Contended Soul di DaughterOfDawn (/viewuser.php?uid=116798)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I Parte ***
Capitolo 2: *** II Parte ***
Capitolo 3: *** III Parte ***
Capitolo 4: *** IV Parte ***
Capitolo 5: *** V Parte ***
Capitolo 6: *** VI Parte ***
Capitolo 7: *** VII Parte ***
Capitolo 8: *** VIII Parte ***
Capitolo 9: *** IX Parte ***
Capitolo 10: *** X Parte ***
Capitolo 11: *** XI Parte ***
Capitolo 12: *** XII Parte ***
Capitolo 13: *** XIII Parte ***
Capitolo 14: *** XIV Parte ***
Capitolo 15: *** XV Parte ***
Capitolo 1 *** I Parte ***
CS - Chap 1
Ciao a tutti! Questa
è la prima fic che scrivo su Kuroshitsuji e quindi spero
davvero di non combinare un disastro! Questa storia è
dedicata a una mia amica, doc11, ma soprattutto è un
esperimento che mi ha permesso di inserire un personaggio che avevo
sviluppato un po’ di tempo fa. Spero di non offendere
inavvertitamente qualcuno con il contenuto di queste
pagine…Ho sempre questo terrore quando posto qualcosa di
nuovo!! ^^”
La storia
è ambientata nei due anni che seguono l’incontro
tra Sebastian e Ciel e che precedono l’inizio del manga. Ho
dato per scontato che Grell stesse già lavorando per Madame
Red in quel periodo, anche se non ne sono sicura…Tutti i
personaggi a parte Grell e Will sono di mia invenzione. Questo primo
capitolo serve a introdurre nella vicenda e a presentare i quattro
personaggi principali.
Farò
del mio meglio per tenere i personaggi, ma per piacere se vedete che la
cosa non mi riesce, sarei felice se me lo faceste notare! Ripeto
brevemente gli avvertimenti: questa storia contiene dello shonen-ai
(WillxGrell, e forse anche una coppia OCxOC), potrebbe darsi che la
sottoscritta vada OOC come si è detto, potrebbe anche darsi
(molto improbabile) che ci sia qualche spoiler. Altra cosa, non sono
molto sicura del titolo, quindi potrei anche decidere di cambiarlo!!
Perdonatemi se vi
ho annoiati! Spero che possiate apprezzare il mio lavoro! I commenti e
le critiche sono ben accetti, quindi fatemi avere il vostro parere se
vi va! Sarebbe molto costruttivo per me.
Grazie mille a
chi leggerà!
MysticAsters
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Una figura camminava lentamente tra le rocce dell’antro, schivando gli ostacoli con facilità, come se ne conoscesse ogni centimetro. Come sempre le torce dovevano essersi spente, di sicuro a causa di qualche combattimento violento che si era tenuto lì, e nessuno si era ovviamente premurato di riaccenderle, lasciando così la caverna immersa nell’oscurità più totale. Il silenzio era turbato solo dal gocciolare dell’acqua che cadeva in piccoli rivoli dalle immense stalattiti che ricoprivano l’alto soffitto, reso invisibile dal velo di buio che avvolgeva tutto lo spazio circostante. Sbuffò irritato. Possibile che non potesse concedersi mai neanche un attimo di pace? C’era sempre un motivo che lo costringeva ad abbandonare quello che stava facendo. Ma, d’altra parte, non poteva certo rifiutarsi di obbedire quando lui lo chiamava, soprattutto dopo quello che aveva combinato durante il suo ultimo viaggio. Era già tanto se al suo ritorno non era stato costretto a combattere per salvarsi la pelle. Aveva deciso di risparmiarlo solo perché lui era l’unico sempre disposto ad aiutarlo nei suoi piani, ad eseguire i suoi ordini, e quella scusa lo aveva tirato fuori dai guai molte volte. Troppe forse. Quindi non poteva permettersi di fare un altro passo falso. Soprattutto visto che l’unica persona che avrebbe potuto proteggerlo dall’ira del suo “datore di lavoro” al momento era lontana da lui e non sarebbe tornata molto presto. Accelerò il passo. Prima sentiva cosa voleva quello da lui, prima avrebbe potuto levarseli dai piedi e riprendere a programmare con calma il suo prossimo gioco.
Le sue pupille a mandorla si contrassero per mettere meglio a fuoco per le ombre. Bene, ora avrebbe scoperto il motivo della fretta del suo “superiore”. Quando fu più vicino si bloccò e chinò, seppure con riluttanza mal celata di proposito, il capo in segno di rispetto.
“Hai fatto presto. Molto bene. E così sei venuto davvero. Non avevo dubbi. D’altronde non avevi altra scelta, a meno che tu non fossi pronto a dire addio alla vita” lo accolse sarcastica l’ombra posta al centro. Sul volto delle altre tre comparve un ghigno divertito e i loro denti appuntiti brillarono nel buio minacciosi.
“Cosa posso fare per te questa volta?” domandò lui, senza badare alla presa in giro, incurante anche degli sguardi fissi su di lui, che non promettevano nulla di buono.
“Una missione molto delicata e seria. Devi recuperare un’anima e portarla da noi” fu la risposta.
“Un’anima?” ripeté lui, sorpreso. C’era solo un motivo perché lui potesse chiedergli una cosa del genere. Ed ecco spiegata l’urgenza con cui era stato chiamato. “Quel tipo di anima, vero?”.
“Esatto. Ne è nata un’altra e noi non vogliamo che la ottengano i nostri avversari. Non possiamo permetterlo, la scorsa volta se la sono presa con troppa facilità. Sai bene quanto sono preziose e soprattutto rare”.
“Era stato mandato un imbecille probabilmente. Dovreste imparare a scegliere meglio i vostri agenti” commentò lui con voce innocente che nascondeva però un tono decisamente sarcastico. “Davvero una perdita insanabile. Ne nasce una ogni mille anni, se non vado errato”.
“Vedo che te ne intendi. Quindi capirai anche perché sei stato scelto per questo compito. Non abbiamo intenzione di ripetere l’errore dell’altra volta, non sei d’accordo?”. La voce della figura si fece minacciosa anche se quella continuò a sorridere in modo inquietante. “Sei uno dei pochi che sa ambientarsi tra gli umani senza dare troppo nell’occhio e poi anche l’obiettivo è un moccioso come te. È la tua occasione per riscattarti. Fa’ quello che ti chiedo e potremmo dire che gli ultimi problemi che hai causato sono acqua passata”.
“Immagino di non avere altra scelta. Comunque stavo giusto pensando di farmi un giretto sulla terra” fece lui mentre un sorrisetto gli si allargava sul viso. “Potrei anche divertirmi”.
Gli occhi rossi del suo interlocutore lampeggiarono. “Attento, questa sarà la tua ultima possibilità. Prenditi gioco di me o tradisci i miei ordini di nuovo e per te non ci sarà scampo in nessun luogo. Nessuno potrà proteggerti da me, ricordatelo bene”.
“Ricevuto. Trova il bersaglio, togli di mezzo gli eventuali rompiscatole, prendi l’anima e rientra alla base. Niente di più semplice” sogghignò lui in apparenza per nulla spaventato dalla minaccia, anche se in realtà l’idea di dover combattere contro di lui lo impensieriva e non poco. E questa volta sarebbe stato da solo. “O almeno, facile per me, salvo imprevisti”.
“Sei stato avvertito” disse ancora l’ombra. “Ora va’ e vedi di non perdere tempo in cosa inutili come tuo solito. Sicuramente a quest’ora l’informazione sarà arrivata anche ai nostri avversari” ordinò la figura, quasi irritata dal suo comportamento così ostinatamente poco serio. Affidare una missione del genere a quel moccioso. Aveva un pessimo presentimento. Ma d’altra parte era uno dei migliori tra quelli disponibili al momento. E anche tra quelli che non lo erano.
Lui chinò nuovamente il capo. “Quell’anima è già qui”. Si voltò. “Ci sarà da divertirsi, poco ma sicuro” mormorò poi tra sé e sé allontanandosi. Chissà se il suo avversario sarebbe stato di nuovo quel tipo. In fondo di solito mandavano sempre lui quando la situazione era critica e vitale. Come in quel caso. Il ghigno sul suo volto si allargò. Ci sperava perché allora sì che la faccenda sarebbe stata davvero interessante.
William
fissava
con aria assorta il fascicolo che aveva appena finito di leggere e che
ora giaceva aperto sulla sua scrivania di fronte a lui. Quella missione
lo aveva preso davvero alla sprovvista, il che non era una cosa che
capitava spesso. A quanto pareva sulla terra era comparsa
un’altra di quelle anime e, com’era ovvio, il
dipartimento voleva recuperarla a tutti i costi prima che lo facessero
i demoni. E ovviamente per quella missione tanto delicata aveva scelto
uno dei loro uomini migliori. Tutto come al solito. E infatti non era
tanto la missione in sé ad impensierirlo. Ciò che
lo preoccupava, o meglio, che lo irritava era il fatto che per compagno
gli avessero affidato quell’imbecille di Grell Sutcliff che
di sicuro avrebbe reso le cose molto più difficili, a
partire dal non farsi scoprire dal loro avversario. Certo che chiunque
avesse pensato di mandare lo shinigami rosso a compiere quella missione
doveva essere un emerito imbecille, anche se ovviamente non glielo
avrebbe mai detto in faccia: era una faccenda di primaria importanza,
che richiedeva tatto, scrupolosa attenzione, serietà
assoluta. Tutte doti che Sutcliff decisamente non possedeva.
Ma
forse
più della presenza di Grell lo turbava quello che quasi
sicuramente sarebbe stato il demone con cui avrebbero dovuto
scontrarsi. Abbassò lo sguardo sulla faccia purtroppo fin
troppo nota che lo fissava divertita e strafottente dalla foto
segnaletica della pagina del rapporto. Si fece scuro in volto e la sua
mano corse istintivamente alla montatura degli occhiali. Quel
mocciosetto infernale era una delle pochissime creature che potevano
fargli perdere la calma. E di certo non poteva biasimarsi dopo quello
che gli aveva combinato quel bastardo circa un secolo prima.
Sospirò rassegnato. Avrebbe svolto quella missione come
aveva fatto con tutte le altre, che ci fosse quel moccioso di mezzo o
meno. E questa volta non gli avrebbe permesso di metterlo in ridicolo.
In fondo se gli avevano affidato quel compito era perché i
suoi superiori conoscevano bene le sue capacità. Anche se
aveva il sospetto che qualcuno dei piani alti, per fargli uno scherzo a
suo parere di pessimo gusto, avesse proposto lui proprio
perché era coinvolto quel particolare demone. A quel
pensiero fece una smorfia. E forse sapeva anche chi avrebbe potuto
giocargli un tiro del genere.
Si
alzò e prese la giacca. Per prima cosa doveva recuperare
quell'idiota di Sutcliff che era sulla terra a fare quello che gli
usciva meglio: combinare guai. Magari gliene avrebbe anche dette
quattro già che c’era. Almeno avrebbe potuto
sfogare il suo malumore su qualcuno. E Grell era la persona che
più di tutte poteva offrirgli gratuitamente tutti i pretesti
del mondo per raggiungere quello scopo.
Kyler
guardava
distrattamente fuori dalla finestra. Nella strada oltre il giardino la
gente camminava in fretta, indaffarata. C’erano donne del
popolo che trasportavano ceste con la biancheria da lavare, altre che
tiravano per la mano i propri figli per evitare che si perdessero nella
folla, nobildonne che passavano in carrozza con i loro mariti o che
passeggiavano sui marciapiedi con le loro dame di compagnia, uomini che
correvano verso il loro posto di lavoro o che si fermavano a parlottare
tra loro agli angoli degli edifici, mocciosi di strada che giocavano
rischiando spesso di venire investiti dalle vetture in corsa. Avrebbe
tanto voluto essere là in mezzo a loro, a sporcarsi di fango
e a strapparsi i vestiti, piuttosto che stare in quella sala linda e
grande insieme al suo insegnante privato. Avrebbe tanto scambiato la
noia con la fame, con il dolore fisico, con la fatica,
perché la sua comoda vita lo stava conducendo pian piano
alla disperazione più nera.
Da
quando anche
suo padre era morto, la sua vita sembrava aver perso significato. Sua
madre era morta di parto ma lui non ne aveva sentito troppo la mancanza
perché Victor Bysse, suo padre, aveva tentato di sostituirla
in tutti i modi, crescendolo con tutto l’affetto che lui
necessitava. L’aveva istruito personalmente, lasciandogli
però la libertà di scegliere la strada che
preferiva senza mai fargli mancare il suo appoggio e senza mettergli
fretta o fargli pressione. Quindi la sua vita era trascorsa serena, tra
gli agi seppure spartani che il lavoro di mercanti permetteva loro.
Kyler imparava con rapidità tutto quello che gli
veniva insegnato, con particolare predilezione per la letteratura. Era
bravo a scrivere, veramente bravo, e l’alta
società in cui era stato introdotto dagli amici di suo padre
apprezzava molto i suoi lavori, per quanto strani fossero. Infatti la
maggior parte dei suoi racconti trattavano di soprannaturale, in
particolare di angeli e demoni per i quali il ragazzo aveva sviluppato
una passione dopo aver letto le opere di Milton e l’Inferno
di Dante. Inutile dire che suo padre era orgogliosissimo del suo
successo e glielo dimostrava ogni volta che poteva.
Sebbene
la sua
famiglia fosse abbastanza ricca da permetterselo, non avevano mai
comprato il titolo nobiliare: erano più che fieri delle loro
origini borghesi. Victor compiva spesso viaggi per mare per curare in
prima persona i suoi affari e stare accanto ai suoi lavoratori e
collaboratori. Era un uomo solare, di anima decisamente popolare, e un
idealista dell’uguaglianza sociale. Kyler era fiero di essere
suo figlio e sosteneva gli ideali paterni con la stessa bruciante
passione che metteva nei suoi scritti. Erano felici di quello che
avevano, la loro vita sembrava, per quanto possibile, perfetta. Poi,
proprio durante uno di quei viaggi di lavoro, era accaduto. La ciurma
si era ammutinata e durante il tragitto suo padre era stato ucciso per
aver tentato di difendere un mozzo che si rifiutava di tradire la
parola data al capitano della nave. La notizia
dell’ammutinamento era giunta in fretta e la marina inglese
si era mossa velocemente, ma non abbastanza per salvare Victor.
La
notizia gli
era giunta in un pomeriggio di primavera come quello, due anni prima.
Una giornata normale. Che si era tramutata in un Inferno. Dopo era
successo tutto in fretta, troppo in fretta. Kyler era stato adottato da
Sir Francis Barret, un conte amico di suo padre, la cui moglie non
poteva avere figli e che per questo era stato assai felice di prendere
con sé il figlio del suo carissimo amico defunto. Il nobile
e sua moglie aveva tentato di non fargli mancare nulla, restituendogli
addirittura la figura materna che gli era sempre mancata, ma la vita di
Kyler era irrimediabilmente cambiata per sempre. Non solo aveva perso
la persona che sosteneva la sua esistenza e le dava senso, ma con lui
se n’erano andate anche la sua libertà di scelta e
la sua felicità. Il conte lo aveva costretto a prendere
lezioni da vari insegnanti privati che gli insegnavano tutto quello che
un nobile doveva sapere, senza curarsi delle doti artistiche del
ragazzo. Gli avevano impedito di continuare i suoi racconti assurdi e
lo avevano indirizzato verso temi più classici,
più convenienti al figlio adottivo di un
conte. I suoi
scritti piacevano ancora, più di prima forse, ma non
soddisfacevano lui che ormai scriveva solo per far piacere al suo
tutore. Inoltre il suo sogno di diventare uno scrittore errante era
andato in frantumi quando gli avevano annunciato che era destinato a
prendere il posto di presidente nell’attività
commerciale del conte di Barret. Lui si era sottomesso con
rassegnazione al suo destino deciso dagli altri senza consultarlo.
Tanto la sua voglia di vivere davvero se n’era andata con suo
padre. Era rimasto uno studente brillante, ma ormai non metteva
passione in nessuna delle cose che apprendeva e che studiava. Lo faceva
solo perché doveva. Se fosse dipeso da lui avrebbe preso la
prima nave e sarebbe salpato verso una destinazione sconosciuta. Ma
ovviamente non poteva. Era destinato ad altro. Gli avevano anche
già trovato una fidanzata, una duchessa figlia di un
importante latifondista, e presto avrebbe dovuto sposarla, anche se non
aveva ancora diciassette anni. Lui l’aveva conosciuta. Era
una brava ragazza, capiva la sua sofferenza, ma nonostante
ciò lui non riusciva ad amarla. E non l’avrebbe
mai fatto. Ma avrebbe seguito senza lamentarsi il corso determinato
della sua inutile esistenza.
“Signorino?
Mi sta ascoltando?”. La voce del maestro lo
riportò al presente. “Qualcosa non va?”.
“No,
è tutto ok, vada pure avanti. Mi perdoni, mi ero
incantato”rispose il ragazzo, tornando a volgere i suoi occhi
verso l’uomo. Le sue iridi avevano un colore davvero
insolito: erano di un viola intenso, striate di verde. I diversi
esperti che lo avevano esaminato avevano affermato di non aver mai
visto occhi del genere. Lui comunque non presentava nessun problema di
vista e la colpa era stata data a qualche malformazione genetica
innocua. Meglio così. Perché andava fiero dei
suoi occhi. Lo distinguevano dagli altri. E lo etichettavano come
figlio di suo padre.
“Signorino,
non dovrebbe dare del “lei” ai servitori, quante
volte glielo devo ripetere?”gli fece notare paziente
l’insegnate.
“Non
mi
interessa. Lei è una persona ed è più
grande di me. Quindi io le devo portare rispetto. Non importa la classe
sociale. Mio padre ha dato la vita per un mozzo. E io, suo figlio, non
ho intenzione di mancare la base del rispetto civile verso le persone
che mi circondano”fu la risposta convinta.
Il
maestro
sospirò, sconfitto, e riprese la lezione. Quel ragazzo
sapeva essere testardo. Non dava problemi a nessuno però su
quelle piccole cose era irremovibile. In un certo senso era contento.
Non erano tanti i nobili rampolli che ti trattavano da persona e non
come se fossi una bestia.
Terminati
i corsi
per quel giorno, Kyler scese la scalinata diretto al portone di uscita
dove sicuramente lo stava aspettando il maggiordomo del suo tutore per
riaccompagnarlo alla villa di campagna. Il conte infatti era con la
moglie in viaggio per affari in Francia e aveva dato ordine che il
figlio adottivo abitasse nel villino lontano dalla città,
per sicurezza. Londra era una capitale caotica, dove la malavita
prosperava anche in pieno giorno, e quindi il nobile non aveva nessuna
intenzione di lasciare il suo erede così esposto ai
pericoli. Kyler, da parte sua, aveva come sempre accettato quella
scelta passivamente, anche se era contrario. A lui Londra piaceva,
anche con tutto il suo rumore e la sua confusione, perché
gli dava quell’idea di vitalità che mancava del
tutto nella tranquillità monotona della villa. Aveva
ottenuto però dai genitori adottivi di poter continuare a
compiere i suoi studi in città, risparmiando così
lunghi e scomodi viaggi ai suoi maestri e ottenendo anche di poter
passare qualche ora a pochi passi dalla vita vivace della capitale.
Percorse
il
vialetto che attraversava il giardino con la cartella contenente i suoi
libri a tracolla. Si era rifiutato di farla portare al servo che in
quel momento gli si indaffarava intorno, sistemandogli i vestiti e
cercando di convincerlo che non era decoroso che un conte portasse da
sé il proprio bagaglio. Ma lui lo ignorò
ostinatamente per tutto il tragitto e, una volta giunto al cancello,
congedò gentilmente l’uomo che, rassegnandosi come
il maestro ai desideri e al comportamento anticonvenzionale del suo
signorino, si inchinò lievemente e rientrò in
casa.
Il
ragazzo si
prese un attimo per respirare ed assorbire i rumori che gli giungevano
dalla strada prima di spalancare il cancello. Ma prima che potesse
muovere anche un solo passo fuori dalla recinzione un braccio gli
sbarrò la strada, costringendolo a bloccarsi. Kyler, preso
alla sprovvista, alzò i suoi occhi viola che ne incontrarono
un paio cremisi con la pupilla stranamente a mandorla. Davanti a lui si
era parato un ragazzo che non poteva avere più anni di lui,
vestito con una divisa che ricordava vagamente quella dei soldati
semplici dell’esercito, ma priva di contrassegni e
completamente nera, e con ai piedi degli stivali stringati con la suola
spessa. Aveva i lineamenti affilati, quasi felini, ma al tempo stesso
sinuosi, e sulla pelle candida del viso gli ricadevano ciuffi
disordinati di capelli blu elettrico. I suoi denti erano vagamente
appuntiti. Lo sconosciuto gli sorrideva divertito e il suo sguardo
rosso sangue era fisso su di lui, ipnotico.
“Kyler
Bysse, figlio adottivo del conte Barret, immagino”disse con
sicurezza lo sconosciuto senza smettere di sorridere in quel modo
inquietante.
Kyler
annuì, sempre più sorpreso. Chi diamine era quel
tizio? E come faceva a conoscerlo?! Sperò che non fosse uno
di quei malavitosi da cui il suo tutore voleva proteggerlo.
“Sono io. E tu saresti?”rispose cercando di
mostrarsi calmo anche se l’ansia aveva iniziato a salirgli.
“Sono
la sua nuova guardia del corpo, signorino. Il suo tutore ha scritto una
lettera all’agenzia per cui lavoro per richiedere qualcuno
che la proteggesse ventiquattr’ore su
ventiquattro”spiegò lo sconosciuto mostrandogli
una lettera in apparenza comparsa dal nulla. “In fondo, nella
sua situazione, è normale che il signor conte voglia i
migliori per proteggerla”.
Il
ragazzo
esaminò la lettera con attenzione, sospettoso. Sembrava
proprio la calligrafia del conte ed era rivolta al capo di
un’impresa che non aveva mai sentito nominare. Probabilmente
era una di quelle agenzie segrete di cui i nobili si servivano per
curare la parte losca dei loro affari. Nello scritto si accennava a un
probabile attentato alla sua vita che sarebbe dovuto accadere nei
giorni seguenti, ma non si diceva nulla su chi avrebbe dovuto compierlo
e perché e si richiedeva immediatamente l’uomo
migliore di cui l’agenzia disponeva. Però nella
lettera c’erano dei riferimenti a una corrispondenza
precedente dove il conte aveva sicuramente dato al capo
dell’organizzazione tutte le informazioni necessarie.
Comunque, lui potè constatare che la firma era autentica e
quindi decise che poteva rischiare di fidarsi. Alzò lo
sguardo sul suo interlocutore e gli rese il foglio. “Un
attentato alla mia vita? Che significa?”chiese cercando di
mostrarsi calmo, anche se in realtà tutta quella faccenda lo
innervosiva e non poco.
“Il
suo
tutore non le aveva detto nulla?”chiese l’altro, in
apparenza sorpreso. “Probabilmente non voleva impensierirla
prima di aver compiuto le opportune indagini. Ma ormai è
certo. Stanno venendo a prenderla. Anzi, potrebbero essere
già qui a guardarci”. I suoi occhi lampeggiarono
pericolosamente. “Ma non si deve preoccupare, io sono qui per
proteggerla. E quando ci sono io non muore nessuno se non chi voglio
che muoia”.
Kyler
annuì incerto, per nulla rassicurato da quelle parole. E se
quel tizio fosse stato uno dei criminali che lo cercavano, che aveva
preso il posto della sua vera guardia del corpo per arrivare a lui?
Poteva davvero fidarsi? Insomma, era giovane per essere
l’uomo migliore di quel tipo di agenzie. Troppo giovane. E
poi il suo aspetto e il suo sguardo in particolare erano inquietanti.
Se mai avesse dovuto scrivere di un demone in forma umana,
l’avrebbe descritto esattamente come si presentava lo
sconosciuto. A quel pensiero rabbrividì. Possibile che
quello strano ragazzo fosse davvero una di quelle creature infernali
che popolavano la sua fantasia? Quasi a rispondergli quello gli rivolse
un altro dei suoi sorrisetti che però era molto
più simile ad un ghigno soddisfatto, mentre nei suoi occhi
cremisi si accendeva un altro lampo. Il ragazzo ebbe la sgradevole
impressione che quell’essere, qualunque cosa fosse, potesse
leggergli nella mente e la cosa lo inquietò ancora di
più. Doveva prendere una decisione. “Va bene, mi
fido della tua parola e verrò con
te”mormorò con voce incerta dopo qualche attimo di
silenzio.
Il
sorriso parve
allargarsi sul volto della creatura. “Bene, signorino. Se
vuole seguirmi…La carrozza ci aspetta più avanti
in un vicolo laterale. Ho preferito non farla venire qui, sarebbe stata
un bersaglio troppo facile”disse voltandosi.
“Aspetta
un attimo prima di andare!”lo bloccò il ragazzo.
“Visto che dovremmo passare ogni minuto del nostro tempo
insieme da adesso a non si sa bene quando, posso almeno sapere il tuo
nome? Voglio sapere a chi sto affidando la mia vita”.
Il
demone lo
fissò serio. Quel ragazzino non si prospettava niente male
come compagno di avventure dopo tutto. Era rimasto quasi calmo anche se
aveva appena scoperto che c'era qualcuno che voleva la sua vita.
Inoltre aveva scelto di fidarsi di uno sconosciuto, ma non l'aveva
fatto ingenuamente bensì solo dopo aver esaminato le prove
che potevano dimostrare che poteva dargli fiducia. Peccato che in
realtà fossero false. Ma questo ovviamente quell'umano non
poteva saperlo. Così come non poteva sapere che chi gli
stava dando la caccia erano demoni e shinigami che volevano molto di
più della sua vita. Iniziava a piacergli quella missione.
Magari dopo avergli preso l’anima avrebbe potuto tenerlo con
sé. “Il mio nome? Puoi chiamarmi
Zachary”fece con calma. Un nuovo ghigno gli
illuminò il volto. Avrebbe potuto usare quel nome, tanto,
visto il loro legame, era più che legittimo.
“Zachary Michealis”.
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Capitolo 2 *** II Parte ***
Grell
sbuffò, giocherellando con una delle matite perfettamente
temperate poste sulla scrivania. Non che non fosse contento che il suo
adorato Willy fosse venuto a trovarlo, anzi, quando lui gli era apparso
davanti si era sentito al settimo cielo e aveva tentato di saltargli
addosso per accoglierlo come si doveva. Peccato che il suo capo si
fosse prontamente spostato lasciando così che il suo bel
faccino si schiantasse senza troppi complimenti contro la parete. Poi,
senza neanche attendere che lui si fosse ripreso, William lo aveva
afferrato per i capelli come faceva sempre e lo aveva trascinato di
nuovo nel mondo degli shinigami, blaterando qualcosa sul fatto che
avevano una missione importante da svolgere e che non c’era
più tempo da perdere in stupidi giochini. Certo che a volte
Will non capiva nulla: quello che lui stava facendo sulla terra era
molto di più che un semplice gioco! Aveva finalmente trovato
un’umana interessante e, proprio sul più bello,
arrivava quella noiosa cosa che era il lavoro ad interromperlo. E, per
di più, non aveva neanche avuto la possibilità di
spiegare alla donna cosa stava accadendo. Di sicuro lei si sarebbe
lamentata per la sua sparizione improvvisa e se c’era una
cosa che lui non sopportava erano le lamentele delle altre donne. Ma si
divertiva troppo ad aiutarla nei suoi crimini, quindi si sarebbe
premurato di sopportarla e di spiegarle l’accaduto al suo
ritorno, non aveva altra scelta. Sbuffò di nuovo.
L’unica cosa positiva di tutta quella faccenda era che, da
quanto aveva capito, il suo compagno di missione sarebbe stato proprio
il suo adorato Willy. E, se mandavano lui, significava che era una cosa
grossa. Un sorrisetto gli illuminò il volto. Forse si
sarebbe anche potuto divertire. E poi ogni attimo in più
speso solo soletto con il suo capo era una chance in più per
tentare di conquistare quel cuore tanto freddo e, dal suo punto di
vista, sadico che lui amava tanto.
“Piantala
di sbuffare, Sutcliff, e vedi di iniziare ad ascoltarmi,
perché non ripeterò la spiegazione una seconda
volta, chiaro?”. La voce fredda di William lo
riportò al presente.
“Uffa,
ma quanto sei noioso, Willy! Perché invece di stressarmi con
questa storia della missione non ammetti che sei venuto a prelevarmi
perché eri geloso delle attenzioni che concedevo a
quell'umana?~”lo provocò lui in risposta.
“Ma non ti devi preoccupare, a una bella ragazza come me non
interessano le altre donne, e poi, anche se fosse, lo sai che il mio
cuore batte solo per te! ~”.
L’altro
shinigami lo ignorò. Batté velocemente un paio di
tasti e sullo schermo attaccato al muro comparve la foto di un ragazzo
di circa diciassette anni, piuttosto pallido, coi capelli di un castano
tendente al rosso e con degli stranissimi occhi viola screziati di
verde. Sotto l’immagine c’erano dei brevi paragrafi
informativi che riassumevano le informazioni essenziali sul loro
obiettivo.
“Wow,
Willy, chi è il ragazzino?? È così
carino! ~”mugolò Grell, facendosi attento tutto
d’un tratto. Si soffermò ad osservare meglio
l’immagine. Nonostante avesse un’aria tranquilla,
lo sguardo di quell’umano pareva velato da una cupa
malinconia, quasi avesse perso la voglia di vivere da tempo. Ne aveva
già visti tanti in quello stato, eppure qualcosa in quegli
occhi strani gli diceva che lui non era come gli altri. Un lampo di
interessamento gli attraversò gli occhi verdi.
Il
suo capo, a
cui era sfuggito il suo cambio di espressione, alzò gli
occhi al cielo. Aveva immaginato che quello fosse l’unico
modo per attirarsi finalmente l’attenzione del sottoposto,
anche se rischiava al tempo stesso che Sutcliff si fermasse a sbavare
sulla foto più che ad ascoltarlo. “Questo
è Kyler Bysse. Il nostro compito. Dobbiamo evitare che i
demoni si impossessino della sua anima. Perché se lo
facessero sarebbe alquanto seccante. Più del
solito”spiegò con calma.
“E
perché mai, scusa?”.
“Perché
la sua è una di quelle anime, Sutcliff”.
Per
la prima
volta lo shinigami coi capelli rossi parve farsi serio per un istante.
“Stai scherzando, vero, Will?! Com’è
possibile?! Avremmo dovuto accorgercene molto prima se
l’anima di quel ragazzino fosse stato una di
loro!”esclamò sorpreso.
“Se
tu
seguissi con più attenzione i corsi di aggiornamento non
saresti così sorpreso”. Nel tono di William
apparve una nota seccata. “A volte quel particolare tipo di
anime necessita di tempo per maturare, anche molti anni, soprattutto se
il processo necessita di una causa scatenante come in questo. La
maturazione è iniziata, secondo i dati in nostro possesso,
dopo che il soggetto ha perso il padre e si è conclusa in
questi giorni. E infatti è solamente ora che i nostri
avversari si sono mossi”. Tornò a digitare
qualcosa sulla tastiera. L’immagine cambiò e sullo
schermo apparve la foto di un ragazzino dai lineamenti affilati e i
capelli blu elettrico, in apparenza non più grande di Kyler.
Gli occhi cremisi però tradivano la sua natura infernale. Il
demone li fissava divertito e provocatorio dallo schermo, quasi a
prendersi gioco di loro e a sfidarli a batterlo. Lo shinigami non
poté impedirsi di fare una smorfia, sistemandosi gli
occhiali con una mano, cosa che non sfuggì al suo sottoposto.
“Will?”fece
infatti quello, sorpreso. Di solito il suo capo non esprimeva emozioni,
soprattutto se si trattava di lavoro, ma a quanto pareva quel demone
era un’eccezione. La cosa lo incuriosì, e non
poco. Inoltre i lineamenti della creatura gli erano in qualche modo
familiari. Cercò di capire da dove gli venisse quella
sensazione, ma quella continuava a sfuggirli, nascondendosi tra i suoi
pensieri. Però una cosa doveva ammetterla. Chiunque fosse
quel demone era decisamente carino, molto di più
dell’umano di prima. Aveva un fascino familiare e i suoi
occhi rosso sangue calamitavano irrimediabilmente la sua attenzione.
Peccato che avesse l’aspetto di un ragazzino. Un vero spreco.
“Questo
è Zachary. O, almeno, si fa sempre chiamare così
quando è in mezzo agli umani. È uno dei demoni
che ci ha dato più problemi, non tanto per le anime che ci
ruba, quelle sono in numero praticamente inesistente, ma più
che altro per il fatto che sembra divertirsi un mondo ad interferire
con il nostro lavoro”disse William, ignorando la muta
richiesta dell'altro. “Io purtroppo ho avuto la sfortuna di
trovarmelo tra i piedi un po’ di decenni fa e ti assicuro che
non è stato per niente piacevole”. Non se la
sarebbe mai scordata quella missione. L’unica che avesse mai
fallito fin dalle simulazioni della scuola per shinigami. Non era mai
stato umiliato tanto in vita sua. Sia come agente che come shinigami.
Umiliato da un ragazzino pestifero che aveva rovinato il suo perfetto
stato di servizio. per di più. Ora finalmente aveva
l’occasione di rifarsi. E di certo non se la sarebbe lasciata
sfuggire. ‘Questa volta te la farò pagare. Ti
è andata male, ti rispedirò all’Inferno
a calci, moccioso!’pensò irritato,ma scosse
immediatamente il capo. Tutto quel coinvolgimento emotivo non gli si
addiceva e rischiava anche di risultare dannoso per la missione in
quanto alterava la sua capacità di giudizio, ne era
più che conscio. Però non poteva farci nulla,
ogni volta che ci pensava non poteva evitare di irritarsi oltre misura,
era più forte di lui. La sua mano corse di nuovo alla
montatura dei suoi occhiali. Non si sarebbe lasciato trattare in quel
modo una seconda volta, ci potevano scommettere.
“Ah,
allora lo conosci, eh, Will?~”cantilenò Grell
notando l’espressione strana del suo superiore, espressione
che decisamente non si addiceva a quel viso di solito impassibile.
Qualunque cosa gli avesse fatto quel demone doveva essere stato
qualcosa di veramente grosso. Un sorrisetto gli si
aprì sul volto mentre miriadi di ipotesi gli salivano alla
mente. Tutte ovviamente molto lontane dalla verità e anche
piuttosto fantasiose. “Non dirmi che ti piace quel ragazzino!
Insomma, è carino, moolto carino, bisogna ammetterlo, ma non
è il tuo tipo, Willy!~ Al massimo può essere il
mio, però è decisamente troppo giovane di
aspetto, non trovi?? E poi...?!”. Non poté
concludere la frase perché il dorso del pesante fascicolo
che conteneva i dati sul caso lo colpì in pieno viso.
“Ahia! Ma insomma, quando imparerai a rispettare il bel
visetto di una signora come me, Will?! Sei proprio privo di
tatto!”.
“Ti
do
mezz’ora per leggere le informazioni sulla missione. E vedi
di farlo, è una faccenda di primaria importanza. Infatti non
mi capacito che l'abbiano affidata a un idiota come te. Partiremo
subito dopo”ordinò il suo capo, tornando alla sua
solita fredda impassibilità e ignorando le sue lamentele.
Non aveva tempo da perdere con i capricci di quell’idiota di
prima categoria e poi era già abbastanza di cattivo umore
per avere la pazienza di sopportarlo. Maledisse mentalmente chiunque
avesse avuto l’idea di affidargli il rosso come compagno di
missione. Tra lui e Zachary quasi non sapeva chi era peggio. Quella
missione sarebbe stata di certo un Inferno, non aveva dubbi.
“E vedi di toglierti quelle idee stravaganti dalla testa.
Quel demone mi ha solo dato parecchio fastidio durante una missione.
Non sottovalutarlo solo per il suo aspetto, te l'ho detto, è
uno di quelli che ci ha dato più problemi. Il fatto che
sembri solo un ragazzino non deve farti pensare che non sia un
avversario temibile”. E detto ciò uscì
senza attendere una risposta, chiudendo, con estremo disappunto di
Grell, accuratamente la porta dell’ufficio a chiave.
Lo
shinigami coi
capelli rossi sbuffò. Willy non avrebbe mai imparato a
trattare con il dovuto rispetto le dame. Sfogliò di
malavoglia le pagine del rapporto che aveva di fronte. Se il suo capo
credeva che chiuderlo dentro sarebbe bastato a convincerlo a leggere
tutte quelle noiose scartoffie si sbagliava di grosso. Anche se doveva
ammettere che quel caso lo interessava molto più di tutti
quelli di cui si era dovuto occupare fino a quel momento. Non capitava
tutti i giorni di avere a che fare con una di quelle anime. Ed ancor
più raro era vedere William così emotivamente
coinvolto in qualcosa.
I
suoi occhi
verdi si soffermarono sulla foto di Zachary. La sensazione di
familiarità lo colse di nuovo. Quel ragazzino assomigliava
decisamente a qualcuno che conosceva. Il problema era che non riusciva
a capire a chi. Appoggiò il mento sulle mani, pensoso.
Sentiva che aveva la risposta sulla punta della lingua, ma non riusciva
a metterla a fuoco. Sbuffò di nuovo, contrariato, ma decise
comunque di rassegnarsi. Gli sarebbe venuto in mente in un altro
momento. Tornò a fissare il ghignetto provocatorio del
demone. L’altra cosa che lo lasciava perplesso era il fatto
che quel ragazzino da solo fosse riuscito a fare una cosa che lui
tentava di fare da secoli: far perdere il controllo a Will. Doveva aver
fatto qualcosa di veramente terribile per riuscirci. E per questo lui
doveva assolutamente scoprire cosa, così avrebbe potuto
ispirarsi per raggiungere il suo scopo. Anche se lui puntava ad
ottenere ben altro da Will, non di certo il suo odio e il suo
disprezzo. Quelli erano quasi gratuiti nei suoi confronti, molto
più spesso di quanto avrebbe voluto.
Sospirò.
Forse per amore di Willy per una volta si sarebbe sforzato di leggere
quella cartaccia noiosa. E poi magari avrebbe potuto trovare anche
qualche informazione in più su quel misterioso e attraente
ragazzino. Chissà, avrebbe potuto capire perché
gli risultava così familiare.
‘Zachary...’pensò. Mai sentito uno che
si chiamava così. ‘Tu mi dovrai spiegare un bel
po’ di cose quando ci incontreremo, tesoro’.
Tornò indietro alla prima pagina e, per la prima volta in
tutta la sua “carriera”, si immerse nella lettura
del rapporto informativo.
Quando
William
rientrò, esattamente mezz’ora dopo, rimase
alquanto stupito dalla scena che gli si presentò davanti,
anche se naturalmente non lo diede a vedere. Grell era così
immerso nella lettura del rapporto che pareva non aver nemmeno sentito
la chiave girare nella serratura. Un’espressione compiaciuta
gli illuminò il volto per un istante. A quanto pareva il suo
sottoposto si era finalmente deciso, per qualche oscura e,
conoscendolo, di certo stupida ragione, a lavorare seriamente su quel
caso. Meglio così, anche perché quella faccenda
era piuttosto seria e di vitale importanza.
“Vedo
che per una volta hai rinunciato a fare l’idiota,
Sutcliff”commentò atono fissandolo dalla porta con
le braccia conserte.
L’altro
sobbalzò, preso alla sprovvista, e si voltò di
scatto. “Mi hai fatto un complimento o sbaglio?! Oh, Willy,
quanto sei dolce!! Perché già che ci sei non mi
dai un bacetto come ricompensa per il mio duro
lavoro??~”esclamò gettandosi sul suo capo che come
sempre si scostò mandandolo a faccia a terra sul pavimento.
“Ritiro
quello che ho appena detto. Non sei capace di non essere un idiota.
È nella tua natura”fece, avvicinandosi alla
scrivania per raccogliere i fogli sparsi su di essa. “Fila a
prendere le tue cose, Sutcliff, e vedi di non scordarti nulla
perché temo che saremo costretti a stare via per un
po’ senza possibilità di tornare in
ufficio”ordinò. Ma Grell rimase a fissarlo dal
pavimento, in attesa di qualcosa nonostante fosse più che
chiaro il fatto che William lo aveva appena congedato. Il suo capo si
voltò per lanciargli un’occhiata interrogativa.
“Si può sapere cosa c’è
ancora? Non hai sentito cosa ti ho detto?”.
“Will,
chi è quel demone?”domandò lo shinigami
coi capelli rossi, ignorando il suo tono seccato.
“Mi
pareva di avertelo già detto, Sutcliff. Ed è pure
scritto nel rapporto. L’hai letto sul serio o hai passato
tutto il tempo a sbavare sulle foto?”fu la risposta gelida.
“Non
intendevi questo. Quello che voglio sapere è chi
è per te quel ragazzino! E soprattutto cosa ti ha
fatto!”.
William
rimase
zitto per un istante, mentre la sua mente tornava velocemente al suo
precedente incontro con Zachary. “Una scocciatura. La
più grossa che io abbia mai
incontrato”borbottò, tornando ad occuparsi dei
fogli per evitare di incrociare lo sguardo dell’altro.
“E ora se non ti spiace ti ricordo che siamo in partenza. Se
non ti muovi me ne vado e ti lascio qui. E farò anche in
modo che tu venga degradato di nuovo. Sono stato chiaro?”.
Tutto l’interesse del suo sottoposto per quello che era
successo tra lui e quel demone lo disturbava. Quella storia non doveva
venire a galla o tutto il dipartimento lo avrebbe preso in giro per
chissà quanto tempo. Già mal sopportava le
battute e le frecciatine dei suoi superiori, non avrebbe saputo
tollerare anche quelle dei suoi collaboratori.
Grell
non
poté far altro che arrendersi ed obbedire. “Uff,
come vuoi, Willy! Ma sappi che non finisce
qui!”minacciò con tono offeso. “Io sono
una ragazza molto gelosa e non sopporto chi si intromette nei miei
flirt!”. Detto ciò si affrettò a
sparire nel corridoio per evitare di essere colpito di nuovo dal
fascicolo sulla missione.
‘Lo
odio quando è così
scorbutico’pensò diretto al suo ufficio.
‘Perché non è mai carino con me??
Insomma, ho fatto di tutto per meritarmi il suo affetto! Potrebbe anche
accontentarmi per una volta! Anche se in fondo lui mi piace proprio
perché è così freddo e
brutale!~’. Sospirò. ‘Se solo lo fosse
nei contesti che vorrei...uhm...’.
“Ehi,
Senpai!”. Una voce lo strappò senza preavviso
dalle sue fantasie. “Ma non eri nel mondo degli
umani?”.
Lui
si
voltò e vide uno shinigami dai capelli arancioni venirgli
incontro. “Oh, Ronald!~”lo salutò lui
allegro. Poi mise il muso. “Sì, ero là
e mi stavo anche divertendo, solo che poi Willy mi ha trascinato via
perché dobbiamo andare un missione...Che noia! E mi ha pure
preso a calci senza motivo!”.
“Mi
spiace, Senpai! Però non capita tutti i giorni di andare in
missione con il capo, no? Dovresti esserne
contento”cercò di rallegrarlo Ronald.
“Perché stasera non vieni con me? Hanno
organizzato una festa favolosa per il compleanno di un mio amico!
È un party in maschera! Scommetto che ne andresti pazzo! E
poi il colore-tema estratto è proprio il tuo
preferito!”.
“Un
ballo in maschera? Tutto in rosso? Oh,
meraviglioso!~”ripeté Grell con aria sognante.
“Mi piacerebbe un sacco! Potrei trovare il mio
principe!”. Afferrò le mani dell’altro
shinigami e lo costrinse a fare delle giravolte nel corridoio.
“Lui mi vedrebbe seduta in un angolo e verrebbe a chiedermi
di danzare…Balleremo tutta la notte e poi lui...”.
Il suo entusiasmo si spense di colpo perché
realizzò che lui quella sera non sarebbe potuto andare da
nessuna parte. Si bloccò rabbuiandosi mollando la presa su
Ronald, che per poco non perse l’equilibrio, preso alla
sprovvista da quel cambio improvviso di umore. “Non posso
venire...Sob! Sto per partire per quella dannata missione!”.
“Oh,
scusa, Senpai, non lo sapevo!”fece lui dispiaciuto,
passandosi una mani nei capelli. “Be’,
sarà per la prossima volta! Ti prometto che per quando torni
ti faccio trovare una mega festa! Sempre che Spears non ti metta in
punizione per qualche cosa...”.
“Lo
farai davvero?~”chiese l'altro rianimandosi di colpo.
“Oh, sei un tesoro, Ronny!~”. Si voltò.
“Devo andare a prepararmi! Noi signore siamo lunghe in queste
cose e il mio Willy era un po’ impaziente! Mi raccomando, non
dimenticare di invitare tanti bei ragazzi a quella festa!~ Ci vediamo,
Ronny!”.
“Magari
vengo a trovarti sulla terra, Senpai!”gli gridò
dietro Ronald.
Grell
sorrise
compiaciuto mentre entrava nel suo ufficio. Almeno esisteva ancora
qualche cavaliere che riuscisse a capirlo. Anche se probabilmente
Ronald l’aveva fatto solo per procurarsi un presto per
organizzare l’ennesima festa. D’altronde era un
appassionato di party, lo sapevano tutti. Meditò sul fatto
di invitare William alla festa. Molto probabilmente non di sarebbe
neanche degnato di rispondergli. Però aveva ancora tutto il
tempo per trovare un modo di costringerlo a venire. Tutto dipendeva da
cosa gli avrebbe rivelato quel ragazzino demoniaco. A quel pensiero gli
venne un’idea. Si affrettò ad riaffacciarsi nel
corridoio. “Ronny!”chiamò.
La
testa
dell’altro shinigami apparve da dietro l’angolo.
“Mi hai chiamato, Senpai? Ti serve qualcosa?”.
“Vieni
qui un minuto, per piacere, ti devo chiedere una cosa! ~”
rispose lui. Ronald si affrettò ad obbedire e appena lo ebbe
raggiunto il rosso chiese: “Senti, Ronny, non è
che conosci un certo demone di nome Zachary?”.
“Zachary?
Certo, non l’ho conosciuto di persona, ma ne ho sentito
parlare!”rispose l’altro, un po’ stupito
dalla domanda. “I colleghi che sono al lavoro da
più tempo mi hanno detto che quell’esserino ci ha
dato un sacco di problemi. Anche se, e questo rimanga tra noi, uno dei
nostri superiori mi ha confidato che, nonostante tutto, trova quel
demone davvero simpatico. Dice che dargli la caccia è un
vero spasso. Anche se io non riesco a capire tanto entusiasmo per un
demone…Ma perché me lo chiedi?”.
“In
pratica è il demone che vuole rubare l’anima che
dobbiamo recuperare. Il fatto è che Willy mi è
parso molto…turbato quando mi ha parlato di
lui…”.
“E
ci
credo! A parte quel nostro superiore, a quanto pare nessuno
è mai entusiasta di avere a che fare con quel mocciosetto!
Non perché sia forte, e lo è indubbiamente, ma
perché è una peste senza paragoni. Infantile,
capriccioso e soprattutto sempre in vena di scherzi di cattivo gusto!
Attento, Senpai, quello è un tipetto tosto secondo me! Se
è riuscito a mandare in bestia Spears…”.
Grell
lo
fissò interessato. Allora Ronald sapeva qualcosa. Bene,
anzi, fantastico. “Che è successo? Che ha fatto a
Willy?”.
“Non
lo
so di preciso. E penso che lo sappiano solo i suoi capi. Sai bene
com’è fatto, Spears. Figuriamoci se permette che
si sappiano le sue pecche. L’unica cosa che mi hanno saputo
dire è che è tornato dalla missione con il fumo
che gli usciva dalle orecchie. Nessuno lo aveva mai visto
così infuriato…Mi spiace, non so altro,
Senpai”.
“Non
ti
preoccupare! Sei stato preziosissimo, Ronny, grazie mille! ~”.
“Ora
ti
lascio, non voglio che Spears ti sgridi perché ti ho fatto
perdere tempo. E poi ho del lavoro che devo assolutamente finire oggi o
mi toccherà restare anche dopo la fine del mio turno. E col
cavolo che lo faccio! Ci vediamo quando torni, allora! Auguri per la
missione!”.
“A
presto, Ronny! ~”.
Ronald
uscì e Grell iniziò a fare l’inventario
di tutto quello che sarebbe potuto servirgli. Il suo capo aveva detto
che quella missione sarebbe stata particolarmente lunga, o almeno
così gli era parso di capire, quindi doveva assolutamente
accertarsi di prendere tutto quello che potesse essere necessario a una
bella ragazza come lui. Chissà, visto che andavano sotto
copertura, magari avrebbero anche dovuto infiltrarsi a qualche ballo o
nella casa di qualche nobile. E lui doveva avere tutti gli accessori e
l’abbigliamento adatti. Canticchiando si mise a riempire le
tasche del suo giubbotto di oggetti di ogni genere e a cacciare in una
borsa tutto quella che era troppo voluminoso per entrare nelle sue
tasche. In un certo senso non vedeva l’ora di iniziare quella
missione. Aveva il presentimento che le cose si sarebbero fatte davvero
interessanti.
Kyler
si sforzava
di tenere lo sguardo fisso sul paesaggio che correva fuori dal
finestrino della carrozza, cercando di ignorare quegli occhi cremisi
ostinatamente fissi su di lui, ma senza riuscirci del tutto. Non poteva
impedirsi di lanciare di tanto delle occhiate alla sua nuova guardia
del corpo che se ne stava seduta di fronte a lui, con quel suo
ghignetto inquietante ed indecifrabile stampato sul volto. Quegli occhi
rosso sangue erano peggio di una calamita e lui aveva la spiacevole
sensazione che potessero trapassarlo fino a mettere a nudo tutto il suo
essere, fino ad arrivare a sfiorare famelici la sua anima. Ma forse si
stava lasciando condizionare troppo dalla suggestione. Il fatto che a
prima vista quel tizio gli avesse dato l’impressione di non
essere umano non significava che in realtà non lo fosse.
Però stava di fatto che la sua presenza non lo faceva
sentire al sicuro come avrebbe dovuto considerando il lavoro che aveva
dichiarato di svolgere. Quel silenzio poi non migliorava le cose, anzi
sembrava rendere ancora più pesante e opprimente quello
sguardo che seguiva ogni suo movimento, anche il più lieve,
con una sorta di divertita attenzione.
Alla
fine il
ragazzo non riuscì più a sopportare quella
situazione e si voltò a fissare dritto negli occhi il suo
accompagnatore, con aria di sfida.
“Deve
dirmi qualcosa, signorino?”domandò Zachary senza
abbandonare il suo ghigno provocatorio, che contrastava parecchio con
il tono formale che usava, trasformandolo in una presa in giro bella e
buona.
“A
dire
la verità pensavo che fossi tu ad avere qualche cosa di cui
parlarmi visto che non hai fatto altro che fissarmi da quando ci siamo
messi in viaggio”rispose Kyler cercando di non raccogliere la
provocazione e mantenere la calma. Era abituato a parlare con persone
irritanti, l’alta società ne era piena, ma quel
ragazzo aveva qualcosa di diverso che sconvolgeva come mai gli era
capitato. “E lascia perdere le formalità, tanto mi
sembra di aver capito che non le sopporti neanche tu. Io sinceramente
non ho mai capito tutte queste cerimonie. E poi dovremo praticamente
trascorrere insieme ventiquattro ore sue ventiquattro per non so quanti
giorni, quindi diventano del tutto inutili. Dammi del tu e chiamami per
nome, tanto lo conosci”.
Il
demone
abbandonò la sua espressione irriverente e lo
guardò incuriosito. Quel ragazzo non sopportava le
formalità? Si era informato su di lui e aveva sentito dire
che non era il classico nobile borioso, ma non si aspettava tanta
schiettezza. Un sorrisetto compiaciuto gli illuminò il volto
sostituendo il ghigno. Quell’umano iniziava a piacergli.
“Come vuoi, Kyler”disse gustandosi il suono di quel
nome. Per qualche motivo gli pareva fosse perfetto per
l’anima preziosissima che si celava sotto quelle spoglie
mortali. Doveva essere davvero una prelibatezza unica, gli veniva
l’acquolina solo a pensarci. Peccato che non potesse
mangiarla per nessun motivo. “Non devo dirti nulla, comunque
sia”.
“E
allora perché mi stavi fissando?”insistette il
ragazzo con gli occhi viola. Non gli era sfuggito il cambio di
espressione del suo interlocutore. Quel nuovo sorriso sembrava
quasi...soddisfatto. Che quel tizio lo stesse di nuovo prendendo in
giro? Oppure, per qualche oscura ragione, gli aveva regalato quello che
doveva essere un segno di apprezzamento?
“Studiavo
il mio compito. È fondamentale per uno che fa il mio lavoro
conoscere alla perfezione la persona che deve
proteggere”rispose Zachary senza scomporsi. “Ma se
proprio ci tieni a fare conversazione, avrei una cosa da
chiederti”. Esitò per un attimo poi, con una
faccia da angioletto che non gli si addiceva per nulla,
domandò: “Non è che nella tua villa di
campagna tenete della mousse al cioccolato?? Ne vado pazzo,
è il mio secondo cibo preferito!!”.
La
richiesta
spiazzò completamente Kyler, ma non da meno fu il tono
implorante con cui venne pronunciata. “M...mousse al
cioccolato?”ripeté incredulo. Non sapeva se aveva
capito bene o se si era sognato tutto. Rimase a fissare per qualche
secondo la sua guardia del corpo che gli sorrideva speranzosa.
“Certo che ce l'abbiamo”si costrinse a dire alla
fine. Si chiese quale fosse il primo cibo preferito di quello stano
essere che aveva di fronte, ma decise che in fondo non era
così desideroso di saperlo: il suo scoppio infantile lo
aveva sconvolto abbastanza per quel giorno. Ora avrebbe dovuto rivedere
completamente l’idea che si era fatto di lui. Poteva una
creatura infernale comportarsi in quel modo?
“Evvai!!”strillò
il demone entusiasta. “È passato un sacco di tempo
dalla prima e unica volta in cui l’ho mangiata...è
stato amore al primo assaggio!”. Giunse le mani con
espressione sognante. “E non è solo buona come
sapore, ha anche una consistenza così...fantastica,
è una delle meraviglie del mondo, unico pezzo di paradiso
che uno come me può concedersi!”. Sospiro.
“E pensare che ho dovuto attendere tanto a lungo prima di
poterla mangiare di nuovo! Kyler, tu mi stai facendo il regalo
più bello che qualcuno possa farmi! Saprò
sdebitarmi, vedrai!”.
“Ehm,
non ti preoccupare…Insomma per così
poco…”balbettò il ragazzo, senza sapere
cosa dire. Era tutto troppo surreale, era accaduto tutto troppo in
fretta. Poi parve ricordarsi delle buone maniere. “Prego,
comunque! E, Zachary, grazie a te per l’impegno che
sicuramente metterai nel tuo incarico. Metterai a repentaglio la tua
salute per me e questo è…”.
Non
poté finire la frase perché il demone gli fu
addosso, schiacciandogli con le mani le spalle contro il sedile della
vettura. “Non temere, Kyler”gli sussurrò
a pochi centimetri dal viso. “Non permetterò a
nessuno di toccarti, chiunque sia. Neanche fosse il re dei demoni in
persona”.
Kyler
non
poté far altro che annuire, imbarazzato. Non era abituato al
contatto fisico e nessuno prima d’ora l’aveva mai
aggredito in quel modo. Non riusciva né a muoversi
né a parlare. L’unica cosa che poteva fare era
sprofondare i suoi occhi viola in quelle due pozze di sangue che
scintillavano a pochi centimetri da lui, ipnotizzato da quello sguardo
così inumano.
La
creatura
dovette notare il suo stato d’animo perché
mollò la presa su di lui e tornò a sedersi,
lasciandolo più scombussolato che mai. Aveva il sospetto che
la sua vita piatta stesse per subire un’altra, sconvolgente
svolta. Quello era solo l’inizio. Fissò il demone
che gli sorrideva. Ma qualcosa lo spingeva ad essere positivo verso
tutto quello che stava per accadere: forse sarebbe stata
l’occasione per tornare finalmente a vivere.
------------------------------------------------------------
Sera,
a tutti,
sempre che ci sia qualcuno a leggere!!
Comunque,
nel
caso ci fosse qualcuno, be’, questo è il secondo
capitolo di questo mio esperimento! Spero sia di vostro gradimento.
Zack:
Sempre che
ci sia qualcuno…*ghigno*
Mystic:
Guarda
che se c’è qualcuno è un bene anche per
te! È anche la tua storia dopo tutto!! Ci sei tu questa
volta non il tuo…ehm, parente ancora non ben identificato!!
Zack:
Se lo dici
tu. Comunque questo capitolo è un disastro, non conclude un
tubo, a parte il fatto che io sono fuori di testa e che amo la mousse
al cioccolato! Non si dice perché l’anima di Kyler
è così ricercata né
cos’è successo tra me e Will…Insomma,
non ha scritto nulla!! E hai scritto più pagine
dell’altra volta!
Mystic:
*lo
caccia via* Grazie del sostegno, eh? Comunque…Hai ragione,
non ho scritto nulla, ma è solo il secondo capitolo. Nel
prossimo tu e William vi incontrate…e ci sarò da
ridere!! XD
Grazie
a doc11 che
ha
recensito (e meno male visto che la storia è per te!! XD) e
a _Newrah
che l’ha messa nei preferiti. Spero che possiate apprezzare
anche questo…
Zack:
…disastro!!
Mystic:
*lo
ignora* …capitolo! Detto questo…alla prossima!
Zack:
Se ci
sarà una prossima volta…
Mystic:
*continua
ad ignorarlo* Grazie anche a chi leggerà in futuro!
Zack:
Se mai
qualcuno lo farà!
Mystic:
*gli
tappa la bocca* E scusate questa scenetta demenziale!! XD
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Capitolo 3 *** III Parte ***
La tenuta del conte di
Barret era circondata da un immenso parco che somigliava molto a un
gigantesco giardino botanico. Vi erano piante di ogni specie, da quelle
tipiche dell’habitat naturale inglese a quelle
più esotiche importate dall’Asia e
dall’America. Il risultato era, soprattutto in primavera, una
mescolanza spettacolare di colori e profumi molto differenti tra loro
che però arrivavano a creare un’incantevole
armonia. Zachary osservava attentamente il paesaggio che gli scorreva
davanti velocemente attraverso il finestrino della carrozza, senza
badare troppo alla natura, ma studiandolo e memorizzandolo. Bisognava
sempre conoscere alla perfezione il proprio territorio, era una delle
prime cose che aveva imparato con l’esperienza. E poi gli
sarebbe tornato utile anche nel caso si fosse presentata la
necessità di fuggire in fretta. Sapeva che gli shinigami
sarebbero arrivati presto a rivendicare a loro volta l’anima
di Kyler e lui non poteva certo permettere loro di prendersela. Aveva
una missione e non sarebbero certo bastatati un paio di dei della morte
a impedirgli di compierla. Era troppo importante, se ne rendeva conto
anche lui. Si chiese se avrebbero mandato William ad occuparsi della
faccenda. Di solito le cose più vitali e urgenti le
affidavano a lui. Un ghigno divertito gli si allargò
minacciosamente sul volto. Ci sperava proprio. La faccenda avrebbe
preso una piega decisamente interessante. E anche divertente, almeno
per lui. Perché di certo lo shinigami non sarebbe stato
contento di vederlo. Non dopo quello che gli aveva combinato durante il
loro primo e unico scontro. Il ghigno sul suo volto si
allargò ancora di più. Oh no, proprio per niente.
Kyler non
riusciva ad impedirsi di lanciare di nascosto delle occhiate
indagatrici alla sua guardia del corpo. Dopo l’uscita sulla
mousse al cioccolato nessuno dei due aveva più proferito
parola e il demone si era immerso nei propri pensieri, lasciando al
ragazzo il tempo di riprendersi un po’ dai suoi continui
cambiamenti di atteggiamento. L’umano aveva deciso di
rinunciare a capire il suo nuovo dipendente, almeno per il momento, ma
non per questo quello strano tizio aveva smesso di affascinarlo,
ispirandogli al tempo spesso paura e interesse. Non poteva fare a meno
di fare congetture su cosa gli potesse passare per la testa. Il sorriso
da squalo che gli si era dipinto sulla faccia, poi, non gli piaceva
neanche un po’ e anzi lo preoccupava. Era chiaro che Zachary
sapeva molte più cose di quanto gli aveva detto, che gli
nascondeva qualcosa di fondamentale. Ma sapeva anche altrettanto bene
che strapparglielo sarebbe stato impossibile. Quella strana creatura
sembrava aver già capito come spiazzarlo e come manipolarlo
a suo piacimento, anche se si erano incontrati solo poco più
di due ore prima. E quella consapevolezza lo turbava non poco.
Improvvisamente
il demone si voltò, intercettando il suo sguardo. Quelle
iridi rosse sembrarono trapassarlo fino ad arrivare a leggere i suoi
pensieri. Lui si girò immediatamente, incapace di sostenere
la vista di quelle pozze cremisi e anche imbarazzato dal fatto di
essersi fatto scoprire in pieno. L’altro non disse nulla, ma
il suo ghigno parve allargarsi ancora di più mentre tornava
a guardare fuori dall’abitacolo, prendendo una piega
soddisfatta.
‘Bastardo’pensò
Kyler irritato e vagamente turbato, fingendo di guardare fuori dal
finestrino opposto a quello dell’altro. ‘Ogni
occasione per lui è buona per prendersi gioco di me! Ma
prima o poi gli dimostrerò che non sono fragile come
crede’. Si lasciò sfuggire un sospiro. Non sarebbe
stata una convivenza facile. Non vedeva l’ora di arrivare
alla villa per chiudersi nella sua stanza e levarsi quei dannati fuochi
d’Inferno di dosso. Almeno per un po’.
La villa si
mostrò loro dopo una curva, apparendo da dietro il muro di
alberi secolari che la celava. Era un imponente edificio elisabettiano,
che però era stato ristrutturato secondo la moda del tempo,
la cui facciata monumentale spiccava decisamente in mezzo al verde del
parco. Il demone la osservò avvicinarsi, studiando la
disposizione delle finestre e delle porte. Troppe vie di entrata, come
in tutti i palazzi dei nobili. Controllarli tutti non sarebbe stato
facile. Ma se non poteva farlo lui non avrebbe potuto farlo nessuno. E
poi lui adorava i giochi complicati. Ridacchiò pensando a
quello che avrebbe potuto dire Sebastian sefosse stato lì.
Di sicuro qualcosa sul fatto che non prendeva mai nulla veramente sul
serio. E in effetti non poteva dargli torto.
La carrozza si
fermò di fronte alla scalinata che introduceva al maniero e
il maggiordomo del conte si affrettò ad accorrere per aprire
la portiera e permettere così ai due ragazzi di scendere.
“Ben
tornato, signorino”lo accolse l’uomo chinando il
capo in segno di rispetto. “Le sue lezioni sono andate
bene?”.
“Come
al solito, grazie mille”borbottò il ragazzo con
gli occhi viola. Aveva tentato di convincere i servitori a dargli del
tu ma era stato tutto inutile. “Questo è Zachary
Michealis, la mia nuova guardia del corpo, non so se il conte gliene
aveva parlato. Perché io non ne sapevo nulla”.
La creatura
demoniaca rivolse un cenno col capo all’uomo, senza proferire
parola, lanciando però uno sguardo divertito
all’uniforme preferttamente stira dell’uomo. Certo
che gli umani si complicavano davvero tanto la vita con tutte quelle
convenzioni. E poi lui odiava quel tipo di vestiti. Li trovava ridicoli
e decisamente scomodi. Non si sarebbe mai sognato di infilarsene una.
Almeno come guardia del corpo aveva potuto scegliersi dei vestiti che
restavano un po’ più nel suo stile.
“È
arrivata una lettera da vostro padre questa mattina mentre eravate
fuori, signorino. Annunciava la decisione del signor conte di
affiancarvi un qualche tipo di protezione, immagino si riferisse al
ragazzo che la accompagna”rispose prontamente il domestico
estraendo una lettera dalla tasca interna della giacca e porgendola al
ragazzo che la ficcò nella borsa senza degnarla di uno
sguardo di più. Di sicuro era identica a quella che gli
aveva mostrato Zachary. Il suo tutore non aveva molta fantasia quando
si trattava di scrivere. “Comunque, il pranzo sarà
pronto nel giro di mezz’ora”continuò il
servitore. “Sarà affamato. Se intanto vuole
ritirarsi nelle sue stanze, verrò io chiamarla
più tardi”.
“Molto
bene. Non c’è bisogno che lei ci accompagni,
conosco la strada”fece il giovane bloccando l’uomo
che si era voltato per precederli. “E, per piacere, vorrei
che Zachary pranzasse con me. Faccia in modo che gli venga preparata
della mousse al cioccolato, per favore”.
Il maggiordomo lo
guardò a metà tra il sorpreso e la
disapprovazione, ma non si pronunciò. Tutti sapevano bene
quanto era strano ed irrecuperabile il signorino. Far pranzare un
impiegato alla propria tavola. Se si fosse saputo nell’alta
società tutti gli avrebbero riso dietro. “Come
desidera, signorino”annuì e si
allontanò lasciando da soli i due ragazzi.
Il ragazzo si
lasciò sfuggire un sospiro non appena l’uomo fu
entrato nella villa. Sapeva cosa pensavano tutti di lui, dagli altri
nobili ai garzoni e agli operai di bassa manovalanza. Ma non per questo
avrebbe rinunciato alle sue idee. Ci teneva troppo, erano
l’eredità di suo padre. Anche se doveva ammettere
che quella lotta continua contro quelle stupide etichette lo stancava e
lo irritava non poco ogni giorno di più.
“Certo
che i tuoi modi di fare li esasperano
parecchio”commentò Zachary mentre si avviavano su
per la scalinata. “Comunque grazie per la mousse.
Sarà un piacere tenerti compagnia durante il pranzo,
così potrò farti tutte le domande necessarie sui
tuoi movimenti durante il giorno e i tuoi orari. Non sarebbe male se
potessi anche farmi fare un giro della villa più tardi. Col
parco me la posso cavare da solo”.
“Mai
quanto i loro esasperano me”borbottò
Kyler.
“Ti ho già detto che non devi ringraziarmi. Non ti
precoccupare, ti fornirò con piacere tutte le informazioni
che ti servono. In fondo sei qui per proteggermi, quindi è
nel mio interesse che tu possa lavorare al meglio. Ti farò
preparare una stanza così potrai sistemarti”.
“Non
è necessario, ce l’ho già una
stanza”ribattò il demone con l’aria di
chi la sa lunga, guadagnandosi così un’occhiata
interrogativa e preoccupata da parte dell’altro. Un ghigno
dispettoso gli si dipinse sul volto. “Starò in
camera tua, ovviamente. Non vorrei che quei bastardi venissero a
prenderti di notte. Devo controllarti ventiquattro ore su ventiquattro,
quindi vuol dire anche quando dormi”.
Il suo obiettivo
lo fissò con gli occhi sgranati. Non sarebbe riuscito a
chiudere occhio sapendo di avere quello sguardo cremisi puntato
addosso, ne era certo. Addio cari momenti di solitudine al riparo di
quello sguardo infernale. E poi non si fidava ancora del tutto di
quello strano tizio, non sapeva cosa averebbe potuto combinargli. Ma
d’altra parte le motivazioni della sua guardia del corpo
erano più che ragionevoli e a lui non venne in mente neanche
una ragione per replicarvi. Distolse lo sguardo, cercando di nascondere
il proprio turbamento. “Come vuoi. Se pensi sia la cosa
migliore faremo così. Sei tu l’esperto. Ma ti
pregherei di evitare ogni tipo di scherzo”si
rassegnò precedendolo all’interno
dell’edificio. “Seguimi, ti faccio vedere la mia
stanza”.
“Scherzi?
Perché mai dovrei farti degli
scherzi?”domandò Zachary fingendosi offeso.
“Io prendo sempre sul serio il mio lavoro! E poi
finchè mi paghi a mousse puoi stare tranquillo che
sarà più diligente di tutti quesi servi che ti
girano attorno. E soprattutto sarò decisamente meno
stressante per te”. Gli rivolse un sorriso angelico che di
certo non gli si addiceva. “Io rispetto le tue idee e le tue
scelte, Kyler. Sono le cose più importanti che
hai”.
Il ragazzo gli
rivolse l’ennesimo sguardo stupito. Cosa voelva dire con
quell’ultima frase? Gli venne il sospetto che
l’altro conoscesse il suo passato. Forse si era informato su
di lui e aveva scoperto chi era suo padre e quali erano i suoi ideali.
E vedendolo comportarsi in quel modo tanto insolito per un ragazzo
della sua classe sociale aveva fatto due più due. O forse, e
quel pensiero lo turbò parecchio, in qualche modo era
riuscito a leggergli dentro fino a mettere a nudo quel suo muto dolore.
Scosse il capo, tornando a guardare davanti a sé. Era
impossibile. Si stava solo facendo condizionare da delle frasi e da dei
comportamenti che potevano tranquillamente non significare nulla.
La camera era
situata quasi dalla parte opposta della villa. I due ragazzi
attraversarono in silenzio i corridoi in cui i domestici si muovevano
in fretta, occpuati nelle loro faccende, fermandosi per rivolgere al
loro signorino un breve inchino che lui ricambiava con un gesto del
capo. Kyler come sempre dava l’impressione di mal sopportare
tutte quelle formalità ma per una volta non si espresse.
Quando giunsero davanti all’entrata della stanza la
aprì, fece entrare Zachary e poi si chiuse la porta alle
spalle, come se con quel gesto potesse costruire una barriera
impenetrabile tra sé e quel mondo che ormai odiava
così tanto. Facendo del suo meglio per ignorare il demone,
buttò per terra la borsa con i libri e si lasciò
cadere sul letto, lo sguardo fisso sul soffitto.
La sua guardia
del corpo lo guardò sollevando un soppracciglio. Certo che
quell’umano era molto più strano degli altri.
Scosse il capo e raccolse la sacca appoggiandola poi su una sedia. La
stanza non era grande come si aspettava, ma risultava comunque spaziosa
e ben illuminata da una grossa finestra che dava sul retro del parco.
Una parete era coperta interamente da scaffali stracolmi di libri,
mentre accanto alla finestra era posizionato un armadio e davanti ad
essa uno scrittoio. Contro la terza infine era occupata la testata del
letto a baldacchino e un comodino sul quale erano appoggiati una
lampada e la foto di un uomo. Il pavimento di marmo nero era privo di
tappeti e anche ai muri non erano appesi quadri o arazzi, eccezzion
fatta per un papiro che riproduceva un paesaggio infernale completo di
diavoli nella parte più bassa e il Paradiso luminoso nella
parte superiore, separati da un cielo nero trapunto di stelle. Il
demone rimase a fissare con interesse il dipinto. Era davvero
bellissimo e soprattutto molto azzeccato per quanto riguardava
l’arida piana infernale, con quei tronchi carbonizzati e una
figura seminascosta dalla foschia accucciata su un muro in rovina.
Avrebbe potuto essere lui, realizzò. A casa sua
c’era un posto simile e lui soleva rifugiarsi su un muretto
del genere quando voleva starsene in pace, lontano da tutto e da tutti.
Un vago senso di nostalgia lo avvolse. Lui stava bene
all’Inferno, nonostante dovesse ammettere che il mondo umano
era decisamente più interessante e divertente. Ma era un
animo romantico sotto quel punto di vista e amava le desolate lande
infernali, amava vederle estendersi davanti a lui per miglia, fino a
perdersi nella pesante nebbia che le dominava.
Distolse lo
sguardo dal disegno scuotendo il capo e lo fissò sul suo
obiettivo che era ancora immobile sul letto a fissare il soffitto.
Aveva tutta l’eternità per godersi il suo mondo,
salvo imprevisti ovviamente. Si accostò al letto e si
lasciò cadere a sua volta sul materasso di fianco a al
ragazzo, senza premurarsi di chiedere il permesso. Kyler si
voltò a guardarlo, un po’ irritato dal fatto che
il demone avesse deciso di infilarsi anche in quell’attimo di
pace, rovinandolo. Quello gli rivolse un sorriso da squalo, divertito
dalla sua reazione.
“Cosa
fai sul mio letto?”borbottò il ragazzo esaperato.
“Non hai intenzione di lasciarmi in pace neanche un attimo
vero? Mi chiederai di lasciarti dormire con me già che ci
siamo, immagino”.
“Dormire?”ripetè
la creatura infernale mentre il suo ghigno si allargava.
“Tranquillo, Kyler, non ti chiederò una cosa del
genere. Piuttosto vorrei il permesso di leggere i tuoi libri”.
Il ragazzo lo
guardò sospettoso e sorpreso da quella nuova, inaspettata
richiesta. “Come vuoi” si arrese. “Ma, te
lo ripeto, niente scherzi di cattivo gusto!”.
Si
alzò e si avviò a passo sicuro verso uno scaffale
preciso. Conosceva a memoria la disposizione dei suoi libri. Passava
ore a saltare da uno all’altro immergendosi nelle varie
storie e lasciando che la sua fantasia le mischiasse e lo trasportasse
in mondi ancora inesplorati. Fece scorrere per un attimo il dito sulla
copertina di uno dei tomi, godendosi il piacevole contatto con il cuio
che lo rivestiva, poi lo estrasse dalla libreria e lo lanciò
alla sua guardia del corpo che lo prese al volo senza neanche darsi la
pena di mettersi seduto.
“Il
“Paradiso Perduto”? Che roba
è?”domandò Zachary, leggendo il titolo
in copertina e parendo il volume. Un libro scritto in versi. Carino. E
il titolo non gli dispiaceva poi così tanto. Il suo sguardo
cadde di nuovo sul papiro appeso alla parete. Suonava proprio come una
storia di demoni.
“È
uno dei miei libri preferiti. Leggilo, sono certo che ti
piacerà”rispose l’altro.
“Parla della cacciata di Lucifero dal Paradiso e della caduta
degli umani dalla vita di gioia che Dio aveva concesso loro
nell’Eden ai dolori della vita terrena”.
“Certo
che hai dei gusti strani in ambito artistico. Tra quel dipinto e il
libro…Però devo dire che li condivido alla
grande”fu il commento soddisfatto.
“Non
pensavo che ti piacesse l’arte e soprattutto che fossi uno
che legge. A guardarti non si direbbe”. Kyler estrasse un
altro libro dagli scaffali e tornò a sedersi sul letto,
porgendolo alla sua guardia del corpo.
“E
invece mi piace leggere, mi aiuta a capire come ragionano gli umani.
Sai, non è una cosa facile”. Un sorrisetto
illuminò il viso del demone mentre apriva il libro.
“Altri versi su Paradiso e Inferno?”.
“C’è
anche il Purgatorio. E questa volta è la storia di un
viaggio. Anche se il migliore è l’Inferno. Gli
altri due sono carini, ma solo per costruirsi il quadro complessivo
dell’aldilà visto attraverso gli occhi e la
mentalità del poeta”.
La creatura
infernale si alzò, appoggiò i libri sul davanzale
della finestra e poi rimase a fissare il paesaggio fuori da essa. Bene,
aveva il suo passatempo notturno. Ora gli mancava solo la sua adorata
mousse e avrebbe considerarsi soddisfatto per quel giorno.
“Kyler, a te perché piace
leggere?”chiese all’improvviso senza voltarsi.
Il ragazzo fu
preso alla sprovvista da quella domanda. “Perché
me lo chiedi?”.
“Te
l’ho detto. Gli umani mi incuriosiscono. Voglio capirli. E tu
sei il soggetto più interessante che mi sia mai capitato di
incontrare”rispose Zachary, voltandosi per osservare la
reazione che le sue parole avrebbero provocato.
Kyler rimase in
silenzio per un attimo. Quel tizio parlava delle persone come se
fossero oggetti, fenomeni da studiare, giocattoli. E soprattutto dalle
sue parole sembrava che lui stesse compiendo i suoi
“studi” da molto tempo, eppure non dimostrava
più di diciassette anni. “Leggo perché
i libri mi danno l’illusione di poter scappare da questa
maledetta realtà che odio, che possano esistere altri mondi
in cui io potrei emigrare lasciando per sempre questo in cui sono
confinato”rispose alla fine, sincero. Non aveva mai detto a
nessuno quelle cose. Perché era certo che non
l’avrebbero capito. Ma con quello strano essere era diverso.
Capendolo o no, condividendo o no le sue idee, non l’avrebbe
giudicato. O, meglio, l’avrebbe giudicato, forse preso in
giro, ma non gli avrebbe detto che quello che pensava e faceva era
sbagliato, che doveva cambiare.
Il ghigno sul
volto del demone si allargò mentre lui, senza dire nulla,
tornava ad avvicinarsi lentamente, quasi minaccioso, al suo obiettivo
che rimase a fissarlo incapace di muoversi, pietrificato sotto quello
sguardo rosso sangue. Quando gli fu di fronte Zachary si
chinò in avanti portando il proprio volto a pochi
centimentri da quello del suo datore di lavoro. “ E dimmi,
Kyler, se ne avessi la possibilità verresti davvero in uno
di questi altri mondi? Saresti pronto a lasciare tutto quello che hai
qui per fuggire in uno di essi? Fosse
anche…l’Inferno?”.
Il ragazzo si si
tormentò le mani, turbato, incapace di distogliere gli occhi
da quelle pozze cremisi. Voleva allontanarsi da quel tizio, subito, non
sopportava di sentirselo così vicino, eppure nel pronfodo
del suo animo quella repulsione lasciava spazio a una strana
attrazione. Lo tentava. Come solo i diavoli possono fare. Forse quella
strana creatura avrebbe davvero potuto portarlo via, lontano dalla
terra, in un altro universo. E lui lo desiderava ardentemente. Lasciare
la sua non-vita, i suoi tormenti interiori, il freddo che congelava la
sua anima. Fosse stato anche l’Inferno. “Io
non…Tu…”cominciò, incapace
di esprimere quello che provava. Dannato. Nessuno lo aveva mai messo
tanto in difficoltà. Di solito era lui a lasciare gli altri
senza parole ed esitanti, non pensava che potesse esserci qualcuno
ancora in grado di toccarlo così nel profondo.
“Chi diamine sei tu?! O meglio cosa
sei!”.
Il demone gli
rivolse uno dei suoi sorrisetti enigmatici. “Cosa sono io?
Oh, niente di che. Sono solo un diavolo di guardia
del
corpo”. Erano anni che desiderava usare
quell’espressione. Suonava proprio bene, ora capiva
perché a lui piaceva tanto. E poi lo doveva ammettere,
tormentare quell’umano era un vero spasso.
L’altro
fece per aggiungere qualcos’altro, ma proprio in quel momento
bussarono alla porta, interrompendoli. Zachary si allontanò
di scatto dal suo obiettivo, attraversando la stanza per aprire la
porta. Oltre il vano il maggiordomo del conte lo guardò, la
mano ancora sollevata, sorpreso di trovarlo nella stanza del suo
signorino, ma si riprese subito come era consono a una persona del suo
ruolo e annunciò: “Il pranzo è pronto.
La prego di informare il signorino”.
“Arriviamo
immediatamente”rispose il demone, voltandosi verso il ragazzo
che nel frattempo sembrava aver ripreso la capacità di
muoversi e si era avvicinato ai due. “Che dici? Vogliamo
andare, Kyler?”.
“Certo.
Scommetto che sei impaziente di mangiare la tua
mousse”rispose quello superando entrambi i suoi domestici,
diretto alla sala da pranzo. Mentre passava i suoi occhi viola
incontrarono quelli rossi della sua guardia del corpo, sfidandoli.
“Ma la nostra discussione non finisce qui, Zachary Michealis.
Ricordatelo”. Avrebbe scoperto la verità su tutta
quella faccenda, a qualunque costo. Perché qualunque cosa
nascondesse quello strano ragazzo con i capelli blu elettrico, umano o
demone che fosse, lo riguardava decisamente.
Zachary lo
seguì senza ribattere, ma si trattenne a stento dal mettersi
a ridere a quell’ultima uscita del suo umano. E lui che aveva
temuto di doversi subire una missione seria e noiosa. Quello era un
vero spasso. E soprattutto stavano giocando una partita davvero
interessante, in cui nulla era ancora deciso. Ma lui avrebbe preso
quell’anima, qualunque fosse stato il suo prezzo.
Le strade di
Londra erano ancora affollate nonostante fosse ormai tardo pomeriggio.
Due figure osservavano dall’alto del tetto di uno dei palazzi
vicini alla piazza del mercato la massa umana muoversi seguendo i suoi
diversi e contrastanti flussi, in attesa. Il loro sguardo vagava tra la
folla ma alla fine finiva sempre per soffermarsi su un edifcio in
particolare, un villa abbastanza grande circondata da un piccolo
giardino che la separava dal caos della strada.
“Uff,
Will, mi annoio! Quand’è che iniziamo? Pensavo che
mi avresti fatto divertire!”si lamentò Grell,
sbuffando. Era seduto sul bordo del tetto appoggiato sui gomiti, le
gambe a penzoloni nel vuoto. Odiava dover aspettare e
quell’attesa si stava dimostrando piuttosto lunga.
William, in piedi
di fianco a lui, lo fulminò con lo sguardo. “Se
non la smetti di lamentarti e di disturbarmi ti butto giù
dal tetto, Sutcliff”minacciò gelido. Non era
nell’umore di sopportare i piagnucolii di
quell’idiota. Aveva già i nervi a fior di pelle di
suo. Strinse il manico della sua arma, irritato. Non si era mai sentito
meno calmo di così prima di una missione. L’idea
che presto avrebbe rivisto lo sguardo canzonatorio di Zachary quasi lo
faceva infuriare. Ma, almeno per il momento, riusciva a non far
trasparire quel sentimento e la sua espressione, per sua personale
soddisfazione, era la stessa impassibile di sempre.
“Perché
non facciamo qualcosa per passare il tempo,
Will??”trillò il suo sottoposto, ignaro dei suoi
pensieri. “Potrei aiutarti a rilassarti prima del
combattimento! ~”. Scattò in piedi senza preavviso
e fece per gettarsi sul suo capo, ma quello tese un braccio in avanti,
bloccandolo prima che potesse anche solo avvicinarsi. Il rosso
agitò le braccia cercando di raggiungerlo, ma senza
riuscirci. “Eddai, Will! Non resistermi! Lo sai che ho tanto
bisogno di te!!”.
Ma
l’altro shinigami lo ignorò, focalizzando la sua
attenzione su una figura che era appena spuntata dalla folla
e che si era fermata davanti al cancello della villa, in atteggiamento
di attesa. Come non riconoscerla anche a quella distanza con quegli
impossibili capelli blu elettrico. E poi il suo odore, diverso da
quello di tutti gli altri demoni che aveva incontrato, era decisamente
inconfondibile. Finalmente avrebbe potuto rifarsi. Afferrò
il suo sottoposto per il giaccone e, ricambiando il suo sguardo stupito
con un che sembrava dire “ti avevo avvertito”, lo
spinse oltre il bordo del tetto.
Grell
cacciò un urlo preso alla sprovvista e poi un altro di
dolore quando atterrò malamente sul pavimento del lurido
vicoletto che affiancava il palazzo su cui erano appostati.
“William!! Ma sei scemo?! Ti sembra il modo di trattare una
signora?”esclamò incredulo. Will lo maltrattava
sempre ma mai aveva fatto una cosa del genere. Scaraventarlo
giù da un tetto senza un vero motivo. Ma non era tanto il
fatto che gli avesse fatto male. Gli aveva sporcato tutti i vestiti!
Come avrebbe potuto presentarsi ai loro due tanto appetitosi obiettivi
conciato in quel modo?!
William gli
atterrò agilmente di fianco e lo afferrò di nuovo
senza tanti complimenti per la collottola, trascinandoselo dietro fino
all’angolo della strada, sempre ignorando le sue lamentele.
Non aveva tempo per giocare al momento. Era arrivato il momento di
concentrarsi sul serio.
“Taci,
idiota!”gli intimò una volta giunto a
destinazione, sporgendosi cautamente da dietro la parete, gli occhi
scuri fissi su quella figura fin troppo ben conosciuta.
L’aura del demone era piuttosto debole, tanto che faceva
fatica a percepirla anche se sapeva esattamente dov’era.
Doveva aver imparato a nasconderla. Furbo il moccioso. Ma
d’altra parte non si aspettava di meno da uno come lui.
