Bring me to Life

di AlessiaDettaAlex
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: L'inizio della fine? ***
Capitolo 2: *** Soccorsi ***
Capitolo 3: *** Malessere ***
Capitolo 4: *** La stanza ***
Capitolo 5: *** L'essenza ***
Capitolo 6: *** Tra incubo e realtà ***
Capitolo 7: *** Rivelazioni ***
Capitolo 8: *** Amiche ***
Capitolo 9: *** Scelte ***
Capitolo 10: *** Yamiko delle Tenebre ***
Capitolo 11: *** Attacco ***
Capitolo 12: *** Resa dei conti ***
Capitolo 13: *** Trasformazione ***
Capitolo 14: *** Il ritorno di Yamiko ***
Capitolo 15: *** Cure Black contro Cure White ***
Capitolo 16: *** Riportami in vita ***
Capitolo 17: *** Polvere ***
Capitolo 18: *** Vittoria ***
Capitolo 19: *** Bring me to life ***
Capitolo 20: *** Epilogo: Nagisa e Honoka ***



Capitolo 1
*** Prologo: L'inizio della fine? ***


Bring me to Life
 
Prologo: l'inizio della fine?

 
Non penso che si dovrebbe poi così tanto biasimare chi agisce nelle tenebre; chi, quelle tenebre, le fa riposare dentro al proprio cuore, finché un giorno esse fuoriescono inesorabilmente. Alla fine, esiste forse qualcuno al mondo che può controllarle? Esiste forse qualcuno che ne sia esente? No, io non credo. Ma credo che doverle assecondare comporti non pochi problemi. Ma che dico? Non “doverle”, ma piuttosto “volerle” assecondare... c’è un abisso di differenza, anche se spesso non ci si rende conto di ciò che comportano davvero queste due parole. No, non è davvero il caso... eppure esse non mi hanno mai abbandonata. Nemmeno quei giorni della mia adolescenza, quando credevo finalmente che il mondo avesse preso per me una piega del tutto nuova e positiva. Esiste una storia che testimonia queste tenebre. La mia storia.

«Nagisa, sei di nuovo in ritardo!» sentenziò una professoressa dal viso truce mentre additava la sua alunna.
Quest’ultima, dal canto suo, cercò e incrociò lo sguardo della sua leggendaria migliore amica Honoka, sospirando. Sussurrò appena uno “scusi” e strisciò imbarazzata al suo posto in classe. Sì, questo era un fatto abbastanza normale per la giovane Nagisa Misumi, ormai lo sapevano tutti. Anche lì, in quella classe del primo anno al liceo. Era passato quasi un anno esatto dalla loro ultima battaglia contro Dotsuku, e sembrava che fosse tutto finito.
Ma non era così.
La situazione attuale era ben diversa da quella descritta. Essa infatti rappresentava le vicende giornaliere di un mondo che purtroppo ora non apparteneva più alla realtà effettiva, e risaliva nulla di meno che alla settimana precedente. Ma in quel corto arco di tempo di sette miseri giorni si era scatenato il putiferio più assoluto sul pianeta Terra. Re Jaku era tornato per la terza volta. I soldati delle tenebre avevano cominciato ad attaccare in vari punti del globo terrestre, tutti insieme e tante volte. L’ira di Dotsuku ormai non riguardava più il solo Giappone, al seguito delle Pietre Prismatiche in possesso delle Pretty Cure; si era espansa e tradotta nel collasso ordinario delle più importanti città mondiali: New York, Parigi, Roma, Tokyo, Londra, Mosca, Buenos Aires... e questi erano solo alcuni dei nomi che si erano eclissati nell’ombra della distruzione in soli sette giorni. Migliaia di vittime. Le Pretty Cure avevano corso in vano in ogni angolo della Terra sfruttando i poteri della luce, ma a nulla erano valsi i loro sforzi: l’idea che si era formata nel cuore della gente era di un’apocalisse; un mondo nel terrore e due quindicenni nel disperato tentativo di proteggerlo, cosa che riusciva veramente male. In questo scenario di distruzione, quello che le due eroine non sapevano è che avevano sbagliato l’oggetto della loro battaglia: il vero nemico non era il mondo di Dotsuku. Ma questo l’avrebbero scoperto più avanti nel tempo, insieme a tutti i segreti insiti nelle paladine della Luce che non erano mai stati svelati. Nemmeno da loro stesse.




NdA:
Sì sono impazzita. Io una fiction del genere ce l'ho in testa da anni e per come sono fatta io, non aspettatevi tutto rose e fiori! Tutt'altro! Ma non vi impressionate, il fattore "commedia" nelle mie storie (anche fossero le più tragiche) c'è sempre. Potremmo dire che è anche molto introspettiva, ma spero che vi piacerà. E' il mio modo *un po' dark* di descrivere un'ipotetica futura avventura di queste fantastiche eroine. Vi prego di recensire *O*
Salutissimi,
Videl~

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Capitolo 2
*** Soccorsi ***


Bring me to Life
 
Soccorsi

«Nuove vittime nel quartiere del sud di Napoli, in Italia. Questa mattina due oggetti non identificati si sono schiantati su una delle-»
Nagisa spense di botto la tv, che annunciava l’ennesima tragedia che proprio quella mattina avevano cercato di impedire. Infuriata sbatté violentemente un pugno sul tavolo della cucina, lanciando un urlo di disapprovazione. Come se non bastasse, erano senza Hikari. Già, perché la bionda era stata chiamata nel Giardino della Luce dalla Regina stessa per risolvere il problema a livello di strategie di lotta. Alla fin fine le due ragazze potevano sopravvivere anche senza di lei, questo era vero, ma avrebbero pagato oro pur di smettere di alzarsi la mattina sapendo che altra gente sarebbe morta e che loro che potevano salvarla non erano riuscite a farlo. Era qualcosa che non avevano mai provato. Ad un tratto il telefonino della castana squillò:
«Pronto?»
«Nagisa... sono io» la voce della ragazza dall’altra parte della cornetta era smorta.
«Oh Honoka. Ci sono stati altri problemi?» fece lei cercando di nascondere tutta la sua sofferenza.
«Veramente sì, e qui vicino anche. Sono apparsi altri soldati di Dotsuku proprio al parco centrale»
«Come mai una mossa così azzardata? Attaccare proprio sotto il nostro naso... non è da loro»
Honoka sospirò.
«Già, ma andiamo a controllare, dobbiamo fermarli»
«Sì arrivo. Ciao» chiuse rapidamente la chiamata.
Poi prese la borsa e infilò dentro Mepple in versione cellulare; quindi si mise a correre verso l’entrata gridando alla madre:
«Mamma, io esco! C’è un altro problema da queste parti a quanto pare»
Dal salone una voce stanca le rispose:
«Vai di nuovo? Ma perché non resti invece? Tanto la gente non esce più di casa, le strade sono deserte, molte abitazioni anche; tante persone si sono trasferite nelle piccole città per evitare attacchi. Che senso ha rischiare la vita per proteggere abitanti che non ci sono?»
«Non hai capito mamma. È diverso stavolta, non hanno mai attaccato così vicino a noi! Io e Honoka dobbiamo controllare»
Conclusa la frase oltrepassò la soglia di casa sbattendo indelicatamente la porta d’entrata.
La signora Misumi sapeva. Sapeva tutta la storia delle Pretty Cure, di sua figlia e di Honoka. Il fatto è che non era l’unica a sapere: entrambe le famiglie delle ragazze avevano ben chiara la situazione da quando erano cominciati quegli attacchi a catena la settimana prima. Avere due figlie che spariscono improvvisamente per lungo tempo e casualmente proprio quando al telegiornale mostravano il combattimento in diretta delle due eroine a Los Angeles... era la chiara dimostrazione di chi fossero in realtà, soprattutto quando questo fatto si ripeteva da alcuni giorni e per più volte nello stesso giorno. Per le ragazze però doverlo ammettere non era stato facile, né tantomeno era stato facile per le rispettive famiglie accettarlo. Eppure i parenti sentivano di potersi fidare di loro. Che altro potevano fare se non lasciarle andare per la loro strada? E d’altra parte tenerle a casa equivaleva a condannare l’umanità senza possibilità di obiezioni. L’unica speranza erano loro.
Ansimante, Nagisa raggiunse la sua amica al parco che la stava aspettando. Non una parola, solo quelle mani che si congiungevano e davano il via alla trasformazione; presto Cure Black e Cure White presero il loro posto.
«Ehi tu! Adesso devi spiegarmi cosa volete da noi!» fece la Cure nera puntandole un dito contro.
Squadrò l’essere da capo a piedi. Era come tutti quelli che avevano affrontato prima d’allora: creature in una cappa nera che gli arrivava fino al naso e un cappuccio che li ricopriva completamente lasciando scoperti solo due occhi che parevano rubini infuocati, tanto brillavano di rosso. Mostri in nero, con occhi scarlatti. Tutti così, e nessuno di loro parlava mai. Arrivavano in silenzio, in silenzio distruggevano e svanivano nell’ombra in altrettanto silenzio. Cure Black come sospettato non ricevette in risposta una sola parola, ma piuttosto uno sguardo truce da parte di quegli occhi che spuntavano dalla cappa. Cure White si innervosì:
«È inutile Black... non ci diranno mai cosa vogliono da noi! Dobbiamo attaccarlo!»
Nagisa non se lo fece ripetere due volte e si scagliò gridando sul nemico. Ma un’improvvisa ondata di luce la frenò bruscamente, mentre Honoka accorreva al suo fianco. Quando l’accecante esplosione cessò, tra le macerie poterono scorgere una figura in ombra; dileguato anche l’alone di fumo, Cure White si sentì mancare il respiro dalla felicità di rivederla dopo una settimana:
«... Luminous!!»





NdA:
Scusatemi se sono così lenta nella storia xD è che per me, descrivere tutto è essenziale, non riuscirei a non farlo. Però non vi preoccupate, l'azione arriverà e anche bella! Almeno spero... ò_ò Adesso con Hikari la storia comincerà finalmente a prendere una certa piega. Muhahaha. Piuttosto ringrazio Digichiaeri e KonanKohai, maestre di storie sulle Pretty Cure per le loro recensioni! Ragazze, sapevo che una volta facevate a gara a chi tortura di più Nagisa... se foste nella mia testa vi straccerei entrambe xDDDD De hi hi ho ho. Spero continuerete a seguire la long-fic!
Salutissssssssssimi
Videl

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Capitolo 3
*** Malessere ***


Bring me to Life
 
Malessere

L’ex-reincarnazione della Regina aveva fatto finalmente la sua apparizione, e con il suo imponente potere combinato a quello di Pollun e Lulun aveva fatto fuggire il nemico... ma a dire la verità questo aveva poca importanza per le due Cure, che pensavano solo ad aver rivisto la loro cara amica:
«Hikari!! Che bello che sei tornata! Ci sei mancata, sai?» fece Honoka con la sua dolcezza materna, abbracciando la bionda insieme a Nagisa.
Hikari ricambiò felice, ma sembrava aver altro per la testa.
«Sono contenta anche io di rivedervi ragazze! Però sono tornata per dirvi che la Regina vuole incontrarvi nel Giardino della Luce!»
Cure Black la guardò stralunata:
«Ora...?»
«Ora» sentenziò Luminous.
«Va bene, ora!» fece contenta Cure White.
Mipple e Mepple al suono della parola “Regina” uscirono dalle tasche delle loro compagne.
«La Regina in persona ci vuole? -mipo»
«Allora agli ordini! -mepo»
In pochi secondi, aggrappate alla loro piccola amica, Nagisa e Honoka si ritrovarono nel Giardino grazie ai poteri dei quattro abitanti della Luce. Subito Hikari le condusse al palazzo dov’era stata a discutere con la Regina per tutto quel tempo e annunciò:
«Eccomi Regina! Ho portato le Pretty Cure!»
La bellissima donna che rispondeva al titolo di “Regina della Luce” accolse con un serafico sorriso le due guerriere, che ricambiarono. White fu la prima a farsi avanti:
«Cosa voleva dirci?»
«Ragazze, credo vi siate perfettamente rese conto di quanto grave sia la situazione in questo momento sul vostro pianeta. Non c’è bisogno che vi dica nulla di nuovo su ciò, che non sappiate già»
Le due ragazze abbassarono lo sguardo a tristi pensieri. Ma la donna continuò:
«Tuttavia, anche nel nostro mondo non è stata risparmiata la guerra; sebbene più raramente, attacchi così concentrati e fulminei si sono affacciati anche qui nel Giardino della Luce»
Black si irrigidì.
«Dice sul serio? Sono state fatte vittime anche da voi?»
«Purtroppo sì, e a nulla sono valsi gli sforzi miei, dei nostri migliori soldati e di Shiny Luminous stessa. Ogni volta che giungiamo noi sul luogo dell’aggressione, il nemico si è già nascosto nell’ombra e troviamo al suo posto solo macerie»
«Ma... avete capito perché Re Jaku si è spinto a tanto questa volta? Sembra avere anche un esercito infinito di marionette tutte uguali e tutte potenti» continuò la castana.
Ma la Regina scosse la testa.
«No, non lo sappiamo. Però la cosa più innaturale è che non riusciamo a sentire chiaramente la presenza di Jaku che aleggia da Dotsuku, come quando attaccava in passato. È come se agisse senza esserci effettivamente. La cosa più importante ora è scoprire chi sta facendo tutto questo, da dove comanda e cosa pensa di ottenere seminando la morte»
«Ma come facciamo con questi mostri nel frattempo?» chiese preoccupata Honoka.
«Dovete continuare a combatterli e non mollare mai»
Nagisa si adirò:
«Continuare così? Ma ha visto quante vittime stiamo facendo per la nostra inadeguatezza? Non possiamo continuare in questo modo aspettando chissà quale segno dal cielo! Dobbiamo assolutamente... ah!» si bloccò improvvisamente colta da un dolore lancinante alla testa e, stringendola con forza tra le mani, si accasciò sui ginocchi gemente.
«Nagisa!» gridò l’amica del cuore gettandosi a terra anche lei e raccogliendo tra le sue braccia la Cure nera.
Le attenzioni di tutti nei suoi confronti si eclissarono quando sentirono una forte esplosione provenire da non molto lontano da lì. Mepple saltò in braccio a Nagisa:
«Cure Black, dai resisti -mepo! C’è stato un forte rumore, hai sentito -mepo?» la ragazza sembrò riacquistare in quel momento un po’ di lucidità e si guardò intorno: notò Honoka che la stringeva tra le sue braccia, Mepple sopra le sue ginocchia, Mipple di fronte a lei e la Regina con uno sguardo preoccupato. Ma...
«Dov’è Hikari?» fece allarmata.
La Regina volse lo sguardo verso est.
«È andata a controllare cos’è successo»
«Da sola?!»
«Non pensare di andare ad aiutarla Nagisa! Non conciata in questo modo» la rimproverò Honoka stringendola di più a sé.
Non ci fu più bisogno della proibizione della Cure bianca, perché pochi secondi dopo l’elegante Shiny Luminous tornò accompagnata dai suoi fedeli amici della Luce con un’espressione delusa in volto.
«Che è successo Hikari? -mipo»
«Una casa è saltata in aria... fortunatamente era vuota, ma come al solito non c’era traccia del colpevole. – rabbrividì prima di passare alla conclusione – Un nemico che c’è ma non si vede... forse abbiamo davvero a che fare con qualcosa di più grande di noi».






NdMe.
Con la scusa che lunedì parto per una settimana di gita in Sicilia sto scrivendo e pubblicando alla velocità della luce xDDD
Ebbene, questo capitolo crea già un po' più di movimento, anche perché la parte esplicativa della situazione generica dovrei averla completata definitivamente nei primi due capitoli con varie accortezze narrative ò_ò *fa la figa utilizzando un linguaggio aulico*. E comunque. Buahahaha cominciano i guai per Nagisa da ora! Che, tra parentesi, è la anche la più protagonista di questa mia storia, da bravo mio personaggio preferito *ama*. E comunque... Digichiaeri ti dico solo che non su questa storia ma su quella che ne era il ceppo precedente Nagisa moriva! Più sadismo di questo xD e sappi anche che se arrivano in poco tempo a Los Angeles è per il motivo che ho snocciolato nel Prologo, ossia che grazie ai poteri della Luce possono fare di tutto... credo. E invece per te, Konan, spero proprio che andando avanti la storia ti appassioni sempre di più! Ho in mente un sacco di cose e sto già scrivendo il capitolo 4.
Alla prossima!!
Videl

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Capitolo 4
*** La stanza ***


