La guerra è guerra

di ambher
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** Soana ***
Capitolo 3: *** Il fammin ***
Capitolo 4: *** Yeshol ***
Capitolo 5: *** oarf ***



Capitolo 1
*** prologo ***


  Sorge il sole.
Il puzzo acre di sudore e di sangue misto agli odori del mattino,
è l’odore della guerra.
I cavalli scalpitano e sbuffano
Gli uomini fremono
I Fammin urlano e graffiano la terra
È il rumore della guerra
Un suono,un corno
spade che sbattono con forza sugli scudi,
urla disumane in risposta , ai piedi della rocca.
È l’urlo della guerra.
I due eserciti si muovono
I cavalli galoppano
I fammin corrono come bestie impazzite
Si avvicinano sempre di più
Sui volti degli uomini  un tempo spauriti
C’e solo la decisione,le mascelle contratte
I muscoli tesi,i nervi saldi.
Un rumore assordante,
lame contro lame,scudi contro asce
uomini contro fammin
La guerra per il mondo emerso è cominciata.
 
 

 

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Capitolo 2
*** Soana ***


Soana era nelle retrovie come tutti i maghi che erano nel campo. Da quando Nihal aveva attivato il talismano, i suoi poteri, come quelli di tutti i maghi, erano venuti meno. Ora era in quel tendone che i soldati chiamavano infermeria e, insieme ad altri maghi e sacerdoti, cercava di dare una mano tra la miriade di feriti che incessantemente arrivavano portati dagli scudieri.

 Appena lo vide si sentì mancare, le dissero che si chiamava Matt e lo sistemarono sul primo letto disponibile. Le sue condizioni erano disastrose, aveva un braccio spappolato e numerose ferite al torace ma quello che spaventò di più la maga fu la testa: un colpo lo aveva raggiunto al capo e l’elmo che lo proteggeva era rientrato penetrando a fondo nella carne. Per prima cosa cercò di togliergli l’elmo il più delicatamente possibile. Quando vide quel che c’era sotto l’elmo le salì un conato di vomito che represse coraggiosamente. In quello scempio c’era ben poco di umano: nella zona in cui l’elmo era rientrato la carne era una poltiglia sanguinolenta diventata un tutt’uno con l’occhio e i vari pezzi di metallo rimasti conficcati. Mai prima di allora si era sentita così impotente e mai prima di allora aveva rimpianto a tal punto i suoi poteri, non che con la magia avrebbe potuto fare molto di più, ma almeno avrebbe alleviato le sofferenze di quel ragazzo. Per prima cosa prese una garza e la bagnò in acqua cercando di ripulire il volto da tutto quel sangue.

”Perché? “ - si disse - “perchè tutta quella sofferenza? Perchè tutto quel dolore? Perchè quel ragazzo, Matt, doveva morire cosi?” Fu un sussurro. Era come se Matt avesse sentito i pensieri della maga e ora cercasse di risponderle attingendo a tutte le forze rimaste, per quelle ultime parole.

<< Shhhh non ti sforzare, ti prego >> - Lo supplicò Soana in preda alla disperazione. Ma il ragazzo continuò, Soana avvicinò l’orecchio per udire quelle ultime flebili parole.“Se devono essere le sue ultime parole non voglio che vadano perdute”- pensò-. << J-jona,El-eleus-i >>. Il soldato non faceva che ripetere quei due nomi come una cantilena, il volto contratto per la sofferenza sembrava in pace con se stesso e allora Soana capì. Quell’uomo stava morendo ma moriva felice con la certezza di aver combattuto per dare un futuro a quelle due persone, a Jona e Eleusi. Si chiese chi fossero -“forse la moglie e li figlio” -ipotizzò, certo non avrebbe potuto condividere con loro il nuovo futuro per cui aveva combattuto, ma era morto per dare loro una speranza.

E lei? Lei per chi stava combattendo? Con chi avrebbe diviso il nuovo mondo che stavano creando?Il suo Fen era morto in battaglia tempo addietro.

