Esiste un amore per cui vale la pena di morire?

di DaughterOfPollon
(/viewuser.php?uid=117524)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Colazione in famiglia. ***
Capitolo 2: *** La squadra si riunisce. ***
Capitolo 3: *** Discreta compagnia. ***
Capitolo 4: *** Ira, la ribelle. ***
Capitolo 5: *** E' solo tempo di pioggia e tuoni. ***
Capitolo 6: *** Apollo fa visita alle sue figlie. ***
Capitolo 7: *** Con una Caccia andata male, Chirone da una missione. ***
Capitolo 8: *** Un'altra stella che se ne va... ***
Capitolo 9: *** Gita scolastica. ***
Capitolo 10: *** Litigi come tasti neri. ***
Capitolo 11: *** Concezione diversa della realtà. ***
Capitolo 12: *** Mondo Parallelo. ***
Capitolo 13: *** Gli amici nel momento del bisogno. ***



Capitolo 1
*** Colazione in famiglia. ***


Colazione di famiglia.

 

LifeJonasBrothers 

POV Alexis.

 
E’ passato un anno da quando ho passato l’estate al campo mezzosangue insieme ai miei nuovi amici. Ne abbiamo passate tante e non ci credo che ora sto per ritornare da loro.
Annabeth,Percy e Caleb.
Chissà come saranno cambiati dall’ultima che li ho visti…
Io e Caleb ci siamo tenuti in contatto mentre con gli altri due non abbiamo proprio avuto il modo di sentirci. Che peccato!
Ho dovuto passare l’inverno insieme al mio patrigno e a mia madre. Lui si chiama Orthen, un nome strano per una persona strana; ama la natura e collezionare farfalle imbalsamate. La sua camera in casa sua mette i brividi, sul serio.
Una piccola parentesi della mia famiglia, mio “padre” e mia madre non sono sposati, sono fidanzati.
Un’altra parentesi? Ho un fratello e una sorella.
Si chiamano Michael e Ira, il primo di quindici anni mentre la seconda di diciassette. Michael è stato adottato ma abbiamo scoperto che anche lui è un semidio ed è figlio di Afrodite.
Ha i capelli biondi come il grano e gli occhi azzurri, di muscoli non ce ne sono ma è molto magro. E’ amato da tutte le ragazze, non c’è da meravigliarsi visto che sua madre è la dea dell’amore.
Al contrario Ira ha i capelli ricci e neri, gli occhi color dell’erba e le labbra rosastre. Sembra una di quelle bamboline di porcellana appena fatte e già messe in vetrina.
Siamo molto diversi ma molto legati tra noi.
Quest’anno verranno al campo con me, visto che Chirone mi ha lasciato un messaggio dicendo che devono ASSOLUTAMENTE essere protetti.
Quella mattina stavamo preparando le valigie, io li aiutavo visto che non sapevano cosa portarsi. Ognuno di noi portava con se un dono che gli dei ci avevano donato e ne eravamo davvero grati ad esso.
Dimenticavo. Mia madre.
Lei è una donna apposto, in tutti i modi, ama la vita semplice e la natura. E’ una biologa marina.
Ora penserete: Biologa Marina con il dio del sole, cosa centra?
Sinceramente non lo so, ma, pensatela come volete.
Tornando a noi… scendemmo in cucina per fare colazione e poi saremmo partiti. Erano solo le cinque del mattino…
- Alexis, se non vieni giù ti mangio tutti i muffins! – urlò Ira mentre si riempiva di cibo.  Scesi di sotto e afferrai un muffin al volo addentandolo.
- Tornerò da Caleb, tornerò da Caleb, tornerò da Caleb – canticchiai mente saltellavo per la cucina ma Michael mi fece lo sgambetto e caddi a gambe all’aria nello sgabuzzino.
Una sonora risata riempì la cucina e di certo, per me il fatto non era divertente. Mi alzai affatica ma uno scopettone mi cadde in testa facendomi ritornare per terra.
- Qualcuno mi vuole dare una mano? – protestai con il sedere incastrato in un secchio.
Mia madre mi prese le mani e mi alzò, facendo anche staccare il secchio.
- Grazie mamma – e mi sedetti al mio posto mangiando la mia colazione fatta con amore. L’amore finì ben presto perché Michael mi tirò il suo bacon in faccia.
- Come sorella di mezzo io mi rifiuto di vivere in questa famiglia! – urlai con il viso rosso.
- Oh sorella, diventa un po’ più rossa così fai da ketchup alle mie uova! -
Ira si stava strozzando con il suo muffin dal ridere.
Mio padre entrò in quel momento. – Ragazzi, dovete andare su… - ci baciò sulla guancia a tutti e uscì.
Tutti guardammo la mamma poi tornammo in camera per prendere le valigie, scendendo di nuovo con più peso.
- Buon viaggio ragazzi, abbiate cura di voi mi raccomando – , ci abbracciò in gruppo poi ci lasciò andare.
Prendemmo la macchina di Ira per andare al campo e ci volle poco visto che prendemmo una scorciatoia.
Scendemmo dalla macchina che sparì all’improvviso, uno dono di papà.
Eravamo tre ragazzi davanti ad un enorme entrata con scritto “Campo Mezzosangue”
Ero ritornata a casa.


NOTA DELL'AUTRICE: Ok.. Sarebbe stato più lungo se una certa fan n. 1 non doveva andare via.. ma accontentatevi di questo! Le avventure di Alexis insieme ai suoi amici ritorna quindi non perdetevele!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La squadra si riunisce. ***


La squadra si riunisce. 

 

LifeJonasBrothers


- Finalmente siamo qui – urlai io correndo dentro. Era tutto molto calmo, la mattina era sempre così.
Il lago era ricoperto dai raggi del sole che lo facevano diventare dorato, in quel momento mi sentivo molto forte sentendo mio padre.
Gli uccellini cantavano dolcemente e non vedevo l’ora di rivedere tutti.
Sentii un rumore di zoccoli che sbattevano sul pavimento lontano da li, vidi Chirone avvicinarsi a noi.
- Alexis, bentornata al campo – disse mettendomi una pietra al collo. La presi tra le mani e sorrisi.
Chirone spostò lo sguardo sui miei fratelli e mi chiese – Loro chi sono? –
- Loro sono Michael e Ira, l’altra parte della mia famiglia… Lui è figlio di Afrodite e lei è figlia di Apollo –
- Capisco, saranno sistemati nelle loro casate giuste, li accompagni tu? –
- Certo! – risposi sorridente poi gli chiesi insicura – Ehm, Caleb è qui? –
- Non ancora… Dovrebbe arrivare a breve –
Annuì e accompagnai i miei fratelli alle loro case.
- Ira, tu dormi nella mia stessa casata mentre Michael è quella la – la indicai – la colazione è tra poco, anche se l’abbiamo già fatta…- presi Ira per il braccio e la portai via.
- Ira, io faccio un giro, tu fai quello che vuoi…- e prendendo la fodera della mia spada, uscii fuori iniziando a fare una passeggiata. Mi fermai davanti alle acqua del lago.
Notai con felicità che sott’acqua c’era Percy, lo salutai con la mano e lui fece lo stesso tornando a galla.
- Alexis! – esultò lui uscendo dall’acqua. – Percy! – lo abbracciai e non mi bagnai visto che quando lui usciva dall’acqua era sempre asciutto.
- Mi sei mancato tanto – dissi mentre lo abbracciavo. – Anche tu! Come facevo senza il mio sole? – disse ridendo e mi aggiunsi anche io.
- Annabeth dov’è? – gli chiesi guardandomi intorno. – Oh, è nella sua camerata, ha detto che era stanca –
- Ok grazie, sembrano tutti stanchi oggi…-
- Eh si, non so nemmeno io il motivo, torno in acqua a dopo – e con un tuffò rientrò in acqua sparendo nell’abisso.
Ripresi il mio giro al campo per vedere come andavano le cose. All’entrata vidi un volto familiare, un riccio dall’aria furba e scaltra con gli occhi marrone scuro. Era Caleb!
Gli corsi incontro ma caddi nel fango dietro di lui come una cretina. Lui si girò di scatto, poi guardò in basso.
- Perché stai sul pavimento? – mi chiese incuriosito.
- Sai com’è, abbraccio il fango… -
- Ma ti sporchi così… - disse.
- Tirami su! – protestai, detto fatto. Anche se ero sporca non gliene importava, mi prese tra le braccia e mi baciò dolcemente.  Mi abbracciò sollevandomi da terra ma, come suo solito, inciampò nel fango facendo cadere anche me.
- Ho avuto fin troppe cadute per oggi, non ne posso più – mi alzai tirando su anche lui.
- Perché c’è così poca gente quest’anno? – mi chiese lui, ma feci spallucce non sapendolo. - Quest’anno dobbiamo trovare mia sorella… -
Ecco. Il fatto che volevo mettere da parte per qualche giorno mi si è ripresentato davanti. Tutto ciò che potevo fare era mettergli una mano sulla spalla e dirgli che l’avremmo ritrovata.
- Su, non pensiamoci ora, andiamo da Annabeth – si convinse lui e sorridendo ci incamminammo nella casata di Atena. Bussammo. Fortunatamente ci aprì lei.
- Annabeth! – esultai io abbracciandola e lei ricambiò.
- Alexis! Caleb! Siete sani e salvi, non ho più ricevuto notizie da voi… -
- Beh, siamo qui vivi e pronti per nuove missioni – e saltò di entusiasmo. Noi lo guardammo in modo ma strano, ma lo abbracciammo di gioia perché il suo vicino dolce era irresistibile.
- Ora andiamo a pescare l’uomo pesce – dissi sorridendo. Caleb rise pensando che fosse una battuta ma, sfortunatamente per lui, non lo era.
- Perché stai ridendo? – gli chiese Annabeth impaurita dalla sua risata.
- Era una battuta, no? – iniziò a diventare nervoso. Alexis rise e dandogli un bacio sulla guancia, lo prese per il braccio e lo portò vicino al laghetto.
- Percy! Esci fuori! – urlammo in coro.
Con un balzo, e un po’ di acqua e alghe addosso a noi, uscì dall’acqua.
- Un bagno fuori programma eh? – disse Annabeth sarcastica. Percy ci abbracciò.
- Quindi…siamo tutti qui – affermò lui ridendo – nessun morto –
- Nessun morto per adesso… - risposi alla sua affermazione seria.
Annabeth fece uscire un sorriso. – Tutti e quattro insieme, pronti per ritrovare Miryam –
- Si, ma prima di tutto…- iniziò Caleb serio… - ANDIAMO A PRANZO! – e con grande velocità scomparve dalla nostra vista. Sbuffammo ma non potevamo non ridere quindi lo seguimmo.
Era iniziata la nostra estate al campo. Una delle tanti estate. 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Discreta compagnia. ***


Discreta Compagnia.

POV Miryam.
 
Devi scappare Miryam, scappa. Se vuoi salvarti questa è l’unica cosa che devi fare.
Non fidarti assolutamente di Luke, i tuoi amici ti stanno venendo a salvare.
Distogli l’attenzione da chi ti sta vicino, nel futuro sarà con te.
 