Bring me to Life
 
La stanza
 
Quella mattina Nagisa si era ritrovata – e non ricordandosi neanche più come – a casa di Honoka, stesa sul suo letto mentre l’altra la fissava perplessa seduta sulla poltroncina di fronte alla scrivania. Erano passati alcuni giorni dalla visita al Giardino della Luce e più volte era capitato che Nagisa accusasse quel forte mal di testa prima di un qualche attacco. Avevano analizzato per bene insieme a Hikari quello strano dolore e la sua connessione all’apparizione dei soldati delle tenebre: esso coincideva con l’arrivo di un nemico a una distanza ravvicinata. Honoka sospirò.
«A che pensi, Nagisa?»
«A nulla...»
«Sei preoccupata?»
«Forse...»
«Hai paura di quello che accadrà?»
«La smetti di fare domande?» puntualizzò infastidita la castana.
A quella reazione Honoka non riuscì a trattenere un risolino di compiacimento. Per cosa, poi, non lo sapeva bene nemmeno lei. Ricadde un silenzio che fu interrotto dall’alzarsi bruscamente di Nagisa dal letto, per poi sistemarsi in posizione seduta. Volse lo sguardo verso la sua migliore amica:
«E tu invece? Hai paura?»
La mora la fissò incuriosita.
«Di cosa di preciso?»
«Del futuro»
«Veramente non lo so. Ma tu non avevi ancora risposto a questa domanda» le fece notare sorridendo dolcemente.
L’altra incrociò le gambe sul letto e si mise a braccia conserte in atteggiamento di chi sta per dire qualcosa di ben ragionato.
«No» esclamò invece semplicemente.
«No?»
«Cioè, non che non mi preoccupi del male che si sta diffondendo nel mondo e che io e te con Hikari non riusciamo ad arginare... ma non ho paura del futuro»
La sua compagna la fissava interrogativa. Allora continuò:
«Non possiamo permetterci di perdere la speranza se la stessa speranza siamo noi, non trovi Honoka?»
«Questo motivo da solo non credo basterebbe per farti passare una paura del genere» constatò saggiamente la Cure bianca.
«Anche questo è vero. Infatti io ho un’altra motivazione più che valida per non aver paura»
La incatenò con lo sguardo e le sorrise largamente. Quindi continuò fiera:
«Perché...»
Ma non riuscì a concludere perché l’amica si alzò dalla sedia, le si avvicinò, le prese il volto tra le candide mani e le diede un bacio su una guancia; quindi continuò al posto suo:
«Perché finché siamo insieme, nulla ci può far paura. Giusto?»
Nagisa era rimasta a bocca aperta, con la frase lasciata a metà ma magistralmente completata da Honoka. Poi si riscosse, le fece un sorrisetto beffardo e afferrò i fianchi dell’altra trascinandola con sé in un forte abbraccio.
«Esatto, Honoka» confermò col viso immerso nella giacca e nel profumo di lei, «ti voglio bene»
«Anche io»
Restarono in quella posizione per alcuni minuti, che parvero effettivamente delle ore, fino a che la Pretty Cure nera non fu colta all’improvviso dal consueto malore. Ansimante, slacciò il suo contatto con Honoka per tergersi le tempie soffocata dal dolore.
«No, Nagisa! Ti prego riprenditi!»
«Ho... Honoka... è qui... è... dietro di te!» disse sforzandosi di avvertirla in lotta col dolore che le attanagliava la testa.
La ragazza si voltò spaventata e vide una cappa nera con gli occhi rossi che la fissavano. Non appena il dolore di Nagisa cessò si presero per mano trasformandosi in Pretty Cure e si accorsero che la creatura davanti a loro stava alzando un braccio per prepararsi a sferrare un attacco in direzione di Cure White. Ma la nera fece in tempo a piazzarsi di fronte alla compagna per proteggerla da un colpo inevitabile: così fu Cure Black a schizzare contro il muro di casa Yukishiro, trascinata dall’enorme potenza dell’urto.
«Nagisa!!» gridò White.
Balzò rapida da lei, tirandola su per le spalle e chiamando il suo nome. In quel momento intervenne Shiny Luminous a parare un altro potente attacco diretto alla bianca, salvandola.
«Luminous! Stai attenta!»
«White non preoccuparti per me! Cerca di rianimare Black piuttosto!» vociava lei saltando qua e là per la camera nel tentativo disperato di evitare ogni attacco del mostro tenebroso che la inseguiva.
Purtroppo l’impresa non era delle più semplici.
Quando Nagisa aprì gli occhi, si ritrovò in una strana stanza perfettamente quadrata. Riprese la sensibilità del suo corpo molto lentamente, e gettando uno sguardo sui suoi vestiti si accorse di non essere più in versione Pretty Cure.
«Ma che diavolo...»
Si guardò attorno: la stanzina era piccola, non doveva misurare più di cinque metri per lato; era anche completamente vuota. Ma quello che in assoluto la colpì di più, fu accorgersi che essa era completamente bianca, da cima a fondo. Scrutò i quattro lati, spaesata:
«Non c’è neanche una porta o una finestra... come sono finita qui?» si domandò.
Poi notò che era apparso un oggetto all’angolo della stanza; si avvicinò e constatò che fosse uno specchio. Poggiò una mano sopra l’arnese che aveva altezza pari alla sua per controllare che non fosse un’allucinazione; ma ad un tratto sentì una voce echeggiare nell’atmosfera.
«Black...»






NdVidel...
Mi sono assolutamente dilettata a scrivere questo capitolo. Ho adorato particolarmente le scene di Honoka che regala un tenero bacetto sulla guancia a Nagisa, e di Nagisa che si fa colpire al posto di Honoka ♥ Comuuuunque.
Per Konan: sappi che ci hai azzeccato xD i dolori c'entrano eccome con l'apparizione dei malvagi! Ma non è ancora tempo di scoprire per quale motivo ciò avviene. Ho già molto nella testa, per oggi non pubblico più, ma domani nuovo capitolo! Anche perché c'è da scoprire di chi è la voce che chiama Nagisa col nome di "Black"... uh uh uh... io lo so e voi NO pappapperoooo <____< *folleggia*
Beh ò___ò
Saluti!
Videl

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Capitolo 5
*** L'essenza ***


Bring me to Life
 
L'essenza
 
Parate. Colpi. Schivate. Attacchi. Anche nella sua limitata forza fisica Shiny Luminous si sforzava in tutti i modi di resistere al suo nemico. Al contrario, c’era una Pretty Cure bianca che nonostante si fosse messa in posizione d’attacco non riusciva a muovere muscolo in soccorso della giovane amica.
Il suo corpo era proteso verso l’avversario, ma la sua mente era rivolta a Cure Black stesa inerme tra le macerie del muro di casa.
«Cure White! Cure White riprenditi -mipo!» la incitava inutilmente la sua partner della Luce.
Tra le acrobazie disperate, Hikari le urlò:
«White! Se non riesci a svegliare Black, almeno aiutami!»
La bianca si scosse un attimo e decise di attaccare, senza molte speranze; nel suo stato mentale, nessuno poteva pretendere che azzeccasse il primo colpo. La ragazza finì infatti a terra rovinosamente e non si mosse più.
«White! -popo»
«Alzati! -lulu» gridarono i piccoli Pollun e Lulun dalle tasche di Hikari.
«Honoka!! -mipo» la ragazza si sollevò faticosamente facendo pressione sulle braccia stanche.
«Mipple mi dispiace... ma Nagisa... non si sveglia... non ce la faccio»
«Ma si riprenderà -mipo! Lei ora è debole, ma è proprio questo il motivo per cui devi combattere tu! Per proteggerla -mipo!»
La mora fissò l’amica stesa a terra: la pancia verso il soffitto, le gambe ciondolanti sulle macerie, le braccia aperte in modo scomposto, la testa malamente posata da un lato sopra due massi bianchi. Qualche rivolo di sangue le attraversava il volto e le solcava le braccia ricoperte di graffi. Quella visione le straziava il cuore. Tutto per salvare lei. E adesso toccava a lei ricambiare. La Cure bianca si alzò definitivamente in piedi e incrociò lo sguardo del mostro:
«Shiny Luminous... combattiamo!»
Mentre in camera imperversava la battaglia, Nagisa lottava con la voce sconosciuta nella strana stanza nonostante il suo corpo reale fosse accasciato senza sensi da tutt’altra parte.
«Black...»
Si voltò a destra, poi a sinistra spaventata. Nessuno. Digrignò i denti mentre roteava le pupille nel tentativo di scrutare attentamente il luogo. Riconobbe che la voce era femminile.
«Come sai della mia identità? Fatti vedere vigliacca!»
«Sono proprio dietro di te, Black» si girò prontamente e sbarrò gli occhi di fronte allo specchio.
«Tu...!»
La figura al suo interno sorrise, o meglio, ghignò.
«Sì sono proprio quella che vedi, Black»
Nagisa indietreggiò tremante.
«Ma tu sei...»
«Io sono te» proferì assottigliando gli occhi.
La ragazza non poteva crederci, ma i suoi occhi parlavano chiaro. Avrebbe riconosciuto quella persona dovunque: lo sguardo deciso, i capelli dorati, quel fiocco sul petto, quel costume da battaglia così profondamente nero... aveva davanti a sé Cure Black. Le uniche differenze con la Pretty Cure che impersonava erano gli occhi, intensamente oscuri, e l’assenza totale dei cuori sul costume, caratteristica delle normali due Cure. Il riflesso nello specchio sogghignò.
«Tu... come fai ad essere qui? Se io sono te, non dovresti esistere separatamente!»
«Benvenuta nel profondo del tuo inconscio, Black. Questo è il mio regno»
La ragazza strinse i pugni e si avvicinò.
«Non hai risposto alla mia domanda! Sei forse un’illusione della mia mente?»
«Io sono esattamente quello che vedi, sono reale. Sono dotata di una mia vita, una mia intelligenza e una mia volontà. Io sono la vera essenza di Cure Black. Necessito solo di un corpo, che mi offri tu, Black»
Nagisa inarcò le sopracciglia.
«Vera essenza? Sono io Cure Black, e tu stessa lo affermi chiamandomi così!»
«Tu sei solo una parte di lei... e neanche l’originale»
«Quindi vorresti farmi credere che l’originale sei tu? Non è possibile, si sente lontano un miglio che tu sprizzi aura negativa da tutti i pori»
La sua controparte scattò in una tremenda risata che fece quasi ringhiare Nagisa; il suo sogghigno le faceva saltare i nervi e le metteva un’insana voglia di distruggerle le ossa ad una ad una.
«È giusto che sia negativa... la vera essenza di Cure Black è radicata nel mondo oscuro. È nata malvagia. E tu il tuo potere lo prelevi sempre da me, che sono questo spirito del male. Tu sei portatrice dell’essenza delle tenebre; sai che significa? Che sei parte integrante di quelle tenebre anche tu, Black»
«Smettila di chiamarmi così! Io non sono quella che tu credi!» sbottò alla fine la giovane.
Cure Black malvagia? I suoi poteri derivanti da quella figura sinistra? Lei stessa avvolta dall’oscurità? No, non poteva credere a queste assurdità. Un’altra voce ruppe la conversazione.
«Nagisa! -mepo»
«Mepple! Dove sei?»
Ma il compagno pareva non sentirla.
«Dai Nagisa svegliati -mepo!!»
A quelle parole echeggianti nell’aria, si ricordò improvvisamente cosa era successo prima di ritrovarsi inspiegabilmente nel suo “inconscio”. Riprese coscienza del mondo reale e lentamente la stanza bianca sparì, lasciando la scia delle risate dello spirito di Cure Black. Aprì gli occhi e si ritrovò il muso di Mepple davanti.
«Ah! Levati mostriciattolo!!»
«Sì, sei tornata proprio in te -mepo»
«Nagisa!! Finalmente!»
Nagisa sorrise a sentire la voce della sua migliore amica. Si sollevò dolorante tra i pezzi scomposti di parete; mise a fuoco Shiny Luminous e Cure White di fronte a sé.
«Dov’è il tipo che ci ha attaccate?»
L’altra sorrise soddisfatta.
«Io e Luminous... l’abbiamo vinto!»
Alla Cure nera si allargò un sorrisone sul volto: la loro prima vittoria di quelle settimane!
«Dotsuku a trecentocinquantamila... Pretty Cure a uno! Palla a centro campo. Il recupero comincia ora, ragazzi!».







NdMe.
Sì lo so, avevo detto che avrei pubblicato domenica scorsa prima dell'inizio della gita... e invece eccomi qui dopo la settimana di gita in Sicilia xD ma adesso sono tornata e carica per ricominciare a scrivere! Allora. In questo capitolo si cominciano ad intravedere bagliori di luce nella storia ò___ò ed ecco che scopriamo l'esistenza di una creatura simile nel corpo di Nagisa! E quale sarà la motivazione di questa presunta origine malvagia di Cure Black? Ma... Cure Black fu un tempo malvagia quindi? Buhuhahahaha. Vi sarà presto tutto spiegato! Spero vi sia piaciuto il capitolo, ringrazio i lettori! In particolare:
Konan piano piano scoprirai.... muhahah!! E whitemoon grazie mille per i complimenti di stile e impostazione della storia! Mi hanno fatto davvero piacere. Se sei stata catturata dall'introduzione e dallo svolgimento momentaneo di questa storia... allora non penso rimarrai delusa dal continuo che ho in mente! Sarà leggendario xD almeno spero ò_ò
Alla prossima ragazzi e ragazze!

Saluti,
Videl

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Capitolo 6
*** Tra incubo e realtà ***


Bring me to Life
 
Tra incubo e realtà
 
Mepple sospirò, seduto sul prato del Giardino della Luce in compagnia della sua amata. Di fronte a loro Nagisa, Honoka e Hikari che aveva sulle sue spalle Pollun e Lulun. A presiedere quella pseudo assemblea creata nel regno della Luce c’era la Regina in persona, non meno preoccupata del giovane eroe Mepple. Nagisa aveva appena concluso il suo racconto dell’esperienza inconscia di Cure Black, ed era calato un silenzio tombale nell’aria. Mepple si voltò verso la donna che regnava su quel mondo:
«Se è così... potrebbe essere che...»
Ma Mipple gli tappò subito la bocca.
«Shhh, Mepple! Lo sai che quella vecchia storia non può essere riesumata di fronte alla Regina -mipo!»
Ma la diretta interessata fece un cenno rassicurante con la mano. Honoka intervenne:
«Quale vecchia storia?»
«Giovane Honoka... le informazioni che abbiamo in mano sono ancora troppo poche per poter tirare in ballo quella questione. Non te ne curare per ora»
La mora annuì alle parole della Regina: sentiva di potersi fidare. Ma Nagisa la squadrò irritata:
«Come sarebbe a dire? Quale storia? Si sta parlando di qualcosa che ho dentro di me! Come faccio a stare tranquilla e beata mentre voi sapete qualcosa di utile che io non so?»
Hikari si affrettò a frenarla.
«Nagisa! Ti prego non dire altro! Se la Regina dice che non è il momento di sapere, non devi agitarti! Sono sicura che lei non farebbe niente che non fosse bene per te» la rimproverò la bionda.
La ragazza abbassò lo sguardo e chiese umilmente scusa.
«No ragazza mia, non devi scusarti. Capisco perfettamente il tuo stato d’animo. Ma nelle nostre condizioni ci serve che tu comprenda più cose riguardo a ciò che hai visto! Se ti ricapiterà di tornare da lei, allora sapremo che non può essere stata un’illusione; a quel punto cerca di scoprire più informazioni. Se infine ciò che ti dirà risulterà positivo alle mie aspettative, allora avremo ufficialmente a che fare con qualcosa di più grande del semplice Re Jaku»
Altra cappa di silenzio sulle teste degli eroi. Era una situazione insostenibile.
Tornando a casa, Honoka analizzava di sottecchi lo sguardo dell’amica. Passati due minuti buoni, parlò:
«Ti sei agitata»
Nagisa si voltò di scatto verso di lei.
«Mi sembra normale» tagliò corto.
«Comunque grazie»
«Di che stai parlando?»
Honoka alzò lo sguardo al cielo sorridendo.
«Non ti avevo ancora ringraziata per avermi salvato dal colpo di quel mostro»
Nagisa distese il volto che aveva contratto dal precedente irritamento.
«A-Ah... quello... figurati. È stato un piacere»
L’amica ridacchiò.
«Piacere? Da come sei ridotta, non penso tu ti sia esattamente divertita!» fece afferrando tra due dita un cerotto dei tanti sulla fronte di Nagisa e strappandoglielo con poca dolcezza, mentre si fermava e le si parava davanti.
«Ahia! Che cavolo... certo che non mi sono divertita! Ma per te credo che quello sia il minimo delle cose che farei»
«E il massimo qual è?»
«Dare la mia vita per proteggerti, mi sembra ovvio»
Honoka rimase interdetta di fronte allo sguardo deciso di Nagisa. Accartocciò poi il cerottino che aveva in mano e centrò un cestino a pochi metri da lì. Fatto anche questo, inarcò la bocca in un impercettibile sorriso, che certo non sfuggì all’occhio attento della sua migliore amica.
«Stupida...»
«Io ti dico che darei la vita per te e tu mi chiami stupida?»
Honoka in risposta scosse la testa.
«Ho già abbastanza temuto di perderti, in quel momento. Ti prego, non dire che daresti la tua vita per proteggermi. Non voglio pensare di non averti più qui con me»
La castana la guardò comprendendola.
«Va bene»
E ripresero a camminare silenziose.
Raggiunta la soglia di casa sua, Nagisa salutò la famiglia e si gettò stanca sul morbido letto della sua stanza in stile occidentale. Mepple riprese la sua forma originale e si appostò seduto a scrutarla.
«Sei stanca Nagisa -mepo?»
«Tu che dici?»
«Era tanto per domandare, non ti scaldare -mepo» replicò lui facendo il finto offeso e mettendo il muso.
Ma passato un minuto, non avvertiva più segni di attività in Nagisa e si voltò nuovamente verso di lei.
«Nagisa? Ti sei addormentata -mepo?»
Provò a scuoterla leggermente per una spalla, ma lei ronfava beata inaugurando chissà quali sogni. O incubi. Effettivamente Nagisa non stava dormendo, ma aveva perso di nuovo i sensi e si era ritrovata nella piccola stanza bianca con lo specchio.
«Ma... che diavolo...?» fece infatti lei accorgendosi di dove si trovava.
Ricordandosi delle parole della Regina corse davanti allo specchio e lo afferrò tra le mani:
«Ehi tu! Forza, fatti vedere, viscido seme del male! Sono qui! Mi hai portata qui tu, vero?»
La figura chiamata in causa apparve lentamente nello specchio, coi suoi occhi di pece.
«Bentornata, Black. Sì, ti ho convocata qui io dal mondo reale»
Nagisa strinse irata lo specchio nelle palme delle sue mani.
«Spiegami che cosa vuoi ancora da me!»
«Voglio... il completo possesso del tuo corpo, Black. È arrivato per me il momento di svegliarmi dal mio lungo sonno»
«Cosa?»
«Tu appartieni a me... lo dice lo stesso nome che porti. Dipendi da me. Sei ormai legata al mio stesso male. Quindi perché continuare a combattere per la luce? Vieni con me Black... lasciati andare e regalami il tuo corpo»
A quelle parole, la ragazza non ci vide più dalla rabbia e scagliò un destro fulmineo contro lo specchio, distruggendolo in mille pezzi.
«Te lo scordi!»
Ma una risata interruppe i suoi pensieri compiaciuti. Alzò lo sguardo cercando il suo volto beffardo; aveva distrutto lo specchio ma a quanto pare non colei che vi risiedeva. Doveva capirlo subito, era stato troppo facile per essere vero.
«Povera stolta... hai davvero creduto di esserti liberata di me vero? Ma ricordati ciò che ti dissi: questo è il mio regno, lo spazio dentro di te che appartiene a me. E presto non sarà solo questo angusto anfratto ad appartenermi»
Nagisa strinse i pugni non curandosi del sangue che le sgorgava dai graffi procuratisi con le schegge di vetro.
«Falla finita con questa storia! Dimmi chi sei realmente!»
«Te l’ho detto, io sono l’essenza originale di Cure Black, che vive in te dal momento in cui hai eseguito la tua prima trasformazione con i miei poteri. E sono figlia delle tenebre. Esattamente come te, ora che sei venuta in mio contatto»
«Rifiuto una spiegazione del genere! Io sono una paladina della Luce! Combatto per lei sola, per difendere il bene!»
La voce dell’essenza malvagia stavolta si infuriò e ululò come se parlasse un forte vento:
«Black! Credi davvero di sapere tu più cose di me, che io stessa? Allora ti concedo di risvegliarti. Ma adesso che mi sono tornate un po’ le forze grazie alla convivenza in questi anni nel tuo corpo, non pensare che io ti lasci vivere in tranquillità come hai fatto fin’ora! Avrò il tuo corpo, su questo ci puoi scommettere. Addio, Black» disse prima di dissolversi nell’aria e far riprendere coscienza alla ragazza, che sussultò ansimante.
«Nagisa! Che ti è successo, hai avuto un incubo? -mepo» fece l’eroe con sguardo preoccupato.
«No... peggio. Ho assistito a qualcosa che non avrei mai voluto vedere»
Senza dire altro prese il suo cellulare e compose il numero di Honoka.







