Ultimate Pokémon

di Breakass123
(/viewuser.php?uid=134605)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Il sogno ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Il primo pokémon ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Un altro sogno ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: La Resistenza ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Il sogno ***


Luce. Fortissima luce. Un bagliore accecante. Non riesco a vedere niente. C'è una strana figura in lontananza. Non vedo nulla. Ero confuso, non sapevo dov'ero, non sapevo che fare. Rimasi lì, a capire chi era quella figura in lontananza che mi fissava. Ma non riuscivo a vedere niente. Allora decisi di parlare:
"Chi sei?" domandai a voce bassa, non so perché. Una voce possente mi rispose:
"Io sono l'Ultimo Pokémon.". Allora quell'essere è un pokémon! pensai.
"Che cosa vuoi da me?" dissi, leggermente incuriosito.
"Tu sei la leggenda." disse quella voce. Ma io non capii.
Il bagliore sparì, La luce se ne andò...


Riuscì ad aprire gli occhi. Ero in camera mia, la camera della mia casa a Duefoglie. Che razza di nome per una città! ho sempre detto. Mi alzai dal letto con la coperta di Piplup, che ho da quand'ero bambino. Scesi di sotto. Mia madre non c'era, ovviamente. Come al solito doveva andare via presto perché lavorava. Feci una veloce colazione, poi tornai di sopra a lavarmi e vestirmi. Il mio abbigliamento era il solito: jeans blu, scarpe blu, t-shirt bianca con in basso strisce azzurre, sotto ad una camicia a giromaniche blu scura. E come tocco di classe, il mio solito cappello, tipo Michael Jackson, azzurro e bianco.
Prima di andare, mi guardai allo specchio. Vidi un bel ragazzo, alto un metro e ottanta, capelli folti azzurri e occhi celesti. Tutti dicevano che avevo preso da mio zio, e in effetti gli assomigliavo molto. Mi sono sempre chiesto, però, chi era mio padre. Mia madre non me lo voleva dire, non sapevo il perché.
I miei pensieri si spezzarono a causa del rumore della televisione, che era rimasta accesa tutta la notte. In quel momento trasmettevano lo stesso messaggio che Mewtwo aveva lasciato ieri sera. Quello sui terroristi.
"Compagni della terra! È il vostro presidente che vi parla. Ho deciso di dare questo comunicato per annunciarvi che ci sono stati degli attacchi terroristici nelle regioni di Hoenn e di Jotho. C'è da pensare che possano raggiungere anche Kanto e Sinnoh. Gli attacchi sono stati eseguiti da un'associazione terroristica, che si fa chiamare 'la Resistenza'. Questi individui sono molto pericolosi. Se per caso avete il sospetto che qualcuno che conoscete sia un membro di questa organizzazione, saremo lieti di accogliere la vostra denuncia. Potete farla nelle rispettive basi dell'MEP. Detto questo, vi pregherei di fare attenzione.
Il vostro presidente e signore della terra, Mewtwo."
Sinceramente, io non l'ho mai definito il mio signore. Non se si è preso la nostra terra con la forza. Diceva sempre che era per il nostro bene, o che grazie a lui il mondo avrebbe raggiunto il suo scopo.
Tutte balle. Non abbiamo bisogno di lui!
Mentre uscivo dalla stanza, sentii il rumore di passi che salivano le scale velocemente e che si avvicinava alla stanza in tutta fretta. Avevo già capito chi era.
"Allora?? Sei pronto?? Cavolo, quanto sei lento!"
Tutti in città sapevano che Barry era un ragazzo alquanto irrequieto. Non stava fermo un momento, andava sempre di fretta, come se stesse perdendo l'autobus. Eppure, alla Scuola per Allenatori, era il primo della classe. Ma non per la sua bravura; tanto il fatto che non si arrendeva mai. Se perdeva, continuava ad allenarsi, a migliorarsi, e così faceva se continuava a perdere. Quando vinceva, però, non si fermava, ma continuava ad allenarsi, perché voleva essere imbattibile. E anche se diventerà imbattibile, probabilmente non smetterà mai di allenarsi. Il Diploma dell'Allenatore se lo meritava.
