi addosso?
Anche se non meritavo altro che quello?
Si limitò mesto ad avvicinarsi e ad intrecciare le sue dita alle mie, mi guardò e accennò un sorriso.
Mi volevo prendere a sberle da sola, ero proprio un'ingrata.
-Angelo coraggio, dobbiamo andare in classe-
-Mnh sì- risposi come un automa -Eeed ma cosa sta succedendo?-
Balbettai
quella domanda, cercando di tenere a bada il mio labbro inferiore che
invece non ne voleva sapere di smettere di tremare.
-Nulla amore, sta tranquilla.-
Cercò
di rassicurarmi e notando il mio passo incerto, mi sostenne per le
spalle sospingendomi verso il cancelletto d'entrata.
Jacob e Jessica rimasero immobili l'uno accanto all'altro.
-Signor
Cullen- il professor Roberts richiamò Edward che si
fermò voltandosi senza però lasciare la presa su di me
-mi aspetto da lei che qualsiasi cosa fosse in atto prima del
mio arrivo, adesso si sia definitavamente conclusa. E lo stesso
vale per lei...- guardò Jacob squadrandolo da capo a
piedi. Decisamente il ragazzo lupo non aveva fatto una buona
impressione a mr Roberts. -La prego di non ripresentarsi in questo
edificio o nei dintorni di esso, altrimenti mi vedrò costretto a
chiamare la polizia-
Jacob sorrise e sprezzante rassicurò il professore:
-Tranquillo
mister, la puzza di questo individuo mi dà troppo il
voltastomaco, starò alla larga da qui senza dubbio.- Quindi
cambiando repentinamente espressione si voltò verso Jessica -ti
chiamo dopo piccola- mormorò suadente.
Piccola
annuì tutta compiaciuta e sembrò librarsi in volo quando
Jacob si abbassò leggermente per stamparle con un rumoroso schiocco
un bacio sulla guancia.
Ma se stava con Jessica, perchè diavolo doveva dare addosso a me ed Edward?
Jacob dopo quello spettacolo un pò troppo melenso saltò in sella alla sua moto e sgommando andò via.
Io e
Edward sorpresi da quello strano comportamento entrammo a scuola
seguiti a ruota da Jessica, percepivo la sua agitazione nonostante le
dessi le spalle. Anche lei era preoccupata, potevo toccare con mano i brividi che le percorrevano la schiena, ed
era strano visto che negli ultimi mesi la sua missione nella vita era
stata quella di riuscire a separare me ed il mio ragazzo per portarselo a letto. Quindi l'ipotesi che potesse aver messo davvero gli occhi su Jacob prendeva sempre più corpo.
Prima di
entrare in aula mi voltai e la vidi ferma sulla soglia dell'aula di
inglese in attesa, aspettava proprio che mi girassi a guardarla, aveva
qualcosa da comunicarmi. Prima di scomparire dalla mia vista
mimò:
Dopo scuola vengo da te..
Per
completare l'eccellente inizio dell'ultimo anno di liceo, una visita
della mia acerrima nemica era proprio quello che mi ci voleva.
Perfetto!
*********************
La
giornata scolastica scorse lentamente, Edward fece di tutto per tenermi
buona, ma io avevo il cervello in iperattività e naturalmente
era scontato che con tutta quella agitazione stressassi anche lui. Come
facevo a non rimuginare su quello che avevo scoperto poco prima fuori
da scuola?
-Non credi che merito una spiegazione?-
Chiesi al mio ragazzo in mensa durante la pausa.
-Si ma non è adesso il momento giusto, sei troppo agitata-
-Eeed ma
spiegami almeno perchè Jacob ce l'ha tanto con te? E
perchè lui non vuole che noi stiamo insieme. In fondo tu sei un
vampiro, ma lui è un licantropo cacchio!-
-Lo so piccola, ma vedi da sempre vampiri e licantropi sono stati in conflitto. Sono nemici naturali gli uni degli altri.-
-E perchè?-
-Antiche rivalità, antiche dispute...credenze popolari che si perdono nella notte dei tempi-
-Stupidaggini insomma.-
-Si forse
hai ragioni, stupidaggini. Purtroppo però l'odio tra le nostre
razze è un dato di fatto e il nostro amore non può
cancellarlo con un colpo di spugna.-
-Pensi che dicesse sul serio e quindi non lascerà perdere la cosa-
-Ha una buona scusa per cercare di dividerci. Quindi purtroppo sì.-
-Come purtroppo si? Eeed.-
Distese il
braccio sul freddo tavolo della mensa e con la sua grande mano
racchiuse all'interno la mia guancia, io mi adagiai su di essa cercando
di farmi tranquillizzare dalla dolcezza del suo tocco morbido.
-Penso coinvolgerà anche gli altri lupi se non lo ha già fatto.-
-Le cose
vanno di male in peggio- costatai, poi decisi di dar voce alla
questione Jessica -ma c'è una cosa che non capisco. Jessica,
sà
tutto? Non si è scomposta di un millimetro a sentir parlare di
vampiri e licantropi, anzi pareva essere
direttamente coinvolta.-
-Si, sa
tutto- Edward prese la mia mano abbandonata sul grembo e aggiunse -perchè lei è una di loro.-
Per non cacciare un urlo strinsi con tutte le mie forze le dita del mio ragazzo..
Edward
Qualche ora dopo a casa Cullen...
Mi avevano tenuto all'oscuro. Tutti.
Alice, Carlisle Esme e forse anche Emmett e Rosaly sapevano, tutti tranne me. Mi avevano accuratamente tenuto all'oscuro.
La Push,
la riserva indiana era infestata dai licantropi, nostri nemici per
definizione, eppure nessuno si era preso la briga di avvisarmi.
Pensandoci bene avrei dovuto allarmarmi quando Alice scoprì di
Jessica, della sua disavventura con i lupi, e della possibilità
che fosse un lupo lei stessa. Se era stata morsa nei dintorni di Forks
evidentemente dovevano esserci degli insediamenti, e quindi era alta la
possibilità di presenza licantropa in giro. Ma io ero talmente
preso da me e il mio amore per Bella da non riflettere su una tale
eventualità.
Forse se mi fossi avvicinato a La Push avrei capito.
Ormai piangere sul latte versato era inutile e non avrebbe portato a nulla.
-Edward
calmati, non volevo darti altri pensieri- mio padre mi poggiò
una mano sulla spalla nel vano tentativo di calmarmi. Aveva appena confessato che
la famiglia in realtà sapeva già dei lupi di La Push.
-Eri già tanto preoccupato per i dissapori col capo Swan, non
volevo caricarti di altro.-
Dopo
scuola, lasciai Bella a casa e mi precipitai dai miei, loro a sua volta
avvisati da Alice mi aspettavano pronti a confessarmi tutto.
-Papà
scherzi? Questo è il problema più grosso in assoluto-
sbottai -Jacob aizzerà il branco contro di noi a meno che io non
lasci Bella-
-Troveremo una soluzione anche a questo-
-Forse
è meglio chiarirti il concetto- ribadii in preda ad un imminente
attacco d'isteria -Jacob ha trovato la scusa per farmi la guerra e per
le ragioni giuste. Anche se il branco giudicherà il nostro modo
di vivere e di sfamarci compatibile con il loro, non accetteranno mai,
e sottolineo mai, che un'umana abbia una relazione con uno di noi.
Maggiormente se questa umana è Isabella Swan.-
-Chiederò un incontro con gli anziani, vedrai chiariremo la nostra posizione, Edward andrà tutto bene-
-Vorrei
tanto avere il tuo ottimismo, ma al momento mi è impossibile-
risposi abbattuto -ma tu da quanto tempo sai di loro?-
-Da prima di trasferirci-
-Cosa? Da prima di..? E' assurdo- commentai a mezza voce.
-Presi
informazioni, è la prima cosa che faccio quando decidiamo di
traferirci in una nuova città. Di solito se mi confermano la
presenza dei lupi, scarto e vado avanti nella ricerca. Questa volta non
è stato possibile, non avevamo scelta dovevamo venire a Forks-
-Papà, ma in che guaio vi ho cacciato?-
Lui ignorò la domanda e si lanciò nel resto della confessione.
-Venni qui
qualche settimana prima del trasloco a chiedere un incontro, decisi di
tentare la carta del veniamo in pace e servì. Dissi loro che
dovevamo venire da queste parti solo a causa dei miei motivi
lavorativi. Diedi garanzie sul nostro comportamento, sul nostro modo di
nutrirci e sul nostro modo di vivere. Mi credettero e acconsentirono di
buon grado, ma..-
-Ma..-
Doveva per forza esserci un ma.
-Ma in
maniera per nulla velata mi avvisarono che non avrebbero consentito
sgarri di alcun genere. Nessuno di noi avrebbe dovuto avere contatti
fuori dall'ordinario con gli umani-
-E il mio
contatto con la mia umana è decisamente fuori dall'ordinario- bofonchiai pensando
a tutte le notti trascorse con Bella che dormiva sul mio petto -e tu me lo
dici adesso? Anche senza Jacob Black di mezzo prima o poi avrebbero
scoperto di me e Bella. Voglio dire Charlie è un grande amico dei Black..-
-Ci avremmo pensato al momento-
-Ma cosa dici Carlisle?-
Raramente chiamavo il mio genitore così, stavo perdendo il lume della ragione.
-No cosa
dici tu Edward- sbottò di rimando lui e mi stupii -esattamente cosa
avrei dovuto fare? Cosa? Disilluderti, dirti di rinunciare alla tua
felicità, oppure consigliarti di rapire Bella senza neppure conoscerla e tanti saluti.-
Era la prima volta che lo vedevo così adirato con me -Io e tua madre
avevamo appena ritrovato un figlio, e non era nostra intenzione
perderlo di nuovo per un dettaglio. Ho cercato di agire solo per il tuo
bene, questo è quanto.-
-Un
dettaglio?- Ripetei respirando profondamente, sperai che ciò mi aiutasse
a calmarmi, in fondo Carlisle aveva detto la verità. Aveva agito
solo per mio bene e la mia felicità, ed io gli stavo dimostrando solo ingratitudine. -Papà io...lo so cosa
vi ho fatto passare, ma tu al mio posto adesso cosa faresti? Ti rendi
conto che non ho praticamente scelta? O vado via, oppure resto qui e
combatto. Il che significa coinvolgere anche voi in una guerra. Tutto
questo per causa mia.-
-Edward io
tua madre e i tuoi fratelli saremo con te, qualsiasi decisione tu
prenda.
Siamo la tua famiglia. Il nostro dovere è quello di appoggiarti.
E comunque stai precipitando i fatti, ancora non c'è nessuna
dichiarazione di guerra all'orizzonte.-
Io ero purtroppo convinto del contrario e la ragione era lampante.
-Io lo so che siete con me, grazie. Avrò bisogno di voi quando Jacob lancerà il prossimo assalto.-
-Ma perchè sei sicuro che lo farà?-
-Io al suo posto lo farei. Se ci fosse anche una minima possibilità di riprendermi Bella le tenterei tutte.-
-Anche se riuscirà a dividervi dubito che Bella tornerebbe con lui-
-E chi lo sa questo papà? Gli eventi, i fatti cambiano in un
secondo, basta un battito di ciglia e il corso della vita più
deviare-
-Tu devi solo convincerti che tutto andrà bene, al resto
penserò io. Vado subito a decidere con i tuoi fratelli cosa
fare.-
Carlisle
mi diede quell'incoraggiamento stringendo le mie mani nelle sue e
guardandomi nel modo amorevole che caratterizzava da sempre il nostro
rapporto. Era brutto ammetterlo ma per me come per Alice, lui aveva
sempre avuto un debole. Si mostrava fiducioso ma di sicuro celava
preoccupazione. Volevo un gran bene al mio creatore, a lui come ad Esme
che ritenevo essere una mamma amorevole e dolcissima. Loro non mi
avevano mai abbandonato, nonostante per molti periodi avevo avuto nei
loro confronti un comportamento assai riprovevole, fatto di
indifferenza e apatia, rifiutando l'affetto incondizionato che da
sempre mi manifestavano.
-A
dopo- un ultimo sorriso e uscì dalla mia stanza, lasciandomi solo con la mia frustrazione.
Il non sapere come dover agire mi prostrava profondamente, mi faceva sentire inutile.
Dovevo
parlare con Bella, ma solo dopo aver provato e riprovato valutato e
considerato tutte le possibili soluzioni semmai la situazione si fosse
evoluta verso il peggio.
La devi lasciare solo al ricordo di quelle parole mi si contorcevano le budella nello stomaco.
