The White Virgin

di MartaAka97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Pirati ***
Capitolo 2: *** Rapimento. ***
Capitolo 3: *** Whilliam, Dimitri e Debora ***
Capitolo 4: *** Dove vogliamo arrivare? ***
Capitolo 5: *** Un Lui o una Lei? ***
Capitolo 6: *** Cosa provi tu per me? ***
Capitolo 7: *** Fantasmi dal passato? ***
Capitolo 8: *** Dov'è finita l'armonia? ***
Capitolo 9: *** Cosa accadrà adesso? ***
Capitolo 10: *** Whilliam, Dimitri, Debora ... Andrew e Alice?! ***
Capitolo 11: *** Che cos'è l'amore? ***
Capitolo 12: *** Angoscia ***
Capitolo 13: *** La Vergine Bianca ***
Capitolo 14: *** La dura verità ***
Capitolo 15: *** La Grotta dei Cristalli ***
Capitolo 16: *** Il Segreto delle Quattro Cicatrici ***
Capitolo 17: *** La vera Storia di Zara. ***
Capitolo 18: *** Alice e Whilliam ***



Capitolo 1
*** Prologo: Pirati ***


Era una giorno come un'altro. Niente era diverso, il solito lungo, noioso e infinito giorno. Whilliam aveva deciso di rimanere a letto ancora un po'. Non gli andava di scendere a fare colazione, soprattutto se insieme a sua madre c'era quel maniaco del Sig.Gremond. Non gli piaceva per niente: sapeva che suo padre era morto da poco eppure già faceva la corte a sua madre. Lui era uno di quegli uomini che sarebbero dovuti morire nell'ultimo attacco fatto dai pirati. Magari anzi che suo padre, sarebbe potuto morire lui. Anzi che il carpentiere sarebbe potuto morire lui. Ce n'era di gente che potrebbe essere ancora viva al posto suo. Ma purtroppo non era andata così.
Sentì aprire la sua porta così riemerse dai suoi pensieri e si limitò a fingere di dormire. Come attore era davvero bravo.
Si sentì toccare: -Whilliam, è ora di alzarsi tesoro. Dobbiamo uscire. La voce candida della madre gli fece ricordare l'ultimo volere del padre: proteggerla. Questa era stata l'ultima richiesta del suo vecchio, proteggere la madre. -Va bene. Mi vesto e scendo subito- rispose.
Dopo essersi cambiato scese in cucina. -Buongiorno Whilliam.- Sapeva di chi era quella voce odiosa, così impressa d'odio e di slealtà da far venire il vomito. -Siete ancora qui? Sareste dovuto già andarvene da un pezzo, Sig. Gremond. Non è il benvenuto in questa casa.
-Senti, ragazzino mettiamo bene in chiaro le cose: finchè andrà bene a tua madre, dovrà andare bene anche a te. Lo minacciò stringendogli le spalle. Con un movimento brusco Whilliam si liberò dalla presa e nello stesso istante entrò la madre -Oh! Sei sceso finalmente!Signor Gremond noi due dobbiamo uscire. Se vuole restare ancora un po' può farlo. Noi torneremo tra un paio d'ore.
-Vi dispiace se vengo anch'io con voi?- chiese Gremond
-Si
-No- dissero insieme Whilliam e la madre. -Whilliam! Ma che modi sono?!- gli chiese la madre.
-I "modi" che si merita questo schifoso. Mio padre è morto da neanche un mese e già lui ci prova con te! E' sempre in questa casa! Io non lo voglio qui! Lui non è niente per noi, lo vuoi capire?! Che ti è preso? Adesso ti senti libera visto che papà è morto? O magari gli facevi già le corna insieme a lui prima dell'attacco? E' per questo che tu ...!
SCIAF! Whilliam sentì solo un gran bruciore alla guancia. -Spero che le cose che hai detto,-disse la madre-In fondo al cuore non le pensi sul serio, Whilliam. Gremond sono mortificata, io..
-Lo vedi! Mi fai schifo mamma! Non t'importa che papà non ci sia più? Non t'importa di quello che penso io? No t'importa di niente?- le gridò contro Whilliam. Penelope rimase in silenzio con lo sguardo fisso negli occhi del figlio. -VA AL DIAVOLO!- strillò lui. Corse verso la porta di casa e se la chiuse dietro sbattendola. Aveva deciso che non sarebbe più tornato lì.

Si era rifugiato nel "suo posto magico" dove quasi nessuno andava mai: era un praticello appena fuori città: l'erba sapeva di fresco e aveva un colore simile allo smeraldo. Andava sempre lì quando gli succedeva qualcosa di sgradevole. Era il suo posto, il posto in cui lui si trovava a suo agio. Si sdraiò del tutto e si mise a fissare il cielo: quella grande massa blu lo copriva in tutte le direzione e se anche provava a spostare lo sguardo, quel blu non lo abbandonava mai. -Quanto vorrei che questo cielo fosse il mare... -Perchè? Il mare è qui vicino! Che bisogno c'è? Sei uno sfaticato, Whilliam!- le urlò una vocina. -Ehi, Diana! Vedi di far poco la spiritosa oggi non ne ho voglia!- le urlò di rimando lui. -Ohi, ohi? che è successo?- gli chiese lei. Diana era una ragazza dai capelli corvini e gli occhi azzurri, come quel cielo che sovrastava Whilliam. La guardò negli occhi facendola arrossire lievemente. Poi disse-Inizio ad aver paura dei tuoi occhi, sono dello stesso colore di questo cielo che mi soffoca. -Ehi, non è mica colpa mia se ho gli occhi di questo colore, non credi?- rispose lei infastidita. -Perchè te la prendi tanto? Stai pur certa che non ti toglierò il saluto solo per questo!- continuò lui. -Ah...- fece lei -Ah? Quindi avevi davvero paura di questo?!-chiese incuriosito. La ragazza lo guardò qualche secondo negli occhi e poi distolse lo sguardo arrossendo. -Scema!- finì Whilliam.
-Senti "Cocco", perchè non mi aiuti a portare quel carretto in città? Non ce la faccio da sola.. Sono stanca morta! E' da casa mia che me lo porto dietro!-fece lei, per cambiare discorso. -Ok, ok. tranquilla.
Dopo essersi messo davanti al carretto e aver afferrato i due grandi manici, iniziò a trasportarlo senza problemi verso la città da cui era appena scappato. Mentre camminava affianco alla sua amica, Whilliam si accorse di una cosa: ogni volta che si trovava nei guai, che passava un periodo difficile, o per la minima difficoltà, Diana c'era sempre. Ed era l'unica che riusciva a fargli tornare il sorriso. Dopotutto, quei suoi occhi blu cielo, non erano così spaventosi.
Arrivati alla meta, Whilliam aiutò Diana a portare tutti gli oggetti nella bottega di suo padre. Si rese conto di quanto fosse grande quel posto visto da dentro.
Finirono in fretta. Whilliam stava portando dentro l'ultimo pacchetto di zucchero che aveva in mano, quando un colpo assordante seguito da un urlo e dallo scoppio del sacchetto che aveva in mano, lo paralizzò.
La gente iniziò a scappare ad urlare e a cercare riparo nelle proprie abitazioni o quelle più vicine. Stava succedendo di nuovo. I Pirati stavano attaccando ancora.

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Capitolo 2
*** Rapimento. ***


-Diana! Presto vai a nasconderti dentro insieme a tuo padre! E non uscite per nessun motivo!- strillò Whilliam.
Diana non ebbe il tempo di controbattere che si ritrovò dentro al negozio a porta serrata.
Whilliam corse il piu' veloce possibile. Correva da quella donna che poco prima aveva insultato, da quella donna che fino a poco prima aveva odiato. Pur provando certi sentimenti, le sue gambe si mossero da sole.
Fece delle piccolissime pause durante il tragitto, per evitare di essere colpito da qualche proiettile vagante o essere preso in ostaggio da un pirata.
Ormai era arrivato alla periferia di campagna dove abitava, e durante la corsa aveva visto qualsiasi cosa: donne che venivo rapite, uomini uccisi e privati di ogni cosa, della propria famiglia, dei propri cari e beni.
E lui correva per questo: non voleva che l'unica cosa che gli era rimasta venisse portata via.
"Maledizione! Perchè attaccano ancora?! Che cosa vogliono!?" pensava Whill, mentre svoltava l'ultima via per casa sua.


Restò senza fiato. Un acuto dolore lo prese al cuore e per qualche secondo credette di essere morto.
Casa sua era in fiamme. Non capiva più nulla: si ritrovò nel cortile di casa sua, che era l'unico luogo non in fiamme. Vide il Sig.Gremond steso a terra, che stava per essere ucciso da un pirata.
-FERMO!- gridò il ragazzo. Si diresse a gran velocità verso l'uomo e lo prese per la camicia :
-Maledetto bastardo! Dov'è mia madre?! Rispondi!
L'uomo fece un solo gesto con il braccio: stava indicando la casa in fiamme. -Per caso intendi quella stupida donna che gridava di non uccidere questo vecchio cane?- disse una voce.
-Chi... - SBAM! Whilliam non riuscì a vedere chi avesse parlato, perchè qualcuno l'aveva colpito alla nuca. L'ultima cosa che vide, fu la casa in fiamme.




-Se l'hai ucciso ti getto in mare e ti lascio affogare, te lo giuro!- bisbigliò una voce femminile. -Capitano gliel'ho detto! L'ho colpito... pianino ..- strillò un'altra più  maschile.
Whilliam aprì gli occhi. Dopo essersi ricordato quello che era successo, si tirò su di colpo
-Dov'è mia.. !-
Si ritrovò di nuovo a terra. La guancia gli faceva un male cane. -Capitano! E Poi sono io quello che non sa trattenersi!- urlò di nuovo la voce di prima.
-Stai zitto, Brown. - disse la voce femminile.
-Maledizione.. - fece Whill mettendosi seduto. Sputò un po' di sangue e poi alzò la testa in direzione della voce femminile.
Si ritrovò davanti una ragazzina più o meno della sua età, vestita con dei larghi pantaloni beige che si restingevano dentro al lungo stivale di pelle nera. Aveva una fascia rossa legata in vita e sopra ad una camicia bianca portava un larga maglia grigia. In testa aveva il cappello che porta ogni pirata capitano. Se lo ricordava bene: era stato proprio un Pirata capitano ad uccidere suo padre.
-Che hai da guardare, eh? Vuoi un altro calcio nella faccia?- disse irritata la ragazza.
-Capitano si calmi, lui...- disse Brown
-Capitano? Credevo che le donne non potessero nemmeno salirci sulle navi.- lo interruppe Whilliam.
La ragazza sgranò gli occhi. Il marinaio fece una smorfia di terrore, e tutta la nave si avvolse in un silenzio surreale.
Whilliam iniziò a preoccuparsi e a pensare che cosa avesse detto di tanto brutto.
Sentì i pirati bisbigliare e poi zittirsi di colpo.
-Che hai detto, maledetto cane?- disse la ragazza con voce minacciosa ma al tempo stesso calma.
-Pensavo che le donne non pot..!-
Whilliam si beccò un'altro calcio in faccia. Si mise a sedere e furioso urlò:
-Qual è il tuo problema, maledizione?! Perchè continui a prendermi a calci?! Che ho detto di tanto strano!?-
-Mi hai dato della donna, imbecille. Ti SEMBRO UNA DONNA?!- strillò la ragazza.
-Ah.... sei un uomo?- rispose Whill in tono di scusa.
-....- il ragazzo fece un respiro profondo per trattenere un pugno. -Di la verità, vuoi fare la fine di tua madre? Morire bruciato?- chiese in tono provocatorio
Sua madre. Già era morta.
-Allora? Adesso non rispondi più, eh?- scherzò maligno il Capitano.
-Perchè l'avete lasciata bruciare... CHE VI AVEVA FATTO?!- strillò Whilliam
Il ragazzo si girò e lo prese per la maglia, costringendolo a guardarlo neglio occhi.
-Stammi a sentire. Primo: siamo pirati, ci frega solo di noi stessi. Secondo: quando siamo arrivati la casa era già in fiamme, e Terzo: quel vecchio cane se la stava ridendo come un'imbecille ed era veramente fastidioso, quindi visto che nn c'era più niente da fare per chiunque fosse stato lì dentro, abbiamo deciso di prendercela con il vecchio. Hai capito bene?- lo lanciò a terra.
-E un'ultima cosa: Non azzardarti mai più a parlarmi in modo diretto senza il mio permesso, schifosissimo mozzo.- finì.
Whilliam non sentì neanche le ultime frasi. Aveva capito che era stato Gremond a uccidere la madre. Lo aveva fatto, perchè così avrebbe dato la colpa ai pirati sia della sua scomparsa che della morte della madre. In questo modo sarebbe stato l'unico "erede" dei possedimenti della sua famiglia.
"Maledetto bastardo..." pensò Whilliam.
-Brown cercagli qualcosa da fare, non ho intenzione di riportarlo a riva.- borbottò il Capitano.
-Si, signore. Ehi tu! Vieni qui. Aiuterai Debora nel preparare la cena per questa sera, muoviti!- disse Brown intanto che lo trascinava in sottocoperta.


Passarono un grande corridoio, e due rampe di scale. Finalmente arrivarono alla cucina.
-Non è un po' strano avere la cucina così "in basso"? Voglio dire, basterebbe un buco per farla allagare per prima- notò Whilliam.
-Era l'unica stanza più grande, Principino. Mi spiace che la nave non sia di vostro gradimento- fece sarcastico Brown. -Non ho detto questo....- concluse Whilliam, guardandosi intorno.
Appena entrarono una vocina dolce e calda li accolse:
-Allora? Come mai già qui Brown? La cena non è mica pronta! Oh.....- disse appena vide Whilliam.
Lui arrossì lievemente e distolse lo sguardo da quello della ragazza. Era di statura media, magra, con i capelli corvini e occhi gialli.
"Proprio come me." pensò Whill.
-Ma guarda te. E' stato Dimitri non è vero?- gli disse la ragazza mentre guardava l'ematoma sulla sua guancia.
-Beh.. ecco.. si.. ma non è nulla, davvero.... - rispose il ragazzo.
-Potrete continuare le vostre smancerie più tardi, adesso mettetevi al lavoro. Il ragazzo ti aiuterà a cucinare questa sera.- li interruppe Brown.
Poi uscì e proprio quando stava per andarsene si girò e disse:
-Ragazzo, vedi di non farci morire- e dopo aver fatto l'occhiolino a Whill, sparì di nuovo in quel lungo percorso di scale e corridoi.
-Mi chiamo Debora, piacere- disse la ragazza riportandolo alla realtà.
-Whilliam, piacere mio- finì lui.

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Capitolo 3
*** Whilliam, Dimitri e Debora ***


Whill era seduto su uno dei cannoni che erano presenti sul ponte e mentre aspettava che Debora tornasse con il piatto che spettava a loro due, si mise a fissare il mare.

Quella era stata una delle sue giornate peggiori, forse quella più brutta:

aveva perso la madre, abbondonato la sua migliore amica, l’unica che lo capisse davvero ed era stato rapito dai pirati.

Ma non riusciva a darsi pace. Aveva detto alla madre che la odiava, ma se avesse saputo che l’avrebbe persa, di sicuro non lo avrebbe fatto, perché non era così.

L’unico che odiava veramente era il Sig. Gremond. Sarebbe dovuto morire lui. Era già la seconda volta che moriva qualcuno al posto di quel bastardo. “E’ la seconda volta che mi porta via qualcuno della mia famiglia. Me la pagherà” pensò Whilliam.

Una silenziosa lacrima rigò il suo viso, rosso per la rabbia.

Stava per asciugarla, ma una mano calda e delicata lo precedette.

-Non è così male la vita in mare aperto.- disse una voce.

Whilliam non alzò il viso. Era sicuro che fosse Debora.

-Grazie Deb, ma non sto piangendo per quello- rispose il ragazzo.

-E allora per cosa stai piangendo?- continuò la voce.

-Sto piangendo per la rabbia. Non perdonerò mai il tuo Capitano per non aver aiutato mia madre…. E poi ho altre cose che mi frullano per la testa… Diciamo che mi sto sfogando- ammise Whill.

Questa volta non ebbe risposta. Alzò lo sguardo e si ritrovo davanti il Capitano.

-Tu … - riuscì a borbottare Whilliam. Ripensò al tocco delicato di quella mano. Arrossì violentemente.

-Tranquillo, non sono gay- fece il Capitano. –E’ solo che odio vedere piangere le persone…- finì con una nota di malinconia nella voce.

Whilliam lo guardò con occhi interrogativi. Il Capitano gli regalò uno splendido sorriso e poi aggiunse:

-Non sono cose che ti riguardano-

-Whill! Oh….- li interruppe Debora. Il Capitano guardò i due piatti con le porzioni di cibo che Debora teneva in mano. Lei se ne accorse e cercò di spiegare :

-Capitano, mi ha aiutata e mi sembrava scortese non dare anche a lui qualcosa da mangiare…. Chiedo scusa..-

-Perché ti scusi?-chiese il Capitano.

Debora lo guardò con uno sguardo sorpreso

-Ma come….- riuscì a balbettare lei.

Il Capitano sorrise: - Vado a prendervi da bere

 

 

-Forza Whill! O arriverai in ritardo!- urlò una voce. Era Debora.

-Co…? Ma è prestissimo…- disse con voce addormentata il ragazzo.

-Coraggio uomini! Ammainate le vele! Dobbiamo arrivare al prossimo porto entro sera, altrimenti ci ritroveremo senza niente da mettere sotto i denti!- urlò qualcuno dal ponte.

-Ma che..? – fece Whill

-Muoviti! O Dimitri ti farà saltare la testa!- urlò di nuovo Debora, questa volta trascinandolo già dall’amaca, dove stava dormendo.

Si preparò in fretta e furia e poco prima di uscire sul ponte chiese alla ragazza:

-Chi è questo Dimitri?-

Lei la guardò con occhi meravigliati – Il Capitano, no?-

-Ma il Capitano… non è una donna?- chiese con timore lui.

-Stai di nuovo mettendo in discussione il mio sesso, bastardo di un mozzo?-

Rabbrividì. Dimitri era proprio dietro di lui. A Whill venne spontaneo coprirsi la faccia, ma Dimitri lo colpì violentemente allo stomaco facendo piegare su se stesso.

-Cavoli…- imprecò il ragazzo.

-Muoviti, mozzo. Debora per favore, cerca di mettere un po’ d’ordine sottocoperta. Mi fa schifo tutto questo casino.- concluse il Capitano.

Whilliam si trascinò fino all’ultimo scalino che lo portava sul ponte: la giornata stava cominciando.

 

 

 

 

Erano le sei ed erano passate solamente due ore da quando si era svegliato. 

Aveva capito che durante il giorno avrebbe dovuto sgobbare molto più di quello che si era immaginato.

Dopo aver lavato il ponte tre volte, spostato un miriade di casse e aver aiutato un pirata a non finire fuoribordo, si prese una pausa “in segreto”: si nascose dietro ai barili di polvere da sparo.

Da dov’era poteva vedere Dimitri. Vicino a lui, come una sposina, c’era Debora. Si scambiavano sguardi ammiccanti, complici, come quelli di due persone che si conosco da una vita.

Whilliam trovò interessante quel lato del Capitano. Con lui aveva sempre un comportamento rude, scontroso, freddo. Solo la sera prima si era rivelato “umano”.

Guardò di nuovo quella coppia così perfetta, così irraggiungibile.

Si perse nei suoi pensieri. Gli tornarono in mente suo padre e sua madre: così felici quando erano insieme, bisognosi l’uno dell’altra.

Poi gli tornò in mente la madre, che dopo la morte di suo marito aveva uno sguardo vuoto, come chi si è perso per sempre…

Il Sole che splendeva fino a poco prima venne coperto da un’ombra.

Un brivido percorse la schiena di Whilliam: aveva il brutto presentimento di cosa, o meglio chi, potesse essere e non sbagliava: Dimitri l’aveva trovato.

-Allooora. Che stai facendo?- ringhiò il Capitano.

Whill deglutì. – Ecco io, stavo cercando … una cosa…- improvvisò

-Dietro ai barile della polvere da sparo?- chiese maligno il ragazzo.

Whilliam rimase senza parole. Era finito.

Il Capitano, fece due passi indietro e prese un respiro profondo. Poi …

-TI DECIDI A LAVORARE, BASTARDO DI UN MOZZO!?!? O VUOI CHE TI DIA IN PASTO AGLI SQUALI!?!?-

Urlò tutto d’un fiato.

Arrivò Debora, che prese per un braccio Dimitri e gli disse:

-Avanti calmati! Non ha fatto nulla di male. Deve abituarsi lui..-

-Non m’importa! Deve darsi una mossa!- la interruppe il Capitano.

-Hai capito, mozzo? Altrimenti ti faccio fare la fine di tua madre!- urlò in direzione del ragazzo.

A quelle parole Whill non capì più nulla. Si alzò di scatto e tirò ceffone sulla guancia del Capitano.

Tutti i presenti avevano gli sguardi puntati su di loro.

 

Il Capitano immobile, con i muscoli tesi. Whilliam ansimante per l’adrenalina che gli scorreva in corpo.

Debora ferma vicino al Capitano, con le mani a coprire la bocca.

Per un breve periodo di tempo, lunghissimo per Whilliam, rimasero in quella posizione.

Dimitri prese l’iniziativa

-Ebbene, questa è la tua “risposta”. Mi fai schifo- concluse e prima che il ragazzo potesse ribattere, gli tirò un manrovescio che lo fece finire a terra.

-Dimitri!- disse Debora con una voce preoccupata.

-Non azzardarti a toccarlo.- le ordinò il Capitano.

-Ma cosa stai dicendo? Ti ha dato di volta il cervello!?- disse di rimando la ragazza e disubbidendo all’ordine andò a soccorrere Whill.

-Bene- fece Dimitri. Whill e Debora lo guardarono, chi con occhi pieni d’odio, chi con occhi spaesati.

-Hai scelto da che parte stare.  Sig. Brown, li porti in cella- fece una pausa. Si girò verso la sua ciurma

Chiunque di voi si azzarderà a dar loro qualcosa da mangiare o a farli uscire, verrà gettato fuoribordo.-

Concluse il Capitano.

Brown seguito da altri due pirati, legarono le mani ai due ragazzi e poi li scortarono nelle prigioni.

 

 

-Maledetto bastardo- disse Dimitri, pulendosi un rivolo di sangue che gli scendeva dalle labbra.

-Me la pagherai- .

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Capitolo 4
*** Dove vogliamo arrivare? ***


White virgin 4 -Debora... mi dispiace...- iniziò Whilliam.
-E di cosa? Sono stata io a decidere di aiutarti- spiegò lei.
-Ma per colpa mia.. insomma, se io non gli avessi tirato uno schiaffo a quest'ora saremmo ancora tutti e due fuori da questo schifo di posto- si scusò il ragazzo
-No, hai fatto bene- disse la mora.
-Cosa?- fece Whill.
-Hai fatto bene. Non doveva permettersi di dire quelle cose, tantomeno di insultare tua madre.- fece una pausa -Sinceramente, non so come sia andata quel giorno, perchè io dovevo restare sulla nave, ma sono sicura, che se ci fosse stata anche una piccola speranza di salvare chiunque si trovasse in quella casa, Dimitri l'avrebbe presa al volo. Per quanto rude possa sembrare, anche lei ha un cuore- finì Debora.
-Lei?- chiese confuso Whilliam
-Eh?! Ah, no, cioè..  Anche Lui ha un cuore, eh eh...- si corresse la ragazza.