Aprii gli occhi immediatamente, avrei voluto ritrovarmi nel letto di casa mia… ma non fu così.
I miei amici mi stavano vendendo a salvare. Distogli l’attenzione? Con me?.
Cosa significavano quelle parole?
Mi guardai intorno poi posai lo sguardo sulle corde che mi tenevano legata. Sbuffai.
- Hei, bella addormentata – parlò una voce nell’oscurità, mi parve di vedere un sorriso comparire nell’ombra.
- Luke, chiudi il becco – replicai.
Quell’ombra oscura si alzò e si avvicinò a me, iniziai a riconoscerlo in tutti i suoi dettagli. La sua cicatrice sembrava scottare sulla sua guancia, i suoi occhi color cielo anche nell’oscurità erano splendenti.
- Ci siamo svegliati dalla parte sbagliata del letto, eh piccola Miryam? –
- Oh si, mi piace molto questa suite, soprattutto il letto. E non chiamarmi piccola! –
La sua risata riempì la stanza. Non so esattamente dov’ero, ma metteva i brividi.
- La tua compagnia mi fa ridere, sai? – e si sedette su una sedia malconcia.
- Mi hai preso per il tuo clown personale? Se è così vorrei essere pagata –
- Sei in vita… Quale paga migliore, non pensi? – mi guardò alzando un sopracciglio.
- Penso che la paga migliore sia la libertà, Luke –
Di nuovo rise. – Visto? Sei uno spasso –
- Potresti allentare la presa? Le corde mi fanno male – sbuffai e lui fece lo stesso.
Si avvicinò a me e mi levo per un attimo la fune, in quel preciso istante un calcio gli arrivò in faccia. Dovevo scappare.
Presi la spada e gliela puntai al petto, la testa mi girava. Non mi muovevo da mesi e ora mi sentivo come una malata.
Luke fece un sorrisino. – Cara, piccola, Miryam. Sai.. quella spada è appuntita, potresti farti male –
Anche se ero senza forze, il coraggio non mi mancava. Con un colpo di spada gli graffiai il petto. Sembravo Zorro.
Resistette, con un colpo mi sbatté al muro e a sua volta mi puntò la spada al collo.
L’adrenalina in quel momento era a mille, i nostri respiri andavano come fossero coordinati e tutti e due ci guardavamo negl’occhi.
Lui posò la spada e si avvicinò a me, ero come incantata da lui. Il suo naso sfiorava il mio, eravamo un tutt’uno.
Scossi la testa e lo spinsi via, mi misi seduta senza scappare.
- Brava piccola… - e si sedette anche lui pulendosi le scarpe con un coltellino.
Ringhiai ma non feci nulla.
- Perché non mi prendi una coca? –
- Non sono una cameriera Luke, hai le mani e gambe, prendila –
- Troppa fatica – e continuò a giocherellare con le sue scarpe.
Guardai in basso poi alzai lo sguardo. - …Ehm…Dove siamo? –
- In un’isola…- rispose sarcastico come se lo sapessi già.
- Divertente. Già… C’è una coperta? – chiesi guardandomi intorno.
- Si tieni – e mi passò una piumone.
Me lo misi intorno mentre congelavo, l’umidità era troppa in quella specie di grotta e i miei capelli stavano soffrendo.
Si era estate, ma li il freddo faceva parte della mia vita quotidiana.
Luke mi fissava, era stanco ma continuava a fissarmi.
- Che cosa vuoi? –
- Hai freddo…vuoi…un abbraccio? –
- Da Winnie The Pooh? Oh si, mi piacerebbe molto –
Luke alzò gli occhi al cielo e si avvicinò a me, mi accarezzò i capelli come fossero soffici fili d’erba ma gli scansai la mano e mi girai stendendomi sul mio “letto” e mi addormentai di nuovo.
Luke mentre dormivo mi legò le mani per accertarsi che non sarei scappata, e preso dal sonno si addormentò anche lui sulla sua sedia.
 
Non ti libererai mai di me mia cara Miryam, muhahaha!
 
Intanto nel campo mezzosangue.
 
- Percy, smettila dai! – urlò Alexis ridendo mentre il ragazzo la prendeva in braccio minacciandola scherzando di buttarla in acqua.
- Nono, se tu non dici quella frase finisci in mezzo ai pesci –
- Quindi, in mezzo ai tuoi fratelli e sorelle – rispose ridendo.
- Scema! – e sorrise dolcemente.
- Pesce – e ricambiò il sorriso.
Caleb da lontano li guardava con un pizzico di gelosia, ma ripeteva a se stesso che quella era solo un’amicizia e niente di più.
Ritornò ad allenarsi con la spada come se non avesse visto nulla.

DaughterOfPollonSays: Ok, scusatemi questo ENORME ritardo e mi dispiace che questo capitolo è corto çç 
Vi ho delusi, lo so. Mi farò perdonare con il prossimo.
Sinceramente, non sapevo proprio cosa scriverci qui, allora ho iniziato a scrivere le prime cose che mi sono venute in mente. 
Spero vi piaccia. 
Baci.
DOP. :3

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Ira, la ribelle. ***


Ira, la ribelle. 
 


La sera era scesa e  i ragazzi del campo stavano facendo cena con tranquillità. Il falò scoppiettava nell’aria, le persone chiacchieravano al caldo mangiando. Era fin troppo tranquillo.
Annabeth alzò lo sguardo dal suo pasto e guardò davanti a se, Percy e Alexis. Riabbassò lo sguardo e continuò a cenare.
Caleb spostò gli occhi su di lei. – Tutto bene? –
- Si, sto bene – fece un sorriso poi riguardò la sua bistecca.
Caleb sbuffò, si alzò con naturalezza e se ne andò. La ragazza fece lo stesso e lo seguì fermandolo. – Caleb, che cos’hai? –
- Io che cos’ho? Oh, nulla. Solo che il tuo ragazzo ci prova in grande con la mia ragazza –
Annabeth rise, ma l’amico non contraccambiò le risa.
- Perché ridi Anny? –
- Tanto per chiarirci – disse tra le risa – Percy non è il mio ragazzo! –
Caleb cadde dal ridere. – Ma stai scherzando vero? Vi fate tutti giorni gli occhi dolci, vi coccolate tra di voi e… non so cos’altro fate, ma è sicuro che voi due state insieme –
Annabeth gli diede un colpetto sorridendo. – Ti dico di no e ora smettila –
Lui contraccambiò il sorriso e la prese in braccio. – Ti ho presa figlia di Atena, ora non potrai più scapparmi! – e similò una risata malvagia.
- Tu sei pazzo! Mettimi giù – urlò ridendo.
- Perché dovrei? – fece finta di farla cadere.
Lei si strinse a lui impaurita.
- Scemo! –
- Grazie signorina –  e sorrise.
Si ritrovarono con i visi molto vicini, i loro respiri si confondevano perfettamente, come fossero in sintonia.
Lui la rimise giù continuando a guardarla. – Sarebbe meglio tornare dagl’altri, si staranno preoccupando, non credi? –
- S..si, andiamo – abbassò lo sguardo con le guance arrossate e girandosi tornò al suo posto seguita da Caleb. Non c’erano più, al loro posto Ira e Michael chiacchieravano allegramente.
Caleb si schiarì la voce. – Ehm, avete visto Alexis? –
Ira, mentre ruminava con la gomma, lo guardò. La matita nera le contornava gli occhi, portava una bandana rossa legata al polso. Era abbastanza rovinata, ma le dava un certo look da ribelle.
Fece un palloncino con la gomma, poi fece spallucce.
Il ragazzo guardò Michael. – E tu? –
- Ti sembro per caso la sua segretaria? –
Caleb alzò gli occhi al cielo e se ne andò farfugliando frasi del tipo “Ma dove li ha pescati questi?”
Ira da lontano ribatté ai suoi farfugliamenti. – Di certo, non in questo lago! –
Fece finta di niente e continuo a camminare chiedendosi come aveva fatto a sentirlo.
 
Annabeth si avvicinò ai due.
- Voi… siete i fratelli di Alexis? – chiese osservandoli.
La ragazza si grattò il braccio, fece scoppiare il palloncino e annuì. Si spostò i lunghi capelli all’indietro e lo smalto nero le donava sul suo viso.
Si tolse il giubbetto di pelle e lo lanciò in testa a Michael, poi fece segno di dare la mano. – Io sono Iraida, chiamami Ira perché se mi chiami con quell’altro nome ti spacco la faccia, lo odio! –
Michael sbuffò. – Ecco la solita “Sono dura, ma appena vedo un ragno urlo come una ragazzina!”, e poi… da segretaria sono passato a cameriera? – con un gesto il giubbetto di pelle scomparì.
Annabeth le strinse la mano abbastanza impaurita ma senza farlo vedere. – Io sono Annabeth Chase, figlia di Atena –
- Si lo so, lo sento –
- Che vuoi dire che lo senti? E come lo sai? –
- Troppe domande bella di zia, queste sono cose mie chiaro? – fece ricomparire il giubbetto e se lo posò sulla spalla tenendolo. – A dopo zucchero filato – e se ne andò con un camminata decisa e a testa alta.
Michael la guardò mentre se ne andava, poi strinse la mano ad Annabeth. – Io sono Michael, il normale della famiglia. Non ti preoccupare per quella lì, fa così perché non ti conosce. Sai, vuole farsi notare. –
Lei annuì. – Beh, torno nella mia casata… a domani Michael – e se ne andò.
 
Si incamminò fino alla sua casata, ma vicino ad un muretto qualcuno la chiamò.
- Hei caramellina, ci rivediamo eh? –
Lei si voltò in direzione del suono e rivide la ragazza di prima.
- Ira, cosa c’è? –
La ragazza fece un sorrisetto e scese giù dal muretto. Il suo look era forte. Portava una maglietta extralarge di una rock band sconosciuta, pantaloncini corti strappati e converse nere anch’esse strappate. E soprattutto non poteva mancare il suo giubbetto.
Una lunga catena usata come collana le scendeva dal collo.
- Sai tesoruccio, prima ti ho visto con il ragazzo di mia sorella… Sembrate andare, mh, come dire, in sintonia – le girò intorno.
- Non c’è nulla tra me e Caleb, quindi… non preoccuparti –
Lei rise forte. – Perché dovrei preoccuparmi? Non ti sto mica per uccidere, calmina caramella –
- Non chiamarmi così, ho un nome –
- Ok “Anny”, carino questo non è vero? – . In un colpo Annabeth tirò fuori la sua spada e gliela puntò contro. – Lasciami stare, chiaro?! –
Ira continuò a ridere. – Anny, è appuntita, potresti farti male –
Annabeth ringhiò. – Non provocarmi Soleil –
- Cosa mi farai? Chiamerai Chirone? –
Una voce roca parlò dietro Ira. – Sono già qui dietro di te dolcezza, ora Annabeth posa la spada e… tutte e due venite con me! –
Annabeth la posò e cerco di ribattere. – Ma ha iniziato lei! –
Chirone la guardò male e le portò lontano.
- Allora, Ira devi lasciare in pace Annabeth, chiaro? E Annabeth, non provare più a tirare fuori la spada! –
Annuirono tutte e due.
- E per finire, tre settimane di punizione per tutte e due, dovrete fare il bucato a tutti, e con questo ho concluso. Tornate nelle vostre camerate – e si allontanò.
All’unisono urlarono. – TRE SETTIMANE? BUCATO? COSA?! –
Ma ormai il centauro se n’era andato e come detto, se ne andarono anche loro.
 