"Forza, Gabe! Faremo tardi!" disse in modo molto frettoloso, come sempre.
"Uno, mi chiamo Gabriel, e lo sai che non mi piace essere chiamato Gabe perché mi ricorda il gabinetto:" gli dissi. "e due, faremo tardi per cosa?"
"Ma come 'per cosa'? Ora abbiamo il Diploma! Quindi siamo allenatori a tutti gli effeti!" disse Barry entusiasta. Il suo più grande sogno era diventare l'allenatore più forte di tutti i tempi. Quel Diploma per lui significava l'inizio di quel sogno.
"Quindi" continuò "ora che siamo allenatori ci spettano di diritto dei pokémon! E so che a Sabbiafine c'è un tizio, che chiamano prof. Rowan, che dà gratuitamente pokémon ai giovani allenatori! Non dobbiamo fare altro che andare al suo laboratorio di Sabbiafine!"
La sua idea non era del tutto sbagliata. Alla Scuola per Allenatori ci hanno detto che esistono quattro grandi scienziati di pokémon: il prof. Oak, il più bravo e l'inventore del PokéDex,, che sta a Kanto; poi c'è il prof. Elm, che abita a Jotho; il prof. Birch invece sta a Hoenn; e qui, a Sinnoh, abbiamo il prof. Rowan. Visto che studiano pokémon, per eseguire i loro studi spesso catturano alcuni esemplari che utilizzano come cavie, e qualche volta capitava che alcuni esemplari li regalavano a giovani allenatori.
Io e Barry scendemmo da casa mia, per avviare sulla strada che chiamano Percorso 201. A bloccarci la strada c'era ciò che alla Scuola ci avevano insegnato di stare alla larga se non si possiede un pokémon: l'erba alta.
Mi sono sempre chiesto perché dovevamo stare lontani dall'erba alta. Alcuni pokémon vivono anche al di fuori di essa. Ma alla Scuola ci hanno detto che i più pericolosi e aggressivi preferiscono vivere nell'erba alta, perché c'è più possibilità di sopravvivenza, visto che c'è della selvaggina più abbondante. Quelli che vivono al di fuori, invece, sono meno aggressivi e non hanno bisogno di vivere nell'erba perché riescono a trovarsi il nutrimento autonomamente.
"Barry, lo sai che non possiamo passare nell'erba alta." gli dissi, cercando di fermarlo poiché era pericoloso. Le persone che vengono attaccate dai pokémon selvatici nell'erba alta sono incredibilmente aumentate, da quando Mewtwo è il presidente.
"Andiamo, Gabe!" mi disse, sapendo che non sopportavo il nome Gabe, ma lo usava comunque per stuzzicarmi: "Non correremo nessun rischio! Ho un piano: se per ogni passo rischieremo di incontrare un pokémon, allora ad ogni passo dobbiamo cambiare direzione, così non ne incontreremo nessuno!"
"Lo sai che questa tua teoria non ha nessuna logica?"
Barry sbuffò: "Devi sempre fare il sapientone! Sta a guardare..."
Barry si allontanò di molto: "Pronti? Partenza..."
Iniziò una corsa sfrenata: "VIAAA!!!!"
"FEEEEERMI!" urlò una voce sconosciuta. Sembrava la voce di un vecchio. Barry si fermò di colpo. Ci girammo in direzione della voce.
A noi si avvicinò un uomo abbastanza anziano, a vista avrei detto sessant'anni, con un camice da dottore, una folta barba e dei capelli bianchi.
Il prof. Rowan?

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2: Il primo pokémon ***


Tra i quattro scienziati pokémon che conoscevo, avrei detto che il prof. Rowan è il più lunatico. Spesso inizia a parlare con se stesso, senza accorgersi che ci sono persone che gli stanno attorno. Amava prendere dei giovani apprendisti, forse perché è troppo anziano per viaggiare da solo. Comunque è uno scienziato da rispettare, anche perché lui ha perfezionato il sistema del PokéDex, permettendo di confrontare il sesso di una specie pokémon.
Il prof. Rowan avanzò verso di noi, con tutta calma. Barry stava per buttarsi nell'erba alta, rischiando di essere aggredito da un pokémon.
