Sette minuti in paradiso

di Ekija89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sette minuti in paradiso ***
Capitolo 2: *** Il diario ***
Capitolo 3: *** Il bacio ***
Capitolo 4: *** Sogno o realtà. ***
Capitolo 5: *** Hogsmeade ***
Capitolo 6: *** Confessioni e fughe ***
Capitolo 7: *** Sul campo ***
Capitolo 8: *** Maledetta borsetta ***
Capitolo 9: *** Stupide pecorelle ***
Capitolo 10: *** Pensavo fossimo amici ***
Capitolo 11: *** Il mio gioco preferito ***



Capitolo 1
*** Sette minuti in paradiso ***


Sette minuti in paradiso

Era la prima vera giornata di caldo e gli studenti di Hogwarts ne avevano approfittato per trascorrere una giornata all’aperto, dopo essere stati costretti per mesi all’interno del castello a causa del freddo e della neve. Il parco era pieno di studenti occupati nelle attività più disparate. Harry, Ron, Hermione e Ginny seduti sotto un albero sulla riva del lago erano impegnati a fare i compiti, assillati da Hermione che già pensava ai M.A.G.O. che avrebbero dovuto sostenere il prossimo anno e allo stesso tempo preoccupata che   Ginny non studiasse abbastanza per i  G.U.F.O.

Poco lontano da loro c’era un gruppo particolarmente rumoroso di ragazzi e ragazze di Grifondoro. Inutile dire che la più rumorosa di tutti (e anche la più fastidiosa, secondo Hermione) era Lavanda Brown che, come al solito, faceva di tutto per essere al centro dell’attenzione. Era seduta in mezzo a tutti gli altri e scuoteva in continuazione la chioma bionda ridendo alle battute dei suoi compagni che evidentemente cercavano di fare colpo.

Hermione alzò lo sguardo dal suo libro di Trasfigurazione distratta da un'altra risata acuta di Lavanda.

“Possibile che non si possa avere un po’ di pace” pensò Hermione cercando di tornare a concentrarsi sul suo libro. Ma la sua attenzione fu catturata da qualcos’altro, o meglio qualcun altro.

Senza accorgersene i suoi occhi erano finiti su uno dei suoi migliori amici che cercava di concentrarsi per riuscire a capire quali ingredienti usare per preparare un antidoto alla pozione che avevano preparato l’ultima volta in classe.

“Certo che è proprio carino quando è così concentrato” si trovò a pensare Hermione senza riuscire a staccare gli occhi dal rosso “mi viene quasi voglia di …” ma i suoi pensieri furono interrotti sul più bello.

“A che pensi Hermione?” sentì chiedere dalla voce di Ginny.

“Oh, niente” rispose la riccia distogliendo velocemente lo sguardo. Ora anche Ron e Harry avevano staccato lo sguardo dai loro libri per ascoltare quello che le ragazze  si stavano dicendo. “Stavo solo ripetendo in mente” aggiunse sperando di non essere arrossita.

“Ah, scusa se ti ho disturbata” disse Ginny in un risolino  “eri così assorta”.

“Già”disse la riccia lanciando un occhiataccia a Ginny. “Te l’ho detto stavo ripetendo”.

“Ehi che sta succedendo?” chiese Ron notando gli sguardi che si stavano scambiando le due ragazze “ci state nascondendo qualcosa?”.

“Ma no Ron, che vai a pensare” disse veloce Hermione “mi ero solo distratta un attimo.”

Ron guardò ancora Hermione che stava pensando a come farla pagare a Ginny. “Sarà” disse alla fine Ron riportando lo sguardo sul suo rotolo di pergamena, ma lo rialzò quasi subito tornando a puntare i suoi occhi azzurri sull’amica. Hermione, che aveva tirato un sospiro di sollievo quando Ron aveva lasciato perdere trattenne di nuovo il fiato per paura di una nuovo domanda.

“Hermione non è che mi daresti una mano” chiese con sguardo supplichevole “ho scritto quasi tutto vorrei controllare solo se l’ho fatto bene.” La ragazza si tranquillizzò nuovamente. “Ti prego, oggi abbiamo gli allenamenti” aggiunse dal momento che l’amica non rispondeva.

“Oh, d’accordo” rispose Hermione prendendo una pergamena che conteneva il compito che aveva finito più di un’ora prima e passandola al rosso “dopo però controllo che tu non abbia copiato” aggiunse con sguardo severo.

“Molte grazie” disse Ron mentre anche Harry si avvicinava a Ron per dare un occhiata al compito di Hermione e poco dopo i due iniziarono a correggere i loro compiti di pozioni.

“Non cambieranno mai” pensò Hermione “quante volte gli avrò detto di iniziare a studiare prima, mai una volta che mi diano ascolto. Ora sarà meglio ricominciare a studiare altrimenti finisco come loro” e nel dire questo riapri l’enorme libro di trasfigurazione che aveva chiuso usando l’indice come segno.

I suoi buoni propositi non furono mantenuti però. Proprio mentre stava per cominciare a leggere da dove si era fermata sentì la voce di Lavanda che quasi gridava.

“Perché non facciamo un bel gioco?” la senti dire mentre con la coda dell’occhio cercava di guardare la compagna di dormitorio.

“Che gioco?” chiese Dean Thomas.

“Si chiama Sette minuti in paradiso” senti gridare ancora dalla voce di Lavanda che sembrava guardare nella loro direzione. “E’ un gioco babbano.”

“Non lo conosco, in cosa consiste?” chiese Dean Thomas.

“E’ semplice” disse Lavanda alzandosi in piedi “ a turno una persona deve essere bendata e deve entrare in  uno sgabuzzino. Poi ne viene scelta un altra del sesso opposto che deve entrare nello sgabuzzino e per sette minuti può fare tutto ciò che vuole.” Questa volta nel pronunciare queste parole si girò a guardare i quattro ragazzi seduti sotto l’albero mostrando interesse per uno in particolare. Il suo sguardo era pieno di malizia mentre cercava invano di incontrare lo sguardo di Ron che in quel momento stava praticamente copiando il compito di pozioni di Hermione.

Lavanda sembrava abbastanza delusa, noto con soddisfazione Hermione. La ragazza non le era mai stata particolarmente simpatica, era troppo vuota e superficiale secondo Hermione, ma non avevano mai avuto particolari problemi fino a quell’anno, quando Lavanda aveva iniziato a provare interesse per un certo rosso che pero non sembrava essersi accorto di niente. Ron era davvero incredibile, un completo imbranato quando si trattava di questo genere di cose.

Lavanda intanto non si era ancora arresa.

“Possiamo usare quella piccola serra come sgabuzzino. C’è qualche volontario che vuole entrare per primo?” chiese con voce ancora più alta.

Seamus Finnigan aveva alzato la mano, ma Lavanda parve non vederlo occupata com’era a spiare Ron per vedere se aveva intenzione di giocare.

“Ma cosa si aspetta?” si chiese Hermione “pensa davvero che Ron si possa alzare per andare con lei in quello squallido sgabuzzino per …”

A Hermione si gelò il sangue nelle vene. Ron aveva appena posato i libri a terra esclamando un sonoro ‘finalmente,non vedevo l’ora’ e ora si stava alzando levandosi l’erba di dosso.

“Torno subito, aspettatemi qui” disse rivolto agli amici poi si girò e fece per incamminarsi.

“Come sarebbe a dire aspettatemi qui” pensò Hermione “non penserà davvero di andare da quella?” Le stava montando dentro una rabbia incredibile. Possibile che Ron non si fosse mai accorto delle intenzioni della bionda e che ora le avesse intuite e avesse deciso di correre a buttarsi tra le sue braccia?

“Non è possibile” bisbigliò in un sussurro appena udibile, desiderando di schiantare Lavanda che ora, vedendo Ron in piedi, era al settimo cielo. Non riusciva a sopportare quell’oca vanitosa. Senza avere il tempo di fermarsi si sentì ringhiare il nome di una persona che già troppe volte l’aveva ridotta in quello stato, che l’aveva fatta arrabbiare come mai nessun altro c’era riuscito.

“Ronald Bilius Weasley” scandì facendo girare le poche persone che ancora non li stavano guardando “dove credi di andare?”

Ron che non aveva fatto che pochi passi si girò verso Hermione guardandola con una strana espressione.

“Come dove credi di andare?” ripeté “mi sembra ovvio.”
“C-c-c-osa?” balbettò Hermione che era rimasta sorpresa dalla risposta dell’amico. Aveva un espressione innocente sul volto, come se quello che stava per fare fosse la cosa più normale del mondo. Da quando era diventato cosi sfrontato? Per la prima volta in vita sua Hermione non sapeva cosa dire, o meglio qualcosa da dire l’aveva ma non erano espressioni che usava di solito. Strinse i pugni per la rabbia mentre sentiva le lacrime che le stavano salendo agli occhi. Non voleva piangere avanti a tutti stava per raccogliere i libri e andarsene quando sentì la voce di Ron che la chiamava.

“Allora Hermione?” la guardava con un aria preoccupata pensò la ragazza che era riuscita a cacciare indietro le lacrime e aveva alzato la testa verso Ron.

Lo guardò con aria interrogativa e lui le chiese ancora “allora perché mi hai fermato? Ne vuoi anche tu?”
“Eh???” Hermione era sconcertata. Ron le aveva veramente chiesto s ne voleva un po’. Ora, tralasciando il fatto che la risposta alla sua domanda era si, come si permetteva Ron di chiederle una cosa del genere. Chi si credeva di essere?

“Ora basta” pensò la riccia “ora mi sente e aprì la bocca per gridargli dietro tutti gli epiteti che le venivano in mente, ma prima che pronunciasse una sola parola fu di nuovo Ron a parlare.

“Ti va qualcosa da mangiare si o no?”

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Capitolo 2
*** Il diario ***


Capitolo 2 – Il diario

“Ti va qualcosa da mangiare si o no?”

Hermione dimenticò immediatamente tutti gli insulti che stava per gridargli dietro e si limitò a fissare Ron boccheggiando.

“Qualcosa da mangiare?” chiese titubante. Almeno era riuscita a riacquistare l’uso della parola.

“Si Hermione, qualcosa da mangiare, sto andando in cucina” rispose Ron “Cos’hai oggi, non ti senti bene?” chiese poggiandole una mano sulla fronte. “In effetti sei un po’ calda, devi avere un po’ di febbre. Dovevo capirlo prima, quando ci hai dato il compito di pozioni senza farci la predica.” Rise.

“No, sto bene” disse Hermione che stava riacquistando un po’ di calma. Come faceva a dire a Ron che era calda solo perché lui gli aveva poggiato una mano sulla fronte.

“E’ meglio che passi in infermeria secondo me … comunque io vado, sto morendo di fame, stamattina non ho fatto colazione. Tu vuoi qualcosa?”

“No, non preoccuparti” disse Hermione “vai pure”

“Ok. Torno subito” e così dicendo si allontano alla volta del castello.

Hermione ora era decisamente sollevata. Voleva solo andare a prendere qualcosa in cucina perché aveva fame. Come aveva fatto a credere che Ron stesse andando da Lavanda, era stata proprio una sciocca.

“Com’è possibile?” Era la voce di Lavanda. Hermione si voltò per vedere con chi stesse parlando. Lavanda era in piedi, più vicina al loro albero. Probabilmente stava andando incontro a Ron prima di accorgersi che lui non si stava affatto dirigendo verso di lei.

Calì, la sua migliore amica, si era appena alzata e le stava andando incontro.

“Ti rendi conto?” le chiese con un tono di voce più basso quando le fu arrivata vicino e nel dire questo pestava i piedi a terra come una bambina capricciosa.

Hermione non poté fare a meno di sorridere a quella scena. La rabbia di poco prima era completamente sparita e aveva lascito posto a un senso di appagamento che provava solo dopo aver superato brillantemente un esame. Hermione continuava a fissare Lavanda e Calì che parlavano fitto fitto abbassando sempre di più il tono di voce. Intanto tutti quelli che avevano assistito alla scena stavano tornando alle loro occupazioni precedenti.

Lavanda sembrava in preda ad una crisi isterica, cosa che divertiva sempre di più Hermione. All’improvviso però  la bionda alzò lo sguardo e lo puntò su Hermione che ancora sorrideva divertita. Appena se ne accorse la riccia si girò, ma ormai Lavanda l’aveva vista mentre la fissava e sorrideva e ora continuava a guardare Hermione con sguardo furente.

 Hermione era indecisa sul da farsi. Decise che era meglio tornare a sedersi e studiare e così si avviò verso Ginny e Harry che ancora la stavano guardando.

Non fece in tempo a voltarsi che sentì una mano afferrarle un braccio e farla girare nuovamente.

Sapeva a chi apparteneva quella mano ancora prima di vedere i capelli biondi e perfettamente acconciati della sua compagna di dormitorio. Per un attimo le due ragazze si guardarono in cagnesco poi fu Lavanda a parlare.

“Cos’è che trovi così divertente?” chiese guardandola negli occhi.

“Niente.” Disse Hermione, ma nella sua voce c’era un tono di sfida. Non poteva attaccare brighe. Lei era un prefetto e doveva dare il buon esempio, ma d’altra parte in quella ragazza c’era qualcosa che la faceva irritare terribilmente.

“Ah si” continuò Lavanda “eppure mi sembrava che tu avessi qualcosa da dire.”

Intanto un rumore alle sue spalle fece capire a Hermione che anche Ginny e Harry si erano alzati. A Ginny Lavanda non era mai stata per niente simpatica, soprattutto perché faceva la scema con Dean anche quando lui stava con Ginny. Si girò e infatti li vide in piedi, la rossa con una mano in tasca, probabilmente stretta intorno alla bacchetta. La guardò e le fece cenno di stare calma.

“Sei pregata di guardarmi mentre ti parlo” disse Lavanda e Hermione si girò nuovamente verso la su avversaria. “O forse preferisci non guardarmi per non renderti conto di quanto sei più brutta di me” aggiunse la bionda cattiva.

Qualcuno dei presenti, la cui attenzione era stata ridestata, rise.

Hermione era sempre più arrabbiata ma non voleva reagire. Non volva abbassarsi al livello di Lavanda. Vedendo che la ragazza non le rispondeva Lavanda continuò.

“Dopotutto lo sanno tutti che l’aspetto fisico non è il tuo punto di forza. Sei solo una brutta secchiona. Hai deciso di studiare perché è l’unico modo che hai per trovarti un fidanzato, facendo un filtro d’amore.”

“Almeno io non prego i ragazzi di seguirmi negli sgabuzzini bui” scoppiò Hermione che non riusciva più a trattenersi e aggiunse “con scarsi risultati oserei dire.”

Lavanda rimase un attimo sorpresa dalla risposta di Hermione e arrossì un po’ sulle guancie, però si riprese subito parlando con più cattiveria di prima.

“Almeno io qualche ragazzo l’ho baciato, cosa che tu non puoi dire.” Disse mentre le labbra le si increspavano in un sorrisetto cattivo. Hermione fece per rispondere, ma prima che dicesse una sola parola Lavanda continuò “E’ inutile che metti in mezzo Vicktor Krum, so benissimo che lui non l’hai baciato.”

Hermione rimase a bocca aperta, come faceva lei a saperlo? Non aveva detto a nessuno, nemmeno a Ginny che non se l’era sentita di baciare Vicktor(non che lui non ci avesse provato). C’era solo un modo in cui Lavanda poteva averlo scoperto … e nel pensare questo Hermione rimase pietrificata.

Lavanda doveva aver capito quello che Hermione aveva per la testa perché un espressione di trionfo le si era dipinta sul viso.

“Proprio così” bisbigliò “ho trovato per caso il tuo diario.”

Come aveva fatto a scoprire che aveva un diario. Lo scriveva sempre quando si trovava completamente sola perché nessuno venisse a conoscenza del fatto che ne aveva uno. E invece Lavanda l’aveva scoperta l’ aveva anche letto. Pregò perché la sua compagna di dormitorio non avesse letto altro, ma la sua preghiera non fu esaudita perché poco dopo Lavanda cominciò a parlare con voce cantilenante.

Caro diario, oggi abbiamo litigato un'altra volta. Sono così triste, lui non mi noterà mai, non sono abbastanza carina perché qualcuno decida di uscire con me.”

Hermione abbassò lo sguardo. Sentiva nuovamente le lacrime cercare di farsi strada fino ai suoi occhi e cercò di ricacciarle dentro come aveva fatto poco prima. Dire avanti a tutti quello che c’era scritto nel suo diario era una bassezza. Non si era mai sentita tanto umiliata in vita sua.

“Vogliamo dire a tutti di chi stai parlando?” continuò Lavanda.

“Ora ci penso io” disse la voce di Ginny alle spalle della riccia “senti brutta stronza come ti permetti di …”

Ma Hermione non sentì mai quello che Ginny stava per dire perché la voce della rossa fu coperta da quella di Lavanda.

