La Maison Burlesque

di Envy99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Precious Papillon ***
Capitolo 2: *** Look for you ***



Capitolo 1
*** Precious Papillon ***


Mmmh...mamma mia, non mi convince per niente!
Premetto che io amo il burlesque...almeno sapendolo non mi scambierete per una malata o non penserete che vivo al Moulin Rouge! XD
Spero vi piaccia, buona lettura!
P.S. oooh! Basta EdxRoy! Sono troppe! C'è crisi di ExE!!!


Respiro profondo e via! Come quando si deve fare un tuffo nell'acqua gelata della piscina.
Attorno a me si erge un quartiere singolare, non so se al mondo ce ne siano altri simili a questo. L'atmosfera è giocosa e ci sono luci ovunque, sembra Las Vegas.
La cosa che mi ha stupito di più però, non sono i night che si possono trovare a due metri di distanza l'uno dall'altro per tutto il quartiere, non è la gente che se ne va per la strada con, diciamo con una concezione molto personale di ciò che vuol dire "vestito", non sono nemmeno le richieste osè che mi vengono poste con una media di dieci volte all'andata e dieci al ritorno, no.
A stupirmi sono state due cose:
tutti lo trovano normale, e tra tutti quelli che esercitano i vari mestieri che qui vanno per la maggiore, sembra esserci una forte solidarietà.
Inoltre, nulla è volgare. O meglio, nulla supera una certa soglia di volgarità.

Ok, non fraintendetemi.
Dopo essermi trasferito, ho scoperto che per accorciare la strada, guarda caso, dovevo passare da questo amabile postribolo, avrei perso il treno altrimenti.
Inizialmente prendevo davvero un respiro profondo prima di varcare la soglia che divide, come con una linea, la città da questo posto.
Non sono mai stato bigotto, ma non pensavo che la realtà potesse cambiare così radicalmente in un singolo quartiere.
L'atmosfera sa proprio di Moulin Rouge.
Apparte i negozi che vendono merce "particolare", ci sono locali in cui si può con facilità passare una notte con una bella donna, ma la cosa più sorprendente è che qui nessuno è costretto a fare quello che fa. Io avevo un'immagine molto diversa della prostituzione, anche se qui usare questa parola non è contemplato. Insomma, dov'è il tizio che, per i suoi bassi fini, costringe povere ragazze a fare cose indicibili? Mi aspettavo di trovarne ovunque, ma semplicemente non ci sono.
Per curiosità, ho chiesto spiegazioni al barista che gestisce uno dei locali, quello che sembra più normale e che, a offerte, si ferma al cibo ed alle bevande.
Apparte il suo aspetto discutibile, e le svariate volte che mi si è riferito con "tesoro", non è una cattiva persona.
Dalle sue parole ho capito che, in un modo un po' contorto, tutti quelli che abitano e lavorano qui, fanno parte di una grande famiglia. Tutti si aiutano ed il primo che crea problemi viene sbattuto fuori.

-Teeesooorooooo!!!- esulta per l'ennesima volta vedendomi entrare.
Tornando dall'università sono sempre affamato. Se non puoi batterli unisciti a loro, così ho iniziato a fermarmi qui sulla strada di casa.
I saluti sono sempre molto calorosi, per non dire altro.
Il suo fisico è massiccio, ma si tiene in forma e ha dei muscoli spaventosi, il tutto è però annullato dagli abiti lilla o rosa svolazzanti che indossa. Capelli corti, basette eccentriche, rossetto rosso e trucco vistoso, non mi stupisco che sembri così attratto da me.
-Vieni da Mr.Garfiel tesoro! Ho preparato il solito proprio come piace a te!- mi fa sedere cinguettando e mettendomi in imbarazzo.
-Scusi, ma si comporta così con tutti i clienti?- domando guardandolo storto, anche se ormai mi sto abituando a questo trattamento.
-Solo con quelli carini tesoro!- esclama malizioso.
Sono sicuro che mi sta squadrando da capo a piedi ora che sto uscendo col pranzo in mano in un sacchetto.
Lo sento, sento il suo sguardo piantato sul mio culo!
Una cosa è certa però, mi ha tranquillizzato prendendosi la briga di spiegarmi come funziona la vita qui.
Oltre a chi vende il suo corpo per soldi, c'è anche chi si limita allo streaptease o a spettacolini succinti, ma effettivamente tutti lo fanno perchè lo vogliono fare. E' una scelta, ed è questo che mi lascia più sbigottito ma, fino a che non ho problemi, non mi tange poi molto la cosa. Sono sempre stato un tipo molto aperto.

