La Vendetta del Silenzio

di So I Don T Know
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Soluzione ***
Capitolo 2: *** Pistola ***
Capitolo 3: *** Nomi ***



Capitolo 1
*** Soluzione ***


 

"Tu non sei Superman ma, per favore, non vivere da Lois Lane".
No, no, non lo farò, Matt, puoi starne certo.
"Continua a lottare per quello che vuoi, Dio, che schifo le frasi fatte."
Lo so, Mel, questa è una frase fatta, ma è anche la pura verità.
"...ancora sconosciuta l'ideantità dell'uomo ucciso a colpi d'arma da fuoco..."
Matt? Matt dove sei?
"....difficile stabilire l'identità del secondo cadavere..."
Mel? Hei, Mel, andiamo, piantala di scherzare!
Rumori di pistole e odore di carne umana che brucia....

 

<>
Un urlo si levò dallla gola della giovane destandola da quel sonno disturbato dagli incubi.
<< Merda, un'altra volta>>sospirò e si stropicciò gli occhi. era l'ora di alzarsi.
<< Vabbè, vorrà dire che è il momento di mettersi al lavoro.>>Chiaccherava con il nulla, senza sentirsi stupida o in imbarazzo.
Ormai era da molto tempo che parlava da sola , senza avere nessuno che l'ascoltasse, ma d'altronde si era abituata a quel silenzio che gli girava intorno in continuazione.
Il silenzio le ricordava sè stessa.

Perchè lei era Silence.

Silence, la ragazza più intelligente della Wammy's house ai tempi della seconda generazione. Indubbiamente lei era la creatura di sesso femminile con il QI più alto dell'istituto ma, per quanto si impegnasse, non riusciva a tener testa ai primi tre in graduatoria: Near, Mello e Matt.
Il suo sguardo scivolò sulla sveglia scassata del comodino: 3.08.
<< Beh, almeno stanotte ho dormito un paio d'ore....>> Buon per lei, sarebbe stata più lucida.
Si sedette alla scrivania e aprì la lattina di Coca Cola di fianco al pc per poi avvicinarsela alle labbra. Il liquido fresco che le scendeva in gola rigenerava ogni sua cellula cerebrale e l'aiutava a ragionare meglio. Quella bevanda era la sua droga; certo, non era molto salutare, ma Silence era una ragazza dall'organismo forte e aveva la fortuna di possedere un metabolismo molto veloce.
Era davvero magra. Ma non il " magro anoressico", le i era più la tipa " magra giusta" decisamente più femminile e piacente.Guardò il suo riflesso sullo schermo ancora spento: dai suoi enormi occhi blu, della tonalità del cielo al crepuscolo, scendeva una lacrima che le rigava la guancia pallida.
<< Smettila, Silence, loro non ti vorrebbero vedere così!>>
Alludeva ai suoi due amici, la sua unica famiglia.
I due ragazzi che per colpa di Kira erano finiti ammazzati.
Ragazzi per i quali lei aveva sacrificato il suo futuro.
Ma non le importava più, ormai aveva scelto la sua strada, inutile tentare di tornare indietro.Le mancava tanto così dal venire a capo del caso Kira, ad un anno da quando L l'aveva risolto....
No, Silence sapeva benissimo che L, il primo L, era morto. Ora, quello che tutti chiamavano "L" era quell'odioso albino della Wammy's: Near.
Il numero uno.
Il ragazzo che lei e i suoi compagni, fino ad un anno prima, avevano cercato invano di superare.
Quando lui era stato eletto "successore di L" la Wammy's House aveva perso le sue quattro menti più brillanti: Il numero uno aveva preso il primo volo per New York, ed era andato a risolvere il caso Kira, lasciato in sospeso dal leggendario detective.
Il numero due si era tagliato fuori dall'istituto, anche lui per cercare di risolvere il caso a modo suo, però, cercando di arrivare al traguardo prima di Near.
La numero quattro, lei, Silence, era scappata per seguire il numero due, Mello.
Il motivo?
Semplicemente perchè lei stimava davvero tanto quel ragazzo: amava il suo carattere irrequieto e arrogante, così tanto in contrasto con i suoi lineamenti delicati; adorava il suo atteggiamento da menefreghista e il suo costante impegno ne cercare di arrivare sempre primo.
E poi, una vittoria se la meritava...
Prima di lasciare l'istituto però aveva conversato a lungo con Matt, migliore amico di Mello, per pianificare un loro futuro incontro; la data era fissata un paio di settimane dopo, alle 3 PM di fronte al Big bang, Londra. Nei quindici giorni che li separavano dal rincontrarsi Matt doveva lasciare l'orfanatrofio e procurarsi tutta la stumentazione utile per svolgere indagini informatiche che gli avrebbero permesso di accedere ai più segreti archivi di CIA, FBI ecc oltre che a trovare un "quartier generale" dove poter dormire e mangiare, magari nelle vicinanze di un aereoporto per facilitare gli eventuali trasporti. Intanto lei e Mello si sarebbero presi la briga di raggranellare un pò di soldi.
Dopo quella chiaccherata la ragazzina prese la sua borsa e se ne andò, dicendo addio sia alla Wammy's House che alla sua infanzia.
Cercò Mello per un paio d'ore, per poi trovarlo sul ciglio di una strada deserta, con il braccio teso verso la carreggiata e il pollice alzato verso il cielo, sul volto aveva disegnata un'espressione che si potrebbe riassumere in "guarda come sono caduto in basso".
Silence avvicinò lentamente e poi lo chiamo; il ragazzo, voltatosi e riconoscendo la - ormai ex - compagna di scuola iniziò a dubitare del coraggio del suo migliore amico: possibile che quella ragazzina l'avesse seguito mentre Matt fosse stato troppo codardo per farlo?
I suoi dubbi però si dissolsero appena fu informato delle dinamiche del loro futuro incontro con Matt, iniziando a pensare che Silence avesse davvero del potenziale e che sarebbe tornata molto utile nelle indagini. E lei non poteva essere più felice di contribuire alla sua ascesa al podio.

Ora, seduta su quella scomoda sedia davanti al computer ronzante custidiva gelosamente nella sua memoria il ricordo di quei quattordici giorni: era stata il braccio destro di Mello, stringendo con lui un forte legame di amicizia e diventando la sua complice per i piccoli furti che compivano per procurarsi soldi.
Il biondo le aveva anche chiesto di prostituirsi, ma lei gli aveva risposto con un calcio ben assestato al bassoventre.
No, assolutamente no, Silence pretendeva rispetto.
Fatto sta che, passate le due settimane previste, i tre si ritrovarono come da copione sotto il big bang e quello fu l'inizio della loro personalissima caccia a kira; insieme, sarebbero riusciti a risolvere il caso prima di Near, dimostrando il loro valore come degni successori di L.
Si stabilirono in un bilocale vicino all'areoporto di Heathrow, e si misero subito al lavoro: Mello avrebbe cercato il maggior numero di informazioni possibili sui decessi delle vittime di Kira, Silence invece avrebbe tentato di ritrovare il materiale del caso già scoperto da L, mentre Matt...era più un supporto morale, dato che passava la maggior parte del tempo a giocare con i videogames.
Dopo qualche tempo Mello si prese la fissa del cioccolato, e Silence quella per la Coca Cola, quindi il rosso tabagista dovette iniziare a fare le corse al supermercato più vicino per soddisfare le richieste degli altri due.
<< Perchè la cioccolata?>> chiese una volta.
<< Non lo so. Ma ormai è una necessitudine>> Rispose il biondo.
<< Necessitudine?>> Silence si era unita alla conversazione.
<< Si, un incrocio tra le parole "necessità" e "abitudine">> tagliò corto Mello, con un sorriso serafico stampato sul volto.