Ci fu un lungo silenzio. I due non sapevano più cosa dire, sia per il fatto che non si conoscevano, sia per l' "errore" che Debora aveva fatto.
La ragazza iniziò a vagare con lo sguardo per la cella: quel posto era davvero sporco, pieno di ragnatele e di alghe e altre piccoli animali che girovagavano liberamente.
-Giuro che quando esco di qui, torno per pulire! E' un scempio! Guarda quanta sporcizia!- fece Debora.
-Ahahaha! Ehi guarda che sono prigioni, non ville di lusso!- rispose scherzoso Whill
-Già hai ragione...-
La ragazza guardò Whilliam: i capelli neri tutti spettinati, un paio di occhi penetranti di un giallo intenso; il viso era quello di un ragazzo che ne aveva passate tante.
Il suo corpo era troppo forte per essere solo un ragazzino.
"Chissà se anche lui...". Debora rabbrividì. Appena sotto l'apertura della camicia, aveva scorto una cicatrice. Lei ne aveva una uguale.
Whilliam si accorse che l'aveva notata e subito la coprì.
-Non chiedermi come me la sono fatta, perchè non saprei risponderti. Posso solo dirti che non è nulla di buono- fece lui con aria triste.
-Mm..- si limitò a rispondere la ragazza.
"Poverino, anche lui..." pensò.



*Gurgleeeee*
Debora si girò di colpo con aria interrogativa
-Scusa, è il mio stomaco, non avevo mangiato niente a colazione.. In realtà è dall'altro ieri che non mangio- rispose Whill.
-Senti Whilliam, io devo chiederti una cosa...- iniziò - Ma devi rispondermi solo se vuoi- disse la ragazza.
Lui annuì semplicemente.
-Tua madre e tuo padre erano i tuoi veri genitori?- chiese lei
-Dove vuoi arrivare?- rispose scocciato Whill.
-Se non vuoi rispondere, non farlo. Non arrabbiarti..- si mortificò lei.
-Dove vuoi arrivare, Debora?- il tono era ancora più aggressivo.
-Ecco, io.. Tu potresti essere!-
-Già sono curioso anch'io a questo punto- li interruppe una voce.
I due sussultarono e guardarono verso l'ingresso delle prigioni: Dimitri si dirigeva verso di loro.
-Lui potrebbe essere?- continuò il Capitano.
-Che vuoi Dimitri?- fece scontroso Whilliam
-Ma guarda! E io che ero venuto per farvi uscire!- disse sarcastico il ragazzo.
Il Capitano guardò fisso negli occhi Whilliam, che sostenne il suo sguardo.
-Hai proprio un bel colore degli occhi. Non lo trovi tutti i giorni uno con gli occhi gialli, vero Deb?- continuò Dimitri.
-Smettila..- disse la ragazza con un filo di voce.
Whilliam guardava la scena senza capire cosa stesse succedendo.
-Forse ho capito cosa volevi dirgli Deb, ma questo non posso permettertelo, mi dispiace- fece un pausa -Non azzardarti a dirgli qualcosa, perchè altrimenti non avrò pietà nemmeno per te. Ci siamo capiti?- e dopo questa frase il Capitano, guardò un'ultima volta Whilliam per poi sparire da dove era venuto.
-Debora...- disse Whill con tono interrogativo.
La ragazza scosse il capo. Si rimise a sedere e trattenne le lacrime.



-Debora... pensi che Dimitri ci farà uscire? Io sto morendo di fame...- disse Whilliam con un po' di timore.
-Non lo so. Di solito quando mette qualcuno in prigione ce lo lascia fino al prossimo porto dove attracchiamo.- disse lei con noncuranza
-Cosa?! Ma se è così moriremo qua dentro!!- strillò preoccupato il moro.
-Già...- finì lei.
Erano già due giorni che erano lì dentro. Dalla visita del Capitano, Debora non aveva più detto nulla e Whilliam era seriamente preoccupato per lei.
-Basta adesso mi sono rotto- disse convinto.
-Cosa vuoi fare?- chiese preoccupata la ragazza. Il suo sguardo era di nuovo vivo.
-Ora lo vedrai-
Il moro si arrampicò sulle sbarre della loro cella e con un coltellino che aveva in tasca (per quello doveva ringraziare Diana) e iniziò a raschiare il ferro.
-Fermo! Dimitri te la farà pagare! Whilliam ti prego!- urlò Debora.
La ragazza lo prese per la vita e lo tirò a sè. Finirono tutti e due a terra.
-Maledizione Whilliam! Vuoi farti uccidere?!- disse arrabbiata. Le lacrime le stavano velando gli occhi.
-Senti. Voglio farci uscire di qui, se lui non vuole dare l'ordine di liberarci lo faremo noi.- finì fiducioso il ragazzo.
Un suono metallico ruppe quel momento.
Davanti alla cella era apparso Dimitri.
-Debora devi venire a cucinare. Abbiamo fame- improvvisò.
La porta si aprì. Debora e Whilliam si diressero verso l'uscita, ma quando toccò a Whill, il Capitano lo bloccò. Gli si avvicinò all'orecchio e poi disse:
-Vedi di starle lontano. Sono geloso delle cose che mi appartengono. Non vorrei doverti dare una lezione. Hai capito bene, Whilliam?-
Poi lo lasciò uscire e richiuse la porta della cella.
Era la prima volta che lo chiamava per nome.


Tornati sul ponte Debora si diresse in cucina e gli altri pirati sottocoperta per prepararsi.
Whilliam fece per seguire i suoi nuovi "compagni" ma Dimitri lo prese per un braccio e lo trascinò vicino alla prua della nave.
-Cos'è vuoi buttarmi di sotto?- scherzò Whilliam
-L'idea è allettante ma purtroppo non posso farlo. In realtà ti ho trascinato qui perchè diamo meno nell'occhio e poi si parla "bene"- iniziò il Capitano
-Senti Whilliam- il tono della sua voce era cambiato -Che ti ha detto Debora, quando eravate in cella? Insomma, qualcosa riguardo alla nave, riguardo lei, il suo passato..?- chiese preoccupato il ragazzo.
Whilliam non aveva ascoltato la domanda. il grande fascino del Capitano l'aveva colpito:
quel viso dolce dai lineamenti soffici, che sembrava indifeso; quei due grandi occhi blu che erano pieni preoccupazione lo facevano sembrare perso.
-Ehi mozzo?- disse il Capitano. Prima che Dimitri potesse aggiungere qualcosa, Whilliam disse:
-Dimitri, se tu fossi una ragazza, sarei innamorato di te-
A quelle parole il Capitano sgranò gli occhi e arrossi bruscamente e senza pensarci due volte tirò un ceffone a Whilliam:
-BRUTTO IDIOTA DI UN MOZZO!!!!! TI E' DATO DI VOLTA IL CERVELLO?!!? IMBECILLE!-
Dimitri si diresse a passo spedito verso la sua camera. Whilliam era rimasto lì a guardare quel Capitano, che avrebbe tanto voluto che fosse una ragazza.
"Ma che diavolo mi prende?" pensò il moro.

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Capitolo 5
*** Un Lui o una Lei? ***


"Mi sa che Dimitri ci ha fatti uscire perchè stavamo per attraccare.. altro che venirci a tirare fuori per pietà" pensò il moro, mentre puliva il ponte della nave.
Come tutte le sere a Whilliam toccava pulire il ponte della nave. Continuò a sfregare con il mocio quando per sbaglio urtò il secchio dell'acqua ormai nera, che cadde su tutto il ponte sporcandolo di nuovo.
-Maledizioooone!!!- urlò
-Ehi, mozzo. E' la quarta volta che lo fai cadere. Sei ridardato o cosa?- gli disse il Capitano, uscendo dal suo nascondiglio.
Il ragazzo si girò di colpo.
-D-Dimitri... C-Che ci fai qui?- balbettò Whill.
-Mozzo perchè balbetti?-
Ci fu un lungo silenzio. Il Capitano guardava fisso negli occhi il moro, che via, via diventava sempre più rosso in viso.
-Mozzo.. stai pensando ancora a quello che mi hai detto oggi? Se è così ti consiglio di smetterla altrimenti ti do in pasto agli squali- lo minacciò Dimitri.
Whilliam non riusciva a smettere di pensare e quello che aveva detto al ragazzo il pomeriggio:
"Se fossi una ragazza sarei innamorato di te"
-Beh.. ecco io.. Mi sento uno stupido ad averti detto quella cosa.... - disse timido il moro.
-Sei stupido, il che è tutto un'altra cosa. Comunque, vediamo di metterci una pietra sopra. E' irritante vederti arrossire ogni volta che ti parlo o che ti guardo. Falla finita.- concluse il Capitano.
-Si...-
Whilliam si rimise subito al lavoro. Doveva ricominciare da zero a pulire il ponte.
-Domani mattina deve essere splendente.- disse Dimitri. Dopodichè si congedò.
Il secchio dell'acqua cadde un'altra volta.





-Whilliam... Whilliam.. stai bene?-
-Debora si è solo addormentato sul ponte. Non è morto-
-E tu che ne sai? Potresti proprio essere stato tu ad ucciderlo, Dimitri!-
-Ma sei stupida?!-
-La smettete.. sto dormendo...- farfugliò il moro.
-Alzati mozzo! Altrimenti ti lasciamo sulla nave!- gli ordinò il Capitano.
Whilliam si alzò di colpo e di ritrovò a pochi centimetri dalla bocca del ragazzo.
-..ehm..-
*stomp*
Si ritrovò a terra con uno stampo a cinque dita sulla faccia. La giornata non iniziava nel migliore dei modi.


Si andò a preparare e prese le cose che potevano servirgli. Whilliam scese insieme a Debora e al suo Capitano.
-Dove siamo?-chiese il ragazzo a Debora
-Siamo nella città di Ghona. Qui facciamo sempre i rifornimenti per i nostri viaggi. Ormai conosciamo tutti- rispose gentile la ragazza
-Quindi.. non attaccate questa città come avete fatto con la mia, giusto?-
-Esattamente. E ora muoviti.- finì Dimitri.
Il Capitano aumentò il passo lasciando i due ragazzi indietro.
-Ehi Debora...- bisbigliò Whill -Che ha? Mi sembra più strano del solito...-
-Non lo so.. non mi ha detto nulla. Ha detto che è turbato per una cosa che qualcuno gli ha detto.. Non so altro-  bisbigliò di rimanda Debora.
-Ah....-
-Ah?- chiese curiosa.
-No.. niente...-
Whilliam arrossì vivacemente e Debora se ne accorse. Lo guardò con sguardo interrogativo, ma il ragazzo sembrò non averla notata.


Arrivarono ad un incrocio. Una strada portava al bosco, l'altra alla città.
Il Capitano si incamminò in quella per il bosco, e senza neanche girarsi ordinò:
-Debora porta Whilliam in città e fatti aiutare per le commissioni. Io devo sbrigare Quella cosa.-
-Si..-
L'atmosfera si fece pesante e la ragazza aspettò di non vedere più il suo Capitano prima di incamminarsi per Ghona. Whilliam non ebbe il coraggio di chiedere cosa dovesse sbrigare Dimitri e si limitò a seguirla.
Arrivarono in una cittadina piena di negozio per armi e di alimentari. Ogni strada che percorrevano, ogni piazza, ogni vicolo era pieno di allegria e felicità.
Arrivarono alla piazza centrale. Debora entrò in un negozietto di oggetti magici. Al banco c'era un'anziana signora, tutta ingioiellata, che leggeva un libro di pozioni.
-Buongiorno Signorina Kath. Come sta?- iniziò Debora.
-Oh cara! Ciao, quanto tempo! Come stai? E quel bel ragazzone di Dimitri dove lo hai lasciato, eh?- chiese simpatica la signora.
L'atmosfera si fece improvvisamente pesante. Debora stette zitta per qualche secondo, poi disse:
-Proprio per questo sono venuta da lei. Vorrei chiederle di fare un'incantesimo protettivo per il mio Capitano. Sono in pensiero per lui!-
-Non mi dirai che è andato a vedere se "Quella cosa" esiste veramente, mi auguro!- disse cupa la donna.
-Si...- rispose la ragazza. Poi scoppiò in lacrime e abbracciò Whilliam più forte che potette.
Il ragazzo rimase pietrificato. Era dispiaciuto per Debora, ma intanto avrebbe dato la sua vita per sapere in che guaio si stava cacciando Dimitri.
Provava qualcosa per lui. Amore? Ammirazione? Odio? Non lo sapeva. Sapeva soltanto che non avrebbe voluto che morisse.

La donna prese delle boccette tutte colorate da diversi scaffali del piccolo negozietto. Prese un pentolino, delle code di qualche animale e infine iniziò l'intruglio che avrebbe aiutato Dimitri a non morire.
-Signora, è sicura che funzionerà?- chiese preoccupato Whilliam, che teneva ancora Debora tra le braccia.
-Figliolo, perchè sei così preoccupato per l'uomo che ha ucciso la tua famiglia? Perchè è così importante per te?- chiese meschina la donna.
-Lei come.. Come fa a saperlo?!- urlò di rimando il moro.
-Io so tutto di te.. Ma per qualche motivo mi è impossibile capire i tuoi sentimenti. Capisco perfettamente quelli di Debora. Vedo chiaramente che è innamorata di te ma non vuole dirtelo. Vedo chiaramente che ti nasconde qualcosa che vorrebbe dirti, ma che non può farlo.. Ma tu... Tu sei un mistero.- finì l'anziana.
Debora rimase immobile. Non sapeva come comportarsi.
Anche Whilliam rimase fermo. Poi disse:
-Non era questa la mia domanda. Voglio sapere se quel "coso" che sta preparando aiuterà Dimitri-
-Mah, chi lo sa? Potrebbe aiutarlo, come potrebbe ucciderlo. Che funzioni o meno, spetta solo al tuo Capitano- la voce della donna era cambiata.
Si guardarono con occhi di sfida per qualche minuto. Poi l'anziana iniziò il rito magico: era una lingua sconosciuta, ma che a Whilliam parve familiare.
Aveva sentito Debora sussultare alle prime parole che aveva detto la donna. Dopo poco tempo la ragazza si staccò dall'abbraccio e si mise a fissare il fumo che usciva dal pentolino, creando strane figure colorate nell'aria.

Il rito durò una mezz'ora buona. Quando il fumo smise di uscire dal pentolino, la donna finì di parlare e rimase in silenzio.
Poco tempo dopo il pentolino esplose e la donna sussultò.
-E' in pericolo. Deve fuggire altrimenti morirà. Non potete aiutarlo dovete solo sperare.. Sperare che il suo coraggio, venga sconfitto dalla sua paura. E' il suo coraggio, la fonte dei suoi problemi. -
Debora era pietrificata. Diventava sempre più bianca. Whilliam le prese le spalle per evitare che cadesse.
-Dove lui adesso?- chiese preoccupata.
-E' nel luogo in cui tutto è cominciato. E' nel luogo della sua condanna, della maledizione. Vuole salvarsi, ma non capisce che deve dare ascolto alla Vergine Bianca. La Vergine è senza scrupoli quando non la si ascolta. - recitò la donna.
-Si salverà?! Riuscirà a tornare viva?!- urlò Debora.
-Viva? Tornerà ... ma chissà se viva? E poi.. viva  o vivo? Cosa nasconde il tuo Capitano? La Vergine odia i bugiardi ed è ancora più cattiva quando si imbatte in uno di loro- continuò
Debora scoppiò di nuovo in lacrime, come se tutto fosse perduto.
-Dov'è lui adesso?- chiese Whilliam.
-Te l'ho già detto. Dove tutto è cominciato. E poi ragazzo, perchè stai cercando un Lui?- la donna fece una pausa -Chi ti dice che il tuo Capitano non sia-
-ADESSO BASTA, STIA ZITTA!- urlò disperata Debora.
La donna cadde addormentata sul banco, come se fosse appena stata lasciata da un qualche demone. Poi aprì gli occhi.
-Ha funzionato? Sono riuscita a farvi dire dove si trova Dimitri?- chiese preoccupata l'anziana.
-Si.. Ma lui.. è in pericolo....- finì Debora.


Si incamminarono lungo il sentiero che avevano percorso per arrivare alla città.
-Non dovevamo fare provviste? Dimitri ci ucciderà ..- disse Whilliam
-Lui non tornerà. Lui.. lui ...-
-Chi è che non torna?- disse stremata una voce.
Il moro e la ragazza si girarono di colpo. Dietro di loro, ferito gravemente a un braccio c'era Dimitri, che li stava fissando come se non avesse nessuna ferita.
-Oddio grazie! Grazie!- disse Debora
Si lanciò tra le braccia del suo Capitano e pianse tutte le lacrime che le erano rimaste.
Whilliam rimase fermo, immobile dov'era e stava fissando Dimitri negli occhi.
-Che è quello sguardo, mozzo? Vuoi le botte?-
Finita quella frase il Capitano svenne esausto a terra. Whilliam non sapeva cosa fare.


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Capitolo 6
*** Cosa provi tu per me? ***


6. Cosa provi tu per me?

Ormai erano passati sette giorni e il Capitano non si era ancora svegliato. La nave aveva ripreso il mare, perchè così aveva ordinato Dimitri prima di scendere a Ghona.
C'era un silenzio totale, quasi surreale per essere una nave di pirati.
Debora era distrutta e ormai non mangiava da giorni. Per quanto si sforzasse, non riusciva a sperare che il suo adorato Capitano potesse ancora svegliarsi. E così il resto della ciurma.
L'unico che ci sperava ancora era Whilliam. Anche se non sapeva nulla del Capitano, di quello che aveva fatto, che aveva provato e che gli era successo, lui sapeva che non avrebbe mollato e che sarebbe tornato su quel punte a dare ordini e a tirare pungi a destra e a manca.
Cercava di consolare Debora, ma non serviva a nulla. Ormai lei non ci credeva più. Stava cercando di abituarsi ad una vita senza di lui, ma non ci riusciva.
-Debora, vuoi andare dal  Capitano? Dobbiamo cambiargli i vestiti... dopodichè celebreremo il funerale...e getteremo il suo corpo nel mare, come avrebbe voluto - disse il nostromo alla ragazza con un sorriso forzato sulle labbra.
-Ma cosa state dicendo!? Volete ammazzare il vostro capo!? Lui non è morto! Dovete solo dargli tempo e si sveglierà!- urlò Whilliam
-Whill... ti prego...- lo implorò Debora con voce spezzata
-No! Ti prego nulla! Debora mi stai deludendo più di tutti! Tu! Che dicevi di amare il tuo capitano, di ammirarlo e di credere in lui, sei stata la prima a perdere la speranza! E anche voi della ciurma! Lo state tradendo! Lui credeva in voi! Perchè voi non riuscite a fare lo stesso!?- repicò il moro.
-Perchè Dimitri è morto Whill! E' morto! Non si sveglierà più! Perchè credi ancora nelle favole!? I lieto fine non esistono! Maledizione!- gli urlò contro Deb.
Whilliam la guardò con occhi pieni di delusione
-Sei solo una stupida- finì.
Poi si congedò e si avviò verso la camera del Capitano, dove giaceva immobile.


Era quasi alla porta, quando Debora lo superò a corsa e si mise davanti all'entrata per non farlo passare.
-Che vuoi adesso?- chiese con aria scocciata Whill.
-Non puoi entrare. Non puoi vederlo. Posso farlo solo io. - spiegò la ragazza.
-Tu non puoi impedirmi di entrare in quella camera. Quindi ora spostati- continuò il moro.
-No!-
-Spostati!-
-No, non lo farò!-
-Debora ho detto SPOSTATI!- gli urlò lui e inconsciamente le prese un polso e la strattonò contro la parete.
Le si avvicinò in maniera minacciosa e lei urlò dal terrore.
In quel momento lui tornò in se e lasciò il polso con uno sguardo di terrore.Lei lo guardò impaurita e si allontanò velocemente da lui.
Si guardarono per qualche minuto, in silezio, tutti e due impauriti, lei da lui e lui da se stesso.
Poi Whill prese l'iniziativa e disse:
-Deb... scusa... io non so cosa mi sia preso. Non riuscivo a controllare il mio corpo. Scusami ti prego-
-Si certo ... stai tranquillo.- rispose lei con un tremolio nella voce.
-Allora posso entrare?- chiese gentilmente lui.
-No Whilliam, non puoi. -
-Ma perchè!? Dammi almeno una motivazione!- disse il moro
-No! Non posso dirti nulla! Ti prego, non costringermi a ...-
-BASTA! NON VI SOPPORTO PIU'! ANDATE A LITIGARE DA UN'ALTRA PARTE!-
Si girarono tutti e due di scatto e videro che sulla porta della camera del Capitano, era apparso Dimitri con tutti i capelli scompigliati e ancora in veste da notte.
Deb gli si gettò a dosso e scoppiò a piangere. Il Capitano rispose all'abbraccio e dopo qualche secondo iniziò a fissare Whilliam.
Il moro era paralizzato. Voleva andare lì e abbracciarlo, ma era paralizzato.
Dopo che Debora ebbe finito di piangere, corse subito dagli altri marinai  a dare la bella notizia.
Nel frattempo Dimitri era ancora lì, con Whilliam che lo fissava immobile.
-Allora? Vogliamo andare o stare ancora  qui?-  disse il Capitano.
-Si... andiamo...- balbettò Whill.
Il Capitano iniziò a dirigersi verso le scale che portavano al ponte. Whilliam stette fermo per un secondo, poi gli prese il braccio e lo baciò.


Fu un bacio lungo, tenero, appassionato. Whilliam non voleva staccarsi, anche per la felicità che il Capitano avesse ricambiato quel bacio.
Non sapeva perchè lo avesse fatto, ma non si era affatto pentito.
Qualche secondo dopo fu il Capitano a staccarsi, rosso fuoco in viso, che guardando a terra disse:
-Vado... a mettermi qualcosa di più prosentabile per farmi vedere dai miei uomini ...Ci vediamo sul ponte-
-S-si... ci vediamo sul ponte- riuscì solo a dire il moro.

Andarono sul ponte, dove tutti i marinai stavano festeggiando con birra, cibo e soprattutto rum.
Erano tutti contenti che il loro Capitano si fosse risvegliato e che non fosse morto come pensano.
Ad un certo punto il nostromo, insieme a tutti gli altri, dissero :
-Whilliam dobbiamo farti delle scuse. Abbiamo tutti dubitato di te e dato dello stupido che crede alle favole, quando tu eri l'unico che aveva ragione. Perdonaci!-
-Ehi ehi ehi. Che mi sono perso?- disse curioso Dimitri, che cercava di nascondere ancora la vergogna per il bacio appena successo.
-Beh Capitano vede... noi credevamo che lei fosse morto... e avevamo deciso di farle il funerale e tutto... Ma grazie a Whilliam abbiamo aspettato e ora eccovi qua! In forma come al solito!- risposero i marinai
-Ah... Quindi Whilliam era l'unico a credere che mi sarei risvegliato?-
-Già-
-E tu Deb?- chiese alla ragazza.
Debora rimase immobile incapace di rispondere. Su tutto il ponte fino a poco prima gioioso e in festa, calò un silenzio imbarazzante, spezzato dal Capitano che si giro e tornò nella sua camere dicendo :
-Per un po' stammi lontana-
Deb non mosse un muscolo, nè proferì parola.
Whilliam tentò di consolarla ma lei si avviò nel proprio dormitorio.


Quella sera il Capitano non era andato a cena. Whilliam aspettò che tutti ebbero finito e si mise subito a pulire il ponte.
La luna risplendeva e tingeva di un bianco candido la parte del ponte che era stata pulita. Le onde facevano dondolare dolcemente la nave e il vento muoveva le vele, che provocavano un rumore rilassante.
Il moro aveva deciso di prendersi una piccola pausa, visto che era stato dal pomeriggio fino ad allora a lavorare per pulire il ponte su cui avevano fatto festa.
Era sdraiato al chiaro di luna, quando la luce svanì. Aprì di colpo gli occhi e si ritrovò Dimitri sopra di lui che lo stava fissando.
Non fece in tempo a fare qualsiasi cosa che il Capitano aveva già appoggiato le sue labbra su quelle del mozzo.
Non era lo stesso bacio rubato del pomeriggio. Questa volta lo volevano tutti e due. Gli stessi sentimenti che Whilliam provava per il Capitano, li provava anche Dimitri per lui.
Si staccò, dolcemente, per godere fino all'ultimo istante il contatto delle loro labbra. Aprirono gli occhi lentamente, e senza dire nulla, continuarono a guardarsi per un bel po' di tempo.
Poi Dimitri si alzò, e se ne andò come era arrivato, senza dire parola, senza farsi sentire.
Whilliam si rimise al lavoro pensando continuamente a quel bacio.