“È ora di iniziare a lavorare”.
Il rosso
sbattè le palpebre, sorpreso da tanta fretta improvvisa, e
guardò nella direzione indicatagli. I suoi occhi verdi si
fissarono quasi subito sul demone. E così poteva finalmente
incontrare il ragazzino che mandava il suo Willy fuori di testa. Lo
squadrò attentamente, facendo scorrere lo sguardo su tutta
la sua figura. Dal vivo era meglio che in foto. Molto meglio.
Quell’atteggiamento in apparenza rilassato ma che mascherava
il costante stato di all’erta, quelle movenze quasi feline,
quegli occhi attenti ad ogni minimo movimento, quei lineamenti
affilati…I suoi pensieri si interrupero di colpo, mentre lui
realizzava a chi somigliava il loro avversario. La cosa lo
lasciò completamente stupefatto. Avrebbe pensato a tutti ma
non a lui. “Oh, ho capito a chi
somiglia!! Ma…Non
è possibile!”strillò facendo sobbalzare
il suo capo, che si voltò a guardarlo inorridito. Il suo
tono di voce era stato abbastanza alto da superare tranquillamente il
vociare della folla, fino ad arrivare alle orecchie sensibili del
demone.
Zachary era
appoggiato allo stipite di pietra del cancello, in attesa che Kyler
terminasse i suoi affari. Dopo il pranzo, che a suo parere era stato
paradisiaco vista la quantità di mousse che il suo datore di
lavoro gli aveva permesso di mangiare, i due erano dovuti tornare in
città perché uno dei soci del conte di Barret
aveva mandato un messaggero chiedendo di poter parlare con il ragazzo,
che faceva le veci del suo tutore nella compagnia, di una faccenda
alquanto urgente. Il demone era stato costretto, decisamente contro la
sua volontà, a rimanere fuori perché il suo umano
aveva pensato bene di fargli presente, come scusa per toglierselo di
torno, che la discussione era un segreto della compagnia e tale doveva
restare. Lui aveva protestato, ma il suo obiettivo era stato
irremovibile nella sua fredda logica. Quindi, alla fine, era stato
costretto a dargliela vinta e si era apostato davanti alla casa. Aveva
atteso per più di mezz’ora, ma poi, vedendo che la
cosa andava avanti per le lunghe, aveva pensato di farsi un giro al
mercato, curiosando tra le bancarelle alla ricerca di qualcosa di
interessante da fare. Ma neanche quello era servito. Infatti, dopo aver
girovagato un po’ tra i vicoletti che circondavano la piazza,
aveva iniziato ad annoiarsi di nuovo e aveva deciso di tornare alla
villa dove si era appoggiato con un sospiro al cancello. A quanto
pareva se non aveva qualcuno da tormentare non riusciva a godersi il
suo tempo.
L’urlo
di Grell gli era arrivato alle orecchie inaspettato e lui si era
voltato immediatamente in quella direzione. Dannazione, si era
distratto troppo. I suoi occhi cremisi misero a fuoco senza
difficoltà le due figure distanti. Li riconobbe
dall’aura. Shinigami. Uno, completamente vestito di rosso,
non lo aveva mai visto, mentre l’altro, che in quel momento
era intento a riempire il suo compagno di botte con la sua arma, lo
conosceva bene. Un ghigno soddisfatto gli si allargò sul
volto. William assestò un ultimo colpo al suo sottoposto e
poi alzò lo sguardo, incontrando quello di Zachary. Rimasero
a fissarsi, immobili, come se tutto, la folla, il rumore, i palazzi
stessi, fosse scomparso. C’erano solo loro due.
Proprio in quel
momento, Kyler uscì dal cancello, accostandosi alla sua
guardia del corpo che però lo ignorò senza farsi
troppi problemi, l’attenzione ancora concentrata solo sullo
shinigami. Il ragazzo seguì confuso la direzione del suo
sguardo fino ai due sconosciuti. Capì immediatamente che
qualcosa non andava. Quei tizi avevano qualcosa di strano. Un brivido,
simile a quello che aveva avvertito quando si era trovato Zachary
davanti la prima, volta gli corse lungo la schiena. Aveva un pessimo
presentimento. “Zachary, che
succede?”domandò, intuendo già
vagamente la risposta.
“Sono
arrivati a quanto pare”disse lui senza scomporsi, voltandosi
finalmente a guardarlo e afferrandolo per un braccio.
“Preparati, tra poco si corre”.
“Sono i
tizi che mi vogliono rapire?! Come fai a dire una cosa del genere con
quel tono piatto?!”.
“Proteggerti
è il mio lavoro. Queste situazioni per me sono la
normalità. Se non lo fossero che razza di guardia del corpo
sarei?”.
I due tornarono a
guardare in direzione degli shinigami che nel frattempo avevano
approfittato della loro distrazione per avvicinarsi e ora solo pochi
metri li separavano.
“Tu,
dannato!”esclamò William puntando l’arma
contro la creatura infernale. “Consegnaci immediatamente quel
ragazzo! Se non lo fai sarà peggio per te! Non ti
permetterò di prenderti gioco di me come la volta
scorsa!”.
“Will,
andiamo, ho un nome e lo conosci bene”fece lui, pacata ma
canzonatoria. “E per tua felicità al momento ho
anche un cognome, visto che ti piace tanto usare quello per rivolgerti
alla gente! Mi chiamo Zachary Michealis”.
“Michaelis?!
Ma allora sei davvero parente di Sebas-chan!”li interruppe
Grell, troppo incredulo persino per notare lo strano comportamento che
stava avendo il suo capo.
Udendo quel
nomignolo quest’ultimo gli lanciò
un’occhiata interrogativa. Di chi stava parlando
quell’idiota? E poi gli sembrava il momento di mettersi a
socializzare con il nemico?!
Ma il rosso parve
non accorgersi del suo sguardo, troppo impeganto a studiare la figura
del suo avversario. Somigliava davvero tanto al suo adorato diavolo. A
parte il colore dei capelli, il resto del fisico era decisamente
simile, anche se il corpo di Zachary era più acerbo di
quello del suo amato maggiordomo. Un dubbio lo colse facendolo
inorridire. E se quel ragazzino…“Non dirmi che sei
suo figlio!”.
“No,
non sono suo figlio, shinigami”rispose Zachary, divertito da
quel comportamento. A quanto pare quel tizio conosceva Sebastian.
Comprensibile, visto che era anche lui sulla terra. Anche se quel
“Sebas-cha” lo aveva lasciato un po’
perplesso. Si chiese il perché di quel nomignolo. Ed era
anche piuttosto idiota, oltre tutto. Di sicuro suo fratello non
approvava. “Sebastian è mio fratello
maggiore”.
Il rosso
sembrò sollevato da quell’informazione, ma prima
che potesse chiedere qualcos’altro, il suo capo si intromise.
Più tardi avrebbe chiarito con il suo sottoposto chi era
quello sconosciuto fratello di Zachary. Adesso doveva pensare a portare
a termine la missione che gli era stata affidata. “Piantala,
Sutcliff! Non siamo qui per scambiare due chiacchiere tra
amici!”fece, secco. “Zachary, o come ti chiami!
Consegnaci quell’anima! Ci
appartiene!”ringhiò rivolto al demone.
“Oh, mi
spiace, Willy, non se ne parla! Lui è mio!”rise
lui e, senza aspettare la risposta, si voltò e si
infilò tra la folla, trascinando Kyler con sé.
William
imprecò pesantemente tra i denti e si affrettò a
seguirli con un’espressione decisamente irritata dipinta sul
volto. Quel piccolo bastardo. Non solo si stava intromettendo nella sua
missione, ma si era anche permesso di pigliarlo per il culo come nulla
fosse. L’avrebbe pagata cara. Gli avrebbe fatto rimpiangere
il fatto di essere nato demone.
Grell
fissò il suo compagno gettarsi all’inseguimento
dei due. Non lo aveva mai visto così fuori di sé.
Era davvero il suo Willy quello? Se la risposta era un sì
doveva ammettere che vederlo così arrabbiato lo eccitava.
Chissà cosa avrebbe potuto fare al suo corpo
voglioso…Però doveva anche ammettere che il
ragazzino aveva del fegato a rivolgersi così a William T.
Spears. Ma in fondo era abbastanza ovvio sapendo chi era suo fratello.
Aveva scoperto una cosa interessante sul suo Sebas-chan. Non male. Ora
gli restava solo da capire cosa era successo tra quel demone e il suo
capo. A proposito, Zachary lo aveva chiamato Willy o se l’era
immaginato?!
“Sutcliff!
Muoviti!”. La voce dell’altro shinigami
sovrastò il vociare della folla, riportandolo bruscamente
alla realtà. Lui si guardò intorno, accorgendosi
di essere rimasto parecchio indietro. Sbuffò. Avrebbe dovuto
infilarsi in quella massa sporca di umani. Si sarebbe stropicciato
tutti i vestiti che per colpa di Will erano già sporchi. Ma
gli ordini erano ordini. Senza attendere un secondo di più
si affrettò a seguire il suo capo, inoltrandosi a sua volta
tra la folla, prendendosi però il tempo di sbuffare ancora
una volta. Avrebbe finito le sue riflessioni più tardi.
Anche se temeva che Will lo avrebbe sgridato parecchio per il casino
che aveva combinato. Se poi scopriva che lui era infatuato di
Sebastian…Rabbrividì, anche se non sapeva se di
paura o di piacere. Lo aspettava una bella punizione, quello era sicuro.
Kyler si
lasciò trascinare tra la folla, ancora troppo confuso per
reagire. Era successo tutto troppo in fretta. L’arrivo di
quelli che avrebbero dovuto essere i suoi rapitori, il dialogo che il
moro aveva avuto con Zachary, il fatto che quei due sembravano
conoscersi bene e che quei tizi occhialuti volevano la sua anima.
Quest’ultima cosa in particolare aveva poco senso per lui.
Cosa stava succedendo?! Rivolse uno sguardo al demone che lo teneva
saldamente per un braccio, sgusciando facilmente tra quella massa di
corpi. Gli doveva un bel po’ di spiegazioni e gliele avrebbe
strappate questa volta, non si sarebbe lasciato incantare e manipolare
di nuovo.
Zachary si
inoltrò sempre di più tra la folla. Se fosse
riuscito a raggiungere il la piazza del mercato forse sarebbero
riusciti a seminare i due shinigami nel labirinto di vicoletti che la
circondava. Sentiva lo sguardo indagatore del ragazzo fisso su di
sé e la sua mano artigliata alla manica della sua maglia.
Avrebbe dovuto inventarsi qualcosa di molto convincente per spiegargli
il tutto questa volta. O, meglio ancora, trovare un modo che gli
permettesse di non dover dare spiegazioni per l’accaduto.
Però ci avrebbe pensato dopo. La sua
priorità al momento era un’altra. Avvertiva le
aure dei due shinigami subito dietro di loro. Dovevano sparire, e alla
svelta, o non se li sarebbero più scollati di dosso.
Finalmente la
strada si spalancò sulla piazza affollatissima. I due
ragazzi si tennero su uno dei lati, alla ricerca di una via di fuga. Ma
sfortunatamente tutti i vicoli erano intasati dalla folla che ne
bloccava l’accesso creando una muraglia compatta ed
impenetrabile. Zachary si lasciò sfuggire una smorfia.
Umani, sempre in mezzo quando non dovevano. Avrebbe dovuto ricorrere
alle maniere forti a quanto pareva. Afferrò la persona che
gli capitò e la spostò senza il minimo sfrozo
nonostante si trattasse un uomo abbastanza robusto. Quello si
voltò per protestare, ma lui lo superò senza
neanche dargli tempo di aprire bocca. Ripetè
l’operazione diverse volte, lasciando le persone sorprese e
incapaci persino di capire cosa le avesse superate, fino a che
riuscì ad infilarsi in uno stretto e buio vicoletto. Una
volta lì spinse Kyler contro il muro e gli intimò
con lo sguardo di non fiatare, mentre lui si concentrava per ridurre al
minimo la propria aura. Per quanto riguardava il suo
“odore”, come dice Will, ci avrebbero pensato il
banco delle spezie a coprirlo.
Rimasero in
attesa, immobili mentre la gente li urtava, troppo presa dalle sue
faccendeper curarsi veramente di loro. Il ragazzo avvertiva il corpo
del demone premuto contro il proprio, mentre i loro sguardi erano
irrimediabilmente fissi uno dentro l’altro. Tutto quel
contatto fisico lo mettava enermemente a disagio, ma non riusciva a
muoversi, ipnotizzato da quelle lune insanguinate. Zachary, dal canto
suo, si limitava a fissarlo serio, i sensi in parte tesi per percepire
le aure dei loro inseguitori, in parte concentrati sul ragazzo che
stringeva a sé. Quelle iridi viola erano davvero strane, gli
ricordavano i cristalli che ogni tanto trovava nelle
profondità delle grotte infernali durante le sue passeggiate
senza meta. Ora che gli era così vicino poi poteva percepire
chiaramente la sua anima. Era più che evidente che non era
una comune anima umana. L’energia che emanava era
completamente diversa, molto più potente ma al tempo stesso
sopita, come quella di un ordigno pronto ad esplodare.
Avvertì il desiderio infiammarlo. Doveva essere
deliziosa…peccato che non avrebbe neanche potuto
assaggiarla. Era proibito dalle leggi infernali, quelle anime erano
troppo importanti. Però magari un morsettino poteva
concederselo. Si morse il labbro, indeciso. Era un’occasione
unica d’altra parte. Esitante accostò ancora di
più il proprio viso a quello di Kyler, gli occhi che
brillavano famelici.
Ma prima che
potesse decidersi, avvertì le aure dei suoi avversari
sfiorarli per poi allontanarsi di nuovo. Non li avevano percepiti. Era
l’occasione giusta per scappare. Non senza un certo
disappunto per la mancata occasione, il demone si staccò dal
suo datore di lavoro e i due ripresero a correre nella direzione
opposta in cui erano andati i loro avversari, diretti al luogo in cui
la carrozza li aspettava per riportarli alla residenza di campagna.
------------------------------------------------------------
Mystic: Eccomi!!
Sono tornata finalmente!!
Zack: dopo averci
fatto aspettare due secoli…Sei lenta, sis!!
Mystic: *gli da
in testa il mouse* Sono una ragazza impegata io, mica come te che passi
l’eternità a giocare! u.u
Zack: Ma io sono
un demone, posso!! Eheh…
Mystic: 0.0
Comunque…Spero che il capitolo vi sia piaciuto!!
>.< Allora, siamo venuti finalmente a scoprire il grado
di parentela tra Zack e Seb…
Zack:
…ma non si sa ancora nulla sull’anima di Kyler e
su cosa accadde tra me e Will! XD
Mystic:
…e non si è ancora capito se tu ci provi o no con
Kyler!! A dire il vero non lo so nemmeno
io…Sto scrovendo
una WillxGrell (arriverà anche il loro momento) quindi
teoricamente vuoi due non c’entrate 0.0
Zack: Io compio
solo la mia missione…prendendomi qualche libertà!
E poi sono goloso e l’avrete notato tutti! Comunque, Lamia ci
fornirà un qualche indizio sull’anima di Kyler e
sui trascorsi miei e di Will nel prossimo capitolo, vero Lamy??
Mystic: Vedremo!
Se fati i bravi sì! XD Dipende tutto da Grell e Kyler e da
quanto saranno persuasivi, quindi prendetevela con loro! Spero di non
essere andata troppo OOC! Lo so, Will così poco freddo
è strano da vedere, ma vi assicuro che Zachary gli ha fatto
una cosa che giustifica il tutto…Zack, sei una peste!!
Zack: Lo so!
Eheh! E tu sei una frana u.u
Mystic: *lo
ignora allegramente* Alla prossima ragazzi!! Un bacio a doc11, Selly Michaelis e _Newrah che mi hanno
recensito! Un grazie anche a chi leggerà la storia! Al
prossimo capitolo gente!!
Zack; Magari stai
parlando al vento…
Mystic: *lo
afferra per la collottola e lo trascina via*
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Capitolo 4 *** IV Parte ***
‘Maledizione!’
imprecò mentalmente William. Intorno a loro c’era
solo una folla impenetrabile e lui non riusciva più a
percepire né l’aura di Zachary né
l’energia dell’anima del loro obiettivo. Avevano
girato tutta la piazza, ma di loro non c’era neanche
l’ombra. Probabilmente quella peste di un demone aveva
approfittato della folla per trovare rifugio in uno dei vicoli e poi
aveva abbassato la sua aura al minimo in modo che loro non potessero
percepirla. Inoltre, in mezzo a tutte quelle spezie anche
l’odore della creatura infernale si era confuso, rendendolo
impossibile da localizzare. Era stato furbo, doveva ammetterlo, ma
tanto quei due fuggiaschi avevano un unico luogo dove rifugiarsi. E lui
conosceva l’indirizzo. Non si sarebbero mossi da
lì perché Zachary di certo non aveva detto nulla
al ragazzo e quindi non poteva certo costringerlo a fare le valigie e a
scappare chissà dove senza spiegargli almeno qualcosa. E
sapevano bene entrambi che il possessore dell’anima non
doveva assolutamente sapere nulla. Era la Legge. In effetti
c’erano un po’ troppe regole che complicavano ogni
volta la cattura di quelle anime, ma d’altra parte nessuno
poteva farci nulla. Bisognava seguirle e basta. Anche se aveva il
presentimento che questa volta sarebbe andata diversamente. Zachary non
era uno che giocava secondo il regolamento. Lui aveva delle regole
tutte sue e poco gli importava se andavano contro le Leggi. E questo
era pericoloso anche per un demone. Le creature infernali non erano
vincolate come gli shinigami, ma c’era un patto preciso da
cui neanche loro potevano sottrarsi. O, almeno, non avrebbero dovuto
farlo. Ma quello con cui aveva a che fare, purtroppo, non era un demone
qualunque. Come rompeva allegramente e senza rimorsi le leggi su cui si
basava l’Inferno, avrebbe potuto infrangere con altrettanta
facilità quelle del Patto.
Si
lasciò scappare un sospiro. Ormai era inutile perdere tempo
in quel luogo affollato. I loro avversari erano di certo lontani ormai.
Tanto valeva ritirarsi e raggiungerli alla residence del ragazzo.
Però il fatto che potevano facilmente rimediare
all’occasione persa non significava che Sutcliff non
l’avrebbe sentito. Anzi, avevano un bel po’ di cose
da chiarire loro due. Si infilò nel primo vicolo che
trovò, seguito a ruota dal suo sottoposto, e i due
camminarono finché non si furono allontanati abbastanza
dalla massa umana ed ebbero trovato un luogo abbastanza isolato. A quel
punto William si voltò a scrutare gelido l’altro
shinigami che aveva un’espressione un po’ nervosa
stampata in faccia. “Grell
Sutcliff”scandì gelido.
Grell
si fece
piccolo piccolo sotto quegli occhi in cui sembravano bruciare fiamme di
ghiaccio. “Sì, Will? Sei arrabbiato?”si
azzardò a domandare.
“Dire
che sono arrabbiato è un eufemismo,
Sutcliff”rispose lui con calma. Troppa come sempre.
“Un
che?!”si
lasciò sfuggire l’altro dio della morte. A volte
Will usava un linguaggio troppo complesso per lui, soprattutto quando
era davvero irritato. Quindi quello era davvero un brutto segno. Non se
la sarebbe cavata con poco.
“L’hai
combinata grossa, lo sai, vero Sutcliff? Per colpa tua quel piccolo
dannato è riuscito a fuggire portandosi con sé la
nostra anima”continuò il suo capo, ignorandolo.
“Ringrazia che io so esattamente dove sono andati. Dovrei
percuoterti a sangue per quello che hai combinato”. Il rosso
lo guardò quasi speranzoso, ma lui continuò
imperterrito. “Ma non lo farò per due motivi:
primo, non ho il tempo materiale di farlo. Dobbiamo raggiungere quei
due prima che Zachary ne combini una delle sue. Secondo, ci godresti
anche troppo e quindi non sarebbe una vera punizione. Perciò
penso che mi limiterò ad aspettare che la missione sia
terminata e a quel punto potrò degradarti e caricarti di
rapporti da compilare”.
Grell
sgranò gli occhi. Non sapeva se gli dispiaceva di
più per non averle prese o per tutto il lavoro cartaceo che
sarebbe stato di certo costretto a fare.
“Ma…ma…Non l’ho fatto
apposta! E poi è quel moccioso che è scappato
senza neanche darci il tempo di
attaccarlo!”protestò. “E poi, dai, Will!
Lo so che non puoi volermi così male da darmi un colpo
così basso. Vero??”.
Il
suo capo gli
rivolse uno sguardo gelido che valse più di qualsiasi
parola. “Ora, Sutcliff”riprese ignorando la sua
espressione implorante. “Spiegami come diamine fai a
conoscere il fratello di Zachary. Non sapevo neanche io che ne avesse
uno. Deduco che lo conosci di persona visto che gli hai affibbiato uno
dei tuoi nomignoli. E attento a quello che mi dici, sei uno shinigami e
lui è un demone, ricordatelo”.
Lui
distolse lo
sguardo, agitato. E adesso cosa avrebbe dovuto dire?! Will aveva
già intuito tutto, l’aveva capito dal tono con qui
aveva pronunciato l’ultima frase. Però gli stava
dando al tempo stesso l’opportunità di lasciare da
parte quel piccolo particolare che era decisamente contro le regole.
Per il momento almeno. “Sebas…tian, il fratello di
Zachary, lavora come maggiordomo per il nipote dell’umana con
cui stavo…ehm, lavorando prima che tu venissi a chiamarmi
per questa missione”borbottò dopo un attimo di
silenzio. Avvertiva su di sé gli occhi gelidi di Will e
quella sensazione non lo aiutava affatto perché non solo gli
mettevano pressione ma lo eccitavano anche. Di sicuro al suo capo era
sfuggito quanto gli piaceva quel suo sguardo glaciale o non
l’avrebbe usato tanto spesso rischiando così di
essere aggredito. “Non ci ho mai parlato, l’ho solo
visto quando l’umana va a trovare il ragazzino o viceversa
quando lui viene da noi”.
L’altro
shinigami lo scrutò per un attimo. Grell era un disastro
quando si trattava di mentire e in generale quando doveva fare qualcosa
di serio. Avrebbe fatto finta di nulla. Ma prima o poi avrebbe dovuto
affrontare anche quella faccenda. Al momento, però, aveva
fin troppi problemi per occuparsi anche
dell’insanità mentale del suo sottoposto.
‘Sebastian Michaelis…Non mi scorderò
questo nome. In fondo se è il fratello di quel moccioso non
potrà che portare guai a sua
volta’pensò tra sé e sé.
‘In fondo Zachary deve pur aver preso da qualcuno’.
“Diciamo che ti credo, Sutcliff. Ma non pensare che la
faccenda finisca qui. Anche perché innanzitutto uno
shinigami non dovrebbe giocare con gli umani”disse poi ad
alta voce. “Ora dobbiamo muoverci a trovare quei
due”.
“Certo
Will! ~”trillò il rosso, contento che il suo capo
avesse davvero rinunciato a fare ulteriori domande sulla questione. Gli
piaceva quando si arrabbiava, certo, ma doveva ammettere che gli
sarebbe tanto piaciuto vederlo sorridere almeno una volta nella vita.
Chissà, magari se avesse portato a termine in modo
soddisfacente il suo lavoro, per una volta, sarebbe riuscito a
trascinarlo al party che Ron gli avrebbe organizzato, a farlo ubriacare
e a farlo ridere. E poi…Ma in fondo quelle erano solo le sue
più sperate fantasie, soprattutto la parte R-rated.
William
rimase a
guardarlo mentre si agitava perso nei suoi pensieri sconci con
espressione indecifrabile. Sutcliff era completamente fuori di testa.
Sembrava essersi già dimenticato della punizione che lo
aspettava una volta terminata la missione. Ma in fondo non era una
novità. Come non lo era il fatto che fosse un incapace e un
combinaguai di prima categoria. Eppure, nonostante tutto, continuava a
sopportarlo e a tenerlo con sé quando avrebbe potuto farlo
facilmente trasferire altrove e levarselo dalle scatole. Scosse il
capo. Ma non l’avrebbe fatto, quell’idiota era
troppo unico nel suo genere. Se lo avesse mandato via non ne avrebbe
mai più trovato uno così. E non aveva ancora
deciso se quello sarebbe stato un peccato o una benedizione.
“Perché
mi guardi così, Will?? ~”. La voce del suo
sottoposto lo riportò alla realtà, strappandolo
dai suoi pensieri. Grell aveva approfittato della sua distrazione per
avvicinarsi e adesso il suo volto era a pochi centimetri da quello del
suo capo. “Mi vuoi, per caso?”ridacchiò
con quello che secondo lui avrebbe dovuto essere un tono provocante.
“Lo sai che non mi faccio problemi a concedermi a
te…Sei il mio preferito, te l’ho già
detto ~”.
Per
tutta
risposta l’altro shinigami lo afferrò per la
faccia e lo spinse lontano da sé. “Cerca di essere
serio almeno quando siamo in missione. Ormai ho rinunciato a chiederti
di esserlo quando siamo in ufficio”fece glaciale.
“E ora muoviamoci”. E si incamminò senza
aspettare un risposta.
Il
rosso
sbuffò. Non cedeva mai quel testone. Ma un giorno sarebbe
riuscito a farsi prendere, fosse stato anche l’ultimo atto
della sua vita. E poi Will gli piaceva ancora di più proprio
perché gli resisteva così tanto. ‘Ma i
sentimenti non si possono nascondere per sempre! Prima o poi ti
prendono e prenderanno anche te, caro il mio Willy! E allora
sì che potrò concedermi anima e corpo a te
~’disse tra sé e sé, convinto. Doveva
solo avere pazienza. Intanto però poteva cercare di
accelerare la cosa in qualche modo. Gli corse dietro. “Will
~?”.
“Cosa
vuoi adesso?”fu la risposta brusca.
“Non
mi
hai più detto come hai conosciuto Zachary!”.
“Se
non
te l’ho detto ci sarà un motivo, non trovi? Fammi
pensare…Magari non ho nessuna intenzione di
farlo?”. Il tono di William era velato di un amaro sarcasmo.
Era chiaro che quella conversazione appena iniziata gli dava
già sui nervi, come sempre quando si parlava del demone.
“E poi non vedo l’utilità per la
missione nel fatto che tu conosca o meno
quell’avvenimento”.
“Mi
servirebbe per capire che tipo è il nostro
avversario”fece Grell con l’aria di chi la sa
lunga. “In fondo se riesce a mandarti fuori dai gangheri in
quel modo ci dovrà essere un motivo”.
“Da
me
non avrai nulla, Sutcliff. Rasseganti”.
“Come
vuoi, Will! Vorrà dire che lo chiederò
direttamente a Zachary la prossima volta che lo vediamo! Lui di certo
sarà più disponibile di te”.
Lo
shinigami moro
gli rivolse uno sguardo che sembrava dire “Bravo,
speraci”, anche se in realtà
quell’uscita lo preoccupava un po’. Conoscendolo,
Zachary non si sarebbe di certo fatto scappare l’occasione di
rovinargli la reputazione. Dall’altro lato, però,
poteva essere una buona tattica per distrarlo. Anche se non sapeva se
avrebbe davvero potuto permettere che quella cosa venisse fuori,
neanche se in cambio avesse ottenuto una possibilità di
acciuffare l’anima di Kyler. Si sistemò la
montatura degli occhiali, pensoso. Aveva il sospetto che, nonostante
tutti i suoi sforzi, quella storia sarebbe saltata fuori lo stesso nel
corso di quella missione. E allora sì che avrebbe perso la
faccia. Però quel demonietto l’avrebbe pagata
ancora più cara. Si sarebbe subito anche il suo cattivo
umore oltre che la sua vendetta. E a Grell, come punizione per la sua
testardaggine nel voler scoprire cos’era successo, non
sarebbe toccato di meglio.
Zachary
si
portò alla bocca il cucchiaio traboccante di mousse,
meditabondo. Kyler non gli aveva più rivolto la parola da
quando era scappati dalla piazza del mercato. L’aveva
ignorato per tutto il viaggio in carrozza e una volta giunti alla villa
aveva ordinato che gli portassero il suo dolce e l’aveva
chiuso fuori dalla sua camera. A lui non era rimasto che sedersi sul
pavimento a consolarsi con quel cibo paradisiaco, sforzandosi di
comprendere il comportamento del suo umano. Non riusciva a capire dove
volesse arrivare. Forse quello era il suo modo per punirlo per avergli
nascosto fin troppe cose. O, molto più probabilmente, voleva
solo levarselo dai piedi per un po’. Si lasciò
sfuggire un sospiro. Gli umani erano proprio strani.
Appoggiò
la testa alla porta riempiendo di nuovo il cucchiaino. “Ehi,
Kyler! Guarda che non è chiudendo a chiave una porta che ti
liberai di me!”disse a voce abbastanza alta da essere certo
che il ragazzo potesse sentirlo. Ovviamente non ottenne risposta. Ma
tanto era certo che prima o poi l’altro sarebbe venuto da
lui. Sapeva benissimo che c’erano un sacco di domande che lo
tormentavano, interrogativi a cui solo lui poteva dare soluzione. E poi
era la sua guardia del corpo, non poteva certo evitarlo per sempre.
Appoggiò
per terra il cucchiaio e passò un dito sui bordi sporchi
della scodella vuota, raccogliendo su di esso i resti della mousse. Non
aveva tempo per i capricci del suo obiettivo al momento. Quegli
shinigami sarebbero tornati presto. William sapeva di certo
dov’erano, quello conosceva sempre a memoria tutti i dettagli
che riguardavano il suo lavoro. Ma anche lui sapeva che sarebbero
arrivati, quindi non si sarebbe di certo fatto prendere alla
sprovvista. Però era curioso che il rosso conoscesse suo
fratello. Non aveva mai visto quel dio della morte prima di allora. Ma
in fondo lui e Sebastian avevano preso strade diverse da secoli ormai e
poi era un po’ che non lo vedeva più. La prossima
volta che lo avrebbe incontrato gli avrebbe chiesto informazioni su
quel “Sebas-chan”. Ridacchiò tra
sé e sé. Avrebbe potuto prenderlo in giro a vita.
In
quel momento
la porta si spalancò, lasciandolo così senza
appoggio e lui si lasciò scivolare lungo disteso sul
pavimento, con la ciotola in grembo e il dito coperto di cioccolato in
bocca. I suoi occhi cremisi incontrarono quelli basiti di Kyler, che lo
fissava incredulo. E quella doveva essere una guardia del corpo?!
Sembrava un bambino di due anni in quel momento.
“Vieni
dentro, ho delle cose da chiederti. E non accetterò scuse
questa volta”borbottò il ragazzo facendogli segno
di alzarsi, spazientito. “E ti pregherei di assumere un
comportamento un po’ più appropriato. Non mi
sembrano cose che dovrebbe fare un guardiano queste”.
“Ma
scusa, sei tu che hai aperto la porta senza
preavviso!”protestò la creatura infernale.
“E poi che dovrei fare di più? Mi hai chiuso fuori
e io sono rimasto a fare la guardia davanti a camera tua come deve fare
una brava guardia, non trovi?”. Un ghigno inquietante gli
illuminò il volto mentre lui oltrepassava la soglia.
“E poi chi ti dice che questo mio modo di atteggiarmi non sia
solo una copertura per spingere chi mi sta intorno ad abbassare la
guardia? Te compreso, Kyler”.
Il
suo obiettivo
gli lanciò un’occhiataccia indispettita, ma non
poté impedirsi di rabbrividire. Non gli piaceva neanche un
po’ quando quegli occhi rossi brillavano in quel modo. In
fondo Zachary aveva ragione. Lui non lo conosceva neanche un
po’, non riusciva a capire doveva finiva la maschera ed
iniziava la vera personalità. Sempre che ce ne fosse una
nascosta dietro quelle pozze di sangue in apparenzza così
cristalline, ma in realtà più profonde
dell’Inferno stesso. “Smettila di fare
l’idiota e risparmia il fiato per le
spiegazioni”fece tentando di darsi un contegno e di ignorare
il proprio disagio.
“Sentiamo,
cosa vorresti sapere?”domandò il demone con aria
innocente. “Non capisco cos’altro dovrei dirti
ancora. Hai visto i tizi che ti danno la caccia. Dovrebbe bastarti,
no?”.
“In
effetti non devi spiegarmi nulla…a parte l’intera
faccenda”rispose il ragazzo, sarcastico. “Per
esempio potresti iniziare col dirmi chi sono quei tizi, visto che
sembra che tu li conosca. O che ne conosca uno dei due
almeno”.
“E
sia,
mi hai beccato”sospirò teatralmente Zachary,
alzando le mani in segno di resa. “Conosco il moro
perché l’ho già avuto come opponente un
po’ di tempo fa. Nel mio…lavoro e
soprattutto nel suo capita di ritrovare vecchi avversari”. Un
sorrisetto gli si aprì sul volto. “Si chiama
William T. Spears e potremmo dire che uno dei pezzi grossi qui a
Londra. Il rosso non l’ho mai visto invece, ma è
di sicuro uno dei suoi sottoposti”.
“Perché
parlavano di volere la mia anima?”domandò ancora
Kyler, serio.
“Andiamo,
è un modo di dire, no? Vogliono te e nel
“te” c’è inclusa ovviamente
anche la tua anima”fece il demone incrociando le braccia sul
petto. Quella frase sembrava una presa in giro bella e buona anche a
lui. Ma in fondo era proprio quello che doveva essere.
Il
suo obiettivo
lo fissò dritto negli occhi. “Non sono scemo,
Zachary, e quindi ti pregherei di non trattarmi come se lo fossi. Non
mi bevo le tue battutine. E poi sono io che comando qui, non
dimenticarlo. Il fatto che ti permetta di chiamarmi per nome e di darmi
del tu non significa che io me lo sia
scordato”scandì, deciso. “Quindi ora mi
spieghi tutto. Tu non sei umano, vero? E scommetto che non lo sono
neanche quei tizi. Te lo chiedo di nuovo, visto che questa mattina non
ti è stata data la possibilità di rispondere. Cosa sei, Zachary
Michaelis? Sempre che questo sia davvero il tuo nome”.
“Ma
che
espressione seriosa che abbiamo”scherzò lui
provocatorio, sostenendo il suo sguardo senza fatica. “Non
sono umano, eh? Attento a quello che dici, Kyler, potrebbero prenderti
per pazzo. E poi te l’ho già detto che cosa sono.
Un diavolo
di guardia del corpo”.
“Cerca
di essere serio tu
per una volta. Forse non ci siamo capiti”insistette Kyler,
con calma, senza raccogliere la provocazione. “Non mi
interessa se mi prenderanno per pazzo o cosa. Io voglio la
verità”. In apparenza era sicuro di sé
e deciso, ma in realtà l’unica cosa che desiderava
in quel momento era rompere il loro contatto visivo. Ogni secondo che
passava a fissare quelle lune insanguinate si sentiva sprofondare
sempre di più, come se ci fosse qualcosa che stesse
avvolgendo lentamente il suo corpo, deciso ad inglobarlo. E
probabilmente il suo interlocutore ne era più che conscio.
Ma doveva resistere, non poteva permettere a quell’essere,
qualunque cosa fosse, di sfuggirgli un’altra volta. Non
sapeva quando gli sarebbe capitata una nuova possibilità di
strappargli la verità. “E questo è un
ordine, Zachary”.
Il
demone lo
fissò. Quell’umano gli stava dando un ordine? Non
poté impedirsi di scoppiare a ridere di gusto. Ma chi si
credeva di essere? Ma in fondo era ovvio che non avesse capito come
stavano le cose visto che non sapeva cos’era lui.
Perché altrimenti non si sarebbe mai azzardato a dire una
cosa del genere.
L’altro
lo guardò confuso. Perché si era messo a ridere?
“Cosa ci trovi di tanto divertente in quello che ti ho
detto?”domandò irritato. Si stava prendendo gioco
di lui, come aveva sempre fatto, fin dalla prima frase che gli aveva
rivolto. “Ti ho fatto una richiesta precisa”.
“Alla
quale io non ho intenzione di rispondere”. Zachary si
appoggiò alla parete con un ghigno canzonatorio stampato sul
volto.
“E
cosa
ti darebbe il diritto di farlo?”.
“Fidati,
posso e lo sto facendo. E tu dovresti andarci piano con le tue pretese
di dare ordini. Non è nel tuo stile, si vede che non ci sei
abituato. E soprattutto attento a chi li dai gli ordini, non sono tutti
disposti a riderci sopra come ho fatto io. Potrebbero infastidirsi e
allora sarebbero guai seri per te, Kyler”.
Il
ragazzo
avvertì un brivido corrergli lungo la schiena. Il tono della
sua guardia del corpo aveva preso una sfumatura minacciosa che non gli
piaceva, nonostante lui fosse rimasto tranquillo. “Se non
vuoi prendere ordini da me, è inutile che continui il tuo
lavoro. Odio le persone che non mi portano rispetto, soprattutto quando
è già sottointeso nei loro ruoli che dovrebbero
farlo”disse. Con un cenno del capo indicò la
porta. “Conosci la strada. Chiedi che ti chiamino una
carrozza affinché ti riporti nel posto da dove sei venuto. O
comunque vedi di tornarci come preferisci e secondo le
modalità che quelli come te adottano”.
La
creatura
infernale ridacchiò di nuovo. Quell’umano era uno
spasso. E lui che aveva pensato che quella conversazione sarebbe stata
solo una scocciatura. Voleva mandarlo via? Pensava davvero che fosse
così semplice liberarsi di lui? No, non lo credeva, glielo
poteva leggere in faccia, però ci sperava. Quanto erano
sciocchi a volte quegli esseri effimeri. Si aggrappavano ad ogni cosa
pur di non perdere la loro tanto adorata speranza. “Poteri
anche farlo se proprio vuoi. Potrei uscire da questo edificio e
lasciarti in pace”fece con noncuranza.
“Però chi ti proteggerebbe dai tizi che ci hanno
assalito oggi? Pensi forse che ci sia qualcun altro in grado di tenere
testa a quei due? Se sei davvero convinto che non siano umani, di
sicuro sai benissimo che io sono l’unico che può
evitare che tu cada in mano loro. Ma la scelta è
tua”.
“Già,
la scelta è mia. Ma non pensare che il tuo discorsetto possa
spaventarmi. Non sono più certo che i cattivi in questa
storia siano loro”ribatté Kyler, gelido.
“E poi so badare a me stesso. Anche se ho
l’impressione che tu sia convinto del contrario.
L’ho sempre fatto fin da quando ero piccolo. Non vedo
perché non potrei farlo anche ora”.
“Mi
stai accusando di non essere dalla tua parte, Kyler? Be’, non
hai tutti i torti, io non sto dalla parte di nessuno, faccio solo
quello che conviene a me. Ma si dà il caso che in questo
momento la tua salvezza e il mio interesse personale coincidano, quindi
faresti meglio se non a fidarti, almeno a fare come ti dico”.
Il demone scosse il capo. “Non è una questione di
buoni o cattivi, non lo è più da tempo, ma voi
queste cose non le potete capire. Ciascuno deve assolvere il proprio
compito, io come quei tizi. E questo è tutto”. E
con quelle parole si voltò e si incamminò verso
la finestra, come a dire che il discorso era chiuso, ma ovviamente il
suo obiettivo non poteva essere d’accordo.
“No
che
non lo è! Non mi hai ancora risposto, Zachary
Michaelis!”si infervorò infatti quello seguendolo
e afferandolo per un braccio per costringerlo a voltarsi. I suoi occhi
viola brillavano di una luce strana e lui avvertiva qualcosa dentro di
sé, come una scarica che gli percorreva tutto il corpo, ma
decise di ignorare quella sensazione, troppo preso dalla discussione in
atto. “O mi spieghi cosa diamine sta succedendo o te ne vai e
non mi interessa se questo significa che io cadrò in mano a
quegli altri due!”.
Zachary
tentò di liberarsi dalla sua presa, ma, con sua grande
sorpresa, non ci riuscì. Com’era possibile? Un
umano non poteva competere come un demone, soprattutto per quanto
riguardava la forza fisica. Fu in quel momento che notò le
iridi del ragazzo. Erano come invase dal fuoco, vi poteva scorgere le
fiamme che avvolgevano quell’anima tanto contesa. E
così si stava svegliando. Non aveva pensato che potesse
succedere così in fretta. Non aveva neanche iniziato a
corromperla. Ma in fondo aveva capito fin dal primo sguardo che Kyler
era diverso, non solo da tutti gli altri umani, ma anche da quelli che
lo avevano preceduto. “Non posso spiegarti. Ho delle regole
anche io, delle Leggi che non posso
infrangere”borbottò, turbato, afferrando le dita
del ragazzo e cercando di staccarle dal suo braccio. Quel contatto lo
turbava, l’energia che quell’anima gli scaricava
addosso nuoceva anche a quelli come lui, soprattutto quando era
così instabile, senza controllo. Sentiva il potere aggredire
la sua pelle, ustionante. E inoltre rischiava di mandare in tilt anche
i suoi poteri e di riportarlo alla sua forma originale senza che lui
potesse farci nulla. Doveva riuscire a farlo calmare. “Non
avrai nulla da me. E io non ti lascerò. Ho un compito da
svolgere”.
Kyler
gli
afferrò anche l’altro polso, bloccando del tutto i
suoi tentativi di liberarsi dalla sua stretta. Non gli era sfuggita
l’espressione quasi preoccupata che aveva assunto
l’altro e in effetti gli sembrava strano che lui non
riuscisse a respingerlo. Ma qualunque fosse la ragione, adesso aveva la
possibilità di costringerlo a rivelargli la
verità su quella faccenda. “Non mi interessano le
tue regole. Io voglio che mi spieghi tutto. E lo devi fare
ora!”.
“Kyler,
calmati. Lasciami!”esclamò Zachary strattonandolo.
Nella sua voce c’era una nota irrequieta, quasi sofferente.
Il
ragazzo
sembrò risvegliarsi di colpo, accorgendosi dei segnali che
il suo corpo gli stava mandando. Avvertiva qualcosa di bagnato sotto le
dita. Abbassò lo sguardo sulle proprie mani che stringevano
i polsi della sua guardia del corpo e si accorse che c’era
del sangue. Parecchio sangue. Quella vista lo convinse finalmente a
mollare la presa. La pelle dell’altro era piagata come se
fosse stata bruciata e il liquido cremisi usciva lentamente dalle
numerose, sottili lesioni che si aprivano nella sua carne. Kyler
sentì il fiato mancargli. Era stato lui a ridurlo
così? Com’era possibile? Tutta
quell’energia che lo aveva avvolto sparì di colpo
e lui avvertì le gambe cedergli. Il demone gli fu accanto in
un attimo e lo sorresse mentre tutto intorno a lui si faceva buio.
L’ultima cosa che avvertì furono le braccia della
creatura strette intorno alla sua vita.
Zachary
fissò il ragazzo svenuto per qualche istante prima di
decidersi ad adagiarlo sul letto. Gli aveva sporcato i vestiti quando
l’aveva afferrato per evitare che cadesse a terra, avrebbe
dovuto sistemarli prima che riprendesse conoscenza. E soprattutto
doveva lavargli le mani. Si lasciò sfuggire un sospiro,
studiandosi i polsi sanguinanti. Gli aveva fatto male per davvero.
Aveva sempre pensato che niente potesse fargli provare più
dolore delle ferite che riceveva durante i combattimenti con gli altri
demoni, ma a quanto pareva non era così. Anche se
effettivamente non era stato un potere qualunque a ferirlo. Avrebbe
dovuto stare più attento d’ora in avanti o
rischiava di ricavarne più di qualche bruciatura.
Andò
in bagno a prendere il necessario per pulire e poi si mise al lavoro.
Strofinò con cura le mani del ragazzo fino a rimuovere tutto
il sangue che vi si era depositato e poi passò a cambiargli
i vestiti macchiati. I suoi movimenti erano automatici e meccanici,
mentre la sua mente era persa in altri pensieri, tanto che gli ci volle
qualche attimo per accorgersi che lui e Kyler non erano soli nella
camera. Avvertendo una presenza alle sue spalle si voltò di
scatto e i suoi occhi cremisi ne incontrarono un altro paio dello
stesso colore. Occhi che conosceva abbastanza bene.
“Ah,
sei tu, Gremory”borbottò nascondendo il proprio
nervosismo e voltandosi per tornare al suo lavoro. Che diamine ci
faceva lui
lì?!
“Ciao,
Zack. Quanto entusiasmo!”lo prese in giro l’altro
demone. “Non sei contento di vedermi?”.
“Cosa
vuoi? Non ho tempo per i tuoi giochi, sai bene che sono occupato. Sto
lavorando per te.
O te lo sei già scordato?”disse lui, ignorando la
provocazione.
“Lo
vedo come lavori. Facendoti beccare dagli shinigami e facendoti
bruciare dal potere del tuo obiettivo. Non è esattamente
quello che ti avevo chiesto di fare. Ma tu ovviamente devi sempre
complicare anche gli ordini più semplici”. Gli
occhi di Gremory si ridussero ad una fessura e il suo tono divenne
improvvisamente serio. “Quell’anima si sta
svegliando, Zachary”.
“Ma
davvero? Non ci ero arrivato!”fece Zachary, fingendosi
sorpreso. “Che guaio!”.
“Risparmiami
il tuo sarcasmo”lo ammonì l’altro,
vagamente minaccioso. “È una cosa seria, oltre che
pericolosa, dovrebbero già averti avvertito”.
“Sto
facendo quello che mi è stato chiesto di fare. Non ci posso
fare nulla se qualcosa ha accelerato i tempi. Non avrebbe dovuto
reagire così in fretta. Di solito ci mettono diversi giorni
ad arrivare a questo stadio. Anche con un demone vicino”.
“Ma
a
quanto pare lo ha fatto. Magari il fattore scatenante sei tu, Zachary.
Non sei un demone qualunque e questa è un’anima
diversa anche da quelle che l’hanno preceduta. È
molto più potente”. Gremory incrociò le
braccia sul petto, iniziando a passeggiare per la stanza. “E
questo è un motivo in più per averla. Quindi vedi
di muoverti a lavorarti il ragazzo e a prendere quello che ci
appartiene. È la tua ultima occasione. Se dovessi combinarne
un’altra delle tue, te la dovrai vedere direttamente con me,
questa volta, neanche con uno dei miei intermediari”.
“Sto
eseguendo i tuoi ordini, Gremory. A modo mio, ma lo sto
facendo”rispose Zachary senza distogliere lo sguardo
dall’altro. Quel bastardo lo metteva sempre a disagio. Non
era esattamente una persona paziente e di certo nessuno avrebbe voluto
averlo come nemico. Ma questo non significava che lui avrebbe
rinunciato ai suoi modi. “Anzi, ci riuscirei meglio se tu mi
lasciassi in pace finché non avrà finito. Ho
avuto un piccolo incidente di percorso, ma questo non
cambierà nulla. Avrai quell’anima, te lo
garantisco. È nell’interesse di
entrambi”.
“Ti
conviene, Zachary. E vedi di tenere a bada sia quegli shinigami sia la
tua voglia di giocare. In questa partita c’è in
ballo la tua esistenza, non scordartelo”. L’altro
demone gli rivolse un ghigno decisamente poco rassicurante voltandosi
nuovamente a guardarlo. “E stai pur certo che non mi
limiterò a cancellarti dalle lande infernali. Non immagini
neanche cosa potrei farti. E non lo vuoi immaginare, credimi. Sono
stato chiaro?”.
“Cristallino,
Gremory”annuì lui appena incerto. Quanto lo
odiava. Avrebbe voluto conficcargli gli artigli in quel corpo
affusolato e non ritrarli finché non avesse riempito la
vasca da bagno con il suo sangue. Ma sapeva bene che non se ci avesse
provato per lui sarebbe finita decisamente male. Non poteva mettersi
contro di lui. Era fuori dalla sua portata.
“Mi
fa
piacere. Sono certo che non mi deluderai, Zack”disse Gremory
avvicinandoglisi. Il tono calmo ed accomodante che aveva assunto
suonava ancora più minaccioso. “Non sei stupido,
anzi. E sai bene che io apprezzo moltissimo le tue capacità
o non ti avrei lasciato impunito per così tanto tempo con
tutti i casini che hai combinato. Sono certo che non tradirai la
fiducia che ti ho dato”. Allungò una mano e gli
arruffò i capelli provocatorio. L’altro si
irrigidì ma non protestò. “Ora ti
lascio al tuo compito. Ma non ti dispiace se ogni tanto ti vengo a
trovare, vero?”.
“Fa’
come ti pare”fu la risposta brusca.
“Bene.
Allora a presto, Zack. E, per piacere, fasciati quei polsi o rischi di
sporcare tutta la casa!”.
Zachary
abbassò istintivamente lo sguardo sulle sue ferite e quanto
tornò a sollevare gli occhi si ritrovò di nuovo
solo con Kyler. Si lasciò scappare un sospiro. Ci mancava
solo che quel bastardo iniziasse a girargli intorno. Perfetto.
Prese
delle bende
da un cassetto, si sedette sul letto e si mise a fasciarsi i polsi.
Quelle maledette ferite ci avrebbero messo qualche ora ad andare via.
Non poteva farle sparire come tutte le altre purtroppo. Ma in un certo
senso era meglio, avrebbe insospettito meno Kyler. L’unica
cosa buona di tutto quell’episodio era che il ragazzo sarebbe
stato fin troppo scosso per azzardarsi a chiedergli ulteriori
spiegazioni. Posò gli occhi sul suo obiettivo che ancora non
dava cenno di volersi svegliare. La scarica di potere che gli aveva
attraversato il corpo doveva avergli consumato un bel po’ di
energie. Il corpo degli umani non era adatto per contenere una simile
forza e per questo si debilitava in fretta man mano che la potenza
dell’anima si liberava. Più il proprietario
dell’anima usava la sua energia, più in fretta la
sua vita si accorciava. E lui doveva impedire a Kyler di farlo se
voleva guadagnare il tempo che gli serviva. Anche a costo di infrangere
le Leggi e spiegargli tutto. Gremory non avrebbe chiuso di nuovo un
occhio su un altro errore. E se gli aveva detto che lo avrebbe
cancellato dall’universo e non solo, lui gli credeva. Quel
demone manteneva sempre le sue promesse, ne aveva già avuto
la prova qualche decennio prima. Le cicatrici non sarebbero mai andate
via.
Un
gemito
soffocato lo strappò dai suoi pensieri. Kyler scosse piano
la testa e schiuse appena gli occhi ametista, che si posarono
immediatamente su di lui, confusi. Rimasero per un attimo a fissarsi,
poi il ragazzo sembrò ricordare di colpo quello che era
successo e si mise a sedere di scatto, agitato. Gli afferrò
i polsi fasciati e li studiò per un attimo con gli occhi
sgranati, quasi per accertarsi di non essersi sognato tutto. Ma
l’alone di sangue che si intravedeva sotto la stoffa fece
svanire ogni dubbio. Lui si ritrasse sconvolto, lasciando la presa e
guardandosi i palmi.
“Io…io
ho…Ti ho fatto quello?”balbettò scosso.
“Sì,
ma non ti preoccupare, ho ricevuto ferite ben peggiori di due semplici
bruciature”borbottò il demone, alzandosi.
“Due
semplice bruciature?! Non scherzare, quelle sono ustioni parecchio
gravi! Le ho viste prima di svenire!”ribatté il
suo obiettivo abbassando lo sguardo e portandosi le mani al petto,
quasi avesse paura che potessero sfuggire al suo controllo e fare altri
danni. Si sentiva confuso e spaventato. Come era potuto accadere? Come
aveva potuto fare una cosa del genere? Da dove veniva
quell’energia che aveva avvertito dentro di sé?
Non aveva mai provato una sensazione simile eppure quel potere non gli
era sembrato estraneo, quasi fosse una parte di lui. Come se qualcosa
dentro di lui si fosse svegliato.
Rabbrividì al pensiero. Quella faccenda gli piaceva sempre
meno. Avrebbe voluto chiedere spiegazioni, ma dopo quello che aveva
fatto non se la sentiva di coinvolgere Zachary in un’altra
discussione. Non voleva che l’episodio si ripetesse. Sentiva
lo sguardo gelido del demone su di sé. Era turbato anche
lui, ne era certo, lo sapeva perché non aveva il solito
ghigno stampato in faccia. E non poteva dargli torto dopo quello che
era successo.
“Forse
sono gravi per te, ma non per uno come me, fidati”fece la
creatura infernale. “Ora vorrei assentarmi per un
po’, con permesso, ovviamente”.
Il
ragazzo
tornò a guardarlo. Non gli era piaciuto il tono formale che
aveva usato. Voleva allontanarsi da lui, era comprensibile. Ma
l’ultima cosa che voleva lui in quel momento era restare da
solo con la sua confusione. “Mi dispiace, Zachary, non
volevo”bisbigliò. “Io non…non
so che sia successo. Tu probabilmente sì. Non ti
chiederò di spiegarmelo. Ma, per favore, resta”.
Il
demone lo
guardò, quasi stupito, poi un ghigno gli illuminò
il volto. Quell’umano era convinto di essere la causa del suo
malumore, mentre lui stava ancora pensando a Gremory. Che sciocco.
Credeva davvero che qualche piaga potesse spaventarlo? “Non
ce l’ho con te. Non l’hai mica fatto
apposta”disse tornando a sedersi. “Guarda che non
mi faccio spaventare da un ragazzino come te. Che razza di guardia del
corpo sarei se mi lasciassi turbare da una simile sciocchezza? Se
sapessi cos’ho passato non ti porresti neanche il
problema!”.
Kyler
sembrò rassicurato vedendolo riassumere la sua solita
espressione vagamente canzonatoria. “Meglio così.
In effetti, visto che sostieni tanto di essere tanto bravo se ti
spaventassi per un po’ di sangue non saprei cosa pensare di
tutte le altre guardie del corpo”scherzò.
“Oh,
stai tranquillo, io ne so una più dell’Inferno.
Sono un diavolo
di guardia del corpo dopo tutto!”fece Zachary regalandogli un
sorriso inquietante. “Però ti avverto, Kyler,
questo incidente ti costerà parecchie ciotole di mousse al
cioccolato”.
“Certo.
Anche se tu continui a dovermi un bel po’ di spiegazioni.
Adesso più di prima. Ma non te le chiederò
adesso”. Il ragazzo appoggiò il mento sul palmo
della mano, pensoso. “Piuttosto…il rosso ha detto
di conoscere tuo fratello stamattina. Non mi avevi detto di averne
uno”.
“Non
me
lo hai chiesto e io non ho ritenuto che fosse un’informazione
utile”ribatté la sua guardia del corpo.
“Comunque, sì ho un fratello che
ha…qualche anno più di me”.
‘Più di
qualche…’pensò divertito tra
sé e sé. Poi riprese: “Si chiama
Sebastian e al momento lavora come maggiordomo per uno dei
più importanti casati inglesi…Il nome dovrebbe
essere Phantomhive”.
“Scherzi?!
Phantomhive? Tuo fratello lavora per Ciel Phantomhive?!”esclamò
Kyler incredulo.
“Lo
conosci?”.
“Non
di
persona…Ma andiamo, tutti conoscono quella famiglia almeno
per sentito dire. Li chiamano i “cani da guardia della
Regina” e direi che questo dovrebbe dirti tutto!”.
Il
demone non
parve molto interessato. “Be’, mio fratello lavoro
per lui da più di un anno ormai. Non ho idea di come il
rosso faccia a conoscere Sebastian. Si saranno incrociati mentre lui
faceva il lavoro sporco per il suo padrone
probabilmente”commentò. “Comunque
è da parecchio tempo che non lo vedo anche se ogni tanto
ricevo indirettamente qualche notizia su di lui”.
“Non
siete in buoni rapporti?”domandò il suo obiettivo.
“Non
esattamente. Diciamo che mio fratello disapprova parecchio i miei
metodi e si è scocciato di dovermi continuamente tirare
fuori dai guai. Quindi ha deciso di mandarmi all’Inferno per
un po’ e di concentrarsi sui suoi
obiettivi”spiegò con un sorrisetto divertito. Era
la verità. Sebastian lo aveva letteralmente scaricato negli
Inferi. “Ha detto che era ora che io imparassi a prendere sul
serio le cose o che mi arrangiassi ad affrontare le conseguenze delle
mie azioni”.
“Non
so
perché ma qualcosa mi dice che hai scelto la seconda
opzione”commentò il ragazzo ricambiando il suo
ghigno con un falso sorriso angelico.
“Infatti.
Ma adesso ho messo la testa a posto. O almeno, sono stato costretto a
farlo per una serie di motivi che adesso sarebbe lunga
spiegare…”borbottò il demone
fulminandolo con lo sguardo. Lo prendeva pure in giro
l’umano. Si era già scordato del piccolo incidente
che avevano avuto? Di certo no. Stava solo cercando di non pensarci. E
lui era più che felice di aiutarlo a non farlo. Dopo tutto
anche lui non voleva pensare alla visita sgradita quanto inaspettata
che aveva ricevuto. Si alzò e afferrò il suo
obiettivo per un braccio, costringendolo a fare altrettanto.
“Ma basta parlare di mio fratello. È un argomento
abbastanza noioso. Forza, andiamo a prenderci una scodella di mousse!
Ci tirerà su di morale!”esclamò
pregustando già lo spuntino.
Kyler
non
poté far altro che guardare basito gli occhi
dell’altro brillare eccitati all’idea di poter
gustare di nuovo il dolce. Ci mancava solo che si mettesse a sbavare e
poi il quadro sarebbe stato completo. Scosse il capo mentre si lasciava
trascinare fuori dalla stanza, la mano stretta in quella di Zachary.
Quel tizio era decisamente più che lunatico, cambiava umore
ogni cinque secondi. Non ci avrebbe mai fatto l’abitudine.
I
suoi pensieri
tornarono a tutto quello che era successo nel giro di quelle poche ore.
Uno strano ragazzo dai capelli blu e gli occhi cremisi che sembrava
uscito da uno dei suoi racconti gli si era presentato pretendendo di
essere la sua guardia del corpo, poi due tizi altrettanto assurdi
avevano cercato di assalirli e infine quel potere che aveva invaso il
suo corpo donandogli una forza incredibile e consumandogli al tempo
stesso un bel po’ di energie. Troppe cose insieme,
soprattutto dopo che aveva condotto per anni una vita piatta. Eppure,
sebbene si sentisse spaventato da tutti quegli avvenimenti, sentiva che
era pronto ad accogliere a braccia aperte tutto quello che sarebbe
seguito. Dopo anni di monotonia quella faccenda era come una doccia
gelata che lo risvegliava dal suo stato di trance. Una doccia che aveva
il profumo della mousse al cioccolato e che era avvolta da una
pericolosa aura infernale. Si lasciò sfuggire un mezzo
sorriso. Non era poi così male come combinazione. Anche lui
amava il cioccolato.
Fuori
dalla
finestra due ombre nascoste tra la chioma di un albero seguivano con lo
sguardo i due che correvano lungo i corridoi della villa.
“A
quanto pare il ragazzo si è svegliato prima del previsto
~”commentò Grell con un sorriso da squalo stampato
sul volto. “E il piccolo Zack-chan non se lo aspettava
proprio per nulla!”.
“Già.
Purtroppo non l’avevo previsto neanche io.
Quest’anima è diversa dalle
altre”borbottò William, meditabondo. Non capiva
come fosse potuta accadere una cosa del genere. Qualcosa doveva aver
accelerato la maturazione dell’anima, ma non riusciva a
capire cosa. Possibile che, qualunque cosa fosse, dipendesse in qualche
modo dalla presenza di quel moccioso infernale? E poi
un’altra cosa non gli era piaciuta. L’altro demone
che era apparso dal nulla nella camera. Aveva percepito la sua forza e
doveva ammettere che lo aveva preoccupato parecchio. Non ne aveva mai
incontrato uno simile. Forse era il caso di fare rapporto.
C’era qualcosa di strano in quella faccenda.
“Dobbiamo muoverci a recuperare quell’anima, questa
storia inizia già a non piacermi. Non voglio che le cose
precipitino prima che noi possiamo rendercene conto”.
“Vuoi
attaccarli subito, Will?”domandò il rosso, ansioso
di mettersi all’opera. Di sicuro quel bel demonietto aveva
tanti brutti ricordi alle spalle. Ne avrebbe tirato fuori dei bei
record. E poi lui era sempre pronto quando si trattava di dipingere il
mondo di rosso.
“Non
adesso”rispose il suo capo, rovinando i quadri dipinti con il
sangue che lui aveva già iniziato ad immaginarsi.
“Domani prima dell’alba, quando saremo sicuri che
tutti i domestici siano a letto. Li chiuderemo nelle loro stanze,
così non potranno interferire e poi ce la vedremo con
Zachary. O meglio, io mi occuperò del mocciosetto demoniaco
mentre tu prenderai il ragazzo con l’anima”.
Grell
sbuffò, scontento. Perché Willy si prendeva per
sé le parti più divertenti ogni volta?
Però in fondo questa volta poteva passargliela visto che
aveva un conto in sospeso con il demone. Avrebbe rinunciato al suo
sangue. Però in cambio voleva la verità su quello
che era successo tra i due. Ed era certo che Zachary non
gliel’avrebbe negata. Il sorriso sul suo volto si
allargò, mentre i suoi occhi verdi si fissavano di nuovo
suoi loro obbiettivi. Era quasi ora di iniziare le danze.
-----------------------------------------------------------
Mystic: Eccomi!!
Sono tornata!! Perdonate il ritardo, sono occupata, ultimamente
più de solito visto che tra due settimane ho un esame e
quindi il tempo che ho per scrivere si è ridotto ancora di
più di prima!! Spero che non decidiate di linciarmi o peggio
di abbandonarmi!! >.<
Zack: Quante
scuse! La verità è che sei lenta!!
Mystic: Taci,
demone da strapazzo! Devi stare zitto visto che le hai prese da un
umano! E per di più abbiamo scoperto che
c’è qualcuno che può farti davvero
paura…
Zack:…Bast…ehm,
cattiva. Perfida. Sadica. Ti odio.
Mystic: Lo so,
grazie per i complimenti. Comunque, procediamo. In questo capitolo
più che spiegarvi delle cose ho aggiunto degli interrogativi
in effetti, ma non temete, giuro che spiegherò almeno una
delle cose che ho in sospeso nel prossimo!!
Zack: E noi
dovremmo crederti, bugiarda come sei?
Mystic. *lo
ignora* u.u Comunque, Grell per sua sfortuna
non è stato
piacchiato a sangue alla fine nonostante il guaio che ha combinato. In
fondo Will è troppo impegnato con la sua missione e
gli
vuole troppo male per fargli una cosa del genere.
Perà Grell
non perde ovviamente le speranze!
Zack: Anche se
non vedo come possa riuscire a far ubriacare
Will…già portarlo a quel fantomatico party
sarebbe un’impresa…
Mystic:
Be’, non si sa mai. E tu non conosci Grell! *ghignetto*
Povero Kyler, che shock! Certo che Zack dovresti trattenerti un
po’…bruci per il tuo obiettivo, non è
molto professionale!! XD
Zack: Zitta! Al
massimo è lui che brucia per me…peccato che se
poi mi tocca mi scotto anche io -.-“ E piantala di infierire!
Non solo ho fatto una figuraccia, ma mi hai anche tirato fuori quel
… di Gremory…*brutti ricordi*
Mystic:
Be’, la storia deve avere un cattivo, non trovi?? E quello
non sei tu a quanto pare! u.u Bene, direi che non siamo messi poi
così male! Diecimila cosa che non si sanno/capiscono,
l’anima di Kyler che si sta dimostrando più
speciale del previsto, un altro demone che sembra essere decisamente
potente visto che fa paura anche a Zack e preoccupa
Will…Uhm, che caos!! XD Ma siamo solo
all’inzio…
Zack: Piantala di
fare la cretina, ringrazia chi di dovere e sparisci!
Mystic: *gli
sbatte il mouse in testa* E se tu la pianti di rompere io faccio quello
che devo fare! Comunque…Allora un grazie e un abbraccio a
Marzia ds, doc11 e _Newrah
per le loro splendide recensioni!!
*stritola* Ringrazio anche chi legge senza recensire! Anche
se devo
ammettere che ricevere un commentino in più fa sempre
piacere XD
Zack: *la afferra
per la collottola e la allontana dal computer* Va bene, va bene. Basta,
non ti sopportiamo più! Va’ via!!
Mystic: Alla
prossima, guys!!!!!!!! *poi Zachary la chiude fuori dalla stanza*
Zack: Bene.
Perdonate quella pazza…Ma in fondo se non mi divertissi a
tormentarla non sarei qui! Eheh…
Mystic: *da
dietro la porta* Fammi usci…ehm, entrare!!
Cercherò di aggiornare più in fretta, promesso!
Zack:
……Credeteci se volete. A vostro rischio e
pericolo.
|
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Capitolo 5 *** V Parte ***
La
sera era calata velocemente, avvolgendo con le sue tenebre
l’intera villa. Zachary se ne stava seduto sul davanzale
della finestra, gli occhi cremisi affondati tra i versi dei libri che
gli aveva prestato Kyler. Dopo l’incidente di quel
pomeriggio, l’umano non gli aveva più chiesto
nulla e si era dedicato ai suoi compiti e a scrivere delle lettere per
conto del suo tutore lasciandolo ad abbuffarsi di mousse. Inoltre,
prima di cena gli aveva fatto fare il giro della villa, dalle cantine
alla soffitta, stanze dei domestici comprese. Il demone si era
così fatto una cartina mentale dell’edificio,
constatando che, come tutte le case di campagna dei nobili, era
inutilmente enorme, ma non aveva fatto commenti. Tornati in camera il
ragazzo aveva ripreso il suo lavoro fino a quando non era crollato
sulla scrivania qualche ora prima, spossato. Il potere che la sua anima
aveva sprigionato doveva averlo stancato parecchio e non gli era
bastato svenire per riprendersi del tutto. Zachary lo aveva cambiato e
messo a letto, non senza prendersi il tempo per sospirare esasperato.
Che lavori gli toccavano fare. Neanche fosse stato un membro della
servitù umana di quella villa.
Fatto
ciò si era immerso nella lettura, ma i suoi sensi erano
rimasti all’erta per cogliere il minimo rumore che non fosse
provocato dai domestici che si ritiravano nei loro alloggi. Le pagine
erano a malapena illuminate dalle stelle, unica fonte luminosa in
quella notte di luna nuova, ma per lui, abituato alle tenebre quasi
complete dell’Inferno, non era certo un problema.
Sollevò per un attimo lo sguardo dalle parole stampate e lo
posò sul suo obiettivo che dormiva profondamente. Gli
shinigami sarebbero di certo venuti a prenderlo prima
dell’alba, aveva avvertito le loro aure nelle vicinanze,
anche se erano troppo fievoli per riuscire a localizzarle. Doveva stare
attento a non distrarsi o l’avrebbero fregato. Ora che
l’anima di Kyler si era svegliata William avrebbe di sicuro
tentato di impossessarsene non appena avesse avuto il ragazzo tra le
mani e, se ci fosse riuscito, per lui sarebbe stata la fine. Non
importava dove avrebbe potuto nascondersi, Gremory sarebbe venuto a
prenderlo per mantenere le sue minacce. L’unico luogo in cui
avrebbe effettivamente potuto rifugiarsi per sfuggirgli era il mondo
degli shinigami, ma non sarebbe stato facile per un demone come lui
entrarci e soprattutto viverci senza venire scoperto e ucciso.
Sospirò. Se voleva rimanere vivo doveva assolutamente
corrompere quell’anima e portarla al suo “datore di
lavoro”. Non era un’impresa difficile,
l’aveva già fatto altre volte. Però
questa volta quello che doveva rubare non era uno spirito qualunque e
soprattutto di solito non aveva gli shinigami alle calcagna fin da
subito, a meno che non fosse lui ad andare a stuzzicarli.
Tornò
a concentrarsi sul libro. Aveva detto a Kyler che l’avrebbe
protetto da quei due e avrebbe mantenuto la parola. Bel modo di
proteggerlo, però. Salvarlo dagli shinigami che volevano
togliergli la cosa più preziosa che aveva e lasciarlo
così senza possibilità di decidere della sua
esistenza per poi portarlo all’Inferno per condannarlo ad una
sorte del tutto simile. Quell’umano credeva fermamente che
chiunque avesse il diritto di scrivere il proprio destino e che nessun
altro dovesse scegliere al posto suo. E lui stava per strappargli quel
diritto insieme a tutti i suoi ideali, insieme a tutto ciò
che aveva tenuto in piedi la sua vita in quegli ultimi due anni. A quel
pensiero storse leggeremente la bocca. Le regole che gli erano state
imposte per quella partita non gli piacevano, erano troppo rigide per i
suoi canoni. Lui di solito, quando andava a caccia di anime, alla fine
non le prendeva mai se i loro proprietari riuscivano a farlo divertire
abbastanza e ciò spiegava perché lui fosse uno
dei demoni che avevano mangiato meno anime in tutta la loro esistenza.
Se fosse dipeso da lui, Kyler si sarebbe già guadagnato il
diritto di tenersi la sua anima e di scegliere da sé quale
strada prendere. Ma purtroppo le cose non stavano così.
Nemmeno lui, come il suo obiettivo, aveva scelta, e la cosa lo
disturbava tanto quanto avrebbe disturbato il suo umano se fosse stato
cosciente della situazione in cui si trovava. Scosse il capo e chiuse
il volume. Non sarebbe riuscito a leggere quella notte, aveva troppi
pensieri in testa, soprattutto dopo gli avvenimenti di quel pomeriggio.
Stava accadendo tutto troppo in fretta, anche per lui. Odiava non avere
il controllo sugli avvenimenti quasi quanto essere controllato. E in
quel momento si stavano verificando entrambe le situazioni.
Si
alzò ed andò a sedersi in fondo al letto a gambe
incrociate, dando le spalle al suo obiettivo, lo sguardo fisso sul
papiro dipinto. Forse non era poi così vero che non aveva
scelta. Avrebbe potuto decidere di infrangere le regole del gioco,
anche se questo rischiava di costargli la vita e molto altro. Ma
sinceramente al momento non aveva una motivazione abbastanza forte da
convincerlo a mettersi in gioco in quel modo. Il ragazzino poteva
essere diverso quanto voleva, poteva essere il miglior passatempo del
mondo, ma non era ancora abbastanza speciale da spingerlo a
sacrificarsi solo per permettergli di decidere del suo destino.
Un
rumore
improvviso lo distolse dalle sue riflessioni. Era stato appena
più forte degli altri, come se qualcuno avesse sbattuto
accidentalmente una porta. Lui si concentrò sul silenzio che
era tornato a regnare. Di certo non poteva essere stato uno dei
domestici. Li aveva studiati, erano tutti ben addestrati a fare il loro
lavoro e nessuno di essi si avrebbe mai commesso una simile svista a
quell’ora, con in rischio di svegliare il loro signorino. E
questo significava che qualcuno si era introdotto nella villa.
Chissà chi.
Scese
in fretta
dal letto e andò a scuotere il suo obiettivo.
“Kyler, Kyler! Svegliati! Dobbiamo muoverci. Sono
qui”gli disse mentre l’altro si metteva seduto
stropicciandosi gli occhi.
“Zachary?
Che diavolo…Sono qui chi?”domandò il
ragazzo confuso e ancora assonnato. Il suo sguardo cadde sulla
finestra. Era ancora notte fonda! Di che diamine stava parlando la sua
guardia del corpo?! Dove voleva andare a quell’ora?!
“I
tizi
che ci hanno inseguito al mercato. Si sono introdotti in casa. Sono qui
per te, Kyler”spiegò sbrigativamente il demone,
costringendolo ad alzarsi. “Non posso permettere che ti
prendano. Devo nasconderti da qualche parte e poi andare a cacciarli
via”.
“Cosa?!
Non se ne parla neanche, Zachary!”esclamò Kyler
svegliandosi tutto d’un tratto. “Non ti
permetterò di cacciarmi da qualche parte mentre tu rischi la
vita per me!”.
Zachary
alzò gli occhi al cielo. “È il mio
lavoro, non puoi impedirmi di fare il mio lavoro, non
trovi?”gli fece notare con calma, mentre gli passava i
vestiti. “E poi se resti con me mi sarebbe più
difficile proteggerti e rischierei anche di più in un
possibile scontro dal momento che oltre, a focalizzarmi sugli
avversari, dovrei anche pensare a te”.
“Hai
ragione…”borbottò il suo obiettivo,
contrariato ma incapace di trovare un argomento con cui ribattere,
cambiandosi in fretta. “Però sta di fatto che
l’idea non mi piace neanche un po’. Ma faremo come
dici tu”.
Il
demone
annuì e attese impaziente che lui finisse di vestirsi, poi
lo afferrò per un braccio e lo trascinò
silenziosamente fuori dalla camera, facendogli segno di non fiatare.
Ripercorse mentalmente la pianta dell’edificio, alla ricerca
del posto migliore dove lasciare il suo umano. Di certo gli shinigami
si stavano occupando dei domestici, poi sarebbero venuti a cercarli.
L’idea migliore sarebbe stata lasciare il ragazzo in un posto
che i due avevano già controllato, ma questo significava
andare dritto incontro ai loro avversari. L’altra alternativa
era cercare di lasciare la casa, ma non poteva di certo usare i suoi
poteri davanti a Kyler e quindi una fuga in piena notte sarebbe
risultata piuttosto scomoda. Non aveva scelta, doveva affrontare quei
due.
“Kyler,
sei assolutamente sicuro che in questo posto non ci sia una stanza
segreta o qualcosa di simile? Sai, per le emergenze come
questa”chiese a bassa voce, voltandosi verso il ragazzo.
Quello
scosse il
capo. “Non che io sappia. Può darsi che il conte
ne abbia una, ma io non ho mai chiesto nulla e nulla mi è
stato detto al riguardo”rispose. Rimase in silenzio per un
attimo, poi aggiunse: “Però
c’è una sala che è stata chiusa
perché il soffitto era
pericolante…L’entrata è nascosta da un
arazzo. Che ne dici?”.
“Dov’è?”.
“Nelle
cantine di quest’ala”.
Un
ghigno
illuminò il volto del demone mentre accelerava il passo.
Perfetto. Se l’umano fosse stato zitto forse i due non
l’avrebbero percepito. E poi il posto era abbastanza distante
da dove lui pensava si trovassero i due. Aveva buone
possibilità di riuscire a fermarli e a liberarsi di loro
prima che ci si avvicinassero. Doveva solo fare in fretta.
I
due ragazzi
scesero con cautela le scale fino a raggiungere il piano terra e poi
imboccarono il corridoio che portava dritto ai sotterranei. Una volta
giunti all’entrata, Zachary domandò:
“Pensi di riuscire a raggiungere la stanza da
solo?”.
“Sì,
credo di sì. L’ho già fatto una
volta”rispose Kyler anche se non riuscì a
nascondere la nota preoccupata che incrinava il suo tono.
L’idea di doversi separare dalla creatura non gli piaceva
neanche un po’, ma capiva bene che era la cosa più
logica da fare. Non riusciva però a scacciare il brutto
presentimento che lo aveva assalito fin da quando era stato svegliato.
“Bene,
allora dividiamoci. Va’ e sta’
attento”ordinò il demone. Poi, vedendo che
l’altro esitava ancora, gli appoggiò le mani sulle
spalle e lo fissò dritto negli occhi: “Se avessi
bisogno di me, urla il mio nome e, se non puoi urlare, pensalo con
tutta la forza che hai. Arriverò da te, ovunque sarai. Te lo
giuro, Kyler”.
Il
ragazzo non
poté far altro che annuire, perdendosi in quelle iridi
cremisi che per una volta, a parte regalargli la solita inquietudine,
gli fecero coraggio. “A dopo, Zachary. Sono certo che
svolgerai al meglio il tuo compito”mormorò. Poi si
voltò e, dopo aver lanciato un’ultima occhiata al
suo protettore, si avviò con circospezione giù
dalle scale buie.
Il
demone
aspettò che fosse sparito nell’oscurità
prima di incamminarsi verso gli alloggi dei domestici. I due shinigami
dovevano essere in quella zona, ne era quasi certo. In fondo era
logico, prima avrebbero tolto di mezzo tutti gli umani che avrebbero
potuto interferire e poi si sarebbero concentrati su di loro. Peccato
che a quanto pareva il rosso doveva averne combinata un’altra
delle sue come quel pomeriggio quando si era messo ad urlare facendoli
scoprire. Perché di sicuro quello che aveva sbattuto la
porta in quel modo tanto rumoroso non poteva essere stato William.
Comunque fosse, avrebbero pagato caro quell’attimo di
distrazione, e poco importava che lo stessero aspettando. Avrebbe fatto
vedere loro cosa può fare un demone quando c’era
in ballo la sua esistenza stessa.
La
villa era
sprofondata nel silenzio quasi totale un paio d’ore dopo
mezzanotte. I due shinigami erano rimasti a vigilare su di essa da
lontano fino a quel momento, in attesa del momento buono per agire. O
meglio, William era rimasto concentrato sul loro obiettivo dal loro
punto di osservazione per tutto il tempo, mentre Grell, a furia di
lamentarsi, aveva strappato al suo capo il permesso di andare a farsi
un giro, cosa che per il suo superiore significava avere finalmente un
po’ di pace, a patto che non lasciasse la
proprietà e che ovviamente non combinasse guai.
Così si era assentato per qualche ora, vagando per
l’immenso parco che circondava il maniero nel vano tentativo
di scacciare almeno in parte la noia. Ma alla fine aveva deciso che
lì intorno non c’era nulla di più
interessante che tormentare il suo Willy ed quindi era tornato indietro
più carico di prima, per il disappunto dell’altro
shinigami. William non aveva saputo trattenersi
dall’imprecare mentalmente per l’ennesima volta
contro i suoi superiori che l’avevano bloccato in quella
maledetta situazione. Senza contare l’influenza di quella
scocciatura dai capelli cremisi, il suo umore precipitava
già di suo man mano che la sera calava e la notte avanzava.
L’idea di avere la possibilità di affrontare di
nuovo quel moccioso demoniaco, pur presentandosi come una chance di
rivincita, non lo entusiasmava come aveva creduto ora che il momento
era quasi giunto. Le immagini di quello che era successo la volta
precedente lo tormentavano e il ricordo del ghigno più che
soddisfatto e vittorioso di Zachary continuava ad affiorargli alla
mente, come a prendersi gioco di lui. Si sistemò
nervosamente gli occhiali diverse volte, cercando di ignorare sia
quelle scene che avrebbe tanto preferito scordare sia la voce stridula
del suo sottoposto che gli torturava le orecchie. Prima avessero
iniziato, prima avrebbero terminato e lui avrebbe potuto lasciarsi
quella dannata faccenda alle spalle una volta per tutte. Magari sarebbe
anche riuscito a togliersi definitivamente dai piedi quel demone da
strapazzo. Avrebbe evitato di incontrarlo di nuovo sulla sua strada in
futuro.
Quando
finalmente
l’ultima luce si fu spenta, i due poterono finalmente
intrufolarsi nella villa. I corridoi, tanto popolati durante il giorno,
alla luce delle stelle assumevano un’atmosfera quasi
spettrale, riempiendosi di strane ombre. Loro li percorsero senza
badare minimamente all’atmosfera che si era creata. Come
shinigami avevano visto cose ben più inquietanti di un
passaggio immerso nel buio, per quanto desolato potesse sembrare. Gli
alloggi dei domestici erano posti nell’ala opposta a quella
doveva si trovavano quelli del loro obiettivo, ma questo non era poi
tanto svantaggioso. Avrebbero potuto tranquillamente chiudere le porte
prima che Zachary riuscisse a percepirli.
Raggiunsero
in
fretta la loro meta e poi si separarono percorrendo il corridoio in
direzioni opposte per serrare a chiave gli usci più in
fretta. William rimase in all’erta per tutto il tempo, teso a
captare il minimo cambiamento nelle aure della casa. Il loro avversario
era imprevedibile, quindi era decisamente meglio non abbassare la
guardia nonostante fosse lontano da loro. Lo aveva scorto prima di
entrare. Il demone era accoccolato sul davanzale della camera da letto
del loro obiettivo, immerso nella lettura di un libro. Quella vista
aveva lasciato Will un po’ perplesso. Non sapeva che il
moccioso fosse a sua volta un appassionato di letteratura e
sinceramente quell’hobby non si addiceva per nulla alla sua
personalità esagitata. La calma che trapelava dai suoi
movimenti era del tutto nuova rispetto all’energia che
mostrava di solito in tutti i suoi gesti. Che fosse una copertura? La
domanda lo aveva tormentato per un po’ mentre si addentravano
tra le mura, ma alla fine aveva concluso che non sarebbe stato nello
stile di Zachary. Lui era più per l’attacco
diretto quando si vedeva costretto allo scontro: si limitava a sparire
dal luogo dove era un secondo prima per prenderti alle spalle quello
dopo.
Il
rumore
improvviso di una porta che sbatteva lo distolse dalle sue riflessioni
facendolo sobbalzare. Si voltò esasperato verso Grell che si
era portato le mani alla bocca e lo guardava con
un’espressione che sembrava dire “Ehm, non
l’ho fatto apposta!! ~”.
“Idiota,
sta’ attento!”gli sibilò lui,
raggiungendolo con poche, ampie falcate. Perfetto. Addio effetto
sorpresa. Di certo ora il demone sapeva che loro c’erano e
poteva anche facilmente indovinare dov’erano. Però
almeno nessuno dei domestici aveva avuto l’idea di uscire a
controllare cosa fosse stato. “Ma possibile che tu non sia
neanche capace di chiudere una porta senza combinare guai?! E sempre
nei momenti meno appropriati”.
“Scusa,
Will, mi è scappata di mano!”fece il rosso a bassa
voce, contrito. “È solo che il cameriere che
occupa questa stanza è tanto carino…Mi sono
distratto! ~”.
Il
suo capo
alzò gli occhi al cielo, ma evitò di dire quello
che stava pensando. Ci sarebbe voluto troppo tempo e loro al momento
non ne avevano. “Lasciamo perdere. Per ora. Apri bene le
orecchie, Sutcliff. Visto che, come tuo solito, hai rovinato il piano
che avevo in mente esattamente come avevo immaginato che avresti fatto,
adesso dovrai fare quello che ti dico senza fare altri danni. E se ne
combini un’altra delle tue questa è la volta buona
che ti faccio trasferire in Antartide”ordinò
gelido ma minaccioso.
L’altro
annuì vigorosamente. Willy era proprio di pessimo umore quel
giorno e di sicuro la colpa doveva essere di Zachary. Ma non
osò tradurre in parole quel pensiero proprio
perché sapeva che il suo capo era uno che manteneva le
minacce, soprattutto quando le faceva con quel tono così
mortalmente serio. “Cosa devo
fare?”domandò titubante. Non ci teneva a finire in
esilio in mezzo ai ghiacci, anche se doveva ammettere che i pinguini
non gli dispiacevano. Erano animaletti carini.
“Io
resterò qui a chiudere le porte che ci restano mentre tu
dovrai andare a cercare il ragazzo, chiaro? Zachary starà di
certo venendo qui e lo avrà lasciato da qualche parte per
non averlo tra i piedi durante lo scontro”spiegò
con calma William, sistemandosi però nervosamente gli
occhiali mentre pronunciava il nome del loro avversario. “Io
aspetterò il moccioso infernale e lo sistemerò.
Tu intanto prendi l’umano e va’ al quartier
generale che abbiamo stabilito, chiaro? Tanto ora che l’anima
è sveglia possiamo estrarla e portarla al comando. Non
accetterò un fallimento. Fatti scoprire dal quel moccioso
infernale e questa sarà davvero la tua ultima missione qui.
Sono stato chiaro?”.
“Cristallino,
Will! ~”trillò Grell in risposta, con un
sorrisetto stampato sul volto. Lavoretto facile facile. Magari se lo
avesse portato a termine l’umore del suo adorato Willy
sarebbe migliorato. E chissà che lui non potesse convincerlo
a festeggiare a modo suo per la buona riuscita della missione.
“Avrai quell’anima prima di quanto
immagini”.
A
William il suo
ghigno non piacque per nulla, ma come sempre evitò di fare
commenti. “Lo spero bene. Ora muoviti, Sutcliff”. E
senza aggiungere altro tornò al lavoro.
Il
rosso si
lasciò sfuggire un sospiro e si avviò verso
l’altra ala dell’edificio, borbottando qualcosa che
suonava come un “Willy non imparerà mai a trattare
con la giusta dolcezza le ragazze! Non mi ha neanche salutato! Che
cafone”. Prima trovava quel ragazzino prima avrebbe potuto
tornare dalla sua di umana. E prima sarebbe potuto andare al party che
sicuramente Ronald gli stava organizzando nel frattempo e mettere in
atto i suoi fantasiosi piani di conquista amorosa.