NdVidel.
Quando sono ispirata pubblico a razzo lo so xD ma devo recuperare una settimana! Anche se forse ora è il caso di andare a nanna ò_ò Beh... la cosa si fa seria è___é quella Cure Black malefica sta dando veramente sui nervi alla povera Nagisa! Siamo vicini ai nuovi svelamenti di misteri!!
Anzi, questi saranno quelli più importanti. Per alcuni capitoli ci sarà un racconto della storia di molto tempo prima e quindi parte della fa fiction avrà per protagonista questa leggenda. Spero vi interesserà e vi emozionerà come ha emozionato me quando l'ho sfornata. Ora ringrazio i miei soliti amici e whitemoon a cui rispondo che questo genere di storie sono anche le mie preferite. Essendo tutto ciò molto dark, sappi che tutta la storia verterà su questo gioco luce-ombra, che non riguarderà solo Nagisa. Spero di averti ancor più incuriosita!!
Saluti a tutti!
Videl

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Capitolo 7
*** Rivelazioni ***


Bring me to Life
 
Rivelazioni
 
«Ho un dejà vu» fece perplessa Hikari, guardandosi intorno.
Effettivamente c’erano Pollun e Lulun sulle sue spalle, Mepple e Mipple a coccolarsi sul prato e Nagisa e Honoka sedute affianco sulla fresca erba. A presiedere la nuova pseudo riunione nel Giardino della Luce, sempre la Regina.
«Perché ci avete chiamato di nuovo qui?» chiese infine.
Nagisa inspirò a fondo.
«Quello spirito è tornato» catalizzò l’attenzione di tutti su di sé, «vuole impossessarsi del mio corpo. Continua a dire di provenire dalle tenebre e che io sono parte di lei! Sto cominciando a preoccuparmi seriamente...»
La Regina chiuse le palpebre come per riflettere.
«Non è possibile -mepo! Dovevamo averla distrutta tanti anni fa! -mepo»
«Di chi parlate?» chiese Honoka.
Ma Nagisa intervenne:
«Regina... la prego, devo sapere! È della mia vita oltre che di quella del mondo che si parla! Chi è veramente quello spirito?»
Finalmente la Regina si decise a parlare.
«Va bene ragazze... è giunto il momento di raccontarvi come andarono le cose»
Un silenzio carico di aspettative si impossessò delle tre paladine. La donna continuò.
«Vedete...»
Ma un grido la interruppe improvvisamente. Nagisa stava riaccusando il dolore.
«Un nemico sta per attaccare -mipo!»
Tutti scattarono in posizione di guardia. Uno, due, tre secondi... niente. Che stava succedendo?
«Perché non compare nessuno? Eppure Nagisa sta ancora male» constatò allarmata Hikari.
Mepple azzardò:
«Sarà solo emicrania, la mia padroncina studia troppo -mepo»
Ma fu prontamente picchiato dalla sua sofferente partner. La sovrana del regno si concentrò su un punto impreciso del cielo. Poi esclamò:
«Sono qui e sono un esercito!»
Le tre ragazze si trasformarono all’istante, attendendo l’attacco di massa che aveva predetto la Regina; e arrivò presto. Uno squadrone di quaranta uomini oscuri, sempre gli stessi, cominciò a saccheggiare il Giardino della Luce per l’ennesima volta.
«Andiamo White!» gridò la Cure nera.
La battaglia imperversava feroce. A nulla servivano però i loro attacchi combinati più potenti: i nemici riuscivano comunque a eluderli con una magistrale sincronia di movimenti; sembrava fossero guidati da un marionettista abilissimo. Nel bel mezzo di una carica Cure Black cadde a terra, nuovamente colta dai lancinanti dolori al capo. Si inginocchiò gemente, per poi svenire sotto i richiami continui ma inutili di della sua compagna di battaglie. Riaprendo gli occhi vide ciò che ormai non la sorprendeva più: la stanza della sua mente era ricomparsa, con la sola differenza che anziché esserci lo specchio, aveva di fronte a sé la terribile Cure Black presente fisicamente – se così si più dire di uno spirito – nello spazio bianco. Nagisa, tornata come sempre tale, si scrutò un attimo l’uniforme da liceale che aveva addosso, per poi incatenare con lo sguardo severo la figura eretta davanti a lei. Restarono così per un minuto interi ad analizzarsi a vicenda, fino a quando si decisero a parlare.
«Che hai deciso, Black?»
«Ho deciso che ti caccerò per sempre da qui»
«Ancora ti ostini ad opporti al tuo destino? – allungò un braccio col pugno chiuso verso Nagisa – Tu non sai con chi hai a che fare»
Quando aprì di colpo la mano, la ragazza gridò dal dolore: ancora quel malessere. L’altra si avvicinò lentamente col braccio teso e la mano aperta.
«Tu non hai la forza necessaria per vincermi, Black. Sottomettiti al volere delle tenebre! Unisciti a me»
Più l’essenza originale di Cure Black si avvicinava, più la giovane si accasciava a terra, al limite delle forze e quasi lacrimando dal dolore. Trovò quasi per miracolo la forza di parlare.
«Allora... eri tu a farmi questo»
«Esatto, Black. Io governo gli attacchi. Tu provi dolore quando il mio ordine verso i miei sottoposti lo avverti con più chiarezza, perché più vicino a dove ti trovi tu. Ora vieni da me, Black.»
«Smettila di chiamarmi così! Il mio nome è Nagisa Misumi, non voglio essere più chiamata come il mostro che sei tu! Vigliacca... non mi unirò mai a una come te!»
La Cure Black originale abbassò il braccio, facendo cessare il dolore a Nagisa; con un sinuoso movimento della mano creò un portale sul mondo reale e disse:
«Guarda»
La castana si rialzò in piedi e scrutò al suo interno: la lotta nel Giardino della Luce si era conclusa, le truppe della fazione del male erano sparite e le sue amiche di nuovo in forma civile stavano dialogando con la Regina.
«Li hai fermati tu, vero?»
«Sì. Come vedi io posso comandarli a mio piacimento direttamente da qui. Vi ho prima attaccate e poi risparmiate per dimostrarti la grandezza del mio potere; tu puoi far parte di tutto questo, se lo vuoi»
«Basta misteri. Io voglio sapere tutto di te; spiegami»
«E sia. Ti racconterò tutta la storia, non solo la mia. È giusto che tu conosca il segreto che si cela dietro i tuoi poteri»
Nagisa si mise a sedere per terra insieme a Cure Black. Stavolta nulla le avrebbe più impedito di conoscere la verità. Neanche un’ipotetica fine del mondo.






NdMuà.
Ahahaha diciamo che ho adorato la parte iniziale, in cui Hikari accusa un certo dejà vu, richiamo dell'incipit dello scorso capitolo xD Ecco che pian piano i misteri si rivelano! Bene, annuncio che i prossimi non-so-quanti capitoli saranno tutti su questa antica storia. Non vedevo l'ora di arrivare a questo punto, perciò spero che le prossime pubblicazioni siano di vostro gradimento! Ringrazio tutti, specialmente whitemoon per sua la recensione nello scorso capitolo: graaaaaaaazie per avermi fatto notare quell'errore di battitura!! Ho corretto subito. E spero che questo capitolo abbia soddisfatto in parte la tua curiosità, mettendoti comunque più voglia ancora di leggere +_+ *megalomane* beh.
Salutissimi!!
Videl

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Capitolo 8
*** Amiche ***


Bring me to Life
 
Amiche
 
“Questa storia, Black, risale a molto tempo fa, quando la vostra beneamata Regina della Luce era una ragazza di soli diciotto anni. Il suo vero nome è Kaori, primogenita della famiglia reale del Giardino della Luce, giovane solare votata al bene del suo futuro regno. Decise un giorno di far visita al mondo degli uomini, il Giardino dell’Arcobaleno, incuriosita dalle storie che sentiva raccontare da sua madre, l’ex-Regina, su di loro. Una volta lì, su un parco, conobbe una ragazza mora dal volto triste...”
«Ciao!»
«Ciao...»
«Sembri giù di morale»
«Non lo sembro, lo sono»
«E come mai?»
«Non sono affari tuoi, neanche ci conosciamo!» rispose la ragazza incrociando le braccia al petto.
La principessina si sedette sulla panchina affianco a lei.
«Hai ragione, che stupida! Non mi sono neanche presentata! Io mi chiamo Kaori» e tese la mano.
L’altra la squadrò da capo a piedi perplessa; decise alla fine di risponderle con uno sbuffo.
«Il mio nome è... Yuki» strinse la mano.
«Quanti anni hai?»
«Diciotto»
«Oh, anche io!»
«Contenta per te»
«Ti piace vivere qui, Yuki?»
L’interpellata alzò un sopracciglio.
«Che domanda sarebbe?»
«Non si può chiedere?»
«No, certo che si può... ma sei strana»
Kaori sorrise sornione.
«E questo è un bene per voi del Giardino dell’Arcobaleno?»
L’altra la guardò ancora più confusa.
«Giardino di che?»
«No, niente» si affrettò a negare la biondina.
In qualche modo la strana conversazione interessò Yuki, che si intrattenne con la principessa della Luce per altro tempo a parlare del più e del meno e ridere. Alla fine Kaori chiese:
«Allora, mi dici cosa avevi prima?»
«Ho litigato con i miei genitori... ma adesso sto molto meglio e... credo sia merito tuo»
Kaori le sorrise e Yuki non riuscì a non fare altrimenti. Trovò che fosse una strana ragazza, ma era riuscita a tirarla su di morale e le era profondamente grata: si salutarono e si promisero di rivedersi usando quella panchina come luogo d’appuntamento.
Era nato il seme della più grande storia d’amicizia che il Giardino della Luce avesse mai conosciuto. Nei mesi successivi infatti, le due ragazze ebbero modo di approfondire sempre di più il loro rapporto, finché un giorno accadde ciò che sconvolse per sempre la vita di Yuki, la ragazza umana.
Le due amiche camminavano insieme per un vialetto parlando come di rito del più e del meno. Si poteva dire che ormai si conoscessero e si amassero come sorelle.
«Kaori, Kaori! Ho una voglia matta di farmi un bagno al mare, andiamo?»
«Perché no, c’è un bel sole caldo... ci farà solo bene!» sorrise lei.
Ma Yuki le diede una leggera spinta e cominciando a correre come una forsennata le gridò:
«Vediamo chi arriva prima alla spiaggia!»
«Ehi Yuki! Vai piano, lo sai che non sono così veloce!»
«Forza, raggiungimi!» esclamava però la ben più atletica Yuki, non curandosi della disapprovazione dell’amica.
Accelerò iniziando ad attraversare la strada, ma a metà corsia un furgone non visto spuntò da dietro una curva: la ragazza si voltò e se lo vide arrivare contro; capì di non avere speranze e ne ebbe terrore. Chiuse gli occhi e attese la morte: ma non accadde nulla. Schiuse prima una palpebra e poi l’altra, ma vide solo luce intorno a sé. Era morta? Scorse in mezzo al biancore una sagoma umana a braccia aperte, che le dava la schiena. I capelli erano lunghi e volteggianti, forse biondi.
«Ma chi...?»
La misteriosa figura si voltò appena mostrando il suo viso e un candido sorriso. Yuki sbarrò gli occhi:
«Kaori!!!»
«Sono qui Yuki» rispose con un filo di malinconia la principessa.
«Ma... sei proprio tu ad emettere questa luce?»
L’amica si voltò completamente, mostrandosi in tutto il suo lucente abito da figlia del mondo della Luce. Per salvare Yuki aveva dovuto fare uso dei suoi poteri per teletrasportarsi lì e fermare il furgone... e ormai non poteva più tenergli nascosta la sua vera identità.
«Sì, sono io... non aver paura. Io in realtà non sono originaria di questa terra. Io sono la figlia dell’attuale Regina del Giardino della Luce, cioè il mondo da cui provengo. Sono giunta qui perché volevo conoscere gli umani e vivere le loro storie. E così ho incontrato te, che sei diventata la mia migliore amica. Perdonami se non te l’ho detto subito»
La giovane mora indietreggiò, scioccata. Non poteva essere vero... l’amica più preziosa che aveva al mondo, le aveva mentito per tutto questo tempo.
«No... non è possibile...»
«Yuki...»
«No! Vattene!» ormai in lacrime, la ragazza si girò e prese a correre verso un posto indefinito.
Avrebbe preferito qualsiasi altro luogo. Ma Kaori non voleva lasciarla fuggire e la inseguì.
«Yuki fermati!» ma lei non rispondeva.
Alla fine, spossata dalla stanchezza, l’umana decise di fermarsi a riposare; Kaori poté così raggiungerla.
«Yuki!!» la prese per le spalle e la costrinse a guardarla negli occhi, «Yuki ti chiedo di perdonarmi! Anzi no... ti chiedo di punirmi se vuoi, di picchiarmi o di vendicarti... ma ti prego, non privarmi della tua amicizia!»
Parlava non trattenendo più le sue emozioni e nemmeno le sue lacrime, quindi sprofondò in un inchino carico di sofferenza per avere tradito la fiducia di lei. Yuki rimase interdetta dalle parole forti di Kaori, che non accennava a rialzarsi; la tirò su con le proprie mani per poterla di nuovo guardare negli occhi liquidi, di un azzurro oceanico, che non aveva mai visto su nessuna creatura umana.
«Kaori... perdonami tu. Ti ho attaccato quando invece dovevo solo ringraziarti di avermi salvato la vita»
L’altra le sorrise dolcemente e l’abbracciò.
«Sono stata stupida. Non mi importa chi sei veramente Kaori, la tua amicizia era sincera, e questo mi basta»
«Grazie Yuki... ti voglio bene»
«Anch’io... tanto»
“Era chiaro che da quell’episodio le cose sarebbero cambiate per sempre. Ma in un modo che entrambe non si aspettavano neanche lontanamente.”






NdVidel
Ecco qua °_° ed è questo l'inizio di una intricata storiellina passata! La Regina da ragazzaaaaaaaaaaa! Non ve l'aspettavate che una dei protagonisti dell'antico racconto fosse lei a diciotto anni eh? xDDD Lei che aveva quest'amica strettissima e umana. Il loro legame era paragonabile a quello di Nagisa e Honoka e sarà il motore di tutto. Spero si sia capito che in corsivo ho messo solo la vera narrazione di Cure Black xD Comunque ora... Konan! Che bello risentirti commentare *O* Ahahaha in effetti non ispira molta fiducia. Lei è puro male >_> Invece whitemoon sono contenta che ti sia piaciuto quel dialogo! Cerco di metterci l'anima quando scrivo i loro discorsi, perché sono molto importanti. Spero vi sia piaciuto questo inizio della storia ragazze!! Aspettatevi tra non molto l'altro tassello della loro vicenda.
Salutisssssssimi,
Videl