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Capitolo 7
*** Fantasmi dal passato? ***


7. Da dove vengo io? La pianura iniziava a tingersi di blu. Le foglie la invadevano, spinte dal vento della Foresta Grande, situata a nord del paese.
Il vento prendeva forma e parlava. Parlava con quella persona. La persona che era davanti, ma che lui non riusciva a vedere.
Gli parlava della guerra che avrebbe dovuto affrontare, i pericoli che correvano tutti gli abitanti del paese e come avrebbe reagito il sovrano.
L'uomo rispondeva, ma lui non sentiva nè tantomeno riusciva ancora a vederlo.

La conversazione finì e il vento si dileguò come era apparso. L'uomo iniziò a camminare verso la Foresta Grande, tinta dei colori autunnali di quel posto.
Per lui, era difficile credere che i colori autunnali di quella terra fossero l'azzurro e il blu.
Per quanto potessero sembrare bizzarri, i colori di quegli alberi erano perfetti: una foresta fredda, di ghiaccio, che però ti faceva sentire a casa e al caldo.
L'uomo continuava ad avanzare e ben presto di ritrovò nel fitto bosco di alberi celesti.
Non riusciva ancora a vederlo.

Ormai l'uomo cammina da diverse ore, ma non era stanco. Doveva arrivare ad una meta precisa per incontrare Lei.
Ma chi era questa Lei? Ne aveva parlato prima il vento? Non se lo ricordava. Ma lui sentiva di sapere chi era.
Continuò ad avanzare, finchè non si ritrovò in una radura dipinta dai colori dell'oceano.
Lei era già lì.
Era divina: i capelli raccolti in una lunga treccia nera a lisca di pesce, decorata da tanti piccoli fiori che sfumavano dal blu scuro all'azzurro cielo,
Aveva un vestito che sfumava dall'azzurro al bianco, avente un lungo strascico che le copriva i piedi.
Lui non riusciva ancora a vederle il viso, ma adesso riusciva a sentire l'uomo parlare e Lei che rispondeva.
-Salve mia Regina. Scusate il mio terribile ritardo, ma ho avuto un contrattempo lungo il cammino.- disse l'uomo.
-Non m'interessano le tue scuse. Dimmi quali sono le notizie dalla Grande Terra.- disse Lei.
-Mia Signora... Io non posso dirle tutto, ma posso dirle che ci sarà una guerra e che la vostra razza è a rischio.- continò l'uomo.
-Quindi cosa mi consigli di fare, Dimitri?-
Dimitri. Dimitri. Dimitri. Perchè quel nome gli sembrava così famigliare? Sapeva di conoscere qualcuno con quel nome ma non riusciva a ricordarsi chi fosse.
La conversazione continuò.
-Mio Signora. Posso solo consigliarle di prendere i suoi due figli e farli scappare al di fuori dell'Isola. Ormai Zephyro non è più un posto sicuro e se qualcuno deve morire dovete essere voi delle generazioni passate. I suoi due figli sono la vostra unica speranza- finì l'uomo.
-Ma come puoi dirmi di abbandonare i miei figli Dimitri!?- gli urlò Lei.
-Non le sto dicendo di abbandonarli. Le sto dicendo di dargli una possibilità di vivere e di non far arrivare la fine della vostra nobile razza, mia Signora, solo questo- finì l'uomo.
Lei fece un grande respiro. Poi le salirono le lacrime agli occhi. Finalmente riuscì a vederla in viso: carnagione chiara, naso piccolo e all'insù e una piccola bocca rosso fuoco. Gli occhi invece erano gialli. Un giallo penetrante, che ipnotizzava.
Ancora una volta quella persona le ricordava qualcuno che conosceva, ma non riusciva a ricordarsi chi.
Lei scoppiò in lacrime e l'uomo la prese tra le braccia e la consolò.
I due si scambiarono un dolce bacio. Un bacio che si danno due amanti. Due persone che hanno paura di essere scoperti.
Rimasero in silenzio per qualche minuto.
Dopodichè l'uomo si tolse. Si girò e si incamminò verso la direzione da cui era venuto.
Adesso lui vedeva con gli occhi di Lei. e Finalmente ci riuscì. Riuscì a vedere l'uomo:
Cappello piratesco in testa di un bordeaux spento; i capelli erano corti e castani. La statura dell'uomo era normale, poco più alto di Lei.
E poi successe. Lei lo chiamò ancora una volta e l'uomo si girò e così potè vederlo.
Potè vedere il viso dell'uomo chiamato Dimitri. Occhi azzurri, carnagione leggermente scura e labbra carnose. Era un uomo bellissimo.
Gli ricordava ancora qualcuno. Ma non riusciva proprio a capire chi.
Eppure il suo desiderio di ricordare chi fosse era più forte. Più forte di tutto.
Dimitri sorrise a Lei. Dopodichè si girò di nuovo e incamminandosi disse:
-Porta Whilliam e Debora fuori dall'Isola. Loro sono la vostra unica speranza, mia Signora. Io combatterò per cercare di  rallentare la loro avanzata. Se non dovessimo più vederci, deve sapere che la amo. L'ho sempre amata e non smetterò mai di farlo, nemmeno da morto. Addio mia Regina. -
-Addio ...- riuscì solo a dire Lei.
Poi Lei scoppiò in lacrime e la vista di lui si oscurò del tutto, oscurata dalle lacrime e dalle mani che Lei teneva sugli occhi.
Il buio fu totale.


Si svegliò di soprassalto. Lì per lì non si ricordava il perchè di tanto terrore. Poi il sogno inziò a tornargli in mente. L'uomo. La donna. Zephyro. La Foresta Grande. Tutto: i colori, gli alberi, le caratteristiche dei due.
Era sudato. L'aria mattutina dell'oceano gli provocò un gelido brivido lungo la schiena.
Arrivò Debora:
-Whill... Stai bene? E' successo qualcosa? Sei pallido come uno straccio-
Lo toccò.
-Ma sei tutto bagnato!  Whilliam stai bene? Ehi! Whill! Parlo con te!-
Lui non riusciva a rispondere. Era ancora sotto shock.
I figli di quella donna si chiamavano Debora e Whilliam.
L'uomo Dimitri.
Ma Lei? Lei come si chiamava?
Intanto Debora continuava a chiamarlo, ma lui non la sentiva.
Poi il moro si alzò di scatto.
-Devo andare da Dimitri. Dov'è adesso?- chiese preoccupato alla ragazza.
-Io... non lo so- disse lei sconsolata.
Il ragazzo iniziò a correre verso la cabina del Capitano. Aprì la porta. Non c'era. Corse ancora. Per tutta la nave. Su e giù , per tutti i piani della nave.
Non lo trovava. Non riusciva a trovarlo. Riprovò a scendere ai piani più bassi dell'imbarcazione.

Era stanco. Si sedette un attimo e appoggiò la testa contro la parete. Chiuse gli occhi e si mise a "riguardare" il sogno della notte scorsa.
Da dove veniva lui? Perchè assomigliava così tanto a Debora, anche se non l'aveva mai vista prima? E poi, il sogno era pura fantastia della sua mente, o c'era un fondo di verità?
Non riusciva a trovare nessuna risposta a queste domande. Riaprì gli occhi e iniziò a fissare il soffitto.
Si accorse di una strana serie di simboli disegnati sulla parete più alta. Erano dipinti di nero ed erano scritti una lingua a lui sconosciuta.
Li guardò meglio e riuscì a leggere "La Maledizione devi svelare, se la verità vuoi conoscere" .
Non sapeva come avesse fatto a leggere. Iniziò ad interrogarsi su quella frase. Poi vide degli altri simboli che significavano "Scendi. Vai. Scendi"
Decise di seguire quel "consiglio".
Scese ancora nelle camere più basse del veliero e finalmente lo vide.
Era lì davanti a una porta. La stava per aprire. E fu allora che urlò il suo nome.
Il Capitano si girò di scatto e lo vide. Divenne pallido. Cercò di nascondere la sua preoccupazione con un sorriso. Poi disse:
-Whilliam... come mai qui? Di solito non scendi più giù del piano della cucina. Cos'è successso?-
-Dimitri. Devo parlarti del mio sogno. E' strano. Volevo parlarne a Debora prima... Ma il mio istinto mi ha fatto venire prima da te- rispose il moro
-Ok... Aspettami nella mia cabina. Tra qulche minuto arrivo e -
-No! Devo parlartene ora! Per favore!- lo interruppe il moro.
-Va bene. Andiamo allora- finì il Capitano.
Quello che era successo la sera prima fra i due in quel momento era stato dimenticato.
Erano passati in primo piano il sogno e la preoccupazione del Capitano.
Andarono nella cabina di Dimitri. Whilliam iniziò a raccontargli il suo sogno.

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Capitolo 8
*** Dov'è finita l'armonia? ***


8. Delusione e fatti nascosti Aveva appena finito di raccontargli il sogno. Il Capitano rimase fermo e in silenzio per qualche minuto, poi disse:
-E' solo un sogno Whilliam. Non vedo spiegazioni. Tu credi veramente che esista una terra con alberi blu? Ma per favore-
-Ok, gli alberi potrebbero non esistere, ma la donna? Aveva le stesse mie caratteristiche... e ora che ci penso anche quelle di Debora. Occhi gialli, capelli neri. Non ci sono molte persone al mondo con queste caratteristiche, Dimitri- fece il moro. Il Capitano stette di nuovo in silenzio. Continuò:
-Potrebbero? Non esistono proprio alberi di quel genere Whill.- fece un pausa -La donna può essere che tu l'abbia sognata proprio perchè ti è tornata in mente Debora, non c'è altra spiegazione. Non esitono i sogni premonitori Whilliam. Fai finta che non sia successo nulla e continua la tua vita-
-Dimitri! Perchè smentisci tutto così!? Se fosse veramente un sogno premonitore?! Se avesse a che fare con me e il mio passato!?-
Il Capitano sussultò. Whilliam se ne accorse, ma preferì far finta di nulla.
-Allora? Non mi credi ancora? Allora spiegami questo: come ho fatto a leggere i simboli sulla parete della nave?- chiese Whill.
-Non ci sono simboli sulla mia nave- constatò Dimitri.
-Vogliamo andare a vedere? Mi ricordo anche il punto preciso- lo sfidò il moro.
-NON CI SONO SIMBOLI SULLA MIA NAVE, WHILLIAM- ripetè con voce più alta il Capitano.
Whilliam si limitò a guardarlo. L'aveva deluso. O forse si era aspettato troppo. Forse, visto che per lui Dimitri era una specie di mito, non sentirsi "amato" allo stesso modo dal suo mito, lo aveva ferito.
Rimasero in silenzio a lungo, fissandosi negli occhi. Whilliam stava aspettando che il Capitano gli dicesse qualcosa del tipo "Hai ragione, era un sogno premonitore e adesso ti aiuterò a scoprire le tue origini". Ma non fu così. Prese l'iniziativa il Capitano:
-Cos'è? Ti aspetti che io adesso ti dica qualcosa come "Certo Whilliam hai ragione! Adesso faremo una grande avventura per scoprire il tuo passato e farti fare una vita da Re magari!"- disse, come se avesse letto nel pensiero all'amico - ma non lo faremo. Siamo pirati, non ci importa se uno di noi ha un problema, soprattutto se quel problema l'ha un mozzo che è qui da neanche due mesi. Quindi non sperare che io cambi idea sul tuo sogno. E' un sogno e solo un sogno resta. E' un caso che tu abbai sognato due persone che assomigliassero a me e a Debora.- finì.
Poi  guardò l'ultima volta l'amico, che era paralizzato davanti a lui e passandogli davanti, uscì dalla sua cabina per andare sul ponte.


Ormai era quattro giorni che non si parlavano. Lui era sempre indaffarato a programmare gli attacchi e a trovare rotte sempre più veloci per i loro "commerci", lei invece faceva sempre i suoi lavori: cucinare, rasettare e le altre poche cose che a una donna erano concesse fare su una nave.
Doveva fare qualcosa: non poteva continuare a non parlare con il suo Capitano. Con l'unico uomo che avesse amato.
Ma la menzogna che si portava ormai dentro da anni la stava opprimendo. Non sapeva cosa fare.
Per vendicarsi di Dimitri, visto che l'aveva trattata in quel modo per così poco dopo tanti anni di conoscienza, poteva spifferare tutto.
Oppure doveva chiarire. Chiarire e tornate dall'unica persona che l'aveva aiutata veramente.
Lo vide uscire da sottocoperta e dirigersi verso il timone. Voleva andare ora, ma era sicura che avrebbero litigato e non voleva litigare davanti a tutti i marinai che erano sul pontile. Decise di andare a parlargli lo stesso.
Si avvicinò con calma, per non farsi notare da lui. Non voleva la vedesse, o almeno non subito, altrimenti sarebbe andato via di nuovo e lei non avrebbe potuto combinare nulla.
Gli arrivò vicino da dietro. Fece per parlare, ma lui la precedette:
-Cosa c'è Debora?-
-Ecco... vorrei parlare con te. E' quattro giorni che mi eviti, io non ce la faccio più-
-Che ti aspettavi? Mi davi per morto. Speravo che almeno tu credessi in me e invece l'unico è stato il mozzo ...- disse lui
-Whilliam.- ribattè lei.
-Chiamalo come ti pare.- finì lui.
-Per favore... non fare l'infantile. Possiamo andare a chiarire come si deve nella tua cabina? Devo parlarti anche di altre cose- chiese Debora.
Il Capitano rimase immobile e in silenzio.
Ormai lei aveva perso le speranze. Capì che avrebbe dovuto iniziare a non parlargli più e che al prossimo sbarco, lui l'avrebbe abbandonata e non l'avrebbe più visto.  Ma proprio quando queste convinzioni si stavano facendo reali, Dimitri urlò:
-Nostromo! Vieni qui e dammi il cambio per qualche minuto.-
Avvenuto il cambio tra i due, il Capitano si diresse verso la sua cabina. Lei capì che doveva seguirlo.


Era rimasto nella cabina di Dimitri perchè era ancora troppo scosso. Era stato un colpo basso, una specie di tradimento."In effetti che relazione c'è tra me e lui? Nessuna. Io non ho mai fatto nulla perchè lui potesse avere stima di me, quindi è ovvio che lui non senta il bisogno nè di credermi, nè di farmi un qualsiasi tipo di favore" pensò. Ma anche se il ragionamento non faceva una piega, lui sentiva lo stesso che quello era stato una specie di tradimento.
Il Capitano lo credeva uno stupido e questa era la cosa che gli dava più fastidio. O almeno così credeva lui.
Non voleva dare ragione a Dimitri ,così, anche se sapeva che non avrebbe dovuto farlo, iniziò a frugare tra le cose del Capitano, in cerca di un qualsiasi indizio o fatto, che potesse aiutarlo in qualche modo.
E così fu.
Dopo un'ora buona di "ricerca", Whilliam trovò una mappa. Una mappa diversa da quelle che erano sul tavolo della stanza. Sopra di essa non c'era tracciata nessuna rotta di navigazione, ma c'era semplicemente disegnato un continente, il cui nome era "Zephyro".
L'aveva già sentito.
Poi iniziò a leggere le altre scritte che c'erano sulla mappa. Lì per lì non ci riuscì, perchè erano scritte in una lingua a lui sconosciuta. Ma poi riconobbe lo stile di quei simboli: era lo stesso dei simboli trovati sulla parete della nave poche ore prima.
Si sforzò, ma l'unico simbolo che riuscì a leggere fu "Foresta Grande", scritto sopra al disegno di un grande bosco che si estendeva per tanti chilometri in quella terra.
Foresta Grande. Aveva già sentito anche questo nome.
Continuò la sua ricerca, questa volta in mezzo ai libri. Ne buttò a terra qualcuno per sbaglio e dalla copertina di uno, ne uscì un piccolo quadernino nero, con sopra incisa la scritta "Zephyro" in quella lingua sconosciuta.
Ancora quel nome.  
Decise di aprirlo e di iniziare a leggere. Provò e riprovò, ma non riusciva a capire nessuno di quei simboli.
Poi arrivò ad una pagina. In quella pagina riuscì a leggere tutto:
"                                                                                                          12 Neved dell'anno 405
Zephyro non ha mai conosciuto tempi bui come questo. Tutto il popolo è in pericolo, ma il Re e la Regina non vogliono ammetterlo.
Siamo corrotti già dall'interno, se ci attaccheranno saremo perduti.
Vorrei tanto che la Regina Nhadine facesse evaquare tutto il popolo, ma credo che il problema sia il nostro re: lui non sembra essere dalla nostra parte, anzi. Ogni decisione che prende, ci fa sprofondare sempre di più nel baratro dell'oblio.
Perchè è questo che ci aspetta: la morte. La morte della nostra razza. Tutta la nostra razza verrà sterminata dai pirati e dalla rabbia degli spiriti delle loro navi.
Vorrei che la Vergine Bianca ci salvasse, ma ormai è sigillata per sempre. Tutti in città dicono: << Lei ci salverà! Ci salverà perchè è la nostra protettrice !>> .Ma io so che non è così: il Pirata Re Dimitri l'ha già imprigionata nella sua nave e ce la metterà contro.
Servirebbe un miracolo. Magari il miracolo lo faranno proprio ... "
Non riuscì a finire di leggere perchè sentì un rumore di passi avvicinarsi alla porta. Arrivava qualcuno. Doveva nascondersi.
In fretta rimise a posto i libri e nascose il quaderno dentro la tasca dei suoi pantaloni.
Poi si nascose sotto il grande tavolo del Capitano e sperò con tutto il cuore che chiunque fosse entrato lì, non si fosse seduto a quel tavolo.


Entrò deciso. Pensò di andare a sedersi al suo tavolo, ma ci ripensò subito perchè non voleva trattenersi a lungo con Debora: l'aveva delusa e non riusciva a crederci.
-Allora che vuoi dirmi- disse senza sentimenti.
-Che non ce la faccio più a tenere il segreto, Dimitri. Sta diventando quasi impossibile parlare di te al maschile, non ne posso più!
Quando mi hai messo in prigione con Whilliam ho fatto l'errore di darti della donna e lui si è subito insospettito! Non posso continuare così!-  disse disperata la ragazza.
-E allora cosa vorresti fare eh, Debora? Spifferare tutto ai quattro venti e mandare all'aria tutto quello che io per sedici anni ho "creato"? Vuoi veramente arrivare a deludermi così tanto?! Non ti è bastato pensare che fossi morta, eh?! Rispondi!- le urlò senza scrupoli.
La ragazza la guardò con occhi spesati. Le lacrime iniziarono a velarle gli occhi e anche il Capitano cedette.
-Senti... Whilliam l'ha sognata. Ha sognato Lei e mio padre. Me l'ha raccontato qualche ora fa. Io gli ho detto che era solo uno stupido sogno, ma lui non vuole darmi ascolto. Debora - le mise una mano sulla spalla - Ti prego non tradirmi proprio ora. L'abbiamo trovato. Dobbiamo solo decifrare l'ultima parte della maledizione e il gioco sarà fatto, lo capisci? Saremo liber-
Un rumore bloccò il Capitano. Si guardarono increduli, poi gli occhi di tutti e due si mossero sulla libreria:
i libri erano stati spostati.
Dimitri prese in fretta un grande volume e lo aprì.
-Non c'è più... Non c'è più! Maledizione non c'è più!- disse.
-Cosa?! Com'è possibile?! Dov'è finito?- chiese incredula Debora.
-Non lo so! L'avevo messo qui l'ultima volta che sono tornata! Maledizione!-
Poi si bloccò di colpo. Sgranò gli occhi e fissò l'amica.
-Che c'è..?- chiese intimorita lei.
-Quel figlio di puttana! E' stato Whilliam! L'ha preso lui! Dove diavolo è adesso!?- strillò lui.
Poi un altro colpo, questa volta proveniente dal tavolo.
Dimitri sguainò la spada silenziosamente. Poi si avvicinò.


Avrebbe voluto saper usare qualche formula magica in quell'istante. Cosa avrebbe fatto adesso?
Dimitri l'avrebbe scoperto e lo avrebbe ucciso sicuramente. Era in preda al panico.
Decise di muoversi lentamente, ma ogni movimento era un scricchiolio del vecchio tavolo.
Stava pensando a cosa poter fare, ma proprio in quel momento qualcuno ribaltò il tavolo e lo mise allo scoperto.
Alzò gli occhi, grandi dalla paura e si ritrovò a fissare quelli azzurri del Capitano.
La lama della sua spada stava sfiorando la sua gola. Non ebbe nemmeno il coraggio di deglutire.
-Maledetto bastardo- gli disse -Come hai osato frugare nella mie cose senza il mio permesso, EH!? E per di più osi anche origliare i discorsi che ho con la mia compagna...- finì ringhiando.
-Dimitri io ... Non avrei voluto... volevo solo cercare qualcosa che confermasse che il mio sogno non fosse solo un sogno e così-
SCIAFF.
Era lo schiaffo più forte che avesse mai ricevuto. Anche le botte che si era preso prima, in confronto a quello schiaffo erano carezze.
-Quando le persone ti dicono delle cose devi dargli ascolto, soprattutto se è il tuo capitano a farlo. Sai adesso che dovrei fare? Diglielo tu, Debora- disse
-Dovresti ucciderlo... oppure impiccarlo e darlo in pasto agli squali ... o peggio ... - disse devastata lei.
-Esattamente. Ma sai Whilliam? La fortuna ti assiste. Io non posso ucciderti. E questa cosa mi rattrista molto- continuò il Capitano - Vedi - spinse ancora di più la lama sul collo del moro -Vorrei tanto sgozzarti e poi lanciarti fuoribordo, ma non posso- finì.
Gli porse la mano. Il moro capì e tirò fuori il libretto dalla tasca e glielo porse.
Il Capitano si girò e fece per uscire quando Whilliam disse:
-Sai cosa c'è scritto in quel libretto? Oppure lo tieni perchè stai cercando qualcuno che sia in grado di farlo?-
Dimitri si bloccò.
-Sei riuscito a leggerlo eh, bastardo di un mozzo?- chiese il Capitano con un ghigno sul viso.
-"Zephyro e Regina Nhadine" ti dicono niente? O forse dovrei raccontarti di nuovo il mio sogno, Dimitri?- disse il moro
-Non sfidarmi Whilliam, perchè dopo che ti avrò usato e sarò arrivato al mio scopo, non mi costerà niente ucciderti. Anzi. Saresti il primo che uccido per il gusto di farlo- fece il Capitano.
Detto questo uscì dalla stanza e lasciò i due mori soli nella cabina.
Debora continuava a fissare il ragazzo con occhi impauriti, mentre le lacrime iniziarono a rigarle il viso.
-Tu sai qualcosa vero, Debora?-

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Capitolo 9
*** Cosa accadrà adesso? ***


9. Cosa accadrà adesso? -Debora ti prego, se sai qualcosa dimmelo- la implorò il moro
-Non puoi chiedermi di tradire il mio Capitano.. mi dispiace- disse lei con un filo di voce, trattenendo le lacrime.
-Debora! Per favore! Ho bisogno di sapere!- replicò Whill - Posso sembrare stupido, ma non lo sono e tu lo sai. Mi sono reso conto di tutte quelle piccole cose e particolari che mi servivano: la mia e la tua cicatrice, che cerchi di nascondere sotto la spallina del vestito; Dimitri che assomiglia ad una ragazza, e credo fermamente che lo sia: la Regina Nhadine e la Foresta Grande e in più, i simboli sulla nave! Io lo so che tu sai tutte queste cose, perchè non me lo vuoi spiegare?!- alzò la voce.
-WHILLIAM! LO CAPISCI CHE NON POSSO TRADIRE DIMITRI!?- urlò Debora. Poi scoppiò a piangere.
Whilliam tornò come in se, e si scusò con la ragazza per averle chiesto quelle cose.
-Però ... Puoi almeno dirmi se anche tu sai leggere quei simboli?- chiese con timore il moro.
Lei stette un attimo in silenzio. Ormai lui aveva perso le speranze e credeva che non gli avrebbe detto neanche quello.
-No. Io non ci riesco. E nemmeno Dimitri... L'unico sei tu ...- concluse lei.


