Vita da mezzosangue

di JKEdogawa
(/viewuser.php?uid=129610)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** E pensare che leggevo e basta... ***
Capitolo 2: *** Due tori metallici mi danno il benvenuto ***
Capitolo 3: *** I miei nonni fanno a gara a chi mi riconosce per primo ***
Capitolo 4: *** Ho una dote innata nel cacciarmi nei guai ***
Capitolo 5: *** Sole, mare e mostri ***
Capitolo 6: *** Odio gli incontri con i lontani parenti ***
Capitolo 7: *** La profezia dell'oracolo aveva fin troppa ragione ***
Capitolo 8: *** Ritornare al campo ***
Capitolo 9: *** Vengo a conoscenza che... ***
Capitolo 10: *** Arriva Talia, se ne va Johanna ***



Capitolo 1
*** E pensare che leggevo e basta... ***


Tutto cominciò così, improvvisamente.
Mi chiamo Pamela Deletti (per gli amici Pam), vivo a Bologna, in Italia, con la mia famiglia. Vado a scuola al liceo classico, infatti fino ad allora non mi ero accorta di niente. Sì, è vero, il mio migliore amico aveva le stampelle e camminava strano. Ma chi lo avrebbe mai capito?Chi nella mia situazione gli avrebbe chiesto "scusa, sei un satiro per caso?"? Una figura simile l'avevo già fatta alle medie, quando avevo chiesto al mio insegnante di chimica se era Severus Piton... ERANO IDENTICI! Mi squadrava sempre storto e aveva una passione per i bulli della scuola! A loro dava Ottimo, a me "ti ho aiutato, ti do Sufficente anche se non te lo meriti". Già, io leggo molto, sopratutto fantasy. Ho letto tutti i libri di Harry Potter e tutti i viaggi nel regno della fantasia di Geronimo Stilton. Ora mi diletto a leggere Percy Jakson e gli dei dell’Olimpo. Le mie compagne dicono “ ma ti pare alla tua età (ho 16 anni) leggere ancora queste storielle?”. Già, secondo loro dovrei leggere libri erotici e guardare uomini e donne. Solo Ezechiele, il mio migliore amico, mi incoraggia a mantenere la mente libera e a lasciarmi andare ai sogni. Ogni tanto gli sentivo dire “per gli dei dell’Olimpo” ma non ci davo peso. Essere mezzosangue a volte aiuta, nella scuola che faccio studiamo  greco e latino antichi quindi per me era una passeggiata studiare. Ho qualche problema con le altre materie, ma se collego tutto a quelle due lingue riesco a capire!
Era una bella giornata di inizio giugno, tutto andava bene e sarebbe migliorato, o almeno lo speravo. Mi ero alzata speranzosa e sprizzavo energia da tutti i pori. Appena Ezechiele suonò alla porta scesi correndo, con lo zaino sulle spalle un paio di pantacalze e una gonna neri, maglietta e ballerine arancioni.
- Pronto per un nuovo giorno?- dissi speranzosa
- Perché così entusiasta?- mi rispose
- Non si risponde mai ad una domanda con una domanda, è galateo!-
Mi guardò con la faccia che mi faceva sempre quando voleva dire “mi fai paura”
- E tu non hai rispondo alla mia domanda! Siamo pari!- disse
- Te lo concedo. Mi sono svegliata con una gran voglia di vivere, di sperare!- gli risposi
- Interessante… come va con il libro?-
- Te lo consiglio è troppo bello! Grover è nei guai e Percy…-
- Ti credo sulla parola... tu ci credi agli dei?-
Non mi aveva mai fatto quella domanda e mi prese alla sprovvista. Perché proprio quel giorno? Perché proprio in quel momento? Mi guardai intorno, come a cercare una spiegazione logica e plausibile a quel insolito quesito.
- Cosa cerchi? Hai perso qualcosa?- mi guardò perplesso
- No, niente. Hai sentito il nuovo brano di CapaRezza?- volevo cambiare argomento
- Sì, molto intere… aspetta… stai cercando di cambiare  argomento?-
- No!- mentii spudoratamente
- Perché volevi cambiare argomento?- mi guardava sospettoso
- Non lo…- non finii mai la frase, qualcosa di enorme stava volando contro di noi.
- In che senso…-
- Giù!- gridai. Ci abbassammo all’unisono, manco ci fossimo messi d’accordo. L’uccello gigante ci scagliò di poco
- Corri!- disse Ezechiele
- Ma cos…- aggiunsi mentre mi tirava lontano correndo, anche se correndo era una parola grossa…
Non so come mi venne l’idea di guardare dietro. L’uccello gigante, o qualunque cosa fosse, ripartì alla carica. Ezechiele mi trascinò sotto il portico.
- C’è qualcosa che dovrei sapere?- dissi mentre mi schiacciavo alla parete come faceva lui
- Sì, un paio!- mi rispose
- Del tipo?-
- Quella là è un’arpia!-
- Non avevo dubbi…- il cuore mi batteva a mille
- Tutto quello che leggi è la verità!-
- COSA?-
- Hai dei nonni potenti!-
- COSA!?-
- E tu sei una mezzosangue!-
- E DIRMELO PRIMA NO ,VERO?-
L’arpia tornò all’attacco. Ezechiele si abbassò i pantaloni e si sfilò le scarpe. Sotto era mezza capra.
- E queste?!- chiesi
- Ah, giusto… sono un satiro custode!- mi rispose- ora corri!-
Lo seguii senza esitazione, solo che lui galoppava io correvo. L’arpia ci seguiva da fuori il portico, era troppo grande per passarci sotto( grazie, Bologna).
Ci fermammo un attimo, tanto li non ci poteva fare niente.
- C’è qualcos’altro che dovrei sapere?- domandai facendo respiri profondi
- Sì, devi venire al campo mezzosangue con me!- mi disse come se fosse la cosa più logica da fare.
- Sai almeno chi sono i miei nonni?-
- No, so solo che i tuoi genitori sono mezzosangue ignari di esserlo!-
- Ottimo, dovrò andare nella casa di Ermes! C’è di peggio?! Ci aspettano altri mostri?-
- Beee… ora che sanno che tu esisti… sì!-
- Scoppio di gioia…- era sarcastico, poi- Sì, scoppio di gioia! Sì, scoppio di gioia! Conoscerò Percy Jakson. SIIIIIIII!-
- Wow! Infondo l’hai presa bene!-
- Adesso come facciamo?-
- Vieni fuori se sei un’eroina! Vieni fuori se hai coraggio!- Gracchiò l’arpia
- TU RILASSATI! Cosa facciamo Zik?-
- Prendiamo l’autobus e andiamo a scuola!-
Io lo squadrai accigliata, poi sbottai:- MA COS’HAI IN TESTA? UN’ARPIA CI VUOLE UCCIDERE E PER TE E’ TUTTO NORMALE?-
-Calmati, a scuola non potrà entrare, poi oggi pomeriggio partiremo per il campo mezzosangue!-
Feci dei respiri profondi per calmarmi, poi con un filo di voce dissi:- Va bene!- Ezechiele si rimise i pantaloni e le scarpe finte, tornò un ragazzo “normale”.
Passò un 19 appena in tempo, ci saltammo su e lasciammo l’arpia ai suoi problemi: capire dove eravamo finiti.
Aspettammo due fermate poi scendemo per andare a scuola. I mostri non ci attaccarono per tutto il giorno. Quando uscimmo da scuola un dubbio mi assalse.
- Scusa, Zik, tu ci hai pensato a come ci arriviamo al campo mezzosangue?-
- Facile, ci aiuterà il professor Frassinari…-
- Quel professor Frassinari?-
- Ne esistono altri? A proposito non è il suo nome!-
Io rimasi sconcertata. Dovete sapere che il professor Frassinari era quell’insegnante che io avevo chiamato Severus Piton.
- Nella scuola dove insegna pozioni hanno degli ippogrifi, ci aiuteranno loro… o, eccoli che arrivano!-
Io guardai stravolta due candidi ippogrifi planare davanti a noi. Mi promisi di non chiedere più spiegazioni per il resto del viaggio.
- Come lo spiego ai miei questo?!- pensai ad alta voce mentre salivamo in cielo.
Anche il viaggio fu abbastanza tranquillo, troppo…
Il peggio doveva arrivare? Immaginavo proprio di sì! Sarei sopravissuta? Ci speravo, ma ne ero poco convinta! Avrei incontrato cose peggiori lungo la mia strada? Di questo ero sicura al 100%!
L’unica cosa che mi tirava su il morale era pensare a Percy che avrei incontrato , a Ezechiele che mi accompagnava e al turchese dell’oceano Atlantico che sorvolammo.
Arrivammo verso tardo pomeriggio. Gli ippogrifi ci lasciarono ai piedi della collina mezzosangue. Iniziammo a salire  lungo il pendio, era scomodo con le pantacalze e le ballerine, ma riuscii ad inerpicarmi su. Ezechiele non aveva problemi, lui era un satiro… Nella zona non c’erano mostri, attorno ai confini del campo c’erano dei ragazzi come me solo armati e vestiti di armature in cuoio e metallo. Vidi l’albero di Talia e mi arrivò un lampo di tristezza, mi avvicinai e notai che stava morendo. Capii in che periodo ci trovavamo, fui presi da istinto materno e abbracciai l’albero. Forse mi scese qualche lacrima, non ricordo.
-Giuro che combatterò sempre per il bene e impedirò con le unghie e con i denti che cose di questo tipo ricapitino!-
Mi allontanai e raggiunsi Ezechiele oltre il confine del campo.
- Nuova arrivata, eh? Che pensavi di venire a fare?- disse Mister D squadrandomi
- Fuga d’emergenza, signor D. Non abbiamo potuto fare altrimenti.- disse Ezechiele
- Capisco, almeno sappiamo di chi è figlia?-
- Beee… ecco… non è figlia, è nipote di due dei…-
Il signor D mi guardò accigliato, io decisi che i miei piedi erano molto più interessanti.
- Forse sarebbe bene parlarne con Chirone, signore!- disse Ezechiele
- Si vede che sei stato molto lontano da qui, ragazzo mio. Chirone  è stato licenziato.-
I miei piedi erano molto interessanti, Ezechiele sgranò gli occhi.
- Ma se ti senti in dovere di avvisarlo, è ancora nella sua stanza.-
Ezechiele mi tiro per un braccio, alzai lo sguardo e lo seguii  verso alla casa grande. Entrammo ed incontrammo Chirone  che stava ascoltando musica di altri tempi come suo solito. Quando ci vide disse:- Ezechiele, da quanto tempo. Bella l’Italia? Ah, hai trovato un nuovo membro del campo…-
- Si chiama Pamela Deletti, ha 16 e è nipote di due dei!-
- Caso interessante, davvero interessante, non mi era mai capitato, mai.-
Mi guardò con la faccia sorridente, io tornai a studiarmi i piedi.
- Per ora sistemiamola nella casa di Ermes, poi vedremo se qualcuno si fa vivo!-
Mossi in su e in giù le punte dei piedi tanto per rendere la mia visione lievemente più interessante e movimentata. Uscimmo dalla casa grande e feci una carrellata del campo mezzosangue. Pensai: passerò un’estate da urlo, o quasi. E pensare che leggevo e basta…

 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Due tori metallici mi danno il benvenuto ***


