Life. Death. Rebirth.

di _thunderstorm_
(/viewuser.php?uid=91630)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Life. ***
Capitolo 2: *** Death. ***
Capitolo 3: *** Rebirth. ***



Capitolo 1
*** Life. ***


disclaimer: i fatti narrati sono in buona parte frutto della mia fantasia. Non scrivo a scopo di lucro.


Vita.

                                       Morte.

                                                                                                       Rinascita.




Sentiva ancora l'adrenalina correre nelle vene, una scossa di energia che ancora gli attraversava il corpo, vibrante. 
Scosse la testa, come se con quel movimento la mente potesse svuotarsi. Allontanò la sigaretta di bocca, emettendo dalle labbra socchiuse una voluta grigia nella tiepida aria notturna.
Era una bella serata. Rimase un attimo ad osservare la scia di fumo danzare ipnotica davanti a lui, per poi dissolversi lentamente, con un’armonia che niente aveva a che fare con il turbine che si sentiva dentro.

 Sospirò. Nemmeno la nicotina lo calmava.
Puntò gli occhi grigi lungo la strada, illuminata fiaccamente da vecchi lampioni, tendendo l’orecchio per ascoltare quello che stava proponendo all'interno dell'edificio il gruppo che era succeduto a loro sul palco.

… I colpi della batteria, ritmica pulsione che gli scuoteva il corpo.

Chiuse gli occhi, ondeggiando impercettibilmente con il capo.

… l'urlo della chitarra, energia pura che esplodeva e rompeva l'aria.
E il basso, il timbro di sottofondo del basso, cupo, rabbia repressa.

Inconsciamente increspò le labbra in un sorriso, lasciandosi trasportare, ancora ebbro della sensazione che più amava, quella che solo il palco, la musica e il boato del pubblico gli potevano offrire.

La sua vita.

Buttò a terra il mozzicone, canticchiando.
"Siete stati grandiosi, Adam."
Il giovane si voltò di scatto, colto di sorpresa.
"Ah. - sorrise, passandosi meccanicamente la mano tra la cresta sfatta - Ciao, Naomi."
La ragazza ricambiò il sorriso, avvicinandosi.
Si spostò una ciocca rossa dietro l'orecchio, rapidamente. Era nervosa, Adam lo poteva percepire.
"Non entri? Non stanno facendo cattiva musica… Strano, per il concerto del Liceo, no?"
Adam sorrise ancora. Non riusciva a non sorriderle.
"Sto meglio qui. - sollevò il braccio destro, tatuato, grattandosi la nuca - Ho bisogno di un attimo di tranquillità. Sai, ho la sensazione di scoppiare da un momento all'altro."
Lei ridacchiò, capendo ciò che lui voleva intendere.
"E' sempre così, quando sali sul palco?"
Adam si sedette a terra, appoggiandosi alla parete dell'edificio.
"Sempre."
Naomi esitò, ma, poi, si mise vicino a lui.

Profumo. 
Delicatezza. 
Sapore di… ?

Adam sentì un lieve formicolio corrergli lungo la schiena.
Guardavano la strada, osservando coloro che la animavano di notte, che passavano di lì e per qualche istante incontravano la musica. Rallentavano, guardavano ed era un semplice tocco, una carezza impercettibile, quella che lasciavano le note lontane e ovattate su di loro. Qualcosa che evidentemente per loro era trascurabile. Proseguivano tutti, nessuno si fermava. Per lui, invece, ogni loro tocco era importante, vitale.

Faceva freddo.

Il relativo silenzio era carico di elettricità. 

Per la musica, per il profumo di lei, per la sua mano a pochi centimetri dalla propria, non sapeva.

"Com'è andato il compito di fisica?"


Adam si strofinò gli occhi, tornando in sè sghignazzando.
"Male."
La preoccupazione al momento non lo sfiorava. Era troppo felice.
"E ti pare divertente? Rischi la bocciatura..."
Si voltò verso di lei, sogghignando.
"Mi servono più ripetizioni, Naomi."
Si avvicinò ulteriormente, ponendo il suo viso a pochi centimetri da quello della ragazza.
Naomi sollevò un sopracciglio, tentando di apparire infastidita.

"Ah sì?"