William
finì di chiudere a chiave le porte e poi si
appostò all’imboccatura del corridoio, in attesa.
Il suo avversario non si sarebbe fatto aspettare troppo. Il tempo di
abbandonare l’anima in un posto che lui riteneva sicuro e poi
si sarebbe presentato davanti a lui con il suo solito ghignetto
beffardo. Si sistemò gli occhiali, irritato.
Gliel’avrebbe fatta pagare cara. Di sicuro quel demone non si
aspettava che loro si separassero. E questo lo avrebbe fregato. Sempre
che quell’idiota di Grell riuscisse sul serio a prendere
l’umano senza combinarne un’altra delle sue.
Non
dovette
attendere a lungo. Dopo una manciata di minuti la figura di Zachary si
materializzò nel passaggio, un’ombra vagamente
più scura delle altre che si muoveva senza emettere il
minimo suono, come se i suoi passi rapidi non toccassero il pavimento.
Lui rimase immobile, nascosto dal muro, e il demone si fermò
esattamente a pochi passi da lui, voltandosi di scatto nella sua
direzione, gli occhi cremisi che lampeggiavano
nell’oscurità.
“Ciao,
Willy. È da un po’ che non ci si
vede!”lo prese in giro mentre un sorrisetto divertito gli si
apriva sul volto mettendo in mostra i denti appuntiti.
“Finalmente di nuovo faccia a faccia! E in una villa! Questo
porta a galla ricordi interessanti, non trovi?”.
Lo
shinigami non
raccolse la provocazione e si limitò a sistemarsi gli
occhiali per l’ennesima volta. “Interessanti per te
forse. Ma non siamo qui per parlare del passato”disse
glaciale. “Dov’è il ragazzo,
Zachary”. Non era una domanda, era un ordine.
La
creatura
infernale rise. “E io te lo dovrei dire, secondo te? Non sono
uno dei tuoi tirapiedi, per chi mi hai preso, William?”fece
beffardo. Ma fu proprio in quel momento che si accorse della mancanza
di Grell. ‘Che
diavolo…?!’pensò inorridito, ma la
risposta lo fulminò prima che potesse anche solo finire di
farsi la domanda. Quei bastardi si erano separati. Il rosso era di
certo andato a cercare Kyler mentre Will teneva bloccato lui.
Maledizione, avrebbe dovuto pensarci. Ma di certo il suo vecchio
avversario sapeva che lui non avrebbe neanche considerato quella
possibilità e aveva deciso di sfruttare la cosa. Magari
avevano sbattuto apposta la porta.
Fece
per voltarsi
per tornare indietro, ma William fu più veloce e gli
sbarrò la strada con la sua arma. “Dove vai,
Zachary?”chiese pacato. “Dopo tanti decenni che non
ci vediamo scappi così? Adesso che ti sto offrendo la
possibilità di umiliarmi di nuovo?”.
“Sai,
avrei affari più importanti da portare a
termine”rispose lui scostando senza preavviso la death
scythe, ma quella tornò a calare veloce e letale su di lui,
costringendolo a spostarsi di lato per evitare il colpo.
Lo
shinigami ne
approfittò per piazzarsi davanti all’entrata del
corridoio per tagliargli la via di fuga e lo fissò gelido.
“Vedo che non hai perso colpi dall’ultima
volta”.
“Neanche
tu, anzi direi che sei migliorato. In fondo all’epoca eri
poco più che un novellino. Certo, molto molto in gamba per
essere una recluta, ma pur sempre tale”commentò il
demone, costringendosi a sorridere. Non gli avrebbe dato la
soddisfazione di fargli vedere che l’aveva colto di sorpresa
con quel suo piano, anche se la cosa era più che evidente.
“E adesso sei addirittura un capo reparto! Hai fatto carriera
in lampo nonostante quel piccolo incidente a quanto pare”.
“Quel
piccolo incidente,
come lo chiami tu, mi ha dato un bel po’ di problemi invece.
Per la tua gioia immagino”disse William mentre la sua mano
correva di nuovo alla montatura. “Ma ora mi rifaccio, non
temere. Ti pentirai di quel tuo scherzetto di troppo”.
Combattere così vicino agli umani poteva essere rischioso,
ma se gli permetteva di spostarsi quel moccioso avrebbe potuto
sfuggirgli prima che Sutcliff completasse il suo compito. E la cosa
sarebbe stata piuttosto irritante.
“Non
dirmi che ce l’hai ancora su così tanto per un
piccolo scherzo infantile e di cattivo gusto, Willy! Non mi sembra il
caso, ne è passato di tempo. Ero poco più che un
mocciosetto al tempo. Ma ora siamo cresciuti tutti e
due!”ridacchiò il demone, al quale non era
sfuggita l’ombra che gli aveva attraversato il volto al
ricordo dell’accaduto. “Dovresti imparare a riderci
sopra invece di roderti tutte le volte che ci pensi”.
“Potrà
essere un semplice scherzo per te, demone”
ribatté l’altro, pronunciando l’ultima
parola come se fosse un insulto pesante. “Ma se fossi uno
shinigami capiresti la vergogna
che può lasciare una simile esperienza e di certo non
saresti così disposto a perdonare chi ti ha fatto
l’affronto, anche se si tratta di un moccioso infernale,
perché questo eri e sei tuttora, che non prende nulla sul
serio”.
“Se
lo
dici tu…Ma dal momento che sono un demone
continuerò a pensarla come mi pare! E cioè che
è stato uno spasso!”. Un ghigno gli
illuminò il volto mentre li si portava le mani davanti al
viso. “Sì, forse hai ragione, un secolo non
è bastato a farmi crescere, sotto certi versi sono ancora lo
stesso ragazzino di cent’anni fa”. Le unghie gli si
allungarono di colpo trasformandosi in artigli argentati che
catturarono all’istante il bagliore cremisi delle sue iridi,
riflettendola affilati. “Mi piacerebbe chiacchierare di
più con te, ma ho un umano da recuperare”. E senza
preavviso si lanciò suo avversario.
Lo
shinigami fu
costretto a scartare di lato per evitare che quelle lame andassero a
conficcarsi nel suo petto e le respinse con la sua falce. Quel moccioso
era dannatamente veloce, molto più della volta precedente,
quasi non riusciva a vedere i suoi movimenti. Questa volta aveva deciso
di impegnarsi sul serio per qualche motivo. Liberò la sua
lama dagli artigli e si scagliò su Zachary, costringendolo
ad indietreggiare. Ma poteva essere rapido quanto voleva, lui non lo
avrebbe lasciato passare per nessun motivo.
Le
armi dei due
tornarono a scontrarsi. Lo shinigami riusciva a tenere lontano il suo
avversario abbastanza da restare fuori dalla portata dei suoi artigli,
nonostante parecchie volte quelli rischiarono di infiltrarsi nella sua
guardia, precisi e letali. Non poteva permettersi di esporsi troppo
anche se al momento stava solo prendendo tempo in attesa che Grell
facesse quello che doveva fare. Parò tutta una serie di
attacchi rapidissimi e poi approfittò della pausa che li
seguì, anche se durò solo frazione di secondo.
Tentò un affondo mettendoci più forza e
all’ultimo momento deviò senza preavviso la
traiettoria del colpo riuscendo finalmente a cogliere il suo nemico
impreparato.
La
lama
penetrò nella carne del demone, lacerandogli il petto. Il
sangue esplose accompagnato da una serie di immagini confuse e
sovrapposte. Zachary urlò con tutto il fiato che aveva in
gola, cadendo in ginocchio e portandosi istintivamente le braccia sulla
ferita, sommerso dai ricordi del suo ultimo secolo e da un dolore
insopportabile. William assistette alla scena incredulo ed incapace di
capire cosa stesse succedendo. I record che erano usciti dal corpo
della creatura erano tutti disordinati e le pellicole erano intrecciate
ed annodate tra loro, rendendo impossibile distinguerne i fotogrammi.
Inoltre erano circondate da una strana patina, come se qualcosa volesse
impedire che fossero visti. Le uniche immagini distinguibili erano
quelle dei momenti che Zachary aveva passato insieme a Kyler. Non aveva
mai visto nulla di simile e dubitava che qualche altro shinigami avesse
avuto una simile esperienza. C’era qualcosa che incatenava i
record, qualcosa di molto potente e soprattutto oscuro.
Il
demone
alzò gli occhi, ancora un po’ annebbiati, su di
lui, ansimante. Il sangue denso scorreva lentamente tra le sue dita
strette sulla stoffa stracciata della sua uniforme e le sue iridi rosse
brillavano più del solito, inquietanti. Lo shinigami rimase
a fissarle, interdetto. C’era un nuovo sentimento in quelle
pozze cremisi, un’emozione che mai aveva visto negli occhi
del suo avversario e che mai avrebbe pensato di trovarci. Odio. Odio
puro, nero più dell’Inferno stesso. Un odio
appassionato e carico di vendetta, che proveniva dritto dal profondo
dell’anima. La creatura si alzò lentamente,
stringendo i denti per non lasciarsi sfuggire neanche un gemito e si
rimise in posizione d’attacco, incurante della pozza
vermiglia che si stava lentamente formando ai suoi piedi, deciso a
farla pagare cara all’altro.
William
strinse
il manico della sua death scythe, preparandosi al peggio. Quello non
era Zachary. Non del tutto almeno. Se lo sentiva. E poi anche la sua
aura era aumentata a dismisura. Non sapeva cosa fosse successo, ma a
quanto pareva il colpo che gli aveva inferto lo aveva mandato in una
specie di trance, facendogli perdere il controllo. Chiunque fosse
l’essere che aveva davanti, era certo che non si sarebbe
fatto alcuno scrupolo a colpirlo a morte. Doveva prepararsi davvero al
peggio questa volta e sperare che Grell tornasse in fretta.
Grell
vagava nei
corridoi bui incerto su dove dovesse andare. Aveva avvertito
l’aura di Zachary passare in fretta abbastanza vicina poco
dopo aver attraversato l’atrio. Il demone era diretto agli
alloggi dei domestici e non aveva il ragazzino con sé.
Esattamente come aveva previsto Will. Un vago senso di ammirazione lo
invase a quel pensiero: il suo capo sapeva sempre cosa fare e
soprattutto era sempre in grado di risolvere, se non addirittura
sfruttare, tutti i casini che lui combinava. E soprattutto era
immensamente paziente, seppur a modo suo. Ma non era quello il momento
giusto per perdersi in simili considerazioni. Prima portava a termine
la missione, prima avrebbe potuto tentare di convincere Will ad
accompagnarlo al party.
Si
guardò intorno cercando di percepire l’aura del
ragazzo, ma senza successo. Doveva essere ancora abbastanza lontano. Le
presenze degli umani erano molto più deboli di quelle delle
creature ultraterrene e questo a volte poteva rendere difficile
localizzarli. Ma se il ragazzino era nella villa lui
l’avrebbe trovato. Zachary doveva averlo cacciato in qualche
nascondiglio speciale perché di sicuro non poteva averlo
lasciato a vagare da solo in qualche parte non protetta
dell’edificio. ‘E dov’è che
gli umani hanno di solito le loro stanze segrete? Nei sotterranei!
~’pensò incamminandosi in quella direzione. Se
anche il loro obiettivo non fosse stato lì, almeno adesso
aveva un luogo da cui iniziare la sua ricerca.
Giunse
davanti
alla scalinata buia e polverosa che portava alle cantine. I gradini si
perdevano nelle tenebre già qualche metro più
sotto tanto da rendergli difficile distinguerne i contorni anche con i
suoi occhi da shinigami. A quanto pareva in quel posto erano troppo
tirchi per illuminare i luoghi dove di certo il padrone non si sarebbe
recato, almeno in condizioni normali. Grell lanciò
un’occhiata non troppo felice al buco nero che aveva davanti.
Buio, sporco e pieno di aria stantia. Sospirò. Cosa gli
toccava fare per amore di William!
Ma
prima che
potesse iniziare a scendere un urlo straziato rimbombò per i
corridoi. Il rosso si bloccò sul posto, preso alla
sprovvista. Non era la voce del suo capo, quindi doveva essere stato
per forza Zachary a gridare. Che diamine gli stava facendo Will?! Non
aveva detto che lo avrebbe solo tenuto occupato? ‘Magari si
sta prendendo la sua
rivincita…’ipotizzò con una punta di
invidia. Anche lui voleva essere punito in quel modo per i suoi guai,
non con la minaccia di un trasferimento. Rimase un attimo in ascolto,
ma nessun altro suono seguì il grido. In compenso,
però, qualcosa aveva iniziato a vibrare, espandendosi
nell’aria circostante. L’aura del demone era
svanita, sostituita da un’altra ben più oscura ed
impreganta d’odio. Che significva? Era forse arrivato un
altro demone? Perché quella presenza nera non poteva che
appartenere ad una creatura infernale. C’era qualcosa che non
andava e non ci voleva un genio per capirlo. Will era solo con quella
roba, qualunque cosa fosse, e ciò non gli piaceva per nulla.
Doveva trovare al più presto il ragazzino, così
avrebbero potuto andarsene.
Fece
per voltarsi
e proseguire la discesa, ma prima che potesse farlo qualcosa emerse dal
buio delle scale e gli finì addosso con tale violenza da
spedirli entrambi sul pavimento.
Kyler
si era
infilato di corsa nel passaggio immerso
nell’oscurità mentre tutta l’ansia che
aveva nascosto mentre Zachary lo conduceva lungo i corridoi della villa
esplodeva e prendeva possesso del suo corpo. Aveva rischiato
più volte di inciampare nei gradini e di perdere
l’equilibrio ma alla fine aveva raggiunto il fondo della
scalinata incolume. Con le mani che tremavano tese in avanti si era
affrettato a cercare la parete e, una volta trovatala, era avanzato
alla cieca tenendo i palmi premuti sulla pietra fredda
finché le sue dita non avevano incontrato il pesante tessuto
dell’arazzo. Il ragazzo si era affrettato a scostarlo e a
scivolare nel buco nascosto dietro di esso. Solo a quel punto si era
sentito più al sicuro e l’agitazione aveva
abbandonato un poco le sue membra, permettendogli di rilassarsi un
po’.
Si
lasciò scivolare contro la parete e si sedette per terra, le
ginocchia al petto e il mento appoggiato su di esse. Ora doveva solo
aspettare che la sua guardia del corpo tornasse a prenderlo dopo aver
sconfitto quei tizi. Perché Zachary sarebbe tornato da lui. Doveva farlo,
gliel’aveva giurato. Un sospiro rassegnato sfuggì
dalle sue labbra. Ormai non era più sicuro di nulla,
soprattutto dopo l’incidente di quel pomeriggio. Non sapeva
più distinguere tra realtà e sospetti, non
riusciva a capire chi era che gli dava davvero la caccia, da chi doveva
difendersi e di chi si poteva fidare. Ma forse Zachary aveva ragione:
non c’erano buoni o cattivi, semplicemente ciascuno aveva un
compito da portare a termine e l’avrebbe fatto senza curarsi
di fare del male a chi si sarebbe trovato sulla sua strada. E lui? Qual
era il suo scopo? Per quanto si fosse fatta movimentata in quelle ore,
la sua vita era rimasta priva di senso come lo era da due anni. Sotto
la superficie nulla era cambiato davvero e lui era ancora sperduto
senza sapere da che parte girarsi, nel buio più completo,
esattamente come lo era in quel momento. Però,
ciò nonostante, aveva ancora la facoltà di
scegliere e quella non gliel’avrebbero mai tolta, non
l’avrebbe permesso. La morte piuttosto. Ed era il momento di
fare una scelta. Non voleva più farsi trascinare
passivamente dagli eventi, lasciando che gli altri agissero al posto
suo. Anche se non ci capiva nulla, anche se avrebbe potuto significare
rischiare tutto quello che aveva, lui doveva scegliere, lo voleva.
Zachary gli aveva chiesto se era disposto a lasciare tutto per poter
fuggire in un altro mondo, fosse anche stato l’Inferno, e lui
non aveva ancora risposto a quella domanda. Le immagini degli ultimi
due anni gli scorsero velocemente davanti agli occhi. Nulla lo legava a
quel posto da quando suo padre era morto, non aveva nulla da fare
lì. L’altro ragazzo era stato l’unico a
chiedergli veramente di prendere da sé la sua decisione dopo
tanto tempo e per questo lui sentiva di essere disposto a seguirlo
ovunque, a qualunque condizione. Anche se fosse stato davvero un demone
intenzionato a trascinarlo con sé negli Inferi.
Strinse
i pugni,
deciso. Avrebbe seguito quello strano essere apparso da nulla per
sconvolgergli l’esistenza. E poco importava che lo prendesse
in giro tutto il tempo e che non volesse spiegargli cosa stava
accadendo. Si sarebbe guadagnato il suo rispetto e gli avrebbe
strappato la verità. A costo di bruciarlo di nuovo. Tanto,
da quel che aveva potuto vedere, le ustioni che gli aveva procurato
erano davvero nulla per lui: già due ore dopo averle
ricevute sembrava come essersene dimenticato, come se le ferite non ci
fossero mai state. Inutile dire che questo avvalorava la sua non poi
tanto assurda teoria che Zachary non fosse umano. Si perse nelle sue
riflessioni, ripercorrendo per l’ennesima volta tutto quello
che era accaduto il giorno precedente.
Ma
il filo dei
suoi pensieri fu rotto senza preavviso da un grido lacerante che lo
fece congelare nella posizione che aveva assunto. Quella voce. Come non
riconoscerla, anche se un po’ alterata dal dolore. Un brivido
gli corse lungo la schiena mentre lui scattava in piedi. Era successo
qualcosa a Zachary, qualcosa di terribile. Si tormentò le
mani, indeciso. L’altro gli aveva detto di aspettarlo e lui
sapeva bene che se fosse uscito dal suo nascondiglio sarebbe quasi
sicuramente caduto tra le mani dei due tizi che gli davano la caccia.
Ma, dall’altro lato, non poteva permettere che la sua guardia
del corpo si facesse male solo per proteggerlo. E al diavolo il fatto
che era il suo dannato lavoro. Si sarebbe sorbito i rimproveri e le
prese in giro più tardi, ora doveva correre
dall’unica persona che dopo tanto tempo non gli era del tutto
indifferente.
Scostò
l’arazzo e si precipitò su per le scale senza
pensarci oltre per paura che la ragione lo convincesse a rinunciare al
suo proposito. Non pensò neanche di controllare se il
corridoio era sgombro e quindi fu preso alla sprovvista proprio quando,
una volta giunto in cima alle scale, urtò violentemente
contro qualcuno, spedendo a terra entrambi.
Grell
e Kyler si
scambiarono un’occhiata sorpresa, ritrovandosi seduti uno di
fronte all’altro sul pavimento. Il ragazzo lo riconobbe dopo
un secondo inorridito e fece per alzarsi, intenzionato a fuggire, ma lo
shinigami fu più veloce: in un attimo gli fu addosso,
abbracciandolo da dietro e bloccandogli così le braccia.
“Finalmente
ti ho trovato! ~”trillò il rosso soddisfatto.
“Adesso ti porto da Willy, così chiudiamo questa
brutta faccenda e io potrò tornarmene ai miei
interessi!”.
Kyler
cercò di divincolarsi dalla sua stretta, ma invano. Quel
tizio era forte tanto quanto la sua guardia del corpo e non aveva la
minima difficoltà a tenerlo bloccato. “Lasciami,
maledetto! Zachary! Zachary!!”gridò senza
però smettere di lottare.
“Non
sprecare fiato! Lui non verrà. È occupato con il
mio Willy. Nessuno verrà a salvarti questa volta!
~”fece Grell con un ghigno inquietante dipinto sul volto. Lo
afferrò per entrambi i polsi e iniziò a
trascinarlo per il corridoio. “Su, su, non fare i capricci!
Non è educato far faticare così tanto una
signora! Dovrebbero avertelo insegnato”.
Il
ragazzo lo
fissò allibito. Che cosa stava sparando quel tizio?! Ma
quale signora! Non sapeva neanche di essere un maschio forse? Ma in
quel momento le sue chiacchiere senza senso non gli interessavano poi
così tanto. L’unica cosa che gli importava era
liberarsi. “La smetto se tu mi lasci! Che cosa volete da me?!
Io non voglio avere nulla a che fare con
voi!”ringhiò strattonando le braccia del suo
aggressore. “E Zachary verrà, me lo ha promesso! E
io mi fido di lui!”.
“Certo,
certo. Fidati di lui. Oh, se sapessi, Kyler, se sapessi a chi ti sei
affidato! Ti passerebbe subito la voglia di dire questo genere di cose
cose!”lo prese in giro lo shinigami con l’aria di
chi la sa lunga, senza smettere di trascinarlo con sé.
“Ma in fondo io ti sto portando da Zack-chan, dovresti essere
contento! È con Willy, quindi se stai buono un attimo tra
poco lo vedrai! ~”.
Lui
ci
rifletté per un momento. In effetti quel tizio tutto strano
aveva ragione. La loro meta era la stessa. Poteva fare finta di
arrendersi e poi provare a scappare quando fossero stati sul posto.
Magari Zachary sarebbe riuscito a dargli una mano. Smise
all’istante di agitarsi, mostrando la sua intenzione a
seguire l’altro docilmente.
Grell
parve
soddisfatto. “Bene! Vedo che ci siamo capiti finalmente
~”esclamò allegro. “Quindi adesso
muoviamoci perché qualunque cosa stia facendo quel moccioso
non è nulla di buono e io di certo non posso lasciare Willy
per troppo tempo con lui!”.
Kyler
gli rivolse
uno sguardo interrogativo, incapace di capire a cosa si stesse
riferendo. Come poteva essere William quello in difficoltà
dopo che le urla di Zachary avevano invaso tutti i corridoi della
villa? Ma prima che potesse aprire bocca per esprimere ad alta voce
quel pensiero lo shinigami si mise a correre, tirandolo per un braccio
e costringendolo a fare altrettanto.
I
due
attraversarono in fretta i passaggi poco illuminati dalla fioca luce
delle stelle. Grell non potè fare a meno di ridacchiare
divertito nel vedere quanta fatica faceva il ragazzino a stargli
dietro. Però il mocciosetto non aveva altra scelta se non
sforzarsi e correre più che poteva visto che lo teneva per
un polso. L’alternativa era finire per terra e farsi
parecchio male. Il ghigno sul suo volto si allargò.
Però non era il momento di pensare a quell’umano.
Doveva tornare dal suo capo e chiudere quella storia.
Giunsero
agli
alloggi dei domestici proprio mentre la falce di William incontrava per
l’ennesima volta gli artigli argentei della creatura
infernale. Lo shinigami aveva la giacca strappata e iniziava ad avere
il fiato corto, mentre il demone pareva ancora pieno di energie
nonostante i suoi vestiti fossero completamente inzuppati dal sangue
che ancora usciva dalla prima e unica ferita che aveva ricevuto.
Tutti
e quattro
si bloccarono, guardandosi. Will parve sollevato dal trovarsi davanti
il suo sottoposto e si affrettò ad allontanarsi dal suo
avversario e a raggiungerlo, approfittando della stasi che si era
creata. Grell fece passare lo sguardo incredulo dal suo capo a Zachary.
Quel demone che aveva davanti era davvero lo stesso ragazzino che aveva
incontrato quel pomeriggio a Londra? Quegli occhi che brillavano
d’odio e l’espressione irata che contraeva il suo
volto lo facevano sembrare un’altra persona. Per non parlare
della sua aura. Trasfigurata dall’oscurità.
Zachary,
da parte
sua, non degnò il rosso neanche di uno sguardo, le iridi
cremisi che si specchiavano in quelle viola del suo protetto. Kyler lo
fissava a sua volta, sconvolto. Non sapeva se era più
terrorizzato dalla furia che percorreva i suoi lineamenti o
più preoccupato per le sue condizioni di salute. Comunque,
nella confusione che regnava nella sua mente annebbiata, non
poté fare a meno di pensare una cosa, per quanto stupida ed
insignificante suonasse in quel momento: quegli artigli argentei che la
sua guardia del corpo aveva al posto delle unghie provavano decisamente
che lui non era umano.
“Zachary?”fece,
incerto. I sentimenti che leggeva in quelle pozze vermiglie gli
lasciavano il dubbio che forse la creatura davanti a lui non fosse
veramente lo strano essere che lo aveva lasciato poco prima sulle scale
dei sotterranei.
Il
demone parve
finalmente tornare in sé sbattendo le palpebre, confuso. Che
diamine era successo?! Ricordava la falce di William che gli lacerava
il petto e poi quella potenza violenta che lo invadeva, sommergendolo.
Gli artigli scomparvero e lui si voltò di scatto a fissare i
suoi avversari. Grell gli sorrideva vittorioso e lo salutava con una
mano, mentre l’altra era ancora stretta sul braccio di Kyler.
L’altro shinigami invece si limitava a scrutarlo attento
sistemandosi la montatura degli occhiali, i suoi occhi scuri che
parevano trapassarlo, indagatori. In quel momento si rese conto che
aveva perso. Loro avevano l’anima e stavano per portargliela
via. Non sarebbe riuscito a fermarli. La distanza che li separava, per
quanto fossero pochi metri, era troppo e lui iniziava a risentire delle
conseguenze di quello scontro.
“Kyler!”esclamò
allungando un braccio in avanti. Non poteva finire così.
“Ricordati quello che ti ho detto! Tornerò a
prenderti! Te l’ho promesso!”.
“Non
credo proprio”disse William facendo un cenno col capo al suo
sottoposto. “Ci rivediamo in un’altra missione,
Zachary Michaelis”. E i due sparirono proprio nel momento in
cui la creatura infernale raggiungeva il punto in cui un istante prima
c’era il suo obiettivo.
Zachary
strinse i
pungi, frustrato. Gliel’avevano preso e lui non avrebbe
potuto farci nulla, nonostante quello che aveva detto a Kyler. Era la
fine per entrambi. Ora gli avrebbero preso l’anima decidendo
la sua esistenza da quel momento all’eternità,
mentre lui avrebbe dovuto subire l’ira di Gremory per poi
affrontare la sua condanna di oblio eterno. L’anima del
ragazzo era sveglia, niente avrebbe potuto trattenere gli shinigami dal
liberarla e dal fare quello che dovevano fare con essa, senza che ci
fosse nulla che lui potesse fare per impedirlo. Anche se fosse riuscito
a trovarli, sarebbe stato troppo tardi.
Si
lasciò cadere per terra, nella pozza del proprio sangue,
incurante delle urla che provenivano dalle camere dei domestici.
Almeno, prima di dire addio per sempre al mondo umano, e anche a tutti
gli altri, aveva conosciuto una creatura decisamente inusuale, capace
addirittura di fargli pensare di decidere di rischiare la sua eterna
esistenza solo per difendere qualche stupido ideale. Rise. Non avrebbe
mai pensato di poter arrivare anche solo ad immaginare di fare una cosa
simile. Lui che non si era mai legato veramente a nessuno al
di fuori di suo fratello. Come aveva potuto arrivare ad abbassarsi
tanto per un semplice umano? Forse aveva abbassato davvero troppo la
guardia quella volta. Ma tanto non aveva più importanza ora.
Pensò che forse era meglio che gli shinigami si fossero
presi Kyler. Non ce lo vedeva proprio quel ragazzo tanto idealista e
pieno di principi in mezzo ai demoni.
----------------------------------------------------------------
Mystic:
Ehilà!! Salve a tutti! Ci ho messo di nuovo una vita, mi
spiace!! Ma con la storia che sono stata in vacanza-studio ora mi
ritrovo con tutti i compiti da fare!! >.<
Zack:
*canticchiando* Ogni scusa è buona…E poi voglio
vedere se hai il coraggio di sorprenderti se nessuno ti
recensisce…
Mystic: *gli tira
dietro il muose* Spero che possiate perdonarmi il ritardo estremo!
Comunque, passando al capitolo…Lo so, lo so, non ho fatto
altro che incasinare le cose!! Ma giuro che nel prossimo capitolo
almeno una la spiego!
Zack: E sentiamo,
cosa vorresti spiegare?!
Mystic:
Sta’ zitto tu che le hai prese un’altra volta e hai
anche perso il controllo di
te stesso, oltre che della situazione,
e
che ti sei seduto a disperarti perché hai perso!
Zack: Sei di
cattivo umore?! Va’ a letto prima la notte! Comunque,
andiamo, non può finire così, siamo solo
all’inizio…Vero? 0.0”
Mystic: *smile*
Chi lo sa! Comunque…nel prossimo capitolo scoprirete
perché c’è questa lotta per
l’anima di Kyler e cos’hanno di particolare le
anime come la sua…Ma William riuscirà davvero a
prendergli l’anima o questo demonietto che se ne sta a
compiangersi si inventerà qualcosa per fermare gli shinigami
e riprendersi Kyler? O magari sarà qualcos’altro,
un altro mistero magari, ad impedire ai due dei della morte di
completare la loro missione?
Zack: E
soprattutto questa scema di un’Autrice si muoverà
a farci capire qualcosa?
Mystic: Nessuno
ti ha interpellato! *lo spinge fuori dalla stanza* Ti odio, Zack! Sei
tu il baka qui! Allora, ringraziamo! Un abbraccio a doc11 e _Newrah per
le recensioni (almeno due che mi supportano in questa follia le ho! T.T
*commossa*)! Grazie anche a tutti quelli che
seguono/preferiscono/leggono senza commentare e/o restando
nell’anonimato…anche una recensione
ogni tanto fa
sempre piacere!!
Ok, tolgo il
disturbo!! Oggi sono stata breve xD alla prossima!
Mystic
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Capitolo 6 *** VI Parte ***
L’oscurità
polverosa del luogo era quasi completa. Doveva trattarsi di una qualche
sorta di vecchio deposito a giudicare dalle casse di legno ormai marcio
coperte di bolli e scritte indecifrabili, che giacevano ammucchiate
disordinatamente lungo le pareti macchiate di muffa ed
umidità. Kyler era seduto in un angolo della cella in cui i
suoi rapitori l’avevano rinchiuso una volta che erano giunti
in quello che doveva essere il loro quartier generale. Nessuno dei due
gli aveva rivolto una parola e il rosso si era limitarlo a trascinarlo
fin oltre le sbarre per poi chiudere con un lucchetto la porta. Non
avrebbe saputo dire per quanto tempo fosse stato lì con le
spalle appoggiate al muro ruvido, la testa dolorante e i sensi
all’erta fino allo spasimo, in attesa che quelli tornassero
per manifestargli le loro intenzioni. Ma nessuno si era fatto vedere e
lui non sapeva dire se ciò fosse un bene o un male. Non
riusciva nemmeno a focalizzarsi sul presente. I suoi pensieri vagavano,
persi, senza sapere che strada imboccare, toccando appena delle
immagini troppo sfuocate per essere messe veramente a fuoco. Il piatto
trascorso degli ultimi due anni si mescolava con la prepotente violenza
degli avvenimenti delle ultime ore, disegnando davanti alla sua mente
disorientata un panorama tutt’altro che chiaro.
Scosse
lentamente
il capo e sbatté le palpebre cercando di schiarirsi al tempo
stesso le idee e la vista. Doveva trovare una via d’uscita da
quella situazione o avrebbe potuto essere davvero la fine. Zachary gli
aveva detto che quei due non avrebbero esitato neanche un attimo a
portare a termine il loro compito, che da quanto aveva capito
costituiva nell’ucciderlo o qualcosa di simile.
L’ultima immagine della sua guardia del corpo, coperta di
sangue e protesa in avanti verso di lui, gli si parò con
prepotenza davanti agli occhi. Gli era parso così sincero in
quel momento, determinato a mantenere la promessa che gli aveva fatto e
ribadito. Eppure lui aveva visto anche quegli artigli argentei
allungarsi, affilati e letali, al posto delle sue unghie e il suo
sguardo pieno di un odio sanguinario. Aveva visto il ritratto di un
demone, di una di quelle oscure creature non a torto temute dagli
uomini di ogni tempo e origine e che, nonostante ciò,
continuavano a popolare la loro immaginazione. E, in più,
quasi come conferma, il moro l’aveva apostrofato come tale.
Possibile che un’entità come quella che si era
rivelato essere il ragazzo con gli occhi cremisi potesse preoccuparsi
genuinamente di lui? O forse tutte quelle belle parole, quegli
atteggiamenti che parevano a modo loro voler rispettare le sue
convinzioni non erano state altro che una misera copertura per sedurre
il suo spirito? In fondo i diavoli erano creature corrotte fin nei
meandri più profondi dell’anima, se ne avevano
una, egoiste, incapaci di compiere il bene o anche solo azioni che non
significassero direttamente il loro vantaggio. E Zachary non poteva
certo fare eccezione. Se si era interessato a lui lo aveva fatto di
sicuro per brama della sua anima o comunque per qualche ragione sua
personale ed egoistica. Sempre che non l’avesse fatto
addirittura solo per giocare e passare il tempo. Ma qualcosa dentro di
lui, scontrandosi apertamente con la ragione ed il buon senso, si
rifiutava categoricamente di accettare che quella fosse la
verità. Era forse una sorta di difesa della sua mente oppure
il disperato rimasuglio della speranza di aver trovato qualcuno che
finalmente gli lasciasse essere chi era, quasi fino al punto di
incoraggiarlo ad esprimere la sua volontà contro il corso
degli eventi. Una parte di lui che continuava a ricordargli la scelta
che aveva fatto da dietro l’arazzo non tanto tempo prima.
Seguire quella strana creatura senza badare alla verità o
alle circostanze. Si lasciò sfuggire un sospiro. Ma in fondo
quelle considerazioni quanto contavano visto che presto avrebbe
lasciato per sempre la vita? Anche se Zachary fosse davvero stato
sincero nelle sue promesse, c’erano poche
possibilità che riuscisse a trovarlo in tempo. Forse avrebbe
fatto meglio a spendere i pochi momenti che gli erano rimasti per
mettersi a posto la coscienza nel caso ci fosse stato qualcosa ad
attenderlo dopo il tunnel buio della morte. Un sorriso amaro gli
increspò le labbra. Sempre che poche parole bastassero a
redime l’anima di chi aveva deciso consapevolmente di
affidarsi a quello che molto probabilmente era un diavolo.
Proprio
a quel
punto un rumore di passi lo strappò dai suoi pensieri,
riportandolo bruscamente alla realtà polverosa della sua
cella. Finalmente si erano decisi a venirlo a prendere a quanto pareva.
E infatti pochi attimi dopo la chioma fiammante di Grell emerse dal
buio e si accostò alle sbarre con il suo solito sorrisetto
stampato sul volto.
“Allora,
ragazzino, sei pronto? Visto, il tuo caro Zack non è venuto,
che ti avevo detto?”trillò divertito,
accucciandosi per essere all’altezza del ragazzo.
“Anche se quasi ci speravo anche io che venisse, ho un paio
di cose da chiedergli, sai? Ma fa nulla, ho tutta
un’eternità per farlo! ~”.
Lui
strinse i
pugni ma non ribatté, deciso a non lasciarsi provocare,
concedendosi comunque di lanciargli un’occhiataccia. Non gli
avrebbe dato la soddisfazione di farsi vedere debole e disperato. Aveva
una dignità anche lui, nonostante tutto.
“Ma
come siamo permalosi! Almeno negli ultimi momenti della tua vita umana
potresti lasciarti un po’ andare! Voi umani siete
così altezzosi. E senza motivo tra
l’altro”commentò lo shinigami.
“Sentiamo, ragazzino, ce l’hai un ultimo desiderio
prima di lasciare questa tua esistenza?”.
“Cos’è,
l’estrema grazia concessa al condannato a morte dai suoi
magnanimi
boia?”ironizzò Kyler quasi con
disprezzo. “Non ho nessuna intenzione di farmi prendere in
giro da voi. Il fatto che mi abbiate preso non significa che io mi sia
arreso. E comunque io ho un nome
e gradirei che lo si usasse”.
“Guarda
che la mia richiesta non aveva quel proposito!”. Il rosso si
finse offeso. “Ma che modi di trattare una ragazza che cerca
solo di essere gentile! Cafone. Voi maschi siete tutti
uguali!”. Poi il sorriso tornò ad affiorargli
sulle labbra. “Ma in fondo non c’è
bisogno che tu mi dica che cosa vuoi. Lo so benissimo. Vuoi sapere la
verità su questa storia! E visto che io sono dolce e carina
esaudirò la tua richiesta, Kyler. Anche se
visto come mi hai
trattato non te lo meriteresti”.
Il
ragazzo non
poté impedirsi di fissare i suoi occhi viola sul suo
carceriere. Se davvero non si trattava di una presa in giro, allora
avrebbe finalmente scoperto cosa stava accadendo. Ma poteva essere
certo che quello strano tizio gli avrebbe detto la verità?
Avrebbe potuto mentirgli.
Quasi
gli
leggesse nel pensiero Grell aggiunse: “Non temere, non ho
nessuna intenzione di inventarmi chissà cosa. Anche
perché per un umano come te la vicenda è
già abbastanza assurda di per
sé!”ridacchiò. “E poi sarebbe
una perdita di tempo visto che dovremmo raccontartela comunque
più tardi. Teoricamente spiegartelo adesso sarebbe contro le
regole, ma, dal momento che presto sarà tutto portato a
termine, posso anche dirti tutto subito”. L’avrebbe
sconvolto con le sue rivelazioni e poi lo avrebbe lasciato a dibattersi
tra i suoi dubbi. Sarebbe stato divertente vederlo combattuto ed inerme
di fronte all’impossibilità della situazione in
cui si era trovato. Avrebbe goduto nel svelargli che in
realtà lui non aveva mai avuto scelta perché il
suo destino non era mai dipeso da lui ma che era sempre stato nelle
mani di qualcun altro per via della peculiarità della sua
anima, lo avrebbe strappato brutalmente da quella sua cara illusione
che si chiamava libero arbitrio. E alla fine, dopo essersi saziato del
suo sconvolgimento, lo avrebbe portato da Will e avrebbero finito il
lavoro. “In più questo significa avere i tuoi
bellissimi occhioni puntati su di me e questo non potrebbe che farmi
piacere! Allora, vuoi sentire quello che ho da dire?”.
“Parla.
Ma sappi che non prenderò per oro colato tutto quello che mi
dirai”rispose Kyler con tono ostile, anche se dentro non
desiderava altro che saziarsi di quelle notizie per mettere finalmente
ordine nel caos che gli regnava dentro.
“Ceerto,
caro! Fa’ come vuoi~”lo prese in giro il rosso,
alzando le mani in segno di resa. Poi iniziò a spiegare.
“Allora, per prima cosa devi sapere che voi umani non siete
le uniche creature esistenti. Ce ne sono altre che abitano mondi
paralleli a questo e che a volte vengono a farsi un giro sulla terra
per ragioni diverse. Tra queste creature quelle che vi visitano
più spesso sono i demoni, visto che si nutrono di anime
umane. Non che quei cattivi ragazzi abbiano bisogno di mangiare
così frequentemente come voi umani, ma diciamo che ogni
tanto anche a loro viene un certo languorino e quindi si fanno un
giretto sulla terra e si prendono un’anima. Di solito sono
spinti più dalla gola che da un bisogno vero e proprio.
Alcuni di loro poi sono dei buongustai incontentabili, sai? Non si
accontentano di un’anima qualunque, devono scegliere la
migliore in
assoluto! Sono più capricciosi dei mocciosi a
volte. Comunque, questa cosa che si mangino le anime umane non
è proprio una buona cosa visto che gli spiriti hanno un
posto dove devono andare dopo la morte e ogni volta che un demone se ne
prende una succedono un sacco di casini burocratici”.
Agitò una mano come per spostare qualche granello
fluttuante. “Ma dubito che questi dettagli possano
interessarti al momento. Te li spiegheranno a tempo debito. Sta di
fatto che esistono dei tizi, gli shinigami, che hanno il compito di
raccogliere le anime e soprattutto i loro cinematic record, i vostri
ricordi diciamo. Di conseguenza il loro lavoro spesso diventa anche
quello di dare la caccia ai demoni ed impedire loro di consumare il
loro pasto”. Alzò un dito verso il ragazzo che
aveva aperto la bocca per parlare, zittendolo. “Aspetta prima
di sommergermi di domande stupide. Questa era solo
l’introduzione. Immagino che tu avrai già capito
quali sono i ruoli della recita. Io e Willy siamo gli shinigami, Zack
è il demone e tu sei l’anima contesa. Ma questa
è una caccia molto diversa dal solito. Vedi,
all’incirca ogni mille anni tra gli umani nasce
un’anima molto, molto speciale, più forte delle
altre e dotata di poteri particolari. Così, ogni volta che
una di queste anime, dopo un periodo di maturazione che passa in una
forma umana apparentemente normalissima, si risveglia, inizia una lotta
furiosa tra demoni e shinigami per il possesso di
quest’anima. Perderla è sempre un grande smacco,
per entrambe le parti”. Il sorriso sul suo volto si
allargò trasformandosi in un ghigno.
“Perché vedi, Kyler, queste anime non son altro
che demoni o shinigami in potenza. E quello che diventeranno dipende da
chi riesce a mettere le mani su di esse per primo”.
“E
la
mia anima...è una di quelle?”domandò
piano il ragazzo anche se la risposta era fin troppo ovvia.
“Esattamente!
~ Zachary è stato mandato sulla terra da alcuni demoni per
corromperla e trasformarti così in un demone mentre io e
Willy siamo qui per impedirglielo e portarti con noi nel mondo degli
shinigami!”trillò Grell, compiaciuto dal tremore
che aveva avvertito nella sua voce. “Ed è quello
che faremo tra poco. E non importa se tu non vuoi. Altri hanno
già deciso per te. In fondo questo era il tuo destino fin da
quando sei nato con quell’anima. I tuoi bellissimi occhi sono
il marchio stesso della tua sorte. Tutti i tuoi predecessori avevano
quelle iridi. Dovresti sentirti onorato da ciò. Tutti ti
vogliono! Non è fantastico?”.
Kyler
lo
fissò inorridito e sconvolto. Lui che pensava di essere la
persona più insignificante della terra si ritrovava ad
essere l’oggetto di una guerra tra esseri ultraterreni. E,
cosa peggiore, non c’era nulla che lui potesse fare per
sfuggirvi. Avvertì le lacrime pungergli gli occhi ed
abbassò il capo, incredulo. Gli avvenimenti lo avrebbero
sommerso come sempre avevano fatto, anche quando lui si era illuso di
fare delle scelte. Ora vedeva chiaramente i muri che delimitavano la
sua strada, disegnando al posto suo le svolte e le fermate come in un
labirinto. Se lui tentava di deviare il percorso si ritrovava in un
vicolo cieco e si vedeva costretto a tornare su quella via che lui non
aveva scelto. Lo sconforto si impadronì di lui, annegandolo
nelle proprio acque oscure. Quindi tutto quell’amore per la
libertà e la giustizia che suo padre gli aveva trasmesso non
erano altro che miraggi sfuggenti per lui? Tutte le sue lotte, tutti i
sacrifici che aveva fatto in nome loro non erano stati altro che un
giro in tondo in attesa che arrivasse il momento in cui qualcuno
avrebbe vinto la guerra per la sua anima? Si era sforzato inutilmente
per costruirsi una vita che non avrebbe mai potuto vivere? Un odio
profondo per la sua ingiusta sorte lo invase. Erano stati anni privi di
senso, soprattutto gli ultimi due, in cui era soffocato nella vana
attesa di qualcuno che lo tirasse fuori dalla monotonia. Gli venne
quasi da ridere. In fondo non era quello che stava accadendo? Lo
stavano portando in un altro mondo, come aveva sempre desiderato. Ma
non era così che aveva immaginato che succedesse. Lui aveva
sognato di poterci andare di sua libera scelta, di lottare per
abbandonare la sua attuale vita come accadeva ai protagonisti dei
racconti che scriveva, non di essere strappato da essa contro la sua
volontà. Non poteva accettarlo. Lui non voleva seguire quei
tizi, per lui loro non erano nulla. Piuttosto avrebbe preferito andare
all’Inferno con Zachary a quel punto. E poco importava che il
demone non avesse fatto altro che mentirgli per tutto il tempo. Poteva
ancora concedergli il beneficio del dubbio perché, per
quanto assurdo potesse essere ora che sapeva di certo cosa era, lui
voleva credere ancora che la creatura infernale gli avesse espresso le
sue idee sinceramente. Gli aveva detto che ognuno aveva il suo compito,
e si era mostrato convinto di ciò, eppure quando lo aveva
fatto lui non aveva potuto notare che nel suo tono c’era una
certa irritazione, quasi come se anche per Zachary tutta quella
situazione non fosse altro che una costrizione così come lo
era per lui. Come se fossero entrambi stati obbligati da un destino che
non volevano. E questo non faceva che avvicinarli. Il rosso aveva detto
che il demone era stato mandato a prenderlo, cosa che confermava
l’ipotesi che anche lui fosse stato in qualche misura
costretto. Quindi la creatura lo capiva, comprendeva il suo stato
d’animo di impotenza e frustrazione. Forse poteva convincerlo
ad aiutarlo, forse insieme potevano sottrarsi alle regole che erano
state loro imposte. Ma per fare ciò lui non poteva
arrendersi agli shinigami.
Strinse
i pugni e
tornò a fissare i suoi occhi viola in quelli verdi di Grell.
“Mi spiace, ma io non diventerò uno di voi.
Zachary verrà a prendermi e mi libererà da questo
destino che
io non voglio. Mi farà scegliere. Me
l’ha promesso e io voglio credergli”disse con aria
di sfida. “Non lascerò che siano altri a decidere
per me”.
“Come
scusa?!”esclamò il rosso, incredulo.
L’umano aveva reagito in maniera decisamente diversa da come
si era aspettato. Doveva aver capito male. O forse quel ragazzo era
pazzo. Come poteva fare certe affermazioni dopo quello che gli aveva
appena detto?! “Ma ti rendi conto di quello che stai
dicendo?! Zachary è un demone,
l’hai capito
questo? Come puoi fidarti di uno come lui?!”.
“Zachary
non è un demone qualunque!”si oppose il ragazzo
con forza. “Sento che posso
fidarmi. Non mi importa se
è venuto per ingannarmi. È stato
l’unico che mi abbia aperto una strada verso la
libertà dopo tanto tempo. Mi ha fatto delle promesse e io
voglio
credergli. Non me ne frega se tu non concepisci questa cosa. Non
ti riguarda neanche. Quello che devi sapere è che non vi
lascerò prendere la mia
anima. Perché lei
appartiene solo a me
e decido io
cosa farne”.
Lo
shinigami
rimase a fissarlo con gli occhi sgranati per qualche attimo, ancora
sconvolto da quello che aveva sentito. Quel moccioso aveva davvero
fiducia nel demone. Certo, una fiducia disperata, combattuta e senza
solidi fondamenti, ma pur sempre tale. Incredibile. A meno che...Un
pensiero lo colpì. Ma certo, era così ovvio! Un
sorrisetto gli si aprì sulle labbra e lui batté
le mani, guadagnandosi un’occhiata preoccupata da parte del
suo prigioniero. “Di’ un po’, Kyler, non
è che per caso tu...”iniziò a chiedere,
ma fu interrotto dalla voce di William che rimbombò nel
corridoio.
“Sutcliff!
Ma che fine hai fatto?! Ti avevo detto di portarmi immediatamente
l’umano, non di metterti a socializzare! Avrai tempo di farlo
dopo, ora muoviti”ordinò. “Non vorrei
che quel moccioso infernale trovasse davvero il modo di arrivare qui e
rovinare tutto prima che portiamo a termine la missione”.
“Ne
parliamo un’altra volta!”esclamò il
rosso, alzandosi e aprendo la porta della cella. “Su, su
adesso alzati se no Willy si arrabbia e non è piacevole,
fidati! Lo conosco fin troppo bene ormai ~”.
Afferrò il ragazzo per un braccio e, senza dargli il tempo
di reagire, lo trascinò via di peso tra le pile di
scatoloni. “Non sentirai tanto male, vedrai! Solo un po'
all’inizio, ma passerà in fretta. Devi solo
morire!”.
Kyler
lo
fulminò con lo sguardo tentando invano di liberarsi dalla
sua presa. Gli toccava anche subire quelle battutacce ora?
Inghiottì una risposta pungente. Non era il momento di
lamentarsi, doveva trovare una via di fuga da quella situazione o
sarebbe stata la fine. Ma purtroppo non vedeva scampo a quello che
stava per accadere. Come poteva lui, da semplice umano, opporsi a due
shinigami? ‘Zachary, dove sei
dannazione?!’imprecò mentalmente. Se quel demone
da strapazzo non si sbrigava a venirlo a salvare sarebbero rimasti
fregati entrambi.
Grell
lo
portò canticchiando in un’altra area del
magazzino, che era stata sgombrata dalle merci e dai rifiuti
appositamente per il rituale. William era in piedi al centro della
stanza, la death scythe stretta in pugno, in attesa. Raggiunto il suo
capo, il rosso mollò il ragazzo senza troppi complimenti sul
pavimento ed andò a piazzarsi davanti alla porta, ansioso di
vedere un po’ di sangue sparso. Lo spettacolo poteva
cominciare.
“Alzati,
Kyler”ordinò il moro impassibile, i suoi gelidi
occhi verdi irrimediabilmente fissi sul loro prigioniero, quasi a
trapassarlo. “Meno resistenza farai, più il
processo sarà rapido ed indolore. Se invece combatterai
sarò costretto a renderti collaborativo a forza. E ti
assicuro che non risulterà piacevole. Ma a te la
scelta”.
Il
ragazzo con
gli occhi viola si sforzò di sostenere quello sguardo,
dandosi un’aria di sicurezza che non aveva e ignorando i
brividi di inquietudine che quello gli trasmetteva, ma alla fine
obbedì e si sollevò lentamente, le mani sollevate.
“Mi
fa
piacere di avere a che fare con una persona ragionevole per una volta.
Se mai ti affidassero alla mia divisione potrò avere
finalmente un sottoposto decente”commentò piatto
lo shinigami lanciando un’occhiata significativa in direzione
del suo sottoposto che però parve non notarlo, perso
com’era nell’eccitazione
dell’aspettativa. “Ma questo ora non ci
interessa”. Allungò leggermente le braccia in
avanti in modo che la punta della lama della sua arma arrivasse a
toccare il centro del petto del ragazzo. Conosceva quella particolare
procedura a memoria per via dei corsi che aveva sostenuto, ma era la
prima volta che si trovava a doverla eseguire personalmente. Bisognava
essere estremamente precisi e fermi o si rischiava di liberare tutta lo
potenza distruttiva dell’anima che, priva di una natura
precisa, si sarebbe rivoltata contro tutto quello che le stava attorno,
attaccandolo e tentando di divorarlo. E quello sarebbe stato un
problema.
Chiuse
le
palpebre per un attimo, concentrandosi sull'energia emanata dallo
spirito che aveva di fronte. La individuò subito, una fiamma
che danzava pigramente dentro il corpo del ragazzo, rilasciando lievi
ondate, tanto fievoli che nessuno avrebbe potuto accorgersene se non
avesse saputo che l’anima era lì. Will rimase
interdetto. “Ma che diamine...?”si
lasciò sfuggire. Era strano che l’energia fosse
così poca. Quelle anime da sveglie irradiavano una grande
quantità di potere, molto più di quella che anche
uno shinigami di alto livello poteva sprigionare. Cosa che anche
l’anima di Kyler effettivamente faceva mentre erano nella
villa. Eppure in quel momento la sua forza sembrava essersi ridotta
drasticamente, quasi come se l’anima fosse ritornata al suo
sonno originario. Ma ciò era impossibile: una volta
risvegliate non c'era modo di arginarne la potenza. O, almeno, questo
in teoria.
Il
moro
riaprì gli occhi, scrutando attentamente il ragazzo, come a
cercare nei suoi occhi la risposta a quell’imprevisto. Kyler
ricambiò quello sguardo, confuso. Non riusciva a capire
perché il suo carceriere si fosse fermato. Aveva sentito la
lama fredda sfiorargli il petto ed era sicuro che quelle iridi verdi
fossero arrivate a vedere quell’anima tanto contesa che
risiedeva nel suo corpo. Eppure a quanto pareva qualcosa non andava.
Forse poteva sfruttare la cosa a suo vantaggio. In fondo,
più tempo passava più poteva sperare che Zachary
riuscisse a trovarlo in tempo. Spostò lo sguardo dallo
shinigami alla death scythe ancora appoggiata sul suo petto. Il demone
aveva detto che se lui avesse pensato a lui con tutta la forza che
aveva sarebbe corso da lui. La cosa non aveva molto senso, ma in fondo
era di esseri sovrannaturali che si parlava, nulla a che vedere con i
limiti del mondo umano. E poi era la sua ultima speranza. Strinse i
pugni fino a far sbiancare le nocche e cercò di concentrare
ogni suo pensiero sul nome della sua guardia del corpo fino a quando
quegli occhi cremisi furono l’unica cosa che riusciva a
focalizzare. Qualcosa vibrò dentro la sua mente, quasi in
risposta alla sua chiamata. Fu solo un attimo, ma a lui parve di udire
la risatina beffarda del demone rimbombargli nelle orecchie, quasi a
prendersi gioco di lui.
Ma
non
poté indagare oltre perché proprio in quel
momento lo shinigami abbassò la sua death scythe, rompendo
la sua concentrazione. Il moro si aggiustò gli occhiali con
un gesto vagamente irritato e rivolse al ragazzo uno sguardo
sprezzante. Ora avrebbero dovuto tenere quell’umano segregato
da qualche parte finché la sua anima non fosse tornata a
svegliarsi. Non ci sarebbe di sicuro voluto molto, ma ciò
che lo turbava era quel discostamento dal normale ordine delle cose.
Doveva esserci sotto qualcosa. Già era stato strano che
l’anima si fosse svegliata così presto e in modo
tanto improvviso, senza quel graduale aumento di energia che
caratterizzava il processo fin dalla Notte dei Tempi, ora questo. Era
come se lo spirito fosse condizionato da qualcosa e reagisse in
relazione ad esso.
“Will,
che succede?”. La voce di Grell lo riportò al
presente, strappandolo dalle sue riflessioni. Il suo sottoposto si era
avvicinato e lo guardava interrogativo, non riuscendo a capire a sua
volta come mai si fosse fermato. “Qualcosa non va?”.
“L’anima
del ragazzo non è sveglia”rispose lui lapidario,
senza neanche degnarsi di voltarsi verso di lui, continuando a tenere
gli occhi fissi sul loro obiettivo che era tornato a sua volta a
guardarlo, disorientato dalla sua ultima affermazione.
“Che?!”fece
il rosso, incredulo. “Ma com’è
possibile?! Era più che attiva quando lo abbiamo prelevato
alla villa! Potevo sentire la sua energia anche solo standogli
vicino!”.
“Lo
so
anche io questo, Sutcliff”disse William gelido. “Ma
prova a percepirla adesso e dimmi un po’ che ne
pensi”.
Grell
rimase
zitto per un momento, facendo come gli era stato detto. Will aveva
ragione, adesso faceva quasi fatica a distinguere l’energia
dell’anima di Kyler da quella di un umano qualunque. Che
diamine stava succedendo?!
Il
suo capo parve
afferrare il significato della sua espressione perché
riprese: “Bene, vedo che hai capito il problema.
Finché è in quello stato assopito non possiamo
toccarla. Estrarla ora nel migliore dei casi significherebbe
distruggerla. Quindi dobbiamo tenere il ragazzo rinchiuso da qualche
parte finché la sua anima non sarà nuovamente
sveglia e sperare che quel moccioso infernale non trovi nel frattempo
il modo di farci qualche scherzetto”. Fece sparire la sua
arma e si incamminò verso l’uscita.
“Riportalo in cella e tienilo d’occhio, io devo
informare i nostri superiori di questa svolta inaspettata. Bada di non
fare guai mentre sono via. Sarò rapido”.
“Uff,
ce n’è sempre una! Mai che si possano fare le cose
in fretta. Quanto ancora dovrò aspettare prima di andare a
quel party?!”si lamentò l’altro
shinigami imbronciato, voltandosi a guardare il loro prigioniero.
“Che noia! Ora mi tocca anche farti da baby-sitter!
Cos’è, Kyler, ti sei depresso perché ti
manca Zachary?”.
A
quella frase
apparentemente priva di importanza William, che aveva raggiunto la
porta, si bloccò di scatto e si voltò verso gli
altri due. “Cos’hai detto? Ripeti
l’ultima frase”chiese.
“Eh?
Ho
solo detto che il ragazzino qui presente è triste
perché il suo caro demone non è venuto a
salvarlo”ripeté l’altro, sorpreso dalla
domanda. Di solito il suo superiore non si curava neanche di ascoltare
quello che lui diceva. “Perché me lo
chiedi?”.
Il
moro
ignorò la domanda, tornando ad incamminarsi. “Ma
certo...”mormorò piano tra sé e
sé. Zachary. Ecco cos’era l’incognita
responsabile dello strano comportamento dell’anima. Doveva
essere stata la presenza del demone a risvegliarla prima del tempo, per
qualche oscura ragione che lui non riusciva ad afferrare. Poi, non
appena i due erano stati separati, lo spirito, privato del suo stimolo,
era tornato ad assopirsi. Dannazione, quel mocciosetto demoniaco
complicava sempre le cose, anche quando non ne aveva
l’intenzione. Riusciva sempre a mettergli i bastoni tra le
ruote, volente o nolente. Quella deduzione non faceva altro che rendere
le cose più misteriose. Perché quel demonietto da
strapazzo aveva quell’effetto sull’anima del
ragazzo? Né un demone né uno shinigami avrebbero
dovuto poter influire in qualche modo su di essa finché
restava nel corpo dell’umano. Ma a quanto pareva la teoria
sembra non applicarsi per nulla a quel caso. Normale, dal momento che
c’era Zachary di mezzo. Doveva assolutamente fare rapporto ai
suoi superiori e farsi dire come affrontare il problema. Aveva il
presentimento che presto le cose avrebbero iniziato ad andare veramente
storte. E il suo intuito sbagliava raramente.
Kyler
tirò un calcio all’ennesimo sassolino facendolo
rimbalzare contro la parete opposta, prima di tornare a sedersi sul
pavimento polveroso. Il rosso lo aveva rispedito dietro quelle sbarre
arrugginite ed era sparito nuovamente, anche se lui era sicuro che
fosse abbastanza vicino da poter avvertire ogni rumore che faceva.
Dannazione. In quelle condizione non aveva nessuna
possibilità di scappare e di Zachary non si era ancora vista
nemmeno l’ombra. Si lasciò sfuggire un sospiro. In
fondo avrebbe dovuto essere contento. Era ancora umano e potenzialmente
padrone del suo destino. Non aveva capito bene cosa fosse successo, ma
a quanto pare la condizione particolare della sua anima aveva reso
impossibile la sua trasformazione in shinigami, almeno per il momento.
Sperò che il suo spirito restasse in quello stato per il
tempo necessario a permettergli di filarsela. Anche se sapeva bene di
non avere alcun controllo su di esso.
Sollevò
lo sguardo verso il soffitto, respirando a fondo. Gli mancava la vista
dell’aria aperta, quel posto buio gli dava una spiacevole
sensazione di soffocamento. Non era abituato a stare rinchiuso in un
posto dove non ci fossero finestre da spalancare. Per lui era
essenziale sentirsi almeno fisicamente libero, visto che era stato
costretto a rinunciare alla sua libertà interiore in
più di un’occasione. Forse quel suo anelito verso
la libertà era un segno che lui, inconsciamente, conosceva
tutta la storia assurda che avviluppava la sua anima e cercava in
qualche modo di ribellarvisi. Chissà se quella
verità aveva influenzato la sua personalità in
qualche modo, ovviamente senza che lui se ne rendesse conto. Da un lato
quell’idea non lo rendeva del tutto felice perché
poteva essere visto come l’ennesimo intervento esterno sulla
sua individualità, ma dall’altro sapeva che quel
tratto lo rendeva unico sia tra gli umani che tra le altre creature
esistenti. E quell’idea gli procurava un immenso piacere che
sfiorava quasi il narcisismo. In fondo Grell aveva ragione, essere
voluto da tutti, essere l’oggetto di una contesa che
trapassava il mondo terreno era terribilmente fantastico.
I
suoi pensieri
furono interrotti da un rumore improvviso a pochi metri dalle sbarre
della sua cella. Il ragazzo voltò istintivamente lo sguardo
in quella direzione e per un attimo gli parve di vedere con la coda
dell’occhio un ombra muoversi, ma quella sparì
talmente in fretta tra gli scatoloni che lui si domandò se
non se la fosse solo sognata. Si alzò e si
avvicinò lentamente alle sbarre, cercando la forma scura
nella penombra.
“Che
stai combinando, ragazzino?”. La voce di Grell lo fece
sobbalzare, costringendolo a voltarsi di nuovo. Lo shinigami si era
affacciato al corridoio e lo guardava sospettoso. “Non
provare a fare bravate o sarò costretto a stenderti,
chiaro?”.
“Ho
dato un calcio ad un sasso ed è finito tra le
casse”mentì lui, alzando le mani. “Che
diamine vuoi che faccia chiuso qui dentro poi?!”.
“Appunto”borbottò
l’altro allontanandosi. Evidentemente era ancora irritato sia
perché non aveva avuto la sua dose di rosso sia
perché William lo aveva bellamente ignorato prima di
andarsene.
Non
appena fu
sparito Kyler tornò ad accucciarsi vicino alla porta della
cella. Sperava che ci fosse stato davvero qualcosa e che il rumore non
fosse solo dovuto al cedimento del legno marcio. Magari la
possibilità di sfuggire ai suoi carcerieri.
Rimase
immobile
per più di un minuto a fissare le ombre, ma alla fine si
costrinse a distogliere lo sguardo con un sospiro. Doveva essere
davvero stata la sua immaginazione a quanto pareva. Lui e Grell erano
gli unici essere viventi in quel postaccio, a parte magari qualche
topo. Ma, proprio quando stava per lasciarsi cadere nuovamente a terra,
un altro fruscio fece sobbalzare i suoi nervi tesi. Lui si
voltò di scatto quasi trattenendo il respiro quando dalla
penombra emerse l’elegante figura di un gatto nero. Kyler
restò a guardarlo per un attimo, spiazzato
dall’inaspettata apparizione, prima di tornare a rilassarsi
con un altro sospiro. Si stava facendo prendere troppo
dall’ansia e se non si calmava un attimo l’angoscia
lo avrebbe consumato. Si accucciò di fianco alle sbarre e
tese una mano oltre di essere per chiamare l’animale. Quello
gli rivolse un’occhiata incuriosita, ma poi non
esitò a correre a strusciarsi contro le sue dita e ad
infilarsi nella cella. Il ragazzo lo prese in braccio e
tornò a sedersi, accarezzando con delicatezza il pelo
morbido del felino che iniziò ben presto a fare le fusa
soddisfatto. Aveva sempre amato gli animali, fin da piccolo, e non era
raro che, quando suo padre era ancora vivo, portasse a casa dei randagi
da curare o che lasciasse loro gli avanzi dei pasti. Victor lo lasciava
fare anche se, a causa dei loro frequenti viaggi, non aveva mai
consentito al figlio di prendere un animale domestico. Ma lui era
felice di prendersi cura di quelli che trovava per le vie e non aveva
mai espresso il desiderio di volerne uno tutto suo.
Kyler
sorrise a
quei ricordi e tornò ad abbassare lo sguardo sul gatto che
sollevò a sua volta il muso per ricambiarlo, mostrando due
insolite iridi cremisi. Il ragazzo bloccò la mano che fino a
quel momento aveva viaggiato sul manto lucido, interdetto. Che lui
sapesse i gatti non avevano gli occhi rossi. E poi quelle inquietanti
pozze di sangue gli erano più che familiari.
Scrutò con attenzione il felino che continuava a fissarlo
senza smettere di fare placidamente le fusa, ma Kyler avrebbe potuto
giurare che i sui occhi fossero stati illuminati per un attimo da un
bagliore divertito. Non poté inoltre astenersi dal notare
che il folto pelo era solcato da strani riflessi blu elettrico.
Sgranò gli occhi, preso alla sprovvista. Possibile che
quell’animale fosse…?
“Zachary?!”esclamò
in un soffio, attento a non farsi sentire da Grell.
Sul
volto del
gatto parve aprirsi quello che assomigliava a un sorrisetto
estremamente divertito e, prima che il ragazzo potesse o dire fare
qualunque cosa, quello balzò giù dalle sue
ginocchia e fu avvolto da un lampo di luce nera. L’altro fu
costretto a chiudere gli occhi a causa della sensazione di fastidio e
vuoto con cui quell’oscurità luminosa lo aveva
ferito e quando gli riaprì si ritrovò davanti la
sua guardia del corpo in forma umana accucciata sul pavimento a poca
distanza da lui.
“Allora,
ti sono mancato, eh, Kyler?”ghignò il demone
provocatorio, mantenendo però a sua volta un tono di voce
basso. “Direi di sì visto come hai urlato
disperatamente il mio nome mentre Will cercava di prenderti
l’anima!”.
“Non
ho
urlato, l’ho solo pensato”ribatté Kyler
rifilandogli un’occhiata assassina mentre la creatura gli si
sedeva accanto senza smettere di sorridere in quel suo modo irritante
ed inquietante al tempo stesso. “Comunque ce ne hai messo di
tempo, signor demone.
Ti informo che se la mia anima non avesse dato
tutti quei problemi agli shinigami saremmo rimasti entrambi
fregati”.
A
quelle parole
l’espressione di Zachary si incupì e lui si
lasciò sfuggire un sospiro. “Lo so, lo so, mi sono
fatto fregare come un dilettante. Nonostante tutto non avevo preso la
cosa abbastanza sul serio, anche se sapevo bene fin
dall’inizio che questo gioco è molto
più pericoloso ed importante dei miei soliti passatempi
terreni”ammise dopo qualche attimo di silenzio, serio,
appoggiandosi con la schiena al suo protetto. “Non avrei
dovuto prendere le cose tanto alla leggera, avrei dovuto stare
più attento. Non mi bastava essere un demone
poco…demoniaco
a quanto pare. Sono anche un fallito come
guardia del corpo. Mio fratello ha ragione, non sarò mai
perfetto in nulla, a parte nel cacciarmi nei guai”.
“Tu
saresti poco demoniaco?! Hai appena detto che, nonostante
tutto, consideri questo casino un gioco! Non voglio
immaginare i tuoi simili allora!”commentò il
ragazzo incredulo. Poi aggiunse, distogliendo lo sguardo imbarazzato:
“E poi non è vero che sei fallito del tutto come
bodyguard. In fondo sei tornato a prendermi ed è questo che
conta”.
“Con
la
mia frase intendevo dire che sono un demone del cavolo
perché alla fine mi lascio sempre scappare il pranzo. Ogni
volta che vengo sulla terra a corteggiare un’anima alla fine
non me la mangio quasi mai perché il suo possessore mi ha
fatto divertire. E questo non è esattamente un atteggiamento
da demone”.
La creatura scosse il capo, cercando di nuovo lo
sguardo del suo interlocutore. “Grazie per aver tentato di
consolarmi, apprezzo. Sai, tra demoni non è molto in uso
questo comportamento. Direi quasi che ti stai affezionando a
me”fece riprendendo il suo solito ghigno per un attimo. Poi
tornò serio “Ma né la mia reputazione
né i costumi degli umani ci interessano in questo momento.
Avremo tempo per parlarne poi. Adesso devo portarti via da qui prima
che torni Will”.
Kyler
annuì, poi si azzardò a chiedere, quasi esitante:
“Mi porterai all’Inferno con te?”.
Zachary
parve
pensarci per un attimo. “Non lo so”rispose piano
alla fine. “Ci devo pensare. Non so se voglio stare alle
regole di questo gioco. In fondo tu mi stai facendo divertire come
nessun altro prima di te. Però questa volta
c’è in ballo qualcosa che non posso
rischiare”.
Il
ragazzo lo
guardò interdetto. “Che stai dicendo?”.
“Il
tizio che mi ha mandato, Gremory. Se non gli porto la tua anima mi
ucciderà in una maniera tanto orribile e dolorosa che non si
può neanche immaginare”fu la risposta piatta. Il
tono della creatura rimase quasi impassibile, cosa che non fece altro
che aumentare lo sconcerto del ragazzo, ma i suoi occhi tradirono un
lampo inquieto quando lui pronunciò il nome del suo
mandante. “Immagino che tu capisca bene quanto la posta in
gioco sia alta per me. Ma parleremo meglio anche di questo quando
saremo lontani da qui, ok? Adesso dobbiamo pensare a
filarcela!”.
“Hai
ragione. Non abbiamo tempo da perdere!”concordò
Kyler, rianimandosi e dando una spinta al suo compagno per farlo
alzare. “E staccati! Non ti sono bastate le coccole che ti ho
fatto da gatto?!”aggiunse poi, pentendosene
all’istante.
Un
sorrisetto
malizioso tornò ad illuminare il volto del demone.
“Oh, ma come potrebbero? Era così
piacevole!”miagolò piano strusciando il viso
contro la spalla del suo protetto. “Che ne dici, quando
saremo al sicuro mi coccolerai anche in questa forma?”.
Il
viso del
ragazzo andò in fiamme e lui si affrettò ad
allontanare in malo modo la creatura infernale, più
imbarazzato che mai. “Z-Zachary! Non mi sembra il momento per
questo tipo di battute idiote!”protestò cercando
di darsi un po’ di contegno e alzandosi. “Demone da
strapazzo…”.
L’altro
lo imitò senza ribattere e si accostò alle sbarre
per poi piegarle senza il minimo sforzo fino a creare un varco
sufficiente a lasciarli passare. “Seguimi”gli
ordinò, afferrando strettamente la sua mano e tirandolo
oltre la soglia della cella.
Lui
lo
lasciò fare, un po’ preso alla sprovvista. Avrebbe
dovuto abituarsi al fatto che ora Zachary era dichiaratamente una
creatura infernale, con tutto quello che ciò implicava. Ma
in fondo il demone era la sua unica ancora di salvezza che pure lo
avrebbe trascinato nell’abisso. Strinse con decisione la
presa sulla dita dell’altro. Ci sarebbe andato di sua
volontà, e poco importava quanto buio o terribile sarebbe
stato, ormai non era più solo.
---------------------------------------------------------------------------------------------
*Si chiude a
tripla mandata nello sgabuzzino per evitare che Zachary venga a rompere*
Salve a tutti!!
*si schiarisce la gola imbarazzata*
Ehm,
sì, sono ancora viva e no, non ho abbandonato questa storia.
Mi voglio scusare sinceramente con tutti per l’estremo
ritardo dell’aggiornamento e mi piacerebbe anche dire che non
capiterà più, ma purtroppo non posso garantirvelo
-.-“ Il fatto è che quest’anno (la
fatidica quinta liceo >.< *Esami! panico*) la scuola mi
sta rubando tutto il tempo e quello che mi rimane o lo uso per le altre
attività extra scolastiche o per morire in camera mia sotto
il peso dello stress e della stanchezza. Ci ho impiegato anni anche a
scrivere perché tutto questa pressione mette a dura prova
anche la mia creatività. Chi ci è passato
immagino mi capisca (anche se io vivo molto peggio del normale la
scuola) e chi non c’è ancora passato un giorno mi
capirà! Mi scuso ancora e spero che possiate passare sopra
ai miei ritardi!
Parlando della
storia, be’, finalmente mi sono decisa a spiegarvi il
“mistero” dell’anima di Kyler. Spero che
l’attesa sia valsa la rivelazione! (Anche se magari qualcuno
poteva anche già averlo intuito…forse
0.0”). Oggi ho deciso di risparmiarvi le cavolate finali,
quindi aggiungo solo una cosa: oltre al ritardo, perdonatemi la fine
idiota del capitolo!! xD Oh e anche questo: la forma "animale" di
Zack...be', diciamo che ci tenevo a fare uno scherzetto a Sebastian xD
E poi questo spiega anche perché il nostro caro maggiordomo
nero si curasse in passato così tanto del suo fratellino...
Bene,
ringraziamenti! Un abbraccio a doc11,
_Newrah, Marzia ds e Miele_e_Cianuro
per
le loro
recensioni! Sinceramente sapere che, nonostante tutto ovvero
la
particolarità della storia, la demenza e la pazzia
dell’autrice e di un certo suo personaggio, ci
sia qualcuno
interessato a questo esperimento mi fa davvero felice! Grazie di cuore
anche tutti quelli che seguono/preferiscono o anche solo leggono queste
righe! Alla prossima (sperando che sia presto)!
Un bacio,
la vostra Mystic
|
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Capitolo 7 *** VII Parte ***
Grell
si lasciò sfuggire un altro sbuffo, sistemandosi
distrattamente il vestito e accavallando le gambe. Non sapeva se era
più deluso per il mancato spettacolo in rosso che aveva
aspettato con tanta ansia o se era più irritato per il
comportamento di William che si era permesso di piantarlo in asso con
il ragazzino senza neanche premurarsi di dargli una risposta alla sua
domanda. Comunque una cosa era certa: tutta quella situazione stava
diventando frustrante. E pensare che all’inizio gli era parso
tutto così promettente: il mistero che avvolgeva il primo
incontro di Will e Zachary, le strane reazioni e il nervosismo del
primo, il fatto di doversi occupare di una di quelle anime leggendarie,
la prospettiva di poter spendere del tempo da solo ed indisturbato con
il suo adorato. Ma ancora una volta le sue aspettative erano state
deluse, una dopo l’altra. Non era riuscito a scoprire nulla
su cosa aveva combinato Zachary e inoltre quel demone si era dimostrato
più seccante del previsto, il malumore di Will si era
ritorto puntualmente contro di lui, l’anima di Kyler aveva
mostrato la sua decisa intenzione ad essere poco collaborativa e
complicata e soprattutto lui non aveva per nulla ricevuto le attenzioni
che sperava né aveva avuto l'occasione di farsi bello agli
occhi del suo Willy. A quanto pareva il suo capo era tutto preso da
Zack e dalla missione per pensare a lui se non come a una palla al
piede. Insomma, un vero disastro.
Appoggiò
il mento sul palmo della mano, pensoso.
Chissà poi che diamine era successo con l’anima di
quel ragazzino. Anche William era sicuro di avere la vittoria in mano
ormai. E invece qualcosa li aveva fregati, anche se non sapevano bene
cosa. Perché qualcosa gli diceva che anche il suo superiore
non fosse certo di che cosa avesse fatto riaddormentare lo spirito
dell'umano, anche se probabilmente aveva un’ipotesi. Mai che
qualcosa andasse come doveva. Lui di solito apprezzava i colpi di
scena, ma in quel momento vi avrebbe rinunciato volentieri in cambio di
essere a casa a prepararsi per la festa di Ronald piuttosto che in quel
magazzino polveroso a fare la balia a un bambino e ad aspettare nuovi
ordini. Chissà se i loro superiori li avrebbero aiutati in
qualche modo, in fondo quelli si facevano solo gli affari loro,
lasciando che fossero i sottoposti a fronteggiare ogni inconveniente. E
quasi sicuramente sarebbe stato così anche quella volta.
Un
improvviso
rumore proveniente dal corridoio ruppe il filo dei suoi
pensieri, riportandolo alla realtà. Che diamine stava
facendo quell’umano? Non si era mica messo in testa di
scappare! Meglio controllare, non ci teneva di certo a far arrabbiare
ancora di più William facendosi per esempio scappare il loro
prezioso prigioniero. Si alzò un po' irritato e si
incamminò in fretta verso la cella. Kyler era seduto vicino
alle sbarre e fissava attentamente un punto tra le ombre che
avvolgevano le casse di legno marcio.
“Che
stai combinando, ragazzino?”domandò
sospettoso al ragazzo che sobbalzò preso alla sprovvista,
voltandosi di scatto nella sua direzione. “Non provare a fare
bravate o sarò costretto a stenderti, chiaro?”.
“Ho
dato un calcio ad un sasso ed è finito tra le
casse”si difese quello, il nervosismo ben udibile nel suo
tono, alzando le mani. “Che diamine vuoi che faccia chiuso
qui dentro poi?!”.
“Appunto”borbottò
lo shinigami
voltandosi e ritornando sui suoi passi. Certo che gli umani erano
strani. Quando erano stressati iniziavano a comportarsi nei modo
più strani. Quel ragazzino si metteva a lanciare sassi.
Dov'era la volva per fare uscire lo scopo in quell’azione
inutile e fastidiosa proprio non riusciva a capirlo. Sarebbe stato
più comprensivo se si fosse messo a prendere a pugni il
muro, ma a quanto pareva non doveva apprezzare troppo il dolore. In
fondo di solito la gente aveva un animo troppo basso per comprendere
quanto sublime ci fosse nel provare ed infliggere sofferenza. Ne aveva
incontrati pochi che come lui potessero apprezzare quel piacere
così oscuro. Per le menti comuni passioni come quelle erano
malattie mentali. Be’, che la pensassero pure come volevano,
intanto si perdevano un modo tanto intenso di godersi la vita. Si
lasciò cadere nuovamente sulla sedia che aveva portato
dall’altra ala del magazzino, mentre un ghigno gli si
allargava sul viso. E comunque quella era solo ipocrisia, soprattutto
se affermato da degli umani. Aveva imparato a conoscerle bene quelle
creature tanto superbe e sapeva che tutti senza nessuna esclusione
traevano in fondo un gran godimento dal vedere il sangue e il dolore
spargersi intorno a loro, poco importava che lo negassero di facciata.
Sospirò.
Sperava solo che Will tornasse presto, tutta quella
calma iniziava ad annoiarlo. E poi doveva fargli una ramanzina per la
sua solita mancanza di tatto. Non si lasciavano in quel modo le
signore, era un atto estremo di maleducazione. E in quel senso il suo
capo era proprio rozzo certe volte. Ma in fondo lo adorava proprio
perché era un pezzo di ghiaccio. Quel suo disprezzo pungente
lo eccitava, anche se avrebbe volentieri detto di sì a
qualche atteggiamento un po' più dolce, almeno una volta
ogni tanto. Chissà se alla fine di quella missione sarebbe
cambiato qualcosa. In fondo con un avversario come Zachary non si
poteva mai sapere. Poteva ancora avere l’occasione di
riscattarsi e...
Un
pensiero lo
colpì. In effetti il demone non si era
più fatto vedere dopo quello che era capitato alla villa e
la cosa era preoccupante soprattutto considerando che Zack non gli
sembrava il tipo da rinunciare così facilmente al suo gioco.
Se assomigliava solo un minimo a suo fratello avrebbe di certo
preparato per loro qualche spiacevole sorpresina. Quelli come loro non
si lasciavano sconfiggere tanto facilmente, erano molto attaccati alle
loro prede. Per quanto difficile fosse, la creatura infernale avrebbe
trovato il suo umano. Quindi dovevano aspettarsi di sicuro qualche tiro
mancino da parte del loro nemico. Il sorriso sul volto di Grell si
allargò. Meglio, ci sarebbe stata l’occasione di
un nuovo scontro. Qualunque cosa fosse successa a Zachary nella villa,
quella sorta di trasformazione che aveva subito lo aveva reso un
avversario temibile e sanguinario. Proprio come piacevano a lui. Ci
sarebbe stato da divertirsi. Sempre che il demone fosse davvero in
grado di mettere loro i bastoni tra le ruote di nuovo. Quando gli
avevano fregato il ragazzino era parso parecchio demotivato.
Chissà se avrebbe avuto la volontà di
perseverare. Stando a uno di quegli strani detti degli umani la
testardaggine era una caratteristica dei diavoli. Però non
era un vizio che lui disprezzava nonostante tutto. Anzi.
Si
perse nelle
sue considerazioni, appoggiandosi allo schienale della
sedia, quasi scordandosi che era ancora in missione. Per questo motivo
quando il rumore delle sbarre che venivano piegate rimbombò
stridulo nel corridoio sobbalzò, completamente preso alla
sprovvista. Si alzò di scatto con un orribile presentimento
e si affrettò ad accorrere presso la cella. Zachary. Anche
se non riusciva a percepirne la presenza era sicuro che era lui. Anche
perché era l’unico.
E
infatti la
prima cosa che vide dopo aver svoltato l’angolo
fu la figura del demone, gli occhi cremisi che guardavano verso di lui,
brillando nella semi oscurità, e un ghigno più
che soddisfatto che gli illuminava il volto. La creatura teneva Kyler
per mano e mostrava chiaramente la sua intenzione a tagliare la corda.
“Ohi,
Grell!”lo salutò canzonatorio.
“Mi raccomando, salutami Will! Se non sarà troppo
furioso per ascoltarti…Alla prossima!”. E senza
attendere una risposta, si voltò e scappò via di
corsa, trascinandosi dietro il suo protetto.
“Ehi!
Ti sembra il modo di trattare una
signora?!”gli strillò dietro Grell indispettito.
Avrebbe pure dovuto correre dietro a quei due ora. in un porto buio e
sudicio. L’alternativa era affrontare la collera gelida di
Will. La prospettiva non gli stava poi così antipatica,
però c’era la vaga possibilità che il
suo capo potesse davvero farlo trasferire in Antartide e
quell’idea lo spaventava parecchio invece. Quindi la sua
scelta fu quella di lanciarsi in fretta all’inseguimento dei
due strillando: “Torna subito qui, Zack! Perché
non ci facciamo un bel duello sanguinoso?~”. In fondo il suo
avversario si stava trascinando dietro un umano quindi non poteva certo
correre veloce come al solito. E questa volta non c’era
nessuna folla che potesse frapporsi tra loro.
Il
demone si
voltò a lanciargli un’occhiata senza
però fermarsi a rispondergli. Certo che quello shinigami era
proprio fuori, non c’era altro da dire. Si chiese come uno
così potesse essere il collega di William. Erano proprio
agli antipodi. Si infilò nel corridoio che portava verso
l’uscita del magazzino e strinse la presa sul braccio di
Kyler, strattonandolo. Il ragazzo emise un gemito di protesta, un
po’ ansimante. Non poteva continuare a tirarselo dietro in
quel modo, gli esseri umani non avevano le abilità e la
resistenza degli esseri ultraterreni. Si volse di nuovo e vide che il
loro inseguitore era già a pochi metri da loro. Pochi
secondi e sarebbe riuscito ad afferrare uno di loro. La porta era
spalancata davanti a lui, esattamente come si era premurato di
lasciarla quando si era introdotto nell’edificio dopo aver
spiato il rituale dall’esterno. Grell aveva allungato un
braccio e le sue dita sfioravano appena la maglia di Kyler. Tanto
valeva fare un tentativo. Varcò l’ingresso con un
balzo e poi si fermò senza preavviso. Kyler non fece in
tempo a fermarsi e lo superò, ma, dal momento che Zachary
non aveva mollato la presa su di lui, fu immediatamente richiamato
all’indietro e finì dritto tra le braccia della
sua guardia del corpo proprio nel momento in cui lo shinigami finiva a
sua volta contro il demone. L’urto fu abbastanza violento e
il rosso finì a terra, preso alla sprovvista, mentre la
creatura demoniaca quasi non si mosse aspettandosi l’impatto
e approfittò dello sconcerto dell’altro per
afferrare il suo protetto e caricarselo sulle spalle. Poi
spiccò un balzo raggiungendo il tetto del magazzino e
riprese a correre.
Grell
imprecò tra i denti rialzandosi in fretta. Quel
ragazzino era proprio una peste demoniaca. Certo, furbo, ma dispettoso.
Tra tutti i modi che aveva per seminarlo perché lo aveva
fatto cadere per terra?! Che maleducato. Gliel’avrebbe fatta
pagare non appena avesse messo le mani su di lui e sul suo amichetto
umano. Si spazzolò i vestiti e poi si affrettò a
prendere la direzione in cui gli altri due erano spariti.
L’inseguimento
durò per una mezz’ora
buona e i tre si rincorsero per tutto il porto, saltando da un edificio
all’altro e andando ad infilarsi nei vicoli più
bui e tortuosi. Zachary tentava in ogni modo di disorientare il suo
avversario addentrandosi sempre più in profondità
tra gli edifici del porto e cercando al tempo stesso
l’occasione giusta per svanire dalla sua vista.
Però doveva ammettere che quello shinigami era testardo, non
li mollava neanche un attimo. Non sarebbe stato poi così
facile come aveva creduto liberarsi di lui. Grell, dal canto suo, era
attentissimo a non perdere mai il contatto visivo perché
sapeva che se fosse successo poi ritrovarli sarebbe stato
pressoché impossibile considerando il fatto che quel
demonietto sapeva nascondere la sua aura dannatamente bene, fino a
renderla quasi impercepibile. Era proprio per via di quel particolare
che né lui né Will si erano accorti della sua
presenza al magazzino. Doveva acchiapparli prima che quel moccioso
trovasse il modo di svignarsela di nuovo.