Decise di rimanere accanto a quel ragazzo, nei suoi ultimi istanti, stringendogli la mano. Sapeva che con quel gesto stava rinunciando a dare aiuto a molti altri che avevano bisogno ma non riusciva a staccarsi da quel letto, si diede mille volte dell’egoista ma non si mosse da lì mentre un senso di solitudine e sconforto la avvolgeva. La pelle del ragazzo si fece sempre più pallida, quasi grigia, il suo sguardo si fece sempre più vacuo e i suoi gemiti più sommessi, mentre il suo corpo era scosso dai brividi. Strinse più forte la mano - <<< i>non sono riuscita a salvarti, ma ti prometto che porterò a termine il tuo sogno. Sconfiggeremo il tiranno e creeremo un mondo nuovo, un mondo dove Eleusi e Jona possano vivere felici>>.  La presa sulla sua mano si strinse, il ragazzo si voltò e le sorrise, poi lasciò andare di botto la mano e chiuse gli occhi, certo che non era morto invano.

Soana restò lì a guardarlo sentendo gli occhi inumidirsi, la tenda si aprì ancora una volta  ed ebbe un tuffo al cuore. Disteso su una barella c’era Ido, privo di coscienza. Lo deposero nel letto di fianco a lei. Non voleva guardarlo. Immagini di morte, di feriti, di dolore e sofferenza si sovrapposero nella sua mente.
 <<Sta’ tranquilla è solo svenuto>> - le sussurrò uno dei maghi notando il suo sguardo spaesato.Con un misto di sollievo e paura lo osservò, la barba incrostata di sangue, la cicatrice sull’occhio che aveva perso in una delle sue tante battaglie, e capì che non sarebbe stata sola, che avrebbe avuto qualcuno con cui condividere quel nuovo mondo le cui basi erano i cadaveri di migliaia di giovani come quello nel letto accanto. Guardò Matt, pensò a Jona ed Eleusi che aspettavano invano il suo ritorno, poi tornò a guardare Ido. Le lacrime sgorgarono prepotenti e lei non fece nulla per ricacciarle indietro, abbracciò il corpo svenuto di Ido e si lasciò andare a un pianto liberatorio, non di sofferenza, ma piuttosto di consapevolezza che non sarebbe più stata sola negli anni a venire. 

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Capitolo 3
*** Il fammin ***


Anekhter urlava e scalpitava come una bestia, la voce del mago gli risuonava nel cervello, impedendogli di pensare -“sei una bestia, nient’altro che una macchina per uccidere”-. <<Si! sono una macchina>> ripetè con ferocia e convinzione“non sai cos’è il dolore, non temi la morte, il tuo unico compito è distruggere ogni cosa”.

La sete di morte e distruzione iniziò a farsi sentire prepotente in lui, ma con un immenso sforzo Anekhter riuscì a controllare quella voglia. << Non è ancora ora >> si disse in un sussurro che somigliava più a un ringhio- “FAMMIN, VOI SAPETE PER CHI COMBATTETE, PERCIO' ORA ANDATE E UCCIDETELI TUTTI, NON ABBIATE PIETA' IN NOME DEL VOSTRO SIGNORE E PADRONE ASTER” - . Le urla agghiaccianti dei Fammin si diffusero seminando terrore. La formula proibita, che includeva tutti i loro nomi compreso il suo, fu pronunciata e ciò che vide fu solo sangue.

Si gettò nella mischia ruggendo e graffiando. Strinse la sua ascia con decisione e attaccò con una ferocia inaudita, falciando uomini su uomini. Li voleva tutti morti. Il desiderio di sangue era totalmente padrone della sua mente. Furono ore di orrore. Squarciò e massacrò centinaia di uomini ebbro di tutto quel dolore e di tutte quelle urla.

All’inizio fu solo una sensazione, la voglia di sangue stava scomparendo a poco a poco, sentiva la testa più libera come se non fosse più gravata da quel grosso macigno che gli attanagliava la mente. Continuò a lottare ma non lo faceva con la stessa ferocia cieca di un volta. Si ricordò le parole di un Fammin, Vrasta, quando gli aveva spiegato cosa era un Errato e si chiese se non stava diventando uno di loro. Vrasta non era un suo amico, tra i Fammin non c’era spazio per queste cose, ma per la prima volta si chiese che fine aveva fatto e non poté fare a meno di provare per lui un sentimento quasi fraterno.

