Il nuovo membro della BAU di DiNozzo323 (/viewuser.php?uid=64620)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I capitolo ***
Capitolo 2: *** II capitolo ***
Capitolo 3: *** III capitolo ***
Capitolo 4: *** IV capitolo ***
Capitolo 5: *** V capitolo ***
Capitolo 6: *** VI capitolo ***
Capitolo 7: *** VII capitolo ***
Capitolo 8: *** VIII capitolo ***
Capitolo 9: *** IX capitolo ***
Capitolo 10: *** X capitolo ***
Capitolo 11: *** XI capitolo ***
Capitolo 12: *** XII capitolo ***
Capitolo 13: *** XIII capitolo ***
Capitolo 14: *** XIV capitolo ***
Capitolo 1 *** I capitolo ***
Buon
Salve a tutti! XD
Eccomi
con la mia prima storia di Criminal Minds. Questa è stata
scritta in
appena tre giorni, rubandomi tutto il tempo che avrei dovuto
dedicare allo studio, visto che fra poco ho un esame.
Per
me è stato più difficile scegliere un titolo che
scriverla. Mi è
nata di getto e non l'ho nemmeno ricontrollata.
Vi
devo avvertire che gli episodi sono ambientati nella quarta
stagione e
che se non li avete
visti sono pieni spoiler. L'ultimo caso è stato scritto
oggi, dalla
sottoscritta, completamente inventato. Se poi è simile a
qualcun
altro non lo so perché non ne ho letti così XD
Adesso
vi lascio alla lettura. Un bacio =)
Disclaimer:
i personaggi
di Criminal Minds
non appartengono a me. I personaggi da me creati sono quello di Sam e
di coloro che si trovano nell'ultimo caso (membri della squadra
esclusi). Non intendo violare nessun copyright né offendere
nessuno.
Spero solo che vi divertiate a leggere questa storia tanto quanto io
mi sono divertita a scriverla. Baci
IMPORTANTE:
mi stavo
dimenticando di dirvi
che la cronologia degli episodi è stata modificata e che JJ
ha
partorito prima del previsto tornando a lavoro prima del previsto
ù.ù
Non troverete quella mora che l'aveva sostituita. Inoltre la storia è già completa. La devo solo postare, e mi dispiace che non vi siano citazioni, ma l'ho scritta tanto velocemente che non ci ho proprio pensato. Baci
Quella
mattina la squadra della BAU era stata chiamata in sala riunioni, ma
cosa strana non era stata JJ a chiamarli, bensì Hotch.
-Abbiamo
un caso.-
-Perché
non ne so nulla?- chiese JJ all'uomo, abbastanza confusa.
-Perché
non è un caso ordinario.- Disse Hotch passando delle
cartelline
gialle dell'FBI al resto della squadra. Su queste spiccava un nome:
Samantha Miller.
-Vittima?-
chiese Morgan.
-No.
È una studentessa di chimica che ha superato il test per
diventare
una profiler con il 100% di risposte esatte.-
-Non
è possibile. Nessuno ha mai superato quel test senza un
errore.-
esordì Emily.
-Esattamente,
per questo dobbiamo scoprire se questa ragazza ha risolto tutto da
sola o se si tratta di un caso di invalidamento del test.-
-Insomma
dobbiamo capire se questa ragazza è stata aiutata o se
è davvero
una profiling eccezionale.- Commentò Rossi.
-Reid,
Morgan, domani mattina la incontrerete all'Università di
Chimica. La
informerete che collaborerà con noi per un certo periodo. In
prova.
Intanto dovremo capire chi è realmente questa ragazza.-
-Non
ci sono problemi.- disse Morgan a Hotch. Poi gli altri tornarono chi
nell'Open Space e chi nel proprio ufficio.
-Morgan,
ti dispiace se domani mattina ci incontriamo direttamente
là? Vorrei
andare un po' prima e seguire la sua ultima lezione.-
-Ok,
piccolo genietto. Ma non farti notare troppo.- Gli sorrise e se ne
andò.
La
mattina successiva Sam stava seguendo come sempre i corsi e dalle 10
si trovava nel laboratorio di Chimica Bio-inorganica Avanzata. Quel
giorno era l'unica a non avere un compagno di laboratorio e spesso il
professore passava vicino a lei a vedere come se la cavasse.
Nonostante fosse leggermente indietro rispetto agli altri se la stava
cavando egregiamente. Dalla posizione della sua cappa poteva
osservare tranquillamente la scrivania del professore e dopo circa
un'ora, forse un po' di più, vide un ragazzo che stava
parlando con
il suo prof. Quest'ultimo si voltò a guardarla, poi
fornì al
ragazzo un paio di occhiali di protezione e la indicò.
Capì che
c'era qualcosa di strano, così si soffermò a
guardare il ragazzo.
Aveva una pesante borsa a tracollo beige, i capelli leggermente
lunghi erano stati fermati dietro le orecchie e indossava pantaloni
beige, come il gilet con scarpe marroni, poco più chiare
della
cravatta, una camicia bianca e la cravatta marrone scuro a completare
il tutto. A prima vista poteva sembrare un ragazzo della sua
età, ma
qualcosa le diceva che non solo era più grande di lei, ma
doveva
fare ogni giorno con episodi che lo facevano sembrare anche
più
vecchio. Non dovevano essere piacevoli. Timido sicuramente visto lo
sguardo basso che teneva e il fatto che avesse salutato il suo
professore con un cenno di mano, ma doveva avere a che fare o doveva
aver studiato chimica. Non era la prima volta che si trovava in un
laboratorio. Era a suo agio e riusciva a evitare i vari studenti che
andavano di qua e di là con un quintale di becker e beute in
mano
senza nemmeno guardali. Doveva aver avuto anche esperienze, lui o i
suoi genitori, con la droga, probabilmente eroina, visto come si
toccava ogni tanto il braccio sinistro. Probabilmente non si rendeva
nemmeno conto di quell'atteggiamento, ma comunque sembrava avesse
superato la cosa.
Mentre
pensava a tutto questo Sam non si accorse che la sua beuta aveva
iniziato a bollire, così quando si rigirò verso
la cappa e si
accorse del mezzo guaio che stava per combinare prese subito la beuta
e la mise a raffreddare in un becker da 800 pieno di acqua fredda.
Nel compiere quel gesto troppo velocemente però
dimenticò di usare
della carta e si scottò le dita.
-Maledizione!-
borbottò togliendosi il guanto destro e mettendo la mano
sotto
l'acqua corrente, provando appena un po' di sollievo.
-Dovresti
stare più attenta. Avresti potuto farti davvero male.-
-Si,
visto che la soluzione contiene anche acido solforico, se l'avessi
fatta cadere avrei combinato un bel guaio. Comunque piacere. Io mi
chiamo Sam. Samantha Miller, e tu sei..?- Sam gli porse la mano
sinistra, visto che la destra era ancora sotto il rubinetto, ma la
ritrasse subito quando vide che il ragazzo di fronte a lei alzava
semplicemente la mano per salutarla. Atteggiamento non troppo maturo
ma proprio di chi è in imbarazzo.
-Spencer
Reid. Piacere di conoscerti.-
-Dunque
Spencer, immagino tu abbia circa la mia età. Io ne ho 24...
tu forse
27, 28. Sei abbastanza timido, ma non ci vuole un genio per capirlo e
i tuoi colleghi di lavoro ti proteggono in quanto tu sei il
più
giovane, cosa che risalti con certi tuoi atteggiamenti. Hai avuto o
hai a che fare con dei laboratori, probabilmente proprio di chimica
ma il tuo lavoro non ha a che fare con questo. Penso piuttosto sia un
lavoro terrificante. Ma non nel senso negativo del termine.
Piuttosto nel senso che ti mostra cose inquietanti ogni giorno e
ciò
ti fa sembrare a prima vista più vecchio di quanto tu non
sia in
realtà. E a volte ti tocchi inconsciamente il braccio per un
motivo
non del tutto casuale, ma non entrerò nel merito. Penso di
aver già
ficcanasato abbastanza.- Gli disse tutto questo con un sorriso mentre
lui rimaneva con la bocca spalancata dallo stupore. Poi lei si
girò
e quando si accorse che la beuta si era raffreddata continuò
l'esperimento.
-E
tu hai capito tutto questo semplicemente...-
-Guardandoti.-
Completò la frase Sam. -Posso chiederti perché mi
stavi cercando?
Ho notato che mentre parlavi con il prof questi si è girato
verso di
me, e non avendo oggi una compagna di laboratorio immagino stesse
guardando proprio me.-
-Posso
darti una mano se ti va. Ho un dottorato in chimica.- Disse evitando
di rispondere subito alla domanda di quella ragazza.
-Come
immaginavo. Eccoti dei guanti. Ti dovrebbero andare bene visto che
sono L... Ho le mani da pianista e più piccoli non mi
vanno.- Gli
sorrise.
Mentre
lavoravano rimasero in silenzio per alcuni minuti durante i quali
Reid poté osservare la ragazza. Era sopra la media per
altezza,
considerando che indossava delle semplici scarpe da ginnastica. A
occhio e croce circa un metro e settanta, magra. I capelli lunghi e
lisci di un biondo molto chiaro, più chiari di quelli di JJ,
e occhi
azzurri come il mare. Era molto chiara di pelle, di quelle
tonalità
che anche al sole non si abbronzano. Ben curata, indossava dei
normali jeans chiari con presumibilmente una camicia, azzurra,
coperta però dal camice bianco, macchiato qua e
là da sostanze
chimiche. I capelli erano raccolti in una pratica coda alta, e dietro
di lei vi era una grande borsa bianca, presumibilmente la sua.
-Adesso
ti va di dirmi perché mi hai cercato, Spencer? Posso
chiamarti
Spencer, vero? Tu chiamami Sam.-
-Certamente
Sam.- disse Reid balbettando appena non abituato a una confidenza
simile da parte di una semi-sconosciuta.
-Dunque,
come hai intuito, io lavoro per l'FBI, Unità di analisi
comportamentale. So che hai fatto il test per entrare a far parte
della BAU e sappi che l'hai passato a pieni voti, quindi volevamo
dirti che per alcuni giorni lavorerai con noi in prova. Dopo
verrà a
prenderci un mio collega, Derek Morgan... Non conosco nessuno che
abbia risolto i test senza commettere un errore.-
-E
immagino che tu sia venuto qui prima perché volevi vedere
chi ti ha
superato in una cosa simile. Non devono essere molte le persone che
andavano meglio di te in qualcosa, vero Spencer? Hai detto che hai un
dottorato in chimica e penso non sia l'unico... Comunque ti chiedo
scusa, quando inizio a analizzare qualcuno parto per la tangente e
non mi fermo più. Allora se devo stare un po' con voi ti va
di
raccontarmi un po' come lavorate e chi sono i tuoi colleghi?-
Mentre
concludevano l'esperimento Reid illustrò un poco a Sam il
loro modo
di lavorare e gli parlò un po' degli altri, poi quando
finirono
misero tutto a posto e Sam andò a consegnare il foglio con
la
descrizione dell'esperimento e recuperò quello precedente.
Uscirono
dal lì che lei borbottava.
-Tz.
Stupido Ford. Quanto lo odio...-
-Quanto
hai avuto?- chiese Reid avvicinandosi alla ragazza.
-27.
Gli dà fastidio che io e Jil, la mia amica riusciamo a
finire sempre
prima di tutti gli altri e non commettiamo mai un errore. Non lo
sopporto proprio.- la sua voce andò pian piano scemando e
presto si
dimenticò dell'odiato professore, guardò Reid e
gli sorrise.
D'altronde il ragazzo non era niente male.
-Ah,
ecco Morgan. Come mai già qui?-
-Abbiamo
un caso. Hotch ha detto di fare i bagagli prima di andare in ufficio.
Poi partiamo per l'Alabama. Samantha, scusa, dove abiti? Tu vieni con
noi.-
-Io
abito qui vicino. Venite con me.-
Si
avviarono velocemente verso l'alloggio della ragazza che era giusto
dietro l'Università.
-Scusa
se non mi sono presentato. Derek Morgan. Felice di conoscerti.
Samantha.-
-Il
piacere è tutto mio, chiamami Sam.- Disse la ragazza dopo
averlo
squadrato. Era davvero un bell'uomo, e infatti quasi tutte le ragazze
nei paraggi si giravano a osservarlo.
-Ecco,
siamo arrivati. Accomodatevi pure.- Disse aprendo la porta e
dirigendosi spedita in camera da letto. Derek e Spencer ne
approfittarono per dare un'occhiata in giro per la casa. La prima
cosa che notarono furono le tante cassette vicine alla tv. Erano
tutte ordinate, non erano solo disposti in ordine alfabetico, ma
anche per genere. Ne aveva una quantità incredibile,
soprattutto di
gialli e horror. Tutto nell'ordinario. Non notarono un disturbo
ossessivo compulsivo, la casa era abbastanza ordinata ma nella norma
per una ragazza di 24 anni che viveva da sola. Poi osservarono che
non vi erano piatti sporchi e la spazzatura era appena stata
svuotata. Probabilmente mangiava cibi da asporto, tipo cinese. Aveva
anche moltissimi libri, di chimica, i suoi libri di testo, di diletto
e poi moltissimi riguardanti lo studio dei criminali. La maggior
parte dei libri erano gialli. Vi erano Doyle, Agatha Christie e
Simenon, senza contare Koontz e Grisham. Vi erano quasi o forse tutti
i libri scritti da Rossi. Ne presero uno e notarono che era pieno di
osservazioni, commenti e sottolineature. La ragazza non si limitava a
leggerli, li studiava e sicuramente se avessero cercato meglio
avrebbero trovato anche quaderni con i suoi appunti sull'argomento.
Poi però notarono che nel bel mezzo di questi, nel posto
più facile
per prenderli, vi erano libri che non c'entravano nulla con
l'argomento. Vi erano i libri di Tolkien, la Divina Commedia, Delitto
e Castigo e il Faust di Goethe.
-Sono
i miei preferiti.- Commentò Sam mentre attraversava la
stanza di
fretta. Spencer la seguì in camera da letto e
scartò del tutto
l'ipotesi dii disordine ossessivo compulsivo con un sorriso. Per fare
una semplice borsa aveva messo a soqquadro la stanza.
-Ok,
sono pronta. Possiamo andare. Metterò a posto quando torno.-
Disse
poi arrossendo vedendo Spencer che le sorrideva dalla porta. I tre
poi si misero in macchina e si recarono alla sede centrale dell'FBI.
Subito si diressero in sala riunioni dove, senza nemmeno perdersi in
convenevoli, JJ li informò che marito e moglie erano stati
uccisi
nel sonno, mentre la figlia di 10 anni era scomparsa da circa 8 ore,
il che significava che avevano pochissimo tempo a disposizione per
trovarla. Dopo 24 ore le possibilità di ritrovarla viva
erano quasi
nulle. In meno di venti minuti erano già in volo per
l'Alabama, sul
loro jet privato, dove si poterono anche presentare meglio.
-Miller,
io sono Aaron Hotcher, il capo di questa squadra. Non so se Morgan e
Reid le hanno già detto che lei adesso è qui in
prova.-
-Si,
me l'hanno detto.-
-Bene,
loro sono Emily Prentiss, JJ, e lui è-
-Davi
Rossi. Ho letto tutti i suoi libri.- Gli disse sorridendo. Rossi
ricambiò.
A
un certo punto mentre parlava con JJ che le stava facendo vedere
delle foto del figlio, visto che Sam adorava i bambini, sentirono la
voce di una donna provenire dal computer della bionda.
-JJ,
sono Garcia. Ho le foto della scena del delitto. Le vittime si
chiamano Jaff e Nancy Ayle. Sono stati uccisi nel sonno, gli hanno
tagliato la gola. Non vi sono segni di violenza sessuale. La figlia
scomparsa si chiama Kate, ha dieci anni.-
-Con
7 ore di vantaggio l'S.I. può essere in un raggio di 600
chilometri.
Assicurati che tendano una rete molto ampia, JJ.-
-Certamente
Hotch.-
-Chi
ha scoperto i corpi?- chiese Rossi.
-Jimmy
Shuel, il padre biologico di Kate. Era andato a prenderla per il
week-end. La polizia non lo considera un sospettato.-
-Dobbiamo
parlargli.-
-Ci
serve anche una lista degli aggressori sessuali nel raggio di 30km.-
Considerò Emily.
-David,
tu Morgan e Miller andate sulla scena del delitto. Noi andiamo a
aggiornarci alla stazione di polizia.-
Samantha
era rimasta in silenzio per tutto il tempo, osservandoli e capendo
quale fosse il criterio giusto da adottare. Quando Hotch si
girò
verso di lei fece un cenno con la testa a voler dire: non ci sono
problemi. Hotch in realtà voleva sia vedere come se la
cavasse sul
campo sia avere notizie da Spencer circa il comportamento della
ragazza.
I
tre una volta arrivati si recarono subito a casa Ayle. Il poliziotto
che li attendeva gli disse che l'S.I. Era entrato dal retro e che i
cani avevano subito perso le tracce. I vicini non avevano sentito
nulla.
-Non
deve essere difficile attaccare una famiglia in questo luogo, nemmeno
di giorno.- disse Sam.
-Si,
infatti se vi allontanate dai sentieri potreste perdervi per giorni.-
-Io
preferisco le città. Li vedi quando arrivano.-
Commentò Rossi. Lui
e Sam si recarono nella stanza dei genitori mentre Morgan analizzava
la stanza di Kate.
-Trovato
qualcosa da Kate?-
-E'
molto strano, nessun segno di lotta. Sembra quasi che non sia scesa
dal letto in fretta.-
-A
loro hanno tagliato la gola. Se c'è stato l'elemento
sorpresa
potrebbero non aver avuto il tempo di reagire.- Entrambi si girarono
verso Sam che analizzava attentamente la scena del crimine alla
ricerca di qualcosa.
-Miller?-
Sam si risvegliò da quella specie di trans e, dopo essersi
fatta
coraggio, gli espose ciò che stava pensando.
-Io
sono l'S.I.,ok? È notte quando entro nella casa e i genitori
probabilmente non si accorgono del vetro rotto di sotto, altrimenti
si sarebbero mossi. Entro prima nella stanza dei genitori per
eliminarli, visto che il mio obiettivo è la figlia
nell'altra
stanza. Per primo elimino il padre. A quel punto però la
donna si
sarebbe dovuta svegliare ed era libera di urlare. Però non
l'ha
fatto. Non poteva essere stata minacciata con una pistola
perché
sennò non avrei strangolato il marito e non vi sono segni di
corde o
di difesa sui corpi delle vittime. Io penso che qui abbiamo a che
fare con almeno due S.I. Forse sono di più. E hanno ucciso i
due
adulti contemporaneamente, per questo non hanno urlato. Almeno
così
le possibilità di Kate di sopravvivere sono maggiori.-
-Perché?-
chiese il poliziotto.
-Due
S.I. Cambiano le dinamiche.- rispose Morgan
-Tenderanno
a passare più tempo con lei.- Rossi, prima di ricevere una
telefonata da Hotch che lo informava che Emily e JJ la pensavano allo
stesso modo in base all'autopsia. E gli disse di rimanere
lì. Quando
avrebbe finito li avrebbe chiamati.
-Ben
fatto Miller.- Le disse Rossi, facendola diventare viola
dall'imbarazzo. Non aveva fatto una piega di fronte al sangue nella
stanza o alle foto dei corpi ma si imbarazzava per un complimento.
Tipico di lei.
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Capitolo 2 *** II capitolo ***
Ordunque
ordunque... Eccomi con il secondo capitolino! Lo posto di
già perché
oggi pomeriggio non avrò molto tempo per farlo e avviso che
domani
arriverà il terzo chappy di sera, motivo: laboratorio di
chimica
dalle 11 alle 18 :S
Ringrazio
fange69 e herm83 per averla
messa fra le seguite.
Un
bacio e buona lettura! ^^
Nel
frattempo JJ, Reid, Emily e Hotch si erano recati dallo sceriffo.
Durante il tragitto Hotch volle sapere da Reid le sue impressioni
riguardo la ragazza.
-E'
un portento Hotch. Senza che le avessi nemmeno rivolto la parola
aveva capito tantissime cose di me. Che mestiere faccio, che sono
laureato in chimica, che ho circa la sua età, che ero il
più
giovane della squadra e ha notato che ogni tanto mi tocco il braccio
sinistro, e tutto questo, come ti ho detto, senza nemmeno che le
rivolgessi la parola. Io credo che lei abbia davvero superato quel
test da sola.-
-Dobbiamo
esserne certi. A casa sua hai notato qualcosa in particolare?-
-Vive
in un appartamento da sola. Ha molti film e libri riguardanti
thriller e gialli, ma anche horror e qualche altro genere. Ha tutti i
libri di Rossi e altri libri di testo sull'analisi criminale. Non li
ha semplicemente letti, ma anche studiati. Erano pieni di
sottolineature e appunti. Tutto era disposto ordinatamente, ma non
soffre di disturbo ossessivo-compulsivo, basta vedere come ha
lasciato la stanza da letto.-
-Amici?
Ragazzi? Professori?-
-Ha
un'amica, Jil, che è anche sua compagna di laboratorio. Lei
e un suo
professore non si sopportano. A suo dire al professore gli da
fastidio che lei e la sua amica finiscano sempre il laboratorio prima
degli altri senza sbagliare mai. Non penso abbia un ragazzo, o almeno
io non ho trovato nessun segnale che lo indicasse.-
-Non
ce l'ha un ragazzo, Hotch. Me l'ha detto lei. In compenso adora i
bambini. È letteralmente impazzita quando ha visto le foto
di Henry.
Io non penso che quella ragazza abbia imbrogliato con il nostro
test.-
Dopo
non molto arrivarono dallo sceriffo. JJ e Emily analizzarono i
risultati dell'autopsia, giungendo alla stessa conclusione di Sam,
Reid analizzava il sito geografico e Hotch invece parlò col
padre,
dal quale però non ricavò alcuna informazione
utile, tranne che la
figlia soffriva di epilessia.
-Hotch
chiamò Morgan e gli chiese di cercare in casa le medicine
della
figlia per capire se fosse a rischio, ma purtroppo Morgan le
trovò.
Hotch gli disse di tornare e portarle con sé.
-Una
crisi epilettica viene causata principalmente dallo stress.- Disse
Reid a Emily. E quella povera bambina doveva essere davvero
terrorizzata.
Kate
era rinchiusa da quasi un giorno in quello stretto sgabuzzino quando
si sentì male e venne colta da una crisi. L'uomo voleva
ucciderla
e voleva che fosse la moglie a farlo, ma questa si rifiutò,
così
decisero di avvolgerla in una coperta e la gettò fra dei
cespugli
lungo la strada. Adesso dovevano trovare un'altra bambina.
Lei
fu ritrovata da un'auto in mezzo alla strada la mattina dopo. Per
fortuna era sopravvissuta. Fu subito portata in ospedale dove Emily e
Sam andarono a parlarle. Hotch voleva che la ragazza osservasse e
apprendesse, così in caso che veramente il test l'avesse
fatto da
sola, almeno avrebbe potuto essere d'aiuto, conoscendo già i
loro
metodi.
Emily
e la bambina si lanciarono in un colloquio cognitivo mentre Sam
teneva imbraccio la bambina, sperando che si sentisse più
sicura con
lei vicino e le teneva forte la mano. Non poteva pensare che la gente
potesse fare del male a dei bambini... Così innocenti...
-Qual
è la prima cosa che ti torna alla mente?-
-Fa
freddo...-
-Sei
all'aperto? Chi c'è con te?-
-Un
uomo. Mi dice di stare zitta.-
-Che
sta facendo?-
-Mi
blocca le mani. Mi fa male. Aspetta qualcosa.- Disse alzando il tono
di voce, spaventata.
-Descrivimelo.-
-Alto,
capelli scuri, vecchio, come papà.-
-C'è
qualcun altro con te?-
-Arriva
qualcuno. Emily! Sam! Aiuto!- La bambina urlò spaventata.
