Il nuovo membro della BAU

di DiNozzo323
(/viewuser.php?uid=64620)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I capitolo ***
Capitolo 2: *** II capitolo ***
Capitolo 3: *** III capitolo ***
Capitolo 4: *** IV capitolo ***
Capitolo 5: *** V capitolo ***
Capitolo 6: *** VI capitolo ***
Capitolo 7: *** VII capitolo ***
Capitolo 8: *** VIII capitolo ***
Capitolo 9: *** IX capitolo ***
Capitolo 10: *** X capitolo ***
Capitolo 11: *** XI capitolo ***
Capitolo 12: *** XII capitolo ***
Capitolo 13: *** XIII capitolo ***
Capitolo 14: *** XIV capitolo ***



Capitolo 1
*** I capitolo ***


Buon Salve a tutti! XD

Eccomi con la mia prima storia di Criminal Minds. Questa è stata scritta in appena tre giorni, rubandomi tutto il tempo che avrei dovuto dedicare allo studio, visto che fra poco ho un esame.

Per me è stato più difficile scegliere un titolo che scriverla. Mi è nata di getto e non l'ho nemmeno ricontrollata.

Vi devo avvertire che gli episodi sono ambientati nella quarta stagione e che se non li avete visti sono pieni spoiler. L'ultimo caso è stato scritto oggi, dalla sottoscritta, completamente inventato. Se poi è simile a qualcun altro non lo so perché non ne ho letti così XD

Adesso vi lascio alla lettura. Un bacio =)


Disclaimer: i personaggi di Criminal Minds non appartengono a me. I personaggi da me creati sono quello di Sam e di coloro che si trovano nell'ultimo caso (membri della squadra esclusi). Non intendo violare nessun copyright né offendere nessuno. Spero solo che vi divertiate a leggere questa storia tanto quanto io mi sono divertita a scriverla. Baci


IMPORTANTE: mi stavo dimenticando di dirvi che la cronologia degli episodi è stata modificata e che JJ ha partorito prima del previsto tornando a lavoro prima del previsto ù.ù Non troverete quella mora che l'aveva sostituita. Inoltre la storia è già completa. La devo solo postare, e mi dispiace che non vi siano citazioni, ma l'ho scritta tanto velocemente che non ci ho proprio pensato. Baci




Quella mattina la squadra della BAU era stata chiamata in sala riunioni, ma cosa strana non era stata JJ a chiamarli, bensì Hotch.

-Abbiamo un caso.-

-Perché non ne so nulla?- chiese JJ all'uomo, abbastanza confusa.

-Perché non è un caso ordinario.- Disse Hotch passando delle cartelline gialle dell'FBI al resto della squadra. Su queste spiccava un nome: Samantha Miller.

-Vittima?- chiese Morgan.

-No. È una studentessa di chimica che ha superato il test per diventare una profiler con il 100% di risposte esatte.-

-Non è possibile. Nessuno ha mai superato quel test senza un errore.- esordì Emily.

-Esattamente, per questo dobbiamo scoprire se questa ragazza ha risolto tutto da sola o se si tratta di un caso di invalidamento del test.-

-Insomma dobbiamo capire se questa ragazza è stata aiutata o se è davvero una profiling eccezionale.- Commentò Rossi.

-Reid, Morgan, domani mattina la incontrerete all'Università di Chimica. La informerete che collaborerà con noi per un certo periodo. In prova. Intanto dovremo capire chi è realmente questa ragazza.-

-Non ci sono problemi.- disse Morgan a Hotch. Poi gli altri tornarono chi nell'Open Space e chi nel proprio ufficio.

-Morgan, ti dispiace se domani mattina ci incontriamo direttamente là? Vorrei andare un po' prima e seguire la sua ultima lezione.-

-Ok, piccolo genietto. Ma non farti notare troppo.- Gli sorrise e se ne andò.


La mattina successiva Sam stava seguendo come sempre i corsi e dalle 10 si trovava nel laboratorio di Chimica Bio-inorganica Avanzata. Quel giorno era l'unica a non avere un compagno di laboratorio e spesso il professore passava vicino a lei a vedere come se la cavasse. Nonostante fosse leggermente indietro rispetto agli altri se la stava cavando egregiamente. Dalla posizione della sua cappa poteva osservare tranquillamente la scrivania del professore e dopo circa un'ora, forse un po' di più, vide un ragazzo che stava parlando con il suo prof. Quest'ultimo si voltò a guardarla, poi fornì al ragazzo un paio di occhiali di protezione e la indicò. Capì che c'era qualcosa di strano, così si soffermò a guardare il ragazzo. Aveva una pesante borsa a tracollo beige, i capelli leggermente lunghi erano stati fermati dietro le orecchie e indossava pantaloni beige, come il gilet con scarpe marroni, poco più chiare della cravatta, una camicia bianca e la cravatta marrone scuro a completare il tutto. A prima vista poteva sembrare un ragazzo della sua età, ma qualcosa le diceva che non solo era più grande di lei, ma doveva fare ogni giorno con episodi che lo facevano sembrare anche più vecchio. Non dovevano essere piacevoli. Timido sicuramente visto lo sguardo basso che teneva e il fatto che avesse salutato il suo professore con un cenno di mano, ma doveva avere a che fare o doveva aver studiato chimica. Non era la prima volta che si trovava in un laboratorio. Era a suo agio e riusciva a evitare i vari studenti che andavano di qua e di là con un quintale di becker e beute in mano senza nemmeno guardali. Doveva aver avuto anche esperienze, lui o i suoi genitori, con la droga, probabilmente eroina, visto come si toccava ogni tanto il braccio sinistro. Probabilmente non si rendeva nemmeno conto di quell'atteggiamento, ma comunque sembrava avesse superato la cosa.


Mentre pensava a tutto questo Sam non si accorse che la sua beuta aveva iniziato a bollire, così quando si rigirò verso la cappa e si accorse del mezzo guaio che stava per combinare prese subito la beuta e la mise a raffreddare in un becker da 800 pieno di acqua fredda. Nel compiere quel gesto troppo velocemente però dimenticò di usare della carta e si scottò le dita.

-Maledizione!- borbottò togliendosi il guanto destro e mettendo la mano sotto l'acqua corrente, provando appena un po' di sollievo.

-Dovresti stare più attenta. Avresti potuto farti davvero male.-

-Si, visto che la soluzione contiene anche acido solforico, se l'avessi fatta cadere avrei combinato un bel guaio. Comunque piacere. Io mi chiamo Sam. Samantha Miller, e tu sei..?- Sam gli porse la mano sinistra, visto che la destra era ancora sotto il rubinetto, ma la ritrasse subito quando vide che il ragazzo di fronte a lei alzava semplicemente la mano per salutarla. Atteggiamento non troppo maturo ma proprio di chi è in imbarazzo.

-Spencer Reid. Piacere di conoscerti.-

-Dunque Spencer, immagino tu abbia circa la mia età. Io ne ho 24... tu forse 27, 28. Sei abbastanza timido, ma non ci vuole un genio per capirlo e i tuoi colleghi di lavoro ti proteggono in quanto tu sei il più giovane, cosa che risalti con certi tuoi atteggiamenti. Hai avuto o hai a che fare con dei laboratori, probabilmente proprio di chimica ma il tuo lavoro non ha a che fare con questo. Penso piuttosto sia un lavoro terrificante. Ma non nel senso negativo del termine. Piuttosto nel senso che ti mostra cose inquietanti ogni giorno e ciò ti fa sembrare a prima vista più vecchio di quanto tu non sia in realtà. E a volte ti tocchi inconsciamente il braccio per un motivo non del tutto casuale, ma non entrerò nel merito. Penso di aver già ficcanasato abbastanza.- Gli disse tutto questo con un sorriso mentre lui rimaneva con la bocca spalancata dallo stupore. Poi lei si girò e quando si accorse che la beuta si era raffreddata continuò l'esperimento.

-E tu hai capito tutto questo semplicemente...-

-Guardandoti.- Completò la frase Sam. -Posso chiederti perché mi stavi cercando? Ho notato che mentre parlavi con il prof questi si è girato verso di me, e non avendo oggi una compagna di laboratorio immagino stesse guardando proprio me.-

-Posso darti una mano se ti va. Ho un dottorato in chimica.- Disse evitando di rispondere subito alla domanda di quella ragazza.

-Come immaginavo. Eccoti dei guanti. Ti dovrebbero andare bene visto che sono L... Ho le mani da pianista e più piccoli non mi vanno.- Gli sorrise.

Mentre lavoravano rimasero in silenzio per alcuni minuti durante i quali Reid poté osservare la ragazza. Era sopra la media per altezza, considerando che indossava delle semplici scarpe da ginnastica. A occhio e croce circa un metro e settanta, magra. I capelli lunghi e lisci di un biondo molto chiaro, più chiari di quelli di JJ, e occhi azzurri come il mare. Era molto chiara di pelle, di quelle tonalità che anche al sole non si abbronzano. Ben curata, indossava dei normali jeans chiari con presumibilmente una camicia, azzurra, coperta però dal camice bianco, macchiato qua e là da sostanze chimiche. I capelli erano raccolti in una pratica coda alta, e dietro di lei vi era una grande borsa bianca, presumibilmente la sua.

-Adesso ti va di dirmi perché mi hai cercato, Spencer? Posso chiamarti Spencer, vero? Tu chiamami Sam.-

-Certamente Sam.- disse Reid balbettando appena non abituato a una confidenza simile da parte di una semi-sconosciuta.

-Dunque, come hai intuito, io lavoro per l'FBI, Unità di analisi comportamentale. So che hai fatto il test per entrare a far parte della BAU e sappi che l'hai passato a pieni voti, quindi volevamo dirti che per alcuni giorni lavorerai con noi in prova. Dopo verrà a prenderci un mio collega, Derek Morgan... Non conosco nessuno che abbia risolto i test senza commettere un errore.-

-E immagino che tu sia venuto qui prima perché volevi vedere chi ti ha superato in una cosa simile. Non devono essere molte le persone che andavano meglio di te in qualcosa, vero Spencer? Hai detto che hai un dottorato in chimica e penso non sia l'unico... Comunque ti chiedo scusa, quando inizio a analizzare qualcuno parto per la tangente e non mi fermo più. Allora se devo stare un po' con voi ti va di raccontarmi un po' come lavorate e chi sono i tuoi colleghi?-


Mentre concludevano l'esperimento Reid illustrò un poco a Sam il loro modo di lavorare e gli parlò un po' degli altri, poi quando finirono misero tutto a posto e Sam andò a consegnare il foglio con la descrizione dell'esperimento e recuperò quello precedente. Uscirono dal lì che lei borbottava.

-Tz. Stupido Ford. Quanto lo odio...-

-Quanto hai avuto?- chiese Reid avvicinandosi alla ragazza.

-27. Gli dà fastidio che io e Jil, la mia amica riusciamo a finire sempre prima di tutti gli altri e non commettiamo mai un errore. Non lo sopporto proprio.- la sua voce andò pian piano scemando e presto si dimenticò dell'odiato professore, guardò Reid e gli sorrise. D'altronde il ragazzo non era niente male.

-Ah, ecco Morgan. Come mai già qui?-

-Abbiamo un caso. Hotch ha detto di fare i bagagli prima di andare in ufficio. Poi partiamo per l'Alabama. Samantha, scusa, dove abiti? Tu vieni con noi.-

-Io abito qui vicino. Venite con me.-

Si avviarono velocemente verso l'alloggio della ragazza che era giusto dietro l'Università.

-Scusa se non mi sono presentato. Derek Morgan. Felice di conoscerti. Samantha.-

-Il piacere è tutto mio, chiamami Sam.- Disse la ragazza dopo averlo squadrato. Era davvero un bell'uomo, e infatti quasi tutte le ragazze nei paraggi si giravano a osservarlo.

-Ecco, siamo arrivati. Accomodatevi pure.- Disse aprendo la porta e dirigendosi spedita in camera da letto. Derek e Spencer ne approfittarono per dare un'occhiata in giro per la casa. La prima cosa che notarono furono le tante cassette vicine alla tv. Erano tutte ordinate, non erano solo disposti in ordine alfabetico, ma anche per genere. Ne aveva una quantità incredibile, soprattutto di gialli e horror. Tutto nell'ordinario. Non notarono un disturbo ossessivo compulsivo, la casa era abbastanza ordinata ma nella norma per una ragazza di 24 anni che viveva da sola. Poi osservarono che non vi erano piatti sporchi e la spazzatura era appena stata svuotata. Probabilmente mangiava cibi da asporto, tipo cinese. Aveva anche moltissimi libri, di chimica, i suoi libri di testo, di diletto e poi moltissimi riguardanti lo studio dei criminali. La maggior parte dei libri erano gialli. Vi erano Doyle, Agatha Christie e Simenon, senza contare Koontz e Grisham. Vi erano quasi o forse tutti i libri scritti da Rossi. Ne presero uno e notarono che era pieno di osservazioni, commenti e sottolineature. La ragazza non si limitava a leggerli, li studiava e sicuramente se avessero cercato meglio avrebbero trovato anche quaderni con i suoi appunti sull'argomento. Poi però notarono che nel bel mezzo di questi, nel posto più facile per prenderli, vi erano libri che non c'entravano nulla con l'argomento. Vi erano i libri di Tolkien, la Divina Commedia, Delitto e Castigo e il Faust di Goethe.

-Sono i miei preferiti.- Commentò Sam mentre attraversava la stanza di fretta. Spencer la seguì in camera da letto e scartò del tutto l'ipotesi dii disordine ossessivo compulsivo con un sorriso. Per fare una semplice borsa aveva messo a soqquadro la stanza.

-Ok, sono pronta. Possiamo andare. Metterò a posto quando torno.- Disse poi arrossendo vedendo Spencer che le sorrideva dalla porta. I tre poi si misero in macchina e si recarono alla sede centrale dell'FBI. Subito si diressero in sala riunioni dove, senza nemmeno perdersi in convenevoli, JJ li informò che marito e moglie erano stati uccisi nel sonno, mentre la figlia di 10 anni era scomparsa da circa 8 ore, il che significava che avevano pochissimo tempo a disposizione per trovarla. Dopo 24 ore le possibilità di ritrovarla viva erano quasi nulle. In meno di venti minuti erano già in volo per l'Alabama, sul loro jet privato, dove si poterono anche presentare meglio.

-Miller, io sono Aaron Hotcher, il capo di questa squadra. Non so se Morgan e Reid le hanno già detto che lei adesso è qui in prova.-

-Si, me l'hanno detto.-

-Bene, loro sono Emily Prentiss, JJ, e lui è-

-Davi Rossi. Ho letto tutti i suoi libri.- Gli disse sorridendo. Rossi ricambiò.

A un certo punto mentre parlava con JJ che le stava facendo vedere delle foto del figlio, visto che Sam adorava i bambini, sentirono la voce di una donna provenire dal computer della bionda.

-JJ, sono Garcia. Ho le foto della scena del delitto. Le vittime si chiamano Jaff e Nancy Ayle. Sono stati uccisi nel sonno, gli hanno tagliato la gola. Non vi sono segni di violenza sessuale. La figlia scomparsa si chiama Kate, ha dieci anni.-

-Con 7 ore di vantaggio l'S.I. può essere in un raggio di 600 chilometri. Assicurati che tendano una rete molto ampia, JJ.-

-Certamente Hotch.-

-Chi ha scoperto i corpi?- chiese Rossi.

-Jimmy Shuel, il padre biologico di Kate. Era andato a prenderla per il week-end. La polizia non lo considera un sospettato.-

-Dobbiamo parlargli.-

-Ci serve anche una lista degli aggressori sessuali nel raggio di 30km.- Considerò Emily.

-David, tu Morgan e Miller andate sulla scena del delitto. Noi andiamo a aggiornarci alla stazione di polizia.-

Samantha era rimasta in silenzio per tutto il tempo, osservandoli e capendo quale fosse il criterio giusto da adottare. Quando Hotch si girò verso di lei fece un cenno con la testa a voler dire: non ci sono problemi. Hotch in realtà voleva sia vedere come se la cavasse sul campo sia avere notizie da Spencer circa il comportamento della ragazza.

I tre una volta arrivati si recarono subito a casa Ayle. Il poliziotto che li attendeva gli disse che l'S.I. Era entrato dal retro e che i cani avevano subito perso le tracce. I vicini non avevano sentito nulla.

-Non deve essere difficile attaccare una famiglia in questo luogo, nemmeno di giorno.- disse Sam.

-Si, infatti se vi allontanate dai sentieri potreste perdervi per giorni.-

-Io preferisco le città. Li vedi quando arrivano.- Commentò Rossi. Lui e Sam si recarono nella stanza dei genitori mentre Morgan analizzava la stanza di Kate.

-Trovato qualcosa da Kate?-

-E' molto strano, nessun segno di lotta. Sembra quasi che non sia scesa dal letto in fretta.-

-A loro hanno tagliato la gola. Se c'è stato l'elemento sorpresa potrebbero non aver avuto il tempo di reagire.- Entrambi si girarono verso Sam che analizzava attentamente la scena del crimine alla ricerca di qualcosa.

-Miller?- Sam si risvegliò da quella specie di trans e, dopo essersi fatta coraggio, gli espose ciò che stava pensando.

-Io sono l'S.I.,ok? È notte quando entro nella casa e i genitori probabilmente non si accorgono del vetro rotto di sotto, altrimenti si sarebbero mossi. Entro prima nella stanza dei genitori per eliminarli, visto che il mio obiettivo è la figlia nell'altra stanza. Per primo elimino il padre. A quel punto però la donna si sarebbe dovuta svegliare ed era libera di urlare. Però non l'ha fatto. Non poteva essere stata minacciata con una pistola perché sennò non avrei strangolato il marito e non vi sono segni di corde o di difesa sui corpi delle vittime. Io penso che qui abbiamo a che fare con almeno due S.I. Forse sono di più. E hanno ucciso i due adulti contemporaneamente, per questo non hanno urlato. Almeno così le possibilità di Kate di sopravvivere sono maggiori.-

-Perché?- chiese il poliziotto.

-Due S.I. Cambiano le dinamiche.- rispose Morgan

-Tenderanno a passare più tempo con lei.- Rossi, prima di ricevere una telefonata da Hotch che lo informava che Emily e JJ la pensavano allo stesso modo in base all'autopsia. E gli disse di rimanere lì. Quando avrebbe finito li avrebbe chiamati.

-Ben fatto Miller.- Le disse Rossi, facendola diventare viola dall'imbarazzo. Non aveva fatto una piega di fronte al sangue nella stanza o alle foto dei corpi ma si imbarazzava per un complimento. Tipico di lei.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** II capitolo ***


Ordunque ordunque... Eccomi con il secondo capitolino! Lo posto di già perché oggi pomeriggio non avrò molto tempo per farlo e avviso che domani arriverà il terzo chappy di sera, motivo: laboratorio di chimica dalle 11 alle 18 :S

Ringrazio fange69 e herm83 per averla messa fra le seguite.

Un bacio e buona lettura! ^^





Nel frattempo JJ, Reid, Emily e Hotch si erano recati dallo sceriffo. Durante il tragitto Hotch volle sapere da Reid le sue impressioni riguardo la ragazza.

-E' un portento Hotch. Senza che le avessi nemmeno rivolto la parola aveva capito tantissime cose di me. Che mestiere faccio, che sono laureato in chimica, che ho circa la sua età, che ero il più giovane della squadra e ha notato che ogni tanto mi tocco il braccio sinistro, e tutto questo, come ti ho detto, senza nemmeno che le rivolgessi la parola. Io credo che lei abbia davvero superato quel test da sola.-

-Dobbiamo esserne certi. A casa sua hai notato qualcosa in particolare?-

-Vive in un appartamento da sola. Ha molti film e libri riguardanti thriller e gialli, ma anche horror e qualche altro genere. Ha tutti i libri di Rossi e altri libri di testo sull'analisi criminale. Non li ha semplicemente letti, ma anche studiati. Erano pieni di sottolineature e appunti. Tutto era disposto ordinatamente, ma non soffre di disturbo ossessivo-compulsivo, basta vedere come ha lasciato la stanza da letto.-

-Amici? Ragazzi? Professori?-

-Ha un'amica, Jil, che è anche sua compagna di laboratorio. Lei e un suo professore non si sopportano. A suo dire al professore gli da fastidio che lei e la sua amica finiscano sempre il laboratorio prima degli altri senza sbagliare mai. Non penso abbia un ragazzo, o almeno io non ho trovato nessun segnale che lo indicasse.-

-Non ce l'ha un ragazzo, Hotch. Me l'ha detto lei. In compenso adora i bambini. È letteralmente impazzita quando ha visto le foto di Henry. Io non penso che quella ragazza abbia imbrogliato con il nostro test.-

Dopo non molto arrivarono dallo sceriffo. JJ e Emily analizzarono i risultati dell'autopsia, giungendo alla stessa conclusione di Sam, Reid analizzava il sito geografico e Hotch invece parlò col padre, dal quale però non ricavò alcuna informazione utile, tranne che la figlia soffriva di epilessia.

-Hotch chiamò Morgan e gli chiese di cercare in casa le medicine della figlia per capire se fosse a rischio, ma purtroppo Morgan le trovò. Hotch gli disse di tornare e portarle con sé.

-Una crisi epilettica viene causata principalmente dallo stress.- Disse Reid a Emily. E quella povera bambina doveva essere davvero terrorizzata.


Kate era rinchiusa da quasi un giorno in quello stretto sgabuzzino quando si sentì male e venne colta da una crisi. L'uomo voleva ucciderla e voleva che fosse la moglie a farlo, ma questa si rifiutò, così decisero di avvolgerla in una coperta e la gettò fra dei cespugli lungo la strada. Adesso dovevano trovare un'altra bambina.

Lei fu ritrovata da un'auto in mezzo alla strada la mattina dopo. Per fortuna era sopravvissuta. Fu subito portata in ospedale dove Emily e Sam andarono a parlarle. Hotch voleva che la ragazza osservasse e apprendesse, così in caso che veramente il test l'avesse fatto da sola, almeno avrebbe potuto essere d'aiuto, conoscendo già i loro metodi.

Emily e la bambina si lanciarono in un colloquio cognitivo mentre Sam teneva imbraccio la bambina, sperando che si sentisse più sicura con lei vicino e le teneva forte la mano. Non poteva pensare che la gente potesse fare del male a dei bambini... Così innocenti...

-Qual è la prima cosa che ti torna alla mente?-

-Fa freddo...-

-Sei all'aperto? Chi c'è con te?-

-Un uomo. Mi dice di stare zitta.-

-Che sta facendo?-

-Mi blocca le mani. Mi fa male. Aspetta qualcosa.- Disse alzando il tono di voce, spaventata.