<< Ah, era tutto più semplice... una volta....>> sussurrò Silence passandosi una mano sugli occhi e massaggiandosi le orbite. Era la tipica frase di chi rimpiange il proprio passato ma non le proprie scelte; se avesse avuto un briciolo di coraggio in più forse si sarebbe tolta la vita in quello stesso momento. Solo una cosa la tratteneva dall'affondarsi un coltello da cucina nel petto: la fede. Non che fosse particolarmente religiosa, anzi, era da molto tempo che aveva smesso di credere ad un ipotietico "Dio", solo che era terrorizzata dall'idea che, nell'aldilà, tutto fosse organizzato secondo la visione dantesca: pardiso, inferno e purgatorio. Passava ore ed ore a ipotizzare su dove e come si trovassero i suoi due amici convinta che, dopo la loro morte, fossero stati destinati all'inferno. I suoi pensieri e fantasie spesso facevano nascere in Silence l'ispirazione per disegnare e dipingere enormi quadri raffiguranti ragazzi immersi nel ghiaccio, o sferzati dai demoni oppure ancora immersi in un fiume di sangue o che volteggiavano in una bufera.
Aveva un talento innato per le belle arti.
Stando a tutto quello che i due le avevano precedentemante raccontato quando erano in vita e alle sue ricerche degli ultimi tempi, era arrivata alla conclusione che Mello doveva appartenere al cerchio dei violenti contro il prossimo, oppure quello degli iracondi e accidiosi; mente Matt, Matt si meritava di stare nel girone degli ipocriti, o forse in quello degli avari, in quanto patologicamente geloso e orgoglioso dei suoi videogiochi.
Una cosa era certa, però: tutti e tre avrebbero avuto facile accesso al cerchio dei lussuriosi.
Successe un a notte, il giorno del diciassettesimo compleanno di Matt: Mello era riuscito a rubare alcuhe bottiglie di superalcolici da un discount non particolarmente videosorvegliato e insieme le avevano aperte quella sera stessa. Bevvero fino ad ubiracarsi e, si sà, quando si è alticci si diventa molto più....sinceri. Così, per qualche strano motivo, in quelle ore nelle quali la loro ragione venne soffocata dall'alcol, i tre finirono a letto insieme.
Un erroe, certo.
Ma un errore voluto, voluto e liberatorio. Mello e Matt si ritrovarono abbracciati, l'uno sull'altro, l'uno nell'altro, a gemere e godere, mentre, secondo loro, Silence avrebbe avuto solo il ruolo di....supporto. Purtroppo i due amanti non avevano fatto i conti con il carattere forte e presuntuoso della giovane, che pretendette la sua parte di piacere, scoprendo un lato di lei completamente dipendente da Matt e Mello.
Lato di lei che, nei giorni seguenti al rapporto fisico, iniziò a maturare fino a sovrastare il suo carattere schivo e la semplice "amicizia". Nemmeno i suoi coinquilini rimasero indifferenti all'accaduto: la sbronza non era stata nient'altro che una confessione. Si, si amavano; buffo vero? Quasi uno scerzo del destino. Ma perchè? Perchè non potevano trovarsi un partner del sesso opposto al loro ed essere felice con lui o lei che fosse? Matt pensava che fosse questo il bello dell'amore: << Non si può spiegare – disse un giorno – e, anche se tu ci provassi, nessuno riuscirebbe a capire completamente ogni minuscola sensazione che percorre il cuore e la spina dorsale di una persona innamorata. E' una cosa troppo potente, l'amore.>>.
Una sera decisero di affrontare l'argomento e conclusero che il loro sentimento non poteva essere ignorato: si, sarebbero rimasti insieme. Insieme come colleghi, come amici e come amanti.
Le notti, da quella sera, si fecero molto più movimentate.

 Di quei momenti Silence adorava e ricordava il movimento ritmico del rosario che teneva al collo Mello, e ancor di più quando gli occhiali arancioni di Matt si appannavano, a volte per il sudore, a volte per le lacrimeDivertente, Esaltante, Sublime.

 << Ora non mi resta che capire dov'è!>> Esclamò Silence in preda all'eccitazione.
Entrò senza problemi nell'archivio dell'FBI, dove erano racchiusi anche i dati dell'SPK, l'organizzazione creata per catturare Kira, della quale Near era a capo.
I suoi occhi vagavano senza sosta su ogni minimo dettaglio che poteva tornarle utile.
Ricordando e ricucendo in fretta la ferita infertagli dal 26 gennaio 2010, giorno della morte di Mello e Matt, era riuscita a ricomporre gli eventi quasi completamente; le mancavano solo le prove per confermare la sua ipotesi su dove si trovasse il quaderno in quel momento.
Silence, conoscendo la mente contorta e brillante di Near aveva concluso che l'unica soluzione per chiudere definitivamente il caso fosse quella di distruggere il quaderno; anzi, i quaderni.
Senza prove che confermassero la sua teoria Silence non avrebbe potuto attuare il suo piano.
Poi una cartella di un'ex agente della CIA ( nonchè ex membro dell'SPK) catturò la sua attenzione: Halle Lidner.
Ci cliccò sopra un paio di volte con il mouse e si aprì una lista dei rapporti stilati dalla donna nei mesi antecedenti.
Dopo aver rovistato per un paio d'ore in quella cartella la ragazza trovò un documento inerente al 28 gennaio, il giorno della cattura di Kira, e della fine del mondo malato che aveva creato. Iniziò a leggerlo veloce, sicura che quel documento sarebbe stato decisivo.
Strano che non avesse notato prima quella cartella...
"...Near è riuscito a provare la colpevolezza di Light Yagami, sospettato numero 1 del caso Kira..."
<< Grazie Halle! Queste cose le sapevo già! Dimmi del quaderno!>> urlò Silence sull'orlo di una crisi di nervi. Continuò a leggere stringendo i denti, e dilatando gli occhi blu, come per diminuire la snervante atttesa che la stava prendendo.
E lei odiava dover aspettare.
"... Successivamente, col l'aiuto del Comandante Rester, ha bruciato sia il quaderno che eravamo riusciti a prelevare dalla cassetta della banca di Mikami, sia quello che era in possesso della polizia giapponese.
Con questo il caso Kira può dirsi concluso."
Le pupille di Silence divennero piccolissime, mentre delle lacrime liberatorie si facevano strada sulle sue ciglia, sbavandole il pesante trucco nero sempre presente sui suoi occhi.
Successivamente, una risata roca le salì dal profondo del cuore come un uragano, per poi stagliarsi nella sua bocca ed esplodere nell'aria.
Una risata spontanea quanto terrificante.<< Ce l'ho fatta. Grazie, Halle. Quasi quasi potrei anche pensare di risparmiarti...>> ci pensò su seriamente ma Halle Lidner, o meglio, Halle Bullook, era una pedina troppo importante; le sarebbe servita per raggiungere il suo scopo.
Bevve un'altro sorso di coca-cola, poi si alzò dalla sedia e andò a gurdarsi allo specchio.
<< Chissà se Near mi riconoscerà?>>
Da quando avveva lasciato la Wammy's aveva subito un drastico cambiamento di stile: si era forata sei volte l'orecchio sinistro, dilatata di qualche millimetro quello destro e aveva imparato ad usare il trucco nero per esaltare il colore profondo dei suoi occhi. I capelli mori, leggermente tendenti al blu, erano tagliati corti fino alle orecchie e portati spettinati; un ciuffo, sulla sommità della sua testa era tenuto in piedi da una consistente quantità di gel.
Addosso portava una maglia interamente nera a maniche corte e dei jeans scoloriti con dei bottoni color dell'argento sulla patta.
Non riuscì a trattenere un sorriso quando ricordò quante imprecazioni urlava Mello quando tentava di aprirglieli senza successo.
Mello....
Dal collo della giovane pendeva un crocefisso annerito dal fuoco, quasi carbonizzato.
L'ultimo ricordo di lui.
Poi si guardò il dilatatore a forma di spirale che portava all'orecchio desto: nero a righe rosse.
Come le sue magliette...
Matt...
Sulla sua testa, poco prima dell'ammasso di capelli portato all'insù, erano riposti con estrema cura un paio di Goggles arancioni, che forse conservavano ancora qualche schizzo di sangue...
Silence strinse con una mano il rosario e con l'altra andò a toccarsi gli occhialoni.
<< Questa è una promessa....Mail, Mihael, io vi vendicherò.>>
Successivamente varcò la porta dello squallido appartamento dove risiedeva, con il cuore in una mano e una pistola nell'altra.

 








So si confessa...

 Ok, credo di essere completamente andata di testa.
Chiedo scusa alla pubblicità occulta della Coca Cola.Cioè, si ok, forse è una cavolata assurda, ma se siete arrivati a leggere fino a qui allora probabilmente qualcosa, che sia in positivo o in negativo, vi ha colpito.
Quindi mi dareste una mano se scriveste qui sotto un commentino, tanto per dirmi di smettere di pubblicare certe cose. E' la mia prima fan fiction ufficiale, ma non voglio che siate ipocrti, quindi nessuna pietà nelle recensioni, grazie!