Che cosa
avrei dovuto fare? Non potevo coinvolgere la mia famiglia in uno
scontro coi lupi, ma non potevo neppure lasciare Bella...lei era la mia
esistenza, la mia unica ragione di vita. Avrei preferito morire mille
volte piuttosto che rinunciare a lei.
E allora? Fuggire, scappare via, allontanandola da tutto e da tutti?
Proprio non avevo idea. Lei avrebbe acconsentito? Lo avrebbe fatto per me?
Ma quanto egoista sarei stato? Ancora tanto di più di quanto ritenevo essere già.
Lei voleva
parlare con Jacob cercare di dissuaderlo da qualsiasi progetto di
scontro, anche se il suo modo di agire assomigliava di più a
sete di vendetta. Io le dissi che era una cattiva idea, non volevo
avesse più contatti con quel cane. In compenso però
Jessica sarebbe andata da lei nel pomeriggio. Ma stranamente ero
tranquillo, non temevo che le potesse fare del male. Dopo il
comportamento coscienzoso mostrato durate lo scontro verbale col cane
quella amttina, pensavo che forse, poteva aiutarci.
Sperai solo che l'istinto non mi tradisse.
-Toc toc, Eddiii ci sei?-
-Lo sai benissimo che ci sono, entra e falla finita- mia sorella Alice fece capolino dalla porta.
-Umh come siamo nervosi- disse atterrando col sedere sul mio divano letto.
-Non ti ci
mettere pure tu per favore okay?..... Ma che razza di veggente sei?-
L'aggredì qualche secondo dopo aver rimungiato un pò -ho
una spada di Damocle che mi
pende sulla testa e tu neppure te ne accorgi?-
-Bè scusa se c'è un'intera riserva di licantropi a bloccare le mie visioni!-
-Diavolo
Alice ma tu non vedi assolutamente nulla? Non ti credo! Il fatto
è che vedi cose talmente brutte che non vuoi mettermi al
corrente.-
-Nooo, ti assicuro Eddy che sul futuro tuo e di Bella
non vedo più nulla, neppure un piccolo insignificante
fotogramma. Ed è tutta colpa di quel branco di cani bavosi.-
-Perchè non mi hai detto della situazione- le chiesi poi a bruciapelo, avevo bisogno di sentire anche la sua versione.
Prese qualche secondo per concentrarsi e incrociò le gambe, quindi mi fece segno di sedermi affianco a lei, ubbidii.
-Edward-
cominciò, mi chiamava così solo quando aveva dei discorsi
estremamente seri da fare, le prestai tutta l'attenzione di cui fui
capace -ti ricordi quando ti avvisai che Bella era tornata a Forks e
che era giunto il momento di trasferirci?-
-Si. Come potrei non ricordarlo, è stato uno dei giorni più felici della mia seconda vita.-
-Appunto, io
non dimenticherò mai la gioia e la speranza che lessi nei tuoi
occhi
quando tornasti a casa. Sembravi rinato, tornato alla vita, ma non come
vampiro, come umano Eddy. E in fondo tu sei sempre stato il più
umano di tutti noi. Avevo faticato tanto per raggiungere questo
obiettivo, avevo pregato tanto...Non sai quante volte ho consolato la
mamma e le ho garantito che tutto sarebbe passato. Dunque a quel
punto non potevo rinunciare più, nessuno di noi poteva farlo.
Capisci Edward, capisci cosa sto cercando di dirti?
-Si- ammisi profondamente emozionato. Mai come in quel momento mi sentii parte di una vera grande, unita famiglia.
-In accordo con tutti decidemmo di tenerti
all'oscuro. Ci augurammo solo che senza preavviso tu non riacquistassi il tuo potere e leggessi le nostre menti. Non
sai che spavento quando mi dicesti di sentire i pensieri di Bella.-
Alice accennò un sorriso, e capii che un pò di tensione
era scivolata via dal mio corpo, mi distesi su un fianco e continuai a
parlare con quell'adorabile cocciuto mostricciattolo che era mia
sorella maggiore.
-Alice forse avrei comunque avuto il diritto di sapere a cosa andavo incontro io, e tutti voi? Mi sento responsabile.-
-Puff
sciocchezze- e fece con la mano il gesto di cacciare l'aria -se
quel cane non si fosse trasformato forse tutto questo non sarebbe accaduto-
-Io credo
invece che sarebbe successo ugualmente, ho la sensazione che Jessica ci
abbia fiutato fin dall'inizio, solo che magari essendo estranea alla riserva non sapeva esattamente
di cosa odorassimo-
-Che idea ti sei fatto di lei?-
-E' un lupo senza alcun dubbio. Dovevi vederli stamattina quei due..mi
sono sembrati così intimi, avrei
giurato che stessero addirittura insieme, ciononostante Jacob è
ancora assuefatto di Bella e non smette di tormentarla. Ma come dargli
torto- ammisi amaramente, era strano, ma io capivo il mio nemico.
Capivo cosa lo animava e lo spingeva a non mollare. All'aeroporto era
stato solo un attimo di smarrimento, per aver appreso che la donna che
amava si era concessa ad un altro. Ma forse prima o poi sarebbe tornato
alla carica, a maggior ragione in quel frangente. -Uffa non ci sto
capendo nulla.
Ma tu sforzati Alice, magari qualcosa salta fuori-
-Eddy te l'ho già detto, con i cani di mezzo cosa vuoi che veda? E' un miracolo se ancora riesco
a vedere le cose
mie e di Jasper, anche se sarebbe meglio lasciarle
sfocate effettivamente- sospirò.
Prima o poi io e mio cognato
Jasper avremmo dovuto parlare. Non sopportavo l'idea che non riuscisse
a fare felice mia sorella. Se c'era una persona al mondo che meritava
di esserlo era lei, il mio adorabile mostriciattolo.
-Ma siamo qua da mesi ormai, non ti hanno mai creato disturbi tali da farti insospettire?-
-Certo
qualcuno si, ma pensavo fosse colpa di Jessica, insomma era assodato
che fosse lei il disturbo, che fosse lei a sfocarmi il campo visivo. Ma
adesso è come se tutte le energie negative dei lupi si fossero
concentrate in un unico blocco per non farmi vedere più nulla.
E' come se dopo la trasformazione di Jacob si fosse aperto una sorta di canale nella mia mente che capta solo gli influssi
avversi del branco.-
-Dio Alice non riesco a crederci, finalmente si era tutto risolto- mi portai le mani ai capelli, ero saturo di ansie e paure.
-Lo so fratellino mio, mi spiace così tanto-
-Che posso
fare adesso? Come affronto la cosa? Se almeno tu mi confermassi che non
è cambiato nulla, che Bella rimarrà con me...sempre e comunque-
-Edward lo
so che desideri questo più di ogni altra cosa al mondo, ma sono
tua sorella e per il bene che ti voglio devo essere sincera. No, al
momento non ti posso confermare questo, ma neppure il contrario. Quindi
forza e coraggio non è cambiato assolutamente nulla fra te e la
tua piccola. Adesso
dobbiamo aspettare la mossa del branco, Jacob ti ha minacciato? Okay, ma
non è lui che comanda. Lui fa solo parte di esso.-
-Non so Alice, ma ho come l'impressione che in realtà quel bastardo abbia un certo peso, che sia una specie di capo-
-Carlisle
incontrerà gli anziani, questo è deciso. Domani
manderà Jasper ed Emmett alla riserva per fissare un incontro.
Quanto meno per capire se dobbiamo fare i bagagli-
-I bagagli?-
A quelle
parole deglutii a vuoto ed i polmoni si fermarono, smisi di respirare,
quel movimento volontario e inutile mi infastidii. Fare i bagagli,
andare via lasciare Forks, lasciare Bella...perchè? No. Senza di
lei non sarei andato da nessuna parte.
Niente e nessuno poteva dividerci.
Bella
Amiche / Nemiche
Alle
cinque e mezza camminavo nervosamente da un capo all'altro della
cucina, avevo di sicuro tracciato un solco sul pavimento. Aspettavo
Jessica.
Edward
sapeva dell'incontro ed era stranamente tranquillo a tal proposito, non
lo temeva, anzi secondo lui la ragazza era animata da buone intenzioni
e tra donne avremmo potuto raggiungere un qualche accordo di sorta.
Di sicuro
il mio ragazzo aveva ragione, ma non era questo che mi innervosiva,
ovvero non erano le buone o cattive intenzioni di Jessica ad agitarmi.
Ciò che mi teneva sulle spine erano le rivelazioni che
sicuramente la ragazza mi avrebbe fatto.
Quando il campanello gracchiò sentii una fitta allo stomaco, ansia allo stato puro.
Mi avviai
all'ingresso e lentamente aprii la porta, la ragazza che scoprii poco
prima essere un lupo era immobile, un leggero sorriso le incurvava le
labbra.
Buon segno pensai
-Ciao Jessica-
Forse ci
avevo messo troppo entusiasmo, perchè lei sembrò sorprendersi
dal tono caloroso che usai, ma mi sforzai di mantere ferma la mia
voce, non volevo che capisse quanto fossi agitata. Quindi cacciai fuori
quella frase tutta d'un fiato.
-Bella-
rispose lei accennando un saluto con la testa, mi feci da parte
e avanzò oltrepassando la soglia di casa mia. Quando
richiusi la
porta alle mie spalle ebbi la sensazione che quel pomeriggio qualcosa
avrebbe compromesso per sempre l'equilibrio già precario della
mia vita.
-Accomodati- dissi indicando il salotto. Jessica annuì.
-Quanto
tempo è passato dall'ultima volta che mi sono seduta su questo
divano- in onore dei vecchi tempi si lasciò sprofondare sul cuscino molliccio del
sofà.
-Già- ammisi con una punta d'amarezza -sembra passato un secolo.-
Dai tempi
in cui eravamo state amiche, non per la pelle, non come quelle
adolescenti che crescono in simbiosi capendosi solo con lo sguardo o
con una parola, ma pur sempre vicine, sembravano trascorsi decenni.
Invece non era passato neppure un anno.
-Ma cosa ci è successo Bella?-
Si fece improvvisamente triste e strinse i pugni in grembo, potei giurare di vederle gli occhi riempirsi di lacrime.
-Prima non
c'era giorno in cui non trascorrevamo almeno un'ora spalmate su questo
divano a strafogarci di gelato e patatine fritte, ridendo di tutto, spensierate. Adesso sembriamo due estranee-
-Più che estranee sembriamo nemiche- risposi piccata.
-Io non volevo che avvenisse questo-
-Wao
Jessi- e non potei trattenere una risata isterica -dovevi pensarci prima
di cercare di portarti a letto il mio ragazzo-
-Mi
dispiace- abbassò la testa, sembrava sinceramente
dispiaciuta ma...non potevo di certo cancellare tutto con un semplice
mi dispiace
-Ti
dispiace? Jessica mi hai fotografata mezza nuda e volevi fare vedere
le foto a mio padre! Ma che razza d'amica farebbe una cosa simile?-
-Hai
ragione- continuò in tono sempre più rammaricato -sono
stata pessima, una persona davvero pessima. Ma forse un pò
puoi capirmi, no?-
Potevo? E perchè mai?
-Quando
Edward è arrivato a scuola tu stavi con Jacob ed io mi sono
subito sentita attratta da lui...insomma Bells non raccontiamoci balle. Lui è stupendo,
è tanto dolce...non puoi biasimarmi se lo volevo per me-
Forse un pò potevo.
-No- ammisi -non posso, ma non ti giustifico lo stesso.-
-Bella ero gelosa, gelosa marcia-
-Davvero non lo avrei mai pensato!- Sprizzavo sarcasmo.
-E a dire la verità lo sono ancora.-
-Lo sei ancora? Ma di chi? Di Edward? Perchè allora non abbiamo nulla da dirci-
Decretai francamente.
-Edward non c'entra, almeno non più. Si tratta di Jacob.-
Arrossì
leggermente, le mie ipotesi erano azzeccate, si era innamorata. -Vedi
c'è qualcosa che devo dirti e riguarda ciò che hai
scoperto stamattina su Jacob, sulla sua...emh- tentennò ma io
drizzai le orecchie. Edward mi aveva raccontato a mensa le sue idee sulla
natura di Jessica, ipotesi senza conferme, e adesso io avevo la
possibilità di sapere tutta la storia direttamente
dall'interessata. La vidi prendere un lungo respiro e guardandomi dubbiosa della mia reazione
ammise -anch'io sono una di loro, sono un lupo.-
Oh
bè una cosa era sospettarlo, ben altro effetto sortiva
sentirselo dire, rabbrividii. Era tutto così assurdo, dovetti
pizzicarmi una coscia per essere certa di non stare dormendo.