-Descrivimelo.-

-Alto, capelli scuri, vecchio, come papà.-

-C'è qualcun altro con te?-

-Arriva qualcuno. Emily! Sam! Aiuto!- La bambina urlò spaventata. Sam le strinse forte la mano

-Ci sono io con te. Non ti farà del male.- Le sussurrò Sam.

-Ti ha messa nel bagagliaio della macchina. Quanto tempo ci sei stata?-

-Non lo so, non molto. Dieci minuti....-

-La strada era piena di buche o era liscia?-

-Liscia. Volevo urlare ma la voce non mi usciva.-

-Aprono il bagagliaio. Sei all'interno adesso?-

-Mi hanno tolto le scarpe.-

-Non vogliono farti scappare. Ora guardati i piedi e dimmi su cosa li appoggi.-

-Moquette. Sono in uno sgabuzzino. Intorno a me vestiti e fogli di alluminio. Sento delle campanelle, come quelle di una fata. Ogni volta che suonano l'uomo dice qualcosa al bambino.-

-Bambino?-

-E' qui. Proprio vicino a te.-

-Quanti anni ha?-

-Ha nove anni, quasi dieci. I genitori vogliono farmi giocare con lui, ma io non voglio. Non voglio! Non voglio! Emily, non lasciarmi andare!-

-Tranquilla, sono qui. Apri pure gli occhi.-

Sam e Emily uscirono dalla stanza e informarono il padre della bambina che non aveva subito abusi sessuali e che la bambina era molto forte. Poi parlarono con Hotch.

-La bambina è stata rapita da una famiglia. Padre, madre e un bambino della sua età. L'hanno caricata e portata in un camper.-

-Ha detto nient'altro?-

-Ha detto che la madre ha chiamato il bambino "pugliulè". Mi sembra che in rumeno sia un'espressione affettuosa.-

-Ehmmm... Posso dire una cosa?- Hotch e Emily si girarono verso di lei e attesero.

-Io credo che siano rom. La famiglia che l'ha rapita, insomma. Emily, hai presente quando Kate ha parlato delle campanelle e dei fogli di alluminio vicino ai vestiti?-

-Si, allora?-

-Ecco, se non ricordo male, quando ci si reca nei negozi, se non si vuole far suonare l'allarme del negozio, basta coprire i magneti anti-taccheggio dei vestiti e la borsa con della carta di alluminio e ciò mi fa ricordare anche che le campanelle sono un metodo efficace per insegnare ai bambini a rubare senza farsi sgamare. Si veste un manichino con degli abiti e a questi si attaccano 7 campanelle. Il bambino deve imparare a rubare il portafoglio dal manichino senza far suonare le campanelle. Me lo raccontò la vecchia domestica che lavorava da noi che era rom.-

-Emily, parla con Morgan. Digli di recarsi nei campeggi nella zona. Stanno cercando una famiglia di madre, padre e figlio rom.-

Emily sorrise a Sam e andò da Morgan a informarlo. Lui e Rossi si recarono nei vari campeggi. E scovarono quello in cui si era recato la famiglia che cercavano. La proprietaria li informò che non si sarebbe ricordata di loro se non avesse dovuto togliere dei vetri sparsi per tutta l'area in cui erano stati. Forse messi lì di proposito.


Morgan e Rossi tornarono poi nell'ufficio dello sceriffo e parlarono con Reid e Sam di questo. Reid confermò la teoria di Sam informandoli che secondo una superstizione rumena spargere i vetri simboleggiava fortuna. Morgan chiese a Garcia di fare ricerche incrociate di cittadine con ondate di Rom e piccoli furti nei negozi. Sapevano tutti però che poiché Kate non rispondeva alle loro necessità presto avrebbero riprovato con una nuova famiglia.

Rossi e Hotch informarono i poliziotti del luogo fornendogli un profilo mentre Garcia aveva trova 30 casi simili nell'arco di circa un secolo. Sam che fino a quel momento era pensierosa, cercando di collegare tutti i fattori si illuminò.

-Garcia, il capello che hanno trovato nella coperta, puoi vedere se risponde a una delle bambine scomparse?-

-Certo stellina. Un secondo solo. Appartiene a Katy Gray, scomparsa nel 1971, genitori uccisi.-

-Grazie Garcia. Penso di sapere cosa fanno con le bambine.-

-Ma certo. Tu credi che le rapiscano per darle in moglie al figlio, non è vero, Sam?- chiese Morgan senza nemmeno essersi reso conto che aveva chiamato la ragazza col suo nome.

-Esatto, è proprio quello che stavo pensando. Per questo rapiscono solo bambine dell'età del figlio. Poi quando loro si fanno grandi fanno lo stesso con i loro figli.-

-Sindrome di Stoccolma.-

-Hanno trovato una nuova famiglia uccisa. La figlia è stata rapita.-

Dopo aver appurato che tutto si era svolto nelle stesse circostanze della famiglia di Kate la squadra venne informata dell'incendio di un camper a meno di 30km, così Reid, Spencer e Rossi si recarono sul luogo e capirono che avrebbero avuto bisogno di soldi e vestiti e, non essendo riusciti ad abbandonare il loro rituale, compiendo un'azione in un'aerea che pullulava di poliziotti, si resero conto che si sarebbero recati nel centro commerciale più vicino. Tutti andarono lì, a meno di 20km di distanza, cercando di scoprire, tramite una foto approssimativa dell'aspetto che avrebbe dovuto avere Katy Gray adesso, se effettivamente fossero lì. Il figlio trovò però un volantino e assieme al padre e alla madre decisero che questa si sarebbe sacrificata facendo scattare l'allarme e facendosi catturare ma destando allo stesso tempo i sospetti di Hotch, che capì che c'era qualcosa che non andava.

Hotch e Emily interrogarono la madre, con il metodo poliziotto buono e poliziotto cattivo. Così riuscirono a farsi dire dove fossero il padre e il figlio con la bambina rapita, a patto che potesse vedere un'ultima volta suo figlio.

Morgan e Reid andarono dal padre, Hotch, Rossi e Emily dai bambini. Sam rimase con JJ nella sede dello sceriffo.

-JJ, c'è qualcosa che ancora non mi quadra con questa storia.-

-Sam, è finito. Li hanno trovati, stanno venendo qui.-

-Garcia ha detto che ci sono stati 30 casi simili nell'ultimo secolo, giusto?-

-Si, è esatto.-

-Ma in un secolo quante generazioni? Quattro? Cinque al massimo, ma ci sono ben trenta casi simili. Non può essere solo questa famiglia. Ve ne devono essere delle altre. Probabilmente loro parenti.- JJ rimase colpita da quella inconfutabile affermazione.

-Se fosse vero non avremmo concluso nulla.-

-Dobbiamo informare Hotch, prima che la Gray possa parlare con suo figlio. C'è puzza di bruciato.-

Appena Hotch e gli altri tornarono nella caserma Sam e JJ gli corsero incontro. Lui e Emily stavano portando il bambino dalla madre, ma lei li fermò.

-Fermi ragazzi! Aspettate un secondo. Sam ha qualcosa da dirvi.- JJ si allontanò un secondo col bambino per non fargli sapere che loro sapevano, così poté parlare liberamente. Tutta la squadra la stava osservando e la cosa la metteva parecchio in agitazione.

-Non sono i soli.-

-In che senso?- Chiese Emily.

-30 casi in un secolo. Sono troppi per una sola famiglia.-

-In effetti in un secolo vi sono in media 3 generazioni, troppe per il rapimento di così tante bambine.- Disse Reid con il suo solito fare da genio, Sam gli sorrise grata.

-Tu credi che ci siano altri che fanno le stesse cose?- Chiese Rossi.

-Si, e probabilmente sono parenti. È difficile trovare persone non imparentate che compiano gli stessi gesti.-

-Allora dobbiamo farci dire chi sono gli altri, Hotch.- Disse Morgan.

Venuti a conoscenza di questa cosa riuscirono a farsi dire dal bambino chi fossero gli altri, e anche se forse non gli diede tutti i nomi, poterono aiutare affinché questa barbarie finisse.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** III capitolo ***


Oh, ecco il terzo capitoluccio... spero vi piaccia e continuate a leggermi. Inoltre volevo chiedervi di pensare all'S.I. Di questo capitolo, come una persona diversa rispetto a quella del telefilm, non tanto sottomessa...

Ringrazio poi

bulmettina, caso e niki1909 per averla messa fra i preferiti

fange69 e herm83 per averla messa fra le seguite.

Buona lettura! A domani =)




Dopo quei giorni di tormento finalmente poterono tornare con il loro jet a casa. Sam si sedette su una sedia lontano dagli altri, guardando pensierosa fuori dal finestrino. Rossi si avvicinò a lei.

-Sei stata davvero brava. Hai aiutato molto.-

-Non finiscono sempre così i vostri casi, vero?-

-No, purtroppo no. Se non te la senti non ti devi preoccupare. È normale.-

-No! Io voglio aiutare. Voglio dare una mano affinché queste cose non succedano a altri, o per lo meno voglio assicurare le famiglie delle vittime che prenderemo i colpevoli.-

-Mi ricordi me quando ero giovane.-

-Lo prendo come un complimento.-

-Lo era.- Si allontanò. Dopo non molto invece si avvicinò Reid con una scacchiera.

-Sai giocare, Sam?-

-Certo, Spencer. Ma non sono molto brava. Dovrai farmi vincere.- Gli disse sorridendo. Ma Spencer non la fece vincere.

-Ma sei un piccolo genio! In un'ora abbiamo fatto 6 partite e hai vinto sempre con pochissime mosse!- Disse lei facendo arrossire il ragazzo che in effetti era davvero un genio.

-Te la sei presa?- Chiese imbarazzato.

-Si, tantissimo, quindi adesso per farti perdonare hai solo un modo.- Fece sarcastica.

-E cioè?-

-Quando non capirò qualcosa di chimica mi darai una mano tu, ok? Altrimenti non mi laureo più.-

-D'accordo, anche se non penso che ne avrai bisogno. Mi sei sembrata molto preparata l'altro giorno... Posso chiederti perché a 24 anni frequenti ancora il secondo anno di specializzazione? Non sembri la persona che si porta indietro con gli esami.-

-Bé, vedi, quando avevo 17 anni, un mese dopo il diploma, i miei genitori sono stati uccisi durante una rapina in una banca. La cosa mi ha shoccata parecchio e per due anni quasi sono andata allo sbando. Bevevo, fumavo, uscivo tutte le sere e... Diciamo che frequentavo molti ragazzi diversi, non troppo per bene. Alcuni mi hanno picchiata e io ho dovuto imparare a difendermi da sola. Poi Jil, la mia amica, mi ha aiutata a rimettermi in sesto, e così mi sono iscritta all'Università con lei e mi sono messa sotto a studiare e adesso sono qui.-

-Mi dispiace Sam.-

-Non ti preoccupare, non lo sapevi. Comunque ormai è passato.- Gli disse accennando un sorriso, prima che gli altri li informassero che erano arrivati.


Nei giorni successivi Sam la si trovava spesso all'FBI, dove stava facendo man mano amicizia con la squadra. Le ragazze già l'adoravano. A Morgan stava simpatica e Spencer la trovava parecchio intrigante. David poi lo considerava alla stregua di un padre e mentore. Ma nessuno dimenticava per quale motivo la ragazza si trovasse lì con loro. Ovviamente alcuni iniziarono a pensare che lei doveva realmente aver risolto da sola quel test, ma comunque non potevano esserne certi. Dopo tre giorni dal ritorno dall'Alabama di videro costretti a partire per Orange County, in California. Partirono in meno di 30 minuti. Sam aveva intuito subito che era meglio che tenesse sempre pronta una 24 ore, visto che non si sapeva mai dove sarebbero volati la prossima volta e quando.

JJ li informò in volo che erano stati chiamati a causa di un S.I. Che sparava a delle donne bionde sulle autostrade della città mentre era in macchina e che non era stato chiamato prima perché era stato visto tutte le volte con un auto diversa sempre priva di targa e marca. La prima vittima era rimasta paralizzata dalla vita in giù, la seconda e terza erano decedute. La vittima sopravvissuta l'ha descritto come un normale uomo bianco di mezza età in un Suv.

-Lo ha descritto senza riuscire a ricordare altro?- chiese Emily.

-Non è normale in caso di trauma?- chiese Sam.

-In effetti no. Le vittime di traumi ricordano tutto o niente. Secondo le statistiche...-

-Ok, grazie Spencer, ho capito.- disse sorridendo al ragazzo che chiuse la bocca imbarazzato come al solito.

-Perché ci hanno chiamato solo oggi se siamo già alla terza vittima?- Chiese Morgan.

-La polizia non era convinta che si trattasse dello stesso S.I. A causa delle differenti macchine e dal fatto che nella prima aggressione era diversa l'arma.-

-No, è la stessa arma.- Disse Rossi.

-Ma la rosa è molto più ampia nella seconda e nella terza.- Disse Spencer guardando le immagini.

-Ha segato la canna del fucile. È lo stesso aggressore.- Interruppe Sam.

-Si sta evolvendo e rapidamente.- Concluse il più anziano.

-I media lo chiamano ''Il guerriero della strada''.- Disse JJ.

-Ecco perché ci hanno chiamato così in fretta. È il tipo più difficile da prendere. Non ha rapporti con le vittime. Un terzo della scena del delitto, la sua macchina, va via con lui, quella della vittima è un rottame e la strada è contaminata da tutte le altre vetture che passano.- Disse Derek a Sam, più che agli altri.

-Dobbiamo delineare un profilo dettagliato. Lo dobbiamo inoltrare ai media chiedendo aiuto. Qualcuno lo conoscerà.-

-Sam, come facevi a sapere del fucile?- Chiese Reid.

-Hai presente quando ti ho raccontato della mia ''vita'' dopo la morte dei miei? I ragazzi con cui stavo erano abituati a maneggiare armi, così mi insegnarono un po' di cose sull'argomento. Poi dopo ho visto che mi piaceva sparare e ho preso ad andare al poligono.- Spiegò Sam tranquilla.


Dopo un viaggetto di 5 ore arrivarono nell'ufficio dello sceriffo. Rossi, Sam e Spencer restarono a parlare con la coordinatrice dell'unità operativa che li informava che controllavano le strade con aerei e autovetture 24 ore al giorno. Gli mostrò le mappe delle auto e dei percorsi delle vittime e che dalla linea speciale fino a quel momento non avevano avuto notizie. Mentre JJ andava a informare la stampa di tenersi pronta e gli altri andavano a analizzare le vetture delle vittime nella stanza affianco.

-La prima vittima è stata uccisa in maniera del tutto differente, di giorno, in uno spazio pieno di potenziali testimoni.- Disse Emily.

-Ha avuto fortuna e impara in fretta. Le altre due vittime sono state uccise di sera e ha segato la canna del fucile per ridurre i rischi.-

-Potrebbe non aver pianificato il primo omicidio, poteva essere del tutto casuale.- Disse Sam

-Di conseguenza il SUV dovrebbe essere la sua auto. Ma perché tenere un'arma nel SUV se non progettava un omicidio?-

-E che cosa lo ha spinto a premere il grilletto?- Chiese Morgan.

-Re-interroghiamo la prima vittima.- Disse Hotch, recandosi con Emily dalla donna. Questa gli disse che l'aveva provocato, cosa che di solito non faceva. Però era arrabbiata perché il figlio si era messo nei pasticci a scuola.

-Se non mi fosse sembrata una persona tanto normale non avrei detto nulla.-


Spencer invece osservò bene le vittime, assieme a Sam.

-Le vittime potrebbero seguire un modello prestabilito.- Disse Sam.

-Cioè?- chiese la coordinatrice.

-Poiché erano tutte e tre bionde e dell'età della vittima, potrebbero essere un surrogato di una attuale o ex moglie.- disse Spencer.

-E perché non uccide proprio quella persona?-

-Lui le attribuisce la colpa dei suoi fallimenti. Sa che uccidendola perderebbe il suo capro espiatorio.- rispose il ragazzo.

-Ma quando questo assassino viene provocato non dovrebbe reagire subito? Vicino alla fonte del risentimento?- chiese Sam a Spencer.

-Infatti...- Disse lui studiando i luoghi dove aveva colpito su una mappa. E osservandola bene.


Hotch informò gli altri di ciò che gli aveva detto la prima vittima, di come lo avesse provocato. Reid invece li informò che secondo lui l'S.I. Agiva vicino a delle confluenze alternate, come nel caso della prima vittima, sperando che qualcuno gli tagli la strada e abbia un valido motivo per ucciderla. Quell'S.I. non si sarebbe mai fermato. Cercava di volta in volta di affinare il suo modus operandi sperando di rivivere la stessa euforia del primo tentato omicidio. Fecero subito chiudere le confluenze alternate. Si recarono anche a parlare con coloro che lavoravano nei cantieri sperando di avere ulteriori informazioni. Parlarono con un uomo che stava lavorando la sera del secondo omicidio e questi gli disse che in effetti c'era una persona su una berlina bianca che, nonostante fosse vestito da duro con giacca di pelle e lenti a specchio, camminava come una donnetta. Quando uno gli aveva tagliato la strada aveva sporto il braccio vero il sedile del passeggero, come se ci fosse qualcuno, ma era solo. Poi non l'aveva più visto.

Hotch capì a causa di quel gesto che l'uomo doveva essere sposato e avere famiglia.

Fornirono alla polizia il profilo dell'S.I. E cercarono di tendergli una trappola, lasciando libero un solo senso alternato e allertando tutta la polizia. Era solo questione di tempo prima che l'S.I. Uccidesse i membri della sua famiglia.

JJ rilasciò un comunicato stampa nel quale vennero ripresi anche il resto della squadra, nella quale informava che cercavano un uomo bianco, di mezza età, un padre di famiglia, con probabile moglie bionda di circa 40 anni che assomiglia alle vittime e guida una berlina di lusso. L'individuo avrebbe dovuto guidare un SUV blu di media grandezza e probabilmente abitare in una zona che indicò su una mappa. Mentre la telecamera si spostava venne inquadrata Sam che attirò l'attenzione dell'S.I. A causa della notevole somiglianza con la moglie da giovane. JJ li informò anche che doveva aver avuto di recente un tragedia nella sua vita privata. Nonostante lui si ritrovasse appieno nel profilo e a lavoro stessero tutti accanto a lui a vedere il notiziario nessuno pensò che proprio lui potesse essere il soggetto ignoto di cui parlavano i giornali. Preso dal panico uscì di fretta dall'ufficio e se ne andò.

Mentre era fermo a un semaforo uccise due uomini che pensava lo stessero deridendo. Commise così un grande errore e la squadra poté capire, grazie a una testimonianza, che lui in realtà lavorava non troppo lontano dal luogo del terzo omicidio. JJ avrebbe presto dovuto indire un'altra conferenza stampa.

Il sole stava ormai tramontando quando ci fu la seconda conferenza. Quando l'S.I. sentì il notiziario infatti era in macchina e l'uomo, ossessionato da Sam, decise di recarsi non troppo lontano dall'ufficio dello Sceriffo, sperando di vederla.

Si era ormai fatta sera e la squadra era riunita sperando di ricavare qualcosa in più dalle telefonate alla linea di emergenza. Per ora non potevano fare molto altro. Sam non era con loro in quel momento. Era in bagno e Hotch, approfittando di quella breve assenza chiese al resto della squadra cosa pensassero di lei.

-Io non credo che possa aver imbrogliato a quel test.- Esordì JJ.

-Si, insomma, avete visto come reagisce durante i casi. Non può essere solamente una coincidenza.- Disse Emily.

-Reid, tu hai parlato molto con lei. Hai scoperto qualcosa in più?- chiese David.

-Mi ha detto che quando ha perso i genitori a 17 anni è stata per due anni allo sbando, poi la sua amica Jil l'ha aiutata a tornare in carreggiata. Penso sia per questo che desidera tanto entrare a far parte della squadra. Vuole in un certo qual senso, vendicare la morte dei genitori facendo finire dietro le sbarre tutta la gente malata che incontra.-

-Hotch, io non credo che lei si sia fatta passare quel test.- Concordò Morgan.

Nessuno di loro si era accorto che però Sam era sulla porta e aveva sentito le parole di Spencer e Derek e rimase impietrita per un attimo. Tutti si voltarono verso di lei quando fece cadere il caffè quasi vuoto dalle mani e le lacrime le scesero lungo le guance. Avevano fatto davvero un bel casino.

-Sam...- Disse JJ, ma la ragazza si girò e se ne andò a passo veloce verso il parcheggio, correva quasi. Prese un auto di un poliziotto gentile che si trovava vicino a lei e si mise in macchina, aveva bisogno di allontanarsi da loro e riflettere. Era stata una stupida a non capire tutto subito, eppure i segnali c'erano tutti.

Era in macchina da un po' quando il suo cellulare squillò. Era Reid. Rispose, per lo meno sapevano che era viva e la potevano lasciare in pace a pensare.

-Che cosa volete ancora?- Era furiosa e delusa allo stesso tempo.

-Scusa Sam. Dovevamo sapere se eri davvero tu ad aver risolto il test. Nessuno ha mai ottenuto il punteggio pieno. Nemmeno Hotch. Era strano e dovevamo essere sicuri che non vi fosse un imbroglio sotto.-

-Io mi fidavo di te, Spencer. Ti ho raccontato di me. Mi fidavo. Se veramente volevate sapere queste cose sarebbe bastato chiedermele! Io non imbroglio e non mento!- Sputò Sam dura, senza accorgersi che un SUV si stava avvicinando pericolosamente a lei.

-Hai ragione, ma adesso torna, lascia che ti spieghi...- Reid a un tratto si interruppe e cacciò un'espressione che non piaceva per nulla a JJ e Morgan che si trovavano affianco a lui. Mise il vivavoce.

-E' dietro di me! Sta cercando di farmi uscire di strada! Spence...- Poi sentirono uno stridio incredibile e il silenzio.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** IV capitolo ***


Ed ecco a voi il quarto chappy!

So che siete state in ansia per come avevo concluso il terzo, ma sappiate che ci saranno altri capitoli simili, per vostra sfortuna XD Quindi niente ansia sennò mi sento in colpa poi :P

Ringrazio coloro che mi leggono e non commentano e in particolare

bulmettina, caso e niki1909 per averla messa fra i preferiti

fange69 e herm83 per averla messa fra le seguite.

A domani!!!





L'S.I. Aveva visto Sam allontanarsi lungo le strade del Paese e l'aveva seguita. Non pensava che non si sarebbe accorta di lui. Non andava molto veloce la ragazza e dopo poco la tamponò. Sperava di farla uscire di strada per poterla fermare. La tamponò ancora e ancora, fino a che l'auto della ragazza non andò in testa coda e sbatté contro il gardreil. Non doveva essere morta, ma quanto meno si era ferita. Si avvicinò alla macchina e la fece uscire con calma, minacciandola con un fucile. Poi la legò e la schiaffò sul retro del SUV. Si avviò a casa, nel garage dove diede una botta con il calcio del fucile a Sam e la portò nel soggiorno. Poi costrinse la sua famiglia sotto il muro e le legò.