Mi rendo conto che non tutto in questo posto è così basso e volgare. Passo ogni giorno davanti ad un locale nel quale si viene semplicemente accuditi e coccolati da bellissime donne, avvolte da sensuali vestaglie di seta.
Proprio davanti a questo, immerso nei miei pensieri inciampo cadendo rovinosamente e sporcandomi maglietta e viso.
Quando mi rialzo sbuffando infastidito, vedo una donna sulla trentina davanti a me. Sorride, un sorriso accattivante e dolce al tempo stesso, su quelle labbra morbide dipinte di rosso.
-Ti sei fatto male?- mi domanda con voce melliflua passandomi una mano sul volto togliendo la polvere.
Dolcemente passa alle mie spalle dando lei leggeri colpi sulla mia t-shirt.
-N...no...- balbetto imbarazzato davanti al suo corpo prosperoso coperto da una vestaglia floreale che ricade morbida sui fianchi, stretta in vita da un fiocco.
-Quanto sei bello...- sussurra passandomi una mano tra i capelli, forse l'unica cosa abbastanza eccentrica da collegarmi a questo piccolo mondo.
Risplendono tra le sue dita mostrando i riflessi verdastri.
Non riesco a rispondere inebriato dal suo profumo. I capelli neri, lunghi le ricadono in dei boccoli perfetti sulle spalle, incorniciando il viso candido.
-Vieni a trovarci qualche volta, chiedi di me, mi chiamano Lust qui.- sorride gentilmente salutandomi con la mano per poi sparire dietro una tenda.
Mi rendo conto che questo è un modo per attirare altri clienti, ma credo sia difficile rimanervi insensibile pur sapendolo.
Sospiro e mi avvio verso casa pensando che potrei indugiare in un locale del genere, infondo si tratta solo di essere coccolati per un'oretta sorseggiando un drink.
Mi trovo circa a metà strada, nel centro del quartiere dove, più che altro, ci sono molti locali di streaptease e cose del genere. Cerco di non pensarci troppo, ma il mio sguardo cade su un piccolo edificio. Stretto, si sviluppa in altezza, sembra una casa vecchia rimessa a nuovo. Da un grazioso terrazzino scendono delle piante rampicanti con dei fiori rossi, illuminati ad intermittenza dall'insegna di un rosa abbagliante.
"La Maison Burlesque".
Dalla porta escono sia ragazzi che ragazze e, per ultima, una giovane ragazza dai capelli castani, scortata da un ragazzo biondo.
Si scambiano un sorriso e lei sussurra qualcosa che sembra un "tornerò".
Il ragazzo le prende la mano posandovi un bacio -ti aspetterò- risponde carezzandole i capelli.
Quando si incammina e lui resta per un attimo fermo sull'uscio, non capisco perchè, ma resto a fissarlo dall'altra parte della strada come un idiota. Impossibile che non riesca a notarmi.
Il suo fisico è perfetto, Dio solo sa quanto si deve allenare per mantenerlo. Porta soltanto un paio di pantaloni neri e un papillon dello stesso colore stretto al collo. Senza la camicia non ha senso, ma credo sia una di quelle cose che piace tanto a quelli che frequentano quel genere di posto.
Si, mi ha notato direi.
In poco tempo lega i capelli biondi in una treccia, il tutto fissandomi con aria maliziosa mentre l'elastico è stretto tra le labbra.
Si avvicina lentamente a me, mentre io inizio a sentirmi leggermente a disagio. Quando è a circa tre metri, stacca con un movimento veloce il papillon dal collo, i cui gancetti si rompono. Sembrava l'inizio di uno spogliarello, con uno di quei movimenti quasi animaleschi, come se stesse per strapparsi tutti i vestiti. Arrossisco e quasi arretro, ma vedo che me lo lancia, così mi affretto a prenderlo per non farlo cadere.
Non proferisce parola, solo uno sguardo che dice tutto ed un occhiolino. Torna indietro con passo lento e sensuale passando una mano tra i capelli.
Non so perchè, ma inizio a correre come se stessi scappando da qualcosa e sento il suo sguardo soddisfatto su di me.