-Emh
Jessica, dovrei essere ormai abituata a questo tipo di rivelazioni, ma
mi fanno sempre un gran effetto- detto questo mi lasciai cadere come una pera cotta
sulla poltrona preferita di mio padre.
-Hai ragione dovresti essere abituata, del resto la persona che ami è un vampiro.-
Il tono
con cui disse vampiro non mi piacque, e storsi la bocca, ma poi pensai che tale atteggiamento fosse giustificato
dal fatto che il mio ragazzo era in profondo conflitto con il suo.
-Non
è tanto il fatto che tu sei un lupo che mi stupisce, quanto la
costatazione che sei una di loro non essendo una nativa americana. Come
è possibile?-
Sorrise.
-Sai
quante volte i primi tempi mi sono fatta questa domanda? All'inizio
quando Jacob mi portò alla riserva, subito dopo la
trasformazione gli anziani mi guardarono
come se fossi un fenomeno da baraccone, uno scherzo della natura.
Figurati..un bianco lupo, e per giunta donna! Sacrilegiooo. Poi
piano piano dopo aver analizzato per bene gli antefatti che portarono
all'accaduto, trovarono una
risposta che chetò loro e un pò me.-
-E cioè cosa ti è successo?-
-Tanti
anni fa in un pomeriggio di primavera con i miei genitori facemmo un
picnic vicino al bosco, avevo all'incirca sette anni. Ero una bambina
vispa, piena di energia ed estremamente curiosa. Approfittai di un attimo di
distrazione di mamma e papà per ficcarmi da sola nei meandri del
bosco. Non avevo paura di nulla, neppure dell'oscurità che
l'interno nascondeva. Dopo alcuni minuti attirata dai raggi del sole
che filtravano timidi tra le fronde degli alberi, giunsi in una specie
di sglargo circondato da sequoie. Al centro di essa un gruppetto di
lupi si contendeva la carcassa di una cerva.- Si fermò un istante a riprendere fiato e io pensai che praticamente stava
facendo anche la mia descrizione, e la mia memoria corse veloce alla
prima volta in cui vidi il mio Ed nel bosco, il mio guardiano. Io fui
decisamente più fortunata di lei. Riprese il racconto. -Lì per lì
rimasi perplessa, ma non mi fecero impressione i lupi bensì ebbi
terrore del corpo orrendamente mutilato della loro preda. Cominciai a
piangere rumorosamente, uno degli animali forse il capo branco si volse a guardarmi,
fiutò l'aria, era infastidito dall'intrusione o forse lo attirai come preda. Sta di fatto che nel giro di tre secondi mi
ritrovai a terra con l'animale che mi sovrastava completamente.
L'ultima cosa che ricordo di quel giorno è il dolore intenso al
polso.-
Mi mostrò la vistosa cicatrice all'interno del polso
sinistro, era stranissimo che non l'avessi mai, davvero mai notata
prima.
-Ma come hai fatto a sopravvivere, insomma loro avrebbero potuto ucciderti in un attimo-
-Questo
è un mistero- rispose anche lei perplessa -i miei disperavano di ritrovarmi viva, figuriamoci
in buona salute. La cicatrice sul polso è l'unico segno evidente
che resta per testimoniare ciò che accade quel giorno. Ma di
sicuro i lupi mi hanno trasmesso il loro gene o comunque qualcosa di
simile, che è rimasto silente fino a poco tempo fa.-
-La trasformazione è avvenuta da poco?-
-Si, poco prima dell'inizio dell'estate, Jacob era con me. Lui si è preso cura di me.-
Ricordò l'episodio con tenerezza.
-Ma cosa l'ha provocata.-
-La
rabbia, una forte manifestazione di rabbia, è successo dopo il tuo colpo
da peso massimo al mio naso- rise, io invece provai vergogna.
-Mi dispiace- arrossii -sono stata impulsiva quel giorno.-
-Bella, mai come adesso mi rendo conto che tu stavi difendendo solo
ciò che era tuo- rispose e sembrava davvero convinta di
ciò che diceva -comunque l'età post
adolescienziale è quella in cui avvengono quasi tutte le
trasformazioni dei ragazzi della riserva, quindi a me sarebbe successo
in ogni caso.-
-Comicio a
capirci qualcosa- mi massaggiai il mento, tutti i pezzi a poco a poco
combaciavano -Jacob si è trasformato dopo di te?-
-Esattamente
il giorno della tua partenza per Phoenix, al ritorno dall'aeroporto era
arrabbiato, tanto
arrabbiato per qualcosa che non ha voluto dirmi- io invece sapevo il
motivo. Jacob in quell'occasione ebbe la conferma che io ero stata
di Edward in tutti i sensi -ciò ha
accellerato un processo inevitabile-
-Jessica tu e Jacob...si insomma state insieme?-
-Ah che
domanda Bella! E' strano sai, ancora non l'ho capito! Eppure dovrei, dato che andiamo a letto insieme da più di due mesi-
-Coosa?-
-Hai
capito bene, mica ti scandalizzi?-
-No, certo che no- come avrei potuto.
-Dopo la mia trasformazione io e lui ci siamo
avvicinati molto e questa nostra vicinanza ha avuto il suo culmine dopo la sua
di trasformazione. Ci siamo fatti coraggio a vicenda, ci siamo consolati
l'uno con l'altro, sai com'è, no? Da cosa nasce cosa...-
-..E te ne sei innamorata- conclusi.
-Disperatamente Bella, lo amo da morire, ma lui credo mi voglia solo bene. Ma non mi ama- era al limite delle lacrime.
-Perchè dici così?-
-Sei
sempre tu il centro costante e fisso dei tuoi pensieri- vidi il suo
viso rigarsi di grossi lacrimoni, istintivamente mi avvicinai e
mi sedetti sul bracciolo del divano.
-Mi
dispiace tanto- dissi mortificata -ma io sono stata chiara con lui te
lo giuro. Io amo Edward è questa cosa rimarrà tale in
eterno-
-Io ti
credo Bella ed è per questo che sono qui. Ma non so più dove sbattere la testa, l'ultima volta
che abbiamo fatto l'amore alla fine ha perfino sussurrato il tuo nome
al mio orecchio...capisci? Mi ha chiamato Bells- era proprio disperata, provai un moto di commozione per lei. -Dobbiamo allearci- mormorò fra le lacrime -e
cercare di persuadere Jacob a cambiare idea su ciò che ha in
mente, magari..magari non mi amerà lo stesso, ma devo provare. Devo Bella assolutamente.-
-Certo che proveremo, ma cosa ha in mente?-
-Cercava un pretesto per attaccare e distruggere Edward e lo ha trovato.-
-Lo sapevo maledizione.-
-Dovevi
vedere la sua faccia trionfante quando dopo aver detto a sua padre il motivo
della rabbia che ha scatenato la trasformazione, e cioè che tu e Edward stavate insieme..questo a sua volta
è impazzito perchè conosceva la natura dei Cullen.
Isabella Swan deve essere allontanata da quel mostro,
gridava Billy per casa brandendo il bastone del consiglio. Per Jacob
quella era musica per le sue orecchie, suo padre sarebbe stato
dalla sua parte in quella storia. Da
lì in poi è stato tutto un crescendo Bella. Aspettavano
il tuo ritorno
per avere la conferma che tu e il succhiasan..cioè scusa tu e
Edward,
stavate ancora insieme.-
-Bè direi che l'anno avuta- conclusi preoccupatissima. -Jessica
guardami- le presi le mani e le strinsi erano gelate quanto le
mie. Obbedì mi guardò,
tirò su col naso si sistemò sul divano in modo tale da
vedermi bene in viso. -Posso fidarmi di te?- le chiesi valutando
qualsiasi sfumatura d'espressione -ho bisogno di sapere che
qualsiasi cosa succeda, qualsiasi cosa io e i Cullen decideremo di
fare, tu non ci pugnalerai alle spalle. Altrimenti sarà tutto
inutile, capisci?-
-Basta che mi giuri che non farete del male a Jacob, certo che puoi. Forse non ti è chiara una cosa: io e
Jacob possiamo essere stati amanti amici confidenti, ma l'unica che ama
e che vuole a costo della vita sei tu. L'ho capito in questi mesi, lui
non si rassegnerà fino a quando non avrà ucciso Edward. E
io questo non posso permetterlo, e non certo perchè mi sta a
cuore il tuo vampiro-
-Certo che no- sospirai, come avevo temuto tutti gli equilibri si erano
infranti. Cominciavo a precipitare, giù, in un pozzo nero e
pauroso. Chissà se presto avrei saputo dove sarei atterrata
e quanto male mi sarei fatta in quella inaspettata caduta -a te sta a
cuore solo quel bastardo di un lupo.-
Finito anche questo, allora Jacob
al patibolo subito e senza sconti, Jessica poverina sfigata...tutti i
ragazzi di cui si innamora amano Bella. Carlisle è un
papà dolcissimo e Alice la sorellina che tutti vorrebbero.
Baci vi adoro alla prossima.
Romi.
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Capitolo 26 *** Cap. 26 Guerra! ***
Capitolo 26 guerra
Capitolo 26
Bella
GUERRA!
Con la testa sul suo petto cercavo di dormire, ma quell'impresa risultava quasi impossibile.
Ero agitata, inquieta. Di certo
lui sapeva che stavo rimuginando, di certo lui sapeva che avevo un
vulcano in continua eruzione nella mia testa, che vomitava senza sosta
ipotesi e preoccupazioni.
Per lui la mia mente non aveva
segreti, era un libro perennemente aperto, le cui pagine riportavano a
chiare lettere ogni mio singolo pensiero. Bello, brutto stupido o
infantile.
Quella situazione nel nostro
rapporto era la croce e delizia, a volte sapere cosa mi passava per la
testa era un vantaggio sia per Edward che per me (vedi delizia), altre
volte no.
Ecco in quel momento era tutto tranne che un vantaggio che lui sapesse su cosa stavo rimuginando.
Non mi aveva ancora chiesto nulla, non aveva ancora accampato nessuna pretesa, ma ero certa che prima o poi l'avrebbe fatto.
Presto mi avrebbe messo davanti a due porte chiuse e mi avrebbe chiesto
Quale vuoi aprire? Scegli!
Oppure mi avrebbe portata ad un bivio, e lì lo avrei sentito dire
Quale strada vuoi prendere?
E io che avrei fatto?
Mi sarei consumata nell'indecisione?
Considerato il mio grado di stupidità ed ingratitudine era molto probabile che accadesse proprio questo.
Edward si sarebbe comportato
così non certo per il gusto di mettermi in difficoltà, ma
perchè era così che prima o poi sarebbero andate le cose.
La situazione stava prendendo una piega tale che non ci sarebbero state
alternative.
Porte o strade era uguale, il punto era scegliere.
Avevo stretto un patto con
Jessica, ma in cuor mio sapevo come lo sapeva il mio ragazzo che
nè lei nè Carlisle sarebbero riusciti a cambiare la
situazione in cui ci trovavamo. Gli anziani avevano detto no a
qualsiasi mediazione, mentre Jacob al primo tentativo della sua quasi
ragazza di farlo ragionare aveva rotto i ponti cominciando ad
ignorarla.
Era tutto inutile quindi, avevamo
provato solo banali quanto disperati tentativi di ritardare un futuro
già scritto. Saremmo dovuti fuggire lontano da Forks se volevamo
restare insieme, e io sapevo che la fuga non sarebbe bastata, saremmo
dovuti scomparire.
Avremmo dovuto far perdere le nostre tracce, cancellare le nostre identità.
Avrei dovuto rompere col passato
e con la mia famiglia, inoltre dopo la fuga non ci sarebbero stati solo
i lupi a cercarci, ma anche mio padre.
Che decisione avrei preso?
Sarei stata disposta a fuggire con tutte le conseguenze che ne sarebbero derivate?
Sarei stata capace di dare ai miei genitori un simile dolore?
Io ero la loro unica figlia, e per Charlie ero addirittura l'unico parente rimastogli in vita.
Col cuore dicevo di sì, senza alcuna remora, ma con la testa .. con la testa le cose cambiavano.
Sentivo dentro di me una vocina che diceva chiaramente: no.
Ed era proprio questa la fregatura, la mia testa.
Non dotata di fino intelletto ma capace di arzigolare riflessioni e congetture.
Ed Edward ne era al corrente nell'istante stesso in cui le formulavo.
