Son of the Silent Age

di WhoKilledBambi
(/viewuser.php?uid=113582)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Che ne so? ***
Capitolo 2: *** Fire and Flames ***
Capitolo 3: *** Dead Man's Ballet ***
Capitolo 4: *** William e Kate si sposano e noi scopiamo in ospedale ***
Capitolo 5: *** Anche se Kat e William si sposano noi non compriamo un regalo per le loro nozze ***
Capitolo 6: *** William e Kat vivono a Kensington Palace, noi viviamo sopra una lavanderia. ***



Capitolo 1
*** Che ne so? ***


Carezze veloci, appena accennate, baci rubati nel silenzio della notte. Axl lo guardò con quei suoi occhi verde smeraldo. Si avvicinò al suo collo, delicato. «Sai, Izzy, credo di amarti» sussurrò, soffiando sulla pelle del ragazzo.
Izzy gli sorrise e aspirò una boccata dalla sigaretta che il ragazzo aveva acceso qualche attimo prima. Aveva ancora il suo sapore di caffè e Jack Daniel's.
«Forse anche io»
Axl rise e lo baciò di nuovo. Fuori dalla finestra il sole, timido, iniziava a sorgere inondando la stanza con i suoi raggi dorati.
«Ehy, su, in piedi, prima che venga Slash!» la mano di Duff scosse rapidamente la spalla di Axl.
«Santo cazzo! Che ore sono?»
«Quasi le undici, ragazzo mio»
Stradlin si alzò iniziando a cristare in tutte le lingue a lui conosciute e si infilò la prima maglia che gli capitò sotto mano. «No, Izzy, quella è mia!»
«Non me ne fotte una minchia! È meglio che quello scimmione entri e mi trovi nudo o entri e mi trovi con addosso una maglia tua? La mia… si è sporcata» urlò il moro sulla soglia dell'isteria mentre saltellava per indossare i jeans giallo senape. Axl rimase un attimo a fissarlo.
«Sai, Izzy, quei pantaloni ti fanno proprio un bel culo» Duff si schiarì la voce, cercando di nascondere un sorriso. «Nel caso non ve lo ricordaste, qui ci sono anche io e preferirei non assistere alle vostre smancerie»
Bailey scoppiò a ridere e finì di allacciarsi la zip dei pantaloni. Izzy era già pronto, con tanto di occhiali, cappello e chitarra in spalla.
«Quanti millesimi di secondo abbiamo ancora?» Duff controllò l'orologio. «Una cosa come "siamo già in ritardo" va bene?»
Slash era in sala prove già da un pezzo quando la porta si aprì e i tre entrarono trafelati. «Non siamo in ritardo, vero?»
«No, Isbell. Però se tu e la tua amichetta rossa lì trombaste un po' di meno e lavoraste un po' di più non darebbe fastidio a nessuno» grugnì il moro in risposta. Axl diede di gomito a Izzy; Slash prendeva tutto come uno scherzo, non poteva sapere come stessero realmente le cose. Duff attaccò il basso all'amplificazione e Izzy si abbarbicò, rosso come un peperone, sul piedistallo della batteria e si mise a suonare la sua amata semiacustica bianca, un regalo dello stesso Axl.
Erano quasi le sette quando il gestore della sala prove entrò con la faccia stravolta e due occhiaie violacee da "sì-non-dormo-da-quattro-fottutissimi-giorni" sul viso.
«Axl? C'è una pazza isterica qua fuori che dice che vuole parlarti» i suoi occhi sembravano dire "lascia perdere, ho provato a convincerla ma non ci sono riuscito, quindi armati di pazienza".
Axl uscì dalla sala prove scazzato. Non era la prima fottuta puttana che affermava di essere stata con lui ed ora si permetteva di fargli scenate di gelosia oppure affermava di essere incinta.
Il rosso si accese una sigaretta visibilmente alterato «Hey, che vuoi tu? Soldi? Successo? Sei una cosa? Cantante, ballerina? Un'attrice? Mi dispiace ma non sono un talent scout e non posso aiutarti. Mi dispiace hon!» fece per andarsene, ma la ragazza sclerata lo costrinse a voltarsi ripetendo il suo nome centinaia di volle in meno di un paio di secondi.«Senti gran bel pezzo di stronzo, un anno e mezzo fa tu mi hai scopata ed ora abbiamo un problema, cazzo! Cosa vogliamo fare? No aspetta … dato che tu mi hai lasciata dopo avermi scopata ho preso da sola una decisione.» Axl fece per rispondere, ma ndalla sua bocca non uscirono parole … solo dei respiri mozzati. Il cuore gli batteva forte nel petto e un groppo alla gola gli impediva di deglutire normalmente.
«Senti io .. non so che cosa dirti. Io non sono pronto per avere un figlio, voglio continuare a sballarmi, voglio le groupies, l'alcool, la droga e non voglio una famiglia. non sono pronto. Se vuoi soldi, una casa … posso sarti tutto quello che vuoi. Per te e per il bambino . Però cazzo, io non lo voglio!» La ragazza bloccò Axl voltandosi e prendendo dal sedile posteriore di una macchina vecchia e scassata un bambino grassottello, con la faccia che sembrava più una pallina che il volto di un povero bambino denutrito, gli occhi erano verdi, come quelli di Axl ed i capelli stavano iniziando a crescere rossi.
«Io ... io .. è mio!» disse Axl intenerito vedendo suofiglio. «Si ok, è bellissimo, sarà perché mi assomiglia, però davvero, non voglio averlo! Non sono pronto... mi sto vedendo con una ragazza e sembra ... cioè, è una cosa importante. Non voglio rovinare tutto.» La ragazza fissò persa gli occhi di Axl cercando certezze. Adesso era meno incazzata. Ora Axl aveva visto suo figlio e sperava che, nel tempo, questi riuscisse a trovare nel suo cuore un piccolo posto anche per il bambino.
«Si chiama William, come te stronzo. Forse non ti meriti nemmeno di avere un bambino così bello.Non voglio soldi, case, fama o cazzate varie. Ora noi torniamo nel nostro squallido appartamento, continuiamo a fare la fame e quando tu ti divertirai con la tua amichetta, ricordati di usare il preservativo, cazzo!»
Bill la guardò negli occhi e non riuscì a fare a meno di ridere di gusto «Non corro il rischio hon, no davvero!»
La ragazza non capì l'allusione, ma si sistemò meglio il bambino in collo. La guardava con quei suoi occhioni verdi e enormi, spalancati sul mondo come un ricordo costante di quanto era stata scema, scema e sconsiderata. Axl indugiò un attimo prima di sbuffare qualcosa e cercare una penna in tasca.
Le prese il braccio e annotò un numero sulla pelle. «Senti, hon, questo è il mio numero di casa, ok? Spero che tu non ne abbia bisogno. Chiamami solo se… se… e che cazzo ne so, che succede di grave ai bambini, a quest'età?» lei lo guardò sprezzante. «Rischiano di morire perché la madre non ha da dare il latte. Hanno freddo perché non abbiamo un riscaldamento funzionante. Rischiano di prendersi delle belle infezioni e di morirci perché non abbiamo il ticket sanitario. Ma nulla di grave, in fin dei conti» salì in macchina e si tirò dietro la portiera, senza neanche salutarlo, semplicemente allacciando la cintura del passeggino al bimbo. «Su, Will, non ti preoccupare. Adesso la mamma pensa a te… esattamente come ha fatto per tutto questo fottutissimo anno. Possiamo anche dimenticarci di avere un papà che se ne va in giro per il mondo a fare il coglione con le prime quacchere che trova. Ah, Bill?» chiamò il rosso distrattamente prima di mettere in moto, «non te lo scrollerai di dosso tanto facilmente. Si chiama Bailey, di cognome»

Prima che il cantante potesse ribattere lei era già partita, con i finestrini abbassati e la radio già sparata a manetta che passava "Crazy" degli Aerosmith.

