L'eletto del Grifone.

di Carmaux_95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Porta spaventosamente male avere una donna a bordo...o anche due... ***
Capitolo 2: *** La parte mancante della famiglia. ***
Capitolo 3: *** Lavori pesanti e debolezze. ***
Capitolo 4: *** Gli occhi del leone. ***
Capitolo 5: *** Pagina 394. Capitolo 9 sezione 1-60. ***
Capitolo 6: *** Mia che cosa? ***
Capitolo 7: *** ¿Y ahora què? / Decisione improvvisa. ***
Capitolo 8: *** Tutti a Tortuga - parte uno ***
Capitolo 9: *** Tutti a Tortuga - parte due. ***
Capitolo 10: *** Cappa e spada e...sentimenti. ***
Capitolo 11: *** Genitori, figli, cimiteri e... ***
Capitolo 12: *** Il dolce sapore della Vendetta. ***
Capitolo 13: *** La lista. ***
Capitolo 14: *** Esmeralda. ***
Capitolo 15: *** Il primo punto della Lista: Angelica. ***
Capitolo 16: *** Perdonatemi Padre perché ho peccato... / Riappacificazioni al chiaro di luna. ***
Capitolo 17: *** Capitolo diciannove: Occhio per occhio, comprendi? ***



Capitolo 1
*** Porta spaventosamente male avere una donna a bordo...o anche due... ***


  

Capitolo uno: Porta spaventosamente male avere una donna a bordo...o anche due...

La taverna era piena di marinai, per la maggior parte ubriachi. Quella notte era molto più affollata del solito: giravano voci secondo le quali il famigerato Capitano Jack Sparrow stava arruolando una ciurma. Questa volta era la pura verità e moltissimi mariani erano accorsi per entrare a farne parte.

Aveva sulle spalle la sua sacca e procedeva senza farsi notare verso il piccolo tavolo dove un uomo faceva firmare gli ingaggiati.

-Dove credi di andare tappetto? Mettiti in fila come tutti se vuoi farti arruolare!- sentì una mano grossa e pesante afferrare la sua camicia bianca e tirarla indietro in fondo alla fila. Sbuffò liberandosi della presa. Dannazione! La fila era lunga, ci avrebbe messo un sacco di tempo per arrivare al tavolo! In compenso però sapeva che non avrebbe ottenuto un rifiuto! Aveva una lettera che doveva consegnare al capitano e quella costituiva una specie di lasciapassare.

Avanzò di un passo in contemporanea con il resto della fila. Fece una smorfia: che razza di gente! Tutti ubriachi fradici, orribilmente maleodoranti e cafoni...ma che bella ciurma che avrebbe trovato in un posto frequentato da gente del genere!

Avanzò di un altro passo. Sospirò. Mille domande affollavano la sua testa. Perché gli era stato consigliato proprio il capitano Sparrow? Perché quella lettera era così importante? Cosa avrebbe fatto di preciso una volta sulla nave? Cercava di continuo una risposta a queste domande. Per quanto riguardava la lettera, beh, molte volte l'idea di leggerla era passata nella sua mente, ma no, non era il caso. La voglia di sapere cosa ci fosse scritto era enorme, ma no, no! Niente da fare! “Riservata esclusivamente al Capitano Jack Sparrow”, questo c'era scritto sul retro della busta... e poi, chi era questo dannato Jack Sparrow? Perché doveva arruolarsi proprio con lui? Avanzò ancora di un passo.

-Hey! Cosa credi di fare?-

-Fatti sotto se hai il coraggio!- si sentirono due voci riecheggiare per tutta la taverna: di li a due secondi dopo scoppiò una grande rissa alla quale praticamente tutti presero parte. Molto tranquillamente avanzò fino al tavolo ma l'uomo che prima era lì seduto era sparito. Si guardò intorno e vide un marinaio lì vicino che ancora non aveva preso parte alla rissa.

-Come si chiama quello che era seduto poco fa qui?- chiese avvicinandosi. Era ubriaco fradicio anche questo.

-Levati di qua tappetto!-

-Tappetto? Anche voi?- chiese essendo già la seconda persona in pochi minuti ad aver usato quel termine.

-Ho detto smamma!- e fece per sguainare la spada e puntargliela contro, ma la situazione in poco meno di un secondo si ribaltò: l'aggredito con una rapida mossa si girò e con una mano estrasse un coltellino da uno degli stivali mentre con la stessa gamba tolse dalle mani dell'aggressore la spada. Gli puntò dunque il coltellino alla gola.

-Lo voglio ripetere solo una volta, come si chiama l'uomo che era seduto poco fa qui?- premette il coltello sulla sua gola.

-Gibbs, Joshamee Gibbs.- rispose poco dopo.

-E dov'è andato?- indicò una piccola porticina li vicino. Lasciò la presa e si avvicinò alla porta indicata. Con decisione bussò. Qualche secondo dopo uscì l'uomo che stava cercando.

-Joshamee Gibbs?- chiese. Quello annuì.

-Voglio entrare a far parte della ciurma di Jack Sparrow.-

-Non credi di essere un po' giovane ragazzo?-

-Ragazzo?- alzò un po' la testa in modo che si potesse vedere il volto. Gibbs rimase un attimo sconcertato.

-...ragazza?- si corresse. -No, no, è fuori discussione che una donna venga arroulata- disse deglutendo. - per di più se così giovane!- la ragazza in questione, che infatti non avrà avuto più di quindici anni, infilò una mano in tasca e ne estrasse la lettera.

-Tenga. Per il vostro capitano.- Gibbs gli diede un'occhiata tornando più volte al nome del mittente.

-Aspetta un attimo.- bussò alla porta.

-Che c'è Gibbs?- rispose il capitano dall'altra parte della porta.

-Una ragazza che vuole entrare nella ciurma.-

-Assolutamente no, scherziamo?-

-Ha una lettera.-

-Gibbs, non mi interessa.- la ragazza e Gibbs sentirono il rumore di una bottiglia di rum che si svuotava.

-Quando puoi, mi porti un'altra bottiglia di rum? Questa è quasi finita.- disse poi.

-Capitano...la lettera...è della Donna di Siviglia.- ci fu un secondo di silenzio e dopo si sentì il rumore della suddetta bottiglia di rum che si rompeva a terra. Un attimo dopo la porta si spalancò e ne uscì il capitano con uno sguardo sconvolto.

Come prima impressione alla ragazza non parve un granché: classica divida da pirata con tanto di cinturone e fascia, pistola e spada, e attorno alla testa una bandana. Oltre allo sguardo stralunato un altro particolare colpì la ragazza, una quantità di oggetti delle più svariate dimensioni e origini adornavano testa e capelli: vecchie monete, anelli, bottoni, monili, penne di uccelli, pezzi di ossa e tanto altro ancora.

-Dammi qua!- e detto questo strappò la lettera dalle mani di Gibbs e cominciò a leggerla. La lesse e la rilesse, ogni tanto alzava lo sguardo e guardava la ragazza. Allungò la mano verso quella e con un movimento delicato le tolse il cappello liberando una lunga chioma di capelli castani lievemente mossi.

-Dannazione!- disse a bassa voce. Lesse ancora la lettera.

-Dannazione Gibbs!- ripeté questa volta a voce alta.

-Si Capitano?-

-Scortate questa ragazza alla nave.- quest'ultima alzò le sopracciglia compiaciuta.

-Ma capitano...-

-Fate come...- la porta della locanda in quel preciso momento venne sfondata da alcune guardie decise a porre fine al baccano provocata dalla rissa.

-Va bene, possiamo anche andarcene. La ciurma che abbiamo arruolato basta e avanza.- il Capitano spinse la ragazza e Gibbs verso l'uscita con forza, non volendo certo farsi arrestare dalle guardie.

-Forza ragazza, avanti, andiamo via di qua.- afferrò questa, che avanzava più lentamente, per un braccio con ben poca grazia. Fuori era notte fonda e il buio avvolgeva ogni cosa, in compenso la stellata era delle più belle. Pochi minuti dopo erano sulla nave, illuminata da numerosissime lampade.

-No, no, no, no Capitano, porta spaventosamente male avere una donna a bordo!-

-Mastro Gibbs...non contesti la mia decisione!-

-Capitano?-

-Oh, insomma, ti spiegherò tutto dopo.- Gibbs non insistette.

-Salve ciurma!- disse poi Jack rivolto agli altri che si trovavano sul ponte. -Partiremo domani mattina, quindi vi consiglio di farvi una bella dormita, perché ci sarà molto lavoro da sbrigare!- tutti annuirono sonoramente e andarono tutti a dormire come consigliato. Tutti meno uno che rimase lì a guardare.

-Signorina, avete un nome?- chiese Jack facendo una specie di inchino.

-Certo.-

-Favorite.-

-Perla.- disse a bassa voce. Il Capitano portò la mano alla fronte.

-Oh, povero me...- sussurrò. La squadrò da capo a piedi. Era una ragazza risoluta, su questo non c'era dubbio.

-Sulla lettera c'è scritto che avreste avuto un pacchetto per me.-

-Oh, si.- cercò nella sua piccola sacca, ne estrasse un piccolo pacchetto avvolto in una tela rossa e la consegnò nelle mani del pirata. Jack lo aprì lentamente: c'era un biglietto e un pacchettino. Prese il biglietto: “Se la lettera non ti avesse convinto, eccoti questo.” Jack aprì il pacchettino: c'era un grande diamante. Gli si formò sul volto un piccolo sorrisetto. Si avvicinò a Gibbs e gli sussurrò qualcosa all'orecchio, poi tornò a guardare la ragazza.

-Mia cara Perla, con questo non vi siete comunque guadagnata un posto in prima classe.-

-Cosa?- chiese quella scioccata. Il Capitano si chinò e la sollevò di peso issandosela sulle spalle.

-Gibbs muoviti, apri la porta!- urlò Jack. La ragazza cominciò a dimenarsi pericolosamente.

-Per cui, mia casa signorina, per tutto il tempo che viaggerete sulla mia nave...- e mentre diceva questo la scaraventò di peso in una minuscola stenzettina.

-Beh, sarete un mozzo. Ma vi prego, godetevi il viaggio sulla Metis.-

-Ma che razza di...- Jack fece un cenno della mano come saluto e richiuse la porta a chiave.

-Maledetto pirata!- urlò la ragazza. Forse se lo sarebbe dovuto aspettare. Ma lei cosa ne poteva sapere? Non aveva mai conosciuto un pirata anche se aveva sempre ritenuto che sarebbe stato davvero affascinante. La Donna di Siviglia la aveva addestrata bene, facendola esercitare ogni giorno fin da quando fu abbastanza grande da poter tenere in mano una spada. Le aveva spiegato praticamente tutto sulla vita di un pirata, ma viverla personalmente, era una cosa diversa. E infatti, eccola lì, chiusa a chiave in quella minuscola stanza con, come unica compagnia, un mucchio di cime e qualche bottiglia di rum. Favoloso!

-Bene, questa è sistemata.- disse Jack dopo essersi infilato la chiave della porticina in tasca. Si girò chiamando l'amico Mastro ma si trovò invece davanti quel marinaio che non era andato insieme agli altri a dormire.

-Si?- chiese il Capitano. Come unica risposta ottenne un sonoro schiaffo sul volto.

-Gibbs? Me lo meritavo?-

-Non-non so Capitano...- rispose quello balbettando. Il quartiermastro assunse un atteggiamento simile a quello di preghiera mentre si allontanò dal capitano.

-Non si tratta così una ragazza!- esclamò quello.

-Prego?- Il marinaio non rispose e si limitò ad incrociare le braccia. Jack gli si avvicinò e sorrise.

-Ciao Annamaria!-

Beh, ecco qui il primo capitolo. Spero che vi sia piaciuto e che recensiate in tanti! Un bacione a tutti!
Carmaux_95

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Capitolo 2
*** La parte mancante della famiglia. ***


  
Questo capitolo è dedicato alla mia adorata sorellina! Amore bello, ti voglio un mondo di bene! <3.

Godetevi anche il secondo capitolo! Buona lettura!


Capitolo due: La parte mancante della famiglia.

Il pirata si preparò e ricevette un aspettato secondo schiaffo.

-Mastro Gibbs, non so come ma ho la vaga idea che in tutta questa storia, lei centri qualcosa.- quello non rispose.

-Mi sembri piuttosto sorpreso di vedermi qui Jack!- la ragazza si tolse il cappello.

-Non posso negarlo. Come sei riuscita a farti arruolare?-

-Farmi arruolare? Sulla mia stessa nave?- chiese la giovane dai capelli neri. Ci fu un attimo di silenzio: Gibbs arretrò di qualche passo ancora, in modo da allontanarsi quanto più poteva da Jack.

-La tua nave?- chiese il Capitano sconvolto.

-Già, ma sono disposta a cederti il comando...-

-Grazie tesoro.-

-Ad una condizione!- continuò la piratessa provocando la nascita di una smorfia sul volto del Capitano. -Voglio indietro la mia Historia Jack.-

-Scusa?-

-La mia nave! So che ce l'avete! Avete tutte le navi che sono state catturate da Barbanera!- Jack lanciò un'occhiata fulminante a Gibbs.

-Fammi capire,- rispose il pirata dopo qualche secondo. -se io ti restituisco la tua nave, tu mi lasci il comando della Metis?-

-Si, esatto.-

-Abbiamo un accordo?- allungò la mano perché la stringesse. Annamaria aspettò un attimo prima di accettare: dove poteva esserci una fregatura? Era stata il più esplicito possibile e non vedeva inganno nelle parole del Capitano.

-Si.- rispose alla fine e gli strinse con sicurezza la mano.

-Molto bene, seguimi.- i due scesero nella cabina del capitano. Jack si guardò intorno e attraversò un paio di volte la stanza con la sua solita andatura barcollante, andando prima in fondo alla camera e poi tornando verso la porta.

-Allora,- chiese interessata la ragazza. -dove avete ancorato la mia nave?-

-Ancorata? Ma mia cara Anna no...- aprì un piccolo armadio e dopo averci dato un'occhiata dentro lo richiuse.

-Ah! Eccole qua!- disse poi aprendo un altro armadietto che si trovava dietro la porta. -Come hai detto che si chiama la tua nave?- continuò poi.

-Historia.- ripeté scandendo bene la parola.

-Historia...histo...hi...eccola qui.- il capitano si girò e consegnò la piccola bottiglia in mano alla giovane.

-Cos'è questa roba?- domandò subito Anna.

-E' la tua nave. Non era quello che volevi?- la ragazza avvicinò il volto alla bottiglia e guardò con grande attenzione. Diavolo! Era davvero la sua nave, la sua Historia: il nome scritto a caratteri cubitali e d'oro, le vele grigie e la bandiera con la luna piena e le due spade incrociate davanti.

-La Historia in bottiglia? Perché la mia Historia è in bottiglia?-

-E' esattamente quello che ho pensato io della mia Perla.- la ragazza rimase per qualche minuto immobile e in silenzio con sguardo sconcertato.

-Bene, adesso tesoro puoi anche ritirarti insieme agli altri.- disse Jack stufo di aspettare.

-Come scusa?- domandò la ragazza non soddisfatta dell'esito dell'accordo.

-Ho mantenuto il patto, adesso mantieni il tuo! Comprendi?-

 

Gibbs era rimasto fuori sul ponte. Quando vide la ragazza uscire dalla cabina del capitano imprecando pensò bene di nascondersi: dopotutto era stato lui che la aveva ingannata dicendogli delle navi... Aspettò che la nera sparisse dalla visuale e andò verso la cabina del capitano. Voleva davvero capire perché mai quella giovane ragazza, quella Perla, avesse ottenuto il “privilegio”, per così dire, di essere arruolata.

-Capitano, posso?- chiese aprendo la porta lasciando che uno spiraglio di luce gli illuminasse il volto.

-Gibbs, mio caro! Vieni pure!- rimase piuttosto sorpreso: pesava che Jack si sarebbe arrabbiato con lui per il malinteso della nave e di Annamaria.

-Capitano...non è arrabbiato con me?- gli chiese.

-Assolutamente no: è grazie a te che adesso ho il comando della nave!- rispose alzando una mano nella quale c'era una bottiglia di rum come per invitarlo a bere qualcosa.

-Jack, posso farti una domanda?- chiese il quartiermastro.

-Dimmi.-

-Perché avete permesso che quella ragazza venisse arruolata?- lo sguardo del capitano si fece per un momento cupo.

-Quella...lettera!- rispose provando quasi disgusto nel pronunciare l'ultima parola. Jack odiava avere donne a bordo, anche se non lo dava sempre a vedere: basti pensare a Elizabeth e alla stessa Annamaria! Insomma, come ogni pirata che si rispetti anche lui riteneva che una donna a bordo, che fosse di quindici o più anni, portasse male.

-Che cosa c'è scritto?- Jack bevve un sorso di rum prima di rispondere.

-Hai presente quella donna?- chiese disegnandone in aria con le mani la figura. Gibbs annuì.

-Mi ha mandato quella ragazzina perché recuperasse o almeno provasse a recuperare “la parte mancante della sua famiglia”.- disse citando testuali parole della lettera.

-La parte mancante della sua famiglia? Non vorrà dire...-

-Temo di si, amico mio.-

-E come potrebbe recuperare una persona che ormai è morta?- Jack scosse la testa.

-Ah, non ne ho idea, ma quello che non capisco è perché Angelica la abbia mandata proprio da me. Insomma, più o meno è stata colpa mia se Barbanera è morto.- Gibbs lo guardò alzando le sopracciglia.

-Va bene, è stata colpa mia, ma volevo solamente salvare Angelica.- ci fu un attimo di silenzio fra i due.

-E cosa pensi di fare Jack?-

-Per il momento l'unica cosa che interessa è riuscire a capire come fare per fare uscire la mia nave da quella bottiglia!- rispose Jack prendendola in mano e guardandola.

-E dunque, la ragazza?-

-Per il momento mi è stata utile!- rispose Jack tirando fuori dalla tasca il pacchettino che le aveva dato prima.

-Nella lettera non c'era minimamente scritto che c'era un pacchettino per me.-

-Come?-

-Conosco troppo bene Angelica.- rispose sorridendo e facendo scivolare il diamante fra le dita.

-E dunque, domani dove andiamo?- chiese Gibbs dopo un po' senza ottenere però risposta. Jack guardava con sguardo perso in un angolo della stanza immerso nei suoi pensieri.

-Capitano? Capitano!- chiese schioccandogli le dita davanti al naso e facendolo tornare alla realtà.

-Oh, si, partiremo domani mattina!- disse alzandosi e spingendo il quartiermastro verso la porta. Gibbs non insistette e uscì.

Jsck era finalmente da solo.

-Bene mia cara Bussola: per dove faremo vela domani?- chiese aprendo la sua bussola. L'ago cominciò a girare velocemente senza fermarsi. Jack storse la bocca e chiuse la bussola. La riaprì, ma niente, l'ago continuava a girare e a girare.

Si sedette al suo tavolo e cominciò a scartabellare tutte le carte. Gli occhi gli caddero nuovamente sulla lettera di Angelica. La prese in mano e la lesse ancora. Sospirò.

-Signor Pappagallo Cotton...- chiese voltando la testa verso la gabbia che si trovava poco distante. -Perché Angelica ha mandato quella ragazza proprio da me? E soprattutto, perché mi sono fatto convincere? Perché?-

-Amore! Amore!- gracchiò il pappagallo. Il pirata si alzò di scatto, gli si fiondò contro e lo avrebbe volentieri anche strangolato se non che le mani non gli passavano attraverso la gabbia. -Taci brutto uccellaccio!- gli urlò. -La tua teoria fa acqua da tutte le parti! Assolutamente no!- Jack si sedette per terra dopo aver maledetto il pennuto. No, non poteva essere quello il motivo, lui non era il tipo, assolutamente no!

 

-Vada a pulire il ponte signorina, non è qui a bivaccare!- urlò un uomo lanciando in braccio alla ragazza, che si era appena svegliata, un secchio pieno d'acqua e uno spazzolone.

-Forza, in piedi! In piedi! Avanti!- la ragazza venne alzata di peso e scaraventata fuori dalla stanzetta ritrovandosi con il volto per terra immerso nello spazzolone.

-Avanti, forza! Credevi che solo perché sei una ragazza non ti avremmo fatto lavorare?- l'uomo fece per alzare le mani e colpire la ragazza che per puntiglio non si muoveva. La prese di peso e la sollevò.

-Mi sembra che tu non abbia capito! Guardate!- urlò anche agli altri che si erano avvicinati e ridevano della situazione di Perla. -Il nuovo mozzo deve essere sordo!- scoppiò a riderle in faccia.

-Per sfortuna però il mio naso funziona ancora...- riuscì a biascicare prima che venisse sbattuta a terra con ben poca grazia. L'uomo fece ancora una volta per alzare le mani sulla bruna.

-Da adesso la ragazza è sotto la mia protezione e nessuno tranne me potrà alzare voce o mani su di lei. Comprendi?- Perla alzò la testa e vide il Capitano Jack Sparrow sostenere lo sguardo di odio dell'uomo del quale aveva afferrato saldamente il braccio.

 

Beh, ecco qui! Un bacione a tutti!
Alla prossima!
Carmaux_95

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Capitolo 3
*** Lavori pesanti e debolezze. ***


  

Capitolo tre: Lavori pesanti e debolezze.

-Non avevo chiesto aiuto!- la brunetta si rialzò a raccolse lo spazzolone e il secchio.

-Non mi pare il modo di ringraziarmi.- rispose il Capitano. La ragazza non rispose. Jack la squadrò. -Tuo padre o...o tua madre...o chi per esso, non ti ha mai insegnato a scegliere con chi combattere o meno?-

-Ah!- rispose lei sedendosi sul parapetto e guardando il mare con un'aria più arrabbiata che triste. -Mio padre non è il tipo che “insegna”- continuò poi virgolettando con le mani l'ultima parola. -E' più il tipo che ti prende e ti abbandona a qualcun altro quando sei ancora troppo giovane per capire quello che sta succedendo. E mia madre...non l'ho mai vista, come mio padre, però vale la stessa storia...- Jack si avvicinò e le mise una mano sulla spalla come per consolarla.

-Mi dispiace bimba, scusa.- Perla lo guardò: non voleva essere chiamata “bimba”, ma decise di non replicare.

-Ah, non è niente, me la cavo lo stesso.- Jack alzò le sopracciglia.

-Ma davvero?-

-Si! E comunque non sono stata io a cominciare prima!- rispose seccata.

-Beh, comunque sia visto che sei sotto la mia protezione, per tenerti lontana da guai, che tu lo voglia o no, proverò a ficcare in quella testa qualche trucchetto: - cominciò il Capitano facendola scendere dal parapetto. -D'ora in avanti non ti perderò d'occhio un solo minuto e...-

-Che cosa?- aveva cominciato a dire la ragazza colta alla sprovvista.

-...e ti giuro- continuò senza badare alla piccola interruzione. -che non potrai bere o mangiare e soprattutto che non ti permetterò di rimanere in panciolle, con le mani in mano senza fare niente senza il mio permesso e...-

-Grazie ma adesso basta!- rispose la ragazza cercando di fermare la fuoriuscita delle parole, che sembrava infinita, dalla bocca del pirata.

-Oh no! Ho appena cominciato! Quindi adesso vedi di lavare questo benedetto ponte mettendoci un po' di olio di gomito perché se quando torno non è pulito desidererai di non essere mai nata!- la ragazza notò comunque che sul volto del pirata era nato un sorrisetto. -Prego, puoi cominciare.- aggiunse alla fine per poi voltarle le spalle e chiamare il quartiermastro.

-Capitano?- chiese Gibbs avvicinandosi.

-Abbiamo una rotta.-

-Oh, finalmente!- Jack salì le scale e raggiunse il castello (ci sono diversi ordini di ponti in un galeone. Dal basso verso l'alto si trovano le sentine, dove veniva posizionala come una zavorra equilibratrice, probabilmente di sabbia e pietre, poi ci sono i ponti di stiva, dove venivano caricate le merci, il ponte di coperta, che è quello che possiamo vedere, e i castelli, dove si trova per esempio il timone. Il ponte di coperta è collegato al castello tramite una scala e solitamente “sotto” il castello si trva la cabina del capitano. Nda.) per prendere in mano il timone.

-Capitano, non scendiamo nella sua cabina a discuterne, come sempre?- chiese interdetto dal “cambiamento di routine” per così definirlo.

-No. Non posso.-

-Capitano?-

-Devo tenere d'occhio quella ragazza.- ci fu un attimo di silenzio. -Comunque, mastro Gibbs, faremo vela verso la Bloody Anne Read.- disse scandendo ogni parola con grande precisione.

-La Blo-bloody Anne Read?- chiese Gibbs non capendo e con un tono quasi spaventato. -Perché? L'isola di Jean David Nau?-

-Esatto Gibbs, proprio l'isola del famoso Olonese.-

-Ma perché?- chiese nuovamente il mastro. La mente del capitano al momento era rivolta, come lo sguardo, alla giovane ragazza bruna che stava lavando il ponte, ma udì comunque la domanda.

-Non le conoscete le storie?- chiese senza muovere gli occhi.

-No.- Jack gli raccontò quanto doveva sapere e poi prese in mano la sua bussola.

 

-“Quindi adesso vedi di lavare questo ponte!”- bofonchiò Perla con una voce canzonatoria ripetendo le parole di Jack. -Dannato pirata! “Altrimenti desidererai non essere mai nata!” Certo! Se crede di farmi paura si sbaglia di grosso. Oh, no. Gli farò vedere io...Oh, si!- e detto questo si girò verso il Capitano e notò che la stava fissando.

-Se fossi in te non mi metterei a “combattere” contro Jack.- sentì improvvisamente una voce dietro alla sue spalle.

-Come dici?- chiese al quartiermastro al quale Jack doveva aver raccontato tutto.

-Dico che non ti conviene metterti contro Jack.- ripeté Gibbs.

-Oh, certo. Perché se non faccio quello che mi ha ordinato di fare “desidererò di non essere mai nata”, ovvio.-

-No, davvero: non si farà problemi, anche se sei una giovane ragazza ti riempirà di lavoro fino a farti schiattare. Fidati di me.- Perla alzò le spalle e Gibbs la lasciò perdere. “Vuoi stramazzare di lavoro? Peggio per te!” Perla guardò il quartiermastro allontanarsi e poi tornò a pulire il ponte. Quando si rigirò per poco non le venne un infarto: davanti a lei era comparso lo strampalato Capitano.

-Ebbene?- chiese vedendolo rimanere in silenzio.

-Ebbene?- rispose il capitano. Perla lo guardò senza capire. -Faticoso?- chiese poi Jack.

-No!-

-Va bene. Allora quando hai finito con il ponte, scendi nella stiva: c'è una pila di piatti e pentole da lavare.-

-Ma siamo partiti da un giorno appena!-

-Già, ma sono rimasti dal viaggio precedente di Annamaria.- rispose Jack e tornò al timone. La ragazza non rispose.

Che possono essere mai? Due piatti. Non saranno un problema.” pensò.

 

Due piatti? Due piatti! Altro che due piatti! Saranno stati almeno un centinaio. Inizialmente Perla rimase sconvolta ma no, non doveva farsi impressionare. Quindi si sedette su un piccolo sgabello e cominciò a pulire. Aveva passato tutta la mattina a pulire il ponte e anche il pomeriggio non si preannunciava molto diverso. Rimase per ore giù a pulire senza neanche un minuto di tregua fino a quando il braccio destro con il quale sfregava le pentole non le sembrò andare da solo.

Come Gibbs le aveva anticipato, il Capitano Jack la riempì di lavoro: dopo aver lavato i piatti le fece riordinare tutta la stiva. Sarebbe rimasta lì fino a notte fonda.

Santissimi numi mastro Gibbs aveva ragione!”

 

Quella notte Jack non riusciva a prendere sonno. Rimase sdraiato a letto a pensare. Quando fu sicuro che tutta la ciurma stesse dormendo e si alzò dal letto e accese una piccola lanterna. Lentamente e senza fare rumore scese nella stiva. Improvvisamente una mano si appoggiò sulla spalla del Capitano che sussultò.

-Per tutti i...Dannazione! Gibbs! Che ci fai qui?- chiese tenendo il tono della voce basso a stento.

-Sono qui per lo stesso tuo motivo.- Jack guardò dentro la stiva e scorse la ragazza accoccolata contro la parete della stiva, il gomito appoggiato sul ginocchio e la testa appoggiata sul palmo della mano.

-Credi che abbia...esagerato?- chiese Jack.

-Forse...un pochino: è una ragazza.-

-Lo so, volevo vedere di che pasta è fatta.- e così dicendo si tolse la giacca e chinandosi la appoggiò sulla ragazza per coprirla. La stiva era in ordine, perfettamente in ordine -Solo che adesso mi...mi sento in colpa.- con una mano le scostò un ciuffo di capelli, che cadeva sul viso, dietro l'orecchio e si rialzò in piedi. Perla schiuse a fatica gli occhi, ma era troppo stanca e le palpebre erano troppo pesanti perché riuscisse ad analizzare bene la situazione: riconobbe Jack ma non identificò l'altro uomo, neanche per la voce.

-Se ti da tutti questi problemi,- cominciò il quartiermastro senza essersi accorto, come il Capitano, che Perla si era svegliata. -e scusami se faccio sempre la stessa domanda (dopotutto se non mi dai una risposta...), ma perché la hai arr...-

-Solamente perché...- si affrettò a rispondere Jack -Solo perché me lo aveva chiesto Angelica, solo perché me lo ha chiesto...lei.- Perla chiuse gli occhi e si riaddormentò di botto.

-Senti Gibbs, adesso vai a dormire, mi occupo io di lei.- Gibbs lo lasciò solo con la ragazza. Jack le si sedette a fianco con la schiena contro il muro. Sospirò. Guardandosi intorno vide per terra distante da loro il cappello della giovane e, allungandosi come mai in vita sua, solo per non doversi alzare, lo raccolse e lo pose sulla testa della proprietaria.

