Il Narciso Bianco

di 1rebeccam
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima parte ***
Capitolo 2: *** Seconda Parte ***
Capitolo 3: *** Terza Parte ***
Capitolo 4: *** Quarta Parte ***
Capitolo 5: *** Quinta Parte ***
Capitolo 6: *** Sesta Parte ***
Capitolo 7: *** Settima Parte ***
Capitolo 8: *** Ottava Parte ***
Capitolo 9: *** Nona Parte ***
Capitolo 10: *** Decima Parte ***
Capitolo 11: *** Undicesima Parte ***
Capitolo 12: *** Dodicesima Parte ***
Capitolo 13: *** Tredicesima Parte ***
Capitolo 14: *** Quattordicesima Parte ***
Capitolo 15: *** Quindicesima Parte ***
Capitolo 16: *** Sedicesima Parte ***
Capitolo 17: *** Diciassettesima Parte ***



Capitolo 1
*** Prima parte ***



Eccola qua.
La mia prima ff su Castle.
Faccio parte di EFP da neanche un mese e sono dipendente da Castle e dopo aver letto alcune delle vostre storie mi è venuta l’illuminazione.
La verità è che l’idea era piccola, quindi ho pensato che anche la ff sarebbe stata piccola.
Invece ho cominciato a scrivere e le idee non finivano più.
L’episodio passava attraverso la mia mente direttamente sulla tastiera.
Insomma volevo solo avvertirvi che è lunghetta come prima storia (…e forse ultima!)
Spero comunque che non mi tiriate addosso niente…anche perché colpireste solo il monitor che non ha nessuna colpa!
A parte gli scherzi, spero vi piaccia e che sia anche solo per un terzo all’altezza delle vostre storie.





 
Il pugno gli arriva fortissimo sul viso, ma chissà perché il dolore lo sente alla bocca dello stomaco.
Non riesce quasi a respirare.
“Voglio sapere dov’è. Dimmi dove l’hanno nascosta o ti ammazzo!”
Qualcuno continua a picchiarlo e a urlare la stessa frase. Sono ore che lo fa!
“Ma si può sapere chi diavolo sei? Che vuoi da lei?” riesce a rispondere lui con la lingua impastata di sangue.
“Chi sono? L’uomo che la ucciderà! Non riuscirete a proteggerla. In un modo o nell’altro io troverò il suo nascondiglio e se tu non vuoi dirmi dov’è allora non mi servi più!”
Guarda la pistola che il tipo gli punta in faccia e deglutisce, ma non dice nulla!
“Non credi che sparerò?”
“Ci credo, invece!” risponde con un filo di voce…il cuore sta per uscirgli dal petto!
“Allora sei un idiota!”
“Forse…ma…morirei per lei!”
 


“Fine del capitolo!” urla Castle all’improvviso togliendo il manoscritto dalle mani di Ryan che sta leggendo a voce alta la prima stesura del suo nuovo romanzo alla presenza di Esposito e Lanie.
Anche Montgomery sta ascoltando dal suo ufficio e sorride... quell’uomo scrive in maniera geniale, riesco a immedesimarmi nelle sue storie perfino io!
“Oh, aspetta. Non puoi bloccarci qui. Insomma l’hai portato tu dicendoci di leggerlo per avere un nostro parere. Ora che viene il bello dici fine del capitolo? Andiamo Castle!” dice piagnucolando Ryan.
Lui ride divertito mentre l'amico cerca di prendergli il manoscritto che fa sventolare sopra la sua testa.
Vanno avanti così per qualche secondo fino a quando non arriva la mamma a dividere i due marmocchi che litigano.
“Insomma volete smetterla voi due? Castle che tu sia irrecuperabile lo so già e ormai ho perso le speranze.
Ma Ryan! Tu! Tu dovresti essere un professionista e invece gli dai corda!”
“Beckett! Ciao…sei già qui? Hai fatto in fretta!”
“Allora si può sapere che sta succedendo?”
“Voglio solo sapere come va a finire!”
“Come va a finire cosa?”
“Castle ci sta facendo leggere la bozza del suo nuovo libro…” risponde Lanie di getto, ma subito dopo si morde le labbra e la frase le si spegne a denti stretti vedendo come Beckett sta guardando anche lei!
“Se non la piantate ve lo faccio vedere io come va a finire!”
Prende un fascicolo dalla scrivania e lo lancia praticamente addosso a Ryan.  “Al lavoro!”
Ryan ed Esposito tornano a sedersi alle rispettive scrivanie e Castle guarda la sua musa con un’aria da cagnolino bastonato.
Sembra perfino che gli si siano abbassate le orecchie mentre lei continua a guardarlo furente.
Ma poi perché è furente si sta chiedendo Castle mentre risolleva le orecchie.
“Ehi Beckett, si può sapere perché ti sei così arrabbiata? Vuoi sapere anche tu come va a finire?”
Non risponde. Si siede e comincia a leggere la montagna di carte che ha sulla scrivania.
Castle capisce che al momento non è aria e si dilegua. “Vabbè vado a prendere un caffè!”
Lanie che è rimasta seduta accanto alla scrivania le si avvicina ancora di più.
“Kate, non c’è nessun motivo plausibile per la sfuriata che hai fatto. Siamo in pausa. Non c’è niente di importante da fare.
Perfino il capo si sta rilassando nel suo ufficio … e se vuoi la verità, brama di sapere anche lui come va a finire!”
Beckett guarda l’amica con la stessa espressione di prima, ma dopo un attimo abbozza un sorriso.
“Ok. Hai ragione. Forse mi sono alterata senza motivo!”
“Alterata? Beh diciamo pure che eri inc…”
 “Non esagerare Lanie!”  la interrompeBeckett e torna a fare la musona…
 
Già…perché è così arrabbiata! In fin dei conti non c’è un vero motivo per la sua reazione.
La verità è che adora le sue storie.
Ancora di più le piacciono quelle dedicate al suo personaggio.
E forse è proprio questo il problema. Non è più un personaggio.
Tutto quello che scrive ha a che fare davvero con lei.
Cambia i nomi, le scene, ma Nikki Heat è lei.
Chiunque legge quei libri lo sa e questo comincia davvero ad infastidirla.
Ma perché? Forse perché i sentimenti dentro quei libri sono realmente i suoi?
Si sente messa a nudo. I pensieri sono solo suoi.
I sentimenti sono solo suoi, soprattutto se riguardano lui, quell’uomo che le rivoluziona la vita ogni giorno…
ohhhh, lo odia!
Non è vero…lo ama…
No, no lo odia…
No, lo ama…
Purtroppo…e la rende felice!
Non è vero!
Il manoscritto è rimasto sulla scrivania aperto proprio alla pagina che stavano leggendo …morirei per lei… è l’ultima frase.
Chiude gli occhi e scuote la testa come se volesse cacciare quei pensieri.
Se fosse così, permettergli di starle sempre dietro diventa troppo pericoloso, forse dovrebbe rompere questo rapporto di collaborazione. Anzi questo rapporto… e basta!
Guarda la sala ristorazione, Castle sta litigando con la macchinetta del caffè. Anche le macchinette costosissime fanno i capricci!
Ed è così tenero mentre rimprovera il beccuccio del vapore che si è messo a funzionare senza richiesta.
Non riesce a non ridere.
Guarda i due colleghi che non hanno più alzato gli occhi dai fogli che lei gli ha lanciato, anche se è sicura che non  stanno leggendo e si trova a sorridere ancora.
Li ha trattati come bambini e loro si stanno comportando proprio come bambini.
“Ragazzi scusate, non avevo intenzione di alzare la voce. E’ che a volte vi fate coinvolgere troppo da Castle e non dovreste!”
Dovevano essere delle scuse, ma il tono è ancora di rimprovero.
Finalmente la battaglia tra Castel e la tecnologia termina uno a zero per lui, perciò vittorioso arriva con un vassoio e 5 tazze di caffè, li distribuisce a Ryan ed Esposito, una per Lanie…
Si avvicina a Beckett, si spalma praticamente sulla scrivania per poterle guardare gli occhi che lei continua a tenere bassi, spinge la tazza sui fogli.
“Pace!?” e sbatte gli occhi…come il cagnolino che prima ha abbassato le orecchie e che ora scodinzola.
Quando Beckett finalmente lo guarda, lui si tira su, si mette le mani dietro la schiena e alzando gli occhi al cielo comincia a fischiettare come se facesse l’indifferente.
Nessuno riesce a reprimere una risata.
Anche Kate sta ridendo…ed è splendida…la sua Kate!
“Pace!” risponde lei bevendo un sorso di caffè.
Apre il cassetto della scrivania per riporre il fascicolo e resta bloccata per un attimo.
“Che c’è Kate, un topo nel cassetto?” Lanie si sporge sopra di lei a guardare.
“No, non è un topo, è qualcosa di più carino.” E tira fuori un narciso bianco, non di quelli piccoli a grappolo.
E’ un narciso gigante con la corolla dello stesso candore a stelo lungo.
Lanie guarda Castle alzando un sopracciglio. “Ohhhhh, che pensiero gentile!”
“Cosa? No. Non guardare me. Giuro non l’ho messo io li dentro. Che c’è Lanie, mi vuoi morto?”
Termina la frase guardando Beckett che lo avrebbe di certo fulminato se le avesse riservato una sorpresa del genere e davanti a tutto il distretto per giunta. Ne è sicuro.
Lanie continua con la stessa espressione di prima. “Ohhhhh. Allora abbiamo un ammiratore segreto!?”
Beckett si volta finalmente a guardarla. “Abbiamo? In che senso NOI avremmo un ammiratore segreto!”
Lanie sbuffa contro l’amica. “Ohhh! Niente battute, niente sorrisi, niente divertimento…a volte sei davvero noiosa tesoro! Allora chi te lo ha messo nel cassetto?”
Castle fa il giro della scrivania e si mette dietro le sue spalle.
“Beh, Lanie, mi meraviglio di te…se tu avessi l’arguzia della dottoressa Scarpetta sezioneresti quel povero narciso e in meno di niente sapresti chi lo ha portato, come quando e perché!”
“La dottoressa…chi?” ribatte Lanie con una strana faccia.
“Key Scarpetta…Non ci credo Lanie. Non conosci l’anatomopatologa più famosa del mondo? La Scarpetta di Patricha Cornwell?”
Lanie si rilassa quando capisce che sta parlando di libri e thriller e fa una smorfia.
“Senti cocco, passo tutto il giorno a sezionare corpi morti. Pensi veramente che a fine serata il mio unico desiderio sia quello di bere qualcosa insieme alla dottoressa Scarpina?”
“Scarpetta…”
“SCARPETTAAA!!!” ribatte lei ancora più irritata.
“Beh, ecco io…”
Lanie non lo fa parlare e continua.
“Preferisco altri corpi…vivi sposta lo sguardo su Esposito e arriccia il naso molto vivi!”
Tutti si voltano a guardare Esposito che per tutta risposta si batte più volte la testa sulla scrivania, mentre una risata generale lo fa arrossire come un peperone, Lanie insiste con la domanda di prima.
“Allora tesoro, chi te lo ha mandato?” riferendosi al narciso…
Sta per dirle che non ne ha idea anche se è sicura che è stato Castle ma la risposta le muore sulle labbra quando Montgomery esce dalla sua stanza.
“Fine della pausa. C’è un cadavere!”
Porge un foglietto a Beckett con su scritto l’indirizzo e la guarda in modo strano.
“Una prostituta. In un vicolo…”
Notano tutti lo sguardo di stupore quando lei legge l’indirizzo.
“Beckett che c’è!” chiede Ryan vedendo l'espressione della collega.
“Signore, questo è il…”
“Andate. Non perdete tempo!” la interrompe il capitano e un coro risponde “Sissignore!”
Prima di avviarsi Beckett comunica l’indirizzo ai colleghi che si guardano stupiti, ma senza dire nulla salgono in auto e vanno via.
Castle la guarda serio. “Tutto bene?”
“Si, perché?”
“Beh, è una bella coincidenza. Il corpo si trova…”
Beckett lo interrompe. “Si Castle, lo so… è lo stesso vicolo in cui è stato ritrovato il corpo di mia madre. E allora?”
Castle fa spallucce. “E allora niente!”
Chiude il discorso perché è tangibile che per lei è già finito, ma la guarda preoccupato.
Gli occhi fissi sulla strada, le mani strette al volante come se avesse paura che possa scappargli, dritta come un pezzo di legno.
Sa che un mare di sensazioni diverse la stanno attraversando per tutto il corpo. La conosce. E’ tesa e non riesce a nasconderlo…almeno a lui.


Continua...

 


 

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Capitolo 2
*** Seconda Parte ***



...“Si Castle, lo so… è lo stesso vicolo in cui è stato ritrovato il corpo di mia madre. E allora?”
Castle fa spallucce. “E allora niente!”
Chiude il discorso perché è tangibile che per lei è già finito, ma la guarda preoccupato.
Gli occhi fissi sulla strada, le mani strette al volante come se avesse paura che possa scappargli, dritta come un pezzo di legno.
Sa che un mare di sensazioni diverse la stanno attraversando per tutto il corpo.
La conosce. E’ tesa e non riesce a nasconderlo…almeno a lui...





Arrivati sul posto Lanie si dirige subito verso il cadavere.
Un agente li mette al corrente sull’ora della scoperta e che a trovare la donna è stata una “collega della vittima”.
Beckett guarda il corpo senza vita della ragazza e prova una strana sensazione, una specie di nausea che scompare all’improvviso così com’è arrivata.
“Lanie che ci puoi dire a prima vista?”
“E’ morta da qualche ora. Il rigor mortis è già presente! Forse tra le 3 e le 5 di questa notte. Ha cercato di difendersi, ha un paio di unghie spezzate e dai segni che ha sul collo sembrerebbe strangolamento. Il corpo è stato sicuramente composto in questa posizione.”
“Da cosa lo hai capito?” le chiede Castle stupito da questa affermazione.
“L’ha strangolata. Il viso dovrebbe essere una maschera distorta, gli occhi sbarrati, la bocca aperta. Invece sembra che dorma. L’ha sicuramente risistemata dopo averla uccisa! Ma ti dirò di più…” 
“…Dopo l’autopsia, si lo so!” la interrompe Beckett.
Quella frase l’ha sentita decine di volte e avrebbe continuato a sentirla ancora altrettante volte, sospira quasi rassegnata mentre controlla il cadavere.
Il cadavere! Qualche ora prima era una ragazzina, si perché non ha sicuramente più di vent’anni.
Carnagione chiara, capelli tagliati in un caschetto corto biondo platino. L’abito nero molto corto e scollato è strappato, anche le calze nere tempestate di luccichini argentei sono strappate.
Questi i particolari.
Ma è soffermandosi sull’insieme della scena del delitto che comincia a sentire la stessa nausea di poco prima.
Il corpo è proprio al centro del vicolo, come ha detto Lanie ben sistemato.
Le gambe unite, le mani intrecciate sul ventre, gli occhi e la bocca chiusi, le labbra sembra abbozzino un sorriso.
Perché quella vista la turba tanto.
Non certo perché è un cadavere.
Lavora con i cadaveri ogni giorno.
No… c’è qualcos’altro, ma cosa!
Esposito la distoglie da quel pensiero. “Pare non ci siano testimoni. La ragazza che l’ha trovata è sull’ambulanza lì in fondo.
Hanno dovuto darle un sedativo. Sta ancora singhiozzando.”
Kate si avvicina. “Posso salire?”
La ragazza la guarda tirando su con il naso. I suoi abiti non lasciano dubbi sul suo lavoro.
Calze a rete nere, mini mini mini gonna rossa, top nero e pellicciotto rosso sulle spalle.
I capelli cortissimi di un colore a dir poco indefinibile, ma sicuramente vistoso.
Il mascara le è colato giù fino al collo segno che ha pianto parecchio. 
“Sono il detective Beckett della omicidi…”
Non riesce a finire la frase che la ragazza scoppia di nuovo in lacrime.
“Lo so che non è il momento. Ma sarebbe meglio parlare con te subito. Così vediamo di capire cosa le è successo!”
“Cosa le è successo? Non  è chiaro cosa le è successo? E’ morta! Ecco cosa le è successo!” risponde la ragazza tra le lacrime.
Castle la osserva. Dal suo comportamento è probabile che lei non c’entri niente…o forse è solo una grande attrice.
Però osserva anche Beckett. Il suo viso sta esprimendo pietà e senso di protezione verso quella poveretta.
Beckett non sbaglia mai.
Se prova questi sentimenti allora la ragazza è già scagionata!
Kate sale sull’ambulanza e le mette una mano sui capelli.
Avrà si e no anche lei 20 anni.
Continua a non capire perché tante ragazze, per quante disavventure possano passare nella loro giovane vita, possano arrivare al punto di non avere più rispetto per sé stesse. Non tanto perché vendono il proprio corpo, non bisogna essere una di quelle per farlo, ma perché non possono pensare realmente che quella sia l’unica soluzione…non a 20 anni! 
“Come ti chiami?”
“Roxi… Roxanne Heller.”
“E lei era?”
“La chiamavano Lula, ma il suo vero nome era Erika, il cognome non lo conosco. Dividevamo un piccolo appartamento da quasi un anno.”
“Che sai di lei?”
“Quando diventi amica di qualcuno per strada non chiedi niente perché vuoi che non ti chieda niente.
Ti attacchi a lei perché non hai nessun altro ed è l’unica che ti può capire. Non so se avesse una famiglia, ma di sicuro c’era qualcuno nella sua vita che lei odiava. Per questo è scappata ed è finita sulla strada!”
“Questo posto. Lavorate qui spesso?”
“Mai. Mai lavorato qui. E’ fuori mano. Noi lavoriamo dall’altra parte della città.”
“Allora come mai era qui? E come mai tu l’hai trovata qui?”
Roxi si asciuga le lacrime con la manica del pellicciotto.
“Mi ha chiamata al cellulare. Ha detto che un idiota l’ha presa in macchina e poi all’improvviso l’ha scaricata qui senza motivo e senza…si insomma senza aver consumato. Sapeva di essere lontana e non aveva ancora raccattato un soldo, così mi ha chiesto di venirla a prendere con la macchina. E quando sono arrivata…”
Ricomincia a piangere.
“D’accordo Roxanne. Per ora può bastare. Ti faccio accompagnare a casa.”
Mentre sta per scendere dall’ambulanza Roxi la prende per il braccio, con tenerezza e gli occhi pieni di lacrime.
“Era una brava ragazza, anche se per sopravvivere faceva…beh si…diciamo questo lavoro. Era dolce e capace di volere bene con tutto il cuore…nonostante il dolore che si portava dentro…a me voleva bene!  abbassa gli occhi  Lo so che non siamo importanti per il mondo, ma Erika non meritava una fine come questa!”
Beckett le mette una mano sul viso. “Troverò chi le ha fatto questo. E’ una promessa! E ricordati, tutti siamo importanti in questo mondo, vorrei che lo capissi e soprattutto che ne avessi la certezza. Tutti possono avere una seconda possibilità!”
Mentre portano via il cadavere e Ryan fa salire in macchina Roxi per riaccompagnarla a casa, Beckett si guarda intorno e si sofferma nel punto in cui dodici anni prima il corpo di Johanna Beckett è stato ritrovato senza vita.
Castle si avvicina e le mette una mano sulla spalla  “Tutto a posto?”
“Si. Stavo pensando al cadavere di quella ragazza. Non so perché, ma ho come la sensazione che mi ricordi qualcosa, ma non riesco a capire cosa.”
“Forse perché sei qui, in questo posto. Insomma…sai che intendo.”
Beckett lo guarda stranamente con tenerezza, ma solo per un attimo.
“No. Non è per mia madre. E’ qualcos’altro, ma non riesco a fare mente locale. Torniamo al distretto e vediamo di sapere qualcosa di più su Erika.”
 
Un paio di ore dopo non avevano nessuna notizia in più.
Ryan comincia con quei pochi elementi che hanno trovato. 
“Niente Beckett. Non è mai stata fermata, non è schedata, niente fidanzato, nessuno nel quartiere dove abitava ricorda che abbia mai avuto alterchi con qualcuno. Oltre al lavoro che faceva dicono tutti che era una brava ragazza, gentile con tutti e sempre sorridente. Si fermava spesso a giocare con i bambini per strada. Insomma di notte stava sulla strada, ma di giorno era una ragazzina come tante altre.”
“Niente su una presunta famiglia?”
“Solo che nessuno l’ha mai cercata, nessuna denuncia di scomparsa. Sicuramente una brutta storia di molestie familiari alle spalle, mentre riaccompagnavo Roxi a casa ha detto che è scappata per questo, nient’altro!”
Esposito espone una teoria. “Forse l’uomo che l’ha scaricata ci ha ripensato ed è tornato indietro, magari lei si è rifiutata e in un impeto di rabbia l’ha uccisa.”
“Potrebbe essere plausibile, ma io continuo a pensare che la posizione del corpo mi ricorda qualcosa. Voi due cercate di sapere di più su questo tizio. Qualcuno deve averli visti mentre andavano via.”
“Un uomo qualsiasi che raccatta per strada una prostituta qualsiasi? Ho i miei dubbi!” risponde Esposito demoralizzato.
Squilla il telefono.
“Beckett…”
“Kate, sono Lanie, posso darti i primi dettagli.”
“Dimmi.”
“Non per telefono.” Risponde Lanie con tono serio.
“Arrivo! Andiamo Castle, Lanie ha notizie per noi.”
 