Il compagno di avventure, stranamente, sembrava averlo tradito.
Rientrò nello studio calciando una lattina di coca-cola fissando la punta delle sue scarpe «Hey Axl, che voleva quella tipa? Che c'è? L'hai messa incinta?» scherzò Slash ancora una volta. "Ma come cazzo fa?" Il rosso alzò immediatamente lo sguardo incenerendo con lo sguardo Saul che indietreggiò spaventato dalla re azione di Bill «Devi solo stare zitto cazzone, ok?» lo minacciò il rosso, sfoderando il suo lato casalinga disperata e depressa.
Jeff aveva tentato di ascoltare ciò che si dicevano Axl e la pazza tendendo l'orecchio teso mentre i due ragazzi erano fuori. Non riusciva a capire molto, sentiva solo urla, una ragazza che sclerava, una macchina che partiva ed infine il rumore di una lattina che veniva calciata con cattiveria. "Che cazzo ha fatto con quella puttana? Porca... lui non può averla scopata! No aspetta Izzy, ma che cazzo? Tu non hai diritto di essere geloso di lui!" rifletté mordendosi nervosamente le unghie e girovagando per la stanza. Quando il rosso tornò nella sala prove Jeff tentò di sembrare normale ed allegro come prima, ma nonostante ciò continuava a guardare ossessivamente Axl come se pensasse che facendo in quella maniera sarebbe riuscito a capire di più da quella situazione

Quando uscirono il sole era ormai basso e il freschino delle notti americane iniziava appena a farsi sentire. Slash e Steven erano già scomparsi su una limousine bianca che aveva appena svoltato l’angolo, mentre Duff stava fumando l’ultima sigaretta del pacchetto «’Fanculo, finiscono sempre troppo in fretta» spense il mozzicone sotto l’anfibio nero e si passò una mano fra i capelli «Beh, io andrei, se per voi non è un problema. Immagino che abbiate… di meglio da fare che stare qui » strizzò l’occhio ai due ragazzi e se ne andò canticchiando a fior di labbra una melodia strana, i Sex Pistols probabilmente. O i Misfits, alle orecchie di Axl era tutto “fottuto casino indistinto”. Stradlin guardò verso il rosso con occhi spenti. Voleva sapere cosa cazzo stesse succedendo,e ora che erano finalmente soli era forse il momento migliore. «Allora, che voleva? » Bailey scosse le spalle e passò un braccio attorno ai fianchi del moro «Nulla di speciale. Andiamo anche noi a divertirci, una buona volta? » Jeffrey lo guardò negli occhi. Avrebbe voluto credere a quelle parole e dirgli che sì, aveva soltanto voglia di divertirsi . Ma quel bagliore triste che aveva visto nel verde degli occhi del compagno non glielo permetteva. « Bill, sai che puoi dirmi tutto, vero? »

Aaaaaaaallora, questa nuova merdata (parere comune v.v) è ua creazione delle nostre due menti malate, moi and emmaTyler
Quiiiiindi, fateci sapere bella gente xD

