la locanda Volta Celeste

di danish
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lisa ***
Capitolo 2: *** Eric ***
Capitolo 3: *** incontri ***
Capitolo 4: *** passaggi ***
Capitolo 5: *** prenotazioni ***
Capitolo 6: *** pioggia di fuoco ***
Capitolo 7: *** Incubi ***
Capitolo 8: *** carte scoperte ***
Capitolo 9: *** illusioni ***
Capitolo 10: *** Indizi ***
Capitolo 11: *** omhyss ***
Capitolo 12: *** spiragli ***
Capitolo 13: *** Jano ***
Capitolo 14: *** frammenti ***
Capitolo 15: *** il patto ***
Capitolo 16: *** gallerie ***
Capitolo 17: *** Mimeh ***
Capitolo 18: *** morpheus ***
Capitolo 19: *** la mente e il cuore ***
Capitolo 20: *** vendetta ***
Capitolo 21: *** assalto ***
Capitolo 22: *** luce ***
Capitolo 23: *** athanatos ***



Capitolo 1
*** Lisa ***


primo
"Sta piovendo."
"Si, come tutte le sere. Ma non ti preoccupare Lisa, vedrai che anche questa volta smetterà e domani tornerà la luce..."
"Certo Eric. Come ogni giorno."
"Se non hai più bisogno di me, tornerei di sotto."
"Grazie... Verrai più tardi? "
"Naturalmente. Non appena si farà l'alba verrò a prenderti e ti riporterò al sicuro in questa stanza."
"Grazie Eric."

Eric uscì dalla camera di Lisa chiudendo la porta alle sue spalle e spegnendo la luce fioca della lampada.
Scese velocemente le scale per dirigersi all'ingresso della locanda che gestiva da solo ormai da molto tempo, da quando i suoi genitori eramo morti in un incidente durante una crociera spaziale. All'epoca aveva solo vent'anni ma già da allora aiutava i suoi in quel lavoro che gli piaceva parecchio e che inoltre gli dava la possibilità di conoscere tantissime persone.
La locanda "Volta Celeste" era molto nota sia sul pianeta in cui si trovava, Akron, come pure nei dintorni del distretto spaziale di cui lo stesso faceva parte.  Numerosi viaggiatori e altrettanti turisti vi si fermavano spesso perché sapevano di trovare un'atmosfera familiare e cordiale all'interno di ambienti raffinati e di ottimo gusto.
Il fatto che sul pianeta Akron  piovesse tutte le notti  da circa cinque anni, non aveva intaccato minimamente l'afflusso di persone anche perché ogni mattina puntualmente tornava a splendere il loro sole, Yades.
Intorno alla locanda il territorio era formato da  colline verdi che declinavano dolcemente verso il mare, perennemente calmo, che assumeva tutte le tonalità dell'azzurro fino al blu profondo.  L'albergo si trovava in una zona molto appartata rispetto alla prima città che era possibile trovare a oltre dieci chilometri di distanza e forse anche per questo era così apprezzata. Si poteva godere di quella pace e di quella tranquillità che raramente si potevano ancora trovare in un universo ipercolonizzato, dominato dalla fretta e dalla frenesia.
La notte invece, a causa dei forti temporali accompagnati da altrettanti forti venti, il mare si increspava diventando piu' nero di un cielo senza stelle mentre le onde, infrangendosi contro le rocce, sembravano assumere forme strane, quasi fossero spiriti inquieti che vagavano senza una meta.
Forse era proprio a causa di questo strano fenomeno che la gente si radunava sul terrazzo della locanda per ammirarlo indisturbata.

"Eric, hai un minuto? Vorrei parlarti di una cosa importante..."

Una ragazza di bell'aspetto, con lunghi capelli viola raccolti in una coda bassa, lo aspettava al di là del banco della reception con alcune carte in mano. I suoi occhi castani lo osservavano con espressione preoccupata mentre Eric si avvicinava lentamente.

"che cosa succede, Grayce ? Hai l'aria preoccupata."

Eric si passò una mano tra i  capelli neri leggermente mossi, che portava sciolti, all'altezza delle spalle mentre i suoi occhi verdi si posarono sulle carte che Grayce teneva strette tra le mani.

"E' appena arrivata notizia che quella nave si trova nel nostro distretto.....forse atterreranno qui..."

La voce di Grayce era leggermente tremante ed i suoi occhi guardavano quelli di Eric in attesa di una risposta.

"Prima o poi doveva accadere. Ma noi non abbiamo nulla da temere. Lisa di giorno è al sicuro nella sua stanza e di notte non si allontana mai dalla spiaggetta che si trova a poca distanza dalla locanda. Se quell'uomo verrà qui con la sua ciurma, staremo solo un po' piu' attenti del solito."

Eric pronunciò le parole con estrema convinzione. Si avvicinò a Grayce e le accarezzò lievemente una guancia.

"Non avere paura sorellina, penserò io a voi. Ora che ne dici di spegnere tutte le luci? Tra poco Lisa uscirà ed  i nostri ospiti potranno assistere allo spettacolo."  aggiunse Eric allondanandosi dalla reception e dirigendosi verso una porta attraverso la quale si raggiungeva una scala interna che portava ad una terrazzina affacciata direttamente sul mare.

"Va bene, se lo dici tu sono tranquilla. Però ho provveduto a rinforzare il servizio di sicurezza della locanda. Non vorrei mai che i nostri ospiti si sentissero a disagio, o peggio ancora in pericolo, se quel pirata venisse qui."
 
"Sei molto previdente. Ora andiamo, è quasi il momento!" rispose Eric facendole cenno con la mano di raggiungerlo.

Grayce spense le luci del banco e raggiunse il fratello. Insieme salirono le scale ed arrivarono all'esterno dove gli ospiti della locanda, comodamente seduti su poltroncine intorno a tavolini, stavano in attesa di assistere ad un particolare fenomeno che si ripeteva quasi tutte le sere intorno alla mezzanotte.  La terrazza era in realtà una specie di scatola di vetro con  tetto e pareti trasparenti che riparavano dalla forte pioggia ma al contempo permettevano  di vedere tutto intorno a trecentosessanta gradi senza ostacoli.
Eric prese tra le mani una vecchia lanterna al cui inerno vi era un'unica candela. Si diresse al centro della terrazza e fece un segno a Grayce la quale prontamente annuì per spegnere subito dopo ogni tipo di illuminazione : le insegne della locanda, le luci interne ed i lampioni esterni lungo il viale di accesso.
Il buio calò ovunque mentre la pioggia batteva incessantemente contro la copertura trasparente della terrazza e qualche lampo illuminava sporadicamente il cielo.

"spero solo che non si sparga troppo la voce su quanto sta per accadere o la tranquillità di questo posto sarà compromessa.."  bisbigliò Eric a Grayce mentre i tuoni risuonavano forti e cupi tutto intorno alla locanda.

Il mare cominciò ad incresparsi e a perdere i toni del blu per trasformarsi in un ammasso di spuma e onde che si infrangevano con forza contro la spiaggetta sulla quale sorgeva  la locanda e poco più avanti dove la sabbia lasciava il posto a costoni di pietra scuri ed acuminati. Si poteva udire distintamente il rumore che l'acqua produceva all'impatto violento con le rocce tonfi sordi il cui suono dava sensazioni angoscianti.  Eric aprì la lanterna e soffiò sulla candela spegnendola.

"Guarda, Lisa è già arrivata alla spiaggetta e si sta avvicinando alle rocce.....tra poco scenderà in acqua..." mormorò Grayce al fratello stringendogli un braccio con la mano. "...è davvero incredibile come possa ogni notte recarsi fino a lì senza poter vedere...."

"E' vero...ho sempre paura che quando entra in acqua non faccia più ritorno....invece ogni volta riemerge, quasi fosse una specie di essere del mare con sembianze umane ma che ha bisogno ogni notte di fare ritorno al suo elemento naturale...."
rispose Eric senza distogliere lo sguardo dalla piccolo lembo di terra sferzato da onde, pioggia e vento.

"Hai ragione...anche se è davvero impensabile che esistano realmente tali esseri...." concluse Grayce.

Ad un tratto il mare parve calmarsi e sulla sua superficie cominciarono a brillare infinite piccole luci,  scintillantiquasi come stelle, mentre dal cielo continuava a cadere violentemente la pioggia. Le acque si incresparono nuovamente fino a sollevarsi e creare delle pareti tra cui si intravedeva una sorta di corridoio all'interno del quale si poteva distinguere chiaramente una figura di donna la quale  cominciò lentamente a muoversi. Pochi attimi dopo le stesse pareti si richiudevano su quell'ombra femminile inghiottendola completamente per trasformarsi in una specie di mulinello vorticoso che risucchiava verso il fondo le luci apparse poco prima. Immediatamente dopo in superficie  cominciavano a formarsi onde dalle forme improbabili che si muovevano verso la spiaggia e le rocce come spiriti inquieti.
Eric trattenne il fiato per tutto il tempo del fenomeno, aguzzando la vista in attesa di veder riemergere Lisa dal gorgo marino. Poco dopo infatti le acque si calmarono ed i "fantasmi" sembrarono trasformarsi immediatamente in spuma marina fondendosi tra loro e con il mare stesso.

"..non ho mai visto niente di simile...." mormorò uno degli ospiti della locanda mentre aveva ancora gli occhi sgranati per lo stupore.

"....E' tutto reale, ve lo assicuro. Il fenomeno è molto suggestivo ma ha anche una spiegazione razionale..." rispose Eric all'uomo che si trovava a pochi passi da lui. " Ma naturalmente non vi spiegherò come accade perché è un segreto che fa parte della fama che ha questa locanda!" concluse strizzando l'occhio al cliente.

"certamente....ma almeno potete dirmi se è davvero una donna quella che cammina all'interno delle acque e che poi viene travolta dai mulinelli??"  chiese l'ospite.

"Si. E' una donna davvero speciale. Si chiama Lisa e vive qui alla locanda, ai piani superiori. Ora se volete scusarmi, devo andare subito alla spiaggia." rispose molto frettolosamente Eric.

"Un momento, è possibile fare la conoscenza di questa donna?" chiese nuovamente l'uomo.

"Mi dispiace, non si può. Ma potrete vederla alla locanda quando esce dalla sua camera e passeggia lungo i corridoi dell'ultimo piano intorno alle quattro del mattino...."  ribattè  Eric allontanandosi a passo spedito dalla terrazza.

"..ha detto alle quattro del mattino?? Affascinante questa donna che vive di notte e si immerge nelle acque del mare facendolo increspare in quel modo..."  constatò l'uomo guardando verso la spiaggia.

"Eric vi ha detto molte cose riguardo Lisa. Di solito è abbastanza restìo nel dare informazioni."  si intromise Grayce notando che l'uomo era molto interessato alla questione. "vedete, signor Daiba, Eric è molto affezionato a lei, la venera quasi fosse una divinità....".

"Si, l'ho notato. Se posso permettermi di chiederlo, potrei andare alla spiaggia dove si è immersa Lisa? Sapete, io sono uno studioso di fenomeni all'apparenza inspiegabili, come quello di poco fa....e vorrei provare a capire come si verifica in realtà tutto quanto..."

"Solo Eric può andarci. Lisa non vede, è quasi totalmente cieca e lui ogni notte va a riprenderla e la porta alla locanda. E' incredibile il fatto che riesca ad arrivare alla spiaggia da sola e che una volta riemersa dalle acque perda completamente l'orientamento." aggiunse Grayce mentre si affrettava a tornare alla reception seguita a breve distanza dal ragazzo.

"Come se seguisse un richiamo che la conduce fino alle acque...."  mormorò quasi tra sé e sé Tadashi."...forse Yattaran sarebbe contento di studiare il fenomeno...."

"Chi è Yattaran? Voi siete alla locanda da solo, se non sbaglio..."  chiese Grayce incuriosita.

"...oh, è un mio amico! Lui al momento si trova nello spazio, sull'Arcadia. Domattina vi farò ritorno anch'io ma forse, potremmo tornare qui  per approfondire gli studi...." rispose Tadashi grattandosi la testa con aria pensierosa.

Grayce sentì le gambe tremare al solo suono della parola "Arcadia", la famigerata nave pirata di Capitan Harlock! Non solo erano nelle vicinanze di Akron ma un loro membro era addirittura alla locanda e lei non lo sapeva! Doveva dirlo immediatamente ad Eric.

"A proposito, non è che per caso da questa locanda è passata una ragazza bionda, all'incirca alta come me, vestita con un'uniforme con stemmi pirateschi?" chiese a bruciapelo Tadashi, ritirando la chiave della sua camera dal bancone.

Grayce sobbalzò alla richiesta ma si ricompose subito, assumendo immediatamente un'aria molto professionale: "Non saprei....passano centinaia di persone ogni settimana....ma perché me lo chiedete?"

"...perché la stiamo cercando....ormai da molto tempo. Io avrei rinunciato ma il comandante non è dello stesso parere. Ora vado a dormire! buona notte Grayce."

"Buona notte signor Daiba...." rispose Grayce mentre aspettava il momento giusto per avvisare Eric di quanto era appena venuta a conoscenza.






 

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Capitolo 2
*** Eric ***


secondo
"Lisa....sono qui"
"Eric...ti stavo aspettando..."
"Eccomi. Sono alle tue spalle a circa due passi."

Lisa si girò lentamente.
Era vestita  con una lunga vestaglia bianca che era completamente fradicia, inevitabilmente trasparente e aderente al suo corpo a causa dell'immersione nelle acque del mare e della pioggia che cadeva incessantemente. Allungò la mano destra verso la direzione da cui udì provenire la voce di Eric e mosse alcuni passi sulla sabbia bagnata.
Eric la prese per mano e la riparò dalla pioggia ponendole sulle spalle un lungo mantello scuro, riparandole il capo con il cappuccio.

"Stai bene?" le chiese con apprensione.

"Certo....dovresti saperlo ormai che  immergermi nelle acque non è pericoloso per me...ma è una necessità"  rispose Lisa con un leggero sorriso, stringendogli la mano in segno di conforto.

La pioggia continuava a cadere incessantemente, a tratti più leggera, mentre il vento soffiava costantemente e con forza facendo agitare le chiome degli alberi intorno alla locanda.

"puoi dire quello che vuoi ma io non mi abituerò mai a questa cosa...." rispose Eric cingendole le spalle con un braccio.

Arrivarono ben presto alla locanda nella quale entrarono passando da una porta posteriore riparata da una folta siepe verde. Se non si prestava la massima attenzione si faceva fatica a distinguere l'entrata che si mimetizzava completamente nella parete.
Appena entrati Eric richiuse la porta a chiave e si tolse gli stivali che indossava; appese la giacca impermeabile e si asciugò le mani sfregandole sulla sua camicia.

"Questa sera la locanda era veramente al completo....credo che la voce dei tuoi volteggi acquatici si sia sparsa molto velocemente. La terrazza era  affollata al'inverosimile....c'era anche un tipo vestito in modo strano che ha chiesto di poter conoscerti..."  disse Eric mentre aiutava Lisa a salire le scale di servizio che li avrebbero portati discretamente all'ultimo piano della locanda.

" e cosa c'è di strano? E' successo altre volte ma tu hai sempre saputo gestire la situazione al meglio.." rispose Lisa rabbrividendo.

Giunsero all'ingresso della camera  ed  Eric girò la chiave nella serratura aprendo la porta velocemente ed accompagnando la ragazza all'interno. Lisa si fermò sulla soglia mentre Eric si diresse verso un antico armadio di legno scuro che occupava l'intera parete, aprendo un'anta per estrarvi un accappatoio bianco e profumato.

"tieni, ora vado a prepararti un bel bagno bollente." le disse porgendole l'indumento.
"Grazie. " Lisa allungò entrambe le mani e prese l'accappatoio appoggiandoselo sulle spalle. "....cosa aspetti a girarti? Non crederai che mi metta a spogliarmi mentre tu stai lì a guardarmi!!" disse improvvisamente puntando il viso in direzione di Eric mentre chiudeva con le mani la porta alle sue spalle.

"...sei sicura di non vedere? A volte mi fai sorgere seri dubbi in proposito!!" rispose Eric ridendo. Si avvicinò al viso di Lisa per osservare meglio i suoi occhi ma non potè fare altro che constatare che le pupille erano fisse e le iridi spente.

"Non mi serve vedere....riesco a percepire i tuoi movimenti e ad udire ogni tuo movimento...ormai dovresti saperlo!" rispose Lisa, avvicinandosi al viso di Eric per porgergli un lieve bacio sulla guandia. "Visto?"  gli disse subito dopo sorridendogli.

Eric si allontanò in direzione del bagno e dopo esservi entrato ed avere riempito la vasca, si soffermò ancora qualche minuto per dare a Lisa la possibilità di togliere i vestiti bagnati ed indossare l'accappatoio.
Nell'attesa pensò a quanto fosse diventata importante quella ragazza per lui sebbene non riuscisse a definire perfettamente i suoi sentimenti: provava un forte senso di protezione verso di lei ma nello stesso tempo la temeva perché  era diversa, era per certi versi una creatura superiore a cui bastava sentire la voce o "annusare" una persona per capirne al volo le intenzioni.
Andò con la mente a qualche anno prima quando stava tornando alla locanda dopo aver sbrigato alcune commissioni. Se ne occupava già da solo, con la sorella, poiché i genitori erano deceduti durante un terribile incidente in una crociera spaziale . Giunto alla spiaggetta di sabbia dorata si soffermò alcuni istanti ad ammirare il tramonto riflesso nelle placide acque del mare quando improvvisamente la sua attenzione fu attratta da qualcosa che sembrava incagliato tra gli scogli poco lontani. Si mise d'istinto a camminare con passo veloce verso il costone di roccia e, non appena ne raggiunse la sommità, dall'alto vide dei pezzi di metallo incagliati che potevano appartenere a qualche imbarcazione. Scese cautamente tra le rocce per osservarli più da vicino ma si spaventò parecchio vendendo tra i rottami alcuni pezzi di stoffa che probabilmente erano appartenuti al conducente della barca. Si sorprese ulteriormente nell'attimo stesso in cui capì che non si trattava di un'imbarcazione ma di una navicella spaziale immersa per la maggior parte nelle acque profonde di quel punto in cui si trovava. Senza esitazione si lanciò su quei resti metallici e si mise ad esplorarne la circonferenza nuotandovi intorno senza capire bene cosa stesse cercando o cosa fosse accaduto.
Si sentì d'un tratto afferrato per una caviglia e trascinato verso le profondità oscure di quel tratto di mare.
Dopo un breve attimo di panico si oppose alla forza che lo tirava e ruotò su se stesso per cercare di vedere chi o che cosa lo stesse afferrando.  Inizialmente non riuscì a vedere che una massa di capelli biondi agitati dall'acqua ma un attimo dopo si vide puntati addosso gli occhi imploranti aiuto di una giovane ragazza.
Non impiegò molto ad afferrarne la mano e ad aiutarla a risalire verso la superficie. Era però talmente stremato dalla fatica che perse  i sensi non appena riuscì a toccare la terreferma.  Quando si riebbe, si accorse che la ragazza che lo stava trascinando sul fondo del mare e che lui aveva invece aiutato a risalire , era seduta accanto a lui immobile, con lo sguardo impaurito.

"Eric, mi sono cambiata. Ora puoi tornare in camera"

La voce di Lisa proveniente dalla camera da letto lo risvegliò bruscamente dai suoi pensieri.

":..Eric?  sei ancora qui vero? Sento la tua presenza.."

disse nuovamente Lisa non avendo udito alcuna risposta .

"Certo, dove dovrei essere? Ora puoi riscaldarti nella vasca. Io metto qualche ceppo nel caminetto e poi vado a dormire. Tra poche ore sarà l'alba e dovrò mettermi in marcia!"  

Eric uscì dal bagno e avvicinatosi alla cassa della legna ne prese un pezzo e lo pose sulla fiamma del camino. Sentì che Lisa stava entrando nella vasca da bagno e sospirò. Avrebbe voluto trattenersi ancora ma sapeva che tra poco la sua dura giornata di lavoro sarebbe cominciata. Inoltre si ricordò delle parole di Grayce: la nave pirata era stata avvistata nei pressi di Akron e se gli ospiti della locanda ne fossero venuti a conoscenza avrebbero potuto andarsene per paura di incontrare il temibile Capitan Harlock o qualcuno dei suoi uomini. Decise che avrebbe dovuto approfondire l'argomento per la sicurezza di tutti.

"Lisa ora vado. Mi raccomando, se decidi di passeggiare per i corridoi, assicurati che non ci sia nessuno nei dintorni e che tenti di avvicinarsi a te. Se hai bisogno premi il pulsante del ciondolo ed io arriverò immediatamente!"

 Sebbene non vedesse, Lisa percepiva la sola presenza di qualunque essere vivente , anche se questi rimaneva immobile o in silenzio.

"Buona notte Eric. Come sempre grazie di tutto..."

Il rumore della porta che si chiudeva confermò a Lisa che Eric se n'era andato. Si lasciò scivolare mollemente nella vasca fino a farsi ricoprire totalmente dall'acqua bollente che le dava ristoro dopo il bagno gelato nel mare e la pioggia battente.
Riemerse di colpo in preda al panico, cercò con le mani l'accappatoio bianco che aveva lasciato scivolare ai piedi della vasca prima di entrarvi e si coprì parzialmente.

"C'è qualcuno qui?"  disse flebilmente tendendo l'udito per percepire anche il più debole movimento.

Non ottenne alcuna risposta.
Si alzò ed uscì dalla vasca ancora tremante mentre si avvolgeva nell'accappatoio e si muoveva lentamente verso il camino in cerca di tepore con cui riscaldare le mani ghiacciate per lo spavento.

forse mi sono sbagliata.....eppure poco fa qui c'era qualcuno....qualcuno che non ho riconosciuto....forse un ospite della locanda...



 




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Capitolo 3
*** incontri ***


l'incidente
"Tadashi, sei sicuro di quello che stai dicendo?"

La voce di Harlock era alterata. Camminava avanti e indietro lungo la sua cabina con le braccia incrociate al petto e lo sguardo rivolto al pavimento.

"Si capitano! Era lei! Sono riuscito ad intrufolarmi nella sua camera prima che tornasse dalla spiaggia e mi sono nascosto nell'armadio...."

"Ti sei nascosto nell'armadio? Santo cielo ragazzo, non sai che quello è il primo posto in cui si cercano gli intrusi??"
si intromise sghignazzando il dottor Zero.

"Beh...forse sono stato un po' imprudente....comunque appena il padrone della locanda se n'è andato sono uscito e l'ho osservata per benino mentre lei era immersa nella vasca!"  

"Cooosa?? Sei un gran furbone!! Tu eri lì a goderti lo spettacolo altro che chiacchiere!!"  
Il dottore continuò a riprendere Tadashi in tono scherzoso ma appena si voltò e vide l'espressione di ghiaccio di Harlock si ammutolì e smise di scherzare.

"...dunque??"  chiese Harlock guardando Tadashi in attesa di sentire il resto della vicenda.

"Harlock, quella era Kei! Potrei giurarlo sulla mia testa. Lo stesso viso, gli stessi capelli , lo stesso taglio delle labbra! Solo una cosa non torna: quella ragazza è cieca."

"...potrebbe essere una che le assomiglia molto...."  riflettè Harlock portandosi una mano al mento.

"Era lei! Ha anche la sua stessa voce! Non so per quale motivo abbia perso la vista....ma ti assicuro che l'ho vista bene e quella è Kei."  concluse Tadashi con sicurezza.

"Perché allora non ti sei fatto riconoscere?" chiese il dottore bevendo un sorso di vino direttamente dalla bottiglia.

"...ecco...ad essere sincero non lo so....forse perchè era molto spaventata quando si è accorta della mia presenza e ho temuto che si mettesse ad urlare richiamando l'attenzione di Eric...." confessò candidamente Tadashi.

"Ti ha scoperto?" chiese in tono di rimprovero Harlock.

"credo di no....io ho trattenuto il fiato e sono rimasto immobile fino a quando si è allontanata verso la porta. Poi ho aspettato che uscisse dalla camera e sono uscito a mia volta passando dalla finestra. Sono volato subito qui a darti la buona notizia ma devo tornare alla locanda o la mia sparizione improvvisa potrebbe destare sospetti..."

"Credi che qualcuno ti abbia riconosciuto?" Chiese Mimeh alzandosi dalla poltrona sulla quale era rimasta fino a quel momento, in silenzio ad ascoltare le parole di Tadashi.

"Beh....ecco....a dire il vero ho fatto una gaffe la notte scorsa...Ho detto a Grayce che mi sarebbe piaciuto studiare da vicino il fenomeno che accade quando Lisa entra in mare e che sarebbe piaciuto anche a Yattaran...insomma ho accennato al fatto che l'Arcadia si trovi nelle vicinanze di Akron...." disse quasi mortificato.

"Testone che non sei altro!! Ora saranno in allarme! Sai che non siamo ben visti in tutto l'universo!! Le nostre scorribande piratesche ultimamente sono diminuite ma la nostra fama ci precede ovunque!!"  
Il dottor Zero era diventato improvvisamente serio e aveva ripreso Tadashi con veemenza.

"Dobbiamo muoverci in fretta. Tadashi verrò con te alla locanda ma dobbiamo muoverci prima che faccia chiaro."
Disse Harlock . "Dottore verrete anche voi insieme a Yattaran ma partirete solo quando sarà giorno e vi farete registrare alla locanda come due ospiti comuni. Io nel frattempo farò una visitina alla nostra Lisa e vedremo se sarà il caso di prolungare il soggiorno alla Volta Celeste. Tadashi, noi ci vediamo all'hangar tra poco!"

"Vado!" rispose, uscendo in fretta dalla cabina seguito a ruota dal Dottor Zero e da Yattaran.

"Harlock, credi che sia davvero lei? E' passato molto tempo da quando....."
Mimeh si era avvicinata al capitano e gli aveva appoggiato delicatamente una mano su un braccio. La notizia della somiglianza tra Lisa e Kei l'aveva rallegrata ma il suo sesto senso le diceva che le cose non erano così semplici come potevano sembrare.

"Non so cosa pensare.....ma se Tadashi dice che quella è Kei io ho il dovere di verificare. E' una cosa che le devo, visto che è sparita a causa mia...." mormorò Harlock guardando l'amica negli occhi.

"sono passati cinque anni da allora, ma ricordo l'incidente come se fosse accaduto ieri. Tu, Harlock, eri uscito con Tadashi per depredare il carico di alimentari di quella nave Akroniana...."

"Non aggiungere altro, Mimeh..." chiese Harlock in tono supplichevole.

"Come vuoi....lascia solo che ti ripeta per l'ennesima volta che Kei è sempre stata molto altruista, non si è mai risparmiata per aiutare tutti noi....e avrebbe comunque rischiato la sua vita per te, anche se tu glielo avessi proibito!"  

Mimeh tornò a sedersi sulla poltrona e cominciò a suonare la sua arpa accanto al rapace Tori, appollaiato su di un bracciolo.

La navicella spaziale lasciò velocemente l'Arcadia per far ritorno su Akron. Harlock sedeva dietro a Tadashi che occupava il posto di pilotaggio. Il viaggio sarebbe durato circa un'ora, temporali permettendo e, appena giunti in prossimità della locanda, si sarebbero intrufolati all'ultimo piano nella stanza di Lisa.

"Tadashi, noi siamo stati su questo pianeta diverse volte alla ricerca di Kei, ma in cinque anni non abbiamo mai trovato alcuna traccia di lei....mi chiedo come mai proprio ora sia apparsa questa Lisa..." chiese Harlock guardando all'esterno della navetta.

"Non siamo però mai entrati nella locanda 'volta celeste' e da quanto ho sentito raccontare ieri da alcuni ospiti, Lisa si trova lì proprio da circa cinque anni ma nessuno l'ha mai vista personalmente. Dicono che il padrone, Eric, la tenga quasi segregata. Per lo meno di giorno perché invece la notte Lisa esce e va sulla spiaggia da sola. Eric poi va a riprenderla dopo che lei si è immersa nelle acque del mare dando vita ad un fenomeno che è difficile spiegare a parole....dovresti vederlo con i tuoi occhi!"  rispose Tadashi preparandosi all'atterraggio.

In breve i due raggiunsero il retro della locanda e , aiutandosi con una corda , si arrampicarono fino all'ultimo piano.
La salita fu molto difficoltosa in quanto la pioggia continuava a cadere senza sosta rendendo la parete molto scivolosa mentre il vento forte li fece oscillare pericolosamente molte volte.

"...pianeta molto poco ospitale di notte...."  constatò Harlock asciugandosi l'acqua dal viso.
"...già...per fortuna tra poche ore sarà giorno e come per incanto brillerà il sole...cioè..volevo dire Yades...." rispose Tadashi

Entrarono da una piccola finestra che dava sul corridoio dell'ultimo piano. Erano completamente fradici dalla testa ai piedi e intirizziti dal freddo pungente.
La locanda era immersa nel silenzio, tutti gli ospiti dormivano ancora essendo notte fonda. Solo poche luci erano accese lungo il percorso che portava da una parte alla scala centrale e dalla parte opposta alla scala di servizio usata da Eric per ricondurre Lisa nella sua camera.

"Darei qualunque cosa per dei vestiti asciutti..." si lamentò Tadashi strizzando la manica della sua giacca.

Harlock sorrise. Pensò che Tadashi in fondo era rimasto un ragazzino anche se nel corso degli anni aveva dato prova di essere all'altezza degli altri membri dell'Arcadia.
Un cigolìo proveniente da una porta attirò la loro attenzione; si rannicchiarono contro il muro mentre Harlock, con un gesto tempestivo, riuscì a fare spegnere la luce più vicina a loro. Udirono poi il rumore di passi lievi che si facevano via via sempre più vicini. Trattennero il respiro temendo che sarebbero stati scoperti aguzzando però la vista e l'udito nel tentativo di individuare chi fosse la persona che avanzava nella la loro direzione.

"Accidenti, mi sono dimenticata di accendere il generatore d'emergenza. Per fortuna Eric non se n'è accorto o mi avrebbe rimproverata!!"

Si trattava di Grayce, ancora mezza addormentata, la quale si diresse alla scala centrale e scese lentamente ai piani inferiori per attivare il generatore di elettricità.

"Capitano...credo di essermela fatta addosso per lo spavento!!" sussurrò Tadashi.
"Shhhhhh.....guarda da quella parte!!" gli rispose Harlock indicando il fondo del corridoio.

Una figura esile, vestita di bianco con un cappuccio sulla testa, camminava lentamente. Sembrava quasi non toccasse il pavimento con i piedi.
Tadashi sgranò gli occhi e guardò immediatamente il capitano, facendogli un cenno con il capo.
Harlock comprese immediatamente che doveva trattarsi di Lisa. Rimase immobile trattenendo il respiro mentre Lisa si avvicinava ulteriormente.
Giunta in fianco ai due uomini, che erano appiattiti contro il muro, si fermò improvvisamente.
La ragazza tolse il cappuccio dalla testa forse per udire meglio, rivelando i suoi lineamenti. Harlock impallidì vedendo l'incredibile somiglianza con Kei, soffocando maldestramente un'esclamazione di sorpresa.
Lisa allungò istintivamente una mano nella sua direzione, toccandogli una spalla con le dita. Ebbe un attimo di esitazione ma non provò paura. Girò il viso verso l'uomo e rimase in silenzio alcuni secondi come se lo stesse studiando.

"...dovresti cambiare questi vestiti fradici o prenderai una polmonite..."  disse con un fil di voce, continuando a tenere il viso rivolto in direzione di Harlock.
   