-Tu... Tu sei come lei! Tu mi odi e mi deridi esattamente come lei!- Disse dandole un pugno. Poi puntò il fucile verso la moglie e le figlie.

-Fermo! Loro non c'entrano! Sono stata io a dire loro di trattarti così. La colpa è solo mia.-

-Lurida puttana! Come ti sei permessa!-

-Tu hai ucciso quelle donne. Era il minimo quello che ho fatto.- Disse Sam beccandosi un il calcio sulla zigomo, da cui uscì del sangue. Doveva proteggere quelle donne innocenti. Anche a costo della vita.

-Sei solo una stronza! Ti meriti di soffrire!- Urlò il killer colpendola nuovamente con un paio di calci assestati in pieno stomaco e di nuovo col fucile sul viso, che era sicuramente la parte più vulnerabile del corpo.

-E voi l'avete anche ascoltata!- Disse rivolgendo il fucile verso la famiglia.

-Certo che mi hanno ascoltata.- Disse Sam sputando del sangue a terra. -Tu sei solamente un fallito. Non riesci in nulla. Non riesci nemmeno a ferirmi come si deve. Sei patetico.- Lo provocò facendo tornare il fucile verso di lei. Nessuno le assicurava che una volta morta non facesse fuori anche la famiglia, ma pensava che se se la fosse presa con lei e avesse creduto che l'atteggiamento assunto da moglie e figlie fosse causa sua, avrebbe potuto anche risparmiarle.

L'uomo furioso la colpì in fronte con il fucile. Il sangue scese copiosamente sul volto di Sam, gocciolando sul pavimento, poi la colpì di nuovo allo stomaco e infine le premette la testa per terra. Puntò la bocca del fucile verso di lei e carico il colpo.

Improvvisamente la stanza si riempì di poliziotti e tutti i membri della squadra entrarono tenendolo sotto tiro.

-Getta l'arma, Norman! Gettala!- Gridò Derek, tenendolo sotto tiro. L'uomo non oppose resistenza e subito la polizia lo ammanettò. Spencer e Derek si avvicinarono all'amica, felici che fosse viva.

-Ferma Sam, adesso ti slego.- Derek la slegò e la aiutò a mettersi seduta. Era ridotta piuttosto male a prima vista. Sam li abbracciò forte a entrambi e pianse.

-Scusatemi. Mi sono comportata da stupida e infantile! Non avrei dovuto andarmene così, da sola. Scusatemi!-

-No Sam, scusaci tu. Avremmo dovuto essere sinceri con te da subito.- Disse Spencer, con un peso in meno sul cuore. In quei brevi momenti era stato davvero male per la ragazza e non sapeva nemmeno perché.

-Avanti, alzati. Devi farti vedere da un dottore.- Disse Derek. La ragazza cercò di alzarsi, ma ricadde subito a terra. Non le riusciva proprio di muoversi, sia per l'adrenalina sia per le ferite. Sullo stomaco si vedevano già i lividi.

-Non ce la faccio. Non riesco a alzarmi.- disse Sam calma, che ormai aveva finito di piangere.

-Ok piccola, allora ti porto io.- si portò al collo le braccia dell'amica, che le strinse per reggersi, e poi la sollevò. Nonostante fosse abbastanza alta Derek la sollevò senza sforzo e la portò fuori, fino all'ambulanza che stava arrivando. Mentre passava Sam poté guardare negli occhi gli altri e gli sorrise, mimando uno “scusatemi” con le labbra. Gli altri le ricambiarono il sorriso, tranne Hotch, che come al solito era serio e pensieroso.

La tennero sotto osservazione per la notte. Fortunatamente si era fatta meno male di quanto si potesse pensare. Nessun trauma cranico e nessuna lesione interna, anche se le sarebbero rimasti i lividi per un po' di giorni, specie quello sullo zigomo, che era davvero osceno. In tarda mattinata, il giorno dopo, presero il jet per tornare a casa.

Lei era seduta in disparte, con l'ipod nelle orecchie. Era molto pensierosa e non le riusciva molto di chiacchierare. Poi vide Hotch avvicinarsi e si tolse le cuffie.

-Come ti senti?-

-Meglio. Un paio di giorni e dovrei essere tornata come prima, lividi a parte.- rispose imbarazzata. Dopo tutto si era comportata da vera bambina.

-Scusa per come mi sono comportata Hotch. Non avrei dovuto reagire in quel modo infantile. Avrei dovuto parlarvene e non scappare. Scusa.-

-Si, ti sei comportata in maniera infantile, però è anche vero che sei riuscita a tenere testa a un killer psicopatico e che in appena due indagini ti sei dimostrata un elemento prezioso per la squadra. Volevo sapere se hai ancora intenzione di diventare una profiler.-

-Certo che voglio diventare una profiler.-

-Bene, allora sappi che da domani sei ufficialmente un agente speciale dell'FBI. Adesso ti lascio riposare.- E si allontanò. Il cuore di Sam scoppiava di gioia e dopo aver cambiato playlist, mettendone una decisamente meno deprimente, cadde fra le braccia di Morfeo e si addormentò. Si risvegliò a meno di un'ora da casa. Si stiracchiò un minimo, poi si rese conto che l'ipod si era scaricato, così lo tolse e le ripose in borsa, il tutto lo fece con estrema calma, poi si perse a osservare un po' gli altri. Hotch e Rossi erano seduti in silenzio, persi nei loro pensieri, Spencer stava leggendo un libro, o forse lo stava sfogliando visto che girava le pagine a una velocità impressionante, Emily e JJ chiacchieravano fra di loro e Derek ascoltava della musica. Quando le due ragazze videro che si era svegliata le fecero cenno di avvicinarsi. Si sedette affianco a Emily.

-Dormito bene?- le chiese JJ.

-Si, sono crollata. Ero evidentemente distrutta.-

-Ti credo dopo tutto quello che hai passato.-

-Hotch ci ha detto che da domani fai ufficialmente parte della squadra. Sono contenta che tu abbia accettato.- le disse Emily.

-Come potevo non farlo. Lo desideravo tanto, e poi voi siete grandi.- Poi Sam abbassò lo sguardo quando si rese conto che a loro non aveva ancora chiesto scusa.

-Ragazze, volevo scusarmi con voi. Mi sono comportata da vera idiota ieri. Non avrei dovuto andarmene in quel modo.-

-Eri arrabbiata, è normale che ti sia comportata così. Non ti devi scusare.- le disse Emily.

-No, devo invece. Se avessi aspettato quando mi hai chiamata non mi sarei cacciata in quello stupido guaio.- Disse guardando JJ.

-Sei testarda, è difficile farti cambiare idea.- rispose la ragazza.

-Dopo tutto sono un Capricorno. Essere testarda è davvero il minimo.-

-Ok, ma non lo dire a Reid, altrimenti ti caccia tutto un discorso sull'influenza delle stelle e dei segni zodiacali nell'atteggiamento umano.- Mormorò Emily abbassando la voce.

-Guardate che vi ho sentito!- Disse Spencer senza alzare lo sguardo dal libro che stava sfogliando, facendo scoppiare a ridere le tre donne.

-Spencer, ma riesci davvero a leggere tanto velocemente? Sembra che stai sfogliando solo quel libro...- Il ragazzo non rispose subito, però lo intercettarono le due amiche.

-Si, riesce a leggere 20mila parole al minuto.- Disse JJ

-E ha una memoria eidetica.- Continuò Emily

-E un Q.I. Di 187.- Riprese JJ

-Insomma, un piccolo genio.- Concluse Sam scoppiando a ridere assieme alle amiche. Quando poi atterrarono Morgan si avvicinò alla ragazza e le disse che lui e Spencer l'avrebbero accompagnata a casa. Quando scesero dall'aereo la ragazza si avvicinò a Spencer e si aggrappò al suo braccio, lasciandolo di stucco.

-Lo sai che scherzavamo prima, vero Spencer? Non te la prendere.-

-Tranquilla, non me la sono presa.-

-Sono contenta.- Sam si sporse e gli schioccò un bacio sulla guancia, mentre sul volto di Derek spuntò un ghigno, e su quello di JJ e Emily un sorriso.


Nei giorni che seguirono, e nei casi che seguirono, Sam divenne sempre più amica dei ragazzi, specialmente di Reid, Garcia e JJ. Il tecnico informatico l'adorava letteralmente e la chiamava stellina. Una volta sapute le cose sul ragazzo capì anche perché sapeva sempre un quintale di cose. E grazie, praticamente ogni cosa che vedeva o leggeva la ricordava! Su consiglio di Hotch si recò anche al poligono e fece il test per entrare in possesso di un'arma. La ottenne senza alcun problema, abituata a sparare dai suoi ex “amici”. Ogni tanto si recava anche con Spencer a sparare e gli dava una mano a migliorarsi. Non faceva miracoli ma pian piano il ragazzo stava migliorando. Man mano che i giorni passavano Sam si rendeva conto che si stava affezionando molto al ragazzo, ma non come un'amica normale, come qualcosa in più. Si ritrovava spesso a pensare al suo viso prima di addormentarsi la sera. Erano passati anni da quando aveva avuto una relazione con qualcuno e Spencer decisamente non assomigliava ai suoi ex, ma era proprio questo che le piaceva, la sua timidezza, il suo carattere un po' infantile e la sua cultura sconfinata. Di ciò si confidò con Garcia e lei era davvero felice.

Dopo tutto questo Sam non si era rassegnata a non laurearsi, e anche se ci avesse impiegato un anno in più, o anche due, ogni sera, quando tornava a casa dal lavoro, e non si trovavano in giro per gli USA per un caso, stava almeno fino a mezzanotte a studiare.

Una mattina, erano passati altri tre casi da quando Hotch l'aveva informata che era ufficialmente un membro della squadra, si avvicinò a Spencer.

-Ehi Spencer, ciao.- Gli disse avvicinandosi, poggiandosi alla scrivania del ragazzo.

-Ciao Sam, mi cercavi?-

-In effetti si. Volevo sapere, sempre che oggi non ci capiti un caso fra le mani, se stasera ti va di venire da me. Mangiamo cinese e ci vediamo un film, che ne pensi?-

-Oh, bé... S... Si... Mi farebbe molto piacere...-

-Che bello! Va bene per le 8? Ovviamente lavoro permettendo.-

-C... Certo. Va benissimo.-

-Ok, allora a dopo.- Sam si allontanò tutta felice, con un sorriso enorme sul viso, e se ne andò da Garcia a informarla. Spencer invece non riusciva a credere a ciò che era successo. Certo, Sam gli piaceva, ma era troppo timido per provarci, e ora quest'invito... Una parte di lui sperava che giungesse un caso che lo salvasse.


-Garcia! Garcia!-

-Ehi stellina, come mai tanto contenta? Parla con il tuo oracolo.-

-Ho chiesto a Spencer di venire stasera a mangiare e vedere un film da me e lui ha detto di si!- Le gridò saltandole al collo.

-Hai visto? Che ti dicevo? Adesso stai tranquilla e ricordati domani di raccontarmi tutto nei minimi dettagli.-

-Certo tesoro! Adesso io vado di là e cerco di contenere la felicità, altrimenti Derek inizia a analizzarmi per capire perché sto' così.- Le diede un bacio sulla guancia e se ne tornò all'Open Space. Gli altri notarono che c'era qualcosa nell'aria, ma preferirono non indagare oltre, dopo tutto erano fatti suoi.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** V capitolo ***


Ciao, ragazzi! Spero che abbiate dei bei progetti per il week-end.

Ringrazio tutti coloro che leggono e in particolare

bulmettina, caso e niki1909 per averla messa fra i preferiti

fange69 e herm83 per averla messa fra le seguite

Buona lettura! =)





Sam fu parecchio fortunata. Per quel giorno nessun omicidio, rapimento o stupro li aveva coinvolti, e alle 7 meno un quarto se ne andò a casa per mettere un po' di ordine e per vestirsi. Optò per un semplice paio di jeans con tanto di maglietta a maniche lunghe verde. Si mise appena un po' di matita e di mascara e poi finì di rassettare in cucina.

Spencer arrivò alle 8 precise. La casa era in ordine come si ricordava, anche se era pronto a scommettere che se si fosse affacciato nella camera da letto della ragazza, stavolta l'avrebbe trovata in ordine. Quando la ragazza lo abbracciò sentì un buonissimo profumo.

-Che buon profumo, cos'è?-

-Fragolina di bosco, il mio preferito.-

-E' molto buono. Mi piace.-

-Grazie.- Sam si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio leggermente imbarazzata.

-Allora, che ne dici di ordinare?- Disse cacciando sul tavolo in cucina un menù del suo ristorante cinese preferito. Trascorsero una buona mezz'ora a scherzare e scegliere cosa avrebbero dovuto mangiare, quando alla fine decisero di ordinare un po' di tutto. Mentre aspettavano iniziarono anche a cercare un bel film da vedere, ma la cosa era parecchio difficile. Il ragazzo ne aveva visti molti e, ovviamente, li conosceva a memoria. Per quella sera però Sam non aveva tanta voglia di vedere un thriller o un horror. Erano i suoi generi preferiti, ma non voleva pensare al lavoro, così optò per una commedia romantica.

-Non hai mai visto ''I perfetti innamorati''?- Chiese Sam sbigottita.

-Non mi pare.-

-E' con Julia Roberts, la Zeta Jones e John Cusack, Christopher Walker...-

-Ok, ferma piccola cinefila. Vogliamo vedere questo?-

-Per me va bene. Non te ne pentirai.-

Scelto il film arrivò da mangiare, ma i ragazzi preferirono cenare prima, essendo tutti e due abbastanza impediti con le bacchette. Sam cacciò subito due forchette, senza nemmeno che Spencer glielo chiedesse, però cerco lo stesso di provarci con i bastoncini cinesi. All'ennesima volta che le cadeva l'involtino ci rinunciò e lo appizzò con la forchetta. Spencer rise a vedere quella scenetta. Lui aveva rinunciato subito.

-Non capisco come fanno le persone a usare queste arme malefiche. Sono una cosa impossibile! Scommetto che c'è un trucco sotto.-

-Guarda, io ormai ho perso la speranza.- Disse Spencer sorridendo mentre buttava giù un po' di riso alla cantonese.

-Com'è il maiale in agrodolce?- Chiese il ragazzo vedendo che la ragazza cambiava contenitore.

-Prova, è buono, disse porgendogli la forchetta, sulla punta della quale si trovava un pezzo del maialino.

Spencer arrossì leggermente prima di aprire la bocca e buttarlo giù.

-Buono.-

-Ci credo. È ottima la cucina cinese. Prendine ancora un po'.- Gli disse porgendogli il contenitore.

-Sam, ti sei sporcata il naso.- Disse il ragazzo scoppiando a ridere.

-Ah si?! Anche tu.-

-Io?- chiese toccandosi il naso, ritraendo la mano per vedere se era sporco.

-Si, proprio adesso.- E lo sporcò con un dito coperto di salsa. Tutti e due si misero a ridere. Era piacevole trovarsi così, senza lavoro per la testa, con una persona della tua stessa età. Quando ebbero finito di mangiare si sedettero sul divano a vedere il film. Verso la metà Sam si stese sul divano, con la testa sulle gambe del ragazzo. Da quella posizione non lo poteva vedere in faccia, ma qualche volta le sembrava di sentire lo sguardo di lui che la osservava. Passarono non troppi minuti che Spencer prese ad accarezzarle i capelli piano. Lo faceva rilassare molto e anche Sam si stava rilassando.

Il film finì e sullo schermo comparvero i titoli di coda. Sam si girò piano vero il ragazzo e lo osservò dal basso. Spencer puntò il suo sguardo negli occhi di lei e vi si perse. I loro cuori presero a martellare. Sam pensava che fra poco le sarebbe uscito dal petto, poi notò che una mano di Spencer adesso era poggiata sul suo fianco. Si alzò lentamente, mettendosi seduta, senza distogliere lo sguardo e senza allontanarsi. Ormai i titoli di coda erano quasi finiti e presto i due ragazzi si sarebbero ritrovati immersi nel buio mentre solo la luce della luna che attraversava la finestra li avrebbe illuminati. Il suo viso si avvicinò come per magia a quello del ragazzo e le loro labbra si incontrarono. Spencer non oppose resistenza e così Sam schiuse la bocca per permettere alle loro lingue di incontrarsi. Lei portò le mani dietro il collo di lui e lui poggiò le sue sulle guance della ragazza. Si baciarono a lungo prima che Spencer si allontanasse piano.

-Sam, non possiamo. Noi siamo colleghi, non possiamo.-

-Spencer, in questo momento io e te siamo solo due amici che si vogliono più che bene. Niente FBI, niente omicidi, niente casi, niente colleghi. Siamo solo io e te. Almeno per questa sera, facciamo finta di essere due semplici ragazzi.- Con queste parole lo convinse e entrambi ripresero a baciarsi, dolcemente, ma con passione. Pian piano Spencer scivolò su di lei e finirono entrambi stesi sul divano, lei sotto e lui sopra, il tutto senza mai staccarsi.

Il ragazzo si fece pian piano più sicuro e infilò una mano sulla schiena di Sam, sotto la maglietta, mentre lei gli sfilava la sua camicia dai pantaloni. Quando vi riuscì la sbottonò e gliela tolse, facendola scivolare a terra, mentre lui le sfilava la maglietta, interrompendo per un attimo il contatto fra le loro bocche. Il suo sguardo le scivolò su tutto il corpo, prima di riprendere a baciarsi, stretti, abbracciati, per un tempo che gli parve infinito. Mentre ancora si baciavano sentirono le campane della chiesa suonare l'una di notte. Nessuno dei due si era reso conto che si era fatto così tardi, per di più domani avevano lavoro!

-Sam... Sam... Aspetta. È tardi e domani dobbiamo andare a lavoro. Non possiamo adesso.-

-Hmmm...- mugugnò la ragazza riavvicinando le loro bocche, trovando la risposta, seppur breve del ragazzo. Poi si staccarono.

-Ok, hai ragione. È meglio se ci fermiamo adesso che ancora possiamo.-

I due si rivestirono e dopo essersi scambiati gli ultimi baci, Spencer uscì dalla casa della ragazza, recandosi verso il suo appartamento. Entrambi andarono a dormire con un grandissimo sorriso sulle labbra.


Inutile dire che Sam quella sera non chiuse occhio non riuscendo a togliersi dalla mente le immagini di ciò che era successo fra lei e Spencer. Quando si fece l'alba decise di prepararsi e andare a lavoro. Era inutile attendere ancora. Mandò un messaggio a Garcia per sapere se era già in ufficio e quando ricevette risposta affermativa si fermò da Starbucks a comprare un paio di caffè con panna e due cornetti e si recò dall'amica. Mentre scendeva canticchiava felice.

-Ehi stellina! Siamo contente stamattina. Adesso però devi raccontarmi tutto.- Disse accettando il caffè caldo che le offriva l'amica.

-Ovviamente quello che ti dirò rimarrà fra noi due, vero?-

-Sarò muta come una tomba. Spara.-

-Allora è arrivato alle 8 spaccate e assieme abbiamo perso qualcosa come mezz'ora sui menù del cinese prima di ordinare un po' di tutto, abbiamo scherzato e parlato, poi ci siamo messi sul divano a vedere un film: ''I Perfetti Innamorati'' e io mi sono stesa con la testa sulle sue gambe mentre lui mi accarezzava i capelli, poi quando è finito il film ci siamo guardati e ci siamo baciati per un tempo che mi è parso infinito. Penso che se le campane non avessero scoccato l'una non avremmo smesso.- Garcia l'abbracciò di slancio.

-Hai visto stellina! È andato tutto benissimo! Come sono contenta! Era ora che Spencer si desse una mossa.-

Mentre Sam era da Garcia, Morgan, Emily e Spencer aspettavano l'ascensore per arrivare a lavoro. Spencer aveva un sorriso sulla faccia che era difficile non notare, e infatti i due se ne accorsero subito.

-Ehi ragazzino, perché così felice?-

-Io? Felice? No... Ti sbagli...- disse Spencer non riuscendo a smettere di sorridere.

-Derek ha ragione... E' successo qualcosa...-

-No, tutto a posto.- Scesero dall'ascensore quando JJ gli andò incontro informandoli che vi era un emergenza. Aveva già provveduto a chiamare Sam che adesso si trovava in sala riunioni con Hotch e Rossi.

-Ragazzi, lei è il capo reparto malattie infettive del centro prevenzione e controllo.- Disse JJ presentandogli una donna.

-25 persone sono state ricoverate nel pronto soccorso di Annapolis e dintorni. Erano tutti nello stesso parco alle 2 del pomeriggio di ieri. La prima vittima è morta dopo 10 ore. Sono passate 17 ore e i sopravvissuti si sono ridotti a 12.- Continuò JJ mostrandogli le cartelle.

-Antrace- disse Morgan dopo aver analizzato i sintomi.

-L'antrace non uccide così in fretta.- Fece notare Spencer.

-Questo ceppo si.- Commentò il capo reparto.

-Cosa si fa con i luoghi affollati come aeroporti, centri commerciali, treni...- Chiese Emily.

-Siamo in silenzio stampa.- Disse Hotch prima che Rossi approfondisse la questione.

-La popolazione avrebbe una crisi collettiva di panico che causerebbe più decessi dell'ultimo attacco.-

-In più il colpevole potrebbe sparire o distruggere i campioni.- Disse Sam

-Se ci sarà un altro attacco non potranno più tenerlo nascosto, però.- Hotch.

-Si che ceppo si parla?- chiese Spencer

-Spore ingegnerizzate trasformate in un composto a diffusione aerea che attacca i polmoni. Inodore e invisibile.- Li informò il capo reparto.

-Solo uno scienziato saprebbe produrre un ceppo sofisticato.- Disse Sam.

-Le lesioni si raddoppiano di ora in ora.- Osservò Morgan osservando ancora la cartella clinica di coloro che erano stati infettati.

-Non mi preoccupano le lesioni, ma i polmoni, che trasmettono le tossine in circolo. Potrebbero morire tutti.- Disse il capo reparto.

-I sopravvissuti sono stati isolati e la nostra sede diventerà il centro operativo.- Disse JJ.

-Reid, Miller, andate a parlare con le vittime. Morgan, Prentiss, sulla scena del crimine.- Ordinò Hotch.

-Prima tutti dovete prendere la Ciprofoxacina. Non siamo sicuri della sua efficacia contro questo ceppo ma è meglio di niente.- Capo reparto.