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Fire and Flames ***


Axl si guardò intorno ed accese una sigaretta con mano tremante «E così sembrerebbe che io sia diventato papà» Stradlin non rispose nulla, ma si tormentò l’orlo della maglietta. La maglietta di Axl, non la sua. Si sentiva come fosse stato schiacciato da un tir che si era divertito a fare marcia indietro un paio di volte. Axl. Il suo Axl. Il suo bellissimo rosso. Aveva un figlio. E lui che ci poteva fare? Poteva ucciderlo, forse? «Ma, Izzy, so che è stato uno sbaglio. Io amo te»
«Già. Certo. Ami me. E mi amavi anche quando sei andato a sposare Erin, vero? E mi amavi anche quando hai messo incinta quella, vero?»
Bill abbassò lo sguardo e iniziò a fissarsi i piedi come fossero la cosa più emozionante del mondo; la punta delle Converse azzurre iniziava a rovinarsi e le scritte a pennarello erano sbiadite. «Izzy, davvero, non so cosa… sarà stata una di quelle cazzo di groupies che giravano nei camerini, sarò stato particolarmente scazzato e… lo sai, no? Ti girano i coglioni e ti sbatteresti persino un travestito.» alzò le spalle, neanche avesse detto l'ovvietà del secolo. Gli occhi di Isbell, invece, non sembravano altrettanto indifferenti: quei due pozzi di cioccolato fondente ribollivano di rabbia repressa ed erano attraversati da quel sentimento tipico di chi è stato appena tradito dalla persona di cui si fidava di più al mondo. «Beh, Jeff, non mi sembra questa gran tragedia…»
«Non ti sembra questa gran tragedia? No, dico, sei uscito completamento di testa? Hai un figlio, cristo santo! Un bambino! E dovresti crescerlo come un buon padre, non come quel pirla che stai dimostrando di essere! Dovresti già essere lì a coccolarlo e ad aiutare quella povera donna di sua madre! E invece sei qui. Dio, come puoi essere così cieco?»
«Non sono cieco cazzo! Ma lo sai quanto mi scassa il cazzo sapere che vicino a me c’è un ragazzino che…cazzo Jeff! Non voglio essere stronzo come quello che pensavo fosse mio padre! Io voglio esserci per mio figlio, ma non lo voglio ora! Cazzo guardami, tu sei l’unico che riesce ad uccidere Axl Rose e fa tornare William Bailey, sei l’unico con cui riesco ad essere veramente me stesso e cazzo, se proprio devo avere un figlio deve essere nostro! » Sapeva che il suo desiderio era impossibile, irrealizzabile, anni luce distante dalla realtà, ma nonostante ciò Bill ci sperava davvero. Sperava davvero di riuscire ad avere un figlio con il suo migliore amico, con l’unica persona che lo faceva stare davvero bene. «Un figlio, io e te? Bill, mi prendi per il culo! Dimmelo se è così, porca puttana! Lo sai quanto io ci tengo a te, sei l’unico che…che…che cazzo, Bill! Smettila di stare qua a parlare con me e vai da tuo figlio, testa di mischia! Non serve a niente parlare con me, i soldi non gli spuntano dalla cassetta delle lettere mentre siamo a scoparci, questo lo capisci, vero? » urlò il moro cercando di convincere Bill ma soprattutto se stesso.
Il rosso lo guardò indeciso, piegò la testa di lato cercando di capire come ragionasse la testa di Jeff.
Non era mai successo che il chitarrista rinunciasse ad una scopata con lui. Anche se adesso era la scelta migliore.
Il vocalist si avvicinò al moro e, con tutta la timidezza che aveva nascosto negli ultimi anni, lo baciò teneramente sulle labbra «E se andassimo noi dal bambino? Voglio dire…insieme magari. Raccontiamo tutto a quella donna là della madre e cresciamo il bambino in tre. Io sono pronto per farlo e…se tu mi seguissi, se tu mi dicessi di si, io sarei la checca isterica più felice di questo mondo Jeffrey! »
Concluse il moro guardando negli occhi l’amico e spingendolo verso la macchina.
Gli occhi del chitarrista diventarono improvvisamente dolci e teneri. «Io e te? E lei? Insieme? Come fossimo… che so, una famiglia? Tutti insieme davvero? E… e magari potremmo spiegarle tutto, e dirle come stanno davvero le cose?» stava iniziando a balbettare qualcosa che, alle orecchie esterne, doveva sembrare nulla più di una serie incoerente di frasi sconnesse. Axl annuì con forza, gli occhi verdi brillanti di speranza. Prima che Izzy se ne rendesse conto era già chiuso dietro una portiera di latta con il finestrino alzato e le labbra del rosso posate sulle sue. E quella mano dalle dita lunghe e delicate con le unghie smaltate di nero premute sul suo sesso, che stava iniziando a tirarsi su in un specie di ribellione silenziosa. «Bill… Bill, dobbiamo andare. Non ora» quello ritirò il braccio, forse un po' deluso, e si infilò al posto di guida.
«Come pensi che la prenderà?»
«Prenderà cosa?»
«Beh, non deve essere particolarmente facile scoprire che il padre di tuo figlio se la fa con il suo chitarrista» Bailey distolse lo sguardo dalla strada e lo rivolse al moro con un sorriso che sembrava andargli da un orecchio all'altro «La prenderà come l'hanno presa tutti… se ne farà una ragione»
«Se tutti sono Michael e Steven… e non voglio ricordarti come ha reagito, quella testa di cazzo bionda. Spera solo che non abbia nessuna batteria da distruggere in casa, questa… come hai detto che si chiama?» Bill si picchiettò il mento con un dito, nervosamente.
«Non mi sembra di averlo detto. In effetti non me lo ricordo» Isbell non sapeva se spaccargli la faccia o scoppiare a ridere. «Beh, fantastico. E quindi verso dove stiamo andando?»
«27, South Main Street, Los Angeles, California»
Lasciò il moro con un palmo di naso a guardarlo accigliato con la bocca aperta. «No, scusami un attimo, non sai come si chiama ma ancora un po' e sai il suo codice fiscale?» Axl rise, piegando la testa all'indietro, e i capelli gli sfiorarono la schiena tra la pelle nera del giubbotto che aveva addosso e il sedile dell'auto. Il chitarrista sentì un brivido d'eccitazione percorrergli la schiena e un desiderio irrefrenabile di dirgli di fermare la macchina e farlo sdraiare sul sedile posteriore, come avevano già fatto tante altre volte nelle notti più calde dell'estate californiana. Dovette sedersi sulle mani per impedire loro di buttarsi sul cazzo del cantante.
«Nessun potere paranormale, ce l'aveva scritto su un foglietto attaccato alla radio. Non so perché ho pensato fosse importante memorizzarlo» sussurrò con l'ennesima scrollata di spalle. L'innocenza e la serenità in quegli occhi verdi fece passare ad Isbell ogni voglia di frenarsi. Si chinò su di lui e iniziò a mordicchiargli il labbro inferiore «Perché alla fine lo sei, un bravo padre»Il rosso accorse la lingua di Jeff nella sua bocca e con un gesto automatico e incredibilmente abituale fermò la macchina nello spiazzo più vicino alla loro corsia «Beh, a dirla tutta non sono mai stato un buon padre. Vedi, sono stato cattivo in quest’ultimo anno e forse mi merito una piccola punizione dal mio chitarrista che guarda caso è l’unicapersona che può trattare di merda il Dio Dorato Axl Rose ».
Bill invitò Jeff a salire su di lui mettendogli le mani sul sedere «Tesoro, quante volte t’ho detto che questi pantaloni ti fanno un culo perfetto?» iniziò a palpargli il culo avvicinando forzatamente il moro al suo corpo.
«O cazzo sì! Stiamo sfrecciando sull’asfalto diretti verso tuo figlio, anzi, NOSTRO figlio» enfatizzò le ultime parole il moro slacciandosi freneticamente i pantaloni e facendosi strada con le mani verso i boxer dell’amico «Ah sì? Dici che ho un bel culo? Vediamo…dato che sei un buon padre adesso dovresti essere in pena per tuo figlio e quindi, non penso che sia una buona idea scopare. Questa sarà la tua fottuta punizione cazzo!»
Il chitarrista tornò seduto sul suo seggiolino e,tentando di riallacciarsi i pantaloni, borbottò qualcosa sulle responsabilità di un padre e sul fatto che Axl fosse un irresponsabile, mentre il rosso lo fissava sconvolto immaginando cosa avrebbe potuto fare al moro.
«Perfetto, non vuoi scopare eh? Bene bene, questa me la paghi cazzo!» il vocalist sfrecciò sull’asfalto ancora una volta introducendosi nella corsia abbandonata poco tempo prima come una saetta.
I camion e le motociclette sfrecciavano davanti alla macchina dei due ragazzi e, nonostante Bill sembrasse certo di ciò che stava facendo, la faccia di Jeff esprimeva tutto tranne allegria e sicurezza «Cazzo William! Will-ll-iam! Bill cazzo! Ferma questa macchina! Cazzo il cam…camio…iooooooon!» urlò sbiancando in volto mettendo una mano allo sportello della macchina per sentirsi più sicuro.
Il rosso si divertiva, eccome se non si divertiva quello stronzo, cinico, bastardo di un fottuto cantante!
«BRUTTO STRONZO FERMA QUESTA CAZZO DI MACCHINA!» il tono di Izzy era nulla più che un urlo isterico. Il camion era sempre più vicino, e loro erano sempre più veloci. Il camion.
La macchina.
Il camion.
La lamiera.
Poi fu solo il fuoco.


Ok, Emma non voleva che finisse così, ma io l'ho costretta ad assecondare la mia folle idea è-é
Si, prima di postare un altro capitolo ci metteremo anni a causa del sonno che si impossessa dei nostri esili e fragili corpicini ç____ç *muore dal sonno* OHHHH; MA LO SAPETE CHE GIOVEDì SONO A FIRENZE DALL'EMMA? Cosa? Dite che ora lo sapete e che non ve ne fotte una beata minchia? Ed a me non ne può fregare di meno è-é Alla prossima (se ci sarà!) MUAHAHAHAH
Ok, questo era uno sclero di Emmuccia bella con il mio account xDxD E adesso dite che vi siete fottuti la testa, eh? XD LO SOOOOO! MUAHAHAHA xD
Cooooomunque *w* Grazie a tutti quelli che hanno letto le nostre follie sclerotiche xD Grazie mille davvero *w* Speriamo che vi piaccia anche questo capitolo *w*