Quando mi svegliai mi stupì di non essere a casa, poi mi ricordai dov’ero: al campo mezzosangue nella casa di Ermes. Era appena l’alba e tutti dormivano. Per passare la notte avevo preso una vecchia federa da cuscini ingiallita e ci avevo fatto tre buchi con delle forbici trovate lì.
Rimasi stesa a pensare per un po’: non ci potevo credere, ero una mezzosangue, nipote di chissà chi, in un campo per semidei con altri ragazzi come me o quasi.
Mi alzai senza far rumore e mi vestii con la roba che mi aveva prestato Ezechiele: una maglietta arancione del campo, un paio di jeans e scarpe da tennis. Camminai in punta di piedi e uscii dalla casa.
Il mattino si affacciava sul campo lentamente, io presi un respiro profondo. L’aria era fresca, profumava di rugiada ed erba appena tagliata. Mi sentii quasi rinascere; avrei voluto correre e gridare, ma la mia parte razionale mi disse che così avrei svegliato tutto il campo e non mi sembrava una scelta saggia. Iniziai a camminare prendendo profondi respiri. Che fare? Era questa la domanda che mi ponevo. C’era tanto da fare e neanche la minima idea di dove andare. Feci la cosa che mi venne più spontanea, andai alla baia.
Il rumore delle onde mi rilassava i nervi, m’inginocchiai sulla spiaggia. Pensai ai miei genitori, probabilmente preoccupati; ai miei compagni che criticavano i miei gusti; alla musica che amavo; agli dei dell’Olimpo. Tra di loro c’erano i miei nonni, quelli che non avevo mai conosciuto. Senza rendermene conto presi delle alghe e iniziai ad intrecciarle tra di loro. Mi venne un sottobicchiere quadrato 4 per 4. Me lo rimirai tra le dita come un’opera d’arte, studiandolo in ogni suo particolare. Certe intessiture mi vengono sempre, così. Una volta avevo preso i lacci delle scarpe di un mio compagno a ginnastica e glieli avevo tutti intrecciati. Era venuto un bel lavorino, ma lui non aveva apprezzato molto il gesto.
Detti una scorsa al panorama, tanto per fare qualcosa. Il sole continuava a salire sulla collina mezzosangue. Sentii gli uccelli svegliarsi dolcemente e iniziare a cinguettare le loro soavi canzoni. Qualcuno mi soffiò nell’orecchio e io trasalii. Rotolai di lato come a proteggermi e mi tirai su rapidamente per vedere il mio nemico. Ezechiele mi guardava ridendo come un matto.
- Avresti dovuto vedere la tua faccia! Hi hi hi!- disse asciugandosi una lacrima
- Ma ti sembra? Mi hai fatto prendere un colpo!- gli risposi
- Eddai, così ho migliorato i tuoi riflessi da semidea!-
Non aveva tutti i torti, ma era comunque una cosa stupida da fare. Capì che il mio silenzio era un assenso alla sua affermazione.
- Carino, l’hai fatto tu?- disse raccogliendo il sottobicchiere di alghe
- Sì, ti piace? Se vuoi te lo regalo. Mettilo ad asciugare, però prima di usarlo!- dissi
- Vieni per la colazione? Ti servirà!-
Io acconsentii silenziosamente  e lo seguii al padiglione dove mangiavamo. Offrii una sostanziosa colazione agli dei chiedendogli chi fossero i miei nonni e di aiutarmi durante la giornata. Non ero l’unica che si era alzata presto, anche un paio di figli di Ares, una figlia di Venere e quattro figli di Efesto erano al padiglione. Guardai in su, non so perché, ma lo feci.
- Sei pronta?- mi chiese Ezechiele
- Per cosa?- mi resi conto subito che era una domanda stupida…
- Ma come per cosa?! Oggi è il tuo primo giorno di allenamento! Così forse capiremo di che dei, o dio, sei nipote!-
- Può aiutare sapere che non ho mai conosciuto mia nonna materna e mio nonno paterno?-
Ezechiele mi guardò come se avessi appena detto chissà che cosa.
- E quando pensavi di dirmelo? Ora siamo sicuri che hai due nonni lassù!-
- Mi è venuto adesso in mente, scusa!-
- Ne parleremo più tardi, ti porto a prepararti per l’allenamento!-
Infondo l’aveva presa pure bene. Mi accompagnò all’armeria, un ampia sala piena di spade, giavellotti, mazze ferrate, archi eccetera…
Ammirai quella gigantesca collezione ammirata e sbigottita fino a che Ezechiele non mi richiamò alla realtà.
- Dunque…- disse- la cosa migliore è iniziare con la spada, tutti sono bravi con la spada!-
Effettivamente non me la cavavo male, anzi, ero piuttosto forte.
- Interessante, ma ancora nessuna sensazione! Ti ricordi qua…- s’interruppe- aspetta, sei tu che hai fatto quel sottobicchiere intrecciando alghe, giusto?-
- Giusto, e con ciò?-
- Se non mi sbaglio sei brava a cucire e intrecciare, vero?-
- Vero, ma con ciò?- sembrava un interrogatorio
- Chi ha inventato il telaio?-
- Gli antichi… no, aspetta… Atena!-
- ESATTO! Intanto sappiamo che tua nonna è Atena! Manca tuo nonno!-
- Ma non ne siamo sicuri… insomma… intrecciare lo sanno fare tutti e cucire basta della pratica…- non fraintendetemi, a me piace essere la nipote di Atena, ma era tutto così semplice…
- Sì, ma tu hai una dote innata per queste cose!-
- E anche se fosse? Lei non mi ha riconosciuta ed io non mi farei dei viaggi inutili…-
- E poi sei arguta e ragioni sempre prima di fare qualsiasi cosa…- non mi stava ascoltando. Tossii e lui si riprese.
- E ora?-
- Ti ci vuole un’ armatura! Sì, un’armatura degna di una parente di A…-
- Dì Atena e ti arriva un ceffone!-
- Okay, ho capito… dunque… credo che questa ti vada bene…-
Mi passò un’armatura di ferro e cuoio tutta intarsiata da riccioli greci. Era della mia misura e non la sentivo poi così pesante come mi era sembrato. Chi immaginava che mi sarebbe stata così comoda più avanti?
Essendo mattina quasi nessuno si allenava ancora, ma io iniziai subito. Ero carica e piena di voglia di iniziare. Ezechiele mi dette una mano, ci so proprio fare con la spada!
A poco a poco iniziarono ad arrivare anche altri ragazzi e Ezechiele andò con gli altri satiri. Mi allenai con Johanna, una figlia di Ares di 18 anni. Era molto forte e mi aiutò molto allenarmi con lei, diventammo amiche molto velocemente. È molto simpatica, era lì al campo da 3 anni. Mi raccontò come si era sentita lei quando era arrivata al campo, aveva circa la mia età. Era stata attaccata da dei figli di Aracne, non capiva nemmeno lei il perché, era figlia di Ares, non di Atena. Ci allenammo assieme per tutta la mattina, poi  andammo a pranzo e lì ci dovemmo separare: lei andò con i suoi fratelli e io andai con i figli di Ermes. Ed è qui che il mio allenamenti tornò molto utile.
Le sentinelle di guardia all’albero di Talia iniziarono ad urlare e a dare l’allarme, Clarisse e Johanna partirono subito all’attacco seguite dai figli di Ares. Io non potevo starmene con le mani in mano, no. Mi aggregai a loro… se solo mi fossi ricordata ciò che mi attendeva! L’avevo letto la sera prima nel libro di Percy Jakson, ma non avevo collegato le due cose all’inizio. Mi ritrovai davanti due giganteschi tori di metallo.  Non avevo  mai combattuto dei mostri veri prima d’ora e trovarmeli lì di fronte non fu una bella sensazione. Prima il coraggio di fare qualcosa per il campo, poi il terrore di non sopravvivere. Mi parai con lo scudo che mi aveva dato Ezechiele e cercai di ferirne uno con la spada. La mia mossa non funzionò proprio benissimo. Ora avevo sicuramente la sua piena attenzione, ma ero in difficoltà non c’era dubbio. Lanciò un’alitata di fuoco che parai in tempo, anche se lo scudo di sciolse sul mio braccio e dovetti togliermelo. Che fare? Ora ero pure senza difese. Per fortuna arrivarono altri eroi ad aiutarmi, anche se la situazione non passò a nostro favore. Alzai la spada in aria e l’abbassi sul muso del mostro. Stavolta l’avevo colpito, ma gli avevo solo fatto un taglietto quasi invisibile che sprizzava delle scintilline deboli.  Lui comunque non la prese molto bene e con una botta mi scaraventò fuori dai confini del campo, caddi di schiena. Una cosa positiva che ho ereditato da mio nonno, quello divino, è la cocciutaggine. Mi ritirai su e dissi:- Ora ti faccio vedere io chi va fuori dal campo!- Mi ributtai nella mischia più agguerrita di prima. Essere arrabbiati, però, non aiutava molto, soprattutto senza scudo a difesa dei colpi frontali. Continuai a provare a colpirlo con la spada, ma con scarsi risultati. Non sentivo neanche la fatica per la rabbia che avevo dentro, mi battevo non più per il campo. Era diventata una questione personale tra me e lui. In quel momento la ragione di Atena era quasi invisibile, se non scomparsa del tutto.
- Forza, figli di Ares! Non mollate!- incitava Clarisse nel vivo della battaglia
Stavamo perdendo guerrieri su guerrieri ma non mollavamo. Johanna tirava fendenti e aveva ancora lo scudo saldo sul braccio.
In tutto quel trambusto sentii qualcuno che si avvicinava su per la collina, tre rumori diversi di passi… altri mostri? Uno sì, ma gli altri due no. Gli altri due erano dei ragazzini, all’incirca più piccoli di me, anche se non lo potevo capire bene dai passi. Parlavano tra di loro. Erano un maschio e una femmina. Il maschio era più avanti e stava per arrivare, la femmina era più indietro con il mostro. Non mi disconcenrai dalla battaglia, poi Clarisse disse:- Jakson, non ho bisogno del tuo aiuto!-
E allora capii. I passi che avevo sentito erano di Percy, Annabeth e Tyson! La ragione scelse il momento peggiore per tornare. Sentii una fitta al costato e volai diretta  sparata nella acqua della baia. Arrivata in mare sentii come una sensazione di piacere e di miglioramento psicologico e fisico. Mi sentivo più forte e vigorosa… non è che mio nonno … no, non è possibile! Tornai sulla spiaggia e corsi verso la battaglia stavolta mi battei con tutta me stessa senza togliere lo sguardo dal toro metallico. Ora c’eravamo solo io e lui… e Tyson, che gli mollò un paio di cazzotti ben assestati sul muso. Il mostro barcollò un po’ con il naso mezzo schiacciato, io ne approfittai per scivolargli sotto le gambe e ferirne una, che cedette sotto il peso dell’animale il quale iniziò ad annaspare per terra. Anche l’altro non era messo meglio,  Percy lo stava facendo stancare. La sua tecnica era perfetta, non pulitissima, ma funzionava. Dopo un po’ di lotta anche l’altro cadde a terra ormai sfinito. Tutti noi guerieri festeggiammo la buona riuscita della difesa del campo e ci dirigemmo verso l’interno di esso.
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** I miei nonni fanno a gara a chi mi riconosce per primo ***