Intanto sulle rive del lago Caleb e Alexis si ritrovano…
 
- Alexis, ti ho cercato dappertutto, dov’eri? –
- Ero nella mia stanza…potevi cercarmi li, no? – disse sorridendo, ma lui non contraccambiò. – Qualcosa non va? –
- No, sono solo stanco… Buonanotte Alexis – si avvicinò a lei per baciarla, ma cambiò direzione e se ne andò.
Alexis rimase ferma per un po’, poi se ne andò da Ira.
Lei si stava facendo delle scritte sulle braccia, la sorella la guardò mettendosi seduta. – Che cosa fai? –
- Delle cose –
- Uhm… Senti Ira… Non so che cos’ha Caleb, mi sembra molto distaccato… - sussurrò lei.
Ira alzò un sopracciglio e la guardò. – Ah davvero? E io che pensavo andasse tutto alla grande! – fece un sorriso sarcastico che Alexis non notò, poi tornò alle sue scritte.
- A me non sembra, forse sembrerà a me… non saprei… buona notte sorellina – si mise nel suo letto e si addormentò.
Ira alzò lo sguardo e la guardò lasciandosi andare un sorriso dolce ma triste. – Buona notte sorellona, sogna qualcosa di meglio – e si addormentò nel suo letto.  

DOPViDice: Allora gentaglia, ecco qui un altro bel capitolo. E' più lungo del solito. Qui volevo mostrarvi nei dettagli Ira, la sorella di Alexis, e soprattutto farvi capire meglio le situazioni AMOROSE. Spero abbiate capito e spero soprattutto che vi piaccia.
Grazie. 
Adios! Peace.
DOP! 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** E' solo tempo di pioggia e tuoni. ***



E' solo tempo di pioggia e tuoni. 


Tutti dormivano profondamente, erano le cinque del mattino. Tutti tranne Caleb che se ne stava dietro la sua casata a guardare l'alba. 
Era un periodo difficile per lui, non riusciva più a sopportare tutto. 
- Pensieri sparsi per la testa? - domandò una voce femminile dietro di lui. Si girò di soprassalto, ma era solo Annabeth. 
- Annabeth, dovresti dormire... - 
- Beh, anche tu dovresti farlo. Ma non lo stai facendo qui... - disse sedendosi accanto a lui e guardando a sua volta il cielo che cambiava colore di minuto in minuto. - Stupendo spettacolo, no? -. Annuì.
- Qualcosa non va? - 
Caleb scosse la testa. - Perché dovrebbe andare storto qualcosa? Va tutto benissimo -. Si vedeva lontano un chilometro che mentiva. 
- Oh si - e rise a bassa voce - Si vede proprio che la tua vita sta al massimo della gioia - 
Gli uscì un sorrisino ironico, ma era un bel passo avanti. 
- Perché ti preoccupi così tanto per me? - 
- Perché sono tuo amica, no? - e le uscì un dolce sorriso. 
Lui si guardò intorno, poi guardò la ragazza e avvicinandosi a lei la baciò accarezzandole la guancia.  Annabeth non si tirò indietro, anzi. 
Appena si staccarono, Caleb si alzò e aiutò anche lei. - Sarebbe meglio tornare alle casate, ci vediamo a colazione... - e sorridendo se ne andò. Lei fece lo stesso, e se ne andò. 

- Alexis, svegliati, subito! - urlò Ira nell'orecchio della sorella. - Lasciami in pace - urlò lei tirandole un cuscino, cosa sconsigliata. 
Ira, ormai diventata tutta rossa, prese il materasso di Alexis e lo scaraventò per terra con lei sopra. - Mai mettersi contro Ira. - e pulendosi le mani si sistemò i suoi lunghi capelli. 
- Ok, Ok, sono sveglia. Svegliata dalla parte sbagliata del letto, sorellina? - brontolò Alexis rimettendo tutto a posto.
- No, mi sono svegliata dalla parte giusta, è quello che ho visto questa mattina che mi ha fatto rabbia - 
- Cos'hai visto? - 
- Il tuo bel fidanzatino, che baciava Annabeth, davanti ad uno stupendo panorama ovvero... L'ALBA - 
Lei rimase ferma a guardare Ira. - Stai... dicendo davvero? - 
- Sorella, devi svegliarti! Il mondo non è tutto rose e fiori! Fammi fare una maledizione su di lui, ti prego! -
- NO! Non ci pensare nemmeno, niente maledizioni - 
Ira sbuffò. - Dai, andiamo a fare colazione, parleremo la - 
Annuì tristemente e uscirono. Per strada incontrarono Michael circondato da belle ragazze, figlie di Apollo e Ninfe. 
Ira e Alexis si portarono una mano alla faccia e continuarono a guardare il fratello. 
Michael arrivò davanti a loro. - Hei sorelle, loro sono delle mie amiche, carine eh? - 
- Vai ad allenarti Michael, che sennò ti verrà solo ciccia. Oh, hai detto alle tue amiche di quel neo peloso sulla schiena? Ops.Scusate - disse Ira e ridendo se ne andarono.
Le ragazze che un momento prima circondavano Michale, sparirono improvvisamente. 
- Ma ragazze... Oh perfetto - protestò lui, seguendo le sorelle. 
Insieme si sedettero al loro tavolo, Alexis aveva l'aria molto triste e di certo, fare  colazione, non era una cosa che avrebbe fatto in quel momento. 
Caleb in quel momento spuntò tra le due, sfortunatamente per lui, gli arrivò subito un pugno in faccia da Ira. 
- Ahia! Ma che ti ho fatto?! - 
La ragazza non parlò e guardò da un'altra parte. 
- Rispondimi subito! - 
Nessuna risposta. 
Caleb in un momento, la buttò per terra prendendola per i capelli.
La faccia di Alexis diventò pallida al contrario della sorella che era diventa oscura. 
- TU! MALEDETTO! - urlò Ira.
Gli puntò un dito contro e iniziò a pronunciare delle frasi greche in rima. 
- Tu mi hai disonorato, adesso verrai ricompensato, pioggia e tuoni ti seguiranno, fino a che non pagherai il danno! - 
Improvvisamente una nuvola delle dimensioni di una sedia, comparve sopra la testa di Caleb iniziando a bagnarlo tutto e a dargli delle scariche elettrice. 
- Che cosa hai fatto?! - protestò lui incredulo, continuando a guardare la "sua" nube. 
- Oh, solo una maledizione caro, nulla di che... - disse con un sorriso sghegno. - Buon bagno Caleb - gli riferì mentre ritornava nella sua casata soddisfatta.
Caleb guardò Alexis. - Levami questa maledizione, ti prego! - 
Alexis alzò un sopracciglio e in tono secco gli disse - Fottiti - seguendo la sorella. 
Tutti ormai guardavano il ragazzo, bagnato fradicio con una nuvola sopra la testa. 
Percy arrivò in quel momento. - Ehm, cosa ti è successo?... - 
- LASCIAMO PERDERE! - 
- Come vuoi... - disse Percy abbassando il tono di voce e addentando un panino, fissando "lo strano ragazzo con la nuvola in testa".
- Smettila di fissarmi! - e anche lui se ne andò con il viso rosso di rabbia e imbarazzo. 

- Tutto bene Alexis? - chiese Ira dandole un fazzolettino. 
- Si, sto bene... Grazie... - e soffiò il naso. Ira le prese i capelli e iniziò a farle una treccia, mettendo in cima un bel fiore bianco. 
- Quanto vorrei che papà gli dette una lezione - 
Alexis alzò gli occhi al cielo con le lacrime agli occhi. - Già, lo vorrei anche io... Anche la tua però una bella lezione - le uscì un sorriso. 
- Tutto per la mia sorella, capito? - e aprì le braccia aspettando un abbraccio.
- Capito - e arrivò il suo abbraccio. Un abbraccio dolce e caldo. 
- Non ti preoccupare, ci sono tanti ragazzi. Troveremo Miryam e ti prenderai un altro uomo - disse ridendo - Andiamo ad allenarci? Così ti sfoghi un po'... -
- Si hai ragione - e asciugandosi le lacrime fece un sorriso a 32 denti. - Andiamo! - 


 - DOP

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Apollo fa visita alle sue figlie. ***




Apollo fa visita alle sue figlie.

 


La giornata iniziò bene, nessuno litigava ormai da settimane e i ragazzi si allenavano duramente. Alexis e Caleb ormai non si parlavano da settimane, anche se Caleb avrebbe voluto.

Lei si stava allenando con l'arco e centrava ogni bersaglio perfettamente, lui al contrario se ne stava sotto un albero rinsecchito, dedicato appunto ad Ade, e la guardava con gli occhi pieni di tristezza.

Erano passati giorni dall'ultima bravata di Ira, ormai si era stancata anche lei.

Tutti in questo momento erano concentrati su come ottenere un'impresa di ricupero, per ritrovare Miryam.

Anche Percy e Annabeth non si parlavano più, erano duri giorni. Il figlio di Poseidone andò da Caleb, con timore, e si mise a braccia conserte davanti a lui. - Che cosa vuoi? - domandò Caleb senza guardarlo.

- Dei delfini mi hanno dato alcune informazioni su Luke... -

Alzò leggermente lo sguardo. - Davvero? -

Si – rispose convinto tirando fuori uno straccio dalla tasca dei pantaloni.

- E quello cos'é? - chiese l'altro inarcando un sopracciglio ed alzandosi.

Percy strizzò "lo straccio" e glielo diede. - Un pezzo della camicia di Luke -

L'altro spalancò gli occhi. - Che cosa?! Come l'hai trovato? -

- Beeh... - mormorò lui guardando per terra, - i delfini -

Si mise a ridere. - I delfini? Stai scherzando spero. Dei delfini hanno trovato un pezzo della camicia di Luke? -

- A quanto pare... si... hei, sono il figlio del Dio del mare! Cosa ti aspettavi? Che è stato un fiore? -

- Non hai tutti i torti – mormorò Caleb – Dove l'hanno trovata? -

- Washington, non è molto lontano... non pensi? -

- Già... - sibilò tirando fuori una cartina – ma penso che Luke non è a Washington, forse... ci vuole condurre li per un motivo – rifletté osservando i vari luoghi.

Magicamente la cartina prese vita, come un ologramma facendo vedere bene monumenti, posti, montagne e tutto.

Percy rimase scioccato. - Come...Come hai fatto? -. - Dono di mio padre, mostra soprattutto dove ci sono i mostri -

Percy sorrise senza dire nulla.