"Ragazzo! Sei diventato matto?" disse il professore, rivolgendosi a Barry. La targhetta con il suo nome, plastificato e appeso sulla sinistra del suo camice, luccicava alla luce del sole.
"Cosa? No signore... Cioé... Io..." Barry sembrava molto turbato. "Volevo soltanto arrivare a Sabbiafine per parlare con il prof. Rowan...".
Non l'ha capito che ce l'ha davanti?
"Ma non puoi andare nell'erba alta così impreparato!" gli rammentò il professore. "Ragazzi, a voi servono dei pokémon.".
Barry aveva ragione. Il prof. Rowan era di animo generoso, come tutti gli scienziati di pokémon.
Poi, il professore si allontanò di poco, e iniziò a parlare da solo:
"Dovrei dar loro dei pokémon? Ho il diritto di cambiare i loro destini? Chi sono io per poterlo!"
Poi tornò. "Professore, noi comunque volevamo venire a Sabbiafine proprio per parlarvi di questo." gli dissi. "Vedete, noi da poco abbiamo ricevuto il Diploma dell'Allenatore, quindi siamo degli allenatori a tutti gli effetti. E ci chiedevamo..." Esitai un pò. "Ecco... ci chiedevamo se voi avete dei pokémon da prestarci."
Il professore ci guardò a lungo. Poi parlò Barry: "Su via, professore! Voi siete uno scienziato, giusto? Quindi avete con se una marea di pokémon. E allora che vi costa regalarci dei piccoli pokémon?"
"Non hai tutti i torti, ragazzo." disse Rowan. "Tuttavia, dovete dimostrarmi che siete davvero responsabili e siete capaci di avere con sé dei pokémon. Ricordatevi che non sono soltanto strumenti di lotta: sono anche compagni fedeli, e amici che non vi tradiranno mai, nemmeno dopo mille sconfitte. Siete pronti?"
"Professore!" urlò una voce femminile venire dal Lago Verità. Una figura si avvicinò con passo sicuro. Era una ragazza, poco più bassa del professore. Capelli lunghi e neri, con un cappello invernale. Era giovane. Aveva una giacca invernale fucsia a maniche lunghe, stranamente le gambe erano scoperte. Aveva delle bellissime gambe. E il tutto confinava con degli stivali marroni, abbastanza chiari.
Era un periodo che a Sinnoh faceva molto freddo, nessuno sapeva il perché. Io riuscivo a sopportarlo, ma si vede che non tutti sono come me. Barry, ad esempio, si porta sempre la sua sciarpa verde con se. Lo considera un 'porta fortuna'.
"Professore," disse la ragazza, arrivata da Rowan. "si è dimenticato la sua valigia."
"Ah, Lucinda! Grazie!".
Lucinda...
Sentii delle strane fitte alla pancia quando si avvicinò. Non sapevo spiegarmele. Era come se la sua presenza mi emozionava.
Sono innamorato? O magari è solo una cotta?
"Ah, scusate, non mi sono presentata." disse lei, in modo molto educato.
Si avvicinò a me. Le fitte aumentavano. Ma riuscii a controllarmi.
"Piacere, Lucinda".
"Ciao! Io sono Barry e lui è Gabe!" disse Barry. Le fitte sparirono. In quel momento volevo soltanto strozzarlo.
"Chiamami Gabriel." le dissi, prima che mi avrebbe chiamato Gabe a vita.
"Ok, Gabriel!" mi disse. Le fitte tornarono. A rompere quel momento fu Rowan.
"Dunque, ora che sei qui anche tu possiamo parlare. Dunque, che stavamo dicendo?" il professore rifletté per un istante. "Ah sì, i pokémon! Ok, vi affiderò dei pokémon!"
"C-Cosa?" disse Lucinda, stupefatta. "Professore, non le sembra un pò prematuro affidargli dei pokémon?"
"Non ti preoccupare, Lucinda. Ne avrai uno anche te. Ricordatevi comunque che dovete trattarli come dei vostri alleati fidati. I pokémon sono vostri amici!"