Lanie ha un'espressione molto seria.
“Strangolamento, come già ipotizzato. Non ha nessun altra ferita. L’ha presa alle spalle, ha cercato di fargli lasciare la presa e si è rotta 2 unghie, e sotto le altre nessuna traccia né di pelle, né di altre sostanze. Senza ferirla in altro modo l’ha soffocata. Poi l’ha sistemata come l’abbiamo trovata.”
“E questo non potevi dirmelo per telefono?”
“Una cosa strana c’è…e devi vederla!” risponde sempre più seria.
Beckett aspetta che lei continui, ma Lanie indugia ancora un po’ guardando prima lei e poi Castle.
“Insomma Lanie, vuoi continuare?”
Scopre il cadavere all’altezza dell’inguine e indica col dito un disegno.
“Cos’è?” chiede Castle.
“Un narciso bianco…pitturato con della tempera!”
Beckett non ha ancora visto il disegno, ma la frase detta da Lanie le arriva come uno schiaffo in pieno viso.
“Un narciso bianco! Sull’inguine? Il corpo sistemato per bene, niente ferite…”
“Però, sarebbe un bel titolo per un nuovo romanzo "Il killer del narciso bianco!” esordisce Castle, ma Lanie gli fa cenno con gli occhi di non continuare e nello stesso momento Beckett lo interrompe.
“Ci hanno già pensato i giornalisti a dargli questo nome, 3 anni fa…Ecco perchè mi ricordava qualcosa…Non è possibile!”
“Non è possibile cosa?” chiede Castle sorpreso.
E' Lanie a rispondere.
“3 anni fa uno psicopatico ha ucciso 8 donne in questo modo. Le strangolava, componeva il corpo in una specie di rituale e dipingeva  all’altezza dell 'inguine un narciso bianco. Del caso se ne è occupata Beckett, con tutta la squadra, compresa me. Ho eseguito io l’autopsia su tutte le vittime!”
“Prostitute anche allora?”
“Si, tutte ragazzine, la più grande aveva 23 anni.”
“Ma allora non l’avete arrestato!?”
"Non esattamente. Lo abbiamo trovato, ma non arrestato!”
“Non capisco…perché?”
“Perché è morto!” risponde Beckett con la voce un pò alterata.
Castle guarda le due donne stupito. “Come morto?”
“Dopo l’ultimo omicidio siamo riusciti a rintracciarlo. Si chiamava Julius Garreth e aveva 22 anni. Lo abbiamo circondato. Io ho cercato di convincerlo ad arrendersi e lui… si ferma un attimo guardando in un punto imprecisato, come se in effetti non fosse lì... lui si è dato fuoco!”
“Lui…cosa?”
"Quando è uscito allo scoperto era fradicio. Si è cosparso il corpo di benzina e si è dato fuoco davanti agli agenti.”
Castle si passa la mano tra i capelli e guarda Beckett, il cui sguardo è ancora perso nel vuoto. “Mio…Dio!”
“Lo abbiamo soccorso subito, ma due ore dopo ha avuto un collasso cardiaco per le ustioni riportate, il cuore non ha retto.”
“Quindi?”
“Quindi non lo so! Io ero lì. Aspettavo di avere notizie per potergli parlare. L’ho visto morire!”
“Quindi non può essere lui! Forse qualcuno che ha letto di lui e lo sta emulando.” 
“Dopo 3 anni? risponde Lanie. E poi c’è un'altra cosa. La tempera usata per dipingere il narciso. Ho analizzato i colori, sono dello stesso tipo e marca di quelli usati da Garreth e questo un emulatore non può saperlo perché il dettaglio non era pubblico.”
“Beckett, hai detto che l’avete visto morire…allora?”
“Allora non so che pensare. Torniamo in ufficio a mettere al corrente il capitano e i ragazzi. Grazie Lanie, se scopri altro chiamami.”
Mentre si avviano chiama l’archivio chiedendo all’impiegato di turno di farle recapitare in ufficio tutto ciò che riguarda il caso 224/MM/2008 a nome Julius Garreth.
Castle la prende per il braccio.
“Ricordi addirittura a memoria il codice di questo caso?”
Senza voltarsi risponde sottovoce.
“Quando guardi i corpi senza vita di 8 ragazzine e per 8 volte sai che non respireranno mai più, che non rideranno mai più è normale che memorizzi ogni cosa!”
Ricordare quel ragazzo avvolto dalle fiamme e i corpi delle sue vittime l’ha resa all’improvviso vulnerabile. Allora si è sentita in colpa per il gesto finale di Julius Garreth e quel senso di frustrazione lo sta provando anche ora. Sente che sta per piangere ed è l’ultima cosa che vuole. Un detective non piange mai, figuriamoci in quel momento mentre Castle è dietro di lei e la guarda con dolcezza.
E’ vero, gli dà le spalle ma riesce a sentire il suo sguardo che cerca di penetrarla fino a dentro i meandri dei suoi pensieri, speranzoso di aiutarla. Ma i pensieri sono solo suoi e tali devono restare.
Si divincola dalla stretta al braccio e si dirige a passo deciso verso l’ascensore.

Continua...




Angolo di rebecca:
Un Grazie di cuore per il caloroso benvenuto è doveroso
spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e cominci ad intrigarvi di più
grazie ancora
Al prossimo capitolo


 
 

 

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Capitolo 3
*** Terza Parte ***




...riesce a sentire il suo sguardo che cerca di penetrarla fino a dentro i meandri dei suoi pensieri,
speranzoso di aiutarla.
Ma i pensieri sono solo suoi e tali devono restare…




“Non posso crederci, non può essere. Quell’uomo è morto! Lo abbiamo visto tutti, c’ero anch’io quel giorno quando si è esibito nel numero della torcia umana. Non può essere!”
Il capitano Montgomery sta cercando di convincere sé stesso alzando la voce più del dovuto, mentre la sua squadra lo osserva in silenzio.
“Beckett, che mi dici?”
“Signore la dinamica del delitto è identica a quella delle 8 vittime di 3 anni fa. Ho appena riguardato il fascicolo e il modus operandi è uguale.”
“Tranne per il fatto che…” Esposito viene iterrotto bruscamente da Montgomery.
“Tranne per il fatto che…COSA?” 
“…Che grazie al cielo per il momento abbiamo solo un cadavere!” continua Esposito.
Montgomery abbassa la testa e sospira. “Già! Dobbiamo sperare che sia solo uno schifoso che in un impeto di rabbia l’ha strangolata, ma…”
“…Ma il narciso dipinto sul suo corpo non fa presagire niente di buono!” Continua Beckett parlando quasi tra sé e sé .
Pronuncia la parola narciso e nello stesso istante suona un campanello dentro la sua testa…e in quella di Castle, che la precede dirigendosi verso la sua scrivania, apre il cassetto e tira fuori il narciso bianco ormai dimenticato e quasi appassito.
Tutti si girano a guardarlo.
“Beckett, cos’è quello?” le chiede il capitano.
“Un fiore che ho trovato stamattina nel mio cassetto, signore…un  n a r c i s o   b i a n c o!”
Beckett scandisce lentamente le ultime due parole, rendendosi improvvisamente conto che non può trattarsi di una coincidenza!
“E che significa?” le chiede il capitano.
“Non lo so signore, credevo lo avesse messo lì Castle per farmi uno scherzo, ma ora…”
Castle la interrompe. “Non sono stato io come devo dirtelo. E se non è stato nessuno qui al distretto allora la cosa suona un po’ strana!”
“Portate quel fiore alla scientifica e fatelo analizzare, magari ci sono delle impronte sopra!” sbraita il capitano.
“Un momento, s'intromette Esposito, non state pensando sul serio che quello psicopatico è ancora vivo ed è venuto qui, dentro al distretto, per portare quel fiore a Beckett? E perché poi?”
Nessuno trova una buona risposta alla domanda, ma nella mente di tutti cominciano a prendere forma diversi tipi di congetture.
Beckett interrompe il silenzio.
“Vediamo di rintracciare il padre di Julius, Allan Garreth, voglio parlare con lui."
“Davvero pensi che il figlio possa essere ancora vivo?” Le chiede preoccupato il capitano.
“Non penso niente signore, però voglio parlargli, ci sono troppe somiglianze tra i due casi.”

Tornano ognuno alla propria scrivania, mentre Beckett comincia a sistemare il lavoro sulla lavagna.

* Foto di Erika (cognome ancora sconosciuto) viva e sorridente. E’ bella, occhi chiari e sorriso innocente nonostante tutto. Una fossetta leggera sulla guancia destra. I capelli biondi e lunghi. Non li aveva ancora tagliati.
* Foto di Erika cadavere.
* Foto del particolare del narciso bianco dipinto sull’inguine di Erika e delle altre vittime. 
* Foto delle 8 vittime uccise 3 anni prima.
* Foto presa dall’annuario scolastico di Julius Garreth, biondo, occhi azzurri, bel ragazzo dalle linee effeminate.
* Foto di Julius Garreth in ospedale, orribilmente deturpato dalle ustioni.
* Referti con tutti i dettagli attinenti alle autopsie e ad altri rilievi fatti al tempo degli omicidi e del luogo di ogni singolo ritrovamento…

Il luogo del ritrovamento.
Tre anni prima le ragazze sono state ritrovate in vicoli vicini alla zona in cui svolgevano il loro lavoro.
Ma questa volta stando a Roxi, il luogo del ritrovamento è completamente dalla parte opposta alla loro zona…
ed è il vicolo dove hanno ucciso sua madre…perché? Può davvero essere solo una coincidenza?
Scuote la testa…ha visto morire Garreth, deve trattarsi per forza di un altro psicopatico, nato dalle viscere della parte più buia di New York!
Ma allora il narciso nel suo cassetto?
Due degli indizi, riconducono alla sua vita privata. E a Julius Garreth!
Il vicolo e il narciso…
Beckett è assorta nei suoi ragionamenti, con il pennarello in mano si picchietta le labbra e gli occhi fissi sulla lavagna, quando Castle le si avvicina con una tazza di caffè.
“Perché non mi aggiorni su questo Garreth. Avete scoperto perché le uccideva?”
“Era gay!” Risponde distrattamente lei, sempre con gli occhi incollati sulla lavagna.
“Non ho capito. Strangolava delle prostitute perché era gay? Scusa, ma questo non ha senso neanche per uno scrittore di gialli!”
Solo allora Beckett lo guarda, si accorge che ha la sua tazza di caffè tra le mani e sorride.
La prende assapora l’aroma e beve un sorso.
“Il padre si chiama  Allan Garreth, ricco proprietario di una casa farmaceutica, uomo tutto d’un pezzo, uno che si è fatto da solo e che pensa che i soldi possano aprire qualunque porta. Purtroppo suo figlio non era come lui. Julius era introverso, timido e lui non sopportava il fatto che fosse così debole, per certi versi effeminato. Certo non immaginava e non avrebbe accettato neanche lontanamente che il figlio potesse essere gay. Non riusciva a capacitarsi di come un bel ragazzo di 22 anni non avesse ancora una fidanzata. E siccome si riteneva un uomo mooolto intelligente, sottolinea la parola con sarcasmo, una sera lo porta in un bordello per iniziarlo alle gioie dell’amore, voleva dargli una scossa.
Naturalmente tra l’ansia e il disgusto Julius non riesce a…insomma hai capito, anzi si mette a singhiozzare e ammette alla prostituta, una ragazzina più giovane di lui, che gli piacciono i maschietti…e lei ritiene opportuno uscire di corsa e sbandierarlo ai quattro venti davanti a tutti, compreso il padre.”
“Beh, con una scossa del genere anche io sarei diventato un serial killer…sono quasi contento di non avere avuto un padre, pensa se anche il mio fosse stato mooolto intelligente!”
Beckett alza gli occhi al cielo. “Un giorno riuscirò a ricordarmi che parlo con un adolescente e non con un uomo adulto!”
“Volevo solo sdrammatizzare. Andiamo la scossa gliel’ha data. L’ha fatto diventare un omicida!”
“Già. Ha cominciato ad uccidere 2 settimane dopo. La prima vittima è stata proprio Darla Cooper, la sua ispiratrice, diciamo così.”
“Perché il narciso?”
“Darla ne aveva uno tatuato proprio…”
“…Proprio all’altezza dell’inguine!” la interrompe Castle e lei annuisce.

Alle 11.00 di sera sono ancora in ufficio a studiare i referti che Lanie ha fatto recapitare sulle loro scrivanie.
Ryan si stiracchia mentre sbadiglia. “Ragazzi, io sono sfinito. Se andassimo a riposare qualche ora?”
“Si, un po’ di sonno farà bene a tutti, riprendiamo domani alle 8.00, buona notte.” li congeda Beckett.
Il taxi si ferma sotto casa di Beckett. “Non è necessario che mi accompagni di sopra Castle, sono in grado di badare a me stessa.”
Gli dice sorridendo e mostrandogli la pistola quando lui le apre lo sportello!
“Non sia mai, mia musa. Voglio rimboccarti anche le coperte!” risponde lui facendo un inchino troppo teatrale.
Beckett sorride ancora di più, si avvicina al suo orecchio e con voce suadente sussurra...
“Se ci provi faccio male ai tuoi gioiellini…e non mi riferisco a quelli che porti ai polsi della camicia!”
Castle è percorso da un brivido. Al momento non riesce a capire se per l’ebbrezza di avere il suo fiato sul collo, o per la paura di cosa può accadere ai…suoi gioiellini! Spalanca gli occhi e si immagina la scena…
Scuote la testa per scacciare un’orribile visione.
“Va bene, ti accompagno solo davanti alla porta. Giuro non pretendo neanche il bacio della buona notte!”
Mentre salgono le scale lei si volta a guardarlo.
“Non pretendo il bacio della…”
“…Ok, ho capito. Non parlo più! Buona notte.”
Si volta per scendere le scale e andare via, ma Beckett lo blocca.
“Castle, aspetta.”
La sua voce non è suadente come prima, è seria!
Risale i due scalini e si porta alle sue spalle.
“Che c’è Beckett. Che succede?”
Sulla porta di casa attaccato alla maniglia c’è un narciso bianco, uguale a quello trovato nel cassetto.
“Santo cielo Beckett, ma che significa? Che storia è questa?”
Lei infila i guanti che tiene nella tasca del cappotto e apre la porta, entra in casa con la pistola in pugno, si guarda intorno.
“Sembra tutto a posto. Non c’è nessuno.”
Stacca il fiore dalla porta. Attaccata allo stelo c’è una piccola pergamena. La srotola con le mani che le tremano. Qualcosa le sta provocando la stessa nausea che sentiva nel vicolo, una nausea che aumenta ancora fino a farle venire le vertigini quando legge le parole scritte con molta cura. 
Sono tornato…sono tornato  solo per  te Katy!!!  
Lo squillo del telefono li fa sussultare... “Beckett...”
ascolta in silenzio continuando a guardare la scritta sulla pergamena, un paio di secondi dopo riattacca, chiude gli occhi e deglutisce.
“Era Esposito. Hanno trovato un altro cadavere!”


Continua...





Angolo di Rebecca:
2° cadavere
2° narciso
messaggio per Kate...e l'ansia di Castle che continua a salire!
Spero vi piaccia anche questo capitolo e che la curiosità vi stia divorando...
Grazie.
Al prossimo capitolo.
CIAOOOO!!!



 

 

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Capitolo 4
*** Quarta Parte ***




...Sono tornato...sono tornato solo per te Katy!...



Il posto è lo stesso di qualche ora prima, anche la scena che si presenta ai loro occhi è uguale, tranne che per la ragazza stesa a terra.
Non ha il caschetto biondo, dal lenzuolo che la copre si vede un ciuffo di capelli di un colore indefinito.
Beckett si china vicino al corpo e prima di scoprirle il volto chiude gli occhi... “Roxanne!”
Lanie toglie il lenzuolo.
E’ vestita come la mattina quando le ha parlato, il corpo ben composto, le mani intrecciate sul ventre e il narciso bianco dipinto di fresco sull’inguine.
“E’ lui Kate. Non so come sia possibile, ma è lui! Non può essere uno che lo imita. Non con tutti questi particolari.” Lanie si rivolge a lei con un'espressione più che preoccupata.
Beckett non riesce a togliere lo sguardo dal viso di Roxi. Il rossore provocato dal pianto era sparito per lasciare il posto ad un colorito bluastro. Ripensa a quello che le ha detto davanti al corpo della sua amica, tutti siamo importanti in questo mondo…tutti possono avere una seconda possibilità! Se Roxanne potesse ora le risponderebbe solo belle parole
Castle guarda quella ragazzina che poche ore prima chiedeva giustizia per l’amica. E’ solo un paio di anni più grande della sua Alexis.
Perché? Com’è possibile che nessuno abbia amato quelle creature.
Perché nessuno si è occupato di loro prima che potessero finire così!
Ryan si avvicina, gli mette una mano sulla spalla e si rivolge a Beckett.
“Devi vedere una cosa Kate. Una cosa nuova…”
Lo seguono fino al punto dove era stato ritrovato il cadavere di sua madre e Ryan indica con il dito proprio il muro.
Beckett, Castle, Esposito e Lanie hanno la stessa espressione.
Meraviglia e paura.
I loro occhi stanno leggendo la frase scritta sul muro con una bomboletta spray di colore rosso sangue:
 
Sono tornato…sono tornato solo per te Katy!!!
 

“Esposito, manda una squadra della scientifica nell’appartamento di Beckett.
Deve essere rivoltato da cima a fondo.
Tutti i condomini interrogati.
E quando avranno finito fate appostare una pattuglia di guardia per quando torna a casa.
Quando è al lavoro la proteggiamo noi.”
Castle dice tutto senza fermarsi a prendere fiato, con gli occhi sempre fissi sulla scritta davanti a loro.
Solo quando percepisce un silenzio tombale attorno a lui, nonostante sono ancora per strada, si gira a guardare le persone che ha di fianco.
Otto occhi sgranati e quattro bocche aperte lo stanno guardando.
“Beh…se fossi il capo…io ordinerei questo!”
Silenzio e bocche ancora più spalancate…
“Oh andiamo ragazzi, se ci fosse Montgomery qui, avrebbe già dato queste disposizioni…” cerca di essere spiritoso abbozzando un mezzo sorriso, ma la sua voce è preoccupata, il suo sguardo spaventato.
Guarda Beckett e sospira.
“Allora detective li vuoi mettere al corrente?”
Lei mostra la busta che tiene in mano da quando è arrivata.
“Esposito portala alla scientifica. Ryan fa come ha detto Castle, tranne che per la pattuglia di guardia sotto casa mia.”
Lanie guarda il contenuto della busta. “Kate, che succede?”
La stessa domanda è dipinta sul viso di Esposito e Ryan.
“Non lo so Lanie. Stasera quando sono tornata a casa attaccata alla porta fuori del pianerottolo ho trovato un altro narciso.
Legata con un nastro questa piccola pergamena. C’è scritta la stessa cosa che vedi sul muro.
Stavo per chiamare il capitano, ma Esposito mi ha telefonato per l’omicidio!”
 
4 del mattino. Al 12° sono tutti al lavoro.
“Allora facciamo il punto della situazione.  Beckett?”
“Sissignore.  Abbiamo due cadaveri. Giovani prostitute, causa della morte strangolamento.
Niente impronte, niente tracce, niente segni di violenza oltre quelli sul collo, niente violenza sessuale perciò niente DNA.
Ognuna di loro ha dipinto sull’inguine un narciso bianco con colori a tempera. L’unica cosa in comune lavoro ed età.
Tutto sembra avere attinenza con il caso Julius Garreth, che ha provocato la morte di otto prostitute 3  anni fa.”
Ryan continua. “Di nuovo abbiamo un narciso bianco trovato nel cassetto della scrivania di Beckett, un altro attaccato alla porta di casa sua con un messaggio indirizzato a lei e lo stesso messaggio sempre per Beckett scritto sul muro del luogo del secondo omicidio.”
Sono tornato…sono tornato solo per te Katy…” Castle ripete tra sè la frase scritta sulla pergamena e sul muro.
“E’ morto! Io ero lì e subito dopo gli omicidi sono cessati.” dice improvvisamente Beckett con un gesto di stizza più per convincere se stessa che gli altri.
“Allora chi è? E perché si rivolge a te! Tutto conduce a te…il luogo del delitto, i fiori per te e la scritta…”
Più che chiederlo Castle lo sta urlando.
E’ arrabbiato…no, è spaventato e ancora una volta nella stanza cala il silenzio.
Percepiscono tutti la sua paura, ed è una sensazione che prova ognuno di loro.
Si ritrovano a guardare Beckett, che continua a stare in silenzio.
“Ok ragazzi, ascoltate. Mettiamo il caso che si tratta di Julius Garreth, esordisce Ryan, mettiamo il caso che non sia morto in quel rogo e che per un motivo qualunque è stato fermo tre anni e ora sempre per un motivo qualunque è tornato ad uccidere, la domanda principale è la stessa che ha appena fatto Castle.
Perché Beckett? Per chiedere aiuto o per vendetta?”
Montgomery si mette le mani in tasca, e fa avanti e indietro misurando la stanza.
“All’epoca degli omicidi, quando lo abbiamo circondato è stata lei a parlargli prima che si desse fuoco, ricordate? Beckett ha cercato di convincerlo ad arrendersi, che era l’unica cosa da fare, che lo avrebbe aiutato. Poi è successo il finimondo. Nella sua mente malata Beckett è l’ultima persona che ha avuto un contatto con lui prima…prima che tutto finisse!”
Castle ripete tra se e se.
“…L’ultimo contatto reale con la  sua realtà, forse è per questo che si rivolge a te chiamandoti Katy e non Kate o detective Beckett! Ti sente vicina…una di famiglia…brrr…è una cosa orribile!”
Lo stesso brivido lo provano tutti dentro la stanza, ma nessuno vuole darlo a vedere.
“Avete rintracciato Allan Garreth?” chiede Beckett a Ryan
“Non ancora. I suoi collaboratori mi hanno detto che è fuori città per una riunione, ma lo avrebbero avvertito che vogliamo parlare con lui.”
“Se per un motivo qualsiasi il figlio è ancora vivo, lui deve saperlo.
Si è dato fuoco veramente, le ustioni erano vere e forse è per questo che per anni gli omicidi sono cessati, perché era praticamente impossibilitato ad agire.
Scoprite dove  vendono la pergamena che usa o chi gliel’ha procurata. E dobbiamo anche capire come ha potuto intrufolarsi qui al distretto per mettere quel fiore nel mio cassetto. Chi entra qui oltre noi?”
“Beh, quelli delle pulizie, distributori di acqua, ristorazione a domicilio, fattorini…” continua Ryan.
“Controlliamo tutti. Da casa mia notizie?”
“La scientifica è ancora al lavoro, la stanno esaminando centimetro per centimetro. I tuoi vicini non hanno visto né sentito niente!”
“Già! Solo il disagio di essere svegliati e disturbati in piena notte…mi vorranno ancora più bene adesso!” risponde lei sospirando.
Montgomery chiude la riunione... 
“Ragazzi sono le 4.25 del mattino. Questi controlli li faremo all’apertura degli esercizi commerciali. Sarà meglio riposare qualche ora. Beckett tu…”
Castle d’istinto lo interrompe. “…Tu può venire da me!”
Di nuovo silenzio e tanti occhi fissati addosso…
“Beh, casa tua è piena di poliziotti e da me saresti al sicuro per un paio di ore! Insomma…”
Il capitano annuisce. “D’accordo. Beckett tu va a casa di Castle, metterò comunque una pattuglia di guardia …ci vediamo tra un paio di ore!”
Sul taxi che li riporta a casa il silenzio e la tensione sono palpabili… Perché all’improvviso tutti hanno cominciato a decidere della mia vita? Perché devo andare a casa di Castle? D’altro canto perché non dovrei…solo un paio d’ore…non sarà più pericoloso del presunto ritorno di Julius Garreth!
“Castle, non credo che voglia farmi del male!”
“Davvero? Io non ne sarei così sicuro. Quel Sono tornato solo per te è inquietante. Non sembra una dichiarazione. A me sembra una minaccia!”
Anche a lei sembra una minaccia, ma non lo ammette. Non ancora e non davanti a lui.
E’ preoccupato.
Per lei.
Il suo viso è contratto e non ha quel sorriso beffardo che si porta sempre dietro e il fatto che non abbia accennato nemmeno una volta che la resurrezione di Julius Garreth potrebbe essere opera degli alieni, le fa capire quanto sia spaventato per lei.
E la sensazione che la avvolge in quel momento, mentre lui espone la sua teoria la fa sentire protetta, anche se non riesce a capirne il motivo…o forse non vuole!
Lui continua a parlare ma lei non lo ascolta.
Lo guarda e sorride senza accorgersene.
Però lui se ne accorge e si blocca.
“Beckett, ho detto qualcosa di divertente? No, perché se è così io non me ne sono accorto!”
Lei si risveglia all’improvviso cambiando espressione.
“Ammmh. Divertente? No, non credo…finalmente siamo arrivati…”  



Continua...




