V i c t i m

di Daifha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


 

V I C T I M - Capitolo 1


Ore: 12:36

Luogo: Studio degli Ashirogi

-Mashiro dannazione! Tieni in ordine la scrivania che poi ti lamenti con me se non trovi qualcosa!-tornò a lamentarsi Takagi all’ennesima sfuriata dell’amico che stava spostando pile di disegni e tavole alla ricerca disperata del pennino.

-Ma l’avevo poggiato qui un attimo fa!- continuò l’altro sbuffando, i nervi alle stelle per la scadenza ormai imminente per la data di consegna.

-E che ti devo dire io? Sarà caduto per terra, hai controllato?- lo riprese l’altro chinandosi a controllare che non si trovasse sotto la scrivania raccattando allo stesso tempo i fogli svolazzanti.

-Non sono scemo, Shujin! Ovvio che ho controllat…- ma non fece in tempo a finire la frase che un luccichio proveniente dal portapenne rovesciato sul tavolo attirò la sua attenzione facendolo immediatamente sbuffare per tanta stupidità. -L’ho trovato.- disse infine allungando la mano per recuperarlo dal contenitore e afflosciandosi mollemente sulla sedia nel vano tentativo di ritrovare un po di calma: era da quella mattina che gli sembrava di non far altro che urlare e cominciava a sentir chiaramente il desiderio di chiudere gli occhi e dormire sommessamente. Mai come in quei giorni, disegnare stava diventando più una tortura che altro.

Mashiro sentì chiaramente Takagi sbuffare per poi decidersi finalmente a parlare: -Va bene… Ora, seriamente, metti in ordine questa scrivania prima di perdere pure le tavole.- il tono era volutamente pacato e tranquillo, ma il moro riuscì chiaramente a intuire il nervosismo che il biondo cercava di celare con quelle parole.

Erano entrambi stressati ai livelli massimi.

-E secondo te, con la data di consegna tra due giorni e ancora sette tavole da fare, io mi metto a perder tempo a pulire?- soffiò infine riprendendo a disegnare -Piuttosto, perché non lo fai tu per me?

-L’ultima volta che l’ho fatto hai cominciato a gridarmi contro che non trovavi più nulla. Non mi sembra una grandissima idea!- rispose l’altro lasciando intendere all’amico il suo nervosismo e la poco voglia che aveva di fare qualsiasi cosa in quel momento.

Mashiro a quelle parole, nonostante sapesse benissimo che erano vere, digrignò i denti tentando di scacciare lo stress -Và al diavolo, Shujin!- si ritrovò a gridare poco prima di accorgersi che Takagi già stava aprendo la porta intento ad uscire.

-Vado a fare un giro, tu vedi di calmarti, Mashiro.- disse il biondo prima di chiudere il più delicatamente possibile la porta e dirigersi verso l’ascensore.

Nessuno dei due aveva seriamente intenzione di litigare, ed entrambi si rendevano conto che il loro comportamento era dovuto allo stress che in quegli ultimi giorni sembrava regnare sovrano in mezzo a quelle quattro mura: in quel momento la cosa migliore era prendere un attimo le distanze per poter ragionare tranquillamente e lasciar si che i propri pensieri potessero prendere forma nelle menti dei ragazzi.

***

Ore: 22:07

Luogo: Studio degli Ashirogi

Mashiro si alzò controvoglia sentendo il campanello della porta suonare insistentemente; Takagi non era ancora tornato e perciò toccava a lui andare ad aprire. Immaginò potesse essere Miyoshi, poiché sapeva che l’amico portava sempre con se le chiavi dello studio, e quando si ritrovò davanti la ragazza non poté non sbuffare un -Takagi non c’è.- riavviandosi verso la scrivania col chiaro intento di riprendere a disegnare ignorandola.

-Uh? E dov’è?- chiese lei, ritrovandosi come unica risposta un’alzata di spalle da parte del moro, segno inequivocabile che in quel momento non lo sapeva e in parte, nemmeno gli interessava. -Vuoi… Che provi a telefonargli?- insistette lei rendendosi conto che probabilmente Mashiro non aveva idea di che ore fossero.