“Oh sei tornato Ron. Capiti giusto a fagiolo.”

Hermione alzò lo sguardo fissando Ron che era appena comparso al suo fianco e si augurò che il ragazzo non fosse li da molto.   

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Capitolo 3
*** Il bacio ***


Capitolo 3 – Il bacio

 

 

 Hermione alzò lo sguardo fissando Ron che era appena comparso al suo fianco e si augurò che il ragazzo non fosse li da molto.

Si girò a guardare Ginny che aveva la bacchetta in mano e guardava la scena. In quel momento regnava un silenzio irreale. A quanto pareva l’arrivo di Ron non aveva colto di sorpresa solo lei, ma anche tutti i presenti che guardavano avidi le due ragazze e il ragazzo come se quello fosse uno spettacolo messo su solo per divertirli. Possibile che nessuno si facesse gli affari suoi si ritrovò a pensare Hermione mentre si stropicciava gli occhi sperando che Ron non notasse il loro rossore. Era ancora in piedi, voltata verso Ginny, non sapendo bene cosa fare quando una mano le si posò sulla spalla. In un primo momento pensò che si trattasse di Lavanda che voleva continuare a dare spettacolo mettendola in ridicolo avanti a Ron. Si girò facendo un bel respiro, ma ciò che si trovò di fronte furono gli occhi incredibilmente azzurri di Ron.

Il ragazzo la guardava senza dire niente con uno sguardo serio e Hermione sentì le sue guance arrossarsi mentre continuava a fissare i suoi occhi in quelli dell’amico. Ad un tratto il rosso aprì la bocca e fece per parlare, ma ancora una volta Lavanda, che non amava essere ignorata, si fece sentire e parlò con un tono di voce più alto del normale.

“Spero che tu abbia fatto una bella colazione Ron” disse “ devi essere in forma per  oggi, hai gli allenamenti di Quidditch.”

“Ah si” sobbalzò Ron come se fosse appena stato risvegliato da uno stato di trance.  Si girò appena verso Lavanda e poi tornò a guardare Hermione.

Anche le orecchie del ragazzo avevano assunto una leggera tinta di rosso però il suo sguardo non era serio come prima.

“Mi diresti a che frutto devo fare il solletico?” disse all’improvviso passandosi una mano dietro la nuca in un gesto d’imbarazzo. “Mi sono dimenticato e non mi andava di mettermi a fare il solletico a tutti i frutti della cesta” aggiunse sorridendo.

“E’… è la pera” rispose Hermione sorpresa. Quello sguardo serio le aveva fatto credere  che Ron avesse qualcosa di importante da dire, ma forse era stata solo una sua speranza. L’amico voleva solo sapere come fare per entrare in cucina.

“Ok, allora vado” disse Ron girandosi per avviarsi nuovamente verso il castello.

Hermione ora era sollevata. Ron non aveva sentito niente per sua fortuna. Si girò a guardare Ginny ancora una volta, come a chiederle conferma che tutto fosse andato per il meglio. La rossa le fece un gesto per tranquillizzarla e poi si mise a guardare un punto alle spalle di Hermione facendole segno di girarsi.

La riccia si volto, Ron si stava nuovamente avvicinando a lei.

“Cosa si sarà dimenticato questa volta” pensò la rossa mentre Ron era ormai a un passo da lei. Stava quasi per chiederglielo, ma non riuscì nemmeno ad aprire la bocca perché qualcosa glielo stava impedendo e quel qualcosa era Ron.

Hermione non aveva avuto il tempo di capire cosa l’ “amico” stesse per fare, con un gesto rapido Ron si era chinato su di lei facendo aderire le sue labbra a quelle della ragazza.

Non poteva crederci ancora, Ron la stava … BACIANDO.

Dopo pochi secondi (o almeno alla ragazza sembrarono pochi, troppo pochi) Ron allontanò il suo viso da quello di Hermione, guardandola con aria imbarazzata, mentre le orecchie gli  diventavano color fuoco.

“Mi ero scordato di ringraziarti” disse Ron sempre imbarazzato  “sarà meglio che ora vada, prima che arrivi ora di pranzo” e se ne andò lasciando Hermione immobile e completamente in fiamme.

Per un attimo ci fu un silenzio carico di tensione, ma poi le voci di coloro che avevano assistito alla scena iniziarono a farsi sentire. Tutti commentavano quello che era appena successo mentre Hermione ancora pietrificata guardava la schiena di Ron che si allontanava a passo svelto verso il castello.

“Ron mi ha baciata” si ripeteva la riccia. Senza accorgersene si era portata una mano sulle labbra mentre cercava di fissare nella mente il ricordo di quello che era appena successo.

“Ahhhhhhhh” un urlo non di paura, ma di rabbia riportò Hermione alla realtà. Si volto appena in tempo per vedere Lavanda che batteva i piedi per terra e poi partiva spedita verso il castello con Calì che le trotterellava dietro. Un sorriso di soddisfazione si fece largo sul volto di Hermione, Lavanda aveva finalmente avuto la lezione che si meritava.

“Andiamo Hermione” sentì dire dalla voce di Ginny mentre l’amica le si faceva vicino seguita da Harry.

“Si” rispose la ragazza che solo in quel momento si stava rendendo conto che gli occhi di tutti erano ancora puntati su di lei “per oggi abbiamo già dato spettacolo”.  

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Capitolo 4
*** Sogno o realtà. ***


Capitolo 4 – Sogno o realtà

Hermione era seduta sulla riva del lago, sotto la solita quercia. Un piacevole venticello le scompigliava i capelli e le rinfrescava il viso. Ormai l’inverno aveva ceduto il posto alla primavera e il sole aveva sostituito le nuvole.

“Che pace” pensò la riccia e nel farlo chiuse gli occhi e alzò il viso offrendolo ai raggi del sole.

Rimase li, rilassata, per alcuni minuti andando con la mente a tutto quello che era successo nelle ultime settimane, a tutto quello che era successo da quando Ron l’aveva baciata.

Era così persa tra i suoi pensieri che non sentì dei passi avvicinarsi e quando due mani le coprirono gli occhi trasalì.

“Chi è?” fece una voce che lei conosceva benissimo.

“Beh, vediamo, dal momento che sono le dodici e un quarto e che io avevo un appuntamento quindici minuti fa, deve trattarsi di un gran ritardatario.” Rispose la ragazza cercando di assumere un tono severo.

“Ops, beccato” disse Ron mentre le liberava gli occhi.

Hermione si girò a guardarlo. Aveva i capelli arruffati e indossava la divisa da Quidditch. Incrociò il suo sguardo per un attimo, stando attenta a non perdersi nell’azzurro dei suoi occhi, come le capitava troppo spesso. Poi si alzò in piedi e incrociò le braccia al petto assumendo un espressione imbronciata.

“E’ così che si trattano le ragazze?” chiese provando a sembrare offesa.

“Scusami, ma non è stata colpa mia” rispose il rosso. Si era accorto che Hermione non era veramente arrabbiata … fortunatamente per lui.

“Sai com’è fatto Harry, è il solito schiavista. Ci ha fatto provare il nuovo schema fino all’esaurimento.” Nel dire questo si era avvicinato alla ragazza.

“Non  so se posso perdonarti” fece lei.

“Ti prego” fece Ron cingendole i fianchi con le braccia.

Hermione arrossì cercando di mantenersi lucida.

“E perché dovrei?” chiese fissandolo negli occhi.

Errore madornale. Aveva assunto la sua espressione da cucciolo bastonato.

“Beh, perché non è stata colpa mia” rispose Ron avvicinando il suo viso a quello di Hermione. “E poi posso darti un altro paio di motivi” aggiunse annullando la distanza tra le loro labbra.

Inizialmente poggiò delicatamente le sue labbra su quelle della ragazza, ma poco alla volta il bacio cambiò ritmo.

Le labbra si muovevano sempre più fameliche alla ricerca dell’altro, mentre le mani iniziavano a prendere confidenza con un corpo fino ad allora estraneo.

Dopo alcuni minuto i due si  separarono, entrambi con il fiato corto.

Hermione era completamente rossa. Nonostante lei e Ron stessero insieme da diverse settimane non si era ancora abituata ai suoi slanci di affetto. Dopo tutto quel tempo in cui aveva solo  sognato il suo miglior amico, le era difficile credere che finalmente i suoi sogni fossero diventati realtà.

Il ragazzo invece aveva un espressione compiaciuta.

“Non sei più arrabbiata allora?” chiese con un sorriso furbo.

“No.” Rispose con una smorfia.

Ron si mise a sedere a terra con la schiena poggiata al tronco dell’albero tirando con se Hermione e facendola accomodare tra le sue gambe.

“Allora, come hai passato la mattinata?” le chiese.

“Niente di entusiasmante” rispose lei “ ho finito i compiti di trasfigurazione e antiche rune e poi sono venuta qui, ad aspettare qualcuno che non arrivava e …”

“Ok ok” fece Ron velocemente “ meglio cambiare discorso. Che cosa ti va di fare domani?”

“Domani?” rispose la riccia con finta ingenuità, felice che il ragazzo se ne fosse ricordato.

“Si, per festeggiare” rispose Ron.

“Festeggiare cosa?” chiese Hermione decisa a non rendergli le cose più facili.

“Come cosa? Non dirmi che te ne sei dimenticata con il cervello che ti ritrovi.”

“Non saprei, è il tuo compleanno per caso?”

Ron abbassò la testa. Il suo viso si fece più cupo. Ci si poteva leggere la delusione che stava provando. “Se non ti ricordi cosa si festeggia domani vuol dire che non è tanto importante.”

“Cosa non sarebbe importante? Ti stai forse riferendo al fatto che domani è il nostro primo mesiversario?” disse sfoderando un sorriso.

Il ragazzo rialzò la testa per guardare la riccia negli occhi. Un sorriso comparve anche sul suo volto.

“Complimento, ci sono cascato” disse accarezzandole la guancia.

“Non lo sapevi? Oltre alle mie altre innumerevoli qualità sono anche un ottima attrice.”

“E vedo che sei anche molto modesta.” rise baciandola “Allora che vuoi fare?” chiese nuovamente quando si fu staccato da lei.

“Possiamo fare un pic-nic nel parco. Oppure potremmo andare a Hogsmeade.”

“A me va bene tutto, l’importante è che stiamo insieme” rispose il ragazzo mentre le sue orecchie si arrossavano leggermente “l’importante è che non mi porti in biblioteca.”

La ragazza stava per rispondere qualcosa, ma fu interrotta da Ron.

“Aspetta, devo dirti una cosa. So che in questi anni sono stato uno stupido. Non ti ho trattata come ti meritavi e ho dimostrato in più occasioni di non meritarti. Nonostante fossi geloso di te non sono mai riuscita ad ammettere nemmeno con me stesso i miei sentimenti verso di te. Ma ora tutto è cambiato, finalmente stiamo insieme e non voglio continuare a tenermelo dentro. Quello che sto tentando di dirti, Hermione, è che ti amo.”

Hermione era senza parole. Aveva ascoltato tutto con il fiato sospeso, mentre il cuore le batteva sempre più veloce.

“Non devi dire nulla” aggiunse Ron preoccupato per il silenzio della ragazza. “Volevo solo fari sapere quello che provo. Se tu non …” ma si interruppe quando si accorse che il volto di Hermione era rigato dalle lacrime.

“Hei cosa c’è che non va?” disse cercando di confortarla mentre le asciugava le lacrime con il dorso della mano. “Se ti ho turbata ti chiedo scusa, io non volevo …” ma di nuovo si interruppe, stavolta fermato da un gesto di Hermione.

La ragazza prese un respiro, mentre si asciugava le lacrime che erano rimaste.

“Ron tu non mi hai turbata, mi hai resa la ragazza più felice del mondo. Queste sono lacrime di gioia.” Disse anticipando la domanda che il rosso stava per farle.

“Ho aspettato per anni che tu ti accorgessi di me. Eravamo amici e anche se questo non mi bastava più cercavo di accontentarmi. Ogni tanto mi sembrava di avere qualche possibilità, ma poi mi ricredevo. Stavo quasi per perdere le speranze, quando tu mi hai baciata, e ora stiamo insieme e niente ci separerà. Anche io ti amo Ron, ti amo tantissimo.”

Il rosso non le diede nemmeno il tempo di riprendere fiato. La attirò a se e iniziò a baciarla come non aveva mai fatto prima. Era un bacio pieno d’amore e di passione, di tenerezza e irruenza.

Si separarono solo quando un tentacolo della piovra uscito dall’acqua ci si rituffò violentemente schizzando acqua sulla riva. Risero e si stesero accoccolandosi l’uno all’altra.

“Questo è il momento più bello della mia vita” disse Hermione “nulla potrà mai rovinare la felicità che provo ora.”

 

“Ne è proprio sicura signorina Granger?”

I ragazzi si voltarono in direzione della voce che aveva appena parlato. Era la professoressa McGrannit.

“P-p-provessoressa” balbettò Hermione sorpresa “ che ci fa qui?”

“Sono venuta a dirle che deve immediatamente lasciare Hogwarts” rispose la professoressa severa.

“Come? E’ uno scherzo?” disse Hermione alzandosi in piedi.

“Nessuno scherzo signorina Granger, è ora di fare i bagagli.”

“Perché?” chiese la riccia sull’orlo delle lacrime. Aveva una gran confusione in testa. Solo pochi minuti prima era la persona più felice del mondo e ora…

“I suoi voti sono troppo bassi perché lei continui a frequentare questa scuola.”
Intanto il cielo si era rannuvolato e in lontananza si sentivano i primi tuoni.

“Ci deve essere un errore. Ho la media migliore della scuola. Ron di qualcosa.”

“Mi dispiace Hermione, ma la media migliore la ha la mia ragazza.” Rispose il rosso.

“Ron sono io la tua ragazza.”

“Questo era prima, ora la mia ragazza è lei.”

Ci fu un lampo e comparve Lavanda Brown.

“Ciao amore mio” disse la bionda avvicinandosi al ragazzo.

“Benissimo quando ci sei tu principessa” rispose stampandole un bacio sulle labbra.

Hermione ormai era disperata. Guardava Ron mentre le lacrime cominciavano a scorrerle inarrestabili.

“Ron perché fai così? Mi hai appena detto che mi ami.”

“Mi dispiace, ma non è così” rispose la ragazza “io amo lei e tu non puoi farci niente” e così dicendo tornò a baciare la ragazza.

“Allora Granger, vogliamo andare?”

La professoressa McGrannit era ancora li. Le si avvicinò e la afferrò per un braccio verso una carrozza trainata da nessuno.

“Professoressa, non può farmi questo” disse con la voce rotta dai singhiozzi. “ non voglio lasciare Hogwarts” disse cercando Ron con lo sguardo. Ma il ragazzo era sparito, al suo posto era comparso Silente.

“Preside mi aiuti almeno lei.”

“Ma certo mia cara” Hermione si sentì un po’ più sollevata.

“Da ora in poi puoi lavorare nelle cucine come elfo domestico” disse il preside.

“Cosa?” il sollievo della ragazza svanì all’istante. “non può dire sul serio, la prego.”

Ma il preside era sparito, e così anche la professoressa McGrannit. Al loro posto erano comparsi due elfi domestici.

Uno dei due parlò ed Hermione riconobbe la voce di Dobby.

“Whinky, Hermione, noi deve andare. Noi dobbiamo preparare la cena per gli studenti.

La ragazza si lasciò cadere a terra, distrutta. Avrebbe dovuto lavorare come elfo domestico. Tutto iniziò a girare vorticosamente. I ricordi del tempo passato in quella scuola iniziarono a passarle avanti agli occhi mentre una voce la chiamava.

“Hermione, Hermione … forza, alzati.”

Chiuse gli occhi coprendoli con le mani.

“Hermione”

Il rumore cessò. Lentamente si scoprì gli occhi e li aprì. Una figura dai lunghi capelli rossi era china su di lei.

“Finalmente ti sei svegliata.” disse Ginny sorridendole.

“ Cosa stavi sognando? Non la smettevi di agitarti.”

Per un momento la riccia ebbe un tuffo al cuore ricordando quello che stava sognando.

“Niente” mentì.

“All’iniziò sembrava ti piacesse” continuò Hermione rincarando la dose. “Poi hai iniziato a urlare che non eri un elfo.”

“Non lo so” le rispose Hermione, ma arrossì ripensando alla prima parte del sogno.

“Credo di saperlo io, a giudicare da come sei arrossita” rise Ginny. “Quando ti deciderai ad andare a parlare con mio fratello?”

“Ti sbagli, non ho sognato tuo fratello.” Nel dirlo si alzò dal letto e iniziò a cercare i vestiti. Poi non riuscì a trattenersi e aggiunse “Cosa dovrei dirgli?”

“Non saprei” disse la rossa spazientita “magari che lo ami e vuoi passare il resto della tua vita con lui? Dopotutto lui ha fatto la prima mossa, no?”