Angolo di Rebecca:
Allora Julius Garreth è tornato?
Vuole Kate tutta per sè o vuole farle del male! (Beh...sempre se è tornato davvero!)
...E Castle? Cosa farà Castle?

P. S.: Grazieeeeeeeeeeeeeee!!!

 

 

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Capitolo 5
*** Quinta Parte ***




...E la sensazione che la avvolge in quel momento
mentre lui espone la sua teoria la fa sentire protetta,
anche se non riesce a capirne il motivo…
...o forse non vuole!


 
Qualche ora dopo si risveglia al profumo del bacon che sfrigola in padella.
“Castle! Che…che ore sono?”
“Le 7.20, dormito bene?”
Già…dormito! Ha dormito…
Quando sono entrati in casa, un paio di ore prima, ha pensato che tanto valeva restare in ufficio, perché non sarebbe riuscita a prendere sonno…invece una volta stesa sul divano si è addormentata.
Non ricorda nemmeno di avere appoggiato la testa sul cuscino o che qualcuno, presumibilmente Castle, le avesse tolto le scarpe e messo una coperta addosso. Com’è possibile? Non poteva essere così stanca!
Ed ecco che si ritrova a sorridere…si è sentita al sicuro, ecco perché quelle due ore di sonno sono sembrate 24…e molto probabilmente lui è rimasto lì a guardarla per un po’…continua a sorridere e…a pensare che si sta comportando come una stupida!
Castle la guarda da dietro il bancone della cucina. “Allora? Hai riposato un po’?”
“Mmmhhh…Si, grazie. Ero proprio stanca, mi sono addormentata subito!”
“Si, me ne sono accorto, non ho avuto neanche il tempo di dirti di andare nella mia camera, avrei dormito io sul divano…”
“Non importa il tuo divano è comodissimo. E tu sei riuscito a dormire?”
Avrebbe voluto dirle che era rimasto a sorvegliarla...e guardarla…e osservarla. Che quando dorme tranquilla è adorabile, che ogni tanto fa una piccola smorfia con le labbra e che questo non lo ha fatto dormire per niente, invece...
“Riposato? Sono cascato come una pera cotta!”
“Come mai nessuno è ancora in piedi? Alexis non esce presto la mattina?” gli chiede sedendosi sullo sgabello davanti a lui.
“Beckett oggi è sabato, e il sabato si dorme fino a tardi. Almeno io, perché Alexis spunterà qui tra poco e avrà sicuramente qualcosa di importante da fare. Lei ha sempre qualcosa d’importante da fare…”
Non finisce di dirlo, che la sua principessa fa ingresso in cucina, indossa un pigiama blu con un’enorme coccinella rossa al centro della maglietta, i capelli arruffati, uno sbadiglio e si stropiccia gli occhi con le dita.
Lui la guarda estasiato. “Ohhh…che bella visione, quando appare così la mattina, ho ancora l’illusione che abbia 5 anni e che sia la mia topolina…”
“Papà! Potevi avvertire che abbiamo ospiti! E smettila di chiamarmi topolina!” dice in tono di rimprovero.
“…Ma la sedicenne donna che si è impossessata di lei durante la notte, ci mette due secondi per ricordarmi che non è più così!” continua lui con la faccia sconsolata.
Alexis si avvicina al padre e con un enorme sorriso lo bacia sulla guancia.
“Scusa papà, è che non è carino presentarsi così a un’ospite, ma per fortuna è Kate, e lei non è un’ospite, giusto?”
Si avvicina a baciare anche lei, mentre fa passare i suoi occhioni azzurri dall’uno all’altra con un sorrisetto malizioso…
Castle si schiarisce la voce. “…E’ che stiamo lavorando ad una caso…mmmhhh…si è fatto tardi…così”
“Papà guarda che non mi serve una spiegazione, sono contenta di fare colazione con Kate!
Guarda la padella che fuma, segno che il bacon è carbonizzato. Anche se penso che forse è meglio prendere solo una tazza di latte!”
Guardano tutti in direzione delle fiamme che si sono alzate improvvisamente dalla padella.
“Santo cielo…il BACON INCENDIARIO!!!…ma non lo avevamo arrestato qualche giorno fa, dopo che ha tentato di dare fuoco alla cucina del distretto!!?”
Scoppiano a ridere, mentre Castle cerca di spegnere le fiamme…
Quando si volta a guardarle, stanno ancora ridendo, a crepapelle per giunta. Sul suo viso si dipinge un’espressione beata e languida. Davanti a lui c’è tutto quello che un uomo possa desiderare…che lui desidera, da tempo.
La sua bambina (per sempre!) e la sua donna (SUA è un possesso esagerato al momento), che ridono insieme nella sua cucina, nella sua casa.
Una famiglia!
Beckett lo chiama ridendo. “Castle…Castle…ohhh, ti svegli? Si può sapere perché hai quell’espressione…”
“…Da ebete…” aggiunge Alexis continuando a tenersi lo stomaco per le risate.
“Eh? Espressione..da ebete? Oh, signorina. Sarai anche una piccola donna, ma sempre piccola. Rispetto per tuo padre!”
“Già Alexis, porta rispetto al vecchietto…” e continuano a ridere…
Che sua figlia rida di cuore è normale per lui, ma che anche la sua Kate si diverta spensierata, specialmente dopo la giornata trascorsa, è una visione paradisiaca.
Oh si, è perfetto. Dopo aver fatto il ragazzino fino alla sua “veneranda età”, ora tutto quello che vuole è lì davanti a lui.
Quella donna!
Si aspettano una battutaccia da lui, invece Castle butta la padella completamente carbonizzata nel bidone della spazzatura, si toglie il grembiule con la stampa di Luke Skywalker che combatte con la spada laser e risponde molto seriamente.
“Il vecchietto invita le due bambine a colazione fuori!” e ripropone l’inchino teatrale di sempre, ma lo squillo del cellulare di Beckett spegne l’entusiasmo di tutti, e l’espressione di Castle si fa ancora più cupa vedendo la reazione di lei, mentre ascolta e dopo poco annuisce chiudendo la chiamata.
“C’è un altro cadavere, lo stesso vicolo, mi dispiace io devo andare!”
“Alexis ti puoi arrangiare con latte e biscotti?”  lui ha già la giacca in mano, ma Beckett lo ferma.
“No, Castle. Resta con tua figlia  e portala fuori. Ti posso aggiornare dopo.”
Lui la guarda serio.
Troppo serio.
“No!”
E’ quello che risponde in un tono secco e che non ammette repliche.
Una sola sillaba, alla quale lei in quel momento non riesce a ribattere, annuisce e dopo aver salutato Alexis, si avvia sul pianerottolo.
Lui si avvicina alla figlia e le dà un bacio…
“Papà, va tutto bene? Solitamente avreste continuato a beccarvi per quel no che le hai detto, invece non ha ribattuto…e tu lo hai detto con un tono preoccupato. Che succede?”
“Ehhh…la mia bambina. Troppo intelligente e troppo sensibile. Non ti sfugge niente? Ti racconto tutto più tardi. Tu passa una buona giornata e non fare quello che farei io!”
La bacia ancora, ma lei rimane seria. “State attenti!” lui si volta a guardarla.
E’ la prima volta che la figlia lo ammonisce con quel tono.
Il tono di un genitore preoccupato.
 
Lanie è già sul posto china sopra il cadavere della donna. Un’altra giovane donna.
“Bianca, 19 anni. Lesile Curtis. Prostituta anche lei. Stesso modus operandi, stesso narciso! Questa storia non ha senso Kate!”
Si alza e fa segno ai portantini di prelevare il cadavere per portarlo all’obitorio.
“Da quanto è morta?”
“Un paio di ore.”
Esposito li raggiunge. “Gli agenti di ronda fanno il giro ogni mezz’ora e non hanno visto niente!”
“Com’è possibile, non può essere apparsa dal nulla!” chiede Castle.
“Hanno fatto il controllo e tutto era a posto e dopo mezz’ora quando sono passati di nuovo da qui, hanno trovato il cadavere.”
“Backett, questa è per te!” Ryan le porge una busta trasparente, dentro l’ennesimo narciso bianco con legata sullo stelo l’ennesima pergamena.
“Stavolta l’ha lasciata tra le mani della ragazza!”
Si posizionano tutti attorno a lei per leggere.
 
Perché cercate tra i morti colui che è vivo?
Sono tornato…sono tornato solo per te Katy…
Perché non mi credi?
Dovresti fidarti di me Katy…
Io posso smettere!
 

“Ohh. Bene. Ora nomina anche la bibbia. Il nostro amico è risorto!” Sbotta Castle preoccupato.
“…Io posso smettere…” lei ripete l’ultima frase come per memorizzarla, ma viene interrotta dalla radio dell’auto di servizio di Ryan...
“Il signor Allan Garreth ha chiamato al distretto. Ha saputo che lo state cercando. Si presenterà al 12° tra mezz’ora.”
 
Quando arrivano il signor Garreth è già nella stanza del capitano Montgomery, la porta è aperta e lui fa cenno alla squadra di entrare.
"Signor Garreth, ricorda sicuramente i detectives Beckett, Esposito e Ryan. Lui è Richard Castle, nostro consulente esterno."
Annuisce e stringe loro la mano.
Il capitano comincia a spiegare perché hanno richiesto la sua presenza.
Beckett nel frattempo lo sta studiando.
Quello che salta immediatamente agli occhi è che ha perso completamente quell’aria di onnipotenza che aveva quando lo hanno incontrato tre anni prima, non ha più quella sicurezza piena di boria, quando ripeteva che suo figlio non poteva essere il killer del narciso bianco, non perché fosse suo figlio e volesse proteggerlo a qualunque costo, ma solo perché era troppo codardo, stupido e idiota per riuscire ad esserlo. Non mostra più quell’autorità quasi sovraumana che ha dimostrato fino alla fine, anche in ospedale, quando se ne era andato senza neanche volere vedere il figlio dopo morto.
No. Ora ha l’aria di un uomo qualunque, con uno sguardo qualunque e una vita qualunque.
Forse la morte di Julius lo ha annientato più di quanto avesse voluto dare ad intendere.
“Beckett. Allora, il signor Garreth sta aspettando!” Montgomery la riporta alla realtà, le sta dicendo che può cominciare.
Lei si siede davanti all’uomo e lo guarda in silenzio.
 “…E’ lui, se è questo che vuole sapere. Il killer del narciso bianco, l’uomo che ha ucciso le 2 prostitute negli ultimi due giorni è Julius…ha ricominciato!”
Allan Garreth si porta le mani sul viso e comincia a singhiozzare…


Continua...



Angolo di Rebecca:

Allora che ne pensate della riunione di famiglia?
Non sono carini!?
Non ho potuto fare a meno di immaginarmi Castle con il grembiule con la stampa di Luke Skywalker...
e la spada laser...

Spero vi piaccia anche questo capitolo!
Grazieeeeeeeeeeeee


 

 

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Capitolo 6
*** Sesta Parte ***




“…E’ lui, se è questo che vuole sapere.
Il killer del narciso bianco,
l’uomo che ha ucciso le 2 prostitute negli ultimi due giorni
è Julius…ha ricominciato!”




Nella stanza cala un gelo tagliente.
Nessuno dei presenti riesce a proferire parola.
Fino a quel momento sono state fatte congetture e ognuno ha pensato, in un angolino remoto della mente, che potesse essere vero.
Ma sentire suo padre dire con certezza che Julius Garreth è vivo, li lascia di sasso!
 Montgomery rompe il silenzio.
“Signor Garreth, vuole per favore spiegarci di cosa parla? Suo figlio è morto in ospedale 3 anni fa, noi eravamo li, lo abbiamo visto tutti…”
“No. Non è morto, riprende Garreth. Quando l’ho visto su quel letto, ustionato, irriconoscibile e il medico mi ha detto che non dovevo farmi illusioni, ho capito quanto io fossi colpevole per quegli omicidi quanto lui.
Io l’ho fatto diventare quello che era.
Non si è mai sentito amato, o comunque l’ho fatto a modo mio, non gli ho mai dato fiducia, l’ho sempre deriso per quella sua aria da femminuccia, figuriamoci se avessi potuto accettare che fosse una checca.
Volevo un uomo, un maschio, come me! E ho rovinato la sua mente debole per sempre.
Così mi è balenata un’idea improvvisa. Era ancora vivo e io avevo la possibilità di rimediare. Essendo a capo di un’industria farmaceutica, posso accedere a qualunque tipo di sostanza naturale o chimica. Non mi è stato difficile procurarmi immediatamente del curaro.
E’ un farmaco che si estrae da piante tropicali e agisce sulla muscolatura volontaria, con effetti paralizzanti a livello neurologico. Secondo le dosi, può essere letale o usato come anestetico. La dose giusta provoca la diminuzione delle funzioni vitali, blocco respiratorio e cardiaco, fino ad uno stato di morte apparente.
L’ho iniettato a Julius attraverso la flebo, quando mi avete permesso di entrare da lui per un paio di minuti.
Ero già pronto a corrompere il medico nel caso avesse richiesto l’autopsia, ma aveva l’85% del corpo bruciato…e il chirurgo che ha constatato la morte non l’ha ritenuta necessaria.
In fin dei conti, anche voi poliziotti volevate che questa storia finisse e quando lo avete creduto morto, avete fatto un sospiro di sollievo. Il caso del killer del narciso bianco era finalmente chiuso!
Dopo il funerale l’ho portato nella mia villa sulle colline di Manhattan. Non abbiamo più vissuto lì da quando è morta mia moglie. E’ in una zona isolata e lì non ci avrebbe disturbato nessuno e nessuno avrebbe fatto caso a noi.
Ho fatto allestire una stanza sterile nei sotterranei, macchinari ospedalieri e tutto quello che serviva per aiutarlo e proteggerlo, finchè la morte non se lo fosse preso.”
Beckett è basita. Lo ascolta in silenzio come se stesse ascoltando la trama di un libro di Castle, ma perfino lui forse, non avrebbe saputo mettere insieme una storia così.
“Perché tutto questo signor Garreth?!”
“Volevo che prima di morire si sentisse al sicuro, che capisse che lo amavo. E miracolosamente…”
“Miracolosamente?” lo incalza Beckett.
“Julius ha cominciato a migliorare, le ustioni lo hanno deturpato, ma ha reagito alle cure. Prima ha ricominciato a respirare autonomamente, poi a parlare anche se in un sussurro. Un anno dopo ha ricominciato perfino a muovere qualche passo, deglutire e mangiare. Ha patito tante sofferenze mi creda, ma ogni tanto mi sorrideva, come se capisse finalmente il mio affetto.
“Come ha fatto in tutto questo tempo? Avrà avuto bisogno di cure particolari!”
“Sono un uomo ricco detective, ho pagato degli specialisti che si sono occupati di lui.”
Beckett fa segno ad Esposito di controllare, ma Garreth continua.
“Se cerca delle tracce non le troverà. Ho pagato ogni cosa in contanti. E i medici non li rintraccerete…questa è la prerogativa di chi si può permettere di pagare qualsiasi cosa!”
“Qualsiasi cosa? Anche la vita di quelle ragazze? la voce di Beckett suona metallica, continui per favore.”
“Come ho detto, Julius si è ripreso lentamente, stava sempre rinchiuso nei sotterranei della villa. Le sue uniche distrazioni sono state la tv e la lettura. Quando i dolori glielo permettevano disegnava. Un giorno l’ha vista al telegiornale, avevate chiuso un caso di omicidio e lui l’ha riconosciuta. E’ la poliziotta che voleva salvarmi! queste sole parole ha detto.
Io ho continuato la mia vita in città, nell’appartamento vicino al mio ufficio. Nessuno ha mai saputo nulla. Circa 10 giorni fa, quando sono andato a trovarlo, lui non c’era. L’ho cercato ovunque nella villa e nel parco circostante. Niente se ne era andato…”
Si ferma un istante come se quella confessione lo avesse sfinito, poi sospirando continua.
“…E ho capito. Ho capito che la sua vendetta anche verso di me, non era ancora finita!”
Castle si rivolge all’uomo con tono furente.
“Lei…ha capito? E non le è venuto in mente di avvertire la polizia? Sa cosa è stato capace di fare tre anni fa e in due giorni ha già ucciso tre ragazze…si tre, l’ultima l’abbiamo ritrovata neanche un’ora fa…e non solo, ora ha preso di mira anche il detective Beckett…”
Kate lo prende per il braccio.
“Basta Castle. Per favore!”
Esce dalla stanza e si appoggia vicino alla porta.
Un uomo vestito in maniera troppo elegante e con una ventiquattrore in mano, gli fa un saluto con il capo ed entra nell’ufficio del capitano, senza essere stato invitato.
“Buon giorno, sono l’avvocato Roch. Il signor Garreth è mio cliente e non avete nessun diritto di interrogarlo senza un legale.”
Garreth lo ferma con un cenno della mano. “Non importa George. Sono venuto di mia spontanea volontà!”
“Si, ma avresti dovuto chiamarmi. Continuate pure…”
Beckett gli mostra le pergamene che le ha indirizzato. “Come si può essere procurato queste?”
“Le pergamene erano di mia moglie. Le usava come carta da lettera, dopo la sua morte, le ultime  rimaste, Julius le ha conservate nella sua stanza. Il narciso deve averlo disegnato lui. Era bravo con la pittura il mio Julius.”
Tutto quell’amore paterno proprio non riesce a capirlo. Per anni lo ha deriso e maltrattato… e ora parla di lui come fosse stato Dio in terra. Beckett è nauseata.
 “Dove potrebbe essere ora Julius?”
“Non lo so. Se ne avessi un’idea, lo avrei già riportato a casa. Potrebbe essere ovunque, in cassaforte c’erano un mucchio di contanti e se li è portati via.”
“Signor Garreth, si rende conto che ha protetto un assassino e che ha contribuito alla morte delle ultime tre ragazze?”
Lui non risponde.
Il capitano Montgomery si alza di scatto. “Signor Garreth, lei è in stato di fermo…”
“…E con quale accusa o prova? lo interrompe l’avvocato Roch. Non avete niente a suo carico, solo quello che vi ha detto e non ha nessun valore poiché lo ha fatto senza un legale. Quando avrete le prove necessarie che provano il suo coinvolgimento con questi nuovi omicidi, allora ci rivediamo. Ora noi andiamo via Allan.”
L’avvocato ha ragione. Pagamenti in contanti, niente tracce. Non possono trattenere Allan Garreth in alcun modo. E poi ora la priorità assoluta è trovare Julius!
“Purtroppo la legge è dalla sua parte, ma resti a disposizione della polizia e non lasci la città! Ryan, accompagnali fuori.”
Montgomery è così arrabbiato, che gli avrebbe messo volentieri le mani addosso.
Passano davanti a Castle che ha assistito alla scena dalla porta. “Beckett, ma che fate, lo lasciate andare davvero?”
“Ha ragione lui. Non lo possiamo trattenere. Ragazzi controlliamo comunque la sua storia, devono esserci delle tracce della presenza e delle cure prestate a Julius, controlliamo anche i conti bancari di Garreth, magari troviamo qualcosa sulle enormi spese che deve aver fatto in questi tre anni...e teniamolo d'occhio!”
 
