Like a fuckin' rockstar!

di Black Mariah
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Journey ***
Capitolo 2: *** Helenas ***
Capitolo 3: *** Annie ***
Capitolo 4: *** Not bad ***
Capitolo 5: *** Grammy ***
Capitolo 6: *** Not a boy, just a hero ***
Capitolo 7: *** Think happy thoughts ***
Capitolo 8: *** I'll kiss your lips again ***
Capitolo 9: *** Love song ***
Capitolo 10: *** Desolation row ***
Capitolo 11: *** My libido ***
Capitolo 12: *** Because the night belongs to lovers ***
Capitolo 13: *** Don't walk away ***



Capitolo 1
*** Journey ***


-Quanto tempo manca ancora?- esordì Frank, dopo una decina di minuti di silenzio.

-Credo manchi un'oretta all'atterraggio- rispose Ray perso nei suoi pensieri, senza guardare l'amico, rimanendo concentrato sulla sua play station portatile.
Come diavolo era che a quell'età andava ancora dietro ai video giochi? Erano un buon passatempo, era vero, ma erano anche un maledetto passatempo per bambini. Qualche secondo più tardi spostò lo sguardo dal piccolo schermo dell’apparecchio e rivolse gli occhi ai due ragazzi che gli stavano di fronte: per dieci secondi si sentì rincuorato. Lui giocava ancora ai videogiochi a quasi trent’anni suonati, era vero, ma quei due campioni che aveva davanti di certo non se la passavano meglio: Gerard e Mikey erano immersi nelle loro storie a fumetti, con gli occhi incollati su quelle pagine piene di colori.

Ray girò la testa verso l'oblò dell'aereo. In precedenza aveva fatto alzare Gerard da quel posto per poter mettersi vicino al finestrino e godere del panorama: era davvero una bella vista e non si sentiva per niente in colpa di aver dato fastidio al compagno.

-Cazzo Frank quanto sei stronzo!- quasi urlò Gerard qualche secondo dopo.

Mikey smise di leggere il "The killing joke" di Alan Moore, il fumetto su Batman e Joker più spettacolare di tutti i tempi, che lui tra l’altro aveva avuto la fortuna di acquistare a soli nove dollari e novantacinque cents (una miseria), e si concentrò su suo fratello che aveva decisamente un’aria infastidita e su Frank, che invece stava morendo dalle risate.

-Che è successo?- chiesero Ray e Mikey quasi all'unisono, cercando di capire la situazione dai movimenti di Gerard e Frank.

-Dio santo, quest’idiota mi ha pizzicato!- disse Gerard dolorante. Che diavolo. Il dolore provato nell’interno coscia era sottile e quasi insopportabile. Quel bastardo, mentre lui stava leggendo il suo rispettabilissimo Wolverine, gli aveva infilato la mano fra le cosce e gli aveva tirato un pizzico.

-Era per darti un po’ fastidio! E poi stai leggendo da un’eternità!- disse il ragazzo ridendo a crepapelle.

Dopo qualche momento Frank si stava ancora sbellicando.

-Dai che ora passa!- aggiunse il chitarrista, atteggiandosi da ragazzina premurosa.

-Toglimi le mani di dosso!- esclamò il cantante.

Gerard stava cercando di cacciarlo.

-E' la seconda volta che mi fai male in mezzo alle gambe!- piagnucolò quasi.

Tutti scoppiarono in una fragorosa risata, lo stesso Gerard stentava a trattenere un sorriso. In un live, poche sere prima, mentre Frank suonava e lui si rotolava a terra, si era sentito arrivare una fitta lancinante all'inguine: quel deficiente gli stava quasi per dare un calcio nelle parti basse.

Frank se la rideva di gusto, soprattutto quando Gerard accennò all’episodio della sera precedente, e continuava a infastidire amichevolmente il moro, rassegnato dal fatto che non avrebbe più potuto leggere il suo fumetto.

-Quando cazzo arriviamo in questa città? - esclamò il cantante spostandosi i capelli davanti agli occhi, qualche secondo dopo.

-Modera i termini, ragazzino!- gli fece Frank ridendo.

-Mi domando con fervore quando il nostro aereo avrà la possibilità di atterrare in questo centro urbano!- si sforzò di dire Gerard pensandoci un po’ su.

Ma che aveva detto?

-Ahah. Sei una checca!- gli fece Frank in tutta risposta, pensando ancora alle parole ingarbugliate di Gerard.

-Ah Ah- ribattè Gerard sarcastico. -Tu sei Flash-man. E non è un complimento.- commentò scazzato.

Frank rispose con una linguaccia.

Per far passare velocemente le ultime ore di quel viaggio che era risultato molto stressante, Frank uscì dal suo borsone Nike un giornale di musica, acquistato la mattina in aereoporto.

-Cos'è, ti compri l'AP per vedere se parla di te, eh, brutto egocentrico?- fece Gerard ridendo. Amavano prendersi in giro.
-No testa di cazzo, lo compro per vedere se parlano di te e di quanto sei stonato!- disse Frank
- Simpatico come la bruciatura di una sigaretta!-
Passò qualche altro minuto e nel corridoio dell'aereo si fecero vive le signorine con il carrello del ristoro.
-Gerard, mi prendi un caffè?- fece Mikey, nascosto dietro il suo fumetto e lo stesso fece Ray, il quale però avrebbe voluto anche dei biscottini al cioccolato.
-Sì, magari ve li vado a prendere direttamente dalla cabina. Secondo te le hostess che cazzo ci stanno a fare? Chiedeteli a loro!- rispose burbero il cantante, infastidito dalle ordinazioni degli altri. Non capiva perché avrebbe dovuto riempirsi di bicchieri e vassoietti.
-Le hostess esistono per soddisfare il cliente, signor Way- fece una voce acida e femminile da dietro il sedile del ragazzo.
Gerard sgranò gli occhi. Cazzo. L'avevano sentito. E poi come faceva l’hostess a sapere il suo nome?
-Cosa vi posso portare?- fece qualche secondo dopo la ragazza dai capelli biondi a Mikey e a Ray, che se la stavano letteralmente ridendo sotto i baffi per la pessima figura del compagno.
Tutti i ragazzi ordinarono tranne Gerard. Si vergognava nel richiedere anche lui un caffè, eppure ne aveva estremamente bisogno. “Che figura di merda” pensava. La sua non voleva essere un'offesa. Era solo un'imprecazione al fratello…
-Mia sorella mi rompe tutto il giorno con te e i tuoi Chemical romance- disse improvvisamente con tono arrabbiato l'hostess a Gerard. -Sarà proprio felice di sapere che il suo cantante preferito è uno stronzo!- aggiunse con ironia e sarcasmo, mentre serviva i bicchieri ai tre restanti ragazzi.
Gerard rimase allibito.
Gli altri se la stavano facendo addosso dalle risate nel vedere la sua faccia rossa e incredula. Queste fans diventavano ogni giorno più audaci.

-Che ridete idioti, ce l'ha anche con voi!- Fece Gerard, rivolto ai suoi amici e sferrando un calcio a Ray.

-Io non volevo...- aggiunse rivolto alla ragazza, cercando di improvvisare una scusa. Il suo tono si era fatto improvvisamente più caldo e rassicurante, quasi a voler dimostrare che lui non era in quel modo.

-Sì, sì...certo!- fece l'hostess sarcastica.

La ragazza ci aveva preso gusto. Consegnò le ordinazioni restanti ai tre giovani musicisti e fece inaspettatamente la linguaccia a Gerard, che si sentì preso per il culo fino alla morte, e l'occhiolino al resto della band.

-Hai capito alla giovane!- disse Bob appena svegliatosi da un sonno lungo tre ore.

-Per favore, non ti ci mettere anche tu!- sbottò Gerard, seriamente colpito nell'orgoglio. -Siete tutti e quattro delle emerite teste di cazzo!- fece tra le risate generali. Nella foga strappò il giornale dalle mani di Frank. -Dammi qua!- disse acido.

-Piano che me lo sciupi!- fece Frank menandogli un’occhiataccia.

Qualche secondo dopo Gerard era lì che borbottava tra di sé e Frank era di fianco a lui, cercando di seguire qualcosa di quelle pagine che venivano sfogliate troppo velocemente.

-Vuoi fare piano!?- disse a Gerard improvvisamente. Gli stavano facendo male gli occhi tanto il ragazzo sfogliava veloce i fogli.

Mise la mano sulle pagine del giornale per bloccare quella irrequieta del cantante.

- Ehilà!- fece Bob improvvisamente, guardando distrattamente  la pagina -Che bei soggetti!- aggiunse.

Era stato casualmente attratto da una foto che ritraeva delle ragazze con degli strumenti musicali in mano.
Tutta la band, compreso Mikey che fino a qualche istante prima si trovava ancora tra le strade di Gotham city, guardarono la pagina indicata dal ragazzo.

-Hai capito…- fece Frank guardando con più attenzione -Questa nuova generazione di musicisti si sta evolvendo!- concluse sorridendo.

L'articolo della pagina che aveva tanto incuriosito i cinque ragazzi, era dedicato ad una nuova band che da qualche tempo era in circolazione. Naturalmente l’aggettivo “nuova” era riferito al fatto che la giovane band fosse all’attivo da poco, benché avesse già un album alle spalle, due colonne sonore di due film di successo e qualche singolo estratto.

-Ah già. Le Helenas!- esclamò Ray, riconoscendo le cinque ragazze. -Sono brave! Le passavano l'altra volta su Mtv!-

-Quelle che hanno fatto la cover dei Papa roach e degli Atreyu?- fece Frank, cercando di fare mente locale a riguardo. Se non andava errato la cantate lo seguiva su Twitter.

-Sì, sì- fece Ray che stava già pensando al motivetto delle canzoni -Il video di The right side of the bed è pazzesco. Spaccano!- esclamò entusiasta.

-Chi cazzo sono?- fece Gerard, riducendo gli occhi a due fessure. Cercò di mettere a fuoco meglio quei cinque soggetti. Era sempre stato alquanto scettico sulle girl band. Per lui le ragazze avrebbero potuto cantare, suonare il piano o il violino, ma suonare come una vera band …no.

-Uffa, sei tagliato proprio fuori dal mondo, eh? Leggi!- disse Ray al compagno, indicandogli l'articolo.

-Non è vero che sono tagliato dal mondo! Nemmeno Mikey e Bob le conoscono!- disse per giustificarsi.

Suo fratello alzò gli occhi al cielo e continuò a bere silenzioso il suo bel bicchiere di caffè nero.

Le “Helenas” a quanto pareva, erano una band femminile formatasi tre anni prima, ed avevano pubblicato il loro primo album intitolandolo “The secret diary of Kittie”.

In quel momento in classifica avevano all’attivo due o tre singoli, di cui uno era la colonna sonora di un film sui vampiri.

Il gruppo aveva vinto in poco tempo molti premi: Best new band, Best female singer e Best video. Il successo del gruppo probabilmente era dovuto oltre alla bravura dei componenti in campo musicale, anche al fatto che quella fosse una "girl" band, dunque era un gruppo formato da sole ragazze le quali suonavano, gridavano e facevano assoli come le band maschili.

-Figa la cantante!- commentò Bob guardandola: capelli lunghi, neri e ricci, abbastanza formosa nel fisico, bel visino… “Già, proprio figa.” Pensò.

Gli occhi di Gerard si fermarono un attimo su quelle immagini.

Possibile che non ne avesse mai sentito parlare prima? Eppure l'avrebbe notata una ragazza come quella: anfibi, corpetto nero, trucco provocante...Come le era sfuggita? Possibile che non le avevano mai incontrate? Nemmeno a qualche serata di Awards o festival?

-Oh, sentite qui!- disse improvvisamente Frank. Aveva iniziato a leggere l’articolo su di loro e leggendo era rimasto sbalordito da una cosa.

Ricominciò a parlare veloce -Si chiamano Helenas in onore ai M...a noi!?- tuonò interdetto.

-Eh?- Fecero tutti all'unisono, avvicinandosi con la testa sul giornale del chitarrista.

-Da' qua- disse Gerard, prendendo il giornale e avvicinandoselo agli occhi. Si stava decisamente innervosendo.

Iniziò a leggere silenzioso, poi all’improvviso iniziò a parlare ad alta voce.

-Cazzo è vero! "Abbiamo scelto il nome Helenas sia perchè ci piaceva e si adattava molto bene al nostro gruppo di sole ragazze, ma anche perchè Annie va pazza per i My chemical romance, gruppo che stimiamo e da cui traiamo ispirazione. Il nostro nome -Helenas- nasce da una loro canzone, “Helena” per l’appunto, che tra l’altro utilizziamo anche per concludere i nostri live”.Oh, Dio santo! Non ci credo!- disse quasi sconvolto Gerard. Aveva alzato gli occhi e stava fissando i suoi amici. Sembravano compiaciuti.

-Questa è la più bella cosa che un gruppo possa aver fatto per noi! Chiamarsi come una nostra canzone!- disse Mikey contento. Non l'avrebbe mai immaginato e la cosa lo entusiasmava parecchio. Era vero anche che lui prima di quell’articolo non aveva mai sentito parlare di loro, però era rimasto molto colpito.

-Già- disse Frank che si riprese il giornale. -Ehi sentite qua, si esibiranno anche ai Grammy e sono nominate in molte categorie nelle quali ci siamo anche noi! Best video, Best song, Best Album...Wow!- concluse passandosi una mano tra i capelli. Non vedeva l’ora di sentirle suonare.

Gerard a differenza degli altri rimase pensieroso.
Come diavolo era possibile? Si stava quasi sentendo in colpa. Un gruppo aveva preso il proprio nome da una loro canzone e lui nemmeno lo sapeva, nemmeno conosceva quel fottutissimo gruppo, che tra l'altro era formato da sole ragazze, tutte strafighe e strasexy.
Chissà che musica si sarebbe potuto aspettare da delle ragazze messe al basso e alla chitarra... Frank aveva detto che avevano fatto delle cover degli Atreyu, quindi tanto male non dovevano essere...Che diamine. Perchè si stava sentendo in colpa? Per una cosa inutile. Non era di certo colpa sua se quel gruppo non aveva saputo interessarlo, non aveva saputo attirare la sua attenzione. Avrebbe dovuto per caso ringraziarle per il fatto che si chiamassero come sua nonna? Per quanto ne sapeva poteva essere anche l'Helena dei Misfits. Che diavolo, quel viaggio non finiva più. Inoltre si sentiva un po’ infastidito dalla cosa. Non che quelle ragazze avrebbero dovuto chiedergli il permesso, avrebbero potuto scegliere qualsiasi nome secondo lui, però si sentiva strano.
Non era entusiasta della cosa, ecco qual’era il punto.
Le acque intorno a lui si erano acquietate, e perciò indiscreto continuò a leggere, quasi per sfida, l'articolo su quel gruppo.

"Siamo onorate di partecipare ai Grammy. Noi, una piccolissima band, messa a gareggiare con i pilastri della musica. Non possiamo far altro che esserne contente!" dice la frontgirl Annie. "Non siamo abituate ad essere rivestite di successo e di popolarità. Al liceo eravamo delle sfigate e io lo sono stata anche durante l'università!" continua ridendo. “Non è facile riuscire a capire che un giorno non sei nessuno e il giorno dopo diventi forse qualcuno. Tutti cercano di diventarti amici. Ed è una cosa incredibile, soprattutto quando fino a qualche anno prima nessuno ti avrebbe preso in considerazione. Non siamo state sempre belle e sfrontate…abbiamo vissuto il nostro trauma anche noi"

Anche lei super sfigata al liceo? La guardò meglio. Guardò meglio la foto di Annie che, come tutti i "front" delle band, era messa in primo piano rispetto agli altri componenti. Era vero, ci poteva essere il Photoshop di mezzo, ma lui avrebbe detto tutto tranne che quella ragazza fosse stata sfigata al liceo. Dalla foto sembrava avere un fisico normalissimo anzi, molto bello. Aveva le spalle un po' larghe e i fianchi ben pronunciati. Sembrava un atleta e allo stesso tempo una modella di quei quadri neoclassici, atti a raffigurare la vera bellezza, e non i canoni della società. Girò la pagina e c'era un'altra foto. Un primo piano di Annie con una delle due chitarriste. Indossava dei pantaloni neri super aderenti, stivali con le borchie e poi una t -shirt con una stampa. I suoi capelli nerissimi, lunghi e ricci, davano la sensazione di essere morbidi e vellutati. Era una foto fatta al naturale, ovvero nessuna delle due ragazze sulla pagina aveva gli occhi cerchiati dalla matita e dall’ombretto neri. Si stupì quasi della loro bellezza naturale. Che diavolo. Non le aveva notate, nè mai viste e nè mai sentite.

-Gerard, preparati che stiamo per atterrare.- fece Frank al suo fianco.

-Ehm, certo- fece lui quasi ridestatosi dal torpore. Si prese la rivista e se la mise nella tracolla.

-Ehi quello è mio!- fece Frank, assistendo a quella specie di furto.

-Ah, Frank non rompere le scatole, te lo ridò!- gli disse Gerard. In fondo era solo un giornale...


Mentre si stava preparando all’atterraggio, ripenso a quelle pagine, e gli tornò in mente quella ragazza. Tutto ad un tratto gli venne voglia di sentirla cantare.

**

-Mi piace questo vestito!- fece la ragazza dai capelli arancioni prendendo un abitino aderente nero da uno scaffale.
-Starebbe bene sotto gli anfibi!- fece una seconda ragazza alle sue spalle.
-Annie, sai che non suono la batteria con gli anfibi perchè altrimenti mi stanco prima del previsto!- disse Cher alla ragazza dietro di lei.
-Allora compralo e  lo metto io con gli anfibi!- disse Annie, mostrando uno dei suoi più grandi sorrise alla sua amica.
-Sì, certo. E dove le metti quelle tette qui dentro?- fece Cher alla ragazza, dandole un colpetto al seno.
-Ahah, non le metto!- esclamò ridendo lei.
-Ehi, qui non vogliamo far arrapare nessuno, eh!- fece Liz da dietro.
-Infatti… non vorrei ritrovarmi con un adolescente che mi rincorre sul palco!- disse la ragazza dai capelli ricci e neri, alzando gli occhi al cielo.
-Beh, ora come ora qualcuno che ti rincorre ti farebbe comodo!- disse Christy dal camerino.
-Sono felicemente fidanzata!- ricordò Annie alle amiche. Sforzandosi di pronunciare quel "felicemente".
-Sì, con uno stronzo che non ti è venuto nemmeno a salutare all'aeroporto e che ha il telefono spento da un giorno!- aggiunse Sarah.
-Ah, che bastarde- mugolò Annie. Voleva non ricordarselo.
-Dai che stasera facciamo il culo al Globe Theater e poi ci portiamo nel back stage un bel pò di giovinotti!- esclamò Cher tutta pimpante.
-Ragazze.- fece una voce maschile improvvisamente  -La pausa shopping è finita. Si va al teatro a fare il sound check. Muovetevi.- concluse il manager delle Helenas.

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Capitolo 2
*** Helenas ***


-Dovreste fare sold-out più spesso!- urlò Cole -Siete state fottutamente grandi stasera!- aggiunse con più passione alle sue ragazze. 
-Vuoi dire che le altre volte facciamo schifo?- rispose ironicamente Cher al suo manager, leggendogli l’entusiasmo negli occhi.
Quella sera Cher sapeva bene di aver dato il meglio di sè e sapeva bene che lei e le altre erano state straordinarie, cercando di suonare come non mai per poter regalare a quel pubblico di Los Angeles una serata difficile da dimenticare.  Era la prima volta che ottenevano un risultato così grande: un sold out di 9.000 biglietti nella città degli angeli, con appena un anno e mezzo di carriera musicale seria alle spalle. Non potevano chiedere di meglio.
-No, ma ammettilo, se questa sera non aveste suonato come si deve, un bel po' di persone si sarebbero incazzate!- fece il menager mostrando un sorriso sincero.
-Hai ragione anche tu!- rispose la batterista dandogli un buffetto sulla spalla. Cole sapeva essere il loro miglior amico e allo stesso tempo il loro maestro più severo. 
Annie si stava levando la maglietta, bagnata dal sudore, mentre ripercorreva mentalmente le tappe della serata: l'ansia che l'aveva assalita prima di entrare in scena, la paura di deludere o di annoiare tutte quelle persone, tutte quelle novemila persone che erano venute chissà da dove per vederla, per vedere le sue compagne, per ascoltare la loro musica...Prima di cantare, quando aveva visto quello stadio gremito di gente, la gola le aveva iniziato a seccarsi, la salivazione  era cessata improvvisamente. Aveva avuto paura di stonare, paura che aveva sempre tra l'altro, ma che diventava sempre più forte ogni volta che la gola le si seccava. Aveva tremato fino ad un momento prima che si accendessero le luci, il suo cuore le aveva fatto quasi male nel petto, batteva quasi troppo forte per un essere umano. Il tutto successe fino a quando Sarah non ebbe suonato la prima nota...Poi, quando il sipario era venuto giù, quando il nome della sua band era apparso dietro il palco, quando vide in faccia tutte quelle persone pressate, quei poverini schiacciati sulle transenne, ogni dubbio, ogni esitazione e paura le passò. Iniziò a saltare, a incitare, a cantare e a urlare. Si ripetè che quelle novemila persone erano lì per loro, e loro avrebbero reso, per quanto era possibile, quella serata una delle migliori serate che quelle persone potessero passare.
Si tolse la maglietta e si sfilò gli anfibi, iniziò ad asciugarsi alla meglio con un accappatoio datogli nel backstage. Era esausta ma ne era valsa la pena, gli occhi le si chiudevano e le sembrava di stare ancora sul palco, le sembrava di sentire ancora tutte quelle urla. Una voce la riportò nel mondo normale.
-Beh, ci siamo fatte tutte i complimenti e, a quanto pare, l'unica rimasta sei tu!- le fece Liz additandola. Le ragazze, mentre lei si stava facendo i suoi viaggi mentali, si erano abbracciate, avevano esultato e si erano eccitate ancora di più.
-Ah ok!- rispose Annie per niente sorpresa e sentendosi otto braccia intorno al collo e alla schiena. -Siete state fenomenali!- cercò di gridare e di esultare allo stesso tempo, ma ormai la sua gola l'aveva abbandoata.
-E siamo state arrapanti!- aggiunse Cher che era sempre stata la più maliziosa e la più sfacciata.
-Quello sempre!- le fece eco Christy, mentre si passava un asciugamano tra i capelli biondo platino e con l'altra cercava la schiena di Annie.
**
-A che ora è l'intervista?- fece Mikey mentre, sdraiato sul letto, giocava alla sua playstation.
-Undici- rispose Ray che stava cercando qualcosa nella valigia.
-Dov'è l'intervista?- aggiunse allora Mikey, quasi sotto forma di una cantilena, uccidendo virtualmente un alieno.
-Alla CBS radio- rispose ancora una volta Ray che finalmente ebbe trovato il sapone che stava cercando. Ma perchè solo lui si prendeva la briga di informarsi sugli orari e sui luoghi dei loro impegni? Lanciò un'occhiata a Mikey. Possibile che se quel ragazzo non giocava o non leggeva fumetti per almeno tre ore al giorno non era contento?
-Ci siamo solo noi?- fece Gerard che era appena entrato nella stanza da letto, senza maglia tra l'altro, mentre si slacciava la cinta dei pantaloni. -Cioè, ci sono altre band oltre a noi?- disse poi in maniera più comprensibile dato che Ray sembrava non aver capito.
-Boh- rispose il chitarrista facendo spallucce.
Gerard si tolse via anche i pantaloni rimanendo in boxer. Aveva un disperato bisogno di farsi una doccia. -Ma quel cazzone si sta facendo ancora il bagno? E’ quasi un'ora che è chiuso in quel cazzo di cesso!- fece. Era dal giorno prima che percepiva uno strano nervosismo, per non parlare del fatto che lo infastidiva praticamente ogni cosa.
-Veramen...- stava per controbattere Ray.
-Cosce di pollo, vedi che sono uscito venti minuti fa.- disse Frank da dietro le tende della stanza e chiudendosi la finestra alle spalle.
Gerard lo guardò un po' interdetto sia perchè credeva fosse ancora in bagno e sia per come Frank lo avesse appena definito.
-Cosce di pollo, io?- domandò scettico, alzando in maniera molto percepibile il sopracciglio destro.
-Chi è che ci sta facendo vedere gli attributi che non ha in questa stanza? Lui non di certo!- rispose Frank indicando Mikey.
-Ehi i miei attributi non si toccano!- disse Mikey, questa volta ucciso da un alieno.
-Almeno le mie gambe superano il metro!- disse Gerard ridendo, rivolto a Frank.
-Figlio di puttana!- fece lui. Il moro riusciva sempre a smontarlo in qualche maniera -E per la cronaca…- aggiunse -…ero fuori a fumare...Sei un po’ con la testa tra le nuvole,eh?-
-Scusami, amore!- gli disse Gerard facendo gli occhi teneri e atteggiandosi da femminuccia. La verità era che sapeva di essere in torto perché era saltato a conclusioni troppo affrettate, però Frank sembrava non curarsene, perciò rimosse l’accaduto.
-Perdonato, amore!- lo assecondò Frank facendogli un cuore con le dita.
Ray stava guardando quei due coglioni mentre si sfottevano, e a quel punto si chiese anche come avessero potuto quei due arrivare ad uno stadio tale di degenerazione. 
Gerard andò a farsi la doccia sperando così di togliersi quel malumore che ormai aveva da due giorni. Non sapeva bene per quale ragione stesse in quello stato. Sapeva solo che il viaggio in aereo l'aveva scombussolato e che lo aveva infastidito più del normale e del dovuto. Poi c'erano anche i Grammy che si avvicinavano, la grande serata infatti sarebbe arrivata tra tre giorni, e sinceramente ogni volta che pensava a quell'evento gli saliva un po' di ansia. I Grammy erano una grande occasione per gli artisti musicali: se qualcuno riusciva ad accaparrarsi anche un solo premio era degno di fama...Lui era soddisfatto e già appagato anche solo dalle nominations che avevano ricevuto, non era facile guadagnarsene una, e benchè vincere premi non fosse una sua ossessione, nel senso che non gli interessava più di tanto se la sua band vincesse qualche statuetta, avrebbe voluto vincerne uno, ricevere il simbolo dei Grammy ed esporlo nella vetrina dei cimeli dei My chemical Romance, in modo tale da starlo a guardare e a contemplare, inorgogliendosi di ciò che aveva vinto.
La doccia non lo aiutò molto, ma perlomeno si era rilassato un po'. Uscì dall'umido abitacolo, si asciugò i capelli e il corpo e, vestito di solo accappatoio, ritornò nella zona da letto della camera dell'hotel.
La trovò stranamente vuota.
C’era solo un biglietto sul tavolo che inizialmente non vide: Cazzettino, siamo andati giù a farci un giro…E poi dici a me che sto un'ora nel cesso. Rompiti le palle da solo in camera, oppure appena finisci raggiungici, anche se non staremo via a lungo...ah e...cazzo, potevi anche rispondere quando ti ho chiamato!
Frank gli aveva lasciato un biglietto. Quei beoti erano usciti. Probabilmente lo avevano chiamato mentre si stava asciugando i capelli con il phon e non gli aveva sentiti. Effettivamente, in quel momento che ci stava pensando e stava leggendo le parole del biglietto, era stato un bel po' sotto la doccia.
Non se la prese per essere stato lasciato da solo, anzi ne era quasi contento...finalmente un po' di pace che gli avrebbe fatto scaricare del tutto la tensione.
Andò nella stanza d'ingresso e si sedette sul divano. Non gli andava di leggere i fumetti e nemmeno di fare qualche disegno...optò per la cosa più ovvia: la tv, almeno era via cavo. Iniziò a fare zapping e a guardare annoiato le immagini sul televisore. Guardò prima un documentario sulla guerra civile americana, poi cambiò ad una commedia romantica che lo annoiò a morte, e poi finalmente trovò i canali dedicati alla musica. La musica latino americana decisamente non gli interessava, così cambiò, passò a quella metal con un video dei Children of Bodom ma poi, quando diedero Marylin Manson con Torniquet, cambiò a Rock Tv. Fu molto incuriosito. Stavano passando le news musicali.
"Ha registrato il sold out la band che ultimamente sembra aver spopolato tra i ragazzi di tutto il mondo. Le Helenas si sono appena esibite al Globe Theater di Los Angeles regalando a novemila persone uno spettacolo musicale e scenico che non dimenticheranno tanto facilmente! Le cinque ragazze hanno riferito prima del concerto di essere orgogliose e davvero onorate della cifra raggiunta. Ecco alcune immagini dal concerto di stasera" disse la signora del telegiornale, la cui voce apparve molto metallica a sentirsi.
Le immagini iniziarono a scorrere sullo schermo e Gerard sembrò rapito e attratto da esse. Di nuovo loro. Sembrava uno scherzo. Proprio la mattina precedente aveva sentito parlare per la prima volta di queste Helenas e proprio quella sera, si ritrovava a guardare un servizio su di loro, che si erano appena esibite, per lo più nella stessa città in cui lui ora si trovava, sbancando i botteghini. Novemila persone...per una band che non viveva nemmeno da due anni era davvero una buona cifra.
Quasi gli venne il dolore allo stomaco guardando quelle immagini. Come suonavano, come si muovevano...sembravano essere nate per il palco. Sapevano tenere la scena e per una band agli inizi non era affatto facile...
Durante la mattina passata in aereo si era chiesto come fosse la voce della cantante, di Annie...Beh...era una gran bella voce, di quelle potenti ma allo stesso tempo chiare e limpide, di quelle voci che possono urlarti in faccia il testo delle canzoni, ma che possono anche sapertelo "recitare" mettendoci l'anima. Okay, forse erano quasi brave e avrebbe dovuto rivedere la sua concezione maschilista riguardo la musica.
La folla ripresa era impazzita: saltava, urlava...proprio come faceva ai loro concerti. L'inquadratura passò su loro cinque. Erano degli animali da palcoscenico. Si dimenavano, ballavano, saltavano come se fossero una band maschile, suonavano come se fossero una band maschile, una vera band. Quando la telecamera si fermò su di lei, sulla cantante, Gerard, non sapendo per quale motivo, ebbe un sussulto...La bellezza delle foto viste la mattina doveva essere presa e triplicata per mille. Quei capelli neri e fluenti che si muovevano come onde nere sul suo corpo, quel microfono che non stava mai fermo e che era pressato sulle sue labbra carnose... Anfibi, pantaloni di pelle nera, maglia strappata che lasciava intravedere il reggiseno nero che aveva da sotto, quegli occhi marroni truccati di nero...Improvvisamente, mentre Gerard era rimasto colpito temporaneamente da quella figura femminile, il servizio terminò facendone partire un altro.
Fra un'imprecazione al servizio di news e fra i  pensieri riguardo quella band, cambiò di nuovo su un altro canale. A dire la verità iniziò a fare zapping per tutti i canali di musica. Sperava che passassero un loro video? Si stava comportando in maniera al quanto infantile a suo riguardo e non accettava quelle emozioni, anche se brevi e lievi, che quella ragazza sconosciuta gli aveva trasmesso. In realtà non sapeva bene cosa avesse contro di lei, contro di loro, però una cosa che aveva capito era che invece di rimanere lusingato dal fatto che quella band femminile si chiamasse Helenas, come quindi una canzone della sua band, come una sua canzone, come...sua nonna...era rimasto quasi infastidito. Gli era sembrato...inopportuno ecco, anche se alla fine non c'era niente di inopportuno. Helena era una canzone nata dalle emozioni più pure, da rabbia e da tristezza. Non doveva essere "mercificata". Ecco cosa provava. Gli sembrava come se quelle ragazze, affibbiando quel nome alla loro band, avessero oltraggiato il significato che quella canzone aveva per lui.
Pensandoci però sicuramente non l'avevano fatto di proposito. Annie non l'aveva fatto di proposito. Alla fine era una cosa normale chiamarsi in un modo specifico per onorare la propria band preferita, e i problemi sembrava se  li stesse facendo solo lui. Perfino gli altri ragazzi credevano che quella band fosse brava...
Ebbe un'idea. Aveva voglia in quel momento di ascoltare una loro canzone. Prese il portatile, si collegò ad internet e andò su You tube. Digitò "Helenas" sulla barra della ricerca e aspettò che la pagina si caricasse. Come primo video gli uscì la canzone di cui aveva parlato Frank in mattinata. La cover degli Atreyu che quelle ragazze avevano rifatto. Cliccò sul'icona. Partì la musica. Quando il video finì rimase sbalordito.
"The right side of the bed" era una signora canzone, ma la loro interpretazione era fenomenale...E anche quell'assolo di chitarra era fenomenale...e anche il video era fenomenale. Era tutto inaspettatamente fenomenale, contro ogni suo pronostico. Cliccò su un'altra icona. 
Cliccò sulla canzone che le aveva lanciate: "Kittie flies in the sky". Era orecchiabile e si memorizzava subito. Questa canzone era meno articolata musicalmente rispetto a quella precedente ma era bella. Anche il video, anche questo video era bello. Tutte quante le Helenas insieme erano belle, e lei Annie, era bella.
 