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Capitolo 9
*** Scelte ***


Bring me to Life
 
Scelte
 
«Che cosa? Sei veramente una principessa da dove vieni tu?»
«Esattamente» asserì la giovane Kaori alle domande curiose di Yuki.
«Che fortuna sfacciata! Dai raccontami qualcos’altro del tuo mondo... il... Giardino della Luce giusto?»
«Sì, e il vostro noi lo chiamiamo il Giardino dell’Arcobaleno. Che altro devo raccontarti? Ho appena concluso di dirti nascita, opere e miracoli del mio regno!»
«Dai! Sono curiosa!!»
Kaori rise divertita. Era incredibile quanto potesse essere stressante l’amica quando ci si metteva.
Schiuse le rosee labbra per parlare, però le venne in mente un’idea migliore.
«Che ne dici... se te lo faccio visitare?»
L’altra rimase di sasso.
«Davvero?! Puoi farlo?»
«Certamente!»
«Allora sì, ti prego! Voglio vederlo!»
La principessa sorrise con una punta di orgoglio e decise di trasportarla lì. Una volta sul posto, Yuki non poté credere ai suoi occhi:
«Questo è il Giardino della Luce? Ma è bellissimo! Guarda quanti colori... ehi ma... chi sono quelle creature laggiù?» fece indicando come una bambina un gruppetto di abitanti del regno.
«Loro vivono qui. Non sorprenderti dell’aspetto, questo è il vero volto di chi vive qui»
La mora la fissò sospettosa:
«Non è che anche tu sei un pupazzetto colorato, in realtà?»
L’altra incrociò le braccia e fece il muso:
«No, no! Io sono così come mi vedi, perché sono di stirpe reale!»
«Sì, sentitela come si vanta» la punzecchiò Yuki con sguardo eloquente.
Ma Kaori si sbrigò a cambiare discorso.
«Piuttosto, vieni con me»
La prese per mano con delicatezza e la condusse in uno spiazzale sopraelevato nei pressi del castello. L’umana rimase a bocca aperta: la collinetta dava su un prato di dimensioni considerevoli, totalmente immerso di verde e delle sue sfumature più svariate; su una destra un vialetto costeggiato da pini frondosi che ondeggiavano silenziosi, in quel punto il terreno era pieno zeppo di violette che accompagnavano i passi dei viandanti che usavano quella strada; da sinistra invece si poteva notare uno specchio d’acqua azzurrissima e limpida, circondata da una sorta di paradiso terrestre formato da uccelli acquatici di ogni tipo che svolazzavano intorno a gialli cespugli di qualche pianta non meglio identificata, e che incorniciavano il laghetto. Kaori gettò un occhio sull’amica senza parole.
«Questo è il circondario di casa mia»
Yuki sorrise divertita a un pensiero.
«Altro che la vecchia vetreria abbandonata con il quartiere più malfamato della città che invece circonda casa mia»
La bionda sorrise di rimando, cogliendo però la punta di amarezza nella voce della migliore amica. In effetti, Yuki non aveva avuto molta fortuna in quanto a sanità di luoghi di vita e vicinati. La sua era una famiglia decisamente povera, che viveva del poco che il padre riusciva a portare a casa con un misero lavoretto. La madre svolgeva il solo ruolo di casalinga. Inoltre era figlia unica e si era perciò sempre trovata costretta a farsi degli amici fuori casa se voleva giocare con altri suoi coetanei; cosa che non era effettivamente molto semplice, in quanto vivendo in un brutto quartiere cittadino gli unici coetanei erano figli di delinquenti che stavano imparando il meschino mestiere delle loro famiglie. Riflettendo sulla frase gettata a vuoto di Yuki, Kaori espresse a bassa voce un pensiero azzardato:
«Mi piacerebbe che tu vivessi qui con me»
L’altra si voltò sorpresa.
«Come?»
«Vorrei tu stessi per sempre qui con me. Quando diventerò regina non potrò più lasciare il Giardino della Luce se non i casi strettamente necessari. Quindi un giorno non potremo più stare insieme»
«Kaori che stai dicendo? Lo sai che non posso lasciare la mia famiglia in quelle condizioni... né posso abbandonare di punto in bianco il mondo in cui sono cresciuta!»
«Hai ragione scusa... fai conto che io non abbia detto nulla»
Yuki a quelle parole fu colta da una leggera malinconia. Non c’erano dubbi, anche lei desiderava poter rifarsi una vita in quel regno luminoso, al fianco della sua preziosa amica Kaori. Ma sapeva perfettamente che ciò non poteva essere realizzato.
«Forse è il caso che io torni a casa adesso. Mamma si starà preoccupando»
«Sì, ti riporto subito»
La riprese per mano, chiuse gli occhi e si teletrasportò nel Giardino dell’Arcobaleno; qui, per quel giorno, si salutarono definitivamente.
“Ma non molti mesi dopo accadde l’inaspettato. I genitori di Yuki morirono da vittime, coinvolti in una grave sparatoria durante una rapina in un supermercato. Lei, rimasta a casa, non li rivide più tornare. Ormai diciannovenne e abbandonata da tutti, avrebbe dovuto essere responsabile di se stessa e del suo futuro. Fu così che dopo mesi di dolore, decise definitivamente di spogliarsi della sua veste di pianto e di andare a vivere per sempre nel Giardino della Luce, insieme all’unica persona preziosa che le era rimasta.”
La giovane Yuki fissava pensosa il panorama che si poteva godere dal balcone della sua nuova casa nel Giardino della Luce, quando qualcuno le arrivò alle spalle.
«Vedo che ti piace qui. Sei contenta che ti ho fatto costruire una casa tutta tua proprio accanto al palazzo reale?»
«E’ stata un’idea strepitosa, davvero. Grazie mille Kaori» sorrise sincera.
Poi però la principessa si fece scura in viso.
«Sai Yuki... mia madre sta molto male. I membri del Consiglio credono che non potrà ancora durare a lungo. Sai che vuol dire, vero?»
«Che presto diverrai tu Regina?»
«Ho paura»
Yuki si stupì.
«Tu... paura? Credevo non ne avessi mai di nulla»
«Di questo ne ho... non so se sarò all’altezza»
L’amica l’abbracciò per consolarla.
«Lo sarai di certo»
“Quando la Regina infatti morì alcuni mesi più tardi, Kaori salì al trono. Venne incoronata Regina dalle mani del più anziano dei membri del Consiglio, come da prassi. Da quel giorno governò con saggezza ed equilibrio per due anni, con l’appoggio dell’inseparabile Yuki. Due lunghi anni, fino a che non accadde ciò che di peggiore poteva accadere alla vita delle due ormai giovani ventunenni.”








NdGlory.
Bueno. Che eventi °ç° Adesso Yuki vive felicemente nel Giardino della Luce insieme a Kaori! *festeggia* anche se il peggio deve ancora venire. E questa volta sarà veramente catastrofico per entrambe. Bene. ç__ç Comunque... Konan: non so come mi sia venuto in mente il nome Kaori... diciamo che mi piaceva come idea per la Regina ò_ò Ha un significato il fatto che Yuki somigli un po' a Nagisa... ma questo lo scoprirai più avanti! Invece whitemoon: niente terze persone come vedi xD ma solo eventi su eventi °_° e vedrai dove andrà a finire tutto ciò... grazie per i complimenti comunque! E sì, anche a me piaceva l'idea di inserire a protagonista la Regina della Luce. Speriamo vi sia piaciuto questo capitoletto!
Saluti,
Videl

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Capitolo 10
*** Yamiko delle Tenebre ***


Bring me to Life
 
Yamiko delle Tenebre
 
Kaori camminava a passo lento, distrutto, dirigendosi nel carcere di massima sicurezza che aveva fatto costruire personalmente nel castello. Un carcere nel Giardino della Luce poteva sembrare totalmente fuori luogo, in quanto gli abitanti di questo mondo non conoscevano il male nella stessa maniera degli umani. Dire però che essi erano assolutamente votati al bene era un errore, poiché anche loro erano soggetti a qualche piccola cattiveria. Nonostante ciò, mai certi atti di debolezza sfociavano nelle corruzioni, nelle guerre, nella pura malvagità di cui spesso e volentieri erano succubi gli esseri umani del Giardino dell’Arcobaleno. Eppure con estremo dolore la giovane Regina fu costretta a far erigere quel triste palazzo sorvegliato che era il carcere di massima sicurezza; per di più, atto a contenere una sola persona. Aprì lentamente una porta che conduceva alla cella principale, monitorata ventiquattro ore su ventiquattro da telecamere e guardie scelte; scorse in lontananza una figura piegata su se stessa, in ginocchio, la testa tra le mani e i polsi reclusi in catene attaccate al muro. Le si strinse il cuore in una forte morsa. Mai avrebbe voluto vedere una tale immagine proprio di... lei.
«Yuki»
L’interessata non si mosse. La Regina decise di avvicinarsi di più, per poterla guardare negli occhi. Yuki alzò la testa lentamente, così che Kaori poté distinguere chiaramente nell’ombra due occhi di fuoco. Si bloccò spaventata; deglutì e riprese coraggio avvicinandosi ancora un po’.
«Yuki... come stai?»
Ma l’altra non fece una sola piega alla domanda di lei. Una guardia intervenne:
«Regina, si sposti da lì! È troppo vicina!»
La prese per un braccio e la scostò giusto in tempo per farle evitare una minacciosa palla di fuoco che Yuki stessa aveva lanciato dalla sua bocca, quasi fosse diventata un drago pericoloso.
«G-Grazie...» balbettò lei.
La guardia la trascinò con poca delicatezza via dalla cella principale, portandola nel suo palazzo.
«Il Consiglio vuole riunirsi per parlarle»
«Ora?»
«Ora» asserì sicura la guardia.
Kaori sospirò e si affacciò alla grande sala delle riunioni: i membri stavano seduti in silenzio, aspettando che lei si accomodasse e ascoltasse quel che avevano da dirle.
«Diamo il via all’assemblea» disse con poca convinzione la Regina.
L’anziano del Consiglio prese la parola:
«È la terza volta che la carcerata Yuki dell’Arcobaleno, scappa dalla sua cella, eludendo qualsiasi sorveglianza. Quando è in giro da sola porta solo distruzione al nostro mondo. Ha acquisito poteri di incredibile potenza oscura. Dopo mesi di analisi su di lei siamo riusciti a capire cosa le possa essere successo»
Alla Regina si riaccesero per un attimo gli occhi spenti da mesi per l’inizio degli strani comportamenti della preziosa amica umana; si pose in attesa del responso.
«Come lei ben sa, la natura umana è molto più corrotta della nostra e vivere per lungo tempo in un posto così carico di energia positiva come il Giardino della Luce, può aver inciso non poco sull’anima di Yuki. Il primo comportamento deviante si è verificato il quattro settembre di quest’anno, giorno esatto in cui festeggiavate il secondo anniversario della sua residenza in questo mondo. Da ciò abbiamo dedotto che l’anima degli umani non può resistere per più di due anni nella nostra luce senza che la loro predisposizione al male si ribelli. Si ribelli, appunto, impossessandosi completamente della persona che la ospita. Noi siamo riusciti a contenere la sua ira tutto questo tempo poiché lei, Regina, ha creato con il suo grande potere la guerriera della Luce perfetta, Cure White. La potenza benefica di questa sua creatura sfida le tenebre in cui si trova Yuki e la placa, per quanto possibile. Ma la sua malvagità degenera di giorno in giorno e presto non potremo più fermarla»
La Regina ascoltava con attenzione e con un moto di dolore allo stesso tempo: era lei che l’aveva invitata a trasferirsi nel Giardino della Luce anni prima. In altre parole, lei l’aveva condotta in quello stato. Chiese titubante:
«Quindi... cosa mi consigliate di fare?»
«Esiliarla per sempre dal nostro mondo»
«Non possiamo rispedirla nel Giardino dell’Arcobaleno! Creerà ancora più danni!»
«Infatti non la manderemmo lì, ma in un luogo abbandonato ed isolato dell’universo; un mondo buio e totalmente vuoto; agli angoli più remoti dello spazio antico»
«No! È disumano fare una cosa del genere!»
«Regina... lei non è più umana, quindi non importa che sia o meno disumano»
«Ma non possiamo esiliarla!»
«Lei cosa propone?»
«Non c’è proprio modo di farla tornare come prima?»
«Nel suo stato attuale, nessuna. Neanche con la purificazione»
Kaori strinse i pugni, sofferente. Avrebbe dovuto davvero esiliare la sua migliore amica? Non sapeva più da che parte guardare. Il Consiglio sembrava unanime e non accettava obiezioni di alcun tipo... “per il bene di entrambi i mondi”, dicevano. Già, ma questo sarebbe costato la felicità della Regina Kaori. Questo era il triste ruolo di una giusta sovrana: sacrificare se stessa per il suo regno. Sospirò.
«Va bene. La condannerò all’esilio domani stesso. L’assemblea è sciolta»
“Quel giorno fu quello che segnò la definitiva separazione tra le due strette amiche, che mai niente e nessuno aveva osato dividere prima di allora. C’era di fronte al castello un grande spiazzale gremito di gente, che assisteva alla pubblica condanna che la Regina avrebbe pronunciato dal podio. Il Consiglio alle sue spalle, Yuki incatenata e inginocchiata al suo cospetto.”
Yuki la fissava con occhi incandescenti, lo sguardo carico di odio.
Kaori si perse in quei rubini accesi, lo sguardo carico di dolore misto a determinazione. Inspirò a fondo, poi aprì la bocca per pronunciare il discorso che avrebbe distrutto definitivamente la vita dell’ex-amica.
«Yuki dell’Arcobaleno, per i reati che tu hai commesso nei confronti della Luce e che qui sono chiamata a testimoniare, io ti condanno per tradimento e malefatte nei confronti della nostra comunità. Dichiaro la tua anima divenuta irreparabilmente nera a causa di mutazione e sporca dei peccati peggiori, che hanno macchiato di sangue la nostra terra. Per i miei poteri, dichiaro che tu sia maledetta ora e per sempre da ogni essere vivente del regno. Per mezzo della mia gloriosa stirpe reale, ti ribattezzo col nuovo nome di Yamiko, la creatura delle Tenebre. Ora io, Regina della Luce, pronuncio contro di te, Yamiko delle Tenebre, la condanna irrevocabile e definitiva dell’esilio eterno dal Giardino della Luce».






NdVidel.
Questo è uno dei miei capitoli preferiti davvero... la condanna finale fa paura. Lo sguardo d'odio di Yuki (anzi, di Yamiko delle Tenebre) anche
. Immaginarsi il dolore che può aver provato Kaori quando ha dovuto condannarla è qualcosa di indescrivibile ç_ç Comunque il nome "Yamiko" non è a cavolo, ha un significato che mi sono studiata io: "yami" in giapponese vuol dire "tenebre" e "ko" è la particella finale tipica dei nomi femminili. Whitemoon: la prendo come una vittoria personale, se sono riuscita a farti mandare in crisi la tua infallibile immaginazione!! Mi sento fantasiosissima ora XD questo capitolo di avrà sicuramente lasciato a bocca aperta allora. Konan: Yuki fa tenerezza anche a me... e la farà fino alla fine, anche se hai visto cos'è appena successo... mi piace molto come personaggio, le sono molto legata. Nella sua vita, è stata sempre vittima di qualcosa o qualcuno. Yuki-chan ♥
Al prossimo capitolo!!
Saluti,
Videl

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Capitolo 11
*** Attacco ***


Bring me to Life
 
Attacco
 
“Da allora, la Regina in persona si interessò della cura e rinforzo di Cure White, la paladina che aveva creato di pura luce. Voleva a tutti i costi evitare che qualcosa del genere potesse capitare di nuovo. Inoltre stabilì una legge sui rapporti tra Giardino dell’Arcobaleno e Giardino della Luce: era vietato portare umani nel Giardino della Luce se non sotto approvazione della Regina, e bisognava riportarli a casa nel minor tempo possibile. Sembrava che la Regina e il suo regno dopo quella brutta esperienza avessero ritrovato un equilibrio di vita impeccabile. Quello che ignoravano è che Yamiko delle Tenebre nel frattempo faceva del suo luogo d’esilio il suo laboratorio malvagio, creando in quel vuoto assoluto il regno di Dotsuku, che voi Leggendarie Guerriere conoscete bene. Prese con sé alcuni seguaci, criminali e pure creature malevole, e ne fece il suo esercito. Una volta costituito tutto ciò, creò con i suoi poteri il demone oscuro per eccellenza, sotto sembianze simili ma opposte di Cure White: me, Cure Black.”
«Buon giorno, Cure Black» sussurrò soddisfatta della sua opera la ribattezzata Yamiko.
La sua creatura la fissava con sguardo di nera pece, non lasciando trapelare alcuna emozione distinguibile. Continuò:
«Riesci a sentirmi?»
La guerriera annuì.
«Sì»
«Bene... molto, molto bene... – prese a girarle intorno ammirando la sua stupenda creazione – vedo che sei in ottima forma. Una tale potenza costituita da odio e rabbia tutta dentro una figura slanciata e senza macchia di luce come la tua; Cure Black, prendi coscienza che tu da oggi sarai la mia guerriera prediletta, compagna fedele e fatale. Segnerai il destino di molte persone sotto la mia guida... sii sempre fedele alle tue origini e alla tua padrona»
«Yamiko-sama» una voce la chiamò, remissiva.
«Jaku! Non interrompermi più in questo modo»
Il seguace oscuro era lo stesso con cui le future Pretty Cure avrebbero dovuto aver a che fare per ben due volte. A quel tempo lui non era altri che un giovane spirito maligno inesperto ma assetato di sangue, il primo che fu arruolato da Yamiko come suo suddito fedele e aiutante nella fondazione di Dotsuku.
«Mi perdoni... ma le volevo portare notizie dal Giardino della Luce»
«Parla»
«La Regina sta rinforzando le proprie difese e ha messo a capo del nuovo esercito Cure White, la sua paladina»
«Capisco... questo significa che prima attacchiamo il suo regno, maggiore probabilità avremo di coglierla impreparata. Ottimo, Jaku; ho fatto proprio bene a nominarti mia spia. Puoi andare» e lo congedò.
Poi si rivolse nuovamente alla silenziosa guerriera oscura.
«Hai sentito Black? Abbiamo già il campo di battaglia in cui potrai sperimentare la tua nuova forza. Ti addestrerò personalmente ad usare i tuoi poteri, dopodiché, a capo delle mie truppe, attaccherai il Giardino della Luce sotto la mia sorveglianza. A quel punto potrò vendicarmi del male che mi è stato fatto con l’esilio; quanto è vero che loro mi hanno rifiutata, tanto è certo che io li distruggerò»
Rise tra sé, soddisfatta del suo piano.
“Passò del tempo, ed entrambe le fazioni si allenavano faticosamente per raggiungere la forza più consistente. Al momento propizio, Yamiko decise di iniziare l’attacco e mise me a capo del suo esercito oscuro.”
Una guardia del castello della Luce si mise a correre forsennatamente verso la stanza da letto dove la Regina riposava tranquilla. Spalancando la porta con poca grazia gridò:
«Regina! Stanno attaccando!»
«Chi sta attaccando?»
«Yamiko delle Tenebre e i suoi seguaci!»
A quelle parole, rimase pietrificata.
«Yuki...»
«Mia regina, abbiamo bisogno al più presto di suoi ordini»
Kaori sembrò riacquistare un po’ di lucidità e decretò il contrattacco. In meno di qualche minuto era già fuori un esercito di guerrieri della Luce, preceduto dalla candida e luminosa figura di Cure White. La Regina corse al terrazzo del suo castello; lo spettacolo che le si parò davanti era tra i più terribili: più di mille uomini in cappe nere stavano in ordine davanti al palazzo reale; sopra una roccia alta qualche metro li sormontava una figura minacciosa vestita di un nero costume, del tutto simile a quello bianchissimo di Cure White. Tentò di aguzzare la vista per capire di chi si trattasse, ma non vi riuscì. Poi lentamente fece scorrere gli occhi attraversando tutto l’esercito, finché in coda non vide una sagoma femminile, avvolta in manto scarlatto e la testa cinta da un cappuccio. Proprio da esso spuntavano a tratti delle lunghe ciocche nere, con dei riflessi rossastri che solo una persona che Kaori conosceva veramente bene possedeva. I suoi occhi si inumidirono a quella vista: era davvero lei che attaccava il suo regno, era davvero lei quella contro cui doveva combattere.
Cure Black squadrò da parte sua l’esercito avversario, poi gettò uno sguardo verso Yamiko che le fece un cenno con la testa; a quel punto alzando un braccio gridò:
«All’attacco!!»
Tutte le nere truppe si mossero insieme, facendo sventolare gli stendardi oscuri del neonato regno di Dotsuku. Di risposta, Cure White gridò ai suoi:
«Forza, andiamo!»
E anche la massa bianca si mosse alla stessa velocità. Dopo pochi secondi la battaglia imperversava e si avvertivano solo schiocchi di spade, scudi che cozzavano tra di loro e i gemiti dei feriti che cadevano a terra. Per la prima volta Cure Black e Cure White si ritrovarono faccia a faccia, occhi negli occhi:
«Sei tu lo spirito luminoso dalla quale provengo, la famosa Cure White?» domandò repentina la nera.
«Quindi è questo il segreto che Yamiko nascondeva gelosamente. Aveva creato te, per fronteggiare me» replicò la bianca.
«Esatto. Sono Cure Black, e non pensare che il mio potere sia inferiore al tuo»
«Allora combatti, Cure Black»
Le due si scagliarono l’una contro l’altra. Si sfregiavano con tagli, graffi, pugni e calci di ogni tipo, tentando ognuna di evitare i colpi più dannosi dell’altra; sembrava però che i loro poteri si eguagliassero, nella loro immensa potenza. Solo due persone erano rimaste fuori da tutto quel trambusto: la Regina della Luce dal suo terrazzo, e la sovrana del regno delle Tenebre dal fondo valle. Per un attimo i loro sguardi si incrociarono, passando attraverso gli scontri dei loro sudditi, ma poi Yamiko si distolse da quel contatto visivo. Dopo una battaglia che durava da ore, i due eserciti si erano trovati stremati e dolorosamente a terra. Si andava alla resa dei conti: avevano lasciato uno spiazzale libero lasciando lo spazio al combattimento tra le due paladine, Black e White. I soldati delle due fazioni intorno gridavano il nome ognuno della propria eroina, dandole supporto. Tutti gli occhi erano rivolti verso di loro. Cure White si scagliò contro la nemica, assestandole un calcio che non seppe evitare, ma Black facendo leva su una pietra nel terreno dissestato dalla battaglia si diede una spinta verso l’altra per sferrarle un pugno, che White prontamente evitò. Riappropriatasi del proprio equilibrio, Black la fulminò con un’occhiataccia, per poi abbassarsi di colpo e farle un abile sgambetto, dopo il quale seguì un tremendo calcio sullo stomaco che catapultò la bianca al di là del campo di battaglia, in pasto all’esercito del male. Ma White insisteva nel rialzarsi e scostò con poca delicatezza tutti i soldati nemici che tentavano di bloccarla; a passo deciso si avvicinava a Black che la guardava con occhi severi, quando una voce la fermò.
«Basta!» era la Regina, scesa con la disapprovazione del Consiglio nel campo di battaglia, «Smettetela subito!»
Ma un’altra voce fuori campo intervenne ancor più severa:
«Che cosa credi di fare, Kaori?»
La bionda si voltò di scatto col cuore che le batteva a mille: il suo nome. L’unica che poteva ancora chiamarla col suo nome era Yamiko, cioè Yuki. Vide la cappa scarlatta di fronte a lei e due occhi di fuoco che le bruciavano davanti.
«Yuki...»







