Applico alla vita i puntini di sospensione

di Valeriaep
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quattro anni. ***
Capitolo 2: *** basta un attimo ***
Capitolo 3: *** Ci rincontriamo ***
Capitolo 4: *** Infinito. ***
Capitolo 5: *** Piccoli sorrisi ***
Capitolo 6: *** In una vita che gira continuamente ***
Capitolo 7: *** Troppe fragilità ***
Capitolo 8: *** Un giorno migliore ***



Capitolo 1
*** Quattro anni. ***


 "A volte la follia sembra l'unica via per la felicità."



Erano passati lunghi quattro anni, molte cose erano cambiate, tante altre erano rimaste uguali. Erano quattro anni che non metteva piede nella sua vecchia casa, la polvere faceva da padrona, la puzza di chiuso regnava sui divani. Il letto era ancora rimasto come lo aveva lasciato. Quasi non riusciva a credere di aver vissuto per tanto tempo in quella casa così scura, così cupa, così triste, così in netto contrasto con il suo attuale umore.
Erano cambiate tante cose, troppe cose.
"Papà, credo che dovremmo risistemare un po' di cose qui dentro" esordì Cory.

Wilson lo stava aspettando all'areoporto, fu letteralmente sconvolto quando se lo vide arrivare.
Aveva tra le braccia un bambino, dalla carnagione leggermente scura, e con dei bellissimi occhi azzurri. Accanto a lui, c'era una bellissima donna, magra, giovane, sorridente.
"Diavolo Wilson, sei irriconoscibile.. sei invecchiato troppo! "
Esclamò House, a pochi metri dall'amico, che intanto alternava lo sguardo dal piccolo alla donna, dalla donna al piccolo.
"Ciao Wilson, io sono Adina" esordì la donna," e questo marmocchio è Cory, mio figlio, nostro figlio". Gli disse avvicinandosi ad House.
"No, amore sei stata scorretta. I patti erano altri, così me lo fai svenire"
Effettivamente Wilson sembrava imbambolato, non riusciva a dire una parola, era ancora abbastanza scioccato, dalle troppo notizie in soli pochi minuti.
Non si aspettava un House così sereno, non si aspettava un House in versione papà. Non si aspettava tutto ciò.
"Scusatemi, ma, questa situazione è assurda per me! Sono.. sono sconvolto.."
Wilson non vedeva House da 3 anni. L'ultimo incontro tra i due era avvenuto quando House era in prigione. Dopo l'entrata con la sua auto nel salotto di Cuddy, e dopo la denuncia di Cuddy, House decise di consegnarsi alla polizia. Doveva rimanere in carcere per tre anni. Ma per buona condotta, era riuscito ad avere uno sconto delle pene. E dopo un anno e mezzo era già fuori. House decise di trasferirsi a Buenos Aires, dove aveva cambiato vita, dove era diventato un uomo migliore, dove aveva conosciuto Adina, e dove ha provato a ricostruirsi una famiglia. Continuava la professione di medico, ma niente casi irrisolvibili, curava raffreddori, e malattie banali che in Argentina potevano provocare milioni di morti! Wilson era riuscito a rintracciarlo. Durante il loro incontro in prigione, gli aveva parlato di una donna, che lo faceva letteralmente impazzire, ma con la quale voleva andarci piano.
Wilson dopo anni di ricerche era riuscito a ritrovare House, invitandolo al suo matrimonio..

Appena mise la chiave nella serratura, si sentì invadere da quell'irrefrenabile voglia di scappare, ma la mano del suo bimbo stretta nella sua, e il calore che emanava Adina, anche a distanza, gli diedero la forza per andare avanti, per fare i conti con quel vecchio House, che ormai non gli apparteneva più.
Quella casa, non lo rispecchiava, quella casa gli fece riaffiorare miliardi di ricordi, tutti terribilmente negativi. Quella casa conosceva un House diverso, conosceva i segreti di un House, cinico, esibizionista e menefreghista.
Sfiorava con le mani i mobili, scostando centimetri di polvere, guardava quei muri, gli sembrava che stessero implorando di ricevere un po' di aria nuova. Ogni passo rimbombava in quella casa, così priva di sentimenti, così vuota.
Poi passò al pianoforte, rimase perplesso, era l'unica cosa in quella casa a non avere un centimetro di polvere, controllò i tasti, e anche quelli erano puliti. Iniziò con eleganza a intonare un motivetto.
Come faceva un pianoforte vecchio già di 20 anni, che per di più da ben 4 non veniva usato, a non essere neanche minimamente scordato?
Si voltò verso Wilson, che intanto giocherellava con Cory.
"Wilson, chi ha le chiavi di questo appartamento oltre te?"
Wilson rimase sbigottito da quella domanda, effettivamente non se l'aspettava
"Beh, nessuno, le aveva Cuddy, ma me le avrà restituite almeno 3 anni fa."
Cuddy, quel nome gli rimbombò nelle orecchie, nella mente, nel cuore. Sentì un brivido percorrergli la schiena, sentì le lacrime arrivare agli occhi, e pretendere di uscire fuori. Di scatto si voltò verso il pianoforte, accarezzandolo, d'improvviso si ricordò le serate trascorse a suonarlo, le serate da solo insieme all'alcool, le serate trascorse insieme a delle prostitute, le serate insieme a Cuddy, quando gli dedicava canzoni mentre lei dormiva, perchè si vergognava di farlo mentre era sveglia.
"Papà credo che dovremmo risistemare un po' di cose qui dentro", esordì Cory facendolo ritornare alla realtà. House si voltò verso il piccolo
"Si marmocchio, prevedo che questa sarà una lunga, intensa e.. faticosa settimana per tutti."




 

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Capitolo 2
*** basta un attimo ***


ho deciso di perdermi nel mondo..
 