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Dead Man's Ballet ***


«Cosa vuole che le dica, signore? Il suo amico è stato un idiota completo. Ma dove ce l’aveva la testa? » Izzy abbassò lo sguardo; erano due ore che quei cazzo di dottorini in camice e mascherine verdi lo prendevano e lo portavano in un angolo per fargli la predica. Il suo amico è un incosciente, il suo amico è un coglione… lo chiamavano tutti così: il suo amico. Era scontato, no? Il suo amico . Perché per tutti erano solo amici. Già. Solo amici. «Mi ascolti, signor Isbell, a me può confessarlo, non andrò a dirlo a quei fanatici della polizia; lei e il suo amico eravate ubriachi? Stavate fumando qualcosa?»
Isbell si limitò a scuotere la testa. Vide il dottore alzarsi in piedi e passarsi una mano sul viso sudaticcio “Mi ascolti, signor Isbell, lei e il suo amico siete personaggi pubblici, se voi doveste… beh, far finta che non sia successo niente, mi capisce, fingere che quel povero disgraziato sia ancora fra noi, lei dovrebbe almeno fingere di collaborare! La prego! » «Lei e il suo amico siete personaggi pubblici” beh, porca troia, personaggi pubblici o no avevano comunque ucciso un uomo, un povero camionista che non c’entrava nulla con i loro fottuti litigi.
Izzy si limitò a scuotere la testa come faceva in ogni situazione difficile e problematica.
Non parlava cazzo, si limitava a fissare il vuoto e scrollare i capelli. Axl. L’unica cosa a cui riusciva a pensare. Axl, cazzo. Axl. Axl era in quella stanza alle sue spalle attaccato ad un respiratore e accerchiato da cinque o sei medici uguali a tutti gli altri che sfilavano, silenziosi come fantasmi invisibili o angeli che decidono della vita e della morte, nei corridoi illuminati al neon. Axl era là, e lui non c’era. Bill aveva bisogno di lui, e lui non c’era. Magari stava anche pensando a lui, e lui non c’era. Erano separati solo da una parete di vetro e una tendina di metallo a tapparella. Ma non erano insieme. Izzy alzò finalmente la testa e guardò il dottore negli occhi: aveva due occhi profondi, color nocciola, che diedero al chitarrista una specie di tranquillità che non credeva di poter trovare in quella stanza schifosamente asettica. «Dottore, Bill? »
«Ha detto qualcosa?»
«William, signore. William ce la farà?»
Il panico iniziò a montargli all’altezza dello stomaco quando vide la smorfia della bocca sul viso rugoso del medico. «Non mi dica che…»
«Non mi sento di dirle nulla. Finché respira…» la voce del dottore si bloccò di colpo. Un dottore si affacciò dalla porta della camera di Axl spaventato e con il viso completamente sbiancato «Dottore..il pazien…Axl..ha…ha..gli..occhi…sono..aperti?» farfugliò il giovane dottore non credendo ai propri occhi e gesticolando vistosamente.
Il chitarrista sentì il peso che aveva sullo stomaco svanire immediatamente e senza aspettare altre indicazioni dal medico, con un gesto istintivo e naturale, si lanciò nella stanza del rosso.
Il rosso era lì. Il rosso era fermo sul lettino di una stanza grigia dell’ospedale di Los Angels con la faccia mostruosamente sfigurata e con attaccate alle vene flebo e tubi che portava a strani sacchetti contenenti liquidi bianchi e trasparenti.
«Cazzo Axl cazzo! Come hai fatto a conciarti così? Cosa hai combinato? Axl..come..come..come stai?» Jeff passò una mano sui capelli ormai troppo corti di Axl.
Li avevano tagliati i bastardi. fottute operazioni di merda pensò il chitarrista lanciando un occhiata colma d’odio ai medici spaventati e preoccupati per la reazione che avrebbe potuto avere lo sclerotico Axl.
Il rosso non sembrava neanche guardarlo; gli occhi sì, puntavano verso il moro, ma non lo vedevano. Erano solo voltati verso di lui. Lo sapevano entrambi che cazzo avesse appena combinato. Jeff gli cercò la mano sotto le coperte e scostò con violenza quella di un qualche dottorino brufoloso in un angolo che cercava di fermarlo “Bill, non farmelo mai più. MAI PIU’, CAPISCI?» sembrava anche lui sul punto di mettersi a piangere.
E fu in quel momento che il rosso lo vide.
I suoi occhi si aprirono di nuovo come la prima volta, come fosse appena nato di nuovo. E la prima cosa che videro furono quelli scuri e preoccupati di Jeffrey Dean Isbell. Sorrise.
Stradlin sentì il cuore sciogliersi lentamente insieme a quel sorriso e non poté fare altro che chinarsi su di lui e staccargli quel fottuto respiratore.
Dietro di lui ci fu un tremito di terrore puro. “Signor Isbell, può spiegarmi cosa...» Ma Jeffrey non lo ascoltava. Axl non rischiava niente, non finché erano insieme, non finché c’era lui a stringergli la mano. E c’era quel sorriso in mezzo a loro, quel sorriso di felicità… e di amore.
Si piegò ancora di più e avvicinò le sue labbra a quelle del rosso. Le assaporò dolcemente, gustandosi ogni minimo istante di quel bacio che pensava di non sentire mai più. Quegli occhi verdi che restarono aperti a guardarlo per tutta la durata di quel bacio infinito gli fecero far male il cuore.
Un uomo era morto in quel cazzo di incidente, Axl aveva rischiato. E lui no. Non si era fatto niente, neanche un ginocchio sbucciato. Ma ora Bailey era lì tra le sue braccia, e Isbell promise a se stesso nel profondo della sua mente che non lo avrebbe lasciato andare mai più, per nessuna ragione al mondo. Sarebbero rimasti per sempre insieme, esattamente come in quel momento, in mezzo ai medici allibiti e a quella ragazza con la maglia dei Guns N’ Roses –chi cazzo l’aveva lasciata entrare, a proposito?- che si era spalmata contro il vetro della saletta; Isbell poteva quasi contare le lacrime che le erano scivolate lungo le guance grazie alle tracce di mascara colato. La stampa era davvero efficiente, quando voleva.
Si rialzò e sentì il rosso biascicare qualcosa di simile ad un “Grazie di esistere”, ma la sua attenzione fu catturata dal tonfo sordo che la ragazzina aveva provocato cadendo lunga distesa per terra.
«E’ morta?» chiese William con un filo di voce ma un nuovo sorriso dolce sulle labbra. Izzy rispose a quel sorriso mostrando tutta la sua fila di denti perfetti «No, è solo svenuta. Sai, credo che si sia presa davvero male»
«Più o meno come mi prenderei male io se ti vedessi con una donna?»
«Più o meno come mi prenderei male io se ti vedessi con una donna che ha un figlio. Tuo, per altro»
La risata debole che Axl riuscì a far uscire dal profondo del suo stomaco si trasformò presto in tosse ed il respiratore gli fu nuovamente necessario.
«Beh sì, credo che la tua reazione sia simile a come mi sono sentito io quando ho saputo del tuo figlioletto, ma sono cose che possiamo superare, no? Cazzo Bill, possiamo farcela insieme, capisci? Mi senti? Cazzo Billy guardami!».
Il moro prese fra le mani il volto del compagno e fissandolo negli occhi lo costrinse a guardarlo. «Cazzo Will, mi senti? Dimmi qualcosa merda! Perché devo sempre essere io quello che ti para il culo? Perché devo sempre essere io quello piange per te ed alla fine lo prende sempre in culo? Cazzo! Ma perché sono così coglione e non ho le palle di mollarti? Cazzo, lo capisci che se sono così: se sono silenzioso, introverso e se non cago nessuno è colpa tua? Mi sono conciato così per te!”
confessò il ragazzo stringendo la mano del rosso e baciandola con rabbia e foga.
I medici, che erano rimasti paralizzati in fondo alla stanza, non si accorsero della fan dei Guns n’Roses che era caduta al suolo per l’impressione e,continuando ad ignorarla, fissavano la scena terrorizzati e pietrificati.
Il dottore dagli occhi nocciola entrò tossendo nella stanza e picchiettò sulla spalla di Stradlin con quella che voleva passare per –forse- finta discrezione.
«Signor Stradlin, adesso dovrebbe uscire, il signor Rose dovrebbe riposare»
Jeff si girò e il dottorino sentì tremare ogni osso del suo scheletro traballante: negli occhi del ragazzo c’erano le fiamme pure.
«Ma col cazzo che mi sposto da qui!»