-Povera bimba, devi essere stravolta...- le sussurrò. Sistemò meglio la sua giacca su Perla e colto dal sonno, in un silenzio assoluto, si addormentò.

 

La mattina dopo, quando Gibbs scese nella stiva, quello che vide non rispecchiò esattamente le sue previsioni: Jack era esattamente dove si era addormentato ma con un braccio cingeva la brunetta appoggiata al suo petto. Il quartiermastro rimase per un po' attonito poi scossosi cercò di svegliare Jack. Lo chiamò più volte senza ottenere alcun risultato. Provò a tirarlo per la camicia ma niente.

-Insomma Jack! Ti vuoi svegliare!?- se ne uscì alla fine alzando un po' la voce. Jack non accennò minimamente a svegliarsi mentre Perla fece una smorfia e aprì gli occhi. Gibbs si morse il labbro: “Ops...”. Perla alzò la testa e il cappello le cadde sul volto. Se lo tolse e solo allora si accorse di avere addosso la giacca di Jack. Corrugò la fronte e si guardò intorno. Quando vide Jack che dormiva lì a fianco e soprattutto che, più o meno, con un braccio la abbracciava ebbe un sobbalzo e istintivamente cercò di allontanarsi. Nell'alzarsi però, senza volerlo, usò come piano d'appoggio lo stesso Capitano che non poté fare a meno di svegliarsi di soprassalto cominciando a tossire e portando una mano sul suo povero stomaco schiacciato con forza.

-Che c'è? Che c'è? Che modi!- disse con la voce soffocata dai colpi di tosse e squadrando Gibbs con aria di dissenso. Gibbs si affrettò a scuotere la testa e a indicare la ragazza. Quando vide Perla in piedi con ancora addosso la sua giacca un enorme imbarazzo si appropriò del pirata che senza dire una parola si alzò, la recuperò dalle spalle della ragazza e se ne andò. Mastro Gibbs aveva assistito alla scena quasi divertito. Perla non ci aveva capito niente.

Jack era ancora più disorientato e confuso. Scese nella sua cabina e si appoggiò al piccolo tavolino ancora ingombro di carte nautiche e oggetti vari tra i quali anche la bottiglia contenete la nave di Jack.

-Mia adorata Perla.- disse rivolto alla sua nave dopo averla presa in mano. -Credo...credo di avere un debole per quella ragazzina...-

Hey, eccomi di nuovo qui con il terzo capitolo!
Un ringraziamento particolare va a SailorDisney, _Francy96_ e a Bonnie!
A proposito Bonnie...se già nel capitolo scorso mi hai scritto che ti sarebbe piaciuto essere al posto di Perla...xD non voglio sapere adesso...xD
Un bacione a tutti!!
Carmaux_95

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Capitolo 4
*** Gli occhi del leone. ***


  

Capitolo quattro: Gli occhi del leone.

I giorni che seguirono furono piuttosto faticosi per tutti. Jack passò la maggior parte del tempo con Perla. Le insegnò, ancor più di quanto non avesse già fatto Angelica, a tirare di spada e ad usare la pistola. Le spiegò in che modo il lavoro di tutti i membri dell'equipaggio era indispensabile per la manutenzione della nave, la mise a conoscenza delle poche regole che ogni marinaio doveva rispettare, ovvero: uno, ciascuno ha diritto di voto oltre che alle provviste (fresche) e ad una razione di liquore (quello non manca mai); due, ogni marinaio deve sempre tenere le proprie armi pulite e pronte; tre, è vietato giocare a carte o a dadi per denaro; quattro, ogni decisione deve essere presa con il consenso dell'equipaggio; e cinque, il bottino che si ottiene dopo uno scontro o dopo un arrembaggio va diviso equamente con tutto l'equipaggio, vi è in più una aggiunta in denaro per chi nello scontro ha perso una gamba, o un braccio o un occhio o qualsiasi altra parte del corpo.

-Tra le varie regole ci sarebbe anche quella di non permettere a donne e fanciulle di salire sulla nave.- le sussurrò una volta all'orecchio il quartiermastro Gibbs. -Ma Jack ha deciso di eliminarla dall'elenco.- Perla sorrise provando ad immaginare quante volte l'affascinante capitano avesse reso partecipe delle sue avventure giovani donzelle come anche Annamaria.

-Perché, Jack può cambiare le regole?- chiese la ragazza interessata.

-Certo, ogni capitano può se vuole: ci sono alcune regole di base che non possono essere messe in discussione e altre che possono invece essere eliminate.-

-Ma quindi volendo potrebbe anche aggiungerne?-

-Certo!-

Quei giorni sorpresero molto Perla: da quando era stata imbarcata non aveva avuto che esperienze negative, ma adesso...era come se le si fosse aperto davanti, tutto ad un tratto, un mondo completamente nuovo. Per la prima volta in tutta la sua vita si sentiva viva, libera, ed era fantastico! Di mattina lavorava (dopotutto non poteva evitarlo, le toccava), di pomeriggio prendeva lezioni, da Jack e anche da Gibbs, maestro delle carte nautiche; la sera rimaneva sul ponte e mentre svolgeva piccoli lavoretti osservava quella magnifica distesa di acqua salsa chiamata mare e spesso aveva interessanti conversazioni con il Capitano. Proprio l'ultima sera di navigazione ebbero quella forse più interessante.

-Allora, direi che abbiamo fatto progressi da quando siamo partiti.- le disse Jack facendole segno di sedersi a fianco a lui sulle scale che portavano al castello.

-Beh, direi proprio di sì.- accettò l'invito. -Posso sapere qual'è la meta di questo viaggio? Perché mi è ancora ignoto.-

-Non te lo dissi?- chiese Jack staccando dalle labbra una bottiglia di rum.

-Non me lo dicesti.- rispose sorridendo.

-Ebbene stiamo facendo vela per la Bloody Anne Read, e ci arriveremo domani, se tutto va bene in primo pomeriggio.- Perla corrugò la fronte.

-Bloody Anne Read? Non credo di averla mai sentita nominare.-

-E' l'isola del famoso Jean David Nau.- la brunetta scosse la testa. -Non conosci neanche lui? Il famoso Olonese?-

-No.-

-E' stato un filibustiere francese, soprannominato per l'appunto Olonese. Condusse una lotta contro gli spagnoli che venne addirittura definita “flagello degli spagnoli” e si impossessò di Maracaibo, Puerto Cabello, credo, San Pedro e molti altri luoghi dei quali adesso non ricordo i nomi. Fu il più crudele fra tutti i bucanieri e seminò il terrore tra gli spagnoli. Naufragò su un'isola dopo una tempesta e lì fu ucciso dagli Indios. Quell'isola è la Bloody Anne Read.- Perla rimase affascinata.

-E fu davvero così terribile questo Olonese?-

-Oh si. Si dice che gli spagnoli temendo la crudeltà di tutte le sue torture, piuttosto che finire suoi prigionieri preferissero morire.-

-Ma come mai allora facciamo vela proprio per quell'isola?-

-Dicono che su quest'isola ci sia una enorme biblioteca al cui interno ci sono tonnellate e tonnellate di volumi ciascuno trattante in modo alquanto approfondito dei più svariati argomenti...- fece una pause e si bagnò nuovamente le labbra di rum. -E io ho bisogno di alcune informazioni che spero di trovare in uno di quei volumi.-

-Che genere di informazioni?- Jack sorrise.

-Vedi questa nave? Non è mia, è della cara Annamaria. La mia è...in bottiglia.-

-In bottiglia?- chiese credendo che stesse scherzando.

-Già! Non ci credi? Te la mostrerò.- ci furono alcuni attimi di silenzio tra i due.

-Posso chiederti un paio di cose?- chiese improvvisamente Perla.

-Dimmi.-

-La Donna di Siviglia, Angelica, mi ha specificamente detto di venire da te. Quindi, le mie domanda sono: come hai conosciuto Angelica? E perché Angelica mi ha mandato proprio da te?- Jack rimase interdetto e non riuscì subito a rispondere.

-Ecco...in realtà io...- cominciò -Perché ti interessa?- Perla alzò le spalle.

-Angelica mi ha cresciuto fin da quando ero piccola, da quando i miei genitori mi hanno abbandonato, questo almeno è quello che mi ha raccontato lei (io non me lo posso ricordare). Però mi parlava spesso anche del famigerato Capitano Jack Sparrow...- Jack rimase per un po' in silenzio.

-Allora, vuoi sapere come la ho conosciuta?-

-Si!- rispose la ragazza entusiasta.

-Dunque...la ho conosciuta a Siviglia, in un convento spagnolo. -

-In un convento?- chiese incredula.

-Già.-

-E che cosa ci facevi in un convento spagnolo?-

-Ma perché fate tutti le stesse domande?...lo avevo scambiato per un bordello, ero in buona fede. Lei stava per prendere i voti ma...- Jack preferì non approfondire sull'argomento e Perla rise. -Per quello che riguarda la seconda domanda, davvero non lo so, è da quando sei qui a bordo che me lo chiedo.- per qualche minuto nessuno dei due parlò più.

 

Come previsto arrivarono a destinazione il giorno dopo, anzi, anche prima del previsto.

Jack era entusiasta: forse dopo un anno intero sarebbe riuscito a liberare la sua amata Perla Nera da quella stramaledetta bottiglia.

Una volta scesi sulla terra ferma si misero tutti a cercare freneticamente l'entrata di quella biblioteca senza però ottenere alcun risultato: cercarono in una piccola caverna che si trovava non troppo distante dalla spiaggia, cercarono nella foresta, facendo parecchia attenzione agli Indios che a loro tempo avevano ucciso l'Olonese, cercarono ovunque, ma nulla. Attraversarono tutta l'isola e la setacciarono da cima a fondo, ma ancora nulla. Gibbs cominciava a perdere la speranza.

-Jack...forse la leggenda della biblioteca non era altro.- gli sussurrò.

-Spero vivamente di no.- rispose nonostante stesse cominciando a pensarla come il suo quartiermastro. Perla intanto camminava sulla spiaggia vicino ad alcune palme. Ad un certo punto l'occhio le cadde su una piccola cordicella verde legata al tronco di una delle palme. Lentamente la slegò.

-Che cosa fai?- gli chiese Jack vedendola.

-Ho trovato questa cordicella...voglio capire a che cosa serveee...!- improvvisamente sentì la terra scomparire sotto i suoi piedi e sprofondò scomparendo in un secondo netto alla vista del Capitano: la cordicella se slegata apriva una piccola botola.

-Per tutti i fulmini! Esiste allora quella biblioteca!- urlò Gibbs. La ragazza, sotto, ricoperta da tutta la sabbia che la botola aveva fatto cadere aprendosi, alzò gli occhi al cielo. Jack era rimasto impassibile.

-Che cosa vedi?- chiese poi.

-C'è un lungo corridoio e in fondo mi sembra di vedere una porta.- rispose alzandosi in piedi e scrollandosi di dosso tutta la sabbia. -Aspettate, c'è una scritta qui sulla parete:
                                       “Quattro devono essere i viaggiatori

                               che del nostro tesoro vogliono essere conoscitori.”-

lesse a fatica la ragazza. -Venite giù con una fiaccola o con una lanterna...!- Jack diede ordine di rimanere lì ad aspettarli e scese, insieme ad Annamaria e a mastro Gibbs.

Il corridoio era piuttosto lungo e ad intervalli regolari c'erano numerose fiaccole fermate al relativo aggancio. Jack ne accese un paio che diede in mano ai suoi due compagni. Attraversarono silenziosamente il corridoio. Ogni passo rimbombava e sembrava che un intero esercito lo stesse attraversando, non quattro persone. Arrivarono davanti ad un grande portone. A caratteri cubitali c'erano scritte poche righe.

Di quattro puoi aprirne una per sorte.

Negli occhi del leone il sogno può indurre all'errore.

Di quattro tre andranno alla morte.

Ma una di quattro porta di sotto, se è del puro di cuore.

-E questo cosa vuol dire?- chiese Annamaria dopo qualche attimo di silenzio. Nessuno rispose. Jack si avvicinò e appoggiò una mano sulla porta seguendo con le dita le lettere una per una. Spinse poi con tutta la sua forza e venne raggiunto poco dopo anche da tutti gli altri. Spalancarono le due ante di pietra e cercarono di fissarle alle pareti perché non si richiudessero. Davanti a loro c'erano quattro porte a poca distanza tra loro, al centro di ciascuna delle quali c'era una enorme serratura.

-Beh, ecco qui le quattro porte.- disse Jack.

-E quale dobbiamo scegliere?- chiese Gibbs.

-“Di quattro puoi aprirne una per sorte”.- sussurrò Annamaria.

-E dove sono gli occhi del leone?- chiese il Capitano. Perla si avvicinò alle quattro porte. Legata ad un chiodo sul muro tra la seconda e la terza porta c'era una grande chiave d'oro.

-E' qua il leone!- rispose slegandola e prendendola in mano: la chiave era infatti interamente scolpita e aveva la forma della testa del suddetto animale. La rimirarono tutti mentre la ragazza se la continuava a girare e rigirare nelle mani.

-Ognuno si scelga una porta.- disse Jack posizionandosi davanti alla prima. Fu subito seguito dagli altri.

-E ora cosa dobbiamo fare?- chiese Perla passando la chiave ad Annamaria.

-“Negli occhi del leone, il sogno può indurre all'errore”.- ripeté la giovane dai capelli neri. Improvvisamente gli occhi del leone si accesero di rosso e il suo sguardo ne fu catturato.

-O mio...- sibilò con un fil di voce.

-Che succede?- Jack le si avvicinò. -Annamaria?- lo sguardo della ragazza era concentrato come se stesse cercando qualcosa dentro quegli occhi color del fuoco.

-Annamaria!- ma niente da fare. Dentro agli occhi del leone la ragazza stava vedendo il suo sogno , il suo più grande sogno...


Beh, eccomi qui con il quarto capitolo!! Spero che vi sia piaciuto!
Dai prossimi capitoli entreranno in scena anche altri personaggi, ve lo assicuro e magari potrei soddisfare le richieste della cara farfalla96...xD Un bacio a tutti voi che leggerete!
Alla prossima!
Carmaux_95

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Capitolo 5
*** Pagina 394. Capitolo 9 sezione 1-60. ***


  

Capitolo cinque: Pagina 394. Capitolo 9 sezione 1-60.

Erano ormai minuti che la ragazza dai capelli neri guardava dentro agli occhi del leone.

-Insomma adesso basta!- urlò Jack strappandole la chiave dalla mano e facendola tornare alla realtà, ma Annamaria si scagliò subito addosso al Capitano cercando di recuperarla.

-Ah no! Restituiscimela, mi serve!-

-Tutti dobbiamo guardarci dentro e adesso è il mio turno.-

-Avresti dovuto guardarci dentro prima: la chiave adesso è mia!-

-Sei tu che avresti dovuto guardarci dopo! Dovevo guardare io per primo!- rispose allontanandola dalle grinfie della giovane. La piratessa a momenti saltò addosso al compagno pirata con l'intenzione di strappargli l'ambita chiave dalle mani.

-Si ma io sono una donna! Prima le donne!-

-E io sono il Capitano!- rispose cercando con lo sguardo di chiedere aiuto al quartiermastro che prontamente corse a trattenere la ragazza. Perla assisteva alla scena divertita: insomma vedere due pirati che lottavano fra di loro per una chiave... e poi Annamaria sembrava una leonessa inferocita!

-Ma la nave è mia!-

-Ma hai lasciato a me il comando! E adesso lasciami anche guardare in quella chiave!-

-Jack non credo che potresti guardarci dentro comunque.- rispose Gibbs visibilmente in difficoltà nell'impresa assegnatagli dal Capitano. Jack si voltò verso Perla che, non per sua volontà, si era persa nel rosso fuoco che gli occhi del leone emanavano: dopotutto Jack per allontanare l'oggetto della lite da quella tigre che era diventata Annamaria, la aveva cominciata a sventolare sotto il naso della brunetta.

-No! Così non si fa! Non è giusto!- inutile dire che dopo pochi secondi anche la giovane Perla prese parte alla rissa per la chiave.

-Gibbs tiene queste due...belve di modo che possa vedere anche io.-

-Ma che ho fatto mai di male?- sibilò ubbidendo, per quanto gli fosse possibile, all'ordine: con un braccio cinse Annamaria e con l'altro Perla.

-Hey sbrigati Jack che la situazione qui non è delle migliori...- Perla gli stava sfuggendo e si affrettò ad afferrarla nuovamente per la giacchetta nera. Intanto Jack stava dando a sua volta uno sguardo al suo sogno.

-Jack! Muoviti e...poi toccherebbe anche a me.- disse Gibbs dopo un po'.

-A te? Io Capitano, mia chiave!- e si girò per andare ad aprire la sua porta.

-Cosa?- urlò il quartiermastro, ma improvvisamente gli venne un'idea e con un grande sorriso sadico lasciò andare entrambe le ragazze che, come aveva immaginato, si fiondarono contro il Capitano. Decise di non intervenire e per qualche minuto di godersi la scena. Era davvero divertente: Perla gli era saltata sulla schiena e a momenti lo strozzava con un braccio. La chiave era così passata in mano sua, ma non ci rimase per molto. Gibbs la afferrò prontamente e finalmente poté guardare a sua volta dentro agli occhi del leone.

 

Niente, non c'era niente. Intorno a lui nulla.

A poco a poco si iniziò a vedere qualcosa. Era lui...sulla nave di Jack, scena decisamente non nuova.

. . .

-Tutto qui?- chiese Gibbs non aspettandosi certo una risposta.

-Si, e sei tu!- era una voce femminile. Gibbs si voltò e si guardò intorno ma niente: tutto quello che vedeva attorno a sé era il nero assoluto come se fosse avvolto dal manto della notte più scura.

-Chi sei?-

-La sanguinosa Anna.- ancora una volta si sentì quella voce ma da dove provenisse rimase un mistero.

-La “Bloody Anne”?- non si sentiva del tutto a suo agio. -Va bene...che cosa sta succedendo?- riprese dopo un po', dopo aver deglutito parecchie volte.

-Beh stai guardando dentro agli occhi del leone.- rispose. -E sei il puro di cuore.-

-Come?- chiese sconcertato. -Io sarei il puro di cuore? Perla ha più il viso di una pura di cuore!- affermò convinto. -Come faccio ad essere io il puro di cuore?-

-E' molto semplice: guarda.- l'immagine che aveva guardato poco prima, ovvero sé stesso sulla nave di Jack, svanì lentamente lasciando il posto ad un'altra completamente diversa: la Perla Nera filava velocemente sul mare e a bordo con il suo classico sguardo c'era Jack, e al suo fianco la bella Angelica.

-Questo è il sogno di Jack?- chiese Gibbs.

-Già: la Perla Nera, Angelica e l'eterna giovinezza (anche per la sua dolce metà).- l'immagine cambiò nuovamente. Questa volta l'immagine era in parte sfocata: si distingueva bene Perla, ma le due persone accanto a lei non si riusciva a capire chi fossero.

-Chi sono?-

-I suoi genitori. Il suo sogno è la sua famiglia.-

-E Annamaria?-

-Lei sogna di liberare la sua nave e poi di vivere grandi avventure, stile Jack Sparrow.-

Gibbs rimase in silenzio per un po'.

-E dunque?- chiese alla fine.

-E dunque, hai visto come si stanno comportando i tuoi tre compari, no? Ciascuno vuole la chiave per sé, per poter realizzare il proprio sogno, cosa che comunque non gli sarà possibile con la chiave, ma...-

-Come come? Non riuscirebbero a realizzare i loro sogni aprendo le rispettive porte?-

-No. “il sogno può indurre all'errore”: apri la porta sbagliata e, beh, “tre di quattro andranno alla morte”. Solo la tua, quella del puro di cuore, porta alla libreria. Comunque, stavo dicendo: ciascuno dei tuoi compagni sta agendo in modo egoistico per poter realizzare il proprio sogno, non gli importa di quello che desiderano gli altri ed è pronto a tutto pur di poter aprire la propria porta. Tu invece hai già tutto quello che desideri e quindi non ti comporteresti così, per nessuna ragione: in due parole, sei puro.- istintivamente sul volto del quartiermastro nacque un piccolo sorrisetto. -E per concludere, sia Jack, sia Perla, sia Annamaria, sono persone alle quali tieni particolarmente: non permetteresti mai che tre delle persone alle quali sei più legato morissero per aver scelto la porta sbagliata, no? Mi sembra dunque di aver spiegato la situazione piuttosto bene no? Sei il puro di cuore.-

Devo fermarli e aprire la mia porta!” pensò. In quel momento vide il nero che lo circondava dissolversi e disegnarsi davanti a lui la figura del Capitano Jack che stava per saltargli addosso. Si scrollò e tornò alla realtà.

 

La situazione non era affatto facile da gestire. Da un parte c'era Jack e dall'altra le due leonesse. Gibbs analizzò meglio la situazione: la sua porta era la quarta e al momento c'era soltanto Jack a sbarragli la strada. Magari se avesse fatto uno scatto sarebbe riuscito...la chiave gli venne strappata di mano da Annamaria, ma non la tenne per molto: Jack la fermò e cercò in qualche modo di afferrarla, ma fu troppo lento e venne preceduto da Perla che corse verso la sua porta. Gibbs pensò in fretta.

-Perdonatemi Miss.- disse e dopo averla afferrata per un braccio, e dopo aver recuperato la chiave, la spinse contro il Capitano e la nera, facendo cadere tutti e tre. Doveva essere veloce: corse alla sua porta e infilò la chiave nella serratura. La fece girare, ma un giro non bastò, la fece girare due, tre volte finché alla fine la porta si spalancò.

 

Per un po' nessuno parlò: era come se qualcosa fosse scattato dentro tutti quanti da quando Gibbs aveva aperto la porta. Il mastro guardò, curioso, oltre la porta: c'erano delle scale scavate nella roccia. Cominciò a scenderle seguito poi anche dagli altri. Nessuno fiatava, si sentiva solamente il rumore dei loro passi. Alla fine delle scale c'era una luce molto fievole. La raggiunsero: ecco lì la famosa biblioteca. Era divisa in numerose stanze. In ciascuna c'era un tavolo e almeno un paio di sedie e poi tanti di quei libri. Alcuni volumi erano antichissimi, altri invece più recenti. Ogni stanza era illuminata da numerosissime candele.

-Bene, diamoci da fare.- disse Jack prendendo in mano il primo libro che trovò. Ciascuno si mise a cercare in una diversa zona. Non mancava assolutamente niente: c'erano alcuni volumi che trattavano semplicemente di come portare una nave, altri delle principali regole che ogni pirata doveva rispettare, altri ancora erano più interessanti e riportavano le più grandi avventure dei pirati più famosi in assoluto. Perla, sfogliandone uno, trovò un paio di pagine che catturarono la sua attenzione: “Jack Sparrow e la maledizione del tesoro di Cortez”, questo era il titolo. Le lesse tutta d'un fiato e si girò poi verso il Capitano guardandolo con sguardo colpito. Girò qualche altra pagina dello stesso manoscritto e ne trovò un'altra: “Jack Sparrow e la maledizione del forziere fantasma.”.

Com'è che non mi ha mai raccontato di tutte queste sue imprese?” pensò volgendo ancora una volta lo sguardo verso di lui che scartabellava con una velocità sovrumana molti volumi per poi lanciarli in braccio al mastro proferendo un semplice e secco “no!”.

-Uhm...questo potrebbe essere interessante...- sussurrò improvvisamente Jack sedendosi al tavolo più vicino e contemplando le poche righe che lo avevano colpito.

-Hai trovato come liberare la nave?- chiese Gibbs.

-No, ma vieni a leggere!-

Pagina 394. Capitolo 9 sezione 1-60.

Dei e dee.”

-Dei e dee? Come ci può interessare?- chiese il quartiermastro.

-Zitto e leggi!- c'era un lungo elenco di divinità, alcune molto conosciute altre neanche mai sentite. Prima dell'elenco c'erano scritte poche righe:

Molti marinai raccontano di aver vissuto avventure formidabili nelle quali dicono di aver addirittura incontrato e parlato con alcune delle più importanti divinità che si ricordino. La maggior parte delle volte si è trattato di bugie, di grandi bugie, ma teoricamente sarebbe possibile. Chiunque, conoscendo il rito, può contattare e incontrare un dio. A ciascun dio corrisponde un rituale differente.”

Con il dito Jack scese in ordine alfabetico fino alla lettera C.

-Eccola qui: Calipso.- esclamò continuando a sottolineare il nome con il dito.

-Calipso?- chiese Perla.

-Vorresti “contattare” la dea Calipso? Perché?- gli chiese Gibbs.

-Perché non riesco a trovare niente su come liberare le Perla e sicuramente lei ne sa qualcosa.- Perla si avvicinò e lesse: -La dea Calipso è stata resa mortale e in seguito è stata liberata dal suo legame terreno. Per contattarla il rito è molto semplice: si deve prendere una ciocca di capelli di colui/colei che la ha liberata e la si deve bruciare in una notte di luna piena e nella quale ci siano anche contemporaneamente quattro stelle cadenti.-

-Luna piena e quattro stelle cadenti? E come facciamo a sapere quando ci saranno?- chiese Gibbs.

-Sarà fra due settimane.- rispose Annamaria con un altro libro in mano dal titolo “Meraviglie del cielo”. -Oggi è il 4 Agosto. Sarà esattamente il 18 notte.-

-Brava.- rispose Jack.

-Bene! Adesso possiamo andare? Questo posto non mi piace per niente.- rispose Perla. -Metti via il libro e andiamo via!-

-Andiamo!- Jack strappò la pagina del libro, la piegò e la mise in tasca, sentendosi dopo urlare contro da Annamaria. Perla tornò al tavolo dove aveva lasciato il libro nel quale aveva letto di Jack e senza che nessuno se ne accorgesse lo infilò dentro la sua giacchetta nera. Salirono le scale, attraversarono nuovamente il corridoio e furono tirati fuori dai membri della fedele ciurma che era rimasta ad aspettarli in superficie.

-Bene, adesso non ci resta che trovare il nostro caro amico Barbossa.-

 

(due settimane dopo)

Camminava zoppicando e tirava un calcio o allontanava da sé con il suo bastone/stampella qualsiasi cosa gli si trovasse davanti. Improvvisamente, girandosi vide due figure conosciute.

-Pintel! Raghetti! Che cosa ci fate voi qui?-

-Capitano...noi...-

-Io non sono più il vostro capitano.-

-Per noi si. Lei è sempre il Capitano Hector Barbossa e sempre lo sarà.-


Beh, eccomi di nuovo qui...ci ho messo un po' più di tempo, ma ho davvero avuto un sacco di cose da fare!
Comunque spero vivamente che vi piaccia.
Sicuramente qualcuno, e con qualcuno intendo la cara Bonnie, si sarà accorta che, nel titolo, i numeri non sono scelti a caso...dopotutto lo ho scelto il 13 sera il titolo! xD
Un bacione a tutti quelli che leggeranno e recensiranno anche questo capitolo!
Ciaoo! XXX
Carmaux_95

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Capitolo 6
*** Mia che cosa? ***


  


 Eccomi di nuovo qui con il sesto capitolo! Ringrazio tutti quelli che stanno leggendo questa piccola storia e che recensiscono pure!
Questo capitolo è dedicato alla mia amata sorellina, diciamo come un regalo e per dirti "Bentornata dall'Irlanda!!"
Un bacione a tutti quanti!
Buona lettura!

 

Capitolo sei: Mia che cosa?

-Bene, adesso non ci resta che trovare il nostro caro amico Barbossa.-

La Metis sfrecciò lungo il mare per due settimane senza mai fermarsi seguendo la rotta stabilita dalla Bussola di Jack. Finalmente, dopo ben quattordici giorni di navigazione, che furono pesantissimi per tutti a bordo del galeone, giunsero a destinazione.

-Jack, questa è l'Isla de Muerta giusto?- gli chiese Gibbs.

-Già.-

-E Barbossa dovrebbe essere qui?-

-A quanto sembra.- Jack, Gibbs e Annamaria scesero dalla nave e con una scialuppa si diressero verso la caverna dove si trovava il tesoro maledetto di Cortèz. Perla preferì rimanere a bordo della Metis.

 

Camminava zoppicando e tirava un calcio o allontanava da sé con il suo bastone/stampella qualsiasi cosa gli si trovasse davanti. Improvvisamente, girandosi vide due figure conosciute.

-Pintel! Raghetti! Che cosa ci fate voi qui?-

-Capitano...noi...-

-Io non sono più il vostro capitano.-

-Per noi si. Lei è sempre il Capitano Hector Barbossa e sempre lo sarà.-

-Amico caro, Hector,- Jack era entrato nella caverna e la sua visione suscitò un piccolo spavento da parte di tutti -che cosa è successo?- chiese inerpicandosi fino all'enorme forziere maledetto, dove si trovava il collega pirata.

-Jack!- il pirata sembrò sconvolto. -Jack Sparrow! Proprio tu! Qui!- urlò.

-Già, e ho bisogno di te.-

-Vattene via! Via subito! Non voglio nemmeno vederti.-

-Hector, ne discuteremo dopo di questo...qualunque cosa sia...ma adesso devi venire con me sulla nostra nave eh!-

-Non ci penso nemmeno!- sbraitò.

-Se vieni adesso con me...- rispose Jack indicandolo e pensando a cosa poteva offrirgli. -Beh, in realtà non so di preciso cosa ti potrei dare in cambio, però mi serve davvero il tuo aiuto.-

-Scordatelo Jack.- improvvisamente Barbossa scorse dietro a Jack la giovane piratessa dai capelli neri e con un cenno della mano simulò un saluto.

-Jack, ci parlo io.- sussurrò Annamaria nell'orecchio al Capitano. -Intanto torna alla scialuppa.- per qualche strana ragione, che Jack non capì, la ragazza fu davvero convincente.