La mattina seguente i My Chemical Romance andarono a rilasciare l'intevista presso gli studi della radio californiana come di dovere. Le interviste erano sempre un po’ noiose, soprattutto perchè venivano ripetute fino alla nausea sempre le stesse domande e i ragazzi non facevano altro che rispondere fino alla nausea sempre le stesse cose.
Dopo aver passato più di mezz'ora a parlare ai microfoni della radio, Gerard e company uscirono fuori dallo studio e una ragazza si offrì per accompagnarli all'uscita. Mentre si dirigevano verso la porta, passarono davanti ad una parete tutta piena di scritte e di nomi che incuriosì molto i ragazzi. La ragazza accompagnatrice spiegò loro che quello era un muro su cui ogni artista che partecipava al programma radio, lasciava un segno del suo passaggio, con una dedica, una firma o qualsiasi altra cosa. I ragazzi entusiasti si armarono di pennarelli e iniziarono ad autografare la parete. Gerard poi con un pennarello stilizzò il nome del loro gruppo e una volta finito, ci aggiunse anche la sua firma. Rimase per qualche minuto davanti a quella parete piena di firme e individuò qualche suo amico e qualche altra star della musica, non necessariamente rock: The used, Creed, Linkin Park, perfino Shakira e Beyoncè.
Facendo scorrere ancora per un po’ gli occhi su e giù lungo quella parete, notò anche un nome che negli ultimi giorni sembrava rimbombargli nella testa."Annie, Sarah, Christy, Liz e Cher sono state qui. Helenas" e sotto seguiva la data del giorno. Gerard guardò meglio credendo di non aver letto bene. La data riportava quello stesso giorno.
Erano appena state lì.
 

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Capitolo 3
*** Annie ***


-Ragazze, a che ora è l'appuntamento?- domandò Annie alle sue amiche.
-Sette e trenta- rispose Sarah bevendo un frappè. -Sei sicura che non vuoi un po' di compagnia? Che devi fare da sola per Beverly Hills?- aggiunse.
-No, non mi va di andare a Beverly Hills. Credo di intrattenermi al parco, è una bellissima giornata! E comunque non preoccuparti, non voglio far saltare il vostro riposo quotidiano!- fece Annie. Per quel pomeriggio aveva scelto di andare a distendersi nel parco vicino il loro albergo. Sarebbe andata da sola a meditare un po' e la cosa non le dispiaceva affatto. Le altre ragazze volevano riposare prima del mini concerto che avrebbero tenuto quella sera e ad Annie non andava, lei il pomeriggio non dormiva mai.
-Ok, come vuoi!- rispose la ragazza di fronte a lei. Sarah sapeva quanto fosse cocciuta la sua cantante e sapeva anche quanto le piacesse passare il pomeriggio all'aria aperta per rilassarsi, specialmente prima di uno show.
Quella sera avrebbero suonato in locale, un luogo che alle Helenas era sembrato un po' insolito ultimamente, dato che ormai si stavano esibendo solo in teatri e piccoli stadi. La cosa però le entusiasmava molto.
Suonare dal vivo nei piccoli locali ricordava molto loro gli albori della loro carriera, quando erano ancora un po' impacciate sul palco, e quando ancora la gente non faceva di tutto per starle vicino.
Annie prese la borsa, indossò la sua felpa nera con la cerniera, gli occhiali da sole grandi e scuri, e infine raccolse i lunghi capelli ricci e corvini in un cappello.
Senza nemmeno accorgersene, si ritrovò a camminare per la strada e a guardare come i Dr. Martens ai suoi piedi facevano un passo dopo l'altro.
Per fortuna trovare il parco fu molto facile, dovette solo percorrere il lungo viale su cui si affacciava l'albergo e prendere una traversa. Davanti a lei trovò una grandissima distesa verde attrezzata con panchine, parchi giochi e tanta gente che correva, camminava e prendeva il sole. Si guardò un po' intorno alla ricerca di una panchina libera e, avendone trovata una, si sedette su di essa.
I suoi occhiali da sole non permettevano ai forti raggi di colpirle gli occhi e perciò potè, senza fatica, alzare il capo e stare ad osservare il cielo e gli alberi che la circondavano.
Automaticamente prese il suo Ipod nuovo di zecca e dopo essersi messa la cuffie, iniziò ad ascoltare la musica.
Sentendo le note della prima canzone che era partita, i pensieri iniziarono a fluirle nella testa, e riflettere sugli avvenimenti accadutele in quell'ultimo periodo fu inevitabile.
Quanto era cambiata la sua vita da uno a dieci da due anni a questa parte? E quanto sarebbe ancora cambiata? Aveva abbandonato tutto, amici, parenti, e una casa accogliente per rincorrere il sogno della sua vita e sembrava avercela fatta, ma a quale prezzo? Era una cosa che aveva sempre pensato. Anche quando non era nessuno, anche quando era solo una ragazza un po' grassa che sognava ad occhi aperti di cambiare quella misera vita che si ritrovava a vivere. Aveva pianificato tutto, fin dal liceo. Appena diplomata si sarebbe iscritta al college e una volta laureata, prima di intraprendere la specialistica, avrebbe cercato di realizzare il suo sogno, sogno che non aveva mai rivelato a nessuno. Dopo la laurea in psicologia clinica aveva deciso di darsi una mossa. Abbandonare tutto quello per cui aveva lottato fino ad allora, buttare nel cestino la sua laurea a pieni voti e fare la "rockstar". Stentava a crederci. Quella era una parola che ancora non era abituata a sentirsi attribuire. Le rockstar non erano come lei. A suo parere non erano insicure, erano dei fottuti dei che sbalordivano la gente mentre erano sul palco. Erano degli "eroi". Persone in cui ci si può rispecchiare. Persone che ti danno una speranza. Ed era proprio quello ciò che lei voleva diventare mettendosi a capo delle Helenas. Voleva diventare una speranza per tutti quelli che non ce l'avevano. Avrebbe voluto essere un modello che infonde sicurezza e che stimola ed incita ad andare avanti. Quando sognava di diventare la cantante di un gruppo rock, voleva creare canzoni con le quali le persone si potessero consolare, rispecchiare...potessero sognare. Non sapeva se ci fosse riuscita. Non lo sapeva perchè si sentiva ancora piena di dubbi e di complessi, gli stessi dubbi e gli stessi complessi che l'avevano afflitta al liceo, quando era troppo grassa per avere un fidanzato e al college, quando aveva troppa paura di essere umiliata anche se era dimagrita.
Che cosa era cambiato in lei dunque in tutti quegli anni? Era diventata figa, sì. Un grande passo avanti per la sua autostima. In quel momento tutti la seguivano, tutti erano interessati a lei, ogni ragazzo voleva lei ma lei non voleva niente di ciò che le veniva offerto. Voleva solo creare canzoni che diventassero un inno per i giovani che si sentivano insofferenti e disadattati, per questo aveva inventato il personaggio di Kittie, ragazza su cui ruotava tutto l'album d'esordio.
Pensò in maniera quasi naturale a quello stronzo del suo ragazzo. Quel bellissimo stronzo del suo ragazzo. Non si sentivano da una settimana, lui non l'aveva accompagnata nemmeno all'aeroporto prima che partisse per Los Angeles. E quando l'aveva richiamata? La sera del concerto al Globe Theater, quando lei non gli avrebbe potuto rispondere. Le cose fra loro non andavano bene, ma lei cercava di nasconderlo. Faceva finta che andasse tutto bene perchè aveva paura di perderlo. Quel ragazzo, Luis, aveva su di lei un'ascendente unico.
Cambiò canzone e sentendo le prime note del piano che fungevano da intro, lo stomaco sussultò nel suo ventre. La sua canzone preferita. Una canzone che parlava di morte ma allo stesso tempo di speranza, di sofferenza ma allo stesso tempo di superamento del dolore. Era troppo legata a quella canzone per ritenerla tale. Per lei quella non era una canzone, era una persona che nel momento del bisogno ti ascoltava e che con le sue note dolci e forti, malinconiche e incoraggianti, ti dava la forza per andare avanti.
Era la canzone che le ricordava suo padre, ormai scomparso da un po' di tempo. Come avrebbe potuto dimenticare quelle parole di quella stessa canzone che gli scrisse in una lettera di un Natale passato? Lei non era mai stata brava a esternare i suoi sentimenti, ma bastava darle un foglio e una penna in mano che tutto il mondo che aveva dentro, tutto il casino, tutto il dolore e tutto l'amore che provava, venivano impressi sulla carta.
"Perchè il mondo non avrà mai il nostro cuore"
Quello scrisse come ultime frasi.
"E' vero papà, tu sei solo un uomo, non sei un eroe, ma sei il mio eroe".
Suo padre morì qualche tempo dopo.
Quando ascoltava quella canzone oltre che a suo padre, pensava inevitabilmente a quando vide per la prima volta in concerto il gruppo artefice di quella canzone.
Anche loro erano i suoi eroi. Se allora si ritrovava a fare la cantante di un gruppo che si chiamava Helenas lo doveva solo a loro, solo a lui, a Gerard. Era la sua band preferita in assoluto, i migliori a suo avviso. Loro le avevano trasmesso quella voglia e quel desiderio di diventare qualcuno per gli altri, di diventare una speranza, perchè loro erano una speranza. Loro erano una speranza per lei. E lui era il suo eroe. Il suo bellissimo eroe.
Le sembrava ieri quando andò ad un loro concerto, il suo primo concerto. Aveva fatto la fila per accaparrare i posti dalle nove di mattina fino alle sette e mezzo di sera. Nello stadio poi aveva combattuto contro centinaia di persone per non cadere, si era aggrappata ovunque pur di non farsi male e per non perderli di vista. Per non perdere di vista loro che si dimenavano sul palco. Per non perdere di vista lui che esisteva davvero. Ricordava che la sua gola rimase secca per tutto il concerto, che non aveva le forze di saltare, di urlare, di cantare ma che per qualche ragione si sentiva costretta a farlo. Non pianse. E fu meravigliata di ciò. Prima di partire per il concerto aveva immaginato tantissime volte di incontrali e aveva immaginato altrettante volte quale sarebbe stata la sua reazione. Lei credeva che sarebbe sicuramente scoppiata in lacrime, che il cuore le sarebbe scoppiato nel petto, che le gambe avrebbero iniziato a tremare. Durante il concerto sentiva solo il suo cuore battere forte. Quando Gerard salì sul palco era rimasta cinque minuti imbambolata a guardarlo. Esisteva davvero. L'uomo dei suoi sogni, il suo eroe. Esisteva. Era diverso dalle foto. Era più paffuto e meno esile, era bellissimo. I suoi occhi verdi e brillanti le si erano stampati nella mente, e la sua voce, quella sua meravigliosa e angelica voce, sembrava l'avesse marchiata a fuoco.
Chissà se anche qualcun'altro provava le stesse cose nei suoi confronti. Forse era un po' presto. Non era ancora molto longeva musicalmente.
Chissà come lei l'avrebbe presa sapendo che esiste qualcuno che non si conosce, totalmente devoto nei tuoi confronti. Totalmente ossessionato. Fece un sorriso. Chissà cosa avrebbe pensato Gerard sapendolo. Forse gli avrebbe dato fastidio e il suo mondo l'avrebbe schiacciata completamente. In tutto questo tempo che frequentava le scene musicali non aveva mai avuto la fortuna di incontrarli, nemmeno ai vari festival e alle cerimonie di premiazione. Non sapeva se avessero partecipato ai Grammy e in cuor suo lo sperava, almeno avrebbe avuto l'occasione della sua vita di dirgli ciò che immaginava dovergli dire da sempre.
 
**
-Stasera siamo impegnati ragazzi!- Esclamò Frank a gran voce nella stanza d'albergo.
-Con chi?- fece Bob che stava giocherellando con le sue bacchette.
-Bryan ha prenotato dei biglietti per un locale in cui c'è musica live, il Dakota.- ricordò Frank, così come gli aveva riferito il suo manager.
-Chi suona?- chiese Gerard impegnato a disegnare. Stava dando vita ad una specie di ragazzo violino.
-Mmm...non saprei, Bryan non me l'ha detto. Ci sono diversi gruppi, se non sbaglio tre. Il biglietto è costato 100 dollari quindi non dovrebbero essere male!-
-Caspita! 100 dollari?- Mikey si era intromesso nella conversazione -Chi ha deciso cosa?- Che diavolo! Cento dollari per l'ingresso ad un locale!
-In pratica Bryan conosce il proprietario del locale che stasera ha registrato il pienone. Era rimasto solo un tavolo da otto e il prezzo dei biglietti era lievitato naturalmente...-
-E certo, su queste cose ci marciano- riflettè ad alta voce Gerard.
-Già, e in pratica questo tavolo è stato prenotato, ma i tipi sono venuti meno così ce l'ha rivenduto a meno prezzo- sintetizzò Frank.
-Ok- fece Ray -Non mi dispiace. A che ora inizia?-
-Le dieci, ma Bryan vuole andare più tardi perchè dice che alla fine mettono sempre il gruppo più bello e che non vuole sorbirsi i novellini inziali- e sorrise pronunciando questa frase. Certe volte lui, a Bryan, non lo capiva proprio.
-E’andata per la serata live!- concluse Mikey entusiasta. Era da un sacco che non sentiva un band live che non fossero loro e soprattutto era da un sacco che non sentiva una band live in un locale e non in una arena.
La prima parte della serata la trascorsero a cena, dal McDonald, trovarono anche un localino abbastanza suggestivo prima di andare al Dakota, e dato che si intrattennero molto perchè alcuni ragazzi gli avevano riconosciuti, arrivarono verso mezzanotte.
-Bryan! Brutto figlio di puttana da quant'è che non ci vediamo?- Esclamò il proprietario del locale quando i ragazzi arrivarono all'entrata del club.
-L'ultima volta che ti ho visto non avevi tutti questi tatuaggi!- rispose Bryan che stava contemplando il disegno artistico sul braccio dell'amico.
-Eggià! Mi sono adeguato all'ambiente! Questi dovrebbero essere i tuoi pupilli, eh?- fece poi rivolto ai cinque ragazzi.
-Io preferisco definirli il mio stipendio!- scherzò il manager e tutti risero. Dopo le presentazioni che furono d'obbligo, Gerard chiese a Scott informazioni sulla serata.
-Ehi, chi ha suonato fino ad ora? Mica siamo arrivati a fine serata?-
-No, no tranquillo, ha iniziato a suonare l'ultimo gruppo cinque minuti fa. Allora all'inizio c'erano gli Shoots, un gruppo di Los Angeles che la settimana scorsa ha aperto il concerto dei Red Hot, poi hanno suonato gli All Time Low, e ora ci sono...-
-Ehi però entriamo dentro, eh? Mi sto congelando le palle!- interruppe Bryan.
-Sì infatti!- annuirono gli altri e tutti si avviarono verso la doppia entrata del locale.
-Quindi mi stavi dicendo?- fece Gerard a Scott riprendendo il discorso interrotto.
-Ah sì- rispose l'uomo. Appena aprì la seconda porta la sua voce fu travolta da una musica assordante, da una batteria che sembrava stesse per esplodere e da una voce forte e limpida. Gerard alzò la testa per vedere chi c'era nel locale. Era gremito ed erano tutti in piedi a ballare e a cantare.
-Ora ci sono le Helenas!- urlò Scott all'orecchio di Gerard.
Il ragazzo quasi si sentì mancare. Erano qui? Era destino, maledizione.
Who's sleeping on my side of bed tonight...
Sentiva cantare. Quella voce, sentita e risentita...
Have you ever cried so hard, baby you'll just die...
-Wow! Gerard!- urlò Ray al suo fianco -Queste sono quelle di cui abbiamo letto sul giornale! Sono brave!-
Gerard era rimasto immobile. Cercava di trovare il corpo da cui provenisse quella voce. Vedeva tutte le ragazze. La chitarrista bionda, la bassista tatuata, la batterista con i capelli arancioni che suonava su una pedana e l'altra chitarrista ancora, che stava suonando letteralmente in reggiseno. Ma lei, Annie, non riusciva a vederla. Era coperta dalle mani della piccola folla davanti a sè.
Have you ever cried so hard, have you ever cried so hard...
Lei si spostò, o meglio la folla si spostò e lui la vide. Sembrava una bruna divinità con quei capelli nero corvino. Il microfono in mano che premeva sulle sue labbra, quella mano che scivolava sul suo corpo così femminile e pericoloso...era davvero bella. Quel vestito di pizzo poi le metteva in risalto le curve. Le calze a rete strappate, gli anfibi neri, era tutta così aggressiva, rock, sexy. Si passò una mano tra i capelli spostandoseli dal viso. Aveva di nuovo gli occhi truccati di nero.
-Gerard! Oh Gerard! Andiamoci a sedere!- fece Frank riportando il ragazzo nel mondo reale dove Annie era davanti a lui che cantava.
-Sì scusa, non ti avevo sentito!- rispose. Frank fece un sorriso.
Gerard e anche gli altri non riuscivano a staccare gli occhi da quelle cinque ragazze. Era pazzesco come si presentavano sul palco e come si atteggiavano. L'assolo di chitarra partì e Ray andò in escandescenza.
-Dio, che signore!- urlò tutto euforico sulla sedia.
Sarah iniziò a far scorrere le dita sulla tastiera della chitarra e le note vennero da sè. Si sentiva invincibile.
Seguirono a ruota altre canzoni, una dopo l'altra stremarono la folla fino a quando anche le ragazze si riposarono. Rimasero sul palco solo Annie e la chitarrista bionda che aveva preso una chitarra acustica e l'aveva imbracciata.
Annie vedeva la folla davanti a sè muoversi lentamente, era riuscita a trasmettergli la calma che esprimeva la melodia della canzone. Iniziò a cantare. Chiuse gli occhi. Tutto intorno a lei svanì, c'erano solo lei e Sarah, lei e il suo testo.
Riaprì gli occhi. E quasi non credeva all’immagine davanti a sé.
Fino ad allora aveva sempre guardato la gente sotto il piccolo palco, mai quella seduta ai tavoli. Fu come un flash. Non riusciva a capire se fosse frutto della sua immaginazione o realtà. Vide davanti a lei qualcuno che assomigliava a...Forse era Luis che le aveva fatto una sorpresa, doveva essere Luis perche lui era uguale come una goccia d'acqua a Gerard Way. E non poteva essere Gerard Way perchè lui di certo non avrebbe frequentato quei locali. Non sarebbe venuto a sentire le piccole e misere Helenas.
Quegli occhi. Gli stessi occhi che lei aveva visto quando si trovava in mezzo alla folla. Erano di un verde dorato, di una luminosità unica. I capelli nero corvino. Il nasino così dolce. Non poteva essere lui. Guardò chi avesse intorno. C'era uno che non conosceva, poi un altro ragazzo, molto magro, con i capelli davanti, un'altro con i capelli ricci e folti. Spostò lo sguardo. Quello doveva essere Frank...e Bob. Ritornò a guardare il ragazzo al centro. Gerard.
Il cuore le si fermò per un istante per poi ricominciare a battere all'impazzata. La gola le si prosciugò. Le salì l'ansia. Era lui. Non poteva essere.
Quando realizzò che quello che aveva davanti era Gerard e che c'erano anche Frank, Bob, Mikey e Ray, la voce le si bloccò in gola.
Sarah la guardò malissimo. Spaventata. Con gli occhi la esortò a cantare ma Annie non batteva ciglio, era immobile che guardava fisso di fronte a lei.
La chitarrista in preda ad una crisi di panico totale, cercò di salvare la scena. Iniziò a cantare nel secondo microfono.
Gerard era lì, di fronte ad Annie. Annie lo guardava e Gerard ricambiava il suo sguardo.
Gerard la stava ascoltando. Gerard la stava guardando…Gerard.

 

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Capitolo 4
*** Not bad ***


Grazie a Dio quella era l'ultima canzone della scaletta. Se ce ne fossero state altre, di sicuro tutto lo show sarebbe stato un disastro. Annie si era praticamente ammutolita e aveva cercato anche di intonare qualche parola ma ogni volta che ci provava, il testo le si bloccava in gola. Ci rinunciò del tutto e scese dal palco. Sarah era intonata, non avrebbe avuto problemi a cantare e a suonare.
Quando scese dal palco, la piccola folla applaudì ma lei non se ne curò e andò nel retro.
-Cosa cazzo ti è venuto in mente?- le urlò contro Cher -Ti si è fritto il cervello per caso?- La batterista era praticamente furiosa. Non riusciva a capire perchè diavolo Annie sembrava essere caduta in uno stato catatonico.
La riccia d’altro canto rimase in silenzio. Sapeva di aver appena fatto una cazzata abnorme, ma proprio non le usciva la voce dalla gola. Come cazzo faceva a cantare quando si era ritrovata di fronte Gerard Way? Proprio quel Gerard Way che la fissava? Iniziò a sudare.
-Ma Annie ti senti bene?- Fece Liz avvicinandosi. Iniziò a preoccuparsi. L'amica era muta, inoltre sudava a freddo ed era sbiancata...Pensò che avesse qualche problema.
La ragazza decise di parlare. Cercò di articolare una frase di senso compiuto.
-Di fronte a me c'era...-
-Sì...- le intimò Christy che si era avvicinata. Tutte e tre l'avrebbero ammazzata se non avesse dato loro un buon motivo e una buona scusa riguardo quello che aveva appena fatto.
-C'era Gerard Way...e credo che ci fossero anche gli altri...- quella frase risultò assurda anche a lei stessa.
Il suo sguardo era completamente perso nel vuoto.
Nello stanzino calò il silenzio. Le tre ragazze stentavano a crederci. Sicuramente se lo era inventato.
-Ah sì. Bella scusa della minchia, Annie!- disse arrabbiata Cher -Non ci casco!-
-Ma ti giuro!- fece Annie.
-Ma dai che cazzo dici, avrai avuto un'allucinazione!- rispose ancora più arrabbiata. -Magari era Luis che ti ha fatto una sorpresa! Lui e quell'altro sono identici!- aggiunse sarcastica, cercando di mantenere la calma.
-Cher...- fece Christy, facendole segno di smetterla e di voltarsi a guardare Annie: aveva le lacrime agli occhi.
-Gerard Way...- ripetè Annie più per auto convincimento che per discolparsi.
-Oh tesoro!- Liz l'abbracciò, capendo che era vero quello che la ragazza stava dicendo -E dov'era? Io non l'ho visto!-
-Era di fronte seduto! E c'erano anche Bob, Mikey, Ray e Frank!- I loro occhi si incontrarono. Come poteva mentire Annie riguardo una cosa del genere?
-Ma cosa cazzo ti è preso? Tu hai ragione che non se ne sono accorti, altrimenti erano cazzi nostri!- urlò Sarah entrando all’improvviso. L'avrebbe voluta strangolare con le sue stesse mani, anzi le avrebbe voluto rompere quella Gibson da mille dollari addosso. Era andata nel panico quando aveva visto la cantante sul palco ammutolirsi di botto e diventare una statua. Per fortuna aveva fatto subito qualcosa per salvare il salvabile…
Annie non fece in tempo a rispondere.
-Fuori c'è Gerard Way e con lui i My chemical romance. Gli ha visti e si è emozionata...E' comprensibile!- Fece Liz. Annie in quel momento la stava amando.
Tutte nel gruppo conoscevano la passione e la profonda "ossessione" che Annie nutriva per quel gruppo. Quasi li idolatrava, erano una specie di salvezza per lei.
-Ah- fece Sarah. -Questo cambia un po' di cose-
-Sì ma Gerard Way o no dobbiamo andare a salutare- fece Cher. -Tu mica ce la fai a cantare, vero?- fece poi rivolta ad Annie. La ragazza scosse il capo. Avrebbe voluto evitare figuracce, soprattutto davanti a lui.
-Ok, ma vedi di abituarti all'idea perchè stanno ai Grammy- aggiunse poi Cher quasi per inciso.
Ma com'è che dava certe notizie così a bruciapelo?
Almeno fino ai Grammy ,ovvero dopo due giorni, la cantante si sarebbe preparata psicologicamente.
-Ok, Annie sai che devi fare?- fece Liz prendendola per le braccia. -Sali sul palco e non guardare verso la sua direzione. Pensa che poi scenderemo e se il tuo corpo e il tuo cuore reggono da qua a dieci minuti, lo andrai a salutare e a conoscere-
Per qualche secondo Annie rimase interdetta. Era vero. Gli avrebbe potuto parlare, gli avrebbe stretto la mano...Per dieci minuti avrebbe fatto parte della vita di Gerard.
Si sentiva un po’ frastornata e ormai la sua salivazione l'aveva del tutto abbandonata.
Salì sul palco e come le aveva detto Liz non guardò mai dalla sua parte. Forse se n'era andato e lei non l'avrebbe mai più rivisto.
Guardò con la coda dell'occhio il tavolo di fronte a lei. Era ancora pieno.
-Grazie a tutti per la splendida serata!- riuscì a dire -E...grazie- ripetè -Siete bellissimi!- e allora ci fu un boato generale.
-Le Helenas vi adorano!- aggiunse Christy dal suo microfono.
Le luci calarono e loro ritornarono nel backstage.
Mancava poco. Davvero poco.
Gerard continuava a fissare il palco. Lei lo aveva visto e per qualche ragione aveva smesso di cantare. Aveva continuato a fissarlo e aveva assunto un'espressione strana, come se non credesse ai suoi occhi.
-Chissà come mai la cantante ha abbandonato il palco- fece Mikey.
-Forse si sentiva poco bene. Ad un certo punto ha cambiato colore!- rispose Frank.
-Spaccano queste ragazze! Devo fare i miei complimenti a Scott per averci dato i biglietti!- esclamò Bryan.
-"Dato"- sottolineò Mikey -Io direi "pagato cento dollari!"-
-Suvvia! Cosa mai saranno!- contro ribatté  Bryan.
-Cento dollari o no, la batterista è una figa assurda!- fece Bob ridendo. Era rimasto molto impressionato da quella ragazza dai capelli arancioni e con i tatuaggi.
-Io dico che dovremmo complimentarci di persona!- disse Ray -Dopotutto si chiamano Helenas per noi. Una presentazione è d'obbligo! Tu che dici, Gee?- e diede un colpetto al ragazzo.
-Ah...sì certo...i complimenti- disse Gerard riportato alla realtà.
-Bene, allora facciamo sgomberare il locale e poi andiamo!- Propose Bryan.
Gerard era rimasto davvero impressionato. Si passò una mano fra i capelli. Non voleva pensare cose affrettate ma era quasi sicuro che la reazione di Annie fosse stata causata da lui. Lei aveva smesso di cantare nel momento in cui l'aveva visto. Aveva stampata nella mente l'espressione che la ragazza aveva assunto: trasmetteva incredulità, stupore e forse anche un po' di felicità. Era davvero possibile che lui l'aveva condizionata a tal punto da farle abbandonare il palco, lasciando la sua chitarrista sola sulla scena a rimediare?
Avrebbe proprio voluto vederla da vicino.

-Gente, stanno sgombrando il locale- fece il manager delle ragazze -Fra un po' si può uscire. Ah...e comunque...Annie non azzardarti a rifare una cosa del genere di nuovo. Non me ne fotte un cazzo di chi c'è fuori. Ci può essere anche Elvis o Freddie Mercury per quanto mi riguarda. Non voglio vederti fare di nuovo una cosa del genere...Anche perchè loro suoneranno ai Grammy con voi e se fai una cosa del genere ai Grammy, giuro che ti pesto a sangue!- urlò quasi Cole, rimproverando la cantante.
Ma perchè nessuno a parte Liz sembrava capire lì per lì la sua reazione? Le era quasi venuto un colpo. Sì, aveva sbagliato, aveva agito d'istinto, ma era sicura che se avesse aperto bocca avrebbe fatto schifo come non mai.
-Sì, Cole. Scusami. Non riaccadrà mai più- si scusò Annie. Che gli avrebbe potuto rispondere se non queste parole? Voleva proprio vedere lei, se tutti gli altri nel bel mezzo di un concerto si fossero trovati davanti il loro artista preferito...così tutt'una volta...
-Brava ragazza- mugolò Cole.

Scott stava offrendo dei boccali di birra ai suoi sei conoscenti rimasti nel locale e tutti erano attorno al bancone.
-Beh...queste donzelle quando arrivano?- fece Bob impaziente. Voleva scambiare qualche chiacchiera con la bella batterista.
-Eccole!- disse Scott indicandole con la mano.
I sei ragazzi si voltarono a guardarle. A Ray venne spontaneo fare un gran sorriso. Avanzavano in gruppo e avevano l'aria di essere stanchissime, proprio come loro quando finivano i live.
Gerard alzò la testa, aveva i capelli di Ray davanti. La stava cercando con lo sguardo. Non era in prima fila, era dietro tutte le altre.
-Ragazze vedete un po' chi è rimasto ad aspettarvi!- esclamò Scott bevendo il boccale che lui stesso si era riempito.
-Salve!- fece Ray avanzando verso le ragazze. Ma perchè era così entusiasta?
-Ciao!- fecero in coro le tre della prima fila.
Ad Annie arrivò un pugno allo stomaco sentendo quella voce così dolce del chitarrista , voce che aveva avuto modo di sentire solo nelle interviste.
-Avete visto lo show? Siamo onorate!- fece Liz salutando Ray e poi Frank che si era fatto avanti.
-Onorate?! Addirittura!- disse il ragazzo tatuato ridendo -E' stato un piacere e dobbiamo farvi i complimenti. Spaccate di brutto!-
-Grazie!- risposero a gran voce, tutte profondamente contente.
-Comunque io sono Ray!- fece il ragazzo porgendo la mano.
-Sì, lo sappiamo che sei Ray!- rispose Sarah facendo l'occhiolino -A dire il vero conosciamo ognuno di voi!- e tutti scoppiarono in una fragorosa risata.
Iniziarono le presentazioni.
Una stupida gioia infantile assalì Annie che non resistette alla vista dei capelli di Ray e al buon umore di Frank.
Sembrava un sogno. Il meet and greet mancato. Li abbracciò, li baciò, strinse loro le mani, si complimentò e la cosa bella era che loro sembravano entusiasti e non disdegnavano a complimentarsi riguardo la performance della sera.
-Siete davvero brave!- disse Mikey- Ho saputo che ieri avete fatto il sold out al Globe Theater!-
-Già- rispose Cher a cui diede corda Bob.
Il pezzo migliore era rimasto alla fine. Le altre avevano già salutato Gerard ma Annie non lo aveva ancora fatto. Non lo aveva nemmeno visto. Non era con Ray, era dietro di loro, con l'uomo che non conosceva. Si sporse cercando di vederlo.
Era lì.
Stava parlando e gesticolava. Gesticolava con quelle mani che solo lui sapeva muovere in quel modo.
Okay, l'ansia le aveva dato una tregua. In quel momento la cosa difficile sarebbe stata esordire per salutarlo e soprattutto pronunciare una frase compiuta e non farsi prendere dal panico. Avrebbe dovuto semplicemente coordinare i pensieri e le parole.
Prima l'avrebbe salutato, poi magari abbracciato. Non avrebbe pianto altrimenti avrebbe fatto una figura di merda assurda. Fece un respiro.
-Ehm...ciao- si azzardò a dire per richiamare la sua attenzione.
-Ehila- fece l'uomo a lei sconosciuto che le sorrise.
-Posso salutarvi?- domandò a fatica. Era decisamente in difficoltà e contemporaneamente sentiva il calore espandersi per tutto il suo viso.
-Certo! Piacere io sono Bryan. Manager dei Chem- e allungò la mano.
Ecco chi era. Le sembrava un viso conosciuto. L'aveva visto in Life on the murder scene!
-Ciao- disse Gerard. Salutò in maniera strana. La guardò negli occhi e pronunciò piano quella piccola parolina. Non sapeva a cosa era dovuto ma il cuore gli iniziò a battere forte e forse arrossì.
Prima l'avrebbe voluta vedere da vicino... bene lo stava facendo. E la sua vista non lo deluse nemmeno un po'. Era terribilmente sexy con il trucco un po' sbavato e quei capelli che se ne andavano a cazzi loro. Per non parlare di quelle calze a rete o di quel vestito aderente. Fu attento a non far trapelare nè in volto nè da nessun altra parte quei pensieri. Cercò anche di non guardarla in volto, nemmeno di far cadere il suo sguardo sul suo seno, altrimenti lei l'avrebbe preso per un maiale schifoso.
Annie si sentì morire quando la voce di Gerard le entrò nelle orecchie. Si stava continuando a domandare se fosse davvero lui quello che aveva davanti.
-Pia...piacere, Annie- cercò di dire. Voleva tendere la mano ma non ci riuscì. Come sarebbe stato toccargliela? Inoltre nemmeno lui al contrario di Bryan l'aveva protesa. Evidentemente non avrebbe gradito.
Gerard non le rispose. Cercò di abbozzare un sorriso.
Come cazzo è che non riusciva a parlare? Eppure si era incontrato con tante persone sconosciute e si era presentato educatamente e anche in maniera decente...
Non riusciva a parlare. Avrebbe tanto voluto chiederle perchè avesse scelto quel fottutissimo nome per la sua band e soprattutto perchè venti minuti prima avesse abbandonato il palco, quando si era accorta della sua presenza. Tutto ciò rimase però solo un pensiero.
Annie stava andando in crisi. Lo stava fissando come un idiota e lui stava facendo lo stesso. Sentiva gli occhi di Bryan passare prima da lui poi da lei. Lei non sapeva cosa dire perchè avrebbe voluto dirgli tante di quelle cose...e lui d'altra parte era immobile lì, a far niente, come se stare lì a salutarla fosse un obbligo che non gli andava a genio.
-Allora che si dice qui?- esordì Ray. Il ragazzo poggiò un braccio sulle spalle larghe di Annie a cui tremarono le gambe. -Posso?- fece lui, facendole segno se avesse potuto tenere il braccio lì.
-Certo!- rispose automaticamente la ragazza ,mostrando il suo più grande dei sorrisi. Non si sarebbe fatta sfuggire due volte quell'occasione.
-Dunque Gee? Ti sei complimentato? Queste donne sono una forza della natura! Tutte e cinque messe insieme mi ricordate noi!- disse rivolgendosi prima all’amico, poi alla ragazza di fronte a lui. Rise di cuore.
Annie non potè che fare un gran sorriso. Quello era il più bel complimento che avrebbe potuto ricevere. Ricordare a Ray dei My chemical romance...i My chemical romance. Era tutto incredibile.
Alla vista del sorriso della ragazza a Gerard venne il mal di stomaco. Benchè lui non si facesse prendere da queste cose...doveva ammettere che lei aveva un sorriso devastante.
-Sì...non male- disse, con un tono quasi altezzoso.
Pensò di essere una grandissima testa di cazzo nel momento esatto in cui pronunciò quelle parole.
Lo sguardo di Annie si era rabbuiato. Cazzo, era rimasta male e quel che era peggio era che lui, Gerard Way, non riusciva a dire più niente.
-Non male? Ma sei scemo!- fece Ray dandogli un colpetto sulla testa. Guardò di sbieco l’amico che sembrava davvero non sapere cosa fare.
 -Non lo ascoltare! Siete fenomenali. Gli assoli sono tanta roba e le cover dei Papa Roach e degli Atreyu comandano!- disse il riccio chitarrista per salvare la situazione.
Annie deglutì piano e poi cercò di abbozzare un sorriso.
Non male.
Gerard Way le aveva detto che il suo gruppo “non era male”, on un tono tra l’altro che sarebbe suonato antipatico a chiunque.
Non avrebbe voluto le lodi o chissà che, ma almeno avrebbe potuto dirle che erano "brave", bravine al massimo.
Avrebbe potuto sforzarsi di fingere.
Davanti aveva l'uomo che l'aveva accompagnata per tutto il corso dell'adolescenza, che l'aveva confortata, consolata, le aveva dato una speranza. E proprio quell'uomo, l'uomo per la quale lei era diventata ciò che era in quel momento...Una fottutissima cantante di una fottutissima band, le aveva detto che "non era male".
Che grande stronzo.
Lei sapeva che magari non erano espertissime come potevano esserlo loro, ma non era vero che "non erano male". Anzi, erano abbastanza brave.
Gerard schiuse un po' le labbra come se volesse aggiungere qualcosa, ma le richiuse alla vista degli occhi carichi di un'emozione indefinita di Annie.
Tutto il suo mondo era stato calpestato e gettato nel cesso.
Non male.
Le iniziò a venire una crisi di nervi tanto per il nervosismo di essere stata definita lei con il suo gruppo "non male" da Gerard Way, quando invece tutti e quattro gli altri componenti della sua band erano a dir poco entusiasti di quell'incontro, quanto perchè una strana sensazione, una sensazione che era abituata a sentire e a percepire ormai da tanto tempo, si impossessò del suo corpo: la delusione.
Sarebbe stato meglio se non l'avesse mai incontrato.
Non riusciva più a stare lì, in mezzo a loro, in mezzo al suo sogno, di fronte al suo sogno. Aveva bisogno di allontanarsi.
-Ehm...scusate. Mi sono ricordata di fare un cosa.- fece e cercò di mascherare la delusione e soprattutto di contenere le lacrime.
Sia Ray che Gerard si accorsero del tono quasi lugubre e smorto della ragazza tanto che a Gerard venne una fitta allo stomaco, e Ray lo fulminò con lo sguardo.
-Ma che cazzo ti è preso?- gli sussurrò -Ci è rimasta di merda-
Gerard non riusciva a parlare. Ma che cazzo gli stava prendendo? Non era normale che lui non riuscisse a parlare davanti a qualcuno, e soprattutto che si comportasse così davanti a qualcuno. Quella ragazza gli faceva uno strano effetto.
Tutte e quattro le altre ragazze videro Annie scappare di corsa nel back stage e sbattersi letteralmente la porta alle spalle. Rimasero un po' interdette e guardarono Gerard e Ray.
Annie nel frattempo si era diretta in bagno e aveva iniziato a sfogare la rabbia contro la porta che stava prendendo a calci e a pugni. Almeno il dolore soffocava l'angoscia.
Gerard Way era un figlio di puttana assurdo, era diverso da come lei se l'era immaginato in tutti questi anni.
 Altro che povero depresso un po' obesotto che da brutto anatroccolo diventa cigno. Non era altro che un altro fottutissimo prodotto dell'industria musicale che scriveva di come ci sente male quando il mondo ti fa stare di merda, ma che era il primo a farti stare di merda.
-Che cazzo ti costava stringermi la mano?- diss ad alta voce.
 Diede un pugno alla porta.
-O a dire qualcosa?-
Diede un calcio.
-Ci sono mille aggettivi nella lingua inglese, mille locuzioni. E tu che hai usato per definire il mio gruppo? Non male! Bastardo che non sei altro!- disse alla fne, sentendo le lacrime rigarle il volto.
Fanculo Gerard Way.