Debora tornò alle sue faccende e Whilliam ai lavori sul ponte. Tutti e tre fecero finta che quell'episodio successo nella cabina non fosse mai accaduto, per non destare sospetto negli altri membri della ciurma.
Dimitri aveva ripreso ad urlare a destra e a manca.
Debora faceva avanti e indietro per portare da bere e qualcosa da mangiare ai pirati sul ponte.
Whilliam era a mettere a posto dei barili.
Nulla sembrava strano, o almeno, nessuno dei tre avrebbe destato sospetto.


Giunse la sera e il Capitano insieme ai suoi uomini si recò sottocoperta per la cena.
Debora dopo averli serviti uscì dalla stanza per non tornarci.


Il moro era sdraiato sul ponte. La guancia gli faceva ancora male, ma pensava che alla fine quello schiaffo se l'era meritato. Non avrebbe dovuto frugare tra le cose di Dimitri, solo per scoprire il suo passato. Dopotutto anche il Capitano aveva un passato e aveva tutto il diritto di nasconderlo, soprattutto al primo mozzo che "passava per caso" .
Si sentì impotente. Pensava che ormai Dimitri non l'avrebbe più nemmeno guardato e che in ogni caso, non sarebbe potuto diventargli amico.
Mentre era assorto in quei pensieri, sentì qualcuno salire le scale da sottocoperta, ma non aveva voglia di girarsi per vedere chi fosse.
Sperava fosse Dimitri. Magari sarebbe andato da lui, si sarebbe scusato e avrebbe detto "Ok Whilliam. Ho deciso di aiutarti e ti dirò tutta la verità"
Ma sapeva benissimo che non sarebbe stato così. Anzi. Se fosse stato Dimitri, avrebbe potuto gettarlo fuoribordo senza pensarci due volte.


Gli occhi le brillavano al chiaro di luna, che ogni tanto si alternava a un'ombra, visto che quella notte il cielo era coperto da una leggera coltre di nubi che si apriva qua e là.
Il tacco delle scarpe risuonava sul ponte di legno ormai vecchio.
Il suo respiro si faceva sempre più pesante, più si avvicinava al ragazzo.
Alla fine si sedette vicino a lui, senza proferire parola.
Fissava l'acqua. Quella sera il mare era piuttosto calmo e le onde cullavano la nave.
Stettero in silenzio per una mezz'ora buona, uno vicino all'altra. Poi il moro prese l'iniziativa:
-Debora... Dimitri mi odia vero?-
-Non lo so. Non so neanche come abbia fatto a non ucciderti, Whilliam. L'ultima volta che qualcuno si era intrufulato nella sua cabina, non si è più visto. E di sicuro non è scappato con i soldi- ironizzò lei. Poi si sdraiò vicino a lui.
Le guance dei due si tinsero di un rosso fuoco, ma grazie alle nubi che coprivano la luce della luna, nessuno dei due si accorse del rossore dell'altro.
-Whilliam- -Debora- dissero insieme. Si guardarono e poi scoppiarono a ridere rumorosamente.
Quando si calmò, Debora disse:
-Whill, sai mantenere un segreto?-



Ormai era notte fonda. Era nel letto da quasi due ore e non riusciva a prendere sonno.
Si alzò. Iniziò a camminare avanti e indietro, poi si sdraiò di nuovo. Poi iniziò di nuovo a fare su e giù e ripetè "l'azione" per almeno altre cinque o sei volte.
Alla fine andò dalla sua libreria e rimise a posto i libri che il mozzo aveva buttato in terra. Teneva il quadernino sotto il cuscino, così se qualcuno avrebbe provato a rubarlo, si sarebbe svegliato di sicuro.
Si sentiva uno schifo. Aveva minacciato Whilliam e per cosa? Per aver cercato di scoprire le sue origini.
Dopotutto non sapeva cosa voleva dire non avere un passato. Si ricordava tutto. Ogni cosa. Ogni singolo particolare. Ogni singolo profumo.
Prese il quadernino da sotto al cuscino e dopo essersi seduto sul letto lo aprì.
Invano tentò di leggere qualche parola. Provò e riprovò finchè le lacrime non iniziarono a rigargli il viso.
Si sdraiò.
Si addormentò con l'angoscia in cuore e sognò. Sognò chi meno si aspettava.


Erano al porto. Il Padre doveva tornare dopo tanto tempo e finalmente quel giorno lo avrebbero rivisto.
Era il 21 Luglio. Lei aveva compiuto da poco i 10 anni, mentre suo fratello ne aveva ormai venti.
Erano stati tutta la mattina seduti sul grande scoglio ad aspettare di vedere finalmente quella dannata nave, con tutte le vele bianche e una più piccola nera.
Niente.
Passò il pomeriggio.
Niente.
Si fece buio e Andrew le disse che era ora di rientrare. Ma lei non voleva ascoltarlo: avrebbe aspettato suo padre in qualsiasi caso.
Alla fine si addormentò e per Andrew non fu difficile portarla a letto.
La mattina dopo si svegliò tutta arrabbiata perchè il fratello non l'aveva ascoltata.
Scese di corsa in cucina e iniziò a urlare:
-Andrew, maledetto! Ti avevo detto che ! -
Rimase immobile. Un blocco allo stomaco le aveva fermato le parole in gola. Gli occhi si fecero gonfi e la bocca sempre più tirata.
Non riuscì a trattenersi e scoppiò a piangere tra le braccia dell'uomo.
-Papà! Papà! Dove sei stato? Perchè hai tardato tanto?- urlò singhiozzando la bambina.
-Mi dispiace mia cara, ma il mio lavoro a volte comprende degli extra- disse facendole l'occhiolino.
Quel giorno l'uomo si dedicò ai suoi due figli.
Insegnò a Andrew a maneggiare la spada e alla bambina a ballare un'antica danza piratesca.
A malincuore quella giornata finì e il Padre, dovette ripartire.
Andrew era già al porto con lui, mentre la bambina era a casa a finire un disegno per l'uomo.
Si diresse subito al porto e quando arrivò il grande sorriso che aveva sulle labbra si trasformò in un'espressione enigmatica.
Vide il padre abbracciare Andrew che piangeva. L'uomo salì sulla nave senza neanche salutarla e il veliero prese il largo in brevissimo tempo.
La ragazzina corse più veloce che potè, invano.
Guardò il fratello che non proferì parola.
Lei inziò a piangere e ad un certo punto Andrew si acasciò a terra. Rimase sbalordita. La sua casa prese fuoco e ben presto anche il resto del villaggio.
Non capiva cosa stesse succedendo.
Iniziò a correre verso la foresta e quando fu nel profondo del bosco, grossi cani scheletrici iniziarono a inseguirla.
L'avevano circondata. Davanti a lei apparve il fratello: stava sorridendo. Dagli occhi e dalla bocca scendevano rivoli di sangue.
-Sorellina... perchè scappi?- disse Andrew.
-Tu non sei mio fratello!- urlò lei impaurita.
-Già ... - rispose lui con tono intimidatorio.
Il fratello iniziò a bruciare dentro a un fuoco blu, che poco dopo si smorzò e al posto del ragazzo apparì una giovane donna.
Era alta, bella, con dei riccioli che le ricadevano sulle spalle.
Gli occhi erano bianchi. Privi di iride e sgorgavano sangue.
-E' solo colpa di tuo padre... E pagherai tu per lui!- urlò la donna
Un solo colpo. La bambina era a terra con una lunga cicatrice sulla schiena.

-NO!-
Si svegliò di soprassalto, piangendo e sudata come non mai.
Lo aveva sognato ancora. Aveva sognato di nuovo il giorno in cui era stata marchiata dalla Vergine.



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Capitolo 10
*** Whilliam, Dimitri, Debora ... Andrew e Alice?! ***


Dimitri ha dei parenti? Si alzò di buon'ora per cercare di tracciare la rotta più veloce per arrivare al suo scopo. Doveva incontrarlo. Doveva vedere se stava bene e soprattutto se anche la sua cicatrice stava peggiorando, o era solo la sua che cercava di dirgli qualcosa.
Aveva paura.
Non di morire, di abbandonare tutto. Se fosse morto avrebbe perso ogni cosa: Debora. Whilliam. Ma soprattutto, tutto quello per cui aveva lottato negli ultimi sedici anni della sua vita.
Ci riuscì. Trovò una rotta secondaria, che in meno di due giorni l'avrebbe portato a destinazione.
Decise di salire sul ponte e iniziare a indirizzare il veliero al "suo scopo".
Una fitta alla schiena lo fece chinare in due dal dolore. Non ne poteva più. Ogni fitta era sempre più forte e credeva che qualche giorno ci sarebbe rimasto secco.
Un secondo dopo avrebbe preferito non essersi chinato. Da quella posizione poteva vedere l'altra parte del ponte e la scena che gli si posò davanti agli occhi, non fu piacevole. Almeno non per lui.


Il vento gli scapigliava i capelli più di quanto non lo fossero già. L'odore mattutino del mare gli riempiva i polmoni di un gusto dolciastro e insipido al tempo stesso.
Ma non gli dispiaceva. Era felice. E non capiva perchè.
Prima di aprire gli occhi si gustò quel piccolo istante con tutto se stesso. L'istante dopo avrebbe non aver mai aperto gli occhi.
Era sdraiato sul ponte e stava abbracciando Debora che dormiva profondamente.
Sentì che la temperatura del suo corpo era arrivata almeno a trecento gradi. Era nell'imbarazzo più totale.
Si era appena accorto che per alzarsi avrebbe dovuto togliere il suo braccio destro da sotto la testa della ragazza e sicuramente l'avrebbe svegliata.
-Debora... Debora.? Svegliati ...- sussurrò il moro.
La ragazza emise un gemito e poi apriì gli occhi. Si ritrovò a pochi centimetri dalla bocca del moro. Rimasero fermi.


Sentiva il respiro del ragazzo che si faceva sempre più veloce. Il suo invece era calmo. Ormai sapeva già cosa voleva fare e non ci pensò due volte.
Lo baciò. Prima fu un bacio normale senza sentimento per entrambi.
Poi lei sentiva che voleva di più e allora lo baciò di nuovo. Più volte. Fino a che non sentì quello che voleva.
Qualcosa le premeva la bocca dello stomaco e anche il suo respiro era diventato più veloce come quello del moro.
Passione.
Ecco tutto.
Da sdraiata per terra passò sopra al petto di lui. Poteva baciarlo meglio.
Stettero così per dieci minuti buoni, fino a che ....
 

-Oh ma guarda! La mia ragazza che mi fa le corna con il mozzo! Complimenti Debora, non credevo potessi ferirmi fino a questo punto- ringhiò il Capitano che intanto li aveva raggiunti.
-Dimitri puoi anche smetterla di recitare, so tutto. Debora me l'ha detto- tagliò corto Whill.
Gli occhi azzurri del castano si posarono sui gialli della ragazza, pieni di odio e di curiosità.
Poi sussultò. Capì cosa lei le aveva detto, ma fece finta di non averlo capito e chiese.
-Ti ha detto cosa?-
-Quello che tu sei. Perchè tu Dimitri, tu sei una .. !-
-Capitano!- urlò un marinaio
I tre sussultarono insieme. Dimitri era tutto sudato e dopo aver fatto un respiro profondo, disse:
-Cosa succede?-
-Io e il nostromo abbiamo trovato una rotta ancora più veloce della sua e crediamo di poter arrivare a destinazione prima di sera- fece l'uomo un po' intimorito.
-Molto bene, mostratemela- finì il Capitano e poi lo seguì.
Mentre camminava disse:
-Non so cosa ti abbia detto Whilliam, ma stai attento: lei è una vera bugiarda. Appena un giorno fa mi aveva detto di amarmi e guarda, adesso era a baciarsi con te. Non so quanto tu possa fidarti di lei-
Whilliam guardò Debora che stava fissando la schiena di Dimitri con occhi intrisi d'odio. Se la ragazza avesse potuto uccidere con lo sguardo, il Capitano sarebbe già bello che morto.


Non solo la schiena gli faceva un male terribile, ma intanto stava iniziando a perdere tutto. Debora. La sua dignità. Whilliam.
Si fermò un attimo: perchè aveva pensato a Whilliam nelle cose che stava perdendo? Che aveva quel mozzo di così importante da essere messo nelle "cose importanti da non perdere"? Non lo sapeva.
Dopo aver guardato la rotta e aver constatato che effettivamente era molto più veloce di quella che aveva tracciato lui qualche ora prima, dette l'ordine di seguirla e di dare vela. Dovevano arrivare assolutamente prima della sera.
Aveva bisogno di parlare con Lui e di sentirsi a casa dopo tanto tempo.
In realtà non aveva la certezza di trovarlo lì, ma doveva tentare. Era l'ultima volta che avrebbe potuto vederlo e aveva scommesso tutto.
Tornò nella sua cabina a prendere qualche libro e dopo essere passato per il corridoi che lui definiva "segreto" sbucò da sottocoperta e si diresse da Whilliam.
Lo prese per un polso e lo portò dove i barili e si mise con le spalle al timone. Lì almeno nessuno avrebbe visto nè sentito cosa doveva dirgli.


-Ascoltami bene. Questi sono dei libri scritti "in quella lingua" che tu riesci a leggere- disse Dimitri porgendo alcuni volumi al moro -Dovresti farmi il favore di tradurli-
-Oh... Adesso sei tutto gentile? Come mai Capitano? Non ero il mozzo che non valeva un soldo?- provocò Whilliam
Ma non ebbe la risposta che sperava.
Gli si avvicinò in maniera assurda alla bocca e con tono seducente disse:
-Tanto adesso sai del mio segreto no? Perchè dovrei continuare a far la parte del duro?- poi gli sfiorò il collo con la mano, per poi passare a toccargli i capelli.
Poi Dimitri chiuse gli occhi e fece la faccia più innocente che potè, per avvicinarsi al moro quasi a baciarlo.
Quando capì che anche Whilliam aveva chiuso gli occhi, gli tirò i capelli talmente forte quasi da strapparli.
Il moro ciocò un urlo e il Capitano più spaventoso che mai gli disse:
-Vedi di tradurre quei libri entro sera se non vuoi che alla tua bella succeda qualche strano incidente, ci siamo capiti,M-O-Z-Z-O?-
-Sisisi! Va bene! Ora lasciami maledizione!- implorò Whilliam.
-Bene-
Poi tornò nella sua cabina.


Ormai erano passate almeno sei ore da quando Dimitri lo aveva aggredito.
Aveva sperato tanto che lo baciasse, ma niente. Aveva capito che il Capitano sapeva recitare davvero bene.
Era riuscito a tradurre i primi due volumi senza alcun problema, ma il terzo gli stava dando filo da torcere: molti simboli erano incomprensibili e non riusciva a capire se stava traducendo bene o stava scrivendo cavolate.
Decise di riscrivere tutto su dei fogli di carta, in modo da non dimenticarsi nulla e poter fare un buon lavoro per Dimitri.
Nel frattempo non riusciva a non pensare a cosa era successo con Debora. Aveva provato qualcosa si, ma non come quando aveva baciato Dimitri.
Si rimise al lavoro. prima di sera voleva finire, ma proprio in quel momento sentì dal ponte:
-TERRAAAA! SIAMO ARRIVATI MIO CAPITANO!-
La curiosità vinse sul dovere e Whilliam si precipitò sul ponte.


Lo vide davanti a se. Il Porto dove aveva passato i primi anni della sua infanzia. Per un secondo rivisse tutti i momenti passati lì con il fratello.
Le mancava così tanto. Se non lo avesse visto, sarebbe morta dal dolore. Non ne poteva più.
Doveva parlargli, doveva sapere. Doveva capire cosa avrebbe fatto da quel momento in poi.
Era tesa e impaurita. Se non l'avesse riconosciuta sotto quegli abiti? Che avrebbe fatto? Come avrebbe potuto spiegare quell'assurdo piano al fratello.
Ormai erano vicino e dette l'ordine di attraccare fuori dal porto, poi si girò verso Debora e Whilliam e disse:
-Voi due verrete con me. Che vi piaccia o no-
I due annuirono in silenzio.
Erano saliti sulla scialuppa ed ormai erano arrivati.


Vide in lontananza la nave del padre ormai defunto:
-Non è possibile... - si disse il biondo. Corse il più veloce possibile al porto e arrivato vide tre persone; due erano già a terra.
Una stava guardando nella sua direzione, mentre l'altra aiutava una ragazza a scendere dalla scialuppa.
Si diresse verso di loro e si fermo a qualche metro da Lei.
-Alice ... Sei viva- riuscì a dire con un filo di voce il biondo.
Le corse in contro e si abbracciarono.
-Andrew! Andrew! Sei vivo Andrew!- urlò la sorella mentre piangeva.
L'abbracciò più forte che potè. Non l'avrebbe persa un'altra volta.



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Capitolo 11
*** Che cos'è l'amore? ***


Facciamo il punto della situazione? Avevano parlato a lungo. Gli aveva raccontato tutto: dove era finita quando i pirati avevano incendiato la loro città, come aveva fatto a sopravvivere e soprattutto come era entrata in possesso della nave del padre e come aveva fatto a diventare capitano di una nave di pirati, essendo una donna.
-Beh... diciamo che è stata fortuna mischiata a un po' di determinazione- gli aveva detto.
Non era cambiata, per niente. Era sempre la dolce Alice che riempiva le sue giornate di giochi e litigate.
Anche se adesso lui era un uomo e aveva moglie e due figli, e lei era una giovane donna, sentiva sempre che sarebbe rimasta la sua piccola sorellina.
L'aveva creduta morta e per questo si odiava.
-Sai- iniziò -Devo ammettere che non ti sta male il castano come colore dei capelli!- ironizzò
-Ah-ah. Ma ti credi simpatico, Andrew?- scherzò lei.
Poi scoppiarono a ridere e la ragazza, finalmente, potè togliersi quella scomodissima parrucca e lasciare che i suoi lunghi capelli biondi le sfiorassero la schiena.
-Finalmente. Non ce la facevo più! Non sai quanto sia scomodo portare una parrucca così piccola con così tanti capelli!- si sfogò la bionda.
Il fratello la guardava con occhi dolci. Quegli occhi, avevano aspettato tanto per rivedere il bel colore dei suoi, il lucente biondo dei suoi capelli e il rosso rosa delle sue labbra. La amava. La amava veramente tanto.


Non riusciva a non muovere la gamba. Era troppo nervoso. Chi era quel tizio? Come aveva osato lasciare fuori lui e Debora per rimanere da solo con Dimitri?
O meglio con Alice. Perchè era quello il suo vero nome. Il Capitano Dimitri era in realtà una ragazza poco più piccola di lui. E di questo ne era felice.
-Ehi vuoi stare calmo? Non te la ruba mica...- disse scocciata Debora.
-Non mi ruba che cosa? E chi poi?- chiese Whilliam, "tornando" dai suoi pensieri.
-Alice. Stai tranquillo, lui non te la ruberà. Scoprirai tra poco perchè- fece lei girandosi verso la porta della casa, sperando di vederla aprire.
-Come fai a dirlo? E' biondo, bello e la conosce. E' il tipo di uomo che voi ragazze definite "figo", no?- ribattè Whill.
-Tu fidati per una volta- concluse la mora.
Poi finalmente la porta si aprì.


Era andata a cambiarsi. Non ne poteva più di quei pantoloni di almeno tre taglie più grandi che portava per non far notare i suoi fianchi. Non ne poteva più nemmeno della casacca, anche quella molto più grande per non far notare la forma del suo seno.
Si tolse anche gli stivaloni che portava. Ormai aveva deciso che per quella notte sarebbero rimasti lì e che poteve essere se stessa. Per sua fortuna aveva già avvertito il nostromo e così potevano rimanere senza far preoccupare nessuno.
Si spogliò e poi si immerse nella vasca che si trovava nel bagno di camera del fratello. Anche se Andrew non abitava più in quella casa, la teneva sempre pulita e pronta "per il suo ritorno" come gli aveva detto qualche ora prima.
Era rilassata. Il tepore dell'acqua le faceva una specie di massaggio naturale, che a lei piaceva molto. La schiuma le faceva il solletico e per un attimo la riportò indietro nel tempo, quando era piccola e faceva il bagno con il fratello che le buttava la schiuma nel naso per dispetto. E lei per vendicarsi lo zuppava tutto.
Un sorriso malinconico apparve sul suo roseo viso.
Era lì dentro ormai da un bel po' di tempo. Decise di uscire.
Si guardò allo specchio. Il suo viso era cambiato: era quasi una donna. I lineamenti erano da adulta, ma le sue guance rotonde, facevano capire che era ancora una ragazzina e che presto sarebbe cresciuta.
Le sue labbra si erano tinte di un rosso acceso. Sorrise.
Poi si girò con la schiena verso lo specchio.
Si guardò partendo dalle caviglie. Salì con lo sguardo: le sue gambe erano lunghe e toniche e i glutei sodi. Il fondoschiena era perfetto, ma proprio quando stava per essere contenta del suo aspetto fisico la vide. La Cicatrice era ancora lì.
Non si era rimarginata. Per niente. Non sgorgava sangue, ma non si sarebbe sorpresa se avesse iniziato a farlo.
Si girò con angoscia. Prese gli abiti e si andò a vestire in camera da letto.


Li aveva fatti entrare. "Finalmente" pensò la ragazza.
-Scusate se vi ho tenuto fuori, ma avevo bisogno di parlare in privato con mia sorella. Sapete è sei anni che non la vedo e dovevo raccontarle molte cose. E anche lei doveva dirle a me. Tra poco arriverà mia moglie e - Andrew fu interroto da Whilliam:
-Tua sorella? Dimitri, cioè .. Alice, è tua sorella? E tu hai una moglie?- chiese incredulo.
-Beh si, che c'è di tanto strano?- fece il biondo.
-No.. niente- disse Whilliam. Un sorriso ebete apparve sulla faccia del moro. Debora non potè non notarlo e una nota di dolore le prese il cuore.
-Andrew senti ... Tu sai "tutto" riguardo tua sorella e la nave di tuo padre?- chiese Debora cambiando discorso.
-Beh, dipende quello che sai tu. Devo ammettere che hai un colore di occhi e di capelli molto interessante, come il ragazzo che è con te del resto. Siete fratelli?- fece Andrew.
La ragazza si bloccò di colpo e sgranò gli occhi. Un silenzio imbarazzante calò sui tre. Il sorriso di Whilliam sparì e al suo posto apparì un'espressione di paura mischiata alla curiosità.
-Ehi, ehi, ehi. Avremo tempo di parlare degli "affari di famiglia" più tardi. Visto che è sera che ne di te di iniziare a preparare da cena?-
Grazie al cielo era arrivata Alice. L'aveva salvata ancora una volta. Non sapeva davvero come sdebitarsi con quella ragazza.
Debora la guardò con uno sguardo di ringraziamento e Alice si limitò a guardarla e a sorriderle. Il suo sguardo era cambiato.