"...non sei quello di prima vero? Hai un profumo diverso..." chiese, spostando la mano dalla spalla destra verso il petto e poi verso l'altra spalla. Scese con lentezza lungo il braccio ma si bloccò improvvisamente sentendo l'impugnatura della spada laser. Ritrasse la mano istantaneamente, quasi si fosse scottata a contatto del metallo.

"...non temere..." rispose Harlock a bassa voce.

"....non ho paura di te, ma dell'arma che porti al fianco...." disse Lisa prendendo una mano di Harlock tra le sue. La voce del capitano le dava sicurezza e sentiva che non aveva realmente nulla da temere da quell'uomo.
"seguimi......anzi, seguitemi!"
Lisa  sorrise girando il viso  in direzione di Tadashi che era ancora appiattito contro la parete.



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Capitolo 4
*** passaggi ***


quarto "entrate e riscaldatevi vicino al caminetto." disse Lisa aprendo la porta ed invitando i due uomini a varcare la soglia.

Harlock e Tadashi accettarono volentieri l'invito e si avvicinarono al fuoco che scopiettava nel camino. Tadashi tolse la giacca e l'appoggiò sullo schienale di una sedia, Harlock fece lo stesso con il mantello ed i guanti e si appostò proprio di fronte al fuoco sfregandosi le mani per riscaldarle mentre il suo sguardo scrutava tutto intorno.
La camera era molto accogliente e abbastanza grande da potervi rimanere a lungo e godere di ogni comodità. Il letto era a baldacchimo, in legno pregiato e rivestito in tessuti preziosi di colore bordeaux. Ai lati vi si trovavano due poltroncine in velluto liscio sempre nella medesima tonalità di colore e a terra un grosso tappeto proteggeva il pavimento in parquet.
Completava l'arredamento il grosso armadio, posizionato di fronte al letto ed il caminetto che si trovava alla destra del letto, sul lato opposto rispetto alla finestra da cui era fuggito Tadashi.
La luce era fioca e proveniva da un'unica lampada a piantana in ferro battuto la cui base era ornata da foglie che avevano  le sembianze di alghe marine. Per Lisa non faceva differenza che fosse accesa o meno in quanto questo non cambiava il suo stato di non vedente e spesso si dimenticava addirittura di spegnerla. Dall'esterno della locanda capitava di conseguenza che potessero intavedere i suoi movimenti al rientro dalla spiaggia; proprio per proteggerla da sguardi indiscreti Eric aveva fatto mettere  pesanti tendaggi di velluto.

"Siete ospiti della locanda?" chiese Lisa accomodandosi sulla poltroncina di velluto posizionata accanto al letto.
"Uno di voi due lo è sicuramente.....riconosco il suo odore..."

"..Ehm  si, io sono ospite della locanda da un paio di giorni. Mi chiamo Tadashi Daiba." rispose il ragazzo.

"...e sei anche stato in questa camera, vero?" aggiunse Lisa sorridendo.

"...ecco...io...s-si, mi ero perso e sono finito qui...." farfugliò Tadashi in mariera poco convincente.

"certo! ti sei perso mentre cercavi quell'essere che sconvolge il mare di notte e che invece di giorno se ne sta chiusa qua dentro. Ho indovinato?"  rispose Lisa con espressione rassegnata.
Le era capitato spesso di essere importunata dagli ospiti della locanda che tentavano di vederla da vicino ma ogni volta Eric era stato più veloce ed era riuscito ad allontanarli prontamente. "Non mi piace che gli altri pensino a me come ad una strana creatura......io sono così e basta. Lo sono sempre stata e mi dà davvero fastidio il modo in cui mi guardano alcune persone.....sento i loro sguardi su di me come se fossi un fenomeno da circo...."

Lisa abbassò il viso e si ricoprì la testa con il cappuccio.
Nella stanza calò il silenzio per alcuni minuti; si sentiva solo il crepitìo del fuoco nel camino e il rumore della pioggia battente che cominciava però a diminuire lentamente d'intensità.
Harlock e Tadashi si guardarono senza proferire parola nell'attesa che Lisa tornasse a parlare loro. Cosa che lei fece rivolgendosi ad Harlock.

"e tu, uomo con la spada laser, non dici niente? Hai un nome?"

"prima dovresti dirci il tuo...." rispose brevemente il capitano.

"hai ragione . Io mi chiamo Lisa." rispose la ragazza alzandosi dalla poltrona e dirigendosi lentamente verso Harlock.  Gli tese poi la mano per concludere le presentazioni.

Harlock strinse la mano di Lisa nella  sua, scrutandola in viso nell'indecisione se rivelarle o meno il suo nome.
Anche Tadashi si avvicinò per vederla meglio.

"Forse è più prudente che tu non conosca il mio nome...." disse Harlock molto lentamente.

"...sei forse un fuorilegge ricercato dalle forze dell'ordine?"

"...una specie..."

Lisa cominciò a rendersi conto che  non conosceva per niente quei due uomini anche se la loro compagnia non la metteva per niente a disagio. Dopo aver stretto la mano di Harlock era tornata a sedersi al posto di prima.

"Allora è meglio che usciate da questa stanza. Tra poco sarà giorno ed Eric verrà a controllare se mi serve qualcosa. Non vorrete che vi trovi qui, vero? Sarebbe inopportuno più per voi che per me...."

Harlock e Tadashi si scambiarono un cenno d'intesa e si rimisero ciascuno gli indumenti che avevano appoggiato alla sedia per farli asciugare. Lisa aveva ragione, per loro era meglio andarsene prima che facesse giorno e che Eric arrivasse e li sorprendesse. Sarebbero tornati la notte successiva per studiare ancora il comportamento della ragazza ed appurare che non si trattasse di Kei.

"Spero non vorrete andarvene dalla finestra!" disse Lisa sentendo il rumore di una maniglia che ruotava.

"....se non vogliamo essere sorpresi...questa è l'unica via di fuga" constatò Tadashi.

"Venite con me, esiste un passaggio più sicuro."

Lisa si alzò dalla poltroncina e si diresse lentamente verso la porta del bagno. Toccò la parete con la mano cercando l'interruttore della luce per agevolare i suoi due ospiti.

"Si e' accesa?" chiese girandosi verso l'interno della camera e facendo cenno ai due di avvicinarsi.

"Si."
Harlock entrò in bagno preceduto da Lisa e da Tadashi il quale aveva un'espressione incuriosita. Si domandava infatti se lei li avrebbe fatti scendere dalla finestra del bagno anziché da quella della camera.

"ora aprite la porta di cristallo della doccia ed entrate uno alla volta. Appena dentro, girate la manopola dell'acqua tre volte verso destra e poi tre volte verso sinistra. Si aprirà un pannello che vi condurrà, attraverso uno stretto corridoio, dalla parte opposta della locanda, in un locale adibito ad attrezzeria. Da li sarà più facile raggiungere l'uscita senza dare nell'occhio.."

Harlock fece cenno a Tadashi di andare per primo anche se questi in realtà non gradiva troppo l'idea di infilarsi in un cunicolo buio. Alla fine si rassegnò ed entrò nella doccia girando la manopola nel modo indicato da Lisa. In pochi istanti un pannello si sollevò rispetto agli altri e Tadashi lo fece roteare su se stesso per introdursi nel corridoio.

"...capitano, è un po' stretto.....io riesco a malapena a passarci, non so come farai tu..."  disse il ragazzo entrando lentamente nello spazio che si era venuto a creare davanti a se. Scomparve poco dopo come inghiottito dalle pareti della locanda mentre il pannello della doccia tornava automaticamente a chiudersi girando su se stesso.

Harlock alzò gli occhi al cielo nel momento in cui Tadashi lo chiamò "capitano". Tanto valeva che l'avesse chiamato per nome!!

"..il tuo amico è un pochino ingenuo...." constatò Lisa percependo lo stato d'animo di Harlock.

"Io direi un tantino ingenuo...." rispose ironicamente.

"Ora credo che tu possa entrare capitano." disse Lisa sorridendogli e portandosi la mano alla fronte in saluto militare.

Harlock rimase sconcertato nel sentire pronunciare quella parola da lei. Lisa lo aveva detto esattamente con la cadenza solita di Kei e aveva eseguito il saluto nello stesso identico modo in cui lo faceva lei.
Senza nemmeno rendersene conto le si avvicinò e le appoggiò una mano sulla spalla sinistra osservandola con molta attenzione.  Lisa provò uno strano brivido a quel contatto e si ritrasse immediatamente spostandogli la mano dalla sua spalla.

"..non perdere tempo..sento dei passi! Credo che Eric stia per arrivare!" disse Lisa con tono di voce che tradiva agitazione.
"....ti dispiace se torniamo a farti visita ancora qualche volta?"
Le chiese Harlock a bruciapelo mentre entrava ella doccia per aprire il passaggio segreto e intrufolarsi a sua volta nel cunicolo.
"Sapete dove trovarmi! Ora muoviti altrimenti Eric ti vedrà qui e chiamerà le forze del servizio di sicurezza!!"
insistette Lisa spingendolo con decisione oltre il pannello di ingresso al corridoio nascosto.
Harlock si infilò abbastanza agilmente nel passaggio anche se effettivamente, come gli aveva detto Tadashi, lo spazio era ridottissimo e lui era abbastanza snello ma un po' troppo alto.
" Mi sembra di essere un topo" borbottò Harlock a bassa voce mentre strisciava contro la parete tenendo la testa inclinata per non sbatterla contro il soffitto basso del corridoio nel muro.

Come previsto, Eric bussò alla porta ed entrò silenziosamente nella camera di Lisa. Si stupì notando che il pavimento e il tappeto fossero bagnati e che le luci del bagno fossero tutte accese.

"Lisa?"

"Eric, sono in bagno....ho sentito degli strani rumori e mi sono spaventata.....credo che ci sia qualche topo che gira indisturbato..."

Erano occorsi una decina di minuti per attraversare il cunicolo ma alla fine i due uomini erano riusciti ad arrivare all'attrezzeria e da lì  erano scesi ai piani inferiori dove Tadashi aveva fatto ritorno nella sua stanza seguito a ruota da Harlock. 
Era ormai l'alba e aveva smesso di piovere.
"Per oggi ne ho avuto abbastanza" si lamentò il ragazzo scrollandosi la polvere dagli indumenti. "prima ho fatto la doccia vestito e poi ho dovuto strisciare come un verme lungo quei vecchi muri scrostati...". Si passò una mano tra i capelli per levarsi le ragnatele che vi si erano appiccicate e sbuffò andandosi a gettarsi sul letto, esausto.

"ma ne è valsa la pena. Siamo siusciti a vedere Lisa molto da vicino e addirittura a parlarle." ribatté Harlock scuotendo a sua volta i capelli impolverati. "Sono certo che si tratti di Kei. Certo, porta i capelli raccolti ed ha perso la vista....ma sono sicuro che la prossima volta...."

"Quale prossima volta??? Io non ci torno in quella stanza e soprattutto non mi ci infilo più in quel cunicolo buio, umido e pieno di ragni!!"  si oppose Tadashi con fermezza.

"non ho detto che torneremo in quella stanza. Andremo sulla spiaggia, di notte, mentre lei fa il bagno in mare!" rispose con risolutezza Harlock.

"coosa?? Capitano, non è che io voglia fare l'avvocato del diavolo, ma mentre lei nuota tu non hai idea di cosa accada!! Io ho assistito con i miei occhi e ti assicuro che non vorrei mai e poi mai trovarmi nelle vicinanze!!" Tadashi era balzato sul letto ed aveva assunto un'espressione atterrita e incredula allo stesso tempo.

"Appunto. Verificheremo di persona se si tratti di una finzione o se invece succede davvero quello che tu mi hai raccontato. " Harlock si avvicinò alla finestra della camera e guardò fuori verso la spiaggetta. "ora riposiamoci. Oggi dovrebbero arrivare anche il Dottor Zero e Yattaran e insieme a loro stabiliremo un piano d'azione."



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Capitolo 5
*** prenotazioni ***


quinto
"Lisa, c'è tutto il pavimento bagnato...cos'è successo?"
Chiese Eric osservando il parquet ed il tappeto vicino al caminetto.

"...ehm...ho rovesciato un bicchiere d'acqua poco fa..."
rispose Lisa cercando di essere il più convincente possibile.

"Stavi tentando di annegare il topo?" domandò scherzosamente l'uomo mentre prendeva un panno per asciugare il pavimento. Srofinando il legno notò che vi erano delle tracce di fango che si estendevano tutto intorno al caminetto.
"Lisa...qualcuno è venuto ad importunarti questa notte?" chiese in tono preoccupato.
"...perchè me lo chiedi?" rispose Lisa avvicinandosi al letto.

"Perchè.....no, niente. Era solo una mia curiosità." Eric mentì per non spaventare Lisa ma a lei non sfuggì il repentino cambio di tono nella voce dell'uomo.

"..Sei preoccupato? Sta succedendo qualcosa che non vuoi dirmi?"

"....beh effettivamente sono un po' preoccupato....circolano voci che un'astronave pirata stia girando da queste parti..."

"Pirati?? Non è detto che verranno proprio qui....credi che potrebbero assalirti e depredare la locanda?"

"Sono più preoccupato che possano far del male agli ospiti. Anzi, in via precauzionale vorrei che cambiassi stanza per un po'..."

"....ma.....non capisco.....il servizio di sicurezza è ottimo....e poi ci sei tu a proteggermi! E' davvero necessario che io mi trasferisca? "

"sarei più sicuro. Ma ora tu riposati tranquillamente. Provvederò a spostare le tue cose questa notte mentre tu sarai fuori."
Eric si allontanò ed uscì dalla porta spegnendo la luce della lampada. "Buon riposo. Ci vediamo questa notte alla spiaggia"

"Come sempre. Buona giornata."
Lisa si sdraiò sul suo letto cercando di prendere sonno. La sua testa però continuava a pensare all'incontro di poco prima con i due uomini. Probabilmente Eric aveva notato le impronte bagnate ed aveva pensato che qualcuno si fosse introdotto di nascosto nella sua camera e non immaginava di certo che era stata lei stessa a farli entrare.

'...non so perchè ho condotto qui quei due....non li conosco nemmeno ma, per qualche strano motivo che non riesco a spiegarmi,  le loro voci e il loro odore mi sono familiari....eppure non ho assolutamente idea di chi siano...'
Lisa si girava e rigirava nel letto tendando di darsi una spiegazione.
'sicuramente non sono persone che ho incontrato negli ultimi cinque anni....me ne sarei ricordata. Forse appartengono al mio passato....quel passato di cui mi ha raccontato Eric e che io non ricordo più...'

****

Come pianificato il giorno prima , il dottor Zero e Yattaran erano giunti alla locanda dopo aver lasciato a debita distanza la loro navetta spaziale ed aver rubato, o meglio preso in prestito, un paio di motociclette che avevano trovato parcheggiate nei pressi della spiaggia. Giunti all'ingresso si tolsero i caschi e dopo essersi resi presentabili entrarono per effettuare la registrazione. Si occupò della cosa il Dottor Zero mentre Yattaran saltellava qua e là, curiosando per tutta la reception.

"Buongiovno signovina. Io sono il pvofessor Zevo e quello è il mio assistente dottov Yatta. Vovvemmo una cameva pev alcuni giovni; pavtecipevemo al convegno di menti eccellenti che si tevvà pvossimamente in città ed avvemmo deciso di soggiovnare qui, visto la vostva fama di covtesia ed eleganza..." 

Grayce guardava i due uomini con curiosità non riuscendo però a definirli: quello un po' più alto che parlava con la erre moscia aveva l'aria di essere davvero un medico ma l'altro che sgambettava in lungo e in largo non ne aveva proprio l'aspetto.

"un attimo, controllo la disponibilità...."

La ragazza sfogliò il registro delle prenotazioni con molta calma mentre decideva mentalmente se fosse il caso di accettare o rifiutare la permanenza di quei due strani individui.

"Buongiorno signori, posso esservi utile?"

Eric era sopraggiunto in quel momento e Grayce ne fu davvero felice in quanto avrebbe chiesto consiglio al fratello sul da farsi. Il Dottore lo precedette passando alle presentazioni.

"Buongiorno caro. Io sono il professor Zero e quello è il mio assistente dottor Yatta. Stavamo chiedendo a questa gentile signorina se fosse possibile soggiornare presso di voi per qualche giorno."

"professore, avete perso qualcosa...." borbottò Yattaran che gli si era avvicinato all'arrivo di Eric.

"Che cosa state dicendo caro collega? Che cosa ho perso?" chiese il dottor Zero con aria pensierosa.

"Credo si riferisca alla vostra erre "  rispose Grayce.

"ooooh....avete ragione!!" rispose  il dottore grattandosi la testa e sorridendo nel maldestro tentativo di nascondere il proprio imbarazzo. " a volte la perdo....ma poi la ritrovo! Sapete, serve per darmi un'aria importante! Allora, avete posto per due medici? Siamo persone affidabili, sapete?!"

Eric fece un cenno affermativo con la testa a Grayce la quale chiese ai due uomini i documenti per effettuare la registrazione.
"Ecco i nostri documenti signorina!" disse il dottore allungando due tesserine magnetiche che Yattaran aveva abilmente contraffatto con i loro nuovi dati anagrafici prima di scendere su Akron. Grayce annotò quanto necessario e consegnò loro le chiavi della stanza.

"Camera 17 secondo piano, corridoio di sinistra, terza porta a destra."

"...camera 17? Perfetto, il mio numero fortunato! Andiamo professore, non vedo l'ora di arrivare e farmi una doccia!!"
disse Yattaran riprendendo a saltellare allegramente.
I due si diressero verso l'ascensore portando con se una valigetta che doveva rappresentare il loro bagaglio. Entrarono e salirono al secondo piano e , dopo essersi guardati intorno con circospezione, entrarono nella camera 17.

"Bene bene. Fino a qui siamo giunti senza intoppi. Ora dobbiamo aspettare che Tadashi e il capitano vengano a trovarci! Ho mandato loro il segnale radio al nostro arrivo, come da accordi. Dobbiamo pianificare una strategia per cercare di capire se quella fanciulla che ha incontrato Tadashi possa essere la nostra Kei!"disse Yattaran lanciandosi di peso sul letto.

"Già....anche se io sono fermamente convinto che non possa essere lei...." mormorò il dottore diventando improvvisamente serio. "Io ho visto quel missile colpire in pieno la sua navetta..."

"Vero, ma non abbiamo mai ritrovato il suo corpo...." constatò Yattaran

"Figliolo, precipitando da quell'altezza, con un ala spezzata e i motori fuori uso, è già un miracolo se siamo riusciti a ritrovarne il relitto . I vetri della cabina di pilotaggio erano disintegrati.....probabilmente si sono frantumati sbattendo contro la scogliera e lei di certo dev'essere caduta in mare..." il dottore si asciugò gli occhi con la manica del vestito. Il ricordo di quella tragedia gli faceva ancora molto male nonostante fosse passato molto tempo.

"..l'abbiamo cercata a lungo perlustrando tutta la zona circostante. Abbiamo fatto tutto il possibile ma non abbiamo trovato niente! Dottore facciamoci un goccetto per tirarci su il morale, che ne dice?" disse Yattaran estraendo dalla valigetta una bottiglia di liquore.

"ottima idea caro dottor Yatta! "

Qualcuno bussò lievemente alla porta della loro camera. Yattaran ansò a sbirciare dal buco della serratura prima di aprire e capì che si trattava di Tasahi. Aprì velocemente permettendo al ragazzo di entrare.

"Bene, vedo che siete arrivati e vi state già dedicando al vostro hobby preferito: ubriacarvi!!" disse Tadashi in tono canzonatorio.

"Che succede? Sei un po' acidino questa mattina?Bevi anche tu un goccetto così ti ammorbidisci!" rispose il dottore offrendo la bottiglia al ragazzo il quale rifiutò categoricamente.

"Vorrei farvi notare che non ho chiuso occhio la notte scorsa....e sono tornato da poco nella mia stanza dopo aver parlato con Lisa!" rispose sbuffando in segno di insofferenza.

Yattaran e il dottor Zero sembrarono rinsavire di colpo ed il loro livello di attenzione salì al massimo.
"davvero? e che cosa ti ha detto?"

"molto poco....ci ha sorpresi lungo il corridoio che conduce alla sua stanza e ci ha invitati ad entrare in camera sua per permetterci di riscaldarci e asciugarci i vestiti. Anche il capitano ha avuto modo di vederla e di parlarci e credo che sia della mia stessa idea: quella è Kei!" rispose con risolutezza mentre si avvicinava al letto e vi si sdraiava sopra. Aveva l'aria veramente stanca; probabilmente aveva dormito solo un paio d'ore.

"Il capitano dov'è?" chiese Yattaran

"E' rimasto nella mia camera. Andiamo tutti lì e stabiliamo un piano!" rispose Tadashi sbadigliando platealmente.

"Non c'è fretta ragazzo, fatti una dormita mentre io e il dottor Zero ci facciamo un giro nei dintorni. Magari troviamo un posticino carino per poter mangiare un boccone e bere un goccetto!!"  disse Yattaran mentre spingeva il dottore verso l'uscita della stanza.

Nel frattempo Harlock, appena Tadashi era sceso a far visita agli altri due, era uscito di soppiatto, con l'intenzione di recarsi alla spiaggetta che il ragazzo gli aveva raccontato essere il luogo in cui si verificava lo strano fenomeno delle onde burrascose e dei mulinelli vorticosi che inghiottivano Lisa.  Non si era accorto però che Eric lo aveva visto uscire dalla locanda. Grayce gli aveva riferito che Tadashi era un membro dell'Arcadia e da quel momento lo aveva tenuto sotto controllo personalmente. Lo aveva visto scendere verso la camera 17 e aveva deciso che sarebbe entrato di nascosto nella sua per dare un'occhiata e capire che intenzioni avesse. Giunto all'ingresso del corridoio aveva però notato una persona di alta statura, interamente vestita di nero, che molto velocemente si dirigeva verso le scale di servizio e, dopo averle percorse in gran fretta, usciva dalla locanda in direzione della vicina spiaggetta.

"scommetto che quello era Capitan Harlock.....di sicuro è qui per Lisa....ma non gli permetterò di farle del male o di turbarla in qualche modo!!" borbottò tra i denti mentre lo seguiva a debita distanza per non farsi vedere.

Harlock raggiunse in circa quindici minuti la spiaggia. Non vi erano persone nei paraggi in quanto l'accesso era vietato al pubblico ed alcuni uomini del servizio di sicurezza la presidiavano percorrendola ad intervalli regolari a bordo delle loro moto a quattro ruote. Osservava i loro movimenti rimanendo nascosto dietro alle piante che costeggiavano il sentiero che portava dalla locanda alla spiaggia. Alla destra della spiaggia faceva contrasto con la sabbia dorata una serie di scogli molto alti e scoscesi contro cui si infrangevano le deboli onde del mare.
'sembra impossibile che possa verificarsi il fenomeno di cui mi ha parlato Tadashi...aspetterò l'oscurità e poi mi nasconderò tra quelli scogli per seguire la faccenda da vicino.'
Mentre Harlock stava rimuginando sul da farsi, qualcuno arrivò silenziosamente alle sue spalle e lo colpì violentemente alla testa facendogli perdere i sensi.


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Capitolo 6
*** pioggia di fuoco ***


sesto
"Aiutatemi a trasportarlo, presto!"
Eric fece un cenno agli uomini della sicurezza che aveva chiamato subito dopo aver tramortito Harlock, cogliendolo alle spalle. In tre riuscirono a trasportarlo percorrendo a ritroso il sentiero alberato e raggiungendo il retro della locanda.
"Accidenti quanto pesa questo! Sembra magrolino ma è tutto muscoli!" borbottò uno di loro.

"Attenti a non farlo cadere e soprattutto mantenete alta la guardia. Questo signore potrebbe benissimo fingere di essere svenuto ed attaccarci all'improvviso." Rispose Eric, mentre apriva la porta nascosta dalle siepi e indicava agli uomini dove portare il capitano.
Entrarono in un locale buio e umido e lo deposero a terra; uno di loro gli legò i polsi ben stretti con una corda mentre l'altro faceva la stessa cosa alle caviglie.

"Bene signori, ora che è  fermo, posso presentarvi il famigerato pirata dello spazio: Capitan Harlock!"  disse Eric con voce seria e preoccupata nonostante il suo nemico fosse legato come un salame e ancora privo di sensi.

I due uomini si guardarono pensierosi e poi si voltarono entrambi verso Eric per chiedere spiegazioni in merito alla presenza in quel luogo del capitano.

"Non so ancora per quale preciso motivo si trovi qui ma sappiate che non è da solo. Altri tre membri del suo equipaggio soggiornano attualmente alla locanda....ma di loro non dovete preoccuparvi, sono praticamente innocui. Sono stato informato che la loro nave si trova nei dintorni per cui tenete gli occhi aperti. Non voglio che vengano a creare scompiglio qui o che tentino di saccheggiare le nostre dispense." rispose Eric camminando avanti e indietro per la stanza con lo sguardo fisso su Harlock.

"Ma...ora che lo avete legato e tramortito che cosa avete intenzione di fare quando riprenderà i sensi?" chiese uno degli uomini della sicurezza.

"...ancora non lo so....credo che lo lascerò qui. Sicuramente sarà in grado di liberarsi non appena tornato in sé. Lo terremo d'occhio di nascosto e vedremo quali saranno le sue mosse. L'importante è che non si aggiri nuovamente lungo il sentiero che porta alla spiaggia. Quella è una zona assolutamente vietata a tutti, soprattutto a lui e alla sua ciurma di ubriaconi!!"

Eric fece un cenno e tutti uscirono in fretta dalla stanza chiudendo la porta alle loro spalle. Harlock aveva emesso un flebile lamento, probabilmente stava riprendendo conoscenza.
Aprì infatti l'occhio sinistro con lentezza, la testa gli faceva molto male e in un primo momentò ebbe come un senso di vertigine. Richiuse l'occhio e tentò di alzarsi ma si accorse immediatamente di essere stato legato alle mani e ai piedi.

"Dannazione, mi sono fatto fregare come un novellino....." imprecò con rabbia tra i denti mentre cercava di liberare una mano dalle corde.
Piegò le ginocchia e arretrò strisciando sul pavimento fino ad arrivare con la schiena contro la parete alle sue spalle. Si guardò intorno alla ricerca di qualcosa che potesse aiutarlo a tagliare i legacci ma, forse per la botta ricevuta alla testa, forse perché la stanza era illuminata scarsamente, non riuscì a vedere niente che potesse tornargli utile. Si maledì mentalmente per essere uscito di corsa dalla camera di Tadashi senza prendere con sé nemmeno un minuscolo pugnale da tenere nascosto sotto agli indumenti. Non poteva certo portarsi la spada laser o la cosmogun, troppo vistose in caso avesse trovato qualcuno lungo al percorso che portava fuori dalla locanda.
Aveva incrociato solo una simpatica vecchiettina lungo la scala e per evitare di farsi riconoscere o suscitarne la curiosità si era coperto con la mano il lato destro del viso per nascondere la benda nera  e le aveva rivolto un frettoloso 'salve' inclinando la testa verso il basso in modo che i capelli gli coprissero gran parte del viso.

Vide alla sua destra uno scaffale su cui vi erano depositate alcune bottiglie di vino. Sul suo viso apparve un sorriso beffardo e l'occhio gli brillò: aveva appena trovato il sistema per tagliare le corde. Rotolò di lato fino a raggiungere la meta e cominciò a prendere a calci lo scaffale fino a quando alcune bottiglie caddero a terra andando in mille frantumi. Si avvicinò ad uno dei più grossi e con le dita cercò in qualche modo di afferrarlo e di usarlo come una lama. In pochi minuti riuscì a liberarsi completamente le mani e subito dopo tagliò la corda con cui gli avevano imprigionato le caviglie.
Si rialzò e si portò la mano alla testa sfregandola con una mano nel punto in cui era stato colpito.
"...chiunque sia stato non aveva di certo la mano leggera..." borbottò tra sé e sé avvicinandosi alle bottiglie che erano rimaste in piedi sullo scaffale. Ne prese una tra le mani e ne lesse l'etichetta : ' Pioggia di fuoco anno 2988'.

"A giudicare dal nome dev'essere roba forte!! Ne porterò una bottiglia al dottore.....anzi ne prendo una anche per me come pagamento del bernoccolo che mi hanno procurato!!".

Uscì lentamente dalla stanza in cui era stato depositato e si guardò intorno con circospezione: la via era completamente libera per cui decise di tornare in fretta nella stanza di Tadashi. Si chiese, salendo le scale di servizio, per quale motivo l'avessero imprigionato e poi abbandonato nelle cantine della locanda senza nemmeno chiudere a chiave la porta. Pensò che presumibilmente lo stessero tenendo sotto controllo per studiare i suoi movimenti e capire le sue intenzioni.
Appena giunto in camera fu accolto dai suoi tre compagni che erano in realtà molto in pensiero non avendolo trovato al loro arrivo.

"capitano cos'è successo? dove sei sparito? cominciavamo ad essere preoccupati!!" disse Tadashi non appena Harlock fu in camera.
 
"Sono sceso alla spiaggetta passando per il sentiero alberato che parte dal retro della locanda. Qualcuno deve avermi notato ed ha pensato bene di farmi un regalino..."
Mentre Harlock dava spiegazioni si toccò la testa ancora dolorante e fece una smorfia di dolore. Spiegò agli amici di essere stato legato ed abbandonato in una cantina della locanda.

" E dove avete preso quelle bottiglie che avete in mano??"
domandò il dottore al cui occhio attento e da intenditore non era sfuggito quel piccolo dettaglio.

"Tenete. Credo che sia vino molto pregiato.....ne ho sacrificato alcune bottiglie per tagliare i legacci." rispose Harlock porgendole al dottore.

"...mmmhhh credo che abbiate ragione...ma io non posso accettarle tutte e due! Tenetene una voi , Capitano." 

"...non importa, io posso farne a meno."

"...se insistete.....allora le accetto!!"

Il dottore afferrò velocemente le due bottiglie e le studiò attentamente andandosi a sedere in un angolo della camera, preso completamente dalla curiosità di assaggiare quel liquido invitante.

"Tadashi, credo che alla locanda ormai sappiano della nostra presenza, nonostante la copertura di Yattaran e del dottor Zero, non si spiegherebbe altrimenti il motivo per cui sono stato assalito. Dobbiamo riuscire ad incontrare Lisa ancora una volta e deve essere questa sera stessa quando lei sarà in acqua."

Il capitano sembrava avere già un suo piano in mente. Tadashi lo osservava con attenzione in attesa di udire la spiegazione e i dettagli di quello che avrebbero dovuto fare quella sera stessa.

"Voi creerete un diversivo ed io mi allontanerò velocemente verso il mare. Non ripeterò lo stesso errore di oggi ma starò ben attento e non avrò scrupoli se dovrò difendermi da qualche uomo del servizio di sicurezza. Dopo che Lisa avrà fatto la sua esibizione sarò io ad andarla a recuperare appena uscirà dalle acque. Voi quindi dovrete tenere a bada Eric ed impedirgli di arrivare alla spiaggia prima di me. Se necessario usate le maniere forti!!"

I tre uomini annuirono, anche il dottor Zero che aveva cominciato ad assaporare il vino con molto gusto rispose affermativamente agli ordini ricevuti.

"Bene, non ci resta che aspettare la notte. Appena comincerà a piovere Tadashi farà saltare il generatore centrale di corrente. Yattaran e il Dottor Zero dovranno fare una gran confusione lungo i corridoi della locanda in modo che io possa allontanarmi approfittando dell'oscurità e del trambusto."






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Capitolo 7
*** Incubi ***


sette

“Visto che è ancora chiaro, perché non approfittiamo e andiamo a farci un giretto nei dintorni?”