Intanto sulla riva del lago...


- Buongiorno "ragazza pericolosa" - disse un uomo ridendo.

Ira si guardò alla sua destra, vide un uomo biondo, abbastanza giovane con un capellino con su scritto Los Angeles. - Papà? -, i suoi occhi si illuminarono.

- Come sei cresciuta Ira, sei tutta tua madre, lo sai? -

Ira alzò gli occhi al cielo, e di nuovo si rabbuiò. - Devi dargli una lezione, lo sai vero? -

Apollo rise. - Vendicativa. Proprio come me -

Le sue guance diventarono rosee, i suoi occhi contornati di nero luccicavano come come mille diamanti.

Il Dio sorrise dolcemente alla figlia, e la guardò. - Ira, Ira, Ira -

- Papà... che ci fai qui? -

- Un povero Dio non può starsene a parlare con la propria figlia? -

- Beh... a dire la verità no -

Apollo pensò a quello che aveva appena detto e annuì. - Hai ragione... Sono venuto qui non per punire Caleb ma per parlargli, ma sei spuntata tu -

- E' la papà, parlagli se vuoi..-

- No, ora voglio parlare con te – disse lui restando serio.

In quel momento si unì alla "festa" anche Alexis. - Papà? -

- A questo punto un Haiku ci starebbe proprio bene quindi... - propose lui.

- No papà! No! - urlarono in coro le due sorelle

Il Dio fece una smorfia. - Come volete, comunque. Sono venuto qui per aiutarvi per la vostra missione -

Alexis guardò in basso, poi guardò il lago. - Per ritrovare Miryam? -

- Si proprio così, la sorella di Caleb -

Annuì. Ira, non conoscendola, non disse nulla.

- Sentite ragazze, ho poco tempo, dovete andare a Washington, prende la quarantaquattresima verso Ovest e andare sul monte Karma, poi prendete il treno. Chiaro ragazze? Buona giornata! - e in un colpo scomparve in una lube abbagliante.

- Treno, quale... oh. - riuscì a dire Alexis.

Gli occhi di Ira diventarono molto scuri. - Dobbiamo fare come ci ha detto, ma ci serve un'impresa e una squadra -

- Prima dobbiamo consultare l'oracolo, di nascosto. - fece enfasi su quell'ultima parola.

Ira si alzò. - Ci vado io - . La sorella annuì e spostò lo sguardo altrove.

Ira passò di casa in casa senza farsi vedere da nessuno, e finalmente arrivò alla Casa Grande dove salì fino alla soffitta.

Entrò lentamente e si guardò intorno. La stanza era piena di cianfrusaglie, oggetti vinti e battaglie perse morte nella polvere.

Alla fine della soffitta si poteva vedere qualcuno, una mummia. Si avvicinò con cautela ad essa e chiudendo gli occhi fece una domanda.

- Come andrà l'impresa? - chiese come un sussurro.

All'inizio non accadde nulla, poi improvvisamente vide del fumo verdognolo fuoriuscire e notò delle persone. Vide sua madre.

L'impresa tu compierai, e vincerai.

Ma alla fine uno solo si perderà, e morirà nell'eternità.

Salverai la vita di una ragazza cara è così che sarà.

Poi, il fumo scomparve.

Uscì dalla Casa Grande e ritornò da Alesix.

- Allora, che ti ha detto? -

- Faremo l'impresa e vinceremo - rispose senza dire l'ultima parte della profezia.

Alexis inarcò un sopracciglio. - Meglio così, beh, io torno ad allenarmi... ci sentiamo a cena sorellina -

- Certo sorellona, vai. -

 

Alexis tornò all'arco ma si sentì qualcuno toccarle il braccio prima che tirasse. Sobbalzò tirando una freccia nel vuoto.

- Scusami, non volevo -

Lei lo riconobbe. Era Caleb.

- Che cosa vuoi? -

- Volevo chiederti scu... - notò che aveva ancora l'arco e le frecce in mano e gliele abbassò lentamente, poi riprese. - ...scusa di quello che è successo. Perdonami... -

- Perdonarti? Tu hai quasi rischiato la vita per me e ora... mi fai questo. Non ti riconosco più, dov'é il Caleb che ho conosciuto l'anno scorso al campo? Qui non c'é. -

- Beh, sono cambiato in un anno... non rimango sempre lo stesso -

- Io amavo quel ragazzo invece, non quello che sei diventato -

Caleb abbassò lo sguardo come se avesse perso una battaglia. - Scusami...Non volevo disturbarti...- e se ne andò senza alzar la testa.

Alexis lo guardò mentre se ne andava, e si sentì un colpo al cuore come se le mancasse qualcosa. L'unica cosa che la faceva stare bene. Caleb.

- DOP
- D- 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Con una Caccia andata male, Chirone da una missione. ***


Con una Caccia andata male, Chirone da una missione.


- Benvenuti ad una nuova edizione della caccia alla bandiera - annunciò Chirone prendendo posizione. - Ricordate, sono permessi oggetti magici. Non si uccide. Il ruscello è il confine. La squadra rossa... - e li squadrò - ...prenderà il bosco bosco orientale -

Poi girò lo sguardo verso l'altra squadra. - Voi, squadara blu, bosco occidentale. Tutto chiaro? -
 
Tutti insieme annuirono.

Percy alzò la mano, come se fosse uno scolaretto, cosa che fece ridere un po' di gente. - Percy, dimmi -

- I caposquadra? - chiese diventando rosso.

- Oh giusto, squadra rossa...mhh.. Alexis - 

In quel momento la ragazza impallidì. - Io? - 

- Si proprio tu ragazza, forza e coraggio - si fermò e pensò. - Squadra blu, Caleb! -

Un sorriso comparve sul viso di Chirone. 

Ira diede una pacca sulla spalla ad Alexis sorridente. - Vinceremo, te lo prometto -

La sorella ricambiò il sorriso ed insieme iniziarono a pianificare un piano di attacco e difesa. 

Casa di Apollo, Poseidone e Ermes, contro Ade, Ares e Afrodite.


Caleb se ne stava in disparte, anche se era il caposquadra nessuno gli parlava o lo cercava. Chirone, qualche settimana prima, gli aveva tolto la maledizione e punito Ira per la... oh, il conto è difficile. 

Le due squadra si prepararono e al suono del corno, tutti incominciarono a scontrarsi.

Alexis combattè all'inizio, poi si allontanò per andare alla bandiera avversaria facendosi passare per una luce. Ricomparve nel territorio nemico.

Dei figli di Ares cercarono di attaccarla ma la luce della sua spada li accecò facendoli stordire per qualche minuto.

Alexis sapeva esattamente dove andare, Caleb avrebbe protetto la bandiera. Doveva vendicarsi.

Con tanta determinazione arrivò davanti la bandiera, ma... non la prese.

Aspettò. Qualcuno l'attaccò alle spalle ma lei fece in tempo a scansarsi, facendo andare l'avversario contro un albero. Beh, un'ombra contro un'albero.

Quell'ombra prese l'aspetto di Caleb, era lui.

 - Ti aspettavo - dichiarò lei.

 - Perché non hai preso la bandiera e non sei scappata? - chiese lui alzandosi e tenendo in mano la sua spada. Morte.

- Perché... sapevo che c'eri tu - 

Caleb fece un affondo che Alexis parò con successo. - Sai, mentre tu eri li a guardarmi, io mi allenavo - e con un colpo gli provocò un colpo al fianco.

Cercò di non farci caso e resistere al dolore, cercò di colpirla ma non ce la fece. La ferita faceva troppo male. 

- Perché mi vuoi morto? - domandò lui ridendo al contrario di Alexis che era seria.

- Perché mi hai tradito razza di cretino! - urlò lei provocandogli un'altra ferita. - Mio padre, Apollo, è il dio più vendicatore in assoluto. Guarda caso, sono sua figlia. -

I suoi occhi erano diventati molto più scuri. Con una mano si tirò i capelli all'indietro.

- Alexis, è stato un errore! Non volevo baciare Annabeth e...-

- No! - urlò lei arrabbiata, cercando di attaccarlo un'altra volta, ma questa volta Caleb gli fece un taglio sulla spalla. 

Lei resistette e continuò. - Tu lo hai fatto apposta! Non è stato un errore - ormai le lacrime le colavano come un torrente. 

Caleb si sentì male dentro. Fece cadere la spada in segno di sconfitta.  Tutte e due le squadre guardavano la scena senza fiatare, ma loro non se n'erano resi conto.

- Uccidimi allora - disse lui alzando le mani.

Alexis conficcò la sua spada preferita nel terreno e se ne andò, seguita da sua sorella.

Chirone dichiarò che la Caccia alla Bandiera era terminata e seguì anche lui le sorelle Soleil.

Alexis si sedette nascosta dietro una colonna a piangere mentre Ira la consolava.


- Ragazze - disse Chirone intristendosi vedendo Alexis in quella situazione.

- Percy qualche giorno fa mi ha chiesto di dargli un'impresa per ritrovare Miryam, vorrei che voi lo accompagnaste -

Ira ci pensò. - Verrà anche quel figlio di Ade e Annabeth? -

- Si, voi siete la squadra migliore che io abbia mai avuto, per favore -

La sorella maggiore si alzò asciugandosi le lacrime e guardò Chirone. - Va bene, accetto -

Ira alzò gli occhi al cielo. - Anche io, ma se quel "coso" combina qualcosa, posso ucciderlo? -

Chirone la guardò male.

- Ok,ok, era solo per dire... -

In quel momento arrivò anche Percy.

- Allora verrete con me? -. Annuirono.

Percy saltò di gioia. - Che bello! - le abbracciò.

Ira sbruffò. - Vacci piano con le cose dolci, chiaro stramboide che parla con i pesci? -

Percy ci rimase un po' male, ma la ragazza gli diede un colpetto sorridendo. - Sto scherzando Percy -

Tutti sorrisero e iniziarono a parlare dell'impresa.

- Chirone ci dirà tutto domani, vuole che ora ci riposiamo... - disse Percy giocherellando con una foglia.

Annuirono. Ira guardò verso il poligono di tiro e vide un ragazzo biondo, abbastanza atletico con uno stupendo sorriso.

- Quel ragazzo chi è? - disse senza mai perderlo di vista.

Percy lo guardò. - Oh, si chiama Travis Herrisonl, figlio di Ares -

Ira deglutì. - Figlio di Ares? -

- Si, è nuovo, Ma non è come tutti gli altri, è molto buono e gentile -

Ira lo guardò sorridendo. Alexis la fissò.

- Qualcuno si è presa una cotta - disse ridendo.

La sorella gli diede una botta, senza volerlo, prese la ferita.
- Scusami, andiamo in infermeria che ne dici? -

- Sarebbe meglio - rispose alzandosi e tenendosi il braccio ferito.

- Vengo anche io, un po' di compagnia non fa male... -

Le ragazze sorrisero, e con l'aiuto di Percy andarono in infermeria.


Intanto da Miryam...

I Tuoi amici stanno venendo da te,

Non ti preoccupare, sarai salva.