Tutti buttarono giù quelle pillole prima di recarsi dove gli era stato detto. Prima di andare però Spencer voleva sapere come avevano curato le vittime e si recò con Sam da JJ che gli fornì il rapporto. Questo S.I. Fino al 2001 aveva scritto lettere riguardanti un possibile attacco all'antrace, che poi si verificò, facendo 5 morti.

Garcia doveva cercare nel database tutti coloro che avevano accesso a strutture ingegnerizzate e tra questi chi poteva trarre un vantaggio da tutto ciò che stava accadendo.

-Cerca una lista di scienziati del governo che fanno ricerche per l'antrace. Si possono escludere le sostanze che non sono usate ma non possiamo escludere i vostri uomini.- Disse Hotch al generale durante il colloquio con questi.

Sam e Spencer intanto si recarono al Pronto Soccorso a parlare con i sopravvissuti. Il ragazzo parlò con una ragazza che il giorno prima si trovava al parco sperando di sapere qualcosa, ma seppe solo che faceva caldo e c'era vento, infatti la ragazza era affetta da afasia. Quella tossina comprometteva il linguaggio. Il capo reparto che li aveva accompagnati aveva notato ciò in varie altre vittime prima che queste morissero.

Invece Emily e Derek si recarono nel parco che era stato purificato.

-Con che scusa avete chiuso questo parco?- chiese a uno degli uomini che si trovavano lì.

-Accumulo di metano nelle fogne.-

Si addentrarono nel parco fino al punto dove era stata rilevata una quantità maggiore di antrace. Era in cima a una collinetta. Probabilmente l'S.I. aveva rilasciato l'antrace lì e questo aveva colpito tutti coloro che si trovavano sottovento.

-Di solito però questi S.I. Attaccano luoghi simbolici, come la Casa Bianca o l'Empire State Building, questo luogo non lo è.- Notò Morgan.

-Forse non è un luogo simbolico ma potrebbe esserlo per l'S.I.-


In ospedale il capo reparto informò Spencer e Sam che vi erano stati altri morti, 17 su 25.-

-Il ceppo si moltiplica ogni 30-45 minuti, attacca i polmoni e causa emorragia e collasso degli organi.-

-Non può essere la prima sperimentazione sugli umani, deve averlo testato su qualcuno prima.- Pensò Sam ad alta voce.-

-Avremmo ricevuto informazioni su un attacco di antrace.-

-No se viene diagnosticato come qualcos'altro.- Disse Spencer guardando le due donne. Reid e Sam chiamarono Garcia e la informarono e lei compì delle ricerche. Poi fornì le notizie alla squadra.

-Due giorni fa due persone a Baltimora e una a Filadelfia sono entrate in coma e morte improvvisamente. La diagnosi era meningite, ma questa ha gli stessi sintomi dell'antrace. Le funzioni vitali sono cessate in 3 ore dall'accettazione e non vi erano lesioni.-Disse Reid alle donne.

-Una concentrazione più alta significa collasso degli organi senza sintomi esterni.-

Tramite controllo incrociato Garcia informò Hotch e gli altri che le tre vittime era state tutte e tre in una libreria della città.

Emily e Derek si recano sul posto dove gli scienziati trovano delle tracce di antrace.

-Questo luogo deve avere a che fare con l'S.I.- disse Emily a Derek. Nel frattempo il numero di superstiti scese a 4. La squadra era ora pronta a fornire un profilo.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** VI capitolo ***


Hola ragazzi! Come va? Che fate di bello stasera? Io vi lascio con il sesto capitolo e vi avviso che domani, purtroppo, non potrò postare il 7 capitolo perché non ci sono tutta la giornata. Spero però ugualmente di ritrovarvi lunedì.

Ringrazio tutti coloro che leggono e in particolare

bulmettina, caso e niki1909 per averla messa fra i preferiti

fange69 e herm83 e mikared1987 per averla messa fra le seguite.

Un bacio!!!








-I luoghi degli attacchi sono personali.-

-E' un terrorista interno e potrebbe essere un membro della comunità scientifica e della difesa.-

-I miopi fanatici, ideologizzati, credono che la loro opera sia della più grande importanza.-

-Potrebbe aver predicato sulla minaccia di un attacco all'America.-

-I colleghi lo descriverebbero come un istrione, paranoico e reticente.-

-Nelle scorse settimane ha fatto gli straordinari a lavoro.-

-Ha assunto la lista completa di vaccini anti-antrace con richiamo di 18 mesi e poi annuali.-

-Ha accesso a costose attrezzature industriali sul luogo di lavoro.-

-Ha pubblicato ricerche sulle minacce dell'antrace ma gli sembra che nessuno lo ascolti e questo lo manda in bestia.-

-Ha avuto un'umiliazione professionale, come essere retrocesso o licenziato questo è il fattore di stress.-

-Può aver trascurato i familiari per la causa o aver divorziato di recente.-

-Guarda i notiziari del paese per vedere la reazione del paese.-

Con questo profilo uno dei militari lì presenti si avvicinò alla squadra e gli parlò di una persona che si rispecchiava nel profilo: il dottor Nichols, licenziato nel 2002. Adesso lavora per la Biodesign Technologies, che sono subappaltatori del governo ma non lavorano con l'antrace.

Hotch disse a Emily di andare con Rossi nello studio di Nichols e a Morgan di andare con Sam e Reid all'abitazione dell'uomo.

Il laboratorio era pulito, come l'abitazione erano puliti, senza tracce di antrace, ma mentre Sam e Derek parlavano a telefono con Emily per sapere se avevano trovato qualcosa sul luogo di lavoro, Spencer si avviò nello scantinato. Quando Derek e Sam stavano per entrare nella stanza il ragazzo si chiuse dentro e non li fece entrare. A terra, dietro di lui, si poteva vedere una provetta rotta contenente antrace.

-Non venite! Restate lì. Mi dispiace.-

Sam e Derek cercarono di dare comunque una mano, sconvolti per quello che stava succedendo all'amico. Hotch li raggiunse assieme a una squadra di decontaminazione.

-Nichols è morto, probabilmente per trauma da corpo contundente. Reid ha preso il farmaco, quindi non c'è pericolo, giusto?-

-Non lo so. Era una misura preventiva.- Disse Hotch.

-Sui pazienti in ospedale non funziona.- disse il comandante che aveva accompagnato Hotch.

-Si, ma l'avevano preso dopo essere stati esposti, Spencer l'ha preso prima.- disse Sam.

-Non abbiamo mai testato il ceppo su chi ha già preso la Ciprofoxacina. Non lo sappiamo.-Il telefono di Hotch squillò, era Reid, potevano vederlo dalla finestra.

-Reid!-

-Ho fatto un bel pasticcio questa volta.-

-Dobbiamo portarti subito in ospedale.-

-No, voglio stare qui.-

-Non devi farlo Reid.- disse Derek al vivavoce.

-Sono già stato esposto, continuo a lavorare sul caso. Potrebbe esserci un antidoto. La cosa migliore è che io resti qui a cercarlo e a cercare di capire chi ha ucciso Nichols.-

-Ti mandiamo una tuta anti-contaminazione.-

-Non farlo. Non serve a niente. Sono infetto.-

-Qui vi sono animali morti e segni di lotta. Mancano delle attrezzature. Vi sono due scrivanie, ordinata, funzionale, e una disordinata e appunti presi con due grafie diverse. Ha un partner, forse un allievo. Tornate all'unità e cercate di capire chi è questo partner.- Continuò Reid, notando tutto

-Hotch, vai tu, io e Sam rimaniamo con Reid.-

-Mi raccomando, tenetemi informato.-


Mentre gli altri investigavano Reid cercava di dare una mano come meglio poteva. Chiese a Garcia di prendere una registrazione da dare alla madre nel caso non ce l'avesse fatta nella quale diceva di essere fiero di lei e che le voleva bene. Poi chiese a Garcia, nel caso non ce l'avesse fatta, di stare vicino a Sam e di aiutarla. Posò quando entrò il caporeparto con tanto di divisa e le disse di cercare l'antidoto in qualche posto innocuo, insospettabile. Gli squillò dopo pochi attimi il telefono e rimase a telefono con Garcia e Sam e Derek che lo guardavano dalla finestra.

-Come va, ragazzino?-

-Ho visto giorni migliori.-

-Bé, hai me, Sam e Garcia.-

-Ciao Reid.- Dissero contemporaneamente le due donne. Reid però iniziò a tossire.

-Reid, non mollare. Ascolta, secondo Prentiss e Rossi, Nichols non aveva collaboratori, puoi dirci qualcos'altro?-

-Allora, vi è una foto incorniciata di Nichols che insegna. Un raccoglitore con programmi di studio, assegnazione di compiti che risalgono fino agli anni '70. Vi è uno studio impaginato come una tesi con note a penna rossa, come di un docente che valuta un lavoro.-

-Derek, l'altro potrebbe essere uno studente.- disse Sam.

Garcia lavorò al pc e grazie all'aiuto di Reid scoprì che l'S.I. Si chiamava Brown. Doveva sostenere il dottorato a scienze politiche all'Università del Maryland e questi era anche un ex dipendente della biblioteca. Lei informò Hotch e gli altri mentre Spencer usciva da quel buco per essere decontaminato e portato in Ospedale. Scoprirono anche che l'antidoto si trovava in un inalatore.


-Ok, stanno controllando la casa di Brown.- Disse Derek a Sam, in parte a lui, e a Reid che dentro un tendone si stava facendo una doccia per essere decontaminato.

-Andate ad aiutare Hotch.-

-C'è un sacco di gente ad aiutarlo.-

-Servite a lui più che a me.-

-Reid, voglio vederti in ospedale.-

-Tra poco sarò denudato per essere spazzolato. Sei interessato allo spettacolo?-

Derek sospirò. -Ci vediamo più tardi.- Sam lo fermò per un braccio mentre si girava.

-Derek, io resto con lui.-

-Non ne avevo dubbi.- E se ne andò.

-Spencer, io esco da qui. Ti aspetto fuori.- Gli disse avvicinando una mano alla tenda trasparente che li separava, come se potesse toccarlo. Lui le sorrise e lei si allontanò. Era davvero difficile separare lavoro da vita privata, ma lei ci doveva riuscire se voleva che con Reid funzionasse.

Mentre gli altri investigavano e cercavano di scoprire dove fosse Brown, che progettava in realtà di diffondere l'antrace in metropolitana, Sam accompagnò Reid in ospedale, assieme al caporeparto. Teneva stretta la mano del ragazzo con la sua.

A un certo punto però Spencer iniziò a dire parole senza senso e lì Sam si sentì di morire.

E' accaduto anche a altre vittime prima che morissero”. Quella frase le rimbombava nella testa e non le permetteva di essere lucida. “Prima che morissero...”

Mentre era affianco al ragazzo si ritrovò a pregare affinché sopravvivesse e a fare un fioretto, sperando che si salvasse.

< Signore, io prometto che mi taglierò i capelli, ma tu, ti prego, salva Spencer. Aiutalo a sopravvivere. Io giuro che mi taglio i capelli a cui tengo tantissimo, ma tu salvalo. >

E in effetti ci teneva davvero tanto ai suoi lunghi capelli che la rendevano ancora più femminile, ma era disposta a tagliarseli, anche a rasarli a zero pur di vedere ancora Spencer sorridere.

Sam stette vicina al ragazzo per tutta la notte e buona parte di mattina, raggiunta da Derek non appena ebbero catturato Brown.

-Sei stata davvero brava, piccola.-

-Brava? In che senso?-

-A continuare a lavorare efficacemente nonostante ciò che stessi passando.-

-Oh, Derek, ti sbagli. Mi sarei preoccupata allo stesso modo se al posto di Spencer ci fosse stato qualcun altro di voi.-

-Andiamo piccola, sono un profiler. Ho visto come vi guardate...-

-Derek secondo te è sbagliato quello che stiamo facendo io e Spencer?-

-Sam, io credo che l'amore non si può controllare. Non scegli chi amare e chi no. Ma se voi due riuscite sempre a separare sul lavoro i vostri sentimenti così come avete fatto oggi, allora non vedo perché dovreste smetterla di frequentarvi.-

-Grazie Derek.-

La mattina dopo Spencer si svegliò mentre Derek mangiava un po' di gelatina e Sam sorseggiava un caffè. Non aveva chiuso occhio tutta la notte. Sam non poteva essere più felice che Spencer si fosse svegliato e stesse bene. Quando si svegliò gli sorrise e prese la mano fra le sue, ridendo del fatto che, nonostante fosse stato in punto di morte, la prima cosa che aveva chiesto era stata la gelatina. Se Derek non fosse stato presente però non avrebbe tenuto certamente lo stesso contegno. Piuttosto gli sarebbe saltata addosso e l'avrebbe coccolato per tutto il giorno.


Due giorni dopo, Sam si tagliò i capelli, proprio come aveva giurato. Li tagliò corti fino all'altezza della bocca, dritti, e si fece anche una frangetta. Aveva preso spunto dalla pettinatura di Tea Leoni in Deep Impact, che le piaceva molto. Stava bene, ma non era riuscita a non chiedere al parrucchiere di poter conservare i capelli che amava tanto. La mattina dopo andò da Garcia a salutarla, come ogni mattina.

-Tesoro, ciao! Come va?- le disse, caffè in mano.

-Stellina, carica di lavor... Che hai fatto ai capelli?- Le chiese alzando di qualche ottava la voce.

-Li ho tagliati... Non ti piacciono?- Chiese mordendosi il labbro inferiore.

-No, stai molto bene. Credevo però che fossi affezionata ai tuoi capelli. Erano così lunghi...-

-Si, in effetti è cosi.-

-Allora perché li hai tagliati?-

-Tesoro, io te lo dico, ma non lo dire a nessuno, ok? È abbastanza imbarazzante.-

-Muta come sempre.- Disse il tecnico informatico, incrociando gli indici e posandovi un bacio.

-Quando Spencer stava male e temevo non ce la facesse, ho fatto un fioretto. I miei adorati capelli per il suo sorriso. Lui è qui e io li ho tagliati come promesso.-

-Stellina, non c'è nulla di imbarazzante in questo. Tu sei troppo buona.- e si abbracciarono.

-Credi che gli piacerò anche così?-

-Ne sono certa.- Le sorrise e dopo un po' la ragazza andò all'Open Space a lavorare. Tutti le fecero i complimenti per quel nuovo taglio e Spencer, nonostante fosse visibile che si stava arrovellando per capire cosa l'avesse spinta a farlo, le aveva detto che stava davvero bene. Tutto a posto dunque, almeno per il momento...

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** VII capitolo ***


Ragazze/i, scusatemi se non saluto come si deve ma teoricamente il mio pc è sotto sequestro, quindi non dovrei nemmeno essere qui a postare e non ho avuto tempo di rileggere il capitolo. Spero che tutto fili e che questo capitolo vi piaccia. Baci a domani =)

E grazie a tutti coloro che leggono, seguono, recensiscono e mettono fra preferiti. Baci ^_^





Passò più di un mese da quando aveva rischiato un attentato con l'antrace e ebbero all'incirca un'altra decina di casi, la maggior parte in posti lontani del paese. Lei e Spencer continuavano a vedersi dopo il lavoro. Non spessissimo, visto che ne erano sempre oberati, ma il loro rapporto funzionava e gli unici che sapevano ciò erano Derek, che ogni tanto gli lanciava delle frecciatine, e Garcia.

Ormai era arrivato inizio dicembre e quel martedì mattina, Sam si alzò e accese la tv in cucina come sempre sul notiziario. Si vestì e si preparò a uscire, più felice del solito. Tra poco meno di un mese lei e Jil avrebbero festeggiato il suo compleanno in un centro benessere e lei non vedeva l'ora che arrivasse. Quando stava per uscire notò che sul pavimento, dietro la porta d'ingresso, vi era qualcosa. Sembravano foto.

Le raccolse curiosa e dopo averle guardate le cadde di mano la borsa e tutto ciò che conteneva si sparpagliò sul pavimento.

Quella mattina Sam arrivò a lavoro in ritardo di quasi un'ora, cosa che non era per nulla tipica di lei, per di più quando arrivò gli altri notarono subito che c'era qualcosa che non andava. Non li guardò nemmeno e andò di volata nell'ufficio di JJ. Emily, Derek e Spencer si guardarono straniti, ma sapevano che avrebbero saputo tutto appena lei se la fosse sentita di parlarne.

-JJ. Possiamo parlare? Non sapevo da chi andare.- Disse affannata Sam appena entrò nell'ufficio della ragazza.

-Certo Sam. Dimmi tutto.-

-JJ, ho un problema. Stamattina prima di venire qui ho trovato per terra, dietro la porta di casa, queste due foto. Lei è Jil, la mia amica, ma come puoi notare in questa foto è legata su una sedia di casa sua. Gira la foto e vedrai che dietro c'è scritto ''Adesso tocca a lei''. E questa invece sono io e dietro c'è scritto ''Ma la prossima sarai tu.''-

-Sam, ma sei proprio tu? Insomma, non mi sembra possibile.-

-Si, questa foto è stata scattata nel periodo successivo la morte dei miei.- Disse mostrandole meglio la foto. Era stata scattata al buio, in un parco o comunque in un prato. Era seduta su un muretto a gambe accavallate. Indossava un top verde che le copriva appena il seno e le lasciava la pancia scoperta, molto corto con tanto di minigonna di jeans. Stivali marroni alti fino a metà coscia e una cinta intrecciata marrone. I capelli erano lunghi e ricci. Il trucco nero, molto pesante che risaltava gli occhi azzurri e due orecchini a cerchio grandissimi. Nella mano sinistra una bottiglia di vodka quasi vuota.

-Spencer vi ha detto che dopo la morte dei miei sono stata allo sbando per un paio di anni. La persona in quella foto non sono io, ma la vecchia me.-

-Sam, se questo è vero tu potresti essere in pericolo.- Disse JJ preoccupata.

-Non è questo che mi preoccupa. Quando ho ricevuto queste foto ho chiamato Jil prima a casa e poi sul cellulare. Erano entrambi staccati. I genitori non la sentono da ieri e a casa sua vi erano segni di lotta. Ho paura per lei, JJ, temo sia stata rapita per causa mia. È la mia migliore amica. Non voglio perderla.-

-Ok, Sam. Allora, quando un agente federale viene minacciato si apre automaticamente un indagine federale e noi possiamo indagare. Riunisco la squadra.-

-Grazie JJ.-

-Di nulla piccola. Aiuteremo te e la tua amica.-


Durante tutto il tempo che Sam era stata in ufficio con JJ gli altri osservavano da basso l'ufficio della ragazza, chiedendosi cosa stesse succedendo. Dopo circa dieci minuti JJ scese da lì, seguita da Sam e gli disse che avevano un caso.

Quando tutti furono riuniti, compresa Garcia, JJ prese a parlare.

-Abbiamo un possibile rapimento di una ragazza e delle foto trovate a casa della migliore amica con minacce verso quest'ultima.- Iniziò JJ per far inquadrare la situazione a tutti.

-Di chi parliamo?- Chiese Derek serio.

-Di me.- Rispose Sam, entrando al centro dell'attenzione di tutti che la osservavano a bocca aperta.

-Cos?- Stava chiedendo Emily, quando JJ fece comparire sullo schermo la prima foto di Jil.

-Jillian Todd. 22 anni. Studentessa di chimica all'Università di Quantico. Riteniamo sia stata rapita fra le 20 di ieri sera e le 8 di stamattina. Come potete vedere nella foto è legata, seduta su una sedia. Sam è stata a casa sua e vi sono segni di lotta. I genitori non la sentono da ieri alle 20 e non sanno dove si possa trovare. Dietro la sua foto vi era scritto “Adesso tocca a lei”. Nell'altra foto...- Disse JJ cliccando sul telecomando e facendo sparire la foto di Jil per far comparire quella della vecchia Sam, foto che lasciò gli altri ancora più sbalorditi e si girarono tutti verso la ragazza che però aveva lo sguardo fisso sullo schermo, ma non lo guardava in realtà. Era perso nel vuoto. Quando JJ si interruppe Sam tornò alla realtà e proseguì lei, rendendosi conto che non doveva essere facile per l'amica ficcanasare nella sua vita.

-Nell'altra foto ci sono io. È stata scattata fra i miei 17 e 19 anni. Come potete notare non ero una brava ragazza. Bevevo... Fumavo... E frequentavo cattive compagnie. Dietro la mia foto vi era un'altra frase che completava la precedente “Ma la prossima sarai tu”. Credo che qualcuno della mia vecchia vita abbia rapito Jil per farmela pagare per essere uscita da quel giro e ha rapito lei perché mi ha aiutato a farlo.-

-Come sapete poiché le minacce sono rivolte a un agente federale, il caso è di nostra competenza.- Riprese JJ, spaventata dal tono atono che aveva usato l'amica.

-Samantha, hai detto che sei stata a casa sua e vi erano segni di lotta, giusto?- chiese Rossi.

-Si. Quando ho trovato le foto e i telefoni di Jil erano staccati sono andata da lei. Ho un mazzo di chiavi di casa sua come lei lo ha della mia. Sono entrata e il soggiorno era sottosopra. Ho controllato nelle altre stanze ma non ho toccato nulla e quando ho visto che Jil sono venuta qui-

-Morgan, Reid, David, andate a casa di Jillian Todd. Noi cerchiamo di capire chi possa essere l'S.I.- Disse Hotch, pensando che per la ragazza sarebbe stato già abbastanza imbarazzante parlare di lei con lui presente, meglio se gli altri non ci fossero. Sam gli diede le chiavi di casa di Jil con tanto di indirizzo e subito andarono a analizzare la scena del crimine.

-Samantha, ci dovrai raccontare tutta la tua vita da quando sono morti i tuoi a quando ti sei trasferita qui nei minimi dettagli.- disse Hotch, chiamandola per la prima volta per nome.

-Si, certo. Quando ero piccola io e Jil abitavamo entrambe a Shippensburg, in Pennsylvania. Una piccola cittadina vicina alla foresta di Michaux, a 130 miglia da qui. Andavamo allo stesso liceo ed abitavamo nello stesso quartiere. I miei genitori morirono il 28 luglio, durante le vacanze, a causa di una rapina in banca. Quando loro se ne andarono Jil mi stette vicino, nonostante frequentassi brutta gente. Dai 17 ai 19 anni me la sono fatta con ragazzi più grandi, intorno i 25. Principalmente ci ubriacavamo, fumavamo e...- Si fermò un attimo prendendo fiato, vergognandosi di se stessa e ringraziando che non ci fosse Spencer, perché sarebbe stato molto più difficile. -Avevamo rapporti sessuali senza partner fisso. Alcuni rubavano e si drogavano, io non lo facevo. Jil continuò a rimanermi vicina, nonostante fosse più piccola di me e gli altri la trattassero male. Pian piano mi ripulì da quella vita infernale che facevo. Divenne un pilastro per me e una sorella e, dopo averli mandati tutti al diavolo, venni qui con lei e ci iscrivemmo assieme a Chimica. A molti non andò bene questa cosa e cercarono di impedirmi di andarmene. Quando ci siamo trasferite per un certo periodo ho vissuto da lei che già aveva comprato casa, mentre io la stavo ancora cercando. Poi mi sono trasferita a casa mia. Jil durante le vacanze va a trovare i suoi, io invece non ci sono più tornata. Non so nemmeno come abbiano fatto a trovare casa mia, visto che il mio numero telefonico non si trova sull'elenco e quelli con cui stavo non erano tanto esperti di computer per potermi rintracciare.-

-Tu hai avuto, minorenne, rapporti completi con ragazzi più grandi?- chiese Emily.