NdMe.
Ahahahaha!!! KONAN e WHITEMOON sono felice di annunciarvi che NON CI AVETE AZZECCATO nessuna delle due! xDD *gode della vittoria sulle vostre intuizioni* Ebbene, Yuki NON è Cure Black come ha detto whitemoon, e non è quindi Yamiko che tormenta Nagisa xD A tormentare Nagisa è proprio Black, come avete visto fin'ora. ù__ù mi sento soddisfatta a vedere che la mia fantasia è impenetrabile xD Comunque Konan Cure White è stata creata dalla Regina esattamente per tenere a freno Yuki divenuta cattivella. Hai capito bene quindi! Grazie per i complimenti sul personaggio della Regina! Invece whitemoon immagino che ti sia piaciuto anche questo di capitolo a sto punto xD grazie ad entrambe DI CUORE per i complimenti al punto della condanna, che piaceva tanto anche a me. Sono contenta di essere riuscita a rendere l'idea! Recensite anche su questo bel capitoletto che contiene la NASCITA DI BLACK!!
Salutissimi,
Videl

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Capitolo 12
*** Resa dei conti ***


Bring me to Life
 
Resa dei conti
 
Le due ex-amiche si continuavano a scrutare a vicenda.
«Yuki...»
«Non chiamarmi con quel nome. Appartiene al mio passato»
«Passato... ti sei completamente staccata da esso, vero?»
«Io? No... siete voi che mi avete obbligata a farlo: quando sono diventata troppo scomoda per la vostra tranquilla vita e mi avete gettata definitivamente in pasto alle tenebre»
«Non potevamo fare altrimenti! Tu avresti distrutto il regno se fossi rimasta qui!» obiettò la Regina, cercando di non lasciarsi trasportare da vecchie emozioni ormai sepolte.
O almeno così le sembrava. Yamiko invece perse completamente le staffe:
«Sta zitta! E ora lasciale combattere»
Kaori anziché obbedire si frappose tra le due guerriere con zelo. L’altra quasi ringhiò:
«Sei la solita testarda...»
La Regina perse un battito. La solita aveva detto. Quindi non era vero che si era allontanata definitivamente dal loro passato; dimostrava invece di conoscerla molto bene.
«Non voglio altri spargimenti di sangue per un motivo così stupido»
«Stupido?! Voi mi avete esiliata... anzi no... sei tu che mi hai allontanata come un cane malato! Questo lo consideri stupido?»
«Yuki... credi forse che se avessi potuto non avrei sacrificato anche me stessa pur di salvarti?»
Al suono di quel nome e di quelle parole Yamiko delle Tenebre non ci vide più. Scatenò un’onda di energia immensa e puntandole un dito contro proferì adirata:
«Tu menti! E visto che ci tieni tanto concludiamo pure la cosa tra noi, senza altri spargimenti di sangue, come desideri. Fatti avanti, Regina della Luce!»
L’altra annuì. Faccia a faccia con la sua vecchia migliore amica decise di accogliere fino in fondo quella sfida; e cominciarono la battaglia decisiva sotto gli occhi di tutti.
“Quella che si scatenò tra la mia padrona e la Regina della Luce quel giorno fu forse la madre di tutte le battaglie. Mai vidi qualcosa di più cruento. Yamiko combatteva per odio, Kaori per amore. Quello che ne uscì avrebbe straziato il cuore a qualsiasi spettatore, tanto fu una lotta sofferta tra le due donne. Ma sfortunatamente per noi, la Regina ebbe la meglio sulla potente Yamiko.”
Yamiko era a terra, sfinita. Kaori di fronte a lei, che le puntava un braccio teso con un pugno chiuso contro. Era ormai chiaro chi avrebbe vinto.
«Forza, uccidimi»
La Regina la guardò di storto.
«Non ne ho motivo»
L’altra rise di gusto a quelle parole.
«Non ne hai motivo? Ho quasi distrutto il tuo regno, dovresti essere più intransigente con i nemici della Luce»
«Io non ti ucciderò» fece decisa la bionda.
Yamiko si perse un attimo negli occhi blu di lei. Yuki... credi forse che se avessi potuto non avrei sacrificato anche me stessa pur di salvarti? Si portò una mano alla testa, confusa. Perché le stavano tornando in mente le parole che Kaori le aveva detto prima di iniziare quello scontro? Non curante, la Regina abbassò il braccio, si voltò e iniziò a camminare. La sovrana di Dotsuku scosse la testa per allontanare da sé quelle parole, si rialzò e scattò in avanti per colpirla crudelmente alle spalle sotto gli occhi di tutti. Ma Kaori se ne accorse e girandosi le bloccò il braccio. Rimasero in quella posizione per alcuni secondi: Yamiko col destro incastrato nella presa sinistra dell’altra, una gamba piegata avanti e l’altra tesa indietro; il manto rossastro che le ricadeva malamente sul corpo; Kaori la teneva ferma anche con la mano destra, bloccandole il polso libero. I loro volti vicinissimi. Gli occhi rossi della vecchia Yuki immersi in quelli azzurri di Kaori; attraverso quegli occhi passavano più di cento emozioni differenti: rabbia, odio, confusione, dolore, solitudine... Yuki... credi forse che se avessi potuto non avrei sacrificato anche me stessa pur di salvarti? Yamiko fece scattare in avanti la gamba tesa colpendo la sovrana della Luce allo stomaco con una ginocchiata. Mentre la bionda si accasciava al suolo gemente, l’altra le avvicinò le labbra all’orecchio e sussurrò:
«Kaori... perché non mi hai salvata? Adesso per fermarmi... dovrai distruggermi»
L’interessata sapeva che dire altre parole sarebbe stato del tutto inutile ormai. Si rialzò sofferente ed emettendo una luce gigantesca colpì pesantemente Yamiko.
«Allora ti distruggerò»
Tutta la vallata si riempì di una luce accecante, che spazzò via ogni essere vivente che si trovasse nei dintorni; ma ferì mortalmente solo colei a cui il colpo era diretto. Yuki... credi forse che se avessi potuto non avrei sacrificato anche me stessa pur di salvarti? Quando il potente biancore cessò, tutti si guardarono intorno stupiti. I soldati delle tenebre, non vedendo più in giro Yamiko, batterono in ritirata; solo Cure Black rimase ferma al proprio posto a guardare stupita il punto in cui la sua padrona era sparita. La Regina cadde in ginocchio stremata, raccolta subito dopo da Cure White e alcuni dei suoi.
«Regina, tutto bene?» fece la guerriera della Luce.
«Sì, non preoccupatevi. Piuttosto, portatemi qui Cure Black»
Obbedendo celermente, la bianca afferrò per un braccio Black, trascinandola controvoglia al cospetto della Regina.
«Vuoi forse distruggere anche me?»
«No, per te ho altri piani» asserì Kaori.
La fece avvicinare e poggiandole un palmo aperto sulla testa dichiarò:
«Purificazione dell’anima»
Un’altra ondata di luce bianca investì il corpo di Cure Black per alcuni secondi. Una volta concluso il processo, la nera si guardò il corpo:
«Cosa... è successo?»
«Ho eliminato ogni traccia di malvagità dal tuo corpo attraverso la purificazione dell’anima. Non sei più una creatura delle tenebre. Con te ha funzionato, ma da quel che diceva il Consiglio con Yuki non ce l’avrei fatta... avrei voluto conoscerne il motivo»
“Effettivamente ero diventata la paladina della Luce che tu, Nagisa Misumi, avresti impersonato moltissimi anni dopo. A Dotsuku, il giovane Jaku si incoronò Re del regno del male per seguire le orme della sua antica sovrana. Sapendo ciò, la Regina pensò bene che il potere delle due eroine Cure Black e Cure White sarebbe divenuto più utile e ancora più grande se si fosse unito alla grande forza di volontà posseduta dagli esseri umani; perciò decise di trasformarci in sole essenze, privandoci di un corpo. Saremmo vissute nel corpo e nel cuore di chi ci avrebbe ospitate. Quindi la Regina ci trasferì dentro i corpi momentanei di Mepple, eroe della Luce, e Mipple, principessa della Luce; poi spedì i due sulla terra per secoli, sperando che avrebbero trovato le persone giuste per l’unione con me e Cure White, dando vita così alle Pretty Cure, le Leggendarie Guerriere protettrici sia del Giardino dell’Arcobaleno che del Giardino della Luce dal pericolo vendicatore di Re Jaku. Secondo gli archivi del regno la storia si concluse così. Ma la verità è un’altra: Yamiko non fu completamente distrutta. Un attimo prima di morire, abbandonò il suo corpo e trasferì il suo spirito in me per poter vivere ancora. Quando la Regina mi purificò non riuscì completamente nel suo intento, poiché nel mio corpo giaceva appunto ancora Yamiko. La parte di Cure Black purificata fu tua trasformazione e ti donò i suoi poteri per intero, ma io, che sono la sua parte ancora originariamente malvagia, ho vissuto in te silenziosamente per anni, attendendo che a mia volta dentro di me si rinforzasse lo spirito di Yamiko e potesse risorgere per vendicarsi nuovamente della Regina. E questa, Black, è tutta la storia.”






NdA
Questo è uno dei capitoli più belli secondo me. Adoro il gioco di parole, sguardi e lotta tra Kaori e Yuki e personalmente ho amato scriverne. Credo che una cosa del genere sia piaciuta anche a voi mie fedeli seguaci! E codesta, è tutta la storia! Konan: Grazie, grazie e grazie! Comunque sapevo che "yuki" significasse "neve" però sinceramente non ci ho pensato nella scelta del nome... la neve è il mio elemento atmosferico preferito, di conseguenza Yuki era un nome che mi piaceva indipendentemente da tutto! whitemoon: Ti ringrazio tanto per tutto ciò!! Sono contenta di essere giudicata così fantasiosa xD
Questo capitolo spero ti abbia emozionata quanto ha fatto con me allora!
Salutissimi ragazze e al prossimo capitolo!
Videl

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Capitolo 13
*** Trasformazione ***


Bring me to Life
 
Trasformazione
 
Nagisa non riusciva a credere alle sue orecchie. Una storia tanto triste... e lei cos’era se non il triste prodotto di essa? Davvero i suoi poteri derivavano dalle tenebre. O almeno in parte.
«Quindi tu... cos’hai intenzione di fare di me?»
«Prendermi il tuo corpo per rimpossessarmi anche della mia parte purificata. A quel punto la mia padrona, Yamiko, uscirà da me finalmente nel pieno delle forze; e quando risorgerà sarà talmente potente da potersi ricostruire da sola il proprio antico corpo; lo scopo finale è attaccare e distruggere il Giardino della Luce»
«Non c’è bisogno di chiederti cosa ne sarà di me quando tu ti impossesserai della mia vita, giusto?»
«Ovviamente vivrai legata a me, ma è come se tu avessi raggiunto la morte. I nostri ruoli in parte si invertiranno, ma tu non rivivrai mai più separatamente come io sto facendo con te»
Nagisa la squadrò con sguardo diffidente.
«E cosa ti fa tanto pensare che io accetterò la tua proposta?»
«Il fatto che, prima o poi, con o senza la tua volontà, ciò accadrà lo stesso,perché io sto diventando sempre più forte grazie a Yamiko. Sai che significa? Che tu stessa diventerai tra poco figlia delle tenebre e ciò sarà di pericolo anche alla tua amica Honoka; in altre parole la triste storia di Yuki e Kaori si ripeterà ancora una volta»
Nagisa scattò in piedi, adirata: avrebbe dovuto rinunciare a combattere di fronte a questo ingrato destino? No... mai e poi mai si sarebbe lasciata possedere dall’ombra com’era successo a Yuki. Non avrebbe mai permesso che Honoka rischiasse la vita a causa sua, proprio lei che invece voleva solo proteggerla.
«Ti sbagli... non accadrà... non accadrà quello che vuoi!» gridò alla fine.
La risata di Cure Black risuonò per tutta la stanza, facendo tremare d’ira la giovane Pretty Cure della Luce. Una nebbiolina vacua si impossessò di quello spazio ristretto e offuscò la vista a Nagisa. Quando tornò a vederci chiaro, si trovava nel Giardino della Luce in compagnia di tutti i suoi amici umani e non, e la Regina di fronte.
«Nagisa!» fece Hikari saltandole quasi addosso.
«Piano Hikari! Sono contenta anche io di rivederti!»
Una voce le interruppe:
«Ti ha raccontato tutta la storia, Nagisa?» domandò la Regina guardandola negli occhi.
«Come fa a saperlo?»
«L’ho immaginato, per tutto il tempo che sei rimasta lì dentro»
Honoka intervenne malinconica:
«Anche la Regina ci ha raccontato tutto... sono senza parole»
A Nagisa vennero in mente le ultime battute del racconto di Cure Black e con un moto improvviso catalizzò l’attenzione di tutti su di sé agitando le braccia.
«Un momento! La versione che nel Giardino della Luce si conosce è incompleta! Non è finita come avete ascoltato!»
La sovrana del regno la guardò interrogativa, così come tutti gli altri.
«Che altro c’è, Nagisa? -mepo»
«Yamiko non è morta!»
Una morsa di terrore mista a stupore si impadronì dei presenti. Nessuno riusciva a credere a quelle parole. La castana continuò la sua spiegazione:
«Il suo corpo fu distrutto dalla Regina come viene raccontato, ma pochi secondi prima di morire Yamiko separò il suo spirito per trasferirlo in Cure Black e poter sopravvivere! Per questo motivo quando la Regina purificò Black ci riuscì solo in parte, perché dentro di lei risiedeva l’anima di Yamiko. Così è spiegato perché io mi ritrovo spesso in quella stanza a parlare con la parte malvagia di Cure Black, che contiene a sua volta la creatrice di Dotsuku. Entrambe si sono rinforzate silenziosamente in me per anni, e, soggiogandomi, mirano a risorgere per potersi vendicare di lei, la Regina!»
Lo sguardo sconvolto di Kaori diceva tutto.
«Quindi sono davvero ancora in vita -mipo!»
«E vogliono usare Nagisa per i loro sporchi piani -mepo!»
«Calmatevi ragazzi!» ordinò Honoka, rimasta forse la più silenziosa fino a quel momento.
Rivolse uno sguardo di dolcezza misto a preoccupazione a Nagisa, prendendole e stringendole una mano:
«Tu che intenzioni hai, Nagisa?»
«Io? Nessuna... sinceramente non so più dove sbattere la testa. Ho solo tanta paura di ferirti...»
In un istante l’atroce dolore alla testa attanagliò la Pretty Cure nera, con intensità raddoppiata. Una voce oscura risuonò per tutta la vallata del castello:
«È arrivato il momento, Black. Non hai altre possibilità che unirti a me, altrimenti lo farò con la forza; e sarà cento volte più doloroso che con il tuo permesso»
La ragazza gemette quasi accartocciandosi come una foglia al suolo e gridando. La terra cominciò a tremare, ma questo non toccò minimamente Honoka, che pensava solo a tenere stretta tra le sue braccia Nagisa al limite della resistenza. Mano a mano che il tempo passava, la mora vedeva l’amica avvinghiata a sé che mutava lentamente il colore dei suoi occhi; presto si tinsero di un nero abissale, così come i suoi vestiti che prendevano la piega del suo costume da Cure Black. Totalmente impotente di fronte a ciò, Honoka non riusciva a fare altro che stringerla di più sentendo pian piano gli occhi che le diventavano umidi. Hikari, Pollun, Lulun, Mipple, Mepple e la Regina stessa si guardavano intorno spaesati: l’atmosfera di stava oscurando e la terra continuava a tremare minacciosamente. E Nagisa non era ormai più la stessa.