Arrivo a casa chiudendomi la porta alle spalle con il fiatone. Accendo velocemente la luce e rimango immobile a fissare quel maledetto papillon che mi ha scosso così tanto. Sul laccetto, dietro, è ricamato il nome con un filo dorato "Edward".





Nei giorni seguenti mi sono dato dell'idiota più volte sentendomi trascinare da una forza misteriosa vicino a quel locale. Indugiavo passandovi davanti, camminavo lento e, per quanto non lo volessi ammettere, speravo che lui uscisse.
Lo so, Edward, quel tuo sguardo penetrante mel'ha fatto capire. Sei un bastardo e non uscirai fino a che non sarò io a venire da te, vero?
So di avere ragione, sono tre giorni che spero di vederlo. Torno a casa ogni volta deluso e odio questa cosa. Non di non averlo visto, per quello che può importare, ma di essere rimasto stregato a questo modo da quel qualcosa che non riesco a definire.
E' agghiacciante che mi abbia fatto questo effetto senza dire nemmeno una parola, non so nemmeno che suono ha la sua voce.
Non so neanche che cosa faccia lì dentro, non so proprio nulla di lui. A guardarlo, con quel faccino, sembra anche un bravo ragazzo, non diresti mai di poterlo vedere esibirsi in un locale di quel genere.
Qualcosa mi mette paura. So che quando avrò sentito la sua voce, so che quando avrò annusato il suo profumo, sarò messo peggio di adesso. Se solo i suoi occhi mi hanno stregato così, non so cosa potrà farmi il suo comportamento.