E come ogni volta che aggiorniamo io [emmaTyler (tzè, che cognome figo che ho)] mi infilo nell'account della bella Bianca e condivido con voi il mio momento di scelro assurdo!
Allooooora, io penso seriamente che la bela figa bionda abbia grandi problemi con la gente morta dato che ha ammazzato quel povero cristo del camionista che stava a farsi i cazzi suoi e s'è ritrovato in mezzo ad una scopata-andiamo-a-recuperare-mio-figlio-scomparso!
Ma pover'uomo ç______ç
Okk, i capelli tagliuzzati di Axlino bello sono tristi, ma ci volevano cazzo! Ma non vi preoccupate, tanto i capelli del bel figo ricrescono subito! è-é
Mpo! *fa la bolla con la bocca* tzè, questo mi ha detto di scriverlo la bionda qua accanto a me...WTF?
Oh sì, la bella figa è a dormire da me (tutto il mondo deve saperlo cazzo!)
*si gira* Oh cazzo, David...o..mhh...si ok...ti aiuto a conquistare il mondo e io però mi prendo Jon è-é
Come? "Jon deve morire perché io amo Richie e lui se lo sta fottendo sotto gli occhi dell'intero gruppo da più di trent'anni?" Wow, Dav, non sapevo che tu amassi Richie è-é
Ma non ti preoccupare, mi occupo io di stupr...sbarazzarmi di Bongiovanni-io-sono-figo-perché-ho-un-cognome-assurdo-che-nemmeno-Franklin-Carlton-Serafino-Ferrana-si-immagina è-é
Okkk, ora vi lascio allo sclero della bella figa bionda *OOOO*

Ma perché gliene frega qualcosa a qualcuno dei miei scleri? Bom, simpatico. Ok, allora sclero anche io *__* Questo è il primo unico vero vero capitolo a 4 mani perché l'abbiamo scritto proprio passandoci il computer, cosa che nessuno pensava possibile fino all'altro ieri xD è una figata pensare che questa mattina eravamo a 300 km di distanza e adesso stiamo a dormire vicine-vicine-vicine davanti ad una puntata di Scrubs (e a sclerare alle 4 meno un quarto su una fan fiction inutile xD)
Davvero! Provateci xD Adesso mi abbandono a JD e Elliott che se la fanno in tranquillità *w* Besoooooos *w*

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** William e Kate si sposano e noi scopiamo in ospedale ***


Il medico indietreggiò vedendo la rabbia e la disperazione negli occhi del chitarrista e, non riuscendo a controbattere, mugolò un semplice «Si ok, deve riposare, se vuole può rimanere qua con Rose. I capelli, i suoi capelli sono qua» tirò fuori dalla tasca del camice un piccolo sacchetto di plastica contenente milioni di sottili fisi rossi che un tempo erano attaccati alla testa di Rose.
Izzy accettò silenziosamente il dono del dottore e, continuando a non proferire parola, ne tolse un paio dalla busta ammirandoli con occhi lucidi «Ricresceranno piccolo, ricresceranno e, quando il piccolo William sarà grande, avrà i tuoi meravigliosi capelli» Cazzo, quello non era il suo Axl, il suo Axl era un cinico bastardo che scuoteva la sua testa e mostrava a tutti la sua folta chioma rossa. Il suo Axl se ne fotteva della gente e non si faceva confinare a letto da un respiratore e da un gruppo di sempliciotti senza palle.
Forse però, quello non era il suo Axl. Quello forse era Bill, era William Bailey. Era il dolce, premuroso e gentile Will. Forse i capelli gli avevano tolto tutto l’egocentrismo, tutto il cinismo ed il senso di superiorità che caratterizzava il leader dei Guns n’ Roses. Forse era tornato il vecchio Bill. Il Bill che Jeff amava ma che aveva dovuto saper rimpiazzare con Axl, la prima donna incazzosa.
Il rosso, riaprendo gli occhi, sforzò un sorriso al suo chitarrista e, allontanando il respiratore dalle sue labbra sussurrò un debole «per sempre..».
Non aveva ancora visto i suoi capelli tagliati, per la verità non aveva nemmeno fatto caso al fatto che li avessero tagliati. Non riusciva a pensare ad altro che agli occhi di Jeff ed alla faccia terrorizzata del camionista che aveva ucciso.
Un bambino.
Improvvisamente si ricordò di aver un figlio, o meglio, era certo di avere figli sparsi per tutto il mondo, ma non aveva mai pensato al fatto che lui potesse sapere di essere padre. «Quel bambino, come si chiama? Bill? Sì Bill..lo devo vedere, devo, devo..».
Per la seconda volta fu costretto a respirare tramite quella mascherina tanto odiata e che lo costringeva a stare in silenzio. Respirò profondamente accarezzando dolcemente la gamba di Jeffrey e vedendolo arrossire mentre con sguardo preoccupato guardava i medici paralizzati dal terrore e dalla sorpresa, sorrise provocandolo.
Jeff iniziò ad accarezzargli le nocche con una dolcezza che non si aspettava neanche lui. Gli sorrise: era così inerme, solo, abbandonato… come quando l'aveva conosciuto, in quella notte di Novembre, sotto quella pioggia delicata e fresca… Bill, o forse era già diventato Axl in quel momento, ci aveva anche scritto una canzone, su come le loro labbra si fossero incontrare, su come i loro corpi si fossero sfiorati, in quella Fredda pioggia di Novembre.
Gli accarezzò i capelli, quella membrana morbida che lo faceva assomigliare molto più ad un pulcino che ad una vera testa umana, e gli passò un dito sulle guance. Il medico in camice verde li guardava con gli occhi lucidi: aveva visto tante volte storie d'amore stroncate dalla malattia, o da un incidente, o da qualche cagata adolescenziale, ma mai aveva visto degli occhi cercarsi in quella maniera, brillare della stessa scintilla. Doveva essere qualcosa più che amore, il loro, doveva essere molto più che semplice amore.
«Signor Isbell, credo che lei debba lasciare che il suo… compagno si riposi» Jeffrey si voltò, annuì e sorrise: compagno, non più amico, compagno. Il suo "compagno". Non l'aveva mai vista sotto quella luce. Loro non erano compagni, erano Jeff e Bill, Bill e Jeff, gli inseparabili della quinta B. Ora erano… compagni.
Quando fece per aprire la porta sentì Bill mormorare un "non te ne andare" rauco che gli fece piangere il cuore. «Non me ne vado, Bill, sono qui per te. Sarò sempre qui per te. Ora riposati, così poi puoi tornare da tuo figlio»
Il rosso gli sorrise e socchiusi gli occhi «Da nostro figlio, Jeff»