 

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Capitolo 5
*** Grammy ***


-Hey Luis...sono Annie...Ehm...Appena senti questo messaggio, richiamami. Stasera sono impegnata con i Grammy quindi lascerò il telefono in albergo e non credo di poterti rispondere, ma mi farebbe piacere lo stesso trovare una tua chiamata...Ciao-
Seguì un “bip” che avvisò la ragazza che il suo messaggio era stato registrato e inviato.
Non sapeva nemmeno Annie il perchè di quel messaggio, anzi lo sapeva ma non voleva ammetterlo...Luis si era comportato male e sicuramente non aveva disdegnato altre ragazze durante la sua assenza per il tour, e anche se lei stava bene senza di lui e viceversa, in quel momento si sentì di chiamarlo.
L'aveva conosciuto due anni prima al campus di New York e se ne era innamorata a prima vista.
Annie avrebbe potuto fingere con le sue amiche, con i conoscenti e forse anche con se stessa auto convincendosi che l'avesse richiamato perchè le mancava e perchè aveva bisogno di lui, ma invece non era così. Non le mancava. Luis riusciva ad esserle indispensabile solo quando le era vicino.
La ragione per cui l'aveva richiamato era la stessa per cui se ne era innamorata. Luis era terribilmente simile a Gerard e anche se non aveva i capelli neri o gli occhi verdi come i suoi, le ricordava, ogni volta che lo guardava, il suo cantante preferito.
Il telefono squillò.
-Pronto- rispose Annie.
Non era per niente entusiasta. Perchè diavolo l'aveva chiamato?.
-Ehi bellezza- fece Luis dall'altro capo del telefono -I fan non ti danno tregua?-
-Eh...sono stata impegnata in questi giorni. Ho trovato la tua chiamata la sera al Globe Theater prima di andare in scena e non ti ho chiamato perché non potevo.-
-Sì non preoccuparti...l'avevo immaginato-
Quel discorso era decisamente monotono. Mancava della passione che dovrebbe accumunare due amanti lontani. Annie e Luis erano passionari solo quando andavano a letto...poi erano dei perfetti estranei.
Mentre parlavano di come la vita fosse andata avanti per entrambi in quella settimana, Annie sentì una terza voce, una voce femminile che proveniva dall'altro capo del telefono.
Sentì alcune parole.
"Luis la vasca è sistemata”
-Ehm, stavi dicendo Annie?- fece lui per coprire quella voce.
Annie prese tempo prima di partire in quarta con la sua sfuriata.
-Dove ti trovi?- chiese molto calma.
-Ehm…nel campus, nella…nella mia stanza- rispose il ragazzo.
La riccia aveva sentito bene quella voce di sottofondo, e sapeva anche che nel campus le stanze non avevano delle vasche, ma c’erano i bagni comuni.
-Sei un bastardo, Luis. Non stavi aspettando altro.- fece allora la ragazza.  –Almeno, adesso che ho scoperto i tuoi passatempi, durante il tour potrò divertirmi anche io come hai fatto tu fino ad ora alle mie spalle.- e riattaccò.
Pronunciò quelle parole senza scomodarsi più di tanto ad urlare o ad arrabbiarsi. In fondo se l'aspettava...E non ci rimase nemmeno molto male. Come aveva detto a Luis almeno si sarebbe divertita…e poi c'era Ian Somerhalder che le faceva anche il filo da un po' di tempo e lei, nelle condizioni in cui si trovava in quel momento, non l'avrebbe disdegnato neanche un po'.
Ecco... fra tutte le cose che le erano successe in quei due giorni ci si metteva anche quella.
Non solo era stata sfanculata da Gerard Way, era stata sfanculata anche dal suo ragazzo, che tra l'altro assomigliava a Gerard Way.
Forse era il fattore "Gerard" a non andare bene.


Gerard era steso sul letto e guardava il soffitto di fronte a lui. Era perso nei suoi pensieri e stava pensando ancora a due giorni prima, alla serata trascorsa al Dakota. Stava ancora male per ciò che aveva detto e fatto e ancora non riusciva a spiegarsi la causa di quel comportamento stupido e cattivo.
-Gee, tra venti minuti ci vengono a prendere, sbrigati- disse Frank affacciandosi dalla porta. Gerard riuscì a sentire solo una lontana eco delle sue parole. Aveva le cuffie nelle orecchie.
Si era preparato alla meglio per l'evento della sera e l'adrenalina pre-concerto o pre-esibizione qual' era, sembrava non toccarlo proprio. Non faceva altro che sentire e risentire le parole di quei testi che oramai stava ascoltando da più di due ore.
Non era vero che non erano male, erano davvero brave. E quei testi...quei testi sembravano essere stati scritti da una persona che aveva subito le sue stesse cose, che avesse provato il dolore e che avesse sentito sulla propria pelle quanto in basso si potesse cadere.
Forse avrebbe dovuto scusarsi con lei per la maniera barbara in cui l'aveva trattata... Ma che le avrebbe dovuto dire? "Ehi Annie, scusa, sai... oggi sono stato a sentire il vostro cd e non siete male, siete davvero brave!" Così lei l'avrebbe mandato a quel paese una volta per tutte pensando di essere presa in giro.
Forse avrebbe dovuto semplicemente far sì che le cose andassero da sè. Se l'avesse incontrata quella sera, si sarebbe dovuto semplicemente scusare inventandosi una scusa: che magari era stanco o arrabbiato per qualcosa.
Chissà cosa avrebbe indossato lei per la serata. Se la immaginò tutta tirata, bella come la sera precedente quando, benchè avesse il viso segnato dalla stanchezza, era folgorante. Sicuramente avrebbe messo un vestito nero e gli anfibi, ormai l'aveva capito il suo stile e lui apprezzava appieno ogni singolo centimetro del suo corpo e del suo modo di fare. Oddio, stava facendo pensieri peccaminosi su quella ragazza che un po' detestava e un po' desiderava follemente.
Aveva deciso. Quella sera si sarebbe avvicinato a lei e dicendole che l'aveva colto in un momento un po' critico la sera precedente, si sarebbe giustificato e scusato, e magari sarebbe riuscito anche a strapparle un numero di telefono o magari (cosa più importante), lei avrebbe riacquistato la stima in lui che sicuramente dopo quell'episodio aveva perso.
 
 
I flash erano abbaglianti e Annie non vedeva l'ora di sedersi al suo tavolo, godersi lo show, bere qualche Martini di cui aveva necessariamente bisogno in quel momento, e fare la sua esibizione davanti a tutti.
Le domande, le grida, le telecamere, i microfoni erano stressanti e stavano tutti quanti contribuendo a farle venire i nervi a fior di pelle.
-Sei pronta?- fece Liz sussurrando al suo fianco.
-Sì.- disse Annie poco convinta.
-Mmm...hai fatto mente locale che ci sarà anche Gerard stasera? Di nuovo?- chiese dolce l’amica.
-No, e non mi interessa chi c'è- rispose brusca Annie.
Liz rimase alquanto perplessa. Era dalla sera del concerto al Dakota che Annie era nervosa.
-Tutto bene?- aggiunse.
-Se ti rispondessi di sì, mi crederesti?-
-No- rispose Liz.
-Allora sì, sto bene.-
-Annie...- iniziò la bassista.
-Ehi, non preoccuparti. Voglio solo suonare, animare le mummie che avremo di fronte, metterla nel culo a tutti e andarmene, e magari cercherò di farmi Ian.- disse con un po’ troppa foga la riccia.
-Quest'ultima idea non è affatto male e lui non è affatto male. E' lì- e la bassista lo indicò.
Ian stava parlando davanti ad una telecamera. Lui era uno special guest della serata e probabilmente aveva il compito di premiare, dato che con il mondo musicale non c'entrava molto.
Annie lo vide e improvvisamente un desiderio incontrollabile di averlo le sopraggiunse. Si girò e se ne andò.
-Andiamo a prendere posto, va'- fece a Liz che la seguì.
L'evento andò come andavano quei generi di eventi. Presentazione, piccole battute, awards, una performance tra un premio e l'altro e cose così.
Le Helenas erano sedute al tavolo e aspettavano di essere chiamate per potersi esibire. Sulla tavola ci dovevano essere state una decina di bottiglie, tutte contenenti alcolici e bevande di svariato genere. Dal succo di frutta alla Vodka.
La bottiglia di Martini stava pregando Annie di berla e lei non resistette, soprattutto perchè iniziò a pensare a Luis e al fatto che aveva appena scoperto di essere stata tradita per via telefono.
-Ma si può sapere che hai?- le chiese Cher che stava bevendo un cocktail.
-Sono stata appena tradita da Luis- disse acida.
-Beh...non era una novità- commentò Cher.
-Grazie, eh. Sei una testa di cazzo!- fece Annie e mandò giù un altro Martini.
-Te lo aspettavi, no? E poi per quanto Luis possa assomigliare al tuo Gerard Way, non sarà mai lui e soprattutto,  non sarà mai figo quanto lo è Ian Somerhalder che sta venendo qui. Quindi cogli la palla al balzo.- disse Cher con il suo perenne tono incazzato e brusco.
Già, Luis non sarebbe stato mai come Gerard, e lei Gerard in quel momento non avrebbe nemmeno voluto vederlo. Ma si sentì al quanto infastidita quando Cher pronunciò quella frase.
 "Il tuo Gerard Way".
Lui era tutto tranne che suo.


-Ehi, là c'è la tua amica- fece Frank a Gerard indicando il tavolo delle Helenas un po' più avanti del loro.
-Quale amica?- fece Gerard sporgendosi un po'.
-Sì, sì...Credi che non me ne sia accorto?-
-Non so di cosa tu stia parlando, Frank- fece Gerard.
-Andiamo, pensi che non lo abbia capito? E' dall'altra sera che non fai altro che guardare le sue foto su internet...dì che ti ha colpito e che ti senti in colpa per come l'hai trattata l'altra sera.-  disse il ragazzo con un tono di ovvietà.
Ma come cazzo aveva fatto a capirlo?
-Non mi piace- mugolò Gerard.
-Ma sei attratto da lei. E' normale. E' una bella ragazza e poi ha il suo stile, no?- fece ancora Frank.
Gerard la riuscì ad intravedere. La vide buttare giù un bicchiere di qualcosa di forte. Non riusciva a vedere come fosse vestita...
-Comunque... decidi se ti piace o non ti piace... perchè potrebbero rubartela! Vedi un po'!- aggiunse poi Frank, vedendo la scena davanti a lui.
-Chi cazzo è quello?- sbottò Gerard.
Annie stava parlando con un ragazzo...bello. E non riusciva a capire chi fosse. Si spostò da sulla sedia e si sporse. Un senso di possessione e di gelosia lo invase quando vide le mani del ragazzo scendere sui fianchi di Annie...La stava guardando anche come se se la dovesse mangiare da un momento all'altro.
-Mmm...secondo me consumano quelli, stasera!- disse Ray, dando un colpetto a Gerard che stava guardando attento la scena. Il chitarrista gli rivolse un sorriso facendogli capire che lo stava stuzzicando.
-Non ti ci mettere anche tu, chiaro?- disse al riccio.
-Alla faccia di quello a cui non piace! La tua gelosia sta uscendo anche dalle orecchie!- disse Frank ridendo qualche secondo dopo.
-Ragazzi...ascoltate. Nessuna gelosia. Io non la conosco. Lei non mi conosce. L'unica parola che ci siamo detti è stato un misero "ciao". E' una bella ragazza, sì. Ma niente di più. Non so nemmeno se è fidanzata e non mi interessa, perchè non voglio fare niente.- disse arrabbiato Gerard.
-Ah sì? E come mai sei tanto agitato e non riesci a staccarle gli occhi di dosso?- fece Ray.
-Fottetevi!- esclamò il cantante.
-Ah comunque, giusto per inciso...quello è Ian Somerhalder- disse Frank. -Attore bello e dannato, fa la parte di un vampiro. E' richiestissimo dallo star system e anche dalle donne!- sussurrò Frank nell'orecchio di Gerard. -Finiscila di fare il coglione, chiedile scusa per l'altra sera e provaci.-
-Non devo finire di fare niente.- mugolò Gerard.
-Testa di cazzo- fece Frank.
-Frocio- rispose Gerard.
Il cantante non perdeva di vista Annie nemmeno per un secondo... Lei e quell'Ian stavano ancora parlando e lui l'aveva avvicinata a sè.
Sì, cazzo, era geloso.E non solo lei gli faceva uno strano effetto, l'aveva fatto ammutolire e l'aveva fatto star male per due giorni, adesso aveva anche il potere di farlo ingelosire.
Vide le sue compagne alzarsi e iniziare ad incamminarsi, forse per prepararsi alla performance. Lei rimase ancora un po' con Ian. Chissà che cosa si stessero dicendo. La vide bere un altro bicchiere, probabilmente vodka, scuotere un po' la testa e allontanarsi.
Ian d'altro canto la seguì con gli occhi, guardando il suo corpo, fino a quando non la vide sparire tra i tavoli.
Gerard riflettè su Ian. Era bello e probabilmente con lui non ci sarebbe stato confronto. Inoltre vedeva Annie strana...quello doveva essere il terzo bicchiere che si era bevuta da quando lui la stava guardando.
-Sarà per sciogliere la tensione!- disse l’amico, che non si era perso nemmeno per un attimo i comportamenti a scatto di Gerard.
-Frank, hai rotto le palle!-
Dopo una decina di minuti Eva Longoria, che presentava lo show, annunciò uno dei gruppi tanto attesi.
-E ora per noi, qui su questo palco, ai Grammy Awards...La band rivelazione di quest'ultimi due anni...Le Helenas!- urlò al microfono.
Il cuore di Gerard  martellava nel petto.
"Smettila di pensare a lei, Gerard. Smettila." Pensava.
Il buio calò...poi la musica.
Le luci si accendevano e si spegnevano quasi seguendo la batteria e il pubblico fece un boato. Iniziò ad alzarsi il fumo e il corpo di Annie fu colpito dalla luce. Iniziò a saltare, a ballare a ritmo di musica e poi iniziò a cantare. Era così sensuale... Come Gerard aveva ben pensato portava un vestito aderente nero, senza maniche, tutto scollato che lasciava nude le spalle. Bracciali e collane adornavano le sue braccia e il suo collo e i suoi capelli lunghi e ricci sembravano più neri che mai. Gerard la vide cercare qualcuno con lo sguardo mentre si muoveva a ritmo di musica, mentre si dimenava come se intorno a lei non ci fossero migliaia di persone, ma il nulla.
Lo stomaco del ragazzo ebbe un sussulto quando capì chi la ragazza stesse cercando. L'aveva appena trovato. Annie stava cercando con lo sguardo lui.
 Non poteva essere che così, perchè lei si posizionò nella direzione del suo tavolo e guardava verso di lui. Anzi guardava proprio lui. Gli sbattè in faccia tutto il suo rancore.
"I took your guilt and placed into me, and now I kiss it goodbye, our last dance ended fatally..."
Sì, era lui che stava cercando. Forse Gerard non si era reso conto che lui per lei era qualcosa di più, e che dicendogli quella sciocca frase la sera prima l'aveva ferita e...delusa.
"Have you ever cried so hard, baby you'll just die....YOU'LL JUST DIE!" urlò.
Era per lui, ne era certo. Ma perchè si era arrabbiata così tanto?
"She'll fuck you just for the taste!"
Continuò.
Annie continuava a dimenarsi sul palco. Le grida e gli applausi erano una droga, sì, ma lei non stava capendo niente in quel momento. Sapeva solo che le girava la testa. Era piuttosto sbronza e aveva tanta voglia di urlare a Gerard quanto di merda l'avesse fatta rimanere.
La canzone finì. Il sipario calò. Le Helenas scomparvero nelle tenebre.
Gerard non resistette. Si alzò. Non sapeva bene cosa avrebbe dovuto fare, ma sentì il bisogno di andare da lei e almeno di doversi scusare...Di parlarle civilmente.
-Dove vai?- gli chiese Mikey vedendo il fratello alzarsi.
-Torno subito- rispose spicciolo Gerard.

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Capitolo 6
*** Not a boy, just a hero ***


Gerard iniziò a farsi strada tra i tavoli e tra le sedie che ostacolavano il suo cammino. Non voleva che lei sparisse, e non voleva che lei in futuro lo potesse ricordare in quel modo. Voleva andarla a cercare nei camerini dei Grammy.

Era la prima volta che correva dietro ad una ragazza con la quale aveva scambiato sì e no tre parole, ma aveva capito che quelle tre parole erano state sufficienti abbastanza per ferirla. Sapeva bene come una frase potesse far male. Si ricordava bene quando al liceo lo insultavano per il suo fisico, quando gli dicevano che non sarebbe mai stato nessuno, che lui, il ragazzo nell'angolo vestito di nero, non avrebbe mai vinto nulla. Ma Gerard aveva sempre saputo che sono proprio i ragazzi che vestono di nero, quelli che passano la propria esistenza nell'angolo, ad avere qualcosa da dire. Una cosa da dire non sciocca, ma universale, perchè la speranza nasce da un mondo in cui non c'è speranza e perchè la felicità esiste solo quando esiste il dolore.

Si ricordava vagamente dove fosse il retro palco e cercò di andare a senso ripescando qualche ricordo dall'edizione precedente dei Grammy a cui aveva partecipato.
Arrivò in un corridoio un po' spoglio, privo di tutto quello sfarzo della sala principale addetta alle premiazioni. La gente lì vagava da un camerino all'altro, stressata e spossata. C'era un intenso via vai di tecnici e di organizzatori che non facevano altro che parlare nei loro auricolari preoccupandosi che tutto andasse per il verso giusto.
Iniziò a leggere i nomi sui fogli appesi dietro ogni porta di ogni camerino.

Percorse una decina di metri quando trovò il camerino che stava cercando: Helenas.
Prima di bussare, avvicinò l'orecchio alla porta per sentire se dentro ci fosse qualcuno ma non udì voci di alcun genere e perciò pensò che le ragazze fossero ancora nel backstage.
Voleva aspettare Annie ma non voleva nemmeno farsi trovare davanti la porta del loro camerino, così l'avrebbero visto tutte le altre ragazze e non avrebbe voluto esporsi fino a quel punto. Decise allora di gironzolare qua e là e dare il tempo alle ragazze di tornare e di sistemarsi.
Come avrebbe esordito? Non ci aveva ancora pensato. Si era alzato così di scatto ma non sapeva realmente cosa avrebbe dovuto fare, perchè sì, voleva scusarsi, ma in che modo?
Iniziarono a venirgli dei dubbi. E se lui non centrasse niente con il comportamento di Annie? Se fosse stata solo una sua mania egocentrica? Iniziò a pensare anche a questa possibilità. Combattuto da quei mille pensieri che gli stavano annebbiando la mente cercò di trovare delle spiegazioni plausibili al comportamento della ragazza.
Se, come credeva, Annie non ce l'aveva con lui, perchè mai durante la perfomance lo aveva sfidato con lo sguardo e aveva iniziato a gridargli addosso tutto il suo stato d'animo? Gli aveva gridato perfino di morire! Non che naturalmente fosse intenzionale, faceva parte del testo della canzone, però faceva il suo effetto...O quando cantava che non si era mai sentita bene e lo guardava? Anzi, guardare non era un verbo adatto a rendere l'idea. L'aveva letteralmente folgorato con lo sguardo.

-Oh, chi abbiamo qui!- fece una ragazza alle spalle di Gerard, riportato alla realtà.
Il ragazzo si girò di scatto cercando di identificare quella voce, non gli era nuova ma non gli era nemmeno familiare.

Una ragazza dai capelli arancioni lo stava guardando in attesa di una risposta. Era la stessa ragazza incontrata qualche sera prima al Dakota.

-Ehm...ciao- fece lui imbarazzato. Era la batterista delle Helenas.

-Ciao Gerard- rispose lei come se gli volesse far capire che lei al contrario suo sapeva con chi stesse parlando.

-Ehm...complimenti! Ottima esibizione...- disse Gerard volendo far capire a sua volta a quella ragazza che aveva capito con chi stesse parlando al contrario di ciò che pensava lei.
-Ah! Da non male a ottima esibizione in soli due giorni? Facciamo progressi!- Cher, si sapeva, era una gran faccia di cazzo e quel suo carattere così menefreghista e aggressivo l'aveva aiutata in parecchie situazioni spiacevoli della sua vita.
-Beh non si può dire che tu non sia sincera...- fece Gerard un po' imbarazzato grattandosi la testa -Senti, mi dispiace per l'altra sera...ero un po'...-
-Sì, sì...tutte scuse. Non è con me che devi giustificarti-
-Sì...l'avevo capito. Stavo cercando Annie...- Gerard deglutì pronunciando quel nome.
-Però...- mugolò Cher -Beh, almeno fai il gentiluomo. Comunque Annie è nel camerino, ti avverto non è molto lucida e probailmente se non va in coma etilico per il Martini, va in coma perchè sverrà vedendoti...-
-Ha bevuto così tanto?- chiese Gerard preoccupato. Non solo lei l'aveva pugnalato mille volte con lo sguardo,si era anche ubriacata per lui.
-Non farti così importante non l'ha fatto per te- disse Cher vedendo l'espressione pensierosa sul viso di Gerard -...o meglio, non l'ha fatto solo per te. E comunque no, è solo un po' stonata- Prima che Gerard facesse una domanda ovvia, aggiunse -E' un po' giù perchè ha rotto con il suo ragazzo... Comunque le tue scuse sono rivolte solo a lei o noi possiamo assistere?- Quella ragazza era incredibile...Non si faceva scrupoli. Il moro la guardò, era un concentrato di colore e tatuaggi, e il piercing sul labbro e il suo abbigliamento le davano un'aria molto sexy.
-Beh...sono rivolte anche a voi perchè non è vero che non siete male, anzi a dir la verità siete davvero brave, però...se non è un problema vorrei parlarle da solo...- rispose Gerard timidamente. Tra loro due il maschio in quel momento sembrava lei.
-Ahah, le verrà un colpo, fidati- fece Cher ridendo. Certo che in quel gruppo erano davvero tutte belle...
-Ma...senti già che stiamo...per evitare di fare una figura di merda...Io centro davvero qualcosa?- aggiunse serio Gerard. Sicuramente sarebbe stata sincera dato ciò che gli diceva.
Cher lo guardò insicura su ciò che gli dovesse rispondere. Sapeva che non aveva il diritto di dirgli la verità perchè quelle erano cose personali di Annie, che sapevano loro, le sue amiche, e che Gerard Way non aveva il diritto di sapere, anche perchè se le avesse sapute, avrebbe preso Annie per una pazza maniaca. La ragazza scelse bene le parole da usare.
-Chi è il tuo cantante preferito, Gerard?- domandò piano Cher. Il ragazzo di fronte a lei lì per lì non capi bene cosa centrasse quella domanda, però rispose.
-Beh...non ne ho uno preciso...-
-Uno a caso.-
-Bruce Dickinson...- disse.
-Beh, allora immaginati di andare davanti a Bruce Dickinson, di aspettarti qualcosa da lui come ogni fan fa quando incontra il suo cantante preferito e di non avere niente, anzi, di non essere minimamente calcolato da lui...Aggiungici il fatto che non si è nemmeno degnato di fingersi entusiasta di avere davanti un cazzone che ha fondato un gruppo in suo onore perchè voleva essere come lui e...Come staresti?- Cher pronunciò queste parole molto piano e non era arrabbiata o nervosa. Proprio la sua calma fece sussultare lo stomaco di Gerard che per un secondo si sentì male. Non riuscì a dire niente.
-Ecco come si sente. Se poi aggiungi anche che è stata tradita dal suo ragazzo, la situazione certo non migliora.- continuò Cher.

Era vero. La batterista aveva fatto la predica ad Annie, l'aveva trattata anche male per farle capire che doveva smetterla di fissarsi con Gerard e di avere un rapporto normale fan-cantante e non prenderlo come una vera e propria ossessione, ma nel momento in cui Annie, così come tutte le altre ragazze del gruppo, stava male lei era la prima a farsi in quattro per farle stare meglio.
Gerard fu talmente colpito da quelle parole e dall'effetto che gli avevano provocato, che diede un pugnetto al muro. Ci aveva visto giusto. Gli dispiaceva da morire. Era molto dispiaciuto per averla ferita e per averla delusa anche se ad essere sinceri l'informazione che Annie si era lasciata con il suo ragazzo lo animò...
-La situazione è salvabile?- fece lui.
-Come minimo dovresti dedicarle una canzone...- rispose Cher ridendo. -Vado a chiamare le altre e ti lascio andare. Bada alle parole che usi.-
Quella situazione era assurda.

Cher si girò dando le spalle a Gerard che notò un altro tatuaggio dietro il collo. Dopo qualche minuto vide il resto della band uscire dal camerino e passargli davanti andando via, accennò un sorriso sia a cher per ringraziarla e sia alle altre ragazze, sorriso che fu ricambiato amabilmente, e ciò contribuì a farlo sentire ancora più in colpa. Quando si fu assicurato che erano usciti tutti dal camerino, avanzò e aprì la porta.
-Cole, sì vengo subito- disse una voce stanca e lamentevole. Annie era appoggiata al muro seduta a terra con la testa fra le ginocchia.
-Ehm...non sono Cole...- disse Gerard.
Annie sentì quella voce così unica e bella e pensò che non avrebbe potuto essere lui, e che soprattutto non era ubriaca abbastanza da avere le allucinazioni. Benchè fosse solo un po' stonata e le pareti della stanza sembravano girarle attorno, alzò piano il capo e si trovò davanti a lei una figura inaspettata e che faceva fatica a ritenere vera.
Gerard le era davanti, la guardava, e lei non riusciva a capire in che modo la stesse guardando, sia perchè non voleva sforzarsi di dare una definizione a quella espressione, sia perchè anche Gerard sembrava girarle intorno.
-Annie...stai bene?- chiese il ragazzo. Si avvicinò.
-Ah...adesso ti ricordi anche il mio nome?- rispose Annie quasi cattiva. Abbassò lo sguardo e tornò ad appoggiare la testa sulle ginocchia. Tanto sicuramente si stava immaginando tutto.
-A dire il vero già lo conoscevo- rispose Gerard che si mise seduto affianco a lei. Annie non credeva che Gerard l'avesse fatto veramente, pensava fosse frutto della sua immaginazione. Non ricordava di aver bevuto così tanto...In quel momento non badò a quelle parole.
Gerard le mise una mano dietro la schiena e Annie rimase immobile. Fu quasi attraversata da una scossa di elettricità che voleva infonderle la vita ma che al tempo stesso gliela voleva togliere.
-Ehi...- fece lui alzandole la fronte -Allora, stai bene?- La sua voce non le era mai stata così vicina. Lui non era mai stato così vicino.
Gerard, alzando la testa della ragazza, fu travolto da un'ondata di profumo che gli riempì le narici. Era un profumo conosciuto e tra l'altro che lui adorava, un profumo da vera femme fatale: Chanel n°5. Lo respirò avidamente e poi guardò la ragazza. Riusciva ad essere bella anche allora, frastornata, stanca e arrabbiata...
-Sì...mi gira solo la testa...e avrei preferito rimanere da sola.- Quella avrebbe dovuto essere la seconda o terza frase che diceva a Gerard Way se l'alcool non le faceva sbagliare i conti...
-Dove sei?- aggiunse poi sempre lei.
-Qui.- fece Gerard un po' confuso sul vero significato di quella domanda.
-Sei davvero seduto accanto a me, nel mio camerino, e mi stai davvero chiedendo come sto?- chiese Annie. Voleva assicurarsi che se tutto quello fosse stato una semplice allucinazione, almeno l'allucinazione Gerard era abbastanza attiva.
Gerard rise e quella risata le squarciò il cuore. Quante volte l'aveva sentito ridere nei video su you tube o nelle interviste?
-Sì, sono davvero qui a terra, seduto con te e ti sto chiedendo come stai- e pronunciando queste parole le portò di nuovo una mano dietro la schiena. Era così facile starle vicino, così facile parlarle in quel momento...Perchè due sere prima non ci era riuscito? Forse la consapevolezza di averla ferita gli faceva fare tutto in maniera più naturale...poi aveva capito che era davvero come lui aveva supposto.
-Allora non capisco il perchè della tua presenza- aggiunse. Aveva un tono abbastanza triste ma anche un po' irritato.
Gerard stava aspettando quella domanda.
-Volevo scusarmi per l'altra sera.- disse lui con lo sguardo basso. Annie aveva ancora la testa sulle ginocchia.
Non ci fu risposta. Gerard rimase in silenzio, aspettando qualche cenno dalla ragazza che non ne voleva sapere.
-Annie?-
-Che vuoi che ti dica?- rispose lei. Il ragazzo rimase abbastanza meravigliato da quel tono. Ora era arrabbiata.
-Niente. Ma mi dispiace. Io non credevo che ti avrei ferita in quella maniera. Sono un coglione, e la verità è che voi siete bravissime. Noi a due anni dalla formazione non ci sognavamo nemmeno di stare così sul palco. Io a due anni dalla formazione della band non ero in grado di fare le cose che fai tu.- Gerard era davvero sincero e pensava sul serio quelle cose.
-Sai che cosa mi chiedo...- fece Annie alzando la testa e guardando il soffitto sopra di sè. -Quante volte hai finto davanti a qualcuno? Quante volte hai finto di essere felice quando invece non lo eri, ma eri costretto a farlo per l'immagine? Quante volte ti sei reso disponibile ai fan quando invece non ti andava di fare niente e avevi una gran voglia di mandare tutti a quel paese? Quante volte? Non dirmi che non l'hai mai fatto perchè anche io l'ho fatto ...- Gerard rimase in silenzio -Ecco...Quello che mi chiedo è...perchè proprio con me non hai saputo fingere? Avresti potuto inventarti una cazzata qualsiasi, sfoderare il tuo sorriso più finto e mi avresti resa la ragazza più felice del mondo comunque...- Era l'alcool che parlava. Sicuramente ogni volta che Annie aveva immaginato di parlare con Gerard non avrebbe mai pensato di dirgli quelle cose. Il ragazzo d'altro canto continuò a stare in silenzio. In fondo Annie aveva ragione...e avrebbe dovuto rispondere e soprattutto, avrebbe dovuto dirle la verità. Proprio quando tentò di esprimere i suoi pensieri, Annie continuò.
-Sai...volevo diventare come te...- Gerard si girò a guardarla, lei aveva gli occhi chiusi ora. -Per me sei stato...una salvezza? Di meglio...sei stato una speranza...Un...eroe.-
Il battito cardiaco del ragazzo aumentò velocemente.
-Mi hai consolato, mi hai reso felice, mi hai fatto sognare. Sai cosa significa sognare, Gerard? Volevo diventare anche io come te, volevo diventare anche io per qualcun altro ciò che tu sei per me...E non so nemmeno come ce la sto facendo a dirti certe cose....-
Gerard riusciva a malapena a pensare...Un eroe.
-Sei...sei mai venuta a qualche nostro concerto?- chiese a fatica. Continuava a guardarla. Aveva un naso a dir poco perfetto.
Annie sorrise. -7 marzo di tre anni fa, il mio primo concerto in assoluto. Quarta fila- rispose.-E' stata la prima volta in tutta la mia vita in cui mi sono sentita davvero me stessa. Non credevo ai miei occhi...quella sera ho avuto la conferma che voi esistevate davvero...- e sorrise ripensando a quella lunga e bellissima giornata.
Gerard era in preda a qualcosa che nemmeno lui avrebbe saputo definire. Avrebbe voluto abbracciarla, avrebbe voluto dirle grazie o fare qualsiasi altra cosa per farle capire che era riconoscente verso di lei, ma non riuscì a fare nulla.
-Mi spiace...- riuscì a risponderle. -Davvero, mi spiace per quello che ti ho detto e che non sono riuscito a dirti. Ma sul serio...non era mia intenzione deluderti o farti stare male...- Annie ascoltava quella voce quasi estasiata. Era la stessa voce che aveva amato e che negli ultimi due giorni aveva quasi odiato.