-Si...-

-Non possiamo fare nulla per questo. Se erano consensuali non vi è violenza. Per di più il reato è caduto in prescrizione.- disse JJ.

-E' chiaro quindi che qualcuno di questi ragazzi con cui ti vedevi ha rapito la tua amica e ha intenzione di farlo con te, per punirti del fatto che te ne sei andata.- Disse Hotch.

-La cosa che non capisco è come ci abbiano trovato. Jil è l'unica di tutta Shippensburg a sapere dove abito. Non l'ha detto nemmeno ai suoi, anche se sanno che io e lei ci vediamo. Per di più quando si trasferì qui li pregò di non dare a nessuno le sue informazioni personali, proprio per evitare una cosa simile.-

-Stellina, scusa, ma all'Università non avete dovuto lasciare un recapito?- le chiese Garcia.

-Si, ma abbiamo lasciato quello di casa dei suoi a Shippensburg, per di più nessuno sa che siamo iscritte a Chimica o solo all'Università. Abbiamo voluto evitare tutto questo di proposito.-

-In qualche modo devono averle avute.- Disse Emily.

-Garcia, vedi se trovi su internet qualsiasi informazione relativa al loro attuale indirizzo.-

-Subito.- Disse la donna prima di scomparire nel suo ''rifugio''.

-JJ, tu e Samantha stilate una lista contenente tutti i nomi di coloro che facevano parte di questa banda. Prentiss, io e te andiamo all'Università.-


Derek, Spencer e David erano arrivati a casa di Jil. Nessuno di loro commentò quello che stava accadendo, si sentivano già degli intrusi nella vita della loro amica.

Entrarono con le chiavi che gli aveva dato Sam. La prima cosa che osservarono era la porta, sprovvista di spioncino.

-La porta non è stata forzata, però la catenella è spezzata.- Disse Spencer.

-Secondo me è andata così: lui ha bussato alla porta e lei l'ha socchiusa, con la catenella infilata, per vedere chi fosse. A quel punto il nostro S.I. Ha dato una spallata alla porta per poter entrare.- disse Derek.

-Vi sono delle tracce di sangue, ma non è molto.- notò Spencer.

-La porta è stata aperta con violenza, è probabile che, se Todd si trovava dietro la porta, le abbia rotto il naso.- Disse David.

-Poi deve aver lottato, non si è arresa subito. Il sangue porta fino alla camera da letto. Questa porta è stata forzata. Deve averla stordita e così l'ha rapita. Dobbiamo sapere da Sam dove Jillian teneva le chiavi del suo appartamento.- Disse Derek, componendo il numero dell'amica.

-Derek?-

-Sam, sai per caso dove teneva le chiavi di casa tua Jillian?-

-Si... Nel cassetto del comodino. Vi è un portachiavi a forma di orsetto di pezza.-

-Nel cassetto del comodino... Si, ci sono. Grazie, a dopo.- Poi il ragazzo attaccò.

-Che ti ha detto Derek?- le chiese JJ.

-Mi ha chiesto dove Jil teneva le chiavi di casa mia.-

-Le ha trovate?-

-Si. Ma è strano, non credi? Sapeva dove abitavo, se le avesse prese sarebbe potuto entrare senza che me ne accorgessi e...-

-Non ci pensare, adesso completiamo questa lista.-

Rimasero per un'ora circa a scrivere nomi di uomini che Sam aveva conosciuto e frequentato in quel periodo. Ne spuntavano almeno una ventina.

Poi tornarono gli altri.

-Hotch, abbiamo una lista.- disse JJ.

-Bene.-

-All'Università?- chiese Rossi.

-I professori le descrivono come due ragazze studiose e attente alle lezioni. Alcuni ragazzi ci hanno detto che spesso vi fermavate a studiare in libreria.- Disse Emily guardando Sam che annuì.

-Ah, il professor Ford vi detesta.-

-Lo so.- Disse Sam accennando un sorriso.

-A casa Todd?- chiese Hotch agli altri.

-L'S.I. Ha sfondato la porta, tenuta da una catenella. La porta aperta con violenza deve aver sbattuto contro il naso di Todd e, forse, le ha rotto il naso.- Disse Spencer.

-Poi devono aver lottato, il che spiega la confusione in salotto. Todd è scappata in camera sua e ha chiuso a chiave. La porta è stata sfondata e l'S.I. Deve averla stordita e poi legata e rapita. La sedia che si vede nella foto era in piedi in mezzo al salotto.- Continuò Derek.

-Rispetto alla foto nulla è stato cambiato. Il fatto curioso, Hotch, è che le chiavi di casa di Sam erano nel cassetto della camera da letto. Non sono state portate via.- Disse David.

-Se l'S.I. Le avesse prese avrebbe potuto entrare in casa di Sam tranquillamente.- Disse Emily. A quel punto entrò Garcia di corsa.

-So come hanno saputo dove abitano Jillian e Sam.-

-Come?-

-Su facebook.- Hotch si girò verso Sam, furioso perché non glielo aveva detto subito.

-Tesoro, non è possibile. Né io né Jil siamo iscritte a facebook. Non abbiamo nemmeno la connessione internet a casa...-

-Bè, però su facebook ci siete, e non solo. Avete più di un migliaio di fan.- Disse Garcia collegandosi al pc e mostrando sullo schermo facebook. Accedé dal suo profilo a una pagina “Quelli che adorano Jil e Sam”. Sam spalancò gli occhi a quella vista, era incredula e allibita. Vi era, come foto principale, una scattata da lontano di lei e Jil sedute al bar dell'Università con i caffè in mano. Erano così spensierate... Ve ne erano molte altre, tutte scattate da lontano e in luoghi pubblici. Nella descrizione vi erano anche gli indirizzi delle due giovani con i loro orari dell'Università. La pagina era pubblica e quindi visibile a tutti. Vi erano esattamente 1.629 fan.

-Però...- Commentò JJ.

-E io che ho meno di 300 amici...- Disse Emily.

-Garcia, puoi scoprire chi ha creato la pagina?-

-Ho fatto di meglio. Ho scoperto da che luogo è stata aggiunta l'ultima foto. Edificio B degli appartamenti per studenti. Stanza 48.-

-Andiamo io e Prentiss.- Disse Derek. Loro si avviarono.

-Garcia, cerca questi nomi nel database. Samantha, vai con lei. Potresti ricordare qualcosa.-

-Certo Hotch.- disse Garcia. Sam rivolse uno sguardo che chiedeva perdono a Spencer e poi se ne andò con l'amica.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** VIII capitolo ***


Ed ecco l'ottavo e (forse) penultimo capitolo... Spero vi piaccia anche questo e vi ringrazio per leggere la mia storia, anche senza recensirla o metterla in qualche categoria. In più ringrazio

bulmettina, caso e niki1909 per averla messa fra i preferiti

fange69 e herm83 e mikared1987 per averla messa fra le seguite

Un bacio a domani!!!


Anzi... Adesso vi spiego il mio dilemma, così mi aiutate a risolverlo.

Quando ho iniziato a pubblicare questa storia doveva finire con il 9° capitolo, poi però ho continuato a vedere C.M. E mi sono venute altre idee, così l'ho continuata. Adesso però ho visto X-Men a cinema e mi sono tanto innamorata di James McAvoy che mi è venuta una incredibile voglia e ispirazione per una fanfic sull'argomento. Non ho ancora iniziato a scriverla perchè non ho concluso questa, però mi risulta difficile concentrarmi qui quando penso a James... Quindi adesso ci sono tre possibilità e sarete voi ad aiutarmi a scegliere.

I- Finisco di scrivere questa ff, non protraendola troppo oltre [ho già scritto altri 5 capitoli con altri casi], finisco questo caso, parlo di cosa succederà a Sam e stop.

II- Finisco questa storia col 9 capitolo. Poi posso in futuro A- continuarla con i nuovi capitoli o B- lasciarla così.


In pratica: la continuo, mi interrompo (a tempo indeterminato) o mi fermo?

Lascio a voi la scelta, ma la risposta definitiva datemela col prossimo capitolo. Magari vi piace come finisce e tutto si risolve. Un bacione!!!






Sam e Garcia si misero subito all'opera. Cercarono tutti i nomi di quella lista. Un paio erano finiti in galera, altri avevano cambiato vita. C'era qualcuno che era rimasto lì. La maggior parte aveva precedenti penali: furto, rapina, spaccio, atti osceni in luogo pubblico...

Mentre loro lavoravano al pc Emily e Derek arrestarono due ragazzi, compagni di stanza. Questi avevano incontrato le due ragazze in biblioteca e ne erano rimasti ossessionati, arrivando persino a seguirle. Non sapevano che con il loro atteggiamento le avevano messe in pericolo, ma erano in arresto per stalking.

Poi, mentre Garcia digitava dei nomi al pc, a Sam si accese una lampadina.

-Vess...- Mormorò Sam.

-Come hai detto ,stella?-

-Vess. Ecco chi è stato. È l'unico pazzo che potrebbe fare una cosa simile. Garcia, puoi cercare notizie di un certo Jack Stone?-

-Subito piccola. Jack Stone... Nato a Shippensburg il 17 marzo del 1977, era un venerdì. Figlio unico. Atti osceni in luogo pubblico, spaccio, detenzione illegale di armi, furto e rovina di monumenti. Un ragazzo per bene, insomma. Ha smesso improvvisamente nel 2004. Adesso fa il muratore. Questo è il suo indirizzo.-

-Sei un genio Garcia. Adesso puoi vedere se trovi qualcosa su Tom Willson e Jim Hanger?-

-Un secondo... Tom Willson. Scomparso tre mesi fa. Jim Hanger, scomparso un mese fa.-

-Penso di sapere cosa sta succedendo.-

Le due si recarono dagli altri, che erano appena stati informati da Derek e Emily dei due stalker. JJ, Hotch, Rossi e Spencer invece stavano stilando il profilo dell'S.I. Quando le videro arrivare Hotch chiese a Garcia di eliminare quella pagina di facebook. Ovviamente le informazioni erano state passate e sarebbero rimaste su internet per sempre, ma almeno sarebbe stato più difficile trovarle.

-Sam, abbiamo saputo chi è stato a aprire quella pagina. Due studenti, si chiamano Nick e Danny...- disse Emily, che però venne fermata da Sam.

-La prossima volta che li vedo mi ricorderò di ringraziarli per i casini in cui ci hanno messo. Penso di aver scoperto chi è stato. Jack Stone, vive a Shippensburg. Era uno dei più importanti del gruppo. Si faceva chiamare Vess, in onore del serial killer...-

-Del libro Intensity, di Koontz... Era un poliziotto psicopatico, killer e stupratore. Diceva di seguire la sua natura di rettile. Alla fine del libro la protagonista lo uccide.- Concluse,ovviamente, Reid.

-Io ero la sua Ariel.- Mormorò Sam. Gli altri si voltarono verso Reid, visto che non avevano letto il libro non potevano sapere di cosa stesse parlando Sam.

-La sua ossessione.- Tradusse il ragazzo.


-Stone e io eravamo i più in vista del gruppo, i più importanti, e lui mi considerava al di sopra di tutti gli altri. Quando iniziai una relazione con lui gli altri non mi poterono più toccare, e non si azzardavano nemmeno a toccare Jil, che spesso mi veniva a prendere con la forza, su mio ordine. Dopo che lasciai il gruppo, cercai per un mese circa di rimanere lì, almeno per le vacanze e poter mettere tutte le cose a posto, ma lui non si rassegnava. Mi seguiva ovunque, da solo o in compagnia, ma il più delle volte da solo. Mi minacciava e sperava che spaventandomi io sarei tornata da lui, dagli altri. Quando non ce la feci più io e Jil chiedemmo aiuto a due suoi amici, Tom Willson e Jim Hanger, che mi sopportavano e mi trovavano simpatica, al contrario del resto della gente. Erano due giocatori di football, quindi potete immaginare il loro fisico. Una sera andammo dal gruppo e Tom e Jim picchiarono alcuni ragazzi che cercarono di... toccarmi, e minacciarono Stone. Da quel momento mi lasciò stare. Penso che sia stato lui perché Tom e Jim sono scomparsi, come Jil. E l'unico che poteva avercela con noi quattro era lui.-

-Dove abita questo Stone?- chiese Hotch.

-Abita ancora a Shippensburg. Ho l'indirizzo. Fa il muratore.-

-Bene. Ormai è tardi e per andare a Shippensburg ci impiegheremo circa 3 ore. Domani mattina andiamo lì e parliamo con questo Stone. Stasera però, Samantha, è meglio che stasera non stai da sola.-

-Hotch, posso stare con lei.- Disse Derek.

-Bene. Ci vediamo domani alle 7. Adesso andare a casa.-

Sam guardò l'orologio e notò che erano già le 9 di sera. Il tempo era volato e lei non ne se era accorta. Salutò tutti e in particolar modo ringraziò JJ e Garcia per l'aiuto che le avevano dato. Poi andò da Spencer.

-Mi dispiace che tu sia incappato in tutto questo. Non avrei mai... Se solo potessi tornare indietro...- Iniziò a balbettare Sam, senza sapere bene cosa dire.

-Ehi, tranquilla. Questo non cambia nulla.-

-Grazie Spencer!- Lo abbracciò e gli sorrise. Lui era molto imbarazzato, infatti teneva le braccia lungo il corpo. Sam si staccò subito e si avviò verso l'ascensore. Morgan si avvicinò al giovane e gli poggiò una mano sulla spalla.

-La proteggo io ragazzino. Tranquillo.- disse Derek, essendo l'unico a sapere cosa stava passando Reid, oltre che l'amica.

-Grazie.-

Sam e Derek entrarono in ascensore, poi, con la macchina di lui, si recarono a casa della ragazza.


Sam aprì la porta di casa. Una volta entrati richiuse la porta a chiave in fretta, poi si appoggiò alla porta e sospirò. Temeva davvero che mentre entravano qualcuno li assalisse alle spalle.

-Derek, hai fame? Ho degli hamburger in frigo.-

-Si, grazie Sam. Tu non mangi?-

-No, non ho un grande appetito...-

-Ti capisco. Ma non ti preoccupare, ci sono qua io.-

-Sono contenta che tu sia qui.-

-Dimmi la verità, non avresti preferito che ci fosse Reid?-

-Hmmm... A dire il vero no. Questa situazione è abbastanza strana e pesante, per di più ci saremmo distratti molto in fretta.- Buttò lì, senza rendersi subito conto di che cosa aveva detto.

-E bravo il ragazzino!- Disse Derek facendo arrossire Sam fino alla punta dei capelli.

-Non è come pensi!- Balbettò la ragazza.

-Spero di si invece.- le rispose facendole un occhiolino.

Dopo cena Sam prese un cuscino e una coperta per il ragazzo che avrebbe dormito sul divano in salotto, in modo che avrebbe potuto sentire qualsiasi rumore. Stava entrando con i cuscini in mano quando i due videro il pomello della porta d'ingresso muoversi e, dopo pochi secondi un foglio scivolare sotto lo stipite e dei passi correre verso le scale. Derek aprì la porta e corse dietro l'S.I., che però partì a bordo di un furgoncino bianco con la targa della Pennsylvania. Derek non riuscì a leggere tutta la targa, ma sia lui che Sam concordarono che iniziava con VGY, e la cosa poteva bastare, avendo un sospetto ed essendo Garcia una maga del pc. Il foglio era in realtà una foto di lei, Morgan e Reid in macchina. Doveva essere stata scattata qualche tempo addietro, e sul retro stava scritto “I tuoi amici non possono aiutarti. Presto toccherà a te.” Derek osservò l'amica, pensando fosse molto spaventata, ma invece era calma, e infatti borbottò fra se e se una cosa simile a “Questo perché non li conosci”, che gli causò un sorriso.

-Com'è possibile che Stone fosse qui? Non può aver già... Finito con Jil. Non è tipico di chi medita vendetta per tanti anni. E non si spiegherebbe nemmeno perché aspetta tanto fra un rapimento e un altro.-

-E' possibile che abbia lasciato la tua amica legata in qualche posto e sia venuto qui?!-

-Sarebbe strano... E' proprio l'errore che fa Vess nel libro. Lascia la protagonista legata in casa sua e questa riesce a liberarsi e a ucciderlo.-

-Allora non è tanto strano. Potrebbe averlo fatto proprio per questo...-

-Per rivivere passo passo il comportamento di Vess...-

-Esatto. E se così fosse Jil sarebbe ancora viva.-

-Ma chissà per quanto ancora...-


La mattina dopo alle 7 erano già tutti alla sede. Derek e Sam diedero a Garcia le notizie riguardanti il furgoncino. Poi con con due auto partirono per Shippensburg, diretti da Vess. Sam in macchina con Hotch, Rossi e JJ, nell'altra Spencer, Derek e Emily. In entrambe le macchine si discuteva del caso. Dopo circa un'ora il cellulare di Sam squillò. Lesse che era Garcia e mise il vivavoce.

-Tesoro, dimmi tutto.-

-Allora, la macchina di Jack Stone è un furgoncino bianco della Forda, targa della Pennsylvania VGY8410.-

-Grazie Garcia, sei unica.-


Arrivarono in città alle 9 e mezza circa. Si stavano dirigendo a casa di Stone quando lo sceriffo, insospettitasi a causa delle loro auto, li fermò.

-Patente e libretto.- Disse la donna a Hotch.

-Siamo agenti federali.- Rispose indicando sé e gli altri. La donna li osservò e quando incontrò il volto di Sam, si sbalordì.

-Samantha Miller? Sei tu?-

-Si...- Rispose Sam alzando un sopracciglio.

-Non ci posso credere. Sono almeno 5 anni che non ti si vede qui in giro. Sono Jenny Silver.-

-Certo! Mi ricordo di te!-

-Sei un agente federale? Posso sapere cosa ci fa l'FBI in questa piccola cittadina?-

-Stiamo cercando Jack Stone... E' sospettato di rapimento e omicidio. Siamo diretti a casa sua.-

-Se è così a casa difficilmente lo troverete. Adesso è a lavoro, nei pressi dell'Università. Se volete vi posso portare io.-

-Grazie Jenny.- A Sam era sempre stata simpatica quella giovane donna, con un carattere da maschiaccio, che lavorava per l'ufficio dello sceriffo. La donna li condusse in un cantiere, stavano costruendo un nuovo edificio universitario. Scesi dall'auto si avvicinarono a un uomo.

-Ian, Vess è qui?-

-Si, è laggiù.- Disse quello, indicando un gruppo di persone poco lontane prima di tornare a lavoro.

-Stone, vieni qui.- Disse lo sceriffo Silver all'uomo che si avvicinò. Sam era seminascosta da Morgan e Rossi.

-Che vuoi Jenny? Non ho fatto nulla...- Derek si avvicinò all'uomo.

-Jack Stone, sei in arresto per il rapimento di Jillian Todd.- Lo ammanettò e lo condusse verso la macchina. Poi questo vide Sam e ghignò.

-Ariel...-

-Vess-



Questo output è stato scritto nel bel mezzo della storia... Parlo io, cioè l'autrice.

-Ragazzi, mi faccio paura da sola. Ho scelto come luogo di nascita del mio nuovo personaggio Shippensburg e ho dato a un altro personaggio il nome di Vess perché ieri ho finito di leggere il libro. Vado a aprire la pagina di Wikipedia di Dean Koontz per cercare altri libri gialli e vedo che si è laureato nell'università di Shippensburg. Mi sono spaventata. Non l'ho minimamente fatto a posta. Ho cercato questa cittadina su Google Maps. Devo avere poteri paranormali... A voi è mai capitata una cosa simile? Baci al prossimo capitolo.-


Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** IX capitolo ***


Oh, eccomi qui! Dunque, spero che questa conclusione della storia vi piaccia. Comunque volevo informarvi che ieri mi sono messa e ho concluso la storia. Adesso se vi piace questo finale la lascio così, altrimenti la continuo, ok? Fatemi sapere che ne pensate.

Ringrazio tutti voi che leggete e in particolare ringrazio

bulmettina e caso e niki1909 per averla messa fra i preferiti

fange69 e herm83 e mikared1987 per averla messa fra le seguite

Un bacio grande e fatemi sapere!!!!!





Era in sala interrogatori da solo quando entrarono Reid e Derek.

-Hai il diritto di rimanere in silenzio, qualunque cosa dirai potrà essere usata contro di te. Hai diritto a un avvocato, se non ne hai uno o non puoi permettertelo te ne sarà assegnato uno d'ufficio...- Derek gli lesse i suoi diritti.

-Hai capito quali sono?-

-Li ho capiti, agente. Non voglio un avvocato e parlerò, ma solo se le domande sarà Ariel a farmele.-

-Lei non si chiama Ariel, si chiama Samantha e non è un personaggio di un libro. È una persona vera.- Disse Derek avvicinando il suo viso furioso a quello dell'uomo, che lo guardò e non disse una parola. Da dietro il vetro intanto gli altri osservavano.

-Hotch, ce la posso fare. Dobbiamo sapere dov'è Jil. Non c'è tempo.-

-Va bene. Vai.-

Mentre Derek e Spencer gli facevano delle domande a cui Stone non rispondeva, Sam entrò nella stanza. Si sedette sulla sedia di fronte a lui, che Spencer e Derek avevano lasciato libera e si estraniò dal resto del mondo.

-Sono qui. Parla.-

-Ariel... Sei rimasta uguale dopo tutti questi anni... Anche da qui riesco a sentire il tuo profumo...- le disse facendo scorrere sulla ragazza il suo sguardo lascivo, che infastidì parecchio Reid.

-Ti sbagli, Vess. Sono cambiata. Non sono più la stessa ragazza che conoscevi. Ho abbandonato quella vita.-

-Vedo... Adesso sei un agente federale...- Poi prendendo un tono serio, continuò.

