Ero tra le tue braccia, ero a casa...

di Faith93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima notte ***
Capitolo 2: *** Seconda notte ***
Capitolo 3: *** Terza notte ***
Capitolo 4: *** Quarta notte ***
Capitolo 5: *** Quarta notte/ seconda parte ***
Capitolo 6: *** Quinta notte ***
Capitolo 7: *** Sesta notte ***
Capitolo 8: *** Settima notte ***



Capitolo 1
*** Prima notte ***


Era notte fonda.
Il caldo opprimente appesantiva l'aria carica d'umidità. La stanza in cui mi trovavo era molto grande e riccamente arredata, le pareti erano ricoperte da quadri e arazzi e il soffitto affrescato. Il pavimento di parquet era ricoperto da preziosi tappeti e uno specchio ovale appeso ad un lato dell'ambiente rispecchiava una porta finestra che si affacciava sul giardino esterno. Il silenzio era assoluto se non per il frinire dei grilli e lo scrosciare dell'acqua di una fontana del parco che circondava la villa. Nella camera aleggiava un leggero profumo di incenso mischiato all'essenza di rosa. Nel centro di essa c'era un letto matrimoniale a baldacchino. Era spaziosissimo, pieno di cuscini di tutte le grandezze e le forme. Rimasi affascinata dalla bellezza e dallo sfarzo della stanza. Quando mi sedetti ad un lato del letto sprofondai nel materasso soffice e terribilmente comodo.
< Non farò fatica a prender sonno...> pensai esausta dalla lunga giornata appena trascorsa.
Quando Hanna aveva saputo dallo zio Cross che casualmente io Allen saremmo passati da Madrid per una missione dell'ordine era impazzita dalla gioia. Lei, una delle tante amanti di Cross Marian, era per me e Allen come una mamma. E noi non la vedevamo da ormai un anno e mezzo, da quando Allen era diventato esorcista e io ero rimasta sola. All'inizio eravamo contenti di rivederla, ed avevamo accettato volentieri il suo invito ad andare a trovarla nella sua nuova abitazione. Poi però era iniziato l'incubo. Ci aveva accolti in grande stile nella sua nuova villa organizzando un ricevimento di benvenuto. Quando questo si era concluso ci aveva mostrato la nostra stanza dicendoci che aveva organizzato tutto come ai tempi della nostra infanzia. In passato durante i viaggi con lo zio Cross avevamo dormito in locande e ostelli poco confortevoli. Spesso ci era anche capitato di dormire insieme nello stesso letto, ma ai tempi il nostro rapporto era molto diverso da quello odierno. Quella sera la donna aprendo una porta ci aveva guidati fino alla camera dove avremmo dormito insieme. Io non avevo trovato il coraggio per rivelargli la nostra relazione e Allen non aveva detto niente, anzi, era sembrato molto tranquillo. Così ora mi ritrovavo ad aspettarlo mentre lui era in bagno a prepararsi per la notte.
Decisi di approfittare dell'attesa per cambiarmi. Lenalee aveva fatto la mia valigia prima che partissi, quindi non mi sorpresi quando trovai al posto del mio pigiama con gli orsetti, una vestaglia di seta nera, decorata da pizzo bianco.
Quando mi resi conto della situazione ancora più imbarazzante che la vestaglia creava mi sentii sprofondare. Già dovevamo dormire nello stesso letto...
< Ci mancava solo la vestaglia di Lenalee..> pensai con stizza. Comunque mi feci forza e dopo essermi cambiata osservai la mia figura allo specchio. Troppo corta e aderente per i miei gusti, ma tutto sommato niente male. Rassegnata all'idea di dormire conciata in quel modo, mi sedetti sul letto e iniziai a districare con un pettine i miei ricci indomabili. Finito di pettinarmi misi a posto il pettine e mi sdraiai supina sul giaciglio. Osservai per un tempo interminabile gli angioletti, le farfalle e le nuvole dipinte sul soffitto. Aspettavo il suo ritorno e ogni minuto che passava il mio cuore batteva sempre più veloce. Decisi di spegnere la luce, poi finalmente sentii il rumore della porta che si apriva e mi alzai a sedere di scatto. Lui entrò in quel momento: indossava dei pantaloni di tuta, ma sopra niente, era a petto nudo. Rimasi senza fiato alla vista delle sue spalle larghe, del suo ventre piatto e dei suoi muscoli sodi e asciutti. Anche il suo braccio sinistro che mi aveva sempre fatto un po' senso era in qualche modo affascinante.