Era il primo giorno che stavano per trascorrere nel New Jersey. Il matrimonio di Wilson sarebbe avvenuto tra  quattro giorni. Ma House e la sua famiglia  
avevano deciso di allungare la permanenza per una settimana, approfittando anche degli impegni lavorativi di Adina.
Adina era una dottoressa omeopata, conosciutissima per le sue cure infallibili, in qualche modo ha aiutato anche House a superare la sua battaglia contro la sua gamba. House con il tempo e con l'aiuto di Adina era riuscita a lavorare sulla gamba, era riuscito ad accettare l'enorme cicatrice su di essa, e oramai erano quasi 2 anni che non usava più il bastone. Più passava il tempo più la sua fitta tendeva a diminuire e più House riusciva a vivere una vita non zoppicante.
Quella mattina decise di uscire, lasciare sua moglie a scrivere chissà quale complicato discorso, e scappare via da quella casa, portando Cory, in giro per la città e soprattutto nel suo parco preferito.
Quando Cory intravide il parco, quando sentì le mille voci di bambini urlanti, iniziò ad impazzire dalla gioia, catapultandosi su delle giostrine poco pericolose, sotto lo sguardo vigile del padre, pronto ad ammazzare qualsiasi pallone, qualsiasi insetto, qualsiasi bambina pronta a disturbare i giochi contorti del suo mostricciattolo.
Una voce distolse lui e Cory
"PERICOLO FRISBEEEEEEEEEEEEEE..." e intanto una bambina gli correva incontro. Seguita da un uomo di bella presenza e tutto sorridente. Il fresbee si fermò esattamente davanti a Cory, che guardava quella situazione con fare divertito.
"Si è fermato giusto in tempo", disse la bambina sorridendo ad House.
Quegli occhi, quel sorriso, quel modo di fare, gli ricordava qualcuno.
"Ci scusi" sopraggiunsero l'uomo  e la sua voce che fecero distrarre House dalla piccola. House sorrise, prese il fresbee da terra, e lo porse all'uomo, "Non si preoccupi, sono bambini". 
"Rachel quante volte ti ho detto di stare attenta soprattutto quando giochi con questo coso!" 
Una voce femminile spuntò dalle spalle di quell'uomo, aveva  ancora il fiatone, aveva un tono preoccupato, quella voce che gli fece vibrare il cuore. Lui conosceva quella voce. La figura femminile si spostò per farsi vedere, e per vedere il volto di colui che era stato importunato. 
Una figura mingherlina, indossava dei jeans stretti, che lasciavano trasparire le migliori curve, una camicetta sbottonata al punto giusto. Era lei, la sua Lisa
Cuddy..
I loro sguardi si incrociarono. Il sangue nelle vene pulsava più forte...
House lanciò un timido sorriso all'uomo affianco alla donna, che lo guardava con fare perplesso ed incuriosito, ripassò a guardare la bimba, che era intenta a giocherellare  intimidita con quel fresbee.
Prese Cory tra le braccia, e scappò via, senza un saluto, senza una parola. Lasciando quella famiglia alle sue spalle. Lasciando quella donna alle sue spalle, ancora terribilmente sconvolta.
"Papà?" La voce di Cory distolse House dai mille pensieri..
"Dimmi piccolo."
"Lo voglio anche io quel coso volante"
Cory aveva solo tre anni, ma parlava meglio di un bambino di 13 anni. Era perspicace, intuitivo e terribilmente furbo.
"E' un fresbee e non è adatto ai nanetti come te." Gli disse sorridendogli.
"Questa è la tua solita scusa per non comprarmi mai niente. Lo chiederò alla mamma."
"Moccioso", sbuffò House. Entrando in casa.
 
Adina nelle ore di assenza si era data da fare, aveva risistemato alcune cose, aperto tutte le finestre, e già con pochi mobili, più un' aria nuova e un profumino buonissimo, proveniente dalla cucina, la casa sembrava diversa.
Adina era perfetta. Una perfetta compagna, una perfetta mamma, una perfetta amica, una perfetta figlia, una perfetta dottoressa. Riusciva ad essere sensuale nella semplicità. Riusciva a farlo sorridere con la cosa più banale, Adina è stata quella ventata di aria pulita e nuova che la sua vita silenziosamente implorava.
Adina gli era stata accanto quando il dolore per Cuddy era ancora vivo, senza chiedere nulla in cambio. Adina era presente durante i suoi successi, Adina era con lui quando certe notti la gamba lo faceva urlare dal dolore. Adina gli ha donato un figlio, figlio di una passione, figlio di un'amore arrivato all'improvviso. Sangue del suo sangue, che capace di riempirgli la vita di gioie immense ogni giorno che passa.
E proprio quando credeva di non avere più speranze, quando immaginava la sua vita giungere al termine, lei è arrivata illuminandogli la strada, concedendogli dei nuovi occhi, per fargli ammirare le bellezze che la vita poteva offrire, nuove labbra, per fargli assaporare sapori nuovi, un nuovo cuore, privo di cicatrici, pronto a battare nuovamente per una donna, a battere per sempre.
Cory è stata la gioia più immensa. Mai si sarebbe immaginato padre, mai avrebbe pensato di amare così tanto una piccola creatura, e quando lo sguardo di Cory, si piantava nel suo, si sentiva vivo. Si sentiva il padrone del mondo.
Amava quella vita, amava la sua famiglia. Avrebbe lottato contro chiunque pur di non perderla!

L'incontro con Cuddy, fu sconvolgente. Era esattamente come se la ricordava, era terribilmente bella, terribilmente sensuale, terribilmente perfetta, terribilmente Cuddy..
Non ebbe il coraggio di dirle nulla, solo sguardi tra i due.. Sguardi che gli fecero passare nella mente tutti i ricordi legati a lei, legati a loro,
e in quello sguardo, in quegli occhi House anche se per pochi minuti si perse in un mondo meraviglioso.

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Capitolo 3
*** Ci rincontriamo ***


lascio che le cose mi portino altrove..
 
House insieme alla sua famiglia aveva deciso di ritinteggiare le mura di quella casa, di colori più vivi, più veri, che riuscivano a trasmettere
gioia. Ritinteggiò quelle mura con passione, fu un gesto importante, decise di lasciarsi alle spalle definitivamente  tutto, e di provare a ricominciare in quel luogo
che gli aveva donato emozioni importanti. Emozioni che facevano parte di un passato..
Il matrimonio di Wilson era arrivato. Quel matrimonio per lui sanciva un qualcosa di fondamentale. Avrebbe rivisto molti colleghi, avrebbe rivisto il suo vecchi team.
E sicuramente avrebbe rivisto Cuddy, ma in modo particolare, avrebbe presentato la sua famiglia al mondo.
Quella mattina fece terribilmente tardi, così decisero di andare direttamente al ricevimento, saltando la parte dei riti cerimoniali, che tra l'altro riteneva anche abbastanza ridicoli
e inutili.
La festa dopo la cerimonia si teneva in un Hotel di extra lusso, su una bellissima spiaggia di Santa Monica. Era veramente un qualcosa di sconvolgente quel luogo.
"Amore, mi sento offesa, il nostro matrimonio non è stato così lussuoso" gli disse Adina, con fare ironico.
"Dolcezza, quando ci siamo sposati noi, io non avevo tutti i soldi che ha attualmente Wilson" rispose House, mentre si affrettava nel far camminare il piccolo Cory.
"In una prossima vita, deciderò io come sposarmi!" Continuò Adina, lanciandogli un bacio e avviandosi all'interno della struttura, lasciando alle sua spalle un House
soddisfatto, che  tentava invano di far camminare il piccolo mostricciattolo, che però sembrava essere attirato di più alle giostrine dell'hotel.
 