-Che cosa vuoi?- chiese Barbossa.

-Quello per cui servi a Jack, servirebbe anche a me.- gli disse.

-E dunque?-

-E dunque, ti chiedo di venire con noi. Non devo ricordarti che mi devi un favore, vero?- il pirata non rispose. -Hai dimenticato forse che mi devi la vita? Tanti, tanti, tanti anni fa...quando eravamo ancora ragazzini....e ci fu quell'incendio...-

-E va bene, ma ti prego taci!- ringhiò il pirata dirigendosi zoppicando verso la scialuppa. In poco meno di un quarto d'ora i sette marinai furono fatti salire sulla nave.

-Bene, Hector, visto che non abbiamo molto tempo,- era infatti già notte fonda. -vedrò di essere veloce: mi serve una ciocca dei tuoi capelli.-

-Che cosa?!- Gibbs spiegò quali fossero le intenzioni di Jack e del fatto che gli servissero i suoi capelli in quanto aveva liberato Calipso qualche anno prima.

-E tu ti aspetti che io ti aiuti in qualunque modo a liberare la tua nave? Scordatelo!-

-Ma Barbossa...- cominciò Annamaria che fu però subito interrotta dal suddetto.

-Io ho detto che sarei venuto sulla nave, non che avrei collaborato.-

-Perché ce l'hai con me Hector? Perché non mi vuoi aiutare?- chiese Jack.

-Dopo la nostra ultima avventura alla Fonte della Giovinezza sono tornato alla vecchia bella vita e ho fatto immediatamente vela verso Tortuga. Quando sono arrivato mi hanno arrestato e mi hanno accusato di alto tradimento perché ti avevo lasciato “scappare”, come mi hanno detto loro. Sono sfuggito per miracolo alla forca e sai cosa è successo? La ciurma mi si è ammutinata contro e mi hanno lasciato qui, sull'Isla de Muerta. E tutto questo solamente per colpa tua. Perché ci sei sempre tu di mezzo eh!?- Jack avrebbe tanto voluto rispondergli con un pesante “non è bello quando ti si ammutina contro la ciurma eh? Io ne so qualcosa...” ma si trattenne.

-Amico mio caro, mi dispiace tanto se...ma che ci fanno loro due qui se si sono ammutinati?- chiese indicando Pintel e Raghetti che aveva visto solo in quel momento.

-Loro sono gli unici che mi sono rimasti fedeli e che non si sono ammutinati contro di me.-

-Comunque, ho davvero bisogno di quella ciocca di capelli per liberare la mia nave, guardala.- gli portò la Perla e gliela fece vedere senza fargliela però toccare. -Poverina, chiusa in una sudicia bottiglia...non ti fa venire voglia di aiutarla?- chiese Jack facendo gli occhi da cucciolo indifeso. Barbossa alzò le sopracciglia.

-Assolutamente no.- improvvisamente Jack ebbe l'illuminazione.

-Fallo per Jack.-

-No che non lo faccio per te!-

-Non Jack io, Jack la tua stupida scimmia.-

-Jack!- esclamò Barbossa che si era completamente dimenticato di aver mai avuto una scimmia.

-Allora? Lo farai per lei?- chiese con un enorme sorriso stampato sul volto.

-No!- rispose sorprendendo Jack. -Non riuscirai mai a prendermi quella ciocca di capelli.- rispose sfoderando la spada. Jack fece lo stesso e avrebbero cominciato a combattere se non si fosse intromessa Perla.

-Hey! Hey! Fermi! Ma vi rendete conto di quello che state facendo?- chiese urlando con un tono piuttosto seccato. -State per combattere! E per un ciuffo di capelli! E' una cosa stupida! Non potete risolvere la questione in modo un po' più maturo?!- Gibbs le si avvicinò e le disse scherzosamente che forse pretendeva troppo da Jack chiedendole di fare la persona matura. Jack la guardò.

-Hai assolutamente ragione.- e così dicendo si tolse il cappello e glielo diede in mano.

-Bene!- disse poi nuovamente rivolto a Barbossa. -Vediamo di finirla qui.- e con una mossa fulminea gli afferrò il cappello per poi indietreggiare di qualche passo. -Dammi i tuoi capelli o ti squarcio il cappello!- disse ridacchiando nella sua mente per il demenziale gioco di parole. Perla alzò mani e occhi al cielo. Gibbs ridacchiò. Dopo una serie di minacce da parte di Jack riguardo al povero cappello, Barbossa decise seppure controvoglia di accettare. Gibbs si affrettò a tagliargli, con un coltellino, quel benedetto ciuffo di capelli e poi lo appoggiò in un piccolo piattino lasciando al suo Capitano l'onore di farli bruciare.

-Mastro Gibbs.- gli disse a bassa voce nell'orecchio. -Se non dovesse finire troppo bene per me...e spero vivamente che non sia così, ti lascio in custodia la ragazzina.-

-Perla?-

-Si, devi avere cura di lei al mio posto.- Gibbs annuì anche se un po' sorpreso per la richiesta.

Jack prese in mano il piatto con all'interno i capelli che bruciavano e aspettò.

-Non succede niente.- disse Perla dopo un po'.

-Perché non succede niente?- chiese Jack. Ormai i capelli erano bruciati. Il rito non aveva funzionato...

-Perché non funziona? Hector, tu hai liberato Calipso qualche anno fa, no?- sbraitò Jack.

-Si certo!-

-No...- disse una voce alle sue spalle.

-Che cosa?- chiesero in coro Jack e Barbossa.

-Non è stato lui a liberarla...io mi ricordo.- disse Raghetti. -Si doveva pronunciare una formula e...lei l'aveva detta male, così la ho detta io...-

-Ha ragione.- ammise dopo un po' Gibbs. -Lui l'aveva detta male e quindi...-

-Si va bene, basta che ci sbrighiamo.- il marinaio non si mosse: dopotutto era rimasto fedele al suo capitano, Hector Barbossa, non al Capitano Jack Sparrow.

Oh ma quante storie!” pensò Perla e con grande tranquillità si avvicinò al marinaio, lo fece chinare come per dirgli qualche cosa e improvvisamente, con il coltellino che teneva negli stivali, tagliò un ciuffo di capelli biondi piuttosto smilzo ma sicuramente sufficiente.

-Sei un idiota.- disse Pintel all'amico.

-E' una ragazza! Tu te lo saresti aspettato?-

Per la seconda volta Jack si apprestava a compiere il rito, anche se non del tutto sicuro della sua riuscita.

Dunque bruciò i biondi e unti capelli di Raghetti e prese in mano il piattino.

Improvvisamente una fortissima luce, che costrinse tutti a coprirsi il volto con la mano, avvolse il Capitano che in pochi secondi scomparve.

-E' sparito!- disse Perla con tono leggermente preoccupato.

-Sì...Uno di meno!- urlò di gioia Barbossa.

 

Jack aprì gli occhi. Che posto strano quello in cui si trovava: era come una enorme stanza. C'erano un sacco di tavoli ingombri di ogni sorta di oggetto, come piatti, bicchieri, coppe, pentole, vassoi, libri, calamai, cornici e tanto altro ancora; qualche seggiola era sparsa qua e là.

-Ti stavo aspettando Jack!- il Capitano si girò di colpo e notò che in fondo alla stanza c'era un enorme trono sul quale comodamente seduta c'era la sua vecchia amica Tia Dalma, meglio conosciuta come la dea Calipso.

-Mia cara Tia Dalma!- rispose Jack avvicinandosi traballando come sempre.

-Devo essere sincera, mi aspettavo che saresti arrivato molto prima. Come mai ci hai messo così tanto?-

-Complicazioni sono sopraggiunte.- la dea ridacchiò. -Beh, ma adesso sono qui!-

-Già, e dobbiamo parlare di una certa...Perla.-

-Si, si lo so. Mi devi aiutare a liberare la mia Perla Nera da quella stramaledetta bottiglia.- Calipso alzò le sopracciglia.

-Oh, Jack, ci sono cose più importanti di una semplice nave.-

-Non lo ha detto sul serio.- bofonchiò come se fosse rivolto alla nave stessa. -Comunque, a parte gli scherzi, vorrei sapere da te come...-

-Aspetta, io parlo sul serio, dobbiamo parlare di Perla.-

-Io sto parlando della Perla!- rispose Jack pensando che probabilmente la dea si fosse bevuta qualcosa di molto forte, o direttamente il cervello.

-No Jack! Io parlo della ragazzina.-

-Ah, di quella Perla.- rispose con fare disinteressato e prendendo in mano un diadema che aveva trovato su un tavolo lì vicino e che lo attirava particolarmente.

-Già, di quella ragazzina: Perla Sparrow, tua figlia.-

Jack ebbe un sussulto che si notò parecchio e gli cadde dalle mani la corona.

-Mia...mia che cosa?- chiese, guardando la dea con gli occhi talmente sgranati che a momenti uscivano dalle orbite, e con voce tremante. -Mia che cosa?-

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Capitolo 7
*** ¿Y ahora què? / Decisione improvvisa. ***


  

Eccomi!!! Ce l'ho fatta!!! Domani mattina parto (finalmente) per la montagna e non tornerò fino alla fine di agosto, quindi vi lascio in una volta sola due capitoli!!
Spero vivamente che vi piacciano, ma prima di lasciarvi alla lettura, voglio ringraziare tutti quelli che leggono, recensiscono, preferiscono, ricordano e/o seguono la mia storia! Grazie mille a tutti quanti!!
Ah,  vi avverto che lo spagnolo che troverete in questo primo capitolo è lo spagnolo di una ragazza che non ha mai studiato questa lingua e che si è servita del fratellino minore che va in prima media! xD
Spero di trovare qualche recensione quando tornerò!

Un bacione a tutti!!!

Capitolo sette: ¿Y ahora què?

-Già, di quella ragazzina: Perla Sparrow, tua figlia.-

Jack ebbe un sussulto che si notò parecchio e gli cadde dalle mani la corona.

-Mia...mia che cosa?- chiese, guardando la dea con gli occhi talmente sgranati che momenti uscivano dalle orbite, e con voce tremante. -Mia che cosa?-

-Tu mi stai prendendo in giro...vero?-

-No, sono alquanto seria.-

-Mia figlia?- disse Jack. -Mia figlia?- ripeté abbassando la voce. -Mia figlia?- ripeté ancora una volta però urlando terribilmente. -Ma come è possibile?-

-Non credo che sia io la persona più indicata per dirtelo, credo che dovresti parlare con la madre. La incontrerai qui tra poco.-

-Qui? La fai venire qui?-

-Si.-

-Chi è...?- ad un tratto si sentì uno strano rumore e una luce azzurrina riempire la stanza. Jack si girò con una lentezza disumana e vide in fondo alla stanza una figura che conosceva fin troppo bene.

-Jack Sparrow!- urlò quella avvicinandosi. Jack si rigirò verso la dea.

-Oh santissimi numi, tu stai scherzando! L'ultima volta che l'ho vista, l'avevo abbandonata su un'isoletta circa un anno fa...questa mi ammazza adesso!-

-Vuol dire che sarò l'unica che assisterà alla tua morte, a parte lei.- Jack si girò di nuovo verso la donna che si stava avvicinando sempre più.

-C-che piacere vederti Angelica.- riuscì a biascicare.

-Jack!- rispose lei fermandoglisi davanti e incrociando le braccia. -Prima di ogni altra cosa: Perla è arrivata e ti ha dato la lettera?- Jack annuì. -Bene...e tu hai per caso...già saputo che è...-

-Giusto qualche secondo fa...-

-Va bene, allora prima di parlarne rimane solamente una cosa da fare.- rispose con una assoluta tranquillità che metteva assai a disagio il Capitano.

-E sarebbe?- chiese un po' titubante. Gli occhi della piratessa si infiammarono.

-E me lo chiedi anche?- urlò brandendo la prima cosa che si trovò sotto mano, ovvero una bottiglia di vetro vuota e colpendolo con quella.

-Feo idiota! ¿Còmo te atraves a dejarme en un isla desierta? Eres cruel y ignorante!- la bottiglia si era rotta e Angelica aveva cominciato a lanciargli contro di tutto, altre bottiglie, libri e tanto altro ancora. Era furiosa.

Sempre lo spagnolo quando ti arrabbi eh?”-Angelica, ti prego calmati!-

-¿Calmar me? ¿Còmo puedo calmar me?- Jack prese una sedia e la usò per proteggersi da tutti gli oggetti che Angelica faceva volare contro di lui. E per fortuna: la bruna aveva trovato un set di piatti che infatti fece una fine piuttosto brutta colpendo per la maggior parte la sedia/scudo di Jack.

-Potremmo ragionare?- chiese Jack facendosi accidentalmente e fatalmente scivolare dalle mani la sedia.

-Razonar es una cosa imposible con tigo!- il pirata che aveva cominciato a strisciare per terra cercando di ficcarsi sotto qualche tavolo per proteggersi adocchiò una specie di pentola abbastanza profonda. La afferrò e se la mise in testa a mo' di casco protettivo.

In caso arrivino altri piatti...non si sa mai...” pensò.

-Queda quieto!(resta fermo!)- sbraitò Angelica cercando di prenderlo tirando un libro.

-Non ci penso nemmeno!- Jack strisciò sotto un altro tavolo e lo ribaltò trasformandola in una specie di barricata.

-Angelica io credo che ne si possa discutere della cosa in modo un po' più maturo.- disse e per un momento si fermò a pensare che era la tessa cosa che aveva detto prima Perla. Angelica sembrò fermarsi per un attimo.

-L'hai detto tu? TU dici di risolvere la questione in modo MATURO?-

-Strano eh?- rispose Jack facendo spuntare dal tavolo la testa sempre protetta con la pentola. Non l'avesse mai fatto: in quel momento Angelica gli scagliò contro un candelabro a due braccia, senza candele, colpendolo in pieno volto. Jack si accasciò per terra portandosi una mano sul volto. Angelica tirò un lunghissimo sospiro.

-Mi è passata.- disse dopo un po'. Jack cercò di alzarsi.

-Ti è passata eh? La sfuriata ti è passata adesso? Non poteva passarti giusto qualche secondo fa?- urlò sempre tenendo una mano sulla faccia.

-Dov'è che ti ho preso?-

-Ah non lo so.- disse Jack togliendo la mano e mostrando un occhio che era già diventato bordò. -Tu che pensi?-

-Beh, te lo meritavi.- Jack decise di non infierire. Prese una sedia e si sedette.

-Certo che fai paura in questi momenti.- disse alla giovane donna. Angelica sorrise e gli si sedette a fianco. Ci furono un po' di momenti di silenzio. Jack continuava a cambiare espressione: prima una smorfia di dolore, poi uno sguardo quasi spaventato, poi un'espressione quasi contenta...

-Perché non me lo hai mai detto? Che Perla è mia figlia?- chiese dopo un po' con tono melanconico.

-Perché...avevo paura, paura per te. Io ti conosco Jack e so che una cosa di questo genere...ti spaventa.-

-No, non mi spaventa.- rispose alzandosi e cominciando a camminare nervosamente.

-Jack!-

-D'accordo, va bene? Mi spaventa! Ma adesso...insomma, non me lo hai detto quando ci siamo incontrati a Londra, non me lo hai detto durante tutto il viaggio alla Fonte della Giovinezza, non me lo hai detto nemmeno dopo che ti ho salvato la vita, almeno potevi scrivermelo nella lettera!- disse tutto d'un fiato. -Così adesso...insomma, è un guaio perché...-

-Jack!- disse quasi commossa. -Ti sei affezionato a lei!- Jack non rispose ma allo stesso tempo abbassò la testa. Tornò a sedersi. Rimasero entrambi zitti.

-Ecco...- cominciò dopo un po' il Capitano. -Insomma, era una notizia del tutto inaspettata: io ero venuto qui solamente per sapere come liberare la mia nave...e invece...scopro che sono padre...- Angelica deglutì.

-...di due figli...- concluse Angelica e a Jack mancò la forza di rispondere. Si limitò a guardarla con sguardo stralunato, più del solito, e sconvolto. Jack aprì più volte la bocca ma neanche una parola ne fuoriuscì, la piratessa però capì.

-Un maschio, più piccolo, molto più piccolo: adesso ha tre mesi appena.-

-Quindi quando ti ho abbandonata su quell'isola...mi stavi dicendo la verità?- chiese dopo aver fatto un rapido calcolo temporale. Angelica annuì con la testa.

-E come si chiama?-

-Johnny.-

-Perché Johnny?-

-Perché questo nome racconta la nostra storia.- Jack corrugò la fronte.

-J, Juntos en España.-

-Insieme in Spagna.- tradusse al volo il Capitano. -O?-

-Me ofendes.-

-Non ti ho offeso! Solo che...- ma lo sguardo della bruna lo fece tacere. -H?-

-Te hallo en Londres.-

-Ti incontro a Londra...e le due N?-

-Navegamos hacia la Fuente de la Juventud.-

-Navighiamo verso la Fonte della Giovinezza.-

-E Y...¿Y ahora què?-

-E adesso che...già...- sospirò il pirata. -E adesso che?- per un po' rimasero in silenzio entrambi. Jack era sconvolto. Sentì Angelica avvicnarglisi. Lentamente il Capitano appoggiò la testa sulla sua spalla.

-Jack.-

-Cosa?-

-Ti senti bene?- gli chiese dolcemente.

-No, per niente.- rispose senza muoversi. La giovane donna gli accarezzò la testa, come per tranquillizzarlo. Jack sospirò. -Non è che hai una bistecca?- le chiese dopo un po'.

-Una bistecca?-

-L'occhio mi fa ancora tanto male...- Angelica rise. Gli fece alzare la testa e o guardò. In effetti l'occhio doveva fargli un gran male: era tremendamente gonfio e di un viola acceso.

-Oh, guardati...mi dispiace.- sussurrò riuscendo a strappare un sorriso anche a Jack. -Momentaneamente no, non ho una bistecca, ma appena torni sulla tua nave cercane una e tienila su quell'occhio. Oh mi dispiace davvero tanto, non avrei mai voluto...-

-Non importa, non importa.-

-Mi hai sconvolto.- aggiunse dopo un po' il Capitano.

-Lo so. Per questo ho aspettato quando eravamo sulla Queen Anne's Revenge di mio padre... già eri in brutte acque...-

-Grazie a te.-

-Lo so...Jack ti prego perdonami.- il pirata le scostò i capelli e le diede un tenero bacio sulla guancia.

-Tempo scaduto. Non posso trattenerla di più.- disse improvvisamente Calipso.

-Un attimo solo.- disse Angelica. -Jack ti ho mandato Perla perché recuperasse la parre mancante della famiglia, ma con questo intendevo...- ma in quel momento la ragazza si dissolse sotto gli occhi del Capitano.

-Angi...! Non potevi aspettare un secondo di più? Era una cosa importante e dovevo chiedergli anche un'altra cosa...- chiese volgendosi verso la dea.

-Sono una dea ma non posso fare miracoli più di tanto. Posso solamente dirti che adesso si trova a Tortuga.- rispose.

-Perché per quindici anni ha mentito a Perla non dicendole di essere sua madre?- Jack sospirò e rimase in silenzio e scuotendo la testa di tanto in tanto.

-Se vuoi ti posso tirare un po' su il morale.- gli disse mettendogli una mano sulla spalla. -Vuoi sapere come liberare la tua nave, la Perla Nera, dalla bottiglia?-

-Ma certo.- rispose anche se con un tono alquanto disinteressato.

-Hai mai provato a stappare la bottiglia?- Jack la guardò.

-Cosa? Bastava semplicemente aprire la bottiglia? Come è possibile?-

-Beh, com'è possibile che un'intera nave sia stata imprigionata in una minuscola bottiglia? Magia. Com'è possibile che stappando semplicemente la bottiglia la nave torni com'era? Sempre magia. Beh, ovviamente quando stappi la bottiglia devi essere sull'acqua e ti consiglio anche di allontanarti alla svelta.-

-Oh...beh, ti ringrazio, ma adesso credo che dovrei tornare sulla nave...-

-Ti accontento subito. Stammi bene Jack Sparrow.- rispose la dea sorridendogli.

 

 

(Capitolo otto: Decisione improvvisa.)

-Fra quanto credi che tornerà?- chiese Perla ad Annamaria.

-Difficile a dirsi.-

-Hey senti,- cominciò la ragazzina sedendosi sulla piccola scaletta. -Come hai convinto Barbossa a farlo salire sulla Metis?-

-Mi doveva un favore.-

-Che favore?-

-Sei curiosa eh?!- Perla le sorrise. -Sai eravamo grandissimi amici da ragazzi.-

Annamaria era nata a Londra, in un quartiere molto povero. Suo padre era morto per mare ed era rimasta sola con la madre.

Un giorno stava girando per un piccolo mercato e, dopo aver visto un bambino di fianco ad un bancone che vendeva frutta con la faccia di uno che sta morendo di fame, allungò una mano, prese una mela e gliela porse.

-Ragazzina, quello che prendi lo devi pagare!- gli urlò il proprietario.

-Ma io non ho i soldi per pagarla, volevo solamente...-

-Il tuo volere è ininfluente! Una piccola ladra! Lo sai come si puniscono i ladruncoli come te?- l'afferrò per un braccio è mimò come le avrebbe tagliato una mano. Annamaria si spaventò terribilmente e dimenandosi riuscì a sfuggire alla presa di quell'omaccione e a scappare via. Quello comunque non aveva intenzione di lasciarla andare. Corse via.

Annamaria alla fine non sapeva più dove scappare, quel brutto tipo l'avrebbe presa e le avrebbe tagliato una mano. La sola idea la terrorizzava. Improvvisamente si sentì afferrare per un braccio ed essere trasportata in un minuscolo vicolo buio. Istintivamente urlò, ma le venne tappata la bocca.

-Shhh! Zitta! Se ti sente sei finita!- rimase immobile e zitta e poco dopo vide passare di corsa l'uomo del bancone. Rimase ferma per ancora qualche secondo. Alla fine sentì la mano di quello che la aveva salvata togliersi dalle sue labbra. Si girò. Era un bambino, che avrà avuto qualche anno in più di lei, con capelli castano chiari non molto lunghi e innocenti occhi azzurri.

-Grazie.-

-Ho visto tutta la scena: non hai fatto niente di male.- il ragazzo le tese la mano. -Hector.-

-Annamaria.-

-Vuoi una mela?- le chiese tirando fuori dalla sua piccola bisaccia un paio di mele rosse.

-Certo.- il ragazzo le pulì strofinandole su una gamba e gliene lanciò una.

-Io adoro le mele.- disse Hector dando il primo morso. Da quel giorno furono grandi amici, praticamente inseparabili. Hector cominciò a chiamarla Hannah, essendo secondo lui troppo lungo come nome “Annamaria”.

Quasi un anno dopo ci fu un grande incendio che bruciò un intero quartiere. La giovane Hannah era sgattaiolata fuori di casa quella notte: lei e Hector volevano andare al porto, ma i loro piani saltarono. L'incendio si era propagato fino alla casa in cui abitava il ragazzo. Hannah quando vide l'incendio divampare non ci pensò due volte e, sapendo che per fortuna Hector viveva con la sua famiglia al “primo piano”, si gettò fra le fiamme.

-La madre era rimasta bloccata da alcune travi di legno del soffitto che erano cadute e sia Barbossa che suo padre stavano cercando di aiutarla. Quando il padre, dopo averla liberata, era corso fuori con lei, la porta era stata sbarrata da altre travi: il soffitto stava cedendo. Non rimaneva che la finestra.-

-E come avete fatto?- chiese Perla interessatissima.

-Beh, io sono uscita dalla finestra come avevo fatto quella sera stessa per uscire di casa...solo che avevo il suo peso morto sulle spalle.-

-Come?-

-Una delle travi che erano cadute lo avevano colpito.-

-Ah! E com'è che vi siete allontanati così?-

-Dovettero trovare una nuova casa e suo padre decise di trasferirsi da Londra.- mentre diceva questa ultima frase la stessa luce che precedentemente li aveva accecati illuminò la nave quasi a giorno. Un secondo dopo video Jack in piedi con una mano sul volto.

-Jack! Allora com'è andata?- chiese Perla entusiasta venendogli incontro. Jack arretrò subito di qualche passo facendo qualche verso. Perla corrugò la fronte.

-Allora?- chiese a quel punto Gibbs.

-Cosa?- chiese il Capitano.

-La...la nave Capitano! Siete riuscito a sapere come liberarla?-

-Ho saputo molto di più!- gli rispose con tono seccato avvicinandoglisi.

-E dunque?-

-Siamo impazienti?- chiese con tono ancora più seccato.

-Jack, ti senti bene?- gli chiese la brunetta appoggiandogli una mano sulla spalla. Jack si girò di scatto e nuovamente si trovò ad arretrare. Dannazione, quanto quella ragazzina la metteva a disagio in quel momento!

-N...o, no...non mi sento per niente bene...u-un passo...indietro, per favore.- rispose come se gli mancasse il fiato e facendole segno con le mani di allontanarsi.

-Jack! Che ti succede? E perché tieni una mano sull'occhio?- gli chiese la figlia. A quel punto il Capitano, che non se ne era nemmeno reso conto, tolse la mano mostrando l'occhio se, per quello che era diventato, si poteva ancora definire così.

-Per mille palle di cannone con la barba Jack! Che ti sei fatto?- esclamò Gibbs.

-Questo?- chiese Jack indicandosi l'occhio. -E' la vendetta del Capitano Teach.- gli sussurrò in modo che la ragazza non lo sentisse.

-Oh guardati, aspetta, ti aiuto.- Perla aveva già preso un panno, lo aveva bagnato e lo avrebbe appoggiato sull'occhio del suo Capitano se quello non avesse fatto un salto indietro.

-Per...per...la barbetta di Barbossa...cosa stai facendo?- le chiese quasi spaventato.

-Per la mia barbetta?- se ne uscì a quel punto Barbossa.

-Dev'essere sconvolto parecchio...- gli sussurrò nell'orecchio Raghetti.

-Ti voglio aiutare.- rispose Perla.

-No, no, no! No! Assolutamente no! Sto benissimo! E adesso se non vi spiace andrò nella mia cabina...-

-Ma allora la nave...- si intromise Annamaria.

-Ho detto che voglio andare nella mia cabina!- sbraitò come mai aveva fatto. Scese così nella sua cabina. Si sdraiò sul letto e si portò una mano sulla fronte. Mai si era sentito così male come in quel momento prima d'ora. Improvvisamente sentì un gran caldo. Si tolse la giacca e si tirò su le maniche della camicia. Troppi pensieri affollavano la sua mente. Chiuse gli occhi.

Tutti gli altri erano rimasti sul ponte e si guardavano perplessi. Ormai albeggiava.

-Io non so voi,- disse Perla dopo un po' sempre con in mano il panno bagnato -ma io vado giù a vedere come sta.-

-Perché sei così...premurosa?- chiese Gibbs dopo aver trovato la parola. Perla si fermò un attimo.

Già...perché?” si chiese. -Non so. Mi viene quasi naturale adesso...- e detto questo scese le scale che portavano alla cabina. Aprì lentamente la porta che stranamente non cigolò.

-Capitano?- chiese a bassa voce. -Jack?- ma non ottenne risposta. Entrò: Jack era sdraiato sul letto, si era addormentato. Perla gli si avvicinò.

-Ma come ti sei conciato...- si inginocchiò e, dopo aver spostato il braccio di Jack, che la ostacolava, appoggiò delicatamente il panno umido sull'occhio del Capitano.

La giornata fu piuttosto noiosa, per tutti, non c'era niente da fare. L'unica che aveva trovato qualcosa da fare era la giovane Perla che, infatti, si era messa a leggere il libro che si era portata via dalla biblioteca della Bloody Anne Read. Gibbs andava su e giù per il ponte e l'unica cosa che ravvivò il pomeriggio fu un acceso litigio tra Hector e Hannah.

Verso sera Perla scese nuovamente nella cabina del Capitano sperando di trovarlo sveglio, cosa che non avvenne, non si era nemmeno mosso. Si sedette sulla sedia alla scrivania e cominciò a dondolarsi. Che doveva fare? Dondolandosi indietreggiò fino alla parete e lì si fermò lasciando che la sedia poggiasse solamente su due gambe e, tirate su le sue, le appoggiò sulla scrivania. Incrociò le braccia e chiuse gli occhi. Rimase così, senza dormire, semplicemente riposandosi. Non volava una mosca, Jack dormiva e anche la discussione tra Barbossa e Annamaria, l'evento più eccitante di tutta la giornata, era terminata.

-Tortuga!- urlò improvvisamente il Capitano sedendosi composto sul letto. Perla dallo spavento cadde dalla sedia.

-Cosa?- chiese rialzandosi in piedi.

-Tortuga! Tortuga! Tortuga!-

-Ho capito, ho capito, ho capito...e allora?-

-Tortuga! Dobbiamo fare vela verso Tortuga!- rispose alzandosi dal letto.

-Perché?-

-La Donna di Siviglia!- rispose. Si avvicinò alla figlia e la prese per entrambe le braccia. -Dobbiamo fare vela verso Tortuga!- disse scandendo ogni parola lentamente a pochi centimetri della brunetta. Perla abbozzò ad una specie di sorriso.

-V...va bene. Ehm...tutti a Tortuga, allora!-

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Capitolo 8
*** Tutti a Tortuga - parte uno ***


  

Il Dio delle Montagne è stato clemente e mi permette adesso di pubblicare questo nono capitolo!
Mando un bacione enorme a tutti voi che leggete, seguite, ricordate, preferite e recensite questa piccola storia!
Un bacione enorme a tutti voi!

Buona lettura!!

Capitolo nove: Tutti a Tortuga – parte uno.

Nei giorni di navigazione che seguirono Jack non fece altro che evitare Perla, in ogni modo. Cercava di evitarla ma allo stesso tempo, senza che lei se ne accorgesse, continuava a fissarla. Adesso si rendeva conto più che mai che aveva i suoi occhi e i capelli di sua madre.