Era bello e micidiale, come una macchina da guerra. Non di certo come un akuma, mi ricordava più un noah.
Sentii una morsa al petto, non ero sicura se quello che avevo davanti era davvero Allen, oppure uno sconosciuto che lentamente iniziava a prendere il suo posto. Odiavo il quattordicesimo quasi quanto il Conte del Millennio, ma per motivi molto differenti. Il primo stava allontanando il mio amore, il secondo stava rovinando le nostre vite. Ed erano entrambi fatti per me inaccettabili. Allen si avvicinò piano al letto senza dire niente, lo sguardo magnetico che mi incantava. Non accese la luce, invece dopo aver appoggiato a terra la sacca che aveva portato con sé in bagno, si sedette accanto a me. La paura e l'agitazione per quello che mi aspettava erano scomparse quando l'avevo visto entrare dalla porta. Ora lo contemplavo con tanta ammirazione, ma anche un po' di dubbio. Ero attratta da lui o dal quattordicesimo?
< Scusa se non ho il pezzo sopra della tuta, ma non mi aspettavo di finire in una situazione del genere.> Sentii le guance avvampare.
< Non preoccuparti> gli risposi contenendo l'imbarazzo.
< Comunque bel completo... non sapevo che fossi un tipo da vestaglia provocante> mi sentii morire dalla vergogna e lui appena se ne accorse scoppiò a ridere.
Il silenzio ricadde un momento sulla stanza, poi di scatto fu su di me, il peso del suo corpo che mi schiacciava contro il letto. Lo guardai negli occhi di madreperla,ero sorpresa, ma notai che lo era anche lui. Forse non si aspettava un gesto così avventato e nuovo, ma era stato naturale come ora era per me accarezzargli la guancia, il collo, le spalle. L'espressione dei suoi occhi tramutò in un miscuglio di desiderio e di divertimento. Aveva quasi un'aria da folle e questo lo rendeva ancora più bello ai miei occhi. Non ci fu neanche bisogno di parlare, i nostri corpi lo facevano per noi. La voglia di lui era quasi insopportabile ed era evidente che anche il ragazzo iniziava ad essere impaziente. Iniziò a baciarmi, prima dolcemente, poi sempre più intensamente fino a diventare quasi aggressivo. Rispondevo ai suoi movimenti come in una danza di coppia. L'apprensione del momento lentamente si fondeva con una pace infinita: stavo raggiungendo l'unione con la persona che amavo e il cuore gioiva insieme al corpo e all'anima. Poi mi sfilò con qualche difficoltà la vestaglia e rimasi nuda senza più difese. Si fermò qualche secondo a contemplarmi. Una leggera brezza tiepida entrò dalla finestra facendomi rabbrividire.
< Mi stai mangiando con gli occhi> gli dissi ridendo.
< Non credevo che la bellezza potesse incarnarsi in questo modo.> mi sussurrò dolcemente all'orecchio.
Poi me lo solleticò leggermente con la lingua. Rimasi folgorata da una scarica di piacere mentre iniziava a baciarmi in mezzo al seno sul ventre e sempre più giù. Iniziai a perdere la coscienza di me stessa, consapevole di essere domata da un demone bianco. Fino a quando non fummo entrambi consapevoli di essere pronti. Per la prima volta vidi il mio compagno in tutta la sua bellezza: i capelli bianchi resi argentati dal riverbero lunare, gli occhi di perla, il viso angelico e il corpo scultoreo lo rendevano magnifico. Ricordava un protagonista di una storia mitologica, sembrava figlio di un dio. E poi finalmente per la prima volta mi sentii completa e veramente felice. Io ero completamente sua, come lui era completamente mio. Eravamo un unico essere sospeso nel tempo. Lui era il mio orizzonte, io il suo respiro vitale. Dopo di che, come tutto era iniziato, tutto finì. Allen si accasciò privo di forze metà sul letto e metà su di me. Non mi importò molto, anche io ero sfinita. Rimanemmo in silenzio ad ascoltare i nostri respiri sempre più regolari, poi dopo qualche minuto ci addormentammo entrambi.
Ero tra le sue braccia, ero a casa...