"oh, amore vieni qui."
Appena entrò nella struttura House venne chiamato da Adina, che era ferma al bar, improvvisamente il suo cuore si fermò per un secondo, Adina era circondata da un gruppo di persone, tra quelle persone c'era anche Cuddy, avvolta in un abito rosso, attillato, che le fasciava il corpo meravigliosamente, i capelli raccolti, che mostravano il suo viso perfetto e leggermente coperto da un filo di trucco.
House si avvicinò con cautela a quel gruppo. Mentre cercava di tenere tra le braccia Cory
"Non ci credo, lei è proprio il dottor House?"
House guardò il ragazzino che gli fece quella domanda così terribilmente stupida, appoggiò Cory a terra."Sono proprio io" sfoderando un sorriso perfetto.
Adina si intromise "E' mio marito, e stesso lui ha sperimentato l'omeopatia, vero amore?"
House era terribilmente imbarazzato da quella situazione, sentiva lo sguardo di Cuddy su di lui, sentiva lo sguardo dell'uomo di Cuddy su di lui,
e non aveva il coraggio di guardarla.
Adina continuò "voi vi ricorderete sicuramente del dottore", indicando il marito "portarsi dietro uno sciocco bastone per sorreggersi dal suo dolore lancinante alla gamba,
dopo un trattamento omeopatico, GREG, non usa il bastone, non dico che le mie cure facciano miracoli, ma quasi!" Sorrise e fece sorridere il gruppo.
House si sentì una cavia da laboratorio, Adina si vantava del suo uomo, per averlo curato con cure omeopatiche, quando poi nella realtà non era vero. O comunque
era vero in parte. Quell'atteggiamento gli dava particolarmente fastidio, aveva voglia di urlare la realtà dei fatti, ma riuscì a contenersi.
"Scusate", disse House, mio figlio è attirato dalle altre sale, "a dopo". Guardò la moglie, fulminandola con sguardo.
Poi si soffermò su Cuddy, vide in lei dolore e rabbia. Si allontan da quel gruppo, con semplicità, e con molta lentezza nei movimenti.
Stava cercando con Cory il tavolo dove avrebbero finalmente mangiato, dopo ovviamente l'arrivo degli sposi.
Il suo braccio venne sfiorato da qualcosa, istintivamente si voltò.
Vide davanti a se, l'uomo di Lisa, era bello, terribilmente bello e terribilmente giovane. Così perfetto, con quei lineamenti eleganti, era troppo diverso da lui, era l'uomo giusto per Lisa.
Rimase perplesso.
"Ci conosciamo?"
"In teoria no, sono Jerry Barrett, marito di Lisa Cuddy, lo stesso uomo che lei quattro anni fa ha tentato di uccidere entrando con ."
"si, quella scena la ricordo bene, cosa vuole da me?"
"Voglio che lei stia lontano da mia moglie, da mia figlia, dall'intero ospedale di mia moglie e tutto ciò che riguarda MIA moglie. A dir la verità il mio sogno è quello di  poterla vedere morto, per tutto ciò che ha fatto a Lisa, per il dolore che le ha procurato. Se solo lei si azzarda a toccarla, io.."
"Lei?.. Cosa fa signor Barrett, mi uccide con le sue stesse mani? Ogni giorno il mio primo pensiero è rivolto a SUA moglie, per tutto il male che le ho
procurato, ogni notte il mio ultimo pensiero è rivolto sempre a lei. Mi sento un pezzo di merda, se solo ricordo quanto ha sofferto, e quel ricordo è sempre più
vivo. L'ultima cosa che voglio in questo momento, è avvicinarmi o farle del male o fare del male a VOSTRA figlia. So che sta bene, e che è felice nella sua nuova vita, e mi sta bene così. Non potevo chiedere di meglio per lei. E sono contento per voi."
L'uomo si sentì imbarazzato. Stava parlando con un uomo diverso da quello che si immaginava.
"Mi scusi, ma mio figlio mi reclama, buona giornata."
House congedò l'uomo, lasciandolo alle sue spalle.
Quell' aver appurato che era suo marito, e che definiva la figlia di Cuddy, anche sua figlia, gli diede terribilmente fastidio. Ma era l'uomo giusto per Cuddy. Era l'uomo die sogni di Cuddy..
 
 
 
La cerimonia continuò per ore. E lui si era definitivamente stancato di dottori incompetenti che mentivano spudoratamente. Si avvicinò all'orecchio di
Cory, con garbo gli sussurrò qualcosa. Il bambino qualche minuto dopo sgattaiolò via dal tavolo.
"Mannaggia amore, il piccolo è scappato nuovamente."
Adina fece per alzarsi, ma lui la bloccò.
"Non preoccuparti, questa volta me ne occupo io. Ho un metodo infallibile" Baciò dolcemente sulla bocca la moglie, e sorrise agli altri che comodamente
mangiavano, bevevano e sparavano troppe cazzate per i suoi gusti.
Scappò via da quella sala, aveva detto a Cory, di voler giocare a nascondino, e che avrebbe contato fino a dieci e poi sarebbe "corso"
a trovarlo.
L'hotel era troppo grande, ma i bambini spesso rischiano di essere monotoni. House sapeva benissimo dove si era nascosto Cory, non solo perchè il figlio
avendo poco tempo a disposizione e quindi  sicuramente sarebbe entrato nella stanza più vicina, ma anche perchè aveva spudoratamente barato sbirciando la direzione del figlio.
Entrò nella stanza non curante di chi ci fosse.
"Mostriciattolo esci fuori"
si fermò appena vide la figura femminile di spalle vicino al finestrone.
Aveva quel  vestito rosso fuoco, quei icapelli raccolti, e un'immensa scollatura, che mostrava tutta la schiena, una perfetta schiena. Lei si voltò di scatto, appena
sentì la sua voce. Finalmente i loro sguardi si incontrarono.
House non sapeva cosa fare, non sapeva se provare ad avvicinarsi, o se riprendere Cory e scappare via.
."Non è giustooo, hai sbirciatoooo. Lo vado a dire alla mamma." Cory, uscì da un tavolo piagnucolando, e scappando via da quella stanza. Lasciandoli soli, 
inconsapevole di ciò che sarebbe accaduto. Inconsapevole delle emozioni che House provava ogni volta che i loro sguardi si incrociavano
House non smise un secondo di guardare quella donna, era fermo immobile, e in silenzio.
Lei iniziò a camminare a passo spedito verso di lui. Aveva la rabbia negli occhi, era piena di dolore.
Si fermò davanti a lui, e senza esitazioni, allungò una mano, schiaffeggiando l'uomo. Lui rimase ancora una volta immobile, con il volto girato di lato, a causa
di quello schiaffo così pieno di rancore.
Lei lo superò, e solo quando lui era alle sue spalle gli disse..
"Sei il peggiore essere umano che abbia mai conosciuto. Ti odio!"
Con freddezza, con distacco, con dolore..
Quelle parole rimbombarono nella stanza, nella sua mente, nel suo cuore..
 
La cerimonia terminò House dopo aver abbracciato calorosamente Wilson e salutato con un "A presto". Lasciò quel luogo. Decise di lasciare quel luogo, il giorno dopo.
Non aveva voglia di rimanere in un luogo che gli provocava dolore, che lo faceva stare male..
Andò via con la sua famiglia. Portando nel cuore la sua casa, il suo pianoforte, il suo vecchio parco, e quella che era stata la donna più importante della sua vita, che però provava ormai per lui solo odio e rancore, ma come poteva mai biasimarla??
Entrambi  avevano una famiglia, avevano un'altra vita, e lui doveva rimediare agli errori che aveva fatto in passato, cercando di rendere migliore il futuro.
Doveva pensare ad Adina, doveva pensare a Cory..
 
Solo 2Anni e mezzo dopo..
I tg davano questa notizia:
15870 morti in Argentina. Colpiti dal dengue.
Il dengue, una infezione che colpisce l’intestino e può portare la morte, trasmesso da insetti, ora minaccia la megalopoli di Buenos Aires...

