Almost Lovers

di ElfoMikey
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** capitolo primo- Las Vegas ***
Capitolo 3: *** Capitolo secondo - Sacramento ***
Capitolo 4: *** capitolo terzo - The Date- part one ***
Capitolo 5: *** capitolo terzo - The Date-part two ***
Capitolo 6: *** Capitolo quarto - San Jose ***
Capitolo 7: *** capitolo quinto - Anaheim – part one ***
Capitolo 8: *** capitolo quinto - Anaheim – part Two ***
Capitolo 9: *** capitolo sesto - Los Angeles ***
Capitolo 10: *** capitolo settimo - San Diego ***
Capitolo 11: *** capitolo ottavo - Minneapolis ***
Capitolo 12: *** capitolo nono - Chicago ***
Capitolo 13: *** capitolo decimo - Boston ***
Capitolo 14: *** capitolo undicesimo - 9/10 New York ***
Capitolo 15: *** Capitolo dodicesimo - New York/Irving Plaza ***
Capitolo 16: *** capitolo tredicesimo - New Jersey ***
Capitolo 17: *** Capitolo quattordicesimo - Uniondale/New York ***
Capitolo 18: *** Capitolo Quindicesimo - Manchester/Milan ***
Capitolo 19: *** capitolo Sedicesimo - Dublino ***
Capitolo 20: *** Epilogo - Clovis, Califorina. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


prologo

 

 

PROLOGO

 

 

 

“Che cosa?!”

Amber Riley era sempre stata classificata come una ragazza dal caratterino facilmente irritabile.

Era vero, la maggior parte delle volte era molto dolce, ma quel giorno aveva l’aria di essere una pantera incazzata.

“Amore platonico? Seriamente?” urlò ancora, affondando la lama del coltello nel pomodoro che stava brutalmente affettando. “dove siamo, nel Medioevo?!”

“Lo sapevo che non dovevo dirtelo…” borbottò un spavento Chris Colfer, seduto sul ripiano della sua cucina, mentre la sua migliore amica era intenta a uccidere quel povero pomodoro che serviva solo per un’innocua insalata.

Amber lasciò andare il coltello, per afferrare la ciotola e buttarci dentro la verdura, con un moto di stizza.

“Invece hai fatto bene!” esclamò, portando l’insalata a tavola. “e sai perché?”

Chris sospirò e si portò le mani ai capelli, scuotendo un po’ la chioma tagliata di fresco. “perché appena lo vedo, gli stacco le palle e le do in pasto ad una iena che non mangia da giorni.”

Il ragazzo rabbrividì e raggiunse l’amica a tavola.

Si era quasi pentito di averla invita a pranzo quel giorno per parlargli di quella situazione che da settimane non faceva che tenersi dentro, ma doveva pur sfogarsi con qualcuno.

Non ne aveva parlato con nessuno, nemmeno con Ashley o Lea.

“Non è come credi, Amber.” Cercò di rimediare. Iniziando a giocherellare con le briciole di pane. “la colpa è sua quanto mia.”

“Tesoro, tu sei troppo buono.” Fu la sua risposta.

Chris chiuse un attimo gli occhi e sospirò. “Dopo questa so che mi manderai all’altro mondo.”

“Che intendi dire?” borbottò Amber a bocca piena.

“Ho proposto io questa cosa.” Spiegò velocemente, sperando nella grazia divina.

Forse Amber non l’avrebbe ucciso.

La ragazza deglutì e ci mise un sacco di tempo prima di tornare a parlare.

Non era molto felice. “ti sei bevuto il cervello, zucchero?” chiese, cercando di mostrarsi calma.

Chris però, con terrore, aveva notato il suo occhio destro stringersi particolarmente minaccioso.

“E’ la cosa migliore, è tutto quello che posso avere e mi sta bene.” Chris cercò di spiegare le sue ragioni, ma Amber non voleva sentire scuse.

“Solo perché lui è un cagasotto.”

“Amber, ha la fidanzata!”

“Oh andiamo lo sa anche il mondo che è una copertura!”

“Stanno insieme, vogliono andare a vivere insieme.”

“Però lui ama anche te o sbaglio?”

Chris abbassò lo sguardo, colpito nel segno.

Non lo sapeva.

Non lo sapeva proprio.

“Q-questa è la mia decisione. Non torno indietro.” Ribattè il ragazzo, stringendo le palpebre per evitare di piangere.

“Non l’approvo.”  Fu tutto quello che disse Amber, prima di alzarsi dal suo posto e correre ad abbracciare il suo migliore amico. “ma ti starò vicino.”

Chris tirò su con il naso, contro il petto morbido della ragazza, ma riuscì a versare nemmeno una lacrima.

“in che cosa consiste, questo piano geniale?”

“Oh beh, direi che stiamo più o meno insieme, ma senza baci o sesso.” Spiegò Chris.

“Praticamente due amici che si sparano maratone di Guerre Stellari che durano settimane, dico bene?” ridacchiò la ragazza di colore. Chris annuì e sospirò.

“non facevate prima a lasciare tutto com’era?”

“C’è molto di più che un’amicizia Amber e non si può di certo ignorare o accantonare e sperare che sparisca.”

“Tu però vorresti che fosse così?”

Christopher non rispose alla domanda e tornò a sospirare.

Se non mi fossi innamorato di te, tutto sarebbe più semplice.

“E’ tutto così complicato…”

Il fatto che lui e Darren provassero qualcosa l’uno per l’altro era, beh. palese.

Fare i conti con quel sentimento però fu più difficile.

Chris poteva ancora ricordare quando il collega, in un normalissimo giorno di aprile, gli aveva rivelato di amarlo.

Era stato tutto così semplice!

Il minuto prima stavano discutendo su quanto fosse inutile tentare di rifare colossal come Star Wars, e il minuto dopo Darren lo stava guardando con serietà dicendogli che lo amava.

Chris non aveva risposto, ma aveva sorriso.

E tanto era bastato per Darren che si era limitato a stringergli la mano per pochi secondi.

Quello che c’era tra loro era talmente forte, da rimanere solido nonostante le insidie.

Darren però non voleva tradire la fidanzata e non si era premesso di toccarlo neanche con un dito, nonostante i primi tentativi d’approccio di Chris.

“Non voglio farla stare male. Non se lo merita.”

La scusa di ogni volta.

Chris capiva, ma non smetteva di cercalo in continuazione.

Per un abbraccio, o una semplice carezza sul viso.

Si era messo nei casini e il peggio era che non voleva perdere quel poco che Darren gli dava.

Dio, era così da stupidi accontentarsi di così poco! E lui finiva per impazzire.

Quella stessa sera, dopo un pomeriggio passato ad essere rimproverato da Amber, Darren fece visita a casa sua.

Si presentò davanti alla porta di Chris con delle birre e del gelato in vaschetta.

Chris rimase sorpreso di quella visita inaspettata.

Insomma era il giorno prima della partenza per il tour e credeva che lo passasse insieme a lei.

A dargli quello che Chris non poteva ricevere… baciarla, farci l’amore.

Per un attimo Chris strinse la maniglia della porta, fino a farsi sbiancare le nocche e fece accomodare Darren in salotto, dove, dopo essersi tolto le scarpe si era praticamente buttato scompostamente sulla morbida pelle avorio del divano, ricoperto da un lenzuolo azzurro.

“L’ultima notte prima del delirio!” annunciò Criss, sorridendo smagliante. “non potevo non passarla con te!” aggiunse, iniziando a cercare, fra la pila di DVD vicino al divano, qualcosa d’interessante da guardare.

“Cos’hai detto a Mia?” chiese Chris, automaticamente, senza avvicinarsi al ragazzo.

Darren sollevò il viso verso la figura del più piccolo e notò quanto in tensione fosse.

Sbuffò. “Che Ryan ci voleva agli studios per gli ultimi avvertimenti prima della partenza.” Raccontò. “mi aspetta a casa, questa notte.”

Chris annuì e sparì in cucina, cercando di calmare il tremore alle mani e di lasciarsi scivolare addosso la gelosia.

Prese due cucchiai dal cassetto e un cavatappi per aprire le bottiglie di birra, mentre lottava per non iniziare ad urlare.

“Chris?”

“Che vuoi?”

Darren non disse altro e rimase a fissare il ragazzo che con uno sbuffo appoggiava le mani al piano cottura.

“Non potevo dirle di no…” borbottò giustificandosi. “non ci vedremo per più di un mese.”

“Perché ti giustifichi con me?” domandò Chris, girandosi a guardarlo. “lo so che lei viene prima di tutto. Ed è giusto così.”

Darren alzò gli occhi al cielo.

Ci risiamo, pensò.

Non era la prima volta che affrontavano quel discorso.

“Non voglio litigare con te prima del tour.” Esclamò Darren, mordendosi la lingua per evitare di dire cose di cui si sarebbe pentito.

Chris chiuse un attimo i suoi occhi chiari e rilasciò un sospiro. “Amber ha ragione ho fatto uno sbaglio…” bisbigliò fra sé.

“Amber? Aspetta gli hai detto di noi?”

“Quale noi, Darren?!”

Il più grande fece un gesto eloquente con la mano e Chris sbuffò una risata. “oh certo io e te! Sai una cosa? Non credo sia più una buona idea.”

“Chris che stai dicendo?” la voce di Darren risuonò in preda al panico e colse in ventenne impreparato.

“La verità.” Scrollò le spalle. “sono stato così stupido a proporre quella cosa…”

Darren non rispose, ma abbassò lo sguardo. “non credi che merito di meglio di questo rapporto così ingiusto?”

“Non voglio perderti.”

“Neanche io! Cosa credi? Che mi faccia piacere dirti queste cose?”

“Così rischiamo di perdere anche la nostra amicizia…” sussurrò, la testa bassa e l’espressione ferita.

“Non sei stato tu a dire di amarmi? Non sei stato tu a dire che era meglio lasciare le cose come stavano?” sbraitò Chris agitando le mani, in preda a un attacco di isterismo.

“Dovevo starmene zitto e reprimere i miei sentimenti?” lo provocò, portando le braccia conserte e tornando a guardarlo.

“Sì! Avresti dovuto farlo. Almeno non ci saremmo esposti a questa stupidata colossale!”

“Amarti non è una stupidata.”

“Come non lo è amare lei giusto?” ribattè. “Dio, Darren, non puoi amare due persone contemporaneamente, lo capisci?!”

“Ma è quello che sento…” provò a dire, ma subito interrotto dal più piccolo.

“… Quand’è che crescerai?!”

Per tutta risposta, Darren si sporse tanto quanto bastava per posare rudemente le labbra su quelle di Chris.

Ecco.

L’aveva fatto.

Pensava di resistere e non tradire Mia più di quanto già non stesse facendo e invece aveva mandato tutto al diavolo.

Chris rimase a occhi sbarrati per vari secondi, finchè, risvegliato da una sorta di tepore, rispose al bacio, affondando le dita nei riccioli corti del ragazzo.

Assaggiare quelle labbra era così diverso dalla prima volta, che Chris non considerava nemmeno tale, visto che si trattava di Kurt e Blaine.

Riassaporò il suo sapore, mischiato a quello amaro della birra e si lasciò spingere contro il tavolo della cucina.

Divorarsi le labbra in quel modo non avrebbe risolto certamente il problema.

Anzi, l’avevano inevitabilmente complicato.

Darren cercò di ignorare quella fastidiosa vocetta nella sua testa che gli ordinava di smetterla, ma come poteva?

L’aveva voluto così tanto che il desiderio gli faceva prudere le mani e il sapore, il profumo di Chris attorno alle sue labbra era esattamente come se lo ricordava.

Si staccarono giusto per riprende fiato e Chris boccheggiò un po’, mentre Darren lasciava delicati baci lungo la sua mascella.

“Non… non tornare da lei…” sussurrò, riportando le labbra sulle sue.

Il moro non rispose, ma sospirò nel bacio. “resta con me.”

“Non posso…”

Chris lasciò andare il ragazzo, con un’ultima carezza nei capelli e annuì.

“ ti amo.” Disse ancora Darren, senza ottenere risposta.

“è finita Darren.”

***

 

Ehm ehm…. Non so di preciso cosa sia questa cosa… ma mi è venuta un’idea e non sono riuscita a trattenerla!

La storia si svolgerà secondo le tappe del tour e ogni capitolo avrà la data. (oddio non so se le faccio tutte xD)

Tralasciando il finale tragico, perché, si sa io sono per gli happy ending anche nelle storia horror, non preoccupatevi. Lì farò un po’ soffrire, solo un poco, perché sono sadica xD

 

Spero di avervi incuriosito =) ditemi cosa ne pensate!!!

 

A presto,

 

Grè.

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** capitolo primo- Las Vegas ***


capone

 

 

Capitolo primo

 

 

21 maggio 2011, Las Vegas.

 

 

- …Ricordati di mettere i calzini in valigia e porta sempre un paio di mutande in più, la lavanderia potrebbe non funzionare e tu rimarresti senza. -

Karyn Colfer stava intrattenendo il suo adorato bambino al telefono da più di mezz’ora, mentre questi tentava di riempire il suo enorme trolley con una sola mano.

“Mamma non ho tredici anni, non comportarti come se stessi andando in gita scolastica!” la rimproverò, gettando, senza riguardo, un paio di magliette in valigia.

- E non giocare al lancio dei vestiti, poi si stropicciano e sembri un barbone.-

“Hai installato un sistema di video sorveglianza in casa mia Karyn Colfer?”

Sua madre sbuffò una risatina.

- No semplicemente sei prevedibile.-

“Oh, grazie tante!”

Il fatidico giorno era arrivato e Chris non era mai stato più riluttante in tutta la sua vita.

- Mi raccomando Christopher, fai il bravo e non fare arrabbiare nessuno.-

“Sì, mamma ti prometto che farò il bravo bambino, mangerò almeno tre volte al giorno e mi laverò sempre i denti prima di andare a dormire.” La prese in giro, ridacchiando poi all’ennesimo sbuffo di Karyn.

Sentiva molto la mancanza della sua famiglia, anche in momenti come quelli, ma si sarebbero rivisti da lì a pochi giorni e Chris non poteva ch esserne felice.

- Sei uguale a tuo padre, vi divertite troppo a prendermi in giro! – la sentì lamentarsi.

“Lo sai che ti voglio bene!” cercò di ammorbidirla Chris, interrotto dal suono insistente del campanello. “hanno citofonato… deve essere Lea, ci sentiamo appena arrivo in hotel!”

E dopo gli ultimi saluti e qualche altra raccomandazione, Chris lasciò il cellulare sul letto, accanto al trolley, e andò ad aprire la porta.

Si trovò davanti la faccia sorridente di Cory, che entrò senza dire una parola.

“Prego Cory, sei il benvenuto!” ironizzò Chris chiudendo la porta alle sue spalle.

“Mi ha mandato Lea, ha avuto un problema con la valigia e non è riuscita a venire.” Spiegò, entrando in cucina e seppellendo la faccia nel frigorifero, in cerca di qualcosa da bere.

“Non è l’unica…” borbottò, ritornando nella sua stanza per finire quello che aveva iniziato.

Cory lo seguì, aprendo una bottiglietta di Diet Coke, l’unica cosa presente in frigo, oltre all’acqua e ne prese un sorso generoso.

“Nervoso?” chiese, sedendosi sulla poltrona in fondo alla stanza.

“In realtà non ho voglia di partire.” Rispose, piegando con finta attenzione un paio di Jeans.

Cory, era sempre stato, dal primo momento che avevano iniziato a lavorare insieme, il suo confidente.

O meglio, molto spesso era Cory che si confidava, parlando delle sue conquiste e di quanto fosse deprimente non aver trovato ancora l’anima gemella a quasi trent’anni.

“Okay, quella faccia dice solo una cosa!” esclamò Cory, togliendosi le scarpe e gettandole senza riguardo sul tappeto morbido hai piedi del letto.

“E sarebbe?”

“sono incazzato nero.” Rispose Cory, cercando di imitare l’espressione dell’amico, con scarso successo.

“Non è così…” ribattè Chris, indeciso sulla scelta tra due dei suoi completi eleganti, da portare con sé.

“Predi quello nero” gli andò in aiuto Cory. “non sarà mica per Jonathan?” domandò preoccupato.

“La mia storia con Jon è vecchia e sepolta e no, non c’entra lui.”

Già, aveva avuto una relazione con Jonathan Groff durata la bellezza di tre mesi, per poi finire come tutte le relazioni a distanza.

Un disastro.

“Ho capito, ho capito! Chiudiamo qui il discorso o ti tramuterai in una vipera!” scherzò il più grande, finendo la Diet Coke in un paio di sorsi. “credo che andrò a vedere la tv mentre finisci di prepararti.” Aggiunse, alzandosi con un sorriso.

Chris ricambiò e tornò al lavoro, con la testa piena di pensieri.

Non aveva mai sofferto così per qualcuno.

Nemmeno con Jonathan, nonostante fossero stati effettivamente insieme, anche se per poco.

Era un dolore così diverso, qualcosa che non aveva mai provato, ma che in quel momento stava testando sulla sua pelle e faceva male da morire.

Darren, la sera prima, aveva lasciato casa sua solo pochi minuti dopo la sentenza di Chris a quella assurda “relazione” che stavano portando avanti.

Non aveva detto e fatto nulla, se non andarsene con la coda fra le gambe, senza rivolgerli nemmeno uno sguardo.

Chris era rimasto solo, in quella cucina, per ore intere, come bloccato.

Senza piangere o disperarsi. Guardava solo un punto inesistente davanti a sé con gli occhi chiari che parevano vuoti.

Ancora non so dove ho trovato la forza di dirgli quelle parole… pensò, passandosi una mano fra i capelli ancora umidi dalla doccia di qualche ora prima.

Come chiamato dal cielo, il telefono di Chris prese a vibrare, informandogli l’arrivo di un messaggio.

Prevedibilmente, era Darren.

Non lesse il contenuto del messaggio, semplicemente lo cancellò, lasciando il suo BlackBerry da parte per chiudere, finalmente, la sua valigia.

 

Il viaggio verso Las Vegas, prima tappa del tour, era stato piuttosto animato, visto che, Chris e Cory, avevano deciso di discutere sulle performance che i produttori e Ryan avevano stabilito.

“Sarà una forza cantare tutti insieme davanti a milioni di persone!” stava strillando Cory, eccitato come un bambino.

“Sono sicuro che dimenticherò ogni cosa!” borbottava Chris, giocherellando con il braccialetto che aveva al polso.

Cory gli rifilò una pacca sulle spalle e sorrise. “Sarai eccezionale!”

Un altro, valido, motivo per cui era così riluttante era il piccolo Show che dovevano mettere in scena lui, Heather e... Darren.

Ryan, giorni addietro, aveva confermato al cast la presenza dello skit di metà spettacolo, con l’aggiunta di Darren al copione, per dare al pubblico quello che volevano.

Klaine.

Chris si morse il labbro per evitare di imprecare a voce alta, mentre cancellava un altro dei messaggi che Darren gli aveva spedito.

L’hotel per quella prima tappa era uno dei più sfarzosi di Las Vegas e quasi Chris si incantò a guardare la facciata con un’espressione ebete sul viso.

Non si sarebbe mai abituato a tutto quel lusso.

Non rimasero molto, giusto il tempo di posare i loro bagagli e registrarsi alla reception e già erano in viaggio per l’auditorium per le prove.

Il posto era veramente enorme e Chris saltellò verso gli altri con l’espressione serena.

Si stava finalmente facendo prendere dall’entusiasmo di essere lì, con gli altri.

Non notò Darren per parecchi minuti, o meglio fece finta di non averlo visto, finchè, uno dei coreografi non lì chiamò al raduno e se lo trovò affianco, che lo guardava con un’espressione d’aspettativa.

“Hai letto i messaggi che ti ho mandato?” chiese sommessamente, le mani incrociate dietro al schiena.

“Non so di cosa parli.” Fu la risposta secca del controtenore.

“Chris, ti prego…”

“… non ho voglia di stare ad ascoltarti.” Sbuffò, irritato. “abbiamo già detto tutto quello che c’era da dire!”

“No, tu hai deciso per entrambi!”

“Ehi! Darren, Chris volete tacere?!” Brad, infastidito dal chiacchiericcio di sottofondo alle sue spiegazioni.

I due borbottarono delle scuse e Chris arrossì, incrociando lo sguardo di Amber, che chiedeva spiegazioni.

Quel giorno non fecero altro che provare e riprovare, giusto per essere sicuri che lo spettacolo fosse perfetto.

Chris si era sentito addosso gli occhi di Darren come fuoco, mentre provava insieme a Jenna, Heather e le altre ballerine “Single Ladies.”

“Smettila.” Darren sussultò, nel suo angolino sotto il palco, quando Amber gli fu silenziosamente vicino.

“Di fare cosa?”

“Di assillarlo.” Rispose la ragazza. “ti ha detto di no, rispettalo.”

“Ti ha già informata a quanto pare!” esclamò sprezzante. “scusa Amber, non volevo essere così rude.” Aggiunse, pentito di averle parlato in quel modo. Amber scosse il capo e gli posò una mano, con le dita laccate di rosso, sulla spalla.

“Non mi ha detto nulla, ho capito da sola cos’è successo.” Darren abbassò il capo, sentendo il bisogno di sfogarsi.

“Non pensavo di innamorarmi di lui.” ammise. “pensavo che Mia fosse tutto quello che cercavo dalla vita.”

“E invece?”

“E invece è arrivato lui a sconvolgerla.” Rispose, con un sorriso amaro sulle labbra. “Credi che io sia una cattiva persona, Amber?”

La ragazza di colore abbozzò un sorriso, intenerita. “No, non lo penso.”

Darren non aggiunse altro e con un sospiro, appoggiò la testa su quella perfettamente pettinata di Amber, in cerca di conforto, mentre tornava a guardare Chris, concentrato nella sua performance.

La sera dello show arrivò troppo presto e dietro le quinte si respirava un’aria tesa, ma al tempo stesso elettrizzata.

C’era Cory che fingeva di fare la lotta con Mark e Kevin controllava per l’ennesima volta i freni della sedia a rotelle. Lea e Dianna stavano saltellando come folletti e Amber provava a riscaldare la voce, seguita da Naya e Jenna. Heather e Harry riprovavano alcuni passi del balletto e Chord li guardava divertito. In un piccolo angolo Chris osservò Jeff, Nick e Jon scherzare sulle loro divise e ricambiò il gesto di saluto che quest’ultimo gli lanciò. Darren passò accanto a lui ed ad Ashley, sorridendo, un po’ imbarazzato.

“In… in bocca al lupo.” Disse solo, sfiorandogli il bordo del gilè di jeans bianco.

“Anche a te.”

Gli diede una piccola pacca sulla spalla e raggiunse i Warblers che lo accolsero con grida e schiamazzi.

Chris rimase a fissarlo con un’espressione sofferente sul volto e Ashley lo richiamò alla realtà, sventolandogli una mano davanti alla faccia.

“Sweety, tutto okay?” il ragazzo accennò una risposta, perdendosi nei suoi pensieri.

Che Darren avesse deciso di far finta di nulla? Di lasciar scorrere al passato gli ultimi avvenimenti come se non fossero mai accaduti?

Chris serrò le mani con forza, cercando di non lasciarsi sopraffare dal nervosismo.

Come faceva ad essere così tranquillo, Darren? Forse perché era consapevole di non aver perso nulla dopo la loro, quasi, rottura?

Infondo aveva Mia al suo fianco ed era amato e ricambiato.

Non era come Chris, che ancora cercava qualcuno disposto ad amarlo incondizionatamente, al di sopra di ogni altra cosa.

“Dobbiamo entrare in scena, Chris!” lo riscosse nuovamente Ashley, facendolo sobbalzare.

Per un momento, un solo momento voleva lasciarsi alle spalle i pensieri.

Entrarono in scena sotto una cascata di applausi e luci e iniziarono con la colonna sonora dell’intero telefilm, Don’t Stop Believing. Chris diede il meglio di sé, spargendo sorrisi al pubblico e ai compagni.

Quando arrivò il suo momento, quello di cantare I wanna hold your hand, era ancora più nervoso.

Essere da soli, su un palco immenso, era un’emozione talmente grande che Chris faceva fatica a contenere.

Aveva un ridicolo papillon bianco e una camicia a fiori, e mentre cercava di non inciampare nei suoi stessi piedi, cercò di far risultare la sua voce meno acuta del normale.

Sembra mi stiano scuoiando vivo! Strillò a sé stesso. Avanti Chris, non lasciarti impressionare da così tanta… tantissima gente! Deglutì un poco dopo un assolo particolarmente alto e decise di far vagare lo sguardo oltre la platea e le migliaia di persone che lo stavano guardando.

Ironia della sorte, incrociò lo sguardo di Darren.

Sorrideva, con le braccia incrociate al petto e gli occhi caramellati pieni di una strana luce.

Ancora una volta si chiese a cosa stesse pensando.

Non riuscì a trovare risposta.

Fu subito dopo la canzone che Darren, lo raggiunse in camerino.

Chris si stava cambiando, sfilandosi con velocità la camicia e ringraziare una delle assistenti che gli porgeva la maglia con la scritta “Likes Boys

“Sophie, potresti lasciarci soli?” chiese gentilmente il soprano, con un sorriso.

“Certo, ma fai in fretta, tempo due canzoni e devi tornare sul palco.” Detto questo, la minuta ragazza, sparì, chiudendosi la porta alle spalle.

Chris non accennò parola e lasciò che lo sguardo caldo di Darren gli scorresse lungo la schiena nuda e pallida.

Il più grande, mise le mani in tasca, per sopprimere la voglia che aveva di toccare quella pelle diafana.

“Sei stato grande, su quel palco.”

“Andiamo ho stonato come una campana.” Rispose Chris, ironico, abbozzando un sorriso che Darren intravide nel grande specchio di fronte a loro.

Non era vero, era stato perfetto.

Un perfetto angelo.

“Ho… io ho bisogno di tempo.” Disse Darren, strisciando la punta del piede sul pavimento.

“Come vuoi.”

“Amo te quanto amo lei.”

“Non ripetere cose che già so solo per il gusto di farmi star male!” sbottò, soffocando le parole tra la stoffa bianca della maglietta.

“Senti, era solo per essere chiari!” ribattè Criss, portandosi una mano sul collo. “credi sia semplice per me?”

Chris si voltò a guardarlo e lo fulminò con lo sguardo. “Scusa, Chris… perdonami.”

Il ragazzo si avvicinò a Darren con lentezza e gli posò una mano sulla guancia, accarezzando la pelle fresca di barba appena fatta e colonia, con il dorso.

“Non scherzavo quando dicevo che è finita Darren, resta con lei.” Disse, appoggiando la fronte sulla sua. “è meglio così.”

Darren si sporse giusto un po’ per far combaciare per qualche secondo le loro labbra.

Non tentarono di approfondire, ma si staccarono di scatto quando l’assistente Sophie, entrò di prepotenza nella stanza.

“Oh.” Esalò, imbarazzata. “scusate.”

Chris lasciò cadere la mano lungo il fianco e uscì dal camerino, senza degnare Darren nemmeno di uno sguardo.

Era un addio?

Darren non ne era certo.

 

A fine concerto tutti i ragazzi, stanchi morti, si trascinarono in hotel e dopo una lunga doccia decisero di andare a magiare qualcosa e poi a bere in uno dei mille locali di Las Vegas.

Chris si passò un asciugamano fra i capelli bagnati e cercò in valigia qualcosa di comodo da indossare, tentando di non far cadere a terra l’asciugamano stretto in vita.

Bussarono alla porta proprio mentre era intento a infilarsi i boxer e notata l’insistenza andò ad aprire, trovandosi davanti la faccia allegra e sorridente di Kevin.

“Devo assolutamente parlarti!” strillò entrando in stanza e aggiustandosi sul naso quei enormi occhiali da nerd che si era comprato.

“Sembra importante!” sorrise Chris, per nulla imbarazzato dal farsi vedere mezzo nudo da un collega. “ accomodati io finisco di vestirmi!” infilò letteralmente la testa nel trolley e pescò dei jeans e una maglietta a righe.

“cazzo ho scordato i calzini!”

 

 

 

***

 

Ciao** sono felice che la storia abbia avuto così successo non me lo aspettavo proprio e quindi mi sono armata di ispirazione e ho finito prima del tempo il capitolo!!!

Spero vi sia piaciuto e che continuerete a seguirmi!

Ringrazio chi ha letto e recensito e quelli che hanno messo la storia fra le seguite e i preferiti!

Ditemi cosa ne pensate*_*

Ps: il nome della mamma di Chris non è di mia invenzione, la signora Colfer si chiama proprio Karyn Colfer! Giusto per informazione^^

 

A presto!

 

Grè

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo secondo - Sacramento ***


captwo

 

 

Capitolo secondo

 

 

 

22 maggio, Sacramento.

 

 

Darren fissava il soffitto della sua stanza d’albergo da almeno un’ora, senza riuscire a prendere sonno.

Il lenzuolo gli copriva a malapena le gambe nude e le mani erano congiunte sullo stomaco.

Sbuffò per l’ennesima volta e sbattè le palpebre, cercando di trovare un modo per addormentarsi.

Si canticchiò sottovoce una canzone della Disney, ma quando costatò che nemmeno quella riusciva a farlo addormentare, si tolse il lenzuolo di dosso con uno scatto della mano e abbandonò il letto, aprendo la porta vetri che dava sul balcone.

Sentì l’aria fresca della sera accarezzargli la pelle nuda, e si godette per un po’ la sensazione, cercando di rilassarsi.

Con la coda dell’occhio notò che la stanza di Chris, proprio accanto alla sua, aveva la luce ancora accesa.

Scosse il capo e arrossì furiosamente al ricordo di quel primo concerto.

Se era rimasto toccato dalla performance di Chris che, con emozione e dolcezza, cantava I wanna hold your hand, il balletto di Single Ladies gli aveva acceso dentro il fuoco irrefrenabile della passione.

Come sempre, aveva dato il meglio di sé e nonostante fosse ancora un po’ impacciato, quelle sue movenza avevano procurato a Darren un sacco di disagi.

Il disagio più difficile da smaltire era quello psicologico.

Sentiva il bisogno che aveva di quel ragazzo come aria nei polmoni e non era riuscito a controllarsi.

Anche quella sera, dopo la cena Chris non aveva abbandonato quel suo fascino da angelo ammaliatore e Darren, mentre lo fissava fare comunella con Kevin, non era stato capace di togliergli gli occhi di dosso.

Scosse il capo e rientrò in stanza, giusto il tempo per afferrare il suo I phone e ritornare sul balcone.

Notò le sette chiamate perse e i tre messaggi.

Tutti di Mia.

Represse un verso frustrato e si portò il cellulare all’orecchio, dopo aver composto il numero della fidanzata.

Non ci volle molto perché rispondesse.

- Darren! -

“Ciao Honey, che si dice a New York?” chiese stancamente, sedendosi sul pavimento freddo del balcone.

- non mi hai richiamato nemmeno una volta. - lo rimproverò lei, con la voce imbronciata.

Darren sorrise e giocherellò con il suo braccialetto. “Scusa avevo dimenticato il telefono in camera.” Mentì.

Restò ad ascoltare le chiacchiere superflue di Mia per più di mezz’ora, poi decise che era ora di provare a dormire.

“Allora Buona notte!” disse, alzandosi e tornando in camera.

- Anche a te - mormorò zuccherosa. - ti amo -

- Ti amo anche io -

Si sistemò nel letto e spense la luce e il telefonino, non prima di aver provato a mandare un messaggio a Chris, ma costatata la pessima idea, sospirò e chiuse gli occhi.

 

Chris non era sicuro di riuscire a dormire.

Non tanto per Darren che comunque era sempre e un chiodo fisso nella sua testa, ma per quello che Kevin gli aveva detto quel pomeriggio.

Non era certo preparato a una cosa del genere e doveva ammettere che l’aveva stupito. 

Quando l’aveva fatto entrare nella sua stanza quel pomeriggio non credeva di ricevere notizie così… interessanti?

Kevin era stato molto schietto ed era arrivato al punto con poche parole.

“Ho notizie interessanti e riguardano te!” gli disse quel pomeriggio. Chris aveva appena finito di vestirsi e si sedette sul letto a gambe incrociate, sull’attenti.

Kevin lo guardò per un attimo, con indosso un sorriso da Stregatto piuttosto inquietante.

“Oh, vuoi parlare prima che io muoia di curiosità?!” esclamò, agitandosi sul letto.

E se in tutto quello centrava Darren? E se Kevin avesse scoperto dei sentimenti del ragazzo che provava nei suoi confronti ed era lì per metterlo al corrente?

“Splendi e gioisci mio caro Christopher!” Chris si agitò ancora di più sul materasso, impaziente. “perché il tuo caro, adorato, bellissimo amico Kevin ti ha trovato….” Lasciò sospesa la frase, mettendo talmente ansia al povero Colfer che quasi mosse le mani per strozzarlo. “un fidanzato!”

Chris perse definitivamente il sorriso.

“cos’è? Non sei contento?”

“Oh! Beh, sono sorpreso…”

In realtà era rimasto un po’ deluso.

Non aveva bisogno di un fidanzato, sapeva già chi voleva al suo fianco e non voleva complicarsi la situazione.

“Non sarai già…?” chiese Kevin, ammiccando con lo sguardo.

“E’ una situazione complicata.” Si limitò a rispondere.

“Capisco.” L’entusiasmo di Kevin si era affievolito, ma non demorse. “beh, non ti costa niente conoscerlo!”

“Kevin…”

“Eddai! Lui ha così insistito! Gli sei piaciuto da subito!” raccontò, annuendo. “è un mio caro amico e poi tu già lo conosci!”

Chris alzò un sopracciglio, senza capire. “Davvero?!

“Sì, è Dylan, vi siete conosciuti alla mia festa di compleanno l’anno scorso.” Spiegò. “ora è in tour con noi, aveva problemi di soldi così, visto che è un musicista, l’ho proposto alla direzione per il posto di fonico, visto che ne erano sprovvisti. E lui ci sa fare parecchio.”

Chris, cercò di fare mente locale, scavando nella memoria.

Ma nulla. “Non mi ricordo…” rispose alla fine.

Kevin alzò gli occhi al soffitto, per nulla sorpreso.

“Beh, questo pomeriggio ti ha rivisto mentre eravamo alle prove e mi ha chiesto se potevo combinare qualcosa.”

“Non so se è una buona idea…” Chris era realmente scettico sulla situazione e Kevin se ne accorse.

“Non hai nulla perdere!” insistette. “lo conosci, esci per farci due chiacchiere e vedi come va.”

Alla fine di quella lunga conversazione Kevin se ne era andato, facendosi promettere che almeno avrebbe pensato a quella proposta.

E in quel momento, da solo nella stanza, non sapeva cosa pensare.

Era come fare un torto a Darren.

Era quasi come tradirlo.

Poi si ricordò che non aveva senso sentirsi tanto in colpa se Darren preferiva Mia a lui.

Doveva aspettarlo in eterno?

O iniziare a fargli capire quello che potrebbe perdersi, scegliendo lei?

Chris sbuffò sonoramente e si portò le mani al viso, massaggiando gli occhi stanchi e rossi.

Aveva proprio bisogno di dormire.

 

La mattina dopo, sul tardi, i ragazzi partirono per una nuova destinazione: Sacramento.

Avevano a disposizione un Jet privato e questo rese più semplice il trasporto, che fu meno caotico.

Kevin continuava a lanciargli occhiatine d’aspettativa, quando lui ancora non aveva deciso nulla.

Probabilmente sarebbe rimasto ad aspettarlo con il cuore in mano per sempre.

Atterrarono nel primo pomeriggio e andarono subito a vedere il palco e prendere confidenza con gli spazi.

Darren gli stava lontano, chiacchierando con tutti, saltellando da una parte all’altra, ma distante da lui.

Chris sbuffò sonoramente e si passò una mano fra i capelli. “Senti, mi allontano un attimo.” Disse a Cory posandogli una mano sulla spalla.

“Tutto bene, amico?”

“Sì, non preoccuparti.” Rassicurato Cory, che continuò a guardarlo finchè non sparì dietro la porta del camerino, decise che un po’ d’aria gli avrebbe fatto bene. Prese una Diet Coke dal frigobar e si incamminò verso l’uscita.

“Ehi tu!” Chris si girò scocciato e si mise una mano sul fianco, rivolgendo un’occhiata a dir poco infuocata al ragazzo che stava correndo verso di lui, con un braccio per aria. “non puoi stare qui, tu!” esclamò appena gli fu vicino, afferrandolo per un braccio.

“Come prego?” domandò Chris divincolandosi.

“Ragazzino non ho voglia di perdere tempo!” esclamò, spingendolo verso l’uscita di sicurezza. “torna a casa da mammina che qui ne abbiamo già abbastanza di poppanti da gestire!”

Chris onestamente non sapeva cosa pensare.

Era stato scambiato per un ragazzino per la milionesima volta e in più quel… tizio non si era accorto che stava parlando con un membro del cast.

Così, fece la sola cosa che in quel momento l’istinto gli impose di fare: con uno scatto fulmineo della mano, svuotò il contenuto della sua preziosa Diet Coke in faccia al bastardo, pentendosene un po’.

“Che Spreco!” disse, riferendosi alla lattina di cola tristemente vuota.

Gli occhi del ragazzo sconosciuto, di un verde spento, si incendiarono di rabbia e riprese a strattonarlo per il braccio, finchè qualcuno, finalmente pensò Chris, non si accorse di quello che stava succedendo.

“Ehi Dylan!” sbraitò un uomo corpulento. “cosa cazzo stai facendo, lascia andare il ragazzo!” si avvicinò a passi veloci ai due e liberò Chris dalla stretta ferrea del ragazzo.

“Zack, questo ragazzino stava girando senza permesso per il backstage!” spiegò Dylan, indicando con un dito il controtenore, che aveva messo le mani conserte e aveva alzato un sopracciglio. “lo stavo solo buttando fuori!” aggiunse, asciugandosi la faccia con la t-shirt che indossava.

La mano pensante di Zack, che Chris riconobbe come l’addetto alla sicurezza, si calò pesantemente sulla testa di Dylan, producendo un sonoro ciocco.

Sei idiota?!” sbottò. “lui fa parte del cast!”

Lo sguardo di Dylan passò da rabbioso a impaurito nel giro di pochi secondi. “Come?!

“Non ti conviene sputtanare il tuo secondo giorno o ti faccio licenziare!” poi Zack si rivolse a Chris, con un sorriso allegro sul volto. “tutto bene signor Colfer?”

Il ragazzo annuì, sistemandosi la maglietta e ricambiando il sorriso. “Credo che ora tornerò dagli altri.”

“Mi raccomando la prossima volta, giri con il pass, per evitare altri idioti come questo!” gli consigliò Zack e Chris sorrise di rimando e se ne andò, non prima di aver lanciato un’occhiataccia a quel Dylan.

Difficilmente se la prendeva quando una persona lo insultava o lo trattava male, certo ci rimaneva male, ma non per quello doveva rimanere a rodersi il fegato.

Ma se c’era una cosa che veramente lo faceva incazzare più di tutti era quando lo trattavano come un ragazzino.

Non lo era più, diamine! Perché la gente continua a vederlo come un sedicenne?

Okay, non era molto adulto, considerata l’età, ma non era nemmeno un bambino!

Era anche vero che il suo aspetto fisico richiamava molto a quello di un dodicenne, ma che poteva farci?

La pelle troppo pallida, i lineamenti del viso troppo femminili e la sua corporatura magra erano davvero elementi che lo facevano infuriare!

Perché nessun uomo lo trovava attraente? Perché se si imbarcava in qualche folle relazione quelle finivano subito perché i suoi partner lo ritenevano troppo piccolo, immaturo.

E lo stesso esempio era stato per Jonathan. Lui preferiva pensare alla lontananza, ma sapeva che il reale motivo della fine della loro storia non era quello.

Voleva sentirsi desiderato, almeno per una volta.

Essere l’oggetto del desiderio di qualcuno che lo amasse esattamente com’era.

Non poteva nemmeno contare su Darren, visto la sua perenne indecisione.

Era così difficile poter avere qualcuno da amare, che ricambi con la stessa intensità?

Per alcuni forse no, ma per lui era diventata un’impresa.

Sua madre Karyn, quando finivano per inoltrarsi dentro quei discorsi, gli diceva sempre che l’attesa viene sempre ripagata, in qualche modo.

Non voleva attendere ancora.

Così, deciso a prendere le redini della situazione, tornò dagli altri e si avvicinò a Kevin, che si stava divertendo a fare piroette con la sedia a rotelle, e lo prese da parte.

“organizzami un incontro con questo tuo amico” disse, anche se non si ricordava più il suo nome. “dopo il concerto.”

Kevin fece un ampio sorriso e alzò i pollici in alto, afferrando poi il cellulare per mandare un messaggio.

Si girò, sorridendo anche lui, ed incontrò gli occhi di Darren a pochi centimetri dai suoi.

“Ehi! Mi hai spaventato!”  esclamò, pimpante, cercando di tenere a bada lo scoppiettio dei battiti del suo cuore.

Darren fece un largo sorriso e con naturalezza gli passò una mano fra i capelli, stimandogli alcune ciocche fuori posto.

Chris arrossì e si ritornò da quella carezza con uno sguardo di rimprovero.

“Scusa, non so trattenermi.” Si scusò il più, grande sorridendo a disagio.

“Devi impegnarti. Ogni volta che mi sfiori per me è come una coltellata al petto. Ribattè Chris.

Onestamente nessuno dei due sapeva spiegare quella situazione.

Il secondo prima si parlavano esattamente come sempre e quello dopo, in seguito a un gesto di quella quotidianità che avevano deciso, beh, che Chris aveva deciso di troncare, iniziavano a rispondersi in malo modo e a perdere la pazienza.

Darren si chiese se non fosse meglio chiuderla definitivamente.

Ma l’impresa era troppo ardua da sostenere.

“Va bene.” Acconsentì alzando le mani in segno di resa. “ cercherò di soffocare la voglia matta che ho di toccarti…

“Darren…”

“… e di starti accanto.” Concluse, accennando un sorriso.

Solo in quel momento Chris, si accorse che conoscere una nuova persona gli avrebbe fatto decisamente bene.

 

Christopher imprecò, facendo scattare la testa di Sophie, che gli rivolse un’occhiataccia di rimprovero.

“Scusa…” bofonchiò, lottando contro quell’affare infernale che era costretto a indossare. “ non potevate farmi mettere qualcosa di più semplice?!” tornò a sbraitare. “Perché la prossima volta assieme alla tutina non mi date un bel tutù rosa?!

“Se non ti muovi chiedo a Zack di procurartelo e sai che lo faccio!” minacciò l’assistente.

Sophie, per essere minuta, era veramente tosta.

E autoritaria, soprattutto quando Chris era in vena di capricci.

Non poteva desiderare di meglio. Non gli erano mai piaciuti gli assistenti troppo formali o troppo incentrati a fare colpo.

Comunque sia, ballare Single Ladies con quella costrizione addosso era stato terribile.

Oltre alla tutina, che gli aderiva al petto e alle spalle, i jeans erano veramente aderenti e la cravatta gli infastidiva attorno al collo.

Andò in scena lo stesso, anche se fu difficile.

Quando appoggiò il ginocchio a terra, sentì la pressione dei jeans farsi più stretta nelle zone intime e non trattenne un piccolo gemito, mentre faceva scorrere le dita della mano sulla coscia sollevata in un chiaro gesto sensuale che solo a lui risultò patetico, quando in realtà stava mandando in visibilio la folla e senza saperlo, anche Darren che si mosse scomodamente sullo sgabello per l’esibizione successiva a quella di Chris.

Chord gli lanciò un’occhiata interrogativa a cui Darren nemmeno rispose.

Rimase ammaliato a guardarlo e a sorridere quando, con quel gesto veloce si spostò i capelli dalla fronte.

Il moro era certo che Chris non si rendesse conto dell’effetto che faceva sulla gente e soprattutto su di lui.

Sorrise fra sé e cercò di ricomporsi.

 

Finito il concerto, Chris si era rifugiato in camerino per una doccia veloce e un cambio d’abito.

Optò per una camicia e un jeans.

Semplice, ma se doveva conoscere quell’amico di Kevin, di cui ancora non si ricordava il nome, era meglio farsi trovare presentabile.

Incontrò Kevin a metà strada, tutto saltellante e felice di fare la parte del cupido.

Chris non era agitato, per nulla.

Era solo curioso di vedere quel ragazzo e niente più.

Adocchiò per sbaglio Darren parlare con Riker e alcuni ballerini e si diede dello stupido da solo.

Devo smetterla di cercarlo ovunque o avrò un esaurimento isterico prima di arrivare hai ventuno anni!

Sorrise di rimando a Kevin lo aspettò a metà strada, seguito da una figura a capo chino e con il passo strascicato.

Chris si aggiustò meglio gli occhiali da vista che aveva indossato per colpa dei suoi occhi stanchi e buttò le mani in tasca, dondolandosi da un piede all’altro.

“Colfer!” strillò Kevin, battendogli la mano sulla spalla. “è arrivato il momento delle presentazioni, eh?”

Si voltò verso la figura dietro di lui e gli fece cenno di raggiungergli.

Quello che vede Chris non gli piacque per nulla.

“Christopher, il mio amico Dylan!” presentò. “Dylan ecco Christopher!” il silenzio calò su di loro con la stessa velocità di un sasso lanciato da un aereo.

“TU?!” strillò Chris, puntando il dito.

“Era questo ragazzino che volevi farmi conoscere Kev?!” esclamò contemporaneamente Dylan.

A Chris quella situazione non piaceva per nulla e già non sopportava il ragazzo che quel pomeriggio l’aveva trattato peggio di un barbone in mezzo alla strada.

“Voglio delle spiegazioni. E le voglio ora!” continuò il controtenore.

Kevin si fece piccolo, piccolo e accennò un sorriso. “Vi conoscete già?!

Oh sì, Mchale aveva un sacco di cose da spiegare.

 

 

******

 

Eccoci con un altro capitolo! =) ora Dylan, Zack e Sophie sono personaggi interamente inventati da me, ma questo si sapeva xD bene chissà cosa succederà xD

Voglio ringraziare DKlaine per aver recensito il capitolo scorso… <3

E gli altri? Dove siete finiti? Vorrei almeno un commentino, giusto per sapere cosa ne pensate o posso anche fermarmi qui con questa ff =)

Ringrazio tanto anche chi ha solo letto e messo la storia fra le seguite e i preferiti!

 

A presto!

 

Grè

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** capitolo terzo - The Date- part one ***


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Capitolo terzo

 

 

 

23 maggio 2011*, “The Date” – Part one

 

 

Christopher evitò un ringhio frustrato, mentre Kevin cercava le parole adatte per uscire da quella situazione.

Era riuscito a spiegare com’erano andate più o meno le cose e a Chris tutto sembrò più chiaro.

Non era vero che Dylan l’aveva notato alla festa di compleanno l’anno prima, anche perché il fonico non aveva mai messo piede a quella festa.

“Volevo solo aiutare due amici, tutto qui!” si giustificò ancora.

“L’avremmo comunque scoperto.” Ribattè Chris.

“Beh confidavo nel potere del colpo di fulmine!”

Dylan fece una risata e scosse la testa.

Se inizialmente non gli era andato molto a genio la situazione, ora lo divertiva.

Soprattutto guardare la faccia pulita di quel ragazzino, così rossa d’imbarazzo.

“ L’unica cosa che ha colpito quel tipo è la mia preziosissima Diet Coke direttamente in faccia!”

Kevin aggrottò le sopracciglia, ma non si azzardò a chiedere spiegazioni.

“Volevo solo dare una  mano! Dylan è appena uscito da una relazione e tu dopo Jonathan non hai avuto nessun altro!

Colfer continuò a guardarlo torvamente. “provate a uscire.” Azzardò ad insistere. “potrebbe anche andare bene e il primo incontro trasformarsi in una lunga relazione d’amore folle e spensierato!”

Dylan scosse le spalle, sicuro che anche con un’uscita non avrebbe perso molto. Come poteva pensare Kevin che gli potesse piacere un ragazzo come quel Christopher?

Tutto arruffato e con quei occhialetti all’Harry Potter.

Decisamente non il suo tipo.

“Per me si può fare.” Gli andò in aiuto e Kevin gli sorrise, grato.

“Uff.” sbuffò Chris, lanciando un’occhiata al ragazzo che, durante tutta la conversazione, era rimasto dietro il suo amico, con sguardo indifferente.

Non era male come ragazzo, aveva dei corti capelli neri sparati un po’ in tutte le direzioni e gli occhi verdi, nonostante quella mattina li avesse considerati spenti, avevano delle belle tonalità di marrone che ne risaltavano il colore brillante. La mascella, lievemente squadrata era ricoperta da qualche accenno di barba.

Era veramente un bel tipo.

E poi era alto, molto più di lui e aveva delle belle spalle muscolose.

Quando si accorse di essere stato colto in fragrante da Dylan distolse lo sguardo dalla sua figura velocemente, arrossendo.

Mugugno un: “Okay” e Kevin quasi gli saltò addosso dalla felicità.

“Perfetto, vi lascio soli!” detto questo, sparì, senza smettere di saltellare.

Dylan si prese la briga di avvicinarsi, le mani dentro le tasche posteriori del jeans lago che indossava.

“Seriamente ragazzino, non mi dispiacerebbe conoscere meglio la star!” scherzò, beccandosi l’ennesima occhiataccia.

“Sia chiaro, lo faccio solo per evitare altre imboscate di Kevin!” precisò, mettendo mano al suo BlackBerry.

Si scambiarono il numero e poi ognuno tornò sui propri passi.

 

Darren fermò Kevin giusto in tempo, prima che, insieme a Heather e Harry, sparisse per rintanarsi in qualche locale.

“Ehi Criss!” esclamò, stringendogli la spalla in un gesto fraterno.

“Sì, ciao…” borbottò velocemente Darren, guardandosi intorno furtivamente. “senti sapresti dirmi chi è quel tizio che parlava con Chris poco fa?” chiese, indicando il punto in cui il soprano era sparito.

“Parli di Dylan?” rispose Kevin, ancora eccitato per aver mandato a buon fine la sua causa. “è un mio amico e fa il fonico.”

“Come si sono conosciuti?”

“Beh, grazie a me, ovviamente!” dichiarò, fiero. “hanno iniziato a frequentarsi!”

Darren spalancò gli occhi e afferrò con una mano la spalla di Kevin, stringendo con forza la stoffa del maglione.

“Da quanto?”

“Da…” con un gesto teatrale, Kevin controllò l’orologio sul polso. “cinque minuti e mezzo!”

Darren non gli diede una risposta e senza nemmeno salutarlo si diresse verso i camerini, in cerca di Chris.

Trovò solo la sua assistente, intenta a riordinare le ultime cose.

“Ehi ciao Sophie, hai visto Christopher?” chiese, affacciandosi dalla porta socchiusa. La ragazza si voltò a guardarlo e gli sorrise.

“Mi dispiace, ma Ashley l’ha trascinato via giusto due minuti fa!”

Darren si mordicchiò il labbro, innervosito.

Salutò Sophie e con un moto di stizza tornò in albergo.

Non aveva assolutamente voglia di stare in giro a far baldoria.

Accese il pc e si contattò via webcam con Mia e Charlene e chiacchierò con loro per un po’, cercando di reprimere quella strana sensazione che gli stringeva il cuore in una morsa e gli chiudeva lo stomaco.

Quando rimasero solo Charlene e Darren, Mia si era assentata per andare al bagno, la ragazza, lo tempestò immediatamente di domande.

Con Charlene aveva un bellissimo rapporto d’amicizia che durava da anni e una collaborazione musicale alle spalle piuttosto divertente.

Era stata lei a far conoscere Mia e Darren.

“Si può sapere che hai?” domandò a bassa voce, accucciandosi verso la webcam, in modo che il viso dai tratti orientali risultò in primo piano. “è successo qualcosa?”

Darren sospirò e tentò un sorriso. “E’ tutto a posto, perché dovrebbe essere successo qualcosa?”

“Tu non me la racconti giusta Darren Everett!”

Ma prima che la sua amica potesse aggiungere altro, Mia tornò dal bagno.

Charlene gli lanciò un’occhiata d’avvertimento, giusto per fargli intendere che la conversazione era solo rimandata.

“Che si dice?!” chiese Mia, legandosi i capelli in una coda alta.

Darren sorrise intenerito, ma cercò velocemente una scusa. “ stavamo parlando del concerto all’Irving Plaza a giugno e che vi farò avere dei pass per il backstage, se volete venire.”

“Vuoi scherzare? Ovvio che veniamo! Non mi perderei un concerto del mio amore nemmeno per tutto l’oro del mondo!” esclamò Mia, fastidiosamente zuccherosa.

Charlene fece una smorfia e per poco Darren non scoppiò a ridere.

Se c’era una cosa certa era che nessuno sospettava che Darren avesse un coinvolgimento sentimentale con un’altra persona.

Insomma era Darren! Un completo di umiltà, follia e fedeltà.

E invece si sentiva uno schifo, per aver tradito Mia.

Non solo fisicamente, baciando Chris, ma anche spiritualmente provando per lui sentimenti che originariamente erano rivolti solo alla sua ragazza.

Perché scegliere non è così semplice?

 

 

-Ti va di uscire domani sera, per cena?- recitava il messaggio che Dylan gli aveva mandato una decina di minuti prima.

Chris non gli aveva ancora risposto e fissava lo schermo del suo BlackBerry con perplessità.

Non credeva di ricevere quel messaggio così presto, o almeno, era certo che nemmeno si sarebbero più sentiti.

Lasciò il cellulare sul letto, mentre correva a fare una doccia, prima di dormire.

Nemmeno la mattina dopo, Chris rispose al messaggio.

Erano appena arrivati a San Jose e Chris stava spaparanzato nella sua cuccetta sul Tour Bus, con il pc sulla pancia e le cuffiette nelle orecchie.

Si stava mettendo in contatto con la sua Manager, ancora a Los Angeles, per importanti novità lavorative.

Gli altri, visto che erano ancora le sette del mattino, stavano bellamente poltrendo. Chi sui divanetti, chi in cuccetta.

Naya invece stava fumando di nascosto nel bagno.

Darren, la sera prima aveva insistito per andare in Tuor Bus con loro, invece che con i Warblers.

Doveva parlare con Chris, ma gli mancava la forza e soprattutto un momento di tranquillità per farlo.

 E quella mattina si trovava nel piccolo salottino già da ore, con in mano una tazza di caffè ormai troppo freddo.

Ne preparò dell’altro e lo versò in due tazze, prima di dirigersi, con coraggio, verso la cuccetta di Chris, che era esattamente sopra la sua.

Le tende dalla trama scozzese erano tirate, ma Darren sentiva il rumore di tasti pigiati con frenesia e il brusio della musica sparata a tutto volume nelle orecchie.

Sorrise un po’ e scosse un po’ la tenda, per farsi notare e non far urlare Chris dallo spavento.

Giusto pochi secondi e la testa di Chris era apparsa in mezzo alle cortine e Darren gli porse la tazza, che il soprano accettò con un sorriso.

Spense L’I-phod e sposto il pc ai suoi piedi, mettendosi parzialmente seduto.

“Non sei andato a letto?” domandò Darren, mentre guardava teneramente Chris, soffiare nella sua tazza.

“No” negò. “con i problemi che ho nel dormire vi sareste spaventati.”  Rispose ridacchiando.

Effettivamente Chris, in una delle loro numerose chiacchierate in pausa sul set, gli aveva spiegato il suo difficile rapporto con il sonno.