Il dottore, dopo aver bevuto fino all’ultima goccia tutto il contenuto di una delle due bottiglie di “pioggia di fuoco” procurategli da Harlock, propose una perlustrazione rilassante dei dintorni. Harlock annuì, pregandolo di prestare attenzione e di tenere la bocca chiusa onde evitare di farsi scoprire. Questo sebbene in fondo sapesse che alla locanda si fossero accorti della loro presenza e la copertura del medico e di Yattaran sarebbe servita ormai a poco. Lui invece sarebbe rimasto in camera nell’attesa dell’oscurità per poter agire e raggiungere la spiaggia non appena i suoi amici avessero fatto saltare il generatore centrale come programmato poco prima.  Si sdraiò sul letto per riposarsi , la notte era stata lunga e difficile e un buon sonno ristoratore l'avrebbe certamente aiutato.


"Dobbiamo abbordare quella nave e prendere le loro scorte alimentari. Yattaran e Tadashi si occuperanno di questo mentre io mi occuperò delle loro riserve di medicinali; a bordo abbiamo ancora solo qualche benda e qualche unguento ma ci basteranno per poco tempo. Inoltre ho sentito dire che possiedono un macchinario altamente tecnologico per diagnosticare diversi tipi di malattia attraverso un semplice esame del sangue. Penso che potrebbe servirci nella nostra infermeria. Dottore lei si occuperà di prendere quello!" 

"Capitano, io veramente....sa....non amo l'azione....è proprio necessaria la mia presenza?" 

Il dottor Zero era da sempre restìo a partecipare in prima persona agli assalti armati e anche quella volta cercò una scusa per defilarsi. Per sua fortuna Kei fu pronta ad offrirsi volontaria per la missione. Sebbene Harlock ritenesse il dottore tecnicamente più preparato in materia, accettò l'offerta della ragazza.

"Allora siamo d'accordo! Io mi occuperò del macchinario medico!" 

Aprirono il fuoco contro la nave Akroniana con i cannoni principali dell'Arcadia mentre contemporaneamente dall'hangar uscivano quattro mezzi leggeri che avrebbero portato Harlock e una decina dei suoi uomini all'interno della nave da depredare. Questa si arrese subito in quanto immobilizzata dai pochi , ma ben assestati, colpi di cannone sparati ai motori e alla sala macchine. Essendo una nave da trasporto merci, non era dotata di armi o sistemi particolari di difesa e inoltre da quelle parti non si erano mai verificati in precedenza episodi di pirateria per cui furono colti decisamente di sorpresa e impreparati. 

Harlock sparò con la sua navetta aprendo un varco nella corazza della nave Akroniana attraverso il quale entrarono agevolmente anche i suoi compagni.  Scesero immediatamente e si diressero ognuno verso la meta prestabilita: Tadashi e Yattaran verso le dispense alimentari, Kei e tre uomini verso l'infermeria e Harlock con altri tre verso il ponte di comando. All'esterno l'Arcadia teneva sotto tiro la nave con i suoi cannoni.
In breve ognuno portò a termine il suo compito. Tadashi e Yattaran caricarono in fretta il loro mezzo che era anche il più grande dei quattro; Kei e gli altri tre smontarono velocemente le varie parti del macchinario caricandoseli in spalla e correndo verso il loro velivolo. Poco dopo anche Harlock giungeva insieme agli altri ed in breve furono pronti a decollare per fare rientro all'Arcadia con il bottino.
 
"Maledizione, non sono riuscito a prendere le sfere contenenti il gravium per Maji !! Le tengono all'interno di uno scrigno corazzato in sala macchine. E' impossibile prendere tutto il contenitore ma le mie mani sono troppo grandi per entrare in quella dannata scatoletta e prendere solo le sfere!!" disse a denti stretti Harlock mentre si accingeva a salire sulla navetta.

"Posso andarci io! Le mie mani sono abbastanza piccole per farlo!!"

Ancora una volta Kei si offrì volontaria per la nuova missione: prelevare il prezioso gravium, carburante insostituibile dell'Arcadia. Harlock rimase pensieroso per alcuni istanti poi le fece un cenno affermativo con la testa.

"Voi tornate sull'Arcadia! Io ci metterò pochi minuti e poi vi raggiungerò!"  rispose con entusiamo Kei. Immediatamente dopo si allontanò di corsa verso la sala macchine della nave Akroniana.

Tadashi e Yattaran uscirono dalla nave per primi seguiti a breve distanza dai sei uomini dell'equipaggio. Harlock rimase nell'hangar della nave nemica a motori accesi. Prima di andarsene voleva essere sicuro che Kei riuscisse a compiere la missione e a salire a bordo della quarta navetta. Si diede, e le diede, tempo cinque minuti
per prelevare le sfere; se entro quel lasso di tempo non l'avesse vista sbucare in fondo al corridoio , sarebbe andato a riprenderla di persona. I minuti sembravano trascorrere con infinita lentezza, ogni secondo durava un'eternità. Stava per perdere il proprio autocontrollo quando la vide arrivare di corsa agitando la mano contenente le sfere. In fondo era sicuro che sarebbe riuscita a farcela. Non appena Kei salì a bordo della quarta navetta Harlock decollò a gran velocità e lei lo seguì a ruota.

Improvvisamente una raffica inaspettata di mitragliatori proveniente dalla nave Akroniana colpì in pieno la navetta di Kei danneggiando irreparabilmente il motore principale. La ragazza colta alla sprovvista cercò in tutti i modi di mantenere il controllo  ma una seconda raffica la colpì all'ala destra, spezzandola di netto. La navetta era diventata ingovernabile e cominciò a roteare su se stessa precipitando verso il basso a folle velocità.

Harlock invertì subito la rotta cercando di raggiungere la navetta di Kei  che continuava a scendere verso il suolo . Il suo primo pensiero fu quello di accertarsi che la ragazza fosse ancora in vita , per questo tentò diverse volte di mettersi in comunicazione via radio ma non ottenne alcuna risposta ai suoi messaggi.

"non avrei dovuto permetterle di andare là dentro....se fossimo partiti subito lei sarebbe stata sulla navetta di testa e avrebbero colpito me al posto suo...."

Come se non bastasse il carburante della sua navicella stava per esaurirsi e non avrebbe potuto continuare l'inseguimento della navetta di Kei. E poi, anche se l'avesse raggiunta, cosa avrebbe potuto fare per  frenarne la caduta? a bordo non aveva arpioni o altro che gli permettessero di agganciarla. Invertì nuovamente la rotta facendo rientro all 'Arcadia e non appena tornato sul ponte di comando ordinò di controllare attraverso il radar la traiettoria di caduta di Kei. Tirò un sospiro di sollievo quando Yattaran gli comunicò che sarebbe precipitata nel mare di Akron. Almeno non si sarebbe sfracellata al suolo.....sempre se fosse riuscita a sopravvivere all'impatto con l'atmosfera del  pianeta.
Appena stabilito il punto esatto d'impatto, Harlock e  Tadashi  uscirono nuovamente con  una navicella leggera  che lanciarono alla massima velocità.  Si imposero di  raggiungere il mare di  Akron  nel più breve tempo possibile .

"...santo cielo....se continuiamo a questa velocità la nave cadrà a pezzi....ma è meglio che stia zitto, non vorrei che il capitano mi  sparasse  se solo mi permettessi di  fargli notare la cosa in questo momento...."

Tadashi era
 incollato al suo sedile e se ne guardava bene dall'aprire bocca. Alcuni istanti dopo raggiunsero il punto indicato dal radar che Yattaran aveva loro comunicato durante il percorso. A loro discapito c'era pure il fatto che fosse notte , il che rendeva le ricerche ancora più difficoltose.

"Capitano!! Guarda là, alla nostra sinistra!!"
La voce di Tadashi era alterata dall'emozione di aver scorto in lontananza il velivolo di Kei, o perlomeno quello che ne restava. Atterrarono in una radura a qualche centinaio di metri dal mare e di corsa raggiunsero il posto individuato dal ragazzo.  Si trovarono in cima  ad una specie di scogliera che sovrastava  di circa qualche metro il  livello dell'acqua ; esattamente sotto di loro notarono  un luccichio  metallico.  Gli uomini si guardarono sgomenti: avevano ritrovato il relitto della navetta di  Kei.  Tadashi scese  immediatamente  verso il basso  aggrappandosi agli spuntoni  di roccia ; Harlock  invece rimase immobile sulla cima indeciso sul da farsi. Improvvisamente si spogliò di tutti gli indumenti, tranne quelli intimi e si tuffò direttamente in mare.

"quell'uomo è un pazzo....un pazzo. Si è tuffato in mare da quell'altezza e con un relitto di astronave sotto il pelo dell'acqua!! Avrebbe potuto caderci sopra direttamente o ferirsi in modo grave....con questo buio non si vede un accidente!" borbottò tra sé e sé Tadashi scuotendo la testa. "Non ha nemmeno una torcia, come farà a vedere là sotto? Ho capito, mi toccherà raggiungerlo e portargliela....."
Anche Tadashi scese in acqua rabbrividendo vistosamente, con una torcia impermeabile in mano. Appena raggiunto Harlock, questi gli fece cenno di consegnargli la pila e di tornare immediatamente in superficie. Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte e tornò velocemente sugli scogli quasi completamente congelato.
Dopo lunghi ed interminabili minuti anche Harlock fu costretto a riemergere per prendere aria.
Si aggrappò ad una roccia e a fatica riuscì a trascinarsi fuori dall'acqua; rimase in piedi sullo scoglio asciugandosi il viso e il petto  con le mani. Respirò profondamente e si rituffò una seconda volta. Doveva riuscire a capire se Kei fosse ancora dentro il velivolo o se fosse stata sbalzata fuori.
Tadashi nel frattempo aveva aggirato la piccola scogliera ed era arrivato ad una spiaggetta su cui notò esserci vetri sparsi ovunque. Provò una sensazione angosciante a quella vista e pensò che probabilmente si trattasse dei vetri dell'abitacolo della navetta di Kei. Si inginocchiò e ne raccolse alcuni pezzi per esaminarli meglio. Purtroppo ebbe conferma alle sue supposizioni.

"....maledizione....."

Alzò poi lo sguardo in direzione del mare e in quel preciso istante vide Harlock uscire dalle acque, completamente sfinito.
Le gocce d'acqua ghiacciata scendevano lungo il suo corpo scivolando lentamente dalla testa al petto e più giù fino alle cosce e poi ai polpacci fino a fondersi nuovamente con le onde.
Il capitano si scostò i capelli bagnati dal viso con le mani completamente congelate ed arrivò alla spiaggia sulla quale si lasciò cadere pesantemente.

"....Capitano ho trovato questi pezzi di vetro....appartengono al nostro lupo spaziale....o meglio, a quello di Kei....tu hai trovato qualcosa?"

Tadashi aveva la voce incrinata dall'emozione e si avvicinò ulteriormente ad Harlock che rimaneva immobile disteso sulla sabbia con il respiro affannato.

"...Kei è.... morta? e' morta, capitano?? "  domandò nuovamente tra le lacrime.

Harlock sobbalzò sul letto ansimando, completamente bagnato di sudore freddo.

'ancora quell'incubo.....non avrò pace finché non avrò chiarito questa storia...'

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Capitolo 8
*** carte scoperte ***


otto  

Il dottore, Tadashi e Yattaran  raggiunsero la reception ai piani inferiori e videro che  dietro al  bancone stava come al solito Grayce. Quel pomeriggio era particolarmente vestita bene e truccata e acconciata con più cura del solito. Aveva raccolto i suoi capelli viola in una coda alta che ricadeva a boccoli fin sulle spalle incorniciandole morbidamente il viso. Tadashi non poté fare a meno di notare l’avvenenza della ragazza e si incantò letteralmente ad osservarla. Lei era intenta a parlare con alcuni clienti sorridendo e dando loro indicazioni per raggiungere un tratto di mare in cui avrebbero potuto nuotare senza alcun rischio. Appena i clienti si allontanarono, voltò il viso in direzione di Tadashi e gli sorrise in modo seducente.

“Signor Daiba, che piacere vederla. Oggi sembrava essere sparito e cominciavo a preoccuparmi…” 

"....n-no, stavo solo riposando nella mia camera...stanotte ho fatto fatica a dormire..." 

Tadashi fu colto alla sprovvista da quella domanda e piacevolmente colpito dalla gentilezza e dal riguardo di Grayce nei suoi confronti. Aveva notato, sin dal suo arrivo, la sua bellezza  ma si era astenuto dal provare ad avere un contatto con lei che andasse al di là dei normali rapporti tra padroni e ospiti della locanda. Il modo in cui però Grayce gli aveva sorriso in quel momento lo incoraggiò ad intraprendere un approccio meno formale.

"Posso permettermi di farle i miei complimenti per la nuova acconciatura? Le sta d'incanto, le conferisce un aspetto decisamente...affascinante!"  le disse in tono suadente avvicinandosi al bancone.

Il dottor Zero e Yattaran si scambiarono un'occhiata d'intesa, intuendo le intenzioni da provolone di Tadashi e, ridacchiando a bassa voce tra di loro, si allontanarono verso l'uscita della locanda. Questo non fece che aumentare la sicurezza del ragazzo che decise di passare alla mossa successiva: invitare Grayce ad uscire in sua compagnia.       

Inaspettatamente lei lo anticipò chiedendo per prima la stessa cosa: "Tadashi, vorrei chiederti se ti va passare del tempo in mia compagnia. Tra una ventina di minuti Eric verrà a darmi il cambio ed io sarò libera..."

"ma certo Grayce! Stavo per chiederti esattamente la stessa cosa. Ti va di fare due passi ? Ti aspetto fuori nel giardinetto!"  Tadashi era al settimo cielo e non fece niente per nascondere la sua emozione.

"D'accordo. Tra venti minuti!"

Grayce lo salutò  soffiandogli un bacio con la mano e facendogli contemporaneamente l'occhiolino. Tadashi sorrise con aria ebete e si allontanò verso l'esterno della locanda per raggiungere i due amici e comunicare loro la buona notizia. Il dottor Zero e Yattaran se n'erano però andati da un bel pezzo e non gli restò che sedersi su una sedia della veranda ed aspettare con calma che passassero i venti minuti previsti.

In realtà le intenzioni di Grayce erano tutt'altro che buone: Eric le aveva raccontato quanto successo poco prima lungo il viale alberato. Le aveva spiegato che Capitan Harlock si trovava alla locanda di nascosto e che oltre a lui vi  soggiornavano anche altri tre membri del suo equipaggio cioè i due pseudo dottori e Tadashi Daiba. Di quest'ultimo però lei sapeva già la provenienza in quanto gliel'aveva detto molto candidamente lui il giorno prima. Probabilmente non pensava che la fama dell'Arcadia fosse giunta fino ad Akron  anche se avevano depredato una loro nave un'unica volta e cinque anni indietro. Grayce aveva ricevuto il compito di farsi rivelare da Tadashi il motivo della loro visita alla locanda usando tutte le armi femminili a sua disposizione.

Eric nel frattempo era deciso a giocare a carte scoperte recandosi direttamente da Harlock per sapere da lui la medesima cosa. Sicuramente non erano scesi su Akron  per concedersi un riposante soggiorno in riva al mare. Probabilmente avevano in mente di razziare le loro scorte alimentari o peggio di rubare il loro denaro. Eppure non riusciva a rassegnarsi al fatto che quelle potessero essere le loro reali intenzioni. C'era sicuramente dell'altro, altrimenti per quale motivo il capitano si sarebbe avventurato di nascosto lungo il sentiero alberato nonostante ci fossero tanto di cartelli che ne vietavano l'ingresso agli ospiti della Volta Celeste? 

Giunto di fronte alla camera in cui riposava il capitano, Eric vide due uomini della sicurezza che, travestiti da camerieri,  camminavano lungo il corridoio o si fermavano nel salottino attiguo tenendo bene gli occhi aperti in caso Harlock avesse cercato nuovamente di uscire dalla locanda ed andare alla spiaggia. Tra poco si sarebbe fatto buio e avrebbe cominciato nuovamente a piovere, gli rimanevano poche ore per scoprire le sue intenzioni. Scambiò un cenno d'intesa con la sicurezza in modo che si tenessero pronti ad ogni evenienza e si avvicinò alla porta. 

Bussò lievemente e rimase in attesa di risposta. Harlock , che si era appena risvegliato dopo l'incubo, stava ancora sdraiato sul letto. Udendo i lievi colpi scattò immediatamente in piedi e andò alla porta rimanendo silenziosamente in ascolto. Tadashi e gli altri non potevano già essere di ritorno e nessuno sapeva della sua presenza in quella camera....a parte quelli che lo avevano stordito ed imprigionato nelle cantine.

Eric aprì  senza attendere risposta mentre Harlock, che si era appiattito dietro la porta, con un balzo lo colse alle spalle bloccandolo al collo  con  un braccio mentre con l'altro richiuse la porta. 

"Harlock!!Che cosa vuoi?" Chiese Eric con voce flebile, riconoscendo immediatamente di essere in trappola.

"Dunque sai chi sono! e scommetto che sei stato tu a colpirmi nel primo pomeriggio e ad imprigionarmi nei sotterranei di questo posto!" gli rispose tra i denti serrando ulteriormente la presa al collo.

"Non sei il benvenuto alla mia locanda.....né tu né i tuoi tre amici!" 

"Vedo che sei al corrente di molte cose....ma non ti preoccupare, non abbiamo intenzione di saccheggiare le vostre risorse. Siamo qui per motivi ben più importanti."

Harlock lasciò la presa e diede uno spintone ad Eric il quale, barcollando vistosamente, si andò a sedere sul letto strofinandosi il collo dolente con le mani.

"...immagino tu stia parlando di Lisa...."  domandò Eric guardandolo di traverso.

"immagini bene. Che cosa sai di lei? Da dove viene? Ha una famiglia??"

"Perché lo vuoi sapere? Lisa è mia ospite e come tale ho il dovere di proteggerla da chi la vuole importunare!"

"Non ho alcuna intenzione di importunarla! Ma credo che lei non sia chi dice di essere..."

Eric rimase stupito da quella affermazione. Abbassò il capo e ripensò al modo in cui l'aveva incontrata e a come lei gli avesse suscitato sentimenti di protezione appena l'aiutò ad uscire dalle acque del mare in riva alla scogliera. Si ricordò anche del relitto di un'astronavicella leggera e delle insegne piratesche che questa portava sulla coda.
Ad Harlock non sfuggì il repentino cambio di espressione; quell'uomo nascondeva qualche segreto e lui l'avrebbe costretto a parlare in un modo o nell'altro.

"Ciò che so di lei è che è una ragazza dolcissima e che vuole essere lasciata in pace. Credo che sia stata vittima di qualche incidente e che ne porti ancora le conseguenze dentro di sé." mormorò Eric continuando a guardare il pavimento come se stesse meditando sulle sue parole.

"Penso la stessa cosa. Ma con la differenza che io so chi sia in realtà. Lei è un membro del mio equipaggio e si chiama Kei Yuki. E' precipitata su questo pianeta durante una missione; l'abbiamo seguita immediatamente ma non abbiamo trovato altro che il relitto della sua navetta. Niente corpo. Né vivo né morto." rispose Harlock con voce decisa ed espressione dura.

"La tua amica aveva i poteri che ha Lisa? Sapeva far danzare le acque nel modo in cui lo fa lei??"

La domanda di Eric non ebbe risposta.
Harlock pensò che lui in fondo avesse ragione: Kei, da che la conosceva, non aveva mai dimostrato di avere poteri particolari, se non la sua disponibilità e il suo senso di protezione verso l'equipaggio dell'Arcadia.

"Lascia che io la incontri e che le parli. Mi basterà una sola volta per essere sicuro che sia lei o meno!"


La voce di Harlock non era arrogante, agli orecchi di Eric quella richiesta suonava quasi come una preghiera. Rimase un attimo a riflettere camminando avanti e indietro per la stanza.

"Un'unica volta. Potrai incontrarla prima che esca dalla sua camera per andare verso il mare. Hai trenta minuti di tempo dopodiché te ne andrai immediatamente con i tuoi uomini e non farai mai più ritorno qui.  Intesi? "

"Intesi."

Harlock aveva accettato le condizioni di Eric ma solo in apparenza. Era disposto , trascorsi i trenta minuti, a seguire Lisa  fino al mare, a farsi trascinare all'interno di quei gorghi oscuri pur di far luce su quella storia. Il suo istinto gli diceva che non si stava sbagliando ma occorreva comunque agire con prudenza.
Eric uscì dalla stanza e fece cenno ad Harlock di seguirlo. Attraversarono il corridoio fino alla scala di servizio che conduceva ai piani superiori incrociando le due guardie travestite da camerieri. Eric fece loro furtivamente un cenno che indicava che le cose erano tranquille. Percorsero lentamente il corridoio dell'ultimo piano che portava alla camera di Lisa.

"La camera è quella in fondo....ma credo che tu già lo sappia. Hai trenta minuti da questo momento dopodiché dovrai lasciare immediatamente la locanda. Non fare scherzi, il mio servizio di sicurezza è appostato sia all'interno che all'esterno ed è pronto ad intervenire. Ah....dimenticavo: Tadashi è in compagnia di Grayce e se tenterai di fare qualche scherzo, lei ha l'ordine di sparare al tuo amico."
Eric scandì le parole una ad una con voce sicura e sguardo deciso. Non stava scherzando il che, fece pensare ad Harlock che sotto sotto qualche segreto doveva sicuramente esserci.

"D'accordo." rispose brevemente.

Si incamminò lungo il corridoio mentre Eric si voltò e tornò alla scala per scendere alla reception e dare il cambio a Grayce.
Harlock percorse lentamente i metri che lo separavano dalla porta della stanza di Lisa. Le pareti erano rivestite in legno scuro, appena illuminate da lampade che mandavano una luce molto debole. Fuori stava facendo buio e la prima pioggia stava già cominciando a cadere.
Giunto davanti alla porta bussò lievemente e rimase in attesa di risposta.

"Eric, sei tu? Entra! Sei in grande anticipo, qualcosa non va?"

Harlock aprì la porta ed entrò con passo leggero, rimanendo in silenzio.
Lisa era ad un metro da lui, vestita di bianco con una lunga tunica di uno strano tessuto leggero che la avvolgeva morbidamente disegnando le curve del suo corpo.

"Eric....perché non parli? che ti succed......?"

Lisa cambiò improvvisamente espressione e sul suo volto si disegnò la paura. Fece per gridare ma Harlock con rapidità le fu accanto e le chiuse la bocca con la mano mentre con l'altra mano le strinse un braccio.

"Shhh...non gridare! Non voglio farti del male, voglio solo parlarti!"  

Harlock allentò lievemente la presa al braccio sentendo Lisa tremare. Lei fece un cenno affermativo con la testa e lui le tolse l'altra mano dalla bocca augurandosi che non avrebbe gridato una volta libera.

"Harlock....sei tu, vero?"

Le parole di Lisa lo sorpresero e lo colpirono con violenza, come se avesse ricevuto un pugno in pieno stomaco. L'aveva chiamato per nome! Si era ricordata di lui! Lei non poteva che essere....

"Kei..!"

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Capitolo 9
*** illusioni ***


nove
Lisa  si spostò indietro di qualche passo e nel compiere quel movimento inciampò nella frangia del tappeto, cadendo rovinosamente a terra. Fece in tempo ad aggrapparsi come potè al drappeggio di velluto del suo letto ma non riuscì a frenare completamente la caduta anzi, quel gesto scoordinato fece in modo che i cordoncini che trattenevano la stoffa si intrecciassero in qualche modo alla manica della sua tunica, rendendola prigioniera, incapace di liberarsi da quella trappola.
Con l'altra mano cercò di liberarsi strattonando e tirando la nappina ma senza ottenere alcun risultato. Il cordoncino era incastrato al suo polso e da sola non sarebbe mai riuscita a toglierlo.
Harlock rimase come immobilizzato a guardare la scena. Aveva il timore che se fosse intervenuto Lisa si sarebbe agitata più di quanto già lo fosse in quel momento. Attese qualche minuto sperando che si calmasse e rimase ad osservarla in silenzio mentre lei tentava inutilmente di liberarsi. Alla fine Lisa ebbe un gesto di stizza e si arrese. 

"Sei ancora qui? " chiese con tono disperato . "Ti prego, puoi aiutarmi? Da sola non ce la faccio...." pronunciò la seconda parte della frase in un soffio, come se avesse esaurito completamente le sue forze.
Harlock le si avvicinò ed estrasse il pugnale che portava nascosto addosso, tagliando in un attimo il cordoncino e liberando il polso di Lisa. Notò che nel tentativo di liberarsi si era procurata delle escoriazioni che sanguinavano leggermente.

"Ahi, quanto brucia...." mormorò Lisa con le lacrime agli occhi, in parte per il dolore e in parte per il senso di impotenza e di frustrazione che sentiva esplodere dentro di lei quando non riusciva a cavarsela da sola.

"Sei il capitano della notte scorsa, vero? Chi ha la fortuna di avere due occhi che vedono bene, come te, non può capire l'amarezza che si prova quando invece tutto intorno è solo ombre e oscurità..."

Ha detto due occhi...eppure Kei sa bene che io ho perso il destro molto tempo fa....

"credo di sapere che cosa si provi a non vedere....o almeno non mi è molto difficile immaginarlo" le rispose Harlock andando a sedersi sul pavimento accanto a lei.
Lisa percepì il movimento e sentì il calore del corpo di Harlock accanto al suo. Si girò di lato verso di lui e rimase in silenzio quasi come se lo stesse osservando, non di certo attraversol'uso della vista ma utilizzando gli altri sensi. Sollevò contemporaneamente le mani in direzione del viso di Harlock ma a pochi centimetri di distanza si fermò esitante: non aveva il coraggio di toccarlo per poter sentire sotto le sue dita i suoi lineamenti e farsi un immagine mentale del suo viso.

"Avanti, puoi toccarmi....non mordo..."  le disse ironicamente a bassa voce. Le prese delicatamente le mani e se le portò al viso trattendovele per alcuni secondi.

Lisa annuì con il capo e sorrise, lievemente imbarazzata. La voce calma e profonda di Harlock, i suoi modi delicati la turbavano non poco, suscitandole strane sensazioni che non riusciva ancora a mettere a fuoco.
Cominciò la sua esplorazione muovendo lentamente le dita, partendo dal mento e risalendo verso le guance con tocchi leggeri prima e più intensi successivamente. Le sfuggì un'esclamazione di stupore quando sentì sotto la sua pelle la cicatrice che seguì lungo tutto il suo percorso fino ad arrivare alla benda nera sull'occhio destro.

"....ora capisco il senso di quello che hai detto poco fa....." mormorò, sfiorando di nuovo ma con pressione leggera la stoffa che copriva l'occhio ferito.
Mosse ancora le mani verso la fronte arrivando ai suoi capelli che accarezzò lievemente e che spostò appena dal viso. Con la mano destra si soffermò dapprima sul sopraciglio e poi scese lentamente sull'occhio sinistro sfiorandone delicatamente le lunghe ciglia scure.
"Di quale colore sono i tuoi capelli? E il tuo occhio?" chiese Lisa, quasi persa nell' elaborazione mentale di quel volto che stava tentando di immaginare. Ma non gli diede il tempo di rispondere perché con gli indici scese ulteriormente fino ad accarezzargli le labbra leggermente dischiuse dove rimase per alcuni istanti seguendone lentamente il contorno.

"devi essere molto bello....." mormorò quasi tra sé e sé, arrossendo violentemente per l'emozione.

In tutto quel frangente di tempo Harlock era rimasto immobile, lasciando che Lisa percorresse liberamente i tratti del suo viso, studiando contemporaneamente le espressioni che lei assumeva di volta in volta a seconda delle sensazioni provate. All'ultima frase pronunciata da Lisa non riuscì però a trattenere un sorriso, soprattutto vedendo le sue guance andare in fiamme.
Lisa intuì il movimento e sorrise a sua volta coprendosi il volto con le mani ed abbassando pudicamente il capo per nascondere l'imbarazzo.

"...non volevo essere insolente....ho solo detto quello che penso..." mormorò.

Tra i due calò il silenzio.
Lisa cercava di rimettere in ordine le idee mentre Harlock continuava a scrutarla sebbene la luce fievole della camera non lo aiutasse affatto. Non riusciva ancora a spiegarsi il perché del comportamento della ragazza. Lo aveva chiamato per nome poco prima ma mentre gli percorreva il viso con le mani sembrava essere davvero stupita e sorpresa di avervi trovato la cicatrice e la benda nera, come se non si ricordasse affatto di lui.
Il ticchettìo della pioggia contro i vetri spezzò la tensione che si era venuta a creare. Lisa si rialzò lentamente da terra aggrappandosi al tessuto del baldacchino che ora toccava il pavimento non essendo più legato e sostenuto dal cordoncino tagliato poco prima da Harlock.

"La pioggia sta già cominciando a cadere....tra poco dovrò andare. Poco fa hai detto che volevi parlarmi..."

"....Kei, io vorrei sapere cosa ti è successo...."

"Come mi hai chiamata?"

Sul viso di Lisa era apparsa un'espressione di stupore, non capiva perché la stesse chiamando con quel nome per la seconda volta.

"...puoi smettere di fingere....qui siamo solo tu ed io....Eric non c'è..."

Harlock, che si era rialzato dal tappeto subito dopo Lisa, l'aveva raggiunta davanti al letto a baldacchino ed aveva deciso di rompere gli indugi e di andare diritto al nocciolo della questione anche perché i minuti a sua disposizione stavano scorrendo velocemente.

"...non capisco...davvero, non capisco quello che stai dicendo." rispose Lisa con aria smarrita.

"...ricordi come mi hai chiamato poco fa? Io non ti ho rivelato il mio nome la notte scorsa..."

"E' vero ma hai detto di essere una specie di fuorilegge e il tuo amico ti ha chiamato 'capitano'. Inoltre Eric mi ha parlato di una nave pirata in orbita intorno ad Akron.....e alcune persone, lì fuori, poco fa bisbigliavano di un certo pirata capitan Harlock.....ecco, io ho fatto due più due ed ho collegato le cose....tutto qui."

Harlock si ricordò degli uomini del servizio di sicurezza che aveva visto lungo i corridoi del piano inferiore e pensò che probabilmente alcuni  erano nascosti anche intorno alla camera di Lisa. Sicuramente avevano parlato tra loro e Lisa, grazie all'udito molto sviluppato, aveva sentito i loro discorsi.
Eppure la somiglianza con Kei era talmente evidente che non sapeva darsi pace. Decise di continuare con le domande, almeno fino a che Lisa glielo avesse permesso, cercando di non turbarla troppo.

"Sto cercando una ragazza che fa parte del mio equipaggio. Si chiama Kei ed è precipitata su Akron, cadendo in mare nei dintorni della scogliera molto tempo fa ..."

"....non ho mai sentito parlare di lei. Quando è successo?"

"Circa cinque anni fa. Abbiamo trovato il relitto della sua navicella ma non il suo corpo, per questo ritengo che sia ancora viva e che si trovi da qualche parte su questo pianeta."

Lisa rimase in silenzio ad ascoltare le parole di Harlock che le raccontava il modo in cui erano accaduti i fatti. Sentiva molto rammarico nella voce di quell'uomo ed era dispiaciuta di non poterlo aiutare ma lei non sapeva proprio niente in merito. Harlock le disse che Kei le assomigliava sia fisicamente che nel modo di parlare e che aveva la stessa sua eleganza di movimenti.

"Non ricordo di averla mai vista però con i capelli raccolti come li porti tu..." aggiunse  Harlock notando che Lisa li portava sempre legati dietro la nuca in una specie di intreccio.

"da come ne parli, sembra che tu tenessi molto a lei e che senta fortemente la sua mancanza...." constatò Lisa.

"Non parlare al passato. Lei è ancora viva da qualche parte ed io la troverò....glielo devo."