E' la mia prima fan fiction ufficiale, ma non voglio che siate ipocrti, quindi nessuna pietà nelle recensioni, grazie!Quindi mi dareste una mano se scriveste qui sotto un commentino, tanto per dirmi di smettere di pubblicare certe cose. Cioè, si ok, forse è una cavolata assurda, ma se siete arrivati a leggere fino a qui allora probabilmente qualcosa, che sia in positivo o in negativo, vi ha colpito.Chiedo scusa alla pubblicità occulta della Coca Cola.Ok, credo di essere completamente andata di testa.Note dell'autrice.Successivamente varcò la porta dello squallido appartamento dove risiedeva, con il cuore in una mano e una pistola nell'altra.<< Questa è una promessa....Mail, Mihael, io vi vendicherò.>>Silence strinse con una mano il rosario e con l'altra andò a toccarsi gli occhialoni.Sulla sua testa, poco prima dell'ammasso di capelli portato all'insù, erano riposti con estrema cura un paio di Goggles arancioni, che forse conservavano ancora qualche schizzo di sangue...Matt...Come le sue magliette...Poi si guardò il dilatatore a forma di spirale che portava all'orecchio desto: nero a righe rosse.L'ultimo ricordo di lui.Dal collo della giovane pendeva un crocefisso annerito dal fuoco, quasi carbonizzato.Mello....Non riuscì a trattenere un sorriso quando ricordò quante imprecazioni urlava Mello quando tentava di aprirglieli senza successo.Addosso portava una maglia interamente nera a maniche corte e dei jeans scoloriti con dei bottoni color dell'argento sulla patta. Da quando avveva lasciato la Wammy's aveva subito un drastico cambiamento di stile: si era forata sei volte l'orecchio sinistro, dilatata di qualche millimetro quello destro e aveva imparato ad usare il trucco nero per esaltare il colore profondo dei suoi occhi. I capelli mori, leggermente tendenti al blu, erano tagliati corti fino alle orecchie e portati spettinati; un ciuffo, sulla sommità della sua testa era tenuto in piedi da una consistente quantità di gel.<< Chissà se Near mi riconoscerà?>> Bevve un'altro sorso di coca-cola, poi si alzò dalla sedia e andò a gurdarsi allo specchio.<< Ce l'ho fatta. Grazie, Halle. Quasi quasi potrei anche pensare di risparmiarti...>> ci pensò su seriamente ma Halle Lidner, o meglio, Halle Bullook, era una pedina troppo importante; le sarebbe servita per raggiungere il suo scopo.Una risata spontanea quanto terrificante.Successivamente, una risata roca le salì dal profondo del cuore come un uragano, per poi stagliarsi nella sua bocca ed esplodere nell'aria. Le pupille di Silence divennero piccolissime, mentre delle lacrime liberatorie si facevano strada sulle sue ciglia, sbavandole il pesante trucco nero sempre presente sui suoi occhi.Con questo il caso Kira può dirsi concluso.""... Successivamente, col l'aiuto del Comandante Rester, ha bruciato sia il quaderno che eravamo riusciti a prelevare dalla cassetta della banca di Mikami, sia quello che era in possesso della polizia giapponese. E lei odiava dover aspettare.<< Grazie Halle! Queste cose le sapevo già! Dimmi del quaderno!>> urlò Silence sull'orlo di una crisi di nervi. Continuò a leggere stringendo i denti, e dilatando gli occhi blu, come per diminuire la snervante atttesa che la stava prendendo. "...Near è riuscito a provare la colpevolezza di Light Yagami, sospettato numero 1 del caso Kira..." Strano che non avesse notato prima quella cartella...Dopo aver rovistato per un paio d'ore in quella cartella la ragazza trovò un documento inerente al 28 gennaio, il giorno della cattura di Kira, e della fine del mondo malato che aveva creato. Iniziò a leggerlo veloce, sicura che quel documento sarebbe stato decisivo. Ci cliccò sopra un paio di volte con il mouse e si aprì una lista dei rapporti stilati dalla donna nei mesi antecedenti.Poi una cartella di un'ex agente della CIA ( nonchè ex membro dell'SPK) catturò la sua attenzione: Halle Lidner. Senza prove che confermassero la sua teoria Silence non avrebbe potuto attuare il suo piano.Silence, conoscendo la mente contorta e brillante di Near aveva concluso che l'unica soluzione per chiudere definitivamente il caso fosse quella di distruggere il quaderno; anzi, i quaderni.Ricordando e ricucendo in fretta la ferita infertagli dal 26 gennaio 2010, giorno della morte di Mello e Matt, era riuscita a ricomporre gli eventi quasi completamente; le mancavano solo le prove per confermare la sua ipotesi su dove si trovasse il quaderno in quel momento. I suoi occhi vagavano senza sosta su ogni minimo dettaglio che poteva tornarle utile. Entrò senza problemi nell'archivio dell'FBI, dove erano racchiusi anche i dati dell'SPK, l'organizzazione creata per catturare Kira, della quale Near era a capo.<< Ora non mi resta che capire dov'è!>> Esclamò Silence in preda all'eccitazione. Divertente, Esaltante, Sublime.Di quei momenti Silence adorava e ricordava il movimento ritmico del rosario che teneva al collo Mello, e ancor di più quando gli occhiali arancioni di Matt si appannavano, a volte per il sudore, a volte per le lacrimeLe notti, da quella sera, si fecero molto più movimentate.Una sera decisero di affrontare l'argomento e conclusero che il loro sentimento non poteva essere ignorato: si, sarebbero rimasti insieme. Insieme come colleghi, come amici e come amanti.Lato di lei che, nei giorni seguenti al rapporto fisico, iniziò a maturare fino a sovrastare il suo carattere schivo e la semplice "amicizia". Nemmeno i suoi coinquilini rimasero indifferenti all'accaduto: la sbronza non era stata nient'altro che una confessione. Si, si amavano; buffo vero? Quasi uno scerzo del destino. Ma perchè? Perchè non potevano trovarsi un partner del sesso opposto al loro ed essere felice con lui o lei che fosse? Matt pensava che fosse questo il bello dell'amore: << Non si può spiegare – disse un giorno – e, anche se tu ci provassi, nessuno riuscirebbe a capire completamente ogni minuscola sensazione che percorre il cuore e la spina dorsale di una persona innamorata. E' una cosa troppo potente, l'amore.>>.Ma un errore voluto, voluto e liberatorio. Mello e Matt si ritrovarono abbracciati, l'uno sull'altro, l'uno nell'altro, a gemere e godere, mentre, secondo loro, Silence avrebbe avuto solo il ruolo di....supporto. Purtroppo i due amanti non avevano fatto i conti con il carattere forte e presuntuoso della giovane, che pretendette la sua parte di piacere, scoprendo un lato di lei completamente dipendente da Matt e Mello.Un erroe, certo. Successe un a notte, il giorno del diciassettesimo compleanno di Matt: Mello era riuscito a rubare alcuhe bottiglie di superalcolici da un discount non particolarmente videosorvegliato e insieme le avevano aperte quella sera stessa. Bevvero fino ad ubiracarsi e, si sà, quando si è alticci si diventa molto più....sinceri. Così, per qualche strano motivo, in quelle ore nelle quali la loro ragione venne soffocata dall'alcol, i tre finirono a letto insieme. Una cosa era certa, però: tutti e tre avrebbero avuto facile accesso al cerchio dei lussuriosi.Stando a tutto quello che i due le avevano precedentemante raccontato quando erano in vita e alle sue ricerche degli ultimi tempi, era arrivata alla conclusione che Mello doveva appartenere al cerchio dei violenti contro il prossimo, oppure quello degli iracondi e accidiosi; mente Matt, Matt si meritava di stare nel girone degli ipocriti, o forse in quello degli avari, in quanto patologicamente geloso e orgoglioso dei suoi videogiochi.Aveva un talento innato per le belle arti.<< Ah, era tutto più semplice... una volta....