Dopo l’incontro coi tori della Colchide pensavo che avrei sopportato qualsiasi novità… quanto mi sbagliavo. Non parlai subito con Percy, avevamo quattro anni di differenza e la conversazione non era facile.
Johanna, al contrario dei suoi fratelli, non aveva alcun risentimeto verso Percy, anche se alla sua casa doveva far credere li contrario. Con me non  prendeva posizione: non conosceva la verità assoluta dei fatti e quindi non poteva trarre delle conclusioni.
Ezechiele, Johanna ed io facevamo proprio una bella squadra.
- A che pensi?- disse Ezechiele mentre contemplavo il celo il cielo del pomeriggio dopo la battaglia
- A ciò che stà captando! Insomma, ieri circa a quest’ora siamo arrivati al campo. Ho scoperto, e devo ancora abituarmi all’idea, di avere dei parenti lassù!-
- Capisco. È stato così anche per me!- Johanna mi aveva affiancato portando delle armi appoggiate su una spalla- Un paio di giorni e passa tutto!-
- Ne sei sicura?-
- Per niente!-
- Grazie, sei di grande aiuto!- dissi sarcastica
- Già… non sono molto brava a tranquillizzare le persone… io sono per la guerra!- si battè la mano libera sul costato
- Poche chiacchere, più botte!- aggiunse Ezechiele
- Precisamente!- disse Johanna
Rimasi a riflettere per un po’…
- Vuoi che ti aiuti?- le chiesi
- Sei gentile, ma no, ci riesco. Allora… com’è andata la prima battaglia?- mi rispose
- Dolorosa!-
- Già, ho visto che sei volata un paio di volte!- soghiggnò Ezechiele
- Ma  ti sei ripresa facilmente!- disse Johanna
- Ho una forte resistenza…-
- E una scarsa pazienza…- aggiunse Ezechiele
- Come, scusa?-
- Calmatevi voi due! Neanche noi figli di Ares siamo così permalosi!- lo sguardo di Johanna mi squadrò indagatore- È come se tu avessi due vite contrapposte fra loro, due anime dentro di te che fanno fatica a relazionarsi assieme.-
Ezechiele ed io la guardammo sbalorditi.
- Che c’è? Anche i figli del dio della guerra riflettono ogni tanto!- disse di tutta risposta. Ezechiele iniziò a pensare, il che mi preoccupò parecchio.
- Due anime contrapposte, eh?- fece lui
- Oh, no! Adesso comincia!- sospirai io
- Sei brava a tessere il che ti rende una nipote di A…- incrociò il mio sguardo e non finì il nome della dea.
- Hai scarsa pazienza e t’arrabbi facilmente, inoltre il mare ti giova… tuo nonno è Poseidone!-
- Ecco, l’ha detto!-
- Aspetta, non ci capisco più niente…- chiese confusa Johanna
- Mio padre e mia madre sono mezzosangue ignari di esserlo!-
- Cavolo!-
- Per l’esattezza figlio di Poseidone e figlia di Atena!-
- Non lo ascoltare, non ne siamo sicuri! Sono i viaggi che si fa lui!-
- Le mie idee hanno senso! Sennò che spiegazione avresti tu?-
Non risposi. Volevo abbandonare l’argomento.
- Conosci gli Evanescence?- feci a Johanna
- Ecco, adesso cambi argomento!- disse Ezechiele
Continuammo a beccarci fino all’ora di cena o poco meno. Come sempre andai al tavolo di Ermes, Johanna raggiunse quello di Ares ed Ezechiele di unì agli altri satiri.
Tantalo  dette la notizia che sarebbero ritornate le corse delle bighe. Al nuovo addetto alle attività piacciono tanto le cose pericolose e sanguinarie. Già dalla sua affermazione           “istituisco di nuovo la corsa delle bighe” avevo deciso di non partecipare. La mia idea si consolidò quando qualcuno dal tavolo di Apollo aveva gridato “ Tre morti e ventisei mutilazioni”. Non avevo più dubbi: meglio pulire le stalle piuttosto che rischiare su una biga!
Arrivò il problema Tyson. Il ciclope era davanti a Tantalo e il signor D aspettando un verdetto su che farne di lui. Mi faceva quasi pena. Un tridente verde, simbolo di Poseidone, gli roteò sulla testa. Guardai istintivamente Percy, fingeva di essere felice, ma di vedeva che era scosso.
- Anche tu sei una figlia di Poseidone!- mi disse Trevis Stoll  di fronte a me indicando un punto sopra la mia testa.
- Che cosa?- alzai lo sguardo, un tridente verde mi roteava sopra la fronte. Dallo stupore persi l’equilibrio e caddi all’indietro dalla panca. Tutti mi guardavano sbalorditi. Mio nonno si era fatto vivo!
- Bene, bene…Jakson, hai due nuovi compagni!- disse sarcastico il signor D, Tantalo soghiggnò.
Mi alzai e andai a sedere vicino a Percy. Tenni lo sguardo basso, quasi in penitenza. Una parte di me era entusiasta, ma l’altra era gelosa di ciò che era avvenuto.
Finita la parte delle novità tornammo alle nostre case. Passai prima dalla casa di Ermes a prendere le mie cose e poi mi diressi a quella grigia fatta di rocce del mare.
Una parte di me era indignata, l’altra era euforica. Percy e Tyson erano già dentro.
- Ciao…- dissi timidamente. Percy mi scoccò un’occhiata, ma bastò.
- Ciao!- disse Tyson
Mi andai a sistemare. Nella mia testa affiorò Ezechiele che mi diceva “te l’avevo detto!”. Cercai di eliminarlo.
“ Parlagli! Parla con Percy e Tyson!” una voce di uomo iniziò a riecheggiarmi nelle orecchie.
“ Non fare niente!” una voce femminile arrivò
“ E perché, scusa?”
“ Parla con Annabeth!”
“ No, con Percy e Tyson!”
“ Sta’ zitto, che la confondi!”
“ Io almeno l’ho riconosciuta!”
“ Ah, la metti così?!”
“ È vero!”
“ L’hai fatto per vantarti!”
- Smettetela tutti e due, per favore!- dissi ad alta voce- Almeno litigate fuori dalla mia testa!-
Percy mi guardò scettico. Distolsi lo sguardo e iniziai a tirare fuori le cose dallo zaino. Per la verità tirai fuori solo “ Percy Jakson e gli dei dell’Olimpo: Il mare dei mostri”(caso?).
- Come ti chiami?- mi chiese Percy
- Pamela, Pamela Deletti-
- Non … sei americana, vero?-
- No, sono italiana!-
Rimanemmo in silenzio per un po’, poi lui disse:- Perché non ci hai chiesto come ci chiamiamo?-
- Vi conosco troppo bene! Tu sei Perseus Jakson, il figlio di Poseidone, il dio dei mari. Mentre lui è Tyson, tuo fratello ciclope. Tu non saresti dovuto nascere e… ehi, calmati!- Percy aveva tirato fuori Anaclusmus, Vortice, e me la puntava contro
- Sono un’amica, non una nemica! Sennò spiegami come ha fatto ad apparirmi quel tridente verde sulla testa!-
- Allora perché hai detto “ tuo fratello” e non “nostro fratello”?-
- Perché voi siete miei zii, lo so che sembra assurdo, ma è la verità! Poseidone è il padre di mio padre!-
Rimase sorpreso:- Come fai a sapere il mio vero nome, Perseus?-
- Il libro!- indicai il libro sul comodino- Lì ci sono narrate tutte le tue gesta.-
- Riesci a leggere? Non sei dislessica come gli altri mezzosangue?-
- Sono nata da due figli di dei, il che ha migliorato la mia situazione. Inoltre l’italiano deriva dal latino, il che facilita le cose! Prova, le lettere girano meno!- gli passai il libro. Lui rinfoderò la spada e lesse il titolo. Fece fatica, si capisce, ma poi disse:- Hai ragione, la lettura è più facile! Ma chi scriverebbe su di me?-
- Rick Riordan… ma non so di più!-
Mi ripassò il libro ed io lo poggiai di nuovo sul comodino.
Silenzio.
- Em… come hai scoperto di essere una mezzosangue?- mi chiese Percy
- Me lo ha detto il mio satiro custode, non che amico, Ezechiele mentre un’arpia cercava di ucciderci!-
- Già… è per quasi tutti così…- si rabbuio
Silenzio.
- Non ti preoccupare, riuscirai a salvare il tuo amico Grover.- lo rassicurai
- Buonanotte!- non voleva parlarne
- Buonanotte!- risposi e andai a letto
- Buonanotte!- fece Tyson, che era rimasto per tutto il tempo ad ascoltare
Come la mattina precedente mi alzai di buon’ora. Non mi sorprese vedere le pareti di pietra grigia che profumava di acqua salmastra. Mi vestii ed uscii.
L’aria frizzantina del mattino mi svegliò del tutto. Iniziai a passeggiare per il campo senza una meta precisa. Passai vicino alla foresta e alle altre case del campo. Mi appoggiai noiosamente alla parete esterna delle stalle e sbuffai guardando in su.
- Sei tu Pamela Deletti?-
Era Ermes, il messaggero degli dei, il dio dei ladri e della medicina, il protettore dei viandanti. Mi consegnò un pacco da parte dei miei genitori e ripartì con le sue scarpe alate. Lo aprii, c’era una lettera dei miei che diceva: “ Ma ti sembra andartene così? Almeno adesso sei al sicuro, ci hai fatto spaventare! Meno male che Chirone, il mezzocavallo che si occupa del posto, e la nonna Giuseppa ci hanno spiegato tutto. Nonno Adalberto non ne ha voluto parlare. Chi l’avrebbe mai pensato? Comunque… ti abbiamo inviato qualcosa per cambiarti, un pigiama, l’occorrente necessario per un campo estivo e il notebook di tuo padre, così ci possiamo tenere in contatto( non sappiamo se lo puoi usare, ma intanto…). Non cacciarti nei guai e salutaci i nonni, se li incontri. Ci raccomandiamo, non fare cavolate! A peresto, mamma e papà!”
Anche solo sapere che conoscevano la verità mi fece stare bene. Rimasi lì a pensare…
- Avevo ragione!- mi disse Ezechiele quando ci incontrammo
- Sì… ma non ti montare la testa!-
- E quando mai l’ho fatto?-
Gli avrei risposto “sempre”, ma mi limitai al silenzio.
La giornata continuò con l’allenamento all’arco.
- Dovresti provare ad usare i tuoi poteri sui liquidi!- mi disse Johanna
Il massimo che riuscivo a fare era muovere l’acqua nel bicchiere a pranzo e a cena. Non avevo nemmeno la soddisfazione di farla strabordare.
Arrivò il giorno della corsa delle bighe. Io, ovviamente, facevo il tifo per Percy e Tyson. Sapendo quello che sarebbe successo mi ero portata dietro una spada. Come volevasi dimostrare arrivarono i piccioni demoniaci. Sembrava “Uccelli” di Alfred Hitchcock.  Ho imparato che leggere le cose è molto diverso dal viverle in prima persona! Tornando all’attacco degli uccelli di Stinfalo, tra la confusione e gli altri guerrieri che non riuscivano a difendersi al massimo vidi Annabeth e Percy con le loro bighe che tornavano indietro. Capii che quella era la fine del combattimento e mi venne da sorridere, continuai a mantenere la concentrazione sull’obbiettivo.
Mi ha sempre affascinato la musica di altri tempi, ma quella non fu una bell’esperienza di arricchimento della cultura musicale. Gli arcieri di Apollo furono i migliori, ma non gli fu riconosciuto( secondo me) adeguatamente l’impegno.
Quella sera sapevo cosa sarebbe successo. Sentii Percy andarsene. Non sarebbe più tornato fino alla fine dell’estate, come Tyson e Annabeth.
La mattina seguente Tantalo dette la notizia della loro espulsione. Decisi che avrei letto il libro “Percy Jakson e gli dei dell’Olimpo: il mare dei mostri” a pezzi piccoli, come a seguire la loro avventura.
Ero rimasta l’unica abitante della casa di Poseidone, il che non mi rincuorava.
- Stai bene?- mi chiese Ezechiele guardandomi
- No, per niente!- risposi
- Non ti preoccupare… andrà tutto bene!-
- E se poi non mi crede? È pur sempre il signor D!-
- Ci saremo io e Zik a supportare la tua tesi. Non ti ricordi, Pam? C’eravamo anche noi quando ti ha riconosciuta! Rilassati!-
- E se aspettassimo? Forse mi vuole ririconoscere davanti a tutti…-
- Coff… paura… coff!-
- Non ho paura, è solo che è il signor D…-
- Concentrati sull’obbiettivo! Non ti preoccupare!-
Johanna, Ezechiele ed io eravamo all’ingresso del padiglione per la cena. Quel pomeriggio mia nonna, Atena, mi aveva riconosciuta. Già, il problema era che l’aveva fatto quando ero sola con Ezechiele e Johanna sulla spiaggia della baia. Nessuno, oltre a loro, poteva confermare  l’avvenimento. Inoltre dare la notizia a Dioniso non rientrava nei miei piani di sopravvivenza.  Mi andai a sedere al tavolo di Poseidone, tutta sola.
“ Adesso gli facciamo fare una bella figura, hi hi hi!” una voce di donna mi rimbombò in testa “ come si è permesso di far andare i suoi figli e lasciarti tutta sola? Dio dei mari dei miei stivali! Ma ora ci penso io…”
Mia nonna era arrabbiata, e tanto…
Sulla testa mi iniziò a roteare una civetta bianca (non sono sicura che sia giusto il colore).
- Oh, questa sì che è una sorpresa… chi sono i tuoi genitori?- mi chiese il signor D
- Ecco… mia madre è una semidea figlia di Atena e mio padre è un semidio figlio di Poseidone…- risposi timidamente
- Che intreccio complicato!- disse Tantalo- In che casa preferisci stare?-
I figli di Atena furono felici di prendermi nella loro casa. Dopo cena andammo tutti assieme a letto. “ Gliela abbiamo fatta vedere a quel pallone gonfiato!” rimbombò la voce di donna nella mia testa, la voce di mia nonna Atena.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Ho una dote innata nel cacciarmi nei guai ***