-Mastro Gibbs, fra quanto saremo a Tortuga?-

-Se tutto va bene ci arriveremo questa sera.-

-Perfetto!-

-Jack...- lo chiamò a bassa voce Perla prendendolo per una manica della camicia. -Ho ...fatto qualcosa di male?- gli chiese con voce triste.

-Assolutamente no! Come ti vengono queste idee?-

-In questi ultimi giorni non fai che evitarmi...forse ho fatto qualcosa che ti ha fatto arrabbiare e non me ne sono resa conto...-

-No, davvero. Ho...solamente molti, moltissimi pensieri per la testa. Tu non potresti mai fare niente di male!- Perla gli sorrise.

Come previsto arrivarono a Tortuga quella sera stessa. Perla nascose come suo solito la lunga chioma bruna nel tricorno e scese dalla nave.

-Perla, mi faresti un favore?- le chiese Jack prendendo la sua pistola e dandogliela in mano. -Ci dovrebbe essere un armaiolo qui vicino, potresti andare a farmela sistemare?-

-Agli ordini Capitano!-

-La tua pistola era rotta?- gli chiese Gibbs.

-L'ho rotta io ieri apposta.- rispose quando la ragazza si fu allontanata.

-Perché?-

-Perché ti devo parlare e non voglio che lei ci senta, su forza andiamo.- e detto questo entrarono in un pub lì vicino.

 

-Ne sei proprio sicuro?- chiese una vecchia signora al ragazzo biondo che aveva davanti.

-Si, hai visto anche tu: Jack Sparrow si fida abbastanza di quel ragazzo da affidargli la sua pistola, sicuramente lui ne saprà qualcosa su come ha fatto Jack a contattare Calipso!- rispose il ragazzo sicuro di sé.

-Io non sarei così sicura di quello che hai sentito nella taverna poco fa!-

-Lo ha detto quella ragazza dai capelli neri, che fa parte della sua ciurma, non può non essere vero!-

-Dunque?-

-Dunque quello è il mio ragazzo! Parlerò con lui!- Perla passò poco distante dal vicolo dove il ragazzo si era nascosto. -Perfetto.- sibilò e dopo averla fatta passare, senza dare nell'occhio, la seguì mantenendo una certa distanza. La bruna trovò l'armaiolo e vi entrò mentre il misterioso ragazzo che la seguiva rimase fuori ad aspettarla.

 

Jack si avvicinò al bancone e chiese all'oste dove lui e il suo compare avrebbero potuto parlare lontani da orecchie indiscrete e quello senza proferire parola li scortò in una piccola stanzetta al piano di sopra della taverna.

-Allora Jack, cosa devi dirmi?-

-Dunque...-cominciò il Capitano prendendo un grande respiro. -E' venuto alla luce qualche giorno fa un fatto a dir poco sconvolgente. Tu hai presente quella ragazzina, Perla?-

-Beh, certamente.-

-Bene, ecco, io...cioè, in realtà lei...perché io non lo sapevo, ma adesso lei...-

-Io, lei, tu, noi, voi, essi, insomma Jack dammi almeno un verbo! Tu fai così quando...- cominciò a dire indicandolo.

-E' mia figlia.- disse alla fine Jack. Gibbs si pietrificò mentre ancora lo indicava a la bocca gli si aprì fino a terra.

 

Il ragazzo rimase ad aspettare fuori dall'armaiolo per circa una decina di minuti. L'armaiolo finì di sistemare la pistola di Jack e la ragazza uscì dal negozio poco dopo.

-Hey ragazzo!- Perla si voltò e, vistolo, si indicò per essere sicura che ce l'avesse con lei. -Si, tu!- continuò avvicinandosi. -Ho bisogno di parlarti.-

-Chi sei?- chiese a bassa voce.

-Non importa. Tu conosci Jack Sparrow, giusto?-

-Piuttosto bene.- rispose dopo un po'.

-Bene, vieni con me: qui c'è troppa gente.- il ragazzo la afferrò per un braccio e la trascinò in una stradicciola del tutto deserta.

-Ma si può sapere chi diavolo sei?-

-Mi chiamo James.-

-Che cosa vuoi?-

-Tu hai visto come Jack ha contattato la dea Calipso?-

-Come fai a saperlo?-

-Le notizie volano! Allora?-

-Certamente.-

-Bene, come ha fatto? Ho bisogno di saperlo.- Perla alzò le sopracciglia e rimase zitta per un po' poi ridacchiò.

-Ah! Se pensi che riuscirai a strapparmi qualche informazione, mi dispiace per te, ma ti sbagli di grosso.- e detto questo si girò e fece per andarsene ma il ragazzo la prese di nuovo per il braccio.

-Hey amico, ti prego.-

-Non chiamarmi “amico”!- ribatté irritata la ragazza.

-Senti ragazzino, io ho bisogno di quelle informazioni, ad ogni costo, quindi o tu adesso mi fornisci queste informazioni, oppure...- a quel punto la ragazza si stufò. Si voltò di scatto e in meno di un secondo ribaltò la situazione: girò il braccio del ragazzo dietro la schiena, facendolo abbassare sulle ginocchia, e lo tenne saldamente fermo.

-Dunque, iniziamo a stabilire qualche regola! Regola numero uno: non chiamarmi mai più “ragazzino”!-

-E perché mai?-

-Santi numi! Perché sono una ragazza!- rispose Perla urlando.

-Che cosa?- la voce del ragazzo si fece acuta.

-Sono una ragazza, chiaro?-

-Come fai ad essere una ragazza?-

-Regola numero due:- continuò senza badare all'ultima domanda ma stringendo più forte il suo braccio. -Non chiamarmi più tanto meno “amico”.-

-Chiaro.-

-Regola numero tre: non osare neanche provare a minacciarmi, a parlarmi o anche solo a cercarmi di nuovo, perché altrimenti ti giuro che ti taglio i testicoli e li do in pasto ai maiali! Mi sono spiegata?- la ragazza si stupì di sé stessa: mai stata così spietata!

-Ti sei spiegata! Perfettamente!-

-Bene, allora tanti saluti!- rispose lasciando il braccio del ragazzo e dirigendosi verso la taverna dove erano andati Jack e Gibbs. James si massaggiò il braccio e la guardò allontanarsi.

-Però...- sibilò, nonostante tutto, sorridendo. -Che peperino!-

 

Jack, stufo di aspettare in piedi che Gibbs facesse uscire almeno un sibilo dalla sua bocca, si sedette su una piccola sedia e, tirata fuori la sua bussola cominciò a giocarci.

-Quando te la senti di parlare, Gibbs, io sono qui eh!- gli disse scherzosamente.

-Io non posso seriamente credere che tu sia il padre di quella ragazzina...- Jack gli spiegò come l'aveva saputo e, insomma, tutto ciò che doveva sapere.

-E siamo venuti qui a Tortuga...perché?-

-Perché Calipso ha detto che Angelica è qui a Tortuga, ecco perché! E io devo parlarle.-

-Pensa un po' che bel quadretto: tu, Angelica, Johnny e...-

-Zittati!- urlò improvvisamente il Capitano. -Sta arrivando qualcuno!- e in effetti qualche secondo dopo bussarono alla porta.

-Si?-

-Sono io Capitano, con la sua pistola.- disse la ragazzina dall'altra parte della porta. Jack la fece entrare, recuperò la sua pistola e scesero per mangiare qualcosa. Si sederono ad un piccolo tavolino e Jack ordinò qualcosa per tutti e tre.

-Allora, perché siamo venuti qui a Tortuga?- chiese ad un certo punto Perla.

-Per incontrare Angelica.- rispose istintivamente il quartiermastro per poi ricevere una forte pedata sugli stinchi da parte di Jack.

-Davvero? Angelica è qui a Tortuga? E quando la incontreremo?- il Capitano lanciò un'occhiata più che fulminante al mastro che preferì tacere.

-In effetti si, è qui a Tortuga.-

-E tu come lo sai?- le venne però da chiedere.

-Me lo ha detto Calipso...- Lo sguardo di Jack cadde su una scura figura che indossava un mantello con cappuccio seduta ad un piccolo tavolino in un angolo della locanda. L'oste portò da bere e da mangiare e Jack per tutto il tempo non fece altro che guardare quella figura studiandone i movimenti. Prese il suo bicchiere di rum, lo vuotò tutto d'un fiato.

-Sono pronto. Voi rimanete qua! Gibbs tienila qui!- sibilò riferendosi alla ragazzina e senza dire una parola si diresse verso il piccolo tavolino. Perla lo seguì con lo sguardo.

-Señorita, ¿puedo sentarme aquì con usted? (posso sedermi qui con voi?)- chiese Jack togliendosi il cappello con un gesto alquanto teatrale. Quella non rispose ma con un gesto della mano acconsentì.

-Posso bere un goccetto gioia?- chiese prendendo in mano la bottiglia di rum che si trovava sul tavolo.

-Jack!- alla fine parlò. -Sono felice che tu sia venuto qui! Dobbiamo finire di parlare!-

-Sicuro! Ma non qui!- Angelica rimase in silenzio per un po'.

-Vieni con me.- gli disse alla fine.

-Dove?- chiese Jack portando la bottiglia di rum alle labbra.

-Ti porto a vedere Johnny.- gli sibilò alzandosi. A Jack andò di traverso quello che stava bevendo e non poté che mettersi a tossire.

-Che cosa?- chiese, ma la piratessa si era già allontanata. Jack si alzò di scattò e scagliò via la sedia.

-Angi, aspetta!- urlò inciampando nella gamba di un'altra sedia e facendo così cadere un uomo che per fortuna era completamente ubriaco e che a momenti non si rese nemmeno conto di quanto era successo. Perla aggrottò la fronte, Gibbs invece rise della scena.

-Quella è Angelica! Andiamo!- esclamò la ragazza.

-No, aspetta. Jack ha detto che dobbiamo rimanere qui!-

-Ma io voglio salutarla!- e fece per alzarsi ma Gibbs la prese per un braccio e la fece sedere di nuovo.

-Oh dai Gibbs. Per favore lasciami andare, non ti costa niente! E poi sono curiosa di sapere perché Jack la stava rincorrendo così!-

-Non mi importa! Ma eseguo gli ordini del Capitano: e se Jack vuole che noi rimaniamo qui, noi rimarremo qui!-

-E se io dico che voglio andare, io andrò!- rispose alzandosi di nuovo e questa volta sfuggendo alle grinfie del quartiermastro. Gibbs sospirò.

-Testarda! Come suo padre!- commentò poi quando quella si fu allontanata.

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Capitolo 9
*** Tutti a Tortuga - parte due. ***


 Salve a tutti! Sono tornata con un altro capitolo! Questo sarà più lungo degli altri in quanto era stato scritto ed era destinato ad essere pubblicato prima che partissi per la crociera...ma come potete ben vedere il Dio delle Montagne si è distratto un attimo e mi trovo dunque qui adesso a pubblicarlo!
Auguro a tutti quanti una buona lettura! 
Un bacione enorme a tutti quanti!
 



Capitolo dieci: Tutti a Tortuga – parte due.

-Angelica! Abbiamo un problema!- la piratessa era uscita dalla taverna e, attraversata una stradicciola, era entrata in una minuscola casetta di due piani appena. C'erano circa quattro piccole stanzette e in una di queste c'era un vecchia donna che badava al bambino. Angelica, dopo averla congedata, aveva preso il bambino e lo aveva dato in braccio al suo papà.

-E sarebbe?- chiese girandosi.

-Sarebbe che ci sono tre mesi di bambino appesi alle treccine della mia barba...- quella rise. -Adesso devi però spiegarmi tutto: perché non hai detto niente a Perla?- disse Jack dopo un po'.

-Quindici anni fa, quando è nata, tutta la marina inglese e gran parte di quella spagnola ti erano dietro! Il tuo nome era pericoloso! E il mio pure!-

-Perché il tuo?-

-Ah non so, la figlia di Edward Teach...meglio conosciuto come Barbanera, il terrore dei mari...tu cosa pensi?- gli rispose ironica. -Quindi ho preferito non dire niente. Per prendere te o Barbanera, avrebbero fatto di tutto, anche prendere una ragazzina come ostaggio, insomma...due piccioni con una fava se mi intendi.- Jack ammise che in effetti la giovane donna aveva ragione e ripose il bambino nella piccola culla.

-Ah! Jack, ti stavo dicendo, quando poi Calipso mi ha rispedito qui, che ti ho mandato Perla perché...- ma in quel momento la porta si spalancò ed entrò entusiasta la ragazzina bruna e poco dopo anche Gibbs che alla fine la aveva seguita. Quella corse a salutare Angelica e Jack colse il momento per andare da Gibbs a tirargli un colpetto con le dita sul naso.

-L'hai lasciata andare! Se fosse arrivata un secondo prima sarebbero stati guai...e guai grossi!-

-E' testarda!- rispose massaggiandosi con una mano sul naso. -Da qualcuno avrà preso, vero Jack?- concluse sibilando. Quello sbuffò, doveva abituarsi adesso a sentirsi dire frasi del genere.

 

-Gran bella figura James!- disse la vecchia.

-E' evidente- rispose irritato -che ho usato la tecnica sbagliata.-

-E allora?-

-Allora domani parlerò di nuovo con lei.-

 

Passarono la notte e la mattina successiva lì da Angelica. Jack era sicuro di non aver mai visto sua figlia più felice di così...almeno, da quando la conosceva. Si erano seduti ad un piccolo tavolino per mangiare qualche cosa.

-Che caldo che fa qui!- esclamò Gibbs.

-Non me lo dire...- rispose Perla cercando di raccogliere con le mani la lunga chioma. -Con questi capelli è...- alzando la testa vide ad una piccola finestrella il volto dello stesso ragazzo che la aveva minacciata il giorno prima. “No...”. Poco dopo guardò di nuovo alla finestra e per la seconda volta lo vide. Sbatté i pugni sul tavolo e si alzò.

-Io adesso lo ammazzo quel ragazzo!- Jack la afferrò istintivamente per un braccio.

-Quale ragazzo?- Perla gli raccontò tutto.

-Ti do il mio permesso!- rispose Jack dopo un po' lasciandola andare.

-Perla,- la fermò questa volta Angelica. -non fargli troppo male...-

-...Va bene.-

 

-Non è possibile! Non la vedo più! Ma dannazione...- James guardò dalla finestrella ma non trovò più la ragazza.

-Stavi forse cercando me?- gli chiese la ragazza avvicinandoglisi e facendolo saltare indietro per la sorpresa.

-In realtà si...-

-Stai infrangendo la terza regola.-

-Senti, io credo che siamo partiti con il piede sbagliato,- disse il ragazzo cominciando a gesticolare. -quindi credo che dovremmo ricominciare tutto da capo. Dunque, ciao, io sono James!- concluse allungando la mano. La ragazza alzò le sopracciglia ma alla fine decise di partecipare al gioco e strinse la mano del ragazzo.

-Perla.-

-Perla...- ripeté. -Com'è che una ragazza con un nome così dolce sia...- si morse il labbro.

-Così come?- chiese la brunetta irritata.

-Ehm...non volevo dire questo...- il biondo alzò lo sguardo e scorse non troppo lontano un gruppetto di guardie che si stavano avvicinando. -Oh diavolo! Vieni via!- la prese per la giacchetta nera e la trascinò quasi di peso in una altra stradina, deserta.

-Amici tuoi?- chiese Perla girandosi a guardare da chi stavano fuggendo.

-Ieri notte ho accidentalmente gravemente offeso un signore che ho scoperto solo dopo essere il capitano delle guardie.-

-Sei un genio mio caro James, ma questo è un problema solo tuo. Io adesso ti saluto!- Perla fece per andarsene ma James la prese e la tirò indietro richiamando però l'attenzione delle guardie che in men che non si dica li raggiunsero.

-Oh, grazie al cielo siete arrivati.- disse la brunetta con un grosso sorriso sadico rivolto al biondo ma al contrario di quanto si immaginasse le guardie presero anche lei. Quella si dimenò fino a quando non riuscì a liberarsi dalla loro presa.

-Che diavolo state facendo? Io non ho fatto niente! Non ho niente a che fare con lui, a momenti non lo conosco nemmeno!- ma quelle non la stettero a sentire e la presero di nuovo. -Dove ci portate?- chiese alla fine la ragazza dopo aver ben capito che non sarebbe riuscita a liberarsi e a tornare da Jack e Angelica.

-In prigione.- rispose il capitano. -Ma solo per qualche giorno!- aggiunse poi notato lo sguardo sconsolato dei due prigionieri.

 

Jack uscì sulla strada cercando con lo sguardo la figlia. Sarebbe già dovuta tornare da un pezzo. Non la vide da nessuna parte.

-Mi scusi signora.- fermò una vecchia signora che passava per caso in quel momento.

-Ha forse visto una ragazzina passare di qui?-

-Una brunetta insieme ad un biondo?-

-Si, si esatto.-

-Sono stati appena portati via dalle guardie!-

-Cosa?- chiese il Capitano sconvolto.

 

-Ti odio! Te l'ho già detto che ti odio?- urlò Perla mentre le guardie la sbattevano dentro la cella insieme a James.

-Credo che con queste due volte tu sia arrivata a venti.-

-Beh, allora te lo dico un'altra volta: ti odio! Ti conosco da due giorni, o meglio, se contiamo ti conosco da meno di un'ora in totale e sono già nei guai per colpa tua!-

-Hey tranquilla, sono solo quattro giorni che devi passare qui, non è molto.-

-Idiota!- urlò Perla scagliandoglisi addosso e buttandolo per terra quasi volesse strangolarlo. -Io sarei dovuta salpare questa sera stessa! E se partono senza di me...io che faccio?-

-Che furia! Stai tranquilla...vedrai che verranno a prenderti! E comunque, potrebbero aspettare quattro giorni a partire...-

-Oh no, non quattro giorni! Non per te: io ti faccio fuori prima!-

 

Perla si era tranquillizzata e si era seduta su una piccola panchinetta. Nessuno dei due proferì parola per un po'.

-Perla.- la chiamò il ragazzo. -Scusa, non ti avrei dovuto cacciare in questo pasticcio!- quella lo guardò e alla fine lo degnò di un dolce sorriso. -Per dove farete vela?-

-Sinceramente non lo so. Ma a me piace viaggiare, vedere il mondo, quindi non mi importa più di tanto...un momento...che ne è stato della nostra roba? La mia spada...il mio cappello...?- una guardia che passava di lì la sentì.

-La spada si è rotta, o per meglio dire l'ha rotta, credo per sbaglio, una delle guardie che vi hanno chiuso dentro.-

-Ma cosa me ne frega della spada! Dov'è il mio cappello?-

-Il cappello?-

-Si, dov'è il mio cap-pel-lo??- la guardia glielo indicò, era poco distante appeso al muro con a fianco la sua piccola bisaccia. Perla aspettò qualche istante, il tempo necessario perché la guardia se ne andasse, dopo di che si avvicinò alle sbarre della cella e allungando un braccio cercò di raggiungere la bisaccia. Improvvisamente se la vide afferrare e allontanare davanti ai suoi occhi da un'altra guardia. Perla si girò e notò che la guardia in questione era giovane, troppo giovane, avrà avuto la sua età, sicuramente non di più. Quella le sorrise e invece di girare i tacchi le diede in mano la bisaccia per poi andarsene con un altro grande sorriso. La brunetta lo seguì con lo sguardo fino a quando non scomparve e alla fine, scossasi, cominciò a svuotare la bisaccia per poterla far passare dalle sbarre, tirando fuori davvero di tutto e poi facendo passare un oggetto alla volta attraverso quelle. Infine rimise tutto in ordine e prese in mano il libro che si era portata via dalla Bloody Anne Read, sedendosi poi di nuovo.

-Tutto questo per un libro?-

-Che c'è? Almeno faccio qualche cosa!- si mise a sfogliare con grande curiosità il volume. C'erano leggende di grandissimi e famosissimi marinai tra le quali anche quelle dell'Olonese del quale sapeva poco o niente. La sua attenzione fu catturata da una pagina, più consumata e rovinata rispetto alle altre. Lesse con attenzione.

L'Eletto del Grifone.

Quanti marinai sono stati vittime della furia del mare? Quante famiglie sono state private dei loro cari per colpa di improvvise tempeste?

E se qualcuno potesse dominarne il potere, riuscisse a controllare l'immenso potere di una cosa così volubile e crudele e indomabile come il mare?”

-Sembra molto interessante, cosa leggi?- le chiede James sedendolesi accanto.

-E' una leggenda.- rispose dopo averla letta. -Dice che c'è una spada incantata o una cosa simile, che si trova a Veracruz, in un piccolo monastero, che venne chiamata “Grifone” dal pirata Peter Lehnus, suo proprietario.-

-E perché l'ha chiamata così?-

-Diceva che avesse la forza del leone e la perfezione dell'aquila.- il biondo annuì. -Beh a quanto pare questa spada ha un enorme potere, superiore a qualunque altra. Secondo la leggenda nel Canale dei Galeoni, tra le piccole isolette di Dominica e Martinica vive un animale marino che sembra dominare il potere del mare. Il Grifone è l'unica spada o comunque è l'unica arma che possa sconfiggerlo.-

-E poi?- chiese troppo incuriosito. -Dai dai leggi!-

-E poi...- continuò la ragazza cercando con le dita il segno sul libro. -...e poi si deve cucinare questo animale...?- continuò ridacchiando.

-E il primo che ne mangerà ne otterrà i poteri!- concluse James leggendo.

-E' un'idea che alletterebbe moltissimo Jack, ne sono sicura!-

-Ti dispiace se do un'occhiata?- il biondo prese il libro dalle mani della ragazza senza nemmeno aspettare una risposta, che in realtà poi neanche ricevette. Calò nuovamente il silenzio, interrotto solamente dai passi della stessa guardia che prima aveva aiutato Perla, che era tornata e si era appoggiata alla parete di fianco alla loro cella.

Perla cominciò a tamburellare con le dita sulla panchinetta e le tornarono così in mente le parole di una canzone che le cantava sempre Angelica quando era piccola.

-Più crudele è la guerra

e l'uomo sa cos'è la guerra.- cominciò a cantare a bassa voce.

-Giù dal cielo scende un tuono

tutto intorno è un grande suono.

Nasce il seme dalla pianta

Il grande albero adesso canta.- la guardia girò la testa e la guardò con la coda dell'occhio.

-Caldo e tenero è l'amore

L'uomo sa cos'è l'amore.

Corre il sangue

Nelle vene

Grande vento

Nella notte calda si alzerà!

Anima, anima...

Giallo il sole, la forza mi dà.

O anima, anima...

Fatti forza, ogni giorno e ogni notte coraggio verrà...- si interruppe cercando di ricordarsi come andasse avanti la canzone.

-La conchiglia suona piano

Il mare ormai è già lontano.- continuò la guardia girandosi completamente e guardando all'interno della cella attraverso le sbarre.

-Sale e scende la marea

Che tutto copre e tutto crea.-

-Corre il sangue

Nelle vene- riprese a cantare Perla, accompagnata dalla guardia, dopo essersi alzata e avvicinata.

-Grande vento

Nella notte calda s'alzerà...-

Rimasero per qualche attimo in silenzio guardandosi.

-Come conosci questa canzone?- chiese alla fine Perla.

-La cantava sempre mia madre.- rispose il ragazzo. Era un giovane abbastanza robusto per la sua età, capelli neri corti e due occhi verde foglia.

-Anche la mia.- sussurrò la bruna.

-So che tu non centri niente con quello scemo!- sussurrò dopo un po' alludendo al biondo.

-Lo conosci?-

-Meglio di chiunque altro.- a quel punto James, che aveva seguito la conversazione solamente con le orecchie, alzò la testa ed ebbe come un sussulto.

-Che cosa ci fai tu qui?- chiese avvicinandosi o, per meglio dire scagliandosi, lasciando cadere a terra il libro della ragazza, contro le sbarre della cella.

-Ti tolgo dai guai geniaccio! Ecco cosa faccio!- rispose seccato.

-Ti avevo espressamente detto che non volevo che mi seguissi!-

-E ti aspettavi che ti avrei dato retta?- Perla guardava la scena senza capirci nulla.

-Ti ricordo che io sono il maggiore! E quindi devi fare quello che dico io!-

-Oh oh! E io sono quello intelligente, e allora?-

-Oh oh!-

-Non puoi copiarmi le battute!-

-State zitti un attimo!- sbraitò a quel punto Perla. I due si fermarono e la guardarono.

-Voi due...sareste fratelli?-

-Si, è così strano?- ripose James. Perla guardò prima uno e poi l'altro e ripeté lo stesso gesto più e più volte.

-Non vi assomigliate per niente!- decretò alla fine.

-Io sono tutto mia madre.- affermò James.

-E io sono tutto mio padre.- concluse l'altro.

-Ah si va bene, questo spiega tutto.- i due fratelli si guardarono e alla fine scrollarono le spalle.

-Dunque,- riprese James. -dicevamo?-

-Che io sono quello intelligente!-

-Scusate un attimo!- si intromise nuovamente la ragazza. -Non potreste discutere dei vostri...problemi familiari fuori da questa cella?- i due annuirono e senza dire una parola il ragazzo con i capelli neri tirò fuori di tasca una chiave.

-Dove l'hai trovata?- gli chiese James ma il fratello non rispose e si limitò ad aprire la cella. Fece uscire la ragazza con gesto alquanto elegante per poi far uscire anche il fratello, non con la stessa gentilezza.

-Da che parte è l'uscita?- chiese a bassa voce la brunetta.

-Per di qua! Vien...- ma non riuscì a finire la parola perché si sentì afferrare per la camicia.

-Sei ancora vivo? Speravo vivamente che Perla ti avesse fatto a pezzi ma...-

-Jack!- lo rimproverò Angelica da dietro.

-D'accordo James, non credere che dato che Perla è stata clemente con te lo sarò anche io!-

-Jack!- intervenne la ragazza liberando il nero dalla presa del Capitano. -Questo non è James!...Quello- aggiunse poi. -è James.- concluse indicando il biondo.

-Jack! Arrivano le guardie! Presto!- sussurrò Gibbs.

-Andiamo!- risposero in coro Jack e il ragazzo dai capelli neri prendendola ciascuno per un braccio e facendo come per andare uno da un parte e l'altro da quella opposta.

-Lascia andare la mia adorata Perla!- gli disse il Capitano.

-Ma la stavo salvando io!-

-Diamo un senso?- se ne uscì a quel punto Perla.

-Va bene!- il nero a quel punto strattonò la bruna che sfuggì alla presa di Jack e gli cadde fra le braccia.

-Avanti bimba, di qua.- le disse.

-Ma ti rendi conto?- si rivoltò Jack incrociando le braccia verso Angelica.

-Ci penserai dopo a lui, adesso andiamo!- la comitiva seguì il ragazzo senza più dire una parola.

-Per di qua.- concluse aprendo una porta ma prima ancora che realizzassero quanto stava per accadere si sentirono il rumore come di un meccanismo che si chiudeva.

-La vostra fuga termina qui.- disse la guardia che si trovava davanti a loro. Si guardarono i polsi e notarono che quello destro di Perla e quello sinistro del ragazzo erano stati legati da un paio di manette. I due giovani si diedero uno sguardo e si capirono al volo. Perla con il braccio destro e il nero con il braccio sinistro gli sferrarono un grande pugno dritto in faccia e, neanche si fossero precedentemente programmati sul da farsi, lo presero e, dopo averlo fatto passare sotto le loro braccia, lo lanciarono fuori dalla stanza per poi richiuderla dopo aver fatto entrare il resto del gruppo.

Si guardarono e non poterono trattenere un sorrisetto un po' nervoso.

-Beniamino- le disse allungando la mano.

-Perla.-

 

-Hey!- entrò nella cabina del capitano la giovane piratessa dai capelli neri con una bottiglia di rum.

-Che vuoi?- ringhiò Barbossa.

-Ho portato qualcosa da bere.- e così dicendo gli lanciò in mano un bicchiere. -Facciamo un brindisi.-

-A che cosa?-

-Beh, per esempio alla nostra amicizia.-

-Quale amicizia?- sussurrò con un tono così basso che a momenti non si riuscì a sentire.

-Quella che ci lega fin da quando eravamo piccoli!- il pirata sbuffò.

-E' finita! Tanto tempo fa! Non ricordi?-

-Io ricordo solamente che vi siete trasferiti dopo l'incendio, e questo è quanto!-

-Si ma siamo stati troppo lontani e per troppo tempo.-

-La lontananza rafforza qualsiasi legame.-

-Oppure lo distrugge...- ci fu una piccola pausa e Annamaria notò ad un dito della mano del compagno un piccolo anello che riconobbe immediatamente.

-Io non credo... hai ancora il mio anello!- Barbossa si affrettò a coprirlo con l'altra mano.


 

 Ci tengo a precisare che il testo della canzone cantata da Perla e da Ben non è frutto del mio sacco. In realtà è una canzone di Claudio Baglioni, suggeritami da mio fratello, della quale ho semplicemente cambiato qualche parola! xD 
Alla prossima!!!
Carmaux_95 

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Capitolo 10
*** Cappa e spada e...sentimenti. ***


  

Salve!! Eccomi qui la sera prima dell'inizio della scuola a pubblicarer questo undicesimo capitolo!
Mi ero incartata inizialmente...ma ieri notte alle due...puff, ispirazione! xD Spero vi piaccia!
Un bacione a tutti quanti e anche buon rientro a scuola! xD


Capitolo undici: Cappa e spada e...sentimenti.

Si guardarono e non poterono trattenere un sorrisetto un po' nervoso.

-Beniamino- le disse allungando la mano.