E’ ormai pomeriggio quando Ryan si presenta in ufficio con l’unica traccia trovata.
“Ho passato ore a girare i fiorai della città. Il nostro si chiama Roger Clancy, proprietario di un negozio di fiori sulla 22ma, ha venduto una cassetta intera di narcisi bianchi giganti, esattamente due dozzine,  ad un uomo con la faccia sfigurata, da ustioni secondo lui.
Portava una parrucca bionda. Probabilmente i suoi capelli non sono più ricresciuti dopo l’ustione. Ha notato anche cicatrici sulle mani e ha pagato in contanti. Nient’ altro.”
Beckett continua...“Castle ed io abbiamo controllato la villa a Manhattan. A prima vista sembra disabitata da anni, ma negli scantinati abbiamo trovato la stanza sterile di cui ci ha parlato Garreth. Dai primi rilevamenti, dai macchinari e medicine che ci sono, pare che sia stato davvero curato qualcuno lì dentro. La scientifica comunque è ancora sul posto.”
“Insomma, sembra che la storia di Garreth padre sia vera! Garreth figlio è vivo e vuole essere fermato da Beckett. Neanche io sarei riuscito a mettere insieme una trama del genere!!!” Castle lo dice alzando le braccia al cielo e portandosi poi le mani tra i capelli.
Beckett lo osserva, è preoccupato e non riesce a vedere le cose con distacco.
"Esposito tra i conti bancari trovato niente?”
“Niente Beckett. Solo prelievi fatti di persona e contanti. Subito dopo la morte del figlio, ha prelevato cinquecento mila dollari. Dopo di che ogni mese da allora ha prelevato, sempre di persona e sempre in contanti, venticinque mila dollari, fino al mese scorso.
Castle fischia. “Cinquecento mila dollari in contanti per allestire la stanza sterile e i macchinari e venticinque mila dollari al mese per pagare quanti medici? Due, tre? Devono pur essere da qualche parte!”
“Anche se li rintracciassimo a cosa servirebbe? Non ci potrebbero dire dove si nasconde adesso! Non abbiamo uno straccio di traccia. Solo la conferma che è vivo. Mi chiedo ancora come sia potuto entrare qui dentro senza essere visto…”
“Forse posso dirglielo io detective Beckett!” risponde la voce di qualcuno alle sue spalle.
Si girano  verso la porta. “Sono l’agente Laecy, presto servizio alla reception.”
“So chi è lei, agente Laecy, ci vediamo quasi tutte le mattine. Che ha da dire su Julius Garreth?”
“L’altro ieri è venuto un fattorino con un fiore da consegnarle. Lei non c’era e io naturalmente non l’ho fatto passare, ma l’ho ritirato e gliel’ho messo personalmente nel cassetto della scrivania.”
Tutti lo guardano con una strana espressione e lui va avanti.
“Insomma, ha detto che Richard Castle voleva farle una sorpresa e che il fiore doveva essere messo dentro al cassetto della sua scrivania. Non ci ho trovato niente di strano. Il signor Castle fa di queste cose…gli sguardi ora sono sullo scrittore, così l’ho ritirato io e ho fatto come mi ha detto!”
“Perché vieni a dircelo solo ora?” quella di Montgomery più che una domanda ha l’aria di un tuono…
“Perché da quel pomeriggio stesso sono  ferie. Non ho seguito il caso fino al notiziario di mezz’ora fa. Quando hanno detto che chi ha ucciso quelle prostitute lascia messaggi al detective che si occupa del caso, che potrebbe essere il killer del narciso bianco creduto morto e che potrebbe avere il viso deturpato da ustioni, ho fatto due più due e sono venuto subito a dirvelo!”
Il modo in cui lo guardano lo fa sentire in colpa, come se avesse fatto una cosa orrenda.
“Mi dispiace, io non potevo…”
“Non si preoccupi agente Clancy. Non poteva immaginarlo. Quindi anche lei ha visto il viso deturpato?”
“Si, aveva delle cicatrici orribili. Mi dispiace davvero detective Beckett!”
Ryan la guarda stupito. “Non ti ha perso di vista in tutto questo tempo. E’ informato bene anche sulla collaborazione di Castle con te.”
Non hanno il tempo di riprendersi da questa rivelazione, che un altro agente si presenta con un fattorino.
“Questo ragazzo ha una busta da consegnare a Beckett, così l’ho accompagnato subito qui.”
“Io devo solo consegnare questa alla signora…ehm…Beckett si, Katy Beckett…non vorrete arrestarmi per questo?” il ragazzo è nervoso. Appena arrivato e ha pronunciato il nome Beckett, tutto il distretto si è messo in fermento e non lo hanno più mollato.
“Sono io Beckett. Quando l’anno portata al vostro deposito?” chiede mentre prende la busta indirizzata a lei.
“E io che ne so, sa quante persone passano per il nostro magazzino, so solo che c’è scritto urgente, perciò deve averla portata in giornata.” Risponde il fattorino sempre più innervosito da quella situazione che non riesce a spiegarsi.
“Posso…posso andare adesso?” chiede con la voce stridula per la paura, tutti fanno cenno di si con la testa occupati a guardare la busta che Beckett ha in mano e lui se la svigna di corsa, pensando che non metterà mai più piede in un  distretto di polizia!
Apre la busta e con molta calma tira fuori un narciso bianco un po’ sgualcito, con attaccata un’altra pergamena.
“Beh, perlomeno stavolta non è accompagnata da un cadavere!”
La srotola con lo sguardo di tutti addosso e legge il messaggio a voce alta…
 
Per me si va nella città dolente…
Per me si va nell’eterno dolore…
Per me si va tra la perduta gente…
Lasciate ogni speranza voi che entrate!
Io sono la morte,
Tu sei la speranza.
Sono tornato per questo.
Tu puoi fermarmi definitivamente Katy, solo tu.
O il buio inghiottirà ogni cosa!” … 


Continua...



Angolo di Rebecca:
Anche questo capitolo è finito e spero piaccia e intrighi.
Approfitto per ringraziare della vostra attenzione.
Baci e al prossimo...


 

 

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Capitolo 7
*** Settima Parte ***




Tu puoi fermarmi definitivamente Katy, solo tu.
O il buio inghiottirà ogni cosa!” …




“Fantastico! Prima le sacre scritture, ora addirittura il Sommo Poeta. Che artista!”
Castle continua a camminare avanti e indietro mentre Beckett immersa nei suoi pensieri attacca alla lavagna l’ultimo messaggio.
“…Il sommo poeta?” chiede Ryan con la faccia stranita.
“Si, il Sommo Poeta. Quella frase è presa dalla Divina Commedia di Dante. Il terzo canto dell’inferno!”
“Da questo momento sei sotto protezione ventiquattro ore su ventiquattro…e fuori da questo caso!” sbraita Montgomery
“Capitano, ma che sta dicendo? Io devo…”
“Tu devi fare quello che dico io. Sei fuori dal caso e te ne starai buona a casa fino a nuovo ordine. Ragazzi organizzate i turni di protezione, voglio una pattuglia sotto casa di Beckett, 2 agenti all’ingresso del palazzo e 2 sul pianerottolo. Posizionate anche una pattuglia sul retro. Ora te ne vai a casa e ci resti!”
Si chiude nella sua stanza sbattendo la porta e non ammettendo replica.
Ryan ed Esposito si mettono subito al telefono per organizzare tutto, mentre lei resta a guardare la porta, spiazzata dal comportamento di Montgomery. Poi si siede alla sua scrivania con le mani tra i capelli.
Castle ha voglia di uno scotch, ma va bene anche di un po’ di caffeina.
Mentre prepara il caffè, pensa che il capitano ha fatto bene, quel tipo non ha sicuramente buone intenzioni e lui non la perderà d’occhio neanche un momento. Se dovesse succederle qualcosa…
Chiude gli occhi e inspira profonadamente per scacciare via dalla mente quell’orribile pensiero. Le si avvicina con una tazza fumante.
“Beckett, so già che ti arrabbierai e dirai assolutamente no, ma ci provo lo stesso. Io vengo a stare da te!”
“Se è una proposta Castle, non è molto elegante! E nemmeno nel tuo stile.” risponde con un sorriso, ma lui è serio e allora  anche lei cambia espressione e tono.
“No, non mi arrabbio, ma tu te ne vai a casa. Domani è domenica e devi stare con Alexis, non puoi trascurarla, un giorno potrebbe odiarti.”
Castle riprende la sua aria scanzonata. “Chi? La mia principessa? Mi adora! Dico sul serio Kate permettimi di stare da te!”
“No Castle…e non chiamarmi Kate…quante volte te l’ho ripetuto?”
 Il tono è ironico, vuole smorzare la tensione, è una cosa che ha imparato da lui.
“Dico sul serio anch’io, preferisco stare da sola dentro casa, visto che fuori sarò circondata dalle guardie del corpo! Ti accompagno, niente taxi stasera, e poi mi rilego nella mia prigione privata.”
Lui abbassa lo sguardo. “Come vuoi!”
 
 
In auto Castle è silenzioso, anche troppo. Non è da lui.
Guarda fuori dal finestrino, la testa reclinata sul sedile e il pollice appoggiato sulle labbra.
La radio sussurra parole che sembrano poesia.
Sono solo stasera senza di te
Mi hai lasciato da solo davanti al cielo
Mi vien da piangere
Vienimi a prendere
Mi riconosci?
Ho le tasche piene di sassi
Le scarpe piene di passi
Il cuore pieno di battiti
…e gli occhi pieni di te!
Lui continua a guardare fuori dal finestrino mentre Beckett ferma l’auto davanti casa sua.
“Mi stai chiedendo di lasciarti da sola davanti al cielo…e io non ne ho nessuna voglia!”
Lei si sente avvampare il viso, ma non risponde e lui continua.
“Chi ha scritto queste parole si sente perso senza di lei. Chissà se lei ne è consapevole!”
Senza guardarla scende dall’auto, si avvicina a Ryan e Esposito che sono dietro di loro. “Mi raccomando!” e va via.
Non avrebbe mai dovuto dirle quella frase. Non ha nessun significato…
Allora perché quando il portone si richiude dietro di lui, Kate si sente improvvisamente in pericolo, vulnerabile, sola.
Julius Garreth non c’entra niente. Si sente  sola perché quando arriverà a casa, Castle non sarà lì…
Castle…
 
Un’ora dopo, oltre Esposito e Ryan in auto all’entrata del palazzo, altri due agenti sono nel pianerottolo davanti alla porta.
Beckett dentro casa non ha voluto nessuno, su questo è stata irremovibile. La sua roba è sparsa un po’ dappertutto dopo che i colleghi hanno perquisito e rivoltato sottosopra ogni stanza.
Non si è cambiata, si siede sul divano e continua a rimuginare su Julius Garreth.
Perché si è fissato con lei? Soprattutto cosa vuole da lei? Come può farlo smettere? La figura sfocata di un uomo col viso sfigurato, lascia il posto a due occhi azzurri che non la guardano…Chiunque ha scritto queste parole si sente perso senza di lei…chissà se lei ne è consapevole… continua a pensare a quello che le ha detto Castle e alla frase del suo manoscritto morirei per lei!
Scuote la testa, se gli avesse permesso di stare con lei…
No, questa storia non può andare avanti.
Ma quale storia? Non c’è nessuna storia! Castle sarebbe capace di mettersi in un mare di guai e lei non glielo può permettere.
Decide che è ora di un bicchiere di vino rosso, per scaldare quello strano freddo che continua a sentire dentro le ossa da quando lui è sceso dall’auto, va in cucina per prendere bicchiere e bottiglia e il cuore le si ferma per un attimo.
Davanti ai suoi occhi, sul ripiano della cassettiera, c’è un narciso bianco con attaccata la solita pergamena…
Si guarda attorno con gli occhi spalancati e senza fiato…controlla le altre stanze.
I suoi colleghi hanno passato tutta la notte dentro quella casa e per tutto il giorno all’entrata c’è stato un agente di guardia. Come può essere entrato senza essere visto? Certo non poteva passare inosservato con le cicatrici delle ustioni sul viso.
Prende il cellulare per chiamare Ryan ed Esposito, ma poi ci ripensa, si morde il labbro inferiore e decide di il messaggio.
E’ lei che vuole.
Quello lo ha lasciato nella sua casa, perché lo leggesse solo lei…
Mentre i suoi occhi scorrono il messaggio, non riesce a muovere un muscolo, ha perfino la sensazione di non respirare…
 
Katy, salvale.
Fa finire tutto questo.
Fa finire la loro agonia.
E anche la mia.
Tu sola puoi salvarle.
Tu sola puoi salvarmi.
Ma devi fidarti di me.
Nessuno si è mai fidato di me.
Fidati di me Katy…
125ma West Upper Side… tra un’ora…da sola…o ne moriranno altre…
lo so, sono solo ragazzine, ma peccano
come ho peccato io
…perciò sono destinate a morire.
Per la redenzione!
Tu sola puoi cambiare il loro destino…
e il mio
perché tu sei pulita…
candida come i miei narcisi…
vieni solo tu Katy…
io mi fido di te!
 
Quella richiesta è assurda e pericolosa, una trappola! Ma si rende conto che è anche l’unico modo di fermarlo, forse.
E’ completamente fuori di testa e crede fermamente che la soluzione a tutto sia lei.
Se lo dicesse al capitano le impedirebbe di andare, manderebbe una marea di agenti e lui si dileguerebbe.
Ha già dimostrato di saperlo fare.
Non vuole la morte di altre ragazzine sulla coscienza.
Deve giustizia ad ognuna di loro…a Roxanne!
Si, ma come uscire senza essere vista. Deve solo riuscire a raggiungere il garage. E’ tornata a casa con l’auto di servizio, basta riuscire ad arrivare al garage. Controlla dalla finestra senza farsi vedere, Ryan ed Esposito stanno parlando con altri 2 colleghi fermi all’entrata. Stanno dando disposizioni per posizionarsi sul retro.
E’ il momento giusto. Deve sbrigarsi, una volta posizionati non potrà più uscire.
Lascia accesa solo una lampada, chiude le tende. In fin dei conti è relegata a casa, sono le 6 del pomeriggio, non ha niente altro da fare che rilassarsi.
Compone il numero di Esposito. “Allan Garreth è sempre sotto sorveglianza?”
“Si, è rientrato nel suo appartamento qui in città, il suo avvocato è rimasto con lui per circa mezz’ora e poi se ne è andato. Ora è a casa da solo.”
“Perfetto, che non lo perdano di vista. Io faccio una doccia e poi mi metto sul divano a riposare. Se non c’è niente di importante ci possiamo sentire fra un paio di ore, che ne pensi?”
“D’accordo, non ti disturberemo. Riposati, ti chiamo verso le 8.00 per ordinare la cena. A dopo.”
Lascia la pergamena sul tavolino, così se qualcosa fosse andata male, cosa molto plausibile, almeno avrebbero saputo dove trovarla. Per arrivare al luogo dell’incontro le ci vuole mezz’ora, parlare con Julius e riuscire a capire cosa vuole da lei, cercare di convincerlo ad arrendersi… le serve solo un’ora di tempo.
Si cala dalla scala antincendio e salta nel vicolo accanto al suo palazzo. Fa il giro dal vicolo interno e si ritrova nel garage.
Mette in moto e a luci spente, lascia il garage nel momento in cui i suoi colleghi si stanno spostando per l’appostamento.
L’attimo fuggente come si suol dire. Un attimo dopo e se ne sarebbero accorti…


Continua...



Angolo di Rebecca:
Mentre scrivevo questo capitolo alla radio andava la canzone di Jovanotti
Mi si è accesa una lampadina e non ho potuto fare a meno di inserirla, l'ho trovata perfetta per l'atmosfera che si è creata tra quei due.
Fatemi sapere.
Buona notte!!!


 


 

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Capitolo 8
*** Ottava Parte ***




Fidati di me Katy…
125ma West Upper Side… tra un’ora…da sola…o ne moriranno altre… 




Mentre si avvia, pensa a cosa farà una volta arrivata. Fa un lungo sospiro, è consapevole che sta andando incontro ad una trappola, ma questo non la fermerà!
Il posto indicato si rivela essere un parcheggio per container, è enorme con almeno una cinquantina di container di qualunque tipo e dimensione.
Non dovevi venire Kate… si ammonisce da sola e sospira ancora mentre controlla la pistola.
Apre lo sportello, ma quando sta per scendere qualcuno la blocca con una presa alla spalla.
Punta la pistola senza voltarsi.
“Ohhh…ohh…calma, mi arrendo, non sparare!”
Guarda nello specchietto retrovisore...
“CASTLE!!! Che diavolo? Cosa…ohhhh!”
Non riesce a finire la frase, è troppo spaventata, troppo arrabbiata…troppo… e basta!
Esce dall’auto e lo trascina fuori ancora con la pistola in mano.
Castle tiene le mani alzate, ha l’aria così infuriata che stavolta potrebbe sparargli sul serio.
“Abbassa quelle mani. Ok, Castle…quale parte della frase non hai capito?
- Voglio stare da sola
- Non voglio che stai da me
- Tornatene a casa
- Rimani con tua figlia…
Quale Castle dimmelo, così la prossima volta vedo di usare frasi più elementari, in modo che tu possa capirle, memorizzarle e digerirle!” Mentre lo dice con tono furente, continua a roteargli la pistola davanti al naso.
Lui risponde con lo stesso tono e puntandole un dito davanti alla faccia, come farebbe un bambino che litiga con un compagnetto.
“E tu quale parte non hai capito degli ordini del capitano?
- Da questo momento sei sotto protezione
- Ora te ne torni a casa e ci resti
- Sei fuori dal caso…
Quale parte Beckett, così dico a Montgmery di usare parole più elementari, in modo che anche tu possa capirle, masticarle e…com’è che hai detto? Ahhh si…digerirle!”
Un attimo interminabile di silenzio.
E’ furiosa…
“Kate…”
“E non chiamarmi Kate o ti sparo!”
“Ok, Ka…mmhhh…Beckett…sono preoccupato. Potrebbe essere una trappola!”
“Ecco, meno male che c’è il genio, sennò non ci sarei arrivata da sola!”
“Parlo sul serio. Non hai detto a nessuno dove sei, non hai avvertito nessuno. Insomma è da pazzi venire qui da sola!”
“Invece venirci con te è da persone normali! Lo capisci che è pericoloso e che tu non sei un poliziotto? Tu non sei addestrato per queste situazioni, puoi metterci in pericolo entrambi, accidenti!”
“Vuoi continuare ancora per molto? Ormai non è meglio sbrigarci così riusciamo a tornare a casa per l’ora di cena?”
Beckett chiude lo sportello della macchina, sbattendolo incurante che Garreth possa sentirlo e Castle fa appena in tempo a togliere la mano, prima che gli frantumi le dita.
Si volta di botto e lui frena, balzando all’indietro per non finirle addosso.
“Si può sapere come hai fatto a sapere…come mai sei salito sull’auto…come…ohhhh!”
Gira di nuovo su se stessa, si dirige verso i container e lui risponde mentre cerca di starle dietro.
“Mi sono appostato sotto casa tua, mi sono messo dove non mi potevano vedere gli altri.
Ho visto che guardavi furtivamente dalla finestra e ho capito che avevi in mente qualcosa. E se volevi svignartela, certo non l’avresti fatto a piedi. Così sono salito in macchina e ho aspettato…e tu sei arrivata puntuale!”
Sorride soddisfatto, ma lei si volta di scatto un’altra volta e lui un’altra volta fa un salto indietro per non travolgerla.
Continua a guardarlo furente, stringe i pugni e dopo aver emesso un altro oohhhh!!! si gira di nuovo e prosegue…
 
Entrano dal cancello semi aperto e arrugginito.
“Ma che posto è questo? Perché darti appuntamento in un deposito di container? Questo tipo sarà anche un artista, ma come romanticismo lascia a desiderare!”
Beckett si ferma e sospira. “Vuoi chiudere il becco?”
“Scusa è che sono nervoso, e quando sono nervoso non riesco a stare zitto!”
“Ma guarda, solo quando sei nervoso?!”
Controllano intorno, il posto è enorme e fare congetture su dove si possa trovare Julius è impossibile. Ci sono solo container, in fila e messi addirittura uno sull’altro.
Continuano  a camminare uno dietro l’altra, guardandosi intorno, in cerca di un particolare che possa fargli individuare il ragazzo.
Castle si dice che sarebbe saggio darsela a gambe levate, prenderla per mano e trascinarla via anche a costo di strapparle i capelli. Ma immediatamente risponde, sempre a sé stesso, che lui non è mai stato saggio. Alexis è saggia, lo è sempre stata fin da quando era in fasce. A volte ha anche pensato che l’avessero scambiata in ospedale, ma quando la guarda e lei gli sorride luminosa, capisce che quella creatura eterea e meravigliosa può essere solo sua, e che la colpa della sua saggezza è solo di un gene impazzito, scappato da chissà dove e che l’ha resa più speciale e perfetta di lui. In ogni modo lui biologicamente, geneticamente e tecnicamente, ha fatto un ottimo lavoro.
Ma l’idea di trascinare via Beckett, specialmente per i capelli, non è saggia anche perché lei gli sparerebbe. Perciò…
“Avresti dovuto fidarti di me Katy, dovevi venire da sola e tutto sarebbe finito. E’ stato un grosso errore!”
La voce improvvisa li blocca, lei avanti e lui addossato alle sue spalle, una voce roca e ovattata.
Sembra provenire da lontano e da vicino, da ogni punto attorno a loro.
“Ehi…sembra arrivare dallo spazio, lui è l’alieno e noi siamo Mulder e Scully!”
Beckett sospira di nuovo e lui le chiede scusa, ma il cuore gli batte così forte che lei riesce a sentirlo attraverso la schiena.
“Peccato Katy. Tu avresti purificato la mia anima e io sarei potuto andar via senza dovere punire più nessun’altra peccatrice. Ma non ti sei fidata. Sei venuta con lui. Ti stai comportando anche tu come tutte loro, niente rispetto, niente fiducia. Tu sei come loro!”
Castle alza una mano sopra la sua testa.
“Se può servire, lei non sapeva che fossi nell’auto, sono venuto di testa mia. Davvero, non è per difenderla, sono venuto a sua insaputa…”
Per tutta risposta Garreth spara un paio di colpi di pistola in aria. Si abbassano d’istinto, Castle sta per dire qualcos’altro, ma Beckett gli punta l’arma sul naso.
“Se apri ancora la bocca e le dai fiato…”
“Si…si ho capito…mi spari…” Risponde Castle alzando le mani in segno di resa.
“Julius, sono qui comunque. Voglio sapere cosa vuoi da me? Mi hai fatto capire che quello che fai non ti piace, ma devi farlo per purificarti…spiegami lo stesso come posso farlo io. Voglio davvero aiutarti!”
“Non sarebbe ora di avvertire qualcuno? Tanto ormai si è arrabbiato!” Suggerisce Castle, ma lei non ha il tempo di prendere il cellulare, perché arriva la risposta di Julius…Una risata sardonica proveniente sempre da ogni parte e da nessuna parte e spari, stavolta non in aria, ma verso di loro. Sono costretti a lasciare il posto in cui si sono accucciati, perché è troppo scoperto e si spostano a destra.
“Ha uno strano modo di sparare!” Urla Beckett mentre corre e cerca di schivare i colpi.
“Strano in che senso? A me sembra che spari e basta!”
“Lo so che spara e basta, però non vuole colpirci, sennò a quest’ora saremmo già morti, con tutti i proiettili che ci sta scaricando contro!”
Un attimo di respiro. Si alzano per spostarsi ancora, ma lei resta incastrata con il cappotto, proprio quando Julius ricomincia a sparare, restando completamente allo scoperto.
Castle le si butta addosso.
“BECKEEEET!”
Cadono rovinosamente uno addosso all’altra, si guardano e per un attimo non c’è rumore attorno a loro… e nemmeno proiettili, solo i loro sguardi. Un attimo in cui sono occhi negli occhi, così vicini da sentire il calore dei rispettivi respiri addosso.
Ma l’idillio dura poco, perché i proiettili fanno di nuovo rumore e lei abbandona il cappotto per liberarsi.
Vedendo uno dei container aperti, Castle la spinge all’interno.
“Presto Beckett, quì dentro…” Si ritrovano completamente al buio accanto alla porta. Gli spari sono cessati.
“Cos’è questo rumore?” Appena Castle finisce di fare la domanda, la porta del container si richiude davanti ai loro occhi, rumore di chiavistello e poi…
“Santo cielo, cos’è il terremoto!?” Il container comincia a sussultare, tanto che sono costretti ad appoggiarsi alle pareti per non cadere.
“Ci sta spostando. Sta portando il container da un’altra parte!” Dice lei mentre si guardano intorno, l’unica luce è quella della luna che entra dal lucernario sul tetto.
“Grande Castle! Bella idea entrare qui dentro!”
“Perché dai la colpa a me, la porta era aperta, mi è sembrata una buona idea al momento.”
“Non litigate, tranquilli. Sareste finiti qui dentro comunque. Riposatevi, sarà una lunga serata. Più tardi tu ed io parleremo Katy.”
“L’ho detto che sparava in modo strano, ci ha indirizzato esattamente dove voleva lui, per chiuderci qui dentro!”
Si avventa contro la porta e comincia a battere i pugni e i piedi, ma non la scalfisce di un solo millimetro.
Guarda il telefono. “Maledizione, questo coso deve essere piombato, non c’è campo!”
Cerca di riprendere fiato e si abbassa appoggiando le mani sulle ginocchia.
“Come mai adesso sei silenzioso? Ora che dovresti fare lavorare i tuoi fantastici neuroni, per inventarti qualcosa e uscire da qui, ti ammutolisci?”
Lui non risponde…
“Allora, che propone il grande Richard Castle? Sono aperta a qualunque idea, anche se tua!”
Lui continua a non rispondere.
Mentre è ancora abbassata con le mani sulle ginocchia, si guarda addosso e vede sulla sua camicia una macchia rossa.
La tocca, è sangue fresco ma non è suo, lei non è ferita... “Castle!”
Si volta a guardarlo, la luce della luna è proprio su di lui.
“Ho…bisogno di…sedermi…” Dice in un sussurro, piegando le ginocchia, quasi a rallentatore e lei riesce a sostenerlo appena in tempo, evitando che cadendo batta violentemente a terra.
“Castle…cosa…che?” …


Continua...