Si guardò attorno e vide orde di uomini lanciarsi all’attacco e decine di Fammin correre in tutte le direzioni spauriti e perduti senza nessuno che dava loro degli ordini. Si! perché per un Fammin gli ordini erano tutto, i Fammin vivevano per gli ordini e per un Fammin esistevano solo gli ordini. Le voci dei maghi che li comandavano erano sparite come se improvvisamente ogni mago avesse perso il controllo su di essi. Continuava a combattere ma sempre con meno foga. Colpì un ragazzo uccidendolo e, per la prima volta, si sentì sporco dentro chiedendosi cosa fosse quella sensazione mai provata prima. Voleva scappare, allontanarsi da quel luogo di morte e distruzione, continuava a uccidere ma si rendeva conto di non volere più farlo. Inorridiva ad ogni colpo, per caso il suo sguardo incontrò una pozza d’acqua e vide riflessa una creatura mostruosa, sporca di sangue non suo, i peli irti e una chiostra di denti affilatissimi che ghignava maligna.

Abbandonò l’ascia e si guardò attorno disperato. Fu in quell’attimo di disperazione che non vide il soldato che gli si avvicinava finchè una lama non gli trapassò da parte a parte il petto. Capì che era finita prima ancora di sentire il dolore. Cadde a terra in una pozza di sangue nero e vischioso. Aveva dolore in tutto il corpo ma non gli importava, si sentiva per la prima volta in pace con se stesso, per la prima volta si sentì un umano pieno di sentimenti. Con un ultimo sforzo sorrise, poi le forze lo abbandonarono e il buio calò sulla sua vita.

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Capitolo 4
*** Yeshol ***


 Yeshol era ai piedi della rocca,per tutto quel tempo aveva impartito ordini ai fammin insieme a tutti gli altri maghi ma, ora per un’inspiegabile ragione non riusciva più a comunicare con le truppe e, quelle formule magiche che con amore e dedizione aveva studiato accanto ad aster per tutta la vita, suonavano come inutili cantilene prive di significato.

 Si guardava intorno,orde di uomini stavano letteralmente trucidando i fammin ora che erano allo sbaraglio. Era come se volessero vendicarsi di tutti gli anni di angherie che avevano subito . Guardo gli sguardi di quegli uomini impazziti e li vide pieni di una follia crudele.Era il caos!

Yeshol guardava quello spettacolo con disgusto. Penso  ad Aster e al suo progetto sul mondo emerso… non gli era mai sembrato piu giusto! Quegli uomini,quei “perdenti” come gli piaceva chiamarli, non meritavano di vivere. Vide la mezzelfo ,di cui aveva tanto discusso nelle lunghe serate passate con il suo signore, avvicinarsi puntando dritto alla rocca. Vide la decisione sul suo volto,vide la rabbia nel brandire la spada e capi che stava venendo per regolare i suoi conti con Aster. Entro nella rocca di corsa, - “devo avvertirlo!deve sapere che è in pericolo” –

Era quello il suo unico pensiero. Superò corridoi su corridoi saloni su saloni.La fortezza non gli era mai sembrata tanto grande ora che voleva a tutti i costi fare in fretta. Sapeva che era perfettamente inutile,il suo signore era sicuramente a conoscenza di ciò che stava per accadere ma,desiderava essere lui a dirglielo,in qualche modo gli e lo doveva.