Oggi sono uscito prima dall'università. Studio letteratura da due anni e, fino ad ora, non avevo avuto molte distrazioni dallo studio, apparte una ragazza con la quale avevo avuto una relazione tra un anno e l'altro.
Le cose con lei non erano andate bene, anche perchè trasferendomi saremmo stati molto lontani e, sinceramente, non ne valeva la pena.
Sento ancora quel qualcosa che mi spinge verso quell'insegna rosa. Potrebbe essere la bettola più malfamata del mondo, ma quello sguardo, quegli occhi, che darei per incrociarli ancora.
Sono confuso.
Sembra che l'atmosfera libertina di questo posto mi abbia intossicato. Mi è già capitato di provare attrazione per un ragazzo, ma non così. Non ho mai incontrato uno che a prima vista mi abbia fatto quest'effetto.
Dovrei pensare a studiare, non ad un tizio di cui so solo il nome. Nulla, è più forte di me.
Con oggi sono passati cinque giorni, e continuo lo stesso ad allungare il collo come un ossesso solo per vedere che cosa succede dentro quel posto. Anche questo mi incuriosisce.
Eccoci, manca poco. Scorgo qualcuno davanti alla porta, non vorrei sbagliarmi, ma sembra indossare un frac con le code di rondine ed il cappello a cilindro.
Io non ci passo più per di qua, ogni giorno una cosa più strana dell'altra!
E' lui, ora riesco a vederlo.
Accoglie le clienti, posa leggermente una mano sulla loro schiena e sussurra qualcosa, probabilmente la solita frasetta romantica e sexy al punto giusto per farle sentire uniche al mondo. C'è solo un dettaglio, la dice a tutte.
Mentre è occupato con una ragazza dai capelli rossi, mi avvicino sempre di più così che, quando lei è ormai entrata, si gira e rimane sorpreso nel vedermi a pochi metri di distanza.
Devo ammettere che anche vestito così è affascinante.
Restiamo fermi per un attimo a guardarci negli occhi, quando una giovane donna bionda gli si avvicina, toccandolo all'altezza del colletto.
-Che maleducazione. Non sai come si accoglie una signora, dov'è il tuo papillon?- lo rimprovera con un sorriso malizioso.
Distoglie lo sguardo da me per prenderle la mano e baciarla.
-Chiedo perdono, mi farò perdonare, Milady-
Ecco, lo sapevo, la sua voce è calda e avvolgente, giovane e aggressiva quanto basta.
Ha ovviamente fatto un'allusione al suo "lavoro", qualsiasi esso sia, con quella risposta.
Solo ora noto il cartello che pubblicizza la serata in stile ottocentesco, ora mi spiego il suo abito ed il suo linguaggio.
La donna entra nel locale. Col movimento della tenda, cerco di vedere all'interno, senza successo.
Inizio ad agitarmi, so che ora la sua attenzione si sposterà dinuovo su di me.
I suoi occhi si piantano nei miei, mentre la mano destra si posa sul suo collo, come per ricordarmi che è per me che il suo aspetto non è impeccabile. Come se non avesse un altro papillon, lo ha fatto apposta.
Si avvicina lentamente a me, con uno sguardo ammaliante.
-Già- sussurra, ormai di fronte a me -dov'è il mio papillon? Sono stato sgridato a causa tua, dovresti quanto meno offrirmi da bere.-
Non è lui che lavora nel locale?
Sto impazzendo. Non capisco se lo fa per indurmi ad entrare e spendere soldi per Dio solo sa cosa, o perchè è davvero interessato a me.
-io...- balbetto e so di essere arrossito. D'istinto apro una delle cerniere del mio zaino.
Segue la mia mano con lo sguardo, sempre così malizioso e attento. I suoi occhi si illuminano di soddisfazione quando capisce che l'avevo con me.
-Lo porti sempre con te? A cosa devo questo onore?- sussurra avvicinandosi sempre di più.
Mi accorgo che uscire dall'atmosfera di questo posto, mi sarà impossibile.
In quel momento arriva un gruppo di clienti, cinque ragazze. Noto che rimangono a fissarmi. Sembra che il filo dorato con cui è ricamato il suo nome, le avesse abbagliate come la luce di un faro.
Hanno l'aria di chi sta per uccidere qualcuno.
Una di loro prende la parola, guardando verso di lui con il broncio.
-Come mai ha il tuo papillon?-
Lui risponde con uno dei suoi sorrisi facendo spallucce.
Dopo un breve silenzio, iniziano tutte a dargli addosso squittendo come scoiattoli.
-Dopo tutte le volte che tel'ho chiesto!-
-Avevi detto che l'avresti dato a me!-
Centinaia di frasi del genere si affollano le une sulle altre creando un brusio fastidioso.
A quanto pare non lo fa con tutte, la cosa mi fa arrossire vistosamente. Rimango immobile a fissare senza motivo la luce intermittente riflettersi sul muro e, quando mi rendo conto di ciò che ho realizzato, noto che è riuscito in qualche modo a calmarle.
Un sospiro quasi mi strozza quando sento le sue mani calde sul mio collo, me lo sta allacciando, anche se con la t-shirt non so quanto possa centrare. Resto immobile come un idiota e lo lascio fare, mentre inizia a parlare.
-Trattalo bene, è molto prezioso. Dico sul serio, ci sono ragazze qui dentro che lo comprerebbero a prezzi vertiginosi solo per averlo.-
Appena finisce di allacciarlo, fa scorrere le dita sotto il mio mento per poi andare ad aggiustarsi la giacca, facendo un inchino.
-La prego di seguirmi signor...- si interrompe dopo aver preso la mia mano, aspettando di conoscere il mio nome.
-E...Envy.- Sussurro con un filo di voce.
-Envy- ripete in modo più deciso sfiorandomi il viso con una mano.
Mi tira dolcemente fino a farmi oltrepassare la soglia. Quando la tenda sfiora la mia guancia destra, capisco cosa sta succedendo e quasi mi spavento, che ci faranno mai in questo locale?




HoHoHo!!! Asgargagafff!!!! *3*
Non so...continuo ad essere perplessa! Se fa schifo la cancello!
So che all'inizio non si capiva chi era il narratore XD ;P
Ditemi che ne pensate! Alla prossima!

Mega OOC, lo so! E' voluto!XD

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Capitolo 2
*** Look for you ***