-Perla.-

-Su forza! A dopo le presentazioni, adesso andiamo via!- urlò Jack prendendo la figlia per un braccio e trascinando di conseguenza anche Ben. Pochi istanti dopo furono nel cortile della prigione. Dovevano pensare alla svelta. Perla adocchiò una carrozza. Probabilmente apparteneva al capitano delle guardie, lo stesso che due notti prima James aveva offeso, perché la carrozza era piuttosto sontuosa.
-Ho un'idea!- esclamò e senza aggiungere altro corse verso quella carrozza. Con due agili balzi, nonostante avesse l'incomodo di avere un ragazzo legato a lei, salì al posto di guida che però, al contrario di quanto si aspettasse, era già occupato.
-Permettete?- chiese spingendo la guardia, senza pensarci troppo, giù dalla carrozza. -Grazie!- Ben fece segno al resto del gruppo di salire sulla carrozza e di fare in fretta. Perla prese le redini e qualche secondo dopo stavano già uscendo dal cortile della prigione. La brunetta sospirò.
-Beh, è andata bene!- disse al ragazzo. Quello le sorrise nervoso. Ma improvvisamente spuntò di fianco alla ragazza la stessa guardia che prima Perla aveva scaraventato a terra, che in men che non si dica avrebbe ricambiato la gentilezza.
-Un attimo! Come fai ad essere qui? Ti ho scaraventato giù dalla carrozza!- gli disse Perla cercando di sdrammatizzare.
-Si, ma c'è sempre un cavallo di scorta legato in fondo alla carrozza.-
-Dannazione! Non l'avevo calcolato. Ben prendi tu il comando!- gli disse mentre la guardia l'aveva già afferrata e cercava di spostarla sul suo cavallo, che correva silenziosamente a fianco al carro. La ragazza si dimenò più volte, ma invano. Per Ben la situazione era anche più complicata da gestire: con una mano doveva cercare di non far sbandare la carrozza mentre l'altra mano era tirata dalle manette che lo legavano alla brunetta.
-E smettila di dimenarti! Così peggiori solo le cose!- le disse la guardia che in effetti cominciava a far fatica a tenere la ragazza, ma quella ovviamente non la ascoltò. -Sei una testa dura!- affermò la guardia anche se ormai era riuscito a spostarla dalla cassetta sul suo cavallo.
-Si, soprattutto sulla nuca!- rispose gettando indietro con forza la testa colpendo la guardia in pieno volto. Al contempo la porticina della carrozza si spalancò colpendo nuovamente la guardia, questa volta nello stesso luogo con il quale era stato colpito precedentemente. Jack, dopo essersi appollaiato sulla porticina, prese per il collo la guardia costringendola a lasciare la presa sulla figlia. Jack le fece segno di tornare al posto di guida e quella acconsentì senza proferire parola. Con un abile salto Jack passò dalla porticina al cavallo della guardia.
-Nessuno tocca la mia bambina!- gli sussurrò nell'orecchiò per poi farlo cadere da cavallo come era precedentemente caduto dal carro per mano dello stesso sangue.
-Perla? Tutto bene?- gli chiesero in coro Jack e Ben. Il Capitano si gonfiò di rabbia ma non disse nulla.
-Si…credo…- per un istante la ragazza si rilassò reclinando la testa e chiudendo gli occhi, ma fu davvero solo un istante: tre colpi di fucile andarono a colpire il retro del carro.
-Jack! Abbiamo visite!- gli urlò il quartiermastro.
-Idea!- se ne uscì a quel punto Perla. -Jack! Dove tieni la tua nave in bottiglia?- gli chiese.
-Nell'armadio dietro la porta della cabina. Perché?-
-Lo vedrai!- rispose. -Ben! Tu sai cavalcare vero?- chiese questa volta al giovane.
-Piuttosto bene!-
-Bene! Jack sali quassù e prendi le redini di questa…cosa!-
-Cosa?-
-Ti fidi di me?-
-Certamente!-
-E allora vieni qui! Noi due invece scendiamo!-
-Come?- chiese questa volta Ben.
-Sai cavalcare no?! Bene, dammene una dimostrazione!-
-No, un attimo ma adesso…- ma non terminò la frase perché venne trascinato quasi di peso da Perla verso il cavallo. Scese per prima e di sedette davanti a Jack che salì al posto di comando mentre Perla scalò indietro per lasciare il posto di guida a Ben.
-Jack! Semina o stacca quelle guardie e poi raggiungici al porto!-
-E come dovrei seminarle?-
-Non lo so! In qualche modo!- Jack la guardò e alla fine alzò le spalle, dopotutto era il tipo di risposta che avrebbe dato anche lui.
-Invece noi adesso dobbiamo correre subito al porto!-
-Perché?-
-Fidati e basta! Vai!- il giovane spronò il cavallo che acquistò in pochi secondi una velocità a dir poco superiore a quella della carrozza. Perla si strinse istintivamente a Ben, non aveva mai cavalcato prima d'ora…sapeva tirar di spada, usare una pistola…ma non cavalcare. Pochi minuti dopo erano al porto.
-E adesso?- le chiese.
-Alla Metis!- rispose indicandogliela. Ben ubbidì. Quando arrivarono sotto la nave il ragazzo dai capelli neri smontò da cavallo e aiutò Perla che sembrava avere qualche problema. Perla si strinse di nuovo a lui per scendere.
-Paura di cavalcare?- le chiese.
-Ehm…più o meno, non ho mai cavalcato…- lo guardò sorridendo. All'improvviso si scosse e prendendo per mano il ragazzo salì sulla nave.
-Oh ciao cara! E questo chi è? Il tuo nuovo fidanzato?- la salutò Annamaria sorridendo.
-Fidanzato?- disse Ben.
-Scusa Hannah, ma adesso non abbiamo tempo!- scesero di corsa nella cabina di Jack e Perla spalancò l'armadio che il Capitano le aveva descritto. C'erano un sacco di bottiglie, ne prese una che si trovava esattamente all'altezza delle braccia.
-Come fai ad essere sicura che quella è la bottiglia che ci serve?-
-Non lo sono ma era quella nel posto più comodo da prendere, e visto che questa è la cabina di Jack c'è la possibilità che abbia messo nel posto più comodo da raggiungere la sua nave e non quella di qualcun altro.- Ben acconsentì con uno movimento della testa.
-Su, forza, andiamo.-
-Dove? Per favore Perla potresti dirmi cosa stiamo facendo?-
-Adesso te lo spiego, solo un attimo! Annamaria!- chiamò la piratessa dai capelli neri. -Abbiamo bisogno di una cima, e anche bella lunga.- Hannah corse subito a prenderne una.
-Mi potete dire che cosa sta succedendo?- Perla spiegò con una frase contorta, come quelle di Jack, quanto chiesto, e visto che ne Annamaria ne tanto meno Ben avevano capito qualche cosa aggiunse un "oh, no importa! Vamos!", come invece faceva spesso Angelica. Scesero in fretta e furia dalla nave con in mano la bottiglia di vetro e la cima.
-Annamaria, ordina agli altri della ciurma di cominciare a lavorare, tra qualche minuto si parte, e dovrà essere una partenza veloce. Annamaria eseguì gli ordini e cercò di farsi ascoltare ma nessuno le diede retta.
-Allora, razza di cani rognosi! Vediamo di muoverci, non ho intenzione di rimanere qui ancora a lungo, quindi adesso o eseguite gli ordini o vi appendo tutti all'albero maestro di questa nave!- urlò a quel punto Barbossa facendo irruzione sul ponte e cominciando a bacchettare la ciurma da grande capitano quale era. Lanciò un piccolo sorriso alla sua piratessa dai capelli neri e venne ricambiato.
-Perla!- urlò alla fine Ben stufo di non essere messo a conoscenza del piano.
-Adesso ti spiego tutto. Vedi questa cima?-
-Certo! E dunque?-
-Bene!- vide la carrozza di Jack comparire e avvicinarsi alla nave. -Perfetto! Ci serve solamente una cosa adesso!- intanto Jack era sceso dalla cassetta e dopo aver fatto scendere anche i suoi "passeggeri" corse verso Perla.
-Stanno per arrivare! Che cosa vuoi fare?-
-Molto semplice.- sussurrò la sua idea nell'orecchio a Jack che ne rimase felicemente orgoglioso.
-Va bene, ma stai attenta!-
-Si, adesso vai!- istintivamente Jack le diede un piccolo bacio sulla fronte e poi corse verso la nave. Angelica e Gibbs corsero sulla nave seguiti da James che però venne bloccato dalla brunetta.
-James! Tu sei l'ultima cosa che ci serve! Svelto!-
-Che centro io?-
-Vuoi scherzare? È colpa tua tutto questo pasticcio!- gli porse la cima divertita.
-Cosa devo fare?-
-Legatela in vita, non alla fine della cima perché dovremo farlo anche noi due ma in modo che quando ci tireranno su non ti farai male.- il ragazzo ubbidì benché non avesse ancora ben capito l'idea. Fece la stessa cosa Ben e poi Perla.
-E adesso?-
-Va tutto bene! Prendiamo due piccioni con una fava! Stanno arrivando le guardie.- Perla guardò la Metis, era già quasi uscita dal porto. Vide Barbossa e Annamaria legare al capo apposto della cima alla quale i tre ragazzi si erano legati un'altra cima probabilmente un po' più corta. Le guardie arrivarono e si fermarono davanti a quei tre ragazzi che non sembravano minimamente preoccupati.
-Adesso siete in un mare di guai!- annunciò una guardia.
-Così sembrerebbe.- rispose Perla. Guardò la bottiglia nelle sue mani e sorrise. La stappò e la lanciò in mano alla suddetta guardia che dopo averla guardata, presa da un moto di rabbia, la scagliò in mare il più lontano possibile.
-Perfetto!- sibilò Perla. -Tenetevi forte ragazzi!- disse ai due fratelli. -ORA!- urlò alla fine a squarciagola in modo che sulla Metis riuscissero a sentirla. Sulla nave tutta la ciurma o quasi si mise a tirare la cima, posizionata in un particolare modo, tale che poi i tre giovani potessero essere fatti calare sulla nave senza problemi, e, Perla con un grande sorriso mentre gli altri due fratelli non del tutto tranquilli, vennero sollevati in aria e tirati verso la nave che aveva appena lasciato il porto. Non sarebbero più riusciti a prenderli!
-Addio signore guardie! Alla prossima!- urlò Perla ridendo e fingevo di volare. Le guardie guardarono la scena a bocca aperta e rimasero ancora più inebetiti quando pochi istanti dopo una enorme ed elegante nave comparì dal nulla sulla superficie del mare.
-Barca!- disse Raghetti all'amico Pintel, indicandola.
-La mia Perla!- urlò Jack.
-Il mio Jack!- urlò invece Barbossa riferendosi alla scimmietta della quale riuscì a sentire il verso.
-Tu sei completamente matta!- urlò James a Perla.
Nell'ammirare la Perla Nera riemergere dall'oceano la ciurma si era dimenticata dei tre ragazzi e li aveva lasciati appesi alla cima. -Ci fate scendere? Questa cima non mi permette di respirare!- Gibbs aiutato da Jack e da Angelica li fece scendere. Perla quando toccò il ponte con i piedi si lasciò cadere a terra e si sdraiò felice.
-Oh si!- disse alzando un braccio. Ben la guardò.
-Sei stata grandiosa!- le disse sorridendo e alzandosi in piedi, costringendo anche Perla ad alzarsi o quanto meno a mettersi seduta. Angelica si fiondò dalla figlia e inginocchiatalesi davanti cominciò a tempestarla di domande su come stava e se si era fatta male o simili.

-E adesso?- chiese James dopo un po'.
-Facciamo vela verso la Perla Nera adesso!- suggerì la ragazza, pienamente appoggiata dal Capitano. In meno di dieci minuti raggiunsero la Perla e ci salirono, per primo ovviamente Jack, seguito dal resto della sua famiglia e dai due fratellini.
-Eccola! È veramente qui! La mia bella nave!- sussurrò Jack. Ma improvvisamente sentì qualcosa cadergli sulla testa. La riconobbe immediatamente ed ebbe un moto isterico: prese quella maledetta scimmia e la lanciò al suo proprietario che la prese al volo e se la appoggiò sulla spalla.
-Bella la tua nave! Mi piace!- sussurrò Perla. -Strano però che si chiami come me…- Jack lanciò un'occhiata ad Angelica e quella ricambiò facendogli segno di tacere.
-Bene, da oggi in poi viaggerai su questa nave.-
-D'accordo!-
Quella sera, sulla nave di Annamaria, la famiglia Sparrow, i due fratellini, Gibbs e Barbossa con Annamaria, passarono quasi tutta la notte a bere e a divertirsi come ultimo giorni di navigazione insieme.
Perla si sedette sul parapetto della Metis con ovviamente a fianco Ben.
-Non ho mai conosciuto una ragazza come te!- le disse ad un certo punto. -Così energica, piena di vita, di voglia di vivere…- Perla gli sorrise, in tutta quella giornata si erano parlato di più attraverso quegli strani sorrisi, che propriamente a parole.
-Allora? Di cosa si parla qui fuori?- si aggiunse Jack che aveva osservato la scena: da quando la brunetta era stata ammanettata a quel ragazzo, Jack non la perdeva mai di vista.
-Ehm…del Grifone.- rispose la figlia tirando in ballo la prima cosa che le venne in mente per cambiare discorso.
-Ovvero?- Perla gli narrò la leggenda e vide crescere sul volto del Capitano una curiosità quasi anormale.
-E quindi, se io…- si bloccò per un attimo, era sicuro di aver sentito degli scricchiolii, ma fuori sul ponte non era uscito nessuno a parte loro tre. -…se io- riprese scrollando le spalle. -se fossi io a mangiare per primo, potrei comandare il mare?-
-Già!-
-Grandioso! Abbiamo trovato una nuova avventura!-
-Ma Jack, è solo una leggenda!-
-E con questo?-
-Eh…niente, allora domani salpiamo per Veracruz!-
-Jack!-lo chiamò Angelica. Il Capitano la raggiunse. -Non dovresti starle così appiccicato adesso.-
-Non sono io che sono appiccicato a lei, è quel ragazzo! Non mi piace!-
-Non ti piace perché lui veramente non ti piace o perché è tua figlia quella a cui è stato ammanettato?-
-Ovviamente la seconda!-
-Dai, vieni via.- i due scesero nella cabina di Annamaria.
-Accidenti!- urlò improvvisamente Perla.
-Cosa?-
-Il mio cappello! L'ho lasciato in prigione! Dannazione!-
-Un tricorno con l'interno bordò?- chiese Ben.
-Si, esatto!-
-L'ho preso io! È nella mia bisaccia giù in cabina.-
-Davvero?-
-Si certo, ci tenevi così tanto! Ti ho visto quando eri in cella e l'hai chiesto alla guardia e allora…- ma non concluse la frase perché la ragazza gli strinse il braccio abbracciandolo.
-Oh grazie, grazie, grazie!-
Jack intanto era sceso nella cabina insieme ad Angelica e si era seduto sul letto.
-Insomma Jack! Che fastidio ti da? Non succede niente! Domani cercheremo il modo di rompere quelle catene così potrai stare tranquillo.- gli disse Angelica sedendoglisi accanto. Gli appoggiò una mano sulla spalla.
-Diamine Jack, se tu potessi sentirti, sei tutto teso!- con la stessa mano cominciò a massaggiargli la spalla.
-Davvero?-
-Davvero!- rispose ridendo e cominciando anche con l'altra mano.
-Grazie tesoro.- le disse il Capitano dopo un po' con un dolce sorriso sulle labbra accarezzandole con la mano la testa, che la giovane piratessa aveva appoggiato su una delle due spalle.
-Forse hai ragione. Devo stare più tranquillo.- Angelica tornò a sedersi accanto a lui. -Quella ragazzina è come se mi facesse un sortilegio: mi preoccupo, divento teso e geloso di un ragazzino che le sta accanto solo perché non può fare altrimenti! È piena di arti subdole, come tutte le donne!-
-Scusami?-
-Arti subdole!- ripeté il pirata provocandola.
-Arti subdole?-
-Certo!- Angelica scoppiò a ridere.
-Che sfacciato! Arti subdole!- ripeté Angelica ridendo.
-Sfacciato?-
-Certo!- rispose la piratessa per provocarlo.
-Io? Sfacciato? No! La faccia ce l'ho…- rispose appoggiando la fronte contro quella della bruna. -…e anche una faccia molto bella…-
-Modesto.- sibilò.
-…con due occhi che ti sono sempre piaciuti un sacco! Rammento bene o rammento giusto?- Angelica aspettò un po' a rispondere.
-Rammenti bene e rammenti giusto.- decise alla fine di rispondere e senza aspettare che aprisse neanche bocca, prese il suo volto fra le mani e annullò quella distanza, per quanto ormai minima, che c'era fra loro. Jack le accarezzò il volto con la mano.
-Ah! No buono! No buono! Per niente buono!- urlò Perla qualche secondo dopo. Angelica si voltò di scattò e Jack allo stesso modo si fece un po' più indietro sul letto. -Perla noi stavamo…- cercò di giustificare Angelica.
-Non lo voglio sapere cosa stavate facendo!- ribatté quella facendo dietro front e tornando sul ponte chiamando a gran voce il quartiermastro Gibbs.
-Cosa c'è? Che bisogno hai di urlare così?-
-Tu sapevi di Jack e Angelica?- gli chiese nervosa.
-Come?-
-Di Jack e Angelica, diamine!-
-Siamo entrati in cabina che si stavano baciando.- si affrettò a spiegare Ben.
-Ah! Oh, beh, certamente!- gli occhi della ragazza si spalancarono. -Ma è così da un po' di anni ormai!-
-Oh Madre de Dios!-
-Perché, non te ne eri ancora accorta?- si aggiunse alla discussione Barbossa ridendo.
-Taci tu matusa!- gli urlò contro Perla lasciandolo di palta. Annamaria scoppiò in una sonora risata.

Spero vi sia piaciuto...
ho solamente una domanda per voi che leggete, recensite, seguite o preferite questa storia...avete in mente qualche attore/attrice che possa fungere da prestavolto per i nostri personaggi? Per Perla, Ben e James? Fatemi sapere se avete qualche idea!
Un bacione a tutti quanti!
Carmaux_95

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Capitolo 11
*** Genitori, figli, cimiteri e... ***


  

Capitolo dodici: Genitori, figli, cimiteri e...

La giovane donna afferrò la maniglia, aprì la porta della cabina e vi entrò furtivamente richiudendola dietro di sé. Allungò la mano e cercò a tentoni la scrivania di Jack. La trovò e seguendo con le sottili dita della mano il lato lungo trovò anche la sedia. Si sedette soddisfatta. “Sapevo che quei due sarebbero finiti nei guai! Ma io non li lascio soli con Jack!” pensò sorridendo.

 

-Non c'è nemmeno un martello con cui riuscire a rompere queste catene?- chiese Perla ormai stufa dei continui tentativi che non erano andati a segno.

-I martelli non funzionano con le manette!- le rispose Jack. Perla, dopo essersi legata un panno attorno al polso per non farsi male, e Ben, sebbene sapessero perfettamente che non sarebbe servito a niente, cominciarono a tirare una da una parte e l'altro dall'altra.

-Così non andrete da nessuna parte!- li fermò a quel punto Angelica.

-No! Invece potrebbero andare da qualche parte: possiamo trasferirci sulla Perla Nera? Almeno possiamo partire!- rispose invece Jack trasferendo la scena, alquanto buffa, sulla sua nave.

-Comunque,- continuò il Capitano scendendo verso la sua cabina. -vado a vedere se trovo qualche cosa per aprire quelle manette!- scese i due scalini e aprì la porta. -Che cosa ci fai tu qui?- urlò improvvisamente. -Non voglio clandestini a bordo della mia nave!-

-E io non voglio i miei figli a bordo della tua nave!- rispose prontamente la giovane donna.

-Eh? No, solo un secondo...vieni fuori!- prese la bionda per un braccio e la trascinò fuori sul ponte. -Questo- indicò James. -e questo- questa volta indicò il ragazzo dai capelli neri. -sono figli tuoi?-

-Si! E non li voglio sulla tua nave Jack, non hai mai portato che guai, sia a me che a mio marito.-

-Hey...-

-Capitano, siamo pronti a partire...che cosa?...Elizabeth?!- esclamò Gibbs trovando la bionda sul ponte. -Ti sei tagliata i capelli!- le disse vedendo che non aveva più i suoi lunghissimi capelli biondi. Quella annuì con un sorriso.

-Già, Elizabeth.- rispose Jack. -E vuoi sapere la cosa bella? Questi due...diavoli sono figli suoi e del caro William.-

-Oh!-

-Adesso capisco seriamente che tu sei tutto tua madre.- sussurrò Perla a James cercando di togliersi le manette.

-Aspetta, prova con questo.- le disse il Capitano rompendo una piccola lanterna e facendone cadere l'olio sul polso della figlia. -Con me ha funzionato...quella volta.- lanciò un'occhiata alla bionda che capì al volo. Perla cercò di affusolare la mano il più possibile per farla passare dalla manetta.

-Ad ogni modo la tua comparsa non è del tutto inutile.- disse Jack rivolgendosi ad Elizabeth.

-E perché?-

-Oh, ti devo dire solo una cosa, niente di particolare.- si avvicinò a James e, dopo averlo preso per la camicia lo spinse contro la madre. -Tieni tuo figlio...numero uno...e tuo figlio numero due,- le disse indicando poi Ben ancora concentrato sulle manette. -lontano da mia figlia...numero uno!!- in quell'istante la mano della ragazza sgusciò dalle manette e Perla, per la forza con cui stava tirando indietro, si ritrovò a cadere fra le braccia del padre che prontamente, senza però distogliere lo sguardo dalla bionda, la sorresse. Inizialmente la brunetta ridacchiò ma poi le cominciarono a suonare nella mente le ultime parole che Jack aveva pronunciato.

-Un istante...Tua che cosa numero uno?- chiese sconvolta. In quel momento il pirata si rese conto di quanto detto e spalancati gli occhi lasciò involontariamente la presa lasciando cadere la figlia a terra.

-Jack!- urlò a quel punto Angelica. Jack si portò entrambe le mani sul volto, come se avesse fatto una brutta figura.

-Oddio.- urlò soffermandosi su ogni vocale per almeno tre secondi.

-No...quindi...volete dirmi che...- Perla si rialzò e guardò Jack, che a sua volta la guardava attraverso lo spazio che aveva lasciato tra un dito e l'altro. -Tu...io....io...tu...- cominciò ad indicare

-Dunque è vero?- chiese Perla. I due annuirono senza proferire parola. Perla si lasciò cadere per terra e rimase in contemplazione del padre per qualche minuto, con la bocca semi spalancata. -Aspetta...ma se lui è...- preferì non ripetere la parola. -...allora...- indicò Angelica. -Allora...- la piratessa annuì. -Oh mio Dio!*-

-Perla...- le si avvicinò ma quella indietreggiò e scosse la testa.

-F...figlia...nel senso...ehm...p-procreata?**- chiese gesticolando e indicando prima il Capitano e poi Angelica.

-Se la vuoi mettere così...- le rispose Jack dopo un po'.

 

-Forza ciurma! Avanti! Facciamo vela per...-

-Veracruz!- completò la frase il capitano con una gamba di legno. Annamaria lo guardò.

-Veracruz?-

-Oh si!-

-Perché?-

-Girano voci...storie...hai mai sentito parlare del Grifone?- quella scosse la testa.

 

Ben riuscì a togliersi le manette.

-Libertà!- sussurrò.

-Mi vuoi spiegare come sei finito sulla nave di Jack?- gli chiese la madre sistemandogli il colletto della camicia che gli si era alzato.

-E' stata tutta colpa sua!- rispose indicando il fratello.

-Che cosa hai fatto?- Elizabeht guardò James severamente.

-Io volevo solo sapere come si faceva a contattare la dea Calipso...è stata tutta colpa di Perla!- James si affrettò a scaricare la colpa sulla brunetta.

-Di Perla?- lo guardò Ben alzando le sopracciglia. Il biondo ribatté infastidendolo.

-La volete smettere? Non dovremmo nemmeno essere qui. Te lo avevo detto James che non era una buona idea! Comunque, Ben...- ma il ragazzo se ne era andato. Il giovane dai capelli neri si avvicinò al parapetto e si guardò intorno. Dove poteva essere andata Perla? Aveva avuto una giornata davvero pesante, insomma, scoprire di essere figlia di Jack e Angelica doveva essere stato un vero shock per lei.

Ben la cercò per quasi tutto il pomeriggio senza ottenere alcun risultato.

 

-Io non so te ma io vado a cercarla.- disse a quel punto Jack alzandosi dalla sua sedia.

-Non la hai ancora trovata?- gli rispose Angelica guardandolo stupita.

-Perché? Tu si?-

-E anche da un bel po'!-

-Oh! Allora potresti dirmi...-

-Sinceramente non credo dovresti andare.-

-Come?-

-Lasciale un po' di tempo: non è una rivelazione piccola quella che senza volerlo le hai...beh, rivelato. Lasciale il tempo per...superare questo shock.- Jack rimase per un momento interdetto: shock? Avere lui come padre e una donna come Angelica come madre era uno shock?

Nei cinque giorni che seguirono Perla non si fece più vedere, se non per spilluzzicare qualche cosa da mangiare. Verso sera il quinto giunsero a Veracruz.

-Forza ciurma. Tra meno di mezz'ora saremo in porto!- urlò Jack. Già, in breve avrebbero fatto porto, il tempo di oltrepassare quella che sembrava una scogliera piuttosto alta. Si avvicinò ad Angelica. -Credi che siano bastati cinque giorni? Posso preoccuparmi adesso? Dove la posso trovare?- chiese prendendola per le braccia, riferendosi alla figlia. Improvvisamente si sentì un grido acutissimo, che si sarebbe potuto confondere con quello di un'aquila. Jack sgranò gli occhi guardando Angelica, che non disse nulla ma gli indicò la prua della nave.

-L'albero di bompresso?- le chiese Jack non capendo. Pochi secondi dopo vide Perla aggrapparsi al parapetto e salire sulla nave di corsa. Jack si fiondò verso l'albero e guardò verso il basso: c'era una rete attaccata in parte al parapetto della nave e in parte all'albero di bompresso.

-Astuta...- sussurrò. -Che cosa è successo?- le chiese poi avvicinandolesi.

-E' successo che stavo dormendo ecco cosa è successo! E quando ho aperto gli occhi ho visto quattro tipi morti stecchiti appesi per il collo!- urlò la figlia, Jack guardò avanti e notò che, appesi per il collo, come glieli aveva descritti la figlia, all'entrata di quella che sembrava una grotta, c'erano quattro uomini che dall'aspetto classificò come pirati.

-Forse è meglio se non passiamo, come dire, dall'entrata principale.- affermò Jack.

-Forse.- rispose Perla.

-Passiamo da quella grotta.- ordinò a quel punto Jack.

-Che cosa?- se ne uscì la brunetta sconvolta. -Sotto quei...cosi appesi?-

-E' questione di un minuto.- in qualche minuto entrarono nella caverna. Una volta oltrepassati i quattro impiccati Perla si tranquillizzò e cominciò a guardarsi intorno. Non sarebbero potuti andare avanti ancora molto con la loro nave: la grotta andava sempre più rimpicciolendosi, sarebbero dovuti scendere e proseguire a piedi. Si sentiva terribilmente attratta da questo posto. Della stessa opinione non era invece il ragazzo dai capelli neri che, dopo aver anch'esso visto che non si poteva procedere con la nave, si affrettò a farlo notare, aspettandosi certamente un “Beh, peccato, noi ci abbiamo provato, torniamo indietro!”, che ovviamente non sentì.

-Bene! Andiamo avanti!- disse Jack scendendo dalla nave saltando sugli scogli a lato.

-E cosa facciamo?-

-Camminiamo!- risposero in coro il Capitano e la figlia, che era già scesa e si era affiancata al padre.

-Io non ci vengo lì!- affermò risoluto Ben.

-Come vuoi.- gli rispose Perla con un grande sorriso per poi girarsi e avviarsi verso una rientranza della caverna dalla quale proveniva una sorta di strana luce. -Se preferisci restare qui con i quattro impiccati fai pure.- aggiunse qualche secondo dopo.

-...no grazie.- anche i due fratellini, alla fine, presero parte alla spedizione. Il piccolo gruppetto si diresse verso quella strana luce “capitanati” dalla brunetta che, più curiosa degli altri, era andata avanti senza aspettarli. Raggiunse quella rientranza e scorse un corridoio non troppo lungo. Lo attraversò senza indugio e sbucò in una enorme grotta, una grotta nella grotta, terribilmente luminosa. Apparivano di tanto in tanto alcuni scogli e qualche lichene ad essi attaccati, nulla di più. Guardò verso l'alto e notò che la caverna era aperta e che permetteva alla luce del sole, ormai all'imbrunire, di entrare. Avanzò di qualche passo e, improvvisamente si rese conto di essere immersa, per il momento, fino alle ginocchia, in un'acqua perfettamente trasparente, che anzi si tingeva del colore roseo del cielo. Chinando lo sguardo notò che nell'acqua erano presenti una enorme quantità di oggetti di ogni tipo: scorse un piccolo anello, una collana intera, un cappello...e tutti rimanevano perfettamente alla stessa profondità senza affondare. Un piccolo oggettino catturò la sua attenzione, immerse la mano in acqua e lo raccolse: appariva come una cerbottana, dalle dimensioni davvero minuscole.

-Cos'è?- le chiese Ben, dopo averla raggiunta, insieme agli altri.

-Credo una piccola...-

-Oh! Di quelle con i dardi dentro?- quella annuì. -Sono dardi avvelenati?- chiese poi. Perla si girò a guardarlo.

-E io come faccio a saperlo?- la discussione cadde così un secondo dopo. Perla lasciò cadere la piccola arma e cominciò ad avanzare nell'acqua che arrivò ad un livello di profondità che non le superò i fianchi.

-Questo posto è bellissimo.- sussurrò Angelica al Capitano. -Quasi quanto il luogo della Fonte...- Jack infilò la mano in acqua e tirò su un anello e una piccola pietruzza.