Kyler
assisteva
passivamente a quella gara di scatti e riflessi,
sballottato da una parte all’altra a una velocità
che non aveva mai creduto possibile per delle persone a piedi. Ma ormai
sapeva fin troppo bene che non si trovava in mezzo a degli esseri
umani. Nulla in quel mondo parallelo al suo sembrava essere
impossibile. Non poté fare a meno di notare amaramente che
tutto quel rincorrersi era in un certo senso una rappresentazione quasi
parodica della guerra che si combatteva per la sua anima di cui lui era
il centro, esattamente come in quel momento, volente o nolente che
fosse, tanto a nessuno sembrava importare la sua opinione. Si strinse
alle spalle di Zachary che gli lanciò una fugace occhiata
come per rassicurarlo. Il ragazzo ricambiò il suo sguardo
con un altro deciso. In fondo ora che aveva scelto la sua posizione si
sentiva meno sperso. E poi quel demone tutto strano a modo suo lo
faceva al sicuro, persino in una situazione come quella che stava
vivendo, quanto tutto era in bilico, e non poteva negare quella
sensazione, per quanto conscio di quanto la cosa potesse essere
paradossale. Era come dire che si trovava bene a bruciare
all’Inferno. Chissà, magari era davvero quello il
suo destino. Non poteva essere poi così male, avrebbe
comunque potuto avere la sua guardia del corpo al suo fianco. Ed era
una rassicurazione non indifferente. Però quei discorsi li
avrebbe fatti in un altro momento. Ora aveva altro a cui pensare, non
poteva certo restare lì con le mani in mano mentre altri si
giocavano la sua vita. Mai e poi mai, voleva la sua parte, era un suo
diritto.
“Zack!
Dobbiamo levarci quello là di
torno!”esclamò. “Non riesci a
seminarlo?”.
“Ci
sto
provando, ma anche gli shinigami sono veloci. E poi
io ho te da portare!”rispose la creatura infernale scuotendo
il capo e lanciando uno sguardo al loro inseguitore. “Quello
non molla. In fondo è uno dei tirapiedi di Will, dovevo
immaginarlo. È un osso duro. Devo trovare un espediente per
fargli perdere le nostre tracce”.
Il
ragazzo rimase
un attimo in silenzio riflettendo, poi gli venne
un’idea. “Ascolta, infiliamoci in qualche edificio,
facciamoci seguire e chiudiamolo dentro!”propose, voltandosi
indietro a sua volta. “In fondo è talmente preso
dall’inseguimento che, se saremo abbastanza veloci, non
avrà il tempo di capire cosa vogliamo fare”.
Zachary
considerò per un attimo quel piano. Poteva andare.
“Non so per quanto potrebbero trattenerlo delle mura di
cemento. Però, d’accordo, possiamo tentare. Se
proprio non funziona vorrà dire che mi scontrerò
con lui, anche se dopo quello che è capitato alla villa
l’idea non mi esalta troppo”annuì. Poi
un ghignetto gli si allargò sul volto. “Ma come
siamo tattici, e sleali soprattutto. Sto iniziando a contagiarti, eh,
Kyler? Attento, o finirai per dannarti l’anima!”.
“Sto
solo cercando di salvarmi la pelle…e anche
questa mia anima così tanto desiderata!”fu la
risposta sulla difensiva e un po’ turbata. “Non
fare il cretino, non è il momento!”.
Il
demone si
concesse una risata e poi saltò giù
dal tetto su cui stava correndo alla ricerca di un edificio adatto al
loro piano. Il porto era pieno di vecchi magazzini, doveva solo
trovarne uno aperto e il punto doveva aveva più
probabilità di riuscirci era nella zona dei moli visto che
alcuni marinai vi lavoravano anche a quell’ora.
Così prese la prima svolta che gli capitò e
filò dritto in quella direzione, pregustando con un certo
divertimento il disappunto dello shinigami quando sarebbe caduto nella
sua trappola.
Grell,
ignaro di
tutto, si affrettò ovviamente a seguirlo.
Che diamine stava facendo quel ragazzino infernale? Tornava indietro?
Probabilmente voleva giocargli qualche scherzetto. Magari pensava di
saltare su qualche nave in partenza e piantarlo sulla banchina. Non
glielo avrebbe lasciato fare. Non tanto perché gli
importasse qualcosa di quei due, ma non ci teneva ad affrontare
l’ira di Will. Già gli avrebbe fatto un sacco di
storie perché si era lasciato scappare quei due come un
idiota. Be’, magari avrebbe potuto omettere di dirglielo se
fosse riuscito a recuperare l’umano in tempo. In fondo non
era un particolare così essenziale e lui così si
sarebbe risparmiato un sacco di guai. Quel pensiero lo aiutò
a tenere a bada il suo malumore e lui poté concentrarsi
meglio sull’inseguimento. In fondo tutto quel movimento era
molto meglio che stare seduto su una sedia ad aspettare.
Chissà, avrebbe potuto divertirsi un po’ con il
loro avversario. Doveva solo sbarrargli la strada. Si guardò
intorno velocemente, cercando di capire dove fosse diretto il demone.
Ma quello sembrava muoversi a caso, compiendo continue svolte
improvvise. Impossibile prevederne il percorso. Se lui si fosse
azzardato a tentare di superarlo per un’altra via molto
probabilmente li avrebbe persi nel labirinto dei magazzini, e di sicuro
quel moccioso infernale lo sapeva. Ma non poteva essere infallibile,
anche se era il fratello minore di Sebastian, e lo si era
già visto. Aveva perso il ragazzino una volta, quindi poteva
capitare di nuovo. E al primo passo falso lui lo avrebbe fregato.
Ad
un tratto
Zachary svoltò nuovamente senza preavviso,
strappandolo alle sue considerazioni. Sul volto di Grell si
aprì un ghigno vittorioso. Ecco lì
l’errore che aspettava. La creatura infernale era andata,
apparentemente senza accorgersene, ad infilarsi in una strada a fondo
cieco. Lo shinigami aveva notato quel vicolo perché ci si
erano teletrasportati lui e Will dopo aver rapito Kyler alla villa, in
modo da evitare di essere visti dagli umani. In fondo ad esso
c’era solo un vecchio magazzino chiuso e inutilizzato. Il
mocciosetto infernale si stava cacciando in un bel guaio. Ora
gliel’avrebbe fatta pagare per lo scherzetto che aveva
cercato di fargli. Arrestò la corsa e spiccò un
salto per raggiungere il tetto dell’edificio più
vicino. In linea d’aria avrebbe fatto prima e così
avrebbe potuto sbarrare la strada a quei due ragazzini una volta che
fossero arrivati al capolinea. Fece comparire la sua falce e si
avviò a passo svelto sopra le lamiere. Finalmente avrebbe
visto un po’ di sangue. In fondo se lo meritava dopo quella
sudata.
Zachary
si
voltò appena in tempo per vederlo scomparire
oltre la tettoia. Bene, a quanto pareva il rosso ci era cascato. E
probabilmente era pure convinto di essere stato lui a fregare loro e
non viceversa. Ci sarebbe stato da ridere. Tornò a voltarsi,
sghignazzando al pensiero di che faccia avrebbe fatto il loro
inseguitore non appena si fosse accorto della sua trappola, e
accelerò la corsa per arrivare prima alla fine del vicolo.
In fondo quel gioco stava iniziando a stufarlo. Era stato carino
all’inizio, ma adesso la sua priorità era avere un
momento di pausa per decidere cosa fare con Kyler. Non sapeva se si
sentiva davvero di togliere al ragazzo la sua libertà, la
cosa più cara che aveva. Non dopo tutte le risate che si era
fatto a sue spese. Però dall’altra parte
ciò avrebbe significato servire la propria vita a Gremory su
un piatto d’argento. ‘Come se non
l’avessi già fatto secoli fa quando ho deciso di
iniziare a lavorare per lui…’pensò
amaramente tra sé e sé. Quella decisione era il
più grosso dei suoi rimpianti, l’errore
più grave e stupido che aveva mai commesso. E non importava
quello che avrebbe potuto dire, sapeva bene che la colpa era stata solo
sua.
Scosse
il capo
scacciando i pensieri inopportuni. Non era il momento di
lasciarsi prendere dai ricordi. Erano giunti alla fine del vicolo e
davanti a loro si apriva solo l’entrata del vecchio
magazzino. Il demone rallentò fino a fermarsi a pochi passi
dalla porta di legno marcio dietro la quale se ne intravedeva una di
metallo un po’ arrugginito ma comunque ancora in condizione
sufficientemente buone per servire il loro scopo. Si voltò,
guardandosi attentamente intorno. Grell sarebbe apparso nel giro di
pochi attimi, poteva avvertire la sua presenza.
“Preparati,
Kyler, adesso vediamo quanto è buona
la tua idea”disse, lanciando un’occhiata
provocatoria al suo protetto. “Chissà, magari
potresti anche essere utile per una volta”.
“Ma
come siamo spiritosi!” ribatté
quello, fulminandolo con lo sguardo. Eccolo che partiva alla carica con
le sue solite prese in giro. E lui stava affidando non solo la sua vita
ma addirittura la sua anima ad un tipo del genere. Doveva essere
proprio uscito di testa. “Almeno io ho avuto
un’idea, caro il mio demone. Se fosse stato per te avremmo
continuato a correre per tutta la notte. Dovresti ringraziarmi, lo
sai?”.
“Eh
sì, ti sto proprio
contagiando!”ridacchiò la creatura infernale in
risposta, piacevolmente sorpresa da quella nuova carica pungente.
Quell’umano era davvero straordinario. Nonostante il pericolo
costante e la situazione assurda in cui si trovava aveva conservato una
forza davvero ammirevole. Non era uno qualunque, era degno
dell’anima deliziosa che portava dentro di sé. Un
sorrisetto malizioso gli si allargò sulle labbra.
“Ma d’altra parte non poteva essere altrimenti,
sono irresistibile, per te soprattutto!”.
Kyler
non
poté impedirsi di avvampare anche se
cercò di non darlo troppo a a vedere. Dannazione,
quell’idiota riusciva sempre a metterlo in imbarazzo. Mai che
potesse restare veramente serio. “Taci, demone da strapazzo.
Ti sembra il momento per dire certe cose?! Che razza di guardia del
corpo sei?!”borbottò irritato.
“Concentrati!”.
“Sono
un diavolo di guardia del corpo,
signorino”fu
la risposta canzonatoria.
Il
ragazzo
aprì la bocca per rispondergli a tono, ma proprio
in quel momento Grell atterrò esattamente davanti a loro
impedendogli anche solo di pronunciare la prima sillaba.
“Ci
siamo cacciati nei guai, vero, mocciosi?”li
prese in giro lo shinigami facendo qualche passo verso di loro. La lama
della motosega rifletteva gelida la luce giallastra delle cadenti
lampade a gas che illuminavano il vicolo, regalando a lei e al suo
possessore un aspetto ancora più minaccioso.
“Andiamo, Zack-chan, basta rincorrersi! Cambiamo gioco! Sono
certo che anche tu ti sei stufato. Facciamo qualcosa di più
divertente!”.
“Mi
spiace contraddirti, shinigami, ma io ho ancora voglia di
correre” ribatté Zachary fingendo di guardarsi
intorno come a cercare una via d’uscita. “E poi
lasciar perdere significherebbe ammettere una sconfitta e questo non
è nel mio stile”. E senza curarsi di ascoltare la
risposta dell’altro si voltò e si
fiondò oltre l’ingresso del magazzino abbandonato,
lasciando che le ombre lo inghiottissero.
Il
rosso rimase
con la bocca aperta in una frase che non aveva avuto il
tempo di terminare, gli occhi fissi nel punto in cui i suoi avversari
erano svaniti oltre la soglia dell’edificio. Quel moccioso
infernale non solo sembrava divertirsi a prenderlo in giro, ma era
anche maleducato. Altro che suo fratello, non c’entrava nulla
con lui. Strinse la presa sul manico della sua death scythe irritato e
si avviò a sua volta a passo deciso all’interno.
Che modi. Quasi gli ricorda Will, anche lui non lo lasciava mai finire
di parlare. Era un difetto abbastanza comune tra gli uomini purtroppo.
E poi che diamine pensava di fare quel ragazzino andandosi ad infilare
in un luogo chiuso? Forse sperava di filarsela da una delle finestre.
Peccato che quelle del magazzino in questione fossero tutto sbarrate.
Be’, peggio per lui e il suo prezioso umano, si disse
varcando la porta e facendo qualche passo nella penombra polverosa.
Chissà, magari se avesse consegnato al suo capo anche il
demone oltre al ragazzo avrebbe potuto ottenere una qualche ricompensa.
Si
perse per un
attimo a fantasticare su che cosa avrebbe potuto
ottenere da William, ma i suoi pensieri furono interrotti quasi
immediatamente da un rumore stridulo. Si voltò di scatto,
appena in tempo per vedere Zachary salutarlo con la mano prima di dare
la spinta decisiva e chiudere la porta metallica del magazzino,
soffocando anche la poca luce che rendeva visibili i contorni delle
ombre delle casse distrutte e chiudendogli irrimediabilmente ogni via
d’uscita. Grell congelò sul posto, incredulo e
furioso. Quel piccolo bastardo lo aveva fregato un’altra
volta, era stato tutto calcolato. Aveva sfruttato la sua trappola per
mettere in gabbia lui. Non c’erano
dubbi, era proprio un
essere infernale. Si affrettò a raggiungere
l’ingresso cercando invano la maniglia. Ma bene, a quanto
pareva quella dannata porta si chiudeva solo dall’esterno.
Non che fosse un problema per lui, ma la cosa non faceva altro che
aumentare la sua collera. Sollevò la motosega. Lo avrebbe
fatto a pezzi quel ragazzino impertinente e gli avrebbe fatto uscire
tutto il sangue dal corpo, fino all’ultima goccia. Nel modo
più lento possibile ovviamente.
Con
uno schianto
tremendo il metallo colpì la strada,
deformandosi sotto la forza rabbiosa dello shinigami che
avanzò in fretta, guardandosi intorno rapidamente. Nessun
segno dei suoi due obiettivi. E non riusciva a percepire
l’aura del mocciosetto infernale. Dannazione, lo avevano
proprio fregato. Quel posto era un labirinto, anche cercando tutta la
notte non poteva essere sicuro di ritrovarli. Inoltre di certo quel
demonietto da strapazzo non sarebbe rimasto a lungo in un territorio
che considerava nemico. Magari era già diretto verso
l’uscita. Per un attimo pensò di provare a
dirigersi in quella direzione, ma poi considerò il fatto che
il suo avversario potesse aver previsto quella reazione da parte sua e
che quindi si fosse nascosto da qualche parte lì nel porto,
aspettando il momento più opportuno per filarsela in
un’altra direzione. Che dilemma. L’unica era
tornare al suo quartier generale, in fondo di sicuro il suo superiore
stava per tornare. Ecco il problema peggiore. Adesso chi lo sentiva
Will? Dopo quello poteva stare certo che come minimo sarebbe finito su
un volo diretto per l’Antartide senza possibilità
di appello. Però non aveva molte alternative, visto che il
moro sarebbe stato molto più bravo di lui nel trovare una
soluzione a quel pasticcio. Prese un respiro profondo e, preparandosi
al peggio, si avviò per tornare al magazzino dove lui e
William si erano stabiliti, senza però mai smettere di
maledire mentalmente Zachary per tutti i problemi che gli stava dando.
‘Se mai dovessi uscire vivo e non degradato o trasferito da
tutta questa faccenda, giuro che la farò pagare a tutti i
Michaelis demoni di questa terra, fossero anche centinaia!’.
Zachary
attese
finché l’aura dello shinigami non
fu più percepibile e poi tornò ad afferrare il
polso del suo protetto trascinandolo in fretta fuori dal vicolo buio in
cui si erano nascosti ed affrettandosi nella direzione opposta a quella
che aveva preso il loro avversario, scivolando sicuro e silenzioso tra
le ombre. Il fatto che il porto fosse un vero e proprio labirinto si
era rivelato un bel vantaggio, soprattutto perché il demone,
al contrario degli shinigami, si era preso tutto il tempo necessario
per studiarselo bene prima di andare a recuperare il suo umano. Gli
altri due invece, dal momento che erano probabilmente
convinti che il posto avrebbe dovuto ospitarli solo per qualche ora, il
tempo di preparare il rituale per estrarre l’anima, non si
erano curati di perlustrare a fondo l’area circostante.
Questa volta era stato lui il più furbo. E soprattutto il
più fortunato. Se lo spirito del ragazzo non si fosse per
qualche motivo riassopito lui, invece che nei vicoli sporchi di un
porto, si sarebbe quasi sicuramente trovato all’Inferno ad
affrontare l’ira e la vendetta di Gremory. Quel pensiero lo
fece rabbrividire per un attimo e lui si affrettò a
scacciarlo. Aveva scampato il pericolo, Kyler era di nuovo con lui
questa volta non lo avrebbe mollato a meno che non avesse deciso di
farlo di sua spontanea volontà.
I
due si
fermarono solamente quando furono giunti alla periferia, dove
i moli erano poco illuminati e nella cui penombra si muovevano le
solitarie figure degli scaricatori, che vagavano in cerca di qualcosa
da bere o per finire qualche lavoro prima della partenza delle navi
all’alba. Kyler si lasciò trascinare lungo una
delle passerelle fino a quando la sua guardia del corpo parve aver
trovato un luogo abbastanza appartato per i suoi gusti e lì
acconsentì senza fiatare a sedersi accanto
all’altro dietro una fila di casse, i piedi a penzoloni oltre
il bordo del pontile. Nessuno dei due parlò per un
po’, i sensi all’erta per captare il minimo suono
che indicasse che qualcuno li aveva seguiti o la scia di una presenza
in avvicinamento. Ma l’unico suono che giungeva alle loro
orecchie tese fino allo spasimo rompendo il silenzio impastato di sale
del luogo era il lento fluire delle onde del mare contro la pietra.
“Perché
siamo rimasti nel
porto?”domandò alla fine il ragazzo mantenendo la
voce abbastanza bassa voltandosi a guardare il suo protettore.
“Non è un posto sicuro. Quei due dei della morte
potrebbero trovarci”.
“Tranquillo,
Kyler, non ci resteremo per molto. Siamo solo di
passaggio”rispose il demone con l’aria di chi la sa
lunga, sfoderando uno dei suoi ghignetti inquietanti.
“Già che facevo il mio giretto perlustrativo,
prima di venire a prenderti ho parlato con il capitano di uno di questi
vascelli e ho riservato due posti sulla sua nave. Finché
saremo a bordo i nostri avversari non potranno tentare nessun colpo di
mano perché non possono rivelare la loro esistenza agli
umani e quindi potremmo stare più tranquilli. Poi, una volta
a destinazione, si deciderà sul sa farsi”.
“E
dove
va questa nave?”domandò
cautamente Kyler, timoroso di sapere la risposta. Il sorriso della
creatura infernale non prometteva nulla di buono.
“In
America! Non era il tuo sogno andare lontano da qui?
Scappare, lasciare per sempre questo posto noioso, questa
prigione?”ridacchiò infatti quello canzonatorio,
avvicinando il volto a quello del suo obiettivo. “Non
è esattamente un nuovo
mondo
nel vero senso della parola, ma
è pur sempre lontano per i parametri umani, non
trovi?”.
“In…In
America?! Ma sei impazzito?!
È… È …
lontanissimo…e…”balbettò
Kyler, troppo sconvolto addirittura per rispondere alle prese in giro
dell’altro. Un altro continente, quello che non a caso era
chiamato il “Nuovo Mondo”, sorvolando il gioco di
parole del demone, un posto al di là di quella massa immensa
e pericolosamente affascinante che era l’oceano.
Riportò lo sguardo davanti a sé, fissandolo
sull’orizzonte notturno. Suo padre vi si era recato un paio
di volte per lavoro e al suo ritorno gli aveva raccontato storie
terribili e fantastiche su quel paese che appariva tanto distante tanto
irraggiungibile. E anche il capolinea della rotta lungo la quale Victor
Bysse aveva perso la vita. Quel luogo, più di ogni altro,
aveva sempre esercitato sull’immaginazione del ragazzo una
particolare attrazione che non si era attenuata dopo il tragico evento,
ma al contrario si era velata di un retrogusto proibito. E ora una
pazza creatura uscita dal più nero degli abissi gli stava
annunciando che ci sarebbero andati. Se prima gli avvenimenti stavano
correndo troppo velocemente perché lui potesse tener loro
dietro, adesso stavano volando sempre più lontano, sparendo
dalla sua vista.
Una
paura ansiosa
iniziò a farsi largo dentro di lui man
mano che la notizia appena ricevuta prendeva concretezza nella sua
mente e si caricava di tutti i significati e di tutte le conseguenze ad
essa connessi. L’illusione forse non così falsa
della libertà era lì di fronte a lui, spalancata
e pronta ad accoglierlo nelle sue inebrianti spire, ma aveva la forma
di un baratro sconfinato e nero, di cui non vedeva il fondo e di cui
non poteva scorgere l’altra sponda. Sarebbe davvero stato in
grado di saltare, di tuffarsi in quella nuova svolta che la sorte gli
stava offrendo generosamente? A meno che non fosse l’ennesima
trappola, anche perché era conscio che a quel burrone ne
sarebbe seguito uno ancora più profondo e spaventoso dal
momento che aveva scelto di accompagnarsi al demone. Ma in quel momento
l’idea dell’Inferno restava vaga e impalpabile nei
suoi pensieri, completamente immersi dalla prospettiva della fuga, di
quello che sarebbe stato il segno simbolico della rottura con la sua
vita passata e con il suo futuro che gli era parso perfettamente
disegnato fino a meno di un giorno prima. Un violento acquazzone si era
invece abbattuto su quel progetto tanto preciso, cancellandolo in uno
scintillio cremisi.
“Allora,
Kyler? Cos’è, ti sei
incantato?”. La voce divertita di Zachary lo
riportò bruscamente alla realtà. Tanto per
cambiare quel demone da strapazzo si stava beando dello sconvolgimento
che gli aveva provocato. “Hai paura, immagino. Voi esseri
umani siete così facilmente soggetti alle emozioni! Ma
è per questo che siete uno spasso. Così
vulnerabili…Disgustosamente divertenti”.
Il
ragazzo lo
guardò male. “Sì, ho
paura, Zachary. Ho una dannata paura di fare questo passo, se proprio
ci tieni a saperlo”confessò con fierezza.
“Ma è del tutto normale di fronte a una cosa del
genere. Non sono immortale e sono conscio dei miei limiti umani, ed
è proprio per questo che ho paura. Però
c’è una cosa che voi esseri ultraterreni
probabilmente non capirete mai: queste nostre emozioni, queste nostre
debolezze, il nostro stesso essere effimeri sono i nostri punti di
forza. La consapevolezza di essere mortali ci dà una carica
che dubito che voi potrete mai provare, ci fa vivere questi nostri
miseri cinquant’anni in modo infinitamente più
intenso di come voi vivete i vostri millenni. Per questo io sono fiero
di essere umano, nonostante tutto”.
Il
demone
sollevò un sopracciglio scettico e gli rivolse uno
sguardo di scherno che lui sorresse con convinzione, segno che credeva
fermamente in tutto quello che aveva detto. L’espressione
canzonatoria sfumò lentamente dal volto della creatura
infernale fino a svanire. Quella che vedeva impressa negli occhi del
suo protetto non era la solita superbia ottusa che troppe volte aveva
letto con nauseato divertimento misto a disprezzo negli sguardi di
molte delle sue precedenti vittime, ma era un fuoco appassionato, forse
non meno illusorio di quella tronfia presunzione, ma, fu costretto ad
ammettere, degno di rispetto. Quello era coraggio, per quanto
disperato. “Hai ragione, forse è una che non
capiremo mai. Ma questo non fa che aumentare il fascino che voi
esserini avete. Decidi tu se è un fatto negativo o positivo.
Peccato che sia rara come qualità da trovare negli umani.
Siete così squallidi di solito”commentò
cercando di nascondere il fatto di essere rimasto vagamente
impressionato dal discorso del suo obiettivo e regalandogli invece uno
dei suoi sorrisetti maliziosi. “Ma tu sei uno di questi
esseri strani che hai appena descritto. E io sono più che
felice di essere stato assegnato a te. Mi sto divertendo molto
più del solito”.
“Dimmi
una cosa, Zachary. Visto che dici tanto che noi umani
siamo facilmente impressionabili, tu non hai mai
paura?”domandò Kyler ignorando la provocazione.
“Non ti è mai capitato di essere in una situazione
simile a quella di noi esseri “squallidi”? Non
conosco molti demoni, ma tu stesso hai affermato più volte
di essere diverso dal resto della tua razza, quindi posso anche
azzardarmi a dire che potresti esserlo anche in questo senso”.
La
creatura
infernale fu presa completamente alla sprovvista da quella
domanda e, per la prima volta da quando si erano conosciuti,
voltò lo sguardo, a disagio. I suoi occhi cremisi furono
percorsi da bagliori inquieti mentre la sua mente si dibatteva in una
tempesta di ricordi spiacevoli che lui avrebbe tanto preferito poter
dimenticare. Avvenimenti che erano passato ma che purtroppo gettavano
ancora la loro ombra sul presente, cosa di cui, se fosse stato
possibile per un demone, si sarebbe pentito. “ Conosco la
paura, molto meglio di quanto tu possa immaginare”disse
piano, dopo qualche attimo di silenzio, con un tono di voce strano che
non aveva mai usato, quasi come se da un lato ammettere quelle cose gli
costasse estrema fatica mentre dall’altro non desiderasse
altro che condividerle con qualcuno. “Ho conosciuto quel
terrore tanto gelido da paralizzarti, tanto violento da far male
fisicamente. I demoni non sono immuni a tutte le emozioni, siamo solo
generalmente incapaci di provare quelle positive come l’amore
e l’amicizia e, be’, siamo un po’
più resistenti di voi e più controllati nel
gestire le altre. Ma dall’altra parte siamo sottoposti spesso
a stimoli più pesanti dei vostri. La vita
all’Inferno non è facile, al contrario.
Soprattutto se ti ritrovi ad avere a che fare con le persone a cui sono
legato io”.“Parli del tuo
mandante?”chiese cautamente Kyler, cercando il suo sguardo.
Vedere Zachary in quello stato lo lasciava interdetto, sembrava quasi
che il solo ricordo di quegli eventi rievocasse insieme quella paura e
quella sensazione paralizzante di cui parlava. “Quello che ti
ha ordinato di portare la mia anima all’Inferno?”.
“Sì,
Gremory. Quel bastardo. Ho ancora le
cicatrice che mi ha procurato il mio terrore per lui e le
avrò sempre”rispose l’altro scuotendo il
capo. “Non puoi immaginare che cosa ho passato per colpa sua.
Per mano sua. Ma in fondo sono
stato io a cacciarmi in questa brutta
situazione, mio fratello mi aveva avvertito. Ma come avrai capito io
tendo a fare sempre e solo di testa mia. E i risultati si
vedono”. Il suo tono si era fatto amaro. “E forse
ora finirò per rimetterci molto di più, per una
cosa tanto stupida e addirittura disonorevole più di ogni
altra per un demone…”.
“Che
stai dicendo? Non capisco. Tu stai eseguendo i suoi
ordini!”ribatté il ragazzo confuso. Ma poi il
dubbio lo colse. Che il demone volesse buttare via tutte le regole e
scegliere di disegnare una terza via per lui? La via del libero
arbitrio? Ma per che cosa? A quale stupido disonore si riferiva con
quelle parole? “Lo stai facendo, Zachary…O forse
no?”.
Zachary
ignorò la domanda ed incrociò le gambe.
“Bene, Kyler Bysse, visto che abbiamo diverse ore prima della
partenza, ho deciso che ti racconterò la mia storia, almeno
saprai anche tu con chi hai a che fare visto che io so tutto del tuo
passato. È un diritto che ti voglio concedere dal momento
che hai deciso di affidare a me te stesso e la tua
anima”dichiarò con un’espressione seria
dipinta sul volto pallido e gli occhi cremisi che brillavano nella
penombra, tornando finalmente a guardare in faccia il suo interlocutore
che ricambiò il suo sguardo più che sorpreso da
quell’uscita ma si mise comunque in posizione
d’ascolto. “Poi sarai tu a giudicare, a me non
interessa”. Un vago sorriso malinconico gli
affiorò alle labbra e lui riprese a parlare: “Non
mi ricordo più neanche quanti anni ho. È
trascorso talmente tanto tempo che ho perso il conto. O forse non mi ne
sono mai curato di tenerlo. In fondo l’hai detto tu, i demoni
sono immortali. Sempre che non li si ammazzi ovviamente. Quanto ero un
demonietto giovane ed inesperto, molto più di quanto lo sei
tu adesso, ero già un disastro. Di solito noi non abbiamo
una famiglia che ci alleva, ce la dobbiamo cavare da soli fin dal vero
inizio. Chi mi, diciamo, creò mi piantò in asso
all’Inferno come da tradizione, senza una guida né
un punto di riferimento, insomma perso. Di solito i demoni non si fanno
troppo domande e si curano solo di imparare a vivere secondo la legge
del più forte, con l’unico obiettivo di arrivare
all’età adulta vivi. Per me non fu
così. Sono sempre stato troppo…sensibile rispetto
ai miei simili. Non mi piaceva come stavano le cose, non volevo essere
solo, credo. Adesso mi viene da ridere pensando a quanto amo quella
solitudine che allora aborrivo. Comunque, non voglio perdermi troppo su
questa fase della mia esistenza, quello che ci interessa viene molto
dopo. Sta di fatto che invece di occuparmi della mia sopravvivenza mi
misi a cercare chiunque potesse avere un legame di sangue con me,
rischiando di cacciarmi in guai molto seri, caratteristica che poi mi
è sempre stata intrinseca a quanto pare. Ero più
che conscio che ai novellini come me non era vivamente sconsigliato
avere un qualunque contatto con i demoni adulti, pena la loro
miserabile esistenza inutile, ma io decisi che ne valeva la pena e
infransi senza rimpianti quella basilare regola di sopravvivenza.
Ovviamente ne ho prese parecchie per via della mia spavalderia e della
mia testardaggine, ma comunque non me ne pentii perché nel
giro di un periodo relativamente breve raggiunsi il mio scopo. Quello
che poi si sarebbe rivelato essere mio fratello mi salvò da
una battaglia che avrei sicuramente perso contro un demone che avevo
infastidito a furia di chiedere informazioni. Non so perché
l’abbia fatto, ma in fondo siamo fratelli e quindi anche lui
non può essere un tipo normale”. Fece una pausa
ricordando divertito il gelido e tagliente rimprovero che suo fratello
gli aveva rivolto quella volta, il primo di una lunga serie.
“Qualunque sia stata la sua motivazione, sta di fatto che mi
tirò fuori dai guai e mi salvò, cosa che ha
continuato a fare fino a qualche secolo fa, quando le nostre strade si
sono divise nuovamente, e mi prese con sé”.
“Quindi
tuo fratello ti ha
cresciuto?”domandò Kyler. Il fatto che il demone
avesse deciso di aprirsi in quel modo con lui lo aveva preso
decisamente alla sprovvista, ma non poteva dire di non essere contento.
Desiderava ardentemente capire quell’essere strano che gli
aveva sconvolto la vita e di certo conoscere il suo passato era uno dei
modi migliori per raggiungere quello scopo. E poi era interessante,
quella che gli veniva presentata era l’esperienza di un
essere cresciuto in un universo completamente diverso dal suo.
“Più
o meno sì. Diciamo
che…Sebastian, per usare il suo nome attuale, ha cercato di
insegnarmi ad essere un po’ più demoniaco e mi ha
addestrato ad usare al massimo i miei poteri in continua crescita.
Aveva capito fin da subito che non potevo essere
“normale”, ma non vedeva la cosa in maniera
totalmente negativa”spiegò la creatura infernale
con un sorrisetto orgoglioso. “I demoni comuni lo annoiavano.
Forse è anche per questo che ha deciso di darmi la famiglia
che cercavo, se la si può definire tale. Mi trovava
divertente. Più che un fratello per me lui è
stato un severo istruttore, anche crudele alle volte, e soprattutto
pronto a rinfacciarmi ogni errore e a farmi pagare care le conseguenze
di ogni mia insubordinazione. Io la presi come una sfida e gli tenni
testa, senza mai abbassare lo sguardo e accettando tutte ripercussioni
senza lamentarmi, come frutto della mia volontà. In fondo se
volevo essere ribelle dovevo esserlo fino in fondo. Ed è
ancora così. Imparavo in fretta e potevo vedere che lui era,
a modo suo, fiero di me, anche se non lo ammise mai. Però
divenne meno rigido sotto certi aspetti e quindi potei accostarlo un
poco di più alla figura del fratello, per quanto
approssimativamente.
“Su
una
cosa però rimase sempre irremovibile: il
fatto che visitassi il mondo umano. Infatti dopo i primi secoli iniziai
ad interessarmi dei viaggi che ogni tanto lui faceva, lasciandomi anche
per decenni da solo nell’area adibita a nostra abitazione,
con il severo ordine di non lasciarla mai, cosa che io ovviamente
facevo appena lui se ne andava. Venni a scoprire da alcuni demoni che
avevo iniziato a frequentare che esistevano altri mondi rispetto al
nostro e che quella strana sensazione che sentivo dentro di me era fame
di anime umane. Seppi che mio fratello andava in quel mondo e che cosa
ci faceva. E ovviamente volli andare anche io”. Zachary si
interruppe per un attimo, come soppesando le parole. La scoperta del
mondo umano aveva aperto alla sua immaginazione già fervida
e pronta a voli sconfinati e sregolati un forziere inesauribile di
paesaggi. Si ricordava bene come ascoltava incantato i racconti
strappati a fatica ai demoni più anziani e la sensazione
ruggente della gola che lo invadeva al pensiero delle anime. E allora
aveva saputo che ci sarebbe dovuto andare nonostante i divieti di
Sebastian. “Lo dissi a mio fratello, disse che volevo
andarci, che avevo fame. Ma lui scosse il capo, disse che non ero
pronto, che i demoni non devono per forza nutrirsi e che quindi non
avevo bisogno di mangiare, che dovevo aspettare. Gli feci promettere
allora che mi ci avrebbe portato lui quando sarei stato pronto. E lui
promise. Mi fidavo della sua parola, fin dal primo giorno in cui mi
aveva preso con sé mi aveva assicurato che non mi avrebbe
mentito e infatti non l’aveva mai fatto. Fa parte del suo
onore di demone, credo. È una specie di vizio che ha deciso
di concedersi e anche quando si mette sotto contratto di solito lascia
volentieri che gli impongano questa clausola”.
“Sotto
contratto?”lo interruppe il ragazzo con gli
occhi viola, interrogativo.
“Sì.
Un demone può decide di fare un
patto con un umano e per fare ciò i due stipulano un
contratto in cui sono elencate tutte le clausole del loro accordo e con
il quale l’umano dona la propria anima al demone. Questo la
divorerà una volta che gli obiettivi decisi saranno
raggiunti. Non è una cosa che accade molto frequentemente,
di solito uccidiamo e ci cibiamo senza passare per questi
sofismi”rispose Zachary godendosi la faccia allibita del suo
protetto. “Ma a Sebastian piacciono particolarmente. Qualcuno
direbbe che gli piace giocare con il cibo, ma il fatto è che
è un buongustaio che non si accontenta”.
“Un
po’ vi somigliate sotto questo punto di vista.
Anche tu giochi con il tuo pasto da quanto ho capito”lo
rimbeccò Kyler appoggiando la schiena alle casse e portando
le gambe al petto. “Siete due maleducati. Comunque,
va’ avanti”.
L’altro
ridacchiò divertito. “Non
dirglielo, insomma, lui adesso è il perfetto maggiordomo. Ma
questa è una cosa che riguarda solo lui. Che stavo dicendo?
Ah sì. Mi fidai della sua promessa, almeno
all’inizio. Però il tempo passava e quel momento
sembrava non arrivare mai. Io crescevo sempre più
impaziente, anelando alle meraviglie del mondo umano. Non ero mai sazio
di ascoltare quei racconti, il vostro mondo era diventato per me il
simbolo della libertà più totale, il regno su cui
avrei potuto esercitare la mia più completa
volontà, sfogano ogni mio capriccio. Al tempo non mi curavo
molto del fatto che esistevano gli shinigami, anche loro mi parevano
parte di quel gigantesco parco giochi che prendeva una forma sempre
più nitida nella mia testa. E devo ammettere che alla fine
le cose non sono poi state tanto diverse da quelle che avevo
sognato”. Intercettò divertito
l’occhiataccia di Kyler, prendendosi il tempo di sorridergli
in quel suo modo inquietante prima di tornare serio. Stava arrivando la
parte cruciale della storia. “Alla fine divenne
un’ossessione e io mi resi conto di essere pronto a dare
qualunque cosa per andarci, perfino a tradire la parola data a mio
fratello. L’Inferno mi aveva stufato, non ne potevo
più delle sue lande desolate e bruciate, anche se
l’amore che ho per la mia terra natia non si
eclissò mai. È un posto bellissimo, certo, di una
bellezza nera, dolorosa, ma ti assicuro che tiene testa al paradiso se
riesci a cogliere il suo incanto nascosto sotto la terra bruciata.
Comunque. La curiosità fu più forte di ogni
attaccamento. Sapevo che Sebastian non avrebbe apprezzato quella mia
impazienza per cui tentai più o meno con successo di
nascondergliela. Lui aveva capito che stavo tramando qualcosa, ma non
ebbe il tempo di capire quanto avanti la mia ossessione era arrivata
finché non fu troppo tardi per farmi tornare sui miei passi.
“E
un
giorno mi dissi che non potevo più
aspettare. Mio fratello era via da qualche anno ormai, impegnato in uno
dei suoi soliti giochi, e io ero in giro alla ricerca di qualcosa da
fare, la mente impegnata nella spirale del mio chiodo fisso. Ormai ero
abbastanza forte da poter girare libero dove e quando volevo. Per puro
caso mi ritrovai davanti al portale che unisce i nostri due mondi e
quella visione, per quanto non nuova, mi diede quella volta un brivido
di intenso desiderio che quasi mi strappò il controllo di
me. Era come se la porta mi trascinasse verso di sé. Rimasi
fermo a fissarla, nel dubbio. E fu proprio allora che udii per la prima
volta la voce che presto avrei imparato ad odiare, quasi come in
risposta al mio dilemma. “Se proprio agogni così
intensamente varcare quella soglia, perché non lo fai e
basta?”. Così mi disse, mi ricordo le parole
esatte. Non era niente di speciale come frase ma per me
significherà sempre tutto”. Zachary tacque per un
attimo, rabbrividendo al ricordo. Si era voltato e i suoi occhi
sorpresi e sospettosi avevano incontrato per la prima volta le iridi
magnetiche ed autoritarie, quasi fatali, di quello che sarebbe divenuto
il suo “datore di lavoro” e la mano che da quel
momento in avanti avrebbe tenuto stretta la sua vita, minacciando
continuamente di spezzarla per sempre. Quel giorno si era come dannato
una secondo volta. E non era un’esagerazione. “Mi
girai a guardare chi aveva parlato e me lo trovai davanti. Mi
sorrideva, il bastardo, come a dirmi che sapeva già tutto di
me, senza bisogno di chiedermi nulla, che aveva capito benissimo come
tenermi in suo potere. Lo guardai negli occhi per la prima volta e
già da lì avrei dovuto capire in che guai mi
sarei andato a cacciare, ma non lo capii perché in qualche
modo rimasi stregato da quella figura. Era il demone che sarebbe stato
la svolta della mia vita, che mi avrebbe allontanato da mio fratello e
che mi avrebbe poco a poco strappato la libertà. Il soggetto
del mio unico rimorso. Ma io non potevo e forse non volevo saperlo. Non
in quel momento. Quel giorno funesto, proprio davanti a quel portale,
il simbolo della mia debolezza in un certo senso, incontrai Gremory per
la prima volta”.
-----------------------------------------
Mystic: Ehm, ciao
ragazzi! Si sono sparita un’altra volta
nonostante le mie promesse, ma vi giuro che proprio non riesco a tenere
il passo con la scritture per via della scuola. È davvero
frustrante. Ho scirtto altre cose in questo periodo, ma ho dovuto farlo
per ricaricare la fantasia, non avevo l’ispirazione giusta
per dedicarmi a questa storia. Spero che possiate perdonarmi!
Zack: …
Mystic: Che hai
tu?! Vuoi accusarmi come al solito che le mie sono
scuse per caso?!
Zack: Non
stavolta, sis. Diciamo che visto come sei stata conciata in
questo periodo posso anche passarti il ritardo…
Mystic:
0.0” *incredula* Oggi devi essere davvero di ottimo
umore per un’uscita del genere!!
Zack: Ottimo
umore?! Ma dove? Mi stai facendo fare il
cantastorie…Che vergogna, il mio povero orgoglio di demone
-.-“
Mystic: Quale
orgoglio? Eh-ehm, comunque! *cof!* Intendevo, avevo detto
che avrei raccontato ai nostri lettori la tua storia e quindi lo
faccio. E raccontata da te a ben altro gusto u.u
Zack: Ti sei
interrotta a metà sequenza
però…
Mystic: Si chiama
creazione di suspense, mio caro! Be’, dai,
rallegrati, hai fregato Kyler a Grell, dovresti essere contento! xD
Zack: Will lo
uccide come minino…eheh *ghigno*
Però sei tremenda. Hai fatto fare al rosso una pessima
figura 0.0 C’è da avere paura con te.
Mystic: *spero di
non essere andata OOC 0.0"*....u.u Ecco, quindi
sta’ buono. Comunque Grell si rifarà e
avrà il suo momento di gloria. Ma solo un momento, non sono
una che concede troppo!
Zack:
Montata…
Mystic: Ehi! *gli
tira il mouse in testa*
Zack: Mi era
mancato…Su, baka, muoviti a chiudere che questa
gente già non ti sopporta per i ritardi figuriamoci che noia
gli danno questi teatrini idioti!
Mystic: Uff, che
stress che sei…Comunque, nel prossimo
capitolo saprete tutto tutto sul passato del nostro caro
Zack…
Zack:
…Non provarci a dire tutto tutto….
Mystic: *lo
ignora* …e vi prometto anche un flashback in
piena regola! *sempre che vi faccia qualche differenza*
Cercherò davvero di essere più svelta almeno con
il prossimo aggiornamento. Se l’Ispirazione lo vuole dovrete
aspettare meno di due settimane…Zack: …Ma tanto
abbiamo capito che di te non ci si può fidare!
Mystic: *pout*
…*lo butta fuori dalla
stanza*…Comunque. Ringraziamenti! Un abbraccio stritolante a
doc11, Marzia
ds, Sam il
Distruttore
e
Miele_e_Cianuro
per le loro recensioni e la loro infinita
pazienza!
Ragazzi, io non vi
merito >.< Sigh! Inoltre vorrei dedicare un grazie
speciale a Rebychan
che in questo periodo mi è stata davvero di grandissimo
supporto un po’ per tutto e che mi ha pazientemente ascoltata
anche sulle cose più idiote di questo mondo! Grazie di cuore!
Grazie anche
tutti quelli che seguono/preferiscono o anche solo leggono
queste righe!
Alla prossima
(sperando che sia davvero quando spero che
sarà)!
Un bacio,
Mystic
|
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Capitolo 8 *** VIII Parte ***
Salve
a tutti!
Eccomi di
ritorno. Gli esami sono finalmente finiti e io ho potuto tirare un
sospiro di sollievo! Non ne potevo proprio più. Spero adesso
di poter postare regolarmente salvo imprevisti! Mi scuso di nuovo per i
miei ritardi e prometto che posterò il capitolo successo a
questo al più tardi entro la fine della settimana prossima o
all’inizio di quella successiva (sempre che qualcuno sia
ancora interessato a leggerla).
Ringrazio
chiunque continuerà a seguirmi e a commentare nonostante la
mia incoerenza nelle scadenze. In particolare un grazie sentito va a Rebychan che mi ha
sostenuta per tutto il tempo e mi ha dato dei consigli molto preziosi.
Non co che avrei fatto senza di lei!
Bene, vi lascio
alla storia. Spero possa compensare almeno un poco l’attesa.
Grazie mille a tutti quelli che commenteranno!
A presto (per
davvero questa volta)!
La vostra Mystic
-----------------------------------------------------------
“Quel giorno
funesto,
proprio davanti a quel portale, il simbolo della mia debolezza in un
certo senso, incontrai Gremory per la prima volta”.
Kyler
sentì i brividi corrergli lungo la schiena. Non era la prima
volta che la sua guardia del corpo pronunciava quel nome, ma il modo in
cui lo aveva appena detto aveva regalato alla parola una carica
decisamente inquietante. Già dal suono sembrava promettere
solo sventura e dolore. Eppure aveva un suo fascino oscuro,
probabilmente lo stesso che aveva spinto Zachary a seguire quella
figura sconosciuta il giorno in cui si erano incontrati. Lo sconvolgeva
pensare quanto la vicenda del demone fosse per certi versi simile alla
sua. Anche lui era disperato e sognava solo un altro mondo da
esplorare, sebbene lui volesse scappare e non trovare un nuovo
passatempo, e anche lui quando loro due si erano incontrati per la
prima volta era stato catturato subito da quei maledetti occhi cremisi,
senza possibilità di ritorno, esattamente come era accaduto
alla creatura infernale di fronte a Gremory. Però lui aveva
mantenuto la guardia alzata mentre a quanto gli pareva di capire il suo
protettore l’aveva spalancata, lasciando che
l’altro demone ne approfittasse e gli rubasse la
libertà, almeno sotto certi punti di vista. Era
un’immagine che faceva fatica a conciliare con lo Zachary che
conosceva lui, sempre padrone di sé, manipolatore e mai
manipolato, ribelle senza regole, ma in fondo sapeva così
poco di quell’essere che non poteva di certo mettersi a
discutere.
Scosse
il capo e
tornò a concentrarsi sull’altro che era rimasto in
silenzio dopo aver pronunciato quell’ultima frase, perso nei
ricordi di quel giorno. Il ragazzo non poté fare a meno di
notare che aveva lo sguardo assente e che continuava a farsi passare
una mano sul petto, artigliando nervosamente la stoffa della divisa.
Gli venne in mente che aveva parlato di cicatrici che Gremory gli aveva
lasciato. Che fossero quelle ciò che le sue dita pallide
stavano inconsciamente cercando? Per un attimo la curiosità
prevalse e lui pensò avvicinarsi e scoprire quei segni tanto
terribili, ma scacciò immediatamente quel pensiero,
inorridito. Che diamine gli saltava in mente? Forse il suo protettore
non aveva poi così torto, gli esseri umani erano per natura
squallidi ed approfittatori. ‘Non così tanto
lontani dai demoni’ pensò amaramente.
“Zachary? Non devi continuare per forza se non te la
senti” si decise a dire alla fine, abbandonando quelle
riflessioni che lo mettevano a disagio. “Posso anche
rinunciare al diritto che hai deciso di concedermi”.
“Non
trattarmi come un umano, Kyler. Se ho deciso di parlare è
perché ho voglia di farlo e perché posso farlo.
Non mi sono fermato per una questione così sentimentalista
come credi, sto solo cercando il modo di descrivere gli eventi senza
sconvolgerti troppo” gli rispose il demone inaspettatamente
brusco, quasi seccato. Il ragazzo gli lanciò uno sguardo
sorpreso e lui parve accorgersi del suo errore, affrettandosi a
sostituire la sua espressione pensosa con il suo solito ghigno
canzonatorio, sforzandosi di nascondere il suo turbamento.
“Mi servi attivo e scattante quando prenderemo quella nave,
quindi non posso rischiare di stordirti troppo con i miei racconti
horror, anche se ammetto che sarebbe uno spasso”.
Kyler
non
commentò quel cambio improvviso di atteggiamento e si
limitò a sospirare scuotendo il capo. Anche se aveva deciso
di raccontargli la sua storia Zachary non aveva nessuna intenzione di
permettergli di leggergli dentro. Ci si sarebbe dovuto rassegnare, quel
demone sarebbe rimasto un velo impenetrabile per lui. “Non ti
preoccupare, so badare a me stesso. Non c’è
bisogno che ti impegni tanto a censurarmi le parti violente, ci sono
abituato, anche se tu non ci credi” gli disse portandosi le
gambe al petto e appoggiandovi il mento sopra. Stava inziando ad avere
freddo. Durante l’inseguimento non ci aveva fatto caso
perché aveva ben altro di cui preoccuparsi, ma ora, seduto
sul puntile freddo, con la brezza marina che gli si intrufolava in ogni
spazio lasciato libero dalla stoffa dei suoi vestiti, iniziava a
sentire la mancanza delle sue coperte. “Continua,
dai”.
Il
demone lo
studiò per un attimo, poi annuì. Ma prima di
riprendere a parlare si sfilò la giacca e la
appoggiò sulle spalle del ragazzo con noncuranza.
“Mi servi in forma, te l’ho detto. E voi umani
siete fragilini con questi cambi di temperatura”
borbottò a mo’ di scusa, prevenendo un eventuale
commento o presa in giro.
Il
suo protetto
nascose un sorriso, sistemandosi un po’ meglio
l’indumento addosso. Zachary poteva fingere quello che
voleva, ma ormai si era capito che non era l’essere
distaccato che voleva sembrare. Che poi il suo fosse sincero interesse
nei suoi confronti o la semplice cura di chi ha ancora voglia di
divertirsi ancora un po’ con il suo giocattolo non gli
importava. C’era, e questo gli bastava.
Il
demone gli
rivolse un’occhiataccia, intuendo i suoi pensieri, ma
evitò di commentare oltre. Voleva finire di raccontare. Non
sapeva neanche lui perché aveva deciso di parlare a Kyler
del suo passato, forse sperava che ripercorrendolo avrebbe trovato una
soluzione al dilemma che quella missione gli aveva posto. Non ricordava
di essersi mai fatto tanti problemi per una questione di anime. Ma
d’altra parte quello non era un caso normale e mai un rifiuto
di obbedire agli ordini era significato per lui una morte quasi certa.
Per di più questa volta non ci sarebbe stato neanche suo
fratello a tirarlo fuori dai guai come era accaduto un secolo prima, in
un’occasione in cui aveva rischiato di rimetterci la pelle. E
in effetti parecchia era rimasta sotto gli artigli del suo
“datore di lavoro” e lui ne avrebbe sempre portato
i segni. Sospirò. Quando aveva scelto di accettare
l’incarico, per modo di dire ovviamente visto che non si
poteva rifiutare nulla a Gremory rimanendo incolumi, era più
che sicuro che il suo unico problema sarebbero stati gli shinigami, non
si aspettava certo di trovarsi come ostacolo la sua stessa indecisione
nei confronti dell’ordine che aveva ricevuto. Era convinto
che il prezzo del ricatto fosse un rischio troppo alto perfino per lui,
che lo avrebbe liberato da ogni esitazione o tentazione di rompere le
regole per l’ennesima volta. Ma a quanto pareva non era stato
così. Perché questo era ciò che aveva
pensato prima di conoscere il suo obiettivo, prima di rendersi conto
che si sarebbe trovato ad avere a che fare con qualcosa di diverso dai
suoi soliti passatempi. I suoi occhi cremisi si fissarono a squadrare
il ragazzo, quasi con ostilità. Quell’umano aveva
qualcosa che lo lasciava interdetto, incapace di essere deciso e fermo
come al solito, qualcosa che era in grado di tenere testa perfino al
suo egoismo e al suo istinto di autoconservazione. Certo, la coerenza
non era mai stata il suo punto forte, ma ciò non gli aveva
mai impedito di insistere testardamente nella direzione che si era
imposto. Fino a quel momento almeno. Perché ora invece
l’insicurezza minava alle fondamenta i suoi proponimenti,
trattenendolo dal prendere una decisione definita sul da farsi, e la
cosa non poteva non dargli fastidio, soprattutto considerando che quei
tentennamenti non gli appartenevano. Era il caso di risolvere al
più presto quella faccenda e di capire cosa gli fosse preso.
In primo luogo per evitare di cacciarsi in guai più grossi
di lui da cui rischiava di non uscire, e poi anche per
curiosità. In fondo tutte quelle stranezze stimolavano il
suo interesse, non ci poteva fare nulla.
Scosse
il capo,
volgendo lo sguardo altrove. Quelle riflessioni erano solo una perdita
di tempo, non avrebbe ottenuto nulla continuando a girarci intorno.
Tanto valeva andare avanti a raccontare. Chissà che la cosa
lo avrebbe aiutato sul serio. “Devo ammettere che rimasi per
parecchi secondi a fissare quel bastardo inquietante che per tutto il
tempo continuò a guardarmi a sua volta, con quel suo ghigno
indecifrabile. Ho sempre odiato quella sua espressione strafottente,
non se la toglie mai dalla faccia quando è tranquillo.
Però almeno mi dà la certezza che non ha
intenzione di punirmi” fece stiracchiandosi e spostando lo
sguardo verso l’orizzonte. “Alla fine mi ripresi e,
seppure a fatica, mi costrinsi ad ignorare sia le parole che mi aveva
rivolto sia quel suo sguardo penetrante e gli domandai chi fosse. Mi
disse semplicemente il suo nome, senza scomporsi o protestare
perché non gli avevo risposto. Non ebbi bisogno di altre
informazioni per capire chi avevo davanti. Avevo già sentito
parlare di lui nei racconti di alcuni dei demoni che frequentavo. E se
uno diventa famoso all’Inferno c’è solo
un motivo. Vuol dire che sei pericoloso, persino più del
solito, per quelli della tua razza, che sei estremamente potente. Il
fatto che un demone del genere si fosse interessato a rivolgermi la
parola, ad incoraggiarmi per giunta, da una parte mi
insospettì, però dall’altro lato non
potei evitare di sentirmi quasi orgoglioso. Significava che anche io
non ero una nullità, anzi. A quel punto, vedendo che non mi
decidevo a parlare, lui mi ripeté la domanda, disse che
proprio non vedeva cosa poteva trattenere un tipo come me dal prendere
ed andarsene come gli pareva e piaceva. Probabilmente anche lui mi
conosceva già, in fondo combinaguai come sono avevo finito
per diventare abbastanza conosciuto tra i miei simili, anche se non per
il motivo tradizionale. Mi è sempre piaciuto cercare strade
alternative per raggiungere i miei scopi. E di solito funziona, sebbene
non senza conseguenze. Gli dissi che non mi sentivo ancora pronto per
lasciare l’Inferno ed addentrarmi da solo nel mondo umano,
che ero ancora troppo inesperto. Il ghigno sul suo volto si
allargò e lui mi disse che chiunque mi avesse detto una cosa
tanto stupida non aveva capito nulla di me. La sua affermazione mi fece
irritare non poco, perché nonostante tutto ero decisamente
geloso di mio fratello, e quindi gli risposi che si sbagliava, che
questa persona aveva di certo i suoi motivi per pensarla
così. Gli dissi anche che mi era stato giurato che un giorno
avrei ottenuto il permesso di andarci e che io mi fidavo di quelle
parole. Come risposta ottenni una risata divertita e canzonatoria.
Gremory scosse il capo e mi chiese se questa persona che mi ostinavo a
difendere mi stesse in qualche modo preparando per affontare il mondo
umano. Fu in quel momento che mi resi conto che in effetti Sebastian
non aveva mai fatto niente per istruirmi in quel senso, che nonostante
le sue promesse non aveva mai accennato a quello che avrei potuto
trovare sulla terra, tutte le informazioni che avevo me le ero
procurate da solo. Come se lui, per qualche oscura ragione, volesse
impedirmi di lasciare l’Inferno. Non ebbi bisogno di
esprimere i miei pensiere ad alta voce, bastò il lampo
contrarato che mi illuminò il volto, e poi il mio futuro
“capo” già conosceva di sicuro la
risposta. Si voltò e si allontanò di qualche
passo prima di fermarsi di nuovo, senza però tornare a
girarsi verso di me. “Posso insegnarti io quello che tuo
fratello si rifiuta di spiegarti. E ti assicuro che presto avrai la
chiave per andare e venire dal mondo umano”. Non aggiunse
altro e riprese a camminare senza aspettare una mia risposta, ma io
capii che voleva che lo seguissi. Farlo avrebbe significato accettare
il suo prezzo. Perché aveva detto che sarei a dato sulla
terra ma non aveva specificato quando e come. Sapevo bene che con i
tipi come Gremory bisognava stare attenti, che di sicuro le sue
condizioni sarebbero state molto dure e soprattutto che non avrei
più potuto tirarmi indietro una volta accettata la sua
guida, ma in quel momento non mi soffermai molto a riflettere su questi
aspetti, anche se con il senno di poi mi rendo conto che forse avrai
dovuto farlo. All’epoca ero abbastanza imprudente da non
vedere in che razza di guaio mi stavo andando a cacciare. E soprattutto
non capivo, o forse non volevo capire, in che razza di labirinto a
fondo cieco mi stavo inoltrando. Desideravo solo saziare la mia sete di
divertimento e la mia curiosità. La mia esitazione quindi fu
decisamente breve e in pochi attimi camminavo al suo fianco, guardando
fisso davanti a me. Lui abbassò per un attimo lo sguardo su
di me ma non disse nulla, anche se ebbi la sensazione che un lampo
soddisfatto avesse attraversato i suoi occhi. Aveva ottenuto quello che
voleva e io non sapevo ancora quanto avrei pagato quella mia sicurezza
infondata.
Così
nel giro di un paio d’anni gli umani fecero la conoscenza dei
miei giochi intricati e dei miei piani spericolati.
All’inizio cercavo di divorare più anime
possibili, desideroso di assaggiare e gustare i nuovi sapori che esse
mi offrivano, ma presto finii per stufarmi, visto che sembravano
possedere tutte all’incirca lo stesso gusto, tranne alcune
molto particolari. Decisi così di puntare più sul
divertimento che sulla “degustazione”, andando ad
infilarmi nelle faccende più delicate e complicate, cercando
umani che potessero dimostrarsi interessanti con cui intrattenermi,
decidendo di dare loro la possibilità di tenersi la loro
anima se si fossero dimostrati dei buoni giocattoli, e soprattutto
tentando di dare il più possibile fastidio agli shinigami a
costo di interferire addirittura nelle loro missioni, anche quando
queste non mi riguardavano. Era il mio spasso più grande
perché mi permetteva sia di farmi quattro risate alle loro
spalle sia di trovare il pretesto per qualche bello scontro. Ben presto
però Gremory, dopo avermi dato il tempo di assaporare quella
mia nuova libertà, mi rinfacciò quello che aveva
fatto per me e io accettai, seppure con molta riluttanza, di lavorare
per lui. All’inizio mi attenni alle sue direttive, eseguendo
con cura tutte le missioni che mi affidava, anche se ciò a
volte mi portava ad uccidere persone che avrei preferito lasciare in
vita e a stare lontano dagli shinigami. Ero abbastanza spaventato da
quello che lui avrebbe potuto farmi se mi fossi ribellato e questo
timore per un po’ mi fece rigare dritto. Ma finii
inevitabilmente per annoiarmi e per sognare la libertà che
avevo avuto nei miei primissimi anni di vagabondaggi nel mondo umano.
Così decisi che nessuno poteva impormi la sua
volontà e iniziai a fare di nuovo di testa mia, correndo
più rischi del necessario, tornando a ficcare il naso negli
affari degli shinigami e soprattutto giudicando io chi meritava di
restare in vita e chi invece poteva essere sacrificato. Non
c’è bisogno di dire che questo mio comportamento
mandò Gremory su tutte le furie. Mi minacciò a
parole e a fatti, mi fece passare letteralmente le pene
dell’Inferno, ma io non mi piegai e lui si dovette in un
certo senso rassegnare a quel mio modo di fare, anche se questo non
significava che io non ne pagassi le più amare conseguenze.
Si venne così a creare una specie di equilibrio tra noi. Io
continuai a lavorare per lui perché sotto certi aspetti mi
sentivo e purtroppo mi sento ancora adesso legato a lui e Gremory
decise di non ammazzarmi perché in fondo ero uno dei
migliori tra i suoi sottoposti e non rifiutavo mai un incarico. Nel
frattempo mio fratello era tornato e non gli ci volle molto a scoprire
che cosa avevo fatto e chi avevo iniziato a frequentare. Quel mio
ennesimo atto di ribellione nei suoi confronti mi costò la
rottura definitiva del nostro rapporto. Comunque non credo che se la
sia presa tanto perché ero andato nel mondo umano senza
aspettare il suo consenso, ma piuttosto per il mio legame con Gremory.
Loro due non si sono mai sopportati, mio fratello considera Gremory un
essere abietto e senza gusto e Gremory, da parte sua, odia Sebastian
perché è uno dei pochi in grado di tenergli testa
anche a livello di potenza. Forse mi ha preso sotto il suo comando
anche per fare un dispetto a mio fratello, chissà. Sta di
fatto che io e Sebastian non ci rivedemmo più per secoli
dopo la nostra rottura. Un po’ ci rimasi male, mi sentivo
ripudiato. Ma i legami tra demoni restano sempre e comunque molto
fragili ed effimeri e ben presto scordai il mio malumore e mi immersi
totalmente nella mia nuova prospettiva di vita, che certo aveva i suoi
limiti, ma mi pareva che i costi delle mie infrazioni fossero
abbastanza sopportabili da garantirmi una libertà quasi
completa in cambio di qualche sofferenza.
Questo
almeno
fino a circa cento anni fa, dopo la missione in cui mi scontrai con
William. Non sto a spiegarti i dettagli della questione, è
complicata e del tutto irrilevante. Diciamo solo che gli shinigami
riuscirono ad impedirmi di uccidere il mio bersaglio e quindi di
prendermi la sua anima. Ma la colpa fu solo mia. Era una missione nel
complesso abbastanza semplice, con pochi ostacoli, ma proprio per
questo mi parve troppo noiosa e per movimentarla un po’ feci
in modo che i miei nemici si accorgessero della mia presenza e
facessero di tutto per fermarmi visto che, a quanto pareva, per loro
era importante che quella persona rimanesse viva tanto quanto lo era
per Gremory che morisse. Sinceramente non ho mai capito
perché, doveva essere qualche importante personaggio storico
o simile. Non ho indagato perché lo trovavo noioso come
umano. A parte questi particolari, sta di fatto che fallii quella
dannata missione. Non era la prima volta che commettevo un errore o non
portavo a termine il compito che mi era stato assegnato, ma in
quell’occasione, un po’ perché la morte
di quella persona forse era davvero tanto importante, un po’
perché probabilmente Gremory era stufo delle mie
irrispettose insubordinazioni, fui punito tanto duramente che credo
che, anche se le cicatrici dovessero per assurdo sparire dalla mia
pelle, i ricordi di quel giorno resterebbero comunque marchiati a fuoco
nella mia memoria. Gremory aveva deciso che in fondo forse poteva fare
a meno del suo ribelle sottoposto preferito. Se non fosse intervenuto
mio fratello molto probabilmente noi due non ci saremmo mai conosciuti.
Perché, per la prima volta, quel giorno mi resi conto che
anche i demoni possono morire. Non che prima non lo sapessi, solo che
mi sembrava una prospettiva veramente irreale. Ma gli artigli di quel
bastardo mi hanno insegnato esattamente il contrario”.
Zachary
interruppe il racconto, ripensando a quanto aveva rischiato in
quell’occasione. Era davvero pronto a ripetere
l’esperienza? I suoi ricordi al riguardo non erano del tutto
chiari, anzi, erano decisamente offuscati dalla sensazione di dolore
che aveva provato in quei momenti, che era rimasta così
nitida, anche a distanza di decenni, da dargli l’impressione
di poter avvertire ancora il bruciore della pelle lacerata e il sangue
che gli fluiva fuori dal corpo a fiotti. E quella volta Gremory non
l’aveva minacciato di morte prima della missione. O meglio,
lo aveva fatto senza però promettergli le pene
dell’Inferno come aveva fatto prima di spedirlo alla ricerca
di Kyler. Se già quella volta era stato intenzionato ad
ucciderlo facendolo soffrire in quel modo indescrivibile come pena per
aver fallito, allora davvero non sapeva immaginare cosa gli avrebbe
fatto provare se si fosse azzardato a disobbedirgli di nuovo. Eppure
neanche quella prospettiva riusciva a convincerlo a mettere da parte i
suoi contrasti interni. Si chiese di nuovo che cosa gli fosse preso.
Perché quel ragazzo gli faceva quell’effetto? Che
aveva di così speciale da spingerlo quasi a decidere di
sacrificarsi per permettergli di mantenere la libertà che
gli era tanto cara?
“Tuo
fratello ti ha salvato da Gremory? Ma non hai detto che vi eravate
separati e che lui non ne voleva più sapere di
te?” domandò Kyler ignaro delle sue tormentate
riflessioni, riportandolo al presente. “Perché
avrebbe dovuto mettersi contro uno come Gremory per tirarti fuori dai
guai se tu e lui non vi parlavate neanche più?”.
“Bah,
vallo a capire mio fratello” rispose il demone riscuotendosi
e stringendosi nelle spalle. “Forse in fondo un po’
gli mancavo. Dopotutto abbiamo trascorso moltissimo tempo insieme e
quindi può anche darsi che si fosse legato a me come io mi
ero legato a lui. E poi non è che non ci parlavamo
più. Ogni tanto io lo cercavo per trascorrere qualche ora in
sua compagnia. Ci scambiavamo le novità, ma senza davvero
entrare nei particolari. Diciamo che comunque
l’ostilità prevaleva. Da parte sua a causa del mio
essere un sottoposto di Gremory, da parte mia perché lui mi
aveva piantato in asso”. Sospirò.
“Qualunque sia stato il motivo che lo ha spinto a salvarmi,
sta di fatto che io mi sono ritrovato in debito di vita con lui per la
seconda volta. Un giorno lo ripagherò, questo è
certo. Anche se ho ancora parecchia strada da fare per raggiungere il
suo livello. Comunque, stiamo sviando il discorso. Lasciami
finire”. I suoi occhi cremisi ricominciarono a vagare lungo
l’orizzonte, mentre la sua mente tornava per
l’ennesima volta indietro nel tempo, riportando alla vita gli
eventi e le percezioni ad essi connesse. No, quel giorno non lo avrebbe
mai scordato, nemmeno se gli avessero cancellato la memoria.
Zachary
camminava per la piana bruciata, tormentandosi continuamente le mani.
Il suo passo era irregolare, indeciso tra la fretta che lo spingeva ad
accelerare sempre di più e la paura che lo costringeva a
rallentare. Era così agitato che non era nemmeno riuscito a
riprendere il suo aspetto demoniaco e si era rassegnato a presentarsi
nella sua forma umana. Gremory aveva detto che aveva bisogno di vederlo
da solo e quello non era mai un buon segno. Il suo
“capo” non si era mostrato entusiasta
dell’esito della missione da cui era appena tornato. Il fatto
che non lo avesse insultato o malmenato come di solito faceva in quei
casi poi lo aveva impensierito parecchio. In effetti non si era proprio
espresso, ma gli aveva rifilato uno dei suoi sguardi, quelli che non
significavano altro che guai, e poi lo aveva congedato ordinandogli
freddamente di raggiungerlo un’ora dopo. Questa volta doveva
averla fatta davvero grossa. Dannazione a lui e alla sua voglia di
divertirsi. Si annoiava facilmente e gli incarichi facili proprio non
riusciva a farseli piacere, non poteva farci nulla, era fatto
così. Però forse avrebbe dovuto darsi una misura
almeno quella volta. In fondo sapeva già che Gremory in quel
periodo sopportava poco le sue bravate e inoltre si era mostrato molto
interessato all’esito positivo dell’incarico che
gli aveva affidato. Ma lui come sempre aveva dato ben poco peso alle
sue raccomandazioni, sicuro di sé com’era, e aveva
fatto un casino.
Sbuffò,
irritato. Era davvero un idiota, non c’era altro da dire.
Voleva proprio finire ammazzato. Tutta colpa di quello shinigami,
William. Si era divertito troppo con lui nella missione prima di quella
e non vedeva l’ora di ripetere l’esperienza. Ma
questa volta gli shinigami lo avevano preso più sul serio
del solito e l’avevano fregato. Ci dovevano tenere anche loro
a quell’umano idiota. Aveva anche già dimenticato
il suo nome. Un tipo davvero insignificante comunque. Un dannato
soldato con troppe manie di grandezza. E pensare che ad un primo
sguardo gli era sembrato quasi interessante. Mai fidarsi delle
apparenze. Venivano subito smentite, soprattutto se si trattava di
umani. Ma quelle riflessioni erano del tutto ininfluenti. Tra la noia,
il disinteresse per l’obiettivo, la sua leggerezza, gli
shinigami che avevano deciso di lavorare come si doveva per una volta,
si era attirato l’ira di Gremory e adesso avrebbe dovuto
subirne le conseguenze. E qualcosa dentro di lui, probabilmente il suo
istinto di sopravvivenza, gli diceva che avrebbe dovuto scappare a
nascondersi da qualche parte invece di avanzare in quella valle
desolata. Ma tanto sarebbe stato inutile perché il suo
“capo” lo avrebbe trovato lo stesso, ovunque fosse
andato. Fuggire avrebbe solo peggiorato la sua situazione. Tanto valeva
andare all’incontro e prepararsi al peggio. Forse poteva
ancora cavarsela in qualche modo, evitare di essere torturato a morte.
Forse.
Quando
arrivò sul posto la sua mente era ancora impegnata a cercare
una via d’uscita da quella brutta situazione, conscia al
tempo stesso che non ce n’erano. Gremory era in piedi in
mezzo allo spiazzo, la schiena appoggiata al tronco morto di un albero,
intento a studiarsi le unghie. Anche lui era nella sua forma umana, che
in genere era quella che preferiva quando si trattava di punire lui.
Quale fosse la ragione di ciò non lo aveva ancora capito, e
se doveva essere sincero preferiva non saperlo. Forse la trovava
più funzionale perché gli era più
facile dosare la forza dei suoi colpi e quindi rendere il tutto
più lento e doloroso. Scacciando quei pensieri, Zack si fece
forza ed avanzò lentamente verso il suo “datore di
lavoro” che però non si degnò di
sollevare lo sguardo su di lui finché a separarli non ci fu
che una decina di metri. Solo a quel punto Gremory alzò gli
occhi e regalò a Zachary il più spaventoso dei
suoi ghigni. Quest’ultimo si bloccò sul posto
avvertendo un terrore gelido avvolgergli e immobilizzargli le membra.
Sarebbe stato peggio di quello che aveva pensato, ora ne era certo.
“Ah,
Zack, eccoti qua. Puntualissimo. Mi fa piacere vedere che rispetti
almeno gli orari” commentò l’altro
demone, il tono calmo e quasi cordiale, ma condito con una nota
minacciosa. “Perché a livello di disciplina sei
messo proprio male. E io che mi sono sforzato così tanto di
insegnartela. Che peccato”. Si staccò dal tronco e
si avvicinò con lentezza al suo sottoposto, senza mai
smettere di fissarlo. “Ah, Zack, Zack, Zack…Cosa
devo fare con te? A volte sei decisamente pessimo. Ma questa volta hai
superato te stesso. E pensare che non sei stupido, anzi. Eppure certe
volte la tua sfrontatezza supera la tua intelligenza”.
Zachary
non disse nulla e rimase immobile, mentre il suo superiore iniziava a
girargli intorno. Sentiva il proprio corpo tremare di attesa e di
ansia, mentre lui cercava invano di mantenere regolare il respiro. Si
sforzò di rimanere impassibile, ma non poté
evitarsi di trasalire quando avvertì la mano di Gremory
appoggiarsi sulla sua spalla e iniziare poi a scorrere su e
giù lungo il suo braccio. Ma non si voltò a
guardare l’altro. Sapeva che non doveva, l’aveva
imparato con l’esperienza.
“Non
ha nulla da dire a tua discolpa, Zack?” gli chiese il suo
“capo” all’orecchio. “Mi
stupirebbe se tu l’avessi. Sai, quello che hai fatto non ha
scusanti. Sei pienamente responsabile e lo sai anche tu”. La
sua mano si fermò di nuovo sulla sua spalla e poi scese
lungo la sua schiena, gli artigli che stracciavano lentamente la stoffa
dei suoi vestiti lacerando nel frattempo anche la sua pelle. Zack
strinse i pugni ma non emise un suono. “Se fosse stata
un’altra missione, qualunque altra, Zack, avrei anche potuto
decidere di lasciar correre visto che la scorsa volta hai fatto davvero
un buon lavoro, anche con quello shinigami. È stato uno
spasso assistere al vostro combattimento. Ma questa non me la dovevi
fare, Zack, non questa”. Gli affondò le dita della
mano libera nei capelli mentre l’altra continuava a
traccargli solchi nella carne. “Mi spiace, nonostante tutto
sei stato un buon sottoposto. Ma dal momento che non hai saputo
imparare a stare al tuo posto, mi vedo costretto ad
eliminarti!”.
Zachary
sfuggì alla sua presa appena in tempo per evitare che quegli
artigli affilati gli strappassero la carne in cui erano affondati.
Ignorando il dolore alla schiena si voltò a fronteggiare il
suo superiore, deciso a vendere cara la pelle. Gremory era proprio
deciso ad ammazzarlo glielo leggeva negli occhi, ma lui non avrebbe
rinunciato alla sua vita passivamente. Avrebbe combattuto fino alla
morte. “Se vuoi farmi fuori fa’ pure, ma io ho
tutta l’intenzione di difendermi!”
ringhiò mettendosi in posizione di attacco mentre le sue
unghie si allungavano. “Probabilmente non ho speranze contro
di te, ma sta sicuro che ti farò sudare, Gremory! Se vuoi la
mia vita dovrai combattere per averla!”.
“Ma
come siamo decisi” lo prese in giro l’altro senza
scomporsi, ma i suoi occhi brillarno indispettiti. “E sia,
Zack. Verrò a prendermi la tua vita, e lo farò
nel modo più doloroso possibile. Ti pentirai di avermi
sfidato. E forse finalmente capirai con chi hai a che fare!”.
E senza aspettare oltre si gettò su di lui.
I
due si scontrarno con violenza e i colpi si susseguirono senza pausa.
Zack era chiaramente in difficoltà, ma nonostante
ciò continuò a difendersi e a contrattaccare con
tutta la forza che aveva, ignorando il suo corpo che si riempiva via
via di ferite e il sangue che usciva sempre più copioso da
esse. Gremory da parte sua non sembrava faticare più di
tanto, anche se un paio di volte gli artigli del suo sottoposto
arrivarono a sfregiargli la carne e non riuscì a schivare
alcuni colpi ben assestati che gli fecero mancare il fiato per un
attimo. Ma nessuno dei due accennò a diminuire la
velocità o la forza dei suoi colpi finché il
primo non riuscì ad affondare un calcio
nell’addome del secondo spingendolo lontano da sé.
I
due si separarono. Zachary si portò ansimante una mano al
viso per liberargli gli occhi dal sangue che usciva da un taglio sulla
fronte e squadrò il suo avversario che nel frattempo si
stava sistemando i vestiti stracciati. Il suo corpo si lamentava per lo
sforzo e per le ferite, minacciandolo di abbandonarlo da un momento
all’altro. L’unica cosa che lo teneva in piedi era
l’adrenalina prodotta dal terrore che gli era cresciuto via
via dentro, aumentando ogni volta che quegli artigli affilati gli
avevano aperto un nuovo squarcio nella carne.
“Non
male, Zack” commentò Gremory regalandogli un
sorriso feroce. “Sei migliorato parecchio negli ultimi anni,
sono impressionato. Peccato che non sia abbastanza. Però mi
hai colpito. Sai, potrei anche decidere di lasciarti
vivere…”. Il ghigno sul suo volto si
allargò e lui gli fu addosso in un attimo. Zachary
sgranò gli occhi, ritrovandosi con la schiena a terra,
schiacciato dal peso dell’altro. Non l’aveva
neanche visto muoversi. L’altro si mise seduto a calvacioni
sopra di lui e sollevò un braccio. “…Ma
anche no!”. I suoi artigli affondarono impietosi nel petto
del demone immobilizzato sotto di lui, conficcandosi più in
profondità che poterono.
Zack
urlò di dolore e cercò in ogni modo di liberarsi,
ma la presa dell’altro era troppo forte. Quelle lame affilate
lasciavano la sua carne per poi penetrarla ancora e ancora. La vista
gli si annebbiò, mentre lui continuava a dibattersi
ottenendo solo di far uscire ancora più sangue dal suo
corpo. Sentiva la voce di Gremory dire qualcosa ma non riusciva a
mettere a fuoco le parole, un ronzio gli invadeva le orecchie. Gli
stava facendo più male delle altre volte, c’era
qualcosa di diverso. Il suo corpo non guariva velocemente come avrebbe
dovuto e lui si sentiva intontito dalla perdita continua di sangue. Poi
accadde. L’intensità del dolore crebbe tutta
d’un colpo, tanto da fargli perdere tutte le altre
percezioni, quasi come se i suoi sensi fossero spariti. Il mondo
scomparve intorno a lui e rimase solo un abisso buio, impalpabile,
né caldo né freddo, senza suoni, senza odori. Non
riusciva più a percepire la pozza di sangue e fango che si
allargava sotto di lui e neanche le unghie che avevano preso a
tracciargli strani disegni sulla carne. Non riusciva a pensare, non era
più nemmeno sicuro di stare respirando. C’era solo
quel dolore indescrivibile e totalizzante che gli si infilava nelle
membra, come tante lame sottilissime, invadendo ogni punto del suo
corpo e conducendolo a soffrire in una lenta agonia. Non avrebbe
resistito a lungo, la sua testa stava per esplodere. Se il dolore non
fosse svanito in fretta sarebbe impazzito, ne era certo.
Ma
proprio quando anche la coscienza stava per venire meno tutto
cessò. Zack rimase immobile, confuso, mentre i suoi sensi
tornavano via via a risvegliarsi. I suoi occhi offuscati scorsero a
fatica in piedi a pochi metri da lui una figura che aveva strappato
Gremory dal suo corpo. Sentì il suo superiore ringhiare
qualcosa al nuovo venuto e questo rispondergli, ma ancora una volta non
riuscì ad afferrare cosa stessero dicendo le loro voci. Alla
fine scorse Gremory allontanarsi e l’altro chinarsi su di lui
e dirgli qualcosa. A quanto pare quel tipo, chiunque fosse, aveva
deciso per qualche assurda ragione di dargli una mano, rischiando
davvero molto tra l’altro se si considerava da chi lo aveva
salvato. Ben pochi demoni potevano permettersi una prodezza del genere.
Però il fatto ancora più strano era che qualcuno
avesse deciso di intervenire. Di solito all’Inferno ciascuno
pensava ai fatti suoi, senza mai curarsi di fare qualcosa per gli altri
a meno che non sapesse di ottenere in cambio qualcosa di veramente
prezioso.
La
voce dello sconosciuto riprese a farsi sentire, distogliendolo dai suoi
pensieri. Lui si sforzò di mettere a fuoco il suono e
realizzò che lo stava chiamando per nome.
“Zachary!
Zachary! Mi senti? Riesci a muoverti?”.
Lui
si sforzò di annuire, mentre la vista iniziava a schiarirsi
abbastanza da permettergli di distinguere i lineamenti del suo
interlocutore. Si ritrovò con sua sorpresa a fissare il
volto serio di suo fratello.
“Fra….fratello?” riuscì a
balbettare confuso, ansimando. “Che…che
diamine…ci fai…qui?”.
L’altro
lo aiutò a mettersi seduto tirandolo per un braccio.
“Passavo per caso e ho avvertito le vostre aure. Non mi ci
è voluto molto a dedurre che eri nei guai. Ringrazia che
sono arrivato in tempo e soprattutto che non sono tornato nel mondo
degli umani ieri come avevo programmato” gli rispose gelido.
“Si può sapere che cos’hai nella testa?
Visto che non mi hai dato retta e hai deciso di metterti al servizio di
Gremory, scelta del tutto contestabile tra l’altro, cerca
almeno di comportarti come si deve con lui. Mi sembra quasi che tu
voglia essere ucciso”.
“Non
dirmi quello che devo fare, è finito il tempo in cui eri tu
a decidere per me!” ribatté Zachary risentito,
anche se sapeva che Sebastian aveva ragione. Una fitta gli percorse
tutto il corpo e lui fu costretto ad abbassare il tono. “Ho
fatto uno sbaglio e l’ho pagato, tutto normale. Solo che
questa volta Gremory doveva essere parecchio di cattivo umore per
chissà quale motivo e ha deciso di sfruttare
l’occasione per sfogarsi su di me. Comunque sono sicuro che
non mi avrebbe ammazzato sul serio, gli faccio ancora
comodo”. Pronunciò l‘ultima frase con
forza anche se sapeva che nessuno dei due ci credeva.
“Però…Ha fatto comodo il fatto che tu
sia passato di qua. Ha avuto la mano pesante questa volta. Grazie per
aver deciso di intervenire nonostante tutte le grane che ti
dò”.
“Qualunque
cosa succeda tra noi, non posso ignorare il fatto che sei mio e rimani
mio fratello. Anche se al momento sei al servizio del demone che
sopporto di meno in tutto l’Inferno” rispose
Sebastian. “Però vedi di non raccontarlo troppo in
giro. Ho già la fama di essere un anticonformista e non mi
serve che si pensi anche, ed erratamente, che ho un debole per te. I
demoni comuni non capiscono il valore dei legami di sangue.
È qualcosa di troppo alto per loro”.
“Deve
essere una cosa di famiglia questa di essere tutti strani. Anche se mi
sa che io sono molto peggio di te” rise lui, ma fu costretto
a smettere quasi subito a causa di un violento attacco di tosse. Si
portò una mano alla bocca e quando la tolse si accorse che
era coperta di sangue. “Quel bastardo! Dannazione, queste
ferite ci metteranno qualche giorno a sparire…Deve aver
usato qualcuno dei suoi poteri strani. Scommetto che mi rimarranno le
cicatrici per l’eternità!”.
“Almeno
avrai un monito che ti spinga a pensare due volte prima di rischiare
tutto per un capriccio” disse suo fratello, inziando a
scostargli la stoffa stracciata ed insanguinata dei vestiti.
“Ora sta’ fermo e lasciami vedere quanti danni ti
ha fatto”.
Zack
andò avanti ad insultare Gremory tra i denti, ma fece come
gli era stato detto. L’altro demone finì di
scoprirgli la parte superiore del corpo e poi si chinò per
analizzare le ferite. La schiena era coperta di graffi irregolari e
profondi, che sanguinavano ancora parecchio, ma comunque nulla di
particolarmente grave. Quando però passò ad
ispezionargli il torace, Sebastian parve bloccarsi per un attimo mentre
una strana espressione gli si dipingeva sul viso. Passò le
dita sulle lacerazioni, scostando il sangue che le ricopriva, gli occhi
ridotti a due fessure.
Zachary
non poté evitare di lanciargli uno sguardo preoccupato.
“Qualcosa non va?” domandò con una nota
di allarme nella voce. Quando suo fratello si metteva scrutare qualcosa
in quel modo significava che c’era qualche problema.
“Mi ha fatto qualcosa di strano? Sono infettati con qualche
sostanza schifosa?”.
L’altro
demone rimase in silenzio per un attimo, quasi indeciso.
“Zachary, tu…” iniziò, ma poi
alzò lo sguardo verso di lui e subito parve cambiare idea.
“Non è nulla di grave, probabilmente
c’era del veleno sugli artigli di Gremory. Ma niente che il
tuo organismo non possa smaltire tranquillamente. Serviva solo a
rendere il tutto più doloroso”.
“Ah,
ecco cos’era quel dolore paralizzante che ho
sentito” fece lui pensoso. L’atteggiamento di
Sebastian non lo convinceva per nulla. Gli stava nascondendo qualcosa.
Ma perché? Cosa gli aveva fatto Gremory? “Non
riuscivo più a sentire nulla, come se i miei sensi fossero
scomparsi. C’era solo quel dannato male”.
Suo
fratello lo ascoltò quasi con interesse, cosa assai rara che
confermò i sospetti del più giovane, ma non
commentò, anche se un lampo gli attraversò gli
occhi cremisi, come se avesse ricevuto una conferma ai suoi pensieri,
qualunque essi fossero. Si limitò ad alzarsi e a pulirsi le
mani.