L'angolo di Rebecca:
Lo so che l'ho scritto io e che non è carino da dire, ma adoro questo capitolo.
Mi sono divertita un mondo a immaginarlo mentre fa arrabbiare Beckett così tanto, da riuscire ad esprimersi solo con degli "ohhhh".
Daccordo la smetto di divagare...la fine non è carina...
Grazie a tutti e al prossimo capitolo.



 

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Capitolo 9
*** Nona Parte ***




Si tocca, è sangue fresco ma non è suo, lei non è ferita. “Castle!”
Si volta a guardarlo, la luce della luna è proprio su di lui.
“Ho…bisogno di…sedermi…” Dice in un sussurro, piegando le ginocchia, quasi a rallentatore
e lei riesce a sostenerlo, appena in tempo evitando che cadendo batta violentemente a terra.
“Castle…cosa…che?” … 






Il cappotto e la giacca aperti, mostrano la camicia bianca inzuppata di sangue all’altezza del fianco sinistro.
“Santo cielo, ti ha colpito quando ti sei buttato addosso me, perché non lo hai detto subito?”
“Eri così arrabbiata con me…e poi eravamo un po’ impegnati!”
“Maledizione sei uno stupido, non avresti dovuto farlo!”
“Beh…non è che ci abbia riflettuto molto!”
Beckett gli toglie la cintura e cerca di sbottonargli i pantaloni.
“Ohhh…ho aspettato questo momento per mesi…e adesso che sta succedendo, io non mi sento per niente in forma!” Dice lui in tono piagnucoloso.
“Questo momento? Hai aspettato per mesi che qualcuno ti sparasse?” Risponde lei, mentre traffica ancora con bottoni e cerniera.
“No…le tue mani dentro i miei pantaloni!”
Lei non può fare a meno di sorridere.
“Visto? Sarò anche un rompiglione, ma riesco sempre a farti ridere…”
Gli sbottona la camicia e controlla la ferita. Il proiettile non è uscito e perde parecchio sangue. Gli mette la cintura attorno alla vita, proprio sopra il foro di proiettile.
“Castle, ascolta. Adesso ti farò male, molto male…”
“Tu mi fai sempre male…ogni giorno…ogni ora…ogni minuto…”
“Non delirare Castle, non sei ancora così grave. Conto fino a tre va bene? Uno…due…”
Stringe con un colpo secco la cintura e la chiude dentro la fibbia, lui lancia un urlo e per un attimo gli manca il respiro, finalmente riprende aria.
“Il tre…che fine ha fatto il tre…non ero pronto!”
“Non saresti stato pronto nemmeno dopo il tre, e poi dici sempre che ti piacciono le sorprese!”
Stavolta non c’è nessuna risposta, lei alza gli occhi verso il suo viso.
“Castle…Castle, andiamo non devi dormire, apri gli occhi. Castle…”
Gli prende la testa sulle gambe e gli accarezza il volto. E’ sudato e pallido. Se non fosse ferito lo picchierebbe per essere stato così stupido da seguirla. Si è gettato addosso a lei e l’ha protetta, e ora sono chiusi lì dentro e non c’è modo di tornare indietro.
…Morirei per lei…
Forse dovrebbe picchiare se stessa, per essere stata più stupida di lui da non avvertire i colleghi. Il piano di Julius era evidentemente di rapirla e tenerla con sé, ma per cosa? Che intendeva prima con il fatto che lei può purificarlo? E dove li sta portando?
L’emorragia sembra fermarsi e lei si guarda intorno in cerca di qualcosa…ma cosa?
“Julius, lo so che mi senti. Prima ci hai parlato, perciò ci senti e magari ci vedi pure. Insomma, che senso ha tutto questo?”
Nessuna risposta.
“Julius, sono disposta a restare qui con te, ma lui non c’entra niente con questa storia. Ha bisogno di un dottore!”
Silenzio…
Alla luce della luna, intravede una cordicella pendente dal tetto, la tira e si accendono due piccole lampadine, posizionate alle pareti laterali e finalmente ha una visione completa di dove si trovano.
Castle riapre gli occhi. “Ora si che sto delirando…vedo la tua faccia ovunque!”
“Non stai delirando!”
Le pareti attorno a loro sono tappezzate di foto che la ritraggono in diversi momenti della giornata, non c’è un solo centimetro libero.
“Mi ha seguita e fotografata per giorni, dice lei con gli occhi sgranati, mentre continua a girarsi su se stessa guardando le pareti, com’è possibile che non me ne sia accorta!”
Castle osserva le pareti. “Questo tizio è completamente fuori!”
Lei non risponde. Si avvicina, gli toglie il cappotto, lo piega e glielo mette sotto la testa, appoggiandolo vicino alla parete.
“Non sanguini più, ma il proiettile è ancora dentro. Cerca di muoverti il meno possibile.”
“Dove credi ci stia portando?” Le chiede lamentandosi.
“Non lo so, siamo in movimento da una ventina minuti. Sono le 7.25 tra circa mezz’ora cominceranno a cercarci.”
“Perché proprio tra mezz’ora?”
“Ho detto a Esposito che mi sarei riposata fino all’ora di cena e ho lasciato l’indirizzo di quel deposito sul tavolo a casa mia. Quando non risponderò per la cena, verranno a cercarci.”
“Si, ma andranno al deposito, noi saremo da un’altra parte. Il container ha un altro scossone mentre si ferma, ahiaaa…e ovunque sia questa parte, siamo arrivati!”
 
Martha è appena rientrata e vede la nipote intenta a maltrattare il suo telefono.
“Tesoro perché ti avventi contro quel povero cellulare, hai litigato con qualcuno?”
“Macchè nonna, sto cercando di chiamare papà da più di un’ora, ma è sempre irraggiungibile!”
“E allora? Non è la prima volta che è irreperibile. Non sta lavorando con la sua musa agli omicidi delle prostitute, è normale che abbia il telefono staccato!”
“Oggi quando è andato via era preoccupato, lo sai com’è lui, un burlone, invece era teso e preoccupato, per Kate credo! Mi ha lasciato una strana sensazione, ha detto che mi avrebbe richiamata, ma non l’ho più sentito.”
Martha è un po’ stupita dalla preoccupazione di Alexis. “Prova a chiamare lei!”
“E se fossero nel pieno della missione?” Ci pensa un attimo, ma poi compone il numero e poco dopo chiude la chiamata esasperata.
“Staccato, anche lei!”
“L’hai detto proprio tu. Staranno lavorando. Non sei mai stata preoccupata cara.”
“Te lo ripeto nonna, ho una brutta sensazione. Di solito è lui che mi tempesta di telefonate o di messaggini, invece non si fa sentire da stamattina. Non mi sentirò meglio finchè non sarò riuscita a parlargli. Io chiamo Montgomery!”
 
Dopo aver chiuso con Alexis, il capitano contatta i suoi uomini. “Esposito, non è che lì con voi c’è anche Castle?”
“No, signore. Beckett lo ha spedito a casa, dovrebbe essere con la figlia.”
“Alexis ha appena chiamato qui al distretto, non lo vede da stamattina, ha cercato di mettersi in contatto con lui, ma è irraggiungibile. Però la cosa che non mi piace è che ha chiamato anche Beckett ed è irraggiungibile pure lei. Ci ho provato anch’io poco fa. Se è in casa com’è che il telefono non prende!”
A queste parole, Esposito e Ryan scendono dall’auto e si precipitano verso l’appartamento della collega.
“Movimenti strani?” Chiedono ai due agenti di guardia sul pianerottolo, che rispondono negativamente.
Bussano alla porta. Nessuna risposta.
“Beckett…Beckett apri, sono Ryan…” continuano a non ricevere risposta…
Danno una spallata alla porta ed entrano con le armi in pugno…guardano nel soggiorno. “Libero…”
Camera da letto. “Libero…”
Cucina. “Libero…maledizione non c’è, ma come può essere? Non è entrato nessuno! E non è uscito nessuno.”
“Ehi Javier, vieni a vedere.”  Ryan indica il narciso e la pergamena sul tavolino “Come sono arrivati questi qui?”
Mentre legge il messaggio, Esposito controlla la finestra. “Deve essere uscita dalla scala antincendio mentre i colleghi si appostavano!”
“E’ completamente matta. E’ andata a quell’indirizzo da sola? Ma perché, possibile che sia tanto stupida!”
Si dice Ryan mentre compone il numero di Montgomery.
“Capitano, Beckett non c’è, abbiamo trovato un  messaggio di Julius Garreth, dove le chiede di raggiungerlo da sola ad un indirizzo!”
“Vuoi dirmi che ve l’ha fatta sotto gli occhi? Ma che razza di poliziotti siete…e lei…maledizione ma che le passa per la testa?”
“Capitano, forse non è da sola. Forse Castle è andato con lei visto che manca all’appello.”
 “Trovateli…” Tuona il capitano all’altro capo del telefono.
 
Il rumore di chiavistello li fa sussultare. Kate impugna la pistola. La porta si apre.
“Mettila via Katy se non vuoi che lo finisca.Mentre lo dice tiene sotto tiro Castle. Allora Katy, sparo oppure la metti via!”
Lei posa la pistola a terra e la spinge verso di lui. Lo guarda fisso. Parrucca bionda, occhi azzurri, viso pieno di cicatrici orribili.
Finalmente si trova davanti il killer del Narciso Bianco.
“Ho preparato tutto alla perfezione. Tu dovevi venire da sola...e tutto sarebbe finito.”
“Lo hai già detto tante volte, ma spiegami come fare e…io lo farò! Voglio davvero aiutarti Julius…”
Mentre parla, continua a osservarlo in volto e ad un tratto ha un sussulto, le manca il fiato e resta a bocca aperta.
“Che c’è Katy?” Ha una strana luce nello sguardo.
Beckett sgrana gli occhi e sussurra “Signor…Garreth!!!”
Castle la guarda e poi sposta lo sguardo sul tipo davanti a loro. “Beckett…ma cosa…”
Con la mano libera dall’arma, comincia a togliersi la maschera di lattice che gli ricopre il viso. Le cicatrici, le ustioni sono finte. Alla fine ecco apparire il volto di Allan Garreth!
“E brava Katy! Ma sono stato bravo anch’io….”
“Che significa tutto questo? Perché inventare quella storia su Julius? E tutti quei macchinari nella villa?”
“Non ho inventato niente. Quello che ti ho raccontato è la verità…era la verità, fino a due settimane fa almeno.
Due settimane fa il mio Julius ha smesso di respirare per sempre, dopo 3 anni di dolori e sofferenze immani!”
Castle cerca di sollevarsi con sforzo. “Le ragazze…allora…ahhh…allora le ha uccise lei…”
Garreth gli punta ancora la pistola addosso.
“Tu sta zitto. Tu devi morire. Tu hai rovinato tutto!”
Beckett si mette davanti all’arma.
“Si calmi signor Garreth. Lui non ha niente a che fare con questa storia. Avanti,perché non cerca di spiegarmi cosa vuole da me. Cosa voleva Julius da me, perché è per lui che sta facendo tutto questo, giusto? Perché uccidere quelle ragazze, adesso dopo tre anni e dopo la sua morte?”
Allan Garreth distoglie lo sguardo da Castle, tenendo però la pistola sempre puntata addosso a lui.
“A tempo debito Katy, non è ancora il momento.”
Indietreggia fino alla porta, esce sempre tenendo la pistola puntata e li richiude dentro.
L’incubo è appena cominciato…

Continua...




Angolo di Rebecca:
Comincio ad essere preoccupata per Rick perfino io!!!
Messaggio per Luli87: Mangiati solo le unghie di un paio di dita,
perchè le altre ti serviranno per i prossimi capitoli!!!
Domanda Giorgia: Questo capitolo lo trovi abbastanza inquietante?
Grazie e al prossimo...



 

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Capitolo 10
*** Decima Parte ***




Beckett sgrana gli occhi e sussurra.“Signor…Garreth!!!”
Castle la guarda e poi sposta lo sguardo sul tipo davanti a loro. “Beckett…ma cosa…”
Con la mano libera dall’arma comincia a togliersi la maschera di lattice che gli ricopre il viso.
Le cicatrici, le ustioni sono finte.
Alla fine ecco apparire il volto di Allan Garreth! 
L'incubo è appena incominciato...




Beckett resta immobile a fissare la porta, la follia di Julius poteva avere un perché, ma il comportamento del padre era senza significato.
Ecco perché nessuno lo ha notato quando è andato a casa sua, perché non aveva la maschera. Ha fatto in modo che tanta gente, troppa, lo vedesse sfigurato, così che l’attenzione sarebbe stata rivolta ad un uomo con il volto ustionato.
Due settimane. Julius è morto da due settimane e gli omicidi sono cominciati tre giorni prima, ha avuto più di dieci giorni di tempo per farsi preparare le maschere di lattice, per seguirla e fotografarla e mettere in atto il piano. Ma in cosa consiste questo piano e perché uccidere altre ragazze?
I lamenti di Castle la riportano alla realtà, gli va accanto e ricontrolla la ferita.
“Cerca di stare fermo. Ha uno strano colore, gli tocca la fronte, e ti sta salendo la febbre. Devo portarti fuori da qui.”
“E come vorresti fare? Anche se riuscissi ad aprire la porta, io non potrei alzarmi. Non sento più le gambe.”
La sua voce comincia ad essere affaticata e mentre parla si assopisce.
Beckett ha voglia di urlare, farebbe qualunque cosa per tirarlo fuori da lì.
Ma cosa?
Come?
I suoi uomini dovrebbero già essere al deposito, li conosce, sa che non si arrenderanno e che faranno di tutto per trovarli. Ma se dovessero metterci troppo tempo?
Castle ha un sussulto e si solleva lamentandosi, allora lei, per farlo stare fermo, lo alza tra le braccia sistemandogli la testa nell’incavo del suo collo.
“Al…Alexis…” Sussurra in un lamento.
“Tranquillo Castle, è tutto a posto. Non ti agitare.”
“Alexis. Tu…tu ci sarai per lei?”
Lo guarda con tenerezza, il cuore le sta per scoppiare.
Se lei fosse uno dei supereroi con cui gioca sempre, potrebbe portarlo fuori da lì in un battibaleno, guarirgli la ferita e riportarlo alla gioia della sua vita. Sua figlia Alexis! Ma no. Lei non è un supereroe. E non ha la più pallida idea di come portarlo via da lì.
“Alexis ha te, e non è poco!” Lei erca di sorridere, ma non riesce a nascondere l’apprensione che le sta attanagliando il cuore.
“Beckett, mi chiedi sempre quando riuscirò ad essere serio, beh…ti do uno scoop…ora sono serio! Alexis non è sola, ha sua madre…e anche la mia,  sorride quando allude a Martha, ma se avesse bisogno di parlare di cose serie, serie e importanti davvero, tu ci sarai? Ti vuole bene e si fida di te…ahhhh…”
Si sta agitando e non deve muoversi, così Beckett cerca di calmarlo. “Per lei ci sarò…sempre!”
“Grazie!” Sussurra lui e si assopisce di nuovo.
Continua a tenerlo stretto, sente il suo corpo tremare, ha i brividi dovuti alla febbre.
Anche lei sta tremando, ha sempre saputo che con il suo lavoro prima o poi poteva finire male, ma il pensiero che l’uomo che le ha scaldato il cuore da quando lo conosce, possa morire a causa sua per averla protetta da un proiettile, le gela l’anima fino nel profondo.
…Morirei per lei…
“Ciliegie…” Sussurra lui.
Beckett gli mette la mano sul viso. “Cos’hai detto?”
“Ciliegie…   ripete lui con lo stesso sussurro,  profumi di ciliegie!” Fa un lungo respiro per assaporare quel profumo che lo inebria.
Lei chiude gli occhi. “La febbre ti fa delirare, Castle!”
Ma lui continua.
“Questa è Kate Beckett… un cesto di ciliegie fresche e un calice di vino rosso pregiato.
Dolce e vellutata.
Forte e delicata.
Calda e avvolgente!”
Le lacrime le rigano il viso e non riesce a ricacciarle indietro. “Smettila Castle, per favore!”
Lui solleva lo sguardo, ha gli occhi lucidi.
“Perché piangi Kate, se piangi significa che è peggio di quanto sembri… Sto… sto morendo Kate!?”
La frase è un misto tra domanda e affermazione…
“Smettila ho detto, e non chiamarmi Kate, quante volte devo ripetertelo!”
Beckett ha cominciato a singhiozzare, senza neanche accorgersene e sta anche alzando la voce.
Lui continua a guardarla intensamente.
“No, Kate. Stavolta non posso smettere. Non… me lo posso... permettere. Ho fatto tante cose stupide... nella mia vita, e vicino a te ho... continuato a sbagliare. E sai perché? Perché se tu mi avessi rifiutato… io sarei dovuto uscire definitivamente dalla tua vita. E il solo pensiero di non poterti vedere... anche solo un giorno mi fa venire il mal di… stomaco! Ho sempre pensato che prima o poi avrei... avuto il coraggio di fare la cosa giusta. Ma ora non ho più tempo. Non… c’è più tempo!”
“Non dire nient’altro, non devi sforzarti di parlare Rick!”
Lui sorride. “Mi hai appena chiamato Rick? Wahooo… sto davvero messo male!”
Tossisce violentemente e gli manca il fiato per un momento, poi si accuccia di nuovo accanto al suo collo.
Beckett non riesce a smettere di piangere, invece di pensare a come salvare tutti e due, non fa altro che piangere.
Quella non è lei.
Quella non è il detective Beckett.
No.
E’ solo una donna innamorata, con il cuore in frantumi, perché l’uomo che ama le sta morendo tra le braccia.
“Kate, io…”
“No, Rick. Ti prego non dirlo!”
La sua voce ormai è un sussurro.
“Tenerlo per me... non cambia la realtà. E la realtà è... che io ti amo. Ti amo dal giorno che... sei entrata come un vortice nel bel mezzo di un ricevimento per arrestarmi. Forse all’inizio ho... guardato il tuo fondo schiena e mi sono detto... che a letto insieme, avremmo fatto scintille, ma dopo la chiusura del caso non ci ho più pensato. Ti volevo solo vicino, tu dovevi... assolutamente fare parte della mia vita."
Si posiziona meglio per guardarla dritto negli occhi e sospira.
"Ti amo Kate... Amo la tua austerità, la tua professionalità, la tua energia, la tua forza e la tua fragilità. Amo le pieghe della tua bocca... quando sorridi e amo... la rughetta che ti viene in mezzo alla fronte... quando sei pensierosa e preoccupata. Amo quello sguardo perso davanti alla tua lavagna… Amo perfino la tua paura di amare… Insomma, io ti amo Katherine Beckett! Ecco ora che l’ho detto, mi rendo conto che non... era poi così difficile... ed è stato stupido... perdere così tanto tempo!”
Lei piange in silenzio, Castle le mette una mano sulla guancia. La voce diventa ancora di più un sussurro.
“Non piangere Kate, non è poi... tanto terribile quello che ho detto, puoi sempre...mandarmi al diavolo se vuoi!”
Lei gli prende la mano tra la sua e se la porta alle labbra. La sfiora con un bacio.
“No, Rick. Non è tanto terribile... perchè... ti amo anch'io!”
Glielo dice senza rendersene conto, di getto, senza pensarci e senza guardarlo in faccia. Lui invece la guarda. Le gira il viso verso il suo e finalmente i loro occhi si incontrano.
“Mi dispiace, avrei dovuto ammanettarti nell’auto e impedirti di venirmi dietro. Avrei dovuto…”
Lui le mette un dito sulle labbra.
“Ssshhh. Smettila di parlare! Non ti avrei mai permesso di venire da sola... morirei per te...”
Castle sfiora il contorno del suo viso e le asciuga le lacrime sulla guancia, le sistema una ciocca di capelli dietro l’orecchio e l'attira leggermente verso le sue labbra. Si sfiorano per un interminabile istante e lui assapora le lacrime salate che continuano a scendere dagli occhi di lei fino alla sua bocca. Le labbra di entrambi si schiudono, il loro sapore diventa uno solo. 
Ciliegie e scotch!
Questo sono Kate e Rick, in un turbinio di emozioni e sentimenti che esplodono in un unico, piccolo, tenero bacio.
Per un attimo sono fuori da quella tomba, sono all’aria fresca, alla luce del sole che li scalda mentre i loro cuori stanno per esplodere dalla felicità…
Felicità che svanisce di colpo, quando lui allenta la presa del bacio e reclina la testa sul petto di Kate.
“No, no… no, no, no Rick, rispondimi Rick. Per favore. Non lasciarmi adesso Rick. Ti prego… per favore!”
Lo stringe forte a sé continuando a singhiozzare. Lo culla tra le braccia come fosse un bambino bisognoso di protezione.
Resta così per un paio di minuti.
Ad un tratto smette di piangere. Si asciuga le lacrime e rimette Castle giù appoggiato alla parete.
Si alza e si guarda per l’ennesima volta attorno.
“Garreth… si può sapere cosa vuoi? Maledizione facci uscire da qui. Dimmi cosa vuoi! Sai una cosa brutto bastardo schifoso? Non ti permetterò di ucciderlo. Non ti permetterò di farci morire qui dentro come topi. Mi senti Garreth?”
Il chiavistello ruota e la porta si apre ancora.
Allan Garreth entra dentro al container con uno strano aggeggio addosso. Beckett indietreggia di un paio di passi, mettendosi davanti a Castle per proteggerlo da… da qualunque cosa sia quell’arma. Una specie di bombola, con una tracolla attaccata al collo e un tubo che finisce con un beccuccio nella sua mano. La sua mente sta elaborando e di colpo capisce cos’è quella diavoleria.
“Un lancia fiamme! C… cosa vuol fare?”
Garreth aziona la sua arma e una vampata brucia le fotografie sulla parete opposta a loro. Ride come un ossesso.
“Hai ragione tu Katy. Non morirete qui dentro.”
Mentre il container prende fuoco, lei cerca di colpirlo, ma lui è più veloce e con uno schiaffo la butta a terra, le mette le sue stesse manette, si carica Castle sulle spalle, non prima di avergli tolto la cintura e mentre ricomincia a sanguinare, spinge Beckett fuori, puntandole la pistola alla schiena.
“Però morirete… questo è inevitabile, Katy!”