Stessa sensazione.
Respiro profondo e tuffo in piscina.
In questo caso la piscina è un locale di cui non so nulla. Potrebbe succedermi di tutto, sono un po' preoccupato e mi sento un completo idiota. Apri gli occhi! Apri gli occhi Envy!
-Un nuovo cliente!!!-
A risvegliarmi è una vocina acuta.
Tutto mi sarei immaginato, tutto meno questo!
Un luogo dannatamente elegante, sembra uscito da un quadro londinese dell' ottocento. L'entrata dà su uno stretto corridoio: moquette nera, muri di un rosso scuro molto intenso. La luce è fioca, ma intravedo un fascio di luce uscire da sotto le varie porte. Mentre mi guida tenendomi per mano, il profumo di un incenso molto speziato arriva alle mie narici dandomi quasi alla testa.
E' tutto molto diverso da come l'avevo immaginato, quest'atmosfera sembra essere stata creata per un pubblico d'elite.
Vedo alcune ragazze corrermi incontro dalla fine del corridoio, dopo essere uscite da una porta rosa con varie decorazioni nere in stile liberty.
-Edward! Hai portato un nuovo cliente!!- esclamano per poi fermarsi davanti a me.
Mi fissano.
Io le fisso.
Sono tremendamente belle, la pelle candida, il trucco perfetto, dei corpi che farebbero invidia a qualsiasi modella.
Sono quattro, ognuna vestita con un corsetto diverso di ottima fattura, a cui si aggiungono calze autoreggenti, tacchi vertiginosi e degli stranissimi ornamenti di vario genere fatti con le piume.
Beh, potevo arrivarci anche prima! Nulla di indecente. In questo locale, ogni sera, si possono ammirare degli spettacoli di burlesque. Ne avevo sentito parlare, ma non mi ero interessato più di tanto.
Le sento prendermi dolcemente le braccia, iniziando a tirarmi in due direzioni diverse.
Una di loro fissa con sguardo eloquente il papillon che io, da perfetto idiota, tengo ancora addosso, pur sapendo che è oggetto di forte invidia da parte di tutti qua intorno.
Mi lascia immediatamente andare scambiandosi uno sguardo d'intesa con le altre tre.
-Aaah...sei cattivo Edward!- comincia girandosi verso di lui con aria infantile e le mani ai fianchi.
-Per una volta che arriva un cliente carino ce lo rubi ancora prima che varchi la soglia!-
Si lamenta con lui ancora per qualche minuto, ma sono troppo scombussolato per ascoltare.
-E' mio.- sussurra disinvolto.
Con quelle due semplici parole mi desta da quello stato di trance in cui sembro cadere troppo spesso.
-t...tuo?- è l'unica cosa che riesco a dirgli.
Non mi risponde prendendomi per mano e continuando sulla strada che stavamo percorrendo prima di essere interrotti.
Una delle ragazze fa passare il suo boa di piume rosse sulla mia spalla, facendolo scivolare via mentre cammino. Sento i loro sguardi su di me e, dal rumore dei tacchi, sembra che poco dopo riprendano le loro mansioni dirigendosi in altre stanze.
Va bene, sono stanco di non capirci più niente!
Ritraggo velocemente la mano dalla sua presa e lo vedo girarsi stupito verso di me.
-Senti...!- comincio vagamente adirato -non so chi tu sia, e non so che cosa facciate qui, ma non ho intenzione di andarmi a cacciare nei guai, mi hai capito damerino?-
Dal fiatone e dal cuore che mi è arrivato in gola, lascio trapelare la fatica che mi è costato dire ciò che ho detto.
Arriva come un fulmine a ciel sereno un'altra sorpresa: si mette a ridere.
Perchè? Perchè riesce a mantenere quell'eleganza anche ridendo in maniera tanto genuina?
-Hai ragione- ammette guardandomi negli occhi. -Le dò il mio benvenuto alla Maison Burlesque, mio gentile cliente. Qui potrà intrattenersi con spettacoli di prim'ordine ed essere servito con qualsiasi bevanda o cibo desideri. La prego di seguirmi.- esclama facendo un inchino.
-Chi...chi ti ha detto che volevo entrare?-
-L'ho intuito dai suoi occhi- risponde alzando i suoi su di me.
Sono completamente fuori posto. Io con una t-shirt di un gruppetto rock che nemmeno ascolto più, i jeans e le converse, ed il resto così raffinato ed elegante.
Non riesco a ribattere nulla di intelligente. Quegli occhi dorati mi perforano il cuore lasciandomi completamente stordito.
-La prego di seguirmi- mi invita nuovamente -non se ne pentirà.- aggiunge con uno sguardo malizioso che mi fa ribollire il sangue.
Sospiro e faccio come dice, tanto cos'ho da perdere?
Mi conduce davanti ad una porta, quella che più di tutte aveva attirato la mia attenzione poco prima.
Da sotto di essa esce una luce del medesimo colore, un rosa abbagliante e singolare.
La apre con un movimento lento e fluido, facendomi rimanere imbambolato a fissare la scena che mi si presenta davanti agli occhi.