>> sussurrò Silence passandosi una mano sugli occhi e massaggiandosi le orbite. Era la tipica frase di chi rimpiange il proprio passato ma non le proprie scelte; se avesse avuto un briciolo di coraggio in più forse si sarebbe tolta la vita in quello stesso momento. Solo una cosa la tratteneva dall'affondarsi un coltello da cucina nel petto: la fede. Non che fosse particolarmente religiosa, anzi, era da molto tempo che aveva smesso di credere ad un ipotietico "Dio", solo che era terrorizzata dall'idea che, nell'aldilà, tutto fosse organizzato secondo la visione dantesca: pardiso, inferno e purgatorio. Passava ore ed ore a ipotizzare su dove e come si trovassero i suoi due amici convinta che, dopo la loro morte, fossero stati destinati all'inferno. I suoi pensieri e fantasie spesso facevano nascere in Silence l'ispirazione per disegnare e dipingere enormi quadri raffiguranti ragazzi immersi nel ghiaccio, o sferzati dai demoni oppure ancora immersi in un fiume di sangue o che volteggiavano in una bufera. << Si, un incrocio tra le parole "necessità" e "abitudine">> tagliò corto Mello, con un sorriso serafico stampato sul volto.<< Necessitudine?>> Silence si era unita alla conversazione.<< Non lo so. Ma ormai è una necessitudine>> Rispose il biondo.<< Perchè la cioccolata?>> chiese una volta.Dopo qualche tempo Mello si prese la fissa del cioccolato, e Silence quella per la Coca Cola, quindi il rosso tabagista dovette iniziare a fare le corse al supermercato più vicino per soddisfare le richieste degli altri due.Si stabilirono in un bilocale vicino all'areoporto di Heathrow, e si misero subito al lavoro: Mello avrebbe cercato il maggior numero di informazioni possibili sui decessi delle vittime di Kira, Silence invece avrebbe tentato di ritrovare il materiale del caso già scoperto da L, mentre Matt...era più un supporto morale, dato che passava la maggior parte del tempo a giocare con i videogames.Fatto sta che, passate le due settimane previste, i tre si ritrovarono come da copione sotto il big bang e quello fu l'inizio della loro personalissima caccia a kira; insieme, sarebbero riusciti a risolvere il caso prima di Near, dimostrando il loro valore come degni successori di L.No, assolutamente no, Silence pretendeva rispetto.Il biondo le aveva anche chiesto di prostituirsi, ma lei gli aveva risposto con un calcio ben assestato al bassoventre. Ora, seduta su quella scomoda sedia davanti al computer ronzante custidiva gelosamente nella sua memoria il ricordo di quei quattordici giorni: era stata il braccio destro di Mello, stringendo con lui un forte legame di amicizia e diventando la sua complice per i piccoli furti che compivano per procurarsi soldi. I suoi dubbi però si dissolsero appena fu informato delle dinamiche del loro futuro incontro con Matt, iniziando a pensare che Silence avesse davvero del potenziale e che sarebbe tornata molto utile nelle indagini. E lei non poteva essere più felice di contribuire alla sua ascesa al podio.Silence avvicinò lentamente e poi lo chiamo; il ragazzo, voltatosi e riconoscendo la - ormai ex - compagna di scuola iniziò a dubitare del coraggio del suo migliore amico: possibile che quella ragazzina l'avesse seguito mentre Matt fosse stato troppo codardo per farlo? Cercò Mello per un paio d'ore, per poi trovarlo sul ciglio di una strada deserta, con il braccio teso verso la carreggiata e il pollice alzato verso il cielo, sul volto aveva disegnata un'espressione che si potrebbe riassumere in "guarda come sono caduto in basso".Dopo quella chiaccherata la ragazzina prese la sua borsa e se ne andò, dicendo addio sia alla Wammy's House che alla sua infanzia. Prima di lasciare l'istituto però aveva conversato a lungo con Matt, migliore amico di Mello, per pianificare un loro futuro incontro; la data era fissata un paio di settimane dopo, alle 3 PM di fronte al Big bang, Londra. Nei quindici giorni che li separavano dal rincontrarsi Matt doveva lasciare l'orfanatrofio e procurarsi tutta la stumentazione utile per svolgere indagini informatiche che gli avrebbero permesso di accedere ai più segreti archivi di CIA, FBI ecc oltre che a trovare un "quartier generale" dove poter dormire e mangiare, magari nelle vicinanze di un aereoporto per facilitare gli eventuali trasporti. Intanto lei e Mello si sarebbero presi la briga di raggranellare un pò di soldi.E poi, una vittoria se la meritava...Semplicemente perchè lei stimava davvero tanto quel ragazzo: amava il suo carattere irrequieto e arrogante, così tanto in contrasto con i suoi lineamenti delicati; adorava il suo atteggiamento da menefreghista e il suo costante impegno ne cercare di arrivare sempre primo.Il motivo? La numero quattro, lei, Silence, era scappata per seguire il numero due, Mello. Il numero due si era tagliato fuori dall'istituto, anche lui per cercare di risolvere il caso a modo suo, però, cercando di arrivare al traguardo prima di Near.Quando lui era stato eletto "successore di L" la Wammy's House aveva perso le sue quattro menti più brillanti: Il numero uno aveva preso il primo volo per New York, ed era andato a risolvere il caso Kira, lasciato in sospeso dal leggendario detective. Il ragazzo che lei e i suoi compagni, fino ad un anno prima, avevano cercato invano di superare.Il numero uno. No, Silence sapeva benissimo che L, il primo L, era morto. Ora, quello che tutti chiamavano "L" era quell'odioso albino della Wammy's: Near.Le mancava tanto così dal venire a capo del caso Kira, ad un anno da quando L l'aveva risolto.Ma non le importava più, ormai aveva scelto la sua strada, inutile tentare di tornare indietro.Ragazzi per i quali lei aveva sacrificato il suo futuro. I due ragazzi che per colpa di Kira erano finiti ammazzati.Alludeva ai suoi due amici, la sua unica famiglia.<< Smettila, Silence, loro non ti vorrebbero vedere così!>>Guardò il suo riflesso sullo schermo ancora spento: dai suoi enormi occhi blu, della tonalità del cielo al crepuscolo, scendeva una lacrima che le rigava la guancia pallida. Era davvero magra. Ma non il " magro anoressico", le i era più la tipa " magra giusta" decisamente più femminile e piacente.Si sedette alla scrivania e aprì la lattina di Coca Cola di fianco al pc per poi avvicinarsela alle labbra. Il liquido fresco che le scendeva in gola rigenerava ogni sua cellula cerebrale e l'aiutava a ragionare meglio. Quella bevanda era la sua droga; certo, non era molto salutare, ma Silence era una ragazza dall'organismo forte e aveva la fortuna di possedere un metabolismo molto veloce. << Beh, almeno stanotte ho dormito un paio d'ore....>> Buon per lei, sarebbe stata più lucida.Il suo sguardo scivolò sulla sveglia scassata del comodino: 3.08.Silence, la ragazza più intelligente della Wammy's house ai tempi della seconda generazione. Indubbiamente lei era la creatura di sesso femminile con il QI più alto dell'istituto ma, per quanto si impegnasse, non riusciva a tener testa ai primi tre in graduatoria: Near, Mello e Matt.Perchè lei era Silence.Il silenzio le ricordava sè stessa.Ormai era da molto tempo che parlava da sola , senza avere nessuno che l'ascoltasse, ma d'altronde si era abituata a quel silenzio che gli girava intorno in continuazione.Chiaccherava con il nulla, senza sentirsi stupida o in imbarazzo. << Vabbè, vorrà dire che è il momento di mettersi al lavoro.>><< Merda, un'altra volta>>sospirò e si stropicciò gli occhi. era l'ora di alzarsi.Un urlo si levò dallla gola della giovane destandola da quel sonno disturbato dagli incubi.<> Rumori di pistole e odore di carne umana che brucia....Mel? Hei, Mel, andiamo, piantala di scherzare!"....difficile stabilire l'identità del secondo cadavere..."Matt? Matt dove sei? "...ancora sconosciuta l'ideantità dell'uomo ucciso a colpi d'arma da fuoco..."Lo so, Mel, questa è una frase fatta, ma è anche la pura verità."Continua a lottare per quello che vuoi, Dio, che schifo le frasi fatte."No, no, non lo farò, Matt, poi starne certo."Tu non sei Superman ma, per favore, non vivere da Lois Lane". 