Gli aveva raccontato di come sua madre, anni prima, l’aveva trovato nel bel mezzo della notte sul divano a mangiare patatine, mentre era ancora addormentato o del suo problema con lo shopping notturno su internet, che lo avevano portato a dichiararsi sonnambulo. Non accadeva spesso, c’erano delle volte in cui si alzava a sedere sul letto e urlava, prima di ritornare a dormire.*

Era molto autoironico Christopher, ed era una qualità che Darren adorava.

“Io l’avrei trovato divertente!” ribattè il moro, beccandosi un pizzicotto sul braccio.

A volte sembrava proprio che niente fosse cambiato, ma bastava un attimo per ricordarsi che niente era più uguale.

Entrambi ridacchiarono per un po’, poi si fecero seri e Darren abbassò la testa, indeciso se parlargli o meno.

“Cosa c’è che non va, Honey?” chiese Chris, abbassando il tono di voce.

“Dimmi tu, Chris. Non so cosa ti succede!”

“Cosa vuoi dire?” Chris inarcò un sopraciglio.

“Ho parlato con Kevin e mi ha detto tutto.” Spiegò.

Il suo tono di voce sembrava accusatorio e Chris non poteva sopportarlo.

“Adesso non posso provare a frequentare una persona senza che tu mi venga ad accusare?”

“Sembra che tu ti sia già dimenticato di noi!” ribattè Darren, guardandosi in giro prima di parlare.

“Cos avrei dovuto fare? Aspettarti in eterno e sperare che ti ritornasse un minimo d’intelligenza?” fu la risposta di Chris, che aveva alzato il livello della voce, irritato.

Darren non rispose e chinò il capo, giocherellando con la sua tazza. “sai, pensavo che avresti capito.”

“Non voglio che lui ti stia attorno!” esclamò il moro.

“Che giustificazione è?”

“Non voglio che ti baci, che ti tocchi, non voglio pensare a questo, non voglio che accada.”

“Chi cazzo ti credi di essere, eh?” sbottò, con una luce furente negli occhi chiari.

“Pensavo di essere l’uomo che ami.” Darren incrociò le braccia al petto e gli lanciò uno sguardo di sfida. “ma a quanto pare…”

“Dio non posso crederci….” Parlottò fra sé Chris. “tu stai con quella Darren e per quanto possa amarti non meriti che io ti stia ad aspettare, non meriti il fatto che mi accontenti di qualche bacio quando ti va! E io non merito il tuo egoismo!” Chris gli sta ringhiando a pochi centimetri dalla faccia, gli occhi pieni di lacrime che, per orgoglio, trattenne fino all’ultimo.

“Questa situazione sta rovinando tutto.” Fu l’unica risposta di Darren.

“Non chiedermi di stare con te, mentre ancora Mia ti crede suo.” Mormorò Christopher, il cuore, ancora una volta, spezzato. “non farmi questo…”

Darren non aggiunse altro, perché qualcuno tossì nel sonno e Naya uscì dal bagno con il deodorante per ambienti alla mano.

Il moro, con un ultimo sguardo, tornò nel cucinotto, lasciando Chris a sospirare infelice.

Naya lo raggiunse e gli fece un dolce sorriso, posandogli una mano sul ginocchio. Non fece domande e si limitò a tornare nella sua cuccetta.

Non riuscì più a lavorare o a pensare ad altro se non alla litigata avuta con Darren che, invece di togliergli un peso dal petto, gli aveva aumentato la rabbia che aveva in corpo.

Afferrò il cellulare e con un moto di stizza rispose a Dylan.

- E’ ancora valido l’invito?-

La risposta non tardò ad arrivare – Non speravo più in una tua risposta, ragazzino.-        

Chris, sorrise quella volta.

- Questa sera alle otto. ci troviamo nella Hall dell’albergo. -

 

 

Fine parte prima

 

 

 

 

***

 

Lo so sono un infame a dividere il capitolo ma veniva davvero, ma davvero lungo!!

Prima di tutto, ringrazio tantissimo tutti quei angeli che hanno recensito <3 e quelli che hanno letto! Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento!

Prometto che, nel giro di almeno due o tre giorni posterò l’ultima parte del capitolo!

Un po’ di chiarimenti:

* il 23 maggio il Glee Cast non ha avuto nessun concerto.

* Chris, in varie interviste la rivelato di avere un problema molto difficile con il sonno. Raccontando anche di alcuni episodi.. come quello di sua madre che lo aveva trovato sul divano a mangiare patatine o quello dello shopping on-line!

 

Detto questo… vi adoro!!

Al prossimo capitolo!!

 

Grè




 

 

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Capitolo 5
*** capitolo terzo - The Date-part two ***


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Capitolo terzo

 

 

 

23 maggio 2011, “The Date” – Part two

 

 

San Jose era una bella città, vista con gli occhi di Chris che guardava le luci della sera muoversi nel cielo scuro, dalla sua camera d’albergo. 

Era un po’ agitato per quell’appuntamento e Kevin era già passato tre volte, assicurandosi che tutto fosse okay e che non ci fossero ripensamenti.

Ovviamente la notizia aveva fatto il giro di tutto il cast che ridacchiava malizioso soprattutto alle battute non propriamente caste di Dianna e Amber sul bellissimo e fantomatico sedere del fonico.

Darren non aveva detto più nulla su quell’uscita, anche se ci aveva pensato Cory.

“Sei sicuro di essere pronto per una nuova storia?” gli aveva chiesto quel pomeriggio.

“Cory, tesoro, la mia ultima storia risale a cinque mesi fa, direi che è ora di darmi una mossa, non credi?” aveva scherzato, dandogli pacche sulla schiena.

Cory, comunque, non sembrava convinto.

Chris afferrò la sua giacca di pelle marrone e se la infilò, mentre scendeva di tutta fretta le scale.

Dylan era già lì, appoggiato al bancone della Reception a leggere con svogliatezza un volantino.

Si era tirato a lucido per la serata, nonostante avessero optato per qualcosa di molto semplice.

Portava una camicia nera, con i primi bottoni slacciati e un semplice jeans gli fasciava le gambe muscolose.

Chris, notò piacevolmente, che i capelli erano liberi dal gel e gli ricadevano lisci e scompigliati sulla fronte e sul collo.

Lo raggiunse con un lieve sorriso imbarazzato e affondò le mani nelle tasche dei jeans.

“Oh, ciao!” esclamò Dylan, appena si accorse dell’arrivo di Chris. Quest’ultimo ampliò il sorriso e Dylan dovette scuotere le ciglia un paio di volte per non rimanerne incantato. 

“Andiamo?” chiese Chris, indicando con il capo l’uscita.

Sperò con tutto sé stesso l’assenza di fastidiosi fotografi e mentre sculettava sensualmente verso l’uscita Dylan dovette ricredersi.

Il ragazzino scompigliato e trasandato di quel giorno era niente di meno che un bellissimo, e Dylan era certo di non esagerare a pensarlo, ragazzo.

Saranno stati quei pantaloni stretti come una seconda pelle o quella giacca di pelle che gli stava incredibilmente bene, ma sta di fatto che, il fonico, non era più sicuro dell’inutilità di quell’appuntamento.

Si affrettò a raggiungerlo e insieme camminarono per duo o tre isolati nelle vie strette di San Jose.

Dylan aveva trovato un’accogliete tavola calda, non troppo affollata o rumorosa, dove Chris poteva rimanere in pace almeno un paio d’ore.

Entrarono e il soprano rimase piacevolmente colpito dalla discretezza di quel posto.

Non era molto pieno e loro poterono sistemarsi in un tavolo vicino alla grande vetrata, adornata da eccessive tendine dalla trama a quadretti.

Chris si tolse la giacca con un movimento fluido delle spalle, rivelando una maglietta, altrettanto stretta, bianca e dallo scollo “V” che gli stava dannatamente bene.

Dylan lo fissò incanto per qualche attimo, senza riuscire a distogliere lo sguardo dal suo profilo un poco femminile ed elegante.

Non passò molto tempo, che una signora corpulenta passò per le ordinazioni, lasciandoli soli solo una manciata di minuti dopo.

“Allora.” Iniziò Dylan, continuando a fissare il ragazzo. “Kevin mi ha detto che sei un ragazzo dalle mille sorprese.”

Chris ridacchiò, imbarazzato e si passò una mano nei capelli che aveva tirato su a regola d’arte. “Potresti rimanere deluso. Sono solo un grandissimo Nerd.”

Chris non amava molto parlare di sé, gli piaceva di più ascoltare gli altri e anche quel giorno non fece eccezione. La gente sapeva così tanto di lui… che scuola aveva frequentato, come si chiamava sua sorella, quante volte aveva indossato la stessa maglia… era così frustrante che per una volta, una volta sola, voleva rimanere nel più totale mistero.

“Eppure mi era parso di sentire Kevin parlare di Golden Globe e voce da angelo.”

“Non guardi molta televisione, vero?” domandò Chris, divertito, appoggiando il mento sul palmo della mano.

“A dire il vero no.” Fu la sua risposta. “quando avevo una band, non facevamo altro che guardare i documentari su National Geographic, solo per vedere quanto gli animali ci davano dentro peggio di noi.” 

Chris rise e disse qualcosa che sembrava molto un “Porco” prima di tornare a fare domande. “una band quindi? Che musica suonavate?”

Dylan ci mise un po’ a rispondere, segno che, la fine della sua band, fosse ancora un tasto molto doloroso.

“I primi anni eravamo quattro spostati che volevano seguire le orme di Kurt Cobain, cercando di imitare, in un modo pessimo aggiungerei, il Grunge.” Raccontò, fermandosi solo per ringraziare la cameriera che aveva portato loro da bere. Bevve un sorso di birra e notò come Christopher lo guardava in attesa, curioso.

“E poi? Cos’è successo a quel gruppo di spostati?” domandò con un sorrisetto, rigirandosi fra le mani il bicchiere freddo e colmo di Diet Coke.

“Beh, il nostro primo tentativo di concerto finì in rissa perché, Mike, il vecchio chitarrista, aveva bevuto pesantemente e ingerito non so quante pastiglie di Xanax e iniziò a fare a botte con il proprietario del locale.” Dylan accennò un sorriso.

“poi lo abbiamo cacciato fuori e siamo rimasti in tre. Abbiamo iniziato ad avvicinarci alla cultura del vecchio rockn’ roll e da una insulsa periferia della California, siamo finiti a suonare a New York.”

“Avete fatto carriera?”

“Sì, abbiamo inciso due dischi.” Gli occhi del ragazzo si illuminarono, orgogliosi. “non andavano benissimo, non come le grandi band, e noi non potevamo esserne più felici.”

Chris gli regalò un ampio sorriso. “E cos’è successo?”

“Beh il solito.” Commentò. “litigavamo spesso e non si riusciva più a scrivere canzoni o inventare melodie.” Gli occhi di Dylan presero la via dei ricordi.

“Mi piacerebbe sentire qualcosa di tuo.” Esclamò il soprano. “eri il cantate?”

Dylan annuì. “E bassista. Ho scritto anche la maggior parte dei testi.

“Ora sono molto più curioso di prima.”

“Non ti farò ascoltare nulla finchè non mi darai qualcosa di te.” rispose Dylan, sorridendo divertito allo sbuffo del ragazzo.

“Non è più intrigante il fatto che io non dica nulla di me?”

“Beh, se devo portarti a letto mi serve più di un nome.” Fu il suo commento.

Chris sollevò il sopracciglio, nella sua classica espressione sarcastica.

“Kevin mi aveva accennato che sei un tipo a cui piace bruciare in fretta tutte le tappe.” Ironizzò, facendolo ridere.

“Oh avanti, dimmi qualsiasi cosa!” insistette.

“ Beh, sono dipendente dalla Diet Coke.” Disse, indicando la bevanda, prima di berne un sorso.

“Come non notarlo!” fu il commento di Dylan. “ma parlavo di qualcosa di più personale…

“Ad esempio quante storie d’amore ho avuto?” ironizzò Chris.

“Potrebbe essere un inizio!”

Chris prese un enorme respiro prima di iniziare a parlare. “Ho avuto solo un ragazzo. Siamo stati insieme solo tre mesi, giusto il tempo di capire quanto eravamo male assortiti. Sorrise al ricordo di Jonathan. “ci volevamo solo un gran bene, ma non bastava volersi bene per far funzionare le cose.” Scrollò le spalle e accennò un altro sorriso. “questo però non vuol dire che non sia stato importante.”

“Hai avuto solo lui? nessun amante occasionale?” si incuriosì Dylan.

“Scarsi, ma di pochissima importanza. Ragazzi conosciti a delle feste e il giorno dopo diventavano già sconosciuti. Si mordicchiò il labbro, pensieroso. “Sai quanto sei famoso, quando la tua vita privata è di dominio pubblico, fai fatica a fidarti di qualcuno e così inizi a cambiarne uno ogni sera. Anche se il motivo principale era per dimenticare l’unica persona che abbia mai amato veramente in tutta la mia vita.

“Immagino con scarsi risultati.”

“Nessuno in effetti.”

Rimasero in silenzio per qualche minuto, finchè la tensione non fu smozzata dall’arrivo della loro cena.

Chris addentò il suo Cheeseburger, attento a non sporcarsi la maglietta bianca e Dylan lo fissò intenerito.

Sembrava proprio un ragazzino.

Un ragazzino piuttosto sexy, ammettilo, venne in attacco la sua coscienza. Dylan cercò di scacciarla e morse con forza il suo Hot-dog.

“ E tu?”

Dylan mandò giù il boccone con un lungo sorso di birra e quando parlò, la sua voce era davvero carica di risentimento.

Gli raccontò di essere stato con una persona per ben cinque anni, ma non andò nei particolari, ma Chris intese che di mezzo c’era un difficile tradimento da perdonare.

Il suo pensiero corse a Darren e a Mia, quella povera ragazza che così ingenuamente continuava a stare con lui.

Provava pena per lei.

Proprio come per sé stesso.

Finito di mangiare il suo secondo Hamburger, Chris realizzò che c’era ancora un piccolo spazio per un buon gelato.

Scrutò il menù sotto gli occhi divertiti di Dylan.

“Sembri così magrolino... e invece scopro che sei un pozzo senza fondo!” esclamò il ragazzo.

“Non avresti detto così se mi avessi conosciuto nel pieno dell’adolescenza!” rispose sarcastico, poggiando il cartoncino colorato e richiamando un cameriere, che accorse con le guancie rosse.

“Posso portarle qualcos’altro?” domandò, balbettando un poco.

“Sì...Ethan…” rispose, leggendo il nome sul cartellino del cameriere. “un gelato al limone con lo stecco di liquirizia.”

Il ragazzo, segnò distrattamente qualcosa sul taccuino, poi sparì, inciampando nei suoi stessi piedi.

“Credo fosse un tuo fan.” Fu il commento di Dylan.

“O un semplice ragazzino impacciato!” Chris ricambiò il sorriso che il fonico gli stava regalando.

“Ho resistito tutta la sera, ma devo proprio dirtelo.” Iniziò e Chris si mise sull’attenti.

Dylan si sporse un po’, giusto per avere quel viso a pochi centimetri dalla faccia. “Ragazzino.” Soffiò e, per l’ennesima volta, il sopracciglio di Chris saltò in aria.

“A cosa devo questo… complimento fuori lungo?”

“Il gelato con lo stecco di liquirizia? Andiamo.”

Chris, drizzò la schiena, alzando il mento, altezzoso. “Non ho letto da nessuna parte che fosse un gelato per ragazzini!”

“Perché tu non lo sei?”

Chris, spalancò la bocca, portandosi una mano al cuore, con fare teatrale.

“Come ti permetti! I miei quasi ventuno anni si sentono offesi dalla tua ingiusta insinuazione!

Dylan si ritirò a sedere, quasi sorpreso.

Non gli avrebbe tanto nemmeno diciotto anni. “Ventuno hai detto? E quanto sarebbe l’evento?”

“Tra quattro giorni!” rispose Christopher, la vocetta eccitata e lievemente acuta.

Dylan sorrise intenerito, mentre Ethan, il cameriere, portava con precisa attenzione l’ordinazione di Chris al tavolo.

“D-devo dirglielo Mr. Colfer, credo che lei sia u-un eccezionale cantante!” borbottò Ethan, raggiungendo livelli di rossore che preoccuparono Dylan.

Chris, invece, non si fece nessun problema e con delicatezza e sensualità, sorrise al ragazzo, ringraziandolo.

Quando se ne fu andato, il soprano afferrò con golosità il suo gelato continuando a guardare Dylan.

“Tu quanti anni avresti?” chiese, fra una lappata e l’altra.

Dylan dovette deglutire e distogliere lo sguardo più volte, per evitare di perdere il controllo. “uhm ventotto…” bofonchiò muovendosi con nervosismo sulla sedia.

Chris se ne accorse ma non fece nulla per mettere fine a quella lenta seduzione.

Lo considerava un ragazzino?

Beh, anche lui a volte sapeva prendere le redini della situazione.

Quando finì anche l’ultimo pezzetto di liquirizia, si alzò, infilandosi la giacca di pelle.

“Che ne dici di un giro fuori?” propose, subito imitato da Dylan, che non permise a Chris ti tirare fuori un centesimo per la cena.

Lo trovò un gesto carino, nonostante sapesse che il ragazzo non aveva così tante disponibilità economiche.

Appena fuori dal locale, stranamente privo di fotografi in agguato, Dylan si accese con un sospiro di sollievo una sigaretta, aspirando a pieni polmoni la nicotina.

Non parlarono molto, si dissero solo poche frasi di circostanza e senza nemmeno accorgersene erano davanti alla camera di Chris, in albergo.

Quest’ultimo si umettò le labbra, prima di mordicchiarsele nervosamente.

“Quindi... siamo qui.” Commentò Dylan.

Chris annuì e infilò le mani in tasca, giocherellando con la tessera magnetica, ritirata alla Reception.

“Se vuoi farlo, fallo.” Disse poi, guardando negli occhi verdi di Dylan che sembravano non capire.

“Cosa?”

“Baciarmi.”

“Era prevedibile che saremmo arrivati qui, vero?” chiese, grattandosi la nuca. Chris ridacchiò e annuì ancora.

“Ammettiamo di essere prevedibili” fu la risposta del soprano, così pericolosamente vicino alle labbra screpolate di Dylan.

“Non che mi dispiaccia esserlo…” specificò il più grande, proprio poco prima di posare le labbra sulle sue, trattenendo la nuca con una mano, e affondando le mani nei capelli corti di Chris.

Quest’ultimo sospirò e gli cinse il collo con un braccio, aderendo il suo corpo tonico a quello già eccitato di Dylan.

Le labbra di Chris erano fresche e il suo sapore era un misto di liquerizia e limone. Lasciò che fosse lui ad approfondire il contatto, accarezzando piano la lingua calda con la sua.

Dylan aprì piano gli occhi, per osservare bene il viso di Chris.

Era un misto di concentrazione e disperazione.

Come se stesse cercando, con tutte le sue forze, di allontanare i brutti pensieri.

Dylan richiuse gli occhi e lo avvicinò ancora di più ed entrambi finirono per cozzare lungo la porta.

Si staccarono giusto il tempo per riuscire ad aprire la porta e chiudersela alle spalle.

Dylan seguì Chris, fino al letto. “Ne sei sicuro?”

Chris lo baciò un’altra volta. “Sì. Non voglio pensare a nient’altro questa notte…” sussurrò, la voce un po’ incrinata.

Non voleva pensare a Darren e a nessun altro.

E per un po’ ci riuscì sul serio.

 

 

 

****

 

Visto? Non mi sono fatta attendere molto per la seconda parte! Sono stata bravina, eh? xD

Ringrazio Innocent_Princess e  lithi  che hanno commentato il capitolo scorso! *_*

Le recensioni sono di nuovo calate ç_ç è colpa delle vacanze?! xD

Spero comunque che questa seconda parte vi piaccia e mi farebbe davvero piacere leggere cosa ne pensate =)

 

Al prossimo capitolo!

 

Un abbraccio!

 

Grè

 



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Capitolo 6
*** Capitolo quarto - San Jose ***


capfour

 

 

Capitolo quarto

 

 

 

 

 

24 Maggio 2011, San Jose.

 

 

 

“… Seasons came and changed the time
When I grew up, I called him mine
He would always laugh and say:

Remember when we used to play?...

 

Lo scrosciare dell’acqua divenne più insistente e qualcuno si mosse infastidito fra le lenzuola.


“…Bang bang, I shot you down
Bang bang, you hit the ground
Bang bang, that awful sound
Bang bang, I used to shoot you down…”*

 

Dylan sorrise nel dormiveglia e affondò il naso nella federa del cuscino che sapeva di buono e di sudore.

Ascoltò ancora una volta lo scrosciare dell’acqua e la voce di Chris diventare sempre più limpida, acuta e sensuale.

Quasi se lo immaginava, ricoperto di morbida schiuma, ad ancheggiare a ritmo della sua stessa voce.

Il ragazzo aprì gli occhi e si mise a sedere, al centro del letto.

Quella notte era stata… beh non sapeva certamente come definirla.

Un misto di sensazioni intense avevano invaso il suo animo e non succedeva da tempo.

Sorrise fra sé, malizioso e aspettò che Chris uscisse dal bagno.

Non si fece aspettare molto e quando ancheggiò in stanza, ancora gocciolante con l’asciugamano in vita si sorprese di trovarlo già sveglio.

Gli sorrise e si tolse l’asciugamano, per lanciarlo su una sedia posta vicino al letto, poi senza preoccuparsi di bagnare le lenzuola, gattonò con lenta precisione verso Dylan, finchè non gli fu a una spanna dal naso.

“Ehi…” soffiò, il collo e i capelli ancora grondanti d’acqua.

Una mano di Dylan si levò verso la clavicola dove era rimasto del bagnoschiuma e lo ripulì, finendo per cingergli il collo, con un sorriso malizioso.

“Caffè…” borbottò il più grande, poggiando le labbra gonfie dal sonno in un punto impreciso dietro l’orecchio del ragazzo.

Chris ridacchiò e si sporse per afferrare il telefono e chiamare il servizio in camera.

Nel farlo, fece in modo che il suo corpo, fresco e umido, aderisse completamente a quello di Dylan che rilasciò un sospiro, portando entrambe le mani sui fianchi magri del ragazzo sopra di lui.

Dopo aver ordinato la colazione, Chris, tornò ad occuparsi di Dylan, finendo per mettersi a cavalcioni sul suo bacino.

“Serata interessante.” Mugugnò Christopher, ancheggiando pericolosamente vicino all’erezione mattutina di Dylan. Quest’ultimo si morse il labbro inferiore e senza più freni si buttò sulla giugulare di Chris, baciandola e leccandola, mormorando parole incomprensibili.

Com’era possibile che quel ragazzino in una sola notte fosse riuscito a mandarlo fuori di testa?

Quell’aria da innocentino era solo una grossa e bella finzione!

Christopher lo afferrò per le spalle e fece in modo che il ragazzo sotto di lui si stendesse fra le lenzuola stropicciate.

Dylan non fece domande, ma rimase a guardare, con le labbra socchiuse, il corpo sinuoso di Chris scendere sul suo, lentamente.

Talmente lentamente da essere frustrante.

Chris gli baciò gli addominali e si fermò un po’ di più giusto sotto l’ombelico, martoriando la pelle sensibile.

Fu in quel momento che alzò lo sguardo, prima di abbassarsi con le labbra sulla sua erezione, e quello che vide Dylan in quei occhi, lo fece gemere in preda a un desiderio impulsivo.

Gli occhi di Chris erano... ammalianti.

Per quanto limpidi potessero essere, appena il soprano veniva stuzzicato un minimo, quei occhi prendevano fuoco.

Dylan afferrò le lenzuola sotto di lui e serrò gli occhi, ansimando rumorosamente.

La bocca di Chris era calda e accogliente e Dylan quasi impazzì, prima di afferrargli i capelli con le dita, incoraggiando i movimenti appassionati del ragazzo.

Quando qualcuno bussò alla porta, Chris, si staccò da lui lentamente, posandogli un dolce bacio al centro del petto, prima di sollevarsi e avvolgersi intorno al corpo uno dei lenzuoli mandati all’aria la notte precedente.

“Sarà la colazione.” Disse, saltellando verso la porta. “ottimo, perché ho una fame da lupi!”

“Pensavo stessi già provvedendo!” gli rispose Dylan, ridacchiando, quando uno dei cuscini del divanetto gli finì in grembo.

“Sei un maiale!” commentò Chris prima di aprire la porta.

Dylan non seppe perché appena la porta fu aperta, calò un lungo silenzio.

Chris, si aggiustò meglio il lenzuolo in vita e guardò duramente il ragazzo davanti a lui.

“Cosa sei venuto a fare?” domandò voltandogli le spalle e percorrendo alcuni passi all’interno della stanza.

Dylan lo fissò stralunato.

“Volevo chiederti scusa per come mi sono comportato!” un Darren Criss, piuttosto agitato entrò come una furia, senza accorgersi del terzo ragazzo che fissava la scena, curioso.

Dylan si era precedentemente coperto malamente con il lenzuolo ed era tornato a sedersi contro la testa del letto.

“Chris, chi sarebbe questo tizio?”

L’interpellato si portò entrambe le mani nei capelli e non smise di fissare Darren che a sua volta guardava con gli occhi spalancanti entrambi i ragazzi.

“Cosa vuol dire questo?” domandò, con la voce tremante.

“Esattamente ciò che vedi.” Chris, portò le braccia conserte al petto e aspettò una reazione da Darren, che non tardò ad arrivare.

“Si può sapere che cazzo ti è preso?!” ringhiò il riccio, avvicinandosi di più a Christopher. “vuoi farmela pagare andando a letto con questo qui?” urlò ancora, indicando Dylan.

“Darren, vattene.”

E Darren se ne andò, colpendo la poltroncina con il piede e facendola cadere a terra, producendo un brusco rumore accompagnato dallo sbattere della porta.

Chris sbuffò e si accasciò sul bordo del letto con la testa fra le mani.

Sembrava volesse evitare di piangere.

Dylan gli fu subito accanto e gli passò un braccio attorno alle spalle.

“Non farmi domande, per favore.” Pregò Chris, con un filo di voce. Dylan annuì e gli baciò il capo.

“Sai cosa facciamo adesso?” propose, costringendolo con dolcezza a stendersi sul letto. “Sono le sette e mezzo quindi prima di metà mattina non nulla da fare, possiamo disdire il servizio in camera e andare a fare una bella colazione fuori.”

Aveva intuito lo stato d’animo di Chris.

Era esattamente uguale al suo, qualche mese prima.

“che ne dici?” aggiunse, accarezzandogli piano i capelli umidi.

Chris accennò un sorriso e si lasciò baciare, lievemente rincuorato.

 

“…E questo è quanto!” concluse Christopher, bevendo un altro sorso della sua Diet Coke.

Aveva appena finito di raccontare ad Amber la serata passata con Dylan, senza scendere nei particolari in alcune parti, e della disastrosa entrata in scena di Darren quella stessa mattina.

“Per quanto voglia bene a quel ragazzo, credo proprio ora stia esagerando.” Commentò Amber, accavallando le gambe.

Si erano rintanati nel camerino di quest’ultima, già vestiti per lo show di quella sera. “pretende troppo da te.”

“Sarà che gli manca Mia e io sono la sua unica presenza fisica?” rimuginò. “insomma ha detto di amare anche me, ma scommetto che se ci fosse Mia tutto sarebbe diverso.”

“E’ fuori di testa, questo è vero, ma non sembra affatto stupido.” Amber ci pensò su un momento poi si corresse. “o almeno, non sempre.”

Chris sbuffò una risata e si sistemò i capelli davanti allo specchio.

“E’ la persona più incoerente che abbia mai conosciuto.” Rincarò la dose il ragazzo, aggiungendo però, un po’ di dolcezza alle sue parole.

“ALT!” strillò Amber. “Lo stai già perdonando! Lo so che è così perché riconosco quell’espressione ebete quando pensi che i suoi difetti siano adorabili!” lo accusò e Chris sbuffò ancora una volta, cercando di difendersi.

“Non è vero…” borbottò.

“Ora concentrati su questo Dylan.” Esclamò Amber. “escici ancora, portatelo a letto, ma dimenticati di Darren Criss.” La sua amica era piuttosto risoluta e sottolineava tutto con un gesto secco della mano. “l’avevo capito fin dall’inizio che ti avrebbe fatto solo soffrire!” concluse, assumendo la tipica espressione da “Te l’avevo detto!”.

E Chris ammise che Amber non aveva tutti i torti.

“Ma non è da me…” parlottò Chris. “non è da me portarmi a letto un ragazzo per divertimento!”

Amber gli si avvicinò, posandogli una mano sul braccio. “Tesoro, sei giovane, sei bello e talentuoso, potresti avere chiunque tu voglia.” Disse, facendolo arrossire.

“non vorrai mica aspettare quell’idiota mettendoti in clausura?!

Chris scosse il capo.

“Hai già dato a Darren qualcosa su cui pensare.” Continuò Amber. “non credo pensasse che tu potessi arrivare a tanto.”

“Uscire con qualcuno e portarmelo a letto?”

“Sì! Sono certa che lui era sicuro di essere la sola tua esclusiva.”

Le parole di Amber erano un po’ dure, ma se ci pensava bene era proprio così.

Darren non aveva mai messo in conto il fatto che Chris potesse stancarsi presto.

Non l’aveva capito nemmeno dopo che il soprano l’aveva palesemente “lasciato” e più di una volta.

Chissà cosa il destino aveva in serbo per loro in quei giorni.

 

Salire sul palco, per Darren, non era mai stato così difficile come quella sera.

Chiuse gli occhi e cercò di accantonare i suoi problemi in camerino e abbandonarsi al piacere di cantare in mezzo a tanta folla calorosa.

 Chris, a pochi metri da lui, era intento a fare la medesima cosa, senza però evitare di posare gli occhi sul Warbler, che saltellava sul posto con lo sguardo imbronciato.

Non era difficile, però, salire sul palco e indossare la maschera di Kurt. Quello lo faceva benissimo da tre anni.

Evitò lo sguardo di Darren durante lo Skit, e si comportò come se nulla fosse successo, come se ogni cosa fosse esattamente al proprio posto.

Quando lo Show finì e i ragazzi si erano totalmente ubriacati degli applausi dei fans, ritornarono in albergo con la stanchezza che iniziava a farsi sentire.

L’unico che non tornò, almeno non subito, fu Chris, che si inoltrò nel retro del backstage, dove stavano parcheggiati diversi tour bus.

Notò molti addetti alla sicurezza, rilassarsi su sedie di plastica a bere birra o giocando a carte, che aspettavano l’orario della cena.

Fu subito avvistato, non che fosse difficile, e cominciò a sentirsi addosso gli sguardi curiosi del membri della Crew.

Era tentato di avvicinarsi e chiedere informazioni, ma non fu necessario perché un ragazzo alto e biondo, che Chris riconobbe come l’addetto all’impianto elettrico, fece un cenno nella sua direzione.

“Dylan! Il tuo ragazzo ti sta cercando!” urlò questo al nulla, con un’espressione maliziosa stampata in faccia.

Alcuni ridacchiarono e Chris, incrociò le braccia al petto, sollevando un sopracciglio.

Era pronto per dirgliene quattro quando Dylan fece la sua comparsa da uno dei tuor bus.

Aveva i capelli bagnati e alcune gocce d’acqua erano arrivate a lambirgli il collo.

“Cuciti la bocca, Ed!” esclamò in direzione del biondo, lanciandogli direttamente in testa l’asciugamano umido che teneva fra le mani.

Gli altri ridacchiarono ancora più forte, mentre Dylan si avvicinava a Chris con aria contrariata. “lasciali perdere…” borbottò, sorridendogli subito dopo.

Chris fece un gesto della mano, scrollando le spalle.

Era abituato alle risatine.

Succedeva sempre quando stava insieme a Jonathan e i membri del cast erano una continua risatina.

“Possiamo parlare?” Chris cambiò argomento, aggiustando il bavero fuori posto della polo verde che Dylan indossava.

Il ragazzo annuì e gli circondò le spalle con un braccio, prima di scortarlo verso il suo tuor bus non prima di aver minacciato i suoi colleghi di lavoro.

Una volta all’interno, Chris notò di quanto piccolo fosse l’abitacolo, a differenza di quello messo a disposizione per il cast con tutti i comfort possibili.

Dylan lo guidò verso la sua cuccetta, e tirò le tende del finestrino per evitare occhiate indesiderate.

“Dimmi.”

Chris prese un bel respiro e abbassò lo sguardo.

Gli doveva una spiegazione.

Spiegazione che, quella stessa mattina, non era riuscito a farsi scappare dalle labbra.

“Ti devo delle spiegazioni, Dylan.” Il ragazzo annuì e si sedette nella cuccetta di fronte alla sua, per poter guardare Chris negli occhi. “dopo tutto quello che è successo…”

“Beh, in effetti, siamo entrati piuttosto in intimità, dopo che mi ha svuotato una lattina di Diet Coke in testa, il minimo è entrare in confidenza!” scherzò Dylan, dandogli un buffetto sul ginocchio, facendolo sorridere e rilassare.

Comunque sia, Chris non ci girò molto attorno e spiegò a grandi linee la situazione. Non entrò nei particolari, ma Dylan capì che non doveva essere una situazione facile.

“è lui quindi?” chiese, con un sorrisetto dolce sulle labbra. “il ragazzo che non riesci a smettere di amare. Me ne hai parlato ieri a cena, ricordi?”

Chris annuì nuovamente.

“ascolta,” Dylan si fece più vicino, in modo da sfiorare il naso di Chris con il suo a ogni movimento del capo. “so che non ci conosciamo da molto e il nostro incontro non è stato dei più rosei, ma dopo tutte quelle chiacchiere e tutto quel…” Dylan lasciò sottintendere la parola con gesto veloce della mano, facendo arrossire Chris. “…sono stati momenti fantastici e questo mi ha fatto capire che, mi interessi. Davvero.”

Chris, arrossì, lusingato. “Anche tu sei... interessante.” Ammiccò, facendolo ridere.

“So che non posso ottenere altro e onestamente non sono sicuro di essere pronto per un’altra relazione…” introdusse, accarezzando distrattamente un ginocchio del soprano. “ma mi piacerebbe se… continuassimo a vederci, ecco.”

“Vuoi una relazione di solo sesso?” la buttò lì Chris, non troppo sicuro di dove Dylan volesse arrivare a parare. “guarda che non mi scandalizzo se me lo dici chiaro e tondo.” Aggiunse sorridendo.

“Sei un ragazzino piuttosto avventato.” Fu la sua risposta, avvicinandosi ancora di più per parlare direttamente sulle sue labbra. “vuoi vedere che mi affeziono sul serio a te?” Chris non lo lasciò più parlare e percorse quella minima distanza che li separava con impeto, attirandolo a sé, con una mano affondata nei suoi capelli.

Non sapeva se era la decisione giusta, se lo avrebbe aiutato a lenire un po’ le ferite lasciate dall’ennesima batosta, o se lo avrebbe lasciato deluso e amareggio.

Ma non voleva pensarci e per una volta comportarsi come un normale ragazzo della sua età: senza pensieri o legami.

Non era certo della riuscita dei suoi intenti, ma valeva la pena provare, no?

 

 

 

***

 

Eccooooooooooo qui!

Non mi uccidete! Lo so che Darren è uno scemo e Chris è sulla buona strada per seguirlo… ma comprendete questo povero ragazzo!

Non so se avete notato (okay, come non notarlo?!??!) una scena un po’ “a luci rosse”, chiamiamola così, ecco preparatevi perché ce ne saranno altre... presto o tardi u.u  era giusto per avvertirvi! xD

Grazie gli angeli che hanno commentato! E scusate se non ho risposto alle recensioni! Lo farò il più presto possibile!!!

 Ps: in più di un’intervista Chris ha rivelato che spesso canta per ore nella doccia e così ho pensato di inserire una piccola scenetta in questo capitolo!

 La canzone è “Bang bang” Di Nancy Sinatra.

 

A presto!!

 

Grè

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** capitolo quinto - Anaheim – part one ***


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Capitolo quinto

 

 

 

27 maggio 2011, Anaheim – part one

 

 

Chris si svegliò, la mattina del ventisette maggio, con un inusuale sorriso sulle labbra.

Si stiracchiò fra le lenzuola stropicciate e si grattò lo stomaco, che già brontolava per la fame.

Il cellulare sul comodino aveva segnalato messaggi quasi tutta notte e li lesse uno ad uno prima di alzarsi e farsi una doccia.

Era il suo compleanno.

Finalmente aveva superato quello scoglio quasi irraggiungibile dei ventuno anni. Saltellò fino al bagno e cantò finchè la voce non gli divenne roca.

Era un giorno doppiamente felice perché, i suoi genitori e sua sorella sarebbero venuti quello stesso pomeriggio ad Anaheim e Chris quasi si era dimenticato dell’ultima volta che rimasto con loro per più di una giornata.

Prima di scendere a fare colazione controllò il suo twitter dal pc esaltandosi dalla miriade di messaggi da parte di amici e fan.

Solo mezz’ora più tardi raggiunse la sala pranzo per riempirsi la pancia di caffè e cornetti alla cioccolata.

Trovò tutti al tavolo, ancora assonnati.

La prima persona che lo vide, Ashley, gli andò incontro e lo serrò in un caloroso abbraccio festoso.

“Il mio bambino è diventato grande!” esclamò scherzosa, pizzicandogli le guance e facendolo ridere.

Le altre ragazze lo circondarono, saltellando e aspettando il loro turno per un abbraccio e un bacio al festeggiato.

Lea aveva quasi le lacrime agli occhi, e si era aggrappata a Chris piagnucolando che non voleva che crescesse. Mark gli rifilò qualche pacca sulle spalle, augurandogli buon compleanno e Chord si prolungò in un lungo abbraccio dondolante.

Si sedette vicino a Cory, che con un sorriso si allungò per dargli un bacio sulla tempia. “Auguri!” gli disse allegro e Chris gli sorrise, facendo scontrare per un attimo la spalla con quella del più grande. “Grazie, fratellone” rispose calcando palesemente sull’ultima parola.

E quando anche Kevin e Harry, saltellanti a braccetto, gli augurarono un buon compleanno, Chris potè dedicarsi alla sua colazione.

 

Ricevere gli auguri di compleanno da un gruppo di scalmanati che rispondevano al nome di “Warblers” era stata per Chris la cosa più dolce e imbarazzante della sua vita.

I ragazzi si era disposti in semicerchio attorno a lui, appena lo avevano intercettato in camerino, e avevano improvvisato una confusionale canzoncina di compleanno. Chris aveva riso fino alle lacrime e abbracciato uno per uno.

“Non è venuto un granché, ma il nostro cantante ha dato forfè e ci siamo arrangiati!” si giustificò Riker, sistemandosi gli occhiali da sole, dalla montatura gialla, sul naso.

“Spero però che tu abbia apprezzato!” si intromise Jon, porgendogli una lattina di Diet Coke. “un regalino, tanto per inaugurare questi ventuno anni!”

Chris diede un sorso, grato, ma rischiò il soffocamento appena tentò di mandarlo giù.

“Oddio che roba è?!” strillò, sputacchiando.

“Una ricetta artigianale di casa Lynch.” Rispose Riker, ridacchiando. “non sei un vero ventunenne se non festeggi con dell’alcol, io lo so bene!”

“Riker tu non ne hai nemmeno venti!” lo contraddisse Curt.

“Inutili dettagli.” Rispose il biondo, sventolando la mano. “e comunque è solo Rum e cola. Ammetto di aver esagerato con il Rum ed essere stato ristretto con la Diet Coke.  Ammise alla fine, picchiettandosi un dito sul mento.

“Sei stato gentile, ma la prossima volta avvertimi o rischio il soffocamento!” ribattè Chris, dandogli una pacca sulle spalle e sorridendogli.

Era proprio una bella giornata e Sophie aveva già portato, con fatica, una decina di cesti di compleanno, pieni di fiori e Alcol.

Quest’ultimo espressamente chiesto dal festeggiato.

“Scusateci ragazzi, ma lo prendiamo in prestito solo per un attimo!” si intromise Dianna, comparsa al suo fianco insieme ad Amber. Le due ragazze lo presero a braccetto e lo trascinarono fuori dal camerino.

“Devo dirti una cosa.” Iniziò la bionda. “in realtà devo riferirtela, ma io e Amber non andiamo da nessuna parte finchè non ci dici che sta succedendo.”

La ragazza, a fianco di Dianna, annuì con le braccia incrociate.

“Di che state parlando?” domandò Chris, in confusione.

Dianna si scambiò uno sguardo con Amber e il ragazzo ci lesse una sincera preoccupazione. “Darren desidera vederti.” disse la bionda.

“Ma non era certo in una tua buona reazione se te lo avesse chiesto di persona.” Concluse Amber.

“Non avevate litigato perché ti ha beccato a letto con quel Dylan?” chiese Dianna.

“Sì, ma… EHI! Tu come lo sai?!” Chris sgranò gli occhi chiari, guardando sorpreso la bionda, che si limitò a posare gli occhi sulla ragazza di colore al suo fianco.

Chris indurì lo sguardo e si posò le mani sui fianchi.

“Che c’è?! Non avevamo detto che era un segreto!” si giustificò Amber. “o sì?”

Il soprano sbuffò e decise di non prendersela.

Era il suo compleanno e tutto stava già prendendo una brutta piega.

“Dove ha detto di incontrarci?” chiese.

“Sul palco, è lì che ti aspetta.” Rispose Dianna.

Chris, annuì e come se stesse attraversando il patibolo uscì dalle quinte e si diresse sul palco vuoto, interamente montato.

Darren era seduto a penzoli a lato, sul piccolo palco al centro dove di solito si esibivano negli skit.

Gli fu di fianco silenziosamente, tanto che Darren non si accorse subito della sua presenza.

Era stato il suo profumo a farlo voltare, nonostante Chris fosse stato più silenzioso di un battito d’ali.

“Sei venuto.” Disse, con un piccolo sorriso sulle labbra.

Chris riconobbe quella espressione.

Era pentito e non c’era bisogno d’altro.

Tutto quello che Chris voleva sapere, era descritto negli occhi di Darren.

“Buon compleanno.” Continuò, pescando nella tasca un piccolo sacchetto di velluto blu.

Chris, sorpreso, prese il sacchetto che Darren gli stava porgendo e svuotò il contenuto sul palmo della sua mano.

Si rivelò essere una fine catenina d’argento e il ciondolo, una piccola saetta, brillò per qualche stante, colpito dal riflettore accesso alle loro spalle. “non è nulla di che… me lo porto dietro d’aprile e non vedevo l’ora di dartelo…” spiegò.

“Non dovevi…” sussurrò Chris, accarezzando il ciondolo con la punta del dito.

“Ti avevo fatto una promessa, ricordi?” continuò invece Darren. “può anche essere stupida, ma voglio ancora mantenerla.”

Chris annuì e sorrise un poco, riportando il pensiero a qualche mese prima…

 

… “Darren, stai finendo tutti i pop corn!” si lamentò Chris, fregando la ciotola sotto il naso dell’amico che lo guardò, risentito. “e tutto questo rumore mi rovina l’atmosfera!” aggiunse, posizionando la ciotola fra le gambe incrociate.

“Abbiamo visto questa scena almeno otto volte!” si lamentò il ricciolo, con poca convinzione.

“E’ la scena più triste e più importante del film!” esclamò, iniziando ad affondare le mani nel recipiente per racimolare qualche pop corn. “stiamo parlando della morte di Sirius, capisci?” piagnucolò poi, con la bocca piena.

Darren rise e scosse il capo.

Quella maratona era iniziata nel tardo pomeriggio e due pizze, una quantità di Diet coke dopo, erano ancora nel pieno della visione, troppo sovraeccitati per sonnecchiare.

Chris, dopo aver mandato giù un enorme boccone con un sorso di bibita e aver messo pausa sullo schermo, si girò verso Darren e gli afferrò le mani, era incredibilmente serio.

“Darren Everett Criss,” iniziò solennemente, facendo ridacchiare un po’ il più grande. “promettimi che qualunque cosa accada, qualunque catastrofe o litigio, noi finiremo questa avventura insieme.” Sorrise. “promettimi che quel giorno di luglio sarei con me e che insieme ci daremo conforto a vicenda per questa fine.”

Poteva sembrare ridicola come promessa, visto che si trattava di un film, ma anche dell’altro sotto, nascosto in profondità dell’anima.

“Christopher Paul Colfer, ti prometto che farò in modo, a tutti i costi, di essere lì con te quel giorno.”

Entrambi si guardarono per un lungo momento, prima di scoppiare a ridere.

“Ora che è tutto stabilito lasciami vedere Gary Oldman e pensare a quanto è affascinate con i capelli lunghi e la barba incolta.”

 

…”Certo che me la ricordo…” disse, rigirandosi fra le mani la catenina.

 “Ed è un doppio significato! Si riferisce a un pezzo della tua vita che sta terminando, ovvero Harry Potter e un pezzo della tua vita che sta per avere inizio, il tuo film. Disse Darren, un po’ rincuorato dal sorriso che Chris gli stava rivolgendo. “Se volti il ciondolo, c’è un’incisione.” *

From DC to CC

Chris dovette sforzarsi un po’ per leggere bene la piccolissima incisione e quando capì sorrise apertamente, cercando di reprimere l’impulso di abbracciarlo.

“non mi sono comportato bene con te.” disse all’improvviso Darren, distogliendo lo sguardo. “non ho il diritto di farti patire tutto questo…

Chris non rispose, ma staccò i ganci della catenina e la porse a Darren.

Quest’ultimo gliela fece passare attorno al collo, accarezzando di sfuggita la pelle liscia e calda con le dita. “ecco fatto.” Disse, appena i ganci furono di nuovo congiunti.

Darren sapeva se prendere quel gesto come il simbolo del suo perdono o se lasciare perdere le speranze di poter tornare come prima.

Chris aveva ragione, non era nessuno per dirgli con chi stare e se aveva trovato in quel tipo, quel Dylan, qualcuno d’amare un giorno… beh, lui doveva solo farsi da parte e tentare di essere felice.

Almeno per lui.

“Questa sera i ragazzi hanno organizzato una festa, niente di eccessivo, se ti va…” cercò le parole adatte per qualche secondo. “puoi fare un salto, ecco…”

Darren sorrise, rincuorato. “mi farebbe davvero piacere!” Fu la sua risposta. “voglio davvero che le cose fra di noi funzionino… come amici intendo.”

Chris annuì e si spostò con le dita, una ciocca di capelli finita sulla fronte e lo guardò timidamente negli occhi, finchè il suono di un messaggio non lo distrasse. “E’ il mio…” dichiarò, controllando il BlackBerry.

Era un messaggio di Dylan.

Lo aspettava nel suo camerino personale.

“Se devi andare, va pure…” Darren continuò a sorridergli, evitando di fargli percepire quella nota di delusione al suo sorriso così smagliante.

C’entrava sicuramente quel ragazzo e solo Dio sapeva quanto gli avrebbe voluto spaccare la faccia.

Avanti amico, datti una calmata! Quello che fa Chris non è più affar tuo! Urlò una vocetta stridula e fastidiosa nella sua testa. Già, non più.

“Vado allora…” sbiascicò Chris, sorridendo nervosamente. Darren sventolò la mano e Chris se ne andò, non prima di avergli rifilato un piccolo e frettoloso abbraccio. “grazie” aveva sussurrato, toccandosi poi la catenina con la punta delle dita.

Una volta che Chris fu lontano, Darren si stese a terra, portandosi le mani sulla faccia per sopprimere un urlo di frustrazione.

In parte era felice, di aver recuperato i primi pezzi sfaldati della sua amicizia con Chris, ma sentiva una strana sensazione che gli stringeva il cuore peggio che una morsa mortale.

“Andrà tutto bene, tutto tornerà come prima!”

 

Quando Chris entrò nel suo camerino, Dylan stava seduto sulla sedia girevole e non faceva che ruotare, con sguardo annoiato e intorno a lui stavano una miriade di pacchetti e cesti d’auguri e tanto, tantissimo alcol.

“Ehi!” esclamò il più piccolo, chiudendo la porta alle spalle. Dylan gli rivolse un sorriso, ruotando un’ultima volta, prima di balzare in piedi, abbracciandolo stretto.

“Auguri Sexy boy!” scherzò, scompigliandogli i capelli.

“No! Smettila così mi fai sembrare ancora più piccolo di quanto già non sono!” borbottò, cercando di ridare una forma concreta ai suoi capelli.

Si posizionò davanti allo specchio e guardò la sua immagine riflessa con disappunto.

Dylan sorrise teneramente e si posizionò dietro di lui, circondandogli i fianchi magri con le braccia.

“Quanto tempo hai?” chiese, iniziando a baciargli la conchiglia dell’orecchio.

“Un’oretta…” sibilò Chris, abbandonando il capo sul petto ampio di Dylan, che fece scivolare una delle sue mani a slacciare la cintura di cuoio che Chris teneva legata ai pantaloni.

“ Ce la faremo bastare…” borbottò Dylan, nascondo il viso fra i muscoli sodi del suo collo.

Solo allora il ragazzo più grande si accorse della catenina. “nuova?”

“Un regalo di compleanno…” disse vago Chris, cercando di evitare i grandi occhi verdi di Dylan che lo fissavano attraverso lo specchio.

“Carina…” e non aggiunse altro, facendolo scostare da sé. Chris si voltò e gli cinse il collo con le braccia, fiondandosi sulle sue labbra.

Fu un bacio lungo e appassionato e non si interruppe nemmeno quando Dylan, lo afferrò con energia per le natiche, facendolo accomodare sul ripiano di legno bianco posto sotto allo specchio.

Chris mugugnò e si strinse di più al ragazzo, appoggiando la testa sullo specchio e facendo in modo che il suo corpo aderisse completamente a quello di Dylan.

Era così eccitante, così liberatorio… e Chris non ne aveva mai abbastanza.

Si lasciò andare ad un gemito, quando il ragazzo sopra di lui iniziò a muoversi con frenesia, ansimandogli sulla bocca oscenità, che fecero perdere definitivamente il controllo del soprano.

Poi bussarono alla porta e la magia svanì.

Chris e Dylan si guardarono per un attimo. “C-chi è?” esclamò stridulo il più piccolo.

“Christopher? Stai bene? Abbiamo sentito dei versi strani!”

“Oh cazzo!” si agitò, a bassa voce, scostandosi da Dylan e rimettendosi in piedi alla velocità della luce, aggiustandosi le pieghe della maglietta. “è mia madre!” spiegò, davanti alla faccia perplessa del fonico, che quasi si affogò con la saliva alla notizia.

Cercarono di darsi un contegno, nei pochi secondi che dividevano Dylan dalla conoscenza della famiglia Colfer.

La porta si spalancò e una bella signora dai capelli lisci e castani, con una frangetta sbarazzina, fece il suo ingresso, accompagnata da un uomo corpulento, ma dal viso gentile. Dietro di loro stava una ragazza, biondissima, con uno sguardo indagatore negli occhi così simili a quelli di Chris.

“Mamma!Papà!” esclamò il ragazzo, totalmente paonazzo e con la voce più acuta del solito. Karyn inarcò il sopracciglio destro in una perfetta copia del figlio.

“Abbiamo interrotto qualcosa?” domandò, abbandonandosi a un piccolissimo sorriso malizioso. Hannah sbuffò una risata, comprendoni la mano con la bocca, mentre Tim fissava Chris senza capire molto della situazione.

“Assolutamente nulla!” strillò Chris.

Dopo l’imbarazzo iniziale, nacque, sul volto del soprano, un tenero sorriso di felicità e si sporse verso la sua famiglia per abbracciarli, addirittura sollevò la sua sorellina da terra, dopo un abbraccio particolarmente soffocante.

Solo dopo qualche minuto Dylan si intromise, ancora in imbarazzo. “Scusate il disturbo, ma…”

Chris si girò verso di lui e gli fece un sorriso di scuse e Dylan ricambiò con un debole gesto del capo, ricambiando il sorriso. “Devi andare?”

“Sì, ho un paio di strumenti da sistemare per questa sera.” Rispose, porgendo, successivamente la mano ai genitori di Chris, presentandosi.comunque io sono Dylan, un amico di vostro figlio.”

Il sopracciglio di Karyn scomparve nuovamente sotto la frangetta, ma gli sorrise gentile.

Quando la famiglia Colfer rimase sola nel camerino, Hannah fu la prima ad augurare un buon compleanno al fratello. “Non poso credere che hai finalmente ventuno anni!”

“Auguri figliolo!” gli fece eco Tim, dandogli un’orgogliosa pacca sulle spalle.

“Il mio bambino…” mormorò invece sua madre, con gli occhi quasi umidi.

La sensazione di essere in famiglia era per Chris come un grande tesoro da tenere custodito al sicuro e in quel momento che, entrambe le sue famiglie, si erano riunite non poteva desiderare di meglio per i suoi ventuno anni.

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

****

 

 

Salve fanciulle e fanciulliiiiiiiiiiiii!

Ho dovuto dividere il capitolo per questioni di lunghezza… o il capitolo diventava veramente, ma veramente infinito! E preparatevi per il prossimo *_*

Vi devo ringraziare, sul serio, per la gioia che mi da quando leggo le vostre belle recensioni! È sempre una grande soddisfazione!

Ps: * non so se avete notato, ma Chris ha indossato, durante il tour, oltre al bracciale, due catenine e una di queste era proprio una saetta. Non so chi gliel’ha regalata, ma ho voluto riutilizzare questo elemento a mio favore!

 

Vi amo, davvero uno ad uno! u.u

 

A presto e che il CrissColfer sia con voi!

 

 

Grè <3



 

 

 

 

 

 



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Capitolo 8
*** capitolo quinto - Anaheim – part Two ***


capfivepartwo

 

 

 

 

 

 

 

Avverto: il capitolo è ENORME!!

 

 

 

 

 

Capitolo quinto

 

 

 

 

Prima d’iniziare, aprite questo link di youtube e ascoltate la canzone per tutta la durata della lettura, anche a ripetizione se è necessario u.u

http://www.youtube.com/watch?v=mST9K2C6ruw

 

 

27 maggio 2011, Anaheim – part two

 

 

Il giorno del suo compleanno non poteva andare in un modo migliore!

Aveva la vicinanza della sua famiglia, dei suoi amici ed era, più o meno, riuscito a fare pace con Darren.

Chris si toccò con un sorriso la catenina, sentendosi riempire d’amore.

Per quanto si sforzava i suoi sentimenti per Darren non erano cambiati minimamente. Ovviamente non poteva immaginare l’incontrario.

I sentimenti non erano mai sinceri con il tempo e Chris non si era mai prefissato una data di scadenza.

Continuava ad amare Darren, provando a frequentare Dylan, mentre lui viveva la sua idilliaca storia d’amore eterosessuale.

Non poteva che essere un po’ acido su quel particolare.

“Ehi!” Dylan afferrò i fianchi di Chris, cogliendolo di sorpresa.

Il soprano sussultò, perso nei suoi pensieri, ma sorrise quando Dylan posò il mento sulla sua spalla.

“Ti diverti a venire alle mie spalle di sorpresa, vero?” scherzò Chris, dandogli un lieve colpetto sulla testa.

“Non sai quanto!” fu la sua risposta smaliziata, che fece ridacchiare Mark, Naya e Harry seduti lì vicino.

Erano nel camerino, quindi alla portata di occhi e orecchie indesiderate.

“Idiota!” strillò Chris arrossendo, ma si lasciò baciare delicatamente, appena si voltò per guardarlo in viso.