Non devi avere paura di me... Tu mi conosci.

Sei nata da me... Sono tua madre.


- DOP

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Un'altra stella che se ne va... ***


Un'altra stella che se ne va...



 
- Buongiorno belle addormentate, è ora di svegliarsi! - urlò Percy davanti Ira e Alexis, ma ricevette una cuscinata in faccia.

- Perché ogni volta che sveglio una ragazza ricevo qualcosa in faccia? - si chiese lui rimettendo a posto i cuscini.

- Perché non devi svegliarci uomo-pesce -

- Uh, mi chiami con il mio nome d'arte eh? - disse ridendo, e anche Alexis rise divertita.

- Perché ci hai svegliate così presto? -. Si stropicciò gli occhi e cercò di mettersi in ordine. - Beh, Chirone vuole parlarci, Annabeth e Caleb sono già la -

Un brivido percosse Alexis. - Va bene, grazie -. - Scusami, non volevo -

Ira gli tirò un altro cuscino, ma non per rabbia ma glielo tirò con dolcezza. - Ok ragazze, vi aspetto fuori - e uscì dalla stanza con le mani in tasca.

- Su sbrighiamoci - disse Alexis, senza la sua lucentezza che un tempo sprigionava. Ormai si sentiva come un sole spento, pieno di nuvole e tempeste. Non si poteva nemmeno dire che era figlia di Apollo.

Ira annuì. Lei indossò una maglietta di qualche concerto in cui era stata, pantaloncini e scarpe ormai rovinate. Si contornò gli occhi con una matita nera e un po' di mascara, tanto per stare sul nero.

Alexis al contrario non aveva voglia di mettersi elegante o altro, prese la prima cosa che le capitò nell'armadio. (Wow, sta diventando proprio depressa la ragazza.) Una maglietta nera semplice, dei jeans corti e delle scarpe da ginnastica.

Insieme raggiunsero la Casa Grande, dove tutti gli altri le stavano aspettando.

- Eccoci tutti qui - disse Chirone facendo accomodare tutti intorno ad un tavolo da ping-pong.

Il Signor D. stava masticando una gomma, e... se la stava davvero godendo. - Facciamo questa cosa e, ognuno per la sua strada - riferì in modo freddo fregandosene.

Chirone alzò gli occhi al cielo e guardò i ragazzi. - Bene, abbiamo preparato delle sacche per ognuno di voi, dentro ci troverete delle dracme, dei soldi, alcune provviste e i vostri oggetti -

Ira domandò - Quindi... io non dovrò fare più il bucato giusto? -

Il Signor D. la guardò. - Già, sarà un dispiacere per tutti noi non avere più biancheria verde per un po'! -. Ira se ne fregò, ma le sue guance si erano colorite un po'.

Percy dopo aver pensato ad una giusta domanda da fare chiese - Dove dovremmo andare? -

- Caleb, ragazzo, puoi darmi la tua cartina magica? -

Lui annuì e la tirò fuori mettendola sul tavolino. - Mi dica il posto dove dovremmo andare -

- Washington, la Elementery Marion School -

Annabeth rimase sorpresa. - Una scuola elementare? E perché? -

Caleb ripeté il nome della scuola e magicamente comparve sulla mappa tredimensionalmente e in tempo reale.

- Uno di quei bambini è un mostro, dovrete trovarlo, lui saprà qualcosa su Luke e dove si trovi - li informò Chirone guardando bene la scuola.

Anche Ira la guardò. - Come faremo a sapere chi è il mostro? -

- Oh, si saprà di certo distinguere, ma state ben attenti... potrebbe essere pericoloso, quella è una scuola di bambini e lui si finge un bambino -

- Perché si trova li? - domandò Annabeth guardando Chirone - fa qualcosa ai bambini? -

- Non ne sono sicuro, bisognerà scoprirlo... Il pulmino è proprio qui fuori, Argo vi sta aspettando. Che gli Dei vi assistano -

- Tranne me - rispose il Signor D. alzandosi mangiucchiando un panino.

Si recarono al pulmino, le due sorelle all'improvviso vennero abbracciate alla schiena. Appena si girarono videro Michael. - Michael! -

- Buona fortuna ragazze, tornate vincitrici -

Ricambiarono l'abbraccio. - E tu non metterti nei guai - disse Ira.

- Io? Più che altro tu! - rispose ironico.

Ira fece un sorrisino tanto per scherzare, ma era davvero preoccupata per Michael.

Si salutarono di nuovo e finalmente salirono.

- Credi che starà bene? - chiese Ira ad Alexis guardandosi lo smalto nero sulle unghie.

- Starà benissimo, c'è Chirone con lui... non preoccuparti - cercò di tranquillizzarla.

Annabeth era seduta vicino a Percy ed insieme, finalmente, riuscirono a parlarsi. A lui erano mancate molto le loro chiacchierate, e finalmente ora poteva sorridere di nuovo con lei.

Le ore non passavano mai, appena scesero dal pulmino presero un treno. Ira si addormentò subito. Annabeth e Percy fecero lo stesso, l'uno abbracciato all'altra.

Alexis si era messa da sola, vicino al finestrino. Guardava i paesaggi che passavano come ombre, il sole che ormai se n'era andato da tanto. Caleb, rimasto solo anche lui, si avvicinò a lei senza dire nulla. - Posso? -

Lei annuì con la testa senza guardarlo in faccia, continuò a guardare fuori dal finestrino senza spiccicare parola. Riuscì a sentire il profumo di lui, quel profumo che l'anno prima lo sentiva su di lei. Le uscì una lacrima, che le bruciava e non voleva staccarsi dal suo viso.

- Perché mi torturi? - sussurrò. Lui abbassò lo sguardo. - Tu sai che non voglio parlarti e tu continui a farlo... -

- Perché ti amo, ecco perché continuo a farlo. E tanto per la cronaca, mi stai parlando... -

Alexis gli diede una piccola gomitata facendole uscire un piccolo sorriso. Anche lui sorrise.

- Dai vieni qui... - disse lui aprendo le braccia e lei, senza farselo ripetere due volte, si fece stringere.

Lei chiuse gli occhi sorridendo, poi lo guardò. - Posso chiederti una cosa? -

Caleb annuì. - Perché lo hai fatto? -

- Perché ero geloso -. Alexis era confusa. - Geloso? -

- Si, stavi più con Percy che con me e... sono andato fuori di me -

-Oh, scusami... Ma non bastava semplicemente dirmelo? - lo disse con un tono leggermente arrabbiato.

- Mi dispiace mio dolce raggio di sole - disse dandole un bacio sulla guancia. - Quasi dimenticavo... -

Le mise un anello al dito, ovvero la sua spada.

- Ti ho riportato la spada - sussurrò ridendo e anche lei rise. - Grazie -

Rimasero accoccolati per tutta la notte, finché non si addormentarono.

Finalmente Alexis ritornò a splendere.

 

La mattina arrivò presto. Percy fu il primo a svegliarsi e vedendo i due abbracciati sorrise, poi guardò Annabeth stretta a lui che dormiva come un angelo.

Girò lo sguardo verso il finestrino e vide un cartello con su scritto Washington. Erano arrivati.

- Ragazzi svegliatevi, siamo arrivati a Washington! -

Ira gli tirò qualcosa ma questa volta, Percy la schivò.

- La prossima volta ti prenderò in pieno... ma dov'é Alexis? - si guardò intorno finché la vide.

Stava per prendere per i capelli Caleb ma Percy la fermò. - No, ferma! -

- L'ho avvertito di non avvicinarsi più a lei! - rispose lei con la rabbia fino ai capelli. Lui non si tolse.

- Guarda quanto è felice ora lei! Vuoi davvero togliere questa felicità a tua sorella? -

Ira si rabbugliò. - Va bene... - si rimise seduta poi però spalancò gli occhi. Sussurrò a Percy. - P-P..Percy.. -

Lui si girò. - Cosa c'é? -

- La..ch..i..mera - riuscì a balbettare lei diventando pallida. - Sveglia...Caleb.. e Alexis.. -

Percy si alzò con cautela e andò vicino a loro, svegliandoli. - Ragazzi svegliatevi... veloci! -

- Che è successo? - chiese Caleb cercando di capirci qualcosa.

- Dobbiamo andarcene... c'è... la chimera... -

Caleb spalancò gli occhi. - Stai scherzando vero? -

- Ti sembro uno che scherza? - gli disse serio. - E ora andiamo! -

Tutti insieme senza dare troppo nell'occhio si alzarono e andarono alla fine del treno ma la porta per uscire si chiuse improvvisamente.

- Dove cercate di andare miei bei ragazzi? - chiese una donna con un cagnolino.

Tutti insieme tirarono fuori le spade.

- Cinque ragazzini, contro una povera donna indifesa? - fece no con la testa - Non si fa così -

Il cagnolino iniziò ad abbaiare ingrandendosi sempre di più. Era terrificante.

- Morirete - urlò Caleb alzando la spada, ma la chimera rise.

Ira si lanciò all'attacco e quegl'altri la seguirono. Fu una battaglia estenuante, ma la chimera non volle proprio arrendersi.

Improvvisamente Ira venne sbattuta fuori dal treno con una codata, mentre il treno era ancora in azione.

Alexis impallidì bloccandosi e sfortunatamente venne sbattuta contro un muro con una zampata.

Caleb e Percy cercarono di fare del loro meglio, colpendola in ogni punto mentre Annabeth lanciav adelle frecce poi... il treno si fermò e la chimera scomparse.

Caleb prese Alexis in braccio, e scendendo dal treno con i suoi compagni ripercorsero i binari per trovare Ira. Era stesa immobila sulla breccia, sanguinava sulla testa e portava alcune ferite sul corpo. Alexis si era ripresa, e le stava vicino dandole un po' di ambrosia e nettare. Lei respirava a fatica, stringeva forte la mano alla sorella maggiore.

- Ira, tranquilla, starai meglio - la tranquillizzò Alexis. Percy e Annabeth stavano cercando di curarle le ferite meno gravi. Caleb non riuscì a dire nulla, così strinse la sua ragazza per consolarla.

Ira li guardò. - Mi dispiace essermi arrabbiata... - guardò Caleb.

Caleb alzò le spalle. - Tutti si arrabbiano con me, in un modo o nell'altro... è l'abitudine -

Le uscì un sorrisino. - Ti voglio bene Alexis... -

- Ti voglio bene anche io... -

I suoi occhi si chiusero e non respirò più. Alexis posò il viso sul petto di Caleb e cominciò a piangere, lui la strinse forte. Ancora una volta, non riuscì a dire nulla.

Anche Annabeth non seppe che dire e rimase stretta a Percy prima che il pianto iniziasse anche a lei.

- Dobbiamo andare... - sussurrò Caleb mortificato. Una cosa che non doveva dire.

- No! Non possiamo lasciarla qui! - si staccò da Caleb e iniziò a sussurrare delle cose in greco antico, stava pregando.