Lisa si avvicinò ad Harlock e gli si fermò di fronte, a pochi passi.  Si passò una mano tra i capelli, togliendosi le forcine che servivano a trattenerli dietro la nuca, lasciandoli ricadere liberamente sulle spalle.

"Eccomi, capitano.....sono davanti a te!"




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Capitolo 10
*** Indizi ***


dieci La pioggia stava scendendo copiosamente ed il vento sembrava ululare soffiando tra i rami degli alberi che costeggiavano il viale sul retro della locanda. Alcuni di essi sbattevano sui vetri delle finestre provocando suoni sinistri e inquietanti mentre i lampi rischiaravano lievemente la stanza in cui si trovavano Lisa e Harlock illuminando ad intermittenza i loro volti.

"...non capisco...a che gioco stai giocando?"

La voce di Harlock era diventata seria, cupa. Il comportamento di Lisa lo infastidiva, sembrava che stesse giocando al gatto col topo e non poteva più tollerarlo. La sua pazienza stava per esaurirsi.
D'un tratto una folata di vento fece aprire un'anta della finestra, sollevando il pesante tendaggio come se fosse un velo.
Un altro lampo squarciò l'oscurità illuminando Lisa che sembrava quasi terrorizzata.

"Devo andare....non c'è più tempo ora per parlare.....il mare mi sta chiamando....."

Pronunciò quella frase come se fosse in stato di trance e si avviò velocemente verso la porta, aprendola ed oltrapassando la soglia per uscire in corridoio dove Eric era rimasto per tutto il tempo.
Si mosse lungo il percorso senza fare rumore e in pochi secondi raggiunse le scale scendendole a perdifiato per raggiungere l'uscita posteriore.
Harlock tentò di seguirla ma Eric lo fermò subito, ricordandogli il patto che avevano stretto mezz'ora prima. Avrebbe dovuto andarsene e non fare più ritorno.
"Ora hai visto con i tuoi occhi che Lisa non è il membro del tuo equipaggio che stai cercando! Vattene da Akron e non tornare mai più. Né tu né i tuoi amici."
Harlock uscì dalla stanza passando in fianco ad Eric per fermarsi  a pochi centimetri da lui.
"Qesta storia non è ancora finita....e non sarai certo tu ad impedirmi di scoprire la verità!"
gli sibilò in faccia guardandolo con espressione torva. Subito dopo si allontanò verso l'uscita della locanda.
Attraversò la reception che in quel momento era deserta in quanto tutti  gli ospiti si trovavano sulla terrazza coperta per assistere all'incresparsi del mare e all'ingresso in acqua di Lisa. Si diresse all'esterno dove alcuni uomini della sicurezza erano stati avvisati da Eric di controllare i suoi spostamenti ed evitare che si recasse alla spiaggia.

'Da questa parte non si passa.....fingerò di andarmene verso le colline''

Mentre camminava sotto la pioggia battente si domandò dove potessero essere finiti Tadashi, il dottore e Yattaran. Forse il primo era ancora in compagnia di Grayce come gli aveva rivelato Eric ma degli altri due non aveva avuto più alcuna notizia.

In effetti Tadashi era ancora in compagnia di Grayce.

"...che hai intenzione di fare?? No! Aspetta!!"

La ragazza, dopo avergli confuso le idee con le sue arti femminili, lo aveva legato ad un lettino di ferro, una specie di tavolo operatorio, all'interno di una stanza le cui pareti erano completamente insonorizzate. Dall'alto scendeva un faro che puntava direttamente sugli occhi di Tadashi obbligandolo a tenerli socchiusi per evitare di essere accecato.

"Per il momento non ti farò nulla, non temere! Aspetteremo che torni Eric, sarà lui a decidere della tua sorte!"

Grayce non sembrava più la stessa persona gentile e disponibile che gli aveva sorriso sensualmente poche ore prima, tendendogli una trappola in cui lui non aveva potuto evitare di cadere. Camminava avanti e indietro per la stanza tenendo tra le mani una specie di siringa di acciaio con la quale ogni tanto si avvicinava al viso del ragazzo per intimorirlo.

"So chi sei e so che alla locanda c'è anche Capitan Harlock! Non vi permetteremo di rovinare i nostri progetti e di infangare il buon nome di questo posto spaventando i nostri clienti!!"  gli disse in tono minaccioso agitando nuovamente la siringa. " Se siete venuti per portarvi via Lisa allora vi fermeremo in qualunque modo."

Tadashi rimase immobile, terrorizzato da quell'arma impropria che Grayce continuava a puntargli contro. Ma che bisogno c'era di legarlo e minacciarlo in quel modo? Non riusciva ancora a capire le intenzioni della donna.
Pochi istanti dopo anche Eric entrò in quella strana stanza e si avvicinò a Grayce sussurandole qualcosa all'orecchio.
Entrambi avevano l'aria preoccupata e sembravano piuttosto agitati.

"Torno di sopra e mi assicuro che quel pirata non tenti nuovamente di avvicinarsi a Lisa. Appena uscirà dalle acque andrò a riprenderla e la riporterò qui. Tu tieni a bada quello e se ti crea problemi non esitare ad iniettargli il liquido....tanto farlo ora o farlo domani non fa alcuna differenza.....la sua sorte è segnata!"

Grayce annuì e salutò brevemente Eric, tornando immediatamente dopo al capezzale di Tadashi.
Vi si sedette in fianco, su una sedia, agitando tra le mani ancora la siringa d'acciaio, con aria molto pensierosa.

"Arriveranno le forze dell'ordine a catturarmi? Le hai già avvertite??"
chiese con voce ferma, senza esitazione mentre strattonava i lacci che lo tenevano legato al letto.

Grayce non gli rispose, si limito'a guardarlo con aria di sufficienza e poi scoppiò a ridere.
"Le forze dell'ordine?? vuoi scherzare, spero!! Quella è gente che deve stare alla larga da qui!"
rispose in tono sprezzante, lasciando Tadashi basito. Per quale motivo dovevano stare alla larga dalla locanda? Nascondevano forse qualche segreto? Avevano qualche conto in sospeso con le autorità di Akron? Queste e mille altre domande attraversavano la mente di Tadashi senza che potesse trovare alcuna risposta.

Grayce si girò verso di lui e avvicinandosi al suo viso sussurrò:" Mi dispiace per te.....sei così carino.....io avrei voluto  risparmiarti ma Eric è del parere opposto. Inoltre non vuole testimoni....."

Nel frattempo Lisa aveva raggiunto la spiaggia a piedi e stava per entrare in acqua come faceva tutte le sere da cinque anni a quella parte. Qualcosa però non andava, si sentiva diversa dalle altre volte anche se non capiva ancora in che cosa.
In particolare continuava a ronzargli in testa il racconto di Harlock di pochi minuti prima, di quella ragazza, membro del suo equipaggio, che a suo dire le assomigliava in maniera impressionante e che era caduta in mare, sparendo tra le onde.

'io non sono quella ragazza....mi sono persa nei dintorni della Volta Celeste ed Eric mi ha accolta alla sua locanda...mi ha detto che sono la figlia di vecchi amici dei suoi genitori. Io non ricordo niente del mio passato e non ho mai avuto motivo di dubitare delle sue parole...ma ora che ho incontrato quell'uomo.....per qualche strana ragione comincio ad avere delle perplessità....'

Lisa, avvolta dai suoi pensieri , era entrata lentamente in acqua lasciandosi avvolgere  dalla spuma mentre il mare cominciava ad incresparsi ancora una volta.  Provò una sensazione di smarrimento, quasi che non riuscisse a riconoscere il posto in cui si trovava in quel momento. Persino la temperatura dell'acqua le sembrava essere più gelida e pungente del solito. Puntualmente le acque si divisero creando alte pareti attraverso il cui spazio intermedio Lisa cominciò a camminare lentamente. Appena mossi i primi passi, fu travolta da una forte vertigine che le fece immediatamente perdere i sensi. Nel medesimo istante anche le pareti d'acqua ricaddero con forza su di lei nascondendola completamente agli occhi degli ospiti che stavano seguendo come ogni sera il fenomeno dalla terrazza della locanda.

'Qualcosa non sta andando per il verso giusto....'  mormorò Eric a bassa voce con l'espressione palesemente preoccupata mentre si avvicinava a passi veloci al parapetto della terrazza. Rimase a scrutare di fronte a sé ancora per qualche minuto ma di Lisa non vi era alcun segno visibile; anche gli ospiti della locanda cominciarono ad agitarsi non vedendo ricomparire la ragazza. Qualcuno addirittura gridò  per lo spavento, qualcun' altro chiedeva di intervenire per portarla in salvo. Eric tentò di calmare i presenti spiegando loro che era tutto normale anche se in realtà pensava esattamente l'opposto.
"state tranquilli e non spaventatevi, vedrete che tra poco riapparirà, quasi per magia!"
I secondi passavano velocemente ma il mare continuava ad essere agitato e le onde che si formavano erano effettivamente più alte del solito e sbattevano contro gli scogli con inaudita violenza, provocando un frastuono sinistro.
Eric attese ancora qualche istante e poi decise che fosse il caso d'intervenire. Si allontanò velocemente dalla terrazza approfittando della penombra e corse a perdifiato lungo il viale alberato che conduceva alla spiaggia. Degli uomini della sicurezza , che doveveno essere appostati nei dintorni, non v'era piu' nemmeno l'ombra.
 La visibilità era molto ridotta a causa della pioggia e del forte vento ma lui continuò a correre fino a giungere alla battigia. Si fermò e cominciò a guardarsi intorno cercando di visualizzare la figura di Lisa.
Il mare che fino a pochi istanti prima era mosso ed agitato si era improvvisamente calmato.
Di Lisa non vi era nessuna traccia.
Eric mosse alcuni passi sulla sabbia in direzione della scogliera.
Niente.
La sua attenzione fu improvvisamente attirata da alcuni segni impressi sul terreno intriso d'acqua: impronte di zoccoli di cavallo.
"Che significa? Lisa dove sei???" gridò Eric in preda al panico.
Seguì le impronte fino ad arrivare a pochi metri dagli scogli, ma queste scomparivano, cancellate dalle onde che giungevano ormai placide. Anche la pioggia stava cominciando ad affievolirsi ed il vento stava diminuendo d'intensità.
"Devo tornare alla locanda....prima che scoprano tutto!!!"


il capitolo è un po' breve ma purtroppo in questo periodo ho proprio poco tempo per aggiornare. Spero abbiate la pazienza di attendermi e di continuare a leggere la mia ff.
Grazie a tutte e a presto!




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Capitolo 11
*** omhyss ***


undici
Il cavallo procedeva tranquillamente lungo il sentiero sterrato, attraverso il bosco, trasportando i due passeggeri verso un luogo sicuro, al riparo dalla pioggia e dal vento. Si udivano soltanto il rumore che provocavano gli zoccoli calpestando il terreno. In fondo al percorso si intravedeva in lontananza una debole luce.

"Tra poco saremo a destinazione"
Harlock spronò il cavallo ad accelerare il passo in modo da arrivare in fretta al punto prestabilito. Lisa, per evitare di cadere, si aggrappò più forte alla criniera sentendo aumentare l'andatura dell'animale.
Era ancora confusa, non riusciva a capire che cosa le fosse successo mentre stava nuotando, come ogni sera, tra i vortici del mare. Aveva inoltre molto freddo nonostante Harlock l'avesse coperta con il suo mantello per proteggerla dalla pioggia.Era talmente intirizzita che le battevano i denti e le tremavano addirittura le labbra. Si strinse ancora più forte dentro al mantello alla ricerca di un po' di calore.

"Eccoli, Eccoli!!"
La voce di Yattaran giungeva ovattata dal fondo della strada.

"Che succede?" domandò Lisa spaventata.

"I miei amici ci stanno aspettando in fondo a questo sentiero" rispose Harlock tirando un sospiro di sollievo alla vista del suo primo ufficiale.

"...Tadashi?" chiese Lisa ricordandosi di lui.

"No. Yattaran ed il dottor Zero. E' per merito loro se sono riuscito a salvarti. Ma ti spiegherò meglio dopo."

Una volta giunti a destinazione, Harlock smontò da cavallo ed aiutò Lisa a fare altrettanto.
Yattaran prese il cavallo per le briglie e lo accompagnò mettendolo al riparo, lontano dalla strada e da occhi indiscreti.  
Tornò dopo alcuni secondi e, precedendo i due, fece loro strada indicando un'apertura nella parete di roccia.
Entrarono in una specie di grotta naturale, situata su un fianco della collina, illuminata solo dalla fiamma di alcune torce appese lungo una parete umida. Lisa inciampò un paio di volte ma Harlock fu subito pronto a sostenerla. Alcune decine di metri più avanti il soffitto della caverna diventava molto più alto, tanto da permettere di accendere un bel fuoco senza correre il rischio di rimanere intossicati dal fumo.  
Seduto a gambe incrociate il dottor Zero li stava aspettando, arrostendo sulla fiamma del pesce pescato quel pomeriggio, durante la loro visita di relax.

"Ah, eccovi! cominciavo a preoccuparmi! Venite a sedervi accanto al fuoco e mangiate qualcosa! " borbottò mentre girava il p
esce con lo spiedo di fortuna che si era inventato con quanto trovato nella grotta.
Diede una rapida occhiata ad Harlock e a Lisa e poi cominciò a ridere di gusto.
Il capitano lo guardò con aria interrogativa, domandandosi che cosa ci fosse di tanto divertente da ridere così a crepapelle.

"Oh, scusate capitano....ih ih...è solo che avete delle alghe in testa e su tutto il corpo!!! " farfugliò il dottore rotolandosi sul terreno.

Harlock si guardò e sorrise, togliendosi le alghe dai capelli per lanciarle, per tutta risposta, in testa al dottor Zero.

"Tenete dottore! Cucinate anche queste sul fuoco! sono ottime alla brace!" rispose ridendo a sua volta.

"no capitano, così ci farete morire tutti! il dottore cucina peggio di Masu!" disse  Yattaran sghignazzando divertito.

Lisa si sentì subito a suo agio, nel bel mezzo di una schermaglia tra pirati. Lasciò cadere il mantello ai suoi piedi e disse divertita:

"Volete anche le mie? Eccole, ne ho in abbondanza!!"
Fece per togliersi le alghe dalla tunica ma improvvisamente tutti i presenti si ammutolirono.
Yattaran ed il Dottor Zero rimasero a bocca aperta e con gli occhi a palla a guardare lo spettacolo davanti ai loro occhi: la tunica di Lisa, essendo fradicia di acqua, era diventata parecchio trasparente, aderendo alle sue forme e lasciando poco spazio all'immaginazione.

"....ehi Yattaran...tu l'avresti mai detto che...."

"no,no....io mai dottore!"

"..ehm...."

Harlock si schiarì la voce nel tentativo di distogliere l'attenzione dei due pirati dall'aspetto parecchio provocante che aveva Lisa in quel momento. Dato che non ottenne alcun risultato, si mise tra lei e i due uomini coprendo loro la visuale.
In quell'attimo un odore acre e di bruciato si sparse per la caverna.

"no!! La nostra cena sta bruciando!!" gridò il dottore avvicinandosi al fuoco e togliendo lo spiedo dalla fiamma, nel tentativo di salvare il salvabile.
Harlock si girò verso Lisa e rimettendole il mantello sulle spalle le disse a bassa voce:
"La tua tunica è un po'....trasparente.....tieni il mantello almeno fino a quando quei due si saranno ubriacati e addormentati"
Lisa si portò le mani al viso che si era incendiato per la vergogna, avendo realizzato quanto fosse stata ingenua ed imprudente.

"...non ci avevo pensato....scusatemi...."

"non ti preoccupare cara!! noi siamo troppo anziani per far caso a queste cose!" disse il dottore per rincuorare Lisa.

"Parli per lei dottore!! Io sono un giovanotto e queste cose mi interessano ancora!" ribattè scherzosamente Yattaran. "E sicuramente anche al capitano interessano ancora! Vero capitano?"

Harlock non rispose. Si avvicinò al fuoco e prese uno dei pesci e, dopo averlo depositato su una roccia piatta, estrasse il pugnale e cominciò a tagliarlo e a privarlo delle spine.  A lavoro terminato lo offrì a Lisa sperando che si accontentasse di un pasto frugale come quello. Loro non avevano certo problemi  ad arrangiarsi e a cavarsela nelle più disparate situazioni ma per lei il discorso era diverso. Sicuramente alla locanda le venivano serviti cibi raffinati, cucinati in maniera superba.

"guarda il capitano quant'è premuroso e cortese! un vero gentiluomo!" disse ridacchiando Yattaran, rivolto al dottor Zero.

"Beh, anche se siamo pirati spaziali ricercati dalle autorità, conosciamo le buone maniere!!" rispose sornione il dottore.

Si accomodarono mettendosi seduti in cerchio intorno al fuoco, anche per riscaldarsi e far asciugare i vestiti bagnati dalla pioggia.

"Grazie, siete molto gentili ad occuparvi di me....e vi ringrazio di avermi salvato la vita. E' la prima volta che mi succede una cosa del genere....intendo...di essere risucchiata dai gorghi del mare....non riesco ancora a capacitarmene..."
Lisa cominciò a degustare la prelibatezza cucinata dal dottore e nonostante il sapore non fosse eccellente, finse per gentilezza ed educazione di apprezzarlo molto.

"Eric sarà preoccupato non vedendomi alla spiaggia..." disse all'improvviso.

"Che cosa sai di lui?" chiese a bruciapelo Harlock

"Eric si prende cura di me da quando ho avuto un amnesia cinque anni fa e mi sono persa dalle parti della locanda. I miei genitori ed i suoi erano molto amici. Purtroppo sono tutti deceduti durante una crociera spaziale molti anni fa....Da allora lui si occupa di me e mi ospita alla sua locanda." rispose Lisa con tono triste.

"..in cambio di cosa?"

La domanda di Harlock la colse di sospresa, lasciandola sbigottita. Che intendeva dire con quella frase? Lisa scattò in piedi  tremante di rabbia e si gettò con impeto in direzione di Harlock cercando maldestramente di colpirlo con una mano per quello che la frase sembrava aver sottinteso. Purtroppo ottenne solo il risultato di inciampare e cadere a terra scompostamente. Harlock le fu subito accanto e l'aiutò a rimettersi in piedi.

"non fraintendere....la mia era una semplice domanda senza doppi sen...."
Le parole gli morirono sulle labbra nel momento stesso in cui il suo sguardo si posò sulla spalla destra di Lisa. Aveva  strani segni rossi che apparivano attraverso la stoffa bagnata della tunica e sembravano essere graffi o ferite recenti.

"come ti sei procurata queste ferite che hai sulla spalla?" chiese immediatamente Harlock con tono serio. Guardò in direzione del dottor Zero facendogli un cenno con il capo. Questi si avvicinò immediatamente per osservare da vicino. Più che graffi sembravano delle vere e proprie incisioni contornate da un alone bluastro.

"credo di aver battuto contro gli scogli questa notte...." rispose in tono poco convincente.

"Non credo proprio! Non sono così recenti....e poi che cosa sono tutti questi puntini intorno ai tagli? Sembrano segni di iniezioni!" rispose il dottor Zero con tono professionale e talmente serio da non permettere a nessuno di dubitare delle sue osservazioni.

****

Eric , non avendo trovato Lisa alla spiaggia era tornato di corsa alla terrazza della locanda ed aveva congedato i suoi ospiti spiegando che Lisa era rientrata come ogni sera nella sua stanza e che stava molto bene. Si era poi allontanato lestamente verso un ascensore di servizio a cui solo i proprietari della locanda avevano accesso. Schiacciò il bottone che portava ai piani interrati ed in breve raggiunse Grayce la quale stava ancora tenendo d'occhio Tadashi.

"Eric, che cosa sta succedendo? Ho sentito delle persone gridare poco fa..."

"Lisa è sparita. Qualcosa non è andato come avrebbe dovuto ed è stata risucchiata dalle onde. Sono corso sulla spiaggia ma qualcuno mi ha preceduto e temo che l'abia portata via..."  

"ma credevo che avessi messo degli uomini a guardia del percorso...."

"Esattamente. Dall'ultimo contatto radio mi avevano informato che lui se n'era andato come mi aveva promesso...non capisco chi li abbia eliminati...."

"Il ragazzino no di sicuro perché è ancora legato al letto...ah, ho dovuto sedarlo perché urlava un po' troppo..."

"Non importa...hai solo anticipato di poco il lavoro. Credi che possano essere stati quei due tipi strani che erano insieme a lui a mettere fuori gioco i nostri guardiani?"

"Il dottore con la finta erre moscia e l'altro tipetto? Non credo..."

"Eppure è da oggi pomeriggio che si sono allontanati e non hanno più fatto ritorno..."

Mentre pronunciava quella frase Eric camminava nervosamente avanti e indietro per la stanza, arrovellandosi il cervello in cerca di risposte che non riusciva a darsi. Era tremendamente preoccupato per Lisa, non per la sua salute, ma per il fatto che sicuramente chi l'aveva presa si sarebbe accorto delle incisioni sulla spalla destra.

"Maledizione!! Quel pirata ha la testa dura come la roccia....neppure dopo aver parlato personalmente con Lisa si è convinto che lei non è Kei....dovevo ucciderlo subito..." imprecò, picchiando i pugni sulla parete.

"Se tu lo avessi fatto, i suoi uomini sarebbero venuti qui di corsa , attirando ancora di più l'attenzione su di noi e sulla locanda....le autorità si sarebbero presentate nel giro di poche ore per catturarli e avrebbero rivoltato ogni camera pur di catturarli!!" rispose Grayce preoccupata a sua volta. " E se li lasciassimo andare per la loro strada, compreso Tadashi? Lo potremmo abbandonare nel bosco. Con tutto il sedativo che gli ho somministrato quando si sveglierà sarà talmente stordito che farà fatica a capire quello che è successo..." propose.

"Forse hai ragione....ma sarà opportuno iniettargli una piccola dose di siero...."

"intendi l'omhyss? ma...è pericoloso....hai visto con i tuoi occhi l'effetto che ha avuto su Lisa!!"

"E' esattamente ciò di cui abbiamo bisogno. Deve dimenticare tutto quanto è accaduto. Gliene somministreremo una dose piccolissima...." rispose Eric con tono deciso che non ammetteva repliche.



















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Capitolo 12
*** spiragli ***


dodici "Lisa, perché non ci dici la verità? Come ti sei procurata quei tagli ? e cosa sono quei piccoli cerchi tutto intorno?" chiese il dottor Zero in tono paterno.

"non ricordo.."

"Possibile che tu non lo sappia? Sono recenti! E scommetto che ti fanno anche male!" replicò il dottore, deciso a non mollare l'osso.

"...davvero, io non lo ricordo...." insistette Lisa.

Si coprì la spalla con il mantello per cercare di nascondere i segni.
Il dottore guardò Harlock con aria interrogativa non sapendo come continuare il discorso. Ad un certo punto gli venne una brillante idea e si spostò in un angolo della caverna dove aveva lasciato la sua valigetta. La aprì e prese la bottiglia di vino "pioggia di fuoco" che Harlock gli aveva regalato il giorno prima.
'...se non c'è altra soluzione....pazienza, mi sacrifico volentieri...' borbottò tra sé e sé stappandola. Si avvicinò agli altri e dopo aver scambiato una rapida occhiata con i compagni, si schiarì la voce ed assunse un'aria tremendamente seria.

"Propongo un brindisi al salvataggio ben riuscito di Lisa!"

Si avvicinò a lei e porgendole la bottiglia aggiunse: " Devi bere un goccetto! E' tradizione dei pirati spaziali fare un brindisi quando si salva qualcuno. E naturalmente non puoi rifiutarti altrimenti ci offenderemmo a morte!"  Prese una mano della ragazza e la aiutò ad afferrare il collo della bottiglia e a portarsela alle labbra.
"Mi raccomando, un luuuungo sorso, altrimenti il rito non è valido!!"  aggiunse Yattaran.

Lisa acconsentì e trangugiò d'un fiato una buona dose di liquido.

"Perbacco! La ragazza è tosta!" esclamò divertito il dottore. "Lasciane un poco anche a noi!!"

La trovata del dottore sembrava stesse funzionando: voleva far ubriacare Lisa per vedere se l'alcool sarebbe riuscito a farle sciogliere un po' la lingua aiutandola a parlare senza preoccuparsi di eventuali conseguenze.

"Allora, che cosa fai di bello alla locanda durante il giorno? non vorrai dirci che dormi??" chiese Yattaran

"rimango nella mia stanza....e...."  

"...e...?"

"...ah! ah! aspetto che Eric venga a portarmi il pranzo.....poverino...."

"Poverino? perché dici così?"

"...perché resta lì a guardarmi mentre mangio...e...lui invece....nisba!"

I tre uomini si guardarono attoniti l'un l'altro senza pronunciare una sola parola.

"Bevi ancora cara, avanti facciamo un altro brindisi!" propose Yattaran.

"..va bene....ma solo un pochino...mi sento già abbastanza allegra e..."

Di nuovo un lungo sorso. Harlock osservava la scena in silenzio. Sapeva che il loro modo di agire non era propriamente corretto ma se poteva servire a scoprire qualcosa di più, valeva la pena di tentare.
Lisa appoggiò la bottiglia a terra e dopo essersi asciugata le labbra con la manica della tunica chiuse gli occhi e reclinò il capo all'indietro, appoggiandolo alla parete di roccia della caverna. Fece un lungo sospiro, come se stesse pensando molto intensamente a qualcosa. Le sfuggì un risolino che si trasformò ben presto in una grande risata incontenibile.

"Shono talmente ubriaca... che potrei diventare fluorescente...come Mimeh.....ich!" disse improvvisamente.
  
Harlock e gli altri strabuzzarono gli occhi ed ebbero un sussulto.

"Che hai detto??" chiese immediatamente Harlock

"Ho detto..Mimeh...ma chi è Mimeh?? Boh...volevo dire.....non lo sho cosha volevo dire. Mi gira la testa..."

Si lasciò scivolare a terra rannicchiandosi dentro al mantello, sotto lo sguardo velato di lacrime del dottore. Finalmente avevano ottenuto delle risposte ai loro interrogativi ed ora avevano la certezza matematica che quella di fronte a loro fosse veramente Kei.

"Hai comunicato all'Arcadia di mandarci una navetta per fare rientro?" chiese Harlock a Yattaran.
"si capitano! Saranno qui in un paio d'ore. Dobbiamo solo rimanere nascosti fino al loro arrivo!"

Mentre i due parlavano, il dottore si era avvicinato a Kei e continuava a farle domande sottovoce alle quali lei rispondeva ridacchiando e biascicando le parole. Ad un tratto si risollevò mettendosi seduta e girando il viso in direzione di Harlock.

"Capitano...puoi venire qui accanto? Devo dirti una cosa importante...."

Harlock si avvicinò e si piegò sulle ginocchia. "Eccomi Kei. Che cosa devi dirmi?"

 "...oooh basta chiamarmi Kei!! Io shono Lisa. Li-sa! Capito??" rispose abbassando il capo. Alzò il viso di scatto, trovandosi a pochi millimetri dal volto di Harlock.

"D'accordo Lisa. Ora vuoi dirmi quella cosa importante?"
"ih!ih!..Il povero Eric mi ha punta con un coso...un coso strano, proprio qui!"  Si indicò la spalla destra con un dito. "Lui crede che io...no..... aspetta....io credo che lui mi usi per fare esperimeeeeenti!!"

"Come??" La voce di Harlock era alterata.

"..ti prego non gridare...mi scoppia la testa....devo aver bevuto troppo! Eric mi inietta ogni giorno, mentre riposo, una medicina. Dice che serve a farmi riposare tranquillamente ma io non ci credo ih!ih!.....una volta ho finto di dormire e lui e sua sorella sono entrati nella mia camera....parlavano tra di loro sottovoce ma io li ho sentiti ih!ih!"

"E cosa dicevano?"

"mmmh....bah, parlavano di medicinali strani, di laboratori e di farmaci sperimentali....di creature...."

Lisa pronunciò la frase sottovoce portandosi un dito alle labbra come se stesse rivelando un segreto inconfessabile mentre Harlock continuava a fissarla, rimanendo a pochi centimetri di distanza da lei.

"Capiiiitanooo...ma shai  che shei proprio bello vishto da vicino?" disse all'improvviso.

"Tu...puoi vedermi??" Harlock era letteralmente sobbalzato sentendo quell'affermazione.

"Ma noooo! ih!ih! ti ho fatto uno schershetto..."

La ragazza chiuse gli occhi e cadde pesantemente addosso ad Harlock, addormentandosi di colpo. Il dottore e Yattaran  rimasero ad osservare tutta la scena in silenzio. Aspettarono qualche istante, giusto il tempo che servì al capitano per far stendere Lisa  accanto al fuoco e coprirla con il mantello. Fu il dottore ad esprimere le prime considerazioni su quanto avevano appena appreso.

"Almeno ora abbiamo la certezza che si tratti davvero di Kei! Questo è sicuro.....ma come sia finita in questo stato ancora non lo sappiamo. Mi preoccupa molto quello che ha detto poco fa  a proposito di iniezioni strane, medicinali e quant'altro...Voi che ne pensate capitano?"

"Credo che sia come ha detto Kei. E' possibile che in realtà la locanda Volta Celeste nasconda qualche oscuro segreto. Sarà compito nostro scoprire la verità!" 


"Evviva! Allora entriamo in azione? Assaltiamoli ad armi spianate e facciamo un macello?!!?" propose Yattaran.

"Prima dobbiamo trovare Tadashi ed avvisarlo. Sapete dirmi che fine ha fatto?"

"Il pivello stava facendo il tacchino con la gallinella della reception! Si sono dati appuntamento sulla veranda nel tardo pomeriggio! Noi ci siamo allontanati per procurarvi il cavallo e farvelo trovare alla scogliera, poi ci siamo nascosti in questa caverna fino al vostro arrivo....ma lui non si è mai messo in contatto via radio con noi nemmeno una volta..." borbottò Yattaran fregandosi il mento con aria pensierosa.

"Kei ha detto che Eric parlava con sua sorella di medicinali, laboratori, farmaci e creature. Potenzialmente Grayce è pericolosa e potrebbe aver fatto qualcosa a Tadashi.....Sono preoccupato per lui....." mormorò Harlock avvicinandosi all'ingresso della caverna.
Fuori era ancora molto buio ma la pioggia aveva smesso di cadere e non vi era più un fil di vento.

***

Tadashi saveva approfittato del clima di confusione e tensione che si era creato nel momento in cui Eric era sceso a parlare con Grayce, rivelandole che Lisa era sparita e qualcuno l'aveva sicuramente presa. Era riuscito con non poca difficoltà a liberarsi una mano dai lacci che lo tenevano ancorato al tavolo di acciaio e con altrettanto sforzo si era ben presto slegato l'altra mano e le caviglie. Con un balzo velocissimo si era nascosto dietro ad un telone nero che serviva da divisorio con un'altra stanza lì accanto. Fortunatamente La dose di sedativo che gli aveva somministato poco prima Grayce era molto leggera e gli aveva permesso di non perdere i sensi completamente. Non era ancora completamente nel pieno possesso delle sue forze e dovette sedersi sul pavimento per riprendersi dallo sforzo. Piegò le ginocchia al petto e vi appoggiò la testa, passandosi le mani tra i capelli per schiarirsi un po' le idee.
 
Una mano gli toccò la spalla facendolo saltare per lo spavento.
Si girò lentamente e per poco non gli sfuggì un grido di terrore: di fronte a lui uno strano essere con tre occhi e due bocche lo stava osservando in silenzio.
La creatura gli sorrise con la doppia bocca e gli fece segno di fare silenzio e di seguirla senza fare rumore.


ringrazio Jose perché é dalla sua ff "la caduta degli Dei" che ho avuto l'ispirazione per quanto riguarda esperimenti, creature e tutto quello che scoprirete prossimamente alla locanda........