Era rimasto a bocca aperta. Lui era lì, o meglio Lei era lì.
I suoi capelli erano biondi, e non corti e castani. Erano lunghi capelli biondi che le sfioravano la schiena.
La guardò e finì col fermarsi sulle sue labbra: erano di un rosso fuoco impnotizzante. Poi la guardò negli occhi e notò che anche lei lo stava guardando.
Si fissarono per qualche secondo, poi lei distolse lo sguardo con un'espressione malinconica sul volto, che fu subito coperta con uno smagliante sorriso.
Mentre si dirigeva in direzione del fratello le guardò il fisico: era magra, ma muscolosa. Le gambe erano magre e slanciate e i fianchi leggermente larghi, ma rotondi. Passò al seno. Si disse che aveva di sicuro una terza ben piazzata.
Sentì di diventare rosso in viso e come se non bastasse, gli abiti che la ragazza portava lo fecerò "emozionare" ancora di più:
Portava una maglia lunga di seta azzurra, scollata, che le ricadeva sui fianchi, dove i bordi venivano interrotti da due triangoli. In vita portava una cinturina di pelle nera e sotto un paio di pantaloni tre quarti aderenti di un bianco candido. Ai piedi aveva un paio di sandali di cuoio.
Strizzò gli occhi e cercò di non pensarci, altrimenti si sarebbe "trovato nei guai".
-Whilliam- lo chiamò Alice
-S-si!?- rispose balbettando lui.
-Ci aiuti anche tu a preparare la cena non è vero?- chiese .
-Certo ... - disse con estrema difficoltà il moro.
Si misero all'opera.


Avevano finito di cenare. Andrew sarebbe dovuto tornare a casa da sua moglie e dai suoi figli. Ringraziò il cielo che gli diede l'idea di avvertirli che non ci sarebbe stato a cena quella sera.
Ripulirono tutto e dopo essersi seduti tutti e quattro al tavolino disse:
-Allora, so perchè siete venuti qui e posso darvi una mano. L'unico problema è che il materiale che ci serve è a casa mia e purtroppo ci vuole più di un'ora ad andare e a tornare. E sono anche tanti i materiali. Ora il mio suggerimento è questo: la mora viene con me e voi due rimanete qui per la notte. Ci rivedremo domani mattina, così io e lei potremmo portare il materiale occorrente.-
-Ehi no! Aspetta un attimo! Perchè devo venire io con te? Non possono venire Alice o Whilliam!?- protestò Debora.
-Sai usare la spada?- chiese il biondo
-No ...- risposa Deb.
-Sai usare un coltello?-
-No .. -
-Sai usare un QUALSIASI tipo di arma per difenderti?-
-Beh no ... ma non capisco dove tu voglia arrivare- chiese la ragazza.
-Se questo posto venisse attaccato dai briganti questa notte, Alice dovrebbe proteggere sia lei che te dall'attaco, ci sei fin qui?- chiese Andrew
-Si, ma-  -Whilliam tu sai usare la spada?- la interruppe per rivolgersi al ragazzo.
-Beh si ... Me la cavo- disse modesto il moro
-Se la cava più che bene- intervenne Alice.
-Quindi, se questo posto venisse attaccato ognuno dei due potrebbe pensare a se stesso e al limite ad aiutare l'altro, senza essere una palla al piede, capisci?- finì di spiegare il biondo.
Dopo altre proteste di Debora, Alice riuscì a convincerla e la ragazza insieme al fratello s'incamminò verso la casa di lui. Si sarebbero rivisti la mattina seguente.
-Buonanotte- fece il biondo e schioccò un dolce bacio sulla fronte della ragazza.
-Buonanotte- rispose Alice, con un sorriso di rimando.
I due uscirono e sparirono nel buio della sera.

All'inizio stettero in silenzio per un bel po'. Nessuno dei due aveva il coraggio di parlare. Poi Alice prese l'iniziativa e disse:
-Questa casa ha una sola camera, quindi tu puoi pure dormire sul divano, mozzo-
-Oh ma come sei gentile. Sai ti converrebbe stare zitta, se parli rovini la tua bella immagine- disse maligno Whill.
La ragazza lo guardò con occhi feriti. Lui se ne rese conto e abbassò lo sguardo.
-Forse era meglio se fossi andata con mio fratello, almeno tu saresti potuto stare con Debora- finì lei.
-Io non sare voluto stare con Debora.... - ammise il moro.
-Ah no? E come mai eravate avvinghiati come due piovre sul ponte, eh!? Me lo spieghi?!- la ragazza alzò il tono di voce.
-Come mai ti turba tanto il fatto che io mi sia baciato con Debora?- provocò Whill.
-Non mi turba-
-No? E come mai allora ti scaldi tanto?-
La ragazza divenne rossa in viso, distolse lo sguardo e non proferì parola.
Whilliam si trovava dall'altra parte del tavolo rispetto a lei. Lui era in piedi e lei era appoggiata al mobile del cucinotto presente in quella stanza.
Le si avvicinò. Lei provò ad allontanarsi da quella posizione, ma Whilliam aveva poggiato le braccia al mobiletto, immobilizzandola a lui.
-Whilliam ... staccati immediatamente da me- provò a essere minacciosa Alice, ma l'imbarazzo glielo rese impossibile.
-Perchè? Non ti piaccio? Devo forse ricordarti il bacio che ci siamo dati quando ti sei risvegliata? O userai come scusa che era "Dimitri"?- disse con voce seducente il moro.
Il cuore le batteva forte e strizzò gli occhi e poi disse disperata:
-Si esattamente! Era proprio Dimitri!-
Stava delirando.
-Forse devo ricordarti che tu e Dimitri siete la stessa persona?-
Lei lo guardò con stupore come se le avesse rivelato la sua vera identità. Non capiva più nulla. Era ipnotizzata dagli occhi del moro.
Da quanto lo conosceva? Due, forse tre mesi? Eppure già dal primo incontro aveva sentito le farfalle allo stomaco per lui.
Le si avvicinò all'orecchio e le sussurrò :
-Io voglio di più da te che un semplice bacio, Alice ... E credo che ormai te ne sei accorta anche tu-
Poi iniziò a baciarle il collo. Erano baci dolci, anche se lei sapeva dove lui voleva arrivare.

Era una sensazione bellissima, le toglieva il fiato ogni volta che le sue labbra sfioravano la sua pelle. Chiuse gli occhi e si gustò quel momento.
A ogni bacio si ripeteva: "Adesso lo spingo via e gli tiro un pugno" ma ogni volta continuava a stare ferma.
Poi lui le mise una mano dietro la schiena e con uno strattone la portò a se.
I loro petti erano a contatto, così come il resto dei loro busti.
Lui si staccò dal collo e la guardò negli occhi. Sorrise. Poi iniziò a baciarle il petto.
Le si inclinò la testa all'indietro, così, involontariamente e iniziò ad ansimare.
Whilliam iniziò a slacciarle il cinturino dalla vita e lo fece cadere a terra. Lei sospirò più rumorosamente.
Lui aprì gli occhi per poi richiuderli subito. Prese il bordo inferiore della maglia lunga della ragazza e iniziò a tirare verso l'alto.
Lei alzò le braccia e si fece levare la maglia e la lanciò a terra.
Whilliam la guardò per un istante: era sua. Era tutta sua in quel momento. E non l'avrebbe sprecato.
La tirò a se e poi la fece sdraiare sul tavolino. Si arrampicò sopra di lei.
Alice lo guardò: aveva un'espressione seducente. Non lo aveva mai visto così, prima d'ora.
Era strano, ma allo stesso tempo affascinante.
Portò la sua testa a se e lo baciò. Mentre lo baciava iniziò a sbottonargli la camicia.
Si staccò e guardò il corpo del ragazzo: era asciutto e muscoloso. Le piaceva veramente tanto.
Non potè non notare la cicatrice sul petto di Whilliam.
Si fermò per un secondo. La toccò. Lui le strinse la mano e disse:
-Non so come me la sono fatta ... Ma ogni tanto mi da delle fitte tremende -
-E adesso ... ti fa male?- chiese lei.
-Adesso l'unica cosa che potrebbe farmi male è una sola, perchè ha bisogno di una certa cosa, ma ha paura a chiederla- ribattè malizioso Whill.
-Scemo-  rispose imbarazzatissima Alice.
-Ahahaha- rise lui.
Lei fece un sorriso felice.
Si guardarono neglio occhi, poi lui la baciò di nuovo.
-Ti amo. Dal primo giorno che ti ho vista. Anche se lì eri un uomo- le confessò Whilliam.
-Ti amo anche io. Dal primo giorno che ti ho visto. Anche se lì eri un orfano piagnuccoloso- provocò la ragazza.
Si tolsero gli ultimi indumenti che avevano addosso.
E poi successe.
Lo fecero. E capirono tutti e due che lo volevano da troppo tempo per aspettare ancora.
Tutta la notte.
La notte era loro e non l'avrebbe fatta scappare tanto in fretta.
Godettero ogni singolo attimo di quell'esperienza, che li avrebbe uniti per sempre.

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Capitolo 12
*** Angoscia ***


Angoscia Era rimasta sveglia quella notte. Aveva pensato che Alice e Whilliam avrebbero fatto sicuramente qualcosa, se non l'amore.
Lei sapeva che i due si amavano e non aveva ancora capito come aveva fatto ad essere così meschina e baciare Whilliam, quando sapeva benissimo che Alice li avrebbe visti.
Alice aveva fatto tanto per lei e la ripagava così, baciando il ragazzo di cui il suo Capitano era innamorata dal primo giorno.
Lei le aveva confidato tutto: la cotta, il bacio sottocoperta e sul ponte, il fremito che ogni volta provava quando vedeva Whill e il dolore di trattenersi per non destare sospetto tra la ciurma.
Finalmente si levò l'alba e Debora si gustò il sorgere del Sole. Tra qualche ora sapeva che la moglie di Andrew se ne sarebbe andata e i due sarebbero tornati da Alice e Whilliam con il materiale da tradurre, o meglio, quel che rimaneva.
Si sedette sul letto e si stiracchiò la schiena. Appoggiò le braccia sopra la testa e rimase così per qualche secondo, pensando alla sua vita.
Cosa aveva fatto da quel lontano giorno a Zephyro? Come aveva fatto a salvarsi? E poi, era davvero l'unica superstite?
All'ultima domanda sapeva già la risposta, ma non voleva ammetere di conoscerla.
Si risdraiò e si svegliò solo quando sentì chiudere la porta dell'abitazione. Erano già le nove passate.

Bussò alla porta sperando che la ragazza fosse già sveglia e così fu.
Entrò e la trovò seduta sul letto.
-Sei sveglia da poco?- domandò il biondo.
-In realtà mi sono svegliata all'alba però mi sono riaddormentata miseramente.- rispose lei.
-Ascolta... In tutti questi anni ho viaggiato molto e mi sono informato su molte cose ... mi dispiace chiedertelo così, però ... non voglio girarci troppo intorno, ecco ...- cominciò Andrew.
-Lo stai già facendo- rispose velenosa Deb.
-Appunto ... Tu sei di Zephyro vero? E il moro è un tuo coetaneo, giusto?- chiese schietto il biondo.
Debora lo fissò a lungo.
Si sentì mancare il respiro: perchè le aveva fatto quella domanda con così poco tatto? Credette che la ragazza gli avrebbe tirato uno schiaffo e se ne andasse offesa.
Invece si alzò e andò verso di lui. Lo guardò con quegli occhi gialli.
A lui quegli occhi facevano paura.
La ragazza prese i bordi della sua maglietta e iniziò a tirarla su.
-Ehi ! Ehi! Ehi! Che fai abbassala subito! Sono un uomo sposato io!- urlò il biondo in preda a un imbarazzo assurdo.
Lei sgranò gli occhi e gli tirò un ceffone ben assestato nella guancia sinistra e divenne rossa in viso:
-Brutto scemo che non sei altro! Chi si voleva spogliare! Volevo solo farti vedere la cicatrice!-
-La cicatrice?- fece lui, mentre si massaggiava la guancia.
Debora alzò la maglia tanto quanto bastava scorgere quello squarcio sul suo fianco sinistro.
Il biondo rimase come pietrificato. Sapeva bene cosa fosse quella cicatrice.
Lei lo capì dai suoi occhi e gli disse:
-Scommeto che ne hai una anche tu uguale da qualche parte-
Lui deglutì e dopo essere diventato uno straccio si sedette sul letto.
Si prese il viso tra le mani e rimase in silenzio.
La ragazza stette in silenzio per qualche secondo, poi disse:
-Ne hanno una anche Alice e Whilliam. Nessuno dei due sa che ce l'ho anch'io- fece una pausa poi chiese con timore:
-Cos'hai scoperto in quei libri, Andrew?-



Si risvegliò nel letto. Non sapeva come ci fosse arrivata visto che prima di prendere sonno si ricordava di essere in cucina.  
Aveva fatto forse il più bel sogno della sua vita, dopo quello in cui aveva sognato la sua casa e la sua famiglia: quella notte aveva sognato di aver fatto l'amore con Whilliam.
Malinconica, rimase sdraiadata qualche minuto sul letto per ricordarsi i particolari incredibili di quel sogno: era riuscita a sentire le labbra di Whilliam che le baciavano il corpo "Era tutto così reale..." pensò.
Si alzò e cercò i suoi vestiti. Non li trovava. Dove li aveva messi?
Decise di prendere una vestaglia dentro l'armadio del fratello anche se le era un po' corta, vista che doveva appartenere a lui quando era in giovane età.
Uscì dalla porta e sperò con tutta se stessa che Whilliam stesse dormendo, così da non vederla in quello stato.
Sgattaiolò in cucina e iniziò a cercare la maglia e i pantaloni, invano.
Dava sempre un'occhiata al salotto in modo da tenere d'occhio il moro, nel caso si svegliasse. Proprio quando guardò in quella direzione vide la sua maglia e il resto del suo abbigliamento piegati sulla sedia vicino al camino. C'era un unico e grande ostacolo tra lei e i suoi vestiti: Whilliam.
"Sono il Capitano di una nava di pirati e non riesco a vincere la paura di attraversare un salotto per vestirmi?" pensò cercando di spronarsi.
Si diresse verso il salotto e si fermò sull'entrata.
Fece un passo. Poi un altro. Poi un altro ancora. Si ritrovò davanti a Whilliam che dormiva beato: mancavano pochi metri e avrebbe compiuto la sua missione.
Riuscì ad arrivare ai suoi vestiti. Ora doveva cambiarsi.
Pregò tutti i santi che conosceva e anche quelli in cui non credeva perchè facessero si che Whilliam non si svegliasse nel preciso istante in cui si sarebbe tolta la vestagli per mettersi la biancheria e tutto il resto.
Si tolse la vestaglia e rapida alzò la maglia e i pantaloni, ma non c'era l'ombra nè delle sua mutande, nè del suo reggiseno.
-Le mutande sono qui e il reggiseno è in cucina sotto il tavolo, se non sbaglio- le disse con voce stanca il moro che ancora con gli occhi chiusi, teneva in mane le sue mutande.
Lei divenne viola. Sia dalla vergogna che dalla rabbia. Ormai non le importava più tanto di essere nuda davanti al ragazzo che amava: gli avrebbe spaccato la faccia.


Sentì strapparsi le mutande di mano e gli venne naturale accennare un sorriso. Non fece in tempo ad aprire gli occhi che un pugno lo stava già raggiungendo.
In qualche modo riuscì a schivarlo si alzò in piedi e spinse la ragazza sul divano che perse l'equilibrio e ci si sdraiò.
In un attimo le fu addosso e le bloccò le braccia. Poi con tono feroce le urlò:
-Si può sapere che cavolo ti prende!? Non ne posso più dei tuoi cambi di umore! Ti decidi una buona volta?! Ieri sera fai l'amore con me e adesso vuoi massacrarmi di botte!? Che ti dice il cervello!?-
Lei lo guardò come se avesse detto di essere in realtà una donna.
-C-cosa a-abbiamo fatto noi ... ?- chiese lei incredula.
Lui la guardò per capire se stava scherzando o faceva sul serio.
-Io e te ... ieri sera ... l'abbiamo fatto?- chiese di nuova la ragazza.
Si accorse che lo stava guardando come se avesse visto un fantasma.
Lui lasciò la presa e le accarezzò il viso. Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime.
-Alice si può sapere che ti prende?- gli disse preoccupato il moro.
Lei si alzò e si mise le mutande, poi andò in cucina a prendere il reggiseno e si infilò anche quello.
Quando lei fu di schiena la vide: la stessa identica cicatrice che lui aveva sul torace, lei l'aveva sulla schiena.
Sgranò gli occhi. Quando Alice si girò e il loro sguardò si incrociò, capì.
Gli passò davanti come se fosse un soprammobile, si mise maglia e pantaloni e si diresse in cucina.
Lui la seguì e la immobilizzò al muro.
-Cosa significa?- balbettò con un filo di voce.
Lei non riuscì a trattenere le lacrime. La prese per le spalle e la strattonò.
-Ti ho chiesto che cosa significa!- sbraitò lui.
Lei scoppiò in un pianto che più che disperato, sembrava di terrore e lui tornò in se e la lasciò subito.
Alice si sedette a terra in preda a un pianto frenetico e Whilliam si appoggiò al muro e ci scivolò fino ad arrivare al pavimento.
Stettero così per un'ora buona, fino a che Alice non ebbe finito di piangere.



Non sapeva perchè l'aveva fatto, ma sentiva che avrebbe potuto fidarsi di Andrew. Gli raccontò tutto quello che sapeva sia su Zephyro che su Whilliam, su sua sorella e su quelle cicatrici che accomunavano i quattro.
Andrew stette in silenzio tutto il tempo e lei non capiva se non l'ascoltasse o se quel fiume di informazioni lo frastornava sempre di più.
-Quindi ... Tu sei di Zephyro. Ed eri la figlia del Re e della Regina. E la Regina si chiamava hai detto?- fece il biondo alla fine del racconto.
-Nhadine. Era la sola a chiamarsi così in tutta Zephyro, per questo era tanto rinomata- spiegò Debora.
-Ok ... Comunque adesso è meglio prendere i libri e andare alla casa al porto, Whilliam e Alice ci staranno aspettando non credi?- smorzò il discorso il biondo.
La mora annuì e dopo aver preso quattro borse piene di libri e averle caricate su un carretto, si diressero verso la foresta che avevano percorso la sera prima.


Arrivarono all'ora di pranzo. Speravano che Alice e Whilliam avessero cucinato, ma lo scenario che gli si parò davanti quando aprirono la porta dell'abituazione non era uno dei migliori: La casa"silenziosa" e Alice seduta sul pavimento della cucina con la testa fra le mani.
Andrew le si precipitò addosso e preoccupato le disse:
-Alice che è successo!? Dov'è Whilliam?! Sorellina rispondimi ti prego!-
Cercò di strattonarla per farla tornare in se ma quando le tirò su il viso la paura gli mangiò il cuore: Alice stava piangendo sangue.
Il biondo rimase immobile e non sapeva cosa fare.
La sorella lo guardava con uno sguardo vuoto come se non fosse in lei.
Debora si avvicinò ai due e quando vide la scena rimase come pietrificata: capì cosa era successo quel giorno nella foresta.
-Andrew allontanati da lei- disse con tono deciso Deb. Non ebbe risposta. -Andrew, avanti-
Lo prese per il colletto della maglia e lo spinse contro il muro e dopo avergli tirato qualche schiaffo, il biondo sembrò aver ripreso conoscenza.
-Ma che ... - disse intontito. -Non devi guardarla negli occhi hai capito?- gli ordinò Debora. Lui annuì sicuro e chiese come potrebbe esserle stato utile.
-Non ti piacerà, ma è l'unico modo che abbiamo per salvare Alice- concluse.


Era scappato nello foresta e non sapeva nemmeno lui il perchè. Qualcosa lo aveva portato lì e lui aveva seguito l'istinto.
Adesso stava percorrendo un percorso pieno di massi e ruscelli, ma non sapeva dove sarebbe finito se avesse continuato così.
Non sapeva che era stata la Vergine ad archittettare tutto quel piano: mentre la mora e il biondo dovevano sbrigarsela con Alice, lei avrebbe avuto tutto il tempo di vedere e parlare con Whilliam di tutto quello che gli era stato nascosto, dalla sua amata, da quella che lui reputava un'amica e dalla nuova pedina che era entrata nel gioco che Lei aveva architettato molto tempo prima. Si sarebbe vendicata, lo aveva promesso.
Lo aveva promesso al suo carceriere. Lo aveva promesso a quella donna tanto innamorata di un uomo che non sarebbe mai potuto essere suo.
E lo avrebbe fatto.
Perchè grazie ad Alice, che quel giorno nel bosco aveva sfidato la morte e l'aveva scampata, e grazie a Whilliam, che l'aveva fatta innamorare per la prima volta e l'aveva stregata, la trama del perfido gioco che aveva ideato per i discententi dei due colpevoli della sua sofferenza, era quasi completo.
Mancava poco.
Mancava molto poco.


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Capitolo 13
*** La Vergine Bianca ***


La Vergine e Alice. Ormai era nel cuore della foresta. Era tornato in se e non capiva neanche come ci fosse arrivato lì.
Si guardò indietro in cerca di qualche punto di riferimento, ma niente. Era come se fosse nato lì, in quel momento. e non sapesse nulla della sua vita passata.
Era successo qualcosa, questo l'aveva capito. Qualcuno lo aveva sicuramente stordito e portato lì e gli aveva cancellato i ricordi.
Sapeva solo di chiamarsi Whilliam e di essere il figlio di un uomo delle piccole città di porto che spesso vengono attaccate dai pirati.
Si ricordò di quel giorno: era stato preso a schiaffi dalla madre perchè le aveva dato indirettamente della puttana. Si ricordò del dolce sorriso di Diana quando era andata a consolarlo nel suo "praticello personale". Si ricordò anche di quando erano arrivati al negozio e pochi secondi dopo inziò l'attacco dei pirati.
Da quel ricordo, tutti gli altri erano un mistero: cosa gli era successo dopo? Come faceva a trovarsi in quella foresta? Chi ce lo aveva portato?
Non lo sapeva. O almeno non se lo ricordava.
Decise di muoversi, anche perchè il buio non avrebbe dartato a scendere solo per lui. Camminò un'ora buona e alla fine si trovò sul bordo di un precipizio.
Non si stupì. C'era qualcosa di famigliare in quel precipizio. Gli ricordava qualcosa, ma non riusciva a capire cosa.
Tornò indietro controvoglia, perchè avrebbe voluto buttarsi in quel vuoto.
Come aveva previsto, la sera arrivò presto e dovette arrangiarsi per "fabbricare" una torcia.
Sentiva dei rumori. Fruscii e passi pesanti. Erano in quindici, forse venti. E non erano esseri umani.
Iniziò a correre, senza meta visto che non sapeva dove si trovava.
Quegli esseri che lo stavano seguendo e si accorse ben presto che lo stavano facendo scappare in posto ben preciso.
Fu in un attimo: si ritrovò nel precipizio di prima e questa volta ci cadde dentro. "Che stupido idiota" si disse il moro.
La torcia si spense e cadde nella nebbia.