“I tuoi genitori?” chiese Dylan, guardandosi in giro con circospezione.

“Al sicuro, in prima fila sotto il palco!” lo rassicurò, ridendo.

“Abbiamo fatto veramente una figura di merda!” fu il commento di Dylan.

“Già anche peggio di quando mi sono inchinato davanti a Lady Gaga!” il fonico fece un’espressione stranita, ma Chris, con un gesto della mano, fece segno di lasciar perdere. “Siamo stati fortunati che mia madre ha il vizio di bussare anche quando la porta è spalancata.”

Dylan ebbe un brivido, immaginandosi, probabilmente, la famiglia di Chris che li beccava in atteggiamenti poco consoni.

“come mai qui, comunque?” chiese il controtenore, prendendo dalle mani di Riker, che passava lì accanto, la sua terza Diet Coke corretta.

Riker lo guardò orgoglioso per qualche attimo, fingendo di asciugarsi una lacrima e saltellando (Darren aveva lanciato una vera e propria epidemia del saltello) tornò a giocare con Curt e Titus alla X-Box.

“Volevo dirti che questa sera non posso esserci alla festa…” disse, mogio. “quel bastardo di Ed mi ha assegnato del lavoro extra dopo il concerto.”

Chris sporse il labbro, dispiaciuto, ma non insistette, rispettando il lavoro dell’altro. “possiamo incontrarci dopo la festa, se vuoi!” aggiunse e Chris sorrise, annuendo.

“Certo! Facciamo in camera tua? Appena finisce, visto che a quanto pare non sarà una cosa lunga, ti raggiungo in stanza. Propose e Dylan accettò di buon grado, prima di essere richiamato dal suo superiore.

Lanciò a Chris un veloce bacio sulle labbra e si dileguò.

Darren, dal suo piccolo angolo, in fondo alla stanza, aveva osservato tutto, con lo sguardo infuocato di rabbia e le braccia conserte.

Quando finalmente quel... tizio, lasciò il camerino Chris sorrise e si toccò per un attimo la catenina al collo, come se volesse controllare che tutto fosse a posto. Darren sorrise per quel gesto e mentre il suo telefono vibrava con insistenza nella tasca dei suoi pantaloni, decise che, agire d’impulso e fare una scenata davanti a tutti non era la cosa giusta da fare.

Non voleva rovinare un giorno così speciale.

 

Il concerto stava andando veramente bene e Chris ballava “Single Ladies” con scioltezza e sensualità, cercando di scacciare il pensiero della sua famiglia che era lì a guardarlo.

Alla fine della canzone, Chris fece un enorme sorriso alla folla e a Jenna e Heather che erano, anche quella sera, soddisfatte della performance. Da sotto il palco vide sua sorella sbracciarsi assieme a sua madre e gli venne da ridere.

Fu quando Darren, sul palco dietro di lui, esclamò, con la sua calda ed emozionata voce un “Buon compleanno Chris!” il suo cuore fece un lungo balzo e la cosa gli permise di sorridere ancora di più, fino a fargli male la mascella per il troppo voluto sforzo.

 

Il suo camerino non era mai stato così pieno di alcolici come quel giorno.

Ovviamente, quella non era la prima volta che vedeva bottiglie di liquore passargli davanti al naso, non era stato certo un santarellino tutto il tempo!

Si fece una doccia veloce, dopo il concerto, e stappò, insieme ai suoi genitori, una costosa bottiglia di Tequila, ridacchiando già per l’alcol in corpo che aveva da quella mattina.

Quando uscì, vestito con una leggera maglietta nera e dei Jeans pescati nella sua borsa, fu subito incuriosito dal brusio insistente che proveniva in fondo ai camerini, dove già i suoi collegi e alcuni fan, vincitori di qualche pass per il backstage, lo stavano aspettando, vicino a un lungo tavolo di legno riccamente adornato di festoni e palloncini e di una torta dall’aria maestosa e piena di bandierine rosa con il numero ventuno ricoperto di strass.

Amber gli corse incontro, piagnucolando sulla sua spalla e Chris la strinse teneramente a sé, dandole un leggero bacio sui capelli. Mark fu il successivo e gli regalò una pacca sulla schiena al quanto poderosa. “La signorina è finalmente diventata una donna!” lo prese in giro, arruffandogli i capelli ancora umidi per la doccia. Chris rispose con un pizzicotto ben piazzato sulla guancia e Mark con un sorrisetto, lasciò spazio agli altri per gli auguri.

“Tranquillo tesoro, più tardi avrai una torta più sobria!” lo rassicurò Lea, abbracciandolo. “Jon ti fa gli auguri, l’ho sentito poco fa.”

Chris fece una smorfia di disappunto. “Gli costava caro chiamare me? Invece di procurarsi un tramite?”

Lea gli sorrise, comprensiva. “E’ ancora in tremendo imbarazzo.” Cerò di giustificare.

“Lea per favore…”

“Senti, non pensarci ora e non rovinarti la festa, okay?” la ragazza gli diede un ultimo abbraccio e lasciò il posto a Darren che gli sorrideva felice, sventolandogli una bandierina davanti alla faccia.

Solo il suo festoso sorriso gli aveva fatto dimenticare l’irritazione provata per Jonathan e decise di lasciar perdere e lasciarsi avvolgere dai festeggiamenti.

Darren non si allargò in un abbraccio, ma gli strinse il braccio con la mano, continuando a parlargli attraverso gli occhi e il suo sorriso.

Dopo che, anche Kevin ed Harry si prolungarono in auguri festosi, Dianna gli si avvicinò e lo avvolse in un morbido abbraccio, porgendogli una busta argentata.

“Buon compleanno!” esclamò regalandogli un sorriso dolce.

Festeggiarono per un’ora intera, mangiando torta e aprendo regali che, Amber gli assicurò, non erano nemmeno la metà di quelli che lo aspettavano al locale.

Anche Dylan riuscì ad avvicinarsi a un certo punto, rubando una fetta di torta dalle mani di Chris, per poi trascinarlo in un angolo buio del backstage e regalargli un profondo bacio al sapore di crema.

“Sei delizioso!” commentò il fonico, facendolo arrossire. “ora devo andare, ci vediamo dopo nella mia stanza d’albergo!” stanza, che, aveva prenotato per l’occasione.

Chris annuì e gli diede un ultimo bacio prima di allontanarsi e tornare nella mischia che sembrava non essersi accorta della sua sparizione.

Ovviamente la cosa non era sfuggita a Darren che si era rabbuiato senza nemmeno ridere davanti alle stupidate che Titus e Riker stavano facendo.

Quando venne la calma, Chris tornò in albergo con la sua famiglia, dove cenarono insieme al ristorante.

Chris aveva desiderato quel momento per tutta la serata.

Amava la sua famiglia e gli mancava da morire.

Guardò affettuosamente Hannah divorare una coppa di gelato, grato che fosse così informa quella sera.

Non era mai riuscito ad accettare appieno la malattia di sua sorella e mai aveva smesso di chiedersi perché, una ragazza così bella, dagli occhi blu, fosse così tremendamente sfortunata. Era ingiusto, ma era il corso del destino.

Hannah gli lanciò un’occhiata interrogativa da dietro la sua frangetta bionda e suo fratello le sorrise debolmente scuotendo la testa.

Karyn lasciò andare il figlio solo dopo un ultimo abbraccio e Chris potè andare in camera a prepararsi per la serata.

Era quasi mezzanotte, non aveva molto tempo visto che Amber e Lea avrebbero bussato alla sua porta da lì a pochi minuti.

Si svestì lanciando gli abiti un po’ dove capitava e controllò il suo riflesso nello specchio del bagno. Si toccò il petto, privo d’imperfezioni e fece una smorfia davanti alla sua pelle pallida.

Fece nuovamente la doccia, mettendoci più impegno a sistemarsi i capelli, visto che prima li aveva lasciati liberi e privi di un senso.

Scelse i suoi vestiti con cura optando per un pantalone nero aderente, che gli fasciava le curve delle natiche sensualmente e una camicia viola con le solite maniche arrotolate sui gomiti e un nuovo gilet da sfoggiare.

Si guardò allo specchio, dopo essersi allacciato per bene le stringe dei suoi adorati anfibi, e mise al suo posto una ciocca di capelli sfuggita dalla lacca.

Bussarono alla porta puntualmente e Chris andò ad aprire, infilando nella tasca posteriore dei pantaloni il suo BlackBerry.

Lea e Amber era meravigliose nei loro abiti da sera.

Chris baciò entrambe sulle guance e fece loro i complimenti.

Uscirono nell’aria fresca di Anaheim ridendo e tenendosi sottobraccio fino a una macchina nera che li attendeva proprio davanti all’entrata dell’Hotel.

Si misero comodi e Lea stappò per Chris una bottiglia di birra. “Niente Diet Coke questa sera.” Disse, prima che l’amico potesse anche solo chiederne una lattina.

“avete fatto le cose in grande, vedo!” esclamò Chris, osservando il cestello pieno di ghiaccio e altra birra.

“Devi fare un brindisi ogni volta che puoi.” Spiegò Amber, facendo tintinnare la sua bottiglia con quella di Chris. “dovrai ricordartela per la vita questa notte!”

“Se continuo su questa strada non ricorderò nemmeno come aprire una lattina di Diet Coke e allora, sarà una vera tragedia!!

 

La macchina li fermò davanti a un locale ricco di luci suggestive e con il disegno di una donna ammiccante illuminata al neon. Chris aggrottò le sopracciglia, mentre Amber e Lea avevano assunto un’espressione furiosa in viso.

“Spogliarelliste?” trillò, con un sopracciglio inarcato. “è veramente un locale di spogliarelliste?”

Amber ringhiò. “Lo sapevo che non dovevo lasciare l’organizzazione a quei due imbecilli!”

“Ci deve essere un errore…” sibilò Lea, con una mano fra i capelli sciolti.

“Proviamo ad entrare, no?” propose Chris, forse un po’ brillo, ma curioso di sapere cosa stava succedendo.

Entrarono dalla porta principale, di un rosso accesso, e si trovarono davanti un energumeno di colore che lo squadrò da capo a piedi prima di chiedere il documento.

Chris mostrò il suo con orgoglio, passando oltre una tenda cremisi che, dalla’apparenza, sembrava quasi seta. Il locale era mezzo pieno e le facce era tutte più o meno conosciute.

Su delle piattaforme, ragazze succinte danzavano sensualmente, ma Chris nemmeno ci fece caso.

Fu subito accolto da Mark e Chord, insieme, avevano organizzato la festa.

“Ecco il festeggiato!” urlò Chord, passandogli un braccio intorno alle spalle e si rivolse alla folla che applaudì.

Una bella ragazza bionda, si avvicinò ancheggiando, porgendo un cocktail al soprano.

“Tanti auguri dolcezza…” gli soffiò sulla faccia e Chris fece una smorfia infastidita.

“vuoi che balli per te?”

“Ehm…” disse, cercando sostegno dalle ragazze che, purtroppo per loro, stavano inveendo contro Mark e Chord. “gentile da parte tua ma, almeno che tu non abbia attributi maschili e un bel sedere, non mi interessa.”

La ragazza si accigliò, poi scosse le spalle e se ne andò.

“Uno strip club per etero!” stava strillando Amber. “ETERO!”

I due stavano a testa china, entrambi non propriamente sobri, visto che ridacchiavano come due idioti.

Chris scosse la testa e decise di non prendersela.

Bastava evitare di guardare il palco e il gioco era fatto.

Incontrò Ashley e Jenna e si sedette un po’ con loro a godere della tranquillità, cercando di farsi capire oltre la musica altissima.

La serata procedette tranquilla, Chris bevve qualche drink dall’open bar, ma rimase allegro e brillo per tutto il tempo.

Quasi.

Darren lo fissava da un po’, seduto sotto il palco assieme a Kevin e Harry, entrambi rapidi dalle movenze sinuose della ballerina. Non esisteva niente di più bello e perfetto. All’inizio era sicuro che Chris non avrebbe messo piede in un posto del genere una volta scoperto, ma quando l’aveva visto entrare, scostare delicatamente la tenda cremisi, vestito in un modo talmente provocante da fargli perdere il respiro, si era finalmente rilassato, guardandolo aggirarsi fra i suoi amici con allegria.

Prese coraggio solo un’ora dopo e mentre si scrollava di dosso un ubriachissimo Mark, raggiunse Chris, seduto al bancone del bar, a ridere con Riker, entrato grazie a una soffiata. Il soprano aveva le guance rosse e gli occhi lucidi.

Davanti a loro una serie di bicchieri vuoti di tequila.

“Se non è Darren Criss!” strillò il festeggiato, non appena lo vide. Darren sorrise e afferrò il bicchierino colmo di alcol che Ashley gli stava porgendo.

Ne buttarono giù un paio e Darren lasciò che l’alcol gli bruciasse la gola per un momento e scosse il capo infastidito dalla sensazione, distratto poi, dalle braccia del soprano strette intorno al suo collo.

Quella si, che era una bella sensazione!

Naya arrivò da loro ballando sensualmente e agguantò Chris per un braccio, trascinandolo verso il palco, dove salirono, lui un po’ barcollante, ed iniziarono una danza che Darren ritenne indecente, rimanendo ipnotizzato dal movimento sinuoso dei fianchi di Chris.

A loro si aggiunse Heather e una Lea brilla e scalza.

Le ballerine oramai, avevo abbandonato il podio, limitandosi a danzare intorno ai ragazzi, sperando in qualche mancia.

“Il festeggiato si cali i pantaloni!”urlò Naya, indicando Chris e ridendo come una matta, allegra e abbracciata a Dianna, che si era unita alle danze. Le ragazze presenti nella stanza strillarono d’approvazione e Chris si fece avanti, iniziando a scuotere la testa, che un po’ girava per l’alcol ingerito, a ritmo di una musica carica di sensualità che il Dj, nel fondo della sala, aveva scelto. Senza nemmeno rendersene conto si slacciò lentamente il gilet, con gesti lenti e sinuosi, lanciandolo sotto al palco.

Rise come un’idiota e presto si ritrovò con la camicia fuori dai pantaloni e mezza slacciata, finchè Amber non lo venne e ripescare, rivestendolo alla bell’è meglio. C’era chi, fra la delusione, ancora gridava: “Nudo! Nudo!”

Amber lo guardò divertita mentre barcollava verso il bancone. “Tesoro mio, spero che non avrai nessun ricordo, quando ti sveglierai domani!” Chris la guardò interrogativamente, ma non le diete altra attenzione, attirato da una testa riccia dirigersi verso di lui.

Darren era lievemente barcollante, ma non completamente ubriaco da non riuscire a capire cosa gli succedeva attorno.

Si lasciò abbracciare da Chris che si prolungò in un rumoroso bacio sulla guancia, prima di appoggiare la testa sulla sua spalla.

Darren socchiuse gli occhi, riuscendo a percepire il buon profumo del ragazzo anche in mezzo a tutto quel sudore e alcol.

Chris sfiorò con il naso il collo sudato di Darren e gli sussurro all’orecchio un: “Portami via da qui…

Non seppero mai come riuscirono ad uscire dal locale, barcollanti e in preda a risatine incontrollabili.

Ancora più difficile fu ricordare cosa successe esattamente, dopo che Amber li aveva persi di vista, in preda a una crisi di nervi.

Chris e Darren percorsero le strade illuminate a braccetto, canticchiando canzoni che si accavallavano l’una sull’altra e le loro risate, rimbombarono nel silenzio della notte.

Riuscirono a prendere un taxi e Darren dovette spingere il soprano di forza, visto che non aveva voglia di collaborare.

Il moro pronunciò distrattamente l’indirizzo dell’Hotel, con quel poco di lume rimastogli.

Appoggiò il capo dolente sul sedile posteriore e ascoltò le risatine sommesse di Chris.

Quest’ultimo si accasciò con la testa sulle gambe di Darren, chiudendo gli occhi senza smettere di ridere.

“Perché ridi? Sembri un matto” strascicò Darren, senza trattenere un sorriso. Chris non rispose, ma si alzò di scatto, scacciando un capogiro. Lo fissò, intensamente, o almeno, per quanto gli permettevano quei occhi annebbiati. Aveva smesso di ridere e Darren cercava di nascondere il nervosismo giocherellando con il copri sedile sfilacciato dell’auto.

“Sei così…” soffiò Chris “basso…” finì, con lo sguardo tremendamente serio.

Darren scoppiò a ridere, gettando il capo all’indietro.

“E tu così bello”

“E questo che c’entra?” borbottò, mettendosi finalmente composto. “non cercare di cambiare discorso!”

Chris ubriaco era una delle cose più buffe che il riccio avesse mai visto.

Le sue guance, così candide, erano colorate intensamente di rosso e il colletto della camicia, di solito allacciato alla perfezione, era stropicciato e alcuni bottoni non erano stati correttamente messi nelle asole.

“sei proprio ubriaco!” continuò Chris.

“Direi di sì, Mister sono assolutamente sobrio!” ridacchiò Criss, beccandosi una leggera e scomposta pacca sulla gamba.

“Mi piaci anche così…”

“Così come? Ubriaco?”

“No, basso.” Esclamò il soprano, annuendo alle sue stesse parole. “non riuscirei a immaginarti più alto di me.” Chris poggiò il capo sulla spalla del moro, rilasciando un lungo sospiro.”dove diavolo è finito il mio gilet?” domandò poi, guardandosi il petto.

Darren lanciò uno sguardo al taxista, che sembrava non perdersi nemmeno un attimo di quella insolita conversazione e ogni tanto lo vedeva buttare l’occhio nervoso lo specchietto.

Razza di impiccione, pensò Darren.

Arrivarono all’hotel e lo Starkid diede al taxista qualche banconota, senza starci a pensare più di tanto.

Trascinò Chris fuori dal taxi con fatica, visto che non si reggeva molto bene sulle gambe e entrambi barcollarono verso la stanza del soprano.

“Dove stiamo andando?” chiese il più giovane.

“Ti metto a letto!” rispose semplicemente, Darren.

Il volto di Chris si aprì in un lungo e malizioso sorriso.

Gli buttò le braccia al collo e si assicurò di essere a una spanna dal volto di Darren.

“Non puoi farlo…” mormorò, negando con il capo, con un’espressione furba. “cosa penserebbe Mia di te?” provocò.

Darren deglutì e cercò, con tutte le sue forze, di distogliere lo sguardo.

Ma quei occhi.

Diamine.

Con qualche difficoltà aprì la porta della stanza, visto che Chris non voleva assolutamente mollarlo.

Inciamparono e finirono ai piedi del letto, il corpo del più grande che gravava sopra quello morbido di Chris.

Risero, guardandosi negli occhi, senza un reale motivo.

“Tutto questo è mooolto pericoloso…” disse il soprano, la voce un po’ roca e il corpo in fiamme.

“Lo è.”

Fu anche difficile ricordare come le loro labbra si incontrarono, prima o dopo quale frase o sospiro.

Nessun dei due ne era a conoscenza ma, erano piuttosto sicuri, che sarebbe successo.

Non potevano controllare per sempre il loro destino.

Chris portò una mano ad accarezzare i riccioli alla base della nuca, sorridendo nel silenzio che si era appena creato. Darren chiuse gli occhi e si godette la carezza per qualche attimo, prima di riaprirli e fissare il viso di Chris.

Le labbra lucide e protese erano una tentazione troppo grande e il rimbombo continuo dei loro cuori impazziti furono solo da colonna sonora per l’inevitabile.

Quando Darren baciò finalmente le labbra di Chris, fu come se il mondo si fosse fermato esattamente in quell’istante e che niente avesse più importanza delle loro bocche unite in un bacio quasi disperato.

Chris agguantò con le dita i riccioli sulla nuca di Darren, tirando un poco e giocando sensualmente con la sua lingua, finchè riprendere fiato fu necessario.

Si guardarono per qualche attimo, rossi in viso, e gli occhi lucidi di desiderio e ridacchiarono come adolescenti.

“Letto…” borbottò Chris, ricordando a Darren che erano ancora stesi a terra.

Il più grande aiutò l’altro ad alzarsi e lo abbracciò, una volta che entrambi furono stabili sulle gambe.

“Ti voglio così tanto…” soffiò al suo orecchio, correndo con i denti a mordicchiargli la pelle sensibile del collo.

“E’ sbagliato…” lo rimproverò il soprano, poggiando le mani sulle spalle del ragazzo e stringendo il tessuto della maglietta così forte da far diventare le nocche bianche. Non ne era molto convinto.

Non sapeva cosa era giusto o sbagliato, in quel momento ogni rumore o suono sembrava ovattato e il respiro forte e la roca voce di Darren erano le uniche cose che riusciva a percepire.

Si baciarono nuovamente, con quella dolcezza mischiata alla passione che faceva tremare le ginocchia.

Si staccarono per un attimo, giusto il tempo di far scivolare via la maglietta dalla testa di Darren e tornare a baciarsi.

Chris seppellì nuovamente le mani nei ricci incasinati di Darren e scese a baciargli il collo, la spalla, il petto, fino a ritrovarsi, con un sorriso malizioso sulla faccia, in ginocchio, con il viso a pochi centimetri dalla cintura del moro.

Quest’ultimo respirò affannosamente, portando una mano sul viso del ragazzo e accarezzandogli con il pollice la guancia scarlatta.

Chris prese a slacciargli la cintura con frenesia, imprecando, quando la fibbia si incastrò nei fori.

Dio che cosa stiamo facendo? Una voce, odiosamente realistica, pulsava nella testa di Darren. Stai tradendo Mia, stai facendo del male anche a Chris.

Non fece in tempo a dire nulla perché il soprano aveva fatto cadere i jeans hai suoi piedi sorridendo trionfante.

Darren deglutì e scacciò, con un movimento frenetico delle gambe, quell’indumento inutile.

“Siamo impazienti?” mormorò Chris, ridacchiando e alzandosi, sentendosi subito afferrare per la nuca e baciare intensamente.

Presto si ritrovò sul letto e scacciò l’orribile sensazione di un’emicrania imminente, concentrandosi sulle mani di Darren intente a slacciare, anzi strappare, letteralmente i bottoni, così assurdamente piccoli, della sua camicia. Poi sentì la sua bocca addosso, tracciare percorsi bagnati e dolci lungo il petto e lo stomaco. Gemette sommessamente e chiamò il nome del ragazzo sopra di lui più volte, afferrando le lenzuola, ancora intatte, del letto con forza.

Darren assaporò quella pelle liscia e candida con tutta la passione e il desiderio represso che aveva in corpo, soffermandosi poi sull’ombelico, dalla forma perfetta, e tracciandone il contorno con la lingua. Chris, sotto di lui, sospirò più forte e Darren riportò a portata di bacio, facendo aderire i loro petti nudi.

Si baciarono finchè tutto non divenne solo uno sfiorarsi di labbra e l’emozione di trovarsi lì, insieme e per una volta senza pensare a nulla, forse grazie solo all’aiuto dell’alcol, li aveva portati a capire che, non serviva reprimere, fingere o dimenticare.

Si sarebbero sempre ritrovati.

Sempre.

Furono entrambi nudi in un battito di ciglia e qualcosa nei loro gesti era cambiato. Era avvinghiati in un abbraccio quasi senza respiro, le gambe di Chris avvolte in una dolce morsa attorno alla vita di Darren, che aveva portato le sue braccia a circondare la testa del ragazzo, mentre gli accarezzava i capelli lisci e lievemente sudati.

Stavano in silenzio, ad ascoltare i loro respiri ancora agitati.

“Fai l’amore con me…” mormorò Darren, così emozionato e con la voce rotta.

Solo allora Chris alzò il capo, nascosto nell’incavo del collo del moro.

Gli occhi erano lucidi e la pelle del viso bagnata di lacrime.

Chris piangeva.

Era raro vederlo così vulnerabile e mai aveva avuto il coraggio di piangere veramente davanti agli altri.

“Perché…?”

Chris scosse il capo e accennò un sorriso.

“Stare con te mi fa sempre questo strano effetto…” singhiozzò. “n-non riesco nemmeno a spiegarmelo…”

Darren gli catturò le labbra in un bacio leggero e sorrise.

Quando Chris gli permise di entrare dentro di lui, non seppe quanto tempo era passato, ma si ritrovò a pensare che mai in vita sua aveva provato una sensazione del genere.

Si guardarono in viso, boccheggiando in cerca d’aria. Darren, accarezzò la coscia di Chris con sensualità, tracciando con i polpastrelli la carne soda e lievemente ricoperta di peluria,  fino a portare la gamba sulla sua spalla e spingere con calma calcolata, per paura di sbagliare o fargli male. Cercò entrambe le mani di Chris, per intrecciare le loro dita con fermezza, trovando quelle del ragazzo già in attesa.. Il soprano tracciò una scia di baci caldi, lungo il viso di Darren che lo fecero sorridere.

Si mossero in sincronia per lunghi minuti, rilasciando gemiti e a volte grida, quando le spinte diventarono più intense e veloci.

Raggiunsero il piacere solo molti minuti dopo, cogliendoli quasi impreparati e lasciandoli tremanti e sconvolti, l’uno fra le braccia dell’altro.

Rimasero così per ore, accogliendo la luce del mattino che attraversava le finestre come una lama, fino fondersi sul letto e sui loro corpi.

E Chris, mai aveva sentito di appartenere a una persona come in quel preciso momento.

 

“…When the morning light fights through the cracks

Cascading across the bed, and you are mine…”*

 

 

Continua……

 

 

 

*****

 

 

Questo capitolo è stato un PARTO xD nel vero senso della parola! Ma volevo farmi perdonare per l’assenza (aaaahh le vacanze!). Ringrazio gli angeli che hanno  commentato (risponderò presto ai vostri commenti!)

Fatemi sapere cosa ne pensate, io ce l’ho messa tutta e spero vi sia piaciuto!

Alcune precisazioni:

*questo è il verso di una delle mie canzoni preferite “- After The Last Midtown Show” degli The Academy Is... ho trovato la canzone, per alcuni versi, molto compatibile con il capitolo e alla situazione di Darren e Chris e quindi l’amo il doppio! *_* Per chi volesse, qui il testo! http://lyricskeeper.it/it/the-academy-is/after-the-last-midtown-show.html

So che hanno davvero fatto una festicciola nel backstage per Chris e ci sono due o tre fotine al riguardo. La festa “Vera e propria” è di mia invenzione!

A prestoooooooooooooo!

 

Grè <3

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Capitolo 9
*** capitolo sesto - Los Angeles ***


caplosangeles

 

 

 

 

Capitolo sesto

 

 

 

Los Angeles, 28 maggio 2011

 

Il risveglio di Chris non fu esattamente uno dei migliori della sua vita.

Si alzò a fatica, la testa che doleva e girava e lo stomaco che cercava di ribellarsi già da qualche minuto.

Un raggio di solo lo colpì in pieno viso, e alla cieca corse in bagno, affondando la testa nel water per vomitare anche l’anima.

Si maledisse solo per aver pensato di fare quella fine al suo compleanno. Appoggiò la fronte sulla tazza, cominciando a sudare freddo, prima di essere colpito da un altro conato di vomito.

Nella stanza, Darren mugugnò infastidito, scacciando le coperte di dosso dopo una fastidiosa vampata di calore. Era come stare in un barattolo sottovuoto e tutti i rumori del mattino arrivano alle sue orecchie come ovattati.

Brontolò cose incomprensibili e si mise a sedere, cercando di orientarsi.

Ma quella che vide non aveva l’aspetto della sua stanza.

Quella era più ordinata, anche se aveva notato dei vestiti sparsi a terra. Si scompigliò i ricci e sbadigliò, sentendo la necessità di una doccia.

Quando sentì dei rumori provenire dal bagno, aggrottò le sopracciglia e fece per alzarsi, notando, solo in quel momento di essere completamente nudo.

Alzò il lenzuolo per controllare e si accigliò ancora di più, non riuscendo a ricordare nulla.

Solo qualche minuto più tardi Chris fece la sua trionfale entrata nella stanza, con una smorfia di disgusto sul viso, nonostante si fosse lavato i denti più di una volta, e anche lui, come Darren, senza nessun vestito addosso.

Si fissarono per un minuto buono, senza fiatare.

Il sopracciglio di Christopher si alzò fino a sparire dietro un ciuffo di capelli umidi sulla fronte.

“Cosa ci fai tu qui?” domandò.

Ma non ci fu bisogno di nessuna risposta.

I ricordi li colpirono addosso come dei fulmini in piena faccia.

“Oh cazzo.”

Darren si alzò dal letto velocemente, rischiando di fare un capitombolo. Prese i boxer da terra e se li infilò, portandosi poi le mani nei capelli, in cerca degli altri vestiti.

Chris si lasciò cadere sul letto, lo sguardo fisso in un punto impreciso del muro.

“Non posso crederci.” Ripeteva.

“Non doveva succedere!” rincarò la dose il ricciolo, scuotendo la testa.

Il soprano gli rivolse un’occhiataccia e incrociò le braccia al petto. “La colpa è solo tua!” sbottò, puntando un dito contro Darren.

Il maggiore si fermò nell’intento di mettersi la maglietta e lo guardò. “Mia?”

“Sì! Non avresti dovuto sedurmi in quel modo!”

“Io non ho sedotto proprio nessuno! Sei tu quello che si struscia addosso alla gente!

“Io?! Io?” urlò. “ non dovevi assecondarmi, idiota!”

“Ah, scusa se non ho pensato a Heidi che corre in mezzo ai campi con le caprette, mentre ti strusciavi sul palo della lap dance!”

Chris sbuffò e prese a vestirsi, senza degnare Darren di uno sguardo.

“Non doveva succedere!” strillò ancora. “non così, non adesso!” si fermò solo quando il nervoso gli aveva reso le mani a una poltiglia tremante. “tu hai tradito Mia…”

Darren abbassò il capo, senza togliersi dalla testa i ricordi che, piano stavano riaffiorando nella sua mente.

Si ricordò di quanto era bello tenere il corpo di Chris stretto al suo, e di quanto adorava la sensazione di sentirsi dentro di lui.

Ma c’era sempre lei alla fine di tutto.

Sempre e solo lei.

“Lo rifarei.” Sibilò Darren, la testa incassata nelle spalle.

“Come?”

“Lo rifarei, sempre, se c’è una cosa di cui non mi pento è di averti amato con tutto me stesso, questa notte.”

Chris boccheggiò per un attimo, senza sapere davvero cosa dire.

Vennero distratti da un lieve bussare alla porta.

Finirono di vestirsi in fretta e Chris andò ad aprire, infilandosi una maglietta con una stampa in rilievo di Spiderman.

Con orrore, quando aprì l’imposta trovò sua madre, vestita di tutto punto che lo fissava con un sorriso.

“Tesoro!” strillò.

Chris si portò una mano alla testa, mugugnando di dolore. “Dio ti prego falla smettere…” borbottò.

“Nottataccia, immagino.” Continuò Karyn. “ma sono le tre del pomeriggio e fra poco parte il vostro bus.”

Chris sgranò gli occhi e corse a recuperare la roba sparsa in giro per la stanza.

“Che succede?”

Karyn aggrottò le sopracciglia e fece qualche passo per riuscire a vedere chi c’era in stanza con suo figlio.

Non disse nulla quando scorse Darren, nascondendo un sorriso malizioso e alzando un sopracciglio.

Darren rimase impietrito mentre fissava la signora Colfer assumere un’espressione simili a quelle sarcastiche del figlio.

S’infilò velocemente la maglia della sera prima e si alzò in piedi, arrossendo. “salve…” borbottò.

Non era la prima volta che si incontravano, ma il ragazzo mai avrebbe voluto scappare come quel giorno, da quella camera, lontano dagli sguardi saputelli di Karyn.

“Beh, io…” lanciò uno sguardo a Chris che stava buttando dentro la valigia lo spazzolino. “andrei.”

Il soprano annuì, distratto.

“Buon viaggio!” commentò Karyn.

“Sì, la ringrazio…” Darren corse fuori dalla stanza dopo un veloce e imbarazzante saluto, lasciando Karyn a ridacchiare, mentre apriva le finestre.

“Non dovresti dirmi qualcosa?” chiese sua madre, mentre Chris era sdraiato sulla valigia per riuscire a chiuderla.

“Voglio tenermi impegnato per evitare discorsi imbarazzanti e dimenticare il fatto che mi hai colto sul fatto con un ragazzo.” fu la risposta di Chris, con le orecchie di un rosso intenso.

“Beh, devo dirtelo Christopher, credevo stessi con quel ragazzo moro di ieri.”

“Non esattamente…” borbottò il ragazzo e sua madre capì che non era il momento di fare altre domande e che si sarebbe tenuta per sé la curiosità.

Avevano un bel rapporto, ma non era molto saggio tirare in ballo una litigata per semplice curiosità.

“non dire nulla a papà, per favore.”

“terrò la bocca chiusa!”

Chris si alzò in piedi, dopo aver chiuso con successo la valigia e guardò la sua mamma.

“Non ti stai mettendo nei casini, vero?” chiese solamente.

“Solo… solo non preoccuparti.” Fu la risposta di Chris.

 

 

Amber non ebbe la fortuna di incontrare Christopher fino nel tardo pomeriggio.

Erano nel backstage, a Los Angeles e la ragazza aveva lasciato i suoi genitori, venuti a trovarla, nelle mani della sua assistente.

Chris stava, ignaro, pettinandosi i capelli corti, per dare loro un minimo senso prima di passarci in mezzo la lacca.

Fischiettava sommessamente “ Over at the Frankenstein place”, picchiettando un piede a terra.

Il camerino delle ragazze era diventato anche il suo, e a volte di Kevin, per il terribile, nauseante odore che i ragazzi erano soliti lasciare nell’altra stanza.

Le ragazze, ovviamente, non avevano nulla da ridire al riguardo e per Amber fu altrettanto facile trovarlo.

Spalancò la porta come una furia, tra le braccia un’enorme borsa di cartone e si diresse a grandi passi verso l’amico.

“Ehi Amber!” trillò, allegro.

Amber per tutta risposta gettò la borsa sulla specchiera, con forza.

Ehi Amber un corno.” Sbottò, portando le braccia incrociate al petto e assumendo quell’espressione incazzata che fece tremare Chris.

“Cosa sono questi?”

“I tuoi regali, fuggitivo.”

Christopher si mordicchiò il labbro.

Era in arrivo una sfuriata con i controfiocchi.

“Mi dispiace, non volevo filarmela così…”

“… ero dannatamente preoccupata!” sbottò, portandosi una mano nei capelli già perfettamente acconciati. “stavo per chiamare tutti gli ospedali, la polizia... L’OBITORIO!” Chris si fece piccolo, piccolo, sulla sua sedia. “finchè non mi è venuto in mente di chiamare prima in hotel! Il portiere mi ha detto che vi reggevate in piedi per inerzia!

“Forse eravamo un pochino ubriachi…” ammise, arrossendo.

“E’ tutto quello che hai da dirmi?” la ragazza di colore si mise le mani sui fianchi e piegò lievemente la testa di lato.

Chris non resistette molto, il tempo di incrociare gli occhi cioccolato fondente dell’amica e disse tutto.

“Mi ha accompagnato in camera e… è successo.”

Amber sgranò gli occhi poi battè le mani. “Tesoro! Ma è meraviglioso!”

“No non lo è! Cioè sì, ma …” il ragazzo sbuffò. “Mia e Dylan... è un casino!”

Si passò una mano fra i capelli, mandando a quel paese il ciuffo sistemato.

Amber non riuscì a parlare oltre, perché la stanza si popolò.

Quel giorno, quasi tutti i genitori dei ragazzi erano venuti a trovarli, per passare un po’ di tempo insieme e vedere dal vivo il concerto.

I genitori di Lea si fermarono a salutare Chris e Amber, rimasero a chiacchierare per un po’, finchè la ragazza non tornò dai suoi genitori.

Fu solo a un’ora dall’inizio del concerto che Christopher decise di andare da Dylan. Non sapeva esattamente cosa dirgli, se la verità o solo scusarsi della sua assenza inventandosi una scusa.

Era un enorme e intrecciato che si complicò quando il ragazzo incontrò Darren e i suoi genitori camminare allegri per il corridoio, mentre il moro parlava entusiasta del tour.

Se lo ritrovò di fronte e Chris non potè far nulla per scappare.

“Ehi…” fu il saluto imbarazzato di Darren.

“Ehi…” ci fu un lungo secondo di silenzio, finchè Chris non tolse lo sguardo da quei occhi caramello per posarli sui signori che li fissavano curiosi. Sorrise loro gentilmente, facendo arrossire la signora Criss.  “salve, è un piacere conoscervi!”

“Oh, è un piacere nostro! Tu devi essere Chris, giusto?” la madre di Darren aveva un enorme sorriso stampato sulle labbra e la pelle scura e i tratti orientali donavano un tocco di classe sui vestiti eleganti che portava. Il signor Criss invece, era il classico signore di mezz’età, il sorriso radioso uguale a quello del figlio e un abbigliamento distinto.

“Sì, signora Criss.” Rispose educatamente, regalandole l’ennesimo sorriso gentile, cercando di togliersi la sensazione degli occhi di Darren addosso.

“Oh, chiamami pure Cerina!” esclamò, sventolando la mano. “lui è mio marito, William.” Chris scambiò con l’uomo una stretta di mano. “Piacere, Chris. Darren non fa che parlare di te!” i due si scambiarono uno sguardo e Chris potè notare una punta di rossore sulle guance di Darren.

“Mi dispiace lasciarvi così presto, ma…”

“Chris!”

Il nominato trattenne il fiato, lanciando un’occhiata a Darren che si era incupito.

“D-Dylan! Ti stavo cercando!”  borbottò, arrossendo.

Dylan portava una canottiera grigia quel giorno e dei stracciati jeans da lavoro. Appena lo raggiunse, avvolse un braccio muscoloso attorno alle spalle del soprano, facendolo arrossire. “Anche io! Direi che questa è fortuna! Ieri non ti sei più fatto vivo credevo ti avessero rapito!” guardò Darren facendogli un cenno e salutò con un mezzo “salve” i signori Criss.

“Sì, beh sarà il caso che ce ne andiamo, eh?” sbottò Darren, irritato.

“A presto, Chris!” cinguettò Cerina, prima di essere trascinata via.

Appena furono abbastanza lontani, Dylan si lasciò scappare una risatina. “Certo che, se gli sguardi potessero uccidere!”

Chris lo guardò con disapprovazione ed entrambi si diressero verso il palco, dove il fonico doveva fare un ultimo controllo.

“Mi daresti una mano?” chiese Dylan lanciandogli un microfono.

“Cosa devo farci?” Chris se lo rigirò in mano, proprio come se stesse utilizzando un dei suoi SAI.

“Cantarci, no? Metti da parte le tue doti da tartaruga ninja e aiutami con il Soundcheck.

Il soprano scosse le spalle e provò a fare una scala, per vedere se riusciva ancora a raggiungere il FA alto.

“Oh wow” fu il commento di Dylan. “direi che questo funziona!”

Christopher ridacchiò e guardò con affetto il ragazzo, che gli porgeva un altro microfono. “ora cantami qualcosa…”

“Cosa vuoi sentire?”

“Quello che vuoi, potrei anche seguirti…” esclamò, prendendo una delle chitarre elettriche in fondo al palco.

“Uhm…”

“aspetta ne ho io una!” Dylan chiuse un attimo gli occhi e iniziò a suonare.

Era veramente bravo, meglio di quanto Chris potesse immaginare.

 

“Back to the street where we began,

Feeling as good as lovers can you know,

Yea we’re feeling so good.

Picking up things we shouldn’t read.

It looks like the end of history as we know,

It’s just the end of the world!”

 

La voce di Dylan era possente, ma dolce, così dolce che sembrava miele e la canzone, pur non conoscendola molto bene, aveva imparato il ritornello ascoltandola alla radio.

 

“Cause it’s nine in the afternoon
And your eyes are the size of the moon
You could cause you can, so you do.
We’re feeling so good, just the way that we do
When it’s nine in the afternoon.
Your eyes are the size of the moon
You could cause you can, so you do.
We’re feeling so good!”

 

Cantarono insieme quelle parole, sorridendosi un po’ imbarazzati, ma consapevoli che le loro voci, insieme, erano in perfetta armonia.

Ma non era la stessa armonia e chimica, costatò Chris, che aveva con Darren.

“Oh wow!” esclamò Dylan, fra gli applausi degli altri tecnici e delle ballerine che erano intorno al palco. “dovremmo fare duetti più spesso!” esclamò, elettrizzato, mentre metteva a posto l’ennesimo strumento.

Chris lo fissò e deglutì pesantemente, l’adrenalina tramontata per fare posto all’ansia.

Doveva dirglielo, niente bugie o omissioni.

“Dylan?” chiamò.

“Adesso non dirmi che vuoi mettere su una band! Potrei non pensarci su due volte!” scherzò, girandosi a guardarlo. “ahia, quello sguardo non mi piace!” esclamò notando lo sguardo serio e ansioso del ragazzo. Tornò ad accordare una chitarra, mentre Chris prendeva il coraggio a due mani.

“Dylan…” fece una pausa e deglutì. “sono andato a letto con Darren.”  Fu un sussurrò, che comunque nessuno sentì visto che erano rimasti soli. Dylan smise di suonare e poggiò lo strumento, guardando Chris con gli occhi lucidi.

“E’ per questo che non sei venuto in camera?” domandò, la voce neutra.

“Sì…” soffiò. “eravamo ubriachi e…non volevo farti questo!”

“Chris! Ehi!” Dylan lo prese per le spalle, guardandolo dritto negli occhi. “Non sono arrabbiato.”  Disse.

“N-no?”

Il maggiore scosse il capo con un sorrisino. “avevamo deciso che era solo sesso, no? Dall’inizio.”

Chris annuì e tirò su con il naso.

“niente gelosie, legami importanti, solo noi che ci divertiamo un po’. E fidati lo facciamo un sacco!” scherzò, sorridendo.

Christopher rilasciò uno sbuffò. “Idiota…”

“Non oserei chiedere di più, lo ami così tanto che non ci sarebbe spazio per me o per altri” circondò con le mani, il viso candido di Chris e accarezzò con i pollici la mascella. “e va bene così.”

“ Mi sono sentito così male, pensavo che…

“Tu sei troppo buono, per pensare solo a te stesso…” lo interruppe dolcemente.

“Cosa facciamo ora?” domandò il soprano, scacciando le lacrime.

“Quello che vuoi.” Fu la risposta di Dylan. “possiamo smettere o continuare.”

Chris annuì, ma non accennò una decisione.

Non il quel momento.

Si protese per posare le labbra su quelle del ragazzo, trovandole calde e sorridenti.

Fu lieve e simbolico.

Chris in quel momento non poteva desiderare di meglio che una persona come Dylan per alleviargli i dolori.

 

 

 

 

Continua….

 

 

***

 

 

Buona seraaaaaaaaaaaaaaaaa!o buona notte! xD

Tornata ieri dopo un favoloso concerto dei “Panic! At The Disco” a Cesena! Chi è andato di voi?*_* qualcuno li conosce? Sono super agitata, nonostante un mal di gola assurdo (dannata aria condizionata!), e la bacchetta di Spencer finita sul mio braccio (conseguenza livido) recuperata dopo una lotta epica con alcuni ragazzi!

ma comunque!

Ecco a voi il capitolo, spero vi sia piaciuto, ora che le acque sono un po’ agitate! (preparatevi che Mia sta arrivando u.u tra qualche capitolo farà la sua inutile comparsa u.u)  

Alcuni chiarimenti:

- allora, Chris e Kevin davvero andavano a cambiarsi nel camerino delle ragazze per l’odore insopportabile in quello dei ragazzi xD

- per quanto ne so, la maggior parte dei genitori dei ragazzi sono venuti a trovarli per la data di Los Angeles ( notizia dai vari twitter del cast, come quelli di Lea, Chris ecc…)

- i veri nomi dei genitori di Darren sono davvero Cerina (penso si legga “Serina”) e William. La notizia l’ho presa da wikipidia inglese.

- La canzone è “Nine in the Afternoon” dei Panic! At The Disco. Non potevo non metterla, insomma l’hanno cantata ieri e come testo può quasi e dico quasi starci con la situazione. Qui trovate il video, il testo e la traduzione: http://www.musicjam.it/testi/251/panic-at-the-disco-nine-in-the-afternoon-videotestotraduzione/

 

PS: preparatevi.. prossimo capitolo completamente all’insegna delle pare di Darren Criss!

 

Detto questo, vi lascio.

 

Vi amo costantemente! Davvero.

 

 

Grè <3

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Capitolo 10
*** capitolo settimo - San Diego ***


crisscolfercapsette

 

 

 

Capitolo settimo
 
 
 
 
 
 
San Diego, 29 maggio 2011
 
 
 
Se era la tranquillità e il silenzio che Darren Criss cercava non sarebbe dovuto salire sul tour bus dei Warblers.
Nossignore.
E dire che lui voleva solo pensare e non poteva di certo farlo nel tour bus del cast principale!
Non era saggio, con Chris che gli gironzolava attorno, facendogli perdere la concentrazione. 
C’era Riker che, con insistenza, chiedeva se qualcuno era disposto a giocare a lui e il suo frisbee.
C’era stato un lungo minuto di silenzio, prima che Curt si lanciasse a terra, scosso dalle risate e Titus gli scompigliasse la chioma bionda per compassione.
“Ma che ho detto?!” esclamò il più piccolo, in direzione del riccio che aveva sbuffato una risata dalla sua postazione sopra il tavolino, dove era seduto a gambe incrociate e con I-Pod spento tra le mani.
Erano appena passati due giorni, nemmeno, da quella notte e Darren ha i ricordi così vividi e nitidi in testa che sembra di rivedere un film. Sospira e cala sui ricci il cappuccio della felpa, accendendo l’I-Pod, lasciando la riproduzione casuale.
Per assurdo, o forse solo perché era veramente l’unica canzone che ascoltava da giorni, Blackbird gli arrivò alle orecchie e la voce di Chris, dolce, tanto quanto pungente per il suo animo affranto, fu quasi un balsamo che lo rilassò.
Adorava sentire Chris cantare, se fosse stato per lui, avrebbe passato una vita intera ad ascoltare quel ragazzo dalla voce celestiale.
Rilasciò un sospiro e appoggiò il capo al vetro, guardando le macchine che sfilavano veloci in autostrada.
Era così difficile trovare una soluzione a tutto quello?
Eppure la risposta era così chiara e semplice!
Avevano fatto l’amore, nel modo più completo e unico del termine e Darren non aveva davvero mai provato la sensazione di sentirsi connesso in tale modo con una persona.
Con Chris c’era chimica, una chimica che diventata elettricità appena si sfioravano. E se quella notte era riuscita a fargli provare emozioni vere, aveva portato altrettanto scompiglio.
Come da copione, del resto.
Oramai nella sua vita c’era solo confusione, mista alla paura di sbagliare.
Una mano picchiettò sul suo ginocchio e Darren alzò lo sguardo. “Tutto okay?” chiese Jon, piuttosto sorpreso del silenzio dell’amico. Il riccio annuì cercando di abbozzare un sorriso. “Non preoccuparti.” Aggiunse notando l’espressione non propriamente convinta dell’amico.
“E’ anche una delle mie canzoni preferite.” Commentò il ragazzo. “Blackbird, non fai che ascoltarla.” Jon accennò un sorriso.
“Oh beh…” fu tutto quello che Darren riuscì a dire prima che Jon lo lasciasse nuovamente solo.
Tornò a sospirare, sembrava non sapesse fare altro che quello e un flash delle gambe toniche di Chris strette intorno ai suoi fianchi, lo costrinsero a chiudere gli occhi.
Non aveva mai fatto sesso con un uomo.
Certo d’adolescente era capitato qualche bacio con alcuni dei suoi amici, alle feste durante i giochi stupidi.
Non si era mai allarmato per la sua sessualità perché non gli era mai importato seriamente essere Gay o etero.
Certamente non sono i gusti sessuali a fare un buono e onesto uomo e questo lo sapeva benissimo.
Ma farlo, con Chris, per la prima volta, gli aveva sbarrato le porte verso nuove sensazioni, tanto intense e uniche che nemmeno con Mia o con Julia aveva provato.
Non era certo se c’entrava la chimica del corpo e il suo preferiva quello maschile, ma sapeva che non era mai stato così coinvolto, nonostante avesse amato Julia moltissimo e Mia altrettanto.
Forse si trattava di vero amore, forse era la persona che il destino gli aveva affidato e lui era troppo insicuro per accettarlo.
Il tuor bus si fermò in una piccola stazione di servizio, per permettere ai ragazzi di sgranchirsi le gambe.
Darren invece, si diresse verso le cuccette, stendendosi in quella più alta e sbirciò dalla finestra e vide tutti i ragazzi del cast intenti a chiacchierare, c’era chi fumava e chi beveva una birra.
Darren notò subito Chris, abbracciato scherzosamente a Chord, mentre Ashley recitava una scenata di gelosia.
Christopher rise, gettando il capo all’indietro e facendo sorridere dolcemente il riccio che richiuse le cortine.
Non c’era nulla del soprano che Darren non amava.
La sua risata, i suoi occhi e quel corpo così perfetto, liscio e tonico e così arrendevole fra le sue braccia.
Ringhiò e si picchiettò la fronte con il palmo della mano, cercando di non pensarci. 
Fu Mark, a un certo punto, che lo chiamò, entrando di gran carriera nel tour bus.
“Criss! Esci fuori da lì, sei richiesto per una jam session!”  Darren mugugnò e si coprì il viso con le braccia.
“Non è serata…” borbottò, mentre il fumo proveniente dalla sigaretta di Mark gli solleticava le narici. 
Salling allargò le braccia. “Come? Andiamo non fare l’idiota!”
“Davvero, Mark, credo di non sentirmi bene…
Il maggiore rimase in silenzio ad osservarlo, corrugato. “Va bene, dico che sei impegnato in una conversazione strappalacrime con Mia!”
Darren scattò a sedere, tirando una testata al tetto. “NO!” strillò. “scendo…”
Mark si accigliò e fece un passo indietro. “Okay, amico.”
“Prendo la chitarra.”
“Va bene, ma niente canzoni della Disney!!
Darren rise e seguì all’amico, anche se di malavoglia.
 
San Diego colse Darren impreparato.
Faceva veramente caldo e lui voleva solo buttarsi in una piscina o dentro una stanza climatizzata.
 E invece l’unico posto tranquillo era il backstage e lui né ava approfittato per sgattaiolare dalle prove per scolarsi una bottiglietta d’acqua ed evitare di assistere alle prove del balletto di Single Ladies.
Non poteva permettersi di rimanere e pretendere di restare vivo.
Chris, dopo quella notte, esercitava su di lui una certa… pressione.
Collocazione parti basse.
Un fastidio enorme se questo non avviene al sicuro di una stanza, ma davanti a tutti.
Non ancora terminato di sbuffare quando qualcuno picchiettò con il dito sulla sua spalla.
Si scurì in volto appena si volto.
“Cosa vuoi?”
“Wow è la prima volta che ti parlo e già mi merito un trattamento del genere?”
Dylan sorrise, spavaldo e con il capo fece cenno a Darren di seguirlo fuori.
Quest’ultimo sospirò rumorosamente e lo seguì.
“Cos’è che vuoi da me?” ripeté ancora, mentre osservava il ragazzo accendersi una sigaretta.
“Parlare.” Rispose, scuotendo le spalle. “vuoi?” aggiunse porgendo il pacchetto di sigarette a Darren.
“Io non fumo, rovina la voce.”
“Come ti pare.”
Rimasero in silenzio per minuti interi, finchè Dylan non finì la sua sigaretta.
“Vorrei che lasciassi in pace Chris.” Parlò finalmente, puntando i suoi occhi verdi in quelli caramellati di Darren.
“Come prego?”
“ Soffre e non se lo merita.” Rispose duramente. “non so cosa tu abbia in quella testa riccioluta, ma lui non può continuare così.”
“Fammi capire bene,” Darren incrociò le braccia al petto. “non ci siamo mai parlati e ora tu vieni qua a farmi la predica?”
Dylan gli riservò un’occhiataccia. “Esatto. Perché sembra che tu non capisca!”
“Caspico eccome! Tu vuoi che io mi faccia da parte una volta per tutte e avere la tua esclusiva!
“Io, a differenza tua, voglio solo il suo bene!” ringhiò il più grande. “sei solo un’egoista! Giochi a fare il casanova, senza tener conto dei sentimenti degli altri!
Darren sbuffò una risata e allargò le braccia. I toni della conversazione si stavano facendo più alti e Darren aveva un insano desiderio di spaccargli la faccia.
“ma sei solo un  fottuto ragazzino che si tiene per sé i rimorsi e si mangia il fegato al solo pensiero che qualcuno scopra qualcosa perché a quanto si dice sei etero e hai una ragazza! Ma perché Chris dovrebbe far parte della tua vita se nemmeno vuoi vivertelo?!
“Non sai un cazzo di me, un cazzo.” Fu la sua risposta, prima di tornare nel backstage a passi veloci.
Si passò una mano fra i ricci e imprecò, entrando nel camerino comune, fortunatamente ancora vuoto.
Si sedette su uno dei divanetti e raccolse le ginocchia al petto.
Era arrabbiato da morire.
Con Dylan e soprattutto con sé stesso.
Non poteva più tenersi dentro nulla era come scoppiare.
Non ne aveva parlato con nessuno, nemmeno con Lauren o Joe eppure erano i suoi migliori amici.
Era così terrorizzato per la reazione di Mia, per quella di Chris.
Era ovvio che il suo cuore avesse già scelto per lui, ma non poteva stare al suo passo e combinare un disastro peggiore di quello che stava scatenando in quel momento.
Gemette di frustrazione e come chiamato dal Cielo, Chris si presentò in stanza, con il sorriso sulle labbra e l’Ipad sottobraccio.
Probabilmente voleva mettersi a lavorare, prima dell’inizio del concerto.
“D-Darren?” chiamò, trasformando il suo sorriso in un’espressone preoccupata.
Il riccio mugugnò in modo incomprensibile, visto che aveva nascosto la testa fra le braccia.  “stai bene?” il soprano si sedette accanto a lui, posandogli la mano sul braccio, per richiamare l’attenzione.
“Una meraviglia.” fu la risposta acida di Darren. Il ragazzo ritirò la mano e il moro alzò finalmente lo sguardo per osservarlo. “scusami…”
Chris annuì e si sedette composto. “Mi dici dov’è andato a finire il vecchio Darren?” domandò Chris, dolcemente. “dov’è quel pazzoide che saltella in continuazione, che canta nei momenti sempre inopportuni? E il tuo sorriso? Amo tanto il tuo sorriso.”  Confessò, con un sorriso lievemente imbarazzato. “ora sei sempre arrabbiato e ti agiti costantemente per nulla…
Gli occhi di Darren si riempirono di lacrime, ma cercò con tutte le sue forze di ricacciarle indietro.
“Io... mi dispiace così tanto…” sussurrò, portandosi le mani nei capelli. “ non so più come gestire questa cosa e mi sembra di scoppiare!” Christopher gli afferrò la mano e intrecciò le loro dita con forza. “ e poi abbiamo fatto l’amore e tutto si è complicato…
Darren poggio la testa sulla spalla di Chris e si mordicchiò il labbro.
“Vorrei tanto aiutarti a prendere una decisione, ma credo che sarebbe piuttosto egoista da parte mia.” Il soprano ridacchiò, iniziando ad accarezzare la pelle del dorso con il pollice.
“Devo vederla Chris, devo capire e così non ce la faccio….” Chris si voltò a guardarlo e Darren tornò composto.  “devo parlare e sapere che, se la guardo negli occhi, sento ancora il cuore tremare oppure no…” gli occhi del maggiore si scontrarono con quelli di Chris e Darren sentì il suo cuore stretto in una morsa talmente forte da far male.
“Lo capisco, davvero” lo rassicurò.
“Ti amo così tanto…” sospirò e Chris gli regalò un bellissimo sorriso emozionato.
“Lo so…”
“Ma non so se amo anche lei ed è così stupido perché l’altra notte con te è stata …” la sua voce tremò un attimo. “ la più bella di tutta una vita.”
Christopher arrossì ed esalò un pesante sospiro.
La risposta è qui stupido, afferrala! Gridò una voce nella testa di Darren.
Chris non rispose, ma si chinò a posare lievemente le labbra sulle sue.
Fu solo un debole contatto.
Darren si leccò il labbro inferiore, alla ricerca di quel sapore che tanto amava.
“So anche questo.” Fu tutto ciò che Chris disse.
“Per quanto sia strana, merita davvero una spiegazione.” Il soprano annuì ancora. “anche perché è all’oscuro di tutto e io… l’ho tradita…
Chris strinse ancora di più la mano del ragazzo. “Quando la incontrerai?”
“Il mio agente mi ha chiamato ieri per confermare un concerto a New York il quindici di giugno e… l’ho invitata, insieme a Charlene e alcuni degli Starkid.” Chris si mordicchiò il labbro, nervoso. “Dopo le parlerò.”
Non poteva chiamarla e spiegarle tutto al telefono. Era una cosa troppo importante per essere sminuita in quel modo.
“Sarà egoista, ma non vedo l’ora che quel giorno arrivi!” esclamò il soprano, cercando di sdrammatizzare.
Darren chiuse per un attimo gli occhi e si abbandonò a un sorriso. “Ti ricordi quando ci siamo incontrati per la prima volta?”
Chris ridacchiò. “Oh sì! Ho tardato quanto, un’ora e mezza?”
“Eri così rosso in faccia, quanto di sei presentato al ristorante, che pensavo avessi ingoiato salsa Wasabi*!”  
“Mi ero perso tre volte! per scoprire poi che il ristorante era dietro alla Paramount!
Darren rise più liberamente e giocherellò con le dita di Chris per qualche momento. “Ryan mi stava quasi per saltare al collo e tu, tu mister sopracciglia triangolari, ridevi di me!” Chris gli rifilò un pizzicotto.
“Ahi!” strillò “e non offendere le mie bellissime ed esclusive sopracciglia.”
Il soprano ridacchiò un: “Prometto che non lo farà più!” e la stanza cadde nuovamente in silenzio.
“Stavamo bene prima di tutto questo, vero?” domandò Chris.
“Sì, ma mentire ci avrebbe comunque portato a questo.” Rispose Darren, con un sorriso nostalgico.
“Già.”
“Prometto che finirà presto.”
Chris appoggiò il capo sulla sua spalla e sospirò. “ma non è sicuro che sia felice alla fine.”
“E Dylan?”
“Dylan è prima di tutto un amico.” Rispose prontamente. “Non so cosa succederà in futuro... è tutto così buio.”
Lo era davvero.
Ma per il momento potevano solo tenersi per mano e aspettare insieme.
“Qualsiasi cosa succederà, ti amerò sempre, sappilo.”
 