NdMe.
E si cominciaaaa!!! Ecco le ultime informazioni sul piano malefico di Yamiko e la sua Cure Black delle origini! Useranno Nagisa çAç sotto gli occhi della sua Honoka sofferente çAç
Ma vedrete che ora comincia la battaglia vera, tenetevi forti! Konan: Esattamente. E vedremo or ora cosa succederà dopo il risveglio della vecchia Cure Black, creazione di Yamiko! Whitemoon: nono, la morte di Nagisa era di tutt'altra storiella mentale xD non morirà, questo posso dirtelo. Lo so, Kaori e Yuki erano tristi çAç ma non credo che andando avanti la loro storia di deluderà! Al prossimo capitolooooo
SalutiS
Videl

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Capitolo 14
*** Il ritorno di Yamiko ***


Bring me to Life
 
Il ritorno di Yamiko
 
Quando le scosse di terremoto finirono, Nagisa si era ormai definitivamente trasformata. Scrutò con lo sguardo la ragazza che la teneva tra le braccia, poi sorrise beffarda. Si scostò malamente dalle braccia di Honoka e si alzò sotto gli occhi stupiti di tutti: era davvero la fine per la loro amica? La nera prese a balzare sulle rocce di una collinetta finché non raggiunse con un ultimo salto il ramo più alto di un albero frondoso in cima al colle; quando lo toccò coi piedi, le foglie dell’arbusto divennero gialle e, seccandosi, caddero tutte improvvisamente a terra. Cure Black riusciva senza difficoltà a stare perfettamente in equilibrio sui due centimetri di spessore del ramo. Gettò dall’alto uno sguardo di sfida verso la Regina, poi, con una gestualità devota falsamente esagerata, le si inchinò vistosamente davanti, canzonandola:
«Lieta di poterla di nuovo rivedere, mia Regina della Luce»
Sollevò leggermente la testa per fissarla con i suoi occhi oscuri, e ghignò di soddisfazione allo sguardo irritato della Regina. Poi si erse di nuovo sul ramo:
«E adesso... – tese un braccio verso il cielo – diamo inizio alle danze!»
Sotto gli occhi attoniti della schiera della Luce il cielo si incupì terribilmente, mandando folate di vento degne di un uragano tropicale. Hikari, mentre tentava di pararsi dal vento, si voltò istintivamente verso la Regina: non l’aveva mai vista con quello sguardo; sembrava quasi che... ringhiasse dalla rabbia? Sicuramente la presenza dell’antica forma di Cure Black non le era gradita. La figura demoniaca si illuminò di un’intensa luce rossastra, che avvolse tutto il suo corpo; questa luce passò poi dal busto al braccio teso, e dal braccio al cielo sopra di lei, che vorticava minacciosamente. Come un fulmine si perse prima tra le nuvole accendendole di un lampo infuocato, poi saettò verso la terra colpendo un punto affianco all’albero da cui era partito, creando una spirale rossa dell’altezza di una persona di media statura. Lo spettacolo tutto intorno era a dir poco infernale: nubi di ovatta nera giravano intorno al punto in cui Cure Black stava eretta, statuaria, scossa solo lievemente da occasionali tornado di aria gelida che aspiravano la vita alle piante dei dintorni. Ma il vero centro da cui tutto dipendeva non era la creatura che usava il corpo di Nagisa, bensì la spirale di energia al suo fianco. Lentamente essa prendeva la forma di un essere umano avvolto da un manto fiammante, quasi fosse appena uscito dagli inferi. Quando i due caratteristici occhi di Yamiko presero forma sotto la cappa ardente, il vento cessò e Cure Black saltò giù dall’arbusto ormai morto per affiancarsi alla sua creatrice; a quel punto – come poco prima aveva fatto falsamente di fronte a Kaori – vi si inginocchiò di fronte, remissiva:
«Bentornata nel mondo reale, mia padrona»
Yamiko la squadrò in silenzio per qualche secondo, fino a quando fece un cenno di assenso con la testa per farla rialzare. Scorse lentamente con gli occhi tutti coloro che avevano assistito al suo risveglio, puntandosi definitivamente sulla Regina. Senza dire una parola mosse passi sicuri verso di lei, fino a che non le fu praticamente a cinque centimetri di distanza; poi, quasi sussurrando, sibilò:
«Sono tornata»
Un sorrisetto canzonatorio le si allargò in volto e ci fu un’esplosione improvvisa alle spalle della Regina. Tutti si voltarono: l’intero palazzo reale era saltato in aria! Kaori si girò repentina verso Yamiko con occhi gonfi d’ira:
«Tu!! C’erano tutti i membri del Consiglio e altri innocenti lì dentro!! Come hai potuto...»
L’oscura figura davanti a lei ghignò soddisfatta.
«Non credo me ne importi più di tanto. Io sono qui per te»
«E allora che c’entravano loro?! Che c’entrava Nagisa?! Smettila di fare di questa disputa tra me e te una guerra di vittime innocenti! Sei stata tu a volere tutta quella distruzione nel Giardino dell’Arcobaleno?»
«Certamente»
Honoka a quella sfrontata sicurezza esplose definitivamente; corse a pararsi coraggiosamente tra il minuscolo spazio che c’era tra la Regina e Yamiko, per poi gridarle adirata:
«Perché?! Perché hai fatto tutto questo al tuo vecchio mondo? Hai distrutto le maggiori città della Terra, ti sei divertita alle nostre spalle mentre io, Nagisa e Hikari cercavamo di proteggere a tutti i costi i nostri simili! Perché l’hai fatto?»
Yamiko scrutò dal suo cappuccio gli occhi luminosi della ragazza che si trovava di fronte. Somigliavano a quelli di Kaori quando aveva circa la sua età... c’era dentro la stessa determinazione nel momento in cui si trattava di proteggere i più deboli. Non a caso l’essenza di Cure White, creata dalla stessa Kaori, aveva scelto questa ragazzina come sua personificazione.
«Mi serviva più energia per risorgere. Farvi lavorare così tanto contro i nemici che la mia Cure Black vi inviava donava a me più forza. Tutto qui»
«E non hai pensato che quella che devastavi era la tua terra d’origine, la tua patria?»
«Quel mondo è sempre stato ostile a me. Non ho motivo di rispettarlo e lo stesso vale per il Giardino della Luce. Io non ho terra d’origine, né patria»
La giovane rimase disarmata di fronte a tanta freddezza. Possibile che dentro il suo cuore non si celasse un minimo affetto per la Terra? Mipple e Mepple sul prato si strinsero forte, prevedendo la peggiore tra le battaglie fino ad allora conosciute. Hikari, Pollun e Lulun sembravano caduti in trance, e i due piccoli abitanti della Luce si accucciavano sempre più spaventati tra le braccia della loro amica umana. Cure Black sogghignò interrompendo quei discorsi:
«Io sono pronta, Yamiko»
L’interpellata si voltò, calma.
«Possiamo cominciare con la cancellazione del Giardino della Luce»
A quelle parole un anelito di terrore puro si impossessò dei corpi smorti dei presenti. La Regina sfiorò con una mano la spalla di Honoka:
«Grazie alla mia energia potrai trasformarti anche senza Nagisa; presto, Honoka!»
«Sì!»
Cure White e Shiny Luminous apparvero al posto delle giovani Honoka e Hikari. La battaglia principale era alle porte, ma ognuno aveva pensieri che distraevano dall’obbiettivo: Honoka era in ansia per Nagisa, Kaori agitata perché avrebbe dovuto riattaccare Yuki e Hikari perplessa perché avvertiva la preoccupazione della Regina. Il male era in vantaggio: nessuna delle guerriere della Luce aveva veramente voglia di intraprendere quella guerra.








Note di Me medesima.
Lo so, non è che siano successe grandi cose su questo capitolo... apparte il risveglio palese di Yamiko xD però mi andava di allungare *così le viene fuori un poema*... roba da matti. Beh, comunque:
whitemoon: perdono se ti ho fatto attendere allora! Ma siamo in dirittura d'arrivo e sinceramente questa parte non l'ho ancora studiata bene... quindi non so se pubblicherò con la stessa velocità che ho ostentato fin'ora! Dipende dalle idee che sorgono sul momento... grazie millissime comunque!!
KonanKohai: ahahaha, mi fa ridere perché entrambe sembrate scioccatissime. Avete usato una stessa parola che mi ha molto colpita: "SCONVOLGENTE". Ma davvero questa storia sarebbe così sconvolgente? xD Ovviamente ti ringrazio! Però sappiate che questo è nulla in confronto a una certa cosa che anni fa chiamai "Sekai no Yami"... lì c'erano tutte le Pretty Cure vecchie e nuove fino alle Fresh, e la storia era DAVVERO sconvolgente! Morti a non finire, lotte contro un nemico ancora più impossibile... era qualcosa di apocalittico e lunghissimo che non volli mettere mai per iscritto, altrimenti sembravo una malata mentale XDDDD L'unico problema era trovare il modo di far resuscitare alla fine tutte le Pretty Cure che avevo fatto secche come zanzare! O_O spero non mi prenda mai la voglia di riscrivere quella storia... *shock eterno*
Comunque al prossimo capitolo! *spero presto*
Videl

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Capitolo 15
*** Cure Black contro Cure White ***


Bring me to Life
 
Cure Black contro Cure White
 
Il soffio delicato di quel vento ormai placato sembrò fare da arbitro all’inizio della battaglia. Il sibilo leggero che attraversava il silenzio delle due parti in competizione, si trasformò in fischio attraversando i rami secchi dell’albero spogliato delle sue foglie. A quel suono si scatenò la lotta. Cure Black scattò in aria, pronta ad eseguire il funesto ordine della sua padrona; quello che non sapeva era di essere inseguita da Cure White. Mentre saltava da una roccia all’altra per raggiungere il primo centro abitato da devastare si voltò con il presentimento di essere osservata; quando vide Cure White alle sue spalle si bloccò a metà corsa:
«Cosa vuoi tu?»
«Fermarti, non è ovvio?»
L’altra si lasciò sfuggire un sorriso di scherno nei confronti della Pretty Cure bianca. Attaccò. Un colpo dopo l’altro, White trovò difficoltoso pararsi da ogni mossa che la nera usava contro di lei; infatti indietreggiava lentamente, ferita dagli attacchi che andavano a segno. A causa di un pugno ben piazzato, Honoka finì per cadere completamente all’indietro. Si tastò con una mano il punto in cui era stata colpita: sangue. Rosso sangue che le colava lento da un’apertura sulla guancia sinistra; avrebbe giurato che quell’essere demoniaco le avesse rotto qualcosa all’interno la bocca per accusare tali effetti dopo un normale pugno. In ogni caso non poteva andare avanti a incassare senza fare qualcosa. Si rialzò ignorando il dolore e corse verso la nemica; fece per assestarle una ginocchiata in pieno petto; la nera provò a difendersi con le braccia ma all’ultimo momento White ruotò su se stessa trovandosi alle spalle di Black, quindi le scagliò una gomitata tra le scapole con quanta forza aveva in corpo: una finta, più attacco a sorpresa da dietro. Black si trattenne dal cadere a terra, richiamando a sé quanto più equilibrio aveva. Honoka si lasciò andare a un moto di soddisfazione: contro la sua avversaria non avevano effetto gli attacchi diretti, bensì quelli inaspettati. Doveva solo lavorare di furbizia, e lei ne aveva molta. D’altra parte però si diede della stupida, in quanto avrebbe dovuto saperlo dall’inizio che Cure Black era più votata allo scontro frontale che a quello strategico. Quando la nemica le si scagliò nuovamente contro lei non fece niente per evitare il colpo, ma lo attese per potersi aggrappare al braccio, deviarne il pugno e allo stesso tempo darsi la spinta attraverso di esso per assestarle un calcio in pancia. Black strinse i pugni dolorante spuntando due gocce di sangue a terra. Ragionare sugli attacchi anziché combattere direttamente si stava rivelando una buona strategia, poiché l’avversaria non sospettava le sue studiatissime mosse sempre nuove. Cure Black ringhiò verso colei che aveva osato colpirla ben due volte. Poi però cominciò a ridacchiare in maniera disgustosa:
«Ti sei forse dimenticata che questo è il corpo della tua amica Nagisa?»
A Honoka mancò il fiato; sbarrò gli occhi, mentre sentiva il sangue nelle vene che diventava gelido dal terrore. Come aveva potuto dimenticarsi di un simile particolare? Black rise ancora una volta. Ecco come aveva potuto: quella risata la mandava su tutte le furie, facendole perdere il lume della ragione; per questo si era dimenticata di Nagisa... già, dimenticata. Quella parola le fece ribrezzo come nient’altro, avrebbe voluto prendersi a schiaffi da sola, ma non ne aveva la forza.
«Cos’hai? La tua determinazione è sparita così ad un tratto?»
«Sta zitta...»
«Uccidimi. E ucciderai anche la tua compagna»
Honoka le gridò contro:
«Dov’è lei?»
«Lo sai... è dentro di me. La sua anima sta fluttuando senza via di scampo al mio interno»
«Se riuscissi a cacciarti dal suo corpo lei tornerebbe, però»
«Non credo ti piacerebbe rivederla ora come ora»
«Che vuoi dire?»
Black assottigliò gli occhi riducendoli a due fessure. Un mezzo sorriso inarcò le sue labbra.
«Si è unita a me ormai. Ha abbracciato le mie stesse tenebre. Se tornasse, sarebbe comunque una nemica per voi»
Honoka avvertì quelle parole come una pugnalata fredda al petto. Sentì la forza che le veniva meno e le ginocchia che cominciavano a tremarle.
«No...»
Abbassò lo sguardo a terra e si accasciò tra l’erba rinsecchita. Non poteva crederci.
«Ci deve essere un modo per salvarla...»
L’altra incrociò le braccia sorridendo beata:
«La purificazione dell’anima non funziona con gli ex umani diventati creature delle tenebre. Non avrebbe funzionato con Yamiko, non funzionerà con Nagisa»
«Non è possibile... lei che ha sempre cercato di proteggermi mettendo la mia vita prima della sua... e io non sono mai riuscita a ricambiare una sola volta...»
«Che vuoi farci... questo è il destino inevitabile di creature deboli come voi umani»
La mora alzò lo sguardo verso colei che aveva pronunciato quelle parole.
«Creature deboli? Nagisa non è debole! Lei ha sempre affrontato ogni nemico a testa alta!»
«A me sembra che non abbia opposto resistenza alla mia intrusione. È stato facile prevalere su di lei»
Honoka la guardò con odio, digrignando i denti e stringendo i pugni al punto di sentire la carne trafitta dalle sue stesse unghie. Ma qualcosa di inaspettato la distolse da pessimi pensieri: Cure Black fu colta da uno spasmo al petto. Il demone delle tenebre spalancò gli occhi incredulo, stringendo con una mano la sua pelle all’altezza del cuore. Si inginocchiò ansimante, e chiuse gli occhi mentre una goccia di sudore le solcava le rughe formatesi sulla fronte per lo sforzo di resistere al dolore:
«Non può essere vero...»
Quando la sofferenza fu insostenibile, il suo urlo lacerò l’aria diventata ormai carica di tensione. A quel punto cadde definitivamente a terra e svenne. Cure White aveva assistito alla scena a bocca aperta, non sapendo cosa pensare. Si avvicinò lentamente al corpo apparentemente senza vita della Pretty Cure per studiarlo meglio, ma in quel momento l’avversaria si riscosse, sollevandosi faticosamente con le braccia. Honoka trattenne un urlo spaventato e rimase a guardare in silenzio. Quando l’altra mostrò il suo volto, notò che era diversa: i suoi occhi erano tornati del colore di quelli di Nagisa.
«...Nagisa?»
Lei si rialzò definitivamente da terra, sorridendo.
«Sì, sono io!»
La moretta sentì un moto di gioia percorrerle e scaldarle tutto il corpo; purtroppo però, quella sensazione svanì presto quando si accorse di una strana luce che brillava negli occhi dell’amica.
«Nagisa... tutto apposto?»
La Cure nera trasformò il sorriso in un ghigno feroce.
«Mai stata meglio, Honoka»
La bianca tornò cupa in volto: i guai non erano ancora finiti.






NdVidel.
Sempre peggio xD ma finirà mai questa benedetta storia? So che Konan spera di no xD Povera Honoka ç___ç la sto distruggendo psicologicamente in modo terribile..... beh, passiamo alle vostre recensioni!
whitemoon: devo dedurre che ti è piaciuto l'allungamento mi sembra! Per quella frase hai ragione, anche io ci ho trovato qualcosa di un po' astruso... il senso sarebbe che lei si fissa su Kaori. Probabilmente sostituendo la "puntandosi" con "fissandosi" rende un pochino meglio, tu che dici? In ogni caso... una pecca in questa storia concedimela xD e ti ringrazio dei tuoi appunti su errori che trovi, sono molto importanti per me!
KonanKohai: Se continuo così finirò davvero all'infinito xD mi sto gingillando un po' troppo con i sentimenti di ciascuna persona ò__ò
Per entrambe: Pazze masochiste... volete davvero conoscere quella diabolica invenzione che è Sekai no Yami?? Ma poi mi crederete malata mentale! çAç
Non vi prometto niente, ma se volete sapere tutte le informazioni della trama... beh... boh! Vedrò come fare per farvele sapere xD scriverle qui mi sembra sconveniente... potrei pubblicare semplicemente una trama-spoiler, così da ricevere i giudizi degli utenti... e sapere se è il caso di dar forma alla storia nei dettagli! Ditemi voi...
Adieu! *se si scrive così*
Videl

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Capitolo 16
*** Riportami in vita ***