“Ma poi sono passati due giorni in cui lui non mi ha rivolto la parola.”

“Forse aspetta che sia tu a farlo.”

“Ma io non so che dirgli. Non so nemmeno perché lo abbia fatto.”

“Perché pensi che si faccia una cosa del genere?”

“Se lo sapessi con certezza non sarei qui. Magari ha cercato solo dei far ingelosire qualcun’altre … Lavanda magari.”

“Io credo che tu ti sbagli, ma se vuoi esserne sicura perché non provi a parlare con Harry. Magari sa qualcosa.”

“Ci ho pensato” rispose Hermione.

“E …” la incoraggiò Ginny.

“Credo proprio che lo farò.”

“Benissimo” esultò Ginny “così mi piaci.”

“Bene, ora devo vestirmi” disse Hermione che ormai aveva trovato i vestiti che cercava “ quindi che ne dici di parlarmi di te e Harry. Gli hai già detto che hai lasciato Dean.”

“Beh, ancora no. Non voglio proprio dirglielo. Sto aspettando che lo scopra per vedere la sua reazione.”

“E come pensi di fare?” le chiese la riccia, contenta che la conversazione avesse cambiato soggetto.

“Ancora non lo so precisamente” attaccò Ginny e continuò a parlare dei suoi piani.

Hermione la ascoltava, ma intanto un angolo della sua mente vagava sulla riva del lago.

Quando scesero a colazione Ron non era al tavolo dei Grifondoro, come succedeva ormai da due giorni.

 



 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Hogsmeade ***


Hogsmeade

 

Alcuni giorni dopo.

Hermione era i piedi vicino alla porta d’ingresso. Lei e Ginny avevano deciso di andare a fare un giro ad Hogsmeade dal momento che era una bella giornata, anche se Hermione non era dell’umore adatto, e l’amica era in ritardo.

Ormai era passata una settimana da quando Ron l’aveva baciata e da allora non si erano praticamente parlati. Certo quando si incontravano si salutavano, ma la cosa accadeva di rado. Ogni volta che lei entrava in una stanza Ron sembrava sempre ricordarsi di qualche impegno importante e schizzava via, seguito sempre più spesso da Harry. Ormai iniziava a pensare che anche l’altro suo migliore amico cercasse di evitarla, cosa che non migliorava affatto la situazione. Infatti sotto consiglio di Ginny aveva deciso di parlare con Harry per scoprire qualcosa di più sul comportamento dell’amico.

Però nelle poche occasioni in cui  aveva avuto Harry a disposizione non era mai riuscita nel suo intento. Un po’ per timidezza, un po’ per le interruzioni continue dei membri della squadra che erano agitati in vista dell’imminente partita contro i Corvonero, non era mai riuscita a portare la conversazione sull’argomento e ora Harry spariva sempre più spesso.

“Eccomi sono qui” disse Ginny arrivando quasi di corsa alle sue spalle.

“Ciao” la salutò Hermione.

“Vogliamo andare”.

“Certo, dove ti va di andare prima?”

“Andiamo da Mielandia, ho proprio voglia di cioccolato.”

“Carenza d’affetto? Io avrei una soluzione diversa” la prese in giro la rossa.

Hermione scosse la testa e le fece la linguaccia. Non si aspettava che il discorso Ron sarebbe saltato fuori così presto...erano ancora nel parco del castello e già Ginny lo tirava in mezzo.

Iniziò a pensare a qualcosa da dire per poter cambiare discorso quando vide qualcosa, o meglio qualcuno, che la fece fermare di botto.

Ron stava risalendo il parco in direzione del castello, al suo fianco c’era Harry. Il rosso camminava con lo sguardo basso. Chissà se le aveva già viste.

Anche Ginny si era fermata per capire cosa fosse successo all’amica e quando vide i due ragazzi in lontananza capì cosa aveva fermato la riccia.

Fece per dire qualcosa quando sentì una voce.

“Ehi Ginny, Hermione”

Era Harry, le aveva appena notate e stava dando una gomitata all’amico per fargli alzare lo sguardo.

Quando Ron alzò il viso aveva le orecchie praticamente in fiamme. Lanciò un occhiata a Hermione e Ginny e poi distolse lo sguardo, rivolgendolo da nessuna parte in particolare.

Hermione e Ginny ripresero a camminare, per incontrare i ragazzi a metà strada.

“Che fortuna, vi stavamo cercando” disse Harry non appena furono abbastanza vicini.

“Ah si” fece Ginny “come mai?”

“Abbiamo incontrato la mamma “ stavolta fu Ron a rispondere, sforzandosi di guardare solo Ginny.

“Dove?” chiese la rossa “ a Hogsmeade?”

“Si”.

“E cosa è venuta a fare qui?”

“Hanno aperto un nuovo negozio di vestiti da cerimonia.” rispose Ron “Dal momento che mi ha incontrato mi ha chiesto di venire a cercarti per andare a misurare dei vestiti per il matrimonio, in modo da non doverci tornare. Ha detto che ha già un sacco di cose da fare”.

“Ah, ok” rispose Ginny “ vieni anche tu?” aggiunse rivolta all’amica.

“Meglio di no” rispose Ron al posto suo “sai com’è la mamma, potrebbe tenerci lì delle ore, sono sicuro che Hermione avrà di meglio da fare.”

Nel pronunciare quelle parole  si voltò per un secondo verso Hermione e le sue orecchie diventarono Bordeaux.

Ginny lanciò un occhiataccia al fratello e poi rispose:

“Perché tu e Harry non andate ai tre manici di scopa e ci aspettate li? Sono sicura che non ci metteremo tutto questo tempo.

“D’accordo” rispose il moro prima che Ron o Hermione potessero obiettare.

“Andiamo allora!” e si girò seguito da Ron che aveva ripreso a guardare per terra.

Anche Hermione, strattonata da Ginny si rimise in moto. La rossa sembrava non stare nella pelle dall’emozione e la ragazza sapeva benissimo che il suo stato d’animo non era dovuto alla prova dei vestiti, ma all’appuntamento che avevano dopo.

Sicuramente Ginny la vedeva come un uscita a quattro, una specie di primo appuntamento con Harry, il ragazzo che desiderava da quasi sei anni.

Hermione si sforzò di essere contenta per lei, cercando di dimenticarsi che questo voleva dire trovarsi faccia a faccia con Ron.

Questo pensiero le fece accelerare il battito, mentre la sua mente la riportava ancora una volta al sogno in riva al lago.

Cercò di scrollarsi di dosso quel ricordo prima di diventare più rossa di quanto non si sentisse.

“Allora ci vediamo tra poco” disse la voce di Ginny facendola riemergere dai suoi pensieri.

Erano arrivati a Hogsmeade senza che lei se ne accorgesse.

“Ok” disse salutando l’amica e rivolgendo un veloce cenno a Ron.

Si voltò prendendo la via dei tre manici di scopa seguita da Harry.

“Forse c’è un lato positivo in questa faccenda” pensò Hermione non appena si rese conto di essere rimasta sola con Harry. “Forse riuscirò finalmente ad avere qualche informazione.

“Allora come va?” gli chiese cercando di radunare il coraggio.

“Bene” rispose subito Harry.

“non siamo stati molto insieme ultimamente” continuò Hermione “ hai passato molto più tempo con..”

“Ron” concluse Harry al posto suo “ Si, lo so, è solo che..”

“Stavi cercando di evitarmi?!?” La sua domanda suonava più come un affermazione.

“No” rispose Harry sorpreso “ perché pensi che sia così?”

“Beh” iniziò Hermione arrossendo “sai dopo quello che è successo pensavo che Lui ti avesse detto qualcosa di brutto e che non volessi essere tu a dirmelo.”

“Non è affatto così” disse Harry fermandosi. Ormai erano arrivati avanti al locale.

“Ron non mi ha detto niente. Ho provato a chiedergli qualcosa, ma cerca di evitare il discorso e io non ho insistito più di tanto.”

“Ah” sospirò Hermione. Il suo viso era un insieme di sollievo e sconforto.

“Mi dispiace” le disse sincero “se vuoi posso riprovarci”.

Hermione però non rispose. Rimasero entrambi zitti per qualche istante.

“Dai entriamo” fece Harry rompendo il silenzio e aprì la porta facendo segno a Hermione di entrare.

La ragazza annuì e lo precedette nel locale. Era abbattuta, la sua possibilità di avere più chiara la situazione era sfumata. Ma poi cosa sperava di sentirsi dire, che Ron l’amava disperatamente e non poteva vivere senza di lei?

Ormai si doveva rassegnare il suo sogno sarebbe rimasto per sempre tale.

I suoi occhi iniziarono ad inumidirsi, ma lei se li asciugò velocemente senza farsi notare da Harry. Non doveva piangere, almeno questa volta.

 

 

 

 

Ciao ragazzi e ragazze! Spero che la storia vi stia piacendo come a me sta piacendo scriverla. Ringrazio tutti coloro che hanno commentato e soprattutto quelli che hanno aggiunto la mia storia tra quelle seguite

 

-Jadina
- KassandrA
 - mione91
 - noriko
 - sonietta87

- sweet_weasley
 - vcullen

 

 

Grazie mille ragazzi. Mi raccomando commentate ancora. Spero di poter postare presto il prossimo capitolo “Confessioni e fughe”.

Ciao xxx.

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Capitolo 6
*** Confessioni e fughe ***


Confessioni e fughe

 

Una volta entrati nel locale Hermione andò a cercare un tavolo libero. Ne trovò uno vicino alla porta  e  occupò i posti, mentre Harry  era al bancone per  ordinare le burrobirre. Il ragazzo tornò quasi subito e si sedette sulla sedia vuota di fronte all’amica.

“Penso che dovresti parlargli” le disse non appena si fu seduto.

Hermione alzò lo sguardo sull’amico e poi lo riabbassò non sapendo bene cosa dire.

Non avendo risposta Harry continuò.

“Sai anche tu come è fatto. E’ timido e orgoglioso, ma dovresti dargli la possibilità di spiegarsi.”

“Lo credi sul serio?” chiese la riccia “E se si fosse pentito di quello che ha fatto? Se l’avesse … se l’avesse trovato orribile?” chiese con voce ansiosa dando vita per la prima volta alle sue paure.

“Non so cosa succederà” Rispose Harry “ so solo che Ron ti vuole bene, fidati.”

“Non so se questo mi basterà” rispose Hermione mentre gli occhi le si inumidivano.

Harry poggiò una mano su quella dell’amica pensando a qualcosa da dirle, ma prima che potesse aprire bocca arrivò Madama Rosmerta a portargli le burrobirre.

“Ecco cari” disse la donna mentre poggiava le bibite sul tavolo.

Hermione ne approfittò per asciugarsi una lacrima solitaria.

“Grazie” rispose insieme ad Harry.

“Prego ragazzi” disse la donna e si allontanò dal tavolo.

“Per qualche minuto  due ragazzi rimasero in silenzio a sorseggiare le loro burrobirre, poi fu Hermione a parlare.

“Quanto tempo pensi che ci metteranno quei due a provare i vestiti?”

“Non lo so, spero che non ci mettano troppo.”

“Già” rispose Hermione “ mi togli una curiosità” aggiunse ricordandosi improvvisamente una cosa.

“Cosa?”

“Se non evitavi me, perché te ne andavi sempre quando comparivo io?”

“Beh” fece Harry arrossendo debolmente “io dovevo..chiedere una cosa a Ron, in privato.”

La ragazza la guardò con aria interrogativa.

“In realtà sarebbe un segreto, almeno per adesso.”

“Non mi dai nemmeno un indizio?” chiese Hermione presa dalla curiosità.

Harry ci pensò un attimo e poi rispose.

“Diciamo che devo chiedere una specie di consenso  a Ron, però è una situazione delicata.”

Hermione assunse per un momento un espressione pensierosa, poi il suo cervello iniziò a mettere insieme i pezzi.

Ci mise poco a capire quello che l’amico doveva chiedere a Ron, il permesso di chiedere un appuntamento a Ginny.

Si era accorta da un po’ di tempo che il comportamento di Harry  nei confronti di Ginny era cambiato. L’aveva beccato più volte a fissare l’amica con sguardo perso e aveva notato le occhiatacce che mandava a Dean quando i due stavano insieme.

La rossa, sotto suo consiglio, aveva cercato di vivere la sua vita aspettando che Harry si accorgesse di lei e iniziasse a guardarla nello stesso modo in cui lei guardava lui.

Ora il momento era arrivato.

“Allora hai saputo che Dean e Ginny si sono lasciati” chiese Hermione con un sorriso furbo.

Harry la guardò leggermente sorpreso arrossendo leggermente.

“Sono sicura che andrà tutto bene” continuò Hermione “capirà.”

“Spero che tu abbia ragione. Anzi, già che siamo in argomento, non è che potresti dirmi qualcosa su Ginny? Cosa ne pensa? Ti hai detto qualcosa?”

“Beh per prima coda penso che Ginny preferirebbe venire a sapere di certe cose prima di suo fratello” disse la ragazza “Seconda cosa” continuò sorridendo, ma si interruppe dopo aver lanciato uno sguardo oltre le spalle di Harry.

“Seconda cosa?” chiese il ragazzo esortandola a continuare.

“Seconda cosa: sono appena entrati” rispose Hermione cercando di assumere un’ aria disinvolta.

Harry si girò rapido verso la porta e con un cenno della mano si fece notare da Ron e Ginny.

“Ciao” fece Ginny con voce allegra mentre si sedeva al loro tavolo.

Ron era rimasto più indietro. Camminava lento, sembrava cercare una via di fuga.

“Com’è andata al negozio?” le chiese Hermione cercando di stare calma “avete fatto presto.”

“Già, ho trovato un bellissimo vestito rosa. La mamma lo ha portato a casa, altrimenti te lo avrei mostrato. Somiglia molto a quello che avevi tu al ballo del ceppo.”                                                   “Sono sicura che a te starà meglio.” Disse la riccia continuando a tenere d’occhio Ron che era arrivato al tavolo.

“Non dire sciocchezza” rise Ginny.

“Qualcuno vuole una burro birra?” chiese all’improvviso Ron.

“Noi abbiamo già fatto” disse Harry alzando il suo boccale per mostrarlo a Ron.

“Io invece ne vorrei una” si intromise Ginny.

“Ok, vado io” disse Ron allontanandosi dal tavolo.

“Voi invece che avete fatto?” chiese la rossa.

“Siamo rimasti qui a fare due chiacchiere.”

“E di cosa avete parlato? Se posso saperlo?”disse guardando l’amica.

“Beh, io devo andare un attimo in bagno” disse la riccia con un sorriso malizioso “fattelo raccontare da Harry, credo che troverai l’argomento interessante.”

Prima di alzarsi lanciò uno sguardo di intesa ad entrambi. Poi si diresse verso il bagno.

Passando avanti al bancone notò che c’era molta fila e che a Ron mancava ancora un po’ di tempo prima di essere servito.

Meglio” pensò la riccia “così Harry e Ginny avranno più tempo per stare soli.”

Una volta entrata in bagno si sciacquò il viso e dopo averlo asciugato si fermò a guardarsi un attimo allo specchio.

Sapeva di non essere quella che si definisce una bellezza, ma non era nemmeno brutta. E comunque non era quella la cosa più importante. Un ragazzo, il ragazzo che le interessava avrebbe dovuto amarla per altri motivi, per quello che aveva dentro e non per come era fuori.

Stava per entrare in una toilette quando una voce proveniente da uno dei bagni chiusi la fece fermare di botto.

“Pensi che sia in giro oggi?” chiese la voce di Lavanda Brown.

“Non saprei” rispose Calì.

“Se è in giro devo trovarlo.”

“Perché?”

“Ho saputo che non è fidanzato con quella secchiona.”

“Eppure l’altro giorno l’ha baciata.”

“Questo non significa niente” rispose Lavanda acida “Non so perché l’abbia fatto, ma dopo aver provato un mio bacio non penserà più a quella so tutto io.”

A Hermione si gelò il sangue nelle vene. Lavanda aveva intenzione di baciare Ron.

Non poteva permettere che lo facesse, ma non poteva nemmeno evitarlo. E se anche Ron avesse voluto baciarla?

Il pensiero la fece stare immediatamente male. Le immagini del suo sogno si impadronirono di lei, mostrandole Lavanda avvinghiata a Ron. La riccia cercava di cacciarle via, ma quelle tornavano, prepotenti, a darle i tormenti.

Solo un rumore riuscì a farla tornare alla realtà. Qualcuno aveva tirato lo sciacquone del bagno.

Hermione tornò immediatamente lucida.

Si rese conto che tra pochi istanti  le ragazze sarebbero uscite dal gabinetto e lei non voleva farsi trovare li, ma soprattutto non voleva fargli trovare Ron lì.

Si diresse velocemente verso la porta e l’aprì cercando di non fare rumore.