Quella del mio vampiro non mi
parve più un super potere capace di rafforzare il nostro
già indissolubile legame. Leggermi nel pensiero in quell'istante
rappresentava solo una condanna, addirittura forse una tortura, a cui
lo stavo sottoponendo.
Ad occhi chiusi mormorai un flebile
Io verrò con te Eeed,
quasi a voler metter le mani
avanti, a scusarmi per l'eventuale dolore che avrei potuto causargli
quella notte. Doveva sapere che potevo dar vita ad una miriade di
schiocchezze, ma alla fine l'avrei seguito fino in capo al mondo se
necessario.
Quando avvertii le sue labbra
poggiarsi sulla mia fronte e disegnare un timido sorriso, capii che lui
naturalmente era al corrente del mio travaglio.
Stretta tra le sue braccia, alla fine riuscii ad addormentarmi.
*************************
Alle sette la sveglia suonò e prima ancora di aprire gli occhi capii che qualcosa non andava.
Ero sola, Edward era andato via.
Provai uno strano senso di vuoto.
Lui solitamente aspettava che mi
svegliassi prima di tornare a casa sua, doveva darmi il buongiorno, lo
faceva sempre. Quella era una regola non scritta, un patto tacito
stipulato fin dalla prima notte che aveva trascorso a guardarmi
dormire.
Quella mattina qualcosa lo aveva
indotto a infrangere il patto, e doveva essere qualcosa di davvero
importante, altrimenti non lo avrebbe mai fatto. Questa considerazione
non fece che alimentare la strana sensazione da cui mi sentii avvolta
appena sveglia.
E se i timori della sera prima si fossero avverati?
Mio Dio
Trasalii, perchè tutto ciò parve avere un senso.
Se fosse accaduto sul serio, la prima a non perdonarsi sarei stata io, altro che Edward.
Gli avrò fatto più male del solito, losòlosò stavolta non mi perdona ..
Istintivamente afferrai il
cellulare e feci partire la chiamata. Appoggiai l'apparecchio fra
clavicola e orecchio, e presi a roteare nervosamente la fede al mio
anulare sinistro, nell'attesa di essere tranquillizzata dal suono della
sua voce. Quando udii la prima sillaba di una fredda voce registrata,
mi si gelò il sangue nelle vene. Si era inserita la segreteria,
Edward non aveva risposto. Riprovai freneticamente per dieci minuti di
fila, ma nulla. A quel punto lo stomaco si contorse in una morsa e
avvertii uno strano formicolio ai palmi delle mani, proprio prima dei
polsi. Paura.
Chiamai Alice, la quale ci mise un pò, (ben cinque interminabili squilli) ma poi fortunatamente
rispose.
-Sìì, pronto.-
Merda ..
Il tono di voce non lasciava adito a dubbi, era successo qualcosa.
-Dov'è?-
Chiesi senza neppure salutarla.
-Bella, adesso non posso parlare. Ti richiamo.-
-Neanche per sogno- risposi agitandomi ancora di più -dimmi cosa è successo. Dov'è Ed?-
-E' ancora in città.-
-Come è ancora in città? Cosa vuole fare, andar via? Senza di me?-
-Un imprevisto.-
Rispose evasiva.
-Sono stata io vero? Durante il sonno, non è vero? Che ho pensato? Alice che ha saputo?-
Dall'altra parte solo silenzio -L'ho ferito? Alice ti prego rispondimi?-
-Tesoro mi spiace ma al momento non posso dirti nulla, devo aspettare anch'io. Non ho la minima idea di cosa abbia in mente.-
-Ma sai almeno dove potrebbe essere?-
-No. Quei maledetti lupi-
imprecò -non vedo nulla. Adesso devo attaccare, Jasper vuole
andare a cercarlo. Ti chiamo appena ho notizie.-
-Ma .. -
Alice chiuse la conversazione in fretta e furia e io pensai per una frazione di secondo, che forse stavo ancora dormendo.
Per forza doveva essere così, perchè quello era un incubo. Il peggiore.
Che cosa avevo mai pensato di
così terribile da farlo scappar via a quel modo, senza neppure
una spiegazione? Che razza di idiota ero?
Sapevo benissimo cosa avrei potuto combinare, eppure ..
Ma come facevo a bloccare la
mente, a filtrare i pensieri? Io ero incapace di attuare ragionamenti
più semplici, figuriamoci barcamenarmi in atti così
complicati.
Ci impiegai 60 secondi buoni a
riarticolare gambe braccia e cervello, ero paralizzata, ma dovevo
muovermi, fare qualcosa, rimediare prima che fosse troppo tardi. A
tempo di record mi vestii, mi lavai i denti e corsi fuori. Chiaramente
per quella mattina non sarei andata a scuola, e forse chissà, a
secondo di come si sarebbero messe le cose, non ci sarei andata mai
più.
Prima di prendere qualsiasi
direzione mi fermai a riflettere, solo che ero talmente confusa e
annebbiata dalla paura che non riuscivo a pensare in maniera
costruttiva.
Chiamai di nuovo Alice.
-Bella che c'è?- Ruggì spazientita.
Non era proprio felice di
sentirmi, questo avvalorava ancora di più l'ipotesi che Edward
volesse andar via a quel modo per causa mia.
-Scusa Alice ma ho bisogno di sapere se ci sono novità. Sai dov'è?-
-No-
Awww, pensai
-Puoi dirmi allora ciò che sai, per favore .. -
Lei sospirò e senza alcuna voglia comunque rispose alla domanda.
-All'alba è rientrato molto turbato. Scuro in volto, mi è sembrato lacerato da qualcosa-
si fermò.
-Continua ti prego.-
-Gli ho chiesto cosa avesse. Non
ha risposto, e non ha risposto neppure alle altre cento domande che gli
ho fatto. Posso solo dirti che temo sia qualcosa di grave .. -
La interruppi.
- .. e ha a che fare con me.-
-Suppongo di sì.-
-Perchè credi che voglia andar via?-
Di nuovo silenzio.
Riprovai a formulare la domanda con più decisione.
-Alice, rispondimi! Perchè credi voglia andar via?-
-Ha preparato una borsa .. ha messo dentro degli abiti, documenti soldi .. che altro può significare questo Bella?-
In quell'istante il mio cuore perse un battito, anzi forse più battiti, no forse addirittura si fermò.
Sono morta!
Poi sentii di nuovo le parole di Alice rimbombarmi nelle orecchie, "che altro può significare questo Bella?" e mi ridestai. Dovevo fare qualcosa e subito.
-Dove lo cerco Alice? Che faccio? Dove vado? Ti prego aiutami-
-Bella, Carlise ed Esme sono
fuori rientreranno stasera, non credo che vada via senza salutarli, non
può .. o forse non voglio credere che sia capace di un
comportamento simile. Quindi sarà nei paragi. Concentrati, di
sicuro ti verrà in mente dove trovarlo-
-Mmh, al momento penso solo a
come fermarlo.- sospirai di frustrazione -Alice e se lo trovassi e non
riuscissi a fermarlo? Mi porterà con sè? Deve farlo io ..
io non riesco a vivere senza di lui.-
Alice ascoltò ma non
ribattè. Intuii che stava riflettendo, rimuginava su ciò
che poteva o non poteva dirmi. Ebbi il vago sospetto che sapesse e non
volesse mettermi al corrente.
-Alice ci sei?-
-Si scusa, emh ma tu non ricordi nulla? Cosa ha potuto sconvolgerlo fino a questo punto?-
-Non lo sò- risposi afflitta, cominciavo a sentire le lacrime pungermi gli occhi
-ma sapevo che sarebbe successo prima o poi. La mia testa, la mia stupida testa ..-
-Bella non è colpa tua-
-Invece si. Devo andare adesso. Devo trovarlo.-
Senza darle il tempo di aggiungere altro chiusi la conversazione.
-STUPIDA STUPIDA IDIOTA SENZA CERVELLO-
Pestavo i piedi, ero in collera
con me stessa, mi odiavo. Volevo picchiarmi, volevo flagellarmi per
ciò che avevo combinato.
Ma cosa avevo combinato?!
Io non ricordavo nulla, almeno
non credevo di aver partorito pensieri così orribili da indurre
Edward a lasciarmi su due piedi.
Le lacrime cominciarono a scorrermi sul viso e realizzai che non erano solo quelle a bagnarmi.
Pioveva.
Aveva iniziato a piovere almeno da cinque minuti buoni, poichè ero zuppa dalla testa ai piedi.
Forse mi sentivo troppo sconvolta
per badare a quel futile dettaglio. Avrei trovato Edward ad ogni costo.
Avevo tempo fino a sera per cercare di dissuaderlo dal compiere
quell'assurdo gesto.
Da dove avrei dovuto cominciare?
Noi due non amavamo girare per la città o nei dintorni di essa.
Il nostro tempo insieme era
scandito da abitudini semplici e ripetitive, a noi bastava stare
insieme, in camera mia o in camera sua, oppure ci piaceva andare ..
-Accidenti!- .. nel bosco. -Ma
certo!- mi battei una mano sulla fronte -che stupida, come ho fatto a
non pensarci prima. Il bosco, il nostro posto. Non c'è che dire,
Isabella Swan sei proprio un'idiota.-
Rincuorata da quella speranza, mi
asciugai le lacrime e cominciai a correre sù per il sentiero
sotto la pioggia, per due volte rischiai di ritrovarmi col sedere per
terra. Naturalmente alla terza il rischio divenne realtà.
La tanta acqua aveva reso il
terreno fangoso e a tratti scivoloso. Incautamente misi un piede,
quello destro, su un mucchio di foglie marcie, fu come salire su di uno
skateboard senza avere la minima idea di come si facesse. La gamba
sghiciò in pieno la presa sul terreno distendosi tutta.
In totale solitudine mi esibii in
una spaccata olimpica. Il piede sinistro di contro nel tentativo
disperato di salvare il salvabile, fece leva con la punta, ma anche
questa mancò la presa.
Caddi rovinosamente sul ginocchio.
-DIOOO CHE MALEEE-
Il silenzio irreale del bosco fu rotto dall'eco del mio urlo di dolore.
-Perfetto Swan- biascicai -senza dubbio sei la migliore nel tuo genere .. -
A fatica, imprecando in lingue che neppure sapevo di conoscere riuscii a rimettermi in piedi.
Adesso oltre che zuppa ero anche
completamente ricoperta di fango. Ero riuscita ad inzacchermi di terra
e foglie anche i capelli, perchè nel tentativo di togliermeli
dal viso avevo usato la stessa mano con cui avevo cercato di rimettermi
in piedi.
Sempre più frustrata ripresi a camminare.
Giunta quasi alla nostra felce
cominciai a guardare spasmodicamente ogni albero, ogni tronco caduto,
ogni roccia sporgente. Speravo di scorgerlo, anche lui bagnato
fradicio, magari intento a fissarmi, come la prima volta che ci eravamo
incontrati. Come la prima volta in cui ci eravamo baciati.
Dopo alcuni minuti dovetti
fermarmi, vedevo a fatica e le ciglia grondavano acqua e molta di
questa entrava dentro gli occhi, costringendomi a stropicciarli
continuamente col dorso della mano.
Bruciavano e prudevano.
Proprio durante uno di questi momenti mi parve di vederlo.
Una sagoma azzurra non definita, sbiadita.
Un attimo prima non c'era, un attimo dopo era lì in piedi accanto ad una sequoia.
Era lui, Edward.
Aveva una mano appoggiata al
tronco, l'altra fra i capelli. Vedevo il suo profilo perfetto, fissava
un punto davanti a sè. Indossava una giacca a vento blu con
cappuccio, ma non lo aveva tirato sù, così anche lui
grondava di pioggia.
Improvvisamente mi sentii leggera, il peso dell'angoscia aveva lasciato il posto alla speranza.
-Eeed- urlai con tutto il fiato
che avevo in corpo. Non si mosse, allora provai con più foga
sbracciandomi -Eeeed sono Bella, sono quaaa Eeeed-
Lui continuava a stare immobile, sembrava davvero che non mi sentisse.
Era possibile?
Certo la pioggia a suo modo faceva un gran baccano, ma un vampiro aveva un udito superiore ad un comune umano.
Come mai non a riusciva a sentirmi?
Mi balenò in testa l'idea che mi ignorasse di proposito.
Provai dolore al petto.
Decisi che era il caso di
raggiungerlo e mi mossi veloce, troppo veloce di nuovo misi il piede in
fallo. Scivolai. Stavolta caddi a faccia in giù, e non ebbi
nemmeno il tempo di cacciare un urlo perchè la mia bocca
annegò in una frazione di secondo nel terreno melmoso.
