Dopotutto ti amo ...

di Alaysia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Tana del Lupo ***
Capitolo 2: *** Sfide D'autunno ***
Capitolo 3: *** Ti odio!! ***



Capitolo 1
*** La Tana del Lupo ***


 Ecco il secondo capitolo, leggete e commentate :)

Capitolo 2: La tana del lupo

Maria aveva qualche dubbio sul fatto di andare a fare una visita al maniero dei De Noir. E soprattutto aveva paura. Non sapeva bene di cosa, le due famiglie si erano riappacificate e tutto era tranquillo da settimane. La banda di Robin aveva smesso di cacciare gli animali rari e di aggredire i visitatori (lei ne sapeva qualcosa).
Di conseguenza Rolf non era più dovuto andare nella foresta a salvarla, ora che si era trasformato in un bellissino leone nero Sir Benjamin l’aveva liberato nella valle, anche se Maria non lo aveva più visto.
E ora stava cavalcando verso la rocca in pietra nel ben mezzo della foresta. Maria si ricordò la sua prima visita a casa di Robin, quando lei gli aveva rifilato il suo primo (e memorabile) calcio negli stinchi ed era stata per la prima volta sbattuta in prigione. Eppure … si eppure si fidava davvero di Robin, sapeva che con lui non le avrebbe mai fatto correre dei rischi, sapeva che avrebbe sfidato suo padre pur di proteggerla.
Sentii qualcosa di duro colpirla allo stomaco. Il pensiero di Robin che la proteggeva le faceva capovolgere lo stomaco, sapere che Robin De Noir avrebbe rischiato per lei.
Anche Robin aveva le sue piccole preoccupazioni, non poteva sapere la reazione del padre al fatto che aveva portato una Merryweather spontaneamente a cena nella casa dei De Noir. Ma l’avrebbe protetta. A qualunque costo. E poi non l’avrebbe portata a casa sua se non avesse pensato che fosse stato troppo pericoloso. Forse…
E ora galoppavano verso il maniero dei Noir, ognuno con i suoi oscuri pensieri.
In lontananza, su un altura, si scorgeva la torre più alta, quella che ospitava le prigioni, e da dove proveniva il suono della campana. Si sentivano voci e schiamazzi e la luce del sole che tramontava creava delle ombre sempre più lunghe.
Infine arrivarono al grande portone aperto che segnava l’ingresso alla rocca. Maria seguì Robin fino alle stalle dove lasciarono i cavalli a riposare. Infine il momento del giudizio: entrarono nella torre dove la famiglia si riuniva a mangiare. Maria sentii il cuore batterle con una velocità pazzesca, un po’ per l’emozione un po’ per la paura.
Ma la fortuna è sempre dietro l’angolo. A volte. Infatti Coer De Noir era uscito per un giro di ispezione della foresta insieme ad un'altra ventina di uomini e al tavolo c’erano solo un paio di amici e … Loveday.
Maria non la vedeva da un paio di settimane, tutte le volte che la donna passava dai Merryweather si chiudeva negli appartamenti di suo zio per fare chissà che cosa. D’altro canto neanche la ragazzina era stata molto presente, la mattina studiava e il pomeriggio usciva con Robin a divertirsi.
-Ciao Maria- disse Lodeday andandola ad abbracciare
-Loveday!-eslamò Maria ricambiando l’abbraccio
-Oggi ti fermi a mangiare da noi? Finalmente è da un po’ che chiedevo a Robin di portarti qui-
Maria si girò un attimo verso Robin, ma non fece niente perché uno degli amici di Robin soffocò quella che sembrava una risata.
-Ah-ha Robin ha portato la ragazza-disse un tipo grande come un armadio al compagno accanto.
Nessuno dei tre ci fece caso. Si sedettero a mangiare, chiacchieravano del più e del meno e di come erano andate le ultime settimane quando Loveday diede la notizia
-Io e Benjamin ci sposiamo … fra un mese-
Sembrava scoppiasse dalla voglia di raccontarlo a qualcuno.
-Davvero? Ma è meraviglioso!-disse Maria sinceramente contenta.
-L’abbiamo deciso due settimane fa, non vogliamo più aspettare-continuò la donna
-Congratulazioni!-
Robin in questo arco di conversazione era rimasto con la forchetta a mezz’aria, come se la notizia non fosse degna della sua attenzione. O forse era solo stanco di stare a chiacchierare con due donne (pardon una ragazzina e una donna >.< ).
Quando ebbero finito di mangiare finalmente Robin prese un po’ di vita e disse:
-Vieni Maria ti faccio fare un giro- disse alzandosi. Aveva ripreso la sua aria spavalda e aspettava che Maria lo seguisse.
-Ci vediamo Maria-disse Loveday
-Ciao-
Robin la prese per mano e la fece uscire dalla sala. Ora si trovavano sulla via principale, con qualche corvo gracchiante qua e là e nessuna persona. Il sole era tramontato quasi del tutto e i suoi ultimi raggi illuminavano appena le forme inidstinte delle torri della rocca.