Era quasi come un tormentone per me. Da quando ero piccolo mi hanno sempre detto di trattare i pokémon con gentilezza, e me l'hanno ripetuto fino allo sfinimento. Dopo tanti anni me lo sono imparato, e la Scuola per Allenatori mi aveva dato l'esperienza e la preparazione che mi servivano. Ero pronto. Mi sentivo pronto. Ma ero anche incredibilmente terrorizzato.
Sono davvero pronto?
"Che cos'hai, giovanotto?" mi chiese Rowan. Mi ero come pietrificato, senza nemmeno accorgermene.
"Cosa? Ah, no niente. Pensavo soltanto ad una cosa." risposi, molto ansiosamente. "Senta, professore, io... Ecco... Non so se sono veramente pronto per questo."
Barry si girò di scatto. "Ma che diavolo stai dicendo?" mi urlò. "Gabe, da quando eravamo piccoli sognavamo di diventare allenatori. Abbiamo sognato insieme, e per realizzare quel sogno abbiamo fatto la Scuola per Allenatori. Dopo tanti anni, finalmente, abbiamo l'occasione di cogliere l'attimo e tu che fai? Ti tiri indietro?"
Barry non aveva tutti i torti. Da quando ero bambino, guardando le sfide tra gli allenatori in televisione, ho sognato di diventare come loro. Avevo Rosso come fonte di ispirazione, ascoltando alcune leggende metropolitane. Mi ero innamorato di quelle leggende, e avevo deciso che anche io volevo diventare come lui. Diventare una leggenda!
"Barry, hai ragione!" gli dissi. "Come ho fatto ad esitare? Questo è il mio sogno! Il nostro sogno! E voglio cogliere l'attimo!"
"Carpe diem!" disse Barry.
"Bene, ragazzi," disse poi il professore. "ora che vi siete chiariti possiamo passare al sodo. Lucinda! La valigetta."
La ragazza, esitando un pò, passò la misteriosa valigetta a Rowan. Il professore l'appoggiò all'avanbraccio in posizione orizzontale, parallela al terreno, come se l'appoggiasse ad un tavolo. E poi aprì la valigetta.
All'interno c'erano tre sfere, uguali fra loro: erano per metà rosse e per metà bianche, ed erano divise da un anello d'acciaio, con in mezzo uno strano pulsante.
Le PokéBall!
Alla Scuola ci avevano preparato anche su questo: una volta i pokémon venivano portati a spasso dagli allenatori. Poi, per comodità, fu inventata una piccola "casa" tascabile. Crearono così una capsula, grande quanto una pallina da tennis, che con una complessa tecnologia riusciva a minimizzare i pokémon e a tenerli chiusi nella capsula, che da allora fu chiamata PokéBall.
Rowan teneva quella valigetta aperta, davanti a noi. Io, Barry e Lucinda eravano bloccati dalla visione di quelle PokéBall. Io ne avevo già vista una, ma non avevo mai posseduto una PokéBall con all'interno un pokémon. Le fitte erano ancora più forti, ma non più per Lucinda ora.
"Allora?" disse il professore. "Che cosa state aspettando? Scegliete il vostro pokémon! Quello alla vostra sinistra è di tipo Erba, ed è una piccola tartaruga di nome Turtwig. Quello al centro, invece, è di tipo Fuoco ed è una simpatica scimmietta di nome Chimchar. Quello a destra, infine, è il tipo Acqua ed è il pinguino Piplup. Tocca a voi scegliere!"
La scelta non era molto vasta, ma non fa niente. Già da quando eravamo piccoli avevamo delle preferenze: io preferivo il tipo Erba, mentre Barry il tipo Fuoco. Così presi la pokéball a sinistra, quella con Turtwig. Barry, come mi aspettavo, prese quella al centro, ovvero Chimchar. Lucinda, per esclusione, dovette prendere la PokéBall con Piplup.
"Ottimo!" disse Rowan. "Ora che avete i vostri pokémon non esitate ad allenarli! Se mi volete, io sono al laboratorio a Sabbiafine. Conoscete la strada per Sabbiafine, no?"
Io e Barry non rispondemmo. Eravamo ancora pietrificati.