Continua...


Angolo di Rebecca:
Allora come và? State bene? Respirate ancora?
Spero di si, qualcuno mi ha accusato di volere male le fan di Castle!!!
Ma non è così, voglio che restiate vive, almeno fino all'ultimo capitolo!
Però fossi in voi una preghierina per Rick la reciterei. Aiuta sempre!
Grazie per la vostra attenzione e arrivederci al prossimo capitolo...


 

 

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Capitolo 11
*** Undicesima Parte ***




...“Hai ragione tu Katy. Non morirete qui dentro.”
Mentre il container prende fuoco lei cerca di colpirlo,
ma lui è più veloce e con uno schiaffo la butta a terra, le mette le sue stesse manette,
si carica Castle sulle spalle non prima di avergli tolto la cintura e mentre ricomincia a sanguinare  spinge Beckett fuori puntandole la pistola alla schiena.
“Però morirete…questo è inevitabile, Katy!” ...


 



Montgomery prende la giacca e si dirige verso l’ascensore.
Quando le porte si aprono si ritrova davanti la madre e la figlia di Castle.
“Signora Rodgers…Alexis! Non vi avevo chiesto di starvene tranquille a casa?”
“Tranquille? Mio figlio Richard e Kate sono spariti da ore e lei vuole che ce ne stiamo tranquille?”
“Forse sappiamo dove sono. Sto andando sul posto.”
 Sale in ascensore seguito dalle due donne.
“Dove credete di andare?”
Lo guardano con gli occhi pietosi, ma lui è irremovibile.
“Non se ne parla nemmeno, vi posso solo permettere di aspettare qui in ufficio!”
Le porte dell’ascensore si chiudono e loro restano immobili a guardarle, Alexis sta quasi per piangere.
Lanie arriva alle loro spalle. “Venite con me…” le accompagna nella sala di ristorazione e prepara del thè.
“Andrà tutto bene! Kate è in gamba, prende la mano di Alexis, e anche quel testone di tuo padre!”
“Ho capito subito stamattina che qualcosa non andava, papà era troppo serio. Quando il telegiornale ha trasmesso la storia di quel Garreth, mi si è accapponata la pelle e ho capito perché papà era preoccupato. Per Kate. Quel tizio vuole farle del male!”
“Nessuno farà del male a nessuno. Torneranno presto!” Risponde Lanie sorridendole.
 
“Capitano abbiamo controllato ovunque, la macchina di Beckett è qui, ma di lei e Castle nessuna traccia. Però ci sono bossoli di proiettili un po’ dappertutto e abbiamo trovato queste…” Esposito mostra a terra delle macchie di sangue.
“Fatele analizzare subito!”
“C’è dell’altro. Guardi queste strisce, dove finiscono le macchie di sangue doveva esserci un container, ma è stato spostato, trascinato per un paio di metri e poi sollevato. Le tracce finiscono qui.”
“Abbiamo idea del posto dove possa averli portati? quando nessuno risponde il capitano sbuffa contrariato, appena metto le mani addosso a Beckett, la mando a dirigere il traffico!”
Un agente in divisa si avvicina a Montgomery.
“Signore abbiamo trovato tracce di scarponi nell’ufficio laggiù e questa terra finissima e rossa, qui intorno non c’è niente del genere, la mando ad analizzare con le macchie di sangue.”
Esposito chiude una telefonata. “Signore, c’è dell’altro…abbiamo detto ai colleghi che controllavano Allan Garreth di prelevarlo e portarlo in centrale, mi hanno appena chiamato. Garreth non c’è.  In casa hanno trovato l’avvocato Roch ferito. Lo stanno portando in ospedale, dice che Garreth gli ha confessato di sapere dove si trova Julius, così lui gli ha consigliato di venirlo a dire a noi. Ma Garreth lo ha colpito con un coltello, dicendogli che non avrebbe mai tradito suo figlio, e poi se ne è andato!”
“Maledizione. Allora era lui quello che hanno visto uscire, non l’avvocato!”
Esposito annuisce. “A questo punto tra padre e figlio non so chi dei due sia più sclerato! E Julius che avrà in mente? Insomma perché farla venire fino a qui? Solo per chiuderla dentro ad un container e portarla dove?”
“Voglio la lista di tutte le proprietà di Allan Garreth, anche di quelle intestate alla società. Julius si servirà sicuramente di un posto che conosce bene. Se non li troviamo al più presto, dovunque li stiano portando, sarà un viaggio senza ritorno, e ricordiamoci che oltre ad un poliziotto c’è anche la vita di un civile in pericolo…sbrighiamoci!”

 
Mentre è ancora insieme a Martha ed Alexis, a Lanie arriva un messaggio: “Tracce di sangue e terra rossa, da analizzare subito!”
La donna si alza guardando ancora il display del cellulare, cercando di non far trapelare nulla e dice alle due ospiti che deve tornare in laboratorio
“Hanno trovato qualcosa?” Le chiede Alexis sempre più preoccupata.
“Forse! Martha, lei e sua nipote restate qui. Appena ho novità vi avverto subito.”
 
Garreth strattona Beckett con la canna della pistola dietro la schiena. “Entra, svelta!”
Alle loro spalle il container è una fiammata alta verso il cielo scuro.
Si ritrovano nell’atrio di una grande sala, con una scalinata che si estende a semicerchio sia a destra che a sinistra.
Arredata, sarebbe stata la splendida entrata di una villa. Ma vuota così com’è, sembra spettrale. Le pareti sono sporche, macchiate non  si capisce bene da cosa.
“Sali.”
Le dice Garreth mentre continua a tenere Castle sulle spalle. Kate si gira di tanto in tanto per cercare di capire se respira ancora, continua a sanguinare, può vedere le gocce di sangue dietro di loro. Se cercasse di reagire potrebbe peggiorare la situazione per Castle. Non ti permetterò di ucciderlo! pensa…
“Entra nella prima stanza.”
Apre la porta lentamente e lui la spinge dentro.
Beckett resta di sasso, si blocca e per un attimo non respira, per il forte odore che sente e per ciò che vede.
Tutta la stanza è tappezzata di fotografie che la ritraggono, proprio come nel container, candele e lumini per tutto il perimetro del pavimento. Davanti alla finestra, un tavolino apparecchiato come un altare con le foto delle ultime tre vittime. Al centro tra loro un suo primo piano. Si sente attraversare da brividi lungo tutta la colonna vertebrale.
Ma è quando Garreth accende la luce, che si rende conto che al centro della stanza, c’è un lungo tavolo rettangolare e sopra il corpo di qualcuno.
Si avvicina come ipnotizzata... “Julius!”
Il corpo senza vita del killer del narciso bianco è composto con le mani intrecciate sul ventre, vestito con una tunica talmente bianca da sembrare fosforescente…e narcisi…narcisi bianchi dappertutto!
Il viso già deturpato dalle ustioni è praticamente irriconoscibile per la decomposizione. Continua a guardarlo senza fiatare. Non riesce a credere che quella situazione sia reale. Sembra un incubo, ma sa che non si sveglierà…perché è già sveglia!
Garreth è chinato a terra sul corpo di Castle. “Bene. Lui non è più un problema!”
Quelle parole la fanno voltare di scatto. Garreth sorride malefico.
“E’ morto, meglio così.”
L’adrenalina che fino a quel momento l’ha tenuta in piedi, all’improvviso scende sotto zero.
Si sente mancare le ginocchia e pensa che grazie a Dio la fine è prossima, perché continuare a vivere senza di lui, dopo essersi finalmente detti il loro amore e dopo tutto questo, sarebbe impossibile!”
Finalmente ha il coraggio di guardarlo. Gli occhi chiusi, le labbra poco socchiuse, le mani lungo i fianchi.  Non fosse per il pallore in viso e la camicia inzuppata di sangue, si potrebbe dire che dorma tranquillo.
Le lacrime le rigano il viso e un bruciore terribile la percorre dal cuore, ai polmoni, allo stomaco…
…Morirei per lei… sono le ultime parole scritte nel suo manoscritto.
Le parole che dice Rook…
le parole che le detto Castle.
Ed è quello che ha fatto!
E’ morto per me!
Prima di toglierle le manette, Garreth le inietta qualcosa con una siringa.
Non preoccuparti, non voglio che ti addormenti, devi essere sveglia, ma meglio non rischiare, è solo un leggero sedativo!”  Dopodiché la libera e le fa infilare una tunica bianca, come quella di Julius.
Non le serve il sedativo, lei ormai è come in trans, non le importa più cosa succede, tiene gli occhi fissi sul viso di Rick…niente è più importante.
Garreth la fa sdraiare accanto al corpo di Julius.
“Ora potrà riposare in pace. Ora non soffrirà più…nessuno soffrirà più. Tu purificherai tutti noi!”
Non è vendetta. La sua mente malata ha elaborato un atto d’amore per quel figlio che non ha mai amato. Un sacrificio. E lei è l’offerta. Un offerta inutile, che comunque non avrebbe purificato le loro , perse nel buio più assoluto!
 
Lanie chiama Esposito che mette il viva voce.
“Javier, ho i risultati. Il sangue appartiene… al gruppo sanguigno di Castle…”
Nessuno le risponde… si guardano tutti e non riescono a proferire parola.
“Esposito, hai sentito?”
“Si Lanie, abbiamo sentito tutti! Hai altro?”
“Si. La terra rossa che mi avete mandato si trova solo nella parte più a nord di Central Park, è una piccola riserva naturale privata.”
“Abbiamo controllato tutte le proprietà di Garreth, anche quelle intestate alla società. Non c’è niente su una riserva naturale privata.”
“Ho fatto dei controlli più approfonditi. Questa riserva è intestata ad una società per azioni, che a sua volta è intestata ad un’altra società, che a sua volta è intestata…”
“Dottoressa Parrish, per favore!” La interrompe Montgomery.
“Ci sto arrivando capitano. L’ultima società fa da prestanome alla Garreth Chemichals S. p. A. E non è tutto. Nella riserva c’è un’enorme villa che fino a tre anni fa veniva usata per ospitare gli azionisti in trasferta, ma è in disuso da allora!”
“Lanie l’indirizzo?”
Finisce di comunicarlo e si volta per uscire. Alexis è lì davanti a lei.
“Cosa fai qui? Questo posto non è adatto a te! Vieni via.”
“Le tracce di sangue sono di mio… padre?”
Lanie si gela. Non credeva che Alexis potesse scendere all’obitorio e origliare.
“Non è carino quello stai facendo Alexis!”
“Non voglio essere carina. Voglio sapere cosa succede veramente.” Le sussurra mentre piange.
Lanie si toglie i guanti e il camice, si lava le mani e le cinge le spalle accompagnandola fuori. Si siedono sui sedili dell’atrio.
“Le tracce di sangue sono del suo stesso gruppo sanguigno, è molto probabile che sia suo! Ma non è detto che sia ferito gravemente!”
Alexis tira su con il naso. “Si, però sono passate troppe ore e potrebbe… potrebbe…” non riesce a finire, scoppia in lacrime e Lanie la stringe forte a sé “E anche Kate potrebbe essere già morta… ohhh è terribile, non riesco ad immaginarlo!”
Restano così abbracciate per un po’, poi Lanie le asciuga le lacrime. “Torniamo da tua nonna o si chiederà che fine abbiamo fatto anche noi. Io non smetterò di sperare. Andiamo, se tuo padre fosse qui ti rimbeccherebbe nel vedere come reagisci!”
Alexis abbozza un sorriso. “E’ vero… ma lui non è qui!”


Continua...



Angolo di Rebecca:


: (   Beh...che dire? Non saprei, a questo punto non è che ci sia molto da dire...
Mi aspetto solo le vostre urla contro di me!
Mamma mia se penso alle maledizioni che starete pensando mi vengono i brividi...




 

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Capitolo 12
*** Dodicesima Parte ***



..."Sono passate troppe ore e potrebbe…potrebbe…”
non riesce a finire, scoppia in lacrime e Lanie la stringe forte a sé
“…e anche Kate potrebbe essere già morta…ohhh è terribile, non riesco ad immaginarlo!” ...





Beckett è distesa sul tavolo, alla sua destra il corpo putrefatto di Julius, alla sua sinistra Allan Garreth vestito anche lui con una tunica bianca e il lancia fiamme sempre a tracolla.
“Quelle poche volte che ha parlato con me, ha detto che tu sei stata l’unica a fidarti di lui, tanto da avvicinarti e parlargli, senza trattarlo come un diverso. Ha detto che tu avresti davvero potuto fermarlo e salvargli l’anima! Quando è morto ho capito che dovevo accontentarlo. Per questo ho dovuto uccidere quelle altre puttane e usare il luogo dove è morta tua madre, perché tu ti interessassi di nuovo a lui. Tu purificherai Julius, me e anche te stessa. Con il tuo sacrificio.”
Lei non riesce a rispondere, né a reagire. Le forze l’hanno abbandonata, non solo per quello che Garreth le ha iniettato.
La mancanza di Rick è già palpabile, anche se il suo corpo è ancora li ai suoi piedi. In quella situazione lui avrebbe avuto sicuramente qualcosa da dire… anche qualcosa di stupido…e quel qualcosa ora le manca terribilmente.
Pensa ad Alexis, al dolore insopportabile che avrebbe provato. Al vuoto incolmabile che quel ragazzino che era suo padre, avrebbe lasciato in un’adolescente più grande della sua età. Lei ha constatato sulla sua pelle che una cosa del genere può annientare.
Castle le ha detto spesso che tra i due il genitore era sua figlia, ma non è vero.
Alexis è una ragazza speciale, ed è stato lui a renderla così, sicura di sé e stabile.
Lui con le sue battute, con i suoi sorrisi, con i suoi giochi...con il suo amore incondizionato.  
Non ha mai sentito la mancanza di una madre sempre lontana, perché lui con quel suo carattere strambo, è riuscito ad essere due genitori in uno, con leggerezza e naturalità. Anche per questo si è innamorata di lui, faceva lo stupido ed era frivolo a volte, ma per Alexis sapeva essere speciale… un ottimo padre e sentirselo dire gli avrebbe fatto fare la ruota come un pavone…
Non sarebbe riuscita a guardarla negli occhi. Non avrebbe potuto dirle che suo padre non c’era più e che la colpa era solo sua!
Meglio morire! Morire con lui. Ora che gli ha detto di amarlo, può solo morire con lui.
Chiude gli occhi e le lacrime le scendono lateralmente fino alle orecchie e al collo.
Non ascolta più le parole insensate di Allan Garreth.
Deve solo chiudere gli occhi e lasciarsi andare, non serve ascoltare più niente, tranne le parole di Rick... Ciliegie e vino rosso
Ad un tratto spalanca gli occhi, nelle sue orecchie sta rimbombando una voce, nella sua testa sta rimbombando una voce.
-Kate, si può sapere che stai facendo? Che ne hai fatto del detective Beckett? Dove l’hai rinchiusa? Beckett non si arrenderebbe mai. Beckett farebbe qualunque cosa per tornare a casa. Beckett mi ha promesso che ci sarebbe sempre stata per mia figlia. Non si farebbe mai uccidere senza combattere… Kate hai detto di amarmi, vuoi davvero morire per questo? Ti ho detto che sarei morto per te, ma più di tutto avrei voluto vivere per te! E tu devi vivere per me!!!-
Guarda Castle a terra vicino al tavolo. La sua bocca non si muove. Le parole che ha sentito sono solo nella sua testa e continua a piangere…
"Si la Beckett che conosci tu… per questo non dovevamo esprimere i nostri sentimenti… ora sono solo Kate… ora si che mi hai lasciata da sola davanti al cielo… e sto piangendo perché  non verrai a prendermi… mai più!"
 -PIANTALA BECKETT! Alzati da quel tavolo e tira un calcio nelle palle a quell’idiota… o devo dire gioiellini?-
Sorride in mezzo ai singhiozzi, anche dentro i suoi pensieri riesce a scherzare. Lui è ancora lì e la sta esortando a vivere. Non la perdonerebbe mai se non combattesse fino alla fine, come solo lei sa fare.
La sua voce è così reale che il cuore ricomincia a pompare sangue nelle vene, nel cervello. Si risveglia dal torpore in cui è caduta dopo aver capito che lui non le sarebbe stato vicino mai più.
Si guarda intorno. Allan Garreth sta cospargendo benzina sulle pareti della stanza, di lì a poco avrebbe azionato il lancia fiamme per purificare tutto e tutti.
Si solleva lentamente e cerca di mettersi in piedi, ma le gira la testa, ha le vertigini anche a causa del sedativo. Riesce a scendere dal tavolo e si inginocchia a terra. Accanto a lei c’è un’altra tanica di benzina, allunga il braccio per prenderla, ma Garreth se ne accorge. “Mettila giù e rimettiti su quel tavolo.”
Lei è accovacciata accanto alla tanica, un metro più a sinistra il corpo di Castle.  
“Tornerò a casa dalla tua Alexis, te lo prometto!” Gli sussurra sospirando.
Alza lo sguardo su Garreth. Gli occhi stralunati, la risata sarcastica, mentre si avvicina piano a lei.
“Ho detto rimettiti al tuo posto, Julius deve essere perdonato, tu devi salvare la sua anima!”
Lei lo guarda dritto negli occhi. “Pensare di chiamargli un prete noooo... brutto stronzo psicopatico?”
Mentre Garreth aziona il lancia fiamme, lei afferra la tanica e gliela scaraventa addosso.
Il suo corpo prende immediatamente fuoco e indietreggia, fino ad appoggiarsi alla parete, che prende fuoco anch’essa. Metà della stanza è avvolta dalle fiamme.
Barcollando si avvicina a Castle, lo prende da sotto le braccia e lo trascina fuori dalla stanza.
“Non ti lascio qui Rick, ti riporto a casa comunque.” 
Ma arrivata sul pianerottolo, non riesce a trascinarlo, è troppo pesante e lei ha ancora le vertigini. Le fiamme arrivano alla porta, una vampata raggiunge il corridoio.
Il fumo comincia a diventare insopportabile, le gira la testa e comincia a tossire, ma la sua mente continua a pensare che Rick la odierebbe se non tornasse a casa. Si trascina ancora tirandolo da sotto le braccia, ma il fumo la soffoca. 
“Mi dispiace Rick… io davvero… non ce la facc… non c…”
Non riesce a finire la frase. Si trascina verso di lui prendendogli la mano e perde i sensi, con il viso appoggiato sul suo petto.
...E il fuoco continua ad avanzare verso di loro…


Continua...





Angolo di Rebecca:
Mi scuso per il ritardo, ieri sera proprio non ce l'ho fatta.

Che succederà alla nostra Beckett?
Riuscirà ad uscire da quella fornace?
Vi prego tirate tutto, tranne padelle e pentole perchè sono troppo pesanti.
Ho ancora un bernoccolo enorme...



 

 

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Capitolo 13
*** Tredicesima Parte ***




...“Mi dispiace Rick… io davvero… non ce la facc… non c…”
Non riesce a finire.
Si trascina verso di lui e perde i sensi
con il viso appoggiato sul suo petto,
mentre il fuoco continua ad avanzare verso i loro corpi… 




Quando Esposito, Ryan e gli altri arrivano in prossimità della villa a sirene spiegate, la scena che gli si presenta davanti li raggela.
Metà del piano superiore è in fiamme, una figura si muove avvolta dal fuoco e si avvicina alla finestra, il vetro si rompe e precipita giù ai loro piedi.
Alcuni agenti si avvicinano, cercando di spegnere il fuoco ma ormai è troppo tardi.
Esposito va verso l’entrata urlando.
“Beckett… Beckett, Castle dove siete. BECKEEETTT!”
“Lassù Javier, guarda sono in cima alla scala…” Urla Ryan e nello stesso istante si precipitano.
Ryan prende Beckett, mentre Esposito si carica Castle sulle spalle e riescono ad arrivare giù, mentre le fiamme praticamente li inseguono e finalmente sono fuori sul prato, altri agenti e paramedici vanno in loro soccorso.
 