-Io non ho fatto nulla.-

-Non mentirmi. Hai rapito Tom Willson, Jim Hanger e Jillian Todd. Lei meno di 48 ore fa. Dov'è?-

-Ti sbagli. Io non vedo Todd da un anno quasi e Willson e Hanger ancora di più.-

-Sei un bugiardo! Loro hanno cercato di aiutarmi a rifarmi una vita! Ti hanno tolto la tua bambolina dalle mani e adesso stai cercando di vendicarti! Guarda queste.- Disse mostrandogli le due foto che aveva ricevuto a casa e la terza che la vedeva con Spencer e Derek.

-Guarda Jil! Leggi cosa c'è scritto: “Adesso tocca a lei ma la prossima sarai tu.” Dopo esserti vendicato di loro volevi prendertela con me! Colei che ti aveva abbandonato, non è vero?-

-Calma Ariel, calma. Ti stai sbagliando. Anche io ho ricevuto una foto con un messaggio. Diceva “Tra non molto tocca a te.” Pensavo fosse uno scherzo. Non l'ho presa sul serio. Per di più ogni giorno alle 12 in punto qualcuno mi lascia un messaggio fuori casa, vicino la porta sul retro. Bussa e se ne va. Lo so perché durante il pranzo torno a casa.-

-Abbiamo visto il tuo furgoncino andarsene da casa mia. Cosa ci facevi a 130 miglia da casa? Una passeggiata?-

-Il mio furgoncino? Non lo tengo più. L'ho regalato a Ben, mio cugino.-

-Ben?- Disse Sam più a sé stessa che agli altri. Poi guardò la foto che la raffigurava. Dietro il muretto, assieme a altri ragazzi, si vedeva bene il viso di Ben. Comprese il suo madornale errore e uscì di fretta dalla stanza.

-Hotch, non è lui. È Ben Stone. Il cugino. Gli sono sempre piaciuta, ma non ho mai accettato di stare con lui. Tra meno di un quarto d'ora lascerà un messaggio a casa di Jack.-

-Andiamo.- Salirono in macchina e corsero a tavoletta verso casa di Stone. Quando arrivarono videro una persona che andava sul retro della casa. Indossava un cappuccio che impediva di essere vista. Sam si avvicinò per prima e la stese, troppo facilmente. Tolse il cappuccio e vide che davanti a lei non c'era Ben Stone, ma Alisha Carlson.

-Dovevo immaginarlo. Dov'è Ben? Dove avete portato Jil?-

-Sei arrivata tardi, stronzetta. La tua amica sta per fare una brutta fine. Il sangue schizzerà sulle pareti, le sue grida non verranno sentite da nessuno e tu non puoi fare nulla.- Al contrario di quanto si potevano aspettare gli altri però Sam sorrise.

-Grazie. Adesso so dove si trova.- La ammanettò e la lasciò a un poliziotto che li aveva accompagnati, mentre questa gridava un “No!” che racchiudeva rabbia e disperazione.


Sam salì al volante di un auto. Lei era l'unica a conoscere la strada. Sarebbero arrivati prima se avesse guidato lei. Gli altri la seguirono, e anche lo sceriffo e dei poliziotti. Sam guidava davvero veloce, diretta verso il confine occidentale della foresta di Michaux, poco più a nord dell'aeroporto.

-Sono in un capannone abbandonato. Quando stavo con loro ci andavamo per ubriacarci quando era inverno. Avrei dovuto pensarci prima.- Disse a Emily, David e Derek, mentre correva per le strade che l'avrebbero condotta dalla sua amica.

Quando arrivarono al confine con la foresta Sam fermò l'auto, spense il motore e scese correndo. Gli altri la seguivano, anche se erano poco distanti. Corse per circa 600 metri nella Foresta quando arrivò al capannone.

-Ha due accessi, uno sul lato meridionale e uno settentrionale. Immagino che le porte siano aperte.-

-Ok, dividiamoci. Morgan, Samantha, Reid e David a sud, noi andremo a nord.- Disse Hotch.

Morgan aprì la porta e Sam entrò, pistola puntata, seguita da i tre amici. Fortunatamente Jil era viva. Legata e imbavagliata su una sedia. Parecchio sangue la ricopriva. Doveva essere stata torturata. Ben Stone era in piedi, affianco a lei. La pistola che aveva in mano premuta contro la tempia della ragazza.

-Getta l'arma, Stone. Gettala!- Gridò David, ma lui non l'aveva minimamente ascoltato. Teneva lo sguardo fisso su Sam.

-Samantha.- Mormorò il giovane meravigliato. Probabilmente si aspettava di vedere Alisha.

-Getta l'arma Ben. Nessuno più si deve fare del male.-

-Tu te ne sei andata! Per colpa sua! Sua e di quei due stronzi che l'hanno accompagnata! Ma a loro ci ho già pensato. Io ti amavo Sam e loro ti hanno allontanata da me! E tu mi hai lasciato senza opporti! Dovete pagare tutti!-

-Lurido stronzo. Certo che me ne sono andata! Chi voleva stare con te?! Un ragazzino senza palle, che non era nemmeno in grado di avere a che fare una donna. Te la sei sempre presa con persone indifese! È per questo che non mi sono mai avvicinata a te.- Iniziò a dire Sam, deridendolo.

-Smettila!- L'uomo continuava a tenere la pistola puntata contro la ragazza. Era sotto mira, ma la pistola era automatica. Se avessero sparato sarebbe potuto partire un colpo.

-Guardati... Sei un poppante! Non sei nemmeno un uomo. Sei un essere informe che non è nemmeno capace di prendersela con la donna che l'ha fatto soffrire. Senza palle! È per questo che sono stata con tutti tranne che con te! Perché non ti si sarebbe nemmeno alzato!-

-Zitta troia!- Sam l'aveva fatto incazzare, e così lui sbagliò. Girò il braccio puntando la canna verso di lei. Probabilmente era pronto a sparare, quando si sentirono degli spari che provenivano dalle pistole di Hotch, Emily, Derek e David e lui cadde a terra, morto. Sam ripose l'arma in fondina e corse verso la sua migliore amica che teneva gli occhi serrati per la paura. Stava piangendo.

-Jil! Apri gli occhi. Ci sono io qui.- Disse Sam togliendole la benda dalla bocca e slegandola.

-Sam!- Disse la ragazza continuando a piangere mentre l'amica la abbracciava.

-È tutto finito, cucciola. È tutto finito.-


Erano in ospedale. Jil era stata portata lì dall'ambulanza e Sam era rimasta con lei. Sepolti sul retro del capanno avevano trovato i corpi di Tom Willson e Jim Hanger. Quando arrivarono trovarono Sam seduta in sala d'attesa. Quando li vide si avvicinò e abbracciò David.

-Come sta?- Chiese JJ.

-La stanno operando. Aveva una gamba fratturata in tre punti. Dovrà stare un paio di giorni sotto osservazione, ma si riprenderà. Tom e Jim?-

-Li avevano seppelliti vicino il capannone. Mi dispiace.- Disse Hotch. Sam si girò dall'altra parte, distrutta.

-E' giusto che loro siano morti per un mio errore mentre io sia ancora qui, illesa?- Chiese Sam a se stessa, a mezza voce, sentita però da tutti. Spencer si sentiva male quanto lei a vederla così.

-Ehi.- Disse Derek poggiandole una mano sulla spalla e facendola girare.

-Sam, non è colpa tua quello che è successo. La colpa è di coloro che compiono queste azioni, non nostra. L'unica cosa che possiamo fare noi è impedirgli di farlo ancora.- Le disse David, facendola sorridere, anche se era un sorriso amaro quello che le spuntava sul volto.

-Samantha, resta con la tua amica. Hai tre giorni di permesso.- Le disse Hotch. Loro sarebbero dovuti tornare a casa, ma lei poteva restare lì. C'erano tante cose da fare. Lei li salutò uno a uno, ringraziandoli cento, mille volte, per averla aiutata e esserle stati vicino. Poi quando loro se ne stavano andando Derek fermò Spencer.

-Ragazzino, ti aspettiamo. Vai a salutarla come si deve.- Spencer lo guardò e si voltò, tornando da Sam.

-Spencer, cosa...?- Lui le prese il volto fra le mani e la baciò con passione.

-Quello che è successo non cambia nulla fra noi.- Disse ripetendo le parole che le aveva detto appena un giorno prima.

-Ti amo, Spencer Reid.- Disse Sam, mentre le loro fronti si toccavano e il loro respiri si mescolavano.

-Anche io ti amo, Sam.-


Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** X capitolo ***


Ok, alla fine ho deciso di finire di pubblicarla =) Grazie sempre per seguirmi e grazie soprattutto a

bulmettina e caso e niki1909 per averla messa fra i preferiti

fange69 e herm83 e mikared1987 e Luna Viola per averla messa fra le seguite

e a caso e Luna Viola che mi hanno spinto a continuare.

Un bacio e buona lettura!!!




In quei giorni Sam fu parecchio impegnata. Stare con l'amica, organizzare i funerali dei due amici morti, e in primis, fare pace con se stessa. Durante le notti non la smetteva di pensare alla sua vita, al suo passato, a ciò che stava vivendo... Cosa sarebbe successo se i genitori non fossero stati uccisi? Avrebbe avuto a che fare ugualmente con Vess e gli altri? Sarebbe stata la stessa ragazza di adesso? Avrebbe tentato di entrare alla BAU? Avrebbe conosciuto Spencer e gli altri? Tom e Jim adesso sarebbero ancora vivi?

Questi pensieri la tormentavano, e anche se quando era circondata dalle altre persone faceva finta di stare bene, bene non lo stava per nulla, e di questo se ne accorsero anche gli amici, pur non potendola vedere... E tutto per il semplice fatto che non aveva chiamato nemmeno una volta.

-Le passerà, tesoro, stai tranquillo.- Disse due giorni dopo Garcia a Spencer, vedendolo pensieroso.


Sam passò quei tre giorni con Jil. La sua migliore amica era dura come il diamante.

-E così ho dovuto essere rapita prima di poterti vedere con distintivo e pistola e conoscere i tuoi colleghi. Dimmi, ma per caso era un tuo piano architettato a questo scopo?- Le chiese due giorni dopo l'amica.

-Dai scema, come fai a dire così? Io avrei fatto le cose in grande stile.- Rispose scherzando Sam. Entrambe risero piano, poi Jil si fermò e la guardò seria.

-Sam, so che non stai bene. Lo vedo dai tuoi occhi... Non sorridono più come prima, e lo sai che io amo i tuoi occhi perché...-

-Sono dotati di vita loro. Si, lo so.- Completò Sam.

-Cucciola, tu non potevi fare nulla. Non è stata colpa tua, ma di quei due pazzi. Non ti prendere colpe che non esistono. Tu sei un angelo e io sono fiera di essere tua amica. Adesso torna più in forma di prima e sbattine dentro tanti altri.-

-Sai, è la stessa cosa che mi ha detto David... Rossi.-

-Deve essere in gamba questo David.-

-Uno dei migliori.-

-Era uno di quelli che ha sparato?-

-Si, quello con la barba, il più “anziano” della squadra.-

-Però, li porta bene gli anni...- Scherzò Jil, alzando e abbassando le sopracciglia ritmicamente e facendo uno strano sorriso. Sam a quella vista scoppiò a ridere.

-Jil, ti prego, non fare mai più quello sguardo! Sei inquietante!- Disse in mezzo alle risate.

-Quale sguardo? Questo?- Continuò imperterrita l'amica, felice di vedere Sam ridere.

-Ti prego, basta! Mi fa male la pancia dalle risate!-

-Se fare la finta maniaca è il prezzo per vederti ridere così sono disposta a pagarlo.- Sam l'abbracciò stretta.

-Sei un tesoro Jil. Il mio tesssoro.- Disse imitando Gollum. D'altronde non era giusto che ridesse solo lei.

-Amore, dimmi un po', Spencer chi era? Chi è il cavaliere senza macchia e senza paura che ha rubato il cuore della mia principessa? Dimmelo, così lo potrò sfidare per la tua mano...- Fece Jil, imitando la voce di un uomo e tendendo il braccio, sentendo un leggero dolore a un fianco, visto che aveva una contusione alle costole. Se non si comportavano così non erano loro stesse.

-Spencer? Il più giovane... Quello con i capelli lunghi...-

-Ah! Si! Ho capito! Sembra carino... Per adesso approvo. Comunque molto carino anche l'altro... Quello palestrato, capelli rasati...-

-Oh, Derek! Si, è un tesoro... Jil, tesoro, adesso cosa farai?-

-Credo che resterò un po' qui dai miei. Ora che tutto questo è passato voglio stare un po' con loro, e poi mi sarebbe difficile stare a casa da sola con il gesso a una gamba... Non sarà male essere coccolata per un po' di tempo.-

-Però poi per un po' starai da me, e non si accettano rifiuti... Pensi che riusciremo a andare lo stesso al centro benessere assieme?-

-Scherzi? Non ci sarà gesso, fasciatura o gamba che tenga! Amore, tu quando parti?-

-Domani sera, prendo l'aereo alle 19. Dovrei arrivare a casa in 30 minuti, fico vero?-

-Amore, quando arrivi, non tenere le distanze da Spencer. Se è davvero come me lo hai descritto ti vorrà stare vicino...-

-Non ti preoccupare. Non potrei mai dopo che mi ha detto che mi ama.-

-Che cosa?- Gridò Jil con quanto fiato aveva in corpo, facendo saltare Sam dalla sedia.

-E tu non mi hai ancora detto nulla? Raccontami tutto, nei minimi particolari.-

Bé, questa era Jil... Era fatta così, non ci poteva fare nulla, ma l'adorava per questo.


Il giorno dopo Sam si avviò all'aeroporto accompagnata dallo sceriffo in persona. Non erano amiche, ma potevano diventarlo, specie adesso che non aveva più motivo di stare lontano dal suo paese natale... Sarebbe potuta andare qualche volta, magari a trovare i genitori di Jil, che erano sempre tanto buoni con lei o a salutare i suoi al cimitero. Stava aspettando seduta che l'aereo si riempisse quando ricevette una telefonata da JJ.

-Sam, ciao, dove sei?-

-Ciao JJ, sono in aereo, siamo per decollare, perché?-

-Abbiamo un caso, dobbiamo partire per Olimpia.-

-Vengo con voi.-

-Lo immaginavo. Ti aggiorniamo a bordo. Ci vediamo all'aeroporto fra mezz'ora.-

-Scusi signorina, deve spegnere il telefono. Stiamo decollando.- La informò una hostess.

-Perfetto, a tra poco.- E spense il cellulare, ringraziando di aver scelto quel volo, di aver comprato dei vestiti a Shippensburg e di non aver imbarcato il bagaglio, altrimenti altro che mezz'ora ci sarebbe voluta.


Arrivò all'aeroporto esattamente 24 minuti dopo che aveva spento il cellulare. Prima di scendere dall'aereo chiese all'hostess se c'era un modo veloce di raggiungere il jet, senza dover fare tutto il giro. Le disse che purtroppo doveva entrare nell'aeroporto e uscire al terminal 4, circa 600 metri dopo. Gambe in spalla, Sam fece una corsa attraverso tutto l'aeroporto, con lo zaino che le sbatteva contro la schiena a ritmo di corsa. Per fortuna che a quell'ora non c'era quasi nessuno in aeroporto, altrimenti avrebbe sicuro travolto qualcuno. Era quasi arrivata al terminal 4, infatti vedeva già gli amici che mostrava i tesserini alla donna all'uscita, quando non notò che il pavimento era appena stato lavato e prese una scivolata incredibile, manco fosse stata un calciatore che cerca di segnare. Se gli altri fossero stati dei personaggi dei fumetti, sarebbero stati disegnati senza ombra di dubbio con dei mega-goccioloni ai lati della testa. Emily si stava sforzando in tutti i modi di non scoppiare a ridere. Quando la sua corsa si fermò David e Derek le offrirono una mano ciascuno e la tirarono su.

-Piccola, capisco che ti siamo mancati, ma non ti sembra di esagerare?- Fece Derek sorridendo. Sam era parecchio imbarazzata, si portò una mano dietro la testa e chiese scusa. Poi mostrò il tesserino alla donna che la guardava allucinata e si imbarcò sul jet.

-Posso sapere cosa ci porta a Olimpia? Mi sento un po' fuori dal mondo...- Disse Sam, dopo aver salutato tutti come si deve.

-C'è stata una serie di rapimenti, cominciata 9 mesi fa. Quattro donne in tutto...- Disse JJ, prendendo un po' di fiato. -Bionde, occhi azzurri, poco più di vent'anni.- Sam non reagì. Non poteva attaccarsi a tutti i casi che gli capitavano.

-Stamattina ne hanno trovata una morta. Era stata imbalsamata.-

-Spero fosse morta quando l'S.I. L'ha fatto...- Mormorò Sam. Lo sperava davvero per la ragazza.

-E' stata rapita nove mesi fa. È stata la prima.-

-Ovviamente a causa dell'imbalsamazione sarà difficile stabilire con precisione la morte della vittima.- Disse Sam.

-In effetti, quando si effettua l'imbalsamazione di un corpo, il sistema linfatico e vascolare vengono riempiti totalmente da sostanze derivate dalla formaldeide, che è tossica di per sé, il che rende difficile e in alcuni casi impossibile stabilire l'ora della morte di una persona.- Disse Spencer, colto come sempre. Era contento di vedere che Sam fosse, caso a parte, serena. Lo rendeva felice, nonostante non avesse chiamato per tre giorni.

-Dov'è stata trovata?-

-In un parco nazionale a est di Olimpia, zona di escursioni stagionali. Il corpo è stato travolto da una frana di fango.-

-Ecco spiegato lo stato del corpo...- Disse Sam a nessuno in particolare.

-I rapimenti sono avvenuti a intervalli di tre mesi. Se applica una rotazione delle vittime...- Stava dicendo Emily.

-Ci sono altri cadaveri.- Concluse Sam.

A quel punto, avendo aggiornato Sam, poterono iniziare a discutere tutti assieme il caso.

-Ma se volessi imbalsamare un corpo, che procedimento dovrei seguire.- Chiese Emily guardando principalmente Spencer e Sam, visto che avevano a che fare con la chimica, conoscenza importante per quell'operazione. Spencer fece un gesto con la mano verso di Sam facendole capire che le cedeva la parola. Che galantuomo.

-Si fa defluire il sangue dalla giugulare, si sostituisce con liquido per l'imbalsamazione, derivati della formaldeide, tramite una delle due arterie principali.-

-Ci vogliono attrezzature speciali e pratica.- Disse David.

-Anche una conoscenza del sistema vascolare umano sarebbe utile.- Disse Spencer.

-E' un medico forse...- Espose il dubbio JJ.

-Un infermiere o un tecnico, uno con formazione in scienza mortuaria.- Disse Hotch.

-Non c'era questo corso alla mia Università.- Informò Derek

-Per me è una faccenda totalmente assurda... L'imbalsamazione, voglio dire.- Emily.

-C'è chi vuole un bell'aspetto al funerale. Personalmente io preferisco essere cremata, ma sono gusti...- Rispose Sam.

-Ma non sono loro, quello è un guscio vuoto dipinto e levigato. Anche io voglio essere cremata.- Disse Emily sorridendo a Sam. Una strana cosa da avere in comune.

-Perché qualcuno dovrebbe imbalsamare il cadavere della persona che ha ucciso?- Chiese JJ.

-Perché vuole tenerla accanto a sé. È un problema di possesso.- Rispose David.

-In modo che non possa andarsene. Forse alle spalle ha una storia di abbandono.- Disse Derek.

-Ma alla fine anche un cadavere imbalsamato si decompone e così lui ha bisogno di nuove vittime.-Osservò Spencer.

-Questo spiegherebbe la ciclicità dei rapimenti. Una vittima ogni tre mesi.- Hotch

-Il che significa che almeno due delle tre donne che restano sono già morte.- Disse David, togliendo le parole di bocca da Sam.

-E la terza?- chiese JJ

-Brooke Lombardini. Sono passati quattro giorni da quando è sparita dopo il suo turno in un ristorante del luogo. Conosciamo le statistiche.- Rispose Hotch

-Il 90% delle vittime di rapimento vengono uccise entro le 36 ore.- Disse Spencer. Sam pensò seriamente di iniziare a chiamarlo “biblioteca ambulante”.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** XI capitolo ***


Ecco il nuovo capitolino piccino picciò.

Spero vi piaccia. Come sempre ringrazio tutti voi che leggete e in particolare ringrazio

bulmettina e caso e niki1909 per averla messa fra i preferiti

fange69 e herm83 e mikared1987 e Luna Viola per averla messa fra le seguite.

Un bacione!!!

P.S. Alla fine ci mancano 3 capitoli, l'ultimo sarà più lungo del normale. Non mi linciate. Baci ancora ^_^





Arrivati lì Derek, Sam e Spencer si recavano nel bosco dove avevano trovato il cadavere dell'ultima vittima, Emily e Hotch dal poliziotto che gestiva il caso e David e JJ si recarono alla stazione di polizia dove si sarebbero stabiliti per studiare il caso.

-Un escursionista ha visto un piede che sporgeva dal suolo. Tutto questo lato della collina è franato.- disse il detective ai tre amici.

-Quindi concentrate le ricerche in questa zona?!- Chiese Sam

-Si, ma se ha abbandonato qui altri cadaveri ha 250 ettari su cui lavorare.-

-Non faccia allontanare gli uomini dal sentiero. È uno che trascina un cadavere nel bosco...- Disse Spencer, interrotto poi da Derek che specificò.

-Con 55 chili di peso morto non vai lontano.-

-Ecco perché molti assassini smembrano i cadaveri, è più facile liberarsene.- Disse Sam

-Dice qualcosa sul profilo il fatto che non le smembri?- Chiese il detective, visibilmente interessato ai metodi dei profiler.

-Probabilmente, si.- Disse Spencer

Nello stesso momento in cui Derek trovava una collanina con una croce fra gli alberi dei poliziotti avevano trovato qualcos'altro un cadavere con un'altra collanina con una croce vicino.

-La risposta alla sua domanda, detective, è si. Lui non può smembrare le sue vittime. Ci tiene molto a loro.- Disse Spencer analizzando la collanina.


Emily e Hotch invece parlarono con il poliziotto che gestiva il caso che li informò che l'ultima donna rapita, dopo il turno di lavoro al ristorante dove lavorava, era stata rapita in breve tempo, infatti il cuoco uscì dopo di lei e trovò la sua macchina ancora lì con la porta anteriore sinistra aperta. Vicino alla macchina poi avevano trovato una collana con ametista della vittima. Non vi erano impronte, ma dei capelli della vittima erano rimasti impigliati in essa. Hotch chiese di analizzarla.

-Non è possibile, l'ho restituita alla madre.-

-Non è un po' presto per restituire le prove alle famiglie?- Chiese Hotch.

-C'erano circostanze speciali... La madre ha assunto una persona. Un tale che si chiama Stanley Asher. Ha trovato un bambino a Portland due anni fa.-

-Un investigatore privato?- Chiese Emily

-Un sensitivo.- Emily e Hotch si scambiarono un'occhiata incredula.