Erano una settimana che stavo nella casa di Atena con i miei zii e le mie zie.  Le mattine passavano serene, anche se non avvicinavo alla baia da sola. Non penso che Poseidone avesse preso bene la mia scelta di unirmi alla casa di Atena, oppure era stato magnanimo e aveva capito la il mio disagio nello stare in una casa da sola?
Non lo sapevo, quindi avevo deciso di non rischiare uno tzunami e di girare alla largo dall’acqua.
Quella era stata una giornata pesante: mi ero allenata alla spada e all’arco, Johanna aveva insistito che prendessi una tinozza d’acqua e provassi a creare piccole ondine, Ezechiele aveva rincarato la dose facendomi provare a fare una mano con il liquido. Ero distrutta! Avrei voluto solo dormire, cosa che stavo per fare al falò, se Tantalo non avesse urlato il mio nome.
- PAMELA! Sei ancora con noi?- abbaiò
- Em… Uh… certo!- mi strofinai l’occhio destro
- Bene, vediamo come se la cava allora la nipote di due dei!-
- Hai sentito quello che ha detto prima, Pam?- mi bisbigliò nell’orecchio Ezechiele
- No… qualcosa su una missione?- gli risposi
- Domani partirai per la Giamaica!- rise Tantalo
Rimasi a bocca spalancata, quell’affermazione mi aveva risvegliato del tutto come un elettroshock.
- Scegli due compagni di viaggio!-
- Mi offro io!- disse ad alta voce Ezechiele alzandosi
- Anche io andrò con voi!- disse Johanna alzandosi anche lei
Io mi alzai con loro non sapendo in che guaio mi stavo per cacciare
- Sono pronta!- dissi. Non ero pronta per niente
- Perfetto, vai a consultare l’oracolo!- abbaiò Tantalo
Ci allontanammo. Arrivati dove orecchio inopportuno non poteva sentirci chiesi:- Che dobbiamo fare?-
- Hai accettato senza sapere qual è la missione da compiere? Siamo fregati!- disse Johanna  scoccata
- Già! Ho fatto una cavolata, vero?- dissi grattandomi la testa stancamente
- E direi di sì! Ora ti spieghiamo cosa dobbiamo fare… Trovare un figlio di Ade e portarlo qui!-
Secondo elettroshock.
- o_k_a_y…-
-  E adesso? La missione l’hai già accettata, non ti puoi tirare indietro!-
- L’unica cosa  da fare è consultare l’oracolo…-
- … e sperare che non predica la tua dipartita!- s’intromise Ezechiele
Ero morta. Spacciata. Fallita. Sperai di farmi piccola piccola, ma niente.
Mi diressi verso la casa grande per sentire cosa mi avrebbe detto l’oracolo.
Le scale erano basse e strette. “Perché proprio a quest’ora?” pensavo tra me e me mentre salivo e sbadigliavo “Non capirò niente di quello che mi dirà! Sono finita!”
Arrivai nel solaio della casa grande. L’avevo visitato tante volte rileggendo “Percy Jakson” immaginandomi come si sarebbe  presentato il posto, l’atmosfera che si sarebbe assaporata all’interno di quel luogo sacro.
La mummia, cioè l’oracolo, si alzò a sedere.
Terzo elettroshock.
Il fumo viola( se non mi sbaglio era di quel colore) mi avvolse e iniziai a sentire una cantilena. Era la profezia sulla sulla mia missione.
 

La luna ti indicherà quando partire
Un pianto potrai sentire
Col tuo animo buono problemi darai
E un amico traditore incontrerai
La verità verrà svelata
Ma un’amicizia sarà infranta  
Due Dei in lotta si uniranno
E aiuto porteranno
Ma se un passo falso farai
Scampo non avrai
 

In fondo mi era andata bene. Sì, insomma… c’era la remota probabilità che morissi durante la missione, ma… ma che dico! Ero morta, finita, perduta!
Le parole dell’oracolo mi ronzavano in testa, come una filastrocca imparata a memoria alle elementari.
Uscii all’aperto. La luna piena svettava sul campo… la luna piena… già,  la luna piena…
“ Oh, cavolo!” pensai sbattendomi una mano sulla fronte che feci poi scivolare lentamente sulla faccia.
- Allora, cosa ti ha detto l’oracolo?- mi chiese Johanna
- Che dobbiamo partire stasera!- risposi con più entusiasmo possibile
- Ma non stai in piedi! Partiremo domani!-
- Non si può! Se faccio un passo falso sono morta!-
- Ha predetto anche questo? Cavolo!- disse Ezechiele
- Forse è meglio se prima vai alla baia a…-
- No, non mi, ecco… fid…- una secchiata di acqua ghiacciata mi arrivò addosso
- Hi hi hi! Va meglio, vero! Hi hi hi!- Ezechiele gongolava
- ZIK, IO TI…-
- Mi odi, lo so! Ma ti sei ripresa, no?-
- Effettivamente mi ha aiutato! Mi sento meglio!-
- E quindi? Come si dice?-
- G… grazie!- non mi venne spontaneo, era pur sempre una secchiata d’acqua ghiacciata!
- Bisognerà dirlo a Tantalo e al signor D!- aggiunse Johanna
- Certo, e secondo te ci lasceranno andare?-
- Certo! Se l’oracolo ha detto così…- disse Tantalo quando lo informammo della notizia, io ero paralizzata da quell’affermazione. Poi tutto si spiegò quando lui aggiunse:- Di notte si aggirano molti più mostri, è molto più interessante!-
Tantalo, il solito sadico.
Ci dirigemmo prima all’armeria: io presi una spada, un arco da viaggio pieghevole, delle frecce e uno scudo; Johanna prese con se una lancia, una spada e uno scudo pure lei; Ezechiele prese un pugnale e il suo flauto di Pan. Al contrario di Grover lui conosceva ogni tipo di canzone, a Bologna veniva a suonare nel coro i canti gregoriani con noi che cantavamo il testo. Conosceva gli effetti di ogni tipo di musica e cercava di modulare i suoni a suo vantaggio. Per esempio, suonare un brano di De Andrè portava conoscenza in chi lo ascoltava, mentre un brano di Voreena Mc Kennitt ( non sono sicura di averlo scritto bene) induceva  chi ascoltava a ballare del falk  irlandesi.
Non presi con me il notebook di mio padre, pesava troppo. Prima però di partire gli scrissi che sarei andata in Giamaica e che, in una remota evenienza, non sarei ritornata.
Eravamo pronti. Io non molto, ma… una missione è una missione e non si può fare altrimenti. Johanna era entusiasta, era già uscita altre volte fuori dal campo, ma non era mai andata più giù degli USA. Ezechiele continuava a belare che avevo paura di ciò che mi aspettava, un po’ aveva ragione ma cercavo di nascondere tutta la mia angoscia.
- Siete pronti?- chiesi ai miei amici
- Certo!- mi risposero
- Allora andiamo!-
Uscimmo dal campo mezzosangue.
- Bene, e ora? Cosa facciamo?- chiese Ezechiele
- Che domande! Facciamo l’autostop!- risposi
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Sole, mare e mostri ***