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Capitolo 2
*** Seconda notte ***


Quando mi svegliai non mi resi subito conto che Allen non era più steso accanto a me. Mi guardai intorno per capire dove era e lo vidi in piedi, fuori sulla terrazza che dava sul parco; il sole era già alto nel cielo, probabilmente avevo dormito molto. Accanto alla testa del ragazzo svolazzava Timcampy. La luce solare creava riflessi intensi sulla pelle dorata del golem. Allen era inquieto, si capiva dalla postura tirata delle spalle. Non aveva ancora indossato la divisa dell’Ordine, così non lo feci neanche io. Mi alzai dal letto, infilai la mia veste da camera e lo raggiunsi in balcone. I miei sospetti furono subito confermati dal suo comportamento infatti non si accorse del mio arrivo: c’era qualcosa che non andava. Lo osservai in silenzio mentre tentava di contattare la Home attraverso Tim. < Cosa stai facendo?> Lui sobbalzò per la sorpresa come un bambino scoperto mentre rubava delle caramelle, poi si girò a guardarmi negli occhi. < Cerco di mettermi in contatto con Komui> rispose imbarazzato. Io mi insospettii, non era da lui chiamare l’Ordine mentre eravamo in missione. < Perché cerchi di contattare il supervisore komui?> Intanto Tim cercava di creare un collegamento con l’Home, ma senza successo. < A causa di quello che è successo questa notte…> Rimasi qualche istante troppo sconvolta per reagire, mi limitai a fissarlo con occhi spalancati. < Tu devi tornare alla Home per farti visitare> Non credevo alle mie orecchie. < Scusa ma credo di non aver capito bene… mi stai dicendo che devo tornare alla Home perché ho fatto sesso con te?!> Ero scioccata, si stava comportando in un modo incomprensibile. Allen scoppiò a ridere e io dall’incredulità passai alla rabbia. Attivai la mia Innocence per bloccargli i movimenti e lui tornò serio. Presi Tim tra le mani e con apparente calma gli chiesi di interrompere il collegamento appena stabilito. Intanto il giovane tentava di ribellarsi al mio potere senza successo. < Ora voglio una spiegazione logica per questa tua pazzia mattutina> < Lasciami andare!> < Non prima della tua spiegazione… e poi sai che non sopporto chi fa di testa sua senza interpellarmi. Soprattutto quando sono coinvolta anche io> Ero furiosa, mi ribolliva il sangue nelle vene. < Meg non hai capito! Lascia che ti spieghi. Questa notte è successa una cosa molto strana, anormale> Divenne tutto rosso in viso e anche io sentii le gote arroventarsi per l’imbarazzo. < Forse tu non lo hai notato ma mentre ero dentro di te il Cuore ha reagito in modo inconsueto emanando una luce intensa. Io improvvisamente mi sono sentito debolissimo, come se mi avesse prosciugato tutte le energie>. Mi feci prendere per un secondo dal panico, non mi ero aspettata una risposta simile. Lui se ne accorse e fece per abbracciarmi, ma bloccato dalla mia energia non ci riuscì. Io ripresi subito il controllo e gli risposi con calma. < Io non ho notato nulla. E comunque magari è normale, in fondo era la prima volta, come possiamo saperlo? Nessun altro è mai stato nella mia situazione> Lo guidai in camera e ci sedemmo sul letto, uno davanti all’altra e finalmente lo lasciai andare. Lui mi fissò ardentemente. < Scusa, dovevo saperlo che avresti reagito in questo modo. Mi arrendo, prima di prendere decisioni affrettate parliamo. Come ti senti?> Ci pensai un attimo, non avevo niente che non andava. < Io sto bene. Non credo ci sia bisogno di tornare indietro> gli sorrisi dandogli una carezza su una guancia. Lui mi prese la mano tra le sue. < Ne sei sicura? Lo sai che dobbiamo tenere sotto controllo il Cuore e questa può definirsi un’anomalia. Forse devi farti vedere da Hebraska>. Gli sorrisi dolcemente: era così tenero che si preoccupasse per me. < Io ho un appuntamento con il Conte del Millennio ricordi? Non posso perdere un’ occasione simile! Come guardiana del Cuore ho il compito di portare a termine questa missione, anche a rischio della vita>. Mi resi conto di quello che stavo dicendo e provai un po’ di smarrimento. < E poi ho te al mio fianco.. vero?> < Certamente> mi rispose stringendomi forte la mano. < Allora è deciso, prepariamoci> detto questo sospirò rassegnato. PS: per favore commentate!!! X3

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Capitolo 3
*** Terza notte ***