-E che c'entra quest'uomo con la collana?-

-Pare che faccia una lettura degli oggetti personali. Della loro aura. Non so altro.-

-E che cosa le ha detto?-

A questa domanda non rispose il poliziotto, ma la madre stessa una volta che andarono alla stazione di polizia a sentire i notiziari. L'uomo aveva detto alla donna che la figlia era ancora viva.


-Vorrei che avesse aspettato le nostre istruzioni.- Disse David.

-Mi sembra che stia facendo un ottimo lavoro.- Osservò JJ.

-Abbastanza da spingerlo a riflettere prima di ucciderla.- Disse Derek.

-Sempre che non l'abbia già fatto. A questo punto potrebbe essere troppo tardi.- Disse David.

-E' sua figlia, ha diritto di sperare, no?-

-La speranza è una cosa, la falsa speranza è un'altra.-

-Devi aver già lavorato con dei sensitivi...- Disse Derek.

-Si, non per scelta.-

-In alcuni casi delle persone sono convinte che siano serviti a molto.- Disse JJ.

-Quando una persona è vulnerabile crede a un sacco di cose.- Disse David prima di allontanarsi.

JJ e David poi parlarono con la madre, cercando di capire se avesse notato qualcuno che poteva aver avvicinato la figlia che rispondesse al profilo iniziale. La madre non fu di molto aiuto, ma assieme a lei vi era anche il sensitivo, con il quale David volle scambiare due chiacchiere. Era convinto che quel Asher non fosse altro che un truffatore. JJ ricevette poi una telefonata che li informava che avevano trovato il terzo cadavere.

La Lombardini non era fra quelle vittime, ma purtroppo l'anatomopatologo li informò che le vittime erano vive quando erano state imbalsamate, sedate e forse prive di conoscenza. Le speranze di Sam non si erano realizzate. Spencer poi notò anche che l'S.I. Aveva tagliato a tutte loro i capelli allo stesso modo. E l'anatomopatologo li informò che forse aveva anche fatto altro, perché tutte le orecchie avevano un doppio-foro.

-Sono state violentate?- Chiese Derek.

-Non direi. Non vi sono lividi o graffi che possano dirlo, ma ho trovato tracce di liquido seminale.-

-Cioè potrebbe essere stato consensuale?!- Disse Spencer.

-No...-

-Cioè erano morte.- Rispose Derek, mentre una smorfia di disgusto si dipingeva sullo sguardo del giovane.


-Le famiglie dicono che nessuna delle vittime aveva due buchi alle orecchie.- Disse JJ

-Quindi forando loro le orecchie e tagliando i capelli cerca di ricreare l'aspetto di una persona che ama.- Constatò Sam.

-Sono stati riscontrati alti livelli di barbiturico...- Lesse JJ

-Si, perché?-

-No, è... Per una cosa che ha detto il sensitivo, che Brooke si sentiva stanca e pesante.-

-Lascia stare il sensitivo, è solo un impostore che parla senza dire niente e tu ti lasci abbindolare.- Disse David.

-Ha detto che Brooke è viva. Forse ha solo voglia di credergli.-

-JJ, conosci il profilo...- Disse Sam cercando di usare più tatto possibile.

-Un necrofilo non sa che farsene di una vittima viva.- Disse David.

Poi si avvicinarono ai poliziotti per fornirgli il profilo dell'S.I. Ma David, prima, chiese a Garcia di fare una ricerca sul sensitivo.

-Per ora sappiamo che il DNA dell'assassino, trovato sulle vittime, non risulta nel database federale, quindi servono altre prove per identificarlo.- Iniziò Hotch.

-L'S.I. È un uomo bianco fra i 25 e i 30 anni, benestante. Vive da solo in una casa molto grande dove c'è spazio e areazione per accogliere un luogo adatto per l'imbalsamazione.-

-E' a disagio con le persone, specie con le donne. La difficoltà dei rapporti sociali è comune nei necrofili omicidi.-

-Vista la manipolazione dei cadaveri riteniamo che l'S.I. Tenti di ricreare una donna che amava molto.-

-Una fidanzata, forse?- Chiese un poliziotto.

-O una moglie, una madre. Una donna che l'ha lasciato o che è morta all'improvviso.-

-Questa proiezione della persona amata unita al bisogno di conservare le vittime imbalsamandole ricorda la psicopatologia del serial killer Ed Gein. Gein aveva un complesso di Edipo che si sviluppò negli anni in cui assistette la madre paralitica. Quando lei morì la sua ossessione lo spinse a disseppellire cadaveri di donne che assomigliavano a sua madre. Era così forte il suo desiderio di far risorgere la madre defunta che era arrivato a vestirsi con abiti femminili confezionati con pelle umana. Poi Gein fu insoddisfatto della carne dei cadaveri che si essiccava e si spaccava e rivolse la sua attenzione a vittime viventi, di cui poteva conservare meglio i cadaveri.-

-Il passaggio dall'utilizzo di vittime morte a vive si trova anche nella maturazione del nostro S.I.-

-Abbiamo redatto una lista di casi analoghi, precedenti al 2006. Dovrete riprenderli in mano. Trattano di comportamento sacrilego verso defunti, furti di cadaveri e violazioni di cimiteri.-

-Il 60% dei necrofili lavora nel settore funerario. Passate al setaccio cimiteri, pompe funebri e dormitori.-

-Abbiamo il DNA dell'assassino. Vi daremo un kit per prelevare la saliva dei sospettati.-

-Le probabilità di trovare Brooke Lombardini viva sono scarse, ma prima riusciamo a identificare l'assassino e più saranno. Per il suo bene, facciamo in fretta.- Concluse Hotch.


I vari membri della squadra, e anche i poliziotti, iniziarono a recarsi dai possibili sospettati per capire se potevano essere loro l'.S.I. Che stavano cercando.

Sam trovò qualcosa di interessante parlando con un uomo che lavorava in un obitorio.

-Non voglio negare, si, capita nel nostro settore. Prendiamo provvedimenti quando succede.-

-Non lo denunciate alla polizia?- chiese Sam

-Bè, noi cerchiamo di parlare il meno possibile di queste cose.-

-Un assassino traveste i corpi delle vittime e li profana, forse tenerlo segreto non è la scelta migliore.-

-Cosa? Traveste i corpi?-

-Le dice qualcosa?-

-Abbiamo assunto un apprendista qualche tempo fa. Un tipo strano persino per questa attività. Non mi piaceva l'attenzione che rivolgeva ai cadaveri delle donne. Alla fine ho scoperto che si divertiva a truccarli. Metteva loro una parrucca...-

-Mi può descrivere la parrucca?-

-Gliela posso far vedere se vuole. Quando l'abbiamo licenziato abbiamo svuotato il suo armadietto e questa era lì dentro. Non è mai venuto a riprenderla.- La parrucca era bionda e corta.

-Come si chiama quell'uomo?-

-Ivan Bakunas.- Avevano trovato il loro soggetto ignoto.


Hotch e Emily si recarono a casa di questo assieme al detective. Quando bussarono alla porta Bakunas non li volle far entrare ed era particolarmente nervoso. Non gli volle fornire un campione di DNA e gli chiuse la porta in faccia.

Garcia intanto aveva trovato delle notizie sul Bakunas. Non era mai stato in riformatorio ma era stato espulso dall'Università per molestie verso la sua ragazza. Le dava dei tranquillanti e poi faceva sesso con lei che dormiva. Effettivamente corrispondeva al profilo.

Dopo non molto Hotch venne chiamato in quanto la polizia aveva ricevuto una telefonata da una donna che diceva di essere Brooke Lombardini. La ascoltarono ma la voce era appena sussurrata. La madre era sicura che fosse lei, così come le aveva detto Asher era ancora viva, ma David le disse che Asher aveva avuto una denuncia per frode prima di trasferirsi lì. JJ non capiva proprio perché volesse togliere l'unica cosa che restava a quella povera donna: la speranza.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** XII capitolo ***


Tatatatà! Ecco il 12 capitolo. Ormai ci siamo quasi. Come sempre ringrazio tutti coloro che leggono anche se in silenzio e in particolare

bulmettina e caso e niki1909 e Luna Viola per averla messa fra i preferiti

fange69 e herm83 e mikared1987 e Luna Viola per averla messa fra le seguite.

Buon sabato sera a tutti!!!





Si resero conto che finché le vittime contrastavano il desiderio dell'S.I. Rimanevano in vita. Appena si arrendevano alla sua fantasia... Era la fine per loro, e Brooke non doveva ancora essersi arresa.

Il detective chiese poi aiuto, contro il parere di David, al sensitivo, per capire qualcosa di più su quella parrucca. Questi gli disse che era malato e Bakunas venne fermato mentre cercava di attraversare il confine e arrestato venne portato in centrale dove Emily e il detective lo interrogarono.

Lui gli disse che non conosceva le vittime, così Sam, senza informare Spencer o Hotch che si trovavano dietro il vetro a osservare l'interrogatorio, portò una cartellina a Emily nella quale non vi era scritto nulla. Voleva vedere come reagiva l'uomo di fronte a lei che, al contrario di Emily, era bionda e aveva i capelli corti. Al contrario di quanto si aspettavano gli altri però quello non sbatté ciglio, così uscì. Spencer stava attraversando le varie colorazioni fra rosa e viola scuro.

-La prossima volta che fai una cosa simile, Sam, dimmelo prima.-

-Hai ragione, Hotch, ma avete notato che non ha sbattuto ciglio quando sono entrata? Se fosse lui l'S.I. Avrebbe dovuto reagire in qualche modo, non rimanere impassibile.-

-Questo significa che non è lui il serial killer.- Disse Spencer tirano anche un lievissimo sospiro di sollievo.

Continuarono ad ascoltare l'interrogatorio e scoprirono che a Bakunas non importavano i capelli, ma le scarpe, che dovevano essere speciali, appartenute a Sanny Reims, una meteorologa del luogo morta in un incidente un paio di anni prima. La parruca completava sì il lavoro, ma le scarpe... Erano l'articolo originale.

Spencer si ricordò di cosa gli aveva detto un giardiniere del cimitero poche ore prima. In una tomba avevano rubato un abito, un paio di orecchini col diamante e un paio con la perla.

-Due paia.- Disse Derek.

-Se l'S.I. È come Bakunas gli servono gli oggetti originali del soggetto del suo attaccamento per realizzare la fantasia.- Disse Hotch.

-Qual è il nome della donna?- chiese Sam.

-Abigail Ensen.-

Garcia gli inviò la foto del passaporto che corrispondeva alla vittimologia e era deceduta improvvisamente per miocardite. Lavorò per la famiglia Gless fino alla sua morte. Non era molto ma potevano chiedere informazioni a loro. Vennero a sapere che Abby era stata la tata del figlio, Rodrick e che erano molto uniti. Infatti il figlio era presente quando la ragazza morì e fu trovato stretto a lei, nonostante fosse morta già da due o tre giorni. Purtroppo non avevano idea di dove si trovasse. La madre gli diede una lettera ricevuta dal figlio un anno prima e JJ, senza dire nulla a Rossi, la diede al sensitivo, che gli disse che Rodrick era vicino all'acqua e che si vedeva una costa rocciosa. David aveva scoperto che il padre ogni sei mesi dava al figlio 50mila dollari, per questo non compariva nella lettera d'addio del figlio. Questi gli fornì l'indirizzo del figlio.

Lo catturarono appena in tempo e Brooke era salva. Per di più , dipinta su una parete della casa, dove prima vi era una finestra, vi era un disegno di un faro su una riva rocciosa, bagnato dall'acqua. La costa che aveva detto il sensitivo.

Quando tornarono a Quantico, la mattina dopo, JJ andò a lavoro prestissimo. Si chiedeva se aveva fatto bene ad affidarsi al sensitivo o meno... Dopo tutto poteva fare male? David la vide lì e alla fine David le confessò che il motivo per cui non credeva ai sensitivi era che da giovane, durante un caso di rapimento, avevano interpellato una donna del luogo nota per i suoi poteri e questa li aveva portati sulla pista sbagliata e il ragazzo era morto.

-Devi credere in ciò che facciamo perché funziona.- Le disse.


Erano cambiate tante cose da quando Sam era diventata una profiler... Invece di 19 mesi sembrava che fossero passati 19 anni... Si era fidanzata con Spencer, anche se non era ufficiale la cosa, ormai lo sapevano tutti. Praticamente la sera, quando non erano in giro per il Paese per trovare criminali, uno dei due appartamenti era sempre vuoto... A volte quello di Sam a volte quello di Spencer, ma stavano assieme spessissimo e di certo non giocavano a scacchi. Era allo stesso tempo riuscita a mettere in pericolo Jil, la migliore amica / sorella e a salvarla e quando la squadra aveva il week-end libero lo trascorreva con lei, con il benestare del ragazzo. Ogni mattina quando andava a lavoro faceva colazione con il tecnico informatico e parlavano un po'. Derek non perdeva l'occasione di prendere in giro Spencer con la complicità di Sam... Sembrava un fratello maggiore per la ragazza e JJ e Emily erano due ottime amiche. Con loro sapeva che si poteva sempre confidare. Un rapporto più professionale lo teneva solo con Hotch, ma comunque gli voleva molto bene, per non parlare poi di David che era diventato letteralmente un padre per lei, infatti ogni tanto la sera si vedevano e parlavano, specie dopo i casi più duri, quando Sam si sentiva più triste. La ragazza si ritrovava ad affrontare moltissimi casi con la squadra. A volte anche due o tre in una sola settimana. Aveva imparato a rimanere distaccata durante i casi che si presentavano... Bé, quasi con tutti i casi... Non poteva dimenticare quanto pianse quando Foyett aveva ucciso Haley a telefono. Lei e gli altri si erano collegati al telefono di Hotch che assistette alla morte della moglie in diretta. E provò una soddisfazione immensa quando vide che Hotch aveva ammazzato quel bastardo. Se non l'avesse fatto lui ci avrebbe pensato lei stessa a fargli pentire di essere nato. In quel periodo Hotch era distrutto e, anche se Sam sapeva che si sarebbe ripreso e sarebbe tornato al lavoro, si sentiva ugualmente in colpa. Lei era felice con Spencer e potevano stare assieme, mentre lui non aveva più la persona che amava accanto e doveva essere un padre più che eccezionale per crescere il figlio senza madre. Ormai si chiedeva a che pro fare ciò che facevano quando tanti assassini la facevano franca e tante persone innocenti morivano. Ci volle David, in una delle loro serate post-caso difficile a farle ricordare che è giusto ciò che facevano.

-C'è del buono in questo mondo, ed è giusto combattere per questo.- Le aveva detto mentre erano abbracciati sul divano.

-Le due torri.- Disse lei sorridendo.

-Anche io vedo film, sai?!- Ricambiò il sorriso l'uomo.


Più di due mesi dopo che Hotch era tornato al lavoro, una sera, Sam era a casa di Jil per una specie di pigiama party. La ragazza era tornata per il giorno al centro benessere, proprio come aveva promesso, e si era ristabilita a casa sua quando la gamba aveva smesso definitivamente di farle male. Avevano mangiato una pizza e bevuto un po' di birra, poi si erano messe a mangiare un po' di gelato sedute sul divano, davanti la tv che però tenevano solo per compagnia, infatti stavano chiacchierando.

-E così quando Spencer è entrato in sala riunioni Hotch ha fatto: “Sei per caso entrato in una boyband?”-

-Oddio avrei voluto esserci!- Risero a crepapelle le due ragazze.

-Sai, è cambiato da quando ci siamo conosciuti. Si è tagliato i capelli che devo dire gli stanno benissimo, adesso porta solo camicie con giacche e spesso pantaloni o jeans. L'unica cosa che non ha cambiato sono le cravatte. Tutte diverse ogni volta. È così cucciolo...-

-Probabilmente sta cambiando perché ha conosciuto te, non credi? Insomma è come se tu lo avessi fatto maturare...-

-Mah, forse hai ragione, forse no... Chissà. Comunque lo adoro... E quelle volte che mi sveglio al mattino e lui è lì accanto a me mi sento davvero la persona più felice del mondo...- Disse Sam con gli occhi a cuoricino.

-Tesoro, vederti così mi rende felicissima. Appena vedo Spencer lo devo ringraziare mille volte... A proposito a proposito... Amore, sbaglio o tu mi hai detto che questo week-end è libero, giusto? Niente lavoro?-

-Si tesoro, perché? Hai qualche idea in mente?- Chiese Sam curiosa. Di solito l'amica aveva ottime idee.

-Stavo pensando: perché non ci vediamo tutti quanti e ce ne andiamo a ballare?-

-Jil, di solito quando abbiamo un paio di giorni liberi tendiamo a stare in famiglia, con mogli, mariti, figli e fidanzati...-

-Scusa, qual è il problema? Io per tutti intendevo tutti tutti. Io, te, Spencer, Derek e Emily con relativi partner se li hanno, David, JJ col marito, Garcia e Kevin. Hotch non lo dico nemmeno perché so già che non verrà dopo tutto quello che è successo. Così posso anche conoscerli in circostanze più... piacevoli... Poi mica si tratta di stare sempre assieme. Ce ne andiamo in disco una sera e basta. C'è una discoteca molto bella in città, si chiama ''Heaven Hell”. È famoso, ci va un sacco di gente. Che ne pensi?-

-Penso che sia fattibile come cosa, oltre a essere una delle tue solite genialate. Dovresti fartele venire più spesso. Domani stesso proverò a chiederglielo.-


La mattina dopo Sam si recò da Garcia, come faceva sempre, portandole il caffettino. E le spiegò quale fosse l'idea di Jil. Inutile dire che la donna l'appoggiò subito.

-Mi pare un'idea grandiosa! Già non vedo l'ora che venga sabato...-

-Ma tu credi che gli altri diranno di si?- chiese Sam titubante.

-Allora, io e Kevin veniamo sicuri... E guai se prova a contraddirmi.- Disse facendo ridere la ragazza, per il tono minaccioso che aveva usato.

-Spencer andrebbe ovunque tu volessi, visto quanto è pazzo di te.-

-Anche in disco?-

-Ok, forse potrebbe opporre resistenza, ma alla fine verrà, ne sono certa. Biscottino (Derek) penso che verrà e così anche Emily e se JJ trova a chi lasciare Henry per quella sera vedi che vengono sia lei che William. Devi solo vedere che ti dice Rossi.-

-E come posso fare per convincerli?-

-Tesoro, dopo quando sali, inizia a dirlo ai ragazzi, che sicuro ti diranno di si, e a JJ. Poi vai da loro due per ultimi così gli dici anche chi siamo. Rossi non credo dirà di no. Solo Hotch sono sicura che non verrà...-

Sam seguì il consiglio di Garcia e fu contenta di vedere che i ''single'' avevano subito accettato, anche se Spencer aveva fatto una smorfia e chiesto “Discoteca?” Ma Derek lo aveva praticamente costretto, quindi non ci sarebbero stati problemi. Poi andò da JJ che le disse che per una sera Henry poteva rimanere con i nonni e che lei e William ci sarebbero stati volentieri. Anche David accettò l'invito.

-Ehi, volevo dirti che sabato andiamo in discoteca. Te lo dico solo per fartelo sapere perché so che devi stare con Jack, giustamente.-

-Ti ringrazio di avermelo detto Samantha.-

-Tu però mi raccomando, dai un bacio grande al piccolo da parte mia, ok?- E se ne andò. Quando seppe tutte queste belle notizie Sam mandò subito un messaggio a Jil, dove la informò che sabato si sarebbero dovute vedere per decidere cosa mettersi. La ragazza fu davvero felice.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** XIII capitolo ***


Ecco a voi il penultimo capitolino! Chiedo scusa per non aver potuto postare ieri, non sono stata molto bene. Ringrazio sempre tutti coloro che leggono e in particolare

bulmettina e caso e niki1909 per averla messa fra i preferiti

fange69 e herm83 e mikared1987 e Alely per averla messa fra le seguite

Un bacio grande e a domani con l'ultimo capitolo! ^_^





Quel sabato mattina le ragazze decisero si andare a fare shopping e poi andare dal parrucchiere per fare capelli e dall'estetista per mani e piedi. Avevano tutto la giornata davanti e una grande voglia di divertirsi.

Per prima cosa andarono al centro commerciale a comprare dei vestiti. Non ci misero molto, anche se, cosa strana, l'una scelse gli abiti per l'altra. Jil scelse per Sam una mini di jeans e una maglietta rosa con la bretella da un alto, e manica lunga, tagliata per metà in lunghezza, dall'altro. Scollata ma non troppo. Come scarpe avrebbe messo delle scarpe nere col tacco e come accessori grandi orecchini a cerchio d'argento e tanti bracciali dello stesso colore.

Sam invece scelse per Jil un paio di jeans scuri stretti a sigaretta con disegni dorati, una camicia leggera d'orata e scarpe col tacco anch'esse dorate. Come accessori una lunga collana d'oro e orecchini d'oro corti.

Poi pensarono alla biancheria intima. Entrambe le due amiche optarono per il nero. Sam scelse un reggiseno a balconcino con i bordini neri e coulotte abbinate, mentre Jil preferì un tanga nero con reggiseno di pizzo nero a completo. E adesso che avevano scelto i vesti fare il resto era tutto in discesa.

Prima decisero di mangiare un boccone, ma non troppo, sennò si gonfiavano come due mongolfiere, poi mani e piedi e infine capelli. Ovviamente gli smalti furono abbinati ai vestiti. Rosa shocking per Sam e bronzo per Jil. Con i capelli, invece, per Sam la cosa fu più difficile. Jil con i suoi lunghi capelli castani, si fece giusto tagliare le punte e aggiustare il ciuffo, e poi optò per un taglio liscio, effetto piastra, Sam invece, i suoi bei capelli li aveva tagliati, quindi non sapeva proprio come farli. Di sicuro non mossi altrimenti la sua testa sarebbe raddoppiata di dimensioni. Sfogliò un paio di cataloghi del parrucchiere, quando vide il taglio perfetto per l'occasione. Prima di tutto li avrebbe dovuti sfilzare, poi, con l'aiuto del gel, lasciarseli un po' a pazza con la frangetta verso sinistra. Sembrava una cosa così semplice, ma invece richiese precisione. Alla fine entrambe erano soddisfatte di quella giornata. Andarono entrambe a casa di Sam dove si cambiarono e si truccarono, poi alle 9 e mezza si avviarono verso il locale col taxi.


L'appuntamento con gli altri era alle 10 e un quarto fuori il locale. Non faceva troppo freddo, ma Sam e Jil capirono di aver fatto un ottima cosa a portarsi dei giubbini. Quando arrivarono videro che c'era già molta gente che stava entrando, ma degli amici per il momento nemmeno l'ombra. Non finirono nemmeno di pensare questa cosa che videro Garcia e Kevin scendere dall'auto di quest'ultimo.