Movimenti precisi e agili quanto quelli di una ballerina della Scala.
Un intricato groviglio di piume e catenine che, per qualche oscuro motivo, non si ammassano in un nodo informe ad ogni passo.
Lustrini, paillettes, brillantini, rossetto rosso, calze nere che ricoprono un corpo perfetto che si muove come se stesse danzando con le luci colorate che lo illuminano.
-Sono davvero spiacente che questo spettacolo sia quasi giunto al termine. Vogliate, vi prego, dirmi come posso rimediare.- sussurra a pochi centimetri dal mio orecchio.
L'unica cosa che mi passa per la testa è che, per entrare nello spirito, potrei almeno sedermi come tutti gli altri sotto il palco e bere qualcosa.
Dopo aver ordinato qualcosa, vengo condotto in una saletta vuota, illuminata da delle lampade molto antiche che, a occhio e croce, sembrano essere costate un sacco.
Le pareti color crema sono ornate da un nastro rosso che corre lungo tutto il perimetro interrompendosi, di tanto in tanto in dei fiocchi molto grandi.
Mi siedo su una delle poltroncine rosse e bianche che vedo e appoggio i gomiti sul tavolo tenendomi la testa. Mi sembra di essere come Alice, caduto nella tana di un coniglio col frac e catapultato in un mondo assurdo.
Torna dopo qualche minuto e poggia il drink che ho ordinato sul tavolino, sopra un sottobicchiere con il logo del locale.
-Si senta libero di chiedermi qualsiasi cosa riguardo il locale.-
Lo fisso per qualche secondo prendendo il bicchiere.
-Pensavo che qui ci lavorassero...solo donne.- ammetto cercando di celare il mio imbarazzo dietro il ghiaccio che schiocca nel bicchiere spaccandosi a metà.
-Principalmente si- spiega annuendo -Ci sono anche dei ragazzi che si esibiscono, se la cosa rientra nel suo interesse. Per confermare la sua supposizione però, il burlesque è un'attività prettamente femminile.- finisce sorridendomi.
-E...e tu?- domando quasi con timore della risposta.
-Io mi esibisco di rado. Per il resto mi occupo delle mie clienti e mi accerto che tutto vada secondo i piani della direttrice. Nessun cliente deve essere insoddisfatto.-
Annuisco sorseggiando quel poco che rimane del drink.
-Sono inoltre impegnato anche a mantenere l'ordine. Se capita che entri qualche cliente con cattive intenzioni, o comunque indesiderato, io sono tenuto a farlo uscire dal locale. Il benessere delle signorine è essenziale per uno spettacolo perfetto.-
La sua voce melliflua mista alla musica della sala accanto cominciano a darmi alla testa.
-Mi duole comunicarle che per questa sera il mio lavoro sta per terminare. Il martedì sera prende il mio posto un aiutante, ma non si preoccupi, sarà un mio valido sostituto.- spiega facendo un inchino in segno di scusa.
Sta per prendere il bicchiere ormai vuoto per portarlo via ed uscire dal locale lasciandomi lì come uno stoccafisso.
Lo so, lo ha fatto apposta!
Perchè farmi entrare e fare tutta quella pantomima col papillon sapendo che avrebbe dovuto andarsene?
La sua mano si avvicina sempre di più al bicchiere. No, così non va!
Mi alzo di scatto in piedi guardandolo fisso negli occhi, mentre lui rimane stupito della mia reazione. Falso! Lo sperava che reagissi male all'annuncio della sua fuga, glielo leggo negli occhi, anche se è molto bravo a nasconderlo.
-Io...io non sarei entrato!- esclamo mentre il volto mi si colora di rosso.
-Non...non capisco, mi spiace.- è la prima volta che lo vedo incerto.
-Io non sarei entrato...- mi interrompo un attimo realizzando quello che sto per dire. Ormai è fatta. -...se non ci fossi stato tu!- termino la frase mentre il quore batte a mille.
Sorride impercettibilmente, è compiaciuto.
Attende una spiegazione e non ha bisogno di chiederla perchè arrivi. Ora mai non ho più nulla da nascondere, ha capito tutto anche se non me lo fa pesare per continuare questo giochetto.
-Se non ci fossi stato tu davanti alla porta non mi sarei fermato! Se non mi avessi tirato questo coso ieri, forse non sarei nemmeno tornato!- mento sapendo di mentire, indicando il papillon.
-Mi hai trascinato qui dandomi alla testa peggio di una droga con quel tuo sguardo, quel vestito e quel giochetto del papillon! Ora ti aspetti che rimanga qui mentre tu te ne vai?- ho detto troppo. Ho decisamente detto troppo e spero invano che non abbia fatto caso a quella parte così imbarazzante.
L'ho spiazzato, per un attimo non sa cosa rispondere, ma tutto finisce velocemente perchè mi sorride malizioso avvicinandosi.
-Sono davvero mortificato. Mi permetta di rimediare alle mie mancanze domani stesso. Se mi farà l'onore di tornare io...-
Lo interrompo bruscamente -E se decidessi di non tornare più?- domando fingendo di essere seriamente infastidito.
Altretanto bruscamente mi si avvicina, portando il suo viso ad una ventina di centimetri dal mio.
Le sue mani posate sullo schienale, ai lati della mia testa, mi costringono a tornare con la schiena completamente appoggiata ad esso.
Questo comportamento è completamente diverso da quello che ha tenuto sino ad ora.
-Ti verrei a cercare...-sussurra sostenendo il mio sguardo con quei profondi occhi dorati.
Il mio cuore sembra volermi scoppiare nel petto e le mie guance sono ad un passo dall'andarmi a fuoco.
-Perchè tu...- continua avvicinandosi sempre di più al mio viso col suo, mentre la sua voce si fa sempre più bassa.
-...perchè tu hai...- è a fior di labbra ormai. Chiudo gli occhi senza la minima idea di dove vuole andare a parare.