… A quella distanza, però, il rossore che le aveva imporporato le guance era ben visibile.

Adam sorrise, colpevole, chinandosi ancora impercettibilmente verso di lei.

“Sì.” sussurrò.

Il profumo di lei ora lo avvolgeva, mischiandosi a quello di nicotina che invece apparteneva a lui, confondendolo.
Inspirò a fondo, fremendo appena mentre posava le labbra sulle sue.
Da tempo aveva voglia di assaggiarle...

... E la musica guidava i gesti.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Death. ***


Vita.

 

Morte.

 

                          Rinascita.

 

 

 

 

 

 

Cazzo. Sbagliato l’accordo. Ancora.

Ben* stavolta gli lanciò un’occhiata accigliata, continuando comunque a cantare.

Cercò di prendere un respiro profondo, cercando di schiarirsi la mente. Concentrarsi.

Ma le mani erano sudate, la testa girava, si sentiva rabbrividire. Non stava bene. E il pensiero era fisso, non riusciva a cancellarlo. Si sentiva marcio.

 

I am loosing you again, let me out and let me in, ‘cause you’re not alone here, not at all…**

 

Toccava a lui cantare? Fra quanto? E che cazzo di canzone era, quella? Non si ricordava, non gli interessava, del resto. Si asciugò la fronte con il dorso della mano. Voleva smetterla. Voleva solo quella. Gli serviva.

Finita.

Il pensiero faceva ancora più male.

 

Ben terminò il ritornello con un urlo potente, allontanando il microfono dalla bocca.

I Breaking Benjamin erano in forma, quell’anno, l’ultimo album aveva gran successo.

… Ma ora toccava a lui. Seconda strofa. Cercava di ricordarsi le parole, ma il pensiero era fisso, marcio, totalizzante. Alzò gli occhi verso Ben, respirando affannosamente, scuotendo la testa.

L’altro cantante inveì, facendo segno agli altri di fermarsi.

“Stop, stop…”

“Ehi, Adam, tutto ok?” Brad lo guardava allarmato, come sempre, ultimamente. Sapeva qualcosa? L’aveva intuito? Adam si irrigidì, cercando di controllare la sua espressione. Non poteva lavorare in quel modo. Doveva recuperarne una dose, in un modo o nell’altro, così non ce la faceva. Si sarebbe fatto scoprire.

“Non va bene. - Ben si avvicinò, prendendolo per una spalla con una certa fermezza. - Adam, abbiamo un concerto assieme, o sbaglio?”

Il cantante canadese sorrise in modo piuttosto vacuo, fregandosi la mano sul volto e la barba sfatta.

“Scusa, amico, non mi sento bene.”

Si liberò dalla stretta con una scrollata, allontanandosi.

I componenti delle due band lo guardarono chinarsi a mettere la chitarra nella custodia, un’espressione tra il preoccupato e l’irritato.

“Me ne vado a casa. Continuate senza di me.”

“Oh no, Adam. Sei il cantante, dobbiamo ancora provare tutte le nostre canzoni, scegliere la scaletta, scegliere le parti da far cantare a Ben…” sbottò allucinato Neil, alzandosi in piedi.

“Decidete voi.”

Ben rise, quando lo vide aprire la porta del locale. Non ci credeva.  

Via, via, via. Non ce la faccio. Mi serve. Starò meglio. Mi serve, mi serve.

Adam si sentì afferrare per la manica.

Non capivano, che doveva andare? Che non stava bene? Non gli importava nulla, nulla di loro, adesso.

Mi serve, mi serve, mi serve, io…

Si sentì tirare indietro. Grugnì, quando fu sbattuto contro il muro. Aveva la faccia di Neil a pochi centimetri dalla sua. E non era una bella faccia.

“Cazzo, Adam, finiscila! E’ sempre la stessa storia, stai mandando all’aria tutto, tutto!! La band, gli amici, Naomi… Apri quella fogna di bocca, dicci che problemi c’hai e fatti aiutare!”

Il pugno scattò automatico, non ci pensò neanche. Del resto, ultimamente non pensava più, non era più padrone di se stesso.

Neil si accasciò al suolo, bestemmiando e tenendosi il naso sanguinante.

Adam barcollò, confuso. Ebbe paura. Non era lui, quello, non lo voleva, no, no, no.