"Vabbene, come non detto! Ci vediamo!" Poi, il professore si rivolse a Lucinda "Lucinda, vieni con me?"
"Certamente, professore!" rispose la ragazza. I due se ne andarono. Sul Percorso 201 rimanemmo soltanto io e Barry.
Dopo pochi secondi i nostri sguardi si incrociarono. Già c'eravamo capiti.
"Stai pensando a quello che penso io?" disse Barry.
"Ovvio..." risposi. Impugnai fortemente la PokéBall. Barry fece altrettanto.
Iniziano le danze!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3: Un altro sogno ***


Dopo la lotta con Barry, decidemmo di tornarcene nelle nostre case per riposare. Avevamo passato una lunga giornata, piena di sorprese. Finalmente, dopo tanto aspettare, avevo ottenuto ciò che mi spettava di diritto, che mi avrebbe aiutato a raggiungere il mio sogno.
Il mio primo pokémon!
Stringevo quella PokéBall nella mia mano. Avevo finalmente un pokémon tutto mio. Ero diventato un allenatore. Era il mio sogno da quando ero bambino, e si era appena realizzato. Ero felicissimo.
Mi trovavo di fronte la porta di casa. Aprì la porta, e dentro ad aspettarmi c'era mia madre. Aveva l'aria preoccupata.
"Dove sei stato?" mi disse. "Stavo in pensiero per te!"
"Non preoccuparti, mamma!" le dissi io. Visto che ero l'unica figura maschile nella famiglia, non poteva succedermi niente, poiché tutto dipendeva da me. Ecco perché mia madre era sempre preoccupata.
"Ti devo raccontare una cosa incredibile!" continuai. Mi sedetti al tavolo della cucina, assieme a mia madre. Le raccontai di quello che era successo, del professor Rowan, del pokémon e dello scontro con Barry. Naturalmente, sorvolai sull'incontro con Lucinda.
Quando finii di parlare, lei mi guardò stupita. Non se l'aspettava nemmeno lei che mi potesse accadere una cosa del genere, tutto in un colpo. Poi le dissi: "Ti piacerebbe vedere il mio nuovo pokémon?"
Lei annuì con la testa. Presi la PokéBall e premetti il pulsante al centro della capsula, e questa si aprì. Dalla sfera, uscì una palla luminosa che cadde velocemente per terra. In men che non si dica, la palla si ingrandì di colpo e il bagliore svanì. Al suo posto c'era una specie di tartaruga, con il piccolo guscio marrone e le zampette verdi. La testa verde era molto grande, e aveva una fogliolina sul capo.
"Mamma," dissi io. "questo è Turtwig!"
Il pokémon si avvicinò a mia madre, anusandole le caviglie. Poi si sedette a mò di cane e la fissò.
"Oh, Gabriel..." parlò finalmente mia madre. "Sono così fiera di te!"
Poi corse da me ad abbracciarmi, e io non potevo fare altro che ricambiare. Sentii che singhiozzava, segno che stava piangendo. Dopo un po' mi lasciò andare, e si asciugò le lacrime.
"Sono felicissima per te! Sembra ieri che giocavi con i pupazzetti dei pokémon... E adesso sei un allenatore!" Ricominciò a piangere. Mi sentii un po' imparazzato in quel momento. Smise dopo pochi secondi. "Dobbiamo assolutamente ringraziare il professore per il pokémon!" disse lei.
"Sai una cosa? Lo ringrazio io da parte tua, non c'è bisogno che vieni!" le dissi. Volevo evitare brutte figure. "Ma questo domani, ora sono un po' stanco e vorrei dormire."
"Va bene, ti capisco. Buon riposo, tesoro!".
Mi avviai al piano di sopra, in camera mia. Mi misi sul letto, assieme al mio Turtwight. Avevo deciso di tenerlo fuori dalla PokéBall, quand'era possibile. Mi stesi sul letto e appoggiai la testa sul cuscino. Lentamente, chiusi gli occhi.


L'oscurità. Un immenso buio si spalancava davanti a me. Niente luci, solo buio. Non riuscivo a vedere nemmeno le mie mani. Camminai nel vuoto, in cerca di qualche appoggio. Ma niente. In quel buio c'ero solo io.