Ne era passato di tempo da quando Axl gli aveva chiesto di non andarsene.
Ne era passato di tempo da quando avevano riconosciuto Axl e Izzy come compagni.
Ne era passato di tempo da quando aveva baciato per l’ultima volta Axl.
Izzy si risvegliò sulla sedia blu della sala d’attesa nella quale l’aveva portato il medico dal camice verde e, guardando il grande orologio appeso alla parete bianca, si accorse che erano passate più di cinque ore da quando aveva lasciato Axl. Si incamminò con passo svelto e deciso verso la camera di Axl ed aprendo la porta riuscì a sentire Axl che imprecava contro la televisione che si rifiutava di cambiare canale.
«Cazzo, e cambia! Non voglio vedere quella cazzo di pubblicità di merda! J-J-Jeff?» chiese incerto il rosso divincolandosi sul letto per vedere meglio.
Bill era solo nella stanza. Solo lui e la sua maledetta televisione: Jeff decise di entrare. La lontananza da Axl lo stava logorando ed adesso che aveva il suo Bill a pochi metri non si sarebbe certo ritirato nel suo silenzio.
«Hey, paziente, come stai?» chiese malizioso il moro baciando il vocalist sulle labbra e salendo lentamente sul suo lettino d’ospedale «Mi sei mancato, lo sai vero?» chiese ancora iniziando a spogliare l’amico del pigiama bianco a pois azzurri che lo avevano forzato ad indossare.
«Jeff, amore..Jeff, fermo! Non credo che sia il caso..possono vederci..possono..» tentò di ribellarsi prima che la sua bocca fosse invasa dalla lingua di Jeffrey.
Il moro non diede nemmeno il tempo a Axl di finire la frase che già si era messo a giocare con l’intimità dell’altro portando a gemere di piacere. Era sempre stato trattato come una puttana e finalmente si stava prendendo la sua piccola rivincita. Avrebbe sottomesso Axl, almeno per questa volta, e si sarebbe divertito lui. «Vedi amore, non sono la tua puttana ed è l’ora che tu capisca che anche io posso scoparti quando voglio!» Axl guardò eccitato Jeff che prendeva posizione all’interno della coppia e la smetteva di fare la sottomessa e, lasciando che il moro gli alzasse il grande vestito che fungeva da pigiama, iniziò a gemere.
«Nessuno aveva dubbi, Isbell» mormorò quello, ficcandogli a sua volta la lingua in bocca con una violenza inaudita. «Ti sei ripreso in fretta» mormorò il moro, staccandosi solo per un minuto, scatenando tutta l'insoddisfazione possibile sul viso dell'altro. «Io sono d'acciaio! Cosa vuoi che mi faccia un fottuto incidente d'auto?»
«Una denuncia per omicidio, due giorni in ospedale attaccato ad un respiratore, un morto sulla coscienza e… beh, e l'impossibilità di scopare seriamente per almeno una settimana» elencò Jeff contando sulla punta del dita «E quello che mi dispiace seriamente è che so che nessuna di queste cose ti tocca davvero… a parte l'ultima, forse»
Il rosso lo guardava boccheggiante dal suo letto, bianco come un cadavere «Niente scopate… per due settimane?»
«Il dottore ha detto così. Non devi fare sforzi fisici e/o emotivi per due settimane. Viene da sé che non puoi scopare. Per due, lunghissime settimane» mormorò il moro facendosi sempre più vicino e passandogli la lingua sulle labbra, per provocarlo «Adesso riposati. Se hai culo ti dimettono domani»



Ma io sono sempre nel pc di Bianca quando dobbiamo postare? E sembra proprio di sì bei bimbi!
Cosa? "Non siamo più bimbi e non hai diritto di chiamarci così!"? Ed io me ne strafotto e vi chiamo: bimbi, ciccisbei, cicci, citrulli e pargoli quanto cazzo voglio! è_é
Ma alllloora, il titolo del capitolo è tutto merito mio *clapclap* e sì dai, dato che oggi quei due là si sposano abbiamo pensato a questo titolo fighissimo, bellissimi, originalissimo!
Ora che mi aspetto millemila complimenti e non osate smontarmi che poi vi taglio le dita! *pesca nel cappello* *tira fuori un gat..* *un conig..* *UN COLTELLO!* Vi faccio paura e.?
Allorrra. scherzi esclusi.. che cazzo devo dire nella parte seria?
Oh ecco!
Ma ci pensate che solo otto fottutissimi giorni fa la bella Bianchina era qua a cazzeggiare con me e farsi le foto a truzza?
*si dispera* *affoga nelle lacrime*
No cazzo, non posso morire nel giorno del matrimonio di quei coglioni: questa sera Harry m'ha invitato alla festicciola che ha organizzato per il fratello e sapete cosa succede?
La vecchia in giallo farà una lap dance per il nipote ubriaco e scapolo! GRANDMAFUCKER!
No ok, dovevo xD
Ora mi eclisso e lascio lo spazio di sclero (che è più lungo del capitolo) al mio trottolino amoroso dudu dadadà! *OOOO*
*muore accoltellata dalla Vecchia in Giallo*

No, ma che altro c'è da dire oltre che questa tizia ha bisogno di una buona dose di psicofarmaci? Cioè, la Lizzy che fa la lap dance anche NO! xD Povera Emmuccia bella, gli acidi le fotterono il cervello... questa di Emmuccia bella è la storia veeeeera *viene uccisa da De Andrè*
Perfetto, una di meno v.v Beneeeee! Spero vi sia piaciuto anche questo imbarazzantissimo capitolo xDxD Hiiiiii!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Anche se Kat e William si sposano noi non compriamo un regalo per le loro nozze ***


«Se ho culo, tu non mi avrai ancora abbandonato. E poi, sai una cosa? Qua quello con il culo sei tu! E wow, che bel culo che hai!» disse il rosso ritornando a palpare il sedere del suo compagno «Io non riesco a stare due settimane senza scoparti e cazzo Jeff, non puoi farmi soffrire così!» la eccitazione sotto il moro stava visibilmente crescendo. Jeffrey lo guardò incredulo abbassandosi su di lui per leccargli il lobo dell’orecchio e accarezzargli il petto eccitato «Beh..il dottore ha detto che devi stare fermo e che non puoi scopare e quindi dimmi tu che vuoi fare: possiamo stare qua a guardare la tv se il telecomando prende ancora e non fare un cazzo, oppure scopare. La scelta è tua carino, tua e del caro Dottore che penso preferisca non vedere noi che scopiamo» sorrise accorgendosi del Dottore dal camice verde che era entrato nella stanza silenziosamente si stava schiarendo la voce per farsi notare dai due compagni.
«Signor Stradlin, credo sia controproducente per entrambi quello che lei sta proponendo al suo amico. Per lui, prima di tutto, visto che potrebbe essere la vostra ultima...» diventò rosso fino alla punta dei capelli e, in evidente imbarazzo, iniziò a tormentarsi le dita davanti alla pancia «...congiunzione, ecco. E poi per voi, come personaggi di un certo rilievo, spero che capiate» scosse la testa e controllò un paio di dati su un computer attaccato al lettino del cantante mentre Jeff si sdraiava di fianco a lui con un sorriso dolce sulle labbra. Gli accarezzò la testa e gli scompigliò quel poco di capelli rosso fuoco che restava attorno al visino magro di Axl. Lui lo guardò, di rimando, con quegli occhi inumanamente verdi e brillanti «Dobbiamo andare da lei» e ora non era più una domanda. Era un'affermazione «Nostro figlio ci aspetta»
Il Dottore arrivò davanti a lui con le braccia sui fianchi «Signor Rose, lei non va assolutamente da nessuna parte, almeno non nell'immediato futuro. Deve stare qua, calmarsi e... aspettare. Ci sono alcuni casi che, dalle mie parti, si chiamano "miracoli" e, beh, possiamo dire che lei è sicuramente uno di questi. Adesso che è sveglio e quasi in buona salute posso ammettere che pensavamo che non ce l'avrebbe fatta» Izzy gli strinse la mano sotto il lenzuolo, e sentì le unghie dell'altro infilarsi nella sua pelle. Sospirò, e quando il Dottore se ne andò rimasero così, immobili uno di fianco all'altro, a fissare la televisione che era ferma su un canale musicale, ma nessuno dei due sentiva veramente la musica.
«Tu lo sapevi che sarei sopravvissuto, vero?» chiese improvvisamente il rosso, girandosi su un fianco e fissandolo negli occhi. Era una domanda retorica, Isbell lo sapeva: voleva sentirsi dire di sì, che lui l'aveva sempre saputo, che non si sarebbe mai arreso.
Ma invece no.
«No, Bill. Io... io... pensavo di averti perso per sempre. Pensavo che non ti avrei avuto mai più. E mi sono sentito una merda, davvero, una merda immensa e...» venne interrotto dalle labbra del rosso, che si era tirato su sui gomiti e si era appoggiato al suo petto, infilandogli con una dolcezza priva di prepotenza la lingua fra i denti. Iniziò a stuzzicargli il palato, e Jeff sentì l'eccitazione nascere dentro di sè. Ma no, cazzo, non poteva abbandonarsi. Non l'avrebbe data vinta a quella fottuta primadonna! Axl non avrebbe vinto. Sarebbe stato Bill, per la prima volta dopo anni, a salire al posto che gli spettava di diritto, il piccolo William Bailey che Jeffrey aveva conosciuto molti anni prima. Bill, non Axl.
Bill, non Axl.
Bill, non Axl.
«Bill, non Axl» mormorò alla fine, scostandoselo da dosso dopo aver contraccambiato il suo bacio «Bill deve riposare. E Axl avrà il sesso che sta tanto aspettando quando si sarà rimesso»
Si risistemarono sul letto e Jeff, rimboccando le coperte al suo compagno, ne approfittò per baciarlo dolcemente sulla testa scompigliandoli i corti e rossi capelli. «Hai una ciocca più chiara qua, sai?» sorrise notando una piccola voglia sulla testa del vocalist che dava origine ad un ciuffetto corto colorato con una tonalità di rosso tendente al biondo.
«Credo che..che..che sia il caso di comprare un regalo a nostro figlio sai? Una cosa per far calmare sua madre e per fare in modo che stia un po’ meglio!» propose il chitarrista baciando le mani di Axl e scivolando via dalla porta della camera.