Eeed piagnucolai mentalmente.
Improvvisamente mi sentivo
sfinita, stanca. La tensione mi aveva distrutta fisicamente ed
emotivamente, e sentivo dolore non solo al viso ma dovunque nel corpo.
Non trovai la forza neppure per alzare il naso. Preferii trattenere il
respiro. Rimasi così lungalunga distesa con le braccia
giù per i fianchi, il naso nel fango e la bocca serrata a
singhiozzare in silenzio. Fino a quando capii che qualcuno si era
inginocchiato accanto a me.
-Bella-
Al suono della sua voce mi ridestai, puntai i gomiti e tirai sù il bacino.
-Eri tu allora- mi guardava sorpreso, ma allo stesso tempo sembrava
anche lui sollevato -perchè non ti voltavi? Perchè non
rispondevi?-
Gli domandai tra lo stizzito e il sollevato.
Edward ignorò la domanda.
-Angelo come stai? Ti sei fatta male?-
Mi prese per le spalle e lentamente mi girò di schiena fino a farmi sedere su di lui.
-Credo di essermi sbucciata un
ginocchio quando sono caduta poco fa- tirai sù col naso e mi
tastai la rotula già gonfia. -Mentre qui credo che mi
verrà un bel bernoccolo- mi massaggiai un punto della fronte
subito sotto l'attaccatura dei capelli. -Auuu che male.-
Edward sorrise e d'impeto mi strinse al petto affondando il viso nel groviglio appiccicaticcio dei miei capelli.
-La mia piccola- sussurrò dolcemente.
Io a quel contatto invece di smettere di lacrimare presi a piangere di più.
Gli poggiai i palmi sul torace e lo scostai quel nulla necessario per guardarlo negli occhi.
Erano tanto tristi, come la sua
espressione, ma questo non mi avrebbe fermato dall'intenzione di dargli
una strigliata. Ero arrabbiata, peggio furiosa per il suo comportamento.
-Per-chè-mi-vu-o-i
lasci-a-reee?- Singhiozzai scossa dal livore che avevo represso fino a
quel momento -perchè vuoi andare via senza di me? Cosa ti ho
fatto Ed? Cosaaa? Cattivooo -
-Angelo non fare così ti prego-
Mi abbracciò e mi tenne
stretta a sè, mi cullò fino a quando non fu certo che mi
fossi calmata almeno un pò. Mi carezzò il viso e
scostò i ciuffi di capelli intrisi di fango ormai solidificato,
che ricadevano dispettosi sulla fronte ferita.
-Devo riportarti a casa, subito. Ti devi asciugare e poi hai bisogno di ghiaccio per la fronte e alcol per il ginocchio.-
-Promettimi che resti qui- gli dissi poi ancorandomi al sua giacca -promettimi che non vai via.-
-Ne parliamo dopo angelo-
-NO- gli urlai -NE PARLIAMO ADESSO! Io non vado da nessuna parte se non prometti.-
Puntai i piedi, come spesso
accadeva nelle nostre discussioni. E come da copione lui desistette
quasi subito, e sorrise. Anche se mi parve un sorriso un pò
amaro.
-La vuoi avere sempre vinta tu, non è vero?-
-Prometti Edward Cullen-
Sospirò di rassegnazione.
-E va bene. Prometto.-
-Mmm!-
Assentii impettita asciugandomi
le lacrime color cacca che facevano a scrisce la mia faccia. Mi alzai
dal suo grembo, e gli afferrai possessivamente la mano. Dopo qualche
metro percorso sul sentiero si bloccò.
-E' meglio portarti a casa mia- lo guardai perplessa -Alice ti darà qualcosa da metterti, va bene?-
-Certo- risposi di getto, ma dopo
capii, quella era una soluzione logica. A casa mia non avrei avuto
vestiti da dargli, mentre a casa sua Alice poteva prestarmi qualcosa.
-La macchina è subito dopo quella radura. Sbrighiamoci hai preso un sacco d'acqua, ti verrà un malanno.-
-E' sarà tutta colpa tua scemo di un vampiro!- gli sferrai un pugno all'altezza dello
stomaco. L'arrabbiatura non mi
era ancora passata. Lui afferrò la mano prima che sferrassi il
secondo colpo e se la portò alle labbra, baciò tutte e
cinque le nocche, poi la intrecciò alla sua.
-Se dovesse accadere giuro che mi farò perdonare-
-Lo dovrai fare in ogni caso-
Risposi sprezzante, quell'ora e mezza era stata terribile per essere cancellata in così poco tempo.
-Si, hai ragione.-
Giunti all'auto, come sua
abitudine Edward mi aprii lo sportello e poi si precipitò ad
accendere l'aria calda, la pioggia non accennava a smettere e faceva
ancora più freddo di prima. Io battevo i denti, ed ero congelata
dalla testa ai piedi.
-Resisti angelo, faccio presto- disse accorgendosi del mio tremore e sparando a tavoletta la Volvo.
-Ed a casa tua ci vorrei arrivare tutta intera-
Per un soffio evitò un furgone che procedeva in senso di marcia opposto.
-Tranquilla, non metterei mai a repentaglio la tua vita.-
-Davvero?- chiesi sarcastica -mi
hai fatto prendere un tale colpo stamattina. Pensi che non sarei morta
d'infarto se te ne fossi andato? E poi così, senza neanche una
parola .. -
Non rispose ma capii che lo avevo
colpito, forse davvero non si era reso conto che effetto avrebbe avuto
su di me la sua partenza. No, era impossile che non considerasse quanto
male mi avrebbe fatto. Guidò pensieroso fino a casa.
La porta di casa Cullen si
aprì prima ancora che Edward parcheggiasse, Alice uscì
reggendo in mano un grande ombrello rosso.
Quando mi vide sgranò gli occhi.
-Eddy ma che le hai fatto?-
-Sta zitta Alice e cerca di non farla bagnare-
Edward mi prese in braccio ed io mi appoggiai al suo petto. Stavo proprio male.
Sentivo dolore dappertutto e la testa aveva cominciato a dolermi, forse avevo preso l'influenza.
Una volta dentro mi portò direttamente di sopra.
-Devi farti un bagno bollente tesoro- disse Alice.
-Ma se ha la febbre, non è peggio?-
-Prenderà delle aspirine
Eddy, non può restare in queste condizioni. Povera piccola- mi
accarezzò il viso sporco di fango -ma che ti è successo
cognatina? Hai fatto una nuotata nel fango?-
Alice si diresse verso il suo
bagno e cominciò a fare scorrere l'acqua nella vasca, aggiuse
bagnoschiuma e sali profumati. Edward continuava a tenermi in braccio,
guardandomi con aria preoccupata. Ogni trenta secondi mi tastava la
fronte con le labbra.
-Vedi che sei riuscita a trovarlo?-
La vampira mi strizzò un occhio in segno di complicità.
-Era nel bosco, sai che ha fatto
finta di non sentirmi e di non vedermi .. - il mio tono voleva essere
accusatorio, ma le parole vennero fuori incerte, impastate, sentivo di
stare scottando. -Questo stupido di un vampiro- gli mollai di nuovo uno
pseudo scappellotto sulla nuca. Ero troppo ko per risultare minimanente
dannosa. -Non posso prendermi neppure la soddisfazione di mollargli un
pugno .. mi romperei la mano. Sei uno scemo Eeed-
Lui continuava a stare zitto, chiuso in un silenzio colpevole.
Ben gli stava, doveva proprio sentirlo tutto il peso della colpa per ciò che era capitato.
E se non l'avessi trovato? Cosa sarebbe potuto accadere? Non osavo neppure immaginarlo.
-Il bagno è pronto- Alice
chiuse il rubinetto. Il sapone aveva creato una moltitudine di bolle e
schiuma profumata alla vaniglia e il vapore acqueo aveva appannato il
grande specchio sopra il lavabo. -Puoi lasciarla a me- la vampira stese
le braccia, voleva che il papà lasciasse la figlioletta alle cure della mamma.
Ma io istintivamente mi strinsi più forte al petto di Edward e gli intrecciai le braccia al collo.
Alice un pò imbronciata si ritrasse.
-No Alice, ci penso io a lei-
Edward mi tranquillizzò baciandomi la fronte.
-Non mi lasciare- avevo ancora paura che andasse via da me.
Gli sussurrai con un filo di voce.
-Non ti lascio piccola, stai tranquilla.-
-Okay fratellino non insisto, fai in fretta però-
Alice uscì dal bagno e Edward di schiena diede un calcio alla porta che col minimo sforzo si chiuse.
Mi adagiò sullo sgabello
accanto alla vasca si inginocchiò, mi tolse le converse sporche
di fango, mi fece alzare in piedi sul caldo tappeto sistemato davanti
al sanitario e mi privò del resto degli abiti. Infine mi riprese
in braccio e mi immerse lentamente dentro la vasca.
-E' troppo calda?-
-No, va bene.-
Tremavo e l'acqua bollente era
quello che mi occorreva per riscaldarmi e per sciogliere i miei nervi
tesi come corde di violino.
-Ti .. ti insapono i capelli? Vuoi?-
-Um sì, io penso al resto-
Parlai con un filo di voce,
nonostante fosse un momento gradevole dovevo sbrigarmi rivestirmi e
buttarmi su di un letto. In un'altra occasione quella circostanza
sarebbe stata molto eccitante.
Di sicuro avrei afferrato Edward
per la maglia e l'avrei cacciato dentro la vasca con me, chiedendogli
di insaponarmi la schiena ..
Prese lo shampoo e con
delicatezza iniziò a frizionarmi la cute tentando poi di scigliore i
nodi che si erano formati durante quei due sciagurati capitomboli, il
tutto senza farmi lacrimare dal dolore. Ci riuscì.
Con la coda dell'occhio lo vedevo
separare pazientemente ogni singolo capello uno dall'altro senza farmi
accusare nessun fastidio. Il suo viso super concentrato per quella
inconsueta operazione mi parve buffissimo. A secondo dei movimenti
delle dita si mordeva il labbro inferiore trattenendolo fra i denti,
oppure sgranava gli occhi temendo di sentirmi urlare da un momento
all'altro.
Sorrisi rendendomi conto di non
essermi mai sentita tanto colma d'amore per lui come in quel momento.
La paura che avevo provato al pensiero di perderlo aveva amplificato
all'ennesima potenza il mio sentimento nei suoi confronti.
Alla fine del bagno mi avvolse in
un grande telo da bagno e mi riportò in camera di Alice, sul
letto trovai ciò che mi occorreva per stare al caldo.
Avevo la febbre alta, un livido in fronte, un ginocchio sbucciato e dolori sparsi dovunque, ma ero con Edward.
Questo bastava a farmi sentire bene.
********************
-Salve capo Swan sono Alice Cullen-
-Alice? Come mai mi chiami è successo qualcosa a Bella?-
-No stia tranquillo, stamattina
temeva di avere l'influenza ma è uscita lo stesso per andare a
scuola. Io però ho capito che non stava bene e ho insistito per
portarla a casa mia.-
-E ..-
-Bè ha la febbre molto alta-
-Oh, povera piccola- mio padre
sembrava preoccupato -ti ringrazio Alice, mi spiace però che tu
abbia saltato la scuola- per questo!
Alice su quel punto non si era preparata alcuna risposta.
-Emh non fa nulla capo Swan, sono
molto avanti col programma, non mi perdo nulla- in qualche modo quel
mostriciattolo riusciva sempre a cavarsela -volevo dirle che non
può muoversi adesso, non è il caso che esca con questo
tempo e queste condizioni. Resterà qui se per lei è okay?-
Mio padre rimuginò qualche secondo..
Alice stava facendo quella
chiamata in viva voce e potevo sentire perfettamente mentalmente le
congetture attuate dal cervellino del mio genitore.
Edward+Bella-controllo+notte+letto = sesso!
-Dorme in camera tua vero?-
-Certo capo Swan starà con me, non deve neanche chiederlo .. stia tranquillo.-
-Va bene- rispose il capo Swan
con poca convinzione, ma davanti alla "salute" della figlia doveva
abbozzare per forza. Pensava che nonostante io stessi male Edward
avrebbe approfittato della situazione. Come se avessimo bisogno di
questi mezzucci per fare zum zum! Se pensavo a tutte le volte che
mentre mio padre dormiva come un ghiro io e Ed .. mio Dio che pazzi
eravamo.. ahh se le pareti della mia camera parlassero!