Erano le dieci quando salutammo Hanna e lasciammo la villa. Il viaggio verso la stazione fu tranquillo e senza incidenti. Prima di partire avevamo deciso di non usare l’Arca di Allen per non attirare l’attenzione del Conte del Millennio.
Così prendemmo il treno che si dirigeva a sud, verso Granada. Il nostro scompartimento privato era molto accogliente e il tragitto fu molto rilassante e quasi monotono.
Era già buoi quando raggiungemmo il punto stabilito per l’incontro: un piccolo parco isolato ai margini della città. Un silenzio irreale interrotto solo dai nostri passi sovrastava l’ambiente. Dopo qualche minuto di estenuante attesa un rumore secco attirò la nostra attenzione. Un brivido mi percorse la schiena senza lasciare scampo ad equivoci, erano arrivati.
< Allora siete venuti veramente!> Alzammo lo sguardo nelle direzione della voce appena udita: sopra di noi, seduta a gambe incrociate in cima ad un lampione c’era Rohad.
< Il Conte sarà contento che avete accettato il suo invito!> Allen evocò la sua Innocence ma io aspettai.
< Dove si trova il Conte?> le chiesi.
< Se fissa un appuntamento poi deve rispettarlo. Non è educato far aspettare le persone..> dovevo simulare sfrontatezza, era una questione d’onore. In realtà ero molto spaventata e preoccupata, ma non dovevano leggere quello che provavo.
< Oh dovrebbe essere qui a momenti> rispose una voce maschile alle nostre spalle. Mi girai di scatto e rimasi paralizzata per un attimo: Tyki era a qualche centimetro dal mio viso.
< Sei bellissima come al solito> sussurrò al mio orecchio. Non feci in tempo a reagire che Allen scattò e mirò con la sua spada un fendente contro il noah e Tiky lo scansò con facilità. Stava per contrattaccare che una voce familiare interruppe lo scontro.
< Basta così Tiky. Stai infastidendo i miei invitati> Il Conte finalmente era arrivato, il mostro che odiavo di più. Il responsabile di tutte le morti provocate dalla guerra tra akuma ed esorcisti. La fonte del mio dolore. Lo fissai qualche istanti e sentii il Cuore palpitare.
< ti vedo ingrassato> gli dissi sorridendo. Lui ricambiò con un ghigno falso, perfido.
< Anche io ti trovo in forma custode del Cuore>
< Allora hai qualcosa da dirmi prima che ti faccia fuori?> cercavo di mantenere un tono di voce gentile. Allen mi guardò per un istante, poi riprese a fissare il Conte con odio. . Allen si mise in posizione d’attacco.
< Questi non sono affari tuoi> gli risposi.; Tiky sorrise con disprezzo mentre osservava il mio compagno con ostilità.
< Il tuo cagnolino ti ha seguito come al solito> mi disse trattenendo un sorriso. Io e Rohad lo fulminammo con lo sguardo ma entrambe decidemmo di ignorarlo. Il Conte dopo aver placato un irrefrenabile risata divenne serio improvvisamente.
< Ora parliamo delle cose importanti, ho da proporti un affare>. Rimasi un attimo perplessa, non mi sarei mai aspettata nessun tipo di proposta dal quell’uomo.
< Alleati con me e io fermerò gli akuma, non ci saranno più uccisioni>.
Fragole e Anguria proponeva un patto per concludere la guerra.
< Megan, non ascoltarlo neanche> Allen fremeva di rabbia.< Anche se accetti e gli akuma fermeranno le uccisioni, il Conte avrà in mano le sorti della guerra con il tuo potere dalla sua parte. La fine del mondo arriverà comunque>.
Annuì, lo sapevo benissimo che in quel modo non avrei risolto la situazione.
< Conte, sai benissimo che non accetterò mai di allearmi con uno come te> risposi con ira, quasi urlando.
< Davvero? Che peccato… allora dovremo ottenere quello che vogliamo in modo differente. In un modo un po’ meno educato> Il sorriso sul suo volto si trasformò in un ghigno disumano dopo di che s’inchinò un secondo in modo goffo.
< Rohad, Tiky lascio a voi il resto. Custode, Allen Walker è stato un piacere> detto questo scomparve sotto i loro occhi.
< No, maledetto!>esclamai, poi scaricai la mia frustrazione sui Noah.
< Lo sapevo che non si poteva collaborare con una smorfiosetta come questa> disse Road mentre con un balzo scendeva dal lampione.
< Io l’avevo detto al Conte> sospirò e poi si posizionò di fronte a me
< Tiky cerchiamo di sbrigarci>
< Certo> Poi entrambi attaccarono: io mi ritrovai circondata dal mondo di illusioni di Rohad. Consapevole della situazione chiusi gli occhi, evocai il potere del Cuore e lo concentrai nelle mani. Lo feci esplodere con potenza dai palmi e le pareti di illusioni si infransero. Di colpo mi ritrovai nella realtà inginocchiata a terra.
Qualche metro di distanza, Allen si scontrava con il suo avversario. Rohad troneggiava sopra di me, vicinissima; senza che me ne rendessi conto mi aveva ferita. Per fortuna le lesioni non erano gravi grazie alla barriera involontariamente prodotta dalla mia Innocence. Raccogliendo le forze mi preparai a contrattaccare. E in quel momento Allen imprecò, probabilmente era stato ferito. Mi resi conto che lo scontro non avrebbe potuto continuare per molto, così decisi di usare il potere del Cuore con un po’ più d’impegno del solito. Non potevo certamente attivarlo al massimo, avrei causato una catastrofe. Però Rohad era particolarmente irritante a causa del suo comportamento nei confronti di Allen, e comunque la situazione poco a poco iniziava a precipitare.
Dovevo agire, e in fretta.
Chiusi gli occhi e iniziai a convergere l’energia della mia Innocence nelle mie braccia. La mia avversaria scattò e io mi scansai un attimo prima di essere colpita da un pugno potentissimo. Mi rigirai nella sua direzione e una scarica di brividi mi lasciò un attimo disorientata: al mio posto c’era una voragine nel terreno.
< Stai combattendo con impegno vedo…> le dissi con sarcasmo.
< Ma anche io non sono da meno!!> detto questo lanciai un potente raggio di energia che Rohad scansò con facilità. Notai ed evitai appena in tempo il suo tentativo di intrappolarmi nuovamente nel mondo di illusioni, al contrario bloccai i suoi movimenti usando il Cuore. Iniziò a fare resistenza, ma mi concentrai con più impegno per non perdere il controllo.
Era davvero forte, comunque in qualche modo riuscii ad avere la meglio. Dopo essermi preparata a contrattaccare tesi il braccio per prendere la mira: improvvisamente però sentii le energie abbandonarmi. Caddi in ginocchio e persi completamente il controllo della mia evocazione. La vista divenne sfocata, così mi strofinai gli occhi perplessa. Rohad ne approfittò e appena libera sferrò un potente calcio mirando al mio addome. Dopo pochi secondi mi ritrovai a qualche metro di distanza boccheggiante a terra.
Raggomitolata su un fianco vomitai mentre la mia avversaria si avvicinava con lentezza studiata. Cercai di reagire, ma il corpo non rispondeva: ero paralizzata, gli arti erano pesantissimi e piano piano non riuscivo più a ragionare.
L’ultima cosa che sentii fu la risata di Rohad, poi svenni. Allen, che nel frattempo aveva combattuto strenuamente contro Tiky, appena vide Megan svenire cercò di intervenire in suo aiuto. Tiky tentò di fermarlo, ma il giovane parò il suo attacco con il piatto della spada, poi riprese la sua corsa.
< Devo portarla via da questo posto!> pensò mentre attivava l’arca. Con un fendente fece allontanare Rohad che lo fissò con sguardo magnetico. Lui non ci fece caso.
Disattivò il Crow clown, prese in braccio Megan e in un attimo entrò nel varco dell’arca. Questo si richiuse subito dopo il suo passaggio, finalmente i noah erano già lontani. Allen tirò un sospiro di sollievo, questo però durò poco perché quando si accovacciò accanto alla compagna stesa a terra si accorse che non respirava.
La vera battaglia aveva inizio.