Le sento. Le sue labbra sfiorano le mie per un impercettibile attimo.

-Tu hai ancora il mio papillon!- esclama alzandosi in piedi e lasciandomi confuso con un'espressione probabilmente idiota in faccia.
Che diavolo...?
Noto che è la prima volta che mi da del tu e questo rompe quella strana atmosfera teatrale che c'era tra di noi.
Non capivo molto prima di tutta quest'assurda situazione, figuriamoci ora. Vuole farmi impazzire?
Cerco di non sembrare turbato alzandomi velocemente e bofonchiando qualcosa per fargli capire che me ne sto andando, mentre esco dalla stanza.
-Aspetta.- mi ferma poco prima che io possa uscire.
-Si?- ormai ho capito il suo gioco. Devo fingere di non essere interessato per coglierlo di sorpresa.
-Qui non c'è nessuna politica per quanto riguarda i rapporti con i clienti al di fuori del lavoro. In altre parole, se io decidessi di mettermi con un cliente non ci sarebbe alcun problema, a patto che non interferisca con la mia occupazione. L'unico problema è che qualsiasi contatto con i clienti all'interno del locale non deve superare un certo punto e, più importante, deve essere consensuale. Insomma, se tu non fossi d'accordo con ciò che è appena successo, basterebbe dirlo alla direttrice per farmi licenziare.-
Gli sto ancora dando le spalle guardando indietro con la coda dell'ochio. Non mi sta supplicando, lo sento dal tono della sua voce così tranquillo.
-So che mi vuoi rivedere, quindi...- si blocca un attimo avvicinandosi in modo che io lo possa vedere -...facciamo che questo sarà il nostro piccolo segreto, eh?-
Dio quanto è bello. E' sicuro di se anche quando rischia il licenziamento, anche se alla fine so che è tutto un gioco.
Annuisco stringendo il papillon con uno sguardo malizioso.
Mentre mi incammino verso l'uscita, lo vedo entrare in quello che credo sia un camerino e fortunatamente mi trattengo dal seguirlo.
Ormai fuori è buio e sospirando mi incammino verso casa.
Ho il cuore che batte a mille: mi sono sforzato un sacco di sembrare disinvolto e tranquillo, in realtà ero ancora piuttosto confuso riguardo a tutta la situazione.
Per un attimo la mia mente formula la scena che si sarebbe creata se quel contatto tra le nostre labbra si fosse prolungato. Cerco di non pensarci per resistere fino a domani senza vederlo.
A casa non riesco a fare altro che abbandonarmi sul letto, con quel fastidioso rossore che ancora persiste sulle mie guance ed il suo sguardo che continua a comparire nella mia mente.



Ecco, l'ho scritto tutto assieme, anche perchè gli esami si avvicinano e ogni tanto ho davvero bisogno di staccare pensando ad altro!
Spero vi sia piaciuto anche il secondo capitolo, visto che la storia inizia a prendere corpo! ;) Grazie dei commenti e di aver letto! Un bacio a tutte, alla prossima!

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