“Ti
serva da lezione. Cerca di non ripetere l’episodio, potresti
non essere così fortunato la prossima volta. Credo di essere
l’unico a curarsi almeno un poco della tua vita” lo
rimbeccò suo fratello, riprendendo il suo tono gelido e
allungando la mano verso di lui. “Ora devo andare, ho degli
affari da sbrigare nel mondo umano. Ci metterai poco a rimetterti,
anche se il tempo di guarigione sarà molto più
lungo del solito. Quelle ferite non sono semplici graffi”.
Zack
si lasciò tirare in piedi, trattenendo i gemiti di dolore
che gli salivano alle labbra dalle ferite ancora sanguinanti.
“Va bene, va bene, cercherò di stare un
po’ più attento d’ora in poi”
si arrese con un sospiro, ma subito un ghigno deciso gli si
aprì sul volto, pieno di un nuovo entusiasmo. “Sai
cosa? Hai ragione, queste cicatrici saranno un monito per me.
È ora che io paghi per la scelta che ho fatto secoli fa,
quando ho lasciato te per seguire Gremory. Mi terrò cara la
vita fino a quando non sarò abbastanza forte da potermi
liberare da me del giogo che mi sono fatto imporre.
Diventerò abbastanza forte da costringere quel bastardo a
lasciarmi andare! E se non vorrà darmi retta, allora uno di
noi morirà, ma non è detto che sarò
io!”.
Sebastian
gli rivolse uno sguardo scettico ma ancora una volta evitò
di esprimersi. “Cura bene quelle ferite, così
guariranno iù in fretta” si limitò a
raccomandare. Poi si voltò e fece per incamminarsi.
“Visto che sei tanto convinto di quello che hai detto, allora
aspetterò che tu lo faccia. Vieni a cercarmi quando sarai di
nuovo padrone di te stesso. Avrei piacere a testare personalmente la
tua nuova forza. Ma, fino ad allora, tieniti stretta non solo la tua
vita, ma anche la tua volontà. Ti saluto, Zachary”.
E
senza aggiungere altro si allontanò, lasciando
l’altro demone alquanto perplesso rispetto alla sfida che gli
aveva implicitamente lanciato e confuso dal suo ultimo avvertimento.
Zack lo guardò sparire tra la polvere della landa infernale,
senza neanche provare a richiamarlo per chiedere spiegazioni. Sapeva
bene che non si sarebbe voltato indietro e avrebbe fatto finta di non
sentirlo. Tanto valeva risparmiare il fiato per la camminata.
L’antro dove stava quando era all’Inferno non era
vicino e con quelle ferite di sicuro raggiungerlo gli sarebbe costato
un po’ di fatica. Scosse il capo e si incamminò
nella direzione opposta a quella che Sebastian aveva preso,
canticchiando sottovoce.
“Non
ho
mai capito che cosa avesse voluto dirmi mio fratello con quella sua
frase sulla volontà. La sfida era il suo modo di approvare
la mia decisione di ribellarmi a Gremory, cosa che alla fine non ho mai
veramente fatto, ma davvero quell’avvertimento non
l’ho mai capito. Chissà cos’ha visto
nelle mie ferite. Comunque quella è stata l’ultima
volta che ci ho parlato e quindi non ho mai potuto chiedergli
spiegazioni al riguardo. Questa è la mia storia. Quello che
è seguito a a questo episodio non è nulla che sia
degno di nota. Ho fatto altre missioni per Gremory cercando di non
mettermi troppo nei guai. Le ho prese un altro paio di volte dai suoi
intermediari, ma nulla di che”. Zachary tacque. Richiamare
alla mente quei ricordi non era stato difficile. Lo tormentavano
continuamente, senza interruzione, eppure trovare le parole per
esprimerli invece era stato complicato. Soprattutto descrivere quello
che aveva provato e cercare di dare un significato alla vicenda. Forse
perché non avrebbe saputo esporli neanche a sé
stesso.
Kyler
lo
guardò inclinando la testa di lato. “Tuo fratello
a volte deve essere davvero enigmatico, sinceramente neanche io saprei
darti una spiegazione. Ma è ovvio, se non lo capisci tu che
sei un demone, figuriamoci se posso arrivarci io”
commentò, spostando lo sguardo dalla sua guardia del corpo
all’orizzonte. “Però sono sicuro che
prima o poi lo scoprirai. Per quel poco che ti conosco posso dire con
sicurezza che non sei uno che si arrende facilmente. Arriverai a capire
cosa ti ha nascosto tuo fratello e riuscirai a sfuggire alle grinfie di
Gremory”.
“Come
puoi esserne così sicuro? Sulla prima cosa può
anche essere, ma sul battere Gremory non ne sono più tanto
sicuro. In un secolo non mi sono avvicinato nemmeno un po’ al
suo potere. Inizio a temere che sia al di là delle mie
possibilità” rispose amaramente il demone,
lanciandogli uno sguardo di scherno. “Mi sono quasi
rassegnato a trascorrere la vita ai suoi ordini, sempre che riesca a
sopravvivere ai suoi malumori e alle mie insubordinazioni”.
“L’hai
detto tu, quasi. Zachary Michaelis non si arrende se sa che si
può divertire a modo suo. E poi voi demoni sareste disposti
a dare tutto pur di fare il vostro interesse”
ribatté il ragazzo, deciso, beandosi internamente della
sorpresa che leggeva negli occhi della creatura infernale. Forse per
una volta era stato lui a leggergli dentro. “Quindi prima o
poi affronterai anche quella partita. Ti attira troppo, non ti saprai
sottrarre ancora a lungo. Le tue sono solo scuse. E poi…non
è detto che tu debba fare tutto da solo”.
A
Zachary
servì qualche attimo per riprendersi dallo stupore.
Quell’umano era ancora più sveglio di quanto aveva
stimato. Gli aveva raccontato qualche dettaglio su di sé e
già arrivava a dare dei giudizi non così errati
sul suo conto. Si lasciò scappare un sorriso divertito. A
quanto pare farsi fare la morale dalle persone doveva essere il suo
hobby. Ma quell’ultima frase che significava? “Non
cominciare a parlare come mio fratello!” lo
ammonì. “Che diamine vuol dire che non devo fare
tutto da solo? Io sono
solo, Kyler. Mio fratello è via a farsi gli affari suoi e
anche se non lo fosse non si sognerebbe neanche di aiutarmi a liberarmi
di Gremory. Io mi sono messo nei guai e io mi devo tirare fuori, questo
è quello che pensa. E non conosco nessun altro che sia
disposto a rischiare tanto per me”.
Kyler
tornò a guardarlo e fece per dire qualcosa, ma poi
abbassò lo sguardo quasi arrossendo. Di certo ora il suo
protettore avrebbe riso di lui. Era un’idea troppo sciocca, e
per una volta si sarebbe meritato le sue frecciatine. Però
lui ci teneva a fargli sapere che voleva ricambiarlo in qualche modo
per averlo salvato da gli shinigami e soprattutto dalla spirale di
abitudini che lo stava trascinando nell’abisso, verso una
non-vita fatta di forma senza contenuto. “Non mi riferivo a
tuo fratello. Io pensavo…Insomma…Quando ti ho
ferito per sbaglio ti ho fatto male, relativamente parecchio, e tu hai
detto che la mia anima ha un energia tremenda
e…”balbettò imbarazzato, tenendo gli
occhi fissi sulle sue ginocchia. “Pensavo che potrei aiutarti
io. O meglio, che potrei in qualche modo farti usare il potere della
mia anima. Come non lo so, ma scommetto che saprai inventarti qualcosa
al riguardo. È…Almeno farò anche io
qualcosa per te”.
Al
contrario di
quello che si era aspettato Zachary non rise. Rimase semplicemente a
guardarlo, serio ed impenetrabile come non lo aveva mai visto. I suoi
occhi brillavano di una luce insolita e la sua espressione era
totalmente indecifrabile. Kyler si sentì tremare sotto
quello sguardo e un senso di attesa lo invase, accorciandogli il
respiro. Aveva quasi paura di quello che il suo protettore avrebbe
detto, temeva di aver parlato troppo. Forse Zack non voleva che lui si
impicciasse nelle sue questioni personali, forse aveva oltrepassato una
linea che non avrebbe dovuto superare, nonostante le sue intenzioni
fossero buone.
Il
demone
cercò gli occhi del suo protetto e li trovò pieni
d’ansia. A quella vista non poté che ridacchiare
internamente. Il ragazzo stava di certo pensando di averlo offeso in
qualche modo, ma non poteva essere più lontano dalla
verità. Lo aveva colpito con la sua offerta, mai nessuno si
era proposto di fare una cosa del genere per lui, gratuitamente per di
più. Kyler di certo sapeva che così si sarebbe
messo contro Gremory e avrebbe rischiato la vita. Il suo
“capo” era troppo vendicativo per risparmiare
chiunque osasse opporglisi, a maggior ragione se si trattava di un
umano, e poco gli sarebbe importato del fatto che era il possessore di
una di quelle anime. L’avrebbe ucciso comunque nel peggiore
dei modi. Eppure quell’umano tutto strano non aveva esitato
ad accettare quel rischio solo per lui. Avvertì qualcosa
dentro di sé, un calore, un’emozione che gli era
sconosciuta.Valeva la pena rischiare la vita per quel ragazzo. E
l’avrebbe fatto senza ripensamenti. Quella sua dichiarazione
era stata la goccia che aspettava per far inclinare l’asse
della sua indecisione definitivamente. Al diavolo gli ordini, al
diavolo Gremory. Kyler meritava di vivere e di scegliere. E lui non
avrebbe permesso a nessuno di strappargli quel diritto.
Le
sue labbra si
incurvarono in un sorriso, ma non era uno dei suoi soliti ghigni
canzonatori, era davvero sincero. Il suo protetto sgranò gli
occhi, incredulo, e Zachary stesso si stupì della sua
reazione. Quella era forse la prima volta che gli capitava di sorridere
veramente, senza intento canzonatorio. Quell’umano era
davvero speciale, stava tirando fuori un lato di sé stesso
che non conosceva e non credeva di avere.
“E
sia,
Kyler. Accetto la tua offerta” disse alla fine.
“Combatteremo Gremory. Però ti darò
qualcosa in cambio. Tra demoni non esiste l’aiuto gratuito e
io non ho intenzione di comportarmi come un umano”.
“Ma
Zachary!” protestò il ragazzo con forza.
“Tu mi hai protetto dagli shinigami! Il tuo
arrivo…mi ha ricordato cosa vuol dire vivere. Il tuo modo di
atteggiarti con me…mi hai rammentato cosa vuol dire
combattere per i miei ideali e mi stai dando la possibilità
di riprendere a farlo. Non importa se mi porterai
all’Inferno. So che non vuoi farlo e che sei obbligato. Lo
capisco. Ma quello che hai fatto per me è
abbastanza”.
“Forse
lo è per te, ma da noi non funziona così. Tu stai
offrendo una vita, la tua, per ridarmi la libertà. E io
farò lo stesso”. Il demone lo fissò
dritto neglio occhi. “Metto in gioco la mia vita per la tua
libertà. Da questo momento in poi la tua anima
sarà solo tua e io farò in modo che nessuno possa
portartela via”.
Kyler
lo
guardò preso completamente alla sprovvista. Quella
dichiarazione era l’ultima cosa che si sarebbe aspettato di
sentire. Zachary lo stava lasciando libero, completamente
libero. Non gli importava se ciò significava buttare via
l’ultima possibilità che Gremory gli aveva
concesso e rischiare di ripetere l’esperienza orribile che
gli aveva appena raccontato e venire ucciso. Non poteva credere che lo
stesse facendo solo per lui, un umano come tanti altri, che stesse
rischiando la vita per quello che avrebbe dovuto essere solo un
giocattolo. “Ma
Zack…Io…Perché? Perché lo
fai?” balbettò ancora sconvolto. La vita effimera
di un uomo non valeva la loro eternità. I demoni erano
esseri indifferenti ed egoisti, manipolatori senza scrupoli, bugiardi.
L’aveva detto anche la sua guardia del corpo. Nessuno faceva
eccezione. O forse sì?
“Te
l’ho detto. È un patto equo. Ti pago quanto mi
offri, tutto qui” borbottò Zack, distogliendo lo
sguardo. Che diamine voleva adesso? Che gliene fregava delle sue
motivazioni? Era già abbastanza umiliante per una creatura
infernale piegarsi a fare una cosa del genere, figuriamoci se si
metteva anche a spiegargli i suoi motivi. No, sarebbe morto piuttosto.
“È meglio se ci avviamo verso la nave. Staranno
cominciando i preparativi per salpare”.
Fece
per alzarsi,
ma Kyler lo trattenne per un braccio, costringendolo a voltarsi. Il
ragazzo lo fissava, tanto insistente da metterlo a disagio, e lui quasi
si sentì risucchiare da quegli occhi viola.
Avvertì le mani dell’altro cercare le sue e
stringergliele. Poi all’improvviso il suo protetto
abbassò lo sguardo, arrossendo vistosamente e
mormorò un “Grazie” a fior di labbra.
A
quel punto
Zachary,dopo aver sbattuto le palpebre un paio di volte, non
poté trattenersi dallo scoppiare a ridere di gusto.
Quell’umano era proprio uno spasso. Kyler gli rivolse
un’occhiataccia offesa e fece per ritrarsi da lui, ma la
creatura infernale lo trattenne, intrecciando le dita con le sue, senza
smettere di ridere.
“Sei
il
passatempo migliore che mi sai mai capitato”
ansimò quest’ultimo, cercando di contenersi, ma
senza troppi risultati.
“Mi
fa
piacere vedere che ti diverto tanto. E io che speravo che tu sapessi
essere serio” sbottò il ragazzo, irritato dal suo
comportamento. Cercò nuovamente di liberarsi dalla presa
della sua guardia del corpo, ma invano. “Ti spiacerebbe
lasciarmi andare? Non hai detto che dobbiamo prendere una
nave?”.
Il
demone
riuscì finalmente a smettere di ridere, ma si
rifiutò di fare come gli era stato detto. “Come
siamo permalosi! Andiamo, Kyler, rilassati. Ho smesso, visto? Solo che
mi hai preso alla sprovvista. Non mi aspettavo una reazione del
genere” fece mentre sul volto compariva uno dei suoi soliti
ghigni canzonatori. “Sembravi così vulnerabile.
Dovresti stare attento a mostrarti in quello stato davanti ad un
demone”. Lo attirò a sé in modo che i
loro volti fossero pericolosamente vicini. “Sai, potrebbe
mangiarti l’anima” sussurrò a pochi
centimetri dalla sua pelle.
Zack
fissò il suo sguardo scarlatto in quegli ametisti che lo
guardavano attoniti e confusi. Aveva l’acquolina in bocca e
la gola lo chiamava in modo irresistibile. Erano passati anni
dall’ultima volta che aveva mangiato un’anima e
quella poi era completamente diversa. Non se ne trovavano in giro. Era
unica. Ed era lì solo per lui. La vedeva oltre gli occhi del
ragazzo, ne poteva assaporare il profumo. Soltanto un assaggio, un
misero morso. Dov’era il problema? Invece sì,
c’era un problema. Aveva appena promesso all’umano
che non avrebbe permesso a nessuno di toccare la sua anima, nemmeno a
sé stesso. Quindi doveva tenere a freno gli istinti ed
accontentarsi della mousse al cioccolato. Ci rifletté per un
attimo. Non era il massimo, ma poteva anche essere un felice
compromesso.
Kyler
trattenne
il fiato intuendo cosa stava pensando il suo protettore. Si sentiva a
sua volta attratto verso il demone, ma era troppo confuso per capire
cosa realmente stava accadendo. Il tempo si fermò per lui e
l’unica cosa che riusciva a percepire era il calore di
Zachary e il suo corpo, teso e pieno di affamato desiderio, premuto
contro il proprio. Non riusciva a pensare, aveva dimenticato come
muoversi, come respirare. Il suo mondo era ridotto a quelle due pozze
di sangue che lo fissavano fameliche. Alla fine però il
demone si obbligò a scostarsi e lui si riscosse, il cuore
che gli batteva a mille e il volto in fiamme. Perché diamine
reagiva così quando Zachary gli si avvicinava? Che
significavano quel calore e quella sensazione di soffocamento?
Non
poté proseguire oltre le sue riflessioni perché
l’altro tornò d’improvviso a
riavvicinarsi. Fu un lampo, quasi gli venne il dubbio di esserselo
immaginato perché un attimo dopo le sue mani erano di nuovo
libere e Zachary era in piedi di fianco a lui che gli tendeva la mano
per aiutarlo a rialzarsi. Eppure allo stesso tempo avrebbe
potuto giurare che non fosse stata un’allucinazione. Gli
pareva ancora di sentirle, gelide e bollenti insieme, bramose quanto il
suo sguardo di prima, le labbra del demone premute con forza sulle sue.
Alzò
lo sguardo ad incontrare quello divertito della sua guardia del corpo
che gli rivolse un ghigno malizioso e compiaciuto. Inutile chiedersi il
perché di quel gesto. Accettò l’aiuto e
si lasciò tirare in piedi. Non avrebbe ottenuto una risposta.
“Sei
pronto per l’America, Kyler?” gli
domandò Zack, indicando l’oceano con un cenno del
capo. “Ci divertiremo, vedrai. Quegli shinigami si pentiranno
di averci sfidato”.
“Certo
che lo sono. Se so che ci sarai tu, sono pronto a tutto”
rispose lui convinto e strinse la mano che teneva saldamente la sua.
Non aveva nulla da temere. “Ho dei dubbi sul tuo concetto di
divertimento, ma penso che potrò anche adeguarmi”.
Sorrise. “E dopo di loro sarà la volta del tuo
“capo”, giusto? In fondo è lui quello
che ci dà più problemi. Perché temo
che finché lui sarà in giro avrò
qualcuno che mi darà la caccia”.
“Oh,
Gremory verrà anche prima di quanto credi. Non ti
piacerà, è uno schiavista”
ironizzò l’altro con una nota di disprezzo nella
voce. “Ma che venga pure. Ho fatto una scommessa con mio
fratello e sono stufo di perdere sempre contro di lui. E poi ho
un’arma con me adesso, no? E Gremory questo non lo
sa…”.
Kyler
annuì deciso e si voltò per lanciare
un’ultima occhiata all’orizzonte prima di
incamminarsi lungo il pontile al fianco del demone. La sua avventura
ultraterrena stava per entrare in una nuova fase. Ora che lui sapeva
tutto e che Zachary aveva deciso di lasciarlo andare aveva un ruolo
attivo in quella guerra. Avrebbe combattuto per sé stesso e
per il garante della sua libertà. Qualunque cosa sarebbe
avvenuta lui l’avrebbe affrontata senza tirarsi indietro.
Aveva buttato via due anni, e ora doveva recuperarli.Avrebbe
combattuto, lottato, sarebbe morto per i suoi ideali, proprio come
aveva fatto suo padre. Solo che, al contrario del genitore, lui aveva
con sé un diavolo
di guardia del corpo che aveva messo a servizio la sua vita per lui.
Una differenza non indifferente.
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Capitolo 9 *** IX Parte ***
Non
appena mise piede nel capannone William capì che
c’era qualcosa che non andava. La porta metallica era
spalancata e lui sentiva i tacchi di Grell battere veloci sul pavimento
mentre il suo sottoposto borbottava chissà cosa tra
sé e sé. Inoltre non riusciva a percepire
l’aura del loro obiettivo e l’aria era impregnata
di un odore disgustoso a lui ben noto: odore di demone. E non di un
demone qualunque, l’avrebbe riconosciuto tra mille. Si
aggiustò gli occhiali quasi con stizza. Zachary era stato
lì e a quanto pareva si era portato via anche
l’umano. Quanto mai aveva lasciato tutto nelle mani di
Sutcliff. Era davvero inaffidabile. Si meritava sul serio di essere
spedito in Antartide. Ma avrebbe dovuto aspettare prima di punirlo. Le
sue priorità erano altre.
Sbuffò,
incamminandosi in fretta lungo il corridoio. Ci mancava solo
quell'ennesima seccatura. Dopo quello che i suoi superiori gli avevano
detto, con una serietà di gran lunga superiore rispetto a
quanto era loro abitudine, poteva solo sperare di ritrovare i due
mocciosi in tempo. La situazione era più spinosa di quanto
si era aspettato e se non agivano in fretta le cose si sarebbero messe
veramente male. Non avrebbe dovuto preoccuparsi solo di quella peste
infernale d’ora in avanti. Il modo in cui gli era stata
spiegata la situazione, poi, prometteva solo guai. Comunque
ciò che era venuto a sapere confermava le sue idee sui
demoni. Essere barbari e assetati di potere, senza rispetto alcuno per
nulla e nessuno, tranne che per sé stessi e il loro ego
smisurato. Però, nonostante quel particolare spiegasse alla
perfezione cosa era avvenuto nella villa e come mai l’anima
di Kyler aveva avuto quel comportamento insolito ed imprevisto, faceva
fatica a pensare che proprio Zachary si fosse lasciato fare una cosa
del genere. Doveva esserci qualcos’altro che ancora gli
sfuggiva. Ma non doveva pensare al moccioso ora, doveva portare a
termine il suo compito prima che la situazione degenerasse.
Perché, se fosse accaduto, dubitava che lui e Grell
sarebbero bastati per rimetterla a posto.
Raggiunse
la
stanza in cui il suo sottoposto stava camminando avanti e indietro
senza sosta, parlottando tra sé e sé qualcosa che
lui non riuscì ad afferrare. Si prese un attimo per
osservarlo e non poté non notare che sembrava più
cupo e nervoso del solito. A quanto pare anche lui si era reso conto
della gravità del suo errore, cosa che, nonostante tutto,
era apprezzabile. A quanto pareva, quando pensava di essere solo,
Sutcliff sapeva dimostrarsi meno frivolo di quanto si atteggiava in
pubblico. Scosse il capo, scacciando quelle riflessioni. Doveva pensare
alla missione ora, poi, se mai avesse avuto del tempo libero, avrebbe
potuto riflettere sulla personalità confusa e complessa del
suo subordinato.
“Grell
Sutcliff!” lo chiamò prendendolo alla sprovvista e
facendolo sobbalzare.
“Waaaah!
Will, mi hai fatto prendere un colpo!” si lamentò
quello, voltandosi di scatto verso il suo capo. Poi assunse
un’aria contrita e nervosa. “Ehm,
William…Abbiamo un problemino…Ecco,
io…”.
“Mi
sono reso conto da solo di quello che hai combinato, non
c’è bisogno che me lo spieghi.Tanto non hai
scusanti” lo interruppe lo shinigami moro, brusco.
“Ma ne parleremo più tardi, quando si
tratterà di discutere il tuo declassamento. Ora muoviti e
non fiatare, abbiamo un’urgenza da risolvere. E non si tratta
più di giocare a nascondino con Zachary, abbiamo un problema
molto più grosso che va risolto immediatamente”.
Grell
annuì, rigraziando per la prima volta in vita sua il lavoro
che gli aveva evitato una punizione e gli stava dando
un’altra opportunità per rifarsi, e si
affrettò a seguire il suo capo fuori
dall’edificio. Le parole di Will non gli erano piaciute
neanche un po’. Cosa gli avevano detto i loro superiori? Qual
era la nuova grana di cui doveva occuparsi? E poi tutta quella fretta e
quel velo di agitazione erano decisamente estranei al suo capo, che di
solito era preciso e metodologico. In quel momento invece, da quello
che aveva capito, non avevano neanche un piano. Ma in fondo non era poi
così sorpreso. Quella missione gli stava mostrando dei lati
di William che lui pensava neanche esistessero. “Di che si
tratta, Will?” domandò cauto, decidendo
saggiamente di evitare qualsiasi commento fuori luogo.
Quell’ansia stava preoccupando anche lui. “Hai
scoperto qualcosa sull’anima del moccioso?”.
“Non
proprio. Sono invece venuto a sapere una cosa su Zachary che non mi
è piaciuta per nulla. Anzi, due cose. Ma non ho tempo ora
per aggiornarti. Dobbiamo trovare quei due al più
presto” fu la risposta sbrigativa. “Ti dico solo la
parte che non necessita di spiegazioni, e che dovrebbe chiarirti al
volo la gravità della situazione. Quella peste demoniaca, a
quanto pare, sta lavorando per qualcuno. E questo qualcuno è
conosciuto con il nome di Gremory. Lo hai già sentito
nominare, no?”.
Il
rosso
sbiancò e ciò fu più eloquente di
qualsiasi altro commento. Certo che conosceva quel nome, chi non ne
aveva sentito parlare tra gli shinigami? Quel bastardo aveva fatto
fuori parecchi di loro ed era forse uno dei demoni più
odiati al dipartimento. Però era raro che lo si incontrasse
in giro, per fortuna o per disgrazia, nessuno aveva ancora saputo
dirlo. Di solito se ne stava chiuso all’Inferno e mandava i
suoi tirapiedi a fare i lavori sporchi per lui. Zack-chan alle
dipendenze di quel tipo? Non poteva crederci. Da quel poco che aveva
capito di lui non gli sembrava il genere di persona che accettava di
lavorare per qualcuno, figuriamoci di uno schiavista come Gremory. Ma
se Will gli aveva detto che era così di sicuro non era un
scherzo. Però c’era ancora l’altra
metà della faccenda che il suo capo non aveva voluto
spiegargli. Forse quella era la chiave per capire come stavano
veramente le cose.
Rabbrividì.
Sapere che forse si sarebbero dovuti scontrare con quel demone non gli
aveva fatto per niente piacere. Lui non lo aveva mai incontrato di
persona, ma i suoi colleghi, specialmente Ronald che sembrava sempre
essere informato su tutto e tutti, spesso gli avevano accennato i
racconti che giravano sul quel bastardo, e non erano barzellette.
Spietato, superbo, sadico. Non male come combinazione di
qualità, anche interessanti, almeno secondo i suoi canoni,
se non fossero state così esagerate. Per Gremory nulla aveva
valore, non c’era arte nel sangue che spargeva, solo
disprezzo e disgusto per qualcosa che veniva considerato sempre e
comunque inferiore. Il suo odio sconfinava nell’apatia e
anche il piacere che provava nell’uccidere non era una vera
passione. Tutto era un gioco con cui passare il tempo, nulla di poi
così coinvolgente. Anche il suo Willy sapeva essere di
ghiaccio, ma lui sapeva che sotto quel gelo c’era una
partecipazione profonda e seria che lo legava a tutto quello che
faceva, anche quando si trattava di malmenare lui. C’era la
scintilla che gli piaceva tanto, per quanto ben nascosta, e che da
quanto gli avevano detto al demone mancava.
William
osservò con la coda dell’occhio le reazioni del
suo sottoposto. Sapeva di avergli dato una pessima notizia, anche se
una parte di lui era contenta di averlo scioccato abbastanza da farlo
rimanere serio. A dirla tutta anche lui era rimasto senza parole quanto
i suoi superiori gli avevano comunicato che nella faccenda era
implicato anche Gremory. Gli ordini erano di recuperare Kyler e la sua
anima prima che il demone decidesse che aveva aspettato abbastanza e
venisse prendersi il ragazzo con le sue mani. Non potevano rischiare,
le possibilità di tenergli testa non erano molto alte,
sarebbero serviti rinforzi che al momento non avevano. E poi aveva
già perso un sottoposto per colpa di quel bastardo, non
voleva ripetere l’esperienza.
Camminarono
senza
fiatare lungo la banchina, i sensi tesi fino allo spasismo, la tensione
quasi palpabile, ombre fra le ombre. Alla fine Grell si decise a
rompere il silenzio che si era creato.
“Ma,
Will, come troviamo i due mocciosi? Sai che Zack-chan è
bravo a nascondere la sua aura! Magari non sono neanche più
nel porto” fece, nervoso. “Non per contraddirti, ma
magari stiamo girando a vuoto inutilmente!”.
“Potrà
anche nascondere la sua aura, ma c’è una cosa che
non può cancellare: quella puzza che come ogni dannato
demone si porta addosso” rispose William, atono.
“Al mercato l’aveva confuso con quello delle spezie
che è abbastanza forte da coprirlo, ma la salsedine e il
porto non hanno questa qualità. E io lo sento quel suo
dannato odore”. Il suo sguardo scrutò le tenebre
che avvolgevano i pontili deserti. “È qui da
qualche parte, non lontano. E stai sicuro che lo troveremo presto.
Seguimi”.
L’altro
shinigami non poté fare altro che stringersi nelle spalle a
fare come gli era stato detto. Sapeva che il suo capo era fissato con
l’odore dei demoni, quindi controbattere sarebbe stato
inutile. Annusò l’aria a sua volta, senza
però notare niente di strano. Arricciò il naso.
Gli unici odori che intasavano l’aria appicciosa del luogo
erano quello della fogna e del pesce andato a male,
dell’acohol che qualche marinaio aveva sparso durante una
sbronza e quello salmastro che la brezza marina portava dal largo. Non
era un cocktail piacevole, questo doveva ammetterlo, ma la
“puzza di demone” proprio non riusciva a sentirla.
Ancora una volta però ebbe l’accrortezza di non
lamentarsi. Se Will era più alto in grado di lui nonostante
avessero iniziato a lavorare insieme doveva esserci un motivo.
Il
porto intanto
stava iniziando a svegliarsi. Nonostante il sole non fosse ancora sorto
e il buio aleggiasse ancora, l’alba iniziava ad avvicinarsi
ed intorno ad alcune navi rinasceva la frenesia: ripartiva il via vai
dei carichi e degli scarichi, si pulivano i ponti e si riempivano le
stive, ci si preparava ad accogliere i passeggeri e le merci, si
facevano gli ultimi controlli prima di salpare. All’orizzonte
si cominciavano a vedere le luci dei primi pescherecci che rientravano
a terra. I marinai e gli scaricatori scambiavano tra loro qualche
battuta a bassa voce, ma per il resto tutti i lavori si svolgevano in
silenzio. Si era ancora ben lontani dal caos che si estendeva ogni
giorno alla luce del sole, quanto il porto brulicava di persone, di
casse, di carri e di imprecazioni. Restava ancora un rispetto quasi
religioso per il buio della notte scremato solo leggermente dalla luce
delle lanterne e dalle basse lampade a gas. Nessuno fece caso ai due
shinigami che camminavano tenendosi in disparte, attenti ad ogni
movimento. Si era abituati a vedere strani individui vagare per il
luogo a quell’ora e poi si era troppo affaccendati intorno
agli scafi metallici delle navi.
I
due dei della
morte poterono così proseguire la loro ricerca indisturbati
e ben presto si lasciarono alle spalle quella zona affollata per
inoltrarsi nella periferia, dove pochi grandi vascelli erano ormeggiati
in attesa di poter solcare l’Atlantico, diretti nelle colonie
o in America. Grell alzò lo sguardo verso quelle immense
strutture metalliche, pensando che finalmente anche gli umani stavano
iniziando a progredire. La distrazione gli impedì di
accorgersi che William, davanti a lui, si era fermato, e il rosso non
poté evitare di urtarlo.
“Will!”
esclamò, preso alla sprovvista. “Perché
ti sei bloccato così di botto?!”.
“Non
mi
sono fermato di botto, sei tu che non stavi guardando dove andavi,
Sutcliff” rispose il moro lanciandogli un’occhiata
gelida. Si stupì che l’altro non avesse
approfittato della situazione per mettergli le mani addosso, ma fece
finta di nulla. Probabilmente Grell non aveva ancora digerito la
notizia che gli aveva dato prima. “Comunque, abbassa la voce.
I mocciosi sono qui”.
Il
suo sottoposto
si guardò intorno, cercando di scorgere le figure dei loro
avversari, ma invano. Riusciva però a percepire
l’aura dell’anima di Kyler, di nuovo sveglia e non
molto distante dal punto in cui si trovavano loro. Aprì la
bocca per domandare dove fossero di preciso, ma non riuscì a
formulare la richiesta perché proprio in quel momento scorse
un’ombra fugace tra le casse. Will gli lanciò
un’occhiata che pareva dire “Eccoti la
risposta”, poi i due si affrettarono in quella direzione.
Zack
se ne stava
in piedi pensoso, la schiena appoggiata contro una pila di casse. Gli
shinigami stavano arrivando. Ci avevano messo meno di quello che aveva
previsto e loro avevano fatto poca strada dal pontile in cui si erano
rifugiati per sfuggire a Grell. Tutto per ritrovarsi di nuovo bloccati
dietro l'ennesimo mucchio di casse. Dal momento che aveva sentito Will
andarsene dicendo che doveva contattare i suoi superiori aveva pensato
che sarebbe stato via tutta la notte. In fondo il mondo degli shinigami
si reggeva su un sistema burocratico assurdo e complicatissimo, da
quanto aveva capito, che succhiava via molto tempo e quindi non si
aspettava una tale rapidità. Dannazione, evitarli sarebbe
stato difficile e loro di certo non avrebbero impiegato troppo a
localizzarli. Era conscio che potevano percepire chiaramente
l’anima di Kyler e che Will avrebbe sicuramente sentito il
suo odore. Anzi, forse era proprio seguendo quello che li avevano
trovati.
“Zack?
Lo sono qui vero?” domandò il suo protetto,
strappandolo alle sue riflessioni. Il ragazzo era in piedi di fianco a
lui, la sua giacca ancora avvolta intorno alle spalle e lo guardava
preoccupato. “Che facciamo?”.
“Temo
che lo scontro sia inevitabile” borbottò il
demone, contrariato. Poi appoggiò una mano sulla spalla
dell’umano, cercando di apparire rassicurante. “Ma
non temere, quello che è successo nella villa del tuo tutore
non si ripeterà. Io mantengo sempre le mie promesse. E se ho
detto che nessuno toccherà la tua anima, così
sarà”.
Kyler
annuì, deciso. “Lo so, Zack. Mi fido di
te” rispose, accennando un sorriso. “Dai, andiamo.
E succeda quel che deve succedere. Noi dobbiamo prendere una
nave”.
Zachary
distolse
lo sguardo per un attimo, gemendo internamente. Che umiliazione. Un
demone che si abbassava ad avere un simile rapporto con un umano. Ma in
fondo lui non era un demone qualunque. Sperò solo che la
storia non si venisse a sapere all’Inferno o lo avrebbero
preso in giro per l’eternità più di
quanto erano già soliti fare. ‘Però se
faccio fuori Gremory nessuno avrà il coraggio di dirmi o
rimproverarmi qualcosa…’ pensò poi,
mentre un ghigno gli si apriva sul volto. ‘Oh, sì.
Sarà uno spasso a quel punto!’.
Il
ragazzo con
gli occhi viola lanciò uno sguardo all’espressione
esaltata che aveva assunto la sua guardia del corpo, ma decise che
preferiva non sapere quali pensieri l’avevano provocata. Di
shock ne aveva subiti abbastanza per quel giorno e forse per tutto il
resto della sua esistenza. Così si limitò a
seguirlo quando sgattaiolò dietro ad un altro mucchio di
casse coperta da una rete quasi marcia posto a poca distanza da quello
che li aveva nascosti fino a quel momento. Mentre passava scorse due
figure purtroppo a lui familiari emergere
dall’oscurità. Zack aveva ragione, lo scontro
sarebbe stato inevitabile.
Il
ragazzo
raggiunse il demone che gli gettò uno sguardo significativo,
indicando con un cenno del capo il piazzale che si estendeva al di
là del loro scudo. Lui capì. Li avevano visti.
Erano stati costretti ad aprirsi una via d’uscita. Non
poté però dire o pensare altro perché,
senza aspettare oltre, il suo compagno balzò sopra le casse.
Avvertì i passi dei loro nemici bloccarsi
all’istante. E poi…
“Zachary
Michaelis! Ci provi ogni volta a rovinarmi i piani, non è
così?” esclamò la voce del moro.
“Hai avuto tutto il tempo per divertirti con il tuo il tuo
gioco, ora dacci il ragazzo e finiamola qui prima che qualcuno di
faccia male sul serio”.
Zack,
seduto con
le gambe a penzoloni, lo squadrò divertito e canzonatorio.
“Pensi di spaventarmi con le minacce, Willy? Dovresti sapere
che non mi toccano! Orami noi ci conosciamo tanto bene, non
trovi?” ridacchiò provocatorio. Poi il suo tono si
fece più serio pur mantenendo la sua solita nota sfacciata.
“Kyler non si tocca. Né lui né la sua
anima, chiaro? Non lo permetterò a te e a nessun
altro”.
William
lo
osservò a sua volta. C’era qualcosa di diverso nei
modi della creatura demoniaca. Aveva chiamato l’umano per
nome e la sua voce si era fatta più decisa nel pronunciarlo.
Poi le parole che aveva proferito lo avevano lasciato perplesso.
“Non lo permetterò a te e a nessun
altro”. Che si fosse per qualche motivo preso a cuore
l’interesse del ragazzo al punto di decidere di sfidare anche
gli ordini del suo mandante? Non aveva senso. Però in fondo
quello che aveva davanti non era un demone qualunque, ormai lo aveva
capito. Zack aveva ragione, loro due si conoscevano molto bene pur
essendosi scontrati solo due volte. Tuttavia, qualunque fosse la
ragione dello strano comportamento di quel moccioso, non lo doveva
interessare. Doveva prendere quella dannata anima prima che Gremory
decidesse di farsi vivo. Fece per ripetere la richiesta, ma Grell lo
precedette, impedendogli di parlare.
“Che
carino da parte tua, Zack-chan! Deve piacerti proprio tanto il nostro
Kyler ~” trillò con un ghigno da squalo.
“Allora anche i demoni hanno il cuore tenero in fondo in
fondo! Che il ragazzino fosse cotto di te si era capito subito, ma che
fosse addirittura ricambiato…Questa da te non me la
aspettavo. Non smetti mai di stupire!”.
Il
suo capo lo
fulminò con lo sguardo e fece per riprenderlo, ma il lampo
di disagio che attraversò il viso del loro avversario gli
fece cambiare idea. Che fosse quello il motivo assurdo per cui Zachary
aveva deciso di mettere in gioco la sua vita per difendere il ragazzo?
Ora era ancora più basito. Se quando aveva saputo che il
demone lavorava per Gremory era rimasto sorpreso, adesso era
completamente sconcertato. Quel mocciosetto infernale era
imprevedibile. Si riscosse. Non era il momento di soffermarsi su certi
particolari futili. Doveva restare concentrato.
“Se
voi
due avete finito, tornerei alle cose importanti. Avrete tempo di
chiacchierare una volta che ci saremo presi l’anima del
ragazzo. Tanto Sutcliff sembra avere una passione per i
demoni” disse scoccando un’altra occhiataccia la
rosso e facendo apparire la sua falce. “Visto che non vuoi
saperne di collaborare mi vedo costretto ad usare la forza”.
“Sei
geloso, Will? Ma ti ripeto che non c’è bisogno di
esserlo!” fece Grell ridacchiando. “Tu sei il solo
e unico per me ~”.
“Preparati
a combattere, Grell Sutcliff, invece di fare
l’idiota” fu la risposta gelida.
L’altro
sbuffò borbottando qualcosa sulle cattive maniere, ma fece
come gli era stato ordinato materializzando anche la propria arma,
mentre Zachary balzava giù dalla pila di casse, gli artigli
già sguainati. Kyler, che era rimasto ad ascoltare nascosto
dietro il legno, a quel punto si sporse, un po’ in ansia per
la sorte del suo protettore.
“Zack,
sta’ attento. E non giocare troppo” gli disse,
stringendo la rete tra le mani. “Non è il momento
per uno dei tuoi scherzi”.
“Tranquillo,
Kyler. Faccio il culo a questi due e poi ci imbarchiamo. Tu
sta’ indietro. Proteggerti è il mio lavoro,
no?” gli rispose il demone con un ghigno famelico.
“In fondo sono sono un diavolo di guarida del
corpo”.
Il
ragazzo lo
guardò storto, per nulla rassicurato dal suo tono. Mai che
quel dannato demone prendesse qualcosa sul serio. Quello gli risolse un
sorrisetto e poi tornò a voltarsi verso i suoi avversari,
pronto a battersi. Questa volta non aveva distrazioni e non si sarebbe
fatto battere tanto facilmente. E poi aveva un patto da rispettare.
“Zachary,
te lo chiedo un’ultima volta: fatti da parte e lasciaci
prendere il ragazzo” tentò di nuovo William.
Avrebbe voluto evitare uno scontro violento sia perché erano
in un luogo dove gli umani avrebbero potuto vederli, sia
perché non voleva che si ripetesse quello che era successo
alla villa. Se lo ferivano troppo Zack avrebbe perso il controllo di
nuovo e lui voleva assolutmente impedire che accadesse. Era un osso
duro in quella condizione, più del solito. E soprattutto non
si faceva scrupoli di nessun tipo.
“E
io
te lo ripeto, William: lascia perdere, l’anima di Kyler
è solo sua e io non permetterò a nessuno di
rubargli la libertà” gli ringhiò il
demone, irremovibile. Non sarebbe sceso a patti per nessuna ragione.
Dovevano passare sul suo cadavere per avere l’umano.
“Will,
mi sa che non c’è molto da ragionare! Quando il
cuore batte per una persona, il suo proprietario non sente ragioni
~” fece Grell con un sorriso compiaciuto e malizioso.
“L’unico modo per avere quell’anima
sarà dipingere un bel affresco rosso su questo pavimento
sporco”. Il suo tono si fece feroce. “E
sarà un vero piacere farlo!”.
Il
suo capo
scosse il capo, ma non commentò. Con le parole non sarebbe
andato da nessuna parte. Tanto valeva passare ai fatti. Zachary non si
sarebbe mai arreso. Dovevano eliminare l’ostacolo in maniera
definitiva.
I
due shinigami
si lanciarono in avanti contemporaneamente e il demone fu costretto a
scattare all’indietro per evitarli, parando la motosega di
Grell con gli artigli. Le scintille si sparsero tutto attorno. Zack non
perse tempo e, approfittando del fatto che i due erano ancora nel suo
raggio d’azione sferrò un violento calcio nello
stomaco al rosso e poi si buttò su Will, ma le sue unghie
incontrarono solo la lama della death schyte dell’altro,
colpo dopo colpo. E lo shinigami moro non ebbe meno fortuna: ogni suo
attacco veniva o parato o schivato. Entrambi stavano come vivendo un
deja vù. Una scena molto simile l’avevano
già rappresenata quasi cento anni prima
nell’elegante salone di una villa della campagna francese.
Grell
si
scostò appena massaggiandosi il punto in cui era stato
colpito e guardando gli altri due duellare. Sembrava che si fossero
scordati della presenza sua e dell’umano, tanto concentrati
erano l’uno sull’altro. A quanto pare avevano
deciso di regolare da soli il conto che avevano in sospeso.
Spostò i suoi occhi verdi dal suo capo al demone e infine a
Kyler. Tanto valeva occuparsi del mocciosetto nel frattempo. Non
sarebbe mai riuscito ad inserirsi nello scontro. E a quanto pareva il
ragazzo pareva pensarla allo stesso modo perché lo stava
fissando con aria di sfida a pochi metri da lui.
“Andiamo,
Kyler, non fare i capricci. So che vorresti restare con il tuo Zack, ti
capisco. Ci sono mille cose che vorrei fare ma che non posso fare, tra
cui farmi invitare fuori da Will. Quindi è inutile essere
tanto testardi. Se vieni con noi eviteremo una catastrofe!”
gli disse incrociando le braccia sul petto. “Se il capo di
Zack-chan si presenta qui siamo tutti morti, te compreso!”.
“Che
venga pure quel bastardo!” esclamò Kyler,
scontroso. Allora adesso anche gli shinigami sapevano di Gremory. Era
forse questo quello che i loro superiori avevano comunicato a William?
“Non permetterò che ammazzi Zack, questo e poco ma
sicuro. Non so ancora come, ma non glielo permetterò.
Dovessi morire nel tentativo!”.
Lo
shinigami lo
guardò sorpreso per un attimo. Zachary doveva avergli
raccontato del suo mandante e pareva che i due stessero tramando
qualcosa. Anche se non capiva come un umano e un demone da soli
potessero liberarsi di un essere dotato di un tale potere.
“Non credo che tu abbia idea di che cosa è capace
di fare Gremory, Kyler. Anche noi shinigami facciamo fatica a tenerlo a
bada. Fidati, non avete speranze ~” gli fece notare.
“Sii ragionevole”.
“Questo
è tutto da vedere. Prima ci liberiamo di voi, poi penseremo
a Gremory” ribatté il ragazzo. Forse il rosso
aveva ragione, forse il “datore di lavoro” del suo
protettore si sarebbe dimostrato al di là delle loro
possibilità. Ma lui e Zack avevano fatto un patto e
ciò non costituiva una ragione sufficiente per arrendersi.
Piuttosto sarebbe morto come aveva detto. “Quindi non perdere
altro tempo a cercare di convincermi. È fiato
sprecato”.
Grell
gli
lanciò uno sguardo colpito. Aveva capito che quel moccioso
era testardo, ma non si aspettava una tale temerarietà. Pur
essendo consapevole delle sue limitazioni e della sua debolezza, si
ostinava a perseguire i suoi scopi e a sperare. Un comportamente
tipicamente umano, certo, ma di solito quegli esseri, arrivati a quel
punto, erano spinti più dalla disperazione mentre il ragazzo
ci credeva ancora fermamente con lucidità. Non era da tutti.
“Come vuoi, io cercavo solo di essere gentile. Certo che per
essere il figlio adottivo di un nobile non sai proprio trattare con le
dame! Eppure avrebbero dovuto insegnartelo visto che ormai hai
l’età” borbottò con tono
offeso. “Comunque sia, adesso si vedrà chi
l’avrà vinta!”. Si voltò a
guardare i due duellanti che continuavano ad accanirsi uno contro
l’altro senza però che nessuno riuscisse a
prevalere. “Anche se potrebbe volerci un
po’…”.
Kyler
seguì il suo sguardo e fu costretto a concordare con
sull’ultima frase del suo nemico. Si lasciò
sfuggire un sospiro. Nonostante Zachary avesse proclamato che si
sarebbe levato di torno gli shinigami il più in fretta
possibile, sembrava che la sua voglia di giocare avesse preso il
sopravvento e lui si stesse divertendo un mondo a prolungare
all’infinito quello scontro, anche se si vedeva che William
lo stava mettendo in difficoltà. Se andavano avanti in quel
modo quando il sole sarebbe sorto sarebbero stati ancora lì
a combattere. “Mi chiedo se si ricordino ancora che stanno
combattendo per un motivo preciso…”
borbottò più tra sé e sé
che rivolto all’altro. “William credo di
sì, ma Zack l’abbiamo proprio perso
temo…”.
Grell
si
lasciò sfuggire un risatina. “Ah, gli uomini!
Tutti uguali! Quando si concentrano sulle cose che piacciono a loro
sono capaci di dimenticarti nel peggiore dei posti senza sensi di
colpa! E poi ce ne sono alcuni che si presentano a te con una freddezza
tale che ti fanno sentire come se fosse colpa
tua…” commentò, scuotendo il capo.
“Sono quelli che preferisco ~”.
Il
ragazzo decise
di non rispondere. Ormai stava iniziando a fare l’abitudine
al fatto che il suo avversario non si considerava parte del sesso
maschile, anche se faceva fatica a capire come una cosa del genere
fosse possibile. “Ma tu non dovevi cercare di
prendermi?” gli domandò invece, stupito dal fatto
che quello non avesse neanche tentato di avvicinarglisi dopo il loro
scambio di battute. “Pensavo che non stessi combattendo per
poter approfittare della distrazione di Zack”.
“Quel
demonietto verrebbe a cercarti ovunque, anche nel mondo degli
shinigami. Sarebbe inutile scappare di nuovo con te, ci troverebbe.
Quindi abbiamo deciso di liberarci prima di lui e poi di prenderci la
tua anima fintanto che è ancora attiva” fu la
risposta. “Non sto combattendo perché quei due mi
hanno tagliato fuori dallo scontro. Intanto ho provato a convincerti,
ma sei troppo innamorato per cedere, io l’avevo capito. Ma
tentar non nuoce ~”.
L’umano
avvampò a quell’affermazione, sentendosi punto sul
vivo. Aprì la bocca pronto a rispondere a tono negando il
tutto, ma non poté farlo perché proprio in quel
momento Zachary si bloccò, parando a stento il colpo di
William, che lo fissò a sua volta, stupito da quella
distrazione apparentemente immotivata.
“Che
diamine hai?” chiese brusco lo shinigami, una nota
preoccupata nella voce. Il moccioso si era irrigidito tutto
d’un tratto e avrebbe giurato di averlo visto sbiancare. E
sapeva che c’era solo una ragione che giustificava quelle
reazioni che poco gli si confacevano.
Il
demone non gli
rispose subito, fissando lo sguardo sulla strada che che si perdeva nel
buio a qualche metro da loro. Le notizie correvano più
veloce di quanto avesse pensato. O forse era stato sorvegliato. In
fondo l’aveva avvisato, avrebbe dovuto capire che
l’avrebbe tenuto d’occhio. Era troppo presto.
Dannazione. Si sforzò di restare calmo, anche se avvertiva
chiaramente il terrore iniziare a strisciargli lungo la spina dorsale.
“Will, mi spiace, ma temo che il nostro scontro
dovrà aspettare” annunciò abbassando le
braccia, incurante di aprire così la sua guardia
all’avversario. Sapeva che anche lui aveva intuito cosa stava
per accadere. “Abbiamo un problema molto più
grosso al momento”.
“Speravo
di aver capito male” rispose infatti William, abbassando a
sua volta l’arma e voltandosi nella direzione in cui stava
guardando Zack. “Questo non era previsto. Che ci fa
già qui? Avevo sentito dire che era un tipo impaziente, ma
non credevo così tanto”.
“Oh,
è colpa mia. È infuriato nero con me
perché gli ho disubbidito un’altra volta.
È venuto ad ammazzarmi” spiegò la
creatura infernale con un sorrisetto teso. “Ho deciso che me
ne sarei fregato dei suoi ordini, lui l’ha saputo e non
l’ha presa bene. Anche se speravo anche io che venisse un
po’ più tardi. È meglio che tu e il tuo
sottoposto vi leviate di torno prima che vi venga tagliata ogni via di
fuga. Non voglio che subiate le conseguenze della mia
imprudenza”.
“Mi
spiace, Zachary, ma non possiamo farlo. Questa non solo una tua
questione personale. Siamo qui per l’anima del ragazzo e
quindi il nostro lavoro include anche scontrarci con i demoni che
vogliono impossessarne” rispose gelido lo shinigami.
“E Gremory, purtroppo, non fa eccezione. Quindi niente di
personale, ma noi restiamo”.
Gli
occhi del
demone lampeggiarono. “Non sarà nulla di
personale, Will, ma non posso nasconderti che sono contento di sapere
che rimarrai. Mi rassicura” disse, mentre il ghigno sul suo
volto si allargava. “Ti spiace se mettiamo da parte i nostri
contrasti per un po’ e combattiamo quel bastardo insieme?
Conviene ad entrambi”. Il suo tono si fece sarcastico.
“Sai, niente di personale”.
Il
moro lo
fulminò con lo sguardo, ma poi annuì.
“Molto spiritoso, Zachary” fece. Poi si rivolse al
suo sottoposto. “Sutcliff! Smettila di chiacchierare e vieni
qui. Le cose stanno per complicarsi. E mi servi attento e concentrato,
sempre che ti sia possibile”.
Grell
si
affrettò a raggiungerli mentre Zachary ridacchiava
divertito. “Sei un tiranno, Will” lo
canzonò senza però ottenere reazioni rilevanti.
“Mi chiedo come facciano i tuoi tirapiedi a
sopportarti”. Spostò gli occhi verso il suo
protetto. “Kyler, ti conviene stare indietro sul serio questa
volta. Vorrei evitare che venissi colpito accidentalmente”.
“Ma
avevi detto…” iniziò a protestare
quest’ultimo.
“So
quello che ho detto. Ma al momento mi saresti più
d’intralcio che di aiuto” lo interruppe lui con un
tono che non ammetteva repliche. “Devo proteggerti,
è il mio lavoro, e tu devi lasciarmelo fare. Anche questo fa
parte del nostro patto. Se ti viene qualche brillante idea che lo sia
sul serio puoi intervenire, altrimenti no. Ma niente colpi di testa con
alta probabilità di fallimento, chiaro? Quello è
il mio campo, non il tuo”.
Il
ragazzo si
vide costretto a capitolare e tornò ad accucciarsi dietro le
casse, sporgendosi però abbastanza da avere una visuale
completa del campo di battaglia. Voleva guardare in faccia
l’essere che sapeva spargere tanta paura intorno a
sé, il mostro che aveva quasi torturato Zack a morte senza
pietà e senza esitazioni. Voleva vedere che aspetto potesse
avere un’incarnazione del male puro. Perché questo
doveva essere Gremory per poter fare quello che faceva e restare sempre
e comunque senza conseguenze. E soprattutto voleva capire fin dove
doveva spingere quel potere che gli bruciava di nuovo dentro da quando
il suo protettore lo aveva fatto evadere, sottraendolo alle grinfie
degli shinigami. Quanto avrebbe dovuto ustionarsi per poter avere
qualche chance contro quel demone che tutti sembravano temere?
Non
dovette
attendere a lungo. Dalle tenebre iniziò ben presto ad
emergere una figura dalle forme umanoidi, gli occhi cremisi che
splendevano minacciosi. Kyler vide la carnagione già pallida
di Zachary farsi ancora più livida e le sue mani tremare
leggermente, nonostante lui stesse cercando di non farsi prendere dal
panico e dominare dai ricordi. Anche il nervosismo dei due shinigami
era evidente. William aveva ogni muscolo teso fino allo spasimo,
l’espressione tirata e gli occhi inquieti in cui si
muovevano, appena visibili, apprensione e anche rabbia. Grell
continuava a spostarsi i capelli, in un tentennamento continuo,
stringendo il manico della motosega con l’altra mano tanto da
far sbiancare le nocche. Non sapeva che aspettarsi e molto
probabilmente avrebbe preferito non saperlo. Su tutti e tre aleggiava
pesante l’aura potente del nemico che si avvicinava.
Gli
occhi del
ragazzo tornarono a spostarsi sulla sagoma che ormai era abbastanza
illuminata da permettergli di vederla nella sua interezza. Rimase del
tutto spiazzato. Sebbene avesse capito per via della sua esperinza con
Zachary che i demoi potevano celare il loro vero aspetto dietro forme
anche umane, non si sarebbe mai aspettato che anche una creatura
orribile come il “capo” del suo protettore potesse
avere un aspetto tanto piacente. Era decisamente alto ed atletico, e i
vestiti scuri indossati con finta non curanza rendevano la sua figura
ancora più imponente ed accattivante. I corti capelli, di un
castano scuro tendente al nero solcato da ciocche arancione brillante,
erano ordinatamente pettinati e ricadevano sulla fronte con leggerezza,
seguendo le pieghe affilate dei lineamenti. Lo sguardo vermiglio era
magnetico e lasciava trasparire tutto il carisma del suo possessore.
Solo la bocca piegata in un ghigno crudele rivelava la
crudeltà che si celava dietro tutto quel fascino inquetante.
Ora capiva perché Zachary non si era posto troppe domande
prima di decidere di seguire Gremory. Era come se intorno a lui si
agitasse un vortice che attirava chiunque gli si avvicinasse troppo.
Era l’immagine vivente dello stereotipo del diavolo tentatore.
Il
demone
spostò per un attimo gli occhi su di lui, mentre il suo
sorriso si allargava soddisfatto. Il ragazzo si ritrasse, sparendo
dietro alle casse per sottrarsi alla luce malevola di quelle iridi
fameliche, l’ansia che lo prendeva alla gola. Sarebbe stata
molto più dura di quello che aveva immaginato. Forse troppo.
Un brivido gli corse lungo la schiena. Possibile che con una sola
occhiata avesse potuto terrorizzarlo tanto? Scosse il capo. Non doveva
farsi mettere in soggezione, doveva reagire. Era così che
quel bastardo trascinava tutti sotto in suo potere e lui non poteva
permettersi di abbassare la guardia. Doveva temerlo, ma non poteva
lasciarsi controllare dalla paura o sarebbe stata veramente la fine.
Dovevano essere loro a vincere. Lo aveva promesso a Zachary. E poi
aveva appena riacquistato la sua libertà, non se la sarebbe
fatta togliere di nuovo tant facilmente. Tornò a sporgersi
con cautela, scoprendo con sollievo che il loro nemico aveva distolto
la sua attenzione da lui per concentrarla sugli altri tre, in
particolare sulla sua guardia del corpo.
“Uhm,
mi sa che ho interrotto una riunione di vecchi amici!”
commentò Gremory, sarcastico. “Mi spiace, non era
mia intenzione. Ma sapevi che sarei tornato a trovarti, te lo avevo
detto, Zack. E poi non potevo aspettare dopo quello che ho sentito.
Insomma, dovevo venire a controllare. Mi hanno detto che vuoi
disobbedirmi di nuovo. Mi sembrava una tale
assurdità…Pensavo di aver capito male. Che mi
dici, Zack?”.
“Invece
a quanto pare hai capito benissimo, Gremory” si
sforzò di rispondere Zachary, il disprezzo e il timore che
si mescolavano nel suo tono. Non doveva permettere a quel bastardo di
fargli perdere la calma. Se si fosse lasciato andare alle emozioni
avrebbe perso anche quelle poche possibilità che aveva di
tenergli testa. “Ci ho provato a cambiare, ma, sai, i vizi
sono duri a morire. Così ho deciso che avrei fatto di testa
mia un’altra volta. So quello che mi aspetta. Ma questa volta
non andrà come la scorsa”.
“Quanta
spavalderia! Oh, Zack, sai che ti adoro quando fai così!
Questo tuo atteggiamento mi ricorda perché ti ho preso con
me. Peccato che come sempre tu non ti sappia dare una misura. Ci ho
provato anche io ad insegnarti a rigare dritto, ma tutti i miei sforzi
sono stati vani. Ci resta un’unica soluzione, temo. Peccato,
eri il mio preferito” lo prese in giro il suo
“datore di lavoro”, feroce. “Comunque,
concordo. Questa volta morirai tra le più atroci sofferenze,
implorandomi dopo che avrò distrutto ogni tua resistenza
mentale o fisica”.
“Devi
solo provarci!” ringhiò lui. “Te la
farò pagare per tutto quello che mi hai fatto passare! Ti
dimostrerò che succede a tenermi al guinzaglio per troppo
tempo”.
“Non
credo proprio. Sono qui apposta per mostrati che sarai tu a pagare,
Zack. Hai esaurito la mia pazienza. E ne ho avuta tanta. Te
l’avevo detto che avrei fatto il lavoro di persona”
rispose l’altro demone senza scomporsi di fronte al suo odio.
“Ti metterò fuori gioco, poi mi
prenderò l’anima di quel ragazzo che tu hai tanto
cortesemente recuperato e poi torneremo tutti quanti
all’Inferno dove sconterai il tuo contrappasso. E niente
finali alternativi questa volta. Tuo fratello non ci
disturberà, è troppo occupato con i suoi giochini
al momento”. Stese un braccio in avanti. “Su,
coraggio, Zack, vieni. Facciamola finita, vieni da me.
Adesso!”.
Gli
occhi di
Zachary incontrarono quelli del suo “superiore” e
per un attimo lui si perse in quelle pozze di sangue come gli era
capitato la prima volta che si erano incontrati. Gli imponevano di fare
come gli era stato detto. Era un’idea del tutto folle quella
di poter sfidare un potere del genere e sopravvivere. Lui e Kyler erano
pazzi. Non avevano speranze. Involontariamente fece un passo avanti.
Voleva fare resistenza, lo desiderava con tutto sé stesso,
ma non ci riusciva, l’attrazione superava la sua
volontà. Doveva avvicinarsi, doveva…
Una
presa ferrea
circondà il suo braccio, bloccandolo e tirandolo indietro
nuovamente. Lui scosse il capo, confuso, emergendo dallo stato di
trance in cui era caduto. Alzò gli occhi ed
ricambiò perplesso lo sguardo gelido di William.
Quest’ultimo lo aveva afferrato e lo teneva saldo in modo che
non si potesse allontanare.
“Che
diamine stai facendo? Ti comporti peggio di Sutcliff” gli
domandò pungente lo shinigami, ignorando le proteste che il
rosso tentò di sollevare udendo il paragone. “Non
abbiamo neanche cominciato e già vuoi farti ammazzare? Ti
ricordo che hai un conto in sospero anche con me, idiota di un
moccioso, quindi vedi di non fare stupidaggini prima di averlo
saldato”.
Il
demone
sembrò finalmente tornare del tutto in sé e
realizzò cos’era appena accaduto. Si era quasi
fatto fregare. Sapeva bene quale ascendente Gremory aveva su di lui ma
aveva abbassato la guardia lo stesso. Will aveva ragione, era un
idiota. “Mi sono distratto” ringhiò,
lanciando uno sguardo assassino all’altra creatura infernale
che lo fissava divertita. “Non accadrà
più, puoi starne certo. Ti ringrazio per avermi
richiamato”.
“Oh,
Zack! Vedi che quando vuoi la voglia di obbedire ce l’hai
anche? Ma c’è sempre qualcosa che ti distoglie dal
farlo alla fine” lo canzonò Gremory.
“Peccato. Ti ho dato la possibilità di venire a
morire con le buone in modo che nessun altro rischiasse di essere
coinvolto, ma a quanto pare qui nessuno è
d’accordo. Bene, mi prederò quello che mi
appartiene con le cattive allora!”. Fece un passo avanti
lasciando cadere le braccia lungo i fianchi mentre le sue unghie si
allungavano. Sul dorso delle mani e sul lato sinistro del viso
iniziarono ad apparire delle squame che si estesero fino a coprire
anche gli avambracci, parte del collo e la tempia. “Vi
farò pentire di avermi sfidato, tutti quanti. Spero che non
abbiate faccende in sospeso, perché non avrete
più l’occasione si portarle a termine,
temo!”.
Will
e Grell
fecero istintivamente un passo indietro, presi alla sprovvista
dall’aura del demone che era esplosa senza preavviso tutto
intorno a loro. Si preparava uno degli scontri più difficili
che si erano mai trovati a dover affrontare e non c’era modo
di avere dei rinforzi almeno per qualche ora. Se la sarebbe dovuti
cavare in qualche modo. Zack invece non si mosse. Era abituato a quegli
scoppi. Sentiva su di sé lo sguardo preoccupato di Kyler e
non poteva fare a meno di condividerlo. Quasi sperava che al ragazzo
venisse un colpo di genio come gli aveva detto. Perché
temeva che sarebbe servito fin troppo presto.
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Ciao a tutti!
Sì, lo
so, sono in ritardo rispetto a quanto avevo promesso, ma vi giuro che
il capitolo era pronto da una settimana! Solo che sono stata molto
impegnata (e ho avuto problemi di connessione) e ieri sono anche
partita per le vacanze, il che significa che per due settimane non
potrò aggiornare neanche volendo, salvo che in uno dei posti
dove ci fermeremo, come è capitato oggi, ci sia la
connessione! Mi spiace da morire -.-“ Avevo promesso di
essere puntuale ma a quanto pare non ci riesco proprio…Sigh!
Zack: questa
volta mi tocca confermare invece che smentire. Anche se questo prova
una cosa: sei inaffidabile!!
Mystic: *gli
dà una botta* Zitto che tra poco le prenderai. Giusto il
tempo di scrivere il prossimo capitolo e vediamo chi ride.
Già in questi ultimi due non hai fatto delle bellissime
figure!!
Zack: Sadica
sfruttatrice del passato altrui >.< E non girare il dito
nella piaga!! Gremory…brrr! Potevi lasciarlo
all’Inferno, dannazione a te!
Mystic: No,
troppo comodo se no! Almeno c’è un demone decente
in questa storia!
Zack: Ehi! Io
sono più che decente! u.u
Mystic:
…….. *sguardo scettivo* …comunque,
vedremo se sopravviverai! Sono curiosa di scoprirlo! Eheh!
Zack:
Ma…ma come?! Sei tu che scrivi!
Mystic: Appunto.
Non so ancora se darti l’happy ending e come dartelo, se
completo o no visto che adesso mi stai anche corteggiando il
coprotagonista.
Zack: -///-
…Comunque, se mi ammazzi ti ammazzo, chiaro?
Mystic: Non puoi!
Ti ho creato io!
Zack: E che
c’entra?!
Mystic:
C’entra, c’entra!! Comunque, basta cavolate!
Passiamo alle cose serie. Un mega abbraccio a Rebychan e a marzia ds che non
mancano mai di sostenermi e recensirmi! Non so che farei senza di voi,
ragazze!! Grazie mille di cuore. Un rigranziamento anche a chi
segue/preferisce/ricorda o semplicemente legge la storia. Mi fa davvero
molto piacere e mi invoglia a scrivere.
Alla prossima!
Quindi circa tra due settimane!
Un bacio,
La vostra Mystic
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Capitolo 10 *** X Parte ***
“Tieniti stretto la
tua volontà”. Quelle parole
rimbombarono nella testa di Zachary mentre lui si metteva in posizione
d’attacco, lo sguardo fisso sul quello che era da secoli il
carceriere della libertà. Suo fratello la faceva facile, lui
non si era mai ritrovato sotto l’influsso di quel bastardo e
non poteva neanche lontanamente comprendere che cosa significasse avere
quegli occhi ardenti puntati addosso. Occhi che lo smembravano, che gli
penetravano dentro, più a fondo di quanto lui stesso fosse
mai andato. Però su una cosa non poteva dargli torto: era
stato lui
a cacciarsi in quel guaio e lui
doveva tirarsi fuori. Poi sarebbe andato da suo fratello e gli avrebbe
sbattuto in faccia il fatto che anche lui sapeva, a modo suo, cavarsela
da solo, che era in grado di farsi carico delle sue
responsabilità. E allora anche l’altro avrebbe
dovuto riconoscere che lui non era più solo un ragazzino
pestifero e sconsiderato. Se si comportava come tale era per personale
e consapevole scelta.
Squadrò
attento la figura di Gremory, il quale teneva a sua
volta gli occhi fissi su di lui ignorando gli shinigami. Non gliene
fregava nulla dei due dei della morte, non ci voleva molto a capirlo.
Per il suo “capo” quella era una faccenda privata
tra loro due, esattamente come lo era stata decenni prima
all’Inferno. Da ciò poteva dedurre che si sarebbe
innanzitutto occupato di quelle che per lui erano solo delle seccature
indesiderate per poi potersi dedicare tranquillamente al suo obiettivo.
Gremory di sicuro sapeva che lui aveva capito cosa voleva fare, eppure
il ghigno che stazionava sul viso dell’altro demone non gli
piaceva per nulla. Aveva di certo in mente qualche brutto tiro per
prenderli alla sprovvista. Il suo sguardo si spostò sui suoi
due imprevisti alleati, un po’ preoccupato.
“State
attenti, non è un avversario facile. Ed
è molto peggio di quello che sembra” fece, anche
se il suo tono suonò contrariato. Odiava riconoscere la
forza del suo “superiore”, ma sapeva che non farlo
sarebbe stato da stupidi. “Guardatevi sempre le spalle. Ama
giocare sporco”.
“Fantastico!
Ora sì che mi sento molto più pronto ad
affrontarlo” borbottò sarcastico Grell. Quella era
forse la prima volta in tutta la sua “carriera” che
si trovava costretto a prendere un combattimento sul serio
perché rischiava di rimetterci la pelle. E sinceramente
sperava che fosse l’ultimo. Lanciò
un’occhiata al suo capo. Doveva ammettere che avere di fianco
William lo rassicurava. Era certo che non avrebbe permesso che a
qualcuno di loro accadesse qualcosa di troppo brutto. Era uno che
teneva ai suoi uomini, sebbene non lo desse a vedere. E in quel momento
sia lui sia i due mocciosi potevano essere etichettati come tali. In
qualche modo li avrebbe protetti dal peggio. “La prossima
volta scegliti un boss più tranquillo da far incazzare,
Zack-chan! Ma per questa volta vedremo di aiutarti a salvare la pelle,
visto che ci sono poche alternative!”.
“Saprò
sdebitarmi, Grell” rispose il
demone, regalandogli l’ombra di un ghigno. “Non
avrei mai voluto cacciarvi in questo guaio”.
“Ormai
lo hai fatto, moccioso, quindi vedi di chiudere la
bocca e di concentrati. E lo stesso vale per te, Sutcliff” si
intromise William, fulminando entrambi con lo sguardo. “Basta
chiacchiere, stiamo facendo spazientire il nostro ospite”.
“Esatto,
shinigami. E Zack sa bene che non sono famoso per la
mia pazienza” fece Gremory con un ghigno da squalo. Ormai era
a pochi metri da loro e li guardava con l’aria di chi sa
già di avere la vittoria in pugno. “Quindi vediamo
di sbrigarci, ho altri affari che ho dovuto lasciare in sospeso per
prendermi cura del mio sottoposto preferito”.
Zachary
digrignò i denti a quelle parole. Sempre a sfottere,
quel dannato. Quanto lo odiava. Ma ora gliel’avrebbe fatta
pagare una volta per tutte. “E sia. Visto che sei tanto
ansioso iniziamo pure! Anche io ho delle faccende da portare a termine
una volta che mi sarò liberato della tua bella
faccia!”. Sollevò gli artigli. “Siamo
alla resa dei conti, Gremory! O tu o io!”. E senza attendere
oltre si lanciò sul loro avversario, che però
parò in tutta calma i suoi attacchi, senza mai smettere di
sorridere divertito.
“Ah,
Zack, non cambi proprio mai!” lo prese in giro
l’altro demone, respingendo le sue unghie con le proprie.
“Troppo facile. Stesso stile, stessi
attacchi…”. I suoi occhi si illuminarono, mentre
gli spezzava la guardia. “…E stessi punti
deboli!”.
Ma
invece di sentire i propri artigli affondare nella carne di Zack
avvertì le dita di quest’ultimo bloccargli il
polso e scansarlo. Gremory si lasciò sfuggire una smorfia
sorpresa mentre i due si separarono, il suo sguardo irritato che
incontrava inevitabilmente il ghigno canzonatorio dell’altro
demone. Dannazione, quel moccioso lo aveva preso in giro. A quanto
pareva in quegli anni aveva lavorato sulle sue lacune e il risultato
non era niente male. Peccato che si trovasse costretto a doversene
liberare, era raro trovare sottoposti tanto in gamba. Ma la cosa non lo
sorprendeva, sapendo di chi era fratello. Proprio il fatto che era
così sveglio, però, rappresentava un altro motivo
per cui doveva assolutamente sbarazzarsi di quella peste. Si faceva
troppi pochi problemi a sfidare la sua autorità e in
più rischiava di diventare abbastanza forte da potersi
sottrarre ad essa. E lui non poteva permetterlo, quel genere di
comportamento era contagioso. Aveva un posto nella gerarchia infernale
e una reputazione che doveva difendere.
“Sorpreso,
Gremory?” lo provocò Zachary
con un sorriso spavaldo, anche se non era neanche lontanamente sicuro
come cercava di mostrarsi. “Non ti conviene sottovalutarmi.
Non puoi immaginare da quanto preparo il momento in cui avrei avuto la
possibilità di liberarmi di te!”.
“Lo
immagino eccome, Zack…Peccato che non
arriverà mai!” rispose lui per nulla impressionato
e si scagliò sull’altro senza attendere oltre.
Quel moccioso si permetteva anche di provocarlo? Ora gli avrebbe
insegnato a moderare le parole. Avrebbe voluto giocare ancora un
po’ con lui, ma a quanto pareva era più urgente
ricordargli con chi aveva a che fare. Gli avrebbe strappato la
volontà con una tale violenza che non si sarebbe
più rialzato. E lui non si sarebbe dovuto sporcare le mani
con quegli shinigami.
Zack
lo schivò a stento e fu costretto a rimettersi
immediatamente sulla difensiva perché l’altro gli
fu subito addosso di nuovo. I suoi attacchi erano decisamente
più violenti e veloci di quello che ricordava. Forse
perché l’altra volta Gremory non lo aveva preso
sul serio come stava facendo in quel momento. E la cosa non gli piaceva
per nulla.
Un
colpo lo raggiunse in pieno stomaco senza quasi che lui potesse
vederlo, strappandolo ai suoi pensieri e spedendolo a terra con un
tonfo sordo. Un gemito di dolore gli sfuggì dalle labbra.
Aveva evitato per un soffio di essere trapassato da parte a parte, ma
aveva lo stesso risentito dell’impatto. Non poteva
permettersi distrazioni di alcun genere, nemmeno per un secondo.
Sollevò lo sguardo appena in tempo per ritrovarsi il sul
“capo” quasi addosso e fu costretto a rotolare su
un fianco per schivare le sue lame avvelenate. Dannazione, era troppo
veloce. Non gli dava neanche il tempo di pensare a come difendersi.
Scattò
in piedi, ma non ebbe la possibilità di
recuperare l’equilibrio perché gli artigli di
Gremory arrivarono a pochi millimetri da suo viso. Lui li
schivò con un balzo all’indietro, senza
però riuscire ad evitare di cadere nuovamente al suolo. Il
suo “capo” non perse tempo e scattò in
avanti, pronto ad approfittare della sua guardia aperta. Gli occhi di
Zachary si fissarono sulle lame che si avvicinavano al suo petto quasi
al rallentatore. Vedeva i bagliori delle luci del porto percorrerle
lentamente, quasi le affilassero con cura in modo che potessero
infliggergli il massimo dolore. Una voce, probabilmente quella di
Kyler, stava urlando il suo nome, ma lui non riusciva a liberarsi da
quella stasi irreale. Era come paralizzato, il suo corpo si rifiutava
di muoversi, combattuto tra istinto di sopravvivenza e terrore.
Ma il
colpo non arrivò mai a destinazione perché
all’improvviso una mano lo afferrò da dietro per
il colletto della giubba, spostandolo fuori dalla traiettoria del suo
avversario all’ultimo momento. Il mondo riprese a scorrere a
velocità normale e lui si ritrovò a rotolare sul
pavimento sporco alle spalle di William. Lo shinigami lo aveva
letteralmente lanciato da parte, bloccando al tempo stesso
l’attacco di Gremory con la su falce. Quest’ultimo
rivolse al moro uno sguardo carico d’odio, che lui
ricambiò con un altro gelido.
“Ci
siamo anche noi nello scontro, demone” lo
apostrofò, sprezzante. “Vedi di non
dimenticarlo”. Poi si rivolse a Zack che lo guardava con gli
occhi sgranati, ancora impegnato a cercare di capire quello che era
appena successo: “Mi sembrava di averti detto di restare
concentrato, idiota di un moccioso. Devi saldare il tuo conto con me
prima di farti ammazzare”.
La
creatura infernale parve finalmente riscuotersi e gli rivolse un
ghignetto furbo. “Oh, sì! Però mi sa
che rincarerò la dose rispetto all’altra volta nel
nostro prossimo scontro!”.
William
lo fulminò con lo sguardo. “Questo
è tutto da vedere. Per il momento, mi devi già
due favori. Non credere che mi diverta a salvare di continuo una pesta
demoniaca come te” gli fece notare. “Se non ci
fosse nulla tra noi ti avrei già lasciato morire. Non
dimenticarlo”.
L’altro
non rispose, ma dalla sua espressione divertita si
intuiva benissimo che non credeva a una sola parola di quello che lui
aveva detto. Lo shinigami tornò a voltarsi, vagamente
irritato da quel comportamento impertinente, ma non poteva negare a
sé stesso che, conto in sospeso o no, lui non avrebbe
permesso a Gremory di uccidere Zachary, non in quel momento almeno. Se
si fosse trattato di un qualsiasi altro demone non gliene sarebbe
fregato molto. Ma Zack li aveva invitati ad andarsene e avrebbe
trattenuto il suo “capo” e forse sarebbe anche
arrivato a consegnare loro l’umano se fosse stato necessario
per convincerli a mettersi in salvo. Inoltre si era sempre rifiutato di
uccidere o ferire gravemente gli shinigami che gli davano la caccia,
anche quando questi ultimi si erano dimostrati pronti a prendersi la
sua vita. No, quel mocciosetto non meritava di essere trattato come un
bastardo infernale qualunque, era decisamente un caso anomalo tra i
suoi simili. Si era dimostrato un avversario leale e rispettoso,
nonostante tutti i suoi giochini irritanti, e come tale lui lo avrebbe
trattato, soprattutto ora che avevano un nemico comune.
“Tu,
demone. Ascoltami bene. Temo che tu non abbia ben capito
come stanno le cose qui quindi mi vedo costretto a chiarirle
nuovamente” fece freddo, rivolto a Gremory. “Il mio
nome è William T. Spears e sono stato mandato qui per
recuperare l’anima di Kyler Bysse ed eliminare chiunque
minacci la buona riuscita della missione. E tu lo stai facendo. Ragione
per cui, secondo i miei ordini, io e il mio sottoposto abbiamo il
dovere di eliminarti”. Si sistemò gli occhiali.
“Non mi importa quanto tu possa essere forte, quali questioni
tu abbia in sospeso con Zachary e se tu non hai intenzione di
calcolarci nei tuoi piani. Io ho una missione da compiere e non
sarà di certo una creatura immonda come te ad impedirmi di
farlo. Quindi ci terrei a ricordarti che tra i tuoi avversari ci sono
anche io”.
“E
non dimenticarti della sottoscritta! Mi avete ignorato
tutti fino ad adesso ed è una cosa che non posso sopportare!
Uomini, tutti ugualmente maleducati!” esclamò con
foga Grell comparendo senza preavviso al fianco del suo superiore.
Aveva osservato lo scontro tra i due demoni tenendosi un po’
in disparte e quello che aveva visto non gli era piaciuto proprio per
nulla. Gremory era anche più forte di quello che aveva
pensato. Ma non poteva lasciarsi spaventare. Era la sua occasione per
rimediare a tutti i guai che aveva combinato durante quella missione.
Certo, ci sarebbe stato un bagno di sangue durante quel combattimento,
ma in fondo quello era il suo campo. E poi la decisione che Will aveva
dimostrato lo aveva riscosso dallo stato d’ansia in cui era
caduto quando il loro avversario si era rivelato loro. Non poteva certo
permettere che un simile cafone, per quanto affascinante, gli mettesse
i piedi in testa senza neanche rivolgergli uno sguardo.
“Zack-chan è impegnato con noi, quindi dovresti
metterti in coda! Ma, dal momento che da quanto ho capito non ti va
proprio di aspettare, dovremmo eliminare prima te e poi separare i due
piccioncini qui presenti!”.
Zachary
non poté trattenere un sorrisetto, gli occhi fissi
sulle schiene dei suoi due avversari e ora improbabili protettori.
Perché, che i due se ne rendessero conto o meno, in quel
momento stavano facendo la stessa cosa che suo fratello aveva fatto
nelle lande infernali quasi un secolo prima: lo stavano difendendo
dall’ira del suo “capo”, mettendo a
rischio la loro incolumintà per lui. Da un lato
ciò gli dava fastidio e lo frustrava perché gli
dimostrava che da solo non poteva ancora nulla contro l’altro
demone, ma dall’altro gli ridava carica e determinazione.
Balzò in piedi e affiancò i due. Doveva
sconfiggere Gremory anche per ricambiare la fiducia che gli shinigami
gli stavano implicitamente concedendo. Avrebbe fatto di tutto per
impedire a quel bastardo di toccare loro o Kyler.
Gremory
ringhiò, indispettito. A quanto pare le due
seccature avevano deciso di infastidirlo con tutti i mezzi che avevano
a disposizione. Gli sarebbe toccato gestire lo scontro su tre fronti al
tempo stesso. Un ghigno da squalo gli si aprì sul volto.
Quella situazione incresciosa non sarebbe durata per molto. Doveva solo
riuscire a mettere le mani sul suo caro Zack e poi si sarebbe potuto
divertire sul serio.
“E
sia, shinigami. Visto che ci tenete tanto a morire, fatevi
pure avanti. Sono curioso di vedere quanto a lungo durerete”
li invitò provocatorio spalancando le braccia. “Vi
aspetto!”.
I due
non se lo fecero ripetere e scattarono in avanti, le death scythe
sollevate e pronte a colpire. Ma com’era successo per
Zachary, anche i loro colpi andarono ripetutamente ad infrangersi sugli
artigli affilati di Gremory, il quale riusciva invece a contrattaccare
e un paio di volte arrivò a stracciare le giacche dei suoi
due avversari.
Zack
osservava i tre combattere, cercando uno spiraglio nella guardia
del suo “superiore”, ma senza successo. Gremory
faceva in modo che tra loro due ci fosse sempre uno dei degli shinigami
sapendo che lui non avrebbe mai attaccato in quel caso
perché avrebbe rischiato di colpirlo. Imprecò tra
i denti, fremente di rabbia. Quel bastardo lo aveva tagliato fuori. E
la cosa peggiore era che non capiva a che cosa mirasse. Stava solo
giocando con i due dei della morte, lo si vedeva benissimo. I suoi
colpi erano poco potenti e mai miravano ad essere letali, perdeva un
sacco di occasioni per infilarsi nella loro guardia. Era come se stesse
cercando di spazientirlo, in modo da deconcentrarlo. Doveva dedurre che
era lui il vero bersaglio di quella messa in scena? O forse era un modo
per prendere di sorpresa Will e Grell in modo da eliminarli in un colpo?
“Zack!”.
La voce di Kyler lo distolse dai suoi
pensieri. Il ragazzo aveva lasciato il suo rifugio dietro le casse e si
era precipitato al suo fianco, la preoccupazione e la tensione dipinte
sul volto.
“Kyler!
Che diamine fai?! Torna immediatamente al
riparo!” ordinò lui, lanciando uno sguardo
preoccupato allo scontro. Ci mancava solo che l’umano
rimanesse coinvolto. “È pericoloso!”.
“Stai
bene?!” domandò il suo protetto,
ignorandolo e studiando i graffi che ricoprivano il corpo del suo
protettore. Alcuni di essi erano abbastanza profondi e sanguinavano
abbondantemente. Lo afferrò per un braccio, gli occhi viola
che scintillavano. “Dannazione, se non era per William quello
ti avrebbe ammazzato! Mi hai fatto una promessa, ricordi?”.
“Certo
che me lo ricordo! Sono un demone d’onore
io!” esclamò la creatura infernale, scostandolo.
“Non è il momento, Kyler. Ne parleremo quando
sarà finita, va bene? Ora torna dietro le casse prima che
Gremory decida di farci qualche brutto scherzo”.
“Ma
io voglio aiutarti!” protestò Kyler
con forza scuotendo il capo.
“Hai
un’idea per caso?”.
“Non
ancora, ma…”.
“E
allora torna dov’eri e stai lontano!”
tagliò corto Zachary, duro. “Mi saresti solo
d’intralcio, quante volte te lo devo dire?!”.
“Sei
ferito! Stai sanguinando e non poco!” gli fece
notare il ragazzo, per nulla disposto ad arrendersi. Allungò
una mano per pulire un rivolo di sangue che scendeva dalla guancia
dell’altro. “Non puoi…”.
“Non
posso cosa? Andare avanti a combattere? Non lascio i due
shinigami a vedersela con i miei
problemi, va bene? Perché questo casino è solo
colpa mia! Se io avessi ascoltato mio fratello adesso tu e loro non
stareste rischiando la vita a causa dell’attacco di quel
mostro!” esplose a quel punto il demone, esasperato. Capiva
che Kyler fosse preoccupato per lui, ma se voleva rispettare il loro
patto doveva tenerlo lontano da Gremory ad ogni costo.
Sospirò. “Kyler…Sto bene”
riprese con un tono un po’ più dolce.
“Sono solo graffi. Non sono un umano, non scordarlo. Sono di
gran lunga più resistente. La guarigione è un
po’ lenta solo per via del veleno, ma non è nulla
che io non possa sopportare”. Gli appoggiò le mani
sulle spalle. “Non morirò, ok?”.
Il
ragazzo con gli occhi viola annuì, anche se non senza
tentennamenti. Si sentiva di nuovo inutile. Era mai possibile che non
ci fosse qualcosa che potesse fare? “Zack,
io…”.
“Zachary!
Dietro di te!”.
I due
si voltarono, presi alla sprovvista dall’urlo di
avvertimento di William. Gremory aveva colpito Grell con un calcio,
spedendolo lontano e, dopo aver tentato di aggredire anche il moro che
però si era prontamente scansato ricevendo solo un graffio
superficiale al braccio, si era scagliato nella direzione dei due
ragazzi. Zack spinse prontamente Kyler di lato, schiavando
l’attacco improvviso, ma nel farlo finì addosso al
suo protetto che lo aveva istintivamente afferrato per il polso,
trascinandolo a terra con sé. Ecco a cosa puntava il
bastardo. Non si era sbagliato, era lui il suo vero bersaglio. Si era
distratto un attimo di troppo.