Aveva "quasi" odiato, perchè lei non sarebbe mai riuscito ad odiarlo. Come si può odiare colui che ti ha aiutato di più al mondo ad andare avanti e a vivere?
-Credo che ti sto dicendo queste cose solo perchè mi gira la testa e perchè ascoltare la tua voce mi da' una sensazione che tu nemmeno immagini...ma una volta, avevo scritto anche una canzone su di te...di quanto mi sei stato vicino benchè fossi lontano, di quanto sei stato importante benchè tu non sapessi nemmeno della mia esistenza...-
-E' normale...- disse Gerard. -Insomma che colpa ne abbiamo? Sia io, che tu...Queste cose vanno così...- disse.
-Cos'è, stai cercando di dirmi che queste cose che ti sto dicendo le provano tutti i fan? Che non solo la sola ad idolatrarti?-
-No...non dicevo questo...- ma com'è che non riusciva a dire nulla di buono? O meglio a non farsi fraintendere?
-Tu non immagini nemmeno...- disse Annie. -Non immagini nemmeno quello che significhi, e l'effetto che mi fai...- Gerard la stava ascoltando in silenzio. -Io ho...avevo... un ragazzo uguale a te! Che ti assomiglia!- e pronunciò quelle parole come se anche lei stesse ammettendo quanto fosse assurda come cosa. -Ho nove piercing alle orecchie perchè tu sei nato il nove di aprile! Il mio codice pin è la tua data di nascita! -
Gerard spalancò gli occhi. Non era tanto per la data di nascita o i piercing...ma per il ragazzo.
-Uno che mi assomiglia?- fece lui quasi incredulo. -Beh, non mi assomiglia tanto se ti ha tradita. Io non tradirei mai una come te.- Ecco. L'aveva detto, ma probabilmente lei non avrebbe capito.
Annie sentì quelle parole di sfuggita, come se se le fosse inventate lei e non ci fece molto caso.
Gerard guardò l'orologio appeso al muro. Dio santo tra dieci minuti si sarebbe dovuto esibire!
-O cazzo!- fece lui.
Annie lo guardò. -Tra dieci minuti devo andare sul palco!- Si allontanò dal muro e cercò di alzarsi. -Annie. Senti, dammi venti minuti e poi torno qui.- Si mise di fronte a lei e le alzò il viso. La guardò negli occhi.
Per tutto il tempo che Annie ebbe piantati gli occhi di Gerard nei suoi, sembrò che la stanza avesse smesso di girare. Era a un palmo dal suo volto e lui non era mai stato così bello. Aveva una pelle che sembrava liscissima e quegli occhi...quegli occhi verdi non erano mai stati tanto verdi e luminosi. Erano pieni di vita. Come avrebbe potuto non aspettarlo? Come avrebbe potuto non aspettare il suo sogno quando lo aveva fatto per una vita intera? Gerard daltronde rimase quasi pietrificato dalla bellezza di Annie e li venne una voglia incontrollabile di accarezzarle le labbra rosee e carnose.
-Chiaro?- ripetè cercando una risposta positiva. -Promettimi che non andrai da nessuna parte e che quando torno ti ritrovo qui- disse guardando quegli occhi sfumati di marrone e di verde...erano cangianti.
-Secondo te...sogno per cinque anni interi di incontrarti e me ne vado quando invece tu mi chiedi di restare?-
Gerard sorrise. Il cuore di Annie, quel cuore a prova di proiettili era stato appena colpito da un proiettile a punta cava, quel genere di proiettili che ti ammazzano sul colpo.
Lui si accorse di come lei lo stesse guardando, di come lei stesse guardando il suo sorriso e di come i suoi occhi spenti un po' dalla malinconia, un po' dall'alcool si fossero riaccesi tutt'una volta. Tenendole sempre il viso tra le mani, lo avvicinò al suo volto e le diede un bacio in fronte per poi uscire dalla stessa porta da cui era entrato.
Quello era il vero Gerard Way. Quello era davvero il suo eroe.
Annie si toccò la fronte incredula. Sentì l'umido della dua saliva. Forse era tutto vero.

 

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Capitolo 7
*** Think happy thoughts ***


Annie non credeva a ciò che era appena successo, sentì la fronte bruciarle proprio sul punto in cui Gerard le ebbe dato quella specie di bacio.
Era successo veramente? Le sembrava di sì perchè prima aveva sentito l'umido della sua saliva in fronte e a meno che non l'avesse scambiata per sudore, sarebbe dovuto capitare davvero...
Cercò di alzarsi...In che stato si trovava? E poi come faceva lui a sapere che aveva bevuto un po'?
Si posizionò davanti al tipico specchio da camerino con le luci laterali e cercando di non cadere per il vorticare delle pareti attorno a lei, si diede una sistemata. Si bagnò un po' i polsi e si sciacquò il viso facendo un disastro con il suo trucco che si sciolse.
-Porca puttana- mugolò nella foga. Iniziò ad accanirsi contro i suoi occhi adoperando un asciugamano e uno struccante. I trucchi a quanto pareva non erano per niente waterproof.
Cercò qualcosa da mangiare. Non aveva mangiato nulla quella sera e per quel motivo stava male. Se avesse messo qualcosa nello stomaco di certo non avrebbe sofferto per quei tre Martini che aveva bevuto, e soprattutto non avrebbe detto quelle cose a Gerard.
Già...che gli aveva detto? Gli aveva parlato di Luis, del suo...codice pin. Gli aveva parlato di quel genere di cose che fa un pazzo stalker e che soprattutto non dovrebbero essere dette alla persona perseguitata. Lui inoltre aveva detto anche qualcosa su Luis...ma forse se l'era inventato lei, l'aveva solamente immaginato.
Gli aveva detto tutto quello che non avrebbe dovuto dirgli, e non gli aveva detto proprio quella cosa che invece aveva sempre desiderato dirgli da una vita. Forse un giorno, quando sarebbe stata più lucida, se l'avesse rincontrato magari gliel'avrebbe detta.
Da quanto tempo era via? Non sapeva definire quanti minuti erano passati e una parte di lei non si aspettava Gerard rientrare da quella porta.
D'altra parte Gerard la vide davanti allo specchio non appena abbassò la maniglia e aprì la porta. Quel vestito nero aderente e scollato le calzava a pennello e notò solo allora, in maniera molto accurata, quanto fossero belle e armoniche le sue curve.
Annie si girò piano, voleva evitare movimenti bruschi altrimenti il giramento di testa che le si era appena calmato sarebbe aumentato con più vigore di prima. Gerard notò che non era più truccata, che i suoi occhioni marroni e verdi non erano più cerchiati dal sexy ombretto nero, ma erano puliti e più luminosi che mai.
-Tornato- disse Gerard sorridendo. Fino ad un momento prima aveva pensato di non trovarla.
-Come è andata?- chiese Annie folgorata per la centesima volta dal suo sorriso.
-Benone!- rispose Gerard contento -Ray e Frank sono due pazzi-
-Non credevo tornassi- disse Annie guardando in basso.
-Ah, sono contento che tu mi faccia così bastardo! E perchè non avrei dovuto farlo?- Disse Gerard e si avvicinò a lei. Nel giro di venti minuti era cambiata. Aveva un visino troppo bello senza trucco.
-Secondo me è tutto frutto della mia immaginazione. Mi sarò addormentata rimanendo da sola in camerino e mi starò sognando tutto!-
-Non preoccuparti non stai sognando- continuò lui mettendosi davanti allo specchio assieme a lei.
-Tipico di un sogno che le persone che stai sognando ti ripetono che non stai sognando...Scusa il gioco di parole!- e gli sorrise. -Ahia!-

Un dolore acuto le aveva appena attraversato l'avambraccio destro.
-Visto?- Gerard le aveva dato un pizzicotto -Non ti sei svegliata! Vuol dire che eri già sveglia- e le fece l'occhiolino.
Annie sgranò gli occhi. Sembrava una bambina davanti alle caramelle. Quel pizzico le aveva fatto male...
Quando realizzò di trovarsi davvero di fronte a Gerard, il cuore le iniziò a volerle uscire dal petto. La gola le si seccò e malgrado le ginocchia le tremassero e la testa le girasse ancora un po', riuscì a stare in piedi.
-Allora, sono perdonato?- gli disse avvicinandosi ulteriormente. Gerard sentiva il respiro affannoso della ragazza...stava sbiancando...Ebbe una paura enorme che si stesse sentendo male. Il sorriso che aveva sul volto si tramutò in un'espressione di paura e di ansia.
-Annie? Ti senti male?- chiese. Le portò le mani sulle braccia per scuoterla un po'. Lei lo stava guardando con gli occhi persi nel suo viso.
-...No è che...- Abbozzò Annie come risposta -...sto metabolizzando il fatto che tu sia davvero qui davanti a me-
Gerard rise.
-Quindi avrai una crisi di panico ogni volta che ti starò vicino?- fece.

Azzardò ad accarezzarle il viso vellutato e liscio ed Annie si sentì morire. Gerard sentì come la ragazza sotto il suo tocco si fosse irriggidita e questa reazione gli piacque particolarmente.
Ma quale frongirl sfrontata che voleva fare la dura con gli anfibi e con il trucco...Quella che aveva davanti era la ragazza più vera e dolce di questo mondo.
-Probabile- rispose lei diventando rossa. Gerard decise di divertirsi un po'. Le portò una mano sulla fronte e le spostò i capelli. Come aveva immaginato erano morbidissimi. Sentì nuovamente Annie pietrificarsi sotto le sue mani.
-La smetti di cambiare i tuoi parametri fisiologici ogni volta che ti tocco?- disse sorridendo. Lei lo guardò ancora più rossa in volto e abbassando gli occhi, rispose -Non è colpa mia...- Cazzo, se ne era accorto.
Lui la guardò con occhi sorridenti -Beh, non è che sono io! Io ti sfioro e tu ti mummifichi! Non mordo!-
-Eh...lo so che non mordi...- disse Annie cercando di riprendersi un po'. Ma quant'era buono da uno a dieci il suo profumo? Duemila sicuramente.
-Non mi hai risposto...- continuò Gerard. Cercò i suoi occhi.
"Eh però Gerard se fai così è normale che mi pietrifico" pensò Annie vedendo come il ragazzo dei suoi sogni si era atteggiato davanti a lei.
-A cosa?- disse lei cercando di riprendersi.
-Sono perdonato?- domandò con una voce strepitosa e con uno sguardo che avrebbe fatto sciogliere anche un iceberg in Siberia.
-Come minimo devi farmi un autografo!- cercò di sdrammatizzare lei. Non voleva far capire a Gerard come lui le facesse totalmente annullare la personalità e la lucidità.
-Così poco? E io che credevo che per farmi perdonare avrei dovuto fare chissà che! Una misera firma!- ribattè sorridendole. Ci stava prendendo gusto a tirarsela un po'.
-Beh, anche la firma di Obama è una misera firma però vale l'entrata in guerra dell'America...- Che cazzo gli aveva appena detto? Era rimasta folgorata dall'ultimo sorriso ecco perchè aveva detto quella cazzata.
-Ohoh! Touchè- fece Gerard. Lei sorrise...Quelle labbra rosee erano così in armonia con quel viso... -Vuol dire che sono importante quanto il presidente degli Stati uniti?- azzardò lui. Tanto ormai l'aveva capito che lui le piaceva.
-Non mi ricordo bene cosa ti ho detto prima, ma mi sembra che tu abbia capito il concetto- fece Annie. Si allontanò da lui e a Gerard venne a mancare quel profumo che gli inebriava le narici.
Annie d'altra parte non voleva essere molto esplicita, aveva paura di non essere presa sul serio e di apparire una ragazzina di tredici anni.
Gerard voleva disperatamente tornare vicino a lei, il suo corpo oltre che emanare profumo emanava calore e...vita?
La osservò girarsi e andare a cercare non sapeva quale cosa. Le sue spalle nude erano terribilmente attraenti.
Annie non si era allontanata per cercare qualcosa in particolare. Gerard la stava travolgendo e lei non riusciva più a mantenere un contatto lucido con lui. Per evitare di passare per scema si levò i bracciali che mise nella borsa appesa alla parete.
-Mi davano fastidio- disse quando vide che Gerard aveva seguito tutti i suoi movimenti.
-Sul serio...- disse lui -Voglio farmi perdonare come si deve...- Quella era solo una scusa. Voleva rivederla. Voleva rivedere quella ragazza così impacciata davanti a lui ma che sul palco era una forza della natura.
-Magari insieme all'autografo potremmo farci anche una foto da appendere affianco ai miei poster...- Era molto vaga, e Gerard notò che lei non lo stava più guardando, aveva sempre gli occhi diretti verso qualche parte...Gli sembrava che avesse cambiato comportamento. Aveva quasi paura di guardarlo. Perchè? Eppure l'aveva fatto fino a quel momento...
-Quando partite?- chiese lui.
-Ci fermiamo qui per una settimana- gli rispose. Alzò finalmente il viso. Le sue mani erano sui fianchi.
-Domani caffè?- chiese. Sperava in un sì.
-Beh, non è che un caffè valga molto di più di una firma- fece lei abbozzando un sorriso. Certo che voleva un caffè, o meglio certo che voleva andare a prendere un caffè con Gerard Way.
Il ragazzo sorrise. Voleva sentirsi dire proprio quella cosa. Un caffè non sarebbe bastato.
-Infatti! Per come mi hai cantato sul palco "The right side of the bed" non credo proprio che un caffè basterebbe! Pranzo?- domandò. Dirle una cosa del genere era alquanto azzardato, ma era l'unico modo che a Gerard venne in mente per farle notare che si era accorto delle sue movenze sul palco.
Annie rimase allibita e pietrificata.

"Oh miseriaccia! Se n'è accorto" pensò.

Allora che ci pensava bene però non è che lei volesse essere molto implicita. Cioè l'aveva fatto a posta a cantare la canzone in quel modo, a cercarlo con lo sguardo tra la folla...Alla fine però c'era da ammettere che il suo comportamento aveva riscosso successo. Se Gerard si trovava lì in quel momento, probabilmente era proprio per come lei aveva cantato sul palco.
Dopo questi fugaci pensieri la ragazza guardò da un'altra parte. Non voleva fargli capire di essere stata beccata in pieno -Evito di pranzare fuori- disse un po' brusca.
-...Perchè?- Gerard la stava guardando divertito e affascinato dal suo comportamento. Le aveva mandato una frecciatina che a quanto pare l'aveva colpita.
-Complessi e diete- commentò a bassa voce.
Gerard continuò a guardarla, questa volta in maniera perplessa. Quali complessi avrebbe dovuto avere lei?
-Complessi?- ripetè lui in cerca di una spiegazione.
Che cogliona. Ma com'è che gli aveva risposto così? Cioè... non solo gli aveva svelato le smanie ossessive nei suoi confronti, non solo Gerard aveva anche capito che la sua rabbia sul palco era rivolta proprio a lui, e ora lei gli aveva anche detto di essere complessata per il suo fisico.
-Mmm...già- tagliò corto Annie. Gerard continuò a guardarla. Non sapeva se chiederle a quali complessi lei si stesse riferendo o se fosse stato meglio tacere...Forse lei si accorse di come la stava guardando...Guardare era alquanto riduttivo perchè la stava letteralmente squadrando, ed era sempre più voglioso di scoprire quel corpo.

Annie si grattò la testa e poi, mettendosi le mani davanti e iniziando a scaricare il nervosismo o forse l'emozione di stare lì davanti a lui, iniziò a grattarsi un braccio.
-Ok, allora visto che nulla sembra soddisfarti, appena mi viene in mente qualcosa ti chiamo e la facciamo.- disse Gerard abbandonando l'idea di chiederle nel dettaglio a cosa si stesse riferendo, inoltre quella era l'idea più geniale che ebbe per cercare di strapparle il numero di cellulare...
-Vedi che non devi sentirti in debito con me...Cioè non mi è dovuto niente. Non devi per forza fare qualcosa solo perchè hai scoperto che posso entrare nella classifica dei dieci fan più ossessionati di tutti i tempi...- disse Annie. Non voleva che Gerard stesse facendo ciò solo per farla contenta e togliersela davanti.
-Ma quali fan più ossessionati! E poi mi farebbe molto piacere conoscerti più a fondo!- disse Gerard d'istinto.
Annie tacque.

Forse era sincero.
-Ok- gli rispose facendo spallucce.
-Ehm...devi darmi però il numero di cellulare...- fece Gerard imbarazzato. Lei glielo scrisse su un pezzo di carta. Le tremavano le mani. Stava scrivendo il suo numero di cellulare su un foglio da dare a Gerard Way....Wow.
-Mmm...allora domani tieniti pronta.- fece lui prendendosi il foglietto. Le sfiorò una mano...
-Ma fai sul serio?- chiese lei vedendo quanto Gerard fosse contento.
-Certo! Ti chiamo, mi dici dove sei e vediamo un po' cosa fare per le strade di Los Angeles!- rispose entusiasta.
Ad Annie sembrò di sentire le campane.
-Comunque, forse è meglio tornare nella sala...- aggiunse Gerard -Si potrebbero insospettire!- disse malizioso.
-Io direi che più che altro ci lincerebbero se siamo stati premiati e non eravamo tutti a ritirare il premio- rispose la ragazza, non capendo la frase precedente di Gerard.
-Ahah, beh, non credo che avrebbero problemi. Frank non vede l'ora di spodestarmi e credo che Cher sia molto brava a prendere in mano qualsiasi tipo di situazione!.-
-...Già...- fece Annie. Guardò incuriosita Gerard come a volergli domandare che cazzo ne sapeva lui di Cher e della sua faccia tosta...
Gerard capendo i suoi pensieri le sorrise. -Andiamo?- Aggiunse.
-Sì.- disse Annie quasi a malincuore. Per quanto le era difficile stargli vicino non avrebbe voluto allontanarsi da lui. L'unico pensiero che la rincuorò fu quello che forse il giorno dopo l'avrebbe rivisto.
-Ah, Gerard...- Quel nome le rimbombò nella testa.
-Dimmi...- fece lui girandosi verso di lei che ormai si stava incamminando.
Annie avrebbe tanto voluto dirgli una cosa che stava aspettando di dirgli da tanto tempo.
-Mmm...no niente...-
Non era ancora il momento.

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Capitolo 8
*** I'll kiss your lips again ***


-Ci vediamo più tardi- disse Annie atona a Liz. Mise il cappello nero, gli occhiali da sole e le cuffie, e si lasciò la stanza d'albergo alle spalle .

Attraversò il grande atrio dell'hotel, oltrepassò la reception e si incamminò per raggiungere Starbucks, luogo dell'appuntamento.

Piatta e senza pensieri guardava le persone attorno a lei e ogni tanto menava un'occhiatina alle macchine in strada che non facevano altro che suonare dato il grande traffico.
La musica che aveva nelle orecchie non la sfiorava minimamente, serviva solo a lasciare fuori tutto il rumore che la circondava e a non farle sentire il silenzio che aveva dentro.
Camminò per una decina di minuti e raggiunse la nota catena di bar americani. Spiò dentro le vetrine e non notò nessuno di familiare, evidentemente non era ancora arrivato.

Il suo sguardo si soffermò su una panchina verde proprio di fronte al negozio, una panchina verde senza che nessuno ci fosse seduto sopra. Decise di aspettare lì.

Non era per niente eccitata per quell'incontro, forse perchè avrebbe voluto averlo con un'altra persona. Spense il suo Ipod.

Quella musica in quel momento non serviva...anzi complicava ancora di più le cose...
Mentre stava mettendo l'apparecchio nella borsa, una voce a lei familiare la distrasse. Una voce che la riportò nel mondo normale e che le fece ricordare quanto quella cosa che stesse facendo in quel momento non era quella che avrebbe voluto e che si era immaginata.
-Ehilà, cantante! Sei quasi irriconoscibile con questi occhialoni e con questo cappello.- disse il ragazzo di fronte a lei.

-Beh, anche tu sei quasi irriconoscibile...Ian- rispose Annie che si alzò. Il ragazzo castano e con gli occhi di ghiaccio di fronte a lei, la prese per i fianchi e le diede due baci sulla guancia.
-E già...purtroppo se qui mi riconoscono puoi dire addio al nostro appuntamento!- fece l'attore da dietro i suoi Ray Ban.

-Potremmo andare in un posto meno frequentato...Starbucks non credo sia il caso...- propose Annie venendo incontro alle esigenze del ragazzo. Non era molto simpatico essere sempre circondato da persone che ti fanno foto e ti chiedono autografi.
-No, un mio amico lavora là e ci mettiamo in una saletta privata, tranquilla non ci disturberà nessuno.- fece lui sorridendole.

-Ok- annuì la ragazza.

Ian ed Annie si incamminarono e cercando di non essere investiti dai taxi impazziti arrivarono quasi salvi da Starbucks.

Annie procedeva lenta dietro il ragazzo e lo stava osservando attentamente, era in cerca di particolari da mettere a confronto con quelli di un'altra persona. Di una persona che non si poteva paragonare ad altre perchè le aveva stravolto completamente la vita, sia positivamente che negativamente.

Il suo giubbotto di pelle, sì, gli dava un'aria rock e decisamente sexy, anche i jeans erano sexy, i suoi Ray Ban erano sexy e forse anche la sua voce avrebbe dovuto essere sexy, ma purtroppo non lo erano abbastanza. Niente era abbastanza. Ian in quel momento e anche nell'immediato futuro non sarebbe stato abbastanza, perchè lei avrebbe voluto in quel momento stare a seguire Gerard Way, non Ian Somerhalder che aveva solo intenzione di portarsela a letto.

-Che hai?- chiese lui voltandosi e aspettandola. Le mise un braccio intorno alla vita.
-No, niente- mentì la ragazza.

-Sicura? Sembri...spenta.- disse lui. Ed era vero. Era spenta. Dentro di lei da tre giorni c'era il buio, e il buio è ancora più buio non appena spegni la luce. E la luce si era appena spenta.
-Sì...forse è un po' di stanchezza...Sai sono stati tre giorni abbastanza intensi.-
-Già, posso immaginare.- Ian avvicinò il viso al suo. Le alzò il mento. Cercò di darle un bacio sulle labbra ma Annie si ritrasse.

-Che c'è?- fece lui guardandola. Anche se i suoi occhi non si vedevano perchè gli occhiali a specchio non lo permettevano, sicuramente la stavano guardando incuriositi.
-...E' che qui...per strada...- si inventò Annie -...E se ci vedesse qualcuno?- La verità era che aveva paura di baciarlo. E non aveva voglia di farlo.

-Mmm...hai ragione. Ci conviene entrare...- e Ian sorrise. E il suo sorriso le tolse quasi il respiro, perchè era vero. In quel momento lui non era più abbastanza ma era comunque qualcosa. Lei per lui era comunque qualcosa. Almeno lui l'aveva chiamata, si era ricordata di lei e non l'aveva presa in giro.

Ian si accorse dell'espressione abindolata della ragazza e le tirò un pizzicotto sulla guancia facendole segno di entrare.

Un ragazzo li accolse all'ingresso, probabilmente l'amico di cui parlava Ian, perchè fu lui a mostrare dove fosse la stanza appartata.

Si ritrovarono in una saletta con divanetti in pelle che Annie non si sarebbe mai aspettata di trovare in uno Starbucks...Ma quella era Los Angeles, la città degli angeli, la città di Hollywood e della musica, ci si poteva aspettare di tutto.

Si sedettero e Ian fu molto gentile ed educato, si mise davanti a lei e togliendosi gli occhiali, le mostrò quegli occhi celesti così profondi, così freddi come il ghiaccio che lei si perse dentro di essi.

-Qui ti va bene?- disse lui avvicinando il viso al suo. Il suo dopobarba aveva un buon profumo...
-Mmm sì...- rispose lei a bassa voce sporgendosi un po' da sulla sedia.

Ian le passò una mano sul viso e poi con l'indice seguì il disegno delle sue labbra...Le voleva assaggiare, voleva provare la loro morbidezza. Con un gesto molto veloce prese il viso della ragazza e prepotente iniziò ad aprirle la bocca con la lingua in cerca di quel calore e di quella mordidezza che quelle labbra di fronte a lui emanavano.

All'inizio la ragazza fece un po' di resistenza, poi presa fino all'anima dal solletico che la lingua di Ian le stava procurando nella bocca, si lasciò andare mandando a quel paese tutto quello che aveva vissuto in quegli ultimi giorni.

Furono interrotti dal ragazzo delle ordinazioni.

-Che vi porto?- disse da dietro il suo taccuino. Portava un cappellino firmato Starbucks e non avrebbe avuto più di diciannove anni.

-Io vorrei un caffè...- rispose Ian che non riusciva a staccare gli occhi dalle labbra di Annie. Ne avrebbe voluto ancora. Perchè quelli delle ordinazioni dovevano sempre interrompere tutto?
-Io un caffè latte...Con non molto latte...- disse Annie messa un po' in soggezione dalla sguardo di Ian.

-Ehi ma tu sei la cantante delle Helenas?- chiese il ragazzo guardandola con un grande sorriso.
-Ehm...Sì- fece lei sorridendogli. Il ragazzo la guardò per qualche secondo senza dire niente...poi parlò.

-Sono venuto al Globe l'altra sera! E' stato grandioso!- Era quasi felice.

-Grazie!- disse Annie, contenta di aver regalato una bella serata a qualcuno. -Allora ti è piaciuto?- chiese facendogli il più bello dei sorrisi.

-Ma certo! Era da più di un anno che aspettavo questo concerto! Mio padre non voleva mandarmici prima dell'anno scorso perchè diceva che ero troppo piccolo!- commentò il ragazzo.

-Ahah, beh, queste cose sono tipiche dei genitori! Anche io sono andata al mio primo concerto tre anni fa...- rispose lei. Una malinconia immensa le prese il cuore. Il suo primo concerto...Gerard...
-Posso...posso...chiederti un autografo?- fece lui timidamente.

-Ma certo!- disse lei nascondendo quella tristezza. Era così facile fingere...Prese la stessa penna del ragazzo e fece la sua firma stilizzata su quel taccuino. Lo guardò con un gran sorriso, lo stesso che gli aveva sfoderato prima. Le faceva sempre piacere rendere contento qualcuno.
-I vostri caffè arrivano!- fece il ragazzo, Bill, felice come una pasqua. Annie lo guardò allontanarsi che fischiettava e saltellava. Le sue labbra si incurvarono in un leggero sorriso.

-Sei fantastica- disse Ian appoggiando la testa sulla mano.

-Cosa?- fece Annie un po' stralunata.

-Sei fantastica...- ripetè Ian guardandola. Annie arrossì e guardò in basso.

Lui le prese la mano e un brivido l'attraversò. Era facile stargli vicino...

Il pomeriggio passò così.

Si fecero portare il conto e poi iniziarono ad avviarsi. Il cielo era di quella tonalità di celeste che precede il blu, e quel colore del cielo ad Annie piaceva molto, tanto che la rasserenava ogni volta che lo guardava.

Si chiusero la porta dello Starbucks alle spalle e si intrattennero per salutarsi davanti all'entrata. Era stato un pomeriggio normale...e per lo meno Annie si era distratta un po' da i suoi pensieri.

Iniziarono una conversazione che riguardava le riprese del telefilm in cui Ian era il protagonista e lui stava spiegando quanto fosse antipatico perdere tre ore al giorno per farsi truccare da vampiro.

-Annie!-

Una voce alle spalle della ragazza...Era una voce conosciuta. Era una voce...di quelle che ti rimangono dentro.

La ragazza aveva riconosciuto quel timbro e non avrebbe voluto girarsi, ma la voce non proveniva da dietro. Le era di fronte.

Gerard aveva il fiatone quasi come avesse corso, portava anche lui un cappellino nero che gli faceva uscire dei ciuiffetti di capelli. I suoi occhi verdi...Annie non disse nulla, non riuscì a dire nulla.

In quei due giorni avrebbe voluto ammazzarlo, picchiarlo a sangue...ma quando lui le si trovò di fronte...Perchè la sua personalità si doveva annullare ogni fottutissima volta di fronte a quella di Gerard?

-Annie, Dio scusa, sono un deficiente. Ho perso il tuo numero, mi sarà caduto...- era quasi disperato, ed era vero. In que due giorni Gerard si era comportato come un pazzo, alla ricerca di quel foglietto di carta cadutogli chissà dove dalla tasca.
Annie lo guardava in silenzio. Possibile che lui le doveva sempre rovinare tutto?
Ian fece un colpetto di tosse che fece girare Gerard il quale si accorse di lui. Il cantante d'altra parte lo riconobbe. Era quella testa di cazzo che aveva visto ai Grammy.
-Scusa- fece lui. Un'improvvisa gelosia gli salì...Eh, così erano usciti insieme. Ma d'altronde Annie, faceva bene. Lui era un coglione che aveva perso il suo numero di cellulare e lei aveva fatto bene ad uscire. Lui però non l'aveva fatto a posta, avrebbe voluto con tutto se stesso trascorrere del tempo con lei.

La situazione divenne abbastanza imbarazzante. Il silenzio calò e gli sguardi dei tre ragazzi non facevano altro che incrociarsi.

Gerard stava pregando Annie con lo sguardo di perdonarlo. Quanto meno le stava scongiurando di sentire cosa avesse da dire. Non era stata colpa sua.

-Ho bisogno di parlarti- sbottò alla fine.

Il pensiero che fra quei due ci fosse qualcosa o che ci potesse essere qualcosa in futuro gli fece prendere coraggio.

-Io non avrei niente da dire- disse Annie girando la testa dall'altra parte. Se non l'avesse fatto quelle luci verdi che aveva di fronte l'avrebbero convinta e sedotta.

-Perfavore...- Gerard le prese un braccio. Annie si sentì attraversare da una scossa.

Fu costretta a guardarlo.

Sospirò.
-Ora non posso...- fece lei e guardò Ian che assisteva alla scena confuso riguardo quello che stava succedendo. Non poteva lasciare su due piedi così quel ragazzo che le aveva fatto passare un bel pomeriggio. Nemmeno se quello che aveva di fronte era Gerard Way.
-No, fai pure.- disse Ian a sorpresa. -Stavo giusto andando via. Stasera devo partecipare ad un evento e forse è meglio andare...-

Si girò verso Annie e le mise una mano sul fianco. Gli occhi di Gerard caddero su di essa.
-Sei sicuro? Vedi che...- cercò di dire Annie.

La ragazza non lo guardava, aveva gli occhi bassi e forse era imbarazzata. E Gerard lo percepì.
-Sì. Ci vediamo domani.- fece e le regalò un gran bel sorriso.

Secondo il cantate quello doveva essere soltanto uno stronzo...Un bello stronzo.
-Ok- Le labbra di Annie si ritrovarono inaspettatamente attaccate a quelle di Ian.

L'aveva baciata, davanti a Gerard.

Ian si staccò e salutò il ragazzo.

Gerard rimase pietrificato.

Iniziò a respiare veloce. Annie...l'aveva baciata.

Stavano insieme? Forse erano solo amici...Ma...l'aveva baciata. Quelle labbra...
-...Ciao...eh...- iniziò a dire l'attore.

-Gerard...- fece lui cercando di non risultare scazzato.

-Ciao Gerard...- ripetè Ian e gli porse una mano che Gerard avrebbe tanto voluto stritolare, ma che si limitò semplicemente a stringere.

Avrebbe voluto prenderlo a pugni. Gli sembrava di vedere del lucido sulle sue labbra.