Robin e Maria entrarono in quella che sembrava una piccola torre al confine con la foresta. Robin spinse la porta cigolante ed entrarono in una stanza piccola e buia. C’era un letto in un angolo, un comodino e una scivania appena a destra della porta, una poltrona e una minuscola libreria. Un candelabro spento era appeso nel centro del soffitto.
-Che posto è?-chiese Maria. Non capiva il motivo per cui Robin l’avesse portata in quello sgabuzzino.
Nella semi-oscurità Maria vide un sorriso sulla faccia di Robin.
-Camera mia- rispose rompendo il silenzio. Andò verso una finestra e aprì le ante. Maria rimase senza fiato. Da quella finestra si vedeva tutto il bosco dall’alto, ogni albero, ogni radura. In fondo, molto lontano, Maria riconobbe la casa di suo zio.
-Uau-sussurrò incantata dal paesaggio. Appoggiò la mano sul davanzale quando si accorse che i rami degli alberi entravano anche dentro la camera. Si arrampicavano sulle pareti come l’edera, e arrivavano fino al soffitto. Appena fuori dalla finestra c’era una quercia secolare dalla quale provenivano i rami che entravano nella camera.
Robin era rimaso appoggiato alla parete a guardare divertito la reazione di Maria.
La ragazza si girò e si guardò meglio attorno. Sul pavimento c’era un bel tappeto che rappresentava un corvo dorato su uno sfondo nero, le pareti erano coperte da arazzi, attraversati dai rami, tutti con la stessa insegna e la piccola libreria blu vicino alla scrivania era piena di libri. Maria si avvicinò e ne prese uno.
-Leggi?!-chiese a Robin. Aveva sempre pensato l’amico solo come un ragazzo di quindici anni al quale piaceva andare in giro per il bosco fregandosene di tutto e di tutti. Solo dopo si rese conto quanto fosse stata stupida la domanda.
Robin assentì.
Maria lesse il titolo del libro: La storia della valle di Moonacre. Dovevano essere trecento pagine, tutte ingiallite dal tempo e scritte a mano. Aveva un aspetto piuttosto prezioso. Era pieno di illustrazioni stuoende, piene di dettagli e dicolori. Ne rimase incantata.
-Me lo presti?-chiese ancora Maria
Robin alzò le spalle e Maria lo prese come un si. Fece sparire il libro dietro la veste, poi guardò ancora il ragazzo.
-Vieni, voglio mostrarti una cosa-disse lui.
Maria lo raggiunse, ma Robin non raggiunse la porta; andò verso la finestra. Salì sul davanzale e con un salto degno di un felino arrivò su un grosso ramo della quercia. Le fece segno di seguirlo.
Maria si mise in piedi sul davanzale e vide la mano che Robin le tendeva dal ramo.
-Salta-le disse.
E Maria saltò. Qualche centesimo di secondo dopo era tra le braccia di Robin, i piedi sul ramo della quercia. Si azzardò a guardare giù. Dovevano essere ad almeno sette metri d’altezza …
E intanto lei era tra le braccia di Robin e non poteva cadere. Lui le prese la mano e cominciò a muoversi, fino a che non fu in equilibrio. Si alzò anche Maria.
-Dobbiamo arrivare lì-disse Robin indicando il tetto della torre, un paio di metri più in alto di loro.
Poi cominciò ad arrampicarsi sui rami come se fossero delle scale e intanto Maria lo osservava. Con un ultimo salto Robin arrivò sul tetto.
‘Tu sei pazzo Robin De Noir’ pensò, ma cominciò ad arrampicarsi anche Maria. Era più facile di quel che pensasse anche se il vestito le impacciava un po i movimenti.
Arrivò anche lei sul tetto, Robin si era appollaiato su quello che poteva sembrare uno pseudo balcone, grande tre o quattro metri.
Si sorrisero. Maria lo raggiunse.
Lui si sdraiò con le braccia sotto la testa e cominciò a fissare il cielo e … la luna piena. Non ci volle molto perché anche Maria lo raggiunse e si sdraiò accanto a lui.
-Fantastico-disse guardando le migliaia di stelle luminose che splendevano quella notte, erano molto meglio di quelle sulle pareti di camera sua, anche perché li c’era la luna piena. Ed era enorme e bellissima. Mezz’ora dopo senti un leggero russare. Robin si era addormentato ed era calato il silenzio più assoluto.
Maria si ricordò del libro che lui le aveva prestato e siccome non aveva minimamente sonno si sedette e lo tirò fuori da sotto l’abito.
Lo aprì, e qualcosa di piccolo e nero ne scivolò fuori. Era un libricino rilegato in pelle scura tenuto chiuso da un elastico. Maria lanciò un occhiata a Robin, serenamente addormentato, poi lo aprì.
Sulla prima pagina c’era scritto ‘Diario segreto di Robin De Noir’.
Maria spalancò gli occhi. Sentì il cuore batterle più forte nel silenzio di quella notte d’estate…
 