La
creatura infernale si voltò immediatamente a fronteggiare
la minaccia, trovando il suo “capo” a pochi metri
da loro, di nuovo impegnato con William che aveva approfittato
dell’attimo di pausa per tornare alla carica.
Scattò in piedi, furioso, non senza però lanciare
un’occhiata al suo protetto per assicurarsi che stesse bene.
L’altro demone aveva rischiato di colpire Kyler pur di
arrivare a lui. L’avrebbe pagata cara.
“Gremory!” gridò sollevando gli artigli.
“Sono io il tuo avversario!”. E in un attimo si
gettò tra i due combattenti.
Il suo
“superiore” posò per un momento
gli occhi su di lui, non aspettandosi una reazione così
veloce, e questo permise a William di sfruttare la sua distrazione e di
penetrare nella sua guardia. La lama della falce disegnò una
linea in diagonale sul petto del demone, stracciando i vestiti e
schizzando tutti e tre di sangue, mentre le pellicole dei cinematic
record di Gremory si svolgevano proiettando immagini delle lande
infernali e scene insanguinate tutto intorno. Quest’ultimo
urlò di rabbia e anche di dolore, allontanandosi con un
balzo dai due, un braccio stretto sulla ferita e
l’espressione stravolta dall’odio. Come aveva osato
quell’essere insignificante arrivare a sfregiarlo in quel
modo? Ora l’avevano veramente fatto infuriare. Il tempo del
gioco era finito, così come quello concesso alle loro
miserevoli vite. I suoi occhi si spostarono velocemente dai suoi
avversari a Kyler, che era rimasto a terra dove l’aveva
lasciato Zachary. Un ghigno gli illuminò il viso. Perfetto.
Zachary
capì al volo quello che stava per succedere e si
mosse prima ancora che l’altro demone lo facesse e che
William si sporgesse per afferrargli il braccio ed impedirgli di
allontanarsi. In un secondo fu sopra il suo prottetto e
l’attimo dopo il sangue tornò a spargersi
nell’aria.
Kyler
avvertì qualcosa di caldo e bagnato schizzargli il
viso e subito dopo l’odore pungente raggiunse le sue narici,
facendolo inorridire. Aveva sentito lo shinigami moro urlare qualcosa e
immediatamente dopo il peso di Zack cadergli addosso. Poi il sangue
sulla faccia e sui vestiti. Gli mancò il respiro. No. No,
no, no. Sbatté le palpebre affannato cercando disperatamente
di mettere a fuoco la scena. Avvertì le mani della sua
guardia del corpo lasciare la presa sulle sue braccia e sopra di
sé non ebbe più la giubba nera ma il cielo che
preannunciava l’alba. Si mise a sedere di scatto, temendo di
vedere ciò che sapeva essere successo. Davanti a lui Gremory
era in piedi, l’espressione vittoriosa, e gli artigli tinti
di cremisi. Dietro il demone i due dei della morte attoniti.
Spostò lo sguardo alla sua sinistra. Zachary era accasciato
al suo fianco in una pozza di sangue, le ferite aperte sia sul petto
che sulla schiena, segno che era stato trapassato da parte a parte. Il
ragazzo respinse a stento un’ondata di nausea che
minacciò di farlo piegare in due.
“Zachary!”
urlò disperato chinandosi sul
suo protettore, le lacrime agli occhi. Era stato ferito per proteggere
lui. Era solo colpa sua se era in quello stato, solo perché
lui non aveva voluto starsene buono dietro quelle dannate casse.
Cercò lo sguardo dell’altro. “Zack,
di’ qualcosa, per favore! È colpa mia,
è colpa mia!”.
Il
demone alzò lentamente il capo che aveva tenuto chinato,
fino ad incontrare gli occhi del ragazzo che congelò sul
posto, mentre brividi di paura gli correvano lungo la schiena. Le iridi
cremisi che si era trovato a fissare non erano quelle della creatura
infernale che lo aveva trascinato in quella complicata avventura, ma
erano diventati gelidi pozzi pieni di odio e assetati di sangue, gli
stessi che aveva già intravisto alla sua villa prima che gli
shinigami li separassero.
La
creatura lo scansò e si rimise in piedi, incurante del
sangue che continuava a perdere, spostando immediatamente lo sguardo su
Gremory, il quale non seppe trattenere un sorrisetto compiaciuto.
“Ma
bene, bene. Ora sì che ragioniamo”
commentò quest’ultimo, divertito
dall’espressione di orrore che si era dipinta sulla faccia di
Will. “A quanto pare qui c’è qualcuno
che conosce il mio segreto…Poco male, tanto morirete tutti.
E non per mano mia! Ah, quando Zack tornerà in sé
e vedrà che cosa ha fatto sarà completamente distrutto. E io
potrò punirlo come si deve!”.
“Kyler,
allontanati! Quello non è
Zachary!” esclamò William, intuendo le intenzioni
del loro nemico. “Ti ucciderà senza rimorsi se
Gremory glielo ordinerà!”.
Quello
gli sbarrò la strada con un braccio, impedendogli di
avvicinarsi all’umano. “Buono, Spears. Ti
conviene” lo minacciò gelido. Poi si rivolse al
suo “sottoposto”: “Allora, Zack,
perché non mi prendi quell’anima che ci serve
tanto?”.
L’altro
demone rimase a fissarlo per un attimo, poi
tornò a guardare Kyler, ancora inginocchiato ai suoi piedi,
sollevando gli artigli, pronto a colpire. Al ragazzo bastò
uno sguardo per capire che il moro non aveva mentito. Chiunque fosse
quell’essere non era lo Zack che conosceva e avrebbe eseguito
gli ordini che gli venivano impartiti senza esitare. Quella creatura
non conosceva la pietà, sarebbe rimasta sorda alle sue
preghiere. Era una macchina per uccidere, priva di una
volontà propria. I suoi occhi passarono dalle lame sospese
su di lui agli occhi del demone. Non poteva credere che sarebbe finita
così. E tutto solo per la sua imprudenza, perché
aveva ceduto alla preoccupazione e all’istinto. In fondo se
l’era cercata. Però quello che non poteva
accettare era che poi anche gli altri tre avrebbero pagato cara quella
sua bravata, come accadeva nella maggior parte dei casi. Non era
giusto, non lo meritavano. Si costrinse a non distogliere lo sguardo
anche se la tentazione di serrare gli occhi era forte. Avrebbe guardato
in faccia la morte, per mantenere quel bricciolo di dignità
che gli era rimasto, per dimostrare che neanche in quel momento estremo
si sarebbe arreso.
Ma
prima che il colpo potesse calare sul ragazzo, una massa rossa si
gettò addosso a Zachary, allontanadolo da lui sotto gli
occhi stupiti dei presenti. I due si rotolorano per terra lottando e
alla fine Grell si rialzò, trattenendo a stento
immobilizzato a terra il demone che si dibatteva furiosamente.
“Grell!”
esclamò il ragazzo mentre
un’ondata di sollievo lo invadeva suo malgrado.
“E
bravo, Sutcliff!” si lasciò sfuggire
Will, sorpreso a sua volta da quel salvataggio all’ultimo
momento. “Allora servi a qualcosa”.
“Vi
eravate dimenticati di me, vero? Ma io sono venuta a
salvarvi lo stesso perché sono una vera
gentildonna!” ansimò il rosso assestando un calcio
alla creatura ai suoi piedi che gli ringhiò contro in
risposta. “Scusa, Zack-chan, ma non sei in te! Kyler, muoviti
ad alzarti e a levarti di torno, qui l’atmosfera si
è scaldata un po’ troppo per te!”. Poi
si mise a gongolare, portandosi le mani giunte al petto, incurante
degli occhi furiosi che lo incenerivano dal basso. “Will,
sbaglio o mi hai fatto un complimento?
Oh, è la prima volta, da quando abbiamo lasciato
l’accademia ~”.
A quel
punto Zachary, approfittando della su distrazione, lo
afferrò per una gamba, strattonandolo tanto violentemente da
fargli perdere l’equilibrio, e gli saltò sopra,
deciso a fargliela pagare per averlo interrotto.
“Grell,
attento!” gridò Kyler, ma invano
perché lo shinigami era già di nuovo a terra dove
cercava a fatica di tenere gli artigli di Zachary lontani dal
suo corpo.
“Sutcliff,
razza di idiota!” esclamò
William, facendo per corrergli in soccorso, ma nuovamente la strada gli
venne sbarrata da Gremory.
“Non
volevi essere il mio avversario, Spears?” lo
prese in giro quello con un ghigno canzonatorio. “Sono qui
tutto per te adesso! E nessuno ci disturberà
perché il mio caro Zack si prenderà cura degli
altri due!”.
Il
moro strinse con forza l’impugnatura della falce, ma fu
costretto a rinunciare. Il demone non l’avrebbe lasciato
passare per nessuna ragione. Lanciò una veloce occhiata
preoccupata al suo sottoposto. Lui aveva provato a combattere contro
Zachary quando era in quello stato e sapeva che era un avversario
temibile. Non gli importava di ferirsi, ma solo di liberarsi del suo
nemico.
“Non…Non
preoccuparti per me, Will!” gli
gridò Grell, con il fiatone. Il rosso aveva notato il suo
sguardo e anche intuito i suoi pensieri. Non poteva permettere che Will
rischiasse ancora di più solo perché doveva
badare anche a quello che faceva lui. Non voleva essere un dannato
peso. Se la sarebbe cavata visto che aveva combinato
l’ennesimo guaio a causa della sua leggerezza fuori luogo. In
qualche modo avrebbe sistemato le cose. “Ci penso io a questa
peste impazzita! Tu occupati di quel bastardo cafone! Concialo per le
feste anche per me e Zack-chan!”.
William
non poté trattenere un’espressione stupita
a quelle parole, ma recuperò immediatamete la sua
impassibilità. Quell’idiota aveva ragione. Doveva
pensare a chi aveva davanti visto che neanche lui era in una bella
situazione al momento. Quindi si vedeva costretto ad abbandonare gli
altri almeno temporaneamente. Sperò solo che Sutcliff
riuscisse davvero a resistere o trovasse il modo di riportare il
moccioso in sé, anche se non aveva molte speranze al
riguardo. Tornò a guardare Gremory che gli sorrideva
provocatorio. Se fosse riuscito a liberarsi di lui o a sfuggire alla
sua guardia, sarebbe potuto correre in loro aiuto, ma per ora doveva
solo concentrarsi sul suo scontro. E soprattutto cercare di non morire
nel mentre.
“E
sia, demone. Sarai tu il mio avversario” disse
con il suo solito tono gelido, ma dentro di sé fremeva.
“Eseguirò i miei ordini”.
“Oh,
staremo a vedere, Spears” rise
l’altro, cattivo. “Chissà, magari ti
dimostrerai un interessante riscaldamento. Anche se comunque
dovrò trattarti come tale. Il mio vero giocattolo ora
è alle prese con il tuo sottoposto. E sono impaziente di
gustarmelo”. Scattò in avanti. “Quindi
vedete di morire entrambi in fretta!”.
Il
duello tra i due riprese furioso e l’aria si
riempì del suono del metallo che cozzava con una violenza
tale da sprigionare scintille. Will si ritrovò ansimante e
coperto di graffi già dopo pochi minuti. Il veleno di cui
erano cosparse le unghie del suo avversario gli bruciava la carne.
Quella creatura infernale era l’avversario più
forte che avesse mai affrontato. Rapido, potente, preciso. E la sua
guardia pareva non avere punti deboli. Scansò un colpo e
contrattaccò subito, ma gli artigli di Gremory bloccarono la
lama della sua falce. Ma non per questo avrebbe demorso. Lo aveva
già ferito e lo avrebbe fatto di nuovo. E questa volta non
sarebbe stata un semplice graffio superficiale. Doveva mirare ai punti
vitali.
Nel
frattempo Kyler, invece di andare a nascondersi come gli era stato
detto, si era a sua volta gettato su Zachary, tentando senza successo
di staccarlo da Grell, sebbene avesse ottenuto di distogliere dallo
shinigami
l’attenzione
della creatura, che ora si dibatteva per liberarsi dalla sua presa
incerta ma disperata. Era giunto il momento che anche lui facesse
qualcosa per aiutare i suoi compagni. E per di più se Zack
aveva perso il controllo era per colpa sua e per questo doveva
assolutamente rimediare prima che lo scontro venisse irrimediabilmente
compromesso. Lo aveva circondato da dietro con le braccia e aveva
affondato le dita nella casacca intrisa di sangue. Il suo viso era
premuto sulla schiena del suo protettore e il liquido cremisi
continuava a spruzzarlo dalle ferite ancora aperte, costringendolo a
una lotta interna contro la nausea che gli aveva azzannato la bocca
dello stomaco.
“Kyler,
ascoltami! Dagli uno strattone quando ti dico
io!” esclamò ad un tratto Grell da sotto di loro.
Lui si sporse da dietro il corpo di Zack per fargli vedere che aveva
sentito. Non aveva più fiato neanche per parlare.
“Pronto?
Uno…Due…Tre…Adesso!”.
Il
ragazzo fece come gli era stato detto, tirando il demone con tutte
le forze che gli erano rimaste, staccandolo così un poco dal
dio della morte che, approfittando del maggior spazio disponibile,
piantò senza troppi complimenti i piedi nello stomaco del
loro avversario e, facendo leva, riuscì finalmente a
scrollarselo di dosso.
Zachary
per l’equilibrio e cadde nuovamene a terra insieme a
Kyler. I due si ritrovarono a fissarsi, ansimanti, viola nel cremisi,
vicini come erano stati in numerose situazioni in quei giorni. Qualcosa
si mosse nello sguardo del demone, forse un barlume di coscienza,
rapidissimo ma non tanto da sfuggire all’umano che prese
coraggio e lo afferrò per le spalle.
“Zack,
lo so che sei lì. Ti prego, torna in te!
Abbiamo un patto!” esclamò scuotendolo
leggermente. “Non lasciare che Gremory ti
controlli!”.
L’altro
si liberò con violenza dalla sua presa,
scostandosi, un’espressione indecifrabile sul volto, ma non
fece nulla per aggredirlo. La luce gelida dei suoi occhi tremava, quasi
vacillasse. Grell, che si era avvicinato per bloccarlo di nuovo dopo
aver recuperato la sua arma, si fermò, interdetto. Sembrava
quasi che la creatura infernale stesse ascoltando. Forse avevano una
possibilità di farla tornare in sé senza dover
combattere. In fondo alla villa era stato proprio l’umano a
risvegliarla dalla sua trance. Poteva farlo di nuovo.
“Ascolta
il tuo umano, Zack-chan! Andiamo, non dirmi che ti
sei rassegnato ad essere un tirapiedi
di quel cafone! Nel caso non te lo fossi scrodato, quello ti vuole
ammazzare!” fece a sua volta, indicando Gremory e William che
combattevano. “Che razza di guardia del corpo sei?! Hai
aggredito il tuo protetto! E poi mi pareva di aver capito che volevi
salvare Kyler da tutti e ridargli la libertà”.
Zachary
si voltò verso il rosso sollevando gli artigli
ringhiando, mentre un’espressione di fastidio e di quello che
pareva dolore gli si dipingeva sul volto. Ma ancora una volta non diede
nessun segno di voler attaccare, anche se mantenne la guardia alzata.
“Zachary
Michaelis! Metti giù quegli artigli e
ascoltami almeno per una volta!” esplose Kyler, esasperato.
Era stanco come non lo era mai stato in vita sua. Ogni fibra del corpo
gli doleva per i colpi che aveva preso e per la lotta di poco prima,
gli occhi gli bruciavano per lo sforzo di trattenere le lacrime e lo
stomaco gli si rivoltava. Era coperto di sangue e aveva i vestiti
stracciati. Il suo unico desiderio era stendersi e svenire, ma lui
continuava a combattere per restare cosciente. Non poteva abbandonare i
suoi compagni, non poteva lasciare che Zachary affrontasse Gremory da
solo. Avevano un accordo, un patto che al suo protettore stava costanto
la vita. Lo doveva onorare, lo voleva onorare. Avanzò verso
il demone fino a che non fu ad un passo da lui.
“Zack” mormorò allungando una mano verso
di lui e affondando nuovamente i propri occhi nei suoi. Vedeva
l’odio tentennare dentro quello sguardo confuso e combattuto,
come se perdesse convinzione a ogni parola che lui diceva.
“Ricordi che cosa aveva detto tuo fratello? Tieniti stretta
la tua vita e soprattutto la tua volontà.
Ora abbiamo capito a che cosa si riferiva. Credo che sia il caso di
dargli retta per una volta, non sei d’accordo?”.
Zachary
rimase immobile a fissarlo per qualche secondo, ma poi si
sporse in avanti e afferrò le sue dita tremanti
stringendole, mentre tutto il gelo che aveva negli occhi evaporava per
lasciar posto alla solita luce inquietante ma a suo modo rassicurante.
“Credo che tu abbia ragione…Come mio fratello, lui
ha sempre ragione” riuscì a dire accennando un
sorrisetto. Poi tutto d’un tratto si irrigidì e
cadde in ginocchio, le membra scosse da violente convulsioni. Il sangue
ricominciò ad uscire a fiotti dalle ferite che avevano pian
piano iniziato a rimarginarsi e le cicatrici che gli aveva lasciato
Gremory anni prima iniziarono a rigurgitare uno strano liquido nero.
“Zack!”
urlò il ragazzo con gli occhi
viola, chinandosi immediatamente su di lui, mentre il sollievo che
aveva invaso il suo volto per un attimo si trasformava in terrore.
“Che ti prende?!”.
“Sta
avendo una reazione di rigetto di qualche
tipo” rispose Grell accorrendo in fretta al suo fianco.
“Probabilmente nei confronti di qualsiasi cosa gli abbia
fatto Gremory per costringerlo ad eseguire i suoi ordini.
C’è poco che noi possiamo fare. Deve cavarsela da
solo e cercare di non ricadere nello stato in cui era prima”.
Si alzò sotto lo sguardo perso e impaurito del ragazzo.
“Tu sta’ qui con lui, io devo andare ad aiutare
Will”. Gli poggiò una mano sulla spalla, con
un’espressione insolitamente gentile e forse un po’
forzata, ma comunque incoraggiante. “Aiutalo ad uscire,
Kyler. Sei l’unico che può farlo. Mi raccomando. E
non dubitare, puoi davvero!”.
Lui
annuì, sconvolto ma deciso, e lasciò che
l’altro si allontanasse prima di tornare a posare la sua
attenzione sul suo protettore. “Zack, coraggio. Devi venire a
risolvere il casino che hai combinato e a difendere la mia
libertà!” disse piano, ma con forza.
“Sai che io mi fido di te…”.
Gli
occhi del demone restarono serrati in una smorfia di dolore. Stava
provando di nuovo le stesse sensazioni che aveva sofferto quando il suo
“capo” aveva disegnato sul suo corpo quelle ferite.
Il gelo, l’assenza totale della realtà
circostante, la morte dei sensi. Il freddo e il silenzio cercavano di
infrangere la sua volontà, promettendo in cambio la
cessazione di quel dolore tanto intenso da risultare insopportabile,
impensabile. Non riusicva a capire che cosa gli stava succedendo. Le
parole di Kyler gli erano arrivate a mala pena, come un’eco
confusa e tremante, indecifrabile. Ma lui sapeva cosa volevano dire.
Doveva reagire e combattere contro quelle tenebre decise ad inglobarlo
ed annullarlo. A capire che cosa fossero ci avrebbe pensato in seguito,
anche se aveva già un terribile sospetto. Ora doveva solo
svegliarsi. Là fuori, nella realtà,
c’era chi stava combattendo la sua battaglia, che
stava correndo pericoli che non avrebbe dovuto correre. Non poteva
cedere a Gremory, non poteva soccombere. Aveva promesso di vincere
quella guerra e dimostrare che poteva fare tutto quello che gli pareva,
che anche
lui era
libero.
Stava iniziando a capire perché Kyler tenesse
così tanto a quella libertà che non era solo una
parola astratta e falsa, ma una forza che nasceva da dentro come un
torrente in piena. Lui l’aveva quasi dimenticata anche se
inconciamente aveva sempre combattuto per riaverla. E non era solo la
possibilità di non avere ostacoli davanti a sé,
ma era quella boccata di aria fresca che mancava nel buio in cui il suo
“superiore” l’aveva lentamente e
costantemente soffocato. Era arrivato al limite della sopportazione.
Era ora di recidere quel legame.
Con uno
sforzo terribile
lottò contro il fusso nero che lo
stava avviluppando e si obbligò ad aprire gli occhi.
All’inizio non cambiò nulla e il panico lo prese
per un istante, ma poi l’oscurità
iniziò a svanire e il mondo riprese colore. Si
tirò a sedere di scatto, tossendo come se fosse stato sul
punto di affogare. L’aria salmastra e appicciosa del porto
gli spalancò i polmoni e gli sembrò quasi di
essere rinato. Le sue ferite avevano smesso di sanguinare e si stavano
chiundendo in fretta, e anche il liquido nero aveva smesso di uscire
dalle cicatrici. Era di nuovo padrone di sé. Il suo sguardo
incontrò quello scosse ma sollevato del suo protetto che gli
sorrise, tremante.
“Zack!
Sei…tutto intero? Mi hai fatto davvero
paura, demone da strapazzo!” balbettò
quest’ultimo, ansioso, gettandogli le braccia al collo,
troppo felice per badare al suo orgoglio che altrimenti glielo avrebbe
impedito. “Come ti senti?”.
“Sono
a pezzi, ma sono vivo” rispose il demone
cercando di riprendere fiato. Poi un ghigno canzonatorio gli
solcò il volto sporco di sangue e fango.
“Però, che accoglienza. Ti sei proprio affezionato al tuo
tentatore, vedo!”.
La
frecciatina ebbe l’effetto di far tornare
l’umano in sé, il quale si affrettò a
scostarsi, avvampando. “Sì, sei proprio tu. Il
solito antipatico provocatore” borbottò, guardando
altrove. “Però almeno sei tu. Per questa volta te
la passo, ma sappi che è solo perché mi hai fatto
spaventare a morte e sono ancora scosso! Tu e le tue bravate! Sei un
idiota, non avresti dovuto farmi da scudo!”. Gli
tirò un pugno sulla spalla, attento ad evitare i punti in
cui la carne era lesa. “Guarda cos’hai combinato!
Quello di Gremory era un trucco per riuscire a ferirti! Non voleva
veramente attaccarmi!”.
“Non
si poteva essere sicuri. E io non potevo rischiare che
ti facesse del male” fu la risposta a disagio. “Se
tu stai bene ne è valsa la pena”.
Kyler
lo fissò incredulo, mentre tutte le obiezioni che
aveva preparato gli morivano in gola. Aveva sentito bene? Un sorrisetto
gli si aprì sul volto. Forse, nonostante tutto, non era
l’unico ad essersi affezionato allora.
Il
demone gli rifilò un’occhiataccia imbarazzata.
“Non farti strane idee. Abbiamo un patto. Io mi riferivo a
quello” si schermì, alzandosi, non senza sforzo.
Ma i suoi movimenti tornarono presto ad essere saldi dopo un iniziale
tentennamento. Il suo corpo aveva bisogno di riposo, ma lui ancora non
poteva concederselo. Doveva resistere ancora per un po’.
“Ora vado a dare una mano agli shinigami. Io e Gremory
dobbiamo chiudere il nostro conto”.
“Ovvio,
il patto” fece lui con una punta di
sarcasmo canzonatorio che gli costò un’altra
occhiata assassina. Poi tornò serio, gli occhi che
brillavano agitati. “Sta’ attento questa
volta”.
“Tranquillo,
non mi faccio mai fregare due volte”
lo rassicurò la creatura infernale, voltandosi.
“Aspettami, che poi andiamo in America a festeggiare. Siamo
ancora in tempo per prendere quella nave!”. E senza
aggiungere altro si affrettò verso i tre combattenti.
Kyler
rimase a guardarlo, il freddo del pavimento che gli penetrava
oltre la stoffa dei suoi vestiti. Non voleva che combattesse ancora per
lui. Non poteva rischiare che l’episodio appena sventato si
ripetesse. Era ora che quello scontro finisse e doveva essere lui a
chiuderlo visto che i suoi compagni non sembravano in grado di farlo.
Forse non avrebbero vinto la guerra ma al momento gli bastava
concludere la battaglia e portarli tutti in salvo. Si mise a sua volta
in piedi, sentendosi ardere, e strinse i pugni fino a far sbiancare le
nocche. L’idea lo terrorizzava ma non aveva altre
alternative. Ora era abbastanza sconvolto per poter realizzare la sua
idea. Era ora di tentare un colpo di testa che sicuramente gli altri
non avrebbero apprezzato e che per questo lui aveva deciso di tenere
per sé. Ma il risultato valeva il rischio.
---------------------------
Ciao a tutti!
Sì, sono
ancora viva e sì, ci ho messo molto
più tempo di quello che avevo annunciato. Ma questa
è veramente stata l’estate
più
impegnata della mia vita. Non ho mai avuto così poco tempo
libero durante le vacanze. Spero che possiate perdonarmi!! Oramai
immagino abbiate capito che con le scadenze di scrittura ho qualche
problema...Però vedrò di farmi perdonare. Non
dico come perché se no rischio di non riuscire a farlo, ma
giuro che ci proverò!
Comunque, ecco
qui il capitolo dieci, meglio tardi che mai. Mi ero
preoccupata di non avere abbastanza materiale per descrivere lo scontro
e invece ne ho avuto fin troppo e vi lascio senza dirvi come
andrà a finire! Be’, potete provare ad
immaginarvelo. Tutto dipende da quanto vi fidate di Kyler.
Avrà finalmente finito di fare solo la vittima? Speriamo,
perché qui c’è
davvero bisogno di una mano!! Anche per l’Autrice,
già che ci siamo, che ha una paura matta di iniziare a
scrivere stupidate...
Vi lascio, non me
la sento di tormentarvi dopo averi fatto aspettare
tanto! Spero che il capitolo abbia rimediato un po’
all’attesa!
Alla prossima ^^
Mystic
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Capitolo 11 *** XI Parte ***
Per
l’ennesima volta Will si ritrovò a doversi
scostare, ansimante. Gli pareva di aver combattuto per
un’eternità, sebbene sapesse che al massimo poteva
essere passata poco meno di un’ora dall’inizio
dello scontro. Sentiva i graffi di cui era ricorperto il suo corpo
bruciare come se fossero in fiamme a causa del veleno e la stanchezza
dovuta a quei continui attacchi quasi senza tregua iniziava a farsi
sentire. Sapeva che i suoi compagni non erano messi meglio. Grell, ogni
volta che gli artigli di Gremory lo raggiungevano, sembrava quasi sul
punto di svenire anche se si riprendeva subito e ricominciava a dare
addosso al loro nemico come prima, sia a parole che con la sua death
scyte. Zachary stava ancora soffrendo per la ferita che lo aveva
trapassato da parte a parte e che non si era ancora del tutto
rimarginata, ma, nonostante questo e la debolezza dovuta alla perdita
continua di sangue, non si fermava neanche un attimo, nemmeno quando i
colpi ricevuti gli toglievano il fiato e combatteva come
l’indemoniato che era, quasi non sentisse più
neanche il dolore.
Il
loro
avversario invece era messo molto meglio di loro, sebbene
iniziasse a sua volta a dare qualche segno di stanchezza. I suoi colpi
si erano fatti meno precisi, ma la potenza era sempre la stessa. Al
taglio sul petto che gli aveva procurato il moro e che ancora
sanguinava, si erano aggiunte altre ferite superficiali, sparse su
tutto il suo corpo, ma nulla che potesse veramente indebolirlo al punto
di dare loro una chance per chiudere quella battaglia.
Will
lanciò una breve occhiata preoccupata al cielo. Stava
albeggiando e ben presto quel posto si sarebbe riempito di umani. A
quel punto sarebbero stati guai grossi. Dovevano chiudere il
combattimento al più presto se volevano evitare di
coinvolgere anche gente innocente. Perché poi spiegare e
giustificare nel suo rapporto tutte quelle morti non previste sarebbe
stato un vero problema. I suoi superiori di sicuro non avrebbero
apprezzato. Scosse il capo, scacciando quelle riflessioni. Se davvero
voleva chiudere la partita in fretta era meglio se continuava a
combattere invece che perdersi nei suoi pensieri. Aveva recuperato un
po’ il fiato, la pausa era finita.
Sollevò
la falce e fece per tornare all’attacco,
ma prima che potesse muovere anche solo un passo, Grell gli venne
scaraventato addosso e i due finirono a terra con un tonfo.
“Sutcliff,
che diamine?!” esclamò
William, irritato, dandogli uno spintone per levarselo di dosso.
“Spostasti, non abbiamo tempo da perdere!”.
“Scusa
Will! Non l’ho mica fatto
apposta!!” protestò il rosso, sorvolando per una
volta sulla scortesia del suo superiore e alzandosi in fretta.
“Però è stato carino da parte tua
prendermi al volo ~ Hai attutito il colpo alla perfezione”.
“Non
fraintendere, è stato un riflesso
condizionato. Se avessi saputo che eri tu mi sarei spostato”
rispose gelido il suo capo rimettendosi in piedi a sua volta.
“E vedi di concentrarti invece di pensare a queste idiozie.
Non è né il momento né il luogo
adatto. E ora torn…”.
Ma
ancora una
volta non poté terminare perché
Zack finì loro addosso con tanta violenza da rispedirli
entrambi al suolo.
“Gremory!
Dannato bastardo!” ringhiò il
demone furente, senza neanche degnarli di uno sguardo. Era tanto preso
dallo scontro che pareva aver registrato appena la loro presenza sotto
di sé. “Ti ammazzo!”. E senza aggiungere
altro ripartì alla carica.
“Ehi,
Zack-chan! Razza di maleducato! Chiedi almeno scusa
alla signorina!” esclamò il rosso offeso, saltando
in piedi e seguendo la creatura infernale. “E anche tu,
Gremory! Pagherai per aver spedito una signora a terra per due volte! E
non ti perdono solo perché sono caduto addosso al mio Will
in entrambi i casi!!”.
L’altro
shinigami rimase a terra a guardarli incredulo. E
quella era la serietà e l’attenzione con cui i due
affrontavano una simile battaglia? Il demone quasi non prestava
attenzione ai suoi alleati, cosa fondamentale per far fruttare il loro
lavoro di squadra, e Sutcliff non faceva altro che ripetere le sue
solite idiozie. ‘Non ce la faremo mai se andiamo avanti
così…’ si ritrovò a pensare
sconsolato. Quando gli era stato consegnato il rapporto sulla missione
aveva avuto un pessimo presentimento prima ancora di aprirlo. Dopo aver
letto aveva creduto che quella sensazione fosse dovuta al fatto che si
sarebbe trovato di nuovo Zachary tra i piedi, e in fondo non si era
sbagliato visto che tutto quel caos ruotava intorno al demone, ma mai
avrebbe immaginato che le cose sarebbero degenerate fino a quel punto.
Prima la pessima notizia che Grell sarebbe stato il suo compagno in
quell’incarico, poi lo scontro in cui quella peste demoniaca
si era trasformata in un essere senza pietà che gli aveva
fatto rischiare la pelle in combattimento, e dopo
l’imprevisto con l’anima dell’umano.
Infine la notizia del coinvolgimento di Gremory e l’arrivo di
quest’ultimo. Se Grell non avesse fatto tanto
l’idiota fin dall’inizio della missione rovinando
ogni volta i suoi piani, se Kyler fosse stato un umano normale e adatto
alla sua epoca e se Zack si fosse limitato a comportarsi da demone e ad
eseguire gli ordini del suo mandante molto probabilmente tutto quello
non sarebbe mai accaduto. E invece si era ritrovato con un sottoposto
idiota che faceva rumore quando non doveva e si lasciava scappare i
prigionieri, un ragazzino che lottava con tutti i mezzi possibili per
la sua libertà e che si era affezionato a una creatura
infernale e un demone ribelle con forti tendenze anticonvenzionali che
faceva tutto di testa sua e che sembra quasi ricambiare
l’affetto che il suo obiettivo gli portava. Insomma un
disastro. E lui era lì, proprio nel mezzo di quel caos,
unico ad aver mantenuto il suo ruolo e la sua compostezza. E per questo
era responsabile di tutti i pazzi che lo circondavano. Possibile che
toccava sempre a lui risolvere i guai degli altri?
Le
sue
riflessioni furono interrotte proprio dal terzo di quei
“pazzi” che lo superò, diretto verso i
tre che avevano ripreso a combattere. William fu preso alla sprovvista,
ma si riprese abbastanza in fretta per riuscire ad afferrare il braccio
di Kyler e a bloccarlo prima che fosse fuori dalla sua portata. Ci
mancava solo che quel ragazzino tentasse un’altra delle sue
bravate.
“Dove
credi di andare, tu? Zachary ti ha detto di restare
nascosto e per una volta sono d’accordo con lui”
disse freddo lo shinigami, tirandolo indietro. “Hai
già fatto abbastanza danni”.
“Zack
ha detto che se avessi trovato un’idea buona
per darvi una mano avrei potuto applicarla”
ribatté il ragazzo, cercando di divincolarsi dalla sua presa
ferrea. “Ed è quello che ho intenzione di fare!
Quindi lasciami andare prima che sia troppo tardi”.
Il
moro lo
fissò incerto, allentando appena la presa. Poteva
sentire chiaramente il potere dell’anima ardere
all’interno del corpo dell’umano. Era una forza
incredibile. Lo sapeva, glielo avevano detto ai corsi, ma farne
esperienza diretta era tutta un’altra cosa. Ma sapeva anche
che quella potenza sprigionata in quella fase di maturazione, del tutto
incontrollata, era molto pericolosa. Stava degenerando fin troppo
velocemente, se il moccioso avesse continuato a far scorrere
l’energia in quel modo sarebbe arrivato al sovraccarico molto
in fretta. Che aveva intenzione di fare? “Non posso
permetterti di rischiare tutto per qualche bravata che tu ritieni
intelligente” si obbligò a dire mantenendo il suo
solito tono, nonostante il suo turbamento. “Devo portare la
tua anima al comando, ricordati che io e Sutcliff siamo qui per
questo”.
Kyler
lo
fissò, irritato. Non sarebbe stato quel tizio ad
impedirgli di fare la sua parte. Possibile che non capisse che lui era
la loro unica speranza in quel momento? Erano tutti stanchi e feriti,
le loro energie erano agli sgoccioli. Serviva un’azione
conclusiva e alla svelta, altrimenti avrebbero perso il combattimento.
E Gremory avrebbe avuto campo libero con Zack. Non poteva permetterlo.
“Non me ne frega niente di quello che pensi o che devi fare
tu. Io faccio quello che voglio con la mia anima! E anche
se volessi
farmi ammazzare sarei libero di farlo” lo aggredì
con decisione, dando un altro strattone e riuscendo così a
liberarsi. “Quindi se sei deciso a fermarmi vedi di levarti
dai piedi, shinigami.
In caso contrario smettila con queste storie e
dammi una mano a sistemare quel bastardo!”.
Lo
shinigami
rimase zitto per un attimo, senza parole. Mai si sarebbe
aspettato un comportamento del genere da quel moccioso. Non avrebbe mai
voluto ammetterlo ma in quel momento gli sembrva quasi un demone. In
una situazione normale non gli avrebbe mai permesso di rivolgersi a lui
con quel tono e con quell’atteggiamento, ma in quel momento
le iridi viola del ragazzo sembravano fatte di fuoco liquido e lui
sapeva che se si fosse opposto ulteriormente avrebbe corso il rischio
di finire bruciato, come era accaduto a Zachary quando si era rifiutato
di spiegare a Kyler la verità su quello che stava
succedendo. E poi non poteva rischiare che il ragazzino si scatenesse
senza un minimo di controllo. “E sia, umano. Quale
sarebbe
questa tua geniale idea?” si arrese, ma il suo tono rimase
chiaramente scettico.
Il
ragazzo parve
calmarsi un poco, ma continuò comunque a
fissarlo scontroso. “Devo dedurre che hai deciso di
aiutarmi?” chiese cauto.
“Direi
che ho poche alternative. Cercare di trattenerti
peggiorerebbe le cose perché mi impedirebbe di tornare a
combattere. In più così posso anche evitare che
tu combini un altro guaio” fu la risposta fredda.
“Muoviti a spiegare, non c’è molto
tempo”.
“Tu
distrai Gremory in modo che mi possa avvicinare senza che
lui mi veda. E dovresti anche impedire a Zack o a Grell di
fermarmi” disse Kyler, sostenendo il suo sguardo. Non era
neanche minimamente sicuro che la sua idea avrebbe funzionato ma sapeva
che se avesse tentennato Will avrebbe colto al volo
l’occasione per convincerlo a essere razionale e a rinunciare
alla follia che aveva pensato. Leggeva chiaramente nello sguardo dello
shinigami cosa pensava di quel suo intervento fuori programma, ma non
poteva permettersi di farsi scoraggiare. E poi ormai sentiva la
necessità irrinunciabile di liberare quelle fiamme che gli
divampavano dentro, bruciandolo con una lentezza estenuante. Gli pareva
di avere la febbre e ogni minuto che passava la forza smisurata del
potere che si portava dentro cresceva a scapito delle sue energie
vitali. Se avesse aspettato oltre avrebbe perso coscienza di
sé e chissà cosa sarebbe successo. Quando aveva
deciso di provare a richiamare quella forza non aveva pensato che lo
avrebbe consumato così velocemente. Alla villa non si era
accorto di essa fino a quando non aveva visto i polsi di Zachary
sanguinare, mentre in quel momento sentiva già di essere
vicino al limite. Com’era possibile? Qualcosa doveva essere
cambiato, probabilmente la sua anima aveva raggiunto un altro stadio di
maturazione. “Al resto ci penso io. Tu fai solo quello che ti
ho chiesto”.
“E
sia” acconsentì William contrariato
dopo un attimo. Aveva un pessimo presentimento, ma non c’era
più tempo per pensare. “Sappi che in una
situazione normale non ti avrei mai permesso di fare una cosa del
genere. Se mai dovessi diventare un mio sottoposto, non pensare neanche
che te lo faccia rifare, chiaro? Ma questa è
un’emergenza. Sta’ attento, umano. La tua anima
è preziosa per tutti noi”.
Il
ragazzo con
gli occhi viola annuì. “Grazie
della fiducia” mormorò.
“Non
è fiducia. Devo portare a termine la
missione” lo corresse lo shinigami, prima di tornare a
concentrare la sua attenzione sul combattimeno. Avrebbe accontentato
quel pazzo, anche se non era certo che fosse la scelta giusta. E
soprattutto non sarebbe stato facile. Avrebbe dovuto portare tutta
l’attenzione di Gremory su di sé di nuovo e la
cosa non gli piaceva per nulla. Doveva stare attento a calcolare bene i
tempi di azione.
L’occasione
giusta per permettergli di intervenire nello
scontro arrivò quasi subito. Gremory era riuscito spezzare
la guardia di Zack e ad assestargli un colpo sulla ferita non ancora
rimarginata che lo aveva finalmente costretto a cessare i suoi assalti
e ora si stava dedicando a Grell. William si affrettò a
parare gli artigli che, dopo una finta, avevano rischiato di
raggiungere il corpo di quest’ultimo e spinse il demone
lontano con la falce. Quello gli rivolse un’occhiata
infastidita che prometteva vendetta immediata. Per lo shinigami era la
chance perfetta. Nessuno sembrava essersi accorto che Kyler si era
avvicinato. Il suo sottoposto era troppo preso ad adorare lui
perché lo aveva salvato, Zack stava ancora cercando di
riprendersi e aveva occhi solo per il suo “capo” e
l’altro demone era concentrato su di lui. Ora doveva
solamente fare in modo che il suo avversario si trovasse a dare le
spalle all’umano.
Gremory
partì alla carica senza preavviso, costringendolo ad
arretrare. I suoi attacchi si stavano facendo via via più
violenti. Anche lui voleva sbrigarsi a chiudere quello scontro. Era una
perdita di tempo prezioso. Will scartò in diagonale di lato
per schivare le lame avvelenate che lo avevano minacciato ancora e
contrattaccò senza perdere tempo. Il demone respinse la
falce, ma fu costretto a voltarsi perché lo shinigami si era
spostato ancora per cercare di attaccarlo sul fianco opposto che era
rimasto scoperto per un attimo. Che illuso. Sperava di coglierlo
impreparato. Ma non aveva possibilità. Si vedeva chiaramente
che le forze iniziavano a mancargli, nonostante lui tenesse duro. Nel
giro di poco avrebbe fatto un piccolo passo falso e lui lo avrebbe
finito. Gli sarebbe bastato stancarlo ancora di più.
Sollevò gli artigli. Era giunto il momento di fare piazza
pulita di quelle seccature.
Il
moro quasi
finì a terra per la violenza del colpo che si
abbatté su di lui. La falce rischiò di sfuggirgli
dalle mani sudate, ma lui strinse la presa sul manico appena in tempo.
Ma non terminò lì perché a
quell’attacco ne seguì un altro e un altro ancora.
Gremory aveva deciso di spezzarlo per primo a quanto pareva. Bene,
almeno era caduto nella trappola. Però Kyler doveva
muoversi, non sarebbe resistito ancora a lungo. Il suo sguardo
incrociò quello del ragazzo che gi fece un cenno con il
capo. Lui capì al volo. Finalmente si era deciso. Respinse
l’ennesimo assalto del suo nemico e poi gli si
gettò addosso.
Kyler,
non appena
vide che il moro aveva afferrato il suo segnale, si
costrinse a mettere da parte tutti suoi tentennamenti e si
lanciò a sua volta verso Gremory. William aveva scelto di
rischiare la vita per aiutarlo e lui non poteva fallire. Non avrebbe
retto un altro episodio come quello di poco prima. Questa volta non
avrebbe permesso che qualcuno si facesse male per proteggerlo. E poi
quella era un’occasione unica: se avesse fallito il loro
nemico avrebbe potuto intuire a che cosa mirava e gli sarebbe stato
impossibile ripetere l’attacco. Lui non aveva altre armi e
non era in grado di resistere agli assalti come gli altri tre. Per non
parlare del fatto che ormai stava davvero per perdere il controllo.
Tutto il suo corpo scottava e la vista aveva iniziato ad annebbiarsi,
mentre nella sua testa i pensieri si confondevano e si attutivano come
se avesse la febbre altissima. Doveva scaricare
quell’energia. E se lo avesse fatto addosso a Gremory di
sicuro l’effetto sortito sarebbe stato quello desiderato.
Ma,
quando fu a
pochi passi dal suo obiettivo, Grell, troppo
preoccupato per il suo supeirore per accorgersi di lui, si
lanciò sul loro avversario tagliandogli la strada e
ottenendo di finire a terra insieme agli altri due.
Il
ragazzo si
bloccò sul posto incredulo davanti a
quell’imprevisto che aveva mandato a monte la sua strategia.
Se il rosso avesse aspettato solo qualche secondo di più lui
sarebbe riuscito a raggiungere Gremory, ma invece aveva scelto il
momento peggiore per intervenire. ‘Dannazione!’
pensò il ragazzo ansimante, allontanandosi un poco, mentre a
terra i tre lottavano tra loro per rialzarsi. ‘Ci
è mancato un pelo! Che sfortuna!’. Si
voltò avvertendo una sensazione ormai familiare e si accorse
di avere lo sguardo di Zachary puntato addosso. Non gli servirono
parole. Il demone aveva capito da sé cosa voleva fare e in
un attimo gli fu accanto.
“Kyler,
ce la fai a resistere ancora un
po’?” gli domandò in fretta.
Lui
annuì debolmente. “Ci…Ci posso
provare” disse non senza sforzo.
La
creatura
infernale lo squadrò per un attimo, poi tese le
braccia verso di lui. “Stringimi i polsi come hai fatto
quando eravamo alla villa” gli ordinò perentorio.
Lui
sgranò gli occhi. “Cosa?! Ma sei
scemo?!” esclamò, incredulo. “Ma se lo
faccio ti brucerai! Non posso…Non voglio che tu ti faccia
male per…”.
“Kyler,
se tu svieni abbiamo perso.
Definitivamente” lo interruppe Zack mortalmente serio.
“Se inizi a scaricare un po’ di energia dovresti
durare il tempo necessario. Ti dirò io quando attacare
Gremory. Hai detto che ti fidi di me. È giunto il momento di
dimostrarmelo”.
Il
ragazzo
esitò, ma alla fine cedette e fece come gli era
stato detto, seppur riluttante. Con quel suo gesto voleva proteggere la
sua guardia del corpo e invece si era ritrovato a fargli del male
personalmente. Ma Zack aveva ragione, era necessario. E poi era sempre
meglio di quello che avrebbe potuto fargli Gremory. “Sei un
masochista” borbottò tra i denti, sforzandosi di
controllare il flusso di energia che premeva per lasciare il suo corpo.
Dovette ammettere che sentiva già gli effetti di quella
trovata. La sua mente era un poco più ludica, me il prezzo
era il sangue che aveva iniziato a gocciolargli tra le dita.
“Può
darsi” fece Zack forzando un
ghigno, che però si trasformò in una smorfia di
dolore. Si sforzò di ignorare la sua pelle che andava a
fuoco e sbirciò con la coda dell’occhio lo scontro
in corso. Gli shinigami erano in grave difficoltà, ma
avrebbero dovuto tenere duro ancora per un po’. Gli serviva
più tempo, Gremory doveva pensare di avere tutti in pugno. E
quando avrebbe abbassato la guardia lui lo avrebbe fregato.
“Guardano in faccia, ok? Non pensare a quello che mi stai
facendo. Se vai in panico finisce che mi ammazzi. E non mollarmi
finché non te lo dico”.
Kyler
annuì di nuovo, troppo impegnato a fare come gli era
stato detto per parlare. Sentiva che la situazione era delicata. Non
doveva distrarsi per nessun motivo.
Nel
frattempo
Gremory si dibatteva per scrollarsi di dosso i due
shinigami che avevano tutta l’intenzione di tenerlo
immobilizzato al suolo. Il rosso gli era arrivato addosso a peso morto
prendendolo di sorpresa e ora lottava per impedirgli di alzarsi, mentre
il moro tentava di bloccargli le braccia, cercando al tempo stesso di
tenere lontani gli artigli da sé. Il demone
ruggì, più furioso che mai. Quello era il
peggiore affronto che avesse mai ricevuto, lui, Gremory, trattenuto su
un pavimento sporco da due esseri insignificanti. Evidentemente non
avevano ancora capito con chi avevano a che fare. Diede uno strattone
violento, trascinando William con sé e sbattendolo di lato
in modo che non gli fosse più sopra, riuscendo anche a
liberare un braccio. Ora lo avrebbe spiegato loro in un modo che non si
sarebbero mai dimenticati. Afferrò Grell per la collottola e
se lo staccò di dosso con la forza aiutandosi con le gambe.
Poi saltò in piedi stagliandosi minaccioso sopra i suoi due
avversari ancora a terra.
“Avete
passato ogni limite, shinigami”
ringhiò con gli occhi che fiammeggiavano. Assestò
un calcio nello stomaco a Grell facendolo piegare in due. “Vi
farò sputare tutto il sangue che avete in corpo!”.
Il suo sguardo cadde sul moro. “E tu sarai il primo, visto
che hai osato sfidarmi apertamente. Rimpiangerai la tua
arroganza!”.
William
non
riuscì a muoversi, sentendosi incatenato da
quelle iridi cremisi, diviso tra disgusto e attrattiva. Ora capiva
perché Zachary era caduto così facilmente vittima
di quella creatura. Il suo sguardo era paralizzante ed ipnotico anche
per lui. Aveva sbattuto la testa contro il pavimento quando Gremory lo
aveva spinto di lato e aveva ancora la vista annebbiata per il dolore
improvviso e la stanchezza. Sarebbe davvero finita così?
Soccombeva a uno di quegli esseri schifosi che odiava tanto? Non
riusciva a crederci.
Vide
gli artigli
sollevarsi e calare verso il suo petto, ma a
metà strada si fermarono bruscamente. Grell, in un atto
disperato, aveva afferrato il loro avversario per le gambe,
sbilanciandolo ed impedendogli di portare l’attacco a
compimento. Il demone distolse lo sguardo per dirigerlo verso
l’altro shinigami e Will si sentì libero dalle
catene che lo avevano immobilizzato. Immediatamente rotolò
su un fianco e afferrò la sua falce che era caduta poco
distante da loro, giusto in tempo per bloccare le lame di Gremory
dirette sul rosso.
Quello
parve
impazzire di rabbia davanti a quell’ennesima
resistenza. Le squame che aveva sulla pelle si estesero ancora di
più invadendogli anche parte dell’altra
metà del viso. La creatura infernale afferrò con
una mano il manico della falce e la strappò alla presa dello
shinigami con un solo gesto e lanciandola lontano, mentre con
l’altra lo afferrava per la giacca lacerata e lo buttava a
terra con tanta forza da creare un piccolo cratere sotto di lui. Poi si
liberò a calci dalla presa del rosso e gli piantò
un piede nel petto. Il suono secco delle costole che si spezzavano
rimbombò nell’aria seguito da un grido di dolore.
Gremory
non perse
tempo ad infierire e, deciso a mantenere quanto detto
prima, tornò verso William che cercava a fatica di
sollevarsi. Barcollava e il sangue gli colava dalla nuca che aveva
sbattuto per la seconda volta. E, cosa peggiore, non aveva la
più pallida idea di dove fossero i suoi occhiali. Ma di
nuovo Grell gli sbarrò la strada, ansimante e tremante.
“Non
ti
lascerò toccare Will!”
urlò con tutto il fiato che gli era rimasto.
“Dovrai vedertela con me, bastardo che non sei
altro!”.
“Ma
che
sottoposto fedele. Devi tenere davvero molto al tuo
capo per giurare di difenderlo ferito e disarmato come
sei”
commentò Gremory divertito. “È inutile,
non hai speranze. È meglio che abbassi la
cresta!”. E senza perdere un attimo affondò gli
artigli nel petto già martoriato dello shinigami che non
ebbe il tempo di spostarsi per eviatare il colpo.
“Sutcliff!”
urlò William, sentendo il
sangue schizzargli in faccia. Le sue mani annasparono tutto intorno
alla ricerca degli occhiali. “Dannazione!”.
Grell
cadde in
ginocchio e una fontana di sangue gli uscì
dalla bocca e dalla ferita appena inferta, ma nonostante ciò
tentò nuovamente di rialzarsi e si piazzò ancora
una volta davanti a Gremory. “Ti…Ti ho
detto…che…non…toccherai
William!” balbettò deciso.
“Prima…mi devi…uccidere. E devi
uccidere…anche…i miei sentimenti,
bastardo!”.
“Sutcliff,
non fare l’idiota! Spostati, lui vuole
prima me!” esclamò il moro, l’agitazione
ora ben presente nella voce. Non poteva credere a quello che vedeva.
Quel cretino voleva davvero morire. E la cosa peggiore era che voleva
morire per lui. Non poteva permetterlo. Si guardò intorno
disperatamente, alla ricerca di un soluzione. Doveva fermare quel
bastardo prima che Sutcliff si facesse uccidere. Ma come? Come? Le sue
dita incontrarono qualcosa e lui sobbalzò. Forse
così poteva andare.
“Faresti
meglio ad ascoltare il tuo capo, ma credo che
dirtelo sia fiato sprecato. Come ti pare allora. Sei testardo, te lo
concedo” fece Gremory. Doveva ammettere che era
impressionato. Aveva sempre pensato che gli unici che potessero
assumere comportamenti tanto inutili e stupidi fossero gli umani, ma
ora sapeva che potevano farlo sia gli shinigami che i demoni. Sempre
che Zack potesse essere eletto a rappresentante della loro razza.
“Sarò magnanimo, ti accontento. Morirai per primo.
Ma non temere, vi rivedrete in un attimo
nell’aldilà!”.
Grell
si
preparò a ricevere il colpo di grazia, ma
all’ultimo avvertì una mano afferrarlo e tirarlo
indietro. Le gambe gli cedettero e lui si ritrovò a terra,
mentre un altro conato di sangue gli usciva dalle labbra. Quando
alzò lo sguardo vide Will in piedi davanti a lui, con i
vestiti stracciati e senza occhiali, che brandiva la sua motosega.
“Come
ti ho già detto, demone,
il tuo avversario
sono io”
ansimò il moro, la voce tremante ma
carica di una decisione ferrea. “Prenditela con
me!”.
Gremory
scoppiò a ridere. “Siete
patetici” disse, feroce. “Cosa credere di fare
conciati in questo modo? Mi state implorando di uccidervi!”.
“Secondo
me non hai capito proprio niente, Gremory! Ti
lamenti che io non ti ascolto ma poi tu stesso non segui i tuoi
insegnamenti!”. La voce di Zachary li fece sobbalzare
entrambi, ma prima che uno di loro potesse anche solo voltarsi, il
demone aveva spinto William da parte e aveva bloccato gli artigli del
suo “capo” con i propri. “Mi dici sempre
di stare concentrato eppure tu ti sei perso nella tua furia e ti sei
dimenticato del tuo avversario principale. Ti sei dimenticato di
me”
lo canzonò con un ghigno vittorioso stampato
sul volto. “E ora pagerai caro questo tuo errore!”.
Gremory
lo
fissò incredulo, ma la sua attenzione fu ben
presto catturata da altro. Kyler lo aveva afferrato da dietro e aveva
affondato le unghie nel taglio che aveva sul petto. Poteva sentire
l’energia della sua anima avvolgere l’aria
circostante.
Il
ghigno sul
volto di Zack si allargò. “Sorpresa,
Gremory” ridacchiò.
L’altro
demone inorridì intuendo cosa stava per
succedere, ma non ebbe il tempo di dire nulla perché a quel
punto il fuoco che aveva avvolto l’anima del ragazzo si
riversò su di lui, avvolgendolo in un vortice di energia
infuocata. La creatura urlò cercando di liberarsi dalla
presa dell’umano, ma senza risucirvi. Quando scatenavano i
loro poteri i portatori erano quasi invincibili, anche se fosse stato
al massimo della forma avrebbe avuto problemi a sconfiggerlo o anche
solo a tenergli testa. Però avevano un difetto. La loro
forza si esauriva in fretta, sebbene non abbastanza da non essere
devastante.
E
così
accadde. Nel giro di poco il flusso di potere
svanì improvvisamente come si era sprigionato e Kyler
sentì la coscienza lasciarlo, ma non prima di avvertire
Zachary che lo afferrava prontamente da dietro per non farlo cadere.
A
quel punto il
demone riportò gli occhi sul suo superiore,
lo sguardo minaccioso, stringendo a sé il ragazzo svenuto
con fare quasi protettivo. Gremory era ancora in piedi, i vestiti
bruciati e il corpo coperto di ustioni e di sangue. Le squame erano
scomparse, così come gli artigli, e lui ansimava
pesantemente, gli occhi annebbiati dal dolore.
“Per
questa volta hai vinto tu, Zachary. Ma sappi che non
finisce qui!” ringhiò furioso ma impotente. Doveva
ritirarsi, le sue ferite erano troppo gravi. Non poteva rischiare.
“Tornerò e la prossima volta pagherai, voi tutti
pagherete! Vi farò pentire di aver giocato con il fuoco
eterno e di aver scatenato l’ira degli Inferi!”.
Una nuovola di fumo nero lo avvolse e quando si dirardò lui
era scomparso, lasciando dietro di sé solo una pozza di
sangue.
William
si
guardò prontamente intorno, cercando di capire se
fosse ancora lì. Non percepiva più la sua
presenza. Avevano vinto?
“Tranquillo,
Willy, è tornato
all’Inferno a leccarsi le ferite. Rilassati” gli
disse Zack avvicinandosi. Si era caricato Kyler in spalla e gli stava
tendendo qualcosa. “È finita. Almeno per
ora”.
“Ma
tornerà, vero?” chiese lo shinigami
afferrando i propri occhiali e ignorando il nomignolo. “E la
prossima volta sarà peggio”.
“Non
è un problema tuo, Will. Lo
ammazzerò la prossima volta” fece il demone.
“Ora devi pensare a Grell. Riportalo nel tuo mondo. Ha
bisogno di cure mediche urgenti. E anche tu devi darti una controllata.
Con il veleno di Gremory non si scherza”.
“Io
sto
bene. E Sutcliff se la caverà anche se
restiamo qui” lo contraddisse il moro, sorprendendolo.
“Non possiamo tornare nel mondo degli shinigami”.
Gli diede le spalle per andare a chinarsi sul suo sottoposto e
controllare il suo stato. Era una brutta ferita e lui era svenuto, ma
non sembrava mortale. Certo, quell’idiota sarebbe dovuto
stare a riposo per un paio di settimane come minimo, ma ce la poteva
fare. Ce l’avrebbe
fatta, per forza. “Dobbiamo
completare la missione. E ora anche io ho un conto in sospeso con
Gremory. Quindi dobbiamo restare con voi”. Sollevò
Grell tenendolo in braccio. Avrebbe preferito evitare certe pose, ma
metterlo in spalla significava rischiare di aggravare la ferita.
“Ti ho sentito parlare di una nave. Fai strada, moccioso
infernale?”.
Zachary
lo
guardo, incredulo. Will e Grell sarebbero rimasti con loro
nonostante quello che avevano appena passato, dopo aver visto chi era
il suo nemico. La missione era una scusa, lo aveva capito
immediatamente. Certo, William voleva liberarsi di Gremory per quello
che aveva fatto a Grell, ma aveva come l’impressione che lo
shinigami fosse rimasto anche per lui. Quel pensiero lo
lasciò con una sensazione strana, che non aveva mai provato.
Lui aveva sempre pensato agli shinigami come una sorta di gioco, come
gli umani, erano un po’ di sale per il suo divertimento. Ma
quel giorno i suoi tre compagni gli avevano dimostrato che lui si
sbagliava, che c’era molto di più. Avevano tutti
rischiato la vita per aiutarlo senza pretendere nulla in cambio e
questo era qualcosa che lui come creatura infernale faceva fatica a
concepire. Abbassò lo sguardo.
“William…”.
Esitò, sentendosi
imbarazzato e anche un po’ umiliato. Lui, un demone, che
diceva certe cose ad un dio della morte. Assurdo. Avvampò.
“Grazie di tutto” borbottò. “E
scusa. Per oggi…e per quello che è successo
durante il nostro primo incontro. Ho fatto uno scherzo di troppo quella
volta. Però se dovessi tornare indietro a quel giorno sappi
che lo rifarei perché è stato uno
spasso”. Si voltò per impedire che
l’altro vedesse la sua espressione. “Muoviamoci,
prima che la nave ci lasci a terra”.
A
quelle parole
fu William a rimanere spiazzato. Non aveva dubbi che
Zachary avesse capito cosa poteva stare sotto le sue parole di poco
prima, ma si era aspettato una presa in giro o una risata, e di certo
non un ringraziamento e addirittura delle scuse per quello che era
successo non solo quel giorno ma anche decenni prima. Certo, il demone
non si era dimostrato del tutto pentito a giudicare dalla sua penultima
affermazione, ma il solo fatto che si fosse scusato era abbastanza.
Forse in quel lasso di tempo Zachary era davvero maturato un
po’. E di certo quello che gli aveva fatto Gremory lo aveva
in qualche modo cambiato.
Il
dio della
morte si affrettò ad affiancare il demone che
si era incamminato verso il molo dove sapeva essere ormeggiata la nave.
“Zachary
Michaelis” esordì.
“Primo. Giuro che, se riferisci a qualcuno quello che ho
detto prima, dopo che avremo sistemato Gremory, ammazzerò
te. Ci penserò io a spiegare a Sutcliff come mai siamo
ancora con voi, sono stato chiaro?”.
“Cristallino,
Willy” rispose l’altro,
riprendendo il suo tono canzonatorio. “Poi? Qual è
il secondo punto del contratto per salvare la tua
reputazione?”.
“Secondo”
disse lui senza raccogliere la
provocazione. “Sappi che anche se hai chiesto scusa, il
nostro affare non è risolto. Te la devo ancora far pagare
per l’umiliazione che sono stato costretto a subire. Quindi
guardati le spalle”.
“Oh,
mi
minacci anche? Lo farò, lo faccio sempre.
Sai, lavorando per Gremory questo tipo di cose sono stato costretto ad
impararle!” rise Zack, anche se con una punta di amarezza.
“Altro?”.
“Sì.
Terzo, mentre siamo in viaggio dobbiamo
risolvere la questione dell’anima del ragazzo. Tanto credo
che con quelle ferite a Gremory ci vorranno almeno due o tre settimane
per riprendersi del tutto. L’energia di quelle anime continua
a corrodere anche a giorni di distanza da quando si è
sprigionata”. William lanciò uno sguardo
significativo ai polsi di Zachary. “Hai avuto una pessima
idea a far scaricare Kyler su di te. Però se non
l’avessi fatto il ragazzo sarebbe svenuto e chissà
dove saremmo. Quindi, quarto punto, vedi di non fare il cretino e di
curarti anche tu”.
“Oh,
Willy! Sei preccupato per me? Che carino!”. La
creatura infernale gli rivolse un sorrisetto provocatorio, anche se
dentro di sé avvertì di nuovo quello strano
sentimento. Che diamine gli prendeva?! Si affrettò a
spostare le sue riflessioni su altro. Will aveva detto che dovevano
risolvere la questione dell’anima di Kyler. Nello stato in
cui erano di certo non avrebbero potuto combattere per decidere a chi
sarebbe andata e poi dovevano risparmiare energie per il prossimo
scontro con Gremory. Un dubbio lo colpì. Che William volesse
provare a risolvere la questione a
parole?
“Non
ho
finito, demone”
lo
riprese l’altro, iniziando a sentirsi vagamente irritato da
quelle prese in giro. “Quinto punto. Non chiamarmi
Willy”.
“Ok…Willy”
fece lui con
un tono da angioletto che non gli si addiceva per nulla.
“Zachary…Ringrazia
solo che ho le mani occupate
perché altrimenti ti farei a pezzi”.
“Ok,
ok, scusa, Will. È che pigliarti per il culo
mi viene spontaneo”.
“Vedi
di controllarti se ci tiene alla tua salute. Potrei
decidere di saldare il nostro conto prima che Gremory si faccia vivo
con noi”.
“Non
so
se ti conviene. Sono utile in battaglia”.
“Ora
che so cosa aspettarmi posso anche fare a meno di te.
Uno che si fa trapassare da parte a parte perché
è caduto nel tranello più ovvio del mondo non
può essere così indispensabile in battaglia. Cosa
credi di essere?”.
“Non
potevo rischiare di che venisse fatto del male a Kyler.
È il mio lavoro proteggerlo. Non credo di essere nulla, se
non quello che sono: un diavolo
di guardia del corpo!”.
A
quell’uscita William non ribatté ma si
limitò ad alzare gli occhi al cielo, segnando la fine della
loro conversazione.
Il
capitano
fissò a metà tra lo scettico e il
preoccupato lo strano ragazzino con i capelli blu elettrico che aveva
davanti. Non era la prima volta che lo vedeva, era venuto la sera prima
a prenotare due cabine sulla sua nave su commissione del figlio del
conte Bysse. A quanto diceva era la sua guardia personale. Lui aveva
acconsentito volentieri, aveva preparato le cabine e gli abiti che gli
erano stati richiesti, non poteva certo rifiutare un nobile e
soprattutto tutto il denaro che gli era stato dato come acconto, ma ora
che si era ritrovato davanti quelle quattro figure con i vestiti
stracciati e insanguinati, stava iniziando a ripensarci. Il figlio del
conte era svenuto e quello vestito di rosso, uomo o donna che fosse,
oltre ad essere privo di sensi, sembrava anche ferito gravemente.
L’unica cosa che lo tratteneva dal cacciarli via erano quegli
occhi cremisi, pieni di minacciose promesse, che non lo lasciavano
neanche per un attimo.
“Signori,
la mia è una nave di tutto
rispetto…Se vi vedessero in questo stato
piet…ehm, poco consono alla vostra posizione, insomma, siate
ragionevoli…” balbettò, incerto.
“Pensate a…”.
“Vuole
forse lasciarci a terra, capitano Norton?”
domandò candidamente Zachary, ma dal suo tono si capiva che
non avrebbe accettato una risposta negativa. “Mi ascolti, la
prego. Abbiamo appena avuto un pessimo…incontro con dei
tipi
poco raccomandabili e il mio signorino e…la signorina che
accompagna l’altro signore qui presente stanno male. Hanno
biosgno di un posto tranquillo al più presto. Non
vorrà lasciarci nei guai spero?”.
“No,
certo che no. Con una signorina ferita
poi…Solo che…Non è che poi quei
tizi…” fece Norton senza sapere neanche lui dove
andare a parare. “Insomma, non voglio conseguenze”.
“Non
ne
avrà, capitano. Glielo posso assicurare.
Siamo coperti di sangue perché dovevamo assicurarci che quei
tizi non disturbassero più nessuno”. Sul volto del
demone si materializzò un sorriso inquientante.
“Capisce cosa intendo, capitano?”.
L’uomo
degluttì davanti alla sua espressione. Quel
ragazzino era perturbante. Così giovane eppure
così vissuto. Però quell’ultima notizia
lo aveva tranquillizzato. Poteva accoglierli a bordo senza pericolo. O
almeno sperava di poterlo fare. “Se le cose stanno
così, allora non dovrebbero esserci problemi” si
arrese cercando di riprendersi. “Ma la signorina non ha
bisogno di una camera per sé? Dovrei riuscire a procurarla
se mi date…”.
“Non
c’è bisogno, capitano” lo
interruppe nuovamente Zack voltandosi verso Will con un sorriso da
squalo. “L’uomo che la accompagna è suo
marito
~”.
Lo
shinigami lo
fulminò con lo sguardo, incredulo. Dannata
peste infernale! Che andava in giro a dire? Già il fatto che
avesse spacciato Grell per una donna non gli era andato a genio, ma
capiva che serviva per convincere il capitano. Quell’ultima
uscita invece era solo uno dei suoi pessimi scherzi. E la cosa peggiore
era che lui non poteva negare o sarebbe saltata tutta la copertura.
Quel demone da strapazzo avrebbe pagato anche per quella sua ultima
trovata. Doveva solo aspettare che fossero soli.
“Oh,
se
è così il problema non si pone.
Seguitemi, vi accompagno alle vostre cabine”
annunciò il capitano, contento di essere sul punto di
liberarsi di quello strano gurppetto.
“C’è da camminare un po’, ma
vi assicuro che sono isolate come mi avete chiesto”.
“Molto
bene, capitano. Lei è proprio bravo nel suo
lavoro, lo riferirò al signorino quando si sarà
ripreso. E sarà ricompensato a dovere, ovviamente”
rispose la creatura infernale soddisfatta avviandosi con Kyler in
spalla di fianco a William. “Sono sicuro che non ci
farà mancare nulla e che il soggiorno sulla vostra nave
sarà ottimo”.
“Mi
occuperò personalmente di voi. Può
starne sicuro, signor…?” fece Norton, evitando
però di incrociare lo sguardo del demone.
“Michaelis.
Zachary Michaelis. Mi perdoni, non mi sono
presentato come si deve quando sono venuto da voi” si
scusò lui con un sorriso cortese. “Ero di
fretta”.
“Oh,
non si preoccupi. La capisco, con il suo lavoro
avrà di certo un sacco di problemi”.
“Esatto,
ha centrato il punto, capitano”.
Il
resto del
tragitto lo fecero in silenzio. L’uomo li
condusse per i corridoi poco illuminati quasi fino a poppa. Non aveva
mentito, le cabine che erano state assegnale loro erano lontano sia da
quelle degli altri passeggeri sia dagli alloggi
dell’equipaggio. Il locale più vicino era la
stiva, ma si trovava su un altro livello. Avrebbero avuto tutta la
privacy di cui avevano bisogno.
Il
capitano si
congedò in fretta dopo aver consegnato loro
le chiavi e sparì tra le mura di metallo. Nel giro di pochi
minuti apparve un marinaio che consegnò loro tutti gli
strumenti necessari per prestare le cure mediche di cui avevano bisogno
e poi se ne andò a sua volta. William si chiuse nella cabina
assegnata a lui e Grell per occuparsi delle ferite di
quest’ultimo, mentre Zachary, dopo essersi fasciato i polsi
in modo da non sporcare in giro, cambiò i vestiti a Kyler e
lo mise a letto avendo cura di coprirlo bene. Il ragazzo aveva fatto
fin troppi sforzi in quelle ore, doveva riposare.
Il
demone si
affacciò all’oblò e
osservò l’enorme corpo della nave mettersi in moto
e lasciare lentamente il porto. Non poteva quasi credere di essere
riuscito a sconfiggere Gremory. Certo, aveva ricevuto aiuti molto
consistenti, ma si era reso conto lui stesso di avergli dato molto
più filo da torcere delle volte precedenti. Aveva una
speranza di riuscire a liberarsi definitivamente di lui. Anzi,
più di una. Kyler aveva ragione, non doveva fare per forza
tutto da solo. Aveva lui e anche i due shinigami al suo fianco.
Ridacchiò. Mai si sarebbe aspettato di avere due dei della
morte al suo fianco. E per di più uno di loro era William.
No, era troppo assurdo. E per questo avrebbero vinto di sicuro.
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Ciao
a tutti!! ^^
Sorpresi di
vedermi così presto?? Ho deciso che dovevo farmi perdonare
per avervi fatto aspettare così tanto l’ultima
volta e quindi mi imposta di darmi sul serio una mossa per questo
capitolo. Spero che sia stata una sorpresa gradita!
Zack: Lo
sarà se manterrai questo ritmo…cosa di cui tutti
dubitiamo a ragione.
Mystic: *lo
fulmina con lo sguardo* Che è? Sei tornato a rompere? Ti
preferivo quando eri impegnato con il combattimento, almeno ero
tranquilla!
Zack: Ma non
posso sempre combattere, se no la storia diventa noiosa, no? E anche tu
ti annoi senza me che rompo le scatole ~
Mystic: questo
è tutto da vedere…Comunque sia. La parte di
combattimento per ora, come ha detto la peste qui presente….
Zack: Ehi, non
cominciare anche tu a chiarmarmi in quel modo!
Mystic: *lo
ignora* …è finita almeno per adesso e si apre lo
spazio di alcuni capitoli che si concentreranno sulle relazioni tra i
personaggi. Inoltre vi svelerò già dal prossimo
uno dei misteri della storia…
Zack: Quello che
è successo tra me e Will? *speranzoso* Comunque era ora che
ti muovessi a metterci a posto, qui non si capisce più nulla.
Mystic:
Grrrr…Mi stai innervosendo! *gli tira dietro il mouse* Io sono
l’Autrice e io
decido come vanno le cose!! Comunque, no, non è la parte tra
te e Will, sono le tue cicatrici strane, idiota!
Zack: *tra
sé e sé* Che ragazza violenta… *coff!*
Ah, che noia!
Mystic: Per te
forse! Ma ora lasciami lavorare!
Allora…C’è poco da dire, direi che il
capitolo dice tutto da sé. La gente qui ha dimostrato una
certa tendenza al sacrificio (Zack e Grell in primis), ma alla fine a
qualcosa è servito. Kyler ha fatto la sua bravata e gli
è andata bene, quindi dovrei aver accontentato anche chi
sperava che non la facesse xD
Zack: Sono
rimasto impressionato positivamente dal gesto…
Mystic: Che hai
detto?
Zack: Niente!
>///<
Mystic:
0.0” Va be’…Ringraziamenti! Allora un
abbraccio speciale e un bacio a Rebychan,
BeaLovesOscarinobello
e marzia ds
che hanno commentato lo scorso capitolo rendendomi la ragazza
più felice del mondo >.< Un grazie anche a chi
legge/segue/preferisce/ricorda anche senza commentare. Mi fa piacere
comunque sapere che c’è gente che si interessa
alle mie pazzie ^^
Zack: Non
diventare logorroica, chiudi. Tanto sono sempre le stesse
storie…
Mystic: *lo
afferra per la collottola* Ma va’…a quel paese!
*lo butta fuori* Perdonate il ritorno di queste scenette patetiche, ma
non riesco a tenerlo lontano dalla tastiera -.-“
Cercherò
di essere veloce anche con il prossimo aggiornamento! Alla prossima!
Vostra Mystic
|
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Capitolo 12 *** XII Parte ***
Kyler si
svegliò con un gran mal di testa. Per diversi attimi non
riuscì a richiamare dov’era e perché
era svenuto. Sentiva solo le coperte morbide che lo avvolgevano e un
dondolio continuo che lo stordiva ancora di più. Non osava
aprire gli occhi per non peggiorare il dolore al capo che non accennava
a diminuire. Tanto anche se avesse deciso di aprirli non avrebbe visto
nulla. Dalla sensazione di bagnato che avvertiva sul viso poteva
dedurre che qualcuno doveva avergli coperto le palpebre con un panno
umido e tiepido. Allungò una mano tastando tutto intorno per
cercare di carpire qualche dettaglio che potesse lavar via la
confusione che regnava nella sua mente. Constatò che si
trovava su un letto piccolo ma confortevole, una specie di brandina,
completamente diverso da quello della sua stanza alla villa del suo
tutore. La parete contro cui era appoggiata sembrava fatta di metallo e
dall’altra parte del giaciglio ci doveva essere qualcosa di
simile ad un comodino. Nessuno di quegli elementi però gli
era familiare e nessuna delle informazioni che aveva acquisito sembrava
in grado di stimolare la sua memoria.
Si
lasciò sfuggire un sospiro. Doveva essersi preso la febbre o
qualcosa di simile e quindi i suoi i servitori dovevano aver deciso di
metterlo a letto. La sua mancanza di memoria poteva essere dovuta allo
stato confusionale provocato dall’alta temperatura. Era
l’ipotesi più probabile. L’unica cosa
che quella teoria non spiegava era il perché si trovasse in
quel luogo sconosciuto. Scosse leggermente il capo. Forse avrebbe
semplicemente fatto meglio ad aprire gli occhi e a guardarsi intorno
senza perdere altro tempo in stupide congetture, ma la prospettiva di
rischiare di essere inondato di luce non lo entusiasmava per nulla.
Però non aveva molte alternative. Sentiva che aveva scordato
qualcosa di importante e doveva assolutamente capire che cosa.
Chissà, magari poteva chiedere a Zachary che cosa era
successo. Quel pensiero improvviso lo fece irrigidire. ‘Chi
diamine è Zach…?!’ iniziò a
chiedersi confuso, ma non poté finire la frase
perché i ricordi degli ultimi giorni lo travolsero come un
torrente in piena. La sua nuova guardia del corpo demoniaca, gli
shinigami, il rapimento, lo scontro con Gremory. Come aveva potuto
cancellare anche se solo temporaneamente tutto quello che era accaduto?!
Senza
più badare al mal di testa scattò a sedere e il
panno umido gli cadde dagli occhi, rivelando quella che sembrava la
cabina di una nave. Mentre era svenuto dovevano averlo caricato sul
vascello diretto in America. L’oblò era coperto da
una tenda e quindi l’ambiente era avvolto nella penombra,
cosa di cui il ragazzo fu grato. Il luogo non era grande, ma era
comunque arredato e costruito in modo che ci si potesse muovere
comodamente. A parte la branda e il comodino c’era anche un
piccolo tavolo, sotto il quale era appoggiato il necessario per
lavarsi, due sedie e un baule per il vestiario, situato dalla parte
opposta rispetto al letto. Sopra quest’ultimo, seduto a gambe
incrociate, Zachary lo fissava divertito con uno dei suoi ghigni
più larghi stampato sul volto. Il demone doveva essere
rimasto a guardarlo per tutto il tempo mentre si dibatteva nella sua
confusione, senza neanche muovere un dito per aiutarlo. Quella
considerazione fece irritare Kyler, ma non lo sorprese. Non si
aspettava niente di meno dal suo protettore.
“Smettila
di guardarmi in quel modo, non c’è niente da
ridere” borbottò risentito, fulminando la creatura
con lo sguardo. “Perché non mi hai svegliato
invece di fare il cretino?”.
“Sono
la tua guardia del corpo, Kyler, non il tuo maggiordomo ~”
trillò Zack con un tono innocente che non gli si addiceva,
appoggiando le mani sulle ginocchia. “Non è mio
dovere provvedere a certe mansioni, non sei
d’accordo?”.
“Idiota”
fece l’umano, mentre il suo sguardo cadeva sulle fasciature
che avvolgevano i polsi dell’altro. La sua espressione si
rabbuiò. Sapeva cosa c’era sotto quelle strisce di
stoffa, erano ustioni che aveva provocato lui stesso. “Ti
fanno male?” domandò, serio.
Il
demone scosse
il capo. “Non dimenticare che non sono umano. La mia soglia
di sopportazione del dolore è molto più alta
della vostra” rispose alzandosi ed accostandosi al letto. Il
suo sguardo parve incendiarsi di rabbiosa soddisfazione. “E
poi non mi importa. Abbiamo fatto il culo a Gremory, quindi sono anche
felice di soffrire per queste ferite. Mi ricordano che lui ne ha di
simili su tutto il corpo! Quel bastardo ha avuto quello che si
meritava”. Sollevò una mano e chiuse le dita,
stringendole fino a far sbiancare le nocche. “Quando si
presenterà per la rivincita sarò io a fargli
soffrire le pene dell’Inferno. Non gli perdonerò
mai quello che mi ha fatto! Dannato! Sapevo che era viscido, ma non
avrei mai immaginato che sarebbe arrivato a tanto! Che
umiliazione…”.
Il
ragazzo lo
fissò incerto, ritraendosi istintivamente. Non aveva mai
visto il suo compagno così pieno di collera, se non si
consideravano le volte in cui aveva perso il controllo di
sé. Faceva veramente paura. Le sue iridi rosse lampeggiavano
minacciose e anche il suo volto era contratto in
un’espressione d’odio. Anche quando gli aveva
raccontato cosa gli aveva fatto il suo “capo” si
era mostrato alterato, ma meno che in quel momento. E poi di quale
umiliazione stava parlando?
La
creatura
infernale dovette accorgersi del suo sguardo perché si
affrettò ad abbassare il pugno e a sfoggiare uno dei suoi
soliti sorrisetti. “Scusa, stavo pensando ad alta
voce” disse, sedendosi a sua volta sulla branda.
“Come ti senti? Hai dormito quasi dodici ore”.
“Ho
un
po’ di mal di testa, ma per il resto sto abbastanza bene.
Sono solo un po’ stanco” rispose piano il suo
protetto. Avrebbe voluto chiedere spiegazioni sull’uscita del
demone, ma sapeva che se Zack aveva cambiato argomento così
velocemente significava che non voleva parlarne. Così decise
di togliersi l’altro dubbio che lo tormentava da quando aveva
realizzato la situazione. “Ma William e Grell dove
sono?”.
“Dopo
che Gremory è scappato con la coda tra le gambe io e Willy
abbiamo fatto una breve chiacchierata e abbiamo deciso di mettere da
parte per un po’ i nostri dissapori. Grell era ferito
gravemente e aveva bisogno di cure, però Will si
è rifiutato di tornare nel loro mondo. Dice che ha un conto
in sospeso con me e adesso anche con Gremory. Però, se vuoi
sapere cosa ne penso, è rimasto perché ha paura
che ci faremo ammazzare. Ha detto anche che dobbiamo discutere della
faccenda della tua anima quando ti sarai ripreso”
spiegò l’altro, soddisfatto dalla piega che la
conversazione aveva preso e grato a Kyler per non aver indagato oltre.
“Comunque sono un po’ ammaccati, ma stanno bene.
Grell si è svegliato circa quattro ore fa. Sono nella cabina
di fianco alla nostra. Quando ti passa il mal di testa andiamo a
controllare come stanno se vuoi!”. Distolse lo sguardo dal
suo interlocutore e lo fissò sul pavimento, abbassando la
voce. “Devo ammettere che sono contento di averli qui. Sono
stati essenziali nello scontro e mi ha hanno salvato. Devo loro un
favore”. Affondò le dita nelle coperte, a disagio.
“E lo devo anche a te. Hai rischiato la vita per
aiutarmi”.
Il
volto di Kyler
andò in fiamme per l’imbarazzo. Non era abituato a
sentire Zack fare quel tipo di ammissioni, e doveva ammettere che la
cosa lo sconvolgeva. “Io non…Insomma, abbiamo un
patto e io ci tengo a rispettarlo. Tutto qui. E poi sei tu quello che
ci ha rimesso di più. Ti sei offerto di fare da bersaglio
per la mia energia in modo che non mi consumasse troppo sapendo bene
quanto male ti avrebbe fatto. Sono io che, ancora una volta, sono in
debito con te” balbettò, volgendo a sua volta gli
occhi altrove. “Sono contento anche io che loro siano
rimasti, anche se vogliono la mia anima. Ma tanto non
l’avranno perché tu non glielo
permetterai”.
Quelle
parole
ebbero l’effetto di riscuotere la guardia del corpo che
tornò a guardarlo con un ghigno. “Oh, questo
è poco ma sicuro. Sto rischiando l’ira di Gremory
per lasciarti la tua libertà, quindi non saranno certo due
shinigami a sbarrarmi la strada” dichiarò deciso.
“Hai la mia parola di demone”.
Il
ragazzo non
poté trattenere un sorriso. “Per quello che la
parola di un diavolo può valere, non ne dubito”
scherzò ridacchiando.
“Ehi,
stai per caso dubitando del mio onore?” fu la risposta
offesa. “Su una cosa sono simile a mio fratello: quando
dichiaro di dire la verità allora stai sicuro che
così è”.
“Quanto
sei permaloso! Non si può neanche scherzare?”
protestò lui esasperato. “Non fai altro che
prendere in giro gli altri, ma poi non permetti che si faccia lo stesso
con te! Sei impossibile”.
“Mi
sembra giusto, ma...”. In un attimo, senza che lui avesse il
tempo di rendersi conto del movimento, Zachary fu ad un soffio dal suo
viso. “Non dico che non puoi farlo. Solo stai attento a non
dimenticarti che sono pur sempre un abitante degli Inferi, per quanto
benevolo possa dimostrarmi nei tuoi confronti” disse piano il
suo protettore. “Il fuoco eterno scotta più di
quanto un mortale possa immaginare, quindi ti conviene prestare
attenzione. Ti sto solo avvertendo”.
Kyler
deglutì davanti a quella minaccia velata, il cuore a mille.
Era certo che l’altro stesse solo giocando con lui ma non
riusciva a tranquillizzarsi, non con quelle pozze cremisi che,
fameliche, invadevano tutto il suo campo visivo, non con il corpo del
demone che quasi lo schiacciava contro la parete, non con il fiato
dell’altro che gli sfiorava il viso. Zack parve considerare
per un attimo di ripetere quello che aveva fatto quando erano ancora
sul molo. In fondo aveva in qualche modo calmato la sua gola e gli
aveva permesso di ignorare il richiamo di quell’anima tanto
particolare che lui non poteva non bramare. Se voleva tenere fede alla
promessa fatta doveva trovare un compromesso tra la sua parola e il suo
istinto di predatore affamato. E la prospettiva della mousse al
cioccolato a quanto pareva non bastava. Se l’avesse avuta a
disposizione probabilmente non si sarebbe trovato di fronte a quel
dilemma, ma dal momento che il suo secondo cibo preferito in quel
momento scarseggiava doveva trovare un’alternativa.
Dov’era il problema? Poteva anche divertirsi ad imbarazzare
Kyler. Cosa poteva volere di più? Si sporse ancora
più in avanti verso il viso dell’umano, gli occhi
che brillavano. Era un gioco divertente. Ma, prima che potesse
decidersi, il rumore di qualcuno che bussava alla porta
attirò l’attenzione di entrambi.
Il
demone si
scostò senza troppi complimenti e andò ad aprire,
lasciando il ragazzo confuso e rosso in volto, aggrappato alle coperte,
lo sguardo stralunato. Sulla soglia c’era William, in maniche
di camicia. La sua giacca era talmente piena di strappi da essere
inutilizzabile e lui si era dovuto accontentare di
quell’indumento che era il più semplice tra quelli
che il capitano della nave era riuscito a recuperare per lui. Lo
shinigami fece passare gli occhi dall’uno
all’altro, prima di entrare senza fare commenti.
“Will!
Parlavamo giusto di te” esclamò Zack,
canzonatorio. “Ma guarda che coincidenza! Sei venuto ad
informarti sulla nostra salute?”.
“Di
te
non me ne frega niente” rispose gelido il moro, ignorando la
provocazione. “Sono venuto a controllare che
l’anima del ragazzo stia bene”.
“Ah,
neanche io, la mia anima!” borbottò Kyler
risentito. “Come sta non sono affari tuoi visto che non
l’avrai!”.