Un’altra alzata di spalle del moro e dovette trattenersi dal tirargli la borsa in testa per il poco interesse che quello dimostrava nei suoi confronti: fece un lungo respiro e portò la mano alla tasca dei jeans per prendere il cellulare e chiamare il fidanzato.

Andò in fretta sulla rubrica sotto la voce di ‘Takagi Love’ con tanto di cuoricini e premette il tasto verde portando la macchinetta all’orecchio.

Dopo un paio di squilli, finalmente una voce tirata e grave rispose al telefono -Pronto, Miyoshi, che succede?- chiese Takagi all’altro capo del telefono con fare alquanto irritato.

-Niente, solo che sono le dieci passate, volevo sapere dov’eri…- disse Miyoshi sentendosi in imbarazzo per essersi preoccupata e nel sentire la sua voce così flebile.

-Sono ora all’incrocio con la cartoleria, prendo la scorciatoia e tra un quarto d’ora sono li.- rispose in fretta il ragazzo. -Stai tranquilla…- aggiunse poi capendo che Miyoshi non si sentiva affatto tranquillizzata da quelle parole.

-D’accordo, a dopo allora…- chiuse incerta la comunicazione cominciando a scorgere fuori dalla finestra qualche goccia di pioggia che scivolava a terra con dei sonori ‘ciak’ e ‘slash’.

***

Ore: 22:13

Luogo: Toraidu Street

Takagi camminava lungo Toraidu Street a testa bassa, le mani nelle tasche e le cuffie che sparavano la musica direttamente nelle sue orecchie, impedendogli di sentire le voci dei pochi ragazzi che ai lati della strada camminavano sorridendo e parlando animatamente tra loro, scomparendo poco dopo all’imbocco di un’altra via.

Quel vicolo non era molto frequentato, ma questo non perché lo si ritenesse un luogo pericoloso o malfamato, bensì semplicemente per la quasi totale assenza di negozi o bar: di fatto, era un posto pure carino, con qualche albero che ornava i marciapiedi e le panchine dove ogni tanto si poteva beccare qualche coppietta scambiarsi le loro promesse d’amore eterno.

Sorrise lievemente nel ricordasi che era proprio su una di quelle che lui e Miyoshi si erano scambiati il loro primo bacio.

Ormai era da quella mattina che camminava per la città, ragionando in parte sul proseguimento del manga che lui e Mashiro stavano con fatica mandando avanti, ed in parte semplicemente dando libero sfogo ai pensieri che in quel periodo gli annebbiavano la mente: solo quando si era accorto che il cielo cominciava a farsi scuro aveva optato per ripercorrere la strada al contrario e tornare allo studio per vedere come procedeva il lavoro. Sapeva che Moritaka non era arrabbiato con lui, non era il tipo da tenere il broncio per motivi così stupidi e futili.

Quando sentì la prima goccia bagnargli la punta del naso alzò la testa al cielo notando solo ora i grandi nuvoloni grigi che coprivano il cielo scuro della notte, lasciando appena intravedere il bagliore della Luna: subito decise di affrettare il passo per evitare di bagnarsi troppo (mancavano si e no cinque minuti di cammino da li allo studio dello zio di Mashiro) ma proprio mentre riabbassava lo sguardo sul marciapiede sentì due forte mani afferrarlo da dietro, una cingendogli forte la vita, l’altra tappandogli la bocca con un fazzoletto bagnato che emanava uno strano odore soporifero.

Spalancò gli occhi vedendo un secondo uomo portarglisi davanti, frugando nelle sue tasche alla ricerca probabilmente di soldi o del cellulare: tentò di liberarsi dalla presa di quello dietro di lui, ma in breve sentì le forze mancargli completamente, le gambe smettere di reggerlo e gli occhi pesanti. Smise quasi subito di opporre resistenza chiudendo contro voglia le palpebre.

-Buona notte, Akito.