Angolino dello scleramento:
È  uscito orrendo lo so lo so >.< però ci tenevo a infilarci il diario di Robin xD

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Capitolo 2
*** Sfide D'autunno ***


Premetto che questa è la mia prima storia e non prometto niente di eccezionale... 

 Capitolo 1: Sfide D'autunno

Il vento riusciva a scuotere le alte cime degli alberi secolari e le foglie secche appena cadute dai rami scricchiolavano sotto gli zoccoli dei due cavalli che percorrevano il sentiero nel cuore della foresta nella valle di Moonacre.
I due cavalieri sembravano essere l'uno l'opposto dell'altra: l'enorme stallone nero era cavalcato da un ragazzo quindicenne, con i riccioli biondi spettinati e un sorriso beato sulle le labbra. Indossava un abito nero piuttosto sgualcito che usava sempre per le cavalcate nella foresta. Il pony bianco chiazzato di grigio era cavalcato da una ragazzina tredicenne con lunghi capelli mossi dai riflessi dorati e un lungo vestito rosso rubino che sfiorava il terreno.
Anche per Robin De Noir e Maria Merryweather era arrivato l'autunno.
Un ruscello scorreva poco distante da lì, il rumore dell’acqua che scrosciava fece venire a Maria voglia di fare una pausa, quindi chiese:
-Ci fermiamo? Vorrei far bere i cavalli- disse girandosi verso Robin, sorridendo serena.
Da quando aveva restituito le perle di luna molte cose erano cambiate: il peso del compito di ritrovare le perle di luna che le aveva fatto sprofondare il cuore al solo pensiero era sparito e ora vedeva più serenamente dentro e fuori di lei.
Aveva capito quanto Robin poteva essere simpatico e sincero, oltre che bugiardo e antipatico, e tra loro due era nata subito una grande intesa.
Dal canto suo Robin aveva capito quanto avesse bisogno della dolcezza dell’ amica di tredici anni. Maria sapeva fargli passare il tempo con la velocità della luce e lui sapeva che avrebbe potuto passare ore soltanto guardandola negli occhi.
Dentro il cuore di ciascuno dei due ragazzi ribolliva qualcosa che sembrava una forma abbozzata di amore, che doveva ancora prendere forma, ma per ora per i due era più facile perdersi nelle semplici gioie di essere riusciti del compito di salvare la valle di Moonacre.
-Va bene, fermiamoci-disse Robin girando lo stallone verso il ruscello.
Poi di colpo diede sprone al cavallo e corse al galoppo sperando che Maria accettasse la sfida. Ormai la conosceva troppo bene: due mesi prima, da quando si era buttata dalla scogliera era diventata più piena di se e soprattutto più coraggiosa.
Erano già quattro settimane che, ogni pomeriggio, Robin passavaa bussare alla porta della villa dei Merryweather a dorso del suo cavallo e che Maria correva fuori dal portone e velocemente andava a sellare il suo pony. Poi andavano in giro per la valle, a volte nel cuore della foresta, altre invece andavano alla scogliera, sulla spiaggia o a bagnarsi nell’acqua del mare.
Nessuno dei due avrebbe mai voluto interrompere questi appuntamenti, i momenti più belli in cui potevano ridere, scherzare e stare insieme da soli.
Maria seguì Robin al galoppo ma il suo pony non poteva stare al passo con lo stallone del ragazzo. Ma non rinunciò alla sfida e quindi seguì la galoppante macchia nera che, a tutta velocità, correva verso il rumore del fiume.