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Capitolo 13
*** Jano ***


Jano
In silenzio Tadashi mosse qualche passo nella direzione che gli indicava lo strano essere.
Questi lo prese per un braccio e con una mossa repentina lo spinse contro la parete della stanza. Per un attimo Tadashi pensò che avrebbe fatto una brutta fine. Invece l'essere fece ruotare su se stessa una piastrella del rivestimento, scoprendo una leva di metallo che spinse con due dita. Si aprì un passaggio molto stretto in cui  si infilò con agilità trascinando con sé Tadashi. Subito dopo l'apertura si richiuse automaticamente.
Il cunicolo in cui si ritrovarono era molto stretto e permetteva di essere attraversato strisciando appoggiati ad una delle pareti tenendo il capo abbassatto per non sbattere contro il soffitto. L'essere misterioso accese una torcia elettrica per fare luce e rendere più agevole il passaggio.

"Io sono Jano. "
disse la creatura rivelando una voce maschile.

"Tadashi Daiba..." rispose tremante il ragazzo. "Chi...chi sei? dove mi stai portando?"

"ti sto portando in salvo....Grayce ed Eric sono malvagi...."
questa volta l'essere misterioso parlò con voce femminile.

"...beh...credo di averlo provato sulla mia pelle. Tu....sei di questo pianeta? sei ehmmm...diverso dagli altri abitanti...."

"Non so da dove provengo. Non ricordo nulla del mio passato...ma so che voglio andarmene da qui!!"
voce maschile e voce femminile parlarono insieme.

"Per quale motivo?" chiese incuriosito Tadashi. Pensò che le due voci provenissero ciascuna da una bocca diversa e che in quella creatura fossero fusi uomo e donna insieme (1)

Nel frattempo continuarono a strisciare all'interno del cunicolo che si faceva sempre più tortuoso ed opprimente. Tadashi si sentiva soffocare ma cercava di mantenere il sangue freddo. Doveva andare a fondo della situazione senza farsi prendere dal panico. Non aveva altra scelta che seguire Jano, doveva per forza fidarsi se voleva capirci qualcosa.

"questa in realtà non è una locanda.....ma un luogo in cui si fanno esperimenti sulle persone. L'unica cosa che ricordo è di essere stato l'assistente di Eric per un po', fino a quando qualcosa è andato storto ed ha pensato bene di sostituirmi con sua sorella Grayce. Sono stato relegato nei sotterranei della locanda insieme agli altri." rispose con tono grave Jano.

"Chi sono gli altri?" domandò sempre più incuriosito Tadashi.

"Lo vedrai con i tuoi occhi."

Jano fece segno a Tadashi di stare zitto, portandosi un dito alternativamente su entrambe le bocche.
Spense la torcia elettrica, battè due lievi colpi sulla parete e rimase immobile per alcuni interminabili istanti. Si udì un colpo di tosse provenire da oltre il muro.

"E' il segnale! La via è libera. Vieni, possiamo uscire."
Jano spinse un pannello ed uscì velocemente dal passaggio segreto. Tadashi lo seguì altrettanto rapidamente.
Si trovarono in una stanza completamente buia. Solo in fondo, in un angolo, vi era una candela accesa.

"Prima di accendere altre luci, vorrei avvertirti che quello che vedrai potrebbe non essere molto piacevole. In questa stanza vengono tenute tutte le persone che sono state sottoposte ad esperimenti il cui esito è stato...come dire.... devastante...."

Tadashi rabbrividì all'udire quelle parole. Prese un respiro profondo e con voce ferma disse: "accendi pure! Sono pronto!"
 
Jano si avvicinò all'interruttore e lo premette. La camera si illuminò interamente, mostrando a Tadashi quanto disastrosi fossero stati gli esperimenti. Il ragazzo stramazzò a terra privo di sensi per lo shock provato.

"Glielo avevo detto io....Zuna, aiutami a sollevarlo. Portiamolo su quel divanetto."

****

Eric e Grayce nel frattempo stavano ancora discutendo sulla scomparsa di Lisa e non si erano minimamente accorti che Tadashi si fosse liberato e fosse fuggito. 

"Prepara il siero della memoria e iniettalo a Tadashi. Lo porterò personalmente nel bosco e poi faremo in modo di avvisare in forma anonima  l'astronave di quel pirata così che vengano a riprenderselo." disse Eric ancora preoccupato.

"E di Lisa che ne sarà ? Se l'hanno presa loro sicuramente tenteranno di portarla a bordo dell'Arcadia....potrebbe ricordare qualcosa e svelare le nostre attività...." osservò Grayce.

"Lo so, maledizione. Ho percorso tutta la scogliera per cercarla ma di lei non ci sono tracce. Ho visto però impronte di cavallo sulla spiaggia e sono certo che Lisa sia nelle mani di quei pirati. Devo tornare di sopra e organizzare le ricerche. Dobbiamo trovarla prima che lasci il pianeta ma sono certo che non se ne andranno fino a quando non avranno recuperato Daiba. Lo useremo come esca e mentre loro saranno impegnati a recuperarlo, io a mia volta recupererò Lisa."

"Intendi dire che la riporterai qui?" chiese nuovamente Grayce non riuscendo a capire completamente le intenzioni del fratello. Pensava che i pirati non se ne sarebbero mai andati lasciandola su Akron ora che l'avevano trovata. Quindi che senso avrebbe avuto andare a riprenderla? Se li sarebbero ritrovati in un baleno alla locanda e sicuramente sarebbero stati disposti a raderla al suolo pur di riprendersi la ragazza.

"Sarà solo per il tempo necessario a somministrarle la dose terminale di omhyss. Poi lasceremo andare anche lei. Non avremo più l'attrazione notturna della ragazza che comanda i gorghi marini, ma in compenso i nostri laboratori rimarranno al sicuro. Troveremo un altro modo di attirare potenziali cavie per i nostri esperimenti. Se Harlock vuole  Lisa a tutti i costi che se la prenda pure. L'importante è portare a termine la nostra ricerca!" concluse Eric con un'espressione malefica sul viso.

"Perdona la mia franchezza ma quell'uomo farà in modo che sia protetta e non sarà facile portarla qui. Come farai ad eludere la loro sorveglianza? Ora che l'hanno trovata non la lasceranno andare con facilità..." rispose Grayce pensierosa.

"E chi ha detto che devo portarla qui? Porterò con me la dose terminale e se non riuscirò ad avvicinarmi abbastanza, potrò sempre iniettargliela a distanza con un proiettile speciale."

"Forse sarebbe meglio eliminarla." disse Grayce in tono estremamente serio.

****

"Tadashi!.....Tadashi, coraggio riprenditi"

Jano stava schiaffeggiando delicatamente il ragazzo per fargli riprendere i sensi. Sebbene lo avesse avvertito, la visione di quelle persone deturpate, alcuni nel viso e alcuni nel corpo, era stata per lui troppo forte.
Lentamente sembrava riprendersi dal colpo.
Aprì gli occhi e si trovò accanto Jano che tentava di rassicurarlo sorridendo con entrambe le bocche. Aveva spento nuovamente tutte le luci lasciando accesa solo una candela nell'angolo della stanza.
Appena Tadashi sembrò riprendersi, Jano si avvicinò all'orecchio e gli sussurrò qualcosa per confortarlo.

"Se ti può aiutare ho spento nuovamente le luci. Mi dispiace se ti sei spaventato, ma cerca di andare oltre il nostro aspetto fisico....e se puoi pensa a noi come ad esseri speciali...non ad esseri mostruosi...."

La supplica di Jano colpì Tadashi profondamente. Abituato a viaggiare per i mari spaziali aveva incontrato spesso creature umanoidi di aspetto differente da quello dei terrestri ma quello che aveva visto in quella stanza era qualcosa di diverso, qualcosa che la natura non avrebbe mai potuto mettere al mondo spontaneamente.
Si rialzò in piedi deciso a scusarsi con tutti i presenti per la sua reazione infantile.

"Perdonatemi....io non avrei dovuto comportarmi così....vi chiedo umilmente scusa. Vorrei che accendeste nuovamente la luce e vorrei fare la conoscenza di ognuno di voi, sapere che cosa vi è capitato e...se mi è possibile.... aiutarvi..."

Uno dei presenti premette nuovamente l'interruttore illuminando  la stanza intera.
Tadashi si guardò intorno e nonostante la profonda convinzione delle parole che aveva appena pronunciato non potè fare a meno di inorridire dentro di sé. Le persone che aveva di fronte erano orribilmente deformate e mostravano profonde cicatrici in diverse parti del corpo.

"Noi non sappiamo da dove proveniamo. Abbiamo dimenticato tutto del nostro passato. L'unica cosa che intuiamo è di aver subito diverse operazioni....loro parlano di impianti. Ci iniettano strani liquidi dai colori più disparati....nei primi giorni non accade niente ma trascorse 60 ore cominciano le mutazioni. E ognuna è diversa dall' altra. Sembra che procedano per tentativi.....mirano ad ottenere qualcosa ma non siamo a conoscenza del loro fine ultimo..."

Chi aveva parlato doveva essere una ragazza molto giovane. I suoi capelli però erano completamente bianchi e la pelle delle sole mani era completamente avvizzita e di color violaceo. Si avvicinò a Tadashi e gli mostrò la schiena, percorsa in tutta la lunghezza della spina dorsale da scaglie ossee, simili a quelle di animali preistorici.
Altri seguirono il suo esempio rivelando le mutazioni subite a causa delle iniezioni di Eric. Alcuni addirittura avevano la parte superiore del cranio formata da una cupola trasparente al cui interno si poteva vedere nettamente il cervello.

"Capitan Harlock vi aiuterà ad uscire da questo inferno.....fate in modo che io possa andarmene da qui e vi prometto che tornerò con lui  ad aiutarvi...."



postilla 1): avete presente il Barone Ashura di Mazinga Z o Gandal di Goldrake? Ecco, Jano è qualcosa di simile.

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Capitolo 14
*** frammenti ***


tredici
Kei si stava lentamente risvegliando. Allungò una mano verso quello che pensava essere il comodino della sua camera alla locanda, ma il freddo contatto con il metallo anziché con il legno, le fece prendere coscienza del fatto che non si trovasse esattamente dove pensava di essere.

"buongiorno, stai bene?"

una voce femminile sconosciuta le arrivò quasi ovattata agli orecchi.

"Chi sei? Dove mi trovo?"

furono le prime parole che riuscì a mormorare sentendosi la bocca ancora impastata dall'alcol che il dottore le aveva fatto ingerire quella notte.

"Io sono Mimeh. Sono una donna che ha dedicato la propria vita ad Harlock"
rispose la voce ovattata.

"buon per lui....e anche per te. Il tuo compagno è veramente un uomo molto bello!" rispose Kei pensando che quella frase significasse che tra Mimeh ed Harlock ci fosse un legame sentimentale.

"...come puoi dire questo? Tu non puoi vedere o sbaglio?" chiese innocentemente Mimeh

"Hai ragione ma ho potuto accarezzare il suo viso e credo davvero che sia un bell'uomo!!" rispose Kei con un sorriso malizioso sulle labbra.  "sei molto fortunata!" aggiunse sottovoce, sporgendosi nella direzione da cui sentiva provenire la voce di Mimeh.

Mimeh arrossì ma non tentò di spiegarle i dettagli del rapporto particolare che aveva con il capitano.

"Ti trovi a bordo dell'Arcadia, la nave di Harlock. Siamo in orbita intorno ad Akron. Il dottor Zero ti ha portata qui questa notte con una navicella. Ora sei al sicuro. Eric non potrà più farti del male."

Kei si mise a sedere sul letto con aria cupa. Durante il suo sonno "alcolico" aveva fatto uno strano sogno che le aveva lasciato addosso un senso di inquietudine a cui non sapeva trovare spiegazione. Aveva visto strani esseri reclusi in uno scantinato, come se fossero animali malati. Alcuni di loro si lamentavano, sembravano provare dolore fisico. Altri invece continuavano a girare intorno alla stanza senza sosta, con il capo chino verso il basso. Erano tutti esseri umani ma con dettagli fisici raccapriccianti. In particolare si ricordava di un essere con due bocche e tre occhi che sembrava essere il più attivo e intelligente di tutti.

"Jano!!" Gridò improvvisamente, alzandosi in piedi.

"Come? " chiese Mimeh in tono spaventato.

"..oh..scusa....ecco io credo di aver ricordato qualcosa....ma non riesco a definire bene 'cosa'...." rispose Kei passandosi una mano tra i capelli con aria pensierosa e alquanto turbata.

"Forse avresti bisogno di bere ancora un goccetto!!" rispose Mimeh con fare scherzoso.

"Ho visto in sogno delle strane creature che venivano tenute segregate in un posto buio e umido....alcune di loro erano orribilmente deturpate.... sono sicura che quel luogo si trovi all'interno della Volta Celeste!!" riprese Kei.

"Come puoi esserne sicura? Tu....ecco... non vorrei ripetermi ma....non vedi!" constatò Mimeh.

"Già.....eppure nel sogno ho visto perfettamente quelle persone. Ricordo che alcune avevano delle cicatrici sul corpo, altre avevano la parte superiore del cranio formata da un emisfero di vetro al cui interno pulsava un cervello...."

"E Jano chi è?"

"Jano è un essere per metà uomo e per metà donna con tre occhi e due bocche...."

"Santo cielo!!" esclamò Mimeh con stupore, avvicinandosi a Kei che stava ancora in piedi, come paralizzata.

Sul suo viso apparve una smorfia di dolore.
Contemporaneamente si portò entrambe le mani al capo, come se fosse in preda ad una vertigine fortissima. Si sentì cedere le gambe ma per sua fortuna Mimeh fu pronta a sorreggerla. La aiutò poi a distendersi nuovamente nel letto e
chiamò tempestivamente il dottor Zero attraverso l'interfono.

"Mimeh....dov'è Harlock? e dov'è Tadashi?" chiese con un fil di voce.

"Harlock è rimasto su Akron. Di Tadashi non abbiamo notizie al momento....sappiamo che era in compagnia di Grayce la notte scorsa mentre il capitano e gli altri ti portavano in salvo alla caverna..."

Il dottore arrivò di corsa portando con se una valigetta contenente i suoi attrezzi da lavoro.
"Che succede Mimeh? La nostra Kei ha qualche problema?"

"Ha avuto un forte capogiro. Credo che sia molto debole. Forse dovreste farla riposare per un po'.....sapete ha raccontato di aver sognato di strane creature con tre occhi e due bocche......credo che stia vaneggiando, poverina!" rispose sottovoce Mimeh con aria preoccupata.

"Non sto vaneggiando!! Sono lucidissima e sono sicura di aver visto quelle creature! " Kei si mise a sedere sul letto, visibilmente irritata dalle parole di Mimeh.  "Le ho viste davvero e proprio per questo sono stata punita da Eric con un'iniezione di omhyss!!! "

"Cooosa??"  dissero in coro il dottor Zero e Mimeh.

"si è così!! Ora ricordo perfettamente: mi trovavo alla locanda e Grayce mi chiese di scendere a prendere delle bottiglie di vino....io all'epoca ci vedevo! Ci vedevo benissimo!!!! Mi disse di scendere prendendo l'ascensore di servizio e di premere il tasto 'Z'.  Io per sbaglio lo premetti due volte consecutivamente e mi ritrovai, anziché nelle cantine, in un sotterraneo freddo e buio. Sentii in lontananza dei lamenti e mi incamminai lungo il corridoio tetro, fino a quando raggiunsi una stanza chiusa da una porta blindata. Le voci provenivano dall'interno della stanza....sembrava che qualcuno stesse piangendo...anzi era più di una persona, sicuramente.... "

Mimeh ed il dottore erano esterrefatti da quanto avevano appena udito. Si versarono un goccio di vino nel bicchiere e lo trangugiarono d'un fiato.

"quello che stai dicendo è incredibile.....continua pure il tuo racconto cara!"

"Ero sul punto di appoggiare l'orecchio alla porta, per udire meglio, quando qualcuno uscì improvvisamente da quella camera. Era Jano......si, era proprio lui. Io gridai per lo spavento ma lui mi mise una mano sulla bocca. Alle sue spalle comparve Eric con in mano degli stani arnesi....."

Kei scoppiò a piangere improvvisamente. I singhiozzi la scuotevano interamente e non riusciva a smettere di tremare.

"Che cosa c'è piccola? che cosa ti spaventa? Eric ti ha fatto del male??" chiese preoccupato il dottor Zero, tentando di riuncuorarla accarezzandole il capo. Nel compiere quel gesto gli parve di sentire sotto le dita qualcosa di strano.
Kei intuì e cercò di ritrarsi a quel contatto ma ormai era troppo tardi. Il dottore le sollevò i capelli dalla nuca e fece un'espressione a metà tra il meravigliato ed il terrorizzato. Davanti ai suoi occhi vi era una vistosa e strana cicatrice che le percorreva la nuca in orizzontale per tutta la sua lunghezza.

"Eric mi portò all'interno della stanza blindata dove feci in tempo a vedere alcune strane creature legate a delle sedie. Poi ordinò a Jano di legarmi sopra ad un lettino di acciaio e, dopo avermi spostato i capelli dalla nuca, mi anestetizzarono. Quando mi risvegliai sentii un forte dolore dietro alla testa.....ero ancora immobilizzata e frastornata dall'anestesia ma riuscii a vedere Jano armeggiare con delle strane attrezzature poco lontano da me."

Il dottore era come pietrificato. Non riusciva a credere ai suoi orecchi eppure ciò che raccontava Kei sembrava davvero reale. Si sentiva di darle fiducia e la esortò a proseguire il suo racconto. Mimeh era talmente impressionata che continuava a versarsi vino e a berlo tutto d'un fiato.

"..Jano si accorse che ero sveglia e mi si avvicinò lentamente. I suoi occhi però non erano cattivi anzi, sembravano molto tristi. Mi accorsi che ad un polso aveva uno strano bracciale ad impulsi, di quelli che servono a tramortire attraverso forti scariche elettriche i peggiori delinquenti quando tentano di fuggire. Jano mi disse che glielo aveva messo Eric. Poi successe l'irreparabile...."
Kei abbassò il viso e divente triste, cupa.
"...mi dispiace ma devo farlo...tu hai visto cose che non avresti dovuto vedere...mi iniettò una dose di ohmyss. Ma qualcosa non andò come previsto.....forse perchè ero appena stata sottoposta ad anestesia....o forse perché la dose non era stata calcolata bene....Ma da quel momento in poi io persi l'uso della vista...."

"Dannato Eric!! Ma che cos'è l'omhyss?? a cosa serve?" chiese con rabbia il dottor Zero.

"Ricordo che una notte sentii Eric parlare con Grayce nella mia stanza. Lui era appena stato alla spiaggia a riprendermi e doveva somministrarmi i soliti sedativi per permettermi di riposare....pensava che mi fossi già addormentata ma io feci in tempo a sentire che parlavano dell'Omhyss come di un siero che serve a far perdere la memoria di quanto accaduto nei tre giorni precedenti la somministrazione dello stesso....."

"ma questo non spiega la ferita che hai alla nuca!" osservò Mimeh.

"E' vero....prima di iniettarmi il siero, Jano mi rivelò che Eric aveva prelevato del tessuto...non ricordo con precisione di quale tipo.....mi disse solo che serviva ai suoi esperimenti.....poi mi iniettò l'Omhyss e dimenticai tutto..."


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Capitolo 15
*** il patto ***


quattordici
"Ricordi come sei finita alla locanda?" chiese Mimeh andando a sedersi accanto a Kei e circondandole le spalle con un braccio nel tentativo di confortarla.

"La mia memoria sta tornando lentamente ma solo a sprazzi. So che sono la figlia di amici di famiglia di Eric e che i miei genitori ed i suoi sono periti in un incidente spaziale....probabilmente ero talmente addolorata dalla loro perdita che entrai in stato confusionale e giunsi in qualche modo alla spiaggetta. Lì mi trovò Eric e mi accolse nella sua casa, insieme alla sorella Grayce. Io in cambio davo una mano quando c'era molta gente alla locanda...." rispose Kei.

"E poi è successo l'incidente nel sotterraneo. Probabilmente Eric voleva solo farti dimenticare quello che avevi visto...ma come ha giustificato il fatto che tu avessi una ferita con punti di sutura alla nuca?" osservò il dottor Zero con espressione accigliata. Più Kei proseguiva nel racconto e più sentiva salire la rabbia per quello che Eric le aveva fatto. Pensò a cosa sarebbe accaduto se Harlock fosse venuto a conoscenza dei dettagli. Probabilmente avrebbe ucciso Eric a sangue freddo.

"questo ancora non me lo ricordo purtroppo......"
Kei si portò nuovamente le mani al capo sentendo un forte dolore. Si sdraiò, aiutata da Mimeh, nel letto della cabina in cui era ospitata e tenuta sotto costante controllo.

"Mi domando se l'alcool non funzioni da antidoto per l'ohmyss....anzi, non me lo domando affatto! A questo punto ne ho la certezza. Cara, senti,  vorresti bere un po' del nostro vino? Forse non è all'altezza del "poggia di fuoco" ma..."  propose il dottor Zero. Sperava davvero che sarebbe riuscito a farle tornare la memoria. Purtroppo per il problema agli occhi non aveva la minima idea di come fare a risolverlo, ammesso che si potesse farlo.

"Se pensa che possa servire.....ma prima che perda il controllo di me stessa, dovreste avvertire Harlock della pericolosità di Eric e Grayce...." rispose preoccupata.

Il dottore fece un cenno con la testa a Mimeh la quale versò del vino in un bicchiere e lo porse a Kei, aiutandola a berlo.
"Harlock sa badare a se stesso, non ti preoccupare. Ora manda giù, da brava!" le rispose gentilmente Mimeh versandosi subito dopo del vino e bevendolo a sua volta. " Ti farò compagnia io mentre il dottore torna su Akron insieme ai nostri compagni.....nel caso al capitano servisse una mano!"

Dopo aver trangugiato l'ennesimo bicchiere, l'alcool cominciò a fare il suo effetto su Kei.
"Shai Mima, shei davvero fortunata ad avere accanto un uomo come Harlock! Ma...detto tra donne.... com'è???"
pronunciando l'ultima frase le diede leggere gomitate di ammiccamento.

"Ehm...mi chiamo Mimeh..."
"Shi, lo sho, LA DONNA CHE HA DEDICATO LA SUA VITA AD HARLOCK....me l'hai già detto! Io voglio sapere com'è come UOMO! E' dolce? E' romantico? Ti bacia  con passhione?? o invece è rude, brutale??"

"Harlock è l'uomo più giusto e onesto che io conosca ma....forse non hai capito...io non sono la SUA donna!! Siamo come fratello e sorella, io lo conosco profondamente e so cosa attraversa la sua mente senza il bisogno che lui mi dica una sola parola!" rispose arrossendo.

"Allora dov'è la shua donna??" chiese con aria incredula Kei.

"Non ha una compagna, se è questo che intendi"

"Ah!"  Kei diventò improvvisamente seria. "Che spreco......che terrrribile spreco!!" aggiunse.

Scoppiarono a ridere entrambe, in balìa totale dei fumi dell'alcool.  

"Shai, molte volte mi sono persa a guardarlo sul ponte, avvolto nel shuo mantello nero! Ahhh come avrei voluto aiutarlo a toglierlo quando si ritirava nella shua cabina..ih!ih! "

Una luce attraversò come un lampo gli occhi di Mimeh. Il dottore aveva indovinato la cura che, in base a quello che poteva udire,  stava producendo ottimi risultati. Decise di metterci del suo per accelerare la guarigione.

"Beh, io credo che lui abbia sempre avuto un occhio di riguardo nei tuoi confronti!"

"Allora posshiamo dire che non ha occhi che per me, visto che ne ha uno sholo!!"

"Sto parlando sul serio! Ricordi quando è venuto in tuo soccorso nella stazione spaziale in cui eri andata a prendere un medicinale per il suo amico Tochiro? Era una missione pericolosissima ma tu ci sei andata lo stesso e lui è venuto a salvarti da solo!!"  

"certo che mi ricordo! E' entrato nella stazione sfondandone le vetrate e...e poi io sono stata colpita dagli umanoidi e lui è corso verso di me, sparando a destra e a manca per difendermi...poi mi ha presa in braccio e mi ha portata sulla navetta con cui siamo fuggiti e siamo tornati sull'Arcadia!"

Appena terminato di parlare, si addormentò di colpo, come era successo la sera prima nella caverna di Akron.

"Forse ho esagerato un pochino....ma vedo che gli effetti sono stati positivi!" disse compiaciuta Mimeh. "Se non altro quando è ubriaca ritorna ad essere se stessa! Poverina...provo tanta pena per lei...."

"..guarda che ti ho shentita shai??" le disse Kei tenendo gli occhi chiusi e sorridendo divertita.

"credevo che stessi dormendo! " rispose contrariata Mimeh. In fondo al cuore provava davvero molta pena per la sua amica e avrebbe voluto fare qualcosa per aiutarla in modo più concreto.

"She vuoi aiutarmi davvero, portami shu Akron alla locanda! Harlock avrà bisogno dell'aiuto di tutti noi. Eric è un demone malvagio e non me lo perdonerei mai se succedesse qualcosa al capitano per colpa mia...."

"Dove vuoi andare in queste condizioni? sei completamente ubriaca e non riusciresti nemmeno a reggerti in piedi. E' meglio che cerchi di riposare. Harlock sa badare a sé stesso, non ha certo paura di affrontare Eric. E poi Yattaran è con lui  e tra poco lo raggiungerà anche il dotor Zero. Inoltre c'è anche Tadashi con loro per cui puoi stare tranquilla!"

Mimeh cercò di essere il più convincente possibile anche se , in fondo al cuore, era molto preoccupata per Harlock, soprattutto dopo aver udito il racconto di Kei. Poco dopo si allontanò dalla stanza e raggiunse la cucina dove una indaffaratissima Masu stava preparando la cena dell'equipaggio. Si mise a sedere su una sedia in un angolo e si versò da bere mentre l'anziana cuoca la osservava di sottecchi senza parlare, continuando a tagliare e sminuzzare verdure.

"Che cosa c'è che non va? Conosco quell'espressione sul tuo viso: sei preoccupata per il capitano!" chiese l'anziana signora agitando un coltello in aria.

"E' vero. Tutta questa situazione è assurda! Ritroviamo Kei dopo cinque anni sullo stesso pianeta in cui era precipitata e dove l'abbiamo cercata disperatamente e a lungo.....ora casualmente spunta dal nulla in questa famigerata locanda volta celeste....qualcosa non torna ma non riesco ancora a capire che cosa!!"

***

Jano promise a Tadashi di farlo uscire dai sotterranei in cambio della liberazione sua e dei suoi sfortunati compagni di stanza. Conosceva bene il dedalo di cunicoli che attraversavano le intercapedini della locanda. Li usava spesso per spostarsi tra i vari piani ed evitare che gli ospiti lo vedessero e si spaventassero, fuggendo terrorizzati ed inorriditi. Eric lo utilizzava come aiutante personale ed in cambio gli permetteva di uscire di notte dalla locanda dopo avergli però applicato un bracciale particolare attraverso il quale, in caso di tentativo di fuga, poteva rilasciare una scarica elettrica così forte da tramortirlo in pochi istanti. Non sapeva però che Jano aveva scoperto casualmente quei passaggi segreti e che li utilizzava spesso per raggiungere la stanza di Kei. Dopo che le aveva iniettato l' Ohmyss, il giorno in cui lei per sbaglio si trovò nei sotterranei, si accorse di aver commesso un errore fatale nel calcolo della dose. O meglio, si accorse che Eric aveva sbagliato ma lui non aveva verificato. Lo fece solo dopo che notò degli strani tremori ed una insolita agitazione in Kei. Ma ormai era troppo tardi, il danno era stato fatto e per questo si sentiva tremendamente responsabile.
Inoltre, la sua parte maschile, provava un debole per quella ragazza e aveva dovuto compiere uno sforzo immenso per iniettarle l'Ohmyss. Tentò di farsene una ragione dando la colpa al braccialetto: se si fosse rifiutato, Eric lo avrebbe punito fino ad ucciderlo. E questo non doveva assolutamente accadere perché oltre alla sua vita era responsabile anche di quella degli altri sfortunati che vivevano reclusi nel sotterraneo. Lui rappresentava per loro una specie di leader, l'unica speranza di poter uscire da quell'inferno.

"Ecco, siamo giunti alla meta. Io devo tornare dai miei amici prima che Eric si accorga della mia assenza. Tu prosegui fino alla fine e troverai una botola che spunta in mezzo agli scogli, oltre alla spiaggetta. Fai attenzione perché ad un certo punto il passaggio si restringe e...ti troverai a strisciare immerso nell'acqua. Ma sarà solo per pochi metri perché a quel punto sarai arrivato. Ti auguro buona fortuna e spero che manterrai la promessa!"

Jano strinse la mano di Tadashi per suggellare il loro accordo. Una volta in salvo avrebbe dovuto rivelare tutto ad Harlock e tornare alla locanda per liberare lui e gli altri sfortunati esseri. Fece per andarsene ma si voltò nuovamente e chiese:
"tu mi hai detto poco fa che Eric ti inietta ogni sera l'Ohmyss per farti dimenticare le sue malefatte ma allora com'è che invece  ricordi tutto?"

I tre occhi di Jano brillarono compiaciuti.
"Sei molto in gamba ragazzo....lavorando a stretto contatto con Eric ho imparato molte formule chimiche nonché a miscelare i vari elementi. Mi annotavo tutto quanto sul corpo per evitare che qualcuno trovasse i miei appunti e per fare in modo che io stesso li ritrovassi. Ogni volta riprendevo dal punto in cui ero rimasto e giorno dopo giorno, tentativo dopo tentativo, sono riuscito ad inventare un antidoto che ho sperimentato su me stesso. E come vedi, funziona! Se tornerai a liberarci vi darò la formula e riavrete la vostra compagna."

"Quindi tu ammetti che Lisa in realtà è Kei?!" chiese incredulo Tadashi.

"Te lo assicuro....ma ora vai, i dettagli te li spiegherò al tuo ritorno. Buona fortuna!"

Jano lo spinse senza troppi convenevoli verso l'apertura del passaggio che portava agli scogli. Tadashi con passo incerto cominciò a percorrere il cunicolo che da quel punto cominciava a diventare più stretto e buio. Dalle pareti trasudava umidità il che rendeva il percorso molto viscido e scivoloso. Si stava avvicinando alla scogliera e gli sembrava addirittura di sentire il rumore delle onde che si infrangevano contro le rocce. Si domandava se fosse già giorno in quanto non riusciva a rendersi conto di quanto tempo fosse passato da quando Grayce l'aveva legato nei sotterranei della locanda.
Percorse ancora qualche decina di metri, poi fu costretto ad abbassarsi sempre di più fino ad arrivare a dover strisciare sui gomiti per proseguire lungo il tunnel.

"Dannazione, è come aveva detto Jano! Qui è tutto bagnato e il livello dell'acqua sale vertiginosamente!! Speriamo di non fare una brutta fine....coraggio Tadashi!! Ancora pochi metri e...aaaaaahhhhh!!!"

L'urlo riecheggiò sinistramente in tutto il cunicolo. Era quasi giunto alla fine ed il tunnel si stava nuovamente allargando quando, allungando una mano per rialzarsi, si sentì afferrare per il colletto della giacca e tirare verso l'alto.