Su quelle labbra aveva Annie...e lui non ce l'aveva...

Il ragazzo si allontanò lasciando quei due cantanti lì, su quel marciapiede di fronte a Starbucks.
Gerard si assicurò che Ian fosse lontano abbastanza prima di parlare con Annie. Quando lo vide svoltare e sparire si fece coraggio.

-Devi scusarmi...No aspetta, ascoltami.- Le prese di nuovo un braccio.

Non poteva comportarsi così ogni volta.

-Ho perso il tuo numero, credimi. Ti giuro. Ero disperato, non sapevo come mettermi in contatto con te e sapevo che se non l'avessi fatto, tu saresti stata male. Ti prego, credimi-
Disse tutto questo d'un fiato con la paura che Annie girasse i tacchi e se ne andasse da un momento all'altro.

La ragazza ascoltò tutto ciò che Gerard ebbe da dirle, poco tra l'altro...ma ascoltò.

Rimase muta e immobile.

Ok, non era stata colpa sua, come non lo era stata quando l'aveva fatta rimanere di merda, ma intanto lei stava male, era stata male e l'aveva maledetto per al meno mille volte al giorno. Cercò di evitare i suoi occhi.

-Ti prego dimmi qualcosa. Farò tutto quello che è in mio possesso per farmi perdonare.- Lui la stava quasi pregando. Ma perchè poi? Non aveva nessun accordo nè nessun dovere con lei. Ma lo stava facendo. Lo stava facendo perchè si era accorto che non avrebbe voluto ferirla ulteriormente e che lui voleva stare con lei. Voleva stare con lei per una serie di cose stupide e non. Adorava il suo profumo, gli piaceva come cantava sul palco, gli piaceva la sua musica e adorava le sue reazioni quando lui era vicino a lei...e lei gli piaceva. Alla fine l'aveva capito e l'aveva ammesso. L'aveva ammesso anche a Frank che l'aveva capito per primo che quella ragazza gli piaceva da morire.

Una rabbia crebbe nella ragazza...

-Cosa dovrei dirti, Gerard? Hai fatto tutto tu. Tu hai voluto il mio numero, tu mi avresti chiamata, tu ti volevi sdebitare. Hai voluto tutto tu. Io nemmeno volevo venirci con te perchè sapevo che se l'avessi fatto, mi sarei fatta prendere ancora di più da te, e che se fosse andato male qualcosa ci sarei stata malissimo. Io non volevo che noi due avessimo un legame perchè sapevo che altrimenti non sarei andata più avanti perchè mi avrebbe inesorabilmente segnato.-

Gerard le si avvicinò.

Non gli interessava se lei non voleva nessun legame con lui.

-Era meglio quando mi guardavi dai poster e non dicevi nulla- disse arrabbiata. Chissene fregava se stata usando quel tono incazzoso proprio con lui. Era stufa, era stufa e stanca delle sue prese in giro e delle sue promesse insensate.

Lui fece un altro passo. Di Ian non gli fregava niente. E la ragazza era così presa dalla foga delle sue parole che nemmeno si era accorta che lui le si era fatto più vicino.

-O quando ascoltavo le tue interviste e dicevi solo cose carine.-

Si avvicinò di più. Era ancora più bella quando si arrabbiava.

-Sai quanto sia deprimente consolarsi ascoltando le tue canzoni quando quello che mi fa stare male sei tu? O quand..-

Annie non fece in tempo a finire la frase. Si sentì delle mani lisce sul viso e delle labbra morbide pressate contro le sue. Erano altre labbra, non come quelle di Ian, erano decisamente altre labbra...

Quando capì che cosa Gerard avesse appena fatto lo allontanò. Lo voleva fulminare con lo sguardo.
Le sue labbra però bruciavano, erano calde ed erano bagnate dalla sua saliva. Le venne il fiatone quando realizzò cosa fosse accaduto.

Gerard la guardò. Non si era pentito minimamente di ciò che aveva appena fatto e non gli interessava che cosa lei avrebbe detto. Perchè ne voleva ancora, e questa volta seriamente. Doveva baciare quelle labbra di nuovo.

Le guance della ragazza erano infuocate, sembrava una bambolina.

Annie lo guardò. Guardò quel viso, quelle labbra...Era bellissimo. Si scordò tutto quello che era successo in due giorni, il dolore, i pianti, la rabbia. Le mancarono quelle labbra. Si avvicinò quel poco che bastava a ritornare vicini. Lo prese per il giubbotto di pelle e lo baciò. Questa volta era Gerard che non se l'aspettava ma non esitò nemmeno per un secondo. La strinse a sè mentre le loro lingue si intrecciavano, mentre lui le accarezzava le labbra con le sue.

Il cuore di Annie voleva esploderle nel petto. Stava battendo fino a farle male. Il profumo di Gerard la confuse.

Abbandonarono qualsiasi pensiero, c'era silenzio attorno a loro con un sottofondo di tamburi...i loro cuori.

Quando entrambi non riuscirono più a respirare, si staccarono.

Gerard la guardava. Aveva davanti a lui la più bella creatura che avesse mai incontrato.

Le sue labbra rosse...erano bellissime e perfino buonissime da assaporare.

Annie non riusciva ad emettere suono e non disse nulla. Gerard forse capì. Fece qualcosa di strano, qualcosa che valse molto di più di quel bellissimo bacio che si erano appena scambiati.
Prese la mano della ragazza e spostando il giubbotto di pelle, posizionò quella mano sul suo petto, sopra il suo cuore.

Annie rabbrividì. Rabbrividì perchè il cuore di Gerard stava letteralmente martellando nel petto, come se stesse per esplodere. Lui guardandola e stringendo quella mano così liscia e calda le sorrise.

Le sorrise e la strinse a sè abbraciandola come non aveva mai fatto con nessuna.
La strinse a sè, illuminato dall'insegna di quello Starbucks di una Los Angeles che da quel momento in poi avrebbe significato qualcos'altro per Annie.


 

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Capitolo 9
*** Love song ***


Gerard allontanò il viso dal suo. La guardò negli occhi, occhi che non erano mai stati così luminosi. Erano incredulì sì, anche le sue labbra erano incredule di ciò che avevano appena fatto, erano incredule per le labbra che avevano appena baciato, e quelle labbra rosee e carnose non si erano mai sentite così calde, così brucianti.

Gerard le fece un sorriso.

Annie raccolse le idee, era un po' sconvolta o forse era più estasiata da ciò che era appena successo: aveva baciato Gerard. Portò le braccia al petto e le incrociò. Il suo sguardo era fisso sulle converse di pelle del ragazzo.

-Come mi hai trovato?- riuscì a dire dopo aver deglutito un centinaio di volte.
Il ragazzo la guardò. Le guance infuocate di Annie erano bellissime, la facevano sembrare una bambolina di porcellana. Pensò qualche secondo prima di rispondere. Se le avesse detto la verità si sarebbe totalmente e completamente scoperto e lei avrebbe sicuramente capito. Quella ragazza, lì, davanti a lui però era stata sempre estremamente sincera. Anche quando avrebbe voluto tenergli nascosto quialcosa c'era sempre qualche dettaglio, qualche gesto che la tradiva e che la costringeva a dirgli la verità. Lei infatti gli aveva detto tutta la verità, proprio tutta. Gli aveva detto della somiglianza del suo ragazzo, del suo codice pin, della canzone...Insomma gliel'aveva fatto capire quanto lei ci tenesse a lui, quindi perchè lui non avrebbe dovuto essere sincero?

-Allora...è un po' lunga la cosa.- iniziò Gerard. Notò che ora lei lo stava guardando e non avrebbe saputo dire quale espressione avesse assunto il suo viso. Forse era un po' imbarazzata o era ancora un po' frastornata per il momento tenero di prima.
-Sono tutta orecchi. Stasera non suono da nessuna parte, quindi...- fece lei con molta fatica. Wow, la cosa era un po' lunga... Chissà come si sarebbe giustificato questa volta.
-Dunque...Dopo i Grammy mi sono accorto di non avere più il tuo numero...Pensavo all'inizio che l'avesse preso Frank quindi mi sono incazzato a morte con lui perchè credevo fosse uno scherzo...- si portò i capelli all'indietro. Annie per un attimo si sentì mancare. Era una specie di miraggio davanti ai suoi occhi. E pensare che qualche attimo prima aveva avuto anche il coraggio di baciarlo...Gerard aveva continuato il discorso ma lei non aveva sentito molto perchè era troppo impegnata a guardare il suo volto magnifico anche se ad illuminarlo era una misera luce di Starbucks. -...quando ho realizzato che Frank davvero non aveva preso il pezzetto di carta sono andato in panico. Ti giuro...ero un cocainomane alla ricerca della droga. Volevo trovarlo a tutti i costi perchè non avrei voluto deluderti ancora, non me lo sarei mai perdonato- e il ragazzo le fece un sorriso.

La sua interlocutrice lo ascoltava ad intermittenza. Si perdeva completamente nella sua voce e alcune volte si abbindolava a guardare quelle labbra e quella lingua che si muovevano. -Ho costretto Bryan a scoprire in che albergo alloggiavate. L'ho saputo due ore fa. Mi sono precipitato nella reception e dopo un calvario di mezz'ora hanno voluto dirmi la camera. Mi avevano scambiato per qualche maniaco!- e rise al pensare a quella scena buffa quanto assurda. -Poi sono salito a trovarti in camera. Mi ha aperto Cher che mi ha fatto letteralmente la paternale! Mi ha detto che eri qui, con Ian e...- arrossì un po' -mi sono catapultato-.
-Oh- disse Annie. -Tutto questo per non deludermi?- chiese. Certe volte quel ragazzo la sorprendeva. Forse era davvero sincero quando le diceva che voleva davvero passare del tempo con lei o cose del genere. Un cantante non fa queste cose per un fan qualsiasi...
-Già. Te l'ho detto. Non voglio che tu stia male a causa mia. Assolutamente.- replicò Gerard deciso.
Ci fu qualche secondo di silenzio. Annie metabolizzò. Avrebbe voluto dirgli tante cose in quel momento, avrebbe voluto ringraziarlo, ringraziarlo per quello che aveva fatto, ringraziarlo per tutto quello che aveva fatto inconsapevolmente. L'aveva aiutata in senso lato nella vita e lei avrebbe voluto dirgli grazie...ma l'unica cosa che riuscì a fare fu scusarsi.
-Scusa- mugolò con lo sguardo basso e le mani che non la smettevano di stare ferme.
Gerard aggrottò la fronte. -Perchè?-

-Per..per...sai...il bacio di prima- Il ragazzo sgranò gli occhi.

-Il bacio?! Ma stai scherzando?- La guardò incredulo. Perchè si stava scusando?
-...Perchè insomma...ho reagito d'istinto...non so nemmeno se sei...- azzardò a dire lei. E pensare che avrebbe voluto chiedergli scusa per aver dubitato di lui e per averlo letteralmente odiato negli ultimi giorni.

-No- fece Gerard capendo quale sarebbe stata la sua domanda. -E poi io ti ho baciato per prima.- disse sincero e un po' malizioso allo stesso tempo.

Era vero. Era stato lui a risvegliare in lei qualcosa. Se non le avesse fatto assaggiare quelle labbra lei non si sarebbe mai permessa.

La ragazza tacque. Aveva la testa ancora girata. Ma perchè diavolo non voleva guardarlo? Gerard desiderava guardarla negli occhi, penetrarla con le sue iridi verdi.

Doveva dirle qualcosa d'effetto, qualcosa che l'avrebe fatta girare e avrebbe innescato in lei lo stesso desiderio di prima.

-E' stato il più bel bacio che io abbia mai dato.- sbottò.

Annie sgranò gli occhi. Lo guardò. Era rosso ed era bellissimo. Era stato anche il suo...Non per qualche ragione ben precisa ma perchè lei sapeva di aver baciato la persona più straordinaria della sua vita. Dopo tutto Starbucks non era un gran che come luogo, e baciarsi per strada davanti a tutti quelli che ti passavano vicino non era certo romantico, ma era stato speciale, impulsivo...forse troppo impulsivo, ma speciale.

La ragazza iniziò a tremare, a tremare per l'emozione. Si stava sentendo come quando l'aveva visto la prima volta sul palco...Quando le ginocchia le tremavano e il fiatone le riempiva i polmoni. Voleva dire qualcosa.

Gerard sorrise. Amava troppo la naturalezza e l'imbarazzo di Annie, la rendeva speciale, vera...la rendeva una ragazza da proteggere. Forse sul palco era così aggressiva perchè nella vita reale non riusciva ad esserlo...con lui non riusciva ad esserlo. Si rese conto che le avrebbe potuto fare di tutto e lei per lui ci sarebbe sempre stata. Era assurdo quanto quella ragazza, quella donna...fosse succube di lui.

Si avvicinò a lei di nuovo. La prese per mano. Le portò una mano dietro la schiena e l'avvicinò al suo busto.

Annie era totalmente nelle mani di Gerard, non resistette, non voleva resistere. Quella mano sulla schiena non doveva essere spostata per nessuna ragione al mondo.
-Non volevo farti ammutolire- sussurrò Gerard quando fu abbastanza vicino da farsi sentire. La stava guardando come se fosse un gelato da gustare in piena estate, quando ci sono quaranta gradi all'ombra.

Annie era letteralmente persa nei suoi occhi verdi. Riusciva solo a schiudere e a richiudere le labbra senza emettere alcun verso, alcun suono. Sentiva il respiro di Gerard sulla pelle e inspirava per portare dentro di sè la maggior quantità di profumo del ragazzo.
Gerard ci mise un'eternità a baciarla, ma quando sentì le sue labbra fu preso da un fuoco che non ardeva in quel modo da tanti anni. Il rumore di quel bacio lo spingeva a non fermarsi mai, a volerne sempre di più. Sentiva sotto le sue mani il viso della ragazza cedere e sentiva come tutto il suo corpo si stesse abbandonando al suo.

Annie gli portò le mani dietro al collo e si alzò sulle punte. Gerard l'abbracciò ancora di più e sentì come lo estasiasse e come lo eccitasse il contatto del petto della ragazza con il suo.
Le portò le mani su i fianchi.

-Scusami- disse lui questa volta.

Annie lo guardò un po' confusa, perchè ora si stava scusando lui?

-Sono una gran testa di cazzo- aggiunse ridendo -Se da quando ci siamo conosciuti ti ho fatto soffrire ti chiedo umilmente scusa...- ripetè questa volta serio.

-Diciamo che sei una testa di cazzo irresistibile...-rispose Annie sorridendo. Gli aveva appena detto che lui era irresistibile e non si era nemmeno sforzata, le era venuto naturale...
Gerard sorrise quasi contento. Irresistibile...

-...E sai farti perdonare bene...- aggiunse lei. Se la rabbia e il dolore di quei giorni l'avevano portata a quello che era appena successo, avrebbe anche voluto soffrire le pene dell'inferno.
Gerard le baciò castamente le labbra, di nuovo e di nuovo. Non riusciva a smettere.
-Mi devi scusare anche per il primo bacio...- disse poi.

Annie rise -Solo per il primo?- era tenerissmo e allo stesso tempo qualcosa di carnale.

-Sì perchè...mi sono fatto prendere dal momento...- disse lui lì per lì.

-E io che pensavo perchè credevi che io fossi fidanzata!- disse Annie. Questa volta fu lei a dargli un bacio. Erano ancora avvinghiati.

-A dire il vero so che non lo sei più...E anche se lo fossi stata, l'avrei fatto lo stesso.- disse lui con una gran faccia tosta. Ok, aveva deciso di dichiararsi...forse.

Annie lo guardò attentamente. Sapeva che non era più fidanzata...Si era informato? O i rumors erano già arrivati a lui?

Si allontanò da Gerard. Il ragazzo si sentì privato di qualcosa...di calore, di Chanel n°5, di quelle labbra, di Annie...

-Ehm...Credo di essere ufficialmente imbarazzata, ma credo di essere anche la fan più felice del mondo in questo momento.- disse spostandosi i capelli. Gerard avrebbe voluto portarsela da qualche parte e farle tutto quello che gli passava per la mente. La fan più felice del mondo...Quanto poteva essere adorabile? Le sorrise.

-E io credo di avere ancora voglia di baciarti, ma non vorrei che tu mi prendessi per un maniaco o qualcosa del genere...- fece Gerard sorridendo.

Aveva ancora voglia di baciarla... Lo stesso fuoco che riscaldava Gerard, lo stesso fuoco che gli bruciava dentro, ora bruciava anche in Annie.

-Ti chiederei di entrare dentro a prendere un caffè ma...credo che tu l'abbia già preso.- aggiunse.Voleva tanto sapere che c'era tra lei e Ian...

-Mmm...già- si limitò a dire lei -...ma se lo vuoi tu possiamo entrare!-

-So che non ho il diritto di chiedertelo...ma...tu e Ian...- disse lui timidamente. Non glielo avrebbe mai chiesto ma il solo pensiero che fra loro due ci fosse stato qualcosa...di fisico lo faceva impazzire e...ingelosire.

-No- disse lei guardando a terra. -Non c'è niente- aggiunse.

-Ma prima lui ti ha...- cercò di dire Gerard.

-Anche tu- rispose Annie anticipando il ragazzo. Anche lui l'aveva baciata e fra loro due non c'era niente, almeno da parte di Gerard non ci sarebbe stato niente, se mai da parte di Annie c'era qualcosa. Qualcosa di assurdo e ossessivo ma allo stesso tempo vero e profondo.
Si pentì del tono che aveva usato e cercò di rimediare. Tanto valeva dirgli la verità.
-Tu non mi hai chiamato, lui sì e sono uscita con lui...Era da un po' che ci eravamo ripromessi di farlo...tutto qui. Poi, sì, ci siamo baciati ma...niente- concluse.

Sì, si erano baciati ed era stato anche bello, cioè lei voleva Ian ma se davanti a lei c'era Gerard a chi altri avrebbe pensato se non a lui? Lui batteva tutti e il problema era che non se ne rendeva conto.

Gerard fu abbastanza rincuorato da quella risposta.

-Ok- fece lui. -Hai fatto bene ad uscirci. Non dovevi struggerti per me-

-"Struggerti"- ripetè la ragazza sorridendo -Non esageriamo. Sei importante ma non mi sono affossata!- aggiunse. Che abile mentitrice. Sì, che si era affossata per lui, sì che si stava struggendo per lui...

Gerard sorrise. Aveva intuito che le cose non erano andate proprio così...

-Allora oggi non hai impegni?- fece lui per cambiare discorso.

-Già- rispose la ragazza.

-Ti piacerebbe stare con me?- le chiese Gerard. Annie si sentì mancare. Certo che le sarebbe piaciuto.

-Mmm sì mi piacerebbe.- disse dopo qualche secondo tenendolo un po' sulle spine.

-E che ti piacerebbe fare?- disse lui malizioso e strizzando un po' l'occhio. Il fatto che quella ragazza dipendesse totalmente da lui gli infondeva sicurezza e per la prima volta lo faceva sentire abbastanza virile.

-A te l'ardua impresa- disse Annie che stava pensando ancora a quel "Che ti piacerebbe fare".

Gerard le si avvicinò e le strappò un altro bacio.

-Fra poco quelli di Starbucks ci cacceranno...-disse lui guardando nel negozio. Annie rise di cuore. Quelle sue uscite erano fantastiche.

-Sei bella quando ridi...- le disse anche. La ragazza rimase pietrificata. -Cioè sei bella sempre...ma quando ridi di più-

Gerard Way che apprezzava apertamente una ragazza...ragazza che tra l'altro gli era di fronte...stava facendo progressi.

-Non...non esageriamo- disse Annie rossa come un pomodoro guardando a terra. Stava sognando.

-Non esagero per niente...Anche se ti adoro quando ti arrabbi- aggiunse lui sorridendo. Potevano due occhi verdi sorriderle?

-Non credo che tu mi abbia mai vista seriamente arrabbiata...- disse ancora un po' interdetta da quell'affermazione.

-Ai Grammy non eri arrabbiata? O dieci minuti fa?- le chiese. Era troppo bello stuzzicarla.

-Ai Grammy ero delusa e frustrata, come dieci minuti fa- disse lei vaga.

-Allora mi piaci quando sei frustrata...- disse Gerard facendole l'occhiolino. -Anche se non vorrei mai più vederti in quelle condizioni a causa mia...-

Annie stava guardando le macchine scorrere sulla strada. La sua voce le rimbombava nella testa.
Non sapeva che rispondergli. Anche lui le piaceva, anzi, piacere era riduttivo. Gli sorrise timidamente. Sembrava una ragazzina alla sua prima cotta.

-Ritornando a noi...allora, che vuoi fare?- ripropose di nuovo il ragazzo.

-Decidi tu- rispose Annie -Se sto con te mi va bene tutto- e questa volta fu lei a mandargli un bellissimo sorriso.

Gerard la guardò. Avrebbe tanto voluto portarla a casa sua, nella sua stanza...
-Mmm...so che non è il massimo come posto per portarci una ragazza ma ho due pass per il Comic-con...- propose il cantante reprimendo i suoi pensieri.

-Non è il massimo!?- fece Annie con gli occhi sgranati -Io adoro i fumetti! A casa ho la collezione di platino di tutti gli albi di Batman e ho più di trenta graphic novel tra cui The killing joke e Batman: black and white!- esclamò contenta lei. Wow, il ragazzo inconsapevolmente aveva fatto centro.

-Oh, Mikey è fissato con il The killing joke!- disse Gerard.

Quella ragazza lo sorprendeva ogni secondo che passava. Non solo era una cantante talentuosa e bella, non solo baciava bene ma adorava anche i fumetti...adorava Batman...
-Batman?!- aggiunse lui stranito. Batman era da maschi! Se mai le sarebbe dovuta piacere Wonder Woman o al massimo Catwoman.

-So che secondo te non può competere con il tuo Wolverine ma la Marvel mi sta sulle scatole e Batman è il migliore!- disse lei e gli fece la linguaccia.

Gerard rimase un po' attonito. Il fatto che lei sapesse tante cose su di lui e che lui non ne sapesse su di lei, gli dava fastidio.

-Ok, allora è fatta- disse Gerard. Batman...Wolverine...Mah. -Alle otto sono da te- aggiunse cercando una conferma.

-Sicuro che non hai impegni?- chiese lei.

-Come la morte- rispose il ragazzo. Anche se li avesse avuti non gli avrebbe proprio presi in considerazione.
-Allora alle otto...- ripetè Annie a malincuore. Non avrebbe voluto separarsi da lui.
-Sarò sotto il tuo albergo. Proverai l'ebrezza di venire in macchina con me...- e le fece l'occhiolino.

Capirai...dopo che l'aveva baciato andare in macchina con lui sarebbe stato uno scherzo.
-Non è che casa tua è lontana da qui?- fece lei preoccupandosi di non fargli fare avanti e in dietro per darle un passaggio.

-No, casa mia non è proprio da qui ma il nostro studio di registrazione è qui vicino e prima stavo lì. Non preoccuparti.- disse dolce lui, contento di come quella ragazza fosse premurosa nei suoi riguardi.

-Daccordo...Allora a dopo.- fece timidamente Annie guardando a terra.

-Annie...- la chiamò Gerard.

-Sì?-
-Aspetta-

Le labbra di Gerard si scontrarono con quelle della ragazza.







 

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Capitolo 10
*** Desolation row ***


-Adesso che vuoi fare?- chiese Gerard inarcando le labbra in un grande sorriso. La vista di Annie davanti a lui gli metteva un'incredibile voglia di vivere. Era contento, era eccitato al solo pensiero di fare qualcosa con lei. Non aveva mai provato niente del genere prima di allora e ne sembrava entusiasta.

-Non sei ancora stanco?- chiese la ragazza che aveva appena smesso di leggere un opuscolo del Comic-con di cui avevano appena varcato l'uscita.

-Sai quanto me che due giorni lontani dai palchi per noi musicisti sono come le vacanze di Natale a scuola, quindi voglio fare ancora qualcosa- esclamò.

La mostra era stata pazzesca e lui tra l'altro, che era un intenditore, si era riempito il petto di orgoglio quando, mentre girovagavano nel salone, faceva da guida ad Annie che, per essere una ragazza e per non aver fatto nemmeno la scuola d'arte, era abbastanza ferrata in materia. In particolar modo gli era piaciuta l'espressione inebetita della ragazza quando l'aveva portata nell'ala dedicata ai Dc Comics e a quella dedicata a Batman. Una lontana espressione esterrefatta l'aveva intravista sul suo volto quando lei l'aveva visto la prima volta, ma Gerard sapeva che non c'erano paragoni tra le due cose. Di certo Annie se avesse potuto toccare il cielo con un dito quella sera al Dakota, prima che lui avesse fatto lo stronzo, l'avrebbe fatto.

-Mmm hai ragione- rispose la ragazza dopo aver messo a posto nella borsa una dozzina di giornaletti, fumetti e souvenirs della serata. -E poi quando mi capita di stare di nuovo con te?- aggiunse sorridendo e facendo l'occhiolino al ragazzo di fronte a lei che si era letteralmente sciolto per quelle parole.

-Non c'è bisogno che ti accanisci così su quella povera borsa!- disse Gerard vedendo come Annie stesse forzando la sua tracolla per farci entrare tutte le cose acquistate.

-Sì, ma non entrano!- fece lei. Gerard istintivamente cercò di aiutarla. Le ordinò i fumetti e cercò di infilarglieli nella borsa nera. Sfiorò le sue mani che per un secondo si bloccarono a quel tocco tanto dolce quanto caldo e vellutato. Ad Annie sembrò essere stata toccata dal sole in persona a quanto bruciavano di vita quelle mani. Non poteva dirlo a Gerard, non poteva dire nulla di tutto ciò che le passava per la testa, ma avrebbe tanto voluto stare vicino a lui per tutta la notte, avrebbe voluto che lui le fosse vicino, anche con una semplice carezza, prima di ritornare alla vita normale in cui lei era la fan e lui il supercantante.
Forse però non sarebbe tornato tutto come prima perchè...insomma...loro si erano baciati e non una volta sola. Era vero, era stato solo un misero bacio che non contava nulla da parte di Gerard secondo lei, ma che per Annie invece sarebbe stato il più bel ricordo di tutta una vita.
-Ehm...grazie...- fece lei imbarazzata dopo che Gerard l'ebbe aiutata.

-Puoi metterli in macchina e poi te li prendi!- propose il ragazzo mentre cercava tra le sue tasche le chiavi del suo SUV.

-Ok- si limitò a dire lei.

-Tu devi svaligiarti l'intera fiera! Per forza poi non c'è spazio!- disse scherzando Gerard per continuare il discorso. Annie fece un gran sorriso ma sembrava imbarazzata da quel commento.
-Sai che scherzo, vero?- aggiunse qualche istante dopo Gerard per non essere frainteso. Certo che scherzava. Lui quella sera non aveva comprato niente solo perchè ci era stato il pomeriggio prima, e sia lui che Mikey avevano sommerso Frank, Ray e Bob, che gli avevano accompagnati, di fumetti e modellini dei loro supereroi preferiti. In quel momento che ci pensava conosceva a memoria il Comic-con e ci era stato due volte in due giorni, ma andarci con Annie era stato diverso.

-Sì- disse lei con una vocina tenera e dolce che spiazzò Gerard. -Dunque proseguiamo a piedi?- aggiunse pensando a ciò che le aveva proposto di fare il ragazzo.

-Mmm, a dire il vero mi è appena venuta un'idea...Ti va di andare alle colline? Ci sei mai stata?- le chiese Gerard.

-Le "colline"?- ripetè Annie confusa.

-Hai presente la grande scritta HOLLYWOOD?!- scherzò Gerard mimando con il braccio la grande insegna californiana davanti alla confusione della ragazza. Davvero non sapeva cosa fossero le colline?

-Certo che so della scritta di Hollywood!- sbottò Annie che si sentiva un po' presa in giro dal ragazzo.

-Beh, vorresti andare lì?- le chiese Gerard ridendo.

-Gerard Arthur Way se non la smetti di ridere giuro che mi auto-cancellerò dal vostro sito e non ordinerò mai più un singolo vinile!- minacciò la ragazza. Gerard rise ancora di più a quella sua frase. Era assolutamente assurdo. Gerard che rideva in quella maniera dolce e assolutamente meravigliosa, con quelle sue guanciotte rosee che si alzavano facendo assumere ai suoi occhi verdi uno dei più bei sorrisi che avessero mai potuto assumere, già, perchè i suoi occhi verdi sorridevano di cuore.

Gerard d'altra parte era davvero solare e rideva non perchè lei lo facesse ridere, ma perchè era talmente vera e trasparente che ogni cosa che lei facesse davanti a lui gli risultava meravigliosa e sincera, e poi era irresistibile mentre cercava di infilare decine di fumetti in una borsa minuscola.

-Dai tutti quanti sanno delle colline di Los Angeles!- continuò a punzecchiarla Gerard.
-Ma sì e che non mi è venuto subito in mente! E poi non ti vantare tanto di essere californiano! Sei nato come me nei sobborghi di New York!- disse lei e gli diede un colpetto nello stomaco. Era un gesto spontaneo che le era venuto da fare, lo faceva sempre quando si trovava a suo agio con una persona, e benchè con Gerard Way non è che quanto fosse a suo agio, l'aveva fatto lo stesso... forse essere se stessa anche davanti a lui le iniziava a risultare più facile.

Sebbene Annie avesse paura di avergli fatto male, Gerard rispose in un'altra maniera, totalmente diversa...

Da quanto tempo non la baciava? Forse erano passate tre ore. Erano state di gran lunga troppe.
La ragazza non si aspettava minimamente un altro bacio da lui e non era nemmeno pronta psicologicamente.
-Se Frank lo viene a sapere da qualche foto su internet mi ucciderà- disse Gerard quando si staccò dalle sue labbra.

-Sapere cosa?- chiese Annie un po' frastornata da quel bacio.

-Beh, di questo...di...noi- tentennò Gerard.

Quel "...di noi" rimbombò nella testa della ragazza.

Gerard aprì la macchina e entrambi saltarono dentro. Era un Suv nero, Chevrolet, di quelli strafighi che facevano vedere in tv. La macchina odorava di fresco e di nuovo e i sedili di pelle avana erano lisci e rinfrescanti.

-Quanto ci vuole?- chiese Annie dopo essersi messa la cintura.

-Mmm...un pochino- rispose Gerard pensandoci su. -Cos'è non ti va di andarci?- le chiese giusto per essere sicuro.

-Sì che mi va! Chiedevo così...Posso accendere lo stereo?- chiese lei.

-Certo...Ah, vedo che sei pratica...- disse Gerard vedendo che la ragazza sapeva esattamente cosa premere. Non era facile perchè lo stereo era incorporato alla macchina e aveva delle modalità di funzione tutte sue.

-Sì, quest'impianto è ugale a quello della mia macchina- rispose Annie schiacciando i pulsanti dello stereo Kenwood.

-Che macchina hai?- chiese curioso Gerard. Chissà quale macchina avrebbe potuto guidare una ragazza come lei.

-Eheh...- mugulò lei pensando alla sua bimba. La sua macchina era stata un regalo per festaggiare il disco di platino vinto qualche tempo prima.

Gerard sicuramente pensò che sarebbe stata una macchina particolare se lei aveva fatto quel sorrisetto compiaciuto.

-Beh, i SUV piacciono anche a me e con i soldi guadagnati in questo periodo mi sono regalata un'Audi Q7- disse sbrigativa e abbassando un po' il volume dello stereo che era partito a mille.

-Alla faccia!- fece Gerard. Annie rise.

Presero la super strada e la ragazza era intenta a guardare un po' le luci e le macchine che le sfrecciavano intorno e un po' Gerard che guidava. Era fottutamente sexy mentre guidava. Perchè lo trovava sessualmente attraente in ogni minima cosa che faceva? Anche quella mano messa lì per caso sul cambio, e l'altra appoggiata sul volante con il gomito vicino al finestrino erano terribilmente attraenti.

Mentre si stava perdendo in viaggi mentali abbastanza sconci che andavano oltre i baci che si erano scambiati prima, un suono familiare le arrivò all'orecchio. Era una canzone che le dava una carica tremenda. Alzò il volume.

Al Dakota, quando aveva scoperto la presenza di Gerard aveva smesso di cantare causa ammutolimento. Quella sera, in quella macchina, a meno di un metro di distanza da lui, con quella canzone dei Guano Apes che rimbombava nell'abitacolo, si era lasciata andare e aveva iniziato a cantare con una forza mai avuta prima, con una voce che avrebbe fatto sciogliere chiunque.

-Open your eyes, open your mind- iniziò a cantare.

Gerard l'ascoltò. Rimase esterrefatto dalla potenza di quella voce, ma rimase meravigliato anche dal fatto che lei avesse iniziato a cantare così all'improvviso. La guardò e le sorrise, Annie ricambiò.

-...proud like a god don't pretend to be blind-

Se non avesse saputo trattenere i suoi spiriti avrebbe accostato e l'avrebbe spogliata. Quella voce, quel viso, quel corpo, trapelavano un magnetismo unico, trapelavano vita, musica, sesso ed energia pura.

-...trapped in yourself, break out instead, beat the machine that works in your head!- Il finale fu unico. Annie ci mise tutta la forza che aveva e non aveva nemmeno paura di stonare, la voce le usciva come se stesse parlando, come se stesse facendo la cosa più naturale del mondo.

Stava cantando davanti a Gerard e non si era nemmeno emozionata e lui questa volta sembrava anche apprezzare.

La canzone terminò e Annie abbassò il volume. Gerard la guardò imbambolato ma con un gran sorriso stampato in volto. Quella ragazza sapeva sorprenderlo quando meno se l'aspettava.
Annie ritornò a guardare fuori dal finestrino mentre aveva nella testa ancora il motivetto di "Open your eyes".