 Apri la grande porta delle sala dove si trovava il trono di Aster ed entrò di volata. <<  Mio signore  >> si inchino prontamente al suo cospetto e rimase a contemplare per qualche istante quel suo volto da bambino tremendamente perfetto ma triste come nessun volto ,nemmeno quello di un adulto, poteva mai apparire. <<  Mio , la mezzelfo sta arrivando!vuole ucciderla!dobbiamo andare,fuggire!  >> . La sua non era una semplice richiesta di un suddito verso il suo padrone in pericolo,la sua era una supplica che lo implorava di mettersi in salvo. Si!perche senza aster Yeshol non era nulla. Quell’uomo lo aveva cresciuto,lo aveva istruito,aveva fatto di lui ciò che era ora. << mio caro Yeshol  >> il volto serafico del bambino non si scompose <<  perché sei venuto qui a dirmi queste cose?sai bene che non  devo e non voglio fuggire davanti alla sheireen e se questo comporterà morire lo accetterò  >>

Nella voce di Aster non c’era tristezza,ne rassegnazione,c’era solo stanchezza!Una stanchezza tremenda dovuta a un peso forse troppo grande anche per lui. << mio signore la prego  >> continuo l’uomo  << no Yeshol  >> si limitò a dire il bambino guardandolo negli occhi. Una tristezza profonda pervase l’animo di Yeshol non appena quello sguardo si era posato si di lui e si senti più vicino di chiunque altro a quella figura fragile e maestosa. <<  mi devi promettere che non morirai  >>  si stupì di queste parole. Aveva sempre adorato Aster ma non aveva mai osato rivolgersi a lui in quel modo. Ora ,invece per la prima volta vide oltre quell’aura di timore e reverenza con cui lo aveva sempre guardato,si sentiva uguale e distante a lui nella sua sofferenza. Il bambino lo guardo e gli sorrise con con uno sguardo velato dalla tristezza << te lo prometto yeshol,e ora vai esci dalla rocca e non guardarti indietro  >>  
.
Yeshol annuì e si allontanò senza guardarsi indietro,come gli aveva ordinato il suo signore. Eppure non poteva andarsene,non poteva lasciarlo solo in quel momento! Sentiva che il suo posto era dentro quella rocca.Si nascose dietro una colonna e fu così che vide tutto! Vide la mezzelfo entrare, trascinandosi dietro la sua famosa spada di cristallo nero.

 La vide avvicinarsi all’uomo che, per cosi lungo tempo, aveva seguito e ammirato! iniziarono a parlare. Aster gli parlò in un tono che non aveva mai usato con nessuno,raccontandogli cose che aveva celato per tutti quegli anni a tutti.. anche a lui. Per la prima volta provò cos’era la gelosia. Per tutti  quegli anni lo aveva seguito,adorato,aiutato,amato e ora lui si apriva con quella ragazza che non  voleva altro che ucciderlo.Non fece nemmeno in tempo a pensare a ciò che,quasi al rallentatore, lo vide avvicinarsi e lei,vide la ragazza stringere le dita sull’elsa e affondarla con rabbia  nel corpo del suo signore.

Gli scappo un urlo strozzato,non ci poteva credere! L’uomo che lo aveva cresciuto,gli aveva dato la vita ed un futuro  era ormai cenere per terra. Scappò di corsa,non poteva stare un singolo attimo in più in quella stanza dove improvvisamente la sua vita era finita. Uscì di corsa dalla rocca,il sole era ormai tramontato e si accascio lì,vicino al luogo che era stato la sua dimora abbandonandosi a un pianto disperato.
 

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Capitolo 5
*** oarf ***


<> queste erano state le parole con cui lo aveva lasciato Nihal ed era quello che stava facendo.  Si batteva con ferocia graffiando e incenerendo le orde di fammin che si gettavano su di lui. Guardò fuori dalla finestra,il sole era quasi tramontato e di Nihal ancora nessuna traccia. “avanti Nihal sbrigati” pensò con impazienza mentre schiacciava tra le sue fauci uno dei tanti mostri che lo attaccavano.

Un dolore lancinante gli trafisse la coscia. Oarf ruggì e in preda al dolore sputò una fiammata che travolse il fammin davanti a lui. Si girò a guardare la sua gamba,aveva una lancia conficcata e il sangue scendeva copiosamente disegnando dei lunghi arabeschi rossi sul cristallo nero della rocca. Colpì un fammin con una zampata cercando di non poggiare troppo il peso sulla gamba ferita che intanto bruciava impedendogli di mantenersi lucido.