-Carini...- lasciò andare la pietruzza e cercò un dito al quale infilare l'anello ma, con suo dispiacere notò che non ne aveva più “liberi”. -Stupido anello!- lo lanciò in acqua e recuperò la pietruzza, di un bellissimo colore citrino (il citrino è una varietà di quarzo come l'ametista ed il quarzo ialino, con il quale normalmente è associato. Ha un luminoso colore che va dal giallo pallido al bruno dorato. Nda.). -Beh, mi accontenterò di te.- e detto questo se lo intascò.

-Che posto strano.- sussurrò James.

-Ecco “l'uscita”!- esclamò qualche istante dopo il quartiermastro indicando un piccolo passaggio non troppo distanti da loro.

-Ottimo lavoro Gibbs! Muoviamoci! Non voglio perdere tempo!- esclamò il Capitano.

 

-Ma che posto è questo?- sussurrò Perla continuando a camminare senza mai voltarsi indietro. Si era allontanata dagli altri per dare un'occhiata. Ad ogni passo spostava qualche oggetto in acqua. -Cosa sono tutti questi oggetti? E come fanno a non andare a fondo?- poco distante da lei notò uno scoglio sporgere dall'acqua e gli si avvicinò notando che era ricoperto di incisioni. “Cimitero delle Anime di Mare. Ogni oggetto rappresenta un caduto per mare.” dopo aver letto le prime due righe la brunetta, usando la spada, cercò di allontanarsi da dosso i vari oggetti che le erano vicino, sentendo un brivido scenderle lungo la schiena ad ogni movimento. -Chiunque sottragga da questo cimitero un oggetto- lesse Perla indietreggiando. -può...- non riuscì a concludere la frase perché sentì qualcosa legarle le caviglie e tirarla verso l'alto. Automaticamente cadde in acqua e un istante dopo si ritrovò appesa per i piedi ad una corda accuratamente fissata ad una delle sporgenze della parete della caverna. -Chi è che mette una simile trappola in un cimitero?!- urlò presa da un moto di rabbia. -E mi è anche caduta la spada!- constatò quando, cercandola per provare a tagliare la corda che le stringeva le caviglie, non la trovò. Rimase per un istante a pensare: come poteva liberarsi? Idea! Avrebbe potuto usare il coltellino che teneva sempre negli stivali. Cercò di avvicinarsi allo stivale il più possibile ma ad un certo punto sentì come il dolore di una puntura sul collo e poi...nulla.

 

(qualche istante prima) -No! Non doveva andare così! Non doveva esserci una ragazzina appesa a quella maledetta trappola! Doveva esserci Jack Sparrow! Quel maledetto! E chi è questa?- sbuffò: già non gli era piaciuto montare quella stupida trappola (insomma, avrebbe davvero preferito trovare un altro modo per vendicarsi, ma si rendeva conto che in un cimitero come quello le opzioni non erano numerose!), e per di più non aveva nemmeno funzionato a dovere! Però adesso non poteva permetterle di liberarsi: sarebbe andata ad avvertire il Capitano. No! Non poteva davvero! Pensò in fretta. Dopotutto se lui in quel momento era lì voleva dire che Jack Sparrow era uscito dal cimitero. Non poteva perderlo! Non adesso! La ragazza si dimenava pericolosamente. Come fare? Improvvisamente gli venne un'idea...

 

-Fermi tutti!- urlò improvvisamente Jack. Erano usciti dal cimitero da qualche minuto ormai.

-Ti è caduto il cervello?- gli chiese scherzosamente Gibbs.

-Cosa?- chiese allora Angelica guardando male il Capitano.

-Te lo spiegherò un'altra volta. Comunque no!- rispose prima ad Angelica e poi al suo quartiermastro. -Ho detto fermi tutti perché ho notato una cosa: all'appello mancano due persone!- tutti si guardarono attorno. -Dov'è mia figlia?- urlò.

-L'hai persa?- gli urlò contro la Donna di Siviglia.

-In mia discolpa posso dire che non ho la tua esperienza, sono padre da molto meno tempo di te!-

-E chi altro manca?- intervenne Gibbs.

-Manca mio fratello!- realizzò in quel momento James.

-Andiamo subito a recuperarli!-

 

-Perla? Hey?- Ben girovagava chiamando, anche se a voce non troppo alta, la ragazza. Sentì un rumore simile a quello che faceva lui stesso camminando in acqua. Si voltò e si avvicinò al luogo da dove gli sembrava provenisse.

-Perla?- la chiamò ancora. Si avvicinò ad uno scoglio e vi guardò dietro convinto che la avrebbe trovata, ma, per la seconda volta quel giorno contrariamente a quanto si era immaginato, si sentì afferrare per la camicia e sbattere contro il suddetto scoglio.

-Quanti altri ragazzini devo trovare in questo stupido cimitero!?- disse lo sconosciuto.

-Questo è un cimitero?- chiese stupito Ben. Lo sconosciuto gli puntò una spada sotto la gola.

-Tu conosci Jack Sparrow?- gli chiese.

-E perché lo vuole sapere, di grazia?- rispose Ben per poi sentire la lama della spada più vicina alla gola. Quello fece una smorfia che sarebbe dovuta somigliare ad un sorriso.

-Tu ora mi porterai subito da lui! Chiaro?- gli ordino per nulla gentilmente. Ben non rispose subito.

-Trasparente.- disse alla fine. Lo sconosciuto lo prese e sempre tenendogli la spada puntata sotto la gola si fece condurre dal Capitano, che infatti era da poco rientrato nel cimitero.

-Capitano!- disse quando lo trovò. -Siete richiesto!- Jack si voltò verso il ragazzo con l'intenzione di chiedergli se avesse visto sua figlia, ma le parole gli morirono in gola.

-Ci incontriamo di nuovo eh, Jack?- lo salutò con un cenno della testa lo sconosciuto. Gli occhi del Capitano strabuzzarono e la bocca, per quanto fisicamente possibile, gli si spalancò fino a terra.

-...L...Lord Cutler Beckett?- quello sorrise compiaciuto.

-E chi altri se no?-

 

* xD Bonnie, quando ho scritto "Oh mio Dio!" mi è venuto subito in mente indovina un po' chi! Joey! Nella puntata "la maglietta rossa" quando capisce di Ross e Rachel...quindi adesso mi immagino Perla con la sua stessa espressione!!! xDxDxD Ok...non sto troppo bene...(e magari anche con l'indice della mano davanti alla bocca, come fa Joey nello stesso punto!!! Sono completamente pazza!)

** Nella versione italiana del quarto episodio de "I Pirati dei Caraibi" Jack prende Angelica da parte e quando lei gli dice di essere la figlia di Barbanera, lui rispondo con un "Figlia...nel senso che è tuo padre?". In lingua originale invece le chiede proprio "Figlia nel senso...procreata?" e allora ho deciso di mantenere questa versione! =)

Un ringraziamento a tutti voi che leggete questa storia!
Beh, questo capitolo lo dedico proprio a Lord Cutler Beckett!! Devo essere sincera, quando ho pensato a questa svolta nel storia non avrei mai pensato che avrei avuto proprio voi a leggere e a recensire! E' fantastico! xD

Ossequi!
Un bacione a tutti quanti!
(Quasi Capitano) Carmaux_95

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Capitolo 12
*** Il dolce sapore della Vendetta. ***


  

Salve Popolo di Efp!
Sono tornata con un nuovo capitolo!!!
Vi avverto, questo capitolo, come molto probabilmente anche quelli che seguiranno, sarà un po' più corto rispetto ai precedenti...visto tutto il tempo che mi portano via gli studi, mi rimane poco tempo per scrivere e aggiornare, e quindi preferisco aggiornare regolarmente con capitoli magari un po' più brevi!!
A parte questo, mando un bacione a tutti quanti!!
Buona lettura!!

 



Capitolo tredici: Il dolce sapore della Vendetta.

-Ci incontriamo di nuovo eh, Jack?- lo salutò con un cenno della testa lo sconosciuto. Gli occhi del Capitano strabuzzarono e la bocca, per quanto fisicamente possibile, gli si spalancò fino a terra.

-...L...Lord Cutler Beckett?- quello sorrise compiaciuto.

-E chi altri se no?-

 

-Lord Cutler Beckett?- ripeté.

-Ora che abbiamo constatato l'ovvio, possiamo andare avanti?- disse Cutler per poi lasciar andare il ragazzo dai capelli neri. -Grazie!-

-Questo è...in primo luogo per nulla buono!- disse Jack sconvolto. -E in secondo luogo, è del tutto impossibile.-

-Eppure eccomi qui!- ci fu un attimo di silenzio.

-Ah! Si, si! Ho capito! Tu...tu non sei Cutler Beckett!- esclamò improvvisamente il Capitano.

-Come?-

-No! Tu sei...ehm...Barbossa! Si, sei il mio caro amico Barbossa che mi sta facendo uno scherzo probabilmente pensando di farmi sorridere...cosa che non sta funzionando...- ci fu un istante di totale silenzio.

-Ma sei serio?- gli chiese a quel punto Gibbs guardandolo più che male.

-E' la prima cosa che mi è venuta in mente! Hai forse una tesi migliore? Sono pronto ad accettarne!-

-Jack...la tua tesi è sbagliata su tre punti di vista.- si sentì una voce provenire da dietro il piccolo gruppetto, una voce che il Capitano riconobbe subito. Si girarono e videro un vecchio capitano con una gamba di legno e un grande cappello con una lunga piuma.

-Barbossa!- esclamarono in coro tutti, tranne Jack e Lord Beckett che era ancora scioccato dalla assurda tesi del suo rivale.

-Primo:- continuò quello avvicinandosi e rivelando la presenza anche di Annamaria. -sinceramente io ti odio, quindi certo non proverei a farti sorridere, neanche se mi pagassi. Secondo, quello che hai di fronte ha entrambe le gambe, mentre io ne ho solo una. E terzo:- prese fiato. -come cavolo faccio ad essere lì davanti a te se adesso sono qui al tuo fianco?- urlò.

-Beh, io ho fatto solo un'ipotesi.-

-La vuoi smettere?- gli urlò alla fine Lord Beckett.

-Ma perché sono tornato in questo stupido cimitero? Perché? Se non fossi tornato non ti avrei trovato! Perché sono tornato indietro?- chiese il Capitano con fare stufo.

-Per trovare tua figlia.- gli ricordò il fido quartiermastro.

-Ah giusto!-

-Tua...tua figlia?- Beckett scoppiò in una grossa risata.

-Qualcosa ti fa ridere?-

-E' fantastico: io volevo solamente te, e invece...ho trovato...il pacco famiglia! Manca solamente la madre. Quale sarebbe? Quella con i capelli neri?- rise nuovamente.

-Non pensarlo nemmeno!- gli rispose subito Barbossa appoggiando una mano sull'elsa della sua spada.

-Allora è l'altra! Ma certo! La...Donna di Siviglia, dico bene?- Jack fece una smorfia. -Si...me ne avevi parlato qualche volta...quando ancora facevi parte della EITC...Ah!, quindi...tua figlia è una ragazza con i capelli ricciolini e castani, che indossava una camicia bianca con una giacchetta nera?-

-Si, si! L'hai vista?-

-Si. Giù di là.- indicò dietro le sue spalle.

-Vado a prenderla!-

-Non muoverti da qui Jack Sparrow!- urlò Beckett avvicinandoglisi e puntandogli la spada sotto la gola. Quello lanciò un'occhiata a Ben, l'unico che, trovandosi alle spalle del nemico, avrebbe potuto aiutarlo, puntandogli contro la schiena la sua spada o un coltello o qualcosa del genere, permettendogli così di andare a recuperare sua figlia indisturbato. Ben lo guardò.

-Va bene, va bene, vado io a prendere Perla.- rispose sorridendo e lasciando il padre ad un lungo battibecco con il suo vecchio nemico.

 

Seguì la direzione indicatagli da Lord Beckett e pochi minuti dopo trovò la brunetta.

-Perla! Perla!- la chiamò più volte vedendo che non le rispondeva. -Hey, piccola.- le accarezzò il volto. La ragazza schiuse lentamente gli occhi.

-Oh grazie al cielo!- sussurrò.

-...B...Ben...sei tu? Proprio tu?-

-Certo! Non vedi?-

-No...-

-Come no?-

-Sono stata appesa qui per un bel po'...o almeno credo...ho tutto il sangue alla testa: non vedo assolutamente niente!- Perla si portò una mano sul collo. -Ben, ti ricordi quando mi hai chiesto se i dardi della cerbottana erano avvelenati?-

-Si. Perché?-

-Perché hanno avuto un effetto piuttosto soporifero su di me.- rispose estraendone uno dal collo.

-Beh, adesso ti libero!- disse dopo un po' il ragazzo estraendo la spada.

-Non ti azzardare!- rispose Perla indicandolo, o se non altro provando.

-Perché?-

-Perché sono capacissima di cavarmela da sola, mi basta arrivare al mio coltello!-

-Spero starai scherzando!-

-No affatto.-

-Non ti credevo così orgogliosa! Perché vuoi fare sempre tutto di testa tua?-

-Senti, fallo per me.- a quel punto il ragazzo sorrise e senza rimettere a posto la spada si avvicinò e guardò in basso.

-Prendi un bel respiro.- disse alla fine.

-Che cosa?- ma in quel momento il nero tagliò di netto la corda che le legava le caviglie facendola cadere in acqua. Perla ne riemerse un secondo dopo completamente fradicia e tirandosi i capelli indietro perché non le coprissero il volto.

-Ecco perché voglio fare di testa mia!-

-Oh dai!- rispose Ben aiutandola ad uscire dall'acqua.

-E comunque ti avevo chiesto di non farlo!-

-L'ho fatto per te.- le sorrise e prese a slegarle il nodo alle caviglie.

-Se l'avessi fatto per me non l'avresti fatto...perché ti avevo chiesto di non farlo, ma tu l'hai fatto lo stesso...quindi...-

-Tina Parlantina...basta!- la bloccò teneramente con un sorriso il ragazzo sedendosi accanto a lei.

-Hey...- riprese quella ridendo. -Comincio a vederti!- il ragazzo le porse una mano per aiutarla ad alzarsi. -Non ho bisogno d'aiuto!-

-Ma bimba: per me è un piacere aiutarti.- e così dicendo si chinò sulla brunetta unendo le labbra con le sue fino a quando non si trovò sdraiato su di lei, che inizialmente rimase di sasso con gli occhi spalancati ma che alla fine non oppose resistenza.

-Perla!- la voce di Jack riecheggiò in lontananza e si sentirono rimbombare i suoi passi che si avvicinavano.

-E' mio padre?- sibilò la ragazza nelle labbra del nero. -E mio padre!- realizzò alla fine. Allontanò Ben e cercò di alzarsi ma, non vedendo nemmeno ancora bene, barcollo più volte. Ben la prese per mano e la aiutò.

-Ben hai trovato mia figlia?- chiese Jack mentre puntava la spada contro il petto di Beckett, che faceva la stessa cosa.

-Si si! Eccola qui.- rispose consegnandola. Quella barcollò nuovamente e cadde fra le braccia del padre.

-He hey! Adesso ti vedo!- gli disse quando si fu alzata.

-Eccoti qui! Si può sapere dove diavolo eri finita? Mi hai fatto preoccupare!-

-Bene! E' con lei negli occhi che direte addio a questo orrido mondo!- ringhiò Beckett.

-Come?- urlò a quel punto Perla.

-Adesso ti spiego:- le rispose con tutta tranquillità. -è molto semplice, voglio farlo fuori!-

-Cosa? No!- urlò la bruna. -E...perdonate se lo chiedo...voi...sareste?-

-Lord Cutler Beckett, Presidente della EITC,- rispose orgoglioso-

-Ex presidente!- si affrettò a correggerlo Jack.

-inviato speciale del Re, conte del Somerset.- concluse poi.

-Comunque sia...come siete arrivato qui?-

-Mi ha riportato in vita tuo padre...ironia della sorte.-

-Come?- chiese Jack molto più sorpreso della figlia.

-Prendi la piccola pietra che ti sei intascato.- gli rispose aspramente Beckett. Quello fece quanto detto. -Ebbene, questa era il mio simbolo, l'oggetto che mi rappresentava: era la pietra di un anello che indossavo quando sono morto. Tu te lo sei intascato e poi sei uscito dal cimitero!- improvvisamente alla ragazza tornarono in mente quelle poche righe che aveva letto.

-Chiunque sottragga un oggetto da questo cimitero può riportare in vita la persona a cui esso apparteneva.- sibilò.

-Bene, ora che abbiamo per la seconda volta constatato l'ovvio, posso ammazzarti!- rispose Beckett tornando a guardare il Capitano.

-Oh no! Io non credo.- lo stuzzicò Jack.

-Papà!- si fece però avanti la figlia appoggiando una mano sulla spada del suddetto.

-Cosa?-

-Dammi la tua spada! Lascialo fare!-

-Ma sei impazzita?-

-No no! La ragazza ha ragione!- si aggiunse Beckett provocando una smorfia di scherno da parre del Capitano della Perla Nera.

-Fidati di me.- sussurrò Perla prendendo in mano la spada del padre che, dopo ancora qualche istante di esitazione gliela lasciò.

-Vuoi che mi faccia ammazzare?-

-In poche parole si!- Beckett preparò la spada. Jack, completamente disarmato guardò la figlia e lesse più volte sulle sue labbra la stessa frase: “Fidati di me.”. Prese un grande respiro. Guardò fisso negli occhi di quello che sarebbe diventato il suo assassino.

-Ma sei sicura di quello che stai facendo?- sussurrò Gibbs nell'orecchio a Perla preoccupato di perdere un grande amico.

-Certo! Non ti preoccupare per nulla!-

-Eccovi qui! Non vi trovavo più! Si può sapere cosa...- comparve Angelica che si era precedentemente allontanata per parlare con Annamaria, ma in quel preciso istante Beckett trapassò con la sua lunga spada, da parte a parte, il Capitano Sparrow, che reagì con una piccola smorfia. Angelica spalancò gli occhi, si sentì mancare, le gambe le si piegarono e cadde ginocchioni per terra. Persino Barbossa sembrò assumere un atteggiamento di profondo dispiacere.

-Il dolce sapore della vendetta, Jack!- sussurrò Cutler Beckett nell'orecchio al suo più grande nemico.


xD tranquilli, non è successo niente! Fidatevi di Perla! xD
Alla prossima gente!!

Carmaux la piratessa! 

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Capitolo 13
*** La lista. ***


  

AHOY!!!
Chiedo scusa a tutti quanti!
Sono stata assente per un sacco di tempo, causa scuola...
e devo dire che non è un momento molto felice...
ma sono riuscita a trovare questo piccolo spiraglio di tempo per aggiornare.
Mi spiace ma il capitolo sarà decisamente più corto dei precedenti!
Chiedo venia! xD
Mando un bacione enorme a tutti quanti voi che

leggete
recensite
preferite
seguite
o
ricordate
questa piccola storia!
Un bacione a tutti!

 



Capitolo quattordici: La lista.

-Eccovi qui! Non vi trovavo più! Si può sapere cosa...- comparve Angelica che si era precedentemente allontanata per parlare con Annamaria, ma in quel preciso istante Beckett trapassò con la sua lunga spada, da parte a parte, il Capitano Sparrow, che reagì con una piccola smorfia. Angelica spalancò gli occhi, si sentì mancare, le gambe le si piegarono e cadde ginocchioni per terra. Persino Barbossa sembrò assumere un atteggiamento di profondo dispiacere.

-Il dolce sapore della vendetta, Jack!- sussurrò Cutler Beckett nell'orecchio al suo più grande nemico.

Jack cadde per terra.

-No!- Angelica recuperò la sua spada e si sarebbe fiondata con odio contro l'assassino del suo Jack, nonché padre di sua figlia, se non fosse stata bloccata dalla suddetta.

-Ma che fai Perla? Lasciami andare!- sbraitò.

-Già Perla, che stai facendo? Lasciala andare!- aggiunse Jack tranquillamente. Angelica per un momento si bloccò. Girò lentamente la testa e vide il Capitano alzarsi da terra come se niente fosse successo.

-Sono vivo.- sibilò Jack dopo aver analizzato a lungo la situazione. -Sono vivo!- esclamò alla fine convinto e soddisfatto.

-Come fai ad essere vivo?- Beckett si sentì esplodere di rabbia.

-Sinceramente? Non lo so!-

-Io lo so.- se ne uscì a quel punto la brunetta avvicinandosi a Lord Beckett con un grosso sorriso sadico stampato sul volto. -Quando Ja...mio padre ti ha riportato in vita, si è stabilito un legame fra di voi. Tu non puoi ucciderlo finché non gli avrai reso il favore.-

-E tu come sai questa cosa?-

-Quando mi hai appeso per i piedi ho avuto tempo di leggere la pietra incisa che si trovava davanti a me. Semplice no?- Beckett guardò prima la ragazza poi il padre. Recuperò la spada dal petto del Capitano, che non sentì assolutamente niente, e provò nuovamente ad infilzarlo. Nulla!

-Ma perché non me lo hai detto prima?!- urlò rosso dalla rabbia.

-Vendetta. Ti ho lasciato credere che la tua vendetta si fosse compiuta per far compiere la mia...- rispose sempre con il sorriso. -Comprendi?- aggiunse dopo qualche secondo sapendo che sarebbe stata la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso. E così avvenne. Perla se ne tornò tranquillissima e soddisfatta dal padre che nel frattempo venne trafitto più e più volte senza che ne soffrisse.

-Hector, questa scena mi ricorda un po' quando eravamo entrambi sotto la maledizione di Cortez, rammenti?- disse scherzoso. Angelica non si era ancora ripresa, non aveva ben capito cosa fosse successo.

-Scusa, vorresti rendermi edotta di quanto sta succedendo?- chiese avvicinandosi alla figlia che le spiegò rapidamente la questione. -Ovvero Jack non può morire per mano sua finché questo- chiese per conferma indicando Beckett che non si era ancora arreso all'idea di non poterlo uccidere in questo modo. -non gli salverà la vita?-

-Esattamente.-

-Bene, penso che possa bastare, Cutler.- disse a quel punto Jack stufo di essere infilzato da una lama. -Posso chiamarti Cutler vero?-

-No!- ringhiò quello in risposta dopo essersi arreso all'impossibilità di compiere la sua vendetta, almeno momentaneamente.

-Allora tu chiamerò...Becky. Ti sta bene come nome.- ci furono alcuni istanti di silenzio nei quali si poté assistere ad una specie di gara di sguardi (di sguardi di odio) fra i due.

-Possiamo muoverci?- suggerì Gibbs.

-Ma certo! Su avanti, il Grifone ci aspetta!-

-Vengo anche io: prima o poi si presenterà un'occasione di salvarti la vita.- disse a quel punto, con tono schifato, Lord Beckett. Il gruppo, diventato dunque più grande, si diresse verso l'uscita. Ben prese da parte per un secondo Perla.

-Non una parola di quanto successo con tuo padre, ti prego, altrimenti quello mi ammazza!- disse abbassando la voce quando vide avvicinarsi il fratello. La ragazza sorrise e se ne andò senza rispondere.

-Che succede fratellino? La tua musa non ricambia i tuoi sentimenti?- chiese ridendo.

-Cosa? Come...cioè no! Ma volevo...oh lasciamo stare.- Ben lasciò cadere il discorso e seguì gli altri. In poco meno di cinque minuti furono fuori dalla grotta ritrovandosi nel porto di Veracruz.

-Urge un piano.- constatò Jack.

-Già.- confermò James. -Non possiamo presentarci al monastero così e rubare una spada.-

-Forse ho un'idea.- sussurrò Ben.

 

-E' questa la tua idea?- chiese Jack sistemandosi la parrucca bianca. Era passato di lì per caso un uomo, piuttosto avanti con l'età, al quale, dopo averlo stordito, avevano sottratto abiti e parrucca. Si nascosero in un vicolo deserto.

-Si, non ti piace?-

-Perché?- si inserì Perla.

-Perché finga di essere nostro padre e ci porti al monastero per farci prendere i voti. Entreremmo senza problemi, e poi potremmo rubare la spada di notte!-

-Davvero Ben? Travestirsi?- chiese la brunetta poco convinta. -Questo è un cliché da principianti.- concluse appoggiandosi al muro con le braccia conserte.

-Oh, cliché!- rispose il ragazzo irritato. -Il francese per “non ho sentito nessuno che avesse un'altra proposta!”?-

-Oh basta così! Basta che ci muoviamo di modo che possa togliermi questa stupida parrucca in breve tempo: pizzica!- interruppe la discussione Jack grattandosi la testa.

Jack uscì dal vicolo seguito dai ragazzi e fece per dirigersi verso il monastero ma improvvisamente cominciarono a sentirsi grandi voci avvicinarsi sempre più. Pochi minuti dopo in quella piccola stradicciola si formò una piccola folla che circondò Jack.

-Siamo fregati.- sussurrò ad Angelica.

-Signor Giudice, signor giudice!- lo chiamò a gran voce uno degli uomini.

-Forse vossignoria ce l'ha con me?- chiese Jack indicandosi.

-Ma certamente! Abbiamo bisogno di un vostro parere.- Perla sbuffò e si appoggiò di nuovo al muro aspettando che la folla se ne andasse e li lasciassero in pace. La sua attenzione cadde su un paio di barili. Diede un piccolo colpetto sul petto a James, che le era a fianco e che poi passò parola al fratellino, e glieli indicò per poi avvicinarsi ai suddetti.

 

-Scusa, ma non è un cliché anche questo?- chiese James alla ragazza.

-No...- rispose la ragazza dal barile. -questo è un classico!-

-Ah, e perché?- disse a quel punto Ben irritato dall'altro barile.

-Perché questa è stata una mia idea! Caso chiuso! E adesso andiamo!- avevano trascinato i due barili davanti al monastero e vi si erano nascosti poco dopo. James bussò alla porta e, pochi minuti dopo, erano già dentro.

 

-Sentite,- esclamò a quel punto Jack stufo di quella noiosa discussione. -io personalmente non ho nulla contro chi si infila nel letto di una donna.- Angelica gli tirò una gomitata. Beckett li vide: fu come fulminato da un'idea. Jack pensò in fretta ad una conclusione adeguata alla sua frase. -Ma se quella non è d'accordo e non ci sta, allora si tratta di violenza carnale (credo), e a questo ci penserà il giudice, che in questo caso sono io e vi dico: vi saluto!- si fece strada tra la gente e raggiunse poco dopo il suo fido quartiermastro.

-Mastro Gibbs...è la seconda volta oggi che perdo mia figlia, spero sarete in grado di dirmi dove è andata.- Gibbs sorrise e indicò il monastero. Il piccolo gruppo si diresse verso il suddetto.

Beckett aveva tirato fuori da una delle sue tasche un piccolo foglietto piuttosto stropicciato. “Se non posso ucciderti perché per farlo devo salvarti la vita...” pensò scrivendo la parola “lista” sul foglietto. “...vuol dire che ti lascerò vivere ma togliendoti tutto quello che ti è caro...” alzò la testa e lo guardò allontanarsi. “a partire dalla cosa a cui tieni di più...” sistemò il foglio sul palmo della mano per stare più comodo e scrisse rapidamente. “Angelica!” piegò il foglietto e lo mise di nuovo in tasca per poi seguire gli altri fino al monastero.

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Capitolo 14
*** Esmeralda. ***


  

Oggi sarò rapidissima!! Mi spiace per il terribile ritardo...alla fine non sono riuscita a rispettare quanto mi ero ripromessa di fare...a quanto pare scrivere capitoli più corti non ha comunque funzionato...però almeno in fatto scolastico mi sono un po' risollevata!! Siii!!!...cooomunque...non voglio annoiarvi ancora...vi lascio dicendo semplicemente che questo capitolo è dedicato a tutti quanti voi che leggete e recensite!! In particolare un ringraziamento va a Lord Beckett che mi ha lasciato la cinquantesima recensione a questa storia!! WOW!! Ne sono felicissima! Grazie a tutti quanti!!!
 


Capitolo quindici: Esmeralda.

-Scusa, ma non è un cliché anche questo?- chiese James alla ragazza.

-No...- rispose la ragazza dal barile. -questo è un classico!-

-Ah, e perché?- disse a quel punto Ben irritato dall'altro barile.

-Perché questa è stata una mia idea! Caso chiuso! E adesso andiamo!- avevano trascinato i due barili davanti al monastero e vi si erano nascosti poco dopo. James bussò alla porta e, pochi minuti dopo, erano già dentro.

-Perla? Perla?- bisbigliò il nero da uno dei due barili. -Che succede?-

-Siamo in un barile, la mia conoscenza si ferma qui.- il biondo tirò un colpo sul tappo di ciascun barile per farli tacere e notò che quello della ragazza era un po' rotto: non si chiudeva bene. Cercò di sistemarlo il meglio possibile.

-Scusami, ragazzo...- lo chiamò lo stesso monaco che lo aveva fatto entrare poco prima. -Chi è che manda il vino?- chiese riferito ai due barili.

-Ehm...- James cercò di pensare velocemente.

-Lo mando io.- rispose Jack aprendo la porta del monastero.

-Lei giudice?-

-Perché? Vi sembra strano?- quello scosse la testa sussurrando un “No, no.” di risposta. Jack entrò con la sua solita andatura barcollante seguito dal suo fidato quartiermastro e si avvicinò ai due barili.

-Ci deve essere per forza un motivo per voler mandare del buon vino a voi...buoni, vecchi, cari...fratacchioni?- rispose andando ad appoggiarsi con la schiena ad uno dei due barili. James gli fece segno con le mani di allontanarsi ma il pirata non gli diede retta. -Allora?- disse Jack appoggiandosi con un braccio sul coperchio. Improvvisamente il coperchio saltò dal resto del barile e il pirata vi immerse involontariamente tutto il braccio.