Chiedemmo un passaggio a un camionista che andava verso sud. Trasportava cavalli, ma non immaginavamo… da macello! Ce ne accorgemmo quando, stipati nel rimorchio lo sentimmo parlare al telefono con un suo amico. In modo traumatico scoprimmo che i mostri sapevano usare il cellulare.
- Greg, ho una sorpresa per la tribù! Due cavalli, due semidee e un satiro! Stasera grande banchetto!- disse il mostro.
- E adesso?- chiese Ezechiele
- Stupida, stupida, stupida!- ripetevo ad alta voce colpendo il rimorchio dall’interno con la fronte. Tenevo gli occhi serrati, come e non voler vedere le facce dei miei amici. Avevo fallito ancora prima di iniziare.
- Rilassiamoci!- esordì Johanna- Piangerci addosso non serve a niente! Prova a riflettere Pam! Sei la nipote della dea della strategia, troverai subito una soluzione!-
È vero… ero la nipote di Atena. Pensai. Cosa potevamo fare?
Notai che la cavalla nera di fianco a noi era irrequieta e teneva qualcosa di lungo appoggiato a fianco al corpo. La luce era poca e non capivo bene cosa fosse.
“ Amica..” dissi alla cavalla “ non ti preoccupare, cercherò una soluzione per salvare tutti, compresa te e il tuo amico” si calmò.
- State qui!- dissi a Johanna ed Ezechiele. Mi spostai verso il fondo del rimorchio, notai che non era chiuso bene, anche se ci voleva un colpo ben assestato con una lancia per poterla forzare.
- Johanna, vieni! Ho bisogno di te!- dissi verso la cabina del guidatore
- Ragazzi, dove dovete andare?- chiese il cannibale
- In Giamaica…- rispose Ezechiele
- Che coincidenza, anch’ io!-
- Già… che coincidenza!-
Johanna mi raggiunse.
- Di cosa hai bisogno?- disse
- Potresti forzare il lucchetto con la lancia?- risposi
- Okay… se si rompe, però mi arrabbio con te!-
- Zik, vieni!-
- Okay!-
- Che fate?- ci chiese il mostro
- Niente, ci avviciniamo alla finestrina per prendere un po’ più d’aria!- risposi io cercano di nascondere tutto il nostro piano.
Johanna prese la lancia e iniziò a fare leva sul lucchetto. Per mia fortuna si ruppe il lucchetto e non la lancia.
-Al mio tre rotoliamo fuori… uno… due… TRE!- dissi
Ci buttammo fuori rotolando sull’asfalto. I due cavalli saltarono giù con noi. Mi accorsi che non erano cavalli, ma pegasi. La femmina era nera e il maschio era bianco maculato di castano. Si fermarono insieme a noi. Avevamo risolto il problema del viaggio, se a loro avesse fatto piacere trasportare qualcuno. Acconsentirono.
“È il minimo che possiamo fare dopo che ci avete salvato la vita!” disse lei strusciandosi col muso sulla mia spalla.
- Tutto bene, ragazzi?- chiesi ai miei amici- Niente di rotto?-
- Tutto a posto… ce l’abbiamo fatta!- disse Ezechiele tirando un sospiro di solievo
- Visto che se t’impegni ce la fai!- criticò amichevolmente Johanna
- Cavolo, quel cannibale aveva gusto… senz’offesa!-
Ezechiele si riferiva ai pagasi, ma Evangeline( si chiamava così la pegaso nera) non l’aveva presa bene.
“Io lui non lo porto sulla groppa!” mi aveva detto sbuffando
“Tranquilla, lui lo lasciamo al tuo amico!” le avevo assicurato
“Va bene! Io non sono come te, non sono così schizzinoso!” aveva risposto Ronaldo, l’altro pegaso.
- Cosa facciamo?- mi chiese Johanna
- Proviamo a raggiungere la nostra destinazione volando!?- proposi
- Ottima idea!- suggerì Zik
“ Pronta, Evangeline?”
“ Sono nata pronta, ma porto solo te!”
“ Va bene!”
Partimmo. Superammo città illuminate, anche se volammo soprattutto sopra le nuvole. Volammo per tutta la notte e alle prime luco dell’alba atterrammo sulla costa settentrionale di Cuba.
-Ripartiamo tra un po’… Evangeline e Ronaldo, riposatevi. Johanna vieni con me, cerchiamo un mercato per comprare mele e carote! Ezechiele, tu stai qui con loro! Mi raccomando!- dissi giunti a terra.
Io e Johanna ci allontanammo verso la città. Arrivammo nel mercato del luogo. Era pieno di bancarelle, venditori e acquirenti. Johanna si occupò di parlare inglese e di concludere gli acquisti. Ci fu qualche problema nel ritornare, perché ci scontrammo con un minotauro… proprio una cosa da niente… già…
Peccato per lui aveva scelto il luogo sbagliato, la banda sbagliata e il momento sbagliato.  Ezechiele prese il suo flauto di Pan e iniziò a suonare le note di “Ille mi par esse deo” di Branduardi. Il mostro rimase confuso e ammaliato allo stesso tempo. Johanna lo trafisse in una zampa con la lancia, lui barcollò e cadde in acqua. Era il mio turno.
Alzai un’onda che lo coprì come una coperta; ne uscì solo della polverina.
Sfamammo i nostri amici alati e dopo mezz’ora di pausa ritornammo a solcare i cieli verso la Giamaica, dovevamo raggiungere Montenegro Bay.
Non è che durante il volo non incontriamo 3 arpie?
Cero, doveva finire male quell’avventura, ma li mandavano tutti a noi i mostri? A Clarisse non ci pensava nessuno? Okay, lei era nel mare dei mostri e non c’era neanche tanto bisogno da quelle parti, ma io ero arrabbiata comunque!
-Ora, però mi sono stufata! Siamo gli unici mezzosangue, satiro e pegasi a cui rompere i ********? Non ne posso più!- sbottai
Vi concedo che ho usato un’espressione colorita, ma non ce la facevo proprio più. Presi l’arco e da vera amazzone tirai una freccia dritta contro la prima arpia, che esplose in una nuvola di polvere. Alla seconda ci pensò Johanna che con la sua lancia trapassò la secinda facendola sparire. La terza mi riconobbe.
- Ah, la semidea italiana! Mi avete lasciata tutta sola… ma stavolta non falliro! Ti ucciderò!-
- Ci devi solo provare, stavolta sono armata!- misi via l’arco e tirai fuori la spada.
Lei mi veniva incontro.
“ Andiamole addosso!” dissi a Evangeline
“ Certo!” mi rispose lei
Una contro l’altra, lanciate a massima velocità. A pochi metri di distanza dissi a Evangeline di fare un giro della morte. L’arpia ci passò sotto sorpresa e io, con un’abile mossa (modestamente) le tranciai la testa facendola sparire in un pioggia polverosa.
Anche loro erano state sistemate. Continuammo serenamente il nostro viaggio e raggiungemmo la nostra destinazione serenamente.
“ Volate qui intorno e se avete bisogno raggiungeteci subito, okay?” dissi ai nostri amici pegasi.
“ Non ti preoccupare, staremo attenti!” mi tranquillizzò Ronaldo
Ci addentrammo nelle vie di Montenegro Bay. Dove avremmo incontrato il figlio di Ade, Ricard?
Doveva avere sui 5/6 anni. Un bambino… un bambino innocente e molto potente.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Odio gli incontri con i lontani parenti ***