 
 
 
Continua….
 
 
 

 

 
 
***
 
 
Oh santo cielo che faticaccia! Non avete idea che parto è stato! Ma ora è finito il capitolo e sono quasi (e quando mai lo sono pienamente? :D) soddisfatta!!
* okay, lo ammetto è stato un chiaro riferimento alla sessissima ff CrissColfer “Wasabi” andiamo chi non l’ha letta? :D
Okay, d’ora in poi è probabile che salterò alcune date, giusto per arrivare finalmente al dunque e non stancarvi troppo!
Ci saranno alcune sorprese per Dylan e ruuuullò di tamburiiiii arriva Jonathan Groff!! Beh, non nel prossimo capitolo, ma… giusto per tenervi pronti!
 
Grazie infinte per chi ha recensito il capitolo (uhm… dove sono finiti gli altri? sniff…)
E i nuovi angioletti che hanno iniziato a recensire da poco!!

 

 

PRIMA CHE MI SCORDI!!!! Se vi va e se vi piacciono le ff AU qui c’è una Long Klaine scritta a quattro mani! Rispettivamente da me e da ChemicalLady (l’autrice dei Pips) http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=796227&i=1 fateci sapere che ne pensate!!!
 
Vi amo!
 
E ricordate… CHE IL CRISSCOLFER SIA CON VOI u.u portate questo messaggio nel mondo, fedeli!
 
 
Grè <3

 

 

 

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Capitolo 11
*** capitolo ottavo - Minneapolis ***


crisscolfercap8

 

 

 

Capitolo ottavo

 

 

 

 

 

Minneapolis, 30 maggio/ 1 giugno

 

 

 

Metà del cast, per raggiungere una delle tappe del tour, fu stipata su un jet privato, cosa che rese i ragazzi felici e coccolati.

All’interno c’erano tutti i confort possibili e Darren si sentiva con un bambino.

Non aveva mai volato su un Jet privato!

Chris gli diede una piccola spintarella per farlo salire più velocemente mentre questi si guardava in torno affascinato.

Già dalla sera prima il loro rapporto era diventato molto più morbido e avevano lasciato le ansie e le attese da parte.

Non potevano continuare in quel modo e perdersi gran parte di quella meraviglia che era il tuor per le loro bazze amorose e già dopo la loro ultima chiacchierata tutto si era, più o meno, affievolito.

Chris doveva solo attendere l’incontro con Mia.

Lea lanciò un urletto estasiato alla visione di quelle comode poltrone che l’avrebbero sicuramente portata a un sonno felice.

Per quando avrebbe potuto dormire visto che Darren e Cory parevano talmente agitati da essere in grado di fare casino come se fossero un gruppo di cento persone.

Si sistemarono un po’ alla rinfusa e Chris si accaparrò subito il posto vicino al finestrino e Ashley gli fece compagnia, finchè a loro non si unirono anche Lea e Naya.

Chiacchierano di tutto e di niente e di come Christopher si fosse invaghito del ballerino presente nel nuovo video di Lady Gaga.

Darren aveva già iniziato a spargere allegria, saltellando avanti e indietro e imbarcandosi in una sorta di lotta sumo con Harry. Anche Dianna non era perfettamente calma, e ridacchiava con Cory sul qualcosa d’inutile.

Solo a metà del viaggio, Darren si avvicinò a Chris e con uno sguardo chiese gentilmente ad Ashley di cedergli il posto.

La ragazza, che era a conoscenza della situazione, non se lo fece ripetere due volte e lasciò la poltrona libera unendosi agli altri ragazzi che per qualche strano motivo avevano iniziato a giocare a Tabù.

Chris sonnecchiava, forse un po’ annoiato, con la musica nelle orecchie e i disegni, in cui si era dilettato qualche ora prima, sul tavolino di fronte a lui.

Darren sorrise intenerito e posò una mano sul suo ginocchio per avvertirlo della sua presenza.

“Ehi…” disse il soprano, sorridendo leggermente. “che c’è?” domandò dolcemente.

Darren scosse le spalle e ricambiò il sorriso. “Nulla.”

“Avete finito di fotografarvi mentre mangiate frutta?” ridacchiò l’amico.

“Sì è stato piuttosto divertente, sei tu l’associale che sta qui!” borbottò il riccio.

“Non ho dormito molto questa notte…”

“Come mai?”

“Qualche incubo…” si limitò a rispondere.

Sapeva che era normale e quindi Darren non fece altre domande.

“Allora hai detto che verrà qualche Starkid ad una o due date?” il maggiore annuì energicamente, illuminandosi tutto.

Chris sapeva quanto i suoi migliori amici erano importanti per Darren e si limitò ad essere felice per lui.

“Non vedo l’ora di farteli conoscere!” esclamò. “e loro non vedono l’ora di conoscere te!”

Chris lasciò che l’amico parlasse dei suoi amici per minuti interi, ascoltandolo con un leggero sorriso sulle labbra.

Quando un silenzio irreale ricoprì l’intero aereo, i due ragazzi si accorsero che i loro compagni si erano abbandonati alle braccia di Morfeo, anche se da qualche parte Dianna veniva filmata scherzosamente mentre cercava una posizione comoda per addormentarsi.

Darren si guardò intorno con circospezione, prima di tornare a sedere e farsi più vicino a Chris che lo osservò incuriosito.

“Che succede?” chiese in un sussurro.

Darren gli intimò di fare silenzio, posandosi un dito sulle labbra, prima di avvicinarsi ancora di più al ragazzo, che aveva sollevato un sopracciglio con fare sarcastico. Le loro bocche si incontrarono con lentezza e non riuscirono nemmeno a chiedere gli occhi che si fusero insieme, terra e oceano, caramello e azzurro quanto il cielo.

Chris sospirò sulle labbra di Darren e quest’ultimo si fece più intraprendente, posando delicatamente una mano sul collo scoperto, accarezzando con i polpastrelli quella lunga cicatrice lievemente in rilevo che Chris aveva alla base.

Chiusero le palpebre solo quando Darren lambì il labbro inferiore del ragazzo con la lingua, chiedendo il permesso di entrare.

Era sempre un’emozione grande baciarlo e perdersi fra quelle labbra dolci e quei sospiri appena accennati.

Si allontanarono solo quando qualcuno dei loro compagni fece cadere a terra un bicchiere ed entrambi tornarono composti, rossi in viso e con il cuore palpitante. Si Guardarono Per una brevissima frazione di secondo, prima di scoppiare a ridere.

 

Misero piede a Indianapolis solo nel tardo pomeriggio e raggiunsero il posto del concerto solo per una veloce riunione, indetta da Brad.

Kevin si allontanò subito dopo la fine per cercare Dylan.

Quando lo trovò, solo mezz’ora dopo, era insieme a Chris, mentre fumava una sigaretta.

“Ti ho trovato finalmente!” esclamò, correndogli incontro. Dylan gli rivolse uno sguardo interrogativo. “non ho interrotto nulla, vero?” aggiunse.

Christopher e Dylan non avevano mandato avanti la loro relazione di sesso da quel giorno a Los Angeles .

Non erano servite parole o grandi discorsi.

Andava bene così, essere amici andava più che bene, nonostante Dylan desiderasse ancora ardentemente il corpo di Christopher costantemente rinchiuso dentro jeans attillati.

Non avevano perso il vizio però, di salutarsi con un leggero bacio sulle labbra.

“Nulla tranquillo.” Rispose Dylan, buttando a terra il mozzicone e pestandolo con la punta del piede. “dovevi dirmi qualcosa?”

Kevin si mordicchiò il labbro, aggiustandosi gli occhiali sul naso. “ Ho… ho ricevuto una chiamata questa mattina.” Iniziò.

Chris fissò i due amici con interesse.

“E…?” il ragazzo dagli occhi verdi incoraggiò Kevin che deglutì.

Tutto quello che Chris sapeva della loro amicizia era che si conoscevano da anni, ancora prima dell’inizio di Glee e che Kevin era il cugino di uno dei componenti dell’ex band di Dylan.

“Era Nicholas…” sussurrò, abbassando il capo.

La reazione di Dylan fu piuttosto violenta, fece scontrare il pugno chiuso contro il muro al suo fianco, ringhiando. “ha… sì insomma, ha chiesto se gli procuravo un pass perché, beh, ha preso il biglietto del concerto e…

“Gli hai detto che lavoro qua?” chiese Dylan.

“No, credo sia stata mia madre a riferirlo a Nicholas.”

“Che fottuto pezzo di merda…” sussurrò il più grande facendo sussultare Chris.

“Che sta succedendo?” domandò il soprano, sempre più stranito.

“E’ mio cugino Dy. Non posso dirgli di no, tu lo capisci?” disse Kevin, mentre Chris veniva ignorato.

“Lo so… non ti sto incolpando.” Dylan si accese un’altra sigaretta, aspirando con voracità.

“Okay, ora… vado.” Kevin salutò Chris e diede una pacca sulle spalle all’amico.

Appena furono soli, il soprano si avvicinò a Dylan, accarezzandogli il braccio. “Che succede?”

Aveva capito che, il cugino di Kevin, quel Nicholas, sarebbe venuto al concerto di quella sera e Dylan non era molto… contento della cosa.

“Nicholas è stato il mio ultimo chitarrista, prima che la band si sciogliesse.” Iniziò a raccontare, sedendosi a terra.

Chris lo raggiunse e Dylan gli permise di intrecciare le loro dita per cercare il coraggio necessario per parlare. “è così che ho conosciuto Kevin.”

“Lui… siamo stati insieme cinque anni.” Sussurrò.

“Non devi raccontarmelo se non te la senti.” Mormorò Chris.

“Ti meriti una spiegazione, no? Voglio che tu sappia perché sono finito qui.

Il soprano annuì e rimase in silenzio ad ascoltarlo. “lui… ha iniziato a drogarsi dopo due anni di relazione. Ha iniziato con lo Xanax poi è arrivato all’ecstasy. Dylan fece un lungo sospiro. “ogni giorno, non faceva che mandare giù pastiglie su pastiglie.”

Chris vide come gli occhi di Dylan si riempivano di lacrime e il suo cuore si strinse in una morsa. “tutte le volte che salivamo su un palco lui era così fottutamente fatto che…” era così doloroso tirare fuori nuovamente quella storia, ma in un certo senso si sentiva quasi sollevato a ogni parola che buttava fuori. “capii quanto era perso solo quando tornò a casa una notte e… mi disse che si era fatto di eroina con degli amici dopo una festa, non dissi nulla però, lo amavo talmente tanto che… ero così assuefatto dal nostro amore da non capire nulla e quando mi chiese di provare, quando lo sorpresi alle prese con un laccio emostatico che non riusciva a legarsi al braccio perché… cazzo era senza forze, gli dissi di sì che l’avrei fatto se lo rendeva felice.”

Chris trattenne il respiro e serrò più forte la mano di Dylan. “mi drogai per i tre anni successivi. Eravamo diventati dei relitti, senza forza, senza speranza. Avevamo deciso di morirci insieme in quel monolocale che chiamavamo casa. Eravamo noi, accompagnati da qualche siringa e tutta la droga che eravamo riusciti a comprare ed era così poca che a volte credevo d’impazzire.

Dylan iniziò a tremare, la sigaretta consumata ancora fra le dita.

“Cosa…cosa successe dopo?”

“Non mi ricordo quando capii di sbagliare, forse quando entrai in overdose… erano così confusi quei giorni.” Buttò la sigaretta spenta e continuò. “i miei genitori mi riaccolsero a casa e mi portarono in una clinica di riabilitazione. Rimasi in terapia due anni. Sono uscito sei mesi fa dopo essere stato dichiarato pulito al cento per cento. Solo in quel momento si girò verso Chris e accennò un debole sorriso. “è troppo tempo che non lo vedo e non voglio ricascarci Chris, non voglio.” Il soprano si fece più vicino e lo abbracciò stretto a sé, cercando di infondergli tutto il coraggio possibile.

“Non succederà, sei una delle persone più forti che conosca.” Gli sussurrò baciandogli piano una tempia.

Se c’era una cosa che poteva fare Christopher, era stargli vicino.

 

Il concerto arrivò e terminò troppo in fretta e prima ancora di accorgersene Darren fu costretto a mollare il palco.

Chris gli fu affianco appena furono dentro il backstage e gli diede scherzosamente una spinta con la spalla, facendolo ridacchiare. Si spintonarono per un po’ finchè Chris fu distratto da Kevin che si dissociava da gruppo per correre verso l’uscita.  

Probabilmente era pronto ad accogliere il tanto denominato cugino.

Non aveva voglia d’impicciarsi, ma quel pomeriggio Dylan gli aveva chiesto, quasi supplicando, di stargli vicino dopo il concerto.

Per quel motivo corse in camerino, liquidando le domande di Darren con un “Ci vediamo dopo.”

Si fece una doccia veloce e si vestì alla rinfusa e appena uscì, trovò l’amico ad aspettarlo.

Chris lo guardò e inarcò il sopracciglio. “ti sei cambiato.” Disse, posandosi le mani sui fianchi. “e ti sei fatto la doccia.”

“Esattamente, non so se lo sai ma è una pratica comune negli esseri umani!” rispose Dylan, un po’ irritato.  Chris si avvicinò ancora di più annusando il colletto della camicia del maggiore.

“Ti sei messo anche il profumo!” lo accusò. “Dylan tu vuoi fare colpo.”

“Cosa?! Vuoi scherzare spero?!” strillò, incrociando le braccia al petto. “dopo tutto quello che ho passato…” aggiunse borbottando.

Chris sospirò e gli lanciò un’ultima occhiata saputella, prima di avvicinarsi e abbracciarlo. Volle infondergli tutto il coraggio che aveva e Dylan affondò una mano nei capelli morbidi e un po’ umidi di Chris circondando con un braccio la sua vita e attirarlo a sé con forza.

“Grazie.”mormorò al suo orecchio.

“Per cosa?”

Dylan scosse le spalle. “Di solito la gente fugge quando racconto queste cose di me.”

“Io non sono la gente.” Ribattè Chris, senza essere cattivo. “non ti abbandono perché in passato hai fatto degli errori. Tutti li fanno.” Aggiunse candidamente e Dylan non ce la fece a non baciare dolcemente quelle labbra lucide e un po’ screpolate. Fu un leggero contatto non approfondito ed era carico d’affetto.

“Dov’eri qualche anno fa? Se ti avessi incontrato prima sarebbe stato tutto diverso.

“Probabilmente a guardare fuori dalla finestra in attesa che arrivasse un gufo con la mia lettera da Hogwarts!” scherzò interrompendo l’abbraccio.

Dylan rise e circondò le spalle di Chris con un braccio e iniziarono a camminare verso l’uscita.

Nicholas Mchale, cugino di primo grado di Kevin Mchale, corrispondeva alla descrizione perfetta di un angelo e Chris si chiese distrattamente se quelli che aveva in testa era seriamente dei boccoli color dell’oro o solo il merito di una parrucca strepitosa.

Per il resto Chris, dovette fare caso a una cosa in particolare.

Erano molto simili.

Stesso taglio degli occhi, nonostante Nicholas li avesse di un intenso color cioccolato, e la stessa corporatura.

Cercò di sorvolare sui quei particolari e di concentrarsi sulla reazione di Dylan.

Quest’ultimo si era irrigidito, stringendo i pugni abbandonati lungo i fianchi.

“Dylan.” Esalò Nicholas, con un sorriso carico di dolcezza che Dylan spazzò via con un’occhiataccia sprezzante.

“Che cosa ci fai qui?”

Chris e Kevin si scambiarono un’occhiata preoccupata, mentre Nicholas non si lasciava intimorire e rispose con lo stesso tono dolce.

“Era un po’ che non vedevo Kevin e così, ho pensato di prendere due piccioni con una fava!” si girò verso il cugino regalandogli un sorriso. “un bellissimo concerto, complimenti.”

Poi, per la prima volta gli occhi di Nicholas furono su Chris e lo scrutarono per bene. “tu devi essere Kurt!” scherzò, porgendogli la mano.

“Sono Christopher.” Si presentò cauto, stringendogli energicamente la mano.

“Ecco il nome vero allora” esclamò, senza smettere di sorridere. “Nicholas.”

“Piantala con i convenevoli e con questa finta faccia da bravo ragazzo, cosa vuoi?” intimò Dylan, che aveva messo le braccia conserte.

“Ragazzi, per favore non siamo qui per litigare!” s’intromise Kevin, regalando un’occhiata di rimprovero a Dylan.

Nicholas si scostò dal viso un ciuffo di capelli ribelle. “Credo che io e Dy abbiamo un sacco di cose da dirci e che questo non sia il luogo adatto per farlo.”

Chris allungò una mano per posarla sul braccio di Dylan che si voltò per regalargli un piccolo sorriso forzato.

“Ha ragione, torna dentro.” Disse il fonico, allungando una mano per accarezzargli leggermente una guancia. “anche tu Kevin.” Il ragazzo annuì e dopo aver salutato il cugino aspettò Chris sulla porta.

“Di qualunque cosa tu abbia bisogno…”

“…Lo so, ora va.” Gli baciò velocemente il capo e Chris sospirò, per nulla convinto.

“Sì va, è in buone mani.” Commentò Nicholas.

“Oh grazie! ora si che sono rilassato.” Sbottò il soprano, sarcastico. Dylan gli diede una debole pacca sulla spalla, ma il sorriso non metteva in dubbio il fatto che fosse divertito.

Chris andò via un paio di minuti dopo, trascinato via da Kevin.

“Starà bene?” domandò all’amico.

“ Vedrai che se la caverà.” Lo rassicurò. “è dura per lui, Nicholas è uscito dal giro da poco e sono sicuro che Dy abbia paura di ritornarci.”

“E’ ancora innamorato di lui.” costatò Christopher e Kevin annuì mestamente.

“Ora volo a farmi una doccia e poi via al pub!” il ragazzo diede una forte pacca di saluto a Chris prima di sfrecciare lungo il corridoio e sparire dietro a una porta.

Rimasto solo Christopher sospirò e affondò le mani in tasca, tornando al camerino per prendere la sua tracolla e tornare in albergo per una sana dormita.

Non aveva certo voglia di andare a fare baldoria e poi voleva essere disponibile nel caso Dylan avesse bisogno di lui.

Si chiuse la porta alle spalle e notò Darren spaparanzato sul divano più grande, un braccio che penzolava sul pavimento e la bocca leggermente aperta da dove proveniva un russare leggero.

Chris sorrise dolcemente a quella buffa visone di un Darren completamente stanco morto.

Nonostante fosse la persona con la più vasta riserva d’energia che Chris avesse mai incontrato, quella sera a quanto pare non ce l’aveva fatta ed era crollato ancor prima di metter piede in hotel.

Il soprano si avvicinò a lui lentamente, inginocchiandosi poi al suo fianco e spostargli delicatamente i riccioli umidi e finalmente privi di gel. Avvicinò il viso con cautela e meravigliandosi di quanto lunghe e folte fossero le sue ciglia.

“Darren?” chiamò, soffiando il suo nome direttamente nel suo orecchio. Il maggiore si scosse infastidito e aprì gli occhi.

“Cosa? Non sto dormendo mi sono solo appisolato!” farfugliò tirando su a sedere. Chris rise e scosse il capo. “ Che ne dici di una maratona di Star Wars in camera mia?” propose, ricordandosi di aver portato dietro ogni sarta di DVD da casa.

Darren si grattò la testa e annuì.

“Sole se mi prometti che non ci sarà più una discussione sull’importanza di Chewbacca nella saga!”

Chris sollevò le mani e promise solennemente.

Era tanto, forse troppo che non si prendevano la libertà di essere amici come una volta, invece di stare attaccati hai loro problemi.

“Giuro che starò zitto!” esclamò. “ e potrei anche offrirti del succo di mele!”

“Così mi tenti Colfer!” Darren lo afferrò sotto braccio, alla volta dell’hotel.

Prima di rinchiudersi nell’auto Chris diede un’ultima occhiata allo stabile, sparando di scorgere Dylan.

Almeno era sicuro che, con Darren, non si sarebbe mangiato il fegato dalla preoccupazione, impegnato com’era a godersi della sua presenza.

 

 

 

Continua….

 

 

 

 

 

 

 

 

****

 

 

Hola Peopleeeeeeeeee!

Capitoletto un po’ di passaggio per la nostra CrissColfer, ma mi serviva per spiegare la situazione di Dylan! E nel prossimo saprete cosa si sono detti lui e Nicholas! A proposito di questa new entry! È un personaggio di mia invenzione, ovviamente, ma mi piaceva pensare che fosse il cugino di Kevin!!

Precisazione: la scena iniziale, quella del Jet, come voi sapete, è accaduta seriamente e dopo un giro di Twitt e di foto sono riuscita a mettere insieme le persone che sono andate con Darren e Chris quel giorno!

Altra precisazione, ma per il prossimo capitolo! Probabilmente (Anzi sicuro) il capitolo non sarà incentrato su Indianapolis come dovrebbe essere, visto che è quella la tappa del 2 giugno, ma andrò direttamente alla data di Chicago! (3 giugno)

Era giusto per informarvi e non pensare poi a mio errore =)

 

PUBBLICITA’ TIME! Okay ricordo a tutte queste belle persone che è in corso una Klaine AU, scritta da me e da Jessika (ChemicalLady) e ci piacerebbe sapere che ne pensate!!  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=796227&i=1 (postato il capitolo uno parte prima!)

 

Okay, lo sapete che vi amo?

Grazie, davvero per le recensioni che mi lasciate, mi fanno immensamente felice e c’è bisogno di tanta felicità qui :3

Continuate a farmi sapere cosa ne pensate, per me è molto importante!!!

 

 

Grè <3

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Capitolo 12
*** capitolo nono - Chicago ***


capnonocrisscolfer

 

 

 

 

 

Capitolo nono

 

 

 

 

 

Chicago, 3 giugno 2011

 

 

 

 

Dylan era sparito.

Christopher non riusciva a contattarlo da due giorni e neanche Edward, il capo fonico, non era riuscito a dargli una spiegazione plausibile. Solo che si era preso due giorni per problemi famigliari da risolvere.

Aveva sbuffato e imprecato per ore, rigirandosi il cellulare in mano ma senza la benché minima chiamata.

Darren lo fissava preoccupato dall’altro lato della stanza, nascosto dietro al suo pc portatile.

“Qualcosa non va?” chiese e quando non ricevette risposta, spostò il computer si tavolo e si sedette vicino a lui sul divano. “ehi? Si può sapere che hai?!

Chris si girò a guardarlo, come se si fosse accorto solo in quel momento della sua presenza.

“Dylan non risponde.”

Darren si morse il labbro, “perché è così importante che lo faccia?” chiese cercando di tenere a freno la lingua.

“Te l’ho detto no? Ha rincontrato questo Nicholas e ho paura che faccia stronzate.

Chris sospirò e Darren gli tolse, con un sorriso comprensivo, il cellulare dalle mani, posando sul tavolino davanti al divano.

“Sono sicuro che, grande e grosso com’è, se la caverà benissimo da solo.” Cercò di calmarlo.

Chris però scosse la testa e si mangiucchiò l’unghia del pollice, come faceva sempre quando era nervoso. “E’ così vulnerabile quando si parla di lui…e lo so perché, beh ha pianto fra le mie braccia!”

Darren si fissò i piedi e non riuscì più a trattenere le parole. “Vi vedete ancora…?” Chiese, senza guardarlo negli occhi. “in quel senso, dico.”

Il soprano fece un timido sorriso e poggiò la mano su quella del ragazzo, delicatamente. “Dopo quello che è successo tra noi? Non ho avuto il coraggio.” Fu la sua risposta e Darren si sentì onorato e felice e con uno slancio piuttosto euforico si catapultò sulle labbra del ragazzo, rischiando di soffocarlo e di cadere da divano per la forza con cui gli era piombato addosso.

Chris si staccò dalle sue labbra a fatica, ridendo divertito. “Che ti prende?!” chiese, circondandogli il collo con le braccia. Darren scrollò le spalle e non smise di sorridere. Con le mani, salite ad afferrargli il viso, accarezzò con gentilezza la pelle lievemente rosata delle guance di Chris e gli posò un lieve bacio sulle labbra, prima di tornare a sorridere.

A volte sentiva che non era giusto stare in quel modo con Chris, con Mia dall’altra parte che attendeva pazientemente, ma proprio non ce la faceva.

Tornò sulla bocca di Chris, questa volta baciandola con più dolcezza, aspettando il permesso del ragazzo per approfondire il contatto.

Non ci volle molto perché le loro lingue iniziassero a toccarsi e torcersi fra loro.

“Asp-Aspetta…” ansimò il più giovane, mentre Darren si per spostato dalle sue labbra per baciargli il lobo dell’orecchio. “non è una buona idea questa!” continuò, mentre dalla bocca di Darren uscirono solo brontolii sommessi. “può entrare chiunque!”

Ed effettivamente non era un buon luogo quello per scambiarsi bollenti effusioni, visto che erano nel camerino comune e qualcuno poteva entrare e beccarli in atteggiamenti non propriamente consoni alle loro situazioni private.

“Sono tutti in giro a vedere non so quale partita di Baseball, ma se ti fa sentire più sicuro chiudo la porta a chiave!” il riccio si alzò in piedi e saltellò fino alla porta girano tre volte la chiave nella toppa.

Non gli importava degli altri, non in quel momento.

Ritornò da Chris, che lo fissava con la sua classica espressione sarcastica che Darren amava da impazzire.

Si sdraiò sul divano, facendo in modo che Chris, costretto a stendersi, aderisse, con il petto, perfettamente alla sua schiena.

Afferrò una delle sue mani e intrecciò le dita alle sue, osservando quanto fosse bello quel contrasto di pelle.

Posò un lieve bacio sul dorso della mano del soprano e se la portò al petto, sorridendo felice.

“A volte sembri un bambino…” ridacchiò Chris, direttamente al suo orecchio, facendolo rabbrividire di piacere. “ma preferisco questo al tuo essere insopportabilmente irritante quando sei incazzato.” Aggiunse.

“Ah, grazie!”

“Beh non che tu non sia irritante anche quando diventi un folletto saltellante… ahia!” strillò il soprano quando Darren gli pizzicò la pelle del braccio.

“Questo è per avermi dato del folletto!” precisò offeso girando leggermente il busto per poterlo fissare in viso, facendo ridere Christopher di gusto, che si sporse quel poco per appoggiare delicatamente le labbra su quelle imbronciate di Darren.

Quando tentò di staccare, la mano che teneva stretta la sua si posò dietro il suo collo, accarezzando i capelli alla base e trattenendolo per approfondire il bacio che divenne più ardito nel giro di pochi secondi.

Chris sentiva la lingua del riccio allacciarsi morbidamente alla sua con tocchi esperti che gli procuravano lunghi brividi lungo la spina dorsale.

La mano che prima gli cingeva dolcemente il collo, scese per percorrere un percorso immaginario fatto di curve e disegni.

Darren decise che non poteva rimanere in quella posizione o non avrebbe potuto agire come voleva, così si girò sul fianco, ritrovandosi a pochi centimetri dal viso arrossato di Chris. Fu quest’ultimo a ricoprire la distanza che li separava e lo coinvolse in un altro bacio inteso, mentre le mani del riccio continuarono a vagare, maliziose.

Poi un paio di dita si fermarono ad accarezzare la pelle accidentalmente scoperta del fianco e seguirono il contorno dell’elastico dei boxer che si intravedevano appena dai jeans, fino a fermarsi sulla fibbia della cintura. Chris sospirò nel bacio e Darren sorrise soddisfatto.

Presto lasciò perdere le labbra del soprano per mordicchiare il mento e la sua mandibola così dannatamente sensuale. Afferrò poi il lobo dell’orecchio destro fra i denti e ci giocò per un po’, sentendo il respiro di Chris sempre più accelerato e le mani che gli stringevano i bicipiti facevano quasi male.

Sentì sospirare il suo nome e la voce di Chris, così stranamente bassa e roca, lo fece infiammare, mentre mordeva la carne leggermente appuntita dell’orecchio.

“Sembri una creatura magica…” sospirò estasiato, facendo ridacchiare il soprano per il commento inopportuno. “ninfa dei boschi…” aggiunse, quasi soggiogato dalla luce che era impressa negli occhi di Chris quando sorrideva.

Quest’ultimo rise, gettando il capo all’indietro e dando così l’opportunità a Darren di posare un umido bacio sul pomo d’Adamo.

“Non dovremmo spingerci oltre…” borbottò il più piccolo quando sentì la mano di Darren farsi strada sotto la sua maglia. Accarezzò con lentezza la pelle morbida e percorse con il palmo la leggera sporgenza delle costole, fino ad arrivare al capezzolo e stringerlo leggermente fra l’indice e il pollice.

Chris sussultò e si morse il labbro, mentre, come se fosse fatto di burro, veniva manovrato da Darren che lo stese sul divano completamente, sfilandogli prima la maglietta per gettarla da qualche parte dietro di sé.

Il riccio si ritrovò cavalcioni sul bacino del minore, sentendo la lieve pressione della sua erezione contro le natiche.

Era una nuova sensazione, ma così esaltante che ondeggiò con decisione il bacino verso il basso, rubando a Chris un gemito di sorpresa.

Lo guardò intensamente anche quando si tolse velocemente la felpa blu con la scritta Dalton e la maglietta grigia sottostante, rimando a petto nudo, poi tornò a posare le mani sul corpo liscio e scosso di Chris.

Poggiò i palmi sullo stomaco, salendo in una lunga e dolce carezza verso il petto arrossato e infine percorrere con i polpastrelli le vene visibili del collo.

Si guardarono per un lungo momento negli occhi e senza nemmeno averlo premeditato s’incontrarono a metà strada, Chris sollevandosi sui gomiti, tornando a baciarsi più affamati e vogliosi di prima.

Il soprano iniziò, istintivamente, a muovere il bacino verso l’alto e Darren si posizionò in modo che le loro erezioni si scontrarono, attraverso i fastidiosi tessuti dei jeans. Gemettero uno nella bocca dell’altro e con un movimento veloce Chris si sollevo a sedere, liberando Darren da quella costrizione il più presto possibile.

Voleva sentirlo sulla pelle, voleva fondersi con la carne e il profumo di Darren e voleva ricordarlo per sempre.

Quella volta la consapevolezza brillava nei loro occhi e non come era accaduto settimane prima, quando erano ubriachi e disinibiti.

Anche se ricordavano ogni singolo momento di quella notte.

Il maggiore si alzò dal bacino di Chris, mettendosi in piedi per sfilarsi al meglio il jeans. Stessa cosa fece l’amante e quando furono uno davanti all’altro, con solo la biancheria a nascondere poco e niente, i loro corpi si unirono in un stretto abbraccio.

Chris strinse fra le dita i riccioli di Darren, mentre riprendeva a baciarlo con trasporto.

Darren condusse il ragazzo nuovamente sul divano, stendendosi uno di fianco all’altro, con i corpi uniti in intreccio di braccia e gambe.

Darren accarezzò la schiena di Chris con la punta delle dita, fino ad arrivare alle perfette rotondità del sedere che strinse possessivamente, gemendo di soddisfazione.

Il soprano avvampò, ma non fermò la sua di mano, diretta verso il basso ventre.

Scavalcò direttamente l’ostacolo dei boxer e afferrò con decisione l’erezione bollente di Darren che mugugnò frasi sconnesse mentre iniziava a masturbarlo piano.

Fu così che anche la biancheria intima andò a fare compagnia a tutti i vestiti sparsi a terra.

Chris sospirò e tornò a baciare la bocca di Darren, interrompendosi ogni tanto per gemere forte per una frizione particolarmente piacevole.

“Chris…” soffiò Darren, appoggiando la fronte sulla sua per guardarlo negli occhi.

Gli occhi di Darren erano un bellissimo e intenso miscuglio di nocciola e miele, contornati da una decisa tonalità di un marrone scuro, quasi nero. “voglio che sia tu a farlo…” sussurrò deciso, mentre Christopher sbattè le palpebre, sorpreso.

Non provò nemmeno a replicare, ma lanciò una silenziosa domanda attraverso gli occhi celesti.

Il maggiore si limitò a sporgersi e posargli un dolce bacio sulla bocca.

Chris sospirò nel bacio e gli lasciò una tenera carezza tra i capelli, prima allungarsi oltre il divano e tirare a se il suo zaino.

Darren sbuffò una risata quando il soprano prese a rovistare freneticamente, borbottando maledizioni.

Quando riuscì a trovare quello che cercava, lanciò un urletto di giubilo e Darren potò notare, strette nella mano del ragazzo, una bottiglietta di plastica e la carta di un preservativo.

“Te li porti dietro?” domandò, sollevando un sopracciglio. “pervertito?” Chris s’imbronciò e gli diede un piccolo schiaffo sul braccio.

“Chewbacca non approva, ma devo farlo per la mia sanità mentale.” Rispose, richiudendo il suo amato zaino. “le ragazze sbirciano sempre nella mia valigia quando non ci sono.” 

“Perché dovrebbero farlo?”

Chris per tutta risposta scosse le spalle e appoggiò bottiglietta e preservativo a terra, tornando a rivolgersi a Darren con un timido sorriso. Il maggiore gli accarezzò una guancia, che bruciava d’imbarazzo e sorrise dolcemente.

Voleva Chris più di ogni altra cosa.

Voleva sentirlo, dentro, nell’anima e stordirlo con tutto l’amore che in grado di fargli percepire.

Unirono le loro labbra in un nuovo bacio appassionato e Darren si sistemò in modo da avere il corpo tonico di Christopher schiacciato sopra al suo.

Era così bello stare in quel modo e sentire quanto intossicante e buono fosse il profumo di Chris, quanto fosse bello sentirlo tremare d’eccitazione e paura.

“Non voglio farti del male…” mormorò, una volta finito il bacio.

“Non me ne farai.”

Si fidava di lui.

Christopher si inginocchiò fra le sue gambe e prese un bel respiro, prima di far scorrere le mani su tutto il corpo di Darren, soffermandosi sui capezzoli e successivamente sull’erezione. “Girati…” ordinò piano, accarezzandogli gentilmente la gamba piegata.

Darren deglutì e fece quanto richiesto, aggrappandosi poi al cuscino. Girò la testa quanto potè e arrossì quando vide Chris intento ad osservarlo intensamente mentre si mordeva il labbro inferiore.

Si sistemò meglio e, posando le mani ai lati della testa del maggiore, scese verso la sua schiena in modo che strusciasse con il suo petto ogni volta che si muoveva.

Baciò il collo e si dedicò alle spalle, fece scorrere la punta della lingua al centro della schiena, raccogliendo alcune gocce di sudore.

Darren s’inarcò spalancando la bocca. Non sapeva se erano le labbra di Chris a eccitarlo tanto o la continua frizione della sua erezione fra le natiche.

Il soprano vezzeggiò la pelle di Darren per minuti interi, lasciando alcuni segni rossi dove la pressione delle labbra era più forte.

Quando sentì il corpo di Darren rilassarsi alle sue carezze e hai suoi baci, si allungò per afferrare la bottiglietta.

Lasciò una lunga carezza sulla schiena del ragazzo appena lo sentì tremare un poco, fino a scendere sulle natiche.

“Dimmi quando sei pronto…” gli sussurrò all’orecchio. Darren strinse il cuscino e annuì torcendo nuovamente il collo per poter osservare Chris.

Il soprano gli lasciò un umido bacio sulla natica sinistra e sorrise, incoraggiante.

Non è che aveva molta esperienza.

Jonathan gli aveva insegnato un po’ di cose e con Dylan le aveva approfondite, ma con i suoi partner occasionali era andato fino in fondo e quindi non poteva considerarsi un grande esperto di sesso.

Cercò comunque di essere gentile e soprattutto tranquillizzarsi.

Aveva il cuore che ticchettava come una bomba ad orologeria e la vista un po’ annebbiata dall’eccitazione.

Lanciò un’ultima occhiata a Darren che lo osservava con la bocca socchiusa e lucida e gli occhi brillanti d’aspettativa.

Afferrò il lubrificante e se ne verso un po’ sulle dita, deglutendo. Lo accarezzò piano un paio di volte, prima di penetrarlo.

Darren trattenne il respiro e strinse gli occhi. Chris, tornò a baciargli il collo, la guancia e le spalle, cercando di tranquillizzarlo e farlo abituare.

“V-vai…” borbottò, mentre la più strana delle sensazioni si faceva largo dentro di lui.

Era fastidioso certo, soprattutto quando le dita diventarono due, ma quella sensazione d’eccitazione non l’aveva abbandonato e si ritrovò a gemere senza contegno quando Chris sfiorò la sua prostata.

 Quest’ultimo lo prese con un incoraggiamento e aumentò il ritmo, mentre dalle labbra di Darren uscivano gemiti strozzati.

“Chris…” disse, poggiando la testa sul cuscino e mordendo la fodera. Il minore lo afferrò per i fianchi sollevandoli un poco per avere una migliore angolazione. Prese un grosso respiro e incontrò gli occhi di Darren, tornati a fissarlo.

Si scambiarono un sorriso e il soprano si allungò nuovamente per afferrare il preservativo.

Lo scartò con mani incerte, senza gesti eclatanti e sentì Darren mugugnare mentre lo guardava srotolarlo sulla sua eccitazione. Successivamente Chris si concentrò su Darren, entrando in lui lentamente, fermandosi ogni volta che sentiva l’altro irrigidirsi o lamentarsi dal dolore.

Si morse il labbro per evitare di scoppiare. Era così bello stare dentro di lui che non era certo di resistere a lungo.

“Rilassati…” disse, accarezzando con le dita i fianchi, fino ad arrivare alle profonde fossette del suo bacino. Lo accarezzò per farlo rilassare per qualche minuto, poi provò di nuovo a spingere, continuando finchè, finalmente, non furono una cosa sola.

 Darren boccheggiò per qualche momento e sentì il petto tremate di Chris appoggiarsi alla sua schiena, iniziando a muoversi lentamente.

Gli posò una miriade di baci sul collo e cercò la sua mano, per intrecciare le loro dita che Darren si portò alle labbra, baciandole con riverenza.

Era proprio come se lo ricordava.

Fare l’amore con Chris era esattamente come doveva essere.

Perfetto.

Stettero a quel ritmo lento per un po’, finchè non divenne incalzante e Darren si ritrovò a spingere verso Chris per avere di più, per sentire di più. Ansimò il suo piacere, inarcando la schiena mentre Chris la riempiva di piccoli morsetti eccitanti. Fu il primo a riversare il suo piacere e lasciò che Chris continuasse, con spinte forti e veloci, tenendolo ben saldo per i fianchi.

Quando anche Chris liberò il suo piacere, entrambi si stesero su un fianco, per potersi finalmente guardare e scambiarsi un tanto atteso bacio.

Darren fece una leggera smorfia infastidita e poi ridacchiò, circondando il busto di Chris con un braccio, per tenerlo più vicino a sé.

“Come stai?” gli chiese il soprano, la voce arrochita e gli occhi ancora lucidi.

“Benissimo.” Commentò. “mai stato meglio in vita mia…” aggiunse dolcemente, mentre Chris si avvicinava per un altro bacio, anche se appena accennato.

“E’ stato…” tentò di formulare Chris.

“…Meraviglioso.”  Completò Darren, strusciando il naso sul collo del soprano che ridacchiò.

Rimase ad oziare per un tempo indefinito, finchè Darren non alzò la testa dal cuscino per guardare Chris, che aveva gli occhi chiusi e le labbra distese in un sorriso.

“Dormi?”

“Non proprio…”

“Posso farti una domanda?”

“Tutto quello che vuoi, tranne se ricominciare. Non avrei forza fisica.” Sbottò sarcastico.

“Novellino.” Ridacchiò Darren.

Chris gli pizzicò il braccio e rise. “sono tutto orecchi.”

Darren si sistemò meglio, intrecciando le gambe a quelle del ragazzo per sfuggire al freddo che gli aveva fatto increspare la pelle nuda.

Okay, forse non solo per quel motivo.

Baciò la spalla lattea del soprano, percorsa da piccolissimi e sporadici puntini marroni.

“Quando stata la tua prima volta?” chiese, sollevando lo sguardo per incatenarlo al suo.

Christopher sorrise e attorcigliò un dito intorno a un ricciolo scuro. “Neanche un anno fa se devo essere sincero.” Borbottò. “stavo con Jonathan ed è stato con lui che…

“…Lo amavi?”

Chris annuì. “Almeno, credevo di amarlo come si ama un amante…

“Perché credevi?”

“Perché è arrivato un certo Harry freaking Potter a rubarmi il cuore!” ironizzò. Darren gli schiaffeggiò una natica. “e mi sono accorto che quello che provavo per Jon era un grande affetto. Ovviamente non mi pento di aver passato mesi meravigliosi con lui.

Il maggiore rimase in silenzio. “Uhm.” Mugugnò dopo un po’. “ora non vi sentite più giusto?” chiese un po’ allarmato. “non posso sopportare il peso di un altro bello e impossibile nella tua vita. Diventerebbe una competizione persa in partenza!

Chris rise e scosse la testa. “preferisco cento volte un folletto casinista ad un principe azzurro!” gli rispose con un luminoso sorriso.

Darren gli accarezzò con tenerezza le fossette agli angoli della bocca, rincuorato, poi fermò la mano a mezz’aria con un’espressione dubbiosa.

“Aspetta, mi hai appena offeso?”

Chris non fece neanche in tempo a replicare con una risata che il telefono di Darren squillò.

Il ragazzo si alzò dal divano con lentezza, esibendo una smorfia infastidita dopo una fitta al suo fondoschiena.

Raccolse il cellulare, sepolto dentro la tasca dei suoi jeans e rispose. “Parla Darren il folletto casinista chi lo desidera?” chiese, con entusiasmo.

Chris vide il viso del maggiore illuminarsi e ascoltò con attenzione le parole di Darren, anche se non aveva idea di chi fosse il suo interlocutore.

Quando la chiamata terminò, minuti dopo, Chris si stava già rivestendo, un po’ preoccupato per l’orario e per la paura di essere scoperti.

“Chi era?” chiese, sperando con tutto il cuore che quel sorriso smagliante non fosse per quella sciacquetta della sua fidanzata.

Gira che si rigira Chris, si arriva sempre a lei. Pensò con rammarico.

“Joey!” esclamò. “questo pomeriggio c’è una partita dei Blue e i ragazzi mi hanno invitato.”  Prese a saltellare mentre si rivestiva e Chris lo guardo con un debole sorrisino. “mi dispiace che i ragazzi abbiamo trovato i biglietti del concerto solo per Boston, ma sono contento di vederli anche questa sera!”

Chris annuì, infilandosi una scarpa finita sotto il tavolino. “Mi fa piacere vederti così sereno!”

Darren gli rivolse un enorme ghigno “ quasi dimenticavo.” Aggiunse. “ visto che passo praticamente ore intere a parlare di te agli StarKid, Joey ha detto che sei il benvenuto!” Chris si accigliò, ma fu lusingato. “sei dei nostri?”

“S-sì!” borbottò. “certo!”

Il maggiore saltellò fino al divano e gli stampò un bacio sulle labbra. “conclusione perfetta per una giornata perfetta, no?” disse allegro, “Ho fatto l’amore con te, rivedrò presto i miei migliori amici e assisterò a una partita della mia squadra di football preferita!”

Chris rise e affondò il viso nel suo collo che profumava di loro.  “perché ti sei rivestito?” borbottò l’amico, esibendo un tenero broncio.

“Perché a differenza tua, ho un minimo di responsabilità in più.” Iniziò, staccandoselo di dosso. “è passata l’ora di pranzo e i ragazzi posso tornare da un momento all’altro!” raccolse la maglietta e gliela passò. Darren se la infilò, senza ribattere, osservando Chris che pigiava con insistenza i tasti sul suo cellulare.

“La regola dice che dopo il sesso vengono le coccole!” rincarò la dose. Il soprano alzò gli occhi al soffitto.

“Questo avviene solo in una camera d’albergo, lontano da orecchie e sguardi indiscreti.” Si avvicinò e gli accarezzò i riccioli, sorridendo lieve, mentre si chinava per un ultimo bacio.

Aspettò che finisse di vestirsi prima di afferrare Chewbacca e aprire la porta, accuratamente chiusa precedentemente.

Darren lo raggiunse e prima di uscire gli posò, con delicatezza, le mani sulle gote, attirandolo a sé per un altro ultimo bacio.

“Usciamo da qui o non ne saremo più capaci” sussurrò Chris, mentre Darren assaporava quell’ultimo contatto con gli occhi chiusi e un sorriso estasiato sulle labbra.

Lasciarono la stanza con lieve rammarico e percorsero insieme il corridoio che portava all’uscita.

“Che ne dici di un hamburger da qualche parte? Potrei svenire se non mangio qualcosa!” propose Chris, girandosi verso Darren era in tento ad osservare alcuni ragazzi in fondo al corridoio.

“Ma quello non è Dylan?”

Chris allungò lo sguardo e vide Dylan ridacchiare insieme hai suoi colleghi, mentre mangiava un panino.

“Mi vorresti scusare?” disse il soprano a Darren. “ho una persona da uccidere.” Darren ridacchiò e gli lasciò una carezza sul braccio. “Questo vuol dire niente pomeriggio insieme?” chiese, ma non sembrava arrabbiato.

“Sarò onorato di conoscere i tuoi amici dopo il concerto di domani.” Sussurrò, mentre Darren annuiva comprensivo.

“Sei piuttosto tranquillo…” constatò.

“Non ho timore dopo quello che mi hai detto.” Rispose il maggiore. “i folletti sono effettivamente più carini dei principi azzurri!” e ridendo saltellò via. Lasciando Chris perplesso.

Quando si riprese il soprano marciò verso Dylan, che ignaro continuava a chiacchierare.

Chris non disse niente per annunciarsi, rimase lì, con i pugni sui fianchi e un’espressione omicida sul volto.

Quando Dylan si accorse di lui erano già passati una manciata di secondi.

“Oh Chris!” esclamò sorpreso allargando il ghigno.

L’interpellato assottigliò lo sguardo. “Sparisci per due giorni interi e tutto quello che sai dirmi è Oh Chris?!” la sua voce risultò più acuta del normale e qualcuno ridacchiò, smozzato subito da un’occhiataccia omicida.

In poco tempo, i colleghi di Dylan si erano dileguati, mentre il ventottenne mise le mani nelle tasche dei jeans puntellandosi sui piedi.

“Ehm, scusa?” provò, riscendo solo a peggiorare la situazione.

Chris gli diede un pugno sul petto, non molto forte, ma tanto da farlo mugugnare. “Ero preoccupato!” sbottò.

“Lo so, mi dispiace…”

“Pensavo fossi finito a drogarti in qualche logoro e losco appartamento abbandonato con un barbone moribondo e qualche topo di fogna!” strillò.

“Chris devi smetterla di guardare telefilm.”

“Voglio solo sapere dove sei stato e perché non rispondevi al telefono!”

Dylan sospirò e si appoggiò alla parete. “Con Nicholas.” disse. “A New York.”

Chris si zittì, ma non accennò a diminuire la sua preoccupazione. “vive con sua cugina e lavora in un ristorante come cameriere.” Iniziò a raccontare. “abbiamo parlato giorno e notte di quello che avevamo e di quello che avevamo perso. E… non so se è veramente cambiato ma…”

Guardò Chris, sorridendo. “…hai mai provato la sensazione di appartenere a qualcuno costantemente? Non importa cosa vi divida, non importa quanto tempo passa, resti sempre incatenato e sai che i sentimenti non potranno mai cambiare nemmeno con il tempo e sai di amare questa persona e che lo farai sempre, ininterrottamente anche se è doloroso, ingiusto…”

Christopher accennò un sorriso triste, sapeva cosa stava provando Dylan, lo sapeva perché era certo che avrebbe amato Darren nonostante tutto, anche se lui avesse scelto Mia alla fine di tutto.

“Siete tornati insieme?” chiese e Dylan negò con il capo.

“E’ troppo presto per farlo… ho alcune cose da capire e troppe da perdonare.” Borbottò con risentimento. “ma sono innamorato di lui esattamente come cinque anni fa.”

“Lui è qui o è rimasto a New York?”

“E’ rimasto a casa, sai il lavoro.” Disse per poi ridacchiare. “Dio paragonare Nicholas a un lavoratore sembra quasi un paradosso.”

Chris sorrise. “voglio che tu sia felice, Dylan.”

Il ragazzo sospirò e si avvicinò al soprano, pretendendo un abbraccio. “Se non fossimo entrambi innamorati di persone sbagliate ti chiederei di sposarmi.” Ironizzò e Chris gli diede un buffetto sulla schiena appoggiò il capo sul petto ampio dell’amico.

“Sappi che non ti sposerei mai. Vivere con te deve essere un’estenuante ricerca tutte le volte che scappi senza dire nulla!

Dylan alzò gli occhi al cielo, sbuffando. “Per quanto me la farai pesare questa cosa?” chiese, senza nascondere un piccolo sorriso mentre gli pizzicava i fianchi a tradimento.

“Non so, sono una persona che porta molto rancore…” scherzò Chris.

“E se ti offrissi una Diet Coke, la pena si ridurrebbe?”

Christopher fece finta di pensarci, portandosi una mano al mento e aggrottando le sopracciglia.

“No, non sono ammessi colpi bassi!” esclamò. “ma potresti offrirmi il pranzo!”

 

 

 

Continua...

 

 

****

 

Lo so cosa state pensando…. Sono in ritardo! Ma non mi volete male (certo Grè non hai nemmeno risposto alle recensioni, complimenti!!!)  ma tra la connessione che andava e veniva, la mia incapacità di finire questo capitolo (vi giuro che ci ho messo GIORNI per trovare una fine adatta! Ma penso che sia tipico di ogni scrittore!)

Beh però... la sorpresina iniziale non è male, eh? Ammetto che ogni volta che scrivo quel genere di scene, tutte le volte divento sempre più dettagliata! Colpa della Klaine sex frustration, ovviamente!!! (mannaggia hai RIB!!!)

Ooookay ci stiano avvicinando sempre di più al succo della storia e spero che sarete ancora qui per seguirmi!!

Ringrazio (con nomi e tutto, ve lo devo visto che non ho risposto!):  sakuraelisa ,  Sirymcgregor , KKlaine ,  ohfreakingbambi74 . vi amo. Costantemente!

Poi grazie a tutti quelli che leggono e seguono questa storia! ( commenti graditi, come sempre *occhioni dolci*)

Bene, ora vado!! A pressissimissiiimo (non prendetemi proprio in parola eh xD)

 

Grè <3

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** capitolo decimo - Boston ***


crisscolfercap10

 

 

 

To sunshine, thank you for your support.

 

 

 

Capitolo decimo

 

 

Boston, 6 giugno 2011

 

 

 

Darren non si preoccupò nemmeno di recarsi nella sua stanza, una volta a Boston, e si buttò direttamente sul grande letto matrimoniale della 277 di Chris che borbottava infastidito.

Il soprano scaricò la sua tracolla da qualche parte, dirigendosi in bagno per liberare la vescica e fare una doccia rilassante, prima di cambiarsi e andare a vedere il palco per il concerto di quella sera.

Il riccio rimase sul letto finchè non sentì lo scrosciare insistente dell’acqua e qualche mormorio rilassato.

Si guardò intorno con un sorriso furbo e si alzò dal giaciglio, chiudendo la porta dalla stanza a chiave, ma non prima di aver esposto il cartello “non disturbare” sulla maniglia.

Entrò in bagno silenziosamente, denudandosi dei propri vestiti a ogni passo. Chris era immerso nel calore dell’acqua calda e il vapore gli impediva di scorgere la sua figura in modo nitido attraverso il vetro della doccia.

Il ghigno di Darren si aprì ancora di più quando capì che il ragazzo non si era ancora accorto di lui e lo ascoltò cantare un motivetto di una qualche pubblicità prima di decidersi ad entrare.

Fece scorrere lentamente le ante e si infilò dentro, costatando quanto la doccia fosse grande per una persona sola.

Chris era talmente immerso nei suoi pensieri che non si accorse assolutamente di nulla.

Era una visione in quella posa.

I capelli bagnati appiccicati alla fronte, il viso rivolto verso il getto dell’acqua, le labbra socchiuse e tante, tantissime piccole goccioline gli imperlavano il corpo tonico. Le mani di Darren tremarono di desiderio e presto le strinse sui fianchi morbidi del ragazzo che sussultò spaventato, mentre il suo corpo caldo e ancora parzialmente asciutto aderiva al suo. La pelle di Chris si increspò di piacere, al contatto con quella di Darren e si lasciò andare ad un sospiro mentre gettava la testa all’indietro e trovava appoggio nell’incavo del suo collo.