Quella voce rimase impressa nella mente di Takagi ripetendosi all’infinito prima di cadere definitivamente vittima dal sonno, addormentandosi sommessamente tra le braccia dello sconosciuto.

Cinque minuti dopo, a terra non rimanevano altro che un cellulare rotto ed un paio di cuffie bianche.


Capitolo 1 - Fine


Buondì! Appena ho visto che era stata aperta la sezione di Bakuman, non ho potuto resistere alla tentazione di scrivere una fic sul mio amatissimo Takagi!
Anzitutto, mi chiamo Ming Kanda: spero di riuscire a mandare avanti questa fic come minimo settimanalmente, anche se ad esser sincera ne dubito fortemente ^^'' Farò il possibile.
Questo è il primo capitolo, spero vi piaccia e che vorete lasciarmi i vostri pareri... Purtroppo non sono mai sicura di quello che scrivo, soprattutto quando c'è da descrivere qualche sentimento, quindi spero sarete clementi per questo!
Detto ciò, ho finito,
al prossimo capitolo
By Ming

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


V I C T I M - Capitolo 2

 

Ore: 22:58

Luogo: Studio degli Ashirogi

Per strada aveva cominciato a piovere a dirotto, tanto che il suono dell’acqua che sbatteva sul terreno e del vento che soffiava scuotendo gli alberi riusciva a sovrastare il rumore del pennino che Mashiro stava utilizzando mentre disegnava ininterrottamente e il regolare ticchettio delle unghie di Miyoshi sul tavolino dello studio.

Un altro sguardo all’orologio e la ragazza non resistette più ritrovandosi in men che non si dica col cellulare in mano pronta a spingere il tasto verde affianco al numero di Takagi -Senti Mashiro, sono le undici! Io lo richiamo, inizio a preoccuparmi!

-Come vuoi Miyoshi. Secondo me è tornato a casa…- rispose il moro roteando gli occhi senza staccare il pennino dal foglio.

-Ma… Ci avrebbe avvisati!- protestò quella tornando a portarsi il telefono all’orecchio dopo aver dato avvio alla chiamata: Moritaka sbuffò sonoramente prima di concentrarsi sulla tavola che aveva sotto gli occhi.

Poi, il silenzio, in attesa che il segnale di chiamata raggiungesse il cellulare del biondo.

-Siamo spiacenti, ma il numero da lei chiamato è al momento spento o non raggiungibile, la preghiamo di riprovare più tardi.

Ancora un attimo di silenzio durante il quale Miyoshi sbatté perplessa le palpebre più volte fin quando la ragazza non spostò velocemente il cellulare dall’orecchio per controllare di star chiamando realmente alla persona giusta: da quando Takagi teneva il cellulare spento?

-Ha… Il cellulare spento…- disse piano pigiando distrattamente il tasto rosso sul monitor. -Mashiro?

-Che c’è ancora, Miyoshi? Si sarà scaricato, è normale dopo esser stati tutto il giorno fuori.- rispose l’altro irritato senza alzare gli occhi dalla tavole riferendosi al cellulare dell’amico.

-Può darsi, però…- Miyoshi abbassò lo sguardo, rigirandosi il telefono tra le mani scrivendo distrattamente un numero a caso con i tasti. Ragionò velocemente se fosse il caso o meno di rimanere lì ad aspettare il fidanzato o tornare a casa per rivederlo il giorno dopo, ma una strana angoscia decise per lei: -Io vado a cercarlo!- esordì infine rialzando il viso e fissando con decisione il moro.

-M-Miyoshi?! N… NO! Vai a casa, o se preferisci, tra poco finisco la tavola, se aspetti, ti accompagno.- rispose quest’ultimo degnandole un attimo di distrazione dai disegni e fissando i suoi occhi in quelli della ragazza.

-Ma io…- tentò lei sostenendo lo sguardo e stringendo lievemente le dita attorno al cellulare. -Voglio sapere dov’è!- disse chiudendo il discorso e girandosi per avviarsi alla porta aprendola con decisione.