Garcia era vestita col suo solito look originale, mentre Kevin indossava un paio di pantaloni con camicia e pullover, semplice e elegante.

-Ehi stellina! Siete qui da molto?- chiese Garcia abbracciando Sam.

-Nemmeno due minuti. Ciao Kevin. Kevin, Penelope, lei è Jil, la mia amica.-

-E' davvero un piacere conoscervi.- Disse Jil, salutandoli.

-Siete stupende! State benissimo.- Disse Garcia, facendo arrossire le due amiche. Kevin iniziava quasi a sentirsi di troppo quando Sam lo mise in mezzo parlando a Jil del loro lavoro. Lei ascoltava sinceramente interessata, soprattutto la storia di come si erano conosciuti i due... Jil credeva fermamente nel destino, quindi, anche se Garcia era stata sparata, il fatto che avesse incontrato Kevin, voleva dire che non tutto quel male era venuto per nuocere. Dopo quasi contemporaneamente arrivarono JJ col marito e David, e infine Spencer, Morgan e Emily. Poi finalmente poterono entrare.

Le ragazze si erano sbizzarrite con i vestiti, gli uomini invece erano tutti o pantaloni, o jeans, e camicia. E Sam adorava due cose: gli uomini in divisa e gli uomini con la camicia, e in quel momento aveva un uomo ''da divisa'' con la camicia, tutto per sé. Quando si tolsero i giubbotti sia Derek che Spencer, rimasero a bocca aperta di fronte alla bellezza delle due ragazze.

-Amore, non mi guardare così, o non mi controllo.- Disse Sam avvicinandosi all'orecchio di Spencer, facendolo risvegliare dal suo torpore mentale.

Quando entrarono si sedettero all'inizio a un tavolo che Jil e Sam avevano prenotato, dove poterono chiacchierare e bere alcolici, poi JJ e Sam andarono a farsi leggere le carte da un'indovina. Non che ci credessero, ma erano lì per divertirsi. Quando tornarono al tavolo, e si erano fatte le 11 e mezza passate, bevvero altri due cicchetti di Rum e Pera, che scoprirono essere il loro favorito, e si tirarono un po' tutti a ballare. Persino David e Spencer. Soprattutto il primo era osservato da molte donne. Ma d'altro canto era davvero un bell'uomo.

Dopo un'oretta che ballavano, scambiandosi di coppie, ragazze fra di loro, Jil e Sam si illuminarono. Poteva sembrare strano a chi non le conoscesse, ma mentre ascoltavano una canzone, si erano entrambe ricordate di una cosa. Senza farsi notare dagli altri si diressero dal dj e gli bisbigliarono qualcosa nell'orecchio. Quello annuì e le sorrise. Poi fece prima roteare l'indice e poi alzò indice e medio. Le ragazze si sorrisero e ne approfittarono per bere un altro cicchetto. Reggevano bene l'alcol e entrambe conoscevano i loro limiti. Certo, non erano sobrie, ma non erano nemmeno ubriache... Erano solo spensierate. Quando stava finendo la seconda canzone le due salirono sul palco dove si trovava il dj con l'aiuto di due uomini e presero due microfoni. Poi si fecero un saluto strano e sorrisero quando partì la canzone.

Praticamente quando andavano in discoteca assieme in un posto nuovo, le due avevano un rito. Salire sul palco e cantare la loro canzone. “I kissed a girl” di Katy Perry. E tra l'altro la cantavano all'inverso. Nel senso che durante il ritornello si alternavano, durante i versi cantavano assieme.

-Su richiesta di queste due splendide ragazze, che mi hanno detto che hanno un rito a cui attenersi, ecco una canzone per tutte le donne che stasera sono qui con noi.- Gridò il DJ.

-Ragazzi! Guardate chi c'è sul palco!- Gridò JJ cercando di sovrastare la musica. Mentre tutti alzarono lo sguardo verso il palco.



This was never the way I planned
Not my intention
I got so brave, drink in hand
Lost my discretion

It's not what
I'm used to
Just wanna try you on
I'm curious for you
Caught my attention

Mentre cantavano mettevano anche in atto una specie di scenetta. Dove Jil in pratica era la “ I kissed a girl” e Sam era “a girl”.


J: I kissed a girl and I liked it
S: The taste of her cherry chapstick
J: I kissed a girl just to try it
S: I hope my boyfriend don't mind it
S: It felt so wrong
J: It felt so right
J: Don't mean I'm in love tonight
S:I kissed a girl and I liked it
T: I liked it

No I don't even know your name
It doesn't matter
You're my expiramental game
Just human nature

It's not what
Good girls do
Not how they should behave
My head gets
So confused
Hard to obey

Sotto il palco i ragazzi fischiavano, le ragazze si univano a cantare e i loro amici sorridevano e le incitavano divertiti.


S:I kissed a girl and I liked it
J: The taste of her cherry chapstick
S: I kissed a girl just to try it
J: I hope my boyfriend don't mind it
J: It felt so wrong
S: It felt so right
S: Don't mean I'm in love tonight
J: I kissed a girl and I liked it
T: I liked it

S: Us girls we are so magical

Sam fece scorrere lenta una mano sul corpo, mentre Jil le passava una mano sul viso senza toccarlo. Si divertivano a fare queste cose.
J: Soft skin, red lips, so kissable


S: Hard to resist so touchable
Sam fece segno a Jil di avvicinarsi a lei con l'indice mentre lei lo faceva prima di mettere una mano avanti e fare una faccia da “No, non posso”

J: Too good to deny it


S: Ain't no big deal

J: it's innocent

J: I kissed a girl and I liked it
S: The taste of her cherry chapstick
J: I kissed a girl just to try it
S: I hope my boyfriend don't mind it
S: It felt so wrong
J: It felt so right
J: Don't mean I'm in love tonight
S: I kissed a girl and I liked it
T: I liked it...


Alla fine si diedero un veloce bacio a timbro, appagando il desiderio di quasi tutti gli uomini della sala, fecero un buffo inchino e scesero dal palco aiutate sempre dai due bodyguard che le avevano fatte salire. La musica da disco riempì nuovamente la sala e le due amiche si stavano dirigendo verso il resto del gruppo, ridendo come due pazze.

-Ragazze, perché non state un po' con noi ora? Siete molto sexy...- Dissero due ragazzi che si erano avvicinati a loro, prendendo il braccio di Jil per farla fermare, la quale, poiché era per mano a Sam, fece fermare anche l'amica.

-Ehi, loro stanno con noi.- Disse Spencer che era andato loro incontro con Derek.

-Quindi smammate.- Completò quest'ultimo, stranamente. I due ragazzi se ne andarono, probabilmente avevano capito l'antifona.

-Rito, eh?- disse Spencer.

-Esatto.- Risposero le due all'unisono.

Tornarono dagli altri che avevano ripreso a ballare e si divertirono un mondo. Emily era corteggiata da un bel po' di uomini e David lo stesso, Morgan invece ballò per la maggior parte della sera con Jil e Sam con Spencer, soprattutto, ma anche con gli altri, compreso “papà-David”.

Verso le due alcuni iniziarono ad andare a casa, come JJ col marito e David... Man mano tutti andarono via fino a che non rimasero solo Sam, Jil, Spencer e Derek. L'ultimo si offrì di accompagnare Jil a casa, mentre Sam andò con Spencer a casa di quest'ultimo.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** XIV capitolo ***


E così siamo arrivati all'ultimo capitolo. È sempre dura mettere quella X su “completa?” E oggi non è stata meno tosta.

Prima di lasciarvi al capitolo volevo ringraziare tutti con tutto il cuore, per avermi seguito, letto, spinto ad andare avanti, recensito...

In particolare volevo ringraziare

bulmettina e caso e niki1909 per averla messa fra i preferiti

fange69 e herm83 e mikared1987 e Alely per averla messa fra le seguite.

Adesso vi lascio alla lettura.

Un bacio grande, alla prossima avventura! ^_^





Spencer riuscì a malapena a chiudere la porta di casa, visto che Sam gli era letteralmente saltata addosso e aveva preso a baciarlo. Erano entrambi preda della passione e si diressero a passo sicuro verso la stanza da letto del ragazzo, lasciando dietro di loro una scia di vestiti. Rimasti in biancheria Spencer lasciò vagare lo sguardo sul corpo della ragazza, soffermandosi in particolare sull'intimo.

-Hmmm... E' nuovo...-

-Si... L'ho comprato oggi apposta...-

-Mi piace...- Mormorò il ragazzo. Poi entrambi si liberarono degli ultimi indumenti e fecero l'amore.

Si svegliarono il giorno dopo molto tardi, l'una stretta fra le braccia dell'altro. Restarono così per molto, non volendo uscire da sotto le coperte e allontanarsi dal calore che emanava il corpo dell'altro.

Il giorno dopo Sam scoprì che una cosa simile era successa anche a altri due suoi amici... Derek e Jil erano stati assieme e sembravano sinceramente intenzionati a rifarlo! La cosa la lasciò di stucco ma era davvero felice per loro.


Circa tre settimane dopo, ebbero un caso molto particolare che colpì Sam in quanto aveva a che fare col cinema.

Per questo caso si dovettero recare un attimino a Los Angeles. In volo JJ li aggiornò.

-Una donna per due volte, a distanza di un mese, è entrata in un cinema a vedere uno spettacolo e circa a metà della visione del film ha sparato a coloro che si trovavano nella sala. Ci sono state 16 vittime. Nessun sopravvissuto. Abbiamo appena 3 giorni prima che possa colpire nuovamente.-

-Che cinema erano JJ? Piccoli o multisala?- Chiese Sam.

-Dei multisala.-

-Com'è possibile che abbia fatto così poche vittime?-

-Gli spettacoli erano il mercoledì pomeriggio.-

-Che genere erano?- chiese Spencer.

-Drammatici... Di quelli pesanti... Nel primo cinema ci sono state 12 vittime, nel secondo 4.-

-Insomma, S.I. Disorganizzato... Quando non ce la fa più compie una strage.- Disse Derek.

-Al contrario, io credo che sia tremendamente organizzato...-

-Come fai a dirlo?- Chiese Hotch.

-Colpisce durante la settimana a orari dove la maggior parte della gente non può andare a cinema, al contrario del sabato sera. I film sono di un genere che solo gli appassionati si andrebbero a vedere, non fa molte vittime e aspetta un mese fra un colpo e un altro. Non lascia queste cose al caso. Le pianifica. Probabilmente le vittime non sono l'obiettivo, ma il mezzo per ottenere qualcosa.-

-E cosa?- chiese David.

-Non lo so. Forse vuole essere ascoltato... Non ne ho idea. Sono certa però che è un appassionato di cinema. Ci va molto spesso. Se io dovessi compiere un atto simile, cercando di non fare molte vittime, scegliere per prima cosa un pomeriggio feriale al primo spettacolo che di solito è alle 3. Poi sceglierei un film palloso che la gente non si va a vedere e che è uscito già da almeno un paio di settimane, così le vittime si riducono al massimo.-

-E' esatto Sam. È andata così. Il primo film era a cinema già da due settimane, il terzo da tre e gli spettacoli erano alle 3 e 10 e alle 3.45.-

-Sam, la prossima volta che vai a cinema avvisaci prima.- Scherzò David.


Quando arrivarono Sam e David andarono a parlare con il personale della prima multisala, Derek e Emily andarono alla seconda, Hotch e Spencer a parlare col capo della polizia che li aveva chiamati e JJ andò a preparare il tavolo da lavoro.

-Io ho trovato per primo i corpi.-

-Mi racconta cosa è successo?-

-All'inizio era tutto normale, nessun fastidio. Io ero nel corridoio a controllare i biglietti. Dopo circa un'ora abbiamo sentito dei colpi ripetuti. Sono entrato con la pila e ho visto che gli spettatori erano morti, così sono corso ad avvertire la sorveglianza.-

-Ha notato qualcosa di strano?- chiese David

-Si, una donna era seduta in fondo, vicino l'uscita di emergenza. Quando sono entrato la prima volta era seduta con la testa china, come morta; quando sono tornato non c'era più.-

-Si ricorda come era vestita?- chiese Sam

-Camicia nera... Gonna grigia... Capelli castani lunghi... Non so dirle altro.-

-L'aveva mai vista prima in questo cinema?-

-No, se volete potete prendere i nastri, ma io non l'ho mai vista prima qui.-

-Bene, la ringrazio.-


Quando tornarono da Hotch e gli altri scoprirono che Derek e Emily avevano avuto le stesse informazioni. Stessa donna, stesso posto, stessi vestiti.

-Non vi sembra un po' strano che una donna commetta degli omicidi con gli stessi vestiti addosso? E che nessuno l'abbia mai vista prima in quel cinema?- Chiese Sam.

-Si, in effetti è strano. Cosa pensi, Sam?-

-Io penso che quella donna in realtà non fosse una lei.-

-Un travestito?- chiese Derek

-Ma certo. Pensateci: stessa donna, stessi vestiti che non è mai stata prima in quelle multisale e che nessuno ha notato dopo l'omicidio?!- disse Spencer

-Se fosse stato un uomo avrebbe potuto controllare tranquillamente i due cinema senza essere notato e nessuno si sarebbe ricordato di lui.-

-Abbiamo un profilo.- Disse Hotch, prima di chiedere di riunire i poliziotti.

-Il nostro S.I. È un uomo, fra i 25 e i 30 anni.- Iniziò Hotch.

-Avevano detto che era una donna.- Interruppe un poliziotto.

-Si tratta di un abile travestimento. È organizzato.-

-Prima di colpire un posto vi trascorre molto tempo, per questo passa un mese fra un delitto e un altro.-

-Ha difficoltà a rapportarsi con la gente. Probabilmente non è sposato e nemmeno fidanzato.-

-E' una persona della città. Si è trasferito da molto o vi ha sempre vissuto.-

-E' una persona che passa del tutto inosservata. È possibile che l'abbiate incontrato ma non vi ricordiate di lui.-

-E' molto probabile che lavori nel campo del cinema o vi abbia lavorato.-

Dopo non molto squillò il telefono. Era Garcia.

-Ragazzi ho trovato un riscontro tra i due video: Joshua Parker. Vive a Glendale, fra la Pacific Ave e Brodway. Vi mando l'indirizzo sui palmari.-

-Grazie Garcia. Sei incredibile.-

-Lo so stellina. Baci baci.-

Sam, Emily e Derek volarono verso casa del pazzo. Il portiere li fece entrare senza che l'uomo buttasse giù la porta e vi trovarono foto e programmi dei due cinema dove vi erano stati i delitti, foto e programmi di un terzo. Un calendario dove era cerchiato quel giorno e delle foto di giornali dove si parlava della chiusura di un cinema vecchio, appartenuto al padre del giovane, per sostituirlo con un multisala. Quello in cui si stava recando il ragazzo. I tre avvisarono Hotch e gli altri e si avviarono verso il cinema, visto che erano più vicini. Una volta arrivati lì Sam prese i programmi del giorno e cercò le possibili sale dove si poteva trovare. Ne individuò un paio e così si divisero, lei e Emily in una e Derek in un'altra. Erano quasi arrivate quando Sam capì che avevano sbagliato. Quello era il cinema che aveva distrutto quello del padre. Non avrebbe cercato una sala vuota, ma una dove poter fare più vittime. Si allontanò da Emily e si diresse verso la sala più grande. Non fece nemmeno in tempo a raggiungere l'uomo, sempre travestito da donna, perché questi aveva aperto la porta di scatto, facendola sbattere contro la testa della ragazza che si sentì male. Le girava tutto e non riusciva ad alzarsi, riusciva a sentire vagamente Hotch e gli altri che gli intimavano di gettare l'arma. Poi uno sparo e JJ che si avvicinava a lei, assieme a Spencer.

-Su, alzati Sam. Hai preso una bella botta.- Disse la ragazza.

-JJ, non ce la faccio. Mi sento male. Mi gira tutto- Rispose Sam facendo preoccupare i due amici che dopo aver notato il sangue che scendeva dalla testa, chiamarono i medici dell'ambulanza che si trovava lì fuori e che, dopo averla caricata su una barella la portarono subito al pronto soccorso. Spencer sarebbe voluto andare con lei, ma sentì che era più giusto che ci andasse JJ, essendo donna. Loro le avrebbero raggiunte dopo poco. I medici le fecero le analisi e la tac e videro che aveva avuto un trauma cranico. Per fortuna la operarono subito e non successe nulla di grave.

JJ era rimasta in sala d'attesa e aveva informato gli altri. Dopo un paio di ore Sam si svegliò.

-Signorina, ci stava facendo preoccupare. Non dovrebbe compiere azioni così avventate nel suo stato.-

-Quale stato?- Chiese Sam confusa, non capendo cosa volesse dire il medico.

-Non lo sa, signorina? Lei è incinta, di un mese.-

La stanza prese a girare nuovamente e Sam dovette scendere dal letto con l'aiuto del medico per andare in bagno, visto che doveva vomitare. Non sapeva cosa fare. Doveva dirlo a Spencer... E il lavoro? Il figlio come sarebbe cresciuto con due genitori che non c'erano mai? E se lui non l'avesse voluto? L'avrebbe tenuto lo stesso? Il panico la colse e iniziò a piangere, sentendosi più sola che mai.

Un'infermiera quando la vide così, avendo sentito cosa aveva detto il dottore. Decise di avvertire gli amici della ragazza che si trovavano là fuori. Gli disse che l'operazione era andata bene e che la ragazza si era svegliata e che la potevano vedere, ma uno alla volta. David andò per primo. Dopotutto si era affezionato tantissimo a Sam e voleva vedere come stava. Quando entrò però certamente non si sarebbe aspettato di trovarla nel letto, col viso rivolto verso un lato, che piangeva sommessamente. Le si avvicinò e le porse il suo fazzoletto.

-Ehi piccolina, perché piangi? L'infermiera ha detto che l'operazione è andata bene. Cos'hai per stare così male?- le disse sedendosi affianco a lei, sul letto.

-Oh David!- Disse la ragazza abbracciandolo e piangendo sul suo petto, bagnandogli la camicia.

-Avanti, dici a papà David cosa ti turba.- Le disse facendola sorridere e facendola smettere di piangere.

-Il medico mi ha... mi ha... mi ha detto che io sono... incinta.- Iniziò, bisbigliando piano l'ultima parola, togliendosi un peso enorme dalla coscienza.

-Sammy, ma questa è una notizia bellissima. Non dovresti piangere per questo.-

-Ma se Spencer non la vuole? Siamo così giovani... E se anche lo volesse, come faremmo con il lavoro? Come possiamo crescere un figlio stando sempre in giro per il Paese?- Disse esternando le sue paure.

-Sammy, sono sicuro che Spencer sarà felicissimo per questa notizia. Per il lavoro c'è tempo per pensare a una soluzione e ricordati che qualsiasi cosa di cui hai bisogno io ci sarò sempre. Ok?- Lei annuì sorridendo. Prima di accoccolarsi fra le braccia dell'uomo.

-David...- Disse dopo dieci minuti sollevando lo sguardo verso il volto dell'uomo.

-Ho capito. Lo vado a chiamare.- Rispose alla muta domanda di lei, baciandole la fronte, prima di uscire dalla stanza.


-Spencer, ti vuole.- Disse David al ragazzo che si diresse subito dal suo amore. Spencer forse no, ma gli altri avevano notato che la camicia di David era bagnata e gli chiesero cosa era successo.

-Sarà lei stessa a dirvelo.-


Quando Spencer entrò nella stanza e vide che Sam aveva gli occhi rossi e gonfi per il pianto, corse subito verso di lei.

-Amore, cosa c'è? Cosa è successo? Ti senti male?-

-Con te affianco non posso stare male, cucciolo...- Rispose lei dandogli un bacio leggero e abbracciandolo subito dopo.

-Su, stasera ce ne stiamo tutti e due a casa abbracciati a farci le coccole.- Gli fece lui sorridendo.

-Spencer, non saremo più due. Da adesso siamo in tre.- Spencer non capì subito cosa volesse significare quella frase, poi si accese la famosa lampadina.

-Tu sei incinta?- Chiese staccandosi leggermente dalla ragazza per guardarla bene negli occhi. Lei annuì con la testa, temendo cosa sarebbe accaduto da lì a poco.

-Sarò padre... Sarò padre... Sarò padre!- Gridò alla fine abbracciandola e riempendola di baci. Di certo l'aveva lasciata sorpresa. Poi avvicinò la bocca alla pancia di lei e iniziò a parlare col loro futuro bambino.

-Ehi piccolino. Sono il papà...-

-E se fosse una lei?-

-Hai ragione. Chiediamoglielo. Piccolo, sei un bambino o una bella femminuccia?-

Chiese poggiando poi un bacio sulla pancia di Sam che rise al vedere quella scena.


Quando informarono gli altri li lasciarono a bocca aperta, poi ricevettero mille congratulazioni. Riguardo la crescita del figlio, Sam decise che avrebbe preso la laurea in chimica, non volendo dipendere da Spencer e, una volta giunto il periodo di allontanamento prima che partorisse, avrebbe lasciato la squadra. Non poteva lasciare il figlio senza entrambi i genitori, e almeno così lei ci sarebbe stata e Spencer anche, ogni volta che poteva.

Purtroppo però dovette abbandonare la squadra prima del previsto. Infatti durante un caso, serial killer l'aveva colpita allo stomaco, per metterla fuori combattimento, di fronte a un inerte Derek che era stato legato, e i medici le dissero che la bambina (avevano scoperto essere una femminuccia), stava bene, ma Sam non poteva più lavorare, doveva stare a casa a riposo se non voleva rischiare la sua salute e quella di Elizabeth. Avevano deciso di chiamarla così, come la protagonista di Orgoglio e Pregiudizio, che Sam aveva letto in quel periodo. Durante i mesi di riposo finì di preparare la tesi e si laureò con 100, grazie anche all'aiuto di Spencer.

Dopo circa tre anni dalla nascita di Liz e due da quella di James, Sam e Spencer si sposarono. Fu uno dei momenti più emozionanti della loro vita. Sam fu accompagnata all'altare da David, che ormai non si faceva scrupoli a chiamare “papà”. I rapporti con gli altri non si distrussero, ma anzi si intensificarono e, quando al matrimonio Jil la informò che aspettava un figlio da Derek, Sam le saltò addosso finendo tutte e due poco elegantemente per terra.

Certo quella felicità non sarebbe potuta durare per sempre, come tutte le cose, ma per il momento lei era la felicissima Signora Reid, madre di due splendide creature e moglie di un uomo perfetto e questo le bastava e la rendeva enormemente felice.


La felicità non va ricercata nel cielo sempre sereno, ma nelle piccole cose con le quali costruiamo la vita.” Carmen Sylva

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=730490