Quando arrivò fino al corso d’acqua vide che Robin era già sceso da cavallo e che il suo stallone nero stava già bevendo.
-Non vale-disse Maria-Non posso raggiungerti se a correre è quel cavallo- continuò tirandosi i capelli dietro la schiena
-È per questo che ti ho sfidato no?- disse Robin facendo una smorfia. Allungò la mano verso Maria per aiutarla a scendere da cavallo, ma lei rifiutò e scese da sola. Era molto indipendente.
-Sei un gran imbroglione Robin De Noir- disse mentre prendeva il suo pony per le redini e lo avvicinava a ruscello.
A Robin piaceva essere chiamato ‘De Noir’, e Maria lo chiamava sempre in quel modo. Ecco perché preferita restare li con lei, anziché con suo padre e la sua banda che lo chiamavano semplicemente ‘Rob’. Odiava i soprannomi, soprattutto Rob.
Maria si raccolse i capelli in una coda e si sedette sul bordo del torrente, infilando i piedi nell’acqua gelida.
-Non sono un po’ scomode?- chiese Robin sedendosi accanto a lei, facendo un cenno verso le scomode ballerine che lei portava ai piedi.
-Si, sono scomode, ma è l’unica cosa che ho, devo ancora andare a Londra per prendere il resto delle mie cose- rispose Maria togliendosi le ballerine e lasciando i piedi nudi.
-Quando andrai?-
-Probabilmente la settimana prossima- disse Maria, osservandosi le dita a mollo.
A Robin venne in mente un idea che avrebbe potuto costargli la pelle, ma ci avrebbe provato.
Infilò la mano nell’acqua e schizzò Maria con un getto freddo. Gli piaceva un sacco prenderla in giro così, soprattutto se poi si sarebbe arrabbiata
-AH!  ROBIN DE NOIR IO TI AMMAZZO!!-disse lei alzandosi in piedi, cercando di trattenere la risata.
-Oh mi scusi tanto principessa-disse Robin accennando un goffo inchino.
-Adesso cosa dovrei fare? Ho tutto il vestito bagnato!-
-Non ti preoccupare, si asciugherà-disse Robin, poi guardò bene il vestito -Non credo che ci siano etichette su cui c’è scritto di lavare a secco!-
Maria scoppiò nella risata che Robin amava, la risata che faceva quando lui risciva a divertirla con i suoi scherzi stupidi.
Ad un certo punto il ragazzo alzò gli occhi al cielo e in quel momento il suono di una campana inondò la valle.
-Al castello è ora di cenare, devo andare- disse avviandosi verso il cavallo.
Un pensiero gli attraversò la mente e si bloccò a metà strada.
-Vuoi venire con me?-chiese a Maria, voltandosi lentamente. La stava sfidando, però una parte di lui sperava che accettasse.
 Non voleva che lei ricordasse la sua casa come la prigione dalla quale era scappata. E soprattutto non gli piaceva che fosse soltanto lui ad andare dai Merryweather, gli sarebbe piaciuto che Maria avesse cominciato a stargli un po più vicino.
-A casa tua? Nella casa dei De Noir?- disse Maria spalancando per un attimo gli occhi.
-Si, perché?- chiese Robin, un po’ deluso.
-Non credo di essere gradita in quel posto …- disse Maria.
Ci voleva tempo prima che i De Noir si abituassero alla pace con i Merryweather, e viceversa.
Robin inarcò le sopracciglia -Sei con me-disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Maria rimase un attimo indecisa, poi si avvicinò al pony e disse.
-Allora … certo!!-disse Maria salendo sul cavallo.
La campana rintoccò un'altra volta e i due ragazzi lanciarono i loro cavalli verso la rocca dei De Noir.