-No, Miyoshi… A-aspetta!- Mashiro si alzò di scatto, raggirando in fretta la scrivania e gettandosi verso la ragazza afferrandole il polso prima che questa potesse uscire dall‘appartamento. -Che diavolo pensi di fare? Hai provato almeno a chiamare a casa?- tentò di farla ragionare prima di notare come lo sguardo di lei si fosse oscurato, e sentendole i muscoli del braccio tesi. Solo in quel momento si accorse di quanta tensione ci fosse tra quelle quattro mura, rendendosi conto di quanto anche solo respirare diventasse faticoso sotto quella pressione.

-LASCIAMI ANDARE!- gridò lei tenendo la testa bassa a nascondere il viso e dando uno strattone con il braccio: il moro però strinse la presa fingendo di non aver sentito il piccolo gemito che era sfuggito dalla bocca della ragazza.

-Calmati, Miyoshi! Che ti prend…- ma prima che potesse finire la frase sgranò gli occhi notando dietro Miyoshi una figura oscura.

L’unica cosa che distinse chiaramente fu una pistola puntata verso di loro e una voce grave e profonda impossessarsi del silenzio che si era creato.

- Mo - ri - ta - ka.

***

Ore: 11:02

Luogo: Studio di Eiji Niizuma

-Wooaaahhh! Flah! Flash! Sbatti le ali, corvo! Vola in alto! Grooooaaaahhh!- la musica all’interno della stanza era sparata al massimo dallo stereo nuovo che Eiji si era da poco fatto comprare dall’editor (un altro dei suoi soliti capricci da mangaka affermato) unita ai versi che lo stesso ragazzo emetteva per (a suo parare) immedesimarsi meglio nei sentimenti provati dal protagonista di ciò che stava disegnando. E fu proprio a causa di questo che probabilmente non si accorse dello scatto di serratura proveniente dalla sua porta che poco dopo lentamente si aprì.

Una figura alta e snella si addentrò inosservato all’interno dell’appartamento del mangaka guardandosi attorno per controllare che non ci fossero assistenti in giro e, una volta accertatosene, si diresse a passo spedito ma comunque calcolato nella direzione del ragazzo seduto sulla sedia che ancora emetteva strani versi simili a quelli di un animale particolarmente feroce.

E infine, proprio mentre quest’ultimo avvertiva il suo prezioso corvo di mettersi al più presto al riparo da quel ‘pericolosissimo porcospino’, ecco che gli avvicinò una mano alla spalla per poterlo avvertire della sua presenza. Inutilmente.

-Hiramaru-sensei, se proprio vuoi fare un lavoro ben fatto, chiudi la porta dopo essere entrato.- esordì Eiji girando la testa verso il ragazzo dietro di lui e nascondendo un sorrisetto soddisfatto quando si accorse come quest’ultimo fosse totalmente sbiancato.

-Che… Come… ?- biascicò Hiramaru colto sul fatto voltandosi e accorgendosi che si, effettivamente aveva lasciato la porta aperta.

-Fa corrente.- rispose in due parole il più piccolo facendo ruotare pure la sedia in modo da trovarsi completamente rivolto verso l’ospite inaspettato (e in parte, pure indesiderato) -Che ci fai qui, sensei?

-I… Io… Sono in fuga…- parve riprendersi il fuggiasco.

-Perché? Chi ti sta inseguendo?- chiese Eiji per poi rendersi conto che non era una domanda molto intelligente, o almeno, non se posta a Hiramaru.

-I manga! Sono ovunque!- rispose il moro spalancando gli occhi e gesticolando come se fosse improvvisamente diventato matto -Nel mio appartamento… Stavo disegnando, e quando sono andato in cucina a prendere qualcosa da bere, c’era l’uomo-lontra che mi fissava… E così sono scappato!

-In sintesi… Ti sei stufato di nuovo di disegnare e sei venuto qui?- dedusse correttamente Eiji piegando leggermente la testa di lato mentre l’ospite lo fissava con la bocca aperta. Senza aspettare risposta riprese -E Yoshida? Non è venuto a darti la caccia?

