Il principe nello sgabuzzino -una favola moderna-

di Akrois
(/viewuser.php?uid=20731)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01 ***
Capitolo 2: *** 02 ***



Capitolo 1
*** 01 ***


Il principe nello sgabuzzino – una “fiaba moderna”-.

 

 

01

 

C’era una volta, tanto o pochissimo tempo fa, in un paese lontano lontano o forse in Molise, un giovane Principe.

Questo Principe era conosciuto in tutto il Paese come “il Principe dello Sgabuzzino” per la sua curiosa quanto fastidiosa abitudine di rinchiudersi dentro un polveroso sgabuzzino per le scope, dove passava la maggior parte del suo tempo a pettinare il mocio e chiacchierare con gli scopettoni, dando di tanto in tanto un paio di biscotti alla famigliola di conigli di polvere che viveva sotto l’armadietto dei detersivi.

Quel –poco- tempo che il Principe passava fuori dello sgabuzzino era dedicato ai suoi amati cavalli, ai quali riservava le dolci attenzioni che in genere si dedicano a un’amante, e alle discussioni con sua madre.

Discussioni che erano spesso, anzi sempre, completamente unilaterali: ergo sua madre (la Nobile e Splendida Regina) gli sbraitava contro per ore, ignorando ogni suo minuscolo e timidissimo tentativo di ribattere. In genere il Principe riusciva a sgusciare nel suo sgabuzzino a metà della discussione. Sua madre si accorgeva che era sparito circa venti minuti dopo.

Queste discussioni finivano con la donna che sbatteva furiosamente il pugno sulla porta dello sgabuzzino,  ordinando al figlio di uscire immediatamenteotifacciomurarevivodentroquestodannatissimostanzino!

Era allora che il Principe apriva un filino la porta, consolato dal tifo sfegatato dei suoi conigli di polvere e riusciva a balbettare un debole – Ma io non voglio fare un gran ballo, nobile madre.

- Ah sì?- sua madre incrociava le braccia sbuffando – Allora hai qualche metodo alternativo per trovare una sposa? Appuntamenti al buio? Tramite amici? Usando Facebook?

- Ma madre- pigolò il Principe – io non mi voglio trovare una sposa.

Solitamente bastavano quelle poche parole per mandare in ebollizione il sangue già caldo di sua madre, facendola eruttare in un flusso interrotto di urla, minacce e altre simpaticherie varie, facendo scappare il figlio fino all’angolino più nascosto dello sgabuzzino.

 

 

 

- Altra giornata difficile, eh?- lo Stalliere gli sorrise divertito, trascinando una balla di fieno sotto il muso di uno dei cavalli.

- Non puoi capire. - guaì il Principe lasciandosi cadere su un mucchietto di biada – Sono a pezzi.

Lo Stalliere si spostò i capelli dal viso con una mano, allargando il sorriso – Oh, beh, credo che stare chiusi in uno sgabuzzino dal mattino alla sera sia massacrante.

Il Principe lo guardò storto – Tu non puoi capire.

Lo Stalliere si lasciò cadere sulla biada accanto a lui – Non posso, ovvio. Chi può capire i pensieri di un Principe che non parla mai con nessuno?- gli allungò un buffetto sulla spalla – Cosa vi angustia, allora? Potete parlarne con me, lo sapete.

Il Principe lo guardò, perdendosi negli occhi neri dello Stalliere come uno che segue una via di granelli di sabbia in un deserto. Si alzò poi di scatto, sistemandosi gli stopposi capelli biondo paglia con un gesto nervoso – Niente, niente- bofonchiò – è pronto il mio cavallo?

Lo Stalliere si alzò, spolverandosi i pantaloni con le mani – Subito, Principe.

 

 

 

 

- Ma che vogliono tutti da me?- domandò il Principe gettando pezzi di biscotto alla famigliola di coniglietti polverosi e batuffolosi – Che c’è di male se non voglio prendere moglie e mi piace stare qui nello sgabuzzino? Voglio vivere tutta la mia vita qua dentro, uscendo solo per andare a trovare lo St- tossicchiò sotto lo sguardo perplesso dei coniglietti – fare un giro a cavallo.