-Ahi! Papà! Ma che fai?- urlò la brunetta alzandosi in piedi e massaggiandosi la testa. La ragazza rimase in silenzio per qualche istante. -Forse non avrei dovuto dire...quello che ho appena detto...- sussurrò a voce così bassa che nessuno riuscì a sentirla.

-Questo...- disse a quel punto il vecchio monaco. -mi sembra strano.-

-Ah!- urlò improvvisamente Perla lanciando alcune occhiate a suo padre. -Ah, ah!- ripeté a voce più alta. -Dunque...dunque è qui che mi hai portato...eh?!- improvvisò. -In un convento?!-

-Ebbene si...figlia mia!...Ehm...Ti avevo detto che volevo prendessi i voti, e in un modo o nell'altro li prenderai!- rispose Jack dopo aver capito il gioco della figlia.

-Ti ho già detto che non voglio!-

-Suvvia, figliola, ne parleremo un po', magari più tardi, non è così male, cara, vedrai.- le disse il monaco aiutandola ad uscire dal barile. -Non sapevo, signor Giudice, avesse una figlia.- aggiunse poi rivolto a Jack.

-Sono in pochi a saperlo.-

-Comunque,- disse il monaco. -se volevate farle prendere i voti, chiuderla in un barile non era certo il modo migliore!-

-Pazienza! Detto questo la lascio nelle vostre...caste mani...dopo averla salutata per l'ultima volta.- il monaco acconsentì e, dopo aver fatto uscire gli altri dalla stanza con la scusa di offrire loro qualche cosa da mangiare, lasciò Jack e Angelica soli con Perla e il barile contenente Ben.

-Tu, mia adorata, sei un piccolo genio!- disse alla figlia abbracciandola. -Sei tutta tuo padre!- aggiunse poi.

-Si...ovvio!- commentò Angelica.

-Allora, Perla, cerca di scoprire dove si trova quella spada.- le disse il Capitano.

-Si, ma come faccio poi ad avvertirvi?- chiese sedendosi sull'altro barile.

-Non ti preoccupare, ti assegneranno una stanza: basta che la sera, quando ti avrà lasciata sola, ti affacci alla finestra e ci fai sapere dove sei.- le spiegò la madre. Ben picchiettò sul tappo del barile.

-E io come faccio? Non posso rimanere chiuso in questo barile per tutto il tempo!- Perla scese e tirò su il coperchio.

-Beh, faremo portare il barile nella mia camera, ve bene?- quello annuì.

 

-Dove diavolo si è cacciata tua figlia?- chiese Beckett stufo di continuare a girare attorno al monastero.

-Le hanno assegnato una stanza. Quando potrà, ci farà vedere dove si trova. Adesso smettila di lamentarti!- gli rispose il Capitano con una smorfia.

 

-Perla? Posso uscire da questo barile?- sussurrò Ben alzando un poco il coperchio.

-Si, certo. Vieni fuori!- la ragazza lo aiutò ad uscire.

-Carina la stanza che ti hanno assegnato.- commentò risistemando il coperchio sul barile.

-In effetti sì. Sarà meglio avvertire gli altri di dove siamo.- la ragazza si avvicinò alla finestra e la spalancò. Guardò fuori ma non vide nessuno, allora si sedette lì e aspettò.

-Che ti hanno fatto fare oggi?-

-A parte continuare a dire “Perdonatemi Padre perché ho peccato.” o una roba simile? Beh...niente.-

-Oh...deve essere stato...divertente.- le rispose. -Io ho sempre sognato di passare una giornata così!- Perla sorrise ma improvvisamente si fece cupa e guardò fuori dalla finestra. -Qualcosa ti preoccupa?-

-In realtà si.-

-Cosa?-

-Quando mi sono imbarcata con Jack, io avevo un compito. E ho ancora adesso un compito...solo che non ho idea di come fare per portarlo a termine.-

-E chi te lo ha assegnato?-

-Mia madre!-

-Ah!- esclamò. -E in cosa consiste?-

-Nel “recuperare la parte mancante della famiglia di mia madre”.-

-Ovvero?- chiese confuso dopo un po'.

-Se lo sapessi non avrei questo problema!-

-Capisco la situazione...- la brunetta sospirò. Nessuno parlò più per qualche istante ma alla fine, proprio quando anche il ragazzo avrebbe voluto dire qualcosa, la ragazza lo incalzò con una domanda. -Mi stavo chiedendo una cosa: cosa ci facevate voi a Tortuga?-

-Come?-

-Quando ho incontrato te e tuo fratello eravamo a Tortuga e James mi aveva trascinata in quel pasticcio in prigione perché voleva sapere come contattare la dea Calipso. Perché?-

-Beh vedi, è una storia che riguarda nostro padre. Non può tornare a terra se non una volta ogni dieci anni.-

-Come mai?- Ben provò a spiegarle tutta la storia cercando di non tralasciare nulla.

-E quindi...tu non lo hai mai visto?-

-Beh, teoricamente una volta sola...non riesco a ricordarmi il suo volto.-

-E quindi James voleva andare a chiedere a Calipso...?- chiese la ragazza aspettando che Ben concludesse.

-...di liberare nostro padre da questo patto.-

 

-Come pensi di salire fino a quella finestra?- chiese Angelica al Capitano. Avevano visto Perla alla finestra far loro segno di salire.

-Come ho raggiunto la tua stanza a Siviglia: usando i rampicanti!- spiegò Jack assicurandosi che quello che saliva fino alla finestra della figlia fosse abbastanza resistente. Cominciò ad arrampicarsi fino a quando non raggiunse la finestra. Fece per entrare in camera ma improvvisamente Perla sentì la voce dello stesso monaco che le aveva assegnato la stanza e che la aveva portata in giro per tutto il giorno per il monastero, fuori dalla porta.

-Perla? Che stai facendo?-

-Oddio! Va via! Va via!- sibilò al padre cercando di spingerlo fuori dalla finestra dalla quale era appena entrato.

-No! No! Non posso scendere!-

-E allora nasconditi!-

-Perla?- la chiamò nuovamente il monaco.

-Arrivo.- rispose. -Sotto il letto, dai!- disse al padre.

-E io?- chiese a quel punto Ben.

-Nel barile!- alla fine la ragazza andò ad aprire.

-Che stavi facendo?-

-Stavo...ehm...pregando?-

-E perché sei rossa in viso?- la ragazza spalancò gli occhi e si toccò le guance.

-Eh...troppa...emozione?-

-Comunque...- disse il monaco cambiando discorso. -nei prossimi giorni ti faremo fare una visita approfondita del nostro piccolo monastero e poi quando ne avremo parlato con più attenzione, potrai prendere i voti.-

-Ah si, che gioia!- rispose con accento ironico. Pochi istanti dopo richiuse la porta dietro le sue spalle per poi fare uscire il padre e il nero rispettivamente da sotto il letto e dal barile. Qualche minuto dopo erano tutti dentro la piccola stanzetta.

-Non ho ancora capito come pensi di rubare la spada.- disse a quel punto Angelica.

-Non ti preoccupare: ho un piano.-

Quella sera organizzarsi per riuscire a dormire, risultò una vera e propria impresa: innanzitutto non dovevano fare rumore perché altrimenti avrebbero suscitato sospetti, in secondo luogo, la stanza non era molto spaziosa (e loro erano un bel gruppetto) e l'arredamento era dei più semplici. Angelica si scelse l'unica sedia presente nella stanza e ci si accoccolò sopra in qualche modo. Jack si sedette per terra appoggiando la schiena contro la suddetta sedia. Perla si scelse un angolo di quello che sarebbe dovuto essere il suo letto, che infatti divenne il “letto dei ragazzi”, per così dire, in quanto se lo condivisero i due fratelli e la brunetta. Gibbs si sdraiò per terra per la lunghezza del letto usando la sua giacchetta, tutta infagottata, come sottospecie di cuscino. Lord Beckett si sedette alla finestra.

Perla non riusciva a dormire. Troppe domande affollavano la sua mente e non era in grado di rispondere a nessuna di queste. Si tirò su cercando di non fare rumore e si sedette a gambe incrociate appoggiando i gomiti sulle ginocchia e lasciando cadere la testa sui palmi delle mani. Sospirò più volte.

-Che cosa posso fare?- sibilò. -Come faccio a trovare la parte mancante della sua famiglia? Insomma adesso sono qui per rubare il Grifone: ne è passato di tempo da quando sono imbarcata con mio padre e non ho fatto assolutamente nulla! E non ho nessuno a cui chiedere: insomma, con mio padre neanche a parlarne, cioè, poi lo direbbe a mia madre...Ben per quanto possa essere dolce, non può aiutarmi, come James...e Gibbs, va beh, sarà anche il quartiermastro del papà...ma cosa può saperne di mia madre?-

-Nata e vissuta a Siviglia, ha passato gran parte della sua giovinezza in un convento. Conosce Jack poco prima di prendere i voti e poco dopo abbandona la vita ecclesiastica. È stata il secondo grande amore di tuo padre.- disse Gibbs senza nemmeno aprire gli occhi per poi sorridere. -Si sentono cose molto interessanti sul proprio conto e su quello altrui quando gli altri pensano che stai dormendo.- aggiunse per poi mettersi seduto guardando la brunetta. -Allora, cosa ti turba eh?- chiese premuroso. Perla gli raccontò tutto.

-Beh, io credo...- ma la ragazza lo bloccò.

-Il...il secondo amore di mio padre?- chiese. Gibbs annuì e con un cenno del capo le fece capire che le avrebbe raccontato tutto magari più tardi. -Io credo che con “parte mancante della sua famiglia” Angelica intenda suo padre, Edward Teach, meglio conosciuto come Barbanera, morto circa un anno fa.-

-E io come faccio a “recuperarlo”?- quello scosse la testa.

-Mi dispiace, non saprei dirti...ma magari è tutto un enorme fraintendimento, magari con “parte mancante” non intende suo padre.- cercò di consolarla Gibbs. Seguirono alcuni istanti di silenzio.

-Gibbs.- disse alla fine la ragazza dopo aver guardato suo padre. -Ho bisogno del tuo aiuto.-

-Qui per servirti. Cos'altro vuoi sapere, che ti posso dire?-

-No, no! Non si tratta di sapere...ho un altro problema...che riguarda mio padre...e tu sei la persona giusta per aiutarmi a risolverlo...-

 

Nei giorni che seguirono Perla passò tutto il tempo nel monastero mentre gli altri giravano per Veracruz senza aver niente da fare. La maggior parte del tempo la passarono in alcuni pub, i meno frequentati.

-Non credete che sia un po' ingiusto- disse Ben rigirandosi fra le mani il bicchiere vuoto che il cameriere aveva appoggiato sul loro tavolo poco prima. -che noi siamo qui in giro a non fare niente mentre Perla è nel monastero a fare tutto il lavoro da sola?- Jack lo guardò.

-Se hai qualche idea proponi pure. Personalmente non mi viene in mente altro modo.- rispose portandosi la bottiglia di rum alle labbra. -Ma se...- improvvisamente la bottiglia che era nella sua mano, in seguito ad un rumore di sparo, si ruppe in mille pezzi. Jack sbatté il pugno sul tavolo. -Va bene. Chi di voi è stato?- tutti si affrettarono a negare con la testa. Jack rimase per qualche attimo in silenzio guardandoli tutti con attenzione. Alla fine alzò le spalle nonostante lo scherzo non gli fosse piaciuto. Si appoggiò allo schienale della sedia guardandoli con fare sospetto come se aspettasse che qualcuno di loro si tradisse con un'occhiata o qualcosa di simile. Pochi istanti dopo passò dietro di lui una figura alla quale il Capitano non prestò quasi alcuna attenzione se non fosse stato per il suo...profumo. Mentre il Capitano continuava a guardare con sguardo fisso tutti quelli che aveva davanti, che avevano tranquillamente ripreso le loro conversazioni come se niente fosse successo, sentì un profumo, un buonissimo profumo che ormai da anni, da tantissimi anni non sentiva più. Annusò un paio di volte senza muovere di un millimetro la testa. Annusò ancora come per accertarsi di quanto gli era venuto in mente.

-Tutto bene Jack?- gli chiese Angelica seguita poi da Gibbs ugualmente preoccupato dall'espressione nata sul volto di quest'ultimo: aveva sgranato gli occhi come se avesse visto apparire davanti Davy Jones in tentacoli e ossa, e la bocca semi aperta.

-Quel profumo...- sussurrò ancora una volta senza muovere la testa. Beckett aveva seguito la figura un po' confuso fino a quando non la vide fermarsi al bancone per poi girarsi a guardarli sorridendo. -Inconfondibile...- aggiunse poco dopo.

-Quale profumo?-

-Maria!- esclamò a voce alta, ma subito si corresse. -No! No! Anna!- per tutto il tempo non mosse minimamente la testa, continuò a guardare davanti a sé come cercasse la risposta guardando nel nulla. Le guance di Angelica si tinsero subito di un rosso accesso. Beckett se ne accorse e non poté frenare un sorrisetto. -No! Non era Anna!- con un dito Jack si arricciò il pizzetto.

-Chi?- chiese Angelica tranquilla.

-Non era Anna...- rispose il Capitano troppo concentrato.

-Chi?- chiese nuovamente dopo aver già perso tutta la pazienza.

-Ah! Consuela!...No...no...-

-Chi? Diamine! Chi?-

-Esmeralda!- esclamò urlando alla fine convinto alzandosi dalla sedia. La figura al bancone reclinò la testa indietro ridendo.

-Molto bravo Jack.- disse la figura dal bancone con un fascinoso accento spagnolo. -Te li sei ricordati tutti: Esmeralda Maria Consuela Anna de Sevilla.-

-Ecco chi ha sparato alla mia bottiglia di rum!- sussurrò il Capitano.


$ Angolo Piratessa $ 
Un bacione a tutti! Spero vivamente che vi sia piaciuto!
Il prossimo capitolo non dovrebbe tardare ad arrivare! Ci sto già lavorando!!
Alla prossima!!!
Carmaux_95

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Capitolo 15
*** Il primo punto della Lista: Angelica. ***


Salve a tutti!! Sono tornata dopo un secolo d'assenza...spero non mi vorrete male! xD
Beh oggi compio sedici anni e posto il mio sedicesimo capitolo! Wow! xDxD 

 Questo capitolo è dedicato a:
1- la mia adorata sorellina! Mari, ti voglio troppo bene!!
2- le carissime scarpette, Hermes Shoes!! Un bacione!
Non mi resta che dirvi: "Buona lettura!"
Ancora un bacio!
Alla prossima...che spero non sia tra tanto!!
Carmaux_95
 

Capitolo sedici: Il primo punto della Lista: Angelica.

-Esmeralda!- esclamò urlando alla fine convinto alzandosi dalla sedia. La figura al bancone reclinò la testa indietro ridendo.

-Molto bravo Jack.- disse la figura dal bancone con un fascinoso accento spagnolo. -Te li sei ricordati tutti: Esmeralda Maria Consuela Anna de Sevilla.-

-Chi?- chiese di nuovo Angelica con un filo di voce. Beckett, che all'inizio non pensava minimamente che il piano avrebbe funzionato, sorrise vedendo lo sguardo della piratessa.

-Vedo...- cominciò l'altra. -vedo che non mi hai tolto dalla testa. Ricordarti così del mio profumo e riconoscermi solo tramite quello...-

-Mia cara!- la interruppe subito il Capitano andando ad appoggiarsi al bancone al suo fianco. -Il tuo così peculiare odore di “cane bagnato” è assolutamente inconfondibile.-

-Ah!- ridacchiò quella. -E da quanto tempo non ci si vede eh?- il pirata alzò un braccio e fece vedere un nastro nero che gli legava il polso sinistro, esattamente sotto il nastrino bianco che gli aveva lasciato Angelica anni addietro. Quella divenne rossa come il fuoco. James se ne accorse, sorrise e avvicinatosi al fratello gli diede di gomito.

-Ben, qui ne vedremo delle belle.- gli sussurrò.

-Come?-

-Guarda Angelica. E' rossa come un peperone.-

-E con questo?-

-Come sarebbe a dire “e con questo?”? Non lo capisci?- il biondo gli indicò senza dare nell'occhio Esmeralda. -Esmeralda è una bella donna e...- Ben sorrise e ammise che in effetti il fratello aveva ragione: aveva corti capelli neri e ricciolini, piuttosto alta, viso ovale.

-E tu dici che assisteremo ad una scenata di...-

-Gelosia allo stato puro.- concluse James divertito.

-Non ti ricordi?- rispose Jack alla piratessa. -Shipwreck. Avevo vent'anni.- la donna sembrò assumere un'espressione sorpresa.

-Ne è passato di tempo.- disse Angelica scocciata.

-Ha ragione.- riprese allora Esmeralda. -E devo dire che io non ho mai saputo di una memoria così ferrea,- continuò riferendosi al Capitano. -a meno che ovviamente non si tratti di...- Angelica divenne di mille colori.

-Mia cara! Ma cosa vai a pensare?- rispose Jack tranquillissimo, forse senza essersi accorto della bomba di piratessa che, davanti a lui, rischiava di esplodere da un momento all'altro. -La questione è diversa.- si pentì subito di quanto detto: non ne aveva mai parlato con nessuno e non ne avrebbe avuto intenzione, ma ormai si era incastrato da solo.

-Ah, ah, e sarebbe?-

-Beh...ecco io...-

-Su, avanti.- lo esortò la nera. La piratessa di Siviglia guardava il Capitano con gli occhi infiammati. Jack si arricciò con un dito le treccine della barbetta.

-Io non mi dimentico...- cominciò a dire. -...di chi...di chi mi ha pestato! Ecco.- ammise alla fine. Esmeralda, che si era portata alle labbra un bicchiere pieno di qualche bevanda, si bloccò: non era certo quella la risposta che si aspettava.

-Pestato?- chiese Gibbs incredulo.

-E tu non sai con che forza.- aggiunse il Capitano.

-Pestato?!- chiese di nuovo il quartiermastro ancora più incredulo.

-Avevo nove anni, Mastro Gibbs! Nove anni!- si giustificò Jack. -E comunque lei era più grande di me.- Esmeralda rise.

-Si! Si, si è vero!-

-Beh, ma adesso non parliamo di me. Dimmi piuttosto come mai ti trovi qui a Veracruz.- le disse il Capitano. Quella alzò le spalle.

-Lo sai che non sto mai ferma troppo tempo in uno stesso posto.- rispose andando a sedersi al tavolo dove erano seduti loro prima, tavolo dal quale Beckett non si era nemmeno alzato. -Ma qui a Veracruz c'è qualcosa che potrebbe davvero interessarmi...- Beckett corrugò la fronte.

-Illuminami.- Jack prese la sedia accanto alla sua ma ancora prima che potesse sedervici la trovò occupata da Angelica che si limitò a guardare Esmeralda fingendosi curiosa. Senza farsi troppe domande Jack andò ad occupare un'altra sedia.

-E' mio interesse recuperare una certa spada...chiamata Grifone!- Jack saltò sulla sedia e Lord Beckett corrugò nuovamente la fronte.

-Ah no! A quella ci stiamo già pensando noi, mi dispiace carissima, sarà per un'altra volta.-

-Questo lo vedremo poi.-

-No! Questo lo vediamo adesso e io dico...-

-Che mi devi un favore, una barca e anche una lunga ciocca di capelli, quindi penso che potrai capirmi se la spada la prenderò io.-

-Com'è che devi favori a tutti Jack?- gli chiese Angelica.

-Angelica, tesoro mio, questo è un particolare davvero...-

-Angelica? Tu sei Angelica?- chiese a quel punto Esmeralda. -Jack mi aveva parlato di te...-

-Ti aveva?- chiese la piratessa sorpreso.

-Ti avevo?- chiese con lo stesso tono il Capitano.

-Oh si, mi avevi. Eccome se mi avevi.-

-Esmeralda, mia cara, io credo che tu abbia bevuto troppo questa sera...- disse alzandosi e andando a prenderla per un braccio come per farla alzare.

-Jack, che cosa le hai detto di me?- Angelica scoccò al Capitano uno sguardo arrabbiato.

-Io?...ma nulla cara! Cosa vai a pensare?- cominciò ad indietreggiare verso l'uscita, sapendo che quanto aveva detto ad Esmeralda di Angelica ma incappò in qualcuno. Si girò.

-Ciao Jack!- lo salutò teneramente Elizabeth.

-Ciao tesoro, adesso fammi strada altrimenti finisco un colabrodo...- le sussurrò ma quella non si mosse e con uno sguardo adocchiò Esmeralda.

-Un'altra spagnola?- gli chiese. Quello annuì.

-Uh! Interessante...ed è anche lei della stessa tempra di Angelica?-

-Oh si!- Elizabeth si spostò per farlo passare.

-Devono arrivare altre donne?- chiese Esmeralda seccata.

-Teoricamente ne manca una...però...- rispose Gibbs sorridendo.

-State parlando di me?- era da poco entrata nella taverna anche Annamaria.

-Oh, fantastico.- le sorrise Jack prendendola per un braccio e quasi lanciandola contro le altre tre. -Perché...perché non fate conoscenza voi? Io intanto me ne vado!- e detto questo infilò la porta della locanda e se ne andò di corsa seguito da Angelica e poco dopo dal suo quartiermastro.

 

-Perdonami Padre, perché ho peccato. Perdonatemi Padre, perché ho peccato! Nient'altro? Quante volte lo avrò dovuto ripetere oggi? Non mi ha fatto dire che questo!- esclamò arrabbiata Perla mentre ripiegava i pesante vestiti che le erano stati dati quella mattina dal Padre. In realtà l'unico che la ascoltava, quella sera, nella stanza, era Ben: Gibbs ascoltava invece i continui litigi di Jack e Angelica, Lord Beckett sorrideva guardando la scena e James semplicemente dormiva.

-Perché non mi hai mai parlato di questa Anna?-

-Si chiama Esmeralda.- la corresse Jack.

-Anna, Maria, Consuela, Esmeralda, poco cambia per me! Rispondi alla mia domanda!-

-Ma perché non mi è mai venuto nemmeno in mente!-

-Scusa...- sussurrò ad un certo punto Perla tirando per una manica Gibbs. -chi è Esmeralda?-

-Il primo grande amore di tuo padre di cui ti parlavo ieri notte.- sussurrò quello in risposta. Perla andò a sedersi sul suo letto, facendo attenzione a non svegliare James.

-E per il resto? Hai scoperto dove si trova la spada?- le chiese ad un certo punto Ben.

-Il vecchio frate mi porta a vederla domani. Entro domani sera sarà nostra.-

-Cosa?- urlò improvvisamente Angelica facendo sussultare Perla e svegliando James.

-Mamma! Shh! Non urlare altrimenti ci scoprono!-

-Angelica, per favore, non è come credi!-

-Non è come credo? Me lo hai appena detto tu!-

-Si, ma la situazione lo richiedeva, avevo bisogno di quella nave e l'unico modo per ottenerla...-

-Era sparlare di me?!-

-Non urlate!- ripeté Perla.

-Aspetta un attimo!- ripeté Jack.

-No! Adesso me ne vado!- rispose infuriata la piratessa avvicinandosi alla finestra e spingendo via Beckett.

-Dove?-

-Me ne torno alla nave!-

-Cosa? Così? Da sola?-

-Si! E non far più rivedere il tuo sporco muso fino a quando non vorrai chiedermi scusa!-

-Non sta un po' esagerando?- sussurrò Ben a Perla. Quella alzò le spalle.

-E' fatta così!-

-Bene!- esclamò a quel punto Jack. -Vai! Vai pure! Non...non sentiremo la tua mancanza!- Beckett tirò di nuovo fuori il suo foglietto e tracciò tranquillamente una riga sopra il nome di Angelica: non poteva crederci, ma quella Esmeralda ce l'aveva fatta.

-Ma che diavolo le hai detto?- gli chiese Perla. Jack le spiegò che quando aveva vent'anni e aveva incontrato, per la seconda volta Esmeralda, a quanto pare la suddetta si era presa una cottarella per lui e questi, che aveva bisogno di una nave, visto che l'unica disponibile era quella di Esmeralda, gliela aveva rubata.

-E cosa centra questo con Angelica?-

-Esmeralda mi aveva sentito una volta parlare di lei e, gelosa non voleva farmi imbarcare con lei e così le ho sparlato di Angelica, molto semplicemente. E poi, sono partito dopo averla lasciata a terra!-

-Molto...come dire, alla Jack.- commentò a bassa voce Gibbs.

-Beh, adesso, se volete sentire la mia opinione,- disse a quel punto Perla risentita. - non mi interessa come sono andate le cose, vorrei semplicemente che tutti quanti si interessassero di più su questa stupida spada e a come fare per recuperarla, perché sinceramente qui mi sto mettendo in mostra solamente io!- esclamò.

-Non c'è bisogno di scaldarsi tanto, mia cara!- rispose il Capitano. -Ho già un piano per...-

-No!- lo bloccò subito la figlia. -Io ho un piano, e seguiremo il mio!-

-Io Capitano! Mio piano!-

-Io chiusa nel monastero! Mio piano!- rispose pronta portandosi le mani sui fianchi.

-Io tuo padre! Mio piano!-

-Io tua figlia! Mio piano!-

-Ma con questo dai ragione a me!-

-No! Io donna! Prima le donne!-

-Mi spiace Capitano Jack, vi ha battuto questa volta!- disse a quel punto James dal letto per poi beccarsi il cuscino il faccia dal suddetto.

-E tu puzzi!- concluse quello stizzito.

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Capitolo 16
*** Perdonatemi Padre perché ho peccato... / Riappacificazioni al chiaro di luna. ***


 

Salve Gente! Come la va? E' da un secolo che non mi faccio sentire ma ho avuto troppi contrattempi...
ed mi è stato impossibile fino ad adesso aggiornare.
Dunque spero che questi due capitoli vi possano piacere e che magari mi lasciate un commentino.
Un bacione e un ringraziamento a tutti quelli che leggono, seguono, recensiscono, preferiscono e quant'altro, grazie davvero!
Un bacione enorme anche alla mia sorellina: Mari, non hai idea di quanto avrei voglia di abbracciarti in questo momento!
Bacioni!

 




Capitolo diciassette: Perdonatemi Padre perché ho peccato...

-Mi avete ben capito?- sussurrò Perla aprendo pochissimo la porta della camera. Tutti dietro di lei annuirono. La ragazza aspettò qualche istante. Dopo non molto comparvero nel corridoio un paio di ragazzi, sicuramente più grandi di lei.

-Hey!- sussurrò di nuovo Perla, questa volta riferita ai due ragazzi. Con un dito fece segno loro di venire avanti. -Vi voglio rivelare un segreto.- sussurrò in tono quasi impercettibile.

-Cosa?- esclamarono quelli confusi. Ma la ragazza non rispose e li afferrò per poi lanciarli dentro la sua stanza.

-Questo è il piano più stupido che abbiamo mai messo in atto!- esclamò Jack tirandosi sulla testa il cappuccio del vestito che avevano appena rubato ai due ragazzi.

-Devi toglierti quel cappello papà!- rispose Perla togliendoglielo dalla testa e lanciandolo sul letto.

-Hey! Tratta bene il mio cappello! Ci tengo!-

-Si...- rispose quella seccata. -Lo so...-

-Va bene, adesso: io e Gibbs andiamo a cercare la spada, mentre tu e...-

-No! Il piano è mio!- ringhiò Perla. -Gibbs viene con me! Tu invece rimani qui e, se dovesse venire qualcuno, beh, dovrai cercare di mandarlo via, chiaro?-

-Ma....-

-Ho detto: chiaro?-

-Trasparente.- disse dopo un po' il Capitano andando a sedersi sul letto a fianco del suo cappello. Un minuto dopo Perla usciva dalla camera insieme a Gibbs, anch'egli sotto il vestito da convento rubato poco prima ai due sventurati.

-E' pazzesco! Io sono suo padre e lei...è come se mi avesse messo in punizione in camera mia...cioè in camera sua...insomma...non comprendo!-

-Che fai qui da solo?- lo stuzzicò una voce alquanto familiare. Jack si girò e vide Angelica seduta sul bordo della finestra.

-Perla è andata con Gibbs a prendere la spada e mi ha messo in punizione!- esclamò quello.

-Sai qual'è il problema vero?-

-Come sarebbe a dire “il problema”?-

-Me l'hai detto tu che Perla è andata con Gibbs e ti ha “messo in punizione”.-

-E con questo?-

-Ma non ci arrivi? Sta cercando di attirare la tua attenzione usando Gibbs: vuole da te le attenzioni che non ha mai avuto e che non le stai dando!-

-Sei venuta qui per rimproverarmi?- chiese seccato.

-No, io...-

-Allora sei venuta per scusarti: avevi detto che saresti rimasta alla nave finché non fossi venuto io a chiederti scusa, ma sei venuta tu, quindi devo dedurre che sei venuta a scusarti!- Angelica divenne furiosa.

-NO!- urlò. -Crepa!- e detto questo se ne andò da dove era venuta.

-“Crepa”? Crepa? Mi ha detto “crepa”? Ma come osa?!...insomma...è lei che ha esagerato! E comunque sicuramente ha torto riguardo a Perla! Cioè...- incrociò le braccia sul petto ripensando alle parole della piratessa. No, non poteva avere ragione. Eppure adesso nella sua mente questo dubbio lo perseguitava. Guardò più volte la porta.

 

-Che cosa facciamo?- chiese Gibbs alla ragazzina camminando lentamente per il corridoio.

-Adesso io vado dal Padre: ieri mi ha detto che mi avrebbe fatto vedere la spada. Tu seguici da lontano. Ti farò un segno o qualcosa di simile quando potrai entrare.- Gibbs annuì. Il piano filò praticamente tutto liscio: il Padre scortò Perla fino alla stanza dove era conservata la spada e, quando entrarono, Perla lasciò uno spiraglio aperto di modo che Gibbs potesse entrare senza fare rumore.