Camminavamo per quella città di mare senza sapere dove andare. Come si cercava un bambino di 5/6 anni in quel posto? Non avevamo una foto ne un indirizzo da dove partire. Sapevamo solo che si chiamava Ricard Anerill e che era nato dopo l’arrivo al campo di Talia. Da dove avevamo preso tutte quelle informazioni? Ce le aveva date il signor D. Era stato Ade in persona ad avvisare di suo figlio, come a vantarsi del suo operato.
Guardavamo ovunque, in ogni vicolo, in ogni angolo. Niente, come se quel bambino fosse un fantasma invisibile a tutto e a tutti. Ogni tanto lanciavo delle occhiate nervose a Zik: era l’unico che poteva sentire l’odore di un semidio e che poteva dirci dove trovare Ricard.
Se non lo trovavamo e non lo portavamo al sicuro al campo non riuscivo ad immaginarmi la reazione di suo padre… mi venivano i brividi al solo pensiero.
Guardai il cielo, Evangeline e Ronaldo non si vedevano. Sperai che stessero bene.
- Ragazzino, conosci Ricard Anerill?- chiese Ezechiele ad un ragazzetto sui 10 anni nel tardo pomeriggio.
- No, ma forse conosco qualcuno che lo conosce… ultima casa infondo, la signora Larely conosce tutti della zona!- gli rispose
- Grazie!-
- Attenti, però… sembra che riesca a far entrare tutti, ma che pochi siano usciti da quella casa!-Ci allontanammo salutandolo con un’espressione sul volto di falsa sicurezza. Arrivammo alla fine della strada. Sul campanello c’era scritto “Serenissima Larely”. Il nome sembrava rassicurante. Dall’interno non venivano rumori particolari. Suonammo. Un rumore di pattine struscianti provenì dalla porta. Ci aprì una vecchietta gentile e affabile.
- Prego ragazzi!- ci disse con voce mielosa- Come mai da queste parti?-
- Cerchiamo un bambino che si chiama Ricard Anerill. Siamo suoi cugini, ma non sappiamo dove viva… se lei sa…- dissi
- Certo che lo conosco! È uno degli orfanelli di strada che mi vengono a trovare… ma entrate pure per una tazza di thè e dei biscotti!-
- Molto volentieri!- rispose pronto Ezechiele… non l’avevo mai visto così carico…
Entrammo.
Era una casa semplice, con immagini di gattini e quadri di nature morte. Notai che nel salottino aveva appesi alle pareti rosa cipria centinai e centinaia di ricami con persone e animali, soprattutto bambini. Rimasi ammaliata da ciò.
-Li fa lei questi…- chiesi timidamente indicando le opere tessili esposte
- Sì, ti piacciono? Sono tutti miei amici del quartiere… li rappresento molto bene!- mi rispose
- Affascinante…- ammise Zik, ma non stava guardando i ricami… stava guardando la signora!
- Oh, caro… mi accompagni in cucina a preparare il thè? Voi ragazze mettetevi pure a sedere sui divanetti. Arriviamo subito!-
Aspettai che si fossero allontanati, poi dissi:- A te piacciono?-
-Non sono molto femminile… ma devo ammettere che sono fatti molto bene!-
“Aiuto!” sentii
-Hai sentito?- Le chiesi
- Cosa?-
“Aiuto!”
-Ecco, di nuovo!-
- Ma cosa?-
- Qualcuno chiede aiuto!-
- Io non sento niente!-
“Aiuto! Ci ha…”
-Cosa? Casa vi ha fatto?-
- Tutto bene ragazze?- ci chiese la signora, appena arrivata portando un vassoio con sopra una teiera di thè e una ciotola di biscotti. Ezechiele non era con lei.
- Dov’è il nostro amico?- le domandai
- E’ rimasto in cucina…- rispose poggiando il vassoio sul tavolino nel centro del salotto
Lanciai un’occhiata ai ricami. Notai che, anche se mascherati da sorrisi, le persone raffigurate piangevano…
-Non è in cucina… dov’è!- dissi
- Perché non mi credi, cara?- mi rispose fingendo tranquillita. Era turbata.
- E’ da quando l’abbiamo incontrata che lui si comporta in modo strano… come se… la trovasse bella…-
- Cosa dici, Pam? Ci ha pure invitato in casa sua e tu…- s’intromise Johanna
- Siete nervose, ragazze… forse è meglio che vi sediate…-
- NO!- dissi- E’ una trappola, vero? Tutte quelle persone nei ricami… sono imprigionate in essi! Le ha ingannate e vuole fare lo stesso con noi!-
- Non sai quello che dici, ragazzina!- sembrava arrabbiata
- Lo so! Sento ciò che quelle persone vogliono dirci!-
- Le voci che senti?-
- Non è possibile…-
- Sì! Quelle persone stanno chiedendo aiuto! Le sento grazie ad Atena!-
- Ah, siete semidee! Lo sentivo… lo ero anche io, prime che qualcuno decidesse che ero pericolosa… già… ma un’amica mi ha ridato i poteri… LA MIA MAGIA SUPERA ANCHE GLI DEI!-
Colonne di fuoco si alzarono dal pavomento. Io mi spostai contro Johanna. La vecchietta si trasformò in una signora sui 40 anni.
-Sarà un piacere avere una figlia di Atena nella mia collezione! È la mia peggior nemica… non che mia bisnonna! È triste avere dei parenti del genere!-
Altre colonne di fuoco.
- Devo solo ringraziarla per il dono della tessitura… per il resto è stata solo d’intralcio! È stata lei a chiedere agli dei di levarmi i poteri, ma non ci sono riusciti!- La guardavo paralizzata, cercando di capire come potesse essere così potente e malvagia allo stesso tempo.
- Mia nonna era veramente potente…Ecate! Lei sì che era brava, ma approvò la scelta di Atena di togliermi i poteri! Non mi hanno fermato! No, questo mondo va cambiato! E la cosa migliore è iniziare dalle giovani generazioni!-
I bambini… rapiva i bambini… Ricard!
Mi venne un groppo al cuore…
- Il ragazzino che avete nominato non è entrato ancora a fare parte della mia collezione, c’è qualcosa che blocca la mia magia, ma lo stò soggiogando sempre di più a me. È giù nello scantinato a lavorare alla sua “opera”, ma alla fine sarò io a vincere!Ora tocca a te figlia di Atena!-
- C’è solo un problema… io non sono figlia di Atena!- risposi sicura di me
- Cos…-
Non ebbe il tempo di finire. Mossi il thè bollente nella teiera sul tavolo, facendoglielo arrivare sul volto. Serenissima urlò dal dolore.
-Presto, vieni!- dissi a johanna strattonandola verso il corridoio.
La casa era cambiata: i gattini appesi alle pareti erano diventati dei ragni di ogni razza; la carta da parati non era più rosa cipria, ma nera con striature rosse che ricordavano i segni sul dorso di una vedova nera. Le uniche cose rimaste intonse erano i ricami sulle pareti.
- Dovevo immaginarlo… è una seguace di Aracne!- dissi- Dobbiamo trovare Zik, e al più presto!-
- Dove pensi che sia?- mi chiese Johanna
Pensai.
- Nello scantinato!- esclamai
- Non mi sfuggirete!- disse Serenissima. Aveva un barlume malvagio negli occhi che mi fece rabbrividire.
Un filo di lana grossa agguantò Johanna alla vita.
- Resisti!- dissi tirandole un braccio con la mano sinistra. Con la destra presi la spada
- Resisti!- ripetei
Tagliai il filo. Mi accorsi che i mobili si muovevano e che cercavano di fermarci.
Ora ero armata, e pure bene. Iniziai a tranciare pezzi di legno e finte zampe di leone. Intanto anche Johanna aveva tirato fuori la sua amata lancia e aveva iniziato a difendersi. Eravamo schiena contro schiena. Mi resi conto che ci stava dando dentro quando mi volò sulla testa un’anta da vetrinetta ottocentesca.
- Cerchiamo di spostarci!- disse
- Okay!- risposi iniziando ad allargarmi un po’ di più.
Tolto di mezzo un comò notai un corridoio di fronte a me
- Di qua!- esclamai
- Cosa state facendo alla mia casa!?- sentii gridare a Serenissima
Ci addentrammo nel nuovo corridoio che si era aperto davanti a noi.
-Bene… e ora? Dove andiamo?- mi chiese Johanna
Annusai l’aria, sentivo odore di capra bagnata. Ezechiele…
La tirai in una porta sulla sinistra che si affacciava su una scalinata di ferro stretta e scivolosa. Faceva caldo, molto caldo. Era la caldaia. Eravamo nello scantinato.
Zik era sul pavimento privo di sensi. Intanto un bambino al suo fianco adoperava un telaio. Non era molto bravo, ma si impegnava.
-Zik! Zik! Mi senti? Siamo qui! Ti prego svegliati!- diceva Johanna tirando su la testa di Ezechiele. Lui aprì piano piano i suoi occhioni mattoni.
- Dove siamo?- chese
- Nello scantinato della casa degli orrori!- risposi
- Casa degli orrori? E l’universitaria che ci ha ospitato per il thè?-
- Universitaria?! No, era una signora sui 60 anni!- disse Johanna lasciandomi sconvolta
- E’ la sua magia… ci fa vedere chi noi desiderimo vedere… io vedevo una dolce vecchina di 80 anni! In realtà è una demidea nipote di Ecate e bisnipote di Atena, non che seguace di Aracne!- risposi
- Wow! E pensare che mi aveva offerto di sedermi al tavolo della cucina…-
- I mobili sono sotto incantesimo… qualsiasi cosa si faccia si finisce nello scantinato o si viene tramutati in  ricami da appendere al muro!-
Guardai il bambino. Sembrava non essersi accorto minimamente di noi.
-Ricard?- chiesi
Il bimbo alzò lo sguardo dal telaio. Capii che era lui.
- Vieni con noi!- gli dissi gentilmente
- Non posso, devo finire il lavoro a telaio per la mamma!- mi rispose
- Lei non è la tua mamma! È una strega cattiva che…-
- Non li ascoltare, Ricard. Ti vogliono rapire, levarti da me!-
Cosa c’è di peggio di una strega pazza in una casa che cerca di bloccarti in un ricamo per pareti? Un figlio di Ade arrabbiato e soggiogato dalla magia!
Si aprì un varco nel pavimento dello scantinato e ne uscirono fiamme alte due metri.
- Sarò sempre io la più forte!- disse gongolando Serenissima
- Ne sei sicura, Serenissima?!- dissi
- Serenissima? La mia mamma non si chiama Serenissima!- disse Ricard calmandosi
Io lo guardai compiaciuta. La mia strategia funzionava, e pure bene.
-Tu non sei la mia mamma!- iniziarono a scendergli dei lacrimoni dagli occhi. Altre fiamme alte due metri.
Io ne approfittai, presi l’arco e tirai una freccia dritta nel costato di Serenissima che cadde all’indietro morente.
La casa tremò un po’, poi s’iniziarono a sentire delle voci al piano terra e degli scalpicii. Era tutto finito. La casa degli orrori aveva cessato di esistere.
Eppure io non mi sentivo bene.
Un conto era uccidere un mostro, tanto poi ritornava. Un altro era uccidere una persona vera. Avevo commesso un omicidio, se pur a fin di bene lo avevo commesso.
Presi Ricard in braccio tenendo la testa bassa
-E’ tutto finito. Non ti preoccupare… è tutto finito. Ora torniamo al sicuro!- gli bisbiglia all’orecchio. Lui si calmò ed appoggiò la sua testina sulla mia spalla. Era stanco e si addormentò quasi subito. Johanna ed Ezechiele ci seguirono senza dire una parola. Uscimmo da quella trappola assieme alla gente libera dal sortilegio inflittogli da Serenissima. Il sole stava ormai calando e decidemmo di trovare un posto dove dormire. Trovammo un bad & breakfast sgangherato dove prendemmo una camera da quattro, tutti letti singoli e andammo a dormire. Appoggiai Ricard su unletto e gli tirai le coperte soprain modo che non patisse freddo. Mi misi nel letto di fianco al suo.
Evangeline e Ronaldo non si videro per tutta notte, il che mi fece preoccupare. La mattina dopo saremmo dovuti ripartire alla volta del campo e senza di loro diventava una situazione ingestibile.
Passai la notte tra incubi e domiveglia.
“Tu sai tante cose… se volessi dirle a me ne sarei felice!” una voce mi parlava dal basso.
Ero sul baratro del Tartaro… perché proprio lì?
“Faremo grandi cose assieme! Tu ed io assieme potremo fare di tutto…”
“Non sono il tipo che si mette con i cattivi!”
“Davvero? Ne sei sicura? Eppure hai ucciso una persona, questo è essere cattivi!”
“Non c’entra niente! Le persone cattive sono coloro che godono nel vedere la morte di persone simili a loro!”
“E a te non ha fatto piacere?”
“No, è una sensazione orribile! Ti senti una persona spregevole. Hai distrutto la vita di una persona! Tutte le sue aspirazioni, i suoi progetti, i suoi sogni per il futuro che eveva maturato negli anni tu il hai distrutti in pochi secindi!”
“Allora perché lo hai fatto?”
“Eravamo in pericolo… è successo per difesa!”
- Pam? Pam! Svegliati!- sentii la voce di Johanna che mi chiamava
- Che c’è? Cos’è successo? Non sono un’assassina!- risposi alzandomi di scatto a sedere e senza prendere fiato
- Tranquilla, nessuno pensa che tu sia un’assassina!-
- Ricard stà bene?- chiesi
- Sì, ora è in bagno… cos’è successo?-
- Un incubo, niente di che…-
- Sicura?-
- Sì…- mi stiracchiai. Johanna mi guardò perplessa
- Ripeto la domanda… Sei sicura che sia tutto a posto?-
- Ripeto la risposta *yown*…sì, è tutto a posto!- mi strofinai l’occhio destro- Che ore sono?-
- Le 10 e un quarto… se hai bisogno di…-
- E’ tardissimo!- mi rizzai di scatto in piedi- Presto… chissà quanti altri mostri ci aspettano fuori! Vorrei provare ad arrivare al campo per cena o subito dopo!-
- Cavolo! Siamo agitati?!- disse Ezechiele
- Lasciala in pace, ha già le sue ansie senza che ti ci metti pure tu!- lo rimproverò Johanna
Aveva ragione. Ero nervosa per il sogno… chiunque avesse parlato era qualcuno che mi conosceva molto bene, e forse anche io conoscevo molto bene lui…
- Andiamo…- dissi- Ricard è ancora in bagno?-
- Si vede che sei stordita! È seduto sul letto!- rispose Zik. Johanna lo fulminò con lo sguardo.
Il bimbo stava seduto dondolando noiosamente le sue gracili gambettine, guardava in basso come a pensare a qualcosa.
- Glielo abbiamo detto…- disse Johanna- adesso sa di essere figlio di Ade e che dobbiamo andare al campo… non ha paura di noi, ma non si fida neanche troppo…-
Sentii nella sua voce una nota di amarezza.
- Dai, campione! Dobbiamo andare!- disse Ezechiele cercando di alleggerire l’atmosfera. L’unica cosa che mi portò serenità fu sentire i raggi del sole sulla mia pelle e il venticello leggero che si sentivano fuori dal bad & breakfast.
Camminammo per un po’ verso il mare, senza parlare.
- Che strano odore…- disse Ezechiele quando passammo davanti a una viuzza stretta che portava al porto
- Sarà pesce marcio…- risposi
Sentii piangere.
Era una vocina innocente, di piccola creatura. Proveniva da un cassonetto di spazzatura nella viuzza dove si era fermato Zik.
Mi avvicinai. Aprii il cassonetto e vidi una cosa che mi fece raggelare e riscaldare il cuore allo stesso tempo. Una bambina di  circa 3 mesi avvolta in mezzo lenzuolo con una lettera puntata sopra. Gridava… era stata abbandonata. La presi in braccio e cercai di consolarla.
- Che carina!- disse Johanna prendendo la busta
- “A chiunque trovi questa bambina,”- iniziò a leggere- “si chiama Racael Rainbow. Sua madre l’ha lasciata a me, suo padre, ma non la posso tenere. Lei è… particolare, proprio come sua madre…spero che ve ne prendiate cura al meglio.”-
- Particolare come sua madre…- ripetei- non sarà micca…-
- E’ una semidea! Lo sento dall’odore!- Ezechiele rispose ad ogni mio dubbio
- Ma di chi sarà fi… ora ho capito- aggiunse Johanna.
Sotto i nostri occhi attoniti Zik era diventato da mezza capra a capra completa.
- Faatemo tornaare coome priima!- belò lui
Racael aveva smesso di piangere, anzi, rideva della situazione. La sua risata era contagiosa e alla fine anche Johanna, Ricard ed io ci mettemmo a ridere.
- Mi aiiutaate?- disse Ezechiele
- Sì, ora ti aiutiamo… sei buffo così…- gli risposi tra una risata e l’altra
Johanna riprese il controllo:- Come facciamo?-
- Dai, piccola… fa tornare zio Zik come prima…- dissi a Racael
Non so se la bimba capì le mie parole, ma Ezechiele tornò normale.
- Meno male… sennò come potevo conquistare le ragazze?!-
Mi venne in mente una battuta da fare, ma era perfida e la tenni per me
- Andiamo verso il porto, da lì potremo chiamare Evangeline e Ronaldo!- proposi
- Va bene…- disse Johanna
Ci dirigemmo verso lo spiazzo sul mare per lo scarico e carico delle merci attraversando la viuzza e un paio di container di metallo.
Davanti a noi una nave si appropinquava ad ormeggiare, sulla fiancata c’era scritto Principessa Andromeda.
Mi venne un brivido. Spinsi tutti dietro al container sulla destra dell’ultima fila prima del porto.
- Pam? Sappiamo che sei lì dietro… vieni fuori…- una voce dalla nave mi chiamò,una voce che non avrei mai voluto sentire in vita mia

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** La profezia dell'oracolo aveva fin troppa ragione ***