“Questo
è ancora tutto da vedere” disse il dio della
morte, pacato. “Comunque, mi sembra che sia tutto a posto. Se
questa peste infernale ti dà troppi problemi fammelo sapere,
sarò felice di dargli una ripassata e di insegnargli a stare
al suo posto”.
“Ti
ringrazio per l’offerta, ma me la so cavare da solo, William.
Tu non preoccuparti che a Zack ci penso io” fece il ragazzo
con gli occhi viola, anche se non poté evitare di arrossire.
L’ultima uscita di Will era di sicuro riferita allo stato in
cui lo aveva trovato quando Zack aveva aperto la porta. Non doveva
essere stato difficile per lui indovinare che razza di gioco stava
facendo il demone prima che li interrompesse. “Non ha ancora
fatto nulla di male”.
L’altro
annuì. “Come preferisci. Ma se dovessi cambiare
idea, sai dove trovarmi”.
“Ehi,
guardate che io sono ancora qui!” si intromise la creatura
infernale che era tornata a sedersi sul baule. Un falso sorrisetto
angelico gli si aprì sul volto. “E poi figuriamoci
se tu, Will, puoi darmi una ripassata. Vuoi che finiamo come la scorsa
volta per caso?”.
William
si
sistemò gli occhiali irritato dalla frecciatina.
“Non ti conviene provocarmi, Zachary Michaelis” lo
ammonì fulminandolo con lo sguardo. Poi si
soffermò ad osservare la stanza. “Si
può sapere perché non hai voluto la branda in
più che il capitano ci ha offerto? Siete in due ad occupare
questa stanza esattamente come me e Sutcliff. Quindi la logica vorrebbe
che dormiste in due letti diversi, non trovi?”.
“Una
guardia del corpo dorme sul pavimento dietro la porta del suo
signore” rispose lui, serafico, ripetendo le stesse identiche
parole che aveva detto a Norton qualche ora prima. “E poi i
demoni non hanno bisogno di dormire al contrario degli shinigami. Se
proprio mi venisse voglia di fare un pisolino posso comunque usare il
letto di Kyler”. Lanciò un’occhiata
divertita al suo umano che a quelle parole era arrossito di nuovo.
“Non c’è nessun problema. Come sta
Grell, a proposito?”.
“Oh,
si
è ripreso alla grande!” borbottò il
moro non senza una punta di sarcasmo. “Quando gli ho passato
i vestiti puliti che ci hanno portato gli ho dovuto spiegare
perché il suo era da donna. Ovviamente lui è
stato entusiasta della tua trovata, soprattutto della parte in cui
l’hai spacciato per mia moglie”.
Incrociò le braccia sul petto con un’espressione
corrucciata. Il suo sottoposto gli era saltato addosso cercando di
baciarlo e lui non aveva potuto respingerlo scansandosi come faceva di
solito, ma aveva dovuto sforzarsi di bloccarlo senza troppa violenza
per evitare che le sue ferite ricominciassero a sanguinare. Era stato
frustrante. “Me la pagherai, Zachary, sappilo”.
Il
demone gli
rivolse l’ennesimo sorrisetto, poi afferrò una
piccola borsa che era appoggiata sul tavolo. “Ceeerto, Will!
Non vedo l’ora” lo prese in giro. “Visto
che sei qui, occupati di Kyler per un po’, io ho quella cosa
da fare…”. Il suo sguardo si oscurò per
un attimo, poi lui si rivolse al suo protetto. “Non temere,
non cercherà di rubarti l’anima. Siamo quasi
alleati per adesso. Se hai bisogno, sai come chiamarmi!”. E
senza aspettare risposta lasciò la stanza.
Kyler,
a cui non
era sfuggita l’ombra che aveva attraversato il volto della
sua guardia del corpo, si voltò a guardare Will
interrogativo, l’espressione vagamente preoccupata. Aveva un
brutto presentimento e il rumore metallico che il contenuto della borsa
aveva prodotto quando era stato mosso non gli era piaciuto per nulla.
“Che cosa deve fare?” domandò ansioso.
Lo
shinigami lo
squadrò per un attimo. “Ne deduco che non ti ha
ancora detto nulla” sospirò. “Lo
immaginavo. Ha voluto lasciare a me le spiegazioni. Vieni nella mia
cabina, tanto devo aggiornare anche Sutcliff su questo aspetto. Almeno
non sarò costretto a ripetermi”.
Lui
annuì e fece per alzarsi, ma un capogiro lo costrinse ad
aggrapparsi immediatamente alla sponda della branda. Il moro
sollevò per un attimo gli occhi al cielo, poi gli si
avvicinò e lo sollevò da terra per prenderlo in
braccio. Quell’umano non avrebbe mai smesso di procurargli
dei problemi, ne era certo. Gli toccava anche fargli da infermiere
adesso. Come se non avesse avuto troppo da fare con le medicazioni di
Grell.
“Non
mi
fraintendere” si affrettò a dire prima che
l’altro potesse aprire bocca. “È solo
perché ci tengo che il contenitore dell’anima
leggendaria sia in forma”.
Il
ragazzo non
proferì parola, intuendo che gli conveniva tacere, e si
lasciò portare fino alla cabina adiacente alla sua.
L’ambiente aveva lo stesso tipo di arredamento e la stessa
forma, solo che era un po’ più spazioso. William
lo appoggiò sul letto libero e andò a scrollare
Grell che si era appisolato sull’altra branda, avvolto in un
bel vestito leggero fatto di quella che sembrava essere seta nera.
Vederlo con indosso un capo che non era rosso faceva uno strano
effetto, ma si era dovuto accontentare perché sulla nave non
c’era altro. Quando Zack aveva prenotato le cabine non aveva
previsto di avere i due shinigami con sé e quindi lui
è Will avevano avuto il loro bel da fare a convincere il
capitano a procurare dei vestiti di ricambio anche per loro.
“Oh,
Will, sei tornato ~” esclamò il rosso, cercando di
abbracciare il suo superiore che prontamente si scostò
stando però bene attento a non farlo cadere dal letto.
“Non
fare l’idiota, Sutcliff” disse freddamente Will.
“Ti ho svegliato per parlare di lavoro”.
“Ma
insomma! Sempre e solo lavoro! Se dobbiamo essere marito e moglie cerca
almeno di recitare bene la tua parte!” protestò
l’altro dio della morte, mettendo il broncio.
“Guarda, mi ero pure vestita bene per te! La gente
finirà per insospettirsi!”.
“Non
se
non ci vedono. In privato la copertura non vale” gli fece
notare lui.
“Allora
in pubblico posso?” fu la domanda speranzosa.
“Non
ho
detto questo. Al massimo ti dò il braccio e cose del genere,
ma non aspettarti di più”.
“Che
insensibile! Sei un maleducato. Che modo orribile di trattare la
propria signora!”. Grell sbuffò volgendo il viso
dall’altra parte, offeso. Fu in quel momento che si accorse
della presenza dell’umano. “Kyler! Ti sei svegliato
anche tu alla fine!” esclamò, rianimandosi.
“Ciao,
Grell” lo salutò cortesemente il ragazzo.
“Come ti senti?”.
“Mi
fa
male ovunque, ma nulla di insopportabile. Will mi ha curato in maniera
meravigliosa! È stato così delicato ~”
trillò lui rivolgendo un’occhiata maliziosa al suo
capo che si passò una mano sul volto. “Penso che
tra un paio di settimane sarò come nuova. Di solito mi basta
anche meno tempo, ma per via di quello schifoso veleno di cui erano
ricoperti gli artigli di quel cafone la guarigione è
più lenta”. Si guardò intorno.
“Ma dov’è Zack-chan? Di solito non ti
lascia mai!”.
“Se
avete finito di chiacchierare inutilmente e di perdere tempo, vi spiego
tutto io. Sia dove è adesso Zachary sia il perché
ha subito quella trasformazione mentre lottavamo contro Gremory. Le due
cose sono strettamente collegate” si intromise William. Non
aveva nessuna voglia di dare spiegazioni in quel momento e tutte quelle
ciance non lo aiutavano di certo. Era ancora spossato dal combattimento
e dal momento che aveva dovuto assistere il suo sottoposto non era
ancora riuscito a riposarsi. L’unica cosa che desiderava era
dire quello che doveva e poi dormire qualche ora, Grell permettendo
ovviamente. Magari lo avrebbe spedito in camera con il moccioso,
così si sarebbero tenuti occupati a vicenda. “Ho
la vostra attenzione o avete intenzione di andare avanti a parlare di
idiozie ancora per molto?”.
Gli
altri due
spostarono immediatamente il loro sguardo su di lui, zittendosi
all’istante. Non desideravano irritarlo più di
quanto già non fosse e poi volevano entrambi dei chiarimenti
rispetto a quello che era accaduto al demone durante il combattimento.
“Bene,
finalmente. Non interrompetemi finché non ho
finito” borbottò il moro. Poi si sedette su una
delle sedie e giunse le punte delle dita. “Quello che
è successo a Zachary sia alla villa sia questa notte
è tutta opera di Gremory” iniziò a
spiegare con calma. “Quando sono andato a parlare con i miei
superiori mi sono state date due informazioni. La prima era appunto il
coinvolgimento di Gremory, la secondo riguardava invece un particolare
del rapporto tra lui e Zachary. Circa un centinaio di anni fa, dopo che
io e lui ci eravamo incontrati, quello sconsiderato di un demone ha
avuto una brutta discussione con Gremory o qualcosa di
simile”. I suoi occhi si spostarono su Kyler che lo seguiva
attento. Dalla sua espressione poté dedurre che il ragazzo
sapeva di cosa lui stava parlando, anche se probabilmente non conosceva
quel particolare. Ma d’altra parte anche Zack ne era rimasto
all’oscuro fino a qualche ora prima. “Ora, entrambi
sapete che i demoni a volte stipulano dei contratti con gli esseri
umani per ottenerne l’anima dando in cambio i loro servigi.
Esiste qualcosa di simile che i demoni più potenti possono
imporre ai loro sottoposti in modo da assicurarsi il controllo totale
su di essi. Non è una pratica molto comune perché
i demoni che hanno abbastanza potere da poterla realizzare sono in
numero veramente esiguo. Si tratta di una specie di sigillo con cui il
demone più forte rende schiavo l’altro della sua
volontà e che si attiva quando colui che ha ricevuto il
sigillo viene ferito gravemente. Perde coscienza di sé e
diventa una macchina che obbedisce ciecamente agli ordini che gli
vengono impartiti. E questo è ciò che
è successo a Zachary in quelle due occasioni. Se ci fate
caso, durante lo scontro, Gremory ha attaccato Kyler proprio
perché sapeva che Zachary sarebbe intervenuto e ha
così potuto ferirlo in modo tale da scatenare
l’effetto del sigillo. Il demone che lo riceve non deve
essere consenziente, anzi nella maggior parte dei casi non lo
è, anche perché l’imposizione avviene
in maniera violenta ed estremamente dolorosa. C’è
chi è morto ancora prima che la cerimonia, se tale pratica
barbara può essere denominata così, si
concludesse. Per esempio Zachary non sapeva neanche di avere il sigillo
di Gremory. Le uniche tracce sono le cicatrici elaborate che gli sono
rimaste sul corpo dopo il rituale, ma lui ha sempre pensato che fossero
un semplice monito”. Fece una pausa per assicurarsi che i
suoi interlocutori lo stessero seguendo. Grell aveva
un’espressione un po’ incerta, ma pareva aver
compreso il succo del suo discorso, mentre sul viso di Kyler si erano
dipinti l’orrore e la rabbia che quelle rivelazioni gli
avevano suscitato. “Ma purtroppo non è finita qui.
I contratti che i demoni stipulano non possono durare per sempre
perché costano comunque energia a chi lo sottoscrive. Di
solito questo non è un problema perché gli umani
muoiono relativamente in fretta, ma quando si parla dei sigilli le cose
cambiano. Essi sii nutrono dell’energia vitale di chi se lo
è fatto imporre fino ad ucciderlo, come dei parassiti.
Comunque normalmente ci vuole qualche centinaio di anni. Ovviamente
più volte il sigillo viene attivato più
velocemente l’ospite si consuma. Quando ho ferito Zachary
alla villa ho notato che i suoi cinematic record degli ultimi cento
anni, tranne i più recenti, erano come incatenati.
È l’effetto del sigillo: attacca
l’energia vitale e con essa i record. Da quanto ho capito
corrode questi ultimi fino a distruggerli. Nello stadio finale, pochi
decenni prima di venire consumato completamente, il demone ospite
è ridotto allo stato di macchina priva di
identità e di volontà propria”.
Intrecciò le dita delle mani. “Ci sono solo due
modi per liberarsi dal sigillo: costringere il demone che lo ha imposto
a romperlo oppure ucciderlo. E ovviamente Zack ha scelto la seconda
quando gli ho spiegato il tutto, anche perché la prima
strada è difficilmente praticabile considerando che si
tratta di Gremory. Lui aveva cominciato ad avere dei sospetti dopo
quello che è accaduto durante lo scontro di questa notte, ma
ne ha avuto la conferma solo da me”. Alzò una mano
per impedire all’umano, che aveva aperto la bocca per
interromperlo, di parlare. “Non ho finito. Ultima cosa, poi
risponderò ad eventuali domande. Dov’è
Zachary adesso? Immagino che vogliate sapere anche questo. Durante il
combattimento lui è riuscito a tornare in sé e
poi ha avuto una specie di reazione di rigetto verso il sigillo,
ricordate? Questo ha dimostrato che, al contrario di quanto pensavo, si
può in qualche modo opporsi al suo influsso. Dato che
sicuramente Gremory nella prossima battaglia cercherà di
sfruttare di nuovo il sigillo, a quella peste infernale è
venuta la contestabile idea di allenarsi a resistere al suo potere per
non perdere nuovamente il controllo”.
“Allenarsi?”
ripeté Grell, stupito. Tutta quella faccenda gli piaceva
sempre di meno. C’era il rischio di dover affrontare di nuovo
due demoni contemporaneamente e la cosa lo preoccupava. Aveva
già potuto vedere quanto Zachary era forte quando era sotto
l’influsso del sigillo e avrebbe preferito non ripetere
l’esperienza. “E come può allenarsi con
qualcosa che è normalmente sopito? Non dirmi
che…?!”.
Non
poté finire la frase perché Kyler
scattò in piedi intuendo che cosa Will intendeva. E credeva
anche di sapere cosa c’era in quella sacca nera che Zack
aveva preso con sé. Quel cretino di un demone!
Perché doveva sempre avere quelle idee autolesioniste?!
Doveva assolutamente fermarlo. Doveva esserci un altro modo per
prevenire gli effetti del sigillo. Capiva quanto il suo protettore
dovesse odiare il fatto di sapersi in completa balia
dell’altro demone, ma non era comunque una buona ragione per
arrivare a una soluzione tanto estrema.
“Dov’è?” domandò
fremente. “Non possiamo permettergli di fare simili
sciocchezze! Non si è ancora neanche ripreso dallo
scontro!”.
“Mi
spiace, Kyler, ma non ho nessuna intenzione di dirtelo”
rispose il moro con calma. “Neanche io sono molto
d’accordo con la sua trovata, ma Zachary sa quello che fa.
È disposto a dare tutto pur di distruggere
l’essere che gli ha rubato la libertà e noi non
abbiamo nessun diritto di impedirglielo. È una sua questione
personale finché non coinvolge le persone che lo circondano.
Mi ha promesso che farà un passo per volta volta, che
andrà per gradi. Conosce i suoi limiti e non vuole
assolutamente che i passeggeri di questa nave vengano messi in pericolo
a causa di una sua bravata. Non l’ho mai visto tanto
serio”.
“Ma…Ma…”
balbettò il ragazzo senza sapere veramente cosa dire.
“Quel dannato! Non aveva intenzione di dirmi
nulla?!” esplose alla fine, esasperato.
“Maledizione a lui! Poteva almeno mettermi al corrente di
questa sua nuova pensata. Avrei
potuto…Insomma…”. Tacque cercando le
parole che gli mancavano. “Ah! Lasciamo perdere. Ne
parlerò direttamente con lui quando tornerà. Che
codardo. Sapeva che me lo avresti detto tu, non è
così?”.
Will
annuì. “Zachary è fatto
così. Non ama dare spiegazioni su quello che fa e sulle sue
motivazioni” disse serio. “Lascialo fare, Kyler.
Lui è un demone e sa molte più cose di noi su
quei sigilli. Se pensa che questa possa essere una soluzione temporanea
per impedire a Gremory di controllarlo allora significa che
è così e che non c’è
nient’altro da fare”.
“E
va
bene, non mi metterò tra lui e le sue pensate. Ma poi mi
sente” borbottò l’umano, risentito.
Scosse il capo. Era furioso con Zachary perché sceglieva
sempre di perseguire il suo obiettivo ad ogni costo, senza badare alle
conseguenze che ciò poteva avere su di lui. Quando si
metteva qualcosa in testa non c’era verso di fargli cambiare
idea. Sarebbe probabilmente stato disposto persino ad uccidersi se
questo gli avesse garantito la possibilità di cancellare
Gremory per sempre. Ma soprattutto era arrabbiato con sé
stesso perché di nuovo si stava dimostrando inutile. Non
poteva fare niente per risparmiare alla sua guardia del corpo quella
sofferenza autoinflitta. E la cosa lo frustrava. “Non mi
piace come funzionano le cose tra i demoni. Questi sigilli...sono degli
abomini”.
“In
questo mi trovi d’accordo. I demoni sono delle bestie
barbare” commentò William, alzandosi.
“Non hanno il concetto di civiltà.
L’unica cosa di cui si interessano sono loro stessi. Per
quanto li riguarda il mondo potrebbe venire distrutto, ma
finché lo hanno tutto il necessario per nutrirsi e non
annoiarsi non ci farebbe neanche caso”.
“Andiamo,
Will, mi sembri un po' drastico” si azzardò a dire
Grell mentre la sua mente tornava per un attimo al salotto di Madame
Red. “Non sono tutti così. C'è ne sono
alcuni che hanno dimostrato di possedere un certo fascino ~”.
Il
suo capo lo
fulminò con lo sguardo. “Questa è la
tua opinione personale distorta, Sutcliff”
sentenziò glaciale. “Sentiamo, chi sarebbero
queste eccezioni? Parli di Zachary? O forse di quel suo fratello che tu
sembri tanto apprezzare?”.
Lui
deglutì. “Ehm...Ma no, Will! Facevo solo un
discorso generale! Sebas-ch...Cioè, il fratello di Zack-chan
non c’entra! Non pensavo di certo a lui!” si
difese, alzando le mani. Avrebbe fatto meglio a starsene zitto.
Già a Will non piaceva parlare di demoni, figuriamoci se lui
gli avesse confessato apertamente di essere attratto da uno di essi.
Altro che Antartide. “E comunque, se proprio vuoi un esempio,
possiamo prendere Zack-chan! Non corrisponde alla descrizione che hai
dato!”.
“Ma
Zachary è un caso anomalo. Non può essere
considerato un demone come gli altri. È solo un moccioso
pestifero” borbottò il moro. “Ora, se
non avete altre domande, io vorrei dormire un po’. Sutcliff,
perché tu e il ragazzino non andate nell’altra
cabina a chiacchierare, visto che vi piace tanto? Così io
potrò starmene in pace”.
“Mi
stai cacciando, Will?!” esclamò Grell quasi
urlando. “Ma io sono la tua sposina! Ti posso aiutare a
rilassarti! Magari potrei farti un bel massaggio ~. Che ne
dici?”.
“No,
grazie” fu la risposta glaciale. “Ho solo bisogno
di un paio d’ore di sonno”.
Il
rosso
sbuffò ma non insistette oltre. Sapeva bene quanto il suo
capo dovesse essere stanco e stressato. In fondo per badare alle sue
ferite non si era ancora riposato un attimo. Anche Will era stato
ferito e non superficialmente, ma aveva ignorato il dolore per potersi
dedicare a lui dopo aver fasciato sé stesso in modo sommario
e sbrigativo. Quella considerazione lo scaldò. In fondo al
suo superiore importava qualcosa di lui o non si sarebbe sacrificato
così tanto solo per vegliarlo mentre era privo di sensi. Si
meritava di riposare un po’. Avrebbero potuto trascorrere del
tempo insieme più tardi. In fondo quella crociera si
prospettava lunga, aveva davanti un’infinità di
occasioni. “Su, forza, Kyler, andiamo” disse alla
fine, alzandosi anche se non senza fatica. “Lasciamo stare
Will. Abbiamo parecchie cose di cui discutere io e te!”.
Il
suo capo gli
lanciò uno sguardo sorpreso mentre i due uscivano aiutandosi
a vicenda. Non si sarebbe mai aspettato una resa tanto veloce. Ma
d’altra parte durante quella missione stava scoprendo lati di
Grell che non avrebbe mai immaginato. Il suo sottoposto aveva
dimostrato di saper essere serio se serviva, di sapere riconoscere
quando era meglio evitare di insistere e anche di essere coraggioso
fino a sfiorare l’imprudenza. L’immagine del rosso
che si parava tra lui e gli artigli di Gremory nonostante le sue ferite
che gli rendevano difficile anche il solo stare in piedi invase la sua
mente con forza e a lui parve di riudire le parole che
l’altro aveva pronunciato. Andò a sdraiarsi sul
letto, pensieroso. Anche se non l’avrebbe mai ammesso era
rimasto impressionato positivamente come poche volte gli era capitato
in vita sua. Dall’altro lato però non poteva
sopportare che Grell avesse rischiato tanto per proteggere lui, gli
ricordava un episodio poco gradito che era accaduto durante il loro
esame finale all’accademia per shinigami. Sarebbe dovuto
succedere il contrario, era lui quello più alto in grado,
quello che aveva il dovere di badare agli altri. Ma a quanto pareva i
sentimenti si erano dimostrati più forti del senso del
dovere. Lui aveva sempre diviso accuratamente lavoro e vita privata, le
emozioni lo rendevano meno efficiente e lo destabilizzavano. E
così era accaduto durante quella missione, in cui troppo
spesso si era lasciato turbare dai giochetti di Zachary e si era
preoccupato delle conseguenze per i suoi compagni. Però si
era anche reso conto che erano stati quei sentimenti a tenerlo in piedi
fino alla fine dello scontro contro Gremory, nonostante il dolore, la
stanchezza e il sangue perso. Era stato disperato, soprattutto verso la
fine, e aveva potuto pensare solo a continuare a parare quelle lame
avvelenate perché sapeva che se lui avesse ceduto si
sarebbero abbattute sugli altri tre. Nessun piano o strategia gli aveva
sfiorato la mente. La sua fredda lucidità era quasi sparita.
Lo stesso ragionamento valeva per la sua decisione di restare con
Zachary e Kyler. Poteva usare tutte le scuse che voleva, la missione,
il loro conto in sospeso, la necessità di eliminare Gremory.
La realtà era che non poteva lasciare che due mocciosi
spericolati ma terribilmente audaci e determinati se la vedessero da
soli contro un avversario del genere. Si era sentito responsabile. In
fondo Zachary aveva tentato di proteggerli da Gremory e Kyler si era
offerto di sacrificarsi di fare altrettanto. Quelle azioni creavano un
legame tra loro che lui non poteva ignorare. Doveva assicurarsi che
sarebbero sopravvissuti, così si sarebbe messo la coscienza
in pace.
Sospirò
rigirandosi sul materasso per appoggiare gli occhiali sul comodino e
reprimendo un gemito di dolore. Doveva avere almeno la metà
delle costole incrinate se non rotte. Gremory non l’avrebbe
passata liscia. Scosse leggermente il capo, cercando di liberare la
mente da qualsiasi pensiero. Aveva bisogno di dormire. Si
passò una mano sugli occhi e cercò di assumere la
posizione meno dolorosa che le sue numerose ferite gli permettevano.
Tutto il resto lo avrebbe affrontato dopo, con più calma e
più lucidità. La stanchezza lo assaltò
di nuovo come spesso aveva fatto in quelle ore e lui si
lasciò prendere senza più combatterla,
sprofondando nel buio ristoratore di un sonno senza sogni.
Il
respiro
ansimante rimbombava nella quasi totale oscurità della sala,
confondendosi con il ronzio dei motori che proveniva dal piano di
sotto. L’aria era calda a causa della vicinanza della sala
macchine, ma nulla che lui non potesse sopportare. E poi la sua
attenzione al momento era completamente concentrata su
tutt’altro. Riusciva a malapena a sentire i rumori che lo
circondavano. l’unico suono che percepiva chiaramente era
quello delle gocce di sangue e di liquido nero che cadevano dalle sue
ferire e dalle sue cicatrici, andando ad allargare la già
estesa pozza di sangue che si era creata sotto il suo corpo caduto a
carponi. Il dolore lo invadeva ad ondate, sempre più forte,
minacciando di cancellare il mondo circostante e di assorbirlo nella
spirale di tenebre dell’incoscienza. Ma lui non poteva
permettersi di abbandonarsi a quell’assenza totale
perché significava anche perdere il controllo di
sé. Finché soffriva e percepiva il sangue
lasciare il suo corpo sapeva chi era, cosa stava facendo e
perché. E quella era l’unica cosa lo spingeva ad
andare avanti in quella tortura. Era l’unica strada che aveva
per raggiungere la libertà.
Un
gemito
strozzato scappò dalle labbra di Zachary mentre il suo corpo
veniva scosso da un attacco di tosse. Dannazione, era al limite. Prima
di allora non ci aveva mai fatto caso, ma ora sapeva che anche la
minima ferita poteva risvegliare il potere del sigillo. Lo sentiva
corrergli lungo il corpo, cercando di strapparlo al controllo della sua
mente. Era solo un leggero, subdolo prudere, se non avesse saputo della
sua esistenza non ci avrebbe mai fatto caso come era successo fino a
quel momento. Quel pensiero gli provocò un moto di stizza.
Quel bastardo di Gremory. Neanche da lui si sarebbe aspettato un colpo
tanto basso. Arrivare ad imporgli un sigillo senza dirgli nulla per
quasi un secolo. Probabilmente voleva che lui lo scoprisse da
sé per poter godere della sua reazione sconvolta. E suo
fratello poi. Dannazione, lui l’aveva capito subito vedendo
le ferite che il suo “capo” gli aveva inferto,
eppure non si era curato di parlargliene. Certo, lo aveva avvertito, ma
in quel suo modo tanto sibillino che non gli aveva permesso di capire
il pericolo che stava correndo. Era anche colpa di
quell’idiota se adesso Kyler e gli shinigami erano in
pericolo. E lui stesso era ciò che li minacciava. Dopo aver
sistemato Gremory sarebbe andato a cercarlo e gliel’avrebbe
fatta pagare.
Si
sforzò di mettersi seduto e appoggiò la schiena
contro la parete, ansimando, gli occhi serrati. La sua mano stringeva
ancora convulsamente la lama affilata e coperta di sangue che
responsabile dei tagli profondi che gli solcavano il petto e le
braccia. Forse aveva esagerato, ma non poteva permettersi di andare
troppo gradualmente come aveva promesso a William. Non c’era
tempo. Avrebbe corso qualche rischio in più, ma il risultato
sarebbe valso la pena. Avrebbe goduto come non mai davanti alla faccia
che avrebbe fatto Gremory quando si sarebbe accorto che il suo
trucchetto non funzionava più. Ridacchiò
soddisfatto, ma fu costretto subito a smettere per via delle fitte. Oh
sì, era uno spettacolo da non perdere. Di certo il suo
“capo” non si aspettava una mossa del genere da
lui. Non aveva la più pallida idea di quali abissi arrivasse
a toccare il suo odio, soprattutto ora che aveva scoperto il suo
giochetto. Glieli avrebbe mostrati volentieri e poi lo avrebbe
rinchiuso al loro interno. Avvertiva già quasi il dolce
sapore della vendetta in bocca. Sangue e cioccolato, il massimo del
godimento.
Rimase
ad
ascoltare il dolore sordo che gli pervadeva le membra intorpidite e il
potere del sigillo che tornava pian piano ad assopirsi. Forse Kyler
aveva ragione, sotto sotto era un masochista. In fondo si era andato ad
infilare volontariamente tra le braccia del demone più
crudele di tutto l’Inferno e aveva continuato a disobbedirgli
senza curarsi delle punizioni che la sua sfacciataggine gli costava. O
forse era solo la frustrazione suscitata dalle catene che lo
intrappolavano a farlo cadere in quella follia cieca che gli permetteva
di dimenticarsi di sé stesso e di pensare solo a far capire
a Gremory che non poteva domarlo come aveva fatto con tutti i suoi
tirapiedi. Perché lui non era come gli altri demoni e non lo
sarebbe mai stato. Era un felino vagabondo, giocherellone ed amante del
buio e della solitudine, un gatto randagio. Forse era uno scherzo della
natura, un pezzo uscito male o a cui mancava qualcosa, ma, qualunque
fosse la verità, era fiero di quello che era e avrebbe
difeso la propria identità di spirito libero ad ogni costo,
con ogni mezzo necessario. Il sangue che stava versando in quel momento
era parte del prezzo che doveva pagare per poter essere quello che
voleva.
Sollevò
lentamente la mano che stringeva il coltello e si fermò ad
osservare la lama tinta di cremisi, come incantato. E se tutto il suo
sangue non fosse bastato? Avrebbe dato tutto il suo potere e, se
necessario, anche la vita, senza esitazione. Però, se poteva
scegliere, preferiva evitare di lasciare la sua esistenza
perché altrimenti non avrebbe potuto regolare la questione
della scommessa che aveva fatto con suo fratello. E la cosa sarebbe
stata irritante. Insomma, dopo secoli di sconfitte in ogni campo aveva
finalmente la possibilità di prendersi una rivincita su di
lui e voleva assolutamente vedere la sua faccia quando avrebbe saputo
che aveva ucciso Gremory. Era un piacere inestimabile, perderlo sarebbe
stato un vero peccato. Poi non era necessario specificar che non aveva
fatto tutto da solo, in fondo non era tenuto a dare spiegazioni,
soprattutto se si trattava di confessare di essersi alleato con due
shinigami ed un umano. Era strano quanto voleva, ma era pur sempre un
demone e in quanto tale aveva un certo orgoglio da difendere.
Sospirò divertito, scuotendo il capo. Che pensieri andava a
fare. Si perdeva troppo in fantasie, su questo doveva dare ragione al
suo “capo”, e finiva sempre per perdere di vista la
situazione presente.
Tentò
di alzarsi, facendo leva sulle braccia ed ignorando le grida di
protesta delle ferite ancora aperte. Doveva muoversi a dare una
ripulita e a tornare alla sua cabina. Kyler stava di sicuro fremendo
dalla voglia di sgridarlo. Non che lui avesse molta voglia di sorbirsi
la preoccupazione dell’umano, ma prima lo raggiunge beva
prima poteva zittirlo e soffocare sue proteste future.
Afferrò la maglia che si era tolto e la indossò
nuovamente, senza curarsi delle macchie cremisi che fiorirono
immediatamente sul tessuto. Avrebbe provveduto a ripulirla a
più tardi. Tenendo una mano appoggiata alla parete si
avviò vero l’uscita della sala. Prima di varcare
la soglia schioccò le dita con un sorrisetto. Quello erano i
momenti in cui adorava essere un demone. Avere certe
capacità si dimostrava immensamente comodo, soprattutto se
non si aveva voglia di perdere tempo con inutili lavoretti che
però erano spesso inevitabili.
Si
sporse a
sbirciare nel corridoio e, una volta che si fu assicurato che non ci
fosse nessuno, si incamminò diretto alla cabina che
condivideva con Kyler, lasciando dietro di sé il pavimento
del deposito in disuso polveroso ma immacolato, come se lui non vi
fosse mai entrato.
-------------------------------------------
Salve
a tutti! ^^
Ecco
qui il nuovo capitolo! E non sono neanche così in
ritardo!
Zack:
Incredibile...domani nevica lava...
Mystic:
*lo ignora* è un capitolo un po’ poco
“attivo” rispetto ai precedenti, ma come ho detto
nelle prossime pagine mi occuperò più che altro
di chiarire i misteri rimasti insoluti nella storia e di sistemare i
rapporti tra i personaggi per poi finalmente avviarmi alla conclusione!
A proposito, spero che la spiegazione del sigillo si sia capita!
Zack:
*ironico* Ovvio, sei la dea della chiarezza…
Mystic:
*occhiata assassina* Nessuno ti ha interpellato!!
>.< E poi stai zitto che tu non fai proprio una bella
figura in questo capitolo…sei un pazzo!
Zack:
*smile* Grazie ~
Mystic:
0.0” Non doveva essere un
complimento…Comunque…Stasera non mi dilungo, sono
stanca morta -.-“ L’università
è dura, ragazzi! Sono impegnata tutto il giorno ultimamente
quindi credo che non potrò avere pronto il seguito prima di
due settimane!
Zack:
Chissà se saranno davvero due
settimane…Conoscendola, anche due mesi!
Mystic:
Ma vuoi tacere?! *ringhia*
Zack:
*alza le mani* Nervosetta, eh? Brutta giornata?
Mystic:
Fatti gli affari tuoi! Dicevo? Ah sì! Due settimane.
Cercherò di essere puntuale! Spero che possiate essere
pazienti ^^
I
ringraziamenti! Un abbraccio a BeaLovesOscarinobello,
Rebychan e marzia ds che mi
sostengono sempre con i loro commenti! Sono fusa, ma tengo duro
perché ci siete voi a spronarmi! >.< Un grazie
anche a chi legge/segue/preferisce/ricorda anche senza commentare.
Alla
prossima!
Vostra
Mystic
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Capitolo 13 *** XIII Parte ***
Salve a
tutti!
Ci ho messo molto di più di quello che avevo pensato
perché sono intervenuti dei problemi a cui ho dovuto badare
e poi le vacanze, ma come promesso ecco qui il nuovo capitolo! Spero
possiate perdonare l'ennesimo mio ritardo, ma vi giuro che non lo
faccio apposta. Se fosse per me aggiornerei reglarmente ogni due
settimane, ma tra casa e università sono sempre costretta a
rimandare la scrittura e la pubblicazione causa forza maggiore. E' un
capitolo forse non troppo significativo, ma mi serve per iniziare ad
approfondire meglio i rapporti tra i quattro protagonisti. Spero possa
piacervi!
Ringrazio caldamente tutti quelli che nonostante tutto continuano a
seguirmi e a leggere, in particolare Rebychan che deve essere davvero
una santa per sopportare tutti i miei contrattempi e la mia sfiducia.
Un abbraccio a tutti!
Buone feste anche se in ritardo!
La vostra Mystic
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Kyler lanciò l’ennesima occhiata interrogativa e
un po’ preoccupata allo shinigami seduto di fronte a lui sul
letto, che invece pareva non prestargli alcuna attenzione, occupato
com’era a controllare i vestiti che Zachary aveva riparato e
pulito mentre loro due erano ancora incoscienti. Il demone li aveva
lasciati appoggiati su una sedia, ma il ragazzo li aveva notati solo
quando era rientrato con Grell. Al risveglio aveva avuto altre cose a
cui pensare e non gli era neanche scappato l’occhio sugli
abiti. Non che gli importasse molto. Per lui qualsiasi pezzo di stoffa
andava bene finché era comodo, non si era mai interessato
molto di quello che indossava. Il rosso invece si era dimostrato
immediatamente entusiasta di trovare i suoi abiti cremisi come nuovi. A
sentire lui quelli che il capitano gli aveva procurato erano molto
belli ed eleganti, ma mancava loro quel tocco che il suo colore
preferito dava e quasi tutti si intonavano poco con la sua capigliatura
scarlatta. Kyler si era limitato ad annuire senza commentare e lo aveva
lasciato alla sua ispezione, quasi contento perché meno
tempo avevano per parlare meno possibilità c’erano
che Grell iniziasse a fargli domande inopportune ed imbarazzanti.
Quando il rosso aveva affermato che loro due avevano parecchie cose di
cui discutere lui non aveva potuto fare a meno di preoccuparsi e
iniziare a pensare a come evadere quella conversazioni, ma,
ritrovandosi senza alcuna via d’uscita, si era rassegnato a
sperare che lo shinigami fosse clemente e soprattutto che Zachary
tornasse in fretta dai suoi tentativi di suicidio, perché in
fondo questo erano i suoi cosiddetti “allenamenti”.
Il demone era di certo più bravo di lui con le parole e
avrebbe saputo giostrarsi meglio tra le insinuazioni del loro
inaspettato alleato.
“Certo
che Zack-chan è proprio un mago!”
commentò soddisfatto quest’ultimo senza preavviso,
distogliendolo dalle sue riflessioni. “Se non sapessi che
è successo, non mi sognerei mai di pensare che quel cafone
di Gremory ha messo i suoi artigliacci sui miei abiti! Quando il nostro
demonietto torna dovrò ringraziarlo come si deve
~”. Lanciò un’occhiatina maliziosa
all’umano. “Sempre che a te non dispiaccia,
Kyler”.
“È
bravo solo quando gli pare” borbottò lui in
risposta, ignorando l’ultima frase. “Se non gli va
di fare qualcosa non la fa proprio. Deve essere stato William ad
ordinargli di sistemarli, immagino, perché altrimenti non si
sarebbe mai sognato di farlo. Infatti ha messo a posto solo i miei e i
tuoi, mentre quelli di William non li ha neanche toccati a quanto
pare…”.
“Lo ha
fatto di certo per dargli fastidio. Zack-chan è un tale
giocherellone!” annuì Grell. Poi assunse
un’aria pensierosa. “Mi chiedo che cosa sia
successo tra quei due la prima volta che si sono incontrati. Will non
ne vuole proprio parlare, e ogni volta che gli citi
l’episodio si irrita. Per chi non sa
com’è fatto potrebbe sembrare un nonnulla, ma per
chi lo conosce da anni come la sottoscritta la cosa è
alquanto grave. Vedi, di solito il mio Willy è impassibile
come un pezzetto di ghiaccio. Zack-chan deve aver gli fatto qualcosa di
veramente brutto se il solo ricordo lo fa reagire in quel
modo” disse, sistemandosi distrattamente i capelli.
“Tu ne sai, qualcosa, Kyler? Zack-chan ti ha raccontato di
quell’episodio?”.
Il ragazzo scosse
il capo. “No, mi spiace. Piacerebbe anche a me scoprire che
cosa è accaduto. Zack mi ha solo accennato al fatto quando
mi ha raccontato di Gremory. Però posso dirti che qualunque
cosa sia successa lui l’ha trovata molto divertente, al
contrario di William. E soprattutto per lui è acqua passata
e non capisce come mai William se la prenda ancora così
tanto” rispose appoggiando la schiena alla parete.
“Ma la cosa non mi sorprende. Da quel poco che ho capito di
Zachary, per lui nulla resta importante per tanto tempo. Una volta che
ha finito il suo gioco butta nel dimenticatoio tutto ciò che
lo ha riguardato”. Il suo tono prese una sfumatura vagamente
amareggiata. Zack avrebbe fatto la stessa cosa con lui una volta che si
fosse liberato di Gremory e avesse adempiuto al loro patto? Aveva pochi
dubbi al riguardo, anche se doveva ammettere che quel pensiero lo
rattristava. Non poteva negare di essersi legato a quella pazza
creatura più di quanto avesse creduto possibile. In fondo
Zachary lo aveva salvato, aveva messo in gioco la sua vita per
proteggerlo e lui non poteva ignorarlo. E proprio per questo una parte
di lui non poteva accettare che tutto quello che avevano vissuto e
stavano vivendo insieme avrebbe perso ogni significato alla fine di
quella storia. Dall’altro lato però non poteva
neanche dimenticare che lui era solo un misero giocattolo. Un
passatempo molto più coinvolgente e spassoso di quelli che
la creatura infernale aveva sperimentato in passato, ma pur sempre
tale. “È un demone, ha
l’eternità davanti e tante partite da giocare. Non
perde tempo dietro a quelle già concluse. È un
bambino che non fa altro che cercare nuovi modi per scacciare la noia.
Si sa anche appassionare, ma solo temporaneamente”. Aveva
parlato più a sé stesso che al suo interlocutore.
Quelli erano pensieri che aveva fatto inconsciamente, che erano rimasti
coperti dalle continue corse frenetiche del presente ma che ora che
riusciva forse a scorgere la fine di quell’avventura
incredibile uscivano alla luce della coscienza.
Il dio della
morte si limitò a guardarlo per un po’ senza
rispondere. Poi sul suo viso si aprì un sorriso comprensivo
e lui si sporse per agguantarlo e passargli un braccio intorno alle
spalle. “Ti capisco, Kyler! Gli uomini sono tutti uguali,
umani, demoni o shinigami che siano! Restano sempre maschi. Senza
offesa ovviamente ~” sentenziò con aria complice.
“Ma ascolta me, ormai sono una vera esperta! Si fanno
desiderare così tanto perché hanno bisogno di
sentirsi voluti. Sono tremendamente insicuri nelle questioni di cuore!
E tu lo sai bene, visto che lo sei a tua volta. Quelli che ti snobbano
senza guardarti neanche non valgono le tue pene. Ma quelli che ti
rifiutano o giocano con te mostrandosi però pronti ad
aiutarti quando serve sono quelli che ti vogliono a loro volta! E
quindi non devi mollare, ma insistere finché non cederanno
ai loro sentimenti mettendo da parte l’orgoglio e il
timore!”.
“Ma
stai parlando di Zack o di Will?” si lasciò
scappare Kyler preso alla sprovvista dal discorso, ma si riprese subito
dopo, scostando l’altro. “Comunque, Grell, mi
spiace dirtelo ma devi aver frainteso le mie parole. Tra me e Zachary
non c’è niente di roman…”.
“Ma
è ovvio che c’è! Non negare solo
perché al momento le cose non vanno come vorresti! Conosco
bene quello che tu senti per Zack-chan e quello che lui sente per te.
Si vede lontano un chilometro, mio caro!” lo interruppe il
rosso, con fin troppo entusiasmo. “Zack-chan e Willy si
assomigliano più di quanto possa sembrare. Hanno modi
opposti di trattarti e di rifiutarti, ma la sostanza è la
stessa. Will si nasconde dietro il lavoro, Zack fa finta di giocare. Ma
sono entrambi due modi per dirci che dobbiamo essere noi a fare il
primo passo! ~”
“Ma se
le cose stanno davvero così com’è che
tu e William non avete ancora concluso nulla?”
domandò il ragazzo, sconfitto. Sapeva che ormai tentare di
distogliere Grell da quell’argomento era inutile, quindi
tanto valeva stare al gioco e cercare di spostare la conversazione sul
suo rapporto con William per evitare altre insinuazioni su lui e
Zachary. Si sentì arrossire. Che diamine, non sapeva neanche
se lui e il demone potevano considerarsi amici, figuriamoci se si
poteva parlare di innamoramento. Era cotto di Zack? Non lo sapeva e non
lo voleva sapere. Tra loro c’era solo quella promessa assurda
e nient’altro. Questo era tutto quello che doveva
interessarlo. “Da quello che mi è parso di capire
tu di prime mosse ne hai fatte parecchie ma nessuna ha
funzionato”.
“È
perché non ho ancora trovato quella giusta! Gli uomini hanno
bisogno di essere impressionati per capire che fai sul serio! E Will
è un osso duro, testardo come pochi quando si fissa su
qualcosa. Ma io lo sono di più ~. Gli farò capire
che io sono molto più importante di tutte le sue fisse sulla
professionalità e sulla necessità di dividere
lavoro e vita privata. Mai sottovalutare una ragazza
innamorata!” rispose prontamente lo shinigami, senza perdere
neanche una briciola di entusiasmo. Kyler aveva ragione, tra lei e Will
le cose non erano mai andare come voleva ma non per questo aveva
desistito. Era certo che prima o poi William avrebbe ceduto di fronte
alla sua testardaggine e a quel punto lei sarebbe stata ricompensata
per tutto quello che aveva dovuto patire. “Sono sicura che il
mio show durante il combattimento mi avrà fatto guadagnare
qualche punto e io non perderò l’occasione! E tu
dovresti fare lo stesso”.
L’umano
si lasciò sfuggire un sospiro esasperato sentendo
l’ultima frase. Che essere testardo. “Grell, ti ho
detto che io non…” cominciò, ma di
nuovo venne interrotto.
“Con me
non attacca, Kyler. So quello che vedo, non sono mica stupida! Puoi
mentire a tutti, anche a te stesso, ma non a me” lo
rimbeccò Grell, irremovibile. Poi gli afferrò il
mento, costringendolo a guardarlo negli occhi. “Hai fatto una
specie di patto con un demone, giusto? Be’, è una
cosa che va abbastanza di moda ultimamente, sai? Perché non
facciamo qualcosa di più originale invece visto che sei uno
a cui piace distinguersi?”. Sul suo viso si
allargò un sorrisetto famelico che fece rabbrividire il
ragazzo. “Stringiamo un patto noi due. Un umano e uno
shinigami, non sarebbe interessante? Ho già un affaruccio
con una donna a Londra e stava andando tutto a meraviglia prima che
Willy mi costringesse a lavorare su questa missione, quindi puoi stare
tranquillo. Sono bravo quanto un demone a gestire i miei
“contratti”. Io ti dò una mano con
Zack-chan e tu mi aiuti a conquistare Will. Legittimo, non trovi?
Allora? Non ti attira?”.
Kyler
deglutì piano, sforzandosi di sostenere quegli occhi verdi
che non promettevano nulla di buono. Aveva sempre pensato che il ruolo
dei tentatori fosse riservato ai solo demoni e aveva creduto che gli
shinigami, sebbene non potessero certo essere definiti
“buoni”, comunque non arrivassero ad interferire a
quel punto con la vita degli umani, cercando di irretirli e
coinvolgerli nei loro giochetti. E invece a quanto pareva doveva
ricredersi. O forse tutto dipendeva dal fatto che Grell era uno
shinigami un po’ atipico, anche se aveva ben pochi termini di
paragone con cui avvalorare quell’ipotesi. Sbatté
le palpebre, costringendosi a scacciare quei pensieri inutili e
scombussolanti, e si scostò dal suo interlocutore. Qualunque
fosse la verità, lui non si sarebbe lasciato manipolare. Il
suo tutore e la famiglia di questi lo avevano adottato per avere un
erede che portasse avanti il nome del loro casato e i loro affari, i
vari tutori che gli erano stati affiancati non avevano fatto altro che
sperare di poterlo domare per guadagnare fama e prestigio, la
nobiltà che era costretto a frequentare cercava solo di
ingraziarselo per poter arrivare a suo padre adottivo. Anche per gli
shinigami lui non era altro che un contenitore prezioso che racchiudeva
l’anima che loro dovevano recuperare e per Zack era forse
solo un gioco. Insomma, era sempre stato la pedina di tutti. Ma le cose
dovevano cambiare, a partire da quelle più idiote come il
“patto” che il rosso gli stava proponendo.
Quell’avventura lo stava spingendo a lasciarsi alle spalle la
sopportazione passiva che aveva dominato la sua vita nei due anni che
erano seguiti alla morte di suo padre. Era stufo di essere il mezzo di
tutti quelli che incontrava sulla sua strada.
“Ascoltami
bene, shinigami.
Io non ho intenzione di finire invischiato nei tuoi piani pazzi,
chiaro?” disse deciso, il tono quasi sprezzante, mentre il
suo sguardo si induriva. “Puoi anche prendermi in giro quanto
vuoi, ma sappi che non mi lascerò manipolare da te! Questi
tuoi discorsi sono assurdi. Quello che io voglio o non voglio da
Zachary sono solo affari miei e suoi. Né tu né
nessun altro avete il diritto di interferire”.
Incrociò le braccia sul petto, sorridendo internamente
soddisfatto davanti alla vista dell’espressione sorpresa che
si era dipinta sul viso del dio della morte. “Ora, se vuoi
posso aiutarti con William, anche se non vedo come potrei esserti
utile, ma sappi che lo faccio solo perché mi sento in debito
con te. Mi hai salvato dall’attacco di Zack quando era sotto
il controllo di Gremory. E non è qualcosa che posso
ignorare. Però non voglio che tu ti impicci dei miei affari.
Se avrò bisogno di una mano sarò io a chiedere,
ma visto che non è questo il caso ti prego di smetterla con
queste illazioni infondate”.
Grell rimase a
fissarlo per diversi attimi, preso alla sprovvista da quel repentino ed
inaspettato cambio di atteggiamento. Poi scoppiò a ridere di
gusto sotto lo sguardo irritato dell’altro. Il ragazzino
aveva fegato, lo doveva ammettere. Parlare con quel tono a un essere
che poteva ucciderti un una sola mossa non era da tutti. Ma che
quell’umano fosse coraggioso lo aveva già capito
durante il combattimento con Gremory. Cominciava a comprendere
perché Zack avesse mostrato tanto interesse per lui. Non era
il mocciosetto debole e incapace di reagire che sembrava, anzi. Era
insicuro e forse un po’ spaesato, ma aveva tenacia da vendere.
“Che
diavolo c’è da ridere adesso?”
borbottò Kyler infastidito. Si sentiva preso in giro di
nuovo. Ma possibile che nessuno fosse mai serio nei suoi confronti?!
Eppure lui si sforzava di farsi rispettare. “Non mi pare di
aver fatto delle battute o simile”.
“Scusa,
Kyler, ma Zack-chan ha ragione! Sei uno spasso!”
ridacchiò il rosso, divertito. “Usare quel tono
con uno shinigami che è venuto a prenderti
l’anima…Insomma, come si può non
ridere? Sei terribilmente sfacciato o terribilmente stupido”.
Si impose di calmarsi e sul suo volto si riaprì il sorriso
inquietante di poco prima. “Comunque sia…Se queste
sono le tue condizioni per il nostro accordo, le accetto. Mi sarai
utile eccome, mi devi aiutare a creare le atmosfere giuste! E
rimarrò a tua disposizione. So che verrai presto a chiedermi
una mano ~. E, tanto per la cronaca, sappi che non ho nessuna
intenzione di manipolarti. È un patto equo, il nostro,
paritario!”.
“Sì,
e io dovrei crederci!” sbottò Kyler bruscamente.
“Bene, shinigami. Abbiamo un accordo. Ma vedi di rispettare
le clausole!”.
“Giuro
che sarò discreta come una pudica verginella ~”
cinguettò Grell ironico e con un’espressione
maliziosa che diceva tutto il contrario. “Certo che sei
diffidente, Ky-chan! Posso chiamarti così, vero? In fondo
siamo soci adesso, no?”.
“Fai
come ti pare” rispose il ragazzo esasperato, lanciandogli
un’occhiataccia. Ci mancavano solo i nomignoli idioti.
“E ora mi dici cosa dovrei fare esattamente?”.
“Tutto
a suo tempo, mio caro” fece lui sollevando un dito con
l’aria di chi la sa lunga. “Ne parleremo quando mi
sarò ripreso un po’ di più. Ora
però c’è una cosa che devo sapere. O
meglio, che devo confermare”. La sua mano si chiuse sulle
labbra dell’altro che aveva dato segno di voler protestare.
“Mi hai detto di non interferire nelle cose tra te e
Zack-chan e io lo farò. Ma questo non significa che io non
possa accertarmi della situazione tra voi due. Mi serve saperlo per il
primo piano che mi devi aiutare ad attuare. Fin dove sei disposto a
spingerti sapendo di non essere respinto nel caso volessi carpire
informazioni? Sai che intendo ~”.
Il volto di Kyler
andò in fiamme un po’ per l’imbarazzo e
un po’ per l’irritazione. “Ma per chi mi
hai preso?!” esplose incredulo. “Mi pareva di
averti detto di smetterla con le tue insinuazioni smaliziate. Io non
farò nulla di quel genere, mi spiace deluderti! Neanche la
cosa più innocente!”. Iniziava già a
pentirsi di aver acconsentito ad aiutare il dio della morte. La sua
intenzione era quella di fargli capire che non avrebbe fatto il suo
gioco pur non tirandosi indietro, ma le cose stavano prendendo una
piega che non gli piaceva. “E tu ti definisci una signora?
Sei un maniaco travestito!”.
“Maleducato!
Come ti permetti di parlare in questo modo a una ragazza bella come
me?!” saltò su Grell, punto sul vivo.
“Sei un cafone insolente! E io che avevo creduto che fossi
diverso dai maschiacci che frequento di solito. Pensavo fossi sensibile
e invece sei rozzo quanto loro sotto certi aspetti! Non che la cosa mi
spiaccia…Ma devo difendere la mia purezza d’animo
femminile!”.
Il ragazzo lo
fissò attonito, senza neanche trovare le parole per
ribattere. Se prima potevano essergli rimasti dei dubbi
sull’insanità mentale dello shinigami, e non era
quello il caso, quell’uscita era l’ennesima
conferma del fatto che Grell fosse completamente pazzo. Scosse il capo
alzandosi e, senza degnare l’altro di uno sguardo, si
avviò verso la porta. Non voleva stare un secondo di
più con quel folle, aveva bisogno di aria pulita. E
soprattutto di silenzio.
Ma proprio nel
momento in cui la sua mano stava per sfiorare la maniglia, la porta si
aprì e Zachary apparve dall’altro lato della
soglia. I due restarono a fissarsi per qualche attimo, sorpresi. Il
primo a riscuotersi fu Kyler, al quale non sfuggì
l’odore pungente che emanava la maglia del demone. Il ragazzo
sgranò gli occhi, ricordandosi di colpo cosa aveva fatto il
suo protettore fino a quel momento, e, senza dare a
quest’ultimo il tempo d reagire, lo afferrò per un
braccio costringendolo ad entrare nella cabina e a sedersi su una sedia.
“Tu,
razza di idiota masochista!” lo aggredì, ignorando
Grell che osservava la scena divertito. “William mi ha detto
della tua brillante
trovata! Ma mi spieghi che hai in quella testa blu?!
Tu…Tu…Ah!”. Si portò una
mano nei capelli, non sapendo cosa dire. Fissò la creatura
infernale quasi come se volesse incenerirla. Era combattuto tra la
preoccupazione e rabbia. Possibile che Zachary prima di scegliere di
dedicarsi a quell’idiozia non avesse pensato neanche per un
attimo a come si sarebbe sentito lui
venendo sapendo che il suo protettore si stava di nuovo sacrificando
anche per la sua salvezza? Non lo aveva sfiorato il pensiero dei sensi
di colpa che quella consapevolezza gli procurava, non si era nemmeno
curato di immaginarli? Quelle considerazioni crearono un groppo alla
gola. Era davvero così invisibile per il demone?
Maledizione. “Lasciamo perdere. Ho promesso che non mi sarei
intromesso. Ma sappi che disapprovo!”.
La creatura
infernale lo studiò, divertita dal suo atteggiamento. Sapeva
bene quanto il ragazzo fosse agitato, poteva avvertire la tensione
correre lungo il suo corpo. Quando lo aveva visto sulla porta di certo
il primo impulso di Kyler era stato quello di penderlo a pugni, ma la
preoccupazione aveva vinto sulla rabbia. “Ti preoccupi per
me, Kyler?” domandò canzonatorio con un ghigno da
squalo, incrociando le braccia. “Ma che carino! Mi fa piacere
sapere che tieni tanto a me! ~”.
“Certo
che sono preoccupato, razza di idiota!” esclamò il
ragazzo con forza, ignorando l’evidente presa in giro
dell’altro. “Mi ritrovo con una guardia del corpo
demoniaca che dimostra evidenti segni di squilibrio mentale e tendenze
suicide, come diamine faccio a non preoccuparmi?!”.
Perché Zachary prendeva sempre tutto come un gioco?
Perché non dava mai ascolto agli altri come se tutto
ciò che gli accadeva intorno fosse solo una sua questione
personale? Il mondo non girava intorno a lui, ma quel testone pareva
non averlo ancora capito. E quella era forse la cosa che più
infastidiva il ragazzo. Il demone pensava sempre e solo a fare quello
che era importante per lui, che lui credeva giusto, interferendo e
usando la vita degli altri senza ripensamenti. Anche in quel momento
lui si stava sacrificando per sconfiggere Gremory, ma ciò
che aveva in testa era la sola e semplice vendetta,
l’annullamento nell’odio. Lui forse pensava di
proteggere loro al tempo stesso, ma in realtà quella era
solo una stupida copertura per la sua sete di sangue. Si
sentì tremare di rabbia. Quell’idiota doveva
mettere la testa a posto. “Sei un irresponsabile, un
egocentrico! Non ti rendi conto che prima o poi le tue azioni ti
porteranno il risultato opposto a quello che vuoi ottenere? Sei
così cieco da non capire che ti stai comportando esattamente
come il tuo tanto odiato nemico? Tu…Tu…Esistiamo
anche noi,
sai? E non siamo dei mezzi per raggiungere i tuoi scopi! Siamo
coinvolti anche noi in questo casino e lottiamo anche noi, ciascuno per
i propri motivi, ma ci siamo resi conto che solo collaborando possiamo
uscirne. Quando ti sveglierai anche tu e smetterai di pensare sempre e
solo a te stesso?!”. Ansimò, mordendosi il labbro.
Aveva esagerato forse, ma non aveva alcuna intenzione di ritirare
quello che aveva detto. Era stufo di sopportare e tacere. In fondo era
stato proprio Zachary a fargli capire che doveva iniziare a scegliere e
a farsi valere.
Gli occhi della
creatura infernale si fissarono sull’umano, impassibili e
infuocati al tempo stesso. Il ragazzo li sostenne fieramente piantando
le sue iridi viola in quelle sanguigne che lo minacciavano. Rimasero
immobili per qualche attimo, poi sul volto di Zachary si dipinse un
ghigno che si allargò sempre di più fino a
sfociare in una risata. Kyler lo guardò scuotendo il capo,
anche se era sollevato di vedere che l’altro invece che
arrabbiarsi aveva trovato in qualche modo divertente il suo attacco.
“Kyler,
sei il massimo del divertimento quando fai così!”
ghignò infatti il demone, appoggiandosi allo schienale della
sedia, cercando di recuperare il controllo. “Tu e i tuoi cari
moralismi…Sono davvero contento di essere a caccia della tua
anima! Anche se…”. Il sorriso svanì dal
suo volto e lui riprese l’espressione impenetrabile che aveva
assunto sentendo le parole del suo protetto. “È
davvero questo quello che pensi di me? Che io sia come
Gremory?”. Il suo tono era neutro e controllato, ma Kyler
sentì lo stesso i brividi corrergli lungo la schiena.
“Sì, forse hai ragione. Sono un opportunista, un
egocentrico, un superficiale. Sono vendicativo. Ma è nella
natura della mia specie, è genetico, non posso farci nulla.
Noi demoni siamo così, vero, Grell?”.
Lo shinigami che
era rimasto in silenzio fino a quel momento, si allungò sul
letto, appoggiando la testa sul pugno chiuso, con un largo sorriso da
squalo stampato sul volto. Era chiaro che si stava divertendo anche lui
un mondo. “Oh sì! Degli appetitosi bastardi
sanguinari, freddi come il ghiaccio ~” trillò
malizioso. “Ma sono certo che sotto quella scorza da duri si
nasconde un fuoco passionale che brucia più
dell’Inferno!”.
“Sempre
seri vuoi due, eh? Vi siete messi d’accordo per
caso?” borbottò Kyler ironico. Poi
sospirò. “Non è quello che penso di te,
Zack. È quello che vedo. Poi io sono così stupido
da pensare che non sei così irrecuperabile. Qualcuno mi ha
detto che sei un demone atipico, poco
demoniaco. O era forse l’ennesimo
giochetto?”.
La creatura gli
rivolse un ghigno senza rispondere e si lasciò sfilare la
maglia insanguinata. Le ferite che si era inferto ricalcavano il
profilo delle cicatrici che lui conosceva ormai a memoria dopo che le
sue dita le avevano percorse infinite volte. Dai bordi precisi e netti
colava ancora qualche rivolo di sangue misto ai residui della sostanza
nera rigurgitata dal sigillo, ma il flusso andava affievolendosi
rapidamente. Zachary osservò Kyler studiare i tagli prima di
prendere un panno e iniziare a detergere la pelle.
“Fa
male?” domandò il ragazzo, mentre il suo sguardo
tornava a velarsi di preoccupazione. “Meno male che avevi
promesso a William di andare per gradi”.
“I miei
gradi sono diversi dai vostri” ribatté lui,
afferrandogli una mano. “Comunque non mi fanno
male…Almeno ora non più, visto che ho un
infermiere tanto attento”.
L’umano
avvampò imbarazzato a quelle parole, sentendosi al tempo
stesso preso in giro, mentre Grell e Zachary si scambiarono
un’occhiata divertita, il sorrisetto che si allargava sul
volto di entrambi. Lo shinigami si alzò e andò a
sedersi a cavalcioni di una sedia di fianco al demone, allungando un
braccio per toccare il liquido che scendeva sul petto di
quest’ultimo e portandoselo vicino al viso.
“Che
spreco! Inquinare in questo modo brutale una tale sfumatura di
cremisi…Gremory non ha proprio gusto”
commentò, pulendosi le dita sul braccio di Zachary, con
un’espressione corrucciata.
“Manca
proprio di poesia!”.
“Scusa
se manco anche io di spirito artistico, ma il colore del mio sangue
è il problema minore che quel sigillo mi
dà” rispose la creatura infernale, portandosi alle
labbra la mano di Kyler che ancora teneva stretta e leccando via una
delle strisce cremisi che la solcavano prima che il ragazzo potesse
reagire in qualche modo. “E poi così ha un sapore
più particolare”.
“Zachary!”
esclamò il suo protetto, arrossendo di nuovo e cercando
invano di liberarsi dalla sua presa. “Ma la vuoi smettere di
prendermi per il culo?!”.
“Eh,
Ky-chan, che ti dicevo io? Sì che c’è
la scossa ~” cinguettò il rosso lanciando uno
sguardo molto significativa all’umano. E poi il mocciosetto
aveva il coraggio di negare? Lei era una che le capiva al volo certe
cose. “Ho ragione io! Come sempre!”.
“Grell,
taci!” protestò il ragazzo esasperato, sentendosi
preso tra due fuochi. Diede uno strattone più deciso,
riuscendo finalmente a riappropriarsi del proprio arto.
“Dannazione, avevi detto che avresti smesso!”.
“Io
avevo detto che non mi sarei intromesso, non che non avrei espresso il
mio parere” fu la risposta offesa. “Sono una lady
di parola, io!”.
“In che
cosa non ti saresti intromesso, Grell?” domandò
Zack, spostando lo sguardo da uno all’altro. “State
tramando alle spalle mie e di Will per caso?”.
“Mi
spiace, Zack-chan, ma questa è una faccenda privata tra me e
Kyler. Non indagare, perché non otterrai nulla”
fece lo shinigami. Poi gli rivolse uno sguardo lascivo, facendo
scivolare un dito sulla sua spalla. “A meno che tu non mi dia
un adeguato compenso ~”.
“Mi
piacerebbe, Grell, ma preferisco occuparmi di un gioco alla volta. Devo
essere efficiente” disse il demone, pacato ma ironico.
“Però l’offerta suona interessante,
sappilo”.
“Uff,
hai sempre la scusa pronta per tutto, proprio come Sebas-chan! Non sei
divertente” sbuffò il dio della morte, ritraendo
la mano. “Non sai cosa ti perdi. Ma d’altra parte
sei ancora un moccioso, anche volendo non riusciresti a soddisfarmi
come si deve!”.
La creatura
infernale ridacchiò a quell’uscita, lanciando uno
sguardo al suo protetto che aveva alzato gli occhi al cielo.
“Sai, Grell, sono molto, molto più vecchio di
quello che possa sembrare. Noi demoni viviamo per
l’eternità, salvo incidenti di varia natura, e io
ne ho già vista una bella fetta. Starei attento a definirmi
moccioso, visto che tra noi due il ragazzino di certo sei tu”
ribatté con calma il demone senza che il ghigno lasciasse il
suo volto. “Questo non è il mio vero aspetto, come
sai bene posso assumere quasi qualunque forma io voglia. Diciamo solo
che sono parecchio…affezionato
a queste particolari sembianze”.
“Mi
stai forse dando del moccioso?!” esclamò Grell,
incredulo.
“Oh,
non mi permetterei mai, milady”
rispose Zachary con un sorrisetto felino che era fin troppo familiare
al suo interlocutore. “Le mie erano mere affermazioni di
fatti”.
Lo shinigami per
un attimo non trovò nulla da ribattere, troppo incantato di
fronte alla falsa espressione angelica del demone, e si
limitò a fulminarlo con lo sguardo scuotendo una mano e
alzandosi. “Ma certo, Zack-chan. Sei un bravo attore, ma non
mi incanti con questi tuoi giochetti. Sei troppo poco crudele e
sottile, troppo immaturo per essere veramente affascinante”
lo provocò alla fine. “So che cosa stai cercando
di fare! Non puoi adularmi con così poco, ragazzino”.
“Giochetti?
Non so di cosa voi
stiate parlando, milady”
disse candidamente la creatura infernale. “Adularvi? Come potrei? E
poi non sono un attore, sono solo un diavolo di guardia
del corpo”.
Il rosso lo
incenerì di nuovo con gli occhi, anche se un lieve rossore
gli aveva velato le guance al riemergere di fantasie che aveva fatto
fin troppo volte dopo aver sentito parole simili. Che sporchi giochetti
da usare con una signora, sfruttare il debole che lei aveva per un
certo altro demone di loro conoscenza. Però doveva
riconoscere che il moccioso era davvero bravo in quella sua imitazione.
Maledizione a lui, rovinava tutti i suoi sforzi di concentrarsi solo su
William. Per il momento non poteva far altro che ammettere la sconfitta
e ritirarsi, ma quella peste l’avrebbe pagata.
“Vado a controllare Willy, non ne posso più di voi
maschiacci cafoni!” borbottò, offeso. “E
guai a te se provi ancora a flirtare con me, Zachary Michaelis! Io sono
una donna occupata…Anzi, addirittura sposata!”.
E detto ciò uscì sbattendo la porta.
Zack
scoppiò a ridere non appena la porta si fu richiusa. Quella
missione, Gremory a parte, si stava dimostrando più spassosa
di quanto avesse mai potuto immaginare. Doveva allearsi con gli
shinigami più spesso, era quasi più divertente
prenderli in giro faccia a faccia piuttosto che rovinando i loro
progetti. Grell poi era tutto particolare. E questo spiegava
perché, nonostante tutto, William continuasse a tenerlo con
sé. Era un bel soggetto.
Scuotendo il capo
tornò a rivolgere la sua attenzione sull’umano che
lo fissava in attesa di spiegazioni. “È inutile
che mi guardi così, Kyler. Non conosci il fulcro della presa
in giro, non capiresti neanche se te lo spiegassi” lo
anticipò, troncando sul nascere ogni protesta.
“Diciamo solo che ho sfruttato un certo debole di Grell per
prenderlo in giro”.
“Sei
ripetitivo, Zack, non fai altro che usare gli stessi trucchetti con
tutti” lo rimbeccò Kyler, quasi infastidito. Che
cosa doveva sopportare. Aveva cercato di fare un discorso serio, di
spingere Zachary a riflettere bene su quello che stava facendo, ma
aveva ottenuto in cambio solo di assistere ad una battaglia di
frecciatine e prese in giro. “Non ti annoi a fare sempre gli
stessi scherzi? E poi mi spieghi che bisogno c’era di
irritare Grell?”.
“No,
non mi annoio neanche un po’. Vedi, Kyler, i miei saranno
anche sempre gli stessi “trucchetti”, come li
chiami tu, ma non sono affatto ripetitivi” rispose con calma
il demone, estraendo una maglia pulita dal cassettone e infilandosela.
“Il fatto è che ciascuna dei miei bersagli
reagisce agli stimoli in modo diverso. E la vasta gamma di reazioni che
mi si presenta non può che divertirmi. E non dare la colpa a
me. Grell mi ha servito il tutto su un piatto
d’argento!”.
“Sei impossibile,
Zachary” borbottò il ragazzo sospirando.
“Cosa devo fare con te?”.
La creatura
demoniaca ridacchiò. “Sopportami, è
l’unica scelta che hai. Almeno finché non avremo
incontrato i termini della nostra scommessa”
cantilenò, accostando il proprio volto a quello del suo
protetto. “Pensi di potercela fare? Andiamo, non è
poi così difficile! Ce la fa anche Willy nonostante tutto
quello che gli ho fatto passare!”.
“Non mi
sembra che Will ti sop…” iniziò a
ribattere Kyler, ma un urlo, o meglio un’imprecazione urlata,
proveniente dalla stanza accanto lo interruppe prima che potesse
terminare la frase. “Che diamine…?!”
esclamò il ragazzo, preso alla sprovvista, dimenticandosi
quello che voleva dire. “Veniva dalla stanza di William e
Grell o sbaglio?”.
“Credo
proprio di sì, anche perché qui attorno non
c’è nessun altro. Mi sa che il nostro caro
shinigami rosso ne ha combinata una delle sue perché quella
era la voce di Will, ci potrei scommettere la mia mousse!”
ridacchiò Zachary, scattando in piedi ed afferrando
l’umano per un braccio. “Dai, andiamo a
controllare! Ci sarà da ridere!”.
L’umano
non ebbe neanche il tempo di rispondere perché la sua
guardia del corpo lo trascinò di peso fuori dalla cabina
senza curarsi di ascoltare il suo parere. Come al solito.
Sospirò per l’ennesima volta. Zack aveva ragione,
non poteva fare altro che rassegnarsi e accettarlo per come era,
cercare di cambiarlo era un’impresa quasi impossibile.
Nascose un sorriso. Ma forse, se il demone non fosse stato
così, inquietante, testardo e incostante, se non avesse
avuto tutti quei difetti e quelle stranezze, lui non gli avrebbe mai
affidato la sua vita e la sua anima, fidandosi quasi ciecamente di
quella strana creatura che lo spingeva oltre ogni limite di
esagerazione. Era conscio di quanto paradossale potesse sembrare quella
sua decisione, ma Kyler non aveva il minimo dubbio sul fatto che fosse
la scelta giusta.
Grell
uscì sbuffando dalla camera dei suoi improbabili alleati.
Quel mocciosetto infernale sapeva che tasti toccare per far irritare le
persone, glielo doveva riconoscere. Era davvero bravo quando si
trattava di divertirsi a scapito degli altri. Però non per
questo gli avrebbe perdonato la sua maleducazione. Approfittarsi in
quel modo subdolo dei sentimenti di una signora e giocare con i suoi
desideri più nascosti! Ok, magari non così nascosti visto che
lei stessa non mostrava poi tanto pudore sbandierandoli
all’aria ogni volta che ne aveva l’occasione. Era
più forte di lei. Ma non era quello il punto. Quel
demonietto pestifero si era dimostrato ancora una volta quel cafone che
era. ‘Ah, uomini!’ pensò tra
sé e sé risentito, mentre oltrepassava la porta
della camera che condivideva con William. ‘Sempre la stessa
storia…Anche se devo ammettere che vedere Zack-chan recitare
in quel modo quasi impeccabile la parte del mio Sebas-chan mi ha quasi
toccata. E il fatto che lui, giustamente, assomigli a suo fratello
fisicamente ha aiutato l’effetto…’.
Scuotendo il
capo, abbandonò quei pensieri, mentre la sua attenzione si
fissava sulla figura addormentata distesa sul letto che aveva davanti.
Grell inclinò la testa di lato, avvicinandosi piano per non
svegliare il suo superiore. In tanti anni che si conoscevano quella era
forse la prima volta che vedeva Will dormire, se si escludevano alcuni
episodi che erano capitati mentre erano ancora all’Accademia.
Il moro conservava ancora la sua compostezza anche nel sonno, ma
concedeva al suo corpo di rilassarsi e alla sua espressione di
sciogliersi almeno in parte dalla solita maschera di ghiaccio che
indossava quotidianamente. Il rosso non poté evitare di
pensare a quanto adorabile
il suo Willy fosse in quel momento, ridacchiando silenziosamente
immaginando come l’altro avrebbe potuto reagire se glielo
avesse fatto presente. Si inginocchiò appoggiando i gomiti
sul materasso e la testa sul palmo delle mani. Non avrebbe mai pensato
di dirlo, ma William sembrava quasi indifeso
così ignaro di quello che lo circondava, senza occhiali e
privo della sua preziosa death scyte. Chiunque avrebbe potuto
approfittarsi di lui in un momento del genere. Sul volto dello
shinigami dai capelli scarlatti si aprì un ghigno
inquietante. E lei sarebbe stata una stupida a lasciarsi sfuggire una
simile occasione. Il suo capo non sarebbe certo stato contento, ma
ciò non le avrebbe impedito di realizzare uno dei sogni a
cui aspirava da decenni, anche se non esattamente nel modo in cui
avrebbe sperato. Ma si poteva accontentare per il momento.
Grell
avvicinò il viso a quello del suo capo fino a che non furono
a poco più di un centimetro di distanza. Sentiva il respiro
di Will sfiorarle la pelle e le sue narici furono invase dal profumo
dell’altro misto all’odore del sangue che ancora
emanavano le sue ferite. Un aroma totalmente inebriante per una come
lei, il migliore che avesse mai assaporato. Si leccò
istintivamente le labbra, esitante. Non era mai stata tanto vicina al
suo superiore, mai avevano condiviso un momento tanto intimo come stava
accadendo in quel momento, e lo shinigami avvertì il
nervosismo attaccargli lo stomaco. Tutta la sua determinazione vogliosa
di prima stava vacillando, cosa che non gli era mai successa con
nessuno. Il ghigno che si era dipinto sul suo viso poco prima si
addolcì in un sorrisetto. Willy era speciale, non era come
gli altri, e diversi erano i sentimenti che lei provava per il moro. In
fondo, pur facendo la corte ogni bell’uomo che le capitava di
incontrare, pur dichiarandosi perduta per Sebastian, l’unica
persona in grado di farle perdere sinceramente la testa, senza che vi
fosse bisogno di recitare melodrammi o di atteggiarsi, era quella che
le stava davanti in quel preciso istante. Potevano respingerla tutti,
anche nei modi più scortesi e violenti, ma faceva veramente
male solo quando era William a rifiutarla con quei suoi atteggiamenti
glaciali che lei continuava comunque ad amare. Il rosso prese un
respiro e si decise a finire quello che aveva iniziato, premendo senza
secondi pensieri le sue labbra su quelle del moro, in un bacio casto ma
appassionato, sopprimendo un sospiro di piacere. Erano anche
più morbide di quello che si era aspettata, nonostante il
taglio che il suo capo si era procurato durante lo scontro, e
incredibilmente calde. Non le avrebbe lasciate per nessun motivo al
mondo.
William si mosse
tra il sonno e la veglia, avvertendo un calore improvviso avvolgerlo.
Si sentiva ancora dannatamente stanco, eppure per qualche motivo si era
svegliato. Ci mise qualche secondo a realizzare che c’era
qualcosa sul suo viso, dei fili morbidi che profumavano di sapone.
Strinse gli occhi. ‘Capelli?’ pensò
stupito, alzando appena una mano per tastare la matassa rossa che lo
avvolgeva. Ma non era finita lì, c’era
dell’altro. Qualcosa di soffice e bollente. Istintivamente
spinse il viso in avanti, premendo contro quella fonte di calore.
Sì, c’era decisamente
qualcos’altro…sulle sue labbra? La sua mente si
svegliò di colpo, come se una scossa elettrica
l’avesse attraversata. Una matassa di capelli. Quella che
sembrava pelle sulla sua bocca. Quel profumo di sapone. Grell Sutcliff,
come aveva fatto a non arrivarci subito? E lo stava…baciando?!
Will
scattò seduto, ritraendosi dal suo sottoposto che per la
sorpresa finì a terra, gridando incredulo e sconvolto. I due
restarono per un attimo a fissarsi, sguardi dello stesso colore ma
contenenti emozioni ben diverse fusi l’uno
nell’altro. Gli occhi di Grell erano pieni di disappunto e
speranze tradite, con una punta di preoccupazione, mentre quelli del
moro passarono dalla sorpresa all’irritazione nel giro di
poco.
“Grell
Sutcliff! Come ti sei permesso?” esclamò alla
fine, il tono gelido ed infuriato al tempo stesso. “Che
diamine ti è saltato in testa?! Mi pareva di averti fatto
capire da tempo che certe tue…avanches non mi
erano affatto gradite”.
“Però
hai risposto al bacio, almeno all’inizio”
borbottò il suo sottoposto, mettendo il muso e fingendosi
offeso per nascondere la delusione che lo aveva investito. Non sapeva
proprio che cosa aveva pensato di ottenere baciandolo senza permesso.
La tentazione era stata irresistibile, ma avrebbe almeno dovuto
aspettarsi che il suo capo non avrebbe gradito. Eppure non era riuscita
ad impedirsi di sperare.
“Cos’hai
detto?” domandò William, abbassando la voce che
però risuonò più minacciosa.
“Nulla,
Will!!” fu la risposta affrettata e quasi spaventata di
fronte al lampo assassino che aveva attraversato gli occhi del moro.
“Meglio
così” annuì lui, soddisfatto, alzandosi
e sistemandosi la camicia. La sfumatura irata aveva abbandonato il suo
tono che era tornato apatico come al solito. Non poteva certo perdere
la sua professionalità per così poco, no?
“Certi comportamenti frivoli e poco adatti a una situazione
delicata come questa missione sono davvero imperdonabili. Vedi di
rimetterti in riga o sarò costretto a farti sostituire e
trasferire una volta chiusa questa faccenda. Che non si ripeta mai
più, Grell Sutcliff. Sono stato chiaro?”.
“Certo,
Will. Cristallino” mormorò il rosso, abbassando
gli occhi.
“E,
Sutcliff? Che non si sappia in giro”.
“Credo
che per quest’ultima cosa sia un po’
tardi!”ridacchiò una voce, facendoli sobbalzare. I
due shinigami si voltarono verso la porta e si ritrovarono davanti, per
orrore di William, Zachary e Kyler. Il primo si teneva allo stipite per
non finire a terra dal ridere, mentre il secondo guardava a terra
imbarazzato per l’intrusione e infastidito dal comportamento
della sua guardia del corpo.
Il moro, per la
prima volta da quando era entrato in servizio, avvertì un
vago calore salirgli alle guance senza sapere bene se fosse dovuto
all’imbarazzo o all’umiliazione. Dannata peste
infernale. Spuntava fuori sempre nei momenti sbagliati.
“Zachary Michaelis! Fai parola con qualcuno di qualsiasi cosa
tu abbia visto o sentito in questa cabina e mi assicurerò
personalmente di farti pentire di essere nato!”
minacciò serio, riprendendosi per la seconda volta dalla
sorpresa.
Il demone
sostenne il suo sguardo, smettendo di ridere, ma sul suo viso rimase un
sorrisetto canzonatorio. “Oh, Willy, come sei
ripetitivo!” cantilenò provocatorio.
“Questa minaccia l’ho già sentita
più di una volta!”.
William
sospirò, afferrando gli occhiali ed indossandoli per poi
dirigere i suoi occhi verdi sul suo interlocutore.
“Sarò anche ripetitivo, ma tu sei stato avvisato, demone. Ti ricordo
che molte cose in questa missione dipendono dalle mie decisioni, se
capisci a che cosa mi riferisco. Quindi faresti meglio a non farmi
troppi torti” disse con calma, pronunciando
l’ultimo appellativo come se fosse un insulto. “Ma
visto che so bene come voi esseri infimi ragionate, farò lo
sforzo di portarmi al vostro livello: ti propongo un patto. Tu tieni la
bocca chiusa e io in cambio farò qualcosa per te, nel limite
del possibile e della mia dignità. Pensaci”. Dopo
di che lanciò un’occhiata all’orologio e
prese la giacca, senza attendere una risposta. “Forza,
muoviamoci. Voi due idioti e anche l’umano. È
quasi ora di cena” annunciò, indicando la porta
con un tono che non ammetteva repliche né rifiuti.
I tre si
scambiarono una rapida occhiata e decisero che era decisamente meglio
fare come veniva loro detto. Nonostante il moro avesse recuperato la
sua solita, fredda calma nei suoi occhi permaneva un bagliore minaccio
che nessuno di loro voleva sfidare, almeno per il momento. Persino Zack
pareva essere del parere che quella era una linea che non doveva essere
superata. Aveva afferrato il messaggio che lo shinigami gli aveva
lanciato e aveva concluso che la scelta migliore era rinunciare ai suoi
giochi almeno per un po’.
Kyler fu il primo
a lasciare la stanza, grato che tutto quel teatrino fosse finalmente
finito e anche piuttosto colpito dal contegno che William era riuscito
a mostrare nonostante la situazione spinosa. Forse il dio della morte
poteva davvero a suo modo riuscire a sopportare Zachary.
Quest’ultimo lo seguì immediatamente, riflettendo
su cosa avrebbe potuto chiedere a Will in cambio del suo
silenzio, e lo stesso fece Grell, a testa bassa, ancora pieno
di disappunto per come erano andate le cose tra lui e il suo capo. Il
moro uscì per ultimo, scuotendo il capo. Mai il suo lavoro
gli era parso tanto oneroso.
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Capitolo 14 *** XIV Parte ***
cap 14
Dopo
la sala da pranzo gremita di persone ritrovarsi sul ponte quasi deserto
dava un senso di pace indescrivibile. Gli unici suoni erano quello
delle onde che si abbattevano calme sui fianchi della nave e i frusci
dei pochi marinai che ancora si affaccendavano tutto intorno. William
sarebbe stato tentato di definire quella situazione rilassante se non
fosse stato per la cosa
che
gli stava avvinghiata al braccio, continuando a strusciare il viso
contro la stoffa della sua giaccia. Grell gli era rimasto appiccicato
tutta la sera, cercando di comportarsi come suo solito, ma a lui non
era sfuggito il vago turbamento che aleggiava sul suo sottoposto. Forse
era stato troppo duro quando lo aveva sorpreso a baciarlo, in fondo
sapeva che il rosso era il tipo da certe bravate. Ma lui aveva
un’immagine da difendere e non poteva certo scusarsi.
Così
aveva deciso di lasciarlo fare per quella sera, in parte anche
perché non aveva le energie per scacciarlo con la forza. Di
fianco a lui l’umano aveva lo sguardo perso nel riflesso
della
luna sul mare e pareva completamente affascinato dal paesaggio
oceanico. Aveva accennato al fatto che era la prima volta che saliva su
una nave e quindi lui poteva capire tutto quell’interesse. E
poi
gli umani, questo più degli altri, tendevano fatalmente a
essere
catturati dalla bellezza e dalla forza del mondo che li circondava. Il
demone invece era seduto sul parapetto, gli occhi fissi nel vuoto e la
mente smarrita in pensieri ben più cupi. Anche se non
l’avrebbe mai ammesso quel moccioso infernale lo stava
preoccupando. Da quando aveva scoperto la verità sulle sue
cicatrici non faceva altro che pensare a vendicarsi. Nel giro di quelle
ore l’aveva visto oscurarsi sempre di più e ora
riusciva
chiaramente a percepire l’aura demoniaca che di solito sapeva
nascondere tanto bene sotto la sua apparenza di ragazzino giocoso. Non
era un buon segno.
“Non
trovate che questo
paesaggio sia estremamente romantico?” domandò
Grell
rompendo il confortante silenzio che li aveva avvolti fino a quel
momento e strattonando il braccio del suo capo. “La luna, il
mare, una crociera sull’Oceano diretta verso un Nuovo
Mondo…Ah! Lo sfondo perfetto per una notte di passione! In
fondo
siamo dei fuggiaschi appena sfuggiti alla morte, uniti da un senso di
comunione ed intimità senza pari!”.
“Ti
preferivo quando tacevi, Sutcliff” commentò
William gelido. “Sei quasi
sopportabile quando dalla tua bocca non escono certe idiozie”.
“Oh, ma
Will! Possibile
che il tuo cuore sia tanto ghiacciato da non vedere la poesia in tutto
ciò? Sei davvero tanto insensibile?”
piagnucolò il
rosso. “Non ti stuzzica l’animo tutta questa
adrenalina?
Non senti il fluire di emozioni che ci circonda?”.
“Può
anche darsi
che io veda una certa…“poesia” in tutto
ciò,
ma ti assicuro che è qualcosa di ben diverso da quello che
ci
vedi tu” fu la risposta secca. “E soprattutto la
vedevo
finché c’era silenzio e potevo pensare
indisturbato”.
“Andiamo,
William,
lascialo fare” si intromise Kyler, spostando lo sguardo dal
paesaggio ai suoi improbabili alleati. “Dopo quello che
abbiamo
passato ci meritiamo tutti di rilassarci un attimo e di non pensare per
un po’. Troppo presto dovremo tornare ad occuparci della
minaccia
che incombe su di noi. E poi io sono d’accordo con
Grell”.