 
 

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Capitolo 16
*** gallerie ***


quindici
ciao a tutte! capitolo mattone ma necessario per collegare e spiegare meglio gli avvenimenti! Lettore avvisato mezzo salvato!!! Siate umane ma se avete critiche non abbiate scrupoli: fatemi sapere!



"guarda chi si vede! Pensavo che avessi deciso di trasferirti alla locanda!"


"Ca...capitano!!"

Tadashi tirò un sospiro di sollievo nell'udire una voce conosciuta e soprattutto amica. Si alzò e batté i piedi a terra più volte per liberarsi le scarpe dal fango. Harlock era di fronte a lui ed aveva acceso una micro torcia elettrica per avere un po' di luce. Erano in prossimità della scogliera, in una specie di grotta naturale. Non tanto naturale perchè in alcuni punti si intravedevano delle palizzate in legno che servivano a puntellare le pareti ed il soffitto stessi della caverna.

"Che cosa ci fai qui? Come ci sei arrivato?"  chiese Tadashi ancora stupito da quell'incontro inaspettato.

"Potrei chiedere la stessa cosa a te! Piuttosto dove ti eri cacciato? Non ti sei tenuto in contatto nemmeno via radio!"
rispose a sua volta Harlock, guardandolo con espressione di rimprovero.

"ecco...veramente....avevo un appuntamento con Grayce. Ci siamo allontanati nel bosco ma poi è cominciato a piovere. Lei mi ha detto di seguirla sul retro della locanda e che mi avrebbe portato in un posto tranquillo e invece......"

Harlock alzò un soppraciglio e lo guardò ancora più in cagnesco.

"...mi ha fatto entrare in una stanza buia e poi mi ha spinto su un lettino dove...ehm..."

"...dove?"

"..dove, con uno stratagemma, mi ha legato mani e piedi e mi ha lasciato lì come un baccalà! Poi mi ha iniettato un sedativo" concluse Tadashi ancora irritato per il modo in cui si era lasciato incastrare.

"Le donne sanno essere pericolose! Dopo che è successo??"

"E' arrivato Eric e si sono messi a parlottare in un angolo, pensando che io fossi ancora addormentato. Ho approfittato della loro distrazione e mi sono liberato. Jano mi ha aiutato a fuggire trascinandomi all'interno di un cunicolo segreto e mi ha portato in una stanza dove vi erano rinchiuse delle persone..."  Tadashi era visibilmente agitato. Prese un lungo respiro e guardando Harlock dritto in viso gli disse ciò che aveva visto: esseri deturpati da operazioni ed esperimenti non 'convenzionali'.

"Anche Kei ha parlato di iniezioni di strani farmaci che le venivano somministrati ogni sera, quando tornava dal mare... ed ha accennato qualcosa a proposito di strane creature" constato Harlock.

"Esatto! Jano è uno di loro. E' per metà uomo e per metà donna, ha tre occhi e due bocche. E' stato assistente di Eric per lungo tempo ma poi dev'essere successo qualcosa e lui lo ha rinchiuso in quello scantinato insieme agli altri. Per fortuna Jano conosce diversi passaggi segreti che attraversano le pareti della locanda e mi ha aiutato a fuggire. Quegli sfortunati esseri si fidano ciecamente di lui e lo considerano un capo. " Tadashi ebbe un'esitazione e dopo aver riflettuto velocemente chiese:" Hai appena detto che Kei ha parlato di creature? Ma dov'è ora? E' tornata nella sua stanza?"
 
"No. si trova sull'Arcadia. "

"E come ci è arrivata ? Eric lo sa?"

"E' una lunga storia. Ora incamminiamoci verso quel tunnel che porta all'esterno della scogliera. Nel frattempo ti racconterò ogni dettaglio."

Mentre percorrevano la galleria Harlock raccontò a Tadashi che, il pomeriggio precedente, il dottor Zero e Yattaran si erano allontanati dalla locanda per fare un giretto ed ammirare le bellezze del luogo.
Giunti nel bosco, alle pendici della collina, uno di loro inciampò in una radice di un albero, scoprendo per puro caso, nascosta dal fogliame e dalle sterpaglie, un'apertura nel tronco di un enorme albero secolare. Preso dalla curiosità Yattaran vi si intrufolò dentro ed immediatamente urlò per lo stupore : l'albero era completamente cavo e sul pavimento vi era una botola metallica.
Anche il dottor Zero entrò ed in seguito decisero di verificare dove portasse quell'apertura. Scoprirono così che l'immediato sottosuolo di Akron era un labirinto di cunicoli e tunnel che portavano in direzioni diverse. Percorrendo uno di quei passaggi arrivarono fino alla scogliera, la stessa in cui si trovavano ora Harlock e Tadashi.
Ma oltre a quello scoprirono una cosa molto più importante. Decisero quindi che fosse il caso di informare Harlock, il quale, nel frattempo, si era allontanato dalla locanda dopo che Eric gli aveva concesso pochi minuti per parlare con Kei. Dopo aver rivelato ciò che avevano visto, insieme decisero un piano per liberare Kei, sfruttando proprio la recente scoperta. Il piano andò naturalmente a buon fine : Yattaran e il dottore , attraverso le gallerie sotterranee raggiunsero la caverna dentro la collina mentre Harlock, nascosto nella fitta boscaglia per eludere il servizio di sicurezza, raggiunse la spiaggia al momento più opportuno e rapì Kei, fuggendo a cavallo verso la collina.

"Così ora lei si trova sull'Arcadia." Harlock mosse alcuni passi, fregandosi il mento con una mano mentre rifletteva sulle parole che Tadashi gli aveva detto poco prima.
" Per quale motivo Jano ti ha aiutato?" chiese dopo alcuni istanti.

"Ecco...ecco io...ho promesso loro che se mi avessero lasciato libero ti avrei convinto ad aiutarli a fuggire da quel posto orribile!!"

"davvero? e perché dovrei farlo? " chiese Harlock con espressione torva.

"Perché Jano ha scoperto l'antidoto al siero anti-memoria, quello che Eric inietta a Kei ogni sera per mantenerla in uno stato di totale dipendenza da lui. Quello che ha somministrato a Jano per fargli dimenticare gli esperimenti che lui e Grayce compiono in quei sotterranei. Con quello potremo riavere Kei tra di noi!"

"Abbiamo già ottenuto qualche risultato in quel senso. Il dottore le ha fatto bere del vino per farle sciogliere la lingua  in modo che raccontasse qualcosa di più su Eric. Invece abbiamo ottenuto molto di più: pare che sotto l'effetto dell'alcool ricordi qualcosa." raccontò Harlock, fermandosi alla fine del cunicolo. Erano giunti in un'altra grotta, molto più grossa della precedente in cui dal soffitto filtravano sottili raggi di luce e si poteva udire nettamente il rumore delle onde provenire all'esterno.

"Capitano, io ho dato loro la mia parola! Non posso abbandonarli in quel luogo infernale!"

"D'accordo, torneremo alla locanda. Ma prima vorrei farti vedere una cosa."


Harlock puntò la torcia verso l'impalcatura di legno che puntellava una parte della caverna. Spostò il fascio di luce lungo la parete ed illuminò alcune leve che erano semi nascoste dalle rocce. A fianco erano ben visibili alcuni ingranaggi meccanici ed una sorta di ruota con cinque pale enormi. Più in basso si intravedevano invece dei pannelli elettrici e dei motori che presumibilmente servivano a far muovere gli ingranaggi.

"Che cos'è quella roba?" chiese Tadashi non comprendendo ancora ciò che stava osservando.

"A cosa credi che serva quella specie di mulino? Forse a muovere le acque? A creare onde più o meno alte a seconda della necessità??" rispose Harlock avvicinandosi al marchingegno.
Tadashi lo seguì all'istante cominciando a formulare un'idea nella sua mente. Quando chiese ad Eric di poter studiare lo strano fenomeno delle acque comandate da Kei, lui rispose che esisteva una spiegazione molto razionale ma che non poteva di certo rivelarla ad uno sconosciuto qualunque.

"Quella ruota serve a creare le onde ed i gorghi marini in cui Kei si tuffa e nuota durante la notte!!! Eric aveva accennato ad una spiegazione semplice ma io non credevo che intendesse questo!!! Ma perché?? Non riesco a trovare un senso a tutto questo!" si somandò esterrefatto, girando intorno al pannello elettrico e guardando incuriosito le leve.

"Credo che abbia usato Kei come attrazione per attirare gente alla locanda ed usare alcuni di loro per effettuare i suoi esperimenti. La notte scorsa, proprio attraverso questo macchinario, Yattaran ha fatto muovere le acque in modo diverso dal solito, disorientando Kei. E' entrato nel programma del computer apportando alcune modifiche che mi consentissero ad un certo punto di entrare tra le pareti di acqua marina senza correre alcun rischio e di portarla via. Ci siamo ritrovati subito dopo sulla collina e ci siamo nascosti tutti in una caverna. E' lì che abbiamo scoperto che il vino ha fatto riacquistare, anche se brevemente, la memoria a Kei. Poi lei ed il dottore sono tornati sull'Arcadia. " concluse Harlock.

"...allora è tutta una finzione.....l'ha usata come se fosse l'attrazione di un circo!! Ma quello che è peggio è la fine che tocca ad alcuni dei turisti....." osservò tristemente Tadashi.

"Capitano!! siamo tutti qui!"

Dal fondo di un ulteriore cunicolo stavano arrivando alcuni dei membri dell'equipaggio dell'Arcadia, in testa a cui vi era Yattaran. Erano atterrati ad una distanza considerevole dalla locanda per non destare sospetti e non essere intercettati; poi, attraverso l'utilizzo di una nave-trivella, si erano addentrati nel sottosuolo fino a raggiungere il labirinto di cunicoli naturali  e, attraverso quelli, erano giunti alla caverna nella scogliera dove si erano dati appuntamento via radio con il capitano.
Sul volto di Harlock apparve un sorriso compiaciuto. Era giunto infine il momento della resa dei conti. Stava infatti pregustando il momento in cui avrebbe puntato alla fronte di Eric la sua cosmogun e gli avrebbe fatto raccontare ogni cosa.

Nel frattempo sull'Arcadia Kei si era risvegliata di colpo in preda a forti convulsioni. Ricordò che non si trovava nella sua camera ma nonostante questo tentò di mettersi in piedi.
Fortunatamente in quel preciso momento entrò Mimeh.

"Che vuoi fare? dove stai andando?" chiese preoccupata l'aliena , accorrendo immediatamente al suo fianco.

"Sto male! devi riportarmi su Akron!! Devo assolutamente scedere in mare!!" gridò Kei in preda alla disperazione.

Mimeh notò che stava tremando come una foglia e che la sua pelle sembrava essersi avvizzita, come se si stesse disidratando. Ma cosa poteva fare? Il capitano aveva dato ordine di tenerla sull'Arcadia anche contro la sua volontà, qualunque cosa fosse successa.

"Mimeh, devi aiutarmi!! Se non entro in acqua finirò per morire....portami su Akron!!"

La donna rimase un attimo a pensare al da farsi. Non poteva di certo lasciarla morire. Poteva disubbidire agli ordini del suo capitano?

"Harlock ha ordinato ai suoi uomini di tenerti sulla  Nave anche contro la sua volontà...." le mormorò rammaricata.

"Ti prego....." mormorò Kei quasi stremata.

"....ma io non sono un ufficiale del suo equipaggio e quindi ti aiuterò! Vieni, prenderemo una navicella e andremo su Akron. Penserò io a te!"

Le due donne uscirono lentamente dalla camera e si incamminarono attraverso i corridoi dell'Arcadia. Scesero in direzione dell'hangar dove Mimeh aiutò Kei a salire sulla navetta e poi ne prese il comando. Sapeva che Harlock si sarebbe arrabbiato con lei, ma lo avrebbe affrontato a suo tempo. Ora l'importante era portare Kei alla scogliera e permetterle di entrare in acqua.







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Capitolo 17
*** Mimeh ***


sedici
"Capitano, noi siamo pronti ad entrare in azione!"

Yattaran fremeva all'idea di mettere in atto il piano che li avrebbe portati direttamente all'interno della locanda. Gli uomini erano armati fino ai denti e dovevano solo attendere che scendesse la notte per dar via al loro attacco. Alcuni  sarebbero arrivati alla locanda direttamente dall'ingresso principale e, dopo aver "sistemato" la sorveglianza, si sarebbero diretti all'interno, armati di gas soporifero per addormentare gli ospiti ed agire indisturbati.
Harlock, Tadashi , Yattaran ed altri tre uomini l'avrebbero raggiunta percorrendo a ritroso il cunicolo attraverso il quale Tadashi stesso era fuggito.
Secondo quanto riferitogli da Jano, Eric era solito compiere i suoi esperimenti a notte fonda, dopo aver riaccompagnato Lisa alla locanda. Si procurava cavie durante lo spettacolo marino: mentre gli ospiti guardavano incantati le onde che si innalzavano e poi ricadevano ritmicamente, serviva loro delle bevande alterate con sostanze di sua invenzione. In base alle reazioni che questi dimostravano, sceglieva il candidato migliore per le sue ricerche.

"l'unico problema è che questa notte lo spettacolo non ci sarà perché Kei è sull'Arcadia!"  precisò Harlock.

"Già.....mi domando cosa farà Eric per sopperire alla sua assenza! " aggiunse Yattaran.

"Forse farà lui il bagno in mare, pur di attrarre gente in quel luogo ed avere risorse su cui provare i suoi diabolici esperimenti!" rispose ridacchiando il dottor Zero.

"non ci resta che attendere il calare delle tenebre. Appena i nostri saranno giunti all'Interno della locanda e ci manderanno il segnale, ci muoveremo anche da questa parte." concluse Harlock incamminandosi lungo il cunicolo che portava alla piccola grotta in cui aveva incontrato Tadashi poche ore prima. "Forza, è ora di procedere verso la prima tappa dove attenderemo l'ok!"

Gli uomini lo seguirono a ruota, addentrandosi in quel percorso stretto e tortuoso. Aveva evitato di raccontare al dottore che giunti ad un certo punto avrebbero dovuto strisciare sui gomiti immersi quasi completamente  nell'acqua, immaginando che questi si sarebbe rifiutato di farlo.

***  

Eric e Grayce erano decisi a somministrare l'omhyss a Tadashi per poi abbandonarlo nel bosco. L'uomo si diresse a passo deciso verso il lettino di acciaio a cui lo avevano legato e, con enorme sorpresa, si accorse che del ragazzo non vi era alcuna traccia. Imprecò ad alta voce rovesciando il lettino e spostando teli e mobili dietro a cui pensava che avesse potuto nascondersi.

"Dove ti sei nascosto, canaglia?!"  gridò in preda ad una rabbia incontenibile.

"Non può essere fuggito!! Non ci sono ulteriori porte oltre a questa, dove siamo rimasti noi per tutto il tempo!"
osservò Grayce impallidendo per la preoccupazione.
Eric si mise ad osservare attentamente la stanza, setacciandola palmo a palmo. Doveva pur essere da qualche parte!!

"Quel dannato ragazzo si è come dematerializzato! Dobbiamo fare qualcosa o finiremo nei guai.....se quello torna all'Arcadia e gli racconta che lo abbiamo legato e sedato, sicuramente Harlock sentirà puzza di bruciato e verrà qui!" mormorò Eric, concentrato sui suoi pensieri alla ricerca frenetica di una soluzione.


"Se hanno preso Lisa.....credi che le abbiano già trovato il microchip a matrice biologica che le hai impiantato??" chiese ad un certo punto Grayce.

"Non lo so....ma lo scopriranno presto... presumibilmente appena lei comincerà a  sentire il bisogno di immergersi in acqua..." rispose Eric fermandosi di colpo. Lo sguardo gli si illumino' diabolicamente "Un momento! se non lo hanno ancora scoperto e non vorranno lasciarla morire, dovranno riportarla loro stessi su Akron!! A quel punto non ci resterà che colpirli tutti insieme ed il nostro problema sarà risolto!"

"Eric...no! Non vorrai usare il Morpheus?? Non abbiamo mai sperimentato i suoi effetti!! Potrebbe accadere una catastrofe!! " gridò atterrita Grayce, afferrando un braccio al fratello. "perché non abbandoniamo tutto e ce ne andiamo via, finché siamo ancora in tempo?? Lasciamo tutto quanto in questo luogo e fuggiamo lontani!!"

"No! E' fuori questione. Non voglio che anni di ricerche vadano persi per colpa di un manipolo di pirati! Inoltre non possiamo andarcene e lasciare le prove nella stanza in fondo al corridoio!! Sarà il caso che provveda a farle sparire!"
rispose Eric con tono che non ammetteva repliche. "tu torna ai piani superiori e intrattieni i nostri ospiti mentre io mi occupo delle cavie."

"Li ucciderai tutti? Anche Jano?" chiese Grayce con voce tremante.

"Avrei dovuto farlo già da tempo. Gli esperimenti che ho condotto su di loro non hanno avuto buon esito. Sono comunque condannati a morte certa nel giro di breve tempo. Tanto vale che lo faccia ora....eviterò loro ulteriori sofferenze."

***

Mimeh atterrò in una radura, in mezzo alla fitta boscaglia. La notte era già calata e, puntualmente, aveva cominciato a piovere. Spense i motori della navetta e si guardò intorno con circospezione. Tutto sembrava tranquillo, fatta eccezione per le fronde degli alberi che venivano agitate dal vento e qualche lampo che ogni tanto rischiarava il cielo.

"mi dispiace ma non ho potuto atterrare più vicino alla spiaggia. Avrebbero potuto notarci!" si scusò Mimeh, aiutando Kei a scendere dalla navicella.
Tenendola sotto braccio, la condusse attraverso un sentiero sterrato in direzione dell'arenile. La sua attenzione era ai massimi livelli. Oltre ad aver disubbidito alle istruzioni di Harlock, doveva guardarsi bene intorno per evitare di incappare in qualche imprevisto. Appena Kei si fosse immersa e quindi reidratata, l'avrebbe riportata immediatamente all'Arcadia. Poi avrebbe raccontato l'accaduto al dottor Zero, sicura che lui avrebbe trovato un rimedio. O lui, o altrimenti ci avrebbe pensato il computer della nave.

"Siamo arrivate! Sento che siamo vicine all'acqua. Ora puoi lasciarmi andare, arriverò da sola fino alle onde!" disse improvvisamente Kei, riacquistando energia. Si mise a camminare a passo veloce verso la battigia e in un attimo fu in acqua. Si sorprese del fatto che la superficie rimanesse piatta, leggermente increspata dalla pioggia. Niente vortici né mulinelli furiosi dentro ai quali tuffarsi.
Mimeh si incamminò verso gli scogli e salì più in alto che le fosse possibile, in modo da non perdere di vista gli spostamenti di Kei.
Lasciò che si tuffasse e nuotasse liberamente per alcuni minuti , tenendola d'occhio ogni istante. Quando vide che rallentò il ritmo, scese lentamente lungo la scogliera e la chiamò in modo che, seguendo la sua voce, potesse raggiungerla senza difficoltà.
Appena fu abbastanza vicina alle rocce la afferrò per un braccio e la guidò, sempre prestando la massima attenzione, verso una rientranza. La piogga era diventata più forte, rendendo le pietre molto scivolose.

"Ora stai meglio?" le chiese preoccupata.

"Si, Mimeh. Ti ringrazio molto per avermi portata qui. Ora mi sento davvero in forma!"

"Ripariamoci in questo anfratto. Appena farà giorno o se smetterà di piovere, torneremo all'Arcadia. Vedrai che il nostro computer troverà una cura a questa tua necessità di entrare in mare. Non sarai costretta a vivere in questo posto lugubre per il resto dei tuoi giorni!"

Le due donne entrarono nella fenditura e si inoltrarono per alcuni passi. Era molto buio ma Mimeh aveva con sé una torcia che accese per vedere cosa ci fosse nei dintorni.
Le sfuggì un'esclamazione di sorpresa quado la luce illuminò uno strano marchingegno a forma di mulino.

"E questo cos'è?"

"Che cosa succede?" chiese Kei, impaurita dal tono che aveva assunto la voce di Mimeh.

"Siamo in una grotta e proprio di fronte a me ci sono degli strani macchinari....uno di questi sembra un enorme mulino....ci sono anche dei pannelli di controllo e dei motori elettrici....avviciniamoci!" rispose Mimeh, afferrando una mano di Kei e trascinandola con sé verso il congegno misterioso.

"Guarda guarda! " esclamò osservando i quadri elettrici. "Scommetto che questa attrezzatura serve a controllare il moto del mare!!"  il suo corpo lampeggiò in preda ad una forte emozione.

"Credi? ma a quale scopo?" domandò Kei.

"Secondo me qualcuno ha ideato questo strano macchinario e lo usa per far muovere le acque intorno alla locanda! Questo vuol dire che non sei tu a farlo, come Eric vuol farti credere! E' tutto un trucco!!" rispose Mimeh accendendo il pannello di controllo.

Kei rimase a bocca aperta. Era completamente sconvolta da quello che le aveva appena detto l'amica. 
"Sei davvero convinta di quello che dici?" chiese con un filo di voce, passandosi una mano tra i capelli bagnati.

"Io si! Ma c'è un unico sistema per esserne certe!"

non fece nemmeno in tempo a terminare la frase che si mise a premere alcuni pulsanti sul quadro elettrico.
Si udì dapprima un sibilo acuto e dopo alcuni secondi i motori si misero in moto, facendo girare alcuni ingranaggi i quali, a loro volta, cominciarono a far ruotare lentamente il pesante mulino metallico.
Al di sotto si aprì un enorme varco nel quale questo scese molto lentamente continuando a ruotare su se stesso poi, all'interno di quella specie di canale artificiale che si era creato, si aprirono alcune paratie dalle quali entrò prepotentemente acqua di mare. Mimeh si sporse leggermente per guardare di sotto e vide altre pale muoversi contemporaneamente e in più direzioni. L'acqua veniva  spinta in mare, alla profondità di circa cinque o sei metri, a forte pressione, provocando in quel modo vortici e gorghi enormi. (1)

"Avevo ragione! Con questa macchina infernale Eric controlla il moto del mare! In questo modo è sicuro che non ti succeda niente perché è il programma stesso a bloccare tutto nel caso tu ti trovassi in difficoltà! " esclamò Mimeh sconcertata.
Kei si lasciò scivolare a terra e si  mise a sedere, appoggiando la schiena alla parete rocciosa. Sentendo quelle parole aveva realizzato che la sua vita era in mano ad un essere mostruoso che l'aveva ingannata per anni raccontandole un sacco di frottole sul fatto che lei avesse particolari poteri.  A questo punto dubitava fortemente anche di essere la figlia di amici di famiglia di Eric.

"Che ti succede? " chiese Mimeh, notando la sua espressione di smarrimento.

"Sai Mimeh, comincio a credere a quello che mi ha raccontato Harlock l'altra notte nella mia camera...." mormorò Kei.

"A cosa ti riferisci esattamente?"

"Mi raccontò che una ragazza del vostro equipaggio precipitò su Akron molto tempo fa e che non ritrovaste mai il suo corpo ma solo i resti del suo velivolo. Disse che le assomigliavo molto ma non gli diedi retta. Io Ero assolutamente convinta della sincerità di Eric e credevo che provasse affetto per me e che per questo mi tenesse alla locanda..."
Chiuse gli occhi lasciando che le lacrime le scorressero sulle guance.

"Harlock ti ha detto la verità! Sei tu quella ragazza. Non temere, non resterai sola! Tornerai a bordo dell'Arcadia e ritroverai la tua vera famiglia. Tutti noi ti saremo vicini e ti aiuteremo ad uscire da questa terribile situazione. Ti prometto che riuscirai a ricordare tutto del tuo passato....ci vorrà del tempo ma ci riuscirai! " le disse Mimeh andando a sedersi accanto a lei. La abbracciò, cullandola lievemente per rincuorarla.

***

Gli uomini di Harlock erano riusciti ad arrivare alla locanda, eludendo il servizio di sicurezza esterno. Più che eluderli li avevano decisamente "sistemati" con un bel colpo in testa. Successivamente si erano introdotti con facilità dividendosi in due gruppi: il primo si doveva occupare del piano terra ed il secondo doveva salire ai piani superiori e narcotizzare gli ospiti. L'operazione si svolse molto velocemente e senza creare confusione. Fortunatamente né Eric né Grayce erano in zona e tutto il personale di servizio si trovava nelle cucine o nei locali di servizio della locanda per cui non ebbero difficoltà particolari nel farli addormentare profondamente. Fu ugualmente semplice occuparsi degli ospiti che al momento erano ancora tutti nelle loro camere. Ad operazione compiuta mandarono via radio il segnale di via libera al capitano.

"possiamo procedere scendendo nel secondo tunnel!" ordinò Harlock.

Tadashi si calò per primo, seguito  da Harlock e via via da tutti gli altri. Camminarono per alcune decine di metri, attraversando quasi subito il tratto in cui era necessario strisciare immersi per buona parte nell'acqua. Il dottore , che chiudeva la fila, si lasciò andare a svariate e colorate imprecazioni tra uno sbuffo e l'altro. per lui era abbastanza difficile percorrere quel pezzo data l'età e data la stazza. Per sua fortuna il supplizio durò solo pochi metri.

"Ci siamo! Capitano dall'altro lato di questo pannello c'è la stanza in cui vengono tenuti prigionieri Jano e gli altri." Sussurrò Tadashi, giunto all a fine del cunicolo. "ora busserò lievemente e, se dall'altra parte tossiranno, sarà il segnale che potremo entrare tranquillamente!" concluse. 

Harlock annuì e gli fece cenno di procedere. Tadashi con il retro della sua torcia bussò tre volte lievemente e rimase in attesa della risposta.
Silenzio.
Harlock gli indicò con la mano di aspettare ancora alcuni secondi.
Ancora silenzio.
 

"Che facciamo?" chiese Tadashi con aria preoccupata.

"Entriamo!!" rispose deciso Harlock.



(1)  il meccanismo è totalmente inventato e non so memmeno se, come l'ho descritto io, possa davvero produrre gli effetti che gli ho fatto produrre!! abbiate pietà e consideratela una "licenza".
Nel frattempo approfitto e ringrazio davvero di cuore Jose che è sempre prontissima a lasciare il suo commento, January e monsterella che mi seguono fedeli e anche Archer che ha messo questa storia tra le sue preferite (non so se ti piace ancora o no, però!). GRAZIE a tutte, siete un forte stimolo a continuare anche quando la vena "poetica" ha momenti di calo. (o quando, data l'ora, a calarmi è la palpebra!).Grazie ancora!!

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Capitolo 18
*** morpheus ***


diciassette Tadashi fece scivolare lentamente  il pannello che chiudeva il tunnel e lo spinse appena verso l'interno della stanza.
Sbirciò attraverso l'apertura.
Vide alcune persone sedute su un divanetto ed altre che gironzolavano senza mai fermarsi intorno ad un tavolino basso, messo al centro della camera.  Si girò verso Harlock e annuì con la testa in segno che secondo lui si poteva tranquillamente entrare. Harlock rispose a sua volta annuendo e indicandogli di procedere.
Tadashi spinse quindi più forte e fece ruotare completamente il pannello aprendo un varco da cui uscire.
Harlock entrò subito dopo e a ruota seguirono tutti gli altri.

"Perbacco, capitano! il ragazzino aveva ragione!!" esclamò Yattaran osservando la scena, mentre un brivido freddo gli percorreva tutta la schiena.
Tadashi si guardò intorno alla ricerca di Jano, ma di quest'ultimo non vi era traccia.

"Che strano....mi ha detto che ci avrebbe atteso qui! Eravamo d'accordo che li avremmo raggiunti e ci saremmo nascosti in questa camera in attesa che Eric venisse a prelevare uno di loro per i suoi esperimenti..." rifletté ad alta voce.

"Forse Eric ha preso Jano per farli!" constatò Yattaran.

Il dottor Zero nel frattempo si avvicinò a quei poveretti ed incominciò a studiarli. Non aveva mai visto niente del genere in tutta la sua vita. I corpi di quelle sfortunate persone erano stati modificati sia attraverso operazioni chirurgiche, sia attraverso somministrazione di particolari sostanze. La loro pelle, in alcuni punti, portava ancora segni di punture e lividi bluastri.

"Mi chiedo quale sia la ragione di tutto questo....che cosa sta cercando di ottenere Eric martoriando queste povere persone....?" borbottò, guardando l'espressione stralunata che avevano in quel momento.

"Dottore vi assicuro che quando ero qui qualche ora fa, erano tutti lucidissimi e abbiamo parlato insieme! Mi hanno mostrato particolari delle loro mutazioni....forse Eric ha somministrato loro l'omhyss, per questo sembrano così assenti.."
commentò Tadashi.

Harlock osservò uno ad uno i poveretti e promise a sé stesso che avrebbe trovato il colpevole di tutto e gliel'avrebbe fatta pagare. In un modo o nell'altro. Eric aveva parecchi conti da saldare e lui si sarebbe assicurato che lo avrebbe fatto. Poi avrebbe aiutato i poveretti a trovare un posto adatto in cui vivere e magari, se vi fosse riuscito, anche una cura.

Un cigolìo metallico proveniente dall'esterno li mise in allerta.
Tutti si ammutolirono all'istante e misero mani alle armi, pronti a qualsiasi evenienza.
Harlock scambiò uno sguardo rapido con i suoi compagni e si spostò silenziosamente verso l'ingresso blindato della stanza.
Nessun ulteriore rumore.

"Tutto tranquillo!" disse a voce bassa Tadashi.

Harlock avvertiva però che qualcosa non andava.
Cominciò a sentire la testa pesante e si accorse di avere difficoltà a respirare.

"E' una trappola!! Stanno tentando di avvelenarci con qualche strano gas!" disse improvvisamente, portandosi una mano sul viso per proteggere il naso per evitare di inalare ulteriore sostanza.
In un batter d'occhio tutti gli uomini si portarono in direzione della porta che provarono ad abbattere con tutti i mezzi a loro disposizione. Purtroppo i loro tentativi non ebbero esito positivo.

"Torniamo nel tunnel" ordinò loro Harlock.

Mentre gli uomini entravano nel cunicolo, Harlock  si avvicinò alle creature e tentò di condurle verso la galleria per portarle in salvo ma queste non volevano saperne di muoversi. O più precisamente non potevano.
Gli cadde lo sguardo verso il pavimento ed ebbe istintivamente un moto d'ira.
Erano tutti imprigionati per le caviglie con una corta ma consistente catena di metallo che terminava con un anello più grosso,  saldato al pavimento. Provò a spezzarle sparando un colpo contro la catena ma il metallo non accennò a rompersi. Non c'era niente da fare. Si rese conto istantaneamente che non avrebbe potuto portarle in salvo.
Dovette abbandonarli al loro destino, correndo verso l'apertura del passaggio segreto il più in fretta possibile o ci avrebbe lasciato le penne lui stesso.

"Per tutte le siringhe del cosmo!! dobbiamo fare in fretta o il gas entrerà anche nel cunicolo e faremo la fine dei topi in trappola!" esclamò visibilmente agitato il dottor Zero mentre percorreva a fatica lo stretto passaggio semi oscuro.
Tutti quanti camminarono quanto più veloce gli fosse possibile e in poco tempo arrivarono alla prima caverna.

"Ci siamo tutti?" Chiese Harlock guardandosi intorno e contando mentalmente i suoi uomini.

"Si capitano. " rispose Yattaran.

"Bene. Fai saltare quel tratto di parete in modo da sigillare l'ingresso del cunicolo. Il gas non potrà raggiungerci ." ordinò ad uno dei suoi uomini.  Poi, scuro in volto si addentrò nella seconda galleria che li avrebbe portati alla grotta del mulino.
Gli altri fecero la stessa cosa. In silenzio. Erano tutti sconvolti per quello che era appena successo: Eric non aveva esitato ad uccidere dei poveri innocenti pur di farla franca e non lasciare testimoni delle sue ricerche.