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Capitolo 4
*** Quarta notte ***


Uscito dal gate della sede centrale Allen trovò il sovrintendente Lvellie, in compagnia di Link e dei suoi uomini. < Walker, sei in arresto per aver usato l’arca senza permesso e per aver disubbidito agli ordini agli ordini dei tuoi superiori> L’aria severa, un sorriso pieno di sinistra soddisfazione sul volto: era sempre un individuo insopportabile. Lui non lo degnò di uno sguardo e continuò per la sua strada trasportando Megan inerte tra le sue braccia. < Dove siete stati? Cosa è successo alla signorina Force?> chiese Link con aria preoccupata. Allen non rispose, al contrario si mise a correre verso il centro della Home, la stanza di Hebraska. Intanto contattò Komui attraverso Timcampy. < Allen sei tu?> chiese il supervisore attraverso la ricetrasmittente; era perplesso, si sentiva dalla voce. < Sto per raggiungere il centro del palazzo, presto è un’ emergenza!> nel frattempo entrava nell’ascensore che portava ai sotterranei. < Cosa succede?> il tono di Komui era sempre più teso. < Fra poco lo vedrai!> L’ascensore iniziò a scendere piano per piano e questo rese ancora più impaziente il giovane che sentiva chiaramente scorrere via la vita dalle membra della compagna. < Il battito è sempre più debole> pensò cercando di contenere il panico crescente. L’amica era sempre più pallida, gli ricordava i tanti cadaveri visti in missione. Il montacarichi finalmente raggiunse la sua meta e appena si aprirono le porte il ragazzo sfrecciò per il corridoio che portava al centro della Home. Ed ecco davanti ai suoi occhi Hebraska e il supervisore intenti a discutere animatamente. Appena sentirono i passi concitati di Allen e notarono Megan svenuta si allarmarono in modo evidente. < Che cosa è successo? Dove siete stati?> chiese Komui correndogli incontro. < Non respira, dovete aiutarla!> rispose lui ansimando per lo sforzo fisico. L’altro le tastò il polso mentre si accertava se era ferita in qualche punto; < Chiamo la sezione medica…> < io credo che il problema non sia fisico, ma dell’innocence. È per questo che ho portato Megan qui e non in infermeria!> Hebraska osservava silenziosa. < Perché dici così? È successo qualcosa per fartelo pensare, un’anomalia?> Allen arrossì violentemente, poi guardò l’amica e provò ad immaginarsi la sua reazione se avesse saputo che aveva rivelato a qualcuno che avevano fatto sesso. Rabbrividì al pensiero. Hebraska sollevò il copro dell’amica e lo avvicinò al viso di un bianco trasparente. Il Cuore reagì subito alla presenza dell’innocence dentro il corpo della creatura. Poi però la luce emessa normalmente da questa si affievolì in modo brusco e cominciò ad illuminarsi ad intermitenza. < Heb co succede?> < il Cuore si comporta in modo molto strano, è la prima volta che osservo un fenomeno di questo tipo> L’esorcista esaminava l’innocence di Megan con interesse. < Il fisico è sano> affermò con sicurezza. < Allora perché non respira?> chiese Allen esasperato. Komui rimase ammutolito qualche istante. < Cosa è successo?> Il ragazzo capì di non aver altra scelta. < Abbiamo fatto l’amore> disse guardandosi i piedi, poi alzò lo sguardo e continuò con più sicurezza. Capiva che era per il bene della ragazza che stava svelando il loro segreto. < Quando è successo il Cuore ha reagito in modo strano. Mi ha prosciugato tutte le energie all'improvviso. Megan non si è accorta di nulla, ma io si, infatti il mattino seguente non ero in grado di evocare la mia innocence> Il lampeggiare del Cuore era sempre più debole, come anche il suo battito cardiaco. < Si sta spegnendo..> mormorò Komui. < Lasciateci sole..> disse Hebraska. I due uomini erano perplessi. Poi il sovrintendente senza protestare si diresse verso la porta e uscì. Allen rimase qualche istante bloccato, incapace di reagire. Poi usando tutto il suo autocontrollo raggiunse l’altro. Iniziava l’attesa.