“Io so come vanno a finire queste cose…” mormorò incerto, mentre Darren gli lasciava umidi baci lungo il collo.

“Di che parli?” mugugnò.

“Uhm… ora mi dirai che sei qui per farti la doccia e che il motivo valido per farla insieme è per dimezzare i tempi…” rispose, con un filo di voce.

Darren ridacchiò e gli circondò i fianchi e il busto con le sue braccia forti, facendolo gemere.

“In realtà l’esatto motivo per cui sono qui è quello di approfittarmi di te.” rivelò. “non intendevo sprecare parole inutili per dirti che voglio scoparti.”

Il suono cristallino della risata di Chris venne interrotto da due labbra soffici e appassionate.

 

Fecero ritardo.

Un immenso, disastroso ritardo.

Li avevano dati per persi e tutta la crew si era mobilitata per cercarli.

Ashley, Amber e Dianna, le uniche a sapere della tresca fra Chris e Darren, la bionda solo per un caso fortuito, erano le più tranquille, così come Dylan che ridacchiava accanto alle ragazze.

“Quei due sono rinchiusi da qualche parte a darsi da fare.” Ghignò, mentre Ashley annuiva.

“E’ un comportamento irresponsabile, il loro.” Aveva ribattuto Dianna.

“Già.” Le diede man forte Amber. “c’è una ragazza che crede ciecamente nella fedeltà del suo amorevole fidanzato e…” si girò verso Dylan per dargli una lunga occhiata inquisitrice.  “tu e Chris non stavate più o meno insieme?”

Il ragazzo scosse le spalle. “E’ stato breve, ma intenso.”commentò.

“Eccoli!!!” Ashley si alzò dalla sedia e indicò Chris e Darren fermi sulla porta con un imbarazzato sorrisetto.

Erano scompigliati e rossi in viso, come se avessero corso.

“Scusate, ma c’era traffico….” Iniziò Chris.

“sì un incidente assurdo!!!” assecondò Darren, mentre annuiva vistosamente. “due camion e un furgoncino di gelati… hanno fatto proprio… BOOM!” enfatizzò il concetto muovendo le mani in modo teatrale mentre Christopher lo ammoniva con lo sguardo.

Kevin, seduto dall’altra parte della stanza, a giocare a carte con Cory e Mark, aggrottò le sopracciglia. “l’hotel è qui di fronte…”

Calò un pesante silenzio d’imbarazzo e mentre il soprano apriva più volte la bocca per tentare di dire qualcosa Ryan e Brad entrarono nella stanza come delle furie.

“Ah, eccovi qui.” Brad li fissò con rimprovero.

“Due ore e mezzo di ritardo. Due ore e mezzo!” sbraitò invece Ryan, agitando le braccia e dando il via a una delle sue famose, quanto paurose, crisi isteriche.

Fu un attimo e tutti i ragazzi uscirono di stanza, lasciando a Chris e Darren il meritato compito di sorbirselo.

Non dovettero nemmeno spiegare il motivo del loro ritardo o quanto meno inventare una scusa, perché Ryan lì spedì sul palco senza voler sentire una parola.

 

“Okay, allora a dopo!” a dieci minuti prima del concerto, Darren già saltellava allegro per il backstage, parlando al telefono. Chris lo guardò incuriosito e aspettò di trovarselo vicino prima di chiedergli il perché di tutta quella euforia.

Anche se normalmente non c’era mai un perché.

“I ragazzi! Sono qui!” squittì il riccio, esibendosi in diversi saltelli.

“Ehi, ehi calma folletto.” Ridacchiò Chris.

“Sono agitato, sai? Ma non so il perché!” si confidò con un sorriso.

Chris scosse la testa e ridacchiò, intenerito. “Sembri costantemente un bambino troppo cresciuto.”

Darren sorrise sornione. “e questo bambino troppo cresciuto desidera baciarti. Adesso.” Disse, negli occhi un briciolo di malizia.

Il suono della suoneria del suo I phone li distrasse e Darren fece una smorfia nel leggere il nome sul display. “credo che sia in possesso di qualche radar o qualcosa di simile…” borbottò, mostrando il cellulare a Chris.

Era Mia.

“Va, rispondi.” Lo incitò con un sorriso. Il riccio si congedò da lui con un sorriso di scuse.

 

La fine del concerto non arrivava mai per Darren e per quanto amasse davvero stare sul palco e saltellare da una parte all’altra, non vedeva l’ora di buttarsi in un caloroso abbraccio di gruppo.

La telefonata con Mia l’aveva un po’ demoralizzato, visto l’ennesima litigata. La colpa, Darren lo sapeva benissimo, era solo sua e la ragazza aveva ragione a urlargli contro che non si faceva mai sentire.

Lui recitava ogni volta la stessa solfa, le diceva che il lavoro era troppo e che non riusciva ad avere un minimo spazio libero nemmeno per se stesso, quando in realtà passava molto più tempo con Chris e a pensarlo che altro.

Si sentiva un verme, ma non poteva farci nulla.

Il tocco gentile dalla mano di Chris lo distolse dai suoi pensieri. “Vado a farmi una doccia in albergo” disse. Darren annuì.

“Vengo anche io, anche perché i ragazzi hanno già assalito le docce e non ce ne sarà una libera!”

“Sia chiaro, la doccia la farai nella tua stanza.”  Esclamò Chris, punzecchiandogli il petto con un dito.

Il maggiore rise “Ma come? E io che volevo dimezzare i te-“

“DARREN!” un urlo squillante e allegro fece sussultare i due ragazzi che si girarono a guardare la causa di quel trambusto.

Una ragazza minuta, con lunghi capelli di un castano chiaro e la pelle lievemente scura, stava correndo verso di loro.

Chris rimase interdetto, mentre Darren raggiunse la ragazza a metà strada e i due si chiusero in un lungo, dondolante abbraccio. Il soprano non riusciva nemmeno a comprendere cosa i due si stessero dicendo, visto che parlavano contemporaneamente. Li fissò, con un sorrisetto sarcastico sulle labbra e le braccia conserte, finchè i due ragazzi non si voltarono verso di lui.

Darren aveva un largo sorriso e teneva premuta la guancia su quella della ragazza, stringendola ancora a se.

“Chris, ti presento Lauren Lopez.” Disse in tono solenne.

Lauren si staccò dall’abbraccio e porse la mano a Chris, con un enorme sorriso sulle labbra.

Il soprano boccheggiò per un istante, mentre le gote si imporporavano.

“E’-è un piacere conoscerti!”

Okay, forse doveva ammetterlo.

Aveva una cotta per quella ragazza e per la sua personalissima interpretazione di Draco Malfoy.

Darren inarcò un sopracciglio, mentre anche Lauren, dopo un’attenta osservazione era nelle stesse condizioni di Chris.

“Sono un tuo grande, grandissimo fan!” continuò, stringendo fra le mani quella calda e piccola della ragazza.

Quest’ultima non rispose al complimento, ma rimase a fissarlo con la bocca leggermente socchiusa e gli occhi luccicanti.

“Te l’ha mai detto nessuno che dal vivo sembri proprio un angelo? Un angelo maestoso.”

Darren continuava a fissarli senza riuscire a capire chi fosse più entusiasta dei due.

“Sentite, non vorrei interrompere questo quadretto idilliaco e veramente, ma veramente commovente, ma vorrei farmi una doccia e incontrare gli altri, il prima possibile.”

Lauren gli rifilò un’occhiataccia, prima di tornare a sorridere a Chris. “I ragazzi sono fuori, solo io ho avuto la fortuna per un pass. Ti va se ti accompagno in stanza?” il soprano sfoggiò un enorme sorriso. “Certamente e potremmo sparlare di Darren per tutto il tempo!!” esclamò, prendendola sottobraccio.  

Darren li guardò con un misto di confusione e delusione e si affrettò a seguirli.

Nell’ora successiva, Lauren non fece domande sulla natura del rapporto fra lui e Chris, rimase solo in disparte a guardarli battibeccare e sorrideva sorniona a ogni occhiata fugace.

Quando entrambi i ragazzi furono lavati e vestiti di tutto punto, Lauren li portò in un locale proprio lì vicino, dove aveva lasciato gli altri Starkid.

A loro si erano uniti Titus, Jon, Curt e Riker.

“Chi li ha invitati?” Chris si rivolse a Darren, già abbastanza in soggezione.

“Io. Ho pensato che ti saresti sentito a tuo agio con qualcuno che conosci al tuo fianco.

Chris sorrise. “Ma ci sei tu. Ed è quello che ho bisogno lo sai.” Lo rincuorò. “almeno che, come probabilmente so, non si sono autoinvitati.” Darren fece un sorriso colpevole e lasciò Chris subito dopo, per correre dai suoi amici. Il soprano sospirò; erano rare parole del genere ed era ancora più raro che se le scambiassero in un luogo così pubblico, ridotti a piccoli sussurri mal celati.

Rimase in disparte finchè Darren non gli fece cenno di avvicinarsi, con un sorrisetto felice. Era spalmato addosso a due ragazzi, che Chris aveva già riconosciuto e si avvicinò lentamente, almeno finchè Lauren non decise di fare le cose per bene. Lo afferrò per un braccio e con una risata lo trascinò verso il gruppetto.  Il tavolo era piuttosto piccolo per tutte quelle persone riunite intorno e alcune, come Riker, già a suo agio, stava in braccio a Curt bevendo dalla sua bottiglia di birra.

“Visto che Darren ha la sensibilità e la delicatezza di un toro durante una corrida, tocca a me presentarti alla combriccola.”

Chris ridacchiò, ma non ce l’aveva con Darren. Era troppo tempo che non rivede i suoi amici. E a quanto sembrava non erano nemmeno la metà del gruppo.

“Starkid!” Lauren richiamò l’attenzione con trillo acuto, sbattendo il palmo della mano sul tavolo di legno pesante.

Darren tornò sull’attenti e si mise composto, tornando a sorridere a Chris, ancora una volta, scusandosi. “Vorrei presentarvi Chris, colui che è stato capace di sopportare Darren per un anno intero senza ucciderlo…

“Questo però non esclude il fatto che io non ci abbia provato.”commentò Chris, lasciandosi andare a un piccolo gesto di saluto e un sorriso imbarazzato. I ragazzi scoppiarono a ridere, senza dare molta attenzione al broncio di disappunto di Darren.

“Dal vivo sei ancora più bello, com’è possibile?” commentò una ragazza con grandi occhi azzurri e una frangetta che le cadeva disordinata sulla fronte.

“Sembra proprio un angioletto!” le diede ma forte Lauren, afferrando il viso di Chris con una mano per strizzargli le guance.

“Sono Bonnie*, comunque, piacere di conoscerti.” La ragazza gli porse la mano che Chris afferrò con entusiasmo.

“Se avete finito di prendere per il culo me ed elogiare lui, gli presento gli altri!”  s’intromise Darren, forse un po’ infastidito da tanti complimenti.

“Possiamo fare anche da soli, bello!” uno dei ragazzi praticamente addosso a Darren si alzò in piedi e diede a Chris una poderosa pacca sulle spalle, i capelli neri erano tirati indietro e la barbetta incolta gli dava qualche anno in più. “sono Joey* e quell’uomo sexy vicino all’hobbit è Joe.*” un bel ragazzo, con un largo sorriso lo salutò con gesto della mano e una breve strizzata d’occhio. Chris arrossì e ricambiò il saluto, prima di essere spinto delicatamente da Lauren per sedersi in mezzo a lei e Bonnie.

“Come mai voi quattro siete sempre in mezzo come il prezzemolo?” chiese il soprano, con un sorrisetto, rivolto ai Warblers che erano intenti a fare giochi stupidi con Joe.

“in realtà eravamo qui per una birra prima di andare al locale” fu Curt a parlare. “ma lui ci ha intercettati e invitati al tavolo!” concluse indicando Joey.

“aspettate... ma Brian non è venuto?” interruppe Darren, guardandosi intorno con i suoi occhioni grandi e lucidi.

Chris sospirò e cercò di allontanare il folle impulso di allungarsi e baciare quel piccolo broncio.

“E’ in bagno.” Rispose Bonnie. “da una buona mezz’ora direi.”

“Qualcuno non dovrebbe accettarsi che sia ancora vivo?” Chris fece scivolare lo sguardo verso gli Starkid che sembravano piuttosto indifferenti alla cosa.

“E’ normale. Si distrae facilmente.” Fu il commento di Lauren che lasciò Chris ancora più perplesso.

La questione fu accantonata quando tutti, piuttosto rumorosamente iniziarono a proporre idee per passare una serata indimenticabile.

Il soprano mandò il suo short di tequila che aveva ordinato qualche minuto prima e ascoltò con interesse gli sproloqui di Riker che sosteneva che il modo migliore era quello di rubare superalcolici nel supermarket affianco al pub, Darren aggiunse che si poteva trovare un karaoke e passare la nottata ad ubriacarsi e a cantare canzoni a sfondo sessuale.

“Se queste sono le uniche idee che sapete tirar fuori, mi vergogno a sedermi al vostro stesso tavolo!” proruppe una voce in tono solenne e fintamente scandalizzato.

“Brian!!!” Darren non fece nemmeno in tempo a finire di nominarlo che già i due si stavano stringendo in un lungo dondolante abbraccio.

“Allora, illuminaci, grande saggio.” Brontolò Joey, che già si stava pregustando una serata a base di Alcol rubato e canzoncine sconce.

Brian *, un ragazzo alto nella media con corti capelli castani sparati a regola d’arte con del gel, gonfiò il petto e assunse un’aria di superiorità. “Ero in bagno quando quella bella signorina la giù…” e dicendolo, Brian indicò una bella ragazza bruna, con un succinto top blu che gli lasciavano scoperte le spalle. Stava guardando con odio proprio nella loro direzione. “ha voluto intraprendere un breve, ma focoso contatto ravvicinato e mi ha informato di un evento straordinario!”

Lauren ridacchiò. “In altre parole tu hai spiato nel bagno delle donne, hai tentato un contatto ravvicinato e lei ti ha dato una bella cinquina.” Il volto di Brian si contrasse in un’espressione scandalizzata.

“Non è affatto così!” cercò di rimediare, fra le risate che erano scoppiate irrefrenabili. Chris potè davvero notare, sulla sua guancia destra, i segni rossi delle dita. Bonnie si accostò a lui per sussurrargli in un orecchio: “Fa sempre così!”

“Volete sapere cosa ho scoperto oppure devo mandarvi a fanculo?!” sbottò Brian, le braccia incrociate al petto.

Darren si era nuovamente seduto, cercando di catturare l’attenzione di Chris con lo sguardo. Quest’ultimo accorgendosi di essere osservato piantò gli occhi in quelli nocciola dell’amante e gli sorrise per rassicurarlo, visto la sua espressione preoccupata.

“Pendiamo dalle tue labbra!” esclamarono Joe e Joey in coro.

Brian evitò quest’ultimo commento. “Voi proponete gite scolastiche al supermarket? Beh io propongo di meglio.” Lasciò un attimo la frase in sospeso, appoggiando le mani al tavolo. “ Six Flag.” Disse solo.

Il tavolo fu scosso da commenti di stupore e un barlume di speranza si accese in Chris. “per essere precisi il Six Flag New England *. Che, guarda caso rimarrà, aperto solo per questo giorno ventiquattro ore su ventiquattro per festeggiare non so quale anniversario di non so quale delle mille attrazioni lì dentro.

“Dobbiamo andarci.” Commentò Joe, gli occhi luccicanti. “è nostro dovere di cittadini americani andare lì e sfiancarci per il troppo divertimento.”

Nessuno dissentì sul quel punto in particolare.

 

Il Six Flag New England*(1), uno dei parchi a tema più rinomati e ricchi di attrazioni di tutti gli Stati Uniti era un po’ fuori Boston e i ragazzi, divisi in due macchine diverse, si erano persi un paio di volte, forse una in più, prima di arrivare a destinazione.

Chris e Lauren tenevano i nasi incollati al finestrino e la bocca spalancata dallo stupore.

Darren non era da meno ovviamente e si era prolungato in versi senza senso da quando aveva avvistato le luci accecanti dell’entrata.

Nonostante fosse molto tardi, la gente affollava l’entrata e i giganteschi portici con un chiacchiericcio insistente e dopo aver trovato un parcheggio, piuttosto in là, saltellarono verso la banchina dei biglietti.

“Ashley morirà d’invidia appena glielo dirò!” strillò Chris saltellando sul posto.

“Spero che i ragazzi non siano stati troppo inopportuni.” Commentò invece Darren, che camminava al suo fianco con le mani incrociate dietro la schiena.

Christopher gli rivolse un sorriso. “Sono abituato alle tue stranezze, questo è nulla.” Rispose divertito e il riccio gli diede una piccola spinta per gioco.

“Ehi piccioncini mettevi in fila!” li raggiunse la voce di Lauren, qualche passo avanti a loro.

I ragazzi erano intenti in una fitta conversazione dall’aria seria tanto che Chris, preoccupato, chiese a Bonnie qual era l’argomento.

“di film porno scadenti.” Darren ridacchiò e Christopher rimase un attimo accigliato.

“Sono gli unici che hanno un minimo di trama decente per distogliere l’attenzione dallo squallore della situazione!” stava dicendo Curt.

“Per non parlare di quelle musichette in sottofondo che hanno la capacità di irritarti invece che invogliarti nella visione.” Aggiunse Brian, seriamente indignato.

“E vogliano discutere sui personaggi? Perché far passare delle cinquantenni per delle ventenni? Insomma è come vedere mia… zia in atteggiamenti intimi con un stallone dai capelli unti!” Joey represse un brivido di schifo.

“Perché le vengono pagate meno.” Riker masticò un pezzo di Red Vines. “insomma una stagionata prende meno di una ragazza giovane e dalle tette grandi! Le donne in avanti con l’età fanno sempre film scadenti alla fine della loro carriera. Inoltre la regia sono sempre di pessima qualità, ma contano su un grosso pene per fare soldi.

 Joe rise sguaiatamente e rifilò una pacca amichevole sulle spalle del biondino.

“Però amico, sei ferrato sull’argomento!”

Riker fece un sorriso soddisfatto. “ Ho una certa esperienza, devo ammetterlo.” Chris gli lanciò un’occhiataccia.

Un ragazzo tanto carino e dolce come Riker non doveva pensare certe cose, per il soprano erano inconcepibili.

Darren rise della sua espressione e si infilò n mezzo al discorso, interessato.

 

Riuscirono a varcare le porte del Six Flag solo dopo una lunga mezz’ora di fila.

L’interno del parco a tema era una specie di piccolo villaggio dei balocchi.

C’era qualunque cosa si potesse desiderare e le molteplici impalcature di spessa ferraglia colorata erano un’autentica tentazione.

Riker convinse tutti ad andare sul Cyclone*(1), una delle attrazione più gettonate, ma Chris aveva già adocchiato, dal volantino informati preso all’ingresso, qualcosa d’interessante.

Tirò Darren per il jersey della maglietta, richiamando la sua attenzione.

Il ricciolo era un po’ barcollante per il giro appena concluso e non gli prestò immediatamente attenzione.

“Epico!” urlò Joe attirando Chris in un abbraccio. “lo rifacciamo Mister Golden Globe?”

Il soprano si mordicchiò un labbro. “Io voglio fare questa” disse indicando con il dito l’immagine presente sul foglietto.

“Quale?” s’intromise Darren mettendosi in mezzo fra i due ragazzi, così che Joe mollasse la presa. “Wow Batman! *(1)” strillò poi. “dalle indicazioni è un po’ lontana da qua.”

“Perché prima non mangiamo e poi facciamo gli altri giochi? Io sto morendo di fame.” Joey si portò una mano allo stomaco e borbottò.

“Questa proposta è saggia quanto fare il salto nel vuoto senza attrezzatura adatta!” ribattè Chris ridacchiando.

Due paia di occhi lo fissarono straniti. “Perché?” chiese Brian, arrivato per dare man forte a Joey.

“Se non volete che la cena vi si riproponga addosso dopo il giro... è meglio farlo subito o aspettare ” Chiarì con una scrollata di spalle, il soprano.

Joey abbandonò la sua espressione stranita in un largo sorriso. “Dar, il tuo amico qui, è proprio intelligente!!!”

Chris alzò un sopracciglio. “E’ una cosa ovvia…” ribattè ma nessuno lo ascoltò, tranne Lauren che gli si avvicinò con uno sguardo compassionevole.

“Ti ci abituerai prima della fine della serata.” Lo rassicurò. “Red Vines?” gli porse una lunga caramella rossa e Chris l’accettò volentieri.

“Ehi Chris.” Appena Jon gli fu vicino, gli rubò un pezzo di caramella.

“Ladro!” strillò divertito, dandogli una spintarella.

“Riker non vuole condividere le sue con nessuno!” s’imbronciò.

“Facciamo così, vado a cercare una bancarella dei dolciumi!” propose. “voi intanto cercate un posto dove mangiare qualcosa di commestibile!” fece per andarsene ma Darren gli fu subito affianco, fermandolo con una mano sulla sua spalla. “Vengo con te.” non mi va che vai da solo.”

“Oooh, che galante!” strillò Lauren e insieme a Bonnie si unirono in un abbraccio, guardandoli stucchevolmente.

Darren ridacchiò e trascinò via Chris prima che potesse ribattere.

Appena furono abbastanza lontani, Darren si fece più vicino in modo che i loro bracci si sfiorassero ad ogni passo.

Trovarono una bancarella dei dolciumi qualche minuto dopo e fecero scorte di Red Vines e marshmallows.

Chris mise tutto al sicuro nella sua borsa mentre Darren lo trascinava per un braccio verso una gigantesca ruota panoramica in ferraglia azzurra. Le cabine chiuse erano anch’esse azzurre con un delizioso tettuccio bianco. I raggi della ruota erano illuminatati da milioni di luci colorate che si muovevamo secondo uno schema già impostato.

“Ti va di salire?” propose il ricciolo, con un adorabile sorriso sulle labbra.

“In quale diamine di film cliché siamo finiti?” commentò Chris ridacchiando alla faccia scontenta dell’amante.

“Se non ti va possiamo anche lasciar perdere…” borbottò, fissandosi i piedi. Il soprano sorrise dolce e si guardò un attimo in torno.

Nessuna pareva prestar loro attenzione, così si avvicino e fece in modo di posare la fronte su quella di Darren.

“Non è questo, lo sai.” Lo rassicurò. “solo… i ragazzi ci aspettano.”

Darren ritrovò il sorriso e si allontanò da Chris con lentezza. “Non ci faranno caso. Scommetto che sono già intenti a mangiare alla faccia nostra!!

Il soprano assunse un’espressione poco convinta. “Dai, per favore.”

Se c’era una cosa a cui non poteva resistere erano le occhiate supplichevoli.

E Darren era un esperto in materia.

“Okay, va bene, ma non guardarmi così!”

Il maggiore esultò e saltellò verso la ruota panoramica trascinandoselo dietro, rischiando d’inciampare un paio di volte.

La fila non era molto lunga ma dovettero aspettare una decina di minuti per giro.

Quando salirono, Darren gli aprì la porta della cabina con un buffo inchino, facendo arrossire Chris di vergogna.

“Scemo…” borbottò accomodandosi sulla panchina imbottita. Il ricciolo si mise di fronte a lui e guardò fuori con infantile agitazione.

“Guarda siamo partiti!” strillò e Chris scosse il capo, sorridendo.

“Quanti anni hai Criss?”

“Mia madre dice la mia età celebrale è pari a quella di un bambino di cinque anni.” Disse. “so che non è una cosa carina da dire, ma cerco sempre il lato positivo della cosa!”

Christopher rise sguaiatamente. “Io e tua madre potremmo andare davvero d’accordo!”

Darren gli diede uno schiaffetto sul ginocchio, che si trasformò in una lenta carezza fino alla coscia.

Chris arrossì, e come era solito fare, si guardò intorno, inquieto.

“Non ci vede nessuno Chris.” Lo rassicurò Darren. “Siamo solo noi.”

Il ragazzo annuì e si mordicchiò un labbro, non del tutto convinto.

Fu solo quando Darren, con un dolce sorriso sulle labbra non gli circondò la guancia con una mano, accarezzando la pelle arrossata con la punta delle dita e avvicinandosi lentamente le labbra alle sue, che Chris riuscì a dimenticarsi perfino di se stesso.

Il bacio fu lento, dolce e Christopher la sentì quella nota di magia che era il loro amore.

Forse sbagliava a pensarla così forse doveva rimanere con i piedi a terra finchè Darren non avesse preso la decisione giusta.

Forse doveva, ma cosa costava sognare un po’?

Il loro giro sulla ruota panoramica fu troppo breve e non riuscirono a vedere molto del panorama, visto che erano intenti a baciarsi.

Ma andava bene così, si erano ritagliati il loro angolo di normalità per una volta in un luogo pubblico e questo faceva sperare di Chris che forse, prima o poi, l’avrebbero fatto senza problemi e paure.

Darren lo convinse a fare anche Batman, l’attrazione che il soprano bramava dall’inizio e quando scesero, dopo due giri, quest’ultimo era così entusiasta che l’unica cosa che lo fermava da tentare un altro giro, era la faccia verdognola di Darren.

Mangiarono hamburger e bretzel e solo quando l’ora fu veramente tarda, decisero di tornare.

Camminando, si divisero un’enorme Diet Coke alla spina, chiacchierando di cose futili, finchè non scorsero i ragazzi fermi nello stesso punto dove li avevano lasciati.

Erano riuniti in circolo e guardavano in basso con espressioni di rimprovero e preoccupate. Tranne Brian e Joe che ridacchiavano senza sosta.

“Che succede?”domandò Darren avvicinandosi al gruppo e allungano la testa per riuscire a vedere oltre loro.

Come risposta gli arrivò un mugugno tetro e sia lui che Chris riuscirono a vedere un bianchissimo Joey, stravaccato al suolo.

“Cosa gli è successo?” chiese il soprano.

Bonnie passò una bottiglia d’acqua al malcapitato prima di rispondere. “Ha fatto un altro giro sul Cyclone dopo aver mangiato dei Tacos enormi.” 

“E non c’è stato verso di fermarlo!” aggiunse Lauren.

“Mai visto tanto vomito in vita mia…” commentò Titus, schifato.

Chris incrociò le braccia al petto e scosse il capo. “Io l’avevo detto!” esclamò, cercando di non intenerirsi troppo dall’espressione totalmente sconvolta di Joey.

 

Lasciarono il Six Flag con il rimpianto di non aver fatto molto e Darren dovette guidare l’auto di Joey fino a Boston. Le strade, a quell’ora erano piacevolmente deserte.

Chris era al suo fianco mentre Brian, Lauren e un moribondo Joey, dormicchiavano dietro di loro.

La radio era accesa e mandava un vecchio pezzo dei Pretenders, a volume basso.

Christopher sbadigliò e reclinò la testa, chiudendo gli occhi.

“Stanco?” chiese a voce bassa, Darren, scalando con agilità le marce per fermarsi davanti a un semaforo.

“Un po’, ma sarei rimasto volentieri.”

“Uhm..” commentò il ricciolo. “posso dormire da te, questa notte?”

Chris non dovette dire nulla e si limitò a posargli una mano sulla sua, ancora ferma sul cambio.

Fu naturale avvicinare i loro volti e ancora più naturale fu congiungere le loro labbra in un bacio morbido.

“Voglio dirglielo, Chris.” Sussurrò Darren, appena lontano dalla sua bocca. Il soprano sospirò rumorosamente, gli occhi lucidi e il cuore palpitante.

“voglio dirle che voglio solo te.”

Christopher rilasciò un lungo sospiro e si lanciò sulle labbra dell’amante con passione, circondandogli il viso con entrambe le mani.

Fu, per loro, troppo breve, nonostante i minuti passati e non riuscì a soddisfare il desiderio che era appena sfociato in entrambi.

“Non vorrei interrompere queste scene da porno omosessuale, ma è la terza volta che scatta il verde!” Lauren li stava fissando con un sopracciglio inarcato, un sorriso sulle labbra e un’espressione lievemente assonnata.

E per una volta, Darren non se ne preoccupò.

Al diavolo i segreti, amava Chris talmente tanto che non gli importava di nulla.

Forse, per la prima volta, aveva preso la via giusta.

 

 Continua…

 

 

 

*********

 

Prima di tutto. Mi SCUSO per il tremendo ritardo! Questo capitolo è stato ARDUO da scrivere e non è nemmeno quello più “importante” xD è venuto un po’ lunghetto, ma spero che apprezzerete!!! **

Un grazie immenso sia per la pazienza che per le bellissime recensioni che mi avete scritto** ( non avete paura voi altri a recensirmi però ç_ç )

Okay, ora un paio di chiarimenti:

In questo capitolo appaiono gli Starkid, che io amo follemente e che voi tutti dovreste conoscere perché sono dei GENI del male u.u hanno fatto A Very Potter Musical, A Very Potter Sequel, STARSHIP, Me and my Dick e altre genialate!

INOLTRE so che gli Starkid sono venuti alla data di Chicago, ma ho dovuto spostarli per esigenze di trama!

Comunque sia, nel caso in cui vi sfuggano i volti dei 5 Starkid(solo una minima parte o diventava esagerato) che ho inserito nel capitolo.. vi faccio una breve leggenda!

 

Lauren Lopez: http://30.media.tumblr.com/tumblr_lko53x8zxR1qjho7wo1_500.jpg

 

Bonnie Gruesen: http://30.media.tumblr.com/tumblr_lh7wola6kE1qzy5tao1_500.jpg

 

Joe Walker: http://images.wikia.com/avpm/images/3/3d/Joe_Walker.png

 

Joey Richter : http://wizardinglife.com/wp-content/uploads/2011/01/richter-220x300.jpg

 

Brian Holden: http://26.media.tumblr.com/tumblr_l6ly4rQ1n01qck2cho1_500.jpg

 

Poiiiiiiiiii passiamo al Six Flag. Esiste seriamente ed è ad una 90tina di kilometri da Boston.

*(1) Six Flag New England: http://media-cdn.tripadvisor.com/media/photo-s/01/52/ac/ee/six-flags-new-england.jpg

 

Qui il Cyclone: http://www.ultimaterollercoaster.com/coasters/history/1980_1990/img/sfne_cyclone.jpg

 E Batman: http://www.themeparkreview.com/parks/pimages/Six_Flags_New_England/Theme_Park_Reviews_2008_East_Coast_Trip/sfne_15.jpg

 

Ora mi dileguo miei prodi, seguaci del CrissColfer e del Klaine!

 

Ps: KLEX it’s coming  *_*

 

Vi amo

 

Grè

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** capitolo undicesimo - 9/10 New York ***


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Capitolo undicesimo

 

 

 

New York, 9/10 giugno 2011

 

 

 

Chris amava New York.

Era una città tanto caotica, quanto magica e quando la sua assistente gli aveva detto che aveva alcuni appuntamenti per un servizio fotografico insieme ad altri possibili nominati agli Emmy non se l’era fatto ripetere più volte. Aveva solo due giorni di pausa a disposizione prima di partire per il Canada e  per una coincidenza più che fortuita anche Darren si trovava a New York, in visita al fratello Chuck, che non vedeva da un mese.

Lea entrò nella sua stanza d’albergo a passo di danza e Chris non potè fare a meno di guardarla stranito.

“E’ successo qualcosa di bello?” domandò con un sorrisetto.

“Lo sai quanto amo New York, insomma sono nata qui.” iniziò a raccontare. “comunque sia, oggi sono andata al mio appartamento e aprendo la porta indovina chi ho trovato?!?”

“Un’intera generazione di ratti in giro per il tuo salotto?” rispose, ironico.

Lea gli lanciò un’occhiataccia, facendolo ridere. “No! Niente topi! Solo il mio meraviglioso fidanzato e il mio perfetto migliore amico!”

Chris sussultò e cercò di non essere nervoso per la presenza di Jonathan nei dintorni. Si era praticamente dimenticato di lui. meraviglioso fidanzato? Ma non litigate tutti i giorni?”

La ragazza scosse la mano come se volesse scacciare l’aria. “Il punto non è quello, ma la bellissima sorpresa che mi hanno fatto!”

In quel momento Chris capì che c’era sotto qualcosa. “Okay Lea dove vuoi arrivare?”

La mora sospirò e riavviandosi la frangetta cercò le parole adatte.

“Vedi Jon mi ha chiesto se…” tirò fuori, dalla tasca posteriore dei jeans, dei biglietti “…ti andava di venire con noi a teatro. Danno ‘The Book of Mormon’ e lui ha pensato anche a te.*

Il soprano sbuffò una risata. “Puoi dire al tuo amico che non ha bisogno di un portavoce per parlare con me. Esistono questi aggeggi chiamati cellulari!” enfatizzò il concetto facendo ondeggiare il suo BlackBerry davanti alla faccia dell’amica.

“Credo abbia paura che il vostro incontro non sia dei più rosei.”

“Oh beh, se continua così non lo sarà di certo!” sbottò Chris. “e poi non ci siamo mollati fra urla e schiaffi. È stata una cosa piuttosto pacifica.”

“E tu hai pianto per una settimana intera!” lo rimbeccò Lea.

“Non puoi provarlo!” fu lo strillo acuto di Chris.

“Oh andiamo, ero lì a supportarti, te lo ricordi?!” esclamò “e poi Jon da quando è ha conoscenza della tua depressione post rottura, non vuole creare altri danni!”

Christopher sbarrò gli occhi e si fece pallido come un lenzuolo. “Gliel’hai detto?!” urlò. “Lea!”

La ragazza si mordicchiò il dito indice con un’espressione pentita sul volto. “Mi dispiace!” esclamò teatralmente “lui voleva sapere come andava e così senza accorgermene gli ho rivelato che ti sei disperato per un po’ dopo la vostra rottura!”

Chris si buttò sul letto con un sbuffò irritato. “ecco perché si comporta in questo modo, neanche fossi il più contagioso degli appestati!”

Lea si sedette al suo fianco e gli diede una pacca sulla schiena. “Beh potreste riprovare a frequentarvi! Eravate così carini insieme!” strillò, con gli occhi disgustosamente a cuoricino.

“Frena questo tuo spirito da fan girl!” Chris enfatizzò il concetto portando il palmo della mano proprio davanti alla faccia di Lea. “non intendo rimettermi con Jon, neanche sotto tortura e poi lui non frequenta qualcuno?”

“Inutili dettagli!”

“No! Non intendo assolutamente mettermi fra due persone innamorate e impegnate, l’esperienza mi ha insegnato che è SBAGLIATO!

Lea lo guardò preoccupata, senza però fare domande.

E Christopher era troppo in tensione per spiccicare parola.

Già aveva fatto un disastro mettendosi in mezzo tra Darren e Mia. Non era nelle sue intenzioni rifare la stessa cazzata.

“Allora vieni o no?” rincarò la dose Lea, sfarfallando le lunghe ciglia direttamente davanti alla faccia del soprano.

“No.” Fu la risposta stizzita di Chris. “ho un altro impegno.” La ragazza sbuffò rumorosamente e a niente servirono le sue moine.

“Tanto lo vedrai in tutti i modi.” Minacciò, incrociando le braccia sotto il seno e assumendo una posa da Rachel Berry. “farò in modo che succeda e tu non potrai resistere al suo fascino e lui al tuo viso d’angelo e al tuo corpo d’acrobata!” e con quelle ultime parole, uscì dalla stanza di gran carriera.

“Cosa cazzo…” borbottò Chris, confuso, poi un rumore proveniente dal fondo della stanza lo fece voltare velocemente.

Dalle ante socchiuse dell’armadio, Chris, potè notare l’appendice nasale di Darren sporgere fuori. “psss!” richiamò la sua attenzione. “posso uscire ora?” borbottò in un sussurro.

Chris ridacchiò sommessamente e gli diede il via libera. Darren uscì dal guardaroba con uno scatto veloce, respirando l’aria della stanza a pieni polmoni. “c’è un odore orribile lì dentro!” esclamò indignato. “non capisco perché non potevo rinchiudermi dentro il bagno!”

Chris sollevò gli occhi al soffitto. “Non era sicuro.” Fu la sua unica risposta, buttandosi nuovamente sulle coperte e portando le braccia dietro la testa.

“Ma se quando ha bussato non stavamo facendo niente di compromettente!” brontolò ancora il riccio.

Chris si lasciò scappare l’ennesima risata. “Dai, brontolone, vieni qui.”

Darren lo raggiunse sul letto, gattonando velocemente per insinuarsi fra le braccia aperte e accoglienti di Chris.

Poggiò la testa sul suo petto, dove potè sentire il cuore battere veloce. Stava così bene fra quelle braccia e circondato da quel profumo fresco e così tipico di Chris.

“Fra poco devo andare da Chuck.” Sentì il soprano sospirare profondamente e borbottare una risposta, mentre incastrava le sue lunghe dita affusolate e morbide nei ricci disordinati del ragazzo. “tu che farai?”

“Ho un servizio fotografico fra un paio d’ore e poi delle interviste.” Rispose, mentre una gamba di Darren s’intrecciava con la sua.

“Vedrai Jonathan, oggi?”

Chris scosse le spalle. “Non lo so. Forse sì.” Sbuffò una risata. “sai che quando Lea si mette in testa una cosa…

“la fa senza preoccuparsi delle reazioni altrui, già.” Finì Darren per lui, afferrando la sua mano per intrecciare le loro dita e portarsele vicino alle labbra. “oramai ho imparato a conoscerla.” 

Passarono il rimanente tempo insieme in silenzio, accoccolati vicini, in una piccola parte di un letto immenso.

 

 

 

“E siamo andati a visitare il cimitero di Salem! Dovevi vedere Chris com’era entusiasta! Aveva anche insistito perché ci mettessimo un cappello da strega durante tutto il giro!

Chuck Criss si rigirò annoiato la bottiglia di birra che aveva fra le mani, seduto al tavolo della cucina mentre suo fratello si aggirava per la stanza perdendosi in “entusiasmanti” narrazioni. Aspetto che Darren finisse di raccontare prima di parlare.

“Com’è che dalla domanda: Come va tra te e Mia?’ tu ti sei prolungato a parlare di questo Chris per la bellezza d’un ora e mezza?”

Darren boccheggiò e rise nervosamente, senza sapere davvero che dire, così afferrò la sua birra, dimenticata sul ripiano e ne prese un grosso sorso.

Chuck rise, quasi strozzandosi. Era divertente prendersi gioco del suo fratellino, gli riportava alla mente i suoi giorni d’adolescente passati a San Francisco con Darren.

“Non l’ho fatto seriamente?” domandò il minore, dopo essersi ripreso dall’apnea.

Chuck annuì con un’espressione di compatimento sulla faccia e si allungò per dargli una pacca sulle spalle.

“Sì, bello mio.”

“Sto facendo di tutto per evitare situazioni cose queste, non infierire!” Darren si portò una mano al petto, enfatizzando il concetto.

“Se questo è il tuo massimo, complimenti.”lo sfotté il fratello, ridacchiando.

“Faccio quel che posso!” strillò il minore, afferrando la birra di Chuck per finirla in pochi sorsi.

“Non è con me che devi nascondere l’enorme problema della tua sessualità ambigua.”

“Sessualità ambigua?”

“Prima dici che ti piacciono le donne e poi dal nulla spunta questa attrazione per gli uomini!” Chuck decise di aprire un’altra bottiglia di birra.

“Innanzitutto si chiama bisessualità e poi non sono attratto dagli uomini in generale.”  Chiarì Darren. “ma da Chris.”

“E tutti i ragazzi che d’adolescente baciavi ubriaco alle feste di compleanno?” domandò a bruciapelo. “ti ricordo che ho partecipato alla metà di quelle feste!”

Darren sbuffò e sventolò la mano come se la questione non fosse importante.

“Questo è l’ultimo dei miei problemi, Charles” disse, accasciandosi sulla sedia.

Chuck spalancò gli occhi per un breve momento. “Oh wow, deve essere davvero seria la cosa.” Commentò, mentre Darren annuiva. “non mi chiami mai Charles!”

Il minore borbottò qualcosa che assomigliava vagamente a un: “Idiota

“E comunque ti definirei pansessuale.” Tornò a infierire Chuck. “hai passato quel folle periodo dove ti innamoravi di tutto e di tutti.”

“Sì beh, ora possiamo cambiare argomento?” propose Darren. “quando arriva la tua ragazza?”

Chuck s’illuminò d’immenso. “tra mezz’ora e porta degli amici”

“Okay, allora vado a farmi una doccia!”

“Bene, io intanto nascondo tutti gli alcolici così non rischi di baciare qualcuno!” esclamò Chuck e Darren come risposta, gli tirò addosso una scarpa, prima di rinchiudersi in bagno accompagnato dalle risate del fratello.

Dopo una breve doccia e qualche altra imprecazione, aspettò con Chuck gli ospiti, ordinando Sushi da Take Away.

La serata passò tranquilla e Darren cercò di essere più partecipe possibile, mentre gli altri erano intenti in una lunghissima partita a Monopoli. Il problema era che non riusciva a staccare gli occhi dal suo Iphone, intento com’era a supplicarlo d’illuminarsi all’istante. Chris sembrava essersi volatilizzato e non aveva sue notizie da ore.

 

 

 

Sophie rivolse a Christopher uno sguardo di scuse, mentre il ragazzo si passava una mano sul viso per celare la stanchezza.

La sua assistente l’aveva riempito d’impegni e quella era come minimo la decima volta che ripeteva le stesse cose a persone diverse che desideravano risposte alle loro domande.

“Forza futuro candidato agli Emmy, l’ultimissima intervista e poi ti lascio libero!” lo incoraggiò la ragazza, ottenendo come risposta un basso ringhio.

“Mi devi un enorme hamburger da Burger King, ricordatelo.” Esclamò, puntando il dito contro la donna. “e una Diet Coke gigante.”

Sophie ridacchiò e acconsentì, mentre un ultimo, affascinante uomo in giacca e cravatta, si sedava davanti a lui, pronto, con il suo registratore e la sua penna.

Lasciò l’edificio del set fotografico dopo un’ora e come promesso la sua assistente gli aveva fatto trovare, nella limousine, un enorme panino appena preso al take away.

Lo avrebbe mangiato in stanza, forse guardando un film.

Quando, finalmente, raggiunse la sua stanza d’albergo, si fiondò all’interno e dopo una doccia veloce si buttò addosso le prime cose capitate in valigia, una maglietta sbiadita e un paio di vecchi pantaloni, e si dedicò alla sua rilassante e solitaria serata.

Mangiò davanti a un vecchio film di Thelma e Louise e poco prima di mettersi sotto le coperte, qualcuno bussò alla sua stanza.

Non aveva idea di chi poteva essere a quell’ora, se non Darren.

Sul suo viso spuntò un enorme sorriso e balzò giù dal letto verso la specchiera per sistemarsi alcune ciocche di capelli che gli ricadevano morbide e disordinate sulla fronte e togliendosi gli occhiali da vista.

“Arrivo!” strillò, felice di quella sorpresa che Darren gli aveva fatto.

Corse ad aprire e il suo sorriso sparì dalle sue labbra appena riconobbe la persona davanti alla sula camera d’albergo.

Morbidi e corti ricchi, occhialetti da intellettuale, una semplice maglietta nera, abbinanti a dei discutibili pantaloni a righe e ai piedi un paio di mocassini.

“Jonathan?” domandò, un po’ deluso.

Il ragazzo sulla porta non perse il sorriso, anzi lo accese ancora di più. “Mi dispiace non essere chi desideravi.” Commentò, morbidamente.

“Oh! No, non figurati!” si affrettò a rimediare Chris, agitando le mani. “è un piacere rivederti! Prego, accomodati!” si fece da parte per farlo entrare. “scusa il disordine…”

“Nessun problema.”  Jon gli sorrise pacato e si accomodò sulla poltrona di fronte al letto, accavallando elegantemente le gambe.

“Immagino che Lea abbia insistito perché tu venissi.” Proferì Chris, sedendosi di fronte al ragazzo.

“Sì.” Jonathan sorrise divertito. “in realtà mi ha scaraventato fuori dall’auto e dato il numero della tua stanza.”

“Lo sai meglio di me che è testarda!” Christopher ridacchio, imbarazzato, grattandosi la nuca.

“Ma potevo chiamare un taxi e farmi riportare a casa e invece…” gli occhi chiari del maggiore scivolarono con indulgenza sulla figura di Chris, che si ritrovò ad arrossire.

“… E invece sei qui.” Concluse per lui. “perché?”

Groff si strinse nelle spalle, senza perdere nemmeno per un momento quel sorriso carismatico che tanto lo caratterizzava. “Curiosità, suppongo.”

“Volevi costatare di persona quanto io mi sia logorato dopo la nostra rottura?” domandò il soprano, sarcasticamente.

“No, anche se devo ammettere che sei…. Piuttosto in forma.”

Chris alzò il mento, altezzoso, sorridendo fiero. “E devo ancora finire di crescere!” commentò, visto che nelle ultime settimane era cresciuto di altri due centimetri.

“Sei felice.” Costatò Jonathan.

Chris sorrise e negò con il capo. “Sono sereno. È diverso.” Spiegò. “la felicità deve ancora bussare alla mia porta.” Il suo pensiero si rivolse a Darren e piegò un po’ di più gli angoli della bocca. “Tu invece?”

“Sto bene. Ho un compagno e vogliamo andare a vivere insieme.  A volte Chris si dimenticava quando Jonathan fosse più maturo e avanti di lui.

Niente remore, niente esitazioni. Jonathan faceva quello che desiderava senza mai reprimersi.

E per una volta, una soltanto, Chris avrebbe tanto voluto sapere cosa si provava.

“E’ bello sapere che hai trovato ciò che cercavi.” Mormorò e Jonathan continuò a sorridergli.

Rimasero in silenzio per lunghi minuti, senza sapere cosa dire, mentre era accompagnati dal rilassante sottofondo del film.

“Cosa guardi?”

“Oh, Thelma e Louise.”

Il maggiore si alzò dalla poltrona e si sedette accanto a Chris, sul letto. “Adoro questo film.”

“Ti va di guardarlo insieme? Posso mettere il DVD da capo.” Propose.

Per tutta risposta, Jon si tolse i mocassini e li lanciò sul pavimento, mettendosi comodo sul letto.

“Ti ricordi quando stavamo ore sul letto a parlare e a guardare film di vecchia data?” rammentò Groff, con una risata.

“Oddio, non facevamo altro che vedere vecchi film! A volte erano talmente vecchi e noiosi!” Chris fece una smorfia.

“Lo facevo apposta… più erano noiosi più potevo farti… divertire io…” disse Jon, con un sorriso angelico quasi abbagliante, nonostante il contesto delle sue parole.

Chris roteò gli occhi e gli diede una debole spinta, ridacchiando.

“Questa tua faccia da bravo ragazzo non rispecchia minimamente cioè che sei in realtà!” ridacchiò Chris.

“E tu chi saresti qui? Il santo?”

Si stuzzicarono per tutto il tempo, anche durante il film che Chris aveva fatto ripartire.

 Di certo non sapeva se considerare quel comportamento come qualcosa di buono.

Non si vedevano praticamente dall’inizio dell’anno e ora, chiacchierava come due vecchi amici di bevuta.

La cosa che più sollevava Chris era la totale consapevolezza che quell’improvviso rientro nella sua vita di Jonathan non aveva portato quel scompiglio che credeva qualche mese fa, quando si erano appena lasciati e pensava morire di mal d’amore.

 

 

 

Lea camminò velocemente fra i tavoli della sala da pranzo dell’albergo, la sua unica preda, un ignaro Christopher Colfer che sorseggiava caffè controllando di tanto in tanto il suo tablet con svogliatezza.

Si fermò davanti al ragazzo senza salutare, in viso una conosciuta espressione di vittoria.

“Buon giorno a te, Lea.” Disse il ragazzo, alzando lo sguardo, sistemandosi la montatura degli occhiali sul naso.

“Non devi dirmi qualcosa?” domandò, la voce suonava strillante e acuta, tanto che alcune persone, intente a fare colazione silenziosamente, le lanciarono occhiatacce dì avvertimento.

“Perché sprecare fiato se già sai tutto?” rispose il soprano con un sorriso, invitandola a sedersi.

“Jonathan non risponde alle mie chiamate.”

“Hai mai pensato che forse a quest’ora stia dormendo?” domandò Chris, ovvio, addentando un pezzetto di pancake al cioccolato .

“Jon non dorme mai oltre le nove di mattina!” ribattè la ragazza. “quindi i casi sono due o evita le mie telefonate, cosa che trovo piuttosto improbabile, o è sfinito dopo una lunga e bollente nottata di sesso con te.” elencò, ghignando fin troppo per i gusti di Christopher.

“E’ molto strano perché la tua prima e improbabile opzione è proprio quella giusta, visto che non c’è stata nessuna nottata di sesso bollente.”

Chris vide, con una certa nota soddisfatta, il viso di Lea perdere quell’espressione maliziosa e furba che si portava in giro dal giorno prima.

“Ma come? È impossibile!”

“Tesoro, io e Jonathan non abbiamo fatto altro che parlare e guardare un film.” Spiegò. “ha chiamato il suo compagno per farsi riaccompagnare a casa dopo che tu l’hai brutalmente scaricato davanti all’hotel!”

“Beh, perché ero certa della chimica e dell’elettricità che c’è tra di voi!” si giustificò l’attrice.

“Lea, io e Jonathan non siamo andati a letto insieme!” mise in chiaro Chris, forse per la milionesima volta. Il tono che usò, tuttavia, fu abbastanza alto da essere percepito dalla metà delle persone che stavano intorno a loro. Il ragazzo arrossì e tossicchiò un po’, prima di nascondere il viso dietro la sua tazza di caffè.

“Non capisco.” S’intestardì Lea, incrociando le braccia al petto.

Chris prese un grosso respiro prima di parlare.

Sapeva che raccontare tutto a lei era come sparare sulla croce rossa, ma non aveva alternative. Non aveva intenzione di vivere un giorno in più con “Lea, la minaccia” appostata in tutti gli angoli.

Inoltre non doveva tenere la bocca chiusa per molto, la sua storia con Darren stava per uscire allo scoperto, almeno con parenti e amici stretti.

“Non possiamo parlare qui.” Esclamò, guardandosi intorno. “andiamo nella mia stanza” si alzò da tavola velocemente, afferrando il tablet e il polso dell’amica per poi trascinarla verso gli ascensori e dritti nella sua stanza.

“Ehi! Non sono un trolley da sbatacchiare di qua e di là!” brontolò la ragazza, sistemandosi i capelli e la maglietta.

Chris non l’ascoltò e la fece sedere sul letto, guardandola dritta negli occhi. “Lea Michele.” Iniziò, in tono solenne. “prometti, giurami, assicurami in qualsiasi modo, con qualsiasi rituale civile e non, che quello che sto per dirti non uscirà da questa stanza.”  La ragazza esitò. “ti farò firmare un foglio e se non rispetti il patto venderò la tua anima al diavolo!”

“O-okay Chris inizio ad avere paura!”

“Devi averne!” esclamò il soprano, annuendo alle sue stesse parole.

“Sì, va bene, ma ora parla!!” lo spronò Lea.

Chris deglutì e si mordicchiò il labbro. Ci mise un po’ prima di riuscire a spiccicare parola, ma quando iniziò a parlare, rivelò tutto.

Tutto quello che le aveva tenuto nascosto, quello che per paura aveva tenuto nascosto dentro di se.

Voleva bene a Lea, un bene infinito, ma quel particolare difetto non era solo caratteristica di Rachel Berry.

Non che lo faceva con cattiveria, solo che non ci pensava mai e parlava a sproposito.

Quando anche l’ultima parola uscì dalla bocca di Chris, il ragazzo si prese il tempo necessario prima di riposare gli occhi sull’amica che aveva sul viso un’espressione di totale shock.

Non parlò per i primi cinque minuti, limitandosi ad aprire e chiedere la bocca senza la forza di far uscire fuori delle frasi di senso compiuto.

“Tu…” riuscì a mormorare a un certo punto. “Darren…” poi il viso di Lea s’illuminò.

“ma certo!!” esclamò, picchiandosi la fronte con una mano, tanto forte da lasciare il segno. “come ho fatto a non capirlo prima! Tutti quegli sguardi... e quella volta che siete spariti insieme durante la tua festa di compleanno? Cavolo lo sapevo che eravate scappati per fare le cosacce!

Christopher roteò gli occhi, sbuffando.

“Lea per favore, non esserne troppo entusiasta, ti ho appena rivelato che sono il suo amante e che lui è fidanzato.”

“Sì, ma mi hai anche detto che lui la lascerà presto! E noi oggi partiamo per Toronto, quindi vuol dire che appena torneremo negli States, tu avrai finalmente un fidanzato e io qualcosa di cui sparlare con le ragazze!” esclamò eccitata, battendo più volte le mani.

“Lea! Cosa ti ho detto sul fatto di vendere la tua anima al diavolo?!

L’attrice scosse le spalle. “Quanto sei noioso…”  commentò. “non lo dirò a nessuno, tranquillo! Anche se dovrei essere infuriata con te per non avermelo detto prima!

Chris sfoderò un dolce quando falso sorriso, capace però di sciogliere la ragazza che si limitò a dargli un buffetto sulla guancia. “ma non importa.”

“Giuro che non ti terrò nascosto più nulla!” esclamò, non così sicuro di poter mettere sempre in atto le sue parole.

Lea, che si era aperta in un sorriso luminoso, lo tirò a sé per un abbraccio stritolante, tanto che Christopher sentì il fiato mancare.

“Cosa intendi fare, ora?” chiese lei, una volta staccate le braccia dal collo dell’amico.

E Chris, come tutte le volte che gli ponevano quella domanda, non aveva risposta.

Non ancora.

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

Rieccoci qui!!! <3

Eeeeeeeeh sì, oramai ci siamo, il fatidico momento sta per arrivare.

Mia avrà il benservito nel prossimo capitolo? Lo scopriremo solo vivendo (ma che pessima battuta…)

Comunque! Come prevedibile, salterò le date del Canada e accennerò qualcosa nel prossimo capitolo. Voglio concentrarmi su Darren, Mia e Chris e fare questa cosa per bene!

In questo capitolo MOLTO DI PASSAGGIO è comparso Jonathan e Chuck (fratello maggiore di Darren) spero comunque vi sia piaciuto! E c’è un sacco di Lea/Chris friendship!! **

Appunto!! * la sera del nove giugno Lea, Theo e Jonathan sono davvero andati a teatro a vedere “The Book of Mormons

 

Ringrazio con tutto il cuore le persone che hanno recensito lo scorso capitolo e anche hai nuovi lettori!

Recensite in tanti, mi raccomando!! ^^

Vi amo u.u

Grè

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** Capitolo dodicesimo - New York/Irving Plaza ***


capcrisscolfer12

 

 

 

Scusate l’assenza, davvero.

Spiegazioni a fine capitolo!

Buona lettura!!

 

 

 

 

 

Capitolo Dodicesimo

 

 

 

 

New York - Irving Plaza 15 Giugno 2011

 

 

 

 

Il ritorno dal Canada era stato, per certi versi, traumatico per Darren.

Non sapeva come definire tutte quelle orribili sensazioni che gli attanagliavano lo stomaco.

Chris lo guardava sorridente, con una grande e accesa aspettativa negli occhi e Darren si sentiva morire dentro sempre di più.