Sam le
strinse forte la mano
-Ci
sono io con te. Non ti farà del male.- Le
sussurrò Sam.
-Ti
ha messa nel bagagliaio della macchina. Quanto tempo ci sei stata?-
-Non
lo so, non molto. Dieci minuti....-
-La
strada era piena di buche o era liscia?-
-Liscia.
Volevo urlare ma la voce non mi usciva.-
-Aprono
il bagagliaio. Sei all'interno adesso?-
-Mi
hanno tolto le scarpe.-
-Non
vogliono farti scappare. Ora guardati i piedi e dimmi su cosa li
appoggi.-
-Moquette.
Sono in uno sgabuzzino. Intorno a me vestiti e fogli di alluminio.
Sento delle campanelle, come quelle di una fata. Ogni volta che
suonano l'uomo dice qualcosa al bambino.-
-Bambino?-
-E'
qui. Proprio vicino a te.-
-Quanti
anni ha?-
-Ha
nove anni, quasi dieci. I genitori vogliono farmi giocare con lui, ma
io non voglio. Non voglio! Non voglio! Emily, non lasciarmi andare!-
-Tranquilla,
sono qui. Apri pure gli occhi.-
Sam
e Emily uscirono dalla stanza e informarono il padre della bambina
che non aveva subito abusi sessuali e che la bambina era molto forte.
Poi parlarono con Hotch.
-La
bambina è stata rapita da una famiglia. Padre, madre e un
bambino
della sua età. L'hanno caricata e portata in un camper.-
-Ha
detto nient'altro?-
-Ha
detto che la madre ha chiamato il bambino "pugliulè". Mi
sembra che in rumeno sia un'espressione affettuosa.-
-Ehmmm...
Posso dire una cosa?- Hotch e Emily si girarono verso di lei e
attesero.
-Io
credo che siano rom. La famiglia che l'ha rapita, insomma. Emily, hai
presente quando Kate ha parlato delle campanelle e dei fogli di
alluminio vicino ai vestiti?-
-Si,
allora?-
-Ecco,
se non ricordo male, quando ci si reca nei negozi, se non si vuole
far suonare l'allarme del negozio, basta coprire i magneti
anti-taccheggio dei vestiti e la borsa con della carta di alluminio e
ciò mi fa ricordare anche che le campanelle sono un metodo
efficace
per insegnare ai bambini a rubare senza farsi sgamare. Si veste un
manichino con degli abiti e a questi si attaccano 7 campanelle. Il
bambino deve imparare a rubare il portafoglio dal manichino senza far
suonare le campanelle. Me lo raccontò la vecchia domestica
che
lavorava da noi che era rom.-
-Emily,
parla con Morgan. Digli di recarsi nei campeggi nella zona. Stanno
cercando una famiglia di madre, padre e figlio rom.-
Emily
sorrise a Sam e andò da Morgan a informarlo. Lui e Rossi si
recarono
nei vari campeggi. E scovarono quello in cui si era recato la
famiglia che cercavano. La proprietaria li informò che non
si
sarebbe ricordata di loro se non avesse dovuto togliere dei vetri
sparsi per tutta l'area in cui erano stati. Forse messi lì
di
proposito.
Morgan
e Rossi tornarono poi nell'ufficio dello sceriffo e parlarono con
Reid e Sam di questo. Reid confermò la teoria di Sam
informandoli
che secondo una superstizione rumena spargere i vetri simboleggiava
fortuna. Morgan chiese a Garcia di fare ricerche incrociate di
cittadine con ondate di Rom e piccoli furti nei negozi. Sapevano
tutti però che poiché Kate non rispondeva alle
loro necessità
presto avrebbero riprovato con una nuova famiglia.
Rossi
e Hotch informarono i poliziotti del luogo fornendogli un profilo
mentre Garcia aveva trova 30 casi simili nell'arco di circa un
secolo. Sam che fino a quel momento era pensierosa, cercando di
collegare tutti i fattori si illuminò.
-Garcia,
il capello che hanno trovato nella coperta, puoi vedere se risponde a
una delle bambine scomparse?-
-Certo
stellina. Un secondo solo. Appartiene a Katy Gray, scomparsa nel
1971, genitori uccisi.-
-Grazie
Garcia. Penso di sapere cosa fanno con le bambine.-
-Ma
certo. Tu credi che le rapiscano per darle in moglie al figlio, non
è
vero, Sam?- chiese Morgan senza nemmeno essersi reso conto che aveva
chiamato la ragazza col suo nome.
-Esatto,
è proprio quello che stavo pensando. Per questo rapiscono
solo
bambine dell'età del figlio. Poi quando loro si fanno grandi
fanno
lo stesso con i loro figli.-
-Sindrome
di Stoccolma.-
-Hanno
trovato una nuova famiglia uccisa. La figlia è stata rapita.-
Dopo
aver appurato che tutto si era svolto nelle stesse circostanze della
famiglia di Kate la squadra venne informata dell'incendio di un
camper a meno di 30km, così Reid, Spencer e Rossi si
recarono sul
luogo e capirono che avrebbero avuto bisogno di soldi e vestiti e,
non essendo riusciti ad abbandonare il loro rituale, compiendo
un'azione in un'aerea che pullulava di poliziotti, si resero conto
che si sarebbero recati nel centro commerciale più vicino.
Tutti
andarono lì, a meno di 20km di distanza, cercando di
scoprire,
tramite una foto approssimativa dell'aspetto che avrebbe dovuto avere
Katy Gray adesso, se effettivamente fossero lì. Il figlio
trovò
però un volantino e assieme al padre e alla madre decisero
che
questa si sarebbe sacrificata facendo scattare l'allarme e facendosi
catturare ma destando allo stesso tempo i sospetti di Hotch, che
capì
che c'era qualcosa che non andava.
Hotch
e Emily interrogarono la madre, con il metodo poliziotto buono e
poliziotto cattivo. Così riuscirono a farsi dire dove
fossero il
padre e il figlio con la bambina rapita, a patto che potesse vedere
un'ultima volta suo figlio.
Morgan
e Reid andarono dal padre, Hotch, Rossi e Emily dai bambini. Sam
rimase con JJ nella sede dello sceriffo.
-JJ,
c'è qualcosa che ancora non mi quadra con questa storia.-
-Sam,
è finito. Li hanno trovati, stanno venendo qui.-
-Garcia
ha detto che ci sono stati 30 casi simili nell'ultimo secolo,
giusto?-
-Si,
è esatto.-
-Ma
in un secolo quante generazioni? Quattro? Cinque al massimo, ma ci
sono ben trenta casi simili.
Non può essere solo questa famiglia. Ve ne devono essere
delle
altre. Probabilmente loro parenti.- JJ rimase colpita da quella
inconfutabile affermazione.
-Se
fosse vero non avremmo concluso nulla.-
-Dobbiamo
informare Hotch, prima che la Gray possa parlare con suo figlio.
C'è
puzza di bruciato.-
Appena
Hotch e gli altri tornarono nella caserma Sam e JJ gli corsero
incontro. Lui e Emily stavano portando il bambino dalla madre, ma lei
li fermò.
-Fermi
ragazzi! Aspettate un secondo. Sam ha qualcosa da dirvi.- JJ si
allontanò un secondo col bambino per non fargli sapere che
loro
sapevano, così poté parlare liberamente. Tutta la
squadra la stava
osservando e la cosa la metteva parecchio in agitazione.
-Non
sono i soli.-
-In
che senso?- Chiese Emily.
-30
casi in un secolo. Sono troppi per una sola famiglia.-
-In
effetti in un secolo vi sono in media 3 generazioni, troppe per il
rapimento di così tante bambine.- Disse Reid con il suo
solito fare
da genio, Sam gli sorrise grata.
-Tu
credi che ci siano altri che fanno le stesse cose?- Chiese Rossi.
-Si,
e probabilmente sono parenti. È difficile trovare persone
non
imparentate che compiano gli stessi gesti.-
-Allora
dobbiamo farci dire chi sono gli altri, Hotch.- Disse Morgan.
Venuti
a conoscenza di questa cosa riuscirono a farsi dire dal bambino chi
fossero gli altri, e anche se forse non gli diede tutti i nomi,
poterono aiutare affinché questa barbarie finisse.
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Capitolo 3 *** III capitolo ***
Oh,
ecco il terzo capitoluccio... spero vi piaccia e continuate a
leggermi. Inoltre volevo chiedervi di pensare all'S.I. Di questo
capitolo, come una persona diversa rispetto a quella del telefilm,
non tanto sottomessa...
Ringrazio
poi
bulmettina,
caso e niki1909
per
averla messa fra i preferiti
fange69
e herm83 per averla messa fra le seguite.
Buona
lettura! A domani =)
Dopo
quei giorni di tormento finalmente poterono tornare con il loro jet a
casa. Sam si sedette su una sedia lontano dagli altri, guardando
pensierosa fuori dal finestrino. Rossi si avvicinò a lei.
-Sei
stata davvero brava. Hai aiutato molto.-
-Non
finiscono sempre così i vostri casi, vero?-
-No,
purtroppo no. Se non te la senti non ti devi preoccupare. È
normale.-
-No!
Io voglio aiutare. Voglio dare una mano affinché queste cose
non
succedano a altri, o per lo meno voglio assicurare le famiglie delle
vittime che prenderemo i colpevoli.-
-Mi
ricordi me quando ero giovane.-
-Lo
prendo come un complimento.-
-Lo
era.- Si allontanò. Dopo non molto invece si
avvicinò Reid con una
scacchiera.
-Sai
giocare, Sam?-
-Certo,
Spencer. Ma non sono molto brava. Dovrai farmi vincere.- Gli disse
sorridendo. Ma Spencer non la fece vincere.
-Ma
sei un piccolo genio! In un'ora abbiamo fatto 6 partite e hai vinto
sempre con pochissime mosse!- Disse lei facendo arrossire il ragazzo
che in effetti era davvero un genio.
-Te
la sei presa?- Chiese imbarazzato.
-Si,
tantissimo, quindi adesso per farti perdonare hai solo un modo.- Fece
sarcastica.
-E
cioè?-
-Quando
non capirò qualcosa di chimica mi darai una mano tu, ok?
Altrimenti
non mi laureo più.-
-D'accordo,
anche se non penso che ne avrai bisogno. Mi sei sembrata molto
preparata l'altro giorno... Posso chiederti perché a 24 anni
frequenti ancora il secondo anno di specializzazione? Non sembri la
persona che si porta indietro con gli esami.-
-Bé,
vedi, quando avevo 17 anni, un mese dopo il diploma, i miei genitori
sono stati uccisi durante una rapina in una banca. La cosa mi ha
shoccata parecchio e per due anni quasi sono andata allo sbando.
Bevevo, fumavo, uscivo tutte le sere e... Diciamo che frequentavo
molti ragazzi diversi, non troppo per bene. Alcuni mi hanno picchiata
e io ho dovuto imparare a difendermi da sola. Poi Jil, la mia amica,
mi ha aiutata a rimettermi in sesto, e così mi sono iscritta
all'Università con lei e mi sono messa sotto a studiare e
adesso
sono qui.-
-Mi
dispiace Sam.-
-Non
ti preoccupare, non lo sapevi. Comunque ormai è passato.-
Gli disse
accennando un sorriso, prima che gli altri li informassero che erano
arrivati.
Nei
giorni successivi Sam la si trovava spesso all'FBI, dove stava
facendo man mano amicizia con la squadra. Le ragazze già
l'adoravano. A Morgan stava simpatica e Spencer la trovava parecchio
intrigante. David poi lo considerava alla stregua di un padre e
mentore. Ma nessuno dimenticava per quale motivo la ragazza si
trovasse lì con loro. Ovviamente alcuni iniziarono a pensare
che lei
doveva realmente aver risolto da sola quel test, ma comunque non
potevano esserne certi. Dopo tre giorni dal ritorno dall'Alabama di
videro costretti a partire per Orange County, in California.
Partirono in meno di 30 minuti. Sam aveva intuito subito che era
meglio che tenesse sempre pronta una 24 ore, visto che non si sapeva
mai dove sarebbero volati la prossima volta e quando.
JJ
li informò in volo che erano stati chiamati a causa di un
S.I. Che
sparava a delle donne bionde sulle autostrade della città
mentre era
in macchina e che non era stato chiamato prima perché era
stato
visto tutte le volte con un auto diversa sempre priva di targa e
marca. La prima vittima era rimasta paralizzata dalla vita in
giù,
la seconda e terza erano decedute. La vittima sopravvissuta l'ha
descritto come un normale uomo bianco di mezza età in un Suv.
-Lo
ha descritto senza riuscire a ricordare altro?- chiese Emily.
-Non
è normale in caso di trauma?- chiese Sam.
-In
effetti no. Le vittime di traumi ricordano tutto o niente. Secondo le
statistiche...-
-Ok,
grazie Spencer, ho capito.- disse sorridendo al ragazzo che chiuse la
bocca imbarazzato come al solito.
-Perché
ci hanno chiamato solo oggi se siamo già alla terza
vittima?- Chiese
Morgan.
-La
polizia non era convinta che si trattasse dello stesso S.I. A causa
delle differenti macchine e dal fatto che nella prima aggressione era
diversa l'arma.-
-No,
è la stessa arma.- Disse Rossi.
-Ma
la rosa è molto più ampia nella seconda e nella
terza.- Disse
Spencer guardando le immagini.
-Ha
segato la canna del fucile. È lo stesso aggressore.-
Interruppe Sam.
-Si
sta evolvendo e rapidamente.- Concluse il più anziano.
-I
media lo chiamano ''Il guerriero della strada''.- Disse JJ.
-Ecco
perché ci hanno chiamato così in fretta.
È il tipo più difficile
da prendere. Non ha rapporti con le vittime. Un terzo della scena del
delitto, la sua macchina, va via con lui, quella della vittima
è un
rottame e la strada è contaminata da tutte le altre vetture
che
passano.- Disse Derek a Sam, più che agli altri.
-Dobbiamo
delineare un profilo dettagliato. Lo dobbiamo inoltrare ai media
chiedendo aiuto. Qualcuno lo conoscerà.-
-Sam,
come facevi a sapere del fucile?- Chiese Reid.
-Hai
presente quando ti ho raccontato della mia ''vita'' dopo la morte dei
miei? I ragazzi con cui stavo erano abituati a maneggiare armi,
così
mi insegnarono un po' di cose sull'argomento. Poi dopo ho visto che
mi piaceva sparare e ho preso ad andare al poligono.- Spiegò
Sam
tranquilla.
Dopo
un viaggetto di 5 ore arrivarono nell'ufficio dello sceriffo. Rossi,
Sam e Spencer restarono a parlare con la coordinatrice
dell'unità
operativa che li informava che controllavano le strade con aerei e
autovetture 24 ore al giorno. Gli mostrò le mappe delle auto
e dei
percorsi delle vittime e che dalla linea speciale fino a quel momento
non avevano avuto notizie. Mentre JJ andava a informare la stampa di
tenersi pronta e gli altri andavano a analizzare le vetture delle
vittime nella stanza affianco.
-La
prima vittima è stata uccisa in maniera del tutto
differente, di
giorno, in uno spazio pieno di potenziali testimoni.- Disse Emily.
-Ha
avuto fortuna e impara in fretta. Le altre due vittime sono state
uccise di sera e ha segato la canna del fucile per ridurre i rischi.-
-Potrebbe
non aver pianificato il primo omicidio, poteva essere del tutto
casuale.- Disse Sam
-Di
conseguenza il SUV dovrebbe essere la sua auto. Ma perché
tenere
un'arma nel SUV se non progettava un omicidio?-
-E
che cosa lo ha spinto a premere il grilletto?- Chiese Morgan.
-Re-interroghiamo
la prima vittima.- Disse Hotch, recandosi con Emily dalla donna.
Questa gli disse che l'aveva provocato, cosa che di solito non
faceva. Però era arrabbiata perché il figlio si
era messo nei
pasticci a scuola.
-Se
non mi fosse sembrata una persona tanto normale non avrei detto
nulla.-
Spencer
invece osservò bene le vittime, assieme a Sam.
-Le
vittime potrebbero seguire un modello prestabilito.- Disse Sam.
-Cioè?-
chiese la coordinatrice.
-Poiché
erano tutte e tre bionde e dell'età della vittima,
potrebbero essere
un surrogato di una attuale o ex moglie.- disse Spencer.
-E
perché non uccide proprio quella persona?-
-Lui
le attribuisce la colpa dei suoi fallimenti. Sa che uccidendola
perderebbe il suo capro espiatorio.- rispose il ragazzo.
-Ma
quando questo assassino viene provocato non dovrebbe reagire subito?
Vicino alla fonte del risentimento?- chiese Sam a Spencer.
-Infatti...-
Disse lui studiando i luoghi dove aveva colpito su una mappa. E
osservandola bene.
Hotch
informò gli altri di ciò che gli aveva detto la
prima vittima, di
come lo avesse provocato. Reid invece li informò che secondo
lui
l'S.I. Agiva vicino a delle confluenze alternate, come nel caso della
prima vittima, sperando che qualcuno gli tagli la strada e abbia un
valido motivo per ucciderla. Quell'S.I. non si sarebbe mai fermato.
Cercava di volta in volta di affinare il suo modus operandi sperando
di rivivere la stessa euforia del primo tentato omicidio. Fecero
subito chiudere le confluenze alternate. Si recarono anche a parlare
con coloro che lavoravano nei cantieri sperando di avere ulteriori
informazioni. Parlarono con un uomo che stava lavorando la sera del
secondo omicidio e questi gli disse che in effetti c'era una persona
su una berlina bianca che, nonostante fosse vestito da duro con
giacca di pelle e lenti a specchio, camminava come una donnetta.
Quando uno gli aveva tagliato la strada aveva sporto il braccio vero
il sedile del passeggero, come se ci fosse qualcuno, ma era solo. Poi
non l'aveva più visto.
Hotch
capì a causa di quel gesto che l'uomo doveva essere sposato
e avere
famiglia.
Fornirono
alla polizia il profilo dell'S.I. E cercarono di tendergli una
trappola, lasciando libero un solo senso alternato e allertando tutta
la polizia. Era solo questione di tempo prima che l'S.I. Uccidesse i
membri della sua famiglia.
JJ
rilasciò un comunicato stampa nel quale vennero ripresi
anche il
resto della squadra, nella quale informava che cercavano un uomo
bianco, di mezza età, un padre di famiglia, con probabile
moglie
bionda di circa 40 anni che assomiglia alle vittime e guida una
berlina di lusso. L'individuo avrebbe dovuto guidare un SUV blu di
media grandezza e probabilmente abitare in una zona che
indicò su
una mappa. Mentre la telecamera si spostava venne inquadrata Sam che
attirò l'attenzione dell'S.I. A causa della notevole
somiglianza con
la moglie da giovane. JJ li informò anche che doveva aver
avuto di
recente un tragedia nella sua vita privata. Nonostante lui si
ritrovasse appieno nel profilo e a lavoro stessero tutti accanto a
lui a vedere il notiziario nessuno pensò che proprio lui
potesse
essere il soggetto ignoto di cui parlavano i giornali. Preso dal
panico uscì di fretta dall'ufficio e se ne andò.
Mentre
era fermo a un semaforo uccise due uomini che pensava lo stessero
deridendo. Commise così un grande errore e la squadra
poté capire,
grazie a una testimonianza, che lui in realtà lavorava non
troppo
lontano dal luogo del terzo omicidio. JJ avrebbe presto dovuto indire
un'altra conferenza stampa.
Il
sole stava ormai tramontando quando ci fu la seconda conferenza.
Quando l'S.I. sentì il notiziario infatti era in macchina e
l'uomo,
ossessionato da Sam, decise di recarsi non troppo lontano
dall'ufficio dello Sceriffo, sperando di vederla.
Si
era ormai fatta sera e la squadra era riunita sperando di ricavare
qualcosa in più dalle telefonate alla linea di emergenza.
Per ora
non potevano fare molto altro. Sam non era con loro in quel momento.
Era in bagno e Hotch, approfittando di quella breve assenza chiese al
resto della squadra cosa pensassero di lei.
-Io
non credo che possa aver imbrogliato a quel test.- Esordì JJ.
-Si,
insomma, avete visto come reagisce durante i casi. Non può
essere
solamente una coincidenza.- Disse Emily.
-Reid,
tu hai parlato molto con lei. Hai scoperto qualcosa in più?-
chiese
David.
-Mi
ha detto che quando ha perso i genitori a 17 anni è stata
per due
anni allo sbando, poi la sua amica Jil l'ha aiutata a tornare in
carreggiata. Penso sia per questo che desidera tanto entrare a far
parte della squadra. Vuole in un certo qual senso, vendicare la morte
dei genitori facendo finire dietro le sbarre tutta la gente malata
che incontra.-
-Hotch,
io non credo che lei si sia fatta passare quel test.-
Concordò
Morgan.
Nessuno
di loro si era accorto che però Sam era sulla porta e aveva
sentito
le parole di Spencer e Derek e rimase impietrita per un attimo. Tutti
si voltarono verso di lei quando fece cadere il caffè quasi
vuoto
dalle mani e le lacrime le scesero lungo le guance. Avevano fatto
davvero un bel casino.
-Sam...-
Disse JJ, ma la ragazza si girò e se ne andò a
passo veloce verso
il parcheggio, correva quasi. Prese un auto di un poliziotto gentile
che si trovava vicino a lei e si mise in macchina, aveva bisogno di
allontanarsi da loro e riflettere. Era stata una stupida a non capire
tutto subito, eppure i segnali c'erano tutti.
Era
in macchina da un po' quando il suo cellulare squillò. Era
Reid.
Rispose, per lo meno sapevano che era viva e la potevano lasciare in
pace a pensare.
-Che
cosa volete ancora?- Era furiosa e delusa allo stesso tempo.
-Scusa
Sam. Dovevamo sapere se eri davvero tu ad aver risolto il test.
Nessuno ha mai ottenuto il punteggio pieno. Nemmeno Hotch. Era strano
e dovevamo essere sicuri che non vi fosse un imbroglio sotto.-
-Io
mi fidavo di te, Spencer. Ti ho raccontato di me. Mi fidavo. Se
veramente volevate sapere queste cose sarebbe bastato chiedermele! Io
non imbroglio e non mento!- Sputò Sam dura, senza accorgersi
che un
SUV si stava avvicinando pericolosamente a lei.
-Hai
ragione, ma adesso torna, lascia che ti spieghi...- Reid a un tratto
si interruppe e cacciò un'espressione che non piaceva per
nulla a JJ
e Morgan che si trovavano affianco a lui. Mise il vivavoce.
-E'
dietro di me! Sta cercando di farmi uscire di strada! Spence...- Poi
sentirono uno stridio incredibile e il silenzio.
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Capitolo 4 *** IV capitolo ***
Ed
ecco a voi il quarto chappy!
So
che siete state in ansia per come avevo concluso il terzo, ma
sappiate che ci saranno altri capitoli simili, per vostra sfortuna XD
Quindi niente ansia sennò mi sento in colpa poi :P
Ringrazio
coloro che mi leggono e non commentano e in particolare
bulmettina,
caso e niki1909
per
averla messa fra i preferiti
fange69
e herm83 per averla messa fra le seguite.
A
domani!!!
L'S.I.
Aveva visto Sam allontanarsi lungo le strade del Paese e l'aveva
seguita. Non pensava che non si sarebbe accorta di lui. Non andava
molto veloce la ragazza e dopo poco la tamponò. Sperava di
farla
uscire di strada per poterla fermare. La tamponò ancora e
ancora,
fino a che l'auto della ragazza non andò in testa coda e
sbatté
contro il gardreil. Non doveva essere morta, ma quanto meno si era
ferita. Si avvicinò alla macchina e la fece uscire con
calma,
minacciandola con un fucile. Poi la legò e la
schiaffò sul retro
del SUV. Si avviò a casa, nel garage dove diede una botta
con il
calcio del fucile a Sam e la portò nel soggiorno. Poi
costrinse la
sua famiglia sotto il muro e le legò.