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Capitolo 4
*** Infinito. ***


 
 
 
Quella sera pioveva, quella sera il suo cuore era a pezzi. 
Credevano fosse una semplice influenza, quando iniziarono a sopraggiungere la nausea ed il vomito iniziò a pensare che forse, Adina era incinta. Quando la situazione
peggiorò, quando quella sera, Adina si spense dolcemente tra le sue braccia, lui scoprì sul suo collo, il morso di una zanzara. Scoprì che sua moglie era stata la vittima di quell'epidemia che uccideva milioni di persone.
Il dengue.
Piangeva, sul corpo inerme di sua moglie. Si disperava, invocava un miracolo, chiedeva aiuto divino.
Tutto fu inutile.
Il destino gli aveva portato via sua moglie, aveva strappato la madre ad un bimbo troppo piccolo per capire.
Gli aveva strappato la donna capace di renderlo un uomo migliore, la donna con la quale voleva invecchiare...
Quell'addio mai detto rimbombava davanti agli occhi ad ogni soffio di coscienza. Continuava a masticare la polvere dei suoi ricordi illudendosi di potervi trovare qualche sapore.
Rispondeva solo un brivido pungente se pensava a lei, e una nostalgia arida e ovattata di loro insieme.
"Non si vive di ricordi", gli disse lei in una delle loro ultime conversazioni. E adesso lui le risponderebbe: "forse, ma si vive con i ricordi." Dobbiamo prenderne atto. I ricordi ci sono. Non sono sempre lì davanti a noi, è ovvio. Ma sono dietro. E noi ogni tanto ci voltiamo e vi ci imbattiamo. Non possiamo farne a meno. In fondo un po' ci viviamo davvero, di questi ricordi. Perché fanno parte di noi, ci hanno portato ad essere quello che siamo. Ci hanno reso felici, e il ricordo della felicità non possiamo cancellarlo. Non vorremmo mai cancellarlo. E poi c'è chi ci scrive, di ricordi...


 
La porta dell'ufficio di Wilson si aprì violentemente..
"Lisa, tutto bene?"
"Devi firmare queste pratiche" disse lei, aveva qualcosa di strano, il suo volto era quasi scioccato, amareggiato.
Wilson prese le pratiche, si mise gli occhiali, cacciò la sua penna dal taschino e le firmò. Poi diede un altro sguardo a Lisa
"sei sicura di stare bene? Sembra quasi che tu abbia versato lacrime infinite."
"Non hai sentito le ultime notizie?"
"No, perchè? E' successo qualcosa?"
"L'argentina è stata colpita da una forte epidemia, ci sono state molte vittime"
Lo sguardo della donna cambiò nuovamente, la sua voce si spezzò, le lacrime scesero nuovamente dai suoi occhi, poggiandosi su quelle guance leggermente colorate.
Guardò Wilson intensamente negli occhi, era anche lui spaventato.
"è morta la moglie di House."
Fu come un pugno nello stomaco, proprio quando tutto sembrava girare per il verso giusto, proprio quando House aveva ritrovato la sua serenità interiore..
"mio dio." le uniche cose che riuscì a dire, Lisa si riasciugò le lacrime, prese le cartelle e scappò via. Aveva il cuore a pezzi, odiava House, per tutto il male che le aveva procurato. Sapeva però che era cambiato, che era diventato migliore soprattutto grazie ad Adina, e immaginava lo stato d'animo di quell'uomo, dei sentimenti che provava, della forza che doveva avere, soprattutto per potercela fare con Cory. Ed era preoccupata per la sua salute. L'ultimo incontro con House, fu drastico, ma il pensiero che gli potesse accadere qualcosa, la faceva stare male. La faceva soffrire.

Era arrivato da poco nel New Jersey.
"Se mai mi dovesse accadere qualcosa voglio essere cremata" disse lei, mentre erano abbracciati in un loro momenti di intimità.
"Non puoi dirmi queste cose, dopo aver fatto l'amore con me, tesoro." rispose lui, accarezzandole i capelli
Lei sorrise, "dico sul serio, e voglio che tu possa lanciare le mie ceneri in giro per il mondo, voglio le mie ceneri nei luoghi più intensi ed emozionanti che ci sono. Voglio che ogni luogo abbia un significato per te, voglio che ogni luogo abbia un significato per Cory, un significato per noi.."
Quelle parole gli tornarono in mente più volte.
Arrivò in areoporto, una mano cercava di tenere fermo Cory, che voleva scappare, correre e disturbare le persone, e nell'altra reggeva un' urna. Vide da lontano Wilson, accompagnato da una donna, non era sua moglie.
Si ritrovò davanti due persone, che a loro modo, anche se in una vecchia vita, erano stati importanti. Wilson e Cuddy erano lì, ad aspettarlo, nonostante tutto e tutti. Loro c'erano. Sorrise leggermente ad entrambi.
Era iniziato il suo viaggio. La seconda tappa fu il New Jersey, la prima era stata Buenos Aires. Aveva lanciato lì un pugno di ceneri, perchè quel luogo aveva sancito il suo cambiamento e l'incontro con la sua amata.
"Dov è l'auto?" Disse House a Wilson
"Dove andrai?" gli rispose l'uomo
"Ne parliamo stasera a cena" Congedò i due,  prese Cory, e si mise in viaggio, si fermò su un ponticcio. Il vento gli accarezzava i capelli, e accarezzava quelli del bimbo. Si guardarono entrambi negli occhi. Si sorrisero. House abbassò l'urna, per renderla a portata del piccolo, il quale infilò la mano, prendendo un po' di cenere.
Con enfasi ed euforia, Cory aprì quel suo pugno chiuso, lasciando che il vento si potesse portare quei granellini con se.
"Mi piace pensare che tu sia stato il prezzo da pagare per una vita nuova e un po' di felicità." Disse House al vento.

 

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Capitolo 5
*** Piccoli sorrisi ***



Era sul divano, mentre sorseggiava una birra, Cory si era addormentatao accanto a lui, mentre insieme guardavano un cartone, erano rientrati stanchi dalla serata a casa di Wilson, ma malgrado tutto, non avevano voglia di andare a dormire. Qualcuno entra in casa sua, senza che lui neanche se ne accorgesse. E' solo un leggero rumore di chiavi posate su un tavolo a riportarlo alla realtà, di scatto gira la testa verso l'entrata...
"Che ci fai qui, ?"
"Volevo sapere come stavi!"
"Potev anche chiamare.." Continuò a sorseggiare la birra e a riportare lo sguardo sul televisore.
Quello sguardo così diverso, così freddo, così austero.