 

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Capitolo 2
*** Pistola ***


 << Dieci scatole di quello!>> Esclamò Silence indicando la scatola di un puzzle interamente bianco. Il commesso, un vecchio baffuto dall'aria gentile, rimase leggermente scosso dall'ordine impartito dalla giovane di fornte a lui e, senza dire una parola, iniziò a tirare giù una scatola dietro l'altra di quell'insolita costruzione bianca.



Silence, dopo aver lasciato il suo appartamento si era recata nel primo negozio di giocattoli che era riuscita a trovare: aveva deciso che avrebbe fatto le cose in grande.
Così comprò una decina puzzle interamente bianchi, quello che lei considerava il suo "regalo" per Near: per sfidarlo, per metterlo alla prova.
Mello un giorno le aveva raccontato che Elle, prima del caso Kira, aveva scovato e fatto rinchiudere anche un certo BB, Beyond Birthday, il serial killer di Los Angeles: un tipo eccentrico, che era estreamamente attento ad ogni minimo dettaglio. Lui aveva sfidato Elle, lei avrebbe sfidato Near, ma non sarebbe stata la stessa cosa. Invece che quattro omicidi gliene sarebbe bastato uno solo, bastava abbattere una delle carte portanti per far crollare l'intero castello, no?
E voleva far arrivare immediatamente ai piani alti che era stata lei a compiere il delitto che stava per essere compiuto;è per questo che la borsa che teneva al collo era riempita di bombolette spray, quelle usate per disegnare graffiti sui muri. Sarebbe stata la prova decisiva, se lui l'avesse riconosciuta.
Mentre usciva di casa, però, si ricordò del maniacale amore di Near per i giocattoli, rammentando che, alla Wammy's si divertiva a costruire puzzle su puzzle.
Tutti bianchi.
Tutti anonimi.
Tutti schifosamente lindi e immacolati.
Quello era il motivo per il quale lei si trovava in un negozio di balocchi: Near.
Near e la sua fottuta mania.
Pagò il conto dei giocattoli e si avviò piena di sacchetti verso la metropolitana.
Per un quarto d'ora dovette sttendere il suo treno in piedi accanto al binario, poi, quando arriviò, si accomodò in un vagone piuttosto isolato e si infilò le cuffie nelle orecchie.
Premette Play.
Subito le sue orecchie vennero invase dalla melodia di una canzone che lei conosceva sia con l'anima che con il cuore: "Never surrender", degli Skillet.
Ora, quando una persona nostalgica e innamorata ascolta una canzone particolarmente legata al suo passato,e magari questa canzone le risporta in testa tutti i ricordi relativi ad un momento distruttivo della propria vita, allora questa persona sente un CRACK sonoro nel petto, e spesso comincia a piangere.
Non importa il momento, non inporta il luogo: le lacrime iniziano a rigare le guance di una persona triste indipendentemente dai due fattori precedentemente citati.
La tristezza non ha tempo e spazio, arriva d'un tratto e fatica ad andarsene, tutto qui.
E questo era ciò che stava accadendo a Silence, che in quel momento cercava nella sua borsa un fazzoletto per non far colare il trucco e per fermare i fili trasparenti che ormai le avevano raggiunto il collo. Le mani le tremavano di rabbia e la sua memoria stava iniziando a riaprire quella bruciante ferita che teneva nel cuore: quel giorno, una mattina di cicrca tre anni prima.
Quando un pessimo presentimento l'aveva svegliata dal suo sonno felice, abbracciata a Matt.
Da poco si erano trasferiti a New York per continuare le indagini, e si erano promessi di cattuare Kira insieme. Silence si era liberata dalla mano con la quale il ragazzo le cingeva la vita e si era girata per controllare se Mello dormiva ancora. Accanto a lei non lo vide, ma iniziò a sentire una musica leggera alzarsi da salotto. Erano gli Skillet, era "la canzone di Mel": Never surrender.
Il tempo di infilarsi la biancheria e fu subito in salotto, per cercare il suo amante, mentre il presentimento cresceva imperterrito dentro di lei.
Non lo vide seduto come di cunsueto sulla poltrona in pelle nera, nè in piedi, accanto alla finestra a osservare l'alba che in quel momento faceva capolino tra i grigi grattacieli, nè piegato dietro al televisore, metre cercava di staccare i fili della PS di Matt per nascondergliela, nè al computer intento a fare ricerche.
Lui non era lì.
<< Mel.>> lo chiamò Silence, anche se forse non sarebbe servito a nulla.
La risposta non arrivò.
<< MELLO!>>alzò la voce.
La risposta non arrivò, ancora.
<< MIHAEL KEEHL!>>urlò.
Sapeva che non le era permesso chiamarlo con il suo vero nome, ma in quel momento non glie ne fregava un cazzo.
La rispota non arrivò, mai.
Un dettaglio però, catturò l'attenzione di Silence: un foglio, sopra il tavolino di fronte al divano, un foglio scarabocchiato in una grafia elegante quanto frettolosa, come se forse chi l'avesse scritto si stesse pentendo e avesse scritto con velocità, prima di cambiare totalmente idea.




Non è colpa vostra.
Lo so, non mi crederete, ma è così.
Sìsì, vedi di non far diventare Matt una ciminiera, sai che ci tengo a lui.
Matt, prenditi cura di Sisì, sai che ci tengo a lei.
Io continuerò da solo.
Sìsì, non piangere. Matt, non cercarmi.
Grazie di tutto, ci rivedremo.


                                                                    Mello.



"Sìsì" era il nomignolo con la quale Silence veniva chiamata dai suoi due amici, prima era "Sissi" ma lei lo detestava perchè faceva troppo "principessa", così divenne Sìsì.
Però in quel momento non importava il soprannome della giovane, in quel momento era più importante l'abbandono di Mello e quella pseudo-lettera piena di ordini e promesse.
Promesse che iniziarono ad essere infrante nel momento esatto in cui Silence finì di leggere la firma sul foglio.
" Sìsì, non piangere"... Troppo tardi: ormai la ragazza aveva gli occhi umidi; non fece nemmeno in tempo a mandare giù il nodo che aveva in gola che subito i singhiozzi iniziarono a sfuggirle dalle labbra e grossi lacrimoni cominciarono a pioverle dagli occhi mentre si stringeva in foglietto al petto.
<< Sìsì? Hei, che succede? >> Matt si era sevegliato quando aveva sentito i singhiozzi dell'amica e, attirato dal suo pianto, si era avvicinato alla sua figura rannicchiata sul pavimento appoggiandole una mano sulla spalla per accarezzarla.
Lei gli aveva fatto vedere il foglio e dopo una letta veloce il rosso l'abbracciò stretta: Matt non'era un insensibile, anzi, era stato il migliore amico di Mello fin dai tempi della Wammy's e quindi sentiva quell'abbandono come la ragazza che teneva tra le braccia.
<< Lui...lui se la caverà. Credimi lui riuscirà ad ottenere ciò che vuole. >> aveva sussurrato all'orecchio di Silence quasi per calmare le sue spalle che sussultavano ad ogni triste gemito, o per sedare quelle lacrime capricciose che non volevano fermarsi.
Rimasero in quella posizione per molto tempo, poi lentamente si staccarono, e Silence giurò di aver visto il luccichio di una lacrma negli occhi verdi di Matt.
<< Sìsì, ti prego, non piangere, dopotutto ha scritto che ci rivedremo, no?>>
E mentre "Never surrender" suonvava le sue ultime note sorde, la sua mente pensava al suo Mello che fuggiva e il suo cuore si sgretolava e diventava cenere.

 

Do you know what it's like when
You're not who you wanna be
Do you know what it's like to
Be your own worst enemy
Who sees the things in me I can't hide
Do you know what it's like to wanna surrender



 

Da quel giorno Silence non fu più quella di prima: era rimasta con una precaria cicatrice sul cuore che spesso sanguinava ancora e una rabbia crescente verso Kira e Near dato che li riteneva i responsabili della sua scomparsa.
Sapeva che Mello non era morto, ma sapeva anche che non lo avrebbe mai più rivisto.