D'improvviso, riuscì a scrutare una strana figura in lontananza. Non riuscivo a vedere bene chi era o che cos'era. Ma capivo che si stana avvicinando a me. A passo lento. Si avvicinava sempre di più, ma io continuavo a non vederlo bene. Ad un certo punto si fermò di colpo. E mi fissò intensamente. Quella figura era ofuscata.
Ma com'è possibile?
All'improvviso, la figura si girò e se ne andò. Sempre molto lentamente. E io capii che era arrivato il momento di andarmene. Così mi girai e...
"Ciao, Gabriel." mi disse Mewtwo.


Mi svegliai di colpo, gettando un urlo. Ero totalmente sudato, e respiravo affannosamente. Mi sembrava addirittura di essermela fatta addosso.
No, è solo sudore per fortuna!
Anche Turtwig, che stava dormendo ai miei piedi, si svegliò a causa mia. Egli aveva già capito tutto, così si avvicinò e mi leccò la mano cercando di tranquillizzarmi. Era incredibile come i pokémon possano essere così comprensivi.
Mi sedetti sul letto, guarando l'ora sulla sveglia aforma di Pikachu: erano ancora le cinque e mezza del mattino. Oramai ero sveglio, quindi era inutile rimanere sul letto. Mi alzai e mi avviai nel bagno per potermi fare una doccia. Sotto l'acqua fresca che mi bagnava la testa, ripensai al sogno di quella notte. Era come se Mewtwo fosse entrato nella mia testa, divertendosi a terrorizzarmi. Lui ne era capace. Non era un pokémon comune. Si dice che sia una specie di mutante, geneticamente modificato, e reso potentissimo. Era il pokémon più forte del mondo.
Non mi accorsi che stavo sotto la doccia da mezz'ora. Chiusi l'acqua e mi asciugai di fretta per poi vestirmi. Mia madre se n'era già andata, come sospettavo. Scesi assieme al mio Turtwig per fare colazione. Alla Scuola per Allenatori c'avevano insegnato che un pokémon mangia cose diverse a seconda del tipo. Quelli di tipo Erba, come il mio pokémon, mangiano molti insetti. Ma non avevo insetti a portata di mano, così gli diedi dei cereali, pensando fosse la stessa cosa. Finita la colazione, uscii di casa per fare una passeggiata e poter allenare Turtwig. Lo feci combattere con molti pokémon selvatici, trovabili nell'erba alta. Lentamente, sentivo che il mio pokémon diventava sempre più forte. Dopo un paio d'ore di allenamento vedevo che era esausto, così tornammo a casa e gli feci il bagnetto.
Anche i pokémon hanno bisogno d'igiene!
Senza rendermene conto erano passate già cinque ore da quando mi sono svegliato. Visto che avevo tempo libero, decisi di andare a Sabbiafine per poter ringraziare il professore. Lasciai Turtwight fuori dalla PokéBall, sentivo che il nostro legame era più forte se era libero. Mi avviai per il Percorso 201, e il mio pokémon mi seguiva allegramente. Mentre camminavo, pensavo al sogno. Era troppo strano. Un altro sogno strano. Non era soltanto una coincidenza, me lo sentivo. Dovevo approfondire.
Senza rendermene conto, ero già arrivato a Sabbiafine. Per fortuna, è molto vicino a Duefoglie. La città sembrava un piccolissimo villaggio turistico: l'ambiente era caldo ed accogliente, e le persone simpatiche e disponibili. Nella città c'erano poche case, il Centro Pokémon, il Pokémon Market e il laboratorio del professor Rowan. A sud della città c'è una splendida spiaggia, con un perenne sole estivo. Non c'erano strade, ma solo prati verdi. Era un luogo bellissimo!
Io entrai nel laboratorio del professor Rowan. All'interno era un'unica grande stanza, molto spaziosa. Sui muri vi erano appoggiati strani macchinari e scrivanie zeppe di fogli con numeri e calcoli incomprensibili. Il professore si trovava in fondo alla stanza, e stava discutendo con un suo collega in camice bianco. Mi vide arrivare.
"Gabriel!" mi disse Rowan, venendomi incontro. Mi strinse la mano, e io feci altrettanto.