****

Eric e Grayce si erano barricati in una stanza blindata ad un livello inferiore rispetto a quella in cui avevano recluso le cavie. Si trattava di una camera d'emergenza dotata di tutto quanto potesse essere necessario a trascorrervi anche lunghi periodi. Su di una  scrivania giacevano accatastati numerosi volumi antichi  e manoscritti. Uno di quelli in particolare era aperto ed Eric lo stava consultando attentamente, seduto su di una poltrona girevole.
Sul tavolo vi era un computer che accese immediatamente. Dopo aver digitato dei codici sulla tastiera si mise a fissale lo schermo. Alcuni secondi dopo un'espressione tra il preoccupato e l'adirato apparve sul suo viso.

"Lo sapevo! Sono già arrivati!" sbottò con rabbia, picchiando i pugni sulla scrivania.

Anche Grayce si avvicinò e buttò l'occhio al monitor: le immagini mostravano un gruppetto di uomini armati fino ai denti, con simboli pirateschi sulle divise, che si aggirava indisturbatamente per i piani superiori della locanda.

"Sono gli uomini di Harlock....ma a quanto pare lui non c'è. Avranno eliminato il servizio di sicurezza ed ora ci staranno cercando per tutti i locali!"  Osservò la donna con espressione seriamente preoccupata. "Cosa facciamo adesso?"

"Tranquilla, il Morpheus a quest'ora avrà già fatto piazza pulita di quei relitti....mi dispiace solo per Jano....era un buon servitore, tutto sommato! Quando questa storia sarà finita, potremo riprendere le nostre ricerche e i nostri esperimenti.....purtroppo sono giunto alla decisione che non ci resta altra scelta che andarcene da questo posto, prima che sia troppo tardi. " disse con tono contrariato Eric, continuando la lettura.

"La causa di questo problema è uno solo: Lisa! Perché hai voluto portarla qui pur sapendo che faceva parte dell'equipaggio di quel pirata? Perché non l'hai lasciata morire tra i relitti della sua navetta?!" disse con disprezzo Grayce, tenendo gli occhi ben fissi sullo schermo per seguire quello che stava accadendo di sopra.

Eric alzò appena gli occhi dal libro, quel poco che bastò ad incenerire la sorella con uno sguardo.
"Perché mi piaceva, tutto qui. Aveva uno sguardo talmente intrigante che non potei fare a meno di salvarla. E non mi sbagliai, lei aveva tutti i requisiti in regola per sperimentare il processo di athanatos...se solo non fosse diventata cieca! L'avevo ormai addomesticata per bene  e sarebbe filato tutto liscio se non fosse scesa nei sotterranei per errore e non avesse visto i risultati di nostri primi tentativi!"

"Non mi hai mai detto per quale motivo lei abbia perso la vista....non credi che sia il momento di farlo, ora?"
domandò Grayce.

" Si è trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato. Non potevo rischiare che andasse a rivelare in giro quello che aveva visto. Le ho iniettato l'omhyss e contemporaneamente ho sperimentato su di lei il nuovo microchip biologico.....probabilmente l'anestesia e l'ohmyss si sono scontrate causandole il danno. " rispose con aria rassegnata.

"Dovevi eliminarla! Ci sta causando un sacco di guai! Spero che il danno alla vista sia permanente!!" gridò istericamente Grayce.

"Chi avrebbe mai pensato che quel pirata maledetto avrebbe continuato a cercarla anche dopo cinque anni?? " sbottò Eric infuriato per i rimproveri della sorella. " Ora sarò costretto per forza di cose ad eliminarla....non posso permettere 
 che riveli quello che ha visto! L'omhyss è instabile ed è necessario che venga iniettato nuovamente per mantenere i suoi effetti....abbiamo ancora qualche giorno di tempo prima che lei cominci a ricordare qualcosa. Ora smetti di lamentarti e lasciami pensare in pace a come affrontare quel pirata. Scommetto che tra poco arriverà anche lui alla locanda!" Eric si alzò improvvisamente con uno scatto. "Ho trovato!! Avevo la soluzione proprio sotto il mio naso e non riuscivo a vederla!!!"

"Lo spero per te...anzi per noi! Di che si tratta?" chiese Grayce raggiungendolo alla scrivania.

"Il microchip! E' quella la soluzione per eliminare il pericolo Lisa! Ora aiutami a caricare questi preziosi volumi sul veicolo speciale.  Strada facendo, ti spiegherò il mio piano....." 

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Capitolo 19
*** la mente e il cuore ***


diciotto
Harlock e i suoi raggiunsero in fretta la seconda caverna. Ora non correvano più alcun pericolo di essere contaminati dal gas con cui Eric aveva eliminato gli esseri deformati.

"Harlock!"
Esclamò Mimeh vedendoli uscire dal tunnel alle spalle del mulino.
Avevano tutti un'espressione abbattuta sul viso.
Soprattutto il capitano che oltre ad essere demoralizzato per quanto successo poco prima, aveva anche lo sguardo infuriato. Vedendo Mimeh e Kei nella caverna si alterò, se possibile, ancora di più.

"Che cosa ci fate voi due qui!? Mimeh, ti avevo detto di tenere Kei sull'Arcadia ad ogni costo!"
esclamò in preda all'ira.

"Harlock...io..."  accennò Mimeh, tendando di spiegare per quale motivo fossero lì.

"Non voglio sentire scuse! Voi non dovreste essere su Akron!" replicò con voce tuonante.

"Se non mi avesse portata qui, sarei potuta morire!" si intromise Kei nel tentativo di calmare la situazione.

Harlock si girò lentamente verso di lei, in attesa di udire il seguito della spiegazione. Kei si spostò velocemente verso la direzione da cui aveva sentito provenire la voce, tenendo le mani protese in avanti.
Appena raggiuntolo, gli strinse un braccio avvertendo, dalla rigidità dei muscoli,  il suo stato alterato.

Poi continuò: " Guarda la mia pelle....ora è migliorata ma poche ore fa era completamente avvizzita....il mio corpo si stava disidratando! Se Mimeh non mi avesse accompagnata qui...probabilmente sarei morta...avevo bisogno di tuffarmi in mare.....poi ci siamo riparate dalla pioggia rintanandoci qui dentro"
Harlock constatò che effettivamente la pelle di Kei appariva decisamente secca. Guardò il dottore che subito si avvicinò e cominciò ad osservarla con occhio clinico.

"Credo che dicano la verità, entrambe!" concluse il dottore.

Harlock parve calmarsi.
"Mimeh, scusami. Credo di aver alzato la voce inopportunamente..."

"Non importa. Piuttosto perché avete tutti quell'aria così abbacchiata?" chiese l'aliena con preoccupazione.

"Abbiamo appena fatto una scoperta poco piacevole......Eric ha eliminato le prove delle sue malefatte." rispose Tadashi con voce tremante.

"e..eliminato? Che cosa intendi dire precisamente?" chiese Kei sbarrando gli occhi, mentre un brivido freddo le percorreva la schiena.

Harlock  fece un cenno di diniego al ragazzo con la testa, ad indicargli che sarebbe stato meglio per il momento non raccontare i dettagli di quanto accaduto ai malcapitati.
Mimeh intuì però che doveva essere successo qualcosa di molto grave. Lo vedeva chiaramente leggendo le espressioni dei suoi amici e scrutando profondamente nei loro occhi.

"Voi state bene?" chiese Mimeh nel tentativo di alleggerire la tensione.

"Tadashi è stato imprigionato da Grayce ma grazie a Jano è riuscito a fuggire attraverso dei cunicoli segreti. Pare che il sottosuolo di Akron ne sia pieno! Attraverso lo stesso percorso ci siamo introdotti alla locanda ma né di Eric Nè di Grayce abbiamo trovato alcuna traccia. Nel frattempo un'altra squadra è entrata dall'ingresso principale narcotizzando il servizio di sorveglianza e gli ospiti, rinchiudendoli tutti nella rimessa esterna. Purtroppo anche loro non hanno trovato nessuno."
raccontò Yattaran.

"Siete stati nei sotterranei? avete trovato qualcuno?" chiese Kei con apprensione.

"No." rispose brevemente Harlock. "Ora dobbiamo pianificare le nostre prossime azioni. Dobbiamo assolutamente trovare quei due!"

Si accomodarono tutti ai piedi del mulino gigantesco. Il dottore accese un fuoco e vi rimase accanto a riscaldarsi. 
Harlock prese Mimeh per un braccio e la accompagnò in un angolo appartato, abbastanza lontano da permettergli di parlare senza essere udito dagli altri. Tadashi fece sedere Kei insieme agli altri allontanadola da Mimeh e Harlock con un pretesto.

"Che cosa è successo in realtà? Hai l'espressione del viso....come devastata" osservò Mimeh a bassa voce, intuendo le emozioni di Harlock.

"Tadashi è stato liberato da una di quelle povere creature, un certo Jano" cominciò a raccontare Harlock

"E' un essere con tre occhi e due bocche, vero?"

"E tu come lo sai?" chiese supito Harlock

"Dopo aver riportato Kei sull'Arcadia, il dottore ha sperimentato nuovemente l'effetto dell'alcool su di lei, con ottimi risultati. Quando ritorna sobria però dimentica in parte quello che ha ricordato mentre era ubriaca....in questa fase ha parlato di Jano."

"mmmh....quindi la cura è solo un espediente temporaneo....Ma tornando a Jano, questi ha fatto promettere a Tadashi, in cambio della libertà,  che saremmo tornati a liberare tutte le persone usate da Eric. Ma nel momento in cui siamo entrati nella stanza in cui erano segregate, si è attivato un congegno...." Harlock fece una breve pausa. Gli tornò alla mente l'attimo in cui il suo sguardo cadde sul pavimento, notando le catene che tenevano prigionieri quelle persone, decretando la loro condanna morte.

"Harlock....devi aver visto qualcosa di terribile a giudicare dal tuo stato d'animo....." commentò Mimeh, accarezzandogli una spalla.

"...la stanza è stata invasa in pochi secondi da un gas mortale....non ho potuto fare niente per salvare quei disgraziati. Erano incatenati al pavimento. Sono riuscito a fuggire a stento io stesso....ma ho dovuto abbandonarli al loro crudele destino....." concluse , chiudendo gli occhi per scacciare le immagini di morte che aveva davanti.

Mimeh lampeggiò alcune volte prima di calmarsi e di riuscire a proferire parola : " Eric è un mostro.....per fortuna Kei era già con noi.....o le avrebbe riservato lo stesso trattamento....ora capisco perché eri così infuriato quando ci hai trovate qui..."

"mi domando dove si sia cacciato quell'individuo...." disse Harlock allontanandosi da Mimeh per tornare verso i suoi uomini. "Yattaran, ci sono notizie dalla squadra che si è introdotta alla locanda?"  chiese poi al primo ufficiale.

"Si, capitano! Hanno perlustrato tutti i piani superiori ma non hanno trovato quei due! Attendono ordini  sul da farsi!"
rispose l'ometto, giocando con un pezzo di roccia raccolto sul pavimento della caverna.

"Comunica loro di rientrare all'Arcadia. Noi faremo la stessa cosa." Ordinò.

"Ma...come? hai intenzione di andartene senza dare una lezione a quei due mostri? Hanno avuto il coraggio di uccidere tutti quei malcapitati senza farsi nessuno scrupolo!!" sbottò Tadashi incredulo.

Per l'ennesima volta, la sua impulsività l'aveva portato a rivelare un particolare che Harlock avrebbe voluto evitare di far sapere a Kei. Questa volta non si trattenne e colpì il ragazzo con un sonoro ceffone al volto, facendolo barcollare.

"Abbiamo altre priorità in questo momento. Jano ti aveva promesso l'antidoto all'ohmyss ma ormai dobbiamo considerare persa questa opportunità! Torniamo alla nave e troviamo un rimedio da soli." ribadì con tono talmente duro da non ammettere repliche.

Kei era rimasta pietrificata all'udire quelle parole. La sua fonte di salvezza era andata perduta e con quella anche tutti i suoi ricordi. L'efferatezza di Eric l'aveva più che mai sconvolta, la sorte riservata a quei poveri sfortunati esseri era stata bestialmente crudele. Sentì le lacrime salirle agli occhi e le gambe tremare come se fossero di gelatina, obbligandola a piegarsi sulle ginocchia fino a toccare il suolo. Non aveva parole per quello che aveva sentito...si sentiva tradita e ingannata da quella persona che fino a pochi giorni prima si era presa cura di lei con estrema dolcezza.
Mimeh le si inginocchiò accanto, passandole un braccio intorno alla vita nel tentativo di sostenerla e sollevarla.
Per tutta risposta Kei le diede uno spintone, allontanandola in malo modo.

"Vattene! Non mi toccare! " urlò , respirando affannosamente.

Gli uomini rimasero a guardare a bocca aperta, non comprendendo la sua reazione violenta.

"Andate via tutti.....da quando siete arrivati su Akron la mia vita è stata sconvolta!! Mi avete riempito la testa con i vostri racconti....avete insinuato in me mille dubbi su Eric e Grayce! Loro mi hanno sempre trattata bene...voi invece mi avete rapita e portata sulla vostra astronave senza il mio consenso!!"  gridò nuovamente, dando libero sfogo a tutti i pensieri che le attraversavano la mente da giorni e che fino a quel momento aveva tenuto solo per sé.

"E come lo spieghi quel mulino gigante che serve a dominare il moto del mare?" chiese Yattaran a bruciapelo.

"Io non lo vedo! Siete voi a dirmi che è un congegno che serve a muovere le acque...per quello che ne so, potrebbe essere tutta una vostra invenzione!!" rispose Kei con foga.

"Che cosa??? noi ti cerchiamo per cinque anni, rischiamo la pelle per venirti a riprendere e tu....e tu ci tratti cosi?? Avanti, vieni a toccare con le tue mani, finta smemorata!"
Tadashi, in preda alla rabbia, si diresse a passo spedito verso Kei, prendendola per un braccio e trascinandola in malo modo per alcuni metri, verso la parete a cui era fissato tutto il marchingegno. Colta di sorpresa, non riuscì a reagire e finì per cadere a terra rovinosamente, nella polvere.

"Lasciala!" ordinò Harlock.
La sua voce risuonò all'interno della caverna come il rombo di un tuono.

"c..cosa? Ma..Capitano!!" obiettò stupito Tadashi.

Harlock si avvicinò ai due e guardò il ragazzo con espressione tagliente. "Non farlo mai più!!" gli sibilò a pochi centimetri dal volto. Gli tolse la mano dal braccio di Kei e attese, fissandolo immobile, che Tadashi si allontanasse e tornasse in mezzo al gruppo degli uomini.
Aiutò Kei a rialzarsi e sentì una fitta al cuore vedendo le lacrime spuntarle agli angoli degli occhi. Il comportamento di Tadashi non aveva fatto altro che aumentare la diffidenza che lei provava nei loro confronti.
Fece un cenno con la mano alla ciurma, indicando loro l'uscita della caverna, verso l'esterno della scogliera.

"Tornate all'Arcadia. Tutti. Immediatamente." ordinò in tono perentorio.

Gli uomini se ne andarono borbottando sommessamente. Un po' ce l'avevano con Tadashi che ultimamente pareva combinare un sacco di guai, un po' ce l'avevano con il loro capitano che li aveva praticamente sbattuti fuori dalla caverna, punendo tutti per l'irruenza di uno solo. Yattaran tirò un calcio negli stinchi di Tadashi riprendendolo per il suo comportamento maleducato.

"Ma che ti è preso, sei impazzito? le signore non si trattano così!"

In pochi istanti, tra imprecazioni più o meno colorite e spintoni a Tadashi, tutto l'equipaggio lasciò la caverna, Mimeh compresa.


"Se ne sono andati tutti. " commentò Harlock appena i suoi uomini furono tutti all'esterno.

"Puoi andartene anche tu. Io so come tornare alla locanda....conosco bene questo posto e non avrò difficoltà ad orientarmi." rispose Kei in tono offeso.

"Tadashi è molto giovane ed impulsivo....non avrebbe dovuto comportarsi così." disse Harlock sorridendo.

"Lo punirai, spero." rispose Kei, mantenendo il tono indignato.

"No, lo perdonerò! Altrimenti dovrei ucciderlo."

Kei rimase in silenzio per alcuni istanti, pensando alle parole di Harlock. Non capiva il significato di quanto aveva appena udito. Lei, al suo posto, lo avrebbe obbligato a fare i lavori più duri per punirlo.

"meriterebbe una bella lezione..." pensò ad alta voce, sbuffando per farsi sbollire la rabbia. "Voi siete pirati, no? allora perché non lo appendete all'albero maestro e lo lasciate in balìa degli avvoltoi? "
 
"...non ci sono avvoltoi nello spazio..." commentò Harlock. Gli sfuggì una risata che in pochi istanti contagiò anche Kei.

L'atmosfera si era leggermente distesa e Kei sembrò tornare serena. Anche Harlock lo aveva notato e questo gli fece molto piacere. Da quando l'aveva ritrovata, le era sembrata sempre cupa e triste, persa nell'assenza di ricordi e di un passato che rischiava di inghiottirla ad ogni istante. Improvvisamente gli sembrò di vederle una strana luce attraversarle lo sguardo.

"A cosa stai pensando?" le chiese istintivamente , sfiorandole una guancia per scostarle una ciocca di capelli dal viso.

Kei , altrettanto istintivamente, gli prese la mano, trattenendola sulla sua guancia per alcuni secondi. Chiuse gli occhi e prese un respiro profondo, ispirando il profumo della stoffa dei suoi guanti.

"In questo momento, la cosa che più desidero è poter vedere il tuo viso.."  confessò a bassa voce.

Harlock rimase sorpreso da quelle parole e per un attimo non seppe cosa dire.

"Io sono confusa...non so a chi credere.....ma qualcosa dentro di me  dice che posso fidarmi di te.....solo di te." aggiunse Kei sfregando lievemente la guancia sulla mano di Harlock. Gli si avvicinò fino a che i loro corpi arrivarono a toccarsi. Alzò il viso verso quello di lui e si sollevò appena sulle punte, quel tanto che bastò a farle percepire che le loro bocche erano ad un soffio di distanza.

"Quello che ti ho raccontato sul tuo passato è la verità. Tu stessa sotto l'effetto dell'alcool hai accennato a particolari di noi che solo Kei può sapere. Purtroppo, svanita l'ubriacatura, dimentichi di nuovo tutto quanto...." mormorò Harlock in tono carezzevole, sfiorandole lievemente i capelli.
Kei sentì i battiti del suo cuore aumentare e le gambe tremarle nuovamente. Che cosa le stava accadendo? perché la voce di quel pirata sconosciuto faceva fremere interamente il suo essere? E perché, ancora, la sua vicinanza non la intimoriva ma anzi la emozionava fortemente?

"Ciò che la tua mente può aver scordato.....è custodito sicuramente in fondo al tuo cuore......" le sussurrò.

La dolcezza di quella frase, così piena di verità, la fece commuovere e le lacrime sfuggirono al suo controllo, rigandole il viso. Harlock mise fine alla distanza tra di loro, avvicinandosi ancora di più fino a sfiorale le labbra con le sue, in un bacio leggero, quasi esitante. Kei rispose inizialmente con timidezza, lasciando che fosse lui a condurre. Le bastò ancora qualche secondo  per lasciarsi andare e stringerlo  con passione, portando le mani sul suo viso per trattenerlo a sé. Il bacio da leggero divenne più ardito, le labbra di entrambi si schiusero trasformandolo in un contatto più intimo e profondo.  

La caverna fu scossa improvvisamente da un tremore fortissimo, simile ad un terremoto di forte intensità.
Harlock prese Kei per una mano per rassicurarla mentre dall'alto cominciarono a cadere rocce e massi di grosse dimensioni. Un rumore intenso si propagò per tutta la caverna aumentando attimo dopo attimo.

"Che succede?" domandò Kei terrorizzata

"Credo che abbiamo visite!" rispose Harlock stringendola a sè ed arretrando verso il mulino in cerca di un riparo dalla caduta dei massi.
In pochi secondi il fragore aumentò e il pavimento cominciò a tremare vertiginosamente. Dal suolo, tra polvere e detriti, spuntò un mezzo dotato di escavatrice anteriore la cui cabina di comando si aprì, mostrando il conducente.

"Bene! alla fine ci si rivede, capitan Harlock!"



lo so, lo so! avevo detto che Harlock e Kei non erano coinvolti sentimentalmente in questa ff....ma non ho resistito!!  Che ci posso fare?? Io la vedo così....portate pazienza!!




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Capitolo 20
*** vendetta ***


diciannove
"Eric!"  
Esclamò Kei udendo la voce che proveniva dal mezzo fermo ad una decina di metri di fronte a loro.

"Bentrovata mia cara! Ero preoccupato per te.....sei sparita improvvisamente....." rispose l'uomo ironicamente.

Scese lentamente dal veicolo ma un attimo prima mormorò sottovoce qualcosa alla sorella Grayce che rimase ferma all'interno della cabina di comando.
Eric Indossava una tuta argentata aderente, di uno strano materiale traslucido e sul capo portava appoggiati degli occhiali piuttosto grandi con lenti giallognole. Cominciò ad avanzare lentamente verso di loro, apparentemente disarmato.
Harlock notò che Eric aveva un fisico molto muscoloso e imponente ma non ne fu assolutamente intimorito. Se anche avesse dovuto affrontarlo in un corpo a corpo, non avrebbe avuto alcuna esitazione a farlo. Ma per fortuna con se aveva sia la spada laser che la cosmogun e in caso di emergenza anche un bel pugnale affilato nascosto dietro la schiena all'altezza della cintura.
Eric si fermò a poco più di un metro da loro. Si passò una mano sulla fronte, scostando alcune ciocche di capelli e sorridendo con scherno ad Harlock. Poi si voltò verso Kei, rivolgendole la parola.

"Lisa, tesoro....ti ha fatto del male questo pirata da quattro soldi?"

Pronunciò "tesoro" sottolineando la parola con un tono di voce così mieloso che fece venire il voltastomaco ad Harlock.

"No....anzi, è per merito suo se l'altra notte non sono annegata...." rispose Kei senza esitazioni.

"Vieni, torniamo alla locanda insieme! Prendi la mia mano cara, sono a pochi passi da te...."
Nuovamente guardò Harlock con aria di sfida, con un ghigno perfido stampato sul volto.
Kei, impulsivamente, si spostò verso Eric camminando lentamente. Harlock però le prese una mano per fermarla ed impedirle di raggiungere l'uomo.

"Non fidarti....sai di cosa è capace quella canaglia...." le mormorò, accostandosi al suo viso.

"Di cosa stai parlando, pirata? Se qui c'è un farabutto, quello sei tu!" rispose con asprezza Eric. "Lasciala andare, Lisa vuole venire da me!!"

Kei si girò verso Harlock e lo abbracciò, cingendogli la vita con le braccia.
"E' meglio che io vada da lui....Harlock, torna sulla tua nave e lasciami perdere...." gli sussurrò nascondendo il viso sul suo petto.
Harlock rimase di sasso nell'udire quelle parole. Pensava di averla convinta delle cattive intenzioni di Eric e che sarebbe tornata a bordo dell'Arcadia insieme a lui. Invece lei , dopo essersi sciolta a malincuore dall'abbraccio, si allontanò lentamente per raggiungere Eric. Appena gli fu accanto, Eric la strinse a sé e le accarezzò i capelli. Un attimo dopo alzò lo sguardo verso Harlock e lo guardò con aria trionfante.

"Andiamo Lisa, saliamo a bordo del perforatore sotterraneo e torniamo a casa! Alla nostra casa, dove sarai al sic...."

Eric non riuscì a terminare la frase, sentendosi mancare le forze. Una fortissima fitta ad un fianco gli troncò il fiato e lo obbligò a piegarsi in due su se stesso, scivolando lentamente fino a toccare terra coi ginocchi. Si portò la mano al fianco e spalancò gli occhi nel momento stesso in cui vide un pugnale, con il simbolo dei pirati sull'impugnatura, conficcato tra le sue carni ed il sangue uscire a fiotti dalla ferita.

"Questo è ciò che ti meriti per avere ucciso senza pietà dei poveri innocenti, dopo averli usati e torturati per le tue assurde ricerche!!"
Gli sibilò Kei in faccia, con espressione truce. Era talmente fuori di sé che tutto il suo corpo era scosso da tremiti di rabbia. Con estrema velocità gli ammollo' un ceffone sulla guancia destra, andando dritta al bersaglio nonostante non potesse vederlo.
Eric cadde rovinosamente al suolo, ansimante per il dolore che gli procurava la ferita infertagli. Riuscì però a strisciare di lato e ad arrivare alla scaletta del perforatore che cercò di salire con estrema difficoltà di movimento.

"Grayce! adesso!" gridò con quel poco di fiato che gli rimaneva nei polmoni.

La sorella accese prontamente i motori mentre Eric tornava a bordo del mezzo trascinandosi con difficoltà. Ingranò la marcia avanzando pericolosamente e velocemente verso Kei con l'intento di travolgerla.
Harlock, che per tutto il tempo si era limitato a seguire la scena in disparte, si mise a correre all'impazzata verso di lei e con un balzo felino le fu addosso, facendola rotolare di lato ed evitando che il perforatore la investisse in pieno.
Questo, con a bordo i due passeggeri, si introdusse nel terreno a folle velocità, sparendo in pochi secondi nel sottosuolo, provocando nuovamente una fortissima scossa e la caduta di rocce e blocchi di pietre dal soffitto.
Harlock si sdraiò completamente sopra a Kei facendole da scudo con il suo corpo.
Poco dopo i tremori cessarono e con loro anche la pioggia di massi dal soffitto della caverna.
Harlock tossì più volte a causa della polvere sollevata, Kei invece non emise alcun rumore e nemmeno fece alcun movimento. Il capitano si sollevò reggendosi sui gomiti e con terrore constatò che la donna sembrava priva di vita.
La chiamò diverse volte aumentando gradualmente il tono della voce ma non ebbe alcuna risposta.
Com'era possibile? Il perforatore non li aveva travolti e le rocce che erano crollate, per loro fortuna, non erano molto grandi e non li avevano colpiti in pieno.

"Kei, per l'amor del cielo, rispondi!!" disse ancora Harlock provando a scuoterla.

Nessuna risposta.
Nessun movimento del corpo.
Non un battito di ciglia.

***

"Hai mandato in corto il chip come ti avevo detto?" chiese Eric alla sorella  tra un colpo di tosse ed un lamento. La ferita era molto profonda e continuava a sanguinare.
Grayce, tenendo sotto controllo la direzione presa dal perforatore, annui con un cenno del capo.
Poco prima di scendere dal veicolo, Eric le aveva sussurrato a bassa voce che se le cose si fossero messe male e non avesse potuto iniettare la dose finale di ohmyss a Kei, lei avrebbe dovuto far "saltare" il microchip a matrice biologica che le aveva impiantato nella nuca tempo prima. Questo, che era collegato alle principali terminazioni nervose, l'avrebbe mandata in tilt paralizzando le principali funzioni vitali.

"Ho fatto come mi hai detto. Ora Lisa è ridotta pressoché ad un vegetale." rispose Grayce. "La ferita ti fa molto male? Cerca di resistere, tra poco saremo dall'altra parte della scogliera, al rifugio d'emergenza."

Eric era sdraiato sul sedile passeggero e premeva una mano sul fianco, tentando di tamponare il sangue che non cessava di uscire. Con uno sforzo immane estrasse il pugnale e lo gettò a terra con rabbia.

"Quella carogna mi ha ingannato.....mi chiedo come siano riusciti a convincerla a mettersi contro di me....." riflettè ad alta voce.

"Eric, Eric! Non l'hai ancora capito? Non hai visto con quale ardore si sono abbracciati poco prima che Lisa si dirigesse verso di te? Perché quel pirata ha continuato a cercarla per cinque anni, nonstante avesse trovato il relitto della navetta su cui lei viaggiava prima di precipitare??"

Grayce alzò le spalle e scosse la testa, pensando tra sé e sè che a volte suo fratello si comportava da vero ingenuo. Lei al contrario aveva intuito subito qualcosa non appena Tadashi mise piede alla locanda qualche giorno prima.

"Pensi che tra loro, in passato, ci sia stato del tenero e che ora Lisa se ne sia ricordata?" domandò pensieroso. "Avrei dovuto capirlo quando la portai in salvo sulla spiaggia e, ancora prima di aprire gli occhi, pronunciò insistentemente il suo nome..."

"Quindi tu sapevi da quale nave provenisse.....e nonostante questo l'hai portata alla locanda! Sei proprio un idiota, fratello. Ora , grazie alla tua stoltaggine, siamo costretti a fuggire. Per fortuna la tua amata sorellina, aveva previsto qualcosa del genere ed ha studiato un piano d'emergenza. Al rifugio ci aspetta una nave pronta al decollo. Ce ne andremo verso il pianeta Vhert . Se Harlock cercasse di inseguirci, ci nasconderemo nella fascia di asteroidi che lo circonda e aspetteremo che se ne vada. Poi scenderemo sul pianeta. Lì ho alcune conoscenze che ci daranno una mano!"
Grayce ed Eric si scambiarono un sorriso diabolico.

"Mi fai quasi paura, sorellina! Allora procediamo, fai saltare tutto!" ordinò Eric.

Un boato enorme scosse fortemente per molti chilomentri la zona circostante la locanda. Con un congegno a distanza, Grayce aveva fatto esplodere l'immobile e tutte le prove delle loro malefatte che in esso vi erano ancora contenute.


"ora il nostro amico Harlock si ritrova con una mummia tra le braccia e senza alcuna prova di quanto abbiamo combinato in questi anni. Noi invece abbiamo i nostri preziosi volumi e ce ne stiamo andando liberamente verso una nuova destinazione!" disse Eric con espressione di vittoria sul viso.


*****

"oh no.....ancora!!!! Capitano, cos'è successo questa volta alla nostra Kei?"

La cuoca Masu era accorsa nell'Hangar non appena le navette ebbero fatto rientro all'Arcadia.
Harlock aveva comunicato via radio al dottor Zero, che aveva già raggiunto la nave da qualche ora insieme al resto dell'equipaggio, di prepararsi per un'emergenza. Certo non si immaginava di trovare Kei in fin di vita anche se aveva intuito che non era Harlock ad avere problemi tra i due poiché era stato lui a comunicare con la nave e non Kei.


"Capitano, questa volta non la passerete liscia!! Se quella poverina non si riprenderà, farete i conti con me e con i miei amici!!"
La cuoca Masu si riferiva chiaramente ai coltelli che stava puntando minacciosamente all'addome di Harlock.
Il dottor Zero ebbe modo di constatare subito che la situazione era più grave di quanto avesse osato immaginare. Si asciugò il sudore della fronte con la manica del camice e subito dopo spinse la barella in tutta fretta verso il reparto medico.
"Rimanete tutti qui. Con me solo Mimeh e il capitano!" ordinò il dottor Zero con grande autorità.
Pochi minuti dopo aveva già sistemato Kei nella sala in cui erano dislocati sofisticati macchinari a cui soprintendeva direttamente il computer principale dell'Arcadia.
Il dottore armeggiò intorno a lei con fili, tubi e sensori vari. Si spostò verso un grande pannello di controllo e cominciò ad avviare alcune di quelle macchine tecnologicamente avanzate. Si sfregò il mento con una mano mentre osservava attentamente la miriade di dati che venivano indirizzati verso il monitor principale. Ogni tanto si lasciava andare a qualche espressione colorita e di riflesso si portava le mani alla testa, quasi a non saper da che parte prendere.
Dopo una buona mezzora spense il macchinario principale.
Nella sala calò il buio totale.
Solo una fioca luce azzurrognola rischiarava appena l'ambiente.
Harlock e Mimeh erano rimasti per tutto il tempo ad osservare il dottore in assoluto silenzio per non disturbarlo. Appena questi terminò e li raggiunse, videro che la sua espressione era addolorata e rassegnata.