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Capitolo 3
*** Ti odio!! ***


Scusate il ritardo … lo so mi merito una tirata d’orecchi

Capitolo 3: Ti Odio!!
‘Che faccio? Lo apro? Violazione della privacy?
Accanto a Maria, Robin emise un grugnito. La ragazza sentii crescere una calda sensazione di tenerezza nel cuore. Che tenero!
Ma che cosa pensava veramente di lei? La stava sognando?
Lo sentii borbottare nel sonno. Era rannicchiato, ora, indifeso come un bambino piccolo. Maria allungò la mano e gliela toccò. Era fredda. Le venne voglia di accoccolarsi vicino a lui per scaldarlo.
All’improvviso sentì il diario pesantissimo nelle sue mani. Lo doveva aprire. Una pagina. Una sola.
Quando lo aprì soffocò con un colpo di tosse la risata che le uscì quando cominciò a leggere. Aveva una scrittura così … tonda … infantile. Tutte le lettere erano collegate con le dovute stanghette, i puntini sulle i non mancavano mai e nemmeno la punteggiatura era trascurata.
Cominciò a leggere:
Caro Diario …
‘Oh ma che dolce … scrive ancora Caro Diario …’
… non ho mai pensato di essere arretrato rispetto agli altri miei coetanei. Fino ad una settimana fa. Alex mi ha detto di avere una ragazza. Li per li non ci ho creduto, Alex lo vedevo ancora come il bambino che amava rotolarsi nelle pozze quando era piccolo. Poi l’ho visto baciarsi. E lei era … bellissima. Stupenda.  Si erano appostati dietro le cucine e avresti dovuto vedere come sembravano felici.
Ho sentito una gelosia fortissima che mi montava dentro, gelosia e rabbia messe insieme. Volevo andare li e dividerli. Perché loro potevano essere così maledettamente spensierati? Me ne sono andato con gli occhi lucidi di rabbia.
E poi ho pensato a Maria. Non sono esattamente innamorato di lei. È un amore amichevole. Non sono sicuro di voler fare con Maria quello che ho visto fare ad Alex. Eppure mi piaerebbe vedere le sue guance che si tingono di rosso imbarazzato mentre la bacio. Devo avvicinarmi a lei?
Stò combattendo contro il senso di esclusione e quello di amicizia per Maria. Lei è una cara amica ma niente di più. Non voglio ferirla, ne provocare una frattura tra il nostro rapporto. Eppure sono sempre più indietro, anni luce, rispetto alla mia banda.
La sto illudendo? Ho ripensato ad alcuni miei comportamenti negli ultimi giorni con Maria … pesnsa che ci sia qualcosa di più? Mi ha frainteso?
Eppure sono ossessionato dalla vista di Alex e la sua bella ragazza … credimi non è facile trovare ragazze carine dove vivo io. Ma Maria, le sue belle, piccole, labbra a forma di cuore, le sue lentiggini, il suo sorriso così spontaneo … lei si che è bellissima.
Ma sono certaìo di una cosa: tra me e lei adesso c’è un muro che farò fatica a superare, un muro invisibile che non mi permette di avvicinarmi più del dovuto.
Adesso devo andare.
Ciao.
 
Una smorfia si creò sul viso di Maria. Fu tutto involontario. Il primo singhiozzo provò a trattenerlo … al secondo però perse il controllo.
Si … Robin l’aveva illusa. L’aveva fatto senza saperlo ma lo aveva fatto. Aveva ragione: ora il muro c’era ma non era più invisibile, ora lei lo vedeva perfettamente. Era fin troppo chiaro.
Una lacrima cadde sull’ultima parola della lettera.
Allungò lo sguardo verso Robin e se lo immaginò mentre scriveva quelle frasi. Non ci riusciva. Come poteva essere stato tutto così falso?
Ma sicuramente non sarebbe scappata. L’avrebbe affrontato a testa alta il giorno dopo.
Non avrebbe pianto come sempre, non sarebbe andata a rifugiarsi nelle braccia della sua governante.
Questa era una faccenda che doveva risolvere da sola. Lei.
Stava crescendo. Lo sentiva. 

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