Si spostò, piantandosi davanti alla televisione, coprendola con il suo corpo.
Guardò rattristita quella scena, posò il suo sguardo sul piccolo Cory
"portalo a letto, non vedi che sta scomodo?"
"Tu perchè non porti quel tuo grande culo fuori da questa casa?"
Era ubriaco, aveva bevuto chissà quante birre, era fuori di testa, si sentì offesa. Non sentiva quel linguaggio così scurrile da troppo tempo, in un attimo si ricordò perchè tra di loro, non avrebbe mai funzionato..
Si alzò, posò la birra a terra, prese il piccolo tra le braccia e scomparve nell'altra stanza.
Intanto lei si guardò intorno, quella casa era completamente diversa,  durante il periodo di assenza di House, lei avendo le chiavi, spesso ritornava in 
quell'appartamento, anche se quell'uomo le aveva procurato dolore su dolore, non lo avrebbe mai potuto dimenticare, e trascorrere qualche ora, seduta al pianoforte, lo faceva sentire vicino e lei.
"Scusami", la sua voce la fece ritornare alla realtà.
 Si voltò, lo vide asciugarsi la faccia con un asciugamano.
"credo di aver bevuto troppe birre, non era mia intenzione rivolgermi a te, in quel modo"Continuò House.
"lascia stare, le persone non cambiano mai completamente."
Adesso era lei ad avere lo sguardo deluso, freddo e distaccato.

Ci fu silenzio. Poi lei si avvicinò al pianoforte, si sedette.
"durante il periodo di assenza, ogni notte, mi precipitavo qui, in quest'appartamento, mi sedevo a questo piano, e rimanevo ferma, facendo trascorrere le ore."
Si afficinò anche lui, sedendosi al suo fianco.
"allora sei stata tu a non farlo scordare" le sussurrò con un filo di voce, iniziando ad intornare un motivetto lento.
"anche se avevo voglia di ammazzarti con le mie stesse mani, anche se provavo un sentimento di rancore e odio, non riuscivo a non precipitarmi qui, a non perdermi nei ricordi, nel ricordo di noi giovani studenti, nel ricordo di noi rispettati medici, nel ricordo di noi come coppia."

Lui continuava a suonare, continuava a far ondeggiare le mani su quei tasti, con lentezza, con disinvoltura. Quella musica si muoveva in quella stanza.
"Sai" iniziò lui "ogni notte, sentivo il tuo profumo inebriarmi, sentivo la tua voce sussurrarmi, sentivo le tue mani accarezzarmi, immaginavo l'odio che potevi provare per me, e mi sentivo un verme. Adina è stata per me importante, e sinceramente credevo di poter invecchiare con lei, ma il mio cuore, è sempre appartenuto a te. E probabilmente sempre apparterrà a te, non ho amato Adina, come ho amato te, non ho desiderato Adina come ho desiderato te, e di questo Adina ne era cosciente."
Ancora silenzio poi ancora lui...

"Ricordo, che avevo poco più l'età di tua figlia, che mio padre, mi prese in disparte e mi disse..Sai, puoi non essere il suo primo, il suo ultimo, il suo unico amore. Ma lei ha amato prima di te, e potrebbe amare ancora. Ma ti vuole bene ora, che altro conta? Non, è perfetta, nemmeno tu lo sei, e voi due potreste non essere mai perfetti insieme. Ma se lei sa farti ridere, farti pensare due volte, farti ammettere di essere umano e di commettere errori.. Beh, tienitela stretta e dalle tutto quello che puoi."
Si guardarono negli occhi "ogni giorni, mi ripeteva la stessa frase, diceva che poi mi sarebbe tornata utile. Io so che tu hai la tua famiglia, e non voglio rovinartela, non voglio rovinarti tutto quello che hai creato in questi anni, ma ti amo, e probabilmente ti amerò per sempre, e tu potrai denunciarmi un miliardo di volte, potrai prendermi a schiffi quando e quanto vuoi, ma quello che io provo non cambierà mai, neanche con altre mille Adine al mio fianco... "
Le lacrime le rigavano il viso
"Devo andare via House, mio marito, la mia famiglia mi aspetta"

Quella dolce melodia si fermò, lui le sorrise dolcemente, impulsivamente, portò la sua mano a quel volto così candido, così imbarazzato e così innamorato
"Credo che tutti e due siamo troppo innamorati per fuggire l'uno dall'altra. E' impossibile scappare quando ormai ci sei dentro.."
Lei abbassò lo sguardo, si lasciò accarezzare, e poi con lentezza si alzò, scappando da quell'uomo, da quel luogo. Cercando di tenere repressa la voglia di stargli accanto, la voglia di abbracciarlo, e di far esplodere i sentimenti che provava dentro.
"Cuddy", la fermò lui sul ciglio della porta. "domani inizia il mio viaggio con Cory, non so se ritorno qui. Mi concedi un abbraccio?"
lei gli sorrise, si avvicinò , il suo profumo invase i suoi sensi, lo baciò, un semplice bacio sulla bocca, mille ricordi riaffiorarono i pensieri. Poi gli accarezzò il volto "Buona fortuna House".

Ha deciso di sorridere al giorno, anche se fa schifo, anche se fuori dalla finestra il tempo è grigio e il mondo fa ancora più schifo di quello che ha lasciato prima di addormentasi: solo perchè è cosciente di quello che è, eppure non fa nulla per migliorarsi. Non ci prova neanche. Sorride e prende un respiro che sa appena di rassegnazione di fronte a questa consapevolezza che gli marca ma non lo cambia .La vita è fatta di esperienze negative, per la maggior parte. Quante bellezze abbiamo davanti agli occhi ma non vediamo per via di quello che proviamo? Troppe!

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Capitolo 6
*** In una vita che gira continuamente ***


Il tempo passa, inesorabilmente passa. Non c'è modo di fermalo. Corre, corre e va sempre più veloce e non rilascia rimborsi, non si torna indietro, niente retromarcia, si può solo andare avanti..
2 MESI DOPO
"Cory, va bene un muffin ai mirtilli?"
"Veramente lo preferirei al cioccolato"
"No, perchè poi diventi grasso e brufoloso"
"papà, lo divento lo stesso con quello ai mirtilli"
"No, diventi solo grasso e mirtilloso!
Entrò nel primo Starbucks  New yorkese che si ritrovò 
 davanti. C'era troppa gente, ma entrambi avevano fame,ed entrambi decisero di aspettare.
Una donna ad un tavolino affianco si girò di scatto sentendo quella voce, accanto a lei un caffè, ed un cornetto mangiato a metà e dimenticato sul tavolo, un portatile davanti, probabilmente era impegnata in affari di lavoro.
"House?"
L'uomo all'udire di quella voce, di voltò di scatto. La vide a pochi metri da lui, nel suo splendore, nella sua eleganza, nella sua semplicità. Si avvicinò sorridendole
"Cuddy"
 La donna si alzò, per salutarlo, si sistemò velocemente la gonna, che si era leggermente alzata, mostrando le gambe perfette.
"Sei tornato?"
Quel piccolo abbraccio aveva provocato dei brividi ad entrambi, e mentre lei accarezzava Cory
"Si, siamo ritornati due giorni fa"
"Perchè sei a New York?"
"Sto cercando casa qui, e tu che ci fai?"
"Ho una conferenza domani sera."
Lui, si limitò a fare un cenno con il capo.
"Ti trovo bene" Aggiunse lui
"Grazie" era imbarazzata, rivederlo, le provocava sempre una grande emozione, dopo l'ultimo incontro poi.. "anche voi state bene."
C'era imbarazzo, troppo imbarazzo.
"Papà, hai intenzione di farmi divorare qualcosa, o mi farai morire di fame?" Il piccolo Cory, con la sua voce, con le sue parole, mise fine a quel gioco di sguardi che stava avvenendo.
Lei sorrise, accarezzandogli nuovamente la testa, e scompigliandogli i capelli.
"Si, andiamo." House, afferrò il piccolo tra le mani "Arriviamo subito."
Quando House ritornò al tavolino con la colazione, di Cuddy, neanche l'ombra. Sul tavolino però, c'era un piccolo foglio.
"Se rimanete a New York, passate alla conferenza, domani. Chiedi di me, e riuscirai a trovarmi facilmente."
La sua scrittura, perfetta, sicura, sensuale.
Non doveva rimanere a New York, ma non poteva rifiutare quell'invito...