-Tu...
Tu sei come lei! Tu mi odi e mi deridi esattamente come lei!- Disse
dandole un pugno. Poi puntò il fucile verso la moglie e le
figlie.
-Fermo!
Loro non c'entrano! Sono stata io a dire loro di trattarti
così. La
colpa è solo mia.-
-Lurida
puttana! Come ti sei permessa!-
-Tu
hai ucciso quelle donne. Era il minimo quello che ho fatto.- Disse
Sam beccandosi un il calcio sulla zigomo, da cui uscì del
sangue.
Doveva proteggere quelle donne innocenti. Anche a costo della vita.
-Sei
solo una stronza! Ti meriti di soffrire!- Urlò il killer
colpendola
nuovamente con un paio di calci assestati in pieno stomaco e di nuovo
col fucile sul viso, che era sicuramente la parte più
vulnerabile
del corpo.
-E
voi l'avete anche ascoltata!- Disse rivolgendo il fucile verso la
famiglia.
-Certo
che mi hanno ascoltata.- Disse Sam sputando del sangue a terra. -Tu
sei solamente un fallito. Non riesci in nulla. Non riesci nemmeno a
ferirmi come si deve. Sei patetico.- Lo provocò facendo
tornare il
fucile verso di lei. Nessuno le assicurava che una volta morta non
facesse fuori anche la famiglia, ma pensava che se se la fosse presa
con lei e avesse creduto che l'atteggiamento assunto da moglie e
figlie fosse causa sua, avrebbe potuto anche risparmiarle.
L'uomo
furioso la colpì in fronte con il fucile. Il sangue scese
copiosamente sul volto di Sam, gocciolando sul pavimento, poi la
colpì di nuovo allo stomaco e infine le premette la testa
per terra.
Puntò la bocca del fucile verso di lei e carico il colpo.
Improvvisamente
la stanza si riempì di poliziotti e tutti i membri della
squadra
entrarono tenendolo sotto tiro.
-Getta
l'arma, Norman! Gettala!- Gridò Derek, tenendolo sotto tiro.
L'uomo
non oppose resistenza e subito la polizia lo ammanettò.
Spencer e
Derek si avvicinarono all'amica, felici che fosse viva.
-Ferma
Sam, adesso ti slego.- Derek la slegò e la aiutò
a mettersi seduta.
Era ridotta piuttosto male a prima vista. Sam li abbracciò
forte a
entrambi e pianse.
-Scusatemi.
Mi sono comportata da stupida e infantile! Non avrei dovuto andarmene
così, da sola. Scusatemi!-
-No
Sam, scusaci tu. Avremmo dovuto essere sinceri con te da subito.-
Disse Spencer, con un peso in meno sul cuore. In quei brevi momenti
era stato davvero male per la ragazza e non sapeva nemmeno
perché.
-Avanti,
alzati. Devi farti vedere da un dottore.- Disse Derek. La ragazza
cercò di alzarsi, ma ricadde subito a terra. Non le riusciva
proprio
di muoversi, sia per l'adrenalina sia per le ferite. Sullo stomaco si
vedevano già i lividi.
-Non
ce la faccio. Non riesco a alzarmi.- disse Sam calma, che ormai aveva
finito di piangere.
-Ok
piccola, allora ti porto io.- si portò al collo le braccia
dell'amica, che le strinse per reggersi, e poi la sollevò.
Nonostante fosse abbastanza alta Derek la sollevò senza
sforzo e la
portò fuori, fino all'ambulanza che stava arrivando. Mentre
passava
Sam poté guardare negli occhi gli altri e gli sorrise,
mimando uno
“scusatemi” con le labbra. Gli altri le
ricambiarono il sorriso,
tranne Hotch, che come al solito era serio e pensieroso.
La
tennero sotto osservazione per la notte. Fortunatamente si era fatta
meno male di quanto si potesse pensare. Nessun trauma cranico e
nessuna lesione interna, anche se le sarebbero rimasti i lividi per
un po' di giorni, specie quello sullo zigomo, che era davvero osceno.
In tarda mattinata, il giorno dopo, presero il jet per tornare a
casa.
Lei
era seduta in disparte, con l'ipod nelle orecchie. Era molto
pensierosa e non le riusciva molto di chiacchierare. Poi vide Hotch
avvicinarsi e si tolse le cuffie.
-Come
ti senti?-
-Meglio.
Un paio di giorni e dovrei essere tornata come prima, lividi a
parte.- rispose imbarazzata. Dopo tutto si era comportata da vera
bambina.
-Scusa
per come mi sono comportata Hotch. Non avrei dovuto reagire in quel
modo infantile. Avrei dovuto parlarvene e non scappare. Scusa.-
-Si,
ti sei comportata in maniera infantile, però è
anche vero che sei
riuscita a tenere testa a un killer psicopatico e che in appena due
indagini ti sei dimostrata un elemento prezioso per la squadra.
Volevo sapere se hai ancora intenzione di diventare una profiler.-
-Certo
che voglio diventare una profiler.-
-Bene,
allora sappi che da domani sei ufficialmente un agente speciale
dell'FBI. Adesso ti lascio riposare.- E si allontanò. Il
cuore di
Sam scoppiava di gioia e dopo aver cambiato playlist, mettendone una
decisamente meno deprimente, cadde fra le braccia di Morfeo e si
addormentò. Si risvegliò a meno di un'ora da
casa. Si stiracchiò
un minimo, poi si rese conto che l'ipod si era scaricato,
così lo
tolse e le ripose in borsa, il tutto lo fece con estrema calma, poi
si perse a osservare un po' gli altri. Hotch e Rossi erano seduti in
silenzio, persi nei loro pensieri, Spencer stava leggendo un libro, o
forse lo stava sfogliando visto che girava le pagine a una
velocità
impressionante, Emily e JJ chiacchieravano fra di loro e Derek
ascoltava della musica. Quando le due ragazze videro che si era
svegliata le fecero cenno di avvicinarsi. Si sedette affianco a
Emily.
-Dormito
bene?- le chiese JJ.
-Si,
sono crollata. Ero evidentemente distrutta.-
-Ti
credo dopo tutto quello che hai passato.-
-Hotch
ci ha detto che da domani fai ufficialmente parte della squadra. Sono
contenta che tu abbia accettato.- le disse Emily.
-Come
potevo non farlo. Lo desideravo tanto, e poi voi siete grandi.- Poi
Sam abbassò lo sguardo quando si rese conto che a loro non
aveva
ancora chiesto scusa.
-Ragazze,
volevo scusarmi con voi. Mi sono comportata da vera idiota ieri. Non
avrei dovuto andarmene in quel modo.-
-Eri
arrabbiata, è normale che ti sia comportata così.
Non ti devi
scusare.- le disse Emily.
-No,
devo invece. Se avessi aspettato quando mi hai chiamata non mi sarei
cacciata in quello stupido guaio.- Disse guardando JJ.
-Sei
testarda, è difficile farti cambiare idea.- rispose la
ragazza.
-Dopo
tutto sono un Capricorno. Essere testarda è davvero il
minimo.-
-Ok,
ma non lo dire a Reid, altrimenti ti caccia tutto un discorso
sull'influenza delle stelle e dei segni zodiacali nell'atteggiamento
umano.- Mormorò Emily abbassando la voce.
-Guardate
che vi ho sentito!- Disse Spencer senza alzare lo sguardo dal libro
che stava sfogliando, facendo scoppiare a ridere le tre donne.
-Spencer,
ma riesci davvero a leggere tanto velocemente? Sembra che stai
sfogliando solo quel libro...- Il ragazzo non rispose subito,
però
lo intercettarono le due amiche.
-Si,
riesce a leggere 20mila parole al minuto.- Disse JJ
-E
ha una memoria eidetica.- Continuò Emily
-E
un Q.I. Di 187.- Riprese JJ
-Insomma,
un piccolo genio.- Concluse Sam scoppiando a ridere assieme alle
amiche. Quando poi atterrarono Morgan si avvicinò alla
ragazza e le
disse che lui e Spencer l'avrebbero accompagnata a casa. Quando
scesero dall'aereo la ragazza si avvicinò a Spencer e si
aggrappò
al suo braccio, lasciandolo di stucco.
-Lo
sai che scherzavamo prima, vero Spencer? Non te la prendere.-
-Tranquilla,
non me la sono presa.-
-Sono
contenta.- Sam si sporse e gli schioccò un bacio sulla
guancia,
mentre sul volto di Derek spuntò un ghigno, e su quello di
JJ e
Emily un sorriso.
Nei
giorni che seguirono, e nei casi che seguirono, Sam divenne sempre
più amica dei ragazzi, specialmente di Reid, Garcia e JJ. Il
tecnico
informatico l'adorava letteralmente e la chiamava stellina. Una volta
sapute le cose sul ragazzo capì anche perché
sapeva sempre un
quintale di cose. E grazie, praticamente ogni cosa che vedeva o
leggeva la ricordava! Su consiglio di Hotch si recò anche al
poligono e fece il test per entrare in possesso di un'arma. La
ottenne senza alcun problema, abituata a sparare dai suoi ex
“amici”.
Ogni tanto si recava anche con Spencer a sparare e gli dava una mano
a migliorarsi. Non faceva miracoli ma pian piano il ragazzo stava
migliorando. Man mano che i giorni passavano Sam si rendeva conto che
si stava affezionando molto al ragazzo, ma non come un'amica normale,
come qualcosa in più. Si ritrovava spesso a pensare al suo
viso
prima di addormentarsi la sera. Erano passati anni da quando aveva
avuto una relazione con qualcuno e Spencer decisamente non
assomigliava ai suoi ex, ma era proprio questo che le piaceva, la sua
timidezza, il suo carattere un po' infantile e la sua cultura
sconfinata. Di ciò si confidò con Garcia e lei
era davvero felice.
Dopo
tutto questo Sam non si era rassegnata a non laurearsi, e anche se ci
avesse impiegato un anno in più, o anche due, ogni sera,
quando
tornava a casa dal lavoro, e non si trovavano in giro per gli USA per
un caso, stava almeno fino a mezzanotte a studiare.
Una
mattina, erano passati altri tre casi da quando Hotch l'aveva
informata che era ufficialmente un membro della squadra, si
avvicinò
a Spencer.
-Ehi
Spencer, ciao.- Gli disse avvicinandosi, poggiandosi alla scrivania
del ragazzo.
-Ciao
Sam, mi cercavi?-
-In
effetti si. Volevo sapere, sempre che oggi non ci capiti un caso fra
le mani, se stasera ti va di venire da me. Mangiamo cinese e ci
vediamo un film, che ne pensi?-
-Oh,
bé... S... Si... Mi farebbe molto piacere...-
-Che
bello! Va bene per le 8? Ovviamente lavoro permettendo.-
-C...
Certo. Va benissimo.-
-Ok,
allora a dopo.- Sam si allontanò tutta felice, con un
sorriso enorme
sul viso, e se ne andò da Garcia a informarla. Spencer
invece non
riusciva a credere a ciò che era successo. Certo, Sam gli
piaceva,
ma era troppo timido per provarci, e ora quest'invito... Una parte di
lui sperava che giungesse un caso che lo salvasse.
-Garcia!
Garcia!-
-Ehi
stellina, come mai tanto contenta? Parla con il tuo oracolo.-
-Ho
chiesto a Spencer di venire stasera a mangiare e vedere un film da me
e lui ha detto di si!- Le gridò saltandole al collo.
-Hai
visto? Che ti dicevo? Adesso stai tranquilla e ricordati domani di
raccontarmi tutto nei minimi dettagli.-
-Certo
tesoro! Adesso io vado di là e cerco di contenere la
felicità,
altrimenti Derek inizia a analizzarmi per capire perché sto'
così.-
Le diede un bacio sulla guancia e se ne tornò all'Open
Space. Gli
altri notarono che c'era qualcosa nell'aria, ma preferirono non
indagare oltre, dopo tutto erano fatti suoi.
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Capitolo 5 *** V capitolo ***
Ciao,
ragazzi! Spero che abbiate dei bei progetti per il week-end.
Ringrazio
tutti coloro che leggono e in particolare
bulmettina,
caso e niki1909
per
averla messa fra i preferiti
fange69
e herm83 per averla messa fra le seguite
Buona
lettura! =)
Sam
fu parecchio fortunata. Per quel giorno nessun omicidio, rapimento o
stupro li aveva coinvolti, e alle 7 meno un quarto se ne
andò a casa
per mettere un po' di ordine e per vestirsi. Optò per un
semplice
paio di jeans con tanto di maglietta a maniche lunghe verde. Si mise
appena un po' di matita e di mascara e poi finì di
rassettare in
cucina.
Spencer
arrivò alle 8 precise. La casa era in ordine come si
ricordava,
anche se era pronto a scommettere che se si fosse affacciato nella
camera da letto della ragazza, stavolta l'avrebbe trovata in ordine.
Quando la ragazza lo abbracciò sentì un
buonissimo profumo.
-Che
buon profumo, cos'è?-
-Fragolina
di bosco, il mio preferito.-
-E'
molto buono. Mi piace.-
-Grazie.-
Sam si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio
leggermente
imbarazzata.
-Allora,
che ne dici di ordinare?- Disse cacciando sul tavolo in cucina un
menù del suo ristorante cinese preferito. Trascorsero una
buona
mezz'ora a scherzare e scegliere cosa avrebbero dovuto mangiare,
quando alla fine decisero di ordinare un po' di tutto. Mentre
aspettavano iniziarono anche a cercare un bel film da vedere, ma la
cosa era parecchio difficile. Il ragazzo ne aveva visti molti e,
ovviamente, li conosceva a memoria. Per quella sera però Sam
non
aveva tanta voglia di vedere un thriller o un horror. Erano i suoi
generi preferiti, ma non voleva pensare al lavoro, così
optò per
una commedia romantica.
-Non
hai mai visto ''I perfetti innamorati''?- Chiese Sam sbigottita.
-Non
mi pare.-
-E'
con Julia Roberts, la Zeta Jones e John Cusack, Christopher
Walker...-
-Ok,
ferma piccola cinefila. Vogliamo vedere questo?-
-Per
me va bene. Non te ne pentirai.-
Scelto
il film arrivò da mangiare, ma i ragazzi preferirono cenare
prima,
essendo tutti e due abbastanza impediti con le bacchette. Sam
cacciò
subito due forchette, senza nemmeno che Spencer glielo chiedesse,
però cerco lo stesso di provarci con i bastoncini cinesi.
All'ennesima volta che le cadeva l'involtino ci rinunciò e
lo
appizzò con la forchetta. Spencer rise a vedere quella
scenetta. Lui
aveva rinunciato subito.
-Non
capisco come fanno le persone a usare queste arme malefiche. Sono una
cosa impossibile! Scommetto che c'è un trucco sotto.-
-Guarda,
io ormai ho perso la speranza.- Disse Spencer sorridendo mentre
buttava giù un po' di riso alla cantonese.
-Com'è
il maiale in agrodolce?- Chiese il ragazzo vedendo che la ragazza
cambiava contenitore.
-Prova,
è buono, disse porgendogli la forchetta, sulla punta della
quale si
trovava un pezzo del maialino.
Spencer
arrossì leggermente prima di aprire la bocca e buttarlo
giù.
-Buono.-
-Ci
credo. È ottima la cucina cinese. Prendine ancora un po'.-
Gli disse
porgendogli il contenitore.
-Sam,
ti sei sporcata il naso.- Disse il ragazzo scoppiando a ridere.
-Ah
si?! Anche tu.-
-Io?-
chiese toccandosi il naso, ritraendo la mano per vedere se era
sporco.
-Si,
proprio adesso.- E lo sporcò con un dito coperto di salsa.
Tutti e
due si misero a ridere. Era piacevole trovarsi così, senza
lavoro
per la testa, con una persona della tua stessa età. Quando
ebbero
finito di mangiare si sedettero sul divano a vedere il film. Verso la
metà Sam si stese sul divano, con la testa sulle gambe del
ragazzo.
Da quella posizione non lo poteva vedere in faccia, ma qualche volta
le sembrava di sentire lo sguardo di lui che la osservava. Passarono
non troppi minuti che Spencer prese ad accarezzarle i capelli piano.
Lo faceva rilassare molto e anche Sam si stava rilassando.
Il
film finì e sullo schermo comparvero i titoli di coda. Sam
si girò
piano vero il ragazzo e lo osservò dal basso. Spencer
puntò il suo
sguardo negli occhi di lei e vi si perse. I loro cuori presero a
martellare. Sam pensava che fra poco le sarebbe uscito dal petto, poi
notò che una mano di Spencer adesso era poggiata sul suo
fianco. Si
alzò lentamente, mettendosi seduta, senza distogliere lo
sguardo e
senza allontanarsi. Ormai i titoli di coda erano quasi finiti e
presto i due ragazzi si sarebbero ritrovati immersi nel buio mentre
solo la luce della luna che attraversava la finestra li avrebbe
illuminati. Il suo viso si avvicinò come per magia a quello
del
ragazzo e le loro labbra si incontrarono. Spencer non oppose
resistenza e così Sam schiuse la bocca per permettere alle
loro
lingue di incontrarsi. Lei portò le mani dietro il collo di
lui e
lui poggiò le sue sulle guance della ragazza. Si baciarono a
lungo
prima che Spencer si allontanasse piano.
-Sam,
non possiamo. Noi siamo colleghi, non possiamo.-
-Spencer,
in questo momento io e te siamo solo due amici che si vogliono
più
che bene. Niente FBI, niente omicidi, niente casi, niente colleghi.
Siamo solo io e te. Almeno per questa sera, facciamo finta di essere
due semplici ragazzi.- Con queste parole lo convinse e entrambi
ripresero a baciarsi, dolcemente, ma con passione. Pian piano Spencer
scivolò su di lei e finirono entrambi stesi sul divano, lei
sotto e
lui sopra, il tutto senza mai staccarsi.
Il
ragazzo si fece pian piano più sicuro e infilò
una mano sulla
schiena di Sam, sotto la maglietta, mentre lei gli sfilava la sua
camicia dai pantaloni. Quando vi riuscì la
sbottonò e gliela tolse,
facendola scivolare a terra, mentre lui le sfilava la maglietta,
interrompendo per un attimo il contatto fra le loro bocche. Il suo
sguardo le scivolò su tutto il corpo, prima di riprendere a
baciarsi, stretti, abbracciati, per un tempo che gli parve infinito.
Mentre ancora si baciavano sentirono le campane della chiesa suonare
l'una di notte. Nessuno dei due si era reso conto che si era fatto
così tardi, per di più domani avevano lavoro!
-Sam...
Sam... Aspetta. È tardi e domani dobbiamo andare a lavoro.
Non
possiamo adesso.-
-Hmmm...-
mugugnò la ragazza riavvicinando le loro bocche, trovando la
risposta, seppur breve del ragazzo. Poi si staccarono.
-Ok,
hai ragione. È meglio se ci fermiamo adesso che ancora
possiamo.-
I
due si rivestirono e dopo essersi scambiati gli ultimi baci, Spencer
uscì dalla casa della ragazza, recandosi verso il suo
appartamento.
Entrambi andarono a dormire con un grandissimo sorriso sulle labbra.
Inutile
dire che Sam quella sera non chiuse occhio non riuscendo a togliersi
dalla mente le immagini di ciò che era successo fra lei e
Spencer.
Quando si fece l'alba decise di prepararsi e andare a lavoro. Era
inutile attendere ancora. Mandò un messaggio a Garcia per
sapere se
era già in ufficio e quando ricevette risposta affermativa
si fermò
da Starbucks a comprare un paio di caffè con panna e due
cornetti e
si recò dall'amica. Mentre scendeva canticchiava felice.
-Ehi
stellina! Siamo contente stamattina. Adesso però devi
raccontarmi
tutto.- Disse accettando il caffè caldo che le offriva
l'amica.
-Ovviamente
quello che ti dirò rimarrà fra noi due, vero?-
-Sarò
muta come una tomba. Spara.-
-Allora
è arrivato alle 8 spaccate e assieme abbiamo perso qualcosa
come
mezz'ora sui menù del cinese prima di ordinare un po' di
tutto,
abbiamo scherzato e parlato, poi ci siamo messi sul divano a vedere
un film: ''I Perfetti Innamorati'' e io mi sono stesa con la testa
sulle sue gambe mentre lui mi accarezzava i capelli, poi quando
è
finito il film ci siamo guardati e ci siamo baciati per un tempo che
mi è parso infinito. Penso che se le campane non avessero
scoccato
l'una non avremmo smesso.- Garcia l'abbracciò di slancio.
-Hai
visto stellina! È andato tutto benissimo! Come sono
contenta! Era
ora che Spencer si desse una mossa.-
Mentre
Sam era da Garcia, Morgan, Emily e Spencer aspettavano l'ascensore
per arrivare a lavoro. Spencer aveva un sorriso sulla faccia che era
difficile non notare, e infatti i due se ne accorsero subito.
-Ehi
ragazzino, perché così felice?-
-Io?
Felice? No... Ti sbagli...- disse Spencer non riuscendo a smettere
di sorridere.
-Derek
ha ragione... E' successo qualcosa...-
-No,
tutto a posto.- Scesero dall'ascensore quando JJ gli andò
incontro
informandoli che vi era un emergenza. Aveva già provveduto a
chiamare Sam che adesso si trovava in sala riunioni con Hotch e
Rossi.
-Ragazzi,
lei è il capo reparto malattie infettive del centro
prevenzione e
controllo.- Disse JJ presentandogli una donna.
-25
persone sono state ricoverate nel pronto soccorso di Annapolis e
dintorni. Erano tutti nello stesso parco alle 2 del pomeriggio di
ieri. La prima vittima è morta dopo 10 ore. Sono passate 17
ore e i
sopravvissuti si sono ridotti a 12.- Continuò JJ
mostrandogli le
cartelle.
-Antrace-
disse Morgan dopo aver analizzato i sintomi.
-L'antrace
non uccide così in fretta.- Fece notare Spencer.
-Questo
ceppo si.- Commentò il capo reparto.
-Cosa
si fa con i luoghi affollati come aeroporti, centri commerciali,
treni...- Chiese Emily.
-Siamo
in silenzio stampa.- Disse Hotch prima che Rossi approfondisse la
questione.
-La
popolazione avrebbe una crisi collettiva di panico che causerebbe
più
decessi dell'ultimo attacco.-
-In
più il colpevole potrebbe sparire o distruggere i campioni.-
Disse
Sam
-Se
ci sarà un altro attacco non potranno più tenerlo
nascosto, però.-
Hotch.
-Si
che ceppo si parla?- chiese Spencer
-Spore
ingegnerizzate trasformate in un composto a diffusione aerea che
attacca i polmoni. Inodore e invisibile.- Li informò il capo
reparto.
-Solo
uno scienziato saprebbe produrre un ceppo sofisticato.- Disse Sam.
-Le
lesioni si raddoppiano di ora in ora.- Osservò Morgan
osservando
ancora la cartella clinica di coloro che erano stati infettati.
-Non
mi preoccupano le lesioni, ma i polmoni, che trasmettono le tossine
in circolo. Potrebbero morire tutti.- Disse il capo reparto.
-I
sopravvissuti sono stati isolati e la nostra sede diventerà
il
centro operativo.- Disse JJ.
-Reid,
Miller, andate a parlare con le vittime. Morgan, Prentiss, sulla
scena del crimine.- Ordinò Hotch.
-Prima
tutti dovete prendere la Ciprofoxacina. Non siamo sicuri della sua
efficacia contro questo ceppo ma è meglio di niente.- Capo
reparto.