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Capitolo 5
*** Quarta notte/ seconda parte ***


Allen aspettava. Le ore passavano con infinita lentezza; seduto a terra con la schiena appoggiata al muro osservava lo scorrere della lancetta dell'orologio appeso alla parete di fronte. Anche se sfinito aveva rifiutato di allontanarsi da dove si trovava e rimproverato aspramente aveva rifiutato le cure per le ferite che gli ricoprivano il corpo. Nessuno aveva avuto il permesso di raggiungerlo, di fargli compagnia, di confortarlo in un momento così drammatico. Ogni istante che passava era un'agonia interminabile: sentiva bruciare il corpo come lo spirito e voleva urlare, distruggere tutto quello che aveva intorno. Ma era troppo debole, stanco e sopraffatto dall'angoscia. Komui prima di andarsene lo aveva avvisato, Lvellie non lo avrebbe perdonato. In qualche modo si sarebbe vendicato dell'affronto nei confronti della sua autorità; Il ragazzo e Megan avevano disubbidito agli ordini ricevuti da un superiore e la conseguenza del loro gesto presto sarebbe arrivata. infatti dopo un'ora di solitudine il sovrintendente arrivò per punirlo.

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Capitolo 6
*** Quinta notte ***


Ripresi conoscenza in modo improvviso e violento. Inspirai profondamente sentendo urgente il bisogno di aria nei polmoni. Osservai per qualche istante il soffitto senza capire dove mi trovassi e poi finalmente mi resi conto di essere in una delle stanze della sezione scientifica. L'ambiente era freddo e spoglio se non per i mobili essenziali: un armadio, una scrivania e un lettino per le visite. < Mi trovo dove fanno le riparazioni alle Innocence di tipo parassita..> pensai mentre mi alzavo in piedi con fatica. Ero un poco disorientata dalla strana situazione, non indossavo più la mia divisa, ma una camicia da notte raffinata di non mia proprietà. Rabbrividii per il freddo, il pavimento piastrellato era gelido sotto le piante scalze dei miei piedi. Immaginai Allen in quella stanza desolata, solo e ferito in attesa di farsi riparare il braccio sinistro. E la mia inquietudine aumentò considerevolmete. Non ricordavo come fossi finita in quella stanza e perchè non indossassi i miei abiti abituali; ma soprattutto non sapevo dove si trovasse Allen e se fosse ferito. L'ultima cosa che ricordavo era l'incontro con il Conte del Millennio, poi c'era il vuoto. Più mi sforzavo di ricordare più mi sentivo spaesata ed indifesa, così decisi di andarmene da quel posto. Nel corridoio trovai due uomini del corpo speciale alle dipendenze di Lvellie di guardia davanti alla porta. Rimanemmo a fissarci per qualche interminabile momento: erano increduli. La mia perplessità aumentò quando impallidirono come se avessero visto un morto. Li ignorai decisa a trovare qualcuno in grado di darmi delle risposte. Ma uno dei due mi bloccò per un braccio < Signorina Force abbiamo il compito di non fare entrare ed uscire nessuno da quella stanza> La mia irritazione divenne palese anche alle guardie quando iniziai a battere un piede a terra con stizza. < Scusate ma non sono dell'umore giusto per rimanere a giocare qua con voi> ritirai la mano di scatto e ripresi per la mia strada. Ma dopo qualche passo sentii i due uomini evocare la loro innocence; erano seriamente intenzionati a fermarmi. Sospirando mi rigirai nella loro direzione e dopo aver attivato il mio potere li inchiodai al muro solo con lo sguardo. < Cosa vi ho appena detto? non ho tempo per intrattenermi con voi!> i volti degli uomini erano maschere di terrore, fino a quel momento avevo contenuto il potere del Cuore, ma ero un pò stufa. Probabilmete mi vedevano come un mostro anche se loro stessi esorcisti. La differenza tra la mia forza e la loro era sostanziale, eppure non ero io quella particolarmente dotata, erano loro deboli. Il Conte del Millennio li avrebbe schiacciati come insetti. Ci voleva ben altro per affrontare lui e il suo gruppo di noah. < E ora fate i bravi mi raccomando!> deto questo me ne andai. Camminai velocemente per i corridoi della Home e raggiunsi la mia camera. Fortunatamente riuscii a passare inosservata senza problemi. Per qualche motivo a me sconosciuto in teoria dovevo rimanere rinchiusa in quella stanza della sezione scientifica. Non avevo nessuna intenzione di tornarci, per questo evitai qualsiasi incontro. Sospirai di sollievo quando richiusi alle spalle la porta della camera da letto. Tutto era perfettamente in ordine come lo avevo lasciato, così sollevata decisi di farmi una doccia. E finalmente sotto il getto d'acqua bollente riuscii a rilassarmi e a riprendere il controllo. Mi lavai con calma cercando di cancellare quella sensazione di rifiuto che avvertivo costantemente da quando mi ero svegliata. Immaginai che ogni goccia che accarezzava il mio copro portasse via con se tutto il dolore provato. E troppo immersa in cupi pensieri non mi accorsi del bussare insistente alla porta. Pietrificata rimasi un attimo immobile in ascolto trattenendo il fiato. Avevano scoperto la sua fuga?