Lei era lì davanti. La cicatrice le pulsava come se ne stesse per uscire un Fanthom. E lo credette davvero.
Lei sorrideva, maligna come al solito. La salutò con un fiacco gesto della mano.
-Vedo che le spine continuano a inficcartisi per bene nella carne, maledetta sgualdrina- ringhiò Alice piegata in due dal dolore della cicatrice.
Sudava. Sudava dal dolore e dalla paura. Per quanto facesse la spavalda se la stava facendo a dosso. Quella era uno spirito di una nave e lei era un semplice umana. E per di più, era la figlia del rapitore di quello spirito. Sapeva che l'avrebbe uccisa, non ci sarebbe stato nessun combattimento.
-Già. Per questo mi sono fatta viva, se aspetto troppo rischio di non riuscire a completare la mia vendetta- disse sorridendo Lei.
-La contromaledizione di Nhadine funziona quindi...- disse Alice con il fiato spezzato.
-A quanto pare ... - fece Lei.
Le si avvicinò. Le prese il viso nelle mani e le diede un bacio.
Alice rimase senza fiato: la cicatrice iniziò a bruciargli in una maniera tremenda e capì che la Vergine l'avrebbe uccisa così.
Trattenne tutti gli urli che avrebbe voluto tirare, solo per non dare soddisfazione a quel maledetto spirito che tempo addietro le aveva portato via il padre e c'era quasi riuscita anche con il fratello.
Ormai era sdraiata a terra e non aveva le forze per alzarsi. Guardò con occhi pieni di rancore la Vergine.
Intanto si era accorta che era circondata da Fanthom e che Lei stava alzando un braccio.
Fu sul punto di dare l'ordine per ucciderla, quando i rovi che aveva conficcati in vita la spezzarono in due. La parte alta del busto cadde a terra e il corpo si accasciò poco dopo.
La cictrice smise di bruciarle e i Fanthom corsero via impauriti. Si girò e la vide.
Era una donna ormai adulta. Qualche ruga iniziava a farsi vedere sul suo viso candido e delicato come un petalo di rosa.
Le si avvicinò e le tocca la cicatrice che si rimarginò in pochi secondi.
Finalmente i dolori l'avevano abbandonata e adesso era sdraiata a terra priva di forza.
La donna l'aiutò a mettersi seduta e pochi secondi dopo Alice le chiese:
-Tu sei Nhadine non è vero? Sei la madre di Debora, dico bene?-
La donna le sorrise e annuì. Alice le fece un sorriso malinconico e poi abbassando lo sguardo aggiunse:
-Sei anche l'amante di mio padre quindi ...- una terribile sensazione bloccò le parole in bocca ad Alice.
La donna la guardò e come se le avesse letto nel pensiero le rispose:
-Si. Ma stai tranquilla che tu non sei la sorella nè di Debora e nè di Whilliam- fece una pausa e Alice tirò un sospiro di sollievo -Io e tuo padre si ci amavamo, ma non ci siamo mai azzardati a tradire davvero i nostri compagni. Lui amava tua madre e io amavo mio marito. Il nostro era un amore voluto dal Destino e non dai nostri cuori. Ci siamo innamorati perchè era stato deciso così nel Giorno della Nascita. Proprio perchè il nostro amore era stato deciso, nacque così anche la Vergine Bianca: lei ci avrebbe punito perchè non ascoltavamo il nostro cuore e disonoravamo l'amore. Per questo tuo padre voleva sigillarla: non ci avrebbe uccisi. O almeno non avrebbe ucciso me. Lui voleva proteggermi, perchè diceva che io avevo un Regno e una razza unica al mondo da salvare. Lui era un pirata e un fallito come padre... Quel giorno- una lacrima rigò il viso della donna. La ragazza si fece più attenta. Dopo pochi giorni di silenzio Nhadine continuò:
-Quel giorno ci incontrammo nella Foresta Grande di Zephyro. Lì ormai non ci andava più nessuno e l'inverno era alle porte. Tuo padre mi disse che dovevo abbandonare Debora e Whilliam se avessi voluto salvarli, perchè la Vergine avrebbe fatto piazza pulita di tutte le creature viventi sull'isola. Dimitri prese Debora e Whilliam e lo fece passare per un rapimento, in modo che alcuni dei miei soldati lo inseguissero. In quel preciso istante la Vergine li uccise e lui riuscì a scappare con i miei figli.- fece un sorriso malinconico e poi concluse -Da quel giorno, non ho mai più rivisto nè Dimitri, nè Debora, nè Whilliam. Io sono morta nel Giorno della Vendetta. Prima di morire, venni a sapere che la Vergine era riuscita a trovare Dimitri ad ucciderlo e a marchiare sia Debora che Whilliam con la sua terribile cicatrice. Io, per cercare un modo di salvare i miei figli, sacrificai la mia vita e lancia una contromaledizione che consisteva  nel trovare l'amore vero: "La Vergine sarebbe stata avvolta dai rovi e piano, piano uccisa da essi, se non avesse trovato i due VERI discendenti del pirata e della Regina e li avesse uccisi". Ma questo mi sembrò troppo facile: avrebbe ucciso i miei figli e te e Andrew in poco tempo. E quindi aggiunsi un secondo pezzo: "Tra i quattro discendenti, due di loro sono legati da un amore scelto dal Destino. Solo se la Vergine riuscirà ad uccideri i due legati da questo falso amore potrà liberarsi dai rovi e tornare per vendicarsi dei peccatori"-
-Quindi ... "L'amore scelto dal destino" potrebbe aver colpito chiunque di noi quattro?- chiese preoccupata la bionda.
-Si mia cara ... Mi dispiace, ma era l'unico modo per riuscire a darvi del tempo per crescere e trovare un modo per sconfiggere lo spirito- si scusò la Regina.
-Perchè la Vergine ce l'ha tanto con noi?! Insomma eravate tu e mio padre i colpevoli, non noi! Perchè!?- chiese disperate Alice. Nella sua testa un bruttissimo pensiero prendeva forma, e ogni secondo che passava lo faceva sembrare sempre più "vero"
-Perchè noi vi amavamo. E per farci condurre una vita priva di senso per aver perso la cosa a cui più tenevamo al mondo era pronta ad uccidere un'intera popolazione e a far sparire un'intera città. Lei ci odiava perchè in realtà ci ammirava- fece la donna.
-Vi ammirava?-
-Si. Non capiva come due semplici essere umani potessero amarsi, pur non amandosi davvero. Lei era convinta che questa cosa potessero farla solo gli Spiriti, ma si sbagliava di grosso-
Ad un certo punto ci fu una scossa di terremoto. Inizò a crollare tutto e il rumore fu assordante.
-Alice devi salvare Whilliam! La Vergine vuol uccidere lui per primo, perchè è convinto che tu e lui siate legati dal Destino! Salvalo ti prego! Salva tutti! Sei l'unica in grado di farlo!- urlò Nhadine.
"Chi è Whilliam? " si domandò Alice.
Poi cadde tutto e il buio intorno alla ragazza fu totale.


Era caduto proprio dove Lei aveva previsto, così evitò che si sfracellasse a terra e morisse senza averla fatta divertire almeno un po'.
Si era svegliato dopo qualche minuto e sembrava illeso persino dal contraccolpo che aveva preso. Si alzò e gli si mise davanti. Lui stava guardando intorno e quando si accorse dell'abito bianco alzò lo sguardo. Occhi gialli. Capelli neri. Cicatrice sul petto. Era il figlio di Nhadine.
Un sorriso maligno apparve sulla bocca della donna che con il tono più dolce che sapeva fare disse:
-Tu sei Whilliam non è così? E' un piacere incontrarti, caro-
-Tu chi sei?- disse sbrigativo lui
-Oh, ma che maleducata! Non mi sono neanche presentata. Io sono La Vergine Bianca, piacere mio, tesoro- disse velenosa.
Vide che il ragazzo la guardava con aria sospetta ma allo stesso tempo, come se non gliene fregasse un accidente di lei. Questo la irritava.
-Senti- iniziò lui ignorando completamente le parole appena pronunciate da lei come se fosse un'estranea qualunque - Dove ci troviamo?-
Lo guardò con occhi d'ira e lui fece una faccia enigmatica.
-Io ti ho appena detto di essere la Vergine Bianca e l'unica cosa che sia dire è "Dove ci troviamo"?! MI SEI A PRENDERE PER IL CULO MALEDETTO ZEPHYRIANO?!- sbraitò la donna.
Lui sbattè due volte le palpebre e poi con estrema calma rispose:
-Oh sua altezza, mi dispiace non averla riconosciuta VISTO CHE NON SO CHI CAVOLO SIA, MAGARI LE PORTO UN THE'!?- ribattè il moro.
Lei rimase sbalordita. Poi si calmò è gli disse:
-Sei scemo o cosa? Hai scoperto l'altro giorno chi sono e ora non hai neanche un po' di paura?-
-Senti Cocca, l'ultima cosa che mi ricordo prima di essermi svegliato era che i pirati avevano attaccato la mia città- tagliò corto Whill.
La Vergine fece una faccia sbalordita e lui se ne accorse.
-Che c'è?- fece lui.
-Quindi tu non ti ricordi chi sia Dimitri, o meglio, Alice?- chiese.
-No-
-Debora? Ti dice niente questo nome?-
-No ... Dovrebbe?-
-E Andrew?-
-Nemmeno. Senti, io non mi ricordo nulla. Dopo l'attacco mi sono svegliato in quel bosco e non so nemmeno come ci sono finito- ammise il moro.
Un ghignò inquitante apparve sul viso della donna. Il moro ne rimase congelato. La paura gli era salita e adesso iniziava a sudare.
-Quindi. Non ricordi niente, eh?- iniziò. Il moro fece segno di no con la testa. Poi la donna si girò in modo che lui non potè vedergli il volto.
-Posso porre le cose a mio vantaggio- finì in un ghigno, sussurrando.


Si svegliò in una pozza di sangue. La schiena le faceva male e non riusciva a muoversi. Che la Vergine l'avesse aggredita davvero? No.
L'ultima cosa che si ricordava era di essere attraccata ad un porto non molto conosciuto e aver fatto provviste combinando dei casini qua e là.
Si mise seduta e dovette subito portarsi una mano alla testa che le pulsava e le faceva un male tremendo.
La porta si aprì pochi secondi dopo. Entrò debora seguita da Andrew.
Alice ebbe un colpo al cuore: cosa ci faceva lì il fratello!?
-Andrew!- iniziò a piangere - Ma allora sei vivo! Perchè sei qui fratello mio!?- chiese lei.
Debora e Andrew si scambiarono un'occhiata interrogativa.
-Alice cosa stai dicendo? Sei stata tu a voler venire a vedere se Andrew stava bene , proprio ieri.- le spiegò Debora turbata.
Alice li guardò con uno sguardo interrogativo.
-Ma cosa stai dicendo, Debora? Ieri abbiamo saccheggiato quella piccola città portuale e abbiamo fatto rifornimenti.- ribattè la bionda.
-Alice ma stai scherzando?- chiese incredulo Andrew.
-No. Dopo quell'attracco avremmo dovuto dirigerci verso la città di Ghona. Appunto! Devo controllare QUELLA cosa!- sbraitò Alice e fece per scendere dal letto, ma cadde a terra.
-La testa.... mi gira da morire. E' come se qualcuno me la stesse martellando- disse scoraggiata la bionda.
-Alice, tu sai chi è Whilliam vero?- chiese preoccupata Debora.
-Whilliam ... Ah! Si! Devo raccontarvi il mio sogno!- cambiò subito argomento.
Si rimise seduta sul letto e raccontò quello strano sogno che aveva fatto. Ogni tanto Debora e Andrew continuavano a chiederle se conosceva Whilliam, se si ricordava di lui, e all'ennesima domanda su questo ragazzo, Alice disse seccata:
-Che palle! Mi volete dire chi è questo Whilliam?!-


Mentre lo portava alla Grotta dei Cristalli, dove lì teneva segregato il pezzo mancante della vera maledizione, l'unico in grado di distruggerla per sempre, aveva architettato un piano perfetto: aveva detto al moro dagli occhi gialli che questa "Alice" era sua nemica. Voleva ucciderla solo per invidia e Lei non essendo in grado di proteggersi, aveva cercato invano qualcuno che la proteggesse da quella pazza, ma non aveva trovato nessuno.
Così, riuscì a trarre Whilliam in inganno e a "farsi aiutare" per proteggersi da quella "Alice".
Fu così che la Vergine riuscì a mettere l'uno contro l'altra.
Fu così che iniziò la Fine della Maledizione.

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Capitolo 14
*** La dura verità ***


14. Una dura verità Era seduta sugli scogli. Andrew e Debora le avevano raccontanto tutto quello che le era successo da dove non si ricordava.
Aveva scoperto di aver "fatto prigioniero" questo Whilliam, un ragazzo sicuramente Zephyriano che era sopravvissuto all'attacco della Vergine Bianca, quattordici anni prima.
L'avevano portato sulla nave per fare il mozzo, ma non per pietà, nè per gentilezza: lo avevano fatto solo perchè molto probabilmente questo "Whilliam" era il fratello di Debora.
Ma la cosa che più l'aveva sconvolta era stato scoprire che lei era innamorata di questo ragazzo. E a sentire il fratello e la sua amica, lo amava. Lo amava davvero.
Aveva pianto. Aveva pianto perchè non sapeva come comportarsi ora. Non ricordava niente e sfortunatamente molte cose le aveva scoperte lei e non le aveva dette a nessuno. Erano di nuovo punto e a capo.
Avrebbe dovuto sperare. Sperare che i ricordi sarebbero tornati da soli.


-Cosa facciamo Andrew?- chiese preoccupata Debora.
-Cosa vuoi fare? Si potessero impiantare i ricordi lo farei subito - rispose scorbutico il biondo.
Debora sospirò. Erano lì seduti al tavolo della casa del porto. Quel pomeriggio il Sole era oscurato da un manto di nuvole nere, che non promettevano nulla di buono. Il vento entrava dalla finestra e muoveva alcuni dei fogli dentro i libri.
Erano lì appoggiati sul tavolo: quella decina di libri era tutto quel che rimaneva delle testimonianze del popolo di Zephyro.
Quella sera di quattordici anni fa, la Vergine aveva fatto piazza pulita di tutto e di tutti. Tranne loro due.
Perchè aveva risparmiato due bambini, ma aveva ucciso un popolo intero? Perchè li aveva marchiati? A che scopo?
Erano state le tre domande che la perseguitavano da una vita.
-Debora non fare quella faccia ... sai che non ce l'ho con te- disse Andrew pensando di averla offesa.
-Cosa? Ma no! Stavo solo pensando- si giustificò la ragazza.
-A che cosa?-
Stette in silenzio.
-Andrew, per favore? Puoi dirmi cosa hai scoperto in quei libri? So che sei riuscito a tradurli, o almeno in parte...-
Lui la guardò con uno sguardo dispiaciuto.
-E va bene. Ti dirò tutto quello che so-


Le aveva detto quello che aveva scoperto: di Nhadine, sua madre, dell'attacco della Vergine Bianca e dell' "Amore del Destino" che avrebbe legato due dei quattro discendenti del pirata e della Regina.
Era rimasta in silenzio, con lo sguardo fisso nei suoi occhi. Il giallo era intenso e quando le aveva parlato della madre, si accorse che una velatura di lacrime le avevo coperto gli occhi, ma fece finta di nulla per non peggiorare la situazione.
Alla fine del racconto erano stati in silenzio per qualche minuto. Poi fu la ragazza a prendere l'iniziativa:
-Quindi... Due di noi quattro, cioè i marchiati dalla Vergine, siamo legati da un amore voluto dal destino che servirà a far morire la Vergine.- riprese fiato - Quindi supponendo che tu abbia tradotto tutto bene, se è vero che Alice ama davvero Whilliam e Whilliam ama davvero Alice, quei due legati da questo "amore" .... - non finì la frase
-Già .. saremmo io e te...- concluse il biondo.
Lei sospirò rumorosamente e iniziò a fissare il pavimento.
Debora iniziò ad accarezzare il diario che una volta era appartenuto alla madre. Lo aprì e cercò di leggere qualcosa, poi scoppiò in lacrime.
-Perchè io non ci riesco?! Perchè!? Ero più grande di Whilliam e sapevo già leggere e scrivere, perchè adesso non ce la faccio più!?- disse disperata
Andrew si alzò e l'andò ad abbracciare.
-Sai Debora... Molto probabilmente quella notte la Vergine ti ha portato via qualcosa. A tutti e quattro è stato portato via qualcosa. A quanto ho capito, Whilliam non si ricorda la sua terra natale e la sua famiglia. Tu non riesci più a leggere e di conseguenza a scrivere nella tua lingua. Alice non ricorda più cosa successe la notte in cui morì nostro padre ...- smise di parlare. Non ce la faceva. Non riusciva a dirlo.
La ragazza si scostò dal suo petto e guardandolo in lacrime, chiese:
-A te cos'ha portato via la Vergine?-
La guardò negli occhi. Poi finì:
-Io non riesco più a ricordarmi nè il volto nè il nome dei miei genitori-



Era rientrata. Aveva cominciato a piovere e non voleva prendersi un malanno.
Andrew e Debora avevano già iniziato a preparare da cena e così si limitò ad apparecchiare.
Mangiò in silenzio, mentre ascoltava il fratello e la mora che parlavano di un posto chiamato Zephyro e altri nomini strani e altisonanti.
Cercava in tutti i modi di ricordarsi il volto di questo Whilliam. In base alla descrizione che le avevano fatto Andrew e Debora, doveva assomigliare in un modo impressionante alla ragazza.
Si sforzava in tutti i modi. Ad un certo punto lanciò il cucchiaio nel piatto e si strinse le tempie nei pugni.
-Avanti! Avanti! Avanti!- urlò disperata Alice.
-Smettila così ti farai solo del male!- le disse Deb.
-Avanti ... - finì con un filo di voce la bionda.
Quando ormai stava per perdere le speranze e rinunciare a combattere contro la sua memoria, una fitta terribile alla testa le bloccò il respiro per qualche secondo, dopodichè svenì.

Si risvegliò poco dopo, era ancora sdraiata sul pavimento e Andrew le teneva il viso tra le mani.
-Alice stai bene?- chiese preoccupata il fratello.
-Si ora mi ricordo tutto. Sia di quella notte di quattordici anni fa, sia quello che è successo negli ultimi quattro mesi- affermò la bionda.
-Anche di Whilliam?- fece Deb.
-No... il suo viso non riesco ancora a ricordarlo-
-Senti. Cosa ti sei ricordata di quella notte?- disse sviando il discorso Andrew
-Tutto. La nave di papà salpò. Io e te eravamo sul molo. Tu hai iniziato a piangere sei scappato nel bosco. Io ero rimasta lì a vedere la nave che prendeva il largo e qualche minuti dopo il nostro paese era avvolto dalle fiamme. Non feci in tempo a girarmi di nuovo verso il mare che vidi che anche la nave era avvolta dalle fiamme, ma quelle erano fiamme azzurre.- fece una pausa e si mise a sedere. Andrew e Debora la stavano ascoltando con il fiato sospeso.
-Io ti avevo seguito nel bosco e finalmente ero riuscita a trovarti. Eri steso a terra in mezzo a una pozza di sangue. Stavo per venirti a salvare, quando una creatura mostruosa, un cane gigante e scheletrico mi si parò davanti e mi spinse contro un albero, facendomi rompere un braccio. Si reggeva sulle zampe anteriori, un po' come le scimmie quando camminano, ma era gigantesco: solo in quella posizione sarà stato alto almeno due metri, se non di più-
-E poi?- chiese il biondo
-E poi apparve Lei. Era lì, fra te e me. Quel bestione le si avvicinò e si sedette ai sue i piedi. Lei iniziò ad accarezzarlo e pochi secondi lui si dileguò in un fumo nero. Non so cosa fosse quella creatura, ma sicuramente era un demone della Vergine. Avete presente ? Una specie di demone preotettore dello spirito. Ogni spirito ne ha almeno uno. Ma il punto non è questo.-
I due rimasero in silenzio senza dire una parola.
-Ragazzi devo confessarvi una cosa... Mi dispiace non avervela detta prima, ma ho preferito non mettervi in mezzo- si scusò Alice
-Avanti diccela ora, ormai ci siamo dentro fino al collo- disse Debora, parlando per entrambi.
-Sulla nave ho scoperto una stanza segreta. Molto probabilmente è la stanza dove nostro padre prima di morire aveva intrappolato la Vergine Bianca, sperando che morisse lì insieme a lui, invano. Lo Spirito, credendo anche lei di morire in quella stanza buia e lugubre scagliò una maledione sulla nave ...-
-E tu sei riuscita a scoprire cosa dice la maledizion?- chiese il fratello.
Alice annuì.
-Bene, allora raccontala- ordinò la mora.




Aveva camminato per ore insieme a quella donna che per adesso era la sua unica ancora di salvezza: Lei a differenza di lui, sapeva tutto su il suo passato e se n'era accorto. Quella donna aveva un segreto che stava ben attenta a non dire. Perchè? Non lo capiva.
-Senti... Tu sai qualcosa su il mio passato vero? Intendo sul "pezzo di passato" che mi sono dimenticato- fece il moro, mentre spostava una grossa foglia di pianta Nheros. Quella foresta era piena di alberi e piante che nel mondo dove aveva sempre vissuto, o che almeno si ricordava, non esistevano.
-Perchè dovrei? Ti ho trovato svenuto e ho pensato avessi bisogno del mio aiuto, tutto qui- improvvisò la Vergine.
-Si certo, come no. Intanto sapevi che sono uno zephyriano e che conoscevo questa Alice, anche se tu non lo hai voluto ammettere- controbattè Whill.
La Vergine si fermò e dopo essersi girata verso il ragazzo lo spinse contro un albero e lo afferrò per la gola. I suoi occhi divennero bianchi e la sua carnagione impallidì in un modo impressionante. I capelli si tinsero di un rosso sangue e la donna divenne scheletrica
-Che t'importa Whilliam?- chiese posseduta, la donna -Tu hai detto che mi aiuterai vero? Lo hai giurato- continuò mentre la mano stringeva sempre di più il collo di Whill.
Lui fece cenno di si e Lei lo lasciò cadere a terra. Tossì più volte e quando la guardò, vide che era tornata normale e lo stava guardando con faccia preoccupata.
-Ehi Whilliam ti senti bene?- disse
Le si scaraventò a dosso e dopo avergli bloccato le braccia le urlò:
-Secondo te sono stupido?! Eh!? Pensi che avresti potuto ingannarmi?! Lo so che non è stata una visione! Io so cosa sei!-
La vergine smise di fingersi spaventata. Iniziò a ridere di gusto e dopo aver preso fiato disse di rimando al moro:
-Certo che no. Altrimenti perchè ti avrei ingaggiato per uccidere quella ragazza?- fece una paura. Riuscì a liberarsi dalla presa e allontanandosi dal ragazzo, fece qualche passo per poi rigirarsi e aprire la scollatura del vestito, per far vedere una piccola cicatrice a forma di "X" sul petto all'altezza del cuore.
-La vedi questa?- chiese
Il moro annuì.
-Vedi è un giuramento che ho fatto. Quando uno spirito fa un giuramento non può più liberarsi. E io ho giurato che mi sarei vendicata. Mpf! Fortuna che ho tralasciato il modo. Ma questo c'entra poco. Sai perchè te lo sto spiegando Whilliam?- fece maligna.
-No.-
Si avvicinò al ragazzo. Piano, piano gli sbottonò la camicia, e dopo avergli accarezzato il busto, si fermò sulla cicatrice.
-Questo è un giuramento che hai fatto Whilliam. Se tu non ti attenessi a questo giuramento, perderesti la vita. Te lo ricordi qual è?-
-Beh ... Ho promesso che ti avrei protetta da questa "Alice" che vuole ucciderti. - disse lui.
-Ahahahahahah! Ma certo, non te lo ricordi!- sghigniazzò la donna.
-Che c'è da ridere! E' questo che mi hai fatto giurare poche ore fa!- sbraitò il moro, rosso in viso.
-Quella era un stupidaggine, Whill. Quello che tu hai giurato, esattamente quattordici anni fa è stato di "Vendicare la tua gente" . Dopodichè mi hai tirato un coltello- spostò la spallina destra del vestito, mostrando un'altra cicatrice  -E sei svenuto. Tua sorella piangeva disperata, un po' per il dolore e un po' per la paura che tu fossi morto- finì la Vergine, con un sorriso sulle labbra.
-Mia .. sorella?- il moro impallidì.
-Si tua sorella. Quella "Debora" che a te non dice nulla. E' tua sorella. E vuoi sapere una cosa?- fece velonosa la donna.
-Alice è la ragazza che ami.-

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Capitolo 15
*** La Grotta dei Cristalli ***


15, La Grotta dei Cristalli Passarono le ore. I giorni. Le settimane.
E loro erano ancora lì, in quella casa sul porto mentre Whilliam poteva già essere stato ucciso dalla Vergine e tutto sarebbe andato perso per sempre.
L'angoscia nn l'aveva lasciata neanche un attimo da quel giorno. Non era ancora riuscita a ricordarsi il volto di Whill.
Aveva provato in vano a farselo descrivere più e più volte da Andrew e da Debora, che a ogni descrizione riuscivano a mettere nuovi particolari, ma niente. Zero. Non lo ricordava e basta. E sapeva che c'entrava la Vergine. Non era stata marchiata a caso, sapeva che sarebbe morta, come suo padre, ma lei non avrebbe fatto lo stesso errore: sarebbe morta solo dopo aver visto svanire anche l'ultimo respiro dal corpo di quella donna. Sempre ammesso che respirasse.
Si era vestita e prima di scendere si sfiorò la cicatrice sulla schiena: quello era il suo giuramente. Lei aveva giurato che avrebbe vendicato suo padre e la sua gente.