Il fatidico giorno era arrivato e a poche ore dall’incontro con Mia, che sarebbe arrivata direttamente al suo albergo prima del concerto all’Irving Plaza, il ricciolo aveva intrapreso la strada verso la terza crisi isterica della giornata.

Lesse il decimo messaggio di Mia, che lo aggiornava sui suoi spostamenti, e sbuffò scompigliandosi i capelli, camminando a passo svelto nella sua stanza.

Aveva avuto, più volte, il desiderio di disdire tutto e di autodiagnosticarsi una qualche malattia che lo avrebbe costretto a letto, ma più pensava questo, più il viso di Chris gli si parava davanti, con quel suo sorriso meraviglioso e gli occhi luccicanti di una felicità che non vedeva l’ora di possedere.

Non poteva più fuggire da quella situazione.

Doveva lasciare Mia dopo il concerto. Doveva farlo per lui, per Chris e per il loro amore.

Guardò il suo riflesso nello specchio, nuovamente sicuro delle azioni che avrebbe compiuto per il bene di tutti.

Controllò l’ora sul cellulare e, costatando che mancava più di una mezz’ora prima dell’arrivo di Mia, si precipitò fuori dalla sua stanza per bussare, qualche secondo dopo, a quell’accanto.

La stanza di Chris.

Il ragazzo gli aprì la porta quasi subito, in mano una bustina colorata contenente degli orsetti gommosi che mangiucchiava con gusto.

Indossava una vecchia felpa di Darren e un paio di pantaloncini, i capelli erano scompigliati e sparati in tutte le direzione e la successiva occhiata al disastro della camera, fecero intuire a Darren, che il soprano era immerso nel lavoro.

“Disturbo?” chiese, dondolandosi sui talloni, prima che Chris lo lasciasse entrare.

“No, non preoccuparti, tanto sono in alto mare.”

Darren diede un’occhiata al computer portatile acceso e alla moltitudine di fogli e foglietti sparsi su tutto il letto. “il libro?” chiese e guardò Chris annuire, mentre s’infilava in bocca tre o quattro orsetti gommosi.

“E’ che sono in tensione…” si giustificò, raccattando i fogli sparsi e sedendosi sul letto, imitato da Darren, che gli posò una mano sul ginocchio.

“Sarà un best seller, ne sono certo!” lo incoraggiò, facendo sorridere il soprano.

“Non è per quello… è che non riesco a concentrarmi.” Rispose, sospirando. “Sta davvero succedendo… tu ed io finalmente e... sono nervoso.” Borbottò.

Darren accennò a un dolce sorriso, mentre il suo cuore faceva un pesante tuffo carpiato. “Sei sicuro che non vuoi venire, questa sera?” domandò.

Non era la prima volta che gli chiedeva se voleva venire anche lui al concerto dell’Irving Plaza, ma la risposta di Chris era sempre stata negativa.

A nulla serviva il fatto che ci sarebbero stati i Warblers e Naya insieme a Dianna, aggregate alla serata.

“Viene anche Lauren…” aggiunse quella volta, cercando di dare a Christopher un motivo in più per venire.

“Per quanto ami la compagnia dei ragazzi, vorrei proprio evitare d’incontrarla, se mi è possibile.” Spiegò, deciso a rimanere in albergo. “non vorrei essere un intralcio fra voi visto quello che le devi dire.”

Darren allontanò per un attimo gli occhi da quelli cerulei del compagno, mordicchiandosi il labbro inferiore.

“Darren?” lo richiamò Chris. “tu sei sicuro vero?”

Bastò quel tono carico d’angoscia a risvegliare Darren, che sollevò il capo e lo rassicurò con un sorriso.

Gli prese una mano fra le sue e accarezzò il dorso morbido con i polpastrelli, notando qualche sbaffò di penna blu sulle dita.

“Voglio te.” dichiarò. “dovresti saperlo oramai.”

“E’ che… sarò davvero sicuro che tu sei veramente mio e sicuro che quello che provi per me è reale e non un mio stupido sogno, solo quando questa storia con Mia finirà.” Mormorò Chris, arrossendo sulle gote.

Darren fece scontrare delicatamente le loro fronti, e sorrise. “Non sai... non sai quanto ti amo in questo momento.”

Il soprano ricambiò il sorriso e unì le loro labbra in un lungo e dolce bacio.

 

 

Mia si presentò alla reception all’ora prestabilita. Aveva un enorme sorriso a incorniciarle il viso e i capelli lunghi, un po’ scompigliati, le guance rosse. Lasciò cadere a terra il borsone nero e si lanciò contro Darren appena lo vide uscire dall’ascensore.

Il ragazzo, non pronto a un’accoglienza del genere, barcollò un po’ prima di ricambiare l’abbraccio e sollevarla un poco da terra.

“Mi sei mancato così tanto!” stava ripetendo Mia e Darren mai si era sentito più a disagio come in quel momento, tanto che non se la sentì nemmeno di rispondere. Appena la ragazza mollò la presa, lui la guardò intensamente, sorridendo.

“Come stai?” fu l’unica cosa che riuscì a chiederle, infilandosi le mani in tasca.

Mia si riavvicinò e toccò i lembi della camicia del ragazzo con le dita laccate di rosso.

“Bene, ora che sono qui.” sporse lievemente le sue labbra per essere baciata, Darren ringraziò il cielo quando, senza preavviso sentì chiaramente la voce squillante di Lea richiamarlo.

Tossicchiò un po’ e gli fece un cenno. “Vieni ti presento i ragazzi.” Mia annuì sorridente e intrecciò la mano con quella di Darren, che era stranamente un po’ fredda.

Solitamente era morbida e calda.

Alcuni dei ragazzi del cast stavano stravaccati senza ritegno sui comodi divanetti della reception, chiacchierando di cose inutili.

Cory era l’unico ragazzo e in mezzo, teneva le braccia sopra le rispettive spalle di Amber e Dianna, con la sua classica espressione sogghignate.

Naya invece, prestava poco attenzione alla conversazione, impegnata com’era a limarsi per bene le unghie e Lea rideva, come al solito, per una sciocchezza detta da Cory.

“Darren!” esclamò Amber afferrandogli una guancia per pizzicarla giocosamente.

“Ehi ragazzi!” salutò, mentre Mia stava in disparte, un po’ indispettita.

“Ti siedi con noi a goderti il dolce far nulla?”gli propose Naya, indicando la poltrona libera vicino a lei.

“Mi piacerebbe, ma vi avevo detto che oggi sarebbe arrivata Mia quindi…” e indicò con un dito la ragazza che sorrise incerta al gruppetto.

“Oh! La tua ragazza giusto!” scandì lentamente Dianna, guardando Mia con disappunto.

“Ragazza?” domandò Cory, confuso. “ma tu non eri gay?”

Naya e Lea ridacchiarono sommessamente.

“Quello è Blaine.” Chiarì Amber rifilando un debole scappellotto dietro la testa di Monteith. “scusalo, Mia, a volte fa un po’ confusione tra attore e personaggio! Comunque piacere, Amber!” la ragazza di colore si sollevò quel tanto che bastava per stringere la mano a Mia,che si era avvicinata e aveva afferrato possessivamente il braccio di Darren, stringendoselo addosso.

Quando Mia fu presentata a tutti, Darren con un tono piuttosto frettoloso insistette per salire, probabilmente allarmato dallo sguardo indagatore delle ragazze che non facevano che rivolgergli.

“E’ stato un piacere conoscervi” disse Mia, in tono zuccheroso. “è un peccato che non riesca a trovare un minuto di tempo per guardare lo show!” commentò con un enorme sorriso. “ma sono sicura che siete spettacolari!” e li salutò con un movimento delle dita, sorridendo allegramente.

Darren la trasportò velocemente verso gli ascensori, appena notò le narici del naso di Amber dilatarsi come se fossero pronte a lanciare fuoco.

Non ascoltò nemmeno il suo chiacchiericcio insistente, ma finse di farlo, sorridendole accondiscendente e lasciando un intenso sguardo alla porta chiusa della camera di Chris con il solo desiderio di raggiungerlo.

Appena varcarono la porta della stanza di Darren, Mia si buttò sul letto con una piccola risatina, scuotendo i capelli lunghi castani e dalle poche ciocche colorate, che le erano finiti sul viso perfettamente truccato.

“Perché hai detto quelle cose?” domandò Darren, passandosi le mani fra i ricci. La ragazza scosse le spalle. “Non pensavo di aver detto cattiverie.” Fu la sua risposta.

“Andiamo trasudavi sarcasmo e avevi quell’espressione tipica che fai quando stai dicendo qualcosa di assolutamente falso!” sbottò il riccio. “ti conosco dal college, Mia, qualcosa l’ho pure imparata su di te!”

La ragazza sbuffò e si alzò in piedi per buttare le braccia al collo del fidanzato, sorridendogli maliziosa. “Prometto che d’ora in poi farò la brava!” sussurrò. “ora però perché non pensiamo a noi?” domandò dolcemente. Darren non ebbe cuore di ribattere e accettò le labbra di Mia sulle sue.

Fu un bacio lento e piuttosto casto, ma la ragazza non se ne lamentò.

Gli era mancato troppo e non le importava se avessero dovuto rimandare a dopo i “saluti approfonditi”. Con questo desiderio in testa, Mia sorrise al ragazzo, portando una mano ad accarezzargli la guancia lievemente irsuta.

“Mi sei mancato così tanto…” mormorò ancora. “ti amo.”

Darren s’irrigidì lievemente e deglutì.

Con che coraggio avrebbe risposto, ora che era certo che quel sentimento per lei era svanito?

Cercò di rispondere, tentando di essere più convincente possibile, ma il suono insistente del suo Iphone li fece scostare e Darren, con profonda gratitudine, dovette rispondere.

Mia d’altro canto si risedette sul letto a gambe incrociate, scartando un chewingum e infilandolo sgraziatamente in bocca, mentre attendeva che la chiamata terminasse.

“Era il mio agente.” Spiegò il suo ragazzo, qualche minuto dopo. “devo già andare al locale per il sound check. Vieni con me?” chiese infine, mettendo mano alla sua giacca di pelle che s’infilò in fretta.

Mia annuì e lo seguì fuori dalla stanza.

Darren diede un’altra occhiata alla camera chiusa di Chris, dove proveniva un leggero sottofondo musicale e sospirò desiderando solo di mettere una pietra sopra a tutta quella storia e stare finalmente con Christopher, senza fidanzate o tecnici del suono al seguito.

 

 

Se continuava in quel modo, pensò Chris, probabilmente sarebbe aumento di tre taglie prima della fine del tour.

Guardò sconsolato la vaschetta vuota di gelato che si era comprato al super market affianco all’hotel e raggiunse la busta di Marshmallow lasciata sul letto.

Sospirò e cambiò canale, indirizzandosi su un film horror appena iniziato.

Aveva rinchiuso il cellulare dentro il comodino, per evitare il più assoluto contatto fra lui e Darren.

Dopo la seconda chiamata, a cui non aveva dato risposta, aveva deciso che era meglio fare finta di nulla nell’arrivo immediato del giorno dopo.

Ma il tempo era inesorabilmente lento e il concerto doveva ancora iniziare.

Per farsi forza, aprì una gigantesca busta di patatine al formaggio, guardando sconsolato il comodino.

Fu dieci minuti dopo che, come un urgano, Dianna e Naya irruppero nella sua stanza. Chris le guardò con un sopracciglio inarcato, la bocca piena di patatine.

Farfugliò un: “Voi che ci fate qui?” deglutendo pesantemente.

Dianna gli passò la Diet Coke che teneva sul comodino e si sedette sul letto, mentre Naya accavallava elegantemente le gambe, racchiuse in stretti jeans scuri, sulla poltrona di fronte al ragazzo.

“No, questa domanda abbiamo il diritto di portela noi.” Disse l’ispanica. “cosa ci fai TU qui? E il concerto di Darren?”

“Non ci vado.” Rispose il controtenore, afferrando un Marshmallow.

“Temevamo questa risposta.” Esclamò Dianna. “per questo siamo qui. Per convincerti.”

Naya annuì e si spostò i lunghi capelli neri da un lato del collo. “L’abbiamo vista e penso, tutti pensiamo, che sia un soggetto altamente pericoloso.”

Fu Dianna ad annuire, con enfasi.

“E’ un Killer Seriale sottocopertura?” ironizzò Chris.

Naya scosse il capo, seria, forse troppo seria.

“Falsa, vipera, cozza appiccicosa e melensa e ha un naso orribile.” Elencò. “questi aggettivi ti dicono nulla?”

Chris sbuffò una risata, scuotendo la testa. “Un motivo in più per non vederla, vi pare?”

“Temiamo che possa fare qualsiasi cosa per tenersi Darren ben stretto. Lo sai come vanno queste cose, una donna con il cuore infranto è capace di tutto!” Dianna strappò dalle mani la busta dei dolciumi, lasciando Chris imbronciato.

“E visto che lui le parlerà questa sera, devi assicurarti che, dopo tutto questo casino, tu avrai ancora un fidanzato con gli attributi al posto giusto.” Rincarò Naya, puntandogli il dito contro.

Chris fece per ribattere che non aveva alcuna intenzione di muoversi da lì, quando una domanda gli sorse spontanea.

“Naya, cosa sai esattamente?” chiese, oramai senza nemmeno esserne sorpreso.

“Beh, tutto ovviamente” rispose lei “Lea non si è risparmiata i dettagli della vostra chiacchierata cuore a cuore.”

Chris si esibì in uno strano verso sconsolato.

“Dico a una persona il mio segreto… e nel giro di due secondi è già notizia pubblica!”

“Andiamo non farla tragica, Ryan ancora non lo sa!” cercò di rincuorarlo Dianna.

Il soprano spalancò gli occhi e iniziò imprecare.

“Oh, grazie, bella consolazione!”

Naya sì alzò dalla poltrona e sospirò, sistemandosi i vestiti. “Bene, se questa è la tua decisione, non resteremo qui a convincerti un minuto di più.” Gli regalò un’occhiataccia e afferrando Dianna, piuttosto confusa, per il braccio, lasciarono la stanza.

Chris guardò accigliato la porta che si richiudeva e lasciò cadere le braccia lungo i fianchi.

E finalmente solo, ritornò con uno sbuffo alla sua occupazione, riacciuffando i Marshmallow malamente lanciati sul letto da Dianna prima di essere trascinata via.

Si sedette al centro del giaciglio a gambe incrociate, sospirando soddisfatto.

Il suo BlackBerry vibrò su comodino e si stese all’indietro per afferrarlo e scoprire un messaggio da parte di Darren:

 

“Sei proprio deciso a restare chiuso in camera a ingurgitare dolci invece che venire a sentirmi cantare?

Non sai cosa ti perdi, Colfer.

Conserva qualche Marshmallow per me.

X X X

 

Sorrise divertito e lasciò cadere il cellulare al suo fianco, mentre la testa iniziava a riempirsi di dubbi e domande.

Forse non si era comportato nel modo giusto.

Forse sarebbe dovuto andare con lui e sostenerlo.

Non era una cosa facile, quella che Darren stava per fare e lui invece di essere al suo fianco e sostenerlo, si era solo preoccupato dei suoi desideri.

Certo, non voleva vederla, ma non si era chiesto quanto quella situazione potesse essere difficile e dolorosa anche per Darren.

Aveva solo pensato a sé stesso e mai in vita sua si era sentito tanto menefreghista.

Lasciò di lato la busta delle caramelle e corse come un fulmine in bagno per una doccia veloce.

Quasi cadde a terra nell’intento di togliersi un calzino, mentre pensava a cosa mettersi.

Finita la doccia, saltò fuori e si asciugò alla bell’e meglio, mettendosi davanti all’armadio. Tirò dalla gruccia un paio di pantaloni neri e pescò dal trolley una maglietta a maniche corte e una felpa leggera da abbinarci sopra, si aggiustò i capelli con un poco di gel e afferrò il primo paio d’occhiali da vista che gli capitò a tiro.

Ne teneva sempre un paio in più, in caso d’emergenza.

Compose il numero della reception dal telefono in dotazione alla stanza e gentilmente si fece chiamare un taxi.

Quando finalmente si sedette dentro l’auto ed ebbe dato al taxista l’indirizzo del posto, Chris controllò l’orario e visto che il concerto era già iniziato da una quindicina di minuti, cercò il numero di Dianna in rubrica e picchiettò le dita sul ginocchio, finchè la dolce voce della ragazza non gli arrivò alle orecchie.

“Chris?”

“Dì, non c’è tempo, trovami un pass per il concerto e aspettami fuori.” Disse, agitato.

“Stai venendo qui?!” esclamò sorpresa, prima di urlare a qualcuno, che probabilmente doveva essere Naya, un : “la tua psicologia inversa ha funzionato!”

Chris roteò gli occhi e dopo un veloce saluto, riattaccò.

Guardò con ansia il panorama di New York scorrergli veloce davanti agli occhi, in testa il solo pensiero di raggiungere Darren e farsi perdonare della sua totale indifferenza nei suoi confronti.

 

 

Mia non si era scrollata da Darren nemmeno un momento e il ragazzo iniziava ad innervosirsi.

Lauren, seduta in braccio a Curt e con le gambe su Riker, guardò la scena con un piccolo sorrisetto a incresparle le labbra.

Si chinò versò i due ragazzi, disse loro qualcosa ed entrambi scoppiarono a ridere.

Mia d’altro canto non si era accorta del nervosismo palpabile di Darren e continuava a parlare con Charlene, anche lei lì per vedere il suo amico suonare e stare un po’ con lui dopo tanto tempo.

Quando Dianna e Naya fecero la loro comparsa nel backstage, Darren quasi si era illuso di poter vedere anche il viso di Chris.

Ci aveva sperato fino alla fine che lui cambiasse idea, ma per non mostrarsi deluso, nascose tutto dietro un bel sorriso, congedandosi un attimo dalla presa ferrea di Mia sulla sua mano per abbracciare e ringraziare le ragazze.

“Sono felice di avervi qui!” esclamò, posando ad entrambe un bacio sulla guancia.

“e onorato di averti sul palco per una canzone, Naya.”

La ragazza interpellata ricambiò il sorriso e gli strinse brevemente la spalla.

“Abbiamo provato a convincerlo, ma non c’è stato verso.” Sussurrò Dianna, accortasi della luce delusa dentro gli occhi enormi del ragazzo.

“Non fa nulla, mi aveva già detto che non aver alcuna intenzione di mettere piede qui.” Disse Darren, scuotendo le spalle.

“Se ti fidi almeno un poco di me, sta sicuro che lo vedrai varcare quella soglia molto presto.” Esclamò Naya, indicando il portone d’accesso alla saletta.

“Sì, ha usato una sorta di psicologia inversa, ma non siamo certe che funzionerà!” affermò Dianna, prima di venire interrotta dall’ispanica che ribadì l’efficacia del suo piano.

Darren riuscì a sorridere divertito e i tre si avvicinarono al gruppetto composto dai Warblers e da Lauren.

Appena Riker notò Dianna, diventò di una bella sfumatura rossa e distolse lo sguardo e la Starkid non perse tempo a punzecchiarlo.

Era molto bello il legame che si era creato fra Lauren e i suoi amici e colleghi di lavoro.

Mia invece non ci aveva nemmeno provato.

Parlarono del più e del meno finchè il manager di Darren non lo richiamò per salire sul palco, seguito dai Warblers che per quella sera lo avrebbero sostenuto con il coro.

Mia gli diede un bacio di buona fortuna e lui ricambiò dolcemente salendo poi sul palco, subito assalito dalle urla dei fan incalliti.

 

Naya, dopo una bellissima esibizione a duetto della canzone “Valerie” tornò dietro le quinte quasi saltellando, accompagnata dagli applausi dei ragazzi e dall'incitazione di Darren.

Dianna fece scontrare il palmo della mano della ragazza ispanica contro il suo, con un sorriso estasiato sulle labbra.

Anche Titus e Riker si congratularono con lei, prima di ritornare sul palco dopo una meritata pausa.

Fu in quel momento che Dianna ricevette una chiamata e prima di rispondere al telefono mostrò il mittente all’amica che esultò soddisfatta.

Appena la chiamata si concluse, la bionda sorrise “Ho bisogno di un pass.”

In aiuto corse prontamente Lauren, che frugò un po’ nella sua borsa prima di pescare il pezzo di carta plastificata legata a un cordoncino di stoffa.

“Prendete questo, doveva venire un nostro amico, ma alla fine non ce l’ha fatta.”

Dianna le regalò un sorriso raggiante ed uscì dalla porta di servizio, aspettando l’amico.

Chris arrivò cinque minuti dopo la telefonata, pagò il taxista, lasciandogli una cospicua mancia e corse verso la biondina, che stava sventolando pigramente la mano, in segno di saluto.

“E’ già iniziato vero?” domandò. Aveva il fiatone, come avesse percorso chilometri e chilometri senza fermarsi mai.

Dianna annuì e gli porse il pass che un energumeno controllò prima di lasciarli passare all’interno del locale.

“Era ora che arrivassi!” lo accolse Naya. “ti sei perso la mia esibizione!”

Chris si scusò con un sorriso e appena notò Lauren le saltò praticamente addosso. Entrambi iniziarono a borbottare eccitati e Chris la tenne stretta più del dovuto.

“Sei venuto a salvare il tuo principe dalle grinfie della perfida strega?” gli sussurrò lei in un orecchio, facendolo ridere nervosamente.

“Ci sta guardando?” chiese il soprano, riferito a Mia.

“Se potesse lanciare raggi laser dagli occhi saresti già morto” commentò sarcastica e Chris si staccò da lei per avvicinarsi al duetto.

Provò a sorridere, ma l’unica cosa che riuscì a tirar fuori fu un debole sorriso al lato della bocca, mentre le mani stavano sudando terribilmente per il nervosismo.

La prima a presentarsi fu Charlene e Chris si congratulò con lei per la sua bella voce, riuscendo a farla arrossire.

Quando dovette alzare lo sguardo verso Mia, per poco non si morse il labbro a sangue.

Non provava rabbia nei suoi confronti, ma solo tanta tristezza.

Chris le stava portando via probabilmente l’amore della sua vita e non pareva nemmeno accorgersene.

“Ciao, io sono Mia” si presentò la ragazza, masticando il chewingum rumorosamente. “la ragazza di Darren” aggiunse e Chris trattenne a stento un commento sarcastico, conficcandosi le unghie nel palmo della mano.

“E’ un piacere, Darren parla spesso di te!”

Dietro di sé, Naya trattenne a fatica una risatina.

“Beh non avevo dubbi!” esclamò Mia ostentando una sicurezza che a Christopher non piaceva per niente. “siamo così affiatati!”

Effettivamente, Chris doveva dare ragione a Dianna e Naya, quella ragazza non dava di sé una bella impressione, nonostante Darren gli avesse sempre detto, nel periodo precedente alla loro storia clandestina, quanto in realtà fosse insicura e dolcissima e che sicuramente, sarebbero potuti diventare amici con un po’ di conoscenza, perché avevano molte cose in comune.

Chris rabbrividì.

L’unica cosa che avevano in comune era lo stesso uomo e quello bastava, grazie tante.

Si riscosse dai suoi pensieri quando la voce, appena affannata, di Darren arrivò alle sue orecchie.

Si congedò dalle due ragazze per sporgesi verso il lungo tendone nero che divideva il palco dal Backstage.

Fece attenzione a non essere scoperto e con amore fissò il viso di Darren, gioioso e sudato.

I riccioli bagnati gli ricadevano in modo scomposto sulla fronte e quei occhi brillanti d’emozione, scossero il cuore di Chris.

Il ragazzo parlò al microfono per un po’, facendo battute con i fan, con Titus e Curt.

Solo Riker si accorse dello strano movimento dietro le quinte, visto che era molto vicino.

Guardò Chris sorpreso e lo salutò con un cenno del capo e un enorme sorriso bambinesco a increspargli le labbra, poi, con grande sorpresa di Chris, si sporse verso Darren sussurrandogli qualcosa all’orecchio.

Criss sgranò gli occhi si voltò velocemente verso il soprano, le labbra dischiuse per la sorpresa.

Si guardarono negli occhi per interminabili secondi e quando Darren distolse finalmente lo sguardo, sorrideva.

Sorrideva talmente tanto da illuminare l’intero locale in semioscurità.

Confabulò con i Warblers e poi, tornò a rivolgersi al pubblico, prima di far scorrere con maestria le dita sulle corde tese della sua chitarra acustica.

 

“Say, wasn’t that a funny day?

Gee, you had a funny way - a way about you.
A kind of glow of something new.
Sure - I’ll admit that I’m the same.
Another sucker for a game kids like to play,
And the rules they like to use…”

 

 

Quello che Chris sentì, appena la voce calda e un po’ emozionata di Darren si liberò per il locale, fu la bellissima sensazione di percepire, anche a quella distanza, il sentimento che li legava.

Senza dover contare sulla sicurezza delle sue braccia forti printi a stringerlo.

Non ce n’era bisogno, perché Christopher poteva sentire ogni cosa sotto quella voce roca.

E sapeva che era per lui quella canzone. Lo aveva capito dal quel breve sguardo che si erano scambiati e quella era una grandissima prova del suo amore.

 

“Don’t you want the way I feel?
Don’t you want the way I feel?
Don’t you want the way I feel for you…?”

 

Molto spesso si era chiesto se davvero Darren lo amava.

Si sentiva come se quei sentimenti, che a stento riusciva a trattenere per sé, fossero diretti in un solo senso.

Ma quando Darren lo abbracciava o semplicemente gli cantava una canzone, proprio come in quel momento, ogni stupido e inutile dubbio spariva lasciando spazio alla felicità di qualcosa di talmente grande, da lasciarlo quasi senza fiato.

 

 

“...The sun, telling me the night is done.
Well I refuse to let it stop our fun.
Close your eyes - we’ll make it dark again
And kiss; there’s a thought, so how ’bout this?
Let’s pretend that both our lips are made of candy.
After all, we need sweets every now and then…”

 

Quelle parole calzavano a pennello alla loro storia. Era così frustrante ogni mattina separarsi dal tepore dei loro corpi uniti, per farsi spazio nella realtà che stava, prepotente, al di fuori di una stanza d’albergo. La notte portava loro baci al sapore di marshmallow e promesse difficili da mantenere, ma che risuonavano così rincuoranti e sacre.

 

“…Go? How so very apropos:
A goodbye just as soon as I said ‘Hello.”
Well alright, I’ll see you later.
It’s true: it’s just a fantasy for two.
But what’s the difference if it all could have been true?
I guess this is better…”

 

 

Per quanto fosse bello, vivere in una fantasia di colori e amore, la verità doveva saltare fuori e nonostante facesse male, male da morire avrebbero affrontato tutto insieme.

 

 “…But don’t you want the way I feel?
Don’t you want the way I feel?
Don’t you want the way I feel for you?...

“…Don’t you want the way that I feel for you?”

 

Lo sguardo di Darren era rimasto nel suo per così tanto tempo che non si era accorto che la canzone era finita e che il pubblico era scoppiato in un’ovazione. Erano persi nel loro mondo e nemmeno si rese conto di aver mimato un “ti amo” con le labbra, incantato com’era dal sorriso luminoso del ragazzo.

Si riscosse solo quando Lauren gli passò accanto, posandogli una mano sua spalla.

Le fece un sorriso d’incoraggiamento, visto che toccava a lei cantare una canzone insieme a Darren e tornò dentro le quinte, il cuore in subbuglio.

Guardò per un attimo le ragazze, intente a chiacchierare con i Warblers appena scesi dal palco e con Charlene e Mia, salutò tutti velocemente, beccandosi una profonda occhiataccia dalla ragazza di Darren.

Voleva tornare in albergo e aspettare l’indomani sotto le coperte, senza pensare a nulla.

Mentre era sul taxi di ritorno, mandò un veloce messaggio a Darren, complimentandosi con lui e dicendogli che si sarebbero visti direttamente il giorno successivo.

 

Appena Darren toccò il morbido letto nella sua stanza d’albergo, sospirò beatamente, stiracchiandosi lentamente. Mia si stese sopra di lui, con un sorriso malizioso ad incorniciarle le labbra ancora sporche di rossetto.

Quello ricordò a Darren, che non era ancora il tempo di rilassarsi.

Sentì la ragazza accarezzargli il petto coperto dalla t-shirt, mentre gli mordicchiava sensualmente il mento. Il ragazzo spalancò gli occhi e li rivolse al soffitto.

Non sentiva nulla.

Nessuna emozione, nessun senso di appartenenza. Era come se, in quella scena non ci fosse nemmeno lui.

Serrò le dita nei palmi delle mani. “Mia, ascolta…”

La ragazza si staccò da lui con un sorrisetto, poggiandogli l’indice sulle labbra appena socchiuse. “Lasciati andare” mormorò, strusciandosi interamente sul corpo di Darren.

“Sono stanco… e poi…” tentò una scusa, ma Mia stava già sbuffando e si era buttata al suo fianco con un’espressione contrariata.

“Vado a farmi una doccia” disse lei, chiudendosi in bagno e lasciando Darren con i suoi pensieri e un sospiro di sollievo.

Doveva dirglielo, era pronto a mettere fine a quella storia per iniziare una nuova vita con Chris.

Si mise seduto sul letto e si fissò le mani, che tramavano leggermente dall’ansia. Prese il telefono dalla tasca dei suoi jeans e rilesse l’ultimo messaggio che Chris gli aveva mandato un paio di ore prima.

Capiva il motivo per cui si era allontanato tanto in fretta e non gliene faceva una colpa.

Come un ragazzino, si rilesse tutti i messaggi che si erano scambiati in quelle settimane e si sentì rincuorato. Gli balzò il cuore nel petto quando Mia uscì dal bagno, avvolta in un piccolo asciugamano e con i capelli bagnati che stava tamponando con una salvietta.

“Ti ho spaventato?” lo raggiunse con un sorriso e Darren si affrettò a spegnere il cellulare, lanciandolo sul comodino con nonchalance.

“No tranquilla…” le accarezzò i capelli umidi, sorridendole dolcemente. “farai meglio ad asciugarteli, o prendersi un raffreddore…

Mia fece spallucce e si accoccolò contro di lui. “Mi sei mancato Dar, davvero”

Il ragazzo non rispose, mentre le braccia della ragazza lo cingevano, portandoli nuovamente distesi. Gli regalò un altro piccolo sorriso e un bacio sulla fronte.

Più guardava Mia, che restituiva il suo sguardo con un caldo e amorevole, più il suo cuore veniva schiacciato in una morsa dolorosa.

Quanto era difficile dire parole semplici come: “Mi sono innamorato di un’altra persona” .

Era così difficile, che la gola di Darren era bloccata in un groppo doloroso. Tutta quella debole forza accumulata nelle ore passate, stava volando via come vento. Quindi, lasciò che Mia gli aprisse la camicia pulita che aveva indossato prima di tornare in albergo, lasciò che gli riempisse il collo e il petto di baci e non fermò nemmeno la mano di Mia che afferrava la sua per posarla sul suo seno ancora coperto dall’asciugamano. Ricambiò docile il bacio che lei gli diede e non bloccò i suoi gesti veloci mentre gli slacciava i pantaloni.

Sì eccitò, pian piano sotto il tocco delicato di Mia e quando fu dentro di lei, nascose il viso nei suoi capelli, celando le lacrime, senza riuscire a far smetter il suo corpo di tremare.

Perdonami, pensava, perdonami Chris, ti prego.

 

La sveglia di Chris suonò puntuale alle otto e trenta di quella calda mattina di fine giugno e il ragazzo, prima di aprire i suoi occhi azzurri, piego le sue labbra in un sorriso.

Si stiracchiò e volse il capo verso la finestra. Non aveva chiuso gli scuri la notte precedente e la luce del giorno gli colpiva debolmente gli occhi ancora socchiusi.

Si alzò e si fece una doccia veloce, vestendosi con abiti comodi per le prove. Non approfittò della colazione al ristorante dell’hotel, ma uscì sotto il cielo un po’ nuvoloso, in cerca di un bar per del caffè d’asporto e una brioche alla crema.

Incontrò un paio di fan per la via e con loro fece alcune foto e scambiò qualche parola, prima di chiamare un taxi, diretto all’auditorium dove si sarebbe svolto il concerto quella stessa sera.

Controllò il cellulare, ma esattamente come le volte precedenti, la casella dei messaggi risultava vuota.

Forse il discorso con Mia era stato più complicato del previsto e Darren non voleva avvertirlo finchè tutto non fosse pienamente apposto.

Sospirò fra sé e pagò il taxista, una volta arrivato, chiamando la sua agente, che lo stava cercando da un po’, per avvertirla che era arrivato sano e salvo senza essere stato rapito da nessuno.

Salutò Harry che, già pronto sul palco, stava rivedendo qualche coreografia e sorrise alle ballerine che con lui danzavano “Single Ladies”.

Doveva solo poggiare la tracolla nel camerino comune, e tornare sul palco per il sound check.

Quando vi entrò, con un enorme sorriso, pronto a salutare gli altri, non trovò nessuno, eccezione per una testa piena di ricci che sbucava da una poltrona rivolta verso il televisore spento.

Il suo viso s’illuminò ancora di più, abbandonò la tracolla su una sedia e lo raggiunse.

“Ehi! Allora sei qui!” esultò, avvicinando a Darren. “potevi anche mandarmi un messaggio!” si finse imbronciato e ridacchiò.

Darren continuò a tenersi la testa con una mano, gli occhi chiusi dietro le pesanti ciglia bagnate di lacrime.

Come poteva guardarlo ora?

“Darren, tutto bene?” lo richiamò preoccupato Chris, finchè non fu talmente vicino che Darren riuscì a sentire il suo profumo, mischiato a quello dolce del suo bagnoschiuma.

Fu costretto a sollevare gli occhi e puntarli nei suoi, e si sentì ancora più male quando notò la sua felicità spazzata via in un solo sguardo.

Si morse il labbro, talmente forte da assaporare il sapore del sangue sulla lingua mentre una spessa lacrima gli cadeva dagli occhi.

Christopher non ebbe bisogno di essere informato, il suo viso stravolto e colpevole parlava da solo.

Si portò una mano in mezzo ai capelli e provò a parlare, ma il fiato gli mancava, mentre i sogni che aveva costruito in una notte cadevano a pezzi, fino a diventare polvere.

“Chris…” mormorò Darren, alzandosi dalla sedia, cercando un modo per spiegarsi, per toglierli dalla faccia quell’espressione delusa e farlo tornare a sorridere, proprio come prima. “io-mi dispiace-“ Chris alzò una mano, bloccando le sue parole.

Parole, che non aveva voglia di sentire, o tutto sarebbe diventato ancora più vero.

Scacciò le lacrime, perché non voleva farsi vedere così e guardò Darren negli occhi un’ultima volta e sperò, con tutto sé stesso, di riuscire a trasmettergli il dolore, la delusione e la rabbia che stava provando.

“Sei solo un vigliacco.” Mormorò prima di andarsene, lasciando Darren solo con i suoi sensi di colpa.

 

Sei solo un vigliacco Darren.

 

 

Continua…

 

 

 

*****

 

 

Okay, prima di tutto, chiedo scusa per il ritardo enorme nella pubblicazione. Ho avuto dei problemi con questa storia e con il mio essere scrittrice in generale, è stato un periodo duro su questo fronte.

So che non ho molte scusanti, ma forse capirete che è stato meglio così, piuttosto che scrivere e pubblicare un capitolo insoddisfacente e senza senso. Quello che so è che NON abbandonerò questa storia, ci tengo troppo, come tengo a tutti voi che la leggete. E spero di non avervi fatto arrabbiare e che continuerete a seguirmi.

 

Bene oggi vi ho dato più di un motivo per odiarmi ma non fatelo vi prego!!! ç_ç

Lo so, Darren è un cretino, molto più del solito e il povero Chris soffre.. però… “haaaaappy endiiiing” *fischietta*

Voglio ringraziare tutti quelli che hanno recensito il capitolo scorso e quelli ancora prima (provvederò presto a rispondere a tutti!) e grazie ai nuovi lettori e soprattutto a quelli vecchi. Grazie a chi ha messo la storia fra le preferite, le seguite e chi ha semplicemente letto.

Sono un po’ emozionata perché questa è la prima storia dove supero le cento recensioni e questo è grazie anche a voi!

 

Vi amo <3

 

Grè

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Capitolo 16
*** capitolo tredicesimo - New Jersey ***


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Capitolo Tredicesimo

 

 

 

East Rutherford, New Jersey. 16 Giugno 2011

 

 

 

 

 

Cory odiava i lunedì.

I lunedì volevano dire parecchie cose, prima di tutto, la fine del week end e il ritorno estenuante al lavoro. Successivamente erano i traumatici post sbornia di feste consuma fra alcool e belle donne.

In quel periodo però, Cory Monteith odiava i Lunedì ancora più del solito.

Il tuor aveva spazzato i suoi week end folleggianti, sostituendoli con la stanchezza del dopo concerto e le mille interviste.

Camminò sbuffando verso il camerino, buttando nel pattume la barretta energetica che non riusciva più a finire.

Mugugnò un buon giorno ad Harry che stavo ascoltando la musica seduto sulla sedia e con i piedi appoggiati al tavolo. Guardò l’orologio al suo polso e convenne che era ancora presto per le prove, così avrebbe potuto stendersi sul divano e dormicchiare un altro poco, con l’unico ronzio della musica di Harry che usciva dalle sue cuffie.

I suoi piani vennero miseramente distrutti dalla figura che aveva già preso possesso del divano.

Cory guardò Christopher, rannicchiato in parte sul divano. Teneva fra le mani un enorme barattolo di burro d’arachidi già iniziato e il viso, ricoperto da pesanti occhiaie, era percorso da una smorfia di disgusto.

“Chris?” lo richiamò. “stai mangiando burro d’arachidi con il cucchiaio?” chiesi disgustato.

L’amico alzò lo sguardo su di lui e poi lo riabbassò sul barattolo. “Probabilmente vomiterò” commentò.

Cory scosse il capo e si sedette al suo fianco, lanciando un’occhiata ad Harry che si era appisolato sulla sedia.

“Questo è un suicidio, Chris.”

Il più giovane scosse le spalle e lasciò il barattolo sul tavolino davanti a loro e ritornò ad abbracciarsi le gambe.

“Forse era proprio quello che volevo fare…” mugugnò, guardando altrove.

“Si può sapere che ti succede? Fino a ieri sprizzavi gioia da tutti i pori!

“Ieri era ieri” fu il commento senza colore di Christopher. Il suo cuore si strinse in una morsa e dovette mordersi il labbro per non scoppiare a piangere come un bambino.

“E questa cosa sarebbe? Una crisi adolescenziale tardiva o… la tua anima da scrittore in pena?” chiese, quasi divertito dal comportamento insolito del suo amico.

“Lascia stare, non capiresti…” borbottò Chris, piuttosto infastidito. Fece per alzarsi ma il maggiore gli afferrò un polso.

“Ehi amico!” lo richiamò, ora seriamente preoccupato. Non era il solito Christopher. Lui avrebbe risposto con una battuta sarcastica e il suo solito sopracciglio inarcato verso l’alto. “che ti succede?”

 

Succede che sono a pezzi. Succede che non ho nemmeno la forza di reagire o pensare coerentemente. Succede che lo amo e lui ha scelto lei. E ora non so che farmene di tutto questo amore.

 

Chris non rispose, ma Cory notò il labbro tremulo e le pensanti lacrime costrette ancora nei suoi occhi. Girò il capo e notò che Harry aveva lasciato la stanza, chissà da quanto tempo. Sospirò mentre le spalle di Chris tremavano e se lo tirò contro in un abbraccio consolatorio.

Non erano mai stati così espansivi, ma Cory sentiva il suo bisogno di avere qualcuno su cui aggrapparsi.

“Andrà tutto bene, Chris, tutto bene” ripeté più volte, nonostante non sapesse per certo cosa gli stesse accadendo.

Quel ragazzo, che sembrava così fragile e piccolo fra le sue braccia, non versò nemmeno una lacrima.

Cory lo sentì singhiozzare e stringergli la maglia fino a deformarla un po’, ma non aveva importanza. Rimasero lì finchè lo sfogo non finì. Il minore scostò dolcemente il loro abbraccio e gli sorrise. Gli disse che era tutto apposto, anche se era palese la sua sofferenza. Gli scompigliò i capelli, come una sorta di muto ringraziamento e lasciò la stanza, con la sua tristezza sulle spalle.

Cory lo guardò andare via, salutandolo con un mezzo sorriso e un breve gesto della mano.

Chris, fuori dalla porta, sospirò e si tormentò le labbra con i denti, mentre si dirigeva fuori dal quel posto, come se si sentisse soffocare. 

 

 

Quattro caffè e due ciambelle dopo, Darren era stufo di aspettare.

Lauren, arrivata nel New Jersey quella mattina, doveva già essere lì, ma dopo i soliti dieci minuti di ritardo se ne erano aggiunti altri venti e Darren era diventato talmente impaziente sa infastidire la coppietta anziana che beveva tranquillamente il caffè nel tavolo affianco, con il suo continuo tamburellare le dita sul tavolo, producendo un rumore fastidioso.

Lauren entrò nel locale al trentesimo sbuffò spazientito e cercò con gli occhi la figura dell’amico che trovò accovacciata e disparata qualche tavolo di distanza dall’entrata. Alzò gli occhi al cielo e lo raggiunse, in faccia un cipiglio indagatore.

“ Trenta chiamate in venti minuti, Darren, trenta.” Lo salutò, sedendosi pesantemente di fronte a lui e buttando con stizza la sua borsetta di pezza sul tavolo. “Non vengo tutti i giorni nel New Jersey! Ho bisogno del mio tempo!” esclamò la ragazza, incrociando le braccia al petto. “e poi tu scegli di incontrarci in questo… posto dimenticato anche da Dio stesso!”

Darren abbassò il capo e rilasciò un sospiro angoscioso. Borbottò delle scuse e prima di parlare aspettò che Lauren prendesse la sua ordinazione, un caffè forte e un muffin ai mirtilli, la guardò levarsi la giacchetta di cotone, per rimanere in canottiera, visto il caldo di quei giorni.

“Dopo puoi anche uccidermi e prendere di accompagnarti a casa al trotto, ma ho bisogno di un aiuto ora.” Le afferrò una mano e la strinse per un attimo fra le sue, prima di rilasciarla. “ho combinato un disastro Lauren e non so se posso tornare indietro…

La Starkid sgranò gli occhi. “Mia è incinta?!

Darren diventò improvvisamente pallido, le iridi dilatate. “No! Per l’amor di Dio ci manca solo questa…”

Lauren si portò una mano al cuore e tirò un sospiro di sollievo. “Allora cosa? Perché mi hai fatto venire qui così di corsa?”

Darren si scompigliò i capelli e poggiò la testa sul tavolo e la ragazza si allungò verso il suo amico, con sguardo preoccupato. “Dar, per favore dimmi che succede mi sto preoccupando a morte!”

Il cantante sollevò il capo e con sguardo triste iniziò a raccontare.

Parlò della sua storia con Christopher, anche se lei già sapeva qualcosa, le raccontò di Mia e del concerto, di come lui e Chris avevano fatto dei piani per vivere finalmente felici e di lui che, in un solo attimo aveva distrutto tutto.

Le disse che aveva fatto l’amore con Mia tutta la notte e poi che avevano dormito abbracciati e lei era tornata a casa la mattina dopo ancora ignara di quello che succedeva realmente alla sue spalle.

Lauren ascoltò tutta la storia, stringendo fra le mani la tazza di caffè, non disse una parola, finchè Darren non finì le sue.

Annuì, qualche volta, e quando l’amico rimase in silenzio sollevò una mano e la battè violentemente sul suo capo pieno di ricci, producendo un rumore sordo, seguito dalle imprecazioni del malcapitato.

“Mi hai fatto male!” strillò questi, massaggiandosi la testa con energia.

“E’ perché siamo in un luogo pubblico, se no avrei fatto anche di peggio!” sbottò la ragazza, incrociando le braccia al petto. “quello che hai combinato non ha scusanti lo sai questo, vero?”

Darren annuì, senza avere più il coraggio di alzare il viso e guardarla in faccia “Lo so-"

“-Insomma non che io provi molta simpatia per quella ragazza,” lo interruppe “ma quello che hai fatto proprio non se lo meritava!” continuò, inviperita. “e a Chris! Stava solo aspettando di poter vivere la vostra storia da persone normali e tu che fai?

Il ragazzo iniziò a giocherellare con il fazzoletto che aveva ridotto in piccoli pezzetti dal nervosismo. “Devi deciderti Darren e devi farlo in fretta.”

“Io amo Chris!” ribattè finalmente, sollevando il capo velocemente, punto sul vivo.

“Allora lascia Mia, per l’amor di Dio!” Lauren battè un pugno sul tavolo, fregandosene della gente che aveva iniziato a guardarli male. “non illuderla ancora, lei ti ama, capirà.” Il tono della ragazza si era addolcito, osservando la figura mogia del suo amico. Allungò una mano e la strinse brevemente nella sua, ancora impegnata a torturare quel maledetto fazzolettino.

“Come?” domandò “Non ne uscirò vivo!”

“Probabilmente no,” Lauren prese un sorso di caffè “ma almeno avrai fatto la cosa giusta!”

“Davvero consolante…” sbottò sarcastico e Lauren scosse la testa, sorridendo appena e prendendo la sua mano.

“Troveremo un modo” gli disse, sorridendo incoraggiante. “e        Chris tornerà da te.”

Darren accennò un sorrisetto e annuì, nello sguardo disperato uno spiraglio di speranza.

 

Prima del concerto di quella sera a East Rutherford, nel New Jersey, la tensione era così palpabile che il silenzio regnava padrone fra i ragazzi. Heather stava abbracciata a Naya guardandosi le scarpe, Harry e Kevin avevano deciso di ripetere insieme qualche passo di danza silenzioso, Mark e Chord ascoltavano la musica dallo stesso I-Pod e Cory giocherellava con il microfono spento. Lea lanciava continue occhiate a Amber che a sua volta le rispondeva continuamente con un’alzata di spalle. Jenna teneva sulle ginocchia Dianna, con la testa poggiata alla sua schiena e in viso la stessa espressione preoccupata della bionda.

Darren, dal canto suo, sapeva che quel silenzio era generato dalla brutta aura che capeggiava sopra la testa di Chris.

Era triste, arrabbiato, amareggiato, ferito, deluso, Darren poteva leggere tutte quelle emozioni sul suo viso pallido e serio e il cuore gli si stringeva in una morsa pesante.

Christopher, aveva abbandonato il barattolo di burro d’arachidi per dedicarsi a quello del gelato alla crema per tutto il pomeriggio e in quel momento, dopo una lunga dose di Adele sparata a tutto volume nelle orecchie, poteva dire di star peggio di prima.

Mal di stomaco e mal d’amore non erano un buon connubio, soprattutto in quella situazione.

Dylan, interruppe il silenzio, presentandosi in camerino con un sorrisone, immediatamente stroncato dalla brutta sensazione che lo assalì.

“Ragazzi, tre minuti e si inizia.” Li avvertì. “iniziate ad avvicinarvi al palco.” Nessuno rispose o ringraziò, si alzarono tutti e si apprestarono ad uscire, Chris fu l’ultimo della fila.

Il tecnico del suono fermò il controtenore prima che uscisse e lo guardò negli occhi preoccupato. “Ehi, è tutto apposto?”

Chris, prevedibilmente annuì, sforzando un sorriso. “Ci becchiamo dopo, okay?” disse solamente, raggiungendo i suoi colleghi già appostati vicino al palco, tanto che il brusio che proveniva dagli spalti era ben udibile.

Darren si avvicinò a Chris, sorprendendolo di spalle, tanto che il ragazzo sussultò come se si fosse appena scottato.

Si girò a guardarlo e non disse nulla, limitandosi a trafiggerlo con i suoi occhi di ghiaccio. Darren deglutì e tolse di fretta la mano dalla sua spalla, portandola lungo i fianchi e stringendola in un pugno.

“Chris…” disse solamente, la voce bassa e piena di tristezza. Il controtenore, tornato a dargli le spalle, sembrò non ascoltarlo nemmeno, nonostante il suo tono gli avesse procurato una stretta micidiale al cuore. “ho bisogno di parlarti…” tentò di nuovo.

Christopher, irritato, scacciò la mano che Darren aveva nuovamente posato su di lui e si volto ancora, per fissarlo negli occhi.

“Toglimi le mani di dosso.”

L’esclamazione, piuttosto isterica, portò tutti sull’attenti e rimasero a fissare la scena senza fiatare.

Darren non ebbe tempo di ribattere perché un addetto richiamò tutti sul palco e lui rimase indietro, cercando di rimarginare la ferita che quelle parole gli avevano procurato al cuore.

L’aveva fatta davvero grossa.

 

Chris uscì dalla doccia dopo quella che gli pareva la giornata più lunga e straziante di tutta una vita.

Voleva solo buttarsi nel letto, nascondere il viso nel cuscino e piangere fino al mattino.

Proprio mentre stava riponendo il Phon nello scaffale, bussarono forte alla porta. Si strinse addosso l’asciugamano e sperò con tutto se stesso che non si trattasse di Darren, ancora in cerca del suo perdono. Aveva pronti già una sfilza d’insulti e la mano che gli avrebbe chiuso la porta in faccia.

“Cazzo per fortuna hai aperto! Credevo di dover sfondare questa diavolo di porta!”

Chris sollevò un sopracciglio e si appoggiò allo stipite della porta.

“Ciao anche a te, Dylan”

Il più grande borbottò qualcosa ed entrò in stanza, dirigendosi a passo svelto verso l’armadio.

“si può sapere cosa stai facendo?” domandò Chris, una volta richiusa la porta alle spalle.

“Cerco dei vestiti, non vedi?”

Il controtenore sollevò gli occhi al soffitto e si sedette sul letto. “Guarda che non ti vanno!” ribattè, incrociando le braccia al petto.

Infatti li devi indossare tu, tondo” rispose, afferrando un paio di jeans a sigaretta strettissimi e una maglietta blu. Glieli buttò praticamente in faccia e aspettò che Chris si vestisse.

Il ragazzo guardò gli abiti senza capire e rimase in silenzio, cercando di dare un senso a quella situazione. Si sentì in dovere di parlare solo quando Dylan iniziò a frugare fra la sua biancheria, buttandogli in testa un paio di boxer scuri.

“Io non mi muovo da qui.” Ribattè il minore, lo sguardo di sfida rivolto al suo amico.

“Certo che lo farai!” lo rimbeccò. “alza il culo, infilati quei dannati vestiti ed esci fuori da questa stanza.”

“Avevo dei programmi, io.”

“Cosa? Nasconderti sotto le coperte a frignare fino a consumare le lacrime?” domandò sarcastico. “ non te lo permetterò.”

“Dylan, sul serio non è divertente!” disse Chris, un’espressione di ghiaccio sul volto.

“Io non sto ridendo” Dylan scosse le spalle e rimase a fissarlo, in attesa. “andiamo nel locale dove lavora Nicholas, la sera fanno la musica dal vivo.” Continuò, come se Chris gli avesse dato una risposta affermativa.

Quando, qualche minuto dopo, Christopher era ancora con solo l’asciugamano indosso, Dylan sospirò. “Senti, io e le ragazze non vogliamo che tu ti riduca ad un ammasso frignante perché quell’idiota ha preferito rimanere con una persona che ha la vagina, ma ehi! La vita non finisce qui!”

“Forse è meglio che rivedi le tue tecniche di consolazione…

“Hai bisogno di distrarti, Chris” continuò ancora cercando di convincerlo, senza sapere che era sulla buona strada. “non puoi rimanere chiuso qui dentro, sarà peggio, molto peggio.”

Il ragazzo non rispose, ma si passò una mano fra i capelli morbidi e ancora un po’ umidi, sbuffando sonoramente.

“Mi prometti che, se io avrò voglia di tornare in hotel anche dopo un minuto dopo aver messo piede nel locale, tu lo farai? Senza scusa o qualsiasi altra cazzata che userai per convincermi?

Dylan sorrise, trionfante e si fece una croce sul petto. “Prometto.”

“Parola di lupetto?”

“Parola di lupetto.”

Chris annuì e sospirò prima di alzarsi e sganciare l’asciugamano avvolto attorno ai fianchi. Dylan osservò il suo corpo senza nascondersi e deglutii, quando riportò alla mente le loro appassionate sessioni di sesso.

Non era passato molto tempo, si e no qualche settimane, ma era come se fosse successo anni fa.

Con Chris si sentiva come se lo conoscesse da sempre e per questo aveva da subito accantonato il classico modo di consolazione che le ragazze utilizzavano in quella occasioni e che più o meno partivano tutte da: “E’ normale sentirsi così, ti capisco…” per arrivare a: “Ne troverai certamente uno migliore.”

Aveva scelto quella linea perché sapeva che era il modo adatto per spronare Chris.

 

Il locale dove lavorava Nicholas, cugino di Kevin e, a quanto pareva, nuovamente ragazzo di Dylan, era il classico locale Newyorkese, luce soffusa, palchetto sgangherato infondo alla sala e cameriere con le tette in bella mostra.

Dylan lo trascinò per un braccio verso al tavolo, dove tutte le ragazze erano riunite, brandendo cocktail e birre.

Quando videro il controtenore urlano di gioia, già brille, inventando una canzoncina assurda, che si trasformò in una lode a Dylan, che era riuscito a trascinarlo fuori dall’hotel.

Nicholas raggiunse il gruppetto quasi subito, stampato in viso un bel sorriso e fra le mani un vassoio. Poggiò davanti al suo ragazzo una birra rossa e a Chris passò un daiquiri alla fragola.

“E’ un piacere rivederti Chris.” Lo guardò il ragazzo, con un sorriso sincero sulle labbra.

“Anche per me” sorrise educatamente e osservò il ragazzo baciare dolcemente Dylan sulle labbra, prima di sparire di nuovo.

“Non guardarmi così…” lo rimbeccò il fonico, bevendosi la sua birra, un po’ a disagio. “è cambiato e voglio provarci seriamente.”

Christopher fece spallucce. Sapeva che quello di Nicholas era un percorso lungo, ma se Dylan gli aveva dato una possibilità, la fiducia necessaria per tirare avanti, il soprano non aveva nulla da ribattere.

Ashley planò su di lui con una risata e un braccio intorno alle spalle. “Bevi il tuo Daiquiri, Colfer!” la ragazza si battè un pugno sul petto. “l’ho ordinato io, personalmente!”

Chris ridacchiò e ringraziò con un sorriso e un bacio sulla guancia, ma Ashley aveva già cambiato rotta, andando a importunare Jenna, così lanciò un’occhiata al palco dove, un paio di signore di una certa età, piuttosto brille, stavano cantando una vecchia canzone di Cindy Lauper. Ridacchiò divertito e sorseggiò dalla cannuccia il suo drink che diventarono tre ne giro di quaranta minuti.

Lea barcollò verso di lui sorridendo e lo abbracciò di slancio, strusciando il viso sulla sua maglietta.

“Chris!” gli urlò praticamente nell’orecchio arrampicandosi su di lui. “è cooooosì bello vederti qui!” il ragazzo cercò di scrollarsela di dosso, mandando dei chiari segnali a Dylan che invece aveva afferrato Nicholas prima che sparisse e dietro al bancone e i due stavo avendo un incontro di lingua piuttosto ravvicinato. “non mi piace vederti cooooosì giù, non te lo meriti!” continuò la ragazza, mettendo su un broncio e pizzicandogli le guance, tornando a regalargli un enorme sorriso.

L-Lea staccati mi stai soffocando!” esclamò il soprano. L’attrice non se lo fece ripetere e saltellò via con il sorriso, mentre Chris, ripreso il respiro, tornò a sorseggiare rum e coca.