Bring me to Life
 
Riportami in vita
 
Cure Black – che stavolta era davvero Nagisa – guardò la sua vecchia amica in volto, con uno sguardo indecifrabile. Honoka da parte sua non sapeva più dove mettere piede in quella situazione tanto irreale quanto tragica.
«Nagisa... siamo già uscite da una situazione del genere, e credo tu te lo ricordi benissimo»
L’altra la fissò interrogativa.
«Abbiamo già combattuto in passato l’una contro l’altra... il giorno in cui i nostri cuori diventarono freddi a causa di quei mostri di ghiaccio. Eppure siamo riuscite ad uscirne, perché il nostro legame superava perfino quel sortilegio»
«So dove vuoi arrivare, e ti do pienamente ragione»
La interruppe la nera. Cure White annuì e continuò malinconica:
«Sì, ma adesso è totalmente diverso. È così, vero?»
«È così» confermò Nagisa.
Un soffio di vento smosse leggermente i capelli e i costumi delle due Pretty Cure; il silenzio calò sulle due ragazze: Cure Black guardava freddamente la ragazza davanti a sé, mentre Cure White sorrideva amaramente alla realtà, cercando di leggere lo sguardo dell’amica. La mora sentì per l’ennesima volta gli occhi inumidirsi di lacrime insistenti; rilassò tutti i muscoli del corpo, tentando di trattenerle il più possibile. Non voleva piangere di nuovo di fronte a lei come sempre.
«Nagisa... cosa provi in questo momento?»
L’interrogata si prese qualche secondo prima di rispondere.
«Non lo so... odio, forse; per cosa, poi, neanche io lo capisco. E anche tanta voglia di eliminare te e tutti quelli che ti sono intorno»
Honoka fece un passo indietro, cercando di reprimere una sgradevole sensazione di paura.
«E poi che farai?»
«Non lo so»
«Pensi di restare sempre in questo stato, vagando senza meta e scopo per l’universo?»
«Non lo so»
A quelle risposte secche e così incerte la Cure bianca deglutì. Niente aveva senso di quel discorso. Però si accorse che Nagisa era comunque diversa dal demone che l’aveva preceduta possedendola: l’altra agiva per le tenebre, mentre lei agiva per i suoi istinti. Dentro di sé aveva le tenebre, ma lei non le seguiva apertamente; per questo quella che le stava di fronte non era una seguace di Yamiko, ma solo una ragazza che sentiva il richiamo della morte. D’altra parte, se era riuscita pochi minuti prima a soggiogare l’essenza antica di Cure Black, qualche barlume della vecchia Nagisa doveva ancora esserci. Ma Honoka non aveva idea di come salvarla: era tutto esattamente come secoli prima tra Yuki e Kaori... rabbrividì a quel pensiero.
«Se mi avvicino a te... mi ucciderai?»
Cure Black aggrottò la fronte, confusa per la strana domanda. Però non batté ciglio. Cure White chiuse gli occhi e inspirò a fondo l’aria frizzante che si respirava in quel momento nel Giardino della Luce; provò a muovere qualche passo verso la sua migliore amica, non curante delle conseguenze. Una volta arrivata a pochi centimetri da lei, l’abbracciò forte.
«Non sarò tua nemica, non voglio esserlo. Sono stanca di questa storia di combattere contro i propri amici; non mi importa cosa sei diventata, perché tu resti comunque la mia migliore amica»
Nagisa restò a contemplare gelidamente il corpo di Honoka attaccato al suo.
«Se volessi uccidermi, sei libera di farlo; ma non voglio combatterti»
«Non hai paura?»
«Di cosa?»
«Di me, del futuro... della morte»
«No»
«Perché?»
«Perché finché siamo insieme, nulla ci può far paura. Ricordi? L’hai detto tu; anzi, l’ho detto io per te»
Nagisa fissò perplessa un punto oltre la collina. Sembrava non pensasse a niente, ma forse era solo un’impressione di Honoka. Cure White aveva notato che da quando era tornata c’era stato un considerevole cambiamento nel suo comportamento: all’inizio era feroce, ma mano a mano che dialogavano era diventata semplicemente fredda; adesso dava l’idea di essere addirittura perplessa. Se è vero che dentro quelle tenebre si nascondeva ancora l’anima vera di Nagisa, allora doveva essere così anche per Yamiko. Per la prima volta da quando era cominciato tutto, Honoka pensò che sia Nagisa che Yuki in realtà non stessero facendo altro che chiedendo disperatamente aiuto; volevano essere solamente salvate da quell’inferno, e accanendosi sulle persone che amavano supplicavano di essere riportate in vita. La ragazza ne ebbe tenerezza e strinse ancor più forte la sua amica.
«Nagisa... ti piacerebbe tornare com’eri prima?»
«Non lo so»
Doveva immaginarlo. Alla fine, neanche lei riusciva a capirsi veramente; e lo stesso doveva essere per Yuki. Staccandosi da quell’abbraccio la prese per mano e la trascinò verso il vecchio campo di battaglia dal quale si erano allontanate. Shiny Luminous, insieme ai quattro piccoli amici rimanenti, aveva avuto l’incarico di far evacuare i paesi più vicini al castello andato distrutto, perciò risultava assente all’appello. Cure Black puntò gli occhi sulla mano che la bianca le teneva, poi commentò fredda:
«Io e te dovremmo combattere adesso; devo ancora uccidere qualcuno»
«Prima devo fare una cosa»
Replicò invece Honoka nascondendosi dietro un albero. Da quella posizione strategica tentò di analizzare lo sguardo di Yamiko. Non c’erano dubbi ormai, erano gli occhi di chi non ne poteva più di vivere nella solitudine dell’ombra; quello che veramente voleva Yamiko era di non essere abbandonata da Kaori. Per questo ogni volta tornava. Voleva ricevere quell’abbraccio che invece Nagisa aveva avuto da lei nonostante la sua insita malvagità; voleva essere accettata anche così, e forse questo era l’unico modo per riportarla davvero alla normalità. Si voltò verso Cure Black e le accarezzò col pollice la mano che teneva ben salda: sì, quella ragazza aveva appena espresso la sua voglia di ucciderla, innegabile. Eppure stava lì dietro calma e tranquilla a seguire le sue istruzioni. Come mai? White sorrise soddisfatta. La risposta ormai l’aveva trovata.






Note di VidelS.
Questo capitolo non mi piace più di tanto. Ve l'avevo detto che mi ero finita le grandi trovate per la storia! Tra massimo due capitoli finirà tutto credo. Spero di non deludervi troppo se ho trovato una soluzione del genere xD ma più o meno la soluzione la dava anche il titolo della fanfiction: "Bring me to Life", "Riportami in vita", appunto. Sono loro che chiedono di essere amate come lo erano un tempo çOç dolci <3 Cooooomunque!
KonanKohai: Ahahaha, spero di non aver lasciato questo capitolo troppo in sospeso! Per lo meno la tensione qui si è tanto sciolta. xD
whitemoon: Allora sai che ti dico? Mi metto sotto a inventarmi qu
alche altro colpo di scena per i prossimi capitoli, muahahaha.
Per ciò che concerne Sekai no Yami... confermo, PAZZE MASOCHISTE D: pubblicherò come da voi approvato questa super "scheda informativa"
su Sekai no Yami, così vi allontano dall'idea di farmela scrivere! xDDD Comunque "Sekai no Yami" letteralmente è "L'oscurità del mondo" ma ho scelto questo titolo non tanto per la banalità quanto perché in giapponese suonava figo. *baka me*
Al prossimo capitolo!
Salutozzi,
Videl

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Capitolo 17
*** Polvere ***


Bring me to Life
 
Polvere
 
«In guardia!» ululò una fredda Yamiko.
Kaori non fece in tempo a risponderle che già l’altra le fu addosso, pronta a sferrarle un pugno in pieno volto. Senza nascondere completamente lo spavento, la Regina evitò di essere colpita rotolando su un lato; ma Yamiko non aveva intenzione di sprecare un solo secondo e attaccava continuamente senza lasciare all’avversaria neanche il tempo di respirare. Effettivamente, ad un certo punto Kaori si trovò a corto di fiato. Fu quello il momento in cui Yamiko si scagliò su di lei pronta a colpirla mortalmente. La Regina cercò riparo dietro le sue braccia, pronta ad affrontare qualsiasi impatto; ma l’impatto non arrivò mai. Quando aprì gli occhi vide la sua nemica in difficoltà che teneva premuto il pugno contro una mano che lo tratteneva. Quella mano era di Cure White.
«Honoka! che stai facendo? Spostati da lì!»
La ragazza, al limite delle forze, provò a girare la testa verso la Regina tentando di formulare a fatica una frase:
«Regina... voi due... non dovete combattere... io so come farla tornare... come una volta...»
Ma Yamiko, irritata dalla poca attenzione che la sua avversaria le concedeva, ritirò il pugno e, richiamando a sé tutte le forze che possedeva, sferrò un pesante colpo di energia oscura contro di lei.
«Honoka!!» gridò Kaori.
La ragazza ora era rimasta in piedi in uno stato pietoso e con ferite gravissime su tutto il corpo; il suo sguardo si era fissato su un punto indefinito dell’orizzonte; il sangue che colava lento dai freschi squarci sul costume e sulla pelle le dicevano chiaramente che per lei stava giungendo la fine. Cure White richiuse lentamente gli occhi e cadde a terra con un tonfo sordo. L’ultima cosa che tutti le sentirono pronunciare fu il nome della sua migliore amica. Un soffio di vento fece da colonna sonora alla ragazza che, stesa a terra, non dava più segni di vita. Kaori le si avvicinò tremante, inginocchiandosi affianco al suo corpo sporcato dalla polvere della terra bruciata.
«Honoka... povera ragazza... cosa ho fatto? Tu non c’entravi niente...»
Una lacrima scese lentamente dai suoi occhi stanchi. Stanchi di tutto quello che le stava accadendo.
«È stato tutto un errore di tanti anni fa. Non avrei mai dovuto pensare di unire Cure Black e Cure White a delle umane per farle combattere una guerra che non riguardava direttamente loro. E quelle umane che hanno dovuto sacrificare tutto per questo scopo siete state tu e Nagisa... perdonatemi. Vi ho tolto a una vita normale nel vostro mondo solo per creare delle guerriere più perfette delle originarie che avrebbero potuto difenderci da Dotsuku; sono stata un’egoista a dare vita alle Pretty Cure»
Mentre Kaori pronunciava queste parole Yamiko era rimasta in piedi, ferma a fissarle. Stava in silenzio non lasciando trasparire nulla di quello che pensava. Lo stesso poteva dirsi di Cure Black, rimasta dietro all’albero, abbandonata da Cure White quando lei si era gettata in soccorso della Regina. I suoi occhi, al contrario di quelli di Yamiko, facevano trasparire molto di più il suo stato d’animo:
«Honoka...?»
Per la prima volta da quando era in quello stato aveva chiamato l’amica per nome. Uscì quindi allo scoperto, muovendo passi incerti verso le due che stavano vicine. Yamiko la notò:
«Cure Black! Bentornata»
L’interpellata si voltò a fissarla perplessa. La sovrana delle Tenebre comprese a quello sguardo che lei non era più la Cure Black che aveva lasciato andare poco prima alla distruzione del Giardino della Luce. Aggrottò la fronte cauta:
«Cos’è successo, Cure Black?»
«Io mi chiamo Nagisa»
«Sei riuscita a sopraffare la mia creatura, ti faccio i miei complimenti. Ma ormai sei anche tu dalla parte dell’ombra»
«Io...»
Nagisa si perse a guardare il corpo di Honoka disteso tra la polvere. Quella vista la faceva sentire strana. Honoka... l’aveva trattata bene anche se sapeva di poter rischiare la vita stando con lei. Non si era lasciata spaventare e aveva continuato a sostenerla.
«Io non lo so» riuscì solamente a proferire alla fine non smettendo di guardare Cure White.
A quelle parole Yamiko ringhiò di rabbia.
«Perché, Cure Black?»
«Perché... lei ha detto che mi sarebbe rimasta vicina comunque; non aveva paura di me e sarebbe morta pur di non combattermi» snocciolò Black quasi involontariamente, in uno stato di perplessità che non riusciva né a spiegarsi, né a controllare.
La donna in cappa rossa sentì un tuffo al cuore. Yuki... credi forse che se avessi potuto non avrei sacrificato anche me stessa pur di salvarti? Si portò repentina le mani alla testa, stringendola convulsamente. No! Basta, non voleva più sentirle quelle parole. Voleva liberarsi da quel ricordo che le riaffiorava ogni volta che pensava a Kaori; quel pensiero le era scomodo... le faceva capire ciò che veramente voleva, ma che non avrebbe mai ammesso di desiderare. L’unica cosa che desiderava – e solo una ragazza mora distesa inerte tra la polvere l’aveva capito – era che Kaori la salvasse, che continuasse a starle vicino come Honoka aveva fatto con Nagisa. Yamiko lanciò un urlo di ira verso il cielo e con un gesto istintivo colpì Cure Black scaraventandola a terra; gli occhi scarlatti ricominciarono a bruciarle in volto come fossero pezzetti di rocce laviche incandescenti. Adesso che il suo odio aveva raggiunto il culmine, nessuno avrebbe più potuto fermarla. La Regina, che aveva assistito a tutto il dialogo tra Black e Yamiko, finalmente capì. Si rivolse al corpo immobile di Honoka che giaceva ancora tra le sue braccia:
«Ho compreso cosa cercavi di dirmi, adesso. Grazie»
Si alzò e si voltò verso la sua avversaria, con una nuova luce di speranza negli occhi.
«La tua morte non sarà resa vana, piccola Honoka».







Spazio dell'Autrice-Baka-Videl
Innanzitutto mi scuso con la gentile clientela per il ritardo di pubblicazione. In secondo luogo... allora, whitemoon, sono stata abbastanza sconvolgente? xD Honoka. E'. Morta. Ho tutto perfettamente sotto controllo, per questo sogghigno maleficamente... uh uh uh. Beh, non potevo lasciar cadere gli ultimi capitoli senza novità scottanti. Non era da me~
E comunque! whitemoon: sai, in effetti sa proprio di tenero Nagisa che vuole ucciderla e sta lì invece buona buona come un cucciolo... dolce lei! E Honoka è la più grande di tutti. Il mio personaggio preferito è da sempre Nagisa ma adoro quasi in egual modo la fantastica Hono-chan. E' una MITA. Ti ho dato dimostrazione che possono accadere altre cose quindi? Se sì, ho raggiunto il mio obiettivo xDD ahah. KonanKohai: Niente periodo di pace. Lo avranno, ma a quanto hai letto NON è ora xD *sadica* bene. E comunque l'amicizia tra Nagisa e Honoka è tra le più belle del mondo degli anime secondo me, e avranno il mio eterno appoggio quelle due! Sosterrò ora e sempre la loro amicizia!
Al prossimo capitolo!
Salutiiii
Videl

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Capitolo 18
*** Vittoria ***


Bring me to Life
 
Vittoria
 
Hikari, avvertendo che qualcosa non andava nell’aria, decise di fare marcia indietro su consiglio di Mipple e Mepple.
«È meglio tornare -mepo»
«Che staranno combinando Nagisa e Honoka?»
«Non lo so, ma ho un brutto presentimento io -mipo...» fece la piccola Mipple in risposta alla domanda di Hikari.
La ragazza, ormai molto preoccupata, si voltò e fece rotta verso il campo di battaglia più in fretta che poteva. Si lasciò però sfuggire uno sbuffo di disapprovazione.
«Va a finire che come al solito sono sempre l’ultima a sapere le cose!»
Pollun fece spuntare il musetto triste da una delle tasche.
«Hikari, io ho la sensazione che stavolta sarebbe meglio non saperle affatto certe cose -popo»
Shiny Luminous inspirò a fondo rassegnata e affrettò la corsa.
Cure Black si rialzò a sedere massaggiandosi la testa che aveva sbattuto contro un masso. Quella Yamiko... l’aveva colpita davvero violentemente. Dopo qualche secondo di spaesamento mise a fuoco alcuni metri da sé le due sovrane dei mondi opposti che si trovavano di nuovo faccia a faccia. Spostò lo sguardo più a destra e per terra vide Cure White. Scattò in piedi, corse da lei e arrivata al suo fianco si accovacciò iniziando ad accarezzarle una guancia fredda con delicatezza. Quando pochi minuti prima entrambe erano da sole, lontano da lì, l’una negli occhi dell’altra, Honoka le aveva fatto una domanda... Nagisa... ti piacerebbe tornare com’eri prima? Lei le aveva risposto come al suo solito con un vago “non lo so”. Ma adesso ne aveva la sicurezza. Sì, lo voleva, perché com’era prima si sentiva felice. Dopo aver realizzato ciò, avvertì un lieve dolore al petto che durò pochi secondi; strinse le palpebre e gemette; ma al suo termine si rese conto di sentirsi come liberata da un enorme peso. Riaprì di scatto gli occhi capendo in un istante ciò che le era successo: era tornata se stessa! Era la Nagisa pigra, atletica, un po’ burlona che si auto-riconosceva di essere stata in passato! Quel piccolo fastidio all’altezza del cuore era stato il segno che l’aveva liberata; e tutto questo perché aveva riconosciuto di voler tornare la vecchia Nagisa. Ma la gioia di essere tornata dalla parte della luce le morì in gola quando si rese conto che anche se questo problema si era sistemato, Honoka non c’era più per poterne gioire con lei. Diede sfogo quindi a quel dolore con un pianto accorato, che non passò inosservato alle orecchie della Regina: lei, concentrandosi su ciò che udiva dietro, sorrise amara ai singhiozzi della ragazza, poi tornò a porre la sua attenzione su Yamiko:
«Sono pronta, Yuki»
«Quante volte ti dovrò ancora ripetere che non voglio essere chiamata così?» fece l’altra acidamente.
Con una mossa rapida scattò in avanti e colpì in pieno Kaori, che non si era spostata neanche di un millimetro per evitare l’attacco. Lei cadde rovinosamente a terra, ma si rialzò subito dopo non accennando a contrattaccare; Yamiko la fissò stupita per qualche secondo e poi riprese i suoi attacchi. Ma la Regina non li evitava. Anzi, li aspettava. Alla quarta volta che finiva a terra e che si rialzava con insistenza, la mora si bloccò confusa.
«Perché non ti difendi?»
«Perché non voglio più combattere contro di te»
«Lo sai che soccomberai se continui così?»
«Mi è indifferente. Non voglio più neanche pensare di doverti ferire, Yuki»
L’altra fece un passo indietro non capendo.
«Ma che stai dicendo adesso?»
«Ti sto chiedendo perdono. Io ti ho rovinato la vita... a te che non te lo meritavi. Per un dolore così grande so che non bastano le mie scuse; è per questo che mi sto facendo ferire volontariamente da te, perché solo così potrò espiare pienamente le mie colpe»
L’altra rimase impietrita sul suo posto.
«Devi aver sofferto molto tutti questi anni a causa mia, vero? E io che invece pensavo di proteggerti...»
«Tu pensavi di proteggermi?»
«Sì, ma ho sempre cercato i modi meno adatti per farlo. Yuki... io non ti ho salvata perché non ho mai capito come poterlo fare; invece era semplice, e Honoka me l’ha insegnato: dovevo solo dimostrarti che continuavo a volerti bene anche così, come d’altra parte te ne ho voluto in tutti questi anni» disse la Regina con una punta di malinconia.
Poi le si avvicinò e l’abbracciò. Yamiko rimase ad occhi sbarrati tra le braccia dell’altra che non mostrava di volerla lasciare. Si sentiva molto combattuta: da una parte voleva prevalere la malvagità ristagnata in lei e colpirla mentre abbassava la guardia, dall’altra non voleva fare altro che chiudere le palpebre e lasciarsi cullare da quelle braccia docili. Scelse di far prevalere il secondo istinto. Kaori infine le chiese:
«Ehi Yuki... ti manca essere quella di una volta? Vorresti tornare com’eri prima?»
A quella domanda anche Nagisa si voltò. Ora sapeva cosa avrebbe dovuto rispondere Yamiko per ritornare la vecchia Yuki. Si trattava di essere leale con sé stessa e riconoscere quello che davvero lei desiderava. Cure Black sperò ardentemente che Yamiko lo riconoscesse. Le orecchie e le menti di Kaori e Nagisa erano protese unicamente verso di lei:
«Io... – si strinse contro il corpo della bionda – certo che voglio tornare ad essere come ero prima»
Hikari arrivò in quel momento sul campo, ma quel che vide la lasciò a bocca aperta: Cure White che pareva senza vita a terra con Cure Black che le stava accovacciata affianco e Yamiko tra le braccia della Regina! Anche i quattro abitanti della Luce sbarrarono gli occhi sorpresi da tante novità. Ma ad un tratto Hikari vide la loro nemica accasciarsi a terra stringendosi il petto con una mano.
«Yuki!» gridò Kaori agitata cercando di sorreggerla.
Fu repentinamente calmata da una mano che le si posò sulla spalla sinistra. Si voltò: Nagisa.
«Stia tranquilla, Regina; anzi, si rallegri. Sta tornando ad essere la Yuki che ha conosciuto»
La Regina incredula tornò a posare i suoi occhi azzurri sull’amica: come le aveva predetto Black, adesso le stava davanti una Yuki con un sorriso sincero in volto; e quando si tolse il cappuccio rosso fuoco, ciò che Kaori vide la lasciò senza parole: i suoi occhi erano tornati del colore scuro di tanti anni prima. Yuki scoppiò in lacrime e si rifugiò – come avrebbe voluto fare da tempo – tra le braccia della sua migliore amica pronunciando frasi che parevano sconnesse a causa del pianto. Anche Nagisa partecipava a quella gioia, non riuscendo comunque a staccarsi di dosso il pensiero di Honoka. Solamente Hikari era rimasta totalmente sconvolta da una parte a fissare la scena:
«Ma cosa... mi sono persa?»