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Capitolo 7
*** Sesta notte ***


Mi rilassai solo quando sentii la voce di Lavi; mi chiamava quasi urlando, ma non ci feci caso troppo sollevata dal constatare che non era Lvellie. Uscii dalla doccia, presi un ascigamano e mi avvolsi il corpo grondante d'acqua. Poi tornata in camera mi avvicinai lentamente alla porta e accostai il viso alla superfice di legno. chiesi sussurrando. Ricevendo una risposta positiva feci scattare la serratura e aprii leggermente l'uscio. Il ragazzo entrò immendiatamente nell'ambiente e senza proferir parola mi strinse a sè. Dopo qualche istante di perplessità mi divincolai imbarazzata e anche lui arrossì rendendosi conto della situazione. Notai che il suo sguardo era pieno di gioia e meraviglia, non riuscivo a comprenderne il motivo.
< é incredibile! Sembravi morta e ora stai benissimo!> si mise a ridere per la felicità. Io lo osservavo senza capire.
< Sono confusa... di cosa stai parlando?> Mi girava la testa, non riuscivo a seguire il suo discorso.
< Vestiti presto! Tra poco verranno a prenderti!>
< Chi?> gli chiesi allarmata.
< Il consiglio dei generali e dei supervisori ti aspetta> Presi dei vestiti puliti dall'armadio e con stizza andai nella stanza accanto a cambiarmi. < Ho la sensazione di essermi persa qualcosa> gli dissi attraverso la porta socchiusa mentre mi vestivo.
< Non devi dirmi niente?> Lavi rimase qualche istante in silenzio e questo riconfermò i miei sospetti, nascondeva qualcosa. Uscita dal bagno iniziai a pettinarmi davanti alla specchiera posta vicino ad una scrivania.
Lo fissai con sguardo interrogativo attraverso lo specchio, ma lui distolse lo sguardo. Finalmente si decise a rivelarmi qualcosa quando si alzò in piedi dalla sedia su cui si era seduto mentre mi cambiavo.
< Va bene ora ti racconto quello che è successo>si avvicinò di un passo.
< Tanto se non te lo dico io comunque fra qualche minuto scoprirai tutto e in modo molto più violento>
Non riuscivo a capire e quasto mi rendeva nervosa.
< Forse è meglio che ti sieda> mi disse indicandomi il letto.
Avevo un brutto presentimento, ma accettai il suo consiglio e sedetti. Era serissimo, quello che avevo davanti non era più semplicemente Lavi, bensì il futuro Bookman.
< Sei rimasta in uno stato di morte apparente per una settimana.>
Spalancai gli occhi per la sorpresa, però non dissi niente,
< Allen ti ha riportato qua all'Ordine che stavi già male. In poche ore il tuo battito cardiaco è completamente cessato insieme alla funzione respiratoria>
Ero sconvolta, come era possibile che fosse successa una cosa simile? Non riuscivo a trovarne la causa. Lo guardai negli occhi per capire se scherzasse, ma lo sguardo era limpido, sicuro: diceva la verità.
< Mi stai dicendo che sono morta?> scoppiai a ridere in modo forzato. Lui però non si unì alla mia ilarità, al contrario gli si riempì il cuore di compassione.
E questo mi infastidì enormemente.
< Il tuo cuore non batteva e non respiravi, ma le tue guance sono rimaste rosee e il tuo corpo non si è irrigidito.> A sentire quelle parole mi vennero i brividi.
< Ma come è possibile?> gli chiesi sussurrando.
< Non lo sappiamo ancora. Ma la scientifica dopo diversi esami ritiene che il fenomeno sia collegato all'Innocence> Instintivamente portai la mano al petto dove sentii il confortante battito sommesso del mio cuore. Lui appoggiò una mano sulla mia spalla.
< Infatti non intendevo il Cuore, ma una nuova fonte> mi alzai di scatto e allontanai. Fulminai con lo sguardo il giovane quando riprese a parlare, non volevo sentire altro.
< Dentro di te è presente un nuovo frammento di Innocence. Per ora è solo una piccola particella, ma ogni giorno che passa cresce un poco>. Capii in quel momento qual era la ragione del mio malessere e della sensazione di rifiuto. Qualcosa cresceva dentro di me. Mi tornò in mente l'immagine di Allen sopra di me, bello come un angelo. E lo stuzzicante solletico provocato dal suo respiro sulla mia pelle. Tutto combaciò in modo sconvolgente. Calde lacrime iniziarono a rigarmi il viso.
< Sono incinta..> Improvvisamente persi il controllo del potere del Cuore che normalmente era costantemente governato dalla mia forza di volontà. Caddi a terra stingendomi il petto e anche se fu solo un breve istante il potere del Cuore dell'Innocence si propagò in un'ondata devastante.
Lavi fu scaraventato accanto al camino, contro il muro. Lo specchio si infranse, come i vetri della finestra accanto all'armadio. IL vaso di fiori appoggiato sul tavolo nell'angolo vicino alla porta del bagno andò in mille pezzi. Solo quando dominai il panico e la rabbia tutto tornò sotto controllo, poi un silenzio tombale calò sulla stanza. Lavi si rialzò in piedi frastornato e guardandosi intorno rimase senza parole: la camera assomigliava ad un campo di battaglia. Lo osservai con occhi pieni di lacrime mentre si accovacciava davanti a me per aiutare ad alzarmi.
< Megan non preoccuparti..> sorrise dolcemente.
< In qualche modo si sistemerà tutto>
Le sue parole non mi raggiunsero; stavo calando in un oblio di dolore.