Tutti
buttarono giù quelle pillole prima di recarsi dove gli era
stato
detto. Prima di andare però Spencer voleva sapere come
avevano
curato le vittime e si recò con Sam da JJ che gli
fornì il
rapporto. Questo S.I. Fino al 2001 aveva scritto lettere riguardanti
un possibile attacco all'antrace, che poi si verificò,
facendo 5
morti.
Garcia
doveva cercare nel database tutti coloro che avevano accesso a
strutture ingegnerizzate e tra questi chi poteva trarre un vantaggio
da tutto ciò che stava accadendo.
-Cerca
una lista di scienziati del governo che fanno ricerche per l'antrace.
Si possono escludere le sostanze che non sono usate ma non possiamo
escludere i vostri uomini.- Disse Hotch al generale durante il
colloquio con questi.
Sam
e Spencer intanto si recarono al Pronto Soccorso a parlare con i
sopravvissuti. Il ragazzo parlò con una ragazza che il
giorno prima
si trovava al parco sperando di sapere qualcosa, ma seppe solo che
faceva caldo e c'era vento, infatti la ragazza era affetta da afasia.
Quella tossina comprometteva il linguaggio. Il capo reparto che li
aveva accompagnati aveva notato ciò in varie altre vittime
prima che
queste morissero.
Invece
Emily e Derek si recarono nel parco che era stato purificato.
-Con
che scusa avete chiuso questo parco?- chiese a uno degli uomini che
si trovavano lì.
-Accumulo
di metano nelle fogne.-
Si
addentrarono nel parco fino al punto dove era stata rilevata una
quantità maggiore di antrace. Era in cima a una collinetta.
Probabilmente l'S.I. aveva rilasciato l'antrace lì e questo
aveva
colpito tutti coloro che si trovavano sottovento.
-Di
solito però questi S.I. Attaccano luoghi simbolici, come la
Casa
Bianca o l'Empire State Building, questo luogo non lo è.-
Notò
Morgan.
-Forse
non è un luogo simbolico ma potrebbe esserlo per l'S.I.-
In
ospedale il capo reparto informò Spencer e Sam che vi erano
stati
altri morti, 17 su 25.-
-Il
ceppo si moltiplica ogni 30-45 minuti, attacca i polmoni e causa
emorragia e collasso degli organi.-
-Non
può essere la prima sperimentazione sugli umani, deve averlo
testato
su qualcuno prima.- Pensò Sam ad alta voce.-
-Avremmo
ricevuto informazioni su un attacco di antrace.-
-No
se viene diagnosticato come qualcos'altro.- Disse Spencer guardando
le due donne. Reid e Sam chiamarono Garcia e la informarono e lei
compì delle ricerche. Poi fornì le notizie alla
squadra.
-Due
giorni fa due persone a Baltimora e una a Filadelfia sono entrate in
coma e morte improvvisamente. La diagnosi era meningite, ma questa ha
gli stessi sintomi dell'antrace. Le funzioni vitali sono cessate in 3
ore dall'accettazione e non vi erano lesioni.-Disse Reid alle donne.
-Una
concentrazione più alta significa collasso degli organi
senza
sintomi esterni.-
Tramite
controllo incrociato Garcia informò Hotch e gli altri che le
tre
vittime era state tutte e tre in una libreria della città.
Emily
e Derek si recano sul posto dove gli scienziati trovano delle tracce
di antrace.
-Questo
luogo deve avere a che fare con l'S.I.- disse Emily a Derek. Nel
frattempo il numero di superstiti scese a 4. La squadra era ora
pronta a fornire un profilo.
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Capitolo 6 *** VI capitolo ***
Hola
ragazzi! Come va? Che fate di bello stasera? Io vi lascio con il
sesto capitolo e vi avviso che domani, purtroppo, non potrò
postare
il 7 capitolo perché non ci sono tutta la giornata. Spero
però
ugualmente di ritrovarvi lunedì.
Ringrazio
tutti coloro che leggono e in particolare
bulmettina,
caso e niki1909
per
averla messa fra i preferiti
fange69
e herm83 e mikared1987 per
averla messa fra le
seguite.
Un
bacio!!!
-I
luoghi degli attacchi sono personali.-
-E'
un terrorista interno e potrebbe essere un membro della
comunità
scientifica e della difesa.-
-I
miopi fanatici, ideologizzati, credono che la loro opera sia della
più grande importanza.-
-Potrebbe
aver predicato sulla minaccia di un attacco all'America.-
-I
colleghi lo descriverebbero come un istrione, paranoico e reticente.-
-Nelle
scorse settimane ha fatto gli straordinari a lavoro.-
-Ha
assunto la lista completa di vaccini anti-antrace con richiamo di 18
mesi e poi annuali.-
-Ha
accesso a costose attrezzature industriali sul luogo di lavoro.-
-Ha
pubblicato ricerche sulle minacce dell'antrace ma gli sembra che
nessuno lo ascolti e questo lo manda in bestia.-
-Ha
avuto un'umiliazione professionale, come essere retrocesso o
licenziato questo è il fattore di stress.-
-Può
aver trascurato i familiari per la causa o aver divorziato di
recente.-
-Guarda
i notiziari del paese per vedere la reazione del paese.-
Con
questo profilo uno dei militari lì presenti si
avvicinò alla
squadra e gli parlò di una persona che si rispecchiava nel
profilo:
il dottor Nichols, licenziato nel 2002. Adesso lavora per la
Biodesign Technologies, che sono subappaltatori del governo ma non
lavorano con l'antrace.
Hotch
disse a Emily di andare con Rossi nello studio di Nichols e a Morgan
di andare con Sam e Reid all'abitazione dell'uomo.
Il
laboratorio era pulito, come l'abitazione erano puliti, senza tracce
di antrace, ma mentre Sam e Derek parlavano a telefono con Emily per
sapere se avevano trovato qualcosa sul luogo di lavoro, Spencer si
avviò nello scantinato. Quando Derek e Sam stavano per
entrare nella
stanza il ragazzo si chiuse dentro e non li fece entrare. A terra,
dietro di lui, si poteva vedere una provetta rotta contenente
antrace.
-Non
venite! Restate lì. Mi dispiace.-
Sam
e Derek cercarono di dare comunque una mano, sconvolti per quello che
stava succedendo all'amico. Hotch li raggiunse assieme a una squadra
di decontaminazione.
-Nichols
è morto, probabilmente per trauma da corpo contundente. Reid
ha
preso il farmaco, quindi non c'è pericolo, giusto?-
-Non
lo so. Era una misura preventiva.- Disse Hotch.
-Sui
pazienti in ospedale non funziona.- disse il comandante che aveva
accompagnato Hotch.
-Si,
ma l'avevano preso dopo essere stati esposti, Spencer l'ha preso
prima.- disse Sam.
-Non
abbiamo mai testato il ceppo su chi ha già preso la
Ciprofoxacina.
Non lo sappiamo.-Il telefono di Hotch squillò, era Reid,
potevano
vederlo dalla finestra.
-Reid!-
-Ho
fatto un bel pasticcio questa volta.-
-Dobbiamo
portarti subito in ospedale.-
-No,
voglio stare qui.-
-Non
devi farlo Reid.- disse Derek al vivavoce.
-Sono
già stato esposto, continuo a lavorare sul caso. Potrebbe
esserci un
antidoto. La cosa migliore è che io resti qui a cercarlo e a
cercare
di capire chi ha ucciso Nichols.-
-Ti
mandiamo una tuta anti-contaminazione.-
-Non
farlo. Non serve a niente. Sono infetto.-
-Qui
vi sono animali morti e segni di lotta. Mancano delle attrezzature.
Vi sono due scrivanie, ordinata, funzionale, e una disordinata e
appunti presi con due grafie diverse. Ha un partner, forse un
allievo. Tornate all'unità e cercate di capire chi
è questo
partner.- Continuò Reid, notando tutto
-Hotch,
vai tu, io e Sam rimaniamo con Reid.-
-Mi
raccomando, tenetemi informato.-
Mentre
gli altri investigavano Reid cercava di dare una mano come meglio
poteva. Chiese a Garcia di prendere una registrazione da dare alla
madre nel caso non ce l'avesse fatta nella quale diceva di essere
fiero di lei e che le voleva bene. Poi chiese a Garcia, nel caso non
ce l'avesse fatta, di stare vicino a Sam e di aiutarla. Posò
quando
entrò il caporeparto con tanto di divisa e le disse di
cercare
l'antidoto in qualche posto innocuo, insospettabile. Gli
squillò
dopo pochi attimi il telefono e rimase a telefono con Garcia e Sam e
Derek che lo guardavano dalla finestra.
-Come
va, ragazzino?-
-Ho
visto giorni migliori.-
-Bé,
hai me, Sam e Garcia.-
-Ciao
Reid.- Dissero contemporaneamente le due donne. Reid però
iniziò a
tossire.
-Reid,
non mollare. Ascolta, secondo Prentiss e Rossi, Nichols non aveva
collaboratori, puoi dirci qualcos'altro?-
-Allora,
vi è una foto incorniciata di Nichols che insegna. Un
raccoglitore
con programmi di studio, assegnazione di compiti che risalgono fino
agli anni '70. Vi è uno studio impaginato come una tesi con
note a
penna rossa, come di un docente che valuta un lavoro.-
-Derek,
l'altro potrebbe essere uno studente.- disse Sam.
Garcia
lavorò al pc e grazie all'aiuto di Reid scoprì
che l'S.I. Si
chiamava Brown. Doveva sostenere il dottorato a scienze politiche
all'Università del Maryland e questi era anche un ex
dipendente
della biblioteca. Lei informò Hotch e gli altri mentre
Spencer
usciva da quel buco per essere decontaminato e portato in Ospedale.
Scoprirono anche che l'antidoto si trovava in un inalatore.
-Ok,
stanno controllando la casa di Brown.- Disse Derek a Sam, in parte a
lui, e a Reid che dentro un tendone si stava facendo una doccia per
essere decontaminato.
-Andate
ad aiutare Hotch.-
-C'è
un sacco di gente ad aiutarlo.-
-Servite
a lui più che a me.-
-Reid,
voglio vederti in ospedale.-
-Tra
poco sarò denudato per essere spazzolato. Sei interessato
allo
spettacolo?-
Derek
sospirò. -Ci vediamo più tardi.- Sam lo
fermò per un braccio
mentre si girava.
-Derek,
io resto con lui.-
-Non
ne avevo dubbi.- E se ne andò.
-Spencer,
io esco da qui. Ti aspetto fuori.- Gli disse avvicinando una mano
alla tenda trasparente che li separava, come se potesse toccarlo. Lui
le sorrise e lei si allontanò. Era davvero difficile
separare lavoro
da vita privata, ma lei ci doveva riuscire se voleva che con Reid
funzionasse.
Mentre
gli altri investigavano e cercavano di scoprire dove fosse Brown, che
progettava in realtà di diffondere l'antrace in
metropolitana, Sam
accompagnò Reid in ospedale, assieme al caporeparto. Teneva
stretta
la mano del ragazzo con la sua.
A
un certo punto però Spencer iniziò a dire parole
senza senso e lì
Sam si sentì di morire.
“E'
accaduto anche a altre vittime prima che morissero”. Quella
frase
le rimbombava nella testa e non le permetteva di essere lucida.
“Prima che morissero...”
Mentre
era affianco al ragazzo si ritrovò a pregare
affinché sopravvivesse
e a fare un fioretto, sperando che si salvasse.
<
Signore, io prometto che mi taglierò i capelli, ma tu, ti
prego,
salva Spencer. Aiutalo a sopravvivere. Io giuro che mi taglio i
capelli a cui tengo tantissimo, ma tu salvalo. >
E
in effetti ci teneva davvero tanto ai suoi lunghi capelli che la
rendevano ancora più femminile, ma era disposta a
tagliarseli, anche
a rasarli a zero pur di vedere ancora Spencer sorridere.
Sam
stette vicina al ragazzo per tutta la notte e buona parte di mattina,
raggiunta da Derek non appena ebbero catturato Brown.
-Sei
stata davvero brava, piccola.-
-Brava?
In che senso?-
-A
continuare a lavorare efficacemente nonostante ciò che
stessi
passando.-
-Oh,
Derek, ti sbagli. Mi sarei preoccupata allo stesso modo se al posto
di Spencer ci fosse stato qualcun altro di voi.-
-Andiamo
piccola, sono un profiler. Ho visto come vi guardate...-
-Derek
secondo te è sbagliato quello che stiamo facendo io e
Spencer?-
-Sam,
io credo che l'amore non si può controllare. Non scegli chi
amare e
chi no. Ma se voi due riuscite sempre a separare sul lavoro i vostri
sentimenti così come avete fatto oggi, allora non vedo
perché
dovreste smetterla di frequentarvi.-
-Grazie
Derek.-
La
mattina dopo Spencer si svegliò mentre Derek mangiava un po'
di
gelatina e Sam sorseggiava un caffè. Non aveva chiuso occhio
tutta
la notte. Sam non poteva essere più felice che Spencer si
fosse
svegliato e stesse bene. Quando si svegliò gli sorrise e prese la mano fra le sue, ridendo del fatto che, nonostante fosse stato in punto di morte, la prima cosa che aveva chiesto era stata la gelatina. Se Derek non fosse stato presente però non avrebbe tenuto certamente lo stesso contegno. Piuttosto gli sarebbe saltata addosso e l'avrebbe coccolato per tutto il giorno.
Due
giorni dopo, Sam si tagliò i capelli, proprio come aveva
giurato. Li
tagliò corti fino all'altezza della bocca, dritti, e si fece
anche
una frangetta. Aveva preso spunto dalla pettinatura di Tea Leoni in
Deep Impact, che le piaceva molto. Stava bene, ma non era riuscita a
non chiedere al parrucchiere di poter conservare i capelli che amava
tanto. La mattina dopo andò da Garcia a salutarla, come ogni
mattina.
-Tesoro,
ciao! Come va?- le disse, caffè in mano.
-Stellina,
carica di lavor... Che hai fatto ai capelli?- Le chiese alzando di
qualche ottava la voce.
-Li
ho tagliati... Non ti piacciono?- Chiese mordendosi il labbro
inferiore.
-No,
stai molto bene. Credevo però che fossi affezionata ai tuoi
capelli.
Erano così lunghi...-
-Si,
in effetti è cosi.-
-Allora
perché li hai tagliati?-
-Tesoro,
io te lo dico, ma non lo dire a nessuno, ok? È abbastanza
imbarazzante.-
-Muta
come sempre.- Disse il tecnico informatico, incrociando gli indici e
posandovi un bacio.
-Quando
Spencer stava male e temevo non ce la facesse, ho fatto un fioretto.
I miei adorati capelli per il suo sorriso. Lui è qui e io li
ho
tagliati come promesso.-
-Stellina,
non c'è nulla di imbarazzante in questo. Tu sei troppo
buona.- e si
abbracciarono.
-Credi
che gli piacerò anche così?-
-Ne
sono certa.- Le sorrise e dopo un po' la ragazza andò
all'Open Space
a lavorare. Tutti le fecero i complimenti per quel nuovo taglio e
Spencer, nonostante fosse visibile che si stava arrovellando per
capire cosa l'avesse spinta a farlo, le aveva detto che stava davvero
bene. Tutto a posto dunque, almeno per il momento...
|
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Capitolo 7 *** VII capitolo ***
Ragazze/i,
scusatemi se non saluto come si deve ma teoricamente il mio pc
è
sotto sequestro, quindi non dovrei nemmeno essere qui a postare e non
ho avuto tempo di rileggere il capitolo. Spero che tutto fili e che
questo capitolo vi piaccia. Baci a domani =)
E
grazie a tutti coloro che leggono, seguono, recensiscono e mettono
fra preferiti. Baci ^_^
Passò
più di un mese da quando aveva rischiato un attentato con
l'antrace
e ebbero all'incirca un'altra decina di casi, la maggior parte in
posti lontani del paese. Lei e Spencer continuavano a vedersi dopo il
lavoro. Non spessissimo, visto che ne erano sempre oberati, ma il
loro rapporto funzionava e gli unici che sapevano ciò erano
Derek,
che ogni tanto gli lanciava delle frecciatine, e Garcia.
Ormai
era arrivato inizio dicembre e quel martedì mattina, Sam si
alzò e
accese la tv in cucina come sempre sul notiziario. Si vestì
e si
preparò a uscire, più felice del solito. Tra poco
meno di un mese
lei e Jil avrebbero festeggiato il suo compleanno in un centro
benessere e lei non vedeva l'ora che arrivasse. Quando stava per
uscire notò che sul pavimento, dietro la porta d'ingresso,
vi era
qualcosa. Sembravano foto.
Le
raccolse curiosa e dopo averle guardate le cadde di mano la borsa e
tutto ciò che conteneva si sparpagliò sul
pavimento.
Quella
mattina Sam arrivò a lavoro in ritardo di quasi un'ora, cosa
che non
era per nulla tipica di lei, per di più quando
arrivò gli altri
notarono subito che c'era qualcosa che non andava. Non li
guardò
nemmeno e andò di volata nell'ufficio di JJ. Emily, Derek e
Spencer
si guardarono straniti, ma sapevano che avrebbero saputo tutto appena
lei se la fosse sentita di parlarne.
-JJ.
Possiamo parlare? Non sapevo da chi andare.- Disse affannata Sam
appena entrò nell'ufficio della ragazza.
-Certo
Sam. Dimmi tutto.-
-JJ,
ho un problema. Stamattina prima di venire qui ho trovato per terra,
dietro la porta di casa, queste due foto. Lei è Jil, la mia
amica,
ma come puoi notare in questa foto è legata su una sedia di
casa
sua. Gira la foto e vedrai che dietro c'è scritto ''Adesso
tocca a
lei''. E questa invece sono io e dietro c'è scritto ''Ma la
prossima
sarai tu.''-
-Sam,
ma sei proprio tu? Insomma, non mi sembra possibile.-
-Si,
questa foto è stata scattata nel periodo successivo la morte
dei
miei.- Disse mostrandole meglio la foto. Era stata scattata al buio,
in un parco o comunque in un prato. Era seduta su un muretto a gambe
accavallate. Indossava un top verde che le copriva appena il seno e
le lasciava la pancia scoperta, molto corto con tanto di minigonna di
jeans. Stivali marroni alti fino a metà coscia e una cinta
intrecciata marrone. I capelli erano lunghi e ricci. Il trucco nero,
molto pesante che risaltava gli occhi azzurri e due orecchini a
cerchio grandissimi. Nella mano sinistra una bottiglia di vodka quasi
vuota.
-Spencer
vi ha detto che dopo la morte dei miei sono stata allo sbando per un
paio di anni. La persona in quella foto non sono io, ma la vecchia
me.-
-Sam,
se questo è vero tu potresti essere in pericolo.- Disse JJ
preoccupata.
-Non
è questo che mi preoccupa. Quando ho ricevuto queste foto ho
chiamato Jil prima a casa e poi sul cellulare. Erano entrambi
staccati. I genitori non la sentono da ieri e a casa sua vi erano
segni di lotta. Ho paura per lei, JJ, temo sia stata rapita per causa
mia. È la mia migliore amica. Non voglio perderla.-
-Ok,
Sam. Allora, quando un agente federale viene minacciato si apre
automaticamente un indagine federale e noi possiamo indagare.
Riunisco la squadra.-
-Grazie
JJ.-
-Di
nulla piccola. Aiuteremo te e la tua amica.-
Durante
tutto il tempo che Sam era stata in ufficio con JJ gli altri
osservavano da basso l'ufficio della ragazza, chiedendosi cosa stesse
succedendo. Dopo circa dieci minuti JJ scese da lì, seguita
da Sam e
gli disse che avevano un caso.
Quando
tutti furono riuniti, compresa Garcia, JJ prese a parlare.
-Abbiamo
un possibile rapimento di una ragazza e delle foto trovate a casa
della migliore amica con minacce verso quest'ultima.- Iniziò
JJ per
far inquadrare la situazione a tutti.
-Di
chi parliamo?- Chiese Derek serio.
-Di
me.- Rispose Sam, entrando al centro dell'attenzione di tutti che la
osservavano a bocca aperta.
-Cos?-
Stava chiedendo Emily, quando JJ fece comparire sullo schermo la
prima foto di Jil.
-Jillian
Todd. 22 anni. Studentessa di chimica all'Università di
Quantico.
Riteniamo sia stata rapita fra le 20 di ieri sera e le 8 di
stamattina. Come potete vedere nella foto è legata, seduta
su una
sedia. Sam è stata a casa sua e vi sono segni di lotta. I
genitori
non la sentono da ieri alle 20 e non sanno dove si possa trovare.
Dietro la sua foto vi era scritto “Adesso tocca a
lei”.
Nell'altra foto...- Disse JJ cliccando sul telecomando e facendo
sparire la foto di Jil per far comparire quella della vecchia Sam,
foto che lasciò gli altri ancora più sbalorditi e
si girarono tutti
verso la ragazza che però aveva lo sguardo fisso sullo
schermo, ma
non lo guardava in realtà. Era perso nel vuoto. Quando JJ si
interruppe Sam tornò alla realtà e
proseguì lei, rendendosi conto
che non doveva essere facile per l'amica ficcanasare nella sua vita.
-Nell'altra
foto ci sono io. È stata scattata fra i miei 17 e 19 anni.
Come
potete notare non ero una brava ragazza. Bevevo... Fumavo... E
frequentavo cattive compagnie. Dietro la mia foto vi era un'altra
frase che completava la precedente “Ma la prossima sarai
tu”.
Credo che qualcuno della mia vecchia vita abbia rapito Jil per
farmela pagare per essere uscita da quel giro e ha rapito lei
perché
mi ha aiutato a farlo.-
-Come
sapete poiché le minacce sono rivolte a un agente federale,
il caso
è di nostra competenza.- Riprese JJ, spaventata dal tono
atono che
aveva usato l'amica.
-Samantha,
hai detto che sei stata a casa sua e vi erano segni di lotta,
giusto?- chiese Rossi.
-Si.
Quando ho trovato le foto e i telefoni di Jil erano staccati sono
andata da lei. Ho un mazzo di chiavi di casa sua come lei lo ha della
mia. Sono entrata e il soggiorno era sottosopra. Ho controllato nelle
altre stanze ma non ho toccato nulla e quando ho visto che Jil sono
venuta qui-
-Morgan,
Reid, David, andate a casa di Jillian Todd. Noi cerchiamo di capire
chi possa essere l'S.I.- Disse Hotch, pensando che per la ragazza
sarebbe stato già abbastanza imbarazzante parlare di lei con
lui
presente, meglio se gli altri non ci fossero. Sam gli diede le chiavi
di casa di Jil con tanto di indirizzo e subito andarono a analizzare
la scena del crimine.
-Samantha,
ci dovrai raccontare tutta la tua vita da quando sono morti i tuoi a
quando ti sei trasferita qui nei minimi dettagli.- disse Hotch,
chiamandola per la prima volta per nome.
-Si,
certo. Quando ero piccola io e Jil abitavamo entrambe a Shippensburg,
in Pennsylvania. Una piccola cittadina vicina alla foresta di
Michaux, a 130 miglia da qui. Andavamo allo stesso liceo ed abitavamo
nello stesso quartiere. I miei genitori morirono il 28 luglio,
durante le vacanze, a causa di una rapina in banca. Quando loro se ne
andarono Jil mi stette vicino, nonostante frequentassi brutta gente.
Dai 17 ai 19 anni me la sono fatta con ragazzi più grandi,
intorno i
25. Principalmente ci ubriacavamo, fumavamo e...- Si fermò
un attimo
prendendo fiato, vergognandosi di se stessa e ringraziando che non ci
fosse Spencer, perché sarebbe stato molto più
difficile. -Avevamo
rapporti sessuali senza partner fisso. Alcuni rubavano e si
drogavano, io non lo facevo. Jil continuò a rimanermi
vicina,
nonostante fosse più piccola di me e gli altri la
trattassero male.
Pian piano mi ripulì da quella vita infernale che facevo.