Aprì la bocca, la richiuse, le pupille dilatate fisse sul sangue sul pavimento.

Poi, scappò. Scappò da se stesso, da quel che era diventato. Non lo voleva.

Scappava dal buio della notte, dall’unico angelo che lo poteva aiutare. Non si accorse delle lacrime che gli si seccavano sulle guance, non si accorse della gente che imprecava quando correndo la spingeva, non si accorse di essere senza la sua chitarra. Voleva solo tornare a casa. Voleva tornare ad essere se stesso. Voleva uscire dall’incubo.

La porta si spalancò.

“Adam! Che è successo? Barry ha telefona…”

L’abbracciò d’impeto, affondò il naso sul suo collo, inspirandone il profumo, profondamente, come nel tentativo di purificarsi, di ritornare a sentire ciò che sentiva una volta. Naomi.

Non voleva quella. Voleva lei. Voleva la Vita.

“Aiutami.” Disse con voce strozzata.

Aiutami.”

 

 

*************************************

** Break my fall - Breaking Benjamin (2004) --> Non l'ho scelta proprio a caso, a dire il vero...

*cantante dei Breaking Benjamin. Ho immaginato che queste due band dovessero fare qualche data assieme prima che Adam venisse ricoverato. In effetti, si conoscono e suonano spesso assieme. Anche nel tour di quest’anno coopereranno  felicemente. ^^ Chi non conosce i Breaking Benjamin e ama i 3dg, vada ad ascoltarsi comunque qualcosa. Breaking Benjamin, 3dg, Seether ecc. Il genere è quello ;)

 

Recensite! Criticate! Mi va bene tutto =)

 

Baci,

_thunderstorm_

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Rebirth. ***


Rinascita.

 

 

La saliva gli impastava la bocca. Nervoso.

Sbuffò, strattonando le tasche dei jeans in malo modo alla ricerca del pacchetto di sigarette.

“Ti stanno strettini, sai?”

Adam alzò lo sguardo per un istante, osservando torvo l’amico da dietro la cortina di capelli che scendevano disordinati sul viso.

Neil gli sorrise, porgendogli l’accendino.

Lo sapeva, non aveva ancora un bell’aspetto. Era gonfio di farmaci. Aveva un’aria sbattuta. Nei suoi occhi c’era ancora l’ombra del baratro in cui era caduto.

Inspirò a fondo, pensando a come rispondergli a dovere.

Si guardò i vecchi pantaloni, aderenti. Sogghignò. Aveva ragione, quel bastardo, aveva ragione come sempre. E quella sua espressione un po’ sullo strafottente glielo ricordava in continuazione, assieme a quel naso non più troppo diritto: gli sbattevano in faccia tutti i suoi errori. Più o meno stupidi.

Adam pensò di meritarselo, in fondo.

La folla al di là del palco iniziava ad ululare. Un brivido gli corse lungo la schiena, e automaticamente si mise la sigaretta in bocca, tirando nervosamente. La nicotina l’aveva sempre aiutato, in fondo. Cattiva amica, ma pur sempre amica.

“Vecchio, ti vedo già a corto di fiato. Sei fuori allenamento. Dobbiamo farci un intero tour, sai?”

Adam rise, con voce roca: una risata un po’ amara, ma carica di una tensione che lo faceva sentire estremamente vivo.

“Sai, sono appena uscito da una brutta malattia.”

Neil sollevò il sopracciglio, sorridendo.

“Ah sì?”

Era ancora difficile parlarne. Il batterista gli mise una mano sulla spalla, guardando i tecnici andarsene dal palco, lasciandolo vuoto per loro. La folla invocava la sua ricomparsa in scena, dopo quegli anni bui.

Una rinascita.

Gli altri membri del gruppo erano pronti.

Adam chiuse gli occhi, gettando il mozzicone di sigaretta a terra. Annuì agli altri, sorridendo. Un passo, un altro. I fari addosso, il boato del pubblico.

Gettò la testa indietro, non riuscendo a frenare il ruggito di gioia che gli salì spontaneo alla gola.

Sapeva cosa fare. In fondo, quella era la sua vita, non poteva essere altro che quella.

Un nuovo concerto iniziava. E altri ne sarebbero seguiti.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=656902