Uscì e la richiuse, poi senza pensarci troppo tirò fuori la bacchetta e con un incantesimo sigillò la porta del bagno.

Era irrazionale e lo sapeva, ma non poteva permettere che Lavanda uscisse dal bagno e trovasse Ron. Non sapeva come, ma doveva portare via i suoi amici da li, doveva far allontanare Ron da quell’oca bionda.

Si avviò a passo svelto verso il tavolo, aveva pochi minuti prima che le due ragazze  si accorgessero di essere state chiuse dentro.

Arrivò al tavolo quasi senza accorgersene, impegnata com’era a escogitare in metodo per andare subito via di li.

Le ci volle qualche secondo per rendersi conto che Harry e Ginny non erano più li.

Hermione si guardò intorno in cerca dei due amici, ma non li vide da nessuna parte. Poi lo sguardo le cadde su un pezzo di carta sul tavolo. Lo prese in mano e lesse il messaggio scritto con la grafia di Ginny:

 

A Harry è venuta in mente una nuova mossa da farmi vedere, quindi siamo andati al campo da Quidditch. Divertitevi, ci vediamo dopo.

 “Oh no” pensò Hermione mentre il panico la assaliva “ ci hanno lasciati soli”

Proprio in quel momento sentì come un colpo di tosse alle sue spalle.

Si girò e vide Ron, in piedi dietro di lei.

“E ora cosa faccio?” pensò Hermione.

(…)                                                                                                            Continua

 

Finalmente ho postato questo nuovo capitolo.

Spero vi sia piaciuto. So che è rimasto un po’ in sospeso, ma con gli esami non ho molto tempo per scrivere.

Voglio ringraziare ancora tutti quelli che leggono e commentano la mia storia.

 

 A Fierobecca93; Myrtle Y; Hele ; Dramione_ron un ringraziamento per i commenti dell’ultimo capitolo, spero che commenterete anche questo.

 

Un ringraziamento particolare a Hele che si sta rivelando una buona amica.

Per Hele:

Ti esorto pubblicamente a aggiornare anche la tua storia.

Un bacio.

 

Un ringraziamento anche a coloro che mi hanno aggiunto tra le storie seguite e tre le storie preferite

 

1 – EmilyRose                          
2 - hele

3 - Hermione_sf [
4 - Jadina

5 - KassandrA
6 - mione91

7 - sonietta87

8 - sweet_weasley

9 - vcullen

10 - Zebraviola

 

1 - BabyBaffy
2 - Debbie
3 - elena91
4 - flyingstar16
5 - hermione_06
6 - maryrobin
7 - mem
8 - Mokarta
9 - mustardgirl
10 - Myrtle Y
11 - Nikki Potter
12 - peyton_71
13 - sba
14 - terryna

15 - x SeryChan x

Alla prossima e mi raccomando COMMENTATE, COMMENTATE, COMMENTATE!!!

 

 

 

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Capitolo 7
*** Sul campo ***


Capitolo 7

                                                                                                            

                                                                                                         “ E ora cosa faccio?” pensò Hermione.

                                                                                                                      (dal capitolo 6)

 

“Ah, Ron, sei tornato” disse la riccia nascondendo il biglietto di Ginny in tasca.

“Si, c’era un po’ di fila, così ho deciso di tornare dopo” rispose il ragazzo imbarazzato.

“Dove sono Harry e Ginny?” chiese poi guardando il tavolo vuoto.

E ora cosa gli dico” pensò Hermione. Non era mai stata molto brava a mentire. Poi le venne un idea.

“Sono al campo da Quidditch” disse “Harry ha convocato un allenamento speciale.”

In fondo non aveva proprio mentito, certo Ginny l’avrebbe uccisa non appena Ron si fosse presentato sul campo, ma non sapeva cos’altro fare, Lavanda sarebbe uscita presto dal bagno e avrebbe trovato Ron li.

“Beh potevano anche aspettarmi.”

“Ehm, dovevano andare a cercare gli altri membri dello squadra “mentì “hanno lasciato me qui per avvertirti.”

“Ok, allora io vado” disse il rosso alzando per la prima volta gli occhi sul volto di Hermione.

Anche Hermione alzò gli occhi sul volto del ragazzo. Quando i suoi occhi castani incontrarono quelli azzurri di lui ebbe un tuffo al cuore. Quanto le erano mancati …

Restarono a fissarsi per degli istanti che le sembrarono eterni e mentre sentiva le guancie avvampare notò che le orecchie di Ron si erano tinte di rosso.

Fu il ragazzo a interrompere il contatto.

“Ehm..ciao allora” disse e si voltò per raggiungere l’uscita.

Nello stesso momento Hermione sentì una voce di ragazza che non conosceva.

“Madama Rosmerta la porta del bagno è bloccata.”

“Dannazione” imprecò a bassa voce e senza pensarci raggiunse Ron.

“Vengo con te” gli disse “ dopo ho un appuntamento con Ginny.”

“OK”

Così uscirono insieme dal locale e si incamminarono verso il campo da Quidditch.

Lungo la strada non si rivolsero la parola. Camminarono fianco a fianco senza mai sfiorarsi ne guardarsi.

Solo quando furono arrivati avanti al campo Ron le parlò.

“Io vado nello spogliatoio” le disse.

“D’accordo, io vado a sedermi. A dopo” lo salutò e si allontanò verso l’ingresso del campo.

Non appena fu abbastanza lontana iniziò a correre. Doveva raggiungere Ginny e Harry prima di Ron, doveva chiedere ai suoi amici di reggerle il gioco e doveva chiedere scusa alla sua migliore amica per averla privata di quei momenti che poteva trascorrere sola con Harry.

Ma d’altra parte, se le cose andavano bene, d’ora in poi quei due avrebbero passato molto tempo da soli.

Ormai era arrivata all’ingresso del campo. Percorse il corridoio che portava all’interno dell’ovale di gioco e dopo pochi secondi, in cui la luce del sole la abbagliò, prese a cercare i due amici per il cielo.

Percorse avanti e indietro con lo sguardo tutta l’aria racchiusa tra le gradinate, ma di loro non c’era nessuna traccia.

Oh no, quei due devono aver cambiato idea. E ora cosa racconto a Ron?” pensò mentre esaminava ancora una volta il cielo inutilmente.

Abbassò lo sguardo, ancora indecisa sul da farsi.

Non farò proprio niente” si decise poi “Ora vado via e lascio Ron qui. Devo solo sperare di trovare Harry e Ginny prima di lui.”

Così si girò pensando a dove avrebbe potuto cercare i due amici, nel farlo però i suoi occhi si posarono sulla gradinata attirati da una macchia di colore che non avrebbe dovuto essere li.

Due ragazzi vestiti di rosso e oro erano stretti  l’uno all’altra sulla tribuna, le scope abbandonate ai loro piedi.

Non si erano minimamente accorti della presenza di Hermione presi com’erano dalle loro ‘faccende’.

I loro corpi erano talmente aggrovigliati che non si capiva di chi fossero gli arti e le loro labbra si cercavano voracemente.

Dopo un attimo di shock per la sorpresa a Hermione prese il panico. A breve Ron sarebbe uscito e avrebbe trovato sua sorella e il suo migliore amico attorcigliati come due polipi e quello non era proprio il modo migliore per fargli sapere che stavano insieme.

La ragazza aprì la bocca, indecisa su cosa dire per attirare l’attenzione dei due ragazzi, ma la voce che sentì pochi istanti dopo non era la sua.

“Miseriaccia. Che cosa state facendo voi due? Sarebbe questo il vostro modo di allenarvi?”

Ron era appena comparsa al suo fianco. La sua voce era un misto di rabbia e stupore.

Hermione si girò a guardarlo per un istante, poi si voltò nuovamente verso le gradinate.

 Harry e Ginny si erano staccati e guardavano entrambi verso Ron, lui son uno sguardo colpevole e lei con un espressione infastidita.

Il rosso intanto aveva fatto qualche passo in avanti e spostava lo sguardo da sua sorella al suo migliore amico.

Hermione voleva dire qualcosa per alleggerire la situazione, ma Ginny parlò prima di lei.

“Cosa credi che stiamo facendo Ron? Non credevo do dovertelo spiegare alla tua età.”

Le orecchie di Ron si tinsero di rosso e lo stupore iniziale lasciò il posto alla rabbia.

“Ma che spiritosa” fece Ron portando una mano alla bacchetta.

Quand’è che Ginny imparerà a controllarsi” pensò Hermione mentre si avvicinava al ragazzo per frapporsi tra lui e la sorella.

Anche Harry, allarmato dalla piega che la situazione stava prendendo, si era messo avanti alla rossa per farle da scudo.

“Ron, calmati” disse Hermione afferrandogli la mano della bacchetta. Anche in quella situazione il contatto con la pelle di Ron le provocò un brivido che non riuscì a reprimere.

Ron fece un debole tentativo di liberarsi mentre continuava a guardare con sguardo truce Ginny che cercava di scansare Harry. Per fortuna si stava calmando, non le andava di dover dividere i due fratelli.

“Posso parlarti un attimo?” disse all’improvviso Harry da sopra la gradinata.

Ron sbuffò, ma fece un cenno d’assenso con la testa.

Hermione allora lo lasciò andare e aspettò che Harry e Ginny scendessero sul campo.

Ginny era dietro Harry e gli teneva la mano. Aveva ancora un espressione imbronciata.

Arrivati a pochi passi di distanza da Ron e Hermione i due si fermarono.

Per alcuni minuti rimasero tutti fermi senza parlare. Poi Ginny lasciò la mano di Harry e prese Hermione per il braccio.

“Noi andiamo nello spogliatoio” disse “Voi parlate pure.” E trascinò via la riccia.

Non appena furono abbastanza lontani Hermione attaccò con le scuse.

“Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace. Non pensavo che voi due … beh,ma non è stata tutta colpa mia. C’era Lavanda che voleva baciare Ron e io l’ho chiusa in bagnio, ma stava per uscire e...”

“Stop, piantala, basta Hermione” disse Ginny interrompendo le scuse dell’amica.“Non fa niente. Prima o poi lo doveva scoprire.”

“Già, ma non sarebbe stato meglio un modo un po’ più..delicato?”

“Tutto sommato è stato divertente”rise Ginny.

“Non per lui” rispose Hermione e rise insieme all’amica.

“Ora però devi dirmi cosa è successo” le disse la riccia non appena ebbe smesso di ridere.

“E’ successo tutto molto velocemente” rispose la rossa con gli occhi che le brillavano. “Eravamo al tavolo e un attimo dopo mi ha chiesto se mi andava di fare un giro sulla sua Firebolt, così siamo venuti qui.”

“E poi?”

“Non so bene come sia successo. Eravamo sulla scopa e volavamo vicini. D’un tratto ci siamo fermati a mezz’aria. Lui ha avvicinato la sua scopa ancora di più alla mia e ci siamo rimasti a guardarci. Poi mi ha scostato una ciocca di capelli dalla fronte e mi ha detto:

Sai che sei bellissima quando sei in volo?”

E io gli ho chiesto: “Solo quando volo?”

Lui ha risposto:

No, sei bellissima sempre. Sei la ragazza più bella del mondo.”

Poi mi ha baciata e ci siamo baciati ancora e ancora e ancora” concluse la rossa con aria beata. “Oh Ginny, sono contentissima per voi.” Disse l’amica abbracciandola.

“Sapessi quanto sono contenta io. Era tanto che aspettavo questo momento, anzi direi troppo.”
Le due ragazze rimasero abbracciate per qualche minuto, poi la rossa si stacco ricordandosi di quello che Hermione stava blaterando poco prima.

“Cos’è questa storia di Lavanda e del bagno?” le chiese “Cosa è successo?”

Hermione arrossì prima di rispondere.

“Ecco, ho chiuso Lavanda e Calì nel bagno dei tre manici di scopa.”

Ginny la guardò con un misto di orgoglio e sorpresa.

“Non che tu non abbia fatto bene” le disse “ ma perché l’hai fatto?”

Hermione prese fiato e raccontò a Ginny quello che era successo da quando aveva lasciato il tavolo per andare in bagno.

Quando ebbe finito il racconto chiese nuovamente scusa all’amica.

“Beh, non avrei saputo fare di meglio” disse Ginny ridendo.

“Non è così divertente”

“Invece si, sarà un bell’ aneddoto da raccontare quando sarai diventata un pezzo grosso.”

“Non ti azzardare a raccontarlo a nessuno.” La minaccio Hermione.

“Raccontare cosa?” chiese la voce di Harry. La porta si era appena aperta e il ragazzo aveva fatto caplino nella stanza.

“Niente” rispose rapida Hermione prima che Ginny potesse dire qualunque cosa.

“Voi due non me la contate giusta” disse Harry che intanto aveva raggiunto la sua ragazza.

“Com’è andata?” chiese la rossa al suo ragazzo. “Cosa ha detto quello zuccone di mio fratello?”

“Abbastanza bene, è tutto risolto, non ci vuole uccidere.”

“Davvero?”

“ Certo. All’inizio era un po’ arrabbiato, poi gli ho detto che avevo intenzioni serie e lui si è calmato. Ha detto e conoscendo Ron questa è come una benedizione.”

“Non poteva reagire meglio” concordò Ginny.

“E ora dov’è ora?” si intromise la riccia.

“E’ rimasta fuori a fare due tiri. Ha detto che non è ancora pronto a vederci sbaciucchiare.”

“Invece mi sa che dovrà abituarsi” obiettò Ginny alzandosi sulle punte per baciare Harry.

Hermione distolse lo sguardo imbarazzata.

“Ehm” si schiarì la voce “forse è meglio che io vada.”

“Ma no” fece Ginny staccandosi da Harry “ Perché non vieni con noi a fare un altro giro a Hogsmeade?”

“Ti ringrazio dell’invito, ma preferisco andare in biblioteca a fare una ricerca.”

“Sei sicura?”

“Si, certo. E poi sono certa che vogliate rimanere un po’ da soli.”

“OK, allora ci vediamo a cena.”

“Certo” rispose Hermione mentre usciva dallo spogliatoio. “A dopo.”

Ripercorse il corridoio che portava all’ovale di gioco e si avviò rapida verso l’uscita, sperando di non vedere Ron.

Fortunatamente passando dal campo non vide il suo “migliore amico”. Probabilmente stava svolazzando nel cielo, ma non alzò lo sguardo per assicurarsene.

Uscita dallo stadio tirò un sospiro di sollievo. Doveva decidersi a parlare con Ron, non poteva passare il resto dell’anno a giocare a nascondino con lui.

Eppure non sapeva come affrontare il discorso, aveva troppa paura di quello che poteva scoprire.

Però se non si fosse data una mossa Lavanda avrebbe potuto agire indisturbata e lei non poteva continuare a chiuderla in bagno. La sola idea di Lavanda che si buttava tra le braccia di Ron le faceva venire una rabbia incredibile.

“Ok, giuro che la prossima volta che ne ho l’occasione ci parlo” promise ad alta voce per cercare di convincersi.

Il pensiero le diede un momentaneo momento di sollievo che scomparve non appena si rese conto  di cosa questa promessa avrebbe potuto comportare.

“Ora basta pensare a Ron, è il momento di concentrarmi sulla ricerca!” pensò scuotendo il capo come a voler scuotere via i pensieri. E iniziò a pensare a quali libri le sarebbero serviti.

 

 

 

 

Ecco il nuovo capitolo. Spero che vi piaccia e mi raccomando recensite.

 

 

Come al solito voglio ringraziare  quelli che hanno messo la mia storia tra le preferite e quelli che l’hanno messa tra le seguite

 

Aislinn_05                                 Grazie anche a hele Myrtle Y e Fierobecca 93

BabyBaffy                                 per aver commentato. Spero che vi sia piaciuto

Debbie                                    anche questo capitolo.        

Elena91                                        Fatemi sapere. Ciao a tutti       

Flyingstar16

Giulia

Hermione_06

Maryrobin

Mem

Mokarta

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Capitolo 8
*** Maledetta borsetta ***


Capitolo 8

Arrivata al castello Hermione si diresse verso la torre di Grifondoro per andare a prendere i libri che le servivano per studiare.

Salendo le scale incrociò Lavanda e Calì che andavano nella direzione opposta.

“Possibile che ci abbiano messo tutto quel tempo per farci uscire da quel maledetto bagno?” sentì chiedere dalla voce di Lavanda che l’aveva appena superata lanciandole un occhiataccia.

La riccia non riuscì a trattenere un sorriso. Quell’incantesimo per le porte era fantastico, il migliore che avesse mai trovato. E gli altri che la criticavano sempre per le sue letture alternative.

Arrivata nella sala comune la trovò praticamente deserta. Salì nel dormitorio e si sfilò la giacca mentre cercava i libri che le servivano per la ricerca e quelli che doveva restituire in biblioteca. Li trovò tutti meno uno.