Divenne un
pilastro per me e una sorella e, dopo averli mandati tutti al
diavolo, venni qui con lei e ci iscrivemmo assieme a Chimica. A molti
non andò bene questa cosa e cercarono di impedirmi di
andarmene.
Quando ci siamo trasferite per un certo periodo ho vissuto da lei che
già aveva comprato casa, mentre io la stavo ancora cercando.
Poi mi
sono trasferita a casa mia. Jil durante le vacanze va a trovare i
suoi, io invece non ci sono più tornata. Non so nemmeno come
abbiano
fatto a trovare casa mia, visto che il mio numero telefonico non si
trova sull'elenco e quelli con cui stavo non erano tanto esperti di
computer per potermi rintracciare.-
-Tu
hai avuto, minorenne, rapporti completi con ragazzi più
grandi?-
chiese Emily.
-Si...-
-Non
possiamo fare nulla per questo. Se erano consensuali non vi
è
violenza. Per di più il reato è caduto in
prescrizione.- disse JJ.
-E'
chiaro quindi che qualcuno di questi ragazzi con cui ti vedevi ha
rapito la tua amica e ha intenzione di farlo con te, per punirti del
fatto che te ne sei andata.- Disse Hotch.
-La
cosa che non capisco è come ci abbiano trovato. Jil
è l'unica di
tutta Shippensburg a sapere dove abito. Non l'ha detto nemmeno ai
suoi, anche se sanno che io e lei ci vediamo. Per di più
quando si
trasferì qui li pregò di non dare a nessuno le
sue informazioni
personali, proprio per evitare una cosa simile.-
-Stellina,
scusa, ma all'Università non avete dovuto lasciare un
recapito?- le
chiese Garcia.
-Si,
ma abbiamo lasciato quello di casa dei suoi a Shippensburg, per di
più nessuno sa che siamo iscritte a Chimica o solo
all'Università.
Abbiamo voluto evitare tutto questo di proposito.-
-In
qualche modo devono averle avute.- Disse Emily.
-Garcia,
vedi se trovi su internet qualsiasi informazione relativa al loro
attuale indirizzo.-
-Subito.-
Disse la donna prima di scomparire nel suo ''rifugio''.
-JJ,
tu e Samantha stilate una lista contenente tutti i nomi di coloro che
facevano parte di questa banda. Prentiss, io e te andiamo
all'Università.-
Derek,
Spencer e David erano arrivati a casa di Jil. Nessuno di loro
commentò quello che stava accadendo, si sentivano
già degli intrusi
nella vita della loro amica.
Entrarono
con le chiavi che gli aveva dato Sam. La prima cosa che osservarono
era la porta, sprovvista di spioncino.
-La
porta non è stata forzata, però la catenella
è spezzata.- Disse
Spencer.
-Secondo
me è andata così: lui ha bussato alla porta e lei
l'ha socchiusa,
con la catenella infilata, per vedere chi fosse. A quel punto il
nostro S.I. Ha dato una spallata alla porta per poter entrare.- disse
Derek.
-Vi
sono delle tracce di sangue, ma non è molto.-
notò Spencer.
-La
porta è stata aperta con violenza, è probabile
che, se Todd si
trovava dietro la porta, le abbia rotto il naso.- Disse David.
-Poi
deve aver lottato, non si è arresa subito. Il sangue porta
fino alla
camera da letto. Questa porta è stata forzata. Deve averla
stordita
e così l'ha rapita. Dobbiamo sapere da Sam dove Jillian
teneva le
chiavi del suo appartamento.- Disse Derek, componendo il numero
dell'amica.
-Derek?-
-Sam,
sai per caso dove teneva le chiavi di casa tua Jillian?-
-Si...
Nel cassetto del comodino. Vi è un portachiavi a forma di
orsetto di
pezza.-
-Nel
cassetto del comodino... Si, ci sono. Grazie, a dopo.- Poi il ragazzo
attaccò.
-Che
ti ha detto Derek?- le chiese JJ.
-Mi
ha chiesto dove Jil teneva le chiavi di casa mia.-
-Le
ha trovate?-
-Si.
Ma è strano, non credi? Sapeva dove abitavo, se le avesse
prese
sarebbe potuto entrare senza che me ne accorgessi e...-
-Non
ci pensare, adesso completiamo questa lista.-
Rimasero
per un'ora circa a scrivere nomi di uomini che Sam aveva conosciuto e
frequentato in quel periodo. Ne spuntavano almeno una ventina.
Poi
tornarono gli altri.
-Hotch,
abbiamo una lista.- disse JJ.
-Bene.-
-All'Università?-
chiese Rossi.
-I
professori le descrivono come due ragazze studiose e attente alle
lezioni. Alcuni ragazzi ci hanno detto che spesso vi fermavate a
studiare in libreria.- Disse Emily guardando Sam che annuì.
-Ah,
il professor Ford vi detesta.-
-Lo
so.- Disse Sam accennando un sorriso.
-A
casa Todd?- chiese Hotch agli altri.
-L'S.I.
Ha sfondato la porta, tenuta da una catenella. La porta aperta con
violenza deve aver sbattuto contro il naso di Todd e, forse, le ha
rotto il naso.- Disse Spencer.
-Poi
devono aver lottato, il che spiega la confusione in salotto. Todd
è
scappata in camera sua e ha chiuso a chiave. La porta è
stata
sfondata e l'S.I. Deve averla stordita e poi legata e rapita. La
sedia che si vede nella foto era in piedi in mezzo al salotto.-
Continuò Derek.
-Rispetto
alla foto nulla è stato cambiato. Il fatto curioso, Hotch,
è che le
chiavi di casa di Sam erano nel cassetto della camera da letto. Non
sono state portate via.- Disse David.
-Se
l'S.I. Le avesse prese avrebbe potuto entrare in casa di Sam
tranquillamente.- Disse Emily. A quel punto entrò Garcia di
corsa.
-So
come hanno saputo dove abitano Jillian e Sam.-
-Come?-
-Su
facebook.- Hotch si girò verso Sam, furioso
perché non glielo aveva
detto subito.
-Tesoro,
non è possibile. Né io né Jil siamo
iscritte a facebook. Non
abbiamo nemmeno la connessione internet a casa...-
-Bè,
però su facebook ci siete, e non solo. Avete più
di un migliaio di
fan.- Disse Garcia collegandosi al pc e mostrando sullo schermo
facebook. Accedé dal suo profilo a una pagina
“Quelli che adorano
Jil e Sam”. Sam spalancò gli occhi a quella vista,
era incredula e
allibita. Vi era, come foto principale, una scattata da lontano di
lei e Jil sedute al bar dell'Università con i
caffè in mano. Erano
così spensierate... Ve ne erano molte altre, tutte scattate
da
lontano e in luoghi pubblici. Nella descrizione vi erano anche gli
indirizzi delle due giovani con i loro orari
dell'Università. La
pagina era pubblica e quindi visibile a tutti. Vi erano esattamente
1.629 fan.
-Però...-
Commentò JJ.
-E
io che ho meno di 300 amici...- Disse Emily.
-Garcia,
puoi scoprire chi ha creato la pagina?-
-Ho
fatto di meglio. Ho scoperto da che luogo è stata aggiunta
l'ultima
foto. Edificio B degli appartamenti per studenti. Stanza 48.-
-Andiamo
io e Prentiss.- Disse Derek. Loro si avviarono.
-Garcia,
cerca questi nomi nel database. Samantha, vai con lei. Potresti
ricordare qualcosa.-
-Certo
Hotch.- disse Garcia. Sam rivolse uno sguardo che chiedeva perdono a
Spencer e poi se ne andò con l'amica.
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Capitolo 8 *** VIII capitolo ***
Ed
ecco l'ottavo e (forse)
penultimo capitolo... Spero
vi piaccia anche questo e vi ringrazio per leggere la mia storia,
anche senza recensirla o metterla in qualche categoria. In
più
ringrazio
bulmettina,
caso e niki1909
per
averla messa fra i preferiti
fange69
e herm83 e mikared1987 per
averla messa fra le
seguite
Un
bacio a domani!!!
Anzi...
Adesso vi spiego il mio dilemma, così mi aiutate a
risolverlo.
Quando
ho iniziato a pubblicare questa storia doveva finire con il 9°
capitolo, poi però ho continuato a vedere C.M. E mi sono
venute
altre idee, così l'ho continuata. Adesso però ho
visto X-Men a
cinema e mi sono tanto innamorata di James McAvoy che mi è
venuta
una incredibile voglia e ispirazione per una fanfic sull'argomento.
Non ho ancora iniziato a scriverla perchè non ho concluso
questa,
però mi risulta difficile concentrarmi qui quando penso a
James...
Quindi adesso ci sono tre possibilità e sarete voi ad
aiutarmi a
scegliere.
I-
Finisco di scrivere questa ff, non protraendola troppo oltre [ho
già
scritto altri 5 capitoli con altri casi], finisco questo caso, parlo
di cosa succederà a Sam e stop.
II-
Finisco questa storia col 9 capitolo. Poi posso in futuro A-
continuarla con i nuovi capitoli o B- lasciarla così.
In
pratica: la continuo, mi interrompo (a tempo indeterminato) o mi fermo?
Lascio
a voi la scelta, ma la risposta definitiva datemela col prossimo
capitolo. Magari vi piace come finisce e tutto si risolve. Un
bacione!!!
Sam
e Garcia si misero subito all'opera. Cercarono tutti i nomi di quella
lista. Un paio erano finiti in galera, altri avevano cambiato vita.
C'era qualcuno che era rimasto lì. La maggior parte aveva
precedenti
penali: furto, rapina, spaccio, atti osceni in luogo pubblico...
Mentre
loro lavoravano al pc Emily e Derek arrestarono due ragazzi, compagni
di stanza. Questi avevano incontrato le due ragazze in biblioteca e
ne erano rimasti ossessionati, arrivando persino a seguirle. Non
sapevano che con il loro atteggiamento le avevano messe in pericolo,
ma erano in arresto per stalking.
Poi,
mentre Garcia digitava dei nomi al pc, a Sam si accese una lampadina.
-Vess...-
Mormorò Sam.
-Come
hai detto ,stella?-
-Vess.
Ecco chi è stato. È l'unico pazzo che potrebbe
fare una cosa
simile. Garcia, puoi cercare notizie di un certo Jack Stone?-
-Subito
piccola. Jack Stone... Nato a Shippensburg il 17 marzo del 1977, era
un venerdì. Figlio unico. Atti osceni in luogo pubblico,
spaccio,
detenzione illegale di armi, furto e rovina di monumenti. Un ragazzo
per bene, insomma. Ha smesso improvvisamente nel 2004. Adesso fa il
muratore. Questo è il suo indirizzo.-
-Sei
un genio Garcia. Adesso puoi vedere se trovi qualcosa su Tom Willson
e Jim Hanger?-
-Un
secondo... Tom Willson. Scomparso tre mesi fa. Jim Hanger, scomparso
un mese fa.-
-Penso
di sapere cosa sta succedendo.-
Le
due si recarono dagli altri, che erano appena stati informati da
Derek e Emily dei due stalker. JJ, Hotch, Rossi e Spencer invece
stavano stilando il profilo dell'S.I. Quando le videro arrivare Hotch
chiese a Garcia di eliminare quella pagina di facebook. Ovviamente le
informazioni erano state passate e sarebbero rimaste su internet per
sempre, ma almeno sarebbe stato più difficile trovarle.
-Sam,
abbiamo saputo chi è stato a aprire quella pagina. Due
studenti, si
chiamano Nick e Danny...- disse Emily, che però venne
fermata da
Sam.
-La
prossima volta che li vedo mi ricorderò di ringraziarli per
i casini
in cui ci hanno messo. Penso di aver scoperto chi è stato.
Jack
Stone, vive a Shippensburg. Era uno dei più importanti del
gruppo.
Si faceva chiamare Vess, in onore del serial killer...-
-Del
libro Intensity, di Koontz... Era un poliziotto psicopatico, killer e
stupratore. Diceva di seguire la sua natura di rettile. Alla fine del
libro la protagonista lo uccide.- Concluse,ovviamente, Reid.
-Io
ero la sua Ariel.- Mormorò Sam. Gli altri si voltarono verso
Reid,
visto che non avevano letto il libro non potevano sapere di cosa
stesse parlando Sam.
-La
sua ossessione.- Tradusse il ragazzo.
-Stone
e io eravamo i più in vista del gruppo, i più
importanti, e lui mi
considerava al di sopra di tutti gli altri. Quando iniziai una
relazione con lui gli altri non mi poterono più toccare, e
non si
azzardavano nemmeno a toccare Jil, che spesso mi veniva a prendere
con la forza, su mio ordine. Dopo che lasciai il gruppo, cercai per
un mese circa di rimanere lì, almeno per le vacanze e poter
mettere
tutte le cose a posto, ma lui non si rassegnava. Mi seguiva ovunque,
da solo o in compagnia, ma il più delle volte da solo. Mi
minacciava
e sperava che spaventandomi io sarei tornata da lui, dagli altri.
Quando non ce la feci più io e Jil chiedemmo aiuto a due
suoi amici,
Tom Willson e Jim Hanger, che mi sopportavano e mi trovavano
simpatica, al contrario del resto della gente. Erano due giocatori di
football, quindi potete immaginare il loro fisico. Una sera andammo
dal gruppo e Tom e Jim picchiarono alcuni ragazzi che cercarono di...
toccarmi, e minacciarono Stone. Da quel momento mi lasciò
stare.
Penso che sia stato lui perché Tom e Jim sono scomparsi,
come Jil. E
l'unico che poteva avercela con noi quattro era lui.-
-Dove
abita questo Stone?- chiese Hotch.
-Abita
ancora a Shippensburg. Ho l'indirizzo. Fa il muratore.-
-Bene.
Ormai è tardi e per andare a Shippensburg ci impiegheremo
circa 3
ore. Domani mattina andiamo lì e parliamo con questo Stone.
Stasera
però, Samantha, è meglio che stasera non stai da
sola.-
-Hotch,
posso stare con lei.- Disse Derek.
-Bene.
Ci vediamo domani alle 7. Adesso andare a casa.-
Sam
guardò l'orologio e notò che erano già
le 9 di sera. Il tempo era
volato e lei non ne se era accorta. Salutò tutti e in
particolar
modo ringraziò JJ e Garcia per l'aiuto che le avevano dato.
Poi andò
da Spencer.
-Mi
dispiace che tu sia incappato in tutto questo. Non avrei mai... Se
solo potessi tornare indietro...- Iniziò a balbettare Sam,
senza
sapere bene cosa dire.
-Ehi,
tranquilla. Questo non cambia nulla.-
-Grazie
Spencer!- Lo abbracciò e gli sorrise. Lui era molto
imbarazzato,
infatti teneva le braccia lungo il corpo. Sam si staccò
subito e si
avviò verso l'ascensore. Morgan si avvicinò al
giovane e gli poggiò
una mano sulla spalla.
-La
proteggo io ragazzino. Tranquillo.- disse Derek, essendo l'unico a
sapere cosa stava passando Reid, oltre che l'amica.
-Grazie.-
Sam
e Derek entrarono in ascensore, poi, con la macchina di lui, si
recarono a casa della ragazza.
Sam
aprì la porta di casa. Una volta entrati richiuse la porta a
chiave
in fretta, poi si appoggiò alla porta e sospirò.
Temeva davvero che
mentre entravano qualcuno li assalisse alle spalle.
-Derek,
hai fame? Ho degli hamburger in frigo.-
-Si,
grazie Sam. Tu non mangi?-
-No,
non ho un grande appetito...-
-Ti
capisco. Ma non ti preoccupare, ci sono qua io.-
-Sono
contenta che tu sia qui.-
-Dimmi
la verità, non avresti preferito che ci fosse Reid?-
-Hmmm...
A dire il vero no. Questa situazione è abbastanza strana e
pesante,
per di più ci saremmo distratti molto in fretta.-
Buttò lì, senza
rendersi subito conto di che cosa aveva detto.
-E
bravo il ragazzino!- Disse Derek facendo arrossire Sam fino alla
punta dei capelli.
-Non
è come pensi!- Balbettò la ragazza.
-Spero
di si invece.- le rispose facendole un occhiolino.
Dopo
cena Sam prese un cuscino e una coperta per il ragazzo che avrebbe
dormito sul divano in salotto, in modo che avrebbe potuto sentire
qualsiasi rumore. Stava entrando con i cuscini in mano quando i due
videro il pomello della porta d'ingresso muoversi e, dopo pochi
secondi un foglio scivolare sotto lo stipite e dei passi correre
verso le scale. Derek aprì la porta e corse dietro l'S.I.,
che però
partì a bordo di un furgoncino bianco con la targa della
Pennsylvania. Derek non riuscì a leggere tutta la targa, ma
sia lui
che Sam concordarono che iniziava con VGY, e la cosa poteva bastare,
avendo un sospetto ed essendo Garcia una maga del pc. Il foglio era
in realtà una foto di lei, Morgan e Reid in macchina. Doveva
essere
stata scattata qualche tempo addietro, e sul retro stava scritto
“I
tuoi amici non possono aiutarti. Presto toccherà a
te.” Derek
osservò l'amica, pensando fosse molto spaventata, ma invece
era
calma, e infatti borbottò fra se e se una cosa simile a
“Questo
perché non li conosci”, che gli causò
un sorriso.
-Com'è
possibile che Stone fosse qui? Non può aver
già... Finito con Jil.
Non è tipico di chi medita vendetta per tanti anni. E non si
spiegherebbe nemmeno perché aspetta tanto fra un rapimento e
un
altro.-
-E'
possibile che abbia lasciato la tua amica legata in qualche posto e
sia venuto qui?!-
-Sarebbe
strano... E' proprio l'errore che fa Vess nel libro. Lascia la
protagonista legata in casa sua e questa riesce a liberarsi e a
ucciderlo.-
-Allora
non è tanto strano. Potrebbe averlo fatto proprio per
questo...-
-Per
rivivere passo passo il comportamento di Vess...-
-Esatto.
E se così fosse Jil sarebbe ancora viva.-
-Ma
chissà per quanto ancora...-
La
mattina dopo alle 7 erano già tutti alla sede. Derek e Sam
diedero a
Garcia le notizie riguardanti il furgoncino. Poi con con due auto
partirono per Shippensburg, diretti da Vess. Sam in macchina con
Hotch, Rossi e JJ, nell'altra Spencer, Derek e Emily. In entrambe le
macchine si discuteva del caso. Dopo circa un'ora il cellulare di Sam
squillò. Lesse che era Garcia e mise il vivavoce.
-Tesoro,
dimmi tutto.-
-Allora,
la macchina di Jack Stone è un furgoncino bianco della
Forda, targa
della Pennsylvania VGY8410.-
-Grazie
Garcia, sei unica.-
Arrivarono
in città alle 9 e mezza circa. Si stavano dirigendo a casa
di Stone
quando lo sceriffo, insospettitasi a causa delle loro auto, li
fermò.
-Patente
e libretto.- Disse la donna a Hotch.
-Siamo
agenti federali.- Rispose indicando sé e gli altri. La donna
li
osservò e quando incontrò il volto di Sam, si
sbalordì.
-Samantha
Miller? Sei tu?-
-Si...-
Rispose Sam alzando un sopracciglio.
-Non
ci posso credere. Sono almeno 5 anni che non ti si vede qui in giro.
Sono Jenny Silver.-
-Certo!
Mi ricordo di te!-
-Sei
un agente federale? Posso sapere cosa ci fa l'FBI in questa piccola
cittadina?-
-Stiamo
cercando Jack Stone... E' sospettato di rapimento e omicidio. Siamo
diretti a casa sua.-
-Se
è così a casa difficilmente lo troverete. Adesso
è a lavoro, nei
pressi dell'Università. Se volete vi posso portare io.-
-Grazie
Jenny.- A Sam era sempre stata simpatica quella giovane donna, con un
carattere da maschiaccio, che lavorava per l'ufficio dello sceriffo.
La donna li condusse in un cantiere, stavano costruendo un nuovo
edificio universitario. Scesi dall'auto si avvicinarono a un uomo.
-Ian,
Vess è qui?-
-Si,
è laggiù.- Disse quello, indicando un gruppo di
persone poco
lontane prima di tornare a lavoro.
-Stone,
vieni qui.- Disse lo sceriffo Silver all'uomo che si
avvicinò. Sam
era seminascosta da Morgan e Rossi.
-Che
vuoi Jenny? Non ho fatto nulla...- Derek si avvicinò
all'uomo.
-Jack
Stone, sei in arresto per il rapimento di Jillian Todd.- Lo
ammanettò
e lo condusse verso la macchina. Poi questo vide Sam e
ghignò.
-Ariel...-
-Vess-
Questo
output è stato scritto nel bel mezzo della storia... Parlo
io, cioè
l'autrice.
-Ragazzi,
mi faccio paura da sola. Ho scelto come luogo di nascita del mio
nuovo personaggio Shippensburg e ho dato a un altro personaggio il
nome di Vess perché ieri ho finito di leggere il libro. Vado
a
aprire la pagina di Wikipedia di Dean Koontz per cercare altri libri
gialli e vedo che si è laureato nell'università
di Shippensburg.
Mi sono spaventata. Non l'ho minimamente fatto a posta. Ho cercato
questa cittadina su Google Maps. Devo avere poteri paranormali... A
voi è mai capitata una cosa simile? Baci al prossimo
capitolo.-
|
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Capitolo 9 *** IX capitolo ***
Oh,
eccomi qui! Dunque, spero che questa conclusione della storia vi
piaccia. Comunque volevo informarvi che ieri mi sono messa e ho
concluso la storia. Adesso se vi piace questo finale la lascio
così,
altrimenti la continuo, ok? Fatemi sapere che ne pensate.
Ringrazio
tutti voi che leggete e in particolare ringrazio
bulmettina
e
caso e
niki1909 per averla
messa fra i preferiti
fange69
e herm83 e mikared1987 per
averla messa fra le
seguite
Un
bacio grande e fatemi sapere!!!!!
Era
in sala interrogatori da solo quando entrarono Reid e Derek.
-Hai
il diritto di rimanere in silenzio, qualunque cosa dirai
potrà
essere usata contro di te. Hai diritto a un avvocato, se non ne hai
uno o non puoi permettertelo te ne sarà assegnato uno
d'ufficio...-
Derek gli lesse i suoi diritti.
-Hai
capito quali sono?-
-Li
ho capiti, agente. Non voglio un avvocato e parlerò, ma solo
se le
domande sarà Ariel a farmele.-
-Lei
non si chiama Ariel, si chiama Samantha e non è un
personaggio di un
libro. È una persona vera.- Disse Derek avvicinando il suo
viso
furioso a quello dell'uomo, che lo guardò e non disse una
parola. Da
dietro il vetro intanto gli altri osservavano.
-Hotch,
ce la posso fare. Dobbiamo sapere dov'è Jil. Non
c'è tempo.-
-Va
bene. Vai.-
Mentre
Derek e Spencer gli facevano delle domande a cui Stone non
rispondeva, Sam entrò nella stanza. Si sedette sulla sedia
di fronte
a lui, che Spencer e Derek avevano lasciato libera e si
estraniò dal
resto del mondo.
-Sono
qui. Parla.-
-Ariel...
Sei rimasta uguale dopo tutti questi anni... Anche da qui riesco a
sentire il tuo profumo...- le disse facendo scorrere sulla ragazza il
suo sguardo lascivo, che infastidì parecchio Reid.
-Ti
sbagli, Vess. Sono cambiata. Non sono più la stessa ragazza
che
conoscevi. Ho abbandonato quella vita.-
-Vedo...
Adesso sei un agente federale...- Poi prendendo un tono serio,
continuò.
-Io
non ho fatto nulla.-
-Non
mentirmi. Hai rapito Tom Willson, Jim Hanger e Jillian Todd. Lei meno
di 48 ore fa. Dov'è?-
-Ti
sbagli. Io non vedo Todd da un anno quasi e Willson e Hanger ancora
di più.-
-Sei
un bugiardo! Loro hanno cercato di aiutarmi a rifarmi una vita! Ti
hanno tolto la tua bambolina dalle mani e adesso stai cercando di
vendicarti! Guarda queste.- Disse mostrandogli le due foto che aveva
ricevuto a casa e la terza che la vedeva con Spencer e Derek.