Silence riuscì finalmente ad asciugarsi gli occhi e a reprimere quei brutti ricordi, concentrandosi su un'altro gruppo musicale, magari i suoi amati depeche mode, oppure i 30 seconds to mars.
Dopo una mezzoretta scarsa di corsa arrivò a destinazione: Brooklyn.
Uscì dalla stazione e imboccò una larga via che seguì per un paio d'isolati, poi svoltò verso una piccola stradina fino a ritrovarsi davanti ad un condominio abbastanza anonimo.
Sorrise compiciuta quando notò che su di un campanello non vi era nome.
<< Madame Bullook.>> scandì la ragazza facendo un piccolo e ironico inchino al campanello.
Poi scassinò la porta.
C'era un motivo ben preciso per la quale si faceva chiamare Silence: lei era abile in ogni tipo di irruzione silenziosa e particolarmente portata per quelle che lei considerava le "rapine invisibili" ovvero quei furti che vengono scoperti giorni dopo che sono stati commessi.
Fu semplice come bere coca-cola per lei: quella era una serratura comune nel 97% delle case Newyorkesi, e quel genere di trucchetto con la forcina lo aveva già usato migliaia di volte.
Corse su per le scale che la separavano dall'appartamento dell'agente e si mise di fornte alla sua porta, con un'orecchio premuto contro il legno freddo, in ascolto.
Sentiva un flebile rumore d'acqua molto molto distante, forse Halle era sotto la doccia; ma a lei cosa importava? Decise di entrare.
<< Questa donna conta così tanto sulle poroprie capacità che non ha nemmeno installato un sistema di sorveglianza. Bah, le donne, valle a capire.>> sussurrò Silence, e poi varcò l'ingresso.
Una stanza normale si apriva dopo un normale corridoio. Al cnetro di essa stava un normale divano con di fronte un normale televisore e qualche normale mobilia riposava addosso alle normali pareti bianche.
Mi piacerebbe poter usare un altro termine che non sia "normale" per quell'abitazione, ma non trovo altre parole appropriate: era esattamente il genere di casa che ci si aspetta da una persona normale.
La ragazza stava appoggiando a terra le borse che aveva con sè quando sentì un rumore alle sue spalle.
<< Chi sei? Cosa vuoi?>> una voce femminile fece sussultare Silence per un attimo, poi riuscì a riprendere il controllo di sè stessa e a voltarsi sorridendo.
<< Mi chiamo Silence, e voglio vederti stesa a terra  e macchiata dal tuo stesso sangue. Ora, per non complicarci troppo le cose, dammi la mano e lasciati uccidere.>> rispose tranquillissima.
La donna, che portava un'enorme asciugamano intorno al corpo nudo sgranò gli occhi e fece per voltarsi per cercare la sua  pistola, ma la giovane fu più veloce e le bloccò il polso.
<< Male, male madame Bullook, così mi sta rendendo il lavoro difficile.>> estrasse la pistola.
<< Perchè...Perchè io?>> chiese mentre cercava di liberarsi dalla morsa della mano di Silence.
<< Semplice, Madame, un'anno fa tu hai fatto salire dietro alla moto del mio amato una certa signorina Takada. Ti risulta?>> domandò. L'agente annuì e sussurrò:
<< Mello...>>
<< Esatto biondina e , dopo, hai lanciato un paio di squadre d'auto dietro all'atro mio amato. Ti risulta anche questo?>> continuò. Anche in quel momento sorrideva, ma il suo cuore stava piangendo al solo ricordo del  26 gennaio 2010.
<< Si...si ma...>> tentò in vano si spiegarsi Halle.
<< ENTRAMBI SONO MORTI! I TUOI "MA..." NON LI RIPORTERANNO DA ME!>> sbottò Silence con gli occhi azzurri che fiammeggiavano mentre puntava la pistola alla tempia di Lidner.
<< Qesto...Questo è per lui!>>
Mihael...
Pensò la ragazza mentre premeva il grilletto.
Halle spalancò gli occhi giusto per un istante, poi il suo cervello si spense e il suo cuore si fermò.
La "novella assassina" sapeva che aveva terminato il suo compito, ma ormai era acciecata dalla rabbia verso la donna morta che era atterrata in ginocchio sul pavimento.
Spostò l'arma da una tempia all'altra e fece pertire un altro proiettile:
<< Questo invece è per lui!>>
Mail...
Dopo il secondo colpo Halle cadde distesa a terra.
Silcence le sollevò il busto, poi, per finire in bellezza, la canna della pistola incontrò il petto dello già sfergiato cadavere e un'altro colpo sprigionò il suo odore acre di polvere da sparo nell'aria:
<< Questo invece è per me, per farti capire cosa sto passando ogni momento, Madame.>>
Concluso il suo operato, la ragazza iniziò a prendersi cura della parete candida che stava davanti al cadavere mutilato: prese dalla sua borsa le bombolette spray e iniziò a dar sfogo alla sua arte.
Quando ebbe concluso prese i puzzle e rovesciò i pezzettini sulla vittima, finchè non la coprì totalmente.
Successivamente si cambiò i vestiti imbrattati di sangue e uscìì come se nulla fosse per tornare nel suo appartamento.

<< Oh, com'è dolce uccidere per amore...>> sussurrò mentre, per la strada, sorseggiava coca-cola da una lattina comprata in un bar.
La sua parte l'aveva fatta, ora doveva solo attendere le mosse di Near.




<< Sono Gevanni. Rispondi, Near.>> Nell'enorme stanzone tempestato di monitor un ragazzino bianco giocava con delle costruzioni.
<< Sono Near, Gevanni, ti ho detto che ora mi devi chiamare L.>> rispose atono, come al solito.
In quella voce monocorde si nascondeva una nota di soddisfazione: dopotutto farsi chiamare "L" era il suo sogno e, ora che tutti lo conoscevano come il migliore detective del mondo, di certo l'albino non lasciava che  nessuno lo chiamasse  con il suo vocchio soprannome.
<< Scusami.>>
<< Perchè mi hai cercato?>> domandò diretto, senza girare intorno a discorsi inutili.
<< Ecco, stamattina sono andato a torvare Lidner, l'agente che una volta faceva parte dell'SPK, nel suo appartamento a Brooklyn, solo... che l'ho trovata morta...>> si spiegò Gevanni, con una voce triste e abbattuta. Near sgranò per un'istante gli occhi.
<< Il suo corpo era sepolto sotto una montagna di pezzi di puzzle bianchi, è per questo che ho pensato di chiamarti: credo che l'assassino voglia te.>>
<< Capisco, ha lasciato qualche impronta o altro?>> Ora l'albino aveva assunto il tono del grande investigatore "L", rendendo il suo timbro vocale sicuro e autoritario.
<< Nessuna impronta...solo....sul muro...c'è una spece di graffito...vuoi la foto?>> domandò confuso l'agente.
<< ovviamente, mandamela sul monitor 7>>
Appena venne aperto il documento che era stato inviato da Gevanni Near sbiancò...Cioè....Divenne ancora più bianco.
La foto ritraeva il viso una donna di circa vent'anni, con i capelli neri corti e con un ciuffo tenuto all'insù sulla parte più alta della testa. Il blu dei suoi occhi era brillante e si teneva l'indice della mano sinistra sulle labbra come per zittire qualcuno. Sulla fornte portava un paio di goggles arancioni e al collo era appeso un rosario. Una frase spiccava accanto all'orecchio destro:
" Sssssst...Silence"
era scritto con lo stesso carattere che usava il primo e vero L per tenere i suoi contatti con le autorità.
Near l'aveva riconosciuta, e sapeva esattamente ciò che doveva fare in quel momento.
<< Silence...- sussurrò- allora sei tornata.>>






So si confessa....
Buongiorno, buonpomeriggio o buon qualsiasi moneto in cui state leggendo. Scusatemi tanto se ci ho messo cì tanto ad aggiornare ma i miei genitori mi hanno ritirato il pc e quindi non ho potuto scirvere molto in questo periodo!
 Ringrazio tutti quelli che seguono questa storia e chi ha recensito!
Grazie , grazie, grazie!


 


<< Qualsiasi cosa sia che devi fare… Promettimi che tornerai. Che tornerai indietro. Promettimi che tornerai da me. Promettimelo, Mihael Mello Keehl. >>
<< Tornerò, Near. Te lo giuro. Ti giuro che tornerò indietro, che tornerò da te. – Un sorriso – Ti aspetterò al traguardo, Nate Near River. Allora vedremo chi sarà il migliore. E ci rincontreremo. È una promessa. >>  << Tornerò, Near. Te lo giuro. Ti giuro che tornerò indietro, che tornerò da te. – Un sorriso – Ti aspetterò al traguardo, Nate Near River. Allora vedremo chi sarà il migliore. E ci rincontreremo. È una promessa. >> << Tornerò, Near. Te lo giuro. Ti giuro che tornerò indietro, che tornerò da te. – Un sorriso – Ti aspetterò al traguardo, Nate Near River. Allora vedremo chi sarà il migliore. E ci rincontreremo. È una promessa. >> << Qualsiasi cosa sia che devi fare… Promettimi che tornerai. Che tornerai indietro. Promettimi che tornerai da me. Promettimelo, Mihael Mello Keehl. >><< Qualsiasi cosa sia che devi fare… Promettimi che tornerai. Che tornerai indietro. Promettimi che tornerai da me. Promettimelo, Mihael Mello Keehl. >> 

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Capitolo 3
*** Nomi ***


 

<< So esattamente come muovermi. >> sussurro neutrale, unito a un senso di allerta con sfumature di cautela.
<< So esattamente come muovermi. >> voce squillante, con un accenno di isteria e un pizzico di tristezza.
<< Ora non mi resta altro che scriverle. >> sospiro.
<< Ora non mi resta altro che aspettarlo. >> risata. 

 Nei giorni seguenti a quello dell'omicidio di Lidner, Silence dormì per quasi tutto il giorno, recuperando il sonno che aveva perduto per tanto tempo; come se quel delitto fosse riuscito a rilassare ogni sua terminazione nervosa che ora si godeva traquilla qualche ora di riposo in quel letto disgustosamente sfatto.