"Mi dispiace.....non c'è niente che possiamo fare. Questa volta l'abbiamo persa davvero."  mormorò guardandoli negli occhi con tristezza.

Harlock alzò lo sguardo in direzione di Kei che sembrava riposare quietamente sul lettino della stanza.

"Harlock..."  mormorò Mimeh con la voce spezzata dall'emozione.

Lui girò le spalle ai suoi compagni ed uscì velocemente dalla sala, imboccando il corridoio che l'avrebbe portato dal suo fedele amico. Entrò nella sala del computer principale e vi si avvicinò in silenzio totale.

"Amico mio....so che tu puoi fare qualcosa...."

Una lacrima sfuggì dal suo occhio, scivolando lentamente sul viso fino a dissolversi sulle sue labbra.


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Capitolo 21
*** assalto ***


venti
L'allarme di pericolo risuonò in tutta la nave. Dal ponte principale  Yattaran ordinò a tutti gli uomini di tenersi pronti ai loro posti: massima emergenza. Tadashi era già pronto ai cannoni e Yattaran conduceva il timone. In pochi minuti giunse anche Harlock.

"Capitano, una navetta da trasporto si sta avvicinando all'Arcadia. Abbiamo chiesto loro di farsi riconoscere ma non abbiamo avuto risposta." comunicò Tadashi.

Harlock si andò a sedere sulla sua poltrona.
Incrociò le braccia al petto e chiese a Yattaran ulteriori dettagli sulla situazione.

"Non è una nave da combattimento, ma sta puntando dritta verso di noi a tutta velocità! se non modificheremo la rotta o non la modificheranno loro, entreremo in collisione tra meno di dieci minuti!" rispose il primo ufficiale con aria preoccupata. Aveva lasciato il modellino che stava costruendo sul pavimento, incustodito. Ora la sua preoccupazione era un'altra.

"Manteniamo inalterata la rotta. Almeno per qualche minuto ancora. Anche se ci venisse addosso l'Arcadia non subirebbe danni. " comandò Harlock.

La navetta continuò la sua folle corsa puntando dritta alla torre di comando dell'Arcadia. Pareva avere proprio l'intenzione di andare a schiatarvici sopra. Il portello inferiore della navetta si aprì leggermente, forse per la troppa velocità.

"Eccola!! la possiamo vedere a occhio nudo...punta dritta verso il ponte e sembra non aver alcuna intenzione di evitare lo scontro!!" gridò Tadashi in preda al panico.

Harlock scattò improvvisamente verso la ruota del timone e , dopo averla afferrata saldamente, la fece ruotare velocemente a tribordo.
La collisione venne evitata per un soffio. L'Arcadia, nonostante fosse più pesante e grande dell'altra navetta, era riuscita a muoversi appena in tempo e quanto bastasse ad evitare l'impatto. Bisognava riconoscere che Harlock nelle manovre manuali era davvero un maestro.

"E bravo capitano! L'hai evitata!!" ridacchiò Yattaran, ritornando a costruire il suo modellino.

Harlock però era rimasto serio, l'espressione attenta mentre guardava oltre le vetrate del ponte. Per quale motivo una navetta da carico voleva scontrarsi con loro? Non era equipaggiata con armi, che cosa voleva ottenere, se non la propria distruzione, schiantandosi contro una nave cento volte più grande? E se invece non fosse stato quello il vero motivo per cui aveva puntato dritto contro la torre di comando? Ad impatto evitato, la navetta si era dileguata mantenendo l'ipervelocità, facendo perdere tutte le tracce anche dai radar.

"Tadashi, ingrandisci l'immagine del ponte esterno inferiore....." mormorò, portandosi al centro della sala comandi.

"Guardate, c'è qualcosa.....sembra un.....un pacchetto???" esclamò con sorpresa il ragazzo, portando l'immagine sullo schermo principale.

Effettivamente l'aspetto dell'oggetto era simile ad un pacchetto e addirittura aveva un'etichetta su un lato.

"Ah!ah! consegna a domicilio!!! Vao io, vado io!!"

Yattaran si offrì di uscire a fare una passeggiata spaziale per recuperare l'oggetto con l'ausilio di un robot, nel caso ci fosse stata qualche bomba o dell'esplosivo all'interno del pacco. In pochi istanti furono all'esterno della nave. Il robot analizzò il contenuto attraverso sofisticati scanner trasmettendo il risultato ai computer del ponte.
Sembrava non esserci alcun pericolo. Harlock comunicò di procedere e in pochi minuti Yattaran lo recuperò , portandolo poco dopo in una camera blindatata.

Il capitano lo raggiunse, con Tadashi al seguito, e insieme all'ufficiale fece un primo esame superficiale della scatola.

"Sembra davvero un pacco postale!" commentò sornione Yattaran. "Capitano, che faccio? lo apro? "

Harlock annuì con il capo.
Yattaran quindi aprì il pacco con molta cautela ed attenzione.

"Tutto qui?" borbottò sconcertato. "Una provetta con del liquido ambrato??"

Tadashi ebbe un sussulto. "Capitano!! quello sembra l'antidoto all'omhyss!!! Me l'hanno mostrato le creature prima che scappassi attraverso i cunicoli di Akron!!"

"Cosa? sei sicuro di quello che dici?" chiese Harlock con stupore.

"Certo!! Era contenuto in una fialetta identica a questa!! e c'era anche la stessa etichetta blu con quello strano simbolo!!"
 
"Non capisco....sembra che quella navetta l'abbia fatta precipitare qui intenzionalmente.....ma per quale motivo...chi può essere stato??" si domandò ad alta voce Harlock, rimuginando sugli avvenimenti di pochi istanti prima.



Nella camera dell'infermeria il dottor Zero stava analizzando il liquido ambrato con i suoi strumenti, mentre un computer si stava occupando della traduzione di quanto scritto sull'etichetta blu della provetta. In breve ebbero la confema che sull'adesivo vi era proprio riportato che si trattava dell'antidoto per l'ohmyss.

"E' proprio il rimedio al siero anti-memoria......peccato che non potremo utilizzarlo, con Kei in quelle condizioni...."
borbottò il dottore grattandosi la testa. Sospirò con aria rassegnata e si avvicinò alla ragazza che era ancora sdraiata sul lettino, collegata al computer principale attraverso sensori e tubicini vari. Guardò, attraverso la vetrata, in corridoio dove Harlock e Tadashi lo stavano osservando a loro volta.

"forse quel dannato Eric ha avuto qualche ripensamento e ci ha fatto recapitare l'antidoto...." mormorò Tadashi.

"Non credo. Non dopo la pugnalata che Kei gli ha assestato. Ma non lo avrebbe fatto comunque, ha troppo da nascondere per permettere che lei ricordi cosa è successo alla locanda...." commentò Harlock.

L'allarme generale risuonò nuovamente per tutta la nave.

"Ooohh ma insomma!! oggi non posso proprio terminare la mia nave da guerra! Che succede ora?" si lamentò Yattaran abbandonando il modellino sul pavimento per dirigersi alla sua postazione radar.

"Flotta di navi da guerra dritta di fronte a noi! Ci raggiungeranno in meno di un'ora!" rispose uno degli uomini.

Harlock e Tadashi giunsero sul ponte immediatamente ed andarono ad occupare ciascuno la propria posizione.

"Sono navi di Akron?" chiese il capitano.

"No! non hanno simboli particolari sulla carena. Sono completamente nere. Passo l'immagine sullo schermo centrale."

Le astronavi non recavano alcun simbolo evidente ma erano equipaggiate di tutto punto con armi di ogni tipo. Erano dirette ad altissima velocità proprio verso l'Arcadia. Avevano rifiutato di comunicare con loro e procedevano imperterrite lungo la loro rotta. Sicuramente non avevano buone intenzioni.
Giunte a breve distanza, aprirono improvvisamente il fuoco, colpendo il bersaglio.

"Capitano!! ci attaccano! Rispondiamo al fuoco??" chiese agitato Tadashi.

"No. Quei colpi fanno il solletico all'Arcadia. Aspettiamo ancora." rispose Harlock, portandosi al timone della nave.

Una seconda raffica di colpi di  cannone arrivò subito dopo, facendo tremare tutta la nave.
Seguirono immediatamente altri spari di mitragliatrici laser ma tutte con scarso effetto sulla nave. Dopo circa una decina di minuti, queste si allontanarono sparendo immediatamente dagli strumenti di bordo.

"Qui sono tutti pazzi....ci attaccano e poi se ne vanno come se niente fosse.....consegnano pacchi al volo e spariscono.....mah!?" borbottò tra i denti Yattaran.

"Capitano, avremmo dovuto rispondere al fuoco! Avremmo potuto fare prigionieri i loro piloti e farci confessare il motivo del loro attacco!!" si lamentò Tadashi.

"Yattaran, fai una scansione completa dell'interno dell'Arcadia. " Ordinò Harlock, senza dar retta ai mugugni del ragazzo.

L'uomo eseguì immediatamente il comando, passando in rassegna sul monitor centrale , camera dopo camera, tutti i ponti della nave e le relative cabine.
Un'esclamazione di sorpresa e pauta sfuggì a Yattaran quando arrivò a controllare il corridoio attraverso il quale si giungeva all'infermeria.

"Capitano!! Clandestini a bordo!! Sono nel corridoio A/21 e stanno andando verso l'infermeria!!"

Harlock scattò immediatamente verso l'uscita del ponte di comando facendo cenno a Tadashi di seguirlo. Ordinò a Yattaran di mettersi in comunicazione con il dottor Zero e con Mimeh, affinché non si facessero cogliere di sorpresa.

"Chiudete tutte le paratìe dei corridoi non appena le avremo oltrapassate! Avvisate gli uomini del secondo ponte di tenersi pronti! Se necessario dovranno rispondere al fuoco!"  ordinò correndo verso la porta.

"Capitano, come avranno fatto a salire a bordo quegli uomini?" chiese Tadashi correndo a fianco di Harlock lungo il corridoio del ponte superiore.

"Probabilmente distraendoci con l'attacco di poco prima. Era un diversivo per attirare la nostra attenzione mentre loro entravano dall'hangar inferiore...in poche parole ci hanno fregati!" rispose Harlock senza fermarsi.

Arrivarono all'ascensore e scesero al piano sottostante. Le porte si aprirono silenziosamente, permettendo ai due di uscire e perlustrare i dintorni senza essere uditi.
Harlock toccò un braccio a Tadashi e gli fece cenno con la testa di guardare alla sua sinistra: un gruppo di dieci uomini, vestiti totalmente di nero e con un cappuccio sul viso, stava percorrendo il tratto di percorso che portava all'infermeria in cui riposava Kei. Ma la cosa preoccupante era che tutti e dieci erano armati fino ai denti.

"Li colpiamo da qui?" sussurrò Tadashi.

"No. Siamo in minoranza e siamo troppo lontani. Si metterebbero fuori bersaglio troppo in fretta......avviciniamoci ancora un po' e diamo tempo agli altri di raggiungerci." rispose a voce bassa Harlock, estraendo la cosmogun.

"Che cosa vorranno da noi....pensi che siano uomini di Eric e Grayce?" chiese il ragazzo, impugnando a sua volta la pistola laser.

"Saranno loro stessi a dircelo...dobbiamo catturarne uno vivo e obbligarlo a parlare....." rispose Harlock manenendo lo sguardo fisso sul gruppo di uomini.

Questi nel frattempo si erano ulteriormente avvicinati all'infermeria. Uno di loro si avvicinò alla finestra attraverso la quale si poteva guardare all'interno della stanza. Altri due si avvicinarono e parlarono tra loro, borbottando qualcosa e facendo dei cenni agli altri.

"E' qui! " disse quello che sembrava il loro capo. "Prendetela!"

Harlock e Tadashi si scambiarono uno sguardo d'intesa: quelli erano saliti a bordo con lo scopo di riprendersi Kei.

"Ora non abbiamo motivo di fare prigionieri. Sappiamo per quale motivo sono a bordo." sibilò Harlock tra i denti.

"Quindi...che facciamo?" chiese Tadashi ironicamente.

"Uccidiamoli tutti." fu la risposta decisa di Harlock.



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Capitolo 22
*** luce ***


ventuno
Uno degli infiltrati armeggiò per qualche istante nei pressi della porta principale dell'infermeria. Per accedervi era necessario conoscere il codice segreto impostato dal dottore. Non riuscendo a trovare la combinazione esatta, fecero saltare direttamente la centralina ma nonostante questo, la porta continuava a rimanere ben chiusa. Dalla vetrata non si passava in quanto costituita da vetro iper resistente e antisfondamento.

All'interno della stanza, ben nascosto dietro ad un bancone metallico, il dottor Zero si stava preparando ad accogliere i visitatori inaspettati, armi in pugno. Sul lato opposto anche Mimeh era pronta alla difesa. Dopo anni di ricerche e tutto quello che avevano dovuto affrontare per riprendersi Kei, non potevano di certo farsela portare via sotto il naso. Erano disposti al tutto per tutto. Il dottore cominciò a sudare freddo nel momento in cui udì il rumore prodotto dai tentativi di scasso nel corridoio adiacente. Pregò mentalmente i suoi antenati, affinché tutto andasse per il meglio e non ci fossero troppi feriti tra i membri dell'equipaggio.
Anche Mimeh era preoccupata e lo dimostrava il fatto che il suo corpo emanasse continuamente bagliori fluorescenti.
Ma il peggio doveva ancora venire perché qualcuno degli assaltatori avvisò le stesse navette che poco prima avevano attaccato l'Arcadia, affinché sferrassero un secondo attacco. In quel modo gran parte dell'equipaggio sarebbe stato occupato a far fuoco per difendersi dall'assalto e loro avrebbero potuto agire indisturbati.

In pochi istanti infatti l'allarme generale tornò ad invadere con prepotenza i corridoi della nave, segno che l'attacco esterno era stato sferrato.
A quel punto Harlock e Tadashi decisero di intervenire. Cominciarono ad aprire il fuoco per primi, cogliendo alla sprovvista quattro degli uomini incappucciati. Gli altri però risposero immediatamente, coprendo quello di loro che stava ancora armeggiando con la porta blindata.
Seguirono altre scariche a raffica mentre dai corridoi laterali stavano arrivando i rinforzi.
Pochi, perchè tutti erano impegnati nello scontro esterno alla nave. Yattaran infatti aveva preso il comando del ponte principale e stava dando istruzioni di combattimento agli uomini.

Tadashi stava facendo del suo meglio per controllare tre degli assaltatori e coprire Harlock che stava cercando, tra un colpo e l'altro, di raggiungere l'infermeria e bloccare il tentativo di intrusione. Era veramente difficile tenerli a bada perché sembravano essere davvero preparati e disposti a tutto.
Un colpo ferì Tadashi di striscio ad un braccio. Ma non si perse d'animo e continuò a sparare, incurante del dolore che gli stava provocando la ferita.
Harlock avanzava, guadagnando metri preziosi.
Fu sfiorato da un colpo di laser che gli tranciò di netto una ciocca di capelli all'altezza dell'occhio buono.
Si gettò a terra e sparò contro gli avversari uccidendone due in un solo botto. Grazie anche ai rinforzi, in pochi concitati istanti, riuscirono ad arginare l'invasione.
Harlock si rialzò e si avvicinò a quello che lo aveva mirato poco prima. Gli diede un colpo con il piede per assicurarsi che fosse stato eliminato e che non stesse fingendo. Poi chiese a Yattaran via radio notizie del combattimento esterno. Le astronavi erano andate distrutte per la maggior parte e quelle superstiti si stavano allontanado di gran lena.
Tirò un sospiro di sollievo e si avvicinò alla vetrata dell'infermeria. Vide spuntare da sotto il tavolo il dottor Zero con espressione ancora atterrita e gli sfuggì un sorriso. Gli fece cenno che tutto era a posto e che poteva stare tranquillo.
Il dottore si avvicinò alla porta e la sbloccò dall'interno, permettendo ad Harlock di entrare.

"tutto a posto?" chiese, guardandosi intorno.

"Si, si. Tutto a posto. Quella non si è nemmeno svegliata, con tutto questo frastuono!" disse ironicamente il dottore, indicando Kei. "..ehm...era solo una battuta per sdrammatizzare, capitano..." borbottò vedendo Harlock estremamente serio.

"Tadashi ha bisogno di essere medicato, è stato colpito ad un braccio. Volete occuparvene voi e Mimeh?" chiese, voltandosi verso il corridoio dove Tadashi si era accasciato, esausto per il combattimento e per lo sforzo fisico sostenuto.

"Certo, portiamolo nella camera accanto. " rispose Mimeh, prendendo il dottore per un braccio e trascinandolo all'esterno.  
"Mandate qualcuno a sistemare il disordine lì fuori...." disse poi rivolto ad uno dei suoi uomini che era rimasto accanto a Tadashi, riferendosi ai corpi inanimati dei nemici.

Rimasto solo, si avvicinò al lettino in cui era stata sistemata Kei.
Intorno a lei era tutto un groviglio di fili e tubi, collegati, attraverso un macchinario, al computer principale dell'Arcadia. Indossava una tunica candida che le aveva prestato Mimeh.
Lei stessa aveva provveduto a ripulirla dalla polvere e dai detriti rocciosi della caverna di Akron prima che il dottore la collegasse alle macchine. Il viso era sereno, tranquillo. Probabilmente nessun pensiero attraversava la sua mente e non si era resa conto di quanto fosse appena successo intorno a lei.
Harlock guardò il congegno elettronico che la stava mantenendo in vita e per un attimo fu tentato di disattivarlo.
Si domandò quali avrebbero potuto essere le volontà di Kei se mai un giorno si fosse trovata in quella situazione.
Si girò a guardarla ancora una volta.
Si sentì mortalmente in colpa per quanto le era accaduto e si tormentò l'anima chiedendosi se non avesse fatto tutto il possibile per salvarla quando precipitò in mare cinque anni prima.
Forse, se l'avesse seguita quando andò a recuperare le sfere di gravium e fossero tornati con la stessa navicella, non sarebbe stata abbattuta....o perlomeno sarebbero precipitati insieme e avrebbe avuto una chance in più di salvarla.

Ma ora, non era più il tempo dei ma e dei se. Era tempo di scelte.

La nave era avvolta da uno strano silenzio. Esternamente tutto era tranquillo. Rimanevano solo i corpi degli assalitori distesi lungo il corridoio a testimoniare lo scontro a fuoco.
Harlock dava loro le spalle e si stava accingendo a compiere un gesto che mai avrebbe pensato di essere costretto a fare.
Si piegò leggermente verso Kei e le accarezzò il viso, scostandole un ciuffo di capelli dalla fronte.
 
"So che comprenderai la mia decisione..." le sussurrò prima di posarle un leggero bacio sulle labbra.

Strinse una mano di Kei tra le sue mentre con l'altra sfiorò il pannello di controllo del macchinario. Sarebbe bastata una leggera pressione di quel pulsante blu che lampeggiava incessantemente.
Nemmeno Tochiro era riuscito a fare qualcosa.
Chiuse l'occhio e prese un profondo respiro. Ancora un attimo e tutto sarebbe finito.
Per sempre.
Avvertì un brivido ghiacciato percorrergli la schiena.
Era il freddo del metallo di una pistola laser puntata contro di lui alle spalle, all'altezza del cuore.

"Sei finito Harlock! Kei sarà nuovamente mia!"

La voce tagliente di Eric mormorò quella frase con inaudita rabbia. Lui era uno di quegli uomini incappucciati che erano saliti a bordo dell'Arcadia. Probabilmente era rimasto nascosto aspettando il momento opportuno, quando tutti avrebbero pensato che il pericolo fosse scampato, per uscire allo scoperto e sferrare il suo attacco.
Si sarebbe ripreso Kei e avrebbe ucciso Harlock in una volta sola. Nemmeno la pugnalata al fianco l'aveva fatto desistere. Si era subito messo in moto, aiutato da amici del pianeta Verth ed aveva organizzato quella spedizione.
Si udì' un rumore metallico e Harlock sentì la pistola premere ancora più forte contro la sua schiena.
Poi un bagliore accecante invase completamente l'infermeria, obbligandoli a chiudere gli occhi. Seguì un sibilo assordante che fece barcollare i due per alcuni istanti.

"Tu??" gridò terrorizzato Eric. D'impulso sparò un colpo con la pistola.

Harlock cadde a terra sanguinante.
Il fascio di luce avvolse Eric, scaricando su di esso tutta la sua energia, folgorandolo all'istante.
Si allontanò solo quando ogni singola cellula dell'uomo fu incenerita.

***

"....l'avete scampata bella capitano! Qualche centimetro più in là e sareste andato all'altro mondo!"  commentò il dottor Zero, medicandogli la ferita alla spalla.

"Sono ancora un po' confuso...non ricordo che cosa sia successo esattamente..." rispose Harlock portandosi una mano alla testa dolorante. "l'ultima immagine che ho è quella di una forte luce....e di un sibilo acuto...."

"Immagino...ora cercate di riposare, io ho da fare." disse il dottore in modo un po' sbrigativo. "Ah, dimenticavo: non dovete alzarvi dal letto e soprattutto non dovete andare in infermeria. Sono stato chiaro?"

Senza attendere alcuna risposta il dottore si allontanò dalla cabina del capitano saltellando allegramente.
Harlock restò un attimo a riflettere sulle parole del dottore. Decise che avrebbe fatto esattamente l'opposto di quanto gli era stato raccomandato.
Si alzò lentamente e guardò il riflesso della sua immagine nelle vetrate della cabina. Fece una smorfia e si passò una mano tra i capelli, nel tentativo di sistemare quella ciocca tranciata dal laser qualche ora prima.
Uscì dalla sua camera a passo spedito, dopo essersi assicurato che non ci fosse nessuno nei dintorni.
Giunto davanti all'infermeria, notò che la vetrata era stata rivestita dall'interno con del materiale plastico nero.
Compose la combinazione ed entrò silenziosamente. La stanza era immersa nell'oscurità, solo una fioca luce azzurrognola era stata lasciata accesa in un angolo. Fece una smorfia di disgusto sentendo l'odore di bruciato che aleggiava ancora nell'aria.
Tutto era rimasto inalterato come qualche ora prima.
Harlock si avvicinò nuovamente al lettino di Kei, prendendo una sedia per sistemarvisi accanto.

"Sono contento di non aver premuto quel pulsante....anche se non fosse arrivato Eric...non l'avrei fatto. Credo nelle capacità del mio amico Tochiro e sono certo che un giorno qualcosa accadrà..." disse ad alta voce, rivolto a Kei, quasi che lei potesse udirlo.

"Nel frattempo ci occuperemo di te. Io mi occuperò di te..." concluse, accarezzandole una mano.

"...grazie...."

Harlock strabuzzò gli occhi e rimase a bocca aperta, incapace di dire qualunque cosa. Si limitò ad avvicinarsi a Kei per vederla meglio ed accertarsi di non essersi sognato tutto.
Sentì il cuore perdere un battito nel momento stesso in cui lei aprì gli occhi e ricambiò la stretta alla mano.
Harlock restò in sua contemplazione per alcuni minuti, quasi fosse in trance.

"Capitano....sai che visto da vicino sei davvero bello??" disse Kei con un filo di voce, sorridendo.

"Non scherzare come l'altra volta....ti prego..." rispose Harlock sorridendo a sua volta.

"Però devi cambiare parrucchiere....quel ciuffo tagliato così... non ha senso..." rispose Kei, chiudendo gli occhi e lasciando scivolare le lacrime lungo il proprio viso.









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Capitolo 23
*** athanatos ***


ventidue
capolinea!! la storia è giunta all'ultimo capitolo. Ho aggiunto qua e là frasi un po' sdolcinate....forse tutto il capitolo è lievemente smielato...perdonate, ma ogni tanto ci vuole!! Jose, prepara gli antiemetici!!!



"...tu ci vedi?" chiese Harlock in preda allo stupore.


"...credo di si...e quello che sto vedendo ora è molto piacevole..." rispose sussurrando Kei, tenendo gli occhi fissi sul viso di Harlock.
Non si sentiva imbarazzata per la sua sfacciataggine. Aveva appena riacquistato la vista ed era passata attraverso la morte, quindi si era promessa di portare a conoscenza Harlock dei sentimenti che provava per lui.
Se lui non avesse ricambiato, pazienza. Ma almeno avrebbe saputo.

Harlock impallidì e sentì le gambe tremargli. La fronte si imperlò di sudore freddo e cominciò ad avere il fiato corto.
"....io stavo per...." mormorò, ripensando al momento in cui fu sul punto di premere il bottone che avrebbe interrotto il collegamento al macchinario che regolava le  funzioni vitali della ragazza.

"...lo so...e se lo avessi fatto, ti avrei capito. Ma qualcuno è intervenuto....non so come..." rispose Kei accarezzandogli una guancia.

"...già...e poi ha completato l'intervento incenerendo il tuo aguzzino...." constatò Harlock.

"no, quella ero io...." rispose Kei girando il viso verso il soffitto della stanza.

"Come?" chiese incredulo Harlock. Ricordava un forte bagliore ed un sibilo altrettanto potente ma non riuscì in quel momento a capire da dove provenisse.

"Credo di essermi risvegliata nel momento in cui tu sei entrato in questa stanza dopo il corpo a corpo là fuori. Non riuscivo però a comandare il mio corpo....potevo solo udire i movimenti. Ma nel momento stesso in cui Eric ti ha puntato la pistola contro...ho sentito una specie di impulso...qua, dietro la nuca..." Kei si indicò il punto preciso con la mano, scostando i capelli. Harlock ebbe modo di vedere la vistosa cicatrice lasciatale da Eric.

"Che cosa ti è successo? perché hai quella cicatrice alla nuca?" chiese, mentre sentiva la rabbia crescere dentro di sé.

"Credo che si tratti di uno degli esperimenti di Eric....che però si è rivoltato contro di lui. Quando ho avvertito che eri in pericolo...ho sentito come un'onda di energia partire proprio da quel punto ed impossessarsi di me...io stessa mi sono sentita come un'onda. Ho abbracciato Eric in una morsa elettrica mortale....e l'ho lasciato andare solo quando l'ho visto polverizzarsi davanti ai miei occhi. " rispose Kei, ricoprendo subito la ferita con i capelli. "Ti confesso che ho provato soddisfazione nel farlo....è stata una rivalsa per me, per Jano e per quelle povere creature che ha torturato e poi sterminato senza pietà...in nome di cosa? me lo chiedo ancora adesso..."

"Maledetto...spero che la sua anima, se mai ne avesse avuta una, bruci tra le fiamme dell'inferno, per l'eternità!" sibilò Harlock con espressione torva. Poi si ricordò improvvisamente dell'antidoto per l'omhyss. "Il dottore ti ha già iniettato la fiala di antidoto, per farti tornare i ricordi?"

"si...poco fa. Infatti comincio ad avere strane visioni....comincio a ricordare qualcosa....ma è ancora tutto molto confuso."
rispose Kei, passandosi una mano sulla fronte. "Ma come lo avete ottenuto?"

"Qualcuno l'ha fatto arrivare qui....forse è stata Grayce. Può darsi che abbia avuto dei rimorsi e abbia pensato di alleggerirsi la coscienza." rispose Harlock pensieroso.

"Già...è possibile. Harlock, nonostante il mio intervento, Eric è riuscito a colpirti....mi dispiace...." mormorò, sentendo le lacrime salirle nuovamente agli occhi.

"Forse, se non lo avesse fatto, non ti saresti ripresa....e una spalla dolorante è un prezzo fin troppo basso da pagare, pur di riaverti tra di noi." le rispose sorridendo lievemente.

Kei si girò nuovamente verso di lui ed impulsivamente si protese nella sua direzione, circondandogli il collo con un braccio, stringendolo a sé.

"Grazie per aver continuato a cercarmi...." gli sussurrò all'orecchio.
Harlock ricambiò l'abbraccio con altrettanta intensità.

"Qualcosa dentro di me mi diceva che dovevo farlo....ed aveva ragione...." mormorò a sua volta.
Le accarezzò i capelli e le depose un bacio lieve sul capo, cullandola tra le sue braccia.

"il dottore mi ha detto che quando il siero avrà fatto completamente effetto, la mia mente sarà come resettata...potrei dimenticare quanto successo negli ultimi giorni e tornare con la memoria agli avvenimenti di cinque anni fa...."
La voce di Kei era diventata improvvisamente seria e preoccupata. Si scostò di qualche centimetro dal petto di Harlock, tanto quanto bastasse a guardarlo dritto in viso.

 "E questo ti preoccupa?" le chiese Harlock accarezzandole il viso con un dito.

"Ecco...io non vorrei dimenticare una cosa....una cosa che è successa alla caverna prima di essere attaccati da Eric..."
Pronunciando quella frase sentì il viso andarle in fiamme. Alludeva chiaramente al bacio che si erano scambiati.
Harlock intuì a cosa si stesse riferendo e sorrise, mentre un bagliore malizioso gli attraversava lo sguardo.

"Faremo in modo che non accada. E se accadesse farò in modo di ricordartelo ogni giorno....così!"
Le prese il viso delicatamente tra le mani e le diede un bacio, dapprima leggero e via via sempre più passionale.



*****

"Ora che ci siamo liberati di Eric e di Kei, possiamo cominciare una nuova serie di esperimenti"  disse Grayce guardando l'uomo al suo fianco.

"Di Eric sicuramente....le mie fonti mi hanno comunicato che è perito durante lo scontro corpo a corpo con Harlock! Quanto a Kei, nello stato in cui si trova non potrà nuocere a nessuno." rispose l'uomo.

"Jano, dov'è finita la fialetta dell'antidoto di omhyss che era in questo laboratorio?" chiese la donna scrutando sui tavoli della stanza in cui si trovavano.

"Si è rotta accidentalmente. Tanto non sarebbe stata utile a nessuno. Ora se vuoi possiamo sperimentare il processo di
athanatos...." suggerì Jano con ghigno malefico sul viso.

"Certo tesoro. Sono pronta. quando vuoi puoi iniettarmi il siero dell'immortalità!!!" rispose Grayce sdraiandosi sensualmente sul lettino di acciaio del laboratorio.

Jano le si avvicinò e la baciò intensamente per alcuni secondi. Poi la preparò all'iniezione, legandola in modo ben saldo al lettino. Preparò la siringa di acciaio ed aspirò un liquido azzurrognolo fluorescente.
Grayce cominciò a perdere lentamente le forze. Il suo corpo però si stava ribellando a quel liquido, facendola sussultare convulsamente.

"Sto male....Jano aiutami!!" disse con tutto il fiato che le rimaneva, guardandolo con occhi imploranti.
L'uomo però non batté ciglio e continuò ad osservare la poveretta dibattersi sul suo letto di morte.
"l'antidoto.....sei stato tu a farlo sparire....l'hai fatto avere a quella biondina maledetta!! " sussurrò Grayce prima di spirare.

"Ops....con l'athanatos penso di aver sbagliato dose...ce n'erano trascritte due su quegli antichi volumi.....e questa probabilmente....era quella sbagliata!! Beh...cara, mi dispiace per te. La prossima, quella giusta, la inietterò alla donna che ho sempre amato....appena riuscirò a strapparla dalle grinfie di quel pirata!!!"

Una risata agghiacciante risuonò per tutta la stanza.............


ebbene sì.....è finita così. Spero di non aver lasciato a bocca asciutta nessuno. 
E per finire ringrazio di cuore Jose, January, Monsterella e tutti coloro che hanno letto silenziosamente. Grazie mille a tutte/i quante/i!

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