-Guarda
Jil! Leggi cosa c'è scritto: “Adesso tocca a lei
ma la prossima
sarai tu.” Dopo esserti vendicato di loro volevi prendertela
con
me! Colei che ti aveva abbandonato, non è vero?-
-Calma
Ariel, calma. Ti stai sbagliando. Anche io ho ricevuto una foto con
un messaggio. Diceva “Tra non molto tocca a te.”
Pensavo fosse
uno scherzo. Non l'ho presa sul serio. Per di più ogni
giorno alle
12 in punto qualcuno mi lascia un messaggio fuori casa, vicino la
porta sul retro. Bussa e se ne va. Lo so perché durante il
pranzo
torno a casa.-
-Abbiamo
visto il tuo furgoncino andarsene da casa mia. Cosa ci facevi a 130
miglia da casa? Una passeggiata?-
-Il
mio furgoncino? Non lo tengo più. L'ho regalato a Ben, mio
cugino.-
-Ben?-
Disse Sam più a sé stessa che agli altri. Poi
guardò la foto che
la raffigurava. Dietro il muretto, assieme a altri ragazzi, si vedeva
bene il viso di Ben. Comprese il suo madornale errore e uscì
di
fretta dalla stanza.
-Hotch,
non è lui. È Ben Stone. Il cugino. Gli sono
sempre piaciuta, ma non
ho mai accettato di stare con lui. Tra meno di un quarto d'ora
lascerà un messaggio a casa di Jack.-
-Andiamo.-
Salirono in macchina e corsero a tavoletta verso casa di Stone.
Quando arrivarono videro una persona che andava sul retro della casa.
Indossava un cappuccio che impediva di essere vista. Sam si
avvicinò
per prima e la stese, troppo facilmente. Tolse il cappuccio e vide
che davanti a lei non c'era Ben Stone, ma Alisha Carlson.
-Dovevo
immaginarlo. Dov'è Ben? Dove avete portato Jil?-
-Sei
arrivata tardi, stronzetta. La tua amica sta per fare una brutta
fine. Il sangue schizzerà sulle pareti, le sue grida non
verranno
sentite da nessuno e tu non puoi fare nulla.- Al contrario di quanto
si potevano aspettare gli altri però Sam sorrise.
-Grazie.
Adesso so dove si trova.- La ammanettò e la
lasciò a un poliziotto
che li aveva accompagnati, mentre questa gridava un
“No!” che
racchiudeva rabbia e disperazione.
Sam
salì al volante di un auto. Lei era l'unica a conoscere la
strada.
Sarebbero arrivati prima se avesse guidato lei. Gli altri la
seguirono, e anche lo sceriffo e dei poliziotti. Sam guidava davvero
veloce, diretta verso il confine occidentale della foresta di
Michaux, poco più a nord dell'aeroporto.
-Sono
in un capannone abbandonato. Quando stavo con loro ci andavamo per
ubriacarci quando era inverno. Avrei dovuto pensarci prima.- Disse a
Emily, David e Derek, mentre correva per le strade che l'avrebbero
condotta dalla sua amica.
Quando
arrivarono al confine con la foresta Sam fermò l'auto,
spense il
motore e scese correndo. Gli altri la seguivano, anche se erano poco
distanti. Corse per circa 600 metri nella Foresta quando
arrivò al
capannone.
-Ha
due accessi, uno sul lato meridionale e uno settentrionale. Immagino
che le porte siano aperte.-
-Ok,
dividiamoci. Morgan, Samantha, Reid e David a sud, noi andremo a
nord.- Disse Hotch.
Morgan
aprì la porta e Sam entrò, pistola puntata,
seguita da i tre amici.
Fortunatamente Jil era viva. Legata e imbavagliata su una sedia.
Parecchio sangue la ricopriva. Doveva essere stata torturata. Ben
Stone era in piedi, affianco a lei. La pistola che aveva in mano
premuta contro la tempia della ragazza.
-Getta
l'arma, Stone. Gettala!- Gridò David, ma lui non l'aveva
minimamente
ascoltato. Teneva lo sguardo fisso su Sam.
-Samantha.-
Mormorò il giovane meravigliato. Probabilmente si aspettava
di
vedere Alisha.
-Getta
l'arma Ben. Nessuno più si deve fare del male.-
-Tu
te ne sei andata! Per colpa sua! Sua e di quei due stronzi che
l'hanno accompagnata! Ma a loro ci ho già pensato. Io ti
amavo Sam e
loro ti hanno allontanata da me! E tu mi hai lasciato senza opporti!
Dovete pagare tutti!-
-Lurido
stronzo. Certo che me ne sono andata! Chi voleva stare con te?! Un
ragazzino senza palle, che non era nemmeno in grado di avere a che
fare una donna. Te la sei sempre presa con persone indifese!
È per
questo che non mi sono mai avvicinata a te.- Iniziò a dire
Sam,
deridendolo.
-Smettila!-
L'uomo continuava a tenere la pistola puntata contro la ragazza. Era
sotto mira, ma la pistola era automatica. Se avessero sparato sarebbe
potuto partire un colpo.
-Guardati...
Sei un poppante! Non sei nemmeno un uomo. Sei un essere informe che
non è nemmeno capace di prendersela con la donna che l'ha
fatto
soffrire. Senza palle! È per questo che sono stata con tutti
tranne
che con te! Perché non ti si sarebbe nemmeno alzato!-
-Zitta
troia!- Sam l'aveva fatto incazzare, e così lui
sbagliò. Girò il
braccio puntando la canna verso di lei. Probabilmente era pronto a
sparare, quando si sentirono degli spari che provenivano dalle
pistole di Hotch, Emily, Derek e David e lui cadde a terra, morto.
Sam ripose l'arma in fondina e corse verso la sua migliore amica che
teneva gli occhi serrati per la paura. Stava piangendo.
-Jil!
Apri gli occhi. Ci sono io qui.- Disse Sam togliendole la benda dalla
bocca e slegandola.
-Sam!-
Disse la ragazza continuando a piangere mentre l'amica la
abbracciava.
-È
tutto finito, cucciola. È tutto finito.-
Erano
in ospedale. Jil era stata portata lì dall'ambulanza e Sam
era
rimasta con lei. Sepolti sul retro del capanno avevano trovato i
corpi di Tom Willson e Jim Hanger. Quando arrivarono trovarono Sam
seduta in sala d'attesa. Quando li vide si avvicinò e
abbracciò
David.
-Come
sta?- Chiese JJ.
-La
stanno operando. Aveva una gamba fratturata in tre punti.
Dovrà
stare un paio di giorni sotto osservazione, ma si
riprenderà. Tom e
Jim?-
-Li
avevano seppelliti vicino il capannone. Mi dispiace.- Disse Hotch.
Sam si girò dall'altra parte, distrutta.
-E'
giusto che loro siano morti per un mio errore mentre io sia ancora
qui, illesa?- Chiese Sam a se stessa, a mezza voce, sentita
però da
tutti. Spencer si sentiva male quanto lei a vederla così.
-Ehi.-
Disse Derek poggiandole una mano sulla spalla e facendola girare.
-Sam,
non è colpa tua quello che è successo. La colpa
è di coloro che
compiono queste azioni, non nostra. L'unica cosa che possiamo fare
noi è impedirgli di farlo ancora.- Le disse David, facendola
sorridere, anche se era un sorriso amaro quello che le spuntava sul
volto.
-Samantha,
resta con la tua amica. Hai tre giorni di permesso.- Le disse Hotch.
Loro sarebbero dovuti tornare a casa, ma lei poteva restare
lì.
C'erano tante cose da fare. Lei li salutò uno a uno,
ringraziandoli
cento, mille volte, per averla aiutata e esserle stati vicino. Poi
quando loro se ne stavano andando Derek fermò Spencer.
-Ragazzino,
ti aspettiamo. Vai a salutarla come si deve.- Spencer lo
guardò e si
voltò, tornando da Sam.
-Spencer,
cosa...?- Lui le prese il volto fra le mani e la baciò con
passione.
-Quello
che è successo non cambia nulla fra noi.- Disse ripetendo le
parole
che le aveva detto appena un giorno prima.
-Ti
amo, Spencer Reid.- Disse Sam, mentre le loro fronti si toccavano e
il loro respiri si mescolavano.
-Anche
io ti amo, Sam.-
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Capitolo 10 *** X capitolo ***
Ok,
alla fine ho deciso di finire di pubblicarla =) Grazie sempre per
seguirmi e grazie soprattutto a
bulmettina
e
caso e
niki1909 per averla
messa fra i preferiti
fange69
e herm83 e mikared1987 e
Luna Viola per
averla messa fra le seguite
e
a caso e Luna Viola che mi
hanno spinto a continuare.
Un
bacio e buona lettura!!!
In
quei giorni Sam fu parecchio impegnata. Stare con l'amica,
organizzare i funerali dei due amici morti, e in primis, fare pace
con se stessa. Durante le notti non la smetteva di pensare alla sua
vita, al suo passato, a ciò che stava vivendo... Cosa
sarebbe
successo se i genitori non fossero stati uccisi? Avrebbe avuto a che
fare ugualmente con Vess e gli altri? Sarebbe stata la stessa ragazza
di adesso? Avrebbe tentato di entrare alla BAU? Avrebbe conosciuto
Spencer e gli altri? Tom e Jim adesso sarebbero ancora vivi?
Questi
pensieri la tormentavano, e anche se quando era circondata dalle
altre persone faceva finta di stare bene, bene non lo stava per
nulla, e di questo se ne accorsero anche gli amici, pur non potendola
vedere... E tutto per il semplice fatto che non aveva chiamato
nemmeno una volta.
-Le
passerà, tesoro, stai tranquillo.- Disse due giorni dopo
Garcia a
Spencer, vedendolo pensieroso.
Sam
passò quei tre giorni con Jil. La sua migliore amica era
dura come
il diamante.
-E
così ho dovuto essere rapita prima di poterti vedere con
distintivo
e pistola e conoscere i tuoi colleghi. Dimmi, ma per caso era un tuo
piano architettato a questo scopo?- Le chiese due giorni dopo
l'amica.
-Dai
scema, come fai a dire così? Io avrei fatto le cose in
grande
stile.- Rispose scherzando Sam. Entrambe risero piano, poi Jil si
fermò e la guardò seria.
-Sam,
so che non stai bene. Lo vedo dai tuoi occhi... Non sorridono
più
come prima, e lo sai che io amo i tuoi occhi perché...-
-Sono
dotati di vita loro. Si, lo so.- Completò Sam.
-Cucciola,
tu non potevi fare nulla. Non è stata colpa tua, ma di quei
due
pazzi. Non ti prendere colpe che non esistono. Tu sei un angelo e io
sono fiera di essere tua amica. Adesso torna più in forma di
prima e
sbattine dentro tanti altri.-
-Sai,
è la stessa cosa che mi ha detto David... Rossi.-
-Deve
essere in gamba questo David.-
-Uno
dei migliori.-
-Era
uno di quelli che ha sparato?-
-Si,
quello con la barba, il più “anziano”
della squadra.-
-Però,
li porta bene gli anni...- Scherzò Jil, alzando e abbassando
le
sopracciglia ritmicamente e facendo uno strano sorriso. Sam a quella
vista scoppiò a ridere.
-Jil,
ti prego, non fare mai più quello sguardo! Sei inquietante!-
Disse
in mezzo alle risate.
-Quale
sguardo? Questo?- Continuò imperterrita l'amica, felice di
vedere
Sam ridere.
-Ti
prego, basta! Mi fa male la pancia dalle risate!-
-Se
fare la finta maniaca è il prezzo per vederti ridere
così sono
disposta a pagarlo.- Sam l'abbracciò stretta.
-Sei
un tesoro Jil. Il mio tesssoro.- Disse imitando Gollum. D'altronde
non era giusto che ridesse solo lei.
-Amore,
dimmi un po', Spencer chi era? Chi è il cavaliere senza
macchia e
senza paura che ha rubato il cuore della mia principessa? Dimmelo,
così lo potrò sfidare per la tua mano...- Fece
Jil, imitando la
voce di un uomo e tendendo il braccio, sentendo un leggero dolore a
un fianco, visto che aveva una contusione alle costole. Se non si
comportavano così non erano loro stesse.
-Spencer?
Il più giovane... Quello con i capelli lunghi...-
-Ah!
Si! Ho capito! Sembra carino... Per adesso approvo. Comunque molto
carino anche l'altro... Quello palestrato, capelli rasati...-
-Oh,
Derek! Si, è un tesoro... Jil, tesoro, adesso cosa farai?-
-Credo
che resterò un po' qui dai miei. Ora che tutto questo
è passato
voglio stare un po' con loro, e poi mi sarebbe difficile stare a casa
da sola con il gesso a una gamba... Non sarà male essere
coccolata
per un po' di tempo.-
-Però
poi per un po' starai da me, e non si accettano rifiuti... Pensi che
riusciremo a andare lo stesso al centro benessere assieme?-
-Scherzi?
Non ci sarà gesso, fasciatura o gamba che tenga! Amore, tu
quando
parti?-
-Domani
sera, prendo l'aereo alle 19. Dovrei arrivare a casa in 30 minuti,
fico vero?-
-Amore,
quando arrivi, non tenere le distanze da Spencer. Se è
davvero come
me lo hai descritto ti vorrà stare vicino...-
-Non
ti preoccupare. Non potrei mai dopo che mi ha detto che mi ama.-
-Che
cosa?- Gridò Jil con quanto fiato aveva in corpo, facendo
saltare
Sam dalla sedia.
-E
tu non mi hai ancora detto nulla? Raccontami tutto,
nei minimi
particolari.-
Bé,
questa era Jil... Era fatta così, non ci poteva fare nulla,
ma
l'adorava per questo.
Il
giorno dopo Sam si avviò all'aeroporto accompagnata dallo
sceriffo
in persona. Non erano amiche, ma potevano diventarlo, specie adesso
che non aveva più motivo di stare lontano dal suo paese
natale...
Sarebbe potuta andare qualche volta, magari a trovare i genitori di
Jil, che erano sempre tanto buoni con lei o a salutare i suoi al
cimitero. Stava aspettando seduta che l'aereo si riempisse quando
ricevette una telefonata da JJ.
-Sam,
ciao, dove sei?-
-Ciao
JJ, sono in aereo, siamo per decollare, perché?-
-Abbiamo
un caso, dobbiamo partire per Olimpia.-
-Vengo
con voi.-
-Lo
immaginavo. Ti aggiorniamo a bordo. Ci vediamo all'aeroporto fra
mezz'ora.-
-Scusi
signorina, deve spegnere il telefono. Stiamo decollando.- La
informò
una hostess.
-Perfetto,
a tra poco.- E spense il cellulare, ringraziando di aver scelto quel
volo, di aver comprato dei vestiti a Shippensburg e di non aver
imbarcato il bagaglio, altrimenti altro che mezz'ora ci sarebbe
voluta.
Arrivò
all'aeroporto esattamente 24 minuti dopo che aveva spento il
cellulare. Prima di scendere dall'aereo chiese all'hostess se c'era
un modo veloce di raggiungere il jet, senza dover fare tutto il giro.
Le disse che purtroppo doveva entrare nell'aeroporto e uscire al
terminal 4, circa 600 metri dopo. Gambe in spalla, Sam fece una corsa
attraverso tutto l'aeroporto, con lo zaino che le sbatteva contro la
schiena a ritmo di corsa. Per fortuna che a quell'ora non c'era quasi
nessuno in aeroporto, altrimenti avrebbe sicuro travolto qualcuno.
Era quasi arrivata al terminal 4, infatti vedeva già gli
amici che
mostrava i tesserini alla donna all'uscita, quando non notò
che il
pavimento era appena stato lavato e prese una scivolata incredibile,
manco fosse stata un calciatore che cerca di segnare. Se gli altri
fossero stati dei personaggi dei fumetti, sarebbero stati disegnati
senza ombra di dubbio con dei mega-goccioloni ai lati della testa.
Emily si stava sforzando in tutti i modi di non scoppiare a ridere.
Quando la sua corsa si fermò David e Derek le offrirono una
mano
ciascuno e la tirarono su.
-Piccola,
capisco che ti siamo mancati, ma non ti sembra di esagerare?- Fece
Derek sorridendo. Sam era parecchio imbarazzata, si portò
una mano
dietro la testa e chiese scusa. Poi mostrò il tesserino alla
donna
che la guardava allucinata e si imbarcò sul jet.
-Posso
sapere cosa ci porta a Olimpia? Mi sento un po' fuori dal mondo...-
Disse Sam, dopo aver salutato tutti come si deve.
-C'è
stata una serie di rapimenti, cominciata 9 mesi fa. Quattro donne in
tutto...- Disse JJ, prendendo un po' di fiato. -Bionde, occhi
azzurri, poco più di vent'anni.- Sam non reagì.
Non poteva
attaccarsi a tutti i casi che gli capitavano.
-Stamattina
ne hanno trovata una morta. Era stata imbalsamata.-
-Spero
fosse morta quando l'S.I. L'ha fatto...- Mormorò Sam. Lo
sperava
davvero per la ragazza.
-E'
stata rapita nove mesi fa. È stata la prima.-
-Ovviamente
a causa dell'imbalsamazione sarà difficile stabilire con
precisione
la morte della vittima.- Disse Sam.
-In
effetti, quando si effettua l'imbalsamazione di un corpo, il sistema
linfatico e vascolare vengono riempiti totalmente da sostanze
derivate dalla formaldeide, che è tossica di per
sé, il che rende
difficile e in alcuni casi impossibile stabilire l'ora della morte di
una persona.- Disse Spencer, colto come sempre. Era contento di
vedere che Sam fosse, caso a parte, serena. Lo rendeva felice,
nonostante non avesse chiamato per tre giorni.
-Dov'è
stata trovata?-
-In
un parco nazionale a est di Olimpia, zona di escursioni stagionali.
Il corpo è stato travolto da una frana di fango.-
-Ecco
spiegato lo stato del corpo...- Disse Sam a nessuno in particolare.
-I
rapimenti sono avvenuti a intervalli di tre mesi. Se applica una
rotazione delle vittime...- Stava dicendo Emily.
-Ci
sono altri cadaveri.- Concluse Sam.
A
quel punto, avendo aggiornato Sam, poterono iniziare a discutere
tutti assieme il caso.
-Ma
se volessi imbalsamare un corpo, che procedimento dovrei seguire.-
Chiese Emily guardando principalmente Spencer e Sam, visto che
avevano a che fare con la chimica, conoscenza importante per
quell'operazione. Spencer fece un gesto con la mano verso di Sam
facendole capire che le cedeva la parola. Che galantuomo.
-Si
fa defluire il sangue dalla giugulare, si sostituisce con liquido per
l'imbalsamazione, derivati della formaldeide, tramite una delle due
arterie principali.-
-Ci
vogliono attrezzature speciali e pratica.- Disse David.
-Anche
una conoscenza del sistema vascolare umano sarebbe utile.- Disse
Spencer.
-E'
un medico forse...- Espose il dubbio JJ.
-Un
infermiere o un tecnico, uno con formazione in scienza mortuaria.-
Disse Hotch.
-Non
c'era questo corso alla mia Università.- Informò
Derek
-Per
me è una faccenda totalmente assurda... L'imbalsamazione,
voglio
dire.- Emily.
-C'è
chi vuole un bell'aspetto al funerale. Personalmente io preferisco
essere cremata, ma sono gusti...- Rispose Sam.
-Ma
non sono loro, quello è un guscio vuoto dipinto e levigato.
Anche io
voglio essere cremata.- Disse Emily sorridendo a Sam. Una strana cosa
da avere in comune.
-Perché
qualcuno dovrebbe imbalsamare il cadavere della persona che ha
ucciso?- Chiese JJ.
-Perché
vuole tenerla accanto a sé. È un problema di
possesso.- Rispose
David.
-In
modo che non possa andarsene. Forse alle spalle ha una storia di
abbandono.- Disse Derek.
-Ma
alla fine anche un cadavere imbalsamato si decompone e così
lui ha
bisogno di nuove vittime.-Osservò Spencer.
-Questo
spiegherebbe la ciclicità dei rapimenti. Una vittima ogni
tre mesi.-
Hotch
-Il
che significa che almeno due delle tre donne che restano sono
già
morte.- Disse David, togliendo le parole di bocca da Sam.
-E
la terza?- chiese JJ
-Brooke
Lombardini. Sono passati quattro giorni da quando è sparita
dopo il
suo turno in un ristorante del luogo. Conosciamo le statistiche.-
Rispose Hotch
-Il
90% delle vittime di rapimento vengono uccise entro le 36 ore.- Disse
Spencer. Sam pensò seriamente di iniziare a chiamarlo
“biblioteca
ambulante”.
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Capitolo 11 *** XI capitolo ***
Ecco
il nuovo capitolino piccino picciò.
Spero
vi piaccia. Come sempre ringrazio tutti voi che leggete e in
particolare ringrazio
bulmettina
e
caso e
niki1909 per averla
messa fra i preferiti
fange69
e herm83 e mikared1987 e
Luna Viola per
averla messa fra le seguite.
Un
bacione!!!
P.S.
Alla fine ci mancano 3 capitoli, l'ultimo sarà
più lungo del
normale. Non mi linciate. Baci ancora ^_^
Arrivati
lì Derek, Sam e Spencer si recavano nel bosco dove avevano
trovato
il cadavere dell'ultima vittima, Emily e Hotch dal poliziotto che
gestiva il caso e David e JJ si recarono alla stazione di polizia
dove si sarebbero stabiliti per studiare il caso.
-Un
escursionista ha visto un piede che sporgeva dal suolo. Tutto questo
lato della collina è franato.- disse il detective ai tre
amici.
-Quindi
concentrate le ricerche in questa zona?!- Chiese Sam
-Si,
ma se ha abbandonato qui altri cadaveri ha 250 ettari su cui
lavorare.-
-Non
faccia allontanare gli uomini dal sentiero. È uno che
trascina un
cadavere nel bosco...- Disse Spencer, interrotto poi da Derek che
specificò.
-Con
55 chili di peso morto non vai lontano.-
-Ecco
perché molti assassini smembrano i cadaveri, è
più facile
liberarsene.- Disse Sam
-Dice
qualcosa sul profilo il fatto che non le smembri?- Chiese il
detective, visibilmente interessato ai metodi dei profiler.
-Probabilmente,
si.- Disse Spencer
Nello
stesso momento in cui Derek trovava una collanina con una croce fra
gli alberi dei poliziotti avevano trovato qualcos'altro un cadavere
con un'altra collanina con una croce vicino.
-La
risposta alla sua domanda, detective, è si. Lui non
può smembrare
le sue vittime. Ci tiene molto a loro.- Disse Spencer analizzando la
collanina.
Emily
e Hotch invece parlarono con il poliziotto che gestiva il caso che li
informò che l'ultima donna rapita, dopo il turno di lavoro
al
ristorante dove lavorava, era stata rapita in breve tempo, infatti il
cuoco uscì dopo di lei e trovò la sua macchina
ancora lì con la
porta anteriore sinistra aperta. Vicino alla macchina poi avevano
trovato una collana con ametista della vittima. Non vi erano
impronte, ma dei capelli della vittima erano rimasti impigliati in
essa. Hotch chiese di analizzarla.
-Non
è possibile, l'ho restituita alla madre.-
-Non
è un po' presto per restituire le prove alle famiglie?-
Chiese
Hotch.
-C'erano
circostanze speciali... La madre ha assunto una persona. Un tale che
si chiama Stanley Asher. Ha trovato un bambino a Portland due anni
fa.-
-Un
investigatore privato?- Chiese Emily
-Un
sensitivo.- Emily e Hotch si scambiarono un'occhiata incredula.