 All'altro capo della città, sommerso dalle carte da gioco e attorniato da castelli di tarocchi, un albino non troppo loquace scriveva su un foglio di carta bianco come il pigiamone che indossava una serie di frasi che si dovevano incastrare tra di loro alla perfezione, come i pezzi di un fantomatico puzzle.

 Come ogni pomeriggio, dopo tante e meritate ore di riposo, Silence uscì di casa per dedicarsi alla sua solita passeggiata a Central Park. L'aria fresca le avrebbe fatto bene, e l'avrebbe distratta dai suoi sconnessi e quotidiani pensieri. Attraversò tutto il parco per la sua lunghezza, fino a fermarsi di fronte ad una piccola edicola accanto a un laghetto. << Oh, Amanda! >> la salutò il proprietario sventolando un giornale.
Ovviamente Silence si era presentata a lui usando uno pseudonimo, uno dei tanti che disribuiva ai suoi pochi conoscenti.
<< Salve signor Jonson, come sta? >> ricabiò il saluto la giovane.
<< Bene bene, grazie! Gli affari oggi vanno a gonfie vele! Tu prendi sempre il solito, dico bene? >> L'anziano edicolante si era già avviato nella sezione
" quotidiani " per poi estrarre da una risma di fogli un giornale un po' stropicciato.

<< Certo , certo, ormai dovrebbe conoscermi! >> eclamò la cliente in risposta.
<< Ecco a te cara, è il solito dollaro. >> il vecchio sorrise.
Silence pagò e se ne andò salutando mentre già sfogliava il giornale: era un quotidiano che riportava i fatti che accadevano intorno all' East River, lo comprava una cerchia strettissima di persone dato che solitamente erano scritti solo articoli inerenti a piccole mostre d'arte o pesche sportive, oppure erano riportati i necrologi degli ultimi vecchietti morti di tumori vari o dei giovani crepati per overdose. Il titolo? Era davvero squallido, ma era anche il motivo pirncipale che spingeva Silence a comprarlo: " Vicino al fiume" ovvero, se tradotto in inglese " Near the River". Sì decisamente squallido. Ma Silence era profondamente convinta che se il biancoNear avrebbe voluto comunicare con lei di certo avrebbe suato come mezzo quel giornale dimenticato dal mondo.
Ora, come facesse il terzo L a sapere che la sua ex compagna d'istituto avrebbe comprato il giornale era palese: Near sapevache la Silence era ossessionata da tutto ciò che fosse riconducibile a sè stesso.
A Silence, bastava la parola " Near" e per lei era ovvio che quella cosa, o in quel contesto o con quella persona centrasse l'albino.
Ma la la ragazza non sapeva che i riferimenti alla piccola canaglia bianca non si limitavano a uno solo: "River" infatti, anche se sconosciuto a tutti, era il vero cognome del suddetto Near.
Purtroppo o per fortuna Silence non era a conoscienza dei suoi più oscuri dati anagrafici.
Iniziò a girare nervosamente le pagine in cerca di non si sa bene che cosa: magari una mostra di fotografia dove potervisi recare quel pomeriggio? O frose un indizio per capire se la notizia della morte di Halle era arrivata al "miglior detective del mondo".
Dio, quanto le faceva schifo pensare che Near fosse diventato il più celebre, potente e rinomato detective del globo! Ogni qualvolta lo pensava un brivido di disgusto le percorreva la spina dorsale da capo a coda, era una sensazione schifosa: la faceva sentire sporca. Era come se stesse infangando il vero L, il primo, quello senza volto, quello dalla voce metallica, quello intelligente. Nulla a che vedere con il marmocchio bianco, che ora sussurrava ordini con la sua voce flebile, e risolveva casi con una letezza impressionante. Oh, si, Silence aveva constatato che, da quando Near aveva ereditato il nome di L, i casi più importanti venivano risolti con una letezza che dava il voltastomaco.<< Se solo sapessi dove si trova gli urlerei in faccia la soluzione! >> Ogni tanto esclamava, quando riusciva a venire a capo di un caso precedentemente affidato a Near.
Poi rideva, e si beveva una coca cola.
"Letto e comodino attaccano un violoncello"
Il titolo di un'articolo in una delle ultime pagine del giornale attirò la sua attenzione.
"Letto e comodino attaccano un violoncello" era il nome di una serie di quadri ( tre, per la precisione) del pittore Salvador Dalì.
Silence amava quell'artista.
E Near lo sapeva bene.
Un tempo, quando il caso Kira era solo un " sentito dire" e lei e i ragazzi vivevano ancora in orfanatrofio, lei si divertiva a copiare i suoi quadri, tanto che Roger, un girono, decise di appendere una sua creazione. Ancora oggi, quando qualcuno mette piede alla Wammy's, incontra sulla parete destra dell'entrata il dipinto " Piccole ceneri", il preferito di Silence, che troneggia con i suoi colori accesi e decisi passando dal rosa della Venere al blu monocorde del cielo per poi scivolare in una moltitudine di figure distorte attorno ad essi.

 

<< Vorrei che inseriste nel giornale di domani l'articolo che ora vi sto spedendo per fax, è possibile? >> una voce metallica e cadenzata stava parlando al cellulare di un addetto stampa di un quotidiano poco rinomato.
<< Certo, certo, faremo come dice lei, L, ma ci sono degli errori di battititura, posso prendermi la briga di correggerli? >>.
<< ASSOLUTAMENTE NO.- la voce urlò per un istante, per poi riprendere il controllo di sè stessa - Li lasci così, per favore. >> L'uomo che stava dall'altra parte della cornetta non capiva come potevano tornare utili al detective degli errori, ma si limitò ad alzare le spalle e a mandare l'articolo in stampa. Poche ore dopo il giornale era pronto e l'articolo "Letto e comodino attaccano un violoncello" spiccava a caratteri cubitali a pagina 24.

 Tornando a Silence: dopo aver ricordato un po' della sua non troppo felice infazia, iniziò a leggere l'articolo che, ovviamente, parlava dei quadri del suo amato pittore:
"salvador Dalì ..." No, aspetta...
<< Da quando in qua i nomi vengono scritti con la lettera minuscola? >> borbottò Silence stizzilta. Detestava quando qualcuno che ne sapeva meno di lei scriveva scempiaggini sulle cose che amava, era inammissibile.
Continuò seccata la sua lettura : "..., celebre surrealsta spagnolo ( 1904-1989) ...."
<< Maledizione manca una "i" a "surrelista"! Ma mi stanno prendendo in giro? >> Ora sì che si stava davvero arrabbiando.
<< Va bene, adesso facciamo un bel gioco. >> ghignò e prese un pennarello, così da cerchiare ogni errore che trovava, sicura che quei due non sarebbero stati gli ultimi. Mentre correggeva si avviò alla stazione della metro, che arrivò poco dopo dopo per riportarla a casa.