-Buongiorno!- fece Alice
-Buongiono- risposero in coro Andrew e Debora.
-Allora, è passato quasi un mese dal giorno della scomparsa di Whilliam: vogliamo marcire qui oppure ci diamo una mossa e lo andiamo a cercare?- chiese  ironica la bionda
-E dove vorresti cercarlo? Non sappiamo neanche se sia ancora vivo- rispose seccata Deb.
-Ottima osservazione, ma giusto ieri sera, mi è tornata in mente una cosa importante- iniziò Alice
-Ah si? E cosa?- disse la mora
-Quel giorno a Ghona, prima di essere attaccata dai Fanthom*. avevo scoperto una piccola grotta che conduceva da qualche parte. Sapete che io non mi faccio mai "gli affari miei", e dopo essere entrata mi sono trovata davanti ad un ponte-
-Alice, per favore vorresti andare al sodo? Non ce ne frega molto di cos'hai visto o di cosa c'era di arredo- fece ancora più seccata Deb.
-Okay, okay, scusa. Volevo solo rendervi partecipi delle mie emozioni. Fatto sta, che alla fine di quel percoso ho trovato una stanza e in quella stanza ... Rullo di tamburi .. dum dum dum -
-ALICE!-
-C'era il secondo pezzo della maledizione! Hurrà per me! E l'ho letto e me lo ricordo T-U-T-T-O a memoria! Non sono un genio?- si adulò la ragazza.
-E ... COSA ASPETTAVI A DIRCELO, BRUTTA SCEMA!?- sbraitò Debora, che ormai non ce la faceva più a stare in quella situazione.
-Quindi, cosa hai intenzione di fare ora?- le chiese il fratello.
-Adesso andremo all'Isola Morta.- disse decisa la bionda.
-E perchè?-
-Perchè è lì che sta andando la Vergine-
-Come fai ad esserne sicura?-
-Perchè nel secondo pezzo della maledizione c'è scritto che l'ultimo si trova nella "Grotta dei Cristalli". E la Grotta dei Cristalli si trova all'Isola Morta- spiegò Alice.
-E cosa ti fa pensare che la Vergine stia andando proprio lì?- le fece notare Andrew
-Secondo te perchè mi ha fatto dimenticare i miei ricordi da quando ho incontrato Whilliam? E secondo te perchè quel giorno mi fece attaccare dai Fanthom? Anche se è uno Spirito la Vergine non è stupida, ha capito che avevo scoperto il modo di ucciderla o almeno fermarla, e lei ha cercato di ostacolarci.-finì la bionda.
-Bene allora. Andiamo- disse Andrew, dirigendosi nella sua stanza per preparare il necessario
-Ah certo! Come ci andiamo? A NUOTO!? SBAGLIO O QUALCUNO HA DATO L'ORDINE DI LASCIARCI QUI E DI ANDARE A "FARSI UN GIRO" AI PIRATI CON LA NAVE?!- disse Debora.
La bionda rimase in silenzio.
-Possiamo sempre cavalcare i delfini ... - ironizzò Alice.
-MALEDIZIONE ALICE! Perchè per te è sempre tutto facile?! Vuoi capire che siamo in una situazione dove potremmo morire da un momento all'altro!? E sai che Whilliam potrebbe già essere bello che morto!? Se fosse morto e non fossimo io e Andrew i due legati dal Destino, come faremo, eh!? Come la fermiamo la Vergine?!- disse tutto d'un fiato la mora.
-Credi che io stia prendendo tutto alla leggera? Credi che a me non importi nulla, che lo stia facendo solo per passare dle tempo?- ci fu un silenzio imbarazzante
-Allora non mi conosci per niente.- concluse la bionda.
-Vado a preparare la mia valigia. Se volete venire anche voi, fatevi trovare all'alba al molo. Se tardate anche solo di un minuto, vi lascerò qui.- disse Alice, poi di diresse verso la sua camera e si mise a preparare la valigia.


Era passato un mese. O quasi. Nell'ultimo periodo era stata addestrato dalla Vergine Bianca a combattere e per allenarsi, lo faceva battere contro i Fanthom. Ormai non poteva fare nulla: quella strega aveva aggiunto al suo giuramento di quattordici anni prima, che l'avrebbe aiutata a uccidere Alice. Se avesse saputo che era la donna che amava, anche se non ricordava, non avrebbe giurato.
Si era promesso che sarebbe stato al gioco della Vergine Bianca e che appena ne avesse avuto l'occasione, sarebbe riuscito a salvare Alice, uccidere la Vergine e così facendo, vedicare il suo popolo. Non era una cosa facile, ma ce l'avrebbe fatta. Doveva farcela.
-Bene Whilliam, ormai sei pronto. Adesso ti porterò in un posto chiamato "Isola Morta". Forse ti ritorneranno in mente alcuni ricordi, chi lo sa?- gli disse la Vergine.
-Okay. Dove vai io ti seguo mia padrona, ho giurato di proteggerti- fece il moro.
-Perfetto- si limitò a dire la donna.
Passarono per una caverna, buia e angusta. La donna procedeva in posizione eretta, come se stesse camminando all'aperto. Whilliam invece doveva chinarsi ogni cinque passi, per la formazione della grotta. C'era puzza di chiuso e di morte in quel luogo: chissà quante volte quella donna era passata da lì e quante vittime aveva fatto. O magari erano stati in Fanthom. Chissà cosa nascondeva la Vergine al di là di quel passaggio.
Qualche ora dopo arrivarono in un piccolo spiazzo dove dal soffitto arrivava una gran luce. Whilliam guardò in alto e vide che la parte superiore della grotta era bucata.
-Ti piace? Di solito vengo qui per rilassarmi e ogni tanto passa qualcuno e crede che io sia caduta. Non mi piacciono i seccatori ... - disse la Vergine.
Whilliam capì e aveva intuito bene.
-Quindi adesso che facciamo? Passiamo da lì?- chiese il moro.
-Ahahahaha! Whilliam ma che dici? Mi sporcherei tutta, non voglio rovinare il mio bell'abito, almeno, non ancora. E' una cosa un po' ridicola, ma vedi il giuramento che mi ha provocato la cicatrice sul petto è stato proprio questo: "La mia veste bianca si tingerà solo del sangue degli eredi del Pirata e della Regina".- fece la donna.
Whilliam la guardò con occhi pieni di rabbia e odio e lei se ne accorse. Si limitò a fargli un sorrisetto e poi continuò:
-La mia veste si macchierà anche del tuo sangue e siccome quella puttana di tua madre mi stava antipatica, sarai l'ultimo a morire. Ovviamente vedrai i tuoi amici andersene uno dopo l'altro e poi-
La prese per il collo e l'attaccò al muro della grotta. Dopo averla immobilizzata le sussurrò all'orecchio:
-La tua veste non si macchierà del sangue di nessuno. Nè di Alice, nè di Debora, nè di Andrew e nè il mio. L'unico sangue di cui si macchierà sarà il tuo, dopo che ti avrò perforato il cuore con la mia spada, hai capito maledetta?-
Dopodichè si staccò e la donna si sedette a terra in un attimo di debolezza. La stava guardando: sembrava avesse paura di lui. Ma sapeva mascherare bene le emozioni e un sorrisette compiaciuto sapparve sul viso della donna.
-Molto bene. E' questo lo spirito giusto. Adesso andiamo. Voglio arrivare alla Grotta prima di sera.- concluse.
Si incamminaorno i silenzio, Lei davanti e lui dietro. Controllava ogni sua mossa e lo sapeva. Per questo fece finta di niente e silimitò a seguirla.
Camminarono ancora per un'ora, forse due. E poi la vide.
Era sbucati su una spiaggia. Si alzò un piacevoli vento autunnale che fece muovere gli alberi e la brezza marina gli invase i polmoni: respirò a lungo perchè sapeva che quel momento di pace sarebbe stato l'ultimo per lui. Almeno per un po'.
-Bello eh? Adesso girati e guarda gli alberi: cosa ti ricordano?- chiese la Vergine.
Il moro la guardò e poi con un po' di paura si girò verso le montagne.
Sgranò gli occhi.
L'Isola Morta era Zephyro.
Gli alberi erano blu. La pianura iniziava a tingersi di blu e il vento parlava. Parlava con quell'uomo che nel sogno non riusciva a vedere. Gli parlava della guerra che aveva affrontato e di come non era riuscito a salvare la sua gente e a scampare ai pericoli. Ora l'uomo rispondeva e Whilliam riusciva a vederlo.
Si avvicinò a lui e il vento scomparve, lo investì di nuovo un odore salmastro, questa volta più intenso.
-Tu chi sei?- chiese il moro, con un tono impaurito.
-E così è lui il famoso Whilliam, eh, Vergine?- disse l'uomo.
-Già è proprio lui.- rispose Lei.
Whillaim sguainò la spada e gliela puntò alla gola:
-Ti ho chiesto chi sei, rispondimi-
-Oh che testa calda. Mi sorprende che tu riesca ad andare d'accordo con mia figlia.- sviò l'uomo.
Whilliam stava per attaccare, ma la Vergine lo fermò.
-Ascolta Whilliam, se tu lo uccidessi ora, avrei potuto farlo morire già quattordici anni fa. Quindi stai fermo, altrimenti mi mandi a monte i piani- gli ordinò la donna
-Chi è lui? Maledizione mi rispondete?!- sbraitò il moro.
-Io sono Dimitri. Il padre di Alice- affermò l'uomo.
A Whilliam sembrò cadere nel vuoto.
-C-cos ...  no .. tu .. Tu eri morto! Eri morto nella stanza segreta della nave! Perchè sei ancora vivo!?- gridò incredulo Whill.
-Vedi... La Vergine mi aveva promesso che mi avrebbe risparmiato se l'avessi lasciata andare e così ho fatto. Tanto non sarei riuscito a fermarla comunque- disse Dimitri
-Ma cosa stai dicendo! Tu potevi! Eri uno dei due legati dal Destino, avevi il potere! Perchè non l'hai fatto!?- ribattè Whilliam
-Perchè io commisi un errore, caro Whilliam-
Ci fu qualche secondo di silenzio e il moro fece cenno di dirgli quale fosse
-Io mi innamorai di tua madre. Non perchè l'aveva deciso il Destino, perchè l'avevo deciso io. E fu questo l'errore.Io ero davvero innamorato di lei, l'amavo tanto. E il Destino non perdonami. Se gli si rema contro lui ti punisce e così fu. Mi scagliò contro la Vergine e fece uccidere tutto il tuo popolo e il mio. Io avevo spezzato quel piccolo filo che reggeva tutto il gioco . Se fossi morto avreismesso di soffrire e non sarebbe stato giusto. Dovevo pagare. Dovevo pagare per lo sbaglio commesso. Avevo condannato tutti e anche la donna che amavo. Mi sono meritato questa vita, Whill- concluse.
Il ragazzo lo guardò incredulo e poi balbettò:
-Quindi ... tutto è successo ... perchè tu ti sei innamorato?-
-Si esattamente.-
-Poteva esserci un rimedio! C'è sempre un rimedio!- strillò il moro.
-.C'era il rimedio, ma ..-
-Ma il rimedio non poteva esistere, dato che tua madre non amava Dimitri. Questo era l'unico rimedio. Se tua madre avesse amato Dimitri com elui amava lei io sarei già stata uccisa più di venti anni fa. Ma così non fu.- li interruppe la Vergine.
-E adesso andiamo, abbiamo perso già anche troppo tempo-


Erano partiti all'alba, proprio come Alice aveva previsto. In poche ore sarebbero arrivati all'Isola Morta e si sarebbero diretti alla Grotta dei Cristalli.
-Fortuna che c'era anche una mappa a Ghona, sennò con cavolo che ci arrivavamo!- disse alice, tutta contenta.
-Si, è stata fortuna. Tu ne hai anche troppa secondo me- le disse velenosa Deb.
-Oh andiamo non te la prendere cos'. Quando tutto questo sarà fintio ce ne torneremo sulla nostra nave e vivremo da Re! Regine... in questo caso- ironizzò la bionda
-Avanti non distraiamoci. Dobbiamo pensare ad ora, non a quando sarà finito. Per quanto ne sappiamo potremmo non avere neanche un futuro- disse Andrew
-Oh ma quanto sei confortante. Ci credi propria nella riuscita di questa missione, eh!- fece sarcastica Alice.
-Qual è il piano ?- chiese Deb.
-E' ovvio. Troviamo la Grotta, dentro ci troveremo la Vergine e Whilliam, salviamo Whilliam e uccidiamo quella puttana! Fineee! E poi ce ne torniamo alla nave- disse "semplice" Alice
-Sta scherzando, vero?-
-Nono. Il piano è questo. Durante lo svolgimento limeremo i dettagli.-
-Non posso crederci ... - sussurrò incredulo Andrew.
Le due ragazze guardono nella direzione degli occhi del biondo e la videro: l'Isola Morta era davanti a loro.

Attraccarono sulla spiaggia e notarono subito il colore degli alberi: era blu. Tutto era tinto di un blu dalle varie sfumature. Faceva sembrare il tutto un'isola di ghiaccio.
-Wow. Che bei colori. Chissà che stagione è questa!- disse frenetica Alice
-E' autunno.- constatò Debora.
-Come lo sai?-
-Questa è Zephyro-
-Cosa!?- urlarono in coro Alice e Andrew
-O meglio ... lo era. Solo a Zephyro crescono alberi azzurri in autunno e blu d'inverno. La primavera e l'autunno hanno altri colori- fspiegò la mora.
-E quindi siamo a Zephyro... Ora capisco perchè l'hanno soprannominata "L'Isola Morta". -la bionda fece una pausa e si riprese subito -Senza offesa Deb-
La mora scosse la testa.
Si addentrarono nella foresta. Il vento le portava il profumo del mare. C'era anche un altro profumo nell'aria a lei familiare, ma non riusci a collegarlo a nessuno. "Forse è di Whilliam" pensò sconsolata. Riemergendo dai suoi pensieri vide che erano arrivati all'ingresso della Grotta.
Si fermò.
Andrew e Debora continuarono per qualche passo e poi fermandosi chiesero:
-Perchè ti sei fermata?-
-E' da stupidi passare dall'ingresso principale, non credete? La Vergine è molto teatrale e ci sarà passata sicuramente lei. Passeremo da dietro che vi piaccia o no- ordinò Alice.
-Perchè non dovrebbe piacerci?- chiesero
-Oh, lo vedrete-


Stavano passando su un piccolo muretto attaccato alla superficie esterna della grotta che sembrava si stesse per rompere da un momento all'altro.
-Tutto bene?- chiese Alice, che era in testa.
-Oh certo! Benissimo! Basta distrarsi un attimo per finire giù da un precipizio di cui non si vede la fine! Cos'altro potrei volere dalla?!- disse Debora con tono intimidatorio
-Io l'avevo detto che non vi sarebbe piaciuto- fece una pausa - Comunque tenete duro, siamo quasi arrivati-
Riuscirono ad arrivare sani e salvi. Debora rischiò di cadere una o due volte, ma grazie a Andrew e alla sua prontezza di riflessi, l'aveva salvata dal peggio.
-Adesso ci arrampichiamo- ordinò Alice
-E certo- ribattè Deb.
Si arrampicarono per qualche metro, poi si infilarono in un piccolo tunnel che percorso a gattoni. C'era un rumore d'acqua. Più si avvicinavano all'iinterno della Grotta, più il rumore dell'acqua diventava forte.
-Ci siamo. State attenti e non abbassate lo guardia- sussurrò Alice ai due compagni.
E finalmente erano arrivati.
Debora credette di vomitare per le vertigini: erano almeno a cinquanta metri da terra. E per di più non c'era neanche così tanto spazio da mettere i piedi.
-Alice, questa me la paghera- le sussurrò la mora.
La bionda fece cenno di si, e iniziò a muoversi su quello che sembrava un cornicione.
-Aspettatemi qui- ordinò
Dopo che sparì dietro alla cascata d'acqua lei e Andrew si sedettero in un posticino un po' più spazioso e aspettarono lì.
Intanto Debora "ispezionò" la Grotta: a parte in quel punto dove erano loro, il resto era tutto ricoperto da spunzoni di cristallo delle più svariate misure. L'acqua che rifletteva sulle loro superficie faceva un gioco di luci magnifico e rendeva il tutto surreale.
C'era odore di terra bagnata e di umido. Il rumore dello scroscio dell'acqua era forte in quel punto e non ci mise tanto a capire che la cascata partiva proprio da sotto di loro. Si sporse in avanti per vedere  e fu lo sbaglio più grosso che avesse mai commesso nella sua vita: un Fanthom l'aveva appena vista e non ci mise poco a dare l'allarme.


"Maledizione!" pensò Alice. Scese dall cornicione secondario con un salto atletico e si trovò sopra al Fanthom. Gli tagliò la testa e buttò il tutto nel lago sottostante alla cascata.
"Fortuna che questi mostri non hanno sangue" si disse la ragazza. Ma proprio in quel momento sentì qualcuno urlarle:
-Attenta!-
Fu in un attimo. Un Fanthom le fu sopra e la scaraventò contro la parete della Grotta. Pensava che fosse finita. Chiuse gli occhi.
Aspettò qualche secondo di essere uccisa ma non successe. Aprì gli occhi e vide che tutti i Fanthom presenti nella Grotta erano stati uccisi.
Allora lo vide. Vide un ragazzo, poco più grande di lei. Aveva i capelli neri e gli occhi gialli, la carnagione era pallida. La stava fissando.
-Tutto bene?- le chiese porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi.
-Si grazie- la ragazza trattenne le lacrime.
-Sicura che vada tutto bene?- le domandò di nuovo il ragazzo.
-Tu sei Whilliam?- chiese impaurita Alice.
Lui sgranò gli occhi la spinse a terra e in un attimo le fu sopra.
-Tu sei Alice?- chiese il moro.
Lei non riusciva a liberarsi. Si dimenava, il ragazzo non faceva una piega e la teneva ferma senza alcuno sforzo.
-Lo prendo come un si-
Alzò la spada e fece per attaccare. Lei girò il viso e si fissarono negli occhi.


Si ricordarono tutto. Tutto, anche la notte in cui fecero l'amore.

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Capitolo 16
*** Il Segreto delle Quattro Cicatrici ***


16. Le quattro cicatrici -Che diavolo ci fai qui, Alice?!- le ringhiò Whill.
-Co... tu che ci fai qui!- chiese lei.
I due si guardarono con sguardi feroci,  ma nè l'uno nè l'altra, si mossero.
Si sentì la parete della grotta muoversi: era tornata la Vergine.
-Avanti! Avanti! Torna a nasconderti e non uscire finchè non ti darò il segnale io! Muoviti!- le sussurrò il moro, mentre la spingeva dietro a una roccia.
Portò la lancia dietro di se, con la punta rivolta a terra, per far vedere che aveva abbassato la guardia.
La Vergine entrò seguita da una decina di Fanthom.
Non poteè non notare che le bestie erano state uccise e incuriosita la donna chiese:
-E questo?- iniziò toccando il muso di un Fanthom con il piede -Cos'è successo qui dentro Whilliam?-
-Mi hanno attaccato. Ero di pattuglia e mi hanno assalito, non so perchè l'abbiano fatto, non era mai accaduto. Io mi sono solo difeso mia Signora- rispose prontamente il ragazzo.
Gli si avvicinò, e spostò lo sguardo dai suoi amati demoni protettori a quello dorato di Whill. Lo guardò per un bel po' di tempo.
Lui trattenne il respiro, ma riuscì comunque a mascherare la sua paura.
-Whilliam, tu lo sai che i Fanthom attaccano solamente le persone che gli ho indicato?-
Il moro fece un respiro profondo e rimase in silenzio.
La donna gli tirò un ceffone che lo fece finire a terra.
-Sai cosa significa?! CHE TU MI STAI TRADENDO!- urlò.
Whill si pulì il rivolo di sangue che gli scese dal labbro inferiore e poi fissò la donna con quanto più rancore potesse far vedere.
-Ma non importa. Pagherà lei le conseguenze!- disse lanciando un incantesimo proprio sulla pietra dove dietro era nascosta Alice
-No!- urlò il moro.
Ma poco dopo si accorsero entrambi che lì dietro non c'era nessuno.
Si guardarono increduli e poi la donna lo attaccò.
Fu uno scontro all'ultimo sangue. Colpo dopo colpo, tutti e due rischiavano di morire e proprio quando la Vergine sembrò avere la vittoria in pugno, tutti i suoi demoni morirono all'istante, distraendola.
Whill non ci pensò due volte e conficcò la lancia nel ventre della donna. Ma non uscì nessuna goccia di sangue.
La Vergine guardò prima la lancia che la trapassava da una parte all'altra, poi Whilliam, con un ghigno malefico sul volto.
-Non puoi uccidermi, Whill- disse ridendo lei.
Il moro si spinse all'indietro giusto in tempo per schivare un rovo che avrebbe dovuto tagliargli la testa.
La donna scomparve e subito dopo ricomparse sulla cascata., dove erano nascosti Debora e Andrew.
-Ehilà-  fece.