Era bella da morire, avvolta in un abito nero, elegante, che risaltava ogni centimetro del suo corpo. Era bella da paura, gli uomini la guardavano desiderandola, le donne, invidiandola. Il suo sorriso irradiava, i suoi movimenti, così lenti, imbarazzavano. Li vide, sorrise, una mano si mosse leggermente verso di loro, voleva farsi raggiungere.
"Ciao Lisa" esordì Cory, era ammaliato anche lui da quella donna.
"Ehy, piccolo"Lei si inchinò mostrando la gamba perfetta, libera da uno spacco vertiginoso. Lo abbracciò, dandogli un leggero bacio sulla guancia. Si rialzò con estrema facilità, si avvicinò ad House. "Complimenti per l'eleganza" disse, sistemandogli la cravatta.
"Tu sei favolosa", era incantato, meravigliato, ammaliato.
"troppo gentile" disse lei, leggermente imbarazzata, cercando di nascondersi dietro ad un ciuffo di capelli. "ma sei arrivato in ritardo."
"non mi avevi specificato l'orario, dottoressa!"
Sorrise, erano belli insieme, erano terribilmente belli, e quel quadretto era così perfetto, da sembrare impossibile.

Una leggera brezza accarezzava il suo volto, scompigliandole i capelli, mentre le mani, tentavano di sistemarli, i suoi piedi giocherellavano con l'acqua di quella piscina, cercando di non rovinare il vestito.
"Sembri un pescatore" disse lei, guardando l'uomo al suo fianco.
La giacca di House, ricopriva Cory, che dormiva su una sedia sdraio, anche House giocherellava con i piedi nell'acqua.
"Effettivamente..ma mi manca la canna" disse lui, guardandola.
"Saresti comunque, un bel pescatore" disse lei, i suoi occhi, si immersero in quelli di Lui. Era terribilmente bello, e quel momento così perfetto. Lo vide avvicinarsi lentamente. Il loro volti erano sempre più vicini. La voglia di baciarsi sempre più viva.
Ma lei si fermò, ad un passo da lui, ad un passo da loro.

"Certi amori, quelli sbagliati, lasciano il segno. Rimangono incancellabili, come l'inchiostro sui vestiti. Non si possono lavare via. Possiamo solo rinchiuderli in un armadio e scordarci di loro piano piano, lasciando fare al tempo.. non possiamo House."

Lui la guardò, quelle parole, gli facevano terribilmente male.
"Mi ripetevo così tante volte che non ti meritavo, che finivo per crederci davvero. E tu eri li, mi vedevi soffrire, spegnermi, ma stavi zitto, non ti importava. Pensavi alle tue prostitute, a chiacchierare con gli amici... Io mi allontanavo sempre di più.   Le storie sai come iniziano, ma non sai mai come finiscono. Semplicemente smetti di lottare, ti ci trovi e basta e finisce che sei talmente stanco che non hai più voglia di riprovarci. Ed anche se tu ora sei diverso da quello che eri, io non riesco a stare con te, e non ripensare a tutto ciò che mi hai fatto."
Una lacrima gli rigò il volto, dopo essere scesa silenziosa dai suoi occhi. Quel contatto fu quasi dolce, come fosse la mano di una persona, o un bacio a sfiorarlo, tanto che nel pianto sorrise...Il cuore bruciava dentro il petto, minacciando di esplodere, e le sue mani si chiusero attorno allo stomaco, cercando inutilmente di trattenere il dolore che stava prendendo il sopravvento su di lui. Ma in quel male così vero continuò a sorridere, perchè dopo tanto tempo in fondo aveva provato di nuovo qualcosa...Pensò malinconicamente che il pianto era l'unico modo in cui l'amore gli avesse mai sfiorato il volto. Le lacrime erano gli unici baci che i suoi  occhi, le sue guance, il suo collo avessero mai ricevuto.
Lei stava per avvicinare la mano a quel volto. Lui la fermò bloccando quell'azione sul nascere.
"Devo andare", si alzò, si risistemò, prese il suo piccolo tra le braccia, e scappò via. Da quella donna, da quelle emozioni. Lasciandola nel silenzio.
"House", si sentì chiamare, era scalda, a passo veloce si avvicinò a lui. Erano poco distanti.
"Io sono sposata, ho una famiglia e sono felice."
"ed io sono felice per te" le disse con freddezza e distacco, fece per andarsene nuovamente.
Ma lei lo fermò, "perchè non capisci? Ho sofferto per te. Il nostro amore era una serenata di seconda mano, suonata sotto un telo di luci riciclate in riva ad un mare nero, e noi eravamo due sconosciuti che si conoscevano da una vita. Quell'amore tra me e te non è mai esistito e non esisterà mai, ma mi è sempre piaciuto pensare ad un noi e, forse, dentro di me c'è sempre stato."
Questa volta fu lei a piangere.
"Dici di essere felice con la tua famiglia, ma non ho visto tuo marito stasera, e non vedo neanche la fede sul tuo dito. Dici di non amarmi, ma continui a usare il termino amore, quando parli del nostro passato. Lisa, entrambi siamo andati avanti, entrambi ci siamo creati delle famiglie, entrambi siamo stati sereni, poi ci siamo ricontrati, e abbiamo capito che non riusciamo a fare a meno l'uno dell'altro. Io l'ho ammesso, tu non ci riesci. Io sono qui, a dirti, che potremmo ricominciare daccapo. Iniziare una nuova vita. Ma tu continui ad avere paura. Se tu ora, guardandomi negli occhi, mi dici che mi sono creato solo dei film mentali, allora io andrò via, in silenzio, promettendoti di non"facendoti vivere la tua vita serenamente, altrimenti, afferra la mia mano, e vieni via con me."
Le lacrime le solcavano il viso, il suo cuore, le implorava di stare con lui, ma la sua razionalità le fece dire
"vai via!"
"tu non vuoi!"
"si che lo voglio"
Aveva Cory, tra le braccia, ma non era limitato, si avvicinò, la baciò. E lei non si ritirò da quel bacio. Assaporò le sue labbra..
Si distaccarono lentamente. Lei posò uno sguardo dolce su Cory, ci accarezzò il viso..
"si è fatto tardi, vieni su in camera, dormirete qui stanotte."
E' terribilmente vero, spesso Bisogna perdersi, per ritrovarsi.