-E
che c'entra quest'uomo con la collana?-
-Pare
che faccia una lettura degli oggetti personali. Della loro aura. Non
so altro.-
-E
che cosa le ha detto?-
A
questa domanda non rispose il poliziotto, ma la madre stessa una
volta che andarono alla stazione di polizia a sentire i notiziari.
L'uomo aveva detto alla donna che la figlia era ancora viva.
-Vorrei
che avesse aspettato le nostre istruzioni.- Disse David.
-Mi
sembra che stia facendo un ottimo lavoro.- Osservò JJ.
-Abbastanza
da spingerlo a riflettere prima di ucciderla.- Disse Derek.
-Sempre
che non l'abbia già fatto. A questo punto potrebbe essere
troppo
tardi.- Disse David.
-E'
sua figlia, ha diritto di sperare, no?-
-La
speranza è una cosa, la falsa speranza è
un'altra.-
-Devi
aver già lavorato con dei sensitivi...- Disse Derek.
-Si,
non per scelta.-
-In
alcuni casi delle persone sono convinte che siano serviti a molto.-
Disse JJ.
-Quando
una persona è vulnerabile crede a un sacco di cose.- Disse
David
prima di allontanarsi.
JJ
e David poi parlarono con la madre, cercando di capire se avesse
notato qualcuno che poteva aver avvicinato la figlia che rispondesse
al profilo iniziale. La madre non fu di molto aiuto, ma assieme a lei
vi era anche il sensitivo, con il quale David volle scambiare due
chiacchiere. Era convinto che quel Asher non fosse altro che un
truffatore. JJ ricevette poi una telefonata che li informava che
avevano trovato il terzo cadavere.
La
Lombardini non era fra quelle vittime, ma purtroppo l'anatomopatologo
li informò che le vittime erano vive quando erano state
imbalsamate,
sedate e forse prive di conoscenza. Le speranze di Sam non si erano
realizzate. Spencer poi notò anche che l'S.I. Aveva tagliato
a tutte
loro i capelli allo stesso modo. E l'anatomopatologo li
informò che
forse aveva anche fatto altro, perché tutte le orecchie
avevano un
doppio-foro.
-Sono
state violentate?- Chiese Derek.
-Non
direi. Non vi sono lividi o graffi che possano dirlo, ma ho trovato
tracce di liquido seminale.-
-Cioè
potrebbe essere stato consensuale?!- Disse Spencer.
-No...-
-Cioè
erano morte.- Rispose Derek, mentre una smorfia di disgusto si
dipingeva sullo sguardo del giovane.
-Le
famiglie dicono che nessuna delle vittime aveva due buchi alle
orecchie.- Disse JJ
-Quindi
forando loro le orecchie e tagliando i capelli cerca di ricreare
l'aspetto di una persona che ama.- Constatò Sam.
-Sono
stati riscontrati alti livelli di barbiturico...- Lesse JJ
-Si,
perché?-
-No,
è... Per una cosa che ha detto il sensitivo, che Brooke si
sentiva
stanca e pesante.-
-Lascia
stare il sensitivo, è solo un impostore che parla senza dire
niente
e tu ti lasci abbindolare.- Disse David.
-Ha
detto che Brooke è viva. Forse ha solo voglia di credergli.-
-JJ,
conosci il profilo...- Disse Sam cercando di usare più tatto
possibile.
-Un
necrofilo non sa che farsene di una vittima viva.- Disse David.
Poi
si avvicinarono ai poliziotti per fornirgli il profilo dell'S.I. Ma
David, prima, chiese a Garcia di fare una ricerca sul sensitivo.
-Per
ora sappiamo che il DNA dell'assassino, trovato sulle vittime, non
risulta nel database federale, quindi servono altre prove per
identificarlo.- Iniziò Hotch.
-L'S.I.
È un uomo bianco fra i 25 e i 30 anni, benestante. Vive da
solo in
una casa molto grande dove c'è spazio e areazione per
accogliere un
luogo adatto per l'imbalsamazione.-
-E'
a disagio con le persone, specie con le donne. La difficoltà
dei
rapporti sociali è comune nei necrofili omicidi.-
-Vista
la manipolazione dei cadaveri riteniamo che l'S.I. Tenti di ricreare
una donna che amava molto.-
-Una
fidanzata, forse?- Chiese un poliziotto.
-O
una moglie, una madre. Una donna che l'ha lasciato o che è
morta
all'improvviso.-
-Questa
proiezione della persona amata unita al bisogno di conservare le
vittime imbalsamandole ricorda la psicopatologia del serial killer Ed
Gein. Gein aveva un complesso di Edipo che si sviluppò negli
anni in
cui assistette la madre paralitica. Quando lei morì la sua
ossessione lo spinse a disseppellire cadaveri di donne che
assomigliavano a sua madre. Era così forte il suo desiderio
di far
risorgere la madre defunta che era arrivato a vestirsi con abiti
femminili confezionati con pelle umana. Poi Gein fu insoddisfatto
della carne dei cadaveri che si essiccava e si spaccava e rivolse la
sua attenzione a vittime viventi, di cui poteva conservare meglio i
cadaveri.-
-Il
passaggio dall'utilizzo di vittime morte a vive si trova anche nella
maturazione del nostro S.I.-
-Abbiamo
redatto una lista di casi analoghi, precedenti al 2006. Dovrete
riprenderli in mano. Trattano di comportamento sacrilego verso
defunti, furti di cadaveri e violazioni di cimiteri.-
-Il
60% dei necrofili lavora nel settore funerario. Passate al setaccio
cimiteri, pompe funebri e dormitori.-
-Abbiamo
il DNA dell'assassino. Vi daremo un kit per prelevare la saliva dei
sospettati.-
-Le
probabilità di trovare Brooke Lombardini viva sono scarse,
ma prima
riusciamo a identificare l'assassino e più saranno. Per il
suo bene,
facciamo in fretta.- Concluse Hotch.
I
vari membri della squadra, e anche i poliziotti, iniziarono a recarsi
dai possibili sospettati per capire se potevano essere loro l'.S.I.
Che stavano cercando.
Sam
trovò qualcosa di interessante parlando con un uomo che
lavorava in
un obitorio.
-Non
voglio negare, si, capita nel nostro settore. Prendiamo provvedimenti
quando succede.-
-Non
lo denunciate alla polizia?- chiese Sam
-Bè,
noi cerchiamo di parlare il meno possibile di queste cose.-
-Un
assassino traveste i corpi delle vittime e li profana, forse tenerlo
segreto non è la scelta migliore.-
-Cosa?
Traveste i corpi?-
-Le
dice qualcosa?-
-Abbiamo
assunto un apprendista qualche tempo fa. Un tipo strano persino per
questa attività. Non mi piaceva l'attenzione che rivolgeva
ai
cadaveri delle donne. Alla fine ho scoperto che si divertiva a
truccarli. Metteva loro una parrucca...-
-Mi
può descrivere la parrucca?-
-Gliela
posso far vedere se vuole. Quando l'abbiamo licenziato abbiamo
svuotato il suo armadietto e questa era lì dentro. Non
è mai venuto
a riprenderla.- La parrucca era bionda e corta.
-Come
si chiama quell'uomo?-
-Ivan
Bakunas.- Avevano trovato il loro soggetto ignoto.
Hotch
e Emily si recarono a casa di questo assieme al detective. Quando
bussarono alla porta Bakunas non li volle far entrare ed era
particolarmente nervoso. Non gli volle fornire un campione di DNA e
gli chiuse la porta in faccia.
Garcia
intanto aveva trovato delle notizie sul Bakunas. Non era mai stato in
riformatorio ma era stato espulso dall'Università per
molestie verso
la sua ragazza. Le dava dei tranquillanti e poi faceva sesso con lei
che dormiva. Effettivamente corrispondeva al profilo.
Dopo
non molto Hotch venne chiamato in quanto la polizia aveva ricevuto
una telefonata da una donna che diceva di essere Brooke Lombardini.
La ascoltarono ma la voce era appena sussurrata. La madre era sicura
che fosse lei, così come le aveva detto Asher era ancora
viva, ma
David le disse che Asher aveva avuto una denuncia per frode prima di
trasferirsi lì. JJ non capiva proprio perché
volesse togliere
l'unica cosa che restava a quella povera donna: la speranza.
|
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Capitolo 12 *** XII capitolo ***
Tatatatà!
Ecco il 12 capitolo. Ormai ci siamo quasi. Come sempre ringrazio
tutti coloro che leggono anche se in silenzio e in particolare
bulmettina
e
caso e
niki1909 e Luna Viola per
averla
messa fra i preferiti
fange69
e herm83 e mikared1987 e
Luna Viola per
averla messa fra le seguite.
Buon
sabato sera a tutti!!!
Si
resero conto che finché le vittime contrastavano il
desiderio
dell'S.I. Rimanevano in vita. Appena si arrendevano alla sua
fantasia... Era la fine per loro, e Brooke non doveva ancora essersi
arresa.
Il
detective chiese poi aiuto, contro il parere di David, al sensitivo,
per capire qualcosa di più su quella parrucca. Questi gli
disse che
era malato e Bakunas venne fermato mentre cercava di attraversare il
confine e arrestato venne portato in centrale dove Emily e il
detective lo interrogarono.
Lui
gli disse che non conosceva le vittime, così Sam, senza
informare
Spencer o Hotch che si trovavano dietro il vetro a osservare
l'interrogatorio, portò una cartellina a Emily nella quale
non vi
era scritto nulla. Voleva vedere come reagiva l'uomo di fronte a lei
che, al contrario di Emily, era bionda e aveva i capelli corti. Al
contrario di quanto si aspettavano gli altri però quello non
sbatté
ciglio, così uscì. Spencer stava attraversando le
varie colorazioni
fra rosa e viola scuro.
-La
prossima volta che fai una cosa simile, Sam, dimmelo prima.-
-Hai
ragione, Hotch, ma avete notato che non ha sbattuto ciglio quando
sono entrata? Se fosse lui l'S.I. Avrebbe dovuto reagire in qualche
modo, non rimanere impassibile.-
-Questo
significa che non è lui il serial killer.- Disse Spencer
tirano
anche un lievissimo sospiro di sollievo.
Continuarono
ad ascoltare l'interrogatorio e scoprirono che a Bakunas non
importavano i capelli, ma le scarpe, che dovevano essere speciali,
appartenute a Sanny Reims, una meteorologa del luogo morta in un
incidente un paio di anni prima. La parruca completava sì il
lavoro,
ma le scarpe... Erano l'articolo originale.
Spencer
si ricordò di cosa gli aveva detto un giardiniere del
cimitero poche
ore prima. In una tomba avevano rubato un abito, un paio di orecchini
col diamante e un paio con la perla.
-Due
paia.- Disse Derek.
-Se
l'S.I. È come Bakunas gli servono gli oggetti originali del
soggetto
del suo attaccamento per realizzare la fantasia.- Disse Hotch.
-Qual
è il nome della donna?- chiese Sam.
-Abigail
Ensen.-
Garcia
gli inviò la foto del passaporto che corrispondeva alla
vittimologia
e era deceduta improvvisamente per miocardite. Lavorò per la
famiglia Gless fino alla sua morte. Non era molto ma potevano
chiedere informazioni a loro. Vennero a sapere che Abby era stata la
tata del figlio, Rodrick e che erano molto uniti. Infatti il figlio
era presente quando la ragazza morì e fu trovato stretto a
lei,
nonostante fosse morta già da due o tre giorni. Purtroppo
non
avevano idea di dove si trovasse. La madre gli diede una lettera
ricevuta dal figlio un anno prima e JJ, senza dire nulla a Rossi, la
diede al sensitivo, che gli disse che Rodrick era vicino all'acqua e
che si vedeva una costa rocciosa. David aveva scoperto che il padre
ogni sei mesi dava al figlio 50mila dollari, per questo non compariva
nella lettera d'addio del figlio. Questi gli fornì
l'indirizzo del
figlio.
Lo
catturarono appena in tempo e Brooke era salva. Per di più ,
dipinta
su una parete della casa, dove prima vi era una finestra, vi era un
disegno di un faro su una riva rocciosa, bagnato dall'acqua. La costa
che aveva detto il sensitivo.
Quando
tornarono a Quantico, la mattina dopo, JJ andò a lavoro
prestissimo.
Si chiedeva se aveva fatto bene ad affidarsi al sensitivo o meno...
Dopo tutto poteva fare male? David la vide lì e alla fine
David le
confessò che il motivo per cui non credeva ai sensitivi era
che da
giovane, durante un caso di rapimento, avevano interpellato una donna
del luogo nota per i suoi poteri e questa li aveva portati sulla
pista sbagliata e il ragazzo era morto.
-Devi
credere in ciò che facciamo perché funziona.- Le
disse.
Erano
cambiate tante cose da quando Sam era diventata una profiler...
Invece di 19 mesi sembrava che fossero passati 19 anni... Si era
fidanzata con Spencer, anche se non era ufficiale la cosa, ormai lo
sapevano tutti. Praticamente la sera, quando non erano in giro per il
Paese per trovare criminali, uno dei due appartamenti era sempre
vuoto... A volte quello di Sam a volte quello di Spencer, ma stavano
assieme spessissimo e di certo non giocavano a scacchi. Era allo
stesso tempo riuscita a mettere in pericolo Jil, la migliore amica /
sorella e a salvarla e quando la squadra aveva il week-end libero lo
trascorreva con lei, con il benestare del ragazzo. Ogni mattina
quando andava a lavoro faceva colazione con il tecnico informatico e
parlavano un po'. Derek non perdeva l'occasione di prendere in giro
Spencer con la complicità di Sam... Sembrava un fratello
maggiore
per la ragazza e JJ e Emily erano due ottime amiche. Con loro sapeva
che si poteva sempre confidare. Un rapporto più
professionale lo
teneva solo con Hotch, ma comunque gli voleva molto bene, per non
parlare poi di David che era diventato letteralmente un padre per
lei, infatti ogni tanto la sera si vedevano e parlavano, specie dopo
i casi più duri, quando Sam si sentiva più
triste. La ragazza si
ritrovava ad affrontare moltissimi casi con la squadra. A volte anche
due o tre in una sola settimana. Aveva imparato a rimanere distaccata
durante i casi che si presentavano... Bé, quasi con tutti i
casi...
Non poteva dimenticare quanto pianse quando Foyett aveva ucciso Haley
a telefono. Lei e gli altri si erano collegati al telefono di Hotch
che assistette alla morte della moglie in diretta. E provò
una
soddisfazione immensa quando vide che Hotch aveva ammazzato quel
bastardo. Se non l'avesse fatto lui ci avrebbe pensato lei stessa a
fargli pentire di essere nato. In quel periodo Hotch era distrutto e,
anche se Sam sapeva che si sarebbe ripreso e sarebbe tornato al
lavoro, si sentiva ugualmente in colpa. Lei era felice con Spencer e
potevano stare assieme, mentre lui non aveva più la persona
che
amava accanto e doveva essere un padre più che eccezionale
per
crescere il figlio senza madre. Ormai si chiedeva a che pro fare
ciò
che facevano quando tanti assassini la facevano franca e tante
persone innocenti morivano. Ci volle David, in una delle loro serate
post-caso difficile a farle ricordare che è giusto
ciò che
facevano.
-C'è
del buono in questo mondo, ed è giusto combattere per
questo.- Le
aveva detto mentre erano abbracciati sul divano.
-Le
due torri.- Disse lei sorridendo.
-Anche
io vedo film, sai?!- Ricambiò il sorriso l'uomo.
Più
di due mesi dopo che Hotch era tornato al lavoro, una sera, Sam era a
casa di Jil per una specie di pigiama party. La ragazza era tornata
per il giorno al centro benessere, proprio come aveva promesso, e si
era ristabilita a casa sua quando la gamba aveva smesso
definitivamente di farle male. Avevano mangiato una pizza e bevuto un
po' di birra, poi si erano messe a mangiare un po' di gelato sedute
sul divano, davanti la tv che però tenevano solo per
compagnia,
infatti stavano chiacchierando.
-E
così quando Spencer è entrato in sala riunioni
Hotch ha fatto: “Sei
per caso entrato in una boyband?”-
-Oddio
avrei voluto esserci!- Risero a crepapelle le due ragazze.
-Sai,
è cambiato da quando ci siamo conosciuti. Si è
tagliato i capelli
che devo dire gli stanno benissimo, adesso porta solo camicie con
giacche e spesso pantaloni o jeans. L'unica cosa che non ha cambiato
sono le cravatte. Tutte diverse ogni volta. È
così cucciolo...-
-Probabilmente
sta cambiando perché ha conosciuto te, non credi? Insomma
è come se
tu lo avessi fatto maturare...-
-Mah,
forse hai ragione, forse no... Chissà. Comunque lo adoro...
E quelle
volte che mi sveglio al mattino e lui è lì
accanto a me mi sento
davvero la persona più felice del mondo...- Disse Sam con
gli occhi
a cuoricino.
-Tesoro,
vederti così mi rende felicissima. Appena vedo Spencer lo
devo
ringraziare mille volte... A proposito a proposito... Amore, sbaglio
o tu mi hai detto che questo week-end è libero, giusto?
Niente
lavoro?-
-Si
tesoro, perché? Hai qualche idea in mente?- Chiese Sam
curiosa. Di
solito l'amica aveva ottime idee.
-Stavo
pensando: perché non ci vediamo tutti quanti e ce ne andiamo
a
ballare?-
-Jil,
di solito quando abbiamo un paio di giorni liberi tendiamo a stare in
famiglia, con mogli, mariti, figli e fidanzati...-
-Scusa,
qual è il problema? Io per tutti intendevo tutti tutti. Io,
te,
Spencer, Derek e Emily con relativi partner se li hanno, David, JJ
col marito, Garcia e Kevin. Hotch non lo dico nemmeno perché
so già
che non verrà dopo tutto quello che è successo.
Così posso anche
conoscerli in circostanze più... piacevoli... Poi mica si
tratta di
stare sempre assieme. Ce ne andiamo in disco una sera e basta.
C'è
una discoteca molto bella in città, si chiama ''Heaven
Hell”. È
famoso, ci va un sacco di gente. Che ne pensi?-
-Penso
che sia fattibile come cosa, oltre a essere una delle tue solite
genialate. Dovresti fartele venire più spesso. Domani stesso
proverò
a chiederglielo.-
La
mattina dopo Sam si recò da Garcia, come faceva sempre,
portandole
il caffettino. E le spiegò quale fosse l'idea di Jil.
Inutile dire
che la donna l'appoggiò subito.
-Mi
pare un'idea grandiosa! Già non vedo l'ora che venga
sabato...-
-Ma
tu credi che gli altri diranno di si?- chiese Sam titubante.
-Allora,
io e Kevin veniamo sicuri... E guai se prova a contraddirmi.- Disse
facendo ridere la ragazza, per il tono minaccioso che aveva usato.
-Spencer
andrebbe ovunque tu volessi, visto quanto è pazzo di te.-
-Anche
in disco?-
-Ok,
forse potrebbe opporre resistenza, ma alla fine verrà, ne
sono
certa. Biscottino (Derek) penso che verrà e così
anche Emily e se
JJ trova a chi lasciare Henry per quella sera vedi che vengono sia
lei che William. Devi solo vedere che ti dice Rossi.-
-E
come posso fare per convincerli?-
-Tesoro,
dopo quando sali, inizia a dirlo ai ragazzi, che sicuro ti diranno di
si, e a JJ. Poi vai da loro due per ultimi così gli dici
anche chi
siamo. Rossi non credo dirà di no. Solo Hotch sono sicura
che non
verrà...-
Sam
seguì il consiglio di Garcia e fu contenta di vedere che i
''single'' avevano subito accettato, anche se Spencer aveva fatto una
smorfia e chiesto “Discoteca?” Ma Derek lo aveva
praticamente
costretto, quindi non ci sarebbero stati problemi. Poi andò
da JJ
che le disse che per una sera Henry poteva rimanere con i nonni e che
lei e William ci sarebbero stati volentieri. Anche David
accettò
l'invito.
-Ehi,
volevo dirti che sabato andiamo in discoteca. Te lo dico solo per
fartelo sapere perché so che devi stare con Jack,
giustamente.-
-Ti
ringrazio di avermelo detto Samantha.-
-Tu
però mi raccomando, dai un bacio grande al piccolo da parte
mia,
ok?- E se ne andò. Quando seppe tutte queste belle notizie
Sam mandò
subito un messaggio a Jil, dove la informò che sabato si
sarebbero
dovute vedere per decidere cosa mettersi. La ragazza fu davvero
felice.
|
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Capitolo 13 *** XIII capitolo ***
Ecco
a voi il penultimo capitolino! Chiedo scusa per non aver potuto
postare ieri, non sono stata molto bene. Ringrazio sempre tutti
coloro che leggono e in particolare
bulmettina
e
caso e
niki1909 per averla
messa fra i preferiti
fange69
e herm83 e mikared1987 e
Alely per averla
messa fra le seguite
Un
bacio grande e a domani con l'ultimo capitolo! ^_^
Quel
sabato mattina le ragazze decisero si andare a fare shopping e poi
andare dal parrucchiere per fare capelli e dall'estetista per mani e
piedi. Avevano tutto la giornata davanti e una grande voglia di
divertirsi.
Per
prima cosa andarono al centro commerciale a comprare dei vestiti. Non
ci misero molto, anche se, cosa strana, l'una scelse gli abiti per
l'altra. Jil scelse per Sam una mini di jeans e una maglietta rosa
con la bretella da un alto, e manica lunga, tagliata per
metà in
lunghezza, dall'altro. Scollata ma non troppo. Come scarpe avrebbe
messo delle scarpe nere col tacco e come accessori grandi orecchini a
cerchio d'argento e tanti bracciali dello stesso colore.
Sam
invece scelse per Jil un paio di jeans scuri stretti a sigaretta con
disegni dorati, una camicia leggera d'orata e scarpe col tacco
anch'esse dorate. Come accessori una lunga collana d'oro e orecchini
d'oro corti.
Poi
pensarono alla biancheria intima. Entrambe le due amiche optarono per
il nero. Sam scelse un reggiseno a balconcino con i bordini neri e
coulotte abbinate, mentre Jil preferì un tanga nero con
reggiseno di
pizzo nero a completo. E adesso che avevano scelto i vesti fare il
resto era tutto in discesa.
Prima
decisero di mangiare un boccone, ma non troppo, sennò si
gonfiavano
come due mongolfiere, poi mani e piedi e infine capelli. Ovviamente
gli smalti furono abbinati ai vestiti. Rosa shocking per Sam e bronzo
per Jil. Con i capelli, invece, per Sam la cosa fu più
difficile.
Jil con i suoi lunghi capelli castani, si fece giusto tagliare le
punte e aggiustare il ciuffo, e poi optò per un taglio
liscio,
effetto piastra, Sam invece, i suoi bei capelli li aveva tagliati,
quindi non sapeva proprio come farli. Di sicuro non mossi altrimenti
la sua testa sarebbe raddoppiata di dimensioni. Sfogliò un
paio di
cataloghi del parrucchiere, quando vide il taglio perfetto per
l'occasione. Prima di tutto li avrebbe dovuti sfilzare, poi, con
l'aiuto del gel, lasciarseli un po' a pazza con la frangetta verso
sinistra. Sembrava una cosa così semplice, ma invece
richiese
precisione. Alla fine entrambe erano soddisfatte di quella giornata.
Andarono entrambe a casa di Sam dove si cambiarono e si truccarono,
poi alle 9 e mezza si avviarono verso il locale col taxi.
L'appuntamento
con gli altri era alle 10 e un quarto fuori il locale. Non faceva
troppo freddo, ma Sam e Jil capirono di aver fatto un ottima cosa a
portarsi dei giubbini. Quando arrivarono videro che c'era
già molta
gente che stava entrando, ma degli amici per il momento nemmeno
l'ombra. Non finirono nemmeno di pensare questa cosa che videro
Garcia e Kevin scendere dall'auto di quest'ultimo.