Pensava che sarebbe morta. La tanto rinomata Vergine Bianca era proprio davanti a loro e aveva già iniziato il suo attaccato, che sicuramente li avrebbe uccisi.
Rimase immobile.
Prima di sentire un dolore atroce alla spalla destra, vide il ghigno della donna.
L'aveva attaccata si, ma grazie a Andrew, evitò la morte.
-Andiamo Debora! Torna in te! Dobbiamo combattere!- le disse il biondo.
La prese per un polso e iniziò a correre sul cornicione come aveva fatto la sorella. Fece il possibile: in alcuni tratti prese Debora in braccio, che sembrava come imbambolata.
Provò più e più volte a cercare di riportarla in se, ma non ce la fece.
Si trovarono nel piano terra della Grotta, dove Whilliam stava guardando la scena, incapace di capire perchè la donna non fosse morta.
-Whill! Andiamo!-  urlò Alice, che gli apparve da dietro e lo trascinò per un polso.
-So come far crollare la grotta, ma dobbiamo assicurarci che lei sia dentro-  spiegò la ragazza mentre correvano. Lo trascinò in una stanza interna, che non si sarebbe mai potuta vedere o aprire, almeno che non si conoscesse il luogo alla perfezione.
Richiusero la parete, sperando che Andrew e Deb, se la cavassero da soli, almeno per il momento.
-E adesso?- chiese il moro.
-Adesso viene il bello- fece la ragazza.
Indicò un punto buio, che riuscì a vedere solo quando lei spostò un cristallo in modo che il riflesso illuminò il precipizio.
-Cosa dobbiamo fare ... ?- chiese preoccupato.
-Ci dobbiamo saltare dentro. Se abbiamo fortuna, cadremo esattamente nel contenitore del Diamante Portante e se lo rompiamo, l'equilibrio della Grotta sarà spezzato e così cadrà- disse Alice, mentre si legava ben stretti gli stivali e allacciava la spada alla cintura.
Prese la rincorsa, ma Whilliam le si buttò ai piedi e caddero tutti e due a terra.
Alice si girò imbufalita e gli urlò : -Si può sapere che ti prende?!-
-Non voglio veder morire la donna che amo!-
Lei lo guardò stupita e poi si girò in direzione del precipizio. -Hai un'idea migliore?- gli chiese.
-Senti, prima ho trafitto la Vergine e non è morta. Cosa ti fa pensare che far cadere la grotta possa ucciderla?- le fece notare il moro.
-Whilliam. Io voglio far crollare la Grotta per spazzare via l'ultimo pezzo della maledizione. Per quanto ne sappiamo, lei sa che è qui, ma non credo che conosca il modo di trovarlo. E sono anche convinta che non l'abbia mai letto e che la maledizione sia solo un pretesto per nascondere qualcos'altro- gli rispose.
-E se invece non fosse così? Dopotutto nè Andrew, nè Debora sanno del tuo piano. Vuoi farli morire qui dentro? E anche tua padre - il moro si bloccò di colpo. Trattenne il fiato.
-Mio ... padre?- chiese incredula la ragazza.
Lui distolse lo sguardo dal suo e non rispose.
-Whilliam lui è vivo?!-
-Si. E' stata colpa sua se la Vergine quattordici anni fa non è morta. Quando l'aveva in pugno, ha capito che non poteva batterla e lei gli aveva promesso che se non l'avesse uccisa l'avrebbe risparmiato e tenuto come suo servo fino a che non fosse morta. E lui accettò- spiegò il moro
-Co... Ma perchè!?- urlò lei
-Perchè tuo padre amava mia madre. Lei però non lo ricambiava. Se tuo padre non si fosse innamorato di mia madre, tutto sarebbe filato liscio e avrebbero sconfitto la Vergine. Ma i sentimenti di tuo padre erano autentici e così anche il Destino, gli voltò le spalle, facendo prendere il sopravvento alla Vergine e uccidere la mia stirpe a parte me e mia sorella. E così fece anche con il tuo villaggio e con te e Andrew. Ora tuo padre vivrà in eterno con il rimorso di aver fatto uccidere un'intera razza e la donna che amava. Almeno che la Vergine non muoia- finì Whilliam.
-Portami da lui. Devo parlargli.- ordinò Alice.
-Andiamo-
Il moro condusse la ragazza nella Grotta sotterranea, dove suo padre veniva tenuto prigioniero.


Nel frattempo Andrew e Debora stavano ancora combattendo con la Vergine. Il biondo cercò in tutti i modi di proteggere la ragazza che era ferma a terra.
Non riusciva a farla muovere nè ad uscire da quella specie di coma. Intanto i Fanthom si erano rialzati e stavano aiutando la loro padrona, cercando di ucciderlo. Entrò in acqua e si diresse alla cascata, sperando che dietro ci fosse uno spazio da ripararsi per qualche secondo, ma la fortuna non era dalla sua parte. La parete dietro la cascata era un'ammasso di rocce e rovi che non si sarebbero aperti neanche con l'intervento divino.
-Bene, bene, bene. Sei in trappola, mio caro-  gli fece notare la donna.
Si guardarono negli occhi. Il sorriso della donna scomparve dalla sua faccia e lo guardò con superiorità.
-Che hai intenzione di fare?- gli chiese
-Guadagnare tempo e sperare che a mia sorella venga un'idea per ucciderti- rispose
-Quindi un miracolo- ironizzò la donna. Poi scoppiò in una fragorosa risata. Lo riguardò subito e partì all'attacco.
Usò i rovi come spada. Andrew continuava a difendersi, impotente di attaccare, vista la forza della donna. Dopotutto lei non era umana.
Debora era ancora lì a terra. Girò appena la testa e guardò il combattimento.
Pronunciò delle parole in lingua Zephyro e uno spunzone di terra sfiorò la gola della Vergine, che lo aveva schivato prontamente.
Andrew guardò in direzione della ragazza e vide che finalmente si era alzata e stava pronunciando delle formule magiche.
Poteva utilizzare la magia. La magia dei quattro elementi.
Si muoveva come in una danza e mentre diceva le formule per il contrattacco, schivava tutti gli attacchi della donna che sembrò in difficoltà. Riuscì a metterla alle strette.
Quando stette per darle il colpo di grazia, lo spirito indirizzò un Fanthom verso Andrew e ordinò di ucciderlo.
Debora non potè finire la magia e corse più veloce che potè, buttandosi davanti al ragazzo.
Aveva chiuso gli occhi e non vide cosa fosse successo.
Quando li riaprì vide la Vergine Bianca piegata in due che stringeva la cicatrice sul cuore e Debora sdraiata vicino a lui.
L'acqua si era tinta di rosso.


Erano arrivati nella Grotta Sotterranea. Suo padre era lì, davanti a lei e la guardava intimorito.
Lei gli si avvicinò e dopo avergli tirato uno schiaffo, lo abbracciò, scoppiando in lacrime.
Velocemente gli raccontò quello che avevano scoperto e quello che era successo negli ultimi mesi, quando nella ricerca della Vergine e del modo per ucciderla, c'era stata una svolta.
-Padre, per come la vedo io, la maledizione è solo una leggenda creata dalla Vergine per farci arrivare qui e ucciderci. Lei non avrebbe mai potuto immaginare che avremmo scoperto Zephyro e tutto il resto. Ora come dobbiamo comportarci?- chiese Alice
-Hai ragione, la maledizione era stata creata solo per attirarvi qui. Quello che non si aspettava era di trovare Whilliam incosciente sul prato che non si ricordava di te. Ma a quanto vedo adesso vi ricordate l'uno dell'altra. Ascoltatemi, le cicatrici che voi quattro avete "ereditato" dalla Vergine, sono molto di più di un semplice marchio: sono una parte di lei. La Vergine vi ha passato una parte di sè, in modo da salvaguardarsi- spiegò l'uomo.
-E in che modo potrebbe salvaguardarsi?- fece dubbioso Whill.
-Ma come, non ci arrivi?- chiese Alice, che non ebbe risposta. Prese un respiro. -Se la Vergine ha messo dentro di noi una parte di lei, significa che per ucciderla, noi quattro dovremmo morire... -
Il moro sgranò gli occhi. -Stai dicenso che per mettere fine al suo delirio, dobbiamo sacrificarci tutti e quattro?- chiese incredulo.
-Si.- risposero in coro Alice e Dimitri.
-Ogni volta che una cicatrice "muore", diciamo così, la Vergine perde potere. La vera maledizione diceva che "Quando la vita avrà lasciato le quattro Cicatrici, il potere della Vergine verrà sigillato e cancellato per sempre". Ma sono sicuro che ci sia anche un altro modo per sconfiggerla. Altrimenti che gioco avrebbe "L'Amore del Destino?" - fece notare Dimitri.
-Debora e Andrew- disse Whilliam.
-Sei sicuro che siano loro due quelli legati da quell'amore?- chiese l'uomo.
-Certo.-
-E cosa te lo fa pensare?-
-Io e lui ci amiamo, padre. Per davvero. E' un amore profondo, che proviamo l'uno per l'altra. E' reale. E neanche l'amnesia ce l'ha fatto dimenticare.- finì Alice, prendendo la mano del moro, che l'accarezzò.
-Molto bene- disse l'uomo. -Sarete voi ad uccidere la Vergine Bianca-
-Co... ? Ma sei ha appena detto che sicuramente saranno quelli legati dal Destino a ucciderla!?- constatò Whilliam.
-Lo vedi?- chiese Dimitri, indicando una cascata che stava sgorgando acqua rossa, come se si fosse mescolata a del sangue.
-Se avete notato, qui ci sono tante cascate, ma sono solo quattro ad essere gigantesche. E guardate adesso, quella cascata sta smettendo di scorrere- concluse.
Ed era vero: una delle quattro cascate più grandi, dopo aver sgorgato acqua rossa, fini di scorrere.
-Debora è morta-
Whilliam e Alice guardarono Dimitri. Non potevano crederci.


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Capitolo 17
*** La vera Storia di Zara. ***


17. Una nuova era. -Padre no! Non può essere.. perchè?- disse Alice, piangendo.
-Mi dispiace figlia mia... Però non riesco a capire, perchè l'ha uccisa? Era lei che.. -
-Era lei che cosa?!- urlò Whill.
-A quanto mi ricordo, la Vergine voleva imprigionare per sempre Debora, in modo che anche se voi vi foste uccisi a vicenda, le sarebbe rimasto un pezzo di lei, in eterno.- spiegò Dimitri.
-Quindi... in questo modo sarebbe stata... imbattile per sempre?- chiese la ragazza, mentre si asciugava la lacrime.
-Esatto- finì il vecchio.
Alice fece un respiro profondo e poi iniziò a correre.
Whill la seguì e percorsero lo stesso tragitto che avevano fatto per arrivare alla Grotta Sotterranea.
In pochi secondi furono davanti allo scenario più macabro visto finora.
Debora era in piedi davanti a Andrew e lo stava strangolando. La Vergine aveva il solito ghigno sul viso e continuava ad assumere potere, tramite Debora.
Whill stava per attaccare, ma fu fermato dalla ragazza.
-Sei impazzita!? così Andrew morirà!- le disse.
-Lo so ... Ma è così che deve andare.- concluse lei.
-Co...!? Alice ma ti è andato in pappa il cervello?!-
-Whilliam!- urlò -E' così che deve andare-
Proprio quando lui stette per ribattere, lei estrasse la spada e caricò.
Si fermò vicino alla Vergine e la lanciò. La lama trafisse il collo di Debora e la testa rotolò nell'acqua, per poi sciogliersi poco dopo con il resto del corpo.
Andrew era steso a terra, privo di vita. Non era sicura che fosse morto. Ma il Destino aveva in serbo la morte per lui.


Era davanti a Lei e aveva appena ucciso la sua migliore amica, la sorella che non aveva mai avuto.
Era terrorizzata.
-Beh? Non te l'aspettavi?- le disse.
Tornò in se, e indietreggiò di qualche passo, mettendosi in guardia.
-Senza pietà, eh?-
-La pietà non serve se il tuo nemico non ne ha. E poi, meglio morta che un fantoccio al tuo comando- finì la ragazza, riprendendo la spada.
La Vergine sorrise. Era un sorriso nervoso.
-Allora, mia cara Alice, tanto rinomata dalla madre del tuo amato Whilliam e quasi venerata dal padre, cosa hai intenzione di fare adesso?-fece ironica la donna.
-Ucciderti, mi sembra ovvio.-
-Ahahahahahahahah! E come farai?! NON VORRAI MICA UCCIDERE TUO FRATELLO, WHILLIAM E POI TE STESSA?!-
La ragazza sorrise.
-Non andrà proprio così, ma ci sei andata vicino-
Fece roteare la spada e la conficcò nel cuore del fratello.
-Perdonami ... - sussurrò.
Un urlo straziante riempì la grotta e la Vergine cadde in ginocchio dal dolore.
-Maledetta...- disse dighignando i denti.


Non riusciva a capire dove volesse arrivare. Aveva ucciso del tutto Debora e ora Andrew.
Sarebbe toccato a lui dopo? Aveva paura. Qualcosa era cambiato in lei, ma non riusciva a capire cosa.
Iniziò quello che sarebbe dovuto essere l'ultimo combattimento.
Affondo, schivata, taglio. Affondo, schivata, taglio. Entrambe erano di un alto livello e sicuramente non volevano morire.
Il moro distolse lo sguardo, distratto da qualcosa. Guardò la cascata: iniziava a colorarsi di rosso.
-Alice, attenta!- urlò.
La ragazza si abbassò e tirò un calcio nello stomaco alla donna, che indietreggiò parecchio, prima di riuscire a riprendere l'equlibrio.
Alice notò la cascata. Mise la spada sotto lo scroscio d'acqua. Si tinse di rosso.
A quel punto la vide: sua madre.
Aveva lunghi capelli neri, legati in una treccia che le sfiorava i fianchi. Gli occhi oro, lo stavano fissando.
Gli regalò un dolcissimo sorriso fino a che non senti una fitta al fianco destro.
Si guardò, ma non stava sanguinando. Non riusciva a capire.
"Whilliam. Tu e Alice siete i Pre-Destinati. L'amore del Destino non era nella vostra storia. Quell'amore è il flagello che doveva cadere su di me e Dimitri. La vostra storia è diversa, e la capirete molto presto. Fidati di Alice e uscirete vincitori"
Le parole risuonarono nella sua mente, anche se la donna non aveva mosso le labbra.
Tornò al combattimento. Entrambe erano stremate.
Alice stava perdendo molto sangue. La Vergine sembrava stanca e quasi allo stremo delle forze.
Qualcosa si accese nella sua testa. Iniziò a vedere che tutti i Fanthom si stavano posizionando intorno a loro.
Prese la lancia e attaccò. Ne uccise uno dopo l'altro.


La donna vomitò sangue. Non capiva. Poi vide che tutti i Fanthom erano stati uccisi da Whilliam.
-Allora... Non l'avevi fatto solo con noi ... Anche in loro c'era un pezzo di te- disse Alice, mentre cercava di recuperare il respiro.
-Ma brava... Allora il mio amato servo Dimitri mi ha tradita.  Bene...- fece la donna, sputando.
Alice si tirò su e guardò in direzione di Whilliam, sorridendo. Ma il sorriso scomparve subito quando si accorse che il padre era sopra di lui e lo stava strangolando.
-No!- strillò.
Corse il più veloce possibile, ma la donna la prese per una caviglia, facendola cadere nell'acqua.
-Lasciami! Lasciami! Maledetta devo salvarlo!- continuava a urlare, mentre cercava di scappare a quella presa.
La Vergina la guardava, priva di espressione, come se le sue speranze fossero riposte nel padre della ragazza.
 Alice si mise in ginocchio e lanciò la spada. Lo colpì e lo uccise.
La donna lasciò la presa e si sdraiò nell'acqua urlando dal dolore.
Radici nere. Aveva delle radici nere che le stavano percorrendo il collo, le braccia e le gambe. Andavano tutte nello stesso punto: la Cicatrice sul petto.
Corse da Whilliam. Era svenuto.
-Whill, Whill, andiamo Whill svegliati.. - iniziò a piangere.
-Svegliati, ti prego .... -
-Non .. si .. sveglierà... Hai perso anche tu, mia cara- agonizzò la donna.
Lo strinse forte fra le sue braccia.


In qualche modo, la sua morte le stava dando potere. Riuscì ad alzarsi e fu sopra quei due, che per puro caso erano riusciti ad incontrarsi e metterle i bastoni fra le ruote. Quello che le dava più fastidio era che pur non sapendo come davvero stessero le cose, erano in qualche modo riusciti a sconfiggerla.
Aprì la mano e la sua Spada si materializzò come dal nulla. Lama rossa come il sangue.
-Devo farti i complimenti, Alice.- iniziò la Vergine. -In tutti i secoli che ho vissuto, nessuno era mai riuscito a sconfiggermi.- concluse.
Alice la guardò con occhi imploranti.
-Stai tranquilla, vi ucciderò-
Proprio quando stava per infliggere il colpo di grazia ai due, un buco le si aprì sul petto, proprio all'altezza della cicatrice.
Ne sgorgò un'immensa quantità di sangue.
-Ma co... N-non può essere... -
Si girò. Nhadine era proprio lì, davanti a lei.
-Tu ERI MORTA- disse con tutto l'odio che aveva in corpo la Vergine.
-Anche tu lo eri, solo che non lo ricordi. E lo era anche Dimitri.- disse.
-COSA STAI DICENDO?! IO SONO L'UNICA SOPRAVISSUTA DI QUELLA NOTTE INFERNALE!-
-No Zara, tu sei morta. Tutto quello che è successo fino ad oggi è tutto frutto del tuo rimorso. Dovevi continuare a vivere per cercare la pace. Ma non l'hai trovata, come puoi vedere- continuò Nhadine.
-Zara.. ? E chi sarebbe? Non conosco nessuno con quel nome- ammise la Vergine.
-Sei tu. Tu eri serva al mio palazzo. Tu hai fatto in modo che mio marito scoprisse Dimitri. Tu hai fatto si che attaccasse la sua ciurma e che dichiarasse guerra ai pirati. E' stata tutta colpa tua-
La Vergine iniziò ad ansimare pesantemente, come se qualcosa le stesse togliendo l'ossigeno.
-Tu non esisti. Tu sei morta quella sera. Sei stata uccisa da me-
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH! BASTA, BASTA STAI ZITTA! STAI ZITTA!- urlò.
Nhadine non si scompose e puntò la sua pistola alla testa della donna.
Sparò un colpo.
-Questo è per il mio Regno-
Ne sparò un altro.
-Questo è per Dimitri-
Un altro ancora.
-Questo per mio figlio-


Cadde a terra. Non respirava più e ormai aveva perso colore. Le radici nere avevano preso il posto delle vene e i suoi occhi era vitrei, privi di luce.
La Vergine Bianca era stata sconfitta.
-Mia cara Alice, ti prego di perdonare me e tuo padre. Questo era l'unico modo per liberarci di Zara, ovvero la Vergine Bianca- iniziò Nhadine.
-Non capisco... Lei non era reale?! Ho perso mio fratello, Debora e Whilliam per un fantasma!?- strillò la ragazza.
-No, lei era reale, ma era solo un essere umano. I suoi poteri sono nati da lei. Il suo rimorso per aver scatenato la guerra in cui ha perso tutto era immenso e da qui sono nati i suoi poteri demoniaci. In realtà lei voleva solo trovare la pace.- spiegò la Regina.
-Ma quindi... Lei, tu, mio padre... Eravate ancora tutti vivi?- chiese incredula Alice.
-Non proprio. Siamo dei ricordi. Tutto quello che l'ha tormentata da quella notte è diventanto reale, facendo parte del vostro mondo-
-Ma i Fanthom, le Cicatrici, la Maledizione.. sono tutte cose vere! Come fanno a  essere ricordi!?-
-I Fanthom non sono altro che gli abitanti del bosco di Zephyro che in quella notte la attaccarono, le Cicatrici non sono altro che le ferite che le sono state inflitte dai pirati- disse Nhadine
-E la maledizione?-
-Quella è stata creata. Era tutto reale. Se voi quattro non foste riusciti a sconfiggerla, sareste morti. Ma non morti sul serio, sareste rimasti intrappolati nei suoi ricordi per sempre, com'è successo a me e a tuo padre- concluse.
La Regina stava diventando sempre più trasparente.
-Che ne sarà di te adesso, Nhadine?- chiese Alice.
-Io adesso scomparirò e finalmente troverò la pace, perchè so che mio figlio è in buone mani.-
-Ma Whilliam è ...- -Non è morto. E' ancora vivo. Prenditi cura di lui, Alice. Te lo affido-
Dopodichè fece un sorriso. Vicino a lei c'erano Debora, Andrew e Dimitri che la salutavano.
Il fratello le accarezzò la guancia, asciugandole le lacrime.
"Sii Forte. Non arrenderti mai e continua a vivere. Noi saremo con te"
La vista le si annebbiò e perse i sensi.

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Capitolo 18
*** Alice e Whilliam ***


Fine Non si ricorda cosa successe dopo. Whilliam aveva ripreso i sensi e erano riusciti ad uscire dalla Grotta dei Cristalli qualche istante prima che crollasse del tutto.
Dopo un lungo viaggio di qualche settimana tornarono alla casa del Porto, dove avevano fatto l'amore per la prima volta.
Ritrovarono tutti i libri su cui avevano studiato e interpretato quello che gli era servito per sconfiggere la Vergine, o meglio, Zara.
Erano passati quattro mesi, se non di più. Quattro mesi prima lui e lei erano due perfetti sconosciuti che si odiavano.
Lui per lei non era altro che un fastidioso mozzo.
Lei per lui, non era altro che un Capitano da amare, per quanto odioso potesse essere.
In quella settimana "del ritorno" non avevano parlato molto.
Entrambi si ricordavano di Debora e di Andrew e di come fossero stati incapaci ci salvarli.
"Era Destino, non potevamo farci niente" si erano consolati. Ma entrambi erano pieni di rimorso.

Un pomeriggio la nave del Capitano, La White Virgin, apparve nel Porto.
Si imbarcarono con loro.
Spiegarono tutta la storia, la vera identità di Dimitri, ovvero Alice; la vera identità di Debora, di Whilliam e il ruolo che ebbe Andrew in tutta quella storia.

I pirati accettarono Alice come Capitano, pur essendo una donna. Dopotutto era stata lei a guidarli fin lì e a questo punto il sesso non contava nulla.
Rimase con loro per qualche tempo, poi li abbandonò.

Lasciò tutto. La nave, la sua ciurma e Whilliam.
Lui non provò a fermarla. Per quanto potessero amarsi, si facevano male l'un l'altra.
Ogni volta che si guardavano, tornavano in mente i ricordi della Grotta, di Debora, di Andrew, della Vergine e di Nhadine.
Si fece lasciare al porto dove trovò Whilliam la prima volta.
Fu il moro a prendere in mano la nave e fu un degno Capitano per altri dieci lunghi anni, fino a che anche lui non decise di dimettersi.
Le loro cicatrici sbiadirono e dopo qualche tempo svanirono del tutto, come se non fossero mai esistite.




Dieci anni dopo.
Una donna, bella e distinta,con il vestito più femminile che possa esistere sulla Terra,  passeggia per il mercato della tranquilla cittadina, per mano a una bambina di dieci anni, con capelli neri e occhi azzurri.
-Mamma, mamma! Voglio quell'orsetto!- dice la bambina.
-Va bene, ma non urlare- le risponde amorevole la madre.
Adesso la bambina è contenta e stringe tra le braccia il suo nuovo orsetto.
Ci sono molte persone che salutano la donna, conosciuta per la sua gentilezza e simpatia.

Porta la bambina a giocare nella piazza con gli altri bambini, mentre lei si accomoda su una panchina non poco distante.
Un uomo, alto, bello e ben vestito le si siede accanto, alzando il cappello in segno di saluto.
-E' un po' che non ci si vede, eh Alice?- le dice il Signore.
-Già. Ti trovo bene, Whilliam-
La bambina la saluta da lontano, mostrandole l'orsetto.
La donna le fa un cenno e le sorride.
-Quella ... ?-
-Si, è nostra figlia. Volevo avvertirti, ma non sapevo come rintracciarti visto che eri impegnato a fregarmi il posto di Miglior Pirata- spiega la donna.
-Vedo che per quanto femminile tu possa apparire, sei ancora il maschiaccio di cui sono innamorato- dice l'uomo.
-E tu sei il solito mozzo che amo. Non è cambiato nulla-
-Già-

Il vento autunnale risuona nella piazza e muove le foglie.
Il ridere dei bambini si propaga nelle vie della tranquilla cittadina e lascia una scia di felicità e di spensieratezza.
L'uomo e la donna, sono ancora lì, su quella panchina, a raccontarsi le storie di quei dieci anni passati lontani l'uno dall'altra.







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Spazio Autrice.
Ed eccoci qui, alla fine dell'ultimo capitolo.
Spero che vi sia piaciuta e che continuerete a seguirmi.
Mi sono divertita molto a scrivere questa avventura di Alice e ora che finisce, mi viene da piangere.
Credo che in qualche modo sono cresciuta con questa storia.
Un saluto e un GRAZIE gigantesco a tutti quelli che hanno seguito fino alla fine l'avventura del Capitano e dei suoi amici.
Grazie ancora,
MartaAka97


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