I conigli si voltarono verso la porta, tendendo le lunghe orecchie grigie per captare un debole rumore. Rumore che divenne sempre più forte fino a rendersi perfettamente identificabile: era sicuramente un elefante con i tacchi a spillo.

Una mano bussò alla sua porta – Tesoro, apri questa porta, suvvia!

- Sei tu mamma?- domandò il Principe avvicinandosi alla porta con fare sospettoso – Ti ho già detto che non verrò con te al corso di Etichetta dei Cupcake. È noioso ed anche inutile, giacché ho fatto voto di pucciarli nel the fino all’ultimo dei miei giorni.

Una risata attraversò la porta – Ma no angioletto mio, sono la tua Fatina Madrina!

- Io ho una fatina madrina?

- Certo stellina, è la Dotazione Standard di ogni Principesso delle favole che si rispetti.

- Princiche?

- Stellina mia, ultimamente il mondo si modifica molto in fretta e anche le differenze tra principi e principesse sono molto diminuite, quindi noi Fatine Madrine abbiamo deciso di adottare un gergo meno specifico.

- Ottima idea. - concordò il Principe.

- Comunque: forza stellina, apri la porta, così potrò riservarti tutto l’amore che una Fatina Madrina prova per il proprio Figlioccio!

Aprì la porta.

In precario equilibrio su quindici centimetri di stacco a spillo ricoperto di pelle di pitone troneggiavano circa due metri di uomo di colore avvolto in un tubino di paillettes argentate luccicanti modello Lady Gaga agli albori, dotato di parrucca cotonata biondo platino, vezzose aluccie luccicanti rosa e bacchetta con la stellina in cima.

Chiuse la porta.

- Stellina che ti prende?! Apri la porta!

- No!- latrò il principe schiacciando la schiena contro la porta – A te non apro!

- Ma cocchino mio, devi aprirmi, altrimenti come faccio ad espletare le mie funzioni di Fatina Madrina?

- Le espleterai a porta chiusa!

- Ma paperottolo mio, non è possibile!

Stava già per ribattere quando la porta mandò un rumore sospetto. Sospettosissimo.

Abbassò il viso e vide il pugno chiuso della Fatina spuntare di cinque o sei centimetri da dietro la sua porta. Dentro il suo sgabuzzino.

“Oh, Beata Birkin, questa cosa ha appena fracassato la porta!” pensò sbiancando come un famoso gatto di un famoso cartone animato che ancora non esisteva ma esisterà e rovinerà la nostra vita (o anche no.) “Chefacciochefacciochefaccio?!” mentre il suo cuore, il suo cervello e le sue viscere erano in pieno tumulto, la Fatina scardinò elegantemente la porta, scagliandola venti metri più in là con insospettabile grazia.

- Dunque, paperottolo mio, piantiamola di cincischiare e passiamo al tuo desiderio.

- Essere lasciato solo nel mio sgabuzzino per il resto della mia vita?

La Fatina lo guardò sbattendo le lunghissime ciglia finte brillantinate – Cosa caro? Sai, soffro di sordità momentanea, e alle volte non riesco proprio ad afferrare le boiate che la gente dice.

Il Principe comprese che qualsiasi forma di protesta non sarebbe servita a nulla. L’idea di prendere a calci negli zebedei (sempre che li avesse) la Fatina, arraffare il coniglio di polvere preferito, due monete d’oro e un paio di mutande di ricambio per poi darsi alla macchia nell’Innominabile Et Oscura Et Terribile Foresta Fantasy Numero 34 gli carezzò la mente per qualche secondo. Ma a giudicare da come l’abitino tirava da tutte le parti la Fatina doveva essere decisamente ben piazzata e sicuramente sotto quei guantini di lamé fucsia c’erano due manone da manovale pronte a sbriciolarlo come un biscotto sotto uno schiacciassi. Rinunciò immediatamente.