-Per ora è in riunione con un esordiente mangaka… Ti prego nascondimi finché sono in tempo!- riprese agitato Hiramaru guardando il più piccolo con occhi supplichevoli.

-Non saprei dove… - rispose con finta innocenza Eiji notando divertito come gli occhi del ragazzo che gli stava di fronte saettavano da una parte all’altra della stanza in cerca di un possibile rifugio in modo quasi paranoico.

-E se mi tingessi i capelli di bianco e fingessi di essere Fukuda?- chiese al massimo della disperazione Hiramaru prendendo un fazzoletto di seta bianco da una tasca e mettendoselo in testa a mo di bandana. -Dici che sono credibile?

-Mmh… Mi dispiace, ma se come dici, Yoshida viene dalla redazione, allora credo proprio che il tuo piano andrà in falla…- disse Eiji nascondendo abilmente un sorriso soddisfatto dalle reazioni del moro e continuando a fingere innocenza.

-E… E perché?

-Proprio oggi Fukuda aveva una riunione con Yujiro: peccato però, mi sembrava una buona idea.- rispose abilmente il ragazzo mordendosi un labbro per evitare di scoppiargli a ridere in faccia.

-Ah… AH! Basta, ho bisogno di alcool!- sospirò Hiramaru inginocchiandosi a terra sconsolato, per poi cominciare a sussurrare qualcosa tra se e se del tipo -Dannato bamboccio… Una volta tanto… Che potevi servire a qualcosa!

-Su sensei, vedrai ch… Ohhh?- Eiji trattenne per poco un’esclamazione di sorpresa nel sentire improvvisamente la tasca dei suoi jeans vibrare prima di ricordarsi che Yujiro lo aveva praticamente costretto a tenervi il cellulare per avere almeno un 5,09 % di possibilità in più di un’eventuale risposta da parte del giovane (come fosse arrivato ad una percentuale così precisa, rimane tutt’ora un mistero).

Estrasse il telefono dalla tasca aprendolo di scatto col pollice leggendo sullo schermo il nome del sensei Fukuda prima di rispondere ignorando totalmente lo sguardo interrogativo che gli stava rivolgendo Hiramaru.

-Craaa craaa, moshi moshi, sensei Fukuda, che succede?- rispose con il suo solito tono infantile.

-Pronto Eiji, sono in redazione, qui è successo un casino!- disse in fretta all’altro capo del telefono un agitatissimo Fukuda.

-Perché? Che succede?- ripetè il ragazzo incuriosito assottigliando leggermente gli occhi e suscitando inquietudine pure ad Hiramaru.

-Eiji…?- sussurrò quest’ultimo rimanendo però ignorato.

-Takagi è scomparso e Mashiro è sotto shock!- disse Fukuda poco prima che il silenzio calasse nella conversazione.

Pochi attimi dopo Eiji afferrò per un braccio Hiramaru trascinandolo fuori dall‘appartamento: -Vengo in redazione.- disse prima di chiudere definitivamente la telefonata.

 

Capitolo 2 - Fine

 

Finalmente riesco a pubblicare il secondo capitolo! Chiedo scusa per il ritardo ma ho dovuto stabilire definitivamente la trama della fic, e credo di esserci riuscita, grazie al miracoloso intervento di mia cugina! Ho fatto parecchie modifiche tanto che ho deciso di cambiare il genere da ‘dammatico-triste’ a ‘drammatico-comico’: si lo so, non ha molto senso, ma capire più avanti ^^’’

(Nel primo capitolo ho fatto una piccola modifica nella parte finale: anziché ‘Buona notte, Ashirogi’ è diventato ‘Buona notte, Akito’… Anche qui, mi serve per lo sviluppo della trama)

Spero di finire presto il prossimo capitolo così da recuperare il ritardo, anche se ho i miei dubbi ^^’’

Grazie mille a chi ha recensito o messo tra i preferiti o seguiti ^^

By Ming

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