Sapeva che non era intelligente fare un tale miscuglio, ma non gli importava.

Era lì, voleva sballarsi e fregarsene, anche e, al momento, aveva solo l’aria triste e il classico macigno sulla schiena con scritto “uomo tradito”. Sospirò e svuotò il suo bicchiere in un paio di sorsi.

Guardò il fondo del bicchiere e picchiettò la spalla di Nicholas che si scostò di malavoglia da Dylan per guardarlo in viso. “Portamene un altro!” strillò, registrando senza molta importanza che, settimane prima c’era lui attaccato alla bocca di Dylan.

“Subito, capo!” Nicholas scese dalla gambe del suo ragazzo e sparì verso il bancone, ridendo sotto i baffi.

Chris comprese l’esatto momento in cui perse totalmente la testa. Doveva essere per l’ennesimo miscuglio di alcol con qualche bibita cassata o succo di frutta e si ritrovò con la cintura stranamente slaccia e Heather sulla schiena che pretendeva un giro del locale al trotto.

Baciò selvaggiamente Naya mentre ballavano al ritmo di una canzone di Jennifer Lopez e si accorse troppo tardi che non era la faccia di Darren che aveva immaginato di baciare, così si ritrovò fra le braccia di Amber, a urlare quanto era ingiusta la viva che non gli aveva donato una vagina.

Ashley, stanca di sentire i suoi piagnistei gli porse un nuovo drink e la storia si ripeté nuovamente.

Fu Dylan a staccarlo da un ragazzo che si stava strusciando su di lui promettendogli numeri da circo sotto le lenzuola che Chris non riuscì a comprendere.

“Ora io e te ce ne torniamo in albergo, okay?” disse il fonico afferrandolo per le braccia. “o domani ti ucciderai per la vergogna.” Aggiunse sottovoce.

Avvertì tutte le ragazze, ma probabilmente gli diede ascolto solo Jenna. Trascinò Chris fino al bancone e salutò Nicholas che, quasi divertito dalla situazione, lanciò le chiavi della sua macchina al suo ragazzo.

“Me la porterai domani mattina, io chiederò a Karla un passaggio fino a casa.” Dylan buttò l’occhio sulla collega di Nicholas e le fece un cenno, prima di sparire con Chris attaccato al collo.

Fu un’impresa metterlo in macchina e ancora di più guidare, visto che il controtenore non faceva che agitarsi e frugare nel cruscotto alla ricerca di un chewingum.

Ma portarlo fino in camera fu veramente il peggio.

Nel viaggio in ascensore Chris si era tramutato in una sottospecie di koala ubriaco e non gli lasciò nemmeno il tempo di aprire la porta della stanza.

“Sai di zucchero filato” borbottò Chris, strusciando il viso sulla maglietta di Dylan, mugugnando deliziato.

“Credo sia colpa di Nicholas.” Rispose lui, entrando finalmente in camera. Chris smise di strusciarsi e sollevò la testa per guardare Dylan con i suoi occhi vacui e lucidi.

“Dio, mi sta proprio sul cazzo.” Proclamò. “ma ha un buon profumo, glielo concedo” si staccò dall’amico e barcollo fino a letto e si lasciò cadere supino.

Dylan si passò una mano fra i capelli e rise divertito.

“Sai... l’ultima volta che qualcuno mi ha riportato in camera ubriaco poi… poi mi ha scopato!” esclamò Chris ridacchiando e scompigliandosi i capelli.

Dy sospirò e si sedette al suo fianco, guardandolo con una nota triste negli occhi.

“anche tu voi scoparmi, Dy?” domandò, con tono roco Chris, sollevandosi a sedere e accarezzandogli piano il collo.

Ammettere che non lo desiderava sarebbe stata una grossa bugia alla quale nemmeno lui avrebbe creduto.

Chris era una meraviglia dentro e fuori di sé.

La sua personalità, il suo essere sincero, appassionato, la sua forza e la sua stessa debolezza erano per Dylan qualità perfette per innamorarsi di lui.

E se non fosse stato così tanto aggrappato alla storia con Nicholas non se lo sarebbe lasciato scappare.

Chris era qualcosa di meglio di un angelo, era reale. I suoi occhi, le sue labbra e il suo intero corpo erano una tentazione così difficile da sopportare che Dylan temette di mandare all’aria tutto e accanirsi su quelle labbra rosse e lucide e quella pelle bianca.

Fu in quel momento, perso nei suoi pensieri, che Christopher lo baciò.

Un tocco maldestro che lo fece ridacchiare, riprovandoci.

“Su Darren non farti pregare…” mugugno Chris, sulle labbra immobili di Dylan.

Fu forse quello il momento che il più lucido dei due si scostò.

Aveva il fiatone come se avesse corso chilometri e chilometri senza fermarsi. Guardò il suo amico fissarlo inconsapevole e ricordò a sé stesso perché aveva portato Chris lì.

“Devi dormire ora” disse, alzandosi dal letto e scostando le coperte. “domani sarà una giornata difficile.”

Colfer lo seguì con lo sguardo e mugugnò qualcosa di incomprensibile prima di scattare verso il bagno.

Fece un rumore infernale, sbattendo contro la porta chiusa e successivamente buttarsi verso la tazza del water, producendo rantoli che al confronto Linda Blair poteva solo vergognarsi.

Dylan non entrò nel bagno, ma aspettò paziente che vi uscisse.

“Dio sto di merda…” fu il commento del controtenore appena tornò a barcollare verso il letto.

“E’ questo che succede bevendo”

“Giuro Dy, se non ci fossi tu non saprei che farmene nelle mie convinzioni.” Esclamò sarcastico, buttandosi di peso sul letto.

Il fonico si sedette sul letto e gli levò le scarpe, buttandole scompostamente a terra. Quasi gli venne da ridere, ripensando a qualche minuto prima quando era pronto a saltargli addosso.

Dopo qualche minuto di silenzio Chris mormorò delle scuse attraverso la federa del cuscino.

“Non importa, davvero.” Rispose lui, accarezzandogli piano una spalla sopra il tessuto caldo e morbido della maglietta e lo sentì fare spallucce.

“cos’hai Chris?”

Non rispose subito, si aggrappò alle sue sicurezze per un attimo e quando si accorse che erano tutte crollate, strinse le lenzuola fra le dita. “Sto male.”

Dylan lo sapeva che non era un malessere dovuto alla sua stupida sbronza, sapeva cosa provava era quasi lo stesso dolore che aveva provato sulla sua pelle.

Si tolse le scarpe a sua volta e si sdraiò sul letto, passando una mano su tutta la schiena di Chris contratta e in tensione.

“Io sono qui.” Disse soltanto e bastò per fargli scostare il viso dal cuscino e guardarlo. I suoi occhi colmi di lacrime, il labbro tremulo e il muro della sua forza crollato al suolo in mille pezzi, furono abbastanza per Dylan che lo trascinò in un abbraccio dove Chris si rifugiò e iniziò a piangere, i singhiozzi fuori controllo e i brividi che non volevano abbandonarlo neanche quando Dylan lo compri con il lenzuolo.

Si calmò solo alle prime luci dell’alba, cadendo in un sonno agitato e per tutto il tempo, Dylan rimase al suo fianco.

 

 

Continua…

 

 

 

****


E anche questo capitolo è andato! Spero che vi sia piaciuto! Lo so, lo so c’è un po’ di angst, ma era dovuto!

A chi non andava tanto a genio Dylan, beh con questo capitolo vi avrà sicuramente conquistati!u.u dai è un amore!! **
Io ringrazio tutti da chi recensisce fino a chi mette fra i preferiti. Siete meravigliosi, davvero!!!

Scusate se non ho risposto alle recensioni, mi farò perdonare!

A presto!!!

 

VI AMO! ps: https://www.facebook.com/pages/Elfo-Mikey-EFP/346814708703006?ref=tn_tnmn questa è la mia pagina ufficiale su FB, se volete chiacchiere con me o avere anticipazioni sulla storia mettete mi piace!! :)

 

Grè

 

 

 

 

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Capitolo 17
*** Capitolo quattordicesimo - Uniondale/New York ***


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Capitolo Quattordicesimo

 

 

 

 

 

Uniondale - New York, 18 Giugno 2011

 

 

 

 

 

 

 

 

La situazione era diventata insostenibile.

Darren sapeva di non essere un tipo molto paziente, ma in quei giorni stava davvero superando sé stesso.

Il suo bisogno, perché di impellente bisogno si trattava, di parlare con Chris era diventato incontenibile e non sapeva che fare per rispondere a quei continui mutismi ed occhiate assassine.

Camminò a passo svelto per i corridoi del teatro, dove quella sera si sarebbero esibiti per l’ultima volta in America, prima di partire per Londra.

Non rispose nemmeno al saluto di Naya e Amber che, quando lo videro passare oltre, si guardarono perplesse.

Chris stava provando, forse per la milionesima volta, il balletto di Single Ladies. Dietro di lui, Jenna, Heather e le altre ballerine lo guardavano con sconforto.

E forse perché era troppo concentrato sui passi, che non si accorse dell’arrivo di Darren, che si avvicinò con circospezione, fino ad appoggiare i gomiti sul palco e guardarlo dal basso.

Rimase incantato dalle sue mosse, senza evitare di arrossire.

Solo alla fine della canzone si permise d’intromettersi, facendo sussultare il più giovane.

“Vattene.” Rispose questi, all’ennesima supplica d’ascolto di Darren.

“Non me ne vado finchè non ti decidi ad ascoltarmi!” ancora una volta quei occhi gli erano puntati addosso, come se fossero fuoco.

Chris scese dal palco, incurante delle ragazze che, dietro di lui avevano iniziato a borbottare.

“Nessun problema me ne vado io!” esclamò, afferrando una bottiglietta d’acqua e bevendone un sorso generoso.

“Chris, ti prego aspetta!” Darren lo raggiunse a metà strada fra i camerini, toccandogli fugacemente il braccio. Il più giovane si girò a guardarlo, con espressione scocciata e le braccai conserte. “v-vorrei che mi ascoltassi, solo un minuto!” pregò, oramai senza più la speranza di poter aver il suo perdono.

Christopher sospirò e chiuse un attimo gli occhi, prima di muovere un poco il capo nella sua direzione, come se gli stesse dando la possibilità di spiegarsi. Darren non perse tempo e iniziò con una carrellata di scuse che alle orecchie del controtenore risultavano solo patetiche, per quanto sincere potessero essere.

Continuava a ripetere che era un verme, che non avrebbe dovuto tradirlo in quel modo. Disse che era pronto a lasciarla e a farlo sul serio. Sussurrò che lo amava, perché era vero e i suoi occhi sinceri non potevano mentire e nonostante Chris stesse andando in pezzi dentro di sé, non lasciò trasparire nessun segno di cedimento. Darren tentò di farsi vicino, di afferrargli le mani per poi abbandonare l’idea a un soffio dalla sua pelle.

Non sapeva cosa fare, si sentiva svuotato di ogni sua capacità e aspettava le mosse di Chris per imitarle.

“Io voglio lasciarla, davvero.” Continuò a ripetere, dando forse l’idea del pazzo, alla gente che gli passava affianco. “voglio stare con te e sono disposto a tutto pur di dimostratelo!”

“Non riesco a crederti, mi dispiace” mormorò Chris, scuotendo il capo e Darren lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, abbassando il capo pieno di ricci scompigliati e a Chris fece quasi tenerezza. “non riesco nemmeno a pensare che possa valerne la pena…” le sue parole non erano arrabbiate, ma deluse e terribilmente tristi e questo mandava Darren nello sconforto.

“Ne varrà! Te lo giuro!” provò ancora, tornando a sollevare lo sguardo verso il suo, vedendo solo sfiducia nei suoi confronti.

Era quello il punto, Chris non si fidava più di lui.

Aveva creduto troppo volte alle sue promesse e con quell’enorme cazzata stava perdendo tutto ciò per cui valeva la pena andare avanti.

 “Non ti girare subito, ma credo che tua madre stia correndo verso di te brandendo una borsetta gialla.” Darren, lo guardò interrogativo e deluso per la deviazione del discorso. Non fece nemmeno in tempo a chiedere a cosa si riferiva che Cerina Criss gli planò addosso, parlando talmente velocemente da sembrare incomprensibile.

“Mamma!” borbottò Criss Junior, abbracciandola velocemente prima di guardarla come se fosse appena uscita da un cartone animato giapponese. “cosa ci fai qui?!

“Sono venuta a vederti ovviamente!” rispose lei ovvia, colpendolo con la sua borsetta sul braccio. “e Chuck ha così insistito per venire con qualche ora d’anticipo e stare tutti insieme!”

“Chuck?” Darren sollevò lo sguardo verso suo fratello che si stava avvicinando con passo lento e strascicato, ridacchiando sotto i baffi.

“Certo tesoro! Mi dispiace solo che tuo padre non sia potuto venire!” esclamò la donna, allungo solo qualche secondo dopo lo sguardo verso Chris e sorridergli cordiale. “Oh Christopher!” disse, sporgendosi verso il soprano per un abbraccio e Darren si sentì in dovere di mormorare che non era il caso di farlo, nonostante sua madre non avesse sentito una sola parola, impegnata com’era a fare mille complimenti a Chris.

“Fratellino!” Chuck, piombò su Darren con una pacca sulle spalle e un sorriso furbo sulle labbra. Guardò prima il fratello e poi Chris, aumentando l’estensione della sua bocca. “E lui deve essere Chris!” esclamò, facendosi largo e porgendogli la mano. “il famoso Chris!” l’interpellato sorrise nervosamente e strinse la mano che il ragazzo gli stava porgendo.

Non aveva mai avuto l’occasione di conoscere Chuck e quasi gli venne da ridere constatando che il ragazzo era anche più basso di Darren.

“Piacere mio” disse, cercando di essere più cordiale possibile e si scambiò una fugace occhiata con Darren, anche lui avrebbe preferito morire piuttosto che ritrovarsi in quella situazione imbarazzante.

“Mio fratello parla così tanto di te, che mi sembra già di conoscerti!” esclamò Chuck, sorridendogli mentre Cerina, gli afferrava il braccio, annuendo energicamente.

Il più piccolo dei Criss, si schiaffeggiò la fronte, certo che inferno peggiore non lo poteva trovare.

Christopher rispose gentilmente alle domande di Cerina, che era così entusiasta e di buon umore che non se la sentiva di contraddirla.

Era una donna molto stravagante e soprattutto colorata, ma al soprano dava l’impressione di essere una donna forte.

“… E così ho deciso di venire a New York!” stava raccontando la donna, con un sorriso dolce ed orgoglioso sulle labbra. “Chuck non voleva venire da solo e io ci tenevo così tanto a rivedere il mio Darren prima della partenza per Londra!” Chris le sorrise, annuendo, non trovando alcun modo per ribattere, se non in toni sarcastici e preferiva stare zitto, piuttosto che mozzare l’entusiasmo della signora Criss.

“ma la parte migliore deve ancora venire!” continuò Cerina e sembrava non riuscire a contenere uno strillo di eccitazione. “Questa sera conoscerò finalmente la ragazza di Darren! Non è magnifico?!

La reazione fu piuttosto simile per tutti e tre i ragazzi.

Darren si sentì sprofondare e si portò le mani nei capelli, cercando, come un disperato, lo sguardo di Chris, rimasto immobile davanti a sé.

Anche Chuck fece sparire il suo sorrisino, per sostituirlo con una smorfia preoccupata.

Cerina non si perse d’animo e cominciò a raccontare di quanto era bello che suo figlio avesse trovato l’amore, ma Darren voleva urlare che non era così, che non l’amava che non era vero che era felice come diceva lei e che si sentiva soffocare se pensava ancora di stare fra quelle braccia.

Guardò Chris disperatamente e pensò a quanto lo amava e quanto era ingiusto non potergli dire come stavano le cose, perché aveva la gola bloccata e non sapeva più che fare.

Il controtenore strinse le mani sulla bottiglietta d’acqua che produsse un rumore fastidioso, mentre tutte quelle parole diventavano solo un rumore sordo e lontano.

“I-io… devo andare adesso.” Disse, più a se stesso che agli altri e senza nemmeno preoccuparsi delle buone maniere scappò da quel posto come se stesse per soffocare.

Cerina lo guardò andare via con la bocca socchiusa dallo stupore. “Ho detto qualcosa che non va?” domandò hai suoi figli e Chuck le sorrise, circondandole le spalle con un braccio.

“Certo che no! E’ un ragazzo pieno d’impegni!” esclamò. “perché invece noi, non andiamo a prenderci un caffè, eh?” propose e Darren non sapeva come dirgli quanto gli era grato per averlo salvato dall’ennesimo giro di domande imbarazzanti.

 

 

Dylan era arrivato alla sua terza sigaretta della mattina e un po’ infastidito per la fatica del lavoro se ne accese un’altra, aspirando con gli occhi chiusi il fumo e appoggiando la testa alla parete.

Quella per lui era la pausa perfetta.

Sigaretta, qualche litro di caffè forte e di nuovo al lavoro.

Guardò il cielo nuvoloso di New York e si ricordò che doveva rispondere a un messaggio di Nicholas, ma appena mise mano al cellulare la porta d’emergenza si aprì con uno scatto violento, facendolo sussultare.

Quasi non si stupì di vederne uscire fuori Chris, con il fiatone e gli occhi rossi.

“Ehi tornado!” lo salutò, aspettando che il ragazzo lo raggiungesse, aspirando ancora un po’ dalla sua sigaretta.

“Non è aria Dylan!” sbottò il più piccolo, torturandosi le labbra con i denti.

“E quando mai lo è con te?” scherzò, senza preoccuparsi di moderare i toni, visto il nervosismo visibile e palpabile dell’amico. “cos’ha combinato questa volta?”

“E’ sua madre…” borbottò Chris, senza nemmeno cercare scuse per il suo nervosismo.

“Come scusa?”

“Sua madre è qui! E sai perché, eh?!” strillò, avvicinandosi all’amico. “per conoscere la fidanzata del suo adorato figlio!” finì, senza aspettare nessuna risposta da parte di Dylan.

“La cornuta viene qua sta sera?!” Domandò Dy, piuttosto divertito, buttando il restante della sigaretta a terra e pestandola con il tallone per spegnerla.

Chris sfoderò una delle occhiatacce che teneva nel suo repertorio e Dylan smise di ghignare apertamente.

“Seriamente non è divertente.” Sbuffò. “E’ una tragedia! Dovrò assistere alla loro felicità, ti rendi conto?!

“Non devi stare per forza a guardare…”

“Mi sbatteranno in faccia la loro relazione come se avessero vinto un trofeo.”

“Non fare il melodrammatico adesso e calmati!” Dylan lo afferrò per le spalle, accarezzandole con energia.

“Non posso è la mia natura…” borbottò, sbuffando subito dopo e poggiando il capo sul petto ampio del suo amico. “non posso continuare così…”

“E cosa vorresti fare, sentiamo?” il fonico decise di circondargli le spalle con le braccia ed attirarlo a se in un abbraccio.

“Devo togliermelo dalla testa…” sussurrò il soprano.

Erano così semplici da pronunciare quelle parole, anche se dirle gli procurava una stretta al cuore, ma il peggio sarebbe stato certamente metterle in atto.

Eppure lo amava così tanto, come se quello che aveva fatto non avesse contato nulla per i suoi sentimenti che erano ancora lì, più vivi e travolgenti di quanto si aspettasse.

Sì maledì per non aver scelto Dylan per averlo scaricato appena Darren era corso da lui. Si pentì di avergli detto che lo amava perché così era ancora più difficile disfarsene.

“Senti, non puoi disfartene come un pantalone bucato!” lo rimproverò Dylan, scostandolo dal suo abbraccio. “io lo so, fidati non è così.”

Chris si fidava di lui, sapeva che stava dicendo la verità, l’aveva provato sulla sua stessa pelle e il suo cuore ancora ne stava risentendo, nonostante la sua ritrovata relazione con Nicholas.

“Cosa devo fare?” chiese in un sussurro, forse troppo disperato. “dimmelo tu, io non lo so più…” si strofinò con una mano gli occhi rossi, simbolo delle notti insonne e dello sforzo di non versare nemmeno una lacrima.

Dylan non rispose, ma lo strinse nuovamente in un abbraccio.

Gli sembrava di essere tornato a qualche giorno prima, quanto lo teneva fra le braccia e gli sussurrava di non piangere e che tutto sarebbe andato per il meglio.

Era contento di vedere Chris così propenso a mostrare quel lato di se che di solito teneva riservato, ma era già stanco di vederlo così a pezzi.

“Se vuoi posso provare a parlargli…” propose, pur sapendo di essere l’ultima persona che Darren Criss avrebbe ascoltato.

“Così finirete per uccidervi…” borbottò il più giovane, sospirando e facendo ridacchiare Dylan.

“Giusto, non abbiamo un bel trascorso.”

Ci fu un intero minuto di silenzio, prima che Chris si staccasse dal suo abbraccio rassicurante. “Ora vado.” Annunciò, sporgendosi per un veloce bacio sulle labbra.

Fece in tempo a scompigliargli i capelli e vederlo tornare dentro, con la testa bassa.

Dylan si accese la quinta sigaretta della giornata, osservando preoccupato la porta che si richiudeva dietro le spalle di Chris.

 

 

...Non posso credere che tua madre sia qui e io ancora non sono riuscita ad incontrarla!”

Mia Von Glitz, come le piaceva farsi chiamare da amici e fans, stava seduta sul tavolo, dondolando le gambe e facendo scontrare i tacchi vertiginosi, dei suoi stivaletti neri e lucidi, fra loro.

“Mia madre è una che perde molto tempo, quanto è in posto che non conosce” giustificò Darren, finendo il terzo succo di mela in meno di dieci minuti.

“Ma se mi hai sempre detto che New York è come una seconda casa per lei!”

Il ragazzo saettò lo sguardo a destra e a sinistra, stringendo troppo forte il cartone facendo uscire un po’ di succo dalla cannuccia mangiucchiata per il nervosismo.

“Ehm,” farfugliò “è buffo sai, perché dice sempre che come la prima volta!” ridacchiò istericamente e tirò fuori il suo I phone, mandando un veloce messaggio a Chuck, pregandogli di tenere sua madre il più lontano possibile dai camerini, fino all’inizio dello spettacolo.

Non voleva farle incontrare, questo l’avrebbe capito anche uno schiocco.

Mia scese dal tavolo con un ghignetto sulle labbra, avvicinandosi al fidanzato. “Non preoccuparti, prima o poi riusciremo a beccarla!” lo rassicurò, credendo che il suo nervosismo e la sua ansia fossero dettati dal loro mancato incontro.

In realtà era così spaventato che potesse accadere perché, beh, stava per parlarle, stava per dirle che non l’amava e che non l’avrebbe mai fatto, almeno, mai come quanto amava Chris.

Doveva tirare fuori il coraggio per farlo, volente o meno.

Mia si avvicinò con espressione preoccupata. “Tutto bene?” domandò, accarezzandogli una guancia. “Sei strano.”

Come scottato, Darren sfuggì al quel tocco camuffandolo in un gesto naturale delle mani. “Va tutto bene” si ritrovò a mentire ancora.

“Non sono stupida, Darren.” Ribattè lei, incrociando le braccia al petto e guardandolo, accusatorio. “Sono giorni, se non settimane che non sembri più tu.”

L’interpellato sbuffò irritato. “Senti non è giornata, okay? Voglio solo che finisca e andare in camera.

Mia non rispose perché Charlene entrò in stanza, sorreggendo una lattina di birra che passò all’amica. “Ho interrotto qualcosa?” domandò, un po’ maliziosa.

Darren si sforzò di farle un sorriso, in fondo era venuta per lui. “Nulla, non preoccuparti.” Si avvicinò all’amica e gli accarezzò una spalla. “perché non andate ai vostri posti?” poi controllò l’orologio “mancano venti minuti e io devo passare in sala trucco.”

“Okay Blaine Warbler!” scherzò Charlene “ci si vede dopo il concerto, vero?”

“Sempre se ha tempo per noi.” Disse Mia, sarcasticamente, sorpassandolo e uscendo dal camerino.

Charlene la guardò andare via senza capire. “Ha ingurgitato veleno?” chiese ironicamente.

Darren si passò una mano fra i capelli e scosse il capo. “Non penso sia colpa mia.”

La cantante gli sorrise comprensiva e, dopo un in bocca al lupo, seguì Mia fuori dalla stanza.

Rimasto solo Darren si appoggiò al tavolo, socchiudendo un attimo gli occhi per riprendere un attimo fiato.

Si sentiva come in trappola, come se non riuscisse a respirare. Voleva davvero uscire da quella situazione e se non accadeva quella sera, probabilmente non sarebbe stato più in grado di farlo.

Uscì anche lui, con uno scatto e rincorse le due donne, fortunatamente ancora dietro le quinte.

Afferrò Mia per un braccio e la tirò da parte.

“Finito il concerto, ho bisogno di parlarti

Non aggiunse altro e aspettò che la ragazza annuisse, prima di tornare sui suoi passi.

 

 

Chris stava morendo di sete, per questo arrancò nel suo camerino e afferrò una bottiglietta d’acqua, calda per giunta, e la tracanno in un solo sorso.

Era grondante di sudore ed era certo di non emanare un odore gradevole, per questo si tolse il giacchetto blu e lo lasciò su una sedia. Prese un asciugamano e si asciugò un po’ i capelli, mormorando fra se quanto era dura la vita del tuor.

Era stato piuttosto divertente esibirsi quella sera: aveva ballato, cantato e scherzato, crogiolandosi negli applausi dei fan.

Aveva mangiato un sacco di coriandoli, ma la cosa non gli importava.

Era piuttosto sorpreso anzi, di non aver notato nessuno sguardo insistente, nessuno sfioramento “casuale” da parte di Darren.

Ed era anche riuscito a strappargli un sorriso quando, rivolto alla folla aveva professato il suo amore per sua madre.

Quel ragazzo era la sua felicità e la sua rovina.

Non sapeva cosa provare se rabbia e risentimento o amore e dispiacere.

Si sedette sulla poltrona e scalciò con i piedi gli anfibi che erano diventati fastidiosi, sbuffò per l’ennesima volta e scacciò un capogiro, allungandosi verso il frigo bar per tirarne fuori una bottiglietta di Diet Coke. Ne bevve un paio di sorsi, congratulandosi con chiunque ci fosse aldilà della sua testa per aver permesso di inventare una cosa tanto buona quanto dipendente.

Con uno sforzo disumano si alzò dalla poltrona e si guardò al grande specchio, notando con disgusto che le ragazze lo avevano riempito di brillanti sul viso.

Afferrò una delle salviette di Lea e la passò sul viso, sfregando con insistenza fino ad arrossare ancora di più le guance già bordò per il caldo.

Sentì a malapena la porta che veniva aperta, dopo un leggero bussare impegnato com’era a imprecare a mezza voce.

Quando Chris intravide una sagoma dietro di lui, si voltò di scatto, pensando a qualche fan che si era intrufolata nelle quinte di nascosto.

Fu ancora più sorpreso di incontrare gli occhi cerchiati di nero di Mia.

Il suo cuore perse un battito e stupidamente cercò nella stanza qualcosa di contundente da poter usare contro la ragazza, nel caso di attacco.

Mia teneva le mani chiuse sulla stoffa della sua gonna stropicciata, guardando Chris con rassegnazione.

“N-no è questo il camerino di Darren.” Riuscì a commentare, appoggiandosi al tavolo da trucco.

Mia richiuse la porta alle sue spalle, con una certa calma e fece qualche passo in direzione del ragazzo.

Cosa ci faceva lì?

Voleva forse metterlo in guardia?

Dirgli che con Darren era partita persa?

“Non è lui che cerco.” La ragazza si sistemò le pieghe della gonna, incrociando le braccia al petto.

“Avevi bisogno di me?” domandò Chris, fingendosi sorpreso, visto che era piuttosto evidente il motivo per cui lei era lì.

“Inutile che fai finta di non saperlo,” lo rimproverò, guardandolo negli occhi con una certa sfida. “Darren mi ha detto tutto.”

Chris alzò lo sguardo e lo puntò direttamente nei suoi occhi.

Quel “tutto” voleva dire tante cose, ma la menta del ragazzo era stata affollata da così tante domande e pensieri che non sapeva cosa dire.

“Sai sono sempre stata convinta della tua cotta per lui.” continuò Mia, avvicinandosi di un passo “ma non ero minimamente preparata a…” fece un ampio e ovvio gesto con la mano “…tutto questo

Chris era sempre stato pronto a calci e graffi, ricordandosi un po’ com’era fatta la ragazza, ma in quel momento, quello che vide furono occhi di una donna amareggiata, delusa e tradita.

“I-io…” iniziò il controtenore, senza sapere come continuare.

“Pensavo mi amasse davvero, sai?” lo interruppe lei. “pensavo di aver trovato qualcuno che, nonostante i miei mille e ripetuti sbagli, mi amasse per quella sono.” Sbuffò una risata amara. “E invece, eccomi qui a parlare con il suo amante.”

Lo indicò, sporcando la reputazione di Chris con poche parole, ma non poteva ribattere, non ne aveva alcun diritto.

“Avevamo parlato di comprare casa, volevo trasferirmi a Los Angeles per non rendergli difficile la sua vita lavorativa.”  Tornò a raccontare dopo una breve pausa. “Avrei fatto qualsiasi cosa per lui, qualsiasi.”

Nel tono oggettivamente calmo di Mia, Chris notò come il disprezzo e la rabbia erano mal celati nei suoi occhi lucidi.

“Poi sei arrivato tu e non so che cazzo gli hai fatto, perché è cambiato.” Sbuffa un’altra risata sprezzante “dice che si è innamorato, che non ha mai provato nulla del genere per nessun altra persona.”

Nonostante l’ansia del momento, Chris non riuscì a impedire al suo cuore di balzare nel petto e trattenne a stento un piccolo sorriso mordendosi le labbra. Il chiaro gesto non sfuggì all’occhiata della ragazza che lo guardò con disgusto.

“Mi ha chiesto di trovare a capirvi, che il vostro è un sentimento vero, ma solo a pensarci, mi fa capire solo quanto mi fate schifo!”

Sussultò quanto i toni di Mia si fecero più alti, ma ancora non riteneva giusto ribattere.

Con quali scuse, poi?

“Spero che tu capisca presto quanto a Darren piaccia giocare con il cuore delle persone.” sibilò, ora ad un passo da lui “E spero che soffrirai, perché è quello che ti meriti.”

“Tu non sai niente, forse è meglio che ti pulisci la bocca prima di parlare.” Fu il primo commento agito di Chris.

Non sopportava che i suoi sentimenti venissero messi in mezzo in quel modo, non poteva accettarlo.

Comprendeva il suo stato d’animo, addirittura riusciva a capire perché di quel veleno che gli stava spuntando addosso.

Poteva insultarlo, picchiarlo, se preferiva, ma non aveva il diritto di mettere mano ai suoi sentimenti.

“Fidati, conosco Darren da così tanto tempo che si possono contare sulle dita di una mano le volte in cui è stato serio!” ribattè.

“Quindi sei venuta qui per avvertirmi o per insultarmi? Perché mi stai facendo perdere tempo.”

Mia inarcò un sopracciglio e incrociò le braccia sotto al seno. “Sono solo venuta a dirti che ora puoi benissimo tornare ad essere la sua puttana senza intralci.”

Ci fu un lungo silenzio che Mia utilizzò per mordersi il labbro ed evitare di piangere davanti all’uomo che le aveva rovinato una parte della sua vita che credeva perfetta.

Non si sarebbe abbassata a tanto, voleva essere esattamente come la dipingevano gli altri, per poi lasciarsi andare nella solitudine di casa sua.

Non aggiunse altro e non si aspettò nessuna risposta da Christopher, così girò i tacchi, spalancando la porta della stanza e uscendo di gran carriera, in cerca della sua amica Charlene per tornare a casa.

Chris sbattè le palpebre, non ancora certo che tutto quello fosse accaduto sul serio.

Si lasciò scivolare a terra e raccolse le ginocchia al petto, guardando la porta spalancata con la mente totalmente svuotata.

Era tutto finito.

Niente più segreti, niente più bugie. Non avrebbe più dovuto condividerlo, non sarebbe rimasto più in ansia a ogni gesto e a ogni parola lasciata a metà per paura di una reazione troppo brusca, troppo sentita.

Erano liberi, almeno in parte, di vivere quello che li legava.

E nonostante fosse arrabbiato con lui, sapeva che l’avrebbe perdonato, qualsiasi cosa fosse successa, prima o poi Chris sarebbe ricaduto in quel sentimento.

Perché lo amava e non poteva fare altro.

 

 

Quella era, in definitiva, la giornata più lunga e orribile di tutta una vita.

Ancora peggio del giorno che ha letto l’ultima frase di Harry Potter e i doni della morte, ancora peggio di qualsiasi altro giorno storto della sua vita.

Aveva portato sua madre e suo fratello a cenare in un piccolo ristorante di New York e per tutta la durata della cena Cerina non aveva fatto altro che domandare dove fosse la sua ragazza, perché non era venuta e se era normale quel comportamento.

Fu Chuck a salvarlo da quella situazione, ponendo fine alla serata con un “Andiamo Mamma Darren sarà stanco e deve partire domani.”

Cerina si pulì le labbra, dopo aver finito il suo dolce e annuì. “Hai ragione, l’Inghilterra non è dietro l’angolo!”

Quando si alzarono da tavola e Darren insistette per pagare il conto, Chuck prese da parte il fratello, approfittando della fuga alla toilette di Cerina.

“Quindi?” domandò, ovvio.

“Quindi cosa?”

“L’hai lasciata?”

Darren si guardò intorno e annuì. “E’ stato come combattere tutte e due le guerre mondiali, più la guerra fredda, ma ce l’ho fatta.”

Chuck ghignò divertito. “Ora tu e Chris…”

Darren scosse il capo. “Non lo so, abbiamo litigato, cioè lui ha deciso di non parlarmi più.”

Suo fratello gli riservò un’occhiata ovvia. “Credo che Chris sia fin troppo buono con te.”

“Mai una volta che provi a sostenermi, eh?” sbottò il minore, sarcastico, proprio mentre Cerina faceva ritorno dal bagno.

Presero un taxi, e quando questi fermò davanti all’Hotel di Darren, quest’ultimo salutò calorosamente sua madre e Chuck, promettendo loro che avrebbe chiamato una volta arrivato in Inghilterra.

Sua madre lo riempì di baci e coccole quasi imbarazzanti e Darren si staccò da lei dando al taxista i soldi per entrambe le corse.

Guardò l’auto sfrecciare via, poi, con le mani in tasca, si diresse in Hotel.

Non era molto tardi, ma sentiva la stanchezza gravargli addosso.

Arrivò alla reception e salutò con garbo il portiere. Si fece dare le chiavi e fece per tornare in camera quando gli venne in mente di porre una domanda.

Scusi, il ragazzo della 307 è già rientrato?”

Il portiere controllò il tabellone e notò che le chiavi erano ancora appese al piccolo chiodino. “No signore.” Fu la sua risposta.

Darren gli regalò un piccolo sorriso di gratitudine “La ringrazio.” E dopo un altro breve saluto se ne andò.

Non prese la direzione delle camere, ma uscì nuovamente dall’albergo, appostandosi vicino a una colonna.

Controllò il cellulare e digitò il numero di Chris che oramai sapeva a memoria.

Doveva parlargli e dirgli quello che era successo con Mia, doveva supplicare il suo perdono, mettendosi in ginocchio se fosse stato necessario.
Ma Chris non rispose né la prima, né la seconda né la terza volta e a Darren non rimaneva da fare altro che aspettarlo pazientemente.

Fu solo dopo un’ora e una ventina di sbuffi dopo che Chris apparve dal nulla, a braccetto con Ashley.

Darren si fece avanti e si fermò, appena i due lo notarono.

La ragazza non disse nulla, ma sorrise al riccio, prima di rifilare un buffetto al suo migliore amico e sparire dietro le porte scorrevoli dell’hotel.

Christopher lo guardò, mordendosi le labbra e avvicinandosi a lui con le mani dentro le tasche.

“Ciao.” Disse Darren, sentendosi piuttosto stupido. Aveva così tante cose da dirgli e lui iniziava con uno stupido saluto.

“Ciao a te.” fu la risposta del soprano, abbozzando un sorriso.

“Devo parlarti” iniziò poi il più grande dopo un attimo di silenzio.

Chris calciò la ghiaia con un piede e lo guardò negli occhi.

“Non serve.” Disse a mezza voce. “so tutto.”

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

 

*****

 

 

 

Eccomi quiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!

Non vi ho fatto attendere molto, vero? Sono o non sono stata brava questa volta?
Ora forse mi odierete per la fine del capitolo, ma tranquilli, tuttoooo a tempo debito!

Okay, è finito il tour americano e ora ha inizio quello europeo.

Volevo avvertirvi che beh, mancano solo tre capitoli alla fine. Mi piange il cuore solo a dirlo ç_ç

Volevo ringraziarvi, dal più profondo del mio cuoricino pieno d’amore per voi e per la CrissColfer.

Grazie per avermi messo la storia fra le preferite, le seguite, le ricordate e grazie anche e soprattutto a chi ha recensito e ha speso qualche minuto del suo tempo per dirmi cosa ne pensava.

Ps: per chi volesse (lo scrivo anche a fine di questo capitolo, va) questa è la mia pagina ufficiale su Facebook: http://www.facebook.com/pages/Elfo-Mikey-EFP/346814708703006 , per qualche spoiler sulla ff o per chiacchierare , se vorrete, con me :) :)

 

Pss: Se vi va lasciate una recensione, sono sempre gradite <3

 

 

A presto con il prossimo capitolo!!!!

 

VI AMO!

 

Grè.

 

 

 

 

 

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Capitolo 18
*** Capitolo Quindicesimo - Manchester/Milan ***


cap1quindicesimo

 

 


 
Questo capitolo è dedicato a Bea,
il mio Blaine perfetto.
Get better, honey.
 
 
 
 
 
Capitolo quindicesimo
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Manchester/Milano, 21-22 Giugno 2011
 
 
 
 
 
“…E questo è tutto quello che è successo.”
Darren stiracchiò le braccia, portandole in alto, continuando a fissare lo schermo del suo pc, dove una sconcertata Lauren Lopez lo guardava come se fosse pazzo.
Le aveva raccontato quello che era successo fra lui e Chris appena un paio di giorni prima. “Tutto qui?” proruppe all’improvviso la ragazza, guardando l’amico con una sorta di vena isterica nella voce.
“Già!” affermò Darren con un sorriso. “ehi aspetta! Non mi sembra che tu sia felice per me!” costatò quando si accorse della mancanza d’entusiasmo di Lauren.
“Certo che non lo sono!” rispose lei, piuttosto ovvia. “Mi aspettavo riappacificazioni stile cinema hollywoodiano e il racconto di una notte bollente, di promesse e amore!” continuò e pareva piuttosto indignata.
Darren ridacchiò, suo malgrado, e si grattò il collo. “Avrei voluto, sai?” le confidò. “ma Chris ancora non se la sente di… tornare come prima, ecco.”
Lauren sbuffò e incrociò le braccia sotto il seno.
Infatti, le cose fra lui e Christopher erano davvero andate più o meno in quel modo.
Dopo essersi incontrati davanti all’hotel, avevano parlato a lungo. Darren gli aveva spiegato cosa l’aveva spinto a compiere, finalmente, quel gesto e Chris gli raccontò del suo spiacevole incontro barra scontro con Mia.
Darren gli disse di amarlo e Chris, invece di andarsene, gli aveva sorriso. Quel sorriso che gli era mancato da morire.
Il riccio aveva pregato il suo perdono ancora una volta e il controtenore gliel’aveva concesso.
Ma al di là della riappacificazione, Colfer non si sentiva ancora pronto a tornare insieme a lui, questa volta senza terzi incomodo, perché la ferita del tradimento non si era ancora rimarginata del tutto e Darren, in religioso silenzio, attendeva il verdetto finale.
“Cosa intendi fare ora?” domandò Lauren, mentre si sistemava sul suo letto e appoggiava il computer sulle gambe incrociate.
“Quando tornerò a Londra, domani, gli farò nuovamente la mia dichiarazione.” Annunciò, piuttosto sicuro di sé. “Questa volta è per davvero Lauren, voglio stare con lui e non voglio più dover nascondere il fatto che amo con tutto me stesso una persona meravigliosa come Chris.”
“Se fossi lì, ti pizzicherei le guance e ti direi quando sei adorabile!” commentò Lauren, battendo le mani e Darren ridacchiò, scompigliandosi i capelli.
Parlarono ancora, a lungo e quando il ragazzo alzò lo sguardo verso l’orologio elettronico appoggiato sul comodino, sgranò gli occhi.
“Purtroppo devo chiudere adesso,” la informò. “domani dovrò svegliarmi presto e prendere un aereo per Londra.”
Lauren annuì. “Goditi gli ultimi istanti di movida milanese, perché non ricapiterà di nuovo!”
“Ora come ora mi godrò queste lenzuola e la colazione all’italiana di domani che sai quanto adoro!”
Dopo qualche altro convenevole e venti minuti di raccomandazioni da parte di Lauren, Darren spense il pc e invece di coricarsi, si alzò dal letto e uscì sul piccolo balcone dalla sua stanza d’albergo. L’aria era umida, ma piacevole sulla pelle. Si sporse sul davanzale e guardò il panorama.
Milano era una bella città e di notte, nonostante l’ora tarda, si sentivano i brusii del centro. Mosso lo sguardo verso il Duomo, ne riusciva a vedere solo una parte, ma era bello da morire.
Sospirò e sorrise.
Non sapeva cosa aspettarsi da Chris, ma sapeva di meritarsi quella indecisione che era frutto della sua assoluta titubanza e stupidità.
Nonostante avesse detto a Lauren di avere un aereo presto quella mattina, rimase sveglio parecchie ore, fermo su quella piccola terrazza a guardare la lenta salita del sole.
 
Dylan veramente non riusciva a smettere di ridere e questo faceva sì che Christopher perdesse totalmente la pazienza.
Sbuffò e pestò il piede a terra, alzandosi dal letto e rifugiandosi in bagno, battendo la porta così violentemente che i vetri della finestra vibrarono per qualche secondo.
Questa reazione causò in Dylan un'altra serie di risate piuttosto sguaiate che lo portarono ad accasciarsi sul letto.
Solo quando si fu calmato e asciugato gli occhi con il jersey della maglietta, si alzò in piedi e andò a bussare alla porta del bagno chiusa.
“Dai Chris, esci fuori!” pregò, accostandosi all’imposta per sentire meglio. “Non volevo ridere così di te!”
“Eppure l’hai fatto, imbecille!” lo sentì strillare.
“Perché, ammettiamolo, è stato esilarante!” esclamò ricordando la mezz’ora precedente.
Il fatto era che, dopo l’arrivo a Londra Chris aveva sostenuto un’intervista via webcam e Dylan, che sostanzialmente non aveva nulla da fare, era rimasto in disparte ed in silenzio, ascoltando l’intera conversazione, praticamente sdraiato sulla moquette della camera, mentre giocava con il suo cellulare. Solo a un certo punto, Chris aveva detto una cosa, forse non troppo pensata, che aveva fatto scoppiare l’ilarità di Dylan, che si era dovuto ficcare il pugno in bocca per non invadere la stanza delle risa.
“Non è stato esilarante,” corresse Chris, uscendo dal bagno . “è stato imbarazzante. Come andare in giro con un cocomero sul pacco ammiccando alla gente!”
Dylan lo guardò con un sopracciglio inarcato, cercando di capire il nesso di quel discorso.
Il problema era solo una frase uscita senza nemmeno tanto pensarci.
E beh, inutile dire che il protagonista di tutto quella faccenda era Darren.
“Oh God yes!” strillò il fonico, imitando in falsetto la voce dell’amico. Schivò per un soffio un pugno sul naso, scappando dalla parte opposta della stanza.
Christopher, invece di darsi alla carica, si accasciò sul letto, affondando il viso nel cuscino e iniziando a mugugnare insulti fra se e se.
“Potrei morire…” esclamò rivolgendosi all’amico. Quest’ultimo si sedette sul letto e allungò una mano ad accarezzargli i capelli, sorridendo addolcito.
“Non essere così drammatico, dai…”
“Domani, se non già fra qualche ora, tutto il web sarà pieno della mia colossale figura di merda!” Esclamò, alzando le braccia al soffitto e sbuffando di frustrazione.
“Non la chiamerei così, lo definirei un piccolo momento di distrazione!” Provò a risolvere il tecnico, beccandosi l’ennesima occhiataccia da parte dell’amico, che preferì di gran lunga non commentare più.
“Credi che Darren si pavoneggerà per questo?” chiese Dylan dopo lunghi momenti di silenzio.
“Non farà solo quello. Sarà estremamente estenuante perché me lo rinfaccerà ogni giorno ad ogni ora e io sarò costretto ad ascoltare e guardare quel viso soddisfatto finchè non deciderò di scappare in Messico!” rispose tutto d’un fiato, diventando rosso in volto per lo sforzo.
Dylan ridacchiò e scosse un po’ il capo. “Quindi fra di voi è di nuovo tutto okay?” domandò, sperando di non essere troppo invadente.
Chris fece una smorfietta e inclinò un poco il capo. “Sto cercando di perdonargli tutto quello che ha fatto..”
“Oh andiamo non mentirmi, tu l’hai già perdonato!” costatò Dylan, guardandolo in viso con una certa nota ironica nel suo sorriso. “Si vede che è così.”
Christopher sbuffò e si sistemò meglio sul letto, gli occhi che andavano a chiudersi lentamente per la troppa stanchezza che aveva accumulato in quei giorni.
“E’ piuttosto difficile essere arrabbiati con lui… “ borbottò, accucciando il viso contro il cuscino, sbadigliando sonoramente. “a volte l’amore è veramente… stronzo.”
Dylan non replicò e si limitò a sorridere mentre Chris si addormentava piuttosto profondamente.
 
 
Il primo concerto fu un delirio e un successo totale.
Il pubblico era assolutamente andato fuori di testa per loro, così come i ragazzi lo erano per Manchester.
Darren aveva passato, dopo il suo ritorno quella mattina, metà del tempo a lanciare a caso parole in italiano che nessuno riuscii a comprendere, a parte pochi fortunati. Aveva cantato le canzoni della dolce vita durante tutte le prove esordendo all’improvviso in mezzo a tutt’altro genere musicale. I Warblers erano assolutamente stufi e frustrati della situazione, a parte Riker, piuttosto entusiasta, che si divertiva a seguirlo con la chitarra in canzoni delle quali non conosceva nemmeno il ritmo.
Chris lo fissava in disparte, mentre faceva stretching in un angolino del palco.
Avevano parlato giusto quella mattina, appena Darren aveva varcato la soglia dell’hotel e si era seduto al suo tavolo per pranzare insieme.
Avevano parlato del più e del meno e Darren gli aveva raccontato tutti i dettagli della sua giornata a Milano.
Furono un po’ in imbarazzo per il silenzio che si creò subito dopo le chiacchiere.
Un silenzio carico di parole, visto che, entrambi, volevano parlare all’altro dei propri sentimenti. Non si dissero nulla e si limitarono a sorridere un po’ impacciati, mentre l’ora di andare a lavorare scoccava.
E dopo il concerto, con l’adrenalina ancora in circolo uscirono tutti insieme, verso uno dei tipici pub inglesi.
Chris non bevve quasi nulla, giusto una tequila offerta da Ashley perché lo vedeva troppo mogio e silenzioso.
La realtà era che stava pensando a Darren, come spesso capitava certo, ma quella volta, con più enfasi e insistenza.
Voleva parlargli e mettere finalmente un inizio a quella storia. Ci sarebbero state delle promesse, delle confessioni, ma era giusto così, ora si sentiva pronto.
Quello che certo non sapeva era che Darren, in mezzo a Chord, Kevin e Mark stava pensando più o meno alla stessa cosa.
Quello che più premeva al ragazzo era quello di farsi perdonare totalmente, senza più mentire e senza più restrizioni.
Così, a fine serata, quando l’orologio segnava le tre di notte, i ragazzi rientrarono in albergo e mentre Chris si stava dirigendo nella sua camera, già con la chiave in mano, Darren lo fermò, posandogli gentilmente una mano sul braccio.
“Devo parlarti.” Disse con un sorriso gentile.
Il controtenore annuì e gli fece cenno di seguirlo.
Appena entrati in camera, il cuore di Darren prese a galoppare furiosamente e si guardò intorno, mentre Chris chiudeva la porta. Si strofinò le mani sudate una contro l’altra e regalò al ragazzo un sorriso nervoso, fermo al centro della stanza.
“Tutto okay?” chiese il controtenore, guadagnandosi un altro dolce sorriso e uno scossone di spalle. “Non ti ho neanche chiesto com’è andata a Milano!” continuò poi, sedendosi sul bordo del letto e alzando lo sguardo sulla sua figura. “Immagino che tu ti sia divertito molto, non è così?”
Darren annuì e continuò a non parlare, strisciando il piede sopra la moquette, mordendosi il labbro.
“Ne ero certo, mi avevi detto di amare l’Italia!”
Darren si sedette al suo fianco, allungando le gambe e poggiando un piede sull’altro.
“Mi sono divertito sì e ho avuto anche modo di pensare.” Parlò, continuando a guardare a terra. “Pensare molto.”
Chris lo guardò, incastrano le mani fra le cosce. “Oh.”
“E sono arrivato ad una conclusione importante.” Finalmente, Darren trovò il coraggio di alzare gli occhi e puntarli in quelli chiari e leggermente umidi di Chris.
Darren si ficcò le mani dentro la tasca della felpa che si era tolto in precedenza, rimanendo solo con una camicia leggera dalla trama a quadri, estraendone un pacchettino di carta bianca, un po’ stropicciata e piena di nastro adesivo trasparente. Lo porse a Chris, che lo prese in mano con un cipiglio incuriosito.
“Aprilo dai” lo incoraggiò, con un piccolo sorriso e Chris non se lo fece ripetere due volte e iniziò a scartarlo con cautela.
Quando liberò l’oggetto dall’involucro, un po’ di scaglie rosate gli caddero sui jeans.
“Ehm, cos’è?” domandò, portando quella che era una riproduzione in miniatura di un monumento.
“Il duomo di Milano!” rispose il riccio con ovvietà. “Certo è un po’ rovinato e mi dispiace, ma il tizio al check in non è stato clemente con la mia valigia e deve essersi un po’ frantumato ma…” continuò, con un’adorabile tono che fece sorridere Chris.
“… è il pensiero che conta, grazie mille” concluse il più giovane. “Ma a cosa serve esattamente?”
“Beh,” Darren fece spallucce. “Cambia colore con il tempo” spiegò. “Ora è violetto quindi presumo che fuori si stia per scatenare un temporale o qualcosa del genere.”
Colfer annuì e si rigirò la statuetta fra le mani. “Solo questo?”
“In realtà no.” Rispose Darren. “Puoi prenderlo come un simbolo.”
“Simbolo?”
Darren annuì e fece un sorriso. “Ti amo Chris.” Rivelò, annegando nei suoi occhi. E per una volta, per la prima volta, nei suoi occhi non c’era traccia di disperazione o altre cose non dette. Era così naturale, così vero e dolce che Chris ci mise qualche secondo in più a capire cosa gli avesse detto.
Sbattè le palpebre per un attimo, socchiudendo le labbra.
“Ti amo dal giorno in cui sei entrato nella mia vita, ti amo dal quel giorno in cui vedemmo Harry Potter insieme e facemmo quell'assurda promessa, ti amo Chris anche quanto ti arrabbi e fai l’isterico, ti amo perché con te nulla è semplice e non devo dirti se sto male perché ti basta un’occhiata per capirmi.” Ci fu uno strano silenzio di una manciata di secondi, in cui Chris non riuscì a pensare a nulla, guardando prima lui e poi la statuetta che reggeva a palmo aperto.
“Mi hai regalato una statuina tutta sbriciolata per fare pace?” proruppe all’improvviso e sapeva che non doveva andare così e evitò lo sguardo di Darren imbarazzo, mentre questi scoppiava a ridere, piuttosto rilassato.
“Già,” disse stringendosi nella spalle. “per l’anello mi pareva ancora troppo presto” scherzò, avvicinandosi un poco a Chris, che pareva ancora scosso per la dichiarazione del ragazzo. “Mi sembri più sconvolto dal fatto che ti abbia dato quel regalo piuttosto che dalla mia dichiarazione!” Scherzò ancora una volta Darren, riscuotendo il più piccolo da una specie di trance.
Aveva detto di amarlo in un modo bellissimo e sincero e lui si preoccupava per la brutta riproduzione in miniatura di un Duomo?
Si diede mentalmente dello stupido e si segnò di picchiarsi una volta passato lo shock.
“Scusami…” borbottò, tornando ad evitare il suo sguardo.
“Ehi…” Darren attirò ancora la sua attenzione afferrandogli gentilmente il viso e circondandogli il collo con i palmi caldi e morbidi. “Dimmi solo che non ce l’hai più con me, è l’unica cosa che voglio sapere.”
Chris accennò un sorriso e lo guardò in viso. “Sì” rispose. “Ti ho perdonato già da tempo, ma ero troppo orgoglioso per dirlo.”
Darren annuì, consapevole e lo guardò riscoprendolo più bello che mai.
“P-posso baciarti ora o devo aspettarmi un pugno?” disse poco dopo, facendo scoppiare Chris in una risata isterica.
“Idiota”
 