“Ma dove l’ho messo?” sbuffò. Provava un enorme fastidio quando non trovava le cose, per fortuna era ordinata e non le capitava spesso.

“Ah già, l’ho messo in borsa” disse e con un movimento automatico si portò una mano sul fianco, dove avrebbe dovuto esserci la tracolla.

La borsa però non c’era. Eppure non lei non ricordava di averla tolta. Diede una rapida occhiata per la stanza, ma della borsa non c’era traccia.

“Dove posso averla messa? All’uscita dei tre manici di scopa l’avevo ancora, ci ho messo dentro la bacchetta” ragionò ad alta voce. “Quindi devo averla lasciata … al campo da Quidditch” concluse “Maledizione.”

Ore le toccava uscire di nuovo dal castello per andare a prendere la borsa, non poteva presentarsi a lezione senza la bacchetta il giorno dopo.

Così però correva il rischio di incontrare Ron. Si era ripromessa di parlargli, ma non era pronta a farlo così presto.

D’altro canto doveva recuperare la sua borsa.

“Forse posso intrufolarmi senza che se ne accorga, o magari posso nascondermi fuori al campo e aspettare che vada via” si trovò a pensare.

Guardò l’orologio. Erano le sei passate, non si era accorta che fosse così tardi. La cena era già cominciata.

“Bene” pensò “Ron sarà già in sala grande a quest’ora. “E’ sempre tra i primi ad arrivare, soprattutto dopo aver giocato a Quidditch.”

Tranquillizzata prese la giacca e la indossò un'altra volta. Poi uscì dal dormitorio e con calma si incamminò verso l’ingresso. Non c’era più nessuno in giro per il castello. Arrivata avanti al portone si fermò un secondo ad ascoltare il vociare che proveniva dalla sala grande, quasi sperasse di distinguere la voce di Ron dalle altre. Poi si ricordò che aveva poco tempo prima che Gazza chiudesse il portone d’ingresso  e riprese il suo cammino verso il campo.

Fuori faceva molto più freddo di prima. Si strinse meglio nella giacca e si sfregò le mani per scardarsele.

Quando fu più vicina al campo constatò che le luci erano effettivamente spente, cosa che la rassicurò ulteriormente.

Entrò dall’ingresso che portava agli spogliatoi. Nel farlo urtò il cancello che era spalancato e quello si chiuse alle sue spalle facendo rumore.

Provò a riaprirlo, ma quello non si muoveva. Le serviva la bacchetta. Lasciò perdere il cancello e  cominciò a cercare la borsa. Probabilmente l’aveva lasciata su una panchina nello spogliatoio, ma era meglio controllare in giro.

Mentre percorreva il corridoio iniziò a domandarsi come’era andato il resto della giornata a Harry e Ginny.

Era sicura che la sua migliore amica le avrebbe fatto una cronaca dettagliata una volta che si fossero trovate sole, ma chissà quando sarebbe capitato. Da oggi in poi avrebbe passato meno tempo con i suoi migliori amici e si sarebbe trovata sempre più spesso sola con Ron.

Il pensiero non le dispiaceva affatto, certo se avessero ricominciato a parlarsi sarebbe stato meglio.

“Possibile che Ron c’entri sempre qualcosa?” pensò la riccia. “Qualunque cosa faccia gira e rigira mi trovo sempre a pensare a lui.” Ormai era arrivata alla porta dello spogliatoio e stava per aprirlo.

“Ho provato a togliermelo dalla testa, ma me lo trovo sempre avanti. Ogni volta che giro l’angolo mi trovo di fronte…”

“Oh, mio Dio, Ron!!!” gridò Hermione.

Aveva appena aperto la porta dello spogliatoio. Si era aspettata di trovarlo vuoto, invece nel mezzo della stanza c’era Ron a torso nudo, con solo un boxer addosso.

“Hermione, che diamine ci fai qui?” chiese il ragazzo quasi urlando mentre prendeva un asciugamano per coprirsi. Le sue orecchie erano rosso fuoco.

Hermione era rimasta per un attimo pietrificata sulla porta, non sapendo che fare. Guardava Ron che si era coperto alla buona con un asciugamano e si sentiva avvampare.

Quando si accorse di quello che stava facendo (guardava Ron con un rivolo di saliva all’angolo della bocca N.d.A.) si sentì ancora più imbarazzata.

Si portò le mani sugli occhi e balbettò:

“S-scusa, non v-volevo … mi serviva la borsa. Perdonami i-io …” ma non finì la frase.

Sempre con gli occhi coperti si girò cercando a tentoni la porta. Fece per uscire di corsa, ma il suo tentativo fallì.

BANG. Colpì in pieno la porta e per la violenza dell’urto si trovò stesa a terra.

Per un momento la vista le si annebbiò, aveva gli occhi pieni di lacrime. Poi vide una macchia rossa danzarle avanti al viso e sentì due mani che la afferravano per le spalle.

“Hermione, Hermione mi senti?” le chiese la voce di Ron. “ Va tutto bene? Hai sbattuto la testa?”

“Credo che la porta mi abbia colpita in fronte” disse Hermione  mettendo a fuoco il ragazzo.

“Dicevo dopo. Quando sei caduta a terra.” Chiese Ron premuroso mentre le tastava il cranio.

“Ahi” fece la ragazza quando Ron le toccò un punto della nuca che si stava già gonfiando.

“Direi proprio di si” concluse il rosso senza aspettare la risposta dell’amica.

“Non mi fa male” disse la riccia imbarazzata notando che Ron aveva ancora solo un asciugamano a coprirgli i boxer. Cercò di alzarsi, ma la  testa le girava. Stava per finire nuovamente sdraiata, ma il ragazzo la trattenne.

“E’ meglio che ti sdrai su una panchina” le disse mentre l’aiutava ad alzarsi e a stendersi sulla panca più vicina. Poi prese un asciugamano e gliela mise sotto la testa per farla stare più comoda.

Hermione intanto cercava di distogliere lo sguardo che sempre più spesso le finiva sugli addominali dell’amico.

“Tutto bene?” chiese Ron “Hai uno sguardo strano.”

“Benissimo” sputò fuori Hermione temendo di essere stata scoperta “Forse ci dovrei mettere un po’ di ghiaccio però.” Nel dirlo si poggiò una mano sulla fronte.

“Già, mi sembra che si stia gonfiando. Aspettami qui.”

Detto questo Ron si allontanò. Hermione alzò lo sguardo verso il soffitto cercando di calmarsi.

Era imbarazzata per la doppia figuraccia che aveva appena fatto  e l’avere Ron mezzo nudo che si occupava di lei non l’aiutava di certo a rilassarsi.

Mentre faceva dei lunghi respiri per recuperare la calma sentì l’acqua della doccia scorrere. Poco dopo Ron ricomparve. Aveva messo un pantalone e aveva la maglia al contrario.

Spero che non si sia accorto che lo stavo fissando” pensò Hermione mentre tutti gli sforzi che aveva fatto per calmarsi venivano vanificati.

“Ti ho portato il ghiaccio”le disse il rosso poggiandole un impacco fatto con un asciugamano in fronte. “Devi metterlo anche sulla nuca dopo.”

“Grazie” rispose Hermione.

Ron si sedette su una panca di fronte alla ragazza. I due rimasero qualche minuto in silenzio. Poi Hermione tentò nuovamente di rimettersi seduta e Ron si alzò per aiutarla.

Il tentativo ebbe successo e dopo aver nuovamente ringraziato l’amico spostò il ghiaccio dalla fronte e cominciò a massaggiarsela.

“Ti fa male?” le chiese subito il rosso preoccupato.

“No, ma mi si stava ghiacciando il cervello” rise.

Per tutta risposta Ron le si avvicinò ancora di più e le poggiò una mano sulla fronte. Il contatto con la sua pelle calda la fece rabbrividire.

“Così va meglio.” Si voltò verso il ragazzo. Aveva i capelli arruffati e i suoi occhi azzurro mare erano preoccupati. “Sto bene” gli disse per rassicurarlo.

“Sei sicura?”

“Certo”

“Mi hai fatto proprio preoccupare. All’inizio non mi rispondevi.”

“Scusa se ti ho spaventato, non volevo. Ora però è tutto passato. Spero solo che non mi rimanga il segno.”

“Mi sa che un bel livido non te lo leva nessuno” disse levandole la mano dalla fronte e avvicinandosi per controllare i danni.

I loro visi ormai erano a pochi centimetri di distanza. Il cuore di Hermione presa e battere furiosamente mentre ripensava a quel giorno in riva al lago.

“Si è gonfiato un po’” disse Ron spostando gli occhi dalla fronte della ragazza e fissandoli nei suoi.

Si guardarono per qualche istante, poi Ron si allontanò e si alzò in piedi.

“Sarà meglio che ti porti da Madama Chips”

“Non è necessario” Disse Hermione tentando di tornare lucida “ti ho detto che ora sto bene.”

“So che sono un ottimo dottore” scherzò “ ma mi sentirei meglio se ti controllasse lei. Non vorrei che la botta ti avesse danneggiato il cervello. In quel caso non avrei più nessuno da cui copiare i compiti.”

“D’accordo acconsentì la riccia dandole un buffetto “ma per i compiti non ti assicuro niente.”

Non era una cattiva idea andare da Madama Chips, magari lei poteva farle sparire i segni.

“Bene, aspetta che prendo la mia roba.”

“Anche io devo prendere la borsa” si ricordò Hermione. Si alzò in piedi e si guardò intorno in cerca della sua tracolla, ma non c’era.

“Ron per caso hai visto la mia borsa?”chiese girandosi verso il ragazzo.

“No, com’è fatta?”

“E’ una tracolla nera con un pupazzo a forma di panda.”

“Credo che l’avesse Ginny quando è andata via. L’avrà presa per portartela.”

“Perfetto, ho fatto un viaggio a vuoto.”

“Eri venuta a prendere la borsa allora!?!”

“Si, altrimenti perché?”

“Beh non lo so” disse Ron arrossendo. “Comunque è ora di andare.”

“ok”

Si avviarono entrambi verso la porta.

“Attenta a nona andare a sbattere” la prese in giro il ragazzo.

Hermione gli rispose con una linguaccia, ma non riuscì a trattenere un sorriso.

Era sorpresa di come fosse facile parlare con Ron ora. Certo le ci era voluta una quasi commozione celebrale, me se questo era servito per far tornare le cose alla normalità ne era valsa la pena.

Arrivarono al cancello e Ron provò ad aprirlo senza successo.

“Mi sa che serve la bacchetta” gli disse Hermione.

“Devi pensarci tu allora” disse Ron “ io non ho la mia bacchetta.”

“Come sarebbe a dire che non hai la bacchetta?” chiese Hermione.

“L’ho data a Ginny mentre io provavo il vestito da cerimonia e mi sono scordato di riprenderla. Qual è il problema?”

“Il problema è che nemmeno io ho la mia bacchetta” disse Hermione con tono allarmato “era nella mia borsa. Quella che sono venuta e cercare e che tua sorella ha portato via.”

“Dannazione” fece Ron  “Tu aspettami qui, io vado a vedere se c’è qualche porta aperta.”
“OK” rispose la ragazza mentre lo guardava allontanarsi.

“Che situazione assurda” pensò mentre aspettava il ritorno dell’amico. “ Prima non riuscivo a stare da sola con lui nemmeno per 5 minuto e ora siamo chiusi qui dentro.”

Questo le fece tornare alla mente la promessa che si era fatta qualche ora prima. Se avesse capito come si sarebbe ,essa la situazione non avrebbe fatto nulla del genere.

“Niente da fare!” sentì dire da Ron che si stava avvicinando “anche le porte per entrare nel campo sono chiuse.”

“E ora che facciamo?”

“Non possiamo fare altro che aspettare. Prima o poi si accorgeranno che ci siamo e verranno a cercarci. Oppure ci troverà qualcuno che viene a fare allenamento.”

“Quello che mi preoccupa è quanto tempo ci metteranno a trovarci. Io devo finire una ricerca.”

Ron iniziò a ridere.

“Che c’è?” chiese Hermione.

“Possibile che ti preoccupi dei compiti anche ora? Nemmeno una doppia botta in testa è riuscita a darti un giusto ordine delle priorità.”

“Per tua informazione le mie priorità non hanno niente che non vada Ronald” ma nel dirlo anche lei cominciò a ridere.

“Bene visto che di studiare non se ne parla sarà meglio trovare una sistemazione per la notte.”

“Sistemazione per la notte” chiese Hermione smettendo di ridere.

“Già, a quanto pare ci toccherà passare la notte qui, quindi è meglio trovare una sistemazione comoda.”

“Dubito che si possa trovare una sistemazione comoda qui o nello spogliatoio.”

“Vedremo che si può fare. Vieni.” Le disse porgendole la mano.

Hermione la guardò per qualche istante poi la afferrò e si lasciò trascinare fino allo spogliatoio.

“Tu siediti” disse il ragazzo “ci penso io.”

Hermione obbedì e si mise in un angolo ad osservare l’amico che si metteva all’opera.

Avvicinò due panche sotto al muro, poi prese tutte le asciugamani pulite che c’erano e le stese sulla panchina per renderla più confortevole. Ne lascio un paio piegate, probabilmente per usarle come coperte.

“Ecco fatto signorina, lei può dormire qui.”

“E tu dove dormi?”

“Il mio letto è quello” disse indicando un'altra panchina spoglia dall’aria tutt’altro che accogliente.

“Sei sicuro che non vuoi metterti qui? Dopotutto l’hai fatto tu!”

“Non preoccuparti. E poi come mia paziente devo assicurarti le cure migliori.”

“Cero dottore, come vuole lei.” Rise nuovamente.

Era così facile ridere con Ron e scherzarci … e litigarci … quello era fin troppo facile.

“Dai provalo” la esortò Ron indicandole il letto improvvisato.

“Non è un po’ presto per andare a letto?”

“Forse, ma prima andiamo a dormire prima ci sveglieremo e ci troveranno. Ma se non vuoi…”

“No, andiamo a dormire, hai ragione tu.” Disse la ragazza avvicinandosi al letto. Si mise a sedere sulla panchina tastandola con la mano per constatarne la consistenza.

“Allora com’è?”

“Non è un materasso di piume d’oca, ma direi che mi posso accontentare.”

“Allora mettiamoci a dormire” disse il rosso dirigendosi verso la sua panchina “Buonanotte”.

“Buonanotte Ron.”

Hermione si stese e si poggiò un asciugamano addosso. Si coprì come meglio poteva e chiuse gli occhi. Rimase stesa ad ascoltare il respiro di Ron a pochi metri da lei sperando che il sonno arrivasse presto.

 

 

 

Ciao a tutti. Finalmente ho avuto tempo per postare questo nuovo capitolo. E arrivato un po in ritardo, ma gli esami mi hanno tenuta impegnata.

Spero che vi sia piaciuto , fatemi sapere. Un saluto a tutti e un grazie a tutti.

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Capitolo 9
*** Stupide pecorelle ***


Capitolo 9

“130 pecorelle, 131 pecorelle, 132 pecorelle. Dannazione questo stupido metodo non funziona.”

Hermione era stesa sulla panca che Ron aveva tentato di trasformare in un letto e non riusciva a prendere sonno. Sua madre le diceva sempre di contare le pecore quando non riusciva a dormire, ma quel metodo non l’aveva mai convinta, sarebbe stata meglio una bella pozione per l’insonnia, ma dove si trovava sarebbe stato impossibile trovarne.

Era proprio una situazione surreale. Si era chiusa nello spogliatoio con il ragazzo che le piaceva da sempre e dopo averlo trovato mezzo nudo era andata a sbattere contro una porta procurandosi non uno, ma due bei bernoccoli. Doveva ammettere che c’era anche un aspetto positivo in questa storia. Ron si era preso cura di lei come un bravo dottore, era stato proprio dolce.

Erano riusciti a parlarsi normalmente, come se niente fosse successo, come se lui non l’avesse mai baciata.

Non sapeva se quest’ultima cosa le facesse piacere però.

Certo era felice di poter riavere il suo migliore amico, ma d’altro canto si era ripromessa di parlargli e questa  sembrava proprio l’occasione giusta per farlo. Loro due soli, senza nessuno che li interrompeva, senza nessuna via di fuga.

“La cosa mi si potrebbe anche ritorcere contro” pensò. “Cosa faccio ci parlo o non ci parlo?”

“ Ma no, probabilmente starà dormendo.”

Decise che non era il caso di rischiare di svegliarlo e invece con il tono più dolce possibile chiese:

“Ron, sei sveglio?”

“Si” rispose subito il ragazzo “Che c’è non ti senti bene?”

Hermione lo sentì alzarsi.

“No no sto bene, non preoccuparti” disse subito “E’ solo che non riesco a dormire.”

“Nemmeno io ci riesco. Credo che dovrò abbandonare l’idea di diventare designer di letti perché questo fa proprio schifo.”