Gerard avrebbe voluto scoprire qualcosa in più su di lei e sulla sua vita privata. Voleva conoscerla, ecco. Avrebbe voluto sapere della sua famiglia, di dove era cresciuta, se era andata al college, cosa le piaceva mangiare e anche quanti ragazzi aveva avuto. Cercò di iniziare un discorso.

-Mmm...allora, che mi racconti?- esordì. Quella domanda, nel momento esatto in cui l'ebbe pronunciata, gli sembrò molto idiota.

Annie rimase un po' confusa -In che senso?- rispose sorridendo.

-Ok, sarò sincerò. Il fatto che tu conosca tante cose di me e che io non conosca quasi nulla di te mi infastidisce. In senso positvo per carità, voglio conoscerti. Tutto qui.-

Quella risposta così sincera spiazzò letteralmente la ragazza. Non si aspettava un'affermazione del genere. Gerard voleva conoscerla. Forse quel bacio...aveva significato qualcosa anche per lui.

-Oh, beh...non lo so- fece Annie imbarazzata. -Che vuoi sapere?- Si voltò a guardarlo.

Aveva lo sguardo fisso sulla strada, come se non volesse girarsi per l'imbarazzo.
-Mmm...iniziamo dalle generalità- disse Gerard sorridendo, sempre attento alla strada.
La ragazza sorrise. "Generalità".

-Allora, mi chiamo Annie Victory Clay, sono nata il 3 luglio 1984 a New York, ho vissuto fino a diciotto anni in Connecticut, poi mi sono trasferita di nuovo a New York per l'università. Ti bastano come generalità?- chiese sorridendo.

-Ci portiamo sette anni di differenza...- pensò ad alta voce Gerard.
-Già- ribattè l aragazza ignara dei pensieri loschi del cantante.

Sette anni per lui non erano molti...

-Che università hai frequentato?-

-Psicologia clinica alla Columbia- rispose calma lei.

-Wow!- esclamò Gerard.

-Perchè sei meravigliato?- chiese la ragazza.

-No, così. Non me l'aspettavo. E' tosta!- disse lui.

-Abbastanza- aggiunse la ragazza.

Wow, psicologia clinica, era una facoltà molto difficile e poi lui sapeva quanto importanti fossero gli psicologi, quanto importanti fossero stati per lui i suoi terapisti. E quella ragazza lì, timida, forse anche complessata era una psicologa. Magari non lo era a tutti gli effetti ma aveva studiato per diventare una terapista. Rimaneva sempre più meravigliato.
-E come mai hai scelto quella facoltà? Ti piaceva?- chiese Gerard.

-Beh...dire che mi piaceva non è proprio esatto- rispose Annie. Avrebbe dovuto dirgli davvero perchè aveva scelto quella facoltà? -In pratica...-iniziò tentennando -Da ragazzina, fino ai diciotto, diciannove anni...ho sofferto di disturbi alimentari...ecco- concluse imbarazzata -...e mai nessuno mi ha aiutato, mia madre non voleva mandarmi da nessuno specialista perchè non si era accorta che il novanta per cento delle cose che mangiavo finiva nel water e che la sera saltavo sempre la cena...-

A Gerard venne un colpo al cuore.

-Quindi ho preso psicologia perchè avrei voluto aiutare persone che, come me, non stavano in pace con il proprio fisico, che soffrivano di depressione o altri tipi di problemi. Avrei voluto aiutare chi come me era stato male per un commento poco carino di altri ragazzi o chi era stato rifiutato da qualcuno perchè non in perfetta forma...Lo so è stupido come ragionamento ma...mi sentivo di fare ciò all'epoca...- terminò Annie. Dire quelle cose a Gerard non le pesò più di tanto, credeva che si sarebbe imbarazzata, invece gli aveva detto la verità, come sempre tra l'altro. In fondo sapeva che lui l'avrebbe capita e infatti lui sapeva come ci si sentiva. Aveva sofferto di obesità da ragazzo e sapeva cosa si provava quando un pantalone che ti piace non ti entra o una giacca ti sta male perchè sei troppo grasso...
Nessuno si innamora dei ragazzi grassi.

-Non è affatto stupido- disse Gerard con una voce abbastanza seria pensando per un attimo alla sua adolescenza. -Hai fatto la cosa migliore. Io credo che adesso sarei stato un'altra persona senza l'aiuto dei miei terapisti e so anche quanto possa ferire un commento stupido...-
Annie sorrise con la testa china, guardava le sue mani... Erano così simili.

-Non so se posso chiederlo...ma...perchè hai iniziato a...-

-Vomitare?- chiese lei anticipando Gerard. Il ragazzo fece sì con la testa. Lui non gli avrebbe chiesto proprio quella cosa così esplicitamente ma il concetto era quello.
-Mi dichiarai ad un ragazzo e lui beh, puoi immaginare- rispose Annie. Erano passati otto anni da quel giorno in cui lei si fece avanti ma parlarne la faceva ancora star male. La faceva stare male perchè al contrario di quello che si pensava, anche quando una persona dimagrisce e si trasforma è sempre minata dalle solite paure e dalle solite incertezze. Ha sempre paura di soffrire per lo stesso motivo...per il proprio fisico.
Gerard capì che forse era meglio non andare avanti per quell'argomento, che era un argomento abbastanza delicato per entrambi e che avrebbe fatto intristire il suo passeggero.
-Mmm...vediamo quali sono i tuoi interessi? Libri, musica, film...dimmi tutto!- fece lui.
-Oddio sembra di essere intervistata!- scherzò lei.

-Ahah, beh, io sono più simpatico di un intervistatore che deve spiattellare le tue cose personali su un giornale!- replicò Gerard.

Annie pensò "Di gran lunga più simpatico" ma si limitò a rispondere -Hai ragione. Comunque...beh, i miei interessi sono disparati...Mi piace disegnare anche se non sono alla tua altezza- iniziò e Gerard a quelle parole si girò a guardarla sorridendo. Ora era lei che guardava la strada. -Poi mi piace fare sport. Da ragazza ero nella squadra di nuoto, e da ciò puoi capire la fisionomia delle mie spalle...- commentò lei. Le sue spalle piacevano molto a Gerard. -Mmm...film preferiti...sicuramente Tha dark knight, poi Jurassik park, Troy...e...Harry Potter è immancabile tra questi- concluse strizzando gli occhi in un sorriso.
-Libri?- chiese Gerard pensando "casualmente" a Frank.

-"Ultimo giorno di un condannato a morte" di Hugo- rispose.

-Wow...- commentò Gerard.

-Perchè dici sempre "wow"?- chiese Annie davanti a quella risposta. Qualsiasi cosa dicesse, lui commentava sempre "wow".

Gerard rise -Beh, sei imprevedibile, tutto qui. Mi piaci...insomma sei abbastanza impegnata, hai idee tue, sei particolare e fuori dal comune.-

Annie si era fermata al "mi piaci".

-A parte l'episodio traumatico del liceo dei ragazzi che mi racconti?- chiese sfrontato Gerard. Sì, aveva proprio deciso di sputtanarsi alla grande.
-Eh- mugulò Annie.

-Quanti ne hai avuti?- chiese lui malizioso e sorridendo alla ragazza. Annie di tutta risposta lo guardò un po' male. Da dove se ne usciva con tutte quelle domande personali?
-Dai, tanto so che sai di Kat, di Eliza e forse anche della ragazza con cui sono andato al ballo del liceo!- disse Gerard per sdrammatizzare. La verità era un'altra. Con quanti ragazzi era andata a letto? Voleva saperlo, cazzo. Un senso di possessione l'aveva pervaso e soprattutto era geloso. Sarebbe stato geloso di tutti quelli che l'avrebbero guardata con occhi strani.
La ragazza diventò rossa ma aveva deciso di non volersi far prendere in giro così da lui.
-Sì, che so di loro. E so anche che quando eri alla Visual Arts te ne andavi per le strade di New York a pedinare Cristina Ricci.- rispose. Così si imparava.

Gerard rise. Colpito e affondato.

-Però non mi hai risposto! Allora? La lista è lunga?- richiese.

-Perchè lo vuoi sapere?- domandò Annie guardandolo e portandosi le braccia al petto.
-Curiosità- rispose lui mentendo.

Quelle mani sul volante erano perversamente attraenti.

-E' una lista cortissima in verità.- disse lei sincera guardando fuori dal finestrino.
Gerard si rincuorò. Fu come se gli avessero tolto un peso. E così solo pochi ragazzi avevano potuto godere di quel corpo perfetto...

-E tu piuttosto?- si azzardò a chiedere lei. -Mi fai l'interrogatorio e intanto non mi dici nulla di te-

-Che devo dirti? Sai già tutto!- rispose allegro.-Ohoh, senti chi c'è in radio!- aggiunse dopo riconoscendo quella melodia. Alzò il volume.

Annie sorrise, sia per il tempismo di quella canzone, che arrivava proprio quando lei aveva chiesto a Gerard di dirle qualcosa in più su di lui, e sia per la situazione curiosa in cui si trovavano.

-Adesso però devi cantare per me- disse Annie esaltandosi al sentire quella musica. Era assurdo. Stava ascoltando Desolation Row dei My Chemical Romance in macchina di Gerard Way.

-Solo se la canti anche tu!- controbattè il ragazzo.

-Cinderella, she seem so easy- iniziò lei. Voleva sentirlo cantare.

Il ragazzo non le aveva mai cantato così vicino. La sua voce non era mai stata così percepibile, toccabile con mano.

-"It takes one to know one,” she smiles- aggiunse lui con una voce strepitosa. -And puts her hands in her back pockets, Bette Davis style!-

Le loro voci si erano unite in un'unica meravigliosa melodia. Mai Gerard si era trovato così in armonia con un altro cantante. Rimase così sorpreso dall'eufonia delle loro voci che si girò a guardarla con un gran sorriso stampato in volto.

-“You Belong to Me I Believe”- le disse più che cantarglielo.

Gerard credeva che quella ragazza gli appartenesse. Avrebbe dovuto essere sua in qualche modo.
I loro occhi si incontrarono per qualche istante. Per Annie fu come essere colpita da una scarica elettrica. Quelle luci verdi le avevano appena illuminato l'anima, le avevano appena rischiarato il cammino.

Annie tacque e lo ascoltò.

-And someone says,”You’re in the wrong place, my friend
You better leave”
-

Le mancò il respiro. La sua voce...

-And the only sound that’s left, after the ambulances go...Is Cinderella sweeping up on...Desolation Row!-

Quell'ultima frase la pronunciò mimando il gesto dello spazzare con la mano, come aveva fatto nel video.

Gerard non si era accorto che Annie lo stava guardando totalmente persa dentro di lui e dentro le sue movenze, non c'erano parole che potessero descrivere il suo stato d'animo in quel momento. Era come se stesse realizzando per la seconda...terza volta un sogno.
-Credo proprio che dovremmo fare un singolo insieme!- disse Gerard quando la canzone fu terminata facendole l'occhiolino.

Un singolo insieme a Gerard Way. Cantare con il proprio cantante preferito. Si poteva chiedere di meglio?

Annie sorrise. Non riusciva a parlare.

-Dico sul serio! Le nostre voci insieme sono...-

-Una cosa sola?- concluse Annie.

-Già- confermò Gerard soddisfatto guardandola.

"You belong to me, I believe"

"Mi appartieni" pensò guardandola.

"Lo so".

E in qualche modo l'avrebbe conquistata.



Ed ecco un altro capitolo! E' un po' melenso lo so e affronta una tematica abbastanza triste e seria ma in questi giorni il mio umore è un po' nero e dunque è nato questo capitolo che tra l'altro credo sia molto profondo dati i discorsi che vengono affrontati! Comunque ringrazio ringrazio ringrazio! Ho creato anche una pagina facebook a questo link https://www.facebook.com/pages/Black-Mariah-Efp/105133312907556?ref=ts se vi va mette mi piace così potete seguire gli aggiornamenti!

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Capitolo 11
*** My libido ***


-Oh! Ma bravo il nostro latin lover frocetto!- urlò Frank quando Gerard rispose alla sua domanda.
-Frocetto di 'sto cazzo!- rispose sguaiatamente il ragazzo corvino.

-Ahah, dai che scherzo! Allora? Che ha detto?- chiese il chitarrista tatuato. Gerard aveva dovuto raccontare della sera passata con Annie perchè da quando era tornato a casa, aveva assunto un sorriso ebete sulla faccia che proprio non riusciva ad andar via e Frank, da bravo amico, aveva capito che qualcosa non andava o meglio che era successo qualcosa.
-Abbiamo parlato del più e del meno...- rispose evasivo Gerard. Di certo non avrebbe potuto dirgli le cose che Annie gli aveva raccontato, erano troppo personali.

-Sì e tra una frase e l'altra le mettevi la lingua in bocca...- disse Frank.

-Frank!- urlò Gerard.

Il chitarrista lo guardò con uno sguardo malizioso.

-Uffa! Ok, sì. Le mettevo la lingua in bocca!- ripetè Gerard messo alle strette.

"Mettere la lingua in bocca" pensò tra sè e sè "non è molto romantico da dire".
-Ah! Colpito e affondato!- disse Frank con soddisfazione. Tormentare Gerard e prenderlo in giro per come si relazionava con le ragazze era la sua passione nonchè la sua specialità, soprattutto perchè lui sapeva quanto Gerard fosse imbranato con l'altro sesso.
-E com'è stato? Andiamo Gee, non fare il coglione, parla e basta! Anche perchè sai che se non lo fai ti metterò in croce fino a quando non sarai costretto a dirlmelo per la tua salute mentale!-
-Che palle, Frank! Che vuoi che ti dica? Sì, l'ho baciata...parecchie volte e lei ricambiava. E' stato bello!- commentò semplicemente il ragazzo. Era stato davvero bello ed aveva passato anche una bella serata.

-Pff...sei il solito!- disse Frank.

-Solito cosa?- ripetè Gerard incuriosito.

In quel momento entrarono nella stanza anche Ray, Mikey e Bob. Quella fu la fine per Gerard.

-Oh, sentite qua!- gridò Frank agli amici. Perchè era così bastardo? La verità era un'altra però. Era così contento per il suo amico che non poteva non essere stronzo con lui.
-Che succede?- chiese Ray sedendosi e dando un'occhiata al suo cellulare. Il chitarrista fu accompagnato dagli altri due ragazzi.

-Il nostro playboy ieri sera non l'ha saputo trattenere nei pantaloni!- esclamò Frank toccando Gerard che lo guardò strizzando gli occhi. Aveva davvero detto quello che aveva appena sentito?
-Cosa?!- chiesero all'unisono Ray, Mikey e Bob guardando tutti Gerard che non sapeva dove mettere la faccia.

-Ma che cazzo dici? Non è vero ragazzi.- cercò di dire Gerard.

-Andiamo fratello- commentò Mikey molto tranquillamente -Hai una certa età, non devi più cercare di coprire il fatto che hai dei rapporti sessuali...-

Gerard guardò allibito Mikey. Ma si erano fatti tutti una canna?

-Infatti...- aggiunse Ray leggendo distrattamente i messaggi sullo schermo del suo cellulare -...fino a quando non lo fai con persone sospette non succede nulla...Allora?-

Gerard rimase in silenzio. Avrebbe ammazzato Frank e la cosa che lo faceva di più innervosire era che il bastardo folletto se la rideva di cuore.

-Ragazzi non ho fatto niente con nessuno e poi figuriamoci, non è che mi debba vergognare di dire che ho fatto sesso...- commentò il cantante -E comunque non ho fatto davvero nulla- aggiunse guardando la faccia di Bob. -Sono uscito con Annie, ci siamo baciati. Punto. Fine della storia-

-Ok, mi sarò sbagliato...- disse ridendo Frank -Non hai saputo tenere la lingua in bocca!-

Ci fu una fragorosa risata. Il chitarrista diede un colpetto a Gerard nello stomaco che si piegò per scansare il colpo.

-Dai, Gee...- disse Bob che fino ad allora si era seriamente divertito a guardare Gerard e Frank -Nessuno resisterebbe a quelle tette!-

Gerard guardò torto il batterista per poi arrossire e dargli effettivamente ragione. Nessuno poteva resistere ad una ragazza del genere.

-Siete quattro bastardi, questa è la verità!- cercò di vendicarsi Gerard per quelle prese in giro. -Anche tu lo sei, sottospecie di un fratello!- aggiunse guardando Mikey.

-Beh, che facciamo qua?- disse una voce alle loro spalle -Si batte la fiacca?-

-Ciao Bryan!- disse Ray guardando il suo manager entrare dalla porta.

-Ciao scemi- rispose benevolmente l'uomo.

Era stato lui a far riunire i ragazzi. Era appena arrivato un invito abbastanza importante che non sarebbe dispiaciuto a nessuno presente in quella stanza.

Quando i cinque si furono calmati e seduti, Bryan iniziò -Allora, è arrivato un invito di partecipazione ad un evento abbastanza importante che si tiene ogni anno a New York...- Gli occhi dei ragazzi si concentrarono su di lui.

"New York" pensò Gerard "Annie è nata e ha studiato lì."

Ok, si era reso conto che quella ragazza gli stava davvero fottendo il cervello.

-Che evento?- chiese Ray realmente interessato.

-E' un Galà di beneficenza dove vi partecipano tutti i big della musica internazionale...- fece il manager -...e quest'anno tocca anche a noi. La cerimonia si tiene al Plaza, domenica sera e, udite udite, alloggeremo anche lì!- -concluse entusiasta Bryan.

-Al Plaza?- esclamò Frank -Cazzo!-

-Già- annuì Bryan.

Gerard non resistette. New York. La prossima settimana al Plaza. Forse ci sarebbe andata anche lei. Prese il suo Iphone e mandò un messaggio ad Annie.

La prossima settimana partecipiamo ad un evento di beneficenza a New York. Voi ci siete?
Inviò soddisfatto il messaggio e nascose il cellulare con le mani. Se Frank l'avesse scoperto non l'avrebbe più finita. Sentì l'apparecchio vibrare dopo qualche secondo. Era quasi ansioso per la risposta.

Sì, ce l'hanno detto stamattina. Hanno invitato anche voi?

Le labbra del ragazzo si curvarono in un sorriso. L'avrebbe rivista. La sera prima quando si erano lasciati, un alone di malinconia l'aveva preso quando la ragazza gli ebbe comunicato che di lì a due giorni sarebbe ritornata a New York per una pausa, e Gerard sapeva anche che le Helenas avevano l'aereo quella sera. Giovedì.

Dove alloggiate?

Inviò Gerard ad Annie sperando che le ragazze dormissero nel loro stesso albergo.

-Quindi stavo dicendo...- continuò Bryan a cui Gerard non aveva fatto minimamente attenzione -Dobbiamo presentarci in una maniera particolarmente sobria ed elegante. E' per una giusta causa.-

-Ma ci esibiamo?- chiese Frank che nel frattempo aveva notato movimenti e atteggiamenti sospetti da parte dell'amico che aveva al suo fianco. Sicuramente Gerard stava tramando qualcosa con quel cellulare e lui l'avrebbe sputtanato davanti a tutti.

Il telefono vibrò di nuovo. A Gerard venne il batticuore. Sperava con tutto se stesso che Annie rimanesse nel suo stesso hotel.

Ci hanno sistemato nel Plaza! Non vediamo l'ora di ricevere il trattamento benessere :) voi?
Il ragazzo avrebbe voluto urlare dalla gioia ma trattenne la voce in gola. Era destino allora...Trattenne un gran sorriso. Se gli altri l'avessero visto ridere come un ebete si sarebbero insospettiti.

Cercò di scrivere la risposta senza farsi notare dagli altri ma in particolar modo da Frank il quale ogni tanto gli menava un'occhiatina.

...Anche noi...Muoio dalla voglia di rivederti.

Era molto bravo a fare l'innamorato dietro lo schermo di un cellulare...

Mentre era sovrapensiero il telefono gli venne strappato dalle mani.

-Ah, colto con le mani nel sacco!- urlò Frank -Con chi messaggi? E' lei? Che hai scritto?- Il ragazzo iniziò a fare una miriade di domande e aveva iniziato a girare attorno alla stanza per non farsi prendere il telefono appena tolto dalle mani del compagno. Gerard d'altra parte lo inseguiva e stava bestemmiando in ogni tipo di lingua che conosceva.
-Mi vuoi dare questo cazzo di cellulare? Frank! Fermo! FRANK!- urlò. Il chitarrista aveva iniziato a leggere ad alta voce i messaggi e la sua lettura era accompagnata dalle risate dei compagni e dalle domande di Bryan che era all'oscuro della storia tra lui ed Annie.
-Mmm...vediamo. Il nostro Romeo scrive..."La prossima settimana partecipiamo ad un evento di beneficenza a New York. Voi ci siete?"- disse Frank leggendo il messaggio. -E la nostra Giulietta con le tette e gli anfibi risponde "Sì, ce l'hanno detto stamattina. Hanno invitato anche voi?" Mmm interessante!-

La cosa andò avanti fino al termine dei messaggi e Gerard guardava ormai impotente la scena davanti ai suoi occhi. Prima o poi si sarebbe vendicato...

-Gerard- commentò Frank alla fine -Ti autorizzo ad uscirlo fuori dai pantaloni domenica!-

-Fanculo Frank!- rispose il ragazzo strappando l'Iphone dalle mani dell'amico.


...Anche noi...Muoio dalla voglia di rivederti.

Annie rilesse tre volte il messaggio prima di capire davvero cosa ci fosse scritto. Sarebbero stati nello stesso albergo e lui...moriva dalla voglia di rivederla.

Le venne una fitta allo stomaco. Perchè Gerard doveva farle sempre quell'effetto? Perchè doveva sempre provare una sensazione estasiante accompagnata sempre da una dolorante? Forse i sentimenti veri portavano quelle reazioni.

-Con chi messaggi?- chiese Cher che stava giocherellando con le sue bacchette.
-Mmm...nessuno.- rispose evasiva Annie. Non aveva ancora detto niente a nessuna delle sue amiche della sera passata con Gerard, o meglio Cher e forse anche le altre sapevano che Gerard l'era andata a cercare e che erano andati insieme al Comic-con ma non sapevano dei baci.
-Sì...e questo nessuno inizia con la "G" e finisce con "erard"- disse un'altra voce alle loro spalle che annoiata sfogliava un giornaletto: Sarah.

-Ahah bella questa!- commentò Cher che si affacciò sul cellulare di Annie per vedere il mittente di quei messaggi. Annie tolse il cellulare.

-Uffa, insomma la volete smettere? E' da ieri sera che mi state rompendo le palle! Saranno anche affari miei!- disse la cantante con il sorriso sul volto.

-Non sono solo affari tuoi se esci con il ragazzo di cui sei letteralmente ossessionata!-esclamò Liz. Di solito lei era quella che la difendeva sempre ma da quando era tornata si era schierata con Cher.

-Macchè ossessionata!- cercò di difendersi la ragazza. -E poi siamo andati al Comic-con solo perchè voleva farsi perdonare!-

-E in quali altri modi l'ha fatto?- domandò scettica Christie.

Annie rimase in silenzio. Tanto se lei non glielo avesse detto, le sue amiche l'avrebbero esasperata. A quel punto tanto valeva dirglielo e dargli l'esclusiva.

-Beh, noi...- iniziò a dire timidamente.

-AAA!- urlò Cher quasi assatanata -L'avete fatto?-

-Ma no!- rispose immediatamente Annie a quella domanda assurda. Come diavolo le saltava in mente? Già aver ottenuto un bacio da Gerard Way era stato un sogno che si avverava, figuriamoci andarci a letto insieme. Sarebbe svenuta dall'emozione sotto di lui!
-Ma ti pare che me la faccio con uno alla prima uscita?! Ci siamo baciati...- aggiunse a bassa voce. Liz emise un gemito.

-Oddio e com'è andata?- chiese la bassista.

-Beh, credevo peggio...almeno non sono morta d'infarto!- ironizzò Annie.

-Racconta i particolari!- disse Sarah che si era avvicinata. -Ma quando vi vedete di nuovo?-
-Vengono anche loro al Gala di beneficenza a New York...E rimangono al Plaza per la notte-
-No, Annie, allora tu devi portartelo in camera!- sbottò Cher che era praticamente euforica per l'amica.

-No, che in camera...- commentò Annie. Lei quelle cose non le sapeva fare, non era una che seduceva, nè tanto meno una che con i ragazzi ci sapeva fare. Figuriamoci se Gerard, quel Gerard, l'avesse seguita in camera.

-Cioè...-disse Cher che sembrava non aver capito bene cosa Annie le avesse detto -Sei single, il tou ex è un bastardo, vuoi Gerard Way, lui a quanto pare ti vuole, altrimenti Annie, diciamocelo, non ti sarebbe venuto a cercare in albergo o dietro il backstage dei Grammy e nè tanto meno ti avrebbe baciato, e tu vuoi dirmi, signorina Victory, che non vorresti portari in camera il ragazzo per cui sbavi da cinque anni?! Se non lo fai tu lo faccio io- minacciò la batterista.

-Cosa faresti tu?- chiese Annie altrettanto minacciosa.

-Ahah, ecco lo sapevo. Portatelo in camera e basta!-

 

**


Domenica. Ore diciotto.

-Dove cazzo è la giacca?- urlò Gerard. Era da venti minuti che la cercava e si stava innervosendo anche perchè erano decisamente in ritardo.

-Madonna, Gerard!- esclamò Mikey a sorpresa. -Calmati adesso la troveremo! E' da stamattina che stai agitato! Finiscila!- sbottò il ragazzo. Davvero non ce la faceva più a vedere e a sopportare il fratello tanto nervoso, sembrava che l'avesse morso la tarantola a quanto era iperattivo. L'iperattività però ci poteva stare, era il suo nervosismo che lo infastidiva.

-Scusa!- brontolò il fratello maggiore arrabbiato che stava rivoltando la stanza in cerca di quella fottutissima giacca nera.

-Guarda che se continui ad agitarti non combini niente.- commentò Mikey che aveva capito quale fosse il problema del fratello.

-Non mi sto agitando.- rispose Gerard guardando scontroso il fratello e scandendo le sillabe una per una.

Mikey lo guardò. -Ti capisco, sei emozionato, ma appena la rivedrai ti calmerai...-

Perchè tutti dovevano sempre capire che cazzo gli passava per la mente?
-Non sono agitato per lei!- mentì il cantante. Sembrava una ragazza col ciclo.

-Quando finirai di mentire a te stesso e a tutti quelli che ti circondano fammelo sapere!- commentò ironico Mikey. Sembrava lui il fratello grande tra i due in quel momento.
-Dai Gerard, che male c'è a dire apertamente che ti piace? Sembri un ebete da una settimana a questa parte!- continuò il fratellino.

-Grazie, eh!- rispose Gerard.

-Ma se passi ore su internet a guardare le sue foto, ti guardi tutti i suoi video, ogni intervista, ascolti ogni canzone e hai un sorrisino da liccone perennemente sul volto manco avessi visto la madonna...-

Il cantante rimase in silenzio. Odiava quando gli altri avevano ragione.

-Ho trovato la giacca...- disse scazzato. -Ora devo farmi i capelli-

 

Ore venti e trenta. Plaza Hotel.

-La smetti?- disse Frank dando a Gerard un bicchiere d'acqua mentre lui rubava da svariati vassoi bicchieri di champagne.

-Mi state stressando!- disse Gerard calmo.

-Noi ora?- chiese il ragazzo buttando giù il primo bicchiere di bollicine.

-Sono presentabile?- disse Gerard specchiandosi in una stoviglia argentata sul tavolo del buffet.
-Ma ti sei rincoglionito tutt'una volta?- commentò il suo migliore amico che, allibito, lo guardava aggiustarsi i capelli. Era da i tempi in cui cercava di conquistare Eliza che non lo vedeva in quello stato.

-Sì è...che sono agitato...-

-Non l'avevamo capito! Ascolta, fino ad ora ti ho preso in giro...e devo ammettere che ho goduto un casino facendolo...- disse Frank con un sorrisino bastardo stampato sul volto -...Ma ora, seriamente, stai degenerando! Ho capito che ti piace, ma comportarti da adolescente scemo non fa che complicarti le cose! Quando mai ti sei comportato in questo modo?-
-Lo so è...che non ci riesco a stare calmo. Il solo pensiero di vederla, di pensare a come sarà vestita stasera...- Si portò i capelli all'indietro. -Uff!- sbuffò. -E poi lei sarà bellissima e io farò il coglione...-

-Il problema è serio.- mugolò Frank ingoiando una tartina. -Sicuramente lei sarà più agitata di te- aggiunse masticando. -Quindi...vedi di fare l'uomo.- concluse con il boccone pieno.

-Speriamo- commentò Gerard poco convinto. Si guardò attorno, ancora niente...

-Oh vedi chi c'è!- disse una voce maschile al loro fianco. -I miei avversari musicali preferiti!-
-Oh, Jared!- esclamò Frank riconoscendo l'amico. -Anche voi qui? Come te la passi?-
-Benone!- rispose il cantante dei 30 seconds to Mars. Anche lui per quella sera aveva scelto un look abbastanza sobrio, niente trucco o vestiti eccentrici. Completo nero molto elegante.
-Dove sono gli altri?- chiese Gerard -E' da un po' che non ci vediamo-

-Eh...a dire il vero non lo so. Quando si parla di cibo Tomo e gli altri impazziscono, si staranno ingozzando dall'altro lato della sala! O probabilmente staranno corrompendo i camerieri per una bottiglia di spumante!- I ragazzi risero. A loro si avvicinarono degli altri ragazzi, rigorosamente tatuati, gemelli: i Good Charlotte.

-Ehilà!- esordì Benji.

-Vecchio stronzetto!- salutò Frank.

-Iero!- aggiunse Joel abbracciandolo.

-Dov'è Mikey?- chiese Benji a Gerard. I due erano molto amici e il tatuato avrebbe voluto salutare il bassista più simpatico che conosceva.

-Mi credi se ti dico che non lo so?- disse Gerard ridendo. -Lui e gli altri si sono volatilizzati appena visto il buffet!-

-Staranno rimorchiando!- disse scherzando Joel che bevve un sorso del suo cocktail.
-Il Bobbone marpione sicuro!- commentò Frank -Mikey è felicemente e castamente fidanzato...Se Alicia scoprisse qualcosa lo prenderebbe a calci in culo!-

Benji conoscendo la ragazza del suo amico, bassista anche lei, si immaginò la scena. Decisamente l'avrebbe fatto.

-Ray starà sicuramente mangiando con Bryan!- disse Gerard che alzò un pò la testa per individuare la folta chioma riccia dell'amico. Niente.

Il gruppetto di musicisti rimase a parlare e a scherzare per qualche altro minuto ancora, per poi salutarsi e augurarsi una buona serata.

Dall'altro capo della stanza una ragazza con gli ormai abituali capelli arancioni, tatuata e molto sexy si divertiva a commentare i vestiti delle donne presenti in sala assieme all'altra amica dai lunghi capelli biondi.

-No, vabbè...Rihanna può anche smetterla di conciarsi come Dita Von Teese e di provarci con Adam Levine...Lo sa che è fidanzato con una modella russa?- disse.

-Ahah, a quanto pare no, e credo comunque che la modella russa stia arrivando a sculacciarla!- fece Sarah guardando la scena che le si presentava davanti agli occhi-
-Ma la smettete di fare comunella?- disse Annie che aveva appena recuperato Liz e Christie dal bancone dei cocktail.
-Ma sono troppo divertenti queste sciacquette!- disse ridendo Cher. -Cioè guarda Paris Hilton! Quel vestito è un pugno in un occhio!-

-L'hanno invitata? Bell'esempio il suo video porno su internet!- commentò Liz.
-Ma più che altro ci sarà rimasta anche male per il fatto che la cerimonia si tenga al Plaza e non all'Hilton!- aggiunse Annie sorridendo.

-Donzellette belle!-

Una voce alle loro spalle.

-Alex!- esclamarono in coro le Helenas quando si girarono e riconobbero il ragazzo.

-Come butta?- domandò baciando le ragazze una per una.

-Alla grande! A te?- domandò Cher che aveva sempre avuto un debole per il cantante davanti a lei.

-Stiamo chiusi ventiquattro ore su ventiquattro in studio di registrazione ma...tutto sommato può andare!- commentò. Alex Varkatzas, cantante degli Atreyu, era decisamente quel tipo di uomo per cui Cher avrebbe perso la testa volentieri: muscoloso, biondino, virile e con uno screaming pazzesco.

-Per fortuna siete pronti a tornare sulle scene!- disse Annie a cui gli Atreyu erano sempre piaciuti musicalmente e anche come persone.
-Beh, ci voleva!- rispose un'altro ragazzo che era arrivato alle spalle di Alex, Brandon, il batterista e voce addizzionale del gruppo.

Dopo pochi istanti arrivò tutto il resto della band e le Helenas si immersero in una fitta conversazione, interrotta poi dalla voglia di Annie e Christie di spumante.

Prima di arrivare al bancone con gli alcolici le ragazze si fermarono una decina di volte a salutare tutti quelli che conoscevano, tra cui Haley Williams seguita dai suoi Paramore, Jason Marz, il chitarrista dei Maroon 5, Jacoby Shaddix dei Papa roach e Ray Toro.
-Dove sono gli altri?- chiese Christie dopo aver salutato uno dei suoi chitarristi preferiti.
-Gli ho persi! Io mi sono catapultato sul buffet perchè avevo una fame da matti!- disse ridendo amabilmente.

Ad Annie salì l'ansia. Si era quasi dimenticata che ci sarebbe stato anche Gerard e che lui era lì in quel momento chissà dove. Come sarebbe stato rivederlo? Iniziò a guardarsi intorno. Doveva pur essere da qualche parte...

Prima di iniziarlo a cercare decise di andarsi a dare una sistematina in bagno. Avrebbe voluto essere presentabile davanti ai suoi occhi.