"Vedo che ti porti a spasso il tuo pokémon! È una cosa lodevole!"
"Grazie, professore!" gli dissi.
"Senti, giovanotto." continuò lui. "Vorrei che mi aiutassi per un progetto."
"Quale progetto, professore?"
"Aspetta qui!" E poi se ne andò a cercare qualcosa, tra i tanti fogli su una delle scrivanie. Dopo un po', tornò con uno strano aggieggio in mano, che non riuscivo a descrivere.
"E quello che cos'è?" chiesi al professore.
"Questo, giovanotto." mi disse lui. "Questo è il PokéDex!"

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4: La Resistenza ***


Il PokéDex?
Ne avevo sempre sentito parlare, ma non ne avevo mai visto uno. È una specie di enciclopedia elettronica, che registra automaticamente nel suo sistema tutti i pokémon visti. Se vengono catturati, offrono informazioni sui pokémon più dettagliati. È stato inventato dal professor Oak, di Kanto, e ogni volta sempre più perfezionato.
Quello che aveva in mano Rowan era l'ultima versione, quella più fornita. E voleva darlo a me.
"Ma state scherzando, professore?" chiesi io. Non ero sicuro che stesse facendo seriamente, ma lo capii quando il professore annuì con la testa. Non esitai e presi il Dex dalla mano del professore.
"Grazie mille, professore!" dissi io.
"E di che cosa, figliolo?" mi disse Rowan. "Anzi, dovrei ringraziarti io per aiutarmi in questo progetto! Vedi, quando ero giovano andavo in giro per il mondo alla ricerca di nuovi pokémon, ma non sono mai riuscito a vederli tutti. Ora sono vecchiom e ho abbandonato da tempo quel sogno. Ma ora che ci siete tu e Barry, potrete dare una svolta alla mia vita, ed anche alla vostra!"
Poi il professore si avvicinò a me e mi guardò fisso negli occhi. "Gabriel, voglio che tu finisca quel sogno!"
"Professore, lei è veramente sicuro che io sia la persona adatta per questo progetto?" chiesi io.
"Naturalmente! Ho visto il tuo sguardo, era il mio stesso sguardo quando ero un giovane allenatore come te: è lo sguardo di uno che non si vuole arrendere, che è determinato a tutto, e che otterrà tutto ciò che vuole! È lo sguardo di un vero allenatore!"
Non sapevo cosa dire. Rimasi in silenzio per qualche momento, poi gli dissi: "Grazie, professore! Le prometto che non la deluderò!"
"Ne sono sicuro, Gabriel!" rispose Rowan.
Dopo i saluti, uscii dal laboratorio. Lì c'era Lucinda, fuori alla porta. Quelle strane fitte tornarono.
"Ciao, Gabriel!" mi disse lei. Ero un momento imbarazzato. Poi presi coraggio e iniziai a parlare.
"Ciao, Lucinda! Che ci fai qui?"
Ma poi lei cambiò discorso. "È un PokéDex, quello che hai in tasca?"
Il Dex era abbastanza grande, e non c'entrava tutto in tasca. Così una parte usciva fuori, ed era abbastanza visibile.
"Ecco... Sì... Perché?" risposi a Lucinda.
Lei, all'improvviso, si fece tutta rossa. Sul suo viso si era formato un volto di rabbia.
"Scusami un attimo..." mi disse Lucinda, e poi entrò nel laboratorio. Rimasi fuori, cercando di capire che si dicevano. Riuscivo soltanto a sentire lei sbraitare contro il professore, e lui cercava di calmarla. Probabilmente se l'era presa perché avevo il PokéDex, mentre a lei non l'aveva ancora affidato.
Ma come si può trascurare un proprio allievo, e lodare invece uno sconosciuto?
Rowan era un tipo strano. Si dimenticava spesso di molte cose, trascurava la famiglia e non aveva amici. Eppure, raramente si trovava al laboratorio. Uno scienziato pokémon non esce mai dal proprio laboratorio, soltanto per poter studiare pokémon sul campo, ma poi torna dopo massimo tre ore. Lui, invece, stava fuori per giorni, alcune volte anche settimane. Era come se lui facesse qualcos'altro, oltre a fare lo scienziato.