“Questo invece è abbastanza comodo. Perché non vieni qui? Ti cedo una delle tue panche.” Disse la riccia e contemporaneamente pensò di essersi bevuta il cervello a fargli una proposta del genere.

“Non preoccuparti, sono sicuro che riuscirò a dormire anche qui.”

“Come vuoi” rispose la ragazza sollevata e dispiaciuta al tempo stesso.

Ci fu qualche minuto di silenzio, poi Hermione si mise a sedere e raccolse le gambe al petto voltandosi verso Ron.

“Posso chiederti una cosa?” chiese all’improvviso.

“Certo” rispose il ragazzo mettendosi a sedere a sua volta.

“Perché l’hai fatto? L’altro.. giorno intendo.”

“A cosa ti riferisci?” chiese, ma dal rossore delle sue orecchie era chiaro che aveva capito a cosa si riferiva l’amica.

“Tu.. mi hai.. mi hai baciata.” Balbettò Hermione “Perché?”

Era completamente rossa in volto.

Ron non rispose. Rimase qualche minuto fermo e zitto, poi si alzò e si diresse verso Hermione tenendo lo sguardo basso sui suoi piedi. Arrivò alla sua panchina, si sedette sul bordo e sempre senza alzare la testa inizio a parlare.

“Ti devo chiedere scusa” iniziò “Volevo solo  aiutarti ma non avrei dovuto farlo così.”

“Aiutarmi?” chiese Hermione confusa.

“Si, ho sentito quello che Lavanda ti ha detto e non mi andava che ti trattasse così.”

“Cosa hai sentito esattamente?” ora il suo tono di voce era decisamente allarmato.

“Beh..del diario, di Krum, tutto più o meno.”

“Oh no.” Pensò Hermione “ha sentito tutto, sa che non ho mai baciato Vicktor, sa che mi piace, voglio sparire!”

“E..e..cosa..?” iniziò a balbettare la riccia senza sapere cosa dire, mentre il suo cervello continuava a rincorrere folli idee e a inventare improbabili piani di fuga.

“Ho agito d’istinto” continuò Ron vedendo che l’amica non diceva niente di sensato. “Non mi andava che raccontasse tutte quelle bugie su di te e su un diario che nemmeno esiste, così l’ho fatto. Scusa.”

Diario che nemmeno esiste?” quelle parole la fecero bloccare. Ron aveva appena detto che il diario non esisteva. Forse aveva una speranza di salvarsi.

“Hermione dimmi qualcosa” le disse Ron non avendo risposta.

“Quindi l’hai fatto per aiutarmi?” chiese la riccia.

“Si”

“Perché non vuoi che Lavanda mi prenda in giro?”

“Si”

“E ti da fastidio che dica cose false come il fatto che io ho un diario.”

“Già,  tu non hai mai avuto un diario.”

“No, è Ginny che lo ha.”

“Lo so” rispose il ragazzo.

“Ok” la riccia tirò un sospiro di sollievo.  Era salva.

“Ok?” chiese Ron sorpreso “Allora non sei arrabbiata?”

“Arrabbiata? No, perché dovrei esserlo? Ho capito che volevi solo aiutarmi.”

“Mi sento meglio”

“Anche io. Però ora andrei a dormire se non ti spiace.” Disse con un tono più acido di quello che avrebbe voluto. Ora che aveva scoperto che Ron non aveva capito niente(come al solito) le stava montando dentro una strana rabbia.

Quel bacio era stato solo un tentativo di aiuto, niente di più. Probabilmente aveva pensato che non era in grado di difendersi da sola. Aveva trovato patetico il fatto che non aveva mai baciato nessuna e aveva avuto pietà di lei.

“Allora buonanotte” le disse Ron un po’ sorpreso dal suo rapido cambiamento di umore.

“Notte” la risposta della ragazza fu quasi un ringhio.

Cosa mi aspettavo una dichiarazione d’amore?” si chiese Hermione “Dovevo aspettarmelo che sarebbe finita così. Lui mi considera solo un amica.”

Eppure quando si guardavano negli occhi le sembrava di cogliere qualcosa.. ma forse era solo una sua impressione.

Come sono stata stupida” pensò mentre la rabbia lasciava il posto allo sconforto “Non dovevo illudermi così”.

Mise la testa sotto un asciugamano tentando di cacciare dentro le lacrime che avevano cominciato a rigarle il volto. Non voleva farsi sentire.

“Hermione non è che mi daresti un asciugamano?” chiese all’improvviso Ron “Comincio a sentire un po’ di freddo.”

La ragazza non rispose. Aveva paura che se avesse parlato la sua voce l’avrebbe tradita.

“Hermione?” tentò di nuovo Ron.

Ma nemmeno questa volta ebbe una risposta. La ragazza aveva deciso di fingersi addormentata. Stesa sulla panchina tentò di regolarizzare il respiro, sperando che Ron non si accorgesse che fingeva.

Tese le orecchie cercando di capire cosa stava facendo il ragazzo.

Sentì il rumore di piedi che toccavano terra e il suo battito eccellerò, Ron si stava alzando. I suoi passi si facevano sempre più vicini fino a che non si fermarono accanto alla sua panca.

“Stai dormendo?” chiese a bassa voce il ragazzo mentre le scostava l’asciugamano dal volto.

Fortunatamente Hermione aveva girato il viso dall’altra parte.

Su prendi l’asciugamano e vattene” pensò.

Ma Ron non lo fece. Si mise a sedere sulla panchina vicino alla ragazza.

Ma che diamine sta facendo?” si chiese la riccia che era girata e riusciva a vedere solo il muro.

Poi sentì una mano che le accarezzava dolcemente i capelli.

Rimase un attimo senza fiato, quel gesto l’aveva sorpresa.

Intanto la mano di Ron continuava a vagare tra i suoi capelli. Le prese una ciocca che le ricadeva sulla fronte e gliela mise dietro l’orecchio. Poi continuò ad accarezzarla passando alla fronte e scendendo sulla guancia.

Perché fa così?” si chiese Hermione con il viso in fiamme. Si sentiva molto, molto accaldata.

All’improvviso Ron smise di accarezzarla e si alzò. Hermione sentì i suoi passi che si allontanavano e tirò un sospiro di sollievo. Socchiuse gli occhi e si tocco la guancia.

“Sei sveglia allora!?” La voce di Ron la fece sobbalzare. Era di nuovo vicino alla panchina e teneva in mano l’asciugamano dove prima c’era il ghiaccio. “Scusa se ti ho svegliata, ma ero venuto a prendere un asciugamani e ho sentito che scottavi, così ti ho portato questo” disse porgendole il panno bagnato.

Hermione non parlò, ma allungò la mano per prendere quello che il ragazzo le stava porgendo.

“Mi chiedevo se l’offerta di prima fosse ancora valida” chiese il rosso poco dopo. Posso usare una delle due panchine, tanto ne occupi solo una, no?”

“Fai come vuoi” rispose finalmente Hermione “Anzi occupa tutte e due le panchine” e nel dirlo si alzò e si avviò verso l’uscita dello spogliatoio.

Non sapeva bene cosa le avesse preso, ma non sopportava più la vicinanza di Ron, non dopo quello che le aveva appena detto.

Era arrivata alla porta e stava per aprirla ma fu fermata da una mano che le si strinse intorno al polso.

“Si può sapere che ti prende?” Ron l’aveva raggiunta, le sue orecchie erano rosse e aveva usato un tono di voce più alto del normale.

“Assolutamente niente Ronald.” Rispose la ragazza senza voltarsi

“E allora perché ti comporti così?”

“Non mi sto comportando in nessun modo.”

“Devo pensare che sia normale per te rispondere in maniera così acida  e non guardare in faccia le persone?”

“Io rispondo alle persone come queste si meritano. Se tu pensi che sia acida sono affari tuoi.”

“Non sono solo io a pensarlo. Tu sei miss acidità in persona. Chissà come faceva Krum a sopportarti.”

La situazione si stava scaldando.

“Lascia fuori Vicktor da questa storia.”

“Certo, dimenticavo, miss acidità è carina solo quando si parla del suo Vicky.”

“ Se cerchi una persona meno acida perché non passi il tuo tempo con Lavanda?”

“Penso proprio che dovrei farlo. Il problema è che sono intrappolato qui con te.”

Hermione rimase in silenzio. Perché aveva tirato in ballo Lavanda, il solo parlarne le faceva male.

“E pensare che mi sono preoccupato per te” continuava a sbraitare Ron “ti ho fatto da infermiere e tu mi tratti così.”

La ragazza non riusciva più a trattenersi, ormai le lacrime le scendevano copiose sulle guancie.

“Vuoi dire qualcosa? Insomma girati e guardami in faccia.” Ron quasi urlava, poi afferrò Hermione per le spalle e la fece voltare. La ragazza fu presa alla sprovvista e non riuscì a opporre resistenza. Si trovò faccia a faccia con Ron per un secondo, poi girò il viso per tentare di nascondere le lacrime all’amico, ma era troppo tardi.

“Hermione perché stai piangendo?” ora il suo tono di voce non era più arrabbiato.

Avevano litigato molte volte, ma non era capitato spesso che la facesse piangere, almeno per quanto ne sapeva lui.

Forse se avesse saputo di tutte le volte che Hermione era corsa nel suo dormitorio per piangere per colpa sua non sarebbe stato così allarmato. Forse se avesse saputo il perché di tutte quelle litigate e di quei pianti ora non si sarebbero trovati in questa situazione.

Purtroppo Ron non era famoso per la sua intuitività e quindi ora si trovava di fronte a Hermione che piangeva senza guardarlo in faccia e non sapeva il perché.

Non voleva assolutamente farla piangere e non sapeva come fare per farla smettere. Provò ad avvicinarsi alla ragazza, ma lei si voltò nuovamente verso il muro.

“Hermione..” cominciò Ron senza sapere cosa dire.

“Lasciami in pace” rispose lei. Possibile che Ron la riducesse in quella condizione. Aveva tentato di non farsi vedere in lacrime ma alla fine loro avevano avuto la meglio. Non le piaceva farsi vedere cosi fragile.

Lo sapevo che la situazione poteva ritorcersi contro di me” si trovò a pensare.

“Non fare così” tentò ancora Ron “non volevo”.

“Non volevi cosa Ron?” chiese Hermione arrabbiata. Arrabbiarsi era l’unico modo che aveva per affrontarlo, per sentirsi meno vulnerabile.

“Io.. non volevo.. scusa.”

“Scusa? Sai almeno per cosa mi stai chiedendo scusa Ron?”

“Beh, per averti fatta piangere.”

“Ma se non sai nemmeno perché.” Continuò la riccia “Chi ti dice che stia così per colpa tua Ron?”

Il ragazzo rimase un attimo sorpreso. Poi rispose:

“E allora perché?”

“Non sono affari tuoi.”

“Si che lo sono.”

“invece no, Ronald.”

“Tanto lo so già” disse Ron, la sua voce era nuovamente arrabbiata. “E’ per colpa di Krum?”

“Non hai capito proprio niente Ron”. Possibile che fosse così stupido.

“Invece capisco più di quanto pensi. Appena l’ho nominato tu sei scoppiata a piangere.”

Ormai Hermione era spazientita. Non ne poteva più di Ron che continuava a tirare fuori Vicktor ogni volta che litigavano. Erano mesi che lei e il bulgaro non si sentivano.

“Non me ne frega un cazzo di Krum” urlò Hermione voltandosi verso il ragazzo.

“Allora perché diamine stai piangendo” urlò Ron ancora più forte di lei.

“Per Lavanda, ok? Piango per Lavanda e perché io ho veramente un diario” Hermione pronunciò queste ultime parole con tutto il fiato che aveva in corpo.

Silenzio.

Hermione fissava Ron che ricambiava lo sguardo della ragazza. Sembrava stesse elaborando quello che l’amica gli aveva appena detto.

Nessuno dei due emetteva un fiato, ma a Hermione sembrava di sentire gli ingranaggi del cervello di Ron che si davano da fare e pensava che quando tutti i pezzi sarebbero stati al loro posto lei si sarebbe trovata nei guai.

 

 

Ciao ragazzi, ci ho messo un po’ per questo nuovo capitolo, ma tra  gli esami e vari problemi con il computer non sono riuscita a finirlo prima. Spero che vi sia piaciuto.

Mi raccomando commentate.

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Capitolo 10
*** Pensavo fossimo amici ***


 

 

Erano passati alcuni minuti da quando Hermione aveva pronunciato quell'ultima fatidica frase, ma la situazione non era cambiata. I due ragazzi erano ancora uno di fronte all'altra, immobili come due statue, senza sapere che cosa dire.
Ron aveva distolto lo sguardo dalla ragazza e fissava con insistenza il muro alle sue spalle, sul volto aveva la stessa espressione concentrata delle rare volte in cui tentava di seguire la professoressa McGrannit. Hermione invece osservava il volto del ragazzo e intanto malediceva se stessa.

 Si malediceva per quell'ultima frase pronunciata, per quello scatto di rabbia che non era riuscita a controllare, per aver dimenticato quella stupida borsa nello spogliatoio e per avere avuto la brillante idea di andarla a recuperare, ma sopratutto  si malediceva per essersi innamorata del suo migliore amico.
Probabilmente però non avrebbe più potuto considerarlo tale. Con quell'ultima frase gli aveva rivelato i sentimenti che da anni tentava di nascondere e ora stava per perdere in un colpo solo il suo migliore amico e la persona che amava.
Niente sarebbe stato più come prima, il loro rapporto sarebbe cambiato. Ron l'avrebbe allontanata dal momento che non poteva più considerarla un amica e lei si sarebbe ritrovata sola.
Presa da quei pensieri stava quasi per rimettersi a piangere, ma proprio in quel momento Ron ruppe il silenzio.
"Non avevi detto che Krum non c'entrava niente?" sputò fuori. La sua voce era bassa e rabbiosa.
Hermione rimase per un attimo spiazzata, erano le ultime parole che i sarebbe aspettata di sentire in quel momento. Non riusciva proprio a capire perché avesse messo in mezzo Viktor, soprattutto dopo quello che lei gli aveva appena detto.

"Allora?" insistette Ron.
"Infatti.. lui non c'entra niente.." rispose la ragazza con un po’ di esitazione.
A quel punto Ron smise finalmente di fissare il muro e si concentrò sul volto della ragazza.

Hermione arrossì per quel ritrovato contatto visivo. Per un attimo si concesse di perdersi  nel blu dei suoi occhi, ma quasi subito si impose di tornare alla realtà non sapendo più cosa aspettarsi da quella assurda situazione.

Si concentrò sul volto di Ron cercando di non arrossire. Voleva capire cosa gli stava passando per la testa in quel momento, ma era difficile a dirsi. Sul volto aveva una strana espressione, sembrava spaesato, inebetito, era come se non la vedesse nonostante lei fosse a pochi passi da lui.

La ragazza stava iniziando a preoccuparsi per le strane reazioni dell’amico, era quasi sul punto di andarlo a scuotere, ma si trattenne dal farlo.

Dopo alcuni minuti, che alla riccia sembrarono ore, Ron sembrò tornare in se.

Fissò il volto di Hermione, stavolta non con sguardo assente, ma con un intensità tale che fece arrossire nuovamente la ragazza. Il suo volto era serio, come non lo era mai stato. Passò un attimo a fissarla e poi finalmente parlò.

"Non avevi litigato con Krum.. non era di lui che stavi parlando."
Hermione abbassò lo sguardo non sapendo se doveva rispondere. Possibile che Ron si fosse reso conto solo in quel momento che in quel diario non si parlava di krum, ma di lui?

In effetti Ron non era famoso per la sua perspicacia, ma ormai doveva esserci arrivato anche lui.

“E’ così, vero?” chiese ancora, mentre un sorriso gli compariva sulle labbra.

Hermione non rispose, fece solo un debole cenno d’assenso con il capo.

Il sorriso di Ron si fece più ampio.

Per un attimo Hermione rimase a contemplarlo e il suo cuore eccellerò furiosamente quando si concesse di pensare che forse il sorriso era per lei. Forse non tutto era perduto, forse non era solo la sua immaginazione a giocarle brutti scherzi e Ron era felice per quello che aveva scoperto perché ricambiava i suoi sentimenti.

Tutte quelle fantasie che aveva tentato di reprimere durante gli ultimi anni per paura di rimanerci troppo male iniziavano a farsi largo nella sua mente.

Davanti agli occhi iniziarono a comparirle immagini di loro due insieme. Si vedeva mentre camminavano mano nella mano per i corridoi di Hogwarts, abbracciati sulla riva del lago a chiacchierare, accoccolati su una poltrona davanti al camino della sala comune.

Si ritrovò a pensare che forse quella giornata sarebbe finita meglio di come era cominciata.

 Intanto, mentre Hermione continuava a pregustarsi immagini di un radioso futuro, Ron rimaneva fermo a sorridere guardando l’amica. D’un tratto le sue guancie iniziarono ad arrossarsi e in breve coinvolsero anche le orecchie.