Si ritrovò in una parte di LA che non conosceva e della quale ignorava l’esistenza.
Prati, alberi e giardini circondavano tutto il paesaggio ed un negozio di musica regnava sulla piccola piazza composta per la maggior parte da fastfood e da lavanderie automatiche. “Che cazzo può voler suonare un bambino?” si chiese il moro entrando istintivamente in un negozio dall’insegna rossa e gialla lampeggiante che diceva “Radio Rock”.
Forse sapeva che lì dentro sarebbe riuscito a trovare ciò che cercava; forse aveva capito che anche la strada del piccolo Bailey era quella di suonare e di mettere su una band.
L’istinto lo aveva portato in un negozio ornato da chitarre, pianoforti, spartiti e vinili.
I bassi scendevano sulle teste di clienti attaccati al soffitto da fili che sembravano invisibili e con loro, come angeli, fogli di spartiti erano adagiati su un soffitto di vetro sopra le loro teste.
I ragazzi che erano nel negozio non fecero caso all’uomo che,fumando la sua dannata sigaretta, era appena entrato e stava ora sfiorando delicatamente i tasti bianchi di un pianoforte che non sarebbe mai stato in grado di suonare.
Si mise a sedere in un angolo dello sgabello attaccato al piano, come per lasciare il posto al rosso suo compagno e, cercando di immaginare il comportamento di William in quella situazione pigiò un paio di tasti a caso stupito dal muro che anche lui riusciva a produrre.
Forse Bill non è l’unico in grado di suonare un piano. Forse può riuscirci anche un’altra persona..non io certo..ma..!” i pensieri di Jeffrey vennero lasciati a metà dalla comparsa miracolosa di un impiegato del negozio.
«Posso aiutarla Signore?» chiese il ragazzo muscoloso e sicuro di se che aspettava impaziente masticando la sua gomma accanto al chitarrista.
«Ehm sì..vorrei..io beh..un piano, per un bambino. Mi serve un piccolo piano per il figlio del..beh ecco..il figlio della mia compagna» mentì Stradlin abbassando lo sguardo imbarazzato.
Il commesso indicò al ragazzo un piccolo piano in miniatura completamente bianco e, senza nemmeno stare troppo a pensarci su il moro fece cenno al tizio che lavorava lì dentro di farsi incartare il piano nella sua scatola.
Sapeva che quello era il regalo giusto. Sapeva che sarebbe stato bello vedere un giorno Bill e Bill Jr. suonare insieme allo stesso piano. Sapeva che un giorno avrebbero suonato tutti e tre la “November Rain” che si erano dedicati i due ragazzi.

«Questa è per te. Ci sto lavorando da anni piccolo, ma l’ho finita solo adesso che ci siamo trovati» affermò il vocalist con gli occhi ancora brillanti girandosi appena per guardarlo in viso, quella sera di Novembre in cui la pioggia sembrava non voler smettere di scendere.
La sera nella quale si decisero a confessare i loro sentimenti.


E come sempre è arrivato anche il mio momento di sclero!
Qua è Emma Tyler e vi parla da Radio Rock! No ok, io e Bianca ci stiamo fogando troppo con questa idea della radio e se non ci ascoltate e se non partecipate vi tagliamo tutte le dita!
No, ora torno normale e sapete una cosa? Sono alla disperata ricerca di un dilatatore per l'orecchio che però non mi sputtani completamente tutto il lobo *www*
Cosa? "ma a noi non ci fosse un cazzo del tuo lobo" beh..è meglio che vi fregi, altrimenti vengo da voi e vi faccio scavare la forza fossa a ritmo di Bieber u.u
Ora lascio lo spazio-sclero alla mia bellissima, buonissima, amatissima e favolosissima Bianca *ooooo*
P.S. Il titolo è sempre una mia idea *www*

Buongiorno *salta fuori da un uovo di Pasqua scaduto* *w* Eccoci di nuovo qua xD L'unica cosa interessante di questo capitolo è il titolo che l'Emmolita geniale s'è fatta venire in mente xD Quindi rendete grazie alla signora nostra Emma! Ve lo ordina l'Additatore Supremo!
Meglio se mi suicido, che mi faccio meno male, neh? Ok, vado xD
P.S. Vi vogliamo tutti come diggei sulle nostre pseudofrequenzeeeee xDxD

Adios!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** William e Kat vivono a Kensington Palace, noi viviamo sopra una lavanderia. ***