Garcia
era vestita col suo solito look originale, mentre Kevin indossava un
paio di pantaloni con camicia e pullover, semplice e elegante.
-Ehi
stellina! Siete qui da molto?- chiese Garcia abbracciando Sam.
-Nemmeno
due minuti. Ciao Kevin. Kevin, Penelope, lei è Jil, la mia
amica.-
-E'
davvero un piacere conoscervi.- Disse Jil, salutandoli.
-Siete
stupende! State benissimo.- Disse Garcia, facendo arrossire le due
amiche. Kevin iniziava quasi a sentirsi di troppo quando Sam lo mise
in mezzo parlando a Jil del loro lavoro. Lei ascoltava sinceramente
interessata, soprattutto la storia di come si erano conosciuti i
due... Jil credeva fermamente nel destino, quindi, anche se Garcia
era stata sparata, il fatto che avesse incontrato Kevin, voleva dire
che non tutto quel male era venuto per nuocere. Dopo quasi
contemporaneamente arrivarono JJ col marito e David, e infine
Spencer, Morgan e Emily. Poi finalmente poterono entrare.
Le
ragazze si erano sbizzarrite con i vestiti, gli uomini invece erano
tutti o pantaloni, o jeans, e camicia. E Sam adorava due cose: gli
uomini in divisa e gli uomini con la camicia, e in quel momento aveva
un uomo ''da divisa'' con la camicia, tutto per sé. Quando
si
tolsero i giubbotti sia Derek che Spencer, rimasero a bocca aperta di
fronte alla bellezza delle due ragazze.
-Amore,
non mi guardare così, o non mi controllo.- Disse Sam
avvicinandosi
all'orecchio di Spencer, facendolo risvegliare dal suo torpore
mentale.
Quando
entrarono si sedettero all'inizio a un tavolo che Jil e Sam avevano
prenotato, dove poterono chiacchierare e bere alcolici, poi JJ e Sam
andarono a farsi leggere le carte da un'indovina. Non che ci
credessero, ma erano lì per divertirsi. Quando tornarono al
tavolo,
e si erano fatte le 11 e mezza passate, bevvero altri due cicchetti
di Rum e Pera, che scoprirono essere il loro favorito, e si tirarono
un po' tutti a ballare. Persino David e Spencer. Soprattutto il primo
era osservato da molte donne. Ma d'altro canto era davvero un
bell'uomo.
Dopo
un'oretta che ballavano, scambiandosi di coppie, ragazze fra di loro,
Jil e Sam si illuminarono. Poteva sembrare strano a chi non le
conoscesse, ma mentre ascoltavano una canzone, si erano entrambe
ricordate di una cosa. Senza farsi notare dagli altri si diressero
dal dj e gli bisbigliarono qualcosa nell'orecchio. Quello
annuì e le
sorrise. Poi fece prima roteare l'indice e poi alzò indice e
medio.
Le ragazze si sorrisero e ne approfittarono per bere un altro
cicchetto. Reggevano bene l'alcol e entrambe conoscevano i loro
limiti. Certo, non erano sobrie, ma non erano nemmeno ubriache...
Erano solo spensierate. Quando stava finendo la seconda canzone le
due salirono sul palco dove si trovava il dj con l'aiuto di due
uomini e presero due microfoni. Poi si fecero un saluto strano e
sorrisero quando partì la canzone.
Praticamente
quando andavano in discoteca assieme in un posto nuovo, le due
avevano un rito. Salire sul palco e cantare la loro canzone.
“I
kissed a girl” di Katy Perry. E tra l'altro la cantavano
all'inverso. Nel senso che durante il ritornello si alternavano,
durante i versi cantavano assieme.
-Su
richiesta di queste due splendide ragazze, che mi hanno detto che
hanno un rito a cui attenersi, ecco una canzone per tutte le donne
che stasera sono qui con noi.- Gridò il DJ.
-Ragazzi!
Guardate chi c'è sul palco!- Gridò JJ cercando di
sovrastare la
musica. Mentre tutti alzarono lo sguardo verso il palco.
♪
This
was never the way I planned
Not my intention
I got so brave,
drink in hand
Lost my discretion
It's
not what
I'm used to
Just wanna try you on
I'm curious for
you
Caught my attention
Mentre
cantavano mettevano anche in atto una specie di scenetta. Dove Jil in
pratica era la “ I kissed a girl” e Sam era
“a girl”.
J:
I kissed a girl and I liked it
S: The taste of her cherry
chapstick
J: I kissed a girl just to try it
S: I hope my
boyfriend don't mind it
S: It felt so wrong
J: It felt so
right
J: Don't mean I'm in love tonight
S:I kissed a girl and I
liked it
T: I liked it
No I don't even know your name
It
doesn't matter
You're my expiramental game
Just human
nature
It's not what
Good girls do
Not how they should
behave
My head gets
So confused
Hard to obey
Sotto
il palco i ragazzi fischiavano, le ragazze si univano a cantare e i
loro amici sorridevano e le incitavano divertiti.
S:I
kissed a girl and I liked it
J: The taste of her cherry
chapstick
S: I kissed a girl just to try it
J: I hope my
boyfriend don't mind it
J: It felt so wrong
S: It felt so
right
S: Don't mean I'm in love tonight
J: I kissed a girl and
I liked it
T: I liked it
S: Us girls we are so magical
Sam
fece scorrere lenta una mano sul corpo, mentre Jil le passava una
mano sul viso senza toccarlo. Si divertivano a fare queste cose.
J:
Soft skin, red lips, so kissable
S:
Hard to resist so touchable
Sam
fece segno a Jil di avvicinarsi a lei con l'indice mentre lei lo
faceva prima di mettere una mano avanti e fare una faccia da
“No,
non posso”
J:
Too good to deny it
S:
Ain't no big deal
J:
it's innocent
J: I kissed a girl and I liked it
S: The
taste of her cherry chapstick
J: I kissed a girl just to try it
S:
I hope my boyfriend don't mind it
S: It felt so wrong
J: It
felt so right
J: Don't mean I'm in love tonight
S: I kissed a
girl and I liked it
T: I liked it... ♫
Alla
fine si diedero un veloce bacio a timbro, appagando il desiderio di
quasi tutti gli uomini della sala, fecero un buffo inchino e scesero
dal palco aiutate sempre dai due bodyguard che le avevano fatte
salire. La musica da disco riempì nuovamente la sala e le
due amiche
si stavano dirigendo verso il resto del gruppo, ridendo come due
pazze.
-Ragazze,
perché non state un po' con noi ora? Siete molto sexy...-
Dissero
due ragazzi che si erano avvicinati a loro, prendendo il braccio di
Jil per farla fermare, la quale, poiché era per mano a Sam,
fece
fermare anche l'amica.
-Ehi,
loro stanno con noi.- Disse Spencer che era andato loro incontro con
Derek.
-Quindi
smammate.- Completò quest'ultimo, stranamente. I due ragazzi
se ne
andarono, probabilmente avevano capito l'antifona.
-Rito,
eh?- disse Spencer.
-Esatto.-
Risposero le due all'unisono.
Tornarono
dagli altri che avevano ripreso a ballare e si divertirono un mondo.
Emily era corteggiata da un bel po' di uomini e David lo stesso,
Morgan invece ballò per la maggior parte della sera con Jil
e Sam
con Spencer, soprattutto, ma anche con gli altri, compreso
“papà-David”.
Verso
le due alcuni iniziarono ad andare a casa, come JJ col marito e
David... Man mano tutti andarono via fino a che non rimasero solo
Sam, Jil, Spencer e Derek. L'ultimo si offrì di accompagnare
Jil a
casa, mentre Sam andò con Spencer a casa di quest'ultimo.
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Capitolo 14 *** XIV capitolo ***
E
così siamo arrivati all'ultimo capitolo. È sempre
dura mettere
quella X su “completa?” E oggi non è
stata meno tosta.
Prima
di lasciarvi al capitolo volevo ringraziare tutti con tutto il cuore,
per avermi seguito, letto, spinto ad andare avanti, recensito...
In
particolare volevo ringraziare
bulmettina
e caso e niki1909 per
averla messa fra i preferiti
fange69
e herm83 e mikared1987 e
Alely per averla
messa fra le seguite.
Adesso
vi lascio alla lettura.
Un
bacio grande, alla prossima avventura! ^_^
Spencer
riuscì a malapena a chiudere la porta di casa, visto che Sam
gli era
letteralmente saltata addosso e aveva preso a baciarlo. Erano
entrambi preda della passione e si diressero a passo sicuro verso la
stanza da letto del ragazzo, lasciando dietro di loro una scia di
vestiti. Rimasti in biancheria Spencer lasciò vagare lo
sguardo sul
corpo della ragazza, soffermandosi in particolare sull'intimo.
-Hmmm...
E' nuovo...-
-Si...
L'ho comprato oggi apposta...-
-Mi
piace...- Mormorò il ragazzo. Poi entrambi si liberarono
degli
ultimi indumenti e fecero l'amore.
Si
svegliarono il giorno dopo molto tardi, l'una stretta fra le braccia
dell'altro. Restarono così per molto, non volendo uscire da
sotto le
coperte e allontanarsi dal calore che emanava il corpo dell'altro.
Il
giorno dopo Sam scoprì che una cosa simile era successa
anche a
altri due suoi amici... Derek e Jil erano stati assieme e sembravano
sinceramente intenzionati a rifarlo! La cosa la lasciò di
stucco ma
era davvero felice per loro.
Circa
tre settimane dopo, ebbero un caso molto particolare che
colpì Sam
in quanto aveva a che fare col cinema.
Per
questo caso si dovettero recare un attimino a Los Angeles. In volo JJ
li aggiornò.
-Una
donna per due volte, a distanza di un mese, è entrata in un
cinema a
vedere uno spettacolo e circa a metà della visione del film
ha
sparato a coloro che si trovavano nella sala. Ci sono state 16
vittime. Nessun sopravvissuto. Abbiamo appena 3 giorni prima che
possa colpire nuovamente.-
-Che
cinema erano JJ? Piccoli o multisala?- Chiese Sam.
-Dei
multisala.-
-Com'è
possibile che abbia fatto così poche vittime?-
-Gli
spettacoli erano il mercoledì pomeriggio.-
-Che
genere erano?- chiese Spencer.
-Drammatici...
Di quelli pesanti... Nel primo cinema ci sono state 12 vittime, nel
secondo 4.-
-Insomma,
S.I. Disorganizzato... Quando non ce la fa più compie una
strage.-
Disse Derek.
-Al
contrario, io credo che sia tremendamente organizzato...-
-Come
fai a dirlo?- Chiese Hotch.
-Colpisce
durante la settimana a orari dove la maggior parte della gente non
può andare a cinema, al contrario del sabato sera. I film
sono di un
genere che solo gli appassionati si andrebbero a vedere, non fa molte
vittime e aspetta un mese fra un colpo e un altro. Non lascia queste
cose al caso. Le pianifica. Probabilmente le vittime non sono
l'obiettivo, ma il mezzo per ottenere qualcosa.-
-E
cosa?- chiese David.
-Non
lo so. Forse vuole essere ascoltato... Non ne ho idea. Sono certa
però che è un appassionato di cinema. Ci va molto
spesso. Se io
dovessi compiere un atto simile, cercando di non fare molte vittime,
scegliere per prima cosa un pomeriggio feriale al primo spettacolo
che di solito è alle 3. Poi sceglierei un film palloso che
la gente
non si va a vedere e che è uscito già da almeno
un paio di
settimane, così le vittime si riducono al massimo.-
-E'
esatto Sam. È andata così. Il primo film era a
cinema già da due
settimane, il terzo da tre e gli spettacoli erano alle 3 e 10 e alle
3.45.-
-Sam,
la prossima volta che vai a cinema avvisaci prima.- Scherzò
David.
Quando
arrivarono Sam e David andarono a parlare con il personale della
prima multisala, Derek e Emily andarono alla seconda, Hotch e Spencer
a parlare col capo della polizia che li aveva chiamati e JJ
andò a
preparare il tavolo da lavoro.
-Io
ho trovato per primo i corpi.-
-Mi
racconta cosa è successo?-
-All'inizio
era tutto normale, nessun fastidio. Io ero nel corridoio a
controllare i biglietti. Dopo circa un'ora abbiamo sentito dei colpi
ripetuti. Sono entrato con la pila e ho visto che gli spettatori
erano morti, così sono corso ad avvertire la sorveglianza.-
-Ha
notato qualcosa di strano?- chiese David
-Si,
una donna era seduta in fondo, vicino l'uscita di emergenza. Quando
sono entrato la prima volta era seduta con la testa china, come
morta; quando sono tornato non c'era più.-
-Si
ricorda come era vestita?- chiese Sam
-Camicia
nera... Gonna grigia... Capelli castani lunghi... Non so dirle
altro.-
-L'aveva
mai vista prima in questo cinema?-
-No,
se volete potete prendere i nastri, ma io non l'ho mai vista prima
qui.-
-Bene,
la ringrazio.-
Quando
tornarono da Hotch e gli altri scoprirono che Derek e Emily avevano
avuto le stesse informazioni. Stessa donna, stesso posto, stessi
vestiti.
-Non
vi sembra un po' strano che una donna commetta degli omicidi con gli
stessi vestiti addosso? E che nessuno l'abbia mai vista prima in quel
cinema?- Chiese Sam.
-Si,
in effetti è strano. Cosa pensi, Sam?-
-Io
penso che quella donna in realtà non fosse una lei.-
-Un
travestito?- chiese Derek
-Ma
certo. Pensateci: stessa donna, stessi vestiti che non è mai
stata
prima in quelle multisale e che nessuno ha notato dopo l'omicidio?!-
disse Spencer
-Se
fosse stato un uomo avrebbe potuto controllare tranquillamente i due
cinema senza essere notato e nessuno si sarebbe ricordato di lui.-
-Abbiamo
un profilo.- Disse Hotch, prima di chiedere di riunire i poliziotti.
-Il
nostro S.I. È un uomo, fra i 25 e i 30 anni.-
Iniziò Hotch.
-Avevano
detto che era una donna.- Interruppe un poliziotto.
-Si
tratta di un abile travestimento. È organizzato.-
-Prima
di colpire un posto vi trascorre molto tempo, per questo passa un
mese fra un delitto e un altro.-
-Ha
difficoltà a rapportarsi con la gente. Probabilmente non
è sposato
e nemmeno fidanzato.-
-E'
una persona della città. Si è trasferito da molto
o vi ha sempre
vissuto.-
-E'
una persona che passa del tutto inosservata. È possibile che
l'abbiate incontrato ma non vi ricordiate di lui.-
-E'
molto probabile che lavori nel campo del cinema o vi abbia lavorato.-
Dopo
non molto squillò il telefono. Era Garcia.
-Ragazzi
ho trovato un riscontro tra i due video: Joshua Parker. Vive a
Glendale, fra la Pacific Ave e Brodway. Vi mando l'indirizzo sui
palmari.-
-Grazie
Garcia. Sei incredibile.-
-Lo
so stellina. Baci baci.-
Sam,
Emily e Derek volarono verso casa del pazzo. Il portiere li fece
entrare senza che l'uomo buttasse giù la porta e vi
trovarono foto e
programmi dei due cinema dove vi erano stati i delitti, foto e
programmi di un terzo. Un calendario dove era cerchiato quel giorno e
delle foto di giornali dove si parlava della chiusura di un cinema
vecchio, appartenuto al padre del giovane, per sostituirlo con un
multisala. Quello in cui si stava recando il ragazzo. I tre
avvisarono Hotch e gli altri e si avviarono verso il cinema, visto
che erano più vicini. Una volta arrivati lì Sam
prese i programmi
del giorno e cercò le possibili sale dove si poteva trovare.
Ne
individuò un paio e così si divisero, lei e Emily
in una e Derek in
un'altra. Erano quasi arrivate quando Sam capì che avevano
sbagliato. Quello era il cinema che aveva distrutto quello del padre.
Non avrebbe cercato una sala vuota, ma una dove poter fare
più
vittime. Si allontanò da Emily e si diresse verso la sala
più
grande. Non fece nemmeno in tempo a raggiungere l'uomo, sempre
travestito da donna, perché questi aveva aperto la porta di
scatto,
facendola sbattere contro la testa della ragazza che si
sentì male.
Le girava tutto e non riusciva ad alzarsi, riusciva a sentire
vagamente Hotch e gli altri che gli intimavano di gettare l'arma. Poi
uno sparo e JJ che si avvicinava a lei, assieme a Spencer.
-Su,
alzati Sam. Hai preso una bella botta.- Disse la ragazza.
-JJ,
non ce la faccio. Mi sento male. Mi gira tutto- Rispose Sam facendo
preoccupare i due amici che dopo aver notato il sangue che scendeva
dalla testa, chiamarono i medici dell'ambulanza che si trovava
lì
fuori e che, dopo averla caricata su una barella la portarono subito
al pronto soccorso. Spencer sarebbe voluto andare con lei, ma
sentì
che era più giusto che ci andasse JJ, essendo donna. Loro le
avrebbero raggiunte dopo poco. I medici le fecero le analisi e la tac
e videro che aveva avuto un trauma cranico. Per fortuna la operarono
subito e non successe nulla di grave.
JJ
era rimasta in sala d'attesa e aveva informato gli altri. Dopo un
paio di ore Sam si svegliò.
-Signorina,
ci stava facendo preoccupare. Non dovrebbe compiere azioni
così
avventate nel suo stato.-
-Quale
stato?- Chiese Sam confusa, non capendo cosa volesse dire il medico.
-Non
lo sa, signorina? Lei è incinta, di un mese.-
La
stanza prese a girare nuovamente e Sam dovette scendere dal letto con
l'aiuto del medico per andare in bagno, visto che doveva vomitare.
Non sapeva cosa fare. Doveva dirlo a Spencer... E il lavoro? Il
figlio come sarebbe cresciuto con due genitori che non c'erano mai? E
se lui non l'avesse voluto? L'avrebbe tenuto lo stesso? Il panico la
colse e iniziò a piangere, sentendosi più sola
che mai.
Un'infermiera
quando la vide così, avendo sentito cosa aveva detto il
dottore.
Decise di avvertire gli amici della ragazza che si trovavano
là
fuori. Gli disse che l'operazione era andata bene e che la ragazza si
era svegliata e che la potevano vedere, ma uno alla volta. David
andò
per primo. Dopotutto si era affezionato tantissimo a Sam e voleva
vedere come stava. Quando entrò però certamente
non si sarebbe
aspettato di trovarla nel letto, col viso rivolto verso un lato, che
piangeva sommessamente. Le si avvicinò e le porse il suo
fazzoletto.
-Ehi
piccolina, perché piangi? L'infermiera ha detto che
l'operazione è
andata bene. Cos'hai per stare così male?- le disse
sedendosi
affianco a lei, sul letto.
-Oh
David!- Disse la ragazza abbracciandolo e piangendo sul suo petto,
bagnandogli la camicia.
-Avanti,
dici a papà David cosa ti turba.- Le disse facendola
sorridere e
facendola smettere di piangere.
-Il
medico mi ha... mi ha... mi ha detto che io sono... incinta.-
Iniziò,
bisbigliando piano l'ultima parola, togliendosi un peso enorme dalla
coscienza.
-Sammy,
ma questa è una notizia bellissima. Non dovresti piangere
per
questo.-
-Ma
se Spencer non la vuole? Siamo così giovani... E se anche lo
volesse, come faremmo con il lavoro? Come possiamo crescere un figlio stando
sempre in giro per il Paese?- Disse esternando le sue paure.
-Sammy,
sono sicuro che Spencer sarà felicissimo per questa notizia.
Per il
lavoro c'è tempo per pensare a una soluzione e ricordati che
qualsiasi cosa di cui hai bisogno io ci sarò sempre. Ok?-
Lei annuì
sorridendo. Prima di accoccolarsi fra le braccia dell'uomo.
-David...-
Disse dopo dieci minuti sollevando lo sguardo verso il volto
dell'uomo.
-Ho
capito. Lo vado a chiamare.- Rispose alla muta domanda di lei,
baciandole la fronte, prima di uscire dalla stanza.
-Spencer,
ti vuole.- Disse David al ragazzo che si diresse subito dal suo
amore. Spencer forse no, ma gli altri avevano notato che la camicia
di David era bagnata e gli chiesero cosa era successo.
-Sarà
lei stessa a dirvelo.-
Quando
Spencer entrò nella stanza e vide che Sam aveva gli occhi
rossi e
gonfi per il pianto, corse subito verso di lei.
-Amore,
cosa c'è? Cosa è successo? Ti senti male?-
-Con
te affianco non posso stare male, cucciolo...- Rispose lei dandogli
un bacio leggero e abbracciandolo subito dopo.
-Su,
stasera ce ne stiamo tutti e due a casa abbracciati a farci le
coccole.- Gli fece lui sorridendo.
-Spencer,
non saremo più due. Da adesso siamo in tre.- Spencer non
capì
subito cosa volesse significare quella frase, poi si accese la famosa
lampadina.
-Tu
sei incinta?- Chiese staccandosi leggermente dalla ragazza per
guardarla bene negli occhi. Lei annuì con la testa, temendo
cosa
sarebbe accaduto da lì a poco.
-Sarò
padre... Sarò padre... Sarò padre!-
Gridò alla fine abbracciandola
e riempendola di baci. Di certo l'aveva lasciata sorpresa. Poi
avvicinò la bocca alla pancia di lei e iniziò a
parlare col loro
futuro bambino.
-Ehi
piccolino. Sono il papà...-
-E
se fosse una lei?-
-Hai
ragione. Chiediamoglielo. Piccolo, sei un bambino o una bella
femminuccia?-
Chiese
poggiando poi un bacio sulla pancia di Sam che rise al vedere quella
scena.
Quando
informarono gli altri li lasciarono a bocca aperta, poi ricevettero
mille congratulazioni. Riguardo la crescita del figlio, Sam decise
che avrebbe preso la laurea in chimica, non volendo dipendere da
Spencer e, una volta giunto il periodo di allontanamento prima che
partorisse, avrebbe lasciato la squadra. Non poteva lasciare il
figlio senza entrambi i genitori, e almeno così lei ci
sarebbe stata
e Spencer anche, ogni volta che poteva.
Purtroppo
però dovette abbandonare la squadra prima del previsto.
Infatti
durante un caso, serial killer l'aveva colpita allo stomaco, per
metterla fuori combattimento, di fronte a un inerte Derek che era
stato legato, e i medici le dissero che la bambina (avevano scoperto
essere una femminuccia), stava bene, ma Sam non poteva più
lavorare,
doveva stare a casa a riposo se non voleva rischiare la sua salute e
quella di Elizabeth. Avevano deciso di chiamarla così, come
la
protagonista di Orgoglio e Pregiudizio, che Sam aveva letto in quel
periodo. Durante i mesi di riposo finì di preparare la tesi
e si
laureò con 100, grazie anche all'aiuto di Spencer.
Dopo
circa tre anni dalla nascita di Liz e due da quella di James, Sam e
Spencer si sposarono. Fu uno dei momenti più emozionanti
della loro
vita. Sam fu accompagnata all'altare da David, che ormai non si
faceva scrupoli a chiamare “papà”. I
rapporti con gli altri non
si distrussero, ma anzi si intensificarono e, quando al matrimonio
Jil la informò che aspettava un figlio da Derek, Sam le
saltò
addosso finendo tutte e due poco elegantemente per terra.
Certo
quella felicità non sarebbe potuta durare per sempre, come
tutte le
cose, ma per il momento lei era la felicissima Signora Reid, madre di
due splendide creature e moglie di un uomo perfetto e questo le
bastava e la rendeva enormemente felice.
“La
felicità non va ricercata nel cielo sempre sereno, ma nelle
piccole
cose con le quali costruiamo la vita.” Carmen Sylva
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