Ci siamo” pensò la riccia notando il cambiamento sul suo viso.

Infatti il ragazzo prese fiato e alzò lo sguardo verso il soffitto.

“Hermione..quindi..”iniziò Ron “tu non hai..”

Ma la frase non terminò. Invece che parole dalla sua bocca venne fuori una risata.

La riccia rimase letteralmente basita, guardò per un momento il rosso mentre un ombra fredda e oscura le avviluppava il cuore.

 La felicità che aveva provato poco prima apparteneva ad un altro mondo, era lontana anni luce da lei. Ora tutto quello che provava erano dolore e rabbia mentre dentro le nasceva la consapevolezza che Ron stava ridendo di lei.

Era peggio che nei suoi peggiori incubi. Ron avrebbe potuto scegliere qualunque altro modo per respingerla e invece aveva scelto di ridere di lei, come se fosse ridicolo che lui potesse interessarsi a lei.
Le lacrime iniziarono a scenderle inesorabili e stavolta non tentò nemmeno di trattenerle, le faceva troppo male.
Davanti agli occhi ricominciarono a scorrerle immagini, ma questa volta erano immagini del passato, di cose realmente accadute. Flashback degli ultimi anni ad Hogwarts, di tutto il tempo che erano stati insieme, di tutti i guai che avevano passato e di tutte le volte che lo aveva aiutato.
"
Pensavo che succedesse a chi sta per morire di rivedere tutta la propria vita" si ritrovò a pensare la riccia, ma infondo una parte di lei era realmente morta.
Hermione sentiva di non poter rimanete un momento di più in quella stanza; senza degnare il rosso di uno sguardo si girò e si diresse di corsa verso il campo da Quidditch.

Corse veloce come non aveva mai fatto, desiderosa di trovarsi da sola nell’oscurità della notte.

Arrivata al centro del campo non aveva più fiato e si lascio cadere sull’erba umida cominciando a singhiozzare.

In quel momento non erano solo il rifiuto e la crudeltà con la quale lo aveva ricevuto che la facevano stare così male. La cosa che la faceva star peggio era che in tutti quegli anni non aveva capito come era veramente Ron. Se lo avesse immaginato capace di tanta cattiveria non si sarebbe mai innamorata di lui ne tantomeno sarebbe stata sua amica. Anche se ormai non era nemmeno convinta che loro due fossero mai stati amici. Un' amico non l'avrebbe trattata così, forse per lui era sempre stata solo una utile risorsa per fare i compiti., una brutta secchiona e nient'altro.

Persa nei suoi pensieri e con le orecchie piene dei suoi singhiozzi si accorse del rumore di passi sull’erba solo quando furono molto vicini. Alzò il volto e vide Ron che si avvicinava rapido a lei.

D’istinto si rialzò e ricominciò la sua corsa.

“Hermione, fermati, che fai?” gridò il ragazzo aumentando il passo. “ Perche scappi?”

La riccia continuò a correre senza nemmeno rispondere, consapevole che non sarebbe riuscita a resistere ancora a lungo. Infatti pochi attimi dopo senti I passi di Ron farsi più vicini e si sentì trattenere il braccio da una mano grande e forte.

Il ragazzo la fermò e la costrinse a voltarsi per guardarla in faccia.

“Hermione” cominciò “ perché stai..”

SCHIAFF

 Nemmeno questa volta la frase terminò anche se stavolta non per sua volontà. Ron si portò una mano sul volto  dove i segni dello schiaffo di Hermione iniziavano già a farsi vedere.

Nessuno dei due disse più nulla. L’unico suono che si sentiva era quello dei respiri affannati dei ragazzi mentre i due si guardavano.

Ad un tratto si sentì un suono secco, come uno schiocco e entrambi si voltarono nella direzione da cui proveniva.

“Eccovi amici di Harry Potter. Harry Potter signore vi sta cercando, era molto preoccupato.” Dobby, l’elfo domestico era in piedi a pochi metri da loro.

“Oh, Dobby, per fortuna che sei arrivato” disse Hermione avvicinandosi subito all’elfo. “Puoi riportarci al castello?”

“Certo, Dobby è qui per questo” rispose lui sorridendo.

“Grazie mille” La riccia si mise alle sue spalle e prese la mano che l’elfo le stava porgendo.

“Andiamo?” chiese Dobby tendendo una mano verso Ron che era rimasto immobile a guardare la scena.

Allora il ragazzo finalmente si lasciò la guancia e allungò la mano. Non appena la sfiorò si sentì il solito rumore e in meno di un battito di ciglia il trio si ritrovò nella sala comune di Grifondoro.

La stanza era ormai deserta, fatta eccezione per Harry e Ginny che in piedi affianco al camino stavano aspettando il ritorno dell’elfo.

“Ecco Harry Potter signore, Dobby le ha riportato i suoi amici.”

“Grazie Dobby, sei stato bravissimo” rispose il ragazzo. “ Allora si può sapere dove eravate finiti?” chiese poi rivolto ai suoi amici.

Nessuno dei due rispose però. Hermione si era girata di spalle, per non guardare in faccia i due amici.

“Eravamo preoccupati, non avevate le vostre bacchette” disse Ginny porgendo una borsa ad Hermione e la bacchetta al fratello.

“I-io..n-noi” iniziò a balbettare Ron ma Hermione lo interruppe.

“Siamo rimasti chiusi nel campo da Quidditch.” disse “Ora scusate ma sono stanca.” Concluse e afferrata la borsa che Ginny le stava ancora porgendo si diresse di corsa nello spogliatoio delle ragazze.

“Hermione aspetta..” provò a fermarla il rosso ma la ragazza era già sparita.

Ginny ed Harry si scambiarono uno sguardo preoccupato.

“Si può sapere questa volta che hai combinato” chiese la rossa al fratello.

“Io.. ad essere sincero non ne ho idea.”

La ragazza gli lanciò uno sguardo di disapprovazione e dopo aver salutato il suo fidanzato si diresse verso il dormitorio delle ragazze per parlare con l’amica.

“Hai voglia di parlarne?” chiese Harry all’amico.

“Non ora” rispose Ron “anche perché non saprei da dove cominciare.” E senza dire più nulla si diresse al dormitorio cercando di capire cosa fosse successo quella sera.

 

Ciao a tutti. Questo è il penultimo capitolo. L’ho scritto di getto durante una notte insonne quindi siate clementi con me.

Il capitolo è un po’ corto, ma il prossimo, l’ULTIMO è già in cantiere e presto lo pubblicherò sperando che sia di vostro gradimento.

Un bacio e grazie a tutti quelli che hanno letto e recensito.

A presto! XXXeOOO

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Capitolo 11
*** Il mio gioco preferito ***


Il mattino dopo Hermione si svegliò di buon ora nonostante avesse passato tutta la notte a piangere e parlare con Ginny.

La sua migliore amica si era mostrata incredula quando le aveva raccontato del comportamento di Ron e di come avesse riso di lei, ma poi aveva cominciato a inveire contro di lui promettendogli una bella scarica di fatture orcovolanti. Alla fine la riccia aveva finto di addormentarsi così Ginny le aveva rimboccato le coperte e l’aveva lasciata un po’  sola con i suoi pensieri.

Dopo aver pianto tutte le lacrime che aveva Hermione si era ripromessa che mai più avrebbe pianto per Ron, ma era consapevole che all’inizio non sarebbe stato facile trovarsi negli stessi posti dove si trovava lui così aveva studiato i piani per la giornata in modo da non incrociarlo mai.

Avrebbe fatto colazione presto e  sarebbe rimasta tutta la giornata in biblioteca dove era certa di non trovare persone indesiderate.

Così un po’ di malavoglia si alzò dal letto e si vestì facendo più in fretta possibile, per poi scendere a fare colazione.

 

Quando Ron aprì gli occhi il sole era già alto in cielo. Non c’era più nessuno nel suo dormitorio. Ricordava vagamente che Harry aveva cercato di svegliarlo, ma non riuscendoci lo aveva preceduto a per la colazione.

Si stiracchiò mentre le immagine della sera precedente riaffioravano nella sua mente.

Per un momento aveva pensato si trattasse di un sogno. Tutta quella assurda situazione nello spogliatoio con Hermione, le cose stavano andando così bene, e poi lei lo aveva colpito. Istintivamente si portò la mano sulla guancia continuando a pensare a quello che era successo il giorno prima. Le donne erano davvero un mistero per lui, ed Hermione lo era in particolar modo.

Scosse il capo cercando di tornare al presente.

“Ho deciso, ora la trovo e ci parlò” disse ad alta voce per convincere se stesso. Così orgoglioso di quella sua decisione si vesti in fretta e scese in sala comune.

 

Una volta sceso trovò la sala poco affollata, d'altronde era una bella giornata quindi dovevano essere tutti fuori.

Stava dirigendosi verso il buco del ritratto quando notò due figure di sua conoscenza sul divano.

Harry e Ginny erano seduti a chiacchierare, ma non appena lo videro smisero.

“Ciao Ron” lo salutò l’amico.

“Buongiorno Harry, Ginny” rispose Ron rivolgendosi ai due.

“Buongiorno stronzo” rispose la rossa lanciandogli una delle sue occhiate peggiori.

Ron rimase per un attimo sorpreso poi si rivolse alla sorella.

“Si può sapere cosa ti ho fatto?”

“A me niente stupido troll.”

“Adesso basta offendere”

“Offendere? Sto solo usando dei sinonimi e non sono dei peggiori che mi sono venuti in mente.”

“Senti Ginny adesso la devi smettere altrimenti..”

“Altrimenti cosa?” disse la rossa alzandosi in piedi.

“Ok ora basta” si intromise Harry alzandosi a sua volta. “Sono sicuro che c’è una spiegazione a quello che è successo.”

“Spiegazione?L’unica spiegazione che può esserci al suo comportamento è  che gli hanno sostituito il cervello con quello di un troll.” Ribatte Ginny sempre più irritata.

“Ma io non ho fatto niente” urlò Ron esasperato.

“Quindi per te ridere in faccia alla tua migliore amica, ferirla, umiliarla, equivale a non fare niente?” urlò la rossa a sua volta estraendo la bacchetta. Stava quasi per scagliare una fattura orco volante al fratello, ma qualcosa nel volto di quest’ultimo la fermò.

Ron era rimasto immobile, con le braccia lungo i fianchi e l’espressione confusa, quasi sconvolta dalle notizie che aveva appena appreso.

Ginny si girò a guardare il fidanzato con sguardo interrogativo, ma lui le rispose con un alzata di spalle.

Passarono pochi secondi, poi Ron sembrò tornare in se.

“Io non ho mai riso di Hermione, non lo farei mai.” Disse tutto d’un fiato.

“Vuoi dire che Hermione si è immaginata tutto?” chiese Ginny ancora acida.

“No..beh, ecco..ho riso.. ma non stavo ridendo di lei.”

“E perché stavi ridendo allora’” chiese Harry.

“Io..veramente..ecco..” balbettò il rosso.

“Allora?” lo esortò la sorella spazientita.

“Ero contento” disse Ron arrossendo vistosamente.

Harry e Ginny si guardarono nuovamente, poi la ragazza si avvicinò al fratello e lo prese per mano.

“Vieni con me, dobbiamo parlare” disse trascinandolo verso il dormitorio dei ragazzi.

“Su Harry, vieni con noi” esortò il fidanzato “abbiamo bisogno di te e della mappa del malandrino.”

Il ragazzi la seguirono senza fare domande, sapevano entrambi che quando Ginny era così determinata era inutile cercare di dissuaderla.

 

*********************************************************************

 

Hermione era in biblioteca già da diverse ore , ma la pergamena davanti a lei era ancora bianca fatta eccezione per il titolo della traduzione di antiche rune.

Nonostante la materia fosse una delle sue preferite quel giorno non riusciva proprio  a concentrarsi. Di solito le traduzioni le occupavano completamente il cervello impedendole di pensare a qualunque altra cosa, ma quella mattina la sua mente era troppo piena di immagini della sera precedente e in nessun modo era riuscita a mandarle via.

Era da quando si era seduta a quel tavolo quella mattina che un ricordo in particolare la ossessionava, una risata: la risata di Ron.

La sentiva nelle orecchie ogni qualvolta cercava di iniziare la traduzione. Ormai aveva letto centinaia di volta la prima frase, l’aveva mandata a memoria,punteggiatura compresa, ma la traduzione non le veniva proprio in mente.

Questa situazione la faceva sentire terribilmente frustrata. Per lei lo studio era sempre stato una valvola di sfogo. Anche se tutto nella vita le andava storto lei poteva sempre cercare riparo nello studio e nei suoi libri che non l’avrebbero mai tradita. Ora Ron le aveva rovinato anche questo.

Ripensare a lui, riportare alla mente anche solo il suo nome  le faceva troppo male. Aveva rischiato già più volte di scoppiare in lacrime. Ma si era trattenuta dal farlo ripensando alla sua promessa.

“Maledizione” urlò non riuscendo a trattenersi.

“Shhhh” fece subito Madama Pince sbalordita dal comportamento di una delle sue allieve preferite.

“Mi scusi” rispose Hermione imbarazzata pensando che anche quella era colpa di Ron.

“Ora basta pensare a lui” bisbigliò tra se e se. Così dicendo riprese tra le mani il libro di antiche rune decisa a cominciare la traduzione.

Rimase ad osservare il libro, ,a qualcosa non andava. Si accorse solo dopo un po’ che stava tentando di leggerlo al rovescio.

Povera me” pensò “guarda come mi sono ridotta!” e nel farlo appoggiò la testa sul tavolo e chiuse gli occhi.

“Hermione, allora sei qui?!” chiese una voce familiare. Quando alzò il capo vide Ginny a pochi passi da lei che la guardava.

“Ciao Gin” la salutò “ che ci fai qui? Pensavo che fossi fuori a goderti questa splendida giornata di sole.”

“Sono qui appunto per questo” rispose la rossa allegra “ sono venuta a chiederti se volevi venire con me.”

“Mi piacerebbe, ma ho questa traduzione da finire” rispose mostrandole la pergamena.

“Vorrai dire iniziare.”

“Hai ragione, ma stamattina non riesco proprio a  concentrarmi..”

“Immagino” disse Ginny poggiandole una mano sulla spalla “Mio fratello è un idiota, ma non credi che ti farebbe bene distrarti un po’  e non pensare più a lui?”

“Il modo migliore che conosco per distrarmi è qui, in biblioteca, con i miei libri.”

“Senza offesa Hermione, ma non penso che oggi i tuoi libri ti serviranno a molto.”

“D’accordo, sono un po’ indietro, ma questo non vuol dire che non riuscirò a farcela.”

“In situazioni normali sarei d’accordo con te, ma oggi credo che faresti meglio a cercare distrazioni altrove.”

“Perché dici questo?” chiese Hermione.

“Non volevo dirtelo, ma credo che Ron e Harry verranno qui.”
“Cosa?” fece la riccia agitandosi “Come? Quando? Perche?”

  “Centro” pensò Ginny, poi si affrettò a rispondere “Harry ha detto che la professoressa Cooman gli ha assegnato una punizione e hanno bisogno di certi libri per farla.”

“Ok, dobbiamo andare via di qui, immediatamente!” disse Hermione iniziando a raccogliere tutte le sue cose. “Possiamo andare nel dormitorio.”

“No, dai, vieni con me al parco” la pregò Ginny”

“Io veramente vorrei” iniziò la riccia.

“E dai, sono sicura che non li incontreremo li, e poi se andiamo di sopra corriamo il rischio di incrociarli.”

Hermione che era ancora indecisa si lasciò convincere da quell’ultima frase.

“Va bene andiamo, però facciamo in fretta.

“La mia parte l’ho fatta” pensò Ginny aiutando l’amica a sistemare le sue cose “ora sta tutto a lui.”

 

 

Il parco era affollato come non mai. Il sole quella mattina aveva attirato tutti gli studenti fuori dalle mura del castello. I ragazzi erano impegnati nelle più disparate attività. C’era ci studiava, anche se erano in pochi , alcuni chiacchieravano con gli amici, altri prendevano semplicemente il sole e quelli più attivi giocavano con gobbiglie e freesbe zannuti.

Appena oltrepassata la porta del castello Hermione si portò una mano agli occhi per coprirli dal sole. Non appena abituata alla luce  non poté fare a meno di pensare che sarebbe stato proprio uno spreco non uscire a godere di quella bella giornata.

Il sole splendeva alto nel cielo e una leggera brezza spirava di tanto in tanto dando sollievo alle guancie arrossate dei ragazzi.

“Allora, non si sta proprio bene qui?” chiese Ginny.

“Già” rispose l’amica “credo proprio che qui riuscirò a studiare.”

“Possibile che tu abbia ancora voglia di studiare” rise la rossa “con questo tempo è l’ultima cosa sulla mia lista.”