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Capitolo 7
*** Troppe fragilità ***


Cory dormiva dolcemente, sul letto. House lo guardava dormire, cercava di entrare in quella piccola testa, di immaginare i suoi sogni.
"spogliati"
Si voltò di scatto, imbarazzato da quella richiesta.
lei sorrise."idiota, sei bagnato, togliti i pantaloni, fammeli asciugare"
adesso fu lui a sorridere. Si tolse la giacca, appoggiandola su una sedia, lentamente fece scivolare i pantaloni a terra, notò lo sguardo di Lisa posarsi sulla cicatrice, istintivamente si voltò dandole le spalle.
Fu un attimo, due braccia esili lo stringevano. Sentiva il peso del capo di Lisa sulla sua schiena. Si irrigidì, avrebbe voluto voltarsi, stringerla tra le braccia e baciarla. Si limitò ad accarezzarle le mani.
"Dio House, quanto ti amo." Fu lei a spezzare il silenzio, con quelle paroline terribilmente forti, con quelle paroline terribilmente volute.
Si voltò di scatto, le afferrò la testa fra le mani. Voleva baciarla, voleva amarla. Voleva sentirla.
"non farlo."Ancora una volta, lei, a mettere l'ennesima barriera tra di loro.
"Perchè? Continui a provocarmi, continui a spingermi tra le tue braccia, ma poi proprio quando sono pronto a dimostrarti un briciolo di amore, tu mi mandi via!"
Lei si distaccò da quell'abbraccio. 
"Perchè non possiamo stare insieme, perchè io sto bene con mia figlia e mio marito. Perchè io sono stata bene con loro fino al tuo arrivo. E tu non puoi, ritornare dal nulla e rovinare tutto quello che di meraviglioso io sono riuscita a crearmi. Non puoi rovinarmi di continuo la vita. Sei diverso, sei un uomo migliore, adesso sei l'uomo perfetto, quello che ho sempre desiderato, ma è il momento che è sbagliato. Io ti volevo diverso tanti anni fa House, io, sono andata avanti, io, giorno dopo giorno lotto per far resistere il mio matrimonio. Mia figlia ha bisogno del padre, di quell'uomo che ha deciso di diventare suo padre, anche se non la conosceva, ha deciso di amarla, anche se non era sangue del suo sangue, che ha gioito con lei, per il primo voto positivo a scuola. Che si è emozionato quando lei, lo ha chiamato papà per la prima volta. Io non posso staccarla da lui. Dallo stesso uomo che ha saputo farmi ritornare a vivere, che ha saputo farmi sorridere, quando la voglia di sorridere non c'era, lo stesso che mi ha accarezzato ogni notte, incoraggiandomi e facendomi trovare la forza di andare avanti. E anche se siamo in crisi, anche se io ti amo alla follia, anche se tu sarai sempre l'uomo della mia vita. Mi rendo conto che con te non ho futuro.. "
Piangeva, andava contro il suo istinto, contro il suo cuore, contro le sue voglia. Ma sapeva che quella era la cosa giusta da fare.
Lui abbassò lo sguardo. Non poteva averla, probabilmente il vecchio House, avrebbe cercato di riprendersela con le forze, ma quello nuovo No. 
La vedeva davanti a lui, piangere, che cercava uno sguardo o un abbraccio. Ma questa volta, non riusciva ad avvicinarsi. 
E lei, tra mille lacrime, si rifugiò in bagno.
Quando uscì dal bagno, la stanza era vuota. Solo un foglio sul tavolo.


Ho amato di te tutto. Quando ti sei rimessa in piedi dopo una catastrofe. Un qualsiasi essere umano dice: è finita. Mentre per te Non era così. Tu ti sei rialzata sempre, anche quando non ci credevi, anche quando non volevi. Ho amato le tue lacrime. Ti ho vista piangere, Dio quanto hai piano... Hai pianto mentre camminavi in una strada affolatta, hai pianto alla fermata della metro. Hai pianto in auto. Perchè quel pianto arrivava all' improvviso, e tu non potevi trattenerlo. Ho amato le tue parole. Quanto hai parlato... Quante parole, per tirare fuori una radice lunga sei metri che dia un senso al tuo dolore.
Ti sei ritrovata troppe volte, scomposta in mille coriandoli, ma hai sempre avuto la forza di ricominciare. Perchè tu, ricominci comunque, hai dentro quell'istinto che ti trascinerà sempre avanti. Ti ho sempre amato per questo fantastico modo di gridare al mondo "Ricomincio." Ti ho Amata. Quando siamo stati insieme per me era primavera a novembre, sei arrivata quando meno me lo aspettavo, mi hai donato tanto, troppo, amore.
Per anni,ti ho amata in silenzio. Guardavo da lontano i tuoi movimenti, studiavo i tuoi gesti, ero fiero di te, se ti facevi rispettare. Ero terribilmente geloso, se sapevo che stavi frequentando un altro uomo, e la sola idea mi faceva impazzire. Ti ho amata nel silenzio di un ospedale, tra degli stretti corridoi, ti ho amata incondizionatamente. Poi ho avuto la possibilità di poterti amare liberamente, ma non ne sono stato capace, perdendoti.
Tu mi hai cambiato, tu mi hai fatto capire come si ama una persona. Ed io ti amerò per tutta la vita.  Ma lo farò in silenzio, come ho fatto per anni. Non voglio commettere più errori. Non voglio provocarti altri dolori. Sarò in silenzio, in qualche angolo di mondo, ad amarti. Ti giuro su quello che di più caro ho al mondo, che io non ti rovinerò più la vita.
Buona fortuna.
Gregory House.



Le lacrime scorrevano inesorabilmente dal suo viso. Quel foglio, con quelle poche righe, era l'unica cosa che gli rimaneva di quell'amore perduto. Piangeva, perchè probabilmente qualche altra persona al suo posto, si sarebbe rituffata, tra le braccia di quell'uomo, mentre lei, ancora una volta era stata troppo razionale.
House era ora l'uomo che lei ha sempre sognato accanto. Ma ormai, la scelta era stata fatta.
Riordinò le sue cose, e decise di ritornare il prima possibile a casa sua. Dalla sua famiglia. Portando con se, quel foglio. Come ricordo di quell'House che forse non avrebbe mai più rivisto.


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Capitolo 8
*** Un giorno migliore ***


2 anni dopo


"Mamma, quell'uomo fermo al giornalaio ti ha guardato troppo"
Sorridesti a tua figlia, che con quel broncio, ti faceva impazzire.
"amore, lo sai che non ho occhi per nessuno"
Cresceva giorno dopo giorno, diventava sempre più bella, e tu eri fiera di lei.
"Beh, forse dovresti ricominciare a guardarti intorno."
Quelle parole ti lasciarono perplessa, da quando House, era scomparso nuovamente dalla tua vita, hai provato in tutti i modi a riconciliare il rapporto con tuo marito. Ma quando un legame si spezza, non si puo' fingere all'infinito. 
"Ormai tu e papà non state più insieme da quando? due anni?!" Continuò tua figlia..
"perchè mi chiedi questo?" Ti fermasti davani ad un negozio di vestiti alla moda.
"perchè vorrei vederti spensierata e serena, vorrei vederti felice."
"ma io sono felice"le dicesti
"mamma, io vorrei vedere nei tuoi occhi la felicità di una donna innamorata oltre che quella di una donna realizzata!"
"non si puo' avere sempre tutto nella vita.." le sorridesti.
Tua figlia riusciva sempre a stupirti. Era terribilmente perspicace, era intuitiva, riusciva a leggerti dentro, come nessuno mai.. 