Le sirene le arrivano alle orecchie come lamenti striduli e fastidiosi, anche la voce di Ryan le arriva da lontano. 
“Beckett, come va, tutto a posto? Riesci a respiare?”
Finalmente aria fresca! E'distesa sul prato, il collega le tiene la mascherina dell’ossigeno sul viso e lei respira avidamente.
La solleva piano, continuando a tenerla stretta a sé e la guarda preoccupato. “Stai meglio?”
Le bruciano gli occhi e la gola, il sedativo sta ancora svolgendo diligentemente il suo lavoro. Vorrebbe urlare e piangere ma il corpo non glielo permette.
Gli occhi guardano, scrutano intorno, cercando quel corpo senza vita, per paura che fosse ancora dentro la villa in mezzo alle fiamme, in un modo o nell’altro deve riportarlo a casa, glielo ha promesso… e si posano alle spalle di Ryan, che continua ad abbracciarla.
La scena davanti a lei si svolge a rallentatore, anche le voci le arrivano in maniera ovattata.
Qualcuno fa cenno con le braccia alzate gridando “Presto da questa parte, sbrigatevi con quella barella… è grave!" e nello stesso momento si china sul corpo a terra davanti a lui, per mettergli una flebo e dargli dell’ossigeno…
Chiude gli occhi e si lascia andare un attimo e Ryan le bagna il viso con spruzzi di acqua fresca.
Quando li riapre lo guarda come sperduta, poi si sporge di nuovo alle sue spalle… non lo sta sognando… sono ancora lì. I paramedici sono accanto al corpo di Castle e gli stanno prestando soccorso!
Si toglie la mascherina, facendo cenno di volersi avvicinare e Ryan l’aiuta ad alzarsi perché barcolla ancora.
Per un attimo nessuno fa caso a lei, tanto sono indaffarati e mentre gente sconosciuta le gira intorno, si inginocchia e prende la mano di Castle.
Sta sognando, la verità è che si trova ancora dentro quella stanza, con un cadavere in decomposizione vicino e sta solo sognando…
Allora perché la sua mano è calda, perché Esposito tiene il flacone della flebo in aria per aiutare i paramedici, così indaffarati a soccorrerlo…
Perché la sua mano è così meravigliosamente calda?
“E’… vivo?!” Sussurra quasi impaurita da quella domanda e più ancora dalla risposta che le arriva da uno dei paramedici, che gli sta prendendo la pressione.
“Si signora, ha perso parecchio sangue e il battito è appena percettibile, ma è ancora vivo!”
Ryan la fa alzare. “Vieni lasciamoli lavorare, hanno bisogno di spazio.”
Il suo sguardo è fisso su Rick. “Credevo fosse morto… io… io ho creduto… che fosse…”
Ryan l’abbarccia. “Va tutto bene Beckett, non preoccuparti, andrà tutto bene!”
Il capitano Montgomery le mette una mano sulla spalla, solo allora il suo sguardo torna normale.
“Detective, stai bene?” Lei fa cenno di si con la testa  “Dovrei mandarti a dirigere il traffico per questa bravata!” Poi la stringe forte a sé “Non farlo mai più Beckett, sono stato chiaro? Mai più!” Lei si lascia andare dentro quell’abbraccio paterno e preoccupato sussurrando  “Mi dispiace!”
Il capitano annuisce e fa segnale verso il cadavere carbonizzato vicino a loro.
“Pare che la sorte di Julius Garreth fosse morire tra le fiamme! E dobbiamo ancora trovare il padre, è scappato.”
“Quello non è Julius, è suo padre. E’ stato lui a mettere in scena questa tragedia, ma noi gli abbiamo rovinato il finale.”
“Allan Garreth? E Julius allora? Non dirmi che ha inventato tutta la storia sul fatto che il figlio fosse ancora vivo!”
“No, non ha inventato niente. Julius è davvero sopravvissuto, ma non si è mai ripreso.
E’ morto due settimane fa e dopo la sua morte, Allan Garreth si è sentito in dovere di purificare l’anima dannata di suo figlio, usando me.
Ha cominciato uccidendo le ragazze lasciandole nel vicolo che sapete per destare il mio interesse. Voleva purificarlo, sacrificandomi a non so quale tipo di suprema intenzione. Il corpo di Julius era di sopra già in decomposizione, ora ci saranno solo le ceneri.”
Mentre si avvia verso l’ambulanza dove stanno caricando Castle, si toglie la tunica e la getta a terra ai piedi del corpo carbonizzato, osserva ancora il cadavere di Allan Garreth.
“Capitano, assicuratevi che sia veramente morto!”
 
Lanie chiude la telefonata con Esposito. “Li hanno trovati!”
Alexis abbraccia Martha. “Li hanno trovati nonna, hai sentito? Li hanno trovati! Lanie stanno bene? Non gli è successo niente? Stanno bene non è vero?”
“Non lo so esattamente, li stanno portando in ospedale.”
Alexis corre verso l’ascensore. “Che state aspettando, andiamo?”
 
Sull’ambulanza il paramedico allerta l’ospedale.
“Il paziente ha un proiettile nel fianco sinistro, ha perso una grande quantità di sangue e non reagisce a nessuno stimolo. Respira a fatica. Pressione 70 su 40. Allertate il chirurgo, saremo là entro un paio di minuti!”
Kate non gli lascia la mano un istante. “Rick, mi senti? Andrà tutto bene. Stiamo tornando a casa, tra poco potrai riabbracciare Alexis. Pensa a lei Rick. Non puoi abbandonarla. Non mollare Rick, mi senti? Lo so che mi senti!”
Arrivati al reparto, gli prestano le prime cure per stabilizzarlo e corrono immediatamente in sala operatoria, Kate non ha neanche il tempo di chiedere al medico quali siano le sue reali condizioni.
Resta immobile davanti alla porta chiusa, senza riuscire a sentire nient’altro che una vocina che le sussurra è vivo!
“Beckett, perché non ti fai vedere al pronto soccorso, ti accompagno io.”
“No, Ryan. Sto bene, davvero. Ho solo bisogno di sapere che Rick guarirà!”
Ryan la guarda con un’espressione dolcissima e lei si rende conto di aver chiamato Castle per nome e lui se ne è accorto.
“D’accordo Beckett, siediti qui, io ti vado a prendere qualcosa di caldo. Esposito resta con te.” …


Continua...



Angolo di Rebecca:
Sono riuscita a rianimarvi?
L'ossigeno e l'aria fresca sono arrivati nei vostri polmoni?
Insomma vi siete un pò ripresi? Voglio dire, c'è ancora una speranza!!!
Grazie e al prossimo capitolo...



 

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Capitolo 14
*** Quattordicesima Parte ***




...  Resta immobile davanti alla porta chiusa
senza riuscire a sentire nient’altro 
che una vocina che le sussurra 
       è vivo!  ...




Nel corridoio Ryan incontra Lanie, seguita da Martha e Alexis.
“Kevin, come stanno? Papà, Kate stanno bene?”
“Beckett è in fondo al corridoio, è stremata, ma sta bene.”
“E mio figlio? Richard come sta?”
“Lo stanno operando…”
Alexis non lo fa finire e corre in fondo al corridoio, seguita dagli altri.
“Kate… Kate, grazie al cielo stai bene!”
L’abbraccia affettuosamente singhiozzando. “Cos’è successo a mio padre? Kate come sta?”
Beckett si perde dentro l’azzurro intenso di quegli occhi pieni di lacrime e vorrebbe sparire.
“Gli hanno sparato Alexis. Lo hanno colpito al fianco. Lo stanno operando. Non so altro, il dottore non ha detto nient’altro.”
“Ma quando lo hanno portato via, in che condizioni era? Insomma Kate ti sarai fatta un’idea?”
“Non sta bene se è questo che vuoi sapere. Ha perso molto sangue ed è rimasto incosciente per ore.”
Alexis si lascia andare sulla panchina di ferro fuori dalla sala operatoria e resta seduta in silenzio. Piange in silenzio. Lo sguardo fisso davanti a lei.
“Alexis, tuo padre mi ha salvato la vita. E’ stato colpito al posto mio! Io…”
“Mio padre ti ama Kate!” Risponde piano Alexis.
Beckett si ammutolisce meravigliata. Meravigliata perché poi? Rick lo dice sempre che con quegli occhietti ti scruta fin dentro l’anima.!
Alexis la guarda con lo sguardo limpido e due lacrimoni che le rigano il viso arrossato per il pianto.
“Non riesce a dirtelo, non lo ammette nemmeno a sé stesso qualche volta, ma la realtà è che ti ama. E’ innamorato di te da sempre credo, anche se ultimamente lo lascia a vedere senza accorgersene. Nell’ultima bozza del suo libro Rook dice al suo carnefice 'morirei per lei'! So da tanto che prova qualcosa per te, ma dopo aver letto quella frase, ho capito che quello che prova è amore.”
Mentre Alexis le parla, lei guarda fisso davanti a sé e il contegno che è riuscita a darsi fino a quel momento davanti ai colleghi va a farsi benedire per le parole sensate e senza odio di una ragazzina.
Le lacrime scendono senza essere state invitate, senza che lei possa muoversi o respirare.
“Ti sembra tanto assurdo che io lo sappia? Che me ne sia accorta? Sai qual è la cosa strana? Che papà è sempre stato innamorato di qualcuno, ma tu! Per te prova un’altra cosa, per questo non te lo ha mai detto. Credo che abbia paura di perderti e allora preferisce starti vicino in silenzio comunque, a costo di non doversi allontanare da te! E non venirmi a dire che tu non provi la stessa cosa per lui, perché non ci crede nessuno. Anche tu lo ami, tanto. Ma hai paura dei tuoi sentimenti, come lui.”
Beckett le prende le mani tra le sue.
“Alexis, se potessi, farei a cambio con la mia vita per salvarlo!”
“So anche questo Kate. Certo che voi cosiddetti adulti siete proprio strani. Perdere così tanto tempo prezioso per un’insensata paura di amare. Per me è stupido, ma io sono solo una ragazzina!”
“Mi dispiace Alexis, è tutta colpa mia. So che hai tutto il diritto di odiarmi…”
“Io non ti odio Kate. Non potrei mai odiarti! Papà ti ama, come posso odiarti se lui è contento così! Nessuno gli ha imposto di starti dietro. Non avresti potuto impedirglielo in alcun modo, sappiamo tutt’e due quant’è cocciuto!”
Si abbracciano e restano lì sedute, strette nello stesso dolore ad aspettare che qualcuno dia loro buone notizie.
 
Finalmente dopo un paio d’ore, il chirurgo esce dalla sala operatoria.
“Abbiamo estratto il proiettile e ripulito più a fondo possibile. Grazie al cielo non sono stati colpiti organi vitali, 2 cm più a sinistra e avrebbe centrato in pieno la milza e senza soccorso immediato non si sarebbe salvato.
Ha perso molto sangue, ma la cosa che mi preoccupa è l’infezione che c’è in corso. Purtroppo è passato troppo tempo dal ferimento al soccorso e la ferita si è infettata a livello sanguigno. La febbre ha raggiunto i 40° e le sue condizioni generali non mi permettono di dargli dosi massicce di antibiotico, perciò dobbiamo proseguire piano, con dosi misurate. Le prossime 12 ore saranno critiche e fino a quando la temperatura non scende, sarà in pericolo di vita.”
 
La notte sembra non passare, il tempo è fermo, nonostante le lancette dell’orologio attaccato al muro bianco del reparto, continuino con il loro assordante ticchettio.
Alexis e Martha sono nella stanza di Castle che continua a dormire, tenuto costantemente sotto controllo.
Kate fuori dalla stanza, osserva Rick senza staccargli gli occhi di dosso, come se chiuderli e riaprirli di colpo, potesse farlo sparire all’improvviso. Non l’avrebbe sopportato, non riesce a non pensare alla sensazione che ha provato di voler morire anche lei… subito!
Lanie le si avvicina.
“Tesoro, dovresti riposare un po’!”
Lei non risponde.
“Kate se dormi un po’ non gli succede niente, siamo tutti qui pronti a qualunque evenienza.”
“Pronti?” risponde lei senza spostare lo sguardo.
“No, Lanie. Io non sono più pronta a niente. Ho creduto che fosse morto e adesso non sarei pronta a sopportarlo ancora!”
Lanie ha gli occhi lucidi e le sorride commossa.
“Lanie, lo amo. Lo amo come non ho mai amato. Lo amo più della mia vita. Lo amo e… e non so che altro dire!”
“Credo che non ci sia niente altro da dire… avresti solo dovuto dirlo prima. Per il resto non c’è niente di nuovo. Niente che nessuno di noi non sapesse già!”
Per la prima volta da quando è in ospedale si ritrova a sorridere.
Lanie ha la stessa dote di Rick, riesce sempre a farla sorridere, forse perché in un modo o nell’altro ha sempre ragione... come lui.
Si siedono sulla panchina di ferro del corridoio e finalmente verso le 4.00 Kate crolla per la stanchezza, con la testa poggiata sulle gambe dell’amica.
Quella notte nessuno è tornato a casa, nemmeno il capitano Montgomery.
Richard Castle non è un poliziotto, ma di sicuro è uno di loro.
Non c’è nessuno negli uffici del 12° che non si sia affezionato a quell’uomo buffo, che riesce a portare una ventata di allegria nei momenti più brutti dei casi più difficili, anche solo con una tazza di caffè.
 
Sono le 5,20 del mattino quando Beckett si sveglia di soprassalto e si guarda attorno un po’ confusa.
I suoi amici stanno sonnecchiando. Cerca di non svegliare Lanie e si dirige nella stanza di Castle.
Alexis è appoggiata al suo braccio e Martha seduta su una sedia, dormono anche loro.
Gli mette una mano sulla fronte. Non scotta, ha ancora la febbre ma non sembra altissima. Accarezza i capelli di Alexis che si sveglia.
“Non vuoi andare a riposare un po’ sul divano della sala d’aspetto? Se succede qualcosa ti chiamo.”
Lei le sorride. “Resta pure un po’ con lui Kate, io mi metto qua fuori sulla panchina.”
Mentre sta per uscire lui muove la testa e si lamenta.
“Papà… papà  svegliati… papà. Mi senti?”
Castle apre gli occhi e Martha va chiamare il medico.
“Papà, guardami, sono qui papà!”
Si gira verso la voce che gli arriva da molto lontano, lo sguardo è un po’ perso nel vuoto, piano comincia a mettere a fuoco e poi… un sorriso!
“Papà! Finalmente…”
Lui continua a sorridere, ma quando tenta di parlare prova dolore ed esce un lamento.
“Non muoverti papà. Devi stare fermo. Non parlare.”
Beckett lo guarda senza avvicinarsi e senza parlare, come se non volesse disturbare, quel momento è solo di Alexis.
Entra il medico mentre lui si assopisce ancora.
“Sta meglio, la febbre sta calando e i valori si sono quasi normalizzati. Se la caverà!”
I sorrisi sui volti di tutti sono uguali, vanno da un orecchio all’altro.
Kate esce dalla stanza, guarda quella meravigliosa scena dal vetro di fuori per qualche secondo, poi si dirige verso la macchinetta del caffè. Ci mette dentro le monetine e si ritrova davanti Castle, che litiga con il beccuccio del vapore della caffettiera dell’ufficio. Sorride, poi si aggrappa alla macchinetta e lentamente si lascia andare seduta a terra e ad un pianto a dirotto. Singhiozza disperata. La tensione di quella notte si è sciolta all’improvviso davanti alla cosa più dolce che ha mai visto dopo il sorriso di sua madre. Il sorriso di Rick verso sua figlia… e lei, lei sta piangendo.
Deve piangere per lavare via tutta la paura, tutto il dolore … 


Continua...


Angolo di Rebecca:
Lo psicopatico non c'è più.
Morto, carbonizzato, Kaput...

Il nostro Richard è salvo!

Ora cominciano le scene smielate,
perciò a chi non piace il "dolce"
consiglio vivamente di non proseguire...

Ma spero che continuerete fino alla fine anche se soffrite di diabete
;))

Grazie e al prossimo...

 

 

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Capitolo 15
*** Quindicesima Parte ***




...Singhiozza disperata.
La tensione di quella notte si è sciolta all’improvviso
davanti alla cosa più dolce che ha mai visto dopo il sorriso di sua madre,
il sorriso di Rick verso sua figlia…e lei, lei sta piangendo.
Deve piangere per lavare via tutta la paura, tutto il dolore …
 





Non sa dire bene quanto tempo ha passato seduta a terra, vicino alla macchinetta del caffè, sa solo che il caffè che sta bevendo è gelato.
Continua a pensare che nelle ultime 12 ore, ha versato tutte le lacrime che non è stata capace di affrontare da quando è morta sua madre e si stupisce di quanto grande sia ancora la sua riserva.
Mentre è assorta nei suoi pensieri,  Alexis si china su di lei.
“Kate, che stai facendo? Papà è di nuovo sveglio e ha chiesto di te. Vuole sapere come stai! Vieni.”
Nella camera ci sono tutti, attorno al letto lo coprono alla sua visuale, Martha in prima fila a tenergli la mano. Ryan e Lanie si spostano, aprendo un piccolo varco mentre si voltano a guardarla sorridenti.
Castle ha il volto girato verso la madre e le sussurra qualcosa. Resta sulla porta fino a quando lui si volta e le sorride. Sente il cuore riprendere velocemente a battere e gridare è vivo… è vivo! e per un momento si guarda intorno, per paura che quelle grida possano sentirle tutti. Ma ancora una volta grazie al cielo, le grida del cuore le può sentire solo il cuore.
Si avvicina e risponde anche lei con un sorriso. Castle alza la mano aspettando che lei la prenda nella sua.
“Ciao detective. Stai bene?”
La sua voce è ancora flebile e ogni tanto fa una smorfia col viso per il dolore.
“Io? Mi chiedi se sto bene? Tu piuttosto, come stai?”
“Sono vivo! I miei amici sono tutti qui con la faccia terrorizzata, mia madre è preoccupata, cosa che non succede spesso, mia figlia ha un sorriso disarmante, la mia musa ispiratrice mi sta tenendo la mano. Significa che non sono mai stato meglio in vita mia!”
Nella stanza si sente un sospiro generale, come se fino a quel momento tutti avessero ancora qualche remora sul fatto che Castle fosse davvero fuori pericolo. Ma dopo quelle parole… fa di nuovo lo spiritoso, vuol dire che sta davvero meglio.
La voce di Alexis risuona come musica nelle orecchie di Castle, che la guarda felice di essere ancora vivo per ascoltarla.
“Ragazzi che ne dite di andare a prendere qualcosa al bar? Ora che papà sta meglio mi è venuta una gran fame!”
Annuiscono e uno per volta escono dalla stanza, tranne Martha.
“Nonna, tu non hai fame?”
Martha alza gli occhi su di lei e fa cenno di no con la testa.
“Dai nonna, sono sicura che appena avrai davanti un cornetto e un buon cappuccino la fame ti viene. Non lo dici sempre tu che l’appetito vien mangiando?”
Martha continua a non muoversi e a guardare il suo Richard.
“NONNA!!! Io ti consiglio di venire con noi!!!”
Solo allora Martha la guarda stranita e all’ennesimo cenno degli occhi della nipote, s'illumina come una lampadina.
“Ohhh, hai ragione angelo mio. L’appetito vien mangiando, anzi vien andando. Mi sta già venendo. Sono già affamata!”
Lascia la mano del figlio e si avvia verso la porta, salterellando quasi di corsa. Castle e Beckett sorridono divertiti.
"Stai bene davvero?" gli chiede.
"Si. Hai idea del perché avessero così premura di lasciarci soli?”
“Non so, forse per farci parlare tranquilli!” Risponde lei mentre le guance prendono fuoco.
“Parlare tranquilli di cosa? Io non ho nessuna intenzione di ripensare a quello che è successo, almeno per ora. Avrò bisogno dello psicologo e le parcelle le manderò al 12°. E’ stato terribile, soprattutto pensare di non rivedere mai più Alexis. E mi dispiace anche di aver passato tutto il tempo svenuto e non averti potuto aiutare.”
Beckett lo guarda con la fronte corrucciata. “Forse dovremmo parlare anche di qualche altra cosa!”
“Di cosa?” Risponde lui con la stessa espressione.
“Di quello che è successo dentro al container!”
“Perché che è successo? Mentre ero svenuto quel maiale ti ha fatto del male? Ha fatto qualcosa di ancora più orribile…”
Si sta agitando e si lamenta per il dolore e lei lo blocca.
“No, no. Non è successo niente del genere. E’ tutto a posto.”
“E allora di cosa dovremmo parlare?”
Non si ricorda! lo guarda perplessa e si rende conto che non si ricorda. Le ha detto di amarla e si sono baciati mentre stava malissimo. E’ svenuto mentre ancora si baciavano. E’ del tutto plausibile, che nel delirio del momento ora non ricordi niente. Gli sorride per tranquillizzarlo.
“Non preoccuparti Castle. Mi hai solo parlato di Alexis, mi hai perfino chiesto di occuparmi di lei, se ce ne fosse stato bisogno. Tutto qui!”
“Tutto qui. Davvero? …E tu? Tu cosa mi hai risposto?”
“Che per lei ci sarò… sempre!”
“Non l’ho mai dubitato… però hai la faccia strana… sembri delusa, ma non capisco da cosa!”
“Delusa? No. Sono stanca, ho bisogno di un bagno e un letto. Castle, mi hai salvato la vita ed è una cosa che non dovrai fare mai più!”
“Contaci!” Risponde lui serio… ma poi sorride di nuovo.
“E’ tutto a posto veramente?”
“Si, te lo ripeto, sono solo stanca. E' stata una notte terribile e devo ancora riprendermi dal fatto che per un po’ di tempo ho creduto che fossi morto!”
“Davvero? Avevo davvero l’espressione cadaverica?”
“Si Castle. Davvero!”
“Dì la verità Beckett, ti sarei mancato?”
La voce comincia a diventare più bassa e gli occhi fanno difficoltà a restare aperti.
“Si Castle, mi saresti mancato, un pochino!”
“Soltanto un pochino?” Ripete lui e mentre termina la frase si assopisce.
Lei gli dà un bacio sulla fronte. “Ti saresti portato via il mio cuore stupido testone!”



Continua...



Angolo di Rebecca:

Ebbene si, continua.
Non sono ancora pronta
a mettere fine a questa storia...
E' un pò come la storia infinita dei loro sentimenti...

Arriveranno da qualche parte quei due...
un posto che non sia solo il 12° distretto?


 

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Capitolo 16
*** Sedicesima Parte ***




...Continua a pensare
che nelle ultime 12 ore
ha versato tutte le lacrime
che non è stata capace di affrontare
da quando è morta sua madre
e si stupisce da quanto grande sia ancora la sua riserva... 





“No, Richard. Ti prego non dirlo!”
 “Tenerlo per me non cambia la realtà. E la realtà è che io ti amo.
Non piangere Kate, non è poi tanto terribile quello che ho detto,
puoi sempre mandarmi al diavolo se vuoi!”
“No, Richard. Non è tanto terribile. La cosa terribile invece è che anch’io ti amo.”
 