Darren ridacchiò divertito, facendosi subito serio quando notò, dentro gli occhi di Chris, l’aspettativa di un bacio che, esattamente come lui, aveva atteso per giorni interi.
Si avvicinò al suo viso con cautela, sfiorando il naso con il suo e abbassando giusto un poco gli occhi per osservargli le labbra piene e umide.
Il secondo dopo lo stava baciando ed era come se tutto fosse tornato al posto giusto. Mosse, con timore la bocca, comprendo perfettamente quella di Chris che la seguì in ogni movimento. Gli occhi erano chiusi e le ciglia leggermente tremolanti e Darren pensò di non aver mai visto nulla di più spettacolare in vita sua, prima di chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare dalle emozioni.
Chris allungò una mano per afferrare uno dei polsi di Darren, mentre le sue mani percorrevano con devozione la pelle arrossata e calda delle guance.
Il controtenore si accorse che qualcosa era cambiato quando le sue spalle incontrarono la morbidezza del copriletto e il petto di Darren si univa al suo. Ignorò un battito perso e allacciò le braccia attorno al collo del ragazzo, sospirando dolcemente.
Non seppe per quanto tempo rimasero a baciarsi, forse minuti interi, ma non gli importava realmente perché era lì che voleva essere e in nessun altro posto al modo. Il suo piede urtò la statuina, che aveva in precedenza abbandonato sul letto, e si staccò dalle labbra di Darren con un breve schiocco.
“Aspetta…” mormorò Chris, un po’ roco e quando il ragazzo si scostò, recuperò la statuetta e la posò sul comodino, per evitare che si rompesse con una caduta accidentale dal letto.
Quando si voltò a guardare Darren si ritrovò davanti al suo bellissimo sorriso e Chris, come ogni volta ne rimase affascinato. Si rituffò su di lui tanto che Darren, preso alla provvista, cadde all’indietro sul letto, ridacchiando sommessamente per l’improvviso attacco.
“Ehi…” mormorò Darren, quando il fiato divenne di nuovo corto e Chris era sceso a baciargli il mento e la mandibola con dolcezza.
Il minore sollevò lo sguardo e gli regalò un sorriso tutto fossette. “Cosa?” Darren non rispose, ma rimase in ascolto dei loro cuori che battevano all’unisono, affascinato.
Chris approfittò del momento di silenzio per riappropriarsi delle sue labbra, baciandolo appassionatamente
Quando entrambi capirono che quel semplice, ma bellissimo contatto non bastava più, si limitarono a guardarsi, sorridendosi quasi scioccamente.
Chris, dalla sua posizione, ne approfittò per sistemarsi a cavalcioni sul suo bacino, accarezzandogli il collo e il petto prima di dedicare la sua l’attenzione ai  bottoni della sua camicia, sbottonandoli uno ad uno con lentezza. Una volta finito, scostò i lembi e infilò le mani sotto la stoffa, accarezzando e scoprendo calde e toniche parti del suo meraviglioso torace.
Darren sollevò la testa, con le labbra sporgenti per raggiungere quelle di Chris in un bacio pieno di bisogno. Rilasciò la testa e chiuse per un attimo gli occhi, mentre le mani morbide di Chris lo riscoprivano con dolcezza e fermezza.
Sfiorò il bordo dei boxer che s’intravedevano dai jeans e si dedicò a slacciargli la cintura marrone che sfilò dai passanti con frenesia. Toccò i bottoni dei pantaloni con un dito e Chris alzò gli occhi, cercando una conferma che arrivò prontamente dagli occhi innamorati di Darren. Quest’ultimo allungò una mano per accarezzargli la guancia con le dita e Christopher si spinse contro quel tocco delicato.
Quando i jeans di Darren furono completamente aperti, il ragazzo capovolse le loro posizioni, premendosi contro il corpo caldo e fremente di Chris con sentimento e bisogno. Si concentrò sulla sfumatura grigia dei suoi occhi lucidi e gli sorrise scendendo con il viso a toccare le labbra con le sue, baciandole con lenta precisone e passione.
Accarezzò i fianchi scoperti, sentendone la morbidezza sotto le dita. Allontanò le labbra dalla sua bocca per scendere lungo la linea sottile della mascella e poi, sul collo sensuale, succhiando, più in basso, la cicatrice delineandola con le labbra, ricevendo, in risposta, un gemito. Darren sorrise, contro la pelle increspata del suo collo. Fece risalire i polpastrelli, sollevando nel suo percorso la maglietta. Aspettò che Chris sollevasse un poco il busto per potergliela sfilare e gettarla dietro di sé, sorridendo giocosamente alla sua espressione maliziosa. Tracciò un lento percorso con lo sguardo, innamorandosi ancora una volta di quella pelle calda e così candida.
Stuzzicò con le labbra e la lingua la carne più scura dei capezzoli, sentendo il suo corpo tendersi contro di lui. Disse il suo nome e per quanto fosse solo un sussurro, Darren lo sentì quasi quanto un urlo. Sorrise contro la sua pelle e alzò gli occhi, alla ricerca di quelli di Chris che erano socchiusi con le ciglia che tremavano leggermente. Gli baciò le labbra morbidamente, tornando a dedicarsi alla pelle liscia del petto, baciando l’ombelico. Chris sussultò e allungò una mano per accarezzargli i ricci delicatamente.
C’era una sorta di serena pace fra loro come se anche il tempo avesse capito l’importanza e la gioia del momento.
Le dita di Darren andarono a slacciare i jeans già tesi di Chris e li tolse manovrando il suo corpo fra le mani. Gli baciò un polpaccio nudo quando riabbassò le gambe del più piccolo, e s’insinuò all’interno, premendosi su di lui e lasciandogli un bacio leggero sul cuore. Christopher, insinuò entrambe le mani nei suoi capelli, massaggiando lievemente mentre i suoi occhi e la sua bocca sorridevano. Lasciò scendere le dita lungo le sue spalle e agguantò la stoffa della camicia che Darren non si era ancora tolto e la sfilò con facilità e qualche sorriso divertito. Darren inizio a oscillare con il bacino, scontrando quello di Chris in un movimento sensuale e lento. Si baciarono ancora, con più passione, man mano che le spinte diventarono più profonde e veloci.
“Darren…” sospirò il controtenore, inarcando un poco la schiena e graffiando la sua nel percorso delle sue dita sui muscoli tesi.
Il riccio si alzò, e agguantò il bordo dei suoi boxer calandoli velocemente, mentre             Chris con dita tremanti e frettolose tolse i suoi, sedendosi di fronte lui una volta nudo.  Darren lo attirò a se, stringendogli le braccia dietro la schiena di Chris e attirando le sue gambe in modo che intrecciassero i suo fianchi.
Si abbracciarono, mentre ricadevano con un sospiro sul letto e la frizione tornò appassionata e contornata da forti gemiti di piacere.
Chris tornò ad attirarlo a sé, legando le gambe dietro la sua schiena e alzando la testa dal cuscino per baciarlo.
Darren gli accarezzò la coscia e cercò conferma negli occhi di Chris e quando la trovò, iniziarono davvero a fare l’amore.
Fu lento, dolce e appassionato.
Darren lo preparò con calma godendosi ogni sguardo, gemito e ansito uscire dalle labbra umide del ragazzo perfetto che amava.
Lasciò scivolare un primo dito nella sua apertura ben lubrificata sorridendo quando la schiena di Chris s’inarcò, spingendosi contro quell’intrusione.  Quando introdusse anche il secondo dito, spingendo a fondo, incontrò quel punto che fece sussultare e tendere il corpo già scosso dai brividi di Christopher. Le sue mani si aggrapparono alle spalle di Darren con forza e chiese di più, pregandolo di accontentarlo. Il maggiore ridacchiò e gli baciò a pelle umida del collo, mentre dopo qualche altra debole preghiera lo accontentava, inserendo un terzo dito per farlo urlare di piacere.
Aveva imparato a conoscere quel corpo in così poco tempo che quasi si sorprese di riscoprirsi ogni volta più attratto da lui.
Chris lasciò scivolare la mano lungo la curva della sua schiena, accarezzandogli in fianco fino ad afferrargli l’erezione pulsante. Si diedero piacere per lunghi e intensi minuti , fin quanto anche per Darren la sopportazione fu al culmine.
Lasciò che Chris gli mettesse il preservativo e dopo qualche altro attimo si ritrovarono di nuovo corpo a corpo e occhi negli occhi.
Non ci fu bisogno di molte parole e Darren si ritrovò a entrare nel corpo di Chris con lentezza, chiudendo gli occhi e aggrottando la fronte dalla concentrazione.
Quanto fu interamente dentro di lui, aspettò qualche secondo in più, tornando a baciare le labbra lucide e rosse di saliva di quello che poteva chiamare, finalmente, suo ragazzo.
“Ti amo” pronunciò Chris, con voce rotta, quasi come se stesse piangendo. Non c’era più spazio per le parole, se non quelle pronunciate ad alta voce per il piacere, una volta che iniziarono a muoversi quasi in sincronia.
I movimenti e gli ansiti diventarono incontrollabili man mano che i minuti passarono. Chris si aggrappò ai ricci di Darren e si spinse contro di lui, incitandolo a dargli di più, sempre di più, mentre Darren lo accontentava e gli riempiva il viso di baci. Si sosteneva con una mano, per non gravargli costantemente addosso, mentre l’altra era scesa ad accarezzargli la pelle del fianco e della coscia umida di sudore. Gli portò la gamba sulla spalla e gli baciò una caviglia, sorridendogli e mordendosi successivamente le labbra quando un gemito di Chris lo colpì direttamente al basso ventre.
Sapeva che era amore, lo sapeva e lo sentiva, nulla poteva cambiare le cose e fingere che le cose non fossero cambiate dall’anno precedente era come una grossa menzogna.
Era arrivato sul set di Glee con tanta voglia d’imparare e di affermarsi come attore, di conoscere gente nuova e inaugurare nuove e durature amicizie. L’unica cosa a cui non era pronto era innamorarsi per davvero di una persona che no, non era la sua fidanzatina di fine college.
Baciò Christopher sulla bocca, ricalcando con dolcezza i contorni delle sue labbra, succhiando, in seguito, il labbro inferiore, mentre il respiro veniva meno e l’orgasmo era ad un passo da loro.
Gemette a voce alta quando la mano di Chris scese a darsi piacere, visto che la sua erezione era rimasta trascurata, nonostante tutto quel piacere che il controtenore stava sentendo.
Darren lo lasciò e lo guardò venire, godendo del suo corpo inarcato e delle sua bocca spalancata, dalla quale  usciva un suono quasi strozzato. Rimase a guardarlo con espressione concentrata e in attesa del piacere che urlò quando questi arrivò quasi all’improvviso, che lo costrinse a nascondere il capo nell’incavo del collo di Chris, stringendo le mani tra i suoi capelli, come se si volesse aggrappare a qualcosa per non cadere nell’oblio dei sensi.
Rimase in silenzio per interi minuti, ascoltando il respiro frenetico e pesante attenuarsi piano, piano, stretti ancora in un abbraccio che non aveva né un  inizio e né una fine.
 
 
Quando Chris aprì gli occhi, non aveva proprio idea di dove si trovava.  Era piuttosto spaesato e indolenzito e quel maledetto raggio di sole puntato dritto negli occhi non era per nulla d’aiuto.
Quando la mente cominciò a farsi più lucida, si alzò a sedere, grattandosi la testa. Sbadigliò e allungò le gambe per stiracchiarle un poco. Si guardò intorno e quando posò il suo sguardo sul letto, gli venne da sorridere.
Darren era placidamente addormentato in una posizione forse poco normale, visto che una gamba pendeva dal letto e il suo corpo era sistemato di traverso, con la testa seppellita sotto il cuscino.
Avevano passato tutta la notte a fare l’amore, come diceva Darren, per recuperare il ritmo perduto, ma Chris quasi non si sentiva più gli arti e il petto e il collo erano coperti di succhiotti. Pensò che avrebbe dovuto chiedere un correttore ad Ashley per riuscire a coprire la quantità indegna di segni violacei. Non fece neanche in tempo a muovere una gamba fuori dalle coperte che una mano di Darren si posò sul suo braccio e la sua testa piena di ricci scompigliati uscì dal cuscino, guardandolo intontito.
“Dove vai?” chiese, con voce impastata.
“In bagno.” Rispose prontamente Chris, che aveva davvero un impellente bisogno di svuotare la vescica. “Con chi hai lottato questa notte?” chiese, guardando come il lenzuolo gli si era attorcigliato fra le gambe. Il ragazzo per tutta risposta strisciò verso Chris e appoggiò il capo sul suo stomaco, sospirando e donandogli un piccolo bacio proprio sull’ombelico, prima di risalire lungo il petto e strusciare il naso sul suo collo.
“E’ un modo per dirmi che dovrò tenermela fino a scoppiare?”
Darren ridacchiò e negò con il capo. “In quel caso ti lascerò andare…” Bofonchiò annusando l’odore della sua pelle. “Hai un profumo buonissimo…”
Chris ridacchiò e si lasciò coccolare da quello che sembrava un enorme orsacchiotto in cerca di dolcezza.
“Ringrazia Marc Jacobs” fu la risposta del controtenore.
“Gli spedirò un mazzo di fiori e una lettera di ringraziamento…” Tornò a bofonchiare. Solo dopo qualche minuto alzò lo sguardo e puntò gli occhi in quelli di Chris.
“Sai cosa mi ha deluso di questa notte?” domandò con fare disinvolto, mentre il più giovane, inarcava il sopracciglio pronto a offendersi.
“Cosa, di grazia?”
Darren fece spallucce. “Beh, che tu non mi abbia urlato nemmeno una volta ‘Oh God Yes’, naturalmente!” Rivelò imitando perfettamente il tono in falsetto del suo meraviglioso, e sull’orlo di un attacco isterico, fidanzato.
Chris ci mise un po’ a rispondere, ma Darren notò chiaramente il lieve spasmo dell’occhio destro.
“Faresti meglio a scappare, sai?” lo informò con tono calmo. “Posso darti giusto cinque secondi di vantaggio, ma se ti prendo…” Gli sorrise in modo inquietante. “sei morto.”
Darren rise, ma smise quando un lampo di furia passò negli occhi di Chris.
“Uno… due…” iniziò a contare il controtenore.
“Dai stavo scherzando…” Cercò di dire, allontanandosi giusto un poco.
“Tre… quattro…”
 Llo sai no, Chris?” ma lo sguardo omicida nei suoi occhi non diminuì per nulla. “Aspetta, Chris…”
“Cinque.”
Ci fu un lunghissimo secondo di silenzio, poi la guerra ebbe inizio.
“CHRISTOPHER!!!”
“Sei morto Darren Criss!”
 
 
 
 
 
 
 
Continua…
 
 
 
 
 
****


No, va beh, io faccio davvero, davvero schifo.
Mi dispiace se ci sto mettendo così tanto. Sono imperdonabile, nessuna scusa.
Volevo dirvi che beh, il prossimo è l’ultimo capitolo e poi ci sarà l’epilogo. Questa mia avventura sta quasi per finire e sono davvero triste per questo, ma anche soddisfatta per il percorso intrapreso!
volevo ringraziarvi a modo, ma penso farò un video più avanti, visto che vanno tanto di moda, e così riuscirò a ringraziarvi per bene e poi credo che vi meritiate che io ci metta la faccia, visto quanto siete spettacolari con le recensioni e il resto.

Semplicemente vi adoro.
 
Ringrazio Bea per essere stata la prima a leggere questo capitolo e per essersi offerta di betarmi. Grazie di cuore <3
 
Okay, inutile dire quale sia il video citato nel capitolo, ma nel caso in cui qualcuno se lo fosse perso, eccolo qui: http://www.youtube.com/watch?v=KAgeAat3HeU

Bene, scusate anche se non ho risposto alle recensioni e se volete sgridarmi o parlare con me questa è la mia pagina ufficiale (più vuota di uno sgabuzzino in una casa di fantasmi) :
https://www.facebook.com/pages/Elfo-Mikey-EFP/346814708703006
 
 
Beh, al prossimo capitolo, fanciulli bellissimi.
 
 
Grè.





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Capitolo 19
*** capitolo Sedicesimo - Dublino ***


capsedicesimo

 





Capitolo sedicesimo

 
 
 
 
 
 
 
 
Dublino, Irlanda, 3 luglio 2011,
 
 
 
 
 
Quell’idea stava balzando nella mente di Darren da un paio di giorni oramai e più il tempo passava più la trovava geniale, escogitando modi per rendere perfetto quel piano che, quella mattina, aveva deciso definitivamente di attuare.
Inutile chiedersi a chi fosse rivolto, era chiaro come il sole che il destinatario di quella che Darren soprannominava l’idea del secolo, era Christopher.
Perso nei suoi malefici piani di giustizia, il riccio saltellò verso la sala ristoro allestita nel backstage di quell’immenso teatro che li avrebbe ospitati quella sera.
Quando varcò la porta della sala, le prime persone che vide furono Ashley e Mark, intenti a dividersi un pacco di patatine mentre la prima sfogliava svogliatamente una rivista e il secondo ammazzava zombie in un videogioco che aveva comprato  durante la tappa a Londra.
“Ehilà, Hobbit!” salutò Ashley, alzando gli occhi dalla rivista e regalandogli poi un sorrisetto, mentre Darren frugava sul tavolo delle vivande alla ricerca del succo di mela e di qualche snack da sgranocchiare.
Pensare in grande gli faceva venire fame.
“Ciao Ash!” le rivolse un enorme sorriso. “Ciao anche a te Mark!” aggiunse, guardando verso l’amico che gli concesse solo un distratto movimento del capo.
“Allora come va con il mio uomo?” domandò la ragazza, mangiucchiando una patatina. “Mi ha riferito che avete fatto pace in grande stile!” aggiunse, ammiccando.
Darren lanciò uno sguardo cauto verso Mark e la ragazza lo rassicurò. “L’ho insultato prima, per ben cinque minuti e non ho ottenuto risposta.”
Darren, rassicurato, si concesso un sorriso dolce, ripensando a quella intera settimana passata come fidanzati.
Okay, non era cambiato molto, ma almeno non litigavano più e non avevano il peso sulla coscienza di essere solo amanti.
“Va tutto alla grande Ashley! Non potrei desiderare di meglio al momento!”
La ragazza gli diede una pacca sulle spalle e Darren quasi fece cadere a terra il sacchettino di M&M’s che teneva in mano.
“So che ora è in albergo, concentrato per lo skit di questa sera!” continuò lei. “ Ha in mente un’idea niente male, come al suo solito!”
Darren annuì e sul volto gli si aprì un sorrisetto diabolico.
“Ho anche io la mia idea…” disse. “E sarà in grado di fare impallidire tutti i suoi tentativi di mettermi in imbarazzo sul palco!” aggiunse, con espressione trionfante.
“Impossibile, Colfer è troppo intelligente.” Interruppe Mark, allungando una mano per afferrare una manciata di patatine dal sacchetto, dopo aver messo rigorosamente in pausa il gioco.
Darren lo guardò, risentito. “Questo lo pensi perché ancora non sai qual è il mio grandioso piano!”
“Illuminaci, nanerottolo.” Esclamò Ashley, mettendosi più comoda, mentre Mark al suo fianco annuiva, incuriosito.
Darren decise di non prenderla per il nomignolo e con un sorrisone furbastro si fece avanti con il busto ed iniziò a raccontare.
 
Chris aveva capito che c’era qualcosa che non andava da un po’ di giorni. Sentiva delle frequenze maligne solleticargli il collo e la cosa no, non era divertente.
Soprattutto se Darren continuava a guardarlo e a ridacchiare senza un motivo apparente.
Stavano insieme da poco più di una settimana ed era bellissimo, romantico e tutte quelle cose che gli innamorati pensavano all’inizio di una storia d’amore.
Chris nonostante il suo cinismo e il suo sarcasmo non si vergognava di provare quelle cose, certo evitava accuratamente di parlarne con certe persone, come Dylan, per evitare sbeffeggiamenti della durata di un’eternità.
 
Trovò Darren a confabulare con Heather e Naya che, appena lo videro, scapparono via ridacchiando, tenendosi per i mignoli, come due bambine.
Il riccio si girò verso Chris e gli rivolse un sorriso pieno d’innocenza, avvicinandosi per stringergli la vita con le braccia.
“Che cosa vi stavate dicendo?” domandò il controtenore, Con lo sguardo indagatore.
Il sorriso di Darren diventò ancora più ampio e candido e Christopher fu sicuro che stava tramando qualcosa alle sue spalle.
“Nulla d’importante” fu tutto ciò che rispose, cercando di tenere testa a quello sguardo indagatore, alquanto insistente. “Tu piuttosto dov’eri?” virò il discorso Darren, guardandosi intorno prima di posargli un bacio veloce sulle labbra.
“In albergo, stavo scrivendo una cosa…” Fu la risposta distratta del ragazzo, che con quel cipiglio davvero inquietante continuava a mettere Darren a disagio.
“Per la tua sceneggiatura?” domandò il più grande.
“Sì, qualcosa del genere.” tagliò corto “Senti Dar,” iniziò, portando le  braccia a circondargli il collo. Non spesso si concedevano quelle effusioni pubbliche, ma il corridoio era vuoto e Chris doveva pur trovare un modo per scoprire cosa stavano architettando alle sue spalle. “mi vuoi dire cos’hanno tutti questa mattina?” domandò.
Darren si morse il labbro, non era facile rimanere in silenzio quando, Chris incominciava a fare i grattini dietro il collo per puri scopi malefici.
“S-sarà solo agitazione…” mormorò, chiudendo gli occhi e appoggiando il capo sulla spalla del ragazzo, per dare maggiore accesso a quelle carezze deliziose. “è l’ultimo concerto…” riaprì gli occhi di scatto quando la mano di Chris scivolò via dal suo collo velocemente.
“So che menti.” Lo rimproverò Christopher, staccandosi da lui per puntargli contro il dito.
Darren si portò una mano al cuore. “Non ti mentirei mai,cucciolo mio.”
“Risparmiami questi vezzeggiativi dell’orrore, voglio sapere perché siete così misteriosi.”
Il riccio ridacchiò divertito e tornò a stringere a sé il suo ragazzo, posandogli un altro bacio sulla bocca.
“Perché invece di pensare a questo,non ci richiudiamo in un camerino e passiamo quest’ultima ora prima della prove in modo costruttivo, uhm?” propose, scendendo a baciargli il collo, insistendo soprattutto su quella cicatrice piuttosto sensibile che aveva al lato sinistro. Chris pronunciò qualche rimprovero e borbottò minacce di morte che ovviamente non furono ascoltate e si ritrovò sdraiato su un divanetto di chissà quale camerino, con la bocca di Darren impegnata a togliergli il fiato.
 
Dylan aveva trovato un nuovo passatempo per trascorrere le ore di ozio regalategli dal suo capo, ovvero prendersi gioco di Chris.
Adorava farlo solo per vedergli quel broncio tenerissimo che assumeva quando non riusciva a fare valere le sue convinzioni e amava follemente i suoi occhi che si assottigliavano minacciosi dopo una presa in giro. Non poteva farci nulla e poi quel girono non era l’unico.
Tutti stavano nascondendo qualcosa a Christopher, qualcosa che era partito da Darren e, anche se Dylan non lo sopportava più di tanto, doveva ammettere che la sua testa piena di ricci aveva partorito un’idea proprio niente male.
E in quel momento, trovandosi seduto sul prato, a gambe incrociate, fra le labbra una sigaretta mezza consumate e si passava fra le mani una bottiglietta d’acqua, oramai calda, ascoltava Christopher parlare di quanto fossero tutti strani e annuiva a tutte le sue parole, fingendosi sorpreso di quella novità.
“Chissà cosa stanno nascondendo!” rispose distrattamente, mentre Chris annuiva, agitando le mani.
“Esatto!” rispose sospirando. “ho provato a farmelo dire da Darren ma è riuscito a distrarmi…” Chris assunse un cipiglio ovvio e Dylan ricambiò, ridacchiando comprensivo.
“E’ una tattica vecchia come il mondo” commentò, spegnendo la sigaretta e buttandola in una lattina di cola finita. “ma funziona sempre!”
“Purtroppo o per fortuna, dipende dai casi, è così e io devo aspettare fino a questa sera!” borbottò il controtenore.
“Andiamo sono due ore e mezzo d’attesa! Che sarà mai!” disse Dylan ridacchiando.
“Ho aspettato tutta la giornata, Dylan e non è il massimo sentire in sottofondo tutte quelle risatine e non sapere cosa diavolo succede!”
Chris sbuffò e il suo amico gli diede una pacca consolatoria sulle spalle, che non servì a molto. “Tu cosa hai preparato per questa sera?” domandò curioso Dylan.
“Ho scritto una bella lettera struggente e piena d’amore, piacerà a tutti!” Rispose con tono fiero. “sarà spettacolare!”  continuò sfregandosi le mani con un’espressione vittoriosa sulla faccia.
“Farai un figurone allora!”
Chris sospirò soddisfatto e si stese sul prato, portando le braccia dietro la testa e guardando il cielo d’Irlanda. Una parte di lui voleva correre da Darren e obbligarlo a dirgli cosa stava succedendo, utilizzando i mezzi di tortura più maligni che conosceva, ma dall’altra, chissà come, aveva dentro di sé quella scintilla dell’attesa che rendeva tutto molto più eccitante.
 
 
La sera del concerto arrivò troppo cauta per i suoi gusti e Chris si stava quasi per mettere le mani nei capelli dalla frustrazione.
Si era dovuto chiudere in camera per sfuggire a quei continui e sorrisini che avevano solo la capacità d’irritarlo.
E in quel momento, ad una manciata di minuti dallo skit, che non era altro che un modo per permettere a tutti di cambiarsi e tenersi pronti per le canzoni successive, si stava rigirando fra le mani il microfono.
Quando arrivò il suo turno, scattò sulla scaletta e guardando Heather con la testa lievemente inclinata, ripeté per l’ultima volta “Brittany, stai flirtando con il mio uomo?”
Non fece nemmeno in tempo a godersi lo scrosciare degli applausi, che dall’altro lato del palco, spuntò una sorridente Naya che dopo un paio di battute, che Chris non riuscì nemmeno a comprendere, impegnato com’era a capire cosa stava succedendo, baciò Heather sulle labbra.
Fu un piccolo scontro di bocche e le due suggellarono il momento con un dolce abbraccio, sorridendo alla folla che si era agitata più di quanto già non fosse.
Quando le ragazze se ne andarono, saltellando e tenendosi la mano, Chris accantonò per un attimo lo stupore e recitò, come ogni volta, la sua parte.
Si presentò a pochi centimetri da Darren e salutò tutta la folla, prima di tirare fuori dalla tasca posteriore dei jeans scuri la poesia che avevo ripiegato accuratamente in quattro.
“Ho scritto una poesia!” spiegò guadagnando l’espressione sorpresa di Darren.
Sospirò teatralmente e iniziò:
“Blaine Warbler Anderson,
Non ho mai amato nessun altro…”
notò il piccolo sorrisetto di Darren mentre si picchiettava piano il microfono sul mento. Chris proseguì a recitare la sua scena, utilizzando un tono esageratamente commosso, continuando a saltellare di qua e di là come se fosse un folletto impazzito.
“Eccetto lo scorso anno, quando ero innamorato del mio fratellastro.”
Dal pubblico si levò una lunga risata e il controtenore notò come Darren aveva incurvato le labbra in segno divertito.
Andò avanti, cantando le sue lodi con ironia ed enfatizzando l’amore fra Kurt e Blaine, quello che, più di tutti, aveva donato a sua volta il loro di amore.
“Sono così grato di aver trovato un compagno talentuoso come me,
E lo saremo per sempre, a meno che gli sceneggiatori non cambino le cose nella terza stagione!”
Finita la poesia, ripose il foglietto e, come diceva il copione originale, si inginocchiò a terra, facendo la proposta di unirsi al Glee Club, agitando le gambe per aria.
Fino a quel punto tutto sembrava normale, come al solito.
Toccava a Chris stupire Darren con effetti speciali e lui ne rimaneva sempre sbalordito.
Quella sera però, Darren lo sapeva, che avrebbe mescolato le carte in tavola a suo favore.
Tenne le braccia conserte finchè non richiamò Chris, in odo che si alzasse in piedi. Dovette farlo più di una volta perché il ragazzo si guardò in giro un po’ spaesato, prima di decidere di accontentarlo, avvicinandosi con un saltello e nascondendo le mani dietro alla schiena, lo guardò con un cipiglio curioso.
“Kurt, mi avevi convinto ad Emmy…”
Chris non ebbe nemmeno il tempo di sbattere le palpebre o quasi di respirare perché le labbra di Darren furono sulle sue.
Rimase impalato dalla shock per qualche secondo con gli occhi spalancati fissi sul suo viso e per qualche strana ragione, anche se in pubblico, gli venne naturale sollevare le mani per circondargli il viso, salvo poi ricordarsi dov’era e cosa Darren stava facendo in quel momento.
Lo lasciò senza fiato, senza una parola di senso compiuto da dire e quando Darren abbasso le mani che gli teneva il viso fermo e stacco le labbra dalle sue con un breve schiocco, quello che riuscì a pensare, fra le urla impazzite dei presenti e il sorriso compiaciuto sulle labbra del ricco, fu solo: “Ha vinto.”
 
Alla fine di tutto, quando i ragazzi si radunarono tutti nel backstage, Chris capì, finalmente, da come tutti lo guardavano, che era quello che gli stavano nascondendo.
Alzò gli occhi al cielo e guardò il sorrisetto divertito di Darren mentre si avvicinava cauto per paura di essere preso a parolacce.
Christopher invece, allungò la mano verso di lui, con fare professionale.
“Devo ammetterlo Criss, hai fatto impallidire tutti i miei tentativi di sorprenderti, dopo questa sera!”
Darren afferrò titubante la mano di Chris e la strinse, mentre il silenzio che si era creato intorno a loro, esplose in un grido ed un applauso collettivo.
Dylan raggiunse Christopher e Darren facendosi largo fra la gente e regalò un enorme sorriso ad entrambi, scontrando il pugno chiuso con quello del riccio.
“Com’è che vuoi due siete così in sintonia, adesso?” Domandò il controtenore, incrociando le braccia al petto.
“L’ho aiutato a tenerti lontano da tutti per un po’, in modo che non potessi torturarli di domande!”Rispose il fonico facendo spallucce.
Darren annuì, “Se non fosse stato per lui, il mio piano avrebbe avuto vita molto breve!”
Chris provò a ribattere, con il suo solito tono sarcastico e la sua battutina pronta, ma quella cosa l’unica cosa che fece fu alzare la mani e scuotere il capo.
“Lo ripeto, accetto la sconfitta.”
Darren rise e lo abbracciò di slancio.
 
Festeggiarono la fine del tuor in un locale tipicamente irlandese e tutti, nessun escluso, fu invitato a quell’evento.
Chris pensò che era la degna conclusione di qualcosa di grande ed epico e per questo furono piuttosto tristi di abbandonare i festeggiamenti, quando Ryan praticamente impose, alle cinque del mattino, di tornare in albergo visto che alcuni di loro, come Christopher, sarebbe dovuto ritornare a Los Angeles in poche ore.
Darren non si prese la briga di chiedere se sarebbe andato da lui e quando entrambi presero le tessere delle loro camere, una volta arrivati al piano, Chris si fermò davanti alla porta e aspettò che Darren l’aprisse.
“Sei stanco?” Chiese una volta chiusa la porta alle sue spalle.
Il controtenore scosse la testa e si sedette al bordo del letto.
“Dormirò più tardi in aereo.” Commentò, quando il cantante provò ad insistere. “Ora, perché non vieni qui e ti prendi il compenso della tua vincita?” mormorò malizioso.
Darren si tolse la maglietta sudata e la lasciò cadere a terra.
Ci avrebbe pensato più tardi.
“Non sapevo che ci fosse un compenso…” ribatte sorridendo.
“Beh, so riconoscere una sconfitta quando è così evidente,” rispose Chris, allungando le mani sul suo petto. “ e inoltre sono rimasto sbalordito per la tua totale mancanza di discrezione e per l’ingegno, ma soprattutto per avermi lasciato davvero senza parole!”
Darren ridacchiò e si mise a cavalcioni sul suo grembo, portando le braccia dietro al collo di Chris.
“Quindi in base a questo io posso chiederti di fare qualunque cosa?” domandò, ad un soffio dalle sue labbra.
Christopher annuì.
“So che mi pentirò di averti concesso questo…” borbottò, senza smettere di fissare con desiderio le labbra di Darren.
“Non preoccuparti, perché non dovrai nemmeno alzarti da questo letto…” e in un attimo il controtenore si ritrovò steso sul materasso, con la bocca ben salda a quella del ragazzo e quella volta ci mise tutto il suo impegno per ricambiare.
Si staccarono giusto per stare più comodi e lasciarono dietro di loro un’alba che saliva limpida in un cielo bluastro e quando si lasciarono cadere esausti su le lenzuola stropicciate, per Chris era già ora di prepararsi.
“Devi andare…” Borbotto Darren rotolando al suo fianco con un sospiro stanco e soddisfatto.
“Già…” fu la risposta del più piccolo, mentre si sistemava sul fianco per poter osservare meglio il viso di Darren. Percorse con il dito indice le occhiaie scure e si lasciò scappare un sorriso quando il riccio gli afferrò il polso per portarsi la mano alle labbra e baciarla dolcemente. “Raggiungimi presto…” parlò ancora dopo qualche secondo.
Criss ampliò il suo sorriso, un po’ assonnato. “Sarà a casa il prima possibile.”
Chris si ritrovò a ricambiare il sorriso mentre le ciglia di Darren sfarfallavano come impazzite, cercando di non abbandonarsi alle braccia di Morfeo.
Il soprano prese a passargli una mano fra i capelli, così delicatamente che quei ricci sembravano smossi dal vento.
Quando i suoi occhi finalmente si chiusero, Chris si sporse per lasciargli un debole bacio sulla fronte.
“A presto, amore mio.”
 
 
 
 
The End.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
****
 

Buona sera e BUON CRISSCOLFER DAY A TUTTIIIIII!!
 Sì, avete letto bene, è la fine.
Prima dell’epilogo, ovviamente u.u
Il Glee Tour si è concluso l’anno scorso e in questo stesso giorno e io posto, WEIRD.
Comunque sia, volevo ringraziarvi per quello che fate per me ogni volta che leggete e recensite la mia ff. Mi rende davvero felice e orgogliosa saper di aver creato qualcosa che piaccia alla gente.


Ringrazio soprattutto la mia Sara, la mia beta ufficiale (e non più provvisoria), ci siamo scambiate i giuramenti pochi giorni fa e ora siamo legate nel segno della scrittura.
un legame indissolubile u.u
 
Che altro dire… ho voluto rendere al meglio il “dietro le quinte” di quel bacio sul palco di Dublino e spero di non avervi deluso.

Al solito, questa è la mia pagina ufficiale su FB, se volete chiacchierare o spulciare spoiler! https://www.facebook.com/pages/Elfo-Mikey-EFP/346814708703006
 
A presto con l’epilogo!!!
 
Grè.







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Capitolo 20
*** Epilogo - Clovis, Califorina. ***


epilogocrisscolfer




Epilogo.

 
 
 
 
 
 
 
Clovis, 22 Novembre 2012



 
 
Chris aveva deciso di intraprendere il viaggio Los Angeles – Clovis in auto, così da evitare di scomodare suo padre fino all’aeroporto di Fresno, nonostante la distanza non fosse molta, visto l’agitazione del giorno e dell’aiuto di cui certamente mamma Karyn aveva bisogno.
Si erano messi in viaggio quella mattina presto, in modo da non trovare molto traffico e la macchina di Chris, considerevolmente più grande di quel catorcio che Darren si ostinava ancora a chiamare: “La sua auto”, era piena di regali e cibi precotti che traballavano ad ogni piccolissima buca.
Il viaggio fortunatamente non era molto lungo e Darren si era appisolato un paio di volte con il capo reclinato verso il finestrino.

Dietro di loro, l’instancabile chiacchiericcio di Cerina, teneva più o meno occupata la testa di Christopher.
Solo il pensare che quella fosse la prima vera riunione di famiglia, gli faceva tremare le mani.
Lui e Darren stavano insieme da un anno e qualche mesetto e le rispettive madri avevano insistito molto per quell’ incontro.

A nulla erano servite le parole di Chris per poter rimandare la cosa ancora di qualche mese e Darren non gli era stato certo d’aiuto, visto che, appena Cerina aveva esposto la sua idea durante una cena a casa di Chuck e sua moglie, aveva iniziato a saltellare insieme a sua madre.
Charles, era quietamente contento, limitandosi a mostrare  un lieve sorriso e commentando con un: “Cucinerò l’oca.”

Oca che era riposta strategicamente fra due pacchi regali, già bella cotta e pronta, dentro un grosso tegame di rame, per essere mangiata.
Chris l’adocchiò dallo specchietto e sospirò, tornando ad osservare la strada,  effettuando poi, un sorpasso.
Chuck e sua moglie invece, avevano dovuto declinare l’invito, forse con troppo entusiasmo per essere davvero rammaricati.

“Sei pensieroso…” commentò Darren, appena la signora Criss chiuse la bocca. Chris si girò nella sua direzione giusto per una frazione di secondo, regalandogli un sorrisetto. “Sei per caso agitato?”
“No…” rispose, concentrandosi subito sulla strada. “Davvero” aggiunse, quando si sentì addosso gli occhi color miele del ragazzo.
“Chris…”
Per tutta risposta, il controtenore, allungò una mano, che teneva sul cambio, per posarla sulla coscia di Darren.
“Giusto un po’.” Mormorò, mentre il suo uomo gli stringeva la mano per infondergli quel po’ di coraggio che gli mancava.
“Andrà tutto a meraviglia” fu la risposta di Darren che si avvicinò per baciargli la guancia. “E devi fare qualcosa per questo tuo modo di guidare!” mormorò.
Chris inarcò un sopracciglio e lo guardò per un altro secondo.
“Perché?”  domandò curioso.
Notò Darren che si avvicinava pericolosamente, per quanto potesse permettergli la cintura di sicurezza e posò la mano sulla coscia del ragazzo più piccolo, facendola scorrere leggermente avanti e indietro.
“Perché sei assolutamente scopabile.” Si sentì sussurrare all’orecchio, Chris, avvampando subito sulle orecchie facendo ridacchiare il riccio, che tornò composto, sotto lo sguardo stranito dei suoi genitori.
“Questa me la paghi.” Parlò Chris fra i denti, mentre la risata di Darren si faceva più intensa.
 
Tim Colfer si asciugò la fronte impregnata di sudore con un fazzoletto di stoffa, mentre aggiungeva altra carbonella al barbecue. La giornata era piuttosto calda, nonostante fosse autunno inoltrato, e sua moglie aveva deciso di fare un’enorme tavolata dietro la loro casa, sopra il giardino che Tim aveva sistemato la settimana prima.
Hannah fece scoppiare per l’ennesima volta il palloncino di gomma da masticare, che le sporcò il naso, mentre guardava in silenzio suo padre, seduta sul dondolo, con le mani dietro la testa.
Il silenzio e l’ansia dell’uomo erano talmente palpabili che la figlia non aspettava nient’altro che un’esplosione di nervi.
Dentro casa invece, oltre al perenne odore di buono, che da quella mattina presto aveva invaso la casa, si sentiva una voce allegra canticchiare un motivetto simpatico. Karyn passò una ciotola piena d’insalata da condire a sua madre, che la guardava scettica.
“Nicole, tesoro, potresti controllare le patate nel forno?” chiese gentilmente la signora Colfer a sua nipote che quasi si addormentava sul tavolo.
“Karyn, tesoro, potresti spiegarmi il motivo della tua felicità irritante di questa mattina?” domandò Margaret.
“Nulla mamma, sono solo felice che Christopher ritorni a casa, tutto qui.”
La donna più anziana la guardò con un cipiglio interrogativo, ma rinunciò a fare altre domande quando la vide tornare a canticchiare.
“Quante persone hai invitato, zia Karyn?” domandò la ragazza, richiudendo il forno, dopo aver controllato che le patate non fossero bruciate.
“Le solite…” borbottò l’interpellata, senza nascondere un sorrisino che le stava nascendo sul volto. Bastò giusto un secondo di silenzio, dove le tre donne si guardarono fra loro. “Okay, Chris porta degli ospiti!” rivelò eccitata, saltellando sul posto un paio di volte, prima di venir distratta dal sugo che bolliva in pentola.
Margaret e Nicole non fecero nemmeno in tempo a pensare chi potesse essere l’ospite che Chris portava con sè quel giorno, che Hannah corse in cucina alla velocità della luce, scavalcando il povero Marley che stava facendo un pisolino.
“Sono arrivati!Sono arrivati!” strillò, dirigendosi in scivolata verso la porta d’ingresso che spalancò  con forza, saltellando poi, verso l’auto di suo fratello parcheggiata nel vialetto.
Christopher scese dall’auto, stiracchiandosi la schiena, prima di aprire con garbo la portiera a Cerina che gli regalò un’occhiata di ringraziamento e un sorriso prima di saltellare giù, con le braccia colme di roba.
Darren scese allo stesso momento, aiutando il padre a trasportare il tegame, adocchiò Chris che si era portato gli occhiali da sole alla testa e lo vide sospirare. Gli regalò l’ennesima occhiata di conforto.

Karyn corse fuori, asciugandosi le mani sul grembiule sporco qua e là di macchie di sugo.
Salutò calorosamente Cerina e suo marito, riservando una strizzatina alle guance del proprio figlio, prima di sciogliersi davanti allo sguardo gentile di Darren, baciandolo sulle gote.
Finite le smancerie, sollecitati da Chris, entrano in casa, dove Tim, li accolse con un enorme sorriso sotto i baffi e raccolse alcune delle cose che sua figlia Hannah gli stava porgendo, troppo svogliata per portarle in cucina.
Ci fu un lungo silenzio imbarazzante quando tutti, tranne i genitori dei due fidanzati, si riunirono in salotto
 La nonna di Chris stava fissando con insistenza Darren, rendendo quest’ultimo nervoso, tanto da guardarsi intorno con circospezione, incontrando solo lo sguardo malizioso di Nicole.
“Questa si che è stata una sorpresa Chris.” Iniziò la ragazza, schioccando la lingua in direzione del cugino. “Zia Karyn è stata silenziosa e misteriosa per tutto il giorno! Pensavamo che avessi vinto un altro di quei premi e invece… “ Ammiccò verso Darren ridacchiando.
Chris, accanto a sua sorella, le lanciò un’occhiata freddante che non mise fine alle sue risatine.
“Ragazzo.” Nonna Margaret attirò l’attenzione di tutti, nonostante stesse guardando solo Darren, che ricambiava il suo sguardo con timore ma con un bel sorriso sulle labbra. “Da quanto tu e mio nipote state insieme?” domandò. Christopher lasciò scivolare lo sguardo da sua nonna al suo  ragazzo.
“Un anno, cinque mesi e 27 giorni, signora.” Risposa prontamente, mantenendo la schiena dritta e rigida.
La donna rimase in silenzio per qualche secondo, annuendo. “Deve essere molto importante se ti ha portato qui insieme alla tua famiglia.” Commentò, abbozzando un sorriso. “Chris non ha mai portato nessuno ragazzo da farci conoscere.”
Darren aumentò il volume del sorriso, facendolo diventare quasi abbagliante.
“Lo è.” Sentì Chris rispondere, dall’altro lato del divano. Si guardarono e si Christopher gli sorrise, mentre Darren gli regalava un occhiolino scherzoso.
“Okay direi che la cosa peggiore è ritrovarmi in mezzo a due innamorati!” sbottò Hannah, alzandosi. Rivolse un sorriso ai ragazzi prima di scomparire in cucina, gridando a sua madre di avere sete.
Chris ne approfittò per scivolare vicino al suo ragazzo e toccare il ginocchio con il suo, ammiccando.
Margaret continuò a fare domande alla coppia per un buon quarto d’ora, almeno finchè il campanello di casa non suonò di nuovo e Chris si alzo per andare ad aprire.
Fu praticamente assalito dalle sue adorabili e urlanti zie, nonché sorelle di sua madre, che lo presero e lo sbaciucchiarono, riempiendolo di complimenti e qualche raccomandazione sul peso che sembrava aver perso.
Inutile dire che la reazione delle donne quando videro Darren e il resto della sua famiglia, fu davvero esilarante e forse troppa piena di urletti e felicitazioni.
Insomma non si stavamo per sposare.
Almeno non subito, pensò subito Darren, mentre sorrideva e stringeva le mani a quelle tre signore dall’aria molto simpatica.
“Chris non ci aveva avvertito di un incontro tanto importante!” esclamò la prima, che Darren sapeva chiamarsi  Lorinda.
“Lui deve sempre fare così!” ribattè Kathryn con un sorriso. “non ci aggiorna mai sulle cose importanti, preferisce farci queste sorprese!”
Christopher si grattò la nuca, ridacchiando in imbarazzo.
“Il nostro Darren ce l’ha rivelato giusto qualche settimana fa!” venne in salvo Cerina. “non che ce ne fosse bisogno, io l’avevo capito da mesi!” esclamò poi, agitando una mano.
Anche Karyn si ritrovò ad annuire, trovandosi a dare approvazione alla donna.
Le due stavano facendo amicizia un po’ troppo in fretta, secondo i gusti di Chris, che si limitò a sorridere nervosamente consolato un po’ dalla leggera pacca sulla schiena che, un Darren rilassato e quasi completamente a suo agio, gli riservò.
I pranzi di ringraziamento a casa Colfer non erano mai stati contenuti, soprattutto nel cibo, che restava in abbondava per settimane successive, e nel numero delle  persone.
La casa, dove Chris era cresciuto, era talmente piena di gente che Darren si meravigliò che ancora non fossero ancora scoppiate le mura.
Mentre sorseggiava del vino, servitogli da uno zio che si ricordò venire dal Maine, guardò il giardino, dove un silenzioso Tim stava cucinando sulla griglia.
Cercò Chris con lo sguardo e non trovandolo, ne approfittò per uscire.
Appena Tim sentì la porta della finestra aprirsi, sollevò lo sguardo e lo puntò con un piccolo sorriso imbarazzato verso il fidanzato di suo figlio, che gli stava porgendo un bicchiere pieno di vino afferrato prima di uscire.
“Grazie” fu tutto quello che borbottò, prendendone un sorso mentre girava un paio di verdure.
“Volevo parlarle, signor Colfer” trovò il coraggio di dire Darren.
“Sono in ascolto.” Ribattè l’uomo.
Tim era il lato un po’ scontroso e riservato di Chris, Darren lo riconosceva facilmente ed era contornato da un sorriso gentile che proprio non si poteva non ricambiare.
“So che forse non vede la relazione fra me e Chris di buon occhio…” Iniziò, osservando con il sopracciglio di Tim si sollevava in un modo che Darren aveva visto già troppe volte in suo figlio.
“Non mi pare di averlo mai detto”
“Non è servito che lo dicesse.” Ribattè Criss. “A volte il silenzio vale molto più di mille parole, ma non in questo momento” continuò. “Voglio farle capire quanto amo suo figlio. So che non crede molto in questo, so che probabilmente non mi crederà perché prima stavo con una donna e poi ho deciso di cambiare sponda così all’improvviso ma, innamorarmi di suo figlio è stato lento e graduale e…”
Tim Colfer alzò una mano per farlo smettere di parlare e assunse un’espressione corrugata. “Mi stai chiedendo la benedizione per sposare Christopher, per caso?”
Darren boccheggiò per qualche secondo, come se fosse in apnea, le lunghe ciglia che sfarfallavano come impazzite.
“No!” esclamò “non lo so! …forse?!” disse alla fine, rendendosi pateticamente sorpreso per le parole del padre di Chris.
“Ascolta,” iniziò, appoggiando la pinza su un tavolino di plastica, mentre la carne continuava a cuocere indisturbata. “non sono molto favorevole a questa relazione, ma Christopher è grande e vaccinato per prendere da solo le sue decisioni” dichiarò “Tu mi stai simpatico Darren, davvero, ma non hai bisogno della mia benedizione per chiedere a mio figlio quello che realmente senti.”
Il ragazzo non fece in tempo ad aprire bocca perché il protagonista di tutta quella breve conversazione uscì in giardino, con le mani dentro le tasche dei jeans.
“Ehi!” salutò. “Di che parlate?” domandò curioso, posando una mano sulla spalla del suo ragazzo.
“Tempi di cottura.” Venne incontro Tim, ad un Darren ancora senza parole. “ E mi ha portato del vino!”
Chris sorrise, soddisfatto, mentre suo padre toglieva gli ultimi pezzi di carne dal fuoco mettendoli in un vassoio.
Quando rimasero soli, con il compito di aiutare Tim a portare la roba sul retro, Chris allungò una mano sul collo di Darren e lo accarezzò, con un tenero sorriso sulle labbra. “Sono felice che di essere venuto, alla fine.”
Darren ricambiò il sorriso e appoggiò una mano sul fianco del ragazzo, accarezzandolo amorevolmente. “Anche io.” Rispose sinceramente.
“Mamma ha preparato la mia vecchia stanza e ha detto che il mio letto era abbastanza grande per contenere tutti e due.”
“Non chiedo di meglio che stare in un letto piccolo, stretto a te.” Ribattè Darren, rendendosi conto che amava come riusciva a far arrossire Chris anche con queste piccole parole.
Chris fece per rispondere, ma Darren ne approfittò per avvicinarsi e baciarlo. Fu abbastanza breve ma non abbastanza per non essere visti da Hanna che li osservava con le braccia interamente colme di bibite.
Si annunciò con un colpo di tosse e staccandosi, Chris arrossì mentre Darren simulò il suo imbarazzo, correndo ad aiutarla.
Afferrò la maggior parte delle bottiglie, sparendo nel giardino del retro.
Hannah, rimasta sola con il fratello ghignò maliziosamente.
“Sei bordeaux.” Commentò, prima di sgattaiolare via.


Il pranzo fu lungo, ma talmente piena di gioia che le ore passate seduti erano volate.
L’intera famiglia di Chris era egualmente allegra e gioiosa alla sua e Darren e  i suoi genitori, si erano sentiti  in un ambiente familiare.
Verso le quattro, quando lo stomaco fu esageratamente pieno e la sonnolenza stava facendo le sue prime vittime, Darren si lasciò cadere sul divano, massaggiandosi lo stomaco teso.
“Potrei svenire” rantolò. “O morire” aggiunse.
Chris, si sedette al suo fianco, la stessa espressione soddisfatta e la mano sullo stomaco.
“Mettiti in coda…” borbottò il più piccolo, appoggiando la testa sulla sua spalla. “Potremmo approfittare e andare sul letto, così da lasciarci morire sdraiati e in pace con noi stessi.” Propose poi e prese il mugolio di Darren come un assenso.
Il salotto e l’intera casa erano apparentemente vuoti e Chris ne approfittò per strusciare il viso contro il collo del ragazzo, sollevando una gamba per posarla sulle sue  circondandogli il busto con le braccia.
Darren girò il capo per baciargli la punta del naso, sorridendo poggiando poi il palmo della mano sul suo ginocchio, tracciando il percorso della sua coscia diverse volte.

Chris mugolò e lo abbracciò più stretto, sulla via di un ristoratore riposino pomeridiano.
“Posso stare così per sempre?” lo sentì borbottare, Darren. “Prometto che non darò fastidio…”

Il riccio ridacchiò e tornò a posargli un bacio sul viso. “Fastidio?” domandò. “Non pensarci nemmeno”
Chris allungò le labbra in un sorriso e si strinsi ancora un po’ a lui, preso da una pesante sonnolenza.
Darren gli accarezzò i capelli alla base, lentamente, approfittando del silenzio per ripensare alla conversazione avuto con Tim Colfer qualche ora prima.

Non sapeva se voleva sposarlo, quello che sapeva era lo amava così tanto da far male qualche volta.
Pensare ad un matrimonio, ad un’ unione, come si preferiva chiamarla, era ancora troppo per loro. Chris aveva un mondo di cose da fare e da scoprire, non poteva pensare di mettere su famiglia, secondo il pensiero di Darren.
Ammetteva che gli era passato di mente, qualche volta, il pensiero di poter vivere insieme, ma si era dovuto immediatamente riportare alla realtà.
Non voleva legare Chris più di quanto già non faceva.

Sapeva che non era un bel pensiero e che Christopher avrebbe dissentito, picchiandolo se fosse stato necessario, ma Darren non riusciva ancora a credere di poterlo avere al suo fianco, nonostante tutto quello che gli aveva fatto, e pensare troppo in grande  era una cosa che non voleva e non poteva permettersi.
Guardò Chris, le labbra rosse e dischiuse, le ciglia lievemente scosse e il respiro caldo e regolare.
Quanta innocenza in un solo viso.
Sorrise, pensando che il ragazzo che gli dormiva beatamente addosso era l’amore della sua vita, e che da solo, con le sue mani, la sua testa e il suo talento era riuscito ad arrivare così lontano, tanto lontano che a Darren sembrava irraggiungibile.
Era per questo che non voleva fare proposte troppo azzardate, voleva prima permettergli di mandare avanti tutti i suoi sogni.
Forse sbagliava, probabilmente, ma andava bene così.
I suoi pensieri e il sonno di Chris vennero interrotti dall’arrivo di Hannah che, entrando in salotto, brandendo scatole di giochi di società , li obbligò ad alzarsi e a raggiungere gli altri in giardino.
Christopher cacciò qualche parolaccia e si alzò barcollando dalla spalla di Darren, grattandosi la testa, mentre Hannah saltellava nuovamente via.
“Non ho nemmeno avuto il tempo di sognare” borbottò fra sé, facendo ridacchiare Darren.
“Recupererai questa sera.”  Rispose Dar,  scompigliandosi i ricci.
Chris si girò verso di lui e sorridendo si morse il labbro inferiore, passando le mani, in una lenta carezza, sul petto di Darren.
“In realtà, avrei altri programmi per questa sera…” accennò, la luce maliziosa negli occhi. “Se capisci cosa intendo.”
Criss fece un sorriso saputo e circondò la vita di Chris con le braccia,  avvicinandolo al suo corpo.
“Sei un diavolo tentatore…” disse, ad un soffio dalle sue labbra che ebbe la premura di baciare con passione, mentre Chris chiudeva le mani sulla stoffa della sua maglietta, premendosi con forza contro il suo corpo e facendo mugolare Darren d’aspettativa.
Fu di nuovo Hannah ad interromperli. “Mamma ha esplicitamente detto di smetterla di sbaciucchiarvi e di venire fuori!”
“Come diavolo fa a sapere che-“
Le parole di Chris furono interrotte dallo sguardo attonito e imbarazzato di Darren, girato verso la finestra del salotto che, sfortunatamente, dava sul giardino sul retro.
Avevano dato uno spettacolo più o meno gradito all’intera famiglia, visto che le tende non erano tirate e tutto quello che succedeva in salotto era di dominio pubblico.
Chris imprecò ancora, e nascose il viso nel collo di Darren prima di separarsi da lui e darsi un contegno.
“Pensavo che mamma avrebbe avuto sempre una visione di noi diversa da quello che ha visto ora!” commentò

“Come? Dormire in letti separati e salutarsi con un casto scontro fra guancia e guancia?”  rispose Darren, ridacchiando.
“Una cosa del genere.” Chris, nonostante il disagio sorrise e si riavvicinò per passargli un braccio sulle spalle. 
“Andiamo, su!” lo incoraggiò Dar.

Se c’era un momento in cui Chris non si era pentito di aver accettato, quel lontano giorno del 2011, la sua condizione di quasi amante era lo sguardo che Darren gli stava rivolgendo in quel momento.
Diceva tutto, sebbene fosse in silenzio.
Era uno sguardo che parlava di tutto l’amore che li univa, nel bene e nel male, di tutte le cose dette e passate e di quelle che insieme avrebbero affrontato.
E in quel momento, Chris capì che nessun altro uomo sarebbe stato più in grado di farlo sentire in quel modo tutto speciale e unico, quel modo che apparteneva solo a Darren.

E fu per quel motivo che, quando parlò, non si rese quasi conto di aver dato voce ad un solo, bellissimo pensiero.
“Sposami.”

 
 
 
 
 
THE END.
 
 
 
 
 
 
 
*****
 
 
Eccoci qui, la fine.
Non posso dire di aver pianto perché sono ancora così incredula che probabilmente verrò colpita da un attacco isterico e lacrimoso dopo aver letto la parola: “completa”

Questa storia ha avuto molti alti e bassi con me, non sapevo mai se scrivevo la cosa giusta o se poteva piacere. C’erano volte che alcune parti sembravano provenire direttamente dal mio cuore per poi capire che, tutta questa storia è il mio cuore.
L’impegno e un po’ di fatica per un’ispirazione altalenante ( Vi dico solo che questo capitolo l'ho iniziato un mese fa!) e la mia costante voglia, nonostante gli attacchi isterici, di continuare e finire.
Ci sono tante persone che voglio ringraziare e non scriverò il perché, ma solo grazie con tutto il mio cuore e il mio amore:
Grazie a: Tutti quelli che hanno letto, quelli che hanno recensito, la fantastica Elisa che commenta ogni capitolo, Roberto (Sunshine), Sara (la mia beta), LA SETTA DEI SETTEBIS (è perché vi amo troppo profondamente), e in particolare la Fede, hai ascoltato i miei deliri su questa storia tutte le mattine prima di andare all’università, Jessika, e naturalmente Chris Colfer e Darren Criss.
Okay, ora vado e non vi annoio più con i miei addii da latte alle ginocchia.

See you soon!!!
 

Grè.

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