Sperai non dicesse a me. Sperai che quella voce parlasse con un’altra Pam. Sperai che non si riferisse alla sottoscritta, ma niente.
- Pam? Eddai… non fare la timida, Pamela! Lo sappiamo che sei lì… c’è anche un piccolo compagno con voi che vorremmo conoscere…- continuava Luke. Io non sapevo cosa fare.
Andare o non andare? La mia parte razionale mi diceva "resta ferma", la mia parte ribelle diceva "vai e combatti".
- Non siamo pericolosi! L’unica cosa che vogliamo distruggere è l’Olimpo, e tu ci puoi aiutare!-
- Non mi unirò mai a voi, se è questo che vuoi!- risposi uscendo dal mio nascondiglio e lasciando Racael a Johanna
- Come siamo precipitosi! Cos’è, un dono di famiglia!?- si riferiva a Percy- Comunque sì, hai colto nel segno… ti vorremmo insieme a noi!-
- Allora scordatelo!-
- Ma non ascolti neanche, perché? Che tristezza…-
- So quello che volete fare e non vi aiuterò!-
- Ne sei sicura?- si mosse i capelli credendosi figo
- Lascia perdere, con me non attacca… non sono come Annabeth… tu mi fai schifo!-
- Ma mi vuoi proprio vedere cattivo, eh? Mettiamola così… o tu vieni con noi o ci viene il tuo amico Ricard! Scegli!-
- Nessuno dei due! Ti basta come risposta? O preferisci che sfasci la tua bagnarola?-
Riflettei. Come faceva a sapere il nome del figlio di Ade, ma soprattutto come faceva a sapere che era con noi?
Tirai fuori l’arco e le frecce.
- Attaccheresti una persona disarmata? Non è sportivo… oh, aspetta, l’hai già fatto!-
Mi si gelò il sangue… sapeva troppe cose!
- Se necessario colpirò la tua nave e la farò colare a picco!-
- Ancora la tua mania di cambiare discorso? Ma è proprio una fissa!-
Lo guardai attonita. Quella era una cosa che solo in due sapevano, come…
- Sorpresa, vero? Io sono ovunque, se non l’hai capito, io ho occhi e orecchie dappertutto!-
- Cosa vuoi?-
- Oh, finalmente ragioni!-
- Pochi preamboli, cosa vuoi da me!?-
- Tu sei l’unica che riesce a leggere i libri umani… avremmo bisogno di te per sapere il futuro!-
- E cosa centra col leggere?-
- Tutto… tu sai il futuro perché l’unico che lo conosceva l’ha scritto in modo che nessun mezzosangue possa capirlo… nessuno tranne te!-
Ma io cosa c'entravo… poche settimane prime avevo scoperto di essere una mezzosangue e mi ero trasferita dall’Italia agli USA tramite un ippogrifo proveniente direttamente da un castello in Inghilterra, cosa potevo sapere? Sapevo il minimo, e mi bastava…
- Ci saranno tanti altri mezzosangue come me in giro per il mondo…-
- Sì, ma sei l’unica capace di parlare e, soprattutto, leggere una lingua neolatina! Ti sei mai chiesta perché?-
- Onestamente mai! Ho sempre pensato che fosse normale parlar bene la lingua del proprio paese… come tu parli bene l’American English!-
- In Europa gli dei non hanno figli da secoli… non ci hai pensato?!-
- Questa notizia mi mancava… tu, invece, mi sembri molto informato…-
- Io non faccio la spia sulle spie!-
- Luke, piantala!- disse Johanna arrivando di gran carriera con Racael in braccio
Non mi chiesi come mai conosceva Luke. Aveva qualche anno in più, probabilmente l’aveva conosciuto al campo.
- Ah, è vero! Avete trovato anche una figlia di Ecate e l’avete adottata… che pensiero dolce!-
- Lasciaci in pace…-
- Non ti ricordi più per che squadra patteggi? I mostri non ti sono bastati?-
- Johanna, di cosa parla?- le chiesi con un brivido
- Lascia stare…-
- Lasciare perdere? Non è nel tuo stile! Cos’è successo alla ragazza "A morte l’Olimpo!"?!-
- Cosa stà succedendo!- cercai di mantenere la calma
- E’ morta!-
- Non credo proprio, ma visto che pensi di essere all’esterno di tutto posso dirlo…-
- Non ci provare!-
- Lei…-
- NO!-
- …è da quando è al campo che ci dà notizie su tutto e su tutti!-
- Tu…- feci un respiro profondo
- Cosa c’è, non li avevi avvertiti?- un ghigno malvagio attraversò il volto di Luke. Anche la cicatrice che aveva sul volto sembrava ridere.
- Come hai potuto!- non riuscivo più a contenere la rabbia
- Non è come sembra…-
- Bene… io vi lascio ai vostri problemi tra donne… se permettete salvo questa bambina da questo supplizio!- qualcosa di lungo e marrone agguantò Racael. La bambina strillò.
- Non te lo consiglio!- dissi acida come un limone spremuto. Non mi ascoltò, la prese in braccio ma non accadde niente.
- Scusami, ma ero preparato! Grazie ad una certa persona… meglio sbrigarsi, dobbiamo arrivare a Miami per recuperare il nostro amico Percy!- la nave iniziò ad avanzare
- Lasciala subito!-
- Io la lascerò se tu acconsenti ad unirti a noi!-
- Mai!- lanciai una freccia verso di lui
- Mancato, mi dispiace!-
- Non era diretta a te!-
- Cosa!?-
La freccia rimbalzò nella parete dietro di lui, poi sul pavimento e infine gli sfiorò la mano facendogliela sanguinare. Dal dolore lui fece cadere Racael verso il mare del porto. Io creai una
mano con l’acqua in modo che il suo atterraggi fosse il più morbido possibile. Avvicinai l’onda modellata verso di me e presi la bambina.
" Pamela, scappa!" una voce familiare mi echeggiò nella testa
" Evangeline? Dove sei?"
" Nella pancia di questa nave, scappa!"
" Io non me ne vado senza di te!"
" Scappa, è cattivo!"
" Lo so! Dov’è Ronaldo? Ora ti tiriamo fuori!"
" No, scappate!"
" Dov’è Ronaldo?!"
" Ecco lui… scappate!"
" No! NO!" mi scesero delle lacrime mentre correvo verso la poppa della nave
" Scappa!"
La nave si allontanò
Rimasi ad osservarla per un po', poi mi voltai tenendo in praccio Racael. Mi scendevano calde lacrime sul viso. Guardai Johanna con profondo odio e disprezzo.
- COME HAI POTUTO!- urlai- COME HAI POTUTO... MI FIDAVO DI TE! ERI D'ACCORO CON LUI! PER TUTTO QUESTO TEMPO GLI HAI FORNITO INFORMAZIONI SUL CAMPO E SU DOVE CI TROVAVAMO! ECCO PERCHè I MOSTRI SAPEVANO SEMPRE DOVE TROVARCI E QUANO ATTACCARCI! HAI SEMPRE MENTITO A TUTTO E A TUTTI! PER COLPA TUA EVANGELINE è PRIGIONIERA NELLO SCAFO DELLA PRINCIPESSA ANDROMEDA E RONALDO è MORTO!-
Mi sedetti sul bordo del porto e feci alzare un cilindro d'acqua marina attorno a me e a Racael.
- Mi dispiace... io non volevo... gli avevo spiegato che non volevo più far parte della sua squadra... gli avevo detto che con me aveva chuso... non sapevo che Crono mi avesse lasciato la sua magia addosso... non volevo...- disse Johanna
- Sento solo delle onde e del brusio!- mentii. Volevo stare da sola a pensare...
Passò tutto il giorno e rimasi lì anche la notte. Si dice che il sonno perti consiglio...

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Ritornare al campo ***


Questo capitolo è molto breve. Chiedo scusa a tutti quelli che si aspettavano di più, ma non avevo nient’altro per la testa. È, in un certo senso, un capitolo di passaggio. Nel prossimo ci saranno più particolari. Prometto.
 

Se qualcuno vi dice “ la notte porta consiglio” credetegli. Soprattutto se siete parenti di Poseidone e pensate di passare la notte in un cilindro d’acqua marina.
La mattina, quando mi svegliai alle ore 7.32, avevo le idee chiare su come proseguire il viaggio verso il campo. Abbassai la mia barriera di mare e mi stiracchiai. Per la notte avevo appoggiato Racael sul mio zaino, così che stesse comoda e morbida. Non guardai Johanna negli occhi, dovevo ancora capire molte cose su di lei. Era così controversa, inoltre guardava Ricard in modo strano…
- Dunque…- iniziai-… la cosa più logica da fare è prendere l’aereo. Premettendo che non sappiamo minimamente dove sia il primo aeroporto disponibile…-
- Il primo è a due chilometri da qui… quindi…- disse Ezechiele
- Una nave!- lo interruppe Ricard indicando un traghetto che entrava in porto
- Giusto! Se prendiamo un traghetto fino a Caoba e da lì prendiamo un aereo abbiamo risolto ogni nostro problema!-
- Perfetto! Andiamo!- annuii prendendo Racael in braccio e mettendomi lo zaino sulle spalle
Partimmo con la nave che aveva indicato Ricard. Ci mettemmo fino alle ore 15.30, ma ne valse la pena. Vidi il blu del mare che mi fece riflettere su tutta la situazione che si era venuta a creare: fidarsi o non fidarsi di Johanna? Avvisare Chitone o stare zitta?
I pesci saltellavano nella scia biancastra del traghetto, quasi ad inseguirlo. Il vento sferzava il ponte e faceva volate i capelli da tutte le parti. Sbuffai. Io e Johanna non ci parlammo per tutto il viaggio, ma sentii che si confidava con Ezechiele. Non mi intromisi, io non sono capace di spiare. È così squallido…
Vedere il tramonto dall’oblò dell’aereo scalcinato dove eravamo capitati (non ci crederete, ma ci facevano un reality li dentro!) mi fece scegliere.
Arrivati in aeroporto prendemmo un pulman che passava di lì e raggiungemmo il campo. Il ritorno era stato molto tranquillo.
Quando vidi Chirone sapevo cosa dovevo fare…
 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Vengo a conoscenza che... ***