- Dunque paperottolo, abbiamo appurato che il tuo più grande desiderio è uscire da questo sgabuzzino!

- Ma se ho appena detto l’esatto contrario!- guaì il principe con le lacrime agli occhi.

- Quisquilie, paperottolo, quisquilie. Quello di cui hai bisogno è di vedere un po’ di sole, d’erba, di gente…

- Ho la nausea al solo pensiero.

-e anche qualche bel maschione, tanto che ci sei!- completò la Fatina ignorando lo sguardo disgustato del Principe, il quale generalmente avvertiva una dolorosa contrazione delle budella ogni qual volta qualcuno pronunciava la parola “uscire”. Il Principe alzò lentamente lo sguardo – Prego?

- Prego cosa, paperottolo?

- Cosa dovrei fare?

- Uscire!

- Dopo.

- Vedere l’erba e il cielo!

- Dopo.

- La gente…?

- Dopo ancora.

- I bei maschioni?

Al Principe cadde la mascella circa a livello delle ginocchia. Ci mise cinque minuti abbondanti per rimetterla in asse – Bei… Cosa?

- Maschioni.

- Ma perché dovrei vedere dei maschi?! Sono un Principe, no? Devo trovarmi una Principessa, sposarla e produrre una prole sana e felice che non verrà mostrata nella favola perché i dolori del travaglio potrebbero traumatizzare le bambine togliendo loro la voglia di fare figli!

La Fatina annuì – Come se non avessimo già un calo demografico da far paura! Di questo passo il nostro Felice e  Incontaminato Regno Pieno Di Gente Canterina e Danzante andrà in rovina!

 Il Principe raccolse fra le braccia il Coniglio Preferito (che d’ora in poi sarà chiamato Rodolfo per comodità) e si apprestò alla fuga mentre la Fatina snocciolava le atroci cifre del crollo delle nascite nel loro Felice e Incontaminato eccetera eccetera.

Una mano forte come una tenaglia si piantò poco delicatamente sulla sua spalla – Comunque, paperottolo. Tu hai un debole per lo stalliere, non è vero?

Il Principe sbiancò e strinse eccessivamente forte Rodolfo fra le braccia, causando le proteste della polverosa bestiola – No!- strillò con la voce più alta di un paio di ottave – Certo che no! Insomma, perché dovrei provare una qualsivoglia attrazione per lo Stalliere? Solo per i suoi occhi nerissimi e fantastici che sembrano sondarti l’anima? Per i ricci perfettissimi che sembrano usciti da uno spot Pantenè quando la pubblicità ingannevole non era ancora stata bandita dal Regno? Per quella schiena abbronzatissima e muscolosa? Per quelle gambe lunghissime e muscolosissime e bellissime che al confronto Beckham è da buttare nel cesso tirando violentemente lo sciacquone? Per quel sedere meraviglioso che al solo guardarlo senti il mondo diventare rosa e la vita farsi più leggera? Perché poi è un ragazzo dolcissimo, adorabile, comprensivo, disponibile, responsabile e persino intelligente, cosa che non guasta mai? Per quale motivo dovrei provare attrazione per lui?!

- Wow paperottolo, la situazione è peggiore di quanto mi fossi immaginata. - disse la Fatina grattandosi una guancia con la punta della bacchetta, prima di allungare una delicata pacca sulla spalla del ragazzo – Sei innamorato perso di quel ragazzo, eh?

Il principe guardò Rodolfo negli occhi (rendendosi poi conto che Rodolfo era un coniglio di polvere e come tale era privo d’occhi. Chissà come faceva a vedere. Bah, misteri delle Favole) e poi pigolò un debolissimo – Sì.

La Fatina sorrise – Bene. Il mio dovere, dunque, è far sì che tu possa dichiararti al tuo bel Stalliere.

- Ma non dovevi farmi uscire dallo sgabuzzino?