Improvvisamente il corpo di Ira scomparve, e al suo posto rimase un ciondolo. Alexis lo prese tra le mani e se lo mise al collo. - Grazie Papà... -

Si guardarono intorno, e videro Washington. Percy con voce malinconica disse - Andiamo... - e andando al passo con il gruppo si incamminarono.

Alexis si fermò a metà strada e cadde a terra senza forze. Annabeth la prese subito. - Dobbiamo fermarci un po', è ferita -

Percy notò un parco divertimenti abbandonato e portò tutti li. - Fermiamoci un po' qui... - Annabeth fece stendere l'amica su una panchina mettendole alcune magliette prese li, sotto la testa. Percy le diede un po' d'acqua per farla riprendere, Caleb andò a comprare qualcosa da mangiare in un bar.

La ragazza tirò fuori il ciondolo, lo aprì e come se ci fosse uno schermo, iniziò a vedere tutti i momenti che passarono insieme. Se lo strinse forte al petto richiudendolo.

Ora sua sorella non c'era più.

- DOP

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Gita scolastica. ***


Gita scolastica.


 
Alexis, Percy, Annabeth e Caleb arrivarono alla Elementery Marion School. – Come faremo a farci prendere per dei bambini di dieci anni? – domandò Annabeth guardandosi intorno.

Alexis era assorta nei suoi pensieri.

Se Ira era qui avrebbe detto che Caleb non doveva far finta di fare un bimbo di dieci anni, ma… lei non c’era.

Caleb con un braccio strinse Alexis. Le sussurrò – Tesoro, tutto bene? –

Lei annuì amaramente. Guardò la scuola.

- Andiamo dentro – disse determinata. Percy la fermò. – E il piano? –

- Ehm, mi verrà in mente quando saremo dentro… -

E staccandosi da Caleb, salì la scalinata entrando dentro. Gli altri la seguirono di fretta.

Alexis si avvicinò ad una signora e iniziò a parlare con lei, i ragazzi non capirono finché la ragazza non spiegò.

- Allora, oggi tutti i bambini vanno in gita quindi ho detto che noi siamo i nuovi accompagnatori, così potremo vedere meglio chi è il bambino, tutto chiaro? –

Tutti annuirono. – Ai suoi ordini, signora – rispose Percy sull’attenti.

- Mi hai preso per una vecchia? – rispose Alexis guardandolo male.

- No, signora! –

Continuò a guardarlo, con certa malvagità. – No, bella… signorina? –

- Hei, non provarci con la mia ragazza – si aggiunse Caleb guardandolo e stringendo la propria ragazza.

- Ok, me ne sto zitto – rispose infine facendosi consolare da Annabeth.

Tutti risero ed entrarono sul pulmino della scuola. C’erano ragazzini confusionari da tutte le parti.

Tutti e quattro si sedettero davanti, girandosi di tanto in tanto per “controllare” la classe.

- Secondo voi quale sarà? – sussurrò Annabeth agli altri guardando i bambini.

- Non lo so, ma appena scenderemo da qui lo scopriremo – affermò Percy facendo roteare la sua penna a sfera tra le dita.

Improvvisamente, uno spintone da parte di un “mocciosetto” gliela fece perdere dalle mani. – La mia penna! – protestò lui non vedendola ricomparire in tasca.

Alexis lo guardò. – Non ce l’hai nella tasca? –

Lui scosse la testa. Era diventato pallido come una mozzarella.

Annabeth gli accarezzò la mano. – Sarà qui da qualche parte, non preoccuparti –

Finalmente il pulmino si era fermato e i bambini scesero di fretta dando tanti schiaffi a Caleb.

Alexis scoppiò a ridere e gli diede un dolce bacio sulla guancia e lui sorrise, la prese per mano e scesero seguiti da Annabeth e Percy.

Passarono tra i bambini, notando se in loro ci fosse qualcosa di diverso ma… niente.

Li portarono per tre ore intere in giro per musei e negozi per poi finalmente fermarsi a mangiare.

- Sono esausta! – supplicò Annabeth lasciandosi andare su una panchina. Alexis non riusciva a sedersi un attimo, e in quel momento la sua iperattività era alle stelle. Poi, d’improvviso, vide un bambino biondo cambiare aspetto diventando un mostriciattolo rugoso con gli occhi più grandi della bocca. Stava risucchiando l’anima di un bambino.

Alla vista di quella scena Alexis sguainò la spada, poi si bloccò. Quel “bambino” tendeva la mano verso di lei e la bloccava.

Improvvisamente, la spada si staccò dalla sua mano e puntò verso di lei.

Annabeth tirò fuori un arco con le frecce e lo prese al cuore facendolo scomparire. Alexis cadde improvvisamente senza forze, facendo cadere la spada.

Caleb la prese tenendola forte. – Alexis! Alexis! – cercò di risvegliarla.

- Eh, che c’è? –

- Stai.. bene? -. Annuì rialzandosi. – Dov’è il mostro? –

Annabeth rimise a posto le frecce e la guardò. – L’ho fatto scomparire, ma guardatevi intorno. E’ qui –

L’amica annuì di nuovo e riprese la spada, si guardò intorno. – Dov’è Percy? – esclamò impaurita.

Anche Annabeth e Caleb lo cercarono ma non c’era più. Iniziarono ad urlare a destra e a manca il suo nome, ma nessuna risposta poi, si sentì urlare il nome di Annabeth.

Lei corse verso un viale, seguita dagli amici, e lo vide combattere contro il mostro ma alla fine lo sottomise.

- Ora tu, dicci dov’è Luke! –

Lui esitò. - i..io non so nulla! –

Alexis prese un coltellino e glielo mise sotto la gola. – Dimmelo –

- Io non so dove sia Luke, ma, so dov’è passato! Dovete cercare un tipo qui a Washington, si trova vicino alla casa bianca, in un vicolo.Luke ha parlato con lui di qualcosa di importante… quindi lui vi saprà dire di più! –

Percy lo lasciò e lui scomparve.

- Quindi… prossima tappa Casa Bianca? – domandò Caleb.

- Si, a quanto pare! – affermò Annabeth stretta a Percy.

- Bene, andiamo -, sorrise e portò via Alexis.

Percy, prima di seguire gli altri, fermò Annabeth e la guardò. – Annabeth, ti sei preoccupata per me? –

- Si, tanto… - ammise lei imbarazzata ma felice.

Lui sorrise, le accarezzò dolcemente la guancia e la baciò dolcemente. Caleb tornò indietro e li vide.

- Erm, Erm, non vorrei interrompere i vostri sbaciucchiamenti ma… dovremo andare! –
Diventarono rossi, e rimanendo sempre vicini, li seguirono veloci.

- DOP!
 

 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Litigi come tasti neri. ***



Litigi come tasti neri.


- Hei gente, ho ritrovato la penna! – esultò Percy riempiendola di baci. Alexis lo guardò di traverso.
- Cosa c’è? Ci sono molto affezionato. –. La ragazza alzò gli occhi al cielo esasperata e si lasciò andare sul sedile della macchina.
I lunghi capelli le uscivano un po’ dal finestrino facendole prendere aria. – Quanto manca? –
- Siamo quasi arrivati – rispose Caleb concentrandosi al volante. Lei sbuffò. – Come mai così impaziente? –
- Non lo so… Forse perché sono due giorni che siamo in macchina, io sono stanca, Percy puzza e Annabeth non ne può più.
- Io non puzzo! – protestò il ragazzo dietro.
- Invece si, potevi evitare di andare a prendere del cibo da quel tipo peloso che si grattava le ascelle –
A quel pensiero Annabeth si sentì male per un secondo.
- Beh, almeno abbiamo mangiato –
Caleb si schiarì la voce. – Hai mangiato solo tu –
- Ehm, però è stato delizioso – cercò di ribattere peggiorando la sua situazione. – Hai vomitato sulle mie scarpe! – protestò ora Annabeth, sudata e stanca.
Il figlio del Dio dei mari tacque incrociando le braccia. – Oh povero piccolo, vuoi un bacino? – ironizzò Caleb ridacchiando.
- Smettila – rispose secco lui, guardando fuori dal finestrino – Guardate! Un chioschetto dove si mangia! –
Tutti guardarono fuori, e videro l’ennesimo barbone-venditore di hot dog.
- Possiamo fermarci? – chiese lui supplichevole. – NO! – urlarono in coro i suoi compagni di viaggio, e Caleb a sua volta accellerò lasciandosi alle spalle “il chioschetto”.
Annabeth appoggiò la testa al finestrino e iniziò a contare.
- Che cosa stai facendo? – le domandò Percy curioso, pensando che fosse letteralmente impazzita.
- Conto – poi si fermò. – Cinquecentoquaranta tre sassi, cinquecentoquarantaquattro sassi…-
Il ragazzo si scansò di un posto.
Alexis iniziò ad innervosirsi.
- Basta! Ferma questa maledetta macchina! –. Caleb frenò di scatto provocando un acuto delle ruote lancinante. Con un colpo Alexis scese dalla macchina e iniziò a camminare.
Caleb scese a volta e la inseguì. – Dove stai andando? –
- Ovunque, ma non qui! – urlò diventando rossa.
- Che cosa ti abbiamo fatto? Vuoi dircelo?! – si infuriò tenendola forte per il polso. – Lasciami! Mi fai male! – e con uno strattone levò la sua mano.
- Scusami…- sussurrò impallidendo, ma lei continuò a camminare.
Lui non si mosse, la fissò mentre se ne stava andando in un luogo sconosciuto e deserto.
Annabeth e Percy li guardarono dalla macchina, con gli occhi spalancanti. Lei abbassò lo sguardo.
- Percy, perché mi… avevi baciata? – riuscì a dire lei con un filo di voce. Le guance di Percy diventarono rosse come un pomodoro e gli uscì una risatina inopportuna.
- Rispondi dai, e non fare la faccia da pesce lesso –
- Così offendi mio padre… -
Lei alzò lo sguardo e rise. – Su, dai… dimmelo –
- Annabeth, tu mi piaci – confessò lui stringendosi le mani. – Mi piaci da morire, più di quanto immagini –
- Davvero? – chiese con gli occhi simili a mille stelle luccicanti. – Ehm, si –
- Allora baciami –. Lui la guardò stupito fissandola, poi eseguì gli ordini e la baciò con tutto l’amore che provava per lei.
 