«Ah, beh, diciamo che in qualche modo me lo aspettavo» la ragazza era in piedi davanti al divano dove Axl si era appena stravaccato. Jeff gli era rimasto vicino mentre raccontava, e gli aveva sempre stretto la mano.
«Insomma, era troppo surreale per essere vero. Altro tè?» versò un po' di liquido ambrato nella tazza che il rosso le porgeva. Il bambino, con i capelli dello stesso colore del padre, dormiva rannicchiato su una poltrona foderata di stoffa rossa così lisa da sembrare un reperto storico.
«Beh, pensavamo che l'avresti presa peggio. Ci eravamo preparati a crisi isteriche e pianti, e… beh, quelle cose che fanno le ragazzine in crisi premestruale, più o meno»
«Perché voi due siete molto esperti in quel campo, vero?» ridacchiò lei. Si buttò per terra a gambe incrociate, i ricci neri le scivolavano sulle spalle magre coperte da una canottiera incredibilmente freak di tutti i colori dell'arcobaleno che si apriva con un sole Mira sul petto che le sagomava il seno quasi inesistente e finiva in un gonnellone a balze arancio e rosso che le si adattava perfettamente alle cosce scarne. "Ma come ho fatto ad andare a letto con un folletto simile?"
Guardò verso Izzy, nei suoi profondissimi occhi scuri così simili a quelli di Eleanor, e gli mise una mano sulla gamba. Lei li fissava alternatamente, un po' il rosso e la sua quasi totale assenza di capelli e un po' il suo compagno, la pelle pallida e la mano stretta a quella di Bailey. «Comunque, siete venuti qua ad elemosinare qualcosa? Voi? Da me?»
Axl alzò le spalle e fece una smorfia quasi triste «Non siamo venuti ad… elemosinare, come dici tu, nulla di ciò che non possiamo già avere di nostro. Anzi, ti offriamo uno scambio»
Eleanor inarcò un sopracciglio e si scostò una ciocca di capelli dal viso, sorseggiando il suo tè - niente zucchero, niente limone, niente latte, siamo in America, cazzo! - «Sentiamo»
«Noi ti offriamo di accedere senza risorse alle nostre finanze, puoi prendere quello che vuoi, fare quello che vuoi, puoi usufruire del nostro personaggio e puoi seguirci in tour quando vorrai»
«Una manna dal cielo, per una come me. E in cambio?» il suo tono si era fatto sospettoso. Gliel'avevano insegnato da che era alta un metro e un barattolo - anche se, ancora ora, non si era alzata poi tanto: più è allettante la promessa meglio riusciranno a fregarti; stai sempre attenta, Eleanor, gli uomini sono dei bastardi. Ma quelli non erano uomini al cento per cento, no?
«E in cambio tu ci offri una famiglia. Noi veniamo a vivere con te. Con te e il bambino. Come se fossimo tutti insieme…» prima che il rosso potesse finire la frase la ragazza era già piegata in due dalle risate sul pavimento, e aveva rovesciato la tazza di tè sul legno tarlato del parquet.
«Voi due? Qua dentro? In quattro in questo buco di merda?»
Axl si aprì in un grande sorriso, d’altra parte la ragazza non aveva ancora rifiutato l’allettante proposta, aveva solo criticato la sua casa ed il suo modo di vivere «In realtà questo potrebbe essere un bellissimo appartamento, ti manca solo un tocco femminile! » ironizzò per poi baciare a stampo il compagno che, impietrito sul suo divano, assisteva alla scena.
«Beh vedi, ho ragione! Noi non possiamo che aiutarti!» Bailey prese dalla cucina ciò che assomigliava ad uno straccio e si occupò velocemente di ripulire il tè fatto precedentemente cadere sul pavimento «Mi dai una mano? Eh Jeff?» chiese con sguardo insistente fissando il suo compagno.
Il Gunner moro intanto stava prendendo confidenza con il pargolo che, sbavando sulla maglietta degli Aerosmith con la quale sua madre l'aveva vestito, sorrideva al nuovo padre iniziando a riconoscerlo come una persona buona ed un membro della sua famiglia. «Chi è l‘amore di papà? Chi è l’amore di papà? Sei tuu?» biascicava coccolando il piccolo «Tesoro, mi sembra evidente che sono impegnato! No?».
Quest’ultima affermazione costrinse Eleonor a rotolarsi ancora di più su se stessa e ad essere colpita da un’altra onda di risate. Non riuscì a fare a meno di pensare che quei due sembravano già sposati da anni ed anni. Forse era davvero così, pensò.
Forse loro si amavano da talmente tanti anni che potevano benissimo essere scambiati per una coppia di marito e moglie, oppure, com una coppia di marito e marito.
«Beh, forse avete ragione. Forse possiamo vivere davvero tutti qua però, lo spazio è sempre il nostro più grande problema, l’avrete visto no?» alzò le gambe sul divano per permettere al padre di suo figlio di finire di pulire il pavimento e, facendosi sempre più piccola fra l'imbottitura verde e celeste del sofà, lo abbracciò sussurrandogli un grazie.
Grazie beh, grazie perché l’aveva aiutata e la stava aiutando con suo figlio;
grazie perché li stava salvando dalla strada e dalle piattole;
grazie perché finalmente aveva deciso di riconoscere suo figlio e di prendersi cura di lui e
grazie perché finalmente aveva deciso di riconoscerla e di prendersi cura di lei.
Sedendosi per terra, dove il pavimento brillava riflettendo la luce soffusa della lampada coperta da un telo viola, Eleonor propose ad i ragazzi di trasferirsi: si ricordò che aveva visto che un suo vecchio conoscente stava vendendo un vecchio appartamento abbastanza luminoso sopra un ristorante cinese.
Forse si sarebbero potuti spostare lì per vivere finalmente insieme.
Forse.
«Ma è perfetto!» urlò il rosso saltando in piedi di colpo e rovesciando per terra il tè che avanzava «E che cristo, ora mi tocca ricominciare da capo»
«Lascia fare, Bill, passa il gatto» Izzy alzò gli occhi dal bambino con cui stava giocando e che gli aveva afferrato l'indice e guardò Eleanor con un'espressione brillante «Tu. Hai. Un. Gatto»
«E questo ha per caso dell'eccezionale?»
«Tu hai un gatto!» ora Jeff sembrava sul punto di mettersi ad urlare, quasi da rischiare di far cadere il bambino dalle ginocchia «Quando ero piccolo ho sempre sognato di avere un gatto»
«Poi hai trovato me» mormorò Bailey incassando la testa fra le ginocchia del compagno «che sono molto più tenero di un gatto»
Eleanor si passò una mano sul viso, scuotendo la testa. Dove cazzo era finita? Chi erano quelle due tenerissime checche isteriche che le stavano davanti? E che ora si stavano baciando appassionatamente davanti ai suoi occhi, le dita del moro strette tra i capelli del rosso, e il bambino era tra di loro, come il regalo proibito che non avrebbero mai potuto avere?
Si alzò e si avvicinò al telefono. Digitò un numero con le dita che tremavano. Lo smalto era graffiato e sbreccato sulle punte, e quell'immagine, che le aveva sempre messo tristezza, la fece aprire in un sorriso. Non avrebbe più avuto problemi a sciogliere il fondo del barattolino di smalto, perché avrebbe potuto prendersene quanto voleva. Finì di comporre il numero, e dall'altra parte della cornetta le rispose una voce calda ma ruvida «Joey Simmons»
«Joey, sono Eleanor»
Sospiro attutito.
«El, non posso farti un altro prestito»
La ragazza fece una risata dolce «No, Joey, non ti chiamo per quello. Il tuo appartamento è ancora in vendita?»
«Sì, El, ma non credo che…»
«Bene, passo a vederlo…» guardò verso i due ragazzi. Che erano distesi uno sopra l'altro sul divano «… appena le circostanze me lo permettono»



E eccoci qua, più tardi che mai, con un nuovo capito di 'sta cagata che ci rende tanto felici :3
Ma da quanto cazzo è che non aggiornavamo, eh Bianca? *www* Come avrete capito il titolo è sempre una delle mie idee geniali e stranamente oggi non so che cosa scrivervi qua *si deprime*
Oh, ma lo sapete che fra due giorni quella gran figa della Bianca torna a casa mia e questa volta ci rimane per nove (?) giorni? *WWW* e non siete contenti? *WWW*
Vi informo che dovete esserlo perché se non lo siete io vengo da voi e vi taglio tutte le ditina *www*
Ora lascio lo sclero al mio amore infinito :3

Ed eccociiii *w* Perdonate il ritardo *__* Ci volete bene lo stesso, vero? VERO? *faccina fintamente dolce e coccolosa* Giuriamo solennemente di non avere buone intenzioni xD
Bene, tra due giorni io e questa grandissima gnocca (e Imereth v.v) ci vediamo di nuovo *W* Volete venire anche voi? *w* Vi asspettiamo tutti dalla gran figa *___* Alla prossima *w*

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=691508