- Prima dichiarati, paperottolo, il resto verrà da se, fidati.

Il Principe guardò Rodolfo e, ricacciando indietro le lacrime, pensò che doveva assolutamente sapere chi era l’idiota che gli aveva appioppato quella Fatina squilibrata. Avrebbe preso a calci negli zebedei quella persona, chiunque fosse!

- Comunque, credo che dovremmo fare qualcosa per il tuo aspetto.

- Cos’ha che non va il mio aspetto?- berciò il Principe brandendo il povero Rodolfo contro la Fatina – Niente paperottolo - rispose la Fatina sorridendo come un pescecane affamato – sei perfetto, se vuoi passare per un sopravvissuto a Katrina.

Il Principe la guardò malissimo, stringendo Rodolfo al petto con fare offeso – Simpatica.

- Suvvia paperottolo - la Fatina gli poggiò una graziosissima quanto enorme mano sulla testa, scompigliando amabilmente quel ciuffo di pagliericcio secco che tecnicamente costituiva i suoi capelli – tipo, guarda questi poveri capelli! Quand’è stata l’ultima volta che hai usato una maschera per capelli o anche solo un balsamo?

- Rodolfo, tu te lo ricordi?- il coniglio scosse energicamente la testa – Sono sicuro che fosse stato almeno il mese scorso. Era sicuramente il mese scorso! È stato quando sono caduto nel fango perché per guardare lo Stalliere mi sono sporto troppo e sono cascato da cavallo come una pera cotta!

Rodolfo cercò di coprirsi il muso al ricordo di quella scena patetica, ma dovette rendersi presto conto d’avere le zampe troppo corte per un simile gesto. Si limitò a sospirare tutta la sua polverosa tristezza.

Il colorito ebano della Fatina virò verso il verdastro a una velocità allucinante – Fila a farti un bagno, paperottolo.

Il Principe la guardò, ritrovandosi d’un tratto sopraffatto dalla potentissima aura omicida che la Fatina sprizzava da ogni singolo poro e glitter – Ora.

 

 

 

 

 

A.Corner___

Buonasera. Benvenuti nel mio magico mondo di allegria e felicità e battute random. Perché sì.

No, sul serio.

Ho troppo sonno per scrivere delle note decenti, dannazione xD

Comunque, il titolo prende spunto dall’espressione “stay in the closet”, ergo “stare nello sgabuzzino” ed è usata per indicare una persona gay che non si è ancora dichiarata.

Sì, questa storia ha persino una morale.

O forse no.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 02 ***


02

 

 

 

 

 

 

Due ore, una dolorosissima strigliata con il guanto di crine di un qualche animale dal pelo ispido e durissimo, una maschera ristrutturanteliscianteaddolcenteantidoppiepuntesenontivengonoicapellimorbidiconquestaalloraègiuntoilmomentodiradertiazero che puzzava di salvia e pomodoro come un’insalata mista, un salvataggio dell’ultimo minuto (Rodolfo era caduto nella vasca da bagno e si sa che conigli di polvere e acqua non vanno propriamente a braccetto) e una seduta di manicure-pedicure-ristrutturazione del viso dopo, il Principe poté finalmente osservarsi allo specchio.

- Sono un figo!- esclamò  – Dannazione, Rodolfo, guardami! Sembro un modello di Abercrombie!- il coniglio alzò una zampa, cercando di fare il pollice alzato, per poi accorgersi che era privo di pollici opponibili. Andò a piangere fra i capelli della Fatina.

- Proprio un modello di Abercrombie - continuò il Principe osservandosi – solo meno unto, meno alto, meno muscoloso, meno figo, meno…

La Fatina lo guardò affranta mentre si rattrappiva su se stesso piagnucolando – Paperottolo, credo che il prossimo passo sarà un sano corso di autostima. Credo che tu abbia bisogno di un po’ di fiducia in te stesso.- disse porgendogli Rodolfo. Il Principe allungò le manine tremanti, stringendo fra le dita il suo polveroso amico – Ma non puoi farmi diventare assolutamente narcisista, egocentrico e ricolmo di fiducia in me stesso con la magia?- domandò con gli occhioni lucidi.