 
Caleb intanto si mise seduto sull’asfalto continuando a guardare la ragazza che se ne stava andando, ormai era così lontana che si poteva osservare soltanto una sagoma e chiunque l’avesse visto lo avrebbe preso per pazzo.
L’aveva appena riavuta e adesso l’aveva ripersa. “Sei un’idiota” pensò tra se e se. “No, non compierò di nuovo lo stesso errore”
Con un salto balzò in piedi e iniziò a correre cercando di raggiungerla. La strada sembrava così lunga, ma era solo la grandezza del suo amore per lei.
Corse più che poteva, con il cuore in gola e il respiro affaticato, pensava di non farcela.
Improvvisamente una Maserati Spider rossa sfrecciò davanti a lui bloccandogli la strada. – Hei ragazzo dove vai così di fretta? –
Un bel ragazzo nella macchina gli fece l’occhiolino.
- Mi scusi ma sono un po’ di fretta – e cercò di sorpassarlo ma non ci riuscì. – Che ne dici se ti do un passaggio? In fondo, stai andando da mia figlia –
Caleb spalancò gli occhi ed entrò in macchina. – Lei è… -
- Si, lo stupendo, irresistibile e affascinante Apollo! – e con lo scrocchio delle dita fece comparire degli occhiali da sole. – Tieni ragazzo, mettili, ti renderà più fashion –
Caleb obbidì. Non voleva discutere con il Dio del sole. – In effetti, mi sento forte –
- Ecco, bravo ragazzo! Ora partiamo – improvvisamente la macchina partì a tutta velocità verso l’alto. – Bella vista, vero? –
- Già, ma potremo andare più veloci? Vorrei raggiungere la mia ragaz… cioè sua figlia –
Apollo rise. – Non ti farò del male perché l’hai fatta soffrire, quindi sta tranquillo, ma se succederà un terza volta lo giuro su mio padre, finirà male – il suo sguardo diventò serio.
- S-sissignore – balbettò guardandolo.
Lo sguardo serio di Apollo si trasformò in una sonora risata. – Ti sto prendendo in giro! Fai un sorriso ti sentirai meglio –
- Mi ricorda tanto Luke, lei… - rispose dubbioso.
- Oh davvero? Chissà perché – e continuò a guidare. Finalmente la trovarono, era seduta su una panchina con la testa appoggiata ai palmi delle mani.
- Scendiamo qui – e improvvisamente la macchina “solare” scese senza causare danni. Caleb uscì e corse da lei. – Alexis, stai bene? – chiese prendendole le mani. Notò che erano bagnate di lacrime.
Lui le prese il viso e la baciò. – Scusami raggio di sole, non volevo arrabbiarmi con te, perdonami – disse asciugandole le lacrime.
- No, non è colpa tua… è colpa mia, non dovevo andarmene così arrabbiata – lei l’abbracciò come se non lo vedesse da tanti anni.
Lui non l’ascoltò e continuò a baciarla. Apollo, ormai salito in alto con la sua macchina fiammeggiante, fece un sorriso caloroso e scomparì tra le nuvole.
- Ho la sensazione di aver dimenticato qualcosa… - esitò pensando. – Dove sono Annabeth e Percy? – chiese la ragazza.
Lui spalancò gli occhi, e lei avendo capito urlò all’unisono con lui. – ANNABETH E PERCY! –
 
- Uhm, io metto il tridente qui, ho fatto Tris! – gioì Percy in macchina inventandosi un suo balletto.
- Solo fortuna! –
- Pensi che ci riverranno a prendere? –
- Boh, un’altra partita? –
L’altro annuì e disegno un nuovo campo di battaglia. 

- DOP!

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Concezione diversa della realtà. ***


Concezione diversa della realtà. (Prima parte)


" - Hei Alexis, non è dolcissima la tua sorellina? Ha già un bel caratterino - rise scherzosamente sua madre coccolando la la piccola tra le braccia.
- Sisi - rispose lei con una vocina da da bambina.
- Vuoi tenerla in braccio?-
La piccola annuì dolcemente e tenne la bambina.
- Siete un amore, ferma che vi faccio una foto! - precipitò il padre cercando la macchina fotografica. Il sorriso di quell'uomo era raggiante e splendente ai raggi del sole.
Alexis diede un bacino sulla guancia, alla sorellina che dormiva tranquilla.
- La mia piccola Ira... - sussurrò lei socchiudendo gli occhi."





Alexis si svegliò improvvisamente.
- Che succede? - domandò Percy vicino a lei preoccupato. Lei stropicciò gli occhi,
- Era solo un sogno - si guardò intorno per cercare qualcosa o qualcuno - Dov'è Caleb? -
- Chi è Caleb? -
Lei sgranò gli occhi. - Come, chi è Caleb? Mi stai prendendo in giro? -
Lui fece spallucce. - No, dico sul serio, chi è Caleb? -
Ci pensò un attimo prima di parlare. - E' il mio ragazzo -
- Il tuo ragazzo? Ma è Luke il tuo ragazzo...vi...siete...lasciati? - chiese a bassa voce.
Lei si alzò improvvisamente.
- Luke? Che? Cosa? Ho capito. E' un stupido scherzo. Haha. Molto divertente, ora basta -
Si sentì stringere i fianchi dolcemente ma, nel giro di qualche secondo, quella persona venne messa a tappeto.
- Oh, povero me - bisbigliò una voce maschile. Un biondino alto si alzò massaggiandosi la schiena.
- Luke! - urlò lei - Non mi toccare! -
- Tesoro che ti ho fatto? Non te l'ho toccata la borsa! - si giustificò lui alzando le mani come segno di arresa.
- Oh, le donne - Percy sbuffò, ma prima che potesse dire altro gli arrivò una botta sul collo. Alexis riconobbe subito quella ragazza.
- Amore, cosa dicevi? -
- Ehm... che... sei bellissima! -
- Ecco il mio Percyuccio - ribatté lei dandogli un bacino sulla guancia in modo affettuoso.
La sorella maggiore la guardò. - Sorella,hai visto un fantasma per caso? -
Balbettò qualcosae senza dir nulla l'abbracciò forte.
- Alexis, che ti succede? - domandò preoccupata.
- Non sono mai stata così felice di vederti - le sussurrò con il cuore pieno di gioia.
Ira la guardò confusa, ma fu una questione di secondi perché dopo un grande sorriso le comparve sul viso. - Mi hai.. visto.. cinque minuti fa -
L'altra si imbarazzò. - Oh, ehm... non mi ricordavo -
Ira sorrise menre Alexis guardava in modo strano Luke che la stava stringendo.
Percy tossì. - Ehm, comunque, Ale, chi è Caleb? -
Luke sguainò Vipera con occhi pieni di rabbia. - Chi è questo sorcio? - urlò.
Alexis gli posò la mano sulla spalla.
- Luke, calmati, ok? Non è... nessuno - e sorrise.
- Come sei carina quando sorridi - rispose lui con un sorriso da ebete.
La ragazza che non ci stava capendo nulla rispose innervosita. 
- E tu vuoi diventare più carino con un pugno in faccia? - ribatté.
Lui si ammusò.
- Ehm, Percy - si schiarì la voce - Dove siamo? -
Ira si lasciò sfuggire una risatina. - Siamo a casa tua, genio -
Si guardò intorno. - Casa mia? Ma siamo in un bosco! -, Percy si portò una mano alla fronte. - La ragazza ha perso la memoria -
Luke le stava accarezzando i caelli.
- Questo è il parco di casa tua, piccola -
Non ci credeva. - Quale parco? Quale casa? Quale piccola?! - iniziò ad urlare.
Percy guardò Ira con la coda dell'occhio e insieme annuirono, anche ad Alexis arrivò una pacca sul collo.
- Mi avete fatto male! - protestò ingiustamente.
- Scusami... - Alexis si passò una mano tra i capelli.
- Mi..mi..potete portare dentro casa? Non mi sento tanto bene... -, senza che avesse finito la frase Luke l'aveva già presa in braccio ed accompagnata in casa.
Non si rese  conto nemmeno di essere già all'entrata. - Grazie - rispose secca, ed entrò in una stanza.
"Ma com'é possibile? Dove sono? Dove sono Caleb e Annabeth?"
Si buttò sul letto in cerca di una spiegazione, il letto però iniziò a molleggiare come tante onde e la cosa le fece venire il mal di mare.
Si guardò intorno sbuffando, notò che le pareti erano color del mare, conchiglie di ogni generi ornavano i mobili e l'odore di schiuma marina girava nella stanza.
O era la camera di una sirena... o era la camera di Percy. Optò per la seconda scelta.
- Dove sono finita!! - urlò disperata lei.
Una lacrima le scese dal viso mentre pensava a Caleb e qualche secondo dopo un sonno profondo l'avvolse.



Luke attraverso una fontana d'acqua guardava la scena in modo divertito. - Come mi piace far vedere alla gente un'altra realtà -
Miryam lo guardava con gli occhi rossi di rabbia. - Lasciala andare! -
- E perché? Finalmente un po' di tv in questa grotta, ora silenzio e goditi la scena -
- Alexis è intelligente e capirà subito il tuo trucchetto! Prima o poi! -
Luke rise debolmente. - Scommetto che sarà POI -
Lei lo guardò. - Tonto -
- Ti ho imprigionata, non sono così ton...- non fece in tempo a finire la frase che cadde nella fontana.
- Oh si, di certo tu non lo sei - esultò Miryam ridendo a crepapelle.
Lui uscì dalla fontana sputando acqua e qualche pesce. - Ti sembro un pagliaccio? -
Lei distorse la bocca. - No, un pagliaccio no. Un tonto si! - e rise.
Luke non ribatté e si sedette continuando a guardare la scena. - Finirai di ridere presto mia cara... -

MyWords: Alluora, mi dispiace aver postato il capitolo dopo così TANTO TEMPO. Ma sapete, ho gli esami quest'anno e devo studiare molto quindi il tempo è ristretto poi ci si mette in mezzo anche la nostra amichetta "Ispirazione" che sentendo l'inizio dell'estate vuole andare in vacanza anche lei. Lo so, forse non ci avrete capito molto in questo capitolo ma la parte finale con Luke mette in chiaro le cose, ovvero, che lui cambia la realtà. Mi spiego meglio, lui riesce a far vedere alla gente ciò che vuole lui. (Foschia? Non esattamente). Beh, spero abbiate capito.
GRAZIE, e buonanotte ;)
- DOP!



Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Mondo Parallelo. ***


Mondo Parallelo.