Sorrise. “Questa avventura ci ha legati davvero. Siamo un
gruppo
piuttosto improbabile. Due shinigami, uno più che
professionale
e l’altro più che frivolo, un umano fuori dal suo
tempo e
un demone anticonformista. Se non ci fosse davvero una certa
complicità tra di noi credi che saremmo riusciti a fare
lavoro
di squadra durante lo scontro con Gremory? O anche semplicemente ad
essere qui tutti e quattro in questo momento senza farci la
guerra?”.
“Hai la
tua parte di
ragione, te lo concedo, ragazzino” ammise Will. “Ma
non
è abbastanza per convincermi a sopportare ogni commento
idiota
del mio sottoposto”.
“Ti
ringrazio, Kyler,
almeno ci hai provato!” sospirò teatralmente il
rosso.
“Quest’uomo è davvero un pezzo di
ghiaccio! Ma se
non lo fosse non lo troverei tanto eccitante…~”.
Il moro gli
scoccò
un’occhiataccia, ma si guardò bene dal commentare.
Sapeva
che sarebbe stato fiato sprecato. Si rivolse invece al ragazzo.
“Spero che tu non ti sia coalizzato con questo idiota, umano.
Non
ti conviene avermi come nemico” minacciò, ma senza
cattiveria. “Ho già fin troppe seccature di cui
occuparmi
al momento. E poi, come ripeto sempre al tuo amichetto demoniaco, non
scordare che la sorte della tua anima dipende anche da me”.
“Io non
mi sono
coalizzato con nessuno. Sto dalla parte di chi a mio parere ha
ragione” lo corresse Kyler con un sorrisetto. “E in
questo
caso è Grell. Per quanto riguarda la mia anima, te
l’ho
già detto, sarò io a decidere cosa farne, che tu
sia
d’accordo o meno”.
Lui
sollevò un
sopracciglio. “Stai iniziando ad assomigliare sempre di
più a quella peste infernale” disse con un tono
non troppo
felice. “Il che è preoccupante”.
“Non
è vero!
È solo che finalmente, dopo due anni, sto incominciando a
sentirmi di nuovo libero di essere me stesso”
pretestò
l’umano con determinazione velata di malinconia. “E
poi
Zack è molto più terribile. Io almeno so quando
viene il
momento di non tirare più la corda. Vero, Zack?”.
Si
voltò verso il demone che però rimase immobile,
come se
non lo avesse sentito. “Zachary?”.
Sentendosi
toccare la spalla
la creatura infernale sobbalzò, presa alla sprovvista.
“Eh?! Che c’è?”
esclamò facendo passare
lo sguardo sui suoi compagni. Forzò uno dei suoi sorrisetti,
ottenendo però solo di fare una smorfia. “Scusate,
mi ero
distratto. Non sono molto di compagnia stasera…Mi sono perso
una
conversazione importante?”.
“Sopravviverai
anche senza sapere di che cosa abbiamo parlato” gli rispose
William, scrutandolo attentamente.
“Zack,
sei sicuro di
stare bene?” gli domandò Kyler, la preoccupazione
ben
udibile nella sua voce. “Sei strano…”.
“Sto
bene. Ho solo molti
pensieri” disse lui, cupo. Poi saltò
giù dal
parapetto mostrando la sua intenzione di volersi allontanare.
“Ho
bisogno di stare un po’ per conto mio. Non voglio rovinare la
vostra serata”.
“Zachary,
aspetta”
lo richiamò il moro. “Vorrei scambiare due
chiacchiere con
te”. Poi voltò verso gli altri due. “Non
mi fido
più a lasciarvi da soli perché a quanto pare
tramate alle
mie spalle, ma immagino di non avere alternative. Io vi ho
avvertiti”. Lanciò loro un’occhiata
significativa,
poi si incamminò con il demone verso la poppa della nave.
Kyler li
seguì con lo
sguardo finché le loro figure non si confusero con le altre
ombre. Non era da Zachary comportarsi in quel modo scostante. Il demone
di solito era bravo a nascondere le sue preoccupazioni, ma questa volta
era diverso. Era ossessionato dalla vendetta. Anche prima si esaltava
all’idea di battere Gremory, ma riusciva comunque a mantenere
un
certo distacco. Ora, di punto in bianco, pareva riuscire a pensare solo
a quello. Possibile che la scoperta del sigillo lo avesse fatto adirare
a tal punto? O forse era ancora sotto l’effetto di quel
potere
che lo stava lentamente consumando? Will aveva detto che man mano che
il sigillo degenerava il suo portatore perdeva coscienza di
sé.
Che stesse capitando anche alla sua guardia del corpo? Certo, il
marchio di Zack era relativamente recente, ma lui, combattendolo,
doveva aver sprigionato gran parte del suo potere, cosa che normalmente
non accadeva, e questo poteva aver accelerato il processo. Quel
pensiero lo fece rabbrividire. Se le cose stavano davvero
così
c’era il rischio che gli “allenamenti” a
cui il suo
compagno aveva deciso di sottoporsi avrebbero potuto portare al
risultato opposto di quello desiderato. E ciò lo spaventava
non
poco.
“Non ti
preoccupare,
Ky-chan, vedrai che Willy sistemerà tutto!”. La
voce di
Grell lo distolse dai suoi pensieri e lui si voltò a
guardarlo.
Il rosso pareva aver intuito la sua inquietudine e gli stava offrendo
un minimo di rassicurazione. “Quando ci si mette stai certo
che
ottiene quello che vuole. Farà ragionare quella peste
demoniaca
e gli farà capire che crogiolarsi nell’odio in
quel modo
compulsivo non gli fa bene. Anzi, potrebbe addirittura rivelarsi uno
svantaggio durante lo scontro con Gremory. Era abbastanza chiaro che
quel cafone voleva mostrare a Zack-chan il potere che aveva su di lui.
Chissà, magari sperava proprio nella reazione che lui sta
avendo
ora”. Incrociò le braccia sul petto, fissando a
sua volta
lo sguardo nel punto in cui gli altri due erano spariti.
“Comunque sia, Zachary deve darsi una calmata. Non
è
d’aiuto questo suo atteggiamento”.
Il ragazzo rimase
colpito da
quelle parole e dalla serietà che lo shinigami stava
dimostrando. Anche lui doveva essere preoccupato da quella faccenda.
Dopo aver affrontato Gremory, d’altra parte, era ovvio che
capisse la gravità della situazione. Probabilmente sia lui
che
William avevano avuto i suoi stessi pensieri. “Va bene,
Grell. Mi
fiderò delle tue parole” disse, anche se non
troppo
convinto. “Da quel poco che ho visto di William, ho capito
che
è uno che sa quello che fa. E poi tu lo conosci molto meglio
di
me, quindi non posso ribattere”. Si appoggiò al
parapetto
con la schiena e sospirò. “Zack non sta bene,
questo si
è capito. Ma tu stai bene?”.
La domanda prese
alla
sprovvista il rosso, che si voltò a guardare
l’umano,
sorpreso. “Certo che sto bene! Ho passato una serata
appiccicata
al mio Willy!” esclamò, cercando di darsi un tono.
“Perché non dovrei stare bene?”.
“Mi
sembri molto meno
energetico del solito. Ma immagino che sia normale. Sei convalescente e
in più l’essere stato rifiutato così
bruscamente
non deve essere stato piacevole” commentò lui,
nascondendo
un sorrisetto vittorioso davanti alla faccia allibita del suo
interlocutore. Poi tornò serio. “Zack non ha dato
tanto
peso a quella scena, per lui è solo una scusa in
più per
prendere in giro William, ma io ho notato la tua faccia. Ti devo dare
ragione. William non ha tatto. Oppure è solo immensamente
cieco”.
Il dio della
morte lo
fissò sgomento, incapace di credere alle sue orecchie. Quel
ragazzino si era accorto di tutto, aveva compreso i suoi sentimenti,
aveva capito come si era sentita lei in quel momento. E le aveva anche
dato ragione. E pensare che lei lo aveva creduto solo un umano
qualunque, magari vagamente più interessante della norma.
Invece
ora con quelle parole forse un po’ troppo dirette ma
assolutamente perfette aveva appena guadagnato infiniti punti per
quanto la riguardava. In un attimo fu addosso al ragazzo e lo
stritolò in un abbraccio. “Oh Ky-chan! Sei un
tesoro! Mi
hai capita!” strillò commosso.
“È la prima
volta che un uomo riesce a comprendere il mio animo sensibile e
bisognoso d’affetto! Hai scorto i più intimi
sentimenti
del mio cuore innamorato e li hai accettati con una tale
sensibilità! Quanto ti ho atteso! Ho finalmente trovato il
migliore amico perfetto per una lady come me!”.
Sospirò,
abbassando la voce. “Ma mi chiedo perché quasi
tutte le
persone con cui finisco per intrattenermi devono essere
demoni…”.
“Io non
sono un
demone!” protestò Kyler, cercando di liberarsi da
quella
presa ferrea. “E, Grell? Ho capito che sei contento e
toccato, ma
mi stai soffocando…”.
“Oh,
scusa!” esclamò l’altro, rilasciandolo
immediatamente. “Comunque. So che adesso
non sei un demone, ma so anche benissimo su quale delle due forme
ricadrebbe la tua scelta se tu potessi decidere il destino della tua
anima”.
“Questo
è vero.
Ma immagino che la decisione non spetti a me, nonostante
quello
che continuo a ripetere a William. Non del tutto almeno”.
“Per
ora è
così. Ma in futuro chissà. Se ci libereremo di
Gremory,
le cose potrebbero cambiare…”. Grell gli rivolse
un
sorrisetto enigmatico, mostrando di sapere molto di pi di quello che
diceva, ma poi cambiò discorso per impedirgli di porre
ulteriori
domande. “Visto che hai dimostrato tanta comprensione, posso
parlarti dei miei tormenti?”.
“Se
proprio non ne puoi
fare a meno…” sospirò esasperato lui,
sconfitto
davanti a quegli imploranti occhi verdi. Non riusciva a dire di no a
una simile espressione da cucciolo bastonato.
“Però cerca
almeno di essere serio per una volta. Perché se la cosa
consiste
in te che piagnucoli perché William non ti vuole, allora
cercati
qualcun altro che ti sopporti perché io non ho intenzione di
sorbirmi un discorso del genere”. Alzò gli occhi
al cielo
di fronte allo sguardo offeso che lo shinigami gli rivolse.
“Non
mi fraintendere. Io penso davvero quello che ho detto prima. Solo che
dovresti aver superato quella fase. Insomma, io forse non capisco nulla
di relazioni sentimentali, però so che cosa ci vuole per
costruire un rapporto solido in generale. Fiducia reciproca, impegno e
costanza. Se non dimostri a William che sei a tuo modo deciso ed
affidabile in quello che vuoi lui non ti prenderà mai sul
serio.
Questo è quello che penso”.
“Ma io
ci provo eccome!
Solo che il mondo è tanto pieno di distrazioni ~”
borbottò lo shinigami, contrito. “Una lady focosa
come me
non può non essere attratta dal fascino di un
bell’uomo!
Per quanto abbia dedicato il mio cuore sempre e solo a Willy, non
riesco a sopprimere certi impulsi! È più forte di
me
~”.
“Lo
capisco
questo…Anzi, non lo capisco, ma fa niente. Diciamo che se
proprio non puoi farne a meno c’è poco da fare. Il
problema è che da fuori quel tuo lato frivolo è
quello
che emerge di più di tutti” spiegò il
ragazzo,
paziente. Che razza di discorsi. Mai si sarebbe immaginato di sostenere
una simile conversazione. Con uno shinigami per di più.
Quell’avventura si scopriva sempre più assurda.
“Devi riuscire a dimostrare che c’è
molto di
più. Sono certo che se William capisse questa cosa allora si
farebbe una ragione del fatto che tu sei così…volubile
e inizierebbe ad apprezzarti di più. E se proprio non riesci
a
farglielo vedere con i fatti, allora abbi il coraggio di andare da lui
e spiegargli come stanno le cose. Finché continui a
saltargli
addosso e basta non capirà mai quello che provi davvero, ma
avrà l’impressione di essere solo una delle tue
tante
“cotte”. Va da lui e digli quello che provi.
È
l’unica. Può darsi che Will abbia già
capito tutto
ma che aspetti che tu ti svegli a comportarti come si deve”.
Il rosso lo
guardò
ammirato. Si stava pentendo di tutte le volte in cui aveva trattato
male quell’umano. Nessuno gli aveva mai parlato
così prima
di allora. Anche lei aveva pensato tante volte a fare quello che lui
suggeriva, ma alla fine le era sempre mancato il coraggio.
Finché si trattava di fare commentini ed avanches spinte
tutto
era semplice, tutto era un gioco.
Ma quando si arrivava ai veri sentimenti anche lei, l’esperta
d’amore, con sua immensa irritazione, si trovava a disagio.
Se
poi si trattava di William allora la situazione era ancora peggiore. Ma
in fondo non era proprio quella la conferma del fatto che la persona a
cui lei teneva più di ogni altra era il suo capo?
“Sarebbe
bellissimo poterlo fare, Ky-chan! Ma innanzitutto sarebbe troppo out-of-character
per la sottoscritta e poi, insomma, sono i cavalieri che si devono
dichiarare alle dame, e non viceversa! Questa è una regola
basilare!”.
L’umano
si trattenne
dallo sbattere la testa contro la ringhiera di metallo.
Perché
quell’idiota doveva rendere tutto così difficile?!
“Grell, ascoltami bene. Ormai anche le ragazze si battono
esplicitamente per i sentimenti delle persone che amano. Non siamo
più nel Medioevo, va bene? E poi conosci William meglio di
me.
Non sarà mai il tipo da dichiarazione, non trovi?”.
“Lo so,
lo so, non sono
mica stupida. Conosco il mio Willy! So come agisce, come si comporta e
perché. Se non lo conoscessi non sarei così persa
di
lui!”. L’aria di Grell si fece sognante mentre gli
occhi
gli brillavano. “Ricordo ancora la nostra prima unione
all’epoca dell’esame finale! Lui è stato
il mio
primo, vero amore ~ Che ricordi indimenticabili!”.
“Ugh”.
Il ragazzo
si passò una mano sulla faccia. Ci sarebbe voluta molta
più pazienza di quello che aveva pensato. “Grell,
cerca di
restare concentrato…anzi, concentrata.
Visto che sei così motivata a prenderti William
perché
non metti da parte tutti questi tuoi complessi mentali e non lo fai e
basta? È tanto difficile? Sei fin troppo esplicita, la cosa
si
è capita. Adesso ti manca solo di andare a parlargli e di
metterti un po’ in riga. A cominciare dallo smettere di
nominare
il fratello di Zack quando William è
presente…”.
“Ma
come potrei
scordarmi di Sebas-chan così facilmente? Il suo fascino
crudele
e tenebroso mi ha colpito troppo profondamente!”.
“Ecco!
Questo intendo
quando dico che l’unico lato che si vede di te è
quello
frivolo. Prova ad ascoltarti quando parli. Che cosa pensa secondo te
William quando ti sente dire certe cose? Su una creatura che lui odia a
prescindere per di più”.
Lo shinigami
tacque per
qualche minuto, riflettendo su tutto quello che gli era stato detto.
Sapeva bene che Kyler aveva ragione, non poteva negare la
verità. Però ci doveva essere un compromesso. Non
poteva
rinunciare a quello che era, neanche per amore di Will. Che senso
avrebbe avuto ottenere l’affetto di lui se lei non fosse
stata
più la stessa? Il suo capo avrebbe amato un’altra,
non la
vera lei. Se la desiderava veramente, doveva accettarla così
com’era, volubile, incostante. Doveva accogliere quel suo
lato
frivolo come doveva accettare il suo amore per il rosso e per il
sangue, la sua follia. Doveva imparare a capire la poesia che si
nascondeva nel liquido cremisi che la faceva impazzire e nel dolore che
esso portava con sé. Se poi William avesse deciso di legarla
e
di domarla in seguito, quello sarebbe stato un altro discorso. Ma in
partenza la doveva prendere per quello che era. “Ky-chan, tu
mi
chiedi l’impossibile” dichiarò alla
fine, con un
velo di tristezza nella voce.
“Sto
solo cercando di
aiutarti, Grell” rispose Kyler con gentilezza, dandogli un
colpetto su un braccio per confortarlo. “Non è
facile, ma
sono certo che otterrai quello che vuoi. L’amore alla fine
è sacrificio, no? L’ho capito da te, quando ti sei
frapposta tra William e Gremory durante lo scontro nonostante le tue
ferite. È stato toccante. E anche William è
rimasto
colpito. Quindi vedi che se vuoi sai mostrare per davvero quello che
senti?”.
“Già.
Devo dargli
tempo e modo di capire meglio allora! E tu mi aiuterai!”
trillò il rosso, riacquistando la sua carica.
“Terrai
occupato Zack-chan in modo che io possa stare sola con Willy. Lo puoi
fare, no? Non è difficile!”.
“Certo,
a patto che tu
non mi chieda di fare qualcosa di imbarazzate!” lo
ammonì
lui. “Perché se così sarà
sappi che ti
pianterò in asso”. Era una bugia e lo sapevano
entrambi,
ma lui si era sentito in dovere di dirla almeno per salvare il suo
orgoglio.
“Certo,
certo!”
fece infatti l’altro con noncuranza, sventolando una mano.
“Comunque è stato un piacere parlare con te! Mi
sono
rinfrescata le idee e adesso so esattamente cosa fare. Devo trovare un
momento serio tra me e Willy e far scattare la scintilla! Facile, no?
~”.
“Se lo
dici
tu…”. Kyler scosse il capo, ma sorrise. Parlare
con Grell
di quelle cose sì importanti ma già
più
“normali” gli aveva risollevato il morale. Non
avrebbe
permesso a Gremory di rovinare la vita che aveva appena riscoperto. Se
Zachary si allenava per il loro prossimo scontro lui non voleva essere
da meno. E tanto valeva approfittare dell’amicizia che aveva
appena costruito. “Grell. Avrei un favore da chiederti in
cambio.
È importante. Riguarda la mia anima”.
Lo shinigami lo
fissò
negli occhi e li vide bruciare di determinazione. Un ghigno malizioso
gli si aprì sul volto. “Credo di sapere cosa vuoi
da me. E
sappi che sarò felice di aiutarti” rispose con
l’aria di chi la sa lunga, passandogli un braccio intorno
alle
spalle, complice. “Prepareremo una bella sorpresa per la
nostra
prossima battaglia, Ky-chan. Vedrai, sarà un’opera
d’arte”.
“Di
cosa volevi
parlarmi, Will?” domandò Zachary quando furono
sicuri di
essere lontani da orecchie indiscrete. Al contrario della prua, la
poppa era davvero deserta. I marinai doveva aver già
terminato
le loro mansioni lì e quindi gli unici ad occuparla erano
loro
due. Il demone si andò ad appoggiare alla ringhiera, lo
sguardo
fisso sul suo interlocutore. Sapeva già quale sarebbe stato
l’argomento della conversazione, ma non aveva alcuna
intenzione
di dare corda all’altro.
“Potresti
risponderti da
solo” ribatté William, freddo. “Ma visto
che so
quanto sei capriccioso ti asseconderò e lo dirò
io.
L’ossessione che stai sviluppando per Gremory è
pericolosa. Devi darti una calmata e ritornare lucido, o farai solo il
suo gioco”. Si lasciò sfuggire un sospiro e
riprese con un
tono meno duro. “Ora io capisco che l’umiliazione
che hai
subito…”.
“No, tu
non
capisci!” lo interruppe Zack, brusco.
L’insofferenza gli
scoppiò dentro al solo suono di quelle parole. Non lo voleva
neanche ascoltare. Che ne poteva sapere uno come William, che era stato
sempre diligente e fedele al suo lavoro? Cosa poteva capire della
sofferenza di uno spirito libero che era stato incatenato per secoli?
Come poteva immaginare la sua collera e la sua vergogna al sapere che
anche l’unico territorio che credeva di aver difeso dalle
grinfie
di quel bastardo era stato violato? Il moro non poteva capire che cosa
significasse essere privato della propria volontà
perché
non l’aveva mai sperimentato. E poi era uno shinigami e come
tale
non poteva né sapere né comprendere come
funzionava il
mondo dei demoni. “Risparmiami il tuo discorso di
circostanza,
William T. Spears. Non me ne frega niente. Non mi farai cambiare idea.
Avrò pace solo quando Gremory sarà morto per mano
mia.
Non perdonerò chi ha strappato e calpestato il mio libero
arbitrio! Pagherà con la vita questo affronto”.
Strinse i
pugni così forte che le unghie si conficcarono a fondo nella
carne, facendo sanguinare i palmi. “Io sono un demone, una
creatura senza leggi, senza morale, senza padroni. Gremory ha messo in
dubbio la mia stessa natura e si è preso gioco di me,
oltrepassando ogni limite. Non chiuderò un occhio su una
cosa
del genere. Risolverò la questione come si fa
all’Inferno.
A ogni torto segue una vendetta”.
“Non ti
sto chiedendo di
dimenticare quello che Gremory ti ha fatto. Non mi permetterei mai.
Posso forse non capire cosa provi nello specifico, ma anche io ho un
onore a cui tengo e so cosa vuol dire saperlo macchiato”
disse
con calma lo shinigami una volta che l’altro ebbe finito di
parlare. “Il mio non voleva essere un discorso di
circostanza.
Cercavo solo di dimostrare un minimo di tatto, cosa che mi è
costata parecchio considerando che sto parlando con uno sporco demone.
Pensavo di poterti trattare con più civiltà visto
che ti
sei dimostrato diverso dalla normalità della tua razza, ma a
quanto pare mi sono sbagliato. Siete tutte uguali nel profondo, voi
creature immonde. E sia. Dal momento che non apprezzi il mio sforzo,
sarò franco e diretto”. Si sistemò gli
occhiali con
un gesto quasi irritato ma composto. “Hai tutte le
motivazioni
per odiare a tal punto Gremory, condivido a mia volta questo tuo
sentimento. Ma non posso permettere che tu metta a rischio delle vite,
tra cui la mia, solo perché non sai gestire le tue emozioni.
C’è un motivo per cui io tengo sempre divisi
lavoro e vita
privata, ed è appunto questo. Se io mi lasciassi prendere
ogni
volta dalla rabbia, dall’antipatia o piuttosto dalla
compassione,
dalla simpatia, non riuscirei ad essere obiettivo e a vedere tutti i
pericoli del caso. Se io avessi fatto quello che mi sentivo non mi
sarei mai alleato con una creatura come te e saremmo tutti morti.
Invece ho accettato di collaborare perché ho analizzato i
pro e
i contro in maniera distaccata. Se avessi ceduto al ribrezzo che provo
per i demoni ti avrei abbandonato da solo contro Gremory come avevi
suggerito e mi sarei portato via il ragazzo, lasciando che si creasse
un caos perché il tuo mandante non ce l’avrebbe
perdonata.
Invece sono rimasto lucido e ho analizzato lo stato delle cose,
trovando un buon compromesso. Niente incidenti interspecie, una buona
possibilità di liberarci una volta per tutte di quel
bastardo
che ci ha dato tanto da fare e l’occasione di sistemare in
modo
pacifico la faccenda dell’anima leggendaria. Non male, non
trovi?”. Tacque per un istante, scrutando il suo
interlocutore
che lo fissava con un’espressione impenetrabile. Non era
abituato
a parlare così tanto, e mai si sarebbe sognato di farlo con
una
delle creature che odiava, ma quella missione lo stava facendo
ricredere su molte cose. E poi, nonostante quello che aveva affermato,
quello che aveva davanti non era uno schifoso essere infernale
qualunque. “Ora dimmi, Zachary Michaelis o come ti chiami:
vuoi
veramente mettere in pericolo quel ragazzo a cui incredibilmente ti sei
tanto legato? Capisco che ti possa non interessare di me e di Grell, ma
quell’umano? Non significa davvero nulla per te? Ho avuto
l’impressione che fosse qualcosa di più di un
semplice
gioco questa volta. E poi ho anche il presentimento che tu stesso sia
cambiato. Cento anni fa, quando ci siamo incontrati la prima volta, non
saresti mai stato disposto a rischiare così tanto, per
nessun
motivo. Dimostrami che non è solo un’impressione e
che non
sei più solo quel moccioso pestifero che ho imparato ad
odiare.
Dimostrami che sei cresciuto e che sei un avversario degno del mio
rispetto”.
Zachary rimase in
silenzio,
riflettendo sulle parole del moro. William aveva ragione. Con il suo
comportamento rischiava di coinvolgere le persone che avrebbe voluto
proteggere. Kyler per primo, ma anche gli shinigami. Non voleva che
loro corressero più rischi del necessario. Non ci aveva mai
trovato gusto ad ucciderli perché lo avevano sempre fatto
divertire. William e Grell poi ormai erano importanti
per lui. Erano rimasti al suo fianco in un momento di estremo pericolo
e l’avevano salvato da Gremory. Non poteva scordarlo. Gli
venne
quasi da ridere. Un demone che si affezionava non solo ad un umano ma
addirittura a degli dei della morte. Quella era la battuta del
millennio. Se si forse sparsa la voce all’Inferno lo
avrebbero
davvero preso in giro per tutto il resto
dell’eternità, e
lui non avrebbe potuto neanche arrabbiarsi più di tanto. La
cosa
era assolutamente ridicola anche per lui. Scosse il capo e
abbassò gli occhi, tornando serio.
Poi William aveva
ragione
anche su un’altra cosa. Dopo che Gremory gli aveva imposto il
sigillo lui era cambiato, come se inconsciamente avesse saputo fin
dall’inizio che cosa era successo. La logica avrebbe preteso
che
lui si rimettesse in riga dopo quella tortura quasi mortale, mentre lui
aveva fatto l’esatto contrario. Era diventato ancora
più
insofferente nei confronti del suo “capo” e il suo
odio era
cresciuto insieme alla voglia di liberarsi, anche se fino a quella
missione non aveva mai avuto il coraggio di provarci sul serio. Aveva
come preso coscienza di sé, più di quanta ne
avesse
prima, e aveva iniziato a capire che non era tutto solo un gioco. Lo
aveva compreso proprio in quell’occasione, solo che quella
consapevolezza era diventata manifesta alla sua coscienza solo dopo
aver incontrato Kyler. Il ragazzo gli aveva aperto gli occhi con le sue
parole testarde, gli aveva rammentato il valore della
libertà
con i suoi gesti, gli aveva mostrato il potere della volontà
e
degli ideali. Gli aveva rivelato prospettive a cui lui, con la
mentalità chiusa dei demoni, non aveva mai neanche pensato.
Eppure,
nonostante tutto
ciò, era ancora lì, a crogiolarsi nel suo odio e
nella
sua sete di sangue, come uno stolto. William aveva ragione, stava solo
facendo il gioco di Gremory. Se avesse lasciato che quei sentimenti
violenti lo controllassero non sarebbe riuscito ad opporsi al sigillo,
ma al contrario avrebbe rischiato di farlo degenerare sempre
più
in fretta. Doveva restare lucido per affrontare il dolore e il richiamo
di quell’oblio oscuro. Se si fosse lasciato dominare dalla
collera la sua mente si sarebbe spezzata e lui si sarebbe ritrovato a
cercare disperatamente una via per sfuggire al suo tormento interiore.
E quella via gliel’avrebbe dato proprio il potere da cui
cercava
con tanta fatica di liberarsi. Ci era quasi cascato. Di nuovo.
Trattenne una risata amara. Non era pronto per affrontare Gremory, era
ancora del tutto fuori dalla sua portata. Era troppo immaturo, troppo
turbolento per poter tenere testa alla fredda malvagità del
suo
nemico. Se fosse stato solo sarebbe già perito.
Però non
lo era. E quello era un particolare che faceva una differenza abissale.
I suoi occhi cremisi furono attraversati da un bagliore feroce. Era un
anticonformista, un pazzo, uno “tutto strano”, un
demone
poco demoniaco. Ma se questo significava poter essere libero e avere i
mezzi per combattere per quella libertà che gli era tanto
cara
allora era felice di essere uno “scherzo della
natura”,
come veniva definito. Era contento di aver lottato invano, di essere
stato stupido, di aver sofferto, di aver toccato la morte, di essersi
fatto fare la ramanzina da umani e shinigami, di aver subito quel
maledetto sigillo. Perché senza quelle esperienze lui non
sarebbe mai esistito. Sarebbe stato un altro forse, ma non quello che
era ora.
“Hai
ragione, Will. Sono
stato un idiota avventato a lasciarmi prendere in quel modo. Se non me
l’avessi fatto notare l’avrei capito troppo tardi,
immagino” ammise dopo qualche minuto di silenzio.
“Ho agito
senza pensare, come al solito. Solo che stavolta l’istinto mi
ha
tradito. Non riuscirò mai a fare come fai tu, a separare le
emozioni dalla ragione, e non voglio farlo. Noi demoni siamo creature
nate dai sentimenti oscuri e come tali non ce ne possiamo separare.
Smetteremmo di esistere. E poi non fa per me essere lucido e freddo. Io
ho bisogno di divertirmi quando faccio qualcosa. Se no perde senso il
fatto stesso di dedicarmici”. Gli rivolse un sorrisetto.
“Io sono esagerato, ma tu sei al mio estremo opposto.
Chissà, magari se ci influenziamo a vicenda verrà
fuori
qualcosa di equilibrato”.
“Non
fraintendere le mie
intenzioni. Il mio discorso aveva lo scopo di evitare rischi inutili.
Non significa che io ti abbia preso in simpatia o simile. Non ci tengo
a mescolarmi con la plebaia a cui tu appartieni. Non posso sopportare
il vostro fetore
infernale” specificò William, sistemandosi di
nuovo gli
occhiali infastidito da quell’ultima frase. Però
doveva
ammettere di essere sollevato. Il moccioso si era dimostrato
ragionevole per una volta e lui gliene era grato. Così era
tutto
più semplice. “Il mio scopo era ricondurti alla
ragione, e
questo ho fatto. Mi ritengo soddisfatto. Quindi vedi di non iniziare a
prenderti troppe libertà con me. Resta a tuo posto, demone”.
“Sempre
affabile e
simpatico, non c’è che dire” lo prese in
giro la
creatura infernale con un sorriso da squalo. “Ma ormai ti ho
accettato per quello che sei, Willy.
Perché, lo ammetto, stai iniziando a diventarmi simpatico
nonostante tutto l’astio che mi porti. E sai cosa ti dico?
Che
sono contento di aver deciso di giocare con te cento anni fa e di
averti fatto quel torto che tu consideri tanto imperdonabile. Per me
è acqua passata, te l’ho detto, e ti ho anche
chiesto
scusa, ma al tempo stesso è anche un avvenimento importante.
Perché se non ci fossimo incontrati allora adesso forse non
saremmo alleati o, se comunque questa missione ci avrebbe fatto
incontrare, il nostro rapporto sarebbe stato decisamente meno
proficuo”. ‘E io forse sarei morto’
aggiunse
mentalmente. Intrecciò le dita delle mani dietro la nuca.
“Perché se tu non mi avessi già
conosciuto nei tuoi
cari pro e contro non avresti potuto mettere il fatto che come demone
sono sopportabile, vero? E quindi forse avresti optato per trattarmi in
modo diverso invece di concedermi una possibilità.
Perché, considerando questi fatti, continuare a vedere in
modo
del tutto negativo quel nostro fatidico, primo incontro? Non sono dei
buoni motivi quelli che ti ho esposto?”.
William si
concesse di
fulminarlo con lo sguardo prima di rispondere. “No, per
niente.
Non riuscirò mai a vedere in modo positivo quello che
è
successo. Come tu hai detto che io non posso capire la tua umiliazione,
così tu non puoi capire la mia. E non puoi farlo proprio
perché sei un demone. Ci sono addirittura dei miei colleghi
idioti che potrebbero avere qualche difficoltà a comprendere
la
gravità dell’insulto che mi hai fatto, quindi
figuriamoci
se puoi capirla tu, che non sei altro che una peste egoista e
superficiale quando si tratta di pensare ai sentimenti altrui. Quindi,
te lo ripeto, guardati le spalle perché abbiamo un conto in
sospeso”.
“Così
mi offendi,
Will. Dopo che ti ho detto che mi stai simpatico tu mi accusi di essere
insensibile nei tuoi confronti?” fece l’altro
divertito.
“Sei terribile. Attento che potrei, per dispetto, ripetere
quello
scherzetto poco gentile”.
“Sarò
quello che
vuoi, Zachary Michaelis, ma tu ti stai di nuovo comportando come un
bambino pestifero” gli fece notare lui, glaciale.
“E
così confermi le mie parole. Non ti conviene provocarmi. Ti
ho
già detto che il destino del tuo caro umano dipende dal mio
buon
umore, quindi faresti meglio a comportarti per una volta nella tua
vita”.
“E se
io raccontassi a
Grell e Kyler cosa è successo tra noi cento anni fa che
faresti?” lo provocò ancora il demone con il tono
più angelico che gli riuscì.
Lo shinigami si
irrigidì. “Non ci provare. Se quella storia
dovesse uscire
dalla tua bocca sappi che alla fine di questa missione al mondo ci
saranno non uno ma ben due demoni in meno” lo
minacciò
impassibile. “E sai che non scherzo”.
“Uff,
ormai mi hai minacciato talmente tante volte che non ci credo
più”.
“Come
ti pare. Sappi che stai commettendo un gravissimo errore, Zachary. Ti
ho avvertito”.
“Ma
siccome io sono uno sprovveduto imprudente non ho nessuna intenzione di
darti retta ~”.
Will trattenne
l’istinto
di alzare gli occhi al cielo e si voltò, ignorando la
provocazione. “Forza, torniamo da quegli altri due prima che
Sutcliff coinvolga il tuo protetto in qualche piano folle”
disse
incamminandosi. “Non voglio immaginare cosa passa per la
testa a
quell’idiota”.
“Kyler
è fin
troppo assennato. Per quanto Grell possa insistere non riuscirebbe mai
a coinvolgerlo più di tanto” rise Zachary e gli si
affiancò. “Ma seriamente, Will, perché
non racconti
quella storia a Grell? Sono sicuro che non ti prenderebbe in giro!
Anzi, secondo me ti capirebbe. In fondo è pazzo di te
~”.
“Ho
un’immagine da
difendere, al contrario tuo” fu la risposta seccata.
“Non
so neanche perché sto ancora qui a risponderti. È
come
parlare al muro. Tu vuoi raccontare quell’episodio, vero? Te
lo
leggo in faccia”. Lo shinigami posò lo sguardo sul
suo
interlocutore. Fin dall’inizio della missione aveva avuto la
quasi certezza che volente o nolente quella faccenda sarebbe saltata
fuori, anche se aveva comunque sperato di sbagliarsi. Ma quando quel
moccioso si metteva in testa qualcosa era impossibile fermarlo. Lo
aveva capito all’epoca del loro primo incontro.
L’unica
cosa che lui poteva fare era limitare i danni. “Non
c’è nulla che io possa dire o fare per farti
cambiare
idea, immagino”.
“Esattamente,
Will. Non
rinuncerei per nulla al mondo ai miei diletti, neanche se questo
significasse dover combattere contro di te”
cantilenò
pacato il demone con un ghigno trionfante. “E prendermi gioco
degli shinigami è una delle mie passioni più
grandi, lo
sai bene. E poi hai detto che avresti fatto qualcosa per in cambio del
mio silenzio su quello che è successo prima di cena. Io
voglio
il permesso di raccontare la nostra storia, Will ~”.
Il moro rimase in
silenzio per
qualche secondo, la mano che correva nervosamente alla montatura degli
occhiali. Poco distante iniziava già a scorgere le figure
dei
loro due compagni ancora appoggiati al parapetto della prua.
Abbassò di nuovo gli occhi sulla creatura infernale che non
lo
stava più guardando ma gongolava, pregustando il suo nuovo
giochetto. Si stava pentendo di aver promesso un patto a quel dannato.
Si sarebbe dovuto aspettare un colpo basso da lui. Doveva fare qualcosa
per il suo onore. La scelta sofferta era tra un’umiliazione e
un’altra, solo che minore. Non riusciva a credere che stava
per
dire quelle parole. “E sia, demone”
si costrinse a parlare, attirandosi lo sguardo stupito
dell’altro. “Visto che ti ho promesso qualunque
cosa
volessi in cambio, permetterò che si racconti cosa successe
cento anni fa. Ma sarò io a farlo, in modo che tu non possa
manomettere gli eventi per divertirti”.
L’espressione
che
comparve sul viso di Zachary a quella precisazione fu senza prezzo. Il
demone si bloccò, completamente esterrefatto a quelle
parole.
Era ovvio che non se le aspettava. Poi il suo viso si contrasse in una
smorfia un po’ infastidita perché si vedeva
sfumare la
possibilità di far arrabbiare William sul serio raccontando
la
vicenda contro la sua volontà, ma subito essa venne
sostituita
da un sorrisetto interessato. E, Will avrebbe potuto giurarci, nei suoi
occhi cremisi passò un breve lampo di ammirazione.
“Affare
fatto, Willy” trillò allegro. “Sono
curioso di
ascoltare il tuo racconto…”.
-------------------------------
Salve a tutti!
Ecco finalmente
il capitolo
-.-“ Spero che sia valso l’interminabile attesa a
cui vi ho
costretto. Prometto che il prossimo lo posto al più tra una
settimana, e questa volta non sforerò con i tempi. Come ho
detto
è già pronto e aspetta solo la revisione ^^
Finalmente
verrete a sapere
che ha combinato Zack a William xD Immagino che tutti stavate
aspettando di saperlo (spero che dopo averlo letto non decidiate che la
storia non vale più la pena di essere seguita
però
0.0” sarebbe davvero una tragedia per me T.T). Comunque,
spero
che la mia idea vi possa piacere. Non è nulla di elaborato o
straordinario, ma conoscendo Will…be’, mi sembrava
che ci
stesse!! Mi farete sapere!
Sto
iniziando a smuovere i
rapporti tra i nostri quattro improbabili alleati, quindi aspettatevi
tante interazioni tra loro nei prossimi capitoli! Spero che vi
farà piacere!
Bene, basta con
tutte queste speranze adesso…Vi lascio in pace, per
stavolta, mi sono attirata abbastanza la vostra ira!!
Un grazie a chi continua a seguirmi nonostante tutto e un ringraziamento particolare a chi ha recensito lo scorso capitolo caroline_t_stein, BeaLovesOscarinobello, Sakura Hikari, e
specialmente a rebychan
che trova sempre tempo ed energie per me!
A presto!
Mystic la
ritardataria (ormai me lo merito il soprannome -.-“)
|
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Capitolo 15 *** XV Parte ***
Grell e Kyler
si voltarono avvertendo dei passi che si avvicinavano, interrompendo
subito la loro discussione. Doveva restare tra loro perché
di sicuro Will non avrebbe apprezzato quell’ennesimo colpo di
testa. Già mal sopportava gli
“allenamenti” di Zachary, figuriamoci cosa avrebbe
detto se avesse saputo che ora ci si metteva anche l’umano.
Il moro notò il loro strano atteggiamento e non ci mise
molto a dedurre che quei due stavano nascondendo qualcosa, ma per una
volta non vi badò. La sua mente era presa da quello che
stava per raccontare e lui si stava sforzando di non pensare al fatto
che aveva volontariamente deciso di umiliarsi solo perché a
uno stupido demone era tornata la voglia di fare scherzi.
“Voi
due, lasciate perdere i vostri piani idioti, qualunque essi siano, e
venite. Torniamo in camera” ordinò più
glaciale del solito. “Si è fatto tardi”.
I due
spostarono lo sguardo dall’espressione dello shinigami moro
al sorrisetto compiaciuto del demone che gli stava affianco. A quanto
pareva William doveva essere riuscito a far
“ragionare” Zack visto che quest’ultimo
sembrava tornato sé stesso, ma sentivano che c’era
qualcos’altro sotto. Il ghigno della creatura infernale era
leggermente più largo del solito. Grell si gettò
sul suo capo, che aveva iniziato ad avviarsi in direzione delle loro
camere, arpionandogli un braccio e tempestandolo di domande per cercare
di carpire cosa si fossero detti lui e la creatura infernale. Ma
ottenne solo di venire ignorato. Il ragazzo con gli occhi viola invece
si incamminò al fianco del suo protettore, lanciandogli di
tanto in tanto delle occhiate preoccupate.
“Qualcosa
non va, Kyler?” domandò quello dopo qualche
minuto, intercettando il suo sguardo. “Dovresti essere
felice, Will è riuscito a farmi capire che mi stavo
comportando come un idiota ingenuo. Puoi calmare le tue ansie, non mi
farò fregare da Gremory di nuovo. Mi sono sforzato di essere
il bravo demone che tu vorresti che io fossi ~”.
“Per
quello lo sono, e anzi, sono stupito che William ci sia davvero
riuscito. Solo che non mi piace la tua espressione
soddisfatta” lo rimbeccò lui sarcastico, ignorando
la presa in giro. “Quel tuo dannato sorrisetto significa solo
guai, ormai lo so”.
“Oh,
ma come siamo prevenuti” ridacchiò Zachary,
passandogli un braccio intorno alle spalle. “Io non ho
combinato proprio nulla questa volta. Vero, Will?”.
William
si voltò solo per lanciargli un’occhiataccia, ma
non rispose. Il suo sguardo aveva detto tutto e infatti il sorriso del
demone parve vacillare per un attimo prima di ritornare più
divertito di prima. Lo shinigami non gliel’avrebbe perdonata
facilmente, se ne rendeva conto. Però il rischio del gioco
stava proprio in quello. In fondo a lui non erano mai piaciuto i giochi
tranquilli e sicuri. Se non rischiava di perdere non trovava gusto nel
giocare la sua partita. Kyler osservò quello scambio di
sguardi, inquieto. Nonostante le parole della sua guardia del corpo non
riusciva davvero a sentirsi tranquillo. Rinunciò
però ad insistere. Tanto sentiva che avrebbe saputo presto
cos’era successo tra i due.
I
quattro erano giunti alle porte delle loro cabine. Il moro fece cenno
al demone e all’umano di seguirlo in quella assegnata a lui e
al rosso e, una volta che furono tutti dentro, si chiuse la porta alle
spalle, facendo passare lo sguardo sui suoi tre compagni e ignorando
deliberatamente il ghigno che non accennava a voler lasciare il volto
di Zachary.
“Bene,
signori. Io e quella pesta infernale abbiamo avuto un’altra
discussione alquanto scomoda, dopo che io sono riuscito a riportarlo
alla ragione. Cosa di cui mi sono stupito io stesso considerando che si
tratta di una creatura completamente priva di buon senso”
esordì calmo, anche se il suo tono era pungente.
“Però, come ormai sappiamo tutti,
quell’essere infimo non accetta le sconfitte e quindi ha
deciso che doveva farmela pagare per essere riuscito a fargli capire
che è un idiota e che si stava comportando come
tale”.
Zack
incrociò le braccia sul petto, fingendosi offeso.
“Ora non esagerare, Willy.
Hai acconsentito per salvarti la faccia almeno in parte” fece
cantilenante.
“Questo
perché tu non sai mai raccontare le cose come stanno, ma
devi sempre aggiungerci del tuo” ribatté lo
shinigami, serio. “Comunque. Diciamo che quella bestia
infernale si è messa in testa che doveva raccontare come io
e lui ci siamo incontrati un secolo fa. E io ho dovuto acconsentire
avendogli promesso che avrei fatto qualcosa per lui perché
lui tenesse la sua boccaccia chiusa su un certo
episodio…”.
“Yeeeeesssss!!”
esplose Grell con fin troppo entusiasmo. “Oh, Zack-chan,
sapevo che si poteva contare su di te ~”. Si
attaccò al braccio del demone e iniziò a
strusciarci il viso contro. “Sei il migliore! Mi hai fatto
così felice! Vorrei darti un bacio per esprimere la mia
riconoscenza ~”.
William
alzò gli occhi al cielo, trattenendosi a stento dal colpire
in pieno viso il suo sottoposto, mentre Kyler si schiarì
rumorosamente la gola, lanciando a Grell un’occhiata
infuocata. Il rosso comprese al volo il significato di quello sguardo e
si affrettò a staccarsi dalla creatura infernale,
ridacchiando nervosamente.
“Ovviamente
l’ho detto tanto per dire” disse unendo le punte
degli indici e forzando un sorrisetto, mentre l’umano si
passava una mano sul volto, esasperato.
Will
fece correre lo sguardo tra i due, ma ancora una volta decise di non
indagare. Di sicuro la motivazione che stava dietro
l’insolito comportamento del suo sottoposto era qualcosa di
veramente stupido, come sempre. Preferiva concentrarsi sul racconto che
si era ritrovato a dover fare. “Se avete finito di fare gli
idioti…” borbottò, sistemandosi gli
occhiali. Poi riprese il suo tono freddo. “Dal momento che
quel demone”.
Come sempre la parola fu sputata con disprezzo. “non saprebbe
narrare gli eventi senza rigirarli a modo suo, ho deciso che
sarò io stesso a spiegare cosa è
successo”. Sollevò una mano per impedire che
venissero fatti commenti. “Premetto che sono giunto a questa
decisione solo perché non voglio rischiare che si turbi la
tregua che abbiamo instaurato. Non posso permettere che degli stupidi
battibecchi rischino di impedirci di essere uniti contro il nostro
nemico comune”. I suoi occhi verdi scintillarono
pericolosamente posandosi sul demone. “Però
provvederò a farla pagare a Zachary quando questa storia
sarà finita. Su questo non ci devono essere dubbi”.
Zachary
avvertì un brivido corrergli lungo la schiena a quelle
parole e deglutì impercettibilmente. Di solito le
occhiatacce di William non lo sfioravano neanche, ma quel particolare
sguardo non poté non impensierirlo. Forse Kyler aveva
ragione, era ora che lui imparasse a capire quando era il caso di
smettere di tirare la corda o si sarebbe trovato in guai molto seri
anche senza il bisogno di tirare in ballo Gremory.
Lo
shinigami moro sembrò soddisfatto dalla reazione che aveva
ottenuto e proseguì: “Io sono disposto a
raccontare quello spiacevole episodio, anche se questo implica il fatto
che mi dovrò coprire di vergogna, ma se qualcuno di voi
oserà interrompermi senza prima chiedere il permesso
farò in modo che questa storia non salti mai
fuori”. Questa volta i suoi occhi erano diretti verso Grell,
il quale si limitò a rivolgergli un sorrisetto innocente e
poco credibile. Sospirò. Almeno quel dannato demone aveva
avuto la decenza di smettere di ghignare, anche se sapeva che presto
avrebbe ricominciato. Di nuovo la sua mano corse alla montatura dei
suoi occhiali. Che la tortura avesse inizio. “Io e il
moccioso infernale ci siamo incrociati durante la mia prima missione,
dopo che mi ero diplomato all’Accademia per shinigami. In
teoria lui non c’entrava niente con quello che ero stato
chiamato a fare. Il mio compito era raccogliere l’anima di
una giovane nobildonna francese e giudicarla. Normale amministrazione.
Almeno finché un demone non si è messo tra me e
il mio obiettivo”. Fece una pausa, notando che tutti
pendevano dalle sue labbra, Zack compreso. L’umano lo
ascoltava in rispettoso silenzio, anche se non riusciva a nascondere
l’interesse che gli brillava negli occhi, mentre il suo
sottoposto fremeva visibilmente per scoprire cosa era successo dopo. La
creatura infernale giocherellava con un filo della sua divisa, ma le
sue iridi cremisi non lo lasciavano neanche per un secondo.
“Non ero da solo, in quella missione mi era stato affiancato
un altro shinigami che poi è stato trasferito un paio di
decenni fa. Non è importante parlare di lui, non ha avuto un
grosso ruolo nella faccenda. Comunque sia, ci siamo messi ad osservare
la vita della nobildonna. La sua morte era prevista nel giro di qualche
giorno, ma dal momento che non avevano altri incarichi per noi ci
avevano mandato in missione con un po’ di anticipo. La vita
del nostro obiettivo procedeva normalmente, tranne che per un piccolo
particolare a cui però inizialmente non attribuimmo molta
importanza. Tra le amiche della donna c’era una ragazza
più giovane di lei di qualche anno che veniva spesso a
trovarla e che aveva addosso un odore molto particolare che mi
disgustava. Purtroppo all’epoca non aveva ancora incontrato
di persona un demone e quindi non fui in grado di riconoscere quel
tanfo infernale.
Arrivò
la mattina del giorno della morte del nostro incarico. Una giornata
come tutte le altre e lei non sembrava presagire per nulla quello che
la stava aspettando. In fondo si sarebbe trattato di un incidente, la
donna sarebbe dovuta morire cadendo da cavallo al ritorno da una
passeggiata con la sua amica più giovane. La seguimmo senza
farci vedere per tutto il giorno, aspettando che arrivasse
l’ora stabilita, ma proprio nel momento in cui
l’evento stava per verificarsi, accadde
l’impensabile. Le due stavano rientrando nelle scuderie e il
cavallo della vittima si era imbizzarrito come previsto. Lei venne
disarcionata, ma, pochi secondi prima che il suo corpo potesse
impattare contro il suolo trovando la morte, una figura dai capelli blu
apparve dal nulla e la prese al volo, salvandole la vita. Inutile dire
che io e il mio collega restammo pietrificati dalla sorpresa. Nessuno
poteva interferire con il lavoro degli dei della morte, tranne una
categoria di creature particolarmente infime: i demoni”. Il
suo sguardo tornò a posarsi su Zachary che lo
ricambiò con uno dei suoi sorrisetti.
La
creatura infernale interpretò quell’occhiata come
un permesso e si inserì nel racconto. “Avevo
notato le ombre che seguivano l’amica della mia contraente e
non mi ci era voluto molto per comprendere la situazione. Al contrario
di William, io avevo già avuto a che fare con gli shinigami
parecchie volte” spiegò con un tono divertito.
“Il contratto si stava rivelando parecchio deludente, noioso,
così decisi che prima di pranzare mi sarei divertito un
po’ impicciandomi negli affari dei miei avversari, salvando
la persona che sarebbe dovuta morire”. Sul suo volto si
aprì un ghigno malizioso. “Oh, e ne è
più che valsa la pena ~ Anche perché è
stata l’unica cosa veramente interessante di tutta quella
storia. Pure l’anima di quella donna non si è
dimostrata un gran che alla fine. Ma visto che Gremory voleva che la
uccidessi non potevo semplicemente lasciarla perdere e
andarmene”.
Il moro
gli scoccò un’altra occhiata, questa volta per
farlo tacere. “Sul momento nessuno di noi due ha saputo che
cosa fare” riprese a raccontare, atono. “Il nostro
obiettivo era sorpreso quanto noi dall’improvvisa
apparizione, mentre quella che poi si sarebbe rivelata essere la preda
della creatura era completamente sconvolta. Probabilmente non si
sarebbe mai aspettata che il demone facesse una cosa del genere.
Arrivati a quel punto c’era poco che potessimo fare. Dovevamo
uscire allo scoperto e reclamare l’anima che ci spettava
prima che si creasse un caos burocratico. Decidemmo che il mio collega
si sarebbe occupato delle due donne, mentre io avrei dovuto tenere a
bada il demone. Quello volse gli occhi nella nostra direzione,
ignorando ciò che le umane stavano dicendo, poi
lasciò andare la giovane e scappò verso la villa.
Capii immediatamente che doveva trattarsi di una trappola, ma il mio
collega si era già avviato verso le due, così io
fui costretto a inseguire la creatura. La priorità andava
ovviamente al recupero dell’anima. Attraversai il giardino e
entrai nel maniero, seguendo la puzza che quel dannato si era lasciato
dietro. Un odore che non avrei più scordato ora che sapevo
che cosa significava”.
Tacque
mentre la sua mente veniva invasa dai ricordi di quello che era
successo in seguito. Nonostante tutti quegli anni le immagini erano
ancora vivide. Ma d’altra parte come avrebbe potuto scordare
quel giorno? Riscattarsi da una tale figuraccia era stata veramente
dura, soprattutto considerando che quello era stato il suo primo
incarico, e gli era costato anche un sacco di straordinari. Per non
parlare del fatto che aveva dovuto sopportare per mesi le prese in giro
dei suoi superiori. Col senno di poi aveva dovuto ammettere che gran
parte della colpa era sua. Se fosse stato più attento di
sicuro avrebbe potuto evitare di macchiare in quel modo il suo onore.
Ma era stato uno sprovveduto e si era lasciato ingannare da quel
ragazzino infernale.
Zachary
studiò in silenzio le ombre fugaci che passarono sul viso
serio di William. Quello scontro sarebbe rimasto per sempre impresso
anche nella sua memoria. E non solo perché gli aveva dato la
sicurezza sfacciata che lo aveva poi messo nei guai con Gremory, ma
anche perché quel giorno gli aveva lasciato dentro una
sensazione strana, come se scontrarsi con lo shinigami gli avesse
permesso di iniziare a capire qualcosa di importante. Cosa esattamente
lo aveva compreso solo anni dopo, ma lui si rendeva conto che senza
quell’episodio forse non ci sarebbe mai arrivato.
I suoi
occhi cercarono istintivamente quelli di Will, come per fargli capire i
suoi pensieri, e lui si accorse, non senza un minimo di sorpresa, che
il moro stava a sua volta tentando di intercettare il suo sguardo. Un
sorriso si aprì sul volto del demone. In fondo era
inevitabile visto che entrambi si stavano perdendo negli stessi ricordi.
L’enorme
sala da pranzo sembrava apparentemente deserta. La tavola era
elegantemente apparecchiata per la festa che avrebbe dovuto tenersi di
lì a poche ore e vasi e corone di fiori freschi decoravano
tutto l’ambiente, spandendo il loro profumo
nell’aria. Ma lui riusciva comunque a percepire la puzza del
demone che sporcava il delicato aroma dei petali colorati. Quella
creatura immonda era lì da qualche parte, percepiva la sua
presenza più che chiaramente. Gli occhi verdi di William
percorsero tutta la sala con attenzione, scrutando ogni angolo, ogni
leggero movimento, ma del suo avversario sembrava non esserci neanche
l’ombra. Dannazione, a quanto pareva quella bestia voleva
giocare a nascondino. E per di più la situazione
assomigliava sempre di più a una trappola. Fece qualche
passo circospetto verso il centro della stanza. Dove si era cacciato?!
Non era neanche riuscito a vederlo bene in faccia. Era accaduto tutto
troppo in fretta. Eppure era certo che…
Una
risatina lo fece volare di scatto, interrompendo i suoi pensieri. Il
suo nemico era appoggiato ai battenti ora serrati della porta che si
apriva sul salone e lo guardava con un ghigno divertito. Aveva
l’aspetto di un ragazzino di quindici o sedici anni, i
capelli di un innaturale blu intenso e gli occhi cremisi tipici di
quelli della sua razza. La sua espressione era divertita e sulle sue
labbra era dipinto un ghigno feroce che stonava con i suoi lineamenti
ancora acerbi.
“Oh,
sei nei guai ora, shinigami” lo prese in giro il demone,
staccandosi dalla porta e facendo un passo verso di lui, le braccia
incrociate sul petto. “Sarai costretto a divertirti con me.
Speravo che uno di voi mi seguisse e infatti eccoti qui ~”.
Sul volto di Zachary il ghigno allargò alla vista del lampo
spaesato che attraversò gli occhi dell’altro.
Doveva essere un novellino e a giudicare dalla sua espressione quella
era la prima volta che si trovava di fronte una creatura come lui.
Interessante. Lo studiò attentamente. Atletico,
più alto di lui di diversi centimetri, attraente anche,
portava i capelli neri corti e indossava la solita divisa di ordinanza
degli shinigami. Ma quello che lo incuriosiva di più erano
quei gelidi occhi verdi. Distaccati e calcolatori. “Come ti
chiami, shinigami?”.
“William
T. Spears” rispose il dio della morte, glaciale. Trovarsi
faccia a faccia con quella creatura lo aveva inizialmente spiazzato,
soprattutto per via dell’aspetto giovane, ma si era ripreso
quasi subito. Era lì per fare il suo lavoro e ciò
includeva anche eliminare gli ostacoli che si frapponevano tra lui e la
riuscita della missione. “Ricordatelo bene, demone,
perché sarà l’ultimo che
udirai”.
“Oh,
ma come siamo seri! Sto tremando di paura. Dovresti rilassarti, in
fondo siamo qui per giocare!” rise il demone canzonatorio.
“William è troppo lungo…Credo che ti
chiamerò Willy!”. Il suo sorriso prese una piega
maliziosa. “Io sono Zachary, piacere di conoscerti. Mi spiace
correggerti, ma sarai tu quello che dovrà ricordarsi il mio
nome, caro Willy. Perché sono quello che ti
costringerà a tornare al tuo ufficio con la coda fra le
gambe!”.
Il
moro fece una smorfia irritata sentendo il soprannome. Era lo stesso
modo in cui a volte lo chiamava quell’idiota Sutcliff. Non lo
sopportava. “Questo è tutto da vedere, demone
Zachary. Se fossi in te io mi laverei via quel ghigno compiaciuto e mi
concentrerei sullo scontro” disse, senza raccogliere la
provocazione, facendo comparire la sua death scyte.
“Altrimenti sarò costretto a farlo io
stesso”.
Zack
non poté trattenere un’altra risata a quelle
parole. Certo che quel novellino ne aveva di grinta. Per essere la
prima volta che vedeva un demone, perché aveva il
presentimento che fosse così, non si era lasciato
impressionare né spaventare come altri avevano fatto prima
di lui. Si sarebbe divertito parecchio con lui. Forse con quello
scontro avrebbe rischiato di rimetterci la cena, ma poco gli importava.
Preferiva del sano divertimento a una stupida anima. Di quelle ne era
pieno il mondo, mentre i buoni passatempi erano decisamente
più rari. E poi avrebbe potuto tornare ad uccidere
quell’umana anche più tardi. Gremory gli aveva
detto che voleva eliminarla, della sua anima poteva farsene quello che
voleva, mangiarsela o lasciarla agli shinigami. Al suo
“capo” non importava. “Mi piaci,
Willy” commentò sincero ma senza abbandonare il
suo tono provocatorio, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi
mentre le sue unghie si allungavano. “Sono curioso di vedere
come te la cavi a combattere! Cerca di non deludermi, mi raccomando! Mi
aspetto un bell’intrattenimento da te!”. E senza
preavviso di scagliò sullo shinigami.
Quest’ultimo
fu costretto a fare un salto all’indietro, schivando per un
soffio gli artigli argentei della creatura. Non si aspettava un attacco
così improvviso. Era dannatamente veloce. Parò il
secondo colpo, che lo costrinse a stringere più che poteva
le dita intorno al manico della sua arma. E anche dannatamente forte.
Ma che cosa si aspettava da un demone, d’altra parte? Quegli
esseri infimi sapevano essere delle vere seccature, i suoi colleghi
più esperti lo avevano avvisato. Un pensiero lo
colpì. Zachary. Quel nome gli era familiare.
Schivò un altro paio di attacchi e poi rispose, riuscendo ad
introdursi nella guardia avversaria, la lama della sua death scyte che
arrivava a sfiorare la stoffa dei vestiti del suo nemico.
I
due si separarono, studiandosi. Lo shinigami si stava sforzando di
capire doveva aveva già sentito nominare il demone, mentre
quest’ultimo si limitava a guardarlo divertito. A quanto
pareva stava solo giocando con lui come aveva dichiarato, senza
impegnarsi sul serio. Chissà cosa aveva in mente di fare.
“Qualcosa
non va, Willy?” lo provocò Zachary con uno dei
suoi sorrisetti. “Mi sembri un po’ distratto. Non
è molto conveniente, sai? Il nostro è un gioco
pericoloso. Non vorrei che tu finissi per farti troppo male
~”.
“Non
sono distratto, demone. E non chiamarmi Willy” gli rispose
brusco il moro, sforzandosi di ignorare la provocazione, ma il suo tono
tradiva la sua irritazione. “Piuttosto, il tuo nome non mi
è nuovo. Ma sono certo che non ci siamo mai incontrati. Non
avrei mai potuto scordare il tuo fetore”.
“Ehi!
Attento a come parli!” esclamò la creatura
infernale, offesa. Che diamine?! Lui non puzzava. Era il suo odore
naturale, l’odore dell’Inferno, e non era per nulla
cattivo. Anzi, la maggior parte degli umani che aveva incontrato ne era
rimasta affascinata. In fondo era l’odore della tentazione.
“E mi sembra ovvio che tu abbia già sentito il mio
nome visto tutti i guai che ho dato ai tuoi colleghi negli ultimi
secoli”.
Un
lampo di comprensione attraversò le iridi smeraldo del dio
della morte. Ma certo. Doveva essere quel demone di cui aveva letto nei
rapporti. Quel moccioso non faceva altro che mettere le sue zampacce
negli affari del Dipartimento e combinare guai che poi loro erano
costretti a risolvere. Da quanto aveva capito non lo faceva per odio o
per un motivo preciso, l’unica cosa che gli interessava era
prenderli in giro. Lo aveva dichiarato lui stesso durante uno scontro.
Li trovava divertenti. “Ah, ma certo. Sei quella peste
infernale che ci ha costretto a compilare pile e pile di
rapporti” fece, il tono pieno di ribrezzo. “Il
moccioso che cerca sempre qualcosa con cui riempire la sua esistenza
priva di scopo. Perché, invece di continuare ad
infastidirci, non fai un favore a noi e a te stesso e non ti lasci
ammazzare? Tanto prima o poi la tua noia prenderà il
sopravvento e tu non sarai più in grado di scacciarla! Ma
forse queste mie parole non hanno per te il minimo senso. Che ne
può sapere un demone del valore dell’esistenza?
Voi non fate altro che giocare con la vita senza neanche capirne
l’importanza. Esseri insulsi!”.
Quelle
parole turbarono profondamente Zachary, ma lui non poteva negare. La
sua vita non aveva un senso e per di più lui era costretto a
servire un bastardo che odiava. Passava i suoi giorni a lavorare per
lui o ad aggirarsi tra gli umani, senza interessarsi veramente a loro,
sperando solo di incontrare qualcuno che potesse rivelarsi
interessante. Aveva stretto decine di contratti a vuoto, giocando con
le sue prede e quasi sempre lasciandole poi libere di continuare le
loro miserabili esistenze. Aveva trascorso anni interi a vagare senza
meta nelle lande infernali, cercando di distrarsi nell’attesa
di una nuova missione. Però non gli era mai passato per la
testa che un giorno non sarebbe più riuscito a riempire quel
vuoto. Aveva davanti l’eternità, lo sapeva, ma
anche quel concetto era impalpabile per uno come lui che viveva alla
giornata. Il passato, a parte alcuni ricordi che gli erano cari, e il
futuro non avevano mai contato molto per lui. E allora da dove venivano
quel fastidio e quella sensazione di spreco?
Non
sapendo come ribattere e soprattutto irritato da quelle sensazioni,
decise di tornare all’attacco invece che rispondere. Lo
shinigami doveva aver capito di aver fatto centro perché nei
suoi occhi era passato un lampo soddisfatto. Gliel’avrebbe
fatta pagare. Nessuno poteva permettersi di prenderlo in giro fino a
quel punto. Scattò in avanti, simulando un assalto diretto
al petto del suo avversario. Quello fu preso alla sprovvista, ma
reagì in fretta, frapponendo tra il suo corpo e gli artigli
argentei che lo minacciavano la death scyte. Il demone
cambiò all’ultimo momento la direzione del colpo e
lo colpì in pieno petto con un pugno, facendolo arretrare di
parecchi metri.
William
ci mise qualche attimo per riprendersi ma non ebbe quasi il tempo di
rialzare lo sguardo perché l’altro gli fu di nuovo
addosso. I colpi arrivavano dalle direzioni più disparate,
costringendolo sulla difensiva senza dargli la possibilità
di reagire. Alla fine riuscì a colpire il demone con la
death scyte, spingendolo lontano da sé e subito ne
approfittò per lanciare un attacco a distanza. Sul volto di
Zachary comparve un ghigno famelico e vittorioso. Proprio quello che
voleva ottenere. Saltò sul bastone dell’arma e lo
percorse in un lampo. Le unghie della sua mano sinistra si ritrassero
e, quando fu davanti allo shinigami, lui afferrò gli
occhiali di William prima che questo potesse anche solo reagire,
strappandoglieli dalla faccia e poi allontanandosi per riprendere la
distanza di sicurezza.
Il
moro sbatté le palpebre per qualche attimo, mentre la sua
mente analizzava quello che era appena successo. Quando finalmente
capì un’espressione orripilata comparve sul suo
volto. “Dannato! Restituiscimi subito i miei
occhiali!” urlò irato facendo un passo avanti, ma
ottenne solo di andare a sbattere conto il tavolo, facendo cadere un
paio di piatti. Non riusciva a vedere quasi nulla. La sala si era
ridotta a macchie di colore sfocate e lui non aveva il minimo senso
della profondità. Quel dannato lo aveva fatto apposta. I
suoi attacchi servivano solo a distrarlo e lui ci era cascato. Doveva
trovare il modo di riavere indietro quegli occhiali e doveva farlo al
più presto. Ma come?
“Se
no cosa mi fai, shinigami?” fece il demone, sarcastico. Il
suo tono era pungente. “Mi sono sempre chiesto quanto foste
ciechi senza questi cosi, e devo dire che avete la vista più
povera di quello che mi aspettavo”. Rise sinceramente
divertito quando l’altro in uno scatto di irritazione fece
cadere un vaso. “Sei uno spasso, Willy, davvero! Poi vederti
barcollare così è la fine del mondo!”.
Si avvicinò a lui da dietro e gli diede uno spintone,
facendolo quasi finire sul pavimento.
“Maledetto
bastardo!” esclamò William, sempre più
in collera, voltandosi subito, ma la creatura infernale si era
già allontanata. Cercò di orientarsi seguendo la
voce del suo nemico, ma era chiaro che quello si spostava di continuo
per impedirgli di capire dov’era veramente. Strinse i pugni.
Lo sentiva ridere dei suoi tentativi visibilmente patetici di
riprendere il controllo della situazione. Maledizione. E ora cosa
avrebbe dovuto fare? Se già faceva fatica a tenergli testa
avendo gli occhiali, senza era totalmente impotente. Quel moccioso era
molto più furbo di quello che sembrava e soprattutto al di
là del suo atteggiamento infantile c’era una vena
di malizia vendicativa che lui non aveva considerato. Una folata
d’aria alle sue spalle lo riportò al presente.
Quel dannato aveva aperto una finestra. Se ne stava andando?! E con i
suoi occhiali per di più?!
“Sai,
Willy, mi piacerebbe restare qui a giocare con te” disse la
voce del demone alla sua destra. “Ma il tuo collega sta
arrivando e io devo finire un lavoro che mi è stato
affidato. Anche io ho dei “superiori” a cui
rispondere purtroppo”. Si udì il rumore di
qualcosa di leggero che cadeva a terra e poi quello dei vetri rotti.
“Alla prossima, Willy! Non mi scordare, mi
raccomando!”.
Il
moro non tentò neanche di seguirlo. Aveva smesso di
prestargli attenzione quando aveva udito il secondo suono. Era
impallidito di colpo. Aveva capito subito quello che quel dannato aveva
fatto. Si avvicinò a tentoni al punto dove il demone era
stato fino a pochi secondi prima e le sue dita raggiunsero i frammenti
delle lenti di quelli che una volta erano i suoi occhiali. Non ci
poteva credere. Quello era il peggior insulto che si potesse fare a uno
shinigami. Gli aveva rotto gli occhiali. Glieli aveva presi con
l’inganno e poi li aveva schiacciati senza ritegno sotto
quelle sue dannate scarpe, ridendo di lui e della sua
dignità. La rabbia gli esplose dentro, incontrollabile. Non
glielo avrebbe mai perdonato. Mai. Quell’essere insulso
meritava solo di morire per mano sua. Balzò in piedi,
furioso. “Zachary, dannato!” gridò, la
voce piena di astio. “La prossima volta che ci vedremo ti
ripagherò per l’onta che mi hai versato addosso!
Io, William T. Spears, mi prenderò quella tua insensata
esistenza infernale, fosse l’ultima cosa che farò!
Ricordatelo, maledetto schifoso!”.
Si
affacciò alla finestra. Sapeva che il demone era ancora in
zona, percepiva ancora il suo odore, ma seguirlo sarebbe stato inutile.
Avrebbe anche potuto essere a pochi metri di distanza e lui non lo
avrebbe visto.
“Spears!”.
La voce del suo collega lo costrinse a voltarsi. L’altro
shinigami dovette notare subito gli occhiali rotti perché si
lasciò sfuggire un suono sorpreso. “Che
diamine…?”.
“Lascia
perdere. Vieni qui a darmi una mano, piuttosto”
ordinò lui, perentorio. Quando l’altro fu vicino
gli afferrò un braccio. “Hai fatto quello che
dovevi?”.
“Sì”
fu la risposta incerta. La rabbia negli occhi di William avrebbe
spaventato chiunque.
“Allora
andiamo. Ho bisogno di un dannato paio di occhiali nuovi”.
Quando
i due furono usciti, Zachary saltò giù dal
lampadario su cui si era accovacciato, un sorrisetto stampato sul
volto. Che spasso. Erano decenni che non si divertiva così.
Will gli piaceva sul serio, non vedeva l’ora di scontrarsi di
nuovo con lui. Raccolse la montatura deformata e la fece scivolare
nella tasca interna della sua giubba. “Me ne
ricorderò sicuramente, William T. Spears”
mormorò scavalcando il davanzale. “Sento che ci
incontreremo di nuovo, e sarà una grande
occasione…”.
“Questa
è la storia del nostro primo incontro” concluse
William, trattenendo a stento uno sbuffo. Che umiliazione. Si
sistemò gli occhi per l’ennesima volta. Ogni volta
che ci ripensava non poteva fare a meno di toccarsi la montatura, come
per assicurarsi che fosse ancora lì, atteggiamento che con
gli anni aveva finito per diventare un vero e proprio tic.
“Una volta tornato al Dipartimento sono stato sospeso per una
settimane e ho dovuto usare per quel lasso di tempo gli occhiali delle
reclute dell’Accademia”. I suoi occhi erano fissi
sul muro e non si azzardavano a toccare i presenti.
“È stato frustrante e vergognoso. Gli occhiali
rappresentano tutta l’essenza di quello che è uno
shinigami e vengono dati solo a chi è capace di capire il
valore che ha ogni vita che togliamo. Rompendoli Zachary ha mandato in
frantumi non solo il mio orgoglio, ma anche tutto quello che sono.
Ricostruirlo non è stata un’operazione
semplice”.
Il
silenzio calò nella stanza per circa un minuto, poi Kyler,
senza preavviso, tirò un pugno in testa al suo protettore,
cancellando il sorrisetto che quest’ultimo aveva sul volto.
“Ahia!”
esclamò il demone preso alla sprovvista, massaggiandosi il
capo. “Ehi, che diamine ti è preso?!
Perché mi hai colpito?! Che ho fatto?”.
“E
hai anche il coraggio di chiederlo?” esplose il ragazzo,
irritato. “Sei un bastardo insensibile e lo sei sempre stato!
Ti sembrano scherzi da fare?! Ora capisco perché William ce
l’ha tanto con te! Gli hai fatto il peggiore dei
torti!”.
“Sono
un demone, è normale che io non comprenda certe cose. Me lo
disse Will stesso quel giorno, durante il nostro scontro”
rispose lui, piano. “Io penso solo a trovare modi per
scacciare la noia e fare quello che voglio, tutto qui. Che me ne
importa della vita e dell’orgoglio?”.
“E
invece te ne importa eccome, Zachary Michaelis” lo
contraddisse William, fissando il suo sguardo su di lui e sorprendendo
tutti. “Ci ho messo anni a capirlo e la conferma
l’ho avuta solamente durante lo scontro con Gremory. Tu mi
hai fatto quel torto per ripicca contro le mie parole. Il tuo
è stato un modo tremendamente infantile di dirmi che ti
avevo ferito quando ho detto che la tua vita era vuota e priva di senso
e che tu non capivi il valore dell’esistenza.
All’epoca non sapevo di Gremory e del guaio in cui ti eri
cacciato. Ma neanche tu allora lo sapevi davvero come non conoscevi il
vero motivo della tua rabbia davanti alle mie affermazioni. Adesso
è chiaro ad entrambi”. I suoi occhi verdi andarono
ad immergersi in quelli cremisi di Zachary. “Questo
è anche il motivo per cui ho deciso che non posso ucciderti.
Se tra i demoni ne esiste uno che può passare da
“essere infimo” a “essere infimo che
capisce qualcosa” quello sei tu e me lo hai dimostrato con la
tua volontà di combattere per la libertà della
tua vita e di voler difendere l’esistenza di Kyler”.
Il
demone si affrettò ad abbassare lo sguardo, sentendosi
arrossire vistosamente a quelle parole. Erano un complimento, anche se
molto velato. E sentirlo dalla bocca di Will rendeva le cose ancora
peggiori. “È vero, me la sono presa
perché stavi dicendo la verità, ma mi sono reso
conto del vero peso di quella verità solo dopo che Gremory
mi ha impresso il sigillo” ammise, imbarazzato. “La
mia vita non aveva uno scopo, un senso. E ciò mi spaventava.
Così ho deciso di iniziare a cambiare e mi sono posto un
obiettivo. Ho iniziato a pensare al futuro e a smettere di vivere in un
eterno presente. Ma ho dovuto vedere la morte per capirlo”.
Rise amaramente. “Un po’ come voi shinigami durante
l’esame finale. Vedendo una vita lottare per non morire
imparate a rispettarla. Io, un demone che ha visto infinite volte
quello spettacolo, ho dovuto recitare la parte in prima persona e
provare sulla mia pelle quell’attaccamento disperato per
arrivarci”. Si lasciò sfuggire un sospiro.
“Capisco anche l’umiliazione che ti ho provocato,
te l’ho già detto due volte e lo ripeto. Ma ora
sta a te ammettere che sai perché non me ne sono
pentito”.
“Perché
è stata quell’esperienza a darti la
possibilità di capire il valore dell’esistenza di
cui ti avevo parlato” sospirò a sua volta Will.
“Che razza di idiota che sei, Zachary Michaelis”.
Incrociò le braccia sul petto. “Però
anche io ho capito una cosa dal nostro incontro. Che non esiste una
regola generale che valga per tutti i casi. Per quanto odi i demoni
devo ammettere che, come ho detto, esiste qualche esemplare
che non si adatta allo stereotipo e che può essere
tollerato. Ho capito subito che eri diverso dallo stereotipo e ne ho
avuto la prova quando più avanti ho incontrato i tuoi
simili”.
Zack
sorrise sincero, tornando a sollevare lo sguardo e sorprendendo
sé stesso con la sua reazione. Dannazione, gli stava
capitando sempre più spesso. Avvertì Kyler
passargli un braccio intorno alle spalle e vide i suoi occhi viola
brillare. Non poteva essere una cosa tanto brutta in fondo. Tanto come
demone era già un disastro, non è che gli
cambiava qualcosa avere una stranezza in più.
Anche
l’espressione dello shinigami parve farsi meno dura per un
attimo. Poi il suo sguardo lasciò il demone per posarsi sul
suo sottoposto che lo fissava con gli occhi sgranati. “Grell
Sutcliff, se devi dire qualcosa fallo e basta”
ordinò freddamente. “Odio essere
fissato”.
Il
rosso avvampò e in un attimo gli fu addosso. “Oh,
Will! ~ Che figo che sei! Ah ~” trillò estasiato.
“Hai ingoiato il tuo orgoglio e ci hai raccontato la vostra
storia! Che uomo coraggioso e integerrimo! E tutto restando glaciale
come tuo solito! Sei stato magnifico!”.
“D-Davvero?”
si lasciò sfuggire il moro, stupito, strappando una risata a
Zachary che lui però ignorò. Quella reazione era
l’ultima cosa che si aspettava. Certo, non aveva mai pensato
che Grell gli avrebbe riso in faccia, ma aveva creduto di ottenere
almeno qualche frecciatina. E invece il suo sottoposto lo guardava
ammirato e adorante. Sentendosi quasi arrossire, lo scostò,
anche se titubante. Che diamine gli prendeva?
“Certo!
Un vero uomo deve sapere anche affrontare le sue debolezze e il modo in
cui lo fai tu mi fa venire i brividi! ~” esclamò
Grell più convinto che mai, tornando ad arpionarsi al
braccio del suo capo. Rabbrividì di piacere. Non solo aveva
finalmente saziato la sua curiosità, ma aveva rivisto per un
attimo lo Will dei tempi dell’Accademia. Freddo e scostante,
ma anche un po’ più timido e pronto ad ammettere
che le regole non erano tutto, che si poteva sempre romperle e fare
un’eccezione. Semplicemente adorabile. Per non
parlare del fatto che le aveva riportato alla mente un altro episodio
particolare avvenuto durante quell’esame. Il solo pensiero la
faceva sciogliere. E poi quel lampo che aveva illuminato gli occhi del
suo futuro capo quando avevano preso l’anima del loro
obiettivo alla fine dell’esame era tornato quando il moro
aveva ammesso di aver imparato qualcosa dal suo scontro con Zachary.
William era orgoglioso ed introverso, ma sapeva anche ammettere i suoi
errori. Si sentiva fiera dello shinigami che il suo superiore era
diventato. “Oh, Will…Sposami!”.
William
si affrettò a dargli uno spintone per evitare che
l’altro cercasse di baciarlo. Sempre il solito idiota.
“Grell Sutcliff! Mi pareva di averti detto che non sopporto
le tue avanches” lo apostrofò, ma mancava il
disprezzo che aveva usato prima di cena. In compenso gli
rifilò un calcio in pieno petto spendendolo con la faccia
contro il muro, incurante delle sue ferite. Si era trattenuto troppo a
lungo dal farlo, aveva superato il suo limite di sopportazione.
“Ti faccio trasferire in Antartide appena torniamo in
ufficio”.
Il
rosso si accasciò sul pavimento, ignorando le sue minacce e
lasciandosi sfuggire un gemito di dolore ma non solo, che fece alzare
gli occhi al cielo al suo capo. “Oh Will, sì! ~
Questo è l’uomo rude e violento che mi fa
impazzire!” sospirò estatico, lanciando uno
sguardo infuocato all’altro shinigami. “Mi
mancavano i tuoi colpi! Anche se potevi evirare di infierire sul mio
viso!”.
“Cosa
mi tocca sentire…” borbottò quello,
voltandosi, mentre Zachary rideva come un pazzo e Kyler scuoteva il
capo senza però riuscire a trattenere un sorriso a sua volta.
“Che
coppia…” commentò il ragazzo, senza
sapere bene se essere esasperato o divertito. Però doveva
ammettere che i due dei della morte si compensavano meravigliosamente a
vicenda. Il gelo di Will si scontrava con l’iper
reattività di Grell e i suoi atteggiamenti controllati con
il modo di fare istintivo e passionale dell’altro.
Probabilmente il moro sarebbe stato l’unico capace di
insegnare al rosso un minimo di autocontrollo e quest’ultimo
il solo in grado di costringere il suo capo a sciogliersi un poco.
Sempre che ciò fosse possibile.
“Bene,
se avete finito di fare gli idioti, direi che ciascuno di noi
può ritirarsi nella propria cabina” disse Will.
Era chiaro che li voleva tutti fuori dai piedi. “Non ci siamo
ancora ripresi dallo scontro e un po’ di sonno farebbe bene a
tutti, te compreso, demone.
E poco importa se voi esseri infimi lo considerate come una specie di
lusso. Visto che ne hai l’occasione conceditelo”.
“Ma
io non ho sonno, Will!” si lagnò Grell sbuffando.
“Ho dormito per ore tra ieri e oggi!”. Sul suo
volto si aprì un sorrisetto malizioso. “Non
possiamo fare qualcosa di più divertente io e
te?”.
“Tu
non avrai sonno, ma io sono ancora stanco visto che non ho avuto la
possibilità di riposarmi come si deve”
ribatté il suo capo con un tono che non ammetteva repliche.
“Se non vuoi dormire sei libero di stare sveglio, ma va a
fare altro fuori
da questa cabina”.
Il
rosso sbuffò di nuovo, ma decise di non ribattere. Tanto
sapeva che William sarebbe stato irremovibile. E poi non voleva
rischiare di irritarlo di nuovo dopo la storia del bacio visto che il
suo capo sembrava non avercela più con lui. “Come
vuoi…” mormorò poco contento. Poi si
rivolse agli altri due. “Voi due che cosa avete intenzione di
fare?”.
“Io
seguirei l’esempio di William” rispose Kyler
alzandosi e stiracchiandosi. Si era reso conto solo in quel momento di
essere ancora stanco nonostante tutte le ore che aveva passato in stato
di incoscienza. Usare il potere della sua anima lo aveva sfiancato. E
lui avrebbe dovuto essere in forze se lui e Grell volevano applicare la
sua idea. “Penso che andrò a dormire
anch’io”.
“Io
invece non ne ho nessuna voglia” fece Zachary, mettendosi a
sua volta in piedi. Aveva pensato di riprendere il suo allenamento, ma
di sicuro il rosso avrebbe insistito perché passassero
quelle ore insieme, tanto per non annoiarsi. “Se vuoi ti
tengo compagnia, Grell”.
“Oh,
sarebbe fantastico, Zack-chan! ~” trillò lo
shinigami, passandogli un braccio intorno alle spalle. “Vedi
che se vuoi puoi essere un gentiluomo anche tu?”.
“Bene,
se siete a posto, ora uscite” li interruppe William, brusco.
“Vorrei coricarmi”.
I tre
si affrettarono a fare come veniva loro detto per non incorrere nelle
ire del moro. Era chiaro che Will doveva essere ancora irritato per
essere stato costretto a raccontare la storia del primo incontro suo e
di Zachary e loro non ci tenevano a peggiorare il suo umore. Kyler
augurò la buonanotte agli altri due e si chiuse in camera,
deciso a mettersi a sua volta a dormire, mentre il demone e lo
shinigami con i capelli rossi si incamminarono in direzione del ponte.
“Sai,
Grell, credo che approfitterò della situazione per chiederti
una cosa che mi gira in testa da un
po’…” disse Zack mentre si avviavano
lungo i corridoio bui.
“E
sarebbe?” domandò Grell, sistemandosi una ciocca
di capelli.
“Come
mai conosci mio fratello. Lui non è come me, di solito sta
alla larga dagli shinigami e quindi il fatto che vi conosciate mi
lascia un po’ perplesso. E già che ci siamo mi
piacerebbe che mi dicessi come se la passa”.
Sul
volto del dio della morte comparve un ghigno malizioso. “Oh,
io sono sempre più che contenta di parlare del mio
Sebas-chan! ~” disse con aria sognante. “E in
cambio tu potresti raccontarmi qualcosa in più su quel
demone tanto affascinante! Siete fratelli in fondo, no?”.
La
creatura infernale scosse il capo con un sospiro. Avrebbe dovuto
aspettarsi una richiesta del genere. Ora avrebbe dovuto rispondere a un
sacco di domande fuori luogo. Un sorrisetto si aprì anche
sul suo volto. Ma se si trattava di compromettere suo fratello lui lo
faceva molto volentieri.
-----------------------------------
Salve
a tutti!! ^^
Lo
so, sono in ritardo di qualche giorno rispetto a quello che avevo
detto, ma rispetto al mio solito direi che è un netto
miglioramento!
Zack:
Non ci credo, sei riuscita ad aggiornare in ritardo pur avendo il
capitolo pronto…sei incredibile…
Mystic:
sei tornato a rompere? Cos’è, visto che Will ti ha
guastato parte del divertimento vieni a rifarti con me?? Comunque
c’è un motivo per il mio ritardo, a parte impegni
scolastici vari!
Zack:
Fammi indovinare, avevi paura che la tua idea per quello che sarebbe
successo tra me e William non fosse abbastanza buona!
Mystic:
…Ti odio, Zack -.-“
Zack:
*ridacchia* lo so!
Mystic:
…E la cosa peggiore è che ho ancora quel timore
*sigh* me lo diranno i lettori! >.< Comunque sia!
Perdonate il lieve ritardo e spero che il capitolo vi sia piaciuto!!
Per favore fatemi sapere cosa ne pensate!!
Zack:
E se fa schifo ditelo apertamente!
Mystic:
*lancia Zack fuori dalla stanza* Zitto tu! I ringraziamenti! Come
sempre un grazie a chi continua a leggere, seguire/preferire/ricordare
la storia. In particolare un abbraccio a Sakura Hikari e Rebychan per aver
recensito il capitolo! Mi stimolate moltissimo con i vostri splendidi
commenti!
Alla
prossima! (tra circa due settimane, se riesco anche prima!)
Mystic
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