Spazio di Me.
Era semplice no? L'aveva intuito Honoka. Nel momento in cui Nagisa si sentiva meno cattiva ma semplicemente fredda aveva capito che questo era perché si sentiva amata e rispettata anche in quello stato. La soluzione credevo fosse risultata più chiara xD bastava dimostrare loro che non erano sole e indurle a riconoscere che volevano tornare come prima. *soluzione diplomatica* xD
KonanKohai: ti ho risposto esattamente sopra xD era semplicemente questo il modo! Boh, forse banalino, ma sicuramente diverso rispetto alla solita rievocazione dei ricordi che si vede ovunque xD Sapere di essere amati nonostante tutto (anzi, non nonostante bensì con tutto) è uno dei temi più cari per me!
whitemoon: tu stai sclerando! E non poco! Ti ho sconvolto troppo, devo regolarmi ò__ò
Entrambe per Honoka: Ragazze, per quanto riguarda Honoka... io rido (e scusatemi, ma permettetemelo!) dei vostri commenti perché la questione è moooooolto più semplice di quel che vi immaginate xDDD e anche più stupida! E lo vedrete nel prossimo capito ♥
Alla prossimaaa
Videl

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Capitolo 19
*** Bring me to life ***


Bring me to Life
 
Bring me to life
 
Nagisa stava seduta su un masso a rimirarsi l’uniforme del liceo che si ritrovava di nuovo addosso, dopo aver annullato la trasformazione sua e di Honoka. Lei e la Regina avevano appena concluso una lunga lezione tenuta a Hikari e gli altri su tutto ciò che era accaduto da quando erano spariti. Non c’è da specificare quale fu la reazione di tutti alla comprensione dello stato di Honoka. Anche Yuki, finalmente tornata tale, soffriva in silenzio; e forse lei più di tutti essendo stata quella che l’aveva condannata alla morte. Un dolore lancinante si insinuava minuto dopo minuto nei cuori dei presenti che stavano a vegliare sul corpo della coraggiosa ragazza; ma qualcuno ruppe quell’atmosfera.
«Kaori... credo che non dovrei stare qui con voi in questo momento. Non ho il diritto di poter rimanere affianco alle persone a cui ho tolto una preziosa amica. E non solo lei...»
«Non dire altro, Yuki! Sono sicura che Nagisa e Hikari ti hanno già perdonata, io conosco bene le mie ragazze» fece di rimando la Regina.
Le due interessate annuirono convinte: sapevano perfettamente che quando tutto era successo Yuki non era veramente se stessa; non era davvero colpa sua in fondo. Nagisa si alzò in piedi e si avvicinò lentamente alla sua migliore amica; si mise seduta per terra e la sollevò tra le sue braccia per appoggiarla sopra le sue gambe, la testa stretta alla pancia. Mentre le accarezzava i lunghi capelli scuri sentì che le stavano scendendo altre lacrime; si chiese quanta forza ancora le rimanesse in corpo per piangere un’altra volta. Una goccia calda tra tante cadde proprio sulla guancia rosea di Honoka e Hikari abbassò lo sguardo, non riuscendo a sostenere quella vista. Nagisa sentiva che non sarebbe riuscita più a trattenere una sola goccia; almeno finché non sentì un movimento sospetto sopra di sé. La castana sbarrò gli occhi, catturando l’attenzione di tutti:
«Che succede -mepo?»
La ragazza puntò gli occhi sul volto di Honoka:
«Ho... Honoka si è mossa!»
L’interpellata effettivamente aveva fatto due centimetri di spostamento sopra la pancia dell’amica. Nagisa la chiamò per nome, attendendo un altro segno di vita: la mora strizzò gli occhi con forza e poi li aprì magicamente sotto gli occhi di tutti. Hikari gridò:
«Honoka sei viva!!»
La ragazza provò a mettere a fuoco il volto di Nagisa sopra di sé, colmo di lacrime e stupefatto allo stesso tempo; mormorò:
«Nagisa...»
Al suono di quel nome, la Cure nera sentì il suo cuore battere a mille all’ora mentre altre lacrime, stavolta di gioia, prendevano a scenderle dagli occhi ormai stanchi.
«Ma allora sei viva!»
«Non mi sembra di essere mai morta...» bofonchiò l’altra con una voce impastata e stropicciandosi gli occhi.
La Regina commossa le disse:
«Credevamo te ne fossi andata! E io dovevo farti i miei più sentiti ringraziamenti; ci hai salvati, Honoka»
Mipple le saltò sul petto disperata:
«Non ti muovevi più -mipo! Abbiamo pensato il peggio -mipo...»
Honoka sorrise imbarazzata, ma anche leggermente divertita:
«Non so... magari ero svenuta, in coma, o in stato di morte apparente... ma morta proprio no! Come medici non siete un granché, vero?» Nagisa balbettò tra i singhiozzi:
«Stupida, stupida, stupida! Ti sembra il momento di scherzare? Mi hai fatto stare in pensiero!! Non provarci mai più! Io ti voglio bene...»
Solo in quel momento l’amica parve accorgersi di una cosa: Nagisa e Yuki erano tornate se stesse? A quel pensiero le mancò il respiro. Subito dopo si sollevò di scatto dalle gambe della sua migliore amica per saltarle praticamente addosso e affondare in un abbraccio carico di felicità.
«Ma Nagisa! Tu sei tornata come prima! Sei tu che mi hai fatto stare in pensiero, non provarci mai più!» urlò ormai in lacrime anche lei.
Hikari rise di gusto a quella scenetta, seguita dalle quattro fate. Yuki e Kaori sembravano essere le uniche ad aver mantenuto un contegno quasi regale, in perfetto accordo con i loro status; anzi, per Yuki ex-status in quanto mai più sarebbe stata sovrana delle Tenebre. Mai più avrebbe rivisto quell’oscurità, per nulla al mondo. Quando le due Pretty Cure si ripresero dai pianti e dalle sorprese, la Regina parlò:
«Ragazze, abbiamo fatto un ottimo lavoro; o dovrei dire che avete fatto un ottimo lavoro! Il merito principale va a Honoka: grazie a lei abbiamo saputo trovare una soluzione al problema che non contemplasse che ci distruggessimo tra di noi. Grazie a tutti di cuore!»
Le tre guerriere sorrisero sornioni. Ma Yuki non pareva tranquilla.
«Io temo di dovermene andare»
«Che stai dicendo, Yuki?» chiese subito la Cure bianca.
«Ho mietuto molte vittime durante questi anni, senza contare le persone che ho fatto soffrire. Ora come ora non potrei azzardarmi a mettere piede sulla Terra dopo tutta la distruzione che ho portato; e nel Giardino della Luce non posso restare perché le conseguenze abbiamo visto quali sono state»
Ma la Regina intervenne:
«Non credo che tu dovresti vergognarti di tornare a vivere nel tuo mondo d’origine»
«La Terra non ha bisogno di una traditrice come me; io non tornerò lì»
Nagisa, irrigidita, si alzò in piedi stringendo i pugni.
«Non è vero, torna con noi! La Terra resta sempre la tua casa! Dove andrai altrimenti?»
La giovane donna chiuse gli occhi, poi diresse lo sguardo verso il cielo. Nagisa parve capire cosa volesse intendere e fece un passo indietro preoccupata.
«Io me ne andrò. Non potrei continuare a vivere con tutti quegli innocenti, umani e non, sulla coscienza. Ho deciso cosa fare di ciò che rimane del mio vecchio enorme potere: autodistruggendomi lo dividerò e lo userò per riportare alla vita tutte le vittime mietute in questi anni»
«Non farlo, Yuki!» la interruppe Kaori, «Basta! Nella tua vita non hai fatto altro che soffrire! Hai vissuto un’infanzia travagliata, sola, sei stata prima accolta qui e poi esiliata nelle tenebre e abbandonata a te stessa vivendo nell’orrore... adesso vorresti anche porre fine alla tua vita senza aver mai conosciuto la felicità?»
Yuki scosse la testa sorridendo.
«La felicità? Io l’ho incontrata nel momento in cui ho conosciuto te, Kaori. E l’ho ritrovata insieme alla pace quando tu mi hai dimostrato di volermi bene nel momento peggiore. Non posso fare altro che ringraziarti di tutto. E devo ringraziare anche voi, ragazze. Nagisa, Honoka... non dimenticate mai di continuare a sostenervi l’un l’altra come vere compagne di viaggio»
Tutti gli occhi erano puntati su di lei, tesi a quel triste discorso che suonava di dolorosa separazione. Yuki si avvicinò alla sua vecchia amica e l’abbracciò teneramente.
«Kaori, grazie mille amica mia... grazie di avermi riportata in vita»
Mentre ancora queste parole stavano sospese nell’aria, Yuki sparì lentamente avvolta da una luce candida. Si dissolse in mille luci più piccole, che si sparsero in giro per il Giardino e arrivarono fino alla Terra. Città distrutte furono ricostruite e vittime occasionali riportate alla vita; in ultimo venne risollevato il palazzo reale e rianimati i suoi abitanti. Nulla sembrava più recare traccia di ciò che in tanti secoli aveva caratterizzato lo scontro tra la vecchia Yamiko e la Regina della Luce. Kaori trattenne una lacrima e sussurrò, rivolta al vento:
«Grazie a te di essere stata mia amica, Yuki».







NdMe.
Questo capitolo farebbe anche piangere... se non fosse che ho trovato il motivo più stupido per togliere il problema della morte di Honoka: cioè che non era affatto morta!! xDD uno stupido errore di valutazione che però vi ha fatto prendere un attimo di spavento, ammettetelo! xD dopo una scappata del genere potete anche mandarmi a quel paese! Ahahaha xD Comunque seriamente. Ho trovato il sacrificio di Yuki la cosa più sensata per dar giustificazione alla sua vicenda. Non credo ci possa essere stato destino più felice per lei dopo anni di tristezza... insomma... riscattare la sua anima salvando le vite che aveva ucciso! Ditemi che ne pensate, ma sappiate che non è l'ultimo capitolo. Ci sarà il prossimo che sarà l'epilogo della vicenda!
KonanKohai: Ecco cosa ti saresti dovuta aspettare xD Honoka viva già da prima, *si fucila* comunque sì, il prossimo sarà l'ultimo capitolo!
whitemoon: Ma infatti non dubitavo che tu avessi la situazione ben chiara in testa, tranquilla! Se devo dire la verità la risoluzione ha deluso anche me perché è stata un po' troppo sbrigativa forse per com'era l'andazzo di tutta la vicenda... però altro non avevo in mente! xD Spero ti sia piaciuto invece questo capitolo, che apprezzo di più.
All'ultimo capitolo ragazze!!
Saluti,
Videl

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Capitolo 20
*** Epilogo: Nagisa e Honoka ***


Bring me to Life
 
Epilogo: Nagisa e Honoka
 
«Nagisa!! Sempre in ritardo... ma insomma!» gridò per la quarantesima volta – o forse quarantunesima – la professoressa responsabile della classe prima, sezione terza del suo liceo.
Tra le risatine compiaciute dei suoi nuovi compagni di classe la castana sgattaiolò verso il suo banco al lato sinistro dell’aula. Ricercò lo sguardo consolatore di Honoka tra i banchi e solo quando lo trovò poté dirsi veramente pronta per affrontare le pensanti ore scolastiche del liceo. Alla fine di quella giornata di scuola l’aspettava un tranquillo pomeriggio a casa sua in compagnia della sua migliore amica; solo quando questo arrivò tirò finalmente un sospiro di sollievo.
«Nagisa, potresti anche sforzarti di non ignorare la sveglia qualche volta!»
«Ti sembra facile Honoka? Io sono perennemente stanca!»
«Veramente questo è inesatto. Una persona non può essere perennemente stanca, in quanto studi scientifici...»
«Non cominciare per favore! Almeno non ora che sono finalmente uscita da scuola!» rise di gusto Nagisa interrompendola.
L’altra le sorrise imbarazzata; era difficile per lei trattenersi come lo era per Nagisa provare ad alzarsi presto la mattina. Direi quasi impossibile. La ritardataria si spaparanzò sul suo morbido letto, finalmente in pace con se stessa. Honoka senza fare troppi complimenti le si stese affianco e la prese per mano.
«Ma davvero... non mi dirai che sei già stufa di andare a scuola? È solamente poco più di un mese che siamo tornate a vivere normalmente!»
Nagisa la guardò malissimo:
«Honoka... tu quando pensi che ci si dovrebbe ritenere stanchi? Per me un mese di scuola è più che sufficiente per arrivare al livello di cottura! Sento che potrei morire qui...»
«Ma che dici?»
«Ovviamente non davvero; come te che mi hai fatto prendere uno di quegli spaventi che mi ricorderò per tutta la vita fingendoti morta»
Honoka si sollevò su di un gomito per fulminarla con lo sguardo.
«Cosa ti fa pensare che io mi sia finta morta, scusa?»
«Scherzavo! Dai, vieni qui» fece rapida Nagisa.
Per calmarla intrecciò le sue braccia intorno al suo collo e la riportò stesa al suo fianco. Quella era la più bella sensazione che potesse provare: stare lunga abbracciata teneramente con lei in silenzio. Stava troppo bene così.
«Non ricordo se dopo tutto questo tempo ti ho mai ringraziata di avermi salvata dalle tenebre»
«Lo fai tutti i santi giorni, Nagisa» sospirò la mora.
L’altra ridacchiò.
«Bene. Oggi l’ho fatto?»
«Mi sembra di no»
«Allora grazie di avermi salvata. Anche se mi sento una stupida»
Honoka la fissò alzando un sopracciglio.
«Perché?»
«Perché sono sempre stata io quella che diceva di volerti proteggere... e invece stavolta mi sono fatta salvare da te!»
«Almeno mi sono in parte riscattata di tutte le volte che tu hai difeso me! E sono tante, fidati» sorrise la ragazza ripensando con dolcezza a tutti quei momenti in cui la potente Cure Black si era fatta in quattro per lei.
«Vorrà dire che adesso siamo pari, no?»
«Credo di sì»
«E comunque... l’importante è che siamo io e te, qui, vive, adesso» fece Nagisa stringendola di più a sé.
Era bello sentire che tutto era finito davvero stavolta; ma era troppo semplice pensare che non ci sarebbero stati altri nemici ancora più potenti in futuro. La cosa certa era che li avrebbero affrontati insieme, come sempre. Come Cure Black e Cure White. Nagisa chiuse gli occhi.
«Honoka?»
«Dimmi»
«Ti voglio bene»
Honoka sorrise.
«Anche io»
 
La verità è che tutti abbiamo dentro di noi quella “Cure Black originaria” che ogni tanto pretende che la facciamo uscire. Tragico è realizzare di non riuscire a controllarla. Ma la vita è speranza, non tragedia. Quindi la soluzione è un’amicizia. Un’amicizia che ti si faccia avanti sempre con gioia e ti sostenga quando tu sei ormai senza più certezze. Questo fa davvero la differenza; ringrazio ancora quei giorni della mia adolescenza, perché mi hanno insegnato che il male non viene per se stesso, ma conduce sempre a una gioia maggiore. Vi auguro perciò di trascorrere i vostri periodi di tenebre con la consapevolezza di non essere mai soli.
Nagisa Misumi [44 anni – 20 giugno 2011]






Spazio finale di me.
E codesta era la fine. Sono stata contenta di aver scritto questa fic, mi è molto piaciuta (ed è la prima che ho davvero concluso!) e sono rimasta colpita dalle recensioni! Ringrazio chi ha seguito e *incredibilmente!* anche amato questa storia.
KonanKohai: ahahah per Honoka sì, volevo farvi morire di crepacuore! *malvagia* ed era questo che intendevo per Yuki, oltre al fatto che lei ha sempre così tanto sofferto che mi fa tenerezza. E mi prendo con piacere i tuoi "vai a quel paese" in quanto dimostrano che la storia ti ha emozionata fino a farti maledire l'autrice! xD
Per quanto riguarda SnY (possibilmente pronunciato all'inglese snai che suona un sacco figo), non appena pubblicherò il primo capitolo cancellerò l'"opuscolo informativo" xD Abbiate pietà se la storia durerà trent'anni anni ma l'ispirazione l'avevo ben due anni fa, adesso dovrei faticare a ritrovarla! Fa strano pensare che nel frattempo io sono passata dai 16 ai 18 anni. Quant'è vecchia SnY ò_ò
Grazie a tutti!!!
Videl

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