- Hei piccola, svegliati - le sussurrò qualcuno vicino all'orecchio. Prese in un pugno il lenzuolo e se lo portò sopra la testa facendo dei lamenti. - Lasciami stare voglio dormire -
Cercò di toglierselo di torno ma le labbra di lui le finirono dolcemente sulle sue. Si lasciò avvolgere da quel bacio ma quano aprì gli occhi dovette cedere alla dura realtà. Era Luke.
"Mi manca Caleb" pensò tra se e se.
- Come ti senti? Hai dormito per due giorni di seguito e mi hai fatto preoccupare - affermò lui accarezzandole i capelli.
- Due giorni? Ma io non mi ricordo di aver dormito così tanto -
- Invece si - e sorrise. Forse non era così male come si diceva, ma non poteva ancora fidarsi.
- Io vado a farmi un giro, torno tra poco - gli diede un bacio sulla guancia e scappò via.
Si guardò intorno ma tutto quello che vide fu solo campagna. Senza rendersene conto inciampò in un sasso e cadde in un buco.
- Che male! - protestò lei con lo sguardo basso verso le ginocchia. - Devi stare attenta, le strade di qua sono tutte tortuose - la informò una voce familiare, soffice e avvolgente.
Lei vide una mano davanti il suo viso, la afferrò e si alzò.
- Gra... - non riuscì a finire la frase quando riconobbe il ragazzo. - Caleb? -
- Come sai il mio nome? Chi sei? -
Lei rimase con gli occhi spalancati.
- S-sono Alexis, non ti ricordi di me? -
- Mi dispiace, io non ti conosco... - rispose il ragazzo indietreggiando. Una ragazza castana sbucò dietro di lui con  il sorriso stampato sulle labbra. Annabeth.
- Chi è questa ragazza, tesoro? -
Alexis a quelle parole, le si riempirono gi occhi di lacrime. - Io non sono nessuno, scusatemi - e scappò via con le lacrime che le scorrevano lungo il viso.
Caleb la guardò mentre da lontano come se avesse già visto quella ragazza da qualche parte ma erano solo ricordi lontani.
Corse fino allo sfinimento, fino a che non cadde in un cumulo di paglia. - Chiunque tu ci sia dietro ti troverò! -
Il cuore le batteva a mille, mise una mano sul cullo e sentì di avere il ciondolo di Ira.
Si alzò subito in piedi sfilandosi la collana. Se Ira era acora viva come faceva ad avere la collana?
Iniziò a girare in tondo in cerca di una spiegazione finché non sbatté contro Caleb.
Lo guardò. - Che ci fai qui? -
- Sei nella mia proprietà.. - rispose ridendo.
Alexis diventò rossa. - Me ne vado...- ma lui la fermò.
- Aspetta, voglio parlare un po' con te -e la fece sedere accanto a lui.  -  Di cosa vuoi parlare? -
Lui divenne timido. - Come facevi a sapere il mio nome? -
- Conosco molte cose di te, ma se ti dicessi la verità tu non mi crederesti - ammise lei alzandosi ma lui la trattenne.
- Dimmi tutto quello che sai -
Alexis deglutì poi lo guardò negli occhi.
- Ti chiami Caleb Lacroix, sei nato il 22 Settembre 1994 a mezzanotte, hai una piccola macchiolina sulla chiappa destra, ami mangiare il gelato con le patatine fritte, hai un ciondolo portafortuna che tieni sempre nella tasca sinistra, quando ti svegli ti passi sempre una mano tra i capelli e... sei il figlio di Ade -
Lui la guardò a bocca aperta.
- Hai inghiottito Wikipedia?- scherzò lui. Lei scosse la testa sorrideno. - No, mi hai detto tutto tu -
- Io non dico mai a nessuno chi sono...veramente... -
Alexis gli strinse la mano. - Piacere sono Alexis Soleil e sono la tua ragazza - e rise.
Ci pensò un momento poi la guardò. - Ma se tu sei la mia ragazza, perché non mi ricordo di te? -
- Non so rispondere alla tua domanda, ma questo è un mondo parallelo dove qualcuno ci sta manipolando -
Si bloccò. E finalmene capì. - Luke! -
- Luke? - ripeté lui.
Amareggiata guardò Caleb. - Questo anello me lo hai regalato tu..- e glielo mise tra le mani. - Tienilo - e se ne andò con le mani in tasca.
Lui si rigirò tra le mani quell'oggettino e riguardò la ragazza andarsene. La rincorse.
- Io voglio aiutarti a far tornare tutto normale se è vero quello che dici -
Lei lo fissò dolcemente. - Davvero? -
Annuì. - Si, si e si -
Instintivamente lo abbracciò come se tutto fosse torato alla realtà.
Alexis lo prese per la mano e lo portò in un posto in cui nessuno poteva vederli. Si risfilò il ciondolo e glielo mostrò.
- Questo ciondolo è la vita di mia sorella, quando è morta mio padre Apollo me lo ha donato -
Caleb lo prese tra le mani e lo aprì. La tristezza lo avvolse in un secondo. - Mi dispiace...- le sussurrò.
Lei scosse la testa. - Non ti preoccupare... Però in questa vita, lei è viva perciò... -
- Mh, mondo parallelo -
- Esatto, quindi il modo per uscirne dovrebbe...-
Lui terminò la frase - ... essere che tu dovrai far tornare tutto alla normalità -. Annuì.
- E come farai? - Alexis scosse la testa. -Non ne ho idea -
Sul suo volto comparve un segno di tristezza.
- Intanto potremmo iniziare con noi due... -
- Che vorresti dre?  - chiese li alzando il viso, ma improvvisamente le sue labbra erano occupate  fare altro. Caleb la stava baciando dolcemente.
Quando si staccarono gli occhi di lui stavano tornando quasi neri.
- Alexis... -
- Caleb?... -
- Mi sei mancata -
 
-DOP!

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Gli amici nel momento del bisogno. ***


Gli amici nel momento del bisogno.

- Allora? Come dobbiamo fare? - sussurrò Caleb appoggiato a delle assi di legno, poco sicure. In questo momento ad Alexis non uscirono le parole di bocca ma fece lo sforzo di dire la frase.
- Tu devi portare qui la tua ragazza…Annabeth, e io porterò Percy, capito? –
Caleb stava guardando distrattamente una farfalla e la ragazza infastidita gli diede un colpo sulla fronte. – Terra chiama Caleb! –
- Eh? Oh. Scusa, dicevi? – chiese sorridente. Lei alzò gli occhi al cielo ma si lasciò sfuggire un sorriso.
- Ripeto. Porta Annabeth, ok? – scandì meglio questa volta e lui annuì.
- Mi hai preso per un’idiota vero? – chiese alzando un sopracciglio, ma una mossa falsa lo fece sbilanciare e cadere su del letame.
Alexis non riuscì a trattenersi dal ridere e si buttò sul fieno con le lacrime agli occhi. – Scusami, ma… haha! –
 - Faccio ridere quindi… vieni qui amore mio, abbracciami! – e si alzò per abbracciarla, ma lei con la faccia schifata scappò. – Prima fatti una doccia, poi mi potrai abbracciare! –
Improvvisamente la prese tra le braccia e la sporcò tutta. – Visto come sono malefico? Muhaha! – e scoppiò a ridere insieme ad Alexis.
Si scambiarono uno sguardo e le loro labbra, pulite fortunatamente, si toccarono dolcemente ammorbidendosi in un bacio.
- Dovremo andare – le ricordò Caleb e lei sorrise guardandosi i vestiti. – Doccia? –
- Penso proprio di si! –
Tutti e due entrarono di nascosto nell’imponente villa di Alexis ed entrarono in due bagni. In pochi minuti diventarono splendenti, molto meglio di prima.
I capelli di Alexis ripresero una lucentezza che per un periodo aveva perso, e i suoi occhi verdi brillavano ai raggi del sole. Il sole di pomeriggio era il suo preferito.
Anche Caleb aveva ripreso un qualcosa che aveva perso, i suoi riccioli appena asciutti ricadevano dolcemente sul suo viso, anche se corti. Gli occhi neri sembravano essersi scoloriti, forse era felice.
Si rincontrarono in un punto e con un bacio si distaccarono di nuovo, Caleb dovette andare a prendere Annabeth e Alexis il suo amico Percy.
- Annabeth, Annabeth dove sei? -, la sua voce nella sua casa era amplificata. – Sono qui! – e la ragazza uscì fuori sorridendo. – Ma dove sei stato? – chiese baciandolo e lasciandogli un po’ di rossetto sulle labbra.  – Sono andato a fare un giro, a rastrellare il fieno e cose così – alzò le spalle e le prese la mano. – Devi venire con me, devo farti vedere una cosa. Però non fare domande –
Lei lo guardò sconcertata, poi iniziò ad incamminarsi insieme a lui.
Intanto nella villa.
- Percy, amico mio, puoi venire con me? Un secondino? Ti prego? – la implorò lei guardandolo.
- Solo se mi spieghi cosa sta succedendo – rispose a bassa voce stringendo i pugni.
Lei sospirò. – Te lo dico, ma tu vieni con me, ok? – Lui accettò finalmente. Iniziarono ad incamminarsi e lei iniziò a spiegarle tutto, sperando che non la prendesse per una matta.
- Mondo parallelo, eh? Mi stai prendendo in giro? –
Lei alzò le spalle guardandolo sinceramente – Quanto vorrei. – poi finalmente arrivarono.
Percy la guardò negli occhi. – Alexis, io ti credo –
Sgranò gli occhi. – Davvero? Mi stai prendendo in giro? – e gli fece la bocca ridendo ma lui rimase serio.
- Ti credo, davvero – e l’abbracciò. Ed eccoli. Caleb ed Annabeth.
Annabeth si guardò intorno poi guardò Caleb. – Cosa ci facciamo qui? –
In quel preciso momenti, Alexis e lui si guardarono e li spinsero uno verso l’altro in modo che loro labbra si toccarono. Percy la strinse di più a se e lei di certo, non si staccò.
Caleb li guardò. – Ricordate chi siete? –
Tutti e due annuirono, poi presero un color rosso peperone cosa che fece suscitare risate.
Alexis dalla risata passò ad un viso infelice. – Io… devo fare una cosa – disse con il cuore in gola.
Il ragazzo la guardò e le strinse la mano. – Non…devi farlo per forza, forse ci sono altre possibilità…-
Ma lei scosse la testa. – No, devo farlo – e si allontanò a grandi ma lenti passi.
Rientrò nella sua enorme villa, oltrepassò i grandi giardini e vide sua sorella seduta. Si sedette accanto a lei.
- Sorella… -
- Alexis… - bisbigliò scrutando il cielo – So quello che devi fare –
La sorella iniziò a balbettare dallo stupore. – T..tu come..come lo sai? – ma un sorriso ironico comparve sul suo viso. – Ci sono cose, tante cose, che tu non sai perciò… fai quel che devi –
Con agilità sfilò dalla sacca che portava al collo un coltello e glielo porse.
Le lacrime dell’altra non riuscirono a trattenersi. Aveva appena ritrovato sua sorella e la stava riperdendo così all’improvviso. Non poteva ucciderla, ma doveva.
L’abbracciò forte, con le lacrime sulle guance che improvvisamente le sembravano pesanti come enormi sassi. – Mi manchi Ira… -
- Mi manchi anche tu Alexis… - la sua voce era profonda ma triste. – Fallo –
Non ci riuscì. – Non ce la faccio…-
Lei digrignò i denti e i pugni ancora abbracciata a lei e ripeté quella parola. – Fallo Alexis, fallo –
- Ti voglio bene Ira, ti voglio bene più della mia anima ricordatelo – e con un colpo alla schiena, il respiro di Ira si ruppe in un silenzio.
Improvvisamente, come era successo la prima volta, il corpo scomparve ma il sangue sparso sulla mano di Alexis era rimasto.
Come se qualcuno l’avesse uccisa dentro, cadde a piangere sul folto prato verde con il viso tra le gambe. I suoi amici, i suoi veri amici, le andarono vicino e la strinsero forte.
Proprio perché gli amici, si vedono davvero nel momento del bisogno. E lei lo aveva capito.
 
Intanto da Luke.
Miryam alla vista di quella scena, impallidì profondamente coprendosi gli occhi. L’unica cosa che poteva fare. E con disgusto guardò Luke in preda ai suoi sorrisi. 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=697222