-Grazie tante Alice dille che la chiamerò più tardi-
-Certo a dopo.-
Infagottata in un pigiama di
flanella e una coperta di lana ero distesa sul letto di Alice, Edward
accanto a me non lasciava la mia mano neppure per un istante. Dormii
alcune ore dopo aver preso una pasticca, e mi svegliai nel primo
pomeriggio. La febbre era scesa.
-Ciao angelo, come ti senti?-
Non appena aprii gli occhi me lo trovai davanti, sospirai di sollievo, avevo fatto un brutto sogno.
Avevo sognato che ero da sola nel bosco vagavo fino a notte fonda senza riuscire a trovarlo.
-Meglio. Vieni qui-
Lo attirai a me circondadogli il
bacino con le braccia e appoggiando la mia testa sul suo petto. Edward
volle assicurarsi del mio stato tastandomi la fronte.
-Si la febbre è scesa.-
-Te lo avevo detto già io testone-
-Dico ad Alice di portarti qualcosa da mangiare-
Mi scostò da sè e fece per alzarsi ma io gli arpionai un polso.
-Aspetta- mi guardò interrogativo -devi darmi una spiegazione per stamattina-
-Quando ti sentirai meglio Bel .. -
-Edward non ci provare, devi darmela subito. ADESSO. Voglio sapere cosa ho pensato stanotte di tanto orribile da farti scappare-
Non rispose, si limitò
solo a scuotere la testa. Io però non capii se dovessi
attribuire quel gesto ancora al senso di colpa che sentiva, oppure alla
frustrazione per non essere riuscito a portare a termine il suo intento
di fuga.
-Edward aspetto .. -
Dopo qualche secondo, prese un lungo respiro e si decise a spiegarmi.
-Ieri notte- deglutì -ieri notte, tu-
-Ieri notte io?-
- ... -
Proprio mentre stava per aprir bocca, Alice aprì la porta precipitandosi davanti a noi.
-Edward, vieni giù, subito!-
Il suo viso non tradiva alcuna emozione ma gli occhi spiritati e il tono della voce gridavano "GUAI!"
Edward?
Era la prima volta che la sentivo chiamare così il fratello.
Era senza dubbio accaduto qualcosa.
-Non puoi aspettare Alice?-
Anche "Edward" sembrava stranito da quel comportamento più pazzoide del solito.
-No, non posso. Credimi è urgente-
Fece un eloquente gesto di conferma con la testa.
-Va bene, se dici che è urgente-
-Lo è.-
Edward scrollò le spalle.
-Torni presto per favore?-
Ero accigliata, Alice avuto un tempismo perfetto.
Lui annuì, si abbassò a stamparmi un bacio sulle labbra e poi uscì seguito a ruota dalla sorella.
Dopo qualche minuto dal piano
inferiore sentii provenire delle voci, qualcuno stava discutendo
animatamente. Le voci sembravano prevalentemente maschili e le frasi
troppo concitate per capire di cosa stessero parlando, poi
qualcuno chiamò il mio nome
-Bellaaa. Dove l'hai nascosta Cullen? Stavolta ti distruggo-
Jacob?
Non ebbi neppure il tempo di
capire se fosse realmente lui che sbraitava il mio nome, che la porta
della camera di Alice si spalancò.
Jacob fece il suo ingresso a grandi falcate seguito da Edward livido di rabbia.
-Come stai? Cosa ti hanno fatto?-
Io lo guardai interdetta,
sembrava un pazzo scappato dal manicomio. Aveva gli occhi fuori dalle
orbite e il fiato corto per l'agitazione.
-Non osare toccarla- urlò
Edward quando lo vide avvicinarsi e fare il gesto di prendermi il viso
fra le mani. Io mi ritrassi, non avevo nessuna intenzione di farmi
neppure sfiorare dal quel vile infame traditore. Deluso e
sorpreso dalla mia reazione desistette da quell'intento.
-Ma cosa diavolo ci fai qui?-
La mia faccia era un misto di sorpresa fastidio e rabbia.
-Non sei andata a scuola e non
c'erano neppure i succhiasangue, ho chiamato a casa e non c'eri,
così ho chiamato Charlie che ha detto che stavi male e che ti
trovavi qui.-
-Cioè fammi capire mi spii?-
Conclusione ovvia.
-Nooo-
Bugiardo.
-Allora come fai a sapere che non
ero a scuola, non ero a casa .. Jacob ma che cosa stai combinando? Cosa
ti sei messo in testa si può sapere?-
Gli chiesi urlando debolmente con quel pò di forze che avevo in corpo.
-Pensava ti avessi morso per .. si insomma hai capito Bella. Per trasformarti.-
Spalancai la bocca, ma non tanto
per la parola morso o trasformarti, quanto per il fatto che ebbi
coscienza di quanto Jacob e tutto il branco facessero sul serio.
-E anche se fosse?-
Grugni in tono di sfida.
-Sarebbe la fine-
-Ma per chi Jacob?-
-Per tutti loro-
-Ma lo vuoi capire che questa
è la mia vita e decido io cosa è meglio per me? Io amo
Edward e rimarrò con lui qualsiasi cosa succeda, e quando
entrambi capiremo che sarà il momento giusto lui mi
morderà e tu non potrai farci nulla.-
-Ma non pensi a Charlie? Non pensi a tua madre? Come fai ad essere così egoista?-
-E tu Jacob? Tu forse non sei
egoista? Stai facendo scoppiare una guerra che porterà dolore e
distruzione solo per la tua aberrante gelosia e il tuo sconfinato ego
ferito-
-Ennnooo carina non mettere in
mezzo me- sbottò sprezzante facendo di no con la testa -se
scoppierà una guerra, e credo che scoppierà, sarà
solo per colpa tua.-
Sentendo quelle parole
impallidii. Non seppi cosa rispondere, abbassai la testa e cominciai a
lacrimare. Non avrei voluto dargli quella soddisfazione. Piangere,
equivaleva ad dargli la conferma che potesse avere ragione. Ma ero
ancora provata e debole per la febbre così non potei evitarlo.
Edward, vedendomi in quello stato espolse.
Emise un ringhio e io capì
che stava per mostrare il suo lato oscuro, lo vidi aggrottare il viso e
aprire la bocca per far uscire i canini. Jacob da lupo fiutò il
pericolo e con un balzo di almeno tre metri raggiunse il punto
più distante rispetto a noi due, quando toccò terra era
un grosso enorme, spaventoso ammasso di pelo.
La guerra era appena cominciata ed ero stata io a dargli il via.
E siamo a meno 4, che dire .. un pò mi dispiace. Non posso fare
a meno di pensare cosa succederà alla fine, voglio dire sembra
tutto così scontato. I vampiri sconfiggono i lupi Ed e Bella
restano insieme e vivono felici e contenti (???).
Bwaaa non sembra tutto troppo semplice .. O____O
Alla prossima spero presto.
Baci a tutte e mi raccomando fatevi sentire, Mi URGONO le vostre opinioni .
romi
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Capitolo 27 *** Cap. 27 Ultimatum ***
Cap. 27 Ultimaltum
Capitolo 27
ULTIMATUM
Bella
-Edward nooo- urlò Alice quando capì che suo fratello stava per scagliarsi contro il lupo.
Lui si voltò a guardarla, il suo viso era a dir poco sconvolgente.
Solo in un'altra occasione lo avevo visto così, ovvero nella sua
vera veste, ma quel giorno pensai che stesse mostrando davvero il
peggio del peggio di sè.
Per la prima volta da quando lo conoscevo ne ebbi paura.
I suoi occhi dorati lampeggiavano, parevano sputassero lapilli
infuocati, i canini agli angoli della bocca splendevano bianchissimi e
affilati, pronti ad azzannare il lupo alla giugulare. I tratti gentili
e delicati del suo viso erano stravolti da una rabbia inaudita.
Nella sua mostruosità dovetti ammettere però, che era tremendamente affascinante.
Il lupo dal canto suo, nonostante l'imponenza della sua stazza, se ne
stava acquattato in un cantuccio, calmo e fresco come un quarto di
pollo.
Fiutava l'aria in attesa di capire chi, dei due vampiri lo avrebbe attaccato per primo.
Io non volevo che Edward lo attaccasse, non volevo che si spargesse una
sola goccia di sangue a causa mia. Ne che fosse quello bollente di un
lupo e ancor meno che fosse quello gelido di un vampiro, del mio
vampiro.
Non ero certa che Alice riuscisse a calmare Edward, così intervenni.
-Eeed- urlai con quel pò
di fiato che avevo ancora in corpo. Lui
spostò lo sguardo da Alice a me e prese a fissarmi
perplesso, dispiaciuto. Corrugò la fronte assottigliando lo
sguardo.
Non sopportava l'idea che lo vedessi di nuovo in quello
stato. -Ti prego non arriviamo a questo. Ti prego- lo implorai -se
dovessi ferirlo, non potremmo tornare indietro. Ti supplico fallo per
la tua famiglia. Se attacchi Jacob, non passerà molto tempo che
subirete l'ira del branco. Tu Carlisle e gli altri ne paghereste le
conseguenze.-
Edward riflettè qualche istante, poi lentamente si rilassò e ritrasse i canini.
Indietreggiò di qualche passo verso il letto dandomi le spalle, temeva qualche gesto inconsulto del suo avversario.
-Va via cane- sibilò a Jacob -per questa volta sei salvo-
Il lupo però non si mosse allora Alice tentò un'altra
strada, si spostò velocissima verso una delle finestre della
stanza e la spalancò.
-Jacob- lo chiamò in tono
dolce e calmo sorprendendomi non poco -ascolta Edward ti prego. Vai via
prima che accada l'irreparabile.-
Jacob sembrava indeciso,
guardò a lungo Alice poi Edward infine
guardò me, ancora sconvolta da quello che stava accadendo in
quella stanza. Quindi emise una sorta di guaito, e a passo incerto
s'incamminò verso la finestra. Giunto sul davanzale si
voltò di nuovo verso Edward e gli mostrò i denti
digrignandoli. Stava avvertendo il suo nemico giurato che comunque non
sarebbe finita
lì. Un balzo, e fu fuori nella notte buia.
-Awww- strepitai lasciandomi cadere stremata sul letto, sentivo che la
febbre era tornata a bruciare il mio corpo. Edward mi fu subito
accanto, e sul suo viso riconobbi i tratti delicati del mio
dolce Eeed.
-Angelo mi dispiace tanto, come stai?-
Lo guardai e non risposi, d'improvviso mi sentii tanto stanca anche per
aprire bocca. Lui lesse i miei pensieri, annuì e mi prese tra le
braccia per cullarmi.
-Scotti di nuovo- disse tastandomi la fronte con le labbra.
Cosa facciamo adesso? gli chiesi mentalmente.
-Ci penseremo noi tu sta tranquilla piccola, andrà tutto bene. Adesso riposati.-
-Resta con me- sussurrai in un soffio.
-Non mi muovo.-
-Tieni questa- sua sorella prontamente gli diede una coperta per
frapporla fra me e il suo petto, non volevano che congelessi anche se un
pò di refrigerio avrebbe dato sollievo al mio corpo
incandescente. -Vado a
chiamare Carlisle- continuò Alice -è meglio che rientri
subito, dobbiamo chiamare anche gli altri e organizzarci.-
Non sentii la risposta di Edward, miracolosamente presi sonno, il riacuirsi della febbre mi fece crollare.
*****************
La notte precedente
Angelo,
scusami ma non voglio
costringerti a scegliere
tra me e tuo padre
cosi ho deciso di ..
La penna scivolò via dalle mie dita, avevo scritto e riscritto il biglietto tre volte, ma non riuscivo a finirlo.
Le stavo scrivendo che andavo via, da solo. Ma ero talmente nervoso a
quel pensiero, che ogni volta che arrivavo a quel punto la mia mano
tremava e si rifiutava di continuare la frase.
Come facevo a lasciarla? Come?
Lei era tutta la mia vita, tutto il mio mondo.
Lei era il mio amore.
Lei era il mio angelo.
Nonostante ciò, ero dilaniato.
Non potevo costringerla a lasciare tutto.
Il mio allontanamento era l'unica soluzione possibile.
Quella notte più di ogni altra, Bella era inquieta.
La sua mente in subbuglio creava pensieri su pensieri, un vortice
intricato di dubbi e perplessità. Era convinta che a breve
avrebbe dovuto abbandonare la sua famiglia in modo definitivo, e questa
cosa la devastava.
La cosa che invece devastava me, era che l'avrebbe fatto comunque.
Perchè, non potevo negarlo, lei mi amava moltissimo.
Ma chi ero io per costringerla ad un simile atto?