“D’accordo penso di poter dedicare un po’ di tempo anche a te. Dai andiamo a sederci.” E così dicendo si avviarono verso la loro quercia preferita.

Vi si sedettero e cominciarono a chiacchierare del più e del meno. Hermione voleva sapere come andavano le cose tra lei ed Harry, ma Ginny rispondeva in maniera frettolosa e continuava a guardare l’orologio.

“C’è qualcosa che non va?” chiese la riccia notando il comportamento dell’amica.

“Beh, veramente mi sono appena ricordata di aver dato un appuntamento a Luna e sono in ritardo” rispose alzandosi.

“Dove avete questo appuntamento?”

“Di la, dentro, vicino alle scale.”

“ok, allora andiamo.”

“No, non preoccuparti, vado io e la porto qui.”

“Non c’è problema” ribatté la riccia” ti faccio compagnia volentieri.”

“No insisto” disse Ginny “e poi è tardi e devo andare di corsa.”

“Ma..”iniziò Hermione.

Però Ginny era già partita senza aspettare la risposta dell’amica.

Rimasta sola Hermione cominciò a guardarsi intorno. Un gruppetto di persone appena attivate si stava dirigendo verso le serre abbandonate.

Con suo enorme disgusto si accorse che in testa al gruppo c’era Lavanda Brown seguita da Calì che reggeva in mano un foulard dall’aspetto familiare.

Subito Hermione tornò con la mente ai ricordi dell’ultima volta che era stata in quel parco. Anche quel giorno c’era il sole e anche quel giorno Lavanda era lì con un foulard per iniziare uno stupido gioco. Quel giorno però li c’era anche Ron; Ron che l’aveva baciata dando il via ad una serie di eventi che erano finiti in maniera tragica.

“Devo andare via di qui” pensò la riccia con le lacrime agli occhi. Si alzò, raccolse la sua borsa e si avviò verso il castello. Fece solo pochi passi prima di sentire una voce che la chiamava.

“Hermione, vai già via?”

Si voltò e si trovò di fronte Luna Lovegood vestita, se è possibile, in maniera più strana del solito.

Aveva un vestito completamente giallo con delle margherite appuntate qua e la, in testa portava uno strano cerchietto con una specie di antennina e inforcava degli occhiali da sole con doppie lenti in tinta.

La riccia decise di sorvolare sullo strano abbigliamento dell’amica; con Luna era meglio non fare domande.

“Che ci fai qui?” le chiese invece “Non avevi appuntamento con Ginny?”

“Non avevo nessun appuntamento” rispose Luna con voce trasognata “stamattina sono uscita presto per cercare dei sole spilli acrobati. Durante le giornate di sole ci sono più possibilità di trovarli, sai?”

“No, non ne avevo idea” disse Hermione trattenendosi a stento dal dirle cosa ne pensava di quelle creature. “Quindi sei sicura che non dovevi vederti con Ginny?”

“Sicurissima, a meno che non siano passati dei Gervasi scordanti” rise da sola.

“Allora dove diavolo è andata Ginny?” chiese più a se stessa che all’amica.

“Beh, non lo so, perché non provi a chiederlo a Ron” rispose però lei indicando un punto alle spalle di Hermione, poi si voltò probabilmente per ricominciare le sue ricerche.

Una sensazione di panico si impadronì istantaneamente di Hermione. Senza riuscire a trattenersi si girò verso il punto indicatole dall’amica e si sentì quasi svenire non appena i suoi occhi si posarono su una chioma rossa.

Lui era li ad una trentina di metri di distanza, ma si avvicinava velocemente.

La riccia rimase per un attimo a guardarlo, poi si girò dandogli nuovamente le spalle.

Il cuore ormai aveva raggiunto i mille battiti al minuto, si sentiva bruciare tanto si era fatta rossa per la rabbia e la vergogna.

“Stai calma, si impose facendo un lungo respiro “ce la puoi fare, ormai di lui non ti importa niente.”

“Ma che dico, devo andare subito via di qui. Non sono ancora pronta per vederlo.” Pensò subito dopo. Le sue gambe però non volevano saperne di muoversi.

Impegnata  com’era a cercare di controllare l’attività motoria, si accorse dei passi alle se spalle solo quando furono molto vicini.

Trattenne il fiato quando sentì l’ultimo passo posarsi a terra poco distante. La ragazza rimase immobile, in ascolto, non sapendo cosa aspettarsi. Fino all’ultimo aveva sperato che Ron non fosse li per vedere lei, ma ora non c’erano più dubbi.

“Ciao”disse all’improvviso una voce alle sue spalle; era più vicino di quanto si era immaginata.

“Hermione posso parlarti?” Un brivido le percorse la schiena. Le parole di Ron erano state un sussurro nel suo orecchio tanto si era avvicinato.

“Va via” ruggì Hermione stringendo i pugni e facendo un passo in avanti per allontanarsi da lui.

“Ti prego, voglio spiegarti” disse lui avvicinandosi nuovamente e afferrandole dolcemente il braccio.

“Non mi toccare” quasi urlò lei e nel farlo tirò via il braccio e si girò per fronteggiarlo. Era ardente di rabbia, ma quando i suoi occhi incontrarono quelli di Ron per un attimo si intenerì.

“Ascoltami, ti prego. L’altra sera..non è come pensi tu..” le disse.

“Che cosa dovrei ascoltare? Non ci sono spiegazioni per quello che hai fatto. Tu mi hai ferita e umiliata” rispose mentre le lacrime le salivano agli occhi.

“Mi dispiace Hermione, io non volevo assolutamente offenderti io..”

“Beh l’hai fatto!” urlò lei.

“No, non era per offenderti, è solo che tu non hai mai baciato nessuno e io..”
“Allora? E’ un buon motivo per ridere di me? E’ un problema? Bene, non preoccuparti per me, non sarà così ancora per molto.” Detto questo si girò e iniziò a correre verso le serre.

Ron rimase immobile non aspettandosi quella fuga. Chiamò la ragazza un paio di volte e la seguì con lo sguardo chiedendosi quali fossero le sue intenzioni.

Hermione intanto era arrivata alle serre e si era portata al centro del cerchio dove i ragazzi stavano scegliendo il prossimo giocatore da bendare.

“Dammi quel foulard, ora entro io.” Disse con tono deciso rivolgendosi a Lavanda.

“Qui nessuno ti ha invitata..”iniziò Calì che fu però interrotta da Lavanda stessa.

“No, lasciala andare” disse lei passando il foulard alla riccia.

“Hermione fermati” gridò Ron da lontano. Aveva appena capito cosa voleva fare la ragazza e si stava avviando verso le serre.

La ragazza non gli prestò la minima attenzione. Era già davanti alla porta dello stanzino, si bendò velocemente ed entrò nello stanzino chiudendosi la porta alle spalle.

La prima cosa che notò non appena la porta si chiuse fu l’incredibile silenzio. Il vociare dei ragazzi e i rumori del campo erano spariti, qualcuno doveva aver fatto un incantesimo insonorizzante.

Cercò a tentoni il muro e vi si appoggiò ripensando alla conversazione appena sostenuta. Quello stupido l’aveva respinta solo perché non aveva esperienza? Più andava avanti quella storia più Ron si dimostrava diverso da come l’aveva sempre creduto. E ora per colpa sua si trovava in quella assurda sensazione.

“Cazzo” disse ad alta voce. “Ora devo baciare qualcuno.”

Solo in quel momento si rese conto di quello che effettivamente implicava l’essere entrata in quello sgabuzzino e di quanto non le andasse.

“Ok Hermione che vuoi che sia” si fece coraggio “sette minuti passano in fretta.”

Proprio in quel momento sentì la porta aprirsi. Ascoltò i passi di qualcuno che entrava e poi il rumore della porta che si richiudeva lentamente.

“Sono pronta” pensò la riccia, ma nemmeno un secondo dopo sentì la riccia che la contraddiceva.

“Ascolta, non so chi tu sia, ma non me la sento. Se vuoi quando usciamo puoi dire quello che vuoi però” disse tutto d’un fiato. “Mi dispiace” aggiunse poi.

“A me non dispiace affatto e non ho intenzione di dire niente a nessuno.” Rispose il ragazzo.

Il cuore di Hermione perse un battito; conosceva bene quella voce.

“Ron? Che ci fai qui?”

“Non avrei permesso a nessun altro di entrare.”

“E Lavanda ti ha lasciato entrare senza fare storie?” disse con tono acido.

“Diciamo che Ginny è arrivata al momento giusto.”

“Credo che sia arrivato il momento di andare, a meno che tu non voglia ridere ancora di me.” Disse Hermione cercando a tentoni la porta.

“Ferma” fece il ragazzo afferrandole la mano che aveva quasi trovato la maniglia.

“Basta lasciami andare”disse la riccia tentando di levarsi la benda con la mano libera.

Il rosso però le bloccò anche l’altro braccio.

“Si può sapere che cosa vuoi da me? Non ho già sofferto abbastanza?!” gridò cercando di divincolarsi.

“Voglio solo che mi ascolti un attimo,d’accordo? Devo solo dirti una cosa e poi potrai decidere di non parlarmi mai più e io non ti darò più fastidio.”

“D’accordo, parla.” Disse la ragazza dopo un po’ di esitazione.

Hermione smise di agitarsi e pia piano la presa di Hermione si fece più leggera.

“Ti devo chiedere scusa” cominciò il ragazzo   “mi sono comportato come un vero stupido e non solo nello spogliatoio, ma anche quando ti ho baciata nel parco e probabilmente ho cominciato a fare lo stupido molto prima di allora. Perdonami”la pregò.

Gli occhi di Hermione si riempirono di lacrime ed emise un singhiozzo. Ron si era pentito di tutto e ora pensava di risolvere la situazione con delle semplici scuse. Cercò nuovamente di dirigersi verso la porta, ma il ragazzo fu più veloce di lei e la blocco tra il muro e il suo corpo.

“Aspetta” disse “è vero che ti devo delle scuse, ma non è per quello che pensi tu.”

A Hermione tremavano le gambe. Ron era tanto vicino da poterne percepire l’odore. Fu contenta di avere una benda sugli occhi e ne fu ancora più contenta quando il ragazzo continuò.

“Io non ho riso di te, ho riso perché ero felice, ed ero terribilmente felice perché avevo scoperto che Krum non ti aveva avuta, che non lo avevi mai baciato. Io sono geloso di te, come non lo sono mai stato di nessuno. Quindi ti chiedo scusa per la mia gelosia.” Concluse prima di sfiorarle la guancia.

La ragazza fu percossa da un nuovo brivido. Non poteva ancora credere alle parole che aveva appena udito. Non sapeva bene cosa dire, sapeva solo che le sembrava di avere il petto più leggero, era come se l’avessero appena liberata da un enorme macigno. Era stato tutto un malinteso, non aveva mai perso il suo amico, Ron era quello di sempre.

Fece per aprir bocca anche se non sapeva ancora cosa avrebbe detto, ma Ron la interruppe poggiandole una mano sulla bocca.

“Ascoltami ancora un attimo” le disse “ho quasi finito. Ti voglio chiedere scusa anche per il bacio. Ti ho già detto perché l’ho fatto. Io mi sento molto protettivo nei tuoi confronti e quindi faccio cose che non spetterebbe ad un amico fare. Per questo ti chiedo scusa se in passato qualche mio atteggiamento ti ha dato fastidio.”

“Mi puoi perdonare per queste due cose Hermione? Mi perdonerai mai?” le chiese asciugandole qualche lacrima dalle guancie. “dimmi solo se lo farai.”

La riccia era sempre più incredula. Ron non era mai stato così sincero e maturo. Rispose alla sua domanda con un debole si perché la sua voce era resa roca dal pianto.

“Bene” disse il rosso “perché ora devo chiederti scusa per la cosa più importante. Sono stato veramente stupido negli ultimi anni e mi sono comportato male con te. Ti chiedo scusa per questo, per i nostri continui battibecchi; per non averti invitato al ballo del ceppo; per aver anteposto il mio orgoglio ai miei sentimenti; e per non aver capito dal primo momento in cui ti ho vista sul treno che eri quella giusta per me. Io ti amo Hermione. Ti amo da non so più quanto tempo e ti amerò per sempre, qualunque cosa accada. Scusami se ho aspettato tanto a dirtelo.”

Il ragazzo smise di parlare lasciando lo stanzino nel silenzio.

Anche Hermione rimaneva in silenzio mentre le lacrime continuavano a rigarle il volto, stavolta però erano lacrime di gioia. Il cuore le batteva all’impazzata mentre cercava di organizzare i migliaia di pensieri che aveva nella mente.

“Ora come promesso vado via e ti lascio in pace.”  Disse Ron all’improvviso. Si era allontanato da lei, la sua voce non era più così vicina.

La riccia sentì il rumore di una mano che afferrava la maniglia.

“No” quasi gridò mentre si levava la benda dagli occhi. Ron era in piedi, fermo, con una mano sulla maniglia. Buttò la benda in terra e senza neanche aspettare di riabituarsi alla luce si fiondò verso la porta e si gettò tra le braccia del ragazzo. Lo abbracciò stretto e senza nemmeno dargli il tempo di parlare poggiò le labbra sulla sue. Il rosso rimase fermo per alcuni secondi, poi lasciò la maniglia e cinse la ragazza con entrambe le braccia. Il  bacio, che dapprima era stato quasi casto, cambiò di intensità. I due ragazzi si cercavo famelici, non potendo fare a meno l’uno dell’altra dopo tutti quegli anni.

Dopo un tempo indeterminato si staccarono, entrambi affannati. A Hermione girava la testa, ma non era mai stata così felice in vita sua. Alzò il viso per incontrare gli occhi di Ron desiderosa di perdersi ancora in quel blu. Il ragazzo le stava sorridendo e lei gli sorrise di rimando.

“Per caso con questo bacio hai cercato di dirmi che mi perdoni?” chiese Ron prendendola in giro.

“Scemo” fece Hermione scherzosamente tirandogli un buffetto sul braccio.

Ron le afferrò il braccio e la attirò a lei abbracciandola nuovamente.

La ragazza affondò il viso nel suo petto respirando il suo odore. Le sarebbe piaciuto rimanere lì in eterno, ma si ricordò che aveva ancora una cosa da fare.

A malincuore sciolse l’abbraccio e tornò a guardare il rosso.

“Ron, anche io ti amo.” Le disse seria guardandolo negli occhi. “Non c’è mai stato nessun altro per me”

“E mai ci sarà se dipende da me” disse Ron cercando ancora di avvicinarla a lui.

La ragazza fece un po’ di resistenza, ma poi si lasciò trascinare nuovamente tra le sue braccia. Dopo pochi minuti furono interrotti da un rumore che li fece voltare. La porta si spalancò rivelando Harry e Ginny che se la ridevano di gusto. Hermione si allontanò da Ron leggermente imbarazzata, ma Ron le prese la mano per non farla allontanare.

“Mi dispiace interrompervi ragazzi” disse Ginny continuando a ridere “ma qui fuori c’è la fila. Reclamano lo stanzino, ormai lo state occupando da più di mezz’ora.”

“Mezz’ora?” fece Hermione “così tanto?”

“Eh già, il tempo vola quando ci si diverte.” S’intromise Harry guardando gli amici.

“E io che pensavo che non ti piacessero questi giochi Hermione” continuò Ginny.

“Si cambia idea” rispose Hermione arrossendo mentre Ron le posava un bacio sulla guancia.

“Su andiamo” aggiunse subito la riccia “Credo che sia quasi ora di pranzo.” E così dicendo trascinò il ragazzo, il suo ragazzo verso l’uscita.

“Cos’è tutta questa attività fisica ti ha messo fame?” chiese Ginny non appena i due li raggiunsero.

“Ginny, smettila” l’ammoni Hermione.

“E dai si scherzava un po’.” Disse Ginny prima di allontanarsi con Harry alla volta del castello.

“Allora ora ti piace questo gioco eh?” la stuzzicò Ron non appena la sorella fu abbastanza lontana.

“Diciamo di si”

“Bene, perché credo che si potrebbe attrezzare la stanza delle necessitò come sgabuzzino e continuare a giocare.”

“Allora credo che diventerà il mio gioco preferito.” Disse Hermione arrossendo.

I due continuarono a stuzzicarsi per tutta la strada fino al castello, continuando a baciarsi e tenersi per mano.

Ormai i malintesi e le liti degli ultimi giorni erano acqua passata, da oggi in poi ci sarebbero stati solo loro e nessuno li avrebbe più separati.

 

 

Ciao a tutti! Finalmente dopo tanti anni sono riuscita a finire la storia. Vi chiedo scusa per averci messo tanto a finirla, ma spero che vi piaccia leggerla come  a me è piaciuto scriverla.

Se vi va lasciatemi una recensione e ditemi che ne pensate.

Un saluto a tutti. Alla prossima.

Annaclaudia

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