Lasciò Ray e Christie, intenti a parlare di giri di chitarra e cose tecniche che solo due chitarristi di quel calibro avrebbero potuto capire, e iniziò a cercare la toilette sotto indicazioni di una cameriera.

Gerard si stava guardando ansioso intorno in cerca della sua tanto voluta ragazza, cercò di intravedere anche le altre, pensò che sarebbero state tutte insieme per quella sera e che avrebbero sicuramente fatto gruppetto.

Girando la testa notò una cameriera con un vassoio che stava parlando con una ragazza. Avrebbe riconosciuto quei capelli neri e ricci ovunque. Un pugnale sembrò squarciargli il petto e il suo respiro per un attimo cessò. Era lei. La squadrò dalla testa ai piedi. Non riusciva a vedere bene il suo vestito ma era rigorosamente nero e forse di pizzo. La vide ringraziare la ragazza vestita di bianco e farle un sorriso. Era fottutamente perfetta. La seguì. La seguì con lo sguardo fino a quando non capì dove se ne stesse andando. In realtà i suoi occhi erano più intenti a guardare il suo strepitoso fondoschiena piuttosto che guardare intorno, ma la cosa che lo fece davvero eccitare e che lo spinse ad entrare in quel bagno era stata un'altra: indossava un paio di scarpe che dovevano avere dodici centimetri di tacco.
La lasciò entrare nel lussuoso bagno femminile e in quel momento si accontentò di inspirare il suo profumo sparso nell'aria.

Gerard, prima di entrare, verificò che nel bagno non ci fosse nessun' altra oltre che a lei.
Tutta l'agitazione, tutta l'insicurezza che aveva avuto per tutto il giorno sembrava sparita. Era sparita, e aveva dato spazio ad una nuova sensazione, una nuova voglia: la libidine. Spalancò la porta davanti a sè e se la ritrovò di fronte. Aveva un fisico a dir poco perfetto e lei aveva avuto anche il coraggio di definirsi grassa...

Annie si girò distrattamente credendo che fosse entrata un'altra ragazza. Per poco non cadde da quelle studipe scarpe che Dolce e Gabbana le aveva regalato.

-Gerard!- esclamò la ragazza allibita e...impressionata dalla bellezza del ragazzo.

Che cazzo ci faceva nel bagno delle donne? E poi non poteva presentarsi a lei in quella maniera, così fottutamente meraviglioso all'improvviso.

Indossava una camicia bianca, un panciotto nero con cravatta abbinata e una giacca nera. Aveva dei capelli a dir poco bellissimi...

-Che ci fai qui?- chiese la ragazza confusa. Gerard d'altra parte cercò di avanzare verso di lei con calma benchè dentro di sè stesse morendo. Stava morendo perchè il cuore gli stava martellando nel petto, perchè il suo stomaco sembrava che stesse incassando pugni da qualcuno e perchè soprattutto sentiva dei movimenti strani nei pantaloni.
La guardò. Ci aveva visto bene. Il vestito era di pizzo nero, un tubino che le calzava a pennello con una scollatura pazzesca, corto, abbinato a calze velate nere e un tacco vertiginoso che la slanciava incredibilmente. Sembrava una venere. I suoi occhi erano truccati di nero, con quel trucco sexy che lo faceva decisamente impazzire.
-Io...- cercò di dire con voce roca -Ti stavo cercando...- Si avvicinò di più a lei che accorciò ulteriormente la distanza.

-L'avrei fatto anche io appena uscita da qui- si sforzò di dire guardando i suoi occhi verdi. Era magnifico quella sera. Cercò di avvicinarsi per abbracciarlo e salutarlo castamente ma la reazione del ragazzo fu totalmente un'altra. Lui le strinse i fianchi, scendendo con le mani sulle natiche e la spinse verso il grande lavandino marmoreo dietro di lei. Vedeva le sue spalle nude riflesse nello specchio.

Annie cercò di pronunciare il nome del ragazzo con l'intenzione di chiedere cosa stesse facendo ma le sue labbra furono bloccate da quelle di colui che aveva di fronte. Gerard la baciò con una passione unica mordendole il labbro e inspirando il suo profumo. Una mano finì sulla sua coscia, coperta solo da un velo quasi inconsistente.

Il respiro affannato di Gerard stava facendo andare su di giri la ragazza e quelle mani morbide e lisce che stavano cercando di esplorare il suo corpo la facevano sobbalzare.
-Se...se ci vedono?- riuscì a dire Annie tra un bacio e l'altro. Gerard le stava leccando il collo. Probabilmente non si stavano davvero rendendo conto di ciò che stessero facendo.
Il ragazzo sembrò non aver sentito, era troppo concentrato a cospargere di baci l'incavo del suo seno. Fece scivolare le mani sotto quel vestito tanto corto da lasciare scoperta mezza coscia e iniziò a cercare l'elastico delle calze...Voleva abbassargliele.

Una vibrazione attraversò la schiena di Annie, i cui sospiri si erano trasformati in piccoli e sussurrati gemiti che penetravano nella mente di Gerard come se fossero una splendida melodia quando capì dove fossero le mani del ragazzo. Gerard le stava accarezzando con una mano l'inguine. Lo guardò con occhi stralunati cercando di guardare quel viso che aveva di fronte, tutto preso da un'energia sessuale mai provata prima. Lui stava cercando di fare davvero quello che lei stava pensando...

Gerard fermandosi un attimo, si accorse che la ragazza non lo stava più baciando, che si era fermata e lo stava fissando quasi attonita...Guardò prima il suo petto alzarsi e abbassarsi e poi si soffermò sul suo viso. Aveva le guance rosse, trasudava calore e stava guardando in una maniera strana le sue labbra.

Annie decise di parlare. -Gerard...- disse a stento -...che...che stai facendo?- domandò persa in quelle labbra. Non voleva smettere ma quello non era sicuramente il luogo adatto e...cazzo Gerard Way la stava facendo eccitare...

-Io...ti voglio- disse il ragazzo.

Per fortuna era appoggiata sul davanzale del lavandino.

-Cosa?- ripetè Annie. Non aveva potuto dirlo veramente.

-Io ti voglio- ripetè Gerard baciandola con la stessa foga di prima. Si intromise tra le sue cosce che aprì leggermente. Un fuoco si accese nel ventre della ragazza quando sentì Gerard eccitato.
Lo voleva anche lei, lo voleva da una vita.

-Ma qui...- sussurrò mentre Gerard riprese a baciarla. Le morse un labbro. Appoggiò la bocca sulla sua fronte cercando di contenere l'eccitazione e di ragionare lucidamente per quanto era possibile in quel momento. Se l'avessero fatto lì sarebbe durato troppo poco, e lui di certo non voleva che durasse poco, voleva averla per tutta la notte. Possederla, soddisfarla...Lì sarebbe stato tutto troppo veloce.

Quasi come se il destino avesse voluto una cosa del genere la porta d'entrata del bagno si aprì. I due ragazzi furono costretti dalle circostanze a dividersi. Erano entrambi imbarazzati soprattutto perchè quella donna che era entrata in bagno aveva capito cosa sarebbe potuto accadere di lì a breve se non gli avesse interrotti, e con lo sguardo basso fece un sorrisino. Annie e Gerard uscirono dal grande bagno.

La ragazza non sapeva cosa dire, era andata in bagno per controllarsi il trucco e si era ritrovata quasi a fare sesso con Gerard che d'altra parte non faceva altro che continuarla a guardare e a pensare a cosa stava facendo due minuti prima. Si sentiva il suo Chanel addosso...
-Ehm...- fece lui imbarazzato guardando quanto fossero belle le guance arrossate della ragazza...-Forse è meglio se vada a bere un po' d'acqua...-

-...Ok...- disse la ragazza ancora un po' scossa.

-Io...cioè...non...non voglio che tu pensi che sia un maniaco...- iniziò Gerard guardando interdetto il volto della ragazza, cercando di capire a cosa lei stesse pensando.

-A che piano è la tua stanza?- chiese inaspettatamente Annie.

Gerard la guardò con gli occhi sgranati per la felicità più che per l'incredulità. Aveva deciso di iniziare a prendersi le cose che voleva realmente, e lei desiderava Gerard con tutta se stessa.
-Nono...- disse avvicinandosi a lei. -Vai all'after party?- aggiunse.

-Dipende, no se trovo qualcosa di meglio da fare...- disse sfacciata lei guardandolo. Le labbra di Gerard si curvarono in un sorriso.

-Appena finisce questa cosa...- iniziò a dire lui avvicinandosi pericolosamente di nuovo alle sue labbra e seguendo con le dita la forma della scollatura del vestito.
-Sì?...- lo accompagnò Annie che sembrava essere attraversata di nuovo da un'onda sensuale.
-Vieni da me e...saliamo...- concluse lui sfiorando le sue labbra e accarezzandogli le scapole con l'altra mano. Non indossava il reggiseno...Gerard sentì di nuovo il fuoco crescere dentro di lui.

Dall'altro capo della sala un ragazzo tatuato, non molto alto e con i piercing aveva seguito tutta la scena da quando quei due erano usciti fuori dal bagno femminile.
"E bravo il mio Gerard..." penso Frank "Adesso ti sfotterò fino alla morte."



Ed eccomi con il capitolo promesso, lo so che avevo detto che sarebbe stato sconcio ma purtroppo/per fortuna questo mi è uscito così e vi assicuro che il prossimo sarà sconcio!xD comunque ringrazio naturalmente tutte, anche tutti coloro che hanno messo mi piace alla mia pagina facebook che è questa :https://www.facebook.com/pages/Black-Mariah-Efp/105133312907556 e posso solamente dirvi che il prossimo non tarderà ad arrivare e che ci avviciniamo al termine! (mancheranno forse un tre quattro capitoli) ma che tornerò con una nuova ff a breve. Mi scuso se in questo periodo sono stata assente ma gli esami di stato incombono e benchè Gerard sia al centro dei miei pensieri devo pensare anche a Seneca e a Plutarco xD a presto!

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Capitolo 12
*** Because the night belongs to lovers ***


Frank andò in contro all'amico non appena Gerard si divise da Annie. Si avvicinò e notò quanto su di giri fosse il ragazzo: aveva quasi il fiatone, i capelli sparati e si stava abbottonando il panciotto staccatosi durante la foga della passione.
-Gerard!- esclamò Frank quando capì che il ragazzo non l'aveva affatto visto -Gerard!- ripetè con voce più forte. Fu costretto a fermarlo fisicamente, e solo allora il cantante corvino si girò a guaradarlo.

Frank gli fece un sorriso che stava anticipando una battuta delle sue, ma quest'ultimo sparì non appena il ragazzo vide l'espressione che Gerard aveva in volto. Si sentiva bene?

-Oh, che è successo?- gli chiese il ragazzo tatuato.

-Niente, niente- disse Gerard andando verso il bancone -Ho bisogno di qualcosa da bere...- aggiunse.
-Cosa?!- esclamò Frank preoccupato. -Non lo pensare nemmeno! Ma che cazzo è successo? Ti ho appena visto con Annie e sembrava tutto...Gerard mi ascolti cazzo?- si arrabbiò dopo qualche secondo, vedendo che Gerard non gli stesse dando un minimo di attenzione.
Il cantante si passò una mano tra i capelli. -No Frank...tu non capisci...Io, io...Ho bisogno di acqua!- disse quasi arrabbiato con se stesso.

-Cosa io? Gerard!- disse Frank, scandendo il nome dell'amico.

-Io...non mi sono saputo controllare! In bagno...Io la...Oddio! Sono un pervertito!- commentò versandosi un po' d'acqua nel bicchiere. Gli tremavano le mani.
Ok, lei ci era stata e andava bene...Ma il problema era un altro...Era la prima volta che faceva una cosa del genere, cioè era la prima volta che non si era saputo controllare, di solito non era mai così esplicito e così intraprendente con le ragazze...

Pensava e non faceva altro che scuotere la testa. Frank capì per sommi capi quale fosse la preoccupazione dell'amico e rincuorato dal fatto che non fosse successo niente di grave, smise di preoccuparsi.

Se qualcuno avesse fatto attenzione a quei due di sicuro sarebbe morto dalle risate: c'era Gerard iperattivo che stava cercando disperatamente un succo analcolico, immerso nei suoi pensieri, che imprecava fra sè e sè per il suo mancato autocontrollo sessuale, e poi c'era Frank che lo seguiva rilassato e che, non curante della reazione dell'amico, andava alla ricerca di quante più tartine possibili.

-Sono un pervertito...un pervertito- si ripeteva Gerard.

-Mi vuoi spiegare cosa è successo?- chiedeva Frank calmo, indeciso se prendere uno stuzzichino con o senza maionese. Nell'indecisione li divorò entrambi.
Gerard si fermò un attimo, sbuffò e decise di parlare. Spiegò all'amico l'accaduto...

Avrebbe voluto prenderlo a pugni.

Frank Iero in risposta alle sue confessioni aveva iniziato a ridergli in faccia...di cuore proprio.
-Allora ci avevo visto giusto!- esclamò il tatuato tra una risata e l'altra. Gerard era immobile davanti a lui. Forse non aveva ancora picchiato l'amico perchè erano circondati da parecchie persone...
-Non l'hai davvero saputo trattenere nei pantaloni...stavolta! Ahahah!-

-Shh, Frank, non gridare! E smettila di ridere altrimenti quando tornerai a casa, Jamia non ti riconoscerà- minacciò il cantante. Frank di tutta risposta si avvicinò e abbracciò l'amico.
-Ahah..-iniziò. -Ti sei eccitato!- lo sbeffeggiò il chitarrista.

-Frank...-ripetè apparentemente calmo Gerard -Smettila...-

-Sì, scusami! Ma tu ti devi vedere! Ahah...E' stata una sveltina? Com'è andata? Hai capito alla ragazza timida che non ti riesce a parlare!-

-Ma quale sveltina!- urlò quasi Gerard. -Nessuna sveltina!- ripetè ripensando ai momenti di prima e guardandosi intorno, preoccupato che qualcuno sentisse di cosa stessero parlando.
-E allora? Dov'è il problema? Perchè saresti pervertito?- chiese il chitarrista non comprendendo tutti i problemi che il cantante si stava facendo.
-Come dove sta il problema?- ripetè Gerard come se la risposta fosse ovvia. -Ho quasi fatto sesso nel bagno del Plaza nemmeno rinchiuso in un cesso! Sul lavandino!- Continuò.

Frank rise.

-Benvenuto nel mondo dello starsystem...Ma come siete rimasti?-

-...che ci vediamo dopo...-

-Dopo quando? Dopo l'after party?-

-Ehm...l'idea era quella che mentre voi siete all'after party, noi...-

-Ahah!- lo additò Frank -E gliel'hai chiesto esplicitamente? Cioè le hai detto tu così?- domandò Frank incredulo che l'amico avesse detto una cosa del genere ad una ragazza.

Gerard aveva un'espressione strana. I suoi occhi erano un po' persi nel vuoto, anzi nella sala del buffet.

-A dire il vero è stata lei a chiedermi a che piano fosse la mia stanza!- rispose incredulo delle sue stesse parole.

-Woo! Beh, amico...allora stai attento a non fare cilecca!- scherzò Frank.

-Ma quale cilecca...- mugolò Gerard. Ma se si era eccitato al solo vederla su dei tacchi, figuriamoci se non si sarebbe eccitato a vederla nuda...

"Nuda..." pensò. Scacciò a fatica quell'immagine dalla sua mente anche perchè di fronte aveva Frank, che per quanto potesse essere un bel ragazzo era pur sempre tale...
Annie si diresse verso il bancone degli alcolici...Aveva bisogno di qualcosa di forte. Si sentiva accaldata, ribolliva letteralmente dentro di sè.

Che cosa aveva fatto? Ma soprattutto che cosa aveva detto? Ripensò a quelle parole.

"A che piano è la tua stanza?"

Ma come le era saltato in mente di dire una cosa del genere? In pratica gli aveva fatto capire che lei era...consenziente alle sue volgie. Non era affatto un cosa brutta anzi...quante volte aveva sognato ad occhi aperti di farlo?

Si fece versare dello champagne nel bicchiere freddo fra le sue mani e rimase per qualche secondo a guardare le bollicine salire in superfice.

Sicuramente lui si sarebbe aspettato qualcosa da lei dopo quella sua domanda...E se fosse sparita per quella sera? Se si fosse rinchiusa nella sua stanza e avesse evitato la sua presenza?
"Andiamo, Annie, non fare l'idiota!" pensò. Non poteva mica scappare...
I suoi pensieri furono distratti da qualcuno che la fermò. Una bella ragazza con un viso tondo e candido l'aveva salutata.

I suoi occhi di ghiaccio la risvegliarono da una specie di trance.
-Ciao Amy!- salutò Annie un po' stralunata.

-Ehi cara! Tutto bene?- disse la ragazza dai lunghi capelli neri e lisci.

-Ehm...sì e tu?- chiese la riccia alla cantante degli Evanescence.

Si immersero in una fitta conversazione. Annie, sì, l'ascoltava ma guardando quei lunghi capelli neri come la pece, non poteva far altro che pensare ad altri capelli altrettanto neri: quelli di Gerard. Chissà dov'era...

-Andiamo fuori? Ti va?- chiese Amy ad Annie -Ho bisogno di fumare...- aggiunse prendendo dalla sua pochette le sigarette e l'accendino.

Si avviarono verso la grande balconata gremita di star e di camerieri. Si appoggiarono all'inferiata della ringhiera di marmo. Amy a quanto pareva aveva molta voglia di parlare, inspirava il fumo dalla sigaretta e lo gettava fuori alternando frasi e commenti.
-Come sta andando il tour?-

-Benone!- commentò Annie soddisfatta -Ora siamo in pausa però fra poco partiremo per l'Europa...-
Si girò di scatto, quasi come se avesse dovuto farlo, e fece bene. Quella giacca nera le fece sobbalzare il cuore nel petto. Era fuori anche lui a fumare con Frank e il cantante dei Linkin Park.
Annie rimase un po' a guardarlo...a mangiarselo con gli occhi più che altro...e attenta seguiva il suo profilo ammirando tanta bellezza.

Era davvero bello quella sera.Ma già lo sapeva, e aveva avuto anche modo di sperimentare alcuni lati nascosti.

-Chi guardi?- disse Amy sorridendo.

-No, nessuno...- rispose Annie evasiva girando la testa.

-Sì, sì...- fece Amy -Ti credo!-

Annie sorrise colta con le mani nel sacco.

-Beh, è un gran pezzo di ragazzo!- aggiunse Amy. -E sta venendo qui...-

-Cosa?- chiese la sua interlocutrice che sembrava essersi svegliata dal sonno.

Gerard non resistette dal non avvicinarsi di nuovo. Non poteva di certo ignorarla o far finta che non ci fosse fino alla sera tarda, e poi calmati i bollenti spiriti voleva stare con lei e passare del tempo insieme...insomma si stavano frequentando, no? Tra quelli che si frequentano passare del tempo insieme è normale...almeno credeva lui.

-Ciao Gerard!- salutò Amy quando il ragazzo si era avvicinato. Si erano conosciuti al Warped tour nel 2005 e la ragazza aveva sempre pensato che Gerard fosse molto simpatico anche se particolare.

-Ciao bella- rispose Gerard abbracciandola e sorridendole. Annie percepì un pizzico di gelosia.
Dopo aver salutato la cantante passò a quella che lui preferiva di gran lunga. Le portò una mano dietro la schiena e avvicinandosela le diede un bacio sulla guancia.
Benchè i due ragazzi davanti a lei non stessero facendo nulla, Amy capì la situazione e decise di raggiungere la sua band. Salutò la sua amica e anche il ragazzo moro e si allontanò da quella coppietta vicino la ringhiera.

-Ehi...- disse Gerard quando Amy si fu allontanata.

-Ehi...- ripetè Annie con lo sguardo basso.

Gerard le spostò indietro i ricci per vedere ancora meglio quel viso tondo con quel nasino delicato. Quanto adorava il suo trucco quella sera...

-Prima mi sono dimenticato di dirti che sei bellissima.- disse facendo un respiro.
Ad Annie mancò il pavimento sotto i piedi e quelle dannatissime scarpe di certo non l'aiutavano.
Iniziò a respirare veloce. Era la prima volta che Gerard le diceva una cosa del genere.
Il cantante capì l'imbarazzo e l'incredulità della ragazza e teneramente l'accolse tra le sue braccia.
-Non hai freddo?- le sussurrò sfiorandole le scapole nude. La schiena di Annie venne percorsa da innumerevoli brividi.

-...No- disse a fatica Annie che stava letteralmente inspirando il profumo di Gerard. Il ragazzo si fece più spazio fra di lei, fino ad appoggiarsi delicatamente sul suo bacino. Tra le sue braccia non si sentiva "un pervertito" come si era appena definito a Frank, anzi, aveva bisogno di stare tra le sue braccia quando Annie gli era vicino.

Il cuore di Gerard iniziò a pulsare forte quando sentì il seno della ragazza pressato contro il suo petto.

Annie gli cinse il collo e iniziò ad accarezzargli la nuca passandogli le mani tra i capelli.
-Ci staranno guardando un bel po' di persone...- disse piano quando si ricordò in che luogo fossero.
-Che guardino pure...- rispose Gerard sorridendo. Quella sensazione di prima, quel fuoco...stavano di nuovo crescendo dentro di lui.
-Comunque...anche tu sei bellissimo stasera...ma credo che lo sai, no?- commentò a fatica la ragazza.
-Mmm...sì credo di sì- ribattè Gerard -Ma sentirselo dire fa sempre piacere...- Le baciò il collo. Era caldo e profumato. Perchè avrebbe dovuto aspettare così tanto prima di averla? E soprattutto perchè proprio allora non riusciva a smettere di pensare a lei e di volerla?
-Ah...credo però che tu debba sapere una cosa che forse avrai già capito...- aggiunse il ragazzo avvicinandosi vicino al suo orecchio per sussurrare ciò che stava pensando.

-Sai che mi piaci follemente, vero?-

Il mondo si fermò.

Il cuore della ragazza si fermò.

Gerard si fermò a guardarla.

-No, non lo sapevo.- rispose ingenuamente Annie che sembrava essere una statua.

Piaceva a Gerard Way...

Il ragazzo sorrise. Quelli erano i momenti in cui le sarebbe saltato addosso. Con la sua innocenza e ingenuità, unita a quell'apparenza da femme fatale, lo faceva sciogliere letteralmente...
-Beh...allora ho fatto bene a dirtelo...- sussurrò Gerard baciandole prima la guancia e poi arrivando alle labbra. Le accarezzò il viso. Annie amava il rumore dei suoi baci.
La ragazza decise di non essere passiva sotto di lui e di abbandonarsi. Ricambiò il bacio. Fu un bacio che fece letteralmente impazzire Gerard.

Annie gli solleticava con la punta della lingua le labbra per poi prendere tra le sue il labbro inferiore di lui. Si sentiva davvero bene tra quelle labbra calde e saporite. Dopo che si furono staccati, Gerard scese dal collo fino alle clavicole per poi fermarsi un attimo. Non poteva continuare così...Non poteva cercare di trattenere i suoi istinti. Aveva bisogno di lei...
-Senti, per prima...- iniziò lui. Volle stuzzicarla. Voleva far eccitare anche lei come lei stava facendo con lui anche se involontariamente. Le portò una mano sul fianco che delicatamente salì fino ad arrivare sotto il seno. Ad Annie venne la pelle d'oca.

-Sì?- disse lei deglutendo.

-Che ne dici se...- Le baciò il collo e la strinse ancora più vicina a sè. La ragazza portò le mani sugli avambracci di Gerard e quando lui si avvicinò ancora di più a lei, quasi come volesse farle sentire che cosa lei gli stesse provocando, si aggrappò a lui per non essere sopraffatta dal desiderio.

Gerard la guardò e notò quanto facesse fatica a reprimere il desiderio dentro di lei. La vedeva arrossire piano piano, il suo petto femminile ed eccitante si alzava e si abbassava e stava diventando sempre più rosso. Sorrise soddisfatto davanti all'impotenza della ragazza per quella voglia immensa. Vedere come qualcuno avesse necessariamente bisogno di lui, del timido ragazzo che portava avanti una guerra con il mondo da quando era nato, non poteva che fargli bene.

-Se cosa...- chiese Annie spostando lo sguardo da un altra parte.

-Se...anticipiamo l'after party...- le sussurrò nell'orecchio. Non aveva il coraggio di guardarla negli occhi anche se sapeva che la risposta sarebbe stata positiva. Inispirò il suo Chanel che lo faceva sempre impazzire.

 

**

 

Chiuse la porta a chiave dietro le sue spalle. Si sentì le mani della ragazza sul petto spogliato dalla giacca.

Gerard prese il viso di Annie tra le mani e iniziò a baciarla con una passione travolgente. Si staccarono quando entrambi non riuscirono più a trattenere il respiro. La ragazza scese dai tacchi e scalza venne accompagnata da Gerard verso l'enorme letto con le coperte di seta di fronte a loro. Non si stavano dicendo nulla, nell'aria c'era solo il rumore dei loro respiri e dei loro baci.

Le mani di Annie scorsero lungo i bottoni del panciotto di Gerard che cadde a terra, per poi dirigersi sulla cravatta e sulla camicia.

Il ragazzo fece adagiare la figura femminile davanti a lui sul letto e a cavalcioni le salì sopra, scoprendo con carezze e baci quel corpo che aveva tanto desiderato. Cercava frenetico la cerniera dell'abito in pizzo che avvolgeva il busto della ragazza e sembrò eccitarsi ancora di più quando l'ebbe trovata.

Annie non credeva a quello che le stava succedendo. Gerard era sopra di lei. Eccitato, passionale e fottutamente bellissimo.

Quando le sfilò il vestito rimase folgorato da quella vista...a parte che si era sbagliato perchè la ragazza indossava il reggiseno... però non era quella la cosa che lo fece andare in estasi. Intravedeva le ossa del costato della ragazza distesa, ma vide anche un addome piatto e tonico con una parvenza di addominali. Era una venere greca tra quelle coperte lucide e fresche e vederla in quello stato così naturale non faceva altro che accrescere la sua voglia che ormai era arrivata al limite della sopportazione. Le cosparse l'addome di baci e con la lingua le leccò la pelle morbida e vellutata che per l'eccitazione divenne d'oca. Con un gesto rapido le sfilò le calze. Anche la biancheria era di pizzo. Perchè doveva essere così provocante?
Quando Annie si sentì sfilare il velo dalle gambe le sembrò di morire. Era incredula di avere davanti a sè un Gerard in quello stato. Era abituata a vederlo solo mentre si scatenava sul palco, non in quella situazione. Vederlo così concentrato su di lei non potè che farla sentire bene. Benchè stentasse a crederlo si sentiva desidarata da lui e gli lasciava fare tutto ciò che voleva. Le si mozzò il fiato quando il ragazzo le baciò la parte scoperta del seno e quasi sospirando gemette per ciò che Gerard le stesse provocando. Il ragazzo sorrise. Voleva farla impazzire prima di soddisfarla pienamente. Voleva che avesse bisogno di lui.
Fino a quel punto lei l'aveva cercato per la sua musica, per la sua sicurezza, per i suoi messaggi di speranza, in quel momento voleva che lei avesse bisogno di lui per il piacere. Si mise sopra la ragazza, adagiandosi tranquillamente su quel corpo che piano si contorceva sotto di lui. Prima di iniziare a giocare si calò i pantaloni, rimanendo in boxer, e si fece spazio fra le sue cosce che dischiuse leggermente. Sentire che Gerard era eccitato la fece sospirare nuovamente. Perchè non si muoveva?

Il ragazzo portò le mani dietro la schiena della giovane alla ricerca della linguetta del reggiseno. Finalmente avrebbe visto quelle curve femminili che tanto lo facevano impazzire. Quando le sfilò il reggiseno, violentemente allontanò la voglia di entrare subito dentro di lei, e a stento si trattenne quando iniziò ad accerezzarle il seno. Sentirla sospirare e trattenere ciò che stava provando lo spinse a provocarla ancora di più. Dopo averla morsa e leccata, baciata e accarezzata, fece scendere le mani verso l'incavo dell'inguine e aprendole una gamba le accarezzò l'interno coscia. Annie ritrasse le gambe al petto quasi a volersi chiudere e a chiedere a Gerard di smetterla di farla patire così tanto. In risposta Gerard si mise sopra di lei ancora, baciandola e mordendole le labbra con foga. Le aprì le gambe e si fece cingere il bacino. Voleva farle sentire quanto fosse eccitato.

-Ti...prego...- mugolò la ragazza sospirando. Girò la testa dall'altra parte ma Gerard le prese il mento e la costrinse a guardare i suoi occhi. Era arrivato ad un punto in cui nemmeno lui riusciva più a controllarsi.

Una mano arrivò vicino l'elastico degli slip di pizzo che velocemente furono tolti via.
Annie stava morendo, non ce la faceva più. Non le bastava più averlo sopra di lei, sentire il suo umore, voleva diventare una cosa sola con il ragazzo che aveva sempre desiderato. Cercò di abbassare i boxer di Gerard ma il ragazzo le fermò la mano.

-Aspetta- le sussurrò. Le cinse il bacino con le mani e si avvicinò ancora di più a lei benchè tra i due ci fosse un ostacolo di microfibra. Godeva troppo a vederla contorcersi sotto di lui e a vederla mascherare il piacere che lui le stava provocando. Avrebbe continuato fino a quando lei non si sarebbe arresa sotto di lui. Si spinse di nuovo tra le sue gambe, portando di nuovo il bacino a sè.

-Gerard...per favore...- disse lei stringendo le coperte sotto di sè e inarcando la schiena.
"Guardami cazzo..." pensò Gerard quando dopo averla sentire gemere leggermente, la vide chiudere gli occhi per i leggeri spasmi. Questa volta il gesto di Annie fu più deciso anche se Gerard la lasciò fare. Nemmeno lui avrebbe potuto resistere così tanto.

Quando anche i boxer del ragazzo furono tolti, non c'era davvero più niente che potesse impedire la loro unione.

Le aprì le gambe e con un gesto deciso ma lento, si intromise delicato nel suo corpo iniziando a spingersi sempre più in lei.

 

Gerard non avrebbe voluto staccarsi subito da quel corpo caldo e profumato sotto di lui. Avrebbe desiderato tanto rimanere lì, stringerla, abbracciarla, farle sentire la sua presenza. Delicamente il ragazzo diede un bacio in fronte ad Annie e si mise accanto a lei accarezzandole la clavicola. Rimase qualche istante a guardarla.

Era ancora più bella in quel momento.

Quando Gerard si tolse da sopra di lei, Annie si sentì quasi svuotata, privata di qualcosa a cui si era abituata troppo velocemente e a cui avrebbe rinunciato a fatica d'ora in avanti. Si coprì con le lenzuola riscaldate dai loro corpi e per caso incontrò gli occhi di Gerard, il quale non stava aspettando altro.

Girò subito la testa quando notò con quanta forza quelle luci verdi la stessero guardando.

A dire la verità era un po' imbarazzata...

-Ehm...credo che sia meglio andare...- disse la ragazza allontanandosi da Gerard il quale rimase un po' stranito. Dov'è che aveva intenzione di andare?

Si era quasi alzata dal letto quando le parole del ragazzo la misero in seria difficoltà.
-Perchè?-

La voce di Gerard, bassa e sensuale la raggiunse da diero.

-Ho...ho da fare- balbettò.

Gerard si girò, mettendosi su un fianco con la testa sorretta dal braccio a guardarle la schiena nuda.

-E cos'è che avresti da fare alle due di notte?- chiese sfrontato. Aveva intuito che la ragazza fosse imbarazzata per ciò che era appena accaduto tra di loro, ma si sarebbe dovuta abituare perchè lui di certo non l'avrebbe mai più fatta scappare.

Annie si fermò. Gli dava le spalle. E adesso cosa avrebbe detto?

Sentì dietro di sè uno struscio di lenzuola per poi quasi sobbalzare quando le labbra di Gerard le baciarono la schiena, le scapole e poi il collo.

Il nuovo contatto con la pelle nuda provocò in lei un brivido. Il ragazzo le cinse la vita e l'abbracciò con quelle mani lisce e morbide che giocavano con le sue curve.

-Non crederai che io sia uno che fa sesso e poi sparisce?- le sussurrò nell'orecchio mentre la stringeva.
No, non lo pensava. A dire la verità non stava pensando niente.

Davanti al silenzio di Annie Gerard la volle stuzzicare...magari così avrebbe parlato.

-E soprattutto...non vado mica a letto con tutte...soprattutto le fan...Con loro non instauro nessun legame fisico.-

Fece un sorrisino malizioso seguendo il profilo del collo femminile davanti a lui con la punta del naso.

-E io allora cosa sarei?- gli chiese Annie con un pizzico di disappunto.

-Dimmelo tu...di certo non una fan...- rispose baciandola.

-Hai ancora da fare?- aggiunse facendola distendere nuovamente.

-Dipende da cosa sei disposto a fare per farmi rimanere...-sussurrò Annie.

I capelli del ragazzo erano scompigliati, nerissimi e terribilmente attraenti, le sue spalle nude erano attraenti e anche le sue braccia. Sentirlo di nuovo sopra di lei, caldo, delicato e così malizioso e sfrontato la fece nuovamente rabbrividire.

Gerard sorrise, un'onda di libidine l'attraversò quasi per la quarta volta in quella serata.
Cosa sarebbe stato disposto a fare...Aveva lanciato una sfida a cui il ragazzo non avrebbe rinunciato.
Dopo ciò che gli ebbe detto, Gerard decise di torturarla piacevolmente ancora di più di prima.

L'avrebbe fatta rimanere per sempre.

Tolse con un movimento deciso le lenzuola dal corpo della ragazza, spogliandolo da quel cotone. Annie cercò di coprirsi con un braccio ma Gerard la fermò tenendola per i polsi. La punta della sua lingua disegnò sul petto della ragazza quasi come fosse un foglio incorniciando e solleticandole i seni.