Chi ero io per rovinare la vita a Renèe e soprattutto a Charlie?
Ricordavo bene le notti che quell'uomo aveva trascorso a piangere,
quando sua moglie portò Bella a Phoenix. Conobbi il suo
dolore, e per un verso lo provai anch'io.
Per anni non potei
andare a trovare la bambina in Arizona.
-Eddy cosa credi di fare?-
Mia sorella mi raggiunse in camera mia dopo che avevo ridotto in polvere
l'ennessimo foglio di carta, e mi accingevo a riempire una borsa con l'indispensabile per il viaggio.
-Non vedi? Le valigie, vado via.-
Alice strabuzzò gli occhi.
-Cosa? Ma sei impazzito brutto imbecille?!-
-No! Semmai sono stato un pazzo a darti ascolto e venire qui .. a
conoscere Bella, e illudermi che avrei potuto vivere con lei per
sempre.-
-Non puoi farle questo- disse parandomisi davanti -le spezzerai il
cuore.- Io la guardai e per un attimo il dubbio, mi attraversò il
cervello.
-Ormai ho deciso- risposi svuotando i cassetti della biancheria,
-Diooo come fai a essere così idiota Edward?-
-Il suo cuore si spezzerà comunque Alice. Quando sarà
costretta a lasciare suo padre e sua madre, e lei a sua volta
spezzerà i loro. E' un un circolo vizioso non credi? Una tragedia
infinita-
Abbozzai una specie di sorriso.
-Io non capisco quale sia il vero problema. Non dovevamo
preoccuparci dei lupi? Di Jacob Black? Perchè adesso metti in
mezzo Bella e il fatto che deve abbandonare i suoi genitori. Questa
eventualità era scontata fin dall'inizio.-
-Alice è molto più complicato di così-
-Bè allora spiegami perchè il mio cervello al momento è un'immensa distesa di sabbia, un deserto-
-Bella è stata la spinta
definitiva o la
goccia che ha fatto traboccare il vaso .. vedi tu come vuoi meglio
interpretarla. La verità è che non voglio costringervi ad
uno scontro coi licantropi. Così come non voglio costringere la
mia ragazza ad abbandonare tutto ciò che le è più
caro al
mondo, dall'oggi al domani. In fondo la questione è mia, e avrei
dovuto affrontarla a quattr'occhi con quel cane rognoso. Ma quel
bastardo è troppo codardo, e ha dovuto coinvolgere per forza
tutto il branco. Maledetto Black- mormorai stringendo i pugni per la
stizza.
-E allora? Lui ha il branco e tu hai la tua famiglia. Siete in parità-
-Alice non capisci?-
-No mi spiace non capisco-
-Io non ho intenzione di trascinarvi in una guerra
solo perchè non ho voluto accettare il fatto che sarei dovuto
rimanere solo .. Perchè mi sono ostinato a cercare una compagna.-
-Tu non hai cercato un bel niente e lo sai. Se c'è un colpevole
qui, sono io- disse stringendosi nelle spalle -Sono io l'artefice di
tutto. Ti ho martellato per anni per poi costringerti ad andare a
Forks.-
Questa volta risi sul serio e di cuore. Era vero, mi aveva "costretto"
ad andare in ospedale la sera che Bella nacque. Ma da quel 13 settembre
in poi, niente e nessuno mi avrebbe dissuaso da stare vicino a quella
piccola umana.
-Bè costretto .. Sì, ma non è che hai dovuto insistere poi troppo-
-Certo! Appena hai visto quel frugoletto, ti sei rincretinito-
Mi ero completamente rincretinito, quel nasino all'insù e quella
boccuccia a forma di cuore mi apparvero come l'ottava meraviglia del
mondo. E sentii per lei un profondo e immediato affetto.
-Hai capito che era destinata a te- affermò mia sorella compiaciuta.
-Avrei potuto cambiarlo il suo destino- dissi
amaramente -Se solo avessi dato ascolto ai miei dubbi. Bella a
quest'ora starebbe con Jacob. Suo padre sarebbe felice e lei non
dovrebbe chiedersi se stare con me oppure .. -
-Stare con te oppure cosa? Che vuoi dire?-
-Niente-
-Non è vero, Bella c'ha ripensato? E' impossibile- si disse scuotendo la testa -almeno questo l'avrei visto.-
-Alice non stanno così le cose-
-Allora com'è che stanno?-
-Lei non sopporta il pensiero del dolore che darà alla sua
famiglia. Rimugina su questo di continuo. Di giorno di notte, ogni
singolo istante si tortura, si interroga se sia giusto ciò che
dovrà fare. Io non voglio che in un futuro non così
lontano, lei debba
pentirsi di avermi incontrato e amato, e soprattutto rinunciato alla
sua vita e la sua famiglia. Per me.-
-Ma hai carpito tra i suoi pensieri qualche fondato tentennamento? Qualche segno inequivocabile ..-
-No- risposi e Alice sospirò di sollievo. Mi
parve strano dato che aveva appena affermato che non aveva
visto cambiare il futuro di Bella -Lei nonostante questo vuole
andare avanti. E' disposta a fuggire anche domani.-
-Bene va tutto secondo i piani, allora continuo a non capire-
Come faceva a non capire? Era tutto così facile da intendere.
-Maledizione Alice!-
-Maledizione tu caro Edward! Stai commettendo un enooorme sbaglio.-
-Perchè la fai tanto lunga?-
-Perchè non ti capisco-
-Vediamo se adesso riesco a essere più chiaro.
Punto primo: non voglio che combattiate con i
licantropi a causa mia. Punto secondo: per evitare questa
eventualità l'unica soluzione sarebbe la fuga. Punto terzo: di
conseguenza una fuga significa per Bella sparire dalla faccia della
terra, e dalla vita dei suoi cari dall'oggi al domani. E per sempre. Capisci adesso razza di testona?-
-Diciamo di si. Ma la tua geniale fuga in
solitaria non aggiusterà un fico secco. Sei sempre il solito esagerato melodrammatico.-
-Alice- la chiamai esasperato -Allora non hai capito nulla di quello che ti ho detto-
-Io capisco solo che sei un idiota, e che ti stai facendo un sacco di
inutili paranoie. Già affrontate un sacco di volte, per altro.
Eddy ne abbiamo già parlato fino alla nausea del futuro di
Bella. Lei sa chi sei, ma soprattutto sa cosa sei. Lo ha accettato.- disse con orgoglio -Ti
ama cavolo! Che poi si faccia degli scrupoli per i suoi genitori, mi
stupirei del contrario .. è una cara ragazza, sensibile e
coscienziosa. La ami tanto anche per questo no?-
Annuii. L'amavo tanto anche per quello.
-Riguardo a noi invece .. bè ti stai attaccando ad
inutili particolari .. Sai che c'è Eddy?-
-Che c'è?- chiesi quasi temendo la risposta.
-Pensò che hai paura-
-Paura? E di cosa?-
-Del fatto che sei a tanto
così, da
realizzare il tuo sogno- e fece un eloquente gesto con le dita, con la
quale io intuii quanto poco ci voleva per ottenere ciò che
più desideravo -e questa cosa ti
spaventa a morte. Quasi più di un vampiro neonato assetato di
sangue-
-Tu vaneggi Alice, io non ho paura
di nulla- grugnii infastidito dalla recondita possibilità che
potesse avere ragione -Adesso vado a fare due passi, ho bisogno d'aria-
Mi allontanai da mia sorella e andai a prendere la giacca a vento poggiata sul sofà vicino la finestra.
-Eddy- la voce di Alice tremava stavolta -lei ne morirà, sul serio. Non pensi a questo?-
-No- risposi ormai convinto della mia scelta -lei sopravvivrà invece.-
Sono io quello che morirà Conclusi nella mia testa.
-Okay fratello, vai pure via- sbottò -sono sicura che non appena
metterai piede fuori da Forks nella mia mente compariranno una serie
di eventi tragici. E sarà solo colpa tua! Stupido vampiro cocciuto-
Dette queste ultime frasi sibilline (che mi procurarono non pochi
brividi lungo la schiena) mia sorella uscì dalla stanza
sbattendo la porta, talmente forte, da scardinarla.
Era chiaro che non approvava il mio comportamento.
************************
Sarei partito quella sera stessa,
avrei aspettato che Carlisle ed Esme
tornassero dalla caccia per salutarli. Al solo pensiero di vedere
l'ennesimo sguardo addolorato di mia madre per causa mia, sentivo lo
stomaco
contorcersi. Ancora una volta sarebbe stata male per me, ero proprio un figlio cattivo.
Girovagai
come un matto per un pò nel giardino della nostra tenuta,
sembravo un diavolo che ardeva tra le fiamme dell'inferno. Alice mi
aveva
confuso di più le idee con i suoi discorsi da oracolo in pausa
di riflessione. Il sospetto che avesse ragione, e che io in
realtà avessi solo paura di raggiungere finalmente la
felicità con Bella, mi infastidiva, peggio mi innervosiva.
Dovevo allontanarmi da lì, dovevo riprendere il controllo di me stesso. Decisi di andare nel bosco. Il posto
più caro a me e Bella.
Ci baciammo lì la prima volta e
accadde proprio in un giorno come quello, grigio e piovoso.
Con la pioggia il bosco assumeva un aspetto particolare, tutto sembrava
un pò sfocato e colorato di tante sfumature azzurre, piuttosto
che verdi. Era simile alle ambientazioni dei sogni.
Ammesso che i miei vaghi ricordi di umano dormiente fossero validi.
Appoggiato ad uno dei tronchi delle sequoie secolari mi abbondai ai
ricordi, quel piccolo angolo di paradiso ne evocava tantissimi e meravigliosi.
Erano trascorsi più di sei mesi da quel pomeriggio di marzo, da
quel primo bacio, eppure era come se fosse accaduto il giorno
prima. Riuscivo ad assaporare perfettamente l'intensità delle
emozioni che provai allora.
Devastanti.
Talmente potenti da lasciarmi
senza forze, inerme. Totalmente sovrastato dalla grandezza del
sentimento immediato, che provai per quella piccola e fragile umana.
Quei momenti magici li avrei portati con me e conservati come il
più prezioso dei tesori. Mi avrebbero permesso di continuare ad
esistere fino a quando ne avrei avuto la forza, fino a quando avrei resistito
lontano dalla mia unica ragione di vita.
Ero completaamente assorto. Le fiamme del mio
inferno personale non si erano ancora esaurite e conscio di questo guardavo avanti a
me, in un punto non definito oltre una collina, quando udii la sua voce.
All'inizio pensai che la stessi solo immaginando, del resto lei era
costantemente l'oggetto dei miei pensieri. Poi però un dubbio si
fece strada nella mia testa. Udii i suoi di pensieri e capii che
non era immaginazione, Bella era lì con me.
Non potevo vederla perchè le davo le spalle, ma doveva essere lontana solo alcuni metri. Urlava il
mio nome a squarciagola, disperata, ma allo stesso tempo nella sua testa avvertii il sollievo per
avermi finalmente trovato.
Per tutto il tempo in cui ero stato a casa avevo intenzionalmente
chiuso la sua mente fuori dalla mia. Sapevo che quando si sarebbe
svegliata e non mi avrebbe trovato accanto a lei, tutto le sarebbe
stato chiaro.
Era perspicace la mia piccola.
Troppo, infatti mi aveva trovato con estrema facilità, segno che
eravamo tanto affini, anime gemelle. Due metà di uno stesso
cuore.
La sentivo che si sgolava eppure non volevo voltarmi a guardarla.
Se l'avessi fatto il mio piano sarebbe crollato all'istante, come
un castello di carte. Se avessi visto il suo bel viso, contrito dal
dolore e arrossato dalla fatica di cercarmi in quel pantano, con quel
diluvio che le bagnava ogni lembo di abito, non avrei potuto continuare
col mio intento.
Poi la sentii mormorare il mio nome debolmente, un sussurrò
appena accennato. Lo fece non a voce, mi chiamò mentalmente e
d'istinto mi voltai. La vidi in terra con la faccia nel fango, era
caduta, scivolata su un mucchio di foglie marce. In un lampo le fui
accanto.
-Bella- la chiamai, lei puntò lentamente i gomiti e fra i singhiozzi alzò di un pò il bacino.
Sembrava un gattino caduto in una pozzanghera.
Il suo viso era coperto di terra così come i suoi capelli,
ridotti ormai ad una poltiglia grumosa. Grossi lacrimoni le solcavano
le guance colorandole di marrone scuro.