Chirone era stato riabilitato al suo lavoro proprio quel pomeriggio.  Quando lo incontrammo ci chiese com’era andata la missione e come si chiamavano i nostri piccoli compagni di viaggio. Io e Ezechiele lo informammo di tutto, mentre Johanna decise di stare zitta dietro di noi.
- E’ successo qualcos’altro che dovrei sapere?- ci chiese il centauro
- Ecco…- iniziò Ezechiele
- No, non è successo nient’altro!- dissi sicura di me.
- Bene… allora… Ricard dovrà andare nella casa di Ade, immagino, mentre di Racael se ne occuperanno le sue sorelle della casa di Ecate. Johanna, pensa tu al nostro piccolo ospite almeno per stasera, okay?- Chirone fece l’occhiolino
- Sì, certo…- parlò lei, tra sorpresa e timidezza. Prese il bimbo per mano ed andò verso la casa di Ade
- Pamela porta Racael dalle sue sorelle e poi porta le tue cose nella casa di Poseidone, c’è qualcuno che ti aspetta…-
- Faccio subito!- dissi energica e seria. Mi diressi verso la casa di Ecate con passo spedito. Mentre camminavo vidi il bosco, la baia, le stalle dei pegasi…
- Che bellina… è una nostra sorellina?- mi chiese Giorgie della casa di Ecate. Aveva occhi giallo scuro, capelli castani e la mia stessa età. Mi ero allenata un paio di volte con lei.
- Sì…- risposi accennando a un sorriso
- Ma come mai è così piccola? Non mi dirai che…-
- Già, suo padre l’ha abbandonata…-
- Certa gente è proprio crudele e senza cuore!-
- Penso piuttosto che si sia spaventato… hai presente vostra sorella Circe? Racael è simile… solo che lei lo fa per divertirsi e Circe per odio verso gli uomini…-
- Ma è veramente troppo bella… Ciao!- la prese in braccio e si mise a giocare con lei- Se vuoi facciamo a turni… ci dovremo gestire la bambina e gli allenamenti… se vuoi ci puoi aiutare!-
- Sarei felice di essere d’aiuto! Ora però vado, mi hanno spostato di nuovo di casa…-
- Non ti preoccupare… semmai ci mettiamo d’accordo domani! Ciao!-
- Ciao! A domani!-
Mi allontanai vedendo Giorgie entrare nella sua casa con Racael. Guardare quel quadretto mi rallegrò. Entrai nella casa di Atena sospirando “mi hanno spostato di nuovo…”, presi la mia roba e mi diressi verso la casa di Poseidone. Lì dentro mi aspettavano Percy e Tyson. Ci scambiammo un’occhiata furtiva. Eravamo tutti molto stanchi e acconsentimmo al silenzio.
La mattina dopo ricominciarono gli allenamenti. Mi misi d’accordo con Giorgie per fare da balia a Racael il giovedì mattina ogni settimana. Percy mi chiese se potevamo allenarci assieme, acconsentii. Mi allenai per tutto il giorno.
- Immaginavo di trovarti qui…- mi disse una voce familiare alle spalle mentre ammiravo pensierosa il mare seduta sulla sabbia della baia- posso sedermi?-
- Fa pure…- risposi senza distogliere lo sguardo dalle onde
- Ho una domanda da farti già da ieri sera… perché non glielo hai detto?-
- Secondo me tutti hanno bisogno di una seconda occasione…- lanciai un sasso sull’acqua che fece 3 salti- Luke ha bruciato la sua…-
- E cosa ti spinge a fidarti ancora di me?-
- Non lo so… perché? Preferisci che non mi fidi?-
- No, no… va bene… era per sapere…- sospirò – c’è un’altra cosa che vorrei dirti…-
- Cioè?-
- Non ti ho mai detto da dove vengo… ne il mio cognome…-
- E allora?-
- Io vengo dalla Giamaica e… mi chiamo Johanna Anerill…- rimasi sconcertata a quella risposta. Mi costrinsi a voltarmi e a guardarla negli occhi.
- A… aspetta…- balbettai- tu sei…-
- La sorella di Ricard…-
- Quindi anche tu…-
- No! Sono figlia di Ares e lui è figlio di Ade… in un certo senso è per questo che ero arrabbiata con gli dei…-
- Quindi tua madre…-
- E’ morta un anno fa…-
- E perché non sei andata da tuo fratello?-
- Ero ancora con Luke e company. Andare ad aiutare mio fratello mi avrebbe fatto solo stare più male… insomma… dopo che mia madre era stata abbandonata da due uomini subito dopo aver avuto un figlio e scoprire che erano dei…-
- Immagino non siano esperienze piacevoli… ma Chirone lo sapeva!-
- L’hai notato, vero? Immagino che sappia anche di me e Luke… quanto mi vergogno di me…-
- E’ lui che si dovrebbe vergognare di non aver ancora aperto gli occhi… tu almeno hai capito che non era una scelta saggia stare con Crono!-
- Non l’hai ancora uccisa?! Sicura di non avere la febbre!?- Ezechiele ci guardò sorpreso e sarcastico
- Già… oggi mi sento bene e felicemente sorpresa… - un lampo attraversò la mia memoria- ecco spiegata quella frase di Ricard!-
- Quale frase?- mi guardarono tutti e due interrogativi
- Mentre eravamo sul traghetto diretti a Cuba, Ricard mi ha detto “Johanna mi stà molto simpatica… mi ricorda tanto la mia mamma!”. Lì per lì non avevo capito il significato di quella frase, ma ora tutto è più chiaro!-
- Allora te lo ha detto…-
- Esatto, ora anche qualcun altro dovrebbe dire qualcosa a qualcuno…- Johanna lo guardò furba
- Già… Pam, ti ho mai presentato mio cugino?- disse Ezechiele guardandomi fisso negli occhi
- No, per la verità nessuno della tua famiglia… ma con questo?-
- Ecco… lo so che non dovrei vantarmi, ma… mio cugino è Grover!-
- MA VOLETE PROPRIO FAMI VENIRE UN INFARTO VOI DUE!- esclamai entusiasta e sorpresa.
Silenzio.
- E ora? Cosa facciamo?- chiese Zik
- Booo…- Risposi sbuffando
- Torniamo al falò?- propose Johanna
- Non saprei…-
- La tua idea mi piace!- esclamò Ezechiele
- Okay… sono in vena di festeggiare!- risposi sorridendo- Ma se andiamo in la devi presentarmi tuo cugino… anzi, lascia perdere… sarò presso a parlare con Percy e poi mi è venuto in mente che devo sentire i miei attraverso Skype. Vorranno sapere se la loro bambina è ancora viva! A domani!- mi alzai e mi diressi verso la casa di Poseidone
- Va bene, a domani!- mi risposero. Gli feci cenno di saluto con la mano.
 
- Ciao ma, ciao pà!- dissi vedendo i loro visi sul monitor del notebook
-Ciao amore!- mi rispose mia madre
-Allora… sei viva e intera? Com’è andata la missione?- continuò mio padre
- Sì, sì! Tutto bene, a parte qualche sorpresa durante il viaggio… voi, piuttosto come state?- non avrei mai dovuto fare quella domanda
- … tua madre ti deve dare una notizia…-
-Scusalo… è agitato, e dire che ne ha passato già uno, comunque tieniti forte…-
- Oh no! Pure voi… andiamo, cosa dovete dirmi?-
-Tua madre aspetta un bambino! Ecco, l’ho detto…-
- Ma non dovevo dirlo io?! Vabbè, ora lo sai…-
- Ma è una notizia splendida… sapete già se maschio o femmina?-
-No, sorpresa!-
- Niente, niente?-
-Già! Ma penso che a te piacciano le sorprese e le cose imprevedibili!-
- Dovevo aspettarmelo! Mi raccomando, riposo! Ci sono già io a faticare per tutti…-
- Dai, sono curiosa di sapere cos’è successo durante la missione!-
- Perché, io no!? Racconta dai, siamo tuttorecchie!-
Passai tutta la serata a raccontargli delle mie avventure tra America del nord e America centrale, lasciandoli a volte senza parole, spaventandoli con il racconto di Serenissima, passando per il Minotauro e le Arpie.
Quella sera andai a letto felice e serena, ripensando alle tante cose che erano successe quella sera e a quante cose avevo scoperto…
 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Arriva Talia, se ne va Johanna ***


Ultimo capitolo: lo dedico a Miss_Riddle e piccolalettrice che hanno sempre recensito, a tutti coloro che hanno seguito la mia storia e l’hanno aggiunta ai preferiti. Spero che questo capitolo non sia la fine di tutto, perché ho intenzione di fare una serie. Già… preparatevi per Vita da mezzosangue 2!
 

Rilessi attentamente la lettera che mi era arrivata quella mattina, cercando di leggere tra le righe un qualche messaggio in codice che mi spiegasse il perché di quella scelta. Un perché più esaustivo.
Niente. Neanche un indizio, una maiuscola di troppo, una doppia assente. Nulla. Tutto corretto, fin troppo. Ma perché non dirmelo a voce? Perché limitarsi a una lettera scritta in fretta e furia lasciata sulla soglia della casa di Poseidone? Perché proprio quel giorno?
Mi aveva sorpreso sentire Percy che mi diceva “E’ arrivata una lettera per te!” invece di “Oggi vieni a tifare per me e Annabeth?”; l’avevo guardato con una faccia tra l’assonnato e il sorpreso.
Sulla busta il mio nome era scritto in penna grigia, nera scarica, e velocemente. All’interno era scritta frettolosamente e in blu. Diceva: “ Scusami, ma sono troppo pericolosa per il campo, devo andare! Ora che ho 18 anni posso decidere cosa fare e dove andare, sicuramente il più lontano possibile da qui. Mi raccomando, occupati di mio fratello, credo che Clarisse dovrà trovarsi un alto auriga.
Comunque ci potremo sentire attraverso Skype, anche se non mi potrai raccontare niente. Mi dispiace aver dovuto fare questa scelta, ma è più sicuro per tutti. Scusa. Johanna.”
Non ci potevo credere. Per questo anche il pomeriggio avevo letto quel insolita lettera cercando di trovarci qualcosa, non so neanche io cosa, ma qualcosa che mi dicesse “scherzo”. Eppure avevo visto che Clarisse era con un altro sulla biga. Non credevo ai miei occhi. Non mi ero neanche concentrata sulla corsa, tanto che quando Annabeth mi aveva detto “ Hai visto come abbiamo vinto?” io le avevo risposto “ Perché avete vinto?”, mi aveva guardato storto, quassi offesa dalla mia affermazione. Non aveva tutti i torti, sarei dovuta stare attenta a loro, invece avevo piantato il mio sguardo sulla biga di Ares per tutto il tempo. Tutto…
Mi ero rigirata quel foglio tra le dita anche durante il falò stando attenta a non farlo cadere tra le fiamme. Ero andata a letto senza parlare.
“ La tua amica se n’è andata…” una voce mi chiamava da un abisso rosso fuoco
“ Per colpa tua!” risposi
“ Davvero. Secondo me è solo per colpa sua…”
“ Sì, certo!”
“ Ma tu potresti prendere il suo posto…”
“ Una parola: S_C_O_R_D_A_T_E_L_O!” avanzai di un passo
“ Sicura? Non vuoi cambiare il mondo in meglio?”
“ Se intendi come cambiamenti farti uscire da lì, ripeto:S_C_O_R_D_A_T_E_L_O!”
“ Ne sei convinta? Forse il tuo fratellino o sorellina potrebbe crescere meglio di come sei cresciuta tu!”
“ Sicuro, soprattutto durante una guerra tra dei…”
“ Mm… penso che Luke ti abbia detto che sei importante…”
“ A parte che non ho capito bene il perché, e poi come ho detto lui non sarò l’unica!” feci un altro passo avanti. L’abisso non mi chiamava e stavo sul ciglio, quieta come un cespuglio, come un insetto che si prende li sole.
“ Sei l’unica, la sola. Tu sai il futuro, sei la chiave di volta che può cambiare tutto. Sai già chi sarà a tradire l’Olimpo…”
“ Sbagliato, non lo so. E anche se lo sapessi non lo verrei a dire a voi!”
“ Convinta di ciò che dici?”
“ Convintissima. Preferirei dirlo ad Ade o Poseidone che a te!” le parole dell’oracolo iniziarono a riecheggiarmi nella testa: Se un passo falso farai scampo non avrai… Se un passo falso farai scampo non avrai… Se un passo falso farai scampo non avrai…
“  Hai deciso tu… come immaginavo… sei una nostra nemica…” la roccia sotto i miei piedi si sbriciolò e io rischiai di cadere. La voce dell’oracolo mi rimbombava ancora nelle orecchie. Mi aggrappai alla sporgenza con le mani, ma una mi scivolò.
Se un passo falso farai scampo non avrai.Ad ogni parola la testa e le orecchie mi facevano sempre più male. Cercai di alzare la mano che mi era scivolata, ma il mio braccio sembrava inerte. Cercai di issarmi su con la mano salda, ma la roccia sotto le mie dita si sgretolò ed iniziai a cadere verso il fiume infuocato.
“ Dovresti saperlo che vinco sempre!” riecheggiò il titano ridendo
“ NO!” gridai
Mi svegliai dopo aver colpito qualcosa con la testa. Mi ero alzata di scatto a sedere. Di fronte a me Percy si teneva la fronte proprio come facevo io.
- Ma sei matta!- mi disse- Non ti devi alzare così di scatto senza preavviso! Ouch!-
- Scusa… non l’ho fatto apposta!- gli risposi arrossendo
- Comunque… è successo qualcosa ad Annabeth…-
- Io non mi preoccuperei per lei…-
- Che…-
- Lascia perdere, andiamo!-
Uscimmo dalla casa e seguimmo Grover fino all’albero di Talia. La ragazza non era più nell’albero, ma stesa sull’erba mentre Annabeth le puntava la spada sul petto. Talia era svenuta e Percy, come avevo letto, andò ad aiutarla subito. Quella scena mi aveva lasciato già sorpreso durante la lettura, e quando vidi quella scena capii perché Crono aveva detto ciò, perché ero definitivamente diventata una sua nemica, come avevo fatto un passo falso e come mi ero cacciata in una storia più grande di me
 

Solo per farvi notare ho usato una frase del brano “Come un ombrello su una macchina da cucire” di Franco Battiato. Chissà se la trovate…

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=729906