- Tesoro, se facessi una cosa del genere l’associazione Psicologi del Regno mi denuncerebbe. Sai bene quanto sono diventati nevrotici da quando tua madre ha imposto la Gioia Obbligatoria a tutti gli abitanti del Regno, o quantomeno a quelli fotogenici.

Il Principe sospirò affranto, sistemandosi la camicia – Non ho mai messo una cosa così piena di- ci pensò un po’, osservando il pregiato capo di sartoria che la Fatina gli aveva praticamente cucito addosso in trenta secondi – fronzoli. Mi sento un po’ una bomboniera di quelle che si danno alle cresime. Magari scelta dalla zia. Dalla zia con dei gusti davvero orribili.

- Paperottolo, questa è l’ultima moda!- chiocciò la fatina ridendo divertita – Vero Rodolfo caro?

Rodolfo, che da quando gli era capitato di zampettare in mezzo alle gambe della Fatina (godendosi così una vista panoramica dei suoi scintillanti gioielli della corona) provava un’ indefessa ammirazione per lei ed era sempre d’accordo con qualunque frase uscisse dalle sue labbra color Ruoge Coco, annuì vistosamente. Il Principe sbuffò – Sarà. Io preferivo una cosa con meno fronzoli, però.

- Paperottolo, un’altra parola e ti trasformo la lingua in una tagliola.

- Puoi farlo?

- Certamente! Come credi che abbia ottenuto l’abilitazione di Fatina Madrina, altrimenti? Tutti ammirano i miei fantasiosi incantesimi!

- I tuoi terribili incantesimi.

- Finezze linguistiche. Ora, passiamo ad altro. – la Fatina sfoderò la bacchetta – Ora ti darò una piccola iniezione di coraggio!

- Mi darai dell’erba pipa? Figo, non l’ho mai provata e sono sempre stato curioso di vedere com’è!

- Ma no, sciocchino!- esclamò lei con un vezzoso gesto della mano – Ti farò una piccola magia che ti permetterà di parlare con più sicurezza!

- Ah- il Principe abbassò il capo, osservandosi le scarpe con’aria affranta – l’erba pipa mi allettava di più, però.

-Suvvia, suvvia! Ora lasciami ricordare qual’era la formula…Ah, giusto!- la Fatina pronunciò un paio di parole incomprensibili ai più, ma che suonavano proprio come “Decolté di Vuitton!” e una scia di luce fucsia dai riverberi azzurri partì dalla sua bacchetta per poi posarsi sulla fresca e candida pelle di…

Rodolfo.

La Fatina lo guardò a lungo – Ora spiegami perché hai usato il coniglio come scudo, paperottolo.

- Scusa, ma dopo la battuta sulla lingua a tagliola ho avuto un lieve accenno di sfiducia nei confronti dei tuoi incantesimi- disse il Principe – senza rancore, eh, Rodolfo?

- Cazzo, certo che ti porto rancore, damerino figlio di puttana!- gracchiò una voce. La Fatina e il Principe si guardarono attorno stupiti – Chi ha parlato?- esclamò il ragazzo, brandendo Rodolfo qua e là – Chi mi ha insultato?!

- Io brutto idiota! E se non mi metti subito giù giuro che mi metterò a cantare tutte le bestemmie che conosco sotto forma di madrigale, quant’è vero Iddio!

Il Principe osservò a lungo il coniglio – Rodolfo?- lo alzò a livello del suo viso – Tu parli?

- E bestemmio anche. Con gioia, aggiungerei.

- Santo cielo, credo che questo coniglio sia donato di favella!

- Complimenti per la sagacia, chiappette d’oro.- commentò aspramente il coniglio, prima di ritrovarsi la punta della bacchetta puntata sulla coda – Chiamami di nuovo così e ti do fuoco al culetto, chiaro Rodolfuccio?