Mai mi sembrò bella come
in quel momento, mai più dolce e vulnerabile. Mai l'amai tanto
come in quell'istante, ne provai addirittura dolore. Un dolore
all'altezza del petto, strano, intenso, che comparve quando Bella
alzò la testa per guardarmi. Forse se avessi racchiuso
il suo ovale impiastricciato fra i palmi delle mani e l'avessi baciata,
sarei stato meglio. Ma vidi il suo viso da sofferente trasformarsi in
sofferente arrabbiato, allora dedussi che in quel momento non avrebbe
accettato i miei baci di buon grado.
-Eri tu allora- strepitò.
Adesso il sollievo aveva lasciato il posto alla stizza, l'avevo indubbiamente combinata grossa.
-Angelo come stai? Ti sei fatta male?-
La presi per le spalle e la feci sedere sulle mie gambe.
-Credo di essermi sbucciata un
ginocchio quando sono caduta poco fa.
Mentre qui credo che mi verrà un bel bernoccolo- si
massaggiò la fronte con un gesto incerto -Auuu che male.- Ecco,
beccò in pieno il piccolo taglio che aveva sulla fronte con le
dita.
La guardai intensamente, pendevo dalle sue labbra. Anche se non era
necessario, bastava che mi concentrassi un'inezia di più e avrei
saputo cosa stava provando. Tentava di camuffarsi, non voleva farmi
intuire quanto dolore e fastidio le causassero quelle piccole
ferite. Lei non voleva dispiacermi, anche se si trovava in quello stato pietoso per causa mia.
D'impeto l'afferrai e la strinsi al petto, affondando il viso in quella
balla di fieno scura che erano diventati i suoi capelli. Odoravano di pioggia e
di terra, odoravano soprattutto di Bella.
Tra le mie braccia però, invece di tranquillizzarsi prese a piangere con più intensità.
-La mia piccola- sussurrai
stringendola di più e avendo così coscienza di quanto
mi fosse necessario più del cibo il contatto col suo corpo,
caldo e morbido. Anche il dolore al petto dopo che la ebbi fra le
braccia si attenuò.
Avevo così tanta necessità di lei solo dopo un paio d'ore .. Come avrei resistito per giorni, settimane e addirittura anni?
Avrei preferito cessare di esistere piuttosto che conoscere la risposta a quelle domande.
L'assoluta mancanza di Bella nel mio piccolo mondo non era concepibile.
D'un tratto si scostò, e mi scrutò con gli occhioni color cioccolato.
-Perchè mi vuoi lasciare?- chiese con voce rotta dai singhiozzi.
-Perchè vuoi andare via senza di me? Cosa ti ho fatto? Coosa?
Cattivoo-
Piangeva disperata.
Avrei voluto dirle che non aveva fatto proprio nulla, anzi.. che la
stavo lasciando proprio perchè avrebbe sacrificato l'amore dei
suoi cari, piuttosto che separarsi da me. Ma mi convinsi che era meglio
rimandare a quando fosse stata meno provata, nel corpo e
nella mente.
Anch'io avevo bisogno di chetare il tumulto di emozioni che mi
vorticavano nella testa e anche nel cuore, ormai senza ombra di dubbio
resuscitato.
-Angelo non fare cosi, ti prego-
L'abbracciai e la strinsi di nuovo, fino a quando non fui sicuro che si
fosse calmata.
Continuava a pensare, non mi lasciare ti prego, non mi
lasciare.
Non ti lascio, questa era l'unica conclusione, sarebbe inutile
Farei solo la tu infelicità e la mia
Anche se con Alice non volli ammetterlo, il nostro destino si era già compiuto da tempo, ci amavamo.
Inequivocabilmente.
Disperatamente.
Totalmente.
Nessuno dei due avrebbe avuto speranza di vivere in assenza dell'altro.
*******************
Una volta a casa cercai di farmi perdonare per l'assurdità del
gesto ma soprattutto, per le disastrose conseguenze che in poche ore ero
riuscito a produrre. Bella per cercarmi aveva preso talmente tanta
acqua, che dopo qualche bruciava di febbre.
Povero angelo, oltre al dolore al
cuore che le avevo inferto e quello fisico per le cadute in mezzo al
fango, si era presa anche l'influenza.
Non sarebbe bastato un anno per
ripagarla di tutto.
Ma di "conseguenza" ce ne fu un'altra, alla quale però non avrei
potuto porre alcun rimedio, e si presentò in carne ed ossa a casa mia poco dopo il nostro rientro.
Jacob Black alle 19 bussò alla mia porta con l'assurda
convinzione che avessi trasformato Bella quel pomeriggio stesso, allo scopo di
coglierli di sorpresa. Di metterli davanti al fatto compiuto. Nella concitazione del momento quello stolto prese pure le
sembianze di lupo davanti a Bella, con la speranza di
indurmi ad un corpo a corpo. Ne fui tentato, e molto, perchè quel cane
rognoso per provocarmi, infierì con frasi offensive proprio sull'oggetto della sua pazzia.
Ma proprio per lei, per Bella e per la mia famiglia desistetti.
In ogni caso volente o nolente, la guerra, quel pomeriggio fu
dichiarata.
Bella
Quella sera in quanto malata, avevo avuto il permesso da mio padre di
dormire dai Cullen.
Alice si prodigò nel farmi da crocerossina,
mi diede le medicine, mi fece arrivare della minestra calda (non
riuscivo mai a capire come arrivasse con tanta facilità del cibo
umano in quella casa), e bagnò la mia fronte con dell'acqua
fredda, quando dopo la comparsa di Jacob, la mia temperatura
schizzò alla soglia dei quaranta gradi.
Quindi dedussi che tra le braccia di Edward non mi ero addormentata, bensì svenni.
Alle 22.00, mi sentii meglio anche se di poco e chiesi a Edward di
portarmi giù in salotto, dove la famiglia era riunita al
completo. Dovevano decidere il da fare e io volevo essere presente.
-Edward per la tua bravata di stamattina ne ha pagato le conseguenze la
piccola Bella- disse Esme al figlio in tono di rimprovero -Sei stato un incosciente figlio mio. Impulsivo e
incosciente. Come ti senti adesso cara?-
Esme mi tasto amorevole la fronte, dopo che Edward mi
sistemò con cura fra i quindici cuscini del divano, imbozzolata
dentro una coperta di
lana.
-Meglio Esme, grazie- le dissi
grata. Quella donna (anzi vampira) era di una dolcezza infinita, capivo
bene il motivo per il quale i suoi figli e suo marito l'adoravano
visceralmente.
-Guarda che faccino provato che hai .. Lo hai strigliato a dovere almeno?-
Ridacchiai un pò prima di rispondere.
-C'ho provato, ma al momento non mi sento tanto in forze.- Edward
sorrise, appoggiò la mia schiena sul suo petto, e mi
circondò con le braccia intrecciando le sue mani alle mie. Un freschissimo sollievo si diffuse sulle mie dita bollenti.
-Mi farò perdonare mamma-
rispose in tono dolente -fosse l'ultima cosa che faccio- Poi quando
Esme prese posto accanto al marito sul divano di fronte, si
avvicinò al mio orecchio e bisbigliò -Mi perdoni angelo,
vero?-
-Non lo so- bisbigliai anch'io -Devo ancora pensarci- e mi scostai un pò da lui -mi
riservo di farlo quando sarò sfebrata e in pieno possesso delle
mie facoltà-
Lui ridacchiò e strofinò la punta fredda del suo naso nel lembo di
pelle fra il lobo dell'orecchio e il collo. Rabbrividii dalla radice dei capelli fino alle dita dei piedi, e non certo per
l'influenza.
-Va bene- rispose tutto gongolante una volta resosi conto dell'effetto che mi stava
facendo -penso sia giusto. Emh .. però posso dire qualcosa che potrà aiutarti nella decisione?-
-Che vuoi fare? Corrompermi?-
-No- soffiò di nuovo al mio orecchio -volevo solo dirti .. - esitò e si fece improvvisamente serio -oggi ho capito che pur volendo, non potrei mai separarmi da te. E neppure tu potresti separarti da me.-
-Bella scoperta- bofonchiai acida. Non mi era ancora minimamente passata.
-Angelo, stavo facendo una stupidaggine-
-Di proporzioni inimmaginabili- replicai con voce strozzata dall'emozione -Sei uno scemo con la patente.-
-Già, ma penso che avrei resistito al massimo due giorni. La
consapevolezza di non poterti più stringerti mi avrebbe ucciso
prestissimo o portato alla pazzia-
-Eeed .. non dire queste cose, ti prego-
Lui riprese a stringermi e presa di nuovo posizione ad un centimetro dal mio orecchio disse:
-Ti amo angelo, non riesco neppure a dirti quanto. E' inquantificabile .. -
Appoggiò le sue labbra sul mio lobo, io tremai di nuovo e sentii formarsi un sorriso sulla mia pelle.
-Lo stesso vale per me- dissi.
A quel punto mi scostai girandomi di tre quarti e gli cercai gli occhi. -Come hai potuto solo immaginare di vivere lontani,
hai forse dimenticato l'inferno di quest'estate? Quello che abbiamo passato
per sole poche settimane di lontananza. Adesso addirittura tu volevi .. volevi- non
riuscii a trattenere uno spasmo -non riesco neppure a pensarla una
cosa del genere. Mi viene una sincope. Tu in un modo o nell'altro mi porterai alla morte Edward Cullen.-
-Scusa- rispose, ignorando il
doppio senso della frase -hai ragione amore mio, non è neppure
pensabile. Non facciamolo più okay?-
Annuii e mi accoccolai di nuovo su di lui.
Durante il nostro colloquio Carlisle e gli altri avevano continuato ad
affrontare la spinosa questione, senza peraltro raggiungere alcun
risvolto. Bisognava decidere se affrontare i licantropi, oppure
prendere armi e bagagli e trasferirsi da qualche altra parte nell'emisfero opposto a Forks.
Jasper ed Emmett fremevano per affrontare i lupi corpo a corpo. Rosalie
Alice ed Esme, le donne della famiglia, credevano invece fosse più saggio
togliere le tende per evitare probabili spargimenti di sangue. Carlisle, ottimista fino al midollo, sperava
ancora di poter raggiungere un accordo con gli anziani Quileute.
Edward ed io, ancora un pò rintronati per la giornata trascorsa,
invece non avevamo la più pallida idea di cosa sarebbe
stato meglio fare.
Intorno alle 23.00 qualcuno bussò alla porta.
-Chi sarà a quest'ora?- Chiese Esme allarmata.
-Per non aver visto nulla, come al solito ad occhio e croce sarà qualcuno a pelo lungo- rispose piccata Alice.
Carlisle un pò tentennante andò ad aprire.
Era Jessica.
-Jessica?- Dicemmo in coro io e Edward -cosa ci fai qua?-
-Bè i miei amici hanno mandato me perchè non mi avreste torto un capello, sanno
come la penso. Ho un messaggio da parte del branco per tutti voi.-
-Siamo tutti orecchi- anche Jasper incuriosito si era alzato dal
divano, raggiungendo il gruppetto che faceva capannello attorno alla
ragazza lupo.
-Avete una settimana
per sistemare le vostre cose e andare via, senza Bella naturalmente. Se non accetterete il "consiglio" vi
cacceranno con la forza.-
-Che carini, a mandare te ..- rispose sogghignando Rosalie.
-Questo messaggio ha tutta l'aria di essere ..-
-Un vile ultimatum-
Edward completò la supposizione di Carlisle.
Aveva ragione.
La partita era cominciata e i lupi avevano fatto la
prima mossa sullo scacchiere.
Adesso toccava a noi muovere ..
Ciao a tutte, siamo a meno TRE? Oh mamma non ci posso credere!
Comunque farò qualche
capitolo extra, vedremo quanti, al momento non ne ho idea. Come avete
letto, ho deciso di riprendere il capitolo scorso per spiegare cosa era
preso a Edward, e perchè aveva partorito l'insana decisione di
lasciare Bella. Il nostro Edduccio per fortuna è rinsavito,
anche se il suo intento aveva una motivazione nobile. Dal canto sua
Bella, come dice alla fine "in un modo o nell'altro" il suo amatissimo
vampiro "la porterà alla morte".
ps come al solito ringrazio tutte
(e Silvia scusa per il ritardo) in modo inquantificabile (per
fare il verso a Eeed) e vi chiedo un favorino, e cioè di dare
un'occhiata a questo
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=726659&i=1
Sono Bella e Edward, anzi "Swan e Cullen" versione umana. Si intitola Lividi e anche se dal primo cap. non si intuisce molto, vi assicuro che è molto intensa come storia.
GRAZIE a presto
r.
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