Qualche isolato più lontano..
"Cory, puoi smetterla di far rimbalzare quella palla? Vorrei lavorare"
"Papà, sto dando sfogo alla mia fantasia."
Ti alzasti, ti infastidiva il suo modo saccente di risponderti.
"Cory, lo stai facendo in modo sbagliato"
Entrasti in quella stanza. E le prime immagini furono quelle di tuo figlio che immergeva in un contenitore pieno di vernice gialla, la sua pallina. Il suo muro era ricoperto da macchie colorate, la sua faccia era un arcobaleno.
Ridesti.. Finchè quella palla con violenza ti colpì in piena fronte.
"Ecco, papà, così sembra che hai un bernoccolo."
"maledetto, farabutto, che non sei altro.."
Lo prendesti tra le braccia, capovolgendolo, e fingendo di volerlo immergere nel contenitore pieno di vernice, con lui che urlava come il pazzo, implorandoti di salvarlo.
Quelle ulra, erano musica per le tue orecchie, Cory, cresceva a vista d'occhio, somigliava sempre di più a tua moglie. Quel piccolo scriccioletto, era la tua gioia.


"Cory, ti va una pizza?"
Non avevi voglia di cucinare, e sapevi che Cory e le pizze avevano un ottimo rapporto

"mamma, perchè non ci andiamo a prendere una pizza?"
Avevi impiegato l'intera giornata, per cucinare il piatto preferito di tua figlia, e cinque minuti per bruciarlo. La pizza era l'unica cosa.

"papà io la voglio con tonno e cipolle"
tuo figlio aveva dei gusti pessimi, ma le cipolle tu proprio non le sopportavi.

"mamma, ho una voglia matta di coca cola"
"anche io tesoro"

Dicesti a tua figlia, mentre vi avvicinavate al ristorante.

"cory, queste cipolle, hanno invaso l'intero ristorante di una puzza, indescrivibile"
"solo perchè a te non piacciono..."
"cory, anche a te non piacciono, tu di diverti solo a vedermi nauseato mentre le mangi."
"no, non è vero.."
tuo figlio si bloccò improvvisamente, fissando un punto fisso dietro di te. Poi improvvisamente si alzò dal tavolo...


Entrasti nel ristorante, la sala era vuota, in realtà erano occupati solo pochi tavoli. Alla tua destra c'erano due anziane vecchiette, un po' più avanti una coppia di giovani fidanzati, e di fronte a te, un uomo, che cenava con suo figlio probabilmente. Guardasti il bambino con più attenzione, solo quando lo vedesti correre verso di te. Capisti chi era. Solo quando le sue braccia erano intorno alle tue gambe, abbracciandoti calorosamente, capisti cosa stava accadendo. Per poi ritrovarti  a fissare quella distesa azzurra di due occhi meravigliosi poco distanti da te.


Ti alzasti a fatica da quella sedia, per due anni, hai fatto di tutto per evitare luoghi conosciuti e  frequentati da lei, e poi te la ritrovi a pochi passi da te. Nuovamente. 
"Cuddy" Cory lasciò le gambe della donna, aveva un sorriso meraviglioso.
"Cory" gli accarezzasti il capo, "come sei cresciuto"
 La voce di quell'uomo, fermò ogni pensiero, ogni parola.
"Cory, quante volte ti ho detto che non puoi alzarti da tavola, senza chiedere prima il permesso a me?"
I vostri sguardi si incrociarono nuovamente.
Le sorridesti, poi guardasti la piccola al suo fianco. Altro che piccola, ormai era cresciuta. Sorridesti anche a lei.
"Come va?" le dicesti, imbarazzato
"bene te?" rispose lei
"alla grande" rispondesti superficialmente.
Era bellissima, era terribilmente bella, non era cambiata di una virgola, anche il profumo che indossava era sempre lo stesso.
"Comunque io sono Rachel" la bambina si piazzò davanti tra te e sue mamma, allungandoti la mano.
"Ciao Rachel" afferrasti la sua mano."Io sono.."stavi per dire House, ma qualcosa ti fermò "Gregory, ed  esclusivamente per gli amici Greg"
"dal momento che non siamo amici, ti chiamerò Gregory"
vedesti Cuddy sorridere, sorridesti anche tu. 
"Se ti va puoi chiamarmi Greg"
"..però la magior parte delle persone lo chiamano House"
si intromise Cory in quella discussione.
"cos'è House, un sopprannome?"
"No, è il cognome del mio papà."
Continuò Cory."
"Beh, allora io ti chiamerò Greg, tra i tanti nomi, è quello meno peggio!!"
"E' in vena di complimenti?"
Ti rivolgesti alla mamma, sorridente.
"mamma, perchè non ci sediamo con loro?"
"si, c'è posto"
aggiunse Cory.
Eravate entrambi imbarazzati. Terribilmente imbarazzati.
Ma ormai i vostri figli si erano già avviati al tavolo
"ma cos è questa puzza?" disse lei, guardandosi intorno.
"la sua pizza" dicesti tu guardandola "cipolle e tonno"
la sua faccia ti fece morire dal ridere, e quella di sua figlia fu ancora più buffa.
Cosa potevate aspettarvi da quell'incontro, ogni volta che vi rivedevate, era come un pugno nello stomaco. Troppe emozioni risalivano al cuore, alla mente, alla voglia di potervi liberamente abbracciare. 
Fu una serata piena di ricordi, alternando risate a momenti imbarazzanti. Ma tutto costernato da ricordi, il ricordo di voi, delle vostre esperienze insieme, delle emozioni che avete provato, dell'amore che vi ha legato.


"mamma, Greg è simpatico!"
Tua figlia ti stupì, mentre stavate ritornando a casa.
"si, è molto simpatico."
le dicesti.
Rivederlo e trascorrere quelle poche ore con lui, era stato meraviglioso.


"dovremmo vederci più spesso con Cuddy, papà"
disse tuo figlio, mentre si accucciava, sotto le lenzuola, vicino a te.
"Credi?"
"certo. Mi piace.. mi piace con te. E piace anche a te"




"..e poi mamma, si vede lontano un miglio che ti piace."
"ma che dici?'"
"oh, dai mamma, a chi vuoi fregare. A te piace lui, e a lui piaci tu!!!"

Quella sera più tardi, decidesti di scriverle un messaggio sul cellulare.
"Cory è stato molto felice di rivederti.. e anche io."
Lei ti rispose velocemente
"Anche Rachel è stata molto contenta, ed anche io.."
Sorridesti
"Spero di rivederti presto."
Sorrise anche tu lo volevi rivedere.
"Domani andiamo al parco, a fare un picnik, potreste approfittarne."
Quel gioco di messaggi  ti piaceva.
"Ne approfitteremo.. a domani"


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