Alla fine del tragitto Silence aveva contato più o meno un centinaio di errori e ora le vene delle sue tempie si vedevano pulsare da sotto la pelle per quanto in collera era con il giornalista che aveva scritto l'articolo.
Salì le scale del palazzo dove alloggiava, aprì la porta del suo appartamento e la sbattè con forza. Mentre accendeva il computer per mandare una mail di sdegno alla redazione del giornale rilesse tutto ciò che aveva aggiunto o tolto, oppure reso maiuscolo o minuscolo:
<< S, i, l, e, n, c, e. E poi ancora: s... No, calmi calmi calmi. Com'è che viene fuori la scirtta " Silence" se unisco tutto? Cazzo non dirmi che... >> si spostò in salotto e staccò uno dei suoi dipinti dalla parete, quello che rappresentava un angelo bianco che teneva per mano due figure nere, e lo voltò. Si sedette sul divano piggiandosi il quadro sulle gambe, prese un colore e il giornale e inizò a scrvere ogni minima lettera fuori posto.<< Dunque, S, i, l, e, n, c, e....poi in teoria ci dvrebbe essere uno spazio per dividere le parole, ecco fatto, adesso: s, o, d, e, l..."sodel"? Ma che cacchio di parola è?! Ah, forse è "so' del"! Si, si non c'e altra soluzione. >> continuò così per svariati minuti, per poi arrivare alla fine di quell'intiricato rompicapo:
" Silence so del tuo omicidio so anche che vuoi vedermi Vieni in testa alla donna di ferro venerdì al crepuscolo N "Anche se era implicito, quello della "donna di ferro" era un semplice riferimento alla statua della libertà, l'enorme costruzione della Liberty Island, uno dei simboli di New York.
E lei l'aveva capito, era chiaro come il cielo per la numero quattro della Wammy's.
Una sonora risata risuonò nell'aria:
<< Dunque finalmente il grand'uomo si è degnato di farsi sentire. Ottimo, tutto come da programma. Ci rincorntreremo, N, e finalmente sarà fatta giustizia. >>
Prese una coca-cola e si avviò alla finestra per osservare il tramonto: quella era la fine di un tiepido lunedì di gennaio: avrebbe dovuto aspettare solo quattro giorni e poi forse sarebbe riuscita a vendicare i suoi compagni. Fra quattro giorni avrebbe potuto consumare l'orgoglio e la vita di Near, oppure continuare a vivere un'esistenza fatta di dolore e tenebra. Si sedette sulla finestra, lasciando che le gambe penzolassero nel vuoto e tenendosi al cornicione con le braccia, pensando a niente.
Dopo qualche minuto sospirò:
<< Ho bisogno di una di quelle... >>
Si alzò dalla sua postazione e si avviò verso il salotto: accanto al divano stava un piccolo mobiletto provvisto di una pila di cassetti. Silence aprì l'ultimo di questi e ne estrasse un pacchetto di sigarette. Di norma lei non fumava,ma quello era un regalo di Matt di tanto tempo fa, quando ancora lui lei e Mello vivevano più o meno felici sotto lo stesso tetto. Quel pacchetto, dal momento in cui passò nelle mani di Silence, non venne mai toccato, se non in rarissime occasioni. Lei lo considerava come un pegno, un oggetto che suggellava un patto fatto troppi anni prima, in una sera come quella: un lunedì di gennaio. Quello era stato uno di quei pochi momenti in cui si erano parlati a sei occhi, seriamnete, senza scherzetti infantili o battute poco consone.Tutti e tre si erano seduti silenziosamente sul divano, dopo che Mello l'aveva ordinato, per una " riunione straordinaria " o semplicemente per conversare di faccende piuttosto importanti.

<< Ci terrei a sapere una cosa, da voi due, ragazzi. >> Aveva iniziato il biondo.
<< Yes, sir, come se non sapessi già tutto di noi. >> lo aveva canzonato Matt, mettendo in pausa il videogame che teneva in mano.
<< Rosso, non rompere, è una cosa seria. E poi, non so' tutto tutto tutto su di voi, è per questo che voglio parlarvi seriamente. >> continuò Mello, fulminando Matt con i suoi occhi di ghiaccio.
<< Vero, Matt, lui non sa tutto di noi, come non lo sai tu. - sentenziò la ragazza –  Tutti noi non conosciamo degli altri un'importantissima cosa che ci impedisce di essere ammazzati da quel rincoglionito di Kira. >>
<< E brava Sìsì, vedo che ci sei arrivata... >>
<< Mi sembra ovvio, Mel, non sono mica scema come credi. >>
<< Questo lo sapevo già >>
<< Scusate ma io devo ancora capire di cosa cacchio state parlando! >> si intromise Matt.
<< Zuccone! >> esclamarono in coro Silence e Mello.
Poi il biondo sospirò e sentenziò:
<< Se per davvero non ci stai capendo niente, allora forse è meglio che cominci da te, Matty. >> Detto questo si alzò dal suo posto accanto alla ragazza e  andò verso il rosso, che se ne stava seduto sul divano di fronte, dopodichè gli porse la mano e con un tono altezzoso scandì:
<< Mihael Keehl >>
A Matt cadde la sigaretta di bocca. Sul serio non aveva capito che l'unica cosa che li teneva lontano dalla possibile morte attraverso il death note erano i loro veri nomi. Silence invece rimase impassibile e si limitò a dire:
<< Bello, cos'è tedesco?>>
<< Oh yes, ma solo da parte di padre>> rispose Mello.
La ragazza sorrise.
<< O...ok... - Matt era finalemnte arrivato alla conclusione già eleborata degli altri due  e aveva recuperato la sigaretta che le sue labbra avevano abbandonato  – Mail...Mail Jeevas. >> disse mentre strngela la mano che gli era stata offerta poco prima.
<< Che carino "Mail"! E' stra insolito come nome!  >> Esclamò la giovane.
<< Cerca di fare mano la preziosa, Silence, adesso è il tuo turono. >> Ci pensò Mello a frantumare la sua euforia.
<< Ah, allora ti sei accorto che temporeggavo? >> Sìsì sogghignò divertita.
<< Ormai ti conosco. >> Sentenziò il biondo.
<< Sophie Hogan. >> concluse la ragazza incrociando le braccia dietro alla testa.
<< Ti calza a pennello. Solo, vedi di mantenere il segreto, Sophie, sai benissimo che a letto nessuna donna riesce a tenere la bocca chiusa... >> Continuò afferrando una barretta di cioccolato da un tavolino accanto al divano.
<< Parla la biondina isterica. >> Dio quanto le piaceva provocarlo.
A quelle parole Mello si arrabbiò non poco, le andò incontro con passo sicuro e la prese per il colletto della maglia:
<< Ma guarda gurda, la gattina ha tirato fuori le unghie. >> Silence sapeva che non le avrebbe fatto nulla, la sua era solo una presa di posizione, tanto per far capire che lì il capo era lui.

A Silence bastò schioccargli un bacio sulle labbra per farlo calmare. Ormai era routine anche quella, dopotutto.
<< Beh, io mi fido di Sìsì. Anzi, rendiamolo un patto uffciale: Silence, tieni - disse Matt, lanciandole il famoso pacchetto di sigarette - io ti dò le mie cicche, tu in cambio mantieni il segreto. >>
Il rosso non lo sapeva, ma una frase simile era stata detta anche da quel gran genio di L, anni prima, solo che l'oggetto in questione era una fragola e non della nicotina.
Silence gli sorrise, promettendo di non dire nulla a nessuno di entrambi, e da quel momento custodì quel pacchetto come se fosse oro.


Delle venti sigarette che c'erano in tutto, Silence ne aveva fumate solo quattro: quando Mello se ne andò, quando seppe della sua morte, quando le giunse notizia che Matt era morto e quando quest'ultimo la abbandonò, ma questa è un'altra storia.
Quelli erano stati tutti momenti memorabili, in negativo, ma pursempre memorabili. Ora quella quinta sigaretta era una spece di augurio: che tutto adesse bene, che i suoi amici la proteggessero da l'assù ( o laggiù) e per un milione di altre cose.
Con il primo zippo che trovò in giro per casa accese la cicca che iniziò a consumarsi piano nelle sue labbra, liberando i polmoni d'aria e riempiendoli di nicotina.
Lei ce l'avrebbe fatta, per sè stessa, per loro, e ancora per sè stessa.
Mentre alternava la sigaretta a sorsate di coca cola le si accese una lampadina in testa: forse aveva trovato un modo per essere una passo avanti a Near. Forse in quatto giorni ce l'avrebbe fatta a mattere in atto quel piano pazzo. Tanto il passaporto falso già ce l'aveva quindi...
<< Oh, questa si che è un'idea coi fiocchi. >> sussurrò al nulla.
Dopo aver riempito la sua borsa del monimo indispensabile lasciò l'appartamento per recarsi nel porto che le avrebbe aperto le porte della vittoria: l'aereoporto.
Quel piccolo, folle, ma importante pensiero le era venuto mentre si stava ricordando di quando aveva letto che Light Yagami, alias Kira, teneva nel portafoglio dei frammenti del quaderno, per giustiziare i criminali anche fuori di casa.

 

<< E se....quei frammenti non fossero andati tutti perduti ? >>

 

Note dell'Autrice.

 

Beh, per prima cosa grazie a tutti quelli che hanno letto questa fic, recensito e messa tra le storie prefierite, le seguite e quelle da ricordare. Grazie, grazie davvero.Questo è stato un capitolo davvero difficile da scrivere: non volevo che fosse uguale agli altri due, dove Silence è sempre triste e sull'orlo della depressione.Qui finlamente fa vedere il suo carattere forte e le sue doti da detective ( la storia degli errori del girnale). Approposito di giornale! L'articolo ho voluto che fosse su Salvador Dalì per puro gusto personale: io amo quell'uomo e volev trsmettere questa mia passione anche a Silence...anzi Sophie... Com'è il nome? Dite che le sta bene?                                                                                                                                                                                                        Fatemi sapere le vostre opinioni lasciando un commentino qui sotto, che sia buono o cattivo non importa, basta che mi dite una vostra impressione della storia!

Grazie ancora a tutti!  

Baci 
                                                                               So
 

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