- Cristallino.- biascicò Rodolfo occhieggiando (con chissà quali occhi) il pericolo che si era posato sulla sua batuffolosa codina – Ora mi metti giù, principino?

Il Principe lo posò su un tavolino – Dunque, credo che tu voglia sapere perché parlo.

- Vorrei anche sapere perché sei un coniglio di polvere che si muove, ma penso di poter aspettare.

- Benissimo. Dunque, è una storia iniziata circa duecento anni or sono.

La Fatina sbadigliò.

- Ero un giovane e promettente attore, musicista, cacciatore e amante per ricche signore a seconda del mese e di quanto vuoto fosse il mio portafogli.

La Fatina si stiracchiò.

- Un giorno incontrai una vecchietta.

La Fatina si grattò le chiappe.

- Che mi chiese di-

- Tagliare e andare dritto al sodo?- propose la Fatina sorridendo come uno squalo bianco in assetto da massacro. Rodolfo sospirò – Sì, insomma, mi ha maledetto e mi ha obbligato a restare un coniglio di polvere finché non riceverò il bacio del Vero Amore.

- Questa vecchietta era per caso una sceneggiatrice Disney in pensione?

- Probabile.

La Fatina lo guardò commossa – Povero piccolino. Duecento anni come coniglio di polvere devono essere stati tristissimi!

- Atroci- concordò Rodolfo – e l’idea di non poter sciogliere la maledizione in nessun modo è stata ancora più atroce.

- E perché mai?- esclamò il Principe, ormai colmo di coraggio e speranza – Non sarà così difficile trovare una persona che tu possa amare!

- Quello non è un problema- sbottò Rofoldo guardandolo storto – il problema è convincerlo a baciarmi! Vorrei ricordarti che non sono un coniglio normale ma un coniglio di polvere e a nessun’uomo sano di mente verrebbe voglia di slinguazzarsi la spazzatura.

- Uomo?

- Sì, uomo.

- Ti piacciono gli uomini?

- Non ti angosciare, tu non sei assolutamente il mio tipo. In tutti questi anni ho sempre preferito la contemplazione delle macchie d’umidità sul soffitto al guardare te mentre ti spogliavi.

- Aspetta un momento. Perché fino ad oggi ho pensato di essere l’unico idiota a cui piacevano gli uomini a questo mondo?

- Perché non ti sei mai dato la briga di cercarne altri, paperottolo.- rispose saggiamente la Fatina.

Rodolfo annuì gravemente, seguito dal principe – Comunque, chi è la persona di cui sei innamorato?

Rodolfo lo guardò con occhioni sognanti – Il Capitano delle Guardie Reali.

- Il Capitano delle Guardie Reali?

- Sì.

- Quel soldo di cacio?

- Sì.

- Con i capelli rossi e i ricci stile Candy Candy?

- Sì.

- Le lentiggini?

- Sì.

- Che passa il suo tempo a rincorrere le farfalle fregandosene del suo ruolo?

- Non è adorabile?- sospirò Rodolfo sciogliendosi in una pozzetta di cuori e dolcezza – Da quando è arrivato qui non faccio altro che pensare a lui.

- Non capisco come tu faccia a trovarlo attraente. Ha le lentiggini ovunque!

- Appunto, non è eccitante cercare d’indovinare in quali punti non le ha?

- Che cosa oscena!- esclamò il Principe ricoprendosi di rose e luccichii come un fumetto anni ’80.

- Mi perdoni se ho offeso le sue vergini orecchie, mio signore- sbottò Rodolfo – ma vorrei che tu capissi due cose uno: ho duecento anni di pruriti mai sfogati; e due: quello è probabilmente il pensiero più casto e puro che ha sfiorato il mio cervello di coniglio di polvere in questi anni.

Il Principe si lasciò ricadere, affranto, fra le braccia della Fatina.

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=732891