-Questo basta?- le disse all'orecchio mentre il respiro della ragazza si faceva sempre più affannato.
-Devi impegnarti di più...- disse inaspettatamente Annie.

-Ah sì?- rispose Gerard provocato. Gliel'avrebbe dato lui il di più...

Con una spinta decisa e veloce entrò di nuovo dentro di lei. La ragazza non se lo aspettava e gemette sotto di lui che soddisfatto si mosse di nuovo.

Non rispondeva, respirava silenziosamente. Lo stava facendo di nuovo: tratteneva i gemiti.

Quasi arrabbiato diede una spinta più forte.

Annie aprì gli occhi e con un movimento deciso spinse Gerard di schiena sul letto e si dispose sopra il suo corpo. La guardò ancora più eccitato e le rubò un bacio. Annie gli morse un labbro che lo fece gemere.

Sentendo quei seni che strisciavano sul suo petto la volle ancora più vicina a sè e portandole le mani sui fianchi la spinse di più tra le sue gambe. Entrambi non poterono non contenere un ansimo. Dopo qualche minuto Gerard ritornò di nuovo sopra la ragazza, deciso a provocare sensazioni di piacere più lunghe e più forti.

Esplose portando anche la ragazza con sè.

Quella notte la passarono così. A cercarsi, a stancarsi, a colmare un vuoto fisico e sentimentale con i loro corpi avvinghiati.


 

eccomi di nuovo qui! e questo è il capitolo sconcio promesso. Devo dire che mi sono divertita molto a immaginare questa scena e sinceramente l'intera storia è nata proprio per arrivare a questo punto! comunque spero di non avervi deluso e di aver soddisfato la vostra curiosità e ringrazio tutti coloro che visitano! come oramai ben sapete questa è la mia pagina facebook da dove potete seguire gli aggiornamenti o semplicemente mettere mi piace! https://www.facebook.com/pages/Black-Mariah-Efp/105133312907556
see u soon!






 

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Capitolo 13
*** Don't walk away ***


Frank bussò insistentemente alla porta della stanza. Era rimasto fuori tutta la notte e aveva dovuto chiedere asilo politico a Mikey e a Ray che dormivano al piano di sotto.
Se la prossima volta Gerard avesse avuto intenzione di fare di nuovo lo stallone, si sarebbe preso una camera singola...

-Uffa Gerard vuoi aprire? Sono le undici e mezza!- disse ad alta voce il ragazzo che adesso aveva preso la porta a mo' di batteria.

Il problema era che non avrebbe potuto nemmeno gridare molto, altrimenti l'avrebbero linciato tutti quelli che albergavano in quel piano.

Gerard sentì tutt'ad un tratto la voce di Frank rimbombargli nelle orecchie e si svegliò di soprassalto. Ancora in stato confusionale aprì gli occhi e vide Annie alzarsi velocissima dal letto e imprecare contro qualcuno di immaginario, mentre cercava di raccogliere i suoi vestiti.
-Cazzo! Cazzo- si ripeteva la ragazza guardando per terra dove fossero il reggiseno e gli slip. Il bussare incessante di Frank le metteva ancora più fretta e non riuscendo a trovare nessuna cosa che somigliasse al vestito che indossava la sera prima, tirò le lenzuola dal letto e se le avvolse attorno al corpo nudo.

Che cazzo di risveglio traumatico. Perchè ci doveva essere sempre qualcosa a rovinare tutto?
-Calmati Annie!- le fece Gerard che si era ripreso per tutto quel baccano. -Un attimo Frank!- urlò al compagno dietro la porta. Gli avrebbe dato un pugno non appena gli avesse aperto.
Frank sentendo la voce del cantante si rincuorò. Per fortuna era riuscito a svegliarlo e non avrebbe più dovuto aspettare dietro la porta come un cazzone.

Il ragazzo corvino nella stanza stava cercando qualcosa da mettersi e non trovando i boxer, si infilò i pantaloni neri della sera precedente. Menò un'occhiatina alla ragazza che si stringeva il lenzuolo addosso. Che brutto risveglio...e lui che l'avrebbe voluta coccolare un po'. Non resistette ad avvicinarsi a lei e a rubarle un bacio che ricambiò.

-Comunque...buongiorno...- le disse dolce. Era ancora più bella avvolta tra quelle lenzuola, le davano un'aria candida e pura.

-Ciao- rispose lei concisa e scappando in bagno. -Apri quella porta altrimenti non avrai più un chitarrista.- minacciò un po' arrabbiata.

Non ce l'aveva con Frank... in teoria sì... era solo che odiava quei risvegli tanto caotici e traumatici. Poi per terra non si capiva niente e per di più non riusciva a trovare i suoi vestiti ed era nuda, avvolta nelle lenzuola di seta e si era andata a chiudere in bagno per non farsi vedere.
Perchè poi si era chiusa in bagno? Frank lo sapeva che era con Gerard.

-Cazzo aspetta!- gridò Gerard alla porta mentre si avvicinava per aprire.

-Alla buon ora!- disse Frank spalancando la porta ed entrando nella stanza.

-Frank sei un coglione!- disse Gerard un po' arrabbiato per la sfacciataggine del compagno. Lo sapeva che era con Annie che cazzo veniva di mattina per entrare nella stanza?

-Io sono il coglione?- fece il ragazzo tatuato guardandosi intorno. Quella stanza sembrava un campo di battaglia. Lenzuola, cuscini, coperte e vestiti a terra...

-A parte che sono le undici e mezza...- aggiunse -... E magari ho bisogno di lavarmi anche io e di cambiarmi dato che questa è anche la mia stanza!- fece Frank -e poi che cazzo ne so che tu stai ancora dormendo? E' mezzo giorno! E poi ero da mezz'ora dietro la porta a bussare e credevo fosse successo qualcosa dato che non rispondevi nemmeno al telefono!- terminò la frase guardando a terra. Un sorriso si incurvò sulle sue labbra.

-Sì, successo qualcosa...-ripetè Gerard come se volesse fargli capire quanto assurda fosse quella teoria -Magari ero crepato...- aggiunse scettico.

-E chi lo sa!- fece il chitarrista chinandosi e raccogliendo una cosa da terra. -Magari per il troppo sforzo- e la lanciò a Gerard.

Il ragazzo fu colpito in faccia da una cosa nera che una volta messa a fuoco riconobbe...gli slip di pizzo...

-E' ancora qui?- disse Frank ridendo.

Ecco non l'avrebbe più finita.

-Frank per favore...- fece Gerard imbarazzato iniziando a guardare a terra e a raccogliere le cose di Annie.
-Se stai cercando questo tieni!- disse Frank sventolando il reggiseno della ragazza davanti al suo cantante.

-Dammi qua...- Il ragazzo glielo strappò dalle mani. Non voleva che Frank vedesse e soprattutto che lo punzecchiasse.

-Oddio amico, ma vi siete picchiati stanotte?- esclamò il chitarrista quando vide la schiena nuda di Gerard.

-Perchè?- rispose il cantante confuso.
-Hai...- Frank trattenne a fatica le risate -Hai...Ahah...tutta la schiena graffiata...- e scoppiò a ridere.
Si avvicinò al compagno e con le dita seguì i segni rossi che aveva sulla schiena.
Gerard non ricordava che lei lo avesse graffiato...forse era stato nella foga della passione, quando Annie si aggrappava alle sue spalle e alla sua schiena per il piacere della notte trascorsa...Come aveva fatto a non sentire le sue unghia conficcate nella schiena?
-Sai che mi devi raccontare tutto, vero?- aggiunse il ragazzo facendo un grande sorriso stronzo.
-Che palle non cominciare...No, non in bagno, Frank!- urlò Gerard quando vide il compagno avvicinarsi pericolosamente alla porta del servizio.

Il chitarrista avrebbe dovuto ammettere che Gerard non se l'era scelta affatto male.

-Frank!- esclamò la ragazza che era rimasta pietrificata nel momento in cui aveva visto la maniglia della porta muoversi.

-Buongiorno dolcezza!- disse lui con un sorrisino compiaciuto sulla faccia. -Se aspettavi Gerard per la doccia, dovrai accontentari di me, mi devo lavare prima io!- scherzò il tatuato. Per qualche secondo i suoi occhi nocciola si fermarono sulla pelle nuda della ragazza. Il breve momento contemplativo terminò quando si accorse che Gerard era dietro di lui.
-Finiscila, testa di cazzo- disse Gerard alle sue spalle. Non voleva che Frank vedesse Annie in quello stato...cioè seminuda, appena sveglia dopo una notte d'amore e...così perfetta in tutta la sua naturalezza.

Il ragazzo tirò indietro l'amico e lo fece uscire dal bagno. Annie lo seguì.

La ragazza coprendosi il più possibile cercò di nascondere quanto fosse imbarazzata e probabilmente il colore che aveva assunto il suo viso non l'aiutava. Non aveva mai tanto avuto sulle scatole Frank Iero come in quel momento, ma d'altronde non era colpa sua, insomma...la stanza era per due e lui aveva anche diritto a stare nella sua camera, era stato fin troppo gentile...

Era la sua allegria e tutto il caos che si portava dietro che le dava sui nervi, lei aveva bisogno di metabolizzare ancora quello che le era successo durante la notte e odiava svegliarsi di soprassalto, le faceva iniziare sempre la giornata con il piede storto.
Trovandosi davanti il viso di Annie molto arrossato, Frank non potè fare a meno che scusarsi.
-Mi dispiace averti svegliato ma avevo bisogno di darmi una sistemata, e dormire in mezzo a Mikey e Ray è stato traumatico!- fece il chitarrista facendo gli occhi dolci.

Annie si sentì un po' in colpa.

-Ma no, non devi scusarti, anzi scusami tu. Hai ragione, questa è anche la tua stanza!-
-Ma non starlo a sentire!- fece Gerard da dietro -sta cercando di farci sentire in colpa!-
-A te di sicuro!- disse il chitarrista dandogli un colpo in mezzo alle gambe.

-Ehm...credo debba andare...- esordì Annie. Aveva decisamente bisogno di vestirsi.

Quanto bizzarra fosse quella scena Dio solo lo sapeva.

-No...- disse Gerard girandosi a guardarla davvero per la prima volta in quella mattina. Era splendida. Così naturale, così semplice...Amava quel suo lato, oltre alla femme fatale, oltre alla gatta dagli occhi incorniciati di nero...amava anche quella ragazza con gli occhi luminosi con un po' di trucco sbavato e quei capelli nero corvino lunghi e disordinati.
E amava la sua pelle nuda.

-Dai ci...ci vediamo dopo. Ho bisogno anche io di darmi una sistemata...-fece lei. A dir la verità avrebbe voluto rimanere lì con lui. A passare le mani tra quella folta chioma nera disordinata e rimanere a guardare quei fari verdi che adorava.
-Ok, allora salgo io tra un po'.- le fece Gerard porgendole i vestiti. -Andiamo a fare colazione da qualche parte qui vicino.- aggiunse quando la ragazza ebbe preso il suo vestito.

-Colazione!- esclamò Frank che aveva sentito. -Se mai la devi portare fuori a pranzo!-

-Oh che palle Frank, oggi ti ammazzo!- disse scherzando Gerard.

Annie rise davanti a quei due ragazzi che si punzecchiavano così tanto al pari di quanto si volevano bene.

-Ok, vado a vestirmi!- tagliò corto e sgattaiolò in bagno per infilarsi almeno il vestito.
Uscì vestita dalla stanza e si avviò verso la sua. Probabilmente sarebbe stata assalita dalle sue amiche...

Benchè fosse stata fuori tutta la notte le altre ragazze le avevano fatto una gentile concessione: la vasca da bagno. Si chiuse a chiave nella grande e lussuosa stanza che più che un cesso sembrava una reggia a parer suo, e sfilandosi il vestito di dosso preparò le schiume e i saponi per l'acqua. Quando la vasca si riempì, si immerse e si abbandonò al flusso dei pensieri.

Per un attimo desiderò che lì a fianco a lei ci fosse Gerard. Quella Iacuzzi allora che ci pensava avrebbe potuto ospitare lei, il ragazzo e anche qualcun altro.
Così come il suo corpo fu travolto dalla schiuma e dall'ondata di acqua calda, anche la sua mente fu travolta da pensieri di ogni genere. Non sapeva che pensare...Era successo. Cioè, era successo davvero. E non era stato come se l'era sempre immaginato, era stato diecimila, centomila volte meglio. Perchè l'immagine onirica di Gerard Way non avrebbe mai potuto eguagliare né tanto meno superare quello vero, quello in carne ed ossa. E soprattutto il ragazzo che si era trovata per rimpiazzarlo, non era nemmeno un capello di Gerard. Perchè come lui l'aveva strinta, come l'aveva baciata...non l'aveva fatto mai nessuno. E aveva paura ad ammetterlo, aveva paura anche solo a pensarlo, ma forse si stava innamorando di lui. Lo stava facendo per la seconda volta.

E aveva paura. Aveva paura di essere travolta da qualcosa più grande di lei. Soprattutto aveva paura di abbandonarsi, di mettersi nelle mani di un'altra persona. Cosa era disposta a fare se quella persona fosse stata Gerard?

Se qualcuno l'avesse messa davanti a quella decisione avrebbe scelto ad occhi chiusi, senza pensarci due volte. Avrebbe scelto lui. Ma qualora fosse andata male...Non osava nemmeno immaginarlo. Che cosa avrebbe fatto? Sicuramente non si sarebbe più ripresa...ma ormai il danno era fatto. Non avrebbe mai più dimenticato Gerard...e forse nemmeno lui l'avrebbe dimenticata. Le aveva detto che era bellissima...le aveva confessato che lei gli piaceva...Che cosa voleva di più? Gerard non l'avrebbe delusa...Non poteva deluderla. Perchè fino a quel momento lui non l'aveva mai fatto, o se lo aveva fatto aveva cancellato la delusione e ci aveva messo sopra un'esperienza unica.

Chiuse gli occhi e ripercorse con i pensieri la notte passata...I suoi occhi verdi. Quelle luci che la fissavano così estasiate dalla vista del suo corpo nudo. Quella voce così limpida e chiara che le sussurrava parole dolci. Le sue mani lisce che ripercorrevano le curve del suo corpo...Le sembrava di stare ancora in quel letto con le lenzuola di seta e le coperte di piume, le sembrava ancora che Gerard fossi lì, a stringerle la mano, ad estasiarla con il suo profumo, a deliziarla con il suo tocco vellutato...L'acqua tiepida sicuramente conciliava quel vortice astratto e confuso di cose che aveva nella testa.

Non fu il rumore delle nocche che sbattono sulla porta a farla sussultare, fu la voce che seguì a quel suono legnoso che la fece sobbalzare e le fece venire il batticuore.
-Annie, hai finito? Dobbiamo andare a pranzo fuori!- esclamò Gerard dall'altra parte del muro.
-Eh?- chiese prima la ragazza credendo di esserselo immaginato.

-Sì, scusami!- fece lui -Mi ha fatto entrare Cher! Devo dire che è stata carina! Non mi ha fatto né la ramanzina né mi ha detto cose del tipo se provi a spezzarle il cuore ti ammazzo...-
La ragazza si alzò di scatto. Ma che diavolo stava blaterando? Cher, il suo cuore spezzato...Lei era nuda, nel bel mezzo di un bagno rilassante e tutt'ad un tratto Gerard si era materializzato nella sua stanza...

-Cosa?- continuò lei un po' isterica cercando l'accappatoio che non trovò. Possibile che c'erano solo asciugamani extra large?
-Esci?- chiese lui dolcemente. Annie spalancò la porta. Era avvolta in un asciugamano bordò ed era tutta sgocciolante. Per fortuna non aveva bagnato i capelli che erano raccolti in un turbante per preservarli dall'acqua.

Quando la ragazza aprì di scatto la porta, a Gerard, per la prima volta da tanto tempo, mancò il respiro. Era ancora più bella della mattina, ancora più bella della sera precedente.
Trovarsi Gerard di fronte le fece uno strano effetto. Era il vero primo incontro dopo quello che era successo tra di loro. Le si seccò la gola. E le capitava solo quando era agitata, molto agitata...
Il ragazzo le sorrise e a lei sembrò girare la testa.

-Questa stanza è enorme!- commentò lui per mascherare il subbuglio di emozioni che aveva dentro. -Dovevi dirmelo che avevi la suite!-

-Eh...non l'abbiamo presa noi, ce l'hanno data...- rispose Annie cercandosi di asciugare superficialmente.
-Scusami per l'invasione ma...non ce la facevo ad aspettare!- Gerard abbassò lo sguardo.
-Cos'è che ti ha detto Cher?- chiese Annie non sicura di quello che il ragazzo le avesse detto prima.
Gerard sorrise. Era proprio quello che si voleva sentir dire.

-No, niente. Mi ha aperto lei e..dicevo è stata molto carina, insomma...non è stata acida come ogni volta che mi vede...Non mi ha fatto nè la ramanzina per averti tenuta fuori tutta la notte né mi ha detto cose del tipo che se le spezzi il cuore ti picchio e roba del genere- rispose lui sorridendo.
-Strano- commentò Annie che si abbandonò il bagno alle spalle -...di solito lo fa sempre...- aggiunse con un mezzo sorriso.
-Beh, credo che non l'abbia fatto perchè io l'ho anticipata...Le ho detto che non ti avrei mai fatta soffrire e che sono intenzionato a renderti felice...- disse tutto d'un fiato. L'aveva detto. Se l'era preparato da un'ora e dovette ammettere che l'effetto che quelle parole fecero alla ragazza gli piacque particolarmente.

-Ma le altre dove so...Eh?- fece Annie una volta aver compreso il senso di quelle parole.
Gerard scoppiò a ridere e quella risata le squarciò lo stomaco. Poteva una risata far male?

-Hai sentito bene...- disse lui avvicinandosi e abbracciandola.

-No sono tutta bagn...-cercò di dire la ragazza.

-Shh, il mio giubbotto di pelle è idrorepellente.-

Le diede un bacio sulla fronte. -Allora?- aggiunse il ragazzo.

-Non devi sentirti obbligato...- iniziò a dire Annie -...solo perchè insomma noi...abbiamo...-
-Ah, ma quando la smetterai di non voler capire che mi piaci davvero? E' così difficile?- fece Gerard stringendola. Il contatto con l'asciugamano umido lo faceva rabbrividire.
-Grazie...- fu quello che Annie riuscì a dire cinta tra quelle braccia. Il ragazzo sorrise.
Farla felice...lui non si rendeva conto che la sua sola presenza la rendeva felice.
-E so che mi farai felice anche tu...- aggiunse lui. -e so anche che non è il luogo adatto per dirti una cosa del genere, infatti volevo parlartene a pranzo, ma già che ci siamo...Comunque le altre sono a quella parte e credo che Sarah e Christy siano uscite. Le ho incrociate prima.- concluse guardandola. Era imbambolato con un'incurvatura delle labbra ebete sulla faccia.

Probabilmente gli occhi di Annie in quel momento erano più luminosi di una lampadina. Non riuscì a dire niente perchè aveva davanti il sogno di una vita e aveva iniziato a viverselo, per davvero questa volta. Gli buttò le braccia al collo e non riuscì a trattenere un bacio. Le sue labbra dolcemente incontrarono quelle sorridenti di Gerard.
-Beh, che facciamo qui?- disse una voce acida ma allo stesso tempo simpatica alle loro spalle. -Way, non credere che mi hai impressionato!- continuò Cher.

Il ragazzo scoppiò a ridere seguito da Annie a cui stringeva la mano.

-Oddio un po' di ritegno!- aggiunse la ragazza dai capelli arancioni coprendosi gli occhi quando si accorse dell'asciugamano attorno al corpo di Annie.

-Non stavamo facendo niente!- disse lei sorridendo. -E ce ne stavamo andando...-

-Facciamo vita mondana, eh? Party, sesso e rock'n roll!-
-Usciamo a pranzo insieme non facciamo rock'n roll- rispose Annie che sapeva come tener testa all'amica.

-Beh, però fate sesso...- commentò la batterista.

Annie l'avrebbe voluta picchiare e Gerard a fianco a lei se la rideva.

-Spero che i paparazzi vi assalgano!- aggiunse poi scherzando Cher ai due. Annie era andata nella cabina armadio a vestirsi e dopo nemmeno cinque minuti uscì pronta e profumata.
-Mmm...non credo!- commentò la cantante infilandosi il rigoroso giubbotto di pelle. Come era di consueto infilò gli occhiali da sole neri che le coprivano metà volto e raccolse i capelli nel cappello di lana che tanto adorava.
Gerard la guardò di sfuggita. Quanto era sexy da uno a dieci? Quei pantaloni aderenti non lo aiutavano di certo a pensare ad una risposta...
-Beh, noi andiamo!- fece Annie a Cher.
-Non fare tardi!- scherzò la batterista imitando la voce di un genitore quando pronuncia questa tipica frase.
-Certo signora, la porterò prima del coprifuoco...- rispose Gerard a sorpresa. Annie sorrise e anche Cher.

-Mi stai dando della vecchia, Arthur?- chiese minacciosamente la ragazza.

I due di fronte a lei scoppiarono a ridere.

-Cazzo, Cher nemmeno mia madre mi chiama Arthur!-

-Per forza, è un nome di merda!- rispose Cher.

-Ahah...Finitela. Ci vediamo dopo Cher- fece Annie. Le piaceva il feeling che si era creato tra di loro.

-Scoprirò qualcosa di imbarazzante su di te, non temere!- sentenziò Gerard ancora rivolto alla ragazza tatuata -E allora saranno cazzi tuoi! Non smetterò di prenderti in giro...-

-Vedremo!- disse Cher sicura di sé.

-Ah, bimbi finitela! E tu muoviti!- fece Annie prendendo Gerard per un braccio e trascinandolo fuori.

La porta si chiuse alle loro spalle.

-Cher se guardi dallo spioncino, giuro che entro e ti prendo a calci.- fece Annie.
In risposta si sentì la ragazza ridere di cuore dietro la porta e rispondere che l'aveva appena fatto.

-Testa di cazzo...- commentò sorridendo Annie.

Gerard le fece un gran sorriso e la baciò. La ragazza si alzò un po' di più sulle punte per arrivare meglio alle labbra del cantante.

-Dove andiamo?- chiese lei poco dopo nell'ascensore.

-Per me potremmo stare anche in camera se solo non ci fosse Frank...- pensò lui ad alta voce. Annie sorrise e arrossì leggermente.

-Cioè...non a fare...io volevo dire che...uffa, non fraintendermi...nel senso che mi andrebbe bene qualsiasi posto se ci vado con te, ecco...- disse lui un po' frettolosamente. Annie colse il suo imbarazzo e decise di giocarci un po'. In fondo lui lo faceva sempre quando capitava a lei...
-Beh, io invece ci starei a farlo...-

Il silenzio calò. Si sentiva solo il rumore dell'ascensore che scendeva e che giungeva a destinazione.

Gerard iniziò a farsi film mentali di ogni genere.

Davanti al silenzio del ragazzo Annie decise di smentire, anche se in fondo quello che aveva appena detto non le sarebbe affatto dispiaciuto...

-Dai stavo scherzando, non volevo farti così impressionare!- disse per smuovere la situazione.

-No, che impressionare...- rispose di getto Gerard. -Cioè se tu vuoi...anche io voglio...-

Annie scoppiò a ridere.

-Prima volta che tra noi due quello che si imbarazza sei tu!- esclamò lei prendendo aria una volta uscita dall'ascensore.

-Non sono imbarazzato!- fece Gerard seguendola e mettendosi davanti a lei. Stava camminando all'indietro per non perdere di vista quell'espressione maliziosa stampata sul volto della ragazza. Tra loro ci fu silenzio. Gerard voleva capire se Annie pensava davvero a ciò che aveva detto. Lui ci sarebbe stato...

-Attento perchè stai per prendere la porta girevole...- lo avvisò la ragazza quando vide che Gerard si stava pericolosamente avvicinando con la schiena allo spigolo della porta in vetro.
-Allora?- fece lui -Cioè...non ho capito!-

-Dai stavo scherzando...e poi non l'avrei mai detto ma ho fame!- disse cambiando discorso.

-Ma davvero riesci a saziarti solo con quello?- chiese Gerard poco dopo.
Avevano optato per un pranzo per strada alla maniera di New York. Lui si era preso un hot-dog fumante, lei un frappè alla zuppa inglese e il ragazzo non riusciva davvero a credere che quella poltiglia di gelato mischiata a latte fosse per Annie un “pranzo”.
-Sì sì- rispose lei succhiando dalla cannuccia. -Non sembra ma è così, o per lo meno io riesco a saziarmi!-

-Mah, sei sorprendente!- commentò lui. Da una parte la capiva, anche lui aveva passato il periodo “non posso mangiare nulla altrimenti ingrasso e sono brutto” ma per il suo caso era davvero fondato. Lei non aveva bisogno di mangiare poco né tanto meno sarebbe stata brutta in qualsiasi maniera...ragazze.

-No, è solo un po' di forza di volontà, tutto qui...-

-Vuoi gironzolare ancora o ci sediamo da qualche parte?- chiese lui addentando il suo panino.
-Non c'è bisogno che mi chiedi sempre cosa voglio fare! Se vuoi sederti facciamolo!- rispose lei succhiando quella pastosa e fresca crema.

-Prima le tue esigenze, tesoro mio!- disse lui sorridendo. Ad Annie gelò il sangue sentendolo.
Gerard se ne accorse e le sorrise. Quant'era carina con quel cappello e quegli occhialoni che lasciavano spuntare il suo nasino delicato tra le lenti e con la cannuccia il bocca...
Durante il loro cammino incrociarono una panchina vuota. La ragazza anticipò Gerard e si sedette facendogli posto.

Dopo che il ragazzo ebbe finito il suo panino, si pulì le mani con una salviettina e si girò dalla parte della ragazza per guardarla. Lei gli offrì un po' del suo frappè.
-Buono- commentò dopo aver assaporato il gelato alla zuppa inglese.

-Ho buon gusto, io!- scherzò lei.

-Certo che ne hai, hai scelto me!- e le fece l'occhiolino.

Solo allora Annie si soffermò a guardarlo bene. Indossava il suo abituale giubbotto di pelle, gli occhiali da sole neri che li davano un'aria da gran figo e poi portava una felpa con il cappuccio a bande larghe nere e grige, pantaloni neri aderenti e sneackers. Era semplicemente adorabile e...bellissimo come sempre.

Annie rimase in silenzio, sorrise solamente. Ancora non ci credeva. Anzi, a dire il vero non sapeva a cosa credere.

Buttò il bicchiere del frappè.

Volle fare una cosa molto spontanea, che aveva desiderato fare tante volte. Si avvicinò di più a lui e si appoggiò con la testa alla sua clavicola. Immediatamente sentì il braccio di Gerard cingerle le spalle e le sue labbra baciarle la fronte. Erano fresche e odoravano di zuppa inglese.
-Sono stato bene stanotte...- iniziò lui. Era arrivato il momento. Prima o poi avrebbero pure dovuto parlare di ciò che era successo.

La ragazza deglutì e con voce tremante rispose -Anche io-

-Cioè...non solo fisicamente...Ero felice, anzi lo sono anche adesso, di stare con te...Mi rilasso quando siamo insieme, ho la sensazione che possa essere davvero me stesso con te e di solito non mi capita, anzi con le ragazze non mi capita proprio mai...- fece il ragazzo. Le stava accarezzando il braccio con il pollice.

Annie chiuse gli occhi e gli parlò. -Beh, tralasciando il fatto che tu per me sei come un assuefante e che le mie funzioni celebrali non coincidono con quelle motorie, anche io sto bene. Cioè ho desiderato averti a fianco per anni e ora...riesco a sentire anche i battiti del tuo cuore...- disse lei, sfiorando il petto del ragazzo.

Gerard fu colpito da quelle parole.

-Credo che dovremmo provarci...- disse lui con il cuore in gola.

-A fare cosa?- chiese un po' confusa la ragazza.

Gerard inspirò prima di parlare. In quel momento era lui che era assuefatto dal suo profumo...
Quand'era stata l'ultima volta che aveva chiesto ad una ragazza di diventare la sua fidanzata? Ad Eliza non c'era stato bisogno perchè si era gettata a piovra su di lui...alle altre, beh, diciamo che con le altre non ci aveva saputo fare...

-Ehm...a...stare insieme-

Quella voce rieccheggiò per un miliardo di volte nella testa di Annie
A stare insieme.

Gerard le stava chiedendo di stare insieme a lui.

Si immobilizzò.

Certo che voleva. L'aveva sempre voluto. E avrebbe voluto gridargli di sì, iniziare a fare le capriole o le ruote sul marciapiede, a fermare i passanti e ad abbracciarli, ma tutto quello che riuscì a fare, fu schiudere le labbra ed emettere un verso strozzato.

Quanto tempo passò prima che Gerard parlasse di nuovo?

Il ragazzo aveva paura di un rifiuto. Non aveva avuto per la verità nessun timore fino a quel momento, ma Annie non parlava e non si muoveva nemmeno. Cercò di avere una risposta.

-Beh, insomma se tu non vuoi...non preoccuparti...- iniziò a dire titubante.

-Non voglio?- rispose Annie che si era ripresa tutt'una volta al sentire quelle parole. Come diavolo poteva pensare una cosa del genere?

-Beh, per Luis insomma ti sei lasciata da poco...-

-Ma certo che voglio stare con te.- rispose di getto la ragazza. Sputò quelle parole come se fossero una gigomma da buttare. E improvvisamente si sentì molto più leggera. Certo che lo voleva. Lei voleva solo lui.

Gerard quasi fu rapito dalla forza di quelle parole e dal modo in cui Annie le aveva pronunciate.
Sorrise. Si sentì leggero, felice.

Lei si girò a guardarlo. Era la cosa più bella che avesse mai visto. Era luminoso. E il sorriso che aveva stampato sul volto non faceva altro che renderla felice. Si sporse verso il suo viso e gli alzò gli occhiali. Avrebbe voluto vedere l'espressione e il sorriso dei suoi occhi. Quelle luci verdi e dorate non la delusero nemmeno un po'. Gerard fece lo stesso e sfilandole gli occhiali fu sorpreso di notare per la prima volta che gli occhi femminili che aveva di fronte erano cangianti. L'iride marrone era sfumato di verde con delle pagliuzze nere all'interno. Erano semplicemente bellissimi.

Si stava innamorando di quegli occhi ed era da giorni che si stava innamorando di lei.
-Quanto tempo rimani a New York?- chiese la ragazza spezzando quei discorsi di sguardi che si stavano scambiando.

Si schiarì la voce e il ragazzo parlò -Credo un tre, quattro giorni...- rispose lui. La pausa dal tour sarebbe arrivata dopo un mese abbondante. -Perchè?- aggiunse prendendo il volto della ragazza fra le mani e dando un leggero bacio.

-Mi chiedevo quando ripartissi...Noi siamo in pausa, poi andiamo in Europa- disse lei come a voler riflettere su quanto tempo potessero trascorrere assieme.

-Beh, sai che...anche quando partiremo noi per il tour...puoi venire con me ogni volta che vuoi...-

Annie sorrise. “Ogni volta che vuoi”...Era la frase perfetta per una canzone.

Si avvicinò di più a lui e ispirò maggiormente il suo profumo. Lei non riusciva a dire niente, era Gerard invece che non smetteva di parlare perchè non riusciva a contenere le emozioni che in quel momento aveva dentro.

-Annie?- chiese lui con voce dolce.

-Sì?- rispose la ragazza.

-Promettimi una cosa...- disse con lo sguardo rivolto verso il cielo celeste.
-Dimmi...- lo esortò lei.

-Non lasciarmi.- disse con una voce magnetica che fece rabbrividire la ragazza. - Non andare via perchè se resti potrei aspettare qui anche per tutta la notte- fece.

La ragazza non colse il vero significato di quelle parole, ma quest'ultime continuavano a rimbombarle nella testa.

Perchè se resti potrei aspettare qui anche per tutta la notte”.

Anche quella era una frase perfetta per una canzone.



ebbene anche questa storia (la prima a dire il vero) è conclusa. devo dire che sommariamente sono molto soddisfatta di come è uscita fuori perchè essenzialmente è la mia prima ff sui mcr e quindi ci tenevo molto. Vi dirò che con questo capitolo non avevo intenzione di concluderla ma credo che questo finale, con queste frasi ad effetto tratte da Summertime (l'avevate capito vero?), sia davvero carino e vorrei lasciare la loro storia in sospeso con loro due che provano a stare insieme. Non preoccupatevi perchè (so che magari non vi interesserà! xD) appena mi disimpegno con gli esami di stato publicherò il seguito dove se ne vedranno delle belle! vi dico solo che ci saranno nuovi personaggi con diciamo trame della realtà un po' distorte (ci sarà linsdey e una new entry anche). In conclusione mi scuso già da ora se per le prossime settimane sarò assente e quindi non recensirò delle storie ma come vi ho detto...gli esami di stato prima o poi si devono fare xD. ringrazio tutti quanti! ringrazio i miei recensori <3 vi adoro, ringrazio chi legge solo e ringrazio tutte le undici persone che hanno messo la mia storia tra i preferiti (è un motivo di orgoglio per me). Ebbene ora, dopo questa immensa nota xD vi saluto e spero che questo finale a sorpresa vi sia piaciuto e soprattutto sperò che continuerete a leggere il seguito quando lo pubblicherò! GRAZIE! Mariah.

*nota aggiunta durante la revisione: da un mese ho pubblicato il seguito di questa storia, s'intitola Just you and I your starless eyes remain, abbreviabile con Starless eyes. Potete seguire tutti gli aggiornamenti dalla mia pagina facebook:

https://www.facebook.com/pages/Black-Mariah-Efp/105133312907556

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