Finalmente lo avevano fatto, erano riusciti drammaticamente ad esternare i loro sentimenti… e lui non se ne ricorda!
Scuote la testa sorridendo, non è possibile!
Quella trascorsa non è stata una situazione normale. Quando credi di stare per morire, nella confusione più totale, pensi e dici una marea di cose che puoi anche non ricordare.
Esce dalla stanza senza smettere di sorridere.
Alexis è seduta sempre sulla stessa panchina di ferro. “Allora?”
Lei la guarda stupita. “Il cornetto e il cappuccino che fine hanno fatto?”
“Oh, la nonna ha ritrovato l’appetito strada facendo e ha mangiato anche il mio! …Allora?”
“Allora, cosa?”
“Come cosa? Vi siete chiariti?” Alexis non sta più nella pelle.
Kate si siede accanto a lei. “Devo confessarti una cosa. Dentro quel container, prima che tuo padre perdesse conoscenza, ci siamo detti che ci amiamo e ci siamo baciati.”
Alexis è estasiata. “Finalmente! Perché non me lo hai detto stanotte?”
“Non mi sembrava il momento.”
“Ok. E adesso che è successo? Vi siete baciati ancora? Passerete la convalescenza di papà insieme? Magari agli Hamptons…”
“Frena… frena Alexis. Niente del genere.”
L’espressione estasiata di Alexis lascia il posto a una delusione assoluta…
“Che significa?”
Beckett si rende conto che è davvero delusa. Forse più di lei. Ha sempre avuto affetto per quella ragazzina dai capelli rossi, ma non si è mai resa conto di quanto lei le volesse bene. Vuole davvero che lei sia la donna di suo padre.
“Alexis, posso farti una domanda?”  lei annuisce, “perché sei così felice che io e tuo padre possiamo diventare una coppia?”
Lei la guarda con una strana espressione e Kate continua.
“Insomma, volente o nolente entrerei a far parte della tua vita, non voglio prendere il posto di nessuno per carità, ma sarei comunque sempre… diciamo così tra i piedi!”
Alexis si fa una gran risata.
“E me lo chiedi? Tu sei così riservata Kate, che a volte non ci si accorge di te. Però se non ci sei la mancanza si sente. La sente mio padre. Kate io sono felice per voi, perché lui è felice. La mattina si alza e fischietta perché sa che nel giro di un’ora al massimo vedrà i tuoi occhi. E quando non lavori gira per casa nervoso e diventa intrattabile. Mio padre ha avuto tante storie e non tutte promosse da me. Per la prima volta tu sei la donna giusta per lui e anche per me.  E poi non mi dispiacerebbe per niente averti… diciamo così tra i piedi! Devo andare avanti? Allora che significa quel frena di prima?”
“Tuo padre non se lo ricorda!”
“Non si ricorda cosa?”
“Di quello che ci siamo detti e… del bacio!”
Alexis alza gli occhi al cielo.
“Non ci posso credere. Vuol dire che adesso ricomincerete da capo a fare tira e molla come due adolescenti? Ohhh non lo posso sopportare. Guarda piuttosto vado da lui e gli rinfresco la memoria!”
Si alza convinta di quello che dice e Kate la trattiene per il braccio. “Ma che fai? Vieni qui torna a sederti, per favore!”
“No Kate, qualcuno deve smuovervi tutti e due, perché se aspettiamo che lo facciate da soli i miei figli andranno all’università!”
Beckett ride di cuore. “Davvero Alexis, torna a sederti. Ascolta, ho rischiato di perdere il mio cuore stanotte, ho rischiato di perdere per sempre l’uomo che amo. Non perderò la seconda occasione che mi è stata concessa.”
Alexis si addolcisce. “Che intendi fare allora?”
“Aspettare che si riprenda, lasciarlo tranquillo finchè resterà in ospedale. Quando lo dimetteranno sarò io a rinfrescargli la memoria.”
“Lo farai davvero? Devi giurarlo… no, no devi prometterlo!”
“Non serve. Mi ama, anche se non si ricorda di averlo detto la realtà è questa, perciò non avrò paura di dirgli che anch’io lo amo e che voglio passare il resto della mia vita con lui. Non ho più paura!”
Alexis l’abbraccia. Il suo viso è di nuovo estasiato e Kate le sussurra all’orecchio “Grazie!”
Lei la guarda seria. “Per che cosa?”
“Mi vuoi bene, e non sono sicura di meritarlo!”
“Meritarlo? Kate Beckett sei sconcertante quando dici queste cose. Sei l’unica a non capire che donna speciale sei. Per questo non si può fare a meno di volerti bene!”
 
Le due settimane seguenti trascorrono tranquille.
Beckett ha preso le ferie, Castle migliora di giorno in giorno, ed è tornato ad essere il solito Castle, burlone, simpatico e... un tantino irritante.
All’ora di visita la stanza è sempre piena e le infermiere lo adorano.
Beckett si ritrova a sorridere di questo, a non esserne stranamente gelosa.
In quei giorni durante le sue visite, Castle non ha mai accennato al loro amore.
Lo sorprendeva a guardarla sognante, qualche volta e con uno strano sorrisetto malizioso sulle labbra, come faceva anche prima.
Ogni tanto parlava di quello che sarebbe potuto succedere o che è realmente successo, divagava sulla follia dei Garreth, padre e figlio, ma anche questo appariva nella sua mente sfocato e confuso.
Lo guarda nei suoi movimenti di sempre.
Lo ascolta nelle sue frasi di sempre.
Lo ama…
Da sempre.
Come sempre.
Per sempre.
E stavolta glielo dirà…
Esposito gli dà una pacca sulla spalla. “Quindi domani ti dimettono?”
“Si. Mia madre ha già prenotato la limousine per riaccompagnarmi a casa in pompa magna!”
Martha gli da un puffetto sulla testa e tutti scoppiano a ridere.
Mentre vanno via Alexis prende Kate da parte. “Domani sera sei a cena a casa nostra. Non ti sto invitando. Te lo sto ordinando. E non preoccuparti, perché improvvisamente la nonna e io avremo un impegno improrogabile e saremo costrette a svignarcela.”
Le strizza l’occhio e va via senza che lei possa risponderle…


Continua...



Angolo di Rebecca:
Eccoci qua. Ci siamo.
Il mattino dopo Castle sarà dimesso e la sera Alexis ha preparato l'atmosfera.
Mi pare che sia tutto pronto.
Ora sta a loro...
Che si ricordi o no, lui aspetta solo un cenno
e stavolta se lei glielo dà, lui le salta addosso,
come ha detto qualcuna di voi in una recensione.

Al prossimo, ahimè, per l'epilogo.
Ciaooooooooo



 

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Capitolo 17
*** Diciassettesima Parte ***




...Lo guarda nei suoi movimenti di sempre.
Lo ascolta nelle sue frasi di sempre.
Lo ama…
Da sempre.
Come sempre.
Per sempre.
E stavolta glielo dirà… 




Quella stessa sera Kate è sdraiata comodamente sul divano con un libro di Rick tra le mani, ma non legge.
Tiene gli occhi chiusi ed è completamente persa nel sapore di quel bacio. Cerca di immaginare cosa gli dirà.
Ma alla fine non c’è niente da immaginare.
Basta dire solo due parole.
Due semplicissime parole.
Ti amo…
Dopo quell’orribile avventura non vede l’ora di dirgliele, senza paura. Ed è curiosa della sua reazione, se ricorderà all’improvviso, o se si sentirà ancora confuso, o…
Bussano alla porta e si ritrova a maledire chiunque sia, perché la sta distogliendo da pensieri meravigliosamente adolescenziali, che le piacciono molto.
“Chi è?” Ruggisce irritata.
“Fattorino, signora.”
Apre la porta sospirando, ma l’uomo che le si presenta davanti non ha la divisa da fattorino e nemmeno il cappellino da fattorino e nemmeno l’espressione da fattorino, ma un sorriso smagliante e un bastone tra le mani.
“C... Castle! Che fai… cosa… non dovevano dimetterti domani mattina?”
“Me la sono svignata… è stato più divertente. Pensa quando lo scopriranno. Chiameranno la polizia. Magari chiamano te! No meglio di no, per chiamare te io dovrei essere morto, e di questo ne ho già abbastanza… Posso entrare?”
“Naturalmente, vieni ti aiuto.”
Lui le porge il bastone e chiude la porta. Solo allora lei si accorge che nell’altra mano ha una busta.
“Cos’hai li?”
Lui la guarda serio sollevando il braccio.
“Qui? Intendi nella busta di Mary Poppins?”
Lei inarca un sopracciglio. “Non era una borsa la sua?”
“Beh, se è sua non può essere mia. Per questo io ho la busta e non la borsa, è una variante personale!”
Kate alza gli occhi al cielo, quegli scioglilingua può inventarli solo lui. Non ci sono dubbi, Castle è tornato!
Rick fruga all'interno della busta e trova, come per magia, un piccolo cesto di vimini: è pieno di petali di rose rosso carminio, lo solleva e ci soffia sopra, facendoli svolazzare come farfalle che cadono lentamente ai loro piedi, poi glielo mette vicino in modo che lei possa guardarci dentro e la osserva maliziosamente, mentre sulla sua fronte spunta la solita rughetta interrogativa, che immediatamente lascia il posto ad uno sguardo meravigliato. E’ colmo di ciliegie, meravigliose e profumate ciliegie rosso scuro con una piccola sfumatura arancio. Ed è pieno inverno!
Poi cerca ancora nella busta di Mary Poppins e trova una bottiglia di Cremes di Gaja, un rosso italiano dolcemente profumato ai frutti rossi, e un solo calice.
Il viso di lei si illumina e lui accosta la bocca all’orecchio della sua musa.
“Sai chi è Kate Beckett?”
Il suo viso diventa ancora più luminoso e fa cenno di no con la testa, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi.
Si avvicina sempre di più, lentamente e pericolosamente e lei indietreggia piano, il bastone che le ha dato Rick le cade dalle mani e lui continua ad avanzare spingendola con grazia verso la parete, continuando a descriverla.
"Ciliegie e vino rosso!" sussurra.
“Castle… tu…tu non…”
"Dolce e vellutata!" continua in un soffio.
“Castle… cosa… tu…”
"Forte e delicata!"
“Castle…”
"Calda e avvolgente!" il suo fiato è addosso a lei.
“…Castle… tu non ricordavi…”
Quando è ormai prigioniera tra Rick e il muro, lui sussurra attaccato al suo orecchio.
"Non potrei mai dimenticarmi di te!"
 “Rick… perché…”
“Finalmente! Mi hai chiamato Rick! Appena sveglio ero un po’ confuso tra sogno e realtà, ma poi... Credi davvero che avrei potuto dimenticare il nostro primo bacio? Se fossi morto davvero, sarei arrivato davanti a San Pietro felice, perché quel bacio è rimasto indelebile nel mio cervello, nel mio cuore, sulle mie labbra…”
Si ferma quando nota le lacrime che le rigano il viso, mentre abbassa gli occhi, si convince che quella reazione ha a che fare con il suo comportamento dei giorni passati. Crede che l’abbia presa in giro.
“Non volevo ferirti in questi giorni non parlando di noi, volevo solo essere sicuro che tu non ti pentissi ancora di quello che ci siamo detti. Volevo essere da solo con te, lontano dagli sguardi di tutti e… dalle scommesse di tutti. Perché lo sai che fanno scommesse su di noi da mesi, vero?  Volevo che fosse un momento solo nostro!”
“Non piango per questo. Rick, ho davvero creduto che fossi morto. E solo per colpa mia. Per salvarmi la vita. Ho creduto di averti perso e non l’ho sopportato… e ho avuto voglia di morire anch’io! Mi sono lasciata andare e per un attimo ho permesso ad Allan Garreth di farmi del male fino a dentro l’anima. E tu mi hai salvata! Di nuovo.”
Lui sgrana gli occhi. “Io? Ma se ero svenuto! Tu mi hai tirato fuori da lì!”
“No Rick, ti sbagli. Hai continuato a parlarmi. Parlavi nella mia testa, nelle mie orecchie, nel mio cuore. Ti sentivo solo io. Mi hai detto che la Beckett che conosci tu non si sarebbe mai arresa, neanche per il dolore. Mi hai detto che dovevo vivere anche per te!”
Castle la guarda completamente stranito e le solleva il viso con la mano. “Questo è il mio sogno!”
“Il tuo… cosa?”
“Io ti ho sognata, non so precisamente quando, ma mentre ero incosciente ti ho sognata… tu piangevi e volevi morire e io mi sono arrabbiato e… e ti ho detto tutte quelle cose… io…io…ero così arrabbiato… ma… era solo un sogno!”
“…E io ti ho sentito!”
“Vedi Kate, siamo così in sintonia che comunichiamo con la telepatia… e non dirmi che non ci credi!”
Si stanno parlando con le bocche praticamente attaccate.
“Rick…”
-Ho il cuore pieno di battiti e gli occhi pieni di te!-
“Queste non sono parole tue scrittore dei miei stivali!”
“Ma è esattamente quello che provo. Il mio cuore batte solo per te, i miei occhi vedono solo te. Sono perso senza di te... Io ti amo Katherine Beckett… e tu? Tu mi ami Katherine Beckett?”
“Con tutta l’anima Richard Castle!” riesce a dire lei finalmente senza balbettare.
Le mette una ciliegia tra le labbra e mentre lei ne assapora la dolcezza, stappa il vino e un profumo dolce con fragranza di ribes, fragole e ciliegie li inebria, lo versa nel calice e le fa bagnare leggermente le labbra, un gusto che si sposa perfettamente con quello del frutto che la sta deliziando. La stessa cosa fa poi lui bevendo dallo stesso bicchiere.
Lei è ormai persa in quell’atmosfera improvvisamente irreale…ma reale!!!
E’ riuscito a sorprenderla ancora. Credeva di dover prendere in mano la situazione, invece lui è riuscito per l’ennesima volta a stupirla e confonderla…
I visi sono a due millimetri di distanza.
Le labbra si sfiorano e si schiudono insieme…
Profumo di vino…
Le bocche si toccato
Sapore di ciliegie…
Le lingue si incollano
…e odori e sapori si mescolano assieme in un’armonia di freschezza e calore, che li pervade per tutto il corpo.
Un tripudio.
Un’orchestra sincronizzata nella sinfonia che sta eseguendo.
Il calice pieno di vino finisce sul tappeto, mentre lui le prende il viso tra le mani.
Anche le ciliegie rotolano sul pavimento, mentre lei gli cinge la vita con le braccia, facendo attenzione a non fargli male sulla ferita.
 
(Nota dell’autrice: La verità è che in questo momento potrei dire che c’è il terremoto o che è in atto un attentato terroristico sul palazzo, ma a loro non importerebbe niente. Il detonatore si è ormai innescato e la bomba ha fatto booom. Che c’è? Vi ho rovinato l’atmosfera? Scusate! Allora riprendiamo …)
 
I polmoni hanno bisogno di aria e loro sono costretti a staccarsi per respirare.
Si guardano con gli occhi lucidi e i visi arrossati.
Lui le sistema la solita ciocca ribelle dietro l’orecchio e poi si abbassa a baciarle il lobo, scende più giù sul collo e respira il profumo.
Il profumo della sua Kate…
Stavolta quel possesso (SUA) è reale, perché ora finalmente si appartengono.
I loro cuori battono così forte che i vicini potrebbero addirittura sentirli e forse pensano la stessa cosa, perché ad un tratto scoppiano a ridere insieme, senza nessun motivo…
Continuano a guardarsi, lui con le mani sul suo viso e lei con le braccia attorno alla vita.
“Ti ho sporcato il tappeto.”
“Era ora di cambiarlo!”
“Davvero?”
“Si… da oggi tutto nuovo nella mia vita, anche il tappeto!”
“Non tutto spero. A me piace la vecchia Beckett…”
“Anche a me piace il vecchio Castle!”
Il vibro del telefono di Rick li interrompe, ma lui sembra divertito dal messaggio che sta leggendo.
TORNATA LA MEMORIA O DEVO VENIRE LI A FARVI UN DESEGNINO?
Kate ride. “Avrei dovuto immaginarlo che avevi una complice!”
“Quella ragazzina sta diventando troppo impertinente! Che ne dici di fare il nostro primo scatto da coppia? la guarda un attimo serio, perché siamo una coppia, non cambierai idea fra un’oretta?”
“Mmmmhhh…”
“Cos’è questo monosillabo?”
“Ci sto pensando…”
Aspetta che dica una delle sue battute, invece lui è serio, il suo sguardo intenso…
“Non fare quella faccia, stavo scherzando Rick, ti amo e non torno indietro, ma attento, perché se dovessi farlo tu… beh, ricordati che porto sempre la pistola!”
Il sorriso ricompare sulle sue labbra.
Abbraccia la sua Kate e scatta una foto di loro due per inviarla alla figlia e scrive DO NOT DISTURB, PLEASE!
Dopo un attimo arriva la risposta...  VI VOGLIO BENE! Sotto ad una foto esultante di Alexis che mostra la V di vittoria con le dita!
“Tua figlia è una donna speciale!”
“Mia figlia è speciale, ma è una ragazzina!”
“Tua figlia è una donna, credimi e dovresti andarne fiero!”
“Ne vado fiero, ma il pensiero che possa essere una donna mi distrugge!”
“Non essere drastico, Al…”
Le mette un dito sulla bocca. “Vogliamo parlare di Alexis ancora per molto?”
“No, non necessariamente… che avresti in mente?” 
Lui sospira. “Ehhh, io ne avrei di cose in mente, ma sono tutte pericolose e stancanti e il dottore ha detto che non devo fare sforzi di alcun genere almeno per altre tre settimane! La ferita all’interno non è ancora del tutto rimarginata.”
“Tornando a San Pietro Castle, cosa ti fa pensare che saresti arrivato davanti a lui? Solo con le cose che hai in mente in questo momento, ti caccerebbe via!”
“Anche san Pietro mi vuole bene… sono troppo simpatico!”
Ego, ego, ego… anche davanti a San Pietro. Non ha nessun ritegno!
Sorride maliziosa e lo trascina per la giacca.
“Meglio che ti distendi…” Lo fa coricare sul divano, raccoglie le poche ciliegie rimaste nel cesto e si accoccola accanto a lui.
“Ci sono un mucchio di modi per ammazzare il tempo per le prossime tre settimane, senza che tu debba fare movimenti bruschi o troppi sforzi! Devi solo stare fermo.” Gli sussurra mentre lo imbocca con una ciliegia.
“Davvero?” Risponde lui meravigliato.
“Si.”
“Sai, comincio a credere che a questo punto San Pietro caccerebbe anche te!”
Gli sbottona la camicia e gli accarezza il torace, mentre con la bocca raggiunge il collo, il viso, le labbra.
Attorciglia le gambe attorno alle sue e continua lentamente, con grazia, facendo attenzione alla parte lesa.
Rick non muove un muscolo, assapora i baci alla frutta, le mani che lo sfiorano delicatamente provocando brividi ovunque, anche in punti dove non dovrebbe rabbrividire…
“Rick!”
“Si?”
“Come hai fatto a svignartela dall’ospedale?”
“Segreto Castle…” risponde mentre continua a rabbrividire.
“Rick!”
“Si?”
“Siamo  in dicembre, da dove arrivano queste succulente  ciliegie?”
“Segreto Castle…”
“Rick!”
“Si?”
“Non cominciamo per niente bene sai?”
“Perché?”
“Perché i segreti di Castle, devono assolutamente sparire dalla vita di Beckett!”
Lui sorride, ma non riesce ad ascoltarla, ormai ha la pelle d’oca ovunque  e quando la mano di lei raggiunge la cintura, lui la blocca.
Lei solleva la testa e lo fissa dritto negli occhi. “Come, non hai sognato per mesi le mie mani dentro ai tuoi pantaloni?”
“L’ultima volta che mi hai tolto la cintura, mi hai fatto male, molto male!”
“E voglio farti male anche adesso! Risponde lei sussurrando...conto fino a tre, d’accordo? Uno… due…”
“Tre…” finisce lui e la bacia, appassionatamente, per un tempo interminabile…
“Allora, Castle… ti ho fatto male?”
“Mi hai sempre fatto male Beckett… e credo che da ora in poi nelle tue mani, sarò in pericolo per sempre!”
 
*  F I N E  *

 
Angolo di Rebecca:
Vi aspettavate una bella cena?
Candele e atmosfera da favola?
Martha che fa un'uscita da grande diva con Alexis al seguito?
e quei due un pò impacciati e imbarazzati?
SORPRESA?
Spero vi sia piaciuto...

 
Che dire? E’ finita!
La sensazione è quella di quando prepari un viaggio, organizzi tutto, fai le valigie e pensi ad ogni piccolo particolare.
Sei eccitata al pensiero e poi in un nano secondo ti ritrovi di nuovo a casa!!!
Quando ho cliccato sul quadratino “completa”, mi è venuto il magone!

A questo punto i ringraziamenti sono dovuti.

Permettetemi ragazze, senza offesa per nessuna, primo fra tutti Marco, solo perché è l’unico maschietto che ha letto questa storia.
Mi ha seguita passo passo, dandomi addirittura della possibile sceneggiatrice non solo in questa storia, ma anche nelle altre che ha letto, (e qui le mie mani nascondono il viso per la vergogna), ma quello che mi ha davvero riempito di orgoglio è la definizione di sadica…anzi no “OGGETTIVAMENTE SADICA!” e questo mi ha mandata in estasi.
Grazie alle recensioni dolcissime di Giorgia che adora la definizione “inquietante” e nelle sue recensioni l’ha usata spesso facendomi felice, Medeitpossible che ha descritto uno dei tanti capitoli BELLERRIMO, KateRina24 che come Castle è quella delle teorie assurde sulla risoluzione della storia, PureMe, Thia, Tatabond, Spuffy93, Misato85, Queque.
Poi ci sono le vendicatrici dello scrittore, che oltre a recensioni deliziose quando le cose andavano bene, mi hanno lanciato di tutto quando le cose si sono messe male, Aurora mi ha beccata con una padella in fronte, Francy con un paio di maledizioni barbare più frutta e verdura incastrata nel monitor!
Per non parlare di Angol, che in una sola mattinata l’ha letta tutta di botto fino al penultimo capitolo, recensendoli tutti…e alla morte di Castle ha preparato una bambolina woodoo piena di spilli, però, grazie al cielo per me, man mano che andava avanti toglieva gli spilli.
Hanno avuto anche ragione, in fin dei conti per un paio di capitoli ho ucciso il loro idolo!
Un grazie affettuoso a Tersicore, che mi ha definito “il dio di questa storia”, perciò con decisione di vita o di morte, accettando l’idea dell’autrice e sperando nel suo buon cuore.
Un grazie particolare ad Advocat per la dritta sul vino ;)) sei stata gentilissima.
E anche Ivi87 si è letta tutto il malloppone come una maratona…che dirle, brava!
E poi c’èLucia, ho saputo che sta pubblicizzando “Il Narciso Bianco” su Facebook…incredibile!!! Ho anche un agente! (più simpatica di Gina per altro!)
(Cara tu ed io ci diamo appuntamento a domani mattina. ;)) )
Grazie anche a chi non ha recensito, ma ha seguito comunque la storia.
 
Per il resto, come direbbe Marco, Mi INCHINO e vi abbraccio affettuosamente, sperando di farvi passare dieci minuti spensierati con qualche altra bella storia
(anche se, credo che il sadismo di  Allan Garreth sarà difficile da riproporre!)
 
Grazie
     A presto
                  Rebecca



 

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