Senti qualcosa arpionargli la pelle coriacea e una corda scorrere sulla sua corazza. Stavano cercando di immobilizzarlo! Con forza si scrollò di dosso l’arpione ma subito altri erano già pronti a partire. “no!non posso farcela,sono troppi! “ penso con disperazione mentre sempre più corde cercavano di tenerlo fermo. Sentiva le membra stanche e pesanti e la ferita gli doleva più che mai. “è finita,mi dispiace nihal…non c’e l’ho fatta”  ruggì per la disperazione,ormai si sentiva del tutto impotente.

Fu quando vide alcuni fammin dirigersi verso la sala dove si trovava Nihal che qualcosa in lui scattò. “no!non vi permetterò di portarmi via anche lei mostri!con Dhuval ci siete riusciti ma Nihal no!” sputo una fiammata verso i fammin poi con uno sforzo immenso si scrollo di dosso  gli arpioni,spezzò le corde . Riprese a combattere con molta più ferocia,spinto da una forza nuova ignorando la gamba ferita. Graffiava,ruggiva,scalciava e bruciava. Era un’immensa e terribile macchina per uccidere. I muscoli scattanti guizzavano dando forza ai suoi colpi. Schiacciò un fammin con una zampa,ne incenerì un altro. Poi senza pensarci due volte si mise davanti all’entrata frapponendosi tra Nihal e quell’orda di bestie impazzite. “non vi permetterò mai di arrivare a lei! “  continuò a battersi finché non rimase solo lui

. Guardò fuori,il sole era tramontato ormai e nel cielo si riflettevano gli ultimi bagliori arancioni di quel tramonto che aveva segnato la storia del mondo emerso ma Nihal non era ancora tornata. Ebbe un brutto presentimento. Con una zampata abbatte l’ingresso e si fece largo in un corridoio molto stretto per lui. Avanzò a fatica finche finalmente non si ritrovo in una sala immensa. Al centro torreggiava un trono enorme. Si avvicino e vide ai piedi del trono un mucchio di ceneri. “ecco quel che rimane dell’uomo che ha sterminato 2 razze,che ha quasi distrutto il nostro mondo…un mucchio di ceneri” Cercò Nihal con lo sguardo,voleva congratularsi con lei,aveva salvato il mondo,aveva vinto le sue paure e aveva sconfitto il suo incubo ma niente…Nihal era come sparita nel nulla.

Ebbe un brutto presentimento che fu confermato nel momento in cui vide la sua spada a terra accanto a una colonna. Quella spada era stata la compagna di Nihal in tutte le sue avventure…che ci faceva la senza di lei?Cercò il medaglione. Dopo aver sconfitto il tiranno avrebbe dovuto spezzarlo con la spada altrimenti la sua linfa vitale sarebbe stata risucchiata da quel antico manufatto. Il medaglione non c’era,sembrava sparito insieme a Nihal.Poi finalmente comprese. Per tutta la battaglia Nihal non aveva fatto altro che pensare a Sennar.Lo aveva sentito,lo aveva letto nei suoi pensieri. Come aveva potuto essere tanto cieco? A Nihal non interessava più uccidere il Tiranno,lei voleva solo salvare Sennar e nel fare ciò aveva dimenticato una cosa fondamentale : la sua spada,l’unico oggetto in grado di distruggere il manufatto elfico. “Nihal che hai fatto” si disse con disperazione. Aveva fallito,non era riuscito a proteggere il suo cavaliere. Un masso cadde seguito da molti altri. La rocca stava crollando! Doveva scappare .Stava per spiccare il volo quando guardò la spada,no non avrebbe permesso che quella spada,la compagna del suo cavaliere,della sua unica amica,la spada che la sua Nihal aveva impugnato in quella lunga battaglia andasse perduta sotto le macerie della Rocca. Afferrò la spada con i suoi artigli e ruggì poi spicco il volo ed uscì all’aria aperta mescolandosi nel buio della notte. “Nihal  non ti dimenticherò mai e non permetterò mai a nessuno di farlo te lo prometto”.

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