-Bene, eccoci qui.- disse il Padre indicando un piccolo “altarino” sul quale era appoggiata la grande spada. Lo sguardo della ragazza però cadde su un paio di corde che pendevano fino quasi a terra. Alzò la testa.

-Questa stanza si trova sotto il campanile?- quello annuì. Perla si avvicinò alla spada e fece per prenderla in mano. -Posso?-

-Certo.- rispose quello. -Ma non ti senti già abbastanza sicura? Hai bisogno anche della spada?-

-Come dite?- domandò Perla girandosi verso il Padre ma guardando sempre la spada, che finalmente era in mano sua. Il Padre si avvicinò alla porta e la spalancò all'improvviso rivelando Gibbs che stava per entrare.

-Non è la vostra “guardia del corpo” questa, se vogliamo così definirla?- senza pensarci troppo Gibbs gli tirò un forte pugno in faccia facendolo cadere a terra.

-Gibbs! Ma che hai fatto?- esclamò la ragazza.

-Non mi è venuto in mente nient'altro da fare!- si giustificò quello entrando nella stanza. -Allora è questa la famosa spada!- un attimo dopo entrarono nella stanza una decina di guardie che circondarono i due cogliendoli di sorpresa e puntando loro contro i moschettoni.

-Mia cara,- disse il Padre alzandosi da terra con un sorriso. -pensavi davvero che avessi lasciato incustodita la spada? La vostra “guardia del corpo” non vi potrà proteggere qui!-

-Cosa vi fa pensare che io debba essere protetta?- e detto questo con un gesto fulmineo si tolse il vestito da convento, rimanendo solo con i suoi pantaloni scuri e la camicetta bianca che indossava sempre, e lo lanciò contro due delle guardie. Approfittando della distrazione cercò di sgattaiolare fuori con la spada, ma venne prontamente bloccata e scaraventata di nuovo dentro dove le guardie la presero, insieme a Gibbs. Li bloccarono e il Padre si fece avanti.

-Non posso soffrire i ladri.- disse. -Uccideteli. Uccideteli tutti e due.-

-Uccideteli?- domandò Perla. -E voi sareste un uomo di chiesa?-

-No, io sono il capitano delle guardie.-

-Verme schifoso...- sussurrò Perla dimenandosi.

-Speriamo che Jack ti abbia disobbedito.- le disse Gibbs mentre il capitano caricava un paio di pistole e le dava in mano a due guardie. Quelle le puntarono contro i due pirati. Perla prese un grande respiro. Se doveva essere sincera, non aveva mai creduto che sarebbe morta così.

Due colpi di pistola.

Perla si guardò e poi volse lo sguardo a Gibbs, vivo come lei.

-Allora! Perché non sono morti?!- urlò il capitano rivolto alle due guardie che però un secondo dopo, caddero a terra morte. Dietro di loro spuntarono Ben e James con in mano due pistole ancora fumanti.

-Vi abbiamo rovinato la festa signori?- disse James estraendo la sua spada e innescando un duello con un paio di guardie, cosa che fece poco dopo anche il nero.

-Dove eravate finiti questa mattina?- domandò Perla.

-Abbiamo fatto un giro turistico del posto.- rispose sarcastico Ben.

Purtroppo però nemmeno l'intervento dei due fratelli Turner servì: le guardie erano troppo numerose per loro. Perla, liberatasi dalla presa, provò anche ad arrampicarsi sulle corde del campanile, facendo suonare le campane, ma venne riacciuffata subito dopo.

-Ma che bella operazione di salvataggio!- commentò sbuffando Perla.

-Beh, un semplice “grazie per averci provato” sarebbe stato sufficiente.- disse a quel punto James. Qualche minuto dopo erano tutti e quattro di nuovo circondati.

-E ora, da capo, uccideteli, tutti e quattro! Caricate...-

-E' stato bello conoscerti.- disse il nero a Perla con un sorriso.

-Anche per me.- il capitano stava per dare il segnale quando si sentì una grande esplosione proprio sopra di loro e il soffitto intorno a loro quattro crollò completamente sulle guardie schiacciandole. L'unico che fece in tempo a spostarsi fu il capitano. Quando si rialzò, davanti a lui c'era un nuovo arrivato.

-Jack Sparrow...- esclamò quello alzandosi da terra riconoscendolo.

-Punto primo, “Capitano Jack Sparrow”, se non vi dispiace; punto secondo, mi conoscete?- rispose l'altro girandosi e sorridendo alla figlia indicandogli le corde del campanile.

-Dannato pirata! Cosa ci fai tu qui?-

-Io? Nulla, mi occupo di una faccenda di famiglia!- disse. Si allontanò di un passo raggiungendo una corda alla quale si aggrappò saldamente con un braccio e facendo segno alla figlia di appendersi a lui.

-Lei...?-

-Io, Perla, sua figlia.- rispose la ragazza, mentre Gibbs e i due fratelli si aggrappavano a loro volta ad altre corde.

-Tua figlia?- domandò quello incredulo.

-Mia figlia.-

-Padre, vorrei dire un'ultima cosa.- Perla guardò di nuovo il capitano delle guardie. -Perdonatemi Padre, perché ho peccato: un giorno o l'altro verrò a prendere anche voi!- disse e un istante dopo, con la spada, che aveva tenuto tutto il tempo saldamente in mano, tagliò un'altra corda che li fece schizzare in alto su fino alle campane.

-Meno male che sei arrivato Jack!- esclamò Gibbs mentre scendevano dal tetto.

-Non potevo lasciarvi tutto il divertimento!- corsero a più non posso fino ad arrivare alla nave dove trovarono già a bordo Angelica, insieme ad Annamaria, il pirata con la gamba di legno e Lord Beckett.

-Ce l'avete fatta alla fine.- commentò Barbossa avvicinandosi al gruppo.

-Grazie papà.- disse dopo un po' Perla, quando ormai erano partiti e si avviavano verso il mare aperto.

-Per cosa?-

-Per essere venuto ad aiutarci. Non ce l'avremmo fatta senza di te.-

-Non volevo che ti succedesse qualcosa!- a quelle parole la ragazza ebbe al contempo sia un moto di felicità, sia uno di delusione.

-Quindi non ti fidavi di me.- gli disse alzando la testa e guardandolo.

-No, sapevo che avresti avuto bisogno di me.-

-Sapevi che non sarei riuscita da sola!-

-Ma no...io volevo solamente...-

-Solo perché avevamo discusso...non ci posso credere...- e detto questo prese la spada e si alzò, andando a chiudersi sottocoperta, lasciando il padre di sasso.

-Mastro Gibbs.- disse il Capitano avvicinandosi al suo quartiermastro.

-Capitano?-

-Il mio intuito sulla mentalità femminile mi fa capire che...sono diventate tutte matte!-

-Capitano, non credete che forse, potrebbe darsi il caso che abbiate, come dire, fatto un passo falso voi?- quello lo guardò con uno sguardo che sembrò dire “Io? Sbagliare? Ha!”

-Assolutamente no! Hanno esagerato! Entrambe!- Gibbs ammise che avessero si esagerato ma che al contempo anche il precedente comportamento del pirata non era stato dei migliori. -Io non farò niente fino a quando non verranno a chiedermi scusa entrambe!- decretò alla fine.

Beh!” pensò Beckett alzando le sopracciglia. “E' andata anche meglio di quanto pensassi!” tirò fuori il suo piccolo foglietto e tracciò una linea anche sul nome di Perla.

 

Capitolo diciotto: Riappacificazioni al chiaro di luna.

-Perla!- urlò James sottocoperta buttandola giù dall'amaca sulla quale dormiva.

-Che cosa c'è?- domandò quella rialzandosi e massaggiandosi un braccio.

-Dobbiamo parlare!-

-E c'era bisogno di buttarmi giù?-

-Senti, io non ne posso più!-

-Di che cosa?-

-Dei tuoi! Angelica e Jack continuano a litigare per ogni cosa! Ogni cosa! È da quando siamo ripartiti che va avanti così! Sono passati quattro giorni!-

-Hey, non è che io me la stia passando molto meglio!- rispose seccata la brunetta sdraiandosi di nuovo sull'amaca. -Sono altrettanti giorni che non dormo!-

-Non è un buon motivo per lasciar perdere! Adesso vieni!- ma quella si girò su un fianco.

-Lasciami in pace.- sussurrò a voce bassissima.

-Oh no! Mi dispiace ma no!- e detto questo si chinò e in una volta sola prese la ragazza issandola sulle sue spalle.

-James! Che diavolo stai facendo?! Lasciami andare!-

-No! Adesso andiamo di sopra!- disse convinto il biondo portandola verso le scale.

-Ahia!- urlò Perla quando James, salendo le scale, le fece sbattere la testa contro lo stipite di legno della porta.

-Perdono, non lo avevo calcolato.- James la portò fuori sul ponte della nave.

-So camminare!- esclamò ad un certo punto la brunetta.

-Se ti lascio andare torni a dormire.-

-Gibbs! Aiutami!- disse la ragazza vedendo passare il quartiermastro.

-Nei problemi di voi ragazzi non voglio davvero immischiarmi!- rispose quello sorridendo e allontanandosi per la sua strada.

-Adesso basta! Mettimi giù!- urlò alla fine. James raggiunse il fratello, vicino al parapetto e solo allora appoggiò di nuovo per terra la ragazza.

-Allora, di che si discute?- domandò al fratello.

-Di cetriolini e gallette.- rispose Ben continuando a guardare i due che litigavano dall'altra parte del ponte.

-Cosa?- chiese scioccata la brunetta.

-Non so come ci sono arrivati, davvero, ma ti giuro che è l'argomento di discussione!-

-Siamo proprio messi male...- commentò Perla incrociando le braccia. -Bene, ora che li ho visti anche io, posso tornare a dormire?-

-No!- risposero in coro i due guardandola. -Dobbiamo trovare un modo per farli riappacificare!- le disse Ben.

-E che volete che faccia?-

-Non lo so! Insomma, sono i tuoi, ne saprai più di noi!-

-E va bene...- si arrese alla fine. -Ho in mente qualcosa, ma dovrete aiutarmi.- alzò la testa e guardò il cielo. -Tra non molto sarà buio. Noi agiremo questa notte.-

-Questa notte?-

-Si, ho già in mente tutto. Ben, tu ti dovrai occupare di mio padre!- esclamò. -James, tu procurami una chitarra spagnola.-

-Una chitarra spagnola? E dove la trovo?-

-Ingegnati!-

 

Quella sera, dopo una cena trascorsa straordinariamente in silenzio, Jack e Angelica filarono senza nemmeno rivolgersi la parola, ciascuno nella propria cabina. I tre ragazzi aspettarono qualche ora fuori sul ponte, fino a quando non fu notte fonda.

-Bene, adesso possiamo andare.- Perla spiegò brevemente a Ben il piano. Perla si avvicinò alla porta della cabina di sua madre, e Ben a quella di Jack.

Perla bussò.

-Vattene via Jack!-

-Sono Perla.-

-Per favore, lasciami anche tu in pace.-

-Ma veramente, io vorrei parlarti un attimo.- alla fine Angelica aprì la porta. Aveva lo sguardo stanco e i capelli un po' scombinati.

-Che c'è? Vieni entra dai.- la ragazza lanciò uno sguardo a Ben ed entrò nella cabina.

A quel punto fu Ben a bussare. Jack venne ad aprire subito.

-Capitano, volevo chiedervi una cosa: potrebbe, ecco, uscire un attimo e...- il pirata lo guardò e senza nemmeno aspettare che finisse gli chiuse la porta in faccia. -Capitano! Scusi, non mi sembra il caso di reagire così, io voglio solo parlarvi per un attimo.-

-Io invece no, arrivederci.-

-Capitano!-

-No! Via da qui.-

-Quindi devo intendere che non mi darà nemmeno per un attimo ascolto?-

-Bravo, vedo che comprendi in fretta.- rispose ironico Jack. Ben si passò una mano fra i capelli: se non riusciva a fare uscire Jack da quella benedetta cabina, tutto il piano andava in fanteria.

-Allora...-

-Qualunque cosa tu mi dica, non mi smuoverò da questo letto!- disse Jack steso sul suo letto, con gli occhi chiusi e le braccia dietro la testa. Ben sospirò.

-Nemmeno se vi dico che...- si passò una mano sul volto. -...che ho baciato vostra figlia?- Jack spalancò gli occhi e si alzò di fretta dal letto andando a spalancare la porta colpendo in pieno viso il ragazzo che si portò le mani sul naso dolorante. Jack lo agguantò per la camicia.

-Cosa?- gli domandò lentamente il Capitano.

-Beh, ecco io...- balbettò il ragazzo sgranando gli occhi e lanciando occhiate alla porta di Angelica. -Oh...sbrigati ti prego...- sussurrò.

-Cosa?? Ripetimi quello che hai detto poco fa.-

-Io...-

-Jack!- esclamò Angelica uscendo in quel momento dalla sua cabina. -Che stai facendo?-

-Io?-

-Si tu! Lascialo stare, povero ragazzo!- si avvicinò e lo tolse dalle grinfie del Capitano. Ben si allontanò subito e raggiunse Perla.

-Ma quale “povero ragazzo”, “povero ragazzo”! E' colpevole!- urlò Jack facendo per andargli contro ma venne bloccato dalla piratessa.

-Colpevole?-

-Si, glielo si legge su quella faccia compiaciuta!- Angelica si girò verso Ben che si stava ancora massaggiando il naso con le mani.

-Compiaciuta?- disse quello alzando la testa.

-Ma che hai fatto?- gli domandò Perla sistemandogli il colletto della camicia. Jack lanciò uno sguardo di fuoco al nero.

-Mi sono fatto distruggere il naso!-

-Jack!- esclamò a quel punto Angelica.

-E' stato un incidente.-

-Dov'è tuo fratello?- domandò sottovoce Perla a Ben. Quello alzò le spalle, ma dopo poco, giunse anche il biondo con in mano la chitarra che gli aveva chiesto la brunetta.

-Sai suonarla?- le chiese dandogliela.

-Neanche lontanamente. Spero che papà invece si.-

-Incidente?- domandò la piratessa appoggiando le mani sui fianchi.

-Si. Se ci fossi stata tu sarebbe stato uguale.-

-Oh Dio...- sibilò Perla portandosi una mano sugli occhi.

-Ah, davvero?-

-Non volevo dire questo...- cercò di giustificarsi Jack indietreggiando.

-Ah si? E allora cosa volevi dire?-

-Che avrei reagito nello stesso modo.-

-E dunque che avresti fatto la stessa cosa anche se ci fossi stata io!-

-Si.- ci pensò un attimo. -Cioè no...io...- Angelica intanto aveva già estratto la sua spada. Perla pensò che fosse il momento giusto per fare entrare in scena la chitarra. Aspettò un attimo e la lanciò in mano al padre giusto in tempo perché potesse bloccare con quella la lama della donna. Cominciarono a duellare una con la spada e l'altro con la chitarra. -Io non volevo dire questo, volevo solamente dire che per quello che mi ha detto, io sono uscito di colpo e l'ho preso in pieno: non mia colpa!-

-Questo non è esattamente quello che avevo in mente,- sussurrò Perla ai due ragazzi. -ma sembra stia funzionando.-

-E tutto quello che mi hai detto in questi giorni?- ruggì Angelica.

-E' stato tutto una serie di...di incomprensioni! Io non volevo dire nulla!- intanto Jack cominciava ad arrancare e ad indietreggiare sempre più.

-Tu dovresti dire qualcosa invece!- urlò la piratessa. -DEVI-CHIEDERMI-SCUSA!!- ad ogni parola cercò di colpire il Capitano che fece ancora qualche passo indietro, senza però calcolare che dietro di lui c'era il parapetto della nave.

-E va bene: mi dispiace, scu...- cercò nuovamente di indietreggiare ma finì solo con il cadere fuori bordo urlando il “sa” per concludere la parola. Angelica sembrò bloccarsi. Si girò verso i tre ragazzi.

-Mi ha...chiesto scusa?- chiese come se nemmeno ci credesse.

-Ed è anche volato giù dalla nave: fa qualcosa!- esclamò Perla. Lo aiutarono a salire di nuovo a bordo.

-Mi hai chiesto scusa?- ripeté Angelica.

-Così sembrerebbe.- a quel punto la piratessa gli sorrise. -E...chiedo scusa anche a te.- disse Jack rivolto poi alla figlia. Gibbs ridacchiò.

-Jack che chiede scusa! Ah! Non si vede tutti i giorni!-

-Mastro Gibbs!- disse a quel punto il Capitano.

-Capitano?-

-Tra quanto arriveremo a destinazione?-

-Un paio di giorni al massimo.-

-Perfetto!-

-Bene, allora io adesso...me ne vado.- disse Ben sottovoce e facendo per andarsene, ma Jack lo sentì e lo prese per la camicia prima che potesse scappare.

-Tu non vai da nessuna parte, tu adesso vieni con me!- e così dicendo lo scaraventò nella sua cabina, nella quale era rimasto, ormai sveglio, Barbossa.

-E...ebbene?- domandò il ragazzo un po' titubante.

-Ebbene, vedi di comprendere al primo colpo, comprendi?-

 

Perla era rimasta fuori ad aspettare ma poco dopo si appoggiò alla porta e si addormentò.

-Maledetta ragazzina!- sussurrò Beckett sul ponte guardandola e guardando la cabina dentro alla quale il suo nemico Jack si era ormai riappacificato con la sua bella. -Anzi, maledetta ragazzina e maledetti fratelli Turner! Se non fosse stato per voi...- il suo sguardo cadde su qualcosa che non riuscì bene ad identificare subito a causa del buio. Guardò meglio. Era un cappello. Lo prese in mano. “Deve essergli caduto mentre cadeva fuori bordo.” pensò. “Poco male.” tirò fuori un coltello e lo tagliò e lo squarciò per poi lasciarlo cadere lì per terra e andarsene. “Ci sono tante altre cose che ti posso togliere...”




Spero che i capitoli vi siano piaciuti!! Alla prossima gente, che spero sia presto! XD
Ossequi!
Carmaux_95

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Capitolo 17
*** Capitolo diciannove: Occhio per occhio, comprendi? ***


 

Non ho davvero scuse per il ritardo con cui mi accingo ad aggiornare.
Posso solo dire che ho avuto come un blocco dello scrittore.
Beh, spero che il capitolo vi piaccia e spero di non metterci altri tre mesi per aggiornare.
Un ringraziamento particolare a Diana che in qualche modo mi ha fatto sbloccare
e mi ha fatto terminare il capitolo!
Carmaux_95



Capitolo diciannove: Occhio per occhio, comprendi?

-Bene, allora io adesso...me ne vado.- disse Ben sottovoce e facendo per andarsene, ma Jack lo sentì e lo prese per la camicia prima che potesse scappare.

-Tu non vai da nessuna parte, tu adesso vieni con me!- e così dicendo lo scaraventò nella sua cabina, nella quale era rimasto, ormai sveglio, Barbossa.

-E...ebbene?- domandò il ragazzo un po' titubante.

-Ebbene, vedi di comprendere al primo colpo, comprendi?-

-...Eh?-

-Allora,- cominciò Jack facendolo sedere su una sedia.

-Che cosa è successo?- domandò Barbossa.

-Mi ha detto di aver baciato mia figlia!-

-Oh...sarà interessante.-

-Allora,- riprese il Capitano. -voglio sapere se quanto hai precedentemente affermato, fuori da quella porta, era solo un modo per farmi uscire da questa cabina per farmi riappacificare con Angelica e con mia figlia, oppure no.-

-...Eh?-

-Ragazzo, ascolta me.- si intromise Barbossa avvicinandoglisi. -Jack vuole sapere se era tutta una grossa balla per farlo uscire dalla cabina o se era vero.-

-Oh beh...no, non era una bugia.- si portò subito le braccia sul volto come per proteggersi da un aspettato attacco da parte del Capitano, ma quello si trattenne.

-E...le cause scatenanti di ciò?- Ben guardò il pirata con la gamba di legno.

-Perché.- gli tradusse quello.

-Beh...“perché”...perché...-

-Ti piace mia figlia.- lo aiutò Angelica. Il nero annuì lentamente.

-E...- continuò Jack senza essersi smosso di un millimetro. -E...il metodo?-

-Jack...- sibilò la piratessa. -Non lo penserai mica.-

-Non si sa mai...- Ben si rifugiò di nuovo da Barbossa che questa volta si passò una mano sulla nuca.

-Ok, ho trovato.- e così dicendo estrasse dalle tasche della sua giacca due mele e le appoggiò sul tavolo. -Ecco: queste due mele siete tu e lei.-

-Sono due mele.- constatò Jack.

-La perspicacia è il tuo punto forte.- rispose alzando gli occhi al cielo. -Dunque, lui vuole sapere quanto eravate vicini.-

-Non è esattamente quello che ho chiesto.-

-Lasciami un minuto che ci arrivo.- con la mano avvicinò le due mele fino a che non si sfiorarono. -Così?- il ragazzo fu costretto ad annuire, ma rimase in silenzio.

-Non è comunque quello che ho chiesto!- sbottò di nuovo Jack.

-Adesso ci arrivo!- urlò Barbossa. -Eravate,- tornò al ragazzo. -per caso, così?- prese una delle due mele e la appoggiò sopra l'altra. Jack alzò le sopracciglia guardando Ben che rimase un attimo interdetto, spalancò la bocca e rimase a guardare le due mele. Guardò un attimo Jack e poi tornò alle mele. Improvvisamente capì.

-Oh no! Ma scherziamo?- urlò prendendo le due mele e allontanandole velocemente. Per quanto comunque ce ne volle per convincere Jack, alla fine anche Angelica prese le parti del ragazzo e lo lasciarono uscire dalla cabina ancora tutto intero.

Indescrivibile fu invece la reazione del Capitano quando trovò il suo cappello diviso a metà sul ponte della sua nave. Si chinò e lo raccolse con mani quasi tremanti, non riusciva a credere ai suoi occhi...girò la testa da una parte all'altra della nave e alla fine adocchiò Beckett in un angolo. Per un secondo gli sembrò quasi gli stesse sorridendo. Gli occhi gli si accesero di furore e con un balzo gli fu addosso.

-Sei stato tu! Tu, razza di non-morto dall'aspetto ancora più orribile!- gli portò le mani al collo come per strangolarlo e caddero entrambi per terra. -Tu hai strappato il mio cappello! Sei stato tu!-

-E non sai quanto sia stato divertente immaginare quale sarebbe stata la tua reazione!- riuscì a bofonchiare l'altro sempre con uno strano sorrisetto stampato sul viso. Cercò di far sciogliere la presa ormai saldissima che il Capitano aveva preso sul suo collo, ma improvvisamente Jack lo colpì in pieno volto con un pugno. A quel punto Beckett reagì e afferrò Jack a sua volta per la gola. Se ne diedero un sacco e una sporta e, come spettatori, Perla, i fratellini, Angelica e Barbossa sembrarono divertirsi alquanto. Se ne diedero di santa ragione senza che nessuno intervenisse in alcun modo. Alla fine Jack afferrò Beckett per la parrucca e quando se la ritrovò in mano la guardò e alla fine si alzò da terra.

-Rendimi subito la mia parrucca!-

-Un corno!- esclamò il Capitano e, tirata fuori la sua spada cominciò a tagliarla, a distruggerla e tutte le volte che Lord Beckett gli si lanciava addosso per recuperarla, tanto più Jack alzava in alto le braccia e continuava la sua “opera”. Alla fine il Capitano allontanò con una pedata il Lord, che cadde per terra sul ponte, e si avvicinò al parapetto. Stracciò definitivamente la parrucca e si avvicinò ancora di più al parapetto. -Occhio per occhio, cappello per parrucca! Comprendi?- esclamò ad alta voce e con un gesto alquanto teatrale lanciò le due metà della parrucca in mare. Lanciò uno sguardo a Beckett e sorrise, nonostante dentro di sé fosse ancora infuriato per la perdita del suo amatissimo cappello.

-Ma...- riuscì solo a dire quello andando a vedere dove la corrente avrebbe portato la sua parrucca.

-A me non sono mai neanche piaciute le parrucche!- ringhiò il Capitano. -Sono una delle poche cose che davvero non riesco a capire e che sono sicuro non capirò mai!-

Il furore di Jack per la perdita del suo cappello non svanì nemmeno nei giorni seguenti, quando finalmente giunsero nel Canale dei Galeoni, tra l'isola di Dominica e Martinica. Dopo la lite con il suo rivale aveva deciso di chiuderlo in cella, sottocoperta e nei giorni che seguirono non era mai andato giù, nemmeno per portargli da mangiare, aveva preferito affidare questo compito a Gibbs (non voleva nemmeno guardarlo in faccia).

 

-Finalmente!- esclamò Perla alzandosi in piedi sul parapetto e aggrappandosi ad una cima per tenersi in equilibrio. -Si va a pesca! Non vedo l'ora di vedere questo mostro marino!- ma il suo entusiasmo fu subito messo a tacere dal padre.

-Oh, no! No, no, no, no, no! Non se ne parla! Tu adesso impacchetti tutta la tua felicità e il tuo entusiasmo e vai sottocoperta, il più lontano possibile da quel mostro...qualunque aspetto abbia!-

-Cosa? No! Io voglio vedere! Voglio partecipare a questa impresa!- rispose seccatissima della decisione del padre.

-Potrebbe essere pericoloso e non voglio farti correre rischi: useremo arpioni e altre armi, quindi, o vai sottocoperta come ti ho detto, oppure mi costringerai a chiuderti nella cella giù da basso insieme a Beckett...cosa che davvero non ti consiglio.- Perla si girò, sempre tenendosi con una mano alla cima, e appoggiò l'altra sul fianco alzando le sopracciglia.

-Non lo faresti.-

-Oh, lo farei.-

-Oh, lo farebbe!- disse Gibbs, che passava in quel momento davanti a loro e aveva sentito parte della discussione.

-No, secondo me non lo farebbe.- rispose Perla. Jack la guardò e rimase per qualche istante in silenzio.

-Avanti, scendi!- disse alla fine. La ragazza acconsentì e con un salto fu di nuovo sul ponte.

-Non puoi impedirmi di...-

-Posso eccome! Sono tuo padre! Quindi ora vai di sotto nella mia cabina!-

-Ma io voglio restare qui!-

-E io voglio che tu vada di sotto.- James si avvicinò ai due per sentire meglio.

-Io resto qui!-

-Tu vai di sotto!-

-Io resto qui!-

-Tu vai di sotto!-

-Posso dire una cosa?- chiese il biondo alla fine.

-NO!- risposero in coro Perla e Jack senza nemmeno guardarlo. -Tu vai a pulire il ponte!- gli disse poi il Capitano, poi tornò alla figlia. -Sei cocciuta e testarda come...come...-

-Come te?- concluse la ragazza. Jack la guardò e socchiuse gli occhi. Perla alzò le sopracciglia convinta di aver vinto la piccola battaglia.

Meno di un minuto dopo Perla guardava suo padre con le braccia conserte sul petto e con fiamme d'odio che sprizzavano dagli occhi. La porta della cella si chiuse rumorosamente davanti a lei proprio per mano di suo padre. Il Capitano fece ruotare la chiave nella serratura più di una volta e alla fine tornò sul ponte. Perla si girò e guardò Beckett.

-E così Jack ti ha chiuso qui, eh?- le disse.

-E così tu hai dei capelli, eh?- rispose la ragazza sempre con le braccia conserte. Beckett sbuffò. Perla alzò una gamba e recuperò dallo stivale il suo coltellino, si inginocchiò davanti alla porta della cella e cominciò a forzare la serratura.

-E tu speri davvero che riuscirai ad aprire quella...- cominciò Beckett, dopo qualche minuto, ma non finì la frase perché in quell'istante la ragazza spalancò la porta. La brunetta sorrise beffarda e uscì dalla cella cercando di chiudere dietro di sé la porta. -Hey, no aspetta un momento! Non puoi lasciarmi qui!-

 

-Allora?! Si batte la fiacca qui?- domandò ringhiando Jack vedendo James, appoggiato al parapetto, che teneva in mano una rudimentale canna da pesca. -Pensavo di averti detto di pulire il ponte, non di pescare!-

-Del ponte si sta occupando mio fratello.- mentì il biondo non sapendo che dire.

-Intanto...- rispose Jack. -dammi questa.- e così dicendo afferrò la canna da pesca e la tolse dalle mani del ragazzo pensando a dove avesse potuto trovarla.

-Papà!- esclamò ad un certo punto Perla, che era tornata sul ponte, strappando dalle mani del padre la suddetta canna da pesca.

-Hey, come hai fatto ad uscire...-

-Il mio coltellino!- rispose secca la ragazza senza nemmeno lasciargli terminare la domanda.

-E...Beckett?-

-L'ho colpito in testa con una bottiglia di rum che era sul tavolo, non avevo voglia di stare a litigare anche con lui.-

-Bel modo di risolvere la questione.- sibilò James allungando una mano per recuperare la canna da pesca.

-Un momento.- rispose Jack. -Vuoi dire che hai rotto una bottiglia di rum in testa a Beckett?-

-Si...certo.-

-Vuol dire...che hai sprecato una bottiglia di rum...per lui?- la brunetta annuì di nuovo. -Tutto quel rum...per Beckett...-

-Comunque...io apprezzo quello che fai per me...- continuò la ragazza. James guardò in mare e notò che qualcosa aveva abboccato. Prese dalle mani della ragazza la canna da pesca e fece come per tirare su e vedere che cosa era riuscito a prendere ma trovò una resistenza molto più forte di quanto si sarebbe aspettato. Per qualche secondo cercò di tirare con tutte le sue forze, fino a quando non attirò anche l'attenzione degli altri due, che stavano ancora parlando. Ci fu un secco strattone. James sgranò gli occhi. Un secondo strattone. Improvvisamente ci fu un terzo strattone ma fu così forte che il ragazzo, saldamente aggrappato alla canna da pesca, fu trascinato direttamente fuori bordo, finendo dritto in mare.

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