Lucinda uscì soddisfatta dal laboratorio. Aveva in mano un altro PokéDex. Si vede che era riuscita a convincere il professore. Se ne andò subito a casa sua, senza neanche salutarmi. Uscì anche il professore.
"Devo scusarmi per il comportamento di Lucinda. Lei è ancora una ragazzina: vuole tutto e subito!" mi disse Rowan.
"Non si preoccupi, professore!" dissi io. "Ora devo tornare a casa, arrivederci!"
Anche il professore mi salutò. Tornando a casa, pensai al professore. Era un tipo troppo misterioso, chiuso e asociale. Spesso stava fuori dal laboratorio senza dire niente a nessuno, e torna dopo giorni e giorni.
Mi sentivo che stava nascondendo qualcosa, e avevo intenzione di scoprire cosa.
Decisi allora di indagare. Andai a casa e mi riposai per bene, e il giorno dopo andai a Sabbiafine. Il professore non c'era. Chiesi, allora, agli abitanti del luogo se sapevano qualcosa. Loro però non sapevano dove andasse e cosa facesse. Nemmeno i suoi familiari. Questo non mi aiutava molto. Così decisi di farmi dare dai suoi familiari le date in cui Rowan era in viaggio. Presi appunti e tornai a casa per fare qualche ricerca su internet. Magari in quelle date sono successi degli eventi che possono essere collegati al professore.
Mettendo una data, dal database del motore di ricerca uscì in testa una notizia riguardante una rivolta nei pressi di una base del MEP di Giubilopoli, a Sinnoh. Inserendo un'altra data, uscì un'altra notizia riguardante l'aggressione ai danni di alcuni soldati del MEP nei pressi del Percorso 210, sempre qui a Sinnoh. In ogni data che inserivo nel motore di ricerca, usciva sempre qualche notizia riguardante dei danni al MEP. Tutte date in cui Rowan era assente.
Ho capito!
Mi diressi, così, al laboratorio, in attesa che il professore tornasse. Dopo un lungo lasso di tempo, Rowan entrò dalla porta del laboratorio. Era sorpreso di vedermi.
"Gabriel! Che ci fai qui? Credevo che stessi in giro a provare il nuovo PokéDex!"
"Lo so, professore." gli dissi. "Ma le devo parlare di una cosa importante."
Rowan mi guardò in modo perplesso. Non sapeva di che cosa stessi parlando, ma presto l'avrebbe scoperto.
"Va bene!" si limitò a rispondere il professore.
Iniziai a camminare avanti e indietro, come se fossi un detective che stava per risolvere il caso. "Sa, professore, un bravo scienziato pokémon è sempre al laboratorio per fare le sue ricerche. Raramente esce fuori per fare ricerce sul campo, ma se lo fa ci rimane giusto giusto qualche oretta per poi ritornare. Lei, invece, sta fuori addirittura per giorni, e alcune volte mi hanno detto anche per settimane intere! Però, questo soltanto in determinati periodi. E, guarda caso, in tutti quei periodi in cui lei era assente è successo qualcosa."
Vedevo il professore che iniziava a guardarmi impaurito.
"È successo qualcosa... al MEP."
Il professore iniziò ad innervosirsi. "Basta con queste scemenze!" mi urlò contro il professore. "Stai dicendo un mucchio di idiozie!"
"Si sbaglia professore. E lo sa perché? Perché io so chi è lei..."
Mi avvicinai all'orecchio del professore.
"Lei è un membro della Resistenza." gli sussurrai. Poi mi staccai e lo guardai con un sorrisetto di soddisfazione. Rowan non parlò, probabilmente perché sapeva che avevo ragione io.
"E adesso cosa hai intenzione di fare, visto che lo sai?" mi chiese il professore. "Vuoi ricattarmi? O vuoi direttamente denunciarmi al MEP?"
"Niente del genere, professore." gli risposi. "Io da lei voglio solamente una cosa."
Mi avvicinai ancora una volta al professore, questa volta viso a viso. E gli dissi:
"Voglio farne parte anch'io!"

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=733292