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Capitolo 8
*** Settima notte ***


Un quarto d'ora dopo mi ritrovai davanti al consiglio dei generali.
Troppo sconvolta non ero molto cosciente della situazione che stavo per affrontare, non ero quasi neanche consapevole dell'ambiente che mi circondava: una stanza ampia e ben arredata illuminata da una lunga serie di vetrate. Queste erano offuscate dalla pioggia iniziata a cadere qualche minuto prima.
Nel centro della camera, tra poltrone ricoperte di velluto, mobili antichi e librerie colme di volumi c'era un tavolo ottagonale di mogano. Seduti su alti scranni i generali e i sovraintendenti osservavano con sguardo impassibile ed io ricambiai il loro sguardo senza provare emozioni.
Mi sembrava così inutile ed irrilevante essere davanti a quelle persone!
Volgendo l'attenzione verso l'alto rimasi incantata ad ammirare i riflessi argentei del cielo nuvoloso sui cristalli del lampadario sovrastante. E subito mi venne in mente Allen, i suoi capelli lucenti, i suoi occhi profondi dello stesso colore del cielo in tempesta.
Tutto ricordava lui, tutto era doloroso. Lo amavo così tanto da non poter essere indipendente da lui, ma non potevo neanche rivelargli il mio segreto.
< Sono la sua rovina...> pensai trattenendo le lacrime.
Non dovevo svelare i miei sentimenti, dovevo mantenere una facciata di controllo, forza e determinazione. Dovevo essere sicura mi me stessa.
Osservai Cross per qualche istante: sul volto leggevo chiaramente sfida inespressa. Non riuscivo a comprendere il suo comportamento, sembrava dalla situazione, e questo potevo capirlo, in fondo anche le gerarchie dell'ordine erano rimaste sconvolte dal susseguirsi degli avvenimenti. Non avevo ancora riflettuto su questo punto, ma in effetti era abbastanza divertente.
Però nello sguardo dell'uomo c'era anche orgoglio, in fondo il mio carattere fiero e ribelle lo avevo ereditato dalla sua educazione.
Un breve sorriso spuntò sulle mie labbra, poi però tornai seria e mi concentrai su Lvellie, seduto tra i presenti e accompagnato dal suo fedele Link.
< Signorina Force, ci deve delle spiegazioni..> Io rimasi in silenzio soppesando le parole.
< Forse è lei che deve informarmi di qualche fatto che mi sono persa.> risposi con freddezza.
Il volto dell'uomo rimase impassibile, ma quando riprese a parlare la sua voce tremava per la rabbia.
< Non faccia finta di essere innocente... Il tempo per i trucchetti è scaduto, deve dirci la verità!>
Lvellie sorrise per dimostrare il suo totale controllo della situazione.
< Lei ed il signor Walker dove siete stati? Si rende conto che è rimasta in uno stato di coma per una settimana? Ed il suo compagno si è chiuso in un silenzio assoluto. Sembrerebbe che entrambi nascondiate qualcosa...>
Lo fulminai con lo sguardo.
< Si forse può sembrare così> risposi tranquillamente. < Ma posso assicurare a tutti i presenti che non nascondiamo niente. L'unica cosa che non posso ancora rivelare è dove siamo stati, ma vi prego di avere fiducia in noi, presto tutto sarà chiaro>
Sorrisi quando Cross appoggiò i piedi sul tavolo con noncuranza.
I presenti rimarero interdetti per qualche istante, poi Lvellie riprese a parlare.
< I risultati degli esami a cui è stata sottoposta sono inequivocabili, aspetta un figlio> Si fermò un attimo in attesa di una mia reazione e dentro sentii il dolore riaccendersi nuovamente, ma non lo feci capire. Non vedendo un mutamento nella mia espressione continuò il suo discorso.
< é anche evidente la presenza di una nuova fonte di innocence> non mi sforzai di sembrare stupita, era la riconferma di quello che mi aveva raccontato Lavi. Notai che non tutti erano già a conoscenza della notizia; Molti tra i presenti erano chiaramente increduli.
 In pochi istanti la stanza silenziosa si riempì di e sclamanzioni e commenti più o meno sussurrati. Questi vennero subito interrotti dal sovraintendente che riprese a parlare.
< Possimao immaginare chi sia il padre...> Mi guardò con disprezzo e per la prima volta sentii crescere la rabbia.
< Se lei fosse una comune esorcista la farei uccidere insieme al feto.>
Chiusi gli occhi per non perdere la calma.
< Si rende conto che il bambino che porta in grembo è figlio del Quattordicesimo? è probabile che dentro di lei stia crescendo un noah!> Contenere il potere del Cuore lentamente divenne sempre più difficile. Le mani iniziarono a tremarmi con violenza, così strinsi i pugni per non farlo notere.
< L'unica cosa che la sezine scientifica non riesce a comprendere è come si sia formata della nuova innocence. é un fatto mai accaduto nella storia che porterà a grandi camnbiamenti>. Riaprii gli occhi e sorrisi in modo forzato.
< Direi che dal suo punto di vista questo è l'unico lato positivo della faccenda...>
Detto questo mi rivolsi agli altri presenti.
Sperai che questo bastasse a calmare la crudele curiosità di quegli uomini, ma